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Un grande Bologna ( Brera Gianni , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Roma , 7 giugno 1964 - BOLOGNA - INTER : 2-0 . NOTE : Pomeriggio di sole , assai caldo . Un lieve ponentino dall ' orario di inizio . Spettatori 51.000 paganti . 97.000.000 di lire . Terreno ottimamente inerbato . Nessun incidente , se si eccettua qualche pestone a Suarez e Jair . Disposizioni delle squadre : Picchi e Janich liberi . L ' ala sinistra Capra occupa la zona del terzino sinistro . Fogli segue Corso , che non lo segue . Tagnin su Bulgarelli e Burgnich su Haller . Suarez senza avversari diretti . Furlanis su Mazzola . Angoli : Inter 7 , Bologna 4 (p.t . 1-3 ) . Antidoping per Facchetti , Tagnin , Corso , Pavinato , Tumburus e Capra . Il Bologna ha battuto l ' Inter e si consacra campione d ' Italia 1964 . L ' Inter ha subìto dal Bologna lo stesso modulo tattico inflitto al Real Madrid sul terreno del Prater . Davvero , possiamo sportivamente compiacerci che per conquistare il titolo italiano il Bologna abbia dovuto superare , e con pieno merito , la squadra campione d ' Europa ! Il Bologna aveva disputato un ottimo campionato fino al momento della condanna per doping . Poi ha arrancato parecchio , avendo attenuanti soprattutto psicologiche . Riottenuti i punti della condanna di prima istanza , il Bologna si è ritrovato alla pari dell ' Inter e lo spareggio si è reso inevitabile . La scelta di Roma era quasi ovvia , a dispetto del caldo mediterraneo . Ma il prolungamento della stagione agonistica è stato fatale all ' Inter . Si sono visti i suoi resti , all ' Olimpico : una sorta di labile ectoplasma di quella che era stata la squadra più grintosa e gagliarda del campionato . Il Bologna , per contro , ha finalmente impostato la partita per vincere . Nessuna concessione alle fole estetiche già tanto deplorate ( e scontate ) l ' anno scorso . Praticamente l ' Inter ha insegnato la lezione vincendo al Prater e il Bologna l ' ha applicata con energica , direi spietata , determinazione . L ' Inter ha largamente dominato il centrocampo ed ha scontato in attacco la nullaggine e lo scadimento psicofisico delle sue punte . Il profilo tecnico - tattico dell ' Inter è troppo noto perché ci si debba tornare sopra ; fino all ' altezza dei centrocampisti è di valore mondiale : poi scade moltissimo . Milani non è abbastanza agile per reggere al gioco stretto , guizzato in triangolo ; Mazzola è vuoto al punto che sembra si regga a stento ; Jair è malconcio e non ha alcuna intelligenza di gioco . Il Bologna ha favorito il lento forcing dell ' Inter non prestandosi mai a sguarnire l ' area . Su quell ' arcigno bastione aspettavano imperterriti Janich , Tumburus , Pavinato e Capra . E a loro si aggiungeva Furlanis , che Mazzola non aveva l ' accortezza ( né il dinamismo sufficiente ) di portare lontano . In centrocampo , senza compiti difensivi ( finalmente ) , Fogli ha giganteggiato proiettandosi ogni volta in arrembanti incursioni . Bulgarelli e Haller stavano sulla sua linea e soltanto Haller si consentiva qualche attesa un po ' più in avanti . Lo stesso Perani arretrava in appoggio , ora a destra , ora a sinistra . E sulle estreme si spingevano talvolta anche Capra e Furlanis . Si è veduto spesso Nielsen sola punta avanzata del Bologna . Ma la difesa di Negri non si è mai scomposta . La disposizione tattica della squadra doveva considerarsi perfetta . E non stupisce affatto che , pur dominando l ' Inter ... fino alle soglie dell ' area , con fasi di disimpegno e di palleggio ad alto livello stilistico , non stupisce che sia stato proprio il Bologna a creare le migliori occasioni sottomisura ! È nella dialettica stessa del contropiede questa apparente contraddizione logica . Chi attacca e si squilibra , per eccessiva lentezza o per povertà di schemi , alla lunga subisce le incursioni degli avversari più dotati di spunto e di inventiva . Il Bologna ha assottigliato al massimo il suo gioco di offesa . Ma sulle misere sei conclusioni del primo tempo , ben tre avrebbero potuto fruttare il gol . Sarti ha dovuto rischiare la vita ( e la reputazione ) per sventare un tiro di Nielsen al 23' . Dal canto suo il formidabile danese aveva sbagliato al 16' , quando era ormai solo davanti a Sarti , e aveva grossolanamente mancato il tempo , così da ciccare , su un invitantissimo traversone basso di Bulgarelli al 37' . L ' Inter , dal canto suo , non ha impegnato una sola volta seriamente Negri . Nessun interista è mai riuscito a liberarsi davanti a lui . Le conclusioni , dice il taccuino , sono otto , ma un sol tiro discreto è stato effettuato da Milani , ed è finito fuori . Il numero , davvero irrisorio , delle conclusioni , dice quanto sia stato moscio di ritmo e povero di coraggio il gioco del primo tempo . Alla ripresa , nulla è cambiato , se non in peggio . L ' Inter si è ancora più squilibrata in avanti ogni volta fermandosi , impotente , sul poderoso bastione sorretto da Janich . Il solo tiro serio l ' ha effettuato Facchetti da lontano , e Negri l ' ha prudentemente alzato di sberla sopra la traversa . Al 17' ( nefastus numerus ! ) Suarez ha aperto una palla - gol a Milani sulla sinistra , ed il vecchio bisonte l ' ha ignobilmente buttata fuori . Pochi istanti prima , il mio magnifico Fogli aveva chiarito le proprie intenzioni impegnando Sarti con un tiro lungo , basso e carogna , diretto all ' angolino . Chi avrebbe dovuto seguire Fogli , il fievole Corso , assisteva con gli stinchi molli sopra le ignobili calzette a cacaiola . Se la difesa del Bologna ha badato a non perdere la partita , Fogli senza dubbio alcuno l ' ha vinta , riempiendo di legittima soddisfazione chi tempesta da mesi il buon Fabbri perché si decida a considerarlo il miglior centrocampista italiano ... Tenuto più avanti , Fogli ha anche sfoggiato il tiro , di cui lo si giudicava a torto incapace , come è vero che cantare e portare la croce non è possibile . Fogli ha segnato su tocco di punizione e il suo tiro - basso e angolato - è stato per giunta deviato da Facchetti ( come giuro di non aver visto ) . Poi , ha offerto palloni strepitosi a Nielsen , che finalmente ha infilato Sarti al 39' . Battuta alla mezz ' ora , l ' Inter ha tentato invano di stringere i tempi . La seconda fondata di Nielsen l ' ha definitivamente seduta . È anzi da rilevare che Nielsen e Haller avrebbero potuto segnare altre due reti . E che non l ' abbiano fatto è solo giusto ... sotto l ' aspetto sentimentale . In effetti questi spareggi , quando la bilancia si decide a pendere , finiscono quasi sempre in Waterloo clamorose . L ' Inter non l ' avrebbe meritata una punizione più dura . Il punteggio deve considerarsi equo come la vittoria del Bologna . Né staremo a disperarci per la temuta inevitabile dissoluzione psicofisica dell ' Inter . È già straordinario che sia giunta a tanto . Non me l ' invento ora per consolarmi . Il campionato italiano è terribile : la Coppa dei Campioni è un ' aggiunta che soltanto una grande e completa squadra potrebbe sostenere . Del resto , basti ricordare le magre della Juventus del quinquennio in Coppa Europa per spiegarsi tutto : e non è che quella splendida squadra avesse tante e così temibili avversarie come l ' Inter di oggi . Aveva la graziosa , incostante , Inter di Meazza e il Bologna , che giustappunto la lasciava andare per poi rifarsi in coppa . L ' Inter è campione d ' Europa e questo può bastare al nostro orgoglio . Il Bologna l ' ha superato di un ' incollatura , e anche questo lusinga l ' amor proprio del critico , forse unico nel pronosticarlo vincitore alla vigilia della stagione agonistica . Dirò , anzi , che il Bologna non avrebbe avuto nemmeno bisogno dello spareggio se avesse condotto certe partite con la fredda determinazione tattica di oggi . A pensarci , è questa la primissima volta che Bernardini si compiace di ricorrere a così drastiche contromisure tattiche . Non c ' è che dire : il vecchio testone è stato bravo e Fogli deve considerarsi il suo maggior profeta , con quel meraviglioso puntero che è Nielsen . Sulla stagione del Bologna e sul suo profilo tecnico - tattico bisognerà tornare , ovviamente . Già da ora sembra doveroso ammettere che la sua difesa è straordinariamente forte e decisa , che Janich è inferiore a Picchi per stile ed eleganza , ma forse lo supera per potenza e capacità di stacco . Tumburus ha avuto gioco facile con Milani . Furlanis ancora più facile con Mazzola . Pavinato ha subito atterrito Jair degradandolo a grottesco piagnone . Capra infine è stato accorto nel tenere la zona e nel lanciarsi , di quando in quando , sull ' estrema . Esaurito l ' esame - pur molto veloce - della difesa , ancora e sempre torna in mente il risolutivo apporto di Fogli , la cui presenza in centrocampo ha persino giustificato certi velleitari triangoli fra Bulgarelli , spompato assai , e Haller , che ha avuto spunti rari , ma grandiosi , impegnando allo stremo l ' intelligente e ruvido Burgnich . Perani e Fogli hanno rilanciato più che non sapessero i due finti interni . E Nielsen , finalmente servito a tempo , è stato un castigo di Dio . L ' Inter , voglio dire i suoi resti , ha giocato un ottimo calcio fino al momento della rifinitura . Ma il suo lento forcing consentiva ogni fattivo recupero ai bolognesi e , per contro , metteva in serio imbarazzo la difesa , fin troppo sconnessa e svisata per le marcature , non molto convincenti a loro volta . Picchi ha compiuto strabilianti prodezze in tackle , negli anticipi e nei disimpegni : alla lunga , era fatale che ci lasciasse le penne . E non meglio di lui stava Guarneri che in troppo spazio doveva vedersela con Nielsen . Quanto a Facchetti , vagava dietro a Perani . E Burgnich dietro ad Haller e Tagnin dietro a Bulgarelli . Tutti quanti erano troppo sbilanciati in avanti . E non valeva l ' estro costruttivo di Suarez ( un ottimo incontro il suo ) ad evitare un ' eccessiva , pericolosa rarefazione davanti a Sarti . Nella cervellotica disposizione della difesa , anche Sarti ha scontato le sue . Due o tre volte si è salvato per miracolo : un paio di volte ha sbagliato grosso : tre o quattro è stato graziato dall ' eccessiva irruenza degli avversari all ' ultima battuta . Né si deve dimenticare il rimbombante spigolo di Haller sull'1-0 . Insomma , avrebbe anche potuto andar peggio . E per quanto sia umano il nostro disappunto , dobbiamo sportivamente toglierci il cappello ai nuovi campioni d ' Italia . L ' anno prossimo , Inter e Bologna , faranno sicuramente in Coppa d ' Europa come e meglio di quanto abbiano saputo il Milan e l ' Inter : e daranno nuovo prestigio a quello che da tempo può considerarsi il campionato più tecnico e difficile del mondo . Ora la cronaca . Sole estivo ; la relativa frescura del ponentino . Entrano lente le squadre , come riluttanti all ' ultima fatica . Vince il campo il Bologna ; batterà l ' Inter contro sole . Un minuto di silenzio per ricordare Dall ' Ara , povero caro vecchio . Si va . Bulgarelli sgambetta subito Suarez . Ammonito . Suarez si avventa in area , Janich lo spiana ( 3' ) . L ' Inter domina al trotto . Ricorda il Real del Prater . E il Bologna ... ricorda l ' Inter . Tutte le marcature sono esatte . L ' Inter arriva al bastione dell ' area e si ferma . Il primo portiere a toccar palla è Sarti , su lancio di Pavinato ; all ' 11' Suarez deve fermare a scivolo Capra , in fuga sulla destra . Il Bologna si annienta da sé ( pare non esista : invece si limita ) . Ma l ' attacco dell ' Inter è nullo . E il contropiede del Bologna schiatta al 16'; Fogli lancia Nielsen , Guarneri scivola , Nielsen arresta male e spara fuori di destro . Capito il gioco . Per l ' Inter marca male . E per giunta non gioca mai sulle estreme . Si infogna al centro , dove la difesa bolognese è più munita . Fallo di Picchi su Haller , al 18' : due calci in area : Perani ad Haller : destro che sarebbe facile per Sarti se Suarez non svirgolasse sopra la traversa : brividi per il possibile autogol . Furlanis pianta Mazzola , scende e serve Nielsen : debole sinistro parato ( 21' ) . Guarneri tunnelleggia Haller e dà a Mazzola : destro dal limite , che Janich devia : para facilmente Negri . Al 23' , nuovo schema del Bologna : Tumburus , ala sinistra , crossa per Perani : tocco a Nielsen : scatto a rete : esce Sarti e di piede sventa il tiro in angolo . Mi ripeto che per l ' Inter marca male . « Gioca come con la Lazio » dice un collega . Sinistro di Jair al 26' parato facile . Facchetti a Suarez ( 30' ) : scende Suarez e Milani si spreca in triangolo . Ahimè , Suarez , come Picchi , è grande , ma al 32' un suo lancio a Milani , ala sinistra , è sprecato . Gioco noioso . L ' Inter rumina calcetto piacevole , ma sterile anche . Le punte , zero . Al 37' , invece , Haller fa triangolo con Bulgarelli , che da destra traversa un ' ottima palla - gol : vi balza sopra Nielsen e la cicca , diavolo d ' un uomo : palla a Perani , salva Facchetti , molto bravo e sicuro . 38' : il solo vero tiro dell ' Inter : cross di Suarez a Tagnin , a Milani : destro basso da venti metri : fuori . Un fallo su Milani in fuga da sinistra : punizione di Suarez : destruccio alla paesana . Ma che fanno avanti , tutti questi bravi testoni ? Un ' incursione di Perani fallita . Un destraccio di Milani , facile . Finisce il tempo . Impressioni penosette . Tre palle - gol costruite sotto Sarti , nessuna sotto Negri , benché apparentemente l ' Inter abbia dominato il campo . Ripresa . Al via , Suarez libera Mazzola che tarda a concludere : il suo crossetto non serve alcuno . Altro stupendo lancio di Suarez per Jair : ennesimo fallo a gamba tesa dei difensori bolognesi ( questa volta , Janich ) : angolo : prende Facchetti il rimpallo , avanza e fionda il sinistro da trenta metri : Negri sberla sul fondo . Tutto il Bologna arroccato : Nielsen al centro , solo . All'8' , sprazzo di Mazzola ( da Milani ) : secco cross : Janich , di testa , in angolo . Ancora Janich di testa , sulla battuta : riprende Mazzola : Milani manca la girata : riceve Negri sul rimbalzo , e molte grazie . Veder giocare l ' Inter sembra che faccia melina su un già cospicuo vantaggio . Al 14' , Tagnin « palla - molla » serve Janich che incorna a Bulgarelli : a Fogli , che avanza lanciato , e spara un gran destro basso . Sarti devia a stento dall ' angolino : avanza sulla palla Nielsen , a destra : Sarti , grandioso , gli blocca il tiro sul nascere . Al 15' altro brivido : Corso guarda Fogli avanzare . Lancio a Furlanis , ala destra : tarda Picchi all ' incontro : cross per Nielsen : difficoltoso dribbling aereo sotto gli occhi di Sarti e Guarneri : palla fuori da un passo ! Al 17' la sola ed ultima occasione dell ' Inter : Corso a Suarez : mischia , apertura geniale a sinistra : Milani è solo : ingobbisce e spara fuori . Negri protesta per il fuori gioco non visto da Lo Bello . Ammonito Fogli per proteste . La gente dice che Lo Bello è filo - interista . Non lo sono neppure gli attaccanti dell ' Inter ! Ogni tocco in avanti è perduto ! Sembra sfinito il Bologna ( ironia ) : i falli sono molti davanti a Negri : ma una punizione di Corso al 25' non lo inquieta . Il Bologna reagisce a puntate improvvise . Un cross di Bulgarelli , al 26' , trova Nielsen squilibrato , e poi Perani , che Facchetti contiene . Di nuovo Perani scatta al 27' e quand ' è in area Facchetti lo spiana d ' ancata : « Rigore ! » strillano tutti . Lo Bello lascia correre . Fra poco potremo dire che ha fatto bene . Un cross di Furlanis a destra : Sarti manca la presa in tuffo , Nielsen cade , Perani non batte in tempo : Facchetti allontana . Riprende Haller , commette fallo Picchi . Punizione da venti metri . Barriera . Bulgarelli tocca a Fogli : destro basso deciso : dice che Facchetti ci mette la punta a peggiorare le cose : vedo Sarti tuffarsi in ritardo ( essendo coperto ) : gol . I milanesi zitti , i bolognesi festanti ( e non loro soli ) . È fatta ormai . Ed era fatale , aggiungo . L ' Inter , sballate le marcature , non ha attaccanti capaci di tenere un istante la palla . Non si può non perdere , se per giunta ci si sbilancia in avanti . A131' , Corso perde la palla e Nielsen come un alce va via seminando Burgnich e Guarneri : in area , scavezzandosi , riesce a fermarlo Picchi ( angolo ) . Dopo la battuta dalla bandierina , palla ad Haller sulla sinistra : gran tiro sullo spigolo dell ' incrocio ( e fuori ) . Uno spunto di Mazzola in dribbling : quando pianta i due che lo cianchettano , Lo Bello ferma , fischia la punizione e Corso sciupa ( còppet ) . Al 36' , palla - gol da Fogli a Nielsen : sinistro alto . Ma dopo 2'30 " , Fogli si ripete e questa volta Nielsen non sbaglia : il suo sinistro è secco e preciso : Sarti fuori causa . I bolognesi si abbracciano festanti : gli interisti scuotono il capo e si seccano . È finita . L ' ultimo tiro lo sbaglia Suarez . Portano Bernardini in campo e lo issano sulle spalle i bolognesi . La festa incomincia . E noi a casa .
