StampaQuotidiana ,
L
'
estro
del
poeta
di
Eugene
O
'
Neill
,
presentato
ieri
sera
all
'
Odeon
dalla
compagnia
Ricci
-
Magni
,
con
la
regia
di
Virginio
Puecher
,
non
è
l
'
ultima
opera
del
drammaturgo
americano
.
L
'
ultimo
suo
testo
è
quella
Luna
per
i
bastardi
che
venne
presentata
in
Italia
nella
scorsa
stagione
;
se
ne
ebbe
un
'
edizione
a
Milano
,
al
Convegno
,
e
una
,
americana
,
a
Spoleto
,
per
il
Festival
dei
due
Mondi
.
L
'
estro
del
poeta
è
l
'
unico
dramma
,
di
un
ciclo
di
nove
dedicato
alla
storia
di
una
famiglia
americana
di
origine
irlandese
,
che
O
'
Neill
abbia
salvato
dalla
distruzione
dei
suoi
manoscritti
incompiuti
,
prima
di
morire
.
È
di
pochi
giorni
fa
la
sua
presentazione
a
Broadway
.
Diciamo
subito
che
è
un
'
opera
riuscita
,
non
soltanto
per
ciò
che
vuol
significare
nella
complessa
tematica
di
O
'
Neill
e
di
quel
grugno
autobiografico
,
in
quel
groviglio
di
storie
di
famiglia
che
caratterizza
la
sua
produzione
degli
ultimi
anni
;
ma
soprattutto
per
la
felice
rappresentazione
del
personaggio
protagonista
,
di
quel
Cornelius
Melody
,
che
sembra
vivere
autonomo
,
staccato
dal
dramma
,
tanto
è
prepotente
e
vivo
come
creazione
.
Chi
è
Cornelius
Melody
?
È
il
figlio
di
un
bettoliere
irlandese
,
arricchitosi
a
furia
di
strozzinaggio
e
ruberie
;
nato
in
un
castello
,
proprio
come
il
rampollo
di
un
aristocratico
,
Cornelius
Melody
diventa
,
nell
'
Inghilterra
che
si
batte
contro
Napoleone
,
un
brillante
ufficiale
dei
dragoni
di
Wellington
.
La
battaglia
di
Talavera
in
Spagna
,
eroismi
,
duelli
,
sbronze
e
amori
.
Ma
il
dramma
ci
presenta
l
'
ex
-
ufficiale
dei
dragoni
di
sua
Maestà
quando
,
andato
completamente
in
malora
,
invecchiato
e
intristito
nell
'
alcool
,
è
ridotto
a
gestire
,
con
la
moglie
e
la
figlia
,
una
miserabile
locanda
nei
pressi
di
Boston
.
Della
nuova
società
,
che
sta
sorgendo
,
mercantile
e
attivista
,
il
relitto
di
Talavera
è
,
naturalmente
,
un
escluso
.
Lo
irrita
persino
la
presenza
della
moglie
,
che
non
è
altro
che
una
contadina
irlandese
,
ex
-
bella
ragazza
,
succuba
e
innamoratissima
di
lui
;
la
figlia
,
poi
,
è
tutta
ribellione
e
protesta
contro
quel
padre
ubriacone
e
gigione
,
che
declama
Byron
contemplandosi
malinconicamente
negli
specchi
tarlati
della
locanda
,
non
paga
i
fornitori
per
mantenere
,
simbolo
del
suo
passato
splendore
,
una
cavalla
purosangue
,
in
sella
alla
quale
si
pavoneggia
fra
i
sogghigni
della
zotica
gente
dei
dintorni
:
quel
padre
che
poi
,
quando
cade
l
'
anniversario
della
famosa
battaglia
di
Talavera
,
tira
fuori
da
un
baule
la
fiammante
divisa
rossa
dei
dragoni
di
Wellington
,
l
'
indossa
e
offre
da
bere
a
tutti
gli
scrocconi
del
villaggio
.
Il
dramma
,
lungo
e
complesso
-
nell
'
edizione
di
ieri
sera
è
stato
abbondantemente
tagliato
-
rappresenta
il
brusco
risveglio
alla
realtà
di
Cornelius
Melody
,
la
sua
rinuncia
a
quell
'
illusoria
immagine
di
sé
.
Perché
,
innamoratasi
la
figlia
di
un
giovane
,
ospite
della
locanda
,
figlio
ribelle
(
e
toccato
anche
lui
dall
'
«
estro
del
poeta
»
)
di
un
riccone
di
Boston
,
egli
fa
ignominiosamente
scacciare
un
inviato
di
costui
,
che
voleva
costringerlo
ad
accettare
una
somma
perché
la
ragazza
rinunciasse
a
qualsiasi
pretesa
sul
giovanotto
:
e
caracolla
poi
a
sfidare
a
duello
il
riccone
,
riuscendo
solo
ad
azzuffarsi
coi
suoi
domestici
e
a
farsi
bastonare
dalla
polizia
.
È
allora
che
capisce
:
pesto
e
sanguinante
,
simile
a
un
grande
«
clown
»
nella
fiammante
uniforme
dei
dragoni
,
scende
nella
stalla
e
con
un
colpo
di
pistola
uccide
la
cavalla
,
segno
araldico
,
ben
si
potrebbe
dire
,
del
suo
passato
,
immagine
di
una
stagione
irripetibile
.
Il
gesto
equivale
a
un
suicidio
,
così
l
'
eroe
di
Talavera
si
è
ucciso
,
resta
l
'
oste
ubriacone
e
volgare
che
parla
con
forte
accento
dialettale
e
tracanna
whisky
con
gli
scrocconi
del
paese
.
Alla
figlia
,
intanto
,
è
riuscito
di
conquistarsi
il
suo
ragazzo
,
ma
ora
s
'
accorge
che
quell
'
immagine
byroniana
del
padre
e
i
ricordi
del
passato
,
tutto
ciò
che
insomma
è
stato
fino
a
quel
momento
oggetto
del
suo
odio
,
faceva
anche
parte
del
suo
orgoglio
;
e
in
ciò
sta
il
risvolto
psicologico
più
interessante
di
questo
personaggio
,
che
ha
una
sua
carica
singolare
.
In
ciò
sta
anche
,
a
nostro
parere
,
il
significato
ultimo
del
dramma
:
il
declinare
,
in
un
'
aria
di
tramonto
,
di
certi
valori
,
il
brutale
assorbimento
,
in
una
società
nuova
,
nell
'
America
del
primo
Ottocento
,
di
una
società
di
immigrati
ancora
raffinatamente
europei
,
con
le
loro
illusioni
,
gli
effimeri
pennacchi
,
gli
estri
poetici
e
le
cavalle
purosangue
.
Il
dramma
è
,
come
spesso
in
O
'
Neill
,
assai
più
verboso
di
quanto
occorrerebbe
;
pieno
di
compiacenze
,
anche
l
'
autore
si
guarda
spesso
allo
specchio
,
come
l
'
ex
-
ufficiale
dei
dragoni
.
Ma
c
'
è
quel
personaggio
centrale
che
da
solo
vale
tutta
l
'
opera
;
c
'
è
la
precisa
costruzione
di
tutti
gli
altri
personaggi
,
in
primo
luogo
la
figlia
e
la
moglie
del
protagonista
;
c
'
è
un
romanticismo
acceso
,
una
passionalità
veemente
,
che
rompe
talvolta
gli
argini
della
misura
,
ma
O
'
Neill
è
così
,
si
sa
.
A
non
contare
,
poi
,
l
'
aspra
,
efficace
teatralità
,
da
vecchio
lupo
di
palcoscenico
,
che
fa
da
cemento
,
pur
fra
tanto
fiume
di
parole
,
ai
quattro
lunghi
atti
.
La
regia
di
Virginio
Puecher
non
ci
è
parsa
proprio
felice
,
tutta
puntata
su
una
specie
di
dinamismo
drammatico
,
un
alto
effettismo
vocale
,
degli
attori
.
Perché
?
Che
bisogno
c
'
era
?
Questo
non
è
un
dramma
realistico
,
questo
è
un
dramma
di
apparenze
e
di
ricordi
.
E
se
mai
proprio
un
dramma
di
atmosfera
,
perché
i
fatti
sono
pochissimi
.
Quanto
ai
singoli
attori
,
Renzo
Ricci
ha
preso
il
personaggio
dal
di
fuori
,
facendone
un
grande
virtuoso
della
modulazione
verbale
e
riuscendo
a
trovare
i
toni
autentici
del
dramma
solo
nel
terzo
atto
,
dove
è
stato
così
dolorosamente
semplice
.
Di
una
verità
ed
umanità
esemplari
ci
è
parsa
,
nell
'
interpretazione
di
Lina
Volonghi
,
la
,
figura
della
moglie
;
Bianca
Toccafondi
,
che
era
la
figlia
,
ha
,
pur
con
qualche
grido
di
troppo
,
vittoriosamente
superato
la
prova
di
un
personaggio
acre
e
tenero
nello
stesso
tempo
.
Eva
Magni
ha
detto
con
aristocratica
malinconia
le
parole
di
un
personaggio
di
sfondo
,
ma
utile
alla
comprensione
dell
'
atmosfera
del
dramma
.
Bene
il
Pisu
,
Ermanno
Roveri
e
gli
altri
,
sebbene
tutti
un
po
'
troppo
agitati
,
o
troppo
macchiettistici
.
Ottima
la
scena
di
Luciano
Damiani
.
Pubblico
folto
,
applausi
alla
fine
di
tutti
gli
atti
,
con
qualche
lieve
zittio
dopo
l
'
ultimo
.
StampaQuotidiana ,
La
frequenza
con
cui
ricorre
nel
linguaggio
politico
quotidiano
l
'
espressione
«
patto
sociale
»
merita
qualche
riflessione
.
L
'
idea
che
lo
Stato
sia
derivato
da
un
patto
degl
'
individui
che
lo
compongono
e
lo
hanno
istituito
per
rendere
possibile
una
convivenza
stabile
e
pacifica
risale
agli
antichi
,
ed
è
diventata
dominante
nell
'
età
moderna
attraverso
le
dottrine
cosiddette
«
contrattualistiche
»
.
Ma
queste
dottrine
,
da
Hobbes
a
Kant
,
hanno
concepito
il
«
contratto
sociale
»
come
una
specie
di
«
fiat
»
divino
,
un
atto
di
creazione
e
di
fondazione
,
che
si
esaurisce
nel
momento
stesso
in
cui
nasce
la
sua
creatura
,
lo
Stato
.
Una
volta
costituito
,
lo
Stato
si
erge
al
di
sopra
degli
individui
che
gli
hanno
dato
vita
con
il
loro
accordo
,
e
la
sua
volontà
si
esprime
d
'
ora
innanzi
in
forma
di
legge
,
cioè
di
comando
al
di
sopra
delle
parti
.
Come
modo
di
prendere
decisioni
comuni
,
il
contratto
viene
degradato
a
istituto
del
diritto
privato
,
di
un
diritto
che
,
usciti
gl
'
individui
dallo
stato
di
natura
,
riceve
legittimità
ed
efficacia
dal
riconoscimento
dello
Stato
.
Tutt
'
al
più
,
se
lo
Stato
nato
da
quell
'
accordo
è
uno
Stato
democratico
,
uno
Stato
il
cui
fondamento
di
legittimità
risiede
nel
consenso
,
il
contratto
iniziale
deve
essere
periodicamente
rinnovato
attraverso
libere
elezioni
dell
'
organo
o
degli
organi
principali
cui
è
attribuito
il
potere
di
prendere
decisioni
vincolanti
per
tutta
la
collettività
.
In
questo
modello
ideale
i
soggetti
principali
del
rapporto
politico
sono
,
da
un
lato
,
gl
'
individui
singoli
che
decidono
di
istituire
lo
Stato
,
dall
'
altro
il
sovrano
che
secondo
le
diverse
interpretazioni
del
contratto
sociale
è
,
o
egli
stesso
una
delle
parti
contraenti
,
oppure
un
terzo
a
favore
del
quale
il
contratto
viene
stipulato
dagli
individui
desiderosi
di
uscire
dallo
stato
di
natura
.
Non
c
'
è
posto
in
questo
modello
per
i
corpi
intermedi
,
i
gruppi
sociali
,
le
corporazioni
,
insomma
per
le
società
particolari
,
che
stanno
in
mezzo
fra
i
singoli
e
la
società
globale
(
la
società
politica
o
civile
,
della
tradizione
)
.
O
per
lo
meno
esse
non
svolgono
la
parte
del
protagonista
nella
formazione
dello
Stato
.
Stanno
dentro
allo
Stato
,
come
del
resto
gl
'
individui
dopo
che
lo
Stato
è
istituito
,
ma
,
a
differenza
degli
individui
,
non
hanno
contribuito
a
formarlo
,
né
sono
chiamati
a
dare
a
esso
una
periodica
legittimazione
.
Quando
oggi
si
parla
di
«
patto
sociale
»
,
ci
si
riferisce
invece
a
una
forma
di
rapporto
politico
in
cui
i
protagonisti
sono
proprio
quei
corpi
intermedi
di
cui
la
dottrina
tradizionale
del
contratto
sociale
aveva
ritenuto
di
potere
non
tener
conto
.
Che
cosa
è
successo
?
È
toccata
anche
al
modello
astratto
del
contratto
sociale
la
sorte
di
tutti
i
modelli
astratti
:
la
realtà
il
più
delle
volte
li
ignora
e
procede
per
conto
suo
.
Ciò
che
caratterizza
le
moderne
società
industriali
e
democratiche
sono
la
molteplicità
,
la
varietà
,
l
'
influenza
,
delle
società
particolari
in
permanente
conflitto
fra
di
loro
.
Non
a
caso
vengono
chiamate
con
una
connotazione
ormai
ricorrente
«
pluralistiche
»
,
o
«
poliarchiche
»
.
Che
vuol
dire
:
a
più
centri
di
potere
.
Le
forze
sociali
(
intendi
i
sindacati
)
e
le
forze
politiche
(
intendi
i
partiti
)
,
che
appaiono
continuamente
sulla
scena
politica
come
gli
attori
principali
,
non
sono
né
gl
'
individui
né
lo
Stato
nel
suo
complesso
,
i
due
protagonisti
del
rapporto
politico
secondo
il
modello
tradizionale
.
Sono
le
società
particolari
che
la
dottrina
tradizionale
aveva
espunto
dal
proprio
modello
.
Recentemente
è
uscito
in
traduzione
italiana
(
con
introduzione
di
Angelo
Scivoletto
)
un
libro
ben
noto
agli
studiosi
,
Poliarchia
,
di
Robert
Dahl
(
Franco
Angeli
editore
,
Milano
1980
)
.
Secondo
Dahl
,
la
caratteristica
saliente
delle
poliarchie
è
,
oltre
l
'
estensione
della
partecipazione
popolare
,
la
presenza
di
una
forte
competitività
.
