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Nehru, l'intellettuale ( Moravia Alberto , 1961 )
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Nuova Delhi , marzo - Nuova Delhi fondata dagli inglesi per diventare la capitale dell ' impero indiano e inaugurata nel 1929 , vent ' anni prima della liquidazione di quello stesso impero , ricorda le capitali politiche e amministrative che la civiltà anglosassone ha disseminato per il mondo , per esempio Washington , dall ' altra le città despotiche che le effimere monarchie hanno sparso per l ' India , per esempio la città morta di Fatepuhr Sikri , alle porte di Agra . Ci sono a Nuova Delhi al tempo stesso la grandiosità insipida dell ' imperialismo mercantile britannico e la solennità infiocchettata e marziale del despotismo indiano . Il viceré , che nell ' Inghilterra democratica era un cittadino come tutti gli altri , qui diventava un autocrate razzista , capo di una casta di pelle bianca che , in questo Paese di caste , si era autonominata casta superiore a tutte le altre , compresa quella dei bramini . Dilaniato dalla sua duplice natura europea e incapace di mettere d ' accordo la cultura inglese di tradizione tollerante con la pratica del potere assoluto , il colonialismo si rifugiava in un formalismo burocratico e militare a base di complicate etichette , uniformi prestigiose , parate pittoresche , elefanti bardati , e vittorie a sei invalli , umiliante così per gli inglesi più intelligenti come per i pensierosi indiani educati nei sobri climi di Oxford c di Cambridge . Si credeva che gli indiani fossero degli « orientali » e si voleva abbagliarli con un fasto « orientale » ; inutile dire che si trattava di un Oriente vittoriano , come se lo immaginava la piccola borghesia delle città industriali dell ' Inghilterra . Nuova Delhi porta l ' impronta di questa concezione colonialista : i suoi stradoni malinconici e diritti , in fondo ai quali c ' è spesso uno smilzo arco di trionfo o la statua piccolissima di un conquistatore inglese sopra un enorme piedistallo , sembrano fatti apposta per le lente sfilate dei reggimenti speciali reclutati tra i clan della Scozia e le tribù della frontiera afghana , combinazioni ben dosate di gonnelline nordiche e di turbanti orientali , di cupi tamburi e di queruli gemiti di cornamuse . D ' altra parte i suoi ministeri neoclassici , costruiti con la stessa pietra rossa del forte musulmano della vecchia Delhi , testimoniano , con le loro scalee e í loro colonnati corinzi , la volontà dei professori di disegno di mettersi ad un livello imperiale ; mentre il vero sentimento della casta dominatrice si rivela piuttosto nei comodi e piacevoli bungalow del quartiere residenziale , radamente sparsi lungo viali puliti e deserti , in fondo a folti giardini . La fortuna politica ha voluto che Jawaharlal Nehru , il primo Capo di governo della Repubblica indiana , stabilisse la sua residenza in questa città artificiale e imperiale creata dai suoi nemici di ieri . Il trionfo di Nehru dovrebbe essere un motivo di soddisfazione per gli intellettuali di tutto il mondo perché è la prima volta nella storia contemporanea ( o la seconda , se si risale a Lenin ) che un intellettuale autentico e senza contaminazioni demagogiche e irrazionali , dopo una lunga lotta condotta principalmente con il mezzo proprio all ' intellettuale , cioè con la persuasione , governa un grande Paese . E qui non si dice che Nehru è un intellettuale perché ha scritto alcuni ottimi libri ( anche Stalin , Hitler e Mussolini scrivevano , male , ma scrivevano ) , si dice che è un intellettuale per la maniera di intendere la vita che traspare in questi libri . Per esempio è caratteristica della sua capacità di understatement ( parola malamente traducibile con il brutto : minimizzare ) questa frase , nella sua autobiografia , a proposito della popolarità grandiosa che lo circonda . Scrive Nehru : « La questione che i miei amici mi ponevano restava insoluta : non ero io orgoglioso di questa adorazione delle masse ? La risposta era che io odiavo quest ' adorazione e desideravo sfuggirla ma nello stesso tempo mi ero abituato ad essa e quando non c ' era , quasi ne avvertivo la mancanza » . In queste parole che cercano di dare le due facce di un problema senza risolverlo né rifiutarne l ' ambiguità , sta tutto Nehru , l ' intellettuale , liberale e introspettivo Nehru . Molti in India e fuori dell ' India , considerano questa sua amletica e aristocratica obbiettività come una debolezza , specie se paragonata con il massiccio e popolaresco dogmatismo del suo vicino cinese Mao Tze - dun . Dicono che Nehru è portato al compromesso , che non sa opporre un rifiuto a situazioni e persone che in cuor suo disapprova , che non ha l ' energia autoritaria indispensabile in un Paese come l ' India che in tutta la sua lunga storia non ha conosciuto che il potere despotico . Ma non bisogna dimenticare che la maniera di pensare di Nehru è nella tradizione indiana , da quella antichissima del Buddha a quella recente di Gandhi ; e che il popolo indiano si è riconosciuto in questa dubbiosa saggezza di Nehru molto più che nel settarismo violento di un Chandra Bose ; così che Nehru , subito dopo Gandhi , è l ' uomo più amato del subcontinente . Per capire la qualità del trionfo di Nehru non sarà forse inutile rifarsi all ' Italia del Risorgimento . Lo stesso Nehru , nei suoi libri autobiografici , ha fatto spesso il paragone tra l ' India e l ' Italia . Ancora ragazzo , ad Harrow , in Inghilterra , dove studiava , gli fu regalata la vita di Garibaldi del Trevelyan , la cui lettura l ' infiammò subito con la speranza di essere capace , un giorno , di fare per l ' India ciò che Garibaldi aveva fatto per l ' Italia . Altrove il paragone tra India e Italia è così formulato : « Ambedue sono Nazioni antiche , con lunghe tradizioni di cultura dietro di loro ... ambedue erano divise politicamente , ma l ' idea dell ' Italia , come l ' idea dell ' India , non morì mai e c ' era in ambedue un forte principio unitario ... Metternich chiamò l ' Italia " una espressione geografica " ; molti imitatori di Metternich hanno usato questa frase per l ' India ; cosa strana , c ' è persino una somiglianza nella situazione geografica dei due Paesi . Ancor più interessante è il paragone tra l ' Inghilterra e l 'Austria...» . Insomma , semplificando parecchio , si potrebbe dire che oggi , dieci anni dopo la proclamazione dell ' Indipendenza , l ' India si trovi un po ' nelle condizioni dell ' Italia dieci anni dopo l ' Unità . Come in Italia in quel tempo erano ancora vivi e operanti gli uomini del Risorgimento , così in India sono al governo gli uomini che hanno lottato per mezzo secolo contro la dominazione coloniale . Il nazionalismo risorgimentale italiano era liberale ; parimenti liberale è il nazionalismo indiano . Infine , come l ' Italia dopo l ' Unità , l ' India , dopo l ' epica della lotta anticoloniale , si trova oggi di fronte alla prova mortificante di gravi difficoltà economiche e sociali . Ma il paragone deve fermarsi qui . In fondo esso conferma un fatto ormai ben noto : il propagarsi dell ' ondata nazionalista dal 1789 ad oggi , dalla Francia fino all ' Asia . Per il resto la situazione indiana è diversa da quella italiana , non fosse altro per la differenza dei tempi e dei