StampaQuotidiana ,
Non
è
ancora
spenta
l
'
eco
del
processo
di
Leningrado
,
e
della
successiva
commutazione
delle
pene
capitali
sotto
la
pressione
dell
'
opinione
mondiale
,
che
già
si
annunciano
nuovi
processi
di
ebrei
in
Russia
,
nuovi
atti
militanti
di
antisemitismo
di
stile
staliniano
.
Non
sono
ancora
cessate
le
polemiche
sul
verdetto
di
Burgos
,
verdetto
corretto
in
extremis
da
Franco
sotto
il
peso
dei
richiami
internazionali
e
delle
divisioni
interne
,
che
già
si
eseguono
in
tutta
la
Spagna
nuovi
arresti
di
pistoleros
al
servicio
de
la
subversión
,
nuovi
giri
di
vite
contro
un
'
opposizione
variegata
e
composita
che
va
dai
malinconici
e
patetici
carlisti
ai
gruppi
operai
delle
città
industriali
o
alla
tenace
minoranza
basca
,
una
specie
di
Alto
Adige
della
penisola
iberica
.
È
la
logica
immutabile
di
tutte
le
dittature
,
non
importa
se
di
sinistra
o
di
destra
.
L
'
atto
di
clemenza
di
Mosca
o
di
Madrid
non
cambia
in
nulla
la
sostanza
di
regimi
che
non
possono
consentire
le
libertà
personali
nel
senso
occidentale
,
che
non
riconoscono
le
garanzie
degli
imputati
,
che
ignorano
la
pubblicità
dei
dibattimenti
,
che
non
concepiscono
la
magistratura
svincolata
da
un
potere
politico
onnipotente
e
assoluto
,
capriccioso
e
indiscutibile
,
nella
pena
come
nella
clemenza
,
nell
'
arbitrio
come
nella
grazia
.
Le
due
commutazioni
hanno
dimostrato
che
oggi
non
si
riesce
più
impunemente
ad
uccidere
una
singola
vita
umana
.
Si
possono
ancora
compiere
genocidi
,
si
possono
operare
ancora
massacri
di
massa
,
dall
'
Asia
all
'
Africa
;
ma
difficilmente
si
riesce
a
consumare
-
sotto
la
maschera
della
giustizia
di
Stato
-
un
assassinio
individuale
.
Senza
che
si
scatenino
nel
mondo
forze
di
reazione
o
di
protesta
tali
da
assumere
un
valore
politico
anche
determinante
,
pur
nella
mancanza
assoluta
di
mezzi
coercitivi
o
coattivi
.
Ma
gli
stessi
casi
della
Russia
e
della
Spagna
,
casi
che
si
sono
influenzati
e
condizionati
a
vicenda
,
provano
pure
un
'
altra
realtà
:
e
cioè
che
gli
accorgimenti
della
ragion
di
Stato
internazionale
o
interna
,
sufficienti
a
portare
ad
alleviamenti
delle
pene
o
a
correzioni
di
precedenti
sentenze
,
non
coincidono
minimamente
con
evoluzioni
normalizzatrici
o
liberali
dei
regimi
dispotici
,
i
quali
restano
tali
al
di
là
delle
scarse
e
tormentate
concessioni
che
possono
esser
loro
strappate
.
Basta
leggere
i
giornali
sovietici
a
proposito
del
caso
di
Leningrado
.
Ne
hanno
parlato
solo
dopo
che
tutto
il
mondo
era
a
conoscenza
della
sentenza
.
Hanno
ignorato
il
dibattimento
,
ma
hanno
poi
gonfiato
ad
arte
la
revisione
del
verdetto
.
Hanno
insistito
sull
'
esistenza
del
reato
per
il
solo
fatto
che
era
stato
concepito
ma
non
attuato
:
spiegandoci
che
l
'
articolo
15
del
codice
penale
sovietico
-
e
questo
dice
tutto
!
-
stabilisce
che
un
crimine
tentato
od
ideato
viene
punito
come
se
fosse
stato
effettivamente
commesso
.
E
i
giornali
amici
dell
'
Unione
Sovietica
in
Italia
hanno
il
coraggio
di
mettere
in
luce
,
nei
titoli
dedicati
all
'
avvenimento
,
l
'
«
equità
»
di
una
sentenza
che
commina
in
ogni
caso
,
anche
dopo
la
correzione
,
quindici
anni
di
lavori
forzati
per
due
cittadini
sovietici
che
avevano
ufficialmente
chiesto
di
espatriare
e
di
raggiungere
il
loro
focolare
nazionale
,
Israele
:
diritto
teoricamente
riconosciuto
nella
Costituzione
dell
'
Urss
ma
calpestato
e
smentito
nella
realtà
di
una
pratica
discriminatrice
e
violatrice
delle
garanzie
fondamentali
della
comunità
ebraica
,
dalla
lotta
ai
grandi
dissidenti
israeliti
al
processo
dei
medici
.
Né
c
'
è
da
meravigliarsi
.
Chi
vive
nell
'
ambito
di
un
regime
totalitario
trova
«
straordinario
»
ciò
che
negli
Stati
di
diritto
,
negli
Stati
a
democrazia
garantita
,
è
considerato
appena
«
ordinario
»
.
Il
fascismo
si
vantava
di
lasciar
scrivere
Croce
ed
avocava
a
suo
merito
quello
che
era
un
elementare
dovere
,
il
non
bruciare
,
o
il
non
far
bruciare
dalle
squadre
,
i
fascicoli
della
«
Critica
»
;
così
il
comunismo
sovietico
si
vanta
di
non
aver
arrestato
Solgenitsin
solo
per
essere
stato
insignito
del
Premio
Nobel
-
che
non
ha
potuto
comunque
ritirare
a
Stoccolma
-
o
il
franchismo
spagnolo
contrappone
la
forzata
clemenza
di
oggi
all
'
atroce
esecuzione
di
Grimau
,
appena
sette
anni
fa
.
La
verità
è
che
nessuna
democrazia
è
concepibile
se
tutti
i
diritti
umani
non
vengono
egualmente
riconosciuti
e
garantiti
:
attraverso
ordinamenti
precisi
,
validi
verso
chiunque
,
e
non
illusorie
od
effimere
concessioni
dall
'
alto
,
sempre
revocabili
.
Saragat
,
che
di
libertà
s
'
intende
per
aver
conosciuto
le
vie
dell
'
esilio
contro
la
repressione
totalitaria
,
ha
giustamente
ricordato
nel
messaggio
di
Capodanno
che
«
tutti
noi
siamo
rattristati
e
sgomenti
per
quanto
avviene
nei
paesi
in
cui
le
libertà
politiche
e
la
giustizia
sociale
sono
calpestate
»
.
Allusione
diretta
alla
Polonia
;
ma
indiretta
alla
Russia
e
alla
Spagna
e
a
tutti
i
paesi
dove
non
sono
consacrati
i
diritti
dei
cittadini
,
e
quindi
neppure
quelli
dei
lavoratori
.
Perché
è
inutile
perdersi
in
sofismi
ingannatori
;
non
esiste
democrazia
sostanziale
,
cioè
economica
,
cioè
eguaglianza
dei
punti
di
partenza
,
cioè
correzione
delle
sperequazioni
o
degli
squilibri
sociali
,
dove
non
c
'
è
democrazia
formale
,
cioè
Stato
di
diritto
,
cioè
assicurazione
e
tutela
delle
libertà
di
stampa
,
di
riunione
,
di
associazione
,
di
sciopero
,
e
separazione
dei
poteri
esecutivo
e
legislativo
e
giudiziario
,
sotto
il
controllo
dei
liberi
Parlamenti
,
non
Soviet
alla
russa
o
Camere
corporative
alla
spagnola
.
I
fautori
degli
«
equilibri
più
avanzati
»
in
Italia
,
che
sono
poi
equilibri
più
reazionari
,
dovrebbero
dirci
quale
progresso
sociale
possa
essere
realizzato
alleandosi
con
partiti
che
non
hanno
ancora
riconosciuto
,
nella
realtà
degli
Stati
da
loro
presi
a
modello
,
né
il
pluralismo
sociale
né
la
regola
della
dialettica
parlamentare
estesa
sino
alla
rivincita
dei
soccombenti
di
oggi
.
Quale
regime
comunista
ha
mai
consentito
ad
un
'
opposizione
organizzata
di
prenderne
il
posto
?
Neppure
l
'
eccezione
italiana
,
sotto
un
'
eventuale
protezione
del
Vaticano
,
potrebbe
essere
un
'
eccezione
.
Si
guardi
alla
Polonia
,
che
in
materia
di
cattolicesimo
non
ha
niente
da
imparare
dall
'
Italia
.
Venticinque
anni
di
regime
comunista
polacco
hanno
portato
al
paradosso
di
trasformare
la
Chiesa
di
Varsavia
,
una
delle
più
intransigenti
e
conservatrici
d
'
Europa
,
nella
propugnatrice
delle
libertà
politiche
e
delle
conquiste
sociali
.
L
'
appello
dei
vescovi
polacchi
a
Gierek
dovrebbe
diventare
un
testo
di
lettura
obbligatorio
per
tutti
i
fautori
della
Repubblica
conciliare
.
StampaQuotidiana ,
Nella
sua
esposizione
al
Gran
Consiglio
,
Mussolini
dichiarò
che
,
a
proposito
di
guerre
sentite
o
non
sentite
,
non
voleva
disturbare
le
"
grandi
ombre
"
,
non
voleva
cioè
risalire
nel
corso
del
XIX
secolo
a
esaminare
quali
guerre
furono
più
o
meno
sentite
,
nel
ciclo
del
Risorgimento
.
Ecco
la
parte
del
suo
discorso
,
che
fu
allora
condensata
in
poche
parole
.
Mussolini
cominciò
col
ricordare
la
guerra
del
1915-1918
,
dichiarata
in
un
'
atmosfera
di
vera
e
propria
guerra
civile
,
con
una
lotta
senza
quartiere
fra
neutralisti
e
interventisti
.
Guerra
civile
che
continuò
sino
a
Caporetto
;
ebbe
una
tregua
nei
dieci
mesi
della
riscossa
sul
Piave
e
ricominciò
immediatamente
dopo
,
appena
firmata
la
falsa
pace
di
Versaglia
.
"
Sentita
"
la
guerra
del
1915-1918
?
Fu
detta
la
guerra
dei
"
milanesi
"
e
nei
"
reggimenti
"
molti
dovevano
celare
la
loro
qualità
di
cittadini
della
metropoli
lombarda
,
per
non
incorrere
nelle
ire
e
negli
insulti
dei
compagni
.
Parlino
i
superstiti
volontari
se
ne
esistono
come
è
da
augurarsi
ancora
!
I
"
volontari
"
furono
vessati
in
ogni
modo
.
Sei
volontario
?
si
diceva
.
Dimostra
dunque
la
tua
"
volontà
"
!
Nemmeno
gli
irredenti
,
che
,
entusiasti
,
erano
venuti
ad
arruolarsi
nelle
file
italiane
,
trovarono
un
ambiente
che
fosse
in
qualche
modo
fraterno
.
Uomini
come
Battisti
e
Sauro
conobbero
amarezze
,
che
solo
il
loro
sconfinato
amore
per
l
'
Italia
riusciva
a
placare
.
Gruppi
di
volontari
balzarono
dalle
trincee
nell
'
ottobre
del
1915
,
in
un
impeto
d
'
eroismo
,
nel
quale
entrava
anche
un
elemento
di
ripulsa
e
di
esasperazione
per
l
'
ambiente
ostile
,
refrattario
,
nel
quale
essi
erano
entrati
.
L
'
Esercito
regio
non
ha
mai
avuto
simpatia
alcuna
per
i
volontari
.
L
'
Esercito
era
considerato
come
il
demanio
della
dinastia
.
Il
suo
compito
era
quello
preminente
di
difendere
le
istituzioni
e
anche
quello
di
fare
la
guerra
,
nel
qual
caso
ciò
non
era
considerato
dalla
maggior
parte
degli
ufficiali
come
il
coronamento
desiderato
e
glorioso
di
una
missione
,
ma
come
un
molesto
infortunio
che
ognuno
avrebbe
voluto
evitare
.
Già
nell
'
ottobre
del
1915
il
fiore
del
volontarismo
italiano
da
Corridoni
a
Deffenu
era
stato
falciato
nelle
trincee
delle
prime
quote
carsiche
,
oltre
Isonzo
.
Probabilmente
non
vi
erano
più
volontari
nell
'
Esercito
italiano
,
quando
dopo
il
martirio
di
Battisti
,
in
data
14
agosto
1916
,
il
generale
Cadorna
si
decise
a
diramare
una
circolare
stampata
di
due
pagine
,
nella
quale
veniva
raccomandato
che
i
"
volontari
"
non
fossero
oggetto
di
derisione
,
ma
fossero
rispettati
dagli
ufficiali
e
dai
soldati
.
La
guerra
del
1915-1918
non
fu
"
sentita
"
dall
'
aristocrazia
,
né
dai
circoli
di
Corte
;
meno
ancora
dal
clero
e
dai
ceti
politicanti
.
Fu
con
una
violenta
agitazione
di
masse
,
fu
col
famoso
manifesto
"
O
guerra
o
Repubblica
"
scritto
da
Mussolini
seduta
stante
dopo
una
riunione
tenutasi
in
via
Palermo
fra
i
capi
dell
'
interventismo
milanese
,
fu
con
le
gigantesche
dimostrazioni
dannunziane
di
Roma
che
i
"
trecento
"
deputati
del
"
parecchio
"
giolittiano
si
nascosero
nel
fondo
dei
loro
collegi
e
si
ebbe
una
"
maltusiana
"
dichiarazione
di
guerra
.
È
legge
storica
che
quando
in
una
Nazione
si
determinano
due
correnti
una
delle
quali
vuole
la
guerra
e
l
'
altra
la
pace
,
quest
'
ultima
resti
sempre
regolarmente
battuta
,
anche
se
,
come
sempre
accade
,
rappresenti
da
un
punto
di
vista
numerico
la
maggioranza
.
Le
ragioni
sono
evidenti
.
Coloro
che
si
chiamano
"
interventisti
"
sono
giovani
,
ardenti
,
essi
costituiscono
la
minoranza
dinamica
,
di
fronte
alla
staticità
della
massa
.
Furono
forse
"
sentite
"
dal
popolo
le
guerre
del
Risorgimento
?
La
storia
del
Risorgimento
deve
essere
ancora
fatta
;
bisogna
creare
una
sintesi
fra
la
storia
così
come
è
stata
manipolata
dai
monarchici
,
i
quali
ipotecarono
il
Risorgimento
,
e
la
versione
dei
repubblicani
.
Bisognerà
stabilire
quale
fu
l
'
apporto
del
popolo
e
quale
quello
della
Monarchia
;
che
cosa
diede
la
rivoluzione
e
quel
che
diede
la
diplomazia
.
Nelle
oleografie
che
colpirono
la
nostra
infanzia
vi
è
quella
un
giorno
diffusissima
rappresentante
i
quattro
fattori
del
Risorgimento
:
Vittorio
Emanuele
,
coi
pantaloni
eccessivamente
lunghi
dai
quali
spuntano
in
fondo
gli
speroni
,
e
i
grandi
baffi
che
davano
al
suo
volto
un
aspetto
di
rurale
inurbato
;
Cavour
,
con
gli
occhiali
che
ne
nascondono
diplomaticamente
lo
sguardo
,
mentre
il
volto
incorniciato
dalla
barba
corta
lo
fa
rassomigliare
un
poco
a
un
vecchio
signore
distante
:
questi
due
rappresentano
la
dinastia
e
la
diplomazia
;
Garibaldi
,
prorompente
di
forza
e
di
umanità
;
il
venturiero
generoso
di
ogni
grande
avventura
,
innamorato
dell
'
Italia
con
un
amore
che
ha
il
fuoco
delle
sue
Camicie
rosse
;
ingenuo
e
"
strepitoso
"
,
come
egli
stesso
si
chiama
con
un
aggettivo
originale
e
non
retorico
,
vero
campione
della
vecchia
razza
ligure
-
italiana
;
e
quarto
,
infine
,
Mazzini
,
della
stessa
razza
,
nato
sullo
stesso
mare
,
assorto
,
concentrato
,
durissimo
,
fanatico
,
di
una
sublime
ortodossia
repubblicana
,
anche
se
per
lungo
tempo
inattuale
.
Si
deve
a
questi
ultimi
se
le
guerre
del
Risorgimento
furono
possibili
,
anche
se
non
furono
"
sentite
"
.
L
'
opinione
pubblica
,
allora
,
non
aveva
gli
strumenti
di
cui
oggi
dispone
:
bisogna
quindi
ricordare
quale
fu
l
'
atteggiamento
delle
Camere
subalpine
di
fronte
alle
guerre
che
nel
ventennio
1848-1870
portarono
i
Savoia
a
Roma
.
La
guerra
del
1848
appare
abbastanza
"
sentita
"
.
Non
mancano
,
anche
agli
inizi
,
critiche
e
riserve
da
parte
di
alcuni
deputati
e
in
particolar
modo
del
Brofferio
che
già
il
29
maggio
,
in
sede
di
discussione
sull
'
indirizzo
di
risposta
al
discorso
della
Corona
,
tocca
il
tasto
,
sempre
penoso
in
Italia
,
della
condotta
della
guerra
da
parte
dei
generali
.
In
una
successiva
seduta
gli
onorevoli
Moffa
di
Lisio
e
Grossi
continuano
le
loro
critiche
,
le
quali
diventano
,
naturalmente
"
vivacissime
"
non
appena
le
operazioni
militari
prendono
un
corso
poco
brillante
.
In
queste
critiche
ancora
e
sempre
viene
denunciata
l
'
inettitudine
dei
generali
,
la
qual
cosa
imbarazza
assai
Cesare
Balbo
,
Presidente
del
Consiglio
.
L
'
agitazione
aumenta
sino
al
punto
da
determinare
in
piena
guerra
,
e
in
una
fase
difficile
della
medesima
,
una
crisi
del
Governo
.
Il
nuovo
Ministero
,
presieduto
da
Casati
,
proclama
,
nella
seduta
del
27
luglio
,
che
"
la
guerra
continua
"
,
come
Badoglio
il
26
luglio
,
ma
oramai
si
marcia
verso
l
'
armistizio
che
viene
considerato
un
"
tradimento
"
.
Brofferio
grida
:
«
Se
voi
persisterete
in
una
pace
funesta
,
noi
vi
ripeteremo
cannoni
e
non
protocolli
e
sarà
a
voi
che
i
rappresentanti
del
popolo
dichiareranno
la
guerra
,
incessante
,
ostinata
,
instancabile
»
.
Il
Casati
non
regge
ed
entra
in
scena
Gioberti
,
il
quale
a
sua
volta
non
può
dominare
le
scatenate
passioni
e
scioglie
la
Camera
.
In
nove
mesi
,
tre
Ministeri
!
Vincenzo
Gioberti
sta
al
timone
soltanto
un
paio
di
mesi
.
