StampaQuotidiana ,
MILAN
-
FIORENTINA
:
3
-0
.
NOTE
:
Solicello
autunnale
nel
primo
tempo
;
nubi
nel
secondo
.
Campo
un
po
'
grasso
,
ma
buono
.
Al
28'
della
ripresa
,
Bizzarri
,
scartato
da
Cucchiaroni
,
calcia
da
tergo
.
Cucchiaroni
cade
.
Viani
entra
,
inveendo
al
colpevole
:
Chiappella
lo
colpisce
,
Montuori
gli
vola
addosso
.
Acciaccapesta
.
Viene
espulso
Montuori
.
Pubblico
:
circa
60
mila
persone
.
Calci
d
'
angolo
:
4-3
(
1-2
)
per
la
Fiorentina
.
Sul
taccuino
del
cronista
annotazioni
che
,
adesso
,
paiono
spassose
:
«
Milan
attacca
,
Milan
presuntuoso
,
Milan
offre
gratuite
occasioni
contropiede
ai
viola
»
.
E
poi
,
a
correggere
le
prime
impressioni
:
«
Milan
come
e
meglio
che
a
Bologna
»
.
Infatti
,
Schiaffino
ha
deciso
di
fare
l
'
interno
,
come
nell
'
Uruguay
,
e
vale
el
hombre
orquestra
dell
'
Uruguay
.
Lo
marca
Gratton
,
gli
vorrebbe
stare
addosso
anche
Chiappella
(
ma
dovrebbe
avanzare
troppo
)
.
Schiaffino
non
si
accorge
di
loro
(
e
tuttavia
Gratton
è
molto
in
palla
all
'
inizio
)
;
Schiaffino
funziona
da
regista
come
modestamente
andavo
invocando
da
sempre
.
Fossi
milanista
,
ora
prenderei
cappello
:
se
il
signor
Pepe
si
fosse
degnato
di
correre
prima
di
Milan
-
Inter
,
il
Milan
non
avrebbe
rimediato
le
magre
che
sappiamo
contro
il
Napoli
e
a
Padova
.
E
Meazza
rinato
,
meno
dinamico
,
forse
,
ma
certo
più
sottile
:
e
come
regista
non
trova
confronti
neppure
in
Bozsik
.
Perché
Schiaffino
va
anche
nella
propria
area
a
respingere
:
e
non
fa
un
dribbling
che
è
uno
,
perché
non
gli
serve
di
farne
;
arresta
alla
perfezione
,
sia
o
non
sia
smarcato
;
ha
sempre
spazio
per
ridare
la
palla
a
un
compagno
;
e
quando
segue
l
'
azione
piomba
sui
rimpalli
e
spara
a
rete
:
tre
tiri
nel
primo
tempo
,
uno
nella
ripresa
(
ma
è
stato
il
gol
della
vittoria
sicura
)
.
Meglio
che
a
Bologna
,
dico
,
ed
è
chiaro
:
a
Bologna
s
'
è
veduto
Liedholm
in
difesa
e
Bagnoli
a
centrocampo
.
Qui
s
'
è
veduto
un
grande
immaginifico
Schiaffino
dei
giorni
di
Rio
,
Basilea
e
Losanna
.
E
sostituiva
Liddas
il
signor
Bergamaschi
.
Rendendo
forse
meglio
che
non
avrebbe
potuto
Liddas
,
nella
particolare
posizione
.
Perché
Bergamaschi
era
libero
dietro
e
alla
sinistra
di
Zannier
:
dunque
nella
zona
dove
suole
infiltrarsi
Montuori
in
diagonale
da
sinistra
a
destra
.
Per
questo
ho
citato
Viani
:
il
Gippone
si
è
superato
a
Firenze
e
soprattutto
ha
superato
Bernardini
.
Fulvio
mi
scusi
se
parlo
schietto
.
I
viola
hanno
perso
con
tanto
scarto
per
un
semplice
motivo
tattico
:
che
il
Milan
aveva
un
uomo
libero
dietro
e
a
lato
dell
'
ultimo
marcatore
(
Zannier
,
che
stava
su
Rozzoni
)
.
La
Fiorentina
aveva
a
sua
volta
un
libero
,
ma
non
era
a
fianco
dell
'
ultimo
marcatore
(
Rosetta
su
Bean
)
:
gli
stava
davanti
,
tra
Schiaffino
,
Cucchiaroni
e
Bredesen
.
Il
libero
della
Fiorentina
era
Chiappella
,
e
fra
quei
clienti
ha
finito
per
scoppiare
(
come
sarebbe
scoppiato
chiunque
)
.
Rosetta
è
stato
intelligente
e
generoso
,
ma
Bean
lo
dominava
in
dinamismo
:
se
Bernardini
avesse
osato
farlo
proteggere
meglio
,
non
l
'
avrebbero
piantato
tante
volte
.
E
l
'
equilibrio
difensivo
della
Fiorentina
sarebbe
stato
più
costante
.
Questo
è
l
'
errore
di
Bernardini
.
Da
questo
errore
sono
indotto
a
spiegare
il
crollo
della
Fiorentina
,
che
non
seppe
mutare
un
solo
schema
all
'
attacco
,
incappando
ogni
volta
in
Bergamaschi
.
Il
Milan
incominciò
da
pari
a
pari
con
la
Fiorentina
,
e
io
scrupolosamente
annotai
che
la
sua
era
presunzione
.
Poi
vidi
come
gli
uomini
erano
schierati
,
come
si
prodigavano
Schiaffino
e
i
compagni
dietro
il
suo
esempio
.
Allora
compresi
la
tattica
di
Viani
,
ammirandola
molto
.
Oh
,
intendiamoci
:
non
basta
un
particolare
tattico
a
spiegare
tutto
:
c
'
entra
-
e
come
!
-
l
'
apporto
degli
uomini
,
da
una
parte
e
dall
'
altra
:
e
gli
uomini
migliori
sono
apparsi
i
milanesi
.
Dal
portiere
,
via
via
,
all
'
estrema
sinistra
.
Soldan
si
è
fatto
onore
,
a
dispetto
di
qualche
uscita
un
poco
matta
;
Sarti
invece
è
mancato
in
più
occasioni
,
quasi
gli
avvenisse
di
astrarsi
dall
'
azione
.
Magnini
è
stato
superato
più
volte
in
dribbling
da
Cucchiaroni
,
che
è
molto
bravo
,
e
però
nel
dribbling
esagera
,
rischiando
a
volte
di
passare
per
uno
che
vuole
irridere
(
e
allora
rimedia
le
cianchettate
dei
malvagi
)
;
Maldini
,
invece
,
è
stato
assai
più
bravo
(
fin
troppo
disinvolto
in
certe
avanzate
)
.
Il
caro
,
vecchio
Rosetta
ha
dovuto
stringere
i
denti
per
reggere
alla
men
peggio
a
Bean
;
Zannier
,
per
contro
,
non
ha
mai
consentito
a
Rozzoni
di
smarcarsi
(
Rozzoni
ha
tirato
molto
,
senza
mai
minacciare
Soldan
)
.
Segato
è
rimasto
in
zona
,
e
nella
sua
zona
poco
avveniva
.
Beraldo
ha
seguito
invece
Julinho
e
,
non
sempre
in
forma
liliale
,
si
è
cavato
d
'
impaccio
per
il
meglio
.
Fontana
è
stato
costantemente
su
Montuori
,
opponendosi
in
tackle
alle
folli
danze
di
quel
gran
virtuoso
del
dribbling
.
Ma
,
quando
Fontana
perdeva
il
tackle
,
entrava
Bergamaschi
,
e
Montuori
veniva
puntualmente
neutralizzato
.
Chiappella
ha
sbagliato
a
vagare
senza
l
'
appiglio
di
un
avversario
ben
determinato
.
Si
è
sfiatato
,
correndo
a
quel
modo
;
ha
visto
doppio
;
ha
persino
perduto
la
calma
e
picchiato
Viani
,
senza
una
ragione
plausibile
.
Orzan
è
stato
su
Bredesen
e
ha
reso
assai
meno
di
Bergamaschi
,
uno
dei
migliori
in
campo
.
Per
quanto
concerne
gli
attacchi
,
Julinho
è
riuscito
a
smarcarsi
una
sola
volta
(
tiro
di
sinistro
,
bloccato
bene
da
Soldan
)
.
Mariani
,
invece
,
ha
praticamente
fatto
segnare
due
reti
(
la
prima
e
l
'
ultima
,
che
era
già
fatta
quando
intervenne
Bean
)
:
ha
sbagliato
parecchio
,
Mariani
,
ma
più
di
Julinho
ha
reso
senz
'
altro
.
Bredesen
è
stato
a
volte
un
po
'
rozzo
nei
palleggi
,
però
non
si
è
mai
fermato
:
dal
centro
campo
all
'
attacco
,
sino
a
far
morire
Orzan
.
Gratton
-
proseguo
nei
giudizi
paralleli
-
fece
benissimo
all
'
inizio
,
poi
seguì
le
sorti
della
squadra
(
e
il
rapporto
si
può
agevolmente
invertire
)
:
sbagliò
una
palla
-
gol
e
non
riuscì
mai
a
fermare
Schiaffino
(
figuriamoci
!
)
.
Rozzoni
si
è
dannato
l
'
anima
.
È
anche
un
po
'
pretenzioso
,
in
certi
atteggiamenti
individualistici
,
ma
almeno
è
pratico
:
tira
a
rete
.
Più
dinamico
di
lui
è
stato
Bean
:
ha
fatto
molto
ansimare
Rosetta
,
ha
giocato
per
i
compagni
,
avrebbe
potuto
segnare
altre
due
reti
,
oltre
a
quelle
che
fece
segnare
...
a
Rosetta
e
che
rubò
a
Mariani
,
con
una
zampata
galeotta
,
ma
tempestiva
.
Bean
è
qualcuno
,
senz
'
altro
.
Il
confronto
Schiaffino
-
Montuori
non
è
possibile
:
l
'
uno
ha
funzionato
da
regista
a
centro
campo
e
ha
per
giunta
segnato
una
stupenda
rete
;
l
'
altro
ha
funzionato
da
punta
avanzata
,
senza
mutare
uno
schema
che
è
uno
,
e
non
segnando
affatto
(
pur
dibattendosi
molto
,
da
quel
gagliardo
peperino
che
conosciamo
)
.
Cucchiaroni
è
sicuramente
un
campione
,
e
Bizzarri
una
riserva
del
modesto
,
ma
utile
,
Prini
.
Bizzarri
andava
espulso
,
per
avere
tirato
tre
o
quattro
volte
alle
gambe
di
Cucchiaroni
(
passato
ala
destra
nella
ripresa
)
con
la
precisa
intenzione
di
fargli
male
.
L
'
arbitro
Lo
Bello
ha
espulso
Montuori
,
come
era
giusto
,
e
Viani
,
e
poi
non
ha
osato
farli
seguire
da
Bizzarri
:
certo
per
non
indispettire
il
pubblico
.
Il
quale
è
passato
da
una
quasi
legittima
esaltazione
(
«
chi
tocca
i
viola
muore
»
)
all
'
ammirazione
più
sportiva
e
sincera
per
il
Milan
,
applaudito
talora
a
scena
aperta
.
Senza
dubbio
il
pubblico
fiorentino
è
stato
superiore
ai
suoi
atleti
:
ha
capito
l
'
incontro
e
quindi
anche
la
sconfitta
;
ha
saputo
perdere
meglio
,
con
molta
dignità
e
intelligenza
.
Il
gioco
realizzato
dalle
due
squadre
ha
raggiunto
a
tratti
un
livello
tecnico
molto
pregevole
.
Meglio
impostato
tatticamente
,
il
Milan
ha
retto
alle
arrembanti
girandole
viola
dell
'
inizio
ed
è
passato
una
volta
nel
primo
tempo
,
bissando
agevolmente
nella
ripresa
.
Mariani
e
Bean
hanno
mancato
tre
palle
-
gol
.
Da
parte
fiorentina
,
il
solo
Gratton
ha
mancato
una
palla
-
gol
degna
di
questo
nome
,
cogliendo
a
volo
un
rimpallo
fuori
da
una
mischia
su
angolo
.
Subìto
il
primo
gol
,
la
Fiorentina
ha
tentato
l
'
assedio
alla
porta
milanista
,
senza
prendere
le
debite
precauzioni
in
difesa
e
offrendosi
in
tal
modo
al
contropiede
.
Dopo
la
terza
rete
,
la
Fiorentina
non
è
più
esistita
come
squadra
:
e
i
suoi
giocatori
più
logori
nel
sistema
nervoso
si
sono
screditati
,
lanciandosi
contro
Viani
e
partecipando
all
'
acciaccapesta
del
28'
.
Viani
era
entrato
in
campo
per
soccorrere
Cucchiaroni
,
malamente
scarponato
,
come
si
è
detto
,
e
inveiva
a
Bizzarri
,
il
reo
,
mentre
Busini
lo
tratteneva
;
irruppe
Chiappella
a
rifilargli
un
cazzotto
;
poi
gli
volò
addosso
Montuori
.
Víani
torreggiava
gigantesco
nel
bailamme
:
omarini
furenti
schizzavano
lontano
da
lui
come
botoli
azzannati
da
un
cinghiale
,
Viani
pareva
Porthos
in
alcune
celebri
scene
di
pestaggio
care
a
Dumas
.
Infine
,
Lo
Bello
afferrò
Montuori
e
lo
portò
via
di
peso
(
molto
bravo
ed
energico
,
il
nostro
uomo
)
.
Entrarono
i
carabinieri
e
sedarono
l
'
incidente
.
Il
pubblico
fece
rumore
,
non
altro
;
fu
anzi
correttissimo
.
E
qui
finisce
il
commento
,
fin
troppo
breve
,
del
grande
folgorante
successo
milanista
.
StampaQuotidiana ,
Quando
la
capsula
dell
'
«
Apollo
13
»
si
è
dolcemente
posata
sulle
acque
del
Pacifico
,
una
nuova
fiducia
è
spuntata
nel
cuore
degli
uomini
,
come
uno
splendido
fiore
in
una
steppa
desolata
.
