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UCCIDE IL SUO PASSATO IL DRAGONE BETTOLIERE ( De Monticelli Roberto , 1958 )
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L ' estro del poeta di Eugene O ' Neill , presentato ieri sera all ' Odeon dalla compagnia Ricci - Magni , con la regia di Virginio Puecher , non è l ' ultima opera del drammaturgo americano . L ' ultimo suo testo è quella Luna per i bastardi che venne presentata in Italia nella scorsa stagione ; se ne ebbe un ' edizione a Milano , al Convegno , e una , americana , a Spoleto , per il Festival dei due Mondi . L ' estro del poeta è l ' unico dramma , di un ciclo di nove dedicato alla storia di una famiglia americana di origine irlandese , che O ' Neill abbia salvato dalla distruzione dei suoi manoscritti incompiuti , prima di morire . È di pochi giorni fa la sua presentazione a Broadway . Diciamo subito che è un ' opera riuscita , non soltanto per ciò che vuol significare nella complessa tematica di O ' Neill e di quel grugno autobiografico , in quel groviglio di storie di famiglia che caratterizza la sua produzione degli ultimi anni ; ma soprattutto per la felice rappresentazione del personaggio protagonista , di quel Cornelius Melody , che sembra vivere autonomo , staccato dal dramma , tanto è prepotente e vivo come creazione . Chi è Cornelius Melody ? È il figlio di un bettoliere irlandese , arricchitosi a furia di strozzinaggio e ruberie ; nato in un castello , proprio come il rampollo di un aristocratico , Cornelius Melody diventa , nell ' Inghilterra che si batte contro Napoleone , un brillante ufficiale dei dragoni di Wellington . La battaglia di Talavera in Spagna , eroismi , duelli , sbronze e amori . Ma il dramma ci presenta l ' ex - ufficiale dei dragoni di sua Maestà quando , andato completamente in malora , invecchiato e intristito nell ' alcool , è ridotto a gestire , con la moglie e la figlia , una miserabile locanda nei pressi di Boston . Della nuova società , che sta sorgendo , mercantile e attivista , il relitto di Talavera è , naturalmente , un escluso . Lo irrita persino la presenza della moglie , che non è altro che una contadina irlandese , ex - bella ragazza , succuba e innamoratissima di lui ; la figlia , poi , è tutta ribellione e protesta contro quel padre ubriacone e gigione , che declama Byron contemplandosi malinconicamente negli specchi tarlati della locanda , non paga i fornitori per mantenere , simbolo del suo passato splendore , una cavalla purosangue , in sella alla quale si pavoneggia fra i sogghigni della zotica gente dei dintorni : quel padre che poi , quando cade l ' anniversario della famosa battaglia di Talavera , tira fuori da un baule la fiammante divisa rossa dei dragoni di Wellington , l ' indossa e offre da bere a tutti gli scrocconi del villaggio . Il dramma , lungo e complesso - nell ' edizione di ieri sera è stato abbondantemente tagliato - rappresenta il brusco risveglio alla realtà di Cornelius Melody , la sua rinuncia a quell ' illusoria immagine di sé . Perché , innamoratasi la figlia di un giovane , ospite della locanda , figlio ribelle ( e toccato anche lui dall ' « estro del poeta » ) di un riccone di Boston , egli fa ignominiosamente scacciare un inviato di costui , che voleva costringerlo ad accettare una somma perché la ragazza rinunciasse a qualsiasi pretesa sul giovanotto : e caracolla poi a sfidare a duello il riccone , riuscendo solo ad azzuffarsi coi suoi domestici e a farsi bastonare dalla polizia . È allora che capisce : pesto e sanguinante , simile a un grande « clown » nella fiammante uniforme dei dragoni , scende nella stalla e con un colpo di pistola uccide la cavalla , segno araldico , ben si potrebbe dire , del suo passato , immagine di una stagione irripetibile . Il gesto equivale a un suicidio , così l ' eroe di Talavera si è ucciso , resta l ' oste ubriacone e volgare che parla con forte accento dialettale e tracanna whisky con gli scrocconi del paese . Alla figlia , intanto , è riuscito di conquistarsi il suo ragazzo , ma ora s ' accorge che quell ' immagine byroniana del padre e i ricordi del passato , tutto ciò che insomma è stato fino a quel momento oggetto del suo odio , faceva anche parte del suo orgoglio ; e in ciò sta il risvolto psicologico più interessante di questo personaggio , che ha una sua carica singolare . In ciò sta anche , a nostro parere , il significato ultimo del dramma : il declinare , in un ' aria di tramonto , di certi valori , il brutale assorbimento , in una società nuova , nell ' America del primo Ottocento , di una società di immigrati ancora raffinatamente europei , con le loro illusioni , gli effimeri pennacchi , gli estri poetici e le cavalle purosangue . Il dramma è , come spesso in O ' Neill , assai più verboso di quanto occorrerebbe ; pieno di compiacenze , anche l ' autore si guarda spesso allo specchio , come l ' ex - ufficiale dei dragoni . Ma c ' è quel personaggio centrale che da solo vale tutta l ' opera ; c ' è la precisa costruzione di tutti gli altri personaggi , in primo luogo la figlia e la moglie del protagonista ; c ' è un romanticismo acceso , una passionalità veemente , che rompe talvolta gli argini della misura , ma O ' Neill è così , si sa . A non contare , poi , l ' aspra , efficace teatralità , da vecchio lupo di palcoscenico , che fa da cemento , pur fra tanto fiume di parole , ai quattro lunghi atti . La regia di Virginio Puecher non ci è parsa proprio felice , tutta puntata su una specie di dinamismo drammatico , un alto effettismo vocale , degli attori . Perché ? Che bisogno c ' era ? Questo non è un dramma realistico , questo è un dramma di apparenze e di ricordi . E se mai proprio un dramma di atmosfera , perché i fatti sono pochissimi . Quanto ai singoli attori , Renzo Ricci ha preso il personaggio dal di fuori , facendone un grande virtuoso della modulazione verbale e riuscendo a trovare i toni autentici del dramma solo nel terzo atto , dove è stato così dolorosamente semplice . Di una verità ed umanità esemplari ci è parsa , nell ' interpretazione di Lina Volonghi , la , figura della moglie ; Bianca Toccafondi , che era la figlia , ha , pur con qualche grido di troppo , vittoriosamente superato la prova di un personaggio acre e tenero nello stesso tempo . Eva Magni ha detto con aristocratica malinconia le parole di un personaggio di sfondo , ma utile alla comprensione dell ' atmosfera del dramma . Bene il Pisu , Ermanno Roveri e gli altri , sebbene tutti un po ' troppo agitati , o troppo macchiettistici . Ottima la scena di Luciano Damiani . Pubblico folto , applausi alla fine di tutti gli atti , con qualche lieve zittio dopo l ' ultimo .
Governi deboli ( Bobbio Norberto , 1981 )
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La frequenza con cui ricorre nel linguaggio politico quotidiano l ' espressione « patto sociale » merita qualche riflessione . L ' idea che lo Stato sia derivato da un patto degl ' individui che lo compongono e lo hanno istituito per rendere possibile una convivenza stabile e pacifica risale agli antichi , ed è diventata dominante nell ' età moderna attraverso le dottrine cosiddette « contrattualistiche » . Ma queste dottrine , da Hobbes a Kant , hanno concepito il « contratto sociale » come una specie di « fiat » divino , un atto di creazione e di fondazione , che si esaurisce nel momento stesso in cui nasce la sua creatura , lo Stato . Una volta costituito , lo Stato si erge al di sopra degli individui che gli hanno dato vita con il loro accordo , e la sua volontà si esprime d ' ora innanzi in forma di legge , cioè di comando al di sopra delle parti . Come modo di prendere decisioni comuni , il contratto viene degradato a istituto del diritto privato , di un diritto che , usciti gl ' individui dallo stato di natura , riceve legittimità ed efficacia dal riconoscimento dello Stato . Tutt ' al più , se lo Stato nato da quell ' accordo è uno Stato democratico , uno Stato il cui fondamento di legittimità risiede nel consenso , il contratto iniziale deve essere periodicamente rinnovato attraverso libere elezioni dell ' organo o degli organi principali cui è attribuito il potere di prendere decisioni vincolanti per tutta la collettività . In questo modello ideale i soggetti principali del rapporto politico sono , da un lato , gl ' individui singoli che decidono di istituire lo Stato , dall ' altro il sovrano che secondo le diverse interpretazioni del contratto sociale è , o egli stesso una delle parti contraenti , oppure un terzo a favore del quale il contratto viene stipulato dagli individui desiderosi di uscire dallo stato di natura . Non c ' è posto in questo modello per i corpi intermedi , i gruppi sociali , le corporazioni , insomma per le società particolari , che stanno in mezzo fra i singoli e la società globale ( la società politica o civile , della tradizione ) . O per lo meno esse non svolgono la parte del protagonista nella formazione dello Stato . Stanno dentro allo Stato , come del resto gl ' individui dopo che lo Stato è istituito , ma , a differenza degli individui , non hanno contribuito a formarlo , né sono chiamati a dare a esso una periodica legittimazione . Quando oggi si parla di « patto sociale » , ci si riferisce invece a una forma di rapporto politico in cui i protagonisti sono proprio quei corpi intermedi di cui la dottrina tradizionale del contratto sociale aveva ritenuto di potere non tener conto . Che cosa è successo ? È toccata anche al modello astratto del contratto sociale la sorte di tutti i modelli astratti : la realtà il più delle volte li ignora e procede per conto suo . Ciò che caratterizza le moderne società industriali e democratiche sono la molteplicità , la varietà , l ' influenza , delle società particolari in permanente conflitto fra di loro . Non a caso vengono chiamate con una connotazione ormai ricorrente « pluralistiche » , o « poliarchiche » . Che vuol dire : a più centri di potere . Le forze sociali ( intendi i sindacati ) e le forze politiche ( intendi i partiti ) , che appaiono continuamente sulla scena politica come gli attori principali , non sono né gl ' individui né lo Stato nel suo complesso , i due protagonisti del rapporto politico secondo il modello tradizionale . Sono le società particolari che la dottrina tradizionale aveva espunto dal proprio modello . Recentemente è uscito in traduzione italiana ( con introduzione di Angelo Scivoletto ) un libro ben noto agli studiosi , Poliarchia , di Robert Dahl ( Franco Angeli editore , Milano 1980 ) . Secondo Dahl , la caratteristica saliente delle poliarchie è , oltre l ' estensione della partecipazione popolare , la presenza di una forte competitività . Ma questa caratteristica non sarebbe completa se non si aggiungesse che i soggetti attivi , rilevanti , determinanti , della competizione , non sono gl ' individui . Sono enti