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Travolti i campioni! ( Brera Gianni , 1956 )
StampaQuotidiana ,
MILAN - FIORENTINA : 3 -0 . NOTE : Solicello autunnale nel primo tempo ; nubi nel secondo . Campo un po ' grasso , ma buono . Al 28' della ripresa , Bizzarri , scartato da Cucchiaroni , calcia da tergo . Cucchiaroni cade . Viani entra , inveendo al colpevole : Chiappella lo colpisce , Montuori gli vola addosso . Acciaccapesta . Viene espulso Montuori . Pubblico : circa 60 mila persone . Calci d ' angolo : 4-3 ( 1-2 ) per la Fiorentina . Sul taccuino del cronista annotazioni che , adesso , paiono spassose : « Milan attacca , Milan presuntuoso , Milan offre gratuite occasioni contropiede ai viola » . E poi , a correggere le prime impressioni : « Milan come e meglio che a Bologna » . Infatti , Schiaffino ha deciso di fare l ' interno , come nell ' Uruguay , e vale el hombre orquestra dell ' Uruguay . Lo marca Gratton , gli vorrebbe stare addosso anche Chiappella ( ma dovrebbe avanzare troppo ) . Schiaffino non si accorge di loro ( e tuttavia Gratton è molto in palla all ' inizio ) ; Schiaffino funziona da regista come modestamente andavo invocando da sempre . Fossi milanista , ora prenderei cappello : se il signor Pepe si fosse degnato di correre prima di Milan - Inter , il Milan non avrebbe rimediato le magre che sappiamo contro il Napoli e a Padova . E Meazza rinato , meno dinamico , forse , ma certo più sottile : e come regista non trova confronti neppure in Bozsik . Perché Schiaffino va anche nella propria area a respingere : e non fa un dribbling che è uno , perché non gli serve di farne ; arresta alla perfezione , sia o non sia smarcato ; ha sempre spazio per ridare la palla a un compagno ; e quando segue l ' azione piomba sui rimpalli e spara a rete : tre tiri nel primo tempo , uno nella ripresa ( ma è stato il gol della vittoria sicura ) . Meglio che a Bologna , dico , ed è chiaro : a Bologna s ' è veduto Liedholm in difesa e Bagnoli a centrocampo . Qui s ' è veduto un grande immaginifico Schiaffino dei giorni di Rio , Basilea e Losanna . E sostituiva Liddas il signor Bergamaschi . Rendendo forse meglio che non avrebbe potuto Liddas , nella particolare posizione . Perché Bergamaschi era libero dietro e alla sinistra di Zannier : dunque nella zona dove suole infiltrarsi Montuori in diagonale da sinistra a destra . Per questo ho citato Viani : il Gippone si è superato a Firenze e soprattutto ha superato Bernardini . Fulvio mi scusi se parlo schietto . I viola hanno perso con tanto scarto per un semplice motivo tattico : che il Milan aveva un uomo libero dietro e a lato dell ' ultimo marcatore ( Zannier , che stava su Rozzoni ) . La Fiorentina aveva a sua volta un libero , ma non era a fianco dell ' ultimo marcatore ( Rosetta su Bean ) : gli stava davanti , tra Schiaffino , Cucchiaroni e Bredesen . Il libero della Fiorentina era Chiappella , e fra quei clienti ha finito per scoppiare ( come sarebbe scoppiato chiunque ) . Rosetta è stato intelligente e generoso , ma Bean lo dominava in dinamismo : se Bernardini avesse osato farlo proteggere meglio , non l ' avrebbero piantato tante volte . E l ' equilibrio difensivo della Fiorentina sarebbe stato più costante . Questo è l ' errore di Bernardini . Da questo errore sono indotto a spiegare il crollo della Fiorentina , che non seppe mutare un solo schema all ' attacco , incappando ogni volta in Bergamaschi . Il Milan incominciò da pari a pari con la Fiorentina , e io scrupolosamente annotai che la sua era presunzione . Poi vidi come gli uomini erano schierati , come si prodigavano Schiaffino e i compagni dietro il suo esempio . Allora compresi la tattica di Viani , ammirandola molto . Oh , intendiamoci : non basta un particolare tattico a spiegare tutto : c ' entra - e come ! - l ' apporto degli uomini , da una parte e dall ' altra : e gli uomini migliori sono apparsi i milanesi . Dal portiere , via via , all ' estrema sinistra . Soldan si è fatto onore , a dispetto di qualche uscita un poco matta ; Sarti invece è mancato in più occasioni , quasi gli avvenisse di astrarsi dall ' azione . Magnini è stato superato più volte in dribbling da Cucchiaroni , che è molto bravo , e però nel dribbling esagera , rischiando a volte di passare per uno che vuole irridere ( e allora rimedia le cianchettate dei malvagi ) ; Maldini , invece , è stato assai più bravo ( fin troppo disinvolto in certe avanzate ) . Il caro , vecchio Rosetta ha dovuto stringere i denti per reggere alla men peggio a Bean ; Zannier , per contro , non ha mai consentito a Rozzoni di smarcarsi ( Rozzoni ha tirato molto , senza mai minacciare Soldan ) . Segato è rimasto in zona , e nella sua zona poco avveniva . Beraldo ha seguito invece Julinho e , non sempre in forma liliale , si è cavato d ' impaccio per il meglio . Fontana è stato costantemente su Montuori , opponendosi in tackle alle folli danze di quel gran virtuoso del dribbling . Ma , quando Fontana perdeva il tackle , entrava Bergamaschi , e Montuori veniva puntualmente neutralizzato . Chiappella ha sbagliato a vagare senza l ' appiglio di un avversario ben determinato . Si è sfiatato , correndo a quel modo ; ha visto doppio ; ha persino perduto la calma e picchiato Viani , senza una ragione plausibile . Orzan è stato su Bredesen e ha reso assai meno di Bergamaschi , uno dei migliori in campo . Per quanto concerne gli attacchi , Julinho è riuscito a smarcarsi una sola volta ( tiro di sinistro , bloccato bene da Soldan ) . Mariani , invece , ha praticamente fatto segnare due reti ( la prima e l ' ultima , che era già fatta quando intervenne Bean ) : ha sbagliato parecchio , Mariani , ma più di Julinho ha reso senz ' altro . Bredesen è stato a volte un po ' rozzo nei palleggi , però non si è mai fermato : dal centro campo all ' attacco , sino a far morire Orzan . Gratton - proseguo nei giudizi paralleli - fece benissimo all ' inizio , poi seguì le sorti della squadra ( e il rapporto si può agevolmente invertire ) : sbagliò una palla - gol e non riuscì mai a fermare Schiaffino ( figuriamoci ! ) . Rozzoni si è dannato l ' anima . È anche un po ' pretenzioso , in certi atteggiamenti individualistici , ma almeno è pratico : tira a rete . Più dinamico di lui è stato Bean : ha fatto molto ansimare Rosetta , ha giocato per i compagni , avrebbe potuto segnare altre due reti , oltre a quelle che fece segnare ... a Rosetta e che rubò a Mariani , con una zampata galeotta , ma tempestiva . Bean è qualcuno , senz ' altro . Il confronto Schiaffino - Montuori non è possibile : l ' uno ha funzionato da regista a centro campo e ha per giunta segnato una stupenda rete ; l ' altro ha funzionato da punta avanzata , senza mutare uno schema che è uno , e non segnando affatto ( pur dibattendosi molto , da quel gagliardo peperino che conosciamo ) . Cucchiaroni è sicuramente un campione , e Bizzarri una riserva del modesto , ma utile , Prini . Bizzarri andava espulso , per avere tirato tre o quattro volte alle gambe di Cucchiaroni ( passato ala destra nella ripresa ) con la precisa intenzione di fargli male . L ' arbitro Lo Bello ha espulso Montuori , come era giusto , e Viani , e poi non ha osato farli seguire da Bizzarri : certo per non indispettire il pubblico . Il quale è passato da una quasi legittima esaltazione ( « chi tocca i viola muore » ) all ' ammirazione più sportiva e sincera per il Milan , applaudito talora a scena aperta . Senza dubbio il pubblico fiorentino è stato superiore ai suoi atleti : ha capito l ' incontro e quindi anche la sconfitta ; ha saputo perdere meglio , con molta dignità e intelligenza . Il gioco realizzato dalle due squadre ha raggiunto a tratti un livello tecnico molto pregevole . Meglio impostato tatticamente , il Milan ha retto alle arrembanti girandole viola dell ' inizio ed è passato una volta nel primo tempo , bissando agevolmente nella ripresa . Mariani e Bean hanno mancato tre palle - gol . Da parte fiorentina , il solo Gratton ha mancato una palla - gol degna di questo nome , cogliendo a volo un rimpallo fuori da una mischia su angolo . Subìto il primo gol , la Fiorentina ha tentato l ' assedio alla porta milanista , senza prendere le debite precauzioni in difesa e offrendosi in tal modo al contropiede . Dopo la terza rete , la Fiorentina non è più esistita come squadra : e i suoi giocatori più logori nel sistema nervoso si sono screditati , lanciandosi contro Viani e partecipando all ' acciaccapesta del 28' . Viani era entrato in campo per soccorrere Cucchiaroni , malamente scarponato , come si è detto , e inveiva a Bizzarri , il reo , mentre Busini lo tratteneva ; irruppe Chiappella a rifilargli un cazzotto ; poi gli volò addosso Montuori . Víani torreggiava gigantesco nel bailamme : omarini furenti schizzavano lontano da lui come botoli azzannati da un cinghiale , Viani pareva Porthos in alcune celebri scene di pestaggio care a Dumas . Infine , Lo Bello afferrò Montuori e lo portò via di peso ( molto bravo ed energico , il nostro uomo ) . Entrarono i carabinieri e sedarono l ' incidente . Il pubblico fece rumore , non altro ; fu anzi correttissimo . E qui finisce il commento , fin troppo breve , del grande folgorante successo milanista .
