StampaQuotidiana ,
Il
governo
di
un
tema
delicatissimo
come
quello
delle
biotecnologie
è
una
responsabilità
dalla
quale
la
sinistra
non
si
può
sottrarre
.
Sino
ad
oggi
,
e
forse
lo
sarà
ancora
nel
futuro
,
il
confronto
si
è
animato
da
posizioni
che
non
comunicano
,
chiuse
nelle
reciproche
certezze
.
E
l
'
attuale
codificazione
internazionale
non
è
in
grado
di
garantire
i
consumatori
.
Così
prevalgono
i
massimalismi
e
la
sfiducia
nei
processi
regolativi
,
le
stesse
Organizzazioni
internazionali
diventano
uno
strumento
discutibile
di
organizzazione
e
cade
il
consenso
,
prevale
nella
pubblica
opinione
il
contrasto
verso
la
loro
funzione
(
Seattle
,
Ginevra
e
a
Genova
)
.
Le
recenti
scelte
strategiche
adottate
dall
'
Ue
che
apre
agli
Ogm
innescano
una
scelta
strategica
che
rischia
di
essere
irreversibile
per
l
'
intero
pianeta
.
Quale
ruolo
per
il
nostro
Paese
?
Il
patrimonio
di
biodiversità
straordinario
del
nostro
paese
,
da
Sud
a
Nord
,
il
rapporto
che
essa
ha
con
il
territorio
,
con
l
'
agricoltura
,
con
i
microclimi
,
con
le
tecniche
di
lavorazione
,
con
gli
usi
e
costumi
popolari
,
con
le
stesse
attività
agroindustriali
moderne
sono
una
risorsa
per
una
moderna
applicazione
di
"
biotecnologie
sostenibili
"
.
La
ricerca
,
la
sperimentazione
,
l
'
applicazione
di
"
biotecnologie
sostenibili
"
per
aree
di
intervento
di
forte
omogeneità
(
vegetali
su
vegetali
)
può
diventare
la
scelta
italiana
valorizzando
con
ciò
il
nostro
patrimonio
di
biodiversità
.
Penso
alla
riduzione
dell
'
impatto
della
chimica
,
all
'
adattamento
dell
'
agricoltura
al
cambio
climatico
,
alla
capacità
che
hanno
alcuni
prodotti
vegetali
contro
la
desertificazione
,
alla
resistenza
e
capacità
di
eliminazione
di
elementi
patogeni
che
danneggiano
culture
mediterranee
strategiche
come
ulivo
,
pomodoro
,
e
vite
attualmente
trattati
solo
con
i
prodotti
di
derivazione
chimica
;
alla
possibilità
di
operare
anche
in
maniera
più
produttiva
sul
non
food
,
sulle
bio
-
masse
,
tutti
questi
sono
solo
alcuni
aspetti
di
un
uso
intelligente
delle
"
biotecnologie
sostenibili
"
!
Occorre
dunque
orientare
lo
sviluppo
del
modello
di
ricerca
in
questa
direzione
,
coordinando
gli
strumenti
nazionali
,
regionali
,
universitari
e
privati
è
indispensabile
.
Una
ricerca
pubblica
,
cioè
,
finalizzata
a
tracciare
una
"
via
italiana
"
verso
la
valorizzazione
delle
biotecnologie
"
sostenibili
"
,
caratterizzata
da
una
forte
originalità
che
la
differenzi
da
quella
già
in
essere
attualmente
in
altri
paesi
.
In
Europa
,
Francia
,
Germania
e
Gran
Bretagna
hanno
già
scelto
come
azione
strategica
di
impegnarsi
da
qualche
anno
sulle
biotecnologie
,
le
stesse
risorse
del
quinto
programma
quadro
dell
'
Unione
Europea
,
alla
luce
degli
impegni
finanziari
nazionali
di
quei
paesi
,
nella
ricerca
,
sono
marginali
.
Di
questo
passo
i
ritardi
che
l
'
Italia
accumulerà
saranno
pesantissimi
,
ed
anche
la
nostra
opzione
minima
,
quella
della
gestione
intelligente
della
biodiversità
ed
il
suo
utilizzo
sostenibile
,
rischia
di
essere
una
enunciazione
di
principio
.
Il
patrimonio
straordinario
del
nostro
germoplasma
non
basta
solo
declinarlo
,
o
prenderlo
a
riferimento
,
bisogna
rafforzare
le
iniziative
già
avviate
,
quindi
catalogarlo
,
studiarlo
,
verificarne
le
potenzialità
,
considerarlo
"
res
-
pubblica
"
e
prepararci
con
ciò
ad
una
concorrenza
internazionale
che
attraverso
anche
la
rapina
dei
brevetti
e
l
'
utilizzo
del
germoplasma
non
protetto
costruisce
una
nuova
concezione
di
dominio
e
di
negazione
delle
identità
territoriali
.