luoghi in cui si sono svolti i due risorgimenti : nell ' Europa liberale dell ' Ottocento , quello italiano ; nell ' Asia socialista del Novecento , quello indiano . E infatti Nehru , pur essendo il capo di un enorme partito in cui c ' è di tutto , è in fondo un socialista fabiano , alla maniera di Bernard Shaw . È proprio al nazionalismo in tutto il mondo di servirsi di tutte quelle parti della tradizione che possono essergli di qualche utilità . Il nazionalismo socialisteggiante di Nehru non fa eccezione a questa regola . Nel pensiero di Nehru il socialismo indiano dovrebbe addirittura ricollegarsi alla saggezza arcaica dei leggendari Indo - ariani , ossia del Brahmanesimo . Sempre nella sua autobiografia egli scrive : « La vecchia cultura indiana riuscì sempre a sopravvivere attraverso le più fiere tempeste , benché poi non salvasse che la forma e perdesse il suo reale contenuto . Oggi essa lotta silenziosamente e disperatamente contro un nuovo e potentissimo avversario : la civiltà dell ' Occidente capitalista . Essa soccomberà perché l ' Occidente porta la scienza e la scienza porta il cibo per i milioni di affamati dell ' India . Ma l ' Occidente capitalista offre anche l ' antidoto ai mali del capitalismo : i princìpi del socialismo , della cooperazione , del servizio alla comunità e al bene comune . Tutto questo non è poi tanto diverso dall ' antico ideale brahmano ma comporta la brahmanizzazione ( non nel senso religioso , s ' intende ) di tutte le classi e di tutti i gruppi ... » . Sono andato a trovare Nehru , insieme con l ' ambasciatore d ' Italia Giusti del Giardino , due volte nello stesso giorno . La prima volta fu al Ministero degli Esteri . Il Primo ministro stava seduto dietro una grande tavola a ferro di cavallo , quasi vuota di carte . Era vestito nel modo ben noto , come lo si vede nelle innumerevoli fotografie che adornano tanti edifici pubblici e privati dell ' India : tunica bianca , accollata , lunga fino alle ginocchia , pantaloni cosiddetti johdpur , anch ' essi bianchi , attillati dalle ginocchia fino alle caviglie . All ' occhiello era infilato il bocciolo di rosa rossa che Nehru è solito portare spesso alle naricimentre parla . Nehru che è di origine bramina , ossia della casta tradizionalmente versata nella lettura e interpretazione dei testi della religione brahmana , ha il volto dell ' intellettuale europeo di formazione scientifica ed universitaria . La fronte è alta , serena , armoniosa ; gli occhi , molto scuri , hanno uno sguardo inquieto , acuto , ambiguo ; la bocca ha un ' espressione al tempo stesso benevola , annoiata e dura . Da tutto il volto spira un ' aria di fascino indefinibile che il sorriso , molto bello , conferma . Nehru ci ricevette a tutta prima con affabilità ufficiale : pronunziò qualche frase di circostanza , sfogliò un po ' nervosamente il catalogo della mostra indiana di Roma che aveva sulla tavola . Quindi , improvvisamente e inaspettatamente , parve interessarsi alla conversazione . Ma non aveva tempo , doveva ricevere alcuni giornalisti europei . Si alzò e , assestandosi in capo il piccolo berretto bianco , ci invitò ad andare a trovarlo alla sua residenza quella sera stessa . Ci andammo , dunque , nel pomeriggio . Una governante in sari rosso scuro ci guidò su per lo scalone moderno della vasta dimora ex viceregale ad una grande sala arredata di mobili e oggetti cinesi . Un divano e due poltrone di fronte ad un tavolino basso parevano alludere alla possibilità di una conversazione meno formale di quella del Ministero degli Esteri . E , infatti , di lì a poco , Nehru entrò e con il suo curioso passo breve e frettoloso andò a sedersi su quel divano , avendo alla sua destra me e alla sua sinistra l ' ambasciatore d ' Italia . Non voglio qui riportare la conversazione che durò un ' ora esatta , controllabile su una piccola sveglia posata sul tavolino accanto al bricco e alle tazze del caffè : non era stata preparata , non voleva essere un ' intervista ; più delle cose che si dissero , contò , almeno per me , il rapporto diretto con la persona del Primo ministro . Sembrerà strano ma mi sentivo molto più impacciato di fronte a Nehru così naturale , così affabile , così intellettuale di quanto sarei stato di fronte ad un dittatore formalista e autoritario , avvezzo a dire e a sentirsi dire sempre le stesse cose . Il dittatore , infatti , non mi avrebbe richiesto che un contegno convenzionale , quasi rituale , e una quantità limitata di frasi fatte e di luoghi comuni . Nehru , invece , sentivo che esigeva da me uno sforzo continuo di riflessione , di scelta , di comprensione e , insomma , di invenzione . Era sì , un intellettuale ; e ciò mi ispirava gratitudine e fiducia ; ma era nello stesso tempo un uomo di Stato ; cioè un intellettuale dotato di immenso potere , avvezzo a non essere contraddetto , pieno di mille preoccupazioni non tutte disinteressate , con poco tempo e , forse , poca voglia di perderne . D ' altra parte mi incuriosiva molto di vedere se trasparissero nella persona di Nehru i tre caratteri che gli attribuiscono : una certa vanità di uomo che sa di essere attraente e pieno di fascino ; la facilità all ' impazienza e alla collera del demiurgo liberale che vorrebbe che tutto fosse fatto senza coercizione ma al tempo stesso secondo i suoi disegni ; l ' inclinazione alla noia dell ' uomo pubblico che è spesso costretto , per dovere d ' ufficio , ad ascoltare cose e persone molto noiose . Della vanità non notai che la grande eleganza nel vestire e quel frequente gesto grazioso ed orientale di portare il bocciolo di rosa al naso ; l ' impazienza e la collera non apparvero benché il volto di Nehru , lievemente ipocondriaco , faccia supporre che egli possa soggiacervi ; ma la noia , che pur essa non comparve mai , era nella mia mente in forma di una apprensione continua di non sapere scegliere gli argomenti e le parole che potessero interessare il mio interlocutore . In realtà , come pensavo , il vero senso della personalità di Nehru non poteva essere nelle cose che mi andava dicendo bensì nella sua presenza e nel magnetismo particolare di questa presenza . Ancora una volta , così , constatavo la decadenza della parola nei confronti di altri e più irrazionali mezzi di comunicazione e di rapporto . Comunque , pur nella tensione che mi ispiravano queste riflessioni , sfilarono nella conversazione tutti gli argomenti indiani : la soprapopolazione , il problema dei rifugiati , i rapporti con la Cina , la povertà e arretratezza delle masse , il progresso scientifico e così via . Nehru , che in varie riprese scontò sotto gli inglesi nove anni di carcere , ci parlò pure dell ' attenzione contemplativa cui è costretto l ' uomo in prigione , e parve allora animarsi un poco ma con modestia e distacco . Egli rispondeva con una precisione che , però , nascondeva un fondo di evasività , giustificato d ' altronde ; e interrogava a sua volta con una curiosità e una freschezza di interessi lusinghiere . Alla fine notai che gli occhi del Primo ministro , di solito attenti e inquieti , si erano fissati nel vuoto , come su qualche cosa che fosse solo lui a vedere . Questa distrazione mi sembrò eloquente e mi affrettai a chiedergli di firmare una copia della sua autobiografia , il che egli fece con la massima buona grazia . La visita era finita .