Ma
questa
caratteristica
non
sarebbe
completa
se
non
si
aggiungesse
che
i
soggetti
attivi
,
rilevanti
,
determinanti
,
della
competizione
,
non
sono
gl
'
individui
.
Sono
enti
collettivi
:
o
grandi
gruppi
organizzati
,
come
i
sindacati
e
i
partiti
,
oppure
grandi
organizzazioni
,
come
le
imprese
(
non
importa
se
private
,
pubbliche
o
semipubbliche
)
.
Più
che
una
società
non
egemonica
,
come
la
definisce
Dahl
,
la
nostra
società
poliarchica
è
contrassegnata
dall
'
esistenza
di
più
gruppi
tendenzialmente
egemoni
in
concorrenza
fra
loro
.
Partendo
dalla
concezione
monistica
dello
Stato
,
che
ha
accompagnato
la
formazione
dello
Stato
moderno
,
costruito
idealmente
come
antitesi
alla
società
medievale
,
si
è
spesso
manifestata
una
tendenza
a
considerare
lo
Stato
unitario
come
modello
ideale
anche
per
la
società
internazionale
.
Se
pure
con
una
certa
forzatura
,
mi
pare
si
possa
dire
che
nella
realtà
è
avvenuto
il
processo
inverso
.
Lo
Stato
poliarchico
contemporaneo
assomiglia
sempre
più
alla
società
internazionale
,
disarticolato
com
'
è
in
tanti
potentati
quasi
sovrani
,
la
cui
competizione
trova
soluzioni
provvisorie
(
tregue
,
non
paci
)
attraverso
laboriosi
e
spesso
lunghi
negoziati
,
che
finiscono
in
accordi
,
come
sono
i
contratti
collettivi
fra
le
forze
sociali
,
o
le
coalizioni
fra
le
forze
politiche
(
si
badi
,
«
coalizione
»
è
un
termine
proprio
del
diritto
internazionale
)
,
sottoposti
,
gli
uni
e
le
altre
,
alla
clausola
di
validità
a
parità
di
condizioni
(
che
corrisponde
al
«
rebus
sic
stantibus
»
dei
trattati
internazionali
)
.
Da
questa
constatazione
discendono
alcune
conseguenze
destinate
a
mutare
l
'
immagine
ideale
dello
Stato
moderno
.
Ne
indico
tre
.
Come
possiamo
osservare
ogni
giorno
,
in
una
situazione
di
forte
competitività
fra
gruppi
potenti
,
il
governo
o
agisce
egli
stesso
come
parte
in
causa
,
oppure
svolge
la
propria
azione
come
mediatore
delle
parti
in
conflitto
e
alla
fine
come
garante
(
spesso
impotente
)
dell
'
accordo
intervenuto
.
In
nessuno
dei
due
casi
la
sua
azione
rispecchia
l
'
immagine
tramandata
per
secoli
del
potere
statale
come
potere
sovrano
.
In
contrasto
col
mito
del
governo
forte
si
va
formulando
l
'
ipotesi
del
governo
debole
,
la
cui
debolezza
non
è
patologica
ma
fisiologica
.
Il
principio
della
supremazia
della
legge
richiede
in
una
società
democratica
il
rispetto
della
regola
della
maggioranza
,
espediente
tecnico
indispensabile
dove
coloro
che
debbono
prendere
una
decisione
sono
molti
,
in
una
situazione
in
cui
,
se
fosse
richiesta
l
'
unanimità
,
la
decisione
sarebbe
praticamente
impossibile
.
Al
contrario
,
la
soluzione
di
un
conflitto
mediante
accordo
rappresenta
una
decisione
presa
all
'
unanimità
,
in
quanto
è
valida
solo
se
è
accettata
da
entrambe
le
parti
.
Come
tale
,
è
possibile
soltanto
là
dove
i
contraenti
sono
due
o
poco
più
.
Ma
là
dove
i
contraenti
sono
due
o
poco
più
,
è
segno
che
i
singoli
individui
sono
esautorati
,
non
contano
nulla
(
gli
unici
individui
che
entrano
in
scena
sono
i
leaders
dei
gruppi
)
.
Infine
,
una
società
poliarchica
è
una
società
a
equilibrio
instabile
,
che
deve
essere
continuamente
ricomposto
,
senza
che
vi
siano
regole
generali
,
accettate
da
tutti
,
per
questa
ricomposizione
.
Si
consideri
la
facilità
con
cui
si
fanno
e
disfanno
le
coalizioni
di
governo
(
lo
stesso
si
può
dire
dei
contratti
collettivi
)
.
Nella
teoria
politica
classica
,
il
tema
dell
'
equilibrio
si
riferiva
al
rapporto
interno
fra
i
tre
poteri
dello
Stato
,
dei
quali
nessuno
dovrebbe
prevaricare
sugli
altri
due
.
Oggi
il
problema
dell
'
equilibrio
di
cui
si
deve
preoccupare
una
teoria
politica
all
'
altezza
dei
tempi
è
quello
delle
parti
sociali
.
Ma
si
tratta
di
un
equilibrio
per
cui
non
sono
state
fissate
regole
costituzionali
e
vale
come
unico
principio
equilibratore
il
diritto
del
più
forte
.
StampaQuotidiana ,
Successo
,
Successo
,
Successo
,
la
parola
ti
guardava
da
ogni
parte
negli
Stati
Uniti
d
'
America
.
«
Come
raggiunsi
il
Successo
»
,
articoli
autobiografici
nelle
riviste
.
Libri
sulla
tecnica
del
Successo
.
Gente
arrivata
veniva
intervistata
quotidianamente
:
«
Qual
è
il
segreto
del
vostro
Successo
?
»
.
Il
Successo
era
la
meta
di
ognuno
,
qualunque
Successo
,
anche
la
Fama
che
veniva
per
essere
restati
appollaiati
su
l
'
asta
di
una
bandiera
,
in
cima
a
un
tetto
per
quindici
giorni
.
Nessuno
aveva
mai
confessato
di
aver
avuto
semplicemente
fortuna
,
come
si
dice
nei
Paesi
latini
.
La
fortuna
non
piace
agli
americani
.
Scoraggia
dal
lavorare
indefessamente
,
dal
rinunciare
alle
gioie
della
vita
,
il
pensare
che
piccoli
particolari
fortuiti
,
al
di
fuori
del
proprio
controllo
,
possono
fare
e
disfare
la
vita
degli
uomini
.
Mentre
simili
potenti
ausilii
al
raggiungimento
della
ricchezza
e
della
fama
venivano
perfezionati
negli
Stati
Uniti
,
si
dovettero
inventare
anche
metodi
altrettanto
potenti
per
combattere
la
noia
dilagante
.
Ogni
genere
di
sport
venne
rinnovato
,
fornito
di
regole
,
di
abiti
speciali
da
indossare
,
circoli
in
cui
giocarlo
e
di
una
Tecnica
scientifica
.
L
'
antica
abitudine
di
bere
vino
o
liquori
,
di
sentirsi
le
interiora
farsi
tenere
e
l
'
anima
rilucente
di
felicità
,
si
trasformò
nella
Partita
di
Cocktails
,
in
cui
l
'
assorbimento
degli
alcolici
era
rapidissimo
,
ridotto
all
'
Efficienza
di
una
martellata
sul
capo
.
L
'
Amore
si
mutò
in
rapide
e
insipide
avventure
.
L
'
Arte
si
fece
altamente
commerciabile
.
Vendite
,
incassi
erano
i
soli
criteri
estetici
,
non
tanto
perché
gli
artisti
fossero
smodatamente
ansiosi
di
arricchire
,
quanto
perché
dall
'
approvazione
del
pubblico
,
misurata
in
dollari
,
sapevano
se
la
loro
missione
sociale
di
caccia
-
noia
era
riuscita
.
Vite
grigie
avevano
sete
di
Colore
.
Avventure
romanzesche
,
Emozioni
,
Poesia
,
e
di
tutto
ciò
si
abbeveravano
indirettamente
al
cinema
,
nei
libri
,
o
nelle
crociere
,
che
divennero
di
moda
a
quel
tempo
,
visite
a
Paesi
ignoti
così
rapide
che
permettevano
di
immaginarsi
d
'
aver
visto
chissà
quali
meraviglie
.
Ogni
cosa
si
fece
elementare
,
rapidissima
,
facilmente
assimilabile
.
L
'
ottimismo
più
irragionevole
colorava
tutto
.
Tutti
i
sistemi
per
combattere
la
noia
attraversarono
l
'
Atlantico
,
assieme
ai
metodi
perfezionati
per
asservire
ogni
minuto
della
propria
giornata
all
'
unico
scopo
di
riuscire
negli
affari
.
Gli
«
americani
d
'
Europa
»
,
i
giovani
dalla
fortuna
recente
,
adottarono
meticolosamente
i
giochi
,
le
bevande
,
gli
amori
rapidi
,
le
danze
,
il
cinema
.
La
vita
andava
colorandosi
lentamente
di
idee
americane
.
Si
cominciava
a
sentir
dire
che
la
felicità
dipende
dal
progresso
meccanico
,
come
le
istallazioni
idrauliche
,
che
tutti
gli
uomini
devono
tentare
di
raggiungere
la
Ricchezza
e
che
devono
sempre
considerare
lo
stato
nel
quale
si
trovano
come
un
periodo
transitorio
,
e
che
le
statistiche
sono
sacre
.
Nacque
lo
snobismo
in
Europa
.
Si
invidiarono
i
vicini
per
infinite
ragioni
,
perché
si
pulivano
i
denti
,
perché
conoscevano
molte
lingue
straniere
,
perché
indossavano
abiti
eleganti
,
per
aver
visitato
Paesi
lontani
,
perché
erano
più
ricchi
.
L
'
Alto
Livello
di
Vita
divenne
parola
d
'
ordine
anche
in
Europa
.
Le
Nazioni
impararono
nuove
ragioni
per
amarsi
o
disprezzarsi
.
Si
ammirò
il
consumo
per
abitante
di
prodotti
manifatturati
,
per
esempio
,
più
della
produzione
letteraria
di
un
popolo
.
Le
statistiche
del
movimento
dei
carri
-
merci
presero
il
posto
delle
arti
figurative
.
Il
fatto
che
il
porto
di
Venezia
aveva
lo
stesso
traffico
annuale
del
porto
di
Baton
Rouge
,
Louisiana
,
sembrò
per
la
prima
volta
significativo
,
e
molte
persone
tentarono
di
mettere
per
questo
le
due
città
allo
stesso
livello
.
Le
Nazioni
cominciarono
a
vantarsi
della
lunghezza
delle
proprie
ferrovie
,
della
pulizia
e
modernità
dei
propri
gabinetti
,
dell
'
introito
medio
dei
cittadini
,
della
potenza
delle
loro
navi
da
guerra
.
Povere
Nazioni
,
ricche
solo
di
arte
,
di
intelligenza
,
di
tradizioni
,
vennero
disprezzate
,
maltrattate
alle
Conferenze
internazionali
,
derise
o
considerate
con
benevolenza
umiliante
.
Il
Livello
di
Vita
divenne
il
simbolo
della
civiltà
contemporanea
.
I
turisti
americani
venivano
a
migliaia
in
Europa
tutti
gli
anni
,
visitavano
le
regioni
più
pittoresche
,
inorridendo
davanti
ai
molti
esempi
del
basso
livello
di
vita
.
Non
si
fermavano
a
pensare
che
i
maccheroni
in
una
casetta
napoletana
erano
più
saporiti
dei
piatti
in
un
grande
albergo
,
che
l
'
arte
si
capiva
e
si
apprezzava
meglio
in
un
villaggio
della
Toscana
che
nella
villa
di
un
nuovo
ricco
,
o
che
la
disciplina
di
famiglia
era
meglio
compresa
in
una
fattoria
andalusa
che
in
un
appartamento
di
Nuova
York
.
Gli
americani
erano
scandalizzati
dai
ritardi
dei
treni
greci
,
dall
'
incapacità
dei
meccanici
spagnoli
e
dal
modo
casuale
con
cui
si
facevano
affari
in
Francia
.
Ammiravano
l
'
Arte
,
la
vita
,
la
gioia
del
Vecchio
Mondo
.
Cercavano
in
Europa
un
sollievo
per
la
noia
e
il
grigiore
delle
loro
occupazioni
inumane
e
meccaniche
.
Tuttavia
non
riuscivano
a
collegare
l
'
apparente
inefficienza
dell
'
Europa
alle
buone
maniere
,
alla
vita
riposante
,
piena
,
gustosa
che
vi
si
viveva
.
Quando
finalmente
capirono
,
cinque
o
sei
anni
fa
,
e
si
misero
confusamente
a
cercare
un
'
esistenza
meno
dura
nel
Messico
,
a
Tahiti
,
in
Cina
,
alle
Baleari
,
a
Capri
,
sulla
Costa
Azzurra
,
era
troppo
tardi
.
L
'
America
aveva
ucciso
il
mondo
all
'
antica
prima
ancora
di
avere
capito
che
cosa
fosse
,
lo
amò
agonizzante
.
La
stessa
brutale
rivoluzione
avvenne
nel
campo
delle
relazioni
internazionali
.
Grosse
Nazioni
ricche
,
imbevute
dello
spirito
dell
'
Epoca
,
insegnarono
al
mondo
la
politica
materialista
,
aggressiva
,
la
politica
del
Successo
e
della
proprietà
.
Nei
primi
trent
'
anni
di
questo
secolo
,
e
negli
ultimi
trent
'
anni
del
secolo
scorso
,
vennero
impartite
lezioni
di
Efficienza
negli
Affari
Esteri
dagli
Stati
Uniti
,
dall
'
Inghilterra
e
dalla
Francia
.
Si
ricordi
soltanto
l
'
occupazione
di
Tunisi
,
la
guerra
boera
,
il
fulmineo
riconoscimento
dell
'
indipendenza
della
Repubblica
di
Panama
.
Automaticamente
le
Nazioni
dell
'
Era
dei
Nuovi
Ricchi
si
allinearono
in
ordine
di
ricchezza
e
potenza
.
Nazioni
che
possedevano
poche
navi
da
guerra
,
nessun
campo
di
petrolio
,
dovevano
servire
ed
aspettare
.
I
problemi
dei
poveri
erano
seccature
.
Le
loro
necessità
,
noiosi
particolari
che
complicavano
le
Conferenze
internazionali
.
Ogni
tanto
si
buttava
qualche
pezzo
di
deserto
ai
malcontenti
per
farli
tacere
.
I
trattati
firmati
nei
primi
anni
del
secolo
,
e
più
specialmente
i
trattati
dopo
la
Guerra
Mondiale
,
santificarono
la
classificazione
dei
diversi
Stati
secondo
le
statistiche
del
consumo
di
carne
bovina
e
suina
per
persona
.
