StampaQuotidiana ,
Uno
dei
residui
fogli
dell
'
emigrazione
anti
-
fascista
la
quale
si
trova
in
condizioni
sempre
più
disperate
anche
in
Francia
confessa
in
un
articolo
di
fondo
i
propri
errori
.
E
vi
aggiunge
,
a
rincalzo
,
una
nota
di
Herzen
,
che
calza
a
pennello
con
la
situazione
economica
e
morale
dei
fuorusciti
italiani
.
Il
foglio
di
cui
parliamo
è
Giustizia
e
Libertà
che
nel
suo
ultimo
numero
del
16
novembre
,
1a
pagina
,
1a
colonna
,
in
questa
maniera
netta
,
straccia
i
veli
coi
quali
per
tanti
anni
si
è
tentato
di
nascondere
la
realtà
.
«
Affinché
non
si
dica
che
rimaniamo
nel
vago
,
specificheremo
qualcuno
degli
errori
più
fatali
in
cui
cadono
gli
esiliati
:
presentare
il
fascismo
come
in
procinto
di
cadere
da
un
momento
all
'
altro
;
esagerare
l
'
importanza
dei
movimenti
esistenti
;
impiegare
un
tono
roboante
e
minaccioso
;
esagerare
nelle
critiche
di
dettaglio
e
nello
scandalismo
,
anziché
attaccare
nelle
fondamenta
e
guardare
l
'
insieme
;
condurre
le
requisitorie
su
motivi
prevalentemente
sentimentali
o
sulle
violenze
del
passato
;
assumere
verso
coloro
che
stanno
in
paese
il
tono
di
una
aristocrazia
antifascista
;
aver
l
'
aria
di
difendere
la
cosiddetta
democrazia
pre
-
fascista
o
le
pseudo
-
democrazie
esistenti
;
negare
che
alcunché
si
sia
fatto
di
utile
sotto
il
regime
;
contestare
a
Mussolini
ogni
qualità
;
oppure
,
con
esagerazione
opposta
,
risolvere
il
fascismo
in
Mussolini
;
non
insistere
abbastanza
sull
'
elemento
positivo
dell
'
antifascismo
.
La
lista
potrebbe
allungarsi
»
.
Ma
noi
,
ad
esempio
,
crediamo
che
sia
abbastanza
lunga
e
completa
.
È
una
grande
sassaiola
in
tutte
le
piccionaie
dei
fuorusciti
,
ivi
compresa
quella
del
foglio
in
questione
.
Si
tratta
,
dunque
,
di
«
errori
fatali
»
.
Ma
se
sono
come
sono
«
fatali
»
non
c
'
è
più
nulla
da
fare
per
l
'
antifascismo
fuoruscito
.
Della
qual
cosa
tutti
sono
più
che
convinti
da
un
pezzo
.
StampaQuotidiana ,
Milano
,
27
agosto
1961
-
INTER
-
ATALANTA
:
6-0
.
NOTE
:
Pomeriggio
soleggiato
e
afoso
.
Circa
55.000
spettatori
.
Campo
buono
.
Nessun
incidente
,
se
si
esclude
un
tentato
omicidio
(
reversibile
in
tentato
suicidio
)
di
Hitchens
ai
danni
di
Cometti
nel
finale
.
Angoli
:
Inter
10
,
Atalanta
3
(
7-2
)
.
L
'
Inter
ha
esordito
in
campionato
sacrificando
la
mite
Atalanta
alle
sue
ambizioni
mattatorie
.
Ha
vinto
per
6-0;
avrebbe
potuto
vincere
per
almeno
il
doppio
.
Non
ha
maramaldeggiato
e
ha
fatto
benissimo
.
Ancor
meglio
avrebbe
fatto
se
avesse
dato
maggiore
essenzialità
alle
puntate
dell
'
attacco
palleggiando
un
poco
più
a
centro
campo
e
rischiando
un
poco
meno
sottomisura
.
Ha
concluso
la
bellezza
di
27
volte
nel
primo
tempo
(
con
7
angoli
)
e
di
21
volte
nel
secondo
(
con
3
angoli
)
.
Il
grande
protagonista
della
giornata
è
stato
Luisito
Suarez
.
Ispirato
da
lui
,
il
tandem
centrale
di
attacco
ha
fatto
cose
a
dir
poco
strabilianti
.
Mai
neppure
pensato
che
Bettini
possedesse
tanta
potenza
di
tiro
e
-
soprattutto
-
così
spiccato
senso
della
rifinitura
a
pro
dei
compagni
!
È
proprio
vero
,
allora
,
che
la
provincia
finisce
per
soffocare
anche
i
più
bravi
?
Quanto
a
Hitchens
,
difetti
ne
ha
millanta
:
ma
possiede
la
dote
fondamentale
del
centravanti
:
segna
fior
di
gol
:
è
grande
in
acrobazia
(
vulgo
a
incornare
)
e
potentissimo
nel
battere
di
destro
.
Suarez
ha
subìto
per
un
quarto
d
'
ora
le
puntigliose
attenzioni
di
Maschio
,
che
ha
offerto
uno
squisito
recital
della
sua
arte
all
'
attonito
pubblico
milanese
.
Maschio
è
figlio
di
un
pavese
delle
colline
(
Montesegale
)
e
di
una
milanese
della
Bassa
(
Castano
Primo
)
.
Vedendolo
agitarsi
con
la
bacchetta
del
maestro
abbiamo
pensato
a
Toscanini
proditoriamente
indotto
a
dirigere
la
banda
d
'
Affori
.
Chiaro
che
,
dopo
qualche
sciabolata
a
chieder
note
armoniose
,
sarebbe
zompato
urlando
dal
podio
...
Maschio
si
è
semplicemente
ritirato
in
un
angolino
della
ribalta
e
ha
fornito
i
suoi
numeri
di
controllo
,
dribbling
,
tocco
e
tiro
.
Buffon
gli
ha
parato
a
stento
-
però
da
campione
-
una
legnatona
lunga
e
beffarda
.
Era
il
10'
:
nessun
atalantino
era
mai
riuscito
a
concludere
un
'
azione
.
Nessun
atalantino
,
dopo
quella
prodezza
,
ha
mai
più
infastidito
Buffon
.
Maschio
ha
trotterellato
altero
e
distante
nella
sua
zona
di
interno
-
regista
.
Suarez
ha
torneato
come
e
quando
ha
voluto
in
lungo
e
in
largo
.
Ha
fatto
segnare
ed
è
perfino
venuto
a
noia
per
segnare
a
sua
volta
.
Ha
concluso
sette
volte
nel
primo
tempo
e
ben
undici
nel
secondo
.
Ha
colpito
un
palo
e
segnato
il
suo
bravo
gol
:
ma
avrebbe
voluto
insistere
e
forse
ha
fatto
male
.
Non
è
un
goleador
:
è
un
grande
interno
-
regista
che
farebbe
assai
bene
a
non
sprecarsi
in
bullerie
.
Il
campionato
è
lungo
(
ahi
quanto
!
)
e
l
'
Inter
lo
può
vincere
se
proprio
lui
,
Suarez
,
non
si
spreca
.
È
bellissimo
poter
criticare
una
squadra
che
segna
mezza
dozzina
di
gol
facendo
accademia
l
'
intero
secondo
tempo
.
È
una
soddisfazione
rara
.
Vorremmo
proprio
ci
toccasse
ogni
anno
.
E
forse
è
già
questo
l
'
anno
buono
...
Sissignore
,
Helenio
Herrera
.
Pensi
a
una
scappellata
d
'
un
Suo
avo
:
le
penne
di
struzzo
(
o
di
gallastrone
?
)
ripuliscono
il
terreno
davanti
ai
Suoi
piedi
augusti
.
Per
venti
minuti
ho
avuto
una
gran
paura
di
dover
ghignare
sulla
riesumazione
del
WM
.
All
'
Atalanta
venivano
offerti
spazi
grandiosi
.
Ma
l
'
offerta
era
piena
di
risaputo
sarcasmo
.
Quelle
tre
punte
della
banda
d
'
Affori
non
mettevano
insieme
un
arpeggio
neppure
per
sbaglio
.
Guarneri
toreava
il
bufalino
Nova
con
la
disinvolta
leggiadria
di
un
Ordoñez
o
di
un
Dominguin
.
Picchi
,
senza
strafare
,
controllava
pulitamente
Magistrelli
.
Masiero
ha
incornato
a
sua
volta
da
toro
per
i
primi
istanti
.
Poi
addirittura
ha
fatto
pases
da
vero
artista
della
plaza
.
Ha
toccato
con
misura
;
è
andato
perfino
a
battere
in
gol
.
Intorno
a
Maschio
,
sbacchettante
olimpico
nella
sua
metà
campo
,
Herrera
ha
messo
Luisito
Suarez
e
Pallino
Zaglio
.
Costui
,
propriamente
,
teneva
la
propria
zona
di
mediano
in
linea
con
Bolchi
(
il
quale
controllava
Christensen
,
rozzo
ma
non
inutile
acquisto
danese
)
.
Era
libero
come
un
uccello
:
e
poiché
il
suo
debole
è
il
tackle
,
non
certo
il
tocco
o
l
'
invenzione
costruttiva
,
la
mole
di
gioco
interista
sopraffaceva
nettamente
la
difesa
atalantina
.
Hitchens
e
Bettini
si
alternavano
in
temi
arrembanti
.
Corso
e
Mereghetti
caracollavano
in
appoggio
.
Il
portentoso
Cornetti
,
ciabattino
di
Romano
,
ha
strappato
lunghi
e
convinti
applausi
finché
gli
interisti
non
lo
hanno
cercato
sul
lato
mancino
.
Da
quella
parte
,
lesina
spuntata
,
Cornetti
non
fa
che
buchi
oltre
la
misura
.
Ha
provveduto
Corso
,
con
un
gran
balzo
felino
,
a
tagliare
la
prima
palla
in
diagonale
(
22'
:
su
tocco
delizioso
di
Suarez
alle
spalle
di
Rota
)
.
Cometti
era
squilibrato
a
destra
.
Poi
ha
volato
Hitchens
a
incornare
un
magnifico
traversoncino
di
Mereghetti
.
Poi
è
esploso
Bettini
:
e
ancora
Hitchens
.
Dopo
mezz
'
ora
,
la
partita
era
chiusa
.
Pubblico
lusingato
,
non
certo
in
delirio
.
Capivan
tutti
che
l
'
Atalanta
era
candida
e
povera
,
che
proprio
non
teneva
,
e
che
per
giunta
Maschio
faceva
un
recital
unicamente
pro
domo
sua
.
Fra
certi
musici
,
Toscanini
non
vale
:
meglio
uno
che
ci
dia
dentro
alla
brava
come
gli
altri
,
che
se
qualche
nota
stona
,
tanto
peggio
per
chi
l
'
ascolta
.
L
'
Atalanta
è
squadra
simpaticissima
:
le
mancano
,
purtroppo
,
le
tre
punte
avanzate
.
Il
resto
è
da
buona
,
onesta
figura
in
campionato
.
Che
abbia
resistito
22'
a
questa
Inter
è
già
grandioso
.
E
che
non
abbia
segnato
con
Maschio
è
miracolo
vero
(
di
Buffon
)
.
Alla
ripresa
,
calcio
se
n
'
è
visto
ancora
,
ma
di
pura
accademia
.
Gli
atalantini
non
hanno
più
lottato
.
A
turno
gli
interisti
cercavano
Cometti
.
E
sulla
sua
sinistra
passavano
.
Si
fa
presto
a
dire
,
48
conclusioni
in
una
partita
,
più
dieci
angoli
,
per
una
sola
squadra
!
Herrera
ha
richiamato
Mereghetti
a
tenere
il
centro
campo
,
Luisito
Suarez
ha
galleggiato
davanti
a
lui
:
ogni
palla
se
la
chiamava
con
un
bercio
imperioso
:
acà
(
o
come
si
dice
)
.
Molte
occasioni
hanno
sciupato
tutti
(
massime
Corso
)
.
Bettini
ha
compiuto
un
dribbling
aereo
da
lasciarci
di
stucco
.
Hitchens
ha
tentato
di
uccidere
il
coraggioso
Cornetti
con
una
legnata
di
destro
che
non
avrebbe
mai
dovuto
vibrare
.
In
compenso
,
Rota
l
'
ha
messo
a
terra
in
area
,
quando
già
Bettini
l
'
aveva
liberato
deviando
a
lui
un
tocco
sublime
di
Suarez
.
Era
stata
quella
una
delle
più
splendide
fasi
di
gioco
.
L
'
arbitro
ha
lasciato
correre
.
Però
la
spietata
furia
di
Hitchens
non
ci
è
piaciuta
.
Sarebbe
bastato
un
tocco
leggero
...
Niente
:
ha
sparato
fortissimo
di
destro
,
e
Cornetti
-
suicida
-
s
'
è
gettato
a
pararlo
sul
nascere
:
che
sicuramente
andava
a
150
orari
.
L
'
ha
colto
sul
costato
sinistro
:
uno
schianto
.
E
Dio
sa
come
abbia
potuto
reggersi
per
altri
due
minuti
!
Alla
fine
,
comprensibili
peana
.
Trombe
sonorissime
.
Campane
trillanti
.
Perfino
il
gracchiare
concitato
di
un
radiomegafono
.
Tutto
bene
.
Herrera
ha
promesso
adeguamenti
tattici
per
ogni
partita
.
La
prima
l
'
ha
azzeccata
con
il
wM
difensivo
e
con
l
'
M
all
'
attacco
.
Domenica
prossima
,
a
Roma
,
sarà
bene
che
Zaglio
rimanga
libero
...
alle
spalle
di
Guarneri
e
di
Bolchi
,
e
che
Mereghetti
si
prenda
cura
dell
'
interno
che
toccherebbe
a
Suarez
.
Questi
,
ad
ogni
modo
,
sono
anticipi
eccessivi
.
Ogni
tattica
è
buona
quando
si
vince
:
specialmente
se
si
vince
anche
alla
fine
.
Il
solo
pericolo
è
questo
:
che
l
'
Inter
palleggi
troppo
sottomisura
,
sottoponendo
i
centrocampisti
a
recuperi
pericolosi
.
La
cronaca
secca
.
Grandi
parate
di
Cometti
su
Bettini
e
Mereghetti
.
Fra
le
due
,
stupefacenti
,
il
volo
di
Buffon
a
fermare
il
lungo
proietto
di
Maschio
dopo
un
assolo
.
Al
22'
:
lancio
di
Picchi
a
Corso
:
avanzata
:
Suarez
chiama
il
triangolo
:
tocco
in
avanti
per
Corso
:
Rota
tagliato
fuori
:
balzo
di
Corso
a
gamba
tesa
sulla
palla
:
diagonale
assassino
sulla
sinistra
di
Cometti
.
Al
28'
,
Roncoli
segue
Bettini
sulla
sinistra
(
Colombo
,
sfuocato
,
è
ora
su
Mereghetti
,
ala
d
'
appoggio
)
.
Fallo
vistoso
e
goffo
di
Roncoli
.
Dall
'
estrema
sinistra
lo
batte
Suarez
cercando
Hitchens
:
traiettoria
troppo
alta
:
arriva
a
Mereghetti
:
costui
,
dribblando
a
ritroso
,
libera
elegantemente
il
sinistro
per
un
traversoncino
stupendo
:
Hitchens
ingobbisce
e
zompa
ad
ariete
:
Cometti
afferra
nuvole
:
il
crapottone
giallo
di
Hitchens
non
è
polenta
:
pota
,
Comett
!
:
bisognava
arrivarci
prima
col
pugno
:
è
il
2-0
.
Al
31'
,
Suarez
gioca
Pizzi
con
un
'
apertura
profonda
:
Pizzi
non
intercetta
:
fulmineo
irrompe
Bettini
:
un
destro
da
svellere
i
pali
:
3-0
.
Al
43'
,
Mereghetti
cade
sul
tackle
avversario
e
sopravviene
Zaglio
:
cerca
Bettini
in
area
:
Bettini
di
piatto
mette
all
'
indietro
(
idea
deliziosa
)
per
l
'
accorrente
ciclonico
Hitchens
:
destro
basso
diagonale
mancino
(
per
Cometti
)
:
carambola
in
rete
dalla
base
del
palo
.
Non
lo
parerebbe
il
diavolo
.
Intervallo
.
Gino
Patroni
dice
che
il
Tunisi
ha
acquistato
Asdrubale
,
però
non
segna
di
testa
.
Ripresa
:
notata
un
'
elegante
finta
di
Zaglio
per
Guarneri
.
Accademia
.
Ma
Christensen
azzoppa
il
Maciste
e
poi
gli
tende
la
mano
.
Maciste
,
bonazzo
,
accetta
.
Si
ripete
poco
dopo
e
Maciste
rifiuta
.
Corretti
sì
,
ma
non
ipocriti
.
Gol
sbagliati
(
uno
anche
da
Maschio
,
dopo
arrembanti
dribbling
:
arriva
a
Buffon
che
non
ne
ha
più
in
pancia
e
allora
gli
nasce
un
tiruccio
rachitico
)
.
Al
22'
Suarez
colpisce
il
palo
(
alla
sinistra
di
Cometti
)
:
al
23'
lo
sfiora
soltanto
(
alla
sinistra
di
Cometti
)
e
segna
il
5-0
.
Al
28'
,
visto
Hitchens
sventare
in
area
un
'
incursione
di
Nova
(
a
cornate
)
.
Al
33'
Suarez
si
degna
di
servire
Corso
:
pallonetto
squisito
per
Bettini
:
al
volo
,
diagonale
in
rete
(
alla
sinistra
di
Cometti
)
.
Meritate
ovazioni
.
Poi
il
rigore
di
Rota
:
il
tentato
omicidio
di
Hitchens
,
furia
gialla
.
Maschio
procura
a
Magistrelli
il
pallone
per
il
gol
della
bandiera
.
Magistrelli
ne
cava
una
stecca
.
E
allora
fischia
anche
Di
Tonno
.
A
casa
.
StampaQuotidiana ,
L
'
organismo
vivente
è
programmato
come
un
calcolatore
elettronico
.
Come
un
calcolatore
,
esso
ha
una
memoria
costituita
dai
messaggi
ereditari
che
gli
vengono
trasmessi
,
attraverso
i
geni
,
dai
suoi
genitori
;
e
,
come
il
calcolatore
,
è
costituito
da
un
progetto
cioè
da
un
piano
che
regola
fino
ai
minimi
particolari
la
sua
formazione
.
Per
queste
analogie
,
la
teoria
dell
'
informazione
trova
eguale
applicazione
nella
cibernetica
e
nella
biologia
.
Ma
esistono
anche
differenze
sostanziali
tra
il
programma
cibernetico
e
il
programma
genetico
.
Il
primo
si
può
modificare
a
volontà
,
perché
l
'
informazione
registrata
su
nastro
magnetico
si
aggiunge
o
si
cancella
a
seconda
dei
risultati
ottenuti
;
il
secondo
invece
,
iscritto
com
'
è
nella
struttura
stessa
della
cellula
,
non
può
essere
modificato
dall
'
esperienza
e
resta
quindi
immutato
nel
succedersi
delle
generazioni
.
Le
istruzioni
della
macchina
non
regolano
la
sua
struttura
fisica
e
i
pezzi
che
la
compongono
;
quelle
dell
'
organismo
invece
regolano
la
produzione
degli
stessi
organi
incaricati
dell
'
esecuzione
del
programma
.
Anche
se
fosse
possibile
costruire
una
macchina
capace
di
riprodursi
,
essa
darebbe
luogo
soltanto
a
copie
esatte
di
se
stessa
e
dopo
qualche
generazione
degenererebbe
verso
il
disordine
statistico
.
L
'
essere
vivente
,
invece
,
non
è
mai
la
copia
dei
genitori
quali
sono
al
momento
della
procreazione
:
è
un
essere
nuovo
,
che
ripercorre
nell
'
intero
ciclo
la
vita
dei
genitori
.
Il
programma
genetico
,
inoltre
,
non
è
mai
assolutamente
rigido
:
spesso
impone
soltanto
limiti
all
'
azione
dell
'
ambiente
sull
'
organismo
o
dà
a
quest
'
ultimo
il
potere
di
reagire
in
un
certo
modo
all
'
ambiente
.
Nell
'
ampliarsi
di
questi
limiti
,
nella
loro
maggiore
elasticità
si
può
scorgere
la
direzione
verso
cui
muove
l
'
evoluzione
,
nonostante
i
suoi
errori
,
i
suoi
vicoli
ciechi
e
il
suo
procedere
a
caso
.
Tale
almeno
è
l
'
opinione
di
François
Jacob
(
La
logica
del
vivente
,
ed.
Einaudi
)
che
ebbe
nel
1965
il
Premio
Nobel
insieme
con
Jacques
Monod
,
l
'
autore
di
Il
caso
e
la
necessità
pubblicato
quasi
contemporaneamente
a
questo
libro
.
L
'
evoluzione
,
secondo
Jacob
,
è
caratterizzata
dalla
sua
«
apertura
»
,
dalla
sua
tendenza
a
rendere
più
elastica
l
'
esecuzione
del
programma
genetico
,
che
permette
all
'
organismo
di
sviluppare
i
suoi
rapporti
con
l
'
ambiente
e
di
estendere
il
suo
raggio
d
'
azione
.
Questo
è
proprio
ciò
che
è
avvenuto
,
al
grado
massimo
,
nell
'
uomo
e
ha
reso
possibile
la
costruzione
di
quel
mondo
della
cultura
che
è
un
nuovo
livello
di
vita
ed
è
capace
di
reagire
sulla
stessa
evoluzione
biologica
:
«
Di
tutti
gli
organismi
viventi
,
scrive
Jacob
,
è
l
'
uomo
quello
che
possiede
il
programma
genetico
più
aperto
ed
elastico
.
Ma
dove
si
arresta
l
'
elasticità
?
In
quale
misura
il
comportamento
umano
è
prescritto
dai
geni
?
A
quali
restrizioni
ereditarie
è
sottoposto
lo
spirito
umano
?
»
.
Queste
domande
sono
lasciate
da
Jacob
senza
risposta
perché
,
allo
stato
attuale
degli
studi
,
non
possono
averne
.
Non
si
conoscono
,
in
altri
termini
,
con
esattezza
i
gradi
di
libertà
che
il
codice
genetico
consente
all
'
uomo
:
non
si
ha
quindi
un
criterio
sicuro
per
discernere
,
tra
le
possibilità
diverse
che
la
sua
vita
culturale
gli
fa
intravedere
,
quelle
che
la
sua
organizzazione
biologica
gli
consente
di
realizzare
e
quelle
che
esclude
.
Ma
un
punto
,
tuttavia
,
è
chiaro
per
Jacob
come
per
Monod
.
Lo
sviluppo
culturale
ha
annullato
o
estremamente
limitato
la
funzione
della
selezione
naturale
nella
trasformazione
dell
'
uomo
.
Monod
ha
insistito
sulle
conseguenze
disastrose
che
ha
nella
nostra
società
la
soppressione
della
selezione
naturale
che
favoriva
,
nelle
età
precedenti
,
la
sopravvivenza
del
più
adatto
.
E
,
come
rimedio
,
ha
proposto
la
«
selezione
delle
idee
»
cioè
la
eliminazione
di
tutte
le
credenze
e
le
ideologie
che
contrastano
con
l
'
obbiettività
e
la
serenità
della
conoscenza
scientifica
e
minano
i
valori
su
cui
essa
si
fonda
.
Jacob
invece
rimane
estraneo
a
questo
umanesimo
scientifico
.
Da
un
lato
,
infatti
,
è
meno
dogmatico
di
Monod
nel
riconoscere
carattere
definitivo
allo
stato
attuale
della
scienza
.
«
Oggi
,
egli
dice
,
viviamo
in
un
mondo
di
messaggi
,
di
codici
,
di
informazione
.
Quale
ulteriore
analisi
scomporrà
domani
gli
oggetti
della
nostra
conoscenza
per
ricomporli
in
una
nuova
dimensione
?
Quale
nuova
bambolina
russa
ne
emergerà
?
»
.
Sono
le
ultime
parole
del
suo
libro
.
Dall
'
altro
lato
,
Jacob
dà
più
credito
a
quella
che
oggi
si
chiama
l
'
«
ingegneria
genetica
»
.
Ritiene
possibile
che
un
giorno
si
potrà
intervenire
sulla
costruzione
del
programma
genetico
per
correggere
certi
difetti
e
inserire
alcune
aggiunte
:
che
si
riuscirà
forse
anche
a
produrre
,
a
volontà
e
nel
numero
di
esemplari
desiderato
,
la
copia
esatta
di
ogni
individuo
:
un
uomo
politico
,
un
artista
,
una
reginetta
di
bellezza
,
un
atleta
.
Monod
respinge
nelle
chimere
fantascientifiche
queste
alternative
.
«
Si
potranno
,
egli
dice
,
trovare
palliativi
per
certe
tare
genetiche
,
ma
solo
per
l
'
individuo
colpito
,
non
per
la
sua
discendenza
.
La
genetica
molecolare
moderna
non
solo
non
ci
offre
alcun
mezzo
per
agire
sul
patrimonio
ereditario
e
arricchirlo
di
caratteri
nuovi
,
per
creare
un
superuomo
genetico
,
ma
ci
rivela
la
vanità
di
questa
speranza
:
la
scala
microscopica
del
genoma
vieta
per
il
momento
e
forse
per
sempre
tali
manipolazioni
.
»
Questi
opposti
punti
di
vista
di
due
scienziati
,
che
condividono
la
stessa
impostazione
generale
della
biologia
e
lavorano
nello
stesso
campo
,
riflettono
il
contrasto
di
opinioni
che
si
è
venuto
determinando
nel
mondo
moderno
intorno
al
futuro
della
scienza
e
della
tecnologia
in
generale
.
Gli
ottimisti
ritengono
che
alla
scienza
è
affidato
il
futuro
dell
'
uomo
perché
essa
sarà
capace
di
migliorare
la
qualità
della
vita
e
di
consolidare
la
dignità
dell
'
uomo
.
I
pessimisti
prevedono
per
l
'
uomo
e
per
il
suo
ambiente
le
conseguenze
più
disastrose
dal
rafforzamento
e
dall
'
ampliamento
dei
mezzi
tecnici
della
scienza
.
Il
pubblico
grosso
sembra
inclinare
al
pessimismo
:
il
numero
degli
astrologi
,
dei
maghi
,
di
coloro
che
difendono
contro
la
scienza
le
vecchie
concezioni
animistiche
e
antropomorfiche
dell
'
universo
,
è
in
crescente
aumento
.
L
'
oscillazione
,
dalla
quale
l
'
umanità
è
sempre
stata
tentata
,
fra
il
tutto
e
il
nulla
,
trova
in
questi
atteggiamenti
la
sua
espressione
più
critica
.
O
la
scienza
è
tutto
,
cioè
è
capace
di
risolvere
tutti
i
problemi
presenti
e
futuri
dell
'
uomo
;
o
non
serve
a
nulla
ed
è
meglio
ritornare
alle
antiche
credenze
.
Questa
alternativa
è
puerile
e
pericolosa
.
La
scienza
,
certo
,
non
è
tutta
la
vita
dell
'
uomo
,
la
sua
forma
attuale
non
è
quella
definitiva
e
,
molto
probabilmente
(
se
è
vera
la
lezione
del
passato
)
una
forma
definitiva
non
l
'
avrà
mai
.
Ma
,
dall
'
altro
lato
,
la
rinunzia
alla
scienza
porrebbe
l
'
uomo
completamente
allo
scoperto
di
fronte
ai
pericoli
che
lo
minacciano
da
ogni
parte
.
Quel
certo
grado
di
conoscenza
obbiettiva
,
che
l
'
uomo
ha
saputo
conquistare
attraverso
una
lunga
vicenda
di
pericoli
e
di
lotte
è
ancora
lo
strumento
migliore
di
cui
dispone
per
la
sua
sopravvivenza
.
Occorre
solo
che
continui
a
coltivarlo
,
che
non
lo
ritenga
perfetto
e
che
soprattutto
impari
a
servirsene
nei
modi
che
sono
più
conformi
al
suo
benessere
e
alla
sua
dignità
.
E
,
per
quest
'
ultimo
scopo
,
la
«
saggezza
»
,
di
cui
gli
antichi
parlavano
,
è
certamente
essenziale
:
una
saggezza
che
ignori
il
tutto
ed
il
nulla
,
che
sia
fatta
di
modestia
e
costanza
,
e
soprattutto
riconosca
i
limiti
e
gli
autentici
bisogni
dell
'
uomo
.
StampaQuotidiana ,
Antonio
Comelli
,
cinquantenne
da
Palanzano
,
entrò
l
'
altro
giorno
in
cucina
e
si
sentì
profondamente
seccato
.
Sua
sorella
Teresa
,
d
'
anni
quaranta
,
stava
acerbamente
rampognandogli
la
giovane
figlia
di
cui
ci
sfugge
il
nome
.
Il
sistema
di
insegnare
il
verbo
a
suon
di
nerbo
è
cattivo
sotto
tutti
i
riguardi
.
Coi
giovani
la
maniera
forte
non
va
:
da
essi
si
può
ottener
molto
di
più
con
la
dolcezza
,
perché
se
una
paziente
spiegazione
persuade
,
una
bastonata
,
o
peggio
,
una
certa
quantità
di
parolacce
,
non
fanno
che
irritare
.
Lo
sdegno
di
Antonio
Comelli
era
dunque
ragionato
e
i
Regi
Carabinieri
di
Palanzano
si
sarebbero
guardati
bene
dall
'
intervenire
nella
vicenda
familiare
se
il
nostro
uomo
non
avesse
fatto
in
modo
di
far
entrare
in
ballo
l
'
articolo
582
CPC
.
Antonio
,
infatti
,
forse
per
far
comprendere
quanto
egli
disapprovasse
certi
violenti
sistemi
di
educazione
,
prendeva
a
calci
e
a
bastonate
la
disgraziata
sorella
Teresa
,
producendole
lesioni
guaribili
in
non
meno
di
dodici
giorni
.
Per
questo
,
saputa
la
cosa
,
i
Regi
Carabinieri
provvedevano
a
mettere
al
sicuro
il
Comelli
,
il
quale
avrebbe
,
a
suo
favore
,
la
scusante
dell
'
eccessivo
amore
paterno
,
se
non
avesse
,
a
suo
sfavore
,
l
'
aggravante
di
una
condanna
a
dieci
mesi
di
reclusione
comminatagli
il
16
dicembre
1931
per
maltrattamenti
in
famiglia
.
StampaQuotidiana ,
Milano
,
12
novembre
1961
-
MILAN
;
JUVENTUS
:
5-1
.
NOTE
:
Circa
60.000
spettatori
.
Crampi
a
Rivera
dal
30'
al
35'
del
secondo
tempo
.
Due
squadre
amministrate
in
modo
piuttosto
strano
hanno
opposto
ieri
a
San
Siro
le
loro
glorie
antiche
e
i
loro
acciacchi
presenti
.
Pioveva
a
scrosci
e
tirava
un
gran
vento
dall
'
est
,
che
porta
sempre
la
pioggia
in
Val
Padana
.
Umori
tetri
in
Rocco
,
al
quale
era
stato
negato
Rosa
a
vantaggio
di
un
glorioso
rudere
già
mollato
dal
Brasile
e
poi
dal
Boca
.
Qualcuno
lasciava
intendere
che
,
se
il
Milan
avesse
perduto
,
Rocco
se
ne
sarebbe
andato
spontaneamente
,
offeso
com
'
era
per
non
essere
stato
interpellato
nell
'
ultimo
acquisto
,
e
nemmeno
nel
penultimo
,
se
è
vero
che
da
un
mesetto
Gipo
Viani
lo
andava
sfruculiando
perché
appoggiasse
l
'
assunzione
di
Ghiggia
...
Rocco
improvvisava
l
'
ennesimo
attacco
con
questo
solo
vantaggio
:
di
non
aver
più
Greaves
fra
i
piedi
.
E
rilanciava
Salvadore
con
l
'
amatissima
maglia
numero
5
.
Dal
canto
suo
,
Parola
lamentava
l
'
assenza
di
Sivori
e
di
Mora
,
le
contusioni
di
Charles
e
di
Rosa
.
Ciononostante
,
aveva
dichiarato
alla
vigilia
che
avrebbe
fatto
il
WM
e
,
cosa
per
non
dir
altro
assai
strana
,
l
'
ha
fatto
davvero
,
lasciando
orfano
Bercellino
solo
soletto
su
Altafini
.
Vero
che
Leoncini
manteneva
la
zona
,
abbandonata
da
Dino
arretrante
su
Rosa
,
ma
stare
in
zona
senz
'
avversari
non
significa
proteggere
il
centromediano
,
significa
esser
male
guidati
dalla
panchina
.
Infilato
due
volte
in
7'
,
e
risparmiato
tre
altre
volte
in
18'
(
da
Altafini
)
,
Parola
ha
deciso
di
riconoscere
il
proprio
errore
al
28';
ha
mandato
Bercellino
sul
pari
-
classe
Barison
ed
ha
spostato
Garzena
in
centro
.
Né
questo
basta
.
Nella
ripresa
,
quando
la
Juventus
ha
iniziato
il
forcing
,
su
Altafini
è
stato
lasciato
Leoncini
e
Garzena
è
rimasto
libero
.
Che
aspettate
a
far
un
tecnico
del
vostro
figliolo
meno
bravo
in
latino
o
in
matematica
?
Io
comunque
non
sono
della
parrocchia
juventina
e
segnalo
queste
stranezze
per
dovere
critico
,
non
solo
,
ma
anche
per
limitare
i
peana
al
Milan
.
Che
cosa
vale
,
in
effetti
,
questa
squadra
pur
mo
'
nata
dai
maneggi
di
mercato
e
dalle
convinzioni
tattiche
di
Rocco
?
Le
mancano
due
ali
serie
e
un
regista
capace
anche
di
correre
.
In
tutto
il
resto
,
quando
non
gigioneggia
,
soddisfa
quasi
appieno
.
Dino
Sani
sa
giocare
a
calcio
.
Non
è
uomo
di
marcatura
,
bensì
di
posizione
:
e
aver
posizione
da
centrocampisti
significa
esser
grandi
.
Tocca
molto
bene
;
lancia
benissimo
.
Ha
esordito
sotto
l
'
acquivento
,
al
freddo
,
dunque
in
ambiente
per
lui
ostile
.
Il
suo
esordio
va
considerato
positivo
.
Deve
soltanto
fissare
qualche
schema
con
Altafini
e
Barison
.
Nella
ripresa
ha
avuto
buon
senso
...
nel
contenersi
.
Il
maggior
dinamismo
di
Rosa
lo
umiliava
.
Lui
andava
al
passo
.
Ma
i
palloni
rimediati
spigolando
li
ha
quasi
tutti
sistemati
bene
.
Ghiggia
è
il
vecchio
castrone
che
sappiamo
.
Quando
si
sarà
rassegnato
all
'
essenziale
,
senza
intraprendere
goffi
dribbling
fondati
sullo
scatto
(
che
non
ha
più
)
,
il
Milan
avrà
in
lui
un
ottimo
rifinitore
.
È
intelligente
,
il
marrano
,
sa
quel
che
ci
vuole
.
In
linea
con
Rivera
e
avanti
a
Dino
Sani
,
può
costituire
un
magnifico
reparto
di
lancio
e
di
appoggio
per
Barison
e
Altafini
,
a
patto
che
questi
due
crapottoni
di
gran
possa
si
muovano
per
tempo
a
dettare
il
passaggio
.
In
contropiede
sono
temibili
sempre
e
sparano
a
rete
come
pochi
,
sanno
giocare
alto
...
Altafini
ha
esploso
quattro
tiri
-
gol
.
Avrebbe
dovuto
segnare
sei
o
sette
volte
.
Come
dire
di
un
goleador
così
felice
e
fortunato
che
ha
soddisfatto
a
metà
?
In
effetti
,
non
è
stato
un
fenomeno
.
Ma
ha
segnato
quattro
gol
,
buon
Dio
.
Giocasse
sempre
così
male
,
e
nel
Milan
e
in
maglia
azzurra
!
Importante
è
però
che
abbia
capito
di
dover
tirare
sempre
,
vicino
o
lontano
che
sia
.
Lo
stesso
Barison
,
cercato
in
profondità
,
ha
soddisfatto
.
Dimenticato
,
è
riapparso
per
sbagliare
un
gol
e
farne
fare
un
altro
:
che
più
?
Se
il
Milan
potesse
contare
su
un
Dino
più
sicuro
di
costruire
per
qualcuno
e
sul
portentoso
Rivera
che
abbiamo
veduto
oggi
,
nessuno
potrebbe
escludere
un
suo
ritorno
alla
ribalta
dei
protagonisti
.
Rivera
ha
compiuto
in
scioltezza
le
prodezze
che
Rosa
ha
compiuto
ringhiando
.
Questa
è
la
differenza
fra
i
due
,
che
sono
stati
i
migliori
in
campo
.
Altafini
stava
spesso
a
guardare
Rivera
con
l
'
aria
allocchita
:
fosse
scattato
a
tempo
,
quale
altro
diluvio
!
Il
terreno
era
tale
che
non
bisognava
illudersi
di
compiere
squisitezze
sul
tocco
o
sul
dribbling
.
Il
solo
che
l
'
ha
capito
bene
è
stato
l
'
ottimo
David
,
e
ha
fatto
male
Ghiggia
a
non
servirlo
quando
scattava
sull
'
ala
(
se
ne
ricordi
)
.
La
difesa
del
Milan
ha
preteso
troppo
dalla
propria
abilità
di
palleggio
.
Spesso
la
palla
restava
in
area
e
gli
spaventi
sono
stati
molti
.
Lo
stesso
Trap
ha
mancato
respinte
che
s
'
imponevano
e
Radice
ancor
più
di
lui
.
Buono
è
stato
il
ritorno
di
Salvadore
.
Onesta
la
prestazione
di
Maldini
sull
'
ala
.
Liberalato
ha
gigioneggiato
(
da
allocco
)
come
i
compagni
sulle
rimesse
:
fra
i
pali
,
un
signor
portiere
.
Che
il
terreno
fosse
nemico
delle
difese
dimostrano
queste
cifre
:
il
Milan
ha
concluso
20
volte
(
con
3
angoli
)
nel
primo
tempo
e
13
(
con
due
angoli
)
nel
secondo
.
La
Juventus
10
volte
nel
primo
e
18
nel
secondo
.
Il
Milan
ha
marcato
Charles
con
Trap
e
Nicolè
(
centravanti
autentico
)
con
Radice
.
Sani
avrebbe
dovuto
marcare
Rosa
.
Delle
marcature
juventine
si
è
detto
.
Aggiungo
che
Rivera
veniva
marcato
da
Emoli
,
non
meno
smarrito
dei
compagni
,
ma
corretto
.
Già
al
2'
,
passa
il
Milan
.
Leoncini
perde
la
palla
su
Ghiggia
:
due
dribbling
:
Altafini
non
si
muove
:
mentre
inveisco
a
lui
,
Ghiggia
lo
serve
:
e
Altafini
prima
ancora
che
gli
arrivi
addosso
Bercellino
esplode
il
destro
basso
da
15
metri
:
gol
.
A15'
,
Rosa
si
libera
indietro
su
Bercellino
:
controllo
errato
:
palla
ad
Altafini
che
,
libero
,
tenta
la
finezza
di
piatto
destro
e
sorvola
la
traversa
.
Bercellino
lo
serve
meglio
al
7'
:
sentite
:
Salvadore
a
Dino
,
ad
Altafini
a
Rivera
che
sbaglia
il
passaggio
e
dà
sul
piede
di
Bercellino
:
nuovo
controllo
errato
:
Altafini
è
di
nuovo
solo
e
non
sbaglia
.
Comunque
colpita
,
questa
palla
diventa
un
proietto
imprendibile
per
i
portieri
.
Al
12'
,
Barison
pianta
Garzena
lanciando
se
stesso
:
crossa
basso
,
forte
,
bene
:
arriva
Altafini
e
da
tre
metri
manca
la
deviazione
.
Sciagurato
!
Al
18'
,
Rivera
imita
al
tiro
il
Trap
:
Anzolin
non
arresta
:
Altafini
manca
il
rimpallo
.
Scalogna
e
mancanza
di
agilità
.
Piove
.
Ma
il
gioco
è
onesto
.
Applausi
per
Dino
che
,
in
dribbling
,
si
libera
di
tutti
per
toccare
a
Liberalato
.
Forcing
della
Juve
.
Al
28'
,
Altafini
crossa
per
Barison
al
centro
:
clamoroso
buco
.
Povrazz
.
Al
37'
,
fallo
di
Ghiggia
su
Leoncini
al
limite
sinistro
:
batte
Rosa
di
collo
destro
e
splendidamente
segna
uccellando
Liberalato
.
Sul
2-1
,
tutto
ritorna
in
gioco
.
La
Juventus
si
ammucchia
davanti
a
Liberalato
.
Altafini
libera
Barison
che
,
tardo
,
telefona
il
tiro
ad
Anzolin
(
45'
)
.
Legnata
di
Ghiggia
fuori
di
un
'
unghia
al
fischio
del
45'
.
Ripresa
.
Catenaccio
juventino
(
sic
!
)
:
e
forcing
.
S
'
impapera
per
la
presunzione
di
far
palleggio
la
difesa
milanista
al
6'
:
Rossano
da
destra
crossa
e
Charles
incorna
fuori
a
sinistra
la
palla
-
gol
.
Non
è
tutto
.
Al
7'
Emoli
scende
e
crossa
alto
dall
'
estrema
:
Liberalato
smanaccia
alla
men
peggio
verso
Rossano
e
cade
:
lo
juventino
batte
verso
la
porta
e
Liberalato
,
a
terra
,
può
bloccare
.
In
un
minuto
,
mancato
due
volte
il
pareggio
.
Grigia
per
il
Milan
;
Dino
assiste
alle
rabbiose
folate
dí
Rosa
.
Questo
annoto
e
,
ironia
,
proprio
al
17'
Sarti
commette
mani
su
un
lancio
di
David
.
Apre
la
punizione
lo
stesso
David
a
Ghiggia
che
,
evitato
l
'
arbitro
,
traversa
basso
.
Area
deserta
:
il
traversone
arriva
a
tre
metri
dal
palo
di
destra
:
qui
piomba
Rivera
e
spacca
in
rete
.
Pesci
,
dalle
parti
di
Anzolin
.
Ora
è
fatta
.
Al
23'
,
Salvadore
caracolla
fuori
area
in
dribbling
e
dà
a
Dino
,
e
questi
lancia
stupendamente
Altafini
:
esce
a
vuoto
Anzolin
ma
Altafini
non
vuol
battere
troppo
da
destra
e
allora
si
accentra
in
dribbling
e
Anzolin
,
già
steso
,
gli
ghermisce
la
palla
.
Al
31'
,
Altafini
viene
liberato
da
Rivera
ma
...
preferisce
appoggiare
a
Barison
:
legnatona
:
palla
-
gol
alle
stelle
.
Al
32'
,
un
gaudioso
miracolo
.
Il
Trap
dribbla
e
dà
a
Barison
in
centro
:
costui
vince
un
dribbling
di
finta
(
sissignori
)
e
libera
Altafini
sulla
sinistra
:
proietto
basso
,
Anzolin
beffato
.
E
non
passa
un
minuto
che
David
fionda
avanti
a
fil
di
pozzanghera
:
Garzena
sballa
l
'
entrata
su
Altafini
,
e
anche
Anzolin
sballa
l
'
uscita
:
Altafini
,
birbone
,
accompagna
la
palla
in
rete
.
Cinque
.
«
Che
,
sei
ammattito
?
»
domanda
Sivori
ad
Altafini
.
Forse
.
StampaQuotidiana ,
A
chi
abbia
anche
una
scarsa
familiarità
con
l
'
arte
contemporanea
può
apparire
sorprendente
la
definizione
che
György
Lukács
dà
dell
'
arte
nella
sua
Estetica
(
1600
pagine
ora
tradotte
presso
l
'
Editore
Einaudi
:
il
solo
primo
volume
dell
'
opera
che
dovrebbe
comprenderne
altri
due
)
:
l
'
arte
è
il
rispecchiamento
della
realtà
.
Coloro
che
visitino
qualche
galleria
o
mostra
d
'
arte
contemporanea
o
siano
appena
al
corrente
della
varietà
di
indirizzi
,
di
stili
e
di
gusti
che
sono
proposti
,
difesi
e
illustrati
da
artisti
e
da
critici
,
si
rendono
subito
conto
che
«
il
rispecchiamento
della
realtà
»
è
ciò
di
cui
l
'
arte
contemporanea
si
preoccupa
meno
,
anche
quando
non
lo
rifiuta
esplicitamente
o
non
lo
disprezza
come
una
degradazione
dell
'
arte
.
E
,
d
'
altronde
,
non
è
quello
un
altro
nome
dell
'
imitazione
(
o
mimési
)
che
già
Platone
e
Aristotele
consideravano
come
la
sola
funzione
dell
'
arte
e
che
l
'
estetica
moderna
,
da
Vico
in
poi
,
ha
combattuta
e
respinta
?
Lukács
ritiene
che
non
solo
l
'
arte
,
ma
tutta
la
vita
umana
,
in
tutti
i
suoi
aspetti
,
non
fa
che
rispecchiare
la
realtà
.
Solo
questa
tesi
,
egli
dice
,
consente
di
respingere
definitivamente
l
'
idealismo
,
che
considera
la
realtà
come
la
creazione
della
coscienza
.
E
solo
il
rifiuto
dell
'
idealismo
consente
di
negare
alla
realtà
il
carattere
sovratemporale
o
atemporale
,
cioè
«
eterno
»
,
e
di
considerarla
come
mutamento
e
divenire
,
cioè
come
storia
.
L
'
intera
opera
di
Lukács
è
stata
e
rimane
diretta
soprattutto
alla
difesa
dello
storicismo
;
cioè
di
una
concezione
che
vede
nel
mondo
una
realtà
che
si
sviluppa
e
diviene
con
un
ritmo
razionale
o
dialettico
e
che
perciò
coincide
con
lo
sviluppo
e
il
divenire
della
Ragione
.
Non
per
nulla
egli
è
stato
frequentemente
accusato
di
idealismo
da
parte
dei
suoi
critici
marxisti
e
non
marxisti
,
nonostante
le
sue
pretese
di
essere
un
materialista
seguace
di
Marx
e
Lenin
.
Ma
,
dal
suo
punto
di
vista
,
l
'
arte
non
è
rispecchiamento
nel
senso
di
essere
la
copia
fotografica
della
realtà
.
La
realtà
è
in
continuo
mutamento
per
opera
del
lavoro
umano
,
e
della
scienza
che
ne
continua
e
rafforza
l
'
azione
.
L
'
arte
rispecchia
a
ogni
istante
questo
mutamento
,
lo
simboleggia
,
quale
esso
è
qui
e
ora
,
e
ne
coglie
la
radice
profonda
che
sta
nella
stessa
umanità
dell
'
uomo
.
Quando
Lukács
dice
che
l
'
arte
rispecchia
la
realtà
,
intende
per
«
realtà
»
il
rapporto
indissolubile
uomo
-
mondo
.
Questo
rapporto
è
mediato
dal
lavoro
.
Una
cosa
naturale
diventa
un
oggetto
solo
in
quanto
diventa
oggetto
di
lavoro
o
mezzo
di
lavoro
,
sicché
solo
con
il
lavoro
nasce
un
autentico
rapporto
tra
l
'
uomo
e
il
mondo
.
Lukács
su
questo
punto
non
vede
alcuna
differenza
tra
Hegel
e
Marx
:
afferma
che
«
solo
la
teoria
hegeliano
-
marxiana
dell
'
autocreazione
dell
'
uomo
attraverso
il
proprio
lavoro
»
ha
messo
in
luce
il
principio
che
(
secondo
le
parole
di
Gordon
Childe
)
«
l
'
uomo
crea
se
stesso
»
.
Il
rispecchiamento
dell
'
arte
è
allora
il
rispecchiamento
di
questa
autocreazione
:
e
cioè
la
via
,
sia
pure
obliqua
,
approssimativa
e
imperfetta
,
attraverso
la
quale
l
'
umanità
giunge
alla
propria
autocoscienza
.
Anche
quando
l
'
arte
rappresenta
,
o
si
propone
di
rappresentare
,
cose
o
eventi
del
mondo
naturale
,
pretendendo
di
esserne
la
semplice
copia
fotografica
,
essa
include
nel
suo
prodotto
(
sia
esso
romanzo
,
poesia
o
raffigurazione
)
un
rapporto
inscindibile
della
cosa
o
dell
'
evento
con
l
'
umanità
e
precisamente
con
quel
momento
della
storia
di
essa
,
cui
l
'
artista
appartiene
.
«
L
'
oggetto
di
questo
rispecchiamento
-
scrive
Lukács
-
deve
apparire
non
soltanto
come
è
in
sé
,
ma
anche
come
momento
dell
'
interazione
fra
società
e
natura
,
fra
le
sue
cause
e
le
conseguenze
nella
società
.
Nella
posizione
degli
oggetti
,
comprende
quindi
anche
il
rapporto
umano
,
la
reazione
umana
agli
oggetti
stessi
.
»
Non
è
indispensabile
che
l
'
artista
abbia
consapevolezza
di
questo
rapporto
,
che
è
l
'
oggetto
autentico
della
sua
arte
,
giacché
anche
se
lo
nega
,
esso
è
presente
a
lui
come
uomo
che
vive
tra
gli
altri
uomini
e
nel
mondo
.
Ma
se
tutta
la
vita
è
un
rispecchiamento
della
realtà
,
in
che
modo
l
'
arte
si
distingue
dalle
altre
forme
dell
'
attività
umana
,
e
per
esempio
dalla
scienza
?
Fin
dai
suoi
primordi
nel
mondo
greco
,
la
scienza
ha
cercato
di
«
disantropomorfizzare
»
il
mondo
,
cioè
di
interpretarlo
prescindendo
da
ogni
carattere
o
attività
umana
.
Questo
disantropomorfizzare
conferisce
alla
conoscenza
scientifica
la
sua
validità
oggettiva
e
ne
fa
uno
strumento
indispensabile
per
l
'
esistenza
umana
nel
mondo
:
ma
essa
accentua
pure
il
distacco
,
anzi
la
frattura
,
tra
il
rispecchiamento
scientifico
e
il
rispecchiamento
estetico
.
La
scienza
vede
nella
natura
un
oggetto
completamente
indipendente
e
staccato
dall
'
uomo
;
l
'
arte
vede
nella
natura
un
oggetto
che
è
in
rapporto
essenziale
con
l
'
uomo
:
un
rapporto
sociale
,
perché
mediato
dal
lavoro
e
dalle
relazioni
tra
gli
uomini
che
il
lavoro
comporta
.
Perciò
l
'
oggetto
,
di
cui
si
occupa
l
'
arte
,
non
è
la
natura
nella
sua
universalità
né
l
'
individuo
nella
sua
particolarità
:
è
piuttosto
un
tipo
nel
quale
il
rapporto
uomo
-
natura
si
specifica
in
un
dato
momento
della
storia
.
Ma
,
dall
'
altro
lato
,
l
'
arte
si
allea
alla
scienza
contro
la
religione
in
quanto
entrambe
tendono
ad
eliminare
dal
mondo
il
soprannaturale
,
l
'
eterno
,
il
trascendente
.
La
scienza
e
l
'
arte
,
secondo
Lukács
,
sono
gli
organi
creati
dall
'
umanità
per
se
stessa
,
per
conquistarsi
la
realtà
,
per
sottometterla
,
per
trasformarla
in
un
possesso
durevole
e
sempre
disponibile
del
genere
umano
.
Ma
la
scienza
può
procedere
su
questa
via
solo
fino
ad
un
certo
punto
:
si
rifiuta
di
dare
una
«
visione
del
mondo
»
,
si
avvale
soprattutto
di
astratti
strumenti
o
di
modelli
matematici
,
e
così
lascia
ancora
libero
il
campo
al
bisogno
religioso
.
Solo
l
'
arte
può
liberare
definitivamente
l
'
uomo
da
tale
bisogno
e
realizzare
la
catarsi
definitiva
.
Solo
la
catarsi
estetica
rivelerà
all
'
uomo
la
sua
vera
essenza
,
facendogli
vedere
che
la
storia
è
fatta
da
lui
stesso
,
e
non
da
una
forza
trascendente
,
e
dandogli
l
'
autocoscienza
che
gli
permette
di
viverla
e
di
parteciparvi
in
quanto
lotta
di
forze
e
debolezze
umane
,
di
virtù
e
di
vizi
umani
.
Lukács
identifica
perciò
l
'
avvenire
socialista
della
società
umana
con
il
trionfo
dell
'
arte
.
Solo
l
'
arte
porta
l
'
uomo
alla
coscienza
dei
suoi
rapporti
con
gli
altri
uomini
,
gli
fa
scorgere
la
propria
essenza
e
gli
consente
di
rispondere
al
vecchio
imperativo
del
«
conosci
te
stesso
»
.
Ma
«
conoscere
se
stesso
»
significa
per
l
'
uomo
riconoscersi
come
l
'
unico
Soggetto
della
storia
,
come
la
vera
e
sola
divinità
che
domina
e
dirige
lo
sviluppo
progressivo
della
società
umana
.
Come
autocoscienza
dell
'
umanità
,
l
'
arte
non
solo
tende
a
eliminare
il
bisogno
religioso
che
fa
appello
a
una
Realtà
trascendente
,
sia
pure
indefinita
o
indefinibile
,
ma
anche
limita
e
subordina
a
sé
le
altre
attività
umane
,
il
lavoro
e
la
scienza
.
E
perché
non
l
'
economia
e
la
politica
?
Questa
estetica
di
Lukács
non
è
un
'
analisi
dei
fenomeni
artistici
ma
un
sistema
di
filosofia
che
,
sulla
scia
del
romanticismo
del
secolo
scorso
,
scorge
nell
'
arte
il
solo
strumento
adeguato
per
la
conoscenza
dell
'
Assoluto
.
Le
strutture
economiche
e
sociali
,
per
quanto
episodicamente
richiamate
da
Lukács
,
perdono
ogni
importanza
in
questo
contesto
.
Sembra
che
tutte
le
speranze
dell
'
uomo
,
per
uscire
dalle
strettoie
in
cui
oggi
si
trova
e
dai
conflitti
che
lo
tormentano
,
debbano
appuntarsi
sull
'
arte
.
Ma
questa
esaltazione
dell
'
arte
,
questa
specie
di
delirio
idealistico
,
non
è
una
fuga
dalla
realtà
più
che
esserne
il
rispecchiamento
?
StampaQuotidiana ,
Giuseppe
Avanzini
,
cinquantaquattrenne
e
proprietario
dello
stabile
segnalato
col
numero
diciotto
in
Piazzale
Inzani
,
se
ne
stava
verso
le
tredici
di
ieri
accudendo
alle
proprie
faccenduole
in
cucina
quando
aveva
un
improvviso
tuffo
al
cuore
.
Uno
strano
rumore
si
udiva
provenir
dal
piano
superiore
,
e
precisamente
dalla
camera
da
letto
.
L
'
Avanzini
dimentica
le
cinquantaquattro
primavere
e
in
due
salti
raggiunge
il
primo
piano
:
spalanca
la
porta
e
getta
un
urlo
:
«
Al
ladro
,
al
ladro
!
»
.
Un
intruso
sta
rovistando
nel
cassettone
.
Accorre
alle
grida
del
vecchio
un
inquilino
:
l
'
unione
fa
la
forza
,
la
porta
vien
rinchiusa
rapidamente
e
assicurata
con
ripetuti
giri
di
corda
attorno
alla
maniglia
.
Il
sorcio
è
in
trappola
e
l
'
Avanzini
può
andarsene
a
chieder
l
'
aiuto
dei
Regi
Carabinieri
dell
'
Oltretorrente
,
i
quali
non
avranno
che
da
aprir
l
'
uscio
e
agguantare
il
giovinotto
per
il
bavero
.
Quando
i
Militi
apron
la
porta
,
il
topo
è
fuggito
di
gabbia
:
ha
spuntato
le
ali
e
con
un
ardito
salto
ha
guadagnata
la
piazza
e
la
libertà
.
A
ogni
modo
rimarrà
uccel
di
bosco
per
poco
tempo
perché
si
andrà
a
costituire
spontaneamente
poche
ore
dopo
ben
sapendo
d
'
esser
stato
dall
'
Avanzini
riconosciuto
per
il
diciannovenne
Giuseppe
Cantarelli
.
Il
nostro
giovane
aveva
facilmente
potuto
introdursi
nella
camera
dell
'
Avanzini
essendo
ancora
in
possesso
di
una
chiave
della
porta
della
camera
che
egli
,
fino
a
pochi
mesi
fa
,
aveva
occupato
come
inquilino
.
StampaQuotidiana ,
Santiago
,
2
giugno
1962
-
CILE
-
ITALIA
:
2-0
.
Uomini
siate
e
non
pecore
matte
!
È
questo
il
solo
commento
valido
dopo
la
ripugnante
degradazione
dello
sport
cui
ho
assistito
in
questa
luminosa
giornata
dell
'
autunno
cileno
.
Era
un
viaggio
nato
disgraziato
sotto
moltissimi
aspetti
,
e
lo
sentivo
.
Oggi
ogni
nodo
è
venuto
al
pettine
,
tristemente
,
e
lo
sdegno
mi
impedisce
ogni
considerazione
a
favore
degli
azzurri
,
colpevoli
essi
stessi
come
i
cileni
,
più
modesti
,
e
moralmente
drogati
come
già
avevo
detto
.
Gli
errori
erano
cominciati
in
Italia
dalla
scelta
dei
tecnici
e
dalla
irresolutezza
di
Spadacini
,
che
pure
aveva
sottomano
in
casa
un
Viani
e
un
Rocco
,
e
che
mancò
l
'
ottima
occasione
di
togliersi
fuori
all
'
epoca
del
suo
lutto
.
Si
lasciò
poi
l
'
Italia
anche
discretamente
preparati
,
però
qualche
uomo
buono
è
rimasto
a
casa
e
qualche
brocco
è
stato
portato
qui
.
All
'
esordio
con
la
Germania
si
ebbe
la
sfortuna
di
trovare
un
arbitro
scozzese
che
sopportò
le
brutalità
apparentemente
oneste
dei
tedeschi
e
che
riprese
le
ritorsioni
vistose
degli
italiani
,
maleducati
e
poco
furbi
.
La
tremenda
battaglia
ci
esaltò
per
il
coraggio
agonistico
dei
nostri
,
ma
anche
preparò
l
'
ambiente
per
le
reazioni
dei
cileni
,
già
montati
da
una
campagna
di
stampa
a
causa
di
articoli
sciagurati
contro
il
Cile
.
Le
disgrazie
continuarono
quando
scioccamente
si
volle
andar
contro
il
destino
rifiutando
l
'
arbitro
spagnolo
Gardeazabal
e
pretendendo
l
'
inglese
Aston
.
Bene
:
costui
aveva
danneggiato
il
Cile
in
una
precedente
occasione
,
e
già
si
era
ingraziato
il
pubblico
sopportando
i
pestaggi
contro
gli
svizzeri
.
Si
ripeteva
il
pericolo
che
consentisse
le
entrate
fallose
di
gioco
,
ma
non
le
volontarie
ritorsioni
.
E
così
è
stato
.
I
tecnici
italiani
avevano
giustamente
valutato
come
modesta
l
'
avversaria
,
ma
hanno
sbagliato
la
formazione
immettendo
un
David
imbrocchito
paurosamente
da
mesi
,
e
un
Mora
per
giunta
capitano
(
sarebbe
come
nominare
me
presidente
della
Lega
Anti
-Fumo...)
.
L
'
incontro
si
annunciava
tuttavia
difficile
soltanto
per
la
situazione
psicologica
e
l
'
arbitraggio
.
Gli
italiani
,
disposti
bene
,
erano
partiti
all
'
attacco
,
sicuri
,
tuttavia
si
era
subito
rivelata
l
'
insufficienza
di
David
nel
tenere
Leonel
Sánchez
:
ogni
entrata
un
fallo
.
Il
primo
decisivo
incidente
avviene
al
4'
per
un
'
entrata
di
Tumburus
su
Landa
.
I
giocatori
si
assembrano
,
e
si
vede
David
alzare
le
mani
su
Leonel
Sánchez
,
e
Rojas
picchiarlo
,
poi
David
rispondere
,
sicché
Rojas
si
butta
a
terra
fingendosi
morto
e
eccitando
un
parapiglia
.
L
'
arbitro
già
qui
avrebbe
dovuto
espellere
David
e
Rojas
.
Riprende
il
gioco
al
7'
,
e
Landa
insegue
Ferrini
,
calciandolo
al
fianco
:
Ferriní
,
sciocco
,
sicuramente
drogato
oltre
il
lecito
,
esplode
un
calcione
volante
,
che
non
coglie
Landa
ma
è
visto
dall
'
arbitro
.
Aston
decide
l
'
espulsione
del
solo
Ferrini
,
e
sorge
un
nuovo
parapiglia
,
in
cui
si
vede
Maschio
steso
knock
-
out
da
un
pugno
di
Leonel
Sánchez
che
gli
ha
fracassato
il
setto
nasale
.
Invano
gli
azzurri
invocano
l
'
intervento
dell
'
arbitro
:
se
fosse
stato
spagnolo
,
bene
o
male
li
avrebbe
capiti
...
Maschio
deve
rimettersi
in
piedi
,
mentre
Ferrini
esce
piangendo
:
insisto
,
in
anormali
condizioni
psichiche
.
Anzi
,
psicoaminiche
.
Riprende
il
gioco
dopo
un
bel
pezzo
.
Maschio
deve
arretrare
a
marcar
Toro
,
e
incomincia
le
vendette
:
soprattutto
,
stordito
,
entra
vistosamente
greve
.
Il
Cile
attacca
,
e
ovviamente
dei
nostri
restano
in
attacco
solo
Altafini
e
Menichelli
.
David
seguita
ad
intervenire
da
broccone
su
Sánchez
,
ma
la
squadra
tiene
bene
,
la
difesa
si
batte
,
e
i
cileni
sono
incapaci
di
liberare
una
sola
volta
un
uomo
verso
il
gol
.
Al
contrario
,
gli
italiani
sfiorano
la
rete
al
34'
:
Menichelli
lancia
Mora
sulla
sinistra
:
ottimo
cross
,
e
Altafini
sbuca
libero
sulla
destra
,
incornando
da
sei
-
sette
metri
ma
buttando
fuori
sulla
sinistra
di
Escuti
.
Sciupata
questa
palla
-
gol
per
noi
!
Il
gioco
è
miserrimo
per
la
modestia
dei
cileni
,
che
ruminano
noiose
meline
senza
sbocchi
.
In
tutto
il
primo
tempo
il
Cile
ha
fornito
sei
conclusioni
(
tutte
fuori
,
tranne
due
punizioni
comode
per
Mattrel
)
.
Al
41'
l
'
episodio
decisivo
:
David
e
Leonel
Sánchez
si
disputano
la
palla
sulla
bandierina
,
e
David
da
tergo
tenta
il
tackle
,
scalciando
in
verità
sul
tendine
d
'
Achille
di
Leonel
Sánchez
,
il
quale
infuriato
si
volta
e
piazza
un
gran
pugno
al
volto
di
David
.
Questi
si
butta
a
terra
fingendo
il
KO
,
e
ora
come
minimo
Aston
dovrebbe
espellere
il
cileno
.
Niente
.
Entra
ancora
in
campo
la
polizia
e
divide
i
giocatori
.
Al
45'
(
secondo
l
'
orologio
,
ma
ormai
tra
una
cosa
e
l
'
altra
si
è
persa
una
decina
abbondante
di
minuti
)
David
a
centro
campo
urta
con
un
piede
alzato
da
omicida
la
testa
del
solito
Leonel
,
e
il
pubblico
s
'
inferocisce
:
allora
Aston
spedisce
via
anche
David
.
A
questo
punto
bisognerebbe
ritirare
la
squadra
,
accentuando
l
'
insolente
idiozia
dell
'
arbitro
.
Invece
si
rigioca
in
un
clima
vergognoso
:
gli
italiani
si
sentono
defraudati
e
picchiano
,
gli
altri
rispondono
.
I
cileni
,
modestissimi
,
avanzano
con
la
palla
finché
è
chiuso
ogni
sbocco
.
L
'
arbitro
fischia
la
fine
del
tempo
al
52'
,
recuperando
solo
sette
minuti
di
tredici
che
non
si
era
giocato
.
Uscendo
,
Salvadore
,
accenna
a
rifilare
una
testata
al
segnalinee
messicano
,
colpevole
di
non
aver
segnalato
all
'
arbitro
il
pugno
di
Sánchez
a
David
.
Al
rientro
,
gli
italiani
si
illudono
di
poter
condurre
fino
al
90'
il
risultato
bianco
,
e
il
solo
Altafini
resta
a
centro
campo
fra
Contreras
e
Raul
Sánchez
.
In
difesa
tutti
gli
altri
,
con
Menichelli
terzino
sinistro
e
Robotti
a
destra
,
con
Salvadore
libero
e
Janich
su
Landa
.
I
cileni
melinano
sicuri
,
ma
trovano
i
varchi
sbarrati
.
I
nostri
continuano
ad
entrar
duri
,
e
già
al
l
'
Mora
(
oh
degno
capitano
)
dà
un
pugno
nella
schiena
a
Contreras
.
Vorrei
sprofondare
,
andarmene
,
e
non
illudermi
-
come
invece
faccio
-
che
gli
azzurri
possano
condurre
in
porto
il
pareggio
:
fatalmente
moriranno
,
battendosi
contro
due
avversari
di
troppo
.
Cadono
infatti
al
29'
,
per
una
punizione
determinata
dal
solito
fallo
di
Maschio
su
Toro
.
Questi
batte
una
lunga
punizione
su
Mattrel
,
che
ora
ha
il
sole
cadente
negli
occhi
:
il
portiere
bravamente
respinge
di
pugno
,
ma
purtroppo
riprende
Ramírez
,
libero
,
e
con
un
bel
colpo
di
testa
infila
da
una
decina
di
metri
l
'
angolino
sinistro
,
con
Mattrel
ancora
fuori
.
Adesso
gli
italiani
si
avventano
in
patetico
WM
,
alla
ricerca
del
pareggio
.
Purtroppo
Mora
è
sfessato
e
brocco
,
Altafini
stanco
per
le
inutili
corse
contro
avversari
schierati
a
ricevere
le
respinte
lunghe
della
nostra
difesa
.
Soltanto
gente
di
classe
e
in
forma
avrebbe
potuto
«
alleggerire
»
palleggiando
:
ma
Maschio
era
intronato
dal
pugno
,
Mora
mediocre
,
Menichelli
stanco
,
Ferrini
espulso
.
Fatalmente
dovevano
passare
ancora
gli
animosi
,
arcigni
cileni
,
protetti
da
arbitro
e
pubblico
.
Gli
azzurri
non
andarono
oltre
una
conclusione
al
34'
,
ma
Mora
pretese
di
sparare
a
rete
da
trenta
metri
,
e
buttò
ignobilmente
fuori
.
Mattrel
compì
grandi
,
avventurose
parate
su
Fouilleux
,
Sánchez
,
Toro
,
ma
al
40'
costui
in
discesa
leonina
esplose
da
venti
metri
un
destro
basso
che
sorprese
tutti
.
E
poi
ancora
pestaggi
.
Pecore
matte
!
Ora
sappiamo
,
dopo
la
brillante
campagna
antidoping
,
perché
i
nostri
giocatori
siano
tanto
isterici
.
L
'
incompetenza
tecnica
,
la
mancanza
di
coraggio
e
di
esperienza
dei
dirigenti
federali
hanno
condotto
a
tutto
ciò
.
Dire
chi
sia
stato
bravo
mi
sembra
grottesco
.
Il
migliore
senza
dubbio
Mattrel
,
poi
i
due
bolognesi
e
Salvadore
.
Gli
altri
o
nulli
o
impotenti
.
Un
disastro
.
Torneremo
fra
le
solite
pernacchie
.
E
Spadacini
tornerà
ai
suoi
interessi
,
e
Mazza
ai
suoi
interruttori
elettrici
e
ai
suoi
affarucci
da
provincia
calcistica
.
E
Ferrari
riavrà
la
Nazionale
,
perché
tanto
è
stipendiato
,
e
poi
è
abituato
alle
brutte
figure
.
Pasquale
resterà
alle
sue
presidenze
,
Rizzoli
otterrà
il
mutuo
per
il
villaggio
del
Milan
,
e
Moratti
imporrà
il
ritorno
di
Herrera
.
Il
nostro
calcio
superficiale
ha
quel
che
si
merita
.
