StampaQuotidiana ,
Nuova
Delhi
,
marzo
-
Nuova
Delhi
fondata
dagli
inglesi
per
diventare
la
capitale
dell
'
impero
indiano
e
inaugurata
nel
1929
,
vent
'
anni
prima
della
liquidazione
di
quello
stesso
impero
,
ricorda
le
capitali
politiche
e
amministrative
che
la
civiltà
anglosassone
ha
disseminato
per
il
mondo
,
per
esempio
Washington
,
dall
'
altra
le
città
despotiche
che
le
effimere
monarchie
hanno
sparso
per
l
'
India
,
per
esempio
la
città
morta
di
Fatepuhr
Sikri
,
alle
porte
di
Agra
.
Ci
sono
a
Nuova
Delhi
al
tempo
stesso
la
grandiosità
insipida
dell
'
imperialismo
mercantile
britannico
e
la
solennità
infiocchettata
e
marziale
del
despotismo
indiano
.
Il
viceré
,
che
nell
'
Inghilterra
democratica
era
un
cittadino
come
tutti
gli
altri
,
qui
diventava
un
autocrate
razzista
,
capo
di
una
casta
di
pelle
bianca
che
,
in
questo
Paese
di
caste
,
si
era
autonominata
casta
superiore
a
tutte
le
altre
,
compresa
quella
dei
bramini
.
Dilaniato
dalla
sua
duplice
natura
europea
e
incapace
di
mettere
d
'
accordo
la
cultura
inglese
di
tradizione
tollerante
con
la
pratica
del
potere
assoluto
,
il
colonialismo
si
rifugiava
in
un
formalismo
burocratico
e
militare
a
base
di
complicate
etichette
,
uniformi
prestigiose
,
parate
pittoresche
,
elefanti
bardati
,
e
vittorie
a
sei
invalli
,
umiliante
così
per
gli
inglesi
più
intelligenti
come
per
i
pensierosi
indiani
educati
nei
sobri
climi
di
Oxford
c
di
Cambridge
.
Si
credeva
che
gli
indiani
fossero
degli
«
orientali
»
e
si
voleva
abbagliarli
con
un
fasto
«
orientale
»
;
inutile
dire
che
si
trattava
di
un
Oriente
vittoriano
,
come
se
lo
immaginava
la
piccola
borghesia
delle
città
industriali
dell
'
Inghilterra
.
Nuova
Delhi
porta
l
'
impronta
di
questa
concezione
colonialista
:
i
suoi
stradoni
malinconici
e
diritti
,
in
fondo
ai
quali
c
'
è
spesso
uno
smilzo
arco
di
trionfo
o
la
statua
piccolissima
di
un
conquistatore
inglese
sopra
un
enorme
piedistallo
,
sembrano
fatti
apposta
per
le
lente
sfilate
dei
reggimenti
speciali
reclutati
tra
i
clan
della
Scozia
e
le
tribù
della
frontiera
afghana
,
combinazioni
ben
dosate
di
gonnelline
nordiche
e
di
turbanti
orientali
,
di
cupi
tamburi
e
di
queruli
gemiti
di
cornamuse
.
D
'
altra
parte
i
suoi
ministeri
neoclassici
,
costruiti
con
la
stessa
pietra
rossa
del
forte
musulmano
della
vecchia
Delhi
,
testimoniano
,
con
le
loro
scalee
e
í
loro
colonnati
corinzi
,
la
volontà
dei
professori
di
disegno
di
mettersi
ad
un
livello
imperiale
;
mentre
il
vero
sentimento
della
casta
dominatrice
si
rivela
piuttosto
nei
comodi
e
piacevoli
bungalow
del
quartiere
residenziale
,
radamente
sparsi
lungo
viali
puliti
e
deserti
,
in
fondo
a
folti
giardini
.
La
fortuna
politica
ha
voluto
che
Jawaharlal
Nehru
,
il
primo
Capo
di
governo
della
Repubblica
indiana
,
stabilisse
la
sua
residenza
in
questa
città
artificiale
e
imperiale
creata
dai
suoi
nemici
di
ieri
.
Il
trionfo
di
Nehru
dovrebbe
essere
un
motivo
di
soddisfazione
per
gli
intellettuali
di
tutto
il
mondo
perché
è
la
prima
volta
nella
storia
contemporanea
(
o
la
seconda
,
se
si
risale
a
Lenin
)
che
un
intellettuale
autentico
e
senza
contaminazioni
demagogiche
e
irrazionali
,
dopo
una
lunga
lotta
condotta
principalmente
con
il
mezzo
proprio
all
'
intellettuale
,
cioè
con
la
persuasione
,
governa
un
grande
Paese
.
E
qui
non
si
dice
che
Nehru
è
un
intellettuale
perché
ha
scritto
alcuni
ottimi
libri
(
anche
Stalin
,
Hitler
e
Mussolini
scrivevano
,
male
,
ma
scrivevano
)
,
si
dice
che
è
un
intellettuale
per
la
maniera
di
intendere
la
vita
che
traspare
in
questi
libri
.
Per
esempio
è
caratteristica
della
sua
capacità
di
understatement
(
parola
malamente
traducibile
con
il
brutto
:
minimizzare
)
questa
frase
,
nella
sua
autobiografia
,
a
proposito
della
popolarità
grandiosa
che
lo
circonda
.
Scrive
Nehru
:
«
La
questione
che
i
miei
amici
mi
ponevano
restava
insoluta
:
non
ero
io
orgoglioso
di
questa
adorazione
delle
masse
?
La
risposta
era
che
io
odiavo
quest
'
adorazione
e
desideravo
sfuggirla
ma
nello
stesso
tempo
mi
ero
abituato
ad
essa
e
quando
non
c
'
era
,
quasi
ne
avvertivo
la
mancanza
»
.
In
queste
parole
che
cercano
di
dare
le
due
facce
di
un
problema
senza
risolverlo
né
rifiutarne
l
'
ambiguità
,
sta
tutto
Nehru
,
l
'
intellettuale
,
liberale
e
introspettivo
Nehru
.
Molti
in
India
e
fuori
dell
'
India
,
considerano
questa
sua
amletica
e
aristocratica
obbiettività
come
una
debolezza
,
specie
se
paragonata
con
il
massiccio
e
popolaresco
dogmatismo
del
suo
vicino
cinese
Mao
Tze
-
dun
.
Dicono
che
Nehru
è
portato
al
compromesso
,
che
non
sa
opporre
un
rifiuto
a
situazioni
e
persone
che
in
cuor
suo
disapprova
,
che
non
ha
l
'
energia
autoritaria
indispensabile
in
un
Paese
come
l
'
India
che
in
tutta
la
sua
lunga
storia
non
ha
conosciuto
che
il
potere
despotico
.
Ma
non
bisogna
dimenticare
che
la
maniera
di
pensare
di
Nehru
è
nella
tradizione
indiana
,
da
quella
antichissima
del
Buddha
a
quella
recente
di
Gandhi
;
e
che
il
popolo
indiano
si
è
riconosciuto
in
questa
dubbiosa
saggezza
di
Nehru
molto
più
che
nel
settarismo
violento
di
un
Chandra
Bose
;
così
che
Nehru
,
subito
dopo
Gandhi
,
è
l
'
uomo
più
amato
del
subcontinente
.
Per
capire
la
qualità
del
trionfo
di
Nehru
non
sarà
forse
inutile
rifarsi
all
'
Italia
del
Risorgimento
.
Lo
stesso
Nehru
,
nei
suoi
libri
autobiografici
,
ha
fatto
spesso
il
paragone
tra
l
'
India
e
l
'
Italia
.
Ancora
ragazzo
,
ad
Harrow
,
in
Inghilterra
,
dove
studiava
,
gli
fu
regalata
la
vita
di
Garibaldi
del
Trevelyan
,
la
cui
lettura
l
'
infiammò
subito
con
la
speranza
di
essere
capace
,
un
giorno
,
di
fare
per
l
'
India
ciò
che
Garibaldi
aveva
fatto
per
l
'
Italia
.
Altrove
il
paragone
tra
India
e
Italia
è
così
formulato
:
«
Ambedue
sono
Nazioni
antiche
,
con
lunghe
tradizioni
di
cultura
dietro
di
loro
...
ambedue
erano
divise
politicamente
,
ma
l
'
idea
dell
'
Italia
,
come
l
'
idea
dell
'
India
,
non
morì
mai
e
c
'
era
in
ambedue
un
forte
principio
unitario
...
Metternich
chiamò
l
'
Italia
"
una
espressione
geografica
"
;
molti
imitatori
di
Metternich
hanno
usato
questa
frase
per
l
'
India
;
cosa
strana
,
c
'
è
persino
una
somiglianza
nella
situazione
geografica
dei
due
Paesi
.
Ancor
più
interessante
è
il
paragone
tra
l
'
Inghilterra
e
l
'Austria...»
.
Insomma
,
semplificando
parecchio
,
si
potrebbe
dire
che
oggi
,
dieci
anni
dopo
la
proclamazione
dell
'
Indipendenza
,
l
'
India
si
trovi
un
po
'
nelle
condizioni
dell
'
Italia
dieci
anni
dopo
l
'
Unità
.
Come
in
Italia
in
quel
tempo
erano
ancora
vivi
e
operanti
gli
uomini
del
Risorgimento
,
così
in
India
sono
al
governo
gli
uomini
che
hanno
lottato
per
mezzo
secolo
contro
la
dominazione
coloniale
.
Il
nazionalismo
risorgimentale
italiano
era
liberale
;
parimenti
liberale
è
il
nazionalismo
indiano
.
Infine
,
come
l
'
Italia
dopo
l
'
Unità
,
l
'
India
,
dopo
l
'
epica
della
lotta
anticoloniale
,
si
trova
oggi
di
fronte
alla
prova
mortificante
di
gravi
difficoltà
economiche
e
sociali
.
Ma
il
paragone
deve
fermarsi
qui
.
In
fondo
esso
conferma
un
fatto
ormai
ben
noto
:
il
propagarsi
dell
'
ondata
nazionalista
dal
1789
ad
oggi
,
dalla
Francia
fino
all
'
Asia
.
Per
il
resto
la
situazione
indiana
è
diversa
da
quella
italiana
,
non
fosse
altro
per
la
differenza
dei
tempi
e
dei
luoghi
in
cui
si
sono
svolti
i
due
risorgimenti
:
nell
'
Europa
liberale
dell
'
Ottocento
,
quello
italiano
;
nell
'
Asia
socialista
del
Novecento
,
quello
indiano
.
E
infatti
Nehru
,
pur
essendo
il
capo
di
un
enorme
partito
in
cui
c
'
è
di
tutto
,
è
in
fondo
un
socialista
fabiano
,
alla
maniera
di
Bernard
Shaw
.
È
proprio
al
nazionalismo
in
tutto
il
mondo
di
servirsi
di
tutte
quelle
parti
della
tradizione
che
possono
essergli
di
qualche
utilità
.
Il
nazionalismo
socialisteggiante
di
Nehru
non
fa
eccezione
a
questa
regola
.
Nel
pensiero
di
Nehru
il
socialismo
indiano
dovrebbe
addirittura
ricollegarsi
alla
saggezza
arcaica
dei
leggendari
Indo
-
ariani
,
ossia
del
Brahmanesimo
.
Sempre
nella
sua
autobiografia
egli
scrive
:
«
La
vecchia
cultura
indiana
riuscì
sempre
a
sopravvivere
attraverso
le
più
fiere
tempeste
,
benché
poi
non
salvasse
che
la
forma
e
perdesse
il
suo
reale
contenuto
.
Oggi
essa
lotta
silenziosamente
e
disperatamente
contro
un
nuovo
e
potentissimo
avversario
:
la
civiltà
dell
'
Occidente
capitalista
.
Essa
soccomberà
perché
l
'
Occidente
porta
la
scienza
e
la
scienza
porta
il
cibo
per
i
milioni
di
affamati
dell
'
India
.