Tra stregonerie vecchi e nuove ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Si crede comunemente che la stregoneria sia un insieme di credenze superstiziose , proprie di società primitive o ( come si diceva ) di « popolazioni selvagge » ; e si potrebbe credere che , nel nostro tipo di civiltà , sia un ricordo del passato , oggetto solo di interesse storico o di curiosità svagata . Gli ultimi processi alle streghe furono infatti celebrati in Europa prima della Rivoluzione francese ( circa due secoli fa ) ; e sebbene il maccartismo , per la sua persecuzione indiscriminata contro tutti i sospetti di comunismo , sia stato chiamato « la caccia alle streghe » e come tale rappresentato dal commediografo Arthur Miller ( The Crucible , 1952 ) , l ' espressione si intese in senso metaforico o approssimato . Infatti in un ' epoca come la nostra , dominata dal razionalismo scientifico e tecnologico e in cui autentici prodigi sono realizzati da macchine perfezionate e da procedimenti ingegnosi di cui si conosce esattamente la logica e il funzionamento , sembra assurdo che si continui a credere a influenze o poteri occulti , di cui certi uomini o donne siano dotati e che siano capaci di infliggere agli altri danni immeritati . Ma gli antropologi moderni , a differenza degli antichi viaggiatori , che si limitavano a descrivere i costumi dei popoli visitati e a scandalizzarsi quando li trovavano diversi dai loro , cercano di capire la funzione che credenze e istituzioni esercitano nella società in cui vigono , di scorgerle nella struttura complessiva di tali società e determinare il bisogno a cui rispondono o il fine che , più o meno palesemente , tendono a raggiungere . Così hanno fatto per la stregoneria che , a partire da un ' opera classica di EvansPritchard ( 1937 ) , è stata sottoposta , sulla base di una documentazione sempre più larga , ad analisi e a considerazioni teoriche le quali dimostrano che le sue radici affondano più che in un certo tipo di cultura o di società , nella stessa realtà umana . In primo luogo , si distingue oggi la stregoneria dalla magia , che è un ' arte e una scienza presunta , la quale si può insegnare o imparare e ha quindi i suoi « dottori » . La stregoneria invece consiste in un naturale potere malefico , innato in certe persone , di danneggiare gli altri in modo misteriosamente segreto . Per via di questa segretezza , lo stregone o la strega opera di notte , cioè al buio ; e sempre per malizia o dispetto più che per sete di guadagno . Commette atti che vanno contro tutti i canoni stabiliti nel gruppo umano in cui vive : incesto , bestialità , antropofagia , violazione di tombe . Preferisce andar nudo e deporre i suoi escrementi nel luogo dove abita . Questi e altri particolari pittoreschi si raccontano sulle streghe nei paesi in cui ci credono . Questi paesi sono ancora molti in Africa , in Oceania e in America . Molti Stati africani modernizzati hanno tolto la stregoneria dal novero dei reati legalmente perseguibili ; ma la credenza persiste . Quali ne sono i fondamenti ? In primo luogo , l ' esistenza del male nel mondo ; infatti in un mondo perfettamente ordinato o sorretto da un ' unica forza benefica , la stregoneria non troverebbe posto . In secondo luogo , l ' attribuzione dell ' origine del male al potere occulto di alcune persone . Quest ' attribuzione è l ' aspetto più importante della stregoneria perché consente di esercitare la sua funzione fondamentale , che è quella di salvare l ' ordine morale in cui si crede e in generale il sistema di istituzioni , di tecniche e di credenze in cui esso consiste . Se qualcosa va male nel mondo , la causa del male non risiede nell ' ordine riconosciuto , ma nell ' influenza occulta di individui sospetti . Se uno ha coltivato il suo campo nel modo tradizionale e non ha ottenuto il raccolto sperato , può , attribuendo la causa di questo evento a un potere malefico , esimersi dal sottoporre a critiche e a revisioni il suo metodo di coltivazione . Se una malattia non risponde a un determinato trattamento , la colpa sarà del malocchio o del maleficio lanciato da qualcuno , non dell ' insufficienza del trattamento stesso . Così ogni fallimento o insuccesso non metterà in crisi il sistema delle tecniche e dei valori riconosciuti : quindi , la delusione , l ' odio e l ' ostilità per i danni subiti troveranno , nella stregoneria , un canale di sfogo che lascerà intatta la struttura d ' insieme del gruppo sociale . Allo stesso modo , chi si è visto abbandonare dalla moglie che è fuggita con un altro dirà : « Quell ' individuo l ' ha stregata » piuttosto che riconoscere la sua incapacità di conservarsi l ' affetto della moglie e il suo fallimento di marito . Da un punto di vista più generale e filosofico , si può dire che il ricorso alla stregoneria in una forma o nell ' altra è proprio di tutti i modi di vita che non conoscono alternative e non offrono scelte ; che costituiscono totalità chiuse , di cui nessuna parte o elemento può essere mutata o corretta senza far crollare tutto l ' insieme ; e che perciò sono portati a sacralizzare le credenze su cui si fondano e a considerare con angoscia e terrore ogni comportamento che costituisca per esse una potenziale minaccia . Se tutto questo è vero ( e non c ' è ragione di dubitarne ) , l ' interesse crescente per la stregoneria nel mondo moderno , la reviviscenza , sia pure sporadica , di pratiche e culti diabolici , non sono il segno di una trasformazione radicale della nostra società e della sua fine imminente , ma piuttosto quello di un irrigidimento delle sue strutture tradizionali : cioè un canale di sfogo dello spirito di ostilità o di aggressione che la travaglia , o , in parole povere , una scusa per mantenerla immutata . Ma è dubbio che nella nostra società stia rinascendo la credenza nella stregoneria o ci siano le condizioni per una tale rinascita . Nelle società primitive è questa credenza che conta , perché è essa ad esercitare la funzione di raccolta e di sfogo delle ostilità interurbane e quindi della conservazione della struttura totale . Ciò che la cronaca odierna documenta è , invece , una imitazione reale delle azioni presunte della stregoneria : omicidi gratuiti , attentati , orge sessuali , violenze senza scopo . « Imitazione reale » la chiamo , perché perseguita non per via di misteriosi poteri , ma con mezzi reali , adatti allo scopo . Ciò che quindi veramente rimane della stregoneria nel mondo moderno è una negazione totale che si oppone ad una affermazione altrettanto totale . La stregoneria rappresenta infatti , nelle società in cui è stata ed è un ' istituzione vivente , la negazione totale di tutto il sistema dei valori su cui tali società si fondano ; e provoca pertanto la riaffermazione e la conservazione di tale sistema . Affermazione e negazione totali sono le due facce indivisibili di una stessa realtà : si richiamano e si condizionano a vicenda . Nel loro insieme , costituiscono un ostacolo pressoché insormontabile a ogni novità o sviluppo autentico , perché escludono la ricerca di nuove soluzioni dei problemi umani , delle possibilità reali che una situazione presenta di essere mutata o corretta , delle alternative nuove che si prospettano e di una scelta autonoma e razionale fra tali alternative . Sono pochi ( seppure ci sono ) quelli che credono oggi a misteriosi poteri , a maligne influenze segrete , esercitate da individui determinati . assai improbabile che si tornino ad accendere nelle piazze roghi destinati a bruciare streghe e stregoni . Eppure , la struttura concettuale della stregoneria e la funzione da essa esercitata permangono ancora in molti aspetti e in molte parti della società contemporanea . Quando si condannano come « traditori » tutti coloro che si allontanano da un ' ideologia politica , quando si reprimono con la forza i dissensi e le critiche degli intellettuali o i pacifici sviluppi sociali di certi paesi o di certi ceti , si fa ancora ricorso alla stregoneria . E quando , dall ' altro lato , si condanna in blocco una società che , almeno in certi limiti , è permissiva o tollerante e si crede di poter distruggere senza edificare colla semplice ostentazione della violenza o di comportamenti che si crede incutano scandalo o terrore , si fa ancora della stregoneria , imitandone talora anche i riti . Ciò che in un caso e nell ' altro veramente si distrugge non è l ' ordine stabilito o il pericolo che incombe su di esso , ma la possibilità di mutamenti ordinati , di sviluppi consapevoli e razionali verso ordini o forme di vita più promettenti . E ciò da cui si evade non è la realtà insoddisfacente dell ' oggi , che così continua a rafforzarsi e a incombere , ma la ricerca di alternative reali e la scelta intelligente fra esse : ricerca e scelta che costituiscono il solo privilegio dell ' uomo e l ' impronta della sua dignità .
