StampaQuotidiana ,
Roma
,
7
giugno
1964
-
BOLOGNA
-
INTER
:
2-0
.
NOTE
:
Pomeriggio
di
sole
,
assai
caldo
.
Un
lieve
ponentino
dall
'
orario
di
inizio
.
Spettatori
51.000
paganti
.
97.000.000
di
lire
.
Terreno
ottimamente
inerbato
.
Nessun
incidente
,
se
si
eccettua
qualche
pestone
a
Suarez
e
Jair
.
Disposizioni
delle
squadre
:
Picchi
e
Janich
liberi
.
L
'
ala
sinistra
Capra
occupa
la
zona
del
terzino
sinistro
.
Fogli
segue
Corso
,
che
non
lo
segue
.
Tagnin
su
Bulgarelli
e
Burgnich
su
Haller
.
Suarez
senza
avversari
diretti
.
Furlanis
su
Mazzola
.
Angoli
:
Inter
7
,
Bologna
4
(p.t
.
1-3
)
.
Antidoping
per
Facchetti
,
Tagnin
,
Corso
,
Pavinato
,
Tumburus
e
Capra
.
Il
Bologna
ha
battuto
l
'
Inter
e
si
consacra
campione
d
'
Italia
1964
.
L
'
Inter
ha
subìto
dal
Bologna
lo
stesso
modulo
tattico
inflitto
al
Real
Madrid
sul
terreno
del
Prater
.
Davvero
,
possiamo
sportivamente
compiacerci
che
per
conquistare
il
titolo
italiano
il
Bologna
abbia
dovuto
superare
,
e
con
pieno
merito
,
la
squadra
campione
d
'
Europa
!
Il
Bologna
aveva
disputato
un
ottimo
campionato
fino
al
momento
della
condanna
per
doping
.
Poi
ha
arrancato
parecchio
,
avendo
attenuanti
soprattutto
psicologiche
.
Riottenuti
i
punti
della
condanna
di
prima
istanza
,
il
Bologna
si
è
ritrovato
alla
pari
dell
'
Inter
e
lo
spareggio
si
è
reso
inevitabile
.
La
scelta
di
Roma
era
quasi
ovvia
,
a
dispetto
del
caldo
mediterraneo
.
Ma
il
prolungamento
della
stagione
agonistica
è
stato
fatale
all
'
Inter
.
Si
sono
visti
i
suoi
resti
,
all
'
Olimpico
:
una
sorta
di
labile
ectoplasma
di
quella
che
era
stata
la
squadra
più
grintosa
e
gagliarda
del
campionato
.
Il
Bologna
,
per
contro
,
ha
finalmente
impostato
la
partita
per
vincere
.
Nessuna
concessione
alle
fole
estetiche
già
tanto
deplorate
(
e
scontate
)
l
'
anno
scorso
.
Praticamente
l
'
Inter
ha
insegnato
la
lezione
vincendo
al
Prater
e
il
Bologna
l
'
ha
applicata
con
energica
,
direi
spietata
,
determinazione
.
L
'
Inter
ha
largamente
dominato
il
centrocampo
ed
ha
scontato
in
attacco
la
nullaggine
e
lo
scadimento
psicofisico
delle
sue
punte
.
Il
profilo
tecnico
-
tattico
dell
'
Inter
è
troppo
noto
perché
ci
si
debba
tornare
sopra
;
fino
all
'
altezza
dei
centrocampisti
è
di
valore
mondiale
:
poi
scade
moltissimo
.
Milani
non
è
abbastanza
agile
per
reggere
al
gioco
stretto
,
guizzato
in
triangolo
;
Mazzola
è
vuoto
al
punto
che
sembra
si
regga
a
stento
;
Jair
è
malconcio
e
non
ha
alcuna
intelligenza
di
gioco
.
Il
Bologna
ha
favorito
il
lento
forcing
dell
'
Inter
non
prestandosi
mai
a
sguarnire
l
'
area
.
Su
quell
'
arcigno
bastione
aspettavano
imperterriti
Janich
,
Tumburus
,
Pavinato
e
Capra
.
E
a
loro
si
aggiungeva
Furlanis
,
che
Mazzola
non
aveva
l
'
accortezza
(
né
il
dinamismo
sufficiente
)
di
portare
lontano
.
In
centrocampo
,
senza
compiti
difensivi
(
finalmente
)
,
Fogli
ha
giganteggiato
proiettandosi
ogni
volta
in
arrembanti
incursioni
.
Bulgarelli
e
Haller
stavano
sulla
sua
linea
e
soltanto
Haller
si
consentiva
qualche
attesa
un
po
'
più
in
avanti
.
Lo
stesso
Perani
arretrava
in
appoggio
,
ora
a
destra
,
ora
a
sinistra
.
E
sulle
estreme
si
spingevano
talvolta
anche
Capra
e
Furlanis
.
Si
è
veduto
spesso
Nielsen
sola
punta
avanzata
del
Bologna
.
Ma
la
difesa
di
Negri
non
si
è
mai
scomposta
.
La
disposizione
tattica
della
squadra
doveva
considerarsi
perfetta
.
E
non
stupisce
affatto
che
,
pur
dominando
l
'
Inter
...
fino
alle
soglie
dell
'
area
,
con
fasi
di
disimpegno
e
di
palleggio
ad
alto
livello
stilistico
,
non
stupisce
che
sia
stato
proprio
il
Bologna
a
creare
le
migliori
occasioni
sottomisura
!
È
nella
dialettica
stessa
del
contropiede
questa
apparente
contraddizione
logica
.
Chi
attacca
e
si
squilibra
,
per
eccessiva
lentezza
o
per
povertà
di
schemi
,
alla
lunga
subisce
le
incursioni
degli
avversari
più
dotati
di
spunto
e
di
inventiva
.
Il
Bologna
ha
assottigliato
al
massimo
il
suo
gioco
di
offesa
.
Ma
sulle
misere
sei
conclusioni
del
primo
tempo
,
ben
tre
avrebbero
potuto
fruttare
il
gol
.
Sarti
ha
dovuto
rischiare
la
vita
(
e
la
reputazione
)
per
sventare
un
tiro
di
Nielsen
al
23'
.
Dal
canto
suo
il
formidabile
danese
aveva
sbagliato
al
16'
,
quando
era
ormai
solo
davanti
a
Sarti
,
e
aveva
grossolanamente
mancato
il
tempo
,
così
da
ciccare
,
su
un
invitantissimo
traversone
basso
di
Bulgarelli
al
37'
.
L
'
Inter
,
dal
canto
suo
,
non
ha
impegnato
una
sola
volta
seriamente
Negri
.
Nessun
interista
è
mai
riuscito
a
liberarsi
davanti
a
lui
.
Le
conclusioni
,
dice
il
taccuino
,
sono
otto
,
ma
un
sol
tiro
discreto
è
stato
effettuato
da
Milani
,
ed
è
finito
fuori
.
Il
numero
,
davvero
irrisorio
,
delle
conclusioni
,
dice
quanto
sia
stato
moscio
di
ritmo
e
povero
di
coraggio
il
gioco
del
primo
tempo
.
Alla
ripresa
,
nulla
è
cambiato
,
se
non
in
peggio
.
L
'
Inter
si
è
ancora
più
squilibrata
in
avanti
ogni
volta
fermandosi
,
impotente
,
sul
poderoso
bastione
sorretto
da
Janich
.
Il
solo
tiro
serio
l
'
ha
effettuato
Facchetti
da
lontano
,
e
Negri
l
'
ha
prudentemente
alzato
di
sberla
sopra
la
traversa
.
Al
17'
(
nefastus
numerus
!
)
Suarez
ha
aperto
una
palla
-
gol
a
Milani
sulla
sinistra
,
ed
il
vecchio
bisonte
l
'
ha
ignobilmente
buttata
fuori
.
Pochi
istanti
prima
,
il
mio
magnifico
Fogli
aveva
chiarito
le
proprie
intenzioni
impegnando
Sarti
con
un
tiro
lungo
,
basso
e
carogna
,
diretto
all
'
angolino
.
Chi
avrebbe
dovuto
seguire
Fogli
,
il
fievole
Corso
,
assisteva
con
gli
stinchi
molli
sopra
le
ignobili
calzette
a
cacaiola
.
Se
la
difesa
del
Bologna
ha
badato
a
non
perdere
la
partita
,
Fogli
senza
dubbio
alcuno
l
'
ha
vinta
,
riempiendo
di
legittima
soddisfazione
chi
tempesta
da
mesi
il
buon
Fabbri
perché
si
decida
a
considerarlo
il
miglior
centrocampista
italiano
...
Tenuto
più
avanti
,
Fogli
ha
anche
sfoggiato
il
tiro
,
di
cui
lo
si
giudicava
a
torto
incapace
,
come
è
vero
che
cantare
e
portare
la
croce
non
è
possibile
.
Fogli
ha
segnato
su
tocco
di
punizione
e
il
suo
tiro
-
basso
e
angolato
-
è
stato
per
giunta
deviato
da
Facchetti
(
come
giuro
di
non
aver
visto
)
.
Poi
,
ha
offerto
palloni
strepitosi
a
Nielsen
,
che
finalmente
ha
infilato
Sarti
al
39'
.
Battuta
alla
mezz
'
ora
,
l
'
Inter
ha
tentato
invano
di
stringere
i
tempi
.
La
seconda
fondata
di
Nielsen
l
'
ha
definitivamente
seduta
.
È
anzi
da
rilevare
che
Nielsen
e
Haller
avrebbero
potuto
segnare
altre
due
reti
.
E
che
non
l
'
abbiano
fatto
è
solo
giusto
...
sotto
l
'
aspetto
sentimentale
.
In
effetti
questi
spareggi
,
quando
la
bilancia
si
decide
a
pendere
,
finiscono
quasi
sempre
in
Waterloo
clamorose
.
L
'
Inter
non
l
'
avrebbe
meritata
una
punizione
più
dura
.
Il
punteggio
deve
considerarsi
equo
come
la
vittoria
del
Bologna
.
Né
staremo
a
disperarci
per
la
temuta
inevitabile
dissoluzione
psicofisica
dell
'
Inter
.
È
già
straordinario
che
sia
giunta
a
tanto
.
Non
me
l
'
invento
ora
per
consolarmi
.
Il
campionato
italiano
è
terribile
:
la
Coppa
dei
Campioni
è
un
'
aggiunta
che
soltanto
una
grande
e
completa
squadra
potrebbe
sostenere
.
Del
resto
,
basti
ricordare
le
magre
della
Juventus
del
quinquennio
in
Coppa
Europa
per
spiegarsi
tutto
:
e
non
è
che
quella
splendida
squadra
avesse
tante
e
così
temibili
avversarie
come
l
'
Inter
di
oggi
.
Aveva
la
graziosa
,
incostante
,
Inter
di
Meazza
e
il
Bologna
,
che
giustappunto
la
lasciava
andare
per
poi
rifarsi
in
coppa
.
L
'
Inter
è
campione
d
'
Europa
e
questo
può
bastare
al
nostro
orgoglio
.
Il
Bologna
l
'
ha
superato
di
un
'
incollatura
,
e
anche
questo
lusinga
l
'
amor
proprio
del
critico
,
forse
unico
nel
pronosticarlo
vincitore
alla
vigilia
della
stagione
agonistica
.
Dirò
,
anzi
,
che
il
Bologna
non
avrebbe
avuto
nemmeno
bisogno
dello
spareggio
se
avesse
condotto
certe
partite
con
la
fredda
determinazione
tattica
di
oggi
.
A
pensarci
,
è
questa
la
primissima
volta
che
Bernardini
si
compiace
di
ricorrere
a
così
drastiche
contromisure
tattiche
.
Non
c
'
è
che
dire
:
il
vecchio
testone
è
stato
bravo
e
Fogli
deve
considerarsi
il
suo
maggior
profeta
,
con
quel
meraviglioso
puntero
che
è
Nielsen
.
Sulla
stagione
del
Bologna
e
sul
suo
profilo
tecnico
-
tattico
bisognerà
tornare
,
ovviamente
.
Già
da
ora
sembra
doveroso
ammettere
che
la
sua
difesa
è
straordinariamente
forte
e
decisa
,
che
Janich
è
inferiore
a
Picchi
per
stile
ed
eleganza
,
ma
forse
lo
supera
per
potenza
e
capacità
di
stacco
.
Tumburus
ha
avuto
gioco
facile
con
Milani
.
Furlanis
ancora
più
facile
con
Mazzola
.
Pavinato
ha
subito
atterrito
Jair
degradandolo
a
grottesco
piagnone
.
Capra
infine
è
stato
accorto
nel
tenere
la
zona
e
nel
lanciarsi
,
di
quando
in
quando
,
sull
'
estrema
.
Esaurito
l
'
esame
-
pur
molto
veloce
-
della
difesa
,
ancora
e
sempre
torna
in
mente
il
risolutivo
apporto
di
Fogli
,
la
cui
presenza
in
centrocampo
ha
persino
giustificato
certi
velleitari
triangoli
fra
Bulgarelli
,
spompato
assai
,
e
Haller
,
che
ha
avuto
spunti
rari
,
ma
grandiosi
,
impegnando
allo
stremo
l
'
intelligente
e
ruvido
Burgnich
.
Perani
e
Fogli
hanno
rilanciato
più
che
non
sapessero
i
due
finti
interni
.
E
Nielsen
,
finalmente
servito
a
tempo
,
è
stato
un
castigo
di
Dio
.
L
'
Inter
,
voglio
dire
i
suoi
resti
,
ha
giocato
un
ottimo
calcio
fino
al
momento
della
rifinitura
.
Ma
il
suo
lento
forcing
consentiva
ogni
fattivo
recupero
ai
bolognesi
e
,
per
contro
,
metteva
in
serio
imbarazzo
la
difesa
,
fin
troppo
sconnessa
e
svisata
per
le
marcature
,
non
molto
convincenti
a
loro
volta
.
Picchi
ha
compiuto
strabilianti
prodezze
in
tackle
,
negli
anticipi
e
nei
disimpegni
:
alla
lunga
,
era
fatale
che
ci
lasciasse
le
penne
.
E
non
meglio
di
lui
stava
Guarneri
che
in
troppo
spazio
doveva
vedersela
con
Nielsen
.
Quanto
a
Facchetti
,
vagava
dietro
a
Perani
.
E
Burgnich
dietro
ad
Haller
e
Tagnin
dietro
a
Bulgarelli
.
Tutti
quanti
erano
troppo
sbilanciati
in
avanti
.
E
non
valeva
l
'
estro
costruttivo
di
Suarez
(
un
ottimo
incontro
il
suo
)
ad
evitare
un
'
eccessiva
,
pericolosa
rarefazione
davanti
a
Sarti
.
Nella
cervellotica
disposizione
della
difesa
,
anche
Sarti
ha
scontato
le
sue
.
Due
o
tre
volte
si
è
salvato
per
miracolo
:
un
paio
di
volte
ha
sbagliato
grosso
:
tre
o
quattro
è
stato
graziato
dall
'
eccessiva
irruenza
degli
avversari
all
'
ultima
battuta
.
Né
si
deve
dimenticare
il
rimbombante
spigolo
di
Haller
sull'1-0
.
Insomma
,
avrebbe
anche
potuto
andar
peggio
.
E
per
quanto
sia
umano
il
nostro
disappunto
,
dobbiamo
sportivamente
toglierci
il
cappello
ai
nuovi
campioni
d
'
Italia
.
L
'
anno
prossimo
,
Inter
e
Bologna
,
faranno
sicuramente
in
Coppa
d
'
Europa
come
e
meglio
di
quanto
abbiano
saputo
il
Milan
e
l
'
Inter
:
e
daranno
nuovo
prestigio
a
quello
che
da
tempo
può
considerarsi
il
campionato
più
tecnico
e
difficile
del
mondo
.
Ora
la
cronaca
.
Sole
estivo
;
la
relativa
frescura
del
ponentino
.
Entrano
lente
le
squadre
,
come
riluttanti
all
'
ultima
fatica
.
Vince
il
campo
il
Bologna
;
batterà
l
'
Inter
contro
sole
.
Un
minuto
di
silenzio
per
ricordare
Dall
'
Ara
,
povero
caro
vecchio
.
Si
va
.
Bulgarelli
sgambetta
subito
Suarez
.
Ammonito
.
Suarez
si
avventa
in
area
,
Janich
lo
spiana
(
3'
)
.
L
'
Inter
domina
al
trotto
.
Ricorda
il
Real
del
Prater
.
E
il
Bologna
...
ricorda
l
'
Inter
.
Tutte
le
marcature
sono
esatte
.
L
'
Inter
arriva
al
bastione
dell
'
area
e
si
ferma
.
Il
primo
portiere
a
toccar
palla
è
Sarti
,
su
lancio
di
Pavinato
;
all
'
11'
Suarez
deve
fermare
a
scivolo
Capra
,
in
fuga
sulla
destra
.
Il
Bologna
si
annienta
da
sé
(
pare
non
esista
:
invece
si
limita
)
.
Ma
l
'
attacco
dell
'
Inter
è
nullo
.
E
il
contropiede
del
Bologna
schiatta
al
16';
Fogli
lancia
Nielsen
,
Guarneri
scivola
,
Nielsen
arresta
male
e
spara
fuori
di
destro
.
Capito
il
gioco
.
Per
l
'
Inter
marca
male
.
E
per
giunta
non
gioca
mai
sulle
estreme
.
Si
infogna
al
centro
,
dove
la
difesa
bolognese
è
più
munita
.
Fallo
di
Picchi
su
Haller
,
al
18'
:
due
calci
in
area
:
Perani
ad
Haller
:
destro
che
sarebbe
facile
per
Sarti
se
Suarez
non
svirgolasse
sopra
la
traversa
:
brividi
per
il
possibile
autogol
.
Furlanis
pianta
Mazzola
,
scende
e
serve
Nielsen
:
debole
sinistro
parato
(
21'
)
.
Guarneri
tunnelleggia
Haller
e
dà
a
Mazzola
:
destro
dal
limite
,
che
Janich
devia
:
para
facilmente
Negri
.
Al
23'
,
nuovo
schema
del
Bologna
:
Tumburus
,
ala
sinistra
,
crossa
per
Perani
:
tocco
a
Nielsen
:
scatto
a
rete
:
esce
Sarti
e
di
piede
sventa
il
tiro
in
angolo
.
Mi
ripeto
che
per
l
'
Inter
marca
male
.
«
Gioca
come
con
la
Lazio
»
dice
un
collega
.
Sinistro
di
Jair
al
26'
parato
facile
.
Facchetti
a
Suarez
(
30'
)
:
scende
Suarez
e
Milani
si
spreca
in
triangolo
.
Ahimè
,
Suarez
,
come
Picchi
,
è
grande
,
ma
al
32'
un
suo
lancio
a
Milani
,
ala
sinistra
,
è
sprecato
.
Gioco
noioso
.
L
'
Inter
rumina
calcetto
piacevole
,
ma
sterile
anche
.
Le
punte
,
zero
.
Al
37'
,
invece
,
Haller
fa
triangolo
con
Bulgarelli
,
che
da
destra
traversa
un
'
ottima
palla
-
gol
:
vi
balza
sopra
Nielsen
e
la
cicca
,
diavolo
d
'
un
uomo
:
palla
a
Perani
,
salva
Facchetti
,
molto
bravo
e
sicuro
.
38'
:
il
solo
vero
tiro
dell
'
Inter
:
cross
di
Suarez
a
Tagnin
,
a
Milani
:
destro
basso
da
venti
metri
:
fuori
.
Un
fallo
su
Milani
in
fuga
da
sinistra
:
punizione
di
Suarez
:
destruccio
alla
paesana
.
Ma
che
fanno
avanti
,
tutti
questi
bravi
testoni
?
Un
'
incursione
di
Perani
fallita
.
Un
destraccio
di
Milani
,
facile
.
Finisce
il
tempo
.
Impressioni
penosette
.
Tre
palle
-
gol
costruite
sotto
Sarti
,
nessuna
sotto
Negri
,
benché
apparentemente
l
'
Inter
abbia
dominato
il
campo
.
Ripresa
.
Al
via
,
Suarez
libera
Mazzola
che
tarda
a
concludere
:
il
suo
crossetto
non
serve
alcuno
.
Altro
stupendo
lancio
di
Suarez
per
Jair
:
ennesimo
fallo
a
gamba
tesa
dei
difensori
bolognesi
(
questa
volta
,
Janich
)
:
angolo
:
prende
Facchetti
il
rimpallo
,
avanza
e
fionda
il
sinistro
da
trenta
metri
:
Negri
sberla
sul
fondo
.
Tutto
il
Bologna
arroccato
:
Nielsen
al
centro
,
solo
.
All'8'
,
sprazzo
di
Mazzola
(
da
Milani
)
:
secco
cross
:
Janich
,
di
testa
,
in
angolo
.
Ancora
Janich
di
testa
,
sulla
battuta
:
riprende
Mazzola
:
Milani
manca
la
girata
:
riceve
Negri
sul
rimbalzo
,
e
molte
grazie
.
Veder
giocare
l
'
Inter
sembra
che
faccia
melina
su
un
già
cospicuo
vantaggio
.
Al
14'
,
Tagnin
«
palla
-
molla
»
serve
Janich
che
incorna
a
Bulgarelli
:
a
Fogli
,
che
avanza
lanciato
,
e
spara
un
gran
destro
basso
.