D'ONOFRIO: 'I LAICI POSSONO LASCIARCI'. ( Armeni Ritanna , 1995 )
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Liberalizzazione delle droghe leggere ? " Sono più d ' accordo con Prodi che con Martino " . Francesco d ' Onofrio , esponente del CCD ed ex - Ministro dell ' Istruzione , è favorevole alla " prevenzione ededucazione " , ma non alla liberalizzazione dell ' hashish . " Pannella - dice - è molto faticoso ed è un grosso problema per il Polo : Temo che posizioni molto cattoliche nel nostro schieramento spingano i laici verso il centrosinistra o verso un terzo Polo " . " La droga ? Sono più d ' accordo con Prodi che con Martino " . Francesco D ' Onofrio dirigente del CCD , ex - Ministro della Pubblica Istruzione , si schiera con il fronte anti - Pannelliano del Polo . Con Meluzzi e Gasparri , quindi , e contro Martino , Maiolo e Del Noce . Ed approva la posizione di Romano Prodi che ieri aveva richiamato la necessità di dissuadere dall ' uso delle droghe leggere attraverso " un profondo processo educativo " . E aveva condannato lo spettacolo di Pannella . D - Allora lei che cosa pensa di tutta questa vicenda ? R - Penso quel che ha sempre pensato anche quando ero Ministro della Pubblica Istruzione : la droga è un problema serio e va affrontato evitando le posizioni estreme . D - Cioè ? R - Evitando la liberizzazione a tutti i costi , come chiede Pannella , e l ' antiproibizionismo più pesante come fanno altri . D - Quindi lei è contro la liberalizzazione delle droghe leggere ? R - Io muovo da posizioni di ordine sanitario . Quelle leggere sono o non sono droghe ? C ' è una dipendenza ... D - La questione è stata ampiamente discussa . Lei conosce l ' obiezione . Anche dall ' alcool e dal fumo c ' è una dipendenza , ma chiunque può comprare alcolici o sigarette . R - Benissimo , è un ' obiezione che accetto , l ' acool e lo spinello fanno male , ma fanno male entrambi . Per entrambi la questione è di educazione . Ovviamente non di repressione , se non in alcuni casi . D - Antonio Martino , suo collega del Polo , è per la liberalizzazione delle droghe . Dice che ciascuno è libero di disporre del suo corpo finché non fa danno ad altri . Lei cosa ne pensa ? R - Penso che la sua non sia una posizione liberale , come afferma , ma liberista e libertina . Non è vero che assumendo droghe leggere non si fa danno ad altri . Col fumo , il danno agli altri è limitato , l ' ubriaco può danneggiare gli altri ... D - E chi fuma lo spinello che danno può fare ? R - C ' è il danno che procura a se stesso , come quello del passaggio inevitabile dalle droghe leggere alle droghe pesanti . Questo è il punto più delicato . Se su mille consumatori di hashish , 950 passano all ' eroina , il problema è grave , molto grave . D - Non c ' è dubbio , ma non mi pare esistano statistiche in questo senso . Non c ' è niente che dimostri questo inevitabile passaggio . O lei ha dei dati ? R - Io credo che vadano fatti degli accertamenti seri . Che si debba sapere con certezza qual è il danno che le droghe leggere arrecano , se c ' è questo passaggio a quelle pesanti ed in quale percentuale . Non si può procedere per posizioni ideologiche . Ci vogliono dati di fatto e ricerche serie . D - Ma sempre Martino sostiene che anche cocaina ed eroina andrebbero liberalizzate ... R - Questa è una posizione proprio inaccettabile . Martino è indubbiamente coerente , ma io non sono assolutamente d ' accordo . D - Nel frattempo qualcosa bisogna fare . Pannella in modo spettacolare , forse non del tutto condivisibile , comunque ha posto un problema . Lei cosa risponde . R - Sono per la prevenzione , sono perché non vi siano sanzioni penali per chi consuma droghe leggere . Nessuna repressione , quindi . Questa si può giustificare solo se , con l ' uso della droga , si procura danno ad altri . D - Ma la presenza di Pannella nel Polo comincia ad essere faticosa ? R - Faticosa sì , molto faticosa . E ' la questione più delicata che abbiamo di fronte . E non ne faccio una questione di disciplina del Polo , ne faccio una questione politica . D - Ma lei Pannella lo conosceva bene . Adesso che cosa c ' è di nuovo che la preoccupa ? R - Il fatto che siamo in un sistema maggioritario . Pannella solleva problemi enormi , quelli che riguardano le coscienze , e che in genere sono materia di referendum . Ma in un sistema maggioritario , nel quale si vota l ' uomo e le sue posizioni , far emergere questi problemi può essere pericoloso . Chi è antiabortista può non votare il candidato del suo schieramento perché è abortista , chi è per la liberalizzazione delle droghe leggere può dire di no al candidato che è contrario ... D - Insomma un bel guaio . E lei in questa situazione che cosa teme ? R - Che il centro - destra , se assume su alcune questioni una posizione troppo cattolica , possa essere abbandonato dai laici che potrebbero confluire nel centro sinistra o in un terzo polo . Insomma il problema c ' è . D - Non c ' è dubbio . Lei per esempio ha visto la posizione di Prodi su questa questione delle droghe leggere ? R - Sì , e sono d ' accordo con lui . Sono sicuramente più d ' accordo con lui che con Martino . Anzi , con Martino il mio dissenso aumenta .
PATRIOTI E POPOLO ( - , 1944 )
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Se i patrioti , inferiori di numero e già di mezzi , in condizioni sfavorevoli di vita , riescono a fronteggiare gli attacchi delle truppe nazifasciste , è in buona parte per l ' assiduo aiuto che ricevono dal popolo , una solidarietà in atto che , sorta contemporaneamente all ’ inizio della lotta per la resistenza , si è via via intensificata . Non c ' è stato bisogno di accordi governativi ; meno che mai di propaganda . L ' attiva collaborazione è nata da comunità di sentimenti e interessi . Ogni famiglia finisce con l ' avere uno o più membri costretti a nascondersi per evitare la deportazione in Germania , il servizio militare con i tedeschi o addirittura la condanna a morte . Si stabilisce perciò , tra famiglia e famiglia , una fitta trama di rapporti segreti che trovano il loro nodo nel comune proposito di mantenersi a contatto con i patrioti , di soccorrerli , informarli . I contadini portano i viveri , i pastori cedono il bestiame , i possidenti aprono locali fuori mano , depositi abbandonati , baite solitarie per nascondere i fuggiaschi . Migliaia di patrioti possono restare in città dormendo ogni notte in una casa diversa , come attraverso un intricato labirinto di rifugi e di protezioni . Madri , sorelle , vecchi , ragazzi , vigilano intorno ad essi in un continuo turno di sentinelle . Ogni movimento del nemico è subito segnalato , passando la voce di zona in zona , di quartiere in quartiere . Ecco perché le operazioni di rastrellamento , anche se intraprese con grande impiego di forze , danno quasi sempre scarsi risultati . In molte provincie non si sa dove cessino la bande e cominci il popolo . Nelle immediate retrovie del fronte , specie in Abruzzo , gli uomini validi sono tutti alla macchia . I villaggi , depredati dai tedeschi , rimangono quasi privi di abitanti maschili . Quel che durante il Risorgimento fu un fenomeno isolato e saltuario , negli scambi tra carboneria e popolo , oggi è consuetudine e costume di vita . Da questa diffusa solidarietà nella lotta sotterranea contro la tirannia nazista e il servilismo fascista , sorge il nuovo popolo italiano . Non è come nel Risorgimento , solo una minoranza principalmente borghese , che si sacrifica per la libertà collettiva . Solidarietà nazionale In occasione del 1° Maggio la Confederazione Generale del Lavoro , la Confederazione Italiana dei Lavoratori e tutti i 6 partiti del Comitato di Liberazione , hanno lanciato di comune accordo l ' iniziativa di una sottoscrizione nei territori liberati per venire in aiuto dei patrioti che si battono oltre il Garigliano contro l ' invasore . E ' stato perciò costituito un Comitato di Solidarietà Nazionale , che raccoglierà ed assegnerà i fondi .