StampaQuotidiana ,
Era l ' una di notte del 7 agosto , quando il maresciallo Antichi si precipitò nella stanza di Mussolini , gridando : Pericolo immediato ! Bisogna partire ! Veramente , sin dalle prime ore della notte erano state notate quasi ininterrotte segnalazioni luminose sulla collina antistante , per cui si poteva pensare che qualche cosa di nuovo fosse nell ' aria . Mussolini raccolse le sue poche cose e , accompagnato dalla scorta armata , si diresse sulla spiaggia , dove un grosso barcone attendeva . La sagoma di una nave da guerra si stagliava in fondo verso l ' entrata della rada . Mussolini salì a bordo e vi trovò nuovamente l ' ammiraglio Maugeri come sulla Persefone . Discese , come al solito , nella cabina dell ' ammiraglio , seguito da Meoli , Di Lorenzo e Antichi . Il bastimento era il Pantera , già francese . Verso l ' alba le ancore furono levate . L ' equipaggio era tutto in coperta . Quelli che non erano di guardia dormivano . Verso le otto si levò un mare molto grosso , ma il Pantera lo teneva benissimo . Ci furono anche due allarmi per passaggio di aerei nemici , ma senza conseguenze . Il Duce scambiò qualche parola con il comandante in seconda , un ufficiale della Spezia , dal quale apprese che Badoglio aveva sciolto il Partito . Solo dopo quattro ore di navigazione Mussolini seppe che meta del viaggio era La Maddalena . Di lì a poco cominciaro a profilarsi nella foschia le linee della Sardegna . Verso le ore 14 Mussolini sbarcò e fu consegnato all ' ammiraglio Bruno Brivonesi , comandante la base marittima . Questo ammiraglio sposato a una inglese aveva subito un procedimento per la distruzione di un intero convoglio di ben sette navi mercantili , più tre unità da guerra : convoglio importantissimo , scortato da ben dodici unità da guerra , fra cui due " diecimila " , e affondato al completo da quattro incrociatori leggeri inglesi con pochi minuti di fuoco , senza subire la minima perdita . L ' inchiesta condotta dalle autorità della Marina con evidente negligenza non portò che a sanzioni di carattere interno contro questo ammiraglio , direttamente responsabile della perdita di dieci navi e di parecchie centinaia di uomini . Gli fu tolto il comando e , dopo qualche tempo , assegnato a un comando territoriale alla Maddalena . L ' incontro fra Mussolini e lui non poteva essere e non fu molto cordiale . La casa destinata a Mussolini era situata fuori del paese , su un ' altura circondata da un parco abbastanza folto di pini . Villa costruita da un inglese , tale Webber , il quale , caso strano ! fra tutte le località del mondo dove avrebbe potuto stabilirsi , aveva scelto proprio l ' isola più arida e solitaria fra tutte quelle che circondano al nord la Sardegna . Intelligence Service ? Forse . Il soggiorno alla Maddalena fu abbastanza lungo e la solitudine ancora più rigorosa . Nessun civile era nell ' isola già sfollata dopo il bombardamento del maggio , che aveva provocato danni ingentissimi alla base e l ' affondamento di due unità di medio tonnellaggio . Bombardamento misterioso , con precisa conoscenza degli obiettivi . Si vedevano ancora i relitti delle grandi navi affondate . Dal balcone della casa lo sguardo spaziava oltre la rada verso i monti della Gallura , glabri e puntuti , che ricordano un poco le Dolomiti . Fu concesso a Mussolini di scrivere . Pare abbia fatto delle annotazioni quotidiane di carattere filosofico , letterario , politico , ma questa specie di diario non lo si è più trovato . Alla Maddalena fu rinforzata la vigilanza . Ben cento uomini fra carabinieri e agenti vigilavano notte e giorno la casa Webber , casa dalla quale Mussolini uscì una volta sola per una breve passeggiata per il bosco , accompagnato dal maresciallo . Le giornate caldissime trascorrevano monotone , senza la minima notizia dal mondo esterno . Solo verso il 20 agosto fu concesso al prigioniero di ricevere dall ' ufficio della base il bollettino di guerra . La relegazione era quasi assoluta ma non sembrava ancora sufficiente al generale di corpo d ' armata Antonio Basso , comandante delle Forze armate in Sardegna , il quale in data 11 agosto così scriveva al ministro segretario di Stato generale Sorice : « Ho appreso la recente dimora alla Maddalena di un alto personaggio residente in una villa prospiciente la rada . Faccio presente che in quelle acque esistono numerosi mezzi navali alleati ( e pochissimi nostri ) adibiti al traffico marittimo con la Corsica ed alla difesa della base logistica alleata di Palau » . « Questa situazione può non far escludere la possibilità di inconvenienti . « Reputerei più conveniente che il personaggio fosse trasferito altrove e , ove forzatamente debba permanere nelle isole , in uno dei paesi montani interni della Sardegna dove la sorveglianza potrebbe essere più assoluta e rigorosa » . A margine di questo foglio , scritta con lapis rosso , si legge la seguente annotazione : " bella scoperta . B . " . Unica sorpresa , il dono del Führer , una mirabile edizione completa delle opere di Nietzsche in 24 volumi con una dedica autografa . Una vera meraviglia dell ' editoria tedesca . Il dono era accompagnato da una lettera del Maresciallo Kesselring che diceva : « Duce , per incarico del Führer vi rimetto , mediante la benevola intercessione di S . E . il Maresciallo d ' Italia Badoglio , il regalo del Führer per il vostro compleanno . « Il Führer si stimerà felice se questa grande opera della letteratura tedesca vi recherà , Duce , un po ' di gioia e se voi vorrete considerarla come espressione del personale attaccamento del Führer . « Aggiungo i miei personali ossequi . - Feldmaresciallo Kesselring . Quartier generale , 7 agosto 1943 » . Mussolini ebbe il tempo di leggere i primi quattro volumi , contenenti le poesie giovanili di Nietzsche bellissime e i primi lavori di filologia sulle lingue latina e greca che il pensatore tedesco possedeva al pari della sua materna . Un ' altra sorpresa fu una sera verso le 20 l ' apparizione improvvisa di un apparecchio tedesco dalla Corsica , il quale volò bassissimo sulla casa , forse a cinquanta metri , tanto che Mussolini poté vedere il volto del pilota e fargli un cenno di saluto . Mussolini pensò che questo volo avrebbe provocato la partenza dalla Maddalena . Infatti , la sera del 27 agosto , il capitano Faiola , che dal 10 aveva sostituito il Meoli , annunciò : Domattina si parte ! Un apparecchio della Croce Rossa era , da qualche ora , ormeggiato nella rada , quasi di fronte alla casa Webber . Alle ore quattro del giorno 28 Mussolini fu svegliato , e discese verso il porto . Salì sull ' apparecchio , che decollò abbastanza faticosamente perché era sovraccarico ed ebbe bisogno di molto spazio primo di sollevarsi dall ' acqua . Dopo un ' ora e mezzo l ' apparecchio ammarava a Vigna di Valle sul Lago di Bracciano . Ivi attendevano un maggiore dei carabinieri e l ' ispettore di P . S . Gueli , nonché la solita auto - ambulanza , la quale , per la Cassia , si diresse verso Roma , ma giunta alla circonvallazione deviò a sinistra e si diresse verso la Flaminia , imboccata la quale , dopo il ponte di ferro sul Tevere , apparve chiaro che si andava verso la Sabina . Strada ben nota al Duce da quando aveva " scoperto " il Terminillo , divenuto poi la " Montagna di Roma " . Superate Rieti e Città Ducale , nei pressi dell ' Aquila il viaggio fu interrotto da un allarme aereo . Tutti scesero dall ' auto - ambulanza . Una squadriglia di apparecchi nemici volava tanto alta che appena si distingueva . Ma quel che accadeva durante l ' allarme dava la netta impressione che l ' Esercito si avviasse al disfacimento . Gruppi di soldati , scamiciati , fuggivano da ogni parte , gridando , imitati dalla folla . Gli ufficiali facevano altrettanto . Spettacolo pietoso . Cessato l ' allarme la vettura riprese la corsa , ma poco dopo l ' Aquila si fermò per lieve avaria al motore . Abbassati i finestrini dell ' auto - ambulanza , un uomo si avvicinò al Duce e gli disse : « Io sono un fascista di Bologna . Hanno cancellato tutto . Però non dura . Il nuovo Governo ha disgustato , perché non ha dato la pace » . Attraversato il paese di Assergi , il corteo giunse alla stazione di partenza della funicolare del Gran Sasso . Una villetta accolse Mussolini e i suoi guardiani : capitano Faiola e ispettore di P . S . Gueli venuto da Trieste . Fu disposto un servizio di guardia ancora più rigoroso . Si concesse a Mussolini la lettura della Gazzetta Ufficiale compresi gli arretrati . Un giorno Mussolini domandò al Gueli : Avete un ' idea del motivo per il quale io sono qui ? L ' ispettore Gueli rispose : Voi siete considerato un detenuto comune . - E il vostro compito qual è ? Sempre uguale : vigilare perché non siate tentato di allontanarvi e soprattutto perché nessuno tenti di liberarvi o di farvi del male . Nei pochi giorni trascorsi alla " Villetta " , così si chiamava la casa , non accadde nulla di speciale . Mussolini poteva ascoltare la radio . Giornali non ne arrivavano ; libri nemmeno . Nel piazzale era stata piantata una stazione radio - trasmittente e ricevente . Un mattino un funzionario di P . S . si avvicinò e disse al Duce : Le locomotive che entrano dal Brennero portano il vostro ritratto . I vagoni sono pieni di scritte col vostro nome . Si prepara qualche cosa di grosso . A Roma la confusione è al colmo . Non vi è da stupirsi se i ministri se ne andranno ognuno per proprio conto senza preavviso . Circolano voci drammatiche sull ' atteggiamento dei Tedeschi nel caso di un tradimento di Badoglio . Un ' altra mattina , un agente dell ' Ispettorato di Trieste che portava a spasso i sei cani - lupo trovò modo di avvicinarsi a Mussolini e gli disse : Duce : io sono un fascista della Marca trevigiana . Sapete che cosa hanno fatto ieri a Roma ? Hanno ucciso Muti . Sono stati i carabinieri . Bisogna prepararsi a vendicarlo . E si allontanò . È in questo modo che Mussolini conobbe il feroce assassinio di Muti . La notizia gli fu poi confermata dal Gueli . Passarono alcuni giorni e poi le tende furono trasportate ultima tappa del viaggio ! all ' albergo Rifugio del Gran Sasso , a 2112 metri d ' altezza : la più alta prigione del mondo , disse un giorno Mussolini ai suoi guardiani . Vi si arriva con una filovia , che supera un dislivello di mille metri con due arcate . Funivia e albergo , tutto costruito durante il ventennio fascista . Al Gran Sasso aveva termine il primo mese di prigionia : il tragico agosto del 1943 .
Facchetti in 5' liquida la Juve ( Brera Gianni , 1966 )
StampaQuotidiana ,
Milano , 8 maggio 1966 - INTER - JUVENTUS : 3-1 . NOTE : Pomeriggio soleggiato e ventilato da ovest ; qualche bellissima nube navigante alta nel cielo azzurro . Circa 80.000 spettatori , di cui 62.742 paganti 118.238.100 lire . Terreno bene inerbato nonostante l ' usura continua . Al 13' di gioco , Jaír viene contrastato da Castano e , cadendo , si contunde la coscia destra : rimane a terra finché non lo portano fuori a braccia : come vorrebbe andarsene agli spogliatoi , Helenio Herrera lo costringe ( saggiamente ) a rimanere in campo fino al gol di Suarez : allora il medico lo accompagna agli spogliatoi , da cui rientra - zoppo e dolorante - dopo l ' intervallo . Pestoni a Traspedini , Suarez e Burgnich . Ammoniti Suarez e Cinesinho . Presente in tribuna il CT Edmondo Fabbri . Controllo antidoping per i numeri 1-2-8 . Due miracolose apparizioni in area di Giacinto Facchetti hanno liquidato la Juventus nei cinque minuti intercorsi dal 9' al 14' . La Juventus aveva strizzato le coronarie di molti al 3' di gioco , liberando clamorosamente a rete Leoncini , il cui tiro deludente era stato parato da Sarti . Sollevata dall ' incubo , l ' Inter ha tenuto testa con gagliardo disordine all ' avversaria . Al 13' ha perduto Jair e dall ' inizio non ha mai avuto per intero le altre due punte . La sorte l ' ha compensata al 27' facendo uscire a vuoto Anzolin su un rimbalzo : Suarez ha segnato il 3-0 e sicuramente il largo insperato punteggio ha confuso le idee ai campioni . La Juventus si è accanita in forcing con la dignità della squadra di grande rango . L ' Inter , come annichilita , ha visibilmente rifiutato il gioco . Meline oziose , talora goffe e antipatiche sono state intraprese davanti a Sarti . Pareva stesse finendo l ' incontro e non già il primo tempo . Dopo il tocco di Suarez a rete , l ' Inter non ha più concluso una volta in 17' . Merito indiscusso della Juventus , e colpa relativa dell ' Inter , se si considera - obiettivamente - che Jair era impossibilitato a muover passo , e Mazzola e Domenghini erano afflitti da scandalosa nullaggine . Dei campioni si battevano con impeto Suarez e Bedin in centro campo , Guarneri e Burgnich in difesa . Gli altri , per esser fuori dalle direttrici del gioco , stavano tutti sotto il loro standard , chi per la citata nullaggine , chi per l ' intrinseca pochezza degli avversari diretti . La Juventus ha subìto la sua sorte quasi senza isterismi . Si è battuta bene , però in condizioni tattiche ormai disastrose , perché l ' Inter badava a buttar via . Premendo sempre in avanti , la Juventus non ha più liberato un uomo dopo Leoncini : l ' area interista era intasata : le conclusioni dovevano esser tentate da lontano . Sarti ha parato a stento una sola rovesciata di Mazzia ( 29' ) . Gli altri tiri erano fuori o facili da neutralizzare . Alla ripresa è rientrato Jair ed è stato all ' ala immobile ma non controllato , così da poter ricevere un ' insolita quantità di passaggi e di appoggi . Il povero Jair è stato stoico ; ma senza dubbio tonti erano i compagni che gli chiedevano triangolo . La fisionomia tecnico - tattica del gioco non è mutata . Il centrocampo dell ' Inter non esercitava filtri di sorta : la Juventus riconquistava la palla alle disastrose punte avversarie e impostava l ' attacco . La difesa di Sarti respingeva alla men peggio : quando riusciva a disimpegnare su Bedin o Suarez , allora nasceva l ' attacco alla Juventus , ma senza sbocchi possibili . Il tiro più temibile dell ' Inter è stato sferrato da Guarneri al 23' . La Juventus invece ha bombardato Sarti , autore di alcune parate importanti ( su Leoncini e Traspedini ) ed ha segnato per un ' incornata di Mazzia al 29' . Forte del vantaggio , l ' Inter non ha creduto mai di rischiare e ha fatto benissimo . Solo Facchetti ha costruito una palla gol al 40' per Domenghini , che ha battuto con sorprendente calma e precisione per sorvolare Anzolin e infilare l ' angolo alto : sulla linea si è trovato il diligente Mazzia che , staccando con bella scelta di tempo , ha potuto incornare via . In tutti i 45' , l ' Inter ha concluso 6 misere volte e la Juventus 12 . Oltre alla palla - gol costruita da Del Sol per Mazzia , va ricordato il passaggio di Traspedini a Menichelli , che l ' ha ciccata due volte a breve distanza da Sarti . L ' Inter ha avuto assai deboli spunti di gioco nel monotono forcing della Juventus . Gli esteti diranno peste . Il risultato parla per l ' Inter e per i suoi che l ' hanno conquistato e difeso . Essendo nulle le tre punte , che altro avrebbero potuto i difensori , e Corso ( molto bravo in appoggio difensivo ) , e i soli due capaci di correre : Suarez e Bedin ? I dirigenti della Juventus hanno commentato la scoppola affermando che l ' Inter non è grande . Scoperta a dir vero sensazionale . Non solo l ' Inter di oggi non è grande , ma ha tutto il diritto di non esserlo , dopo quanto ha combinato in quattro anni : basta a noi tapini che concluda anche questo campionato come lo scorso , pur lamentando lacune che soltanto una generosa campagna acquisti potrà colmare ... Basta infine che ieri siano stati segnati tre gol alla Juventus e uno solo all ' Inter , visibilmente stremata e priva di concentrazione in almeno cinque uomini su undici . Ben due dei tre gol interisti sono stati inventati da Facchetti con l ' aiuto di Corso ( prima il cross ; poi la battuta di punizione ) . Facchetti ha infilato il primo con il sinistro , battendo violentemente a mezzo volo ; ha toccato il secondo in rete di piatto destro . Avesse portato la maglia numero nove , avrebbe fatto appieno il suo dovere di