StampaQuotidiana ,
Da
qualche
tempo
si
parla
della
riforma
costituzionale
con
un
fervore
senza
precedenti
.
Sono
intervenute
nel
dibattito
,
forse
per
la
prima
volta
contemporaneamente
,
le
più
alte
autorità
dello
Stato
,
a
cominciare
dal
presidente
della
Repubblica
,
che
,
con
espressione
felice
,
ha
auspicato
al
paese
una
«
democrazia
più
matura
»
.
La
discussione
è
nata
circa
una
decina
d
'
anni
fa
,
ha
attraversato
due
legislature
,
l
'
ottava
e
la
nona
,
e
ora
si
riaffaccia
all
'
inizio
della
decima
.
Sono
stati
scritti
sull
'
argomento
migliaia
di
articoli
,
sono
state
date
migliaia
d
'
interviste
,
sono
stati
pubblicati
decine
di
libri
di
esperti
.
Sotto
la
direzione
di
Gianfranco
Miglio
si
era
costituito
alcuni
anni
fa
un
gruppo
di
studio
per
la
«
nuova
Costituzione
»
da
cui
sono
usciti
nel
1983
tre
o
quattro
volumi
molto
commentati
alla
loro
apparizione
.
Per
ben
due
volte
si
è
detto
:
questa
sarà
la
legislatura
della
grande
riforma
.
Ora
è
la
terza
.
Eppure
sinora
la
grande
riforma
non
ha
mosso
neppure
il
primo
passo
.
Né
la
grande
né
la
piccola
.
Neppure
la
piccolissima
,
quella
dei
regolamenti
parlamentari
.
Perché
?
La
spiegazione
più
semplice
di
cui
tutti
sono
consapevoli
ma
che
fingono
d
'
ignorare
,
è
la
seguente
.
L
'
esigenza
di
cambiare
la
Costituzione
nasce
dalla
constatazione
,
diventata
ormai
quasi
ossessiva
,
che
il
nostro
sistema
politico
è
inefficiente
.
Ma
è
proprio
l
'
inefficienza
del
sistema
che
sinora
ha
reso
difficile
,
se
non
impossibile
,
il
cambiamento
.
La
funzione
del
sistema
politico
è
quella
di
produrre
decisioni
ovvero
regole
imperative
per
risolvere
conflitti
d
'
interesse
fra
individui
e
fra
gruppi
al
fine
di
renderne
possibile
la
pacifica
convivenza
.
Si
dice
che
un
sistema
politico
funziona
bene
quando
riesce
a
prendere
decisioni
opportune
nel
più
breve
tempo
possibile
e
con
il
minor
dispendio
di
energie
da
parte
dei
decisori
.
Sotto
questo
aspetto
il
nostro
sistema
avrebbe
dimostrato
di
non
essere
un
buon
sistema
.
Di
qua
l
'
esigenza
di
riformarlo
sveltendone
le
procedure
.
La
maggior
parte
delle
proposte
sinora
fatte
convergono
verso
questo
scopo
,
dalla
modificazione
del
sistema
bicamerale
alla
riforma
dei
regolamenti
delle
Camere
,
dall
'
attribuzione
di
maggiore
autorità
al
presidente
del
Consiglio
al
cambiamento
della
legge
elettorale
per
diminuire
il
numero
dei
partiti
e
rendere
meno
affollate
le
coalizioni
di
governo
.
Queste
proposte
per
essere
attuate
debbono
trasformarsi
in
decisioni
.
Ma
chi
deve
prendere
queste
decisioni
?
Naturalmente
gli
stessi
organi
dello
Stato
di
cui
si
chiede
a
gran
voce
la
riforma
perché
decidono
male
.
Con
un
'
aggravante
in
più
:
che
le
decisioni
in
materia
costituzionale
sono
regolate
da
norme
che
le
rendono
più
difficili
.
Il
paradosso
della
riforma
costituzionale
,
il
paradosso
che
spiega
la
paralisi
,
è
tutto
qui
:
per
riformare
la
Costituzione
occorrono
condizioni
,
per
lo
più
aggravate
,
dalla
cui
mancanza
è
nata
l
'
esigenza
di
riformare
la
Costituzione
.
In
altre
parole
,
le
condizioni
che
rendono
necessaria
la
riforma
sono
quelle
stesse
che
sinora
l
'
hanno
resa
impossibile
.
Se
la
riforma
della
Costituzione
fosse
un
'
operazione
facile
,
vorrebbe
dire
che
il
nostro
sistema
funziona
bene
.
Ma
se
funzionasse
bene
,
che
bisogno
ci
sarebbe
della
riforma
?
Siamo
in
un
circolo
vizioso
,
da
cui
non
si
sa
bene
come
uscire
.
Ho
voluto
forzare
un
po
'
il
ragionamento
unicamente
per
mostrare
la
reale
difficoltà
dell
'
operazione
,
e
per
cercare
di
capire
perché
,
nonostante
la
montagna
di
parole
,
non
ne
sia
venuto
fuori
in
tanti
anni
neppure
il
topolino
di
un
fatto
concreto
.
La
discussione
è
ancora
ferma
ai
preliminari
:
è
meglio
cominciare
dalle
grandi
riforme
e
procedere
verso
le
piccole
o
partire
dalle
piccole
per
salire
a
poco
a
poco
alle
grandi
?
Conviene
dare
la
precedenza
alla
Costituzione
vera
e
propria
oppure
al
sistema
elettorale
?
La
prima
alternativa
sembra
ormai
risolta
:
si
poteva
cominciare
dalle
piccole
riforme
subito
,
ma
ora
,
dopo
tanti
rinvii
e
tante
aspettative
deluse
,
non
si
può
cominciare
se
non
da
qualche
azione
clamorosa
.
Dare
una
risposta
alla
seconda
alternativa
è
più
difficile
,
perché
,
se
ci
sono
convergenze
rispetto
alla
prima
,
rispetto
a
questa
ogni
partito
va
per
conto
suo
e
cerca
di
tirar
l
'
acqua
al
proprio
mulino
.
E
si
capisce
:
non
esiste
una
procedura
elettorale
da
cui
possano
trarre
vantaggio
tutti
i
partiti
.
C
'
è
una
sola
procedura
che
a
rigore
renda
a
ciascuno
il
suo
ed
è
la
proporzionale
pura
con
il
minimo
di
correttivi
.
Ma
,
guarda
caso
,
questa
è
proprio
una
delle
cause
del
difetto
del
sistema
per
quel
che
riguarda
la
sua
capacità
operativa
.
Di
qua
un
altro
paradosso
:
il
procedimento
più
equo
dal
punto
di
vista
del
modo
di
comporre
il
Parlamento
è
anche
quello
meno
conveniente
dal
punto
di
vista
del
suo
buon
funzionamento
.
Si
può
mettere
il
problema
anche
in
questo
modo
:
i
due
organi
più
importanti
per
la
formazione
delle
decisioni
sono
il
Parlamento
e
il
Governo
.
La
proporzionale
è
la
procedura
migliore
per
la
composizione
del
Parlamento
che
,
se
deve
essere
un
organo
rappresentativo
,
deve
rispecchiare
con
la
massima
precisione
gli
orientamenti
del
paese
.
Per
la
capacità
operativa
del
Governo
,
invece
,
occorre
la
drastica
riduzione
dei
gruppi
politici
,
che
si
può
ottenere
soltanto
abolendo
o
correggendo
la
proporzionale
.
Queste
difficoltà
sono
sotto
gli
occhi
di
tutti
.
Oggi
rese
se
mai
più
gravi
dal
fatto
che
il
naturale
inizio
di
un
serio
dibattito
avrebbe
potuto
essere
una
commissione
parlamentare
.
Ma
questo
espediente
è
stato
ormai
bruciato
durante
la
nona
legislatura
con
la
Commissione
presieduta
dall
'
on.
Bozzi
,
composta
da
alcuni
dei
più
bravi
giuristi
italiani
.
Il
risultato
del
lavoro
della
Commissione
è
stato
una
bella
relazione
,
diventata
rapidamente
un
documento
d
'
archivio
,
se
non
addirittura
carta
da
macero
.
Nessuno
oggi
pensa
di
proporre
la
ripetizione
della
prova
.
Si
parla
d
'
incontri
bilaterali
.
Ma
che
cosa
s
'
intende
?
Se
s
'
intende
l
'
incontro
di
un
partito
,
per
esempio
quello
di
maggioranza
relativa
,
con
i
principali
partiti
di
governo
e
di
opposizione
,
la
cosa
sarebbe
possibile
ma
non
sarebbe
giusta
.
Se
s
'
intende
l
'
incontro
di
ogni
partito
con
tutti
gli
altri
,
come
si
dovrebbe
intendere
alla
lettera
,
ne
verrebbe
fuori
una
bella
confusione
.
Dopo
quasi
dieci
anni
insomma
sembra
che
si
debba
cominciare
da
capo
.
Ma
ormai
non
si
può
più
tornare
indietro
.
La
grande
riforma
è
diventata
una
sfida
per
la
nostra
classe
politica
.
Una
sfida
che
essa
deve
vincere
se
non
vuol
perdere
un
'
altra
parte
della
sua
credibilità
.
A
furia
di
fare
della
Costituzione
il
capro
espiatorio
di
tutti
i
guai
della
repubblica
,
si
è
finito
per
screditarla
.
Non
si
può
più
tornare
indietro
ma
non
si
può
neppure
fallire
.
Il
fallimento
sarebbe
un
ulteriore
segno
della
crisi
irreversibile
del
sistema
democratico
,
che
solleva
più
problemi
di
quelli
che
sia
in
grado
di
risolvere
,
e
non
riuscendo
a
risolvere
i
piccoli
se
ne
pone
di
sempre
più
grandi
.
Come
il
giocatore
che
punta
somme
via
via
più
alte
per
rifarsi
delle
perdite
precedenti
e
alla
fine
perde
tutto
:
oltre
la
camicia
,
anche
l
'
onore
.
StampaQuotidiana ,
Aquileia
,
21
aprile
.
Natale
di
Roma
.
Dopo
Terzo
entro
sulla
strada
romana
che
arriva
diritta
fino
a
Belvedere
,
a
pochi
passi
dall
'
imbarco
per
Grado
,
e
m
'
appare
il
campanile
d
'
Aquileia
quasi
nero
contro
il
cielo
basso
e
piovoso
.
Ai
suoi
piedi
la
pianura
è
tutta
verde
d
'
un
verde
schietto
e
lavato
,
nato
da
un
mese
.
Non
avevo
più
riveduto
il
campanile
dai
giorni
dell
'
armistizio
.
No
,
non
è
un
campanile
da
chiesa
:
è
una
torre
da
fortezza
,
così
alta
e
quadrata
e
imperiale
e
incrollabile
che
le
campane
stanno
appese
lassù
come
un
amuleto
al
collo
d
'
un
gigante
.
E
attorno
per
miglia
non
c
'
è
di
vivo
che
lui
.
È
stato
per
tre
anni
di
guerra
una
di
quelle
cime
cui
dalle
trincee
e
dalle
retrovie
,
dai
monti
e
dalla
palude
,
convergevano
col
sole
cento
e
centomila
sguardi
e
speranze
,
come
le
onde
elettriche
alle
antenne
d
'
una
radio
:
il
castello
rotondo
di
Gorizia
,
la
vetta
precipite
del
monte
Santo
,
le
gobbe
gialle
del
San
Michele
,
la
rocca
bigia
di
Monfalcone
,
il
campanile
d
'
Aquileia
.
Quando
giungevi
lassù
,
non
scorgevi
anima
viva
,
ma
ti
pareva
d
'
essere
alla
ribalta
e
che
compagni
e
nemici
te
solo
guardassero
.
Soffia
scirocco
,
e
pioviggina
.
Nei
canali
l
'
acqua
che
pel
vento
rigurgita
dalla
laguna
,
viene
coprendo
le
sponde
,
ne
accarezza
per
un
poco
l
'
erba
tenera
,
la
fa
oscillare
quasi
già
fosse
alga
,
poi
la
sommerge
.
In
questa
bassura
,
appena
piove
,
l
'
acqua
si
mette
a
pullulare
su
dal
suolo
come
se
quella
che
cade
dal
cielo
non
sia
che
un
richiamo
al
mare
nascosto
sotto
i
giunchi
e
le
canne
,
da
punta
Sdobba
a
Treporli
.
Sembra
di
stare
sopra
una
gran
zattera
tra
le
cui
travi
s
'
oda
sempre
lo
sciacquio
dell
'
onda
.
Aquileia
è
pallida
e
solitaria
.
Da
vicino
,
la
sua
torre
,
le
rotte
colonne
,
le
arche
,
tutte
le
sue
pietre
hanno
sotto
la
livida
luce
il
colore
delle
nubi
.
Dalla
cella
della
torre
pende
un
tricolore
sbiadito
,
una
ancóra
di
quelle
bandiere
lunghe
quanto
orifiamme
che
improvvisavamo
in
guerra
con
tre
quadrati
tagliati
da
tre
teli
di
cotonina
troppo
bassi
:
come
s
'
erano
trovati
dal
merciaio
di
Cervignano
,
di
Cormons
,
di
Gorizia
.
Il
cuore
mi
batte
come
se
dovessi
dopo
anni
e
anni
ritrovare
un
amico
e
temessi
di
non
essere
riconosciuto
,
di
non
toccare
più
il
suo
cuore
.
Che
hai
fatto
in
questi
anni
?
Hai
pensato
a
me
?
Sei
stato
fedele
a
me
?
Io
sì
,
sono
sempre
quello
.
Vorrei
già
aver
riveduto
tutto
,
e
invece
resto
titubante
nel
mezzo
della
via
.
Per
questo
non
vado
súbito
alla
basilica
e
al
cimitero
.
Comincio
da
più
lontano
.
Quel
che
m
'
ha
sempre
,
anche
prima
della
guerra
,
innamorato
d
'
Aquileia
è
stata
l
'
ombra
di
Roma
,
quanto
vi
resta
di
Roma
,
ed
è
ancora
per
tre
quarti
sepolto
sotto
le
strade
,
le
piazze
,
le
vigne
,
le
biade
.
Perciò
l
'
Austria
teneva
questo
villaggio
in
sospetto
come
fosse
una
popolosa
città
,
silenziosa
ma
ostile
:
una
città
di
morti
che
a
un
tócco
rivivevano
e
gridavano
Roma
.
Appena
un
rudere
affiorava
dal
suolo
,
lasciava
che
fosse
distrutto
e
su
vi
passasse
l
'
aratro
.
Quello
che
di
più
prezioso
era
rimasto
dentro
il
piccolo
museo
,
monete
d
'
oro
imperiali
,
bronzi
,
vetri
,
gioielli
,
ambre
lavorate
,
tutto
fu
nell
'
aprile
del
1915
ficcato
frettolosamente
in
poche
casse
:
mille
e
seicento
pezzi
.
E
spedito
a
Vienna
.
In
quei
giorni
,
per
tenerci
a
bada
,
l
'
Austria
fingeva
d
'
offrirci
anche
l
'
Aquileiese
fino
all
'
Isonzo
.
Pur
qualcosa
rimase
.
E
bastò
a
provare
che
l
'
Austria
con
quei
sospetti
mirava
giusto
.
Bisogna
avere
veduto
nei
primi
mesi
di
guerra
i
soldati
italiani
entrare
nella
basilica
o
nel
museo
d
'
Aquileia
,
riconoscere
stupefatti
in
quelle
distese
di
mosaici
,
in
quelle
statue
togate
,
in
quei
rocchi
di
colonne
membrute
come
atleti
,
Roma
,
Napoli
,
Pompei
,
Venezia
,
per
sapere
quanto
possa
l
'
arte
nella
storia
e
nel
cuore
d
'
un
popolo
.
Erano
i
documenti
tangibili
del
loro
diritto
ad
essere
lì
,
armati
e
vincitori
.
