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Il paradosso della riforma ( Bobbio Norberto , 1987 )
StampaQuotidiana ,
Da qualche tempo si parla della riforma costituzionale con un fervore senza precedenti . Sono intervenute nel dibattito , forse per la prima volta contemporaneamente , le più alte autorità dello Stato , a cominciare dal presidente della Repubblica , che , con espressione felice , ha auspicato al paese una « democrazia più matura » . La discussione è nata circa una decina d ' anni fa , ha attraversato due legislature , l ' ottava e la nona , e ora si riaffaccia all ' inizio della decima . Sono stati scritti sull ' argomento migliaia di articoli , sono state date migliaia d ' interviste , sono stati pubblicati decine di libri di esperti . Sotto la direzione di Gianfranco Miglio si era costituito alcuni anni fa un gruppo di studio per la « nuova Costituzione » da cui sono usciti nel 1983 tre o quattro volumi molto commentati alla loro apparizione . Per ben due volte si è detto : questa sarà la legislatura della grande riforma . Ora è la terza . Eppure sinora la grande riforma non ha mosso neppure il primo passo . Né la grande né la piccola . Neppure la piccolissima , quella dei regolamenti parlamentari . Perché ? La spiegazione più semplice di cui tutti sono consapevoli ma che fingono d ' ignorare , è la seguente . L ' esigenza di cambiare la Costituzione nasce dalla constatazione , diventata ormai quasi ossessiva , che il nostro sistema politico è inefficiente . Ma è proprio l ' inefficienza del sistema che sinora ha reso difficile , se non impossibile , il cambiamento . La funzione del sistema politico è quella di produrre decisioni ovvero regole imperative per risolvere conflitti d ' interesse fra individui e fra gruppi al fine di renderne possibile la pacifica convivenza . Si dice che un sistema politico funziona bene quando riesce a prendere decisioni opportune nel più breve tempo possibile e con il minor dispendio di energie da parte dei decisori . Sotto questo aspetto il nostro sistema avrebbe dimostrato di non essere un buon sistema . Di qua l ' esigenza di riformarlo sveltendone le procedure . La maggior parte delle proposte sinora fatte convergono verso questo scopo , dalla modificazione del sistema bicamerale alla riforma dei regolamenti delle Camere , dall ' attribuzione di maggiore autorità al presidente del Consiglio al cambiamento della legge elettorale per diminuire il numero dei partiti e rendere meno affollate le coalizioni di governo . Queste proposte per essere attuate debbono trasformarsi in decisioni . Ma chi deve prendere queste decisioni ? Naturalmente gli stessi organi dello Stato di cui si chiede a gran voce la riforma perché decidono male . Con un ' aggravante in più : che le decisioni in materia costituzionale sono regolate da norme che le rendono più difficili . Il paradosso della riforma costituzionale , il paradosso che spiega la paralisi , è tutto qui : per riformare la Costituzione occorrono condizioni , per lo più aggravate , dalla cui mancanza è nata l ' esigenza di riformare la Costituzione . In altre parole , le condizioni che rendono necessaria la riforma sono quelle stesse che sinora l ' hanno resa impossibile . Se la riforma della Costituzione fosse un ' operazione facile , vorrebbe dire che il nostro sistema funziona bene . Ma se funzionasse bene , che bisogno ci sarebbe della riforma ? Siamo in un circolo vizioso , da cui non si sa bene come uscire . Ho voluto forzare un po ' il ragionamento unicamente per mostrare la reale difficoltà dell ' operazione , e per cercare di capire perché , nonostante la montagna di parole , non ne sia venuto fuori in tanti anni neppure il topolino di un fatto concreto . La discussione è ancora ferma ai preliminari : è meglio cominciare dalle grandi riforme e procedere verso le piccole o partire dalle piccole per salire a poco a poco alle grandi ? Conviene dare la precedenza alla Costituzione vera e propria oppure al sistema elettorale ? La prima alternativa sembra ormai risolta : si poteva cominciare dalle piccole riforme subito , ma ora , dopo tanti rinvii e tante aspettative deluse , non si può cominciare se non da qualche azione clamorosa . Dare una risposta alla seconda alternativa è più difficile , perché , se ci sono convergenze rispetto alla prima , rispetto a questa ogni partito va per conto suo e cerca di tirar l ' acqua al proprio mulino . E si capisce : non esiste una procedura elettorale da cui possano trarre vantaggio tutti i partiti . C ' è una sola procedura che a rigore renda a ciascuno il suo ed è la proporzionale pura con il minimo di correttivi . Ma , guarda caso , questa è proprio una delle cause del difetto del sistema per quel che riguarda la sua capacità operativa . Di qua un altro paradosso : il procedimento più equo dal punto di vista del modo di comporre il Parlamento è anche quello meno conveniente dal punto di vista del suo buon funzionamento . Si può mettere il problema anche in questo modo : i due organi più importanti per la formazione delle decisioni sono il Parlamento e il Governo . La proporzionale è la procedura migliore per la composizione del Parlamento che , se deve essere un organo rappresentativo , deve rispecchiare con la massima precisione gli orientamenti del paese . Per la capacità operativa del Governo , invece , occorre la drastica riduzione dei gruppi politici , che si può ottenere soltanto abolendo o correggendo la proporzionale . Queste difficoltà sono sotto gli occhi di tutti . Oggi rese se mai più gravi dal fatto che il naturale inizio di un serio dibattito avrebbe potuto essere una commissione parlamentare . Ma questo espediente è stato ormai bruciato durante la nona legislatura con la Commissione presieduta dall ' on. Bozzi , composta da alcuni dei più bravi giuristi italiani . Il risultato del lavoro della Commissione è stato una bella relazione , diventata rapidamente un documento d ' archivio , se non addirittura carta da macero . Nessuno oggi pensa di proporre la ripetizione della prova . Si parla d ' incontri bilaterali . Ma che cosa s ' intende ? Se s ' intende l ' incontro di un partito , per esempio quello di maggioranza relativa , con i principali partiti di governo e di opposizione , la cosa sarebbe possibile ma non sarebbe giusta . Se s ' intende l ' incontro di ogni partito con tutti gli altri , come si dovrebbe intendere alla lettera , ne verrebbe fuori una bella confusione . Dopo quasi dieci anni insomma sembra che si debba cominciare da capo . Ma ormai non si può più tornare indietro . La grande riforma è diventata una sfida per la nostra classe politica . Una sfida che essa deve vincere se non vuol perdere un ' altra parte della sua credibilità . A furia di fare della Costituzione il capro espiatorio di tutti i guai della repubblica , si è finito per screditarla . Non si può più tornare indietro ma non si può neppure fallire . Il fallimento sarebbe un ulteriore segno della crisi irreversibile del sistema democratico , che solleva più problemi di quelli che sia in grado di risolvere , e non riuscendo a risolvere i piccoli se ne pone di sempre più grandi . Come il giocatore che punta somme via via più alte per rifarsi delle perdite precedenti e alla fine perde tutto : oltre la camicia , anche l ' onore .
AQUILEIA. ( OJETTI UGO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Aquileia , 21 aprile . Natale di Roma . Dopo Terzo entro sulla strada romana che arriva diritta fino a Belvedere , a pochi passi dall ' imbarco per Grado , e m ' appare il campanile d ' Aquileia quasi nero contro il cielo basso e piovoso . Ai suoi piedi la pianura è tutta verde d ' un verde schietto e lavato , nato da un mese . Non avevo più riveduto il campanile dai giorni dell ' armistizio . No , non è un campanile da chiesa : è una torre da fortezza , così alta e quadrata e imperiale e incrollabile che le campane stanno appese lassù come un amuleto al collo d ' un gigante . E attorno per miglia non c ' è di vivo che lui . È stato per tre anni di guerra una di quelle cime cui dalle trincee e dalle retrovie , dai monti e dalla palude , convergevano col sole cento e centomila sguardi e speranze , come le onde elettriche alle antenne d ' una radio : il castello rotondo di Gorizia , la vetta precipite del monte Santo , le gobbe gialle del San Michele , la rocca bigia di Monfalcone , il campanile d ' Aquileia . Quando giungevi lassù , non scorgevi anima viva , ma ti pareva d ' essere alla ribalta e che compagni e nemici te solo guardassero . Soffia scirocco , e pioviggina . Nei canali l ' acqua che pel vento rigurgita dalla laguna , viene coprendo le sponde , ne accarezza per un poco l ' erba tenera , la fa oscillare quasi già fosse alga , poi la sommerge . In questa bassura , appena piove , l ' acqua si mette a pullulare su dal suolo come se quella che cade dal cielo non sia che un richiamo al mare nascosto sotto i giunchi e le canne , da punta Sdobba a Treporli . Sembra di stare sopra una gran zattera tra le cui travi s ' oda sempre lo sciacquio dell ' onda . Aquileia è pallida e solitaria . Da vicino , la sua torre , le rotte colonne , le arche , tutte le sue pietre hanno sotto la livida luce il colore delle nubi . Dalla cella della torre pende un tricolore sbiadito , una ancóra di quelle bandiere lunghe quanto orifiamme che improvvisavamo in guerra con tre quadrati tagliati da tre teli di cotonina troppo bassi : come s ' erano trovati dal merciaio di Cervignano , di Cormons , di Gorizia . Il cuore mi batte come se dovessi dopo anni e anni ritrovare un amico e temessi di non essere riconosciuto , di non toccare più il suo cuore . Che hai fatto in questi anni ? Hai pensato a me ? Sei stato fedele a me ? Io sì , sono sempre quello . Vorrei già aver riveduto tutto , e invece resto titubante nel mezzo della via . Per questo non vado súbito alla basilica e al cimitero . Comincio da più lontano . Quel che m ' ha sempre , anche prima della guerra , innamorato d ' Aquileia è stata l ' ombra di Roma , quanto vi resta di Roma , ed è ancora per tre quarti sepolto sotto le strade , le piazze , le vigne , le biade . Perciò l ' Austria teneva questo villaggio in sospetto come fosse una popolosa città , silenziosa ma ostile : una città di morti che a un tócco rivivevano e gridavano Roma . Appena un rudere affiorava dal suolo , lasciava che fosse distrutto e su vi passasse l ' aratro . Quello che di più prezioso era rimasto dentro il piccolo museo , monete d ' oro imperiali , bronzi , vetri , gioielli , ambre lavorate , tutto fu nell ' aprile del 1915 ficcato frettolosamente in poche casse : mille e seicento pezzi . E spedito a Vienna . In quei giorni , per tenerci a bada , l ' Austria fingeva d ' offrirci anche l ' Aquileiese fino all ' Isonzo . Pur qualcosa rimase . E bastò a provare che l ' Austria con quei sospetti mirava giusto . Bisogna avere veduto nei primi mesi di guerra i soldati italiani entrare nella basilica o nel museo d ' Aquileia , riconoscere stupefatti in quelle distese di mosaici , in quelle statue togate , in quei rocchi di colonne membrute come atleti , Roma , Napoli , Pompei , Venezia , per sapere quanto possa l ' arte nella storia e nel cuore d ' un popolo . Erano i documenti tangibili del loro diritto ad essere lì , armati e vincitori . E la fede dei più incolti più commoveva , perché non si perdeva in raffronti minuti ma sorrideva sicura come di chi in