centravanti . A volerlo in quella posizione - o quasi - è stato Heriberto Herrera , che ha mandato Mazzia all ' ala destra e poi l ' ha ritratto in appoggio . Helenio Herrera non suole cambiare le marcature per nessun motivo al mondo . La felice sorte ha voluto che , seguendo il suo avversario diretto , Giacinto Facchetti sia stato in condizione di scattare e concludere due volte da quel grande centravanti che potrebbe essere e che invano invochiamo dal giorno in cui si è ritirato Milani . L ' esibizione sbagliata di Bologna aveva rischiato di compromettere seriamente la condizione psicofisica di Facchetti : ma proprio in quella circostanza ha dato prova di meritare il primo posto mondiale assoluto assegnatogli in questi giorni da una rivista specializzata inglese . Non solo è tornato disciplinatamente al suo posto , ma ha creduto ancora in se stesso e nelle proprie doti quando íl momento agonistico l ' ha indotto ad avanzare . Fatto mortificante per chiunque abbia occhi e cuore di sportivo , dopo il secondo dei due clamorosi gol segnati , quasi nessun compagno ha avuto il coraggio di riconoscersi in debito e in torto , accorrendo almeno a ringraziare Facchetti . C ' è un po ' di marcio sicuramente anche fuori di Danimarca . Al diavolo comunque i malevoli e gli invidiosi . La realtà è questa e tutti l ' hanno veduta . Ma se nessuno ammette che Facchetti possa almeno sostituire il vecchio Milani , che diceva Tecoppa nostro ? Còppet : o coppèves , che è il giusto plurale . La Juventus non si meritava certo quei tre knock - down così avvilenti , ma le considerazioni sentimentali non valgono . L ' Inter ha rischiato fin troppo avventandosi in modo sovente sbolinato e illogico ( Bedin e Suarez che impostano e rientrano furiosamente in azione da punte ) . Benché ignorato dopo le due prodezze , Facchetti non appartiene ai marziani , bensì all ' Inter , che questa vittoria ha voluto e poi ha difeso con saggio realismo . Il gran premere della Juventus ha pure confermato che le mancano uomini capaci di sfondare . Effettivamente , dopo tanto agitarsi , una squadra ha diritto che qualcuno segni , in attacco . Heriberto verrà criticato per la mossa di Mazzia ala : altre volte giovò a impattare un ' Inter ben più minacciosa e forte di questa : ma il calcio è un mistero agonistico e non vale stupirsi di nulla . Fin quando ha giocato per vincere , la Juventus ha esibito schemi assai più razionali di quelli interisti . Quel Leoncini lanciato a grandi falcate in area e puntualmente cercato dalla destra non è un caso fortuito ; così Traspedini quando si apposta per i traversoni di Cines . Sbilanciata in avanti nell ' ansia di recuperare , la Juventus ha mostrato qualche cordone ruvido in difesa , però non si può farle colpa . Troppo incerto , al contrario , il portiere . Il centro campo , presidiatissimo , ha rifornito le punte con ammirevole impegno . Del Sol si è battuto allo stremo con Suarez , giungendo a leticare per colpa di quel caratterino che è il suo più celebre connazionale . Cines ha dato l ' anima . Il frenetico Bedin aveva troppi impegni per dedicarsi a lui solo ; più accorto Corso nel secondo tempo . Il modulo applicato da Heriberto contemplava due punte : Meníchellí a destra ( con Burgnich ) , Traspedini a sinistra ( con Guarneri ) . Nel settore centrale si smarcavano a turno Leoncini , gli interni e lo stesso Gori , che seguiva Corso . Le punte interiste erano marcate con Salvadore ( su Domenghini ) , Bercellino ( su Mazzola ) e Leoncini ( su Jair finché non l ' ha sballato Castano ) . In centro campo gli altri , con Del Sol e Suarez spesso lontani l ' uno dall ' altro , e Mazzia beceramente arretrato per risucchiare Facchetti e farne - ah jattura - il giustiziere . Benché sembri paradossale , Mazzia è stato davvero un protagonista : lui ha deciso il risultato in ogni senso : togliendo Facchetti dall ' umiliante angolino del terzino d ' ala , segnando un bellissimo gol di testa e sventandone uno - già fatto - a Domenghini . Nel secondo tempo , Facchetti ha tenuto Leoncini , che stava avanzato , e non ha seguito Mazzia che avrebbe voluto attirarlo ... davanti ad Anzolin . Poche note di cronaca , adesso . Batte l ' Inter contro vento e contro sole . Al 3' Del Sol raggiunge Leoncini con un lungo spiovente : Traspedini ha portato al largo Guarneri e Picchi , goffissimo in scarpe non sue , si corica al momento del tackle : Leoncini lo salta e s ' inciampa ( provate voi , sotto quella scarica di adrenalina ) : intanto esce Sarti e ha un attimo di sgomento , poi si corica a sua volta su un tocchetto sciapo di Leoncini solo solissimo ! È la miglior fase di calcio di tutto l ' incontro : ma Leoncini la sciupa a quel modo ( e la sventa Sarti , bisogna anche dire ) . Forcing interista con follie podistiche di Suarez e Bedin ( come non esistessero le punte e forse non esistono davvero ) . Appena scoccato 1'8' , tre accaniti dribbling di rimpallo portano Mazzola a traversare troppo lungo dalla destra . Palla che ristagna a sinistra : cross di Corso : fra molte gambe , quelle armoniose e possenti di Facchetti , strepitoso sinistro angolato , basso , imparabile : gol per l ' Inter : è il 9' . Forcing della Juve senza sbocchi . Spunto di Jair che si accentra al 13' . Castano lo spiana lui mentre serve Mazzola , che viene a sua volta spianato da Bercellino . Punizione dal limite . La batte Corso a sorpresa , sulla destra di Anzolin che non trattiene . La falcata marziana di Facchetti propizia anche lo scatto , un piatto destro a rete : 2-0 : è il 14' . Troppa grazia ! Ammonito Cines per un tackle galeotto su Suarez , che fa lazzi da morituro . Un sinistrone di Salvadore parato . Forcing juventino , paesano ribattere dell ' Inter . Però al 27' Suarez apre lungo su Jair , zoppo e traballante . Jair arresta e Suarez , scatenato , viene a prendersi la palla , avanza a destra , si accentra , crossa : il suo cross viene alzato da Bercellino a ritroso : sul rimbalzo entrano Leoncini e Anzolin , che ne resta comicamente superato : alle sue spalle , demoniaco fasso - tuto - mi , ancora Suarez . Riceve il dono e , giunto al fin della licenza , tocca in rete per il 3-0 . Di tutto il resto , per un proposito o per l ' altro , ho già detto : così del gol di Mazzia e della sola cosa buona combinata da Domenghini al 40' , dopo un falloso dribbling di Facchetti ai danni di Salvadore : destro a pallonetto , ma lungo per sorvolare Anzolin in uscita : stacco di Mazzia che incorna e si allocchisce , ma così evita un beffardo e sicuramente ingiusto 4-1 . Come sempre succede fra interisti e juventini , le tribune si vuotano in un gran baccagliare dei meno soddisfatti , che questa volta non sono gli interisti .
Mefistofele e Faust ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
La traduzione che Franco Fortini ci presenta del Faust di Goethe ( con testo a fronte , Mondadori , 1970 ) ha lo scopo dichiarato di riuscire utile al lettore : di aiutarlo a portare avanti un suo lavoro di approfondimento e di riflessione . E bisogna dire che questo scopo l ' ha raggiunto perché , fra tutte le versioni italiane , essa è quella che meno sacrifica il testo di Goethe al gusto letterario del traduttore o al suo personale lirismo . La tragedia di Goethe non è , come tutti sanno , un organismo compatto . Se la prima parte ( pubblicata nel 1808 ) ha un ordine e uno sviluppo unitario , la seconda parte , cui Goethe lavorò negli anni successivi e fu pubblicata postuma ( 1832 ) , è sconcertante per la varietà dei suoi motivi , per l ' eterogeneità del materiale adoperato , per l ' andirivieni continuo di personaggi sempre nuovi , reali e fittizi , tolti dalla storia , dalla mitologia , dalla magia o inventati da Goethe , ognuno dei quali porta la sua voce o presenta un tema che difficilmente lascia scorgere la continuità sinfonica dell ' insieme . Ma forse proprio per questo , la seconda parte è per il lettore moderno la più appassionante , quella che costituisce per lui la sfida maggiore e l ' invito più pressante a riflettere . Non si potrebbe oggi condividere il parere di Croce che il secondo Faust sia una specie di libretto d ' opera o il gioco d ' immaginazione di un vecchio artista , che mette a partito la sua sapienza mondana e la sua cultura , rimanendo al di fuori del gioco in una sua serenità imperturbabile . Certamente , né il primo né il secondo Faust sono « tragedia » . Alla fine del primo , una voce dal cielo annuncia la salvezza di Margherita e il secondo si conclude con la salvezza di Faust . Nonostante peccati ed errori , la parte immortale dell ' uomo si salva e la sfida fra Dio e il Diavolo viene , com ' era prevedibile , vinta da Dio . Ma l ' interesse dell ' opera non è in questa conclusione felice . Nel contesto del panteismo di Goethe , che alla fine gli Angeli ribadiscono proclamando : « Chi si affatica sempre a tendere più oltre , noi possiamo redimerlo » , la redenzione dell ' uomo è già implicita nella sua brama dell ' Infinito . Faust è appunto la personificazione di questa brama che con Schopenhauer si potrebbe chiamare volontà di vita . Ha raggiunto il culmine del sapere , ma questo non lo soddisfa : vuol conoscere il mondo , non più attraverso le parole dei libri , ma con l ' esperienza diretta e goderne tutti i piaceri e gli splendori possibili . L ' Infinito cui tende non è nel pensiero ma nell ' azione , non è nella contemplazione ma nel sentimento : cioè nel rapporto immediato , e vissuto nella forma più intensa , con il mondo e con gli uomini . A Faust non importa che le esperienze cui va incontro siano illusorie o reali , buone o cattive , e si concludano nella gloria o nel disastro . Non intende scegliere fra esperienza e esperienza , vuol essere il Microcosmo che abbraccia in sé il Macrocosmo . Per accontentare la sua brama , non può quindi che rivolgersi a Mefistofele , che non è il Principio del male , ma lo Stratega cinico e potente che gli offre i mezzi per realizzarla ma nello stesso tempo gliene dimostra i limiti , le illusioni e la vanità . Ma proprio perché Faust è tale , il suo destino non poteva concludersi nella prima parte del poema di Goethe . Muovendosi , con l ' aiuto di Mefistofele , tra taverne e tregende , fra giardini e caverne , di giorno e di notte , Faust non fa , in questa parte dell ' opera , che alimentare e sfogare la sua passione d ' amore . L ' amore della natura e l ' amore della donna ( la quale è parte della natura e ne compendia la bellezza ) dominano questa prima fase del suo destino . Il sentimento ( Ge f iihl ) è tutto , in questa fase : Faust lo identifica con Dio , quando Margherita gli chiede se è credente . Ma conclusasi , con la morte tragica di Margherita , la sua prima esperienza del mondo , Faust rinasce con nuovo spirito , con la brama di altre esperienze . Come infatti potrebbe bastargli , per essere il Microcosmo , una sola esperienza di amore e di morte ? Faust ora vuole il potere . « Dovranno compiersi cose mirabili » , dice ad un certo punto ; « mi sento forte per imprese temerarie » . E alla domanda di Mefistofele : « Vuoi allora la gloria ? » , risponde : « Voglio avere dominio , possesso . L ' azione è tutto , la gloria è nulla » . É questo lo spirito che domina il secondo Faust . Esso si apre nel palazzo imperiale con Faust al servizio del potere ed egli stesso diventato strumento e volontà di potenza . Con l ' aiuto di Mefistofele , Faust riempie le casse dell ' Imperatore con la carta moneta garantita dai tesori sepolti ; e appare come un Re , nelle vesti di Pluto , il Dio della ricchezza , Illusione e realtà si mescolano , come in tutta l ' opera , anche in questa ricerca di un potere senza limiti . Dalla visione delle Madri , simboli goethiani delle origini delle cose , Faust attinge « nuova forza per la grande impresa » . Creature magiche , mitiche e mitologiche , antichi filosofi e personaggi famosi possono rivivere davanti ai suoi occhi per magia della fiala in cui è racchiuso il ridicolo Homunculus creato da Wagner . L ' amore di Faust è ora Elena , ma è un amore diverso da quello per Margherita : è volontà di potenza : « Conferma il mio potere , le dice Faust , dividendolo con te sul regno tuo illimitato e in una sola persona tu abbia chi ti venera e serve e difende » . Ma da ultimo la volontà di potenza di Faust si rivolge al dominio della natura . È contro le forze e gli elementi naturali che egli vuole combattere la sua ultima battaglia , respingendo le frontiere del mare e diventando il padrone delle terre emerse . Qui appare in piena luce il contrasto tra il primo e il secondo Faust . « Chi vuole comandare - dice Faust - ha da trovare nel comando la sua gioia . » Il potere è fine a se stesso , non uno strumento per procurarsi il godimento . Con l ' aiuto dei demoni di Mefistofele , Faust riesce a far vincere l ' Imperatore contro il suo rivale e ne ottiene in compenso il feudo delle terre emerse . Perfino il piccolo lembo di terra dove vive felice un ' anziana coppia ( Filemone e Bauci ) gli dà fastidio . « Quei pochi alberi non miei , il dominio del mondo mi guastano . » E dà ordine a Mefistofele di scacciarla . Solo alle soglie della morte Faust si accorge che il potere può vincere la Penuria , il Debito , la Miseria , ma non la Cura , cioè la preoccupazione angosciosa , che finisce per accecarlo . Si affretta al suo ultimo grandioso progetto di bonificare una palude dove gli uomini possano vivere liberi e felici ; ma la morte lo coglie proprio nell ' attimo in cui vagheggia questo progetto . Non c ' è dubbio che , nella storia di Faust , Goethe abbia voluto rappresentare il destino dell ' uomo . La volontà di vita e la volontà di potenza , dalle quali Faust è dominato nella prima e nella seconda parte dell ' opera , sono anche oggi assunte , talora mescolate o contrapposte o designate con altri nomi , come le radici o le molle di ogni attività umana . Ma nell ' opera di Goethe , Faust non potrebbe far nulla senza Mefistofele . Mefistofele non è solo lo strumento indispensabile che gli consente di realizzare le sue volontà , ma è anche colui che gli ricorda continuamente i suoi limiti umani , il disordine e l ' incoerenza dei suoi appetiti , il carattere illusorio delle sue realizzazioni ; e , pur aiutandolo , commenta , con ironico cinismo , l ' intera condotta di Faust . Fin dall ' inizio , a Faust che « vuole tutto » ricorda che il Tutto è solo per un Dio . Poi difende la ragione e la scienza , « poteri supremi dell ' uomo » . Rimprovera a Faust di gonfiarsi sino a credersi una divinità per avvoltolarsi nel godimento ; ammonisce i giovani che non si può pensare nulla che non sia stato già pensato . E appare a Faust come « l ' antitesi , l ' amarezza e lo scherno di quello di cui l ' uomo ha bisogno » . Mefistofele vede la vanità del mondo e vorrebbe essere lui stesso « il vuoto eterno » : la morte di Faust è anche la sua sconfitta finale . Non c ' è Mefistofele senza Faust , come non c ' è Faust senza Mefistofele . Il destino dell ' uomo non può identificarsi solo con quello di Faust : è piuttosto rappresentato dal binomio Faust - Mefistofele . Proprio perché è « l ' antitesi , l ' amarezza e lo scherno di ciò di cui l ' uomo ha bisogno » Mefistofele fa parte dell ' uomo . La magia , di cui egli è il depositario , non crea che illusioni o fantasmi che si annunziano o si svelano tali e portano alla tragedia finale .. Certo Faust , o almeno la sua « parte immortale » , si salva per l ' intervento di intermediari potenti , ma soprattutto perché ha incarnato l ' aspirazione dell ' uomo all ' Infinito . Ma questa aspirazione sarebbe rimasta lettera morta e si sarebbe consumata vanamente nello studio professorale di Faust , senza il cinico razionalismo e le subdole arti di Mefistofele . Queste arti non stanno sempre e tutte dalla parte del male : la seconda metà dell ' uomo è intrisa di male e di bene , come quella di Faust ; e non per nulla riceve la sua investitura dall ' alto . Mefistofele , il diavolo che è con l ' uomo o nell ' uomo , non è , dopotutto , un cattivo diavolo . Riflettendo ora sul poema di Goethe , possiamo renderci conto che nell ' uomo c ' è , o può esserci , un diavolo più maligno .