Ma
l
'
Occidente
capitalista
offre
anche
l
'
antidoto
ai
mali
del
capitalismo
:
i
princìpi
del
socialismo
,
della
cooperazione
,
del
servizio
alla
comunità
e
al
bene
comune
.
Tutto
questo
non
è
poi
tanto
diverso
dall
'
antico
ideale
brahmano
ma
comporta
la
brahmanizzazione
(
non
nel
senso
religioso
,
s
'
intende
)
di
tutte
le
classi
e
di
tutti
i
gruppi
...
»
.
Sono
andato
a
trovare
Nehru
,
insieme
con
l
'
ambasciatore
d
'
Italia
Giusti
del
Giardino
,
due
volte
nello
stesso
giorno
.
La
prima
volta
fu
al
Ministero
degli
Esteri
.
Il
Primo
ministro
stava
seduto
dietro
una
grande
tavola
a
ferro
di
cavallo
,
quasi
vuota
di
carte
.
Era
vestito
nel
modo
ben
noto
,
come
lo
si
vede
nelle
innumerevoli
fotografie
che
adornano
tanti
edifici
pubblici
e
privati
dell
'
India
:
tunica
bianca
,
accollata
,
lunga
fino
alle
ginocchia
,
pantaloni
cosiddetti
johdpur
,
anch
'
essi
bianchi
,
attillati
dalle
ginocchia
fino
alle
caviglie
.
All
'
occhiello
era
infilato
il
bocciolo
di
rosa
rossa
che
Nehru
è
solito
portare
spesso
alle
naricimentre
parla
.
Nehru
che
è
di
origine
bramina
,
ossia
della
casta
tradizionalmente
versata
nella
lettura
e
interpretazione
dei
testi
della
religione
brahmana
,
ha
il
volto
dell
'
intellettuale
europeo
di
formazione
scientifica
ed
universitaria
.
La
fronte
è
alta
,
serena
,
armoniosa
;
gli
occhi
,
molto
scuri
,
hanno
uno
sguardo
inquieto
,
acuto
,
ambiguo
;
la
bocca
ha
un
'
espressione
al
tempo
stesso
benevola
,
annoiata
e
dura
.
Da
tutto
il
volto
spira
un
'
aria
di
fascino
indefinibile
che
il
sorriso
,
molto
bello
,
conferma
.
Nehru
ci
ricevette
a
tutta
prima
con
affabilità
ufficiale
:
pronunziò
qualche
frase
di
circostanza
,
sfogliò
un
po
'
nervosamente
il
catalogo
della
mostra
indiana
di
Roma
che
aveva
sulla
tavola
.
Quindi
,
improvvisamente
e
inaspettatamente
,
parve
interessarsi
alla
conversazione
.
Ma
non
aveva
tempo
,
doveva
ricevere
alcuni
giornalisti
europei
.
Si
alzò
e
,
assestandosi
in
capo
il
piccolo
berretto
bianco
,
ci
invitò
ad
andare
a
trovarlo
alla
sua
residenza
quella
sera
stessa
.
Ci
andammo
,
dunque
,
nel
pomeriggio
.
Una
governante
in
sari
rosso
scuro
ci
guidò
su
per
lo
scalone
moderno
della
vasta
dimora
ex
viceregale
ad
una
grande
sala
arredata
di
mobili
e
oggetti
cinesi
.
Un
divano
e
due
poltrone
di
fronte
ad
un
tavolino
basso
parevano
alludere
alla
possibilità
di
una
conversazione
meno
formale
di
quella
del
Ministero
degli
Esteri
.
E
,
infatti
,
di
lì
a
poco
,
Nehru
entrò
e
con
il
suo
curioso
passo
breve
e
frettoloso
andò
a
sedersi
su
quel
divano
,
avendo
alla
sua
destra
me
e
alla
sua
sinistra
l
'
ambasciatore
d
'
Italia
.
Non
voglio
qui
riportare
la
conversazione
che
durò
un
'
ora
esatta
,
controllabile
su
una
piccola
sveglia
posata
sul
tavolino
accanto
al
bricco
e
alle
tazze
del
caffè
:
non
era
stata
preparata
,
non
voleva
essere
un
'
intervista
;
più
delle
cose
che
si
dissero
,
contò
,
almeno
per
me
,
il
rapporto
diretto
con
la
persona
del
Primo
ministro
.
Sembrerà
strano
ma
mi
sentivo
molto
più
impacciato
di
fronte
a
Nehru
così
naturale
,
così
affabile
,
così
intellettuale
di
quanto
sarei
stato
di
fronte
ad
un
dittatore
formalista
e
autoritario
,
avvezzo
a
dire
e
a
sentirsi
dire
sempre
le
stesse
cose
.
Il
dittatore
,
infatti
,
non
mi
avrebbe
richiesto
che
un
contegno
convenzionale
,
quasi
rituale
,
e
una
quantità
limitata
di
frasi
fatte
e
di
luoghi
comuni
.
Nehru
,
invece
,
sentivo
che
esigeva
da
me
uno
sforzo
continuo
di
riflessione
,
di
scelta
,
di
comprensione
e
,
insomma
,
di
invenzione
.
Era
sì
,
un
intellettuale
;
e
ciò
mi
ispirava
gratitudine
e
fiducia
;
ma
era
nello
stesso
tempo
un
uomo
di
Stato
;
cioè
un
intellettuale
dotato
di
immenso
potere
,
avvezzo
a
non
essere
contraddetto
,
pieno
di
mille
preoccupazioni
non
tutte
disinteressate
,
con
poco
tempo
e
,
forse
,
poca
voglia
di
perderne
.
D
'
altra
parte
mi
incuriosiva
molto
di
vedere
se
trasparissero
nella
persona
di
Nehru
i
tre
caratteri
che
gli
attribuiscono
:
una
certa
vanità
di
uomo
che
sa
di
essere
attraente
e
pieno
di
fascino
;
la
facilità
all
'
impazienza
e
alla
collera
del
demiurgo
liberale
che
vorrebbe
che
tutto
fosse
fatto
senza
coercizione
ma
al
tempo
stesso
secondo
i
suoi
disegni
;
l
'
inclinazione
alla
noia
dell
'
uomo
pubblico
che
è
spesso
costretto
,
per
dovere
d
'
ufficio
,
ad
ascoltare
cose
e
persone
molto
noiose
.
Della
vanità
non
notai
che
la
grande
eleganza
nel
vestire
e
quel
frequente
gesto
grazioso
ed
orientale
di
portare
il
bocciolo
di
rosa
al
naso
;
l
'
impazienza
e
la
collera
non
apparvero
benché
il
volto
di
Nehru
,
lievemente
ipocondriaco
,
faccia
supporre
che
egli
possa
soggiacervi
;
ma
la
noia
,
che
pur
essa
non
comparve
mai
,
era
nella
mia
mente
in
forma
di
una
apprensione
continua
di
non
sapere
scegliere
gli
argomenti
e
le
parole
che
potessero
interessare
il
mio
interlocutore
.
In
realtà
,
come
pensavo
,
il
vero
senso
della
personalità
di
Nehru
non
poteva
essere
nelle
cose
che
mi
andava
dicendo
bensì
nella
sua
presenza
e
nel
magnetismo
particolare
di
questa
presenza
.
Ancora
una
volta
,
così
,
constatavo
la
decadenza
della
parola
nei
confronti
di
altri
e
più
irrazionali
mezzi
di
comunicazione
e
di
rapporto
.
Comunque
,
pur
nella
tensione
che
mi
ispiravano
queste
riflessioni
,
sfilarono
nella
conversazione
tutti
gli
argomenti
indiani
:
la
soprapopolazione
,
il
problema
dei
rifugiati
,
i
rapporti
con
la
Cina
,
la
povertà
e
arretratezza
delle
masse
,
il
progresso
scientifico
e
così
via
.
Nehru
,
che
in
varie
riprese
scontò
sotto
gli
inglesi
nove
anni
di
carcere
,
ci
parlò
pure
dell
'
attenzione
contemplativa
cui
è
costretto
l
'
uomo
in
prigione
,
e
parve
allora
animarsi
un
poco
ma
con
modestia
e
distacco
.
Egli
rispondeva
con
una
precisione
che
,
però
,
nascondeva
un
fondo
di
evasività
,
giustificato
d
'
altronde
;
e
interrogava
a
sua
volta
con
una
curiosità
e
una
freschezza
di
interessi
lusinghiere
.
Alla
fine
notai
che
gli
occhi
del
Primo
ministro
,
di
solito
attenti
e
inquieti
,
si
erano
fissati
nel
vuoto
,
come
su
qualche
cosa
che
fosse
solo
lui
a
vedere
.
Questa
distrazione
mi
sembrò
eloquente
e
mi
affrettai
a
chiedergli
di
firmare
una
copia
della
sua
autobiografia
,
il
che
egli
fece
con
la
massima
buona
grazia
.
La
visita
era
finita
.
StampaQuotidiana ,
Liberalizzazione
delle
droghe
leggere
?
"
Sono
più
d
'
accordo
con
Prodi
che
con
Martino
"
.
Francesco
d
'
Onofrio
,
esponente
del
CCD
ed
ex
-
Ministro
dell
'
Istruzione
,
è
favorevole
alla
"
prevenzione
ededucazione
"
,
ma
non
alla
liberalizzazione
dell
'
hashish
.
"
Pannella
-
dice
-
è
molto
faticoso
ed
è
un
grosso
problema
per
il
Polo
:
Temo
che
posizioni
molto
cattoliche
nel
nostro
schieramento
spingano
i
laici
verso
il
centrosinistra
o
verso
un
terzo
Polo
"
.
"
La
droga
?
Sono
più
d
'
accordo
con
Prodi
che
con
Martino
"
.
Francesco
D
'
Onofrio
dirigente
del
CCD
,
ex
-
Ministro
della
Pubblica
Istruzione
,
si
schiera
con
il
fronte
anti
-
Pannelliano
del
Polo
.
Con
Meluzzi
e
Gasparri
,
quindi
,
e
contro
Martino
,
Maiolo
e
Del
Noce
.
Ed
approva
la
posizione
di
Romano
Prodi
che
ieri
aveva
richiamato
la
necessità
di
dissuadere
dall
'
uso
delle
droghe
leggere
attraverso
"
un
profondo
processo
educativo
"
.
E
aveva
condannato
lo
spettacolo
di
Pannella
.
D
-
Allora
lei
che
cosa
pensa
di
tutta
questa
vicenda
?
R
-
Penso
quel
che
ha
sempre
pensato
anche
quando
ero
Ministro
della
Pubblica
Istruzione
:
la
droga
è
un
problema
serio
e
va
affrontato
evitando
le
posizioni
estreme
.
D
-
Cioè
?
R
-
Evitando
la
liberizzazione
a
tutti
i
costi
,
come
chiede
Pannella
,
e
l
'
antiproibizionismo
più
pesante
come
fanno
altri
.
D
-
Quindi
lei
è
contro
la
liberalizzazione
delle
droghe
leggere
?
R
-
Io
muovo
da
posizioni
di
ordine
sanitario
.
Quelle
leggere
sono
o
non
sono
droghe
?
C
'
è
una
dipendenza
...
D
-
La
questione
è
stata
ampiamente
discussa
.
Lei
conosce
l
'
obiezione
.
Anche
dall
'
alcool
e
dal
fumo
c
'
è
una
dipendenza
,
ma
chiunque
può
comprare
alcolici
o
sigarette
.
R
-
Benissimo
,
è
un
'
obiezione
che
accetto
,
l
'
acool
e
lo
spinello
fanno
male
,
ma
fanno
male
entrambi
.
Per
entrambi
la
questione
è
di
educazione
.
Ovviamente
non
di
repressione
,
se
non
in
alcuni
casi
.