Sarti
devia
a
stento
dall
'
angolino
:
avanza
sulla
palla
Nielsen
,
a
destra
:
Sarti
,
grandioso
,
gli
blocca
il
tiro
sul
nascere
.
Al
15'
altro
brivido
:
Corso
guarda
Fogli
avanzare
.
Lancio
a
Furlanis
,
ala
destra
:
tarda
Picchi
all
'
incontro
:
cross
per
Nielsen
:
difficoltoso
dribbling
aereo
sotto
gli
occhi
di
Sarti
e
Guarneri
:
palla
fuori
da
un
passo
!
Al
17'
la
sola
ed
ultima
occasione
dell
'
Inter
:
Corso
a
Suarez
:
mischia
,
apertura
geniale
a
sinistra
:
Milani
è
solo
:
ingobbisce
e
spara
fuori
.
Negri
protesta
per
il
fuori
gioco
non
visto
da
Lo
Bello
.
Ammonito
Fogli
per
proteste
.
La
gente
dice
che
Lo
Bello
è
filo
-
interista
.
Non
lo
sono
neppure
gli
attaccanti
dell
'
Inter
!
Ogni
tocco
in
avanti
è
perduto
!
Sembra
sfinito
il
Bologna
(
ironia
)
:
i
falli
sono
molti
davanti
a
Negri
:
ma
una
punizione
di
Corso
al
25'
non
lo
inquieta
.
Il
Bologna
reagisce
a
puntate
improvvise
.
Un
cross
di
Bulgarelli
,
al
26'
,
trova
Nielsen
squilibrato
,
e
poi
Perani
,
che
Facchetti
contiene
.
Di
nuovo
Perani
scatta
al
27'
e
quand
'
è
in
area
Facchetti
lo
spiana
d
'
ancata
:
«
Rigore
!
»
strillano
tutti
.
Lo
Bello
lascia
correre
.
Fra
poco
potremo
dire
che
ha
fatto
bene
.
Un
cross
di
Furlanis
a
destra
:
Sarti
manca
la
presa
in
tuffo
,
Nielsen
cade
,
Perani
non
batte
in
tempo
:
Facchetti
allontana
.
Riprende
Haller
,
commette
fallo
Picchi
.
Punizione
da
venti
metri
.
Barriera
.
Bulgarelli
tocca
a
Fogli
:
destro
basso
deciso
:
dice
che
Facchetti
ci
mette
la
punta
a
peggiorare
le
cose
:
vedo
Sarti
tuffarsi
in
ritardo
(
essendo
coperto
)
:
gol
.
I
milanesi
zitti
,
i
bolognesi
festanti
(
e
non
loro
soli
)
.
È
fatta
ormai
.
Ed
era
fatale
,
aggiungo
.
L
'
Inter
,
sballate
le
marcature
,
non
ha
attaccanti
capaci
di
tenere
un
istante
la
palla
.
Non
si
può
non
perdere
,
se
per
giunta
ci
si
sbilancia
in
avanti
.
A131'
,
Corso
perde
la
palla
e
Nielsen
come
un
alce
va
via
seminando
Burgnich
e
Guarneri
:
in
area
,
scavezzandosi
,
riesce
a
fermarlo
Picchi
(
angolo
)
.
Dopo
la
battuta
dalla
bandierina
,
palla
ad
Haller
sulla
sinistra
:
gran
tiro
sullo
spigolo
dell
'
incrocio
(
e
fuori
)
.
Uno
spunto
di
Mazzola
in
dribbling
:
quando
pianta
i
due
che
lo
cianchettano
,
Lo
Bello
ferma
,
fischia
la
punizione
e
Corso
sciupa
(
còppet
)
.
Al
36'
,
palla
-
gol
da
Fogli
a
Nielsen
:
sinistro
alto
.
Ma
dopo
2'30
"
,
Fogli
si
ripete
e
questa
volta
Nielsen
non
sbaglia
:
il
suo
sinistro
è
secco
e
preciso
:
Sarti
fuori
causa
.
I
bolognesi
si
abbracciano
festanti
:
gli
interisti
scuotono
il
capo
e
si
seccano
.
È
finita
.
L
'
ultimo
tiro
lo
sbaglia
Suarez
.
Portano
Bernardini
in
campo
e
lo
issano
sulle
spalle
i
bolognesi
.
La
festa
incomincia
.
E
noi
a
casa
.
StampaQuotidiana ,
Si
crede
comunemente
che
la
stregoneria
sia
un
insieme
di
credenze
superstiziose
,
proprie
di
società
primitive
o
(
come
si
diceva
)
di
«
popolazioni
selvagge
»
;
e
si
potrebbe
credere
che
,
nel
nostro
tipo
di
civiltà
,
sia
un
ricordo
del
passato
,
oggetto
solo
di
interesse
storico
o
di
curiosità
svagata
.
Gli
ultimi
processi
alle
streghe
furono
infatti
celebrati
in
Europa
prima
della
Rivoluzione
francese
(
circa
due
secoli
fa
)
;
e
sebbene
il
maccartismo
,
per
la
sua
persecuzione
indiscriminata
contro
tutti
i
sospetti
di
comunismo
,
sia
stato
chiamato
«
la
caccia
alle
streghe
»
e
come
tale
rappresentato
dal
commediografo
Arthur
Miller
(
The
Crucible
,
1952
)
,
l
'
espressione
si
intese
in
senso
metaforico
o
approssimato
.
Infatti
in
un
'
epoca
come
la
nostra
,
dominata
dal
razionalismo
scientifico
e
tecnologico
e
in
cui
autentici
prodigi
sono
realizzati
da
macchine
perfezionate
e
da
procedimenti
ingegnosi
di
cui
si
conosce
esattamente
la
logica
e
il
funzionamento
,
sembra
assurdo
che
si
continui
a
credere
a
influenze
o
poteri
occulti
,
di
cui
certi
uomini
o
donne
siano
dotati
e
che
siano
capaci
di
infliggere
agli
altri
danni
immeritati
.
Ma
gli
antropologi
moderni
,
a
differenza
degli
antichi
viaggiatori
,
che
si
limitavano
a
descrivere
i
costumi
dei
popoli
visitati
e
a
scandalizzarsi
quando
li
trovavano
diversi
dai
loro
,
cercano
di
capire
la
funzione
che
credenze
e
istituzioni
esercitano
nella
società
in
cui
vigono
,
di
scorgerle
nella
struttura
complessiva
di
tali
società
e
determinare
il
bisogno
a
cui
rispondono
o
il
fine
che
,
più
o
meno
palesemente
,
tendono
a
raggiungere
.
Così
hanno
fatto
per
la
stregoneria
che
,
a
partire
da
un
'
opera
classica
di
EvansPritchard
(
1937
)
,
è
stata
sottoposta
,
sulla
base
di
una
documentazione
sempre
più
larga
,
ad
analisi
e
a
considerazioni
teoriche
le
quali
dimostrano
che
le
sue
radici
affondano
più
che
in
un
certo
tipo
di
cultura
o
di
società
,
nella
stessa
realtà
umana
.
In
primo
luogo
,
si
distingue
oggi
la
stregoneria
dalla
magia
,
che
è
un
'
arte
e
una
scienza
presunta
,
la
quale
si
può
insegnare
o
imparare
e
ha
quindi
i
suoi
«
dottori
»
.
La
stregoneria
invece
consiste
in
un
naturale
potere
malefico
,
innato
in
certe
persone
,
di
danneggiare
gli
altri
in
modo
misteriosamente
segreto
.
Per
via
di
questa
segretezza
,
lo
stregone
o
la
strega
opera
di
notte
,
cioè
al
buio
;
e
sempre
per
malizia
o
dispetto
più
che
per
sete
di
guadagno
.
Commette
atti
che
vanno
contro
tutti
i
canoni
stabiliti
nel
gruppo
umano
in
cui
vive
:
incesto
,
bestialità
,
antropofagia
,
violazione
di
tombe
.
Preferisce
andar
nudo
e
deporre
i
suoi
escrementi
nel
luogo
dove
abita
.
Questi
e
altri
particolari
pittoreschi
si
raccontano
sulle
streghe
nei
paesi
in
cui
ci
credono
.
Questi
paesi
sono
ancora
molti
in
Africa
,
in
Oceania
e
in
America
.
Molti
Stati
africani
modernizzati
hanno
tolto
la
stregoneria
dal
novero
dei
reati
legalmente
perseguibili
;
ma
la
credenza
persiste
.
Quali
ne
sono
i
fondamenti
?
In
primo
luogo
,
l
'
esistenza
del
male
nel
mondo
;
infatti
in
un
mondo
perfettamente
ordinato
o
sorretto
da
un
'
unica
forza
benefica
,
la
stregoneria
non
troverebbe
posto
.
In
secondo
luogo
,
l
'
attribuzione
dell
'
origine
del
male
al
potere
occulto
di
alcune
persone
.
Quest
'
attribuzione
è
l
'
aspetto
più
importante
della
stregoneria
perché
consente
di
esercitare
la
sua
funzione
fondamentale
,
che
è
quella
di
salvare
l
'
ordine
morale
in
cui
si
crede
e
in
generale
il
sistema
di
istituzioni
,
di
tecniche
e
di
credenze
in
cui
esso
consiste
.
Se
qualcosa
va
male
nel
mondo
,
la
causa
del
male
non
risiede
nell
'
ordine
riconosciuto
,
ma
nell
'
influenza
occulta
di
individui
sospetti
.
Se
uno
ha
coltivato
il
suo
campo
nel
modo
tradizionale
e
non
ha
ottenuto
il
raccolto
sperato
,
può
,
attribuendo
la
causa
di
questo
evento
a
un
potere
malefico
,
esimersi
dal
sottoporre
a
critiche
e
a
revisioni
il
suo
metodo
di
coltivazione
.
Se
una
malattia
non
risponde
a
un
determinato
trattamento
,
la
colpa
sarà
del
malocchio
o
del
maleficio
lanciato
da
qualcuno
,
non
dell
'
insufficienza
del
trattamento
stesso
.
Così
ogni
fallimento
o
insuccesso
non
metterà
in
crisi
il
sistema
delle
tecniche
e
dei
valori
riconosciuti
:
quindi
,
la
delusione
,
l
'
odio
e
l
'
ostilità
per
i
danni
subiti
troveranno
,
nella
stregoneria
,
un
canale
di
sfogo
che
lascerà
intatta
la
struttura
d
'
insieme
del
gruppo
sociale
.
Allo
stesso
modo
,
chi
si
è
visto
abbandonare
dalla
moglie
che
è
fuggita
con
un
altro
dirà
:
«
Quell
'
individuo
l
'
ha
stregata
»
piuttosto
che
riconoscere
la
sua
incapacità
di
conservarsi
l
'
affetto
della
moglie
e
il
suo
fallimento
di
marito
.
Da
un
punto
di
vista
più
generale
e
filosofico
,
si
può
dire
che
il
ricorso
alla
stregoneria
in
una
forma
o
nell
'
altra
è
proprio
di
tutti
i
modi
di
vita
che
non
conoscono
alternative
e
non
offrono
scelte
;
che
costituiscono
totalità
chiuse
,
di
cui
nessuna
parte
o
elemento
può
essere
mutata
o
corretta
senza
far
crollare
tutto
l
'
insieme
;
e
che
perciò
sono
portati
a
sacralizzare
le
credenze
su
cui
si
fondano
e
a
considerare
con
angoscia
e
terrore
ogni
comportamento
che
costituisca
per
esse
una
potenziale
minaccia
.
Se
tutto
questo
è
vero
(
e
non
c
'
è
ragione
di
dubitarne
)
,
l
'
interesse
crescente
per
la
stregoneria
nel
mondo
moderno
,
la
reviviscenza
,
sia
pure
sporadica
,
di
pratiche
e
culti
diabolici
,
non
sono
il
segno
di
una
trasformazione
radicale
della
nostra
società
e
della
sua
fine
imminente
,
ma
piuttosto
quello
di
un
irrigidimento
delle
sue
strutture
tradizionali
:
cioè
un
canale
di
sfogo
dello
spirito
di
ostilità
o
di
aggressione
che
la
travaglia
,
o
,
in
parole
povere
,
una
scusa
per
mantenerla
immutata
.
Ma
è
dubbio
che
nella
nostra
società
stia
rinascendo
la
credenza
nella
stregoneria
o
ci
siano
le
condizioni
per
una
tale
rinascita
.
Nelle
società
primitive
è
questa
credenza
che
conta
,
perché
è
essa
ad
esercitare
la
funzione
di
raccolta
e
di
sfogo
delle
ostilità
interurbane
e
quindi
della
conservazione
della
struttura
totale
.
Ciò
che
la
cronaca
odierna
documenta
è
,
invece
,
una
imitazione
reale
delle
azioni
presunte
della
stregoneria
:
omicidi
gratuiti
,
attentati
,
orge
sessuali
,
violenze
senza
scopo
.
«
Imitazione
reale
»
la
chiamo
,
perché
perseguita
non
per
via
di
misteriosi
poteri
,
ma
con
mezzi
reali
,
adatti
allo
scopo
.
Ciò
che
quindi
veramente
rimane
della
stregoneria
nel
mondo
moderno
è
una
negazione
totale
che
si
oppone
ad
una
affermazione
altrettanto
totale
.
La
stregoneria
rappresenta
infatti
,
nelle
società
in
cui
è
stata
ed
è
un
'
istituzione
vivente
,
la
negazione
totale
di
tutto
il
sistema
dei
valori
su
cui
tali
società
si
fondano
;
e
provoca
pertanto
la
riaffermazione
e
la
conservazione
di
tale
sistema
.
Affermazione
e
negazione
totali
sono
le
due
facce
indivisibili
di
una
stessa
realtà
:
si
richiamano
e
si
condizionano
a
vicenda
.
Nel
loro
insieme
,
costituiscono
un
ostacolo
pressoché
insormontabile
a
ogni
novità
o
sviluppo
autentico
,
perché
escludono
la
ricerca
di
nuove
soluzioni
dei
problemi
umani
,
delle
possibilità
reali
che
una
situazione
presenta
di
essere
mutata
o
corretta
,
delle
alternative
nuove
che
si
prospettano
e
di
una
scelta
autonoma
e
razionale
fra
tali
alternative
.
Sono
pochi
(
seppure
ci
sono
)
quelli
che
credono
oggi
a
misteriosi
poteri
,
a
maligne
influenze
segrete
,
esercitate
da
individui
determinati
.
assai
improbabile
che
si
tornino
ad
accendere
nelle
piazze
roghi
destinati
a
bruciare
streghe
e
stregoni
.
Eppure
,
la
struttura
concettuale
della
stregoneria
e
la
funzione
da
essa
esercitata
permangono
ancora
in
molti
aspetti
e
in
molte
parti
della
società
contemporanea
.
Quando
si
condannano
come
«
traditori
»
tutti
coloro
che
si
allontanano
da
un
'
ideologia
politica
,
quando
si
reprimono
con
la
forza
i
dissensi
e
le
critiche
degli
intellettuali
o
i
pacifici
sviluppi
sociali
di
certi
paesi
o
di
certi
ceti
,
si
fa
ancora
ricorso
alla
stregoneria
.
E
quando
,
dall
'
altro
lato
,
si
condanna
in
blocco
una
società
che
,
almeno
in
certi
limiti
,
è
permissiva
o
tollerante
e
si
crede
di
poter
distruggere
senza
edificare
colla
semplice
ostentazione
della
violenza
o
di
comportamenti
che
si
crede
incutano
scandalo
o
terrore
,
si
fa
ancora
della
stregoneria
,
imitandone
talora
anche
i
riti
.
Ciò
che
in
un
caso
e
nell
'
altro
veramente
si
distrugge
non
è
l
'
ordine
stabilito
o
il
pericolo
che
incombe
su
di
esso
,
ma
la
possibilità
di
mutamenti
ordinati
,
di
sviluppi
consapevoli
e
razionali
verso
ordini
o
forme
di
vita
più
promettenti
.
E
ciò
da
cui
si
evade
non
è
la
realtà
insoddisfacente
dell
'
oggi
,
che
così
continua
a
rafforzarsi
e
a
incombere
,
ma
la
ricerca
di
alternative
reali
e
la
scelta
intelligente
fra
esse
:
ricerca
e
scelta
che
costituiscono
il
solo
privilegio
dell
'
uomo
e
l
'
impronta
della
sua
dignità
.
StampaQuotidiana ,
Era
l
'
una
di
notte
del
7
agosto
,
quando
il
maresciallo
Antichi
si
precipitò
nella
stanza
di
Mussolini
,
gridando
:
Pericolo
immediato
!
Bisogna
partire
!
Veramente
,
sin
dalle
prime
ore
della
notte
erano
state
notate
quasi
ininterrotte
segnalazioni
luminose
sulla
collina
antistante
,
per
cui
si
poteva
pensare
che
qualche
cosa
di
nuovo
fosse
nell
'
aria
.
Mussolini
raccolse
le
sue
poche
cose
e
,
accompagnato
dalla
scorta
armata
,
si
diresse
sulla
spiaggia
,
dove
un
grosso
barcone
attendeva
.
La
sagoma
di
una
nave
da
guerra
si
stagliava
in
fondo
verso
l
'
entrata
della
rada
.
Mussolini
salì
a
bordo
e
vi
trovò
nuovamente
l
'
ammiraglio
Maugeri
come
sulla
Persefone
.
Discese
,
come
al
solito
,
nella
cabina
dell
'
ammiraglio
,
seguito
da
Meoli
,
Di
Lorenzo
e
Antichi
.
Il
bastimento
era
il
Pantera
,
già
francese
.
Verso
l
'
alba
le
ancore
furono
levate
.
L
'
equipaggio
era
tutto
in
coperta
.
Quelli
che
non
erano
di
guardia
dormivano
.
Verso
le
otto
si
levò
un
mare
molto
grosso
,
ma
il
Pantera
lo
teneva
benissimo
.
Ci
furono
anche
due
allarmi
per
passaggio
di
aerei
nemici
,
ma
senza
conseguenze
.
Il
Duce
scambiò
qualche
parola
con
il
comandante
in
seconda
,
un
ufficiale
della
Spezia
,
dal
quale
apprese
che
Badoglio
aveva
sciolto
il
Partito
.
Solo
dopo
quattro
ore
di
navigazione
Mussolini
seppe
che
meta
del
viaggio
era
La
Maddalena
.
Di
lì
a
poco
cominciaro
a
profilarsi
nella
foschia
le
linee
della
Sardegna
.
Verso
le
ore
14
Mussolini
sbarcò
e
fu
consegnato
all
'
ammiraglio
Bruno
Brivonesi
,
comandante
la
base
marittima
.
Questo
ammiraglio
sposato
a
una
inglese
aveva
subito
un
procedimento
per
la
distruzione
di
un
intero
convoglio
di
ben
sette
navi
mercantili
,
più
tre
unità
da
guerra
:
convoglio
importantissimo
,
scortato
da
ben
dodici
unità
da
guerra
,
fra
cui
due
"
diecimila
"
,
e
affondato
al
completo
da
quattro
incrociatori
leggeri
inglesi
con
pochi
minuti
di
fuoco
,
senza
subire
la
minima
perdita
.
L
'
inchiesta
condotta
dalle
autorità
della
Marina
con
evidente
negligenza
non
portò
che
a
sanzioni
di
carattere
interno
contro
questo
ammiraglio
,
direttamente
responsabile
della
perdita
di
dieci
navi
e
di
parecchie
centinaia
di
uomini
.
Gli
fu
tolto
il
comando
e
,
dopo
qualche
tempo
,
assegnato
a
un
comando
territoriale
alla
Maddalena
.
L
'
incontro
fra
Mussolini
e
lui
non
poteva
essere
e
non
fu
molto
cordiale
.
La
casa
destinata
a
Mussolini
era
situata
fuori
del
paese
,
su
un
'
altura
circondata
da
un
parco
abbastanza
folto
di
pini
.
Villa
costruita
da
un
inglese
,
tale
Webber
,
il
quale
,
caso
strano
!
fra
tutte
le
località
del
mondo
dove
avrebbe
potuto
stabilirsi
,
aveva
scelto
proprio
l
'
isola
più
arida
e
solitaria
fra
tutte
quelle
che
circondano
al
nord
la
Sardegna
.
Intelligence
Service
?
Forse
.
Il
soggiorno
alla
Maddalena
fu
abbastanza
lungo
e
la
solitudine
ancora
più
rigorosa
.
Nessun
civile
era
nell
'
isola
già
sfollata
dopo
il
bombardamento
del
maggio
,
che
aveva
provocato
danni
ingentissimi
alla
base
e
l
'
affondamento
di
due
unità
di
medio
tonnellaggio
.
Bombardamento
misterioso
,
con
precisa
conoscenza
degli
obiettivi
.
Si
vedevano
ancora
i
relitti
delle
grandi
navi
affondate
.
Dal
balcone
della
casa
lo
sguardo
spaziava
oltre
la
rada
verso
i
monti
della
Gallura
,
glabri
e
puntuti
,
che
ricordano
un
poco
le
Dolomiti
.
Fu
concesso
a
Mussolini
di
scrivere
.
Pare
abbia
fatto
delle
annotazioni
quotidiane
di
carattere
filosofico
,
letterario
,
politico
,
ma
questa
specie
di
diario
non
lo
si
è
più
trovato
.
Alla
Maddalena
fu
rinforzata
la
vigilanza
.