Un
mondo
tormentato
da
problemi
e
inquietudini
di
ogni
genere
,
dilaniato
da
conflitti
sociali
,
razziali
,
ideologici
,
da
catastrofi
e
guerre
,
minacciato
nelle
sue
stesse
condizioni
naturali
di
sopravvivenza
,
ha
avuto
un
attimo
di
sollievo
perché
gli
è
balenata
dinanzi
una
prospettiva
favorevole
.
Forse
domani
dimenticherà
tutto
questo
,
ricadrà
nella
tensione
angosciata
che
lo
caratterizza
e
tornerà
alle
sue
preoccupazioni
e
alle
sue
lotte
quotidiane
.
Ma
,
forse
,
quell
'
esile
fiore
non
sarà
germogliato
invano
nella
sua
breve
stagione
:
durerà
nel
ricordo
dei
molti
o
dei
pochi
che
ne
avranno
tratto
un
insegnamento
.
Una
vittoria
dell
'
uomo
e
della
solidarietà
umana
:
così
viene
quasi
universalmente
definito
il
felice
ritorno
degli
uomini
dell
'
«
Apollo
13
»
.
Ma
l
'
uomo
deve
ogni
giorno
registrare
sconfitte
dolorose
;
e
una
sconfitta
è
,
nel
suo
complesso
,
la
spedizione
dell
'
«
Apollo
13
»
.
La
solidarietà
umana
,
proclamata
a
gran
voce
da
filosofi
,
teologi
e
uomini
di
tutte
le
parti
,
si
riduce
spesso
a
una
etichetta
ideologica
,
a
un
pretesto
polemico
che
rimane
inoperante
nella
maggior
parte
dei
casi
.
La
conclusione
umanamente
felice
dell
'
impresa
spaziale
è
,
vista
a
mente
fredda
,
solo
una
mezza
vittoria
,
la
vittoria
su
di
un
insuccesso
.
Eppure
questa
mezza
vittoria
rende
più
fiduciosi
di
quanto
avrebbe
fatto
una
vittoria
completa
.
Forse
perché
tre
uomini
,
tre
«
eroi
»
,
si
sono
salvati
?
Molti
uomini
muoiono
ogni
giorno
o
uccisi
dalle
guerre
o
per
disgrazia
o
per
mostrare
la
loro
bravura
,
come
gli
scalatori
di
vette
.
Chiamare
«
eroi
»
gli
astronauti
è
vieta
retorica
:
l
'
eroe
è
un
essere
mitico
,
sovrumano
,
dietro
il
quale
gli
antichi
ponevano
sempre
una
divinità
benevola
,
pronta
a
sconfiggere
i
tranelli
della
divinità
ostile
.
I
tre
astronauti
sono
uomini
come
gli
altri
,
solo
disciplinati
e
addestrati
in
modo
speciale
e
messi
in
grado
di
superare
l
'
urto
delle
emozioni
,
vive
in
loro
come
nel
resto
del
genere
umano
.
Si
è
trattato
di
uno
«
spettacolo
»
appassionante
?
Ma
,
quando
si
è
annunziata
,
l
'
impresa
lunare
aveva
già
cessato
di
esser
«
spettacolo
»
;
era
apparsa
un
esercizio
di
routine
,
come
il
sèguito
di
uno
scavo
archeologico
o
di
un
esperimento
di
laboratorio
;
e
l
'
essere
ridiventato
spettacolo
non
è
certo
dovuto
a
una
curiosità
malsana
per
la
tragedia
.
Se
un
lume
di
speranza
,
un
germe
di
rinnovata
fiducia
nelle
sorti
future
,
è
nato
tra
gli
uomini
con
il
ritorno
degli
astronauti
,
è
perché
questo
ritorno
è
stato
una
vittoria
dell
'
intelligenza
umana
.
Di
un
'
intelligenza
che
non
si
consuma
nella
testa
o
nell
'
opera
di
un
individuo
isolato
,
sia
pure
geniale
,
ma
che
registra
e
prevede
,
disciplina
,
organizza
e
fa
continuamente
leva
sul
noto
per
affrontare
l
'
ignoto
.
Di
un
'
intelligenza
che
è
continuamente
in
lotta
con
il
caso
o
con
l
'
imprevisto
e
sa
affrontare
questa
lotta
con
strumenti
adeguati
.
Di
una
intelligenza
che
non
è
certo
superumana
od
onnipotente
,
perché
può
sbagliare
e
sbaglia
;
ma
proprio
perciò
è
fatta
di
lunghe
ricerche
,
di
lavoro
paziente
,
di
ordine
razionale
e
di
disciplina
.
È
quest
'
intelligenza
che
ha
riportato
gli
astronauti
sulla
Terra
in
condizioni
che
apparivano
disperate
.
È
quest
'
intelligenza
che
ha
creato
le
macchine
,
l
'
enorme
numero
di
aggeggi
indispensabili
per
il
loro
funzionamento
,
che
ha
insegnato
a
utilizzare
l
'
energia
che
le
anima
,
che
ha
preso
corpo
negli
elaboratori
elettronici
capaci
di
calcoli
istantanei
,
e
nei
«
simulatori
»
che
,
a
terra
,
hanno
consentito
di
riprodurre
le
condizioni
in
cui
gli
astronauti
si
trovavano
e
di
raccogliere
i
dati
indispensabili
per
guidarli
nella
manovra
.
La
stessa
intelligenza
ha
presieduto
a
quell
'
enorme
apparato
di
energie
umane
,
intellettuali
e
fisiche
,
che
ha
guidato
gli
astronauti
nel
loro
viaggio
e
alla
loro
salvezza
.
Il
grosso
pubblico
conosce
appena
il
nome
di
qualche
inventore
od
organizzatore
che
ha
avuto
una
parte
cospicua
in
questo
o
quell
'
aspetto
dell
'
impresa
:
ma
anche
l
'
opera
di
costoro
non
avrebbe
dato
frutto
fuori
dall
'
organizzazione
di
cui
fa
parte
.
E
tuttavia
questa
organizzazione
non
è
una
cosa
anonima
,
non
obbedisce
a
un
istinto
proprio
,
non
funziona
come
un
sistema
impersonale
,
ma
è
il
risultato
di
un
'
armonia
di
sforzi
,
rivolti
in
direzioni
multiple
e
tuttavia
convergenti
in
un
unico
disegno
comune
.
E
,
infine
,
la
stessa
intelligenza
ha
guidato
gli
astronauti
nei
loro
compiti
imprevisti
,
ha
frenato
il
loro
panico
e
le
loro
emozioni
,
e
li
ha
impegnati
all
'
impiego
di
tutte
le
energie
disponibili
.
La
solidarietà
che
li
ha
accompagnati
nel
mondo
è
stata
quindi
mobilitata
dal
fatto
che
la
loro
straordinaria
avventura
era
un
esperimento
cruciale
,
una
messa
a
prova
decisiva
,
delle
possibilità
che
l
'
intelligenza
umana
,
pur
nei
suoi
limiti
,
può
offrire
all
'
uomo
nel
futuro
.
Nessuno
si
è
preoccupato
che
fossero
in
ballo
la
Scienza
e
la
Tecnica
,
la
politica
delle
superpotenze
o
il
prestigio
di
una
di
esse
:
queste
preoccupazioni
avrebbero
scisso
e
disperso
l
'
attenzione
appassionata
degli
uomini
.
Si
trattava
solo
di
vedere
se
l
'
ingegno
umano
fosse
in
grado
di
superare
una
prova
difficile
,
se
ancora
si
potesse
fare
su
di
esso
qualche
affidamento
per
la
sorte
comune
.
Ebbene
,
la
prova
è
stata
superata
e
l
'
umanità
respira
di
sollievo
.
Che
i
voli
spaziali
continuino
o
no
,
che
le
ricerche
scientifiche
o
tecniche
si
concentrino
in
questo
campo
o
in
altri
,
non
è
la
cosa
più
importante
.
La
cosa
che
importa
veramente
è
che
l
'
intelligenza
umana
sia
uscita
vincitrice
da
una
prova
che
era
quasi
al
limite
delle
sue
forze
;
che
la
fiducia
negli
strumenti
e
negli
uomini
,
che
essa
riesce
a
forgiare
,
non
sia
andata
delusa
.
Si
è
rafforzata
la
speranza
che
un
'
intelligenza
capace
di
tanto
possa
anche
,
un
giorno
o
l
'
altro
,
sconfiggere
l
'
ignoranza
e
il
pregiudizio
,
l
'
odio
e
il
cieco
egoismo
,
la
violenza
brutale
e
il
calcolo
meschino
o
sbagliato
,
l
'
ingiustizia
e
la
lotta
fratricida
;
che
possa
convincere
l
'
uomo
a
non
distruggere
sconsideratamente
le
risorse
ambientali
di
cui
vive
e
addestrarlo
,
se
non
ad
una
fraternità
beatifica
,
ad
una
collaborazione
rispettosa
e
feconda
.
Che
una
tale
speranza
si
sia
affacciata
,
sia
pure
in
modo
più
o
meno
consapevole
,
nel
cuore
di
tante
persone
che
,
in
essa
e
per
essa
,
si
sono
sentite
solidali
,
è
già
un
fatto
positivo
.
Ma
una
speranza
non
basta
e
una
rinata
fiducia
non
deve
degradare
in
un
'
attesa
passiva
.
L
'
intelligenza
autentica
che
,
pur
con
le
sue
deboli
forze
e
con
i
suoi
interventi
saltuari
,
ha
reso
possibile
all
'
uomo
di
sopravvivere
su
questa
Terra
,
non
deve
sprecarsi
nella
ricerca
di
escogitazioni
brillanti
,
ma
ineffettuali
,
di
paradossi
volutamente
urtanti
,
di
utopie
semplificatrici
;
né
deve
degradarsi
a
giustificare
post
factum
gli
errori
degli
uomini
,
le
manifestazioni
caotiche
dei
loro
istinti
e
delle
loro
emozioni
o
le
loro
ridicole
pretese
sataniche
.
Deve
impegnarsi
in
tutti
i
campi
,
dall
'
economia
alla
politica
,
dall
'
arte
alla
scienza
,
dal
più
modesto
artigianato
alla
più
astratta
speculazione
,
in
progetti
concreti
,
in
realizzazioni
effettive
,
che
saranno
rese
possibili
solo
da
una
collaborazione
aperta
a
tutti
e
da
una
competizione
priva
di
invidia
.
StampaQuotidiana ,
Stamane
,
verso
le
dieci
,
nei
pressi
di
Cascina
Vica
,
cioè
a
pochi
passi
da
Rivoli
,
un
muletto
,
impauritosi
del
tram
che
sopraggiungeva
,
corse
attraverso
al
binario
e
,
incespicando
,
si
abbatté
a
terra
,
cosicché
la
motrice
,
invano
frenata
a
tutta
forza
,
gli
fu
sopra
,
stroncandolo
completamente
.
All
improvviso
sobbalzo
che
ne
ricevette
tutto
il
convoglio
,
si
unirono
le
alte
grida
strazianti
del
fanciullo
che
custodiva
...
così
bene
il
muletto
,
per
cui
una
vera
folla
di
passeggeri
,
sgomenti
,
atterriti
,
credendo
che
il
travolto
fosse
il
fanciullo
,
precipitò
dalle
vetture
;
qualche
donna
svenne
,
fu
insomma
un
episodio
di
paura
e
di
pietà
.
Accertata
la
realtà
del
caso
,
cominciarono
i
ragionari
dei
passeggeri
,
reduci
dal
bagno
emotivo
;
cominciò
il
quarto
d
ora
di
storia
del
muletto
,
diventato
vivo
nella
mente
e
nel
cuore
degli
uomini
!
Le
donne
specialmente
con
un
lungo
sospiro
di
soddisfazione
mormoravano
un
«
meno
male
!
si
tratta
soltanto
di
un
muletto
»
.
Un
soldato
fiorentino
,
solidamente
imboscato
,
faceva
notare
invece
,
come
ne
facesse
un
commosso
funebre
elogio
,
ch
i
muletto
poteva
,
costare
du
boni
fogli
da
mille
!
Oh
dimmi
la
verità
,
fiorentino
spirito
bizzarro
sotto
quel
grigio
-
verde
di
imboscato
eroico
palpita
un
generoso
cuore
di
negoziante
di
vaccine
,
cavalli
e
specie
affini
!
non
me
lo
negare
.
Ed
ora
che
sarà
di
te
,
povero
muletto
?
Non
sei
mai
stato
così
vivo
,
come
oggi
che
tu
sei
morto
!
non
altrimenti
avviene
per
gli
uomini
,
credilo
.
Domani
tu
sarai
portato
a
Torino
:
il
mercatante
dirà
di
te
che
eri
giovane
,
bello
e
gagliardo
,
che
sei
stato
reciso
da
morte
violenta
,
come
un
fiore
,
che
tu
non
eri
una
rozza
esausta
,
una
bestia
avvizzita
,
consunta
dai
malanni
,
come
si
suole
portare
al
macello
.
Con
quale
eloquenza
diranno
le
tue
lodi
i
mercatanti
,
o
povero
muletto
!
La
tua
giovinezza
e
floridezza
sarà
esaltata
.
E
una
nobiltà
nuova
ti
attende
sicuramente
:
tu
entrerai
,
fatto
a
brani
,
in
uno
spaccio
di
carne
equina
;
ma
che
mulo
?
cavallo
,
il
nobile
cavallo
sarai
,
altro
che
mulo
;
e
sarai
ricercato
,
pagato
stupidamente
bene
,
masticato
anche
da
aristocratiche
,
ignoranti
mascelle
;
guarda
un
po
quanto
onore
ti
attende
!
E
,
ahimé
,
anche
vitello
tu
diventerai
!
e
dico
ahimé
,
perché
,
uso
purtroppo
agli
intrugli
del
trattore
,
farse
sarò
una
tua
vittima
anch
io
.