E
la
fede
dei
più
incolti
più
commoveva
,
perché
non
si
perdeva
in
raffronti
minuti
ma
sorrideva
sicura
come
di
chi
in
terra
lontana
rioda
all
'
improvviso
la
propria
favella
e
il
proprio
dialetto
.
Il
museo
è
quello
d
'
allora
.
L
'
Italia
non
ha
ancora
danari
per
riordinarlo
,
per
ingrandirlo
,
nemmeno
per
rafforzarne
le
finestre
contro
i
ladri
,
così
che
molti
dei
gioielli
,
delle
monete
,
dei
cammei
finalmente
tornati
da
Vienna
devono
restare
chiusi
nella
cassaforte
.
Giovanni
Brusìn
che
vigila
con
sollecito
amore
sul
museo
,
sulla
basilica
,
sui
pochi
scavi
,
e
che
è
anche
sindaco
di
Aquileia
,
ha
la
bontà
di
mostrarmi
di
sala
in
sala
il
tesoretto
ricuperato
.
È
un
uomo
dotto
,
cordiale
e
compito
che
non
so
come
abbia
fatto
a
sapere
tutto
quello
che
è
accaduto
qui
tra
il
maggio
del
'15
e
l
'
ottobre
del
'17
mentre
egli
era
di
là
,
sospettato
,
internato
e
sorvegliato
.
Mi
parla
di
Cadorna
e
del
Duca
,
di
d
'
Annunzio
e
di
don
Celso
Costantini
come
se
li
avesse
allora
veduti
tra
questi
cipressi
e
questi
ruderi
cogli
occhi
del
desiderio
;
e
di
Benito
Mussolini
mi
parla
che
l
'
autunno
scorso
venne
qui
di
volata
dopo
il
discorso
di
Udine
.
(
Così
ho
trovato
uno
dei
due
musei
da
lui
visitati
;
e
s
'
ha
da
dire
che
almeno
questo
l
'
ha
scelto
bene
)
.
Intanto
io
guardo
e
ammiro
.
Del
grande
emporio
per
cui
tutto
l
'
Oriente
comunicava
con
l
'
Italia
settentrionale
e
con
l
'
Europa
centrale
,
della
fastosa
residenza
imperiale
dove
Augusto
venne
ad
incontrare
Erode
,
quel
che
resta
proprio
d
'
intatto
,
d
'
ancora
vivo
,
non
sono
che
gingilli
da
donne
:
reticelle
e
catenelle
d
'
oro
e
di
perle
;
vaselli
da
profumi
e
da
unguenti
,
questo
d
'
avorio
con
due
putti
che
aizzano
un
cane
al
laccio
,
quello
di
vetro
a
vene
d
'
oro
,
di
viola
,
di
verde
e
d
'
azzurro
che
trema
se
gli
respiri
da
presso
;
una
lucernetta
di
terra
con
Cupido
addormentato
nel
giro
d
'
una
conchiglia
;
un
anello
d
'
ambra
col
ritrattino
d
'
una
bionda
che
tra
le
due
bende
della
chioma
ti
spalanca
addosso
gli
occhi
stupefatti
;
una
cicala
di
cristallo
di
rocca
;
un
cammeo
d
'
agata
con
l
'
Amore
sulla
biga
;
un
pettine
d
'
avorio
;
il
serpe
d
'
oro
d
'
un
'
armilla
;
uno
specchietto
d
'
argento
inserito
nel
rovescio
d
'
un
'
ambra
larga
quanto
la
mano
d
'
un
bimbo
,
scolpita
a
raffigurare
l
'
Amore
giovinetto
accanto
alla
sua
Psiche
tremante
.
Quando
alzo
gli
occhi
da
quei
vezzi
e
da
quelle
grazie
,
vedo
dietro
i
vetri
le
magnolie
e
i
cipressi
del
giardino
piegarsi
sottola
tempesta
dello
scirocco
.
Se
entrasse
qui
una
folata
sola
di
vento
,
rapirebbe
tutto
in
un
attimo
.
Ma
che
il
vento
per
un
minuto
s
'
acqueti
,
ecco
gli
uccelli
cinguettare
,
trillare
,
fischiare
,
garrire
come
allora
,
quando
le
donne
di
queste
gemme
erano
vive
e
giovani
,
e
anch
'
esse
ridevano
.
L
'
agro
intorno
a
Roma
,
la
pianura
e
la
laguna
intorno
a
Aquileia
ci
dànno
con
lo
spazio
vuoto
la
misura
del
tempo
da
allora
trascorso
;
ci
riducono
cioè
alla
nostra
misura
,
tanto
breve
al
confronto
che
ci
sgomenta
e
raddoppia
l
'
amore
per
queste
rare
fragili
reliquie
superstiti
,
quasi
che
scampate
alla
morte
e
toccate
dal
miracolo
abbiano
ormai
qualcosa
di
sacro
e
di
taumaturgico
.
Non
piove
più
.
Andiamo
a
vedere
il
mosaico
scoperto
in
questi
giorni
,
appena
fuori
del
paese
,
in
un
campo
di
viti
e
di
grano
.
È
il
pavimento
d
'
una
sala
di
terme
.
In
uno
dei
riquadri
salvi
,
una
naiade
siede
sulla
coda
squamata
d
'
un
gran
tritone
e
s
'
abbandona
dolcemente
al
navigare
.
Il
tritone
barbuto
reca
nelle
mani
una
cesta
stillante
colma
di
pesci
d
'
argento
e
d
'
alghe
smeraldine
.
Ma
più
m
'
attirano
i
ritratti
di
tre
atleti
,
chiusi
in
un
cerchio
a
greche
e
a
volute
.
Uno
è
d
'
un
giovane
nudo
,
pingue
,
tronfio
e
roseo
,
il
collo
tozzo
,
i
capelli
neri
,
rasi
e
,
dritto
sulla
fronte
,
il
solito
ciuffo
,
cirrus
in
vertice
,
come
la
cresta
sulla
testa
del
gallo
;
ma
nei
grandi
occhi
tondi
e
fissi
,
cerchiati
di
viola
e
di
rosso
,
nella
bocca
schiusa
egli
ha
un
che
di
doloroso
come
il
ginnasta
che
viene
ansando
a
ringraziare
il
pubblico
con
una
smorfia
per
sorriso
.
Un
altro
è
d
'
un
ginnasta
a
barba
nera
ricciuta
,
più
maturo
ed
umano
,
la
testa
piegata
con
nobiltà
sulla
spalla
destra
quasi
ad
allontanarsi
un
poco
da
chi
lo
guarda
.
E
il
terzo
ritratto
è
d
'
un
placido
vecchio
,
forse
un
maestro
o
il
magistrato
preposto
alle
terme
,
a
barba
bianca
,
con
tunica
e
toga
,
sul
capo
una
ghirlanda
.
La
tecnica
del
mosaico
semplice
e
dura
e
netta
,
che
non
sbaglia
un
colpo
,
è
fatta
per
questi
volti
energici
,
per
questi
sguardi
diritti
.
Lo
scavo
è
appena
a
due
metri
sotto
il
piano
arato
,
e
un
operaio
ricopre
i
mosaici
,
man
mano
che
li
ho
ammirati
,
con
lembi
di
quel
feltro
incatramato
che
faceva
in
guerra
da
tetto
alle
baracche
.
Il
gran
vento
scuote
questi
cenci
,
li
fa
volar
via
finché
un
gran
sasso
non
li
inchiodi
;
e
nella
vicenda
i
tre
volti
imperiosi
,
più
grandi
del
vero
,
appaiono
e
scompaiono
,
fissi
al
cielo
.
Finalmente
m
'
avvio
alla
basilica
e
al
cimitero
.
Un
gran
folto
di
allori
,
di
bossi
,
di
rose
è
sorto
su
dalle
tombe
nostre
.
Adesso
il
pieno
scarmigliato
rigoglio
primaverile
nasconde
croci
,
arche
,
stele
,
iscrizioni
.
È
come
un
'
offerta
tumultuosa
di
virgulti
,
di
fronde
,
di
bocci
che
sotto
i
loro
gran
cipressi
i
sepolti
ci
fanno
:
una
folla
,
una
calca
,
un
confuso
ondeggiare
nel
quale
noi
superstiti
ancora
non
sappiamo
trovare
la
via
:
e
su
tutto
,
un
odor
d
'
acre
e
d
'
amaro
che
la
pioggia
fa
più
acuto
.
Lo
respiro
,
tra
i
lauri
e
le
mortelle
,
lo
sento
nella
bocca
,
nel
petto
,
sulle
mani
con
cui
ho
scostato
due
frasche
per
rileggere
le
parole
scritte
sulla
tomba
di
chi
ho
veduto
morto
.
Cerco
le
salme
dei
dieci
ignoti
venuti
da
tutti
i
campi
di
battaglia
,
quelle
che
nell
'
ottobre
del
1921
rimasero
qui
nell
'
ombra
e
nel
silenzio
quando
l
'
undicesimo
s
'
involò
verso
Roma
e
il
Campidoglio
e
la
gloria
.
Seguendo
il
desiderio
di
don
Gelso
Costantini
,
dietro
l
'
abside
,
su
due
scalinate
,
al
colmo
del
muro
di
cinta
sotto
cui
fluisce
al
mare
il
verde
Natissa
,
è
stato
alzato
qui
un
altare
di
pietra
.
Chi
v
'
officia
,
alza
il
calice
e
l
'
ostia
su
tutta
la
pianura
dell
'
Isonzo
,
verso
tutte
le
vette
della
guerra
carsica
dal
San
Michele
a
Sei
Busi
.
Adesso
sotto
la
nuvolaglia
,
quei
monti
non
sono
che
una
riga
di
cupo
turchino
come
se
,
quando
svaniranno
le
nubi
,
tutto
il
cielo
abbia
da
essi
a
riprendere
colore
e
vigore
.
StampaQuotidiana ,
Scandalo
sotto
la
luna
di
Eugenio
Ferdinando
Palmieri
fu
rappresentata
per
la
prima
volta
a
Milano
nel
1940;
e
venne
scritta
due
anni
prima
.
È
dunque
una
commedia
di
più
che
vent
'
anni
fa
e
appartiene
all
'
esiguo
gruppetto
delle
quattro
o
cinque
(
sulle
dodici
che
scrisse
per
la
scena
veneta
)
che
Palmieri
,
critico
rigoroso
di
sé
come
degli
altri
,
non
rifiuti
a
distanza
di
tanti
anni
.
La
ripresa
che
ne
ha
fatto
ieri
sera
,
al
teatro
Nuovo
,
Cesco
Baseggio
,
con
la
regia
di
Carlo
Lodovici
,
è
stata
opportuna
perché
ha
riaperto
uno
spiraglio
su
un
teatro
veneto
ingiustamente
dimenticato
.
Il
Palmieri
,
che
del
dialetto
ha
la
vocazione
e
l
'
istinto
(
la
sua
stagione
poetica
si
è
svolta
sotto
il
mutevole
cielo
della
parlata
polesana
)
si
è
sempre
battuto
,
con
saggi
e
articoli
,
per
un
teatro
veneto
moderno
che
superasse
le
dolcezze
e
le
lividure
(
crepuscolari
le
une
e
le
altre
)
di
Giacinto
Gallina
e
di
Gino
Rocca
;
per
un
teatro
veneto
che
non
fosse
fatto
di
epigoni
bonari
,
malinconici
o
gai
con
lacrimetta
;
un
teatro
che
,
d
'
una
provincia
italiana
antica
,
irrequieta
e
cupa
d
'
ombre
molteplici
,
non
ripetesse
un
'
immagine
convenzionale
.
Scandalo
sotto
la
luna
è
in
questo
senso
una
commedia
sufficientemente
indicativa
.
Ma
nella
produzione
di
Palmieri
commediografo
è
certo
una
delle
sue
opere
più
cordiali
,
meno
anarchiche
;
infatti
,
il
suo
mondo
più
autentico
è
quello
rapsodico
,
vagamente
picaresco
e
comunque
ribelle
,
della
sua
giovinezza
polesana
,
il
mondo
che
si
può
ritrovare
in
un
'
altra
commedia
,
I
lazzaroni
,
recentemente
pubblicata
in
un
fascicolo
di
«
Sipario
»
dedicato
al
teatro
veneto
.
Qui
viene
dipinto
l
'
affresco
satirico
dell
'
aristocrazia
veneta
e
lo
spunto
è
offerto
da
un
matrimonio
andato
a
monte
perché
la
nobile
sposina
se
ne
scappa
con
un
altro
,
un
pittore
povero
e
di
natali
alquanto
umili
.
Il
matrimonio
,
principesco
,
era
stato
predisposto
,
per
la
sorella
minore
,
da
Marina
Ravazzin
,
agra
zitella
ambiziosa
,
capofamiglia
,
praticamente
,
della
nobile
casata
,
che
comanda
a
bacchetta
anche
sui
due
fratelli
,
un
gentiluomo
che
fa
il
deputato
conservatore
,
tanto
per
occuparsi
di
qualcosa
(
il
primo
atto
della
commedia
è
datato
1914
)
,
e
un
giovanotto
tonto
,
che
è
ufficiale
dei
lancieri
e
corre
dietro
,
come
di
rigore
,
alle
stelle
del
café
chantant
.
La
commedia
racconta
lo
scandalo
,
e
lo
sdegno
ipocrita
,
provocati
in
quell
'
ambiente
di
nobili
parrucconi
,
dal
gesto
di
rivolta
della
promessa
sposa
che
preferisce
,
all
'
ebete
rampollo
di
un
principe
(
d
'
altronde
,
squattrinato
e
avaro
)
un
proletario
artista
.
Ventidue
anni
dopo
i
Ravazzin
,
cui
per
quello
scandalo
era
stato
dato
l
'
ostracismo
e
che
hanno
vissuto
in
solitudine
,
ma
badando
a
saggiamente
amministrare
il
patrimonio
,
vengono
riammessi
nel
«
giro
»
,
per
iniziativa
del
principe
il
cui
figlio
s
'
ebbe
a
suo
tempo
il
rovente
smacco
;
in
realtà
,
perché
si
ha
bisogno
di
loro
e
,
soprattutto
,
dei
loro
aristocratici
quattrini
.
Nel
frattempo
una
figlia
della
fuggitiva
è
felicemente
rientrata
nella
famiglia
e
Gasparo
,
lo
zio
ex
-
deputato
,
se
ne
serve
per
fare
,
in
uno
,
le
vendette
dei
Ravazzin
e
la
felicità
di
lei
che
,
come
la
madre
,
s
'
è
innamorata
di
un
giovanotto
di
nome
oscuro
.
Là
per
là
,
su
due
piedi
,
il
principe
sussiegoso
e
ipocrita
viene
«
comperato
»
dai
milioni
di
Gasparo
;
offrirà
alla
nuova
coppia
la
protezione
,
squattrinata
ma
blasonata
,
della
sua
autorità
di
«
padre
spirituale
»
di
tutto
il
sangue
blu
che
scorre
fra
la
laguna
e
il
Garda
.
I
tre
atti
sono
sagacemente
costruiti
su
tre
visite
,
del
principe
,
alla
famiglia
nemica
;
e
questo
,
del
principe
,
è
anche
il
personaggio
più
felice
.
Come
il
miglior
atto
della
commedia
è
il
secondo
,
quando
la
nobiltà
fa
il
suo
ingresso
solenne
,
dopo
ventidue
anni
,
nella
casa
degli
«
esiliati
»
.
Qui
,
prende
rilievo
il
ritratto
satirico
di
quella
provincia
,
di
quelle
figure
per
museo
da
statue
di
cera
;
e
la
comicità
diventa
cattiva
.