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CIVIDALE DEL FRIULI , 16 . - Quello che abbiamo visto per tre giorni , da Portogruaro a Monfalcone , a Ronchi dei Legionari , a Turriaco , a Starenzano , a Cividale del Friuli , difficilmente potremo raccontare per filo e per segno come una storia che si svolga da una tappa all ' altra del nostro viaggio , dall ' uno all ' altro traguardo . La poesia ha rotto spesso gli argini del tempo , così come l ' affetto ha spesso rivoluzionato il calendario . Ci siamo fermati tante volte più del previsto , tante volte più del previsto abbiamo parlato nelle piazze dei paesi che ci ospitavano al passaggio : possiamo veramente dire di aver frugato il Veneto in queste ultime province di confine , quasi per ogni dove , per stradette secondarie e per viottoli , tagliando fiumi e torrenti , affacciandosi ad osterie cariche di allegria nel Ferragosto e fermandoci a scampare alla pioggia sotto i portoni . Dappertutto ci siamo trovati come a casa nostra , tra gruppi di amici e di compagni che cantavano , mai soli , forse nemmeno durante il sonno , se sotto le finestre ancora passavano le voci delle brigate di ragazzi e di ragazze che tornavano ai propri paesi . Siamo stanchi , noi della carovana , stanchi e felici . Il Veneto si sta svegliando alle nostre trombe e i contadini si affacciano ai campi a salutarci , gli operai si fanno alle porte durante le giornate di riposo e ci salutano sino all ' orizzonte con la mano . " l ' Unità " si è fatta più rossa per l ' emozione e Gavroche , il nostro angelo , è volato in mezzo agli aquiloni dei bambini , risollevato dal fresco degli acquazzoni e dalla luce degli arcobaleni . " l ' Unità " non è uscita per due giorni e noi abbiamo le nostre cronache zeppe di appunti , di nomi , di immagini colte sul vivo delle feste . Il nostro angelo ci ha consigliato di ascoltarlo e vuol dettarci lui la corrispondenza . Abituato a guardare dall ' alto , egli forse più di noi può spalancare sotto i nostri occhi il panorama delle tre indimenticabili giornate . Gli lasciamo la parola . PORTOGRUARO . - Vi giungeste sull ' imbrunire e trovaste i compagni raccolti nella stanza della Camera del Lavoro . Era una bella sera fresca e rosea , il Lemene scorreva dolcemente tra le case ed il cielo nel quale mi ero fermato era slargato dalle campane della grande chiesa . Sulla piazza ove guarda il municipio dugentesco , fermaste l ' automobile e i compagni in bicicletta vi furono presto intorno , guardando alle vetrine dei libri , comperando distintivi da Fortini , intrattenendosi intorno all ' operatore che stava innalzando lo schermo . Quando si fece notte , Gatto incominciò a parlare e la piazza , che gli specchiava netta la voce , si riempiva a poco a poco non soltanto di compagni , ma di cittadini che erano usciti per la passeggiata . I bambini avevano già accaparrato i posti di prima fila , le donne si erano sedute ai caffè per godersi meglio lo spettacolo . Sembrava che la stessa città , cinta di acque e di silenzio , si raccogliesse intorno a voi sotto il cielo stellato . Quando incominciò la proiezione , la piazza era piena e fresca di voci . Sullo schermo passavano fiumi di popolo , in quella memorabile giornata di settembre . Poi sembrò che Togliatti , con quella sua voce accorata , veramente parlasse affacciato ad una finestra e che la dolce notte veneta gli portasse gli applausi di tutte le contrade d ' Italia . Era bello , veramente bello . Io che sono un angelo e me ne intendo , dissi : « Questa è veramente la pace : nella piazza e sullo schermo stavate bene insieme , eravate gli stessi uomini , gli stessi italiani » . Ragazzi e biciclette MONFALCONE . - I compagni di Monfalcone che erano venuti fino a Pieris a farvi scorta voi non li avete visti . Io sì , dall ' alto . E spingendo l ' occhio all ' orizzonte vedevo pure i ragazzi di Trieste che pedalavano verso la città dei cantieri col fazzoletto rosso al collo . Quando giungeste alla sezione di Monfalcone quei brutti ceffi che avevano minacciato di aspettarvi al varco non seppero fare altro che lanciarvi qualche insulto . Sono pochi miserabili che ogni giorno vanno perdendo terreno , i mandanti pare che li tengano al verde e la professione di patriottardi e di anticomunisti non rende più . A loro confronto quale nobiltà era sulla faccia dei compagni che vi aspettavano alla Sezione , quale luce sulla faccia di Conar ! Che piacere che egli si chiami Angelo come me . E Tura , Pentich , la Franca e quel napoletano che parlava triestino da tanti anni che vive laggiù , tutti venuti da Trieste insieme con i ragazzi garibaldini vi erano intorno , vi stringevano le mani come se tutti vi conoscessero da tanti anni e aveste da confondere insieme pensieri e ricordi . A Ronchi c ' era la festa dei partigiani e nei paesi vicini vi aspettavano . Quel vecchio teatrino di Turriaco , stipato di folla fino alle porte , vi accolse come in trionfo . Per due ore e più io rimasi a aspettare e sentivo applausi vicino e lontano , canti vicini e lontani . Attraverso un buco del soffitto vidi il compagno di Pieris e la ragazza della Sezione di Turriaco che offrivano panieri di pesche grandi e rotonde . La sera paesana Com ' era contento e rosso di emozione il compagno Ulian , segretario della Sezione e con lui Millo , il sindaco comunista di Pieris . Poi vi colse la pioggia ma nei paesi dove passavate da Pieris a Belliano , da San Canziano e San Pietro dell ' Isonzo , erano compagni a aspettarvi e a applaudirvi , famiglie che si affacciavano alle finestre . " l ' Unità " passava come in una luminaria paesana nella sera che si accendeva di lampi tra le nebbie . A Starenzano , nella grande sala di spettacolo che i lavoratori hanno costruito con le proprie mani e col proprio danaro , tanti compagni erano venuti a piedi e in bicicletta anche dai paesi vicini . E la giornata approdava nella notte e voi eravate ancora a parlare a Ronchi , finché quel compagno lungo e forte che abita in una casetta da bambole non portò Gatto a dormire nel letto di suo figlio rimboccandogli quasi le coltri al mento come un papà . I compagni di Gradisca ve l ' avevano detto la sera prima che volevano una fermata obbligatoria nella loro piazza . E voi , tagliato l ' Isonzo , giraste in tempo per vederveli venire incontro . Lo so . Bastano poche parole e un saluto per farvi ritrovare insieme . Gatto prese appuntamento per l ' anno prossimo ; dovevano scappare . Così foste a Gagliano , nella prima frazione di Cividale e smontaste a tagliare la cabana , la colossale torta innalzata a cupola nel nome de " l ' Unità " , e a bere quel vino che ha il colore dell ' uva e la leggera brezza dei sogni . Nella stanza che aveva la freschezza e la pulizia delle case di campagna , quanti amici e giovani e vecchi ebbero attorno e la torta era così grande che si faceva saggiare da tutti e il riso e l ' allegria scivolarono nei bicchieri insieme col vino . Era il vostro Ferragosto . A Cividale ci fu l ' ingresso da trionfatore inneggiando al giornale e gridando saluti . Io dall ' alto scoprivo una città bellissima e antica , aperta sul Natisone verde e profonda tra le rocce . Questa storia antica , ma quanta storia nuova il popolo sta tracciando in quella terra . La giornata di Cividale non la dimenticherete mai . Non dimenticherete nei volti dei compagni e delle compagne la loro gioia , la loro ospitalità , il piacere di che avevano di farvi contenti e di rendere onore al Partito e a " l ' Unità " . In questa città bisogna che voi torniate . Vi hanno detto che hanno bisogno di voi per aprirvi il cuore . Il comizio che avete tenuto in quella bella piazza dedicata a Paolo Diacono è stato il più bello che io abbia visto in questa piazza . Anche il cielo si era fatto stellato e il coro di Moimacco , diretto dal maestro Riepi , portava nella piazza l ' amore e la nostalgia di tutto il Friuli , l ' odore della primavera e il sole della campagna . Così vuole il nostro Angelo , e noi ritorneremo nella vostra città compagni di Cividale , ritorneremo in tutti i paesi del Veneto che abbiamo attraversato come in un sogno . Arrivederci a tutti e un nuovo abbraccio .