terra lontana rioda all ' improvviso la propria favella e il proprio dialetto . Il museo è quello d ' allora . L ' Italia non ha ancora danari per riordinarlo , per ingrandirlo , nemmeno per rafforzarne le finestre contro i ladri , così che molti dei gioielli , delle monete , dei cammei finalmente tornati da Vienna devono restare chiusi nella cassaforte . Giovanni Brusìn che vigila con sollecito amore sul museo , sulla basilica , sui pochi scavi , e che è anche sindaco di Aquileia , ha la bontà di mostrarmi di sala in sala il tesoretto ricuperato . È un uomo dotto , cordiale e compito che non so come abbia fatto a sapere tutto quello che è accaduto qui tra il maggio del '15 e l ' ottobre del '17 mentre egli era di là , sospettato , internato e sorvegliato . Mi parla di Cadorna e del Duca , di d ' Annunzio e di don Celso Costantini come se li avesse allora veduti tra questi cipressi e questi ruderi cogli occhi del desiderio ; e di Benito Mussolini mi parla che l ' autunno scorso venne qui di volata dopo il discorso di Udine . ( Così ho trovato uno dei due musei da lui visitati ; e s ' ha da dire che almeno questo l ' ha scelto bene ) . Intanto io guardo e ammiro . Del grande emporio per cui tutto l ' Oriente comunicava con l ' Italia settentrionale e con l ' Europa centrale , della fastosa residenza imperiale dove Augusto venne ad incontrare Erode , quel che resta proprio d ' intatto , d ' ancora vivo , non sono che gingilli da donne : reticelle e catenelle d ' oro e di perle ; vaselli da profumi e da unguenti , questo d ' avorio con due putti che aizzano un cane al laccio , quello di vetro a vene d ' oro , di viola , di verde e d ' azzurro che trema se gli respiri da presso ; una lucernetta di terra con Cupido addormentato nel giro d ' una conchiglia ; un anello d ' ambra col ritrattino d ' una bionda che tra le due bende della chioma ti spalanca addosso gli occhi stupefatti ; una cicala di cristallo di rocca ; un cammeo d ' agata con l ' Amore sulla biga ; un pettine d ' avorio ; il serpe d ' oro d ' un ' armilla ; uno specchietto d ' argento inserito nel rovescio d ' un ' ambra larga quanto la mano d ' un bimbo , scolpita a raffigurare l ' Amore giovinetto accanto alla sua Psiche tremante . Quando alzo gli occhi da quei vezzi e da quelle grazie , vedo dietro i vetri le magnolie e i cipressi del giardino piegarsi sottola tempesta dello scirocco . Se entrasse qui una folata sola di vento , rapirebbe tutto in un attimo . Ma che il vento per un minuto s ' acqueti , ecco gli uccelli cinguettare , trillare , fischiare , garrire come allora , quando le donne di queste gemme erano vive e giovani , e anch ' esse ridevano . L ' agro intorno a Roma , la pianura e la laguna intorno a Aquileia ci dànno con lo spazio vuoto la misura del tempo da allora trascorso ; ci riducono cioè alla nostra misura , tanto breve al confronto che ci sgomenta e raddoppia l ' amore per queste rare fragili reliquie superstiti , quasi che scampate alla morte e toccate dal miracolo abbiano ormai qualcosa di sacro e di taumaturgico . Non piove più . Andiamo a vedere il mosaico scoperto in questi giorni , appena fuori del paese , in un campo di viti e di grano . È il pavimento d ' una sala di terme . In uno dei riquadri salvi , una naiade siede sulla coda squamata d ' un gran tritone e s ' abbandona dolcemente al navigare . Il tritone barbuto reca nelle mani una cesta stillante colma di pesci d ' argento e d ' alghe smeraldine . Ma più m ' attirano i ritratti di tre atleti , chiusi in un cerchio a greche e a volute . Uno è d ' un giovane nudo , pingue , tronfio e roseo , il collo tozzo , i capelli neri , rasi e , dritto sulla fronte , il solito ciuffo , cirrus in vertice , come la cresta sulla testa del gallo ; ma nei grandi occhi tondi e fissi , cerchiati di viola e di rosso , nella bocca schiusa egli ha un che di doloroso come il ginnasta che viene ansando a ringraziare il pubblico con una smorfia per sorriso . Un altro è d ' un ginnasta a barba nera ricciuta , più maturo ed umano , la testa piegata con nobiltà sulla spalla destra quasi ad allontanarsi un poco da chi lo guarda . E il terzo ritratto è d ' un placido vecchio , forse un maestro o il magistrato preposto alle terme , a barba bianca , con tunica e toga , sul capo una ghirlanda . La tecnica del mosaico semplice e dura e netta , che non sbaglia un colpo , è fatta per questi volti energici , per questi sguardi diritti . Lo scavo è appena a due metri sotto il piano arato , e un operaio ricopre i mosaici , man mano che li ho ammirati , con lembi di quel feltro incatramato che faceva in guerra da tetto alle baracche . Il gran vento scuote questi cenci , li fa volar via finché un gran sasso non li inchiodi ; e nella vicenda i tre volti imperiosi , più grandi del vero , appaiono e scompaiono , fissi al cielo . Finalmente m ' avvio alla basilica e al cimitero . Un gran folto di allori , di bossi , di rose è sorto su dalle tombe nostre . Adesso il pieno scarmigliato rigoglio primaverile nasconde croci , arche , stele , iscrizioni . È come un ' offerta tumultuosa di virgulti , di fronde , di bocci che sotto i loro gran cipressi i sepolti ci fanno : una folla , una calca , un confuso ondeggiare nel quale noi superstiti ancora non sappiamo trovare la via : e su tutto , un odor d ' acre e d ' amaro che la pioggia fa più acuto . Lo respiro , tra i lauri e le mortelle , lo sento nella bocca , nel petto , sulle mani con cui ho scostato due frasche per rileggere le parole scritte sulla tomba di chi ho veduto morto . Cerco le salme dei dieci ignoti venuti da tutti i campi di battaglia , quelle che nell ' ottobre del 1921 rimasero qui nell ' ombra e nel silenzio quando l ' undicesimo s ' involò verso Roma e il Campidoglio e la gloria . Seguendo il desiderio di don Gelso Costantini , dietro l ' abside , su due scalinate , al colmo del muro di cinta sotto cui fluisce al mare il verde Natissa , è stato alzato qui un altare di pietra . Chi v ' officia , alza il calice e l ' ostia su tutta la pianura dell ' Isonzo , verso tutte le vette della guerra carsica dal San Michele a Sei Busi . Adesso sotto la nuvolaglia , quei monti non sono che una riga di cupo turchino come se , quando svaniranno le nubi , tutto il cielo abbia da essi a riprendere colore e vigore .
SATIREGGIATI I PARRUCCONI DELLO STEMMA ( De Monticelli Roberto , 1959 )
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Scandalo sotto la luna di Eugenio Ferdinando Palmieri fu rappresentata per la prima volta a Milano nel 1940; e venne scritta due anni prima . È dunque una commedia di più che vent ' anni fa e appartiene all ' esiguo gruppetto delle quattro o cinque ( sulle dodici che scrisse per la scena veneta ) che Palmieri , critico rigoroso di sé come degli altri , non rifiuti a distanza di tanti anni . La ripresa che ne ha fatto ieri sera , al teatro Nuovo , Cesco Baseggio , con la regia di Carlo Lodovici , è stata opportuna perché ha riaperto uno spiraglio su un teatro veneto ingiustamente dimenticato . Il Palmieri , che del dialetto ha la vocazione e l ' istinto ( la sua stagione poetica si è svolta sotto il mutevole cielo della parlata polesana ) si è sempre battuto , con saggi e articoli , per un teatro veneto moderno che superasse le dolcezze e le lividure ( crepuscolari le une e le altre ) di Giacinto Gallina e di Gino Rocca ; per un teatro veneto che non fosse fatto di epigoni bonari , malinconici o gai con lacrimetta ; un teatro che , d ' una provincia italiana antica , irrequieta e cupa d ' ombre molteplici , non ripetesse un ' immagine convenzionale . Scandalo sotto la luna è in questo senso una commedia sufficientemente indicativa . Ma nella produzione di Palmieri commediografo è certo una delle sue opere più cordiali , meno anarchiche ; infatti , il suo mondo più autentico è quello rapsodico , vagamente picaresco e comunque ribelle , della sua giovinezza polesana , il mondo che si può ritrovare in un ' altra commedia , I lazzaroni , recentemente pubblicata in un fascicolo di « Sipario » dedicato al teatro veneto . Qui viene dipinto l ' affresco satirico dell ' aristocrazia veneta e lo spunto è offerto da un matrimonio andato a monte perché la nobile sposina se ne scappa con un altro , un pittore povero e di natali alquanto umili . Il matrimonio , principesco , era stato predisposto , per la sorella minore , da Marina Ravazzin , agra zitella ambiziosa , capofamiglia , praticamente , della nobile casata , che comanda a bacchetta anche sui due fratelli , un gentiluomo che fa il deputato conservatore , tanto per occuparsi di qualcosa ( il primo atto della commedia è datato 1914 ) , e un giovanotto tonto , che è ufficiale dei lancieri e corre dietro , come di rigore , alle stelle del café chantant . La commedia racconta lo scandalo , e lo sdegno ipocrita , provocati in quell ' ambiente di nobili parrucconi , dal gesto di rivolta della promessa sposa che preferisce , all ' ebete rampollo di un principe ( d ' altronde , squattrinato e avaro ) un proletario artista . Ventidue anni dopo i Ravazzin , cui per quello scandalo era stato dato l ' ostracismo e che hanno vissuto in solitudine , ma badando a saggiamente amministrare il patrimonio , vengono riammessi nel « giro » , per iniziativa del principe il cui figlio s ' ebbe a suo tempo il rovente smacco ; in realtà , perché si ha bisogno di loro e , soprattutto , dei loro aristocratici quattrini . Nel frattempo una figlia della fuggitiva è felicemente rientrata nella famiglia e Gasparo , lo zio ex - deputato , se ne serve per fare , in uno , le vendette dei Ravazzin e la felicità di lei che , come la madre , s ' è innamorata di un giovanotto di nome oscuro . Là per là , su due piedi , il principe sussiegoso e ipocrita viene « comperato » dai milioni di Gasparo ; offrirà alla nuova coppia la protezione , squattrinata ma blasonata , della sua autorità di « padre spirituale » di tutto il sangue blu che scorre fra la laguna e il Garda . I tre atti sono sagacemente costruiti su tre visite , del principe , alla famiglia nemica ; e questo , del principe , è anche il personaggio più felice . Come il miglior atto della commedia è il secondo , quando la nobiltà fa il suo ingresso solenne , dopo ventidue anni , nella casa degli « esiliati » . Qui , prende rilievo il ritratto satirico di quella provincia , di quelle figure per museo da statue di cera ; e la comicità diventa cattiva . Del resto , la trama , alquanto forzata ( sta qui il difetto della commedia , che cioè a quelle solenni e patetiche mummie non si contrappongono antagonisti veramente vivi ) , è il pretesto per la rappresentazione beffarda di un mondo post - fogazzariano . È in questa satira che il Palmieri è davvero riuscito ; e in un « parlato » dialettale vivo , semplice , rigoroso , sparso di intelligenti battute comiche . L ' interpretazione , guidata dalla regia di Carlo Lodovici , è stata buona , quantunque l ' avremmo preferita più aspra , più risentita ; colpa forse dell ' eccessiva preoccupazione di volgere in lingua un dialetto per sé chiarissimo . Cesco Baseggio ha felicemente tratteggiato l ' ipocrisia avida e ghiotta del vecchio principe , il Lodovici ha fatto con disinvoltura , ma anche con qualche approssimazione , la parte del Deus ex machina ; e hanno ben recitato , come di consueto , Elsa Vazzoler , Luisa Borseggio , Rina Franchetti , il Cavalieri , Giorgio Gusso e tutti gli altri . Un bel successo .