Ben
cento
uomini
fra
carabinieri
e
agenti
vigilavano
notte
e
giorno
la
casa
Webber
,
casa
dalla
quale
Mussolini
uscì
una
volta
sola
per
una
breve
passeggiata
per
il
bosco
,
accompagnato
dal
maresciallo
.
Le
giornate
caldissime
trascorrevano
monotone
,
senza
la
minima
notizia
dal
mondo
esterno
.
Solo
verso
il
20
agosto
fu
concesso
al
prigioniero
di
ricevere
dall
'
ufficio
della
base
il
bollettino
di
guerra
.
La
relegazione
era
quasi
assoluta
ma
non
sembrava
ancora
sufficiente
al
generale
di
corpo
d
'
armata
Antonio
Basso
,
comandante
delle
Forze
armate
in
Sardegna
,
il
quale
in
data
11
agosto
così
scriveva
al
ministro
segretario
di
Stato
generale
Sorice
:
«
Ho
appreso
la
recente
dimora
alla
Maddalena
di
un
alto
personaggio
residente
in
una
villa
prospiciente
la
rada
.
Faccio
presente
che
in
quelle
acque
esistono
numerosi
mezzi
navali
alleati
(
e
pochissimi
nostri
)
adibiti
al
traffico
marittimo
con
la
Corsica
ed
alla
difesa
della
base
logistica
alleata
di
Palau
»
.
«
Questa
situazione
può
non
far
escludere
la
possibilità
di
inconvenienti
.
«
Reputerei
più
conveniente
che
il
personaggio
fosse
trasferito
altrove
e
,
ove
forzatamente
debba
permanere
nelle
isole
,
in
uno
dei
paesi
montani
interni
della
Sardegna
dove
la
sorveglianza
potrebbe
essere
più
assoluta
e
rigorosa
»
.
A
margine
di
questo
foglio
,
scritta
con
lapis
rosso
,
si
legge
la
seguente
annotazione
:
"
bella
scoperta
.
B
.
"
.
Unica
sorpresa
,
il
dono
del
Führer
,
una
mirabile
edizione
completa
delle
opere
di
Nietzsche
in
24
volumi
con
una
dedica
autografa
.
Una
vera
meraviglia
dell
'
editoria
tedesca
.
Il
dono
era
accompagnato
da
una
lettera
del
Maresciallo
Kesselring
che
diceva
:
«
Duce
,
per
incarico
del
Führer
vi
rimetto
,
mediante
la
benevola
intercessione
di
S
.
E
.
il
Maresciallo
d
'
Italia
Badoglio
,
il
regalo
del
Führer
per
il
vostro
compleanno
.
«
Il
Führer
si
stimerà
felice
se
questa
grande
opera
della
letteratura
tedesca
vi
recherà
,
Duce
,
un
po
'
di
gioia
e
se
voi
vorrete
considerarla
come
espressione
del
personale
attaccamento
del
Führer
.
«
Aggiungo
i
miei
personali
ossequi
.
-
Feldmaresciallo
Kesselring
.
Quartier
generale
,
7
agosto
1943
»
.
Mussolini
ebbe
il
tempo
di
leggere
i
primi
quattro
volumi
,
contenenti
le
poesie
giovanili
di
Nietzsche
bellissime
e
i
primi
lavori
di
filologia
sulle
lingue
latina
e
greca
che
il
pensatore
tedesco
possedeva
al
pari
della
sua
materna
.
Un
'
altra
sorpresa
fu
una
sera
verso
le
20
l
'
apparizione
improvvisa
di
un
apparecchio
tedesco
dalla
Corsica
,
il
quale
volò
bassissimo
sulla
casa
,
forse
a
cinquanta
metri
,
tanto
che
Mussolini
poté
vedere
il
volto
del
pilota
e
fargli
un
cenno
di
saluto
.
Mussolini
pensò
che
questo
volo
avrebbe
provocato
la
partenza
dalla
Maddalena
.
Infatti
,
la
sera
del
27
agosto
,
il
capitano
Faiola
,
che
dal
10
aveva
sostituito
il
Meoli
,
annunciò
:
Domattina
si
parte
!
Un
apparecchio
della
Croce
Rossa
era
,
da
qualche
ora
,
ormeggiato
nella
rada
,
quasi
di
fronte
alla
casa
Webber
.
Alle
ore
quattro
del
giorno
28
Mussolini
fu
svegliato
,
e
discese
verso
il
porto
.
Salì
sull
'
apparecchio
,
che
decollò
abbastanza
faticosamente
perché
era
sovraccarico
ed
ebbe
bisogno
di
molto
spazio
primo
di
sollevarsi
dall
'
acqua
.
Dopo
un
'
ora
e
mezzo
l
'
apparecchio
ammarava
a
Vigna
di
Valle
sul
Lago
di
Bracciano
.
Ivi
attendevano
un
maggiore
dei
carabinieri
e
l
'
ispettore
di
P
.
S
.
Gueli
,
nonché
la
solita
auto
-
ambulanza
,
la
quale
,
per
la
Cassia
,
si
diresse
verso
Roma
,
ma
giunta
alla
circonvallazione
deviò
a
sinistra
e
si
diresse
verso
la
Flaminia
,
imboccata
la
quale
,
dopo
il
ponte
di
ferro
sul
Tevere
,
apparve
chiaro
che
si
andava
verso
la
Sabina
.
Strada
ben
nota
al
Duce
da
quando
aveva
"
scoperto
"
il
Terminillo
,
divenuto
poi
la
"
Montagna
di
Roma
"
.
Superate
Rieti
e
Città
Ducale
,
nei
pressi
dell
'
Aquila
il
viaggio
fu
interrotto
da
un
allarme
aereo
.
Tutti
scesero
dall
'
auto
-
ambulanza
.
Una
squadriglia
di
apparecchi
nemici
volava
tanto
alta
che
appena
si
distingueva
.
Ma
quel
che
accadeva
durante
l
'
allarme
dava
la
netta
impressione
che
l
'
Esercito
si
avviasse
al
disfacimento
.
Gruppi
di
soldati
,
scamiciati
,
fuggivano
da
ogni
parte
,
gridando
,
imitati
dalla
folla
.
Gli
ufficiali
facevano
altrettanto
.
Spettacolo
pietoso
.
Cessato
l
'
allarme
la
vettura
riprese
la
corsa
,
ma
poco
dopo
l
'
Aquila
si
fermò
per
lieve
avaria
al
motore
.
Abbassati
i
finestrini
dell
'
auto
-
ambulanza
,
un
uomo
si
avvicinò
al
Duce
e
gli
disse
:
«
Io
sono
un
fascista
di
Bologna
.
Hanno
cancellato
tutto
.
Però
non
dura
.
Il
nuovo
Governo
ha
disgustato
,
perché
non
ha
dato
la
pace
»
.
Attraversato
il
paese
di
Assergi
,
il
corteo
giunse
alla
stazione
di
partenza
della
funicolare
del
Gran
Sasso
.
Una
villetta
accolse
Mussolini
e
i
suoi
guardiani
:
capitano
Faiola
e
ispettore
di
P
.
S
.
Gueli
venuto
da
Trieste
.
Fu
disposto
un
servizio
di
guardia
ancora
più
rigoroso
.
Si
concesse
a
Mussolini
la
lettura
della
Gazzetta
Ufficiale
compresi
gli
arretrati
.
Un
giorno
Mussolini
domandò
al
Gueli
:
Avete
un
'
idea
del
motivo
per
il
quale
io
sono
qui
?
L
'
ispettore
Gueli
rispose
:
Voi
siete
considerato
un
detenuto
comune
.
-
E
il
vostro
compito
qual
è
?
Sempre
uguale
:
vigilare
perché
non
siate
tentato
di
allontanarvi
e
soprattutto
perché
nessuno
tenti
di
liberarvi
o
di
farvi
del
male
.
Nei
pochi
giorni
trascorsi
alla
"
Villetta
"
,
così
si
chiamava
la
casa
,
non
accadde
nulla
di
speciale
.
Mussolini
poteva
ascoltare
la
radio
.
Giornali
non
ne
arrivavano
;
libri
nemmeno
.
Nel
piazzale
era
stata
piantata
una
stazione
radio
-
trasmittente
e
ricevente
.
Un
mattino
un
funzionario
di
P
.
S
.
si
avvicinò
e
disse
al
Duce
:
Le
locomotive
che
entrano
dal
Brennero
portano
il
vostro
ritratto
.
I
vagoni
sono
pieni
di
scritte
col
vostro
nome
.
Si
prepara
qualche
cosa
di
grosso
.
A
Roma
la
confusione
è
al
colmo
.
Non
vi
è
da
stupirsi
se
i
ministri
se
ne
andranno
ognuno
per
proprio
conto
senza
preavviso
.
Circolano
voci
drammatiche
sull
'
atteggiamento
dei
Tedeschi
nel
caso
di
un
tradimento
di
Badoglio
.
Un
'
altra
mattina
,
un
agente
dell
'
Ispettorato
di
Trieste
che
portava
a
spasso
i
sei
cani
-
lupo
trovò
modo
di
avvicinarsi
a
Mussolini
e
gli
disse
:
Duce
:
io
sono
un
fascista
della
Marca
trevigiana
.
Sapete
che
cosa
hanno
fatto
ieri
a
Roma
?
Hanno
ucciso
Muti
.
Sono
stati
i
carabinieri
.
Bisogna
prepararsi
a
vendicarlo
.
E
si
allontanò
.
È
in
questo
modo
che
Mussolini
conobbe
il
feroce
assassinio
di
Muti
.
La
notizia
gli
fu
poi
confermata
dal
Gueli
.
Passarono
alcuni
giorni
e
poi
le
tende
furono
trasportate
ultima
tappa
del
viaggio
!
all
'
albergo
Rifugio
del
Gran
Sasso
,
a
2112
metri
d
'
altezza
:
la
più
alta
prigione
del
mondo
,
disse
un
giorno
Mussolini
ai
suoi
guardiani
.
Vi
si
arriva
con
una
filovia
,
che
supera
un
dislivello
di
mille
metri
con
due
arcate
.
Funivia
e
albergo
,
tutto
costruito
durante
il
ventennio
fascista
.
Al
Gran
Sasso
aveva
termine
il
primo
mese
di
prigionia
:
il
tragico
agosto
del
1943
.
StampaQuotidiana ,
Milano
,
8
maggio
1966
-
INTER
-
JUVENTUS
:
3-1
.
NOTE
:
Pomeriggio
soleggiato
e
ventilato
da
ovest
;
qualche
bellissima
nube
navigante
alta
nel
cielo
azzurro
.
Circa
80.000
spettatori
,
di
cui
62.742
paganti
118.238.100
lire
.
Terreno
bene
inerbato
nonostante
l
'
usura
continua
.
Al
13'
di
gioco
,
Jaír
viene
contrastato
da
Castano
e
,
cadendo
,
si
contunde
la
coscia
destra
:
rimane
a
terra
finché
non
lo
portano
fuori
a
braccia
:
come
vorrebbe
andarsene
agli
spogliatoi
,
Helenio
Herrera
lo
costringe
(
saggiamente
)
a
rimanere
in
campo
fino
al
gol
di
Suarez
:
allora
il
medico
lo
accompagna
agli
spogliatoi
,
da
cui
rientra
-
zoppo
e
dolorante
-
dopo
l
'
intervallo
.
Pestoni
a
Traspedini
,
Suarez
e
Burgnich
.
Ammoniti
Suarez
e
Cinesinho
.
Presente
in
tribuna
il
CT
Edmondo
Fabbri
.
Controllo
antidoping
per
i
numeri
1-2-8
.
Due
miracolose
apparizioni
in
area
di
Giacinto
Facchetti
hanno
liquidato
la
Juventus
nei
cinque
minuti
intercorsi
dal
9'
al
14'
.
La
Juventus
aveva
strizzato
le
coronarie
di
molti
al
3'
di
gioco
,
liberando
clamorosamente
a
rete
Leoncini
,
il
cui
tiro
deludente
era
stato
parato
da
Sarti
.
Sollevata
dall
'
incubo
,
l
'
Inter
ha
tenuto
testa
con
gagliardo
disordine
all
'
avversaria
.
Al
13'
ha
perduto
Jair
e
dall
'
inizio
non
ha
mai
avuto
per
intero
le
altre
due
punte
.
La
sorte
l
'
ha
compensata
al
27'
facendo
uscire
a
vuoto
Anzolin
su
un
rimbalzo
:
Suarez
ha
segnato
il
3-0
e
sicuramente
il
largo
insperato
punteggio
ha
confuso
le
idee
ai
campioni
.
La
Juventus
si
è
accanita
in
forcing
con
la
dignità
della
squadra
di
grande
rango
.
L
'
Inter
,
come
annichilita
,
ha
visibilmente
rifiutato
il
gioco
.
Meline
oziose
,
talora
goffe
e
antipatiche
sono
state
intraprese
davanti
a
Sarti
.
Pareva
stesse
finendo
l
'
incontro
e
non
già
il
primo
tempo
.
Dopo
il
tocco
di
Suarez
a
rete
,
l
'
Inter
non
ha
più
concluso
una
volta
in
17'
.
Merito
indiscusso
della
Juventus
,
e
colpa
relativa
dell
'
Inter
,
se
si
considera
-
obiettivamente
-
che
Jair
era
impossibilitato
a
muover
passo
,
e
Mazzola
e
Domenghini
erano
afflitti
da
scandalosa
nullaggine
.
Dei
campioni
si
battevano
con
impeto
Suarez
e
Bedin
in
centro
campo
,
Guarneri
e
Burgnich
in
difesa
.
Gli
altri
,
per
esser
fuori
dalle
direttrici
del
gioco
,
stavano
tutti
sotto
il
loro
standard
,
chi
per
la
citata
nullaggine
,
chi
per
l
'
intrinseca
pochezza
degli
avversari
diretti
.
La
Juventus
ha
subìto
la
sua
sorte
quasi
senza
isterismi
.
Si
è
battuta
bene
,
però
in
condizioni
tattiche
ormai
disastrose
,
perché
l
'
Inter
badava
a
buttar
via
.
Premendo
sempre
in
avanti
,
la
Juventus
non
ha
più
liberato
un
uomo
dopo
Leoncini
:
l
'
area
interista
era
intasata
:
le
conclusioni
dovevano
esser
tentate
da
lontano
.
Sarti
ha
parato
a
stento
una
sola
rovesciata
di
Mazzia
(
29'
)
.
Gli
altri
tiri
erano
fuori
o
facili
da
neutralizzare
.
Alla
ripresa
è
rientrato
Jair
ed
è
stato
all
'
ala
immobile
ma
non
controllato
,
così
da
poter
ricevere
un
'
insolita
quantità
di
passaggi
e
di
appoggi
.
Il
povero
Jair
è
stato
stoico
;
ma
senza
dubbio
tonti
erano
i
compagni
che
gli
chiedevano
triangolo
.
La
fisionomia
tecnico
-
tattica
del
gioco
non
è
mutata
.
Il
centrocampo
dell
'
Inter
non
esercitava
filtri
di
sorta
:
la
Juventus
riconquistava
la
palla
alle
disastrose
punte
avversarie
e
impostava
l
'
attacco
.
La
difesa
di
Sarti
respingeva
alla
men
peggio
:
quando
riusciva
a
disimpegnare
su
Bedin
o
Suarez
,
allora
nasceva
l
'
attacco
alla
Juventus
,
ma
senza
sbocchi
possibili
.
Il
tiro
più
temibile
dell
'
Inter
è
stato
sferrato
da
Guarneri
al
23'
.
La
Juventus
invece
ha
bombardato
Sarti
,
autore
di
alcune
parate
importanti
(
su
Leoncini
e
Traspedini
)
ed
ha
segnato
per
un
'
incornata
di
Mazzia
al
29'
.
Forte
del
vantaggio
,
l
'
Inter
non
ha
creduto
mai
di
rischiare
e
ha
fatto
benissimo
.
Solo
Facchetti
ha
costruito
una
palla
gol
al
40'
per
Domenghini
,
che
ha
battuto
con
sorprendente
calma
e
precisione
per
sorvolare
Anzolin
e
infilare
l
'
angolo
alto
:
sulla
linea
si
è
trovato
il
diligente
Mazzia
che
,
staccando
con
bella
scelta
di
tempo
,
ha
potuto
incornare
via
.
In
tutti
i
45'
,
l
'
Inter
ha
concluso
6
misere
volte
e
la
Juventus
12
.
Oltre
alla
palla
-
gol
costruita
da
Del
Sol
per
Mazzia
,
va
ricordato
il
passaggio
di
Traspedini
a
Menichelli
,
che
l
'
ha
ciccata
due
volte
a
breve
distanza
da
Sarti
.
L
'
Inter
ha
avuto
assai
deboli
spunti
di
gioco
nel
monotono
forcing
della
Juventus
.
Gli
esteti
diranno
peste
.
Il
risultato
parla
per
l
'
Inter
e
per
i
suoi
che
l
'
hanno
conquistato
e
difeso
.
Essendo
nulle
le
tre
punte
,
che
altro
avrebbero
potuto
i
difensori
,
e
Corso
(
molto
bravo
in
appoggio
difensivo
)
,
e
i
soli
due
capaci
di
correre
:
Suarez
e
Bedin
?
I
dirigenti
della
Juventus
hanno
commentato
la
scoppola
affermando
che
l
'
Inter
non
è
grande
.
Scoperta
a
dir
vero
sensazionale
.
Non
solo
l
'
Inter
di
oggi
non
è
grande
,
ma
ha
tutto
il
diritto
di
non
esserlo
,
dopo
quanto
ha
combinato
in
quattro
anni
:
basta
a
noi
tapini
che
concluda
anche
questo
campionato
come
lo
scorso
,
pur
lamentando
lacune
che
soltanto
una
generosa
campagna
acquisti
potrà
colmare
...
Basta
infine
che
ieri
siano
stati
segnati
tre
gol
alla
Juventus
e
uno
solo
all
'
Inter
,
visibilmente
stremata
e
priva
di
concentrazione
in
almeno
cinque
uomini
su
undici
.
Ben
due
dei
tre
gol
interisti
sono
stati
inventati
da
Facchetti
con
l
'
aiuto
di
Corso
(
prima
il
cross
;
poi
la
battuta
di
punizione
)
.
Facchetti
ha
infilato
il
primo
con
il
sinistro
,
battendo
violentemente
a
mezzo
volo
;
ha
toccato
il
secondo
in
rete
di
piatto
destro
.
Avesse
portato
la
maglia
numero
nove
,
avrebbe
fatto
appieno
il
suo
dovere
di
centravanti
.
A
volerlo
in
quella
posizione
-
o
quasi
-
è
stato
Heriberto
Herrera
,
che
ha
mandato
Mazzia
all
'
ala
destra
e
poi
l
'
ha
ritratto
in
appoggio
.
Helenio
Herrera
non
suole
cambiare
le
marcature
per
nessun
motivo
al
mondo
.
La
felice
sorte
ha
voluto
che
,
seguendo
il
suo
avversario
diretto
,
Giacinto
Facchetti
sia
stato
in
condizione
di
scattare
e
concludere
due
volte
da
quel
grande
centravanti
che
potrebbe
essere
e
che
invano
invochiamo
dal
giorno
in
cui
si
è
ritirato
Milani
.
L
'
esibizione
sbagliata
di
Bologna
aveva
rischiato
di
compromettere
seriamente
la
condizione
psicofisica
di
Facchetti
:
ma
proprio
in
quella
circostanza
ha
dato
prova
di
meritare
il
primo
posto
mondiale
assoluto
assegnatogli
in
questi
giorni
da
una
rivista
specializzata
inglese
.
Non
solo
è
tornato
disciplinatamente
al
suo
posto
,
ma
ha
creduto
ancora
in
se
stesso
e
nelle
proprie
doti
quando
íl
momento
agonistico
l
'
ha
indotto
ad
avanzare
.
Fatto
mortificante
per
chiunque
abbia
occhi
e
cuore
di
sportivo
,
dopo
il
secondo
dei
due
clamorosi
gol
segnati
,
quasi
nessun
compagno
ha
avuto
il
coraggio
di
riconoscersi
in
debito
e
in
torto
,
accorrendo
almeno
a
ringraziare
Facchetti
.
C
'
è
un
po
'
di
marcio
sicuramente
anche
fuori
di
Danimarca
.
Al
diavolo
comunque
i
malevoli
e
gli
invidiosi
.
La
realtà
è
questa
e
tutti
l
'
hanno
veduta
.
Ma
se
nessuno
ammette
che
Facchetti
possa
almeno
sostituire
il
vecchio
Milani
,
che
diceva
Tecoppa
nostro
?
Còppet
:
o
coppèves
,
che
è
il
giusto
plurale
.
La
Juventus
non
si
meritava
certo
quei
tre
knock
-
down
così
avvilenti
,
ma
le
considerazioni
sentimentali
non
valgono
.
L
'
Inter
ha
rischiato
fin
troppo
avventandosi
in
modo
sovente
sbolinato
e
illogico
(
Bedin
e
Suarez
che
impostano
e
rientrano
furiosamente
in
azione
da
punte
)
.
Benché
ignorato
dopo
le
due
prodezze
,
Facchetti
non
appartiene
ai
marziani
,
bensì
all
'
Inter
,
che
questa
vittoria
ha
voluto
e
poi
ha
difeso
con
saggio
realismo
.
Il
gran
premere
della
Juventus
ha
pure
confermato
che
le
mancano
uomini
capaci
di
sfondare
.