D
-
Antonio
Martino
,
suo
collega
del
Polo
,
è
per
la
liberalizzazione
delle
droghe
.
Dice
che
ciascuno
è
libero
di
disporre
del
suo
corpo
finché
non
fa
danno
ad
altri
.
Lei
cosa
ne
pensa
?
R
-
Penso
che
la
sua
non
sia
una
posizione
liberale
,
come
afferma
,
ma
liberista
e
libertina
.
Non
è
vero
che
assumendo
droghe
leggere
non
si
fa
danno
ad
altri
.
Col
fumo
,
il
danno
agli
altri
è
limitato
,
l
'
ubriaco
può
danneggiare
gli
altri
...
D
-
E
chi
fuma
lo
spinello
che
danno
può
fare
?
R
-
C
'
è
il
danno
che
procura
a
se
stesso
,
come
quello
del
passaggio
inevitabile
dalle
droghe
leggere
alle
droghe
pesanti
.
Questo
è
il
punto
più
delicato
.
Se
su
mille
consumatori
di
hashish
,
950
passano
all
'
eroina
,
il
problema
è
grave
,
molto
grave
.
D
-
Non
c
'
è
dubbio
,
ma
non
mi
pare
esistano
statistiche
in
questo
senso
.
Non
c
'
è
niente
che
dimostri
questo
inevitabile
passaggio
.
O
lei
ha
dei
dati
?
R
-
Io
credo
che
vadano
fatti
degli
accertamenti
seri
.
Che
si
debba
sapere
con
certezza
qual
è
il
danno
che
le
droghe
leggere
arrecano
,
se
c
'
è
questo
passaggio
a
quelle
pesanti
ed
in
quale
percentuale
.
Non
si
può
procedere
per
posizioni
ideologiche
.
Ci
vogliono
dati
di
fatto
e
ricerche
serie
.
D
-
Ma
sempre
Martino
sostiene
che
anche
cocaina
ed
eroina
andrebbero
liberalizzate
...
R
-
Questa
è
una
posizione
proprio
inaccettabile
.
Martino
è
indubbiamente
coerente
,
ma
io
non
sono
assolutamente
d
'
accordo
.
D
-
Nel
frattempo
qualcosa
bisogna
fare
.
Pannella
in
modo
spettacolare
,
forse
non
del
tutto
condivisibile
,
comunque
ha
posto
un
problema
.
Lei
cosa
risponde
.
R
-
Sono
per
la
prevenzione
,
sono
perché
non
vi
siano
sanzioni
penali
per
chi
consuma
droghe
leggere
.
Nessuna
repressione
,
quindi
.
Questa
si
può
giustificare
solo
se
,
con
l
'
uso
della
droga
,
si
procura
danno
ad
altri
.
D
-
Ma
la
presenza
di
Pannella
nel
Polo
comincia
ad
essere
faticosa
?
R
-
Faticosa
sì
,
molto
faticosa
.
E
'
la
questione
più
delicata
che
abbiamo
di
fronte
.
E
non
ne
faccio
una
questione
di
disciplina
del
Polo
,
ne
faccio
una
questione
politica
.
D
-
Ma
lei
Pannella
lo
conosceva
bene
.
Adesso
che
cosa
c
'
è
di
nuovo
che
la
preoccupa
?
R
-
Il
fatto
che
siamo
in
un
sistema
maggioritario
.
Pannella
solleva
problemi
enormi
,
quelli
che
riguardano
le
coscienze
,
e
che
in
genere
sono
materia
di
referendum
.
Ma
in
un
sistema
maggioritario
,
nel
quale
si
vota
l
'
uomo
e
le
sue
posizioni
,
far
emergere
questi
problemi
può
essere
pericoloso
.
Chi
è
antiabortista
può
non
votare
il
candidato
del
suo
schieramento
perché
è
abortista
,
chi
è
per
la
liberalizzazione
delle
droghe
leggere
può
dire
di
no
al
candidato
che
è
contrario
...
D
-
Insomma
un
bel
guaio
.
E
lei
in
questa
situazione
che
cosa
teme
?
R
-
Che
il
centro
-
destra
,
se
assume
su
alcune
questioni
una
posizione
troppo
cattolica
,
possa
essere
abbandonato
dai
laici
che
potrebbero
confluire
nel
centro
sinistra
o
in
un
terzo
polo
.
Insomma
il
problema
c
'
è
.
D
-
Non
c
'
è
dubbio
.
Lei
per
esempio
ha
visto
la
posizione
di
Prodi
su
questa
questione
delle
droghe
leggere
?
R
-
Sì
,
e
sono
d
'
accordo
con
lui
.
Sono
sicuramente
più
d
'
accordo
con
lui
che
con
Martino
.
Anzi
,
con
Martino
il
mio
dissenso
aumenta
.
StampaQuotidiana ,
Se
i
patrioti
,
inferiori
di
numero
e
già
di
mezzi
,
in
condizioni
sfavorevoli
di
vita
,
riescono
a
fronteggiare
gli
attacchi
delle
truppe
nazifasciste
,
è
in
buona
parte
per
l
'
assiduo
aiuto
che
ricevono
dal
popolo
,
una
solidarietà
in
atto
che
,
sorta
contemporaneamente
all
inizio
della
lotta
per
la
resistenza
,
si
è
via
via
intensificata
.
Non
c
'
è
stato
bisogno
di
accordi
governativi
;
meno
che
mai
di
propaganda
.
L
'
attiva
collaborazione
è
nata
da
comunità
di
sentimenti
e
interessi
.
Ogni
famiglia
finisce
con
l
'
avere
uno
o
più
membri
costretti
a
nascondersi
per
evitare
la
deportazione
in
Germania
,
il
servizio
militare
con
i
tedeschi
o
addirittura
la
condanna
a
morte
.
Si
stabilisce
perciò
,
tra
famiglia
e
famiglia
,
una
fitta
trama
di
rapporti
segreti
che
trovano
il
loro
nodo
nel
comune
proposito
di
mantenersi
a
contatto
con
i
patrioti
,
di
soccorrerli
,
informarli
.
I
contadini
portano
i
viveri
,
i
pastori
cedono
il
bestiame
,
i
possidenti
aprono
locali
fuori
mano
,
depositi
abbandonati
,
baite
solitarie
per
nascondere
i
fuggiaschi
.
Migliaia
di
patrioti
possono
restare
in
città
dormendo
ogni
notte
in
una
casa
diversa
,
come
attraverso
un
intricato
labirinto
di
rifugi
e
di
protezioni
.
Madri
,
sorelle
,
vecchi
,
ragazzi
,
vigilano
intorno
ad
essi
in
un
continuo
turno
di
sentinelle
.
Ogni
movimento
del
nemico
è
subito
segnalato
,
passando
la
voce
di
zona
in
zona
,
di
quartiere
in
quartiere
.
Ecco
perché
le
operazioni
di
rastrellamento
,
anche
se
intraprese
con
grande
impiego
di
forze
,
danno
quasi
sempre
scarsi
risultati
.
In
molte
provincie
non
si
sa
dove
cessino
la
bande
e
cominci
il
popolo
.
Nelle
immediate
retrovie
del
fronte
,
specie
in
Abruzzo
,
gli
uomini
validi
sono
tutti
alla
macchia
.
I
villaggi
,
depredati
dai
tedeschi
,
rimangono
quasi
privi
di
abitanti
maschili
.
Quel
che
durante
il
Risorgimento
fu
un
fenomeno
isolato
e
saltuario
,
negli
scambi
tra
carboneria
e
popolo
,
oggi
è
consuetudine
e
costume
di
vita
.
Da
questa
diffusa
solidarietà
nella
lotta
sotterranea
contro
la
tirannia
nazista
e
il
servilismo
fascista
,
sorge
il
nuovo
popolo
italiano
.
Non
è
come
nel
Risorgimento
,
solo
una
minoranza
principalmente
borghese
,
che
si
sacrifica
per
la
libertà
collettiva
.
Solidarietà
nazionale
In
occasione
del
1°
Maggio
la
Confederazione
Generale
del
Lavoro
,
la
Confederazione
Italiana
dei
Lavoratori
e
tutti
i
6
partiti
del
Comitato
di
Liberazione
,
hanno
lanciato
di
comune
accordo
l
'
iniziativa
di
una
sottoscrizione
nei
territori
liberati
per
venire
in
aiuto
dei
patrioti
che
si
battono
oltre
il
Garigliano
contro
l
'
invasore
.
E
'
stato
perciò
costituito
un
Comitato
di
Solidarietà
Nazionale
,
che
raccoglierà
ed
assegnerà
i
fondi
.
StampaQuotidiana ,
CIVIDALE
DEL
FRIULI
,
16
.
-
Quello
che
abbiamo
visto
per
tre
giorni
,
da
Portogruaro
a
Monfalcone
,
a
Ronchi
dei
Legionari
,
a
Turriaco
,
a
Starenzano
,
a
Cividale
del
Friuli
,
difficilmente
potremo
raccontare
per
filo
e
per
segno
come
una
storia
che
si
svolga
da
una
tappa
all
'
altra
del
nostro
viaggio
,
dall
'
uno
all
'
altro
traguardo
.
La
poesia
ha
rotto
spesso
gli
argini
del
tempo
,
così
come
l
'
affetto
ha
spesso
rivoluzionato
il
calendario
.
Ci
siamo
fermati
tante
volte
più
del
previsto
,
tante
volte
più
del
previsto
abbiamo
parlato
nelle
piazze
dei
paesi
che
ci
ospitavano
al
passaggio
:
possiamo
veramente
dire
di
aver
frugato
il
Veneto
in
queste
ultime
province
di
confine
,
quasi
per
ogni
dove
,
per
stradette
secondarie
e
per
viottoli
,
tagliando
fiumi
e
torrenti
,
affacciandosi
ad
osterie
cariche
di
allegria
nel
Ferragosto
e
fermandoci
a
scampare
alla
pioggia
sotto
i
portoni
.
Dappertutto
ci
siamo
trovati
come
a
casa
nostra
,
tra
gruppi
di
amici
e
di
compagni
che
cantavano
,
mai
soli
,
forse
nemmeno
durante
il
sonno
,
se
sotto
le
finestre
ancora
passavano
le
voci
delle
brigate
di
ragazzi
e
di
ragazze
che
tornavano
ai
propri
paesi
.
Siamo
stanchi
,
noi
della
carovana
,
stanchi
e
felici
.
Il
Veneto
si
sta
svegliando
alle
nostre
trombe
e
i
contadini
si
affacciano
ai
campi
a
salutarci
,
gli
operai
si
fanno
alle
porte
durante
le
giornate
di
riposo
e
ci
salutano
sino
all
'
orizzonte
con
la
mano
.
"
l
'
Unità
"
si
è
fatta
più
rossa
per
l
'
emozione
e
Gavroche
,
il
nostro
angelo
,
è
volato
in
mezzo
agli
aquiloni
dei
bambini
,
risollevato
dal
fresco
degli
acquazzoni
e
dalla
luce
degli
arcobaleni
.
"
l
'
Unità
"
non
è
uscita
per
due
giorni
e
noi
abbiamo
le
nostre
cronache
zeppe
di
appunti
,
di
nomi
,
di
immagini
colte
sul
vivo
delle
feste
.
Il
nostro
angelo
ci
ha
consigliato
di
ascoltarlo
e
vuol
dettarci
lui
la
corrispondenza
.
Abituato
a
guardare
dall
'
alto
,
egli
forse
più
di
noi
può
spalancare
sotto
i
nostri
occhi
il
panorama
delle
tre
indimenticabili
giornate
.
Gli
lasciamo
la
parola
.
PORTOGRUARO
.
-
Vi
giungeste
sull
'
imbrunire
e
trovaste
i
compagni
raccolti
nella
stanza
della
Camera
del
Lavoro
.
