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UNA LOGICA IMMUTABILE' ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
Non è ancora spenta l ' eco del processo di Leningrado , e della successiva commutazione delle pene capitali sotto la pressione dell ' opinione mondiale , che già si annunciano nuovi processi di ebrei in Russia , nuovi atti militanti di antisemitismo di stile staliniano . Non sono ancora cessate le polemiche sul verdetto di Burgos , verdetto corretto in extremis da Franco sotto il peso dei richiami internazionali e delle divisioni interne , che già si eseguono in tutta la Spagna nuovi arresti di pistoleros al servicio de la subversión , nuovi giri di vite contro un ' opposizione variegata e composita che va dai malinconici e patetici carlisti ai gruppi operai delle città industriali o alla tenace minoranza basca , una specie di Alto Adige della penisola iberica . È la logica immutabile di tutte le dittature , non importa se di sinistra o di destra . L ' atto di clemenza di Mosca o di Madrid non cambia in nulla la sostanza di regimi che non possono consentire le libertà personali nel senso occidentale , che non riconoscono le garanzie degli imputati , che ignorano la pubblicità dei dibattimenti , che non concepiscono la magistratura svincolata da un potere politico onnipotente e assoluto , capriccioso e indiscutibile , nella pena come nella clemenza , nell ' arbitrio come nella grazia . Le due commutazioni hanno dimostrato che oggi non si riesce più impunemente ad uccidere una singola vita umana . Si possono ancora compiere genocidi , si possono operare ancora massacri di massa , dall ' Asia all ' Africa ; ma difficilmente si riesce a consumare - sotto la maschera della giustizia di Stato - un assassinio individuale . Senza che si scatenino nel mondo forze di reazione o di protesta tali da assumere un valore politico anche determinante , pur nella mancanza assoluta di mezzi coercitivi o coattivi . Ma gli stessi casi della Russia e della Spagna , casi che si sono influenzati e condizionati a vicenda , provano pure un ' altra realtà : e cioè che gli accorgimenti della ragion di Stato internazionale o interna , sufficienti a portare ad alleviamenti delle pene o a correzioni di precedenti sentenze , non coincidono minimamente con evoluzioni normalizzatrici o liberali dei regimi dispotici , i quali restano tali al di là delle scarse e tormentate concessioni che possono esser loro strappate . Basta leggere i giornali sovietici a proposito del caso di Leningrado . Ne hanno parlato solo dopo che tutto il mondo era a conoscenza della sentenza . Hanno ignorato il dibattimento , ma hanno poi gonfiato ad arte la revisione del verdetto . Hanno insistito sull ' esistenza del reato per il solo fatto che era stato concepito ma non attuato : spiegandoci che l ' articolo 15 del codice penale sovietico - e questo dice tutto ! - stabilisce che un crimine tentato od ideato viene punito come se fosse stato effettivamente commesso . E i giornali amici dell ' Unione Sovietica in Italia hanno il coraggio di mettere in luce , nei titoli dedicati all ' avvenimento , l ' « equità » di una sentenza che commina in ogni caso , anche dopo la correzione , quindici anni di lavori forzati per due cittadini sovietici che avevano ufficialmente chiesto di espatriare e di raggiungere il loro focolare nazionale , Israele : diritto teoricamente riconosciuto nella Costituzione dell ' Urss ma calpestato e smentito nella realtà di una pratica discriminatrice e violatrice delle garanzie fondamentali della comunità ebraica , dalla lotta ai grandi dissidenti israeliti al processo dei medici . Né c ' è da meravigliarsi . Chi vive nell ' ambito di un regime totalitario trova « straordinario » ciò che negli Stati di diritto , negli Stati a democrazia garantita , è considerato appena « ordinario » . Il fascismo si vantava di lasciar scrivere Croce ed avocava a suo merito quello che era un elementare dovere , il non bruciare , o il non far bruciare dalle squadre , i fascicoli della « Critica » ; così il comunismo sovietico si vanta di non aver arrestato Solgenitsin solo per essere stato insignito del Premio Nobel - che non ha potuto comunque ritirare a Stoccolma - o il franchismo spagnolo contrappone la forzata clemenza di oggi all ' atroce esecuzione di Grimau , appena sette anni fa . La verità è che nessuna democrazia è concepibile se tutti i diritti umani non vengono egualmente riconosciuti e garantiti : attraverso ordinamenti precisi , validi verso chiunque , e non illusorie od effimere concessioni dall ' alto , sempre revocabili . Saragat , che di libertà s ' intende per aver conosciuto le vie dell ' esilio contro la repressione totalitaria , ha giustamente ricordato nel messaggio di Capodanno che « tutti noi siamo rattristati e sgomenti per quanto avviene nei paesi in cui le libertà politiche e la giustizia sociale sono calpestate » . Allusione diretta alla Polonia ; ma indiretta alla Russia e alla Spagna e a tutti i paesi dove non sono consacrati i diritti dei cittadini , e quindi neppure quelli dei lavoratori . Perché è inutile perdersi in sofismi ingannatori ; non esiste democrazia sostanziale , cioè economica , cioè eguaglianza dei punti di partenza , cioè correzione delle sperequazioni o degli squilibri sociali , dove non c ' è democrazia formale , cioè Stato di diritto , cioè assicurazione e tutela delle libertà di stampa , di riunione , di associazione , di sciopero , e separazione dei poteri esecutivo e legislativo e giudiziario , sotto il controllo dei liberi Parlamenti , non Soviet alla russa o Camere corporative alla spagnola . I fautori degli « equilibri più avanzati » in Italia , che sono poi equilibri più reazionari , dovrebbero dirci quale progresso sociale possa essere realizzato alleandosi con partiti che non hanno ancora riconosciuto , nella realtà degli Stati da loro presi a modello , né il pluralismo sociale né la regola della dialettica parlamentare estesa sino alla rivincita dei soccombenti di oggi . Quale regime comunista ha mai consentito ad un ' opposizione organizzata di prenderne il posto ? Neppure l ' eccezione italiana , sotto un ' eventuale protezione del Vaticano , potrebbe essere un ' eccezione . Si guardi alla Polonia , che in materia di cattolicesimo non ha niente da imparare dall ' Italia . Venticinque anni di regime comunista polacco hanno portato al paradosso di trasformare la Chiesa di Varsavia , una delle più intransigenti e conservatrici d ' Europa , nella propugnatrice delle libertà politiche e delle conquiste sociali . L ' appello dei vescovi polacchi a Gierek dovrebbe diventare un testo di lettura obbligatorio per tutti i fautori della Repubblica conciliare .
StampaQuotidiana ,
Nella sua esposizione al Gran Consiglio , Mussolini dichiarò che , a proposito di guerre sentite o non sentite , non voleva disturbare le " grandi ombre " , non voleva cioè risalire nel corso del XIX secolo a esaminare quali guerre furono più o meno sentite , nel ciclo del Risorgimento . Ecco la parte del suo discorso , che fu allora condensata in poche parole . Mussolini cominciò col ricordare la guerra del 1915-1918 , dichiarata in un ' atmosfera di vera e propria guerra civile , con una lotta senza quartiere fra neutralisti e interventisti . Guerra civile che continuò sino a Caporetto ; ebbe una tregua nei dieci mesi della riscossa sul Piave e ricominciò immediatamente dopo , appena firmata la falsa pace di Versaglia . " Sentita " la guerra del 1915-1918 ? Fu detta la guerra dei " milanesi " e nei " reggimenti " molti dovevano celare la loro qualità di cittadini della metropoli lombarda , per non incorrere nelle ire e negli insulti dei compagni . Parlino i superstiti volontari se ne esistono come è da augurarsi ancora ! I " volontari " furono vessati in ogni modo . Sei volontario ? si diceva . Dimostra dunque la tua " volontà " ! Nemmeno gli irredenti , che , entusiasti , erano venuti ad arruolarsi nelle file italiane , trovarono un ambiente che fosse in qualche modo fraterno . Uomini come Battisti e Sauro conobbero amarezze , che solo il loro sconfinato amore per l ' Italia riusciva a placare . Gruppi di volontari balzarono dalle trincee nell ' ottobre del 1915 , in un impeto d ' eroismo , nel quale entrava anche un elemento di ripulsa e di esasperazione per l ' ambiente ostile , refrattario , nel quale essi erano entrati . L ' Esercito regio non ha mai avuto simpatia alcuna per i volontari . L ' Esercito era considerato come il demanio della dinastia . Il suo compito era quello preminente di difendere le istituzioni e anche quello di fare la guerra , nel qual caso ciò non era considerato dalla maggior parte degli ufficiali come il coronamento desiderato e glorioso di una missione , ma come un molesto infortunio che ognuno avrebbe voluto evitare . Già nell ' ottobre del 1915 il fiore del volontarismo italiano da Corridoni a Deffenu era stato falciato nelle trincee delle prime quote carsiche , oltre Isonzo . Probabilmente non vi erano più volontari nell ' Esercito italiano , quando dopo il martirio di Battisti , in data 14 agosto 1916 , il generale Cadorna si decise a diramare una circolare stampata di due pagine , nella quale veniva raccomandato che i " volontari " non fossero oggetto di derisione , ma fossero rispettati dagli ufficiali e dai soldati . La guerra del 1915-1918 non fu " sentita " dall ' aristocrazia , né dai circoli di Corte ; meno ancora dal clero e dai ceti politicanti . Fu con una violenta agitazione di masse , fu col famoso manifesto " O guerra o Repubblica " scritto da Mussolini seduta stante dopo una riunione tenutasi in via Palermo fra i capi dell ' interventismo milanese , fu con le gigantesche dimostrazioni dannunziane di Roma che i " trecento " deputati del " parecchio " giolittiano si nascosero nel fondo dei loro collegi e si ebbe una " maltusiana " dichiarazione di guerra . È legge storica che quando in una Nazione si determinano due correnti una delle quali vuole la guerra e l ' altra la pace , quest ' ultima resti sempre regolarmente battuta , anche se , come sempre accade , rappresenti da un punto di vista numerico la maggioranza . Le ragioni sono evidenti . Coloro che si chiamano " interventisti " sono giovani , ardenti , essi costituiscono la minoranza dinamica , di fronte alla staticità della massa . Furono forse " sentite " dal popolo le guerre del Risorgimento ? La storia del Risorgimento deve essere ancora fatta ; bisogna creare una sintesi fra la storia così come è stata manipolata dai monarchici , i quali ipotecarono il Risorgimento , e la versione dei repubblicani . Bisognerà stabilire quale fu l ' apporto del popolo e quale quello della Monarchia ; che cosa diede la rivoluzione e quel che diede la diplomazia . Nelle oleografie che colpirono la nostra infanzia vi è quella un giorno diffusissima rappresentante i quattro fattori del Risorgimento : Vittorio Emanuele , coi pantaloni eccessivamente lunghi dai quali spuntano in fondo gli speroni , e i grandi baffi che davano al suo volto un aspetto di rurale inurbato ; Cavour , con gli occhiali che ne nascondono diplomaticamente lo sguardo , mentre il volto incorniciato dalla barba corta lo fa rassomigliare un poco a un vecchio signore distante : questi due rappresentano la dinastia e la diplomazia ; Garibaldi , prorompente di forza e di umanità ; il venturiero generoso di ogni grande avventura , innamorato dell ' Italia con un amore che ha il fuoco delle sue Camicie rosse ; ingenuo e " strepitoso " , come egli stesso si chiama con un aggettivo originale e non retorico , vero campione della vecchia razza ligure - italiana ; e quarto , infine , Mazzini , della stessa razza , nato sullo stesso mare , assorto , concentrato , durissimo , fanatico , di una sublime ortodossia repubblicana , anche se per lungo tempo inattuale . Si deve a questi ultimi se le guerre del Risorgimento furono possibili , anche se non furono " sentite " . L ' opinione pubblica , allora , non aveva gli strumenti di cui oggi dispone : bisogna quindi ricordare quale fu l ' atteggiamento delle Camere subalpine di fronte alle guerre che nel ventennio 1848-1870 portarono i Savoia a Roma . La guerra del 1848 appare abbastanza " sentita " . Non mancano , anche agli inizi , critiche e riserve da parte di alcuni deputati e in particolar modo del Brofferio che già il 29 maggio , in sede di discussione sull ' indirizzo di risposta al discorso della Corona , tocca il tasto , sempre penoso in Italia , della condotta della guerra da parte dei generali . In una successiva seduta gli onorevoli Moffa di Lisio e Grossi continuano le loro critiche , le quali diventano , naturalmente " vivacissime " non appena le operazioni militari prendono un corso poco brillante . In queste critiche ancora e sempre viene denunciata l ' inettitudine dei generali , la qual cosa imbarazza assai Cesare Balbo , Presidente del Consiglio . L ' agitazione aumenta sino al punto da determinare in piena guerra , e in una fase difficile della medesima , una crisi del Governo . Il nuovo Ministero , presieduto da Casati , proclama , nella seduta del 27 luglio , che " la guerra continua " , come Badoglio il 26 luglio , ma oramai si marcia verso l ' armistizio che viene considerato un " tradimento " . Brofferio grida : « Se voi persisterete in una pace funesta , noi vi ripeteremo cannoni e non protocolli e sarà a voi che i rappresentanti del popolo dichiareranno la guerra , incessante , ostinata , instancabile » . Il Casati non regge ed entra in scena Gioberti , il quale a sua volta non può dominare le scatenate passioni e scioglie la Camera . In nove mesi , tre Ministeri ! Vincenzo Gioberti sta al timone soltanto un paio di mesi . La guerra riprende , nel marzo del 1849 , in un ambiente completamente negativo , e dura poco più di una settimana . Carlo Alberto abdica , dando un esempio che il suo futuro nipote , in circostanze infinitamente più gravi , si è finora guardato dall ' imitare ! Ancora meno " sentita " fu la guerra di Crimea o meglio l ' intervento del