Effettivamente
,
dopo
tanto
agitarsi
,
una
squadra
ha
diritto
che
qualcuno
segni
,
in
attacco
.
Heriberto
verrà
criticato
per
la
mossa
di
Mazzia
ala
:
altre
volte
giovò
a
impattare
un
'
Inter
ben
più
minacciosa
e
forte
di
questa
:
ma
il
calcio
è
un
mistero
agonistico
e
non
vale
stupirsi
di
nulla
.
Fin
quando
ha
giocato
per
vincere
,
la
Juventus
ha
esibito
schemi
assai
più
razionali
di
quelli
interisti
.
Quel
Leoncini
lanciato
a
grandi
falcate
in
area
e
puntualmente
cercato
dalla
destra
non
è
un
caso
fortuito
;
così
Traspedini
quando
si
apposta
per
i
traversoni
di
Cines
.
Sbilanciata
in
avanti
nell
'
ansia
di
recuperare
,
la
Juventus
ha
mostrato
qualche
cordone
ruvido
in
difesa
,
però
non
si
può
farle
colpa
.
Troppo
incerto
,
al
contrario
,
il
portiere
.
Il
centro
campo
,
presidiatissimo
,
ha
rifornito
le
punte
con
ammirevole
impegno
.
Del
Sol
si
è
battuto
allo
stremo
con
Suarez
,
giungendo
a
leticare
per
colpa
di
quel
caratterino
che
è
il
suo
più
celebre
connazionale
.
Cines
ha
dato
l
'
anima
.
Il
frenetico
Bedin
aveva
troppi
impegni
per
dedicarsi
a
lui
solo
;
più
accorto
Corso
nel
secondo
tempo
.
Il
modulo
applicato
da
Heriberto
contemplava
due
punte
:
Meníchellí
a
destra
(
con
Burgnich
)
,
Traspedini
a
sinistra
(
con
Guarneri
)
.
Nel
settore
centrale
si
smarcavano
a
turno
Leoncini
,
gli
interni
e
lo
stesso
Gori
,
che
seguiva
Corso
.
Le
punte
interiste
erano
marcate
con
Salvadore
(
su
Domenghini
)
,
Bercellino
(
su
Mazzola
)
e
Leoncini
(
su
Jair
finché
non
l
'
ha
sballato
Castano
)
.
In
centro
campo
gli
altri
,
con
Del
Sol
e
Suarez
spesso
lontani
l
'
uno
dall
'
altro
,
e
Mazzia
beceramente
arretrato
per
risucchiare
Facchetti
e
farne
-
ah
jattura
-
il
giustiziere
.
Benché
sembri
paradossale
,
Mazzia
è
stato
davvero
un
protagonista
:
lui
ha
deciso
il
risultato
in
ogni
senso
:
togliendo
Facchetti
dall
'
umiliante
angolino
del
terzino
d
'
ala
,
segnando
un
bellissimo
gol
di
testa
e
sventandone
uno
-
già
fatto
-
a
Domenghini
.
Nel
secondo
tempo
,
Facchetti
ha
tenuto
Leoncini
,
che
stava
avanzato
,
e
non
ha
seguito
Mazzia
che
avrebbe
voluto
attirarlo
...
davanti
ad
Anzolin
.
Poche
note
di
cronaca
,
adesso
.
Batte
l
'
Inter
contro
vento
e
contro
sole
.
Al
3'
Del
Sol
raggiunge
Leoncini
con
un
lungo
spiovente
:
Traspedini
ha
portato
al
largo
Guarneri
e
Picchi
,
goffissimo
in
scarpe
non
sue
,
si
corica
al
momento
del
tackle
:
Leoncini
lo
salta
e
s
'
inciampa
(
provate
voi
,
sotto
quella
scarica
di
adrenalina
)
:
intanto
esce
Sarti
e
ha
un
attimo
di
sgomento
,
poi
si
corica
a
sua
volta
su
un
tocchetto
sciapo
di
Leoncini
solo
solissimo
!
È
la
miglior
fase
di
calcio
di
tutto
l
'
incontro
:
ma
Leoncini
la
sciupa
a
quel
modo
(
e
la
sventa
Sarti
,
bisogna
anche
dire
)
.
Forcing
interista
con
follie
podistiche
di
Suarez
e
Bedin
(
come
non
esistessero
le
punte
e
forse
non
esistono
davvero
)
.
Appena
scoccato
1'8'
,
tre
accaniti
dribbling
di
rimpallo
portano
Mazzola
a
traversare
troppo
lungo
dalla
destra
.
Palla
che
ristagna
a
sinistra
:
cross
di
Corso
:
fra
molte
gambe
,
quelle
armoniose
e
possenti
di
Facchetti
,
strepitoso
sinistro
angolato
,
basso
,
imparabile
:
gol
per
l
'
Inter
:
è
il
9'
.
Forcing
della
Juve
senza
sbocchi
.
Spunto
di
Jair
che
si
accentra
al
13'
.
Castano
lo
spiana
lui
mentre
serve
Mazzola
,
che
viene
a
sua
volta
spianato
da
Bercellino
.
Punizione
dal
limite
.
La
batte
Corso
a
sorpresa
,
sulla
destra
di
Anzolin
che
non
trattiene
.
La
falcata
marziana
di
Facchetti
propizia
anche
lo
scatto
,
un
piatto
destro
a
rete
:
2-0
:
è
il
14'
.
Troppa
grazia
!
Ammonito
Cines
per
un
tackle
galeotto
su
Suarez
,
che
fa
lazzi
da
morituro
.
Un
sinistrone
di
Salvadore
parato
.
Forcing
juventino
,
paesano
ribattere
dell
'
Inter
.
Però
al
27'
Suarez
apre
lungo
su
Jair
,
zoppo
e
traballante
.
Jair
arresta
e
Suarez
,
scatenato
,
viene
a
prendersi
la
palla
,
avanza
a
destra
,
si
accentra
,
crossa
:
il
suo
cross
viene
alzato
da
Bercellino
a
ritroso
:
sul
rimbalzo
entrano
Leoncini
e
Anzolin
,
che
ne
resta
comicamente
superato
:
alle
sue
spalle
,
demoniaco
fasso
-
tuto
-
mi
,
ancora
Suarez
.
Riceve
il
dono
e
,
giunto
al
fin
della
licenza
,
tocca
in
rete
per
il
3-0
.
Di
tutto
il
resto
,
per
un
proposito
o
per
l
'
altro
,
ho
già
detto
:
così
del
gol
di
Mazzia
e
della
sola
cosa
buona
combinata
da
Domenghini
al
40'
,
dopo
un
falloso
dribbling
di
Facchetti
ai
danni
di
Salvadore
:
destro
a
pallonetto
,
ma
lungo
per
sorvolare
Anzolin
in
uscita
:
stacco
di
Mazzia
che
incorna
e
si
allocchisce
,
ma
così
evita
un
beffardo
e
sicuramente
ingiusto
4-1
.
Come
sempre
succede
fra
interisti
e
juventini
,
le
tribune
si
vuotano
in
un
gran
baccagliare
dei
meno
soddisfatti
,
che
questa
volta
non
sono
gli
interisti
.
StampaQuotidiana ,
La
traduzione
che
Franco
Fortini
ci
presenta
del
Faust
di
Goethe
(
con
testo
a
fronte
,
Mondadori
,
1970
)
ha
lo
scopo
dichiarato
di
riuscire
utile
al
lettore
:
di
aiutarlo
a
portare
avanti
un
suo
lavoro
di
approfondimento
e
di
riflessione
.
E
bisogna
dire
che
questo
scopo
l
'
ha
raggiunto
perché
,
fra
tutte
le
versioni
italiane
,
essa
è
quella
che
meno
sacrifica
il
testo
di
Goethe
al
gusto
letterario
del
traduttore
o
al
suo
personale
lirismo
.
La
tragedia
di
Goethe
non
è
,
come
tutti
sanno
,
un
organismo
compatto
.
Se
la
prima
parte
(
pubblicata
nel
1808
)
ha
un
ordine
e
uno
sviluppo
unitario
,
la
seconda
parte
,
cui
Goethe
lavorò
negli
anni
successivi
e
fu
pubblicata
postuma
(
1832
)
,
è
sconcertante
per
la
varietà
dei
suoi
motivi
,
per
l
'
eterogeneità
del
materiale
adoperato
,
per
l
'
andirivieni
continuo
di
personaggi
sempre
nuovi
,
reali
e
fittizi
,
tolti
dalla
storia
,
dalla
mitologia
,
dalla
magia
o
inventati
da
Goethe
,
ognuno
dei
quali
porta
la
sua
voce
o
presenta
un
tema
che
difficilmente
lascia
scorgere
la
continuità
sinfonica
dell
'
insieme
.
Ma
forse
proprio
per
questo
,
la
seconda
parte
è
per
il
lettore
moderno
la
più
appassionante
,
quella
che
costituisce
per
lui
la
sfida
maggiore
e
l
'
invito
più
pressante
a
riflettere
.
Non
si
potrebbe
oggi
condividere
il
parere
di
Croce
che
il
secondo
Faust
sia
una
specie
di
libretto
d
'
opera
o
il
gioco
d
'
immaginazione
di
un
vecchio
artista
,
che
mette
a
partito
la
sua
sapienza
mondana
e
la
sua
cultura
,
rimanendo
al
di
fuori
del
gioco
in
una
sua
serenità
imperturbabile
.
Certamente
,
né
il
primo
né
il
secondo
Faust
sono
«
tragedia
»
.
Alla
fine
del
primo
,
una
voce
dal
cielo
annuncia
la
salvezza
di
Margherita
e
il
secondo
si
conclude
con
la
salvezza
di
Faust
.
Nonostante
peccati
ed
errori
,
la
parte
immortale
dell
'
uomo
si
salva
e
la
sfida
fra
Dio
e
il
Diavolo
viene
,
com
'
era
prevedibile
,
vinta
da
Dio
.
Ma
l
'
interesse
dell
'
opera
non
è
in
questa
conclusione
felice
.
Nel
contesto
del
panteismo
di
Goethe
,
che
alla
fine
gli
Angeli
ribadiscono
proclamando
:
«
Chi
si
affatica
sempre
a
tendere
più
oltre
,
noi
possiamo
redimerlo
»
,
la
redenzione
dell
'
uomo
è
già
implicita
nella
sua
brama
dell
'
Infinito
.
Faust
è
appunto
la
personificazione
di
questa
brama
che
con
Schopenhauer
si
potrebbe
chiamare
volontà
di
vita
.
Ha
raggiunto
il
culmine
del
sapere
,
ma
questo
non
lo
soddisfa
:
vuol
conoscere
il
mondo
,
non
più
attraverso
le
parole
dei
libri
,
ma
con
l
'
esperienza
diretta
e
goderne
tutti
i
piaceri
e
gli
splendori
possibili
.
L
'
Infinito
cui
tende
non
è
nel
pensiero
ma
nell
'
azione
,
non
è
nella
contemplazione
ma
nel
sentimento
:
cioè
nel
rapporto
immediato
,
e
vissuto
nella
forma
più
intensa
,
con
il
mondo
e
con
gli
uomini
.
A
Faust
non
importa
che
le
esperienze
cui
va
incontro
siano
illusorie
o
reali
,
buone
o
cattive
,
e
si
concludano
nella
gloria
o
nel
disastro
.
Non
intende
scegliere
fra
esperienza
e
esperienza
,
vuol
essere
il
Microcosmo
che
abbraccia
in
sé
il
Macrocosmo
.
Per
accontentare
la
sua
brama
,
non
può
quindi
che
rivolgersi
a
Mefistofele
,
che
non
è
il
Principio
del
male
,
ma
lo
Stratega
cinico
e
potente
che
gli
offre
i
mezzi
per
realizzarla
ma
nello
stesso
tempo
gliene
dimostra
i
limiti
,
le
illusioni
e
la
vanità
.
Ma
proprio
perché
Faust
è
tale
,
il
suo
destino
non
poteva
concludersi
nella
prima
parte
del
poema
di
Goethe
.
Muovendosi
,
con
l
'
aiuto
di
Mefistofele
,
tra
taverne
e
tregende
,
fra
giardini
e
caverne
,
di
giorno
e
di
notte
,
Faust
non
fa
,
in
questa
parte
dell
'
opera
,
che
alimentare
e
sfogare
la
sua
passione
d
'
amore
.
L
'
amore
della
natura
e
l
'
amore
della
donna
(
la
quale
è
parte
della
natura
e
ne
compendia
la
bellezza
)
dominano
questa
prima
fase
del
suo
destino
.
Il
sentimento
(
Ge
f
iihl
)
è
tutto
,
in
questa
fase
:
Faust
lo
identifica
con
Dio
,
quando
Margherita
gli
chiede
se
è
credente
.
Ma
conclusasi
,
con
la
morte
tragica
di
Margherita
,
la
sua
prima
esperienza
del
mondo
,
Faust
rinasce
con
nuovo
spirito
,
con
la
brama
di
altre
esperienze
.
Come
infatti
potrebbe
bastargli
,
per
essere
il
Microcosmo
,
una
sola
esperienza
di
amore
e
di
morte
?
Faust
ora
vuole
il
potere
.
«
Dovranno
compiersi
cose
mirabili
»
,
dice
ad
un
certo
punto
;
«
mi
sento
forte
per
imprese
temerarie
»
.
E
alla
domanda
di
Mefistofele
:
«
Vuoi
allora
la
gloria
?
»
,
risponde
:
«
Voglio
avere
dominio
,
possesso
.
L
'
azione
è
tutto
,
la
gloria
è
nulla
»
.
É
questo
lo
spirito
che
domina
il
secondo
Faust
.
Esso
si
apre
nel
palazzo
imperiale
con
Faust
al
servizio
del
potere
ed
egli
stesso
diventato
strumento
e
volontà
di
potenza
.
Con
l
'
aiuto
di
Mefistofele
,
Faust
riempie
le
casse
dell
'
Imperatore
con
la
carta
moneta
garantita
dai
tesori
sepolti
;
e
appare
come
un
Re
,
nelle
vesti
di
Pluto
,
il
Dio
della
ricchezza
,
Illusione
e
realtà
si
mescolano
,
come
in
tutta
l
'
opera
,
anche
in
questa
ricerca
di
un
potere
senza
limiti
.
Dalla
visione
delle
Madri
,
simboli
goethiani
delle
origini
delle
cose
,
Faust
attinge
«
nuova
forza
per
la
grande
impresa
»
.
Creature
magiche
,
mitiche
e
mitologiche
,
antichi
filosofi
e
personaggi
famosi
possono
rivivere
davanti
ai
suoi
occhi
per
magia
della
fiala
in
cui
è
racchiuso
il
ridicolo
Homunculus
creato
da
Wagner
.
L
'
amore
di
Faust
è
ora
Elena
,
ma
è
un
amore
diverso
da
quello
per
Margherita
:
è
volontà
di
potenza
:
«
Conferma
il
mio
potere
,
le
dice
Faust
,
dividendolo
con
te
sul
regno
tuo
illimitato
e
in
una
sola
persona
tu
abbia
chi
ti
venera
e
serve
e
difende
»
.
Ma
da
ultimo
la
volontà
di
potenza
di
Faust
si
rivolge
al
dominio
della
natura
.
È
contro
le
forze
e
gli
elementi
naturali
che
egli
vuole
combattere
la
sua
ultima
battaglia
,
respingendo
le
frontiere
del
mare
e
diventando
il
padrone
delle
terre
emerse
.
Qui
appare
in
piena
luce
il
contrasto
tra
il
primo
e
il
secondo
Faust
.
«
Chi
vuole
comandare
-
dice
Faust
-
ha
da
trovare
nel
comando
la
sua
gioia
.
»
Il
potere
è
fine
a
se
stesso
,
non
uno
strumento
per
procurarsi
il
godimento
.
Con
l
'
aiuto
dei
demoni
di
Mefistofele
,
Faust
riesce
a
far
vincere
l
'
Imperatore
contro
il
suo
rivale
e
ne
ottiene
in
compenso
il
feudo
delle
terre
emerse
.
Perfino
il
piccolo
lembo
di
terra
dove
vive
felice
un
'
anziana
coppia
(
Filemone
e
Bauci
)
gli
dà
fastidio
.
«
Quei
pochi
alberi
non
miei
,
il
dominio
del
mondo
mi
guastano
.
»
E
dà
ordine
a
Mefistofele
di
scacciarla
.
Solo
alle
soglie
della
morte
Faust
si
accorge
che
il
potere
può
vincere
la
Penuria
,
il
Debito
,
la
Miseria
,
ma
non
la
Cura
,
cioè
la
preoccupazione
angosciosa
,
che
finisce
per
accecarlo
.
Si
affretta
al
suo
ultimo
grandioso
progetto
di
bonificare
una
palude
dove
gli
uomini
possano
vivere
liberi
e
felici
;
ma
la
morte
lo
coglie
proprio
nell
'
attimo
in
cui
vagheggia
questo
progetto
.
Non
c
'
è
dubbio
che
,
nella
storia
di
Faust
,
Goethe
abbia
voluto
rappresentare
il
destino
dell
'
uomo
.
La
volontà
di
vita
e
la
volontà
di
potenza
,
dalle
quali
Faust
è
dominato
nella
prima
e
nella
seconda
parte
dell
'
opera
,
sono
anche
oggi
assunte
,
talora
mescolate
o
contrapposte
o
designate
con
altri
nomi
,
come
le
radici
o
le
molle
di
ogni
attività
umana
.
Ma
nell
'
opera
di
Goethe
,
Faust
non
potrebbe
far
nulla
senza
Mefistofele
.
Mefistofele
non
è
solo
lo
strumento
indispensabile
che
gli
consente
di
realizzare
le
sue
volontà
,
ma
è
anche
colui
che
gli
ricorda
continuamente
i
suoi
limiti
umani
,
il
disordine
e
l
'
incoerenza
dei
suoi
appetiti
,
il
carattere
illusorio
delle
sue
realizzazioni
;
e
,
pur
aiutandolo
,
commenta
,
con
ironico
cinismo
,
l
'
intera
condotta
di
Faust
.
Fin
dall
'
inizio
,
a
Faust
che
«
vuole
tutto
»
ricorda
che
il
Tutto
è
solo
per
un
Dio
.
Poi
difende
la
ragione
e
la
scienza
,
«
poteri
supremi
dell
'
uomo
»
.
Rimprovera
a
Faust
di
gonfiarsi
sino
a
credersi
una
divinità
per
avvoltolarsi
nel
godimento
;
ammonisce
i
giovani
che
non
si
può
pensare
nulla
che
non
sia
stato
già
pensato
.
E
appare
a
Faust
come
«
l
'
antitesi
,
l
'
amarezza
e
lo
scherno
di
quello
di
cui
l
'
uomo
ha
bisogno
»
.
Mefistofele
vede
la
vanità
del
mondo
e
vorrebbe
essere
lui
stesso
«
il
vuoto
eterno
»
:
la
morte
di
Faust
è
anche
la
sua
sconfitta
finale
.
Non
c
'
è
Mefistofele
senza
Faust
,
come
non
c
'
è
Faust
senza
Mefistofele
.
Il
destino
dell
'
uomo
non
può
identificarsi
solo
con
quello
di
Faust
:
è
piuttosto
rappresentato
dal
binomio
Faust
-
Mefistofele
.
Proprio
perché
è
«
l
'
antitesi
,
l
'
amarezza
e
lo
scherno
di
ciò
di
cui
l
'
uomo
ha
bisogno
»
Mefistofele
fa
parte
dell
'
uomo
.
La
magia
,
di
cui
egli
è
il
depositario
,
non
crea
che
illusioni
o
fantasmi
che
si
annunziano
o
si
svelano
tali
e
portano
alla
tragedia
finale
..
Certo
Faust
,
o
almeno
la
sua
«
parte
immortale
»
,
si
salva
per
l
'
intervento
di
intermediari
potenti
,
ma
soprattutto
perché
ha
incarnato
l
'
aspirazione
dell
'
uomo
all
'
Infinito
.
Ma
questa
aspirazione
sarebbe
rimasta
lettera
morta
e
si
sarebbe
consumata
vanamente
nello
studio
professorale
di
Faust
,
senza
il
cinico
razionalismo
e
le
subdole
arti
di
Mefistofele
.
Queste
arti
non
stanno
sempre
e
tutte
dalla
parte
del
male
:
la
seconda
metà
dell
'
uomo
è
intrisa
di
male
e
di
bene
,
come
quella
di
Faust
;
e
non
per
nulla
riceve
la
sua
investitura
dall
'
alto
.
Mefistofele
,
il
diavolo
che
è
con
l
'
uomo
o
nell
'
uomo
,
non
è
,
dopotutto
,
un
cattivo
diavolo
.
Riflettendo
ora
sul
poema
di
Goethe
,
possiamo
renderci
conto
che
nell
'
uomo
c
'
è
,
o
può
esserci
,
un
diavolo
più
maligno
.
StampaQuotidiana ,
Prima
di
intraprendere
la
narrazione
degli
eventi
che
si
svolsero
dal
10
al
15
settembre
,
un
esame
del
colpo
di
Stato
si
impone
.
Bisogna
riconoscere
che
lungamente
,
minuziosamente
preparato
esso
rivelò
una
tecnica
che
può
dirsi
perfetta
.
Se
i
generali
italiani
avessero
operato
con
lo
stesso
spirito
durante
la
guerra
,
questa
sarebbe
stata
trionfalmente
e
rapidamente
vinta
.