Era
una
bella
sera
fresca
e
rosea
,
il
Lemene
scorreva
dolcemente
tra
le
case
ed
il
cielo
nel
quale
mi
ero
fermato
era
slargato
dalle
campane
della
grande
chiesa
.
Sulla
piazza
ove
guarda
il
municipio
dugentesco
,
fermaste
l
'
automobile
e
i
compagni
in
bicicletta
vi
furono
presto
intorno
,
guardando
alle
vetrine
dei
libri
,
comperando
distintivi
da
Fortini
,
intrattenendosi
intorno
all
'
operatore
che
stava
innalzando
lo
schermo
.
Quando
si
fece
notte
,
Gatto
incominciò
a
parlare
e
la
piazza
,
che
gli
specchiava
netta
la
voce
,
si
riempiva
a
poco
a
poco
non
soltanto
di
compagni
,
ma
di
cittadini
che
erano
usciti
per
la
passeggiata
.
I
bambini
avevano
già
accaparrato
i
posti
di
prima
fila
,
le
donne
si
erano
sedute
ai
caffè
per
godersi
meglio
lo
spettacolo
.
Sembrava
che
la
stessa
città
,
cinta
di
acque
e
di
silenzio
,
si
raccogliesse
intorno
a
voi
sotto
il
cielo
stellato
.
Quando
incominciò
la
proiezione
,
la
piazza
era
piena
e
fresca
di
voci
.
Sullo
schermo
passavano
fiumi
di
popolo
,
in
quella
memorabile
giornata
di
settembre
.
Poi
sembrò
che
Togliatti
,
con
quella
sua
voce
accorata
,
veramente
parlasse
affacciato
ad
una
finestra
e
che
la
dolce
notte
veneta
gli
portasse
gli
applausi
di
tutte
le
contrade
d
'
Italia
.
Era
bello
,
veramente
bello
.
Io
che
sono
un
angelo
e
me
ne
intendo
,
dissi
:
«
Questa
è
veramente
la
pace
:
nella
piazza
e
sullo
schermo
stavate
bene
insieme
,
eravate
gli
stessi
uomini
,
gli
stessi
italiani
»
.
Ragazzi
e
biciclette
MONFALCONE
.
-
I
compagni
di
Monfalcone
che
erano
venuti
fino
a
Pieris
a
farvi
scorta
voi
non
li
avete
visti
.
Io
sì
,
dall
'
alto
.
E
spingendo
l
'
occhio
all
'
orizzonte
vedevo
pure
i
ragazzi
di
Trieste
che
pedalavano
verso
la
città
dei
cantieri
col
fazzoletto
rosso
al
collo
.
Quando
giungeste
alla
sezione
di
Monfalcone
quei
brutti
ceffi
che
avevano
minacciato
di
aspettarvi
al
varco
non
seppero
fare
altro
che
lanciarvi
qualche
insulto
.
Sono
pochi
miserabili
che
ogni
giorno
vanno
perdendo
terreno
,
i
mandanti
pare
che
li
tengano
al
verde
e
la
professione
di
patriottardi
e
di
anticomunisti
non
rende
più
.
A
loro
confronto
quale
nobiltà
era
sulla
faccia
dei
compagni
che
vi
aspettavano
alla
Sezione
,
quale
luce
sulla
faccia
di
Conar
!
Che
piacere
che
egli
si
chiami
Angelo
come
me
.
E
Tura
,
Pentich
,
la
Franca
e
quel
napoletano
che
parlava
triestino
da
tanti
anni
che
vive
laggiù
,
tutti
venuti
da
Trieste
insieme
con
i
ragazzi
garibaldini
vi
erano
intorno
,
vi
stringevano
le
mani
come
se
tutti
vi
conoscessero
da
tanti
anni
e
aveste
da
confondere
insieme
pensieri
e
ricordi
.
A
Ronchi
c
'
era
la
festa
dei
partigiani
e
nei
paesi
vicini
vi
aspettavano
.
Quel
vecchio
teatrino
di
Turriaco
,
stipato
di
folla
fino
alle
porte
,
vi
accolse
come
in
trionfo
.
Per
due
ore
e
più
io
rimasi
a
aspettare
e
sentivo
applausi
vicino
e
lontano
,
canti
vicini
e
lontani
.
Attraverso
un
buco
del
soffitto
vidi
il
compagno
di
Pieris
e
la
ragazza
della
Sezione
di
Turriaco
che
offrivano
panieri
di
pesche
grandi
e
rotonde
.
La
sera
paesana
Com
'
era
contento
e
rosso
di
emozione
il
compagno
Ulian
,
segretario
della
Sezione
e
con
lui
Millo
,
il
sindaco
comunista
di
Pieris
.
Poi
vi
colse
la
pioggia
ma
nei
paesi
dove
passavate
da
Pieris
a
Belliano
,
da
San
Canziano
e
San
Pietro
dell
'
Isonzo
,
erano
compagni
a
aspettarvi
e
a
applaudirvi
,
famiglie
che
si
affacciavano
alle
finestre
.
"
l
'
Unità
"
passava
come
in
una
luminaria
paesana
nella
sera
che
si
accendeva
di
lampi
tra
le
nebbie
.
A
Starenzano
,
nella
grande
sala
di
spettacolo
che
i
lavoratori
hanno
costruito
con
le
proprie
mani
e
col
proprio
danaro
,
tanti
compagni
erano
venuti
a
piedi
e
in
bicicletta
anche
dai
paesi
vicini
.
E
la
giornata
approdava
nella
notte
e
voi
eravate
ancora
a
parlare
a
Ronchi
,
finché
quel
compagno
lungo
e
forte
che
abita
in
una
casetta
da
bambole
non
portò
Gatto
a
dormire
nel
letto
di
suo
figlio
rimboccandogli
quasi
le
coltri
al
mento
come
un
papà
.
I
compagni
di
Gradisca
ve
l
'
avevano
detto
la
sera
prima
che
volevano
una
fermata
obbligatoria
nella
loro
piazza
.
E
voi
,
tagliato
l
'
Isonzo
,
giraste
in
tempo
per
vederveli
venire
incontro
.
Lo
so
.
Bastano
poche
parole
e
un
saluto
per
farvi
ritrovare
insieme
.
Gatto
prese
appuntamento
per
l
'
anno
prossimo
;
dovevano
scappare
.
Così
foste
a
Gagliano
,
nella
prima
frazione
di
Cividale
e
smontaste
a
tagliare
la
cabana
,
la
colossale
torta
innalzata
a
cupola
nel
nome
de
"
l
'
Unità
"
,
e
a
bere
quel
vino
che
ha
il
colore
dell
'
uva
e
la
leggera
brezza
dei
sogni
.
Nella
stanza
che
aveva
la
freschezza
e
la
pulizia
delle
case
di
campagna
,
quanti
amici
e
giovani
e
vecchi
ebbero
attorno
e
la
torta
era
così
grande
che
si
faceva
saggiare
da
tutti
e
il
riso
e
l
'
allegria
scivolarono
nei
bicchieri
insieme
col
vino
.
Era
il
vostro
Ferragosto
.
A
Cividale
ci
fu
l
'
ingresso
da
trionfatore
inneggiando
al
giornale
e
gridando
saluti
.
Io
dall
'
alto
scoprivo
una
città
bellissima
e
antica
,
aperta
sul
Natisone
verde
e
profonda
tra
le
rocce
.
Questa
storia
antica
,
ma
quanta
storia
nuova
il
popolo
sta
tracciando
in
quella
terra
.
La
giornata
di
Cividale
non
la
dimenticherete
mai
.
Non
dimenticherete
nei
volti
dei
compagni
e
delle
compagne
la
loro
gioia
,
la
loro
ospitalità
,
il
piacere
di
che
avevano
di
farvi
contenti
e
di
rendere
onore
al
Partito
e
a
"
l
'
Unità
"
.
In
questa
città
bisogna
che
voi
torniate
.
Vi
hanno
detto
che
hanno
bisogno
di
voi
per
aprirvi
il
cuore
.
Il
comizio
che
avete
tenuto
in
quella
bella
piazza
dedicata
a
Paolo
Diacono
è
stato
il
più
bello
che
io
abbia
visto
in
questa
piazza
.
Anche
il
cielo
si
era
fatto
stellato
e
il
coro
di
Moimacco
,
diretto
dal
maestro
Riepi
,
portava
nella
piazza
l
'
amore
e
la
nostalgia
di
tutto
il
Friuli
,
l
'
odore
della
primavera
e
il
sole
della
campagna
.
Così
vuole
il
nostro
Angelo
,
e
noi
ritorneremo
nella
vostra
città
compagni
di
Cividale
,
ritorneremo
in
tutti
i
paesi
del
Veneto
che
abbiamo
attraversato
come
in
un
sogno
.
Arrivederci
a
tutti
e
un
nuovo
abbraccio
.
StampaQuotidiana ,
Premetto
che
non
sono
fra
quelli
che
liquidano
il
fenomeno
radicale
come
qualunquismo
o
che
trovano
comodo
etichettare
Pannella
come
fascista
(
anzi
,
più
in
generale
proporrei
di
usare
quest
'
ultimo
termine
con
maggiore
discrezione
e
appropriatezza
:
se
ne
fanno
un
uso
e
un
abuso
,
che
rivelano
,
temo
,
la
carenza
di
analisi
più
approfondite
e
aggiornate
)
.
C
'
è
invece
,
una
complessità
e
contraddittorietà
del
fenomeno
con
le
quali
occorre
misurarsi
.
E
c
'
è
al
tempo
stesso
il
pericolo
che
un
aumento
della
forza
elettorale
di
questo
partito
,
ottenuto
sulla
base
degli
"
slogans
"
che
esso
utilizza
nel
corso
di
questa
campagna
,
ne
scateni
gli
aspetti
e
le
componenti
peggiori
.
C
'
è
,
ancora
,
il
pericolo
che
verso
la
suggestione
radicale
s
'
indirizzino
il
sentimento
di
protesta
e
le
frustrazioni
di
certi
settori
dei
giovani
,
i
quali
possono
nei
radicali
individuare
l
'
ennesima
proiezione
illusoria
di
certe
loro
aspettative
non
ingiustificate
di
"
rinnovamento
e
di
trasformazione
"
.
Perciò
,
prendendo
i
radicali
,
o
,
per
meglio
dire
,
il
loro
gruppo
dirigente
,
per
quello
che
sono
,
e
cioè
una
forza
che
interpreta
e
strumentalizza
stati
d
'
animo
e
reazioni
,
che
nascono
dalla
crisi
profonda
di
certi
settori
della
società
italiana
e
delle
istituzioni
,
mi
proverò
a
spiegare
ad
un
giovane
,
presumibilmente
progressista
e
democratico
,
le
ragioni
per
cui
"
non
"
deve
votare
radicale
.
Non
deve
votare
radicale
:
1
)
Perché
i
radicali
sono
antioperai
prima
che
anticomunisti
,
o
,
più
esattamente
,
anticomunisti
in
quanto
antioperai
.
Non
c
'
è
un
solo
punto
del
programma
radicale
che
riguardi
gli
interessi
,
i
bisogni
,
le
lotte
della
classe
operaia
.
Mi
si
potrà
rispondere
:
cosa
ce
ne
importa
a
noi
della
classe
operaia
?
non
basta
lottare
per
i
propri
più
immediati
e
avvertiti
interessi
?
Ma
è
appunto
questo
l
'
elemento
grave
che
il
radicalismo
introduce
nel
dibattito
politico
italiano
,
anche
rispetto
alla
lunga
conquista
di
posizioni
e
di
coscienze
seguita
al
'68-'69
:
il
convincimento
che
si
possano
soddisfare
interessi
e
bisogni
di
qualsiasi
settore
in
movimento
della
società
italiana
è
,
senza
fare
riferimento
alla
classe
operaia
.
Mettendo
fra
parentesi
la
classe
operaia
e
la
sua
strategia
di
trasformazione
,
il
radicalismo
spezza
il
campo
delle
forze
progressiste
,
fa
un
favore
alla
conservazione
.