L'intelligenza contro il caos ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Quando la capsula dell ' « Apollo 13 » si è dolcemente posata sulle acque del Pacifico , una nuova fiducia è spuntata nel cuore degli uomini , come uno splendido fiore in una steppa desolata . Un mondo tormentato da problemi e inquietudini di ogni genere , dilaniato da conflitti sociali , razziali , ideologici , da catastrofi e guerre , minacciato nelle sue stesse condizioni naturali di sopravvivenza , ha avuto un attimo di sollievo perché gli è balenata dinanzi una prospettiva favorevole . Forse domani dimenticherà tutto questo , ricadrà nella tensione angosciata che lo caratterizza e tornerà alle sue preoccupazioni e alle sue lotte quotidiane . Ma , forse , quell ' esile fiore non sarà germogliato invano nella sua breve stagione : durerà nel ricordo dei molti o dei pochi che ne avranno tratto un insegnamento . Una vittoria dell ' uomo e della solidarietà umana : così viene quasi universalmente definito il felice ritorno degli uomini dell ' « Apollo 13 » . Ma l ' uomo deve ogni giorno registrare sconfitte dolorose ; e una sconfitta è , nel suo complesso , la spedizione dell ' « Apollo 13 » . La solidarietà umana , proclamata a gran voce da filosofi , teologi e uomini di tutte le parti , si riduce spesso a una etichetta ideologica , a un pretesto polemico che rimane inoperante nella maggior parte dei casi . La conclusione umanamente felice dell ' impresa spaziale è , vista a mente fredda , solo una mezza vittoria , la vittoria su di un insuccesso . Eppure questa mezza vittoria rende più fiduciosi di quanto avrebbe fatto una vittoria completa . Forse perché tre uomini , tre « eroi » , si sono salvati ? Molti uomini muoiono ogni giorno o uccisi dalle guerre o per disgrazia o per mostrare la loro bravura , come gli scalatori di vette . Chiamare « eroi » gli astronauti è vieta retorica : l ' eroe è un essere mitico , sovrumano , dietro il quale gli antichi ponevano sempre una divinità benevola , pronta a sconfiggere i tranelli della divinità ostile . I tre astronauti sono uomini come gli altri , solo disciplinati e addestrati in modo speciale e messi in grado di superare l ' urto delle emozioni , vive in loro come nel resto del genere umano . Si è trattato di uno « spettacolo » appassionante ? Ma , quando si è annunziata , l ' impresa lunare aveva già cessato di esser « spettacolo » ; era apparsa un esercizio di routine , come il sèguito di uno scavo archeologico o di un esperimento di laboratorio ; e l ' essere ridiventato spettacolo non è certo dovuto a una curiosità malsana per la tragedia . Se un lume di speranza , un germe di rinnovata fiducia nelle sorti future , è nato tra gli uomini con il ritorno degli astronauti , è perché questo ritorno è stato una vittoria dell ' intelligenza umana . Di un ' intelligenza che non si consuma nella testa o nell ' opera di un individuo isolato , sia pure geniale , ma che registra e prevede , disciplina , organizza e fa continuamente leva sul noto per affrontare l ' ignoto . Di un ' intelligenza che è continuamente in lotta con il caso o con l ' imprevisto e sa affrontare questa lotta con strumenti adeguati . Di una intelligenza che non è certo superumana od onnipotente , perché può sbagliare e sbaglia ; ma proprio perciò è fatta di lunghe ricerche , di lavoro paziente , di ordine razionale e di disciplina . È quest ' intelligenza che ha riportato gli astronauti sulla Terra in condizioni che apparivano disperate . È quest ' intelligenza che ha creato le macchine , l ' enorme numero di aggeggi indispensabili per il loro funzionamento , che ha insegnato a utilizzare l ' energia che le anima , che ha preso corpo negli elaboratori elettronici capaci di calcoli istantanei , e nei « simulatori » che , a terra , hanno consentito di riprodurre le condizioni in cui gli astronauti si trovavano e di raccogliere i dati indispensabili per guidarli nella manovra . La stessa intelligenza ha presieduto a quell ' enorme apparato di energie umane , intellettuali e fisiche , che ha guidato gli astronauti nel loro viaggio e alla loro salvezza . Il grosso pubblico conosce appena il nome di qualche inventore od organizzatore che ha avuto una parte cospicua in questo o quell ' aspetto dell ' impresa : ma anche l ' opera di costoro non avrebbe dato frutto fuori dall ' organizzazione di cui fa parte . E tuttavia questa organizzazione non è una cosa anonima , non obbedisce a un istinto proprio , non funziona come un sistema impersonale , ma è il risultato di un ' armonia di sforzi , rivolti in direzioni multiple e tuttavia convergenti in un unico disegno comune . E , infine , la stessa intelligenza ha guidato gli astronauti nei loro compiti imprevisti , ha frenato il loro panico e le loro emozioni , e li ha impegnati all ' impiego di tutte le energie disponibili . La solidarietà che li ha accompagnati nel mondo è stata quindi mobilitata dal fatto che la loro straordinaria avventura era un esperimento cruciale , una messa a prova decisiva , delle possibilità che l ' intelligenza umana , pur nei suoi limiti , può offrire all ' uomo nel futuro . Nessuno si è preoccupato che fossero in ballo la Scienza e la Tecnica , la politica delle superpotenze o il prestigio di una di esse : queste preoccupazioni avrebbero scisso e disperso l ' attenzione appassionata degli uomini . Si trattava solo di vedere se l ' ingegno umano fosse in grado di superare una prova difficile , se ancora si potesse fare su di esso qualche affidamento per la sorte comune . Ebbene , la prova è stata superata e l ' umanità respira di sollievo . Che i voli spaziali continuino o no , che le ricerche scientifiche o tecniche si concentrino in questo campo o in altri , non è la cosa più importante . La cosa che importa veramente è che l ' intelligenza umana sia uscita vincitrice da una prova che era quasi al limite delle sue forze ; che la fiducia negli strumenti e negli uomini , che essa riesce a forgiare , non sia andata delusa . Si è rafforzata la speranza che un ' intelligenza capace di tanto possa anche , un giorno o l ' altro , sconfiggere l ' ignoranza e il pregiudizio , l ' odio e il cieco egoismo , la violenza brutale e il calcolo meschino o sbagliato , l ' ingiustizia e la lotta fratricida ; che possa convincere l ' uomo a non distruggere sconsideratamente le risorse ambientali di cui vive e addestrarlo , se non ad una fraternità beatifica , ad una collaborazione rispettosa e feconda . Che una tale speranza si sia affacciata , sia pure in modo più o meno consapevole , nel cuore di tante persone che , in essa e per essa , si sono sentite solidali , è già un fatto positivo . Ma una speranza non basta e una rinata fiducia non deve degradare in un ' attesa passiva . L ' intelligenza autentica che , pur con le sue deboli forze e con i suoi interventi saltuari , ha reso possibile all ' uomo di sopravvivere su questa Terra , non deve sprecarsi nella ricerca di escogitazioni brillanti , ma ineffettuali , di paradossi volutamente urtanti , di utopie semplificatrici ; né deve degradarsi a giustificare post factum gli errori degli uomini , le manifestazioni caotiche dei loro istinti e delle loro emozioni o le loro ridicole pretese sataniche . Deve impegnarsi in tutti i campi , dall ' economia alla politica , dall ' arte alla scienza , dal più modesto artigianato alla più astratta speculazione , in progetti concreti , in realizzazioni effettive , che saranno rese possibili solo da una collaborazione aperta a tutti e da una competizione priva di invidia .
CHE NE SARÀ DEL MULETTO? ( GRAMSCI ANTONIO , 1918 )
StampaQuotidiana ,
Stamane , verso le dieci , nei pressi di Cascina Vica , cioè a pochi passi da Rivoli , un muletto , impauritosi del tram che sopraggiungeva , corse attraverso al binario e , incespicando , si abbatté a terra , cosicché la motrice , invano frenata a tutta forza , gli fu sopra , stroncandolo completamente . All ’ improvviso sobbalzo che ne ricevette tutto il convoglio , si unirono le alte grida strazianti del fanciullo che custodiva ... così bene il muletto , per cui una vera folla di passeggeri , sgomenti , atterriti , credendo che il travolto fosse il fanciullo , precipitò dalle vetture ; qualche donna svenne , fu insomma un episodio di paura e di pietà . Accertata la realtà del caso , cominciarono i ragionari dei passeggeri , reduci dal bagno emotivo ; cominciò il quarto d ’ ora di storia del muletto , diventato vivo nella mente e nel cuore degli uomini ! Le donne specialmente con un lungo sospiro di soddisfazione mormoravano un « meno male ! si tratta soltanto di un muletto » . Un soldato fiorentino , solidamente imboscato , faceva notare invece , come ne facesse un commosso funebre elogio , ch ’ i muletto poteva , costare du boni fogli da mille ! Oh dimmi la verità , fiorentino spirito bizzarro sotto quel grigio - verde di imboscato eroico palpita un generoso cuore di negoziante di vaccine , cavalli e specie affini ! non me lo negare . Ed ora che sarà di te , povero muletto ? Non sei mai stato così vivo , come oggi che tu sei morto ! non altrimenti avviene per gli uomini , credilo . Domani tu sarai portato a Torino : il mercatante dirà di te che eri giovane , bello e gagliardo , che sei stato reciso da morte violenta , come un fiore , che tu non eri una rozza esausta , una bestia avvizzita , consunta dai malanni , come si suole portare al macello . Con quale eloquenza diranno le tue lodi i mercatanti , o povero muletto ! La tua giovinezza e floridezza sarà esaltata . E una nobiltà nuova ti attende sicuramente : tu entrerai , fatto a brani , in uno spaccio di carne equina ; ma che mulo ? cavallo , il nobile cavallo sarai , altro che mulo ; e sarai ricercato , pagato stupidamente bene , masticato anche da aristocratiche , ignoranti mascelle ; guarda un po ’ quanto onore ti attende ! E , ahimé , anche vitello tu diventerai ! e dico ahimé , perché , uso purtroppo agli intrugli del trattore , farse sarò una tua vittima anch ’ io . Ecco tu entrerai sotto forma di una bella portata di vitello , stufatino , in guazzetto , con certi intingoli da far gola all ’ Artusi e a Stecchetti . Cameriere ! ma questa carne è coriacea , è tigliosa , è immasticabile ! Ma che ? È vitello sano , giovanissimo , e che vuole ? tempi grami questi e poi c ’ è ancora il caldo , non si può tenere la carne sotto pelle , per la necessaria frollatura , ci vuole un po ’ di tolleranza , d ’ altronde , tenuto calcolo di questo difettuccio , noi non le facciamo pagare la porzione di vitello che miserabili dieci lire . Povero muletto , la morte ti ha conferito due gradi di dignità : di vitello e di cavallo , il nobile amico dell ’ uomo ; i mercatanti si contendono la tua spoglia , i consumatori ti pagano imperialmente : non rammaricarti di essere morto .