Del
resto
,
la
trama
,
alquanto
forzata
(
sta
qui
il
difetto
della
commedia
,
che
cioè
a
quelle
solenni
e
patetiche
mummie
non
si
contrappongono
antagonisti
veramente
vivi
)
,
è
il
pretesto
per
la
rappresentazione
beffarda
di
un
mondo
post
-
fogazzariano
.
È
in
questa
satira
che
il
Palmieri
è
davvero
riuscito
;
e
in
un
«
parlato
»
dialettale
vivo
,
semplice
,
rigoroso
,
sparso
di
intelligenti
battute
comiche
.
L
'
interpretazione
,
guidata
dalla
regia
di
Carlo
Lodovici
,
è
stata
buona
,
quantunque
l
'
avremmo
preferita
più
aspra
,
più
risentita
;
colpa
forse
dell
'
eccessiva
preoccupazione
di
volgere
in
lingua
un
dialetto
per
sé
chiarissimo
.
Cesco
Baseggio
ha
felicemente
tratteggiato
l
'
ipocrisia
avida
e
ghiotta
del
vecchio
principe
,
il
Lodovici
ha
fatto
con
disinvoltura
,
ma
anche
con
qualche
approssimazione
,
la
parte
del
Deus
ex
machina
;
e
hanno
ben
recitato
,
come
di
consueto
,
Elsa
Vazzoler
,
Luisa
Borseggio
,
Rina
Franchetti
,
il
Cavalieri
,
Giorgio
Gusso
e
tutti
gli
altri
.
Un
bel
successo
.
StampaQuotidiana ,
«
Perché
agli
uragani
vengono
dati
nomi
di
donne
?
Le
donne
non
sono
disastri
che
recano
morte
e
distruzione
.
»
Questa
protesta
presentata
da
un
gruppo
di
donne
a
un
ufficio
meteorologico
americano
è
l
'
episodio
faceto
di
un
movimento
protestatario
femminile
che
si
va
diffondendo
negli
Stati
Uniti
,
nella
Germania
occidentale
,
nell
'
Inghilterra
,
nel
Belgio
,
nell
'
Olanda
e
i
cui
primi
accenni
si
annunziano
anche
in
Italia
.
Questo
movimento
è
contro
il
sessismo
:
una
parola
coniata
per
analogia
con
razzismo
e
che
indica
la
credenza
e
la
pratica
della
dominazione
maschile
sulle
donne
.
Il
movimento
«
antisessista
»
è
soprattutto
diffuso
nei
paesi
in
cui
le
donne
hanno
conquistato
la
piena
parità
di
diritti
con
gli
uomini
e
,
in
linea
di
principio
,
sono
ammesse
a
tutte
le
professioni
e
le
cariche
.
Ma
,
in
realtà
,
in
questi
paesi
le
cose
non
vanno
secondo
il
principio
.
Gli
uomini
hanno
conservato
il
loro
predominio
in
tutti
i
posti
chiave
della
società
contemporanea
.
Eppure
,
come
molti
oggi
riconoscono
,
il
cervello
non
ha
sesso
.
Non
c
'
è
differenza
sostanziale
o
misurabile
tra
i
due
sessi
per
l
'
intelligenza
,
la
capacità
di
imparare
e
insegnare
,
l
'
equilibrio
della
personalità
,
il
controllo
di
se
stesso
e
degli
altri
.
Le
differenze
su
tutti
questi
punti
sono
individuali
,
non
sessuali
;
e
volerle
stabilire
sulla
base
del
numero
degli
individui
di
un
sesso
e
dell
'
altro
che
raggiungono
il
successo
,
significa
solo
elevare
a
principio
un
costume
tradizionale
.
Questo
costume
permane
,
come
i
fatti
dimostrano
;
e
contro
di
esso
appunto
si
schiera
il
nuovo
femminismo
.
Il
problema
verte
soprattutto
sui
compiti
che
devono
essere
riconosciuti
propri
della
donna
.
La
cura
del
marito
,
dei
figli
,
della
casa
sembra
il
compito
specifico
della
donna
;
e
di
fronte
a
questo
,
gli
altri
compiti
sembrano
accessori
e
subordinati
.
Alle
donne
che
dopo
essersi
dedicate
per
un
certo
numero
di
anni
a
questo
compito
,
si
sentono
frustrate
ed
inutili
-
specialmente
quando
i
figli
sono
cresciuti
e
vivono
per
loro
conto
-
gli
psicanalisti
(
dei
quali
esse
sono
i
migliori
clienti
)
consigliano
di
«
accettare
la
loro
funzione
»
.
Ma
la
biologia
,
che
viene
spesso
invocata
a
giustificare
questa
accettazione
,
non
può
dir
nulla
in
proposito
.
La
riproduzione
della
specie
non
è
una
funzione
esclusivamente
femminile
.
Sebbene
siano
le
donne
a
portare
in
grembo
i
figli
e
a
metterli
al
mondo
,
anche
gli
uomini
sono
responsabili
della
loro
nascita
e
delle
cure
ad
essi
dovute
.
Non
ha
torto
quindi
il
nuovo
femminismo
quando
rivendica
per
la
donna
la
stessa
libertà
di
scelta
,
di
sviluppo
spirituale
e
di
impegno
personale
che
gli
uomini
hanno
sempre
rivendicato
per
sé
e
che
nessuno
chiede
loro
di
sacrificare
alle
esigenze
della
famiglia
.
Se
è
spreco
o
disgrazia
che
un
uomo
di
talento
sia
costretto
a
un
lavoro
umile
e
privo
di
soddisfazioni
,
lo
stesso
vale
per
ogni
donna
che
per
la
sua
educazione
,
i
suoi
interessi
e
la
sua
personalità
potrebbe
svolgere
compiti
adeguati
e
che
è
invece
costretta
a
consumare
la
sua
vita
nell
'
angusta
cerchia
dell
'
ambiente
familiare
.
Nella
molteplicità
dei
compiti
e
delle
funzioni
che
la
società
moderna
esige
e
nella
loro
crescente
complessità
,
questo
spreco
può
,
a
lungo
andare
,
diminuire
l
'
efficienza
complessiva
del
genere
umano
e
ridurne
la
possibilità
di
sopravvivenza
.
Ma
nel
nuovo
femminismo
il
problema
dei
compiti
della
donna
diventa
soprattutto
un
problema
morale
.
Ciò
che
oggi
la
donna
rivendica
è
la
sua
dignità
,
il
diritto
di
realizzare
la
propria
personalità
in
un
'
attività
di
sua
scelta
,
cui
sia
portata
dalla
sua
preparazione
e
dai
suoi
interessi
,
e
di
non
valere
come
un
puro
strumento
del
piacere
maschile
o
della
continuazione
della
specie
.
Esse
lamentano
(
e
non
a
torto
)
che
la
cosiddetta
«
rivoluzione
sessuale
»
ha
aggravato
,
non
migliorato
,
la
loro
condizione
.
Lo
sfruttamento
strumentale
della
donna
come
oggetto
di
piacere
,
di
desiderio
o
di
decorazione
è
stato
favorito
dalla
rivoluzione
sessuale
che
ha
dato
libero
corso
alla
più
sfrenata
pornografia
.
Gli
stessi
movimenti
contestatari
,
pur
nelle
loro
velleità
rivoluzionarie
,
aggravano
lo
sfruttamento
o
l
'
asservimento
sessuale
delle
donne
.
Gli
psicanalisti
,
a
partire
da
Freud
,
insistono
sulla
malformazione
del
SuperEgo
nella
donna
;
e
il
SuperEgo
è
la
parte
critica
e
razionale
della
personalità
umana
.
Veri
e
propri
«
insulti
alle
donne
»
sono
considerati
le
immagini
e
gli
avvisi
pubblicitari
che
sfruttano
la
figura
femminile
o
si
rivolgono
alle
donne
come
a
semplici
animali
domestici
o
propongono
prodotti
d
'
igiene
intima
che
le
fanno
sentire
in
una
condizione
servile
.
Non
c
'
è
dubbio
che
il
modello
stereotipato
della
donna
come
un
essere
debole
e
bisognoso
di
protezione
,
di
scarso
cervello
e
di
molto
sentimento
,
che
ha
bisogno
di
vivere
la
sua
vita
attraverso
quella
del
marito
e
dei
figli
e
che
solo
attraverso
questa
mediazione
partecipa
alle
cose
del
mondo
,
è
duro
a
morire
e
ancora
domina
la
mentalità
dei
paesi
che
si
ritengono
più
evoluti
.
A
questo
modello
si
contrappone
l
'
altro
,
altrettanto
stereotipato
,
del
maschio
forte
e
sicuro
di
sé
,
privo
di
debolezze
sentimentali
,
volitivo
e
dominatore
.
Ma
proprio
dal
contrasto
di
questi
due
modelli
e
dal
tentativo
di
ognuno
dei
due
sessi
di
adeguarsi
al
proprio
nascono
le
maggiori
difficoltà
per
la
comprensione
reciproca
,
per
la
reciproca
soddisfazione
sessuale
e
per
la
vita
in
comune
.
Non
solo
gli
uomini
,
certo
,
sono
responsabili
della
sopravvivenza
anacronistica
di
questi
fittizi
stereotipi
:
perché
anche
la
grande
maggioranza
delle
donne
si
adegua
ad
essi
più
o
meno
inconsapevolmente
e
contribuisce
a
mantenerli
in
vita
,
dando
agli
uomini
la
possibilità
di
sfruttarle
per
il
proprio
vantaggio
o
il
proprio
piacere
.
Ma
il
nuovo
femminismo
ha
almeno
il
coraggio
di
denunciare
apertamente
questa
sommissione
.
Certo
il
nuovo
femminismo
corre
il
rischio
di
mascolinizzare
la
donna
e
di
femminilizzare
l
'
uomo
,
mantenendo
così
in
piedi
,
e
addizionando
,
gli
effetti
negativi
di
quei
modelli
stereotipi
che
si
vorrebbero
abolire
.
Immesse
bruscamente
in
un
mondo
duro
e
competitivo
in
cui
la
carriera
,
il
successo
,
il
denaro
e
il
godimento
immediato
sono
i
valori
fondamentali
,
la
donna
rischia
di
perdere
proprio
quei
valori
di
umanità
,
di
sensibilità
,
di
tenerezza
amichevole
in
nome
dei
quali
combatte
.
E
già
alcune
manifestazioni
del
movimento
femminista
,
che
è
finora
variopinto
e
diversamente
orientato
,
preannunciano
questo
pericolo
.
Ma
i
rischi
,
come
si
sa
,
insorgono
ovunque
ci
si
rivolga
.
E
non
si
può
,
in
nome
di
essi
,
ignorare
o
rifiutare
a
priori
l
'
esigenza
di
dignità
morale
che
è
alla
base
del
nuovo
femminismo
.
D
'
altronde
,
il
mondo
degli
uomini
non
ha
finora
dato
buona
prova
di
sé
.
Le
questioni
di
prestigio
e
di
orgoglio
,
i
ripicchi
crudeli
,
l
'
intolleranza
,
i
conflitti
,
i
fanatismi
di
ogni
specie
,
che
traggono
spesso
occasione
da
pretesti
puerili
,
si
aggravano
ogni
giorno
in
un
mondo
che
è
governato
praticamente
dal
«
sesso
forte
»
.
Se
la
partecipazione
crescente
delle
donne
a
un
mondo
siffatto
potrà
fermare
e
diminuire
l
'
espansione
di
queste
tendenze
negative
e
promuovere
la
considerazione
dei
problemi
concreti
(
ai
quali
la
donna
rimane
finora
più
attaccata
dell
'
uomo
)
,
la
diminuzione
dell
'
orgoglio
e
della
violenza
e
la
solidarietà
amichevole
fra
gli
esseri
umani
,
questa
partecipazione
sarà
salutata
con
gioia
da
tutti
gli
uomini
di
buona
volontà
.
Si
tratta
,
certo
,
solo
di
una
speranza
o
di
una
promessa
:
di
una
possibilità
che
può
anche
non
verificarsi
.
Ma
essa
non
può
essere
senz
'
altro
scartata
perché
il
genere
umano
,
di
fronte
ai
problemi
che
gli
si
prospettano
,
non
può
rinunciare
all
'
aiuto
effettivo
della
metà
degli
esseri
che
lo
costituiscono
.
StampaQuotidiana ,
Cremona
,
10
maggio
.
A
Cremona
,
in
Duomo
.
La
gran
cerimonia
,
omelie
,
panegirici
,
cantate
,
messa
,
i
carabinieri
in
fila
lungo
la
balaustrata
dell
'
altar
maggiore
,
il
riflettore
che
dall
'
alto
del
pulpito
illuminava
a
giorno
la
statua
del
gran
Vescovo
appena
scoperta
,
il
cerchio
di
poltrone
dorate
da
dove
Eccellenze
in
mantello
rosso
e
croce
d
'
oro
,
Eccellenze
in
finanziera
e
guanti
bianchi
,
generali
canuti
col
colletto
bianco
,
generali
bruni
col
colletto
nero
fissavano
da
un
'
uguale
distanza
il
morto
mitrato
,
disteso
in
pace
sul
suo
sarcofago
,
certo
pensando
a
lui
ma
anche
pensando
a
quel
che
potrà
essere
tra
cent
'
anni
la
loro
statua
e
provandone
intanto
le
pose
più
convenienti
:
la
gran
cerimonia
è
finita
.
La
folla
può
avvicinarsi
al
monumento
.
Molti
si
genuflettono
;
qualcuno
s
'
alza
in
punta
di
piedi
e
socchiudendo
gli
occhi
bacia
le
mani
di
Geremia
Bonomelli
ormai
di
freddo
immutabile
bronzo
,
poi
in
fretta
si
segna
e
s
'
allontana
.
Non
credo
che
per
molti
anni
la
Chiesa
abbia
a
beatificarlo
;
ma
al
popolo
di
Cremona
egli
già
sembra
santo
,
e
questa
sua
effige
in
Duomo
è
,
pei
più
fedeli
,
un
principio
di
consacrazione
.
Perciò
la
giornata
è
di
festa
.
Monsignor
Emilio
Lombardi
,
per
più
di
vent
'
anni
fedelissimo
segretario
di
lui
,
è
raggiante
,
la
commenda
al
collo
,
il
ciuffo
candido
ritto
sul
volto
roseo
e
rotondo
,
gli
occhi
azzurri
lucidi
per
la
gioia
.
Con
la
destra
drappeggiandosi
sul
petto
la
mantellina
di
seta
pavonazza
,
con
la
sinistra
stringendo
il
telegramma
della
Regina
Madre
,
mi
sussurra
all
'
orecchio
:
Lui
lo
diceva
:
la
via
giusta
è
questa
,
gli
applausi
verranno
quando
sarò
morto
.
Adesso
ci
si
ritrova
tutti
,
pel
ricevimento
,
nella
spaziosa
canonica
di
monsignor
Lombardi
,
nel
suo
giardino
fiorito
e
imbandierato
di
tricolori
,
all
'
ombra
della
rossa
chiesa
di
Sant
'
Agostino
che
sola
in
tutta
l
'
Italia
settentrionale
può
offrire
,
a
chi
pregando
vuol
sospirare
,
una
Madonna
del
Perugino
.
Folla
autorevole
:
vescovi
le
cui
sete
ed
ori
luccicano
nel
pieno
sole
;
ufficiali
tutti
medaglie
e
galloni
abbaglianti
.
Le
patronesse
dell
'
Opera
Bonomelli
nelle
loro
semplici
vesti
grige
o
nere
,
appena
un
vezzo
di
perle
al
collo
,
sembrano
monache
al
confronto
di
quei
virili
splendori
.
Sotto
il
pergolato
l
'
onorevole
Jacini
in
ombra
conversa
con
l
'
onorevole
Farinacci
al
sole
.
Parlano
d
'
una
casa
paterna
.
Di
Sudermann
o
di
Miglioli
?