2
)
Perché
il
gruppo
dirigente
radicale
è
,
intimamente
,
borghese
e
conservatore
.
Non
fermiamoci
alle
apparenze
:
alle
urla
,
agli
strilli
,
alle
proteste
da
gruppo
minoritario
perseguitato
ed
oppresso
.
Ciò
che
il
gruppo
dirigente
radicale
ha
in
mente
come
democrazia
organizzata
delle
grandi
masse
,
è
l
'
enorme
rilievo
che
,
attraverso
i
moderni
partiti
e
sindacati
,
hanno
assunto
i
soggetti
sociali
collettivi
della
trasformazione
.
Il
loro
sogno
è
quello
di
ricostruire
una
società
politica
in
cui
il
potere
dell
'
»
organizzazione
sia
fortemente
ridimensionato
e
il
"
leaderismo
"
e
il
"
carisma
"
di
alcuni
notabili
vengano
restituiti
al
valore
d
'
un
tempo
.
Lo
Stato
di
diritto
,
a
cui
i
radicali
pensano
,
assomiglia
molto
allo
Stato
liberal
-
borghese
post
-
unitario
:
Bertrando
Spaventa
conta
,
in
questa
visione
,
molto
ma
molto
più
di
Marx
.
Ma
questo
sarebbe
un
andare
avanti
o
un
tornare
indietro
?
Il
sistema
dei
partiti
ha
bisogno
di
essere
profondamente
rinnovato
,
lo
sappiamo
tutti
,
penso
che
i
giovani
siano
interessati
a
rinnovarlo
nel
senso
di
una
partecipazione
crescente
delle
masse
alla
democrazia
,
non
in
quello
esattamente
opposto
di
un
ripristino
delle
condizioni
che
reggevano
in
piedi
il
vecchio
notabilato
liberal
-
conservatore
(
che
,
non
a
caso
,
comprimeva
e
mortificava
proprio
la
presenza
delle
giovani
forze
politiche
e
culturali
nella
società
)
.
3
)
Perché
la
strategia
di
lotte
parziali
,
che
i
radicali
propongono
,
rinuncia
per
definizione
alla
visione
generale
,
complessiva
,
dello
scontro
di
classe
e
della
battaglia
politica
.
Questo
spiega
anche
perché
dentro
ci
si
può
ammucchiare
di
tutto
:
dai
sentimenti
di
frustrazione
di
una
piccola
borghesia
impiegatizia
e
localistica
al
ragionamento
opportunistico
dell
'
ex
rivoluzionario
deluso
.
Ma
può
piacere
ai
giovani
tutto
questo
?
Fra
una
battaglia
parziale
e
l
'
altra
ci
stanno
spazi
larghi
come
una
casa
:
dentro
questi
spazi
il
potere
della
vecchia
classe
dominante
ci
si
adagia
comodamente
.
Ai
democristiani
questa
strategia
gli
fa
il
solletico
:
tant
'
è
vero
che
preferirebbero
di
gran
lunga
un
successo
radicale
ad
una
rinnovata
affermazione
comunista
.
4
)
Perché
il
radicalismo
è
una
mentalità
che
nella
storia
italiana
,
anche
nella
storia
della
cultura
italiana
,
ha
sempre
rappresentato
un
approccio
superficiale
ai
problemi
,
uno
schematizzare
,
un
semplificare
,
ecc.
Avete
mai
sentito
,
onestamente
,
un
dirigente
radicale
fare
un
"
ragionamento
"
,
tentare
un
'
"
analisi
"
?
Al
posto
degli
strumenti
analitici
c
'
è
,
nei
casi
migliori
,
un
uso
brillante
della
dialettica
e
una
capacità
notevole
di
resa
emotiva
;
nei
casi
peggiori
,
la
violenza
verbale
,
la
volontà
di
ridurre
il
confronto
politico
ad
un
gioco
di
ragioni
polemiche
sostenute
unicamente
dalle
reciproche
volontà
distruttive
.
Questo
è
potuto
sembrare
qualche
volta
affascinante
.
Ma
pensateci
bene
:
a
quale
tipo
di
discorso
politico
il
radicalismo
ci
induce
?
A
un
tipo
di
discorso
politico
fondato
esclusivamente
sulla
contrapposizione
schematica
e
spesso
puramente
verbale
.
Anche
questo
è
un
passo
avanti
o
un
passo
indietro
?
Se
siamo
d
'
accordo
che
il
ragionamento
(
e
il
linguaggio
)
politico
italiano
soffre
di
formalismo
e
di
vuotaggini
,
il
discorso
radicale
non
fa
che
confermare
e
approfondire
questo
carattere
:
con
un
po
'
più
di
verve
ma
anche
con
maggiore
protervia
.
5
)
Perché
nel
radicalismo
c
'
è
una
malcelata
e
profonda
volontà
di
sopraffazione
.
Si
lamentano
di
essere
costretti
a
parlare
troppo
poco
,
ma
in
realtà
urlano
più
di
tutti
.
Hanno
disprezzo
per
i
loro
interlocutori
.
Fanno
scuola
d
'
intolleranza
.
Attirano
elettori
dalla
destra
facendo
sfoggio
di
battute
anticomuniste
e
antistituzionali
.
Guardate
Marco
Pannella
quando
parla
in
TV
:
è
dai
primi
anni
'50
che
ce
l
'
ha
con
i
partiti
di
sinistra
e
in
particolare
con
i
comunisti
,
e
lo
dimostra
con
tutta
la
rabbia
che
esprime
.
Cova
un
sogno
di
rivincita
:
e
i
sogni
di
rivincita
non
badano
troppo
al
sottile
,
tutti
i
mezzi
sono
buoni
.
Ma
cos
'
ha
a
che
fare
questa
rivincita
personale
o
di
gruppo
con
le
speranze
di
trasformazione
e
di
rinnovamento
proprie
della
gioventù
italiana
?
Per
concludere
:
lo
spazio
radicale
è
uno
spazio
politico
e
sociale
,
che
il
movimento
operaio
ha
in
Italia
solidamente
occupato
fin
dagli
ultimi
anni
del
secolo
scorso
.
E
'
lo
spazio
dei
diritti
civili
e
delle
lotte
per
l
'
allargamento
delle
libertà
,
della
critica
alle
tentazioni
autoritarie
dello
Stato
e
della
rivendicazione
di
migliori
»
condizioni
di
esistenza
per
l
'
individuo
e
per
il
cittadino
.
Non
a
caso
l
'
unico
episodio
rilevante
di
un
'
alleanza
tra
movimento
operaio
e
partito
radicale
è
legato
alla
lotta
contro
l
'
"
infame
"
governo
Crispi
e
contro
la
svolta
reazionaria
del
'98
.
Da
allora
,
la
battaglia
radicale
è
stata
ricompresa
nella
più
complessiva
strategia
liberatoria
del
movimento
operaio
italiano
.
Se
uno
spazio
radicale
si
è
riaperto
,
vuol
dire
che
sul
terreno
dei
diritti
civili
e
delle
insufficienze
del
nostro
sistema
politico
e
della
nostra
democrazia
,
il
movimento
operaio
italiano
non
ha
fatto
tutto
quello
che
avrebbe
dovuto
.
Questo
i
giovani
possono
e
debbono
richiedere
:
che
il
terreno
dello
sviluppo
della
democrazia
e
della
libertà
sia
individuali
che
collettive
venga
praticato
fino
in
fondo
dal
movimento
operaio
,
dai
comunisti
,
nell
'
arco
complessivo
di
una
strategia
riformatrice
,
che
veda
crescere
,
e
non
diminuire
,
l
'
unità
delle
loro
forze
sociali
e
politiche
progressiste
.
Ma
appunto
perciò
non
si
può
dar
credito
al
gruppo
dirigente
radicale
,
che
usa
queste
tematiche
per
una
battaglia
di
divisione
e
di
anticomunismo
stantio
:
bisogna
,
anche
col
voto
,
dimostrare
che
la
strumentalizzazione
non
è
passata
.
StampaQuotidiana ,
Italiani
!
Patrioti
!
Lo
sforzo
bellico
del
nemico
può
essere
ostacolato
da
atti
di
sabotaggio
che
non
richiedono
equipaggiamento
speciale
,
o
materiali
difficili
a
procurarsi
,
o
cognizioni
tecniche
particolari
.
Non
c
'
è
bisogno
di
arrischiare
troppo
in
sabotaggi
in
grande
stile
,
che
richiedono
lunga
preparazione
e
complessa
organizzazione
.
C
'
è
bisogno
di
aumentare
al
massimo
il
numero
dei
sabotaggi
,
estendendoli
a
ogni
campo
dell
'
attività
italiana
tedeschizzata
,
e
in
ogni
regione
dell
'
Italia
occupata
.
È
nel
numero
,
nella
frequenza
,
nell
'
insistenza
degli
atti
di
sabotaggio
,
che
il
nemico
sarà
imprigionato
come
una
rete
,
perderà
sicurezza
e
calma
,
sarà
costretto
a
disperdere
forze
,
smarrirà
ogni
garanzia
di
precisione
e
di
puntualità
nell
'
esecuzione
degli
ordini
emanati
.
Italiani
,
ricordate
sempre
che
qualsiasi
ritardo
,
anche
piccolo
,
causato
alla
produzione
e
alle
comunicazioni
al
servizio
dell
'
oppressore
nazifascista
,
è
prezioso
per
affrettare
la
liberazione
della
Patria
.
Il
fuoco
è
uno
dei
mezzi
migliori
per
sabotare
lo
sforzo
bellico
del
nemico
invasore
.
Il
fuoco
può
provocare
distruzioni
più
estese
e
durature
di
quelle
provocate
dall
'
esplosivo
.
L
'
incendio
è
uno
dei
più
semplici
,
dei
più
sicuri
,
dei
più
efficaci
atti
di
sabotaggio
.
Un
accendisigari
,
o
una
scatola
di
fiammiferi
,
e
un
po
'
di
materiale
infiammabile
da
nascondersi
anche
in
tasca
:
non
vi
occorre
altro
.
Guardatevi
attorno
,
patrioti
italiani
.
In
edifici
senza
numero
,
nelle
città
,
nei
villaggi
,
nelle
fattorie
isolate
perfino
,
i
tedeschi
accumulano
materiale
bellico
d
'
ogni
genere
,
dalle
munizioni
agli
oggetti
di
vestiario
,
dalle
armi
ai
viveri
.
Materiale
prezioso
per
il
nemico
,
che
incontra
sempre
maggiori
difficoltà
a
fabbricarne
e
a
procurarsene
.
Potete
agire
contro
qualunque
di
quegli
edifici
,
case
di
abitazione
e
uffici
,
capannoni
e
magazzini
,
officine
,
depositi
di
carburanti
e
lubrificanti
,
autorimesse
,
depositi
tranviari
e
ferroviari
,
cantieri
di
legnami
e
di
costruzione
in
genere
.
Potete
agire
contro
navi
e
imbarcazioni
,
contro
automezzi
,
contro
materiali
ammucchiati
negli
scali
portuali
e
ferroviari
.
Come
materiale
infiammabile
non
avete
bisogno
che
di
qualche
pezzetto
di
legno
secco
,
o
di
un
po
'
di
carta
,
o
di
qualche
straccio
imbevuto
di
petrolio
,
trementina
,
benzina
o
ingrassato
con
catrame
,
pece
,
cera
,
e
così
via
.
Cercate
di
accendere
il
materiale
infiammabile
in
modo
che
sia
sottoposto
a
corrente
d
'
aria
;
svilupperete
meglio
l
'
incendio
.
Approfittate
,
allo
stesso
scopo
,
delle
giornate
ventose
.