LA DUSE ( OJETTI UGO , 1938 )
StampaQuotidiana ,
26 luglio . Quante volte in questa rubrica ho già narrato ciò che ricordo d ' Eleonora Duse ? Oggi ho finito di leggere il libro d ' Olga Signorelli su lei . A ogni pagina altri ricordi mi apparivano davanti agli occhi . È un libro copioso , come ha detto Alfredo Panzini lodandolo ; ma certo è il libro più cordiale e probante finora scritto su quella memorabile donna . È infatti il solo libro che ce la mostra dall ' interno , non dall ' esterno . Eleonora Duse è stata un ' attrice stupenda e cordiale , ma quieta anche nella tragedia , di pochi gesti e di poche grida , tutta misura e ritegno , e solo con uno sguardo senza nemmeno muovere il volto otteneva ciò che altre non ottenevano con un balzo e con un urlo ; ma come donna è stata complicata , irrequieta ed ansiosa , spesso stonata e sfasata , ogni anno più schiava delle parole così da scambiarle per realtà , e innamorata del dolore , vero o immaginario , proprio o altrui , come l ' ape è innamorata del fiore . Del dolore aveva la curiosità e , oserei dire , il desiderio . Era la sua nobiltà : il suo solo snobismo . L ' arte è dolore ; l ' amore è dolore ; la gloria è dolore ; la ricchezza è dolore ; la potenza è dolore ; la vita , insomma , è dolore . Ed ella era colma di vita . La prima volta che vidi la signora Duse fuori di scena , quando cioè le fui presentato ( e deve essere stato verso il 1895 ) , la trovai per terra , distesa sopra un bel tappeto , tra molti cuscini . Mi invitò a sedermi accanto a lei su un altro tappeto : che , in Oriente forse , ma dalle parti nostre non è un esercizio comodo , specie quando ci s ' ha da rialzare . Vedendo che titubavo , m ' offrì a braccio teso uno dei suoi cuscini . S ' era in casa di fedeli e sottomesse amiche sue , in via Gregoriana : due tedesche , Elena Oppenheim e Maria Zernitz , l ' una magra e l ' altra grassa ; amiche anche di molti musicisti , Sgambati , Consolo , Gulli , Bossi , Baiardi , e d ' uno scultore , Chiaradia , quello della statua dorata di Vittorio Emanuele in mezzo al monumento capitolino . Spesso , se veniva a Roma e non recitava , la Duse scendeva da quelle amiche , padrona dispotica d ' ogni loro minuto , gesto e pensiero . Esse dovevano averle mostrato i titoli d ' uno o due articolucci miei di letteratura inglese . Supina , poggiando la nuca sopra le palme delle mani raccolte a conchiglia : Chi è il maggior poeta inglese vivente ? mi domandò guardando il soffitto . Swinburne , risposi . So che avete tradotto qualche cosa di lui . Recitatemelo . Non lo ricordo a memoria . Mi guardò di traverso , un occhio su e l ' altro giù , come per misurare la mia statura , seduto . Era tale e quale alla Duse in scena , senza tinture ; ma da vicino gli anni , trentasei o trentasette , le si vedevano tutti . Le mani ( l ' ombra di Gabriele d ' Annunzio mi perdoni ) non erano belle ; ma i piedi sì , piccoli , fini , ben calzati , e non stavano mai fermi . Si sa quanto è spietato lo sguardo d ' un giovane appena si posa sopra una donna matura , specialmente se fino allora egli ha potuto vederla solo da lontano su un trono o su una ribalta , e lodata e applaudita . Per capire la grande poesia bisogna avere sofferto . Voi siete troppo giovane per avere sofferto . Io , zitto , perché ero tentato di rispondere : « Grazie , per fortuna » , con una punta di impertinenza romanesca . Sentivo su me gli sguardi delle due tedesche , le quali abbozzavano un sorriso per suggerirmi che dovevo sorridere anch ' io . Nella pausa avevo preso una sigaretta . La signora Duse , sempre volta al soffitto , ricominciò l ' interrogatorio : Siete innamorato ? Me lo domandò con una voce bassa e grave , che stillava con fatica le meste sillabe . Un confessore che mi avesse domandato : Quante volte ? o un medico che avvicinando al lume il termometro scaldato dalla mia ascella , m ' avesse detto : Trentanove , e passa , non avrebbero avuto un tono così caldo , di compassione e insieme di conforto . Ma vedi l ' indifferenza e anche il pudore della gioventù : io ero seccato non lusingato . Risposi : Sarebbe , signora mia , un discorso molto lungo , e accesi la sigaretta . La Duse si rizzò a sedere d ' un colpo . Qui non si fuma , comandò . Le due amiche accorsero . Una portò in un ' altra camera la sigaretta irriverente . L ' altra aprì la finestra perché quel niente di fumo svanisse nel cielo di Roma . Io ero in piedi . Udii da terra una voce fievole quanto un sospiro : Che ore sono ? , e poco dopo : Tornate presto . M ' ha fatto piacere conoscervi . Me ne andai . Ogni parola e ogni gesto di quel nostro primo colloquio sul pavimento mi sono rimasti nella memoria perché se ne parlò e riparlò con le due ospiti della signora Duse e coi loro amici . Che cosa avrei mai dovuto rispondere a simili domande , inaspettate e , soggiungevo , materne ? Quelli m ' assicuravano che le indagini sulla capacità di patire e d ' amare erano in lei una palese prova di simpatia . L ' anno dopo , se non sbaglio , tornò a Roma per recitare al Valle : Fedora , Denise , Moglie di Claudio , Frou - Frou , Locandiera , Signora delle camelie . Non perdevo una recita , non perdevo una parola di lei . Li davvero ella era schietta , attenta a scarnire e a semplificare la sua recitazione , così che l ' anima del personaggio fosse nuda , e anche quando il personaggio mentiva , capace di farci sentire che , timido o spavaldo , mentiva . Anche nella menzogna perciò la amavamo , così lealmente ce la confidava . Tanto schietta , leale e nuda era in scena che fuori di scena , in un salotto o in una gita , in contatto con noi laici si sentiva che era impacciata , quasi provasse il pudore di non poter esser schietta e leale e nuda come quando recitava , cioè come quando era Margherita , Fedora , Magda o Cesarina . E si metteva a parlare difficile con parole d ' oracolo , prodigando a tutti consigli e conforti , e dimenticandosene un ' ora dopo . Fuori di scena , insomma , la Duse veramente recitava . Cogli anni , i capelli bianchi , l ' addio all ' amore e la solitudine , fu un ' altra cosa ; e certo ammirevole . In quella stagione , nel senso che alla parola stagione danno i teatranti , abitava al Grand Hôtel e il suo salotto luminoso era sull ' angolo tra la via delle Terme e la piazza delle Terme . Sopra ogni tavola , fiori e libri : libri di pensiero , molto Nietzsche e molto Maeterlinck quell ' anno , segnati sui margini da una matita impetuosamente ammirativa . L ' edizione Bocca di Così parlò Zaratustra , ricordo di averla veduta segnata con la matita turchina in tutte , dico tutte , le pagine , da capo a fondo : che doveva essere stata una bella fatica . Una mattina s ' andò a Tivoli . Ernesto Consolo e io salimmo a prendere la signora Duse all ' albergo . Ci accolse con questo ammonimento : Badate , oggi non voglio soffrire , e lo disse serrando labbra e mascelle come avrebbe potuto dirlo sedendosi dal dentista . Consolo mi guardò . Sapevamo che spesso era inutile risponderle perché ella già pensava ad altro . Fu gaia , giovanile , maliziosa : diciamo , Mirandolina . Dopo colazione si pensò , naturalmente , d ' andare a Villa d ' Este . Ve l ' ho dichiarato . Oggi non voglio soffrire . A Villa d ' Este ? Non capite niente : a Villa d ' Este io ci sono già stata , e sillabò le parole come dicesse che non bisognava destare i morti . Né l ' uno né l ' altro si osò domandarle : Con chi ? Aveva mutato faccia , s ' era alzata e ci aveva voltato le spalle perché non le leggessimo il volto . Deve avere riveduto Gabriele d ' Annunzio in quel tempo ( la Signorelli precisa , nell ' autunno del 1896 ) ; ma non è vero che andando a salutarla sul palcoscenico del Valle dopo la Signora delle camelie D ' Annunzio la apostrofasse con queste parole : Oh grande amatrice ! Fu una delle tante facezie dei romani sciccosi , oziosi e invidiosi contro D ' Annunzio trionfante e contro quello che allora essi stimavano il pomposo parlare di lui . Amatrice è un paesotto dell ' Aquilano presso Cittaducale , e matriciani allora erano chiamati a Roma gl ' incettatori e i venditori di erbaggi , dalle carote alle cipolle . Nemmeno credo che molti anni dopo , spento il fuoco , ritrovandola a Milano per caso in un albergo egli le dicesse come s ' afferma in questo libro : Quanto mi avete amato ! D ' Annunzio , per quanto sicuro e soddisfatto si mostrasse di sé , ha avuto sempre , parlando delle donne che ha amate , e specialmente se l ' amore era tramontato da anni , e più verso la signora Duse , un riguardo , anzi un rispetto inconciliabile con la fatua vanità di quella frase . Può darsi che a Olga Signorelli l ' abbia ripetuta