L
'
Italia
,
in
occasione
del
recepimento
della
direttiva
dell
'
Ue
sulle
biotecnologie
,
deve
presentarsi
con
una
sua
forte
proposta
,
con
un
suo
modello
giuridico
e
con
programmi
precisi
di
sviluppo
delle
biotecnologie
sostenibili
che
modifichi
in
profondità
la
direttiva
,
nonché
con
un
proprio
piano
strategico
sulla
ricerca
.
Guardare
all
'
Europa
con
le
nostre
idee
e
non
dimenticare
mai
la
nostra
natura
di
paese
mediterraneo
,
sono
questi
i
due
nessi
che
devono
orientare
lo
sviluppo
del
piano
sulle
"
biotecnologie
sostenibile
nel
nostro
paese
.
Ad
Ivry
,
Francia
e
Germania
hanno
deciso
di
costruire
un
polo
misto
pubblico
-
privato
di
importanza
strategica
,
attraverso
un
modello
scientifico
molto
avanzato
questo
polo
strategico
non
può
essere
sviluppato
senza
la
partecipazione
del
nostro
paese
,
per
altro
già
sollecitato
e
richiesto
.
Nel
polo
di
Ivry
il
modello
della
nostra
ricerca
può
influenzare
e
orientare
un
nucleo
di
modello
europeo
che
sta
nascendo
,
molto
diverso
dallo
schema
angloamericano
che
sino
ad
ora
ha
condizionato
lo
sviluppo
delle
biotecnologie
.
Nel
Mediterraneo
e
in
Africa
,
avanza
la
desertificazione
e
le
crisi
alimentari
sono
sempre
più
forti
.
I
paesi
del
Nord
Africa
cercano
modelli
di
sviluppo
agroalimentari
e
spazi
di
mercato
sempre
più
orientati
verso
l
'
Europa
.
Al
contrario
l
'
egemonia
nei
grandi
gruppi
internazionali
del
commercio
e
del
modello
quantitativo
dell
'
agricoltura
verso
quei
paesi
rischia
di
essere
totale
orientando
la
produzione
sull
'
uso
indiscriminato
della
chimica
residuale
alla
quale
si
associa
il
dumping
sociale
.
Tutto
ciò
crea
una
spirale
di
insostenibilità
nello
sviluppo
agroalimentare
di
quei
paesi
!
Il
sistema
produttivo
agricolo
del
Nord
Africa
è
inoltre
privo
del
supporto
scientifico
e
della
formazione
-
informazione
,
ed
è
evidente
l
'
impatto
che
si
determina
sulla
sostenibilità
e
sulle
risorse
ormai
fragili
e
rarissime
come
l
'
acqua
e
il
suolo
.
L
'
Italia
può
offrire
una
sponda
fondamentale
come
principale
realtà
mediterranea
a
questi
sistemi
economico
-
sociali
attraverso
il
sostegno
dei
progetti
mirati
:
nella
formazione
e
nella
ricerca
,
ma
soprattutto
sarebbe
davvero
innovativo
proporre
un
progetto
per
la
gestione
-
conservazione
e
brevettabilità
ad
uso
comune
delle
risorse
di
biodiversità
nell
'
area
mediterranea
.
Un
progetto
che
interscambia
e
fa
vivere
al
nostro
paese
una
funzione
di
cerniera
tra
Nord
e
Sud
del
mondo
.
La
nuova
legge
finanziaria
,
"
quella
della
ripresa
"
deve
dare
segnali
importanti
a
questo
nuovo
indirizzo
.
E
'
questa
la
nostra
responsabilità
!
StampaQuotidiana ,
Mosca
è
piena
di
un
movimento
denso
e
pacato
.
La
sua
animazione
è
sul
marciapiede
.
Il
centro
della
strada
langue
.
Rare
vetture
solcano
il
vuoto
fra
masse
di
pedoni
.
Si
direbbe
che
un
effetto
della
rivoluzione
sia
stato
quello
di
appiedare
la
Russia
.
Sulla
neve
calpestata
,
lungo
le
basi
degli
edifici
,
si
muove
una
moltitudine
oscura
,
ordinata
,
coperta
di
vecchi
e
malandati
indumenti
.
Porta
l
'
uniforme
della
miseria
.
È
una
folla
grave
e
taciturna
.
Il
suo
silenzio
fa
pensare
agli
affollamenti
della
cinematografia
pre
-
sonora
.
Se
rivolgete
la
parola
ad
un
passante
,
questi
affretta
il
cammino
fingendo
di
non
udire
e
di
non
vedere
.