StampaQuotidiana ,
Prima di intraprendere la narrazione degli eventi che si svolsero dal 10 al 15 settembre , un esame del colpo di Stato si impone . Bisogna riconoscere che lungamente , minuziosamente preparato esso rivelò una tecnica che può dirsi perfetta . Se i generali italiani avessero operato con lo stesso spirito durante la guerra , questa sarebbe stata trionfalmente e rapidamente vinta . Appena catturato il Duce , alle ore 17,30 , tutte le comunicazioni telefoniche furono bloccate , salvo quelle della Centrale Badoglio che già da qualche giorno facevano capo agli uffici del Maresciallo traditore . Questo fatto non passa inosservato . Già alle 19 si nota un aumento della eccitazione in città . Alle 22,30 esce alla radio il primo comunicato e immediatamente dopo gli altri . Come ad un segnale convenuto , scoppiano le prime dimostrazioni di popolo . La sorpresa accresce la vivacità delle dimostrazioni stesse . Chi compone la massa dimostrante ? Interrogativo , forse , ozioso . Non volendo chiamarla " popolo " si chiamerà " folla " . Sono migliaia di persone che acclamano al re e al Maresciallo . I fascisti sono più di ogni altro sorpresi . I circoli sono chiusi . Manca il tempo di presidiarli . Il carattere antifascista del movimento è chiaro immediatamente sin dal primo annuncio . I fascisti hanno l ' aria attonita , quasi di fronte a una rivelazione improvvisa . Si assiste a un voltafaccia completo . Un popolo cambia in mezz ' ora tutto il corso dei suoi pensieri , dei suoi sentimenti , della sua storia . Ad accrescere la confusione dei cervelli v ' è la forma e la sostanza dei comunicati . Lasciano supporre che si tratti in fondo di una crisi costituzionale , di un normale passaggio di poteri . Taluni fascisti non afferrano nulla di nulla . L ' emissione dei " nebbiogeni " a guisa di disorientamento funziona a meraviglia . La massa crede alla imminenza della " pace " e la invoca e crede che si andrà alla pace , visto che non c ' è più Mussolini a volere lui solo ! la prosecuzione della guerra : alcuni si illudono che ciò invece voglia dire una più energica condotta della guerra , un governo fascista o quasi , senza il Duce . Non figurava il Maresciallo Badoglio fra gli iscritti , regolarmente , al P.N.F. ? Questo potrebbe il condizionale ha il suo valore spiegare le adesioni immediate telegrafiche ed epistolari di molte personalità fasciste al Maresciallo . Se qualche incertezza sul carattere del colpo di Stato poteva sussistere nella serata del 25 luglio , nella mattina successiva ogni dubbio doveva crollare . Fu la mattina in cui la " folla " scorrazzò per le strade inquadrata e protetta dai carabinieri gli esecutori periferici del colpo di Stato devastò le sedi di tutte le organizzazioni fasciste , demolì tutti i simboli del Littorio , commise violenze sulle persone , cancellò con una iconoclastia feroce e stupida tutto ciò che poteva ricordare Mussolini e il Fascismo . Mentre dalle finestre volavano a migliaia busti e ritratti di Mussolini , le vetrine si adornavano di quelli di Vittorio Savoia e di Pietro Badoglio . Quale giudizio dare di un popolo che offre di sé tale spettacolo al mondo , con un cambiamento così improvviso , e potrebbe dirsi isterico , di stato d ' animo ? Taluni di coloro che si affrettarono a telegrafare a Badoglio si giustificano con la incertezza determinata dai primi comunicati , nei quali si dichiarava che " la guerra continua " , che non ci dovevano essere " recriminazioni " , e relativi accenni alla concordia nazionale , nonché il carattere " militare " del Governo . Eppure , alcuni minuti di riflessione sul tenore dei comunicati avrebbero dovuto subito far nascere almeno il dubbio sulla effettiva realtà delle cose : realtà che aveva un nome solo : " cattura del Duce e preparazione della capitolazione " . Non doveva apparire " strano " che l ' annuncio delle dimissioni non fosse stato accompagnato da una parola di apprezzamento e di riconoscimento dell ' opera del Duce ? Qui non si allude alle solite lettere autografe che il re mandava ai generali in certe determinate occasioni ; ma un uomo che aveva servito per ventun anni in pace e in guerra e al quale era stata data , dopo la conquista dell ' Etiopia , la più alta decorazione militare , non meritava nemmeno una parola , quella parola che non si nega talora persino a un mediocre domestico ? E se nel comunicato non c ' era nulla , perché non veniva concesso a Mussolini di rivolgere un saluto alle truppe , di farsi in qualche modo sentire dal popolo ; perché non si parlava minimamente di un passaggio dei suoi poteri al nuovo Capo del Governo ? Perché questo improvviso silenzio ? Perché questa completa sparizione ? Circolarono allora le più fantastiche voci e una soprattutto , diffusa dagli ambienti dinastici , secondo la quale Mussolini era ospite del re , in una villa che non veniva specificata , e che fra pochi giorni calmato il fermento popolare avrebbe potuto di nuovo tranquillamente circolare . Quest ' opera di confusione pienamente riuscita era già esaurita nelle prime ore del mattino del 26 , quando la plebe si abbandonò agli eccessi pazzeschi che le cronache compiacenti registrarono . Dalla mattina del 26 in poi nessun fascista poteva nutrire il minimo dubbio sul carattere , sugli scopi , sulle intenzioni del Governo Badoglio ; era il Governo che si proponeva puramente e semplicemente la distruzione di tutto ciò che nelle idee , negli istituti , nelle cose era stato creato da venti anni di Fascismo . E a questa bisogna miserabile si prestarono uomini che sino alle ore 22 e 29 minuti del 25 luglio si dichiaravano fascisti , sia pure di ore diverse ; alcuni , anzi , delle prime ore ! Intanto l ' ordine era di ignorare Mussolini . Silenzio di tomba attorno a questo nome . Egli era un morto di cui si esitava ad annunciare il decesso . Così cominciò il mese di agosto del 1943 , il mese dell ' infamia , del tradimento , della capitolazione . Del Fascismo non fu rispettato niente : nemmeno i morti ! Gli esecutori della politica badogliana e vi misero un impegno aguzzinesco che pochi avrebbero immaginato furono ufficiali e uomini di quell ' Arma che Mussolini aveva tinto elogiato e protetto , saliti al numero imponente di 156 mila entro il primo semestre del 1943 . Fu il mese della " libertà " . Una libertà col coprifuoco e lo stato d ' assedio ; una libertà che consisteva soltanto nella diffamazione di tutto quanto era stato Fascismo . Nessuno fu risparmiato . Non vi fu gerarca che non avesse almeno nascosto un lingotto d ' oro e viveri di frodo nelle cantine . Gli Inglesi salutarono la caduta di Mussolini come la più grande vittoria politica conseguita durante tutta la guerra , ed effettuarono nel mese di agosto bombardamenti di una violenza eccezionale , allo scopo di " ammorbidire " la resistenza morale del popolo e renderlo maturo per la resa , di cui già si parlava . Il disordine materiale e morale aveva raggiunto oramai proporzioni tali da sollevare qualche preoccupazione negli ambienti della dinastia . Fra le molte carte che i fuggiaschi dell'8 settembre non riuscirono a nascondere , come avevano progettato , nelle vicinanze delle frontiere svizzere , ve n ' è una indicativa che ha questo titolo scritto autografo da Badoglio . « Pro - memoria che S . M . il re mi disse di avere compilato e che mi ha rimesso nell ' udienza del 16 agosto 1943 . - Badoglio » . Ecco il testo integrale del pro - memoria : « L ' attuale Governo deve conservare e mantenere in ogni sua manifestazione il proprio carattere di " Governo militare " come enunciato nel programma del 25 luglio e come chiaramente risulta dalla sua stessa composizione : Maresciallo Badoglio , Capo del Governo . Funzionari esclusivamente tecnici tutti i ministri . Deve essere lasciato ad un secondo tempo e ad una successiva formazione di Governo , l ' affrontare i problemi politici in un clima ben diverso e più tranquillo per i destini del Paese . « Bisogna mantenere fede all ' impegno enunciato dal re nel suo proclama , controfirmato dal Maresciallo Badoglio : " Nessuna recriminazione sarà consentita " . « L ' eliminazione , presa come massima , di tutti gli ex - appartenenti al Partito fascista da ogni attività pubblica deve quindi recisamente cessare . « Tutti gli Italiani , dinanzi alla provata buona fede , devono avere lo stesso dovere e lo stesso diritto di servire la Patria e il re . « La sola revisione delle singole posizioni deve essere attentamente curata per allontanare e colpire gli indegni e i colpevoli . « A nessun partito deve essere consentito , né tollerato , l ' organizzarsi palesemente e il manifestarsi con pubblicazioni e libelli , democrazia del lavoro , repubblicano , ecc . Sono in circolazione molti fogli la cui paternità è facilmente individuabile e che " le leggi vigenti severamente colpiscono " . « Ogni tolleranza è debolezza , ogni debolezza mancanza verso il Paese . « Le Commissioni costituite in misura eccessiva presso i Ministeri sono state sfavorevolmente accolte dalla parte sana del Paese ; tutti , all ' interno ed all ' esterno , possono essere indotti a credere che ogni ramo delle pubbliche amministrazioni sia oramai inquinato . Tutti possono attendersi che ad ogni mutamento di Governo le leggi e le istituzioni possano essere sconvolte . « Ove il sistema iniziato perdurasse , si arriverebbe all ' assurdo di implicitamente giudicare e condannare l ' opera stessa del re . « La massa onesta degli ex - appartenenti alle organizzazioni del Partito fascista , di colpo eliminata da ogni attività senza specifici demeriti , sarà facilmente indotta a trasferire nei partiti estremisti la propria tecnica organizzativa , venendo così ad aumentare le future difficoltà di ogni Governo d ' ordine . « La maggioranza di essa , che si vede abbandonata dal re , perseguitata dal Governo , malgiudicata e offesa dall ' esigua minoranza dei vecchi partiti che per venti anni ha supinamente accettato ogni posizione di ripiego , mimetizzando le proprie tendenze politiche , tra non molto ricomparirà nelle piazze in difesa della borghesia per affrontare il comunismo , ma questa volta sarà decisamente orientata a sinistra e contraria alla monarchia . « Il momento è difficile . Il Governo potrà meno difficilmente superarlo se gli Italiani , tolta ogni preoccupazione di sempre nuove repressioni , visti e giudicati con un unico sia pur severo apprezzamento , potranno riprendere la loro vita normale che per tutti gli onesti ha indistintamente inizio dal 25 luglio , come il re ha solennemente promesso » . Qui finisce il regio memorandum la cui significazione è evidente . Non è noto che cosa abbia risposto il Maresciallo , al quale la nota fu personalmente consegnata . È chiaro che già a metà dell ' agosto infausto Vittorio Savoia cominciava a temere per il suo futuro . Egli aveva scatenato la valanga ed ora visto l ' accelerarsi del moto pretendeva di moderarla . Troppo tardi ! Egli aveva l ' aria di pentirsi di avere liquidato un regime nelle file del quale aveva trovato dei sinceri e numerosi difensori , ma ormai i dadi erano stati gettati . Anche se lo avesse voluto Badoglio non avrebbe potuto liberarsi dai partiti che lo avevano aiutato nel colpo di Stato e dei quali egli era oramai prigioniero e coi quali doveva perfezionare la manovra sino alla capitolazione del settembre . Il documento regio del 16 agosto è un tentativo senza risultato fatto per sganciarsi dalle responsabilità e non chiudersi tutte le porte alle spalle : l ' accenno al risorgere del comunismo è eloquente . Vittorio Savoia " sentiva " forse l ' approssimarsi di qualcosa o qualcuno che più tardi si sarebbe esibito come Palmiro Togliatti ? Credere che forze disfrenate potessero rientrare nell ' alveo di una qualsiasi legalità sotto un Governo di funzionari era una pietosa illusione . Il Maresciallo passò il memoriale agli " atti " dove più tardi fu ritrovato . Tale documento potrebbe essere intitolato : " Primo grido d ' allarme della dinastia " .