Cinque motivi per non votare radicale ( Asor Rosa Alberto , 1979 )
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Premetto che non sono fra quelli che liquidano il fenomeno radicale come qualunquismo o che trovano comodo etichettare Pannella come fascista ( anzi , più in generale proporrei di usare quest ' ultimo termine con maggiore discrezione e appropriatezza : se ne fanno un uso e un abuso , che rivelano , temo , la carenza di analisi più approfondite e aggiornate ) . C ' è invece , una complessità e contraddittorietà del fenomeno con le quali occorre misurarsi . E c ' è al tempo stesso il pericolo che un aumento della forza elettorale di questo partito , ottenuto sulla base degli " slogans " che esso utilizza nel corso di questa campagna , ne scateni gli aspetti e le componenti peggiori . C ' è , ancora , il pericolo che verso la suggestione radicale s ' indirizzino il sentimento di protesta e le frustrazioni di certi settori dei giovani , i quali possono nei radicali individuare l ' ennesima proiezione illusoria di certe loro aspettative non ingiustificate di " rinnovamento e di trasformazione " . Perciò , prendendo i radicali , o , per meglio dire , il loro gruppo dirigente , per quello che sono , e cioè una forza che interpreta e strumentalizza stati d ' animo e reazioni , che nascono dalla crisi profonda di certi settori della società italiana e delle istituzioni , mi proverò a spiegare ad un giovane , presumibilmente progressista e democratico , le ragioni per cui " non " deve votare radicale . Non deve votare radicale : 1 ) Perché i radicali sono antioperai prima che anticomunisti , o , più esattamente , anticomunisti in quanto antioperai . Non c ' è un solo punto del programma radicale che riguardi gli interessi , i bisogni , le lotte della classe operaia . Mi si potrà rispondere : cosa ce ne importa a noi della classe operaia ? non basta lottare per i propri più immediati e avvertiti interessi ? Ma è appunto questo l ' elemento grave che il radicalismo introduce nel dibattito politico italiano , anche rispetto alla lunga conquista di posizioni e di coscienze seguita al '68-'69 : il convincimento che si possano soddisfare interessi e bisogni di qualsiasi settore in movimento della società italiana è , senza fare riferimento alla classe operaia . Mettendo fra parentesi la classe operaia e la sua strategia di trasformazione , il radicalismo spezza il campo delle forze progressiste , fa un favore alla conservazione . 2 ) Perché il gruppo dirigente radicale è , intimamente , borghese e conservatore . Non fermiamoci alle apparenze : alle urla , agli strilli , alle proteste da gruppo minoritario perseguitato ed oppresso . Ciò che il gruppo dirigente radicale ha in mente come democrazia organizzata delle grandi masse , è l ' enorme rilievo che , attraverso i moderni partiti e sindacati , hanno assunto i soggetti sociali collettivi della trasformazione . Il loro sogno è quello di ricostruire una società politica in cui il potere dell ' » organizzazione sia fortemente ridimensionato e il " leaderismo " e il " carisma " di alcuni notabili vengano restituiti al valore d ' un tempo . Lo Stato di diritto , a cui i radicali pensano , assomiglia molto allo Stato liberal - borghese post - unitario : Bertrando Spaventa conta , in questa visione , molto ma molto più di Marx . Ma questo sarebbe un andare avanti o un tornare indietro ? Il sistema dei partiti ha bisogno di essere profondamente rinnovato , lo sappiamo tutti , penso che i giovani siano interessati a rinnovarlo nel senso di una partecipazione crescente delle masse alla democrazia , non in quello esattamente opposto di un ripristino delle condizioni che reggevano in piedi il vecchio notabilato liberal - conservatore ( che , non a caso , comprimeva e mortificava proprio la presenza delle giovani forze politiche e culturali nella società ) . 3 ) Perché la strategia di lotte parziali , che i radicali propongono , rinuncia per definizione alla visione generale , complessiva , dello scontro di classe e della battaglia politica . Questo spiega anche perché dentro ci si può ammucchiare di tutto : dai sentimenti di frustrazione di una piccola borghesia impiegatizia e localistica al ragionamento opportunistico dell ' ex rivoluzionario deluso . Ma può piacere ai giovani tutto questo ? Fra una battaglia parziale e l ' altra ci stanno spazi larghi come una casa : dentro questi spazi il potere della vecchia classe dominante ci si adagia comodamente . Ai democristiani questa strategia gli fa il solletico : tant ' è vero che preferirebbero di gran lunga un successo radicale ad una rinnovata affermazione comunista . 4 ) Perché il radicalismo è una mentalità che nella storia italiana , anche nella storia della cultura italiana , ha sempre rappresentato un approccio superficiale ai problemi , uno schematizzare , un semplificare , ecc. Avete mai sentito , onestamente , un dirigente radicale fare un " ragionamento " , tentare un ' " analisi " ? Al posto degli strumenti analitici c ' è , nei casi migliori , un uso brillante della dialettica e una capacità notevole di resa emotiva ; nei casi peggiori , la violenza verbale , la volontà di ridurre il confronto politico ad un gioco di ragioni polemiche sostenute unicamente dalle reciproche volontà distruttive . Questo è potuto sembrare qualche volta affascinante . Ma pensateci bene : a quale tipo di discorso politico il radicalismo ci induce ? A un tipo di discorso politico fondato esclusivamente sulla contrapposizione schematica e spesso puramente verbale . Anche questo è un passo avanti o un passo indietro ? Se siamo d ' accordo che il ragionamento ( e il linguaggio ) politico italiano soffre di formalismo e di vuotaggini , il discorso radicale non fa che confermare e approfondire questo carattere : con un po ' più di verve ma anche con maggiore protervia . 5 ) Perché nel radicalismo c ' è una malcelata e profonda volontà di sopraffazione . Si lamentano di essere costretti a parlare troppo poco , ma in realtà urlano più di tutti . Hanno disprezzo per i loro interlocutori . Fanno scuola d ' intolleranza . Attirano elettori dalla destra facendo sfoggio di battute anticomuniste e antistituzionali . Guardate Marco Pannella quando parla in TV : è dai primi anni '50 che ce l ' ha con i partiti di sinistra e in particolare con i comunisti , e lo dimostra con tutta la rabbia che esprime . Cova un sogno di rivincita : e i sogni di rivincita non badano troppo al sottile , tutti i mezzi sono buoni . Ma cos ' ha a che fare questa rivincita personale o di gruppo con le speranze di trasformazione e di rinnovamento proprie della gioventù italiana ? Per concludere : lo spazio radicale è uno spazio politico e sociale , che il movimento operaio ha in Italia solidamente occupato fin dagli ultimi anni del secolo scorso . E ' lo spazio dei diritti civili e delle lotte per l ' allargamento delle libertà , della critica alle tentazioni autoritarie dello Stato e della rivendicazione di migliori » condizioni di esistenza per l ' individuo e per il cittadino . Non a caso l ' unico episodio rilevante di un ' alleanza tra movimento operaio e partito radicale è legato alla lotta contro l ' " infame " governo Crispi e contro la svolta reazionaria del '98 . Da allora , la battaglia radicale è stata ricompresa nella più complessiva strategia liberatoria del movimento operaio italiano . Se uno spazio radicale si è riaperto , vuol dire che sul terreno dei diritti civili e delle insufficienze del nostro sistema politico e della nostra democrazia , il movimento operaio italiano non ha fatto tutto quello che avrebbe dovuto . Questo i giovani possono e debbono richiedere : che il terreno dello sviluppo della democrazia e della libertà sia individuali che collettive venga praticato fino in fondo dal movimento operaio , dai comunisti , nell ' arco complessivo di una strategia riformatrice , che veda crescere , e non diminuire , l ' unità delle loro forze sociali e politiche progressiste . Ma appunto perciò non si può dar credito al gruppo dirigente radicale , che usa queste tematiche per una battaglia di divisione e di anticomunismo stantio : bisogna , anche col voto , dimostrare che la strumentalizzazione non è passata .
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Italiani ! Patrioti ! Lo sforzo bellico del nemico può essere ostacolato da atti di sabotaggio che non richiedono equipaggiamento speciale , o materiali difficili a procurarsi , o cognizioni tecniche particolari . Non c ' è bisogno di arrischiare troppo in sabotaggi in grande stile , che richiedono lunga preparazione e complessa organizzazione . C ' è bisogno di aumentare al massimo il numero dei sabotaggi , estendendoli a ogni campo dell ' attività italiana tedeschizzata , e in ogni regione dell ' Italia occupata . È nel numero , nella frequenza , nell ' insistenza degli atti di sabotaggio , che il nemico sarà imprigionato come una rete , perderà sicurezza e calma , sarà costretto a disperdere forze , smarrirà ogni garanzia di precisione e di puntualità nell ' esecuzione degli ordini emanati . Italiani , ricordate sempre che qualsiasi ritardo , anche piccolo , causato alla produzione e alle comunicazioni al servizio dell ' oppressore nazifascista , è prezioso per affrettare la liberazione della Patria . Il fuoco è uno dei mezzi migliori per sabotare lo sforzo bellico del nemico invasore . Il fuoco può provocare distruzioni più estese e durature di quelle provocate dall ' esplosivo . L ' incendio è uno dei più semplici , dei più sicuri , dei più efficaci atti di sabotaggio . Un accendisigari , o una scatola di fiammiferi , e un po ' di materiale infiammabile da nascondersi anche in tasca : non vi occorre altro . Guardatevi attorno , patrioti italiani . In edifici senza numero , nelle città , nei villaggi , nelle fattorie isolate perfino , i tedeschi accumulano materiale bellico d ' ogni genere , dalle munizioni agli oggetti di vestiario , dalle armi ai viveri . Materiale prezioso per il nemico , che incontra sempre maggiori difficoltà a fabbricarne e a procurarsene . Potete agire contro qualunque di quegli edifici , case di abitazione e uffici , capannoni e magazzini , officine , depositi di carburanti e lubrificanti , autorimesse , depositi tranviari e ferroviari , cantieri di legnami e di costruzione in genere . Potete agire contro navi e imbarcazioni , contro automezzi , contro materiali ammucchiati negli scali portuali e ferroviari . Come materiale infiammabile non avete bisogno che di qualche pezzetto di legno secco , o di un po ' di carta , o di qualche straccio imbevuto di petrolio , trementina , benzina o ingrassato con catrame , pece , cera , e così via . Cercate di accendere il materiale infiammabile in modo che sia sottoposto a corrente d ' aria ; svilupperete meglio l ' incendio . Approfittate , allo stesso scopo , delle giornate ventose . Perfezionate il sistema col creare un piccolo incendio diversivo , o un allarme per incendio , in altro posto , in maniera da trarre in inganno il nemico e aumentare , le vostre probabilità di sicurezza . Ostacolate inoltre l ' opera delle squadre addette allo spegnimento . Tagliate in tempo i fili telefonici : staccate i segnali d ' allarme automatico ; rimuovete gli estintori , danneggiate gli idranti ; tagliate i tubi delle pompe antincendio ; bloccate le valvole degli spruzzatori automatici . Patrioti italiani ! Ricordate che le fiamme dei vostri incendi servono a distruggere la tenebra nazifascista !