Appena
catturato
il
Duce
,
alle
ore
17,30
,
tutte
le
comunicazioni
telefoniche
furono
bloccate
,
salvo
quelle
della
Centrale
Badoglio
che
già
da
qualche
giorno
facevano
capo
agli
uffici
del
Maresciallo
traditore
.
Questo
fatto
non
passa
inosservato
.
Già
alle
19
si
nota
un
aumento
della
eccitazione
in
città
.
Alle
22,30
esce
alla
radio
il
primo
comunicato
e
immediatamente
dopo
gli
altri
.
Come
ad
un
segnale
convenuto
,
scoppiano
le
prime
dimostrazioni
di
popolo
.
La
sorpresa
accresce
la
vivacità
delle
dimostrazioni
stesse
.
Chi
compone
la
massa
dimostrante
?
Interrogativo
,
forse
,
ozioso
.
Non
volendo
chiamarla
"
popolo
"
si
chiamerà
"
folla
"
.
Sono
migliaia
di
persone
che
acclamano
al
re
e
al
Maresciallo
.
I
fascisti
sono
più
di
ogni
altro
sorpresi
.
I
circoli
sono
chiusi
.
Manca
il
tempo
di
presidiarli
.
Il
carattere
antifascista
del
movimento
è
chiaro
immediatamente
sin
dal
primo
annuncio
.
I
fascisti
hanno
l
'
aria
attonita
,
quasi
di
fronte
a
una
rivelazione
improvvisa
.
Si
assiste
a
un
voltafaccia
completo
.
Un
popolo
cambia
in
mezz
'
ora
tutto
il
corso
dei
suoi
pensieri
,
dei
suoi
sentimenti
,
della
sua
storia
.
Ad
accrescere
la
confusione
dei
cervelli
v
'
è
la
forma
e
la
sostanza
dei
comunicati
.
Lasciano
supporre
che
si
tratti
in
fondo
di
una
crisi
costituzionale
,
di
un
normale
passaggio
di
poteri
.
Taluni
fascisti
non
afferrano
nulla
di
nulla
.
L
'
emissione
dei
"
nebbiogeni
"
a
guisa
di
disorientamento
funziona
a
meraviglia
.
La
massa
crede
alla
imminenza
della
"
pace
"
e
la
invoca
e
crede
che
si
andrà
alla
pace
,
visto
che
non
c
'
è
più
Mussolini
a
volere
lui
solo
!
la
prosecuzione
della
guerra
:
alcuni
si
illudono
che
ciò
invece
voglia
dire
una
più
energica
condotta
della
guerra
,
un
governo
fascista
o
quasi
,
senza
il
Duce
.
Non
figurava
il
Maresciallo
Badoglio
fra
gli
iscritti
,
regolarmente
,
al
P.N.F.
?
Questo
potrebbe
il
condizionale
ha
il
suo
valore
spiegare
le
adesioni
immediate
telegrafiche
ed
epistolari
di
molte
personalità
fasciste
al
Maresciallo
.
Se
qualche
incertezza
sul
carattere
del
colpo
di
Stato
poteva
sussistere
nella
serata
del
25
luglio
,
nella
mattina
successiva
ogni
dubbio
doveva
crollare
.
Fu
la
mattina
in
cui
la
"
folla
"
scorrazzò
per
le
strade
inquadrata
e
protetta
dai
carabinieri
gli
esecutori
periferici
del
colpo
di
Stato
devastò
le
sedi
di
tutte
le
organizzazioni
fasciste
,
demolì
tutti
i
simboli
del
Littorio
,
commise
violenze
sulle
persone
,
cancellò
con
una
iconoclastia
feroce
e
stupida
tutto
ciò
che
poteva
ricordare
Mussolini
e
il
Fascismo
.
Mentre
dalle
finestre
volavano
a
migliaia
busti
e
ritratti
di
Mussolini
,
le
vetrine
si
adornavano
di
quelli
di
Vittorio
Savoia
e
di
Pietro
Badoglio
.
Quale
giudizio
dare
di
un
popolo
che
offre
di
sé
tale
spettacolo
al
mondo
,
con
un
cambiamento
così
improvviso
,
e
potrebbe
dirsi
isterico
,
di
stato
d
'
animo
?
Taluni
di
coloro
che
si
affrettarono
a
telegrafare
a
Badoglio
si
giustificano
con
la
incertezza
determinata
dai
primi
comunicati
,
nei
quali
si
dichiarava
che
"
la
guerra
continua
"
,
che
non
ci
dovevano
essere
"
recriminazioni
"
,
e
relativi
accenni
alla
concordia
nazionale
,
nonché
il
carattere
"
militare
"
del
Governo
.
Eppure
,
alcuni
minuti
di
riflessione
sul
tenore
dei
comunicati
avrebbero
dovuto
subito
far
nascere
almeno
il
dubbio
sulla
effettiva
realtà
delle
cose
:
realtà
che
aveva
un
nome
solo
:
"
cattura
del
Duce
e
preparazione
della
capitolazione
"
.
Non
doveva
apparire
"
strano
"
che
l
'
annuncio
delle
dimissioni
non
fosse
stato
accompagnato
da
una
parola
di
apprezzamento
e
di
riconoscimento
dell
'
opera
del
Duce
?
Qui
non
si
allude
alle
solite
lettere
autografe
che
il
re
mandava
ai
generali
in
certe
determinate
occasioni
;
ma
un
uomo
che
aveva
servito
per
ventun
anni
in
pace
e
in
guerra
e
al
quale
era
stata
data
,
dopo
la
conquista
dell
'
Etiopia
,
la
più
alta
decorazione
militare
,
non
meritava
nemmeno
una
parola
,
quella
parola
che
non
si
nega
talora
persino
a
un
mediocre
domestico
?
E
se
nel
comunicato
non
c
'
era
nulla
,
perché
non
veniva
concesso
a
Mussolini
di
rivolgere
un
saluto
alle
truppe
,
di
farsi
in
qualche
modo
sentire
dal
popolo
;
perché
non
si
parlava
minimamente
di
un
passaggio
dei
suoi
poteri
al
nuovo
Capo
del
Governo
?
Perché
questo
improvviso
silenzio
?
Perché
questa
completa
sparizione
?
Circolarono
allora
le
più
fantastiche
voci
e
una
soprattutto
,
diffusa
dagli
ambienti
dinastici
,
secondo
la
quale
Mussolini
era
ospite
del
re
,
in
una
villa
che
non
veniva
specificata
,
e
che
fra
pochi
giorni
calmato
il
fermento
popolare
avrebbe
potuto
di
nuovo
tranquillamente
circolare
.
Quest
'
opera
di
confusione
pienamente
riuscita
era
già
esaurita
nelle
prime
ore
del
mattino
del
26
,
quando
la
plebe
si
abbandonò
agli
eccessi
pazzeschi
che
le
cronache
compiacenti
registrarono
.
Dalla
mattina
del
26
in
poi
nessun
fascista
poteva
nutrire
il
minimo
dubbio
sul
carattere
,
sugli
scopi
,
sulle
intenzioni
del
Governo
Badoglio
;
era
il
Governo
che
si
proponeva
puramente
e
semplicemente
la
distruzione
di
tutto
ciò
che
nelle
idee
,
negli
istituti
,
nelle
cose
era
stato
creato
da
venti
anni
di
Fascismo
.
E
a
questa
bisogna
miserabile
si
prestarono
uomini
che
sino
alle
ore
22
e
29
minuti
del
25
luglio
si
dichiaravano
fascisti
,
sia
pure
di
ore
diverse
;
alcuni
,
anzi
,
delle
prime
ore
!
Intanto
l
'
ordine
era
di
ignorare
Mussolini
.
Silenzio
di
tomba
attorno
a
questo
nome
.
Egli
era
un
morto
di
cui
si
esitava
ad
annunciare
il
decesso
.
Così
cominciò
il
mese
di
agosto
del
1943
,
il
mese
dell
'
infamia
,
del
tradimento
,
della
capitolazione
.
Del
Fascismo
non
fu
rispettato
niente
:
nemmeno
i
morti
!
Gli
esecutori
della
politica
badogliana
e
vi
misero
un
impegno
aguzzinesco
che
pochi
avrebbero
immaginato
furono
ufficiali
e
uomini
di
quell
'
Arma
che
Mussolini
aveva
tinto
elogiato
e
protetto
,
saliti
al
numero
imponente
di
156
mila
entro
il
primo
semestre
del
1943
.
Fu
il
mese
della
"
libertà
"
.
Una
libertà
col
coprifuoco
e
lo
stato
d
'
assedio
;
una
libertà
che
consisteva
soltanto
nella
diffamazione
di
tutto
quanto
era
stato
Fascismo
.
Nessuno
fu
risparmiato
.
Non
vi
fu
gerarca
che
non
avesse
almeno
nascosto
un
lingotto
d
'
oro
e
viveri
di
frodo
nelle
cantine
.
Gli
Inglesi
salutarono
la
caduta
di
Mussolini
come
la
più
grande
vittoria
politica
conseguita
durante
tutta
la
guerra
,
ed
effettuarono
nel
mese
di
agosto
bombardamenti
di
una
violenza
eccezionale
,
allo
scopo
di
"
ammorbidire
"
la
resistenza
morale
del
popolo
e
renderlo
maturo
per
la
resa
,
di
cui
già
si
parlava
.
Il
disordine
materiale
e
morale
aveva
raggiunto
oramai
proporzioni
tali
da
sollevare
qualche
preoccupazione
negli
ambienti
della
dinastia
.
Fra
le
molte
carte
che
i
fuggiaschi
dell'8
settembre
non
riuscirono
a
nascondere
,
come
avevano
progettato
,
nelle
vicinanze
delle
frontiere
svizzere
,
ve
n
'
è
una
indicativa
che
ha
questo
titolo
scritto
autografo
da
Badoglio
.
«
Pro
-
memoria
che
S
.
M
.
il
re
mi
disse
di
avere
compilato
e
che
mi
ha
rimesso
nell
'
udienza
del
16
agosto
1943
.
-
Badoglio
»
.
Ecco
il
testo
integrale
del
pro
-
memoria
:
«
L
'
attuale
Governo
deve
conservare
e
mantenere
in
ogni
sua
manifestazione
il
proprio
carattere
di
"
Governo
militare
"
come
enunciato
nel
programma
del
25
luglio
e
come
chiaramente
risulta
dalla
sua
stessa
composizione
:
Maresciallo
Badoglio
,
Capo
del
Governo
.
Funzionari
esclusivamente
tecnici
tutti
i
ministri
.
Deve
essere
lasciato
ad
un
secondo
tempo
e
ad
una
successiva
formazione
di
Governo
,
l
'
affrontare
i
problemi
politici
in
un
clima
ben
diverso
e
più
tranquillo
per
i
destini
del
Paese
.
«
Bisogna
mantenere
fede
all
'
impegno
enunciato
dal
re
nel
suo
proclama
,
controfirmato
dal
Maresciallo
Badoglio
:
"
Nessuna
recriminazione
sarà
consentita
"
.
«
L
'
eliminazione
,
presa
come
massima
,
di
tutti
gli
ex
-
appartenenti
al
Partito
fascista
da
ogni
attività
pubblica
deve
quindi
recisamente
cessare
.
«
Tutti
gli
Italiani
,
dinanzi
alla
provata
buona
fede
,
devono
avere
lo
stesso
dovere
e
lo
stesso
diritto
di
servire
la
Patria
e
il
re
.
«
La
sola
revisione
delle
singole
posizioni
deve
essere
attentamente
curata
per
allontanare
e
colpire
gli
indegni
e
i
colpevoli
.
«
A
nessun
partito
deve
essere
consentito
,
né
tollerato
,
l
'
organizzarsi
palesemente
e
il
manifestarsi
con
pubblicazioni
e
libelli
,
democrazia
del
lavoro
,
repubblicano
,
ecc
.
Sono
in
circolazione
molti
fogli
la
cui
paternità
è
facilmente
individuabile
e
che
"
le
leggi
vigenti
severamente
colpiscono
"
.
«
Ogni
tolleranza
è
debolezza
,
ogni
debolezza
mancanza
verso
il
Paese
.
«
Le
Commissioni
costituite
in
misura
eccessiva
presso
i
Ministeri
sono
state
sfavorevolmente
accolte
dalla
parte
sana
del
Paese
;
tutti
,
all
'
interno
ed
all
'
esterno
,
possono
essere
indotti
a
credere
che
ogni
ramo
delle
pubbliche
amministrazioni
sia
oramai
inquinato
.
Tutti
possono
attendersi
che
ad
ogni
mutamento
di
Governo
le
leggi
e
le
istituzioni
possano
essere
sconvolte
.
«
Ove
il
sistema
iniziato
perdurasse
,
si
arriverebbe
all
'
assurdo
di
implicitamente
giudicare
e
condannare
l
'
opera
stessa
del
re
.
«
La
massa
onesta
degli
ex
-
appartenenti
alle
organizzazioni
del
Partito
fascista
,
di
colpo
eliminata
da
ogni
attività
senza
specifici
demeriti
,
sarà
facilmente
indotta
a
trasferire
nei
partiti
estremisti
la
propria
tecnica
organizzativa
,
venendo
così
ad
aumentare
le
future
difficoltà
di
ogni
Governo
d
'
ordine
.
«
La
maggioranza
di
essa
,
che
si
vede
abbandonata
dal
re
,
perseguitata
dal
Governo
,
malgiudicata
e
offesa
dall
'
esigua
minoranza
dei
vecchi
partiti
che
per
venti
anni
ha
supinamente
accettato
ogni
posizione
di
ripiego
,
mimetizzando
le
proprie
tendenze
politiche
,
tra
non
molto
ricomparirà
nelle
piazze
in
difesa
della
borghesia
per
affrontare
il
comunismo
,
ma
questa
volta
sarà
decisamente
orientata
a
sinistra
e
contraria
alla
monarchia
.
«
Il
momento
è
difficile
.
Il
Governo
potrà
meno
difficilmente
superarlo
se
gli
Italiani
,
tolta
ogni
preoccupazione
di
sempre
nuove
repressioni
,
visti
e
giudicati
con
un
unico
sia
pur
severo
apprezzamento
,
potranno
riprendere
la
loro
vita
normale
che
per
tutti
gli
onesti
ha
indistintamente
inizio
dal
25
luglio
,
come
il
re
ha
solennemente
promesso
»
.
Qui
finisce
il
regio
memorandum
la
cui
significazione
è
evidente
.
Non
è
noto
che
cosa
abbia
risposto
il
Maresciallo
,
al
quale
la
nota
fu
personalmente
consegnata
.
È
chiaro
che
già
a
metà
dell
'
agosto
infausto
Vittorio
Savoia
cominciava
a
temere
per
il
suo
futuro
.
Egli
aveva
scatenato
la
valanga
ed
ora
visto
l
'
accelerarsi
del
moto
pretendeva
di
moderarla
.
Troppo
tardi
!
Egli
aveva
l
'
aria
di
pentirsi
di
avere
liquidato
un
regime
nelle
file
del
quale
aveva
trovato
dei
sinceri
e
numerosi
difensori
,
ma
ormai
i
dadi
erano
stati
gettati
.
Anche
se
lo
avesse
voluto
Badoglio
non
avrebbe
potuto
liberarsi
dai
partiti
che
lo
avevano
aiutato
nel
colpo
di
Stato
e
dei
quali
egli
era
oramai
prigioniero
e
coi
quali
doveva
perfezionare
la
manovra
sino
alla
capitolazione
del
settembre
.
Il
documento
regio
del
16
agosto
è
un
tentativo
senza
risultato
fatto
per
sganciarsi
dalle
responsabilità
e
non
chiudersi
tutte
le
porte
alle
spalle
:
l
'
accenno
al
risorgere
del
comunismo
è
eloquente
.
Vittorio
Savoia
"
sentiva
"
forse
l
'
approssimarsi
di
qualcosa
o
qualcuno
che
più
tardi
si
sarebbe
esibito
come
Palmiro
Togliatti
?
Credere
che
forze
disfrenate
potessero
rientrare
nell
'
alveo
di
una
qualsiasi
legalità
sotto
un
Governo
di
funzionari
era
una
pietosa
illusione
.
Il
Maresciallo
passò
il
memoriale
agli
"
atti
"
dove
più
tardi
fu
ritrovato
.
Tale
documento
potrebbe
essere
intitolato
:
"
Primo
grido
d
'
allarme
della
dinastia
"
.
StampaQuotidiana ,
«
Chi
sono
i
milanesi
,
Antonio
?
»
«
Io
voglio
chiedere
scusa
,
ma
Mario
Riva
,
buonanima
dove
è
,
disse
che
Milano
fa
due
milioni
di
abitanti
,
ma
sapete
i
milanesi
quanti
sono
?
57
mila
.
E
dove
sono
io
non
so
,
sono
sempre
in
giro
per
turismo
.
»
Poi
Antonio
,
l
'
immigrato
,
dirà
come
tanti
altri
di
essere
«
libero
cittadino
milanese
»
,
senza
sapere
bene
che
cosa
sia
questo
tipo
d
'
uomo
in
cui
si
riconosce
,
nato
dalla
mescolanza
:
nella
fabbrica
dei
nuovi
italiani
,
fra
Milano
e
i
laghi
,
ogni
cosa
rimane
indefinibile
,
provvisoria
,
mutevole
.
Ci
arrivano
,
negli
ultimi
dieci
anni
,
600
mila
persone
,
un
terzo
lombardi
,
un
terzo
meridionali
,
gli
altri
dal
resto
d
'
Italia
.
Solo
due
su
dieci
vengono
da
città
capoluogo
,
la
maggioranza
sono
contadini
poveri
chiamati
dalla
promessa
:
«
Ma
cosa
aspetti
a
muoverti
,
disse
mio
padre
,
c
'
è
Milano
»
.
C
'
è
Milano
,
la
grande
città
della
ricchezza
che
accoglie
tutti
i
poveri
di
ogni
regione
.
Purché
siano
poveri
che
arricchiscono
in
fretta
,
secondo
il
suo
mito
.
Se
no
aria
,
la
buona
aria
del
Seveso
,
del
Lambro
e
dell
'
Olona
,
neanche
una
bollicina
di
ossigeno
,
neanche
un
'
erba
nelle
acque
bruciate
dagli
acidi
;
la
buona
aria
nei
villaggi
-
città
della
fascia
dove
nasce
il
«
libero
cittadino
milanese
»
,
questo
modello
in
fieri
,
che
c
'
è
e
che
non
c
'
è
,
così
composito
.
600
mila
di
regioni
e
di
culture
diverse
,
in
un
crogiolo
dove
i
gruppi
si
mescolano
,
ma
di
rado
si
amalgamano
.
Le
rare
fusioni
nella
carica
confusione
delle
mille
e
mille
aziende
che
si
spostano
verso
la
campagna
;
le
piccole
migrazioni
nella
grande
migrazione
,
gli
operai
cacciati
sempre
più
lontano
dal
centro
amministrativo
,
i
pendolari
,
i
gruppi
mobili
dell
'
edilizia
.
E
l
'
invasione
continua
,
ogni
giorno
centinaia
che
arrivano
,
molti
con
i
treni
del
Sud
,
biglietto
fino
a
Piacenza
,
gli
ultimi
chilometri
evitano
il
controllore
,
per
risparmiare
.
I
contadini
dell
'
Italia
povera
che
arrivano
nel
Milanese
immaginando
una
società
industriale
vagamente
marziana
e
poi
si
trovano
fra
gli
ex
contadini
,
ancora
contadini
nell
'
anima
,
di
un
'
Italia
un
po
'
meno
povera
.
Nella
fascia
il
mito
lombardo
rivela
la
modestia
delle
sue
pur
solide
strutture
,
qui
c
'
è
una
Lombardia
che
difende
i
suoi
privilegi
più
che
la
sua
cultura
.
Dietro
le
difese
lombarde
del
tipo
etnico
quasi
sempre
gli
affari
.
Otto
anni
fa
a
Cologno
,
Limbiate
,
Cusano
eccetera
si
comperava
con
60
mila
lire
il
terreno
per
la
casetta
,
250
metri
quadri
:
avanti
,
a
contanti
o
a
cambiali
,
qualsiasi
immigrato
.
Adesso
quel
terreno
costa
due
milioni
perciò
attenti
agli
immigrati
e
attentissimi
ai
meridionali
.
Non
perché
bruni
e
ricci
,
ma
perché
i
due
milioni
non
ce
li
hanno
e
difficilmente
li
avranno
.
Il
modello
lombardo
«
Se
verresti
qui
l
'
aria
è
pesante
,
ma
è
bello
vivere
nell
'industria.»
Vengono
e
incontrano
gli
ex
contadini
lombardi
,
brava
gente
,
laboriosa
,
quieta
,
onesta
,
rispettosa
di
Dio
e
dei
padroni
,
ma
non
gli
esseri
supercivili
immaginati
da
lontano
,
da
parlarne
a
«
bocca
grossa
»
.
Le
industrie
sono
apparse
nella
fascia
al
principio
del
secolo
e
l
'
hanno
visibilmente
modificata
fra
le
due
guerre
,
ma
il
costume
è
rimasto
contadino
arcaico
,
per
un
pezzo
:
gli
zoccoli
,
le
calze
nei
giorni
festivi
,
il
risotto
come
un
lusso
,
un
chicco
di
riso
appiccicato
sul
bavero
per
far
capire
che
se
ne
era
mangiato
.