Ecco
tu
entrerai
sotto
forma
di
una
bella
portata
di
vitello
,
stufatino
,
in
guazzetto
,
con
certi
intingoli
da
far
gola
all
Artusi
e
a
Stecchetti
.
Cameriere
!
ma
questa
carne
è
coriacea
,
è
tigliosa
,
è
immasticabile
!
Ma
che
?
È
vitello
sano
,
giovanissimo
,
e
che
vuole
?
tempi
grami
questi
e
poi
c
è
ancora
il
caldo
,
non
si
può
tenere
la
carne
sotto
pelle
,
per
la
necessaria
frollatura
,
ci
vuole
un
po
di
tolleranza
,
d
altronde
,
tenuto
calcolo
di
questo
difettuccio
,
noi
non
le
facciamo
pagare
la
porzione
di
vitello
che
miserabili
dieci
lire
.
Povero
muletto
,
la
morte
ti
ha
conferito
due
gradi
di
dignità
:
di
vitello
e
di
cavallo
,
il
nobile
amico
dell
uomo
;
i
mercatanti
si
contendono
la
tua
spoglia
,
i
consumatori
ti
pagano
imperialmente
:
non
rammaricarti
di
essere
morto
.
StampaQuotidiana ,
26
luglio
.
Quante
volte
in
questa
rubrica
ho
già
narrato
ciò
che
ricordo
d
'
Eleonora
Duse
?
Oggi
ho
finito
di
leggere
il
libro
d
'
Olga
Signorelli
su
lei
.
A
ogni
pagina
altri
ricordi
mi
apparivano
davanti
agli
occhi
.
È
un
libro
copioso
,
come
ha
detto
Alfredo
Panzini
lodandolo
;
ma
certo
è
il
libro
più
cordiale
e
probante
finora
scritto
su
quella
memorabile
donna
.
È
infatti
il
solo
libro
che
ce
la
mostra
dall
'
interno
,
non
dall
'
esterno
.
Eleonora
Duse
è
stata
un
'
attrice
stupenda
e
cordiale
,
ma
quieta
anche
nella
tragedia
,
di
pochi
gesti
e
di
poche
grida
,
tutta
misura
e
ritegno
,
e
solo
con
uno
sguardo
senza
nemmeno
muovere
il
volto
otteneva
ciò
che
altre
non
ottenevano
con
un
balzo
e
con
un
urlo
;
ma
come
donna
è
stata
complicata
,
irrequieta
ed
ansiosa
,
spesso
stonata
e
sfasata
,
ogni
anno
più
schiava
delle
parole
così
da
scambiarle
per
realtà
,
e
innamorata
del
dolore
,
vero
o
immaginario
,
proprio
o
altrui
,
come
l
'
ape
è
innamorata
del
fiore
.
Del
dolore
aveva
la
curiosità
e
,
oserei
dire
,
il
desiderio
.
Era
la
sua
nobiltà
:
il
suo
solo
snobismo
.
L
'
arte
è
dolore
;
l
'
amore
è
dolore
;
la
gloria
è
dolore
;
la
ricchezza
è
dolore
;
la
potenza
è
dolore
;
la
vita
,
insomma
,
è
dolore
.
Ed
ella
era
colma
di
vita
.
La
prima
volta
che
vidi
la
signora
Duse
fuori
di
scena
,
quando
cioè
le
fui
presentato
(
e
deve
essere
stato
verso
il
1895
)
,
la
trovai
per
terra
,
distesa
sopra
un
bel
tappeto
,
tra
molti
cuscini
.
Mi
invitò
a
sedermi
accanto
a
lei
su
un
altro
tappeto
:
che
,
in
Oriente
forse
,
ma
dalle
parti
nostre
non
è
un
esercizio
comodo
,
specie
quando
ci
s
'
ha
da
rialzare
.
Vedendo
che
titubavo
,
m
'
offrì
a
braccio
teso
uno
dei
suoi
cuscini
.
S
'
era
in
casa
di
fedeli
e
sottomesse
amiche
sue
,
in
via
Gregoriana
:
due
tedesche
,
Elena
Oppenheim
e
Maria
Zernitz
,
l
'
una
magra
e
l
'
altra
grassa
;
amiche
anche
di
molti
musicisti
,
Sgambati
,
Consolo
,
Gulli
,
Bossi
,
Baiardi
,
e
d
'
uno
scultore
,
Chiaradia
,
quello
della
statua
dorata
di
Vittorio
Emanuele
in
mezzo
al
monumento
capitolino
.
Spesso
,
se
veniva
a
Roma
e
non
recitava
,
la
Duse
scendeva
da
quelle
amiche
,
padrona
dispotica
d
'
ogni
loro
minuto
,
gesto
e
pensiero
.
Esse
dovevano
averle
mostrato
i
titoli
d
'
uno
o
due
articolucci
miei
di
letteratura
inglese
.
Supina
,
poggiando
la
nuca
sopra
le
palme
delle
mani
raccolte
a
conchiglia
:
Chi
è
il
maggior
poeta
inglese
vivente
?
mi
domandò
guardando
il
soffitto
.
Swinburne
,
risposi
.
So
che
avete
tradotto
qualche
cosa
di
lui
.
Recitatemelo
.
Non
lo
ricordo
a
memoria
.
Mi
guardò
di
traverso
,
un
occhio
su
e
l
'
altro
giù
,
come
per
misurare
la
mia
statura
,
seduto
.
Era
tale
e
quale
alla
Duse
in
scena
,
senza
tinture
;
ma
da
vicino
gli
anni
,
trentasei
o
trentasette
,
le
si
vedevano
tutti
.
Le
mani
(
l
'
ombra
di
Gabriele
d
'
Annunzio
mi
perdoni
)
non
erano
belle
;
ma
i
piedi
sì
,
piccoli
,
fini
,
ben
calzati
,
e
non
stavano
mai
fermi
.
Si
sa
quanto
è
spietato
lo
sguardo
d
'
un
giovane
appena
si
posa
sopra
una
donna
matura
,
specialmente
se
fino
allora
egli
ha
potuto
vederla
solo
da
lontano
su
un
trono
o
su
una
ribalta
,
e
lodata
e
applaudita
.
Per
capire
la
grande
poesia
bisogna
avere
sofferto
.
Voi
siete
troppo
giovane
per
avere
sofferto
.
Io
,
zitto
,
perché
ero
tentato
di
rispondere
:
«
Grazie
,
per
fortuna
»
,
con
una
punta
di
impertinenza
romanesca
.
Sentivo
su
me
gli
sguardi
delle
due
tedesche
,
le
quali
abbozzavano
un
sorriso
per
suggerirmi
che
dovevo
sorridere
anch
'
io
.
Nella
pausa
avevo
preso
una
sigaretta
.
La
signora
Duse
,
sempre
volta
al
soffitto
,
ricominciò
l
'
interrogatorio
:
Siete
innamorato
?
Me
lo
domandò
con
una
voce
bassa
e
grave
,
che
stillava
con
fatica
le
meste
sillabe
.
Un
confessore
che
mi
avesse
domandato
:
Quante
volte
?
o
un
medico
che
avvicinando
al
lume
il
termometro
scaldato
dalla
mia
ascella
,
m
'
avesse
detto
:
Trentanove
,
e
passa
,
non
avrebbero
avuto
un
tono
così
caldo
,
di
compassione
e
insieme
di
conforto
.
Ma
vedi
l
'
indifferenza
e
anche
il
pudore
della
gioventù
:
io
ero
seccato
non
lusingato
.
Risposi
:
Sarebbe
,
signora
mia
,
un
discorso
molto
lungo
,
e
accesi
la
sigaretta
.
La
Duse
si
rizzò
a
sedere
d
'
un
colpo
.
Qui
non
si
fuma
,
comandò
.
Le
due
amiche
accorsero
.
Una
portò
in
un
'
altra
camera
la
sigaretta
irriverente
.
L
'
altra
aprì
la
finestra
perché
quel
niente
di
fumo
svanisse
nel
cielo
di
Roma
.
Io
ero
in
piedi
.
Udii
da
terra
una
voce
fievole
quanto
un
sospiro
:
Che
ore
sono
?
,
e
poco
dopo
:
Tornate
presto
.
M
'
ha
fatto
piacere
conoscervi
.
Me
ne
andai
.
Ogni
parola
e
ogni
gesto
di
quel
nostro
primo
colloquio
sul
pavimento
mi
sono
rimasti
nella
memoria
perché
se
ne
parlò
e
riparlò
con
le
due
ospiti
della
signora
Duse
e
coi
loro
amici
.
Che
cosa
avrei
mai
dovuto
rispondere
a
simili
domande
,
inaspettate
e
,
soggiungevo
,
materne
?
Quelli
m
'
assicuravano
che
le
indagini
sulla
capacità
di
patire
e
d
'
amare
erano
in
lei
una
palese
prova
di
simpatia
.
L
'
anno
dopo
,
se
non
sbaglio
,
tornò
a
Roma
per
recitare
al
Valle
:
Fedora
,
Denise
,
Moglie
di
Claudio
,
Frou
-
Frou
,
Locandiera
,
Signora
delle
camelie
.
Non
perdevo
una
recita
,
non
perdevo
una
parola
di
lei
.
Li
davvero
ella
era
schietta
,
attenta
a
scarnire
e
a
semplificare
la
sua
recitazione
,
così
che
l
'
anima
del
personaggio
fosse
nuda
,
e
anche
quando
il
personaggio
mentiva
,
capace
di
farci
sentire
che
,
timido
o
spavaldo
,
mentiva
.
Anche
nella
menzogna
perciò
la
amavamo
,
così
lealmente
ce
la
confidava
.
Tanto
schietta
,
leale
e
nuda
era
in
scena
che
fuori
di
scena
,
in
un
salotto
o
in
una
gita
,
in
contatto
con
noi
laici
si
sentiva
che
era
impacciata
,
quasi
provasse
il
pudore
di
non
poter
esser
schietta
e
leale
e
nuda
come
quando
recitava
,
cioè
come
quando
era
Margherita
,
Fedora
,
Magda
o
Cesarina
.
E
si
metteva
a
parlare
difficile
con
parole
d
'
oracolo
,
prodigando
a
tutti
consigli
e
conforti
,
e
dimenticandosene
un
'
ora
dopo
.
Fuori
di
scena
,
insomma
,
la
Duse
veramente
recitava
.
Cogli
anni
,
i
capelli
bianchi
,
l
'
addio
all
'
amore
e
la
solitudine
,
fu
un
'
altra
cosa
;
e
certo
ammirevole
.
In
quella
stagione
,
nel
senso
che
alla
parola
stagione
danno
i
teatranti
,
abitava
al
Grand
Hôtel
e
il
suo
salotto
luminoso
era
sull
'
angolo
tra
la
via
delle
Terme
e
la
piazza
delle
Terme
.
Sopra
ogni
tavola
,
fiori
e
libri
:
libri
di
pensiero
,
molto
Nietzsche
e
molto
Maeterlinck
quell
'
anno
,
segnati
sui
margini
da
una
matita
impetuosamente
ammirativa
.
L
'
edizione
Bocca
di
Così
parlò
Zaratustra
,
ricordo
di
averla
veduta
segnata
con
la
matita
turchina
in
tutte
,
dico
tutte
,
le
pagine
,
da
capo
a
fondo
:
che
doveva
essere
stata
una
bella
fatica
.
Una
mattina
s
'
andò
a
Tivoli
.
Ernesto
Consolo
e
io
salimmo
a
prendere
la
signora
Duse
all
'
albergo
.
Ci
accolse
con
questo
ammonimento
:
Badate
,
oggi
non
voglio
soffrire
,
e
lo
disse
serrando
labbra
e
mascelle
come
avrebbe
potuto
dirlo
sedendosi
dal
dentista
.
Consolo
mi
guardò
.
Sapevamo
che
spesso
era
inutile
risponderle
perché
ella
già
pensava
ad
altro
.
Fu
gaia
,
giovanile
,
maliziosa
:
diciamo
,
Mirandolina
.
Dopo
colazione
si
pensò
,
naturalmente
,
d
'
andare
a
Villa
d
'
Este
.
Ve
l
'
ho
dichiarato
.
Oggi
non
voglio
soffrire
.
A
Villa
d
'
Este
?
Non
capite
niente
:
a
Villa
d
'
Este
io
ci
sono
già
stata
,
e
sillabò
le
parole
come
dicesse
che
non
bisognava
destare
i
morti
.
Né
l
'
uno
né
l
'
altro
si
osò
domandarle
:
Con
chi
?
Aveva
mutato
faccia
,
s
'
era
alzata
e
ci
aveva
voltato
le
spalle
perché
non
le
leggessimo
il
volto
.
Deve
avere
riveduto
Gabriele
d
'
Annunzio
in
quel
tempo
(
la
Signorelli
precisa
,
nell
'
autunno
del
1896
)
;
ma
non
è
vero
che
andando
a
salutarla
sul
palcoscenico
del
Valle
dopo
la
Signora
delle
camelie
D
'
Annunzio
la
apostrofasse
con
queste
parole
:
Oh
grande
amatrice
!
Fu
una
delle
tante
facezie
dei
romani
sciccosi
,
oziosi
e
invidiosi
contro
D
'
Annunzio
trionfante
e
contro
quello
che
allora
essi
stimavano
il
pomposo
parlare
di
lui
.
Amatrice
è
un
paesotto
dell
'
Aquilano
presso
Cittaducale
,
e
matriciani
allora
erano
chiamati
a
Roma
gl
'
incettatori
e
i
venditori
di
erbaggi
,
dalle
carote
alle
cipolle
.
Nemmeno
credo
che
molti
anni
dopo
,
spento
il
fuoco
,
ritrovandola
a
Milano
per
caso
in
un
albergo
egli
le
dicesse
come
s
'
afferma
in
questo
libro
:
Quanto
mi
avete
amato
!
D
'
Annunzio
,
per
quanto
sicuro
e
soddisfatto
si
mostrasse
di
sé
,
ha
avuto
sempre
,
parlando
delle
donne
che
ha
amate
,
e
specialmente
se
l
'
amore
era
tramontato
da
anni
,
e
più
verso
la
signora
Duse
,
un
riguardo
,
anzi
un
rispetto
inconciliabile
con
la
fatua
vanità
di
quella
frase
.