Trentacoste
che
ha
dovuto
firmare
cento
cartoline
col
suo
Bonomelli
di
bronzo
,
è
fuggito
all
'
aria
aperta
e
adesso
presso
un
roseto
,
flebile
e
felice
,
spiega
sottovoce
,
una
parola
al
minuto
,
l
'
arte
del
beato
Angelico
a
un
giovane
parroco
tutto
fuoco
che
gli
annuncia
sicuro
:
Dipingo
anch
'
io
.
L
'
onorevole
Marchi
commemora
fraterno
l
'
onorevole
Siciliani
,
decaduto
.
Seguitano
a
piovere
telegrammi
da
ogni
parte
del
mondo
.
Sul
colmo
del
bersò
pende
una
palla
di
vetro
da
specchi
,
che
riflette
tutti
e
non
rispetta
nessuno
:
è
capace
di
far
piccolo
un
vescovo
e
grande
un
seminarista
.
Arriva
il
prefetto
.
Appena
scorge
l
'
onorevole
Farinacci
,
si
ferma
e
impalato
lo
saluta
a
braccio
teso
.
Dentro
casa
,
poltrone
,
divani
,
caffè
,
sigarette
,
mensa
imbandita
,
fotografie
di
monsignor
Bonomelli
,
piccole
e
grandi
,
in
piedi
e
seduto
,
solo
e
con
la
Regina
Margherita
,
col
generale
Thaon
de
Revel
,
con
Antonio
Fogazzaro
,
con
Piero
Giacosa
,
sullo
sfondo
d
'
una
cattedrale
tedesca
o
nello
studiolo
al
vescovato
di
Cremona
.
Afferro
al
volo
Monsignor
Lombardi
:
Lei
qui
deve
nascondere
un
tesoro
di
ricordi
.
Mi
prende
per
la
mano
,
cordiale
e
imperioso
come
l
'
angelo
prese
Tobiolo
,
mi
porta
davanti
alla
sua
libreria
,
apre
un
cassetto
,
mi
dà
un
opuscolo
giallo
e
un
mazzo
di
cartelle
dattilografate
:
Legga
,
e
torna
tra
i
suoi
cento
ospiti
.
Odo
che
annuncia
:
Ha
telegrafato
il
duca
degli
Abruzzi
,
ha
telegrafato
Luigi
Luzzatti
....
L
'
opuscolo
è
un
estratto
dalla
«
Rassegna
Nazionale
»
,
del
marzo
1889
:
«
Roma
e
l
'
Italia
e
la
realtà
delle
cose
»
.
L
'
articolo
famoso
sulla
questione
del
potere
temporale
fu
allora
condannato
dalla
Chiesa
.
E
la
condanna
fu
da
Geremia
Bonomelli
accettata
con
una
pubblica
sottomissione
,
dal
pulpito
,
in
Duomo
.
Per
pronunciarla
si
vestì
da
vescovo
,
in
piviale
e
mitra
.
Ma
sulla
copertina
gialla
leggo
adesso
queste
righe
:
«
Quest
'
opuscolo
fu
scritto
da
me
nel
marzo
1889
.
Fu
condannato
.
Eppure
(
lo
dico
con
tutta
la
coscienza
di
dire
la
verità
)
non
contiene
nessun
errore
,
nessuna
irriverenza
.
Mi
sottomisi
come
dovevo
.
Ma
la
verità
è
la
verità
.
Ah
,
se
fosse
stato
giudicato
secondo
il
Vangelo
!
Quanti
sofismi
per
mostrare
la
necessità
di
quest
'
errore
!
Quando
ci
penso
mi
sento
ferire
nel
cuore
.
Così
si
poté
delirare
!
Geremia
vescovo
.
»
La
scrittura
cancella
con
le
sue
righe
diritte
lo
stampato
,
vuole
essere
come
una
voce
più
forte
della
prudenza
.
È
rapida
e
minuta
.
A
decifrarla
rivedo
dietro
le
lenti
i
rotondi
occhi
di
lui
,
bruni
focati
,
che
scrutavano
l
'
interlocutore
da
vicino
,
in
silenzio
,
finché
,
compiuta
la
indagine
,
un
sorriso
venisse
a
spianare
la
gran
fronte
.
E
quando
non
riesco
a
leggere
una
frase
,
rivedo
il
gesto
che
gli
era
abituale
,
di
passarsi
un
dito
tra
la
palpebra
e
la
lente
per
aggiustarsi
gli
occhiali
,
e
che
per
un
attimo
ti
separava
dal
suo
sguardo
e
da
lui
.
Passarono
anni
ed
anni
.
La
sua
fede
nella
necessità
che
ai
cattolici
italiani
fosse
restituito
il
modo
d
'
amare
insieme
la
patria
e
la
chiesa
,
s
'
era
fatta
anche
più
sicura
e
palese
.
Ed
ecco
,
nell
'
autunno
del
1911
,
quand
'
egli
compie
gli
ottant
'
anni
,
nella
pace
del
villaggio
nativo
,
a
Nigoline
sopra
Iseo
,
la
lettera
a
Pio
decimo
di
cui
adesso
ho
sotto
gli
occhi
la
copia
.
È
il
suo
testamento
di
sacerdote
italiano
,
scritto
in
una
prosa
logica
e
serrata
sotto
la
quale
si
sente
pulsare
l
'
ansia
della
passione
come
un
cuore
nella
gabbia
dell
'
orsa
.
Ne
trascrivo
poche
frasi
:
«
Abbattiamo
l
'
ostacolo
tra
la
Patria
e
la
Fede
.
Voi
solo
potete
abbatterlo
.
Centinaia
di
migliaia
d
'
anime
stanno
sulla
soglia
della
chiesa
ed
aspettano
....
Lo
stato
di
lotta
tra
l
'
Italia
e
la
Santa
Sede
deve
cessare
,
o
tra
cinquanta
o
sessant
'
anni
le
chiese
saranno
vuote
....
Ciò
che
dal
1860
ho
preveduto
,
s
'
é
tutto
avverato
....
Gli
stranieri
,
benché
figli
vostri
anch
'
essi
,
non
saranno
mai
figli
d
'
Italia
....
Se
ho
errato
,
punitemi
,
ne
sarò
lieto
,
come
a
voi
piaccia
.
Benedite
il
povero
vescovo
pieno
di
difetti
,
ma
che
non
ricorda
d
'
avere
mai
mentito
....
e
che
ha
sempre
amato
la
sola
Verità
o
quella
che
almeno
credeva
la
verità
.
Vi
bacio
umilmente
il
piede
.
Nigoline
,
10
ottobre
1911.»
Ha
letto
?
mi
chiede
monsignor
Lombardi
.
Questa
lettera
la
pubblicheremo
.
Una
copia
è
nelle
mani
di
Sua
Santità
.
I
tempi
sono
mutati
,
e
indica
il
tricolore
che
palpita
fuori
della
finestra
e
ad
ogni
soffio
di
vento
pare
che
voglia
entrare
qui
dentro
,
tra
queste
memorie
,
come
un
grande
uccello
al
suo
nido
:
Ma
lui
nemmeno
allora
aveva
paura
.
La
prudenza
,
diceva
,
è
una
virtù
,
ma
una
virtù
negativa
.
La
collera
,
sì
,
è
un
gran
peccato
;
ma
aggiungeva
che
il
Signore
la
perdona
facilmente
perché
la
subiamo
non
la
amiamo
.
Era
bresciano
monsignor
Bonomelli
.
Ed
ella
sa
che
in
tutta
la
Lombardia
la
collera
si
chiama
la
bressanina
.
Gl
'
invitati
cominciano
a
diradarsi
.
Adesso
monsignor
Lombardi
mi
pone
tra
le
mani
due
o
tre
agende
legate
in
nero
.
Geremia
Bonomelli
notava
tutto
:
le
lettere
più
memorabili
che
riceveva
o
scriveva
,
le
messe
,
le
omelie
.
Aveva
bisogno
d
'
ordinare
tutto
attorno
a
sé
con
chiarezza
e
puntualità
,
quasi
a
restringere
solo
nel
suo
petto
il
groviglio
e
il
rovello
d
'
ogni
disputa
.
Apro
a
caso
l
'
agenda
del
1913
,
l
'
anno
prima
della
sua
morte
,
l
'
anno
prima
della
guerra
.
Quel
che
colpisce
è
la
sua
cura
a
notare
ogni
giorno
meticolosamente
il
tempo
che
faceva
.
Figlio
di
contadini
,
era
rimasto
legato
ai
campi
dove
una
nuvola
può
mutare
non
solo
le
occupazioni
d
'
un
giorno
ma
la
vita
d
'
un
anno
.
Misurava
la
sua
età
su
quella
degli
alberi
che
aveva
piantato
a
Nigoline
con
le
sue
mani
.
«
Questo
gelso
l
'
ho
piantato
quando
avevo
otto
anni
.
Da
allora
ogni
autunno
torno
a
guardarlo
.
Ormai
anch
'
egli
cede
....
»
Per
questo
amò
i
poeti
:
quelli
morti
,
Dante
pel
primo
,
e
ne
rileggeva
una
pagina
ogni
giorno
,
dopo
messa
;
e
quelli
vivi
,
Pascoli
o
Fogazzaro
.
Per
questo
amò
gli
uccelli
come
tutti
i
cacciatori
che
li
uccidono
ma
li
adorano
;
e
fino
in
vescovado
nella
stanzetta
da
pranzo
aveva
fatto
costruire
una
gran
gabbia
pei
suoi
fringuelli
.
Con
quel
suo
sguardo
al
cielo
,
appena
s
'
alzava
dal
letto
alla
prima
alba
,
ristabiliva
la
sua
armonia
e
la
sua
obbedienza
al
creato
.
«
Nuvolo
.
Notte
sic
sic
.
Dolori
soliti
ma
tollerabili
.
Nessuna
visita
.
Dio
mio
,
vi
ringrazio
....
Nigoline
.
Nebbia
fitta
,
notte
eccellente
.
Passeggiata
in
carrozza
.
Campagne
coltivate
a
meraviglia
.
Conferenza
socialista
di
R
.
Ridicola
....
Cremona
.
Sereno
.
Notte
buona
.
Chierici
,
chierici
.
Parroci
,
parroci
....
Bormio
.
Credaro
mi
dice
che
s
'
è
fatto
male
ad
abolire
le
facoltà
teologiche
nelle
Università
.
Bravo
.
Quis
credat
?
...
Nigoline
.
Notte
passabile
.
Tempo
sereno
senza
vento
.
Caccia
ottima
.
Domani
verrà
Giacosa
....
13
ottobre
1913
.
Nigoline
.
Sereno
.
Uccelli
niente
.
Passeggiata
ai
Castelli
che
sarà
l
'
ultima
.
Quante
care
memorie
,
al
cimitero
...
»
.
Ebbe
ragione
,
lassù
non
tornò
più
.
Morì
il
3
agosto
1914
,
il
giorno
in
cui
si
scatenava
la
guerra
.
La
guerra
era
stata
il
suo
incubo
.
Da
anni
la
sentiva
venire
.
Dai
viaggi
in
Germania
per
visitare
i
suoi
emigranti
,
traeva
argomenti
precisi
,
per
lui
indiscutibili
,
sull
'
imminenza
della
guerra
.
Una
volta
,
nel
'13
,
io
mi
permisi
di
lodargli
non
so
che
frase
d
'
un
discorso
dell
'
imperatore
Guglielmo
.
Egli
mi
mise
una
mano
sulla
spalla
,
mi
fissò
negli
occhi
,
da
vicino
:
Sei
un
bambino
.
Tremerà
il
mondo
per
siffatte
parole
.
Nel
decembre
del
1913
scriveva
alla
contessa
Antonietta
Rossi
Martini
:
«
Vivo
sotto
l
'
incubo
d
'
una
conflagrazione
europea
come
la
terra
non
ha
mai
veduta
l
'uguale.»
Ormai
gl
'
invitati
sono
partiti
.
Nella
sala
,
intorno
a
monsignor
Lombardi
,
non
restano
che
i
fedelissimi
:
monsignor
Monti
,
professore
in
seminario
,
volto
acceso
,
occhi
grigi
,
naso
aguzzo
,
capelli
bianchi
ben
lisciati
quasi
ch
'
egli
speri
a
furia
di
spazzola
di
domare
finalmente
anche
il
fervor
dei
pensieri
,
dantista
sottile
che
per
amore
a
monsignor
Bonomelli
ha
scritto
un
libro
in
cui
immagina
di
scendere
guidato
da
lui
,
sulle
orme
di
Dante
,
nei
regni
bui
e
con
uno
stile
arguto
e
limpido
vi
parla
di
tutto
,
anche
di
Dante
;
don
Illemo
Camelli
,
anch
'
egli
professore
,
rosso
di
pelo
,
parco
di
gesti
ed
asciutto
,
pittore
e
scrittore
che
della
storia
e
dell
'
arte
di
Cremona
sa
tutto
;
don
Tinelli
,
anima
e
volto
d
'
asceta
,
parroco
di
Sant
'
Abbondio
,
che
ha
la
fortuna
di
vivere
nel
più
bel
chiostro
cinquecentesco
di
Cremona
,
presso
sua
madre
ottantenne
che
stamane
m
'
ha
detto
sorridendo
una
frase
indimenticabile
:
Ormai
sono
giunta
alla
riva
del
mare
....
Me
lo
descrivono
gesto
per
gesto
,
parola
per
parola
,
il
loro
gran
Vescovo
,
perché
hanno
ancora
il
cuore
colmo
di
lui
.
E
tutto
vorrei
notare
,
ma
prima
questa
scia
d
'
amore
e
d
'
ardore
che
egli
ha
lasciato
dietro
di
sé
.
Ed
uno
me
lo
descrive
al
paretaio
su
a
Nigoline
,
attento
ai
richiami
,
pronto
a
citar
del
suo
Dante
tutto
quel
che
tocca
la
vita
degli
uccelli
,
ché
per
lui
il
Ghibellin
fuggiasco
doveva
essere
stato
in
vita
sua
un
uccellatore
maestro
:
Gittansi
di
quel
lito
ad
una
ad
una
,
Per
cenni
,
come
augel
per
suo
richiamo
.
Ma
se
un
fringuello
fischiava
,
rompeva
il
verso
a
metà
,
le
due
mani
sull
'
asta
dello
spauracchio
:
Dai
,
dai
!
Amò
giù
!
Sbrofa
!
E
un
altro
me
lo
descrive
nella
chiesetta
di
quel
villaggio
,
a
confessare
,
a
predicare
,
a
far
da
parroco
,
ché
quand
'
egli
saliva
lassù
a
mezzo
settembre
il
parroco
lo
mandava
via
:
Tu
vai
a
riposarti
.
Il
parroco
lo
faccio
io
.
Accanto
a
me
,
su
un
tavolino
,
tra
un
ritratto
della
Regina
Madre
e
uno
del
vescovo
,
sta
una
pendola
di
legno
a
foggia
di
capanna
da
eremita
,
col
suo
campaniletto
a
punta
.
Ecco
,
la
porta
della
capanna
si
spalanca
;
e
si
vede
un
fraticello
alto
un
pollice
che
si
china
a
tirare
la
corda
della
campana
.
Uno
,
due
,
tre
.
Monsignor
Lombardi
balza
in
piedi
,
alza
le
braccia
:
Sono
le
tre
.
Bisogna
andare
al
teatro
Ponchielli
pei
discorsi
.
StampaQuotidiana ,
La
più
sensazionale
rapina
che
mai
la
cronaca
milanese
abbia
registrato
,
è
stata
compiuta
nella
nostra
città
alle
9.23
di
ieri
,
in
via
Osoppo
,
a
porta
Magenta
.
Una
banda
di
gangsters
con
un
organico
complessivo
che
viene
valutato
a
non
meno
di
una
decina
di
persone
,
ha
assaltato
l
'
autofurgone
blindato
della
Banca
Popolare
di
Milano
,
stordendo
a
martellate
il
poliziotto
di
scorta
e
trasbordando
su
un
camioncino
nove
cassette
metalliche
contenenti
danaro
,
titoli
,
assegni
,
valuta
ed
effetti
cambiari
.