Un nuovo femminismo ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
« Perché agli uragani vengono dati nomi di donne ? Le donne non sono disastri che recano morte e distruzione . » Questa protesta presentata da un gruppo di donne a un ufficio meteorologico americano è l ' episodio faceto di un movimento protestatario femminile che si va diffondendo negli Stati Uniti , nella Germania occidentale , nell ' Inghilterra , nel Belgio , nell ' Olanda e i cui primi accenni si annunziano anche in Italia . Questo movimento è contro il sessismo : una parola coniata per analogia con razzismo e che indica la credenza e la pratica della dominazione maschile sulle donne . Il movimento « antisessista » è soprattutto diffuso nei paesi in cui le donne hanno conquistato la piena parità di diritti con gli uomini e , in linea di principio , sono ammesse a tutte le professioni e le cariche . Ma , in realtà , in questi paesi le cose non vanno secondo il principio . Gli uomini hanno conservato il loro predominio in tutti i posti chiave della società contemporanea . Eppure , come molti oggi riconoscono , il cervello non ha sesso . Non c ' è differenza sostanziale o misurabile tra i due sessi per l ' intelligenza , la capacità di imparare e insegnare , l ' equilibrio della personalità , il controllo di se stesso e degli altri . Le differenze su tutti questi punti sono individuali , non sessuali ; e volerle stabilire sulla base del numero degli individui di un sesso e dell ' altro che raggiungono il successo , significa solo elevare a principio un costume tradizionale . Questo costume permane , come i fatti dimostrano ; e contro di esso appunto si schiera il nuovo femminismo . Il problema verte soprattutto sui compiti che devono essere riconosciuti propri della donna . La cura del marito , dei figli , della casa sembra il compito specifico della donna ; e di fronte a questo , gli altri compiti sembrano accessori e subordinati . Alle donne che dopo essersi dedicate per un certo numero di anni a questo compito , si sentono frustrate ed inutili - specialmente quando i figli sono cresciuti e vivono per loro conto - gli psicanalisti ( dei quali esse sono i migliori clienti ) consigliano di « accettare la loro funzione » . Ma la biologia , che viene spesso invocata a giustificare questa accettazione , non può dir nulla in proposito . La riproduzione della specie non è una funzione esclusivamente femminile . Sebbene siano le donne a portare in grembo i figli e a metterli al mondo , anche gli uomini sono responsabili della loro nascita e delle cure ad essi dovute . Non ha torto quindi il nuovo femminismo quando rivendica per la donna la stessa libertà di scelta , di sviluppo spirituale e di impegno personale che gli uomini hanno sempre rivendicato per sé e che nessuno chiede loro di sacrificare alle esigenze della famiglia . Se è spreco o disgrazia che un uomo di talento sia costretto a un lavoro umile e privo di soddisfazioni , lo stesso vale per ogni donna che per la sua educazione , i suoi interessi e la sua personalità potrebbe svolgere compiti adeguati e che è invece costretta a consumare la sua vita nell ' angusta cerchia dell ' ambiente familiare . Nella molteplicità dei compiti e delle funzioni che la società moderna esige e nella loro crescente complessità , questo spreco può , a lungo andare , diminuire l ' efficienza complessiva del genere umano e ridurne la possibilità di sopravvivenza . Ma nel nuovo femminismo il problema dei compiti della donna diventa soprattutto un problema morale . Ciò che oggi la donna rivendica è la sua dignità , il diritto di realizzare la propria personalità in un ' attività di sua scelta , cui sia portata dalla sua preparazione e dai suoi interessi , e di non valere come un puro strumento del piacere maschile o della continuazione della specie . Esse lamentano ( e non a torto ) che la cosiddetta « rivoluzione sessuale » ha aggravato , non migliorato , la loro condizione . Lo sfruttamento strumentale della donna come oggetto di piacere , di desiderio o di decorazione è stato favorito dalla rivoluzione sessuale che ha dato libero corso alla più sfrenata pornografia . Gli stessi movimenti contestatari , pur nelle loro velleità rivoluzionarie , aggravano lo sfruttamento o l ' asservimento sessuale delle donne . Gli psicanalisti , a partire da Freud , insistono sulla malformazione del SuperEgo nella donna ; e il SuperEgo è la parte critica e razionale della personalità umana . Veri e propri « insulti alle donne » sono considerati le immagini e gli avvisi pubblicitari che sfruttano la figura femminile o si rivolgono alle donne come a semplici animali domestici o propongono prodotti d ' igiene intima che le fanno sentire in una condizione servile . Non c ' è dubbio che il modello stereotipato della donna come un essere debole e bisognoso di protezione , di scarso cervello e di molto sentimento , che ha bisogno di vivere la sua vita attraverso quella del marito e dei figli e che solo attraverso questa mediazione partecipa alle cose del mondo , è duro a morire e ancora domina la mentalità dei paesi che si ritengono più evoluti . A questo modello si contrappone l ' altro , altrettanto stereotipato , del maschio forte e sicuro di sé , privo di debolezze sentimentali , volitivo e dominatore . Ma proprio dal contrasto di questi due modelli e dal tentativo di ognuno dei due sessi di adeguarsi al proprio nascono le maggiori difficoltà per la comprensione reciproca , per la reciproca soddisfazione sessuale e per la vita in comune . Non solo gli uomini , certo , sono responsabili della sopravvivenza anacronistica di questi fittizi stereotipi : perché anche la grande maggioranza delle donne si adegua ad essi più o meno inconsapevolmente e contribuisce a mantenerli in vita , dando agli uomini la possibilità di sfruttarle per il proprio vantaggio o il proprio piacere . Ma il nuovo femminismo ha almeno il coraggio di denunciare apertamente questa sommissione . Certo il nuovo femminismo corre il rischio di mascolinizzare la donna e di femminilizzare l ' uomo , mantenendo così in piedi , e addizionando , gli effetti negativi di quei modelli stereotipi che si vorrebbero abolire . Immesse bruscamente in un mondo duro e competitivo in cui la carriera , il successo , il denaro e il godimento immediato sono i valori fondamentali , la donna rischia di perdere proprio quei valori di umanità , di sensibilità , di tenerezza amichevole in nome dei quali combatte . E già alcune manifestazioni del movimento femminista , che è finora variopinto e diversamente orientato , preannunciano questo pericolo . Ma i rischi , come si sa , insorgono ovunque ci si rivolga . E non si può , in nome di essi , ignorare o rifiutare a priori l ' esigenza di dignità morale che è alla base del nuovo femminismo . D ' altronde , il mondo degli uomini non ha finora dato buona prova di sé . Le questioni di prestigio e di orgoglio , i ripicchi crudeli , l ' intolleranza , i conflitti , i fanatismi di ogni specie , che traggono spesso occasione da pretesti puerili , si aggravano ogni giorno in un mondo che è governato praticamente dal « sesso forte » . Se la partecipazione crescente delle donne a un mondo siffatto potrà fermare e diminuire l ' espansione di queste tendenze negative e promuovere la considerazione dei problemi concreti ( ai quali la donna rimane finora più attaccata dell ' uomo ) , la diminuzione dell ' orgoglio e della violenza e la solidarietà amichevole fra gli esseri umani , questa partecipazione sarà salutata con gioia da tutti gli uomini di buona volontà . Si tratta , certo , solo di una speranza o di una promessa : di una possibilità che può anche non verificarsi . Ma essa non può essere senz ' altro scartata perché il genere umano , di fronte ai problemi che gli si prospettano , non può rinunciare all ' aiuto effettivo della metà degli esseri che lo costituiscono .
