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ERRORI FATALI ( - , 1934 )
StampaQuotidiana ,
Uno dei residui fogli dell ' emigrazione anti - fascista la quale si trova in condizioni sempre più disperate anche in Francia confessa in un articolo di fondo i propri errori . E vi aggiunge , a rincalzo , una nota di Herzen , che calza a pennello con la situazione economica e morale dei fuorusciti italiani . Il foglio di cui parliamo è Giustizia e Libertà che nel suo ultimo numero del 16 novembre , 1a pagina , 1a colonna , in questa maniera netta , straccia i veli coi quali per tanti anni si è tentato di nascondere la realtà . « Affinché non si dica che rimaniamo nel vago , specificheremo qualcuno degli errori più fatali in cui cadono gli esiliati : presentare il fascismo come in procinto di cadere da un momento all ' altro ; esagerare l ' importanza dei movimenti esistenti ; impiegare un tono roboante e minaccioso ; esagerare nelle critiche di dettaglio e nello scandalismo , anziché attaccare nelle fondamenta e guardare l ' insieme ; condurre le requisitorie su motivi prevalentemente sentimentali o sulle violenze del passato ; assumere verso coloro che stanno in paese il tono di una aristocrazia antifascista ; aver l ' aria di difendere la cosiddetta democrazia pre - fascista o le pseudo - democrazie esistenti ; negare che alcunché si sia fatto di utile sotto il regime ; contestare a Mussolini ogni qualità ; oppure , con esagerazione opposta , risolvere il fascismo in Mussolini ; non insistere abbastanza sull ' elemento positivo dell ' antifascismo . La lista potrebbe allungarsi » . Ma noi , ad esempio , crediamo che sia abbastanza lunga e completa . È una grande sassaiola in tutte le piccionaie dei fuorusciti , ivi compresa quella del foglio in questione . Si tratta , dunque , di « errori fatali » . Ma se sono come sono « fatali » non c ' è più nulla da fare per l ' antifascismo fuoruscito . Della qual cosa tutti sono più che convinti da un pezzo .
Questa Inter incanta ( Brera Gianni , 1961 )
StampaQuotidiana ,
Milano , 27 agosto 1961 - INTER - ATALANTA : 6-0 . NOTE : Pomeriggio soleggiato e afoso . Circa 55.000 spettatori . Campo buono . Nessun incidente , se si esclude un tentato omicidio ( reversibile in tentato suicidio ) di Hitchens ai danni di Cometti nel finale . Angoli : Inter 10 , Atalanta 3 ( 7-2 ) . L ' Inter ha esordito in campionato sacrificando la mite Atalanta alle sue ambizioni mattatorie . Ha vinto per 6-0; avrebbe potuto vincere per almeno il doppio . Non ha maramaldeggiato e ha fatto benissimo . Ancor meglio avrebbe fatto se avesse dato maggiore essenzialità alle puntate dell ' attacco palleggiando un poco più a centro campo e rischiando un poco meno sottomisura . Ha concluso la bellezza di 27 volte nel primo tempo ( con 7 angoli ) e di 21 volte nel secondo ( con 3 angoli ) . Il grande protagonista della giornata è stato Luisito Suarez . Ispirato da lui , il tandem centrale di attacco ha fatto cose a dir poco strabilianti . Mai neppure pensato che Bettini possedesse tanta potenza di tiro e - soprattutto - così spiccato senso della rifinitura a pro dei compagni ! È proprio vero , allora , che la provincia finisce per soffocare anche i più bravi ? Quanto a Hitchens , difetti ne ha millanta : ma possiede la dote fondamentale del centravanti : segna fior di gol : è grande in acrobazia ( vulgo a incornare ) e potentissimo nel battere di destro . Suarez ha subìto per un quarto d ' ora le puntigliose attenzioni di Maschio , che ha offerto uno squisito recital della sua arte all ' attonito pubblico milanese . Maschio è figlio di un pavese delle colline ( Montesegale ) e di una milanese della Bassa ( Castano Primo ) . Vedendolo agitarsi con la bacchetta del maestro abbiamo pensato a Toscanini proditoriamente indotto a dirigere la banda d ' Affori . Chiaro che , dopo qualche sciabolata a chieder note armoniose , sarebbe zompato urlando dal podio ... Maschio si è semplicemente ritirato in un angolino della ribalta e ha fornito i suoi numeri di controllo , dribbling , tocco e tiro . Buffon gli ha parato a stento - però da campione - una legnatona lunga e beffarda . Era il 10' : nessun atalantino era mai riuscito a concludere un ' azione . Nessun atalantino , dopo quella prodezza , ha mai più infastidito Buffon . Maschio ha trotterellato altero e distante nella sua zona di interno - regista . Suarez ha torneato come e quando ha voluto in lungo e in largo . Ha fatto segnare ed è perfino venuto a noia per segnare a sua volta . Ha concluso sette volte nel primo tempo e ben undici nel secondo . Ha colpito un palo e segnato il suo bravo gol : ma avrebbe voluto insistere e forse ha fatto male . Non è un goleador : è un grande interno - regista che farebbe assai bene a non sprecarsi in bullerie . Il campionato è lungo ( ahi quanto ! ) e l ' Inter lo può vincere se proprio lui , Suarez , non si spreca . È bellissimo poter criticare una squadra che segna mezza dozzina di gol facendo accademia l ' intero secondo tempo . È una soddisfazione rara . Vorremmo proprio ci toccasse ogni anno . E forse è già questo l ' anno buono ... Sissignore , Helenio Herrera . Pensi a una scappellata d ' un Suo avo : le penne di struzzo ( o di gallastrone ? ) ripuliscono il terreno davanti ai Suoi piedi augusti . Per venti minuti ho avuto una gran paura di dover ghignare sulla riesumazione del WM . All ' Atalanta venivano offerti spazi grandiosi . Ma l ' offerta era piena di risaputo sarcasmo . Quelle tre punte della banda d ' Affori non mettevano insieme un arpeggio neppure per sbaglio . Guarneri toreava il bufalino Nova con la disinvolta leggiadria di un Ordoñez o di un Dominguin . Picchi , senza strafare , controllava pulitamente Magistrelli . Masiero ha incornato a sua volta da toro per i primi istanti . Poi addirittura ha fatto pases da vero artista della plaza . Ha toccato con misura ; è andato perfino a battere in gol . Intorno a Maschio , sbacchettante olimpico nella sua metà campo , Herrera ha messo Luisito Suarez e Pallino Zaglio . Costui , propriamente , teneva la propria zona di mediano in linea con Bolchi ( il quale controllava Christensen , rozzo ma non inutile acquisto danese ) . Era libero come un uccello : e poiché il suo debole è il tackle , non certo il tocco o l ' invenzione costruttiva , la mole di gioco interista sopraffaceva nettamente la difesa atalantina . Hitchens e Bettini si alternavano in temi arrembanti . Corso e Mereghetti caracollavano in appoggio . Il portentoso Cornetti , ciabattino di Romano , ha strappato lunghi e convinti applausi finché gli interisti non lo hanno cercato sul lato mancino . Da quella parte , lesina spuntata , Cornetti non fa che buchi oltre la misura . Ha provveduto Corso , con un gran balzo felino , a tagliare la prima palla in diagonale ( 22' : su tocco delizioso di Suarez alle spalle di Rota ) . Cometti era squilibrato a destra . Poi ha volato Hitchens a incornare un magnifico traversoncino di Mereghetti . Poi è esploso Bettini : e ancora Hitchens . Dopo mezz ' ora , la partita era chiusa . Pubblico lusingato , non certo in delirio . Capivan tutti che l ' Atalanta era candida e povera , che proprio non teneva , e che per giunta Maschio faceva un recital unicamente pro domo sua . Fra certi musici , Toscanini non vale : meglio uno che ci dia dentro alla brava come gli altri , che se qualche nota stona , tanto peggio per chi l ' ascolta . L ' Atalanta è squadra simpaticissima : le mancano , purtroppo , le tre punte avanzate . Il resto è da buona , onesta figura in campionato . Che abbia resistito 22' a questa Inter è già grandioso . E che non abbia segnato con Maschio è miracolo vero ( di Buffon ) . Alla ripresa , calcio se n ' è visto ancora , ma di pura accademia . Gli atalantini non hanno più lottato . A turno gli interisti cercavano Cometti . E sulla sua sinistra passavano . Si fa presto a dire , 48 conclusioni in una partita , più dieci angoli , per una sola squadra ! Herrera ha richiamato Mereghetti a tenere il centro campo , Luisito Suarez ha galleggiato davanti a lui : ogni palla se la chiamava con un bercio imperioso : acà ( o come si dice ) . Molte occasioni hanno sciupato tutti ( massime Corso ) . Bettini ha compiuto un dribbling aereo da lasciarci di stucco . Hitchens ha tentato di uccidere il coraggioso Cornetti con una legnata di destro che non avrebbe mai dovuto vibrare . In compenso , Rota l ' ha messo a terra in area , quando già Bettini l ' aveva liberato deviando a lui un tocco sublime di Suarez . Era stata quella una delle più splendide fasi di gioco . L ' arbitro ha lasciato correre . Però la spietata furia di Hitchens non ci è piaciuta . Sarebbe bastato un tocco leggero ... Niente : ha sparato fortissimo di destro , e Cornetti - suicida - s ' è gettato a pararlo sul nascere : che sicuramente andava a 150 orari . L ' ha colto sul costato sinistro : uno schianto . E Dio sa come abbia potuto reggersi per altri due minuti ! Alla fine , comprensibili peana . Trombe sonorissime . Campane trillanti . Perfino il gracchiare concitato di un radiomegafono . Tutto bene . Herrera ha promesso adeguamenti tattici per ogni partita . La prima l ' ha azzeccata con il wM difensivo e con l ' M all ' attacco . Domenica prossima , a Roma , sarà bene che Zaglio rimanga libero ... alle spalle di Guarneri e di Bolchi , e che Mereghetti si prenda cura dell ' interno che toccherebbe a Suarez . Questi , ad ogni modo , sono anticipi eccessivi . Ogni tattica è buona quando si vince : specialmente se si vince anche alla fine . Il solo pericolo è questo : che l ' Inter palleggi troppo sottomisura , sottoponendo i centrocampisti a recuperi pericolosi . La cronaca secca . Grandi parate di Cometti su Bettini e Mereghetti . Fra le due , stupefacenti , il volo di Buffon a fermare il lungo proietto di Maschio dopo un assolo . Al 22' : lancio di Picchi a Corso : avanzata : Suarez chiama il triangolo : tocco in avanti per