La
guerra
riprende
,
nel
marzo
del
1849
,
in
un
ambiente
completamente
negativo
,
e
dura
poco
più
di
una
settimana
.
Carlo
Alberto
abdica
,
dando
un
esempio
che
il
suo
futuro
nipote
,
in
circostanze
infinitamente
più
gravi
,
si
è
finora
guardato
dall
'
imitare
!
Ancora
meno
"
sentita
"
fu
la
guerra
di
Crimea
o
meglio
l
'
intervento
del
Piemonte
nella
guerra
scoppiata
fra
la
Russia
e
la
Turchia
.
L
'
approvazione
del
Trattato
di
alleanza
fra
il
Piemonte
e
le
grandi
Potenze
(
Francia
,
Inghilterra
)
vero
capolavoro
,
questo
,
della
politica
di
Cavour
fu
portata
alla
Camera
il
3
febbraio
del
1855
e
incontrò
vivacissime
opposizioni
,
tanto
a
destra
quanto
a
sinistra
.
Il
Brofferio
,
fra
l
'
altro
,
accusò
il
Cavour
di
non
avere
un
preciso
indirizzo
politico
e
di
non
avere
"
rispetto
delle
convenzioni
e
della
moralità
costituzionale
"
e
affermava
l
'
assoluta
inutilità
e
anche
l
'
inopportunità
del
Trattato
.
L
'
alleanza
con
la
Turchia
offende
il
Piemonte
e
disonora
l
'
Italia
.
Abbiamo
sfidato
ogni
specie
di
privazioni
,
ci
siamo
sottoposti
a
odiosissime
tasse
,
abbiamo
affrontato
la
bancarotta
dello
Stato
nella
speranza
di
potere
,
quando
che
fosse
,
ritornare
in
campo
col
grido
"
fuori
lo
straniero
"
.
E
poi
?
Tutto
questo
abbiamo
fatto
per
consumare
i
nostri
milioni
e
i
nostri
soldati
nella
Crimea
a
beneficio
dei
nemici
d
'
Italia
»
.
E
concludeva
:
«
Se
voi
consentite
questo
trattato
,
la
prostrazione
del
Piemonte
e
la
rovina
dell
'
Italia
saranno
un
fatto
compiuto
»
.
Lo
stesso
fratello
di
Cavour
,
onorevole
Gustavo
,
votò
contro
.
Fu
in
questa
occasione
che
Cavour
pronunciò
uno
dei
suoi
migliori
discorsi
.
Il
trattato
fu
approvato
,
ma
60
deputati
votarono
contro
,
e
101
a
favore
.
Anche
la
guerra
del
1859
sollevò
forti
opposizioni
.
Cavour
pose
praticamente
in
vacanza
la
Camera
e
alla
vigilia
chiese
i
pieni
poteri
che
gli
furono
accordati
con
110
voti
contro
23
.
Tutti
ricordano
la
terribile
indignazione
,
la
vera
ondata
di
furore
che
si
sollevò
in
ogni
parte
d
'
Italia
all
'
annuncio
del
"
tradimento
"
perpetrato
a
Villafranca
da
Napoleone
III
.
Le
polemiche
furono
di
una
violenza
eccezionale
:
eppure
il
"
tradimento
"
di
Napoleone
non
aveva
il
volume
e
il
carattere
di
quello
consumato
dal
Savoia
1'8
settembre
del
1943
!
Ed
era
comunque
un
Sovrano
straniero
!
Ma
gli
Italiani
non
perdonarono
mai
a
Napoleone
,
la
cui
statua
rimase
per
decenni
e
decenni
nel
cortile
del
Senato
a
Milano
,
abbandonata
come
un
rudere
senza
valore
!
Dal
punto
di
vista
materiale
la
prigionia
di
Mussolini
non
fu
affatto
dura
,
salvo
alla
Maddalena
,
date
la
naturale
povertà
dell
'
isola
e
le
generali
difficoltà
.
Anche
il
trattamento
da
parte
degli
ufficiali
e
dei
militi
fu
sempre
molto
riguardoso
.
Ma
dai
primi
di
settembre
le
"
facilità
"
aumentarono
.
Egli
consumava
sempre
solo
i
suoi
pasti
,
ma
alla
sera
poteva
ascoltare
la
radio
,
ricevere
qualche
giornale
e
giocare
a
carte
coi
funzionari
di
guardia
.
Tutto
ciò
cominciava
ad
essere
sospetto
.
Questo
trattamento
migliore
non
ricordava
quello
che
si
riserva
ai
condannati
alla
pena
capitale
?
Le
voci
che
giungevano
dall
'
Aquila
erano
sempre
più
confuse
.
I
"
bollettini
"
di
guerra
denunciavano
chiaro
che
oramai
si
trattava
di
una
guerra
-
simulacro
.
Il
primo
settembre
il
Papa
pronunciò
un
discorso
che
fu
ascoltato
anche
da
Mussolini
:
il
tono
accesamente
pacifista
di
quella
orazione
radiodiffusa
in
quella
data
faceva
parte
della
preparazione
spirituale
all
'
evento
che
ormai
era
giunto
a
conclusione
.
All
'
Albergo
-
rifugio
tutto
procedeva
tranquillamente
.
Il
prigioniero
usciva
dall
'
edificio
soltanto
nelle
prime
ore
pomeridiane
e
non
si
allontanava
che
di
poche
decine
di
metri
,
sempre
accompagnato
da
un
sottufficiale
.
Una
mattina
furono
postate
delle
mitragliatrici
ai
lati
della
porta
d
'
ingresso
.
Un
'
altra
mattina
fu
eseguita
una
esercitazione
con
mitragliatrici
pesanti
sulle
alture
vicine
.
Il
Gran
Sasso
,
dal
punto
di
vista
"
estetico
"
,
è
veramente
affascinante
.
Non
si
può
facilmente
dimenticare
il
profilo
scabro
di
questo
monte
che
nel
cuore
d
'
Italia
raggiunge
quasi
i
tremila
metri
.
La
roccia
è
nuda
,
ma
ai
piedi
della
cima
più
alta
si
distende
un
grande
pianoro
in
direzione
sud
-
est
,
il
Campo
Imperatore
,
lungo
almeno
venti
chilometri
,
con
dolce
declivio
,
luogo
ideale
per
gli
sport
della
neve
.
Ai
primi
di
settembre
,
su
questo
e
sui
limitrofi
pianori
,
pascolavano
numerosi
greggi
saliti
in
primavera
dall
'
Agro
romano
e
che
ormai
lentamente
si
spostavano
,
preparandosi
,
a
ritornarvi
.
Talvolta
i
proprietari
dei
greggi
facevano
delle
apparizioni
a
cavallo
e
poi
se
ne
andavano
lungo
i
crinali
della
montagna
stagliandosi
all
'
orizzonte
come
figure
di
un
'
altra
età
.
C
'
è
un
indefinibile
nelle
cose
,
nell
'
aria
,
nella
gente
di
Abruzzo
che
afferra
il
cuore
.
Un
giorno
un
pastore
si
avvicinò
a
Mussolini
e
molto
a
bassa
voce
gli
disse
:
«
Eccellenza
,
i
Tedeschi
sono
già
alle
porte
di
Roma
.
Se
il
Governo
non
è
fuggito
poco
ci
manca
.
Noi
della
campagna
siamo
rimasti
tutti
fascisti
.
Nei
paesi
nessuno
ci
ha
disturbato
.
Hanno
soltanto
chiuso
i
circoli
.
Sempre
si
parlava
di
voi
.
Si
è
detto
che
eravate
fuggito
in
Spagna
,
che
vi
avevano
ucciso
,
che
eravate
morto
durante
un
'
operazione
in
un
ospedale
di
Roma
,
che
vi
avevano
fucilato
al
forte
Boccea
.
Io
credo
che
i
Tedeschi
,
quando
avranno
saputo
dove
siete
,
vengano
a
liberarvi
.
Adesso
porto
giù
le
mie
pecore
e
glielo
dirò
io
dove
siete
.
Ora
si
fa
presto
:
le
pecore
fanno
il
viaggio
in
treno
.
Quando
dirò
a
mia
moglie
che
vi
ho
visto
,
dirà
che
sono
impazzito
.
Ora
viene
il
maresciallo
;
a
buon
vederci
!
»
.
StampaQuotidiana ,
«
E
ballare
ti
piace
,
Michele
?
»
«
Per
dire
la
cosa
giusta
nessuno
di
noi
sapeva
.
Così
passiamo
in
piazza
Duomo
vediamo
la
scritta
ed
entriamo
.
Professor
Puccio
,
novemila
lire
per
venti
lezioni
di
mezz
'ora.»
Michele
l
'
immigrato
,
mangia
pane
e
«
bologna
»
,
dorme
su
una
branda
nel
corridoio
di
una
pensione
,
non
compera
giornali
,
va
al
cinema
due
volte
l
'
anno
,
«
l
'
ultima
fu
all
'
Aurora
,
80
lire
,
quaranta
per
film
»
,
ma
per
il
ballo
deve
spendere
se
no
chi
lo
tira
fuori
dai
ghetti
paesani
e
regionali
?
Il
ballo
vero
,
con
le
luci
al
neon
e
il
jazz
,
che
vogliono
i
giovani
della
fascia
industriale
.
Lo
hanno
capito
persino
i
conservatori
delle
cooperative
e
dei
circoli
popolari
,
chi
li
studia
nota
:
«
Attività
culturale
scarsa
,
sporadica
,
nulla
»
;
ma
sempre
:
«
Curano
molto
il
ballo
,
ci
tengono
al
ballo
»
.
E
fanno
bene
,
forse
il
ballo
,
da
noi
,
non
ha
mai
avuto
una
funzione
così
importante
.
Non
lo
spettacolo
rituale
della
civiltà
contadina
e
neppure
il
surrogato
erotico
che
piacque
fra
le
due
guerre
,
ma
qualcosa
che
è
promozione
e
profilassi
sociale
,
l
'
occasione
,
per
l
'
immigrato
,
di
sentirsi
eguale
agli
altri
,
«
non
fanno
differenza
se
sai
ballare
»
in
una
società
che
già
si
adatta
alla
parità
dei
sessi
,
«
adesso
è
cambiato
,
magari
son
le
ragazze
che
invitano
chi
balla
bene
»
.
«
Il
ballo
lo
curano
molto
»
:
chi
per
guadagnare
soldi
e
chi
per
guadagnare
voti
.
E
fanno
bene
,
il
ballo
è
una
cosa
molto
importante
per
il
giovane
che
nasce
dalla
mescolanza
,
diciamo
che
lo
aiuta
a
nascere
,
come
il
catalizzatore
delle
sue
reazioni
sociali
:
il
ballo
e
l
'
amore
,
il
ballo
e
le
canzoni
,
il
ballo
e
i
vestiti
.
L
'
amore
viene
dopo
Un
ballo
privo
di
erotismo
o
quasi
,
come
introduzione
a
un
amore
privo
di
passione
o
quasi
.
Che
conosce
rapporti
relativamente
facili
e
frequenti
secondo
la
regola
americana
di
Kinsey
«
più
sesso
nei
ceti
popolari
che
nelle
élites
»
;
che
si
libera
progressivamente
dalle
inibizioni
paesane
per
diventare
un
fatto
comune
e
naturale
come
lo
sono
il
mangiare
e
il
camminare
.
Ma
proprio
per
questo
o
anche
per
questo
un
amore
meno
problematico
,
meno
rituale
,
meno
mitologico
,
meno
poetico
e
,
diciamo
pure
,
meno
importante
.
Spesso
un
amore
epidermico
che
sceglie
per
suo
simbolo
i
baci
,
anzi
i
baci
quantitativi
delle
canzoni
:
«
Dammi
i
tuoi
baci
,
dammi
i
tuoi
baci
amor
,
per
tutta
la
vita
e
un
giorno
ancor
»
.
«
Con
24
mila
baci
»
.
«
Un
milione
di
baci
»
.
Questo
amore
che
non
ha
più
segreti
,
neppure
per
le
ragazze
venute
dal
meridione
e
subito
istruite
nelle
fabbriche
,
questi
luoghi
di
una
educazione
sessuale
magari
priva
di
rigore
scientifico
,
ma
rapida
e
inevitabile
.
In
tutte
le
fabbriche
le
operaie
anziane
e
sposate
che
ammaestrano
le
giovani
e
nubili
,
volenti
o
nolenti
,
con
una
sincerità
a
volte
così
brutale
che
sembra
rispondere
a
un
istinto
sadico
.
E
magari
è
così
,
ma
la
faccenda
è
antica
,
queste
iniziazioni
fra
operaie
rappresentano
il
trasferimento
,
nel
mondo
industriale
,
di
ciò
che
un
tempo
era
affidato
ai
riti
e
alle
farse
agresti
,
o
alle
storie
e
alle
favole
.
Un
amore
subordinato
ai
grandi
valori
della
nuova
società
operaia
,
meno
importante
del
lavoro
,
della
sicurezza
,
dell
'
uguaglianza
.
Ed
è
questa
la
chiave
giusta
del
gallismo
che
si
manifesta
nella
fascia
;
stateci
attenti
e
capirete
che
l
'
ossessione
erotica
si
accompagna
all
'
affermazione
sociale
e
che
l
'
equivoco
sociale
è
spesso
più
determinante
che
la
carica
vitalistica
:
«
Per
me
la
ragazza
che
andava
in
giro
da
sola
era
poco
seria
perciò
le
dicevo
cose
per
la
strada
»
.
«
Al
mio
paese
non
si
usa
fermare
le
ragazze
per
strada
.
Magari
se
provi
ti
costa
caro
.
Allora
qui
,
essendo
libero
cittadino
,
avevo
voglia
di
fermarle
tutte
»
.
Questo
povero
amore
maltrattato
dalle
migrazioni
e
dalle
privazioni
;
tirato
giù
dal
suo
piedestallo
magico
o
romantico
,
retrocesso
nella
scala
dei
valori
:
«
Di
fidanzarmi
non
ho
tempo
»
;
«
Ad
avere
la
ragazza
fissa
ci
penserò
quando
avrò
la
casa
»
;
«
Con
quella
stop
,
domenica
si
è
fatta
portare
a
casa
in
taxi
,
600
lire
che
io
ci
mangio
cinque
volte
alla
mensa
»
.
E
si
ha
la
impressione
che
l
'
amore
,
fra
i
giovani
della
fascia
industriale
,
conti
meno
che
l
'
amicizia
,
che
essi
sentano
più
il
bisogno
di
integrarsi
in
una
compagnia
numerosa
che
di
isolarsi
nella
coppia
.
Molte
canzoni
raccolgono
questa
sete
di
amicizia
che
è
anche
solidarietà
di
generazione
e
patriottismo
di
gruppo
.
Certe
canzoni
«
forse
mi
vogliono
bene
perché
,
hanno
la
mia
stessa
età
,
hanno
giocato
per
strada
con
me
,
quelli
di
porta
Romana
»
sembrano
addirittura
copiate
da
una
scheda
di
inchiesta
«
sono
legato
agli
amici
,
andiamo
da
Pietro
in
via
Lomazzo
,
siamo
della
stessa
età
»
.
È
sempre
stato
così
,
i
giovani
con
i
giovani
,
da
che
mondo
è
mondo
,
ma
ora
per
una
necessità
più
consapevole
:
i
giovani
di
un
anno
zero
,
di
un
'
esperienza
sconosciuta
ai
genitori
contadini
;
la
prima
generazione
cresciuta
nella
grande
città
e
vicino
alle
fabbriche
,
questi
ragazzi
che
credono
di
portare
in
sé
e
solo
in
sé
la
scienza
del
nuovo
mondo
.
Per
esempio
di
un
mondo
dove
l
'
amicizia
può
contare
più
dell
'
amore
,
in
tutte
le
testimonianze
degli
immigrati
gli
interventi
liberatori
e
risolutori
dell
'
amicizia
:
«
Ero
appena
arrivato
non
sapevo
dove
battere
la
testa
,
passo
davanti
il
supermarket
di
viale
Monterosa
e
riconosco
Gaetano
.
Lui
parla
con
il
direttore
e
subito
mi
prendono
»
.
«
Ora
faccio
venire
su
il
mio
amico
.
Finché
non
lavora
può
tenerci
in
ordine
la
casa
.
»
«
Ora
aggiungo
un
letto
e
chiamo
un
amico
che
sta
in
pensione
»
.
E
,
ovviamente
,
anche
l
'
amicizia
come
segno
di
una
affermazione
sociale
:
lo
devono
sapere
in
paese
che
uno
può
già
provvedere
a
un
amico
.
I
giochi
dei
vecchi
Bisogno
di
amicizia
,
di
comunicazione
in
una
società
urbana
e
industriale
che
logora
i
sodalizi
e
spinge
alla
solitudine
.
Gli
ex
contadini
immessi
repentinamente
in
questo
campo
di
forze
contraddittorie
dove
tutti
son
sempre
insieme
e
tutti
son
sempre
soli
.
Fuori
dalle
sale
da
ballo
e
dai
bar
,
la
vita
associativa
tradizionale
declina
.
Le
cooperative
e
i
circoli
popolari
della
fascia
industriale
sono
nella
crisi
tipica
di
una
società
in
rapida
transizione
.
I
giovani
non
capiscono
più
gli
anziani
,
hanno
dei
gusti
diversi
.
Se
ai
primi
piacciono
le
bocce
e
la
scopa
ai
secondi
,
invece
,
il
biliardino
e
il
juke
-
box
.
Ma
gli
anziani
hanno
il
potere
,
se
il
suono
del
juke
-
box
disturba
le
loro
partite
se
ne
liberano
.
Allora
i
giovani
si
annoiano
e
se
ne
vanno
.
Sessanta
su
cento
i
soci
hanno
più
di
quarantacinque
anni
,
il
declino
delle
associazioni
è
inevitabile
.
Cambiano
i
gusti
.
Il
vino
piace
di
meno
e
«
non
lega
più
»
.
Al
punto
che
le
ACLI
hanno
fondato
a
San
Giuseppe
una
«
società
della
tazza
»
,
ogni
socio
la
sua
,
ma
per
berci
la
birra
,
chi
lo
avrebbe
detto
nella
terra
dove
i
circoli
vinicoli
erano
la
struttura
fondamentale
del
socialismo
.
Così
decadono
anche
i
riti
del
vino
,
la
liturgia
per
la
fabbricazione
del
vino
:
i
soci
che
andavano
a
comperare
le
uve
,
soci
che
le
pigliavano
,
il
primo
bicchiere
assaggiato
dal
socio
più
anziano
.
Meno
vino
,
meno
osterie
.
Le
osterie
dove
si
beveva
il
vino
e
si
discuteva
di
politica
chiuse
una
dopo
l
'
altra
e
sostituite
dai
bar
dove
si
ascolta
la
musica
e
si
bevono
i
liquori
.