Piemonte nella guerra scoppiata fra la Russia e la Turchia . L ' approvazione del Trattato di alleanza fra il Piemonte e le grandi Potenze ( Francia , Inghilterra ) vero capolavoro , questo , della politica di Cavour fu portata alla Camera il 3 febbraio del 1855 e incontrò vivacissime opposizioni , tanto a destra quanto a sinistra . Il Brofferio , fra l ' altro , accusò il Cavour di non avere un preciso indirizzo politico e di non avere " rispetto delle convenzioni e della moralità costituzionale " e affermava l ' assoluta inutilità e anche l ' inopportunità del Trattato . L ' alleanza con la Turchia offende il Piemonte e disonora l ' Italia . Abbiamo sfidato ogni specie di privazioni , ci siamo sottoposti a odiosissime tasse , abbiamo affrontato la bancarotta dello Stato nella speranza di potere , quando che fosse , ritornare in campo col grido " fuori lo straniero " . E poi ? Tutto questo abbiamo fatto per consumare i nostri milioni e i nostri soldati nella Crimea a beneficio dei nemici d ' Italia » . E concludeva : « Se voi consentite questo trattato , la prostrazione del Piemonte e la rovina dell ' Italia saranno un fatto compiuto » . Lo stesso fratello di Cavour , onorevole Gustavo , votò contro . Fu in questa occasione che Cavour pronunciò uno dei suoi migliori discorsi . Il trattato fu approvato , ma 60 deputati votarono contro , e 101 a favore . Anche la guerra del 1859 sollevò forti opposizioni . Cavour pose praticamente in vacanza la Camera e alla vigilia chiese i pieni poteri che gli furono accordati con 110 voti contro 23 . Tutti ricordano la terribile indignazione , la vera ondata di furore che si sollevò in ogni parte d ' Italia all ' annuncio del " tradimento " perpetrato a Villafranca da Napoleone III . Le polemiche furono di una violenza eccezionale : eppure il " tradimento " di Napoleone non aveva il volume e il carattere di quello consumato dal Savoia 1'8 settembre del 1943 ! Ed era comunque un Sovrano straniero ! Ma gli Italiani non perdonarono mai a Napoleone , la cui statua rimase per decenni e decenni nel cortile del Senato a Milano , abbandonata come un rudere senza valore ! Dal punto di vista materiale la prigionia di Mussolini non fu affatto dura , salvo alla Maddalena , date la naturale povertà dell ' isola e le generali difficoltà . Anche il trattamento da parte degli ufficiali e dei militi fu sempre molto riguardoso . Ma dai primi di settembre le " facilità " aumentarono . Egli consumava sempre solo i suoi pasti , ma alla sera poteva ascoltare la radio , ricevere qualche giornale e giocare a carte coi funzionari di guardia . Tutto ciò cominciava ad essere sospetto . Questo trattamento migliore non ricordava quello che si riserva ai condannati alla pena capitale ? Le voci che giungevano dall ' Aquila erano sempre più confuse . I " bollettini " di guerra denunciavano chiaro che oramai si trattava di una guerra - simulacro . Il primo settembre il Papa pronunciò un discorso che fu ascoltato anche da Mussolini : il tono accesamente pacifista di quella orazione radiodiffusa in quella data faceva parte della preparazione spirituale all ' evento che ormai era giunto a conclusione . All ' Albergo - rifugio tutto procedeva tranquillamente . Il prigioniero usciva dall ' edificio soltanto nelle prime ore pomeridiane e non si allontanava che di poche decine di metri , sempre accompagnato da un sottufficiale . Una mattina furono postate delle mitragliatrici ai lati della porta d ' ingresso . Un ' altra mattina fu eseguita una esercitazione con mitragliatrici pesanti sulle alture vicine . Il Gran Sasso , dal punto di vista " estetico " , è veramente affascinante . Non si può facilmente dimenticare il profilo scabro di questo monte che nel cuore d ' Italia raggiunge quasi i tremila metri . La roccia è nuda , ma ai piedi della cima più alta si distende un grande pianoro in direzione sud - est , il Campo Imperatore , lungo almeno venti chilometri , con dolce declivio , luogo ideale per gli sport della neve . Ai primi di settembre , su questo e sui limitrofi pianori , pascolavano numerosi greggi saliti in primavera dall ' Agro romano e che ormai lentamente si spostavano , preparandosi , a ritornarvi . Talvolta i proprietari dei greggi facevano delle apparizioni a cavallo e poi se ne andavano lungo i crinali della montagna stagliandosi all ' orizzonte come figure di un ' altra età . C ' è un indefinibile nelle cose , nell ' aria , nella gente di Abruzzo che afferra il cuore . Un giorno un pastore si avvicinò a Mussolini e molto a bassa voce gli disse : « Eccellenza , i Tedeschi sono già alle porte di Roma . Se il Governo non è fuggito poco ci manca . Noi della campagna siamo rimasti tutti fascisti . Nei paesi nessuno ci ha disturbato . Hanno soltanto chiuso i circoli . Sempre si parlava di voi . Si è detto che eravate fuggito in Spagna , che vi avevano ucciso , che eravate morto durante un ' operazione in un ospedale di Roma , che vi avevano fucilato al forte Boccea . Io credo che i Tedeschi , quando avranno saputo dove siete , vengano a liberarvi . Adesso porto giù le mie pecore e glielo dirò io dove siete . Ora si fa presto : le pecore fanno il viaggio in treno . Quando dirò a mia moglie che vi ho visto , dirà che sono impazzito . Ora viene il maresciallo ; a buon vederci ! » .
Prima il ballo ( Bocca Giorgio , 1963 )
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« E ballare ti piace , Michele ? » « Per dire la cosa giusta nessuno di noi sapeva . Così passiamo in piazza Duomo vediamo la scritta ed entriamo . Professor Puccio , novemila lire per venti lezioni di mezz 'ora.» Michele l ' immigrato , mangia pane e « bologna » , dorme su una branda nel corridoio di una pensione , non compera giornali , va al cinema due volte l ' anno , « l ' ultima fu all ' Aurora , 80 lire , quaranta per film » , ma per il ballo deve spendere se no chi lo tira fuori dai ghetti paesani e regionali ? Il ballo vero , con le luci al neon e il jazz , che vogliono i giovani della fascia industriale . Lo hanno capito persino i conservatori delle cooperative e dei circoli popolari , chi li studia nota : « Attività culturale scarsa , sporadica , nulla » ; ma sempre : « Curano molto il ballo , ci tengono al ballo » . E fanno bene , forse il ballo , da noi , non ha mai avuto una funzione così importante . Non lo spettacolo rituale della civiltà contadina e neppure il surrogato erotico che piacque fra le due guerre , ma qualcosa che è promozione e profilassi sociale , l ' occasione , per l ' immigrato , di sentirsi eguale agli altri , « non fanno differenza se sai ballare » in una società che già si adatta alla parità dei sessi , « adesso è cambiato , magari son le ragazze che invitano chi balla bene » . « Il ballo lo curano molto » : chi per guadagnare soldi e chi per guadagnare voti . E fanno bene , il ballo è una cosa molto importante per il giovane che nasce dalla mescolanza , diciamo che lo aiuta a nascere , come il catalizzatore delle sue reazioni sociali : il ballo e l ' amore , il ballo e le canzoni , il ballo e i vestiti . L ' amore viene dopo Un ballo privo di erotismo o quasi , come introduzione a un amore privo di passione o quasi . Che conosce rapporti relativamente facili e frequenti secondo la regola americana di Kinsey « più sesso nei ceti popolari che nelle élites » ; che si libera progressivamente dalle inibizioni paesane per diventare un fatto comune e naturale come lo sono il mangiare e il camminare . Ma proprio per questo o anche per questo un amore meno problematico , meno rituale , meno mitologico , meno poetico e , diciamo pure , meno importante . Spesso un amore epidermico che sceglie per suo simbolo i baci , anzi i baci quantitativi delle canzoni : « Dammi i tuoi baci , dammi i tuoi baci amor , per tutta la vita e un giorno ancor » . « Con 24 mila baci » . « Un milione di baci » . Questo amore che non ha più segreti , neppure per le ragazze venute dal meridione e subito istruite nelle fabbriche , questi luoghi di una educazione sessuale magari priva di rigore scientifico , ma rapida e inevitabile . In tutte le fabbriche le operaie anziane e sposate che ammaestrano le giovani e nubili , volenti o nolenti , con una sincerità a volte così brutale che sembra rispondere a un istinto sadico . E magari è così , ma la faccenda è antica , queste iniziazioni fra operaie rappresentano il trasferimento , nel mondo industriale , di ciò che un tempo era affidato ai riti e alle farse agresti , o alle storie e alle favole . Un amore subordinato ai grandi valori della nuova società operaia , meno importante del lavoro , della sicurezza , dell ' uguaglianza . Ed è questa la chiave giusta del gallismo che si manifesta nella fascia ; stateci attenti e capirete che l ' ossessione erotica si accompagna all ' affermazione sociale e che l ' equivoco sociale è spesso più determinante che la carica vitalistica : « Per me la ragazza che andava in giro da sola era poco seria perciò le dicevo cose per la strada » . « Al mio paese non si usa fermare le ragazze per strada . Magari se provi ti costa caro . Allora qui , essendo libero cittadino , avevo voglia di fermarle tutte » . Questo povero amore maltrattato dalle migrazioni e dalle privazioni ; tirato giù dal suo piedestallo magico o romantico , retrocesso nella scala dei valori : « Di fidanzarmi non ho tempo » ; « Ad avere la ragazza fissa ci penserò quando avrò la casa » ; « Con quella stop , domenica si è fatta portare a casa in taxi , 600 lire che io ci mangio cinque volte alla mensa » . E si ha la impressione che l ' amore , fra i giovani della fascia industriale , conti meno che l ' amicizia , che essi sentano più il bisogno di integrarsi in una compagnia numerosa che di isolarsi nella coppia . Molte canzoni raccolgono questa sete di amicizia che è anche solidarietà di generazione e patriottismo di gruppo . Certe canzoni « forse mi vogliono bene perché , hanno la mia stessa età , hanno giocato per strada con me , quelli di porta Romana » sembrano addirittura copiate da una scheda di inchiesta « sono legato agli amici , andiamo da Pietro in via Lomazzo , siamo della stessa età » . È sempre stato così , i giovani con i giovani , da che mondo è mondo , ma ora per una necessità più consapevole : i giovani di un anno zero , di un ' esperienza sconosciuta ai genitori contadini ; la prima generazione cresciuta nella grande città e vicino alle fabbriche , questi ragazzi che credono di portare in sé e solo in sé la scienza del nuovo mondo . Per esempio di un mondo dove l ' amicizia può contare più dell ' amore , in tutte le testimonianze degli immigrati gli interventi liberatori e risolutori dell ' amicizia : « Ero appena arrivato non sapevo dove battere la testa , passo davanti il supermarket di viale Monterosa e riconosco Gaetano . Lui parla con il direttore e subito mi prendono » . « Ora faccio venire su il mio amico . Finché non lavora può tenerci in ordine la casa . » « Ora aggiungo un letto e chiamo un amico che sta in pensione » . E , ovviamente , anche l ' amicizia come segno di una affermazione sociale : lo devono sapere in paese che uno può già provvedere a un amico . I giochi dei vecchi Bisogno di amicizia , di comunicazione in una società urbana e industriale che logora i sodalizi e spinge alla solitudine . Gli ex contadini immessi repentinamente in questo campo di forze contraddittorie dove tutti son sempre insieme e tutti son sempre soli . Fuori dalle sale da ballo e dai bar , la vita associativa tradizionale declina . Le cooperative e i circoli popolari della fascia industriale sono nella crisi tipica di una società in rapida transizione . I giovani non capiscono più gli anziani , hanno dei gusti diversi . Se ai primi piacciono le bocce e la scopa ai secondi , invece , il biliardino e il juke - box . Ma gli anziani hanno il potere , se il suono del juke - box disturba le loro partite se ne liberano . Allora i giovani si annoiano e se ne vanno . Sessanta su cento i soci hanno più di quarantacinque anni , il declino delle associazioni è inevitabile . Cambiano i gusti . Il vino piace di meno e « non lega più » . Al punto che le ACLI hanno fondato a San Giuseppe una « società della tazza » , ogni socio la sua , ma per berci la birra , chi lo avrebbe detto nella terra dove i circoli vinicoli erano la struttura fondamentale del socialismo . Così decadono anche i riti del vino , la liturgia per la fabbricazione del vino : i soci che andavano a comperare le uve , soci che le pigliavano , il primo bicchiere assaggiato dal socio più anziano . Meno vino , meno osterie . Le osterie dove si beveva il vino e si discuteva di politica chiuse una dopo l ' altra e sostituite dai bar dove si ascolta la musica e si bevono i liquori . Per gli immigrati l ' acquisto dei liquori ha anche un significato di miglioramento sociale , chi si fa un piccolo bar in casa si sente molto arrivato e molto settentrionale , anche nelle feste conviviali , fra paesani , i liquori e i vermuth sostituiscono spesso il vino . Non ci sono più le epiche ciucche collettive delle serate festive , ma sale il numero di alcolizzati , il professor Virginio Porta ha notato , fra gli immigrati , più casi di ebbrezza acuta e di delirium tremens . Meno vino , meno bocce : la bocciofila di Cascina Olona ha chiuso ; sui campi di Metanopoli cresce l ' erba ; qualche anno fa , la domenica , si faceva la coda per giocare a bocce sui campi di Bolgiano adesso ce n ' è sempre uno libero ; gli esperti calcolano che un campo su tre è scomparso negli ultimi cinque anni . E nessuno piangerebbe sul declino degli svaghi paesani se esistesse l ' attrezzatura per gli svaghi urbani , ma l ' attrezzatura non c ' è , a Milano e nella fascia il verde sportivo è inesistente , ogni corsa ciclistica ripete lo spettacolo comico di quei tali con bandiere che si sbracciano per aprire un varco ai pedalanti in mezzo alle colonne dei motorizzati . E nella metropoli il verde pubblico è ridotto a 1,7 metri quadrati per abitante , che è roba da ridere , anzi da piangere di fronte ai 100 metri di Stoccolma e agli 