Corso : Rota tagliato fuori : balzo di Corso a gamba tesa sulla palla : diagonale assassino sulla sinistra di Cometti . Al 28' , Roncoli segue Bettini sulla sinistra ( Colombo , sfuocato , è ora su Mereghetti , ala d ' appoggio ) . Fallo vistoso e goffo di Roncoli . Dall ' estrema sinistra lo batte Suarez cercando Hitchens : traiettoria troppo alta : arriva a Mereghetti : costui , dribblando a ritroso , libera elegantemente il sinistro per un traversoncino stupendo : Hitchens ingobbisce e zompa ad ariete : Cometti afferra nuvole : il crapottone giallo di Hitchens non è polenta : pota , Comett ! : bisognava arrivarci prima col pugno : è il 2-0 . Al 31' , Suarez gioca Pizzi con un ' apertura profonda : Pizzi non intercetta : fulmineo irrompe Bettini : un destro da svellere i pali : 3-0 . Al 43' , Mereghetti cade sul tackle avversario e sopravviene Zaglio : cerca Bettini in area : Bettini di piatto mette all ' indietro ( idea deliziosa ) per l ' accorrente ciclonico Hitchens : destro basso diagonale mancino ( per Cometti ) : carambola in rete dalla base del palo . Non lo parerebbe il diavolo . Intervallo . Gino Patroni dice che il Tunisi ha acquistato Asdrubale , però non segna di testa . Ripresa : notata un ' elegante finta di Zaglio per Guarneri . Accademia . Ma Christensen azzoppa il Maciste e poi gli tende la mano . Maciste , bonazzo , accetta . Si ripete poco dopo e Maciste rifiuta . Corretti sì , ma non ipocriti . Gol sbagliati ( uno anche da Maschio , dopo arrembanti dribbling : arriva a Buffon che non ne ha più in pancia e allora gli nasce un tiruccio rachitico ) . Al 22' Suarez colpisce il palo ( alla sinistra di Cometti ) : al 23' lo sfiora soltanto ( alla sinistra di Cometti ) e segna il 5-0 . Al 28' , visto Hitchens sventare in area un ' incursione di Nova ( a cornate ) . Al 33' Suarez si degna di servire Corso : pallonetto squisito per Bettini : al volo , diagonale in rete ( alla sinistra di Cometti ) . Meritate ovazioni . Poi il rigore di Rota : il tentato omicidio di Hitchens , furia gialla . Maschio procura a Magistrelli il pallone per il gol della bandiera . Magistrelli ne cava una stecca . E allora fischia anche Di Tonno . A casa .
Superman assente ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
L ' organismo vivente è programmato come un calcolatore elettronico . Come un calcolatore , esso ha una memoria costituita dai messaggi ereditari che gli vengono trasmessi , attraverso i geni , dai suoi genitori ; e , come il calcolatore , è costituito da un progetto cioè da un piano che regola fino ai minimi particolari la sua formazione . Per queste analogie , la teoria dell ' informazione trova eguale applicazione nella cibernetica e nella biologia . Ma esistono anche differenze sostanziali tra il programma cibernetico e il programma genetico . Il primo si può modificare a volontà , perché l ' informazione registrata su nastro magnetico si aggiunge o si cancella a seconda dei risultati ottenuti ; il secondo invece , iscritto com ' è nella struttura stessa della cellula , non può essere modificato dall ' esperienza e resta quindi immutato nel succedersi delle generazioni . Le istruzioni della macchina non regolano la sua struttura fisica e i pezzi che la compongono ; quelle dell ' organismo invece regolano la produzione degli stessi organi incaricati dell ' esecuzione del programma . Anche se fosse possibile costruire una macchina capace di riprodursi , essa darebbe luogo soltanto a copie esatte di se stessa e dopo qualche generazione degenererebbe verso il disordine statistico . L ' essere vivente , invece , non è mai la copia dei genitori quali sono al momento della procreazione : è un essere nuovo , che ripercorre nell ' intero ciclo la vita dei genitori . Il programma genetico , inoltre , non è mai assolutamente rigido : spesso impone soltanto limiti all ' azione dell ' ambiente sull ' organismo o dà a quest ' ultimo il potere di reagire in un certo modo all ' ambiente . Nell ' ampliarsi di questi limiti , nella loro maggiore elasticità si può scorgere la direzione verso cui muove l ' evoluzione , nonostante i suoi errori , i suoi vicoli ciechi e il suo procedere a caso . Tale almeno è l ' opinione di François Jacob ( La logica del vivente , ed. Einaudi ) che ebbe nel 1965 il Premio Nobel insieme con Jacques Monod , l ' autore di Il caso e la necessità pubblicato quasi contemporaneamente a questo libro . L ' evoluzione , secondo Jacob , è caratterizzata dalla sua « apertura » , dalla sua tendenza a rendere più elastica l ' esecuzione del programma genetico , che permette all ' organismo di sviluppare i suoi rapporti con l ' ambiente e di estendere il suo raggio d ' azione . Questo è proprio ciò che è avvenuto , al grado massimo , nell ' uomo e ha reso possibile la costruzione di quel mondo della cultura che è un nuovo livello di vita ed è capace di reagire sulla stessa evoluzione biologica : « Di tutti gli organismi viventi , scrive Jacob , è l ' uomo quello che possiede il programma genetico più aperto ed elastico . Ma dove si arresta l ' elasticità ? In quale misura il comportamento umano è prescritto dai geni ? A quali restrizioni ereditarie è sottoposto lo spirito umano ? » . Queste domande sono lasciate da Jacob senza risposta perché , allo stato attuale degli studi , non possono averne . Non si conoscono , in altri termini , con esattezza i gradi di libertà che il codice genetico consente all ' uomo : non si ha quindi un criterio sicuro per discernere , tra le possibilità diverse che la sua vita culturale gli fa intravedere , quelle che la sua organizzazione biologica gli consente di realizzare e quelle che esclude . Ma un punto , tuttavia , è chiaro per Jacob come per Monod . Lo sviluppo culturale ha annullato o estremamente limitato la funzione della selezione naturale nella trasformazione dell ' uomo . Monod ha insistito sulle conseguenze disastrose che ha nella nostra società la soppressione della selezione naturale che favoriva , nelle età precedenti , la sopravvivenza del più adatto . E , come rimedio , ha proposto la « selezione delle idee » cioè la eliminazione di tutte le credenze e le ideologie che contrastano con l ' obbiettività e la serenità della conoscenza scientifica e minano i valori su cui essa si fonda . Jacob invece rimane estraneo a questo umanesimo scientifico . Da un lato , infatti , è meno dogmatico di Monod nel riconoscere carattere definitivo allo stato attuale della scienza . « Oggi , egli dice , viviamo in un mondo di messaggi , di codici , di informazione . Quale ulteriore analisi scomporrà domani gli oggetti della nostra conoscenza per ricomporli in una nuova dimensione ? Quale nuova bambolina russa ne emergerà ? » . Sono le ultime parole del suo libro . Dall ' altro lato , Jacob dà più credito a quella che oggi si chiama l ' « ingegneria genetica » . Ritiene possibile che un giorno si potrà intervenire sulla costruzione del programma genetico per correggere certi difetti e inserire alcune aggiunte : che si riuscirà forse anche a produrre , a volontà e nel numero di esemplari desiderato , la copia esatta di ogni individuo : un uomo politico , un artista , una reginetta di bellezza , un atleta . Monod respinge nelle chimere fantascientifiche queste alternative . « Si potranno , egli dice , trovare palliativi per certe tare genetiche , ma solo per l ' individuo colpito , non per la sua discendenza . La genetica molecolare moderna non solo non ci offre alcun mezzo per agire sul patrimonio ereditario e arricchirlo di caratteri nuovi , per creare un superuomo genetico , ma ci rivela la vanità di questa speranza : la scala microscopica del genoma vieta per il momento e forse per sempre tali manipolazioni . » Questi opposti punti di vista di due scienziati , che condividono la stessa impostazione generale della biologia e lavorano nello stesso campo , riflettono il contrasto di opinioni che si è venuto determinando nel mondo moderno intorno al futuro della scienza e della tecnologia in generale . Gli ottimisti ritengono che alla scienza è affidato il futuro dell ' uomo perché essa sarà capace di migliorare la qualità della vita e di consolidare la dignità dell ' uomo . I pessimisti prevedono per l ' uomo e per il suo ambiente le conseguenze più disastrose dal rafforzamento e dall ' ampliamento dei mezzi tecnici della scienza . Il pubblico grosso sembra inclinare al pessimismo : il numero degli astrologi , dei maghi , di coloro che difendono contro la scienza le vecchie concezioni animistiche e antropomorfiche dell ' universo , è in crescente aumento . L ' oscillazione , dalla quale l ' umanità è sempre stata tentata , fra il tutto e il nulla , trova in questi atteggiamenti la sua espressione più critica . O la scienza è tutto , cioè è capace di risolvere tutti i problemi presenti e futuri dell ' uomo ; o non serve a nulla ed è meglio ritornare alle antiche credenze . Questa alternativa è puerile e pericolosa . La scienza , certo , non è tutta la vita dell ' uomo , la sua forma attuale non è quella definitiva e , molto probabilmente ( se è vera la lezione del passato ) una forma definitiva non l ' avrà mai . Ma , dall ' altro lato , la rinunzia alla scienza porrebbe l ' uomo completamente allo scoperto di fronte ai pericoli che lo minacciano da ogni parte . Quel certo grado di conoscenza obbiettiva , che l ' uomo ha saputo conquistare attraverso una lunga vicenda di pericoli e di lotte è ancora lo strumento migliore di cui dispone per la sua sopravvivenza . Occorre solo che continui a coltivarlo , che non lo ritenga perfetto e che soprattutto impari a servirsene nei modi che sono più conformi al suo benessere e alla sua dignità . E , per quest ' ultimo scopo , la « saggezza » , di cui gli antichi parlavano , è certamente essenziale : una saggezza che ignori il tutto ed il nulla , che sia fatta di modestia e costanza , e soprattutto riconosca i limiti e gli autentici bisogni dell ' uomo .