la stessa Duse immaginandosi di averla proprio udita da quel crudele , tanto bene le parole riassumevano l ' abnegazione di lei e la finale indifferenza di lui . Così sono certo che D ' Annunzio mostrò alla Duse il manoscritto del Fuoco molto prima di pubblicarlo , e la persuase che ella , anche se l ' impresario Schurmann e altri pettegoli le dicevano il contrario , vi splendeva d ' una bellezza più durevole della bellezza fisica . Olga Signorelli pubblica la lettera di Eleonora Duse a Schurmann : « Poco fa non v ' ho detto la verità . Conosco il romanzo , e ne ho autorizzata la stampa , perché la mia sofferenza , qualunque essa sia , non conta quando si tratta di dare un altro capolavoro alla letteratura italiana . E poi ho quarant ' anni ... e amo ! » ( Molte lettere d ' Eleonora Duse sono pubblicate in questo libro , ansimanti e sgrammaticate . Anche nella scrittura par di vederla recitare , con quelle tante sottolineature per dire che lì alza la voce , con quei tanti a capo , che corrispondono a gesti recisi , con quei tanti puntini che significano le pause di silenzio o i sospiri . ) Nella primavera del '97 o del '98 ero a San Giacomo di Spoleto quando da Francavilla mi telegrafò D ' Annunzio d ' andare il giorno dopo a incontrarlo ad Assisi nell ' albergo del Subasio . Vi arrivai nelle prime ore del pomeriggio in bicicletta ( allora anche D ' Annunzio andava in bicicletta e nel '96 mi scriveva : « Son tornato da Milano con una bicicletta ! Con una Humber ! Dalla mattina alla sera vado pedalando . E verrò nell ' Umbria su questo leggero cavallo d ' acciaio . Ave » ) . Sulla porta del Subasio trovai Angelo Conti . Anch ' egli era stato convocato per telegrafo , e mi spiegò perché . Nell ' albergo era anche la Duse , e D ' Annunzio era venuto a mostrarle la prima parte del manoscritto del Fuoco , ravvolto , s ' intende , in un lembo di damasco rosso . Era stata lei a chiederglielo , poiché tutti già possedevamo le chiavi di quel romanzo e sapevamo che in Stelio era adombrato lo stesso poeta quale egli sperava d ' essere o d ' apparire , in Foscarina nomade e disperata la Duse , in Daniele Glauro Angelo Conti , in alcuni tratti di Donatella Arvale Giulietta Gordigiani , e via dicendo ? Oppure egli stesso , pensando che qualche frase sulla bellezza un poco sfiorita dell ' attrice potesse offenderla , e fidando nell ' intelligenza di lei e nella bellezza del monumento che con quel romanzo egli le innalzava e le offriva , aveva voluto prevenire e placare ogni risentimento della vanità ? « I segni delicati che partivano dall ' angolo degli occhi verso le tempie , e le piccole vene oscure che rendevano le palpebre simili alle violette , e l ' ondulazione delle gote e il mento estenuato e tutto quello che non poteva mai più rifiorire ... » Non le vedevano tutti queste prime offese degli anni ? E proprio Eleonora Duse che anche per entrare in scena rifiutava ogni liscio , ogni rossetto , ogni cipria , tanto amava la verità , anzi , com ' ella diceva , la sua verità , si sarebbe offesa ? A quale altra attrice sicura del proprio valore ma anche sicura di scomparire tutta dalla memoria degli uomini man mano che fossero morti e scomparsi coloro che l ' avevano veduta , ascoltata , applaudita e avevano per una sera creduto che la sua voce e il suo volto fossero la voce stessa e il volto stesso dell ' amore , della rivolta , della gioia , della fede , della voluttà , della speranza , il destino offriva insieme il compenso e l ' orgoglio di sapersi salvata per sempre in pagine tanto ardenti e sonanti ? A queste domande né quel giorno né poi ho saputo rispondere . Certo è che D ' Annunzio pregava Conti e me di aspettare in albergo una sua chiamata . Eravamo lì per calmare l ' ira e i sospetti della sua amica , o per tenere a lei e a lui un ' affettuosa e lieta compagnia ? S ' andò in San Francesco e si tornò . Hanno chiesto di noi ? No , hanno ordinato il tè . S ' andò a passeggio fino in piazza del Municipio , e si tornò . Hanno chiesto di noi ? No , pranzano in camera . Conti e io si pranzò sulla terrazza , poi si riuscì a passeggiare sul prato davanti alla basilica superiore , ché così il direttore sapeva occorrendo dove trovarci . A mezzanotte rientrammo . Non hanno chiamato più . La mattina dopo verso le undici dissi addio ad Angelo Conti : Se Gabriele ti domanda di me , digli che l ' ho aspettato per ventiquattr ' ore . Aspettalo fino a stasera . No , vado a colazione a Foligno da un amico . Sii buono , aspetta . Ma io me ne andai , ché in bicicletta giù per la discesa par di volare . Il Fuoco me lo sono letto due anni dopo , e della « sofferenza » della signora Duse per quelle che allora le tenere amiche di lei e i nemici di D ' Annunzio chiamavano ingiurie , ho pensato e penso che ella si sia consolata non solo in quelle ventiquattr ' ore di clausura assisiate col suo poeta , ma anche tutte le volte che poi , mettendosi una mano sul cuore , ella ha potuto parlare del suo dolore per quell ' affronto . Angelo Conti , cioè Daniele Glauro , parlando del Fuoco e della Duse , si grattava la barba rossa e bianca : Come fa la signora Duse a lagnarsi così ? Me , in questo libro , fino dalle prime pagine Gabriele m ' ha chiamato fervido e sterile . Mi lagno io ? Ma Angelo era filosofo e considerava le donne dipinte da Giorgione o da Tiziano , fossero anche state cortigiane , più sicure e più costanti delle donne vive anche illustri .
Eliminati! ( Brera Gianni , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Belfast , 15 gennaio 1958 - IRLANDA DEL NORD - ITALIA : 2-1 . NOTE : Mite pomeriggio di sole . Terreno in ottime condizioni . 35.000 spettatori ( cifra ufficiale ) . Al 35' del primo tempo il dottor Foni ha spostato Corradi a destra e Vincenzi a sinistra . Al 23' della ripresa l ' arbitro ha espulso Ghiggia per aver scalciato , a terra , il terzino McMichael . Al 30' della ripresa , Costa centro , Montuori ala sinistra , Pivatelli ala destra . Angoli 3 a3 ( l a l ) . Deve esistere una nemesi anche nella storia spicciola delle pedate . La nemesi si è messa all ' opera quando già speravamo di farla franca . E l ' Irlanda del Nord , squallida provincia britannica senza giocatori militanti sul suo territorio , lascia a casa l ' Italia dai campionati mondiali , che la videro vittoriosa due volte su cinque . A pensarci , è abbastanza iniquo . Ma certo il calcio italiano ha fatto poco o nulla per meritarsi il viaggio in Svezia . Sul suo cadaverone brulicano le nostre nostalgie , soffia il nostro livore , brucia il nostro amor proprio offeso per nostra colpa . Siamo tornati all ' anno zero . Forse non riusciremo a cavarcene fuori . Il calcio diverrà mero spettacolo per folle di bocca buona . Alle folle bisogna pur dare circensi . Molti ricchi in Italia provvederanno . Funzioni educative , il calcio ne ha ben poche . E quanto a fonte di prestigio , meglio non parlarne . Dal calcio sono venute tante vergogne al nostro Paese nel dopoguerra , che un legislatore illuminato farebbe saggia cosa a sopprimerlo . Ma queste sono fanfaluche di un cronista sportivo affetto da vogliuzze moralistiche . Ora stiamo ai fatti : il riferirne subito significa dimenticarli presto . È un trucco psicologico ma di efficacia ormai collaudata . Tanto , a chi avventarsi ? Così stanno le cose , così vanno e andranno . Domenica riprende il campionato . Evviva ! Quando si segue una squadra italiana , gli indizi oscuri della precoscienza affiorano contraddittori al punto da non doversi ascoltare mai . Ho imparato a mie spese . E sentivo che a Belfast saremmo venuti per briscole , e anche lo dissi . Ma poi , entrato nel clan azzurro , disperare mi sarebbe parso tradire . Così ci si trova fra gente cutanea come la nostra . E cercai allora diversivi tecnici ( come si dice ) . Considerai la relativa modestia degli irlandesi e la necessità di stringerci in difesa se volevamo dare alla squadra un assetto almeno omogeneo . Tornai a sperare nel palleggio dei sudamericani e nella grintosa potenza della difesa chiusa . A lume di logica , ne indussi che potevamo sperare se ... la nostra difesa avesse resistito all ' arrembaggio iniziale degli irlandesi , che sono soprattutto dinamici . La difesa , ahimè , non ha retto all ' arrembaggio iniziale degli irlandesi scatenati , ma prima ancora della difesa è mancato l ' attacco . Quando Schiaffino portava sotto la palla invitando i compagni di prima linea a giocarla , le più belle cose si vedevano in fatto di tocco , dribbling , controllo : ma ogni azione , procedendo lentissima , stagnava in diversioni laterali : cinque , sei tocchi orizzontali abbiam potuto vedere e soffrire nei nostri primi approcci . I nostri sembravano di gran lunga i padroni del campo . Il molle ed esasperante Pivatelli pareva muoversi però sulle grucce , nel fitto schieramento difensivo degli « irish » : all ' 11' ebbe una palla - gol da Montuori e , fuori causa il portiere , per un ' uscita incauta e intempestiva , zappò il terreno senza toccare la palla ! Al 15' , ancora Montuori riuscì a scartare tutti , infilandosi nel centro dell ' area e poi , forse stremato , a portiere di nuovo fuori causa , toccò a lato d ' interno destro nel più ignobile dei modi . Costa era incerto e spaesato all ' estrema sinistra , e pochi lo cercavano con lanci tesi , con aperture almeno tempestive . Una volta discese a rete e sparò fuori anziché dare ai compagni schierati in linea . Fu quello il primo di tre tiri imperfetti , ma almeno degni di questo nome . Ghiggia sosteneva Schiaffino avanzando con lui in assidui palleggi . Purtroppo , nessuna delle azioni costruite con tanta elaborazione riuscì a liberare un uomo ; e quando parve che qualcuno fosse libero , allora veniva meno il tiro , o la precisione , o ancora la potenza necessaria a confondere un portiere di fortuna , sbulinato e incerto ( il titolare Gregg , che è un grande campione , era rimasto a Manchester per la nebbia ) . Ogni qualvolta svaniva un ' azione degli azzurri , subito incominciavano i guai . La squadra di Foni , contaminazione per nulla chiara del WM in difesa e del Metodo all ' attacco , non aveva uomini di vera interdizione a centro campo . Schiaffino solo , benché il suo impegno fosse commovente , non poteva certo bastare alla bisogna . Montuori non è un interditore , benché ci abbiamo tutti sperato . Danny Blanchflower lo scherzava negli anticipi e sui palloni alti . Ogni rimessa del loro e del nostro portiere , andava regolarmente agli irlandesi . Talché Bugatti dovette più volte rimettere con la mano , costringendo i compagni ad elaborare il gioco ancor prima che convenisse , partendo cioè da troppo lontano . La difesa si dispose all ' inizio , come sembrava logico , con Ferrario libero e Invernizzi su Simpson . Schiaffino impegnava da solo Peacock e Mcllroy . Vincenzi teneva abbastanza bene McParland e Corradí si disimpegnava su Bingham assai meglio che non avesse fatto Cervato . Non ho capito , dunque , perché Foni abbia inviato Corradi a destra : forse per sua richiesta esplicita ? Le cose preoccupanti avvenivano però al centro dell ' area . Ferrario non teneva assolutamente la zona : seguiva ciampicando Simpson , che lo dirottava , astuto , lo portava lontano . Il primo goleador irlandese , Mcllroy , poté battere da quindici metri , dopo aver ricevuto un tocco di Ferrario in grazioso anticipo su Simpson , all ' altezza del limite , dove sarebbe dovuto essere Invernizzi . Il secondo goleador , Cush , si trovò libero in area , e al centro di essa , su di un lancio da almeno quaranta metri di Danny Blanchflower . Quella era dunque la difesa chiusa invocata da tutti e assicurata da Ferrario a Foni ? Dove mai era andato Ferrario , dov ' era Segato ? Cush arrestò comodissimamente la palla , anzi , ebbe l ' esitazione caratteristica , dopo il controllo , di chi teme di essere in fuori gioco : poi subito esplose un bolide che Bugatti fu molto bravo , anzi eroico a parare : ma sulla respinta - inevitabile - del nostro sfortunato portiere , non un difensore azzurro ; Cush ebbe ancora tutto il tempo di riprendere e sparare a rete a colpo sicuro . Tutto questo venne perpetrato in mezz ' ora , e la fatica degli attaccanti ( prendi e porta sotto , prendi e porta sotto ) divenne vuota e velleitaria e spesso anzi sconsolante . I sudamericani avevano ed esibivano tutto , fuorché il guizzo per liberarsi e il tiro per concludere . Il loro reparto , in cui vaneggiava melenso e legnoso Pivatelli , pareva un distaccamento del nostro calcio sulla luna . I resti della squadra si affannavano impotenti davanti a Bugatti e denunciavano in ogni mossa il sicuro presentimento della disfatta . Poi venne il riposo e sperammo che almeno Foni togliesse di mezzo Pivatelli , spostando Costa al centro . Foni ci arrivò tardi , quando venne espulso Ghiggia . Ma di che fargli colpa , pover ' uomo ? Era già bello che gli azzurri partissero all ' arrembaggio , che Schiaffino si prodigasse fino allo stremo per creare l ' occasione buona . La quale venne da Invernizzi ( povero smarrito " macellarin " del nostro tifo ! ) : toccò a Ghiggia e questi avanti a Montuori , verso destra : il cross fu bello e impeccabile , a non più di un metro d ' altezza : Costa era al centro e solo davanti a Uprichard : da sei metri sparò d ' esterno destro e alzò una disgraziatissima palla a campanile : ricadde però la palla incarognita dall ' effetto e Uprichard vi si confuse : allora Costa gli balzò addosso , fuffignò con il piede fino a strappargliela e a ficcarla in rete . Gli irlandesi del pubblico perdettero subito baldanza . Il silenzio calò sullo stadiolo altrettanto tetro e vecchio della città di Belfast . E rinacque la nostra speranza . Gli azzurri si prodigavano di slancio ( ma quanto slegati ! ) . Montuori sfiorò la traversa di testa , su angolo . Pivatelli arrischiò tre altri tiri ( uno solo , su due , nel primo tempo , gli era riuscito degno : di destro , in diagonale dalla destra ) : non ebbe però né abilità né fortuna nel tentarli . Iniziò ancora un ' azione dalla destra , e la palla passò diagonalmente - nel tombale silenzio dello stadio - da Pivatelli a Ghiggia , a Montuori , a Schiaffino : giunse infine a Costa , che si trovava a cinque soli metri dal palo , e quello ignobilmente vi inciampò sopra ! Sul conseguente angolo - perché incespicandovi Costa , quella palla - gol fu subito spedita sul fondo da Cunningham - Ghiggia tentò una sparata fra troppe gambe e , ripreso anche il rimpallo , fu anticipato da McMichael e Peacock : caddero insieme , sul limite dell ' area , e Ghiggia calciò istericamente da terra come fanno i muletti : l ' arbitro era a due passi , fischiò subito e disse : fuori . Gli azzurri non capivano . Noi pure . Ghiggia era proprio espulso . Uscito Ghiggia , l ' attacco azzurro ebbe Costa centravanti , Montuori ala sinistra , Pivatelli ala destra . Schiaffino spese gli ultimi spiccioli per recuperare qualche pallone da spedire in attacco . Ormai era tutto finito . Gli irlandesi avevano ripreso animo . Delle generose sgroppate di Invernizzi si avvalsero per tornare alla carica . Ogni loro puntata era arrembante per la nostra difesa . Segnarono pure una terza rete con Simpson al 39' e Zsolt disse no , per fuori gioco ( che a me non pareva ) . La difesa azzurra appariva affranta . E solo calmo era Corradi . Ferrario tentò incursioni senza esito all ' attacco . Vincenzi arraffava su Bingham per neutralizzarlo alla meno peggio . I laterali erano chiaramente sopraffatti dagli interni avversari . Premendo gli irlandesi , i tre rabicani del nostro attacco stavano a vedere con le braccia conserte . Schiaffino deve avere sputato l ' anima . E venne l ' ultimo fischio e il delirio degli irlandesi liberati dall ' incubo . È tutto . Degli azzurri va senz ' altro onorato Schiaffino , onesto e grande campione di ventura ; va scusato e anzi lodato Bugatti , che ha salvato un gol su Simpson , nella ripresa , e avrebbe anche evitato quello di Cush se qualcuno lo avesse assistito . Il tiro di Mcllroy era di quelli cui mette mano anche il diavolo . Ghiggia si raccomanda appena per l ' inizio , non per la calciatina dell ' isterico che gli ha causato l ' espulsione . Corradí si è disimpegnato senza infamia né lode . Vincenzi è stato promettente all ' inizio : poi si è arrangiato . Montuori ha avuto spunti da fenomeno incompleto , quale sappiamo . Poi ci sarebbe voluto Virgili , accanto a lui , per scornare da toro quelle querce . Pivatelli non era proprio nel giro . Degli altri abbiamo detto , bene o male . Lasciar solo Ferrario è rivelare al mondo un vecchio giocatore senza scatto e slegato di gambe ... Gli irlandesi valgono il gagliardo Belgio che ci ha umiliati a Bruxelles . Forse sono più validi in mediana , non però di moltissimo . Perdere con loro non è davvero esaltante . Ma di cosa possiamo dolerci ormai , noi italiani ? Aspettiamo Charles di ritorno da Israele : domenica disputeremo due grandi incontri : Roma - Juventus e Fiorentina - Padova , e forse sarà in campo anche Gratton , il grande assente , però la modesta preziosa e potente spalla che è mancata a Schiaffino in centro campo . Allegri . Meglio esser quarti nel bacino del Mediterraneo che ultimi in Svezia . Di campionati mondiali ne abbiamo vinti fin troppi . Long time ago : che in piemontese vuol dire : al tempo del cucco .