80 di Londra . Bisogno di amicizie , di comunicazione in una società consumistica che invita e spesso obbliga ai consumi e ai piaceri individuali . La cooperativa di Corsico si prova ad organizzare delle gite turistiche , ma la cosa non funziona , i soci preferiscono viaggiare per conto loro in macchina o in motoretta . Salvo il ballo , piacciono gli svaghi individuali , procurati con lo strumento di proprietà individuale , macchina , transistor , televisore . E anche negli svaghi collettivi l ' impressione di essere sempre in qualche modo isolato dietro una sostanza vitrea e translucida , sia schermo o video o parabrezza . Secondo la legge del consumatore passivo che non fabbrica il suo svago e non vi partecipa , ma vi assiste . Tutto cambia tutto si scambia Si dice che la Padania in genere e il Milanese in particolare debbano gratitudine agli immigrati specie meridionali per lo scampato pericolo della « svizzerizzazione » il benessere al prezzo di una noia compatta . Si dice poi che l ' immigrazione ha dato al settentrione una « profondità emozionale » , una capacità di stupore , di gioia , di commozione prima sconosciuta , certo una voglia di vivere , di godere , di provare mai così evidente . In tutta la fascia è come se la temperatura sociale fosse salita di parecchi gradi , le notti sono più vive , più illuminate , uscire di sera è l ' affermazione di un buon diritto : « Si è liberi alla sera quando uno può dire alla moglie : domani vado a lavorare e questo è sicuro » . E c ' è anche un gusto nuovo per il colore , per il vistoso , gli immigrati infiocchettano e ornano le loro motorette , mettono sul manubrio un mazzo di roselline di plastica , poi specchietti , bandierine , pennacchi . Alcuni abbelliscono anche la bicicletta , questa macchina che molti scoprono al Nord ; gli esperti riconoscono subito l ' immigrato che ha appena imparato e pedala rigido rigido , si sa sempre tutto sull ' Italia povera , ma mai abbastanza , chi ci pensava più alla bicicletta come a una macchina da scoprire ? Quindi tutte le osmosi , i compromessi , gli adattamenti di una società nuova , composita , in rapida trasformazione . I meridionali si adattano ad alcune usanze dei milanesi , fanno il matrimonio come da queste parti , visita alla casa degli sposi , cerimonia in municipio ( pochissimi ) o in una chiesa ( la maggioranza ) , grande mangiata e spesso il « ribattino » che una volta poteva durare anche tre giorni di altre mangiate e bevute , adesso al massimo , una sera . Ma i settentrionali rinunciano gradualmente alle loro feste maschili e marziali , sempre meno coscritti in giro per i paesi della fascia e neanche uno meridionale perché « in bassa Italia è un funerale quando si va a soldato » e chi può dargli torto . A loro volta i meridionali lasciano cadere il gusto per i fuochi artificiali , il municipio di Cinisello si accorge che ogni anno lo spettacolo piace meno anche se è ogni anno più ricco . A Cologno è da parecchio che non chiedono i botti , la mattina del primo maggio . E tutti assieme , nella scia del progresso trasferiscono le feste battesimali dalle case alle cliniche , si liberano il più presto possibile dei morti e del lutto , vestono tutti eguali . La sociologia , che consiste nell ' applicare paro paro il modello americano a qualsiasi paese del mondo , può anche dire che « i giovani della fascia industriale adottano subito i blue jeans e i giacconi di cuoio » . Sono storie che piacciono , hanno un sapore letterario , solo che non sono vere . Gli immigrati della fascia non vestono all ' americana , vestono come possono nel giorno del lavoro e alla maniera della borghesia cittadina nei giorni festivi , i vestiti grigi o scuri , la camicia bianca e la cravatta , da gente rispettabile . Ogni tanto ne arriva qualcuno con i pantaloni bianchi e le scarpe bianco e nero che sono segno di guapperia , ma dopo pochi giorni si allineano , al massimo tengono le basette . Le donne fanno anche più presto , subito si rifanno la bocca , poi via lo scialle ( appena due o tre che abitano alla Certosa ) e finalmente si fanno l ' abito buono da cittadina , scoprendo senza aver letto Emerson che « la coscienza di essere ben vestito dà una tranquillità interna che neppure la religione sa dare » . No , in fatto di abiti , il paragone fra Nuova York e il Milanese , fra i giovani del Bronx e quelli di Paderno Dugnano proprio non regge . Gli immigrati non vestono alla americana per la semplice ragione che il Milanese non è l ' America . Laggiù una moda maschile aggressiva , rude , violenta può forse adattarsi a dei giovani a cui si predica dal mattino alla sera : « Fa il tuo cammino , battiti , conquista , diventa un successo » . Ma qui anche l ' abito deve adattarsi a un giovane a cui la vita dice : « Sii prudente , cerca di farti accettare , diventa come gli altri » . Un ' America da poveri Certo per molti aspetti l ' immigrazione nella fascia ricorda l ' America della conquista , salvo , come si è detto , la frontiera e ciò che rappresenta . Ma è una mancanza decisiva . Nella conquista i pionieri americani cercavano la ricchezza e , con la ricchezza , prima il confort , poi la pulizia poi la novità . I nostri umili pionieri vogliono prima il lavoro , poi la sicurezza , poi l ' uguaglianza e appena ora i giovani arrivano al confort . Tutti assieme poi sono ancora lontani dalle sottoarti del successo , non frequentano le scuole di personalità e non leggono Come diventare un dirigente . Anche perché leggono niente .
Perché debbo esser morale? ( Abbagnano Nicola , 1970 )
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Perché debbo esser morale ? Perché debbo obbedire a regole e leggi , adattarmi ad una disciplina , impormi limiti e rinunzie , reprimere i miei istinti , rinunziare a fare quel che mi piace e quando mi piace ? Queste domande non sono puramente teoriche e non sono oggi poste solo da filosofi intenti a trovare un « fondamento » della morale . Sono diffuse tra un gran numero di persone di tutte le età e condizioni e specialmente tra le giovani generazioni in dissenso con la morale tradizionale . Ma esse non mettono in crisi solo la morale tradizionale cioè il codice delle norme morali riconosciute e la tavola dei valori fondata su tale codice . La crisi esiste , certamente , ed investe non solo il costume , ma la legislazione , la politica , la religione , l ' arte e gli spettacoli . In tutti questi campi , non c ' è norma , per quanto riconosciuta e sacralizzata da una lunga tradizione , che non sia posta in dubbio o negata . E anche nel seno di istituzioni secolari che si ispirano a una rivelazione originaria , che avrebbe dovuto stabilire una volta per sempre la tavola dei valori morali , i dissensi si accentuano circa l ' interpretazione di tali valori e si va in cerca di aggiornamenti o modifiche . Ma questo è solo l ' aspetto superficiale della crisi , che è più profonda : perché in essa , e nella confusione babelica che ne deriva , non si affaccia neppure da lontano lo schema di un nuovo codice di norme , di una nuova tavola dei valori che dovrebbero prendere il posto dei vecchi ; e neanche nella forma di quella « inversione di tutti i valori » che era stata preconizzata da Nietzsche . In altri termini , non si mette in dubbio questa o quella morale ma la morale ; non si combattono certi valori in nome di altri , ma i valori come tali ; si mette in dubbio se ci siano o debbano esserci norme , che comunque regolino o disciplinino la condotta degli individui e dei gruppi , e valori relativamente stabili che consentano di giudicare tale condotta . Così i confini tra il bene e il male , tra il lecito e l ' illecito , tendono a sfumare nel nulla ; e ogni condotta può essere giustificata o non giustificata , perché in realtà la cosa è indifferente . Le ragioni che si adducono a giustificarla in un certo caso valgono solo come pretesti che possono essere negati , o addirittura rovesciati , in un caso analogo , con la massima disinvoltura . La morale non esiste più , se non esiste il problema della morale . In questa situazione , i tentativi dei filosofi di trovare un « fondamento » o una « giustificazione » della morale rischiano di rimanere inoperanti . Che la morale sia fondata su un sentimento innato di benevolenza o di simpatia dell ' uomo verso gli altri uomini , su un istintivo amore di tutto il genere umano , sembra cosa smentita dai fatti : i quali mostrano ogni giorno , con le violenze e le lotte che travagliano l ' umanità , come poco affidamento si possa fare su impulsi e sentimenti benefici . Che la morale sia fondata sulla ragione che prescrive all ' uomo , come Kant riteneva , i suoi doveri con il suo comando assoluto , è tesi che urta contro il carattere incerto , debole e problematico della ragione umana ; la quale troppo spesso si presta compiacentemente a tutti gli abusi . Che la morale sia diretta a promuovere la felicità di ciascuno e di tutti , come sostenevano e sostengono gli utilitaristi , è tesi che lascia il tempo che trova . Ciò che per uno è « felicità » non lo è per l ' altro ; e perché non dovrei costruire la mia felicità sull ' infelicità altrui , se questo è il modo più facile per realizzarla ? Comunque si giri e si rigiri , l ' ostacolo maggiore che si oppone alla posizione del problema morale ( qualunque poi ne sia la soluzione ) - cioè la sua considerazione seria e impegnativa da parte di ognuno - è la pretesa dell ' individuo di costituire da solo l ' intero mondo , di negare , a tutti gli effetti pratici , la realtà degli altri individui , vicini o lontani , coi quali convive , di considerarli ombre o apparenze all ' interno del proprio mondo . Si tratta di una pretesa metafisica anche se non è espressa in teoria , ma solo praticamente messa in atto , ma di una metafisica puerile e fantastica , che è smentita dalle più ordinarie esperienze della vita di ogni giorno . Nessun essere umano può venire alla luce , sopravvivere e crescere se non fra gli altri e con gli altri . Nessuno può cominciare ad esercitare la sua intelligenza senza il linguaggio , che è il patrimonio comune delgruppo cui appartiene . Ogni tipo di lavoro , di attività e di divertimento suppone scambi e collaborazione tra individui o gruppi di individui che , quali che siano i loro rapporti , contano sempre , in una certa misura , gli uni sugli altri . Quel che si chiama la « personalità » di un individuo , cioè il suo carattere , le sue costanti di azione , il suo equilibrio interno , è condizionata dai suoi rapporti con gli altri e dal modo in cui reagisce a tali rapporti ; che , se fossero tolti , ridurrebbero a nulla la personalità stessa . In questi stessi rapporti , si radicano successi e insuccessi , frustrazioni e godimenti . La cosiddetta « incomunicabilità » , di cui tanto soffre l ' uomo moderno , è il risvolto negativo della connessione sostanziale che lega gli uomini tra loro . Quando l ' uomo non può riconoscere , in una massa anonima , informe e vociante , il volto dei suoi simili o non può o non sa scorgere , dietro la maschera del suo vicino , l ' umanità di cui ha bisogno , si sente defraudato e solo ; e lo è . Ma da queste elementari esperienze il problema morale emerge soltanto quando si comincia a capire che i rapporti umani , per essere conservati e rafforzati , anziché indeboliti e distrutti , devono essere disciplinati da norme ; e che ogni norma adatta a disciplinarli deve valere per me come per gli altri e reciprocamente . Nei più semplici giochi dell ' infanzia come nelle più complesse attività umane , la presenza di norme impegnative è indispensabile . Chi non le rispetta è « fuori gioco » : non può pretendere che gli altri le rispettino nei suoi confronti . L ' umanità ha finora cercato e tuttora cerca le norme della sua convivenza per tentativi ; e fondatori di religioni , profeti , moralisti e politici le hanno codificate , rinnovandole , sacralizzandole o giustificandole . Ma l ' indifferenza per la morale è oggi il risultato del disprezzo e della diffidenza verso le norme in generale : soprattutto quando la norma colpisce un qualsiasi interesse o desiderio dell ' individuo , che allora recalcitra e reclama l ' eccezione . E disprezzo e diffidenza nascono , ancora una volta , dalla credenza che l ' individuo ( o il gruppo con cui l ' individuo si identifica ) sia l ' intero mondo e che gli altri non esistano o esistano solo per esso . Il bene viene allora tacitamente identificato con il desiderio dell ' individuo e il male con ciò che gli si oppone . La vita morale , e la società civile su cui essa si fonda , può nascere solo quando questo pregiudizio è superato e l ' individuo riesce a considerarsi uno dei molti , soggetto alla stessa norma che vale per gli altri . Una lunga tradizione filosofica , che è stata spesso accusata di pessimismo o peggio , ha insegnato che le norme nascono e vengono accettate , rendendo possibile la convivenza civile , quando l ' individuo si accorge che , senza di esse , la sua sicurezza , la sua vita e la sopravvivenza della sua specie sarebbero a lungo andare impossibili . Platone diceva che anche una banda di briganti deve reggersi in base a norme , se vuole fare qualcosa . Hobbes e Vico parlavano di uomini - lupi o di uomini - bestioni , che vengono a patti tra loro e stabiliscono norme solo per sottrarsi al pericolo della distruzione reciproca . E difatti chi si ritiene un angelo o l ' incarnazione del bene non ha bisogno di norme che lo disciplinino . Sotto l ' apparente pessimismo della società moderna , si nasconde un operante ottimismo : basta abbandonare gli uomini a se stessi perché ognuno cerchi e realizzi il bene . Ma questo ottimismo incomincia a dare oggi i suoi frutti velenosi . Briganti , lupi e bestioni , che siano abbastanza intelligenti e previdenti , possono trovare il modo di convivere , formulando o accettando norme opportune . Ma candidi agnelli imprevidenti o pretesi angeli stupidi sono certamente votati all ' incomprensione reciproca , all ' intolleranza e alla distruzione finale .