collettivi : o grandi gruppi organizzati , come i sindacati e i partiti , oppure grandi organizzazioni , come le imprese ( non importa se private , pubbliche o semipubbliche ) . Più che una società non egemonica , come la definisce Dahl , la nostra società poliarchica è contrassegnata dall ' esistenza di più gruppi tendenzialmente egemoni in concorrenza fra loro . Partendo dalla concezione monistica dello Stato , che ha accompagnato la formazione dello Stato moderno , costruito idealmente come antitesi alla società medievale , si è spesso manifestata una tendenza a considerare lo Stato unitario come modello ideale anche per la società internazionale . Se pure con una certa forzatura , mi pare si possa dire che nella realtà è avvenuto il processo inverso . Lo Stato poliarchico contemporaneo assomiglia sempre più alla società internazionale , disarticolato com ' è in tanti potentati quasi sovrani , la cui competizione trova soluzioni provvisorie ( tregue , non paci ) attraverso laboriosi e spesso lunghi negoziati , che finiscono in accordi , come sono i contratti collettivi fra le forze sociali , o le coalizioni fra le forze politiche ( si badi , « coalizione » è un termine proprio del diritto internazionale ) , sottoposti , gli uni e le altre , alla clausola di validità a parità di condizioni ( che corrisponde al « rebus sic stantibus » dei trattati internazionali ) . Da questa constatazione discendono alcune conseguenze destinate a mutare l ' immagine ideale dello Stato moderno . Ne indico tre . Come possiamo osservare ogni giorno , in una situazione di forte competitività fra gruppi potenti , il governo o agisce egli stesso come parte in causa , oppure svolge la propria azione come mediatore delle parti in conflitto e alla fine come garante ( spesso impotente ) dell ' accordo intervenuto . In nessuno dei due casi la sua azione rispecchia l ' immagine tramandata per secoli del potere statale come potere sovrano . In contrasto col mito del governo forte si va formulando l ' ipotesi del governo debole , la cui debolezza non è patologica ma fisiologica . Il principio della supremazia della legge richiede in una società democratica il rispetto della regola della maggioranza , espediente tecnico indispensabile dove coloro che debbono prendere una decisione sono molti , in una situazione in cui , se fosse richiesta l ' unanimità , la decisione sarebbe praticamente impossibile . Al contrario , la soluzione di un conflitto mediante accordo rappresenta una decisione presa all ' unanimità , in quanto è valida solo se è accettata da entrambe le parti . Come tale , è possibile soltanto là dove i contraenti sono due o poco più . Ma là dove i contraenti sono due o poco più , è segno che i singoli individui sono esautorati , non contano nulla ( gli unici individui che entrano in scena sono i leaders dei gruppi ) . Infine , una società poliarchica è una società a equilibrio instabile , che deve essere continuamente ricomposto , senza che vi siano regole generali , accettate da tutti , per questa ricomposizione . Si consideri la facilità con cui si fanno e disfanno le coalizioni di governo ( lo stesso si può dire dei contratti collettivi ) . Nella teoria politica classica , il tema dell ' equilibrio si riferiva al rapporto interno fra i tre poteri dello Stato , dei quali nessuno dovrebbe prevaricare sugli altri due . Oggi il problema dell ' equilibrio di cui si deve preoccupare una teoria politica all ' altezza dei tempi è quello delle parti sociali . Ma si tratta di un equilibrio per cui non sono state fissate regole costituzionali e vale come unico principio equilibratore il diritto del più forte .
IL SUCCESSO, SCOPO DELLA VITA ( LUIGI BARZINI JR. , 1938 )
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Successo , Successo , Successo , la parola ti guardava da ogni parte negli Stati Uniti d ' America . « Come raggiunsi il Successo » , articoli autobiografici nelle riviste . Libri sulla tecnica del Successo . Gente arrivata veniva intervistata quotidianamente : « Qual è il segreto del vostro Successo ? » . Il Successo era la meta di ognuno , qualunque Successo , anche la Fama che veniva per essere restati appollaiati su l ' asta di una bandiera , in cima a un tetto per quindici giorni . Nessuno aveva mai confessato di aver avuto semplicemente fortuna , come si dice nei Paesi latini . La fortuna non piace agli americani . Scoraggia dal lavorare indefessamente , dal rinunciare alle gioie della vita , il pensare che piccoli particolari fortuiti , al di fuori del proprio controllo , possono fare e disfare la vita degli uomini . Mentre simili potenti ausilii al raggiungimento della ricchezza e della fama venivano perfezionati negli Stati Uniti , si dovettero inventare anche metodi altrettanto potenti per combattere la noia dilagante . Ogni genere di sport venne rinnovato , fornito di regole , di abiti speciali da indossare , circoli in cui giocarlo e di una Tecnica scientifica . L ' antica abitudine di bere vino o liquori , di sentirsi le interiora farsi tenere e l ' anima rilucente di felicità , si trasformò nella Partita di Cocktails , in cui l ' assorbimento degli alcolici era rapidissimo , ridotto all ' Efficienza di una martellata sul capo . L ' Amore si mutò in rapide e insipide avventure . L ' Arte si fece altamente commerciabile . Vendite , incassi erano i soli criteri estetici , non tanto perché gli artisti fossero smodatamente ansiosi di arricchire , quanto perché dall ' approvazione del pubblico , misurata in dollari , sapevano se la loro missione sociale di caccia - noia era riuscita . Vite grigie avevano sete di Colore . Avventure romanzesche , Emozioni , Poesia , e di tutto ciò si abbeveravano indirettamente al cinema , nei libri , o nelle crociere , che divennero di moda a quel tempo , visite a Paesi ignoti così rapide che permettevano di immaginarsi d ' aver visto chissà quali meraviglie . Ogni cosa si fece elementare , rapidissima , facilmente assimilabile . L ' ottimismo più irragionevole colorava tutto . Tutti i sistemi per combattere la noia attraversarono l ' Atlantico , assieme ai metodi perfezionati per asservire ogni minuto della propria giornata all ' unico scopo di riuscire negli affari . Gli « americani d ' Europa » , i giovani dalla fortuna recente , adottarono meticolosamente i giochi , le bevande , gli amori rapidi , le danze , il cinema . La vita andava colorandosi lentamente di idee americane . Si cominciava a sentir dire che la felicità dipende dal progresso meccanico , come le istallazioni idrauliche , che tutti gli uomini devono tentare di raggiungere la Ricchezza e che devono sempre considerare lo stato nel quale si trovano come un periodo transitorio , e che le statistiche sono sacre . Nacque lo snobismo in Europa . Si invidiarono i vicini per infinite ragioni , perché si pulivano i denti , perché conoscevano molte lingue straniere , perché indossavano abiti eleganti , per aver visitato Paesi lontani , perché erano più ricchi . L ' Alto Livello di Vita divenne parola d ' ordine anche in Europa . Le Nazioni impararono nuove ragioni per amarsi o disprezzarsi . Si ammirò il consumo per abitante di prodotti manifatturati , per esempio , più della produzione letteraria di un popolo . Le statistiche del movimento dei carri - merci presero il posto delle arti figurative . Il fatto che il porto di Venezia aveva lo stesso traffico annuale del porto di Baton Rouge , Louisiana , sembrò per la prima volta significativo , e molte persone tentarono di mettere per questo le due città allo stesso livello . Le Nazioni cominciarono a vantarsi della lunghezza delle proprie ferrovie , della pulizia e modernità dei propri gabinetti , dell ' introito medio dei cittadini , della potenza delle loro navi da guerra . Povere Nazioni , ricche solo di arte , di intelligenza , di tradizioni , vennero disprezzate , maltrattate alle Conferenze internazionali , derise o considerate con benevolenza umiliante . Il Livello di Vita divenne il simbolo della civiltà contemporanea . I turisti americani venivano a migliaia in Europa tutti gli anni , visitavano le regioni più pittoresche , inorridendo davanti ai molti esempi del basso livello di vita . Non si fermavano a pensare che i maccheroni in una casetta napoletana erano più saporiti dei piatti in un grande albergo , che l ' arte si capiva e si apprezzava meglio in un villaggio della Toscana che nella villa di un nuovo ricco , o che la disciplina di famiglia era meglio compresa in una fattoria andalusa che in un appartamento di Nuova York . Gli americani erano scandalizzati dai ritardi dei treni greci , dall ' incapacità dei meccanici spagnoli e dal modo casuale con cui si facevano affari in Francia . Ammiravano l ' Arte , la vita , la gioia del Vecchio Mondo . Cercavano in Europa un sollievo per la noia e il grigiore delle loro occupazioni inumane e meccaniche . Tuttavia non riuscivano a collegare l ' apparente inefficienza dell ' Europa alle buone maniere , alla vita riposante , piena , gustosa che vi si viveva . Quando finalmente capirono , cinque o sei anni fa , e si misero confusamente a cercare un ' esistenza meno dura nel Messico , a Tahiti , in Cina , alle Baleari , a Capri , sulla Costa Azzurra , era troppo tardi . L ' America aveva ucciso il mondo all ' antica prima ancora di avere capito che cosa fosse , lo amò agonizzante . La stessa brutale rivoluzione avvenne nel campo delle relazioni internazionali . Grosse Nazioni ricche , imbevute dello spirito dell ' Epoca , insegnarono al mondo la politica materialista , aggressiva , la politica del Successo e della proprietà . Nei primi trent ' anni di questo secolo , e negli ultimi trent ' anni del secolo scorso , vennero impartite lezioni di Efficienza negli Affari Esteri dagli Stati Uniti , dall ' Inghilterra e dalla Francia . Si ricordi soltanto l ' occupazione di Tunisi , la guerra boera , il fulmineo riconoscimento dell ' indipendenza della Repubblica di Panama . Automaticamente le Nazioni dell ' Era dei Nuovi Ricchi si allinearono in ordine di ricchezza e potenza . Nazioni che possedevano poche navi da guerra , nessun campo di petrolio , dovevano servire ed aspettare . I problemi dei poveri erano seccature . Le loro necessità , noiosi particolari che complicavano le Conferenze internazionali . Ogni tanto si buttava qualche pezzo di deserto ai malcontenti per farli tacere . I trattati firmati nei primi anni del secolo , e più specialmente i trattati dopo la Guerra Mondiale , santificarono la classificazione dei diversi Stati secondo le statistiche del consumo di carne bovina e suina per persona . Nazioni ricche continuarono , in questo modo , ininterrottamente ad arricchire , le Nazioni povere diventavano ogni giorno più povere . Quando si divisero i possessi coloniali della Germania e della Turchia , dopo la vittoria alleata , l ' Inghilterra ricevette il 68 per cento , la