Poi
naturalmente
gli
usi
più
arcaici
scompaiono
ma
le
maniere
sono
sempre
agresti
.
Quando
i
veneti
arrivano
a
Cinisello
,
in
questo
dopoguerra
,
scoprono
che
è
ancora
d
'
uso
pranzare
seduti
sui
gradini
di
casa
,
nella
strada
o
nella
corte
;
la
scodella
fra
le
ginocchia
colma
di
«
pumià
»
,
pane
di
segale
fatto
a
pezzi
nel
brodo
.
E
nel
1956
quasi
tutti
i
villaggi
hanno
sempre
le
strade
acciottolate
e
prive
di
illuminazione
.
Meglio
che
le
valli
nel
Delta
padano
,
meglio
che
l
'
Appennino
,
molto
meglio
che
il
feudo
meridionale
.
Ma
certe
cose
non
ignoriamole
e
non
dimentichiamole
,
per
esempio
queste
:
parecchi
villaggi
lombardi
restavano
fino
a
ieri
,
fino
all
'
arrivo
delle
immobiliari
,
proprietà
esclusiva
di
una
famiglia
,
i
Visconti
,
i
Suardi
,
i
Borromeo
;
in
certi
villaggi
a
sud
si
conserva
intatto
il
sistema
curtense
,
il
contadino
sfruttato
tre
volte
,
dall
'
orticoltore
,
dall
'
affittuario
,
dal
padrone
;
la
provincia
è
relativamente
povera
,
su
274
comuni
,
l
'
anno
scorso
ancora
121
privi
di
refezione
scolastica
,
148
senza
fognatura
,
182
senza
edilizia
sovvenzionata
,
22
mancanti
di
una
qualsiasi
sorveglianza
urbanistica
.
E
ciò
che
la
retorica
milanese
tenacemente
ignora
:
la
discriminazione
etnica
,
che
esiste
in
tutta
la
fascia
,
più
che
non
si
creda
.
È
la
sua
ipocrisia
.
«
Quando
si
arrabbiano
son
capaci
di
tutto
»
,
«
Sono
sporchi
,
non
hanno
voglia
di
lavorare
,
rubano
»
,
«
Se
scherzano
non
si
sa
come
va
a
finire
,
di
loro
non
ci
si
può
fidare
»
.
Le
accuse
che
ancora
si
ascoltano
mentre
tutti
sanno
che
gli
immigrati
,
specie
i
meridionali
,
lavorano
dalle
dodici
alle
quattordici
ore
al
giorno
,
sono
onesti
e
disonesti
come
tutti
gli
altri
delle
loro
condizioni
,
tengono
la
casa
più
pulita
di
molti
altri
,
certo
più
pulita
che
la
tradizionale
cascina
lombarda
.
E
allora
perché
?
Perché
mentire
serve
,
finché
serve
alla
conservazione
dei
grandi
come
dei
piccoli
privilegi
.
Vediamo
in
pratica
.
In
parecchi
comuni
della
fascia
i
dirigenti
locali
degli
enti
assistenziali
escludono
i
figli
degli
immigrati
dall
'
assistenza
«
perché
in
casa
hanno
la
televisione
e
sprecano
»
.
Il
moralismo
che
difende
la
fetta
di
torta
.
Dovunque
le
cooperative
e
i
circoli
rappresentano
altrettante
isole
di
conservazione
,
il
rifugio
delle
élites
operaie
.
Guardate
le
iscrizioni
negli
anni
della
grande
invasione
,
tra
il
1960
e
il
1962
.
Ferme
«
congelate
»
,
come
se
i
soci
si
fossero
chiusi
nel
loro
guscio
.
Iscritti
in
quegli
anni
:
0,2
per
cento
dei
soci
nella
cooperativa
di
Rogoredo
;
1
alla
Conquista
di
Milano
;
1,6
al
circolo
Cairoli
di
Sesto
;
1,7
ancora
a
Sesto
al
circolo
del
Rondò
.
E
comunque
anche
le
cooperative
che
in
quegli
anni
accettarono
parecchi
soci
,
vedi
Niguarda
,
diffidano
degli
immigrati
,
specie
dei
meridionali
che
restano
una
esigua
«
minoranza
»
:
3
su
cento
alla
Conquista
,
5
al
Centro
sociale
di
Cusano
Milanino
,
3
a
Rogoredo
,
8
a
Niguarda
.
E
dappertutto
cautela
,
pregiudizio
,
timori
nei
loro
confronti
.
«
Andavo
a
mangiare
in
una
cooperativa
di
quelli
di
Corsico
,
una
cosa
fatta
fra
di
loro
;
ma
un
giorno
Angelo
il
mio
amico
disse
che
gli
altri
non
volevano
vedere
terroni
.
»
Testimonianze
così
si
trovano
in
ogni
inchiesta
,
quasi
in
ogni
scheda
,
solo
i
comunisti
esitano
a
confessare
i
piccoli
egoismi
della
classe
operaia
,
ci
vuole
il
convegno
sull
'
immigrazione
del
1962
perché
si
osi
dire
«
che
anche
certi
settori
del
partito
stentano
a
capire
i
problemi
degli
immigrati
»
.
I
socialisti
sembrano
meno
inibiti
,
vi
dicono
subito
per
esempio
che
per
molti
anni
i
compagni
di
Pero
non
avevano
neanche
immaginato
che
si
dovessero
cercare
dei
contatti
con
gli
immigrati
impiegati
negli
orti
.
E
sono
i
partiti
degli
immigrati
quelli
che
si
son
mossi
per
primi
,
figuriamoci
gli
altri
.
Due
anni
fa
un
assessore
democristiano
alla
provincia
diceva
ancora
a
una
delegazione
di
immigrate
pugliesi
:
«
Mi
spiace
ma
avete
fatto
uno
sbaglio
,
non
dovevate
abbandonare
le
vostre
case
accoglienti
»
.
Il
neomeridionalismo
Poi
c
'
è
tutta
una
casistica
di
fatti
gravi
dove
l
'
interesse
di
classe
o
se
preferite
lo
sfruttamento
rompe
qualsiasi
copertura
etnica
e
si
mostra
per
ciò
che
è
.
A
Castiglione
Olona
un
medico
settentrionale
si
rifiuta
di
entrare
nella
baracca
di
immigrati
calabresi
«
perché
ci
hanno
sempre
i
pidocchi
»
;
in
un
cantiere
di
Busto
Arsizio
gli
immigrati
sardi
,
bergamaschi
,
bellunesi
pagano
un
posto
letto
in
baracca
15
mila
lire
al
mese
;
in
una
fornace
di
Lecco
si
ferisce
alla
gamba
un
manovale
immigrato
:
lo
portano
di
peso
,
fuori
dal
cancello
,
perché
quelli
della
Croce
Rossa
non
vedano
in
che
stato
sono
le
baracche
e
l
'
infermeria
.
«
A
noi
meridionali
ci
disprezzano
.
»
«
Basta
essere
meridionali
che
uno
sbaglia
poco
poco
e
lo
minacciano
.
Magari
uno
è
milanese
e
sbaglia
e
lo
prendono
subito
per
un
meridionale
.
»
Dicono
così
i
più
giovani
e
indifesi
.
Si
potrebbe
spiegargli
che
il
pregiudizio
etnico
fa
molto
comodo
ai
negozianti
,
agli
artigiani
,
ai
trasportatori
che
pagano
un
garzone
,
un
manovale
,
un
facchino
5
mila
o
6
mila
lire
la
settimana
.
Ma
il
loro
orgoglio
etnico
è
comunque
ferito
,
sorgono
le
inevitabili
reazioni
,
già
si
manifesta
nella
fascia
un
neomeridionalismo
ingenuo
ma
testardo
,
a
volte
irragionevole
che
trova
alimento
nella
lotta
politica
.
Per
cominciare
,
il
rifiuto
di
ogni
modello
meridionalistico
che
appaia
indecoroso
o
corrotto
.
Il
Visconti
di
Rocco
e
i
suoi
fratelli
e
il
Montaldi
di
Milano
Corea
sono
rifiutati
dai
meridionali
della
fascia
come
Pasolini
dagli
immigrati
delle
borgate
.
Poi
l
'
opinione
di
essere
più
che
necessari
(
e
necessari
certamente
lo
sono
)
indispensabili
e
più
che
indispensabili
redentori
e
provvidenziali
.
«
Ci
capita
di
vedere
Milano
.
Se
andiamo
via
noi
è
un
deserto
.
»
«
Io
voglio
dire
una
parola
.
Se
non
ci
siamo
noi
Milano
è
finita
.
»
E
poi
ancora
la
certezza
di
essere
sempre
più
numerosi
,
attivi
,
determinati
,
anche
se
nessuno
di
essi
è
mai
entrato
nella
«
camera
dei
bottoni
»
.
Certo
nei
comuni
della
fascia
otto
persone
su
dieci
che
entrano
in
un
municipio
sono
meridionali
:
quelli
del
luogo
non
hanno
bisogno
o
si
vergognao
a
chiedere
.
Così
i
meridionali
condizionano
le
amministrazioni
e
le
elezioni
.
Il
loro
numero
aumenta
:
rappresentano
nel
1956
il
21
per
cento
dell
'
immigrazione
e
oggi
sono
arrivati
al
35
per
cento
,
più
del
50
nei
villaggi
più
esterni
della
fascia
.
Aumenteranno
ancora
.
Il
pane
e
l
'
eguaglianza
I
villaggi
-
città
della
fascia
(
Sesto
più
di
80
mila
abitanti
)
ostili
e
agri
per
gli
immigrati
,
come
fu
l
'
America
per
gli
uomini
della
conquista
:
stesse
privazioni
,
infamie
,
sofferenze
e
delusioni
;
qui
come
nel
West
una
generazione
allo
sbaraglio
,
che
costruisce
le
sue
case
nella
notte
,
che
rischia
tutto
ciò
che
possiede
.
Ma
chi
pensa
che
qui
possa
uscire
un
nuovo
italiano
sicuro
,
fiducioso
,
orgoglioso
della
propria
epopea
come
l
'
americano
probabilmente
si
sbaglia
.
Nella
conquista
americana
,
nella
formazione
dell
'
americano
si
riconoscono
tre
elementi
decisivi
:
l
'
industria
,
la
democrazia
,
la
frontiera
.
Da
noi
manca
la
frontiera
e
tutto
ciò
che
essa
rappresenta
.
I
contadini
dell
'
Italia
povera
che
giungono
nel
Milanese
trovano
l
'
industria
e
si
iniziano
alla
democrazia
.
Qui
non
saranno
liberi
in
assoluto
,
qui
saranno
alla
resa
dei
conti
,
poco
liberi
,
ma
vengono
da
soggezioni
arcaiche
,
da
sudditanze
intollerabili
.
C
'
è
una
parola
usata
da
tutti
gli
immigrati
della
fascia
siano
lombardi
,
veneti
,
emiliani
,
meridionali
.
È
la
parola
«
confidenza
»
la
parola
magica
che
spiega
come
democrazia
e
industria
siano
legate
,
la
parola
che
sta
per
rispetto
nel
lavoro
,
per
fiducia
reciproca
nel
lavoro
,
per
un
minimo
di
civiltà
nei
rapporti
di
lavoro
:
«
Qui
il
capo
reparto
mi
tratta
con
confidenza
»
.
«
Mi
hanno
assunto
e
mi
hanno
dato
confidenza
.
»
Sotto
questo
aspetto
la
fascia
milanese
è
certamente
meglio
che
i
paesi
di
origine
,
sotto
questo
aspetto
si
può
dire
che
qui
c
'
è
davvero
«
un
'
idea
democratica
in
movimento
»
.
La
casa
,
il
lavoro
,
il
frigorifero
sono
le
grandi
aspirazioni
,
ma
la
conquista
maggiore
,
la
più
esaltante
,
è
la
libertà
fra
eguali
o
ciò
che
le
assomiglia
.
Uscire
in
piazza
,
in
strada
,
incontrare
un
sacco
di
gente
e
in
nessuno
riconoscere
il
padrone
o
i
sorveglianti
del
padrone
.
Tuffarsi
nell
'
anonimato
industriale
e
cittadino
,
sentirsi
fuori
dal
crudele
pettegolezzo
paesano
.
Ma
non
c
'
è
la
frontiera
,
manca
lo
spazio
sconosciuto
e
imprevedibile
che
solo
può
suscitare
le
grandi
speranze
.
Qui
l
'
immigrato
sente
subito
,
a
vista
e
a
naso
,
che
il
posto
è
piccolo
,
che
ognuno
dovrà
accontentarsi
della
sua
piccola
razione
.
Capisce
anche
,
sia
pure
oscuramente
,
che
il
tempo
del
capitalismo
individuale
e
delle
sue
epopee
è
finito
,
qui
nessun
Walt
Whitman
gli
ripete
le
parole
dell
'
indomito
ottimismo
:
«
Non
siamo
passati
attraverso
i
secoli
,
le
caste
,
le
migrazioni
e
la
miseria
per
fermarci
qui
»
.
Invece
fermarsi
è
proprio
il
desiderio
del
nostro
immigrato
:
sistemarsi
,
godere
di
ciò
che
si
è
ottenuto
,
chiamare
i
parenti
a
goderne
.
Con
i
modesti
desideri
dei
meridionali
.
«
Spero
di
diventare
cuoco
.
»
«
Spero
che
mi
passino
saldatore
.
»
Bisogna
interrogare
i
settentrionali
per
trovarne
uno
che
dica
:
«
Voglio
fare
fortuna
»
.
E
poi
,
si
scopre
che
ha
uno
zio
ingegnere
o
una
sorella
con
un
ottimo
impiego
.
Insomma
direi
che
manca
al
pionierismo
della
fascia
la
fiducia
emersoniana
del
successo
legato
al
merito
,
perché
«
ogni
uomo
è
la
sua
stella
»
.
Come
sarà
questo
uomo
nuovo
,
questo
«
libero
cittadino
milanese
»
nessuno
può
dirlo
con
precisione
.
Ma
si
può
già
dire
che
sarà
un
pioniere
rassegnato
.
Operaio
sì
,
ma
con
tutte
le
inibizioni
e
i
pregiudizi
dei
contadini
,
per
parecchi
anni
a
venire
.
Motorizzato
sì
,
ma
escluso
dalla
corrente
vitale
della
cultura
,
per
parecchi
anni
.
Mi
dicono
che
una
inchiesta
svolta
di
recente
fra
il
proletariato
londinese
ha
fatto
giustizia
delle
chiacchiere
più
o
meno
interessate
sulla
classe
unica
dove
borghesi
e
operai
non
si
riconoscono
.
Si
è
capito
che
anche
nella
civilissima
Londra
l
'
operaio
resta
operaio
,
escluso
dalla
maggior
parte
della
vita
culturale
,
pochissimi
libri
,
il
telefono
lo
ha
solo
il
9
per
cento
,
una
vita
sociale
monotona
e
misera
,
poca
corrispondenza
,
pochi
divertimenti
.
E
allora
figuriamoci
da
noi
,
figuriamoci
nella
fascia
.
Se
ne
parlerà
nei
prossimi
articoli
.
Ma
un
'
indicazione
dell
'
inchiesta
può
essere
anticipata
:
usciamo
dai
fumi
del
miracolo
,
guardiamoci
attorno
,
ricordiamoci
che
esistono
gli
«
altri
»
.
StampaQuotidiana ,
Perché
non
si
dovrebbe
vedere
nel
sole
,
se
non
a
costo
di
essere
ritenuti
pazzi
o
poeti
,
un
coro
di
angeli
fiammeggianti
che
annunciano
la
gloria
di
Dio
?
Perché
non
si
dovrebbe
proclamare
l
'
esistenza
di
un
nuovo
cielo
e
di
una
nuova
terra
così
vasti
e
meravigliosi
da
far
apparire
squallida
e
tetra
la
visione
che
del
mondo
ci
dà
la
scienza
?
Perché
astrarre
e
generalizzare
,
meccanizzare
e
calcolare
,
rinunziando
all
'
immaginazione
visionaria
,
al
mistero
,
all
'
avventura
in
un
mondo
di
forme
fantastiche
e
splendenti
,
in
cui
ognuno
si
troverebbe
a
suo
agio
?
In
altri
termini
,
perché
credere
allo
scienziato
invece
che
allo
sciamano
?
Perché
ridurre
il
mondo
a
un
insieme
di
forze
oggettive
ed
impersonali
,
invece
di
scorgere
in
esso
un
luogo
formicolante
di
personalità
potenti
e
invisibili
ma
assai
simili
all
'
uomo
?
Sono
queste
le
domande
che
,
secondo
Roszak
,
stanno
alla
radice
della
controcultura
(
La
nascita
di
una
controcultura
,
ed.
Feltrinelli
,
1971
)
:
cioè
di
un
nuovo
modo
di
vivere
da
cercarsi
in
direzione
opposta
a
quella
in
cui
finora
si
è
mossa
la
civiltà
occidentale
:
un
modo
di
vivere
che
faccia
a
meno
della
scienza
e
della
tecnica
,
eliminando
la
tecnocrazia
e
i
suoi
mali
,
e
coltivi
ed
esalti
nell
'
uomo
il
sentimento
del
sacro
.
La
scienza
sradica
questo
sentimento
e
con
esso
ogni
impegno
morale
,
riducendolo
ad
una
retorica
superficiale
.
Solo
questo
sentimento
può
consentire
all
'
uomo
di
ritornare
alla
natura
e
di
raggiungere
l
'
equilibrio
autentico
dentro
se
stesso
e
con
gli
altri
.
La
controcultura
intende
così
proporre
all
'
uomo
l
'
alternativa
di
una
vita
diversa
,
che
elimini
i
rischi
dell
'
impoverimento
dell
'
uomo
e
del
suo
ambiente
che
scienza
e
tecnica
fanno
incombere
su
di
lui
.
Ma
questa
alternativa
non
è
nuova
ma
antichissima
,
perché
è
quella
di
tutti
i
popoli
primitivi
.
E
in
realtà
la
nostalgia
per
ciò
che
è
primitivo
,
naturale
,
semplice
,
informe
,
non
ridotto
a
un
modello
che
implichi
previsione
,
misura
e
programmazione
,
è
assai
diffusa
nel
mondo
contemporaneo
e
condivisa
da
molti
scienziati
.
Questi
sono
certamente
più
cauti
nella
loro
critica
della
scienza
e
si
guardano
dal
raccomandarne
la
pura
e
semplice
eliminazione
.
Ma
è
significativo
che
in
uno
dei
più
seri
e
togati
periodici
scientifici
americani
,
che
è
l
'
organo
dell
'
Associazione
americana
per
il
progresso
della
scienza
(
Science
,
4
giugno
1971
)
,
un
professore
di
chimica
proponga
una
riforma
della
scienza
proprio
sulla
linea
difesa
dalla
controcultura
:
si
dovrebbe
saldare
,
sul
tronco
della
ricerca
obiettiva
e
razionale
,
l
'
esigenza
di
un
intuizione
sensuale
,
cioè
immediata
,
diretta
,
concreta
delle
cose
,
che
è
quella
difesa
dallo
sciamanesimo
e
dalle
religioni
orientali
.
Da
questo
punto
di
vista
,
però
,
non
ci
sarebbe
opposizione
fra
le
due
alternative
di
vita
,
tra
i
due
modi
di
conoscere
la
natura
e
di
entrare
in
rapporto
con
essa
.
Si
tratterebbe
di
modi
complementari
che
si
integrano
a
vicenda
:
proprio
come
sono
complementari
,
nella
fisica
contemporanea
,
la
descrizione
dei
fenomeni
in
termini
di
onde
e
quella
in
termini
di
corpuscoli
.
Il
vantaggio
di
questa
complementarità
consisterebbe
nell
'
eliminare
dalla
scienza
un
certo
numero
di
astrazioni
inutili
,
nel
considerare
gli
aspetti
concreti
,
sensibili
o
estetici
delle
cose
,
e
nel
consentire
di
vedere
nella
natura
una
totalità
organica
mediante
un
unico
atto
di
intuizione
.
Poco
o
nulla
,
tuttavia
,
ci
viene
detto
circa
i
mezzi
per
raggiungere
questa
mèta
ambiziosa
,
che
equivarrebbe
a
una
visione
esauriente
e
perfetta
del
mondo
nella
sua
struttura
generale
e
nei
suoi
particolari
minimi
:
ad
una
visione
di
cui
solo
Dio
può
ritenersi
capace
.
Come
professore
di
chimica
,
l
'
autore
in
questione
invita
gli
studenti
a
osservare
i
colori
,
i
sapori
,
la
solidità
,
i
mutamenti
delle
sostanze
che
essi
si
apprestano
a
sottoporre
a
qualche
elaborato
esperimento
:
il
che
è
troppo
poco
per
una
«
visione
sensuale
»
del
mondo
ed
è
del
tutto
inutile
ai
fini
dell
'
esperimento
.
Non
c
'
è
dubbio
che
gli
scienziati
,
imprigionati
come
ora
sono
nella
loro
specializzazione
,
oppressi
dalla
quantità
enorme
e
non
selezionata
di
informazioni
che
piovono
loro
addosso
da
tutte
le
parti
,
e
dalla
coscienza
del
cattivo
uso
che
si
può
fare
delle
loro
scoperte
,
anche
più
meritorie
,
cerchino
una
via
d
'
uscita
da
questa
situazione
di
disagio
e
aspirino
a
una
visione
del
mondo
semplice
e
totale
che
non
sacrifichi
né
la
scienza
né
le
esigenze
emotive
e
morali
dell
'
uomo
.