Può
darsi
che
a
Olga
Signorelli
l
'
abbia
ripetuta
la
stessa
Duse
immaginandosi
di
averla
proprio
udita
da
quel
crudele
,
tanto
bene
le
parole
riassumevano
l
'
abnegazione
di
lei
e
la
finale
indifferenza
di
lui
.
Così
sono
certo
che
D
'
Annunzio
mostrò
alla
Duse
il
manoscritto
del
Fuoco
molto
prima
di
pubblicarlo
,
e
la
persuase
che
ella
,
anche
se
l
'
impresario
Schurmann
e
altri
pettegoli
le
dicevano
il
contrario
,
vi
splendeva
d
'
una
bellezza
più
durevole
della
bellezza
fisica
.
Olga
Signorelli
pubblica
la
lettera
di
Eleonora
Duse
a
Schurmann
:
«
Poco
fa
non
v
'
ho
detto
la
verità
.
Conosco
il
romanzo
,
e
ne
ho
autorizzata
la
stampa
,
perché
la
mia
sofferenza
,
qualunque
essa
sia
,
non
conta
quando
si
tratta
di
dare
un
altro
capolavoro
alla
letteratura
italiana
.
E
poi
ho
quarant
'
anni
...
e
amo
!
»
(
Molte
lettere
d
'
Eleonora
Duse
sono
pubblicate
in
questo
libro
,
ansimanti
e
sgrammaticate
.
Anche
nella
scrittura
par
di
vederla
recitare
,
con
quelle
tante
sottolineature
per
dire
che
lì
alza
la
voce
,
con
quei
tanti
a
capo
,
che
corrispondono
a
gesti
recisi
,
con
quei
tanti
puntini
che
significano
le
pause
di
silenzio
o
i
sospiri
.
)
Nella
primavera
del
'97
o
del
'98
ero
a
San
Giacomo
di
Spoleto
quando
da
Francavilla
mi
telegrafò
D
'
Annunzio
d
'
andare
il
giorno
dopo
a
incontrarlo
ad
Assisi
nell
'
albergo
del
Subasio
.
Vi
arrivai
nelle
prime
ore
del
pomeriggio
in
bicicletta
(
allora
anche
D
'
Annunzio
andava
in
bicicletta
e
nel
'96
mi
scriveva
:
«
Son
tornato
da
Milano
con
una
bicicletta
!
Con
una
Humber
!
Dalla
mattina
alla
sera
vado
pedalando
.
E
verrò
nell
'
Umbria
su
questo
leggero
cavallo
d
'
acciaio
.
Ave
»
)
.
Sulla
porta
del
Subasio
trovai
Angelo
Conti
.
Anch
'
egli
era
stato
convocato
per
telegrafo
,
e
mi
spiegò
perché
.
Nell
'
albergo
era
anche
la
Duse
,
e
D
'
Annunzio
era
venuto
a
mostrarle
la
prima
parte
del
manoscritto
del
Fuoco
,
ravvolto
,
s
'
intende
,
in
un
lembo
di
damasco
rosso
.
Era
stata
lei
a
chiederglielo
,
poiché
tutti
già
possedevamo
le
chiavi
di
quel
romanzo
e
sapevamo
che
in
Stelio
era
adombrato
lo
stesso
poeta
quale
egli
sperava
d
'
essere
o
d
'
apparire
,
in
Foscarina
nomade
e
disperata
la
Duse
,
in
Daniele
Glauro
Angelo
Conti
,
in
alcuni
tratti
di
Donatella
Arvale
Giulietta
Gordigiani
,
e
via
dicendo
?
Oppure
egli
stesso
,
pensando
che
qualche
frase
sulla
bellezza
un
poco
sfiorita
dell
'
attrice
potesse
offenderla
,
e
fidando
nell
'
intelligenza
di
lei
e
nella
bellezza
del
monumento
che
con
quel
romanzo
egli
le
innalzava
e
le
offriva
,
aveva
voluto
prevenire
e
placare
ogni
risentimento
della
vanità
?
«
I
segni
delicati
che
partivano
dall
'
angolo
degli
occhi
verso
le
tempie
,
e
le
piccole
vene
oscure
che
rendevano
le
palpebre
simili
alle
violette
,
e
l
'
ondulazione
delle
gote
e
il
mento
estenuato
e
tutto
quello
che
non
poteva
mai
più
rifiorire
...
»
Non
le
vedevano
tutti
queste
prime
offese
degli
anni
?
E
proprio
Eleonora
Duse
che
anche
per
entrare
in
scena
rifiutava
ogni
liscio
,
ogni
rossetto
,
ogni
cipria
,
tanto
amava
la
verità
,
anzi
,
com
'
ella
diceva
,
la
sua
verità
,
si
sarebbe
offesa
?
A
quale
altra
attrice
sicura
del
proprio
valore
ma
anche
sicura
di
scomparire
tutta
dalla
memoria
degli
uomini
man
mano
che
fossero
morti
e
scomparsi
coloro
che
l
'
avevano
veduta
,
ascoltata
,
applaudita
e
avevano
per
una
sera
creduto
che
la
sua
voce
e
il
suo
volto
fossero
la
voce
stessa
e
il
volto
stesso
dell
'
amore
,
della
rivolta
,
della
gioia
,
della
fede
,
della
voluttà
,
della
speranza
,
il
destino
offriva
insieme
il
compenso
e
l
'
orgoglio
di
sapersi
salvata
per
sempre
in
pagine
tanto
ardenti
e
sonanti
?
A
queste
domande
né
quel
giorno
né
poi
ho
saputo
rispondere
.
Certo
è
che
D
'
Annunzio
pregava
Conti
e
me
di
aspettare
in
albergo
una
sua
chiamata
.
Eravamo
lì
per
calmare
l
'
ira
e
i
sospetti
della
sua
amica
,
o
per
tenere
a
lei
e
a
lui
un
'
affettuosa
e
lieta
compagnia
?
S
'
andò
in
San
Francesco
e
si
tornò
.
Hanno
chiesto
di
noi
?
No
,
hanno
ordinato
il
tè
.
S
'
andò
a
passeggio
fino
in
piazza
del
Municipio
,
e
si
tornò
.
Hanno
chiesto
di
noi
?
No
,
pranzano
in
camera
.
Conti
e
io
si
pranzò
sulla
terrazza
,
poi
si
riuscì
a
passeggiare
sul
prato
davanti
alla
basilica
superiore
,
ché
così
il
direttore
sapeva
occorrendo
dove
trovarci
.
A
mezzanotte
rientrammo
.
Non
hanno
chiamato
più
.
La
mattina
dopo
verso
le
undici
dissi
addio
ad
Angelo
Conti
:
Se
Gabriele
ti
domanda
di
me
,
digli
che
l
'
ho
aspettato
per
ventiquattr
'
ore
.
Aspettalo
fino
a
stasera
.
No
,
vado
a
colazione
a
Foligno
da
un
amico
.
Sii
buono
,
aspetta
.
Ma
io
me
ne
andai
,
ché
in
bicicletta
giù
per
la
discesa
par
di
volare
.
Il
Fuoco
me
lo
sono
letto
due
anni
dopo
,
e
della
«
sofferenza
»
della
signora
Duse
per
quelle
che
allora
le
tenere
amiche
di
lei
e
i
nemici
di
D
'
Annunzio
chiamavano
ingiurie
,
ho
pensato
e
penso
che
ella
si
sia
consolata
non
solo
in
quelle
ventiquattr
'
ore
di
clausura
assisiate
col
suo
poeta
,
ma
anche
tutte
le
volte
che
poi
,
mettendosi
una
mano
sul
cuore
,
ella
ha
potuto
parlare
del
suo
dolore
per
quell
'
affronto
.
Angelo
Conti
,
cioè
Daniele
Glauro
,
parlando
del
Fuoco
e
della
Duse
,
si
grattava
la
barba
rossa
e
bianca
:
Come
fa
la
signora
Duse
a
lagnarsi
così
?
Me
,
in
questo
libro
,
fino
dalle
prime
pagine
Gabriele
m
'
ha
chiamato
fervido
e
sterile
.
Mi
lagno
io
?
Ma
Angelo
era
filosofo
e
considerava
le
donne
dipinte
da
Giorgione
o
da
Tiziano
,
fossero
anche
state
cortigiane
,
più
sicure
e
più
costanti
delle
donne
vive
anche
illustri
.
StampaQuotidiana ,
Belfast
,
15
gennaio
1958
-
IRLANDA
DEL
NORD
-
ITALIA
:
2-1
.
NOTE
:
Mite
pomeriggio
di
sole
.
Terreno
in
ottime
condizioni
.
35.000
spettatori
(
cifra
ufficiale
)
.
Al
35'
del
primo
tempo
il
dottor
Foni
ha
spostato
Corradi
a
destra
e
Vincenzi
a
sinistra
.
Al
23'
della
ripresa
l
'
arbitro
ha
espulso
Ghiggia
per
aver
scalciato
,
a
terra
,
il
terzino
McMichael
.
Al
30'
della
ripresa
,
Costa
centro
,
Montuori
ala
sinistra
,
Pivatelli
ala
destra
.
Angoli
3
a3
(
l
a
l
)
.
Deve
esistere
una
nemesi
anche
nella
storia
spicciola
delle
pedate
.
La
nemesi
si
è
messa
all
'
opera
quando
già
speravamo
di
farla
franca
.
E
l
'
Irlanda
del
Nord
,
squallida
provincia
britannica
senza
giocatori
militanti
sul
suo
territorio
,
lascia
a
casa
l
'
Italia
dai
campionati
mondiali
,
che
la
videro
vittoriosa
due
volte
su
cinque
.
A
pensarci
,
è
abbastanza
iniquo
.
Ma
certo
il
calcio
italiano
ha
fatto
poco
o
nulla
per
meritarsi
il
viaggio
in
Svezia
.
Sul
suo
cadaverone
brulicano
le
nostre
nostalgie
,
soffia
il
nostro
livore
,
brucia
il
nostro
amor
proprio
offeso
per
nostra
colpa
.
Siamo
tornati
all
'
anno
zero
.
Forse
non
riusciremo
a
cavarcene
fuori
.
Il
calcio
diverrà
mero
spettacolo
per
folle
di
bocca
buona
.
Alle
folle
bisogna
pur
dare
circensi
.
Molti
ricchi
in
Italia
provvederanno
.
Funzioni
educative
,
il
calcio
ne
ha
ben
poche
.
E
quanto
a
fonte
di
prestigio
,
meglio
non
parlarne
.
Dal
calcio
sono
venute
tante
vergogne
al
nostro
Paese
nel
dopoguerra
,
che
un
legislatore
illuminato
farebbe
saggia
cosa
a
sopprimerlo
.
Ma
queste
sono
fanfaluche
di
un
cronista
sportivo
affetto
da
vogliuzze
moralistiche
.
Ora
stiamo
ai
fatti
:
il
riferirne
subito
significa
dimenticarli
presto
.
È
un
trucco
psicologico
ma
di
efficacia
ormai
collaudata
.
Tanto
,
a
chi
avventarsi
?
Così
stanno
le
cose
,
così
vanno
e
andranno
.
Domenica
riprende
il
campionato
.
Evviva
!
Quando
si
segue
una
squadra
italiana
,
gli
indizi
oscuri
della
precoscienza
affiorano
contraddittori
al
punto
da
non
doversi
ascoltare
mai
.
Ho
imparato
a
mie
spese
.
E
sentivo
che
a
Belfast
saremmo
venuti
per
briscole
,
e
anche
lo
dissi
.
Ma
poi
,
entrato
nel
clan
azzurro
,
disperare
mi
sarebbe
parso
tradire
.
Così
ci
si
trova
fra
gente
cutanea
come
la
nostra
.
E
cercai
allora
diversivi
tecnici
(
come
si
dice
)
.
Considerai
la
relativa
modestia
degli
irlandesi
e
la
necessità
di
stringerci
in
difesa
se
volevamo
dare
alla
squadra
un
assetto
almeno
omogeneo
.
Tornai
a
sperare
nel
palleggio
dei
sudamericani
e
nella
grintosa
potenza
della
difesa
chiusa
.
A
lume
di
logica
,
ne
indussi
che
potevamo
sperare
se
...
la
nostra
difesa
avesse
resistito
all
'
arrembaggio
iniziale
degli
irlandesi
,
che
sono
soprattutto
dinamici
.
La
difesa
,
ahimè
,
non
ha
retto
all
'
arrembaggio
iniziale
degli
irlandesi
scatenati
,
ma
prima
ancora
della
difesa
è
mancato
l
'
attacco
.
Quando
Schiaffino
portava
sotto
la
palla
invitando
i
compagni
di
prima
linea
a
giocarla
,
le
più
belle
cose
si
vedevano
in
fatto
di
tocco
,
dribbling
,
controllo
:
ma
ogni
azione
,
procedendo
lentissima
,
stagnava
in
diversioni
laterali
:
cinque
,
sei
tocchi
orizzontali
abbiam
potuto
vedere
e
soffrire
nei
nostri
primi
approcci
.
I
nostri
sembravano
di
gran
lunga
i
padroni
del
campo
.
Il
molle
ed
esasperante
Pivatelli
pareva
muoversi
però
sulle
grucce
,
nel
fitto
schieramento
difensivo
degli
«
irish
»
:
all
'
11'
ebbe
una
palla
-
gol
da
Montuori
e
,
fuori
causa
il
portiere
,
per
un
'
uscita
incauta
e
intempestiva
,
zappò
il
terreno
senza
toccare
la
palla
!
Al
15'
,
ancora
Montuori
riuscì
a
scartare
tutti
,
infilandosi
nel
centro
dell
'
area
e
poi
,
forse
stremato
,
a
portiere
di
nuovo
fuori
causa
,
toccò
a
lato
d
'
interno
destro
nel
più
ignobile
dei
modi
.