Francia il 28 per cento , l ' Italia il 2 per cento . L ' Italia , secondo la logica dell ' Era Nuova , non poteva desiderare materie prime , Colonie , ricchezza , per la sola ragione che non ne aveva già . Esattamente come , in una società capitalista senza freni , il ricco continua ad arricchire , mentre il povero diventa sempre più povero , così nell ' epoca del dopoguerra le Nazioni meno favorite trovarono che le difficoltà politiche ed economiche della vita crescevano ogni anno . La colpa degli Stati Uniti di questo stato di cose è grave e sarà giudicata severamente dagli storici . Gli Stati Uniti abbandonarono una politica di Imperialismo militare dopo la guerra contro la Spagna . Le piccole guerricciole combattute nelle repubbliche del Centro America ( occupazioni del Nicaragua , sbarchi a San Domingo ) convinsero i banchieri americani che le conquiste armate non erano commercialmente convenienti . Era inutile pacificare , governare , organizzare interi Paesi , quando si poteva vendere ai popoli tutto ciò di cui avevano bisogno e prestare capitali ai governi . Si risparmiavano tempo , denaro , vite umane . L ' America si dedicò quindi a una cieca forma di aggressività commerciale che rischiò di rovinare il mondo . Gli Stati Uniti richiedevano il pagamento dei debiti di guerra , il che era giusto . Gli Stati Uniti invadevano i mercati del dopoguerra coi loro prodotti . Ed anche questo era giusto . Milioni di dollari - oro partivano annualmente dall ' Europa verso l ' America , per pagare debiti e prodotti manifatturati . Ma come potevano procurarsi dollari - oro , gli europei , senza dei quali non si sarebbero potuti fare i pagamenti ? Ne avevano bisogno di molti ogni dodici mesi . Da dove potevano venire ? Da due sorgenti possibili : la vendita di prodotti europei in America e l ' invio di dollari da parte di emigranti che risiedevano e lavoravano in America . Tutti e due i modi erano severamente proibiti per legge . La legge d ' Immigrazione del 1922 limitava gli arrivi dalle Nazioni più povere a poche migliaia di braccianti l ' anno , i cui risparmi non potevano pesare sulla bilancia commerciale . Le tariffe doganali passate dal Partito Repubblicano resero l ' esportazione di prodotti europei in America quasi impossibile . Si continuava a spedire oro in verghe , in mancanza di dollari , per pagar debiti e quei prodotti che si era forzati di importare . L ' oro veniva immagazzinato nella Federal Reserve Bank . Si arrivò a non trovar più posto dove metterlo . Ogni piroscafo in arrivo ne scaricava casse . Finalmente il Governo Federale prese una decisione all ' americana : fecero un buco per terra e vi seppellirono l ' oro . Gli Stati Uniti spinsero il mondo sull ' orlo del fallimento , provocarono dissesti di intere Nazioni , per l ' amore dell ' oro , per accumularlo in America . Quando l ' ebbero accumulato , lo seppellirono . Avevano capito che non serviva . Le Nazioni povere ebbero la vita dura per molti anni . Non ricevevano materie prime per la ragione che , non avendone già , non ne avevano palesemente bisogno . Dovevano comprare ciò di cui mancavano con una valuta che non possedevano e che non potevano procurarsi . Il Livello di Vita tendeva ad abbassarsi di anno in anno . Man mano che il loro Livello di Vita si abbassava , il rispetto delle Nazioni più ricche per loro diminuiva . Man mano che diminuiva il prestigio , diminuivano le rendite . Ogni cinque o sei anni scoppiava un uragano a Wall Street , la crisi paralizzava l ' industria americana , e gli affari andavano male per tutti . Il mondo doveva digiunare e aspettare , perché gli americani non sapevano far funzionare la loro baracca . Era un mondo incredibile , inesplicabile . Ogni Nazione tentò di trovare la propria via di uscita , nello stile che le era più tradizionale . Fu abbandonato da quasi tutti l ' internazionalismo , ideale caro soltanto alle Nazioni ricche , le quali non vedevano perché non dovessero diventare sempre più ricche . L ' incubo della vita all ' americana all ' interno e nel campo internazionale imponeva urgenti riforme tanto della legislazione sociale quanto dello schieramento delle potenze . L ' Inghilterra si dedicò all ' assistenza dei lavoratori . La Francia tentò il Fronte popolare dapprima , poi la Democrazia alla Daladier . La Spagna venne travolta nella guerra civile . L ' Italia abbandonò la Democrazia , la più dispendiosa e inetta forma di Governo per un Paese mediterraneo , e sotto la guida di Benito Mussolini , l ' uomo che aveva formato il pensiero dell ' epoca nuova , ricercò una nuova giustizia sociale . La Germania marciò dietro le insegne della Croce uncinata . Ogni Nazione sentiva le stesse necessità . Anzitutto , sicurezza interna , difendersi dalle oscillazioni di lontani mercati che buttavano centinaia di migliaia di lavoratori sul lastrico , da un giorno all ' altro , senza ragione apparente . Poi , materie prime protette dalla rivalità di altre Potenze . Mercati sicuri dalle fluttuazioni di valute esterne . Si scoprì che la Ricchezza non aveva senso , come non aveva senso il pazzesco accumular di lingotti da seppellirsi negli Stati Uniti . Ha senso che gli uomini mangino , lavorino , credano , si sentano sicuri . Nazioni che non avevano voluto abbracciare gli ideali americani di Efficienza finalmente si armarono , si fecero efficienti per difesa . Avevano sufficientemente subìto i capricci di Nazioni armate di oro e cannoni . Adottarono una disciplina , che non avevano conosciuto prima , tentando di rompere con la forza il tragico circolo vizioso che le impoveriva ogni giorno . Gli americani oggi protestano vigorosamente . Son questi , si domandano eminenti pensatori d ' oltre Atlantico , gli ideali per cui l ' Umanità ha tanto lottato e sofferto , la Ricchezza , la Potenza , le Materie Prime , il Successo , l ' Efficienza ? Forse questi non sono i massimi ideali della Civiltà umana , ma è nel nome di questi ideali che le Nazioni Nuove Ricche tentarono di soffocare ogni vita spirituale nelle Nazioni povere . Le Nazioni povere si stanno oggi difendendo usando le stesse armi . Gli americani sono gli ultimi che dovrebbero lamentarsi . Il gioco che si sta giocando nel mondo l ' hanno inventato loro .
UNA CLASSICA TRAGEDIA MODERNA ( De Monticelli Roberto , 1958 )
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Requiem per una monaca , riduzione di Albert Camus dal romanzo di Faulkner , è l ' esempio più autentico che si possa dare oggi d ' una tragedia moderna ; affermazione dovuta allo stesso Camus , in una breve presentazione scritta allo spettacolo da lui messo in scena a Parigi , con Catherine Sellers e Michel Auclair e le scene di Léonor Fini , spettacolo che tenne il cartellone per oltre due anni . Camus cita anzi un giudizio di André Malraux , a proposito di Santuario , il romanzo di cui Requiem per una monaca costituisce il seguito : Malraux diceva che Faulkner aveva introdotto il romanzo poliziesco nella tragedia antica . È vero . Ma non si potrebbe anche dire che , per esempio , Edipo e Amleto hanno , a loro volta , una progressività e persino una tecnica da romanzo poliziesco ? Requiem per una monaca fu scritta da Faulkner in forma dialogata , intercalate ai tre capitoli che rappresentano i tre atti della tragedia lunghe parti descrittive , evocanti la storia e il destino della città di Jefferson , nella contea Yoknapatawpha , nome immaginario dato dallo scrittore ai luoghi nei quali sono di solito ambientate le sue storie . Vi si riprende la vicenda di Temple Drake , la ragazza di Santuario , la studentessa che , rapita dal « gangster » Popeye , era stata da questi chiusa in una casa di tolleranza di Memphis . Tutto ciò non era accaduto a caso , Temple si era lasciata catturare da Popeye , dopo che la sua fuga dal collegio col giovane Gowan Stevens era miseramente finita in un incidente di macchina , provocato dall ' ubriachezza del giovane che all ' alcool - tipica risorsa , nel puritano mondo anglosassone , per liberarsi dai complessi - aveva chiesto il coraggio necessario a impadronirsi della donna desiderata . Questo è l ' atroce antefatto di Requiem per una monaca : la volontaria abiezione di Temple , prigioniera di un anormale impotente che la concede , sotto i propri occhi , a un suo complice ; salvo poi a sopprimere costui quando tenta di rendere « indipendente » la tresca con la ragazza ; il ritorno di Temple alla vita normale , moglie di Gowan Stevens , che l ' ha sposata per una sorta di riparazione , ma che non può dimenticare quanto è accaduto e che , chiuso nella torre del suo orgoglio , metterà in dubbio anche che il figlio , nato dopo il matrimonio , sia veramente suo . La parte « teatrale » , le « pagine dialogate » del romanzo , che ne costituiscono il nocciolo essenziale , si aprono nel tribunale di Jefferson - l ' edificio che , con la prigione , diede l ' avvio al nascere della città , fatto chiaramente simbolico - al momento in cui viene pronunciata la sentenza contro Nancy Mannigoe , che l ' ascolta impassibile , ringraziando anzi Dio . Nancy Mannigoe è l ' antica prostituta negra che divise con Temple i torbidi giorni nella casa di Memphis . Temple , una volta sposatasi , l ' ha poi accolta in casa come cameriera ; in realtà per avere , nel deserto bianco creatole intorno dall ' orgoglio ferito del marito , dalla sua impossibilità a perdonare e dimenticare , « qualcuno con cui parlare » , un essere umano fornito di un uguale , miserabile patrimonio di oscure memorie ; che per Nancy , poi , non rappresentano nemmeno il male , costituiscono se mai l ' unica realtà offertale dalla vita . Nancy ha ucciso , ha strangolato con le sue mani la figlia più piccola di Temple , una bambina di sei mesi ; ha compiuto il gesto orribile per impedire a Temple di fuggire con un suo amante ricattatore , fratello di colui che la aveva avuta , complice Popeye , nella casa di Memphis . In quell ' inferno di « gelata » rispettabilità che è il « ménage » con Gowan Stevens , il losco giovanotto la fa almeno vibrare come donna ; e poi la sua è un ' antica , pervicace vocazione al male : in questo senso anche lei , come Nancy , è una « monaca » ; monaca del peccato , un crisma la segna . Nancy ha tentato tutto , per trattenerla , le ha persino rubato i gioielli e il denaro che l ' amante ricattatore esigeva ; non le è restato , alla fine , che ricorrere all ' infanticidio . In questo gesto sta la chiave di volta della tragedia . Perché Nancy ha ucciso ? Su questo interrogativo è basata la grande indagine morale che Gawin Stevens , lo zio di Gowan , avvocato difensore di Nancy - ma in realtà immagine sensibile della coscienza di questi personaggi - conduce lentamente , accompagnando Temple , nottetempo , dal Governatore dello Stato , non già a chiedere la grazia per Nancy ( che non potrà essere concessa ) , ma a rivelare le pieghe oscure di una