Ma
è
dubbio
se
lo
sciamanesimo
e
l
'
animismo
,
cioè
la
credenza
che
il
mondo
è
un
insieme
di
esseri
spirituali
in
rapporto
simpatetico
con
l
'
uomo
,
possano
aiutarli
a
uscire
dal
frangente
in
cui
si
trovano
.
Questa
credenza
costituisce
certo
un
'
alternativa
alla
scienza
,
ma
non
può
conciliarsi
con
essa
e
supplire
alle
sue
deficienze
.
Essa
è
il
fondamento
di
un
'
altra
tecnica
,
quella
della
magia
.
Se
la
natura
è
un
complesso
di
forze
spirituali
che
,
mediante
opportuni
incantesimi
,
possono
essere
comandate
,
convinte
o
ingraziate
,
la
scienza
non
serve
a
nulla
.
Che
senso
ha
ingraziarsi
la
gravità
o
convincere
l
'
energia
nucleare
a
non
essere
dannosa
per
l
'
uomo
?
Che
senso
ha
prevedere
,
calcolare
,
misurare
e
progettare
in
un
mondo
costituito
da
spiriti
folletti
,
che
fanno
quello
che
vogliono
e
possono
essere
addomesticati
solo
dalle
arti
subdole
dello
sciamano
?
La
ricerca
scientifica
è
oggettiva
,
cioè
conduce
agli
stessi
risultati
chiunque
sia
in
possesso
della
tecnica
adatta
;
l
'
arte
dello
sciamano
è
un
privilegio
concessogli
dalle
stesse
potenze
misteriose
cui
egli
fa
appello
.
Non
si
possono
imboccare
contemporaneamente
le
due
vie
e
ritenerle
complementari
.
La
scienza
non
può
tutto
né
fa
tutto
:
i
limiti
di
essa
sono
sempre
presenti
a
chi
la
coltiva
sul
serio
.
I
suoi
problemi
si
moltiplicano
con
il
suo
progresso
e
il
suo
prezzo
naturale
e
umano
si
accresce
in
proporzione
.
Voler
saldare
questo
prezzo
col
ricorso
all
'
animismo
e
alla
magia
,
al
sentimento
e
alla
sensibilità
indifferenziata
dei
primitivi
significa
pagare
con
moneta
falsa
.
Può
ben
darsi
che
il
genere
umano
,
in
tutto
o
in
parte
,
scelga
domani
di
lasciarsi
guidare
dallo
sciamanesimo
invece
che
dalla
scienza
.
Ma
la
civiltà
di
cui
lo
sciamanesimo
è
parte
integrante
è
fondata
sulla
caccia
,
sulla
pesca
,
sulla
agricoltura
primitiva
.
Il
ritorno
a
questa
forma
di
vita
segnerebbe
perciò
la
condanna
a
morte
della
maggior
parte
del
genere
umano
,
per
la
mancanza
del
vitto
e
delle
difese
indispensabili
contro
l
'
ostilità
della
natura
.
La
parte
sopravvivente
dovrebbe
cercare
di
mantenere
immutabili
i
costumi
e
le
forme
di
vita
che
ne
garantiscono
la
permanenza
.
Questo
può
certo
accadere
,
come
può
accadere
che
la
civiltà
attuale
soccomba
perché
non
riesce
a
soddisfare
gli
uomini
o
a
salvaguardare
le
risorse
naturali
di
cui
vivono
.
L
'
importante
,
in
ogni
caso
,
è
rendersi
conto
delle
conseguenze
che
la
scelta
in
un
senso
o
in
un
altro
comporta
,
e
non
vivere
nell
'
illusione
che
si
possa
conciliare
il
diavolo
con
l
'
acqua
santa
.
Su
questa
illusione
vive
oggi
la
cosiddetta
avanguardia
della
cultura
contemporanea
.
I
mali
da
essa
denunciati
sono
reali
,
ma
puerili
i
rimedi
proposti
.
Essa
fa
come
l
'
adulto
che
,
disilluso
dalle
difficoltà
della
vita
e
nella
incapacità
di
affrontarle
,
si
rifugia
nel
mondo
delle
fiabe
che
ha
ascoltato
da
bambino
e
che
parlano
di
fate
e
di
maghi
benefici
.
Ma
basta
,
questo
,
per
farlo
ridiventare
bambino
?
StampaQuotidiana ,
Nella
seconda
quindicina
di
agosto
bisognava
ritirate
le
bandiere
dalle
finestre
dove
erano
rimaste
esposte
per
ben
14
giorni
come
si
fosse
trattato
di
celebrare
la
più
trionfale
delle
vittorie
esaurite
le
cantafere
per
la
riconquistata
libertà
visti
i
terribili
bombardamenti
e
l
'
imperversante
disordine
annonario
bisognava
"
distrarre
"
l
'
opinione
pubblica
e
così
cominciarono
le
due
settimane
degli
scandali
.
Si
cominciò
cogli
illeciti
arricchimenti
.
Tutti
i
gerarchi
erano
ladri
.
Tutti
profittatori
.
Non
un
galantuomo
,
nemmeno
a
cercarlo
con
la
famosa
lanterna
del
cinico
Diogene
.
Si
giunse
persino
a
fissare
in
120
miliardi
il
totale
del
denaro
rubato
dai
gerarchi
al
popolo
italiano
.
Con
la
restituzione
di
tale
veramente
astronomica
somma
all
'
erario
si
pensava
di
sanare
il
deficit
del
bilancio
.
Se
tutto
ciò
non
fosse
stato
stampato
,
si
stenterebbe
a
crederlo
.
Le
cantine
e
le
soffitte
delle
case
dei
fascisti
erano
piene
di
ogni
specie
di
viveri
.
Ci
fu
una
delle
più
singolari
psicosi
collettive
:
quella
dei
lingotti
d
'
oro
e
dei
prosciutti
.
Tutto
ciò
era
destinato
ad
eccitare
gli
istinti
più
bassi
delle
folle
.
Una
delle
famiglie
che
la
famosa
Commissione
presieduta
dal
traditore
Casati
prese
particolarmente
di
mira
fu
quella
di
Ciano
.
Era
una
manovra
indiretta
per
arrivare
al
Duce
,
al
quale
,
forse
,
molti
tornavano
a
pensare
,
ma
del
quale
nessuno
osava
più
pronunciare
il
nome
secondo
le
istruzioni
ricevute
dal
censore
badogliano
.
Quando
al
patrimonio
della
famiglia
del
conte
Galeazzo
Ciano
si
parlò
di
miliardi
.
La
lettera
scritta
dal
conte
Ciano
,
in
data
23
agosto
1943
,
indirizzata
al
Maresciallo
Badoglio
,
non
è
un
documento
privato
,
è
un
documento
politico
.
Eccone
il
testo
integrale
:
Roma
,
23
agosto
1943
.
«
Illustre
Maresciallo
,
«
con
grande
amarezza
ho
letto
sul
Corriere
della
Sera
un
articolo
che
oltraggia
la
memoria
di
mio
padre
.
Disdegno
scendere
a
polemiche
con
giornalisti
anonimi
che
raccolgono
del
fango
per
gettarlo
sul
viso
di
un
morto
,
ma
ritengo
invece
mio
dovere
informare
vostra
Eccellenza
,
in
attesa
di
quanto
la
commissione
appurerà
in
merito
,
della
esatta
misura
della
complessiva
eredità
pervenuta
da
mio
padre
a
me
ed
alla
mia
defunta
sorella
.
«
Egli
,
alla
sua
morte
,
disponeva
dei
seguenti
beni
:
«
1
.
-
3/4
della
società
tipografica
editoriale
del
giornale
Il
Telegrafo
di
Livorno
;
«
2
.
-
quattro
edifici
in
Roma
,
del
valore
totale
all
'
epoca
della
morte
,
di
circa
cinque
milioni
;
«
3
.
-
titoli
industriali
così
ripartiti
:
Romana
elettricità
:
azioni
1400;
Terni
:
azioni
500;
Montecatini
;
azioni
2000;
Valdagno
:
azioni
1000;
Navigazione
generale
:
azioni
300;
Ilva
:
azioni
500;
Anic
:
azioni
1000;
Monte
Amiata
:
azioni
1000;
I.M.I.
:
azioni
100;
Consorzio
Credito
Opere
Pubbliche
:
azioni
24;
Buoni
del
Tesoro
:
1
milione
;
contante
:
L
.
355.089;
conto
corrente
postale
:
lire
32.975
.
«
Di
quanto
precede
la
documentazione
è
in
mia
mano
e
naturalmente
rimane
a
piena
disposizione
di
Vostra
Eccellenza
.
«
Sono
sicuro
che
queste
cifre
,
così
lontane
dalle
astronomiche
fantasie
dei
calunniatori
anonimi
,
saranno
dal
sereno
spirito
di
V
.
E
.
valutate
non
quale
il
disonorante
bottino
di
un
approfittatore
,
bensì
come
l
'
equo
frutto
di
una
vita
intensamente
operosa
.
«
Ed
è
per
questo
,
Eccellenza
,
che
io
mi
rivolgo
soltanto
al
Maresciallo
Badoglio
,
perché
siano
tutelati
la
memoria
e
l
'
onore
di
un
soldato
d
'
Italia
.
Galeazzo
Ciano
»
.
Il
discorso
di
Churchill
del
22
settembre
prova
che
già
verso
la
ultima
decade
di
agosto
erano
state
fissate
a
Lisbona
le
clausole
della
resa
a
discrezione
,
almeno
le
principali
.
Fra
di
esse
ve
n
'
era
una
che
contemplava
la
consegna
di
Mussolini
al
nemico
.
Ciò
non
ha
precedenti
nella
storia
umana
!
Nei
giorni
confusi
del
settembre
,
dopo
la
liberazione
del
Gran
Sasso
,
i
giornali
non
pubblicarono
il
testo
stenografico
integrale
del
discorso
di
Churchill
.
Sebbene
in
ritardo
,
vale
la
pena
di
farlo
oggi
,
perché
la
documentazione
risulti
completa
.
Alla
Camera
dei
Comuni
,
il
22
settembre
,
narrando
le
vicende
italiane
,
Churchill
così
parlò
:
«
La
resa
incondizionata
comprende
,
naturalmente
,
ogni
cosa
.
Non
era
soltanto
prevista
in
modo
speciale
la
consegna
,
in
un
secondo
tempo
,
dei
criminali
di
guerra
,
ma
era
stata
stipulata
una
clausola
speciale
per
la
consegna
del
signor
Mussolini
.
Non
è
stato
però
possibile
disporre
per
la
sua
consegna
separata
prima
dell
'
armistizio
e
prima
che
avvenisse
il
nostro
grande
sbarco
,
poiché
ciò
avrebbe
certamente
rivelato
le
intenzioni
del
Governo
italiano
al
nemico
,
il
quale
si
inframmetteva
in
ogni
cosa
e
lo
teneva
perfettamente
in
suo
potere
.
«
La
situazione
dell
'
Italia
era
che
,
quantunque
avesse
avuto
luogo
una
rivoluzione
interna
,
essa
era
ancora
alleata
della
Germania
e
proseguiva
la
causa
comune
insieme
ad
essa
.
Era
una
situazione
molto
difficile
a
mantenere
giorno
per
giorno
,
con
le
pistole
della
"
Gestapo
"
puntate
alle
nuche
di
"
tanti
colli
"
.
«
Avevamo
ogni
motivo
di
credere
che
Mussolini
era
tenuto
sotto
forte
guardia
ed
in
luogo
sicuro
e
certamente
era
molto
nell
'
interesse
del
Governo
Badoglio
di
avere
la
certezza
che
non
fuggisse
.
«
Si
afferma
che
lo
stesso
Mussolini
avrebbe
dichiarato
di
credere
che
sarebbe
stato
consegnato
agli
alleati
.
Questa
certamente
era
l
'
intenzione
e
sarebbe
stata
realizzata
se
non
fossero
intervenute
circostanze
sfortunatamente
fuori
del
nostro
controllo
.
Le
misure
prese
del
Governo
Badoglio
erano
accuratamente
studiate
ed
erano
le
migliori
che
esso
potesse
adottare
per
trattenere
Mussolini
;
però
esso
non
aveva
previsto
una
discesa
di
paracadutisti
di
sì
vasta
portata
come
quella
che
i
Tedeschi
effettuarono
nel
punto
dove
egli
era
confinato
.
Si
noterà
che
essi
gli
avevano
mandato
alcune
opere
di
Nietzsche
e
qualche
opuscolo
per
consolarlo
ed
alleviare
il
suo
confino
.
Indubbiamente
essi
erano
a
perfetta
conoscenza
del
luogo
ove
egli
si
trovava
e
delle
condizioni
in
cui
era
.
E
l
'
impresa
fu
caratterizzala
da
grande
temerarietà
e
condotta
in
grandi
forze
.
«
Essa
dimostra
certamente
che
vi
sono
molte
possibilità
di
questo
genere
nella
guerra
moderna
.
Non
credo
che
vi
sia
stata
negligenza
o
inosservanza
dei
patti
da
parte
del
Governo
Badoglio
,
il
quale
aveva
un
'
ultima
carta
da
giocare
.
«
I
carabinieri
di
guardia
avevano
l
'
ordine
di
uccidere
Mussolini
qualora
vi
fosse
un
qualsiasi
tentativo
di
liberarlo
,
ma
essi
non
fecero
il
loro
dovere
a
causa
delle
preponderanti
forze
tedesche
discese
su
di
loro
dall
'
aria
,
le
quali
li
avrebbero
tenuti
responsabili
della
salute
e
della
incolumità
del
prigioniero
.
E
tanto
basta
!
»
.
Queste
sono
le
parole
trasmesse
dalla
Reuter
alle
ore
19
del
giorno
22
settembre
1943
.
Che
,
come
dice
Churchill
,
il
Maresciallo
Badoglio
avesse
"
accuratamente
"
studiato
le
misure
prese
per
assicurare
la
prigionia
di
Mussolini
e
la
sua
successiva
consegna
al
nemico
,
è
documentato
da
questa
lettera
autografa
dello
stesso
Maresciallo
al
capo
della
Polizia
Senise
:
«
Eccellenza
,
«
questa
mattina
ho
comunicato
al
comandante
generale
dell
'
Arma
dei
RR
.
CC
.
,
S
.
E
.
Cerica
quanto
segue
:
È
responsabile
della
custodia
dell
'
ex
-
Capo
del
Governo
Benito
Mussolini
l
'
ispettore
generale
di
P
.
S
.
Saverio
Pòlito
.
«
Egli
solo
risponde
personalmente
al
Governo
che
il
predetto
Mussolini
non
evada
o
sia
da
chicchessia
sottratto
alla
detenzione
.
«
Il
generale
Pòlito
richiederà
al
Comando
generale
dell
'
Arma
ed
al
capo
della
Polizia
tutto
il
personale
che
gli
occorre
,
specificando
anche
il
nome
di
chi
desidera
.
«
Ogni
sua
richiesta
sarà
accolta
.
L
'
ispettore
Pòlito
mi
terrà
con
frequenza
informato
.
«
Badoglio
»
Roma
,
16
agosto
1943
.
Decisa
la
consegna
del
Duce
agli
Inglesi
e
precisati
i
termini
della
medesima
,
bisognava
creare
lo
scandalo
attorno
a
Mussolini
,
coprirlo
di
ridicolo
,
infamarlo
,
in
modo
che
il
popolo
già
immemore
avesse
trovato
la
consegna
di
lui
al
nemico
come
la
consegna
di
un
uomo
oramai
non
solo
politicamente
,
ma
fisicamente
e
moralmente
finito
.
Improvvisamente
le
cateratte
del
pettegolezzo
furono
spalancate
e
sul
cinque
per
cento
di
verità
furono
affastellate
fantasie
di
ogni
genere
,
che
tuttavia
non
mancavano
di
eccitare
la
curiosità
della
minutaglia
umana
.
Nessuno
era
in
grado
di
scagliare
la
prima
pietra
sull
'
argomento
;
nessuno
dei
grandi
e
piccoli
uomini
nel
passato
,
nessuno
nel
presente
e
meno
di
chiunque
il
Maresciallo
Badoglio
,
ma
il
colpo
era
fatto
.
Bisognava
uccidere
Mussolini
,
prima
col
silenzio
tombale
poi
col
ridicolo
.
L
'
affare
durò
due
giorni
,
ma
sufficienti
.
Non
mancarono
coloro
che
deplorarono
questi
sistemi
e
parlarono
di
"
boomerang
"
:
ciò
significa
illudersi
.
Il
colpo
era
riuscito
.
Si
attribuisce
a
quei
grandi
conoscitori
del
cuore
umano
che
sono
i
gesuiti
,
la
ben
nota
massima
:
"
calunniate
,
calunniate
:
qualche
cosa
resterà
!
"
E
non
v
'
è
dubbio
che
qualche
cosa
è
restata
.
Negli
ultimi
giorni
d
'
agosto
la
"
capitolazione
"
era
nell
'
aria
.
Il
delitto
immane
che
peserà
per
secoli
sulla
storia
della
Patria
stava
per
essere
consumato
;
si
stava
,
cioè
tramutando
il
territorio
italiano
in
una
sanguinosa
arena
di
battaglia
di
eserciti
nemici
.
Solo
un
incosciente
poteva
pensare
che
le
cose
avrebbero
avuto
un
andamento
diverso
.
Solo
un
incosciente
che
avesse
trascurato
la
lettura
dei
notiziari
telefonici
e
telegrafici
che
ogni
mattina
venivano
mandati
a
Roma
dagli
uffici
di
frontiera
e
nei
quali
erano
dettagliatamente
segnalati
i
passaggi
verso
l
'
Italia
di
uomini
e
materiali
tedeschi
.
Questi
bollettini
sono
stati
abbandonati
sui
tavoli
dai
fuggiaschi
dell'8
settembre
.
Sino
dalla
mattina
del
26
luglio
,
dai
passi
del
Brennero
,
di
Tarvisio
,
di
Ventimiglia
,
vengono
annunciati
e
specificati
i
movimenti
delle
divisioni
tedesche
.
Ogni
giorno
sono
centinaia
di
automezzi
,
camion
,
carri
armati
,
reparti
di
truppe
.
La
Germania
sin
da
principio
comprende
che
il
Governo
Badoglio
ha
un
solo
programma
:
arrendersi
e
poi
riprendere
le
armi
contro
l
'
alleato
.
È
vero
che
in
data
28
luglio
il
Maresciallo
Badoglio
ha
la
sfrontatezza
di
mandare
il
telegramma
seguente
al
Führer
,
ma
le
parole
non
ingannano
nessuno
:
«
Führer
,
col
giuramento
nelle
mani
di
S
.
M
.
il
Re
e
Imperatore
,
il
Consiglio
dei
ministri
da
me
presieduto
si
è
oggi
insediato
.
Come
già
dichiarato
nel
mio
proclama
rivolto
agli
Italiani
,
ufficialmente
comunicato
al
vostro
ambasciatore
,
la
guerra
per
noi
continua
nello
spirito
dell
'
alleanza
.
Tanto
tengo
a
confermarvi
,
con
la
preghiera
di
voler
ascoltare
il
generale
Marras
che
verrà
al
vostro
Quartier
Generale
da
me
incaricato
di
una
particolare
missione
per
voi
.
Mi
è
grata
l
'
occasione
,
Führer
,
per
porgervi
la
espressione
dei
miei
cordiali
sentimenti
.
Firmato
:
Badoglio
»
.
Tra
i
sintomi
più
sospetti
vi
fu
la
richiesta
avanzata
al
Comando
supremo
tedesco
di
autorizzare
il
ritiro
di
molte
delle
grandi
unità
italiane
che
erano
dislocate
fuori
dei
confini
della
Patria
.
Si
abbandonavano
territori
conquistati
col
sangue
,
ma
si
volevano
le
divisioni
a
portata
di
mano
per
prendere
alle
spalle
l
'
alleato
,
una
volta
rovesciato
il
fronte
.
Tale
telegramma
a
firma
Guariglia
reca
la
data
del
10
agosto
e
suona
di
un
suono
falso
nel
termini
seguenti
:
«
Alla
R
.
Ambasciata
-
Berlino
.
«
Vogliate
prendere
immediato
contatto
con
Auswärtiges
Amt
e
fare
ad
esso
presente
quanto
segue
:
«
Come
è
stato
detto
nella
riunione
di
Tarvisio
del
6
corrente
,
il
Comando
supremo
italiano
ha
preso
la
decisione
di
richiamare
in
Patria
tutta
la
quarta
armata
dislocata
nel
territorio
della
Francia
metropolitana
e
un
corpo
d
'
armata
su
tre
divisioni
tra
quelle
attualmente
dislocate
nel
territorio
sloveno
-
croato
.
«
Le
ragioni
che
hanno
motivato
la
decisione
attuale
sono
varie
e
sono
già
state
esposte
a
Tarvisio
.
«
In
primo
luogo
il
Comando
supremo
sente
la
necessità
di
rafforzare
la
difesa
del
territorio
metropolitano
.