Si
indovinano
in
questa
gente
diffidenze
vaghe
,
la
preoccupazione
di
non
farsi
notare
,
di
evitare
contatti
ignoti
,
di
confondersi
nella
massa
.
Docilmente
,
al
minimo
intoppo
,
la
calca
si
ferma
e
aspetta
.
Non
osa
spingere
.
Forma
automaticamente
la
fila
,
per
abitudine
,
anche
per
comprare
un
giornale
.
Questa
impassibile
povertà
umana
contrasta
singolarmente
con
la
grandiosità
,
un
po
'
logora
ma
nobile
,
degli
edifici
con
il
profilo
sontuoso
ed
orientale
della
città
che
si
eleva
a
cuspidi
e
cupole
contro
al
cielo
grigio
.
Sulle
torri
italiane
del
Cremlino
,
guardiane
di
un
gregge
di
chiese
e
di
palazzi
,
le
vecchie
aquile
imperiali
,
più
fortunate
dei
leoni
veneti
in
Dalmazia
,
spiegano
ancora
intatte
le
loro
grandi
ali
araldiche
di
ferro
.
Gli
antichi
simboli
del
dominio
rimangono
.
Quasi
ogni
passante
porta
un
umile
fardello
.
Fagotti
,
sacchi
,
cesti
,
valigie
,
oscillano
nella
folla
come
i
chicchi
di
grano
in
un
formicaio
.
Ogni
individuo
va
per
conto
suo
.
Hanno
tutti
l
'
aria
di
emigrare
in
direzioni
opposte
con
il
loro
piccolo
bagaglio
.
Le
distanze
sono
enormi
;
nei
tramways
,
veicoli
egualitari
ma
insufficienti
,
è
difficile
trovare
un
posto
;
ed
uscire
di
casa
significa
mettersi
in
viaggio
.
All
'
apparenza
,
la
vita
esteriore
di
Mosca
si
svolge
sotto
le
forme
di
una
grande
marcia
,
monotona
,
penosa
,
incessante
.
La
folla
ha
in
genere
un
aspetto
campagnolo
,
rude
e
mansueto
.
Non
differisce
molto
da
quello
che
una
volta
era
,
agli
occhi
dello
straniero
,
l
'
estremo
bordo
,
neutro
e
confuso
,
del
paesaggio
sociale
della
Russia
.
Sfuggiva
quasi
all
'
attenzione
,
come
un
elemento
accessorio
e
caratteristico
sul
quale
prendeva
rilievo
un
'
altra
vita
che
occupava
il
centro
della
scena
,
la
protagonista
,
varia
,
clamorosa
,
pittoresca
,
rituale
,
opulenta
,
frivola
e
potente
,
progredita
e
feudale
:
la
vita
della
grande
società
che
dava
a
Mosca
un
tono
di
sontuosità
raffinata
e
barbarica
.
Essa
è
scomparsa
dal
quadro
,
è
stata
cancellata
,
ed
è
rimasto
il
fondo
,
che
non
era
mai
stato
guardato
bene
,
cupo
,
diffuso
,
immenso
,
che
ha
invaso
tutto
.
Perciò
il
marciapiede
è
gremito
ed
il
centro
della
strada
è
quieto
.
Sono
spariti
i
cavalli
,
che
erano
l
'
orgoglio
di
Mosca
,
sparite
le
slitte
tintinnanti
e
le
troike
festose
,
spariti
gli
isvoscik
mastodontici
,
sparite
le
vetture
private
di
ogni
genere
,
e
sono
spariti
gli
usi
,
le
idee
,
gl
'
interessi
,
le
tradizioni
,
le
fogge
,
che
questo
traffico
trasportava
.
Persino
i
colletti
bianchi
ed
i
cappelli
di
feltro
sono
scomparsi
,
sospetti
di
borghesismo
.
Circolano
in
numero
moderato
alcune
superbe
automobili
,
ma
bisogna
avere
un
'
alta
carica
sovietica
od
essere
stranieri
per
andarci
dentro
.
La
strada
offre
una
sintesi
della
trasformazione
sociale
della
Russia
.
La
rivoluzione
non
ha
spodestato
:
ha
divorato
.
La
distruzione
completa
delle
vecchie
classi
dirigenti
,
le
classi
del
dominio
,
della
proprietà
,
degli
affari
,
si
spiega
con
l
'
estrema
sottigliezza
di
questa
crosta
di
signorie
e
di
caste
distaccata
dal
popolo
.
Essa
deteneva
quasi
tutta
la
ricchezza
del
paese
.
Un
terzo
del
territorio
coltivato
dell
'
impero
apparteneva
a
699
signori
;
62
milioni
di
ettari
si
trovavano
nelle
mani
di
27.000
proprietari
fondiari
.
Novanta
milioni
di
contadini
erano
ancora
praticamente
servi
della
gleba
.