METODO ( - , 1934 )
StampaQuotidiana ,
Antonio Comelli , cinquantenne da Palanzano , entrò l ' altro giorno in cucina e si sentì profondamente seccato . Sua sorella Teresa , d ' anni quaranta , stava acerbamente rampognandogli la giovane figlia di cui ci sfugge il nome . Il sistema di insegnare il verbo a suon di nerbo è cattivo sotto tutti i riguardi . Coi giovani la maniera forte non va : da essi si può ottener molto di più con la dolcezza , perché se una paziente spiegazione persuade , una bastonata , o peggio , una certa quantità di parolacce , non fanno che irritare . Lo sdegno di Antonio Comelli era dunque ragionato e i Regi Carabinieri di Palanzano si sarebbero guardati bene dall ' intervenire nella vicenda familiare se il nostro uomo non avesse fatto in modo di far entrare in ballo l ' articolo 582 CPC . Antonio , infatti , forse per far comprendere quanto egli disapprovasse certi violenti sistemi di educazione , prendeva a calci e a bastonate la disgraziata sorella Teresa , producendole lesioni guaribili in non meno di dodici giorni . Per questo , saputa la cosa , i Regi Carabinieri provvedevano a mettere al sicuro il Comelli , il quale avrebbe , a suo favore , la scusante dell ' eccessivo amore paterno , se non avesse , a suo sfavore , l ' aggravante di una condanna a dieci mesi di reclusione comminatagli il 16 dicembre 1931 per maltrattamenti in famiglia .
Il Milan si impone alla Juve ( Brera Gianni , 1961 )
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Milano , 12 novembre 1961 - MILAN ; JUVENTUS : 5-1 . NOTE : Circa 60.000 spettatori . Crampi a Rivera dal 30' al 35' del secondo tempo . Due squadre amministrate in modo piuttosto strano hanno opposto ieri a San Siro le loro glorie antiche e i loro acciacchi presenti . Pioveva a scrosci e tirava un gran vento dall ' est , che porta sempre la pioggia in Val Padana . Umori tetri in Rocco , al quale era stato negato Rosa a vantaggio di un glorioso rudere già mollato dal Brasile e poi dal Boca . Qualcuno lasciava intendere che , se il Milan avesse perduto , Rocco se ne sarebbe andato spontaneamente , offeso com ' era per non essere stato interpellato nell ' ultimo acquisto , e nemmeno nel penultimo , se è vero che da un mesetto Gipo Viani lo andava sfruculiando perché appoggiasse l ' assunzione di Ghiggia ... Rocco improvvisava l ' ennesimo attacco con questo solo vantaggio : di non aver più Greaves fra i piedi . E rilanciava Salvadore con l ' amatissima maglia numero 5 . Dal canto suo , Parola lamentava l ' assenza di Sivori e di Mora , le contusioni di Charles e di Rosa . Ciononostante , aveva dichiarato alla vigilia che avrebbe fatto il WM e , cosa per non dir altro assai strana , l ' ha fatto davvero , lasciando orfano Bercellino solo soletto su Altafini . Vero che Leoncini manteneva la zona , abbandonata da Dino arretrante su Rosa , ma stare in zona senz ' avversari non significa proteggere il centromediano , significa esser male guidati dalla panchina . Infilato due volte in 7' , e risparmiato tre altre volte in 18' ( da Altafini ) , Parola ha deciso di riconoscere il proprio errore al 28'; ha mandato Bercellino sul pari - classe Barison ed ha spostato Garzena in centro . Né questo basta . Nella ripresa , quando la Juventus ha iniziato il forcing , su Altafini è stato lasciato Leoncini e Garzena è rimasto libero . Che aspettate a far un tecnico del vostro figliolo meno bravo in latino o in matematica ? Io comunque non sono della parrocchia juventina e segnalo queste stranezze per dovere critico , non solo , ma anche per limitare i peana al Milan . Che cosa vale , in effetti , questa squadra pur mo ' nata dai maneggi di mercato e dalle convinzioni tattiche di Rocco ? Le mancano due ali serie e un regista capace anche di correre . In tutto il resto , quando non gigioneggia , soddisfa quasi appieno . Dino Sani sa giocare a calcio . Non è uomo di marcatura , bensì di posizione : e aver posizione da centrocampisti significa esser grandi . Tocca molto bene ; lancia benissimo . Ha esordito sotto l ' acquivento , al freddo , dunque in ambiente per lui ostile . Il suo esordio va considerato positivo . Deve soltanto fissare qualche schema con Altafini e Barison . Nella ripresa ha avuto buon senso ... nel contenersi . Il maggior dinamismo di Rosa lo umiliava . Lui andava al passo . Ma i palloni rimediati spigolando li ha quasi tutti sistemati bene . Ghiggia è il vecchio castrone che sappiamo . Quando si sarà rassegnato all ' essenziale , senza intraprendere goffi dribbling fondati sullo scatto ( che non ha più ) , il Milan avrà in lui un ottimo rifinitore . È intelligente , il marrano , sa quel che ci vuole . In linea con Rivera e avanti a Dino Sani , può costituire un magnifico reparto di lancio e di appoggio per Barison e Altafini , a patto che questi due crapottoni di gran possa si muovano per tempo a dettare il passaggio . In contropiede sono temibili sempre e sparano a rete come pochi , sanno giocare alto ... Altafini ha esploso quattro tiri - gol . Avrebbe dovuto segnare sei o sette volte . Come dire di un goleador così felice e fortunato che ha soddisfatto a metà ? In effetti , non è stato un fenomeno . Ma ha segnato quattro gol , buon Dio . Giocasse sempre così male , e nel Milan e in maglia azzurra ! Importante è però che abbia capito di dover tirare sempre , vicino o lontano che sia . Lo stesso Barison , cercato in profondità , ha soddisfatto . Dimenticato , è riapparso per sbagliare un gol e farne fare un altro : che più ? Se il Milan potesse contare su un Dino più sicuro di costruire per qualcuno e sul portentoso Rivera che abbiamo veduto oggi , nessuno potrebbe escludere un suo ritorno alla ribalta dei protagonisti . Rivera ha compiuto in scioltezza le prodezze che Rosa ha compiuto ringhiando . Questa è la differenza fra i due , che sono stati i migliori in campo . Altafini stava spesso a guardare Rivera con l ' aria allocchita : fosse scattato a tempo , quale altro diluvio ! Il terreno era tale che non bisognava illudersi di compiere squisitezze sul tocco o sul dribbling . Il solo che l ' ha capito bene è stato l ' ottimo David , e ha fatto male Ghiggia a non servirlo quando scattava sull ' ala ( se ne ricordi ) . La difesa del Milan ha preteso troppo dalla propria abilità di palleggio . Spesso la palla restava in area e gli spaventi sono stati molti . Lo stesso Trap ha mancato respinte che s ' imponevano e Radice ancor più di lui . Buono è stato il ritorno di Salvadore . Onesta la prestazione di Maldini sull ' ala . Liberalato ha gigioneggiato ( da allocco ) come i compagni sulle rimesse : fra i pali , un signor portiere . Che il terreno fosse nemico delle difese dimostrano queste cifre : il Milan ha concluso 20 volte ( con 3 angoli ) nel primo tempo e 13 ( con due angoli ) nel secondo . La Juventus 10 volte nel primo e 18 nel secondo . Il Milan ha marcato Charles con Trap e Nicolè ( centravanti autentico ) con Radice . Sani avrebbe dovuto marcare Rosa . Delle marcature juventine si è detto . Aggiungo che Rivera veniva marcato da Emoli , non meno smarrito dei compagni , ma corretto . Già al 2' , passa il Milan . Leoncini perde la palla su Ghiggia : due dribbling : Altafini non si muove : mentre inveisco a lui , Ghiggia lo serve : e Altafini prima ancora che gli arrivi addosso Bercellino esplode il destro basso da 15 metri : gol . A15' , Rosa si libera indietro su Bercellino : controllo errato : palla ad Altafini che , libero , tenta la finezza di piatto destro e sorvola la traversa . Bercellino lo serve meglio al 7' : sentite : Salvadore a Dino , ad Altafini a Rivera che sbaglia il passaggio e dà sul piede di Bercellino : nuovo controllo errato : Altafini è di nuovo solo e non sbaglia . Comunque colpita , questa palla diventa un proietto imprendibile per i portieri . Al 12' , Barison pianta Garzena lanciando se stesso : crossa basso , forte , bene : arriva Altafini e da tre metri manca la deviazione . Sciagurato ! Al 18' , Rivera imita al tiro il Trap : Anzolin non arresta : Altafini manca il rimpallo . Scalogna e mancanza di agilità . Piove . Ma il gioco è onesto . Applausi per Dino che , in dribbling , si libera di tutti per toccare a Liberalato . Forcing della Juve . Al 28' , Altafini crossa per Barison al centro : clamoroso buco . Povrazz . Al 37' , fallo di Ghiggia su Leoncini al limite sinistro : batte Rosa di collo destro e splendidamente segna uccellando Liberalato . Sul 2-1 , tutto ritorna in gioco . La Juventus si ammucchia davanti a Liberalato . Altafini libera Barison che , tardo , telefona il tiro ad Anzolin ( 45' ) . Legnata di Ghiggia fuori di un ' unghia al fischio del 45' . Ripresa . Catenaccio juventino ( sic ! ) : e forcing . S ' impapera per la presunzione di far palleggio la difesa milanista al 6' : Rossano da destra crossa e Charles incorna fuori a sinistra la palla - gol . Non è tutto . Al 7' Emoli scende e crossa alto dall ' estrema : Liberalato smanaccia alla men peggio verso Rossano e cade : lo juventino batte verso la porta e Liberalato , a terra , può bloccare . In un minuto , mancato due volte il pareggio . Grigia per il Milan ; Dino assiste alle rabbiose folate dí Rosa . Questo annoto e , ironia , proprio al 17' Sarti commette mani su un lancio di David . Apre la punizione lo stesso David a Ghiggia che , evitato l ' arbitro , traversa basso . Area deserta : il traversone arriva a tre metri dal palo di destra : qui piomba Rivera e spacca in rete . Pesci , dalle parti di Anzolin . Ora è fatta . Al 23' , Salvadore caracolla fuori area in dribbling e dà a Dino , e questi lancia stupendamente Altafini : esce a vuoto Anzolin ma Altafini non vuol battere troppo da destra e allora si accentra in dribbling e Anzolin , già steso , gli ghermisce la palla . Al 31' , Altafini viene liberato da Rivera ma ... preferisce appoggiare a Barison : legnatona : palla - gol alle stelle . Al 32' , un gaudioso miracolo . Il Trap dribbla e dà a Barison in centro : costui vince un dribbling di finta ( sissignori ) e libera Altafini sulla sinistra : proietto basso , Anzolin beffato . E non passa un minuto che David fionda avanti a fil di pozzanghera : Garzena sballa l ' entrata su Altafini , e anche Anzolin sballa l ' uscita : Altafini , birbone , accompagna la palla in rete . Cinque . « Che , sei ammattito ? » domanda Sivori ad Altafini . Forse .
Arte contro religione ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
A chi abbia anche una scarsa familiarità con l ' arte contemporanea può apparire sorprendente la definizione che György Lukács dà dell ' arte nella sua Estetica ( 1600 pagine ora tradotte presso l ' Editore Einaudi : il solo primo volume dell ' opera che dovrebbe comprenderne altri due ) : l ' arte è il rispecchiamento della realtà . Coloro che visitino qualche galleria o mostra d ' arte contemporanea o siano appena al corrente della varietà di indirizzi , di stili e di gusti che sono proposti , difesi e illustrati da artisti e da critici , si rendono subito conto che « il rispecchiamento della realtà » è ciò di cui l ' arte contemporanea si preoccupa meno , anche quando non lo rifiuta esplicitamente o non lo disprezza come una degradazione dell ' arte . E , d ' altronde , non è quello un altro nome dell ' imitazione ( o mimési ) che già Platone e Aristotele consideravano come la sola funzione dell ' arte e che l ' estetica moderna , da Vico in poi , ha combattuta e respinta ? Lukács ritiene che non solo l ' arte , ma tutta la vita umana , in tutti i suoi aspetti , non fa che rispecchiare la realtà . Solo questa tesi , egli dice , consente di respingere definitivamente l ' idealismo , che considera la realtà come la creazione della coscienza . E solo il rifiuto dell ' idealismo consente di negare alla realtà il carattere sovratemporale o atemporale , cioè « eterno » , e di considerarla come mutamento e divenire , cioè come storia . L ' intera opera di Lukács è stata e rimane diretta soprattutto alla difesa dello storicismo ; cioè di una concezione che vede nel mondo una realtà che si sviluppa e diviene con un ritmo razionale o dialettico e che perciò coincide con lo sviluppo e il divenire della Ragione . Non per nulla egli è stato frequentemente accusato di idealismo da parte dei suoi critici marxisti e non marxisti , nonostante le sue pretese di essere un materialista seguace di Marx e Lenin . Ma , dal suo punto di vista , l ' arte non è rispecchiamento nel senso di essere la copia fotografica della realtà . La realtà è in continuo mutamento per opera del lavoro umano , e della scienza che ne continua e rafforza l ' azione . L ' arte rispecchia a ogni istante questo mutamento , lo simboleggia , quale esso è qui e ora , e ne coglie la radice profonda che sta nella stessa umanità dell ' uomo . Quando Lukács dice che l ' arte rispecchia la realtà , intende per « realtà » il rapporto indissolubile uomo - mondo . Questo rapporto è mediato dal lavoro . Una cosa naturale diventa un oggetto solo in quanto diventa oggetto di lavoro o mezzo di lavoro , sicché solo con il lavoro nasce un autentico rapporto tra l ' uomo e il mondo . Lukács su questo punto non vede alcuna differenza tra Hegel e Marx : afferma che « solo la teoria hegeliano - marxiana dell ' autocreazione dell ' uomo attraverso il proprio lavoro » ha messo in luce il principio che ( secondo le parole di Gordon Childe ) « l ' uomo crea se stesso » . Il rispecchiamento dell ' arte è allora il rispecchiamento di questa autocreazione : e cioè la via , sia pure obliqua , approssimativa e imperfetta , attraverso la quale l ' umanità giunge alla propria autocoscienza . Anche quando l ' arte rappresenta , o si propone di rappresentare , cose o eventi del mondo naturale , pretendendo di esserne la semplice copia fotografica , essa include nel suo prodotto ( sia esso romanzo , poesia o raffigurazione ) un rapporto inscindibile della cosa o dell ' evento con l ' umanità e precisamente con quel momento della storia di essa , cui l ' artista appartiene . « L ' oggetto di questo rispecchiamento - scrive Lukács - deve apparire non soltanto come è in sé , ma anche come momento dell ' interazione fra società e natura , fra le sue cause e le conseguenze nella società . Nella posizione degli oggetti , comprende quindi anche il rapporto umano , la reazione umana agli oggetti stessi . » Non è indispensabile che l ' artista abbia consapevolezza di questo rapporto , che è l ' oggetto autentico della sua arte , giacché anche se lo nega , esso è presente a lui come uomo che vive tra gli altri uomini e nel mondo . Ma se tutta la vita è un rispecchiamento della realtà , in che modo l ' arte si distingue dalle altre forme dell ' attività umana , e per esempio dalla scienza ? Fin dai suoi primordi nel mondo greco , la scienza ha cercato di « disantropomorfizzare » il mondo , cioè di interpretarlo prescindendo da ogni carattere o attività umana . Questo disantropomorfizzare conferisce alla conoscenza scientifica la sua validità oggettiva e ne fa uno strumento indispensabile per l ' esistenza umana nel mondo : ma essa accentua pure il distacco , anzi la frattura , tra il rispecchiamento scientifico e il rispecchiamento estetico . La scienza vede nella natura un oggetto completamente indipendente e staccato dall ' uomo ; l ' arte vede nella natura un oggetto che è in rapporto essenziale con l ' uomo : un rapporto sociale , perché mediato dal lavoro e dalle relazioni tra gli uomini che il lavoro comporta . Perciò l ' oggetto , di cui si occupa l ' arte , non è la natura nella sua universalità né l ' individuo nella sua particolarità : è piuttosto un tipo nel quale il rapporto uomo - natura si specifica in un dato momento della storia . Ma , dall ' altro lato , l ' arte si allea alla scienza contro la religione in quanto entrambe tendono ad eliminare dal mondo il soprannaturale , l ' eterno , il trascendente . La scienza e l ' arte , secondo Lukács , sono gli organi creati dall ' umanità per se stessa , per conquistarsi la realtà , per sottometterla , per trasformarla in un possesso durevole e sempre disponibile del genere umano . Ma la scienza può procedere su questa via solo fino ad un certo punto : si rifiuta di dare una « visione del mondo » , si avvale soprattutto di astratti strumenti o di modelli matematici , e così lascia ancora libero il campo al bisogno religioso . Solo l ' arte può liberare definitivamente l ' uomo da tale bisogno e realizzare la catarsi definitiva . Solo la catarsi estetica rivelerà all ' uomo la sua vera essenza , facendogli vedere che la storia è fatta da lui stesso , e non da una forza trascendente , e dandogli l ' autocoscienza che gli permette di viverla e di parteciparvi in quanto lotta di forze e debolezze umane , di virtù e di vizi umani . Lukács identifica perciò l ' avvenire socialista della società umana con il trionfo dell ' arte . Solo l ' arte porta l ' uomo alla coscienza dei suoi rapporti con gli altri uomini , gli fa scorgere la propria essenza e gli consente di rispondere al vecchio imperativo del « conosci te stesso » . Ma « conoscere se stesso » significa per l ' uomo riconoscersi come l ' unico Soggetto della storia , come la vera e sola divinità che domina e dirige lo sviluppo progressivo della società umana . Come autocoscienza dell ' umanità , l ' arte non solo tende a eliminare il bisogno religioso che fa appello a una Realtà trascendente , sia pure indefinita o indefinibile , ma anche limita e subordina a sé le altre attività umane , il lavoro e la scienza . E perché non l ' economia e la politica ? Questa estetica di Lukács non è un ' analisi dei fenomeni artistici ma un sistema di filosofia che , sulla scia del romanticismo del secolo scorso , scorge nell ' arte il solo strumento adeguato per la conoscenza dell ' Assoluto . Le strutture economiche e sociali , per quanto episodicamente richiamate da Lukács , perdono ogni importanza in questo contesto . Sembra che tutte le speranze dell ' uomo , per uscire dalle strettoie in cui oggi si trova e dai conflitti che lo tormentano , debbano appuntarsi sull ' arte . Ma questa esaltazione dell ' arte , questa specie di delirio idealistico , non è una fuga dalla realtà più che esserne il rispecchiamento ?