Nazioni
ricche
continuarono
,
in
questo
modo
,
ininterrottamente
ad
arricchire
,
le
Nazioni
povere
diventavano
ogni
giorno
più
povere
.
Quando
si
divisero
i
possessi
coloniali
della
Germania
e
della
Turchia
,
dopo
la
vittoria
alleata
,
l
'
Inghilterra
ricevette
il
68
per
cento
,
la
Francia
il
28
per
cento
,
l
'
Italia
il
2
per
cento
.
L
'
Italia
,
secondo
la
logica
dell
'
Era
Nuova
,
non
poteva
desiderare
materie
prime
,
Colonie
,
ricchezza
,
per
la
sola
ragione
che
non
ne
aveva
già
.
Esattamente
come
,
in
una
società
capitalista
senza
freni
,
il
ricco
continua
ad
arricchire
,
mentre
il
povero
diventa
sempre
più
povero
,
così
nell
'
epoca
del
dopoguerra
le
Nazioni
meno
favorite
trovarono
che
le
difficoltà
politiche
ed
economiche
della
vita
crescevano
ogni
anno
.
La
colpa
degli
Stati
Uniti
di
questo
stato
di
cose
è
grave
e
sarà
giudicata
severamente
dagli
storici
.
Gli
Stati
Uniti
abbandonarono
una
politica
di
Imperialismo
militare
dopo
la
guerra
contro
la
Spagna
.
Le
piccole
guerricciole
combattute
nelle
repubbliche
del
Centro
America
(
occupazioni
del
Nicaragua
,
sbarchi
a
San
Domingo
)
convinsero
i
banchieri
americani
che
le
conquiste
armate
non
erano
commercialmente
convenienti
.
Era
inutile
pacificare
,
governare
,
organizzare
interi
Paesi
,
quando
si
poteva
vendere
ai
popoli
tutto
ciò
di
cui
avevano
bisogno
e
prestare
capitali
ai
governi
.
Si
risparmiavano
tempo
,
denaro
,
vite
umane
.
L
'
America
si
dedicò
quindi
a
una
cieca
forma
di
aggressività
commerciale
che
rischiò
di
rovinare
il
mondo
.
Gli
Stati
Uniti
richiedevano
il
pagamento
dei
debiti
di
guerra
,
il
che
era
giusto
.
Gli
Stati
Uniti
invadevano
i
mercati
del
dopoguerra
coi
loro
prodotti
.
Ed
anche
questo
era
giusto
.
Milioni
di
dollari
-
oro
partivano
annualmente
dall
'
Europa
verso
l
'
America
,
per
pagare
debiti
e
prodotti
manifatturati
.
Ma
come
potevano
procurarsi
dollari
-
oro
,
gli
europei
,
senza
dei
quali
non
si
sarebbero
potuti
fare
i
pagamenti
?
Ne
avevano
bisogno
di
molti
ogni
dodici
mesi
.
Da
dove
potevano
venire
?
Da
due
sorgenti
possibili
:
la
vendita
di
prodotti
europei
in
America
e
l
'
invio
di
dollari
da
parte
di
emigranti
che
risiedevano
e
lavoravano
in
America
.
Tutti
e
due
i
modi
erano
severamente
proibiti
per
legge
.
La
legge
d
'
Immigrazione
del
1922
limitava
gli
arrivi
dalle
Nazioni
più
povere
a
poche
migliaia
di
braccianti
l
'
anno
,
i
cui
risparmi
non
potevano
pesare
sulla
bilancia
commerciale
.
Le
tariffe
doganali
passate
dal
Partito
Repubblicano
resero
l
'
esportazione
di
prodotti
europei
in
America
quasi
impossibile
.
Si
continuava
a
spedire
oro
in
verghe
,
in
mancanza
di
dollari
,
per
pagar
debiti
e
quei
prodotti
che
si
era
forzati
di
importare
.
L
'
oro
veniva
immagazzinato
nella
Federal
Reserve
Bank
.
Si
arrivò
a
non
trovar
più
posto
dove
metterlo
.
Ogni
piroscafo
in
arrivo
ne
scaricava
casse
.
Finalmente
il
Governo
Federale
prese
una
decisione
all
'
americana
:
fecero
un
buco
per
terra
e
vi
seppellirono
l
'
oro
.
Gli
Stati
Uniti
spinsero
il
mondo
sull
'
orlo
del
fallimento
,
provocarono
dissesti
di
intere
Nazioni
,
per
l
'
amore
dell
'
oro
,
per
accumularlo
in
America
.
Quando
l
'
ebbero
accumulato
,
lo
seppellirono
.
Avevano
capito
che
non
serviva
.
Le
Nazioni
povere
ebbero
la
vita
dura
per
molti
anni
.
Non
ricevevano
materie
prime
per
la
ragione
che
,
non
avendone
già
,
non
ne
avevano
palesemente
bisogno
.
Dovevano
comprare
ciò
di
cui
mancavano
con
una
valuta
che
non
possedevano
e
che
non
potevano
procurarsi
.
Il
Livello
di
Vita
tendeva
ad
abbassarsi
di
anno
in
anno
.
Man
mano
che
il
loro
Livello
di
Vita
si
abbassava
,
il
rispetto
delle
Nazioni
più
ricche
per
loro
diminuiva
.
Man
mano
che
diminuiva
il
prestigio
,
diminuivano
le
rendite
.
Ogni
cinque
o
sei
anni
scoppiava
un
uragano
a
Wall
Street
,
la
crisi
paralizzava
l
'
industria
americana
,
e
gli
affari
andavano
male
per
tutti
.
Il
mondo
doveva
digiunare
e
aspettare
,
perché
gli
americani
non
sapevano
far
funzionare
la
loro
baracca
.
Era
un
mondo
incredibile
,
inesplicabile
.
Ogni
Nazione
tentò
di
trovare
la
propria
via
di
uscita
,
nello
stile
che
le
era
più
tradizionale
.
Fu
abbandonato
da
quasi
tutti
l
'
internazionalismo
,
ideale
caro
soltanto
alle
Nazioni
ricche
,
le
quali
non
vedevano
perché
non
dovessero
diventare
sempre
più
ricche
.
L
'
incubo
della
vita
all
'
americana
all
'
interno
e
nel
campo
internazionale
imponeva
urgenti
riforme
tanto
della
legislazione
sociale
quanto
dello
schieramento
delle
potenze
.
L
'
Inghilterra
si
dedicò
all
'
assistenza
dei
lavoratori
.
La
Francia
tentò
il
Fronte
popolare
dapprima
,
poi
la
Democrazia
alla
Daladier
.
La
Spagna
venne
travolta
nella
guerra
civile
.
L
'
Italia
abbandonò
la
Democrazia
,
la
più
dispendiosa
e
inetta
forma
di
Governo
per
un
Paese
mediterraneo
,
e
sotto
la
guida
di
Benito
Mussolini
,
l
'
uomo
che
aveva
formato
il
pensiero
dell
'
epoca
nuova
,
ricercò
una
nuova
giustizia
sociale
.
La
Germania
marciò
dietro
le
insegne
della
Croce
uncinata
.
Ogni
Nazione
sentiva
le
stesse
necessità
.
Anzitutto
,
sicurezza
interna
,
difendersi
dalle
oscillazioni
di
lontani
mercati
che
buttavano
centinaia
di
migliaia
di
lavoratori
sul
lastrico
,
da
un
giorno
all
'
altro
,
senza
ragione
apparente
.
Poi
,
materie
prime
protette
dalla
rivalità
di
altre
Potenze
.
Mercati
sicuri
dalle
fluttuazioni
di
valute
esterne
.
Si
scoprì
che
la
Ricchezza
non
aveva
senso
,
come
non
aveva
senso
il
pazzesco
accumular
di
lingotti
da
seppellirsi
negli
Stati
Uniti
.
Ha
senso
che
gli
uomini
mangino
,
lavorino
,
credano
,
si
sentano
sicuri
.
Nazioni
che
non
avevano
voluto
abbracciare
gli
ideali
americani
di
Efficienza
finalmente
si
armarono
,
si
fecero
efficienti
per
difesa
.
Avevano
sufficientemente
subìto
i
capricci
di
Nazioni
armate
di
oro
e
cannoni
.
Adottarono
una
disciplina
,
che
non
avevano
conosciuto
prima
,
tentando
di
rompere
con
la
forza
il
tragico
circolo
vizioso
che
le
impoveriva
ogni
giorno
.
Gli
americani
oggi
protestano
vigorosamente
.
Son
questi
,
si
domandano
eminenti
pensatori
d
'
oltre
Atlantico
,
gli
ideali
per
cui
l
'
Umanità
ha
tanto
lottato
e
sofferto
,
la
Ricchezza
,
la
Potenza
,
le
Materie
Prime
,
il
Successo
,
l
'
Efficienza
?
Forse
questi
non
sono
i
massimi
ideali
della
Civiltà
umana
,
ma
è
nel
nome
di
questi
ideali
che
le
Nazioni
Nuove
Ricche
tentarono
di
soffocare
ogni
vita
spirituale
nelle
Nazioni
povere
.
Le
Nazioni
povere
si
stanno
oggi
difendendo
usando
le
stesse
armi
.
Gli
americani
sono
gli
ultimi
che
dovrebbero
lamentarsi
.
Il
gioco
che
si
sta
giocando
nel
mondo
l
'
hanno
inventato
loro
.
StampaQuotidiana ,
Requiem
per
una
monaca
,
riduzione
di
Albert
Camus
dal
romanzo
di
Faulkner
,
è
l
'
esempio
più
autentico
che
si
possa
dare
oggi
d
'
una
tragedia
moderna
;
affermazione
dovuta
allo
stesso
Camus
,
in
una
breve
presentazione
scritta
allo
spettacolo
da
lui
messo
in
scena
a
Parigi
,
con
Catherine
Sellers
e
Michel
Auclair
e
le
scene
di
Léonor
Fini
,
spettacolo
che
tenne
il
cartellone
per
oltre
due
anni
.
Camus
cita
anzi
un
giudizio
di
André
Malraux
,
a
proposito
di
Santuario
,
il
romanzo
di
cui
Requiem
per
una
monaca
costituisce
il
seguito
:
Malraux
diceva
che
Faulkner
aveva
introdotto
il
romanzo
poliziesco
nella
tragedia
antica
.
È
vero
.
Ma
non
si
potrebbe
anche
dire
che
,
per
esempio
,
Edipo
e
Amleto
hanno
,
a
loro
volta
,
una
progressività
e
persino
una
tecnica
da
romanzo
poliziesco
?
Requiem
per
una
monaca
fu
scritta
da
Faulkner
in
forma
dialogata
,
intercalate
ai
tre
capitoli
che
rappresentano
i
tre
atti
della
tragedia
lunghe
parti
descrittive
,
evocanti
la
storia
e
il
destino
della
città
di
Jefferson
,
nella
contea
Yoknapatawpha
,
nome
immaginario
dato
dallo
scrittore
ai
luoghi
nei
quali
sono
di
solito
ambientate
le
sue
storie
.
Vi
si
riprende
la
vicenda
di
Temple
Drake
,
la
ragazza
di
Santuario
,
la
studentessa
che
,
rapita
dal
«
gangster
»
Popeye
,
era
stata
da
questi
chiusa
in
una
casa
di
tolleranza
di
Memphis
.
Tutto
ciò
non
era
accaduto
a
caso
,
Temple
si
era
lasciata
catturare
da
Popeye
,
dopo
che
la
sua
fuga
dal
collegio
col
giovane
Gowan
Stevens
era
miseramente
finita
in
un
incidente
di
macchina
,
provocato
dall
'
ubriachezza
del
giovane
che
all
'
alcool
-
tipica
risorsa
,
nel
puritano
mondo
anglosassone
,
per
liberarsi
dai
complessi
-
aveva
chiesto
il
coraggio
necessario
a
impadronirsi
della
donna
desiderata
.
Questo
è
l
'
atroce
antefatto
di
Requiem
per
una
monaca
:
la
volontaria
abiezione
di
Temple
,
prigioniera
di
un
anormale
impotente
che
la
concede
,
sotto
i
propri
occhi
,
a
un
suo
complice
;
salvo
poi
a
sopprimere
costui
quando
tenta
di
rendere
«
indipendente
»
la
tresca
con
la
ragazza
;
il
ritorno
di
Temple
alla
vita
normale
,
moglie
di
Gowan
Stevens
,
che
l
'
ha
sposata
per
una
sorta
di
riparazione
,
ma
che
non
può
dimenticare
quanto
è
accaduto
e
che
,
chiuso
nella
torre
del
suo
orgoglio
,
metterà
in
dubbio
anche
che
il
figlio
,
nato
dopo
il
matrimonio
,
sia
veramente
suo
.
La
parte
«
teatrale
»
,
le
«
pagine
dialogate
»
del
romanzo
,
che
ne
costituiscono
il
nocciolo
essenziale
,
si
aprono
nel
tribunale
di
Jefferson
-
l
'
edificio
che
,
con
la
prigione
,
diede
l
'
avvio
al
nascere
della
città
,
fatto
chiaramente
simbolico
-
al
momento
in
cui
viene
pronunciata
la
sentenza
contro
Nancy
Mannigoe
,
che
l
'
ascolta
impassibile
,
ringraziando
anzi
Dio
.
Nancy
Mannigoe
è
l
'
antica
prostituta
negra
che
divise
con
Temple
i
torbidi
giorni
nella
casa
di
Memphis
.
Temple
,
una
volta
sposatasi
,
l
'
ha
poi
accolta
in
casa
come
cameriera
;
in
realtà
per
avere
,
nel
deserto
bianco
creatole
intorno
dall
'
orgoglio
ferito
del
marito
,
dalla
sua
impossibilità
a
perdonare
e
dimenticare
,
«
qualcuno
con
cui
parlare
»
,
un
essere
umano
fornito
di
un
uguale
,
miserabile
patrimonio
di
oscure
memorie
;
che
per
Nancy
,
poi
,
non
rappresentano
nemmeno
il
male
,
costituiscono
se
mai
l
'
unica
realtà
offertale
dalla
vita
.
Nancy
ha
ucciso
,
ha
strangolato
con
le
sue
mani
la
figlia
più
piccola
di
Temple
,
una
bambina
di
sei
mesi
;
ha
compiuto
il
gesto
orribile
per
impedire
a
Temple
di
fuggire
con
un
suo
amante
ricattatore
,
fratello
di
colui
che
la
aveva
avuta
,
complice
Popeye
,
nella
casa
di
Memphis
.
In
quell
'
inferno
di
«
gelata
»
rispettabilità
che
è
il
«
ménage
»
con
Gowan
Stevens
,
il
losco
giovanotto
la
fa
almeno
vibrare
come
donna
;
e
poi
la
sua
è
un
'
antica
,
pervicace
vocazione
al
male
:
in
questo
senso
anche
lei
,
come
Nancy
,
è
una
«
monaca
»
;
monaca
del
peccato
,
un
crisma
la
segna
.