Perfezionate
il
sistema
col
creare
un
piccolo
incendio
diversivo
,
o
un
allarme
per
incendio
,
in
altro
posto
,
in
maniera
da
trarre
in
inganno
il
nemico
e
aumentare
,
le
vostre
probabilità
di
sicurezza
.
Ostacolate
inoltre
l
'
opera
delle
squadre
addette
allo
spegnimento
.
Tagliate
in
tempo
i
fili
telefonici
:
staccate
i
segnali
d
'
allarme
automatico
;
rimuovete
gli
estintori
,
danneggiate
gli
idranti
;
tagliate
i
tubi
delle
pompe
antincendio
;
bloccate
le
valvole
degli
spruzzatori
automatici
.
Patrioti
italiani
!
Ricordate
che
le
fiamme
dei
vostri
incendi
servono
a
distruggere
la
tenebra
nazifascista
!
StampaQuotidiana ,
PORDENONE
,
17
.
-
A
Cividale
i
soliti
topi
della
chiavica
fascista
avevano
messo
in
giro
lo
slogan
:
«
Gatto
parlerà
a
quattro
gatti
»
.
Invece
i
gatti
erano
tanti
da
riempire
una
piazza
.
Quando
siamo
ripartiti
dalla
cara
città
friulana
,
Gavroche
,
il
nostro
angelo
,
ha
tenuto
un
comizio
per
suo
conto
.
Non
parlava
in
latino
,
non
parlava
in
italiano
,
aveva
la
bocca
sigillata
,
ma
con
le
mani
prendeva
a
volo
le
nuvole
che
passavano
sul
campanile
,
le
sfioccava
una
a
una
,
modellando
consonanti
e
vocali
,
e
stampava
nel
cielo
azzurro
parole
e
parole
,
frasi
,
un
discorso
insomma
.
I
cividalesi
,
col
capo
levato
in
aria
,
leggevano
il
celeste
messaggio
.
Gavroche
aveva
scritto
:
«
Questa
notte
ho
parlato
con
i
monelli
e
con
i
bambini
di
Cividale
,
hanno
rotto
tutti
i
loro
salvadanai
e
mi
hanno
riempito
il
grembiule
di
foglietti
da
cinque
e
da
dieci
lire
.
Attento
,
Fortini
,
io
li
lascio
cadere
,
prendili
al
volo
»
.
Alla
visita
di
quella
pioggia
d
'
oro
,
Fortini
non
sapeva
più
che
fare
,
si
è
tolto
il
berretto
bianco
,
ha
allungato
le
braccia
,
chiamava
in
aiuto
Gigi
Regi
,
l
'
operatore
,
perché
stesse
attento
a
non
perdere
nemmeno
una
di
quelle
farfalle
preziose
.
Finito
il
racconto
ci
siamo
rimessi
in
macchina
alla
volta
di
Udine
e
di
Pordenone
.
Dopo
Udine
,
la
marcia
di
avvicinamento
a
Pordenone
è
stata
un
corteo
a
passo
d
'
uomo
.
I
giovani
compagni
di
San
Vito
al
Tagliamento
,
al
Ponte
della
Delizia
,
ci
hanno
posto
l
'
"
alt
"
.
Erano
in
tanti
,
con
le
bandiere
,
e
sei
di
essi
portavano
una
grande
lettera
rossa
stampata
sul
petto
,
sicché
a
vederli
sfilare
allineati
tutti
,
potevano
compilare
il
nome
de
"
l
'
Unità
"
.
Li
comandava
Galante
,
il
segretario
della
Sezione
,
che
ci
sorrideva
sotto
i
baffi
.
Abbiamo
innalzato
le
trombe
degli
altoparlanti
e
dato
fiato
agli
inni
.
Camminavamo
a
dieci
,
a
quindici
chilometri
all
'
ora
.
Grandi
case
quadrate
ai
bordi
della
campagna
,
silenzio
,
sole
e
bambini
:
entravamo
a
Madonna
di
rosa
che
le
famiglie
abbandonavano
per
venirci
a
salutare
.
Gavroche
accarezzava
l
'
intonaco
delle
case
e
si
portava
le
mani
alle
guance
per
darsi
un
po
'
di
colore
.
Spuntava
il
campanile
lontano
di
San
Vito
,
uno
dei
tanti
campanili
quadrati
che
svettano
all
'
orizzonte
ed
annunciano
paesi
che
sono
ancor
lontani
sulle
grandi
diritture
della
campagna
.
A
San
Vito
il
nostro
comizio
volante
era
già
stato
annunciato
su
tutti
i
muri
,
e
i
compagni
,
non
sapendo
più
cosa
fare
per
me
,
mi
avevano
concesso
,
motu
proprio
,
il
titolo
di
onorevole
e
senatore
.
Pasolini
,
il
caro
poeta
di
Casarsa
,
era
ad
aspettarmi
,
da
tanti
anni
che
non
ci
vedevamo
,
e
toccò
a
lui
presentarmi
.
Forse
avrei
preferito
leggere
io
una
delle
sue
belle
poesie
friulane
in
quella
grande
piazza
e
sentirmi
rispondere
il
cuore
e
la
povera
felicità
dei
contadini
e
degli
operai
che
c
'
erano
intorno
.
Alla
una
,
con
la
stessa
staffetta
,
siamo
ripartiti
:
l
'
estate
,
dopo
gli
acquazzoni
,
è
tornata
al
suo
colmo
e
noi
svegliavamo
,
nel
nome
de
"
l
'
Unità
"
,
paesi
assediati
dal
sole
e
dalle
cicale
.
Ecco
San
Giovanni
di
Cesarz
,
ecco
Casarsa
.
Al
ponte
sul
Meduna
,
la
staffetta
che
proveniva
da
Pordenone
si
è
incontrata
con
la
nostra
.
Il
corteo
si
è
ingrossato
con
gli
operai
che
uscivano
dalle
fabbriche
,
pedalando
sulla
grande
via
napoleonica
.
Sotto
gli
alberi
,
marciavamo
ormai
al
passo
di
uomo
e
le
automobili
,
passandoci
accanto
,
rallentavano
la
andatura
.
Così
,
lungo
chilometri
e
chilometri
di
canti
,
sino
a
Pordenone
,
ed
a
quella
enorme
colonna
bianca
che
ne
annuncia
la
piazza
all
'
orizzonte
.
Entravamo
nel
più
grande
centro
industriale
del
Friuli
ed
io
pensavo
alle
donne
dei
cotonifici
di
torre
,
che
nel
1924
e
nel
'28
ancora
resistevano
ai
fascisti
,
pensavo
a
Partor
,
il
"
generale
rosso
"
,
come
lo
chiamavano
nonostante
non
avesse
più
di
22
anni
,
che
nel
sobborgo
di
Pordenone
comandava
le
barricate
nel
1921
.
I
fascisti
non
riuscirono
mai
a
rompere
quella
barriera
,
dove
ogni
donna
combatteva
come
un
uomo
.
Torre
si
arrese
soltanto
dopo
trattative
ai
soldati
dell
'
esercito
.
Partor
doveva
morire
anni
dopo
in
Belgio
,
ma
Masulli
e
Gottardo
erano
con
la
Resistenza
,
vivono
e
combattono
ancora
nella
loro
città
,
insieme
coi
compagni
più
giovani
ai
quali
ormai
io
già
stringevo
la
mano
come
destato
dai
miei
pensieri
.
«
Dove
ti
ho
visto
?
»
,
chiedevo
ad
uno
di
loro
,
e
subito
la
memoria
mi
riportava
al
14
luglio
dell
'
anno
scorso
,
a
quel
triste
e
grande
giorno
che
da
Pordenone
passammo
di
corsa
,
lanciando
un
pacco
di
giornali
nel
nostro
fulmineo
viaggio
da
Trieste
a
Venezia
.
Tanti
partigiani
abbiamo
incontrato
nella
piazza
,
garibaldini
della
gloriosa
Divisione
che
fece
suo
il
nome
di
Ippolito
Nievo
,
garibaldini
della
Modotti
.
Li
abbiamo
salutati
tutti
,
stringendo
la
mano
a
Sergio
,
al
loro
commissario
che
era
comunista
sin
da
ragazzo
,
sì
da
avere
oggi
tanta
storia
sua
e
del
Partito
sulle
spalle
.
A
Cordenonsci
aspettava
Ario
con
la
moglie
e
con
un
bambinello
biondo
seduto
sul
manubrio
della
bicicletta
.
I
compagni
erano
intorno
al
segretario
della
Sezione
,
e
uno
si
diceva
contento
di
chiamarsi
Alfonso
come
me
e
il
pesatore
pubblico
senza
il
braccio
destro
,
era
quasi
lieto
di
potermi
stringere
la
mano
più
e
più
volte
con
la
sua
sinistra
.
«
È
la
mano
del
cuore
e
del
Partito
»
,
mi
confidava
.
Nella
periferia
industriale
di
Pordenone
abbiamo
girato
a
lungo
,
chiamando
uomini
,
donne
e
bambini
alla
festa
della
sera
.
Fortini
si
sbizzarriva
a
inventare
i
richiami
più
affettuosi
e
romaneschi
:
Gavroche
,
il
nostro
angelo
,
si
fermava
sempre
indietro
a
giocare
con
i
bambini
.
Insegnava
loro
un
giuoco
che
ha
inventato
lui
per
non
vederli
più
intenti
alla
guerra
.
E
la
compagna
Evelina
,
che
ama
Pascoli
e
i
bambini
della
sua
scuola
,
era
contenta
.
Il
comizio
nella
grande
piazza
è
stato
un
trionfo
per
"
l
'
Unità
"
.
I
compagni
non
prevedevano
nemmeno
tanto
successo
,
il
più
grande
,
insieme
con
quello
di
Cividale
,
che
sia
stato
sino
ad
oggi
decretato
al
nostro
viaggio
.
Poi
,
dopo
il
cinema
,
si
è
ballato
sino
a
tardi
e
Bandiera
Rossa
era
la
musica
preferita
per
i
partigiani
,
che
calzavano
ancora
le
scarpe
della
montagna
.
StampaQuotidiana ,
Palermo
.
Corre
questo
interrogativo
:
perché
La
Torre
oggi
?
Tante
risposte
,
tanti
possibili
"
fili
di
ragionamento
"
,
tanti
possibili
paradigmi
indiziari
.
Si
cerca
di
rispondere
nelle
riunioni
e
negli
incontri
di
magistrati
,
di
funzionari
e
ufficiali
che
svolgono
le
indagini
.
Si
cerca
di
rispondere
anche
nei
crocchi
agli
angoli
di
piazza
Politeama
e
di
piazza
Massimo
,
e
questo
chiedevano
,
con
quegli
applausi
tutti
ben
mirati
e
pensati
,
con
quei
volti
di
anziani
rigati
di
lacrime
,
di
giovani
storditi
,
quei
siciliani
,
quei
cittadini
di
Palermo
che
a
decine
di
migliaia
erano
in
piazza
ieri
mattina
a
salutare
Pio
La
Torre
e
Rosario
Di
Salvo
.
Questo
si
è
chiesto
a
un
certo
punto
del
suo
discorso
anche
Enrico
Berlinguer
:
perché
La
Torre
oggi
?
La
risposta
sta
proprio
in
quella
capacità
di
suscitare
movimenti
di
massa
-
come
già
avvenne
negli
anni
50
,
gli
anni
di
Li
Causi
,
alla
cui
scuola
furono
educati
La
Torre
e
tanti
altri
dirigenti
del
movimento
operaio
-
che
ancora
una
volta
i
comunisti
stanno
dimostrando
in
Sicilia
.
Il
potere
mafioso
ha
sempre
bisogno
di
una
grande
pace
.
Una
pace
generalizzata
,
una
quiete
sociale
fatta
di
rassegnazione
e
di
arrangiamenti
spiccioli
,
un
torpore
differenziato
che
non
attragga
attenzioni
,
che
non
faccia
puntare
i
riflettori
,
che
non
ecciti
le
forze
dell
'
indagine
e
della
repressione
del
crimine
,
che
non
faccia
scrivere
i
giornali
.
Tanto
più
questa
pace
serve
quando
c
'
è
in
gioco
un
"
business
"
della
portata
di
quello
di
questi
anni
e
mesi
.
Un
"
business
"
che
coinvolge
i
fratelli
della
costa
atlantica
USA
,
che
porta
nell
'
isola
la
silenziosa
ed
esplosiva
ricchezza
di
oltre
ventimila
miliardi
di
lire
all
'
anno
per
la
produzione
e
il
traffico
della
droga
pesante
.
Questo
gigantesco
"
laboratorio
"
(
in
senso
proprio
di
raffinerie
per
l
'
eroina
e
in
senso
metaforico
)
deve
essere
lasciato
nella
più
grande
"
pace
"
,
perché
i
traffici
prolifichino
,
innocui
e
benefici
,
senza
che
alcuno
vada
a
vedere
di
dove
sorgono
.
Pier
Santi
Mattarella
aveva
cominciato
a
dare
qualche
segno
di
rinnovamento
nel
governare
questa
regione
.
Uomo
doppiamente
pericoloso
:
figlio
di
un
esponente
politico
discusso
per
i
suoi
rapporti
col
mondo
della
mafia
approdò
infatti
a
una
maturazione
di
cattolico
e
democratico
pensoso
del
bene
comune
,
innovatore
prudente
ma
saldo
di
stampo
moroteo
.
Gaetano
Costa
,
il
Procuratore
,
aveva
impresso
una
svolta
,
diciamo
così
"
teorica
"
alle
indagini
giudiziarie
contro
la
mafia
.
Si
era
mosso
cioè
con
i
mezzi
tecnici
di
un
magistrato
,
ma
con
la
statura
di
un
intellettuale
che
minacciava
di
porre
micidiali
mine
a
scoppio
ritardato
sotto
le
potenti
"
mura
di
Gerico
"
della
cittadella
mafiosa
.
Ecco
,
ci
pare
giusto
ricordare
questi
due
fra
i
tanti
che
la
mafia
ha
assassinato
in
questi
ultimi
anni
,
perché
la
loro
uccisione
avviene
sotto
lo
stesso
segno
politico
-
tutto
politico
-
che
caratterizza
quella
di
Pio
La
Torre
.
Il
potere
mafioso
non
ha
bisogno
di
uffici
studi
per
capire
queste
cose
,
ha
antenne
sensibili
ed
intelligenti
.
Pio
La
Torre
era
arrivato
qui
caricato
di
un
"
animus
"
già
di
per
sè
inquietante
.
Era
arrivato
forte
di
una
sua
nuova
,
aggiornata
cultura
su
ciò
che
era
la
mafia
di
oggi
.
E
si
era
mosso
subito
con
una
capacità
di
mobilitazione
,
un
attivismo
,
una
inventiva
che
sconcertavano
il
pianeta
mafioso
e
che
facevano
presa
in
modo
imprevisto
fra
la
gente
,
fra
i
giovani
,
negli
ambienti
più
diversi
.
Pensiamo
a
questa
campagna
per
la
pace
contro
i
missili
a
Comiso
.
Di
colpo
questa
Sicilia
,
questa
Comiso
,
diventavano
una
grande
scritta
in
tedesco
,
in
fiammingo
o
in
svedese
su
cartelli
portati
da
cortei
imponenti
del
movimento
per
la
pace
nelle
capitali
d
'
Europa
.
E
La
Torre
,
il
PCI
,
avevano
insistito
:
un
milione
di
firme
siciliane
contro
la
base
di
Comiso
.
Qualcosa
di
cui
era
arrivata
notizia
persino
sui
giornali
degli
Stati
Uniti
dove
dell
'
Italia
ci
si
occupa
ben
di
rado
.
E
pensiamo
intanto
a
quello
che
stava
avvenendo
in
questa
isola
.
Tavoli
per
le
firme
della
pace
davanti
alle
chiese
,
anche
nei
punti
più
remoti
delle
città
e
delle
campagne
,
bene
accettati
dai
parroci
;
un
banchetto
anche
davanti
al
Duomo
di
Monreale
;
il
cardinal
Pappalardo
che
dice
"
Non
posso
oppormi
ad
un
movimento
che
chiede
la
pace
"
;
i
centomila
della
marcia
di
Comiso
;
dieci
deputati
regionali
dc
(
la
DC
di
Sicilia
)
che
firmano
la
petizione
contro
i
missili
a
Comiso
;
il
presidente
dell
'
Assemblea
Regionale
,
il
socialista
Lauricella
,
che
si
schiera
per
le
firme
;
il
sindacato
che
prima
è
incerto
e
poi
si
mobilita
;
il
tavolo
per
le
firme
davanti
alla
stazione
ferroviaria
di
Palermo
dove
fanno
la
coda
,
in
arrivo
da
ogni
provincia
,
casuali
passanti
per
firmare
;
centomila
firme
solo
nel
capoluogo
regionale
dopo
pochi
giorni
.
E
intanto
,
si
badi
,
i
convegni
del
PCI
sulla
mafia
e
con
la
partecipazione
di
magistrati
;
magistrati
che
vanno
poi
al
congresso
regionale
del
PCI
e
parlano
dalla
tribuna
contro
la
mafia
.
E
la
delegazione
guidata
da
La
Torre
che
va
da
Spadolini
.
E
la
pronta
nomina
di
Dalla
Chiesa
prefetto
a
Palermo
,
nella
città
nella
quale
sino
a
poco
tempo
fa
si
pensava
che
bastasse
per
fare
il
questore
uno
che
non
era
nemmeno
funzionario
di
polizia
,
che
era
solo
iscritto
alla
P2
,
come
tutto
merito
.
Ma
tutto
questo
non
fa
rizzare
quelle
tali
antenne
mafiose
?
Per
una
serie
di
ragioni
anche
generali
e
di
diverso
genere
questo
movimento
stava
attecchendo
in
modo
imprevedibile
.
E
una
delle
ragioni
era
proprio
questa
nuova
capacità
impressa
al
PCI
di
incidere
,
di
darsi
una
cultura
politica
di
massa
adeguata
.
C
'
è
un
"
antico
"
che
può
finire
con
il
coincidere
con
la
neo
-
cultura
del
"
post
-
moderno
"
.
La
Torre
lo
aveva
felicemente
capito
.
Ha
ricordato
un
suo
compagno
palermitano
della
prima
ora
,
Mario
Collarà
che
è
segretario
della
sezione
"
Francesco
Losardo
"
che
era
da
sempre
,
qui
a
Palermo
,
quella
di
La
Torre
:
"
Mi
ricordo
negli
anni
50
,
quando
si
faceva
la
diffusione
domenicale
de
L
'
Unità
e
Pio
,
in
una
mattinata
,
riusciva
a
vendere
700
copie
.
E
quelli
erano
tempi
nei
quali
qui
al
quartiere
del
"
Capo
"
a
saper
leggere
erano
ben
pochi
"
.
E
ha
detto
un
altro
compagno
di
quella
sezione
comunista
palermitana
,
Mario
Viale
:
"
Sono
stato
con
Pio
due
domeniche
fa
a
raccogliere
le
firme
per
la
pace
.
Era
allegro
,
scherzava
e
convinceva
tutti
a
firmare
"
.
Ecco
,
appunto
,
l
'
antico
che
diventa
messaggio
moderno
,
che
colpisce
i
giovani
come
una
novità
piena
di
fascino
,
come
un
"
modo
nuovo
"
di
fare
politica
.
Questo
,
tutto
questo
,
sfasciava
il
clima
della
"
pax
mafiosa
"
,
quella
tale
pace
all
'
ombra
della
quale
si
è
potuto
operare
tranquilli
per
due
anni
dopo
l
'
intimidazione
degli
assassinii
di
Mattarella
e
di
Costa
:
quando
le
varie
"
famiglie
"
regolavano
i
conti
tra
loro
(
130
i
morti
negli
ultimi
13
mesi
,
opportunamente
"
potate
"
le
vecchie
piante
dei
Badalamenti
,
degli
Inzerillo
,
dei
Bontade
nella
disperata
lotta
per
il
controllo
del
"
business
"
dell
'
eroina
)
e
la
gente
badava
solo
ai
fatti
suoi
.
Ha
detto
Ninni
Guccione
,
presidente
regionale
delle
ACLI
,
pochi
minuti
dopo
aver
appreso
la
notizia
dell
'
uccisione
di
La
Torre
:
"
Chi
riesce
a
muovere
le
cose
,
ad
innescare
processi
che
comunque
cambino
le
cose
,
qualcosa
,
che
siano
unitari
e
collettivi
,
qui
in
Sicilia
ha
solo
una
risposta
,
che
è
il
piombo
,
la
sentenza
di
morte
"
.
Non
crediamo
che
sia
sempre
così
.
Questa
volta
il
potere
mafioso
ha
lanciato
una
sfida
troppo
ardita
e
dubitiamo
fortemente
che
quel
movimento
che
esso
tanto
teme
,
possa
fermarsi
-
piuttosto
che
intensificarsi
-
perché
il
compagno
Pio
La
Torre
è
stato
fucilato
a
tradimento
.
StampaQuotidiana ,
La
pressione
alleata
sui
due
Iati
di
Firenze
aveva
reso
insostenibile
la
posizione
dei
tedeschi
che
,
alle
5
del
mattino
,
si
sono
ritirati
dalla
parte
settentrionale
della
città
.
Così
tutta
Firenze
è
stata
liberata
senza
che
gli
Alleati
fossero
stati
costretti
a
tirare
anche
un
solo
colpo
nell
'
interno
di
essa
.
L
'
annuncio
dato
dai
patrioti
.
La
liberazione
di
Firenze
è
stata
annunziata
dai
patrioti
che
hanno
suonato
a
stormo
le
campane
civiche
.
Può
ora
essere
reso
noto
che
già
da
parecchi
giorni
i
patrioti
occupavano
segretamente
la
torre
di
Palazzo
Vecchio
e
di
là
comunicavano
di
nascosto
con
le
truppe
alleate
.
Una
cinquantina
di
patrioti
travestiti
da
poliziotti
,
mantenevano
attiva
una
linea
telefonica
attraverso
la
celebre
Galleria
che
dagli
Uffizi
porta
a
Palazzo
Pitti
sull
'
altra
sponda
dell
'
Arno
,
cioè
nella
zona
meridionale
della
città
ove
si
trovavano
gli
anglo
-
americani
.
In
alcuni
tratti
il
cavo
telefonico
segreto
,
che
informava
gli
alleati
sull
'
attività
del
nemico
,
passava
sotto
i
piedi
delle
sentinelle
tedesche
.
Le
operazioni
dei
patrioti
.
Nei
giorni
precedenti
la
liberazione
,
patrioti
armati
di
pezzi
di
artiglieria
e
bombe
a
mano
avevano
svolto
intensa
attività
per
eliminare
i
tedeschi
dalla
riva
meridionale
dell
'
Arno
.
I
patrioti
inoltre
avevano
stabilito
linee
di
protezione
intorno
ad
alcuni
celebri
palazzi
di
Firenze
nella
riva
settentrionale
.
Numerosi
fascisti
vi
sono
stati
tenuti
prigionieri
.
Era
proseguito
a
sud
di
Firenze
,
da
parte
dei
patrioti
italiani
,
il
rastrellamento
dei
tedeschi
attardatisi
nella
ritirata
.
Un
gruppo
di
250
nostri
patrioti
,
in
collaborazione
con
truppe
canadesi
,
ha
catturato
circa
150
fascisti
che
si
erano
appostati
nel
triangolo
formato
dalle
due
strade
principali
che
conducono
all
'
Arno
attraverso
i
quartieri
meridionali
di
Firenze
.