TRA I FEDELI BONOMELLIANI. ( OJETTI UGO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Cremona , 10 maggio . A Cremona , in Duomo . La gran cerimonia , omelie , panegirici , cantate , messa , i carabinieri in fila lungo la balaustrata dell ' altar maggiore , il riflettore che dall ' alto del pulpito illuminava a giorno la statua del gran Vescovo appena scoperta , il cerchio di poltrone dorate da dove Eccellenze in mantello rosso e croce d ' oro , Eccellenze in finanziera e guanti bianchi , generali canuti col colletto bianco , generali bruni col colletto nero fissavano da un ' uguale distanza il morto mitrato , disteso in pace sul suo sarcofago , certo pensando a lui ma anche pensando a quel che potrà essere tra cent ' anni la loro statua e provandone intanto le pose più convenienti : la gran cerimonia è finita . La folla può avvicinarsi al monumento . Molti si genuflettono ; qualcuno s ' alza in punta di piedi e socchiudendo gli occhi bacia le mani di Geremia Bonomelli ormai di freddo immutabile bronzo , poi in fretta si segna e s ' allontana . Non credo che per molti anni la Chiesa abbia a beatificarlo ; ma al popolo di Cremona egli già sembra santo , e questa sua effige in Duomo è , pei più fedeli , un principio di consacrazione . Perciò la giornata è di festa . Monsignor Emilio Lombardi , per più di vent ' anni fedelissimo segretario di lui , è raggiante , la commenda al collo , il ciuffo candido ritto sul volto roseo e rotondo , gli occhi azzurri lucidi per la gioia . Con la destra drappeggiandosi sul petto la mantellina di seta pavonazza , con la sinistra stringendo il telegramma della Regina Madre , mi sussurra all ' orecchio : Lui lo diceva : la via giusta è questa , gli applausi verranno quando sarò morto . Adesso ci si ritrova tutti , pel ricevimento , nella spaziosa canonica di monsignor Lombardi , nel suo giardino fiorito e imbandierato di tricolori , all ' ombra della rossa chiesa di Sant ' Agostino che sola in tutta l ' Italia settentrionale può offrire , a chi pregando vuol sospirare , una Madonna del Perugino . Folla autorevole : vescovi le cui sete ed ori luccicano nel pieno sole ; ufficiali tutti medaglie e galloni abbaglianti . Le patronesse dell ' Opera Bonomelli nelle loro semplici vesti grige o nere , appena un vezzo di perle al collo , sembrano monache al confronto di quei virili splendori . Sotto il pergolato l ' onorevole Jacini in ombra conversa con l ' onorevole Farinacci al sole . Parlano d ' una casa paterna . Di Sudermann o di Miglioli ? Trentacoste che ha dovuto firmare cento cartoline col suo Bonomelli di bronzo , è fuggito all ' aria aperta e adesso presso un roseto , flebile e felice , spiega sottovoce , una parola al minuto , l ' arte del beato Angelico a un giovane parroco tutto fuoco che gli annuncia sicuro : Dipingo anch ' io . L ' onorevole Marchi commemora fraterno l ' onorevole Siciliani , decaduto . Seguitano a piovere telegrammi da ogni parte del mondo . Sul colmo del bersò pende una palla di vetro da specchi , che riflette tutti e non rispetta nessuno : è capace di far piccolo un vescovo e grande un seminarista . Arriva il prefetto . Appena scorge l ' onorevole Farinacci , si ferma e impalato lo saluta a braccio teso . Dentro casa , poltrone , divani , caffè , sigarette , mensa imbandita , fotografie di monsignor Bonomelli , piccole e grandi , in piedi e seduto , solo e con la Regina Margherita , col generale Thaon de Revel , con Antonio Fogazzaro , con Piero Giacosa , sullo sfondo d ' una cattedrale tedesca o nello studiolo al vescovato di Cremona . Afferro al volo Monsignor Lombardi : Lei qui deve nascondere un tesoro di ricordi . Mi prende per la mano , cordiale e imperioso come l ' angelo prese Tobiolo , mi porta davanti alla sua libreria , apre un cassetto , mi dà un opuscolo giallo e un mazzo di cartelle dattilografate : Legga , e torna tra i suoi cento ospiti . Odo che annuncia : Ha telegrafato il duca degli Abruzzi , ha telegrafato Luigi Luzzatti .... L ' opuscolo è un estratto dalla « Rassegna Nazionale » , del marzo 1889 : « Roma e l ' Italia e la realtà delle cose » . L ' articolo famoso sulla questione del potere temporale fu allora condannato dalla Chiesa . E la condanna fu da Geremia Bonomelli accettata con una pubblica sottomissione , dal pulpito , in Duomo . Per pronunciarla si vestì da vescovo , in piviale e mitra . Ma sulla copertina gialla leggo adesso queste righe : « Quest ' opuscolo fu scritto da me nel marzo 1889 . Fu condannato . Eppure ( lo dico con tutta la coscienza di dire la verità ) non contiene nessun errore , nessuna irriverenza . Mi sottomisi come dovevo . Ma la verità è la verità . Ah , se fosse stato giudicato secondo il Vangelo ! Quanti sofismi per mostrare la necessità di quest ' errore ! Quando ci penso mi sento ferire nel cuore . Così si poté delirare ! Geremia vescovo . » La scrittura cancella con le sue righe diritte lo stampato , vuole essere come una voce più forte della prudenza . È rapida e minuta . A decifrarla rivedo dietro le lenti i rotondi occhi di lui , bruni focati , che scrutavano l ' interlocutore da vicino , in silenzio , finché , compiuta la indagine , un sorriso venisse a spianare la gran fronte . E quando non riesco a leggere una frase , rivedo il gesto che gli era abituale , di passarsi un dito tra la palpebra e la lente per aggiustarsi gli occhiali , e che per un attimo ti separava dal suo sguardo e da lui . Passarono anni ed anni . La sua fede nella necessità che ai cattolici italiani fosse restituito il modo d ' amare insieme la patria e la chiesa , s ' era fatta anche più sicura e palese . Ed ecco , nell ' autunno del 1911 , quand ' egli compie gli ottant ' anni , nella pace del villaggio nativo , a Nigoline sopra Iseo , la lettera a Pio decimo di cui adesso ho sotto gli occhi la copia . È il suo testamento di sacerdote italiano , scritto in una prosa logica e serrata sotto la quale si sente pulsare l ' ansia della passione come un cuore nella gabbia dell ' orsa . Ne trascrivo poche frasi : « Abbattiamo l ' ostacolo tra la Patria e la Fede . Voi solo potete abbatterlo . Centinaia di migliaia d ' anime stanno sulla soglia della chiesa ed aspettano .... Lo stato di lotta tra l ' Italia e la Santa Sede deve cessare , o tra cinquanta o sessant ' anni le chiese saranno vuote .... Ciò che dal 1860 ho preveduto , s ' é tutto avverato .... Gli stranieri , benché figli vostri anch ' essi , non saranno mai figli d ' Italia .... Se ho errato , punitemi , ne sarò lieto , come a voi piaccia . Benedite il povero vescovo pieno di difetti , ma che non ricorda d ' avere mai mentito .... e che ha sempre amato la sola Verità o quella che almeno credeva la verità . Vi bacio umilmente il piede . Nigoline , 10 ottobre 1911.» Ha letto ? mi chiede monsignor Lombardi . Questa lettera la pubblicheremo . Una copia è nelle mani di Sua Santità . I tempi sono mutati , e indica il tricolore che palpita fuori della finestra e ad ogni soffio di vento pare che voglia entrare qui dentro , tra queste memorie , come un grande uccello al suo nido : Ma lui nemmeno allora aveva paura . La prudenza , diceva , è una virtù , ma una virtù negativa . La collera , sì , è un gran peccato ; ma aggiungeva che il Signore la perdona facilmente perché la subiamo non la amiamo . Era bresciano monsignor Bonomelli . Ed ella sa che in tutta la Lombardia la collera si chiama la bressanina . Gl ' invitati cominciano a diradarsi . Adesso monsignor Lombardi mi pone tra le mani due o tre agende legate in nero . Geremia Bonomelli notava tutto : le lettere più memorabili che riceveva o scriveva , le messe , le omelie . Aveva bisogno d ' ordinare tutto attorno a sé con chiarezza e puntualità , quasi a restringere solo nel suo petto il groviglio e il rovello d ' ogni disputa . Apro a caso l ' agenda del 1913 , l ' anno prima della sua morte , l ' anno prima della guerra . Quel che colpisce è la sua cura a notare ogni giorno meticolosamente il tempo che faceva . Figlio di contadini , era rimasto legato ai campi dove una nuvola può mutare non solo le occupazioni d ' un giorno ma la vita d ' un anno . Misurava la sua età su quella degli alberi che aveva piantato a Nigoline con le sue mani . « Questo gelso l ' ho piantato quando avevo otto anni . Da allora ogni autunno torno a guardarlo . Ormai anch ' egli cede .... » Per questo amò i poeti : quelli morti , Dante pel primo , e ne rileggeva una pagina ogni giorno , dopo messa ; e quelli vivi , Pascoli o Fogazzaro . Per questo amò gli uccelli come tutti i cacciatori che li uccidono ma li adorano ; e fino in vescovado nella stanzetta da pranzo aveva fatto costruire una gran gabbia pei suoi fringuelli . Con quel suo sguardo al cielo , appena s ' alzava dal letto alla prima alba , ristabiliva la sua armonia e la sua obbedienza al creato . « Nuvolo . Notte sic sic . Dolori soliti ma tollerabili . Nessuna visita . Dio mio , vi ringrazio .... Nigoline . Nebbia fitta , notte eccellente . Passeggiata in carrozza . Campagne coltivate a meraviglia . Conferenza socialista di R . Ridicola .... Cremona . Sereno . Notte buona . Chierici , chierici . Parroci , parroci .... Bormio . Credaro mi dice che s ' è fatto male ad abolire le facoltà teologiche nelle Università . Bravo . Quis credat ? ... Nigoline . Notte passabile . Tempo sereno senza vento . Caccia ottima . Domani verrà Giacosa .... 13 ottobre 1913 . Nigoline . Sereno . Uccelli niente . Passeggiata ai Castelli che sarà l ' ultima . Quante care memorie , al cimitero ... » . Ebbe ragione , lassù non tornò più . Morì il 3 agosto 1914 , il giorno in cui si scatenava la guerra . La guerra era stata il suo incubo . Da anni la sentiva venire . Dai viaggi in Germania per visitare i suoi emigranti , traeva argomenti precisi , per lui indiscutibili , sull ' imminenza della guerra . Una volta , nel '13 , io mi permisi di lodargli non so che frase d ' un discorso dell ' imperatore Guglielmo . Egli mi mise una mano sulla spalla , mi fissò negli occhi , da vicino : Sei un bambino . Tremerà il mondo per siffatte parole . Nel decembre del 1913 scriveva alla contessa Antonietta Rossi Martini : « Vivo sotto l ' incubo d ' una conflagrazione europea come la terra non ha mai veduta l 'uguale.» Ormai gl ' invitati sono partiti . Nella sala , intorno a monsignor Lombardi , non restano che i fedelissimi : monsignor Monti , professore in seminario , volto acceso , occhi grigi , naso aguzzo , capelli bianchi ben lisciati quasi ch ' egli speri a furia di spazzola di domare finalmente anche il fervor dei pensieri , dantista sottile che per amore a monsignor Bonomelli ha scritto un libro in cui immagina di scendere guidato da lui , sulle orme di Dante , nei regni bui e con uno stile arguto e limpido vi parla di tutto , anche di Dante ; don Illemo Camelli , anch ' egli professore , rosso di pelo , parco di gesti ed asciutto , pittore e scrittore che della storia e dell ' arte di Cremona sa tutto ; don Tinelli , anima e volto d ' asceta , parroco di Sant ' Abbondio , che ha la fortuna di vivere nel più bel chiostro cinquecentesco di Cremona , presso sua madre ottantenne che stamane m ' ha detto sorridendo una frase indimenticabile : Ormai sono giunta alla riva del mare .... Me lo descrivono gesto per gesto , parola per parola , il loro gran Vescovo , perché hanno ancora il cuore colmo di lui . E tutto vorrei notare , ma prima questa scia d ' amore e d ' ardore che egli ha lasciato dietro di sé . Ed uno me lo descrive al paretaio su a Nigoline , attento ai richiami , pronto a citar del suo Dante tutto quel che tocca la vita degli uccelli , ché per lui il Ghibellin fuggiasco doveva essere stato in vita sua un uccellatore maestro : Gittansi di quel lito ad una ad una , Per cenni , come augel per suo richiamo . Ma se un fringuello fischiava , rompeva il verso a metà , le due mani sull ' asta dello spauracchio : Dai , dai ! Amò giù ! Sbrofa ! E un altro me lo descrive nella chiesetta di quel villaggio , a confessare , a predicare , a far da parroco , ché quand ' egli saliva lassù a mezzo settembre il parroco lo mandava via : Tu vai a riposarti . Il parroco lo faccio io . Accanto a me , su un tavolino , tra un ritratto della Regina Madre e uno del vescovo , sta una pendola di legno a foggia di capanna da eremita , col suo campaniletto a punta . Ecco , la porta della capanna si spalanca ; e si vede un fraticello alto un pollice che si china a tirare la corda della campana . Uno , due , tre . Monsignor Lombardi balza in piedi , alza le braccia : Sono le tre . Bisogna andare al teatro Ponchielli pei discorsi .