L
'
ammontare
del
bottino
è
rimasto
incerto
per
tutto
il
giorno
e
lo
si
conoscerà
soltanto
oggi
con
esattezza
.
Si
è
parlato
dapprima
di
sessanta
,
poi
di
novanta
,
infine
,
di
quarantacinque
milioni
.
In
serata
si
è
saputo
che
il
bottino
dei
banditi
sarebbe
superiore
sicuramente
ai
trenta
milioni
di
lire
e
non
ci
sarebbe
da
meravigliarsi
se
raggiungesse
addirittura
i
settanta
.
Decine
di
milioni
in
contanti
,
insomma
,
oltre
a
centinaia
di
assegni
in
parte
esigibili
.
La
colossale
rapina
è
,
almeno
in
Italia
,
senza
precedenti
,
ma
rivela
due
nettissime
ispirazioni
cinematografiche
.
I
gangsters
,
anzitutto
,
si
erano
dati
una
divisa
-
tuta
blu
e
passamontagna
grigio
-
in
modo
da
sembrare
l
'
uno
uguale
all
'
altro
.
In
secondo
luogo
hanno
usato
un
piccolo
«
parco
macchine
»
di
provenienza
furtiva
(
un
autocarro
,
un
camioncino
e
due
vetture
)
applicando
una
tattica
da
«
battaglia
navale
»
.
L
'
idea
delle
divise
sembra
copiata
pari
pari
da
un
film
(
La
rapina
del
secolo
)
ispirato
a
un
caso
realmente
accaduto
negli
Stati
Uniti
in
una
notte
di
gennaio
del
1950
:
l
'
assalto
alla
Brinks
Armored
Car
Service
di
Boston
,
dove
undici
banditi
in
tuta
predarono
2
milioni
e
700
mila
dollari
,
pari
a
un
miliardo
e
700
milioni
di
lire
.
La
tattica
della
«
battaglia
navale
»
ebbe
,
in
celluloide
(
chi
non
ricorda
il
sardonico
film
britannico
La
signora
omicidi
?
)
una
dimostrazione
perfetta
.
A
parte
tali
ispirazioni
non
v
'
è
dubbio
che
la
banda
la
quale
ha
portato
a
termine
la
clamorosa
impresa
è
composta
da
criminali
di
una
genialità
sconcertante
.
La
polizia
ritiene
che
il
giorno
in
cui
i
banditi
saranno
assicurati
alla
Giustizia
e
uscirà
dall
'
ombra
il
«
cervello
»
della
gang
l
'
opinione
pubblica
avrà
una
grossa
sorpresa
.
Il
furgone
blindato
della
Banca
Popolare
è
una
macchina
di
vecchio
tipo
a
quattro
portiere
,
targato
MI
186271
,
che
con
una
frequenza
di
solito
trisettimanale
compie
trasporti
di
valori
dalla
sede
centrale
dell
'
istituto
,
in
piazza
Meda
2/4
,
alle
trenta
agenzie
cittadine
.
Tutte
le
banche
del
resto
usano
lo
stesso
sistema
di
trasporto
valori
e
tale
sistema
era
parso
,
sino
alle
9.23
di
ieri
mattina
,
di
tutto
riposo
.
La
garanzia
che
nessun
bandito
avrebbe
mai
osato
tendere
un
agguato
al
pronipote
motorizzato
dell
'
antica
«
diligenza
dell
'
oro
»
era
fornita
dal
mitra
di
un
agente
di
polizia
,
distaccato
dal
Commissariato
Duomo
,
con
compiti
di
scorta
a
pagamento
,
e
da
tre
rivoltelle
:
quelle
dello
stesso
poliziotto
e
le
altre
due
dell
'
autista
e
del
commesso
che
costituivano
normalmente
l
'
equipaggio
del
furgone
.
Un
tentato
assalto
avrebbe
provocato
la
reazione
dei
tre
aggrediti
e
nessun
rapinatore
,
per
quanto
audace
,
avrebbe
certamente
osato
affrontare
il
rischio
di
una
«
innaffiata
»
di
piombo
prima
ancora
di
toccare
il
bottino
.
L
'
autofurgone
è
partito
dal
centro
,
ieri
mattina
,
poco
prima
delle
nove
.
Vi
erano
a
bordo
l
'
autista
,
Pierino
Bergonzi
,
di
36
anni
,
da
Rivarolo
,
abitante
in
via
Chiesa
Rossa
33
,
il
commesso
di
prima
classe
Gualtiero
Re
,
di
31
anni
,
abitante
in
viale
Famagosta
2
,
e
l
'
agente
di
PS
Matteo
Tedesco
,
di
27
anni
,
un
giovanotto
aitante
.
La
macchina
non
ha
portiere
a
tergo
,
ma
quattro
portiere
laterali
,
come
s
'
è
detto
:
il
carico
e
lo
scarico
dei
valori
viene
compiuto
attraverso
le
portiere
corrispondenti
al
sedile
posteriore
:
si
abbassa
uno
schienale
di
ferro
e
le
valigie
metalliche
vengono
rimosse
o
deposte
sul
cassone
.
Il
furgone
ha
puntato
dapprima
verso
il
Sempione
e
si
è
arrestato
davanti
all
'
agenzia
numero
14
della
Banca
Popolare
,
in
via
Bodoni
1
,
alla
Cagnola
.
Il
poliziotto
è
sceso
,
col
mitra
spianato
,
e
il
commesso
ha
provveduto
a
trasportare
nell
'
interno
sei
valigie
.
L
'
agente
si
è
guardato
attorno
:
nulla
di
sospetto
.
Terminato
lo
scarico
,
il
Re
ha
rialzato
lo
schienale
,
e
si
è
seduto
al
suo
solito
posto
,
l
'
autista
ha
avviato
nuovamente
il
motore
,
il
poliziotto
gli
si
è
seduto
ancora
accanto
,
mettendosi
il
mitra
tra
le
ginocchia
.
La
vettura
ha
iniziato
così
il
suo
viaggio
verso
porta
Magenta
:
era
diretta
,
con
dieci
valigie
zeppe
di
milioni
,
all
'
agenzia
n
.
28
,
in
via
Rubens
3
.
Per
raggiungere
via
Rubens
l
'
autista
Bergonzi
mutava
sempre
itinerario
,
ma
per
quanto
cambiasse
strada
aveva
dei
punti
obbligati
di
passaggio
,
delle
specie
di
«
forche
caudine
»
:
piazza
Velasquez
,
piazza
Brescia
,
piazza
Ghirlandaio
e
l
'
incrocio
fra
via
Osoppo
e
via
Caccialepori
,
la
quale
conduce
appunto
a
via
Rubens
.
I
gangsters
studiarono
l
'
impresa
per
almeno
un
mese
tallonando
il
furgone
blindato
nei
suoi
diversi
percorsi
(
per
questa
fase
preparatoria
si
pensa
che
si
siano
serviti
di
una
ventina
di
auto
rubate
di
volta
in
volta
)
e
scegliendo
alfine
per
il
loro
agguato
l
'
ultimo
punto
di
passaggio
obbligato
:
il
quadrivio
Osoppo
-
Caccialepori
.
Via
Osoppo
è
una
strada
larga
,
a
doppia
carreggiata
con
un
vasto
spartitraffico
erboso
,
che
corre
da
piazza
Velasquez
a
piazzale
Brescia
,
costeggiata
da
moderni
edifici
di
recente
costruzione
e
percorsa
da
un
modesto
flusso
veicolare
.
Da
piazzale
Brescia
a
via
Caccialepori
,
sul
lato
destro
,
non
vi
sono
stabili
,
ma
solo
un
lungo
muro
costeggiante
la
parrocchia
di
San
Protaso
e
interrotto
a
metà
dalla
palazzina
della
canonica
.
L
'
incrocio
tra
le
due
vie
assomiglia
più
a
una
piazza
che
a
un
quadrivio
:
il
luogo
insomma
era
l
'
ideale
per
l
'
agguato
concepito
,
offriva
molto
spazio
,
ampia
libertà
di
movimenti
,
e
gli
ostacoli
del
traffico
potevano
considerarsi
irrisori
.
C
'
erano
invece
quelli
,
non
trascurabili
,
dei
passanti
,
degli
inquilini
dei
popolosi
stabili
adiacenti
e
soprattutto
dei
proprietari
dei
molti
negozi
circostanti
.
A
tutto
ha
provveduto
il
.
«
cervello
»
dei
gangsters
e
i
criminali
che
hanno
agito
ai
suoi
ordini
hanno
eseguito
i
loro
compiti
con
una
sincronia
e
una
disciplina
degne
di
un
«
commando
»
.
«
La
scena
si
è
svolta
con
una
tale
rapidità
»
ha
poi
narrato
il
salumiere
Alberto
Princetti
,
con
negozio
al
numero
17
di
via
Caccialepori
«
che
la
gente
è
rimasta
più
stupita
che
terrorizzata
:
molto
,
ma
molto
più
in
fretta
di
quelle
rapine
che
si
vedono
al
cinema
.
»
Per
realizzare
la
criminosa
impresa
la
banda
ha
impegnato
quattro
veicoli
,
come
s
'
è
detto
,
una
sorta
di
piccola
flotta
manovrata
strategicamente
su
un
ridottissimo
scacchiere
in
cui
l
'
acqua
era
sostituita
dall
'
asfalto
.
La
fotografia
che
riproduciamo
illustra
nitidamente
le
fasi
dell
'
agguato
.
La
gang
dunque
,
disponeva
di
un
'
«
auto
civetta
»
contrassegnata
nella
foto
col
numero
(
1
)
in
sosta
davanti
alla
canonica
;
di
un
autocarro
vuoto
(
2
)
,
di
un
'
«
auto
ammiraglia
»
(
3
)
,
e
di
un
«
camioncino
»
(
4
)
.
Al
momento
in
cui
il
furgone
blindato
è
sbucato
da
piazzale
Brescia
in
via
Osoppo
,
l
'
autocarro
era
in
sosta
al
quadrivio
nell
'
angolo
opposto
a
quello
in
cui
,
nella
foto
,
figurano
1'«ammiraglia»
(
3
)
e
il
camioncino
(
4
)
della
banda
.
Il
pesante
automezzo
aveva
alla
guida
un
giovanotto
in
tuta
che
si
era
tolto
,
a
un
certo
momento
,
il
passamontagna
ed
aveva
messo
piede
a
terra
,
alle
9.10
.
Lo
descrivono
biondo
,
alto
,
sui
venticinque
anni
,
e
aveva
fame
.
Era
entrato
difatti
nella
latteria
al
numero
23
di
via
Osoppo
e
si
era
rivolto
alla
proprietaria
,
Fosca
Caggiati
.
«
Buon
giorno
,
mi
dà
un
etto
di
formaggio
?
»
«
Gorgonzola
,
svizzero
,
taleggio
?
»
aveva
chiesto
la
donna
.
«
Taleggio
,
un
etto
.
»
Pagate
85
lire
,
il
bandito
era
uscito
,
con
uno
spavaldo
,
tranquillo
sorriso
,
ed
era
entrato
subito
nella
panetteria
accanto
dove
aveva
acquistato
dalla
figlia
del
proprietario
,
Emiliana
Mazza
,
tre
pagnottelle
di
pane
,
addentando
uno
dei
due
sandwiches
.
Quando
il
furgone
della
banda
,
dicevamo
,
ha
cominciato
a
percorrere
la
via
Osoppo
,
l
'
autocarro
si
è
messo
in
moto
avviandosi
molto
lentamente
verso
il
centro
del
crocicchio
.
Contemporaneamente
si
staccava
dal
marciapiede
l
'
«
auto
civetta
»
.
Questa
macchina
color
caffelatte
,
ha
traversato
lo
spartitraffico
,
come
mostra
il
nostro
tratteggio
,
e
si
è
schiantata
contro
il
muro
dello
stabile
numero
7
,
sotto
le
finestre
della
portineria
.
Prima
che
avvenisse
il
cozzo
,
era
balzato
a
terra
,
sull
'
erba
dello
spartitraffico
,
un
giovanotto
anch
'
esso
in
tuta
,
con
la
testa
coperta
dal
passamontagna
.
Aveva
un
mitra
tra
le
mani
e
correva
verso
il
furgone
blindato
.
La
«
barca
d
'
oro
»
della
situazione
proprio
in
quel
momento
veniva
«
artigliata
»
dall
'
autocarro
,
frontalmente
,
con
un
urto
che
in
un
primo
momento
è
parso
all
'
agente
,
all
'
autista
e
al
commesso
soltanto
un
malaugurato
incidente
stradale
.
Si
trattava
,
invece
,
di
un
arrembaggio
vero
e
proprio
.
Il
giovanotto
dei
panini
al
formaggio
è
balzato
a
terra
velocissimo
,
mentre
l
'
autista
del
furgone
gli
imprecava
contro
:
«
Ma
è
questo
il
modo
di
guidare
?
»
.
Il
bandito
aveva
un
martello
stretto
nella
destra
e
con
un
colpo
violentissimo
ha
mandato
in
frantumi
il
cristallo
della
portiera
anteriore
,
accanto
alla
quale
era
seduto
il
poliziotto
.
L
'
agente
Tedesco
ha
tentato
di
impugnare
il
mitra
,
ma
non
vi
è
riuscito
:
una
seconda
martellata
al
capo
l
'
ha
fatto
stramazzare
,
svenuto
e
sanguinante
,
sul
sedile
.
Il
commesso
e
l
'
autista
allora
,
hanno
messo
piede
a
terra
,
sul
lato
opposto
:
«
Su
le
braccia
,
belli
»
ha
detto
una
voce
alle
loro
spalle
.
Era
il
gangster
sceso
pochi
attimi
prima
dall
'
«
autocivetta
»
pilotata
contro
il
muro
.
Da
quell
'
istante
i
banditi
sono
rimasti
padroni
del
campo
.
Il
gangster
che
aveva
guidato
l
'
autocarro
all
'
arrembaggio
ha
strappato
il
mitra
e
la
rivoltella
all
'
agente
,
mentre
dall
'
«
ammiraglia
»
e
dal
camioncino
scendevano
altri
uomini
in
tuta
blu
e
passamontagna
.
La
gente
ne
ha
contati
sette
.
E
tutti
e
sette
hanno
cominciato
a
gridare
,
come
ossessi
,
alla
maniera
dei
desperados
dei
westerns
impegnati
nei
famosi
assalti
alle
«
diligenze
dell
'
oro
»
.
La
portiera
posteriore
,
sul
lato
verso
il
camioncino
accostatosi
intanto
con
facile
manovra
al
furgone
blindato
,
è
stata
spalancata
e
la
spalliera
metallica
del
sedile
abbassata
:
le
cassette
erano
lì
,
a
portata
di
mano
.
Un
bottino
da
capogiro
.
Le
soglie
dei
negozi
,
i
balconi
e
le
finestre
delle
case
hanno
cominciato
a
popolarsi
di
volti
preoccupati
.
«
Che
succede
?
Chi
si
è
scontrato
?
»
L
'
attenzione
di
molta
gente
si
è
subito
rivolta
verso
l
'
«
auto
civetta
»
finita
contro
il
muro
,
ed
era
appunto
quello
che
volevano
i
gangsters
.
L
'
espediente
aveva
funzionato
perfettamente
da
diversivo
.
Mentre
decine
di
persone
si
affollavano
,
perplesse
,
attorno
alla
macchina
color
caffelatte
(
targata
MI
238428
)
incollata
sotto
le
finestre
dello
stabile
numero
7
,
qualche
altro
dai
riflessi
più
rapidi
si
andava
però
accorgendo
che
il
punto
focale
della
scena
era
situato
più
in
là
,
attorno
al
furgone
e
all
'
autocarro
.