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Giuseppe Avanzini , cinquantaquattrenne e proprietario dello stabile segnalato col numero diciotto in Piazzale Inzani , se ne stava verso le tredici di ieri accudendo alle proprie faccenduole in cucina quando aveva un improvviso tuffo al cuore . Uno strano rumore si udiva provenir dal piano superiore , e precisamente dalla camera da letto . L ' Avanzini dimentica le cinquantaquattro primavere e in due salti raggiunge il primo piano : spalanca la porta e getta un urlo : « Al ladro , al ladro ! » . Un intruso sta rovistando nel cassettone . Accorre alle grida del vecchio un inquilino : l ' unione fa la forza , la porta vien rinchiusa rapidamente e assicurata con ripetuti giri di corda attorno alla maniglia . Il sorcio è in trappola e l ' Avanzini può andarsene a chieder l ' aiuto dei Regi Carabinieri dell ' Oltretorrente , i quali non avranno che da aprir l ' uscio e agguantare il giovinotto per il bavero . Quando i Militi apron la porta , il topo è fuggito di gabbia : ha spuntato le ali e con un ardito salto ha guadagnata la piazza e la libertà . A ogni modo rimarrà uccel di bosco per poco tempo perché si andrà a costituire spontaneamente poche ore dopo ben sapendo d ' esser stato dall ' Avanzini riconosciuto per il diciannovenne Giuseppe Cantarelli . Il nostro giovane aveva facilmente potuto introdursi nella camera dell ' Avanzini essendo ancora in possesso di una chiave della porta della camera che egli , fino a pochi mesi fa , aveva occupato come inquilino .
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Santiago , 2 giugno 1962 - CILE - ITALIA : 2-0 . Uomini siate e non pecore matte ! È questo il solo commento valido dopo la ripugnante degradazione dello sport cui ho assistito in questa luminosa giornata dell ' autunno cileno . Era un viaggio nato disgraziato sotto moltissimi aspetti , e lo sentivo . Oggi ogni nodo è venuto al pettine , tristemente , e lo sdegno mi impedisce ogni considerazione a favore degli azzurri , colpevoli essi stessi come i cileni , più modesti , e moralmente drogati come già avevo detto . Gli errori erano cominciati in Italia dalla scelta dei tecnici e dalla irresolutezza di Spadacini , che pure aveva sottomano in casa un Viani e un Rocco , e che mancò l ' ottima occasione di togliersi fuori all ' epoca del suo lutto . Si lasciò poi l ' Italia anche discretamente preparati , però qualche uomo buono è rimasto a casa e qualche brocco è stato portato qui . All ' esordio con la Germania si ebbe la sfortuna di trovare un arbitro scozzese che sopportò le brutalità apparentemente oneste dei tedeschi e che riprese le ritorsioni vistose degli italiani , maleducati e poco furbi . La tremenda battaglia ci esaltò per il coraggio agonistico dei nostri , ma anche preparò l ' ambiente per le reazioni dei cileni , già montati da una campagna di stampa a causa di articoli sciagurati contro il Cile . Le disgrazie continuarono quando scioccamente si volle andar contro il destino rifiutando l ' arbitro spagnolo Gardeazabal e pretendendo l ' inglese Aston . Bene : costui aveva danneggiato il Cile in una precedente occasione , e già si era ingraziato il pubblico sopportando i pestaggi contro gli svizzeri . Si ripeteva il pericolo che consentisse le entrate fallose di gioco , ma non le volontarie ritorsioni . E così è stato . I tecnici italiani avevano giustamente valutato come modesta l ' avversaria , ma hanno sbagliato la formazione immettendo un David imbrocchito paurosamente da mesi , e un Mora per giunta capitano ( sarebbe come nominare me presidente della Lega Anti -Fumo...) . L ' incontro si annunciava tuttavia difficile soltanto per la situazione psicologica e l ' arbitraggio . Gli italiani , disposti bene , erano partiti all ' attacco , sicuri , tuttavia si era subito rivelata l ' insufficienza di David nel tenere Leonel Sánchez : ogni entrata un fallo . Il primo decisivo incidente avviene al 4' per un ' entrata di Tumburus su Landa . I giocatori si assembrano , e si vede David alzare le mani su Leonel Sánchez , e Rojas picchiarlo , poi David rispondere , sicché Rojas si butta a terra fingendosi morto e eccitando un parapiglia . L ' arbitro già qui avrebbe dovuto espellere David e Rojas . Riprende il gioco al 7' , e Landa insegue Ferrini , calciandolo al fianco : Ferriní , sciocco , sicuramente drogato oltre il lecito , esplode un calcione volante , che non coglie Landa ma è visto dall ' arbitro . Aston decide l ' espulsione del solo Ferrini , e sorge un nuovo parapiglia , in cui si vede Maschio steso knock - out da un pugno di Leonel Sánchez che gli ha fracassato il setto nasale . Invano gli azzurri invocano l ' intervento dell ' arbitro : se fosse stato spagnolo , bene o male li avrebbe capiti ... Maschio deve rimettersi in piedi , mentre Ferrini esce piangendo : insisto , in anormali condizioni psichiche . Anzi , psicoaminiche . Riprende il gioco dopo un bel pezzo . Maschio deve arretrare a marcar Toro , e incomincia le vendette : soprattutto , stordito , entra vistosamente greve . Il Cile attacca , e ovviamente dei nostri restano in attacco solo Altafini e Menichelli . David seguita ad intervenire da broccone su Sánchez , ma la squadra tiene bene , la difesa si batte , e i cileni sono incapaci di liberare una sola volta un uomo verso il gol . Al contrario , gli italiani sfiorano la rete al 34' : Menichelli lancia Mora sulla sinistra : ottimo cross , e Altafini sbuca libero sulla destra , incornando da sei - sette metri ma buttando fuori sulla sinistra di Escuti . Sciupata questa palla - gol per noi ! Il gioco è miserrimo per la modestia dei cileni , che ruminano noiose meline senza sbocchi . In tutto il primo tempo il Cile ha fornito sei conclusioni ( tutte fuori , tranne due punizioni comode per Mattrel ) . Al 41' l ' episodio decisivo : David e Leonel Sánchez si disputano la palla sulla bandierina , e David da tergo tenta il tackle , scalciando in verità sul tendine d ' Achille di Leonel Sánchez , il quale infuriato si volta e piazza un gran pugno al volto di David . Questi si butta a terra fingendo il KO , e ora come minimo Aston dovrebbe espellere il cileno . Niente . Entra ancora in campo la polizia e divide i giocatori . Al 45' ( secondo l ' orologio , ma ormai tra una cosa e l ' altra si è persa una decina abbondante di minuti ) David a centro campo urta con un piede alzato da omicida la testa del solito Leonel , e il pubblico s ' inferocisce : allora Aston spedisce via anche David . A questo punto bisognerebbe ritirare la squadra , accentuando l ' insolente idiozia dell ' arbitro . Invece si rigioca in un clima vergognoso : gli italiani si sentono defraudati e picchiano , gli altri rispondono . I cileni , modestissimi , avanzano con la palla finché è chiuso ogni sbocco . L ' arbitro fischia la fine del tempo al 52' , recuperando solo sette minuti di tredici che non si era giocato . Uscendo , Salvadore , accenna a rifilare una testata al segnalinee messicano , colpevole di non aver segnalato all ' arbitro il pugno di Sánchez a David . Al rientro , gli italiani si illudono di poter condurre fino al 90' il risultato bianco , e il solo Altafini resta a centro campo fra Contreras e Raul Sánchez . In difesa tutti gli altri , con Menichelli terzino sinistro e Robotti a destra , con Salvadore libero e Janich su Landa . I cileni melinano sicuri , ma trovano i varchi sbarrati . I nostri continuano ad entrar duri , e già al l ' Mora ( oh degno capitano ) dà un pugno nella schiena a Contreras . Vorrei sprofondare , andarmene , e non illudermi - come invece faccio - che gli azzurri possano condurre in porto il pareggio : fatalmente moriranno , battendosi contro due avversari di troppo . Cadono infatti al 29' , per una punizione determinata dal solito fallo di Maschio su Toro . Questi batte una lunga punizione su Mattrel , che ora ha il sole cadente negli occhi : il portiere bravamente respinge di pugno , ma purtroppo riprende Ramírez , libero , e con un bel colpo di testa infila da una decina di metri l ' angolino sinistro , con Mattrel ancora fuori . Adesso gli italiani si avventano in patetico WM , alla ricerca del pareggio . Purtroppo Mora è sfessato e brocco , Altafini stanco per le inutili corse contro avversari schierati a ricevere le respinte lunghe della nostra difesa . Soltanto gente di classe e in forma avrebbe potuto « alleggerire » palleggiando : ma Maschio era intronato dal pugno , Mora mediocre , Menichelli stanco , Ferrini espulso . Fatalmente dovevano passare ancora gli animosi , arcigni cileni , protetti da arbitro e pubblico . Gli azzurri non andarono oltre una conclusione al 34' , ma Mora pretese di sparare a rete da trenta metri , e buttò ignobilmente fuori . Mattrel compì grandi , avventurose parate su Fouilleux , Sánchez , Toro , ma al 40' costui in discesa leonina esplose da venti metri un destro basso che sorprese tutti . E poi ancora pestaggi . Pecore matte ! Ora sappiamo , dopo la brillante campagna antidoping , perché i nostri giocatori siano tanto isterici . L ' incompetenza tecnica , la mancanza di coraggio e di esperienza dei dirigenti federali hanno condotto a tutto ciò . Dire chi sia stato bravo mi sembra grottesco . Il migliore senza dubbio Mattrel , poi i due bolognesi e Salvadore . Gli altri o nulli o impotenti . Un disastro . Torneremo fra le solite pernacchie . E Spadacini tornerà ai suoi interessi , e Mazza ai suoi interruttori elettrici e ai suoi affarucci da provincia calcistica . E Ferrari riavrà la Nazionale , perché tanto è stipendiato , e poi è abituato alle brutte figure . Pasquale resterà alle sue presidenze , Rizzoli otterrà il mutuo per il villaggio del Milan , e Moratti imporrà il ritorno di Herrera . Il nostro calcio superficiale ha quel che si merita . Soltanto , mi piacerebbe sapere domani la dose delle amine psicotoniche .
L'arte e il caso ( Abbagnano Nicola , 1970 )
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Un bambino galoppa fieramente su un manico di scopa come su di un cavallo : questa è la prima o più lontana radice dell ' arte , secondo Ernst H . Gombrich , uno dei più colti e acuti storici e interpreti contemporanei dell ' arte , un cui volume di saggi è stato ora pubblicato in italiano ( A cavallo di un manico di scopa , Saggi di teoria dell ' arte , ed. Einaudi , 1971 ) . La radice dell ' arte non è ancora l ' arte : il manico di scopa non è ancora un ' immagine artistica , è soltanto un sostituto del cavallo . Ma se il bambino sente il bisogno di aggiungere due occhi , un muso , due orecchie affinché il suo manico di scopa si avvicini alla rappresentazione comune del cavallo , l ' arte comincia a nascere nella sua forma primitiva che è quella appunto dell ' immagine , e non è più un surrogato dell ' oggetto reale , ma qualcosa che lo evoca o lo simboleggia richiamandone i tratti . Nello scegliere e nel segnare questi tratti , l ' artista non è mai l ' occhio innocente che vede il mondo qual è : se fosse tale , sarebbe paralizzato e travolto dal caos di forme e di colori che gli si para dinanzi . Non può allora che assumere come punto di partenza « il vocabolario convenzionale delle forme basilari » , cioè gli schemi o le forme che trova già bell ' e fatti nel mondo comune di percepire e rappresentare le cose e che è proprio del mondo o della civiltà cui appartiene . E così , secondo Gombrich , appena uscita dalla fase del cavalluccio a manico di scopa ( la fase del surrogato ) , l ' arte acquista la libertà di scegliere i tratti da fissare nell ' opera e deve fare appello alla collaborazione di chi la contempla , affinché questi possa evocare , sulla falsariga dei suggerimenti che essa gli dà , l ' immagine concettuale che gli sta davanti . « La macchia che nel dipinto di Manet - dice Gombrich - sta a rappresentare un cavallo , è altrettanto lontana dall ' imitarne la forma esterna quanto lo è il nostro cavalluccio a manico di scopa . Eppure Manet l ' ha congegnata con tanta abilità che essa evoca per noi l ' immagine di un cavallo ; a patto , beninteso , che ci sia la nostra collaborazione . » Il passaggio dal surrogato di un oggetto utilizzabile ( come sarebbe il manico di scopa che fa da cavallo ) ad un ' immagine rappresentativa della realtà veduta o sperimentata ( cioè all ' arte naturalistica ) segna perciò , secondo Gombrich , l ' inizio della libertà dell ' artista . Esso infatti elimina l ' esigenza di incorporare nella sua opera tutti i tratti essenziali dell ' oggetto e fa di essa « un appunto che fissa ciò che l ' artista ha visto o avrebbe potuto vedere » e che lo spettatore , partecipando al gioco , completa con la sua fantasia , aggiungendovi i tratti che l ' oggetto reale possiede . Il che vuol dire che , proprio quando l ' arte si propone di rappresentare la natura o i procedimenti naturali , l ' arte perde la sua passività nei confronti della natura stessa , acquista la libertà di scegliere tra gli infiniti tratti che possono caratterizzare un oggetto e fa appello alla libertà interpretativa dello spettatore . Questa conclusione è solo apparentemente paradossale , perché la psicologia moderna ha mostrato che la percezione degli oggetti naturali non è la registrazione passiva di essi , ma piuttosto una costruzione attiva che utilizza , a seconda dei casi , questo o quel tratto caratteristico ; e che questa costruzione tende a fissarsi in forme convenzionali più o meno accettate da tutti , esattamente come le parole della lingua corrente . Alla psicologia , come alla psicanalisi , allo strutturalismo e alla teoria dell ' informazione , il Gombrich attinge per rispondere in modo non sempre chiaro , ma sempre suggestivo , alle domande cruciali che oggi si pongono sulla natura dell ' arte . È , l ' arte , assoluta libertà creativa ? È l ' espressione del sentimento ? O è invece comunicazione e trasmissione di messaggi ? Alla prima domanda , la risposta è già implicita in quanto si è detto . L ' arte non è , come voleva Schopenhauer , il « puro occhio del mondo » che guarda le cose con perfetta innocenza ; e non è neppure la creazione dal nulla di un mondo nuovo . È , in ogni caso , una costruzione artigianale che attinge dalla natura i suoi materiali , scegliendoli e combinandoli assieme . Ma neppure in questa scelta e combinazione l ' artista è assolutamente libero . Le forme convenzionali che gli oggetti hanno assunto nella percezione comune e nell ' arte del suo tempo lo condizionano , anche se egli tenta di reagire ad esse e di trasformarle . Gombrich cita l ' osservazione di Wòlfflin che tutti i quadri devono di più ad altri quadri che non alla natura ; e per suo conto osserva che anche l ' artista che si strugge dal desiderio di sottrarsi alla convenzionalità rivela , perciò stesso , l ' importanza che la convenzionalità delle forme ha per la sua opera . In secondo luogo , la vecchia definizione romantica dell ' arte come « linguaggio delle emozioni » non rende conto della struttura delle opere d ' arte ; né l ' artista dispone di mezzi infallibili per comunicare le sue emozioni , di un equivalente naturale , quasi mandato da Dio , tra la loro totalità e le forme in cui esse si esprimono . Egli sceglie nella sua tavolozza , fra i colori disponibili , quello che gli sembra che si accosti di più all ' emozione che desidera esprimere ; ma molti degli strumenti tecnici di cui l ' arte si è avvalsa a questo scopo son nati forse per caso e potrebbero essere sostituiti da altri . Così è probabile , ad esempio , che il nero sia interpretato come espressione di tristezza , solo se si sa già che esiste una scelta fra due possibilità di cui una esprime tristezza e l ' altra gioia . L ' esistenza di possibilità diverse , note sia all ' artista che allo spettatore , avvicina l ' opera d ' arte al messaggio di cui parla la teoria dell ' informazione : giacché tali possibilità costituiscono il codice comune all ' artista e allo spettatore . In generale , i messaggi contengono informazioni solo in virtù della loro capacità selettiva : agiscono sulle possibilità alterne che costituiscono il dubbio di chi le riceve . L ' artista può presentare questi messaggi in cifre volutamente imbrogliate fino a renderli inintelligibili e così scuote l ' inerzia delle nostre convenzioni e il torpore delle nostre abitudini . Ma né comunicazione né espressione possono funzionare nel vuoto . « Tanto chi trasmette come chi riceve ha bisogno di essere guidato , nella giusta misura , dice Gombrich , da una schiera di possibilità alterne fra le quali una scelta può diventare espressiva . » O , in altri termini , un artista può infrangere una certa struttura o riformare un certo codice di messaggi solo proponendone altri , seppure in forma approssimata od oscura e suscettibile d ' interpretazioni diverse . Da questa trama concettuale , che regge i saggi di Gombrich , il quale ( è bene notarlo ) non muove da alcuna pregiudiziale contro questa o quella forma dell ' arte contemporanea , emerge una constatazione che Gombrich stesso ha fatto solo di sfuggita : il riconoscimento della funzione del caso nell ' arte . Non è solo la fisica o la biologia , l ' informatica o la teoria dei sistemi , che devono ammettere l ' esistenza del caso : anche la teoria dell ' arte lo esige . Oggi come non mai , l ' arte cerca nuove forme di espressione e di comunicazione , nuove finestre da cui guardare il mondo : procede per tentativi il più delle volte condotti a caso , in tutte le direzioni possibili , cercando di stabilire codici interpretativi più o meno chiari che possano sostituire quelli già esistenti . Come tutti i tentativi , alcuni possono riuscire e altri no : l ' arte si appiglia a tutte le possibilità disponibili e cerca di scoprirne di nuove . Il suo successo non è garantito in anticipo . Giustamente Gombrich si pronunzia contro la credenza nella « marcia inesorabile del progresso » , secondo la quale tutto ciò che è nuovo sarebbe un passo in avanti . Si tratta invece di esplorare e sperimentare , esattamente come si fa nella scienza , anche se il criterio della riuscita non è così preciso come quello che la scienza pretende . Inoltre il successo di un esperimento non sempre coincide con il plauso del pubblico . Ma in ogni caso , per l ' arte come per la teoria dell ' arte , si tratta di trovare possibilità interpretative e espressive che siano realmente tali e ogni opera d ' arte è una specie di test che mette a prova il valore di queste possibilità . Nel mondo del caso , anche l ' arte cerca una qualche struttura o un qualche ordine , che però rimane instabile e non elimina mai del tutto il pericolo dell ' insuccesso e della frustrazione .