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Erano le 19 del giorno otto settembre quando giunse la notizia della conclusione dell ' armistizio ; furono ascoltate tutte le trasmissioni radiofoniche . Da quel momento la vigilanza fu rinforzata e una sentinella fu posta anche di notte davanti alla camera di Mussolini . L ' ispettore che aveva la direzione dei servizi di sorveglianza appariva sempre più preoccupato . La truppa aveva accolto la dichiarazione di armistizio senza eccessivo entusiasmo . Giungevano le prime notizie da Roma sulla fuga del re , di Badoglio , sull ' iniziato sfacelo di tutte le Forze armate e dell ' intera Nazione . Il cosiddetto " telegrafo del fante " funzionava senza interruzione . Il giorno dieci alle ore 20 Mussolini scese nella sala e aperse la radio . Il caso volle che captasse la stazione radio - trasmittente di Berlino , e Mussolini udì chiaramente questa notizia datata da Algeri e che diceva : « Il Quartier generale alleato annuncia ufficialmente che fra le condizioni dell ' armistizio è contemplata la consegna di Mussolini agli alleati » . Si accese una discussione . Uno degli astanti disse : « Una notizia del genere è già stata data , ma poi Londra l ' ha successivamente smentita » . Mussolini era invece convinto che la notizia corrispondesse a verità . Egli era deciso a non consegnarsi " vivo " agli Inglesi e soprattutto agli Americani . Il comandante dei carabinieri , che era stato prigioniero degli Inglesi in Egitto e pareva che profondamente li odiasse , disse al Duce : « Un ' ora prima che ciò accada sarete avvertito e potrete fuggire : ve lo giuro sulla testa del mio unico figliuolo » . Queste parole , pronunciate con accento sincero e accompagnate da lacrime , esprimevano il sentimento dell ' uomo , ma chi garantiva che fattori dell ' ultimo minuto non sarebbero intervenuti ? C ' erano fra i guardiani molti giovani che non nascondevano la loro simpatia per Mussolini , ma ve n ' erano quattro o cinque , dallo sguardo sfuggente e torbido , che avevano l ' aspetto interno ed esterno dei sicari . Il giorno undici settembre tutte le notizie e le voci che giungevano da Roma indicavano che la confusione era al colmo , mentre procedeva l ' occupazione di tutto il territorio da parte delle truppe tedesche . Nella mattinata , i comandanti del distaccamento del Gran Sasso scesero all ' Aquila , dove ebbero una lunga conferenza col locale Prefetto e non meno lunghe comunicazioni telefoniche col capo della Polizia , rimasto ancora al Viminale . Circa le condizioni dell ' armistizio , nulla di preciso : ma la capitolazione imposta era stata accettata . Molte versioni furono date sullo svolgersi degli avvenimenti nei giorni 7 e 8 settembre . La più attendibile è la seguente . È il rapporto di uno che ha visto e vissuto . Eccolo : « Il giorno 7 settembre nel tardo pomeriggio il generale americano Taylor , giovane e aitante , accompagnato da un vecchio colonnello pure americano , giungeva a palazzo Caprara , dentro un ' autoambulanza , provenendo da Gaeta , ove era stato sbarcato da un monitore italiano . « Lo riceve il mio informatore che già sapeva di questa visita e ne avverte prima il gen . Roatta , che dichiara di non voler parlare con il suddetto generale , poi il generale Rossi , sottocapo di S . M . generale , che pure si rifiuta ( solito giuoco delle responsabilità ... ) , infine lo riceve il generale Carboni , che richiede al suo capo di S . M . la carta con la dislocazione delle forze italiane e tedesche nella zona di Roma . « Il generale americano si mostra vivamente irritato dall ' attesa cui è costretto prima di essere ricevuto dal generale Carboni » . « Il colloquio si prolunga per oltre tre ore . Pare che Carboni facesse presente chiaramente che le FF . AA . italiane avrebbero potuto tenere fronte a quelle tedesche nella zona di Roma non più di cinque ore . Il generale Taylor ribatte invece che il generale Castellano , firmando l ' armistizio il 3 settembre , aveva fatto apparire la piena efficienza delle FF . AA . italiane contro quelle tedesche , affermando che con il concorso anglo - americano per quanto riguardava la zona di Roma ed anche senza di questo , sia a Roma come in alta Italia i Tedeschi sarebbero stati battuti nettamente , o quanto meno messi in gravi difficoltà , tanto da considerare la situazione italiana risolta ai fini della guerra degli " alleati " . « In base a ciò , temendo Eisenhower che gli Italiani potessero ancora cambiare opinione e costituire , come infatti avrebbero costituito , ancora un validissimo aiuto per i Germanici , pretese la immediata firma il 3 settembre , cui Castellano aderì , dati i poteri di cui era dotato . « Taylor si convince dell ' esposizione del generale Carboni e dopo un pranzo , che sembra sia stato molto lauto secondo le tradizioni delle mense dello S . M . da me sperimentate , si recano insieme da Badoglio nella sua abitazione ove si svolge un lungo colloquio durato fino alle tre della notte . « Badoglio incarica il generale Taylor di fare chiaramente presenti le difficoltà in cui le FF . AA . italiane si sarebbero trovate con un annuncio prematuro dell ' armistizio e rimangono d ' accordo che prima del 16 settembre nessuna azione in tal senso doveva essere fatta . « Non si sa per quale ragione il generale americano e il suo aiutante non siano partiti prima delle ore 16 dell'8 settembre , in un aereo speciale della R . Aeronautica ( il mio informatore fornì loro gli abiti borghesi per recarsi all ' aeroporto ) . « L ' annuncio dell ' armistizio sorprese il generale americano mentre era in viaggio . « Perché allora il generale Eisenhower aveva a lui commesso questa missione ? « Dopo l ' annuncio dell ' armistizio da parte , italiana alle ore 20 viene comunicato alle truppe lo stato di emergenza . « Il gen . Roatta dentro una autoblinda del R . E . col suo aiutante ten . col . Fenazzi si rifugia a palazzo Caprara ove , a notte inoltrata , lo raggiungono i principali esponenti dello S . M . « Alle 4 del mattino viene dato ordine dal generale Carboni , uscito pallido da un colloquio con Badoglio , che si trovava al Ministero della Guerra , che il corpo d ' armata motocorazzato doveva sganciarsi e ripiegare su Tivoli . « Il suo capo di S . M . gli fa presente l ' impossibilità di eseguire tale ordine senza compromettere le sorti delle unità già in parte impegnate o a contatto coi Tedeschi . « Carboni risponde che a Tivoli si trovava il re e tale argomento convince tutti . L ' ordine scritto viene firmato dal generale De Stefanis , unico rimasto , alle ore 5-6 del mattino . Carboni scompare fino alla sera del 9 . Le truppe si trovano in una tragica alternativa di ordini e contrordini . Calvi assume il comando del Corpo d ' Armata e conferma l ' ordine , che viene eseguito . « La sera del 9 si ripresenta Carboni che è del parere di trattare coi Tedeschi . Inizio delle trattative e intervento Caviglia . Rottura delle trattative durante il mattino del 10 . Carboni decide di combattere . Nuovo intervento Calvi . Carboni scompare . « Le truppe si sbandano . Altri generali fuggono e si travestono . « Alle ore 17 dell'8 settembre il generale De Stefanis riceveva una telefonata dal Gabinetto di Badoglio che gli comunicava di recarsi subito al Quirinale in sostituzione del generale Roatta che si trovava impegnato presso il Maresciallo Kesselring in colloquio di normale carattere operativo . « Il generale De Stefanis telefonava al Quirinale per accertarsi di tale invito sembrandogli strana questa chiamata urgente al palazzo del re e gli veniva confermata . « Alle 17,30 giungeva al Quirinale ed apprendeva che era stato convocato un segretissimo Consiglio della Corona . « Quasi improvvisamente si trovò quindi in una sala in presenza del re . Erano con lui convocati : Badoglio , Acquarone , Ambrosio , Sorice , Sandalli , De Courten , Guariglia . Sembra esclusa la presenza del generale Carboni . « Badoglio prende la parola e informa che data la situazione disperata , il re li aveva convocati per avere il loro parere . « Alle meraviglia che si manifestava sui volti dei presenti , Ambrosio informava che dal 3 settembre era stato firmato un armistizio con gli Anglo - Americani , armistizio del quale leggeva le clausole , e che gli Anglo - Americani avevano dato improvviso annuncio di esso contrariamente alle previsioni . « Tanto per opportuna conoscenza ai capi di S . M . dell ' Esercito , Marina , Aeronautica . Guariglia protesta per non essere stato informato della avvenuta firma . De Stefanis fa ogni riserva , data l ' assenza di Roatta , che egli prega di attendere , ma esprime personalmente parere contrario . Acquarone insiste per l ' accettazione immediata dell ' armistizio . « Badoglio è in stato di depressione nervosa . I più esprimono parere contrario . « Badoglio sembra che abbia esclamato : " Allora io devo cadere " . « Alle 18,15 circa giunge un radio di Eisenhower concepito in termini di ultimatum di due ore . « Di fronte a questo ultimatum , il panico e l ' incertezza prendono l ' animo di tutti i presenti . « Sembra che di fronte a una nuova richiesta Eisenhower abbia comunicato che garanzie per il futuro sarebbero state date con la più larga comprensione delle condizioni nelle quali si erano venuti a trovare l ' Italia e il suo Governo . « Alle 19 il re si alza in piedi e comunica che egli decide di accettare l ' armistizio e invita a redigere l ' annuncio italiano di esso , che doveva essere radiodiffuso alle ore 20 , ora nella quale scadeva l ' ultimatum anglo - americano . « De Stefanis si oppone all ' ultima parte di tale annuncio , cioè quella riguardante " da qualunque Potenza provengano le ostilità , ecc . " . « La sua tesi è infine accolta dallo stesso re e viene deciso che tale ultima parte venga tolta dall ' annuncio . Alle 19,30 il Consiglio si scioglie . « Alle ore 21 , De Stefanis , alla sua mensa di Monterotondo , presenti i generali Mariotti , Utili Surdi e Parone , esprime la sua meraviglia e il suo disappunto per l ' aggiunta della frase riguardante le ostilità con la Germania e che il re aveva deciso con il Consiglio di togliere . « Sembra che Badoglio avesse all ' ultimo momento di sua iniziativa messo la frase nell ' annuncio stesso . « Fino alle ore 24 , De Stefanis e gli altri ufficiali dello S . M . rimangono a Monterotondo . « Nel frattempo , ad una richiesta germanica di evacuare la Sardegna con la consegna dei pezzi da 88 contraerei tedeschi in dotazione ai nostri reparti , effettuata a mezzo del nostro Comando dell ' isola , De Stefanis rispondeva di aderire e di lasciar imbarcare i Tedeschi senza alcun disturbo . « Dopo , tutti si trasferiscono a Roma al palazzo Baracchini e Caprara . « Alle ore 6.30 del 9 settembre De Stefanis e Mariotti : partono per l ' Abruzzo . A Carsoli , punto di riunione , trovano l ' ordine di Ambrosio di proseguire per Chieti . De Stefanis prosegue per Avezzano dove ha la famiglia , sopraggiunta in auto da Mantova , e da ivi accompagnato dal ten . col . di S . M . Guido Perone , alle ore 15,30 , per Chieti , dicendo che alla sera avrebbe fatto ritorno . « Alle 18 è a Chieti ove Ambrosio presiede un rapporto dello S . M . Sono presenti i generali Roatta , Mariotti , Utili , Armellini , Salazar e altri ( ten . gen . Braida e capitano Barone a Roma attualmente ) . « Alle ore 21,30 dopo la mensa del presidio e dopo che Roatta ha impartito ordini al generale Olmi , comandante di una divisione di assumere il comando della piazza di Chieti , se ne partono tutti in gran fretta e in gran mistero ( fari spenti , macchine a brevi distanze per non perdere la strada , destinazione ignota ) . « Alla mezzanotte la colonna delle macchine giunge a Ortona a Mare . Alcune ore dopo giungono poche auto dalle quali discendono il re , la regina e il principe Umberto con un esiguo seguito . « La regina è disfatta e prende continuamente delle gocce . Il principe rimane isolato e in disparte , scosso da una forte tosse . « Il re conferisce con Ambrosio . Sono pure presenti Sandalli e De Courten . Poco dopo attracca un rimorchiatore . Al largo attende una pirocorvetta . Nella notte fonda il carico dei fuggitivi è compiuto . La nave è il Gleno . Ai carabinieri di scorta vengono distribuite lire cinquantamila . Alcuni ufficiali superiori , tra i quali il generale Cener della Direzione Superiore Trasporti , rimangono a terra » . Questo è il racconto di un testimonio oculare . Si può aggiungere che la famiglia reale si era nascosta nel Ministero della Guerra da dove si affrettò a partire non appena venne la notizia che i carri armati germanici stavano per sboccare in Piazza Venezia . La fuga fu precipitosa e molte carte e documenti rimasero sui tavoli o negli scaffali . Le casse contenenti denaro furono però regolarmente vuotate . Con questa vera e propria diserzione verso il nemico , caso unico e senza precedenti , la monarchia dei Savoia , nata dopo il Trattato di Utrecht del 1713 da una combinazione diplomatica delle grandi Potenze , che prima le diedero la Sicilia e poi in cambio la Sardegna , si avviava a una disonorante fine . Non diverso da quello del popolo italiano sarà il giudizio della storia .