INCOGNITE DEL '71 ( Spadolini Giovanni , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Il 1970 termina in un clima politico di incertezza e di disorientamento non minore del 1969 , di quel triste dicembre che era stato funestato dagli oscuri morti di piazza Fontana e dall ' improvviso e cupo ritorno della violenza . Questa volta il bilancio delle vittime è molto meno grave : la dolorosa morte del giovane Saltarelli non potrebbe essere paragonata alla misteriosa strage della banca dell ' Agricoltura . Ma c ' è un senso di amarezza e di insicurezza nell ' aria , diffuso un po ' dovunque , che mette a nudo tutti i terribili e insoluti problemi nazionali ; il fossato fra la classe politica e il paese , già delineatosi nel '68 e accentuatosi nel '69 , si è ulteriormente approfondito ; l ' indifferenza di tanta parte della pubblica opinione verso le vicende governativo - parlamentari di Roma rasenta il sarcasmo o il cinismo , fino ad investire lo stesso prestigio delle istituzioni . Allora , un anno fa , di fronte alle bombe di piazza Fontana - esplosione di quella violenza selvaggia che accomunava le estreme extraparlamentari e quasi sembrava riassumere la degenerazione dei miti contestativi - ci fu un largo movimento popolare di ritorno alla democrazia , di rinnovata fiducia nella legalità , di ansia , comune anche a larghi settori della classe operaia , di una Repubblica capace di difendere l ' ordine , di imporre la maestà della legge scaturita dalla guerra e dalla liberazione . Il negoziato di Rumor per riformare l ' intesa a quattro cominciò dal gennaio , in un clima che era pieno di difficoltà ma anche di speranze ; il tentativo , così sottile e abile , di un uomo come Moro fallì solo per l ' intransigenza vaticana sul divorzio ( un ' intransigenza non ancora sopita ) . Certo si constatarono profonde divergenze fra i partiti ; ma un minimo di « lealtà repubblicana » si impose su tutti i motivi di divergenza o di contrapposizione , e su quel terreno si affrontò la riforma , rischiosa ma ormai inevitabile , delle regioni , ci si avvicinò a quelle elezioni locali del 7 giugno , che furono felicemente superate , con un risultato complessivo incoraggiante per la democrazia . Ma dopo ? Dal momento in cui la tensione del dicembre '69 , una tensione che aveva toccato brividi di guerra civile , apparve scaricata o almeno fortemente attenuata , tutto sembrò nuovamente in discussione o in pericolo . Dopo il 7 giugno del '70 si ripartì da zero . Il governo Rumor fu messo in crisi dal moto centrifugo dei partiti , estrema conseguenza della scissione socialista e della scissione , inconfessata , nella democrazia cristiana ; i compromessi del preambolo Forlani , pur realistici e accettabili , dettero luogo a infiniti equivoci ; il dissenso circa le giunte locali si aggravò ; sulla delimitazione della maggioranza le antitesi apparvero incolmabili ; l ' ombra del divorzio si fece sentire , e fu forse decisiva per le stesse repentine dimissioni del presidente Rumor . La legislatura , salvata miracolosamente nella primavera , sembrò nuovamente in agonia . Fra luglio e agosto , si ebbe una crisi profonda , una crisi che non risparmiò nulla e nessuno . La formula del quadripartito di emergenza , del quadripartito di restaurazione economica e finanziaria , incarnata da Colombo , apparve a tutti gli uomini di buona volontà come l ' unica atta ad evitare lo scioglimento delle Camere . Il governo Colombo iniziò la sua opera con senso congiunto di alacrità e di responsabilità . Si orientò ad affrontare come prioritaria la situazione economica , che era allora gravissima ( ma oggi non lo è meno ) ; impostò , con una visione globale dei problemi , la tematica del decretone . L ' improvvisa ventata ostruzionista annullò in gran parte il vantaggio del rimedio , la celerità : in pochi mesi i problemi che il decretone doveva avviare a soluzione , a cominciare dalle mutue , si aggravarono anziché attenuarsi . L ' ondata degli scioperi , che era stata contenuta dai primi positivi incontri fra governo e sindacati , riprese con un ritmo non meno convulso e assai più ingiustificato dei tempi aspri dell ' autunno caldo . Si consolidò l ' abitudine , veramente insensata , delle agitazioni per le cosiddette riforme ( nel '69 ci si batteva , ed era tutt ' altro discorso , per l ' aumento delle retribuzioni , per l ' adeguamento dei livelli operai ) . La spirale della confusione e della stanchezza ha ripreso come nel dicembre '69 e senza più neppure le forze di reazione o di riscossa che nel '69 erano emerse dal campo democratico e socialista . Quasi tutti i vantaggi dell ' ultimo anno sono apparsi illusori ; solo la linea di stabilizzazione monetaria , indubbia benemerenza del governo Colombo , ha evitato che i progressi dell ' autunno caldo fossero vanificati dal moto inflazionistico . Ma se la situazione della moneta è buona , non lo è altrettanto quella della produzione : il ritmo degli investimenti è stagnante , in molte aziende le assenze recano maggiori danni degli scioperi duri di un anno fa , una nuova fiammata di spontaneismo anarco - maoista paralizza o contraddice anche le migliori intenzioni del sindacalismo organizzato . Diventa sempre più difficile reggere alla concorrenza straniera , tenere il passo con l ' Europa . E il rischio , il rischio più grave , incombe su quelli che nel brutto linguaggio di oggi si chiamano i livelli occupazionali , l ' occupazione cioè di mano d ' opera , minacciata dai dissesti e dalle difficoltà sempre maggiori , quasi angosciose , in cui versa la media e piccola industria . Il coraggioso appello di La Malfa per un riesame globale della condotta economica e finanziaria del governo , in occasione della pubblicazione ormai non lontana del Libro bianco , porterà certamente , fra gennaio e febbraio , a quel « chiarimento » che il decretone non è riuscito a raggiungere . Ma i problemi politici e psicologici di fondo non si risolvono neppure col Libro bianco . Occorre che il paese riacquisti fiducia nella sua classe politica ; ma occorre soprattutto che la classe politica riacquisti fiducia in se stessa , riguadagni quella credibilità che è ormai compromessa dalle spietate lotte per il potere , a cominciare dalla gara per il Quirinale . Il quadripartito non ha alternative , almeno in questa legislatura . Tutti i suoi componenti debbono compiere qualche sacrificio : dal comune di Milano fino al governo di Roma . Ma il continuo richiamo verbalista e retorico agli « equilibri più avanzati » , caro a taluni socialisti del Psi , è destinato soltanto a dissolvere gli equilibri attuali - giunti ormai ad un punto di logoramento oltre il quale non si può andare - senza favorire la formazione di nessuna nuova alleanza capace di reggere . Né a Milano né a Roma , c ' è spazio per il bipartito : il bipartito oggi si identificherebbe con l ' apertura al Pci ( e proprio dopo i fatti di Polonia e la sentenza di Leningrado ! ) . È nelle peggiori condizioni di equivoco e di reticenza reciproche : condizioni negative , in primo luogo , per il Psi . A proposito di socialisti . L ' inconcludenza paralizzante degli « equilibri più avanzati » ci fa tornare in mente una formula di Enrico Ferri , i bei tempi dell ' integralismo , verso il 1906 : « Riforme più rivoluzione diviso due » . Che era tutto e nulla . Il peggior nemico del socialismo italiano fu e rimane il massimalismo : l ' ossequio cioè alle formule intransigenti unito ad una duplicità insuperabile sul piano dell ' azione . Auguriamoci tutti che non si debba riparlare una seconda volta , - come fece un socialista galantuomo dopo il '45 - di espiazione massimalista .
LA MORALE DELLA FAVOLA ( MICHELACCIO , 1934 )
StampaQuotidiana ,
Vi insegna più cose un modestissimo cronista che Senofonte coll ' Anabasi e la Catabasi o Tacito cogli Annali . La storia infatti , cosa naturalmente molto seria e contegnosa , si occupa di faccende importanti , di guerre e di rivoluzioni , di grandi sconvolgimenti , non può abbassarsi a incidere nelle sue tavole bronzee le bazzecole che il cronista va raccogliendo a piedi o in bicicletta lungo le strade o i vicoletti di una città . La storia vi insegna , ad esempio , chi fu che sconfisse veramente Napoleone a Waterloo e vi spiega il significato del leone che ricorda l ' epica battaglia , ma non vi insegna a suon d ' esempio che per la strada conviene guardarsi d ' attorno , che è pericoloso scendere dalla vettura in moto , o non vi mette in guardia contro l ' ineffabile giovane elegante che deve distribuire una valigia di biglietti da mille , e intanto vi domanda il portafogli mentre gli andate a comprar le pastiglie per la tosse . E queste son cose di una certa importanza ; la cronaca , la quale vi racconta a ogni piè sospinto del sessantenne che è investito , della signora borseggiata , del commerciante truffato , vi rende a poco a poco circospetto contro i pericoli e gli incidenti di cui è ricca la vita di tutti i giorni . Alle volte poi vi dà insegnamenti d ' alta moralità ; oggi , per esempio , vi dimostra come sia dannoso occuparsi dei fatti altrui e non aver adeguata cura dei propri . Ne sa qualcosa il tizio di cui la cronaca narra vita e miracoli , dove si dice di sessanta polli che fan parlare di sé . In certi pollai già da un po ' di tempo il coprifuoco trovava degli assenti ingiustificati . Non è il caso di parlar di permessi serali perché da che mondo è mondo i polli son sempre andati a letto « all ' ora dei polli » . Poi , caso mai , al mattino si sarebbero ritrovati . Diserzioni ? I polli non son meno intelligenti dell ' asino che ricorda Esopo : « Perché dovrei fuggire se arriva il nemico ? Con l ' uno o con l ' altro la mia sorte è sempre la stessa : portare la soma » . E i polli san benissimo che coll ' uno o coll ' altro c ' è sempre da rimetterci il collo ... Piuttosto si poteva parlare di dispersi : nel qual caso diventava interessante il sapere chi fosse colui che aveva trovati i sessanta polli dispersi . Cosa che appassionò i Carabinieri di Barriera Vittorio Emanuele i quali ci si misero con tanto impegno che in breve potevan notare nel taccuino nome , cognome e paternità del fortunato che aveva ospitato nelle capaci tasche i sessanta dispersi . Il difficile era farne la conoscenza personale . Perché il Dante Dall ' Asta aveva mangiata la foglia e si sapeva ricercato . Ma non sapeva però abbastanza che non bisogna occuparsi dei fatti altrui e che occorre pensar molto ai propri . Tant ' è vero che se lo avesse saputo non si sarebbe recato , spinto dalla curiosità , a sentir le faccende altrui in Pretura durante un ' udienza . Non avrebbe potuto attendere un giorno e leggere il resoconto sul giornale ? L ' insano desiderio di ficcare il naso negli affari degli altri gli fa dimenticare ogni precauzione : il Dante Dall ' Asta sa solo che in Pretura c ' è un disgraziato che deve render conto delle sue azioni alla Giustizia . Egli non ricorda più che è ricercato , non ricorda neppure che ha in tasca , oltre alle armi che non può portare , due polli già spennati , pronti per essere buttati in pentola . Si capisce che ai Carabinieri non parve vero di trovarselo lì , a portata di mano e di manette , e di prenderlo delicatamente per il bavero . Ecco l ' insegnamento che oggi vi dà la cronaca : pensate ai fatti vostri e trascurate gli altrui , se volete sempre trovarvi bene nella vita .