Per
gli
immigrati
l
'
acquisto
dei
liquori
ha
anche
un
significato
di
miglioramento
sociale
,
chi
si
fa
un
piccolo
bar
in
casa
si
sente
molto
arrivato
e
molto
settentrionale
,
anche
nelle
feste
conviviali
,
fra
paesani
,
i
liquori
e
i
vermuth
sostituiscono
spesso
il
vino
.
Non
ci
sono
più
le
epiche
ciucche
collettive
delle
serate
festive
,
ma
sale
il
numero
di
alcolizzati
,
il
professor
Virginio
Porta
ha
notato
,
fra
gli
immigrati
,
più
casi
di
ebbrezza
acuta
e
di
delirium
tremens
.
Meno
vino
,
meno
bocce
:
la
bocciofila
di
Cascina
Olona
ha
chiuso
;
sui
campi
di
Metanopoli
cresce
l
'
erba
;
qualche
anno
fa
,
la
domenica
,
si
faceva
la
coda
per
giocare
a
bocce
sui
campi
di
Bolgiano
adesso
ce
n
'
è
sempre
uno
libero
;
gli
esperti
calcolano
che
un
campo
su
tre
è
scomparso
negli
ultimi
cinque
anni
.
E
nessuno
piangerebbe
sul
declino
degli
svaghi
paesani
se
esistesse
l
'
attrezzatura
per
gli
svaghi
urbani
,
ma
l
'
attrezzatura
non
c
'
è
,
a
Milano
e
nella
fascia
il
verde
sportivo
è
inesistente
,
ogni
corsa
ciclistica
ripete
lo
spettacolo
comico
di
quei
tali
con
bandiere
che
si
sbracciano
per
aprire
un
varco
ai
pedalanti
in
mezzo
alle
colonne
dei
motorizzati
.
E
nella
metropoli
il
verde
pubblico
è
ridotto
a
1,7
metri
quadrati
per
abitante
,
che
è
roba
da
ridere
,
anzi
da
piangere
di
fronte
ai
100
metri
di
Stoccolma
e
agli
80
di
Londra
.
Bisogno
di
amicizie
,
di
comunicazione
in
una
società
consumistica
che
invita
e
spesso
obbliga
ai
consumi
e
ai
piaceri
individuali
.
La
cooperativa
di
Corsico
si
prova
ad
organizzare
delle
gite
turistiche
,
ma
la
cosa
non
funziona
,
i
soci
preferiscono
viaggiare
per
conto
loro
in
macchina
o
in
motoretta
.
Salvo
il
ballo
,
piacciono
gli
svaghi
individuali
,
procurati
con
lo
strumento
di
proprietà
individuale
,
macchina
,
transistor
,
televisore
.
E
anche
negli
svaghi
collettivi
l
'
impressione
di
essere
sempre
in
qualche
modo
isolato
dietro
una
sostanza
vitrea
e
translucida
,
sia
schermo
o
video
o
parabrezza
.
Secondo
la
legge
del
consumatore
passivo
che
non
fabbrica
il
suo
svago
e
non
vi
partecipa
,
ma
vi
assiste
.
Tutto
cambia
tutto
si
scambia
Si
dice
che
la
Padania
in
genere
e
il
Milanese
in
particolare
debbano
gratitudine
agli
immigrati
specie
meridionali
per
lo
scampato
pericolo
della
«
svizzerizzazione
»
il
benessere
al
prezzo
di
una
noia
compatta
.
Si
dice
poi
che
l
'
immigrazione
ha
dato
al
settentrione
una
«
profondità
emozionale
»
,
una
capacità
di
stupore
,
di
gioia
,
di
commozione
prima
sconosciuta
,
certo
una
voglia
di
vivere
,
di
godere
,
di
provare
mai
così
evidente
.
In
tutta
la
fascia
è
come
se
la
temperatura
sociale
fosse
salita
di
parecchi
gradi
,
le
notti
sono
più
vive
,
più
illuminate
,
uscire
di
sera
è
l
'
affermazione
di
un
buon
diritto
:
«
Si
è
liberi
alla
sera
quando
uno
può
dire
alla
moglie
:
domani
vado
a
lavorare
e
questo
è
sicuro
»
.
E
c
'
è
anche
un
gusto
nuovo
per
il
colore
,
per
il
vistoso
,
gli
immigrati
infiocchettano
e
ornano
le
loro
motorette
,
mettono
sul
manubrio
un
mazzo
di
roselline
di
plastica
,
poi
specchietti
,
bandierine
,
pennacchi
.
Alcuni
abbelliscono
anche
la
bicicletta
,
questa
macchina
che
molti
scoprono
al
Nord
;
gli
esperti
riconoscono
subito
l
'
immigrato
che
ha
appena
imparato
e
pedala
rigido
rigido
,
si
sa
sempre
tutto
sull
'
Italia
povera
,
ma
mai
abbastanza
,
chi
ci
pensava
più
alla
bicicletta
come
a
una
macchina
da
scoprire
?
Quindi
tutte
le
osmosi
,
i
compromessi
,
gli
adattamenti
di
una
società
nuova
,
composita
,
in
rapida
trasformazione
.
I
meridionali
si
adattano
ad
alcune
usanze
dei
milanesi
,
fanno
il
matrimonio
come
da
queste
parti
,
visita
alla
casa
degli
sposi
,
cerimonia
in
municipio
(
pochissimi
)
o
in
una
chiesa
(
la
maggioranza
)
,
grande
mangiata
e
spesso
il
«
ribattino
»
che
una
volta
poteva
durare
anche
tre
giorni
di
altre
mangiate
e
bevute
,
adesso
al
massimo
,
una
sera
.
Ma
i
settentrionali
rinunciano
gradualmente
alle
loro
feste
maschili
e
marziali
,
sempre
meno
coscritti
in
giro
per
i
paesi
della
fascia
e
neanche
uno
meridionale
perché
«
in
bassa
Italia
è
un
funerale
quando
si
va
a
soldato
»
e
chi
può
dargli
torto
.
A
loro
volta
i
meridionali
lasciano
cadere
il
gusto
per
i
fuochi
artificiali
,
il
municipio
di
Cinisello
si
accorge
che
ogni
anno
lo
spettacolo
piace
meno
anche
se
è
ogni
anno
più
ricco
.
A
Cologno
è
da
parecchio
che
non
chiedono
i
botti
,
la
mattina
del
primo
maggio
.
E
tutti
assieme
,
nella
scia
del
progresso
trasferiscono
le
feste
battesimali
dalle
case
alle
cliniche
,
si
liberano
il
più
presto
possibile
dei
morti
e
del
lutto
,
vestono
tutti
eguali
.
La
sociologia
,
che
consiste
nell
'
applicare
paro
paro
il
modello
americano
a
qualsiasi
paese
del
mondo
,
può
anche
dire
che
«
i
giovani
della
fascia
industriale
adottano
subito
i
blue
jeans
e
i
giacconi
di
cuoio
»
.
Sono
storie
che
piacciono
,
hanno
un
sapore
letterario
,
solo
che
non
sono
vere
.
Gli
immigrati
della
fascia
non
vestono
all
'
americana
,
vestono
come
possono
nel
giorno
del
lavoro
e
alla
maniera
della
borghesia
cittadina
nei
giorni
festivi
,
i
vestiti
grigi
o
scuri
,
la
camicia
bianca
e
la
cravatta
,
da
gente
rispettabile
.
Ogni
tanto
ne
arriva
qualcuno
con
i
pantaloni
bianchi
e
le
scarpe
bianco
e
nero
che
sono
segno
di
guapperia
,
ma
dopo
pochi
giorni
si
allineano
,
al
massimo
tengono
le
basette
.
Le
donne
fanno
anche
più
presto
,
subito
si
rifanno
la
bocca
,
poi
via
lo
scialle
(
appena
due
o
tre
che
abitano
alla
Certosa
)
e
finalmente
si
fanno
l
'
abito
buono
da
cittadina
,
scoprendo
senza
aver
letto
Emerson
che
«
la
coscienza
di
essere
ben
vestito
dà
una
tranquillità
interna
che
neppure
la
religione
sa
dare
»
.
No
,
in
fatto
di
abiti
,
il
paragone
fra
Nuova
York
e
il
Milanese
,
fra
i
giovani
del
Bronx
e
quelli
di
Paderno
Dugnano
proprio
non
regge
.
Gli
immigrati
non
vestono
alla
americana
per
la
semplice
ragione
che
il
Milanese
non
è
l
'
America
.
Laggiù
una
moda
maschile
aggressiva
,
rude
,
violenta
può
forse
adattarsi
a
dei
giovani
a
cui
si
predica
dal
mattino
alla
sera
:
«
Fa
il
tuo
cammino
,
battiti
,
conquista
,
diventa
un
successo
»
.
Ma
qui
anche
l
'
abito
deve
adattarsi
a
un
giovane
a
cui
la
vita
dice
:
«
Sii
prudente
,
cerca
di
farti
accettare
,
diventa
come
gli
altri
»
.
Un
'
America
da
poveri
Certo
per
molti
aspetti
l
'
immigrazione
nella
fascia
ricorda
l
'
America
della
conquista
,
salvo
,
come
si
è
detto
,
la
frontiera
e
ciò
che
rappresenta
.
Ma
è
una
mancanza
decisiva
.
Nella
conquista
i
pionieri
americani
cercavano
la
ricchezza
e
,
con
la
ricchezza
,
prima
il
confort
,
poi
la
pulizia
poi
la
novità
.
I
nostri
umili
pionieri
vogliono
prima
il
lavoro
,
poi
la
sicurezza
,
poi
l
'
uguaglianza
e
appena
ora
i
giovani
arrivano
al
confort
.
Tutti
assieme
poi
sono
ancora
lontani
dalle
sottoarti
del
successo
,
non
frequentano
le
scuole
di
personalità
e
non
leggono
Come
diventare
un
dirigente
.
Anche
perché
leggono
niente
.
StampaQuotidiana ,
Perché
debbo
esser
morale
?
Perché
debbo
obbedire
a
regole
e
leggi
,
adattarmi
ad
una
disciplina
,
impormi
limiti
e
rinunzie
,
reprimere
i
miei
istinti
,
rinunziare
a
fare
quel
che
mi
piace
e
quando
mi
piace
?
Queste
domande
non
sono
puramente
teoriche
e
non
sono
oggi
poste
solo
da
filosofi
intenti
a
trovare
un
«
fondamento
»
della
morale
.
Sono
diffuse
tra
un
gran
numero
di
persone
di
tutte
le
età
e
condizioni
e
specialmente
tra
le
giovani
generazioni
in
dissenso
con
la
morale
tradizionale
.
Ma
esse
non
mettono
in
crisi
solo
la
morale
tradizionale
cioè
il
codice
delle
norme
morali
riconosciute
e
la
tavola
dei
valori
fondata
su
tale
codice
.
La
crisi
esiste
,
certamente
,
ed
investe
non
solo
il
costume
,
ma
la
legislazione
,
la
politica
,
la
religione
,
l
'
arte
e
gli
spettacoli
.
In
tutti
questi
campi
,
non
c
'
è
norma
,
per
quanto
riconosciuta
e
sacralizzata
da
una
lunga
tradizione
,
che
non
sia
posta
in
dubbio
o
negata
.
E
anche
nel
seno
di
istituzioni
secolari
che
si
ispirano
a
una
rivelazione
originaria
,
che
avrebbe
dovuto
stabilire
una
volta
per
sempre
la
tavola
dei
valori
morali
,
i
dissensi
si
accentuano
circa
l
'
interpretazione
di
tali
valori
e
si
va
in
cerca
di
aggiornamenti
o
modifiche
.
Ma
questo
è
solo
l
'
aspetto
superficiale
della
crisi
,
che
è
più
profonda
:
perché
in
essa
,
e
nella
confusione
babelica
che
ne
deriva
,
non
si
affaccia
neppure
da
lontano
lo
schema
di
un
nuovo
codice
di
norme
,
di
una
nuova
tavola
dei
valori
che
dovrebbero
prendere
il
posto
dei
vecchi
;
e
neanche
nella
forma
di
quella
«
inversione
di
tutti
i
valori
»
che
era
stata
preconizzata
da
Nietzsche
.
In
altri
termini
,
non
si
mette
in
dubbio
questa
o
quella
morale
ma
la
morale
;
non
si
combattono
certi
valori
in
nome
di
altri
,
ma
i
valori
come
tali
;
si
mette
in
dubbio
se
ci
siano
o
debbano
esserci
norme
,
che
comunque
regolino
o
disciplinino
la
condotta
degli
individui
e
dei
gruppi
,
e
valori
relativamente
stabili
che
consentano
di
giudicare
tale
condotta
.
Così
i
confini
tra
il
bene
e
il
male
,
tra
il
lecito
e
l
'
illecito
,
tendono
a
sfumare
nel
nulla
;
e
ogni
condotta
può
essere
giustificata
o
non
giustificata
,
perché
in
realtà
la
cosa
è
indifferente
.
Le
ragioni
che
si
adducono
a
giustificarla
in
un
certo
caso
valgono
solo
come
pretesti
che
possono
essere
negati
,
o
addirittura
rovesciati
,
in
un
caso
analogo
,
con
la
massima
disinvoltura
.
La
morale
non
esiste
più
,
se
non
esiste
il
problema
della
morale
.
In
questa
situazione
,
i
tentativi
dei
filosofi
di
trovare
un
«
fondamento
»
o
una
«
giustificazione
»
della
morale
rischiano
di
rimanere
inoperanti
.
Che
la
morale
sia
fondata
su
un
sentimento
innato
di
benevolenza
o
di
simpatia
dell
'
uomo
verso
gli
altri
uomini
,
su
un
istintivo
amore
di
tutto
il
genere
umano
,
sembra
cosa
smentita
dai
fatti
:
i
quali
mostrano
ogni
giorno
,
con
le
violenze
e
le
lotte
che
travagliano
l
'
umanità
,
come
poco
affidamento
si
possa
fare
su
impulsi
e
sentimenti
benefici
.
Che
la
morale
sia
fondata
sulla
ragione
che
prescrive
all
'
uomo
,
come
Kant
riteneva
,
i
suoi
doveri
con
il
suo
comando
assoluto
,
è
tesi
che
urta
contro
il
carattere
incerto
,
debole
e
problematico
della
ragione
umana
;
la
quale
troppo
spesso
si
presta
compiacentemente
a
tutti
gli
abusi
.
Che
la
morale
sia
diretta
a
promuovere
la
felicità
di
ciascuno
e
di
tutti
,
come
sostenevano
e
sostengono
gli
utilitaristi
,
è
tesi
che
lascia
il
tempo
che
trova
.
Ciò
che
per
uno
è
«
felicità
»
non
lo
è
per
l
'
altro
;
e
perché
non
dovrei
costruire
la
mia
felicità
sull
'
infelicità
altrui
,
se
questo
è
il
modo
più
facile
per
realizzarla
?
Comunque
si
giri
e
si
rigiri
,
l
'
ostacolo
maggiore
che
si
oppone
alla
posizione
del
problema
morale
(
qualunque
poi
ne
sia
la
soluzione
)
-
cioè
la
sua
considerazione
seria
e
impegnativa
da
parte
di
ognuno
-
è
la
pretesa
dell
'
individuo
di
costituire
da
solo
l
'
intero
mondo
,
di
negare
,
a
tutti
gli
effetti
pratici
,
la
realtà
degli
altri
individui
,
vicini
o
lontani
,
coi
quali
convive
,
di
considerarli
ombre
o
apparenze
all
'
interno
del
proprio
mondo
.
Si
tratta
di
una
pretesa
metafisica
anche
se
non
è
espressa
in
teoria
,
ma
solo
praticamente
messa
in
atto
,
ma
di
una
metafisica
puerile
e
fantastica
,
che
è
smentita
dalle
più
ordinarie
esperienze
della
vita
di
ogni
giorno
.
Nessun
essere
umano
può
venire
alla
luce
,
sopravvivere
e
crescere
se
non
fra
gli
altri
e
con
gli
altri
.
Nessuno
può
cominciare
ad
esercitare
la
sua
intelligenza
senza
il
linguaggio
,
che
è
il
patrimonio
comune
delgruppo
cui
appartiene
.
Ogni
tipo
di
lavoro
,
di
attività
e
di
divertimento
suppone
scambi
e
collaborazione
tra
individui
o
gruppi
di
individui
che
,
quali
che
siano
i
loro
rapporti
,
contano
sempre
,
in
una
certa
misura
,
gli
uni
sugli
altri
.
Quel
che
si
chiama
la
«
personalità
»
di
un
individuo
,
cioè
il
suo
carattere
,
le
sue
costanti
di
azione
,
il
suo
equilibrio
interno
,
è
condizionata
dai
suoi
rapporti
con
gli
altri
e
dal
modo
in
cui
reagisce
a
tali
rapporti
;
che
,
se
fossero
tolti
,
ridurrebbero
a
nulla
la
personalità
stessa
.
In
questi
stessi
rapporti
,
si
radicano
successi
e
insuccessi
,
frustrazioni
e
godimenti
.
La
cosiddetta
«
incomunicabilità
»
,
di
cui
tanto
soffre
l
'
uomo
moderno
,
è
il
risvolto
negativo
della
connessione
sostanziale
che
lega
gli
uomini
tra
loro
.
Quando
l
'
uomo
non
può
riconoscere
,
in
una
massa
anonima
,
informe
e
vociante
,
il
volto
dei
suoi
simili
o
non
può
o
non
sa
scorgere
,
dietro
la
maschera
del
suo
vicino
,
l
'
umanità
di
cui
ha
bisogno
,
si
sente
defraudato
e
solo
;
e
lo
è
.
Ma
da
queste
elementari
esperienze
il
problema
morale
emerge
soltanto
quando
si
comincia
a
capire
che
i
rapporti
umani
,
per
essere
conservati
e
rafforzati
,
anziché
indeboliti
e
distrutti
,
devono
essere
disciplinati
da
norme
;
e
che
ogni
norma
adatta
a
disciplinarli
deve
valere
per
me
come
per
gli
altri
e
reciprocamente
.
Nei
più
semplici
giochi
dell
'
infanzia
come
nelle
più
complesse
attività
umane
,
la
presenza
di
norme
impegnative
è
indispensabile
.
Chi
non
le
rispetta
è
«
fuori
gioco
»
:
non
può
pretendere
che
gli
altri
le
rispettino
nei
suoi
confronti
.
L
'
umanità
ha
finora
cercato
e
tuttora
cerca
le
norme
della
sua
convivenza
per
tentativi
;
e
fondatori
di
religioni
,
profeti
,
moralisti
e
politici
le
hanno
codificate
,
rinnovandole
,
sacralizzandole
o
giustificandole
.
Ma
l
'
indifferenza
per
la
morale
è
oggi
il
risultato
del
disprezzo
e
della
diffidenza
verso
le
norme
in
generale
:
soprattutto
quando
la
norma
colpisce
un
qualsiasi
interesse
o
desiderio
dell
'
individuo
,
che
allora
recalcitra
e
reclama
l
'
eccezione
.
E
disprezzo
e
diffidenza
nascono
,
ancora
una
volta
,
dalla
credenza
che
l
'
individuo
(
o
il
gruppo
con
cui
l
'
individuo
si
identifica
)
sia
l
'
intero
mondo
e
che
gli
altri
non
esistano
o
esistano
solo
per
esso
.
Il
bene
viene
allora
tacitamente
identificato
con
il
desiderio
dell
'
individuo
e
il
male
con
ciò
che
gli
si
oppone
.
La
vita
morale
,
e
la
società
civile
su
cui
essa
si
fonda
,
può
nascere
solo
quando
questo
pregiudizio
è
superato
e
l
'
individuo
riesce
a
considerarsi
uno
dei
molti
,
soggetto
alla
stessa
norma
che
vale
per
gli
altri
.
Una
lunga
tradizione
filosofica
,
che
è
stata
spesso
accusata
di
pessimismo
o
peggio
,
ha
insegnato
che
le
norme
nascono
e
vengono
accettate
,
rendendo
possibile
la
convivenza
civile
,
quando
l
'
individuo
si
accorge
che
,
senza
di
esse
,
la
sua
sicurezza
,
la
sua
vita
e
la
sopravvivenza
della
sua
specie
sarebbero
a
lungo
andare
impossibili
.
Platone
diceva
che
anche
una
banda
di
briganti
deve
reggersi
in
base
a
norme
,
se
vuole
fare
qualcosa
.
Hobbes
e
Vico
parlavano
di
uomini
-
lupi
o
di
uomini
-
bestioni
,
che
vengono
a
patti
tra
loro
e
stabiliscono
norme
solo
per
sottrarsi
al
pericolo
della
distruzione
reciproca
.
E
difatti
chi
si
ritiene
un
angelo
o
l
'
incarnazione
del
bene
non
ha
bisogno
di
norme
che
lo
disciplinino
.
Sotto
l
'
apparente
pessimismo
della
società
moderna
,
si
nasconde
un
operante
ottimismo
:
basta
abbandonare
gli
uomini
a
se
stessi
perché
ognuno
cerchi
e
realizzi
il
bene
.
Ma
questo
ottimismo
incomincia
a
dare
oggi
i
suoi
frutti
velenosi
.
Briganti
,
lupi
e
bestioni
,
che
siano
abbastanza
intelligenti
e
previdenti
,
possono
trovare
il
modo
di
convivere
,
formulando
o
accettando
norme
opportune
.
Ma
candidi
agnelli
imprevidenti
o
pretesi
angeli
stupidi
sono
certamente
votati
all
'
incomprensione
reciproca
,
all
'
intolleranza
e
alla
distruzione
finale
.
StampaQuotidiana ,
Erano
le
19
del
giorno
otto
settembre
quando
giunse
la
notizia
della
conclusione
dell
'
armistizio
;
furono
ascoltate
tutte
le
trasmissioni
radiofoniche
.
Da
quel
momento
la
vigilanza
fu
rinforzata
e
una
sentinella
fu
posta
anche
di
notte
davanti
alla
camera
di
Mussolini
.
L
'
ispettore
che
aveva
la
direzione
dei
servizi
di
sorveglianza
appariva
sempre
più
preoccupato
.
La
truppa
aveva
accolto
la
dichiarazione
di
armistizio
senza
eccessivo
entusiasmo
.
Giungevano
le
prime
notizie
da
Roma
sulla
fuga
del
re
,
di
Badoglio
,
sull
'
iniziato
sfacelo
di
tutte
le
Forze
armate
e
dell
'
intera
Nazione
.
Il
cosiddetto
"
telegrafo
del
fante
"
funzionava
senza
interruzione
.
Il
giorno
dieci
alle
ore
20
Mussolini
scese
nella
sala
e
aperse
la
radio
.
Il
caso
volle
che
captasse
la
stazione
radio
-
trasmittente
di
Berlino
,
e
Mussolini
udì
chiaramente
questa
notizia
datata
da
Algeri
e
che
diceva
:
«
Il
Quartier
generale
alleato
annuncia
ufficialmente
che
fra
le
condizioni
dell
'
armistizio
è
contemplata
la
consegna
di
Mussolini
agli
alleati
»
.
Si
accese
una
discussione
.
Uno
degli
astanti
disse
:
«
Una
notizia
del
genere
è
già
stata
data
,
ma
poi
Londra
l
'
ha
successivamente
smentita
»
.
Mussolini
era
invece
convinto
che
la
notizia
corrispondesse
a
verità
.
Egli
era
deciso
a
non
consegnarsi
"
vivo
"
agli
Inglesi
e
soprattutto
agli
Americani
.
Il
comandante
dei
carabinieri
,
che
era
stato
prigioniero
degli
Inglesi
in
Egitto
e
pareva
che
profondamente
li
odiasse
,
disse
al
Duce
:
«
Un
'
ora
prima
che
ciò
accada
sarete
avvertito
e
potrete
fuggire
:
ve
lo
giuro
sulla
testa
del
mio
unico
figliuolo
»
.
Queste
parole
,
pronunciate
con
accento
sincero
e
accompagnate
da
lacrime
,
esprimevano
il
sentimento
dell
'
uomo
,
ma
chi
garantiva
che
fattori
dell
'
ultimo
minuto
non
sarebbero
intervenuti
?
C
'
erano
fra
i
guardiani
molti
giovani
che
non
nascondevano
la
loro
simpatia
per
Mussolini
,
ma
ve
n
'
erano
quattro
o
cinque
,
dallo
sguardo
sfuggente
e
torbido
,
che
avevano
l
'
aspetto
interno
ed
esterno
dei
sicari
.
Il
giorno
undici
settembre
tutte
le
notizie
e
le
voci
che
giungevano
da
Roma
indicavano
che
la
confusione
era
al
colmo
,
mentre
procedeva
l
'
occupazione
di
tutto
il
territorio
da
parte
delle
truppe
tedesche
.
Nella
mattinata
,
i
comandanti
del
distaccamento
del
Gran
Sasso
scesero
all
'
Aquila
,
dove
ebbero
una
lunga
conferenza
col
locale
Prefetto
e
non
meno
lunghe
comunicazioni
telefoniche
col
capo
della
Polizia
,
rimasto
ancora
al
Viminale
.
Circa
le
condizioni
dell
'
armistizio
,
nulla
di
preciso
:
ma
la
capitolazione
imposta
era
stata
accettata
.
Molte
versioni
furono
date
sullo
svolgersi
degli
avvenimenti
nei
giorni
7
e
8
settembre
.
La
più
attendibile
è
la
seguente
.
È
il
rapporto
di
uno
che
ha
visto
e
vissuto
.
Eccolo
:
«
Il
giorno
7
settembre
nel
tardo
pomeriggio
il
generale
americano
Taylor
,
giovane
e
aitante
,
accompagnato
da
un
vecchio
colonnello
pure
americano
,
giungeva
a
palazzo
Caprara
,
dentro
un
'
autoambulanza
,
provenendo
da
Gaeta
,
ove
era
stato
sbarcato
da
un
monitore
italiano
.
«
Lo
riceve
il
mio
informatore
che
già
sapeva
di
questa
visita
e
ne
avverte
prima
il
gen
.
Roatta
,
che
dichiara
di
non
voler
parlare
con
il
suddetto
generale
,
poi
il
generale
Rossi
,
sottocapo
di
S
.
M
.
generale
,
che
pure
si
rifiuta
(
solito
giuoco
delle
responsabilità
...
)
,
infine
lo
riceve
il
generale
Carboni
,
che
richiede
al
suo
capo
di
S
.
M
.
la
carta
con
la
dislocazione
delle
forze
italiane
e
tedesche
nella
zona
di
Roma
.
«
Il
generale
americano
si
mostra
vivamente
irritato
dall
'
attesa
cui
è
costretto
prima
di
essere
ricevuto
dal
generale
Carboni
»
.
«
Il
colloquio
si
prolunga
per
oltre
tre
ore
.
Pare
che
Carboni
facesse
presente
chiaramente
che
le
FF
.
AA
.
italiane
avrebbero
potuto
tenere
fronte
a
quelle
tedesche
nella
zona
di
Roma
non
più
di
cinque
ore
.
Il
generale
Taylor
ribatte
invece
che
il
generale
Castellano
,
firmando
l
'
armistizio
il
3
settembre
,
aveva
fatto
apparire
la
piena
efficienza
delle
FF
.
AA
.
italiane
contro
quelle
tedesche
,
affermando
che
con
il
concorso
anglo
-
americano
per
quanto
riguardava
la
zona
di
Roma
ed
anche
senza
di
questo
,
sia
a
Roma
come
in
alta
Italia
i
Tedeschi
sarebbero
stati
battuti
nettamente
,
o
quanto
meno
messi
in
gravi
difficoltà
,
tanto
da
considerare
la
situazione
italiana
risolta
ai
fini
della
guerra
degli
"
alleati
"
.
«
In
base
a
ciò
,
temendo
Eisenhower
che
gli
Italiani
potessero
ancora
cambiare
opinione
e
costituire
,
come
infatti
avrebbero
costituito
,
ancora
un
validissimo
aiuto
per
i
Germanici
,
pretese
la
immediata
firma
il
3
settembre
,
cui
Castellano
aderì
,
dati
i
poteri
di
cui
era
dotato
.
«
Taylor
si
convince
dell
'
esposizione
del
generale
Carboni
e
dopo
un
pranzo
,
che
sembra
sia
stato
molto
lauto
secondo
le
tradizioni
delle
mense
dello
S
.
M
.
da
me
sperimentate
,
si
recano
insieme
da
Badoglio
nella
sua
abitazione
ove
si
svolge
un
lungo
colloquio
durato
fino
alle
tre
della
notte
.
«
Badoglio
incarica
il
generale
Taylor
di
fare
chiaramente
presenti
le
difficoltà
in
cui
le
FF
.
AA
.
italiane
si
sarebbero
trovate
con
un
annuncio
prematuro
dell
'
armistizio
e
rimangono
d
'
accordo
che
prima
del
16
settembre
nessuna
azione
in
tal
senso
doveva
essere
fatta
.
«
Non
si
sa
per
quale
ragione
il
generale
americano
e
il
suo
aiutante
non
siano
partiti
prima
delle
ore
16
dell'8
settembre
,
in
un
aereo
speciale
della
R
.
Aeronautica
(
il
mio
informatore
fornì
loro
gli
abiti
borghesi
per
recarsi
all
'
aeroporto
)
.
«
L
'
annuncio
dell
'
armistizio
sorprese
il
generale
americano
mentre
era
in
viaggio
.
«
Perché
allora
il
generale
Eisenhower
aveva
a
lui
commesso
questa
missione
?
«
Dopo
l
'
annuncio
dell
'
armistizio
da
parte
,
italiana
alle
ore
20
viene
comunicato
alle
truppe
lo
stato
di
emergenza
.
«
Il
gen
.
Roatta
dentro
una
autoblinda
del
R
.
E
.
col
suo
aiutante
ten
.
col
.
Fenazzi
si
rifugia
a
palazzo
Caprara
ove
,
a
notte
inoltrata
,
lo
raggiungono
i
principali
esponenti
dello
S
.
M
.
«
Alle
4
del
mattino
viene
dato
ordine
dal
generale
Carboni
,
uscito
pallido
da
un
colloquio
con
Badoglio
,
che
si
trovava
al
Ministero
della
Guerra
,
che
il
corpo
d
'
armata
motocorazzato
doveva
sganciarsi
e
ripiegare
su
Tivoli
.
«
Il
suo
capo
di
S
.
M
.
gli
fa
presente
l
'
impossibilità
di
eseguire
tale
ordine
senza
compromettere
le
sorti
delle
unità
già
in
parte
impegnate
o
a
contatto
coi
Tedeschi
.
«
Carboni
risponde
che
a
Tivoli
si
trovava
il
re
e
tale
argomento
convince
tutti
.
L
'
ordine
scritto
viene
firmato
dal
generale
De
Stefanis
,
unico
rimasto
,
alle
ore
5-6
del
mattino
.
Carboni
scompare
fino
alla
sera
del
9
.
Le
truppe
si
trovano
in
una
tragica
alternativa
di
ordini
e
contrordini
.
Calvi
assume
il
comando
del
Corpo
d
'
Armata
e
conferma
l
'
ordine
,
che
viene
eseguito
.
«
La
sera
del
9
si
ripresenta
Carboni
che
è
del
parere
di
trattare
coi
Tedeschi
.
Inizio
delle
trattative
e
intervento
Caviglia
.
Rottura
delle
trattative
durante
il
mattino
del
10
.
Carboni
decide
di
combattere
.
Nuovo
intervento
Calvi
.
Carboni
scompare
.
«
Le
truppe
si
sbandano
.
Altri
generali
fuggono
e
si
travestono
.
«
Alle
ore
17
dell'8
settembre
il
generale
De
Stefanis
riceveva
una
telefonata
dal
Gabinetto
di
Badoglio
che
gli
comunicava
di
recarsi
subito
al
Quirinale
in
sostituzione
del
generale
Roatta
che
si
trovava
impegnato
presso
il
Maresciallo
Kesselring
in
colloquio
di
normale
carattere
operativo
.
«
Il
generale
De
Stefanis
telefonava
al
Quirinale
per
accertarsi
di
tale
invito
sembrandogli
strana
questa
chiamata
urgente
al
palazzo
del
re
e
gli
veniva
confermata
.
«
Alle
17,30
giungeva
al
Quirinale
ed
apprendeva
che
era
stato
convocato
un
segretissimo
Consiglio
della
Corona
.
«
Quasi
improvvisamente
si
trovò
quindi
in
una
sala
in
presenza
del
re
.
Erano
con
lui
convocati
:
Badoglio
,
Acquarone
,
Ambrosio
,
Sorice
,
Sandalli
,
De
Courten
,
Guariglia
.
Sembra
esclusa
la
presenza
del
generale
Carboni
.
«
Badoglio
prende
la
parola
e
informa
che
data
la
situazione
disperata
,
il
re
li
aveva
convocati
per
avere
il
loro
parere
.
«
Alle
meraviglia
che
si
manifestava
sui
volti
dei
presenti
,
Ambrosio
informava
che
dal
3
settembre
era
stato
firmato
un
armistizio
con
gli
Anglo
-
Americani
,
armistizio
del
quale
leggeva
le
clausole
,
e
che
gli
Anglo
-
Americani
avevano
dato
improvviso
annuncio
di
esso
contrariamente
alle
previsioni
.
«
Tanto
per
opportuna
conoscenza
ai
capi
di
S
.
M
.
dell
'
Esercito
,
Marina
,
Aeronautica
.
Guariglia
protesta
per
non
essere
stato
informato
della
avvenuta
firma
.
De
Stefanis
fa
ogni
riserva
,
data
l
'
assenza
di
Roatta
,
che
egli
prega
di
attendere
,
ma
esprime
personalmente
parere
contrario
.
Acquarone
insiste
per
l
'
accettazione
immediata
dell
'
armistizio
.
«
Badoglio
è
in
stato
di
depressione
nervosa
.
I
più
esprimono
parere
contrario
.
«
Badoglio
sembra
che
abbia
esclamato
:
"
Allora
io
devo
cadere
"
.
«
Alle
18,15
circa
giunge
un
radio
di
Eisenhower
concepito
in
termini
di
ultimatum
di
due
ore
.
«
Di
fronte
a
questo
ultimatum
,
il
panico
e
l
'
incertezza
prendono
l
'
animo
di
tutti
i
presenti
.
«
Sembra
che
di
fronte
a
una
nuova
richiesta
Eisenhower
abbia
comunicato
che
garanzie
per
il
futuro
sarebbero
state
date
con
la
più
larga
comprensione
delle
condizioni
nelle
quali
si
erano
venuti
a
trovare
l
'
Italia
e
il
suo
Governo
.
«
Alle
19
il
re
si
alza
in
piedi
e
comunica
che
egli
decide
di
accettare
l
'
armistizio
e
invita
a
redigere
l
'
annuncio
italiano
di
esso
,
che
doveva
essere
radiodiffuso
alle
ore
20
,
ora
nella
quale
scadeva
l
'
ultimatum
anglo
-
americano
.
«
De
Stefanis
si
oppone
all
'
ultima
parte
di
tale
annuncio
,
cioè
quella
riguardante
"
da
qualunque
Potenza
provengano
le
ostilità
,
ecc
.
"
.
«
La
sua
tesi
è
infine
accolta
dallo
stesso
re
e
viene
deciso
che
tale
ultima
parte
venga
tolta
dall
'
annuncio
.
Alle
19,30
il
Consiglio
si
scioglie
.
«
Alle
ore
21
,
De
Stefanis
,
alla
sua
mensa
di
Monterotondo
,
presenti
i
generali
Mariotti
,
Utili
Surdi
e
Parone
,
esprime
la
sua
meraviglia
e
il
suo
disappunto
per
l
'
aggiunta
della
frase
riguardante
le
ostilità
con
la
Germania
e
che
il
re
aveva
deciso
con
il
Consiglio
di
togliere
.
«
Sembra
che
Badoglio
avesse
all
'
ultimo
momento
di
sua
iniziativa
messo
la
frase
nell
'
annuncio
stesso
.
«
Fino
alle
ore
24
,
De
Stefanis
e
gli
altri
ufficiali
dello
S
.
M
.
rimangono
a
Monterotondo
.
«
Nel
frattempo
,
ad
una
richiesta
germanica
di
evacuare
la
Sardegna
con
la
consegna
dei
pezzi
da
88
contraerei
tedeschi
in
dotazione
ai
nostri
reparti
,
effettuata
a
mezzo
del
nostro
Comando
dell
'
isola
,
De
Stefanis
rispondeva
di
aderire
e
di
lasciar
imbarcare
i
Tedeschi
senza
alcun
disturbo
.
«
Dopo
,
tutti
si
trasferiscono
a
Roma
al
palazzo
Baracchini
e
Caprara
.
«
Alle
ore
6.30
del
9
settembre
De
Stefanis
e
Mariotti
:
partono
per
l
'
Abruzzo
.
A
Carsoli
,
punto
di
riunione
,
trovano
l
'
ordine
di
Ambrosio
di
proseguire
per
Chieti
.
De
Stefanis
prosegue
per
Avezzano
dove
ha
la
famiglia
,
sopraggiunta
in
auto
da
Mantova
,
e
da
ivi
accompagnato
dal
ten
.
col
.
di
S
.
M
.
Guido
Perone
,
alle
ore
15,30
,
per
Chieti
,
dicendo
che
alla
sera
avrebbe
fatto
ritorno
.
«
Alle
18
è
a
Chieti
ove
Ambrosio
presiede
un
rapporto
dello
S
.
M
.
Sono
presenti
i
generali
Roatta
,
Mariotti
,
Utili
,
Armellini
,
Salazar
e
altri
(
ten
.
gen
.
Braida
e
capitano
Barone
a
Roma
attualmente
)
.