vicenda così atroce , a vuotare il sacco dei propri rimorsi . Nancy ha ucciso , ma è lei , Temple , che si sente responsabile . Senonché , a poco a poco , capisce che il delitto di Nancy era l ' unico modo per spezzare la catena della colpa , l ' orrendo cordone ombelicale che la unisce ' al bordello di Memphis , e ritrovare la pace accanto al marito distrutto . Quanto a Nancy , crede , lei ; crede nel fratello delle prostitute e dei ladri , nell ' amico degli assassini : in Colui , insomma , che è stato ucciso con loro . Era necessario raccontare con una certa minuzia , contrariamente alle nostre abitudini , la vicenda immaginata dal grande americano , per dare un ' idea della potente originalità di questa tragedia che arriva , alla fine , a conclusioni cristiane , sulla misura dei grandi romanzi di Dostoevskij e di Tolstoi . Camus , che affermò « d ' essersi completamente cancellato davanti a Faulkner » , ha dato al romanzo dialogato una chiara , rigorosa , quasi classica dimensione teatrale , senza , si può dire , aggiungere nulla , spostando soltanto alcune parti , chiarendo alcuni punti che alla ribalta non potevano essere lasciati nell ' indeterminatezza suggestiva della pagina scritta . Certo , la chiarezza formale , dialettica , in cui lo scrittore francese cala l ' oscura , sconvolgente tragedia , può non poco limitarla ; e riduce infatti le proporzioni di ciò che nel romanzo ha la forza ciclica di un evento della storia umana . Ma a Camus bisogna essere grati , per aver costretto l ' espressione teatrale a far da tramite , sì da portarla a un pubblico più vasto , a questa allucinante ricerca dei significati che nella nostra vita possono assumere la sofferenza e il peccato . Lo spettacolo , realizzato da Orazio Costa , - il Costa dei Dialoghi delle Carmelitane - è di un ' intensità drammatica e di un rigore stilistico che non hanno nulla da invidiare a quello realizzato a Parigi dallo stesso Camus ; in certi punti , anzi , se ne stacca nettamente , per certe trovate registiche , per un ' aria di fondo , evocata dalle musiche di Roman Vlad , che vuole evidentemente alludere a certe pagine descrittive del romanzo , al plasma d ' oscura prosa che scopre fra i tre grandi capitoli - atti . Anna Proclemer è una Temple di violenta forza drammatica , che giunge alla consapevolezza di quanto è accaduto intorno a lei e dentro di lei attraverso una specie di stupore disperato . Non ha dunque bisogno di piangere ; e non piange , infatti , se non in qualche breve istante . Insomma , è riuscita a dar maschera teatrale a un dolore secco , di pietra . Giorgio Albertazzi , diventato biondo per l ' occasione , dà alla figura umiliata e dolorante del marito un ' angoscia nervosa , un orgoglio pallido e amaro . Edda Albertini era la negra assassina ; è un personaggio immobile , rudimentale , fatto di parole al confine dell ' espressione ; un personaggio , dunque , difficilissimo , che l ' attrice ha reso con una intensa semplicità , un ' emozione rattenuta , solo prorompente alla fine . Da segnalare , infine , l ' umanissimo avvocato Stevens di Filippo Scelzo . Le scene di Piero Zuffi , molto semplici ma funzionali e suggestive , specialmente quella della prigione . Testo o spettacolo , una serata di forte teatro . Lietissimo il successo .
Non è decisionismo ( Bobbio Norberto , 1984 )
StampaQuotidiana ,
Ci sono parole che il linguaggio comune cede al linguaggio dotto , e viceversa vi sono parole che il linguaggio dotto cede al linguaggio comune . Questo secondo tipo di prestito sta avvenendo in questi giorni per la parola « decisionismo » . Ma la cessione è avvenuta con la totale perdita del significato originario . Ho l ' impressione che coloro che parlano di decisionismo a proposito della decisione del governo di far approvare al Parlamento il decreto sulla scala mobile non se ne siano accorti , e quindi stiano dando al termine un significato completamente diverso da quello in uso nel linguaggio dotto . Un significato che non può non ingenerare confusione e intorbidare le acque già abbastanza limacciose del dibattito politico . Come tutti gli « ismi » , « decisionismo » designa non un fatto , non un comportamento , né una serie di fatti o di comportamenti , ma una teoria . Si tratta della teoria giuridica dello scrittore di destra , Cari Schmitt , nota da tempo agli addetti ai lavori , riscoperta in questi ultimi anni , e rimessa in circolazione , non si sa bene con quale intenzione , da alcuni giuristi e scrittori politici di sinistra , sempre in polemica con la teoria meramente formale della democrazia ( l ' unica , a mio parere , sensata e accettabile ) , anche a prezzo di andare a braccetto con la vecchia ( e nuova ma non rinnovata ) destra reazionaria . Secondo Schmitt , le norme giuridiche non sono , come hanno sempre sostenuto i fautori dello Stato di diritto , ovvero dello Stato in cui il potere politico è sottoposto al diritto , il prodotto di un potere autorizzato a creare diritto secondo le norme di una costituzione che stabilisce chi ha il potere di emanare norme giuridiche e con quali procedure , ma sono ( o dovrebbero essere ) il prodotto di una pura decisione del potere in quanto tale . Insomma , il decisionismo è una teoria del diritto che si contrappone a un ' altra teoria del diritto , il cosiddetto normativismo , e vi si contrappone perché sostiene il primato della politica sul diritto , mentre i fautori dello Stato di diritto e della democrazia come insieme di regole del gioco per la formazione della volontà politica , sostengono al contrario il primato del diritto sulla politica . Ora ciò che sta avvenendo in Italia non ha niente a che vedere con la disputa dottrinale degli anni della repubblica di Weimar tra fautori dello Stato democratico e fautori dello Stato autocratico . Ciò di cui si sta discutendo oggi in Italia è se una certa decisione possa o debba essere presa in seguito all ' accordo tra le parti o in seguito a una deliberazione del Parlamento . Il decisionismo come teoria secondo la quale il diritto è in ultima istanza sempre il prodotto di un potere di fatto non c ' entra nulla . Tanto la decisione presa in seguito a un accordo tra parti autorizzate dalla Costituzione a decidere quanto la decisione presa da un organo collegiale autorizzato dalla stessa Costituzione a prendere decisioni vincolanti per tutta la collettività , com ' è il Parlamento , sono decisioni regolate dal diritto . Naturalmente si può discutere quale delle due procedure , quella che prevede che la decisione sia presa in seguito ad accordo tra le parti interessate oppure quella che attribuisce il diritto di decidere a un organo che può prendere la decisione in base alla regola della maggioranza , sia più opportuna o addirittura , in una determinata situazione e in una data materia , più legittima o più conforme alla Costituzione . Ma una tale discussione non riguarda affatto la disputa dottrinale per cui è nata in altri tempi la teoria del decisionismo . Con ciò non si vuole negare che ci siano differenze tra le due procedure . Ma si tratta di differenze che sono totalmente al di là della disputa tra normativisti e decisionisti . La prima differenza è molto semplice : quando una decisione viene presa in seguito a un accordo tra le parti , è ovvio che la decisione debba essere presa all ' unanimità . Se una delle due parti non accetta l ' accordo , la decisione è impossibile ; se la decisione è presa , è segno che il consenso è stato dato da tutte e due le parti , ed essendo solo due i soggetti della decisione la decisione è unanime . Quando una decisione è presa invece da un organo collegiale composto da una pluralità di persone , basta di solito , affinché una decisione venga considerata valida , la maggioranza . La regola della maggioranza è la regola democratica per eccellenza non già perché sia antidemocratica la regola dell ' unanimità , ma perché la regola dell ' unanimità è applicabile soltanto in pochi casi , tra cui quello in cui i soggetti chiamati a prendere una decisione siano due , oppure il gruppo formato da più individui sia tanto omogeneo che si possa prevedere una identità di interessi o di opinioni fra i suoi membri . In qualsiasi altro caso la regola o non è applicabile perché paralizza la possibilità stessa di arrivare a una decisione , oppure è ingiusta perché attribuisce a un solo membro del gruppo il diritto di veto . Una seconda differenza è meno ovvia e per questo meriterebbe ben altra riflessione . Il regime parlamentare è nato con la netta contrapposizione tra rappresentanza politica e rappresentanza degl ' interessi . Per rappresentanza politica distinta dalla rappresentanza degl ' interessi si è sempre intesa la rappresentanza degl ' interessi generali contrapposta alla rappresentanza d ' interessi particolari . Proprio per distinguere queste due forme di rappresentanza e per affermare la supremazia della prima sulla seconda è stato introdotto in tutte le costituzioni democratiche dalla Costituzione francese del 1791 in poi il divieto di mandato imperativo ovvero l ' obbligo imposto ai rappresentanti una volta eletti di difendere interessi non corporativi . Che questo principio oggi . sia continuamente violato , è una realtà che io stesso ho già rilevato più volte . Ma resta il fatto che la rappresentanza parlamentare è pur sempre meno particolaristica , nonostante forti tendenze in contrario , che la rappresentanza di grandi gruppi organizzati come le associazioni operaie e padronali che si accordano , quando riescono ad accordarsi , unicamente allo scopo di regolare i loro reciproci rapporti . Non c ' è dubbio che una decisione presa in base alla procedura dell ' accordo fra le parti sia una rivincita della rappresentanza degl ' interessi su quella politica . Se diventasse la procedura maestra per prendere decisioni collettive , sarebbe , anzi , la fine della rappresentanza politica , e segnerebbe la sconfitta di una delle battaglie secolari di ogni governo democratico . La decisione per accordo tra grandi organizzazioni in naturale conflitto tra loro , la cosiddetta « concertazione » , è un aspetto , forse l ' aspetto saliente , di quella nuova forma di Stato che viene chiamato , a torto o a ragione , Stato neocorporativo , e in cui alcuni osservatori sono indotti a vedere una delle ragioni principali di quella « trasformazione » della democrazia cui non si può non guardare con una certa preoccupazione . Se per decisionismo s ' intende un po ' rozzamente una svolta nello sviluppo della democrazia , non è detto che questa non si trovi proprio nella prevalenza della rappresentanza degl ' interessi sulla rappresentanza politica , prevalenza di cui può essere considerata una manifestazione la tendenza neocorporativa assai più che la riconduzione del flusso delle decisioni necessarie a governare nell ' alveo dei rapporti tra governo e Parlamento .