Sembra
oltre
a
ciò
opportuno
che
nostre
unità
integrino
lo
schieramento
delle
divisioni
germaniche
in
Italia
,
il
cui
compito
appare
limitato
alla
difesa
di
alcune
zone
,
mentre
è
ovvio
da
parte
nostra
si
debba
provvedere
ad
una
difesa
dell
'
intero
territorio
nazionale
:
Motivi
di
carattere
politico
e
morale
esigono
che
la
Nazione
senta
,
come
ebbi
io
stesso
a
dichiarare
esplicitamente
al
signor
Von
Ribbentropp
,
che
la
difesa
del
suo
territorio
non
è
soltanto
affidata
a
truppe
alleate
,
ma
anche
e
soprattutto
ai
soldati
italiani
.
«
Prendete
occasione
da
tali
argomenti
e
anche
da
ogni
altro
che
vi
parrà
più
opportuno
per
far
presente
all
'
Auswärtiges
Amt
la
necessità
di
questa
nostra
decisione
.
«
Ci
rendiamo
conto
che
lo
sgombero
di
tali
forze
importa
problemi
e
questioni
anche
di
carattere
politico
,
come
ebbe
a
dire
lo
stesso
Von
Ribbentrop
,
ma
abbiamo
ferma
fiducia
che
si
potrà
risolvere
il
tutto
nel
modo
più
soddisfacente
per
ambo
le
parti
.
«
I
necessari
contatti
a
questo
scopo
dovranno
essere
quindi
immediatamente
presi
dagli
organi
competenti
interessati
,
politici
e
militari
.
-
GUARIGLIA
»
.
StampaQuotidiana ,
Seicentomila
in
più
,
fra
Milano
e
i
laghi
,
negli
ultimi
dieci
anni
:
il
popolo
degli
immigrati
adoperato
,
più
che
governato
;
tanti
uomini
-
muscolo
prima
che
dei
cittadini
.
Andò
così
e
peggio
anche
nell
'
America
della
conquista
,
ma
non
deve
essere
una
gran
consolazione
per
quelli
a
cui
tocca
,
adesso
.
Da
un
anno
la
Stazione
centrale
di
Milano
non
è
più
il
mercato
all
'
ingrosso
dei
muscoli
,
ma
il
commercio
comincia
sempre
lì
:
le
valigie
di
fibra
e
i
pacchi
davanti
le
cabine
telefoniche
,
dentro
gli
uomini
-
muscolo
appena
arrivati
che
telefonano
alle
pensioni
per
avere
«
alloggio
e
lavoro
»
.
Non
conviene
più
reclutarli
in
stazione
,
le
garanzie
sono
poche
e
i
rischi
tanti
.
Meglio
lasciar
fare
a
quelli
delle
pensioni
,
è
un
lavoro
più
pulito
e
più
tranquillo
.
Cinque
su
dieci
,
gli
immigrati
che
arrivano
a
Milano
fanno
quella
telefonata
a
cui
si
risponde
:
«
Aspetta
,
veniamo
a
prenderti
»
o
«
Stai
bene
attento
,
prendi
il
tram
numero
tale
»
.
E
intanto
che
aspetta
o
viaggia
quelli
delle
pensioni
han
già
telefonato
al
reclutatore
che
ne
è
arrivato
uno
da
Gioia
del
Colle
,
Trani
,
Porto
Tolle
,
Isernia
,
Foligno
,
comunque
uno
da
sfruttare
,
ciascuno
la
sua
parte
.
Nelle
pensioni
ci
sono
stanze
da
sei
,
otto
,
dieci
letti
.
Per
un
letto
si
pagano
dalle
sette
alle
otto
mila
lire
al
mese
,
più
mille
la
settimana
per
farsi
lavare
un
po
'
di
roba
.
In
molte
pensioni
bisogna
uscire
prima
delle
nove
,
le
brandine
chiuse
e
alzate
contro
le
pareti
e
fino
alle
ventuno
la
padrona
no
riapre
la
porta
.
In
una
pensione
di
corso
L
.
(
inchiesta
ILSES
)
un
operaio
con
la
gamba
rotta
passa
un
giorno
sulle
scale
,
la
padrona
non
transige
sul
regolamento
.
La
pensione
come
prima
scuola
dello
sfruttamento
e
lo
sfruttamento
del
prossimo
più
prossimo
come
la
tecnica
più
felice
.
Perciò
la
maggior
parte
degli
affittacamere
(
circa
16
mila
in
città
fra
legali
e
clandestini
)
sono
degli
immigrati
.
In
certi
casi
il
subaffitto
organizzato
può
rendere
300
,
400
mila
lire
al
mese
,
la
Questura
conosce
un
tale
che
è
riuscito
ad
avere
tra
appartamento
e
solaio
,
65
ospiti
.
Ci
sono
quelli
che
hanno
quattro
o
cinque
«
esercizi
»
,
li
affidano
a
uno
degli
inquilini
e
passano
ogni
qundici
giorni
a
ritirare
gli
affitti
.
Nella
città
e
nella
fascia
industriale
i
luoghi
delle
pensioni
si
riconoscono
dal
fiorire
delle
attività
collaterali
:
cinematografi
di
terza
visione
,
trattorie
modestissime
,
latterie
che
vendono
anche
bevande
gasate
ecc.
Le
generazioni
nere
Poi
la
mano
dello
sfruttamento
passa
ai
reclutatori
,
di
solito
immigrati
.
Quel
tale
che
tiene
famiglia
e
quattro
automobili
:
la
Seicento
per
il
lavoro
in
città
,
la
Millecento
per
i
suoi
,
la
Spider
per
portare
a
pranzo
i
signori
dell
'
edilizia
e
il
camioncino
per
trasportare
sui
cantieri
gli
uomini
-
muscolo
,
nei
casi
di
bisogno
urgente
.
Il
reclutatore
,
i
suoi
amici
,
gli
amici
degli
amici
:
la
piccola
mafia
trapiantata
al
Nord
di
cui
,
ogni
tanto
,
si
annuncia
la
fine
,
come
per
la
grande
.
Per
esempio
quando
si
scoprono
,
come
di
recente
,
sei
racket
legati
a
130
imprese
edili
.
Ma
sempre
la
mala
pianta
rispunta
;
in
una
inchiesta
della
federazione
comunista
si
legge
che
solo
quattro
immigrate
su
cento
vengono
assunte
attraverso
i
canali
regolari
e
le
indagini
delle
ACLI
lo
confermano
.
Del
resto
se
ne
ha
la
controprova
nei
luoghi
di
origine
:
l
'
anno
scorso
nove
mila
persone
partono
dalla
provincia
di
Cosenza
all
'
insaputa
degli
uffici
di
lavoro
.
La
piccola
mafia
prospera
,
le
sue
tangenti
non
sono
più
del
cinquanta
per
cento
come
nei
primi
anni
,
ma
sempre
redditizie
.
Sì
,
ogni
tanto
uno
dei
reclutatori
viene
«
pizzicato
»
,
denunciato
,
multato
lire
duemila
per
ogni
lavoratore
«
trattato
»
.
Ma
lui
paga
e
ricomincia
salvo
a
cambiare
aria
per
qualche
tempo
.
Naturalmente
le
serie
,
moderne
,
oneste
aziende
del
Nord
sono
all
'
oscuro
di
tutto
,
c
'
è
sempre
un
appaltatore
o
un
intermediario
per
salvare
la
faccia
.
Ma
anch
'
esse
,
specie
le
medie
e
piccole
,
conoscono
le
maniere
di
incoraggiare
il
miracolo
:
le
ore
di
lavoro
straordinario
fuori
busta
;
le
paghe
arbitrarie
ai
ragazzi
fra
i
quattordici
e
i
quindici
anni
(
non
più
a
scuola
,
non
ancora
impiegati
regolarmente
)
;
il
lavoro
appaltato
a
quantità
,
non
a
tempo
,
a
poveri
diavoli
che
credono
di
fare
un
ottimo
affare
impegnandosi
a
chili
o
a
metri
,
non
a
ore
,
e
poi
scoprono
di
avere
tutti
gli
oneri
degli
artigiani
ma
non
i
vantaggi
.
Per
non
dire
della
«
buona
occasione
»
a
cui
partecipa
l
'
intera
classe
imprenditoriale
del
Nord
,
usando
una
forza
lavoro
che
si
è
formata
,
trasferita
e
sistemata
a
spese
della
collettività
.
Detta
dai
propagandisti
politici
questa
«
buona
occasione
»
si
riduce
a
un
calcolo
elementare
:
«
Negli
ultimi
dieci
anni
gli
Enti
locali
del
Milanese
hanno
speso
circa
1000
miliardi
per
accogliere
gli
immigrati
.
Avendone
recuperato
solo
100
per
il
maggior
introito
fiscale
essi
hanno
fatto
agli
imprenditori
un
regalo
netto
di
900
miliardi
»
.
Non
è
così
,
questa
aritmetica
troppo
semplice
non
sopravvive
al
comizio
,
ma
,
nelle
linee
generali
,
la
«
buona
occasione
»
,
il
favore
,
lo
sfruttamento
,
la
necessità
dello
sviluppo
,
o
come
volete
chiamarla
,
esiste
e
una
visita
alla
fascia
industriale
serve
anche
a
questo
,
dico
a
capire
quanto
il
miracolo
economico
deva
a
questa
manodopera
avuta
per
niente
e
,
per
anni
,
sottopagata
.
Ne
fanno
parte
,
non
dimentichiamolo
,
anche
le
donne
.
Trentotto
su
cento
dicono
le
inchieste
,
non
arrivano
a
una
paga
di
20
o
25
mila
lire
al
mese
.
Che
miracolo
poco
galante
.
È
accaduto
anche
in
America
negli
anni
della
conquista
:
«
Per
tre
generazioni
abbiamo
rimboccato
le
maniche
»
.
Che
può
voler
dire
,
di
là
come
di
qua
dall
'
Atlantico
,
gente
logorata
e
ammazzata
di
lavoro
.
Oggi
i
reclutatori
del
Milanese
faticano
a
collocare
i
lavoratori
che
hanno
più
di
trentacinque
o
quarant
'
anni
.
A
quell
'
età
si
è
vecchi
e
finiti
per
certi
cantieri
edili
.
L
'
uomo
-
muscolo
accettato
solo
se
i
muscoli
sono
in
perfetta
efficienza
.
Gli
altri
come
Michele
,
il
muratore
:
«
Come
mi
vedono
che
zoppico
un
po
'
neanche
mi
provano
dicono
che
non
c
'
è
lavoro
,
sono
dei
mesi
che
giro
.
Eppure
a
casa
ero
muratore
fatto
»
.
Le
«
due
nazioni
»
.
Per
una
,
qui
a
Milano
,
la
settimana
corta
,
la
civiltà
degli
svaghi
,
la
seconda
casa
e
le
altre
belle
novità
di
cui
tutti
parlano
.
Per
l
'
altra
sempre
dodici
e
più
ore
al
giorno
e
settimane
lunghe
per
tipi
che
si
«
danno
da
fare
»
:
il
dopo
-
fabbrica
con
lei
che
taglia
cravatte
,
il
marito
che
lavora
a
una
pressa
nel
sottoscala
e
gli
altri
che
fanno
la
casa
propria
dopo
aver
fatto
quella
altrui
.
Tutti
questi
muratori
impiegati
da
un
'
industria
che
sarà
più
efficiente
della
romana
o
della
napoletana
,
ma
che
conosce
gli
stessi
rapporti
di
lavoro
:
50
o
60
mila
lire
al
mese
finché
si
lavora
e
poi
in
cerca
di
un
altro
cantiere
,
una
carriera
che
ricomincia
ogni
volta
,
poche
possibilità
di
migliorare
,
nessuna
sicurezza
per
la
vecchiaia
e
le
testimonianze
ossessive
di
questo
proletariato
permanente
,
come
il
volo
di
un
calabrone
chiuso
in
una
stanza
che
va
e
va
finché
cade
.
Tutti
questi
ex
contadini
immessi
da
un
giorno
all
'
altro
nel
sistema
del
successo
,
offerti
alle
sue
cinque
tentazioni
,
il
prestigio
,
il
denaro
,
il
potere
,
la
fama
,
la
sicurezza
,
ma
che
capiscono
quasi
subito
di
essere
confinati
ai
margini
e
destinati
alle
cose
peggiori
del
sistema
,
ai
lavori
più
umili
e
monotoni
.
Certo
vi
sono
parecchi
immigrati
che
raggiungono
,
in
fabbrica
e
fuori
,
una
buona
sistemazione
economica
,
qualcuno
anche
l
'
agiatezza
.
Ma
l
'
atteggiamento
generale
di
questi
«
novi
homines
»
rispetto
al
lavoro
manca
di
gioia
:
occupazione
senza
amore
,
fatica
senza
grandi
speranze
.
In
genere
il
lavoro
non
è
amato
.
Cambiano
le
condizioni
del
lavoro
,
ma
i
giovani
continuano
a
usare
le
definizioni
amare
degli
anziani
:
quel
reparto
nella
fabbrica
di
Rescaldina
è
sempre
«
Mauthausen
»
,
quel
magazzino
di
Sesto
è
sempre
«
la
galera
»
,
nei
cantieri
edili
gli
operai
parlano
sempre
di
se
stessi
come
di
oggetti
maltrattati
:
«
Dopo
averci
sbattuto
da
un
posto
all
'
altro
,
vengono
e
ci
tirano
fuori
dalla
baracca
»
.
Il
lavoro
in
una
civiltà
industriale
inedita
quasi
per
tutti
.
Fatta
come
ogni
civiltà
,
di
elementi
contraddittori
,
di
fervori
come
di
frustrazioni
.
Davanti
al
progresso
tecnologico
,
per
esempio
,
l
'
atteggiamento
degli
uomini
nuovi
è
incerto
e
diffidente
:
quasi
sapessero
che
la
tecnica
gli
dà
con
una
mano
,
ma
con
l
'
altra
gli
toglie
.
Gli
operai
interrogati
da
Pizzorno
e
dai
suoi
collaboratori
sul
tema
dell
'
uomo
di
fronte
alle
nuove
macchine
stanno
fra
opinioni
diverse
,
spesso
divergenti
:
sì
,
il
lavoro
è
meno
duro
,
«
ma
ci
vuole
troppa
attenzione
»
.
Sì
,
i
rapporti
gerarchici
sono
meno
sergenteschi
,
la
sorveglianza
meno
carceraria
,
«
seuno
sbaglia
non
vengono
subito
a
sgridarti
,
basta
la
lampadina
azzurra
che
si
accende
»
,
però
c
'
è
meno
amicizia
.
Anni
fa
,
per
esempio
,
le
operaie
potevano
starsene
a
casa
uno
o
due
anni
per
tirar
su
il
figlio
e
poi
tornare
in
fabbrica
:
adesso
chi
esce
dal
giro
fatica
a
rientrarci
,
i
rapporti
personali
contano
meno
.
L
'
Organizzazione
decide
a
freddo
.
È
ancora
l
'
eredità
contadina
,
l
'
insofferenza
all
'
orario
,
il
tentativo
ingenuo
di
ricostruire
nel
mondo
industriale
i
comportamenti
e
i
rapporti
di
quello
campagnolo
.
Tanto
lavoro
per
vivere
una
vita
quasi
incomprensibile
.
Il
popolo
laborioso
e
sradicato
.
La
città
tua
e
non
tua
«
E
tu
Luigi
come
la
vedi
a
Milano
?
»
«
Per
me
Milano
è
bella
,
dico
meglio
bellissima
,
come
la
vedono
i
turisti
.
»
Parecchi
rispondono
così
quasi
per
affermare
una
rottura
totale
,
anche
estetica
,
con
il
passato
.
Eppure
si
capisce
che
l
'
atteggiamento
estetico
della
maggioranza
verso
Milano
e
dintorni
è
di
indifferenza
su
un
fondo
di
pena
,
la
pena
fisica
del
contadino
inurbato
.
Qui
,
nei
dintorni
,
in
ogni
villaggio
-
città
c
'
erano
la
vecchia
e
la
nuova
borgata
.
Ma
dovunque
la
saldatura
è
già
avvenuta
,
il
magma
cementizio
ha
riempito
i
vuoti
e
si
divora
l
'
antico
:
scomparse
le
strade
radiali
da
duomo
a
duomo
;
impraticabili
,
per
il
traffico
,
i
sagrati
;
e
chi
se
non
la
dinamite
potrebbe
riportare
l
'
ordine
nelle
ventisette
coree
?
Tanti
suburbi
ma
nessuna
traccia
di
una
civiltà
suburbana
.
Niente
villaggi
residenziali
per
giovani
coppie
«
prigioniere
della
fraternità
»
;
solo
gli
accampamenti
degli
immigrati
e
le
fabbriche
in
un
mondo
di
sradicati
sospettosi
.
Ora
il
piano
intercomunale
dovrebbe
disegnare
in
questo
caos
una
geometria
razionale
ed
è
ancora
possibile
,
ci
sono
ancora
dei
vuoti
fra
la
fascia
e
la
città
e
fra
i
centri
della
fascia
.
Ma
in
giro
c
'
è
molto
pessimismo
,
pochi
credono
che
il
piano
prevarrà
sugli
egoismi
degli
interessi
privati
.
E
intanto
i
600
mila
che
abitano
la
città
informe
sentono
ogni
tanto
affiorare
la
pena
:
nelle
scuole
i
bambini
disegnano
marine
.
Già
,
brutta
ma
libera
.
Per
le
continue
incertezze
dell
'
immigrato
.
Non
sentirsi
cittadino
di
questa
città
,
assistere
alle
partite
di
calcio
senza
una
vera
passione
campanilistica
,
vivere
come
«
nel
posto
che
bene
o
male
ti
dà
il
pane
»
ma
poi
capire
che
,
tutto
sommato
questa
cosa
immensa
e
confusa
che
chiamano
Milano
,
è
un
luogo
dove
i
rapporti
umani
sono
migliori
che
altrove
.
«
Qui
vai
dove
ti
pare
e
nessuno
ti
dice
niente
.
A
Messina
ogni
cosa
che
facevo
subito
trovavano
a
ridire
»
.
«
Milano
mi
piace
perché
la
giri
a
testa
alta
»
.
«
Io
dico
questo
,
se
uno
si
fa
la
fidanzata
in
Sicilia
deve
portarsi
dietro
a
mangiare
anche
suo
padre
,
la
madre
,
i
fratelli
e
le
sorelle
.
Qui
a
Milano
si
va
con
la
ragazza
e
si
prende
un
caffè
»
.
La
Milano
dei
ricchi
li
ignora
?
La
Milano
della
borghesia
mercantile
gli
è
straniera
?
Può
darsi
,
ma
poi
scoprono
che
c
'
è
un
'
altra
Milano
popolare
e
no
che
ricorda
le
sue
origini
,
che
ha
voglia
di
eguaglianza
,
che
può
darti
una
mano
quando
meno
te
lo
aspetti
:
«
Uscii
dalla
stazione
e
non
sapevo
cosa
fare
.
Si
avvicinò
un
signore
e
mi
chiese
se
stavo
male
.
No
,
era
soltanto
che
camminavo
piano
e
non
riuscivo
ad
ambientarmi
.
Mi
diede
l
'
indirizzo
di
una
pensione
e
mi
accompagnò
al
tram
»
.
«
Ero
disperato
,
raccontavo
al
barista
che
non
trovavo
casa
e
una
vecchia
che
era
lì
a
sentire
dice
che
,
se
mi
accontento
posso
stare
in
casa
sua
che
c
'
è
suo
marito
pensionato
con
22
mila
lire
al
mese
.
Mi
hanno
tenuto
per
quattro
mesi
e
non
hanno
voluto
una
lira
»
.
Sradicati
,
incerti
,
sottoposti
alla
doccia
scozzese
di
una
città
così
diversa
,
membri
di
una
società
di
cui
non
vedono
il
corpo
,
sempre
esitanti
fra
l
'
assimilazione
e
l
'
ortodossia
règionale
:
vestirsi
alla
milanese
,
ma
poi
pretendere
tenacemente
il
pane
grosso
alla
siciliana
o
quello
lavorato
alla
mantovana
:
vantare
l
'
anzianità
,
«
io
sono
qui
da
sei
anni
e
quello
lì
neanche
da
tre
mesi
e
parla
»
ma
sentirsi
stranieri
al
luogo
,
restare
finché
si
può
legati
al
paese
(
a
San
Donato
su
12500
abitanti
ancora
quattro
mila
che
conservano
le
residenze
nei
paesi
di
origine
)
.
Ma
nessun
mitico
«
grande
ritorno
»
,
la
coscienza
che
laggiù
non
si
può
tornare
:
«
E
chi
ci
può
stare
laggiù
»
.
«
Vado
là
bascio
per
nu
poco
d
'
olio
,
ma
torno
subito
,
chi
ci
può
stare
»
.
La
nostalgia
che
durerà
per
tutta
la
vita
sotto
la
decisione
,
certa
in
quasi
tutti
dopo
uno
o
due
anni
,
di
non
tornare
.
Così
oggi
per
qualche
generazione
ancora
.
Un
uomo
nuovo
pieno
di
cose
antiche
,
ma
sotto
un
aspetto
almeno
integralmente
nuovo
e
inedito
in
Italia
.
Per
la
prima
volta
in
Italia
una
società
di
cittadini
indifferenti
come
lo
sono
dovunque
i
cittadini
delle
megalopoli
.
I
cittadini
delle
città
che
non
sono
più
città
ma
galassie
urbane
.
Fra
non
molto
Milano
si
estenderà
per
quaranta
chilometri
,
avrà
quattro
o
cinque
milioni
di
abitanti
.
Come
si
fa
ad
amarli
i
giganti
?