Che
facevano
quei
due
uomini
con
le
braccia
in
alto
?
Che
facevano
quegli
altri
uomini
in
tuta
,
che
urlavano
come
indemoniati
,
trasportando
velocemente
dal
furgone
al
camioncino
quelle
strane
cassette
?
Aldebrando
Camagni
,
proprietario
del
negozio
di
mobili
proprio
all
'
angolo
,
corre
in
strada
.
«
Via
,
dentro
»
gli
grida
uno
dei
gangsters
mostrandogli
la
bocca
del
mitra
.
Esce
anche
il
salumiere
Princetti
.
«
Dentro
anche
tu
»
gli
grida
lo
stesso
bandito
.
L
'
esercente
va
ad
appiattirsi
dietro
il
banco
.
Esce
inoltre
la
fruttivendola
,
Alice
Montagnoni
,
ma
visto
il
mitra
e
i
segni
minacciosi
del
bandito
,
preferisce
barricarsi
in
bottega
.
Pure
Maria
Pozzoli
,
di
65
anni
,
portinaia
al
numero
23
di
via
Caccialepori
,
allarmata
dal
rumore
del
cristallo
andato
in
frantumi
,
si
fa
in
strada
,
incuriosita
.
Sul
marciapiede
c
'
è
una
vecchietta
,
ancora
da
identificare
,
che
strilla
come
un
'
aquila
,
rivolta
verso
i
banditi
.
Ha
capito
perfettamente
che
sotto
i
suoi
occhi
si
sta
svolgendo
una
rapina
e
-
vecchietta
terribile
-
polemizza
con
loro
.
«
Brutta
gente
,
andate
a
lavorare
...
»
«
Via
,
via
,
via
»
urla
la
sentinella
della
banda
,
sempre
spianando
il
mitra
.
Le
cassette
,
intanto
,
trasbordano
.
Enzo
Saino
,
rappresentante
di
commercio
sulla
trentina
,
si
affaccia
al
balcone
del
suo
appartamento
,
all
'
ottavo
piano
dello
stabile
numero
7
di
via
Osoppo
,
chiamato
dalla
moglie
allarmata
.
Vede
la
scena
e
comincia
a
gridare
:
«
Ai
ladri
,
ai
ladri
»
.
Uno
dei
gangsters
si
stacca
allora
dal
gruppo
e
punta
il
mitra
verso
la
canonica
,
cercando
chi
grida
.
Non
si
è
accorto
che
la
voce
viene
dall
'
alto
.
«
Dammi
una
bottiglia
»
chiede
il
Saino
alla
consorte
.
Ma
anche
bombardando
la
banda
con
bottiglie
vecchie
quale
risultato
potrebbe
mai
raggiungere
?
Come
tanti
altri
cittadini
vanno
già
facendo
da
qualche
istante
,
anche
il
rappresentante
di
commercio
corre
allora
al
telefono
e
forma
il
777
.
Gli
rispondono
che
le
macchine
della
Volante
stanno
partendo
in
quell
'
istante
.
Ma
anche
la
rapina
,
in
quell
'
istante
,
si
è
conclusa
;
nove
cassette
sono
già
sul
camioncino
,
la
decima
,
contenente
4
milioni
e
456
mila
lire
,
destinata
all
'
agenzia
di
via
Solari
-
è
stata
invece
inspiegabilmente
dimenticata
.
Un
fischio
sottile
attraversa
l
'
aria
:
portiere
che
sbattono
,
la
gang
batte
in
ritirata
.
Avanti
il
camioncino
,
stivato
di
milioni
,
dietro
l
'
«
ammiraglia
»
carica
di
banditi
in
tuta
blu
.
Il
piccolo
convoglio
imbocca
via
Caccialepori
a
discreta
velocità
:
dall
'
interno
qualcuno
dei
gangsters
saluta
,
ilare
,
i
passanti
.
Cinquecento
metri
più
innanzi
l
'
«
ammiraglia
»
e
il
camioncino
trovano
la
strada
sbarrata
da
un
'
autobotte
a
rimorchio
carica
di
nafta
che
sta
facendo
manovra
per
entrare
nello
stabile
numero
37
.
La
sosta
dura
quindici
secondi
,
non
di
più
.
Forse
anche
un
inconveniente
del
genere
era
stato
preventivato
dal
regista
della
banda
.
Tutta
l
'
impresa
è
durata
due
minuti
.
L
'
allarme
scatena
polizia
e
carabinieri
in
una
caccia
serrata
attraverso
tutta
la
città
,
ma
i
banditi
hanno
un
vantaggio
incolmabile
.
Altri
complici
li
attendono
certo
in
un
posto
tranquillo
,
ogni
dettaglio
dell
'
impresa
è
stato
sicuramente
curato
a
puntino
,
specialmente
quelli
delicatissimi
,
del
«
dopo
rapina
»
.
Il
commissario
dottor
Paolo
Zamparelli
,
dirigente
della
Squadra
mobile
,
a
letto
con
1'«asiatica»
,
accorre
ugualmente
in
via
Osoppo
,
col
vicequestore
dott.
Rosa
,
il
commissario
dott.
Nardone
,
e
i
migliori
agenti
di
via
Fatebenefratelli
e
della
Scientifica
.
Convergono
pure
sul
posto
il
maggiore
Vallosio
,
comandante
il
Gruppo
interno
dei
carabinieri
,
il
capitano
Caroppo
del
Nucleo
investigativo
e
altri
ufficiali
.
Il
Nucleo
radiocomandato
ha
già
emanato
via
radio
l
'
ordine
di
bloccare
le
strade
attorno
a
Milano
.
Si
ascolta
il
primo
racconto
dell
'
aggressione
dall
'
agente
Tedesco
,
medicato
di
una
brutta
contusione
al
capo
.
Non
poteva
fare
di
più
,
l
'
agguato
è
stato
diabolico
.
Mentre
la
notizia
si
diffonde
in
città
e
cominciano
le
giocate
ai
botteghini
del
lotto
di
porta
Magenta
,
gli
uomini
della
Scientifica
si
mettono
al
lavoro
.
Fa
il
suo
esordio
,
per
la
circostanza
,
lo
speciale
«
laboratorio
automontato
»
dei
carabinieri
,
fornito
all
'
Arma
dal
ministero
degli
Interni
l
'
altro
ieri
.
Dal
tetto
del
pullman
gli
operatori
dei
carabinieri
ricostruiscono
cinematograficamente
tutte
le
fasi
della
rapina
.
Sull
'
«
auto
civetta
»
nessuna
impronta
:
gli
esperti
assicurano
che
il
bandito
aveva
guanti
di
cuoio
.
La
vettura
è
stata
rubata
ventiquattr
'
ore
prima
in
via
Colletta
all
'
industriale
Renzo
Cimínaghi
,
residente
in
viale
Marche
91
.
E
l
'
«
autocarro
dell
'
arrembaggio
»
?
Rubato
anch
'
esso
(
è
targato
MI
276896
)
,
venti
ore
prima
,
in
via
Cadore
24
,
al
signor
Aldo
Zambelli
,
proprietario
di
una
ditta
d
'
autotrasporti
.
Qualcuno
fornisce
alla
polizia
anche
i
contrassegni
della
targa
dell
'
«
ammiraglia
»
dei
gangsters
(
MI
316494
)
ma
si
scopre
subito
che
è
falsa
,
corrisponde
a
un
'
autocisterna
.
Nessun
dato
sul
camioncino
.
Alle
21
quattro
delle
cassette
rapinate
sono
rinvenute
,
vuote
,
in
un
punto
di
Lorenteggio
.
Alle
21.30
al
Sempione
,
una
pattuglia
di
agenti
trova
l
'
«
auto
ammiraglia
»
abbandonata
accanto
a
un
marciapiede
.
È
targata
BG
36744
,
ed
è
stata
rubata
a
Bergamo
lunedì
scorso
.
Da
quanti
giorni
la
banda
era
al
lavoro
?
Da
almeno
due
settimane
,
si
accerta
:
don
Antonio
Bossi
,
parroco
di
San
Protaso
,
e
altri
sacerdoti
ricordano
benissimo
di
avere
visto
auto
con
giovanotti
a
bordo
ferme
sempre
allo
stesso
posto
,
al
quadrivio
,
per
più
giorni
,
mattino
e
pomeriggio
.
Decine
di
testi
volontari
,
specialmente
femminili
,
ingolfano
le
prime
ore
di
indagini
:
molti
hanno
visto
ma
pochi
rammentano
ciò
che
maggiormente
preme
alla
polizia
.
C
'
è
anche
chi
,
in
serata
,
offre
in
vendita
per
telefono
,
ai
giornali
,
per
mezzo
milione
,
due
fotografie
scattate
-
si
dice
-
da
una
finestra
durante
la
rapina
.
Ma
,
per
via
della
messa
a
fuoco
sbagliata
nell
'
orgasmo
del
momento
,
non
si
vedrebbero
i
volti
dei
banditi
.
Per
fortuna
c
'
è
chi
ha
potuto
vedere
bene
in
faccia
il
bandito
dei
panini
.
Che
la
sorte
dei
più
geniali
e
pericolosi
gangsters
del
dopoguerra
ambrosiano
stia
per
essere
decisa
da
un
etto
di
formaggio
?
StampaQuotidiana ,
La
monogamia
,
forse
la
più
antica
e
venerabile
istituzione
della
nostra
civiltà
occidentale
(
e
non
solo
di
questa
)
,
è
oggi
minacciata
da
molti
pericoli
e
il
suo
avvenire
appare
incerto
.
Il
numero
dei
divorzi
è
in
crescente
aumento
nei
Paesi
in
cui
il
divorzio
è
ammesso
;
dove
non
è
ammesso
,
è
in
aumento
il
numero
delle
separazioni
legali
o
di
fatto
tra
i
coniugi
.
È
in
crescente
aumento
il
numero
dei
matrimoni
sbagliati
,
che
continuano
per
forza
di
inerzia
e
si
riducono
a
una
forma
di
coabitazione
occasionale
o
forzata
,
in
cui
non
c
'
è
più
traccia
di
solidarietà
o
di
affetto
fra
i
coniugi
.
L
'
opera
dei
consulenti
matrimoniali
,
che
si
moltiplicano
in
tutti
i
Paesi
,
può
certo
contribuire
a
risolvere
problemi
che
insorgono
fra
i
coniugi
,
tanto
più
che
si
rivolgono
ad
essi
i
coniugi
che
ritengono
solubili
i
loro
problemi
;
ma
non
può
ricreare
dal
nulla
un
'
unione
che
più
non
esiste
.
È
infine
in
aumento
il
numero
delle
nascite
irregolari
,
cioè
dei
figli
nati
fuori
del
matrimonio
.
Questi
fenomeni
sono
assunti
solitamente
come
segni
di
crisi
dell
'
istituzione
monogamica
,
perché
tendono
a
diffondersi
con
la
massima
rapidità
in
tutti
i
Paesi
che
sono
usciti
dalla
fase
agricola
o
patriarcale
del
loro
sviluppo
.
Anche
le
nuove
dimensioni
di
libertà
raggiunte
dalle
donne
li
favoriscono
:
perché
,
cessando
il
loro
stato
di
dipendenza
economica
e
sociale
,
le
donne
sono
in
grado
di
assumersi
l
'
iniziativa
della
rottura
.
Ma
ci
sono
altri
sintomi
altrettanto
inquietanti
,
che
non
si
ricavano
dalle
statistiche
,
ma
da
certe
manifestazioni
del
costume
contemporaneo
.
Molti
coniugi
si
concedono
a
vicenda
una
«
vacanza
matrimoniale
»
nella
quale
sono
liberi
d
'
intrattenere
i
rapporti
che
vogliono
con
altre
persone
.
Nella
Svezia
ed
in
America
vanno
diffondendosi
«
matrimoni
di
gruppo
»
nei
quali
individui
e
coppie
vivono
assieme
,
unendo
le
loro
risorse
finanziarie
e
dividendosi
le
spese
,
i
lavori
domestici
e
le
cure
dell
'
allevamento
dei
figli
.
Qualche
volta
,
tutto
si
ferma
qui
;
altre
volte
,
si
ammette
fra
i
membri
della
comune
(
come
si
suole
chiamarla
)
la
più
ampia
libertà
sessuale
o
addirittura
si
sconsiglia
o
si
vieta
la
formazione
di
coppie
fisse
.
Nonostante
il
nome
,
i
membri
della
comune
non
cedono
al
gruppo
le
loro
proprietà
personali
.
Ma
spesso
si
considerano
come
un
'
avanguardia
rivoluzionaria
,
come
gli
antesignani
di
una
nuova
utopia
,
di
una
società
in
cui
non
ci
siano
più
aggressioni
e
guerre
,
poveri
e
ricchi
,
né
lavori
faticosi
o
degradanti
;
e
in
cui
sia
lasciata
ad
ogni
individuo
la
libertà
di
creare
la
propria
vita
e
di
raggiungere
la
felicità
che
desidera
.
Questa
ricerca
di
nuovi
modi
di
vita
e
di
nuove
istituzioni
è
una
caratteristica
del
nostro
tempo
,
che
non
intende
rinunciare
all
'
esperimento
,
all
'
avventura
e
al
rischio
.
Non
si
può
condannarla
in
anticipo
,
né
in
anticipo
garantirne
il
successo
e
fidare
su
di
essa
per
il
progresso
del
genere
umano
:
il
quale
,
d
'
altronde
,
non
può
rinunciare
a
sperimentare
nuove
vie
,
dato
che
vede
continuamente
diminuite
le
sue
prospettive
,
non
solo
di
progresso
,
ma
di
sopravvivenza
.
Tuttavia
,
per
ciò
che
riguarda
la
monogamia
,
non
tutti
i
sintomi
addotti
sembrano
minacciarla
.
Bisogna
,
in
primo
luogo
,
distinguere
fra
la
monogamia
come
istituzione
morale
o
semplicemente
umana
e
l
'
istituto
giuridico
.
L
'
istituzione
morale
è
la
scelta
duratura
,
perché
continuamente
rinnovata
,
di
vivere
insieme
secondo
un
progetto
concordato
e
correggibile
via
via
nei
suoi
dettagli
.
L
'
istituto
giuridico
del
matrimonio
è
un
contratto
che
impegna
i
coniugi
a
certi
obblighi
sanzionati
ed
ha
certi
effetti
legali
e
soprattutto
patrimoniali
.
Tale
contratto
implica
certo
,
fra
le
condizioni
della
sua
validità
,
la
libera
scelta
dei
contraenti
,
ma
limita
questa
scelta
all
'
atto
della
stipula
;
adegua
inoltre
gli
obblighi
e
i
diritti
legali
che
sancisce
a
un
modello
stabilito
dalla
tradizione
e
dal
costume
,
che
è
spesso
in
contrasto
con
le
esigenze
e
i
problemi
sempre
nuovi
della
vita
quotidiana
.
La
crisi
del
matrimonio
come
istituto
giuridico
non
è
perciò
,
necessariamente
,
la
crisi
della
monogamia
.
Un
matrimonio
legalmente
valido
e
che
i
coniugi
hanno
un
interesse
qualsiasi
a
mantenere
tale
,
può
non
avere
nessuno
dei
caratteri
autentici
della
monogamia
.
Questa
,
a
sua
volta
,
può
riscontrarsi
in
unioni
che
non
hanno
alcun
riconoscimento
giuridico
.
Il
ricorso
al
divorzio
,
dall
'
altro
lato
,
non
è
una
sfida
alla
monogamia
,
ma
il
riconoscimento
di
un
'
unione
sbagliata
o
impossibile
a
mantenersi
in
piedi
o
che
potrebbe
essere
resa
sopportabile
solo
da
qualche
forma
più
o
meno
occulta
di
poligamia
.