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PORDENONE , 17 . - A Cividale i soliti topi della chiavica fascista avevano messo in giro lo slogan : « Gatto parlerà a quattro gatti » . Invece i gatti erano tanti da riempire una piazza . Quando siamo ripartiti dalla cara città friulana , Gavroche , il nostro angelo , ha tenuto un comizio per suo conto . Non parlava in latino , non parlava in italiano , aveva la bocca sigillata , ma con le mani prendeva a volo le nuvole che passavano sul campanile , le sfioccava una a una , modellando consonanti e vocali , e stampava nel cielo azzurro parole e parole , frasi , un discorso insomma . I cividalesi , col capo levato in aria , leggevano il celeste messaggio . Gavroche aveva scritto : « Questa notte ho parlato con i monelli e con i bambini di Cividale , hanno rotto tutti i loro salvadanai e mi hanno riempito il grembiule di foglietti da cinque e da dieci lire . Attento , Fortini , io li lascio cadere , prendili al volo » . Alla visita di quella pioggia d ' oro , Fortini non sapeva più che fare , si è tolto il berretto bianco , ha allungato le braccia , chiamava in aiuto Gigi Regi , l ' operatore , perché stesse attento a non perdere nemmeno una di quelle farfalle preziose . Finito il racconto ci siamo rimessi in macchina alla volta di Udine e di Pordenone . Dopo Udine , la marcia di avvicinamento a Pordenone è stata un corteo a passo d ' uomo . I giovani compagni di San Vito al Tagliamento , al Ponte della Delizia , ci hanno posto l ' " alt " . Erano in tanti , con le bandiere , e sei di essi portavano una grande lettera rossa stampata sul petto , sicché a vederli sfilare allineati tutti , potevano compilare il nome de " l ' Unità " . Li comandava Galante , il segretario della Sezione , che ci sorrideva sotto i baffi . Abbiamo innalzato le trombe degli altoparlanti e dato fiato agli inni . Camminavamo a dieci , a quindici chilometri all ' ora . Grandi case quadrate ai bordi della campagna , silenzio , sole e bambini : entravamo a Madonna di rosa che le famiglie abbandonavano per venirci a salutare . Gavroche accarezzava l ' intonaco delle case e si portava le mani alle guance per darsi un po ' di colore . Spuntava il campanile lontano di San Vito , uno dei tanti campanili quadrati che svettano all ' orizzonte ed annunciano paesi che sono ancor lontani sulle grandi diritture della campagna . A San Vito il nostro comizio volante era già stato annunciato su tutti i muri , e i compagni , non sapendo più cosa fare per me , mi avevano concesso , motu proprio , il titolo di onorevole e senatore . Pasolini , il caro poeta di Casarsa , era ad aspettarmi , da tanti anni che non ci vedevamo , e toccò a lui presentarmi . Forse avrei preferito leggere io una delle sue belle poesie friulane in quella grande piazza e sentirmi rispondere il cuore e la povera felicità dei contadini e degli operai che c ' erano intorno . Alla una , con la stessa staffetta , siamo ripartiti : l ' estate , dopo gli acquazzoni , è tornata al suo colmo e noi svegliavamo , nel nome de " l ' Unità " , paesi assediati dal sole e dalle cicale . Ecco San Giovanni di Cesarz , ecco Casarsa . Al ponte sul Meduna , la staffetta che proveniva da Pordenone si è incontrata con la nostra . Il corteo si è ingrossato con gli operai che uscivano dalle fabbriche , pedalando sulla grande via napoleonica . Sotto gli alberi , marciavamo ormai al passo di uomo e le automobili , passandoci accanto , rallentavano la andatura . Così , lungo chilometri e chilometri di canti , sino a Pordenone , ed a quella enorme colonna bianca che ne annuncia la piazza all ' orizzonte . Entravamo nel più grande centro industriale del Friuli ed io pensavo alle donne dei cotonifici di torre , che nel 1924 e nel '28 ancora resistevano ai fascisti , pensavo a Partor , il " generale rosso " , come lo chiamavano nonostante non avesse più di 22 anni , che nel sobborgo di Pordenone comandava le barricate nel 1921 . I fascisti non riuscirono mai a rompere quella barriera , dove ogni donna combatteva come un uomo . Torre si arrese soltanto dopo trattative ai soldati dell ' esercito . Partor doveva morire anni dopo in Belgio , ma Masulli e Gottardo erano con la Resistenza , vivono e combattono ancora nella loro città , insieme coi compagni più giovani ai quali ormai io già stringevo la mano come destato dai miei pensieri . « Dove ti ho visto ? » , chiedevo ad uno di loro , e subito la memoria mi riportava al 14 luglio dell ' anno scorso , a quel triste e grande giorno che da Pordenone passammo di corsa , lanciando un pacco di giornali nel nostro fulmineo viaggio da Trieste a Venezia . Tanti partigiani abbiamo incontrato nella piazza , garibaldini della gloriosa Divisione che fece suo il nome di Ippolito Nievo , garibaldini della Modotti . Li abbiamo salutati tutti , stringendo la mano a Sergio , al loro commissario che era comunista sin da ragazzo , sì da avere oggi tanta storia sua e del Partito sulle spalle . A Cordenonsci aspettava Ario con la moglie e con un bambinello biondo seduto sul manubrio della bicicletta . I compagni erano intorno al segretario della Sezione , e uno si diceva contento di chiamarsi Alfonso come me e il pesatore pubblico senza il braccio destro , era quasi lieto di potermi stringere la mano più e più volte con la sua sinistra . « È la mano del cuore e del Partito » , mi confidava . Nella periferia industriale di Pordenone abbiamo girato a lungo , chiamando uomini , donne e bambini alla festa della sera . Fortini si sbizzarriva a inventare i richiami più affettuosi e romaneschi : Gavroche , il nostro angelo , si fermava sempre indietro a giocare con i bambini . Insegnava loro un giuoco che ha inventato lui per non vederli più intenti alla guerra . E la compagna Evelina , che ama Pascoli e i bambini della sua scuola , era contenta . Il comizio nella grande piazza è stato un trionfo per " l ' Unità " . I compagni non prevedevano nemmeno tanto successo , il più grande , insieme con quello di Cividale , che sia stato sino ad oggi decretato al nostro viaggio . Poi , dopo il cinema , si è ballato sino a tardi e Bandiera Rossa era la musica preferita per i partigiani , che calzavano ancora le scarpe della montagna .