StampaQuotidiana ,
PADOVA - GENOA : 6-3 . « Zoghé come ve gh ' ha insegna ' vostra mare » sbottò Nereo Rocco , accorgendosi di ripetere consigli tattici ormai propinati da anni ai suoi leoni . In realtà , s ' era accorto di dimostrare eccessiva paura del Genoa ; tutti i padovani avevan paura del Genoa . La sconfitta di Roma li aveva alquanto sgonfiati . Ritenevano fosse finito un bel sogno . E Frossi gode ormai fama di mago . Frossi aveva giocato il Napoli , otto giorni prima ; è uno che pensa ( « Xe el me maestro » esagerò Nereo Rocco nell ' esaltarne il valore ed i meriti ) : era andato a riconoscere il terreno , in mattinata , e aveva constatato che dimoiava in superficie : i tacchetti trovavano duro sotto una patina molle di tre centimetri . Decise allora di assegnare a Monardi la guardia di Hamrin , di escludere senz ' altro Becattini e lanciare Bruno , il giovane centromediano delle riserve , che sarebbe andato su Brighenti ( anche Chiumento non avrebbe certo giocato avanti ) lasciando libero Carlini . All ' ultimo istante , Frossi escluse anche Barison , ed avendolo incontrato Rocco prima di appostarsi fra il pubblico : « Sono contentissimo » gli disse per consolarlo « che tu non abbia a giocare oggi : sta su allegro . Annibale preferisce Frignani perché è più veloce . Tu e Blason siete della stessa pasta e vi scornereste , con danno sicuramente tuo » . Rocco aveva capito tutto di Frossi , e questi di lui . Scesero dunque in campo , ed avevano entrambi un uomo libero dietro il centromediano effettivo : Moro da una parte , Bruno dall ' altra . E , com ' è vero Dio , non avevo mai visto il Genoa palleggiare con tanta fiducia . Elaborava le azioni fino alla bianca barriera patavina , davanti a Pin , poi immancabilmente rimbombava la respinta di Azzíni ( spesso così disinvolta da cadere nel gigionesco ) , o la zampata possente di Blason . Si snodava altresì la manovra difensiva di Moro e Pison verso Mari , il migliore in campo . E Mari serviva subito Rosa o portava avanti la palla in attesa di ispirazione migliore . Scattava allora Hamrin , indecifrabile in ogni mossa ... Era ovviamente impossibile il contropiede , su cui Frossi fondava le sue speranze . Il palleggio stretto dei genoani s ' immiseriva sui piedoni dei panzern di Rocco : perché una squadra giganteggiava in campo , sfiorando punte d ' altissimo gioco collettivo : il Padova . E la difesa genoana , benché protetta molto da Robotti e dai laterali , era inesorabilmente infilata da Hamrin all'8' : su respinta lunga di Azzini , comodo arresto di Rosa , allungo poi ad Hamrin che scatta e brucia Monardi , poi finta d ' anca e umilia Delfino , guizza ormai in area e squilibra Carlini , infine batte di destro basso e Franci , poareto , si butterebbe d ' istinto sulla destra : solo con il piede sinistro può toccare la palla , non fermarla . Il gol subito induce l ' animoso Genoa a tentare il forcing . Una perfetta punizione carica d ' effetto di Dal Monte , dal limite , umilia Pin che vola a bloccarla : la palla che gli rimbalza dal petto , e Frignani stordito che manca il tocco decisivo a rete . Riparte il Padova e la difesa del Genoa , in gravissimo orgasmo , addirittura segna per gli avversari . Brighenti traversa alto da destra , manca l ' inzuccata Rosa ( spintonatissimo ) : la palla finisce comoda sui piedi di Delfino , piazzato al vertice dell ' area di porta : « A me ! » urla Franci . Delfino si volta e in ottimo stile , di piatto , tocca verso rete : Carlini urta Franci : nessuno dei due può arrestare il tocco preciso e irridente di Delfino : 2-0 . E non è che il 10' . Ora il Genoa si smonta e incalza il Padova . Viene sotto anche Blason - solenne a volte come un monumento - a sfiorare l ' incrocio dei pali con un lungo tiro - cross . Il Padova manovra nella propria metà campo , attira gente , poi scatena le punte avanzate : che è il calcio tatticamente più logico del mondo . Al 24' , un gol strepitoso ( e anche fortunato , se vogliamo ) . Brighenti dà avanti a Hamrin scattato al centro : Hamrin parte in dribbling , terrorizzando tutti , poi tocca in bellezza a Brighenti , libero sulla destra : non ci sarebbe che da battere in rete . Brighenti mai si decide : infine , chiude gli occhi - suppongo - e molla la botta : senz ' altro un tiro sbagliato : ma Hamrin ha seguitato a correre e da due metri , di collo destro , spacca inesorabilmente a rete . Un gigante . Da parte genoana , il solo bravo Robotti ha l ' anima per tentare il tiro . Dal Monte sembra talora uno yeti ( l ' abominevole uomo delle nevi ) . Abbadie medita sull ' impossibile . Frignani frascheggia , come anche Leoni . E dietro , il caos . Nonché marcare Hamrin , Monardi non ha il coraggio di guardarlo . Carlini stesso , il duro , si smarrisce . Gli altri , sopraffatti a loro volta . Eppure a costruire è sempre il Genoa , come quei pugili che ciecamente impostano il forcing , e l ' avversario gli arriva ogni volta alla mascella con pugni d ' incontro , che valgono doppio . Al 38' , parte Mari e potrebbe concludere dal limite : non vuole , evidentemente , e allarga a sinistra : poi spara il cross nel ventre a Carlini , che gli si è fatto incontro : mentre si torce il genoano per la gran botta , Mari ripete il comodo cross e arriva uno spirito folletto a inzuccarlo : ancora Hamrin , veramente irresistibile : Franci è bruciato a mezzo l ' uscita . Che fanno quattro . E non basta . Mari coglie una respinta di Delfino e tenta il tiro , da una ventina di metri , al 42' : Franci lo parerebbe in ginocchio , ma ecco balzarvi sopra Hamrin in proterva spaccata : 5-0 . La gente , in tribuna , letteralmente delira : « Ben venga la Juve e sì la farem di smalto ! » . Stringe il cuore vedere il Genoa tanto intronato . Attacca ancora e non molla . Frignani e Leoni hanno mancato due palle gol nel primo tempo : adesso Frignani ne manca un ' altra , sparando debolmente su Pin un ' apertura di Dal Monte ( al 6' ) . Un istante prima , Bruno aveva abbattuto Brighenti in area e Boati aveva dato la punizione dal limite : era rigore netto . Il pubblico s ' è infuriato , come se il Padova perdesse : invece il Padova faceva dell ' accademia . Al 17' Robotti cerca decisamente il gol : spara da destra appena oltre il limite e batterebbe Pin , ma colpisce la traversa : per soprammercato , il rimbalzo torna gentilmente su Pin , ormai rassegnato a terra . Proprio nulla va bene al Genoa , benché raramente io l ' abbia visto giocare , a quel modo . Al 22' in vertiginoso dribbling parte Rosa - sinora un po ' fumistico - su astuto pallonetto di Brighenti : Carlini manca un tackle irrisorio : Rosa può concludere a rete , scartando anche Franci : 6-0 . « Xe come darghe ai fioi » ironizzano in tribuna . Palla al centro ed ennesimo attacco del Genoa . Sfuma l ' azione ma egualmente Azzini s ' oppone di spalle a Leoni : Boati fischia il rigore . Allora il pubblico dà fuori da matto , stordito com ' è in quella gioiosa sbornia di gol . Sul 6-0 , tanto strepita che Azzini si sente forse autorizzato a dirne quattro sul conto dell ' arbitro : lo calma dapprima Scagnellato , poi , come quegli insiste , il rinocerontico Blason gli ammolla una zuccata sul naso : e mentre Dal Monte batte il rigore e segna , Azzini deve trascinarsi fuori gatton gattoni e quasi KO : devono portarlo di peso negli spogliatoi . Il Genoa attacca sempre deciso , contro il Padova ormai ridotto in dieci e senza catenaccio : Brighenti può filarsela in contropiede : è il 26' : Delfino l ' abbranca ai fianchi ( in area naturalmente ) mentre stava concludendo a rete : è rigore , ma Boati vede l ' uomo lanciato e gli lascia il vantaggio : Franci para . Il Genoa conclude ora più che non abbia mai potuto quest ' anno : al 33' segna Abbadie al volo , da posizione centrale . Come riparte Hamrin per fare sette , Bruno lo spintona brutalmente via . Boati ha così l ' occasione di negare il terzo rigore al Padova e la gente gli ringhia insulti sanguinosi . Dal Monte infila cinque tiracci suoi in soli otto minuti : sul quinto , finalmente , gli riesce di battere Pin . Ed è tutto .
La terza faccia della luna ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
È probabile che la spedizione lunare dell ' Apollo 15 , che prenderà l ' avvio nelle prossime ore , non susciti l ' ondata di entusiasmo e di attenzione spasmodica che accompagnò la prima discesa degli uomini sulla Luna . Già l ' impresa dell ' Apollo 13 era cominciata nell ' indifferenza generale ; e la stessa indifferenza ha accompagnato ( tranne forse che in Russia ) la prolungata passeggiata spaziale della Soyuz 11 . Ma il rischio mortale cui il fallimento dell ' Apollo 13 fece andare incontro gli astronauti e la morte degli esploratori spaziali russi , che pure avevano portato a compimento la loro missione , ridestarono l ' attenzione del mondo ; e questa tragica conclusione ha suscitato il cordoglio unanime di coloro ai quali stanno ancora a cuore le doti umane che più rifulgono in queste imprese : l ' intelligenza e il coraggio . Certo è che sarebbe meglio smettere di considerare imprese del genere come semplici spettacoli di avventure che appassionano più o meno a seconda del grado di pericolo e di imprevedibilità che comportano . Esse infatti non hanno più nulla di straordinario o di inaudito : sulla Luna gli uomini hanno già posto piede ; certamente vi torneranno ancora con mezzi più potenti e forse spingeranno più in là le loro esplorazioni . E il rischio , per quanto le macchine siano perfette e gli uomini eccezionali , non sarà mai eliminato : perché , se è sempre presente nel naturale ambiente terrestre , non può esser certo annullato al di fuori di questo ambiente . Non è il caso di rispolverare i temi di polemica politica cui fornirono occasioni le precedenti spedizioni americane : che si trattasse di una gara di potenza e di prestigio con l ' Unione Sovietica ; di uno spreco di risorse che avrebbero dovuto esser meglio destinate a urgenti esigenze di giustizia sociale ; di una manifestazione di forza della tecnocrazia capitalistica . Pochi ormai mettono in dubbio il valore scientifico di tali spedizioni , quindi i vantaggi che indirettamente o direttamente possono portare alla vita dell ' uomo . E la collaborazione fra gli Stati che sono in grado di effettuarle , che ora si prospetta come possibile , anzi probabile ( essendo di comune interesse ) , sottrae le imprese spaziali ad ogni imputazione ideologica , perché tali Stati sono retti da regimi completamente diversi . D ' altronde , se è vero che al programma di ricerche e sviluppo scientifico viene destinato , negli Stati Uniti e nell ' Unione Sovietica , il 3 per cento del prodotto nazionale lordo , può ben darsi che una quota assai maggiore di tale prodotto risulterebbe destinata , a conti fatti , ai divertimenti futili o dannosi , alla prostituzione , all ' alcool , alla droga , al gioco d ' azzardo e ad altre attività che possono vantare benemerenze solo nei confronti di quelli che le sfruttano per loro profitto . Nella distribuzione delle risorse di cui dispongono , non sempre i governanti dei vari paesi del mondo dimostrano molta saggezza ; ma molto meno ne dimostrerebbero se lesinassero tali risorse , proprio nei paesi in cui abbondano , allo sviluppo della scienza e della tecnologia , dal quale dipende in buona parte l ' avvenire del genere umano . E proprio dal punto di vista di tale sviluppo va considerata l ' impresa dell ' Apollo 15 . Essa è annunciata come la prima vera e propria spedizione scientifica sulla Luna . I tre uomini che la conducono hanno avuto un ' educazione scientifica di prim ' ordine , perciò dispongono di una competenza specifica che i precedenti astronauti non avevano . Il veicolo lunare , che sbarcherà in uno dei punti più difficili della superficie del satellite , è un raffinatissimo sistema meccanico che può essere guidato sulla strada del ritorno da un piccolo calcolatore elettronico che registra la rotta d ' andata . La mole delle osservazioni astronomiche , geologiche , chimiche , biologiche che si attende da questi astronauti - scienziati è enorme e complessa , e suscettibile di fornire informazioni disparate o convergenti sui più diversi fenomeni della natura . Non si può valutare in anticipo l ' importanza che tali informazioni avranno per lo sviluppo della scienza e della tecnologia nei campi specifici . Ma forse il vantaggio maggiore che le ricerche sul nostro satellite potranno apportare sarà un orientamento , cioè una coordinazione crescente , delle attuali indagini scientifiche . Tali indagini si svolgono ora prevalentemente per tentativi , cioè rivolgendosi in tutte le direzioni possibili , senza un finalismo o una mira preliminare . Molte scoperte sono state fatte a caso , perché l ' indagatore cercava altro . Accade come se un cacciatore sparasse intorno a sé continuamente a pallini senza mirare a nulla . Finirebbe , alla lunga , per colpire una preda qualsiasi , piccola o grande che sia . Questo procedimento richiede l ' impiego di mezzi enormi e non può evitare lo spreco . Contro di esso si rivolgono spesso le critiche degli stessi scienziati che , per evitare lo spreco , vorrebbero una politica della ricerca più orientata verso mete definite . Ma come determinare queste mete ? Il problema è tanto più complesso in quanto le ricerche più promettenti sono oggi quelle interdisciplinari , che non esigono una semplice somma di risultati , ma una accurata coordinazione di indagini . A giudicare le vie e i modi di questa coordinazione possono vantaggiosamente servire le esplorazioni lunari , che la mettono in pratica e che , oltretutto , mettono a prova le capacità e i limiti della struttura biologica dell ' uomo : un problema che si conosce troppo poco per azzardare ipotesi avveniristiche sulla permanenza prolungata dell ' uomo nello spazio e su esplorazioni che vadano al di là del nostro satellite . Da che gli uomini sono nati sulla Terra , la Luna ha mostrato loro sempre la stessa faccia . Nel 1969 alcuni di essi potettero per la prima volta vedere e fotografare la faccia nascosta . Ma è certo che ci interessa di più quella che potremmo chiamare la terza faccia della Luna : la sua struttura fisico - chimica , le influenze da essa subite o esercitate nel sistema solare , le tracce , ch ' essa probabilmente conserva , della storia del nostro Universo . Soltanto una serie di esplorazioni riuscite può rivelarci qualcosa di questa terza faccia : che certamente non sarà mai oggetto di spettacolo , ma forse ci aiuterà a capire meglio il mondo in cui siamo e a vivere meglio .
MALINCONIE DI STAGIONE ( MICHELACCIO , 1934 )
StampaQuotidiana ,
Possiamo benissimo mettere in dubbio la faccenda del sonno profondo del Principe di Condé , perché lo stesso Manzoni , persona rispettabilissima , nella Antica cronaca milanese da lui riveduta e corretta scrive semplicemente : « Si dice che il Principe di Condé dormisse profondamente la notte che precedette la battaglia di Rocroi » . Quello però che non possiamo assolutamente mettere in dubbio è quanto afferma , sempre in tema di sonno profondo , il nostro cronista nella sua recentissima cronaca di Parma , più o meno da lui riveduta e corretta . Nella villa di Basilicanova infatti c ' era gente che dormiva di gusto , ve lo possiamo assicurare ; il Principe di Condé stesso , per quanto avesse nell ' animo la più serena tranquillità e la più completa fiducia in sé e per quanto si accingesse a vincere una battaglia come quella di Rocroi , se gli fosse accaduto quel ch ' è successo nella villa di Basilicanova non avrebbe certo offerto motivo al Manzoni di ricordarlo dall ' alto di un Capitolo del suo monumento . E il nostro ottimo principe non avrebbe neppur vinta la battaglia perché un generale che marcia in testa alle truppe senza le gloriose medaglie e senza i più o meno decorosi calzoni dà fin dal primo istante l ' idea di uno che batta in ritirata . Ma procediamo con ordine , perché prima di arrivare alla sedia vicina al letto , i tre o quattro marioli che ieri mattina alle una si son trovati davanti alla già detta villa di Basilicanova han dovuto , anzitutto , provvedere a tranciare l ' inferriata di una finestra del pianterreno . La gente che è usa « entrar per la finestra » è la più pericolosa perché non sempre esce dalla porta di servizio col viatico di una pedata , ma spesso esce dal portone d ' onore colle spoglie dell ' ospite . Proprio come in questo caso ; infatti gli ignoti han visitato minutamente tutto il pianterreno , e tutti i cassetti dei mobili ; che fosser gente capace , oltre che a tagliar la corda , anche a tagliar la testa al toro lo dimostra il fatto che , trovato un cassetto che non voleva svelare le sue intime cose , i marioli prelevavano senz ' altro l ' intero tavolo , fracassandolo in un prato vicino a casa . Il tutto per la parte . Tutto questo fu fatto senza che i proprietari che dormivano al piano di sopra lo sognassero neppure ; visto che l ' ospitalità era più che confortante uno dei marioli saliva al primo piano , indi entrava nella stanza ove dormivano il sonno dei giusti uno dei proprietari e la sua signora . Anche qui l ' opera fu uniformata a criteri analoghi a quelli usati per il tavolino ; il tutto per la parte . Sulla sedia vicina al letto erano il panciotto e un paio di calzoni che vennero delicatamente prelevati con tutto il contenuto . « Si dice che il Principe di Condé dormisse profondamente la notte ... » eccetera , ma è da considerare che nessuno era entrato nella sua tenda a rubargli i calzoni . Perché , io credo , ognuno ha un subcosciente che mentre dormiamo veglia , se non sulle cose nostre che sono di natura esterna a noi , almeno sulla nostra dignità che è connaturata quasi sempre con noi . Altrimenti non si potrebbe spiegare il fatto che , dopo aver resistito a tutto il tramestio che i marioli avevan fatto al pianterreno , il sonno del signor Ferdinando venisse scosso dall ' impercettibile fruscio che il ladro fece prelevando i suoi calzoni . Il dormiente si sveglia e , alla poca luce del lumino a olio che arde nella camera davanti al santo protettore della casa , scorge il furfante , un uomo di alta statura , che calmo si allontana con gli indumenti . Qui la storia diventa comune : allarme , gente che accorre e , naturalmente , gente che scappa , gente che insegue e gente che non si lascia prendere . Poi verifica , indagini , inventario . Non rispondono all ' appello , oltre a una cinquantina di lire che eran nel panciotto , una catena e un orologio d ' oro , una bicicletta « Atla » , una medaglia del « Campionato Tori » , una della « Battaglia del grano » ; medaglia per la Stagionatura del formaggio ; Stella al merito pure per stagionatura formaggio ; e altre . Tutte insomma le onorificenze che la prospera azienda agricola aveva guadagnato durante la sua lunga attività . I tre o i quattro , fu accertato , entrati dalla finestra , uscivano dalla porta . Da gran signori . Ma questo non ha importanza ; quel che ci piace far noto è che il Principe di Condé , per aver dormito profondamente una certa notte , passò alla storia , mentre c ' è altra gente che , pur dormendo ben più profondamente di lui , ha la magra soddisfazione di farsi rubare i calzoni . Ingiustizie della vita .