Costa
era
incerto
e
spaesato
all
'
estrema
sinistra
,
e
pochi
lo
cercavano
con
lanci
tesi
,
con
aperture
almeno
tempestive
.
Una
volta
discese
a
rete
e
sparò
fuori
anziché
dare
ai
compagni
schierati
in
linea
.
Fu
quello
il
primo
di
tre
tiri
imperfetti
,
ma
almeno
degni
di
questo
nome
.
Ghiggia
sosteneva
Schiaffino
avanzando
con
lui
in
assidui
palleggi
.
Purtroppo
,
nessuna
delle
azioni
costruite
con
tanta
elaborazione
riuscì
a
liberare
un
uomo
;
e
quando
parve
che
qualcuno
fosse
libero
,
allora
veniva
meno
il
tiro
,
o
la
precisione
,
o
ancora
la
potenza
necessaria
a
confondere
un
portiere
di
fortuna
,
sbulinato
e
incerto
(
il
titolare
Gregg
,
che
è
un
grande
campione
,
era
rimasto
a
Manchester
per
la
nebbia
)
.
Ogni
qualvolta
svaniva
un
'
azione
degli
azzurri
,
subito
incominciavano
i
guai
.
La
squadra
di
Foni
,
contaminazione
per
nulla
chiara
del
WM
in
difesa
e
del
Metodo
all
'
attacco
,
non
aveva
uomini
di
vera
interdizione
a
centro
campo
.
Schiaffino
solo
,
benché
il
suo
impegno
fosse
commovente
,
non
poteva
certo
bastare
alla
bisogna
.
Montuori
non
è
un
interditore
,
benché
ci
abbiamo
tutti
sperato
.
Danny
Blanchflower
lo
scherzava
negli
anticipi
e
sui
palloni
alti
.
Ogni
rimessa
del
loro
e
del
nostro
portiere
,
andava
regolarmente
agli
irlandesi
.
Talché
Bugatti
dovette
più
volte
rimettere
con
la
mano
,
costringendo
i
compagni
ad
elaborare
il
gioco
ancor
prima
che
convenisse
,
partendo
cioè
da
troppo
lontano
.
La
difesa
si
dispose
all
'
inizio
,
come
sembrava
logico
,
con
Ferrario
libero
e
Invernizzi
su
Simpson
.
Schiaffino
impegnava
da
solo
Peacock
e
Mcllroy
.
Vincenzi
teneva
abbastanza
bene
McParland
e
Corradí
si
disimpegnava
su
Bingham
assai
meglio
che
non
avesse
fatto
Cervato
.
Non
ho
capito
,
dunque
,
perché
Foni
abbia
inviato
Corradi
a
destra
:
forse
per
sua
richiesta
esplicita
?
Le
cose
preoccupanti
avvenivano
però
al
centro
dell
'
area
.
Ferrario
non
teneva
assolutamente
la
zona
:
seguiva
ciampicando
Simpson
,
che
lo
dirottava
,
astuto
,
lo
portava
lontano
.
Il
primo
goleador
irlandese
,
Mcllroy
,
poté
battere
da
quindici
metri
,
dopo
aver
ricevuto
un
tocco
di
Ferrario
in
grazioso
anticipo
su
Simpson
,
all
'
altezza
del
limite
,
dove
sarebbe
dovuto
essere
Invernizzi
.
Il
secondo
goleador
,
Cush
,
si
trovò
libero
in
area
,
e
al
centro
di
essa
,
su
di
un
lancio
da
almeno
quaranta
metri
di
Danny
Blanchflower
.
Quella
era
dunque
la
difesa
chiusa
invocata
da
tutti
e
assicurata
da
Ferrario
a
Foni
?
Dove
mai
era
andato
Ferrario
,
dov
'
era
Segato
?
Cush
arrestò
comodissimamente
la
palla
,
anzi
,
ebbe
l
'
esitazione
caratteristica
,
dopo
il
controllo
,
di
chi
teme
di
essere
in
fuori
gioco
:
poi
subito
esplose
un
bolide
che
Bugatti
fu
molto
bravo
,
anzi
eroico
a
parare
:
ma
sulla
respinta
-
inevitabile
-
del
nostro
sfortunato
portiere
,
non
un
difensore
azzurro
;
Cush
ebbe
ancora
tutto
il
tempo
di
riprendere
e
sparare
a
rete
a
colpo
sicuro
.
Tutto
questo
venne
perpetrato
in
mezz
'
ora
,
e
la
fatica
degli
attaccanti
(
prendi
e
porta
sotto
,
prendi
e
porta
sotto
)
divenne
vuota
e
velleitaria
e
spesso
anzi
sconsolante
.
I
sudamericani
avevano
ed
esibivano
tutto
,
fuorché
il
guizzo
per
liberarsi
e
il
tiro
per
concludere
.
Il
loro
reparto
,
in
cui
vaneggiava
melenso
e
legnoso
Pivatelli
,
pareva
un
distaccamento
del
nostro
calcio
sulla
luna
.
I
resti
della
squadra
si
affannavano
impotenti
davanti
a
Bugatti
e
denunciavano
in
ogni
mossa
il
sicuro
presentimento
della
disfatta
.
Poi
venne
il
riposo
e
sperammo
che
almeno
Foni
togliesse
di
mezzo
Pivatelli
,
spostando
Costa
al
centro
.
Foni
ci
arrivò
tardi
,
quando
venne
espulso
Ghiggia
.
Ma
di
che
fargli
colpa
,
pover
'
uomo
?
Era
già
bello
che
gli
azzurri
partissero
all
'
arrembaggio
,
che
Schiaffino
si
prodigasse
fino
allo
stremo
per
creare
l
'
occasione
buona
.
La
quale
venne
da
Invernizzi
(
povero
smarrito
"
macellarin
"
del
nostro
tifo
!
)
:
toccò
a
Ghiggia
e
questi
avanti
a
Montuori
,
verso
destra
:
il
cross
fu
bello
e
impeccabile
,
a
non
più
di
un
metro
d
'
altezza
:
Costa
era
al
centro
e
solo
davanti
a
Uprichard
:
da
sei
metri
sparò
d
'
esterno
destro
e
alzò
una
disgraziatissima
palla
a
campanile
:
ricadde
però
la
palla
incarognita
dall
'
effetto
e
Uprichard
vi
si
confuse
:
allora
Costa
gli
balzò
addosso
,
fuffignò
con
il
piede
fino
a
strappargliela
e
a
ficcarla
in
rete
.
Gli
irlandesi
del
pubblico
perdettero
subito
baldanza
.
Il
silenzio
calò
sullo
stadiolo
altrettanto
tetro
e
vecchio
della
città
di
Belfast
.
E
rinacque
la
nostra
speranza
.
Gli
azzurri
si
prodigavano
di
slancio
(
ma
quanto
slegati
!
)
.
Montuori
sfiorò
la
traversa
di
testa
,
su
angolo
.
Pivatelli
arrischiò
tre
altri
tiri
(
uno
solo
,
su
due
,
nel
primo
tempo
,
gli
era
riuscito
degno
:
di
destro
,
in
diagonale
dalla
destra
)
:
non
ebbe
però
né
abilità
né
fortuna
nel
tentarli
.
Iniziò
ancora
un
'
azione
dalla
destra
,
e
la
palla
passò
diagonalmente
-
nel
tombale
silenzio
dello
stadio
-
da
Pivatelli
a
Ghiggia
,
a
Montuori
,
a
Schiaffino
:
giunse
infine
a
Costa
,
che
si
trovava
a
cinque
soli
metri
dal
palo
,
e
quello
ignobilmente
vi
inciampò
sopra
!
Sul
conseguente
angolo
-
perché
incespicandovi
Costa
,
quella
palla
-
gol
fu
subito
spedita
sul
fondo
da
Cunningham
-
Ghiggia
tentò
una
sparata
fra
troppe
gambe
e
,
ripreso
anche
il
rimpallo
,
fu
anticipato
da
McMichael
e
Peacock
:
caddero
insieme
,
sul
limite
dell
'
area
,
e
Ghiggia
calciò
istericamente
da
terra
come
fanno
i
muletti
:
l
'
arbitro
era
a
due
passi
,
fischiò
subito
e
disse
:
fuori
.
Gli
azzurri
non
capivano
.
Noi
pure
.
Ghiggia
era
proprio
espulso
.
Uscito
Ghiggia
,
l
'
attacco
azzurro
ebbe
Costa
centravanti
,
Montuori
ala
sinistra
,
Pivatelli
ala
destra
.
Schiaffino
spese
gli
ultimi
spiccioli
per
recuperare
qualche
pallone
da
spedire
in
attacco
.
Ormai
era
tutto
finito
.
Gli
irlandesi
avevano
ripreso
animo
.
Delle
generose
sgroppate
di
Invernizzi
si
avvalsero
per
tornare
alla
carica
.
Ogni
loro
puntata
era
arrembante
per
la
nostra
difesa
.
Segnarono
pure
una
terza
rete
con
Simpson
al
39'
e
Zsolt
disse
no
,
per
fuori
gioco
(
che
a
me
non
pareva
)
.
La
difesa
azzurra
appariva
affranta
.
E
solo
calmo
era
Corradi
.
Ferrario
tentò
incursioni
senza
esito
all
'
attacco
.
Vincenzi
arraffava
su
Bingham
per
neutralizzarlo
alla
meno
peggio
.
I
laterali
erano
chiaramente
sopraffatti
dagli
interni
avversari
.
Premendo
gli
irlandesi
,
i
tre
rabicani
del
nostro
attacco
stavano
a
vedere
con
le
braccia
conserte
.
Schiaffino
deve
avere
sputato
l
'
anima
.
E
venne
l
'
ultimo
fischio
e
il
delirio
degli
irlandesi
liberati
dall
'
incubo
.
È
tutto
.
Degli
azzurri
va
senz
'
altro
onorato
Schiaffino
,
onesto
e
grande
campione
di
ventura
;
va
scusato
e
anzi
lodato
Bugatti
,
che
ha
salvato
un
gol
su
Simpson
,
nella
ripresa
,
e
avrebbe
anche
evitato
quello
di
Cush
se
qualcuno
lo
avesse
assistito
.
Il
tiro
di
Mcllroy
era
di
quelli
cui
mette
mano
anche
il
diavolo
.
Ghiggia
si
raccomanda
appena
per
l
'
inizio
,
non
per
la
calciatina
dell
'
isterico
che
gli
ha
causato
l
'
espulsione
.
Corradí
si
è
disimpegnato
senza
infamia
né
lode
.
Vincenzi
è
stato
promettente
all
'
inizio
:
poi
si
è
arrangiato
.
Montuori
ha
avuto
spunti
da
fenomeno
incompleto
,
quale
sappiamo
.
Poi
ci
sarebbe
voluto
Virgili
,
accanto
a
lui
,
per
scornare
da
toro
quelle
querce
.
Pivatelli
non
era
proprio
nel
giro
.
Degli
altri
abbiamo
detto
,
bene
o
male
.
Lasciar
solo
Ferrario
è
rivelare
al
mondo
un
vecchio
giocatore
senza
scatto
e
slegato
di
gambe
...
Gli
irlandesi
valgono
il
gagliardo
Belgio
che
ci
ha
umiliati
a
Bruxelles
.
Forse
sono
più
validi
in
mediana
,
non
però
di
moltissimo
.
Perdere
con
loro
non
è
davvero
esaltante
.
Ma
di
cosa
possiamo
dolerci
ormai
,
noi
italiani
?
Aspettiamo
Charles
di
ritorno
da
Israele
:
domenica
disputeremo
due
grandi
incontri
:
Roma
-
Juventus
e
Fiorentina
-
Padova
,
e
forse
sarà
in
campo
anche
Gratton
,
il
grande
assente
,
però
la
modesta
preziosa
e
potente
spalla
che
è
mancata
a
Schiaffino
in
centro
campo
.
Allegri
.
Meglio
esser
quarti
nel
bacino
del
Mediterraneo
che
ultimi
in
Svezia
.
Di
campionati
mondiali
ne
abbiamo
vinti
fin
troppi
.
Long
time
ago
:
che
in
piemontese
vuol
dire
:
al
tempo
del
cucco
.
StampaQuotidiana ,
Il
1970
termina
in
un
clima
politico
di
incertezza
e
di
disorientamento
non
minore
del
1969
,
di
quel
triste
dicembre
che
era
stato
funestato
dagli
oscuri
morti
di
piazza
Fontana
e
dall
'
improvviso
e
cupo
ritorno
della
violenza
.
Questa
volta
il
bilancio
delle
vittime
è
molto
meno
grave
:
la
dolorosa
morte
del
giovane
Saltarelli
non
potrebbe
essere
paragonata
alla
misteriosa
strage
della
banca
dell
'
Agricoltura
.
Ma
c
'
è
un
senso
di
amarezza
e
di
insicurezza
nell
'
aria
,
diffuso
un
po
'
dovunque
,
che
mette
a
nudo
tutti
i
terribili
e
insoluti
problemi
nazionali
;
il
fossato
fra
la
classe
politica
e
il
paese
,
già
delineatosi
nel
'68
e
accentuatosi
nel
'69
,
si
è
ulteriormente
approfondito
;
l
'
indifferenza
di
tanta
parte
della
pubblica
opinione
verso
le
vicende
governativo
-
parlamentari
di
Roma
rasenta
il
sarcasmo
o
il
cinismo
,
fino
ad
investire
lo
stesso
prestigio
delle
istituzioni
.
Allora
,
un
anno
fa
,
di
fronte
alle
bombe
di
piazza
Fontana
-
esplosione
di
quella
violenza
selvaggia
che
accomunava
le
estreme
extraparlamentari
e
quasi
sembrava
riassumere
la
degenerazione
dei
miti
contestativi
-
ci
fu
un
largo
movimento
popolare
di
ritorno
alla
democrazia
,
di
rinnovata
fiducia
nella
legalità
,
di
ansia
,
comune
anche
a
larghi
settori
della
classe
operaia
,
di
una
Repubblica
capace
di
difendere
l
'
ordine
,
di
imporre
la
maestà
della
legge
scaturita
dalla
guerra
e
dalla
liberazione
.