Il pioniere rassegnato ( Bocca Giorgio , 1963 )
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« Chi sono i milanesi , Antonio ? » « Io voglio chiedere scusa , ma Mario Riva , buonanima dove è , disse che Milano fa due milioni di abitanti , ma sapete i milanesi quanti sono ? 57 mila . E dove sono io non so , sono sempre in giro per turismo . » Poi Antonio , l ' immigrato , dirà come tanti altri di essere « libero cittadino milanese » , senza sapere bene che cosa sia questo tipo d ' uomo in cui si riconosce , nato dalla mescolanza : nella fabbrica dei nuovi italiani , fra Milano e i laghi , ogni cosa rimane indefinibile , provvisoria , mutevole . Ci arrivano , negli ultimi dieci anni , 600 mila persone , un terzo lombardi , un terzo meridionali , gli altri dal resto d ' Italia . Solo due su dieci vengono da città capoluogo , la maggioranza sono contadini poveri chiamati dalla promessa : « Ma cosa aspetti a muoverti , disse mio padre , c ' è Milano » . C ' è Milano , la grande città della ricchezza che accoglie tutti i poveri di ogni regione . Purché siano poveri che arricchiscono in fretta , secondo il suo mito . Se no aria , la buona aria del Seveso , del Lambro e dell ' Olona , neanche una bollicina di ossigeno , neanche un ' erba nelle acque bruciate dagli acidi ; la buona aria nei villaggi - città della fascia dove nasce il « libero cittadino milanese » , questo modello in fieri , che c ' è e che non c ' è , così composito . 600 mila di regioni e di culture diverse , in un crogiolo dove i gruppi si mescolano , ma di rado si amalgamano . Le rare fusioni nella carica confusione delle mille e mille aziende che si spostano verso la campagna ; le piccole migrazioni nella grande migrazione , gli operai cacciati sempre più lontano dal centro amministrativo , i pendolari , i gruppi mobili dell ' edilizia . E l ' invasione continua , ogni giorno centinaia che arrivano , molti con i treni del Sud , biglietto fino a Piacenza , gli ultimi chilometri evitano il controllore , per risparmiare . I contadini dell ' Italia povera che arrivano nel Milanese immaginando una società industriale vagamente marziana e poi si trovano fra gli ex contadini , ancora contadini nell ' anima , di un ' Italia un po ' meno povera . Nella fascia il mito lombardo rivela la modestia delle sue pur solide strutture , qui c ' è una Lombardia che difende i suoi privilegi più che la sua cultura . Dietro le difese lombarde del tipo etnico quasi sempre gli affari . Otto anni fa a Cologno , Limbiate , Cusano eccetera si comperava con 60 mila lire il terreno per la casetta , 250 metri quadri : avanti , a contanti o a cambiali , qualsiasi immigrato . Adesso quel terreno costa due milioni perciò attenti agli immigrati e attentissimi ai meridionali . Non perché bruni e ricci , ma perché i due milioni non ce li hanno e difficilmente li avranno . Il modello lombardo « Se verresti qui l ' aria è pesante , ma è bello vivere nell 'industria.» Vengono e incontrano gli ex contadini lombardi , brava gente , laboriosa , quieta , onesta , rispettosa di Dio e dei padroni , ma non gli esseri supercivili immaginati da lontano , da parlarne a « bocca grossa » . Le industrie sono apparse nella fascia al principio del secolo e l ' hanno visibilmente modificata fra le due guerre , ma il costume è rimasto contadino arcaico , per un pezzo : gli zoccoli , le calze nei giorni festivi , il risotto come un lusso , un chicco di riso appiccicato sul bavero per far capire che se ne era mangiato . Poi naturalmente gli usi più arcaici scompaiono ma le maniere sono sempre agresti . Quando i veneti arrivano a Cinisello , in questo dopoguerra , scoprono che è ancora d ' uso pranzare seduti sui gradini di casa , nella strada o nella corte ; la scodella fra le ginocchia colma di « pumià » , pane di segale fatto a pezzi nel brodo . E nel 1956 quasi tutti i villaggi hanno sempre le strade acciottolate e prive di illuminazione . Meglio che le valli nel Delta padano , meglio che l ' Appennino , molto meglio che il feudo meridionale . Ma certe cose non ignoriamole e non dimentichiamole , per esempio queste : parecchi villaggi lombardi restavano fino a ieri , fino all ' arrivo delle immobiliari , proprietà esclusiva di una famiglia , i Visconti , i Suardi , i Borromeo ; in certi villaggi a sud si conserva intatto il sistema curtense , il contadino sfruttato tre volte , dall ' orticoltore , dall ' affittuario , dal padrone ; la provincia è relativamente povera , su 274 comuni , l ' anno scorso ancora 121 privi di refezione scolastica , 148 senza fognatura , 182 senza edilizia sovvenzionata , 22 mancanti di una qualsiasi sorveglianza urbanistica . E ciò che la retorica milanese tenacemente ignora : la discriminazione etnica , che esiste in tutta la fascia , più che non si creda . È la sua ipocrisia . « Quando si arrabbiano son capaci di tutto » , « Sono sporchi , non hanno voglia di lavorare , rubano » , « Se scherzano non si sa come va a finire , di loro non ci si può fidare » . Le accuse che ancora si ascoltano mentre tutti sanno che gli immigrati , specie i meridionali , lavorano dalle dodici alle quattordici ore al giorno , sono onesti e disonesti come tutti gli altri delle loro condizioni , tengono la casa più pulita di molti altri , certo più pulita che la tradizionale cascina lombarda . E allora perché ? Perché mentire serve , finché serve alla conservazione dei grandi come dei piccoli privilegi . Vediamo in pratica . In parecchi comuni della fascia i dirigenti locali degli enti assistenziali escludono i figli degli immigrati dall ' assistenza « perché in casa hanno la televisione e sprecano » . Il moralismo che difende la fetta di torta . Dovunque le cooperative e i circoli rappresentano altrettante isole di conservazione , il rifugio delle élites operaie . Guardate le iscrizioni negli anni della grande invasione , tra il 1960 e il 1962 . Ferme « congelate » , come se i soci si fossero chiusi nel loro guscio . Iscritti in quegli anni : 0,2 per cento dei soci nella cooperativa di Rogoredo ; 1 alla Conquista di Milano ; 1,6 al circolo Cairoli di Sesto ; 1,7 ancora a Sesto al circolo del Rondò . E comunque anche le cooperative che in quegli anni accettarono parecchi soci , vedi Niguarda , diffidano degli immigrati , specie dei meridionali che restano una esigua « minoranza » : 3 su cento alla Conquista , 5 al Centro sociale di Cusano Milanino , 3 a Rogoredo , 8 a Niguarda . E dappertutto cautela , pregiudizio , timori nei loro confronti . « Andavo a mangiare in una cooperativa di quelli di Corsico , una cosa fatta fra di loro ; ma un giorno Angelo il mio amico disse che gli altri non volevano vedere terroni . » Testimonianze così si trovano in ogni inchiesta , quasi in ogni scheda , solo i comunisti esitano a confessare i piccoli egoismi della classe operaia , ci vuole il convegno sull ' immigrazione del 1962 perché si osi dire « che anche certi settori del partito stentano a capire i problemi degli immigrati » . I socialisti sembrano meno inibiti , vi dicono subito per esempio che per molti anni i compagni di Pero non avevano neanche immaginato che si dovessero cercare dei contatti con gli immigrati impiegati negli orti . E sono i partiti degli immigrati quelli che si son mossi per primi , figuriamoci gli altri . Due anni fa un assessore democristiano alla provincia diceva ancora a una delegazione di immigrate pugliesi : « Mi spiace ma avete fatto uno sbaglio , non dovevate abbandonare le vostre case accoglienti » . Il neomeridionalismo Poi c ' è tutta una casistica di fatti gravi dove l ' interesse di classe o se preferite lo sfruttamento rompe qualsiasi copertura etnica e si mostra per ciò che è . A Castiglione Olona un medico settentrionale si rifiuta di entrare nella baracca di immigrati calabresi « perché ci hanno sempre i pidocchi » ; in un cantiere di Busto Arsizio gli immigrati sardi , bergamaschi , bellunesi pagano un posto letto in baracca 15 mila lire al mese ; in una fornace di Lecco si ferisce alla gamba un manovale immigrato : lo portano di peso , fuori dal cancello , perché quelli della Croce Rossa non vedano in che stato sono le baracche e l ' infermeria . « A noi meridionali ci disprezzano . » « Basta essere meridionali che uno sbaglia poco poco e lo minacciano . Magari uno è milanese e sbaglia e lo prendono subito per un meridionale . » Dicono così i più giovani e indifesi . Si potrebbe spiegargli che il pregiudizio etnico fa molto comodo ai negozianti , agli artigiani , ai trasportatori che pagano un garzone , un manovale , un facchino 5 mila o 6 mila lire la settimana . Ma il loro orgoglio etnico è comunque ferito , sorgono le inevitabili reazioni , già si manifesta nella fascia un neomeridionalismo ingenuo ma testardo , a volte irragionevole che trova alimento nella lotta politica . Per cominciare , il rifiuto di ogni modello meridionalistico che appaia indecoroso o corrotto . Il Visconti di Rocco e i suoi fratelli e il Montaldi di Milano Corea sono rifiutati dai meridionali della fascia come Pasolini dagli immigrati delle borgate . Poi l ' opinione di essere più che necessari ( e necessari certamente lo sono ) indispensabili e più che indispensabili redentori e provvidenziali . « Ci capita di vedere Milano . Se andiamo via noi è un deserto . » « Io voglio dire una parola . Se non ci siamo noi Milano è finita . » E poi ancora la certezza di essere sempre più numerosi , attivi , determinati , anche se nessuno di essi è mai entrato nella « camera dei bottoni » . Certo nei comuni della fascia otto persone su dieci che entrano in un municipio sono meridionali : quelli del luogo non hanno bisogno o si vergognao a chiedere . Così i meridionali condizionano le amministrazioni e le elezioni . Il loro numero aumenta : rappresentano nel 1956 il 21 per cento dell ' immigrazione e oggi sono arrivati al 35 per cento , più del 50 nei villaggi più esterni della fascia . Aumenteranno ancora . Il pane e l ' eguaglianza I villaggi - città della fascia ( Sesto più di 80 mila abitanti ) ostili e agri per gli immigrati , come fu l ' America per gli uomini della conquista : stesse privazioni , infamie , sofferenze e delusioni ; qui come nel West una generazione allo sbaraglio , che costruisce le sue case nella notte , che rischia tutto ciò che possiede . Ma chi pensa che qui possa uscire un nuovo italiano sicuro , fiducioso , orgoglioso della propria epopea come l ' americano probabilmente si sbaglia . Nella conquista americana , nella formazione dell ' americano si riconoscono tre elementi decisivi : l ' industria , la democrazia , la frontiera . Da noi manca la frontiera e tutto ciò che essa rappresenta . I contadini dell ' Italia povera che giungono nel Milanese trovano l ' industria e si iniziano alla democrazia . Qui non saranno liberi in assoluto , qui saranno alla resa dei conti , poco liberi , ma vengono da soggezioni arcaiche , da sudditanze intollerabili . C ' è una parola usata da tutti gli immigrati della fascia siano lombardi , veneti , emiliani , meridionali . È la parola « confidenza » la parola magica che spiega come democrazia e industria siano legate , la parola che sta per rispetto nel lavoro , per fiducia reciproca nel lavoro , per un minimo di civiltà nei rapporti di lavoro : « Qui il capo reparto mi tratta con confidenza » . « Mi hanno assunto e mi hanno dato confidenza . » Sotto questo aspetto la fascia milanese è certamente meglio che i paesi di origine , sotto questo aspetto si può dire che qui c ' è davvero « un ' idea democratica in movimento » . La casa , il lavoro , il frigorifero sono le grandi aspirazioni , ma la conquista maggiore , la più esaltante , è la libertà fra eguali o ciò che le assomiglia . Uscire in piazza , in strada , incontrare un sacco di gente e in nessuno riconoscere il padrone o i sorveglianti del padrone . Tuffarsi nell ' anonimato industriale e cittadino , sentirsi fuori dal crudele pettegolezzo paesano . Ma non c ' è la frontiera , manca lo spazio sconosciuto e imprevedibile che solo può suscitare le grandi speranze . Qui l ' immigrato sente subito , a vista e a naso , che il posto è piccolo , che ognuno dovrà accontentarsi della sua piccola razione . Capisce anche , sia pure oscuramente , che il tempo del capitalismo individuale e delle sue epopee è finito , qui nessun Walt Whitman gli ripete le parole dell ' indomito ottimismo : « Non siamo passati attraverso i secoli , le caste , le migrazioni e la miseria per fermarci qui » . Invece fermarsi è proprio il desiderio del nostro immigrato : sistemarsi , godere di ciò che si è ottenuto , chiamare i parenti a goderne . Con i modesti desideri dei meridionali . « Spero di diventare cuoco . » « Spero che mi passino saldatore . » Bisogna interrogare i settentrionali per trovarne uno che dica : « Voglio fare fortuna » . E poi , si scopre che ha uno zio ingegnere o una sorella con un ottimo impiego . Insomma direi che manca al pionierismo della fascia la fiducia emersoniana del successo legato al merito , perché « ogni uomo è la sua stella » . Come sarà questo uomo nuovo , questo « libero cittadino milanese » nessuno può dirlo con precisione . Ma si può già dire che sarà un pioniere rassegnato . Operaio sì , ma con tutte le inibizioni e i pregiudizi dei contadini , per parecchi anni a venire . Motorizzato sì , ma escluso dalla corrente vitale della cultura , per parecchi anni . Mi dicono che una inchiesta svolta di recente fra il proletariato londinese ha fatto giustizia delle chiacchiere più o meno interessate sulla classe unica dove borghesi e operai non si riconoscono . Si è capito che anche nella civilissima Londra l ' operaio resta operaio , escluso dalla maggior parte della vita culturale , pochissimi libri , il telefono lo ha solo il 9 per cento , una vita sociale monotona e misera , poca corrispondenza , pochi divertimenti . E allora figuriamoci da noi , figuriamoci nella fascia . Se ne parlerà nei prossimi articoli . Ma un ' indicazione dell ' inchiesta può essere anticipata : usciamo dai fumi del miracolo , guardiamoci attorno , ricordiamoci che esistono gli « altri » .
La nostalgia dell'infanzia ( Abbagnano Nicola , 1970 )
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Perché non si dovrebbe vedere nel sole , se non a costo di essere ritenuti pazzi o poeti , un coro di angeli fiammeggianti che annunciano la gloria di Dio ? Perché non si dovrebbe proclamare l ' esistenza di un nuovo cielo e di una nuova terra così vasti e meravigliosi da far apparire squallida e tetra la visione che del mondo ci dà la scienza ? Perché astrarre e generalizzare , meccanizzare e calcolare , rinunziando all ' immaginazione visionaria , al mistero , all ' avventura in un mondo di forme fantastiche e splendenti , in cui ognuno si troverebbe a suo agio ? In altri termini , perché credere allo scienziato invece che allo sciamano ? Perché ridurre il mondo a un insieme di forze oggettive ed impersonali , invece di scorgere in esso un luogo formicolante di personalità potenti e invisibili ma assai simili all ' uomo ? Sono queste le domande che , secondo Roszak , stanno alla radice della controcultura ( La nascita di una controcultura , ed. Feltrinelli , 1971 ) : cioè di un nuovo modo di vivere da cercarsi in direzione opposta a quella in cui finora si è mossa la civiltà occidentale : un modo di vivere che faccia a meno della scienza e della tecnica , eliminando la tecnocrazia e i suoi mali , e coltivi ed esalti nell ' uomo il sentimento del sacro . La scienza sradica questo sentimento e con esso ogni impegno morale , riducendolo ad una retorica superficiale . Solo questo sentimento può consentire all ' uomo di ritornare alla natura e di raggiungere l ' equilibrio autentico dentro se stesso e con gli altri . La controcultura intende così proporre all ' uomo l ' alternativa di una vita diversa , che elimini i rischi dell ' impoverimento dell ' uomo e del suo ambiente che scienza e tecnica fanno incombere su di lui . Ma questa alternativa non è nuova ma antichissima , perché è quella di tutti i popoli primitivi . E in realtà la nostalgia per ciò che è primitivo , naturale , semplice , informe , non ridotto a un modello che implichi previsione , misura e programmazione , è assai diffusa nel mondo contemporaneo e condivisa da molti scienziati . Questi sono certamente più cauti nella loro critica della scienza e si guardano dal raccomandarne la pura e semplice eliminazione . Ma è significativo che in uno dei più seri e togati periodici scientifici americani , che è l ' organo dell ' Associazione americana per il progresso della scienza ( Science , 4 giugno 1971 ) , un professore di chimica proponga una riforma della scienza proprio sulla linea difesa dalla controcultura : si dovrebbe saldare , sul tronco della ricerca obiettiva e razionale , l ' esigenza di un intuizione sensuale , cioè immediata , diretta , concreta delle cose , che è quella difesa dallo sciamanesimo e dalle religioni orientali . Da questo punto di vista , però , non ci sarebbe opposizione fra le due alternative di vita , tra i due modi di conoscere la natura e di entrare in rapporto con essa . Si tratterebbe di modi complementari che si integrano a vicenda : proprio come sono complementari , nella fisica contemporanea , la descrizione dei fenomeni in termini di onde e quella in termini di corpuscoli . Il vantaggio di questa complementarità consisterebbe nell ' eliminare dalla scienza un certo numero di astrazioni inutili , nel considerare gli aspetti concreti , sensibili o estetici delle cose , e nel consentire di vedere nella natura una totalità organica mediante un unico atto di intuizione . Poco o nulla , tuttavia , ci viene detto circa i mezzi per raggiungere questa mèta ambiziosa , che equivarrebbe a una visione esauriente e perfetta del mondo nella sua struttura generale e nei suoi particolari minimi : ad una visione di cui solo Dio può ritenersi capace . Come professore di chimica , l ' autore in questione invita gli studenti a osservare i colori , i sapori , la solidità , i mutamenti delle sostanze che essi si apprestano a sottoporre a qualche elaborato esperimento : il che è troppo poco per una « visione sensuale » del mondo ed è del tutto inutile ai fini dell ' esperimento . Non c ' è dubbio che gli scienziati , imprigionati come ora sono nella loro specializzazione , oppressi dalla quantità enorme e non selezionata di informazioni che piovono loro addosso da tutte le parti , e dalla coscienza del cattivo uso che si può fare delle loro scoperte , anche più meritorie , cerchino una via d ' uscita da questa situazione di disagio e aspirino a una visione del mondo semplice e totale che non sacrifichi né la scienza né le esigenze emotive e morali dell ' uomo . Ma è dubbio se lo sciamanesimo e l ' animismo , cioè la credenza che il mondo è un insieme di esseri spirituali in rapporto simpatetico con l ' uomo , possano aiutarli a uscire dal frangente in cui si trovano . Questa credenza costituisce certo un ' alternativa alla scienza , ma non può conciliarsi con essa e supplire alle sue deficienze . Essa è il fondamento di un ' altra tecnica , quella della magia . Se la natura è un complesso di forze spirituali che , mediante opportuni incantesimi , possono essere comandate , convinte o ingraziate , la scienza non serve a nulla . Che senso ha ingraziarsi la gravità o convincere l ' energia nucleare a non essere dannosa per l ' uomo ? Che senso ha prevedere , calcolare , misurare e progettare in un mondo costituito da spiriti folletti , che fanno quello che vogliono e possono essere addomesticati solo dalle arti subdole dello sciamano ? La ricerca scientifica è oggettiva , cioè conduce agli stessi risultati chiunque sia in possesso della tecnica adatta ; l ' arte dello sciamano è un privilegio concessogli dalle stesse potenze misteriose cui egli fa appello . Non si possono imboccare contemporaneamente le due vie e ritenerle complementari . La scienza non può tutto né fa tutto : i limiti di essa sono sempre presenti a chi la coltiva sul serio . I suoi problemi si moltiplicano con il suo progresso e il suo prezzo naturale e umano si accresce in proporzione . Voler saldare questo prezzo col ricorso all ' animismo e alla magia , al sentimento e alla sensibilità indifferenziata dei primitivi significa pagare con moneta falsa . Può ben darsi che il genere umano , in tutto o in parte , scelga domani di lasciarsi guidare dallo sciamanesimo invece che dalla scienza . Ma la civiltà di cui lo sciamanesimo è parte integrante è fondata sulla caccia , sulla pesca , sulla agricoltura primitiva . Il ritorno a questa forma di vita segnerebbe perciò la condanna a morte della maggior parte del genere umano , per la mancanza del vitto e delle difese indispensabili contro l ' ostilità della natura . La parte sopravvivente dovrebbe cercare di mantenere immutabili i costumi e le forme di vita che ne garantiscono la permanenza . Questo può certo accadere , come può accadere che la civiltà attuale soccomba perché non riesce a soddisfare gli uomini o a salvaguardare le risorse naturali di cui vivono . L ' importante , in ogni caso , è rendersi conto delle conseguenze che la scelta in un senso o in un altro comporta , e non vivere nell ' illusione che si possa conciliare il diavolo con l ' acqua santa . Su questa illusione vive oggi la cosiddetta avanguardia della cultura contemporanea . I mali da essa denunciati sono reali , ma puerili i rimedi proposti . Essa fa come l ' adulto che , disilluso dalle difficoltà della vita e nella incapacità di affrontarle , si rifugia nel mondo delle fiabe che ha ascoltato da bambino e che parlano di fate e di maghi benefici . Ma basta , questo , per farlo ridiventare bambino ?