«
Alle
ore
21,30
dopo
la
mensa
del
presidio
e
dopo
che
Roatta
ha
impartito
ordini
al
generale
Olmi
,
comandante
di
una
divisione
di
assumere
il
comando
della
piazza
di
Chieti
,
se
ne
partono
tutti
in
gran
fretta
e
in
gran
mistero
(
fari
spenti
,
macchine
a
brevi
distanze
per
non
perdere
la
strada
,
destinazione
ignota
)
.
«
Alla
mezzanotte
la
colonna
delle
macchine
giunge
a
Ortona
a
Mare
.
Alcune
ore
dopo
giungono
poche
auto
dalle
quali
discendono
il
re
,
la
regina
e
il
principe
Umberto
con
un
esiguo
seguito
.
«
La
regina
è
disfatta
e
prende
continuamente
delle
gocce
.
Il
principe
rimane
isolato
e
in
disparte
,
scosso
da
una
forte
tosse
.
«
Il
re
conferisce
con
Ambrosio
.
Sono
pure
presenti
Sandalli
e
De
Courten
.
Poco
dopo
attracca
un
rimorchiatore
.
Al
largo
attende
una
pirocorvetta
.
Nella
notte
fonda
il
carico
dei
fuggitivi
è
compiuto
.
La
nave
è
il
Gleno
.
Ai
carabinieri
di
scorta
vengono
distribuite
lire
cinquantamila
.
Alcuni
ufficiali
superiori
,
tra
i
quali
il
generale
Cener
della
Direzione
Superiore
Trasporti
,
rimangono
a
terra
»
.
Questo
è
il
racconto
di
un
testimonio
oculare
.
Si
può
aggiungere
che
la
famiglia
reale
si
era
nascosta
nel
Ministero
della
Guerra
da
dove
si
affrettò
a
partire
non
appena
venne
la
notizia
che
i
carri
armati
germanici
stavano
per
sboccare
in
Piazza
Venezia
.
La
fuga
fu
precipitosa
e
molte
carte
e
documenti
rimasero
sui
tavoli
o
negli
scaffali
.
Le
casse
contenenti
denaro
furono
però
regolarmente
vuotate
.
Con
questa
vera
e
propria
diserzione
verso
il
nemico
,
caso
unico
e
senza
precedenti
,
la
monarchia
dei
Savoia
,
nata
dopo
il
Trattato
di
Utrecht
del
1713
da
una
combinazione
diplomatica
delle
grandi
Potenze
,
che
prima
le
diedero
la
Sicilia
e
poi
in
cambio
la
Sardegna
,
si
avviava
a
una
disonorante
fine
.
Non
diverso
da
quello
del
popolo
italiano
sarà
il
giudizio
della
storia
.
StampaQuotidiana ,
«
Se
aveste
cinque
milioni
che
ne
fareste
?
»
Su
430
interrogati
in
un
villaggio
-
città
del
Milanese
,
372
dicono
subito
la
casa
,
prima
la
casa
poi
il
negozio
,
l
'
automobile
,
il
deposito
in
banca
.
È
«
la
febbre
del
mattone
»
,
qui
altissima
.
Se
in
dieci
anni
,
dal
1951
al
1961
,
l
'
attività
edilizia
dell
'
Italia
settentrionale
sale
da
100
a
170
,
qui
l
'
indice
supera
quota
340
.
Una
casa
per
gli
ex
contadini
locali
e
immigrati
cui
la
rivoluzione
industriale
ha
tolto
«
la
paura
di
esporsi
»
sostituendola
con
paure
più
grandi
.
Cittadini
di
una
età
di
transizione
,
eccoli
presi
dal
panico
dell
'
incerto
e
del
provvisorio
,
dall
'
ansia
di
trovare
qualcosa
di
sicuro
e
di
stabile
.
Se
prima
la
loro
vita
era
basata
sul
binomio
terra
-
sicurezza
,
ora
è
la
casa
-
sicurezza
che
cercano
.
Magari
una
sicurezza
illusoria
,
pagata
a
durissimo
prezzo
:
debiti
per
tutta
la
vita
,
un
castello
di
cambiali
che
sta
in
piedi
a
patto
che
non
ci
si
ammali
mai
,
che
si
abbia
sempre
lavoro
.
Quasi
una
scommessa
contro
tutto
e
tutti
.
Una
casa
,
non
un
alloggio
.
Non
dolce
e
accogliente
come
la
home
anglosassone
(
odore
di
torta
di
mele
e
nostalgia
)
,
ma
amica
e
necessaria
,
fuori
di
lei
il
pulviscolo
sociale
,
la
disintegrazione
.
Possibilmente
«
di
tipo
svizzero
»
,
che
poi
risulta
una
mescolanza
di
tetti
sghembi
,
di
terrazzini
meridionali
,
di
tenui
colori
veneti
.
La
casa
unifamiliare
,
sempre
più
difficile
ora
che
il
prezzo
dei
terreni
sale
alle
stelle
imponendo
i
condominii
a
molti
alloggi
.
Eppure
i
nuovi
arrivati
insistono
,
chiedono
aiuti
impossibili
,
si
indebitano
in
maniera
impossibile
,
vanno
a
lamentarsi
dai
sindaci
.
Quello
di
Cinisello
gli
dice
:
«
Ma
andiamo
,
siate
ragionevoli
,
perché
volete
una
casa
per
ogni
famiglia
?
Dovete
associarvi
,
non
avete
i
mezzi
,
il
comune
non
può
aiutarvi
»
.
I
più
tacciono
delusi
,
alcuni
danno
la
risposta
dei
bambini
:
«
Perché
di
sì
»
.
Il
collettivismo
forzato
della
fascia
industriale
,
il
gomito
a
gomito
urbano
è
pervaso
da
questo
desiderio
di
isolamento
familiare
.
E
dal
ripudio
di
ogni
solidarietà
del
tipo
contadino
.
L
'
istituto
delle
case
popolari
osserva
che
dovunque
gli
inquilini
aggiungono
«
chiusure
,
tramezze
divisorie
,
separazioni
»
.
E
si
sente
dire
:
«
Non
mi
piace
che
gli
altri
vedano
quel
che
abbiamo
nel
piatto
»
.
«
Ognuno
la
pensa
a
modo
suo
,
la
gente
adesso
non
è
come
una
volta
.
»
L
'
indice
«
conflittuale
»
come
lo
chiamano
i
sociologi
sale
nelle
vecchie
abitazioni
a
corte
,
le
cascine
trasformate
o
i
palazzi
decaduti
come
la
corte
degli
Arduino
,
a
Sesto
,
un
tempo
sede
comitale
,
poi
convento
,
filanda
,
caserma
e
ora
alloggio
di
immigrati
.
E
si
capisce
che
la
gente
delle
corti
litighi
,
si
guasti
:
finita
la
collaborazione
economica
della
comunità
contadina
,
finite
le
parentele
e
le
amicizie
che
nascevano
da
quella
collaborazione
,
gli
abitanti
della
corte
si
guardano
con
fastidio
e
sospetto
.
Sono
tipi
arrivati
da
regioni
e
da
culture
diversi
,
immessi
repentinamente
in
un
mondo
nuovo
diverso
.
Hanno
bisogno
di
qualcosa
che
li
difenda
dalla
disintegrazione
:
una
casa
loro
.
La
doppia
convenienza
Alla
prova
delle
migrazioni
la
famiglia
contadina
,
organica
,
a
più
generazioni
reagisce
in
modo
estremo
,
spezzandosi
o
rinsaldandosi
:
familiari
che
si
tengono
uniti
come
in
una
cordata
o
che
bruciano
anche
le
memorie
.
«
Queste
cose
o
le
fai
in
famiglia
o
non
le
fai
»
dice
l
'
immigrato
della
famiglia
«
in
cordata
»
che
si
costruisce
la
casa
nella
notte
.
«
A
sentire
la
famiglia
non
ci
saremmo
mai
mossi
»
dicono
gli
altri
,
anche
le
giovani
coppie
che
si
presentano
ai
parroci
per
raccontargli
come
sono
fuggiti
dal
Sud
e
dai
suoi
matrimoni
di
convenienza
.
Nella
regola
,
però
,
sono
i
matrimoni
convenienti
alla
civiltà
contadina
che
affrontano
il
brusco
mutamento
di
temperatura
sociale
uscendone
spezzati
o
rafforzati
come
da
una
tempra
.
Di
quelli
spezzati
,
a
volte
polverizzati
,
lui
e
lei
chi
sa
dove
,
restano
gli
«
orfani
dell
'
emigrazione
»
,
abbastanza
numerosi
negli
istituti
del
Milanese
.
Per
gli
altri
c
'
è
un
periodo
di
transizione
in
cui
muore
il
primo
matrimonio
,
della
convivenza
industriale
.
«
La
famiglia
»
dice
il
sociologo
Diena
«
è
,
nella
fascia
,
in
una
fase
polemica
.
Non
più
la
famiglia
allargata
,
ma
non
ancora
la
famiglia
nucleare
.
»
La
polemica
sembra
inevitabile
appena
la
famiglia
è
,
bene
o
male
,
sistemata
,
compiuto
il
trasferimento
a
catena
o
«
a
ciliegia
»
,
costruita
la
casa
,
l
'
unità
di
produzione
trasformata
in
una
unità
di
consumo
.
Allora
i
figli
cominciano
a
guardare
i
genitori
con
occhi
«
milanesi
»
,
dentro
noia
,
superiorità
e
un
po
'
di
affetto
,
mescolati
.
Sono
tempi
difficili
per
i
genitori
:
nel
nuovo
mondo
la
loro
autorità
è
scomparsa
o
tende
a
scomparire
,
come
nella
famiglia
americana
,
ma
il
cameratismo
che
dovrebbe
sostituirla
qui
non
si
vede
ancora
,
fra
anziani
e
giovani
non
c
'
è
convivenza
,
l
'
attaccamento
alle
tradizioni
contadine
degli
anziani
non
consente
dialoghi
amichevoli
.
Brutta
faccenda
,
per
gli
anziani
,
il
rapido
progresso
tecnologico
:
riescono
a
malapena
a
resistergli
,
se
riescono
,
comunque
non
hanno
più
niente
da
insegnare
ai
figli
.
Intanto
costoro
han
capito
che
il
lavoro
lo
trovano
più
facilmente
loro
che
gli
anziani
e
misurano
l
'
insufficienza
dei
padri
e
delle
madri
a
risolvere
i
problemi
economici
e
sociali
.
Anche
da
questo
nasce
il
desiderio
di
andarsene
,
di
mettere
su
casa
per
conto
proprio
:
spesso
i
giovani
cercano
nella
futura
moglie
o
nel
futuro
marito
proprio
ciò
che
manca
al
padre
o
alla
madre
,
che
è
un
'
altra
chiave
per
spiegare
la
«
febbre
del
mattone
»
,
la
ricerca
affannosa
della
casa
unifamiliare
,
questa
ultima
difesa
degli
anziani
contro
la
duplice
batosta
dei
cinquant
'
anni
quando
retrocedono
dal
salario
alla
pensione
e
gli
manca
l
'
aiuto
dei
figli
che
sposano
.
«
La
casa
l
'
abbiamo
fatta
pensando
all
'
avvenire
dei
figli
?
»
«
La
casa
ce
l
'
hai
,
cosa
cerchi
?
»
«
Non
pensateci
,
la
alzeremo
di
un
piano
.
»
È
l
'
ultima
ratio
,
l
'
ultimo
patetico
ricatto
:
«
Qui
almeno
i
figli
ve
li
guarderemo
noi
»
.
La
nuova
donna
Non
è
poi
mica
vero
che
la
donna
sia
soltanto
mobile
«
qual
piuma
»
,
almeno
non
lo
è
per
la
donna
nuova
che
si
forma
nella
fascia
,
un
misterioso
miscuglio
di
progresso
e
di
conservazione
,
di
stabilità
e
di
riformismo
,
ora
pungolo
ora
remora
nella
grande
avventura
del
trapianto
familiare
.
Più
ricettiva
dell
'
uomo
alle
mode
,
più
interessata
dell
'
uomo
,
naturalmente
,
alla
parità
fra
i
sessi
.
Ma
al
tempo
stesso
più
legata
alle
virtù
contadine
del
risparmio
,
del
sacrificio
,
della
pazienza
,
capace
di
chiusure
e
di
sacrifici
di
fronte
ai
quali
l
'
uomo
già
esita
:
«
Se
vivevamo
laggiù
con
20
mila
al
mese
vivremo
anche
qui
.
Con
il
resto
si
fa
la
casa
»
.
«
Di
che
ti
lamenti
?
Come
abitavamo
laggiù
abitiamo
qui
finché
conviene
.
»
Certi
osservatori
superficiali
del
mercato
credono
che
spetti
alle
donne
l
'
aumento
di
tutti
i
consumi
.
È
più
esatto
dire
,
nella
fascia
,
che
la
donna
decide
soprattutto
i
consumi
che
servono
la
famiglia
e
la
sua
difesa
,
anche
gli
strumenti
di
svago
:
«
Che
vuole
,
il
televisore
ho
dovuto
comperarlo
,
se
no
chi
le
teneva
in
casa
le
figlie
?
»
.
La
difesa
della
famiglia
anche
ricreando
,
come
si
può
,
le
occasioni
degli
svaghi
comuni
e
sorvegliati
:
certe
sale
doppio
cinematografiche
a
Cinisello
,
Desio
eccetera
si
trasformano
,
il
sabato
sera
,
in
club
regionali
dove
i
paesani
chiacchierano
,
ridono
e
negli
intervalli
consumano
il
cibo
portato
da
casa
.
Nell
'
interno
della
famiglia
,
si
diceva
,
l
'
azione
della
donna
è
molteplice
e
,
per
certi
aspetti
,
contraddittoria
.
I
pregiudizi
,
l
'
educazione
sentimentale
,
il
fardello
di
una
tradizione
antica
,
un
certo
calcolo
autoritaristico
la
legano
alla
famiglia
tradizionale
;
ma
intanto
non
perde
occasione
per
sottrarsi
alla
autorità
dispotica
dell
'
uomo
e
per
rivendicare
quella
parità
che
conduce
inevitabilmente
alla
famiglia
ristretta
.
Alcune
il
diritto
alla
parità
se
lo
sono
guadagnate
sul
campo
,
guidando
l
'
emigrazione
:
lei
che
viene
su
da
uno
zio
,
da
un
fratello
,
con
i
figli
per
dar
tempo
a
lui
di
vendere
la
casa
o
il
campo
.
Lei
che
trova
la
casa
e
il
lavoro
per
lui
,
che
gli
fa
da
guida
nel
nuovo
mondo
,
che
contribuisce
,
lavorando
essa
pure
,
al
mantenimento
della
famiglia
.
Allora
in
casa
ci
si
rende
conto
,
poco
a
poco
,
che
sono
finiti
i
lavori
collettivi
dei
contadini
e
dei
pescatori
,
che
la
famiglia
non
ha
più
introiti
propri
,
ma
una
somma
di
introiti
.
Gradualmente
si
fa
strada
il
concetto
che
il
guadagno
della
moglie
,
della
figlia
,
della
sorella
non
è
automaticamente
e
totalmente
un
guadagno
della
famiglia
.
Pian
piano
si
arriva
al
concetto
della
donna
che
dà
alla
famiglia
la
sua
quota
come
l
'
uomo
:
«
Ho
detto
a
mio
padre
che
ero
stufa
di
dare
tutto
in
casa
,
gli
ho
detto
di
fissarmi
la
mia
parte
,
lui
mi
ha
dato
uno
schiaffo
,
ma
adesso
si
è
abituato
»
.
E
si
diffonde
l
'
abitudine
delle
donne
a
farsi
intestare
beni
immobili
,
ad
avere
un
patrimonio
proprio
,
a
dividere
la
vita
sociale
del
marito
.
Avere
un
figlio
senza
essere
sposate
è
sempre
una
brutta
faccenda
,
ma
non
è
più
un
dramma
.
Qui
il
figlio
puoi
tenerlo
e
nessuno
trova
da
ridire
se
sei
in
grado
di
mantenerlo
.
Perché
qui
l
'
importante
è
questo
,
di
avere
sempre
una
copertura
economica
.
Le
donne
lo
capiscono
prima
degli
uomini
,
è
merito
loro
il
controllo
delle
nascite
,
quasi
automatico
di
fronte
alle
necessità
del
nuovo
mondo
:
«
Questo
e
poi
basta
»
.
Le
donne
fan
presto
a
capire
cosa
costa
allevare
un
figlio
nei
giorni
duri
e
caotici
della
rivoluzione
industriale
.
Su
cento
bimbi
di
immigrati
nel
Milanese
una
quarantina
vengono
affidati
ad
amici
o
parenti
,
una
decina
lasciati
nei
paesi
di
origine
,
venti
affidati
agli
asili
e
gli
ultimi
venti
,
anche
se
potrà
sembrare
incredibile
,
lasciati
senza
alcuna
custodia
.
Così
la
voglia
di
figliare
passa
:
se
la
media
delle
famiglie
in
arrivo
è
di
circa
quattro
figli
quella
delle
famiglie
costituite
qui
scende
a
due
.
La
civiltà
consumistica
ed
edonistica
non
ama
le
famiglie
troppo
numerose
.
O
almeno
non
le
ama
finché
non
sono
ricche
abbastanza
per
concedersi
quel
lusso
.
E
ci
vuole
tempo
,
parecchio
tempo
,
prima
che
gli
assetati
di
nuovi
piaceri
riscoprano
che
il
piacere
dei
figli
è
il
meno
illusorio
.
I
consumi
inesistenti
I
consumi
sono
aumentati
e
aumentano
,
in
tutta
la
fascia
.
Sicché
volendo
si
possono
applicare
anche
qui
i
teoremi
americani
del
consumo
concupiscente
e
simbolico
.
Solo
che
non
bisogna
perdere
il
senso
delle
proporzioni
:
siamo
ancora
,
nel
migliore
dei
casi
,
a
un
consumo
di
massa
continuativo
limitato
a
35
,
40
persone
su
100
,
le
altre
65
,
60
,
appena
al
livello
della
sussistenza
,
neanche
una
lira
dopo
quelle
necessarie
al
cibo
,
all
'
alloggio
e
a
un
vestito
.
E
la
preparazione
culturale
di
quelli
che
acquistano
è
talmente
bassa
che
bisogna
rivedere
e
adattare
i
sistemi
di
vendita
.
Per
esempio
quello
della
cornucopia
straripante
,
dell
'
abbondanza
a
portata
di
mano
,
tipica
dei
supermarket
sembra
peccare
,
a
volte
,
per
eccesso
di
fiducia
economica
e
culturale
.
A
Sesto
,
a
Monza
,
a
Legnano
,
i
direttori
dei
grandi
magazzini
osservano
sia
i
clienti
che
«
comprano
tutto
e
poi
si
arrabbiano
»
(
l
'
insufficienza
economica
dopo
il
raptus
consumistico
)
sia
quelli
«
tutti
stupiti
quando
devono
restituire
una
parte
degli
acquisti
perché
non
ce
la
fanno
a
pagare
»
(
Insufficienza
economica
,
ma
anche
analfabetismo
,
incapacità
di
leggere
i
prezzi
.