Il
negoziato
di
Rumor
per
riformare
l
'
intesa
a
quattro
cominciò
dal
gennaio
,
in
un
clima
che
era
pieno
di
difficoltà
ma
anche
di
speranze
;
il
tentativo
,
così
sottile
e
abile
,
di
un
uomo
come
Moro
fallì
solo
per
l
'
intransigenza
vaticana
sul
divorzio
(
un
'
intransigenza
non
ancora
sopita
)
.
Certo
si
constatarono
profonde
divergenze
fra
i
partiti
;
ma
un
minimo
di
«
lealtà
repubblicana
»
si
impose
su
tutti
i
motivi
di
divergenza
o
di
contrapposizione
,
e
su
quel
terreno
si
affrontò
la
riforma
,
rischiosa
ma
ormai
inevitabile
,
delle
regioni
,
ci
si
avvicinò
a
quelle
elezioni
locali
del
7
giugno
,
che
furono
felicemente
superate
,
con
un
risultato
complessivo
incoraggiante
per
la
democrazia
.
Ma
dopo
?
Dal
momento
in
cui
la
tensione
del
dicembre
'69
,
una
tensione
che
aveva
toccato
brividi
di
guerra
civile
,
apparve
scaricata
o
almeno
fortemente
attenuata
,
tutto
sembrò
nuovamente
in
discussione
o
in
pericolo
.
Dopo
il
7
giugno
del
'70
si
ripartì
da
zero
.
Il
governo
Rumor
fu
messo
in
crisi
dal
moto
centrifugo
dei
partiti
,
estrema
conseguenza
della
scissione
socialista
e
della
scissione
,
inconfessata
,
nella
democrazia
cristiana
;
i
compromessi
del
preambolo
Forlani
,
pur
realistici
e
accettabili
,
dettero
luogo
a
infiniti
equivoci
;
il
dissenso
circa
le
giunte
locali
si
aggravò
;
sulla
delimitazione
della
maggioranza
le
antitesi
apparvero
incolmabili
;
l
'
ombra
del
divorzio
si
fece
sentire
,
e
fu
forse
decisiva
per
le
stesse
repentine
dimissioni
del
presidente
Rumor
.
La
legislatura
,
salvata
miracolosamente
nella
primavera
,
sembrò
nuovamente
in
agonia
.
Fra
luglio
e
agosto
,
si
ebbe
una
crisi
profonda
,
una
crisi
che
non
risparmiò
nulla
e
nessuno
.
La
formula
del
quadripartito
di
emergenza
,
del
quadripartito
di
restaurazione
economica
e
finanziaria
,
incarnata
da
Colombo
,
apparve
a
tutti
gli
uomini
di
buona
volontà
come
l
'
unica
atta
ad
evitare
lo
scioglimento
delle
Camere
.
Il
governo
Colombo
iniziò
la
sua
opera
con
senso
congiunto
di
alacrità
e
di
responsabilità
.
Si
orientò
ad
affrontare
come
prioritaria
la
situazione
economica
,
che
era
allora
gravissima
(
ma
oggi
non
lo
è
meno
)
;
impostò
,
con
una
visione
globale
dei
problemi
,
la
tematica
del
decretone
.
L
'
improvvisa
ventata
ostruzionista
annullò
in
gran
parte
il
vantaggio
del
rimedio
,
la
celerità
:
in
pochi
mesi
i
problemi
che
il
decretone
doveva
avviare
a
soluzione
,
a
cominciare
dalle
mutue
,
si
aggravarono
anziché
attenuarsi
.
L
'
ondata
degli
scioperi
,
che
era
stata
contenuta
dai
primi
positivi
incontri
fra
governo
e
sindacati
,
riprese
con
un
ritmo
non
meno
convulso
e
assai
più
ingiustificato
dei
tempi
aspri
dell
'
autunno
caldo
.
Si
consolidò
l
'
abitudine
,
veramente
insensata
,
delle
agitazioni
per
le
cosiddette
riforme
(
nel
'69
ci
si
batteva
,
ed
era
tutt
'
altro
discorso
,
per
l
'
aumento
delle
retribuzioni
,
per
l
'
adeguamento
dei
livelli
operai
)
.
La
spirale
della
confusione
e
della
stanchezza
ha
ripreso
come
nel
dicembre
'69
e
senza
più
neppure
le
forze
di
reazione
o
di
riscossa
che
nel
'69
erano
emerse
dal
campo
democratico
e
socialista
.
Quasi
tutti
i
vantaggi
dell
'
ultimo
anno
sono
apparsi
illusori
;
solo
la
linea
di
stabilizzazione
monetaria
,
indubbia
benemerenza
del
governo
Colombo
,
ha
evitato
che
i
progressi
dell
'
autunno
caldo
fossero
vanificati
dal
moto
inflazionistico
.
Ma
se
la
situazione
della
moneta
è
buona
,
non
lo
è
altrettanto
quella
della
produzione
:
il
ritmo
degli
investimenti
è
stagnante
,
in
molte
aziende
le
assenze
recano
maggiori
danni
degli
scioperi
duri
di
un
anno
fa
,
una
nuova
fiammata
di
spontaneismo
anarco
-
maoista
paralizza
o
contraddice
anche
le
migliori
intenzioni
del
sindacalismo
organizzato
.
Diventa
sempre
più
difficile
reggere
alla
concorrenza
straniera
,
tenere
il
passo
con
l
'
Europa
.
E
il
rischio
,
il
rischio
più
grave
,
incombe
su
quelli
che
nel
brutto
linguaggio
di
oggi
si
chiamano
i
livelli
occupazionali
,
l
'
occupazione
cioè
di
mano
d
'
opera
,
minacciata
dai
dissesti
e
dalle
difficoltà
sempre
maggiori
,
quasi
angosciose
,
in
cui
versa
la
media
e
piccola
industria
.
Il
coraggioso
appello
di
La
Malfa
per
un
riesame
globale
della
condotta
economica
e
finanziaria
del
governo
,
in
occasione
della
pubblicazione
ormai
non
lontana
del
Libro
bianco
,
porterà
certamente
,
fra
gennaio
e
febbraio
,
a
quel
«
chiarimento
»
che
il
decretone
non
è
riuscito
a
raggiungere
.
Ma
i
problemi
politici
e
psicologici
di
fondo
non
si
risolvono
neppure
col
Libro
bianco
.
Occorre
che
il
paese
riacquisti
fiducia
nella
sua
classe
politica
;
ma
occorre
soprattutto
che
la
classe
politica
riacquisti
fiducia
in
se
stessa
,
riguadagni
quella
credibilità
che
è
ormai
compromessa
dalle
spietate
lotte
per
il
potere
,
a
cominciare
dalla
gara
per
il
Quirinale
.
Il
quadripartito
non
ha
alternative
,
almeno
in
questa
legislatura
.
Tutti
i
suoi
componenti
debbono
compiere
qualche
sacrificio
:
dal
comune
di
Milano
fino
al
governo
di
Roma
.
Ma
il
continuo
richiamo
verbalista
e
retorico
agli
«
equilibri
più
avanzati
»
,
caro
a
taluni
socialisti
del
Psi
,
è
destinato
soltanto
a
dissolvere
gli
equilibri
attuali
-
giunti
ormai
ad
un
punto
di
logoramento
oltre
il
quale
non
si
può
andare
-
senza
favorire
la
formazione
di
nessuna
nuova
alleanza
capace
di
reggere
.
Né
a
Milano
né
a
Roma
,
c
'
è
spazio
per
il
bipartito
:
il
bipartito
oggi
si
identificherebbe
con
l
'
apertura
al
Pci
(
e
proprio
dopo
i
fatti
di
Polonia
e
la
sentenza
di
Leningrado
!
)
.
È
nelle
peggiori
condizioni
di
equivoco
e
di
reticenza
reciproche
:
condizioni
negative
,
in
primo
luogo
,
per
il
Psi
.
A
proposito
di
socialisti
.
L
'
inconcludenza
paralizzante
degli
«
equilibri
più
avanzati
»
ci
fa
tornare
in
mente
una
formula
di
Enrico
Ferri
,
i
bei
tempi
dell
'
integralismo
,
verso
il
1906
:
«
Riforme
più
rivoluzione
diviso
due
»
.
Che
era
tutto
e
nulla
.
Il
peggior
nemico
del
socialismo
italiano
fu
e
rimane
il
massimalismo
:
l
'
ossequio
cioè
alle
formule
intransigenti
unito
ad
una
duplicità
insuperabile
sul
piano
dell
'
azione
.
Auguriamoci
tutti
che
non
si
debba
riparlare
una
seconda
volta
,
-
come
fece
un
socialista
galantuomo
dopo
il
'45
-
di
espiazione
massimalista
.
StampaQuotidiana ,
Vi
insegna
più
cose
un
modestissimo
cronista
che
Senofonte
coll
'
Anabasi
e
la
Catabasi
o
Tacito
cogli
Annali
.
La
storia
infatti
,
cosa
naturalmente
molto
seria
e
contegnosa
,
si
occupa
di
faccende
importanti
,
di
guerre
e
di
rivoluzioni
,
di
grandi
sconvolgimenti
,
non
può
abbassarsi
a
incidere
nelle
sue
tavole
bronzee
le
bazzecole
che
il
cronista
va
raccogliendo
a
piedi
o
in
bicicletta
lungo
le
strade
o
i
vicoletti
di
una
città
.
La
storia
vi
insegna
,
ad
esempio
,
chi
fu
che
sconfisse
veramente
Napoleone
a
Waterloo
e
vi
spiega
il
significato
del
leone
che
ricorda
l
'
epica
battaglia
,
ma
non
vi
insegna
a
suon
d
'
esempio
che
per
la
strada
conviene
guardarsi
d
'
attorno
,
che
è
pericoloso
scendere
dalla
vettura
in
moto
,
o
non
vi
mette
in
guardia
contro
l
'
ineffabile
giovane
elegante
che
deve
distribuire
una
valigia
di
biglietti
da
mille
,
e
intanto
vi
domanda
il
portafogli
mentre
gli
andate
a
comprar
le
pastiglie
per
la
tosse
.
E
queste
son
cose
di
una
certa
importanza
;
la
cronaca
,
la
quale
vi
racconta
a
ogni
piè
sospinto
del
sessantenne
che
è
investito
,
della
signora
borseggiata
,
del
commerciante
truffato
,
vi
rende
a
poco
a
poco
circospetto
contro
i
pericoli
e
gli
incidenti
di
cui
è
ricca
la
vita
di
tutti
i
giorni
.
Alle
volte
poi
vi
dà
insegnamenti
d
'
alta
moralità
;
oggi
,
per
esempio
,
vi
dimostra
come
sia
dannoso
occuparsi
dei
fatti
altrui
e
non
aver
adeguata
cura
dei
propri
.
Ne
sa
qualcosa
il
tizio
di
cui
la
cronaca
narra
vita
e
miracoli
,
dove
si
dice
di
sessanta
polli
che
fan
parlare
di
sé
.
In
certi
pollai
già
da
un
po
'
di
tempo
il
coprifuoco
trovava
degli
assenti
ingiustificati
.
Non
è
il
caso
di
parlar
di
permessi
serali
perché
da
che
mondo
è
mondo
i
polli
son
sempre
andati
a
letto
«
all
'
ora
dei
polli
»
.
Poi
,
caso
mai
,
al
mattino
si
sarebbero
ritrovati
.
Diserzioni
?
I
polli
non
son
meno
intelligenti
dell
'
asino
che
ricorda
Esopo
:
«
Perché
dovrei
fuggire
se
arriva
il
nemico
?
Con
l
'
uno
o
con
l
'
altro
la
mia
sorte
è
sempre
la
stessa
:
portare
la
soma
»
.
E
i
polli
san
benissimo
che
coll
'
uno
o
coll
'
altro
c
'
è
sempre
da
rimetterci
il
collo
...
Piuttosto
si
poteva
parlare
di
dispersi
:
nel
qual
caso
diventava
interessante
il
sapere
chi
fosse
colui
che
aveva
trovati
i
sessanta
polli
dispersi
.
Cosa
che
appassionò
i
Carabinieri
di
Barriera
Vittorio
Emanuele
i
quali
ci
si
misero
con
tanto
impegno
che
in
breve
potevan
notare
nel
taccuino
nome
,
cognome
e
paternità
del
fortunato
che
aveva
ospitato
nelle
capaci
tasche
i
sessanta
dispersi
.
Il
difficile
era
farne
la
conoscenza
personale
.
Perché
il
Dante
Dall
'
Asta
aveva
mangiata
la
foglia
e
si
sapeva
ricercato
.
Ma
non
sapeva
però
abbastanza
che
non
bisogna
occuparsi
dei
fatti
altrui
e
che
occorre
pensar
molto
ai
propri
.
Tant
'
è
vero
che
se
lo
avesse
saputo
non
si
sarebbe
recato
,
spinto
dalla
curiosità
,
a
sentir
le
faccende
altrui
in
Pretura
durante
un
'
udienza
.
Non
avrebbe
potuto
attendere
un
giorno
e
leggere
il
resoconto
sul
giornale
?
L
'
insano
desiderio
di
ficcare
il
naso
negli
affari
degli
altri
gli
fa
dimenticare
ogni
precauzione
:
il
Dante
Dall
'
Asta
sa
solo
che
in
Pretura
c
'
è
un
disgraziato
che
deve
render
conto
delle
sue
azioni
alla
Giustizia
.
Egli
non
ricorda
più
che
è
ricercato
,
non
ricorda
neppure
che
ha
in
tasca
,
oltre
alle
armi
che
non
può
portare
,
due
polli
già
spennati
,
pronti
per
essere
buttati
in
pentola
.
Si
capisce
che
ai
Carabinieri
non
parve
vero
di
trovarselo
lì
,
a
portata
di
mano
e
di
manette
,
e
di
prenderlo
delicatamente
per
il
bavero
.