Chi
divorzia
intende
spesso
infatti
ricrearsi
una
famiglia
,
trovare
in
una
nuova
unione
l
'
affetto
e
la
solidarietà
che
gli
sono
mancati
nell
'
altra
.
Per
quanto
possa
apparire
paradossale
,
il
divorzio
è
più
spesso
un
omaggio
alla
monogamia
,
che
un
rifiuto
di
essa
:
costituisce
,
per
chi
vi
ricorre
,
la
possibilità
di
una
scelta
nuova
e
più
promettente
sotto
l
'
aspetto
della
comprensione
,
dell
'
assistenza
e
dell
'
amore
,
cioè
di
un
'
unione
effettivamente
monogamica
.
Quanto
ai
gruppi
e
alle
«
comuni
»
,
se
si
prescinde
dal
loro
carattere
politico
e
neoutopistico
,
del
quale
non
si
riesce
a
scorgere
il
fondamento
reale
,
essi
appaiono
piuttosto
come
forme
di
protesta
contro
i
modelli
morali
e
giuridici
tradizionali
o
tentativi
di
gruppi
o
persone
di
uscire
dalla
solitudine
e
di
ritrovarsi
in
un
ambiente
accogliente
e
solidale
.
Ma
le
forze
che
minano
tali
gruppi
sono
il
disaccordo
nella
divisione
dei
compiti
,
le
gelosie
,
l
'
indifferenza
reciproca
o
l
'
accordo
più
stretto
che
si
stabilisce
fra
coppie
dei
loro
membri
.
Il
gruppo
non
ha
molti
vantaggi
sul
matrimonio
:
ne
moltiplica
solo
le
difficoltà
in
proporzione
al
numero
dei
componenti
.
La
monogamia
è
l
'
aspirazione
nascosta
di
uomini
e
donne
,
ma
è
difficile
da
realizzarsi
.
La
scelta
continua
,
che
essa
implica
,
del
proprio
compagno
e
del
comune
progetto
di
vita
esige
che
si
punti
sull
'
essenziale
e
che
si
superino
con
intelligenza
e
comprensione
reciproca
i
problemi
,
le
difficoltà
e
i
conflitti
che
sono
inevitabili
nella
vita
quotidiana
.
Essa
può
essere
realizzata
da
persone
,
di
qualsiasi
età
,
che
abbiano
raggiunto
un
grado
di
maturità
sufficiente
,
cioè
una
personalità
stabile
o
equilibrata
che
non
sia
più
soggetta
a
oscillazioni
e
mutamenti
radicali
.
È
difficile
infatti
continuare
a
convivere
in
accordo
sostanziale
con
una
persona
che
si
ritrova
accanto
a
sé
mutata
nei
suoi
tratti
caratteristici
e
che
è
diventata
estranea
rispetto
a
quella
che
era
apparsa
al
primo
incontro
.
In
questo
caso
,
com
'
è
ovvio
,
la
scelta
non
è
ripetibile
.
La
durata
di
un
'
unione
monogamica
dipende
,
più
che
dalle
circostanze
esterne
,
che
inevitabilmente
mutano
con
l
'
età
e
con
le
circostanze
ambientali
,
dalla
volontà
costante
di
conservarsi
l
'
affetto
,
la
fiducia
e
la
solidarietà
del
proprio
compagno
,
dimostrandogli
affetto
,
fiducia
e
solidarietà
in
ogni
occasione
.
In
un
mondo
scisso
da
conflitti
di
ogni
genere
,
e
in
cui
le
stesse
aspirazioni
umanitarie
più
nobili
sono
spesso
fomiti
di
lotte
violente
,
l
'
amore
monogamico
è
(
con
l
'
amicizia
autentica
,
che
è
altrettanto
rara
)
la
sola
via
per
uscire
dall
'
indifferenza
e
dall
'
anonimato
della
massa
amorfa
e
raggiungere
la
serenità
e
la
gioia
di
vivere
.
Speriamo
che
gli
uomini
non
trascurino
questa
via
e
traggano
,
dai
loro
stessi
insuccessi
,
gl
'
insegnamenti
per
imboccarla
e
percorrerla
.
StampaQuotidiana ,
Milano
,
19
maggio
.
A
Milano
,
in
casa
del
signor
Giovanni
Treccani
,
davanti
alla
Bibbia
di
Borso
d
'
Este
.
I
due
volumi
della
Bibbia
sono
giunti
ieri
da
Parigi
,
vigilati
da
due
cerberi
,
uno
membruto
villoso
flemmatico
e
romanesco
,
Colasanti
,
direttore
generale
delle
Belle
Arti
;
l
'
altro
,
magro
irrequieto
esclamativo
e
napoletano
,
de
Marinis
.
Diamo
,
per
quel
che
ci
costa
,
a
ognuno
il
suo
:
se
il
Treccani
è
l
'
Amerigo
Vespucci
,
il
de
Marinis
è
il
Cristoforo
Colombo
del
rutilante
eldorado
chiuso
dentro
queste
fodere
di
panno
verde
,
dentro
queste
copertine
di
marocchino
rosso
.
E
adesso
,
varcato
l
'
oceano
tempestoso
dei
sì
e
dei
no
,
il
de
Marinis
è
felice
di
guidarci
tra
le
divinità
,
gli
angeli
,
gli
uomini
,
le
piante
,
i
fiori
,
le
nuvole
,
i
fiumi
,
i
prati
,
i
pianeti
,
i
palagi
,
gli
animali
di
questo
mondo
di
sogno
,
pagina
per
pagina
:
milleduecento
e
tante
pagine
.
Mi
ricordo
questo
entusiasta
,
poco
più
d
'
un
mese
fa
,
quando
entrò
a
tarda
sera
nel
mio
studio
,
correndo
.
Piccolo
com
'
è
,
e
sempre
sulla
punta
dei
piedi
,
pareva
che
avesse
le
ali
.
Era
sceso
dal
treno
di
Parigi
poche
ore
prima
:
la
Bibbia
di
Borso
che
l
'
imperatore
Carlo
s
'
era
fuggendo
portata
in
Isvizzera
come
nel
1859
il
duca
di
Modena
se
l
'
era
fuggendo
portata
a
Vienna
e
che
nessuno
più
riusciva
a
scovare
,
egli
l
'
aveva
veduta
a
Parigi
nelle
mani
del
signor
tal
de
'
tali
.
Bisognava
riportarla
in
Italia
,
bisognava
che
finisse
di
far
da
viatico
ai
principi
in
fuga
:
bastava
un
niente
,
tre
o
quattro
milioni
.
Io
che
,
per
quanto
mi
sforzi
di
seguire
la
moda
,
ho
ancora
il
torto
di
dubitar
dei
miracoli
,
lo
guardavo
preoccupato
e
insistevo
a
dirgli
:
Segga
,
mi
faccia
il
piacere
,
segga
.
Un
pazzo
seduto
è
meno
pericoloso
che
in
piedi
.
Vor
dì
che
voi
portate
li
rigistri
De
le
spese
,
l
'
esatta
relazione
,
Ché
ve
farò
parlà
co
'
li
ministri
.
E
lo
spedii
col
primo
treno
al
ministro
dell
'
Istruzione
che
sapevo
gentile
e
,
in
queste
faccende
,
liberale
.
Ed
ecco
:
il
miracolo
s
'
è
avverato
,
la
Bibbia
è
in
Italia
.
«
Ho
il
piacere
di
annunciarle
che
la
Bibbia
di
Borso
d
'
Este
è
assicurata
all
'Italia.»
Questo
semplice
telegramma
Giovanni
Treccani
mandò
il
3
maggio
da
Parigi
a
Benito
Mussolini
:
gli
costava
,
come
è
noto
,
più
di
duecentocinquantamila
lire
a
parola
.
Adesso
,
prima
della
gran
Bibbia
,
guardo
lui
.
Lombardamente
posato
e
imperturbabile
,
giovane
ancora
,
biondo
e
sorridente
,
il
naso
piccolo
e
mobile
,
le
palpebre
gravi
ed
esangui
sugli
occhi
azzurri
,
egli
ha
già
imparato
a
maneggiare
il
suo
codice
con
la
delicatezza
del
vecchio
bibliofilo
,
la
quale
sfiora
e
non
tocca
ed
è
paragonabile
solo
alla
delicatezza
delle
donne
quando
s
'
aggiustano
sulla
pettinatura
una
ciocca
che
sfugge
.
L
'
ha
veduto
ancora
poco
il
suo
tesoro
,
ma
lo
conosce
già
molto
bene
,
dall
'
a
alla
zeta
,
e
ne
gradua
con
buon
gusto
le
tante
bellezze
e
finezze
.
Purtroppo
il
metodo
da
lui
scelto
per
uno
studio
rapido
e
pratico
dell
'
arte
della
miniatura
non
é
da
tutti
.
E
il
vecchio
proverbio
qui
è
rovesciato
:
metti
da
parte
e
poi
impara
l
'
arte
.
Vede
:
io
volevo
lasciare
ai
miei
figlioli
un
nome
che
valesse
per
qualcosa
di
nobile
e
di
durevole
.
Non
sono
un
artista
io
,
non
sono
uno
scrittore
.
Ho
cercato
:
ho
trovato
.
È
stata
una
fortuna
per
me
.
Parla
senza
enfasi
,
parla
sottovoce
in
quest
'
alacre
città
dove
anche
nei
salotti
americanamente
si
grida
.
E
convince
e
conquista
sùbito
,
almeno
gli
artisti
e
gli
scrittori
stupefatti
di
sentirsi
invidiati
.
Dalle
pareti
della
sala
che
oggi
ospita
la
Bibbia
,
pendono
quadri
di
Tranquillo
Cremona
,
di
Daniele
Eanzoni
,
di
Mosè
Bianchi
,
di
Filippo
Carcano
:
sembrano
i
nobili
deputati
dai
moderni
pittori
lombardi
ad
accogliere
onorevolmente
i
signori
Taddeo
Crivelli
,
Franco
Russi
,
Marco
dell
'
Avogaro
e
gli
altri
pittori
della
Bibbia
ferrarese
.
Ma
ecco
s
'
apre
la
Bibbia
,
e
tutto
il
resto
scompare
.
Quel
che
prima
fa
stupire
,
è
trovarla
così
intatta
.
Ad
aprire
certe
pagine
,
a
vedere
i
fondi
d
'
oro
senza
un
'
incrinatura
,
i
fondi
d
'
oltremare
senza
una
ruga
,
sembra
d
'
aprirle
noi
per
la
prima
volta
dopo
messer
Borso
.
Non
c
'
è
che
gl
'
illetterati
per
conservare
bene
i
libri
.
Francesco
Giuseppe
d
'
Austria
o
Francesco
di
Modena
,
senza
risalir
più
lontano
,
dovevano
spendere
il
loro
tempo
in
ben
altre
,
oh
gravissime
,
occupazioni
;
e
la
Bibbia
la
lasciavano
dormire
collocata
nel
suo
forziere
,
vergine
e
immacolata
,
diciamo
pure
,
per
noi
.
Questo
stupore
è
moltiplicato
dalla
minutezza
e
fragilità
di
tanta
arte
e
splendore
.
Sarebbe
come
ritrovare
vivi
un
fiore
o
una
farfalla
di
cinque
secoli
fa
.
Il
prodigio
della
sopravvivenza
si
aggiungerebbe
al
prodigio
della
sua
piccolezza
e
bellezza
nativa
,
tanto
da
lasciarti
sulle
prime
senza
respiro
.
Hanno
voluto
,
è
vero
,
questi
pittori
maestri
dare
ad
ogni
pagina
una
sua
bilicata
architettura
,
farne
uno
stabile
monumento
:
in
alto
un
frontone
con
la
sua
lapide
,
ai
lati
due
fioriti
pilastri
con
statue
e
medaglioni
,
nel
mezzo
tra
i
due
spazii
scritti
,
come
tra
due
finestre
,
una
colonnina
o
un
festone
,
in
basso
un
'
alta
base
e
così
salda
che
le
storie
e
i
paesi
in
essa
dipinte
vi
sono
divisi
,
scena
per
scena
,
da
classiche
colonne
,
nude
o
scannellate
,
di
bronzo
o
di
marmo
,
capaci
di
reggere
davvero
da
sole
una
fabbrica
tanto
eccelsa
ed
ariosa
,
se
al
signor
Duca
fosse
venuto
il
ghiribizzo
di
costruirsela
in
pietra
.
Ma
dentro
questi
vani
e
nicchie
e
finestre
,
appoggiati
a
questi
larghi
pilastri
,
i
pittori
si
sentono
finalmente
a
loro
agio
come
e
meglio
che
a
casa
loro
:
e
allora
si
divertono
a
raccontare
favole
in
libertà
e
ad
immaginare
leggiadrie
come
in
un
decamerone
sull
'
erba
.
Oggi
nella
scorsa
non
so
seguire
che
questi
svaghi
e
capricci
:
cervi
alla
fonte
timidi
e
stupiti
a
vedersi
sul
capo
quei
tanti
rami
,
levrieri
assaettati
,
candide
aquile
e
verdi
girifalchi
araldici
ed
accigliati
come
tiranni
in
trono
,
aironi
in
volo
dentro
un
fuso
d
'
azzurro
come
se
un
lembo
di
cielo
si
fosse
avvolto
intorno
al
loro
corpo
lanciato
,
colombe
e
tortore
,
quaglie
e
pernici
accovacciate
dentro
una
rosa
come
nel
loro
vero
nido
,
elefanti
e
camelli
e
scimmie
e
leopardi
e
orsi
e
struzzi
,
tratti
o
cavalcati
con
guinzagli
e
redini
di
porpora
da
pargoli
bianchi
e
paffuti
.
E
poi
farfalle
e
farfalle
.
Ve
ne
saranno
di
cento
specie
,
azzurre
,
viola
,
nere
,
gialle
,
bianche
,
ferme
e
vaganti
,
così
naturali
e
vive
che
sembra
proprio
si
vengano
adesso
a
posare
su
queste
aiole
di
fiori
per
goderne
e
nutrirsene
.
Alla
fine
,
la
farfalla
ti
resta
nella
memoria
come
l
'
emblema
di
Taddeo
Crivelli
e
di
Franco
Russi
:
preciso
.
Alla
fine
....
Sono
tre
ore
che
sfogliamo
e
guardiamo
e
cerchiamo
aggettivi
.
S
'
è
stanchi
e
si
sta
per
diventare
ciechi
,
col
cervello
vuoto
:
il
povero
cervello
che
alle
prime
pagine
s
'
illudeva
di
confrontare
,
di
giudicare
,
di
ricordare
.
Quest
'
angelo
con
la
fronte
tonda
,
con
le
palpebre
a
campana
col
nasino
a
martello
,
con
la
bocca
gonfia
,
non
par
di
Cosmé
Tura
?
Questa
dama
con
la
fronte
rasa
e
i
capelli
dietro
a
turbante
,
con
un
collo
più
lungo
del
volto
,
con
una
veste
a
strascico
tutta
perle
smeraldi
e
oro
,
questo
smilzo
cavaliere
con
un
gran
cappello
aguzzo
come
una
prora
,
non
paiono
di
Pisanello
?
Questi
cavalli
tondi
sotto
una
selva
di
lance
non
sono
di
Paolo
Uccello
?
Si
dura
poco
in
questi
raffronti
.
Ci
si
sente
soffocati
come
sotto
una
pioggia
di
fiori
sempre
più
folta
e
pesante
.
E
non
s
'
osa
dir
basta
,
e
non
si
vuole
dir
basta
.
Le
si
prepara
una
vita
difficile
,
diciamo
al
signor
Treccani
per
svagarci
dai
milioni
dell
'
arte
con
un
centesimo
di
realtà
:
Quanta
gente
le
ha
dato
consigli
e
le
ha
chiesto
soccorsi
dopo
il
suo
ritorno
da
Parigi
?