)
In
tutta
la
fascia
la
razionalità
dei
self
service
deve
fare
i
conti
con
l
'
ignoranza
del
pubblico
:
inutile
dividere
le
taglie
degli
abiti
secondo
il
colore
degli
attaccapanni
,
il
rosso
taglia
grande
,
il
giallo
taglia
media
,
il
verde
piccolo
,
se
poi
i
clienti
non
sanno
leggere
il
cartello
con
le
indicazioni
.
Ed
è
frutto
dell
'
ignoranza
,
più
che
della
povertà
,
l
'
equivoco
che
sta
alla
base
dei
numerosi
furti
:
servirsi
da
soli
eguale
a
mancanza
di
controlli
.
Poi
finisce
che
le
ragazze
vengono
trovate
con
addosso
il
costume
da
bagno
indossato
sotto
i
vestiti
,
nel
camerino
di
prova
;
e
gli
uomini
con
le
matite
,
gli
accenditori
,
i
portamonete
e
le
altre
cose
piccole
nelle
tasche
.
Ecco
un
altro
modo
di
definire
le
due
avventure
:
nel
West
della
conquista
,
furti
di
mandrie
e
di
cassette
d
'
oro
,
qui
furti
da
supermercato
.
Il
Milanese
è
molto
più
civile
del
West
:
perciò
vi
si
ruba
speculando
,
nei
limiti
del
codice
.
StampaQuotidiana ,
Dirò
quello
che
ho
visto
e
sentito
in
un
solo
giorno
.
Ho
visto
cadere
la
granata
che
ha
ucciso
un
bambino
di
12
anni
nel
bagno
della
sua
casa
.
Ho
visto
un
uomo
grande
e
grosso
caricare
i
corpi
dei
morti
e
dei
feriti
su
un
'
auto
,
sul
lungofiume
e
poi
entrare
in
un
bar
,
pieno
di
sangue
,
e
mettersi
a
piangere
.
Ho
sentito
le
bombe
cadere
dappertutto
sulla
città
,
al
Ponte
Latino
,
intorno
alla
Presidenza
,
sulla
città
Nuova
.
Ho
ascoltato
le
istruzioni
per
il
nuovo
soggiorno
.
Tenere
un
rubinetto
spalancato
,
per
svegliarsi
di
colpo
se
arrivasse
l
'
acqua
-
non
è
arrivata
da
più
di
un
mese
.
Dormire
nel
corridoio
interno
.
Raccogliere
l
'
acqua
piovana
con
un
tubo
derivato
dalla
grondaia
(
per
fortuna
,
ci
sono
dei
temporali
pomeridiani
)
.
Risparmiare
le
candele
:
ora
costano
il
doppio
.
Non
uscire
di
casa
,
se
non
è
necessario
:
nessun
punto
della
città
è
più
risparmiato
dai
bombardamenti
.
Di
fatto
,
il
bombardamento
indiscriminato
di
Sarajevo
è
cominciato
.
Soprattutto
,
stare
alla
larga
dai
luoghi
frequentati
dai
bambini
,
gli
asili
,
i
cortili
dei
giochi
,
l
'
ansa
del
fiume
a
Bentbasa
:
è
lì
che
bombardano
di
più
.
Usare
l
'
acqua
piovana
per
lavare
i
vestiti
.
Con
l
'
acqua
risciacquata
,
lavare
quel
che
si
può
del
gabinetto
e
della
casa
.
Pregare
Dio
quando
si
va
,
di
notte
,
alle
fontane
,
a
caricare
l
'
acqua
.
Ricordarsi
che
non
è
potabile
,
benché
tutti
la
bevano
.
Pensare
col
cuore
stretto
a
quelle
povere
persone
di
Srebrenica
.
Raccogliere
cartoni
,
schegge
di
legno
,
stoffa
vecchia
per
fare
un
po
'
di
fuoco
in
casa
:
per
il
caffè
,
almeno
,
o
per
il
latte
ai
bambini
piccoli
.
Imparare
a
distinguere
,
anche
se
è
sempre
più
difficile
,
il
fragore
dei
tuoni
da
quello
delle
bombe
e
da
quello
degli
aerei
della
NATO
.
Ricordarsi
della
vita
di
prima
per
provare
a
resistere
alla
pazzia
.
Continuare
a
dirsi
,
senza
rallentare
il
passo
:
«
Come
sta
?
»
.
«
Bene
,
grazie
,
e
lei
come
sta
?
»
;
e
senza
scrutare
in
ogni
passante
che
si
incrocia
il
proprio
imminente
compagno
di
morte
.
Procurarsi
della
verdura
per
le
vitamine
,
e
perché
si
può
mangiare
cruda
.
Non
mangiare
verdura
cruda
senza
lavarla
bene
,
perché
le
malattie
intestinali
dilagano
.
Del
resto
,
dove
procurarsi
l
'
acqua
,
e
dove
la
verdura
?
Inoltre
,
anche
gli
infarti
dilagano
.
Non
si
potrà
dire
più
,
a
Sarajevo
:
«
di
morte
naturale
»
.
Sebbene
stiano
al
chiuso
più
che
possono
e
per
strada
corrano
,
e
si
siano
fatte
esperte
di
guerra
ai
civili
,
le
persone
di
Sarajevo
sono
braccate
dalla
morte
.
Alle
nove
c
'
è
il
coprifuoco
.
Quando
è
sceso
il
buio
completo
,
la
conversazione
nella
casa
si
è
fatta
rada
.
Uno
mi
ha
detto
:
«
Dovevi
aspettare
ancora
un
po
'
a
venire
,
dovevi
aspettare
venerdì
»
.
Venerdì
a
Londra
si
riuniscono
.
Poi
nessuno
ha
più
parlato
.
Si
sentiva
solo
il
frastuono
delle
granate
,
e
un
pianto
di
bambino
.
Le
persone
stanno
zitte
,
e
immaginano
una
sera
d
'
estate
in
cui
sia
venuta
la
pace
,
e
si
ritrovino
vive
,
piene
di
allegria
,
calma
e
affetto
.
Dura
da
tanto
tempo
che
questo
pensiero
è
diventato
raro
e
doloroso
.
Rende
deboli
.
I
bambini
dai
quattro
anni
in
giù
,
a
Sarajevo
non
sanno
che
possa
esistere
una
sera
senza
bombe
,
e
forse
è
meglio
che
non
lo
sappiano
.
Stamattina
ho
visto
anche
Mirza
.
La
prima
volta
era
un
bambino
,
ora
è
quindicenne
ed
è
alto
un
metro
e
97
.
Gli
avevo
detto
di
imparare
a
giocare
a
basket
,
che
gli
avrebbe
potuto
servire
per
trovare
un
posto
all
'
estero
.
Ha
montato
un
tabellone
in
un
piccolo
scantinato
,
passa
ore
ad
allenarsi
da
solo
:
ma
ormai
è
alto
quasi
fino
al
soffitto
.
Avrà
dei
problemi
,
con
un
campo
regolamentare
.
Avranno
tutti
dei
problemi
.
Venerdì
a
Londra
si
discuterà
se
passare
al
ricorso
internazionale
alla
forza
o
permettere
ai
bosniaci
di
armarsi
.
Fino
a
qualche
tempo
fa
era
un
'
alternativa
:
ora
non
lo
è
più
.
Ora
è
indispensabile
decidere
ambedue
le
cose
.
Non
si
deciderà
né
l
'
una
né
l
'
altra
,
vero
?
Il
governo
italiano
è
stato
il
più
svelto
a
farlo
intendere
.
Forse
si
deciderà
di
aprire
la
«
strada
blu
»
per
Sarajevo
?
O
è
troppo
,
anche
questa
misura
di
polizia
stradale
?
Ecco
come
sono
arrivato
io
,
martedì
.
L
'
unica
via
,
il
sentiero
sterrato
del
monte
Igman
,
era
chiusa
.
I
militari
bosniaci
hanno
lasciato
passare
la
nostra
auto
,
perché
avevamo
caricato
delle
borse
frigorifere
con
l
'
occorrente
per
operazioni
urgenti
all
'
ospedale
di
Sarajevo
.
Abbiamo
risalito
l
'
Igman
,
io
,
Zlatko
Dizdarevic
,
e
Edo
Smajc
,
in
una
solitudine
irreale
.
L
'
Igman
era
un
bellissimo
monte
fiorito
,
se
non
per
le
troppe
cime
di
abete
mutilate
dai
proiettili
.
Quando
ci
siamo
avventurati
nella
discesa
,
negli
ultimi
chilometri
da
fare
allo
scoperto
sotto
il
tiro
dei
carri
armati
e
dell
'
artiglieria
serba
,
l
'
auto
,
troppo
pesante
,
ha
sbattuto
sul
fondo
sconnesso
e
ha
rotto
la
leva
del
cambio
.
Avevamo
un
'
utilitaria
:
chi
viene
a
Sarajevo
a
sue
spese
,
e
anzi
a
portare
denaro
,
non
può
permettersi
le
auto
blindate
.
Ci
hanno
tirato
addosso
con
la
mitragliatrice
,
centinaia
di
colpi
,
a
raffiche
così
fitte
che
la
strada
davanti
a
noi
ribolliva
come
di
una
grandinata
.
Edo
ha
buttato
l
'
auto
a
precipizio
,
senza
marce
,
saltando
sulle
pietre
e
sui
tornanti
,
fino
al
riparo
in
fondo
dove
siamo
arrivati
con
un
rottame
,
e
i
soldati
bosniaci
non
sapevano
se
ridere
o
piangere
.
Edo
ne
ha
tratto
una
conferma
al
fatalismo
locale
:
come
Dio
vuole
.
Un
'
ora
più
tardi
,
dopo
il
tunnel
,
siamo
arrivati
al
check
-
point
di
Dobrinja
mentre
portavano
via
un
morto
e
i
feriti
di
una
granata
appena
caduta
.
Questo
ho
visto
e
sentito
.
Mentre
scrivo
,
non
sono
passate
24
ore
dal
mio
arrivo
.
Magari
questo
racconto
servisse
a
inquadrare
meglio
la
questione
della
«
strada
blu
»
.
Comunque
,
di
qui
a
venerdì
c
'
è
ancora
tanto
tempo
.
Un
po
'
mi
vergogno
di
una
penna
che
descriva
questo
senza
che
,
un
minuto
dopo
,
gli
aerei
del
mondo
libero
si
alzino
in
volo
.
Ma
in
realtà
l
'
hanno
fatto
,
sono
qui
sulla
nostra
testa
,
ne
sento
il
rombo
-
o
è
il
tuono
?
o
il
mortaio
?
-
.
No
,
è
il
loro
,
è
il
rumore
del
sorvolo
d
'
ordinanza
,
in
cerchi
sempre
più
stretti
,
come
quelli
degli
uccelli
da
carogna
sulla
città
che
muore
.
StampaQuotidiana ,
Gli
artefici
del
tradimento
e
in
primo
luogo
il
re
capobanda
,
i
suoi
generali
e
i
suoi
consiglieri
fuggiaschi
ad
Ortona
si
resero
conto
anche
vagamente
di
quel
che
facevano
?
Furono
coscienti
criminali
o
criminali
incoscienti
o
le
due
cose
insieme
?
Eppure
le
conseguenze
erano
prevedibili
con
matematica
esattezza
.
Era
facile
prevedere
che
al
magico
suono
della
parola
"
armistizio
"
tutte
le
Forze
armate
si
sarebbero
polverizzate
;
che
i
Tedeschi
si
sarebbero
premuniti
disarmandole
sino
all
'
ultima
cartuccia
;
che
l
'
Italia
,
divisa
oramai
in
due
parti
,
sarebbe
stata
un
campo
di
battaglia
,
che
l
'
avrebbe
convertita
in
una
"
terra
bruciata
"
;
che
l
'
inganno
tramato
contro
l
'
alleato
e
il
successivo
tradimento
avrebbero
pesato
,
come
peseranno
,
per
un
imprevedibile
periodo
di
tempo
,
sull
'
avvenire
dell
'
Italia
;
che
d
'
ora
innanzi
sarebbe
stata
considerata
come
una
universale
verità
l
'
identità
stabilita
fra
"
Italiano
"
e
"
traditore
"
;
che
la
confusione
e
l
'
umiliazione
degli
spiriti
sarebbero
state
enormi
.
Diradata
la
immensa
nube
di
polvere
sollevata
dal
precipitare
di
tutta
l
'
impalcatura
statale
,
vuotati
col
saccheggio
,
prima
delle
truppe
,
poi
della
plebe
,
i
magazzini
militari
,
fu
possibile
notare
due
cristallizzazioni
di
quel
che
rimaneva
della
coscienza
nazionale
:
la
prima
consisteva
nel
considerare
liquidata
la
monarchia
.
Un
re
che
fugge
verso
il
nemico
;
un
re
caso
unico
nella
storia
che
consegna
volontariamente
allo
straniero
al
sud
nemico
,
al
nord
alleato
tutto
il
territorio
nazionale
,
è
un
uomo
che
si
condanna
da
sé
al
vituperio
delle
generazioni
presenti
e
future
.
Seconda
constatazione
:
i
magazzini
militari
erano
pieni
.
Montagne
di
equipaggiamenti
di
ogni
genere
e
cataste
di
armi
,
in
gran
parte
moderne
,
che
non
erano
state
distribuite
alle
truppe
.
In
data
22
aprile
1943
,
tre
mesi
appena
prima
della
crisi
,
l
'
ingegnere
Agostino
Rocca
,
amministratore
delegato
dell
'
"
Ansaldo
"
,
mandava
questo
rapporto
al
Duce
:
«
Duce
,
ritengo
opportuno
darvi
qualche
notizia
circa
la
produzione
di
artiglierie
dell
'
Ansaldo
.
Nei
primi
trentun
mesi
di
guerra
(
luglio
1940-gennaio
1943
)
le
nostre
officine
hanno
prodotto
5049
complessi
di
artiglieria
.
Nei
primi
trentun
mesi
della
guerra
passata
(
giugno
1915-gennaio
1917
)
la
vecchia
e
gloriosa
Giovanni
Ansaldo
ne
produsse
3699
.
«
Dal
diagramma
allegato
si
rileva
che
per
fare
i
5049
cannoni
abbiamo
impiegato
15
milioni
di
ore
lavorative
,
mentre
nella
guerra
passata
,
3699
ne
richiesero
6
milioni
.
«
Dallo
stesso
specchio
si
rileva
che
le
artiglierie
odierne
,
con
alte
velocità
iniziali
,
e
quindi
con
sforzi
più
elevati
,
richiedono
lavoro
assai
maggiore
che
non
le
artiglierie
della
guerra
passata
,
e
ciò
malgrado
il
progresso
verificatosi
nelle
macchine
e
negli
utensili
.
Dal
diagramma
allegato
D
si
rileva
che
all
'
inizio
della
guerra
del
1940
la
potenzialità
produttiva
era
più
elevata
che
nel
giugno
1915
,
perché
le
predisposizioni
adottate
nel
1939-1940
furono
ispirate
da
più
larga
visione
di
quelle
del
1914-1915
.
In
questo
come
in
tutti
gli
altri
settori
l
'
industria
italiana
,
grazie
alle
previsioni
autarchiche
e
corporative
del
regime
,
si
è
trovata
nel
1940
in
uno
stato
di
preparazione
assai
superiore
a
quella
del
1915
.
Dallo
stesso
diagramma
si
rileva
che
la
produzione
ha
raggiunto
il
suo
massimo
nel
1941
ed
è
lievemente
declinata
nel
1942
,
mentre
la
potenzialità
degli
impianti
consentirebbe
una
produzione
circa
doppia
di
quella
effettuata
nel
1941
.
«
Tutto
ciò
dimostra
che
i
programmi
di
potenziamento
da
voi
approvati
nel
1939-1940
e
attuati
dalle
aziende
dell
'I.R.I
.
consentivano
di
fare
largamente
fronte
ai
bisogni
delle
Forze
Armate
»
.
Dunque
:
un
solo
stabilimento
aveva
prodotto
cinquemila
bocche
da
fuoco
!
La
caduta
è
stata
di
quelle
che
gli
Spagnoli
chiamano
"
verticali
"
.
Il
raffronto
fra
quel
che
era
l
'
Italia
nel
1940
e
l
'
odierna
,
così
com
'
è
stata
ridotta
dalla
resa
a
discrezione
,
che
un
popolo
degno
di
questo
nome
non
avrebbe
mai
salutato
con
esplosioni
di
giubilo
come
quelle
che
avvennero
dopo
l'8
settembre
e
delle
quali
una
eco
abbastanza
forte
giunse
anche
al
Rifugio
del
Gran
Sasso
,
il
raffronto
,
dicevamo
,
è
veramente
angoscioso
.
Allora
l
'
Italia
era
un
Impero
,
oggi
non
è
nemmeno
uno
Stato
.
La
sua
bandiera
sventolava
da
Tripoli
a
Mogadiscio
,
da
Bastia
a
Rodi
,
a
Tirana
;
oggi
è
dovunque
ammainata
.
Nel
territorio
metropolitano
sventolano
bandiere
nemiche
.
Gli
Italiani
erano
ad
Addis
Abeba
,
oggi
gli
Africani
bivaccano
a
Roma
.
Qualsiasi
italiano
di
qualsiasi
età
,
categoria
,
vecchio
,
giovane
,
uomo
,
donna
,
operaio
,
contadino
,
intellettuale
si
ponga
la
domanda
:
valeva
la
pena
di
arrendersi
e
di
infamarsi
nei
secoli
per
giungere
a
questo
risultato
?
Se
invece
di
firmare
la
capitolazione
la
guerra
fosse
continuata
,
l
'
Italia
si
troverebbe
in
una
situazione
peggiore
di
quella
nella
quale
si
trova
dall'8
settembre
in
poi
?
Oltre
alla
catastrofe
"
morale
"
non
v
'
è
italiano
che
non
risenta
su
di
sé
le
conseguenze
fatali
di
quella
decisione
.
Non
v
'
è
famiglia
italiana
che
non
sia
stata
travolta
nel
turbine
,
mentre
le
famiglie
dei
trecentomila
Caduti
si
domandano
se
il
sacrificio
del
loro
sangue
sia
stato
vano
.
A
furia
di
ripetere
la
parola
"
tradimento
"
si
corre
il
rischio
di
perderne
il
significato
,
di
dubitare
dell
'
esistenza
stessa
del
fatto
.
Ma
,
piantare
un
pugnale
nella
schiena
all
'
alleato
col
quale
sino
al
bollettino
di
guerra
del
giorno
precedente
si
è
combattuto
insieme
,
non
è
il
più
nero
,
il
più
classico
dei
tradimenti
?
E
davanti
ai
dubbi
dell
'
alleato
,
davanti
alle
sue
legittime
richieste
,
mentire
sino
all
'
ultimo
,
mentire
anche
quando
le
emittenti
nemiche
già
diramavano
l
'
annuncio
della
capitolazione
,
non
è
il
più
nero
e
il
più
classico
degli
inganni
?