Ecco
l
'
insegnamento
che
oggi
vi
dà
la
cronaca
:
pensate
ai
fatti
vostri
e
trascurate
gli
altrui
,
se
volete
sempre
trovarvi
bene
nella
vita
.
StampaQuotidiana ,
PADOVA
-
GENOA
:
6-3
.
«
Zoghé
come
ve
gh
'
ha
insegna
'
vostra
mare
»
sbottò
Nereo
Rocco
,
accorgendosi
di
ripetere
consigli
tattici
ormai
propinati
da
anni
ai
suoi
leoni
.
In
realtà
,
s
'
era
accorto
di
dimostrare
eccessiva
paura
del
Genoa
;
tutti
i
padovani
avevan
paura
del
Genoa
.
La
sconfitta
di
Roma
li
aveva
alquanto
sgonfiati
.
Ritenevano
fosse
finito
un
bel
sogno
.
E
Frossi
gode
ormai
fama
di
mago
.
Frossi
aveva
giocato
il
Napoli
,
otto
giorni
prima
;
è
uno
che
pensa
(
«
Xe
el
me
maestro
»
esagerò
Nereo
Rocco
nell
'
esaltarne
il
valore
ed
i
meriti
)
:
era
andato
a
riconoscere
il
terreno
,
in
mattinata
,
e
aveva
constatato
che
dimoiava
in
superficie
:
i
tacchetti
trovavano
duro
sotto
una
patina
molle
di
tre
centimetri
.
Decise
allora
di
assegnare
a
Monardi
la
guardia
di
Hamrin
,
di
escludere
senz
'
altro
Becattini
e
lanciare
Bruno
,
il
giovane
centromediano
delle
riserve
,
che
sarebbe
andato
su
Brighenti
(
anche
Chiumento
non
avrebbe
certo
giocato
avanti
)
lasciando
libero
Carlini
.
All
'
ultimo
istante
,
Frossi
escluse
anche
Barison
,
ed
avendolo
incontrato
Rocco
prima
di
appostarsi
fra
il
pubblico
:
«
Sono
contentissimo
»
gli
disse
per
consolarlo
«
che
tu
non
abbia
a
giocare
oggi
:
sta
su
allegro
.
Annibale
preferisce
Frignani
perché
è
più
veloce
.
Tu
e
Blason
siete
della
stessa
pasta
e
vi
scornereste
,
con
danno
sicuramente
tuo
»
.
Rocco
aveva
capito
tutto
di
Frossi
,
e
questi
di
lui
.
Scesero
dunque
in
campo
,
ed
avevano
entrambi
un
uomo
libero
dietro
il
centromediano
effettivo
:
Moro
da
una
parte
,
Bruno
dall
'
altra
.
E
,
com
'
è
vero
Dio
,
non
avevo
mai
visto
il
Genoa
palleggiare
con
tanta
fiducia
.
Elaborava
le
azioni
fino
alla
bianca
barriera
patavina
,
davanti
a
Pin
,
poi
immancabilmente
rimbombava
la
respinta
di
Azzíni
(
spesso
così
disinvolta
da
cadere
nel
gigionesco
)
,
o
la
zampata
possente
di
Blason
.
Si
snodava
altresì
la
manovra
difensiva
di
Moro
e
Pison
verso
Mari
,
il
migliore
in
campo
.
E
Mari
serviva
subito
Rosa
o
portava
avanti
la
palla
in
attesa
di
ispirazione
migliore
.
Scattava
allora
Hamrin
,
indecifrabile
in
ogni
mossa
...
Era
ovviamente
impossibile
il
contropiede
,
su
cui
Frossi
fondava
le
sue
speranze
.
Il
palleggio
stretto
dei
genoani
s
'
immiseriva
sui
piedoni
dei
panzern
di
Rocco
:
perché
una
squadra
giganteggiava
in
campo
,
sfiorando
punte
d
'
altissimo
gioco
collettivo
:
il
Padova
.
E
la
difesa
genoana
,
benché
protetta
molto
da
Robotti
e
dai
laterali
,
era
inesorabilmente
infilata
da
Hamrin
all'8'
:
su
respinta
lunga
di
Azzini
,
comodo
arresto
di
Rosa
,
allungo
poi
ad
Hamrin
che
scatta
e
brucia
Monardi
,
poi
finta
d
'
anca
e
umilia
Delfino
,
guizza
ormai
in
area
e
squilibra
Carlini
,
infine
batte
di
destro
basso
e
Franci
,
poareto
,
si
butterebbe
d
'
istinto
sulla
destra
:
solo
con
il
piede
sinistro
può
toccare
la
palla
,
non
fermarla
.
Il
gol
subito
induce
l
'
animoso
Genoa
a
tentare
il
forcing
.
Una
perfetta
punizione
carica
d
'
effetto
di
Dal
Monte
,
dal
limite
,
umilia
Pin
che
vola
a
bloccarla
:
la
palla
che
gli
rimbalza
dal
petto
,
e
Frignani
stordito
che
manca
il
tocco
decisivo
a
rete
.
Riparte
il
Padova
e
la
difesa
del
Genoa
,
in
gravissimo
orgasmo
,
addirittura
segna
per
gli
avversari
.
Brighenti
traversa
alto
da
destra
,
manca
l
'
inzuccata
Rosa
(
spintonatissimo
)
:
la
palla
finisce
comoda
sui
piedi
di
Delfino
,
piazzato
al
vertice
dell
'
area
di
porta
:
«
A
me
!
»
urla
Franci
.
Delfino
si
volta
e
in
ottimo
stile
,
di
piatto
,
tocca
verso
rete
:
Carlini
urta
Franci
:
nessuno
dei
due
può
arrestare
il
tocco
preciso
e
irridente
di
Delfino
:
2-0
.
E
non
è
che
il
10'
.
Ora
il
Genoa
si
smonta
e
incalza
il
Padova
.
Viene
sotto
anche
Blason
-
solenne
a
volte
come
un
monumento
-
a
sfiorare
l
'
incrocio
dei
pali
con
un
lungo
tiro
-
cross
.
Il
Padova
manovra
nella
propria
metà
campo
,
attira
gente
,
poi
scatena
le
punte
avanzate
:
che
è
il
calcio
tatticamente
più
logico
del
mondo
.
Al
24'
,
un
gol
strepitoso
(
e
anche
fortunato
,
se
vogliamo
)
.
Brighenti
dà
avanti
a
Hamrin
scattato
al
centro
:
Hamrin
parte
in
dribbling
,
terrorizzando
tutti
,
poi
tocca
in
bellezza
a
Brighenti
,
libero
sulla
destra
:
non
ci
sarebbe
che
da
battere
in
rete
.
Brighenti
mai
si
decide
:
infine
,
chiude
gli
occhi
-
suppongo
-
e
molla
la
botta
:
senz
'
altro
un
tiro
sbagliato
:
ma
Hamrin
ha
seguitato
a
correre
e
da
due
metri
,
di
collo
destro
,
spacca
inesorabilmente
a
rete
.
Un
gigante
.
Da
parte
genoana
,
il
solo
bravo
Robotti
ha
l
'
anima
per
tentare
il
tiro
.
Dal
Monte
sembra
talora
uno
yeti
(
l
'
abominevole
uomo
delle
nevi
)
.
Abbadie
medita
sull
'
impossibile
.
Frignani
frascheggia
,
come
anche
Leoni
.
E
dietro
,
il
caos
.
Nonché
marcare
Hamrin
,
Monardi
non
ha
il
coraggio
di
guardarlo
.
Carlini
stesso
,
il
duro
,
si
smarrisce
.
Gli
altri
,
sopraffatti
a
loro
volta
.
Eppure
a
costruire
è
sempre
il
Genoa
,
come
quei
pugili
che
ciecamente
impostano
il
forcing
,
e
l
'
avversario
gli
arriva
ogni
volta
alla
mascella
con
pugni
d
'
incontro
,
che
valgono
doppio
.
Al
38'
,
parte
Mari
e
potrebbe
concludere
dal
limite
:
non
vuole
,
evidentemente
,
e
allarga
a
sinistra
:
poi
spara
il
cross
nel
ventre
a
Carlini
,
che
gli
si
è
fatto
incontro
:
mentre
si
torce
il
genoano
per
la
gran
botta
,
Mari
ripete
il
comodo
cross
e
arriva
uno
spirito
folletto
a
inzuccarlo
:
ancora
Hamrin
,
veramente
irresistibile
:
Franci
è
bruciato
a
mezzo
l
'
uscita
.
Che
fanno
quattro
.
E
non
basta
.
Mari
coglie
una
respinta
di
Delfino
e
tenta
il
tiro
,
da
una
ventina
di
metri
,
al
42'
:
Franci
lo
parerebbe
in
ginocchio
,
ma
ecco
balzarvi
sopra
Hamrin
in
proterva
spaccata
:
5-0
.
La
gente
,
in
tribuna
,
letteralmente
delira
:
«
Ben
venga
la
Juve
e
sì
la
farem
di
smalto
!
»
.
Stringe
il
cuore
vedere
il
Genoa
tanto
intronato
.
Attacca
ancora
e
non
molla
.
Frignani
e
Leoni
hanno
mancato
due
palle
gol
nel
primo
tempo
:
adesso
Frignani
ne
manca
un
'
altra
,
sparando
debolmente
su
Pin
un
'
apertura
di
Dal
Monte
(
al
6'
)
.
Un
istante
prima
,
Bruno
aveva
abbattuto
Brighenti
in
area
e
Boati
aveva
dato
la
punizione
dal
limite
:
era
rigore
netto
.
Il
pubblico
s
'
è
infuriato
,
come
se
il
Padova
perdesse
:
invece
il
Padova
faceva
dell
'
accademia
.
Al
17'
Robotti
cerca
decisamente
il
gol
:
spara
da
destra
appena
oltre
il
limite
e
batterebbe
Pin
,
ma
colpisce
la
traversa
:
per
soprammercato
,
il
rimbalzo
torna
gentilmente
su
Pin
,
ormai
rassegnato
a
terra
.
Proprio
nulla
va
bene
al
Genoa
,
benché
raramente
io
l
'
abbia
visto
giocare
,
a
quel
modo
.
Al
22'
in
vertiginoso
dribbling
parte
Rosa
-
sinora
un
po
'
fumistico
-
su
astuto
pallonetto
di
Brighenti
:
Carlini
manca
un
tackle
irrisorio
:
Rosa
può
concludere
a
rete
,
scartando
anche
Franci
:
6-0
.
«
Xe
come
darghe
ai
fioi
»
ironizzano
in
tribuna
.
Palla
al
centro
ed
ennesimo
attacco
del
Genoa
.
Sfuma
l
'
azione
ma
egualmente
Azzini
s
'
oppone
di
spalle
a
Leoni
:
Boati
fischia
il
rigore
.
Allora
il
pubblico
dà
fuori
da
matto
,
stordito
com
'
è
in
quella
gioiosa
sbornia
di
gol
.
Sul
6-0
,
tanto
strepita
che
Azzini
si
sente
forse
autorizzato
a
dirne
quattro
sul
conto
dell
'
arbitro
:
lo
calma
dapprima
Scagnellato
,
poi
,
come
quegli
insiste
,
il
rinocerontico
Blason
gli
ammolla
una
zuccata
sul
naso
:
e
mentre
Dal
Monte
batte
il
rigore
e
segna
,
Azzini
deve
trascinarsi
fuori
gatton
gattoni
e
quasi
KO
:
devono
portarlo
di
peso
negli
spogliatoi
.
Il
Genoa
attacca
sempre
deciso
,
contro
il
Padova
ormai
ridotto
in
dieci
e
senza
catenaccio
:
Brighenti
può
filarsela
in
contropiede
:
è
il
26'
:
Delfino
l
'
abbranca
ai
fianchi
(
in
area
naturalmente
)
mentre
stava
concludendo
a
rete
:
è
rigore
,
ma
Boati
vede
l
'
uomo
lanciato
e
gli
lascia
il
vantaggio
:
Franci
para
.
Il
Genoa
conclude
ora
più
che
non
abbia
mai
potuto
quest
'
anno
:
al
33'
segna
Abbadie
al
volo
,
da
posizione
centrale
.
Come
riparte
Hamrin
per
fare
sette
,
Bruno
lo
spintona
brutalmente
via
.
Boati
ha
così
l
'
occasione
di
negare
il
terzo
rigore
al
Padova
e
la
gente
gli
ringhia
insulti
sanguinosi
.
Dal
Monte
infila
cinque
tiracci
suoi
in
soli
otto
minuti
:
sul
quinto
,
finalmente
,
gli
riesce
di
battere
Pin
.
Ed
è
tutto
.
StampaQuotidiana ,
È
probabile
che
la
spedizione
lunare
dell
'
Apollo
15
,
che
prenderà
l
'
avvio
nelle
prossime
ore
,
non
susciti
l
'
ondata
di
entusiasmo
e
di
attenzione
spasmodica
che
accompagnò
la
prima
discesa
degli
uomini
sulla
Luna
.
Già
l
'
impresa
dell
'
Apollo
13
era
cominciata
nell
'
indifferenza
generale
;
e
la
stessa
indifferenza
ha
accompagnato
(
tranne
forse
che
in
Russia
)
la
prolungata
passeggiata
spaziale
della
Soyuz
11
.
Ma
il
rischio
mortale
cui
il
fallimento
dell
'
Apollo
13
fece
andare
incontro
gli
astronauti
e
la
morte
degli
esploratori
spaziali
russi
,
che
pure
avevano
portato
a
compimento
la
loro
missione
,
ridestarono
l
'
attenzione
del
mondo
;
e
questa
tragica
conclusione
ha
suscitato
il
cordoglio
unanime
di
coloro
ai
quali
stanno
ancora
a
cuore
le
doti
umane
che
più
rifulgono
in
queste
imprese
:
l
'
intelligenza
e
il
coraggio
.
Certo
è
che
sarebbe
meglio
smettere
di
considerare
imprese
del
genere
come
semplici
spettacoli
di
avventure
che
appassionano
più
o
meno
a
seconda
del
grado
di
pericolo
e
di
imprevedibilità
che
comportano
.