PARLAMENTO E SINDACALISMO ( MOSCA GAETANO , 1924 )
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Il comunismo ha la sua prima radice in quel complesso di passioni , di sentimenti e d ' idee che cominciarono ad affermarsi nel secolo decimottavo e si svilupparono completamente nel decimonono . Se si parte infatti dal concetto che l ' uomo nasce buono , e che come affermava Rousseau , la società o meglio le istituzioni sociali , l ' hanno reso cattivo viene naturale la conseguenza che , cambiando radicalmente le istituzioni accennate , gli uomini possano , anzi debbano , in breve tempo perdere il loro egoismo e recuperare il loro naturale altruismo . Se si crede fermamente che la storia dell ' umanità si può sintetizzare assimilandola ad una marcia continua dalla disuguaglianza verso l ' uguaglianza , si deve ammettere che , quando in questa strada si è fatto un certo cammino , si deve arrivare ad un punto nel quale diventa necessaria la soppressione della proprietà privata , la quale rende impossibile la uguaglianza assoluta fra tutti i membri del consorzio sociale . Oggi riesce ancora assai difficile il precisare quanto bene e quanto male abbia prodotto la diffusione delle idee e dei sentimenti accennati , poiché è questa una indagine che solo fra un paio di generazioni si potrà fare con perfetta spassionatezza . Ad ogni modo sembra che il loro ciclo storico abbia raggiunto il suo vertice , e che , almeno nell ' Europa occidentale , esso accenni a discendere ; come del resto finora è avvenuto a quasi tutte le forme mentali ed a quasi tutte le correnti passionali che hanno contribuito colla loro diffusione a modificare la storia del mondo ed a creare ed a distruggere le varie civiltà . La esperienza di quanto è avvenuto ed avviene in Russia ha servito , e sempre più servirà , a far dileguare in proposito molte illusioni . Ho avuto di recente occasione di leggere la lettera di un operaio italiano che trovasi in Russia per ragioni di lavoro , nella quale egli informava un suo amico che colà , malgrado il trionfo ufficiale del Comunismo , vedeva ogni giorno persone che banchettavano nelle trattorie di lusso ed altre persone alla porta che mendicavano un tozzo di pane e che anche colà vi erano coloro che andavano in automobile e quelli che non avevano scarpe ai piedi . Non si può negare che le trasformazioni dell ' economia sociale avvenute durante il secolo decimonono e quello presente abbiano anche esse contribuito alla propagazione delle dottrine comuniste , e basterebbe in proposito ricordare il sorgere della grande industria colle grandi agglomerazioni di lavoratori manuali che essa rende necessarie . Ma se le trasformazioni accennate hanno agevolato il diffondersi delle dottrine comuniste esse hanno reso quasi necessaria la nascita di quelle sindacaliste . Infatti nella seconda metà del secolo decimonono e nei primi decenni del ventesimo non abbiamo assistito soltanto alla sostituzione della grande industria alla piccola , colla relativa scomparsa di una parte dell ' artigianato , che è stata sostituita dagli operai salariati , ma la vita economica si è trasformata in maniera che la soddisfazione di molti bisogni quotidiani o quasi quotidiani non è affidata più a gruppi d ' individui disorganizzati , che fra loro non avevano alcun legame e spesso si facevano reciprocamente la concorrenza , ma a determinate categorie di lavoratori per necessità di cose perfettamente organizzati . Agli antichi compagni di mestiere , spesso rivali fra di loro , si è sostituita la « classe » , che ha acquistato il monopolio di una data funzione e che , mercé l ' unità della direzione tecnica e la comunanza degli interessi , facilmente può concepire l ' idea dell ' unità nella direzione politica , una volta che si è costituita in sindacato . Esempio tipico di questa trasformazione è l ' industria dei trasporti , nella quale alle antiche carrozze postali ed ai carri si sono sostituite le grandi linee ferroviarie , agli antichi bastimenti a vela le grandi compagnie di navigazione a vapore . Altro esempio tipico si può trovare nelle industrie relative all ' illuminazione ed al riscaldamento . Ai quali fino a cinquanta anni fa si provvedeva mercé le candele , il petrolio ed il carbone che ognuno comprava nello spaccio più vicino , mentre ora si provvede coll ' illuminazione elettrica e col gas che in tutte le grandi città sono forniti da un ' unica o al massimo da due officine . In sostanza quindi nello spazio di un paio di generazioni è avvenuto un cambiamento radicale , nella struttura , direi quasi anatomica , del corpo sociale , in grado , bene o male , di provvedere quasi interamente a se stessa mercé l ' opera individuale delle cellule che la componevano , mentre oggi molte cellule seguitano a lavorare isolatamente , ma molte altre si sono coordinate ed hanno formato degli organi speciali l ' azione di ognuno dei quali è necessaria per il retto funzionamento dell ' intero organismo . La parte in altre parole ha acquistato una individualità a sé , e con ciò è sorta in essa la tentazione di contrapporsi , e forse anche d ' imporsi , al tutto . E se si vuole avere un ' idea dei pericoli contenuti in questa tentazione , basta pensare a quel che avverrebbe in Inghilterra se per tre mesi rimanessero chiuse le miniere di carbone e fossero sospese le ferrovie e la navigazione . Ora senza per nulla accettare la così detta dottrina del materialismo storico , secondo la quale tutte le diverse forme di organizzazione politica sarebbero esclusivamente la conseguenza dei mutamenti avvenuti nell ' organizzazione economica della società , sarebbe assurdo il negare che un cambiamento così profondo e sostanziale nella vita economica , come duello che ho testé sommariamente descritto , possa produrre delle importanti modificazioni nella vita politica . Lo Stato rappresentativo moderno è nato in un ' epoca nella quale l ' attuale specializzazione di alcune delle più importanti funzioni economiche non era neppure abbozzata , e perciò non poteva riconoscere come entità politiche le classi addette a queste funzioni . Inoltre esso non ha ammesso né poteva ammettere alcuna sovranità intermedia tra lo Stato e gli individui perché già le aveva quasi tutte distrutte , dopo lunga lotta coi baroni e coi comuni , l ' antico Stato assoluto , che quasi dappertutto , precedette e preparò le forme politiche odierne . Senonché oggi che la specializzazione economica ha prodotto la formazione delle classi e che gli individui appartenenti ad ognuna di esse hanno acquistato una innegabile solidarietà d ' interessi , ed anche , per la comunanza delle mansioni e della preparazione necessaria ad esercitarle , una certa identità di forma mentale , è nata l ' aspirazione a conferire loro un ' azione diretta nella vita politica , alla quale gli individui che le compongono dovrebbero partecipare non solo come semplici cittadini ma anche come membri della classe . Accanto perciò alla Camera o alle Camere , che rappresentano i singoli individui o che sono formate in modo da comprendere le migliori attitudini politiche che abbia il paese , si vorrebbe ora da molti istituirne un ' altra che fosse la rappresentanza delle così dette competenze , ossia in altre parole delle organizzazioni professionali , con facoltà finora non bene determinate , ma ad ogni modo con partecipazione diretta ai poteri sovrani . Ed in favore del progetto accennato si può dire che esso non farebbe che dare una forma legale all ' azione di una forza sociale che già si è affermata e che non possiamo distruggere , perché è impossibile di far rivivere l ' organizzazione economica della prima metà del secolo decimonono . Ed è perciò che molti credono che sia atto di sana e previdente politica l ' attirare i sindacati di classe nell ' orbita costituzionale ammettendo i loro rappresentanti speciali nei Parlamenti nei quali si discutono ed approvano le leggi , le imposte e le pubbliche spese . Ma il ragionamento accennato sarebbe esatto se le istituzioni rappresentative a base individuale finora prevalenti in tutti i paesi di civiltà europea , non avessero tanta elasticità da rendere possibile e facile a tutte le nuove forze dirigenti che si affermano in una società di acquistare sui poteri sovrani un ' influenza adeguata alla loro importanza . Sarebbe assurdo supporre che di questa facilità non si siano valsi e non si varranno i sindacati di mestiere , che anche col sistema della rappresentanza individuale possono moltissimo influire nella elezione dei deputati . Abbiamo oggi in proposito il calzante esempio dell ' Inghilterra , dove il partito del lavoro , che ha la sua base elettorale appunto nei sindacati operai , col sistema della rappresentanza individuale , sta per conquistare forse ha già conquistato , la direzione dello Stato . Mentre d ' altra parte se gli inscritti ai sindacati , oltre al partecipare come cittadini alla formazione della rappresentanza individuale potessero mandare al Parlamento i loro speciali rappresentanti di classe si avrebbe una doppia manifestazione della stessa forza politica , la quale perciò sicuramente verrebbe ad assumere una preponderanza superiore alla sua importanza numerica e diciamolo pure alla sua importanza sociale . Poiché mentre da un lato lo sciopero di una o di parecchie classi di lavoratori potrebbe fermare , o seriamente intralciare la vita economica del paese , dall ' altro l ' azione di una Camera che fosse la rappresentanza dei sindacati avrebbe in mano lo strumento legale per contemporaneamente fermare o almeno intralciare la macchina dello Stato . Lo Stato rappresentativo moderno a base individuale non è certamente un organismo politico perfetto , né potrà durare in eterno immutato . Ma finora non ci sono state organizzazioni politiche perfette ed immutabili e qualcheduna che per un momento si è creduta tale ha ricevuto dalla storia una rude smentita . Però ce ne sono state di quelle che trasformandosi hanno reso possibile un tipo più avanzato di civiltà e ce ne sono state delle altre che dissolvendosi hanno reso inevitabile l ' adozione di un tipo di civiltà molto inferiore a quello già raggiunto : come per esempio avvenne dopo la caduta dell ' impero romano . Or la sapienza degli uomini di Stato dovrebbe secondare le trasformazioni inevitabili evitando ad ogni costo le crisi violente , ossia le dissoluzioni degli organismi politici : dovrebbe saper trovare la via che conduce in alto , scansando quella che porta in basso . Pregio grandissimo del regime rappresentativo è stato quello di affidare la direzione della macchina politica a coloro che si consideravano legalmente come gli interpreti delle aspirazioni e degli interessi della collettività . Sarebbe assai difficile che lo Stato potesse conservare integro questo carattere e potesse continuare ad esercitare un ' azione coordinatrice di tutte le attività sociali se una parte dei poteri fosse attribuita ai rappresentanti delle singole classi . Ed è perciò che io per lo meno vorrei che l ' Italia non fosse la prima nazione che facesse l ' esperimento di ammettere come tali , i rappresentanti dei sindacati di qualunque genere nel Parlamento .