Nancy
ha
tentato
tutto
,
per
trattenerla
,
le
ha
persino
rubato
i
gioielli
e
il
denaro
che
l
'
amante
ricattatore
esigeva
;
non
le
è
restato
,
alla
fine
,
che
ricorrere
all
'
infanticidio
.
In
questo
gesto
sta
la
chiave
di
volta
della
tragedia
.
Perché
Nancy
ha
ucciso
?
Su
questo
interrogativo
è
basata
la
grande
indagine
morale
che
Gawin
Stevens
,
lo
zio
di
Gowan
,
avvocato
difensore
di
Nancy
-
ma
in
realtà
immagine
sensibile
della
coscienza
di
questi
personaggi
-
conduce
lentamente
,
accompagnando
Temple
,
nottetempo
,
dal
Governatore
dello
Stato
,
non
già
a
chiedere
la
grazia
per
Nancy
(
che
non
potrà
essere
concessa
)
,
ma
a
rivelare
le
pieghe
oscure
di
una
vicenda
così
atroce
,
a
vuotare
il
sacco
dei
propri
rimorsi
.
Nancy
ha
ucciso
,
ma
è
lei
,
Temple
,
che
si
sente
responsabile
.
Senonché
,
a
poco
a
poco
,
capisce
che
il
delitto
di
Nancy
era
l
'
unico
modo
per
spezzare
la
catena
della
colpa
,
l
'
orrendo
cordone
ombelicale
che
la
unisce
'
al
bordello
di
Memphis
,
e
ritrovare
la
pace
accanto
al
marito
distrutto
.
Quanto
a
Nancy
,
crede
,
lei
;
crede
nel
fratello
delle
prostitute
e
dei
ladri
,
nell
'
amico
degli
assassini
:
in
Colui
,
insomma
,
che
è
stato
ucciso
con
loro
.
Era
necessario
raccontare
con
una
certa
minuzia
,
contrariamente
alle
nostre
abitudini
,
la
vicenda
immaginata
dal
grande
americano
,
per
dare
un
'
idea
della
potente
originalità
di
questa
tragedia
che
arriva
,
alla
fine
,
a
conclusioni
cristiane
,
sulla
misura
dei
grandi
romanzi
di
Dostoevskij
e
di
Tolstoi
.
Camus
,
che
affermò
«
d
'
essersi
completamente
cancellato
davanti
a
Faulkner
»
,
ha
dato
al
romanzo
dialogato
una
chiara
,
rigorosa
,
quasi
classica
dimensione
teatrale
,
senza
,
si
può
dire
,
aggiungere
nulla
,
spostando
soltanto
alcune
parti
,
chiarendo
alcuni
punti
che
alla
ribalta
non
potevano
essere
lasciati
nell
'
indeterminatezza
suggestiva
della
pagina
scritta
.
Certo
,
la
chiarezza
formale
,
dialettica
,
in
cui
lo
scrittore
francese
cala
l
'
oscura
,
sconvolgente
tragedia
,
può
non
poco
limitarla
;
e
riduce
infatti
le
proporzioni
di
ciò
che
nel
romanzo
ha
la
forza
ciclica
di
un
evento
della
storia
umana
.
Ma
a
Camus
bisogna
essere
grati
,
per
aver
costretto
l
'
espressione
teatrale
a
far
da
tramite
,
sì
da
portarla
a
un
pubblico
più
vasto
,
a
questa
allucinante
ricerca
dei
significati
che
nella
nostra
vita
possono
assumere
la
sofferenza
e
il
peccato
.
Lo
spettacolo
,
realizzato
da
Orazio
Costa
,
-
il
Costa
dei
Dialoghi
delle
Carmelitane
-
è
di
un
'
intensità
drammatica
e
di
un
rigore
stilistico
che
non
hanno
nulla
da
invidiare
a
quello
realizzato
a
Parigi
dallo
stesso
Camus
;
in
certi
punti
,
anzi
,
se
ne
stacca
nettamente
,
per
certe
trovate
registiche
,
per
un
'
aria
di
fondo
,
evocata
dalle
musiche
di
Roman
Vlad
,
che
vuole
evidentemente
alludere
a
certe
pagine
descrittive
del
romanzo
,
al
plasma
d
'
oscura
prosa
che
scopre
fra
i
tre
grandi
capitoli
-
atti
.
Anna
Proclemer
è
una
Temple
di
violenta
forza
drammatica
,
che
giunge
alla
consapevolezza
di
quanto
è
accaduto
intorno
a
lei
e
dentro
di
lei
attraverso
una
specie
di
stupore
disperato
.
Non
ha
dunque
bisogno
di
piangere
;
e
non
piange
,
infatti
,
se
non
in
qualche
breve
istante
.
Insomma
,
è
riuscita
a
dar
maschera
teatrale
a
un
dolore
secco
,
di
pietra
.
Giorgio
Albertazzi
,
diventato
biondo
per
l
'
occasione
,
dà
alla
figura
umiliata
e
dolorante
del
marito
un
'
angoscia
nervosa
,
un
orgoglio
pallido
e
amaro
.
Edda
Albertini
era
la
negra
assassina
;
è
un
personaggio
immobile
,
rudimentale
,
fatto
di
parole
al
confine
dell
'
espressione
;
un
personaggio
,
dunque
,
difficilissimo
,
che
l
'
attrice
ha
reso
con
una
intensa
semplicità
,
un
'
emozione
rattenuta
,
solo
prorompente
alla
fine
.
Da
segnalare
,
infine
,
l
'
umanissimo
avvocato
Stevens
di
Filippo
Scelzo
.
Le
scene
di
Piero
Zuffi
,
molto
semplici
ma
funzionali
e
suggestive
,
specialmente
quella
della
prigione
.
Testo
o
spettacolo
,
una
serata
di
forte
teatro
.
Lietissimo
il
successo
.
StampaQuotidiana ,
Ci
sono
parole
che
il
linguaggio
comune
cede
al
linguaggio
dotto
,
e
viceversa
vi
sono
parole
che
il
linguaggio
dotto
cede
al
linguaggio
comune
.
Questo
secondo
tipo
di
prestito
sta
avvenendo
in
questi
giorni
per
la
parola
«
decisionismo
»
.
Ma
la
cessione
è
avvenuta
con
la
totale
perdita
del
significato
originario
.
Ho
l
'
impressione
che
coloro
che
parlano
di
decisionismo
a
proposito
della
decisione
del
governo
di
far
approvare
al
Parlamento
il
decreto
sulla
scala
mobile
non
se
ne
siano
accorti
,
e
quindi
stiano
dando
al
termine
un
significato
completamente
diverso
da
quello
in
uso
nel
linguaggio
dotto
.
Un
significato
che
non
può
non
ingenerare
confusione
e
intorbidare
le
acque
già
abbastanza
limacciose
del
dibattito
politico
.
Come
tutti
gli
«
ismi
»
,
«
decisionismo
»
designa
non
un
fatto
,
non
un
comportamento
,
né
una
serie
di
fatti
o
di
comportamenti
,
ma
una
teoria
.
Si
tratta
della
teoria
giuridica
dello
scrittore
di
destra
,
Cari
Schmitt
,
nota
da
tempo
agli
addetti
ai
lavori
,
riscoperta
in
questi
ultimi
anni
,
e
rimessa
in
circolazione
,
non
si
sa
bene
con
quale
intenzione
,
da
alcuni
giuristi
e
scrittori
politici
di
sinistra
,
sempre
in
polemica
con
la
teoria
meramente
formale
della
democrazia
(
l
'
unica
,
a
mio
parere
,
sensata
e
accettabile
)
,
anche
a
prezzo
di
andare
a
braccetto
con
la
vecchia
(
e
nuova
ma
non
rinnovata
)
destra
reazionaria
.
Secondo
Schmitt
,
le
norme
giuridiche
non
sono
,
come
hanno
sempre
sostenuto
i
fautori
dello
Stato
di
diritto
,
ovvero
dello
Stato
in
cui
il
potere
politico
è
sottoposto
al
diritto
,
il
prodotto
di
un
potere
autorizzato
a
creare
diritto
secondo
le
norme
di
una
costituzione
che
stabilisce
chi
ha
il
potere
di
emanare
norme
giuridiche
e
con
quali
procedure
,
ma
sono
(
o
dovrebbero
essere
)
il
prodotto
di
una
pura
decisione
del
potere
in
quanto
tale
.
Insomma
,
il
decisionismo
è
una
teoria
del
diritto
che
si
contrappone
a
un
'
altra
teoria
del
diritto
,
il
cosiddetto
normativismo
,
e
vi
si
contrappone
perché
sostiene
il
primato
della
politica
sul
diritto
,
mentre
i
fautori
dello
Stato
di
diritto
e
della
democrazia
come
insieme
di
regole
del
gioco
per
la
formazione
della
volontà
politica
,
sostengono
al
contrario
il
primato
del
diritto
sulla
politica
.
Ora
ciò
che
sta
avvenendo
in
Italia
non
ha
niente
a
che
vedere
con
la
disputa
dottrinale
degli
anni
della
repubblica
di
Weimar
tra
fautori
dello
Stato
democratico
e
fautori
dello
Stato
autocratico
.
Ciò
di
cui
si
sta
discutendo
oggi
in
Italia
è
se
una
certa
decisione
possa
o
debba
essere
presa
in
seguito
all
'
accordo
tra
le
parti
o
in
seguito
a
una
deliberazione
del
Parlamento
.
Il
decisionismo
come
teoria
secondo
la
quale
il
diritto
è
in
ultima
istanza
sempre
il
prodotto
di
un
potere
di
fatto
non
c
'
entra
nulla
.
Tanto
la
decisione
presa
in
seguito
a
un
accordo
tra
parti
autorizzate
dalla
Costituzione
a
decidere
quanto
la
decisione
presa
da
un
organo
collegiale
autorizzato
dalla
stessa
Costituzione
a
prendere
decisioni
vincolanti
per
tutta
la
collettività
,
com
'
è
il
Parlamento
,
sono
decisioni
regolate
dal
diritto
.
Naturalmente
si
può
discutere
quale
delle
due
procedure
,
quella
che
prevede
che
la
decisione
sia
presa
in
seguito
ad
accordo
tra
le
parti
interessate
oppure
quella
che
attribuisce
il
diritto
di
decidere
a
un
organo
che
può
prendere
la
decisione
in
base
alla
regola
della
maggioranza
,
sia
più
opportuna
o
addirittura
,
in
una
determinata
situazione
e
in
una
data
materia
,
più
legittima
o
più
conforme
alla
Costituzione
.
Ma
una
tale
discussione
non
riguarda
affatto
la
disputa
dottrinale
per
cui
è
nata
in
altri
tempi
la
teoria
del
decisionismo
.
Con
ciò
non
si
vuole
negare
che
ci
siano
differenze
tra
le
due
procedure
.
Ma
si
tratta
di
differenze
che
sono
totalmente
al
di
là
della
disputa
tra
normativisti
e
decisionisti
.
La
prima
differenza
è
molto
semplice
:
quando
una
decisione
viene
presa
in
seguito
a
un
accordo
tra
le
parti
,
è
ovvio
che
la
decisione
debba
essere
presa
all
'
unanimità
.
Se
una
delle
due
parti
non
accetta
l
'
accordo
,
la
decisione
è
impossibile
;
se
la
decisione
è
presa
,
è
segno
che
il
consenso
è
stato
dato
da
tutte
e
due
le
parti
,
ed
essendo
solo
due
i
soggetti
della
decisione
la
decisione
è
unanime
.
Quando
una
decisione
è
presa
invece
da
un
organo
collegiale
composto
da
una
pluralità
di
persone
,
basta
di
solito
,
affinché
una
decisione
venga
considerata
valida
,
la
maggioranza
.
La
regola
della
maggioranza
è
la
regola
democratica
per
eccellenza
non
già
perché
sia
antidemocratica
la
regola
dell
'
unanimità
,
ma
perché
la
regola
dell
'
unanimità
è
applicabile
soltanto
in
pochi
casi
,
tra
cui
quello
in
cui
i
soggetti
chiamati
a
prendere
una
decisione
siano
due
,
oppure
il
gruppo
formato
da
più
individui
sia
tanto
omogeneo
che
si
possa
prevedere
una
identità
di
interessi
o
di
opinioni
fra
i
suoi
membri
.
In
qualsiasi
altro
caso
la
regola
o
non
è
applicabile
perché
paralizza
la
possibilità
stessa
di
arrivare
a
una
decisione
,
oppure
è
ingiusta
perché
attribuisce
a
un
solo
membro
del
gruppo
il
diritto
di
veto
.
Una
seconda
differenza
è
meno
ovvia
e
per
questo
meriterebbe
ben
altra
riflessione
.
Il
regime
parlamentare
è
nato
con
la
netta
contrapposizione
tra
rappresentanza
politica
e
rappresentanza
degl
'
interessi
.
Per
rappresentanza
politica
distinta
dalla
rappresentanza
degl
'
interessi
si
è
sempre
intesa
la
rappresentanza
degl
'
interessi
generali
contrapposta
alla
rappresentanza
d
'
interessi
particolari
.
Proprio
per
distinguere
queste
due
forme
di
rappresentanza
e
per
affermare
la
supremazia
della
prima
sulla
seconda
è
stato
introdotto
in
tutte
le
costituzioni
democratiche
dalla
Costituzione
francese
del
1791
in
poi
il
divieto
di
mandato
imperativo
ovvero
l
'
obbligo
imposto
ai
rappresentanti
una
volta
eletti
di
difendere
interessi
non
corporativi
.
Che
questo
principio
oggi
.
sia
continuamente
violato
,
è
una
realtà
che
io
stesso
ho
già
rilevato
più
volte
.
Ma
resta
il
fatto
che
la
rappresentanza
parlamentare
è
pur
sempre
meno
particolaristica
,
nonostante
forti
tendenze
in
contrario
,
che
la
rappresentanza
di
grandi
gruppi
organizzati
come
le
associazioni
operaie
e
padronali
che
si
accordano
,
quando
riescono
ad
accordarsi
,
unicamente
allo
scopo
di
regolare
i
loro
reciproci
rapporti
.
Non
c
'
è
dubbio
che
una
decisione
presa
in
base
alla
procedura
dell
'
accordo
fra
le
parti
sia
una
rivincita
della
rappresentanza
degl
'
interessi
su
quella
politica
.
Se
diventasse
la
procedura
maestra
per
prendere
decisioni
collettive
,
sarebbe
,
anzi
,
la
fine
della
rappresentanza
politica
,
e
segnerebbe
la
sconfitta
di
una
delle
battaglie
secolari
di
ogni
governo
democratico
.