Questo e poi basta ( Bocca Giorgio , 1963 )
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« Se aveste cinque milioni che ne fareste ? » Su 430 interrogati in un villaggio - città del Milanese , 372 dicono subito la casa , prima la casa poi il negozio , l ' automobile , il deposito in banca . È « la febbre del mattone » , qui altissima . Se in dieci anni , dal 1951 al 1961 , l ' attività edilizia dell ' Italia settentrionale sale da 100 a 170 , qui l ' indice supera quota 340 . Una casa per gli ex contadini locali e immigrati cui la rivoluzione industriale ha tolto « la paura di esporsi » sostituendola con paure più grandi . Cittadini di una età di transizione , eccoli presi dal panico dell ' incerto e del provvisorio , dall ' ansia di trovare qualcosa di sicuro e di stabile . Se prima la loro vita era basata sul binomio terra - sicurezza , ora è la casa - sicurezza che cercano . Magari una sicurezza illusoria , pagata a durissimo prezzo : debiti per tutta la vita , un castello di cambiali che sta in piedi a patto che non ci si ammali mai , che si abbia sempre lavoro . Quasi una scommessa contro tutto e tutti . Una casa , non un alloggio . Non dolce e accogliente come la home anglosassone ( odore di torta di mele e nostalgia ) , ma amica e necessaria , fuori di lei il pulviscolo sociale , la disintegrazione . Possibilmente « di tipo svizzero » , che poi risulta una mescolanza di tetti sghembi , di terrazzini meridionali , di tenui colori veneti . La casa unifamiliare , sempre più difficile ora che il prezzo dei terreni sale alle stelle imponendo i condominii a molti alloggi . Eppure i nuovi arrivati insistono , chiedono aiuti impossibili , si indebitano in maniera impossibile , vanno a lamentarsi dai sindaci . Quello di Cinisello gli dice : « Ma andiamo , siate ragionevoli , perché volete una casa per ogni famiglia ? Dovete associarvi , non avete i mezzi , il comune non può aiutarvi » . I più tacciono delusi , alcuni danno la risposta dei bambini : « Perché di sì » . Il collettivismo forzato della fascia industriale , il gomito a gomito urbano è pervaso da questo desiderio di isolamento familiare . E dal ripudio di ogni solidarietà del tipo contadino . L ' istituto delle case popolari osserva che dovunque gli inquilini aggiungono « chiusure , tramezze divisorie , separazioni » . E si sente dire : « Non mi piace che gli altri vedano quel che abbiamo nel piatto » . « Ognuno la pensa a modo suo , la gente adesso non è come una volta . » L ' indice « conflittuale » come lo chiamano i sociologi sale nelle vecchie abitazioni a corte , le cascine trasformate o i palazzi decaduti come la corte degli Arduino , a Sesto , un tempo sede comitale , poi convento , filanda , caserma e ora alloggio di immigrati . E si capisce che la gente delle corti litighi , si guasti : finita la collaborazione economica della comunità contadina , finite le parentele e le amicizie che nascevano da quella collaborazione , gli abitanti della corte si guardano con fastidio e sospetto . Sono tipi arrivati da regioni e da culture diversi , immessi repentinamente in un mondo nuovo diverso . Hanno bisogno di qualcosa che li difenda dalla disintegrazione : una casa loro . La doppia convenienza Alla prova delle migrazioni la famiglia contadina , organica , a più generazioni reagisce in modo estremo , spezzandosi o rinsaldandosi : familiari che si tengono uniti come in una cordata o che bruciano anche le memorie . « Queste cose o le fai in famiglia o non le fai » dice l ' immigrato della famiglia « in cordata » che si costruisce la casa nella notte . « A sentire la famiglia non ci saremmo mai mossi » dicono gli altri , anche le giovani coppie che si presentano ai parroci per raccontargli come sono fuggiti dal Sud e dai suoi matrimoni di convenienza . Nella regola , però , sono i matrimoni convenienti alla civiltà contadina che affrontano il brusco mutamento di temperatura sociale uscendone spezzati o rafforzati come da una tempra . Di quelli spezzati , a volte polverizzati , lui e lei chi sa dove , restano gli « orfani dell ' emigrazione » , abbastanza numerosi negli istituti del Milanese . Per gli altri c ' è un periodo di transizione in cui muore il primo matrimonio , della convivenza industriale . « La famiglia » dice il sociologo Diena « è , nella fascia , in una fase polemica . Non più la famiglia allargata , ma non ancora la famiglia nucleare . » La polemica sembra inevitabile appena la famiglia è , bene o male , sistemata , compiuto il trasferimento a catena o « a ciliegia » , costruita la casa , l ' unità di produzione trasformata in una unità di consumo . Allora i figli cominciano a guardare i genitori con occhi « milanesi » , dentro noia , superiorità e un po ' di affetto , mescolati . Sono tempi difficili per i genitori : nel nuovo mondo la loro autorità è scomparsa o tende a scomparire , come nella famiglia americana , ma il cameratismo che dovrebbe sostituirla qui non si vede ancora , fra anziani e giovani non c ' è convivenza , l ' attaccamento alle tradizioni contadine degli anziani non consente dialoghi amichevoli . Brutta faccenda , per gli anziani , il rapido progresso tecnologico : riescono a malapena a resistergli , se riescono , comunque non hanno più niente da insegnare ai figli . Intanto costoro han capito che il lavoro lo trovano più facilmente loro che gli anziani e misurano l ' insufficienza dei padri e delle madri a risolvere i problemi economici e sociali . Anche da questo nasce il desiderio di andarsene , di mettere su casa per conto proprio : spesso i giovani cercano nella futura moglie o nel futuro marito proprio ciò che manca al padre o alla madre , che è un ' altra chiave per spiegare la « febbre del mattone » , la ricerca affannosa della casa unifamiliare , questa ultima difesa degli anziani contro la duplice batosta dei cinquant ' anni quando retrocedono dal salario alla pensione e gli manca l ' aiuto dei figli che sposano . « La casa l ' abbiamo fatta pensando all ' avvenire dei figli ? » « La casa ce l ' hai , cosa cerchi ? » « Non pensateci , la alzeremo di un piano . » È l ' ultima ratio , l ' ultimo patetico ricatto : « Qui almeno i figli ve li guarderemo noi » . La nuova donna Non è poi mica vero che la donna sia soltanto mobile « qual piuma » , almeno non lo è per la donna nuova che si forma nella fascia , un misterioso miscuglio di progresso e di conservazione , di stabilità e di riformismo , ora pungolo ora remora nella grande avventura del trapianto familiare . Più ricettiva dell ' uomo alle mode , più interessata dell ' uomo , naturalmente , alla parità fra i sessi . Ma al tempo stesso più legata alle virtù contadine del risparmio , del sacrificio , della pazienza , capace di chiusure e di sacrifici di fronte ai quali l ' uomo già esita : « Se vivevamo laggiù con 20 mila al mese vivremo anche qui . Con il resto si fa la casa » . « Di che ti lamenti ? Come abitavamo laggiù abitiamo qui finché conviene . » Certi osservatori superficiali del mercato credono che spetti alle donne l ' aumento di tutti i consumi . È più esatto dire , nella fascia , che la donna decide soprattutto i consumi che servono la famiglia e la sua difesa , anche gli strumenti di svago : « Che vuole , il televisore ho dovuto comperarlo , se no chi le teneva in casa le figlie ? » . La difesa della famiglia anche ricreando , come si può , le occasioni degli svaghi comuni e sorvegliati : certe sale doppio cinematografiche a Cinisello , Desio eccetera si trasformano , il sabato sera , in club regionali dove i paesani chiacchierano , ridono e negli intervalli consumano il cibo portato da casa . Nell ' interno della famiglia , si diceva , l ' azione della donna è molteplice e , per certi aspetti , contraddittoria . I pregiudizi , l ' educazione sentimentale , il fardello di una tradizione antica , un certo calcolo autoritaristico la legano alla famiglia tradizionale ; ma intanto non perde occasione per sottrarsi alla autorità dispotica dell ' uomo e per rivendicare quella parità che conduce inevitabilmente alla famiglia ristretta . Alcune il diritto alla parità se lo sono guadagnate sul campo , guidando l ' emigrazione : lei che viene su da uno zio , da un fratello , con i figli per dar tempo a lui di vendere la casa o il campo . Lei che trova la casa e il lavoro per lui , che gli fa da guida nel nuovo mondo , che contribuisce , lavorando essa pure , al mantenimento della famiglia . Allora in casa ci si rende conto , poco a poco , che sono finiti i lavori collettivi dei contadini e dei pescatori , che la famiglia non ha più introiti propri , ma una somma di introiti . Gradualmente si fa strada il concetto che il guadagno della moglie , della figlia , della sorella non è automaticamente e totalmente un guadagno della famiglia . Pian piano si arriva al concetto della donna che dà alla famiglia la sua quota come l ' uomo : « Ho detto a mio padre che ero stufa di dare tutto in casa , gli ho detto di fissarmi la mia parte , lui mi ha dato uno schiaffo , ma adesso si è abituato » . E si diffonde l ' abitudine delle donne a farsi intestare beni immobili , ad avere un patrimonio proprio , a dividere la vita sociale del marito . Avere un figlio senza essere sposate è sempre una brutta faccenda , ma non è più un dramma . Qui il figlio puoi tenerlo e nessuno trova da ridire se sei in grado di mantenerlo . Perché qui l ' importante è questo , di avere sempre una copertura economica . Le donne lo capiscono prima degli uomini , è merito loro il controllo delle nascite , quasi automatico di fronte alle necessità del nuovo mondo : « Questo e poi basta » . Le donne fan presto a capire cosa costa allevare un figlio nei giorni duri e caotici della rivoluzione industriale . Su cento bimbi di immigrati nel Milanese una quarantina vengono affidati ad amici o parenti , una decina lasciati nei paesi di origine , venti affidati agli asili e gli ultimi venti , anche se potrà sembrare incredibile , lasciati senza alcuna custodia . Così la voglia di figliare passa : se la media delle famiglie in arrivo è di circa quattro figli quella delle famiglie costituite qui scende a due . La civiltà consumistica ed edonistica non ama le famiglie troppo numerose . O almeno non le ama finché non sono ricche abbastanza per concedersi quel lusso . E ci vuole tempo , parecchio tempo , prima che gli assetati di nuovi piaceri riscoprano che il piacere dei figli è il meno illusorio . I consumi inesistenti I consumi sono aumentati e aumentano , in tutta la fascia . Sicché volendo si possono applicare anche qui i teoremi americani del consumo concupiscente e simbolico . Solo che non bisogna perdere il senso delle proporzioni : siamo ancora , nel migliore dei casi , a un consumo di massa continuativo limitato a 35 , 40 persone su 100 , le altre 65 , 60 , appena al livello della sussistenza , neanche una lira dopo quelle necessarie al cibo , all ' alloggio e a un vestito . E la preparazione culturale di quelli che acquistano è talmente bassa che bisogna rivedere e adattare i sistemi di vendita . Per esempio quello della cornucopia straripante , dell ' abbondanza a portata di mano , tipica dei supermarket sembra peccare , a volte , per eccesso di fiducia economica e culturale . A Sesto , a Monza , a Legnano , i direttori dei grandi magazzini osservano sia i clienti che « comprano tutto e poi si arrabbiano » ( l ' insufficienza economica dopo il raptus consumistico ) sia quelli « tutti stupiti quando devono restituire una parte degli acquisti perché non ce la fanno a pagare » ( Insufficienza economica , ma anche analfabetismo , incapacità di leggere i prezzi . ) In tutta la fascia la razionalità dei self service deve fare i conti con l ' ignoranza del pubblico : inutile dividere le taglie degli abiti secondo il colore degli attaccapanni , il rosso taglia grande , il giallo taglia media , il verde piccolo , se poi i clienti non sanno leggere il cartello con le indicazioni . Ed è frutto dell ' ignoranza , più che della povertà , l ' equivoco che sta alla base dei numerosi furti : servirsi da soli eguale a mancanza di controlli . Poi finisce che le ragazze vengono trovate con addosso il costume da bagno indossato sotto i vestiti , nel camerino di prova ; e gli uomini con le matite , gli accenditori , i portamonete e le altre cose piccole nelle tasche . Ecco un altro modo di definire le due avventure : nel West della conquista , furti di mandrie e di cassette d ' oro , qui furti da supermercato . Il Milanese è molto più civile del West : perciò vi si ruba speculando , nei limiti del codice .