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Il mattino del 25 domenica Mussolini si recò , come faceva da quasi 21 anni , all ' ufficio , dove giunse verso le nove . Nelle prime ore del mattino erano state poste in circolazione voci fantastiche sulla seduta del Gran Consiglio , ma l ' aspetto della città inondata dal grande sole estivo sembrava abbastanza tranquillo . Lo Scorza non si fece vivo , ma telefonò per dire che « la notte aveva portato consiglio e che v ' erano delle resipiscenze in giro » . « Troppo tardi ! » rispose Mussolini . Infatti , di lì a poco , giunse la famosa lettera di Cianetti , nella quale egli si pentiva amaramente di aver votato l ' ordine del giorno Grandi del quale non aveva rilevato la gravità , si dimetteva da Ministro delle Corporazioni e chiedeva di essere immediatamente richiamato nella sua qualità di capitano di artiglieria alpina . È questa lettera alla quale Mussolini non diede alcuna risposta che salvò più tardi la vita al suo autore . Grandi sin dalle prime ore del mattino si era reso irreperibile e fu cercato invano . Anche la M.V.S.N. faceva sapere dal Comando che non c ' erano novità . Il generale Galbiati fu invitato a Palazzo Venezia , per le ore 13 . Verso le 11 , il sottosegretario all ' Interno Albini portò al Duce il solito mattinale , contenente le notizie delle ultime ventiquatt ' ore . Di notevole e penoso c ' era il primo grave bombardamento di Bologna . Sbrigato il rapporto , Mussolini domandò ad Albini : « Perché avete votato ieri sera l ' ordine del giorno Grandi ? Voi siete ospite , non membro del Gran Consiglio » . Il piccolo Albini parve imbarazzato dalla domanda , arrossì e si profuse in enfatiche dichiarazioni di questo genere : « Posso avere commesso un errore , ma nessuno può mettere nel minimo dubbio la mia assoluta devozione a voi , devozione che non è di oggi , ma di sempre » . E si allontanò con la sua livida faccia di autentico traditore , che implorerà invano un posto da Badoglio facendo lunghe anticamere e offrendosi per ogni basso servigio . Poco dopo , Mussolini incaricò il suo segretario particolare di telefonare al generale Puntoni per sapere a quale ora del pomeriggio il re sarebbe stato disposto a ricevere il Capo del Governo , aggiungendo che si sarebbe recato all ' incontro in abito civile . Il generale Puntoni rispose che il re avrebbe ricevuto Mussolini a Villa Ada alle ore 17 . Il Segretario del Partito si fece nuovamente vivo con questa comunicazione : « Ecco la lettera che proporrei di inviare ai componenti del Gran Consiglio : Il Duce mi incarica di comunicarti che , avendo convocato il Gran Consiglio secondo quanto dispone la legge 9 dicembre 1928 per consultarlo sull ' attuale situazione politica , ha preso atto dei vari ordini del giorno presentati e delle tue dichiarazioni » . Sembra , da questa comunicazione , che non fu praticamente trasmessa e sarebbe stato inutile farlo , che lo Scorza prevedesse uno sviluppo normale della situazione stessa . Verso le 13 , accompagnato dal sottosegretario Bastianini , giunse a Palazzo Venezia l ' ambasciatore del Giappone , Hidaka , al quale Mussolini fece una relazione sul convegno di Feltre . Il colloquio durò circa un ' ora . Alle 14 il Duce , accompagnato dal generale Galbiati , si recò a visitare il quartiere Tiburtino , che era stato particolarmente devastato dall ' incursione terroristica del 19 luglio . Il Duce venne circondato dalla folla dei sinistrati e acclamato . Alle 15 rientrò a Villa Torlonia . Alle 16,50 giunse a Villa Torlonia il segretario particolare e Mussolini si recò con lui a Villa Ada . Il Duce era assolutamente tranquillo . Egli portò con sé un libro contenente la legge del Gran Consiglio , la lettera del Cianetti e altre carte , dalle quali risultava che l ' ordine del giorno del Gran Consiglio non impegnava nessuno , data la funzione consultiva dell ' organo stesso . Mussolini pensava che il re gli avrebbe ritirato la delega del 10 giugno 1940 , riguardante il comando delle Forze armate , delega che il Duce aveva già da tempo in animo di restituire . Mussolini entrò quindi a Villa Ada con l ' animo assolutamente sgombro da ogni prevenzione , in uno stato che visto a distanza potrebbe chiamarsi di vera e propria ingenuità . Alle 17 in punto l ' auto entrò dai cancelli spalancati della Salaria . C ' era in giro e nell ' interno un rinforzo di carabinieri , ma la cosa non parve eccezionale . Il re , vestito da Maresciallo , era sulla porta della villa . Nell ' interno del vestibolo stazionavano due ufficiali . Entrati nel salotto , il re , in uno stato di anormale agitazione , coi tratti del viso sconvolti , con parole mozze , disse quanto segue : « Caro Duce , le cose non vanno più . L ' Italia è in " tocchi " . L ' Esercito è moralmente a terra . I soldati non vogliono più battersi . Gli alpini cantano una canzone nella quale dicono che non vogliono più fare la guerra per conto di Mussolini » ( il re ripeté in dialetto piemontese i versi della canzone ) . « Il voto del Gran Consiglio è tremendo . Diciannove voti per l ' ordine del giorno Grandi : fra di essi quattro Collari dell ' Annunziata . Voi non vi illudete certamente sullo stato d ' animo degli Italiani nei vostri riguardi . In questo momento voi siete l ' uomo più odiato d ' Italia . Voi non potete contare più su di un solo amico . Uno solo vi è rimasto , io . Per questo vi dico che non dovete avere preoccupazioni per la vostra incolumità personale che farò proteggere . Ho pensato che l ' uomo della situazione è , in questo momento , il Maresciallo Badoglio . Egli comincerà col formare un Ministero di funzionari , per l ' amministrazione e per continuare la guerra . Fra sei mesi vedremo . Tutta Roma è già a conoscenza dell ' ordine del giorno del Gran Consiglio e tutti attendono un cambiamento » . Mussolini rispose : « Voi prendete una decisione di una gravità estrema . La crisi in questo momento significa far credete al popolo che la pace è in vista , dal momento che viene allontanato l ' uomo che ha dichiarato la guerra . Il colpo al morale dell ' Esercito sarà serio . Se i soldati alpini o no non vogliono più fare la guerra per Mussolini non ha importanza , purché siano disposti a farla per voi . La crisi sarà considerata un trionfo del binomio Churchill - Stalin , soprattutto di quest ' ultimo che vede il ritiro di un antagonista da venti anni in lotta contro di lui . Mi rendo conto dell ' odio del popolo . Non ho avuto difficoltà a riconoscerlo stanotte in pieno Gran Consiglio . Non si governa così a lungo e non si impongono tanti sacrifici senza che ciò provochi risentimenti più o meno fugaci e duraturi . Ad ogni modo io auguro buona fortuna all ' uomo che prenderà in mano la situazione » . Erano esattamente le 17 e 20 quando il re accompagnò Mussolini sulla soglia della casa . Era livido e sembrava ancora più piccolo , quasi rattrapito . Strinse la mano a Mussolini e rientrò . Mussolini scese la breve scalinata e avanzò verso la sua automobile . A un tratto un capitano dei carabinieri lo fermò e gli disse testualmente : « S . M . mi incarica di proteggere la vostra persona » . Mussolini fece ancora atto di dirigersi verso la sua macchina , ma il capitano , indicando un ' auto - ambulanza che stazionava vicino , gli disse : « No . Bisogna salire qui » . Mussolini montò sull ' auto - ambulanza e con lui il segretario De Cesare . Insieme col capitano salirono un tenente , tre carabinieri e due agenti in borghese che si misero sullo sportello d ' ingresso , armati con fucili - mitragliatori . Chiuso lo sportello , l ' auto - ambulanza partì a grande velocità . Mussolini pensava sempre che tutto ciò accadesse per proteggere , come aveva detto il re , la sua " incolumità personale " . Dopo una mezz ' ora di corsa , l ' auto - ambulanza si fermò a una caserma di carabinieri . La palazzina aveva le finestre chiuse , ma Mussolini poté vedere che era circondata da sentinelle con baionetta inastata , mentre un ufficiale sedette in permanenza nella stanza attigua . Qui Mussolini restò circa un ' ora e quindi , sempre nell ' auto - ambulanza , fu portato nella caserma allievi - carabinieri . Erano le 19 . Il vice - comandante della Scuola parve emozionato quando lo vide arrivare ed ebbe parole generiche di simpatia . In seguito fu accompagnato nella stanza adibita ad ufficio del comandante la Scuola , colonnello Tabellini , mentre nella stanzetta vicina si mise di guardia un ufficiale . Nelle ore della sera alcuni ufficiali dei carabinieri si recarono a trovare Mussolini . Fra gli altri il Chirico , Bonitatibus , Santillo , coi quali si parlò di cose generiche . Fu detto che si trattava sempre di proteggerlo e che era stato affidato precisamente all ' Arma questo delicatissimo mandato . Mussolini non toccò cibo . Chiesto di uscire , egli fu accompagnato da un ufficiale lungo il corridoio . Mussolini notò allora che ben tre carabinieri montavano di sentinella alla porta dell ' ufficio situato al secondo piano . Fu allora che meditando nella stanza si affacciò per la prima volta alla mente di Mussolini il dubbio : protezione o cattura ? Che si complottasse in taluni ambienti contro la vita del Duce era noto anche alla Polizia . La quale però specialmente sotto la gestione veramente infelice di Chierici affermava trattarsi di tendenze velleitarie , di pratico non essendovi niente . Tutto si riduceva a espressioni di un comprensibile malcontento . Vale la pena di aprire una parentesi per fissare che la nomina del Chierici a capo della Polizia fu particolarmente patrocinata dall ' Albini . Ma Mussolini si chiedeva : quale minaccia alla mia vita può sussistere in una caserma , dove stanno ben duemila allievi - carabinieri ? Come potrebbero i congiurati raggiungermi ? Come potrebbe il " furore popolare " fare altrettanto ? Verso le 23 Mussolini spense il lume , mentre rimase acceso quello della stanza attigua dove vegliava in permanenza un ufficiale che non rispondeva mai allo squillo del telefono . Alle ore una del giorno 26 , il tenente colonnello Chirico entrò nella stanza del Duce e gli disse : « È giunto in questo momento il generale Ferone che reca un messaggio del Maresciallo Badoglio per voi » . Mussolini si alzò ed entrò nella stanza attigua . Egli aveva in Albania conosciuto il generale Ferone , il quale aveva una strana aria di soddisfazione . La lettera del Maresciallo Badoglio , contenuta in una busta verde intestata " Ministero della Guerra " , aveva questo indirizzo , di pugno del Maresciallo : Al Cavaliere Sig . Benito Mussolini » diceva : « Eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini . - Il sottoscritto Capo del Governo tiene a far sapere a V . E . che quanto è stato eseguito nei Vostri riguardi è unicamente dovuto al Vostro personale interesse , essendo giunte da più parti precise segnalazioni di un serio complotto contro la Vostra Persona . Spiacente di questo , tiene a farVi sapere che è pronto a dare ordini per il Vostro sicuro accompagnamento , con i dovuti riguardi , nella località che vorrete indicare . - Il Capo del Governo : Maresciallo Badoglio » . Questa lettera , di una perfidia unica nella storia , aveva lo scopo di convincere Mussolini che la parola del re circa l ' incolumità personale sarebbe stata rispettata e che la crisi non sarebbe uscita dall ' orbita del Regime , cioè del Fascismo , perché Badoglio aveva dato troppe volte esplicita solenne adesione al Partito , nel quale era regolarmente iscritto insieme con tutti i membri della famiglia , moglie compresa ; aveva ricoperto troppe alte cariche nel Regime ; aveva assolto mandati politico - militari troppo importanti ; aveva accettato troppi onori e quattrini , che tutto era possibile pensare meno l ' ipotesi del tradimento preparato e macchinato da mesi e forse dall ' epoca del suo allontanamento dalla carica di capo di S . M . generale . Aveva anche accettato di servire il Regime nel Consiglio Nazionale delle Ricerche dove , di effettivo , non aveva fatto un bel nulla salvo una apparizione mattutina per leggere i giornali . Dal momento in cui entrò nella caserma degli allievi - carabinieri , Mussolini non ebbe più notizie del mondo . Gli fu detto soltanto che il re aveva fatto un proclama , che un altro ne aveva fatto Badoglio con la dichiarazione sulla continuazione della guerra , che la città era calma e che il popolo riteneva oramai vicina la pace . Dopo avere letto la missiva di Badoglio , Mussolini dettò al generale Ferone , che li scrisse di sua mano sopra un foglio di carta , i seguenti punti : « 26 luglio 1943 - ore una . « 1° - Desidero ringraziare il Maresciallo d ' Italia Badoglio per le attenzioni che ha voluto riservare alla mia persona . « 2° - Unica residenza di cui posso disporre è la Rocca delle Caminate dove sono disposto a trasferirmi in qualsiasi momento . « 3° - Desidero assicurare il Maresciallo Badoglio , anche in ricordo del lavoro in comune svolto in altri tempi , che da parte mia non solo non gli verranno create difficoltà di sorta , ma sarà data ogni possibile collaborazione . « 4° - Sono contento della decisione presa di continuare la guerra cogli alleati , così come l ' onore e gli interessi della Patria in questo momento esigono , e faccio voti che il successo coroni il grave compito al quale il Maresciallo Badoglio si accinge per ordine e in nome di S . M . il re , del quale durante 21 anni sono stato leale servitore e tale rimango . Viva l ' Italia ! » . Questa è la sola e indiretta missiva mandata al Badoglio . Mussolini non ha mai mandato parola alcuna o cenno al re . Con questa risposta , che Badoglio non osò mai rendere di pubblica ragione limitandosi a farne dare nei suoi ambienti una mutilata versione orale , Mussolini mostrava di credere in buona fede che Badoglio , pur modificando il Governo , non avrebbe cambiato la politica generale dominata dalla guerra . Partito il generale Ferone , Mussolini si ritirò e vegliò sino alle prime ore del mattino . Durante tutta la giornata del lunedì continuò quella che potrebbe chiamarsi la commedia della " residenza privata " . Più volte durante la giornata vennero a dire che la residenza della Rocca era ottima dal punto di vista della " incolumità personale " di Mussolini ; che il generale dei carabinieri di Bologna vi aveva già fatto un sopraluogo e confermava che come " sicurezza " la Rocca si prestava benissimo e che si attendeva una parola definitiva per stabilire le modalità della partenza , magari in volo . Così trascorse tutta la giornata , senza altre notizie . Si disse soltanto che a Villa Torlonia tutto era calmo , ed era falso . Alla sera , il maggiore Bonitatibus preparò , sempre nella stanza del colonnello Tabellini , il letto da campo . Anche per tutta la mattinata di martedì 27 continuò la commedia della " imminente partenza " che non avveniva mai . C ' era però , in giro , un ' accentuata vigilanza . Alle 19 entrarono nel cortile della caserma in fondo alla quale sul muro si leggevano a grandi lettere i famosi verbi " credere , obbedire , combattere " un plotone di carabinieri e uno di metropolitani che si piazzarono vicino a un gruppo di autocarri . Verso le 20 giunsero alcune vetture automobili con un gruppo di ufficiali . A un certo punto un ufficiale , portatosi nel mezzo del cortile , gridò agli allievi i quali affollavano le ringhiere attratti dall ' arrivo insolito di tante macchine : « Tutti nelle camerate ! Chiudere le finestre ! » . La sera era già calata , quando un ufficiale entrò nella stanza e disse a Mussolini : È venuto l ' ordine di partire ! Mussolini discese accompagnato da un gruppo di ufficiali dai quali , giunto al pianterreno , si accomiatò , e mentre stava per salire nella macchina un generale si presentò con queste parole : Generale di brigata Pòlito , capo della Polizia militare del Comando Supremo ! Mussolini non domandò nulla , convinto che la meta del viaggio notturno fosse la Rocca delle Caminate . Le tendine erano abbassate , ma non i vetri ; da uno spiraglio , Mussolini si avvide che la macchina passava davanti all ' ospedale di Santo Spirito . Non si andava dunque verso la Flaminia , ma verso l ' Appia . Agli innumerevoli posti di blocco i carabinieri , avvertiti dalle staffette , si limitavano a far rallentare un poco la corsa della macchina . Giunto all ' imbocco della grande strada per Albano , Mussolini domandò : Dove andiamo ? Verso il sud . Non alla Rocca ? È venuto un altro ordine . Ma voi chi siete ? Io ho conosciuto in altri tempi un ispettore di P . S . che si chiamava Pòlito . Sono io . - Come siete diventato generale ? Per equiparazione di grado . L ' ispettore di P . S . Pòlito era ben noto a Mussolini . Egli aveva effettuato , durante gli anni del Regime , alcune brillanti operazioni come la cattura di Cesare Rossi a Campione e la liquidazione della banda Pintor in Sardegna . Il Pòlito durante il viaggio narrò molti interessanti e anche inediti particolari sulle due operazioni . Dopo Cisterna la macchina rallentò la sua corsa . I discorsi cessarono . Il Pòlito , che aveva continuamente fumato , abbassò il vetro e chiamò il colonnello dei carabinieri Pelaghi per sapere dove erano . Vicino a Gaeta , rispose . È Gaeta la mia nuova residenza ? chiese Mussolini . Forse dove fu relegato Mazzini ? Troppo onore . Non è ancora stabilito ! ribatté Pòlito . Giunti a Gaeta deserta un uomo si fece incontro agitando una lampadina . La vettura si fermò e un ufficiale di Marina disse : Al molo Ciano ! Ivi attendeva l ' ammiraglio Maugeri che accompagnò Mussolini alla corvetta Persefone . Di lì a poco levò le ancore . Già albeggiava . Mussolini scese nella cabina insieme con gli ufficiali che lo scortavano . In vista dell ' isola di Ventotene , a giorno fatto , la corvetta si fermò , l ' ispettore Pòlito scese per vedere se l ' isola fosse conveniente per ospitare Mussolini . Di lì a poco tornò e lo escluse . Nell ' isola c ' era un presidio germanico . La corvetta proseguì allora per l ' isola di Ponza , dove , entrata nella rada , gettò le ancore alle ore 13 del giorno 28 luglio . Pòlito venne verso Mussolini e indicandogli una casa verdastra , semi - nascosta da grandi pescherecci in disarmo , disse : « Quello è il vostro domicilio temporaneo ! » . Intanto non si sa per quale fenomeno tutte le finestre e i balconi si erano gremiti di uomini e donne armati di binoccoli che seguivano la barca che si dirigeva verso terra . In un baleno tutta l ' isola conobbe l ' arrivo . Verso sera , alcune persone del luogo vennero a salutare Mussolini . I pescatori di Terracina gli mandarono un dono . In genere non c ' era nell ' atteggiamento degli isolani niente che ricordasse il " furore popolare " , ma poi con l ' arrivo di altri agenti la vigilanza fu rinforzata ed ogni contatto col mondo esterno precluso . A Ponza , Mussolini si rese conto della miserabile congiura che lo avevano eliminato e si persuase che tutto ciò avrebbe condotto alla capitolazione e alla sua consegna al nemico . Le giornate di Ponza erano lunghe . Nuovi ufficiali vennero : il tenente colonnello Meoli e il sottotenente Elio di Lorenzo , nonché il maresciallo Antichi . Il presidio , data anche la presenza di confinati italiani e di internati balcanici , fu rinforzato . Fu concesso a Mussolini di prendere due bagni in posizione approntata e ben vigilata . Niente giornali . Un solo telegramma di Gòring , eloquente . Mussolini trascorse le giornate di Ponza in perfetta solitudine , traducendo in tedesco le Odi barbare di Carducci e leggendo la Vita di Gesù di Giuseppe Ricciotti , che poi lasciò in dono al parroco dell ' isola . Ponza non può essere certamente paragonata a Ischia e meno ancora a Capri . Tuttavia ha una sua rusticana bellezza e , anche dal punto di vista della prigionia , una storia . Uno che se ne intende fece sapere a Mussolini che sin dall ' antichità vi erano stati relegati illustri personaggi come Agrippina , la madre di Nerone , Giulia , la figlia di Augusto , e , per compenso , una santa come Flavia Domitilla e anche , nel 538 , un papa , San Silvestro Martire . Poi , saltando a piè pari alcuni secoli , i moderni come Torrigiani , Gran Maestro della Massoneria , il generale Bencivenga , l ' ing . Bordiga e finalmente ultimo della serie e modernissimo il Ras Imerù con un immancabile Degiac abissino !