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Palermo . Corre questo interrogativo : perché La Torre oggi ? Tante risposte , tanti possibili " fili di ragionamento " , tanti possibili paradigmi indiziari . Si cerca di rispondere nelle riunioni e negli incontri di magistrati , di funzionari e ufficiali che svolgono le indagini . Si cerca di rispondere anche nei crocchi agli angoli di piazza Politeama e di piazza Massimo , e questo chiedevano , con quegli applausi tutti ben mirati e pensati , con quei volti di anziani rigati di lacrime , di giovani storditi , quei siciliani , quei cittadini di Palermo che a decine di migliaia erano in piazza ieri mattina a salutare Pio La Torre e Rosario Di Salvo . Questo si è chiesto a un certo punto del suo discorso anche Enrico Berlinguer : perché La Torre oggi ? La risposta sta proprio in quella capacità di suscitare movimenti di massa - come già avvenne negli anni 50 , gli anni di Li Causi , alla cui scuola furono educati La Torre e tanti altri dirigenti del movimento operaio - che ancora una volta i comunisti stanno dimostrando in Sicilia . Il potere mafioso ha sempre bisogno di una grande pace . Una pace generalizzata , una quiete sociale fatta di rassegnazione e di arrangiamenti spiccioli , un torpore differenziato che non attragga attenzioni , che non faccia puntare i riflettori , che non ecciti le forze dell ' indagine e della repressione del crimine , che non faccia scrivere i giornali . Tanto più questa pace serve quando c ' è in gioco un " business " della portata di quello di questi anni e mesi . Un " business " che coinvolge i fratelli della costa atlantica USA , che porta nell ' isola la silenziosa ed esplosiva ricchezza di oltre ventimila miliardi di lire all ' anno per la produzione e il traffico della droga pesante . Questo gigantesco " laboratorio " ( in senso proprio di raffinerie per l ' eroina e in senso metaforico ) deve essere lasciato nella più grande " pace " , perché i traffici prolifichino , innocui e benefici , senza che alcuno vada a vedere di dove sorgono . Pier Santi Mattarella aveva cominciato a dare qualche segno di rinnovamento nel governare questa regione . Uomo doppiamente pericoloso : figlio di un esponente politico discusso per i suoi rapporti col mondo della mafia approdò infatti a una maturazione di cattolico e democratico pensoso del bene comune , innovatore prudente ma saldo di stampo moroteo . Gaetano Costa , il Procuratore , aveva impresso una svolta , diciamo così " teorica " alle indagini giudiziarie contro la mafia . Si era mosso cioè con i mezzi tecnici di un magistrato , ma con la statura di un intellettuale che minacciava di porre micidiali mine a scoppio ritardato sotto le potenti " mura di Gerico " della cittadella mafiosa . Ecco , ci pare giusto ricordare questi due fra i tanti che la mafia ha assassinato in questi ultimi anni , perché la loro uccisione avviene sotto lo stesso segno politico - tutto politico - che caratterizza quella di Pio La Torre . Il potere mafioso non ha bisogno di uffici studi per capire queste cose , ha antenne sensibili ed intelligenti . Pio La Torre era arrivato qui caricato di un " animus " già di per sè inquietante . Era arrivato forte di una sua nuova , aggiornata cultura su ciò che era la mafia di oggi . E si era mosso subito con una capacità di mobilitazione , un attivismo , una inventiva che sconcertavano il pianeta mafioso e che facevano presa in modo imprevisto fra la gente , fra i giovani , negli ambienti più diversi . Pensiamo a questa campagna per la pace contro i missili a Comiso . Di colpo questa Sicilia , questa Comiso , diventavano una grande scritta in tedesco , in fiammingo o in svedese su cartelli portati da cortei imponenti del movimento per la pace nelle capitali d ' Europa . E La Torre , il PCI , avevano insistito : un milione di firme siciliane contro la base di Comiso . Qualcosa di cui era arrivata notizia persino sui giornali degli Stati Uniti dove dell ' Italia ci si occupa ben di rado . E pensiamo intanto a quello che stava avvenendo in questa isola . Tavoli per le firme della pace davanti alle chiese , anche nei punti più remoti delle città e delle campagne , bene accettati dai parroci ; un banchetto anche davanti al Duomo di Monreale ; il cardinal Pappalardo che dice " Non posso oppormi ad un movimento che chiede la pace " ; i centomila della marcia di Comiso ; dieci deputati regionali dc ( la DC di Sicilia ) che firmano la petizione contro i missili a Comiso ; il presidente dell ' Assemblea Regionale , il socialista Lauricella , che si schiera per le firme ; il sindacato che prima è incerto e poi si mobilita ; il tavolo per le firme davanti alla stazione ferroviaria di Palermo dove fanno la coda , in arrivo da ogni provincia , casuali passanti per firmare ; centomila firme solo nel capoluogo regionale dopo pochi giorni . E intanto , si badi , i convegni del PCI sulla mafia e con la partecipazione di magistrati ; magistrati che vanno poi al congresso regionale del PCI e parlano dalla tribuna contro la mafia . E la delegazione guidata da La Torre che va da Spadolini . E la pronta nomina di Dalla Chiesa prefetto a Palermo , nella città nella quale sino a poco tempo fa si pensava che bastasse per fare il questore uno che non era nemmeno funzionario di polizia , che era solo iscritto alla P2 , come tutto merito . Ma tutto questo non fa rizzare quelle tali antenne mafiose ? Per una serie di ragioni anche generali e di diverso genere questo movimento stava attecchendo in modo imprevedibile . E una delle ragioni era proprio questa nuova capacità impressa al PCI di incidere , di darsi una cultura politica di massa adeguata . C ' è un " antico " che può finire con il coincidere con la neo - cultura del " post - moderno " . La Torre lo aveva felicemente capito . Ha ricordato un suo compagno palermitano della prima ora , Mario Collarà che è segretario della sezione " Francesco Losardo " che era da sempre , qui a Palermo , quella di La Torre : " Mi ricordo negli anni 50 , quando si faceva la diffusione domenicale de L ' Unità e Pio , in una mattinata , riusciva a vendere 700 copie . E quelli erano tempi nei quali qui al quartiere del " Capo " a saper leggere erano ben pochi " . E ha detto un altro compagno di quella sezione comunista palermitana , Mario Viale : " Sono stato con Pio due domeniche fa a raccogliere le firme per la pace . Era allegro , scherzava e convinceva tutti a firmare " . Ecco , appunto , l ' antico che diventa messaggio moderno , che colpisce i giovani come una novità piena di fascino , come un " modo nuovo " di fare politica . Questo , tutto questo , sfasciava il clima della " pax mafiosa " , quella tale pace all ' ombra della quale si è potuto operare tranquilli per due anni dopo l ' intimidazione degli assassinii di Mattarella e di Costa : quando le varie " famiglie " regolavano i conti tra loro ( 130 i morti negli ultimi 13 mesi , opportunamente " potate " le vecchie piante dei Badalamenti , degli Inzerillo , dei Bontade nella disperata lotta per il controllo del " business " dell ' eroina ) e la gente badava solo ai fatti suoi . Ha detto Ninni Guccione , presidente regionale delle ACLI , pochi minuti dopo aver appreso la notizia dell ' uccisione di La Torre : " Chi riesce a muovere le cose , ad innescare processi che comunque cambino le cose , qualcosa , che siano unitari e collettivi , qui in Sicilia ha solo una risposta , che è il piombo , la sentenza di morte " . Non crediamo che sia sempre così . Questa volta il potere mafioso ha lanciato una sfida troppo ardita e dubitiamo fortemente che quel movimento che esso tanto teme , possa fermarsi - piuttosto che intensificarsi - perché il compagno Pio La Torre è stato fucilato a tradimento .