I
fascisti
che
disponevano
di
fucili
e
bombe
a
mano
,
sono
stati
disarmati
e
arrestati
.
Tre
brigate
«
Garibaldi
»
,
che
operano
al
di
la
dell
'
Arno
tra
Firenze
e
il
mare
,
si
sono
recentemente
distinte
in
importanti
azioni
.
Un
potente
gruppo
di
patrioti
,
ha
svolto
intensa
attività
in
Garfagnana
.
Un
altro
gruppo
,
ancora
più
numeroso
,
ha
operato
con
successo
nella
zona
immediatamente
a
nord
della
Garfagnana
.
La
morte
del
Com
.
Potente
.
Nel
corso
di
una
azione
svolta
dai
patrioti
d
'
intesa
con
truppe
dell'8a
Armata
per
rastrellare
i
franco
-
tiratori
fascisti
,
è
caduto
eroicamente
il
generale
Potente
Comandante
di
una
delle
Brigate
«
Garibaldi
»
.
È
pure
rimasto
ferito
un
ufficiale
britannico
di
collegamento
con
i
patrioti
.
Fra
la
commozione
generale
,
onori
militari
sono
stati
tributati
sabato
alla
salma
dell
'
eroe
fiorentino
Potente
.
Potente
era
il
nome
di
battaglia
del
tenente
Aligi
Barducci
,
morto
alcuni
giorni
or
sono
in
seguito
a
ferite
riportate
combattendo
alla
testa
delle
formazioni
partigiane
contro
il
nemico
.
Intorno
alla
salma
hanno
montato
la
guardia
d
'
onore
pattuglie
delle
truppe
alleate
e
di
partigiani
,
nonostante
che
solo
un
piccolo
numero
di
questi
abbia
potuto
essere
tolto
dai
combattimenti
in
corso
.
Il
feretro
era
avvolto
nel
tricolore
,
in
mezzo
al
quale
,
una
riproduzione
della
testa
di
Garibaldi
sostituiva
lo
stemma
Sabaudo
.
Sul
feretro
era
posta
la
celebre
camicia
rossa
portata
da
Potente
e
che
per
desiderio
espresso
da
lui
ai
suoi
compagni
d
'
arme
,
avrebbe
dovuto
essere
portata
in
Firenze
liberata
come
simbolo
della
libertà
riconquistata
.
Potente
era
un
fiorentino
che
aveva
raggiunto
le
armate
alleate
al
nord
di
Arezzo
con
la
sua
brigata
di
partigiani
,
combattendo
con
loro
e
cooperando
alla
liberazione
della
sua
città
.
Quando
le
truppe
erano
arrivate
a
sud
Firenze
egli
aveva
preso
il
comando
della
Divisione
Partigiana
«
Arno
»
,
e
,
alla
vigilia
della
liberazione
della
città
,
egli
è
caduto
combattendo
da
eroe
.
StampaQuotidiana ,
FELTRE
,
18
.
-
Abbiamo
avuto
anche
noi
la
nostra
tappa
di
montagna
:
da
Pordenone
a
Vittorio
Veneto
,
a
Belluno
,
a
Feltre
.
L
'
aria
chiara
e
fresca
accarezzava
il
Lago
Morto
e
il
lago
di
Santa
Croce
,
i
villeggianti
seduti
alle
panchine
dei
piccoli
alberghi
ci
salutavano
con
dignità
.
Fortini
,
col
suo
naso
alla
Coppi
,
si
sentiva
nelle
vene
il
sangue
del
campione
.
«
Comunque
-
egli
diceva
-
tutti
i
traguardi
della
montagna
sono
rossi
»
.
A
Ponte
nelle
Alpi
ha
risposto
,
sorridendo
come
un
vincitore
,
agli
applausi
che
lo
hanno
accolto
,
e
dal
microfono
ha
mandato
i
soliti
saluti
alla
moglie
,
assicurandola
che
stava
bene
e
che
era
contento
di
aver
vinto
per
lei
e
per
i
bambini
.
Gavroche
,
il
nostro
angelo
,
si
era
allontanato
alla
chetichella
,
aveva
scritto
col
dito
sulla
polvere
della
macchina
,
questo
biglietto
:
«
Ho
da
fare
,
ci
vedremo
questa
sera
a
Feltre
,
all
'
ora
del
comizio
»
.
Gigi
,
l
'
operatore
,
non
si
dava
pace
:
«
Ma
dove
mai
si
sarà
cacciato
,
e
che
aveva
da
fare
?
Non
sarà
stato
mica
una
guardia
del
Santo
Uffizio
a
chiuderlo
in
sagrestia
?
Bisogna
andare
a
liberarlo
»
.
C
'
è
voluto
del
bello
e
del
buono
per
convincerlo
che
gli
angeli
passano
dovunque
,
anche
attraverso
il
buco
di
una
serratura
,
e
che
il
nostro
Gavroche
non
correva
alcun
pericolo
.
A
Belluno
è
accaduto
per
noi
il
miracolo
dei
gatti
.
Eravamo
giunti
alle
prime
case
della
città
,
quando
ci
siamo
visti
la
strada
sbarrata
da
una
barriera
di
gatti
che
ci
aspettavano
a
piè
fermo
e
con
le
orecchie
ritte
.
Erano
di
tutti
i
colori
e
di
ogni
età
,
gatti
di
razza
e
di
pelo
,
gatti
libertini
dei
tetti
,
bianchi
,
neri
,
gialli
tigrati
.
Al
vederci
hanno
cominciato
a
miagolare
.
Sono
sceso
di
macchina
e
ne
ho
preso
uno
tra
le
braccia
.
Il
più
piccolo
che
mi
era
a
portata
di
mano
,
e
ho
detto
loro
:
«
Credo
che
siate
venuti
a
salutarmi
,
non
è
vero
?
»
.
Tutti
hanno
assentito
con
la
testa
.
Fortini
muoveva
le
sue
orecchie
a
sventola
ed
abbassava
,
per
conferma
,
il
capo
anche
lui
.
«
Che
ti
piglia
?
»
,
gli
ho
chiesto
preoccupato
,
invitandolo
a
guardarsi
allo
specchietto
del
parabrezza
.
«
Mamma
mia
»
,
ha
gridato
Fortini
saltando
,
e
si
è
portato
la
mano
indietro
per
toccarsi
la
coda
.
Per
fortuna
non
l
'
aveva
,
ma
i
gatti
si
sono
messi
a
ridere
lo
stesso
.
Ridevano
veramente
come
noi
e
,
voltandosi
di
schiena
per
lasciar
libera
la
strada
,
ci
hanno
finalmente
spiegato
perché
erano
venuti
.
Tutti
portavano
alla
coda
un
cartellino
sul
quale
era
scritto
il
mio
nome
.
Dai
portoni
delle
case
vicine
sono
sbucati
allora
,
a
frotte
,
ragazzi
e
ragazze
di
tutte
le
età
,
circondando
la
nostra
macchina
e
chiedendoci
notizie
di
Picci
e
Pucci
,
Lino
Picco
,
di
Noè
e
della
sua
arca
,
della
"
Domenica
dei
piccoli
"
e
di
"
Piccolo
mondo
nuovo
"
.
Fortini
si
era
commosso
e
,
finalmente
,
aveva
messo
mano
alle
cartoline
ed
ai
distintivi
per
contentare
tutte
quelle
mani
tese
.
«
Significa
che
li
paghiamo
noi
»
,
egli
ha
detto
.
«
E
ai
gatti
non
diamo
nulla
,
nemmeno
un
fiocco
rosso
?
»
,
ho
aggiunto
io
.
Fortini
ha
tirato
fuori
un
rotolo
di
nastro
che
teneva
nascosto
e
,
aiutato
dai
ragazzi
,
prendendo
in
braccio
i
gatti
ad
uno
ad
uno
,
si
è
dato
a
infiocchettarli
.
Così
siamo
entrati
a
Belluno
,
in
mezzo
a
una
folla
di
piccoli
lettori
e
di
gatti
con
la
coccarda
.
Di
topi
,
nemmeno
la
traccia
.
«
In
tutto
questo
c
'
è
la
mano
di
Gavroche
»
,
ha
sentenziato
Gigi
Regi
.
L
'
on.
Bettiol
è
salito
con
noi
in
macchina
,
alla
volta
di
Feltre
.
«
A
Feltre
verranno
compagni
di
tutti
i
paesi
vicini
-
ci
ha
annunciato
-
e
da
Belluno
giungerà
anche
il
coro
.
Parlerai
nella
città
vecchia
»
.
E
,
infatti
,
quale
posto
migliore
per
parlare
,
di
quella
antica
piazza
Maggiore
ove
si
affacciano
le
terrazze
a
portico
delle
vecchie
case
e
la
torre
quadrata
del
Castello
,
abitato
oggi
da
famiglie
povere
.
Lì
ci
siamo
ritrovati
al
cader
della
notte
,
i
compagni
guadagnavano
la
salita
della
bella
via
Mezzaterra
e
,
al
traguardo
,
trovavano
"
l
'
Unità
"
con
le
sue
luci
e
con
le
sue
musiche
.
Il
primo
a
giungere
della
brigata
è
stato
Guido
Lise
,
di
Zermen
,
che
alla
domenica
diffonde
cento
copie
del
giornale
percorrendo
quaranta
chilometri
in
bicicletta
.
Onore
al
merito
.
Se
le
medaglie
non
si
stampano
,
i
baci
sì
.
E
Lise
ne
ha
avuto
due
,
uno
per
guancia
,
da
noi
tre
.
Gavroche
,
perché
non
si
faceva
vivo
?
Incominciavo
ad
essere
preoccupato
e
dovevo
pur
aprire
il
comizio
.
All
'
improvviso
si
è
visto
una
gran
luce
nel
cielo
.
Gavroche
planava
dolcemente
e
sulle
spalle
,
tra
le
ali
,
portava
un
bambino
biondo
e
ben
pettinato
.
Me
lo
ha
lasciato
sulla
balaustra
della
terrazza
.
Il
bambino
mostrava
,
spiccata
in
una
mano
,
una
busta
gialla
,
e
si
presentava
al
microfono
:
«
Sono
il
bambino
Gianni
Cozzarolo
e
abito
a
Bardies
di
Lentiai
»
.
Ho
aperto
la
busta
:
c
'
erano
mille
lire
e
queste
parole
:
«
Caro
compagno
Gatto
,
permettimi
che
anch
'
io
,
benché
piccolo
,
partecipi
con
tutto
il
mio
entusiasmo
alla
festa
de
"
l
'
Unità
"
.
Permettimi
che
,
come
contributo
,
io
ti
offra
per
il
giornale
dei
diseredati
,
per
il
giornale
dei
figli
del
bisogno
e
della
lotta
,
tutti
i
miei
risparmi
.
Sebbene
piccolo
,
col
ricordo
delle
persecuzioni
fatte
al
mio
babbo
durante
venticinque
anni
di
fascismo
,
sento
che
la
nostra
battaglia
sarà
vinta
.
Viva
"
l
'
Unità
"
!
»
.
Gavroche
,
il
nostro
angelo
,
si
era
sentito
chiamare
da
lontano
nel
mattino
ed
era
volato
alla
piccola
casa
dove
Giovanni
l
'
attendeva
con
la
busta
gialla
in
mano
.
Nella
piazza
applaudivano
tutti
e
qualche
donna
si
asciugava
gli
occhi
.
Bettiol
era
felice
nel
veder
tanta
gente
raccolta
,
compagni
,
amici
,
e
uomini
e
donne
che
,
forse
per
la
prima
volta
,
si
affacciavano
a
vedere
cosa
era
il
Partito
e
ad
ascoltare
quali
parole
dicevano
i
comunisti
.
Il
giovane
responsabile
della
Sezione
mi
confessava
:
«
Da
domani
lavoreremo
meglio
,
col
cuore
più
confortato
dopo
la
vittoria
di
questa
sera
»
.