Sotto le bombe col cuore stretto ( Sofri Adriano Lombardo Radice Lucio , 1995 )
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Dirò quello che ho visto e sentito in un solo giorno . Ho visto cadere la granata che ha ucciso un bambino di 12 anni nel bagno della sua casa . Ho visto un uomo grande e grosso caricare i corpi dei morti e dei feriti su un ' auto , sul lungofiume e poi entrare in un bar , pieno di sangue , e mettersi a piangere . Ho sentito le bombe cadere dappertutto sulla città , al Ponte Latino , intorno alla Presidenza , sulla città Nuova . Ho ascoltato le istruzioni per il nuovo soggiorno . Tenere un rubinetto spalancato , per svegliarsi di colpo se arrivasse l ' acqua - non è arrivata da più di un mese . Dormire nel corridoio interno . Raccogliere l ' acqua piovana con un tubo derivato dalla grondaia ( per fortuna , ci sono dei temporali pomeridiani ) . Risparmiare le candele : ora costano il doppio . Non uscire di casa , se non è necessario : nessun punto della città è più risparmiato dai bombardamenti . Di fatto , il bombardamento indiscriminato di Sarajevo è cominciato . Soprattutto , stare alla larga dai luoghi frequentati dai bambini , gli asili , i cortili dei giochi , l ' ansa del fiume a Bentbasa : è lì che bombardano di più . Usare l ' acqua piovana per lavare i vestiti . Con l ' acqua risciacquata , lavare quel che si può del gabinetto e della casa . Pregare Dio quando si va , di notte , alle fontane , a caricare l ' acqua . Ricordarsi che non è potabile , benché tutti la bevano . Pensare col cuore stretto a quelle povere persone di Srebrenica . Raccogliere cartoni , schegge di legno , stoffa vecchia per fare un po ' di fuoco in casa : per il caffè , almeno , o per il latte ai bambini piccoli . Imparare a distinguere , anche se è sempre più difficile , il fragore dei tuoni da quello delle bombe e da quello degli aerei della NATO . Ricordarsi della vita di prima per provare a resistere alla pazzia . Continuare a dirsi , senza rallentare il passo : « Come sta ? » . « Bene , grazie , e lei come sta ? » ; e senza scrutare in ogni passante che si incrocia il proprio imminente compagno di morte . Procurarsi della verdura per le vitamine , e perché si può mangiare cruda . Non mangiare verdura cruda senza lavarla bene , perché le malattie intestinali dilagano . Del resto , dove procurarsi l ' acqua , e dove la verdura ? Inoltre , anche gli infarti dilagano . Non si potrà dire più , a Sarajevo : « di morte naturale » . Sebbene stiano al chiuso più che possono e per strada corrano , e si siano fatte esperte di guerra ai civili , le persone di Sarajevo sono braccate dalla morte . Alle nove c ' è il coprifuoco . Quando è sceso il buio completo , la conversazione nella casa si è fatta rada . Uno mi ha detto : « Dovevi aspettare ancora un po ' a venire , dovevi aspettare venerdì » . Venerdì a Londra si riuniscono . Poi nessuno ha più parlato . Si sentiva solo il frastuono delle granate , e un pianto di bambino . Le persone stanno zitte , e immaginano una sera d ' estate in cui sia venuta la pace , e si ritrovino vive , piene di allegria , calma e affetto . Dura da tanto tempo che questo pensiero è diventato raro e doloroso . Rende deboli . I bambini dai quattro anni in giù , a Sarajevo non sanno che possa esistere una sera senza bombe , e forse è meglio che non lo sappiano . Stamattina ho visto anche Mirza . La prima volta era un bambino , ora è quindicenne ed è alto un metro e 97 . Gli avevo detto di imparare a giocare a basket , che gli avrebbe potuto servire per trovare un posto all ' estero . Ha montato un tabellone in un piccolo scantinato , passa ore ad allenarsi da solo : ma ormai è alto quasi fino al soffitto . Avrà dei problemi , con un campo regolamentare . Avranno tutti dei problemi . Venerdì a Londra si discuterà se passare al ricorso internazionale alla forza o permettere ai bosniaci di armarsi . Fino a qualche tempo fa era un ' alternativa : ora non lo è più . Ora è indispensabile decidere ambedue le cose . Non si deciderà né l ' una né l ' altra , vero ? Il governo italiano è stato il più svelto a farlo intendere . Forse si deciderà di aprire la « strada blu » per Sarajevo ? O è troppo , anche questa misura di polizia stradale ? Ecco come sono arrivato io , martedì . L ' unica via , il sentiero sterrato del monte Igman , era chiusa . I militari bosniaci hanno lasciato passare la nostra auto , perché avevamo caricato delle borse frigorifere con l ' occorrente per operazioni urgenti all ' ospedale di Sarajevo . Abbiamo risalito l ' Igman , io , Zlatko Dizdarevic , e Edo Smajc , in una solitudine irreale . L ' Igman era un bellissimo monte fiorito , se non per le troppe cime di abete mutilate dai proiettili . Quando ci siamo avventurati nella discesa , negli ultimi chilometri da fare allo scoperto sotto il tiro dei carri armati e dell ' artiglieria serba , l ' auto , troppo pesante , ha sbattuto sul fondo sconnesso e ha rotto la leva del cambio . Avevamo un ' utilitaria : chi viene a Sarajevo a sue spese , e anzi a portare denaro , non può permettersi le auto blindate . Ci hanno tirato addosso con la mitragliatrice , centinaia di colpi , a raffiche così fitte che la strada davanti a noi ribolliva come di una grandinata . Edo ha buttato l ' auto a precipizio , senza marce , saltando sulle pietre e sui tornanti , fino al riparo in fondo dove siamo arrivati con un rottame , e i soldati bosniaci non sapevano se ridere o piangere . Edo ne ha tratto una conferma al fatalismo locale : come Dio vuole . Un ' ora più tardi , dopo il tunnel , siamo arrivati al check - point di Dobrinja mentre portavano via un morto e i feriti di una granata appena caduta . Questo ho visto e sentito . Mentre scrivo , non sono passate 24 ore dal mio arrivo . Magari questo racconto servisse a inquadrare meglio la questione della « strada blu » . Comunque , di qui a venerdì c ' è ancora tanto tempo . Un po ' mi vergogno di una penna che descriva questo senza che , un minuto dopo , gli aerei del mondo libero si alzino in volo . Ma in realtà l ' hanno fatto , sono qui sulla nostra testa , ne sento il rombo - o è il tuono ? o il mortaio ? - . No , è il loro , è il rumore del sorvolo d ' ordinanza , in cerchi sempre più stretti , come quelli degli uccelli da carogna sulla città che muore .
ECLISSI O TRAMONTO? ( - , 1944 )
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Gli artefici del tradimento e in primo luogo il re capobanda , i suoi generali e i suoi consiglieri fuggiaschi ad Ortona si resero conto anche vagamente di quel che facevano ? Furono coscienti criminali o criminali incoscienti o le due cose insieme ? Eppure le conseguenze erano prevedibili con matematica esattezza . Era facile prevedere che al magico suono della parola " armistizio " tutte le Forze armate si sarebbero polverizzate ; che i Tedeschi si sarebbero premuniti disarmandole sino all ' ultima cartuccia ; che l ' Italia , divisa oramai in due parti , sarebbe stata un campo di battaglia , che l ' avrebbe convertita in una " terra bruciata " ; che l ' inganno tramato contro l ' alleato e il successivo tradimento avrebbero pesato , come peseranno , per un imprevedibile periodo di tempo , sull ' avvenire dell ' Italia ; che d ' ora innanzi sarebbe stata considerata come una universale verità l ' identità stabilita fra " Italiano " e " traditore " ; che la confusione e l ' umiliazione degli spiriti sarebbero state enormi . Diradata la immensa nube di polvere sollevata dal precipitare di tutta l ' impalcatura statale , vuotati col saccheggio , prima delle truppe , poi della plebe , i magazzini militari , fu possibile notare due cristallizzazioni di quel che rimaneva della coscienza nazionale : la prima consisteva nel considerare liquidata la monarchia . Un re che fugge verso il nemico ; un re caso unico nella storia che consegna volontariamente allo straniero al sud nemico , al nord alleato tutto il territorio nazionale , è un uomo che si condanna da sé al vituperio delle generazioni presenti e future . Seconda constatazione : i magazzini militari erano pieni . Montagne di equipaggiamenti di ogni genere e cataste di armi , in gran parte moderne , che non erano state distribuite alle truppe . In data 22 aprile 1943 , tre mesi appena prima della crisi , l ' ingegnere Agostino Rocca , amministratore delegato dell ' " Ansaldo " , mandava questo rapporto al Duce : « Duce , ritengo opportuno darvi qualche notizia circa la produzione di artiglierie dell ' Ansaldo . Nei primi trentun mesi di guerra ( luglio 1940-gennaio 1943 ) le nostre officine hanno prodotto 5049 complessi di artiglieria . Nei primi trentun mesi della guerra passata ( giugno 1915-gennaio 1917 ) la vecchia e gloriosa Giovanni Ansaldo ne produsse 3699 . « Dal diagramma allegato si rileva che per fare i 5049 cannoni abbiamo impiegato 15 milioni di ore lavorative , mentre nella guerra passata , 3699 ne richiesero 6 milioni . « Dallo stesso specchio si rileva che le artiglierie odierne , con alte velocità iniziali , e quindi con sforzi più elevati , richiedono lavoro assai maggiore che non le artiglierie della guerra passata , e ciò malgrado il progresso verificatosi nelle macchine e negli utensili . Dal diagramma allegato D si rileva che all ' inizio della guerra del 1940 la potenzialità produttiva era più elevata che nel giugno 1915 , perché le predisposizioni adottate nel 1939-1940 furono ispirate da più larga visione di quelle del 1914-1915 . In questo come in tutti gli altri settori l ' industria italiana , grazie alle previsioni autarchiche e corporative del regime , si è trovata nel 1940 in uno stato di preparazione assai superiore a quella del 1915 . Dallo stesso diagramma si rileva che la produzione ha raggiunto il suo massimo nel 1941 ed è lievemente declinata nel 1942 , mentre la potenzialità degli impianti consentirebbe una produzione circa doppia di quella effettuata nel 1941 . « Tutto ciò dimostra che i programmi di potenziamento da voi approvati nel 1939-1940 e attuati dalle aziende dell 'I.R.I . consentivano di fare largamente fronte ai bisogni delle Forze Armate » . Dunque : un solo stabilimento aveva prodotto cinquemila bocche da fuoco ! La caduta è stata di quelle che gli Spagnoli chiamano " verticali " . Il raffronto fra quel che era l ' Italia nel 1940 e l ' odierna , così com ' è stata ridotta dalla resa a discrezione , che un popolo degno di questo nome non avrebbe mai salutato con esplosioni di giubilo come quelle che avvennero dopo l'8 settembre e delle quali una eco abbastanza forte giunse anche al Rifugio del Gran Sasso , il raffronto , dicevamo , è veramente angoscioso . Allora l ' Italia era un Impero , oggi non è nemmeno uno Stato . La sua bandiera sventolava da Tripoli a Mogadiscio , da Bastia a Rodi , a Tirana ; oggi è dovunque ammainata . Nel territorio metropolitano sventolano bandiere nemiche . Gli Italiani erano ad Addis Abeba , oggi gli Africani bivaccano a Roma . Qualsiasi italiano di qualsiasi età , categoria , vecchio , giovane , uomo , donna , operaio , contadino , intellettuale si ponga la domanda : valeva la pena di arrendersi e di infamarsi nei secoli per giungere a questo risultato ? Se invece di firmare la capitolazione la guerra fosse continuata , l ' Italia si troverebbe in una situazione peggiore di quella nella quale si trova dall'8 settembre in poi ? Oltre alla catastrofe " morale " non v ' è italiano che non risenta su di sé le conseguenze fatali di quella decisione . Non v ' è famiglia italiana che non sia stata travolta nel turbine , mentre le famiglie dei trecentomila Caduti si domandano se il sacrificio del loro sangue sia stato vano . A furia di ripetere la parola " tradimento " si corre il rischio di perderne il significato , di dubitare dell ' esistenza stessa del fatto . Ma , piantare un pugnale nella schiena all ' alleato col quale sino al bollettino di guerra del giorno precedente si è combattuto insieme , non è il più nero , il più classico dei tradimenti ? E davanti ai dubbi dell ' alleato , davanti alle sue legittime richieste , mentire sino all ' ultimo , mentire anche quando le emittenti nemiche già diramavano l ' annuncio della capitolazione , non è il più nero e il più classico degli inganni ? Vi è un punto bruciante sul quale è necessario fermare l ' attenzione degli Italiani : la responsabilità del tradimento dinanzi al mondo . Se la responsabilità specifica del tradimento , nel nostro Paese , può essere determinata e fatta ricadere su taluni individui e categorie , la vergogna del tradimento ricade sulla totalità degli Italiani . Per gli stranieri è l ' Italia che ha tradito , l ' Italia come dato storico , geografico , politico , morale . Il clima dove il tradimento ha potuto perpetrarsi è italiano . Tutti hanno in maggiore o minore misura contribuito a creare questo clima , ivi compresi milioni e milioni di assidui ascoltatori di radio - Londra , i quali sono responsabili di avere determinato