Soltanto
,
mi
piacerebbe
sapere
domani
la
dose
delle
amine
psicotoniche
.
StampaQuotidiana ,
Un
bambino
galoppa
fieramente
su
un
manico
di
scopa
come
su
di
un
cavallo
:
questa
è
la
prima
o
più
lontana
radice
dell
'
arte
,
secondo
Ernst
H
.
Gombrich
,
uno
dei
più
colti
e
acuti
storici
e
interpreti
contemporanei
dell
'
arte
,
un
cui
volume
di
saggi
è
stato
ora
pubblicato
in
italiano
(
A
cavallo
di
un
manico
di
scopa
,
Saggi
di
teoria
dell
'
arte
,
ed.
Einaudi
,
1971
)
.
La
radice
dell
'
arte
non
è
ancora
l
'
arte
:
il
manico
di
scopa
non
è
ancora
un
'
immagine
artistica
,
è
soltanto
un
sostituto
del
cavallo
.
Ma
se
il
bambino
sente
il
bisogno
di
aggiungere
due
occhi
,
un
muso
,
due
orecchie
affinché
il
suo
manico
di
scopa
si
avvicini
alla
rappresentazione
comune
del
cavallo
,
l
'
arte
comincia
a
nascere
nella
sua
forma
primitiva
che
è
quella
appunto
dell
'
immagine
,
e
non
è
più
un
surrogato
dell
'
oggetto
reale
,
ma
qualcosa
che
lo
evoca
o
lo
simboleggia
richiamandone
i
tratti
.
Nello
scegliere
e
nel
segnare
questi
tratti
,
l
'
artista
non
è
mai
l
'
occhio
innocente
che
vede
il
mondo
qual
è
:
se
fosse
tale
,
sarebbe
paralizzato
e
travolto
dal
caos
di
forme
e
di
colori
che
gli
si
para
dinanzi
.
Non
può
allora
che
assumere
come
punto
di
partenza
«
il
vocabolario
convenzionale
delle
forme
basilari
»
,
cioè
gli
schemi
o
le
forme
che
trova
già
bell
'
e
fatti
nel
mondo
comune
di
percepire
e
rappresentare
le
cose
e
che
è
proprio
del
mondo
o
della
civiltà
cui
appartiene
.
E
così
,
secondo
Gombrich
,
appena
uscita
dalla
fase
del
cavalluccio
a
manico
di
scopa
(
la
fase
del
surrogato
)
,
l
'
arte
acquista
la
libertà
di
scegliere
i
tratti
da
fissare
nell
'
opera
e
deve
fare
appello
alla
collaborazione
di
chi
la
contempla
,
affinché
questi
possa
evocare
,
sulla
falsariga
dei
suggerimenti
che
essa
gli
dà
,
l
'
immagine
concettuale
che
gli
sta
davanti
.
«
La
macchia
che
nel
dipinto
di
Manet
-
dice
Gombrich
-
sta
a
rappresentare
un
cavallo
,
è
altrettanto
lontana
dall
'
imitarne
la
forma
esterna
quanto
lo
è
il
nostro
cavalluccio
a
manico
di
scopa
.
Eppure
Manet
l
'
ha
congegnata
con
tanta
abilità
che
essa
evoca
per
noi
l
'
immagine
di
un
cavallo
;
a
patto
,
beninteso
,
che
ci
sia
la
nostra
collaborazione
.
»
Il
passaggio
dal
surrogato
di
un
oggetto
utilizzabile
(
come
sarebbe
il
manico
di
scopa
che
fa
da
cavallo
)
ad
un
'
immagine
rappresentativa
della
realtà
veduta
o
sperimentata
(
cioè
all
'
arte
naturalistica
)
segna
perciò
,
secondo
Gombrich
,
l
'
inizio
della
libertà
dell
'
artista
.
Esso
infatti
elimina
l
'
esigenza
di
incorporare
nella
sua
opera
tutti
i
tratti
essenziali
dell
'
oggetto
e
fa
di
essa
«
un
appunto
che
fissa
ciò
che
l
'
artista
ha
visto
o
avrebbe
potuto
vedere
»
e
che
lo
spettatore
,
partecipando
al
gioco
,
completa
con
la
sua
fantasia
,
aggiungendovi
i
tratti
che
l
'
oggetto
reale
possiede
.
Il
che
vuol
dire
che
,
proprio
quando
l
'
arte
si
propone
di
rappresentare
la
natura
o
i
procedimenti
naturali
,
l
'
arte
perde
la
sua
passività
nei
confronti
della
natura
stessa
,
acquista
la
libertà
di
scegliere
tra
gli
infiniti
tratti
che
possono
caratterizzare
un
oggetto
e
fa
appello
alla
libertà
interpretativa
dello
spettatore
.
Questa
conclusione
è
solo
apparentemente
paradossale
,
perché
la
psicologia
moderna
ha
mostrato
che
la
percezione
degli
oggetti
naturali
non
è
la
registrazione
passiva
di
essi
,
ma
piuttosto
una
costruzione
attiva
che
utilizza
,
a
seconda
dei
casi
,
questo
o
quel
tratto
caratteristico
;
e
che
questa
costruzione
tende
a
fissarsi
in
forme
convenzionali
più
o
meno
accettate
da
tutti
,
esattamente
come
le
parole
della
lingua
corrente
.
Alla
psicologia
,
come
alla
psicanalisi
,
allo
strutturalismo
e
alla
teoria
dell
'
informazione
,
il
Gombrich
attinge
per
rispondere
in
modo
non
sempre
chiaro
,
ma
sempre
suggestivo
,
alle
domande
cruciali
che
oggi
si
pongono
sulla
natura
dell
'
arte
.
È
,
l
'
arte
,
assoluta
libertà
creativa
?
È
l
'
espressione
del
sentimento
?
O
è
invece
comunicazione
e
trasmissione
di
messaggi
?
Alla
prima
domanda
,
la
risposta
è
già
implicita
in
quanto
si
è
detto
.
L
'
arte
non
è
,
come
voleva
Schopenhauer
,
il
«
puro
occhio
del
mondo
»
che
guarda
le
cose
con
perfetta
innocenza
;
e
non
è
neppure
la
creazione
dal
nulla
di
un
mondo
nuovo
.
È
,
in
ogni
caso
,
una
costruzione
artigianale
che
attinge
dalla
natura
i
suoi
materiali
,
scegliendoli
e
combinandoli
assieme
.
Ma
neppure
in
questa
scelta
e
combinazione
l
'
artista
è
assolutamente
libero
.
Le
forme
convenzionali
che
gli
oggetti
hanno
assunto
nella
percezione
comune
e
nell
'
arte
del
suo
tempo
lo
condizionano
,
anche
se
egli
tenta
di
reagire
ad
esse
e
di
trasformarle
.
Gombrich
cita
l
'
osservazione
di
Wòlfflin
che
tutti
i
quadri
devono
di
più
ad
altri
quadri
che
non
alla
natura
;
e
per
suo
conto
osserva
che
anche
l
'
artista
che
si
strugge
dal
desiderio
di
sottrarsi
alla
convenzionalità
rivela
,
perciò
stesso
,
l
'
importanza
che
la
convenzionalità
delle
forme
ha
per
la
sua
opera
.
In
secondo
luogo
,
la
vecchia
definizione
romantica
dell
'
arte
come
«
linguaggio
delle
emozioni
»
non
rende
conto
della
struttura
delle
opere
d
'
arte
;
né
l
'
artista
dispone
di
mezzi
infallibili
per
comunicare
le
sue
emozioni
,
di
un
equivalente
naturale
,
quasi
mandato
da
Dio
,
tra
la
loro
totalità
e
le
forme
in
cui
esse
si
esprimono
.
Egli
sceglie
nella
sua
tavolozza
,
fra
i
colori
disponibili
,
quello
che
gli
sembra
che
si
accosti
di
più
all
'
emozione
che
desidera
esprimere
;
ma
molti
degli
strumenti
tecnici
di
cui
l
'
arte
si
è
avvalsa
a
questo
scopo
son
nati
forse
per
caso
e
potrebbero
essere
sostituiti
da
altri
.
Così
è
probabile
,
ad
esempio
,
che
il
nero
sia
interpretato
come
espressione
di
tristezza
,
solo
se
si
sa
già
che
esiste
una
scelta
fra
due
possibilità
di
cui
una
esprime
tristezza
e
l
'
altra
gioia
.
L
'
esistenza
di
possibilità
diverse
,
note
sia
all
'
artista
che
allo
spettatore
,
avvicina
l
'
opera
d
'
arte
al
messaggio
di
cui
parla
la
teoria
dell
'
informazione
:
giacché
tali
possibilità
costituiscono
il
codice
comune
all
'
artista
e
allo
spettatore
.
In
generale
,
i
messaggi
contengono
informazioni
solo
in
virtù
della
loro
capacità
selettiva
:
agiscono
sulle
possibilità
alterne
che
costituiscono
il
dubbio
di
chi
le
riceve
.
L
'
artista
può
presentare
questi
messaggi
in
cifre
volutamente
imbrogliate
fino
a
renderli
inintelligibili
e
così
scuote
l
'
inerzia
delle
nostre
convenzioni
e
il
torpore
delle
nostre
abitudini
.
Ma
né
comunicazione
né
espressione
possono
funzionare
nel
vuoto
.
«
Tanto
chi
trasmette
come
chi
riceve
ha
bisogno
di
essere
guidato
,
nella
giusta
misura
,
dice
Gombrich
,
da
una
schiera
di
possibilità
alterne
fra
le
quali
una
scelta
può
diventare
espressiva
.
»
O
,
in
altri
termini
,
un
artista
può
infrangere
una
certa
struttura
o
riformare
un
certo
codice
di
messaggi
solo
proponendone
altri
,
seppure
in
forma
approssimata
od
oscura
e
suscettibile
d
'
interpretazioni
diverse
.
Da
questa
trama
concettuale
,
che
regge
i
saggi
di
Gombrich
,
il
quale
(
è
bene
notarlo
)
non
muove
da
alcuna
pregiudiziale
contro
questa
o
quella
forma
dell
'
arte
contemporanea
,
emerge
una
constatazione
che
Gombrich
stesso
ha
fatto
solo
di
sfuggita
:
il
riconoscimento
della
funzione
del
caso
nell
'
arte
.
Non
è
solo
la
fisica
o
la
biologia
,
l
'
informatica
o
la
teoria
dei
sistemi
,
che
devono
ammettere
l
'
esistenza
del
caso
:
anche
la
teoria
dell
'
arte
lo
esige
.
Oggi
come
non
mai
,
l
'
arte
cerca
nuove
forme
di
espressione
e
di
comunicazione
,
nuove
finestre
da
cui
guardare
il
mondo
:
procede
per
tentativi
il
più
delle
volte
condotti
a
caso
,
in
tutte
le
direzioni
possibili
,
cercando
di
stabilire
codici
interpretativi
più
o
meno
chiari
che
possano
sostituire
quelli
già
esistenti
.
Come
tutti
i
tentativi
,
alcuni
possono
riuscire
e
altri
no
:
l
'
arte
si
appiglia
a
tutte
le
possibilità
disponibili
e
cerca
di
scoprirne
di
nuove
.
Il
suo
successo
non
è
garantito
in
anticipo
.
Giustamente
Gombrich
si
pronunzia
contro
la
credenza
nella
«
marcia
inesorabile
del
progresso
»
,
secondo
la
quale
tutto
ciò
che
è
nuovo
sarebbe
un
passo
in
avanti
.
Si
tratta
invece
di
esplorare
e
sperimentare
,
esattamente
come
si
fa
nella
scienza
,
anche
se
il
criterio
della
riuscita
non
è
così
preciso
come
quello
che
la
scienza
pretende
.
Inoltre
il
successo
di
un
esperimento
non
sempre
coincide
con
il
plauso
del
pubblico
.
Ma
in
ogni
caso
,
per
l
'
arte
come
per
la
teoria
dell
'
arte
,
si
tratta
di
trovare
possibilità
interpretative
e
espressive
che
siano
realmente
tali
e
ogni
opera
d
'
arte
è
una
specie
di
test
che
mette
a
prova
il
valore
di
queste
possibilità
.
Nel
mondo
del
caso
,
anche
l
'
arte
cerca
una
qualche
struttura
o
un
qualche
ordine
,
che
però
rimane
instabile
e
non
elimina
mai
del
tutto
il
pericolo
dell
'
insuccesso
e
della
frustrazione
.
StampaQuotidiana ,
Il
mattino
del
25
domenica
Mussolini
si
recò
,
come
faceva
da
quasi
21
anni
,
all
'
ufficio
,
dove
giunse
verso
le
nove
.
Nelle
prime
ore
del
mattino
erano
state
poste
in
circolazione
voci
fantastiche
sulla
seduta
del
Gran
Consiglio
,
ma
l
'
aspetto
della
città
inondata
dal
grande
sole
estivo
sembrava
abbastanza
tranquillo
.
Lo
Scorza
non
si
fece
vivo
,
ma
telefonò
per
dire
che
«
la
notte
aveva
portato
consiglio
e
che
v
'
erano
delle
resipiscenze
in
giro
»
.
«
Troppo
tardi
!
»
rispose
Mussolini
.
Infatti
,
di
lì
a
poco
,
giunse
la
famosa
lettera
di
Cianetti
,
nella
quale
egli
si
pentiva
amaramente
di
aver
votato
l
'
ordine
del
giorno
Grandi
del
quale
non
aveva
rilevato
la
gravità
,
si
dimetteva
da
Ministro
delle
Corporazioni
e
chiedeva
di
essere
immediatamente
richiamato
nella
sua
qualità
di
capitano
di
artiglieria
alpina
.
È
questa
lettera
alla
quale
Mussolini
non
diede
alcuna
risposta
che
salvò
più
tardi
la
vita
al
suo
autore
.
Grandi
sin
dalle
prime
ore
del
mattino
si
era
reso
irreperibile
e
fu
cercato
invano
.
Anche
la
M.V.S.N.
faceva
sapere
dal
Comando
che
non
c
'
erano
novità
.