StampaQuotidiana ,
La più sensazionale rapina che mai la cronaca milanese abbia registrato , è stata compiuta nella nostra città alle 9.23 di ieri , in via Osoppo , a porta Magenta . Una banda di gangsters con un organico complessivo che viene valutato a non meno di una decina di persone , ha assaltato l ' autofurgone blindato della Banca Popolare di Milano , stordendo a martellate il poliziotto di scorta e trasbordando su un camioncino nove cassette metalliche contenenti danaro , titoli , assegni , valuta ed effetti cambiari . L ' ammontare del bottino è rimasto incerto per tutto il giorno e lo si conoscerà soltanto oggi con esattezza . Si è parlato dapprima di sessanta , poi di novanta , infine , di quarantacinque milioni . In serata si è saputo che il bottino dei banditi sarebbe superiore sicuramente ai trenta milioni di lire e non ci sarebbe da meravigliarsi se raggiungesse addirittura i settanta . Decine di milioni in contanti , insomma , oltre a centinaia di assegni in parte esigibili . La colossale rapina è , almeno in Italia , senza precedenti , ma rivela due nettissime ispirazioni cinematografiche . I gangsters , anzitutto , si erano dati una divisa - tuta blu e passamontagna grigio - in modo da sembrare l ' uno uguale all ' altro . In secondo luogo hanno usato un piccolo « parco macchine » di provenienza furtiva ( un autocarro , un camioncino e due vetture ) applicando una tattica da « battaglia navale » . L ' idea delle divise sembra copiata pari pari da un film ( La rapina del secolo ) ispirato a un caso realmente accaduto negli Stati Uniti in una notte di gennaio del 1950 : l ' assalto alla Brinks Armored Car Service di Boston , dove undici banditi in tuta predarono 2 milioni e 700 mila dollari , pari a un miliardo e 700 milioni di lire . La tattica della « battaglia navale » ebbe , in celluloide ( chi non ricorda il sardonico film britannico La signora omicidi ? ) una dimostrazione perfetta . A parte tali ispirazioni non v ' è dubbio che la banda la quale ha portato a termine la clamorosa impresa è composta da criminali di una genialità sconcertante . La polizia ritiene che il giorno in cui i banditi saranno assicurati alla Giustizia e uscirà dall ' ombra il « cervello » della gang l ' opinione pubblica avrà una grossa sorpresa . Il furgone blindato della Banca Popolare è una macchina di vecchio tipo a quattro portiere , targato MI 186271 , che con una frequenza di solito trisettimanale compie trasporti di valori dalla sede centrale dell ' istituto , in piazza Meda 2/4 , alle trenta agenzie cittadine . Tutte le banche del resto usano lo stesso sistema di trasporto valori e tale sistema era parso , sino alle 9.23 di ieri mattina , di tutto riposo . La garanzia che nessun bandito avrebbe mai osato tendere un agguato al pronipote motorizzato dell ' antica « diligenza dell ' oro » era fornita dal mitra di un agente di polizia , distaccato dal Commissariato Duomo , con compiti di scorta a pagamento , e da tre rivoltelle : quelle dello stesso poliziotto e le altre due dell ' autista e del commesso che costituivano normalmente l ' equipaggio del furgone . Un tentato assalto avrebbe provocato la reazione dei tre aggrediti e nessun rapinatore , per quanto audace , avrebbe certamente osato affrontare il rischio di una « innaffiata » di piombo prima ancora di toccare il bottino . L ' autofurgone è partito dal centro , ieri mattina , poco prima delle nove . Vi erano a bordo l ' autista , Pierino Bergonzi , di 36 anni , da Rivarolo , abitante in via Chiesa Rossa 33 , il commesso di prima classe Gualtiero Re , di 31 anni , abitante in viale Famagosta 2 , e l ' agente di PS Matteo Tedesco , di 27 anni , un giovanotto aitante . La macchina non ha portiere a tergo , ma quattro portiere laterali , come s ' è detto : il carico e lo scarico dei valori viene compiuto attraverso le portiere corrispondenti al sedile posteriore : si abbassa uno schienale di ferro e le valigie metalliche vengono rimosse o deposte sul cassone . Il furgone ha puntato dapprima verso il Sempione e si è arrestato davanti all ' agenzia numero 14 della Banca Popolare , in via Bodoni 1 , alla Cagnola . Il poliziotto è sceso , col mitra spianato , e il commesso ha provveduto a trasportare nell ' interno sei valigie . L ' agente si è guardato attorno : nulla di sospetto . Terminato lo scarico , il Re ha rialzato lo schienale , e si è seduto al suo solito posto , l ' autista ha avviato nuovamente il motore , il poliziotto gli si è seduto ancora accanto , mettendosi il mitra tra le ginocchia . La vettura ha iniziato così il suo viaggio verso porta Magenta : era diretta , con dieci valigie zeppe di milioni , all ' agenzia n . 28 , in via Rubens 3 . Per raggiungere via Rubens l ' autista Bergonzi mutava sempre itinerario , ma per quanto cambiasse strada aveva dei punti obbligati di passaggio , delle specie di « forche caudine » : piazza Velasquez , piazza Brescia , piazza Ghirlandaio e l ' incrocio fra via Osoppo e via Caccialepori , la quale conduce appunto a via Rubens . I gangsters studiarono l ' impresa per almeno un mese tallonando il furgone blindato nei suoi diversi percorsi ( per questa fase preparatoria si pensa che si siano serviti di una ventina di auto rubate di volta in volta ) e scegliendo alfine per il loro agguato l ' ultimo punto di passaggio obbligato : il quadrivio Osoppo - Caccialepori . Via Osoppo è una strada larga , a doppia carreggiata con un vasto spartitraffico erboso , che corre da piazza Velasquez a piazzale Brescia , costeggiata da moderni edifici di recente costruzione e percorsa da un modesto flusso veicolare . Da piazzale Brescia a via Caccialepori , sul lato destro , non vi sono stabili , ma solo un lungo muro costeggiante la parrocchia di San Protaso e interrotto a metà dalla palazzina della canonica . L ' incrocio tra le due vie assomiglia più a una piazza che a un quadrivio : il luogo insomma era l ' ideale per l ' agguato concepito , offriva molto spazio , ampia libertà di movimenti , e gli ostacoli del traffico potevano considerarsi irrisori . C ' erano invece quelli , non trascurabili , dei passanti , degli inquilini dei popolosi stabili adiacenti e soprattutto dei proprietari dei molti negozi circostanti . A tutto ha provveduto il . « cervello » dei gangsters e i criminali che hanno agito ai suoi ordini hanno eseguito i loro compiti con una sincronia e una disciplina degne di un « commando » . « La scena si è svolta con una tale rapidità » ha poi narrato il salumiere Alberto Princetti , con negozio al numero 17 di via Caccialepori « che la gente è rimasta più stupita che terrorizzata : molto , ma molto più in fretta di quelle rapine che si vedono al cinema . » Per realizzare la criminosa impresa la banda ha impegnato quattro veicoli , come s ' è detto , una sorta di piccola flotta manovrata strategicamente su un ridottissimo scacchiere in cui l ' acqua era sostituita dall ' asfalto . La fotografia che riproduciamo illustra nitidamente le fasi dell ' agguato . La gang dunque , disponeva di un ' « auto civetta » contrassegnata nella foto col numero ( 1 ) in sosta davanti alla canonica ; di un autocarro vuoto ( 2 ) , di un ' « auto ammiraglia » ( 3 ) , e di un « camioncino » ( 4 ) . Al momento in cui il furgone blindato è sbucato da piazzale Brescia in via Osoppo , l ' autocarro era in sosta al quadrivio nell ' angolo opposto a quello in cui , nella foto , figurano 1'«ammiraglia» ( 3 ) e il camioncino ( 4 ) della banda . Il pesante automezzo aveva alla guida un giovanotto in tuta che si era tolto , a un certo momento , il passamontagna ed aveva messo piede a terra , alle 9.10 . Lo descrivono biondo , alto , sui venticinque anni , e aveva fame . Era entrato difatti nella latteria al numero 23 di via Osoppo e si era rivolto alla proprietaria , Fosca Caggiati . « Buon giorno , mi dà un etto di formaggio ? » « Gorgonzola , svizzero , taleggio ? » aveva chiesto la donna . « Taleggio , un etto . » Pagate 85 lire , il bandito era uscito , con uno spavaldo , tranquillo sorriso , ed era entrato subito nella panetteria accanto dove aveva acquistato dalla figlia del proprietario , Emiliana Mazza , tre pagnottelle di pane , addentando uno dei due sandwiches . Quando il furgone della banda , dicevamo , ha cominciato a percorrere la via Osoppo , l ' autocarro si è messo in moto avviandosi molto lentamente verso il centro del crocicchio . Contemporaneamente si staccava dal marciapiede l ' « auto civetta » . Questa macchina color caffelatte , ha traversato lo spartitraffico , come mostra il nostro tratteggio , e si è schiantata contro il muro dello stabile numero 7 , sotto le finestre della portineria . Prima che avvenisse il cozzo , era balzato a terra , sull ' erba dello spartitraffico , un giovanotto anch ' esso in tuta , con la testa coperta dal passamontagna . Aveva un mitra tra le mani e correva verso il furgone blindato . La « barca d ' oro » della situazione proprio in quel momento veniva « artigliata » dall ' autocarro , frontalmente , con un urto che in un primo momento è parso all ' agente , all ' autista e al commesso soltanto un malaugurato incidente stradale . Si trattava , invece , di un arrembaggio vero e proprio . Il giovanotto dei panini al formaggio è balzato a terra velocissimo , mentre l ' autista del furgone gli imprecava contro : « Ma è questo il modo di guidare ? » . Il bandito aveva un martello stretto nella destra e con un colpo violentissimo ha mandato in frantumi il cristallo della portiera anteriore , accanto alla quale era seduto il poliziotto . L ' agente Tedesco ha tentato di impugnare il mitra , ma non vi è riuscito : una seconda martellata al capo l ' ha fatto stramazzare , svenuto e sanguinante , sul sedile . Il commesso e l ' autista allora , hanno messo piede a terra , sul lato opposto : « Su le braccia , belli » ha detto una voce alle loro spalle . Era il gangster sceso pochi attimi prima dall ' « autocivetta » pilotata contro il muro . Da quell ' istante i banditi sono rimasti padroni del campo . Il gangster che aveva guidato l ' autocarro all ' arrembaggio ha strappato il mitra e la rivoltella all ' agente , mentre dall ' « ammiraglia » e dal camioncino scendevano altri uomini in tuta blu e passamontagna . La gente ne ha contati sette . E tutti e sette hanno cominciato a gridare , come ossessi , alla maniera dei desperados dei westerns impegnati nei famosi assalti alle « diligenze dell ' oro » . La portiera posteriore , sul lato verso il camioncino accostatosi intanto con facile manovra al furgone blindato , è stata spalancata e la spalliera metallica del sedile abbassata : le cassette erano lì , a portata di mano . Un bottino da capogiro . Le soglie dei negozi , i balconi e le finestre delle case hanno cominciato a popolarsi di volti preoccupati . « Che succede ? Chi si è scontrato ? » L ' attenzione di molta gente si è subito rivolta verso l ' « auto civetta » finita contro il muro , ed era appunto quello che volevano i gangsters . L ' espediente aveva funzionato perfettamente da diversivo . Mentre decine di persone si affollavano , perplesse , attorno alla macchina color caffelatte ( targata MI 238428 ) incollata sotto le finestre dello stabile numero 7 , qualche altro dai riflessi più rapidi si andava però accorgendo che il punto focale della scena era situato più in là , attorno al furgone e all ' autocarro . Che facevano quei due uomini con le braccia in alto ? Che facevano quegli altri uomini in tuta , che urlavano come indemoniati , trasportando velocemente dal furgone al camioncino quelle strane cassette ? Aldebrando Camagni , proprietario del negozio di mobili proprio all ' angolo , corre in strada . « Via , dentro » gli grida uno dei gangsters mostrandogli la bocca del mitra . Esce anche il salumiere Princetti . « Dentro anche tu » gli grida lo stesso bandito . L ' esercente va ad appiattirsi dietro il banco . Esce inoltre la fruttivendola , Alice Montagnoni , ma visto il mitra e i segni minacciosi del bandito , preferisce barricarsi in bottega . Pure Maria Pozzoli , di 65 anni , portinaia al numero 23 di via Caccialepori , allarmata dal rumore del cristallo andato in frantumi , si fa in strada , incuriosita . Sul marciapiede c ' è una vecchietta , ancora da identificare , che strilla come un ' aquila , rivolta verso i banditi . Ha capito perfettamente che sotto i suoi occhi si sta svolgendo una rapina e - vecchietta terribile - polemizza con loro . « Brutta gente , andate a lavorare ... » « Via , via , via » urla la sentinella della banda , sempre spianando il mitra . Le cassette , intanto , trasbordano . Enzo Saino , rappresentante di commercio sulla