in sé e negli altri lo stato odierno di incosciente abulia . Anche la storia ha il suo dare e avere : il suo attivo e passivo . È giusto che ogni italiano sia orgoglioso di appartenere alla terra dove sorsero uomini come Cesare , Dante , Leonardo , Napoleone : un raggio di quegli astri si riverbera su ogni italiano : ma lo stesso accade per la vergogna e il disonore ; un elemento si rifrange su tutti e su ognuno di noi . Per cancellare l ' onta , per ristabilire l ' equilibrio , non v ' è che la prova delle prove : quella del sangue . Solo attraverso questa prova si potrà rispondere ad un altro non meno angoscioso interrogativo : siamo di fronte ad un eclissi o a un tramonto ? Nella storia di tutte le Nazioni ci sono periodi simili a quelli che l ' Italia attualmente traversa . Qualche cosa del genere dovette accadere e accadde in Russia dopo la pace di Brest - Litowsk . Il caos nel quale sorse il leninismo durò praticamente sei anni . Quanto è accaduto di poi dimostra che si trattava di un eclissi , non di un tramonto . Eclissi fu quello della Prussia dopo Jena , battaglia nella quale i Tedeschi si batterono come sempre eroicamente e perdettero , falciato dalla morte , quello che fu chiamato il " fiore dell ' esercito di Prussia " e lo stesso comandante in capo , duca . di Brunswick . Gli intellettuali italiani di oggi tengono un atteggiamento non diverso da quello di Johannes von Muller , il Tacito tedesco . Lo stesso Hegel salutò in Napoleone l ' anima del mondo , allorché il vincitore traversò Jena . I vessilliferi dell ' illuminismo berlinese si profusero in saluti al " liberatore " . Non ci fu allora un principe Doria Pamphili , berlinese , sotto la specie del conte Von der Schulemburg - Kehnert ? Ma fu un eclissi . La coscienza nazionale prussiana ebbe un risveglio potente e rapido . Le grandi tradizioni fridericiane erano soltanto sopite . Uomini come Stein , Gneisenau , Schaarnhorst furono i campioni della ripresa . E soprattutto il filosofo Fichte coi suoi discorsi alla nazione tedesca . Bisogna rileggerli . È una lettura corroborante anche per gli Italiani del 1944 . Udite come parla dei Romani questo grande fra i filosofi della Germania : « Che cosa animò i nobili romani ( le cui idee e il cui modo di pensare vivono ancora e respirano fra noi attraverso i loro monumenti ) , che cosa li animò a tante fatiche e sacrifici , a tante sofferenze durate per la Patria ? Essi stessi ce lo dicono chiaramente . La speranza sicura nella eternità della loro Roma , la certezza che in questa eternità essi stessi vivrebbero eterni attraverso i tempi . E questa speranza , in quanto era fondata e aveva la forma in cui essi avrebbero dovuto concepirla se avessero preso conoscenza di sé , non li ha delusi . Ciò che era veramente eterno , nella loro eterna Roma , vive anche oggi , ( ed essi così continuano a vivere fra noi ) e vivrà fino alla consumazione dei secoli » . È necessario quale conseguenza della tremenda espiazione di oggi che il sentimento dei Romani diventi il dato della coscienza degli Italiani e cioè che l ' Italia non può morire . Gli Italiani devono rivolgersi le domande che Fichte stesso in una delle sue lezioni poneva al mondo tedesco : « Bisogna mettersi d ' accordo - egli diceva intorno alle seguenti domande : 1° ) se sia vero o no che esiste una Nazione tedesca e se la possibilità per essa di perdurare nella sua essenza propria e indipendente sia minacciata ; 2° ) se meriti o no di essere conservata ; 3° ) se ci sia un mezzo sicuro ed efficace per conservarla e quale esso sia » . La Prussia rispose a queste domande con le divisioni di Blücher a Waterloo . Per quanto riguarda l ' Italia , si può rispondere che una Nazione italiana esiste ed esisterà , che merita di essere conservata e che per questo è necessario che dei due fattori che oggi pesano sulla coscienza : la disfatta e il disprezzo , sia annullato il più grave , l ' ultimo , nell ' unico mezzo possibile e insostituibile : tornando a combattere coll ' alleato o , meglio detto , cogli alleati . Issando ancora e sempre la vecchia bandiera della Rivoluzione fascista , che è la bandiera per la quale e contro la quale il mondo si è schierato in due campi opposti . La guerra iniziatasi per non avere ottenuto un " corridoio " tedesco nel " corridoio " polacco è già finita ; quella che si fa oggi è una vera e propria guerra di religione che sta trasformando Stati , popoli , continenti . In una specie di diario che Mussolini ha scritto alla Maddalena e che un giorno potrà vedere la luce , sta scritto : « Nessuna meraviglia che il popolo abbatta gli idoli ch ' esso stesso ha creato . È forse l ' unico mezzo da applicare per ricondurli nelle proporzioni della comune umanità » . E più oltre : « Fra qualche tempo , il Fascismo tornerà a brillare all ' orizzonte . Primo , in conseguenza delle persecuzioni di cui i " liberali " lo faranno oggetto , dimostrando che la libertà è quella che ognuno riserva per sé e nega agli altri ; secondo , per una nostalgia dei " tempi felici " che a poco a poco tornerà a rodere l ' animo degli Italiani . Di ciò soffriranno in modo particolare tutti i combattenti delle guerre europee e specie africane . Il " male d ' Africa " farà strage . « Quando Napoleone chiuse il suo ciclo , commettendo la grande ingenuità di contare sulla cavalleria dei Britanni , i vent ' anni della sua epopea furono rinnegati e maledetti . Gran parte dei Francesi di allora e taluni anche oggi lo condannarono come un uomo nefasto che per tentare di realizzare i suoi smisurati sogni di dominazione aveva condotto al massacro milioni di Francesi . La sua opera anche nel campo politico fu misconosciuta . L ' impero stesso fu ritenuto un paradosso anacronistico nella storia di Francia . Gli anni passarono . L ' ala del tempo si distese sui lutti e sulle passioni . La Francia ha vissuto e dal 1840 vive ancora nel solco luminoso della tradizione napoleonica . I venti anni napoleonici , più che un dato della storia , sono un dato oramai indissociabile della coscienza nazionale francese . Forse accadrà in Italia qualche cosa del genere . Il decennio che va dalla Conciliazione alla fine della guerra di Spagna il decennio che sollevò di colpo l ' Italia al livello dei grandi imperi il decennio fascista , durante il quale fu permesso a tutti gli uomini del nostro sangue disseminati in ogni terra di tenere alta la fronte e di proclamarsi senza arrossire " Italiani " , di questo decennio si esalteranno le generazioni nella seconda metà di questo secolo ; anche se oggi nella durezza dei tempi tentano , invano , di cancellarlo » . E altrove , sempre nel diario della Maddalena : « Per redimersi bisogna soffrire . Bisogna che i milioni e milioni di Italiani di oggi e di domani vedano , sentano nelle loro carni e nella loro anima che cosa significa la disfatta e il disonore , che cosa vuol dire perdere l ' indipendenza , che cosa vuol dire da soggetto diventare oggetto della politica altrui , che cosa vuol dire essere completamente disarmati ; bisogna bere nell ' amaro calice fino alla feccia . Solo toccando il fondo si può risalire verso le stelle . Solo l ' esasperazione di essere troppo umiliati darà agli Italiani la forza della riscossa » .
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Roma , 28 novembre , notte - Attraverso le serratissime maglie del segreto istruttorio è trapelato oggi , a Roma ( ed è stato confermato ufficiosamente in serata ) , uno degli elementi - e ne devono esistere molti altri , si suppone - che alimentano la tranquilla sicurezza della magistratura e della polizia sulla responsabilità di Raoul Ghiani per l ' assassinio di Maria Martirano . Questo « asso nella manica » delle autorità inquirenti è una giovane donna , sicura di sé e della sua buona memoria . Spieghiamo perché la polizia attribuisca tanto rilievo a quel che il personaggio cardine del « giallo » di via Monaci ha rivelato e potrà ancora dire . Questo personaggio ha visto l ' uccisore di Maria Martirano , la sera del l0 settembre , a non più di un metro di distanza : e ha riconosciuto , in una fotografia , Raoul Ghiani . Da più parti si accennò , ieri , alle affermazioni di un meccanico , Benito Sensoli , il quale si trovava in un ' automobile , a una trentina di metri dal portone della Martirano , e scorse , la sera del delitto , un ' auto grigia che aveva sostato proprio in quel punto . Dalla macchina scese un uomo che si diresse verso l ' edificio in cui alloggiava la vittima del crimine . La deposizione del Sensoli è , non diciamo contraddetta , ma rettificata da quella della teste cui accennavamo : anche essa scorse l ' auto grigia , e notò la discesa di quel passeggero , che tuttavia proseguì e si dissolse nell ' ombra : e l ' abbaglio del meccanico è spiegato perfettamente dalla posizione in cui egli si trovava . Ma la « testimone - pilota » dell ' istruttoria passò davanti al portone , alle 23.30 circa , proprio mentre vi entrava un giovanotto : i due si trovarono pressoché gomito a gomito . Il giovanotto era giunto fin là a piedi . Si trattava di Raoul Ghiani ? La giovane - una domestica di prepotente avvenenza , con i capelli a coda di cavallo , a servizio presso una coinquilina della povera signora Martirano - è stata già interpellata dalla polizia subito dopo il delitto ed ha dato , del passante , una descrizione che non si discosta da quella dell ' arrestato ; ha poi ravvisato il passante , ripetiamo , nella fotografia dell ' incriminato . Un confronto , quando il Ghiani sarà stato trasferito a Roma , offrirà alla testimone e alla polizia una ulteriore conferma ( o una smentita ) a questi riconoscimenti . È chiaro , per chiunque abbia buon senso , che riconoscimenti di questo genere offrirebbero ben scarso appoggio alle tesi accusatorie se non si aggiungessero ad altri , meno labili indizi . Si ha comunque una riprova del metodo al quale si attengono i giudici e i funzionari della « mobile » risoluti a tenere in serbo a lungo le loro carte migliori . Il fatto nuovo di oggi - alludiamo all ' entrata in scena della « testimone - pilota » - spazza via anche le ovvie perplessità che erano state suscitate dalle dichiarazioni di Benito Sensoli . È mai possibile , ci si domandava , che il Ghiani , ove si accetti la sua missione di « sicario » , si provvedesse a Roma di un ' automobile privata coinvolgendo altri individui , ossia , nel futuro , altrettanti possibili testi l ' accusa , in un ' impresa che richiedeva , come requisito essenziale , la segretezza ? Era forse stretto dal tempo , il « sicario » ? Niente affatto . Se davvero aveva usato l ' aereo che giunge a Roma alle 21 , doveva trovarsi in centro non più tardi delle 22 , e poteva tranquillamente arrivare in via Monaci col cavallo di san Francesco . E quanto al ritorno alla stazione Termini - o alle stazione Tiburtina se si fosse servito della Freccia del Sud - gli sarebbe stato sempre più agevole e semplice sbrigarsi a piedi , o con un tassì preso in un posteggio non immediatamente adiacente , piuttosto che doversi disfare di una macchina altrui . Aggiungeremo una considerazione che è ovvia : un ' automobile - e pare che il guidatore di quella indicata dal meccanico si fosse oltretutto abbandonato a frenetici colpi di acceleratore - desta sempre maggiore attenzione e curiosità , a sera inoltrata , e in una via tranquilla , di un pedone che striscia lungo i muri . Ma , osserverà più d ' uno , le testimonianze , i riconoscimenti , lasciano adito a dubbi , a perplessità , approfondiscono , piuttosto che colmarlo , il solco che divide le schiere - automaticamente generate da ogni « caso » criminale indiziario - degli innocentisti e dei colpevolisti . Si preferirebbe la certezza scientifica : ad esempio un responso inequivocabile dell ' esame delle impronte digitali . E già ieri le notizie , che in queste vicende sensazionali precedono talvolta gli avvenimenti , avevano riferito dell ' invio a Roma delle impronte prese al Ghiani , subito sottoposte ai controlli del capo dell ' Istituto superiore di polizia scientifica , dott. Marrocco . In realtà il rilievo delle impronte è stato eseguito solo oggi , e il loro vaglio comincerà al più presto domani . Ma si ha la sensazione che le autorità non facciano molto affidamento sul valore di questa traccia . Un paio di guanti , o più semplicemente la scarsa chiarezza delle impronte rinvenute nell ' alloggio dell ' uccisa , bastano per svuotare di ogni importanza questo indizio . La polizia dedica invece molto impegno alla demolizione dell ' alibi di Raoul Ghiani : e , per questo , fruga senza requie nei documenti di quel volo Milano - Roma - il volo AZ 412 dell ' Alitalia , per l ' esattezza - che avrebbe consentito al « sicario » di poter eseguire , entro i tempi fissati , il suo mostruoso piano . Il direttore generale della compagnia aerea ha stamane richiamato , dall ' archivio , le liste dei passeggeri non solo di quel giorno ma anche