Il
generale
Galbiati
fu
invitato
a
Palazzo
Venezia
,
per
le
ore
13
.
Verso
le
11
,
il
sottosegretario
all
'
Interno
Albini
portò
al
Duce
il
solito
mattinale
,
contenente
le
notizie
delle
ultime
ventiquatt
'
ore
.
Di
notevole
e
penoso
c
'
era
il
primo
grave
bombardamento
di
Bologna
.
Sbrigato
il
rapporto
,
Mussolini
domandò
ad
Albini
:
«
Perché
avete
votato
ieri
sera
l
'
ordine
del
giorno
Grandi
?
Voi
siete
ospite
,
non
membro
del
Gran
Consiglio
»
.
Il
piccolo
Albini
parve
imbarazzato
dalla
domanda
,
arrossì
e
si
profuse
in
enfatiche
dichiarazioni
di
questo
genere
:
«
Posso
avere
commesso
un
errore
,
ma
nessuno
può
mettere
nel
minimo
dubbio
la
mia
assoluta
devozione
a
voi
,
devozione
che
non
è
di
oggi
,
ma
di
sempre
»
.
E
si
allontanò
con
la
sua
livida
faccia
di
autentico
traditore
,
che
implorerà
invano
un
posto
da
Badoglio
facendo
lunghe
anticamere
e
offrendosi
per
ogni
basso
servigio
.
Poco
dopo
,
Mussolini
incaricò
il
suo
segretario
particolare
di
telefonare
al
generale
Puntoni
per
sapere
a
quale
ora
del
pomeriggio
il
re
sarebbe
stato
disposto
a
ricevere
il
Capo
del
Governo
,
aggiungendo
che
si
sarebbe
recato
all
'
incontro
in
abito
civile
.
Il
generale
Puntoni
rispose
che
il
re
avrebbe
ricevuto
Mussolini
a
Villa
Ada
alle
ore
17
.
Il
Segretario
del
Partito
si
fece
nuovamente
vivo
con
questa
comunicazione
:
«
Ecco
la
lettera
che
proporrei
di
inviare
ai
componenti
del
Gran
Consiglio
:
Il
Duce
mi
incarica
di
comunicarti
che
,
avendo
convocato
il
Gran
Consiglio
secondo
quanto
dispone
la
legge
9
dicembre
1928
per
consultarlo
sull
'
attuale
situazione
politica
,
ha
preso
atto
dei
vari
ordini
del
giorno
presentati
e
delle
tue
dichiarazioni
»
.
Sembra
,
da
questa
comunicazione
,
che
non
fu
praticamente
trasmessa
e
sarebbe
stato
inutile
farlo
,
che
lo
Scorza
prevedesse
uno
sviluppo
normale
della
situazione
stessa
.
Verso
le
13
,
accompagnato
dal
sottosegretario
Bastianini
,
giunse
a
Palazzo
Venezia
l
'
ambasciatore
del
Giappone
,
Hidaka
,
al
quale
Mussolini
fece
una
relazione
sul
convegno
di
Feltre
.
Il
colloquio
durò
circa
un
'
ora
.
Alle
14
il
Duce
,
accompagnato
dal
generale
Galbiati
,
si
recò
a
visitare
il
quartiere
Tiburtino
,
che
era
stato
particolarmente
devastato
dall
'
incursione
terroristica
del
19
luglio
.
Il
Duce
venne
circondato
dalla
folla
dei
sinistrati
e
acclamato
.
Alle
15
rientrò
a
Villa
Torlonia
.
Alle
16,50
giunse
a
Villa
Torlonia
il
segretario
particolare
e
Mussolini
si
recò
con
lui
a
Villa
Ada
.
Il
Duce
era
assolutamente
tranquillo
.
Egli
portò
con
sé
un
libro
contenente
la
legge
del
Gran
Consiglio
,
la
lettera
del
Cianetti
e
altre
carte
,
dalle
quali
risultava
che
l
'
ordine
del
giorno
del
Gran
Consiglio
non
impegnava
nessuno
,
data
la
funzione
consultiva
dell
'
organo
stesso
.
Mussolini
pensava
che
il
re
gli
avrebbe
ritirato
la
delega
del
10
giugno
1940
,
riguardante
il
comando
delle
Forze
armate
,
delega
che
il
Duce
aveva
già
da
tempo
in
animo
di
restituire
.
Mussolini
entrò
quindi
a
Villa
Ada
con
l
'
animo
assolutamente
sgombro
da
ogni
prevenzione
,
in
uno
stato
che
visto
a
distanza
potrebbe
chiamarsi
di
vera
e
propria
ingenuità
.
Alle
17
in
punto
l
'
auto
entrò
dai
cancelli
spalancati
della
Salaria
.
C
'
era
in
giro
e
nell
'
interno
un
rinforzo
di
carabinieri
,
ma
la
cosa
non
parve
eccezionale
.
Il
re
,
vestito
da
Maresciallo
,
era
sulla
porta
della
villa
.
Nell
'
interno
del
vestibolo
stazionavano
due
ufficiali
.
Entrati
nel
salotto
,
il
re
,
in
uno
stato
di
anormale
agitazione
,
coi
tratti
del
viso
sconvolti
,
con
parole
mozze
,
disse
quanto
segue
:
«
Caro
Duce
,
le
cose
non
vanno
più
.
L
'
Italia
è
in
"
tocchi
"
.
L
'
Esercito
è
moralmente
a
terra
.
I
soldati
non
vogliono
più
battersi
.
Gli
alpini
cantano
una
canzone
nella
quale
dicono
che
non
vogliono
più
fare
la
guerra
per
conto
di
Mussolini
»
(
il
re
ripeté
in
dialetto
piemontese
i
versi
della
canzone
)
.
«
Il
voto
del
Gran
Consiglio
è
tremendo
.
Diciannove
voti
per
l
'
ordine
del
giorno
Grandi
:
fra
di
essi
quattro
Collari
dell
'
Annunziata
.
Voi
non
vi
illudete
certamente
sullo
stato
d
'
animo
degli
Italiani
nei
vostri
riguardi
.
In
questo
momento
voi
siete
l
'
uomo
più
odiato
d
'
Italia
.
Voi
non
potete
contare
più
su
di
un
solo
amico
.
Uno
solo
vi
è
rimasto
,
io
.
Per
questo
vi
dico
che
non
dovete
avere
preoccupazioni
per
la
vostra
incolumità
personale
che
farò
proteggere
.
Ho
pensato
che
l
'
uomo
della
situazione
è
,
in
questo
momento
,
il
Maresciallo
Badoglio
.
Egli
comincerà
col
formare
un
Ministero
di
funzionari
,
per
l
'
amministrazione
e
per
continuare
la
guerra
.
Fra
sei
mesi
vedremo
.
Tutta
Roma
è
già
a
conoscenza
dell
'
ordine
del
giorno
del
Gran
Consiglio
e
tutti
attendono
un
cambiamento
»
.
Mussolini
rispose
:
«
Voi
prendete
una
decisione
di
una
gravità
estrema
.
La
crisi
in
questo
momento
significa
far
credete
al
popolo
che
la
pace
è
in
vista
,
dal
momento
che
viene
allontanato
l
'
uomo
che
ha
dichiarato
la
guerra
.
Il
colpo
al
morale
dell
'
Esercito
sarà
serio
.
Se
i
soldati
alpini
o
no
non
vogliono
più
fare
la
guerra
per
Mussolini
non
ha
importanza
,
purché
siano
disposti
a
farla
per
voi
.
La
crisi
sarà
considerata
un
trionfo
del
binomio
Churchill
-
Stalin
,
soprattutto
di
quest
'
ultimo
che
vede
il
ritiro
di
un
antagonista
da
venti
anni
in
lotta
contro
di
lui
.
Mi
rendo
conto
dell
'
odio
del
popolo
.
Non
ho
avuto
difficoltà
a
riconoscerlo
stanotte
in
pieno
Gran
Consiglio
.
Non
si
governa
così
a
lungo
e
non
si
impongono
tanti
sacrifici
senza
che
ciò
provochi
risentimenti
più
o
meno
fugaci
e
duraturi
.
Ad
ogni
modo
io
auguro
buona
fortuna
all
'
uomo
che
prenderà
in
mano
la
situazione
»
.
Erano
esattamente
le
17
e
20
quando
il
re
accompagnò
Mussolini
sulla
soglia
della
casa
.
Era
livido
e
sembrava
ancora
più
piccolo
,
quasi
rattrapito
.
Strinse
la
mano
a
Mussolini
e
rientrò
.
Mussolini
scese
la
breve
scalinata
e
avanzò
verso
la
sua
automobile
.
A
un
tratto
un
capitano
dei
carabinieri
lo
fermò
e
gli
disse
testualmente
:
«
S
.
M
.
mi
incarica
di
proteggere
la
vostra
persona
»
.
Mussolini
fece
ancora
atto
di
dirigersi
verso
la
sua
macchina
,
ma
il
capitano
,
indicando
un
'
auto
-
ambulanza
che
stazionava
vicino
,
gli
disse
:
«
No
.
Bisogna
salire
qui
»
.
Mussolini
montò
sull
'
auto
-
ambulanza
e
con
lui
il
segretario
De
Cesare
.
Insieme
col
capitano
salirono
un
tenente
,
tre
carabinieri
e
due
agenti
in
borghese
che
si
misero
sullo
sportello
d
'
ingresso
,
armati
con
fucili
-
mitragliatori
.
Chiuso
lo
sportello
,
l
'
auto
-
ambulanza
partì
a
grande
velocità
.
Mussolini
pensava
sempre
che
tutto
ciò
accadesse
per
proteggere
,
come
aveva
detto
il
re
,
la
sua
"
incolumità
personale
"
.
Dopo
una
mezz
'
ora
di
corsa
,
l
'
auto
-
ambulanza
si
fermò
a
una
caserma
di
carabinieri
.
La
palazzina
aveva
le
finestre
chiuse
,
ma
Mussolini
poté
vedere
che
era
circondata
da
sentinelle
con
baionetta
inastata
,
mentre
un
ufficiale
sedette
in
permanenza
nella
stanza
attigua
.
Qui
Mussolini
restò
circa
un
'
ora
e
quindi
,
sempre
nell
'
auto
-
ambulanza
,
fu
portato
nella
caserma
allievi
-
carabinieri
.
Erano
le
19
.
Il
vice
-
comandante
della
Scuola
parve
emozionato
quando
lo
vide
arrivare
ed
ebbe
parole
generiche
di
simpatia
.
In
seguito
fu
accompagnato
nella
stanza
adibita
ad
ufficio
del
comandante
la
Scuola
,
colonnello
Tabellini
,
mentre
nella
stanzetta
vicina
si
mise
di
guardia
un
ufficiale
.
Nelle
ore
della
sera
alcuni
ufficiali
dei
carabinieri
si
recarono
a
trovare
Mussolini
.
Fra
gli
altri
il
Chirico
,
Bonitatibus
,
Santillo
,
coi
quali
si
parlò
di
cose
generiche
.
Fu
detto
che
si
trattava
sempre
di
proteggerlo
e
che
era
stato
affidato
precisamente
all
'
Arma
questo
delicatissimo
mandato
.
Mussolini
non
toccò
cibo
.
Chiesto
di
uscire
,
egli
fu
accompagnato
da
un
ufficiale
lungo
il
corridoio
.
Mussolini
notò
allora
che
ben
tre
carabinieri
montavano
di
sentinella
alla
porta
dell
'
ufficio
situato
al
secondo
piano
.
Fu
allora
che
meditando
nella
stanza
si
affacciò
per
la
prima
volta
alla
mente
di
Mussolini
il
dubbio
:
protezione
o
cattura
?
Che
si
complottasse
in
taluni
ambienti
contro
la
vita
del
Duce
era
noto
anche
alla
Polizia
.
La
quale
però
specialmente
sotto
la
gestione
veramente
infelice
di
Chierici
affermava
trattarsi
di
tendenze
velleitarie
,
di
pratico
non
essendovi
niente
.
Tutto
si
riduceva
a
espressioni
di
un
comprensibile
malcontento
.
Vale
la
pena
di
aprire
una
parentesi
per
fissare
che
la
nomina
del
Chierici
a
capo
della
Polizia
fu
particolarmente
patrocinata
dall
'
Albini
.
Ma
Mussolini
si
chiedeva
:
quale
minaccia
alla
mia
vita
può
sussistere
in
una
caserma
,
dove
stanno
ben
duemila
allievi
-
carabinieri
?
Come
potrebbero
i
congiurati
raggiungermi
?
Come
potrebbe
il
"
furore
popolare
"
fare
altrettanto
?
Verso
le
23
Mussolini
spense
il
lume
,
mentre
rimase
acceso
quello
della
stanza
attigua
dove
vegliava
in
permanenza
un
ufficiale
che
non
rispondeva
mai
allo
squillo
del
telefono
.
Alle
ore
una
del
giorno
26
,
il
tenente
colonnello
Chirico
entrò
nella
stanza
del
Duce
e
gli
disse
:
«
È
giunto
in
questo
momento
il
generale
Ferone
che
reca
un
messaggio
del
Maresciallo
Badoglio
per
voi
»
.
Mussolini
si
alzò
ed
entrò
nella
stanza
attigua
.
Egli
aveva
in
Albania
conosciuto
il
generale
Ferone
,
il
quale
aveva
una
strana
aria
di
soddisfazione
.
La
lettera
del
Maresciallo
Badoglio
,
contenuta
in
una
busta
verde
intestata
"
Ministero
della
Guerra
"
,
aveva
questo
indirizzo
,
di
pugno
del
Maresciallo
:
Al
Cavaliere
Sig
.
Benito
Mussolini
»
diceva
:
«
Eccellenza
il
Cavaliere
Benito
Mussolini
.
-
Il
sottoscritto
Capo
del
Governo
tiene
a
far
sapere
a
V
.