Vi
è
un
punto
bruciante
sul
quale
è
necessario
fermare
l
'
attenzione
degli
Italiani
:
la
responsabilità
del
tradimento
dinanzi
al
mondo
.
Se
la
responsabilità
specifica
del
tradimento
,
nel
nostro
Paese
,
può
essere
determinata
e
fatta
ricadere
su
taluni
individui
e
categorie
,
la
vergogna
del
tradimento
ricade
sulla
totalità
degli
Italiani
.
Per
gli
stranieri
è
l
'
Italia
che
ha
tradito
,
l
'
Italia
come
dato
storico
,
geografico
,
politico
,
morale
.
Il
clima
dove
il
tradimento
ha
potuto
perpetrarsi
è
italiano
.
Tutti
hanno
in
maggiore
o
minore
misura
contribuito
a
creare
questo
clima
,
ivi
compresi
milioni
e
milioni
di
assidui
ascoltatori
di
radio
-
Londra
,
i
quali
sono
responsabili
di
avere
determinato
in
sé
e
negli
altri
lo
stato
odierno
di
incosciente
abulia
.
Anche
la
storia
ha
il
suo
dare
e
avere
:
il
suo
attivo
e
passivo
.
È
giusto
che
ogni
italiano
sia
orgoglioso
di
appartenere
alla
terra
dove
sorsero
uomini
come
Cesare
,
Dante
,
Leonardo
,
Napoleone
:
un
raggio
di
quegli
astri
si
riverbera
su
ogni
italiano
:
ma
lo
stesso
accade
per
la
vergogna
e
il
disonore
;
un
elemento
si
rifrange
su
tutti
e
su
ognuno
di
noi
.
Per
cancellare
l
'
onta
,
per
ristabilire
l
'
equilibrio
,
non
v
'
è
che
la
prova
delle
prove
:
quella
del
sangue
.
Solo
attraverso
questa
prova
si
potrà
rispondere
ad
un
altro
non
meno
angoscioso
interrogativo
:
siamo
di
fronte
ad
un
eclissi
o
a
un
tramonto
?
Nella
storia
di
tutte
le
Nazioni
ci
sono
periodi
simili
a
quelli
che
l
'
Italia
attualmente
traversa
.
Qualche
cosa
del
genere
dovette
accadere
e
accadde
in
Russia
dopo
la
pace
di
Brest
-
Litowsk
.
Il
caos
nel
quale
sorse
il
leninismo
durò
praticamente
sei
anni
.
Quanto
è
accaduto
di
poi
dimostra
che
si
trattava
di
un
eclissi
,
non
di
un
tramonto
.
Eclissi
fu
quello
della
Prussia
dopo
Jena
,
battaglia
nella
quale
i
Tedeschi
si
batterono
come
sempre
eroicamente
e
perdettero
,
falciato
dalla
morte
,
quello
che
fu
chiamato
il
"
fiore
dell
'
esercito
di
Prussia
"
e
lo
stesso
comandante
in
capo
,
duca
.
di
Brunswick
.
Gli
intellettuali
italiani
di
oggi
tengono
un
atteggiamento
non
diverso
da
quello
di
Johannes
von
Muller
,
il
Tacito
tedesco
.
Lo
stesso
Hegel
salutò
in
Napoleone
l
'
anima
del
mondo
,
allorché
il
vincitore
traversò
Jena
.
I
vessilliferi
dell
'
illuminismo
berlinese
si
profusero
in
saluti
al
"
liberatore
"
.
Non
ci
fu
allora
un
principe
Doria
Pamphili
,
berlinese
,
sotto
la
specie
del
conte
Von
der
Schulemburg
-
Kehnert
?
Ma
fu
un
eclissi
.
La
coscienza
nazionale
prussiana
ebbe
un
risveglio
potente
e
rapido
.
Le
grandi
tradizioni
fridericiane
erano
soltanto
sopite
.
Uomini
come
Stein
,
Gneisenau
,
Schaarnhorst
furono
i
campioni
della
ripresa
.
E
soprattutto
il
filosofo
Fichte
coi
suoi
discorsi
alla
nazione
tedesca
.
Bisogna
rileggerli
.
È
una
lettura
corroborante
anche
per
gli
Italiani
del
1944
.
Udite
come
parla
dei
Romani
questo
grande
fra
i
filosofi
della
Germania
:
«
Che
cosa
animò
i
nobili
romani
(
le
cui
idee
e
il
cui
modo
di
pensare
vivono
ancora
e
respirano
fra
noi
attraverso
i
loro
monumenti
)
,
che
cosa
li
animò
a
tante
fatiche
e
sacrifici
,
a
tante
sofferenze
durate
per
la
Patria
?
Essi
stessi
ce
lo
dicono
chiaramente
.
La
speranza
sicura
nella
eternità
della
loro
Roma
,
la
certezza
che
in
questa
eternità
essi
stessi
vivrebbero
eterni
attraverso
i
tempi
.
E
questa
speranza
,
in
quanto
era
fondata
e
aveva
la
forma
in
cui
essi
avrebbero
dovuto
concepirla
se
avessero
preso
conoscenza
di
sé
,
non
li
ha
delusi
.
Ciò
che
era
veramente
eterno
,
nella
loro
eterna
Roma
,
vive
anche
oggi
,
(
ed
essi
così
continuano
a
vivere
fra
noi
)
e
vivrà
fino
alla
consumazione
dei
secoli
»
.
È
necessario
quale
conseguenza
della
tremenda
espiazione
di
oggi
che
il
sentimento
dei
Romani
diventi
il
dato
della
coscienza
degli
Italiani
e
cioè
che
l
'
Italia
non
può
morire
.
Gli
Italiani
devono
rivolgersi
le
domande
che
Fichte
stesso
in
una
delle
sue
lezioni
poneva
al
mondo
tedesco
:
«
Bisogna
mettersi
d
'
accordo
-
egli
diceva
intorno
alle
seguenti
domande
:
1°
)
se
sia
vero
o
no
che
esiste
una
Nazione
tedesca
e
se
la
possibilità
per
essa
di
perdurare
nella
sua
essenza
propria
e
indipendente
sia
minacciata
;
2°
)
se
meriti
o
no
di
essere
conservata
;
3°
)
se
ci
sia
un
mezzo
sicuro
ed
efficace
per
conservarla
e
quale
esso
sia
»
.
La
Prussia
rispose
a
queste
domande
con
le
divisioni
di
Blücher
a
Waterloo
.
Per
quanto
riguarda
l
'
Italia
,
si
può
rispondere
che
una
Nazione
italiana
esiste
ed
esisterà
,
che
merita
di
essere
conservata
e
che
per
questo
è
necessario
che
dei
due
fattori
che
oggi
pesano
sulla
coscienza
:
la
disfatta
e
il
disprezzo
,
sia
annullato
il
più
grave
,
l
'
ultimo
,
nell
'
unico
mezzo
possibile
e
insostituibile
:
tornando
a
combattere
coll
'
alleato
o
,
meglio
detto
,
cogli
alleati
.
Issando
ancora
e
sempre
la
vecchia
bandiera
della
Rivoluzione
fascista
,
che
è
la
bandiera
per
la
quale
e
contro
la
quale
il
mondo
si
è
schierato
in
due
campi
opposti
.
La
guerra
iniziatasi
per
non
avere
ottenuto
un
"
corridoio
"
tedesco
nel
"
corridoio
"
polacco
è
già
finita
;
quella
che
si
fa
oggi
è
una
vera
e
propria
guerra
di
religione
che
sta
trasformando
Stati
,
popoli
,
continenti
.
In
una
specie
di
diario
che
Mussolini
ha
scritto
alla
Maddalena
e
che
un
giorno
potrà
vedere
la
luce
,
sta
scritto
:
«
Nessuna
meraviglia
che
il
popolo
abbatta
gli
idoli
ch
'
esso
stesso
ha
creato
.
È
forse
l
'
unico
mezzo
da
applicare
per
ricondurli
nelle
proporzioni
della
comune
umanità
»
.
E
più
oltre
:
«
Fra
qualche
tempo
,
il
Fascismo
tornerà
a
brillare
all
'
orizzonte
.
Primo
,
in
conseguenza
delle
persecuzioni
di
cui
i
"
liberali
"
lo
faranno
oggetto
,
dimostrando
che
la
libertà
è
quella
che
ognuno
riserva
per
sé
e
nega
agli
altri
;
secondo
,
per
una
nostalgia
dei
"
tempi
felici
"
che
a
poco
a
poco
tornerà
a
rodere
l
'
animo
degli
Italiani
.
Di
ciò
soffriranno
in
modo
particolare
tutti
i
combattenti
delle
guerre
europee
e
specie
africane
.
Il
"
male
d
'
Africa
"
farà
strage
.
«
Quando
Napoleone
chiuse
il
suo
ciclo
,
commettendo
la
grande
ingenuità
di
contare
sulla
cavalleria
dei
Britanni
,
i
vent
'
anni
della
sua
epopea
furono
rinnegati
e
maledetti
.
Gran
parte
dei
Francesi
di
allora
e
taluni
anche
oggi
lo
condannarono
come
un
uomo
nefasto
che
per
tentare
di
realizzare
i
suoi
smisurati
sogni
di
dominazione
aveva
condotto
al
massacro
milioni
di
Francesi
.
La
sua
opera
anche
nel
campo
politico
fu
misconosciuta
.
L
'
impero
stesso
fu
ritenuto
un
paradosso
anacronistico
nella
storia
di
Francia
.
Gli
anni
passarono
.
L
'
ala
del
tempo
si
distese
sui
lutti
e
sulle
passioni
.
La
Francia
ha
vissuto
e
dal
1840
vive
ancora
nel
solco
luminoso
della
tradizione
napoleonica
.
I
venti
anni
napoleonici
,
più
che
un
dato
della
storia
,
sono
un
dato
oramai
indissociabile
della
coscienza
nazionale
francese
.
Forse
accadrà
in
Italia
qualche
cosa
del
genere
.
Il
decennio
che
va
dalla
Conciliazione
alla
fine
della
guerra
di
Spagna
il
decennio
che
sollevò
di
colpo
l
'
Italia
al
livello
dei
grandi
imperi
il
decennio
fascista
,
durante
il
quale
fu
permesso
a
tutti
gli
uomini
del
nostro
sangue
disseminati
in
ogni
terra
di
tenere
alta
la
fronte
e
di
proclamarsi
senza
arrossire
"
Italiani
"
,
di
questo
decennio
si
esalteranno
le
generazioni
nella
seconda
metà
di
questo
secolo
;
anche
se
oggi
nella
durezza
dei
tempi
tentano
,
invano
,
di
cancellarlo
»
.
E
altrove
,
sempre
nel
diario
della
Maddalena
:
«
Per
redimersi
bisogna
soffrire
.
Bisogna
che
i
milioni
e
milioni
di
Italiani
di
oggi
e
di
domani
vedano
,
sentano
nelle
loro
carni
e
nella
loro
anima
che
cosa
significa
la
disfatta
e
il
disonore
,
che
cosa
vuol
dire
perdere
l
'
indipendenza
,
che
cosa
vuol
dire
da
soggetto
diventare
oggetto
della
politica
altrui
,
che
cosa
vuol
dire
essere
completamente
disarmati
;
bisogna
bere
nell
'
amaro
calice
fino
alla
feccia
.
Solo
toccando
il
fondo
si
può
risalire
verso
le
stelle
.
Solo
l
'
esasperazione
di
essere
troppo
umiliati
darà
agli
Italiani
la
forza
della
riscossa
»
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
28
novembre
,
notte
-
Attraverso
le
serratissime
maglie
del
segreto
istruttorio
è
trapelato
oggi
,
a
Roma
(
ed
è
stato
confermato
ufficiosamente
in
serata
)
,
uno
degli
elementi
-
e
ne
devono
esistere
molti
altri
,
si
suppone
-
che
alimentano
la
tranquilla
sicurezza
della
magistratura
e
della
polizia
sulla
responsabilità
di
Raoul
Ghiani
per
l
'
assassinio
di
Maria
Martirano
.
Questo
«
asso
nella
manica
»
delle
autorità
inquirenti
è
una
giovane
donna
,
sicura
di
sé
e
della
sua
buona
memoria
.
Spieghiamo
perché
la
polizia
attribuisca
tanto
rilievo
a
quel
che
il
personaggio
cardine
del
«
giallo
»
di
via
Monaci
ha
rivelato
e
potrà
ancora
dire
.
Questo
personaggio
ha
visto
l
'
uccisore
di
Maria
Martirano
,
la
sera
del
l0
settembre
,
a
non
più
di
un
metro
di
distanza
:
e
ha
riconosciuto
,
in
una
fotografia
,
Raoul
Ghiani
.
Da
più
parti
si
accennò
,
ieri
,
alle
affermazioni
di
un
meccanico
,
Benito
Sensoli
,
il
quale
si
trovava
in
un
'
automobile
,
a
una
trentina
di
metri
dal
portone
della
Martirano
,
e
scorse
,
la
sera
del
delitto
,
un
'
auto
grigia
che
aveva
sostato
proprio
in
quel
punto
.
Dalla
macchina
scese
un
uomo
che
si
diresse
verso
l
'
edificio
in
cui
alloggiava
la
vittima
del
crimine
.
La
deposizione
del
Sensoli
è
,
non
diciamo
contraddetta
,
ma
rettificata
da
quella
della
teste
cui
accennavamo
:
anche
essa
scorse
l
'
auto
grigia
,
e
notò
la
discesa
di
quel
passeggero
,
che
tuttavia
proseguì
e
si
dissolse
nell
'
ombra
:
e
l
'
abbaglio
del
meccanico
è
spiegato
perfettamente
dalla
posizione
in
cui
egli
si
trovava
.
Ma
la
«
testimone
-
pilota
»
dell
'
istruttoria
passò
davanti
al
portone
,
alle
23.30
circa
,
proprio
mentre
vi
entrava
un
giovanotto
:
i
due
si
trovarono
pressoché
gomito
a
gomito
.
Il
giovanotto
era
giunto
fin
là
a
piedi
.
Si
trattava
di
Raoul
Ghiani
?
La
giovane
-
una
domestica
di
prepotente
avvenenza
,
con
i
capelli
a
coda
di
cavallo
,
a
servizio
presso
una
coinquilina
della
povera
signora
Martirano
-
è
stata
già
interpellata
dalla
polizia
subito
dopo
il
delitto
ed
ha
dato
,
del
passante
,
una
descrizione
che
non
si
discosta
da
quella
dell
'
arrestato
;
ha
poi
ravvisato
il
passante
,
ripetiamo
,
nella
fotografia
dell
'
incriminato
.
Un
confronto
,
quando
il
Ghiani
sarà
stato
trasferito
a
Roma
,
offrirà
alla
testimone
e
alla
polizia
una
ulteriore
conferma
(
o
una
smentita
)
a
questi
riconoscimenti
.
È
chiaro
,
per
chiunque
abbia
buon
senso
,
che
riconoscimenti
di
questo
genere
offrirebbero
ben
scarso
appoggio
alle
tesi
accusatorie
se
non
si
aggiungessero
ad
altri
,
meno
labili
indizi
.
Si
ha
comunque
una
riprova
del
metodo
al
quale
si
attengono
i
giudici
e
i
funzionari
della
«
mobile
»
risoluti
a
tenere
in
serbo
a
lungo
le
loro
carte
migliori
.
Il
fatto
nuovo
di
oggi
-
alludiamo
all
'
entrata
in
scena
della
«
testimone
-
pilota
»
-
spazza
via
anche
le
ovvie
perplessità
che
erano
state
suscitate
dalle
dichiarazioni
di
Benito
Sensoli
.
È
mai
possibile
,
ci
si
domandava
,
che
il
Ghiani
,
ove
si
accetti
la
sua
missione
di
«
sicario
»
,
si
provvedesse
a
Roma
di
un
'
automobile
privata
coinvolgendo
altri
individui
,
ossia
,
nel
futuro
,
altrettanti
possibili
testi
l
'
accusa
,
in
un
'
impresa
che
richiedeva
,
come
requisito
essenziale
,
la
segretezza
?
Era
forse
stretto
dal
tempo
,
il
«
sicario
»
?
Niente
affatto
.
Se
davvero
aveva
usato
l
'
aereo
che
giunge
a
Roma
alle
21
,
doveva
trovarsi
in
centro
non
più
tardi
delle
22
,
e
poteva
tranquillamente
arrivare
in
via
Monaci
col
cavallo
di
san
Francesco
.
E
quanto
al
ritorno
alla
stazione
Termini
-
o
alle
stazione
Tiburtina
se
si
fosse
servito
della
Freccia
del
Sud
-
gli
sarebbe
stato
sempre
più
agevole
e
semplice
sbrigarsi
a
piedi
,
o
con
un
tassì
preso
in
un
posteggio
non
immediatamente
adiacente
,
piuttosto
che
doversi
disfare
di
una
macchina
altrui
.
Aggiungeremo
una
considerazione
che
è
ovvia
:
un
'
automobile
-
e
pare
che
il
guidatore
di
quella
indicata
dal
meccanico
si
fosse
oltretutto
abbandonato
a
frenetici
colpi
di
acceleratore
-
desta
sempre
maggiore
attenzione
e
curiosità
,
a
sera
inoltrata
,
e
in
una
via
tranquilla
,
di
un
pedone
che
striscia
lungo
i
muri
.
Ma
,
osserverà
più
d
'
uno
,
le
testimonianze
,
i
riconoscimenti
,
lasciano
adito
a
dubbi
,
a
perplessità
,
approfondiscono
,
piuttosto
che
colmarlo
,
il
solco
che
divide
le
schiere
-
automaticamente
generate
da
ogni
«
caso
»
criminale
indiziario
-
degli
innocentisti
e
dei
colpevolisti
.
Si
preferirebbe
la
certezza
scientifica
:
ad
esempio
un
responso
inequivocabile
dell
'
esame
delle
impronte
digitali
.
E
già
ieri
le
notizie
,
che
in
queste
vicende
sensazionali
precedono
talvolta
gli
avvenimenti
,
avevano
riferito
dell
'
invio
a
Roma
delle
impronte
prese
al
Ghiani
,
subito
sottoposte
ai
controlli
del
capo
dell
'
Istituto
superiore
di
polizia
scientifica
,
dott.
Marrocco
.
In
realtà
il
rilievo
delle
impronte
è
stato
eseguito
solo
oggi
,
e
il
loro
vaglio
comincerà
al
più
presto
domani
.
Ma
si
ha
la
sensazione
che
le
autorità
non
facciano
molto
affidamento
sul
valore
di
questa
traccia
.
Un
paio
di
guanti
,
o
più
semplicemente
la
scarsa
chiarezza
delle
impronte
rinvenute
nell
'
alloggio
dell
'
uccisa
,
bastano
per
svuotare
di
ogni
importanza
questo
indizio
.