dei giorni precedenti , e ogni altro incartamento che potesse riuscire utile . Il fascicolo è stato consegnato alle autorità . Il « signor Rossi » sarebbe giunto alla Malpensa , quella sera , all ' ultimo istante , trafelatissimo : il che riesce perfettamente spiegabile se si identifica il Ghiani nel signor Rossi , perché non è facile compiere in un ' ora - e in uno dei periodi di punta del traffico milanese - il percorso dalla città alla Malpensa . Sull ' apparecchio presero posto 29 viaggiatori , 5 dei quali , stranieri , giungevano da Barcellona . È possibile che la hostess Irina Vitali riesca a ravvisare oggi , in Raoul Ghiani , il frettoloso e ritardatario signor Rossi ? L ' interrogativo avrà una risposta quando la Vitali sarà convocata - e pare che questo non sia ancora avvenuto - dal giudice istruttore . La Vitali , nata 24 anni or sono a Val d ' Isarco , nell ' Alto Adige , non è più in servizio sulle linee dell ' Alitalia . Ha lasciato la società , per ragioni personali , fin dalla metà di ottobre : e ha anche abbandonato il suo alloggio romano , in via Prenestina 62 . La ragazza , che nella capitale era fidanzata con un medico , il dott. Maurizio Monteleone , abitante in viale Parioli 19 , si è trasferita nei giorni scorsi a Innsbruck insieme al padre , impiegato delle Ferrovie , che fa parte della delegazione delle Ferrovie nella città austriaca . Sono trascorsi più di due mesi dall ' epoca del delitto . Irina Vitali avrà conservato qualche reminiscenza , anche vaga , del precipitoso arrivo di quel giovane passeggero senza bagaglio - la circostanza è stata accertata documentalmente - per il quale fu riaccostata all ' aereo , già pronto a muoversi , la scaletta che era stata allontanata ? Solo il confronto diretto tra la hostess e l ' accusato risolverà il dubbio . La calma con la quale la magistratura procede a questo accertamento è d ' altronde una ennesima conferma dell ' esistenza di parecchi indizi meno aleatori . Giovanni Fenaroli , protagonista torbido di questa storia che rasenta - per la complicazione dei suoi truci congegni - i limiti dell ' incredibile , ha trascorso la giornata , a Regina Coeli , in assoluta solitudine e in illusoria calma . Di buon mattino ha chiesto due pacchetti di sigarette - fuma parecchio - e ha divorato di buon appetito un cappuccino con due panini : proprio una colazione da professionista che rompe il digiuno nel tragitto da casa all ' ufficio . Ha poi consumato docilmente , a mezzogiorno , il rancio comune . Forse temeva - e sperava insieme - di essere interrogato : ma nessuno ha chiesto di lui . Questa tranquillità è di cattivo augurio . Gli ultimi due giorni , prima che lo arrestassero , Giovanni Fenaroli veniva convocato dal giudice istruttore Modigliani , e poi lasciato ad aspettare e a macerarsi senza essere ricevuto . È corsa voce che un magistrato avesse interrogato il rag . Egidio Sacchi , le cui ammissioni hanno posto la polizia sulle tracce di Raoul Ghiani , ma si crede che anche il factotum della Fenarolimpresa non sia stato disturbato . La moglie del Sacchi - che ha un bimbo in tenera età - ha chiesto di poter parlare col marito : non le è stato concesso , ed è facile dedurre , da ciò , che anche la posizione di Egidio Sacchi non è stata del tutto chiarita . È pertanto evidente che , nella capitale , ogni indagine è praticamente paralizzata in attesa che i magistrati e i funzionari della mobile « distaccati » a Milano esauriscano la prima fase dell ' inchiesta . Quando Raoul Ghiani sarà trasferito a Roma - per affrontare la difficilissima prova dei confronti con Giovanni Fenaroli e con Egidio Sacchi - le autorità avranno ormai messo a punto tutti gli ingranaggi dell ' istruttoria : i confronti potranno sfociare nel crollo di uno dei due presunti colpevoli , o in altri dinieghi : e a questa alternativa corrisponde l ' altra : fra un processo senza ombre e un processo indiziario .
SE FOSSE VIVO PIO LA TORRE ( Vasile Vincenzo , 1999 )
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Pio La Torre , il dirigente comunista che legò a Comiso non solo gli ultimi anni della sua vita ma forse anche la sua sorte per mano mafiosa , sarebbe certo contento : in questa cittadina siciliana dove quasi vent ' anni fa si decise di dispiegare con le batterie di centododici missili Cruise un formidabile apparato bellico per combattere l ' ultimo capitolo della " guerra fredda " , saranno ospitati cinquemila profughi kosovari . La base militare in disuso , da emblema di guerra si trasforma in un ' icona di solidarietà , ora che la guerra da " fredda " è diventata calda e guerreggiata . Il mondo è cambiato , come fosse passato un secolo , da quel dicembre 1981 , quando un portavoce della Nato a Bruxelles inaugurò la vicenda di Comiso con una gaffe di quelle che rivelano la distanza siderale tra gente e stanze dei bottoni : " I missili ? Non preoccupatevi : li installeremo in un ' area desertica della Sicilia " . La contrada sulle carte militari , è vero , si chiama " Deserto " . Ma è un nome antico , conseguenza di un ' epoca lontana , quando il sud est della Sicilia era una brulla pietraia calcinata dal sole . Deserto ? Il paesaggio parla di fatica secolare e di lavoro : i muri a secco messi su , pietra su pietra , limitano come una ragnatela i confini di una campagna resa fertile dall ' uomo , strappata pezzo a pezzo alla desolazione . C ' era nell'81 a Comiso uno sconosciuto e colto professore che curava la biblioteca del Municipio . Raccolse e stampò i negativi di un fotografo locale e allestì una mostra con tutte le facce ( e le braccia ) dei contadini che s ' erano sudata con le lotte e il lavoro un ' agricoltura sviluppata : la vera e propria industria verde dei cinque , sei raccolti annuali dei primaticci coltivati in serra . Il professore si chiamava Gesualdo Bufalino . Aveva alcuni splendidi racconti nel cassetto . Al Comune il sindaco , Giacomo Cagnes , era uno di quelli che nel 1944 avevano proclamato una " Repubblica " anarchica e socialista , soffocata nel sangue . In zona - a Comiso e nella città accanto , Vittoria - le percentuali elettorali della sinistra toccavano e superavano quelle dell ' Emilia Romagna . Su questa gente dal Dna controcorrente in una Sicilia dominata dalla mafia , dove spadroneggiavano Lima , gli esattori Salvo , Ciancimino , s ' abbatté come un fulmine la notizia degli euromissili . Che furono dislocati a Comiso , non si capì mai bene se contro la " minaccia " dell ' Est comunista ( dopo il dispiegamento degli SS-20 sovietici del Patto di Varsavia ) o contro quella del Sud del mondo . E se Comiso non è un deserto , sicuramente si trova a Sud del Sud , nello zoccolo sudorientale dell ' isola , che sulla carta geografica è a Meridione rispetto alla Tripoli di Gheddafi . Comunque sia andata - qualsiasi fossero i veri piani degli strateghi di una guerra che per fortuna non venne mai combattuta - la bandierina della Nato fu piantata lì , in mezzo alle serre della contrada che aveva il nome ingannatore di " Deserto " . Accettata dal governo Spadolini , edificata dal governo Craxi , la base degli euromissili , poi presa in carico direttamente dagli americani , sorse sul luogo dove durante il secondo conflitto mondiale era stato costruito un aeroporto militare , il " Magliocco " . E questo scalo aveva già precorso il suo destino altalenante tra pace e guerra essendo già stato brevemente riconvertito negli anni Sessanta a supporto del lavoro dei contadini di Vittoria e Comiso , che imbarcavano sugli aerei i loro prodotti risparmiando in tempo e denaro sui trasporti . Durò poco . Chiuso nei primi anni Settanta , mai più riaperto , senza dar ascolto a richieste e proteste dei contadini , il " Magliocco " era stato abbandonato come un relitto in mezzo alla campagna . La sera dell ' annuncio di Bruxelles , andando a Comiso per cercare il posto della futura " base " fu persino difficile trovare la strada , ormai priva di segnalazioni . Il cartello dell ' " Alt , zona militare " arrugginito e illeggibile , un cancello sfondato , le due " piste " coltivate a carciofi , le auto delle coppiette . Attorno a Comiso , sull ' " affare Comiso " , Pio La Torre , tornato proprio in quelle settimane a dirigere il partito siciliano , volle pervicacemente , ostinatamente , lanciare una grande campagna che sfociò nella raccolta di un milione di firme contro la realizzazione della " base " militare . Una campagna controcorrente , perché considerazioni di realpolitik avrebbero forse consigliato ( e molti nello stesso Pci di allora lo fecero ) di evitare accuse - che pure ci furono - di appiattimento " pacifista " di fronte alla necessità di costruire un contrappeso alla minaccia del " deterrente " missilistico sovietico . Una campagna difficile , perché la propaganda dei corrispondenti locali dell ' Italia del Caf ( ricordate il trio Craxi - Andreotti - Forlani ? ) puntava brutalmente sui " benefici " che mille appartamenti , settemila posti letto , i lavori edili e gli appalti avrebbero apportato alla zona . Una campagna travolgente con le suore , i preti , i sindacalisti , i militanti di sinistra e migliaia di giovani impegnati in una miriade di appelli e petizioni . Nel breve volgere di un anno crebbe una " generazione politica " che rifiutava - in anticipo sui tempi - la logica dei Muri e delle contrapposte " deterrenze " a colpi di missili . Per Pio tutto " si teneva " . La memoria storica dell ' ex animatore della prima Commissione antimafia , dell ' ex sindacalista del primo dopoguerra in Sicilia , parlava del pericolo immanente di una miscela esplosiva che la base comisana avrebbe potuto innescare . Chi andò a Comiso in quei giorni gli portò le notizie , allora pressoché inedite , di insediamenti e investimenti di mafia avvenuti in silenzio in quel lato della Sicilia ritenuto immune dalla malapianta . " I Salvo con centinaia di ettari ad Acate , a pochi chilometri da Comiso ? I Greco di casa a Vittoria , con soldi e prestanome ? Finirà come negli anni Quaranta , con le spie e la mafia a braccetto , le stragi di Portella , le minacce ai lavoratori . Stiamo rivoltando il mondo come un calzino e ce la faranno pagare " , prevedeva La Torre . Comiso , anche Comiso , colonia di mafia ? L ' incredibile stava avvenendo , e la campagna promossa da La Torre sottoponeva agli occhi di un ' opinione pubblica nazionale sviata dall ' epoca rovente del terrorismo , una minaccia ben più grave , perché connaturata nella peggiore storia d ' Italia : l ' intreccio della mafia con una " destra " minacciosa ed eversiva . Pio e Rosario - Rosario Di Salvo , che diffidiamo gli archivi a registrare come " l ' autista " di La Torre - li hanno ammazzati una mattina che ricordiamo calda e soffocante , ma forse non c ' era il sole ed erano le lacrime a strangolare il respiro . Stavano andando all ' aeroporto di Punta Raisi a prendere il sindaco di Bologna , lo storico Renato Zangheri , che Pio aveva invitato perché parlasse il primo maggio a Portella delle Ginestre e riannodasse i fili di un discorso nazionale della sinistra su un tema di riscatto nazionale . Ai funerali , funerali di popolo , il partito di La Torre sbagliò tutto quello che si poteva sbagliare affiancando sul palco a Enrico Berlinguer un paio di personaggi - emblema di tutto ciò che La Torre aveva combattuto . Volarono monetine e si pianse anche di rabbia . Sull ' ordine pubblico vigilava confuso tra la folla , il neo prefetto di Palermo , il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa . Falcone indagò , non credeva all ' inizio a questa " pista " complessa e complessiva . Poi lasciò nel suo computer un testamento di indagini da fare , sabotate e bloccate dai suoi " capi " , in cui figurava proprio l ' intrico del delitto La Torre , assieme alle indagini sulla " Gladio " siciliana e sugli appalti governati dal sistema politico - mafioso . Quel testamento sparì , Falcone venne fatto a pezzi . Comiso era divenuta operativa il 30 giugno 1983 : su duecento ettari si costruirono una cittadella autosufficiente , il centro comando , mille appartamenti per i militari , i supermercati , le chiese , i centri sociali , gli impianti sportivi , l ' aria condizionata . Quando Falcone morì la base già non serviva più , era stata smantellata . Il sette aprile scorso il governo aveva accolto la richiesta di riconvertirla in un grande centro di ricerca universitaria , un campus , una cittadella della pace . E ancora ieri questa scelta strategica , voluta dai sindaci e dalle popolazioni , è stata confermata , dopo l ' accoglienza - si spera provvisoria - dei profughi kosovari . Le vittime della guerra dei Balcani non saranno sbattuti in un " deserto " . Ma troveranno ospitalità in una di quelle comunità che Elio Vittorini , che era di queste parti , chiamava " le città del mondo " , monadi con le finestre aperte come occhi sul pianeta . A sud del sud , sull ' altalena incessante di guerra e pace .