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Nella seconda quindicina di agosto bisognava ritirate le bandiere dalle finestre dove erano rimaste esposte per ben 14 giorni come si fosse trattato di celebrare la più trionfale delle vittorie esaurite le cantafere per la riconquistata libertà visti i terribili bombardamenti e l ' imperversante disordine annonario bisognava " distrarre " l ' opinione pubblica e così cominciarono le due settimane degli scandali . Si cominciò cogli illeciti arricchimenti . Tutti i gerarchi erano ladri . Tutti profittatori . Non un galantuomo , nemmeno a cercarlo con la famosa lanterna del cinico Diogene . Si giunse persino a fissare in 120 miliardi il totale del denaro rubato dai gerarchi al popolo italiano . Con la restituzione di tale veramente astronomica somma all ' erario si pensava di sanare il deficit del bilancio . Se tutto ciò non fosse stato stampato , si stenterebbe a crederlo . Le cantine e le soffitte delle case dei fascisti erano piene di ogni specie di viveri . Ci fu una delle più singolari psicosi collettive : quella dei lingotti d ' oro e dei prosciutti . Tutto ciò era destinato ad eccitare gli istinti più bassi delle folle . Una delle famiglie che la famosa Commissione presieduta dal traditore Casati prese particolarmente di mira fu quella di Ciano . Era una manovra indiretta per arrivare al Duce , al quale , forse , molti tornavano a pensare , ma del quale nessuno osava più pronunciare il nome secondo le istruzioni ricevute dal censore badogliano . Quando al patrimonio della famiglia del conte Galeazzo Ciano si parlò di miliardi . La lettera scritta dal conte Ciano , in data 23 agosto 1943 , indirizzata al Maresciallo Badoglio , non è un documento privato , è un documento politico . Eccone il testo integrale : Roma , 23 agosto 1943 . « Illustre Maresciallo , « con grande amarezza ho letto sul Corriere della Sera un articolo che oltraggia la memoria di mio padre . Disdegno scendere a polemiche con giornalisti anonimi che raccolgono del fango per gettarlo sul viso di un morto , ma ritengo invece mio dovere informare vostra Eccellenza , in attesa di quanto la commissione appurerà in merito , della esatta misura della complessiva eredità pervenuta da mio padre a me ed alla mia defunta sorella . « Egli , alla sua morte , disponeva dei seguenti beni : « 1 . - 3/4 della società tipografica editoriale del giornale Il Telegrafo di Livorno ; « 2 . - quattro edifici in Roma , del valore totale all ' epoca della morte , di circa cinque milioni ; « 3 . - titoli industriali così ripartiti : Romana elettricità : azioni 1400; Terni : azioni 500; Montecatini ; azioni 2000; Valdagno : azioni 1000; Navigazione generale : azioni 300; Ilva : azioni 500; Anic : azioni 1000; Monte Amiata : azioni 1000; I.M.I. : azioni 100; Consorzio Credito Opere Pubbliche : azioni 24; Buoni del Tesoro : 1 milione ; contante : L . 355.089; conto corrente postale : lire 32.975 . « Di quanto precede la documentazione è in mia mano e naturalmente rimane a piena disposizione di Vostra Eccellenza . « Sono sicuro che queste cifre , così lontane dalle astronomiche fantasie dei calunniatori anonimi , saranno dal sereno spirito di V . E . valutate non quale il disonorante bottino di un approfittatore , bensì come l ' equo frutto di una vita intensamente operosa . « Ed è per questo , Eccellenza , che io mi rivolgo soltanto al Maresciallo Badoglio , perché siano tutelati la memoria e l ' onore di un soldato d ' Italia . Galeazzo Ciano » . Il discorso di Churchill del 22 settembre prova che già verso la ultima decade di agosto erano state fissate a Lisbona le clausole della resa a discrezione , almeno le principali . Fra di esse ve n ' era una che contemplava la consegna di Mussolini al nemico . Ciò non ha precedenti nella storia umana ! Nei giorni confusi del settembre , dopo la liberazione del Gran Sasso , i giornali non pubblicarono il testo stenografico integrale del discorso di Churchill . Sebbene in ritardo , vale la pena di farlo oggi , perché la documentazione risulti completa . Alla Camera dei Comuni , il 22 settembre , narrando le vicende italiane , Churchill così parlò : « La resa incondizionata comprende , naturalmente , ogni cosa . Non era soltanto prevista in modo speciale la consegna , in un secondo tempo , dei criminali di guerra , ma era stata stipulata una clausola speciale per la consegna del signor Mussolini . Non è stato però possibile disporre per la sua consegna separata prima dell ' armistizio e prima che avvenisse il nostro grande sbarco , poiché ciò avrebbe certamente rivelato le intenzioni del Governo italiano al nemico , il quale si inframmetteva in ogni cosa e lo teneva perfettamente in suo potere . « La situazione dell ' Italia era che , quantunque avesse avuto luogo una rivoluzione interna , essa era ancora alleata della Germania e proseguiva la causa comune insieme ad essa . Era una situazione molto difficile a mantenere giorno per giorno , con le pistole della " Gestapo " puntate alle nuche di " tanti colli " . « Avevamo ogni motivo di credere che Mussolini era tenuto sotto forte guardia ed in luogo sicuro e certamente era molto nell ' interesse del Governo Badoglio di avere la certezza che non fuggisse . « Si afferma che lo stesso Mussolini avrebbe dichiarato di credere che sarebbe stato consegnato agli alleati . Questa certamente era l ' intenzione e sarebbe stata realizzata se non fossero intervenute circostanze sfortunatamente fuori del nostro controllo . Le misure prese del Governo Badoglio erano accuratamente studiate ed erano le migliori che esso potesse adottare per trattenere Mussolini ; però esso non aveva previsto una discesa di paracadutisti di sì vasta portata come quella che i Tedeschi effettuarono nel punto dove egli era confinato . Si noterà che essi gli avevano mandato alcune opere di Nietzsche e qualche opuscolo per consolarlo ed alleviare il suo confino . Indubbiamente essi erano a perfetta conoscenza del luogo ove egli si trovava e delle condizioni in cui era . E l ' impresa fu caratterizzala da grande temerarietà e condotta in grandi forze . « Essa dimostra certamente che vi sono molte possibilità di questo genere nella guerra moderna . Non credo che vi sia stata negligenza o inosservanza dei patti da parte del Governo Badoglio , il quale aveva un ' ultima carta da giocare . « I carabinieri di guardia avevano l ' ordine di uccidere Mussolini qualora vi fosse un qualsiasi tentativo di liberarlo , ma essi non fecero il loro dovere a causa delle preponderanti forze tedesche discese su di loro dall ' aria , le quali li avrebbero tenuti responsabili della salute e della incolumità del prigioniero . E tanto basta ! » . Queste sono le parole trasmesse dalla Reuter alle ore 19 del giorno 22 settembre 1943 . Che , come dice Churchill , il Maresciallo Badoglio avesse " accuratamente " studiato le misure prese per assicurare la prigionia di Mussolini e la sua successiva consegna al nemico , è documentato da questa lettera autografa dello stesso Maresciallo al capo della Polizia Senise : « Eccellenza , « questa mattina ho comunicato al comandante generale dell ' Arma dei RR . CC . , S . E . Cerica quanto segue : È responsabile della custodia dell ' ex - Capo del Governo Benito Mussolini l ' ispettore generale di P . S . Saverio Pòlito . « Egli solo risponde personalmente al Governo che il predetto Mussolini non evada o sia da chicchessia sottratto alla detenzione . « Il generale Pòlito richiederà al Comando generale dell ' Arma ed al capo della Polizia tutto il personale che gli occorre , specificando anche il nome di chi desidera . « Ogni sua richiesta sarà accolta . L ' ispettore Pòlito mi terrà con frequenza informato . « Badoglio » Roma , 16 agosto 1943 . Decisa la consegna del Duce agli Inglesi e precisati i termini della medesima , bisognava creare lo scandalo attorno a Mussolini , coprirlo di ridicolo , infamarlo , in modo che il popolo già immemore avesse trovato la consegna di lui al nemico come la consegna di un uomo oramai non solo politicamente , ma fisicamente e moralmente finito . Improvvisamente le cateratte del pettegolezzo furono spalancate e sul cinque per cento di verità furono affastellate fantasie di ogni genere , che tuttavia non mancavano di eccitare la curiosità della minutaglia umana . Nessuno era in grado di scagliare la prima pietra sull ' argomento ; nessuno dei grandi e piccoli uomini nel passato , nessuno nel presente e meno di chiunque il Maresciallo Badoglio , ma il colpo era fatto . Bisognava uccidere Mussolini , prima col silenzio tombale poi col ridicolo . L ' affare durò due giorni , ma sufficienti . Non mancarono coloro che deplorarono questi sistemi e parlarono di " boomerang " : ciò significa illudersi . Il colpo era riuscito . Si attribuisce a quei grandi conoscitori del cuore umano che sono i gesuiti , la ben nota massima : " calunniate , calunniate : qualche cosa resterà ! " E non v ' è dubbio che qualche cosa è restata . Negli ultimi giorni d ' agosto la " capitolazione " era nell ' aria . Il delitto immane che peserà per secoli sulla storia della Patria stava per essere consumato ; si stava , cioè tramutando il territorio italiano in una sanguinosa arena di battaglia di eserciti nemici . Solo un incosciente poteva pensare che le cose avrebbero avuto un andamento diverso . Solo un incosciente che avesse trascurato la lettura dei notiziari telefonici e telegrafici che ogni mattina venivano mandati a Roma dagli uffici di frontiera e nei quali erano dettagliatamente segnalati i passaggi verso l ' Italia di uomini e materiali tedeschi . Questi bollettini sono stati abbandonati sui tavoli dai fuggiaschi dell'8 settembre . Sino dalla mattina del 26 luglio , dai passi del Brennero , di Tarvisio , di Ventimiglia , vengono annunciati e specificati i movimenti delle divisioni tedesche . Ogni giorno sono centinaia di automezzi , camion , carri armati , reparti di truppe . La Germania sin da principio comprende che il Governo Badoglio ha un solo programma : arrendersi e poi riprendere le armi contro l ' alleato . È vero che in data 28 luglio il Maresciallo Badoglio ha la sfrontatezza di mandare il telegramma seguente al Führer , ma le parole non ingannano nessuno : « Führer , col giuramento nelle mani di S . M . il Re e Imperatore , il Consiglio dei ministri da me presieduto si è oggi insediato . Come già dichiarato nel mio proclama rivolto agli Italiani , ufficialmente comunicato al vostro ambasciatore , la guerra per noi continua nello spirito dell ' alleanza . Tanto tengo a confermarvi , con la preghiera di voler ascoltare il generale Marras che verrà al vostro Quartier Generale da me incaricato di una particolare missione per voi . Mi è grata l ' occasione , Führer , per porgervi la espressione dei miei cordiali sentimenti . Firmato : Badoglio » . Tra i sintomi più sospetti vi fu la richiesta avanzata al Comando supremo tedesco di autorizzare il ritiro di molte delle grandi unità italiane che erano dislocate fuori dei confini della Patria . Si abbandonavano territori conquistati col sangue , ma si volevano le divisioni a portata di mano per prendere alle spalle l ' alleato , una volta rovesciato il fronte . Tale telegramma a firma Guariglia reca la data del 10 agosto e suona di un suono falso nel termini seguenti : « Alla R . Ambasciata - Berlino . « Vogliate prendere immediato contatto con Auswärtiges Amt e fare ad esso presente quanto segue : « Come è stato detto nella riunione di Tarvisio del 6 corrente , il Comando supremo italiano ha preso la decisione di richiamare in Patria tutta la quarta armata dislocata nel territorio della Francia metropolitana e un corpo d ' armata su tre divisioni tra quelle attualmente dislocate nel territorio sloveno - croato . « Le ragioni che hanno motivato la decisione attuale sono varie e sono già state esposte a Tarvisio . « In primo luogo il Comando supremo sente la necessità di rafforzare la difesa del territorio metropolitano . Sembra oltre a ciò opportuno che nostre unità integrino lo schieramento delle divisioni germaniche in Italia , il cui compito appare limitato alla difesa di alcune zone , mentre è ovvio da parte nostra si debba provvedere ad una difesa dell ' intero territorio nazionale : Motivi di carattere politico e morale esigono che la Nazione senta , come ebbi io stesso a dichiarare esplicitamente al signor Von Ribbentropp , che la difesa del suo territorio non è soltanto affidata a truppe alleate , ma anche e soprattutto ai soldati italiani . « Prendete occasione da tali argomenti e anche da ogni altro che vi parrà più opportuno per far presente all ' Auswärtiges Amt la necessità di questa nostra decisione . « Ci rendiamo conto che lo sgombero di tali forze importa problemi e questioni anche di carattere politico , come ebbe a dire lo stesso Von Ribbentrop , ma abbiamo ferma fiducia che si potrà risolvere il tutto nel modo più soddisfacente per ambo le parti . « I necessari contatti a questo scopo dovranno essere quindi immediatamente presi dagli organi competenti interessati , politici e militari . - GUARIGLIA » .