La
polizia
dedica
invece
molto
impegno
alla
demolizione
dell
'
alibi
di
Raoul
Ghiani
:
e
,
per
questo
,
fruga
senza
requie
nei
documenti
di
quel
volo
Milano
-
Roma
-
il
volo
AZ
412
dell
'
Alitalia
,
per
l
'
esattezza
-
che
avrebbe
consentito
al
«
sicario
»
di
poter
eseguire
,
entro
i
tempi
fissati
,
il
suo
mostruoso
piano
.
Il
direttore
generale
della
compagnia
aerea
ha
stamane
richiamato
,
dall
'
archivio
,
le
liste
dei
passeggeri
non
solo
di
quel
giorno
ma
anche
dei
giorni
precedenti
,
e
ogni
altro
incartamento
che
potesse
riuscire
utile
.
Il
fascicolo
è
stato
consegnato
alle
autorità
.
Il
«
signor
Rossi
»
sarebbe
giunto
alla
Malpensa
,
quella
sera
,
all
'
ultimo
istante
,
trafelatissimo
:
il
che
riesce
perfettamente
spiegabile
se
si
identifica
il
Ghiani
nel
signor
Rossi
,
perché
non
è
facile
compiere
in
un
'
ora
-
e
in
uno
dei
periodi
di
punta
del
traffico
milanese
-
il
percorso
dalla
città
alla
Malpensa
.
Sull
'
apparecchio
presero
posto
29
viaggiatori
,
5
dei
quali
,
stranieri
,
giungevano
da
Barcellona
.
È
possibile
che
la
hostess
Irina
Vitali
riesca
a
ravvisare
oggi
,
in
Raoul
Ghiani
,
il
frettoloso
e
ritardatario
signor
Rossi
?
L
'
interrogativo
avrà
una
risposta
quando
la
Vitali
sarà
convocata
-
e
pare
che
questo
non
sia
ancora
avvenuto
-
dal
giudice
istruttore
.
La
Vitali
,
nata
24
anni
or
sono
a
Val
d
'
Isarco
,
nell
'
Alto
Adige
,
non
è
più
in
servizio
sulle
linee
dell
'
Alitalia
.
Ha
lasciato
la
società
,
per
ragioni
personali
,
fin
dalla
metà
di
ottobre
:
e
ha
anche
abbandonato
il
suo
alloggio
romano
,
in
via
Prenestina
62
.
La
ragazza
,
che
nella
capitale
era
fidanzata
con
un
medico
,
il
dott.
Maurizio
Monteleone
,
abitante
in
viale
Parioli
19
,
si
è
trasferita
nei
giorni
scorsi
a
Innsbruck
insieme
al
padre
,
impiegato
delle
Ferrovie
,
che
fa
parte
della
delegazione
delle
Ferrovie
nella
città
austriaca
.
Sono
trascorsi
più
di
due
mesi
dall
'
epoca
del
delitto
.
Irina
Vitali
avrà
conservato
qualche
reminiscenza
,
anche
vaga
,
del
precipitoso
arrivo
di
quel
giovane
passeggero
senza
bagaglio
-
la
circostanza
è
stata
accertata
documentalmente
-
per
il
quale
fu
riaccostata
all
'
aereo
,
già
pronto
a
muoversi
,
la
scaletta
che
era
stata
allontanata
?
Solo
il
confronto
diretto
tra
la
hostess
e
l
'
accusato
risolverà
il
dubbio
.
La
calma
con
la
quale
la
magistratura
procede
a
questo
accertamento
è
d
'
altronde
una
ennesima
conferma
dell
'
esistenza
di
parecchi
indizi
meno
aleatori
.
Giovanni
Fenaroli
,
protagonista
torbido
di
questa
storia
che
rasenta
-
per
la
complicazione
dei
suoi
truci
congegni
-
i
limiti
dell
'
incredibile
,
ha
trascorso
la
giornata
,
a
Regina
Coeli
,
in
assoluta
solitudine
e
in
illusoria
calma
.
Di
buon
mattino
ha
chiesto
due
pacchetti
di
sigarette
-
fuma
parecchio
-
e
ha
divorato
di
buon
appetito
un
cappuccino
con
due
panini
:
proprio
una
colazione
da
professionista
che
rompe
il
digiuno
nel
tragitto
da
casa
all
'
ufficio
.
Ha
poi
consumato
docilmente
,
a
mezzogiorno
,
il
rancio
comune
.
Forse
temeva
-
e
sperava
insieme
-
di
essere
interrogato
:
ma
nessuno
ha
chiesto
di
lui
.
Questa
tranquillità
è
di
cattivo
augurio
.
Gli
ultimi
due
giorni
,
prima
che
lo
arrestassero
,
Giovanni
Fenaroli
veniva
convocato
dal
giudice
istruttore
Modigliani
,
e
poi
lasciato
ad
aspettare
e
a
macerarsi
senza
essere
ricevuto
.
È
corsa
voce
che
un
magistrato
avesse
interrogato
il
rag
.
Egidio
Sacchi
,
le
cui
ammissioni
hanno
posto
la
polizia
sulle
tracce
di
Raoul
Ghiani
,
ma
si
crede
che
anche
il
factotum
della
Fenarolimpresa
non
sia
stato
disturbato
.
La
moglie
del
Sacchi
-
che
ha
un
bimbo
in
tenera
età
-
ha
chiesto
di
poter
parlare
col
marito
:
non
le
è
stato
concesso
,
ed
è
facile
dedurre
,
da
ciò
,
che
anche
la
posizione
di
Egidio
Sacchi
non
è
stata
del
tutto
chiarita
.
È
pertanto
evidente
che
,
nella
capitale
,
ogni
indagine
è
praticamente
paralizzata
in
attesa
che
i
magistrati
e
i
funzionari
della
mobile
«
distaccati
»
a
Milano
esauriscano
la
prima
fase
dell
'
inchiesta
.
Quando
Raoul
Ghiani
sarà
trasferito
a
Roma
-
per
affrontare
la
difficilissima
prova
dei
confronti
con
Giovanni
Fenaroli
e
con
Egidio
Sacchi
-
le
autorità
avranno
ormai
messo
a
punto
tutti
gli
ingranaggi
dell
'
istruttoria
:
i
confronti
potranno
sfociare
nel
crollo
di
uno
dei
due
presunti
colpevoli
,
o
in
altri
dinieghi
:
e
a
questa
alternativa
corrisponde
l
'
altra
:
fra
un
processo
senza
ombre
e
un
processo
indiziario
.
StampaQuotidiana ,
Pio
La
Torre
,
il
dirigente
comunista
che
legò
a
Comiso
non
solo
gli
ultimi
anni
della
sua
vita
ma
forse
anche
la
sua
sorte
per
mano
mafiosa
,
sarebbe
certo
contento
:
in
questa
cittadina
siciliana
dove
quasi
vent
'
anni
fa
si
decise
di
dispiegare
con
le
batterie
di
centododici
missili
Cruise
un
formidabile
apparato
bellico
per
combattere
l
'
ultimo
capitolo
della
"
guerra
fredda
"
,
saranno
ospitati
cinquemila
profughi
kosovari
.
La
base
militare
in
disuso
,
da
emblema
di
guerra
si
trasforma
in
un
'
icona
di
solidarietà
,
ora
che
la
guerra
da
"
fredda
"
è
diventata
calda
e
guerreggiata
.
Il
mondo
è
cambiato
,
come
fosse
passato
un
secolo
,
da
quel
dicembre
1981
,
quando
un
portavoce
della
Nato
a
Bruxelles
inaugurò
la
vicenda
di
Comiso
con
una
gaffe
di
quelle
che
rivelano
la
distanza
siderale
tra
gente
e
stanze
dei
bottoni
:
"
I
missili
?
Non
preoccupatevi
:
li
installeremo
in
un
'
area
desertica
della
Sicilia
"
.
La
contrada
sulle
carte
militari
,
è
vero
,
si
chiama
"
Deserto
"
.
Ma
è
un
nome
antico
,
conseguenza
di
un
'
epoca
lontana
,
quando
il
sud
est
della
Sicilia
era
una
brulla
pietraia
calcinata
dal
sole
.
Deserto
?
Il
paesaggio
parla
di
fatica
secolare
e
di
lavoro
:
i
muri
a
secco
messi
su
,
pietra
su
pietra
,
limitano
come
una
ragnatela
i
confini
di
una
campagna
resa
fertile
dall
'
uomo
,
strappata
pezzo
a
pezzo
alla
desolazione
.
C
'
era
nell'81
a
Comiso
uno
sconosciuto
e
colto
professore
che
curava
la
biblioteca
del
Municipio
.
Raccolse
e
stampò
i
negativi
di
un
fotografo
locale
e
allestì
una
mostra
con
tutte
le
facce
(
e
le
braccia
)
dei
contadini
che
s
'
erano
sudata
con
le
lotte
e
il
lavoro
un
'
agricoltura
sviluppata
:
la
vera
e
propria
industria
verde
dei
cinque
,
sei
raccolti
annuali
dei
primaticci
coltivati
in
serra
.
Il
professore
si
chiamava
Gesualdo
Bufalino
.
Aveva
alcuni
splendidi
racconti
nel
cassetto
.
Al
Comune
il
sindaco
,
Giacomo
Cagnes
,
era
uno
di
quelli
che
nel
1944
avevano
proclamato
una
"
Repubblica
"
anarchica
e
socialista
,
soffocata
nel
sangue
.
In
zona
-
a
Comiso
e
nella
città
accanto
,
Vittoria
-
le
percentuali
elettorali
della
sinistra
toccavano
e
superavano
quelle
dell
'
Emilia
Romagna
.
Su
questa
gente
dal
Dna
controcorrente
in
una
Sicilia
dominata
dalla
mafia
,
dove
spadroneggiavano
Lima
,
gli
esattori
Salvo
,
Ciancimino
,
s
'
abbatté
come
un
fulmine
la
notizia
degli
euromissili
.
Che
furono
dislocati
a
Comiso
,
non
si
capì
mai
bene
se
contro
la
"
minaccia
"
dell
'
Est
comunista
(
dopo
il
dispiegamento
degli
SS-20
sovietici
del
Patto
di
Varsavia
)
o
contro
quella
del
Sud
del
mondo
.
E
se
Comiso
non
è
un
deserto
,
sicuramente
si
trova
a
Sud
del
Sud
,
nello
zoccolo
sudorientale
dell
'
isola
,
che
sulla
carta
geografica
è
a
Meridione
rispetto
alla
Tripoli
di
Gheddafi
.
Comunque
sia
andata
-
qualsiasi
fossero
i
veri
piani
degli
strateghi
di
una
guerra
che
per
fortuna
non
venne
mai
combattuta
-
la
bandierina
della
Nato
fu
piantata
lì
,
in
mezzo
alle
serre
della
contrada
che
aveva
il
nome
ingannatore
di
"
Deserto
"
.
Accettata
dal
governo
Spadolini
,
edificata
dal
governo
Craxi
,
la
base
degli
euromissili
,
poi
presa
in
carico
direttamente
dagli
americani
,
sorse
sul
luogo
dove
durante
il
secondo
conflitto
mondiale
era
stato
costruito
un
aeroporto
militare
,
il
"
Magliocco
"
.
E
questo
scalo
aveva
già
precorso
il
suo
destino
altalenante
tra
pace
e
guerra
essendo
già
stato
brevemente
riconvertito
negli
anni
Sessanta
a
supporto
del
lavoro
dei
contadini
di
Vittoria
e
Comiso
,
che
imbarcavano
sugli
aerei
i
loro
prodotti
risparmiando
in
tempo
e
denaro
sui
trasporti
.
Durò
poco
.
Chiuso
nei
primi
anni
Settanta
,
mai
più
riaperto
,
senza
dar
ascolto
a
richieste
e
proteste
dei
contadini
,
il
"
Magliocco
"
era
stato
abbandonato
come
un
relitto
in
mezzo
alla
campagna
.
La
sera
dell
'
annuncio
di
Bruxelles
,
andando
a
Comiso
per
cercare
il
posto
della
futura
"
base
"
fu
persino
difficile
trovare
la
strada
,
ormai
priva
di
segnalazioni
.
Il
cartello
dell
'
"
Alt
,
zona
militare
"
arrugginito
e
illeggibile
,
un
cancello
sfondato
,
le
due
"
piste
"
coltivate
a
carciofi
,
le
auto
delle
coppiette
.
Attorno
a
Comiso
,
sull
'
"
affare
Comiso
"
,
Pio
La
Torre
,
tornato
proprio
in
quelle
settimane
a
dirigere
il
partito
siciliano
,
volle
pervicacemente
,
ostinatamente
,
lanciare
una
grande
campagna
che
sfociò
nella
raccolta
di
un
milione
di
firme
contro
la
realizzazione
della
"
base
"
militare
.
Una
campagna
controcorrente
,
perché
considerazioni
di
realpolitik
avrebbero
forse
consigliato
(
e
molti
nello
stesso
Pci
di
allora
lo
fecero
)
di
evitare
accuse
-
che
pure
ci
furono
-
di
appiattimento
"
pacifista
"
di
fronte
alla
necessità
di
costruire
un
contrappeso
alla
minaccia
del
"
deterrente
"
missilistico
sovietico
.
Una
campagna
difficile
,
perché
la
propaganda
dei
corrispondenti
locali
dell
'
Italia
del
Caf
(
ricordate
il
trio
Craxi
-
Andreotti
-
Forlani
?
)
puntava
brutalmente
sui
"
benefici
"
che
mille
appartamenti
,
settemila
posti
letto
,
i
lavori
edili
e
gli
appalti
avrebbero
apportato
alla
zona
.
Una
campagna
travolgente
con
le
suore
,
i
preti
,
i
sindacalisti
,
i
militanti
di
sinistra
e
migliaia
di
giovani
impegnati
in
una
miriade
di
appelli
e
petizioni
.
Nel
breve
volgere
di
un
anno
crebbe
una
"
generazione
politica
"
che
rifiutava
-
in
anticipo
sui
tempi
-
la
logica
dei
Muri
e
delle
contrapposte
"
deterrenze
"
a
colpi
di
missili
.
Per
Pio
tutto
"
si
teneva
"
.
La
memoria
storica
dell
'
ex
animatore
della
prima
Commissione
antimafia
,
dell
'
ex
sindacalista
del
primo
dopoguerra
in
Sicilia
,
parlava
del
pericolo
immanente
di
una
miscela
esplosiva
che
la
base
comisana
avrebbe
potuto
innescare
.
Chi
andò
a
Comiso
in
quei
giorni
gli
portò
le
notizie
,
allora
pressoché
inedite
,
di
insediamenti
e
investimenti
di
mafia
avvenuti
in
silenzio
in
quel
lato
della
Sicilia
ritenuto
immune
dalla
malapianta
.
"
I
Salvo
con
centinaia
di
ettari
ad
Acate
,
a
pochi
chilometri
da
Comiso
?
I
Greco
di
casa
a
Vittoria
,
con
soldi
e
prestanome
?
Finirà
come
negli
anni
Quaranta
,
con
le
spie
e
la
mafia
a
braccetto
,
le
stragi
di
Portella
,
le
minacce
ai
lavoratori
.
Stiamo
rivoltando
il
mondo
come
un
calzino
e
ce
la
faranno
pagare
"
,
prevedeva
La
Torre
.
Comiso
,
anche
Comiso
,
colonia
di
mafia
?
L
'
incredibile
stava
avvenendo
,
e
la
campagna
promossa
da
La
Torre
sottoponeva
agli
occhi
di
un
'
opinione
pubblica
nazionale
sviata
dall
'
epoca
rovente
del
terrorismo
,
una
minaccia
ben
più
grave
,
perché
connaturata
nella
peggiore
storia
d
'
Italia
:
l
'
intreccio
della
mafia
con
una
"
destra
"
minacciosa
ed
eversiva
.
Pio
e
Rosario
-
Rosario
Di
Salvo
,
che
diffidiamo
gli
archivi
a
registrare
come
"
l
'
autista
"
di
La
Torre
-
li
hanno
ammazzati
una
mattina
che
ricordiamo
calda
e
soffocante
,
ma
forse
non
c
'
era
il
sole
ed
erano
le
lacrime
a
strangolare
il
respiro
.
Stavano
andando
all
'
aeroporto
di
Punta
Raisi
a
prendere
il
sindaco
di
Bologna
,
lo
storico
Renato
Zangheri
,
che
Pio
aveva
invitato
perché
parlasse
il
primo
maggio
a
Portella
delle
Ginestre
e
riannodasse
i
fili
di
un
discorso
nazionale
della
sinistra
su
un
tema
di
riscatto
nazionale
.
Ai
funerali
,
funerali
di
popolo
,
il
partito
di
La
Torre
sbagliò
tutto
quello
che
si
poteva
sbagliare
affiancando
sul
palco
a
Enrico
Berlinguer
un
paio
di
personaggi
-
emblema
di
tutto
ciò
che
La
Torre
aveva
combattuto
.
Volarono
monetine
e
si
pianse
anche
di
rabbia
.
Sull
'
ordine
pubblico
vigilava
confuso
tra
la
folla
,
il
neo
prefetto
di
Palermo
,
il
generale
Carlo
Alberto
Dalla
Chiesa
.
Falcone
indagò
,
non
credeva
all
'
inizio
a
questa
"
pista
"
complessa
e
complessiva
.
Poi
lasciò
nel
suo
computer
un
testamento
di
indagini
da
fare
,
sabotate
e
bloccate
dai
suoi
"
capi
"
,
in
cui
figurava
proprio
l
'
intrico
del
delitto
La
Torre
,
assieme
alle
indagini
sulla
"
Gladio
"
siciliana
e
sugli
appalti
governati
dal
sistema
politico
-
mafioso
.
Quel
testamento
sparì
,
Falcone
venne
fatto
a
pezzi
.
Comiso
era
divenuta
operativa
il
30
giugno
1983
:
su
duecento
ettari
si
costruirono
una
cittadella
autosufficiente
,
il
centro
comando
,
mille
appartamenti
per
i
militari
,
i
supermercati
,
le
chiese
,
i
centri
sociali
,
gli
impianti
sportivi
,
l
'
aria
condizionata
.
Quando
Falcone
morì
la
base
già
non
serviva
più
,
era
stata
smantellata
.
Il
sette
aprile
scorso
il
governo
aveva
accolto
la
richiesta
di
riconvertirla
in
un
grande
centro
di
ricerca
universitaria
,
un
campus
,
una
cittadella
della
pace
.
E
ancora
ieri
questa
scelta
strategica
,
voluta
dai
sindaci
e
dalle
popolazioni
,
è
stata
confermata
,
dopo
l
'
accoglienza
-
si
spera
provvisoria
-
dei
profughi
kosovari
.
Le
vittime
della
guerra
dei
Balcani
non
saranno
sbattuti
in
un
"
deserto
"
.
Ma
troveranno
ospitalità
in
una
di
quelle
comunità
che
Elio
Vittorini
,
che
era
di
queste
parti
,
chiamava
"
le
città
del
mondo
"
,
monadi
con
le
finestre
aperte
come
occhi
sul
pianeta
.
A
sud
del
sud
,
sull
'
altalena
incessante
di
guerra
e
pace
.