La
decisione
per
accordo
tra
grandi
organizzazioni
in
naturale
conflitto
tra
loro
,
la
cosiddetta
«
concertazione
»
,
è
un
aspetto
,
forse
l
'
aspetto
saliente
,
di
quella
nuova
forma
di
Stato
che
viene
chiamato
,
a
torto
o
a
ragione
,
Stato
neocorporativo
,
e
in
cui
alcuni
osservatori
sono
indotti
a
vedere
una
delle
ragioni
principali
di
quella
«
trasformazione
»
della
democrazia
cui
non
si
può
non
guardare
con
una
certa
preoccupazione
.
Se
per
decisionismo
s
'
intende
un
po
'
rozzamente
una
svolta
nello
sviluppo
della
democrazia
,
non
è
detto
che
questa
non
si
trovi
proprio
nella
prevalenza
della
rappresentanza
degl
'
interessi
sulla
rappresentanza
politica
,
prevalenza
di
cui
può
essere
considerata
una
manifestazione
la
tendenza
neocorporativa
assai
più
che
la
riconduzione
del
flusso
delle
decisioni
necessarie
a
governare
nell
'
alveo
dei
rapporti
tra
governo
e
Parlamento
.
StampaQuotidiana ,
Il
comunismo
ha
la
sua
prima
radice
in
quel
complesso
di
passioni
,
di
sentimenti
e
d
'
idee
che
cominciarono
ad
affermarsi
nel
secolo
decimottavo
e
si
svilupparono
completamente
nel
decimonono
.
Se
si
parte
infatti
dal
concetto
che
l
'
uomo
nasce
buono
,
e
che
come
affermava
Rousseau
,
la
società
o
meglio
le
istituzioni
sociali
,
l
'
hanno
reso
cattivo
viene
naturale
la
conseguenza
che
,
cambiando
radicalmente
le
istituzioni
accennate
,
gli
uomini
possano
,
anzi
debbano
,
in
breve
tempo
perdere
il
loro
egoismo
e
recuperare
il
loro
naturale
altruismo
.
Se
si
crede
fermamente
che
la
storia
dell
'
umanità
si
può
sintetizzare
assimilandola
ad
una
marcia
continua
dalla
disuguaglianza
verso
l
'
uguaglianza
,
si
deve
ammettere
che
,
quando
in
questa
strada
si
è
fatto
un
certo
cammino
,
si
deve
arrivare
ad
un
punto
nel
quale
diventa
necessaria
la
soppressione
della
proprietà
privata
,
la
quale
rende
impossibile
la
uguaglianza
assoluta
fra
tutti
i
membri
del
consorzio
sociale
.
Oggi
riesce
ancora
assai
difficile
il
precisare
quanto
bene
e
quanto
male
abbia
prodotto
la
diffusione
delle
idee
e
dei
sentimenti
accennati
,
poiché
è
questa
una
indagine
che
solo
fra
un
paio
di
generazioni
si
potrà
fare
con
perfetta
spassionatezza
.
Ad
ogni
modo
sembra
che
il
loro
ciclo
storico
abbia
raggiunto
il
suo
vertice
,
e
che
,
almeno
nell
'
Europa
occidentale
,
esso
accenni
a
discendere
;
come
del
resto
finora
è
avvenuto
a
quasi
tutte
le
forme
mentali
ed
a
quasi
tutte
le
correnti
passionali
che
hanno
contribuito
colla
loro
diffusione
a
modificare
la
storia
del
mondo
ed
a
creare
ed
a
distruggere
le
varie
civiltà
.
La
esperienza
di
quanto
è
avvenuto
ed
avviene
in
Russia
ha
servito
,
e
sempre
più
servirà
,
a
far
dileguare
in
proposito
molte
illusioni
.
Ho
avuto
di
recente
occasione
di
leggere
la
lettera
di
un
operaio
italiano
che
trovasi
in
Russia
per
ragioni
di
lavoro
,
nella
quale
egli
informava
un
suo
amico
che
colà
,
malgrado
il
trionfo
ufficiale
del
Comunismo
,
vedeva
ogni
giorno
persone
che
banchettavano
nelle
trattorie
di
lusso
ed
altre
persone
alla
porta
che
mendicavano
un
tozzo
di
pane
e
che
anche
colà
vi
erano
coloro
che
andavano
in
automobile
e
quelli
che
non
avevano
scarpe
ai
piedi
.
Non
si
può
negare
che
le
trasformazioni
dell
'
economia
sociale
avvenute
durante
il
secolo
decimonono
e
quello
presente
abbiano
anche
esse
contribuito
alla
propagazione
delle
dottrine
comuniste
,
e
basterebbe
in
proposito
ricordare
il
sorgere
della
grande
industria
colle
grandi
agglomerazioni
di
lavoratori
manuali
che
essa
rende
necessarie
.
Ma
se
le
trasformazioni
accennate
hanno
agevolato
il
diffondersi
delle
dottrine
comuniste
esse
hanno
reso
quasi
necessaria
la
nascita
di
quelle
sindacaliste
.
Infatti
nella
seconda
metà
del
secolo
decimonono
e
nei
primi
decenni
del
ventesimo
non
abbiamo
assistito
soltanto
alla
sostituzione
della
grande
industria
alla
piccola
,
colla
relativa
scomparsa
di
una
parte
dell
'
artigianato
,
che
è
stata
sostituita
dagli
operai
salariati
,
ma
la
vita
economica
si
è
trasformata
in
maniera
che
la
soddisfazione
di
molti
bisogni
quotidiani
o
quasi
quotidiani
non
è
affidata
più
a
gruppi
d
'
individui
disorganizzati
,
che
fra
loro
non
avevano
alcun
legame
e
spesso
si
facevano
reciprocamente
la
concorrenza
,
ma
a
determinate
categorie
di
lavoratori
per
necessità
di
cose
perfettamente
organizzati
.
Agli
antichi
compagni
di
mestiere
,
spesso
rivali
fra
di
loro
,
si
è
sostituita
la
«
classe
»
,
che
ha
acquistato
il
monopolio
di
una
data
funzione
e
che
,
mercé
l
'
unità
della
direzione
tecnica
e
la
comunanza
degli
interessi
,
facilmente
può
concepire
l
'
idea
dell
'
unità
nella
direzione
politica
,
una
volta
che
si
è
costituita
in
sindacato
.
Esempio
tipico
di
questa
trasformazione
è
l
'
industria
dei
trasporti
,
nella
quale
alle
antiche
carrozze
postali
ed
ai
carri
si
sono
sostituite
le
grandi
linee
ferroviarie
,
agli
antichi
bastimenti
a
vela
le
grandi
compagnie
di
navigazione
a
vapore
.
Altro
esempio
tipico
si
può
trovare
nelle
industrie
relative
all
'
illuminazione
ed
al
riscaldamento
.
Ai
quali
fino
a
cinquanta
anni
fa
si
provvedeva
mercé
le
candele
,
il
petrolio
ed
il
carbone
che
ognuno
comprava
nello
spaccio
più
vicino
,
mentre
ora
si
provvede
coll
'
illuminazione
elettrica
e
col
gas
che
in
tutte
le
grandi
città
sono
forniti
da
un
'
unica
o
al
massimo
da
due
officine
.
In
sostanza
quindi
nello
spazio
di
un
paio
di
generazioni
è
avvenuto
un
cambiamento
radicale
,
nella
struttura
,
direi
quasi
anatomica
,
del
corpo
sociale
,
in
grado
,
bene
o
male
,
di
provvedere
quasi
interamente
a
se
stessa
mercé
l
'
opera
individuale
delle
cellule
che
la
componevano
,
mentre
oggi
molte
cellule
seguitano
a
lavorare
isolatamente
,
ma
molte
altre
si
sono
coordinate
ed
hanno
formato
degli
organi
speciali
l
'
azione
di
ognuno
dei
quali
è
necessaria
per
il
retto
funzionamento
dell
'
intero
organismo
.
La
parte
in
altre
parole
ha
acquistato
una
individualità
a
sé
,
e
con
ciò
è
sorta
in
essa
la
tentazione
di
contrapporsi
,
e
forse
anche
d
'
imporsi
,
al
tutto
.
E
se
si
vuole
avere
un
'
idea
dei
pericoli
contenuti
in
questa
tentazione
,
basta
pensare
a
quel
che
avverrebbe
in
Inghilterra
se
per
tre
mesi
rimanessero
chiuse
le
miniere
di
carbone
e
fossero
sospese
le
ferrovie
e
la
navigazione
.
Ora
senza
per
nulla
accettare
la
così
detta
dottrina
del
materialismo
storico
,
secondo
la
quale
tutte
le
diverse
forme
di
organizzazione
politica
sarebbero
esclusivamente
la
conseguenza
dei
mutamenti
avvenuti
nell
'
organizzazione
economica
della
società
,
sarebbe
assurdo
il
negare
che
un
cambiamento
così
profondo
e
sostanziale
nella
vita
economica
,
come
duello
che
ho
testé
sommariamente
descritto
,
possa
produrre
delle
importanti
modificazioni
nella
vita
politica
.
Lo
Stato
rappresentativo
moderno
è
nato
in
un
'
epoca
nella
quale
l
'
attuale
specializzazione
di
alcune
delle
più
importanti
funzioni
economiche
non
era
neppure
abbozzata
,
e
perciò
non
poteva
riconoscere
come
entità
politiche
le
classi
addette
a
queste
funzioni
.
Inoltre
esso
non
ha
ammesso
né
poteva
ammettere
alcuna
sovranità
intermedia
tra
lo
Stato
e
gli
individui
perché
già
le
aveva
quasi
tutte
distrutte
,
dopo
lunga
lotta
coi
baroni
e
coi
comuni
,
l
'
antico
Stato
assoluto
,
che
quasi
dappertutto
,
precedette
e
preparò
le
forme
politiche
odierne
.
Senonché
oggi
che
la
specializzazione
economica
ha
prodotto
la
formazione
delle
classi
e
che
gli
individui
appartenenti
ad
ognuna
di
esse
hanno
acquistato
una
innegabile
solidarietà
d
'
interessi
,
ed
anche
,
per
la
comunanza
delle
mansioni
e
della
preparazione
necessaria
ad
esercitarle
,
una
certa
identità
di
forma
mentale
,
è
nata
l
'
aspirazione
a
conferire
loro
un
'
azione
diretta
nella
vita
politica
,
alla
quale
gli
individui
che
le
compongono
dovrebbero
partecipare
non
solo
come
semplici
cittadini
ma
anche
come
membri
della
classe
.
Accanto
perciò
alla
Camera
o
alle
Camere
,
che
rappresentano
i
singoli
individui
o
che
sono
formate
in
modo
da
comprendere
le
migliori
attitudini
politiche
che
abbia
il
paese
,
si
vorrebbe
ora
da
molti
istituirne
un
'
altra
che
fosse
la
rappresentanza
delle
così
dette
competenze
,
ossia
in
altre
parole
delle
organizzazioni
professionali
,
con
facoltà
finora
non
bene
determinate
,
ma
ad
ogni
modo
con
partecipazione
diretta
ai
poteri
sovrani
.
Ed
in
favore
del
progetto
accennato
si
può
dire
che
esso
non
farebbe
che
dare
una
forma
legale
all
'
azione
di
una
forza
sociale
che
già
si
è
affermata
e
che
non
possiamo
distruggere
,
perché
è
impossibile
di
far
rivivere
l
'
organizzazione
economica
della
prima
metà
del
secolo
decimonono
.
Ed
è
perciò
che
molti
credono
che
sia
atto
di
sana
e
previdente
politica
l
'
attirare
i
sindacati
di
classe
nell
'
orbita
costituzionale
ammettendo
i
loro
rappresentanti
speciali
nei
Parlamenti
nei
quali
si
discutono
ed
approvano
le
leggi
,
le
imposte
e
le
pubbliche
spese
.
Ma
il
ragionamento
accennato
sarebbe
esatto
se
le
istituzioni
rappresentative
a
base
individuale
finora
prevalenti
in
tutti
i
paesi
di
civiltà
europea
,
non
avessero
tanta
elasticità
da
rendere
possibile
e
facile
a
tutte
le
nuove
forze
dirigenti
che
si
affermano
in
una
società
di
acquistare
sui
poteri
sovrani
un
'
influenza
adeguata
alla
loro
importanza
.
Sarebbe
assurdo
supporre
che
di
questa
facilità
non
si
siano
valsi
e
non
si
varranno
i
sindacati
di
mestiere
,
che
anche
col
sistema
della
rappresentanza
individuale
possono
moltissimo
influire
nella
elezione
dei
deputati
.
Abbiamo
oggi
in
proposito
il
calzante
esempio
dell
'
Inghilterra
,
dove
il
partito
del
lavoro
,
che
ha
la
sua
base
elettorale
appunto
nei
sindacati
operai
,
col
sistema
della
rappresentanza
individuale
,
sta
per
conquistare
forse
ha
già
conquistato
,
la
direzione
dello
Stato
.
Mentre
d
'
altra
parte
se
gli
inscritti
ai
sindacati
,
oltre
al
partecipare
come
cittadini
alla
formazione
della
rappresentanza
individuale
potessero
mandare
al
Parlamento
i
loro
speciali
rappresentanti
di
classe
si
avrebbe
una
doppia
manifestazione
della
stessa
forza
politica
,
la
quale
perciò
sicuramente
verrebbe
ad
assumere
una
preponderanza
superiore
alla
sua
importanza
numerica
e
diciamolo
pure
alla
sua
importanza
sociale
.
Poiché
mentre
da
un
lato
lo
sciopero
di
una
o
di
parecchie
classi
di
lavoratori
potrebbe
fermare
,
o
seriamente
intralciare
la
vita
economica
del
paese
,
dall
'
altro
l
'
azione
di
una
Camera
che
fosse
la
rappresentanza
dei
sindacati
avrebbe
in
mano
lo
strumento
legale
per
contemporaneamente
fermare
o
almeno
intralciare
la
macchina
dello
Stato
.
Lo
Stato
rappresentativo
moderno
a
base
individuale
non
è
certamente
un
organismo
politico
perfetto
,
né
potrà
durare
in
eterno
immutato
.
Ma
finora
non
ci
sono
state
organizzazioni
politiche
perfette
ed
immutabili
e
qualcheduna
che
per
un
momento
si
è
creduta
tale
ha
ricevuto
dalla
storia
una
rude
smentita
.
Però
ce
ne
sono
state
di
quelle
che
trasformandosi
hanno
reso
possibile
un
tipo
più
avanzato
di
civiltà
e
ce
ne
sono
state
delle
altre
che
dissolvendosi
hanno
reso
inevitabile
l
'
adozione
di
un
tipo
di
civiltà
molto
inferiore
a
quello
già
raggiunto
:
come
per
esempio
avvenne
dopo
la
caduta
dell
'
impero
romano
.
Or
la
sapienza
degli
uomini
di
Stato
dovrebbe
secondare
le
trasformazioni
inevitabili
evitando
ad
ogni
costo
le
crisi
violente
,
ossia
le
dissoluzioni
degli
organismi
politici
:
dovrebbe
saper
trovare
la
via
che
conduce
in
alto
,
scansando
quella
che
porta
in
basso
.
Pregio
grandissimo
del
regime
rappresentativo
è
stato
quello
di
affidare
la
direzione
della
macchina
politica
a
coloro
che
si
consideravano
legalmente
come
gli
interpreti
delle
aspirazioni
e
degli
interessi
della
collettività
.
Sarebbe
assai
difficile
che
lo
Stato
potesse
conservare
integro
questo
carattere
e
potesse
continuare
ad
esercitare
un
'
azione
coordinatrice
di
tutte
le
attività
sociali
se
una
parte
dei
poteri
fosse
attribuita
ai
rappresentanti
delle
singole
classi
.
Ed
è
perciò
che
io
per
lo
meno
vorrei
che
l
'
Italia
non
fosse
la
prima
nazione
che
facesse
l
'
esperimento
di
ammettere
come
tali
,
i
rappresentanti
dei
sindacati
di
qualunque
genere
nel
Parlamento
.
StampaQuotidiana ,
Gino
Cervi
è
tornato
a
cingere
la
gran
pancia
di
Falstaff
come
nel
1939
quando
,
della
stessa
commedia
shakespeariana
,
diede
una
non
dimenticata
interpretazione
con
la
compagnia
dell
'
Eliseo
(
la
Morelli
,
la
Pagani
,
Stoppa
;
fu
un
fatto
teatrale
che
tutti
ricordano
)
e
la
regia
di
Pietro
Sharoff
,
come
oggi
.
Gino
Cervi
ha
,
per
il
personaggio
di
Falstaff
,
un
'
inclinazione
,
diremmo
,
eroicomica
,
come
per
il
personaggio
di
Cirano
(
stabilite
,
fra
il
primo
e
il
secondo
,
le
necessarie
proporzioni
,
s
'
intende
)
.
Ma
è
un
'
inclinazione
eroicomica
di
natura
borghese
;
mi
pare
proprio
che
,
anche
sotto
la
pancia
di
Falstaff
,
come
sotto
il
giustacuore
di
Cirano
,
il
Cervi
rimanga
quel
borghese
solido
e
dimesso
,
attivista
e
bonario
che
è
nei
personaggi
in
panni
moderni
,
non
dà
mai
nei
toni
del
tenore
o
del
baritono
e
si
porta
sempre
sulle
spalle
o
,
come
ieri
sera
,
nella
pancia
posticcia
,
il
suo
bravo
carico
di
concreta
malinconia
.
La
malinconia
di
Falstaff
,
e
lo
si
sente
nelle
ultime
battute
,
è
quella
del
grassone
beffato
e
velleitario
,
scorbacchiato
e
senile
;
e
ciò
che
appunto
l
'
interprete
sottolinea
in
modo
preciso
,
senza
per
questo
mandarla
al
tragico
.
E
ci
piace
assai
più
quest
'
ombra
,
che
è
nelle
sue
parole
,
di
tutta
l
'
alta
buffoneria
che
viene
prima
,
il
pancione
nella
cesta
della
biancheria
,
il
grosso
stolto
nel
parco
di
Windsor
,
con
in
testa
le
corna
di
cervo
e
ai
reni
i
pungoli
dei
beffeggiatori
travestiti
da
folletti
e
fate
del
bosco
,
il
deluso
amatore
costretto
a
camuffarsi
da
donna
senza
per
questo
riuscire
a
evitare
le
bastonate
del
marito
geloso
.
Ora
non
vi
intratterrò
sulle
Allegre
comari
di
Windsor
grande
commedia
sanguigna
e
ambigua
(
quelle
comari
,
quelle
borghesi
di
Windsor
,
che
si
prendono
gioco
di
Falstaff
perché
come
mogli
sono
oneste
,
sì
,
ma
il
diavolo
in
corpo
ce
l
'
hanno
lo
stesso
,
sarebbe
bello
da
vedere
se
,
a
insidiare
le
loro
virtù
fosse
non
già
il
ridicolo
grassone
ma
il
bel
Fanton
,
giovane
signore
)
;
non
vi
intratterrò
su
un
testo
reso
popolare
fra
l
'
altro
dalla
musica
di
Verdi
,
su
un
testo
che
,
a
stare
alla
tradizione
,
Shakespeare
scrisse
in
quindici
giorni
per
ubbidire
a
un
ordine
della
regina
Elisabetta
.
Detto
che
forse
,
come
personaggio
,
Sir
John
Falstaff
,
gentiluomo
pingue
,
squattrinato
e
spaccone
,
è
più
realizzato
nella
prima
e
nella
seconda
parte
dell
'
Enrico
IV
,
quando
,
in
chiave
di
burla
,
il
poeta
lo
mette
persino
a
sedere
,
per
qualche
minuto
,
sul
trono
d
'
Inghilterra
,
bisogna
aggiungere
che
qui
c
'
è
,
però
,
intorno
a
lui
,
la
commedia
,
la
descrizione
beffarda
delle
due
comari
e
di
quella
signora
Quickly
,
trafficona
e
pronuba
,
mezzana
e
complice
,
e
di
quel
Franco
Ford
che
è
proprio
un
«
cocu
»
mancato
,
e
di
quella
buffa
società
provinciale
;
c
'
è
insomma
la
grande
commedia
tratta
,
nell
'
articolazione
della
sua
vicenda
,
dalla
novellistica
italiana
,
dalle
Notti
dello
Straparola
;
Shakespeare
era
nei
suoi
anni
migliori
,
gli
anni
dell
'
Amleto
e
del
Giulio
Cesare
.
Parliamo
ora
dello
spettacolo
.
I
confronti
sono
sempre
odiosi
,
come
si
sa
,
ma
in
questo
caso
è
dovere
del
critico
minimamente
aggiornato
sui
più
recenti
fatti
teatrali
italiani
,
stabilire
un
parallelo
,
per
esempio
,
fra
questa
regia
di
Sharoff
e
quella
,
firmata
da
Luigi
Squarzina
,
al
Teatro
Stabile
di
Genova
,
di
un
'
altra
commedia
shakespeariana
,
quella
Misura
per
misura
che
non
era
mai
stata
rappresentata
in
Italia
e
che
l
'
anno
scorso
il
pubblico
genovese
e
quello
romano
poterono
conoscere
.
Sì
,
Misura
per
misura
è
un
'
opera
più
macchinosa
e
complessa
e
anche
meno
logorata
dalle
interpretazioni
e
si
presta
forse
di
più
alle
escogitazioni
registiche
,
alle
invenzioni
e
alle
fantasie
di
un
estro
spettacolare
;
ma
chi
per
avventura
abbia
assistito
a
tutt
'
e
due
le
realizzazioni
,
non
potrà
non
aver
constatato
quanto
lo
spettacolo
di
Genova
fosse
più
approfondito
e
preciso
,
come
rivelasse
la
ricerca
di
uno
stile
e
di
un
significato
che
andasse
al
di
là
dell
'
interesse
melodrammatico
della
trama
,
al
nocciolo
di
quello
Shakespeare
che
,
appunto
in
Misura
per
misura
,
nel
punto
più
alto
della
commedia
,
parla
della
«
stella
che
apre
gli
ovili
»
,
al
mattino
.
Nello
spettacolo
cui
abbiamo
assistito
ieri
sera
,
con
bei
costumi
e
buone
scene
(
ma
non
tutte
,
due
o
tre
non
ci
sono
piaciute
)
dovute
a
John
More
e
a
Veniero
Colasanti
,
c
'
è
qualcosa
di
approssimativo
,
di
non
ben
fuso
,
qualcosa
che
sa
un
poco
di
«
routine
»
vecchio
stile
;
restano
intatti
,
naturalmente
,
colore
e
buffoneria
.
Ciò
va
detto
,
per
scrupolo
di
verità
,
senza
togliere
una
briciola
del
suo
merito
a
un
'
interpretazione
,
come
quella
di
Cervi
,
che
non
potrebbe
essere
più
festante
e
fastosa
,
sempre
restando
ben
raccolta
,
come
una
polpa
,
intorno
a
quel
nocciolo
d
'
umanità
di
cui
si
diceva
all
'
inizio
;
accanto
a
lui
,
nelle
parti
delle
due
comari
,
un
'
Olga
Villi
irridente
e
ammiccante
e
una
Anna
Miserocchi
sostenuta
e
cauta
,
come
portata
per
forza
alla
beffa
dal
gioco
della
commedia
;
la
signora
Quickly
di
Vittorina
Benvenuti
,
pur
efficace
,
la
si
sarebbe
voluta
più
argutamente
caratterizzata
;
pastosamente
comico
Glauco
Mauri
,
veramente
a
suo
agio
nel
personaggio
di
Ford
;
degli
altri
,
sono
da
ricordare
Adriana
Vianello
,
amorosetta
un
poco
acerba
,
Ennio
Balbo
,
Tullio
Valli
,
Raoul
Grassilli
,
Armando
Bandini
,
pittoresco
ma
un
po
'
troppo
caricato
,
Gianfranco
Ombuen
,
Alfredo
Censi
e
Renato
Mori
.
Adattamenti
musicali
di
Gian
Luca
Tocchi
e
Bruno
Nicolai
,
una
bella
coreografia
finale
e
molti
applausi
.
StampaQuotidiana ,
Uno
dei
temi
maggiormente
discussi
in
questi
ultimi
anni
fra
studiosi
che
s
'
interrogano
sullo
stato
attuale
della
democrazia
,
è
il
neocorporativismo
.
Il
tema
è
stato
dibattuto
,
a
dire
il
vero
,
più
fuori
d
'
Italia
che
nel
nostro
paese
,
ma
da
due
o
tre
anni
anche
da
noi
il
dibattito
è
cominciato
e
procede
a
ritmo
sempre
più
accelerato
.
Dopo
la
raccolta
di
saggi
,
La
società
neocorporativa
,
a
cura
di
M
.
Maraffi
,
uscita
nel
1981
presso
Il
Mulino
di
Bologna
,
sono
apparse
a
brevissima
distanza
di
tempo
,
presso
lo
stesso
editore
,
altre
due
raccolte
di
articoli
(
in
gran
parte
stranieri
)
sull
'
argomento
,
L
'
organizzazione
degli
interessi
dell
'
Europa
occidentali
(
1983
)
e
La
politica
degli
interessi
nei
paesi
industrializzati
(
1984
)
nonché
il
libro
,
ben
documentato
e
ben
ragionato
,
di
L
.
Bordogna
e
G
.
Provasi
,
Politica
,
economia
i
rappresentanza
degli
interessi
,
che
reca
un
sottotitolo
già
di
per
se
stesso
significativo
:
Uno
studio
sulle
recenti
difficoltà
delle
democrazie
occidentali
.
Ai
lettori
che
non
sono
al
corrente
del
dibattito
fra
gli
addetti
ai
lavori
e
hanno
invece
reminiscenze
storiche
in
cui
il
termine
«
corporativismo
»
è
legato
alla
dottrina
fascista
oppure
hanno
nell
'
orecchio
il
gergo
giornalistico
e
corrente
in
cui
per
società
corporativa
s
'
intende
una
società
frammentata
in
tanti
piccoli
gruppi
che
tendono
a
far
prevalere
i
loro
interessi
particolaristici
sugli
interessi
generali
,
occorre
rivolgere
due
avvertimenti
:
a
)
quando
oggi
si
parla
di
neocorporativismo
,
ci
si
riferisce
a
un
assetto
che
si
è
venuto
formando
in
società
democratiche
,
anzi
in
alcune
delle
democrazie
europee
più
avanzate
,
come
la
Svezia
,
tanto
che
è
diventata
ormai
abituale
la
distinzione
fra
corporativismo
statale
o
fascista
e
corporativismo
sociale
o
democratico
;
b
)
il
neocorporativismo
non
ha
niente
a
che
vedere
con
il
fenomeno
spesso
lamentato
,
specie
in
Italia
,
della
disgregazione
del
tessuto
sociale
in
tanti
gruppi
e
gruppuscoli
rivali
,
le
cui
rivendicazioni
indisciplinate
e
quindi
imprevedibili
rendono
sempre
più
difficile
il
governo
della
società
globale
.
Anzi
,
in
un
certo
senso
,
è
proprio
l
'
opposto
:
si
chiama
oggi
assetto
neocorporativo
quello
in
cui
si
è
formata
la
massima
concentrazione
delle
organizzazioni
degli
interessi
(
volgarmente
i
sindacati
)
e
queste
organizzazioni
prendono
decisioni
collettive
di
grande
rilievo
per
tutta
la
società
attraverso
i
loro
rappresentanti
al
vertice
insieme
con
organi
del
governo
.
Per
capire
la
ragione
di
questa
terminologia
che
può
apparire
ad
alcuni
fuorviante
,
bisogna
rendersi
conto
che
per
«
corporativismo
»
in
generale
nel
linguaggio
tecnico
ormai
consolidato
s
'
intendono
principalmente
due
cose
:
a
)
una
dottrina
che
propugna
la
collaborazione
delle
due
grandi
classi
antagonistiche
dei
datori
di
lavoro
e
dei
lavoratori
,
anziché
il
conflitto
permanente
risolto
di
volta
in
volta
con
aggiustamenti
non
solo
dei
contenuti
ma
anche
delle
regole
di
gioco
,
oppure
la
sopraffazione
di
una
classe
sull
'
altra
;
b
)
uno
strumento
istituzionale
fondamentale
,
consistente
nella
sostituzione
della
rappresentanza
immediata
degli
interessi
particolari
in
contrasto
,
detta
anche
rappresentanza
corporativa
,
alla
rappresentanza
politica
,
propria
della
democrazia
rappresentativa
,
in
cui
l
'
eletto
,
non
vincolato
al
mandato
dei
suoi
elettori
,
deve
provvedere
esclusivamente
agli
interessi
generali
.
Varie
sono
le
ragioni
per
cui
in
Italia
il
dibattito
sul
neocorporativismo
ha
stentato
a
farsi
strada
.
Anzitutto
,
vi
è
una
questione
di
principio
:
la
dottrina
liberale
democratica
italiana
ha
costantemente
rifiutato
di
riconoscere
la
legittimità
di
una
rappresentanza
degli
interessi
accanto
a
quella
politica
,
e
ne
è
prova
la
nostra
Costituzione
che
l
'
ha
relegata
in
un
istituto
secondario
,
il
Consiglio
nazionale
dell
'
economia
e
del
lavoro
,
che
ha
potere
unicamente
consultivo
,
e
che
,
oltretutto
,
è
nato
morto
,
e
non
appena
risuscitato
,
è
subito
rimorto
.
In
secondo
luogo
sono
da
prendere
in
considerazione
le
condizioni
stesse
in
cui
si
è
svolto
in
questi
anni
in
Italia
il
conflitto
sociale
,
ben
di
verso
,
almeno
sino
ad
ora
,
da
quello
dei
paesi
in
cui
si
è
venuto
assestando
a
poco
a
poco
nel
dopoguerra
un
sistema
neocorporativo
.
Questo
esiste
soltanto
nei
paesi
in
cui
vi
è
stato
un
forte
partito
socialdemocratico
,
tanto
forte
da
essere
diventato
per
periodi
più
o
meno
lunghi
partito
di
governo
,
il
partito
che
è
stato
chiamato
del
«
compromesso
»
,
ovvero
dell
'
accettazione
temporanea
del
sistema
capitalistico
corretto
da
politiche
redistributive
.
In
Italia
il
più
forte
partito
della
classe
operaia
non
è
e
non
vuole
essere
un
partito
socialdemocratico
e
nulla
vi
è
di
più
estraneo
alla
sua
«
filosofia
»
e
a
quella
dei
maggiori
sindacati
,
anche
di
quelli
di
matrice
non
comunista
,
che
l
'
idea
del
compromesso
sociale
,
da
non
confondersi
con
il
compromesso
politico
,
che
invece
è
parte
integrante
della
strategia
del
partito
comunista
(
ma
la
differenza
fra
i
due
tipi
di
compromesso
richiederebbe
un
lungo
discorso
che
rimando
ad
altra
occasione
)
.
Dal
punto
di
vista
del
sistema
politico
nel
suo
complesso
,
l
'
assetto
neocorporativo
rappresenta
uno
spostamento
del
luogo
classico
delle
decisioni
collettive
,
che
in
un
sistema
parlamentare
risiede
nel
Parlamento
e
nel
governo
,
mentre
nell
'
assetto
neocorporativo
la
decisione
è
presa
al
di
fuori
del
parlamento
e
del
governo
,
che
rappresenta
,
nella
più
favorevole
delle
ipotesi
,
solo
una
delle
due
parti
in
conflitto
.
Di
questi
due
sistemi
decisionali
,
il
primo
è
completamente
istituzionalizzato
,
l
'
altro
è
un
sistema
ancora
debolmente
o
non
affatto
istituzionalizzato
che
,
emerso
a
poco
a
poco
dalla
società
civile
,
costituisce
uno
dei
fenomeni
più
appariscenti
della
«
trasformazione
»
della
democrazia
tuttora
in
corso
.
A
un
fenomeno
di
questo
genere
non
può
non
far
pensare
il
contrasto
che
si
è
avuto
qualche
mese
fa
in
Italia
fra
governo
e
opposizione
rispetto
al
modo
di
prendere
la
decisione
sul
costo
del
lavoro
.
Si
è
trattato
infatti
di
un
contrasto
fra
due
procedure
alternative
per
la
formazione
delle
decisioni
collettive
:
mediante
accordo
fra
le
parti
in
cui
lo
Stato
entra
soltanto
come
mediatore
,
oppure
attraverso
la
formazione
della
maggioranza
nella
sede
propria
della
rappresentanza
politica
.
Si
potrebbe
parlare
addirittura
di
una
vera
e
propria
forma
di
«
doppio
Stato
»
,
non
nel
senso
del
contrasto
fra
Stato
normativo
e
Stato
discrezionale
,
analizzato
a
suo
tempo
da
Ernst
Fraenkel
,
ma
nel
senso
del
contrasto
fra
due
procedure
di
decisione
,
che
si
escludono
a
vicenda
,
pur
essendo
entrambe
compatibili
,
sui
principi
fondamentali
della
democrazia
,
secondo
la
quale
una
decisione
collettiva
deve
essere
legittimata
in
ultima
istanza
dal
consenso
diretto
o
indiretto
degli
interessati
.
StampaQuotidiana ,
La
prima
origine
della
importanza
assunta
dai
sindacati
professionali
si
deve
ricercare
nello
sviluppo
della
grande
industria
,
che
,
rendendo
necessaria
la
riunione
di
un
gran
numero
di
lavoratori
nella
stessa
fabbrica
,
ha
reso
loro
più
facile
di
associarsi
per
la
tutela
dei
comuni
interessi
.
Ma
,
oltre
a
questo
fattore
,
ve
n
'
è
un
altro
sul
quale
non
è
superfluo
di
richiamare
ancora
una
volta
l
'
attenzione
del
pubblico
e
dei
governanti
.
Questo
fattore
consiste
,
come
ho
già
fin
dal
1907
accennato
nelle
colonne
del
«
Corriere
»
,
in
quella
trasformazione
che
,
sopra
tutto
nelle
regioni
dove
prevale
la
civiltà
europea
,
hanno
subito
le
economie
nazionali
e
private
in
seguito
alla
larga
applicazione
delle
scoperte
per
le
quali
sarà
sempre
segnalato
nella
storia
il
secolo
decimonono
.
Per
citare
alcuni
esempi
,
è
certo
che
l
'
adozione
del
gas
per
l
'
illuminazione
e
le
cucine
del
vapore
per
le
ferrovie
e
le
navi
,
della
luce
elettrica
per
l
'
illuminazione
e
della
forza
elettrica
per
i
trams
,
ha
profondamente
modificato
,
sopra
tutto
nelle
grandi
città
il
nostro
tenore
di
vita
creando
nuovi
bisogni
,
sviluppando
quelli
vecchi
e
cambiando
radicalmente
i
mezzi
con
i
quali
soddisfiamo
i
nuovi
ed
i
vecchi
.
Fino
ad
un
secolo
fa
chi
doveva
viaggiare
,
quando
non
voleva
servirsi
delle
regie
poste
di
cavalli
,
lo
poteva
fare
con
una
carrozza
propria
o
con
quella
che
affittava
presso
uno
dei
tanti
intrapenditori
di
trasporti
,
ed
i
viaggi
brevi
la
povera
gente
li
faceva
a
piedi
o
pigiata
in
scomodissimi
carri
.
Oggi
i
ricchi
vanno
in
prima
classe
,
i
poveri
in
terza
,
ma
tutti
fanno
uso
della
ferrovia
,
senza
la
quale
riuscirebbe
impossibile
l
'
approvvigionamento
di
quasi
tutti
i
grandi
centri
della
popolosa
Europa
occidentale
.
Quaranta
o
cinquanta
anni
addietro
ognuno
comprava
dal
bottegaio
più
vicino
l
'
olio
od
il
petrolio
per
l
'
illuminazione
ed
il
carbone
per
cuocere
le
vivande
,
oggi
quasi
dappertutto
sono
rare
le
case
nelle
quali
non
vi
sia
l
'
impianto
per
la
luce
elettrica
ed
è
molto
diffuso
per
le
cucine
l
'
uso
del
gas
.
Nello
stesso
tempo
lo
sviluppo
preso
dalle
grandi
città
ha
reso
indispensabile
l
'
uso
del
tram
elettrico
e
la
navigazione
a
vapore
ha
sostituito
quasi
intieramente
l
'
antico
bastimento
a
vela
ed
ha
fatto
sì
che
un
numero
relativamente
piccolo
di
grandi
compagnie
di
navigazione
abbia
concentrato
in
sé
quasi
tutta
l
'
industria
dei
trasporti
marittimi
tanto
per
quel
che
riguarda
i
viaggiatori
che
per
le
merci
.
Ora
tutto
ciò
non
è
avvenuto
senza
che
una
profonda
modificazione
si
sia
introdotta
nel
meccanismo
degli
scambi
tanto
di
derrate
che
di
servizi
.
All
'
antica
forma
di
scambio
,
che
lasciava
all
'
individuo
che
cercava
la
merce
od
il
servizio
la
libera
scelta
dell
'
individuo
coattivo
fra
tutti
gli
individui
,
che
hanno
bisogno
di
quel
dato
servizio
o
di
quella
data
merce
,
e
la
classe
,
organizzata
od
organizzabile
,
che
sola
li
può
offrire
.
E
ciò
fa
sì
che
ogni
classe
di
lavoratori
che
ha
il
monopolio
di
un
servizio
necessario
o
di
una
merce
indispensabile
,
come
sarebbe
ad
esempio
il
carbon
fossile
,
può
,
incrociando
semplicemente
le
braccia
,
mettere
la
società
intiera
in
grandissimo
imbarazzo
.
Infatti
si
sa
da
tutti
che
,
nelle
grandi
città
d
'
Europa
e
d
'
America
,
la
vita
diventerebbe
molto
difficile
se
per
un
mese
soltanto
le
ferrovie
,
i
tram
e
le
officine
del
gas
e
della
luce
elettrica
cessassero
di
funzionare
e
si
sa
pure
che
qualche
grande
nazione
,
come
ad
esempio
la
potentissima
Inghilterra
,
non
potrebbe
materialmente
più
vivere
se
per
tre
o
quattro
mesi
s
'
interrompessero
le
linee
di
navigazione
che
la
congiungono
col
resto
del
mondo
o
se
si
chiudessero
le
sue
miniere
di
carbone
.
Non
può
destar
maraviglia
che
le
varie
classi
di
lavoratori
,
le
quali
hanno
il
monopolio
uno
dei
servizi
accennati
o
della
produzione
di
una
delle
derrate
indispensabili
,
abbiano
compreso
quanto
sia
potente
l
'
arma
che
hanno
nelle
mani
;
ed
abbiamo
visto
testé
in
Inghilterra
una
di
queste
classi
spalleggiata
da
altre
,
costringere
il
Governo
a
concedere
notevoli
vantaggi
pecuniarii
ai
propri
membri
con
grave
sacrificio
della
pubblica
finanza
.
Avendo
in
mano
mezzi
d
'
influenza
sociale
così
efficaci
come
quelli
che
ho
accennate
,
è
quasi
naturale
che
i
sindacati
tentino
di
servirsene
per
fare
pressione
sui
pubblici
poteri
.
Siamo
quindi
davanti
ad
uno
stato
di
cose
che
non
è
più
lecito
d
'
ignorare
o
trascurare
ed
è
anzi
necessario
che
non
solo
i
governanti
,
ma
anche
tutti
coloro
che
s
'
interessano
all
'
avvenire
del
proprio
paese
,
si
rendano
perfettamente
conto
della
gravità
della
quistione
,
perché
l
'
impreparazione
od
una
preparazione
incompleta
potrebbe
condurci
a
qualche
passo
falso
al
quale
poi
sarebbe
molto
difficile
di
rimediare
.
Or
i
problemi
che
oggi
presenta
la
grave
e
complessa
questione
relativa
alla
condotta
che
lo
Stato
,
nei
paesi
retti
col
sistema
rappresentativo
dovrebbe
tenere
rispetto
ai
sindacati
dei
lavoratori
,
possono
ridursi
a
quattro
:
Il
primo
concerne
il
riconoscimento
ufficiale
dei
sindacati
,
concedendo
loro
la
personalità
giuridica
.
Il
secondo
è
quello
relativo
alla
unità
od
alla
molteplicità
dei
sindacati
fra
i
lavoratori
addetti
ad
un
determinato
servizio
o
alla
produzione
di
una
determinata
derrata
.
Il
terzo
riguarda
l
'
obbligatorietà
della
inscrizione
ad
un
sindacato
di
tutti
i
lavoratori
che
esercitano
la
stessa
professione
o
lo
stesso
mestiere
.
Ed
il
quarto
finalmente
,
consiste
nell
'
esame
della
convenienza
o
no
di
concedere
ai
rappresentanti
speciali
dei
sindacati
di
entrare
nelle
assemblee
che
esercitano
il
potere
legislativo
.
Ognuno
di
questi
problemi
è
così
vasto
e
complesso
che
potrebbe
essere
svolto
in
un
articolo
a
parte
;
mi
limiterò
quindi
ad
accennare
i
criteri
fondamentali
,
seguendo
e
sviluppando
i
quali
si
potrebbe
arrivare
ad
una
soddisfacente
soluzione
.
Ed
in
primo
luogo
crederci
necessario
,
od
almeno
opportuno
,
di
concedere
il
riconoscimento
legale
e
la
personalità
giuridica
a
tutti
quei
sindacati
che
la
chiedessero
,
preferibilmente
subordinando
la
concessione
alla
dimostrazione
di
possedere
un
certo
patrimonio
investito
sia
in
immobili
che
in
titoli
di
Stato
o
in
depositi
presso
le
Casse
di
risparmio
.
In
questo
modo
si
accrescerebbe
il
senso
della
responsabilità
nei
dirigenti
dei
sindacati
e
la
prudenza
nei
loro
seguaci
,
e
si
avrebbe
una
seria
garanzia
nei
casi
di
inadempimento
di
uno
di
quei
contratti
collettivi
di
lavoro
che
ora
cominciano
a
diventare
frequenti
.
In
secondo
luogo
non
troverei
nessuna
ragione
per
ostacolare
o
non
riconoscere
la
molteplicità
dei
sindacati
fra
gli
esercenti
della
stessa
professione
o
del
medesimo
mestiere
.
Si
obbietterà
che
in
questo
modo
si
avranno
,
come
si
sono
avuti
,
dei
sindacati
di
partito
,
composti
cioè
da
coloro
che
seguono
un
dato
indirizzo
politico
.
Ma
bisogna
riflettere
che
è
impossibile
di
escludere
la
politica
dal
movimento
sindacale
perché
esso
necessariamente
mirerà
sempre
a
far
pressione
sulla
società
,
e
quindi
sullo
Stato
che
ne
rappresenta
e
tutela
gli
interessi
,
per
aumentare
i
benefizi
delle
classi
sindacate
.
Date
queste
condizioni
,
è
preferibile
che
la
pressione
sia
possibilmente
suddivisa
,
anziché
affidata
ad
un
solo
organismo
.
Tanto
più
che
alle
volte
gli
interessi
e
le
vedute
proprie
di
un
dato
partito
possono
temperare
la
soverchia
vivacità
degli
interessi
professionali
.
Non
ammetterei
poi
in
niun
modo
e
con
nessun
temperamento
una
riforma
che
,
abolendo
una
delle
migliori
conquiste
della
Rivoluzione
francese
,
cioè
la
libertà
di
lavoro
,
imponesse
il
sindacato
obbligatorio
;
ossia
rendesse
necessaria
l
'
inscrizione
in
una
associazione
sindacale
per
potere
esercitare
un
dato
mestiere
.
Lo
Stato
mancherebbe
ad
uno
dei
suoi
precisi
doveri
,
che
consiste
nel
tutelare
l
'
individuo
contro
ogni
forma
di
coazione
privata
,
se
permettesse
che
la
sussistenza
di
un
uomo
o
di
una
famiglia
restasse
in
balia
dei
dirigenti
di
un
'
associazione
la
quale
potrebbe
ammettere
o
non
ammettere
nel
proprio
seno
i
postulanti
,
e
potrebbe
espellere
tutti
coloro
che
riputasse
per
una
ragione
qualsiasi
indesiderabili
condannandoli
a
non
potere
più
fare
uso
delle
proprie
braccia
e
della
propria
capacità
.