Esse
infatti
non
hanno
più
nulla
di
straordinario
o
di
inaudito
:
sulla
Luna
gli
uomini
hanno
già
posto
piede
;
certamente
vi
torneranno
ancora
con
mezzi
più
potenti
e
forse
spingeranno
più
in
là
le
loro
esplorazioni
.
E
il
rischio
,
per
quanto
le
macchine
siano
perfette
e
gli
uomini
eccezionali
,
non
sarà
mai
eliminato
:
perché
,
se
è
sempre
presente
nel
naturale
ambiente
terrestre
,
non
può
esser
certo
annullato
al
di
fuori
di
questo
ambiente
.
Non
è
il
caso
di
rispolverare
i
temi
di
polemica
politica
cui
fornirono
occasioni
le
precedenti
spedizioni
americane
:
che
si
trattasse
di
una
gara
di
potenza
e
di
prestigio
con
l
'
Unione
Sovietica
;
di
uno
spreco
di
risorse
che
avrebbero
dovuto
esser
meglio
destinate
a
urgenti
esigenze
di
giustizia
sociale
;
di
una
manifestazione
di
forza
della
tecnocrazia
capitalistica
.
Pochi
ormai
mettono
in
dubbio
il
valore
scientifico
di
tali
spedizioni
,
quindi
i
vantaggi
che
indirettamente
o
direttamente
possono
portare
alla
vita
dell
'
uomo
.
E
la
collaborazione
fra
gli
Stati
che
sono
in
grado
di
effettuarle
,
che
ora
si
prospetta
come
possibile
,
anzi
probabile
(
essendo
di
comune
interesse
)
,
sottrae
le
imprese
spaziali
ad
ogni
imputazione
ideologica
,
perché
tali
Stati
sono
retti
da
regimi
completamente
diversi
.
D
'
altronde
,
se
è
vero
che
al
programma
di
ricerche
e
sviluppo
scientifico
viene
destinato
,
negli
Stati
Uniti
e
nell
'
Unione
Sovietica
,
il
3
per
cento
del
prodotto
nazionale
lordo
,
può
ben
darsi
che
una
quota
assai
maggiore
di
tale
prodotto
risulterebbe
destinata
,
a
conti
fatti
,
ai
divertimenti
futili
o
dannosi
,
alla
prostituzione
,
all
'
alcool
,
alla
droga
,
al
gioco
d
'
azzardo
e
ad
altre
attività
che
possono
vantare
benemerenze
solo
nei
confronti
di
quelli
che
le
sfruttano
per
loro
profitto
.
Nella
distribuzione
delle
risorse
di
cui
dispongono
,
non
sempre
i
governanti
dei
vari
paesi
del
mondo
dimostrano
molta
saggezza
;
ma
molto
meno
ne
dimostrerebbero
se
lesinassero
tali
risorse
,
proprio
nei
paesi
in
cui
abbondano
,
allo
sviluppo
della
scienza
e
della
tecnologia
,
dal
quale
dipende
in
buona
parte
l
'
avvenire
del
genere
umano
.
E
proprio
dal
punto
di
vista
di
tale
sviluppo
va
considerata
l
'
impresa
dell
'
Apollo
15
.
Essa
è
annunciata
come
la
prima
vera
e
propria
spedizione
scientifica
sulla
Luna
.
I
tre
uomini
che
la
conducono
hanno
avuto
un
'
educazione
scientifica
di
prim
'
ordine
,
perciò
dispongono
di
una
competenza
specifica
che
i
precedenti
astronauti
non
avevano
.
Il
veicolo
lunare
,
che
sbarcherà
in
uno
dei
punti
più
difficili
della
superficie
del
satellite
,
è
un
raffinatissimo
sistema
meccanico
che
può
essere
guidato
sulla
strada
del
ritorno
da
un
piccolo
calcolatore
elettronico
che
registra
la
rotta
d
'
andata
.
La
mole
delle
osservazioni
astronomiche
,
geologiche
,
chimiche
,
biologiche
che
si
attende
da
questi
astronauti
-
scienziati
è
enorme
e
complessa
,
e
suscettibile
di
fornire
informazioni
disparate
o
convergenti
sui
più
diversi
fenomeni
della
natura
.
Non
si
può
valutare
in
anticipo
l
'
importanza
che
tali
informazioni
avranno
per
lo
sviluppo
della
scienza
e
della
tecnologia
nei
campi
specifici
.
Ma
forse
il
vantaggio
maggiore
che
le
ricerche
sul
nostro
satellite
potranno
apportare
sarà
un
orientamento
,
cioè
una
coordinazione
crescente
,
delle
attuali
indagini
scientifiche
.
Tali
indagini
si
svolgono
ora
prevalentemente
per
tentativi
,
cioè
rivolgendosi
in
tutte
le
direzioni
possibili
,
senza
un
finalismo
o
una
mira
preliminare
.
Molte
scoperte
sono
state
fatte
a
caso
,
perché
l
'
indagatore
cercava
altro
.
Accade
come
se
un
cacciatore
sparasse
intorno
a
sé
continuamente
a
pallini
senza
mirare
a
nulla
.
Finirebbe
,
alla
lunga
,
per
colpire
una
preda
qualsiasi
,
piccola
o
grande
che
sia
.
Questo
procedimento
richiede
l
'
impiego
di
mezzi
enormi
e
non
può
evitare
lo
spreco
.
Contro
di
esso
si
rivolgono
spesso
le
critiche
degli
stessi
scienziati
che
,
per
evitare
lo
spreco
,
vorrebbero
una
politica
della
ricerca
più
orientata
verso
mete
definite
.
Ma
come
determinare
queste
mete
?
Il
problema
è
tanto
più
complesso
in
quanto
le
ricerche
più
promettenti
sono
oggi
quelle
interdisciplinari
,
che
non
esigono
una
semplice
somma
di
risultati
,
ma
una
accurata
coordinazione
di
indagini
.
A
giudicare
le
vie
e
i
modi
di
questa
coordinazione
possono
vantaggiosamente
servire
le
esplorazioni
lunari
,
che
la
mettono
in
pratica
e
che
,
oltretutto
,
mettono
a
prova
le
capacità
e
i
limiti
della
struttura
biologica
dell
'
uomo
:
un
problema
che
si
conosce
troppo
poco
per
azzardare
ipotesi
avveniristiche
sulla
permanenza
prolungata
dell
'
uomo
nello
spazio
e
su
esplorazioni
che
vadano
al
di
là
del
nostro
satellite
.
Da
che
gli
uomini
sono
nati
sulla
Terra
,
la
Luna
ha
mostrato
loro
sempre
la
stessa
faccia
.
Nel
1969
alcuni
di
essi
potettero
per
la
prima
volta
vedere
e
fotografare
la
faccia
nascosta
.
Ma
è
certo
che
ci
interessa
di
più
quella
che
potremmo
chiamare
la
terza
faccia
della
Luna
:
la
sua
struttura
fisico
-
chimica
,
le
influenze
da
essa
subite
o
esercitate
nel
sistema
solare
,
le
tracce
,
ch
'
essa
probabilmente
conserva
,
della
storia
del
nostro
Universo
.
Soltanto
una
serie
di
esplorazioni
riuscite
può
rivelarci
qualcosa
di
questa
terza
faccia
:
che
certamente
non
sarà
mai
oggetto
di
spettacolo
,
ma
forse
ci
aiuterà
a
capire
meglio
il
mondo
in
cui
siamo
e
a
vivere
meglio
.
StampaQuotidiana ,
Possiamo
benissimo
mettere
in
dubbio
la
faccenda
del
sonno
profondo
del
Principe
di
Condé
,
perché
lo
stesso
Manzoni
,
persona
rispettabilissima
,
nella
Antica
cronaca
milanese
da
lui
riveduta
e
corretta
scrive
semplicemente
:
«
Si
dice
che
il
Principe
di
Condé
dormisse
profondamente
la
notte
che
precedette
la
battaglia
di
Rocroi
»
.
Quello
però
che
non
possiamo
assolutamente
mettere
in
dubbio
è
quanto
afferma
,
sempre
in
tema
di
sonno
profondo
,
il
nostro
cronista
nella
sua
recentissima
cronaca
di
Parma
,
più
o
meno
da
lui
riveduta
e
corretta
.
Nella
villa
di
Basilicanova
infatti
c
'
era
gente
che
dormiva
di
gusto
,
ve
lo
possiamo
assicurare
;
il
Principe
di
Condé
stesso
,
per
quanto
avesse
nell
'
animo
la
più
serena
tranquillità
e
la
più
completa
fiducia
in
sé
e
per
quanto
si
accingesse
a
vincere
una
battaglia
come
quella
di
Rocroi
,
se
gli
fosse
accaduto
quel
ch
'
è
successo
nella
villa
di
Basilicanova
non
avrebbe
certo
offerto
motivo
al
Manzoni
di
ricordarlo
dall
'
alto
di
un
Capitolo
del
suo
monumento
.
E
il
nostro
ottimo
principe
non
avrebbe
neppur
vinta
la
battaglia
perché
un
generale
che
marcia
in
testa
alle
truppe
senza
le
gloriose
medaglie
e
senza
i
più
o
meno
decorosi
calzoni
dà
fin
dal
primo
istante
l
'
idea
di
uno
che
batta
in
ritirata
.
Ma
procediamo
con
ordine
,
perché
prima
di
arrivare
alla
sedia
vicina
al
letto
,
i
tre
o
quattro
marioli
che
ieri
mattina
alle
una
si
son
trovati
davanti
alla
già
detta
villa
di
Basilicanova
han
dovuto
,
anzitutto
,
provvedere
a
tranciare
l
'
inferriata
di
una
finestra
del
pianterreno
.
La
gente
che
è
usa
«
entrar
per
la
finestra
»
è
la
più
pericolosa
perché
non
sempre
esce
dalla
porta
di
servizio
col
viatico
di
una
pedata
,
ma
spesso
esce
dal
portone
d
'
onore
colle
spoglie
dell
'
ospite
.
Proprio
come
in
questo
caso
;
infatti
gli
ignoti
han
visitato
minutamente
tutto
il
pianterreno
,
e
tutti
i
cassetti
dei
mobili
;
che
fosser
gente
capace
,
oltre
che
a
tagliar
la
corda
,
anche
a
tagliar
la
testa
al
toro
lo
dimostra
il
fatto
che
,
trovato
un
cassetto
che
non
voleva
svelare
le
sue
intime
cose
,
i
marioli
prelevavano
senz
'
altro
l
'
intero
tavolo
,
fracassandolo
in
un
prato
vicino
a
casa
.
Il
tutto
per
la
parte
.
Tutto
questo
fu
fatto
senza
che
i
proprietari
che
dormivano
al
piano
di
sopra
lo
sognassero
neppure
;
visto
che
l
'
ospitalità
era
più
che
confortante
uno
dei
marioli
saliva
al
primo
piano
,
indi
entrava
nella
stanza
ove
dormivano
il
sonno
dei
giusti
uno
dei
proprietari
e
la
sua
signora
.
Anche
qui
l
'
opera
fu
uniformata
a
criteri
analoghi
a
quelli
usati
per
il
tavolino
;
il
tutto
per
la
parte
.
Sulla
sedia
vicina
al
letto
erano
il
panciotto
e
un
paio
di
calzoni
che
vennero
delicatamente
prelevati
con
tutto
il
contenuto
.
«
Si
dice
che
il
Principe
di
Condé
dormisse
profondamente
la
notte
...
»
eccetera
,
ma
è
da
considerare
che
nessuno
era
entrato
nella
sua
tenda
a
rubargli
i
calzoni
.
Perché
,
io
credo
,
ognuno
ha
un
subcosciente
che
mentre
dormiamo
veglia
,
se
non
sulle
cose
nostre
che
sono
di
natura
esterna
a
noi
,
almeno
sulla
nostra
dignità
che
è
connaturata
quasi
sempre
con
noi
.
Altrimenti
non
si
potrebbe
spiegare
il
fatto
che
,
dopo
aver
resistito
a
tutto
il
tramestio
che
i
marioli
avevan
fatto
al
pianterreno
,
il
sonno
del
signor
Ferdinando
venisse
scosso
dall
'
impercettibile
fruscio
che
il
ladro
fece
prelevando
i
suoi
calzoni
.
Il
dormiente
si
sveglia
e
,
alla
poca
luce
del
lumino
a
olio
che
arde
nella
camera
davanti
al
santo
protettore
della
casa
,
scorge
il
furfante
,
un
uomo
di
alta
statura
,
che
calmo
si
allontana
con
gli
indumenti
.
Qui
la
storia
diventa
comune
:
allarme
,
gente
che
accorre
e
,
naturalmente
,
gente
che
scappa
,
gente
che
insegue
e
gente
che
non
si
lascia
prendere
.
Poi
verifica
,
indagini
,
inventario
.
Non
rispondono
all
'
appello
,
oltre
a
una
cinquantina
di
lire
che
eran
nel
panciotto
,
una
catena
e
un
orologio
d
'
oro
,
una
bicicletta
«
Atla
»
,
una
medaglia
del
«
Campionato
Tori
»
,
una
della
«
Battaglia
del
grano
»
;
medaglia
per
la
Stagionatura
del
formaggio
;
Stella
al
merito
pure
per
stagionatura
formaggio
;
e
altre
.
Tutte
insomma
le
onorificenze
che
la
prospera
azienda
agricola
aveva
guadagnato
durante
la
sua
lunga
attività
.
I
tre
o
i
quattro
,
fu
accertato
,
entrati
dalla
finestra
,
uscivano
dalla
porta
.
Da
gran
signori
.
Ma
questo
non
ha
importanza
;
quel
che
ci
piace
far
noto
è
che
il
Principe
di
Condé
,
per
aver
dormito
profondamente
una
certa
notte
,
passò
alla
storia
,
mentre
c
'
è
altra
gente
che
,
pur
dormendo
ben
più
profondamente
di
lui
,
ha
la
magra
soddisfazione
di
farsi
rubare
i
calzoni
.
Ingiustizie
della
vita
.