UNA CLASSICA TRAGEDIA MODERNA ( De Monticelli Roberto , 1958 )
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Gino Cervi è tornato a cingere la gran pancia di Falstaff come nel 1939 quando , della stessa commedia shakespeariana , diede una non dimenticata interpretazione con la compagnia dell ' Eliseo ( la Morelli , la Pagani , Stoppa ; fu un fatto teatrale che tutti ricordano ) e la regia di Pietro Sharoff , come oggi . Gino Cervi ha , per il personaggio di Falstaff , un ' inclinazione , diremmo , eroicomica , come per il personaggio di Cirano ( stabilite , fra il primo e il secondo , le necessarie proporzioni , s ' intende ) . Ma è un ' inclinazione eroicomica di natura borghese ; mi pare proprio che , anche sotto la pancia di Falstaff , come sotto il giustacuore di Cirano , il Cervi rimanga quel borghese solido e dimesso , attivista e bonario che è nei personaggi in panni moderni , non dà mai nei toni del tenore o del baritono e si porta sempre sulle spalle o , come ieri sera , nella pancia posticcia , il suo bravo carico di concreta malinconia . La malinconia di Falstaff , e lo si sente nelle ultime battute , è quella del grassone beffato e velleitario , scorbacchiato e senile ; e ciò che appunto l ' interprete sottolinea in modo preciso , senza per questo mandarla al tragico . E ci piace assai più quest ' ombra , che è nelle sue parole , di tutta l ' alta buffoneria che viene prima , il pancione nella cesta della biancheria , il grosso stolto nel parco di Windsor , con in testa le corna di cervo e ai reni i pungoli dei beffeggiatori travestiti da folletti e fate del bosco , il deluso amatore costretto a camuffarsi da donna senza per questo riuscire a evitare le bastonate del marito geloso . Ora non vi intratterrò sulle Allegre comari di Windsor grande commedia sanguigna e ambigua ( quelle comari , quelle borghesi di Windsor , che si prendono gioco di Falstaff perché come mogli sono oneste , sì , ma il diavolo in corpo ce l ' hanno lo stesso , sarebbe bello da vedere se , a insidiare le loro virtù fosse non già il ridicolo grassone ma il bel Fanton , giovane signore ) ; non vi intratterrò su un testo reso popolare fra l ' altro dalla musica di Verdi , su un testo che , a stare alla tradizione , Shakespeare scrisse in quindici giorni per ubbidire a un ordine della regina Elisabetta . Detto che forse , come personaggio , Sir John Falstaff , gentiluomo pingue , squattrinato e spaccone , è più realizzato nella prima e nella seconda parte dell ' Enrico IV , quando , in chiave di burla , il poeta lo mette persino a sedere , per qualche minuto , sul trono d ' Inghilterra , bisogna aggiungere che qui c ' è , però , intorno a lui , la commedia , la descrizione beffarda delle due comari e di quella signora Quickly , trafficona e pronuba , mezzana e complice , e di quel Franco Ford che è proprio un « cocu » mancato , e di quella buffa società provinciale ; c ' è insomma la grande commedia tratta , nell ' articolazione della sua vicenda , dalla novellistica italiana , dalle Notti dello Straparola ; Shakespeare era nei suoi anni migliori , gli anni dell ' Amleto e del Giulio Cesare . Parliamo ora dello spettacolo . I confronti sono sempre odiosi , come si sa , ma in questo caso è dovere del critico minimamente aggiornato sui più recenti fatti teatrali italiani , stabilire un parallelo , per esempio , fra questa regia di Sharoff e quella , firmata da Luigi Squarzina , al Teatro Stabile di Genova , di un ' altra commedia shakespeariana , quella Misura per misura che non era mai stata rappresentata in Italia e che l ' anno scorso il pubblico genovese e quello romano poterono conoscere . Sì , Misura per misura è un ' opera più macchinosa e complessa e anche meno logorata dalle interpretazioni e si presta forse di più alle escogitazioni registiche , alle invenzioni e alle fantasie di un estro spettacolare ; ma chi per avventura abbia assistito a tutt ' e due le realizzazioni , non potrà non aver constatato quanto lo spettacolo di Genova fosse più approfondito e preciso , come rivelasse la ricerca di uno stile e di un significato che andasse al di là dell ' interesse melodrammatico della trama , al nocciolo di quello Shakespeare che , appunto in Misura per misura , nel punto più alto della commedia , parla della « stella che apre gli ovili » , al mattino . Nello spettacolo cui abbiamo assistito ieri sera , con bei costumi e buone scene ( ma non tutte , due o tre non ci sono piaciute ) dovute a John More e a Veniero Colasanti , c ' è qualcosa di approssimativo , di non ben fuso , qualcosa che sa un poco di « routine » vecchio stile ; restano intatti , naturalmente , colore e buffoneria . Ciò va detto , per scrupolo di verità , senza togliere una briciola del suo merito a un ' interpretazione , come quella di Cervi , che non potrebbe essere più festante e fastosa , sempre restando ben raccolta , come una polpa , intorno a quel nocciolo d ' umanità di cui si diceva all ' inizio ; accanto a lui , nelle parti delle due comari , un ' Olga Villi irridente e ammiccante e una Anna Miserocchi sostenuta e cauta , come portata per forza alla beffa dal gioco della commedia ; la signora Quickly di Vittorina Benvenuti , pur efficace , la si sarebbe voluta più argutamente caratterizzata ; pastosamente comico Glauco Mauri , veramente a suo agio nel personaggio di Ford ; degli altri , sono da ricordare Adriana Vianello , amorosetta un poco acerba , Ennio Balbo , Tullio Valli , Raoul Grassilli , Armando Bandini , pittoresco ma un po ' troppo caricato , Gianfranco Ombuen , Alfredo Censi e Renato Mori . Adattamenti musicali di Gian Luca Tocchi e Bruno Nicolai , una bella coreografia finale e molti applausi .
Il doppio Stato ( Bobbio Norberto , 1984 )
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Uno dei temi maggiormente discussi in questi ultimi anni fra studiosi che s ' interrogano sullo stato attuale della democrazia , è il neocorporativismo . Il tema è stato dibattuto , a dire il vero , più fuori d ' Italia che nel nostro paese , ma da due o tre anni anche da noi il dibattito è cominciato e procede a ritmo sempre più accelerato . Dopo la raccolta di saggi , La società neocorporativa , a cura di M . Maraffi , uscita nel 1981 presso Il Mulino di Bologna , sono apparse a brevissima distanza di tempo , presso lo stesso editore , altre due raccolte di articoli ( in gran parte stranieri ) sull ' argomento , L ' organizzazione degli interessi dell ' Europa occidentali ( 1983 ) e La politica degli interessi nei paesi industrializzati ( 1984 ) nonché il libro , ben documentato e ben ragionato , di L . Bordogna e G . Provasi , Politica , economia i rappresentanza degli interessi , che reca un sottotitolo già di per se stesso significativo : Uno studio sulle recenti difficoltà delle democrazie occidentali . Ai lettori che non sono al corrente del dibattito fra gli addetti ai lavori e hanno invece reminiscenze storiche in cui il termine « corporativismo » è legato alla dottrina fascista oppure hanno nell ' orecchio il gergo giornalistico e corrente in cui per società corporativa s ' intende una società frammentata in tanti piccoli gruppi che tendono a far prevalere i loro interessi particolaristici sugli interessi generali , occorre rivolgere due avvertimenti : a ) quando oggi si parla di neocorporativismo , ci si riferisce a un assetto che si è venuto formando in società democratiche , anzi in alcune delle democrazie europee più avanzate , come la Svezia , tanto che è diventata ormai abituale la distinzione fra corporativismo statale o fascista e corporativismo sociale o democratico ; b ) il neocorporativismo non ha niente a che vedere con il fenomeno spesso lamentato , specie in Italia , della disgregazione del tessuto sociale in tanti gruppi e gruppuscoli rivali , le cui rivendicazioni indisciplinate e quindi imprevedibili rendono sempre più difficile il governo della società globale . Anzi , in un certo senso , è proprio l ' opposto : si chiama oggi assetto neocorporativo quello in cui si è formata la massima concentrazione delle organizzazioni degli interessi ( volgarmente i sindacati ) e queste organizzazioni prendono decisioni collettive di grande rilievo per tutta la società attraverso i loro rappresentanti al vertice insieme con organi del governo . Per capire la ragione di questa terminologia che può apparire ad alcuni fuorviante , bisogna rendersi conto che per « corporativismo » in generale nel linguaggio tecnico ormai consolidato s ' intendono principalmente due cose : a ) una dottrina che propugna la collaborazione delle due grandi classi antagonistiche dei datori di lavoro e dei lavoratori , anziché il conflitto permanente risolto di volta in volta con aggiustamenti non solo dei contenuti ma anche delle regole di gioco , oppure la sopraffazione di una classe sull ' altra ; b ) uno strumento istituzionale fondamentale , consistente nella sostituzione della rappresentanza immediata degli interessi particolari in contrasto , detta anche rappresentanza corporativa , alla rappresentanza politica , propria della democrazia rappresentativa , in cui l ' eletto , non vincolato al mandato dei suoi elettori , deve provvedere esclusivamente agli interessi generali . Varie sono le ragioni per cui in Italia il dibattito sul neocorporativismo ha stentato a farsi strada . Anzitutto , vi è una questione di principio : la dottrina liberale democratica italiana ha costantemente rifiutato di riconoscere la legittimità di una rappresentanza degli interessi accanto a quella politica , e ne è prova la nostra Costituzione che l ' ha relegata in un istituto secondario , il Consiglio nazionale dell ' economia e del lavoro , che ha potere unicamente consultivo , e che , oltretutto , è nato morto , e non appena risuscitato , è subito rimorto . In secondo luogo sono da prendere in considerazione le condizioni stesse in cui si è svolto in questi anni in Italia il conflitto sociale , ben di verso , almeno sino ad ora , da quello dei paesi in cui si è venuto assestando a poco a poco nel dopoguerra un sistema neocorporativo . Questo esiste soltanto nei paesi in cui vi è stato un forte partito socialdemocratico , tanto forte da essere diventato per periodi più o meno lunghi partito di governo , il partito che è stato chiamato del « compromesso » , ovvero dell ' accettazione temporanea del sistema capitalistico corretto da politiche redistributive . In Italia il più forte partito della classe operaia non è e non vuole essere un partito socialdemocratico e nulla vi è di più estraneo alla sua « filosofia » e a quella dei maggiori sindacati , anche di quelli di matrice non comunista , che l ' idea del compromesso sociale , da non confondersi con il compromesso politico , che invece è parte integrante della strategia del partito comunista ( ma la differenza fra i due tipi di compromesso richiederebbe un lungo discorso che rimando ad altra occasione ) . Dal punto di vista del sistema politico nel suo complesso , l ' assetto neocorporativo rappresenta uno spostamento del luogo classico delle decisioni collettive , che in un sistema parlamentare risiede nel Parlamento e nel governo , mentre nell ' assetto neocorporativo la decisione è presa al di fuori del parlamento e del governo , che rappresenta , nella più favorevole delle ipotesi , solo una delle due parti in conflitto . Di questi due sistemi decisionali , il primo è completamente istituzionalizzato , l ' altro è un sistema ancora debolmente o non affatto istituzionalizzato che , emerso a poco a poco dalla società civile , costituisce uno dei fenomeni più appariscenti della « trasformazione » della democrazia tuttora in corso . A un fenomeno di questo genere non può non far pensare il contrasto che si è avuto qualche mese fa in Italia fra governo e opposizione rispetto al modo di prendere la decisione sul costo del lavoro . Si è trattato infatti di un contrasto fra due procedure alternative per la formazione delle decisioni collettive : mediante accordo fra le parti in cui lo Stato entra soltanto come mediatore , oppure attraverso la formazione della maggioranza nella sede propria della rappresentanza politica . Si potrebbe parlare addirittura di una vera e propria forma di « doppio Stato » , non nel senso del contrasto fra Stato normativo e Stato discrezionale , analizzato a suo tempo da Ernst Fraenkel , ma nel senso del contrasto fra due procedure di decisione , che si escludono a vicenda , pur essendo entrambe compatibili , sui principi fondamentali della democrazia , secondo la quale una decisione collettiva deve essere legittimata in ultima istanza dal consenso diretto o indiretto degli interessati .