Se
ciò
avvenisse
sarebbe
il
principio
dello
sfacelo
delle
istituzioni
politiche
e
sociali
presenti
.
Poiché
il
monopolio
dei
sindacati
non
avrebbe
più
alcun
freno
ed
i
loro
capi
,
sicuri
ormai
della
ferrea
disciplina
dei
seguaci
,
potrebbero
trattare
da
pari
a
pari
coi
rappresentanti
dello
Stato
come
i
baroni
del
Medio
Evo
trattavano
con
i
Re
.
Né
meno
grave
si
presenta
l
'
ultima
questione
,
ossia
quella
relativa
alla
rappresentanza
politica
dei
sindacati
.
Se
i
membri
di
essi
ne
fossero
oggi
privi
si
potrebbe
affermare
che
è
cattiva
politica
il
negare
ad
una
nuova
forza
sociale
ogni
partecipazione
ai
poteri
sovrani
,
ma
,
dove
si
è
già
adottato
il
suffragio
universale
,
gli
ascritti
ai
sindacati
sono
già
elettori
,
e
se
votano
compatti
,
come
è
presumibile
,
essi
,
anche
con
la
rappresentanza
individuale
ora
in
vigore
,
possono
potentemente
influire
sull
'
assemblea
elettiva
;
giacché
non
vi
è
candidato
né
partito
politico
che
non
sentano
l
'
influenza
di
un
gruppo
elettorale
numeroso
e
disciplinato
e
perciò
capace
di
fare
traboccare
la
bilancia
in
loro
favore
.
Accoppiando
la
rappresentanza
di
classe
a
quella
individuale
nelle
assemblee
legislative
si
darebbe
da
un
lato
un
'
arma
efficacisSima
ai
sindacati
,
poiché
i
loro
rappresentanti
avrebbero
il
mandato
imperativo
di
tutelare
gli
interessi
sindacali
,
senza
assicurare
l
'
indipendenza
degli
elementi
scelti
col
vecchio
sistema
individuale
,
che
dovrebbero
avere
la
missione
di
tutelare
quelli
della
collettività
.
Ed
è
perciò
che
se
si
vorrà
in
Italia
dare
ad
ogni
costo
una
rappresentanza
politica
ai
sindacati
sarebbe
meno
male
l
'
aggregare
questa
rappresentanza
al
Senato
,
avendo
cura
che
essa
non
ne
formi
la
maggioranza
,
anziché
alla
Camera
elettiva
.
I
senatori
infatti
sono
nominati
a
vita
e
non
hanno
quindi
da
temere
per
la
loro
rielezione
.
È
stato
di
recente
pubblicato
un
libro
del
professore
Gaspare
Ambrosini
sui
sindacati
,
i
consigli
tecnici
ed
i
Parlamentari
politici
.
Sarebbe
opportuno
che
esso
fosse
letto
e
meditato
nel
momento
attuale
.
In
sostanza
l
'
Ambrosini
fa
uno
studio
sulle
costituzioni
più
recenti
e
dimostra
che
finora
in
nessun
paese
i
sindacati
hanno
potuto
ottenere
una
partecipazione
legale
ai
poteri
sovrani
.
In
Germania
la
nuova
costituzione
stabilisce
la
formazione
di
un
consiglio
economico
,
formato
dai
rappresentanti
dei
sindacati
dei
padroni
e
degli
operai
,
ma
esso
ha
solo
funzioni
consultive
ed
inoltre
ha
facoltà
di
proporre
al
Reichstag
disegni
di
legge
solo
sulle
quistioni
riguardanti
la
legislazione
del
lavoro
.
Nella
stessa
Russia
bolscevica
i
Soviet
non
sono
nominati
dai
sindacati
ma
dalle
altre
categorie
di
lavoratori
,
che
sono
le
sole
che
colà
sono
riguardate
come
tali
,
cioè
gli
operai
della
città
,
i
contadini
ed
i
soldati
.
Ma
l
'
Ambrosini
si
affretta
ad
aggiungere
che
praticamente
i
Soviet
sono
un
'
emanazione
del
partito
comunista
,
che
è
la
sola
organizzazione
politica
la
quale
effettivamente
governi
nell
'
antico
impero
degli
Czar
.
Nel
1919
i
sindacati
russi
avevano
richiesto
di
essere
riconosciuti
come
organi
economici
dello
Stato
,
ma
Lenin
allora
cercò
di
rimandare
ogni
decisione
e
nel
marzo
del
1921
fece
approvare
dal
decimo
congresso
del
partito
comunista
una
mozione
in
base
alla
quale
si
stabiliva
che
sarebbe
stato
un
errore
politico
la
trasformazione
rapida
dei
sindacati
in
organi
dello
Stato
e
che
essi
per
ora
dovevano
limitarsi
ad
essere
scuole
di
comunismo
.
Se
ora
per
ciò
in
Italia
si
concederà
la
partecipazione
dei
rappresentanti
dei
sindacati
allo
assemblee
politiche
,
il
nostro
paese
sarebbe
il
primo
ad
attuare
una
riforma
capace
di
cambiare
profondamente
l
'
organizzazione
dei
pubblici
poteri
e
della
quale
gravi
potrebbero
essere
le
conseguenze
in
un
non
lontano
avvenire
.
E
ciò
da
una
parte
potrebbe
essere
un
onore
,
ma
potrebbe
anche
costituire
un
grave
pericolo
.
Io
credo
infatti
che
se
i
sindacati
riuscissero
ad
assumere
il
potere
legislativo
,
o
ad
esercitare
una
pressione
abbastanza
forte
sopra
di
esso
,
gli
interessi
delle
singole
classi
prevarrebbero
su
quelli
della
collettività
e
si
avrebbe
in
sostanza
la
rivolta
delle
membra
contro
lo
stomaco
e
soprattutto
contro
il
cervello
.
La
plebe
di
Roma
antica
dié
prova
di
un
gran
senno
politico
quando
comprese
il
significato
dell
'
apologo
di
Menenio
Agrippa
;
ne
avrebbero
altrettanto
i
nostri
sindacati
operai
?
È
lecito
dubitarne
finché
la
mentalità
odierna
delle
nostre
classi
lavoratrici
non
sarà
modificata
,
finché
i
loro
intelletti
non
saranno
«
realmente
»
sgombrati
da
una
dottrina
che
è
stata
ormai
da
più
di
mezzo
secolo
ad
essi
inculcata
;
secondo
la
quale
la
produzione
economica
sarebbe
dovuta
all
'
opera
«
esclusiva
»
di
coloro
che
corrono
a
crearla
col
loro
lavoro
manuale
.
StampaQuotidiana ,
Esiste
,
da
lunedì
scorso
,
sul
palcoscenico
d
'
un
teatro
d
'
Italia
,
un
misterioso
dramma
,
che
si
è
presentato
senza
clamore
,
senza
alone
mondano
intorno
,
senza
cicaleccio
snobistico
,
senza
brusio
di
scandalo
,
senza
che
nessuno
citasse
Proust
o
Pierre
Choderlos
De
Laclos
(
che
in
genere
non
c
'
entrano
per
niente
e
in
questo
caso
poi
meno
che
mai
,
ma
sono
nomi
grati
al
palato
dei
letterati
che
frequentano
,
fingendo
di
snobbarle
,
le
sale
di
spettacolo
)
.
Esiste
questo
dramma
,
nella
sua
realizzazione
scenica
,
da
lunedì
scorso
e
noi
siamo
ben
lieti
che
questo
accada
:
è
un
dramma
,
intendiamoci
,
non
perfetto
,
che
può
dare
persino
la
sensazione
di
qualcosa
di
non
finito
,
d
'
oscuro
,
di
chiuso
nella
notte
d
'
una
fatica
creativa
ancora
non
placata
.
È
La
Giustizia
di
Giuseppe
Dessì
,
che
si
rappresenta
in
questi
giorni
al
Teatro
Stabile
di
Torino
,
con
la
regia
di
Giacomo
Colli
,
primo
testo
drammatico
di
un
narratore
che
al
teatro
non
s
'
era
avvicinato
mai
e
che
lo
ha
fatto
ora
,
non
per
vanità
o
per
desiderio
di
facile
fama
,
ma
proprio
perché
la
natura
dei
fatti
che
s
'
era
accinto
a
narrare
lo
ha
irresistibilmente
portato
verso
una
ribalta
.
La
Giustizia
,
è
lo
stesso
Dessì
che
lo
scrive
,
stava
lentamente
nascendo
come
lungo
racconto
.
Ma
quei
personaggi
,
quella
gente
d
'
un
paese
del
centro
della
Sardegna
,
presi
nel
vortice
d
'
una
inchiesta
giudiziaria
che
scava
faticosamente
nel
passato
,
alla
ricerca
del
responsabile
d
'
un
delitto
consumato
quindici
anni
prima
,
non
sopportavano
d
'
essere
chiusi
entro
certi
schemi
narrativi
,
volevano
a
tutti
i
costi
parlare
,
muoversi
,
agire
.
«
Infatti
ciò
che
mi
piaceva
,
nel
mio
racconto
o
romanzo
che
fosse
,
era
il
dialogo
.
Là
,
nel
dialogo
,
il
tono
era
giusto
»
.
Genesi
dell
'
opera
che
all
'
occhio
dello
spettatore
si
fa
chiara
solo
che
egli
pensi
come
i
fatti
rappresentati
siano
tolti
di
peso
dai
rapporti
di
un
giudice
istruttore
;
e
che
corrispondono
,
nella
loro
apparenza
esteriore
,
a
fatti
realmente
accaduti
.
In
un
paese
primitivo
,
fra
i
monti
della
Gallura
,
una
ragazza
,
una
piccola
serva
di
diciassette
anni
,
ha
un
giorno
una
visione
terrificante
:
vede
,
in
un
boschetto
dietro
le
case
,
col
volto
squarciato
e
coperto
di
sangue
,
la
vecchia
madre
delle
sue
padrone
,
due
tetre
sorelle
invecchiate
nel
silenzio
,
nel
sospetto
e
in
una
squallida
avarizia
da
poveri
;
la
vecchia
della
visione
,
in
quella
sua
agonia
,
pronuncia
dei
nomi
,
che
sembrano
altrettante
accuse
.
Il
delitto
è
accaduto
,
in
realtà
,
ma
quindici
anni
prima
.
Una
lunga
indagine
era
stata
condotta
dal
maresciallo
dei
carabinieri
allora
di
stanza
nel
paese
;
e
un
grosso
fascicolo
istruttorio
s
'
era
di
giorno
in
giorno
gonfiato
sul
tavolo
di
un
giudice
.
Un
uomo
del
paese
,
vicino
di
casa
delle
due
sorelle
,
era
stato
accusato
dell
'
assassinio
,
aveva
subito
dieci
mesi
di
carcere
preventivo
,
poi
era
stato
prosciolto
.
E
la
macchia
del
delitto
impunito
,
era
restata
sulla
comunità
.
La
visione
della
ragazza
(
che
può
sembrare
frutto
di
isteria
ma
in
realtà
non
lo
è
,
come
si
vedrà
poi
nello
sviluppo
del
dramma
)
rimette
tutto
in
discussione
,
l
'
indagine
e
l
'
istruttoria
sul
vecchio
crimine
vengono
riprese
dal
nuovo
maresciallo
e
da
un
altro
giudice
.
Ecco
:
non
accade
molto
di
più
e
trattandosi
,
poi
,
nella
sua
costruzione
esteriore
,
d
'
un
dramma
di
«
suspense
»
,
non
è
bene
rivelare
gli
scioglimenti
dei
fatti
ai
lettori
che
possono
domani
diventare
spettatori
.
Ma
ciò
che
conta
,
qui
,
è
la
rappresentazione
corale
di
quella
società
primitiva
;
è
,
per
quanto
concerne
l
'
indagine
nelle
coscienze
,
il
,
senso
che
ne
scaturisce
,
di
colpe
antichissime
,
di
torti
remoti
e
reciproci
,
mai
perdonati
né
risarciti
;
è
l
'
immagine
della
solitudine
umana
,
dell
'
incomprensione
,
dell
'
innocenza
tradita
sulla
terra
indifferente
,
nel
paesaggio
nemico
:
il
sacrificio
di
Abele
(
ma
un
Abele
non
scevro
di
colpe
)
che
si
ripete
in
un
mondo
restato
alle
lontananze
mitiche
del
Vecchio
Testamento
.
(
Ed
è
Italia
di
oggi
)
.
Tutto
ciò
è
ottenuto
con
una
semplicità
di
linguaggio
che
prende
dalla
cronaca
,
dalla
grande
inchiesta
oggettiva
,
il
suo
passo
perento
rio
,
perché
condizionato
dai
fatti
.
E
con
tutto
ciò
,
nonostante
questa
chiarezza
,
insieme
fredda
e
accalorata
,
proprio
da
requisitoria
di
giudice
istruttore
,
l
'
opera
resta
misteriosa
,
serrata
in
un
grumo
d
'
ombra
,
un
segno
simbolico
sul
muro
d
'
una
catacomba
;
che
è
,
mi
pare
,
la
prova
della
sua
qualità
.
Aggiungi
a
questi
dati
positivi
uno
spettacolo
,
rigoroso
,
austero
,
non
ancora
perfetto
in
certe
parti
accessorie
,
ma
significativo
nella
sua
aderenza
al
testo
;
aggiungi
quella
scena
di
Michele
Scandella
,
un
miracolo
di
prospettive
poetiche
(
oltre
che
un
miracolo
tecnico
,
dato
il
minuscolo
palcoscenico
del
Gobetti
,
sul
quale
riescono
a
muoversi
più
di
una
trentina
di
personaggi
)
;
e
l
'
interpretazione
sobria
,
patita
,
piena
di
umiltà
e
di
malinconia
,
di
Gianni
Santuccio
;
la
potente
figurazione
ieratica
di
Paola
Borboni
;
la
caratterizzazione
di
Gina
Sammarco
;
il
prodigarsi
di
tutti
gli
altri
,
da
Mario
Bardella
a
Giulio
Oppi
.
Insomma
,
un
risultato
.
Ora
,
si
pensi
che
il
dramma
di
Dessì
fu
pubblicato
su
«
Botteghe
Oscure
»
nel
1948;
e
che
ci
ha
messo
dieci
anni
per
arrivare
a
una
ribalta
.
Altro
che
far
polemiche
sui
giornali
;
se
dipendesse
da
noi
,
manderemmo
i
pezzi
grossi
del
teatro
italiano
,
gli
alti
papaveri
impresariali
,
in
viaggio
d
'
istruzione
per
l
'
Italia
,
paese
che
hanno
dimostrato
,
ad
usura
,
di
non
conoscere
.