L'uomo muscolo ( Bocca Giorgio , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Seicentomila in più , fra Milano e i laghi , negli ultimi dieci anni : il popolo degli immigrati adoperato , più che governato ; tanti uomini - muscolo prima che dei cittadini . Andò così e peggio anche nell ' America della conquista , ma non deve essere una gran consolazione per quelli a cui tocca , adesso . Da un anno la Stazione centrale di Milano non è più il mercato all ' ingrosso dei muscoli , ma il commercio comincia sempre lì : le valigie di fibra e i pacchi davanti le cabine telefoniche , dentro gli uomini - muscolo appena arrivati che telefonano alle pensioni per avere « alloggio e lavoro » . Non conviene più reclutarli in stazione , le garanzie sono poche e i rischi tanti . Meglio lasciar fare a quelli delle pensioni , è un lavoro più pulito e più tranquillo . Cinque su dieci , gli immigrati che arrivano a Milano fanno quella telefonata a cui si risponde : « Aspetta , veniamo a prenderti » o « Stai bene attento , prendi il tram numero tale » . E intanto che aspetta o viaggia quelli delle pensioni han già telefonato al reclutatore che ne è arrivato uno da Gioia del Colle , Trani , Porto Tolle , Isernia , Foligno , comunque uno da sfruttare , ciascuno la sua parte . Nelle pensioni ci sono stanze da sei , otto , dieci letti . Per un letto si pagano dalle sette alle otto mila lire al mese , più mille la settimana per farsi lavare un po ' di roba . In molte pensioni bisogna uscire prima delle nove , le brandine chiuse e alzate contro le pareti e fino alle ventuno la padrona no riapre la porta . In una pensione di corso L . ( inchiesta ILSES ) un operaio con la gamba rotta passa un giorno sulle scale , la padrona non transige sul regolamento . La pensione come prima scuola dello sfruttamento e lo sfruttamento del prossimo più prossimo come la tecnica più felice . Perciò la maggior parte degli affittacamere ( circa 16 mila in città fra legali e clandestini ) sono degli immigrati . In certi casi il subaffitto organizzato può rendere 300 , 400 mila lire al mese , la Questura conosce un tale che è riuscito ad avere tra appartamento e solaio , 65 ospiti . Ci sono quelli che hanno quattro o cinque « esercizi » , li affidano a uno degli inquilini e passano ogni qundici giorni a ritirare gli affitti . Nella città e nella fascia industriale i luoghi delle pensioni si riconoscono dal fiorire delle attività collaterali : cinematografi di terza visione , trattorie modestissime , latterie che vendono anche bevande gasate ecc. Le generazioni nere Poi la mano dello sfruttamento passa ai reclutatori , di solito immigrati . Quel tale che tiene famiglia e quattro automobili : la Seicento per il lavoro in città , la Millecento per i suoi , la Spider per portare a pranzo i signori dell ' edilizia e il camioncino per trasportare sui cantieri gli uomini - muscolo , nei casi di bisogno urgente . Il reclutatore , i suoi amici , gli amici degli amici : la piccola mafia trapiantata al Nord di cui , ogni tanto , si annuncia la fine , come per la grande . Per esempio quando si scoprono , come di recente , sei racket legati a 130 imprese edili . Ma sempre la mala pianta rispunta ; in una inchiesta della federazione comunista si legge che solo quattro immigrate su cento vengono assunte attraverso i canali regolari e le indagini delle ACLI lo confermano . Del resto se ne ha la controprova nei luoghi di origine : l ' anno scorso nove mila persone partono dalla provincia di Cosenza all ' insaputa degli uffici di lavoro . La piccola mafia prospera , le sue tangenti non sono più del cinquanta per cento come nei primi anni , ma sempre redditizie . Sì , ogni tanto uno dei reclutatori viene « pizzicato » , denunciato , multato lire duemila per ogni lavoratore « trattato » . Ma lui paga e ricomincia salvo a cambiare aria per qualche tempo . Naturalmente le serie , moderne , oneste aziende del Nord sono all ' oscuro di tutto , c ' è sempre un appaltatore o un intermediario per salvare la faccia . Ma anch ' esse , specie le medie e piccole , conoscono le maniere di incoraggiare il miracolo : le ore di lavoro straordinario fuori busta ; le paghe arbitrarie ai ragazzi fra i quattordici e i quindici anni ( non più a scuola , non ancora impiegati regolarmente ) ; il lavoro appaltato a quantità , non a tempo , a poveri diavoli che credono di fare un ottimo affare impegnandosi a chili o a metri , non a ore , e poi scoprono di avere tutti gli oneri degli artigiani ma non i vantaggi . Per non dire della « buona occasione » a cui partecipa l ' intera classe imprenditoriale del Nord , usando una forza lavoro che si è formata , trasferita e sistemata a spese della collettività . Detta dai propagandisti politici questa « buona occasione » si riduce a un calcolo elementare : « Negli ultimi dieci anni gli Enti locali del Milanese hanno speso circa 1000 miliardi per accogliere gli immigrati . Avendone recuperato solo 100 per il maggior introito fiscale essi hanno fatto agli imprenditori un regalo netto di 900 miliardi » . Non è così , questa aritmetica troppo semplice non sopravvive al comizio , ma , nelle linee generali , la « buona occasione » , il favore , lo sfruttamento , la necessità dello sviluppo , o come volete chiamarla , esiste e una visita alla fascia industriale serve anche a questo , dico a capire quanto il miracolo economico deva a questa manodopera avuta per niente e , per anni , sottopagata . Ne fanno parte , non dimentichiamolo , anche le donne . Trentotto su cento dicono le inchieste , non arrivano a una paga di 20 o 25 mila lire al mese . Che miracolo poco galante . È accaduto anche in America negli anni della conquista : « Per tre generazioni abbiamo rimboccato le maniche » . Che può voler dire , di là come di qua dall ' Atlantico , gente logorata e ammazzata di lavoro . Oggi i reclutatori del Milanese faticano a collocare i lavoratori che hanno più di trentacinque o quarant ' anni . A quell ' età si è vecchi e finiti per certi cantieri edili . L ' uomo - muscolo accettato solo se i muscoli sono in perfetta efficienza . Gli altri come Michele , il muratore : « Come mi vedono che zoppico un po ' neanche mi provano dicono che non c ' è lavoro , sono dei mesi che giro . Eppure a casa ero muratore fatto » . Le « due nazioni » . Per una , qui a Milano , la settimana corta , la civiltà degli svaghi , la seconda casa e le altre belle novità di cui tutti parlano . Per l ' altra sempre dodici e più ore al giorno e settimane lunghe per tipi che si « danno da fare » : il dopo - fabbrica con lei che taglia cravatte , il marito che lavora a una pressa nel sottoscala e gli altri che fanno la casa propria dopo aver fatto quella altrui . Tutti questi muratori impiegati da un ' industria che sarà più efficiente della romana o della napoletana , ma che conosce gli stessi rapporti di lavoro : 50 o 60 mila lire al mese finché si lavora e poi in cerca di un altro cantiere , una carriera che ricomincia ogni volta , poche possibilità di migliorare , nessuna sicurezza per la vecchiaia e le testimonianze ossessive di questo proletariato permanente , come il volo di un calabrone chiuso in una stanza che va e va finché cade . Tutti questi ex contadini immessi da un giorno all ' altro nel sistema del successo , offerti alle sue cinque tentazioni , il prestigio , il denaro , il potere , la fama , la sicurezza , ma che capiscono quasi subito di essere confinati ai margini e destinati alle cose peggiori del sistema , ai lavori più umili e monotoni . Certo vi sono parecchi immigrati che raggiungono , in fabbrica e fuori , una buona sistemazione economica , qualcuno anche l ' agiatezza . Ma l ' atteggiamento generale di questi « novi homines » rispetto al lavoro manca di gioia : occupazione senza amore , fatica senza grandi speranze . In genere il lavoro non è amato . Cambiano le condizioni del lavoro , ma i giovani continuano a usare le definizioni amare degli anziani : quel reparto nella fabbrica di Rescaldina è sempre « Mauthausen » , quel magazzino di Sesto è sempre « la galera » , nei cantieri edili gli operai parlano sempre di se stessi come di oggetti maltrattati : « Dopo averci sbattuto da un posto all ' altro , vengono e ci tirano fuori dalla baracca » . Il lavoro in una civiltà industriale inedita quasi per tutti . Fatta come ogni civiltà , di elementi contraddittori , di fervori come di frustrazioni . Davanti al progresso tecnologico , per esempio , l ' atteggiamento degli uomini nuovi è incerto e diffidente : quasi sapessero che la tecnica gli dà con una mano , ma con l ' altra gli toglie . Gli operai interrogati da Pizzorno e dai suoi collaboratori sul tema dell ' uomo di fronte alle nuove macchine stanno fra opinioni diverse , spesso divergenti : sì , il lavoro è meno duro , « ma ci vuole troppa attenzione » . Sì , i rapporti gerarchici sono meno sergenteschi , la sorveglianza meno carceraria , « seuno sbaglia non vengono subito a sgridarti , basta la lampadina azzurra che si accende » , però c ' è meno amicizia . Anni fa , per esempio , le operaie potevano starsene a casa uno o due anni per tirar su il figlio e poi tornare in fabbrica : adesso chi esce dal giro fatica a rientrarci , i rapporti personali contano meno . L ' Organizzazione decide a freddo . È ancora l ' eredità contadina , l ' insofferenza all ' orario , il tentativo ingenuo di ricostruire nel mondo industriale i comportamenti e i rapporti di quello campagnolo . Tanto lavoro per vivere una vita quasi incomprensibile . Il popolo laborioso e sradicato . La città tua e non tua « E tu Luigi come la vedi a Milano ? » « Per me Milano è bella , dico meglio bellissima , come la vedono i turisti . » Parecchi rispondono così quasi per affermare una rottura totale , anche estetica , con il passato . Eppure si capisce che l ' atteggiamento estetico della maggioranza verso Milano e dintorni è di indifferenza su un fondo di pena , la pena fisica del contadino inurbato . Qui , nei dintorni , in ogni villaggio - città c ' erano la vecchia e la nuova borgata . Ma dovunque la saldatura è già avvenuta , il magma cementizio ha riempito i vuoti e si divora l ' antico : scomparse le strade radiali da duomo a duomo ; impraticabili , per il traffico , i sagrati ; e chi se non la dinamite potrebbe riportare l ' ordine nelle ventisette coree ? Tanti suburbi ma nessuna traccia di una civiltà suburbana . Niente villaggi residenziali per giovani coppie « prigioniere della fraternità » ; solo gli accampamenti degli immigrati e le fabbriche in un mondo di sradicati sospettosi . Ora il piano intercomunale dovrebbe disegnare in questo caos una geometria razionale ed è ancora possibile , ci sono ancora dei vuoti fra la fascia e la città e fra i centri della fascia . Ma in giro c ' è molto pessimismo , pochi credono che il piano prevarrà sugli egoismi degli interessi privati . E intanto i 600 mila che abitano la città informe sentono ogni tanto affiorare la pena : nelle scuole i bambini disegnano marine . Già , brutta ma libera . Per le continue incertezze dell ' immigrato . Non sentirsi cittadino di questa città , assistere alle partite di calcio senza una vera passione campanilistica , vivere come « nel posto che bene o male ti dà il pane » ma poi capire che , tutto sommato questa cosa immensa e confusa che chiamano Milano , è un luogo dove i rapporti umani sono migliori che altrove . « Qui vai dove ti pare e nessuno ti dice niente . A Messina ogni cosa che facevo subito trovavano a ridire » . « Milano mi piace perché la giri a testa alta » . « Io dico questo , se uno si fa la fidanzata in Sicilia deve portarsi dietro a mangiare anche suo padre , la madre , i fratelli e le sorelle . Qui a Milano si va con la ragazza e si prende un caffè » . La Milano dei ricchi li ignora ? La Milano della borghesia mercantile gli è straniera ? Può darsi , ma poi scoprono che c ' è un ' altra Milano popolare e no che ricorda le sue origini , che ha voglia di eguaglianza , che può darti una mano quando meno te lo aspetti : « Uscii dalla stazione e non sapevo cosa fare . Si avvicinò un signore e mi chiese se stavo male . No , era soltanto che camminavo piano e non riuscivo ad ambientarmi . Mi diede l ' indirizzo di una pensione e mi accompagnò al tram » . « Ero disperato , raccontavo al barista che non trovavo casa e una vecchia che era lì a sentire dice che , se mi accontento posso stare in casa sua che c ' è suo marito pensionato con 22 mila lire al mese . Mi hanno tenuto per quattro mesi e non hanno voluto una lira » . Sradicati , incerti , sottoposti alla doccia scozzese di una città così diversa , membri di una società di cui non vedono il corpo , sempre esitanti fra l ' assimilazione e l ' ortodossia règionale : vestirsi alla milanese , ma poi pretendere tenacemente il pane grosso alla siciliana o quello lavorato alla mantovana : vantare l ' anzianità , « io sono qui da sei anni e quello lì neanche da tre mesi e parla » ma sentirsi stranieri al luogo , restare finché si può legati al paese ( a San Donato su 12500 abitanti ancora quattro mila che conservano le residenze nei paesi di origine ) . Ma nessun mitico « grande ritorno » , la coscienza che laggiù non si può tornare : « E chi ci può stare laggiù » . « Vado là bascio per nu poco d ' olio , ma torno subito , chi ci può stare » . La nostalgia che durerà per tutta la vita sotto la decisione , certa in quasi tutti dopo uno o due anni , di non tornare . Così oggi per qualche generazione ancora . Un uomo nuovo pieno di cose antiche , ma sotto un aspetto almeno integralmente nuovo e inedito in Italia . Per la prima volta in Italia una società di cittadini indifferenti come lo sono dovunque i cittadini delle megalopoli . I cittadini delle città che non sono più città ma galassie urbane . Fra non molto Milano si estenderà per quaranta chilometri , avrà quattro o cinque milioni di abitanti . Come si fa ad amarli i giganti ?