trentina , si affaccia al balcone del suo appartamento , all ' ottavo piano dello stabile numero 7 di via Osoppo , chiamato dalla moglie allarmata . Vede la scena e comincia a gridare : « Ai ladri , ai ladri » . Uno dei gangsters si stacca allora dal gruppo e punta il mitra verso la canonica , cercando chi grida . Non si è accorto che la voce viene dall ' alto . « Dammi una bottiglia » chiede il Saino alla consorte . Ma anche bombardando la banda con bottiglie vecchie quale risultato potrebbe mai raggiungere ? Come tanti altri cittadini vanno già facendo da qualche istante , anche il rappresentante di commercio corre allora al telefono e forma il 777 . Gli rispondono che le macchine della Volante stanno partendo in quell ' istante . Ma anche la rapina , in quell ' istante , si è conclusa ; nove cassette sono già sul camioncino , la decima , contenente 4 milioni e 456 mila lire , destinata all ' agenzia di via Solari - è stata invece inspiegabilmente dimenticata . Un fischio sottile attraversa l ' aria : portiere che sbattono , la gang batte in ritirata . Avanti il camioncino , stivato di milioni , dietro l ' « ammiraglia » carica di banditi in tuta blu . Il piccolo convoglio imbocca via Caccialepori a discreta velocità : dall ' interno qualcuno dei gangsters saluta , ilare , i passanti . Cinquecento metri più innanzi l ' « ammiraglia » e il camioncino trovano la strada sbarrata da un ' autobotte a rimorchio carica di nafta che sta facendo manovra per entrare nello stabile numero 37 . La sosta dura quindici secondi , non di più . Forse anche un inconveniente del genere era stato preventivato dal regista della banda . Tutta l ' impresa è durata due minuti . L ' allarme scatena polizia e carabinieri in una caccia serrata attraverso tutta la città , ma i banditi hanno un vantaggio incolmabile . Altri complici li attendono certo in un posto tranquillo , ogni dettaglio dell ' impresa è stato sicuramente curato a puntino , specialmente quelli delicatissimi , del « dopo rapina » . Il commissario dottor Paolo Zamparelli , dirigente della Squadra mobile , a letto con 1'«asiatica» , accorre ugualmente in via Osoppo , col vicequestore dott. Rosa , il commissario dott. Nardone , e i migliori agenti di via Fatebenefratelli e della Scientifica . Convergono pure sul posto il maggiore Vallosio , comandante il Gruppo interno dei carabinieri , il capitano Caroppo del Nucleo investigativo e altri ufficiali . Il Nucleo radiocomandato ha già emanato via radio l ' ordine di bloccare le strade attorno a Milano . Si ascolta il primo racconto dell ' aggressione dall ' agente Tedesco , medicato di una brutta contusione al capo . Non poteva fare di più , l ' agguato è stato diabolico . Mentre la notizia si diffonde in città e cominciano le giocate ai botteghini del lotto di porta Magenta , gli uomini della Scientifica si mettono al lavoro . Fa il suo esordio , per la circostanza , lo speciale « laboratorio automontato » dei carabinieri , fornito all ' Arma dal ministero degli Interni l ' altro ieri . Dal tetto del pullman gli operatori dei carabinieri ricostruiscono cinematograficamente tutte le fasi della rapina . Sull ' « auto civetta » nessuna impronta : gli esperti assicurano che il bandito aveva guanti di cuoio . La vettura è stata rubata ventiquattr ' ore prima in via Colletta all ' industriale Renzo Cimínaghi , residente in viale Marche 91 . E l ' « autocarro dell ' arrembaggio » ? Rubato anch ' esso ( è targato MI 276896 ) , venti ore prima , in via Cadore 24 , al signor Aldo Zambelli , proprietario di una ditta d ' autotrasporti . Qualcuno fornisce alla polizia anche i contrassegni della targa dell ' « ammiraglia » dei gangsters ( MI 316494 ) ma si scopre subito che è falsa , corrisponde a un ' autocisterna . Nessun dato sul camioncino . Alle 21 quattro delle cassette rapinate sono rinvenute , vuote , in un punto di Lorenteggio . Alle 21.30 al Sempione , una pattuglia di agenti trova l ' « auto ammiraglia » abbandonata accanto a un marciapiede . È targata BG 36744 , ed è stata rubata a Bergamo lunedì scorso . Da quanti giorni la banda era al lavoro ? Da almeno due settimane , si accerta : don Antonio Bossi , parroco di San Protaso , e altri sacerdoti ricordano benissimo di avere visto auto con giovanotti a bordo ferme sempre allo stesso posto , al quadrivio , per più giorni , mattino e pomeriggio . Decine di testi volontari , specialmente femminili , ingolfano le prime ore di indagini : molti hanno visto ma pochi rammentano ciò che maggiormente preme alla polizia . C ' è anche chi , in serata , offre in vendita per telefono , ai giornali , per mezzo milione , due fotografie scattate - si dice - da una finestra durante la rapina . Ma , per via della messa a fuoco sbagliata nell ' orgasmo del momento , non si vedrebbero i volti dei banditi . Per fortuna c ' è chi ha potuto vedere bene in faccia il bandito dei panini . Che la sorte dei più geniali e pericolosi gangsters del dopoguerra ambrosiano stia per essere decisa da un etto di formaggio ?
Monogamia in crisi? ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
La monogamia , forse la più antica e venerabile istituzione della nostra civiltà occidentale ( e non solo di questa ) , è oggi minacciata da molti pericoli e il suo avvenire appare incerto . Il numero dei divorzi è in crescente aumento nei Paesi in cui il divorzio è ammesso ; dove non è ammesso , è in aumento il numero delle separazioni legali o di fatto tra i coniugi . È in crescente aumento il numero dei matrimoni sbagliati , che continuano per forza di inerzia e si riducono a una forma di coabitazione occasionale o forzata , in cui non c ' è più traccia di solidarietà o di affetto fra i coniugi . L ' opera dei consulenti matrimoniali , che si moltiplicano in tutti i Paesi , può certo contribuire a risolvere problemi che insorgono fra i coniugi , tanto più che si rivolgono ad essi i coniugi che ritengono solubili i loro problemi ; ma non può ricreare dal nulla un ' unione che più non esiste . È infine in aumento il numero delle nascite irregolari , cioè dei figli nati fuori del matrimonio . Questi fenomeni sono assunti solitamente come segni di crisi dell ' istituzione monogamica , perché tendono a diffondersi con la massima rapidità in tutti i Paesi che sono usciti dalla fase agricola o patriarcale del loro sviluppo . Anche le nuove dimensioni di libertà raggiunte dalle donne li favoriscono : perché , cessando il loro stato di dipendenza economica e sociale , le donne sono in grado di assumersi l ' iniziativa della rottura . Ma ci sono altri sintomi altrettanto inquietanti , che non si ricavano dalle statistiche , ma da certe manifestazioni del costume contemporaneo . Molti coniugi si concedono a vicenda una « vacanza matrimoniale » nella quale sono liberi d ' intrattenere i rapporti che vogliono con altre persone . Nella Svezia ed in America vanno diffondendosi « matrimoni di gruppo » nei quali individui e coppie vivono assieme , unendo le loro risorse finanziarie e dividendosi le spese , i lavori domestici e le cure dell ' allevamento dei figli . Qualche volta , tutto si ferma qui ; altre volte , si ammette fra i membri della comune ( come si suole chiamarla ) la più ampia libertà sessuale o addirittura si sconsiglia o si vieta la formazione di coppie fisse . Nonostante il nome , i membri della comune non cedono al gruppo le loro proprietà personali . Ma spesso si considerano come un ' avanguardia rivoluzionaria , come gli antesignani di una nuova utopia , di una società in cui non ci siano più aggressioni e guerre , poveri e ricchi , né lavori faticosi o degradanti ; e in cui sia lasciata ad ogni individuo la libertà di creare la propria vita e di raggiungere la felicità che desidera . Questa ricerca di nuovi modi di vita e di nuove istituzioni è una caratteristica del nostro tempo , che non intende rinunciare all ' esperimento , all ' avventura e al rischio . Non si può condannarla in anticipo , né in anticipo garantirne il successo e fidare su di essa per il progresso del genere umano : il quale , d ' altronde , non può rinunciare a sperimentare nuove vie , dato che vede continuamente diminuite le sue prospettive , non solo di progresso , ma di sopravvivenza . Tuttavia , per ciò che riguarda la monogamia , non tutti i sintomi addotti sembrano minacciarla . Bisogna , in primo luogo , distinguere fra la monogamia come istituzione morale o semplicemente umana e l ' istituto giuridico . L ' istituzione morale è la scelta duratura , perché continuamente rinnovata , di vivere insieme secondo un progetto concordato e correggibile via via nei suoi dettagli . L ' istituto giuridico del matrimonio è un contratto che impegna i coniugi a certi obblighi sanzionati ed ha certi effetti legali e soprattutto patrimoniali . Tale contratto implica certo , fra le condizioni della sua validità , la libera scelta dei contraenti , ma limita questa scelta all ' atto della stipula ; adegua inoltre gli obblighi e i diritti legali che sancisce a un modello stabilito dalla tradizione e dal costume , che è spesso in contrasto con le esigenze e i problemi sempre nuovi della vita quotidiana . La crisi del matrimonio come istituto giuridico non è perciò , necessariamente , la crisi della monogamia . Un matrimonio legalmente valido e che i coniugi hanno un interesse qualsiasi a mantenere tale , può non avere nessuno dei caratteri autentici della monogamia . Questa , a sua volta , può riscontrarsi in unioni che non hanno alcun riconoscimento giuridico . Il ricorso al divorzio , dall ' altro lato , non è una sfida alla monogamia , ma il riconoscimento di un ' unione sbagliata o impossibile a mantenersi in piedi o che potrebbe essere resa sopportabile solo da qualche forma più o meno occulta di poligamia . Chi divorzia intende spesso infatti ricrearsi una famiglia , trovare in una nuova unione l ' affetto e la solidarietà che gli sono mancati nell ' altra . Per quanto possa apparire paradossale , il divorzio è più spesso un omaggio alla monogamia , che un rifiuto di essa : costituisce , per chi vi ricorre , la possibilità di una scelta nuova e più promettente sotto l ' aspetto della comprensione , dell ' assistenza e dell ' amore , cioè di un ' unione effettivamente monogamica . Quanto ai gruppi e alle « comuni » , se si prescinde dal loro carattere politico e neoutopistico , del quale non si riesce a scorgere il fondamento reale , essi appaiono piuttosto come forme di protesta contro i modelli morali e giuridici tradizionali o tentativi di gruppi o persone di uscire dalla solitudine e di ritrovarsi in un ambiente accogliente e solidale . Ma le forze che minano tali gruppi sono il disaccordo nella divisione dei compiti , le gelosie , l ' indifferenza reciproca o l ' accordo più stretto che si stabilisce fra coppie dei loro membri . Il gruppo non ha molti vantaggi sul matrimonio : ne moltiplica solo le difficoltà in proporzione al numero dei componenti . La monogamia è l ' aspirazione nascosta di uomini e donne , ma è difficile da realizzarsi . La scelta continua , che essa implica , del proprio compagno e del comune progetto di vita esige che si punti sull ' essenziale e che si superino con intelligenza e comprensione reciproca i problemi , le difficoltà e i conflitti che sono inevitabili nella vita quotidiana . Essa può essere realizzata da persone , di qualsiasi età , che abbiano raggiunto un grado di maturità sufficiente , cioè una personalità stabile o equilibrata che non sia più soggetta a oscillazioni e mutamenti radicali . È difficile infatti continuare a convivere in accordo sostanziale con una persona che si ritrova accanto a sé mutata nei suoi tratti caratteristici e che è diventata estranea rispetto a quella che era apparsa al primo incontro . In questo caso , com ' è ovvio , la scelta non è ripetibile . La durata di un ' unione monogamica dipende , più che dalle circostanze esterne , che inevitabilmente mutano con l ' età e con le circostanze ambientali , dalla volontà costante di conservarsi l ' affetto , la fiducia e la solidarietà del proprio compagno , dimostrandogli affetto , fiducia e solidarietà in ogni occasione . In un mondo scisso da conflitti di ogni genere , e in cui le stesse aspirazioni umanitarie più nobili sono spesso fomiti di lotte violente , l ' amore monogamico è ( con l ' amicizia autentica , che è altrettanto rara ) la sola via per uscire dall ' indifferenza e dall ' anonimato della massa amorfa e raggiungere la serenità e la gioia di vivere . Speriamo che gli uomini non trascurino questa via e traggano , dai loro stessi insuccessi , gl ' insegnamenti per imboccarla e percorrerla .