LO STATO E I SINDACATI PROFESSIONALI ( MOSCA GAETANO , 1925 )
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La prima origine della importanza assunta dai sindacati professionali si deve ricercare nello sviluppo della grande industria , che , rendendo necessaria la riunione di un gran numero di lavoratori nella stessa fabbrica , ha reso loro più facile di associarsi per la tutela dei comuni interessi . Ma , oltre a questo fattore , ve n ' è un altro sul quale non è superfluo di richiamare ancora una volta l ' attenzione del pubblico e dei governanti . Questo fattore consiste , come ho già fin dal 1907 accennato nelle colonne del « Corriere » , in quella trasformazione che , sopra tutto nelle regioni dove prevale la civiltà europea , hanno subito le economie nazionali e private in seguito alla larga applicazione delle scoperte per le quali sarà sempre segnalato nella storia il secolo decimonono . Per citare alcuni esempi , è certo che l ' adozione del gas per l ' illuminazione e le cucine del vapore per le ferrovie e le navi , della luce elettrica per l ' illuminazione e della forza elettrica per i trams , ha profondamente modificato , sopra tutto nelle grandi città il nostro tenore di vita creando nuovi bisogni , sviluppando quelli vecchi e cambiando radicalmente i mezzi con i quali soddisfiamo i nuovi ed i vecchi . Fino ad un secolo fa chi doveva viaggiare , quando non voleva servirsi delle regie poste di cavalli , lo poteva fare con una carrozza propria o con quella che affittava presso uno dei tanti intrapenditori di trasporti , ed i viaggi brevi la povera gente li faceva a piedi o pigiata in scomodissimi carri . Oggi i ricchi vanno in prima classe , i poveri in terza , ma tutti fanno uso della ferrovia , senza la quale riuscirebbe impossibile l ' approvvigionamento di quasi tutti i grandi centri della popolosa Europa occidentale . Quaranta o cinquanta anni addietro ognuno comprava dal bottegaio più vicino l ' olio od il petrolio per l ' illuminazione ed il carbone per cuocere le vivande , oggi quasi dappertutto sono rare le case nelle quali non vi sia l ' impianto per la luce elettrica ed è molto diffuso per le cucine l ' uso del gas . Nello stesso tempo lo sviluppo preso dalle grandi città ha reso indispensabile l ' uso del tram elettrico e la navigazione a vapore ha sostituito quasi intieramente l ' antico bastimento a vela ed ha fatto sì che un numero relativamente piccolo di grandi compagnie di navigazione abbia concentrato in sé quasi tutta l ' industria dei trasporti marittimi tanto per quel che riguarda i viaggiatori che per le merci . Ora tutto ciò non è avvenuto senza che una profonda modificazione si sia introdotta nel meccanismo degli scambi tanto di derrate che di servizi . All ' antica forma di scambio , che lasciava all ' individuo che cercava la merce od il servizio la libera scelta dell ' individuo coattivo fra tutti gli individui , che hanno bisogno di quel dato servizio o di quella data merce , e la classe , organizzata od organizzabile , che sola li può offrire . E ciò fa sì che ogni classe di lavoratori che ha il monopolio di un servizio necessario o di una merce indispensabile , come sarebbe ad esempio il carbon fossile , può , incrociando semplicemente le braccia , mettere la società intiera in grandissimo imbarazzo . Infatti si sa da tutti che , nelle grandi città d ' Europa e d ' America , la vita diventerebbe molto difficile se per un mese soltanto le ferrovie , i tram e le officine del gas e della luce elettrica cessassero di funzionare e si sa pure che qualche grande nazione , come ad esempio la potentissima Inghilterra , non potrebbe materialmente più vivere se per tre o quattro mesi s ' interrompessero le linee di navigazione che la congiungono col resto del mondo o se si chiudessero le sue miniere di carbone . Non può destar maraviglia che le varie classi di lavoratori , le quali hanno il monopolio uno dei servizi accennati o della produzione di una delle derrate indispensabili , abbiano compreso quanto sia potente l ' arma che hanno nelle mani ; ed abbiamo visto testé in Inghilterra una di queste classi spalleggiata da altre , costringere il Governo a concedere notevoli vantaggi pecuniarii ai propri membri con grave sacrificio della pubblica finanza . Avendo in mano mezzi d ' influenza sociale così efficaci come quelli che ho accennate , è quasi naturale che i sindacati tentino di servirsene per fare pressione sui pubblici poteri . Siamo quindi davanti ad uno stato di cose che non è più lecito d ' ignorare o trascurare ed è anzi necessario che non solo i governanti , ma anche tutti coloro che s ' interessano all ' avvenire del proprio paese , si rendano perfettamente conto della gravità della quistione , perché l ' impreparazione od una preparazione incompleta potrebbe condurci a qualche passo falso al quale poi sarebbe molto difficile di rimediare . Or i problemi che oggi presenta la grave e complessa questione relativa alla condotta che lo Stato , nei paesi retti col sistema rappresentativo dovrebbe tenere rispetto ai sindacati dei lavoratori , possono ridursi a quattro : Il primo concerne il riconoscimento ufficiale dei sindacati , concedendo loro la personalità giuridica . Il secondo è quello relativo alla unità od alla molteplicità dei sindacati fra i lavoratori addetti ad un determinato servizio o alla produzione di una determinata derrata . Il terzo riguarda l ' obbligatorietà della inscrizione ad un sindacato di tutti i lavoratori che esercitano la stessa professione o lo stesso mestiere . Ed il quarto finalmente , consiste nell ' esame della convenienza o no di concedere ai rappresentanti speciali dei sindacati di entrare nelle assemblee che esercitano il potere legislativo . Ognuno di questi problemi è così vasto e complesso che potrebbe essere svolto in un articolo a parte ; mi limiterò quindi ad accennare i criteri fondamentali , seguendo e sviluppando i quali si potrebbe arrivare ad una soddisfacente soluzione . Ed in primo luogo crederci necessario , od almeno opportuno , di concedere il riconoscimento legale e la personalità giuridica a tutti quei sindacati che la chiedessero , preferibilmente subordinando la concessione alla dimostrazione di possedere un certo patrimonio investito sia in immobili che in titoli di Stato o in depositi presso le Casse di risparmio . In questo modo si accrescerebbe il senso della responsabilità nei dirigenti dei sindacati e la prudenza nei loro seguaci , e si avrebbe una seria garanzia nei casi di inadempimento di uno di quei contratti collettivi di lavoro che ora cominciano a diventare frequenti . In secondo luogo non troverei nessuna ragione per ostacolare o non riconoscere la molteplicità dei sindacati fra gli esercenti della stessa professione o del medesimo mestiere . Si obbietterà che in questo modo si avranno , come si sono avuti , dei sindacati di partito , composti cioè da coloro che seguono un dato indirizzo politico . Ma bisogna riflettere che è impossibile di escludere la politica dal movimento sindacale perché esso necessariamente mirerà sempre a far pressione sulla società , e quindi sullo Stato che ne rappresenta e tutela gli interessi , per aumentare i benefizi delle classi sindacate . Date queste condizioni , è preferibile che la pressione sia possibilmente suddivisa , anziché affidata ad un solo organismo . Tanto più che alle volte gli interessi e le vedute proprie di un dato partito possono temperare la soverchia vivacità degli interessi professionali . Non ammetterei poi in niun modo e con nessun temperamento una riforma che , abolendo una delle migliori conquiste della Rivoluzione francese , cioè la libertà di lavoro , imponesse il sindacato obbligatorio ; ossia rendesse necessaria l ' inscrizione in una associazione sindacale per potere esercitare un dato mestiere . Lo Stato mancherebbe ad uno dei suoi precisi doveri , che consiste nel tutelare l ' individuo contro ogni forma di coazione privata , se permettesse che la sussistenza di un uomo o di una famiglia restasse in balia dei dirigenti di un ' associazione la quale potrebbe ammettere o non ammettere nel proprio seno i postulanti , e potrebbe espellere tutti coloro che riputasse per una ragione qualsiasi indesiderabili condannandoli a non potere più fare uso delle proprie braccia e della propria capacità . Se ciò avvenisse sarebbe il principio dello sfacelo delle istituzioni politiche e sociali presenti . Poiché il monopolio dei sindacati non avrebbe più alcun freno ed i loro capi , sicuri ormai della ferrea disciplina dei seguaci , potrebbero trattare da pari a pari coi rappresentanti dello Stato come i baroni del Medio Evo trattavano con i Re . Né meno grave si presenta l ' ultima questione , ossia quella relativa alla rappresentanza politica dei sindacati . Se i membri di essi ne fossero oggi privi si potrebbe affermare che è cattiva politica il negare ad una nuova forza sociale ogni partecipazione ai poteri sovrani , ma , dove si è già adottato il suffragio universale , gli ascritti ai sindacati sono già elettori , e se votano compatti , come è presumibile , essi , anche con la rappresentanza individuale ora in vigore , possono potentemente influire sull ' assemblea elettiva ; giacché non vi è candidato né partito politico che non sentano l ' influenza di un gruppo elettorale numeroso e disciplinato e perciò capace