Il
signor
Treccani
che
è
di
poche
parole
,
sorride
,
esce
,
torna
con
un
fascio
di
lettere
.
Leggiamo
due
righe
della
prima
:
«
Io
vengo
a
proporle
un
'
impresa
che
renderà
gloriosi
e
ricchissimi
me
e
lei
:
il
prosciugamento
del
mar
Caspio
e
la
fine
dei
terremoti
»
.
E
una
riga
della
seconda
:
«
Io
sono
stata
sedotta
da
un
uomo
.
»
Perché
questa
Bibbia
di
Borso
si
guarda
e
non
si
legge
?
Vorrei
consigliare
al
suo
munifico
possessore
,
se
i
mille
visitatori
gli
lasciano
cinque
minuti
di
respiro
,
di
leggersi
almeno
un
versetto
nel
Libro
dell
'
Ecclesiaste
:
«
Dove
sono
molti
beni
,
sono
anche
molti
mangiatori
di
essi
;
e
che
pro
ne
trae
il
padrone
di
essi
,
salvo
la
vista
degli
occhi
?
»
Ma
i
poeti
esagerano
.
StampaQuotidiana ,
Meno
male
,
bisogna
dire
che
l
'
essere
venuti
a
Bologna
per
assistere
al
pallido
congresso
internazionale
dei
critici
conclusosi
oggi
,
ci
ha
offerto
l
'
occasione
di
ascoltare
stasera
al
Teatro
Comunale
,
in
sede
di
Festival
della
prosa
,
una
singolare
commedia
italiana
,
Il
benessere
,
di
Franco
Brusati
e
Fabio
Mauri
,
rappresentata
con
la
regia
di
Luigi
Squarzina
dal
complesso
del
«
Teatro
d
'
arte
italiano
»
.
È
una
commedia
singolare
che
,
e
per
come
è
condotta
e
per
quello
che
vuol
dire
,
esce
con
un
giovanile
colpo
di
reni
dal
cerchio
ristretto
del
conformismo
teatrale
più
aggiornato
,
cioè
del
neorealismo
,
dal
teatro
-
cronaca
,
dalla
più
o
meno
larvata
intenzione
dei
temi
e
delle
tecniche
brechtiane
.
Vi
si
rappresentano
,
per
due
atti
,
il
gioco
cinico
,
l
'
ambiguità
festevole
e
,
sotto
sotto
,
disperata
,
d
'
una
coppia
di
coniugi
che
si
concedono
una
reciproca
libertà
d
'
esperienze
amorose
.
Ma
qualcosa
li
unisce
e
non
è
soltanto
la
complicità
nel
peccato
,
piuttosto
una
specie
d
'
amore
sudicio
e
intenso
,
un
legame
sordido
e
,
alla
sua
maniera
,
puro
.
Tutto
ciò
è
raccontato
per
due
atti
in
una
serie
di
scene
sotto
la
cui
effettiva
,
intelligente
comicità
,
sotto
una
spregiudicatezza
persino
urtante
,
per
ciò
che
vi
è
in
essa
di
allusivo
e
di
ironico
,
si
comincia
tuttavia
ad
avvertire
lo
scorrere
di
una
sotterranea
freschezza
;
è
chiaro
che
l
'
alba
di
una
morale
disperata
sorgerà
alla
fine
su
un
così
desolato
paesaggio
umano
.
È
il
trapasso
che
avviene
al
terzo
atto
quando
,
separati
,
i
due
coniugi
esperimentano
l
'
inferno
della
solitudine
in
un
mondo
ormai
diventato
incomprensibile
,
risonante
di
avvertimenti
arcani
.
Il
finale
,
con
la
donna
che
si
fa
ammazzare
da
un
cameriere
idiota
,
una
specie
di
bruto
che
inconsapevolmente
diventa
giustiziere
,
è
alquanto
truculento
,
fa
pensare
a
certi
sadismi
del
teatro
espressionista
tedesco
;
ma
intanto
,
ciò
che
agli
autori
premeva
di
esprimere
,
la
scoperta
della
coscienza
da
parte
di
due
condannati
alla
cecità
morale
,
viene
lividamente
a
galla
,
come
il
relitto
di
un
naufragio
.
Perché
bisogna
dire
che
questi
due
giovani
possiedono
una
dote
importante
:
la
possibilità
di
far
scaturire
da
un
vero
umorismo
,
tipo
Osborne
,
il
lampo
dell
'
insoddisfazione
morale
.
Insomma
,
ci
pare
che
,
già
annunciata
da
diverse
avvisaglie
,
da
testi
per
esempio
come
D
'
amore
si
muore
,
cominci
in
Italia
un
teatro
degli
«
arrabbiati
»
.
Ben
venga
,
anche
con
tutti
i
difetti
e
le
intemperanze
di
una
commedia
come
questa
.
I
tre
atti
sono
stati
assai
bene
recitati
da
una
Laura
Adani
scatenata
in
un
genere
di
comicità
che
le
riesce
perfettamente
:
la
buffoneria
cinica
,
ammiccante
e
a
suo
modo
romantica
;
da
Vittorio
Sanipoli
,
che
ha
descritto
con
vivezza
un
tipo
di
libertino
perplesso
,
ombroso
,
in
conclusione
disperato
;
da
Franco
Parenti
,
efficacissimo
in
una
parodia
dell
'
innocenza
patetica
e
stupida
.
Notevole
il
successo
.
Questo
è
dunque
l
'
anno
delle
commedie
italiane
;
il
primo
di
una
serie
,
forse
.
C
'
è
un
'
ondata
che
arriva
,
attenzione
.
StampaQuotidiana ,
Un
ritorno
al
romanticismo
sembra
annunziato
da
alcuni
sintomi
che
emergono
fra
gli
umori
mutevoli
della
società
contemporanea
.
Tra
questi
sintomi
si
annovera
il
successo
enorme
,
e
imprevisto
,
che
sta
ottenendo
in
America
(
e
otterrà
probabilmente
negli
altri
Paesi
)
un
breve
romanzo
,
Love
Story
di
Erich
Segal
,
e
il
film
che
ne
è
stato
tratto
.
È
la
storia
dell
'
amore
coniugale
di
due
giovani
moralmente
sani
e
maturi
,
che
non
scindono
l
'
amore
dal
sesso
e
il
sesso
dall
'
amore
,
storia
che
termina
tragicamente
perché
la
giovane
moglie
muore
di
cancro
.
Nel
magma
caotico
di
erotismo
,
pornografia
,
violenza
contestataria
o
anticontestataria
e
delinquenza
,
che
costituisce
il
contenuto
prevalente
della
narrativa
e
del
cinema
e
sembra
il
pascolo
obbligato
di
ogni
persona
ben
pensante
,
il
successo
di
una
storia
come
questa
può
veramente
apparire
un
fenomeno
da
baraccone
.
Dunque
,
gli
uomini
non
si
sono
dimenticati
del
«
sentimento
»
?
Possono
ancora
commuoversi
e
versare
lacrime
per
la
storia
patetica
e
semplice
di
un
matrimonio
d
'
amore
riuscito
,
destinato
a
durare
,
e
interrotto
soltanto
da
una
cieca
fatalità
?
Il
romanticismo
non
è
finito
,
se
il
sentimentalismo
può
prendersi
ancora
tali
rivincite
.
E
se
non
è
finito
,
potrà
forse
porre
un
argine
alla
promiscuità
sessuale
,
alla
violenza
indiscriminata
,
alla
ricerca
stravagante
di
piaceri
proibiti
,
al
desiderio
dei
facili
guadagni
.
Potrà
dare
nuova
forza
a
valori
che
si
ritenevano
morti
o
moribondi
:
alla
moralità
della
vita
,
al
matrimonio
,
al
lavoro
,
al
rispetto
della
persona
umana
e
soprattutto
della
donna
.
Ben
venga
dunque
un
nuovo
romanticismo
,
se
metterà
un
po
'
d
'
ordine
ed
equilibrio
nel
caos
delle
tensioni
e
delle
inquietudini
della
vita
moderna
.
Prescindendo
dalla
sproporzione
che
c
'
è
tra
tali
speranze
e
il
fenomeno
che
le
fa
nascere
,
non
si
può
fare
a
meno
di
riconoscere
,
se
si
tengono
presenti
tensioni
e
inquietudini
,
che
nel
romanticismo
noi
siamo
,
almeno
per
ora
,
immersi
fino
al
collo
.
Giacché
il
romanticismo
non
è
solo
il
riconoscimento
del
valore
del
sentimento
:
è
la
fede
che
il
sentimento
è
tutto
e
la
ragione
è
nulla
;
o
,
viceversa
,
che
la
ragione
è
tutto
e
il
sentimento
nulla
.
Lo
spirito
romantico
è
caratterizzato
dalla
brama
e
dalla
smania
dell
'
Infinito
e
del
Tutto
e
dall
'
insofferenza
e
dal
disprezzo
per
quel
che
è
condizionato
,
finito
,
limitato
e
imperfetto
.
Lo
spirito
romantico
esige
che
l
'
uomo
raggiunga
l
'
onnipotenza
e
la
felicità
dell
'
Assoluto
,
che
si
identifichi
con
Dio
.
Dice
Hòlderlin
,
che
è
il
più
significativo
poeta
del
romanticismo
:
«
Essere
uno
col
tutto
,
questa
è
la
vita
degli
Dei
e
il
cielo
dell
'
uomo
!
Essere
uno
con
tutto
ciò
che
vive
,
tornare
,
in
un
beato
divino
oblio
di
sé
,
nel
tutto
della
natura
,
questo
è
il
vertice
dei
pensieri
e
delle
gioie
,
questa
è
la
sacra
vetta
del
Monte
,
la
sede
dell
'
eterna
quiete
»
.
Che
questa
sacra
vetta
si
raggiunga
mediante
il
sentimento
o
la
ragione
,
nel
sogno
o
nella
realtà
,
attraverso
la
fede
religiosa
o
l
'
uso
della
droga
,
sono
differenze
che
non
importano
molto
.
Importante
è
la
mèta
,
cioè
l
'
infinito
della
potenza
e
della
gioia
,
e
questa
mèta
,
secondo
i
romantici
,
è
accessibile
all
'
uomo
.
Un
altro
tipico
scrittore
romantico
,
Novalis
,
che
morì
tisico
a
ventinove
anni
,
scriveva
:
«
Agli
uomini
nessuna
cosa
è
impossibile
:
quello
che
io
voglio
,
lo
posso
»
.
Quest
'
eredità
romantica
si
può
vedere
in
azione
in
molti
fenomeni
macroscopici
del
nostro
tempo
.
La
tendenza
a
prescindere
dalle
strettoie
della
realtà
,
a
considerare
«
infinito
»
se
stesso
,
a
chiudersi
in
sé
e
a
dimenticare
gli
altri
,
è
una
tentazione
cui
pochi
si
sottraggono
.
Si
vuole
tutto
e
subito
,
senza
sapere
che
cosa
sia
questo
tutto
e
come
e
a
quale
costo
si
può
ottenere
.
Al
rispetto
dell
'
individualità
si
sostituisce
il
culto
dell
'
individuo
,
considerato
come
la
realtà
unica
e
,
come
diceva
Novalis
,
onnipotente
.
E
al
culto
dell
'
individuo
si
accompagna
spesso
,
come
avvenne
nel
romanticismo
ottocentesco
,
il
culto
orgiastico
degli
eroi
,
siano
essi
personalità
politiche
o
gli
idoli
sportivi
o
canori
del
momento
.
La
rivoluzione
,
che
promette
tutto
senza
specificare
nulla
,
sembra
preferibile
alle
riforme
che
fanno
i
conti
con
la
realtà
ed
esigono
lavoro
e
rinunce
per
la
loro
attuazione
.
L
'
utopia
amorfa
e
sognante
,
che
prospetta
la
felicità
a
breve
scadenza
,
ha
più
fascino
dell
'
azione
politica
accorta
e
lungimirante
che
si
fonda
su
precisi
progetti
.
Ogni
progetto
fondato
su
dati
attendibili
e
su
linee
di
tendenza
controllabili
suscita
diffidenze
e
opposizioni
,
mentre
ogni
vaga
aspirazione
a
uno
stato
futuro
di
perfezione
suscita
approvazione
ed
entusiasmo
.
Si
sferrano
calci
al
vicino
,
si
rimane
indifferenti
alla
sua
distruzione
,
ma
si
crede
nell
'
amore
universale
tra
gli
uomini
.
Si
infinitizza
la
scienza
,
considerandola
come
una
forza
onnipotente
capace
di
assicurare
da
sola
l
'
avvenire
e
la
felicità
del
genere
umano
.
Nel
campo
stesso
della
religione
,
si
tende
a
sostituire
all
'
infinità
trascendente
di
Dio
l
'
infinità
immanente
dell
'
uomo
.
E
nello
stordimento
orgiastico
,
che
si
cerca
con
tutti
i
mezzi
,
si
obbedisce
ancora
una
volta
al
detto
di
Hòlderlin
:
«
Un
dio
è
l
'
uomo
quando
sogna
,
un
mendicante
quando
pensa
»
.
C
'
è
la
scienza
,
certo
,
e
c
'
è
buona
parte
della
filosofia
contemporanea
che
hanno
vòlto
le
spalle
allo
spirito
romantico
o
sono
meno
soggette
alle
sue
tentazioni
.
La
scienza
autentica
,
almeno
,
cioè
quella
che
non
indulge
ai
sogni
avveniristici
dei
dilettanti
,
sa
che
da
ogni
problema
risolto
ne
nascono
altri
,
più
difficili
,
da
risolvere
ancora
;
che
il
controllo
che
l
'
uomo
esercita
o
potrà
esercitare
sulla
natura
non
sarà
mai
completo
e
totale
e
che
questo
controllo
stesso
rischia
d
'
impoverire
e
di
distruggere
le
risorse
che
la
natura
offre
all
'
uomo
.
La
biologia
mostra
sempre
meglio
la
subordinazione
della
vita
all
'
imprevedibilità
del
caso
,
l
'
economia
mostra
i
costi
di
denaro
,
di
lavoro
e
di
rinunce
che
ogni
progresso
o
trasformazione
sociale
comporta
.
La
filosofia
,
quando
non
diventa
profezia
o
evasione
,
mette
in
luce
la
limitazione
delle
scelte
che
si
offrono
all
'
uomo
in
ogni
condizione
in
cui
si
trovi
e
il
pericolo
che
una
scelta
sbagliata
gli
diminuisca
o
tolga
la
libertà
di
scelta
.
L
'
ottimismo
romantico
per
cui
l
'
uomo
,
almeno
potenzialmente
,
sa
già
tutto
,
può
tutto
e
ha
tutto
,
trova
dure
smentite
nel
sapere
positivo
di
cui
disponiamo
.
Ma
,
dall
'
altro
lato
,
un
pessimismo
consigliere
di
inerzia
o
di
attesa
passiva
sarebbe
altrettanto
romantico
.
Antiromantico
,
o
non
romantico
,
è
chi
non
ignora
i
limiti
umani
,
ma
non
perciò
si
sente
impotente
;
chi
conosce
le
difficoltà
e
studia
i
mezzi
migliori
per
affrontarle
;
chi
è
disposto
a
subire
la
sofferenza
e
la
lotta
,
senza
darsi
per
vinto
.
Per
lo
stato
d
'
incertezza
e
di
pericolo
in
cui
si
trova
oggi
il
genere
umano
,
i
romantici
sono
ancora
troppi
e
gli
antiromantici
troppo
pochi
.
Ma
se
un
insegnamento
si
può
trarre
dal
romanzo
di
Segal
,
esso
è
antiromantico
.
Un
amore
felice
,
sia
pure
espresso
nella
forma
della
retorica
scurrile
che
è
oggi
di
moda
,
distrutto
in
qualche
mese
da
un
male
ineluttabile
:
che
può
insegnare
questa
storia
?
Che
il
paradiso
è
lontano
.