LA BIBBIA DI BORSO. ( OJETTI UGO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Milano , 19 maggio . A Milano , in casa del signor Giovanni Treccani , davanti alla Bibbia di Borso d ' Este . I due volumi della Bibbia sono giunti ieri da Parigi , vigilati da due cerberi , uno membruto villoso flemmatico e romanesco , Colasanti , direttore generale delle Belle Arti ; l ' altro , magro irrequieto esclamativo e napoletano , de Marinis . Diamo , per quel che ci costa , a ognuno il suo : se il Treccani è l ' Amerigo Vespucci , il de Marinis è il Cristoforo Colombo del rutilante eldorado chiuso dentro queste fodere di panno verde , dentro queste copertine di marocchino rosso . E adesso , varcato l ' oceano tempestoso dei sì e dei no , il de Marinis è felice di guidarci tra le divinità , gli angeli , gli uomini , le piante , i fiori , le nuvole , i fiumi , i prati , i pianeti , i palagi , gli animali di questo mondo di sogno , pagina per pagina : milleduecento e tante pagine . Mi ricordo questo entusiasta , poco più d ' un mese fa , quando entrò a tarda sera nel mio studio , correndo . Piccolo com ' è , e sempre sulla punta dei piedi , pareva che avesse le ali . Era sceso dal treno di Parigi poche ore prima : la Bibbia di Borso che l ' imperatore Carlo s ' era fuggendo portata in Isvizzera come nel 1859 il duca di Modena se l ' era fuggendo portata a Vienna e che nessuno più riusciva a scovare , egli l ' aveva veduta a Parigi nelle mani del signor tal de ' tali . Bisognava riportarla in Italia , bisognava che finisse di far da viatico ai principi in fuga : bastava un niente , tre o quattro milioni . Io che , per quanto mi sforzi di seguire la moda , ho ancora il torto di dubitar dei miracoli , lo guardavo preoccupato e insistevo a dirgli : Segga , mi faccia il piacere , segga . Un pazzo seduto è meno pericoloso che in piedi . Vor dì che voi portate li rigistri De le spese , l ' esatta relazione , Ché ve farò parlà co ' li ministri . E lo spedii col primo treno al ministro dell ' Istruzione che sapevo gentile e , in queste faccende , liberale . Ed ecco : il miracolo s ' è avverato , la Bibbia è in Italia . « Ho il piacere di annunciarle che la Bibbia di Borso d ' Este è assicurata all 'Italia.» Questo semplice telegramma Giovanni Treccani mandò il 3 maggio da Parigi a Benito Mussolini : gli costava , come è noto , più di duecentocinquantamila lire a parola . Adesso , prima della gran Bibbia , guardo lui . Lombardamente posato e imperturbabile , giovane ancora , biondo e sorridente , il naso piccolo e mobile , le palpebre gravi ed esangui sugli occhi azzurri , egli ha già imparato a maneggiare il suo codice con la delicatezza del vecchio bibliofilo , la quale sfiora e non tocca ed è paragonabile solo alla delicatezza delle donne quando s ' aggiustano sulla pettinatura una ciocca che sfugge . L ' ha veduto ancora poco il suo tesoro , ma lo conosce già molto bene , dall ' a alla zeta , e ne gradua con buon gusto le tante bellezze e finezze . Purtroppo il metodo da lui scelto per uno studio rapido e pratico dell ' arte della miniatura non é da tutti . E il vecchio proverbio qui è rovesciato : metti da parte e poi impara l ' arte . Vede : io volevo lasciare ai miei figlioli un nome che valesse per qualcosa di nobile e di durevole . Non sono un artista io , non sono uno scrittore . Ho cercato : ho trovato . È stata una fortuna per me . Parla senza enfasi , parla sottovoce in quest ' alacre città dove anche nei salotti americanamente si grida . E convince e conquista sùbito , almeno gli artisti e gli scrittori stupefatti di sentirsi invidiati . Dalle pareti della sala che oggi ospita la Bibbia , pendono quadri di Tranquillo Cremona , di Daniele Eanzoni , di Mosè Bianchi , di Filippo Carcano : sembrano i nobili deputati dai moderni pittori lombardi ad accogliere onorevolmente i signori Taddeo Crivelli , Franco Russi , Marco dell ' Avogaro e gli altri pittori della Bibbia ferrarese . Ma ecco s ' apre la Bibbia , e tutto il resto scompare . Quel che prima fa stupire , è trovarla così intatta . Ad aprire certe pagine , a vedere i fondi d ' oro senza un ' incrinatura , i fondi d ' oltremare senza una ruga , sembra d ' aprirle noi per la prima volta dopo messer Borso . Non c ' è che gl ' illetterati per conservare bene i libri . Francesco Giuseppe d ' Austria o Francesco di Modena , senza risalir più lontano , dovevano spendere il loro tempo in ben altre , oh gravissime , occupazioni ; e la Bibbia la lasciavano dormire collocata nel suo forziere , vergine e immacolata , diciamo pure , per noi . Questo stupore è moltiplicato dalla minutezza e fragilità di tanta arte e splendore . Sarebbe come ritrovare vivi un fiore o una farfalla di cinque secoli fa . Il prodigio della sopravvivenza si aggiungerebbe al prodigio della sua piccolezza e bellezza nativa , tanto da lasciarti sulle prime senza respiro . Hanno voluto , è vero , questi pittori maestri dare ad ogni pagina una sua bilicata architettura , farne uno stabile monumento : in alto un frontone con la sua lapide , ai lati due fioriti pilastri con statue e medaglioni , nel mezzo tra i due spazii scritti , come tra due finestre , una colonnina o un festone , in basso un ' alta base e così salda che le storie e i paesi in essa dipinte vi sono divisi , scena per scena , da classiche colonne , nude o scannellate , di bronzo o di marmo , capaci di reggere davvero da sole una fabbrica tanto eccelsa ed ariosa , se al signor Duca fosse venuto il ghiribizzo di costruirsela in pietra . Ma dentro questi vani e nicchie e finestre , appoggiati a questi larghi pilastri , i pittori si sentono finalmente a loro agio come e meglio che a casa loro : e allora si divertono a raccontare favole in libertà e ad immaginare leggiadrie come in un decamerone sull ' erba . Oggi nella scorsa non so seguire che questi svaghi e capricci : cervi alla fonte timidi e stupiti a vedersi sul capo quei tanti rami , levrieri assaettati , candide aquile e verdi girifalchi araldici ed accigliati come tiranni in trono , aironi in volo dentro un fuso d ' azzurro come se un lembo di cielo si fosse avvolto intorno al loro corpo lanciato , colombe e tortore , quaglie e pernici accovacciate dentro una rosa come nel loro vero nido , elefanti e camelli e scimmie e leopardi e orsi e struzzi , tratti o cavalcati con guinzagli e redini di porpora da pargoli bianchi e paffuti . E poi farfalle e farfalle . Ve ne saranno di cento specie , azzurre , viola , nere , gialle , bianche , ferme e vaganti , così naturali e vive che sembra proprio si vengano adesso a posare su queste aiole di fiori per goderne e nutrirsene . Alla fine , la farfalla ti resta nella memoria come l ' emblema di Taddeo Crivelli e di Franco Russi : preciso . Alla fine .... Sono tre ore che sfogliamo e guardiamo e cerchiamo aggettivi . S ' è stanchi e si sta per diventare ciechi , col cervello vuoto : il povero cervello che alle prime pagine s ' illudeva di confrontare , di giudicare , di ricordare . Quest ' angelo con la fronte tonda , con le palpebre a campana col nasino a martello , con la bocca gonfia , non par di Cosmé Tura ? Questa dama con la fronte rasa e i capelli dietro a turbante , con un collo più lungo del volto , con una veste a strascico tutta perle smeraldi e oro , questo smilzo cavaliere con un gran cappello aguzzo come una prora , non paiono di Pisanello ? Questi cavalli tondi sotto una selva di lance non sono di Paolo Uccello ? Si dura poco in questi raffronti . Ci si sente soffocati come sotto una pioggia di fiori sempre più folta e pesante . E non s ' osa dir basta , e non si vuole dir basta . Le si prepara una vita difficile , diciamo al signor Treccani per svagarci dai milioni dell ' arte con un centesimo di realtà : Quanta gente le ha dato consigli e le ha chiesto soccorsi dopo il suo ritorno da Parigi ? Il signor Treccani che è di poche parole , sorride , esce , torna con un fascio di lettere . Leggiamo due righe della prima : « Io vengo a proporle un ' impresa che renderà gloriosi e ricchissimi me e lei : il prosciugamento del mar Caspio e la fine dei terremoti » . E una riga della seconda : « Io sono stata sedotta da un uomo . » Perché questa Bibbia di Borso si guarda e non si legge ? Vorrei consigliare al suo munifico possessore , se i mille visitatori gli lasciano cinque minuti di respiro , di leggersi almeno un versetto nel Libro dell ' Ecclesiaste : « Dove sono molti beni , sono anche molti mangiatori di essi ; e che pro ne trae il padrone di essi , salvo la vista degli occhi ? » Ma i poeti esagerano .