di fare traboccare la bilancia in loro favore . Accoppiando la rappresentanza di classe a quella individuale nelle assemblee legislative si darebbe da un lato un ' arma efficacisSima ai sindacati , poiché i loro rappresentanti avrebbero il mandato imperativo di tutelare gli interessi sindacali , senza assicurare l ' indipendenza degli elementi scelti col vecchio sistema individuale , che dovrebbero avere la missione di tutelare quelli della collettività . Ed è perciò che se si vorrà in Italia dare ad ogni costo una rappresentanza politica ai sindacati sarebbe meno male l ' aggregare questa rappresentanza al Senato , avendo cura che essa non ne formi la maggioranza , anziché alla Camera elettiva . I senatori infatti sono nominati a vita e non hanno quindi da temere per la loro rielezione . È stato di recente pubblicato un libro del professore Gaspare Ambrosini sui sindacati , i consigli tecnici ed i Parlamentari politici . Sarebbe opportuno che esso fosse letto e meditato nel momento attuale . In sostanza l ' Ambrosini fa uno studio sulle costituzioni più recenti e dimostra che finora in nessun paese i sindacati hanno potuto ottenere una partecipazione legale ai poteri sovrani . In Germania la nuova costituzione stabilisce la formazione di un consiglio economico , formato dai rappresentanti dei sindacati dei padroni e degli operai , ma esso ha solo funzioni consultive ed inoltre ha facoltà di proporre al Reichstag disegni di legge solo sulle quistioni riguardanti la legislazione del lavoro . Nella stessa Russia bolscevica i Soviet non sono nominati dai sindacati ma dalle altre categorie di lavoratori , che sono le sole che colà sono riguardate come tali , cioè gli operai della città , i contadini ed i soldati . Ma l ' Ambrosini si affretta ad aggiungere che praticamente i Soviet sono un ' emanazione del partito comunista , che è la sola organizzazione politica la quale effettivamente governi nell ' antico impero degli Czar . Nel 1919 i sindacati russi avevano richiesto di essere riconosciuti come organi economici dello Stato , ma Lenin allora cercò di rimandare ogni decisione e nel marzo del 1921 fece approvare dal decimo congresso del partito comunista una mozione in base alla quale si stabiliva che sarebbe stato un errore politico la trasformazione rapida dei sindacati in organi dello Stato e che essi per ora dovevano limitarsi ad essere scuole di comunismo . Se ora per ciò in Italia si concederà la partecipazione dei rappresentanti dei sindacati allo assemblee politiche , il nostro paese sarebbe il primo ad attuare una riforma capace di cambiare profondamente l ' organizzazione dei pubblici poteri e della quale gravi potrebbero essere le conseguenze in un non lontano avvenire . E ciò da una parte potrebbe essere un onore , ma potrebbe anche costituire un grave pericolo . Io credo infatti che se i sindacati riuscissero ad assumere il potere legislativo , o ad esercitare una pressione abbastanza forte sopra di esso , gli interessi delle singole classi prevarrebbero su quelli della collettività e si avrebbe in sostanza la rivolta delle membra contro lo stomaco e soprattutto contro il cervello . La plebe di Roma antica dié prova di un gran senno politico quando comprese il significato dell ' apologo di Menenio Agrippa ; ne avrebbero altrettanto i nostri sindacati operai ? È lecito dubitarne finché la mentalità odierna delle nostre classi lavoratrici non sarà modificata , finché i loro intelletti non saranno « realmente » sgombrati da una dottrina che è stata ormai da più di mezzo secolo ad essi inculcata ; secondo la quale la produzione economica sarebbe dovuta all ' opera « esclusiva » di coloro che corrono a crearla col loro lavoro manuale .
UN DRAMMA AUTENTICO «LA GIUSTIZIA» DI DESSÌ ( De Monticelli Roberto , 1959 )
StampaQuotidiana ,
Esiste , da lunedì scorso , sul palcoscenico d ' un teatro d ' Italia , un misterioso dramma , che si è presentato senza clamore , senza alone mondano intorno , senza cicaleccio snobistico , senza brusio di scandalo , senza che nessuno citasse Proust o Pierre Choderlos De Laclos ( che in genere non c ' entrano per niente e in questo caso poi meno che mai , ma sono nomi grati al palato dei letterati che frequentano , fingendo di snobbarle , le sale di spettacolo ) . Esiste questo dramma , nella sua realizzazione scenica , da lunedì scorso e noi siamo ben lieti che questo accada : è un dramma , intendiamoci , non perfetto , che può dare persino la sensazione di qualcosa di non finito , d ' oscuro , di chiuso nella notte d ' una fatica creativa ancora non placata . È La Giustizia di Giuseppe Dessì , che si rappresenta in questi giorni al Teatro Stabile di Torino , con la regia di Giacomo Colli , primo testo drammatico di un narratore che al teatro non s ' era avvicinato mai e che lo ha fatto ora , non per vanità o per desiderio di facile fama , ma proprio perché la natura dei fatti che s ' era accinto a narrare lo ha irresistibilmente portato verso una ribalta . La Giustizia , è lo stesso Dessì che lo scrive , stava lentamente nascendo come lungo racconto . Ma quei personaggi , quella gente d ' un paese del centro della Sardegna , presi nel vortice d ' una inchiesta giudiziaria che scava faticosamente nel passato , alla ricerca del responsabile d ' un delitto consumato quindici anni prima , non sopportavano d ' essere chiusi entro certi schemi narrativi , volevano a tutti i costi parlare , muoversi , agire . « Infatti ciò che mi piaceva , nel mio racconto o romanzo che fosse , era il dialogo . Là , nel dialogo , il tono era giusto » . Genesi dell ' opera che all ' occhio dello spettatore si fa chiara solo che egli pensi come i fatti rappresentati siano tolti di peso dai rapporti di un giudice istruttore ; e che corrispondono , nella loro apparenza esteriore , a fatti realmente accaduti . In un paese primitivo , fra i monti della Gallura , una ragazza , una piccola serva di diciassette anni , ha un giorno una visione terrificante : vede , in un boschetto dietro le case , col volto squarciato e coperto di sangue , la vecchia madre delle sue padrone , due tetre sorelle invecchiate nel silenzio , nel sospetto e in una squallida avarizia da poveri ; la vecchia della visione , in quella sua agonia , pronuncia dei nomi , che sembrano altrettante accuse . Il delitto è accaduto , in realtà , ma quindici anni prima . Una lunga indagine era stata condotta dal maresciallo dei carabinieri allora di stanza nel paese ; e un grosso fascicolo istruttorio s ' era di giorno in giorno gonfiato sul tavolo di un giudice . Un uomo del paese , vicino di casa delle due sorelle , era stato accusato dell ' assassinio , aveva subito dieci mesi di carcere preventivo , poi era stato prosciolto . E la macchia del delitto impunito , era restata sulla comunità . La visione della ragazza ( che può sembrare frutto di isteria ma in realtà non lo è , come si vedrà poi nello sviluppo del dramma ) rimette tutto in discussione , l ' indagine e l ' istruttoria sul vecchio crimine vengono riprese dal nuovo maresciallo e da un altro giudice . Ecco : non accade molto di più e trattandosi , poi , nella sua costruzione esteriore , d ' un dramma di « suspense » , non è bene rivelare gli scioglimenti dei fatti ai lettori che possono domani diventare spettatori . Ma ciò che conta , qui , è la rappresentazione corale di quella società primitiva ; è , per quanto concerne l ' indagine nelle coscienze , il , senso che ne scaturisce , di colpe antichissime , di torti remoti e reciproci , mai perdonati né risarciti ; è l ' immagine della solitudine umana , dell ' incomprensione , dell ' innocenza tradita sulla terra indifferente , nel paesaggio nemico : il sacrificio di Abele ( ma un Abele non scevro di colpe ) che si ripete in un mondo restato alle lontananze mitiche del Vecchio Testamento . ( Ed è Italia di oggi ) . Tutto ciò è ottenuto con una semplicità di linguaggio che prende dalla cronaca , dalla grande inchiesta oggettiva , il suo passo perento rio , perché condizionato dai fatti . E con tutto ciò , nonostante questa chiarezza , insieme fredda e accalorata , proprio da requisitoria di giudice istruttore , l ' opera resta misteriosa , serrata in un grumo d ' ombra , un segno simbolico sul muro d ' una catacomba ; che è , mi pare , la prova della sua qualità . Aggiungi a questi dati positivi uno spettacolo , rigoroso , austero , non ancora perfetto in certe parti accessorie , ma significativo nella sua aderenza al testo ; aggiungi quella scena di Michele Scandella , un miracolo di prospettive poetiche ( oltre che un miracolo tecnico , dato il minuscolo palcoscenico del Gobetti , sul quale riescono a muoversi più di una trentina di personaggi ) ; e l ' interpretazione sobria , patita , piena di umiltà e di malinconia , di Gianni Santuccio ; la potente figurazione ieratica di Paola Borboni ; la caratterizzazione di Gina Sammarco ; il prodigarsi di tutti gli altri , da Mario Bardella a Giulio Oppi . Insomma , un risultato . Ora , si pensi che il dramma di Dessì fu pubblicato su « Botteghe Oscure » nel 1948; e che ci ha messo dieci anni per arrivare a una ribalta . Altro che far polemiche sui giornali ; se dipendesse da noi , manderemmo i pezzi grossi del teatro italiano , gli alti papaveri impresariali , in viaggio d ' istruzione per l ' Italia , paese che hanno dimostrato , ad usura , di non conoscere .