E
.
che
quanto
è
stato
eseguito
nei
Vostri
riguardi
è
unicamente
dovuto
al
Vostro
personale
interesse
,
essendo
giunte
da
più
parti
precise
segnalazioni
di
un
serio
complotto
contro
la
Vostra
Persona
.
Spiacente
di
questo
,
tiene
a
farVi
sapere
che
è
pronto
a
dare
ordini
per
il
Vostro
sicuro
accompagnamento
,
con
i
dovuti
riguardi
,
nella
località
che
vorrete
indicare
.
-
Il
Capo
del
Governo
:
Maresciallo
Badoglio
»
.
Questa
lettera
,
di
una
perfidia
unica
nella
storia
,
aveva
lo
scopo
di
convincere
Mussolini
che
la
parola
del
re
circa
l
'
incolumità
personale
sarebbe
stata
rispettata
e
che
la
crisi
non
sarebbe
uscita
dall
'
orbita
del
Regime
,
cioè
del
Fascismo
,
perché
Badoglio
aveva
dato
troppe
volte
esplicita
solenne
adesione
al
Partito
,
nel
quale
era
regolarmente
iscritto
insieme
con
tutti
i
membri
della
famiglia
,
moglie
compresa
;
aveva
ricoperto
troppe
alte
cariche
nel
Regime
;
aveva
assolto
mandati
politico
-
militari
troppo
importanti
;
aveva
accettato
troppi
onori
e
quattrini
,
che
tutto
era
possibile
pensare
meno
l
'
ipotesi
del
tradimento
preparato
e
macchinato
da
mesi
e
forse
dall
'
epoca
del
suo
allontanamento
dalla
carica
di
capo
di
S
.
M
.
generale
.
Aveva
anche
accettato
di
servire
il
Regime
nel
Consiglio
Nazionale
delle
Ricerche
dove
,
di
effettivo
,
non
aveva
fatto
un
bel
nulla
salvo
una
apparizione
mattutina
per
leggere
i
giornali
.
Dal
momento
in
cui
entrò
nella
caserma
degli
allievi
-
carabinieri
,
Mussolini
non
ebbe
più
notizie
del
mondo
.
Gli
fu
detto
soltanto
che
il
re
aveva
fatto
un
proclama
,
che
un
altro
ne
aveva
fatto
Badoglio
con
la
dichiarazione
sulla
continuazione
della
guerra
,
che
la
città
era
calma
e
che
il
popolo
riteneva
oramai
vicina
la
pace
.
Dopo
avere
letto
la
missiva
di
Badoglio
,
Mussolini
dettò
al
generale
Ferone
,
che
li
scrisse
di
sua
mano
sopra
un
foglio
di
carta
,
i
seguenti
punti
:
«
26
luglio
1943
-
ore
una
.
«
1°
-
Desidero
ringraziare
il
Maresciallo
d
'
Italia
Badoglio
per
le
attenzioni
che
ha
voluto
riservare
alla
mia
persona
.
«
2°
-
Unica
residenza
di
cui
posso
disporre
è
la
Rocca
delle
Caminate
dove
sono
disposto
a
trasferirmi
in
qualsiasi
momento
.
«
3°
-
Desidero
assicurare
il
Maresciallo
Badoglio
,
anche
in
ricordo
del
lavoro
in
comune
svolto
in
altri
tempi
,
che
da
parte
mia
non
solo
non
gli
verranno
create
difficoltà
di
sorta
,
ma
sarà
data
ogni
possibile
collaborazione
.
«
4°
-
Sono
contento
della
decisione
presa
di
continuare
la
guerra
cogli
alleati
,
così
come
l
'
onore
e
gli
interessi
della
Patria
in
questo
momento
esigono
,
e
faccio
voti
che
il
successo
coroni
il
grave
compito
al
quale
il
Maresciallo
Badoglio
si
accinge
per
ordine
e
in
nome
di
S
.
M
.
il
re
,
del
quale
durante
21
anni
sono
stato
leale
servitore
e
tale
rimango
.
Viva
l
'
Italia
!
»
.
Questa
è
la
sola
e
indiretta
missiva
mandata
al
Badoglio
.
Mussolini
non
ha
mai
mandato
parola
alcuna
o
cenno
al
re
.
Con
questa
risposta
,
che
Badoglio
non
osò
mai
rendere
di
pubblica
ragione
limitandosi
a
farne
dare
nei
suoi
ambienti
una
mutilata
versione
orale
,
Mussolini
mostrava
di
credere
in
buona
fede
che
Badoglio
,
pur
modificando
il
Governo
,
non
avrebbe
cambiato
la
politica
generale
dominata
dalla
guerra
.
Partito
il
generale
Ferone
,
Mussolini
si
ritirò
e
vegliò
sino
alle
prime
ore
del
mattino
.
Durante
tutta
la
giornata
del
lunedì
continuò
quella
che
potrebbe
chiamarsi
la
commedia
della
"
residenza
privata
"
.
Più
volte
durante
la
giornata
vennero
a
dire
che
la
residenza
della
Rocca
era
ottima
dal
punto
di
vista
della
"
incolumità
personale
"
di
Mussolini
;
che
il
generale
dei
carabinieri
di
Bologna
vi
aveva
già
fatto
un
sopraluogo
e
confermava
che
come
"
sicurezza
"
la
Rocca
si
prestava
benissimo
e
che
si
attendeva
una
parola
definitiva
per
stabilire
le
modalità
della
partenza
,
magari
in
volo
.
Così
trascorse
tutta
la
giornata
,
senza
altre
notizie
.
Si
disse
soltanto
che
a
Villa
Torlonia
tutto
era
calmo
,
ed
era
falso
.
Alla
sera
,
il
maggiore
Bonitatibus
preparò
,
sempre
nella
stanza
del
colonnello
Tabellini
,
il
letto
da
campo
.
Anche
per
tutta
la
mattinata
di
martedì
27
continuò
la
commedia
della
"
imminente
partenza
"
che
non
avveniva
mai
.
C
'
era
però
,
in
giro
,
un
'
accentuata
vigilanza
.
Alle
19
entrarono
nel
cortile
della
caserma
in
fondo
alla
quale
sul
muro
si
leggevano
a
grandi
lettere
i
famosi
verbi
"
credere
,
obbedire
,
combattere
"
un
plotone
di
carabinieri
e
uno
di
metropolitani
che
si
piazzarono
vicino
a
un
gruppo
di
autocarri
.
Verso
le
20
giunsero
alcune
vetture
automobili
con
un
gruppo
di
ufficiali
.
A
un
certo
punto
un
ufficiale
,
portatosi
nel
mezzo
del
cortile
,
gridò
agli
allievi
i
quali
affollavano
le
ringhiere
attratti
dall
'
arrivo
insolito
di
tante
macchine
:
«
Tutti
nelle
camerate
!
Chiudere
le
finestre
!
»
.
La
sera
era
già
calata
,
quando
un
ufficiale
entrò
nella
stanza
e
disse
a
Mussolini
:
È
venuto
l
'
ordine
di
partire
!
Mussolini
discese
accompagnato
da
un
gruppo
di
ufficiali
dai
quali
,
giunto
al
pianterreno
,
si
accomiatò
,
e
mentre
stava
per
salire
nella
macchina
un
generale
si
presentò
con
queste
parole
:
Generale
di
brigata
Pòlito
,
capo
della
Polizia
militare
del
Comando
Supremo
!
Mussolini
non
domandò
nulla
,
convinto
che
la
meta
del
viaggio
notturno
fosse
la
Rocca
delle
Caminate
.
Le
tendine
erano
abbassate
,
ma
non
i
vetri
;
da
uno
spiraglio
,
Mussolini
si
avvide
che
la
macchina
passava
davanti
all
'
ospedale
di
Santo
Spirito
.
Non
si
andava
dunque
verso
la
Flaminia
,
ma
verso
l
'
Appia
.
Agli
innumerevoli
posti
di
blocco
i
carabinieri
,
avvertiti
dalle
staffette
,
si
limitavano
a
far
rallentare
un
poco
la
corsa
della
macchina
.
Giunto
all
'
imbocco
della
grande
strada
per
Albano
,
Mussolini
domandò
:
Dove
andiamo
?
Verso
il
sud
.
Non
alla
Rocca
?
È
venuto
un
altro
ordine
.
Ma
voi
chi
siete
?
Io
ho
conosciuto
in
altri
tempi
un
ispettore
di
P
.
S
.
che
si
chiamava
Pòlito
.
Sono
io
.
-
Come
siete
diventato
generale
?
Per
equiparazione
di
grado
.
L
'
ispettore
di
P
.
S
.
Pòlito
era
ben
noto
a
Mussolini
.
Egli
aveva
effettuato
,
durante
gli
anni
del
Regime
,
alcune
brillanti
operazioni
come
la
cattura
di
Cesare
Rossi
a
Campione
e
la
liquidazione
della
banda
Pintor
in
Sardegna
.
Il
Pòlito
durante
il
viaggio
narrò
molti
interessanti
e
anche
inediti
particolari
sulle
due
operazioni
.
Dopo
Cisterna
la
macchina
rallentò
la
sua
corsa
.
I
discorsi
cessarono
.
Il
Pòlito
,
che
aveva
continuamente
fumato
,
abbassò
il
vetro
e
chiamò
il
colonnello
dei
carabinieri
Pelaghi
per
sapere
dove
erano
.
Vicino
a
Gaeta
,
rispose
.
È
Gaeta
la
mia
nuova
residenza
?
chiese
Mussolini
.
Forse
dove
fu
relegato
Mazzini
?
Troppo
onore
.
Non
è
ancora
stabilito
!
ribatté
Pòlito
.
Giunti
a
Gaeta
deserta
un
uomo
si
fece
incontro
agitando
una
lampadina
.
La
vettura
si
fermò
e
un
ufficiale
di
Marina
disse
:
Al
molo
Ciano
!
Ivi
attendeva
l
'
ammiraglio
Maugeri
che
accompagnò
Mussolini
alla
corvetta
Persefone
.
Di
lì
a
poco
levò
le
ancore
.
Già
albeggiava
.
Mussolini
scese
nella
cabina
insieme
con
gli
ufficiali
che
lo
scortavano
.
In
vista
dell
'
isola
di
Ventotene
,
a
giorno
fatto
,
la
corvetta
si
fermò
,
l
'
ispettore
Pòlito
scese
per
vedere
se
l
'
isola
fosse
conveniente
per
ospitare
Mussolini
.
Di
lì
a
poco
tornò
e
lo
escluse
.
Nell
'
isola
c
'
era
un
presidio
germanico
.
La
corvetta
proseguì
allora
per
l
'
isola
di
Ponza
,
dove
,
entrata
nella
rada
,
gettò
le
ancore
alle
ore
13
del
giorno
28
luglio
.
Pòlito
venne
verso
Mussolini
e
indicandogli
una
casa
verdastra
,
semi
-
nascosta
da
grandi
pescherecci
in
disarmo
,
disse
:
«
Quello
è
il
vostro
domicilio
temporaneo
!
»
.
Intanto
non
si
sa
per
quale
fenomeno
tutte
le
finestre
e
i
balconi
si
erano
gremiti
di
uomini
e
donne
armati
di
binoccoli
che
seguivano
la
barca
che
si
dirigeva
verso
terra
.
In
un
baleno
tutta
l
'
isola
conobbe
l
'
arrivo
.
Verso
sera
,
alcune
persone
del
luogo
vennero
a
salutare
Mussolini
.
I
pescatori
di
Terracina
gli
mandarono
un
dono
.
In
genere
non
c
'
era
nell
'
atteggiamento
degli
isolani
niente
che
ricordasse
il
"
furore
popolare
"
,
ma
poi
con
l
'
arrivo
di
altri
agenti
la
vigilanza
fu
rinforzata
ed
ogni
contatto
col
mondo
esterno
precluso
.
A
Ponza
,
Mussolini
si
rese
conto
della
miserabile
congiura
che
lo
avevano
eliminato
e
si
persuase
che
tutto
ciò
avrebbe
condotto
alla
capitolazione
e
alla
sua
consegna
al
nemico
.
Le
giornate
di
Ponza
erano
lunghe
.
Nuovi
ufficiali
vennero
:
il
tenente
colonnello
Meoli
e
il
sottotenente
Elio
di
Lorenzo
,
nonché
il
maresciallo
Antichi
.
Il
presidio
,
data
anche
la
presenza
di
confinati
italiani
e
di
internati
balcanici
,
fu
rinforzato
.
Fu
concesso
a
Mussolini
di
prendere
due
bagni
in
posizione
approntata
e
ben
vigilata
.
Niente
giornali
.
Un
solo
telegramma
di
Gòring
,
eloquente
.
Mussolini
trascorse
le
giornate
di
Ponza
in
perfetta
solitudine
,
traducendo
in
tedesco
le
Odi
barbare
di
Carducci
e
leggendo
la
Vita
di
Gesù
di
Giuseppe
Ricciotti
,
che
poi
lasciò
in
dono
al
parroco
dell
'
isola
.
Ponza
non
può
essere
certamente
paragonata
a
Ischia
e
meno
ancora
a
Capri
.
Tuttavia
ha
una
sua
rusticana
bellezza
e
,
anche
dal
punto
di
vista
della
prigionia
,
una
storia
.
Uno
che
se
ne
intende
fece
sapere
a
Mussolini
che
sin
dall
'
antichità
vi
erano
stati
relegati
illustri
personaggi
come
Agrippina
,
la
madre
di
Nerone
,
Giulia
,
la
figlia
di
Augusto
,
e
,
per
compenso
,
una
santa
come
Flavia
Domitilla
e
anche
,
nel
538
,
un
papa
,
San
Silvestro
Martire
.
Poi
,
saltando
a
piè
pari
alcuni
secoli
,
i
moderni
come
Torrigiani
,
Gran
Maestro
della
Massoneria
,
il
generale
Bencivenga
,
l
'
ing
.
Bordiga
e
finalmente
ultimo
della
serie
e
modernissimo
il
Ras
Imerù
con
un
immancabile
Degiac
abissino
!