ARRIVANO I NOSTRI «ARRABBIATI» ( De Monticelli Roberto , 1959 )
StampaQuotidiana ,
Meno male , bisogna dire che l ' essere venuti a Bologna per assistere al pallido congresso internazionale dei critici conclusosi oggi , ci ha offerto l ' occasione di ascoltare stasera al Teatro Comunale , in sede di Festival della prosa , una singolare commedia italiana , Il benessere , di Franco Brusati e Fabio Mauri , rappresentata con la regia di Luigi Squarzina dal complesso del « Teatro d ' arte italiano » . È una commedia singolare che , e per come è condotta e per quello che vuol dire , esce con un giovanile colpo di reni dal cerchio ristretto del conformismo teatrale più aggiornato , cioè del neorealismo , dal teatro - cronaca , dalla più o meno larvata intenzione dei temi e delle tecniche brechtiane . Vi si rappresentano , per due atti , il gioco cinico , l ' ambiguità festevole e , sotto sotto , disperata , d ' una coppia di coniugi che si concedono una reciproca libertà d ' esperienze amorose . Ma qualcosa li unisce e non è soltanto la complicità nel peccato , piuttosto una specie d ' amore sudicio e intenso , un legame sordido e , alla sua maniera , puro . Tutto ciò è raccontato per due atti in una serie di scene sotto la cui effettiva , intelligente comicità , sotto una spregiudicatezza persino urtante , per ciò che vi è in essa di allusivo e di ironico , si comincia tuttavia ad avvertire lo scorrere di una sotterranea freschezza ; è chiaro che l ' alba di una morale disperata sorgerà alla fine su un così desolato paesaggio umano . È il trapasso che avviene al terzo atto quando , separati , i due coniugi esperimentano l ' inferno della solitudine in un mondo ormai diventato incomprensibile , risonante di avvertimenti arcani . Il finale , con la donna che si fa ammazzare da un cameriere idiota , una specie di bruto che inconsapevolmente diventa giustiziere , è alquanto truculento , fa pensare a certi sadismi del teatro espressionista tedesco ; ma intanto , ciò che agli autori premeva di esprimere , la scoperta della coscienza da parte di due condannati alla cecità morale , viene lividamente a galla , come il relitto di un naufragio . Perché bisogna dire che questi due giovani possiedono una dote importante : la possibilità di far scaturire da un vero umorismo , tipo Osborne , il lampo dell ' insoddisfazione morale . Insomma , ci pare che , già annunciata da diverse avvisaglie , da testi per esempio come D ' amore si muore , cominci in Italia un teatro degli « arrabbiati » . Ben venga , anche con tutti i difetti e le intemperanze di una commedia come questa . I tre atti sono stati assai bene recitati da una Laura Adani scatenata in un genere di comicità che le riesce perfettamente : la buffoneria cinica , ammiccante e a suo modo romantica ; da Vittorio Sanipoli , che ha descritto con vivezza un tipo di libertino perplesso , ombroso , in conclusione disperato ; da Franco Parenti , efficacissimo in una parodia dell ' innocenza patetica e stupida . Notevole il successo . Questo è dunque l ' anno delle commedie italiane ; il primo di una serie , forse . C ' è un ' ondata che arriva , attenzione .
In pieno romanticismo ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Un ritorno al romanticismo sembra annunziato da alcuni sintomi che emergono fra gli umori mutevoli della società contemporanea . Tra questi sintomi si annovera il successo enorme , e imprevisto , che sta ottenendo in America ( e otterrà probabilmente negli altri Paesi ) un breve romanzo , Love Story di Erich Segal , e il film che ne è stato tratto . È la storia dell ' amore coniugale di due giovani moralmente sani e maturi , che non scindono l ' amore dal sesso e il sesso dall ' amore , storia che termina tragicamente perché la giovane moglie muore di cancro . Nel magma caotico di erotismo , pornografia , violenza contestataria o anticontestataria e delinquenza , che costituisce il contenuto prevalente della narrativa e del cinema e sembra il pascolo obbligato di ogni persona ben pensante , il successo di una storia come questa può veramente apparire un fenomeno da baraccone . Dunque , gli uomini non si sono dimenticati del « sentimento » ? Possono ancora commuoversi e versare lacrime per la storia patetica e semplice di un matrimonio d ' amore riuscito , destinato a durare , e interrotto soltanto da una cieca fatalità ? Il romanticismo non è finito , se il sentimentalismo può prendersi ancora tali rivincite . E se non è finito , potrà forse porre un argine alla promiscuità sessuale , alla violenza indiscriminata , alla ricerca stravagante di piaceri proibiti , al desiderio dei facili guadagni . Potrà dare nuova forza a valori che si ritenevano morti o moribondi : alla moralità della vita , al matrimonio , al lavoro , al rispetto della persona umana e soprattutto della donna . Ben venga dunque un nuovo romanticismo , se metterà un po ' d ' ordine ed equilibrio nel caos delle tensioni e delle inquietudini della vita moderna . Prescindendo dalla sproporzione che c ' è tra tali speranze e il fenomeno che le fa nascere , non si può fare a meno di riconoscere , se si tengono presenti tensioni e inquietudini , che nel romanticismo noi siamo , almeno per ora , immersi fino al collo . Giacché il romanticismo non è solo il riconoscimento del valore del sentimento : è la fede che il sentimento è tutto e la ragione è nulla ; o , viceversa , che la ragione è tutto e il sentimento nulla . Lo spirito romantico è caratterizzato dalla brama e dalla smania dell ' Infinito e del Tutto e dall ' insofferenza e dal disprezzo per quel che è condizionato , finito , limitato e imperfetto . Lo spirito romantico esige che l ' uomo raggiunga l ' onnipotenza e la felicità dell ' Assoluto , che si identifichi con Dio . Dice Hòlderlin , che è il più significativo poeta del romanticismo : « Essere uno col tutto , questa è la vita degli Dei e il cielo dell ' uomo ! Essere uno con tutto ciò che vive , tornare , in un beato divino oblio di sé , nel tutto della natura , questo è il vertice dei pensieri e delle gioie , questa è la sacra vetta del Monte , la sede dell ' eterna quiete » . Che questa sacra vetta si raggiunga mediante il sentimento o la ragione , nel sogno o nella realtà , attraverso la fede religiosa o l ' uso della droga , sono differenze che non importano molto . Importante è la mèta , cioè l ' infinito della potenza e della gioia , e questa mèta , secondo i romantici , è accessibile all ' uomo . Un altro tipico scrittore romantico , Novalis , che morì tisico a ventinove anni , scriveva : « Agli uomini nessuna cosa è impossibile : quello che io voglio , lo posso » . Quest ' eredità romantica si può vedere in azione in molti fenomeni macroscopici del nostro tempo . La tendenza a prescindere dalle strettoie della realtà , a considerare « infinito » se stesso , a chiudersi in sé e a dimenticare gli altri , è una tentazione cui pochi si sottraggono . Si vuole tutto e subito , senza sapere che cosa sia questo tutto e come e a quale costo si può ottenere . Al rispetto dell ' individualità si sostituisce il culto dell ' individuo , considerato come la realtà unica e , come diceva Novalis , onnipotente . E al culto dell ' individuo si accompagna spesso , come avvenne nel romanticismo ottocentesco , il culto orgiastico degli eroi , siano essi personalità politiche o gli idoli sportivi o canori del momento . La rivoluzione , che promette tutto senza specificare nulla , sembra preferibile alle riforme che fanno i conti con la realtà ed esigono lavoro e rinunce per la loro attuazione . L ' utopia amorfa e sognante , che prospetta la felicità a breve scadenza , ha più fascino dell ' azione politica accorta e lungimirante che si fonda su precisi progetti . Ogni progetto fondato su dati attendibili e su linee di tendenza controllabili suscita diffidenze e opposizioni , mentre ogni vaga aspirazione a uno stato futuro di perfezione suscita approvazione ed entusiasmo . Si sferrano calci al vicino , si rimane indifferenti alla sua distruzione , ma si crede nell ' amore universale tra gli uomini . Si infinitizza la scienza , considerandola come una forza onnipotente capace di assicurare da sola l ' avvenire e la felicità del genere umano . Nel campo stesso della religione , si tende a sostituire all ' infinità trascendente di Dio l ' infinità immanente dell ' uomo . E nello stordimento orgiastico , che si cerca con tutti i mezzi , si obbedisce ancora una volta al detto di Hòlderlin : « Un dio è l ' uomo quando sogna , un mendicante quando pensa » . C ' è la scienza , certo , e c ' è buona parte della filosofia contemporanea che hanno vòlto le spalle allo spirito romantico o sono meno soggette alle sue tentazioni . La scienza autentica , almeno , cioè quella che non indulge ai sogni avveniristici dei dilettanti , sa che da ogni problema risolto ne nascono altri , più difficili , da risolvere ancora ; che il controllo che l ' uomo esercita o potrà esercitare sulla natura non sarà mai completo e totale e che questo controllo stesso rischia d ' impoverire e di distruggere le risorse che la natura offre all ' uomo . La biologia mostra sempre meglio la subordinazione della vita all ' imprevedibilità del caso , l ' economia mostra i costi di denaro , di lavoro e di rinunce che ogni progresso o trasformazione sociale comporta . La filosofia , quando non diventa profezia o evasione , mette in luce la limitazione delle scelte che si offrono all ' uomo in ogni condizione in cui si trovi e il pericolo che una scelta sbagliata gli diminuisca o tolga la libertà di scelta . L ' ottimismo romantico per cui l ' uomo , almeno potenzialmente , sa già tutto , può tutto e ha tutto , trova dure smentite nel sapere positivo di cui disponiamo . Ma , dall ' altro lato , un pessimismo consigliere di inerzia o di attesa passiva sarebbe altrettanto romantico . Antiromantico , o non romantico , è chi non ignora i limiti umani , ma non perciò si sente impotente ; chi conosce le difficoltà e studia i mezzi migliori per affrontarle ; chi è disposto a subire la sofferenza e la lotta , senza darsi per vinto . Per lo stato d ' incertezza e di pericolo in cui si trova oggi il genere umano , i romantici sono ancora troppi e gli antiromantici troppo pochi . Ma se un insegnamento si può trarre dal romanzo di Segal , esso è antiromantico . Un amore felice , sia pure espresso nella forma della retorica scurrile che è oggi di moda , distrutto in qualche mese da un male ineluttabile : che può insegnare questa storia ? Che il paradiso è lontano .