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La pressione alleata sui due Iati di Firenze aveva reso insostenibile la posizione dei tedeschi che , alle 5 del mattino , si sono ritirati dalla parte settentrionale della città . Così tutta Firenze è stata liberata senza che gli Alleati fossero stati costretti a tirare anche un solo colpo nell ' interno di essa . L ' annuncio dato dai patrioti . La liberazione di Firenze è stata annunziata dai patrioti che hanno suonato a stormo le campane civiche . Può ora essere reso noto che già da parecchi giorni i patrioti occupavano segretamente la torre di Palazzo Vecchio e di là comunicavano di nascosto con le truppe alleate . Una cinquantina di patrioti travestiti da poliziotti , mantenevano attiva una linea telefonica attraverso la celebre Galleria che dagli Uffizi porta a Palazzo Pitti sull ' altra sponda dell ' Arno , cioè nella zona meridionale della città ove si trovavano gli anglo - americani . In alcuni tratti il cavo telefonico segreto , che informava gli alleati sull ' attività del nemico , passava sotto i piedi delle sentinelle tedesche . Le operazioni dei patrioti . Nei giorni precedenti la liberazione , patrioti armati di pezzi di artiglieria e bombe a mano avevano svolto intensa attività per eliminare i tedeschi dalla riva meridionale dell ' Arno . I patrioti inoltre avevano stabilito linee di protezione intorno ad alcuni celebri palazzi di Firenze nella riva settentrionale . Numerosi fascisti vi sono stati tenuti prigionieri . Era proseguito a sud di Firenze , da parte dei patrioti italiani , il rastrellamento dei tedeschi attardatisi nella ritirata . Un gruppo di 250 nostri patrioti , in collaborazione con truppe canadesi , ha catturato circa 150 fascisti che si erano appostati nel triangolo formato dalle due strade principali che conducono all ' Arno attraverso i quartieri meridionali di Firenze . I fascisti che disponevano di fucili e bombe a mano , sono stati disarmati e arrestati . Tre brigate « Garibaldi » , che operano al di la dell ' Arno tra Firenze e il mare , si sono recentemente distinte in importanti azioni . Un potente gruppo di patrioti , ha svolto intensa attività in Garfagnana . Un altro gruppo , ancora più numeroso , ha operato con successo nella zona immediatamente a nord della Garfagnana . La morte del Com . Potente . Nel corso di una azione svolta dai patrioti d ' intesa con truppe dell'8a Armata per rastrellare i franco - tiratori fascisti , è caduto eroicamente il generale Potente Comandante di una delle Brigate « Garibaldi » . È pure rimasto ferito un ufficiale britannico di collegamento con i patrioti . Fra la commozione generale , onori militari sono stati tributati sabato alla salma dell ' eroe fiorentino Potente . Potente era il nome di battaglia del tenente Aligi Barducci , morto alcuni giorni or sono in seguito a ferite riportate combattendo alla testa delle formazioni partigiane contro il nemico . Intorno alla salma hanno montato la guardia d ' onore pattuglie delle truppe alleate e di partigiani , nonostante che solo un piccolo numero di questi abbia potuto essere tolto dai combattimenti in corso . Il feretro era avvolto nel tricolore , in mezzo al quale , una riproduzione della testa di Garibaldi sostituiva lo stemma Sabaudo . Sul feretro era posta la celebre camicia rossa portata da Potente e che per desiderio espresso da lui ai suoi compagni d ' arme , avrebbe dovuto essere portata in Firenze liberata come simbolo della libertà riconquistata . Potente era un fiorentino che aveva raggiunto le armate alleate al nord di Arezzo con la sua brigata di partigiani , combattendo con loro e cooperando alla liberazione della sua città . Quando le truppe erano arrivate a sud Firenze egli aveva preso il comando della Divisione Partigiana « Arno » , e , alla vigilia della liberazione della città , egli è caduto combattendo da eroe .
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FELTRE , 18 . - Abbiamo avuto anche noi la nostra tappa di montagna : da Pordenone a Vittorio Veneto , a Belluno , a Feltre . L ' aria chiara e fresca accarezzava il Lago Morto e il lago di Santa Croce , i villeggianti seduti alle panchine dei piccoli alberghi ci salutavano con dignità . Fortini , col suo naso alla Coppi , si sentiva nelle vene il sangue del campione . « Comunque - egli diceva - tutti i traguardi della montagna sono rossi » . A Ponte nelle Alpi ha risposto , sorridendo come un vincitore , agli applausi che lo hanno accolto , e dal microfono ha mandato i soliti saluti alla moglie , assicurandola che stava bene e che era contento di aver vinto per lei e per i bambini . Gavroche , il nostro angelo , si era allontanato alla chetichella , aveva scritto col dito sulla polvere della macchina , questo biglietto : « Ho da fare , ci vedremo questa sera a Feltre , all ' ora del comizio » . Gigi , l ' operatore , non si dava pace : « Ma dove mai si sarà cacciato , e che aveva da fare ? Non sarà stato mica una guardia del Santo Uffizio a chiuderlo in sagrestia ? Bisogna andare a liberarlo » . C ' è voluto del bello e del buono per convincerlo che gli angeli passano dovunque , anche attraverso il buco di una serratura , e che il nostro Gavroche non correva alcun pericolo . A Belluno è accaduto per noi il miracolo dei gatti . Eravamo giunti alle prime case della città , quando ci siamo visti la strada sbarrata da una barriera di gatti che ci aspettavano a piè fermo e con le orecchie ritte . Erano di tutti i colori e di ogni età , gatti di razza e di pelo , gatti libertini dei tetti , bianchi , neri , gialli tigrati . Al vederci hanno cominciato a miagolare . Sono sceso di macchina e ne ho preso uno tra le braccia . Il più piccolo che mi era a portata di mano , e ho detto loro : « Credo che siate venuti a salutarmi , non è vero ? » . Tutti hanno assentito con la testa . Fortini muoveva le sue orecchie a sventola ed abbassava , per conferma , il capo anche lui . « Che ti piglia ? » , gli ho chiesto preoccupato , invitandolo a guardarsi allo specchietto del parabrezza . « Mamma mia » , ha gridato Fortini saltando , e si è portato la mano indietro per toccarsi la coda . Per fortuna non l ' aveva , ma i gatti si sono messi a ridere lo stesso . Ridevano veramente come noi e , voltandosi di schiena per lasciar libera la strada , ci hanno finalmente spiegato perché erano venuti . Tutti portavano alla coda un cartellino sul quale era scritto il mio nome . Dai portoni delle case vicine sono sbucati allora , a frotte , ragazzi e ragazze di tutte le età , circondando la nostra macchina e chiedendoci notizie di Picci e Pucci , Lino Picco , di Noè e della sua arca , della " Domenica dei piccoli " e di " Piccolo mondo nuovo " . Fortini si era commosso e , finalmente , aveva messo mano alle cartoline ed ai distintivi per contentare tutte quelle mani tese . « Significa che li paghiamo noi » , egli ha detto . « E ai gatti non diamo nulla , nemmeno un fiocco rosso ? » , ho aggiunto io . Fortini ha tirato fuori un rotolo di nastro che teneva nascosto e , aiutato dai ragazzi , prendendo in braccio i gatti ad uno ad uno , si è dato a infiocchettarli . Così siamo entrati a Belluno , in mezzo a una folla di piccoli lettori e di gatti con la coccarda . Di topi , nemmeno la traccia . « In tutto questo c ' è la mano di Gavroche » , ha sentenziato Gigi Regi . L ' on. Bettiol è salito con noi in macchina , alla volta di Feltre . « A Feltre verranno compagni di tutti i paesi vicini - ci ha annunciato - e da Belluno giungerà anche il coro . Parlerai nella città vecchia » . E , infatti , quale posto migliore per parlare , di quella antica piazza Maggiore ove si affacciano le terrazze a portico delle vecchie case e la torre quadrata del Castello , abitato oggi da famiglie povere . Lì ci siamo ritrovati al cader della notte , i compagni guadagnavano la salita della bella via Mezzaterra e , al traguardo , trovavano " l ' Unità " con le sue luci e con le sue musiche . Il primo a giungere della brigata è stato Guido Lise , di Zermen , che alla domenica diffonde cento copie del giornale percorrendo quaranta chilometri in bicicletta . Onore al merito . Se le medaglie non si stampano , i baci sì . E Lise ne ha avuto due , uno per guancia , da noi tre . Gavroche , perché non si faceva vivo ? Incominciavo ad essere preoccupato e dovevo pur aprire il comizio . All ' improvviso si è visto una gran luce nel cielo . Gavroche planava dolcemente e sulle spalle , tra le ali , portava un bambino biondo e ben pettinato . Me lo ha lasciato sulla balaustra della terrazza . Il bambino mostrava , spiccata in una mano , una busta gialla , e si presentava al microfono : « Sono il bambino Gianni Cozzarolo e abito a Bardies di Lentiai » . Ho aperto la busta : c ' erano mille lire e queste parole : « Caro compagno Gatto , permettimi che anch ' io , benché piccolo , partecipi con tutto il mio entusiasmo alla festa de " l ' Unità " . Permettimi che , come contributo , io ti offra per il giornale dei diseredati , per il giornale dei figli del bisogno e della lotta , tutti i miei risparmi . Sebbene piccolo , col ricordo delle persecuzioni fatte al mio babbo durante venticinque anni di fascismo , sento che la nostra battaglia sarà vinta . Viva " l ' Unità " ! » . Gavroche , il nostro angelo , si era sentito chiamare da lontano nel mattino ed era volato alla piccola casa dove Giovanni l ' attendeva con la busta gialla in mano . Nella piazza applaudivano tutti e qualche donna si asciugava gli occhi . Bettiol era felice nel veder tanta gente raccolta , compagni , amici , e uomini e donne che , forse per la prima volta , si affacciavano a vedere cosa era il Partito e ad ascoltare quali parole dicevano i comunisti . Il giovane responsabile della Sezione mi confessava : « Da domani lavoreremo meglio , col cuore più confortato dopo la vittoria di questa sera » .