Crollata
la
soprastruttura
del
potere
è
apparso
un
oceano
di
diseredati
rimasti
ai
primordi
della
storia
.
Qualsiasi
soffio
lo
avrebbe
sollevato
a
tempesta
.
Come
allo
spezzarsi
di
dighe
e
di
argini
,
ai
primi
anni
del
bolscevismo
marosi
umani
si
levarono
dalle
campagne
e
irruppero
nelle
città
,
nei
recinti
interdetti
,
vi
dilagarono
,
vi
si
fermarono
,
vi
si
calmarono
.
Fu
all
'
epoca
delle
guerre
civili
,
delle
stragi
,
delle
devastazioni
.
La
Russia
fu
percorsa
da
bufere
umane
di
cui
non
vi
è
esempio
nel
mondo
.
Le
armate
bianche
,
acciecate
da
uno
spirito
di
vendetta
che
si
sfogava
in
persecuzioni
di
cui
i
contadini
erano
le
prime
vittime
,
avanzavano
da
ogni
parte
.
Il
Governo
sovietico
ricorreva
alle
supreme
risorse
del
terrore
e
del
fanatismo
e
lanciava
le
armate
rosse
ad
una
guerra
senza
quartiere
,
spietata
,
atroce
,
inesorabile
.
L
'
orrore
rispondeva
all
'
orrore
,
la
ferocia
alla
ferocia
.
La
«
Ceka
»
teneva
il
paese
sotto
ad
una
vigilanza
mitragliante
,
era
una
macchina
di
sterminio
che
scattava
al
sospetto
.
Più
di
due
milioni
di
russi
fuggivano
all
'
estero
mentre
il
bolscevismo
spazzava
con
la
mitraglia
e
con
la
fame
classi
e
ranghi
.
Vien
fatto
di
ricordare
la
«
scopa
»
che
fu
l
'
emblema
degli
«
oprisonikis
»
di
Ivan
il
Terribile
i
primi
predecessori
della
«
Ceka
»
e
della
«
Ghepeù
»
che
con
sei
settimane
di
sterminio
insegnarono
alla
vecchia
repubblica
di
Novgorod
a
venerare
lo
Zar
.
Basta
ricordare
che
questo
cataclisma
apocalittico
di
fuoco
e
di
sangue
ha
rovinato
21.250
chilometri
di
ferrovia
,
cancellandone
in
alcuni
luoghi
persino
le
tracce
,
tanto
che
si
sono
visti
contadini
seminare
il
grano
dove
erano
state
le
rotaie
,
per
avere
un
'
idea
della
immensità
dell
'
uragano
sociale
che
ha
imperversato
sulla
Russia
,
schiantando
ogni
vestigia
del
passato
.
Persino
la
parola
«
Russia
»
è
scomparsa
,
condannata
come
reazionaria
.
Non
si
dice
più
che
Urss
:
una
sigla
che
cancella
i
confini
pronta
ad
includere
il
mondo
.
In
quel
sinistro
periodo
di
lotte
fiammanti
e
di
crudeltà
glaciali
,
su
tutta
la
terra
russa
si
determinarono
spostamenti
di
masse
,
esodi
di
gente
in
cerca
di
pane
,
o
di
pace
,
o
di
bottino
,
rigurgiti
di
umanità
disperata
ed
esasperata
,
e
Mosca
fu
una
delle
mete
di
queste
carovane
di
miseria
che
nulla
teneva
sulla
loro
terra
,
attirate
dalle
città
accaparratrici
di
grano
e
di
comando
.
Così
Mosca
,
che
aveva
nel
1917
un
milione
e
mezzo
di
abitanti
,
ne
ha
ora
tre
milioni
e
settecentomila
,
benché
centinaia
di
migliaia
dei
suoi
vecchi
abitatori
siano
spariti
,
fuggiti
o
massacrati
o
morti
di
fame
.
Si
sente
questa
saturazione
campagnola
nella
folla
.
È
denunziata
dai
vestiti
che
sono
la
cosa
più
difficile
a
rinnovarsi
in
questi
tempi
fra
i
quali
abbondano
le
«
tulupe
»
paesane
,
dall
'
abbondanza
di
visi
tondi
,
di
zigomi
sporgenti
,
di
occhi
mongoli
,
dalla
quieta
andatura
e
dal
silenzio
.
È
una
folla
che
ha
le
lentezze
e
le
timidità
dell
'
intruso
e
quella
impassibilità
taciturna
della
gente
abituata
ad
essere
sepolta
dall
'
inverno
per
sette
mesi
all
'
anno
.
Il
nomadismo
è
un
istinto
caratteristico
del
popolo
russo
.
Viene
forse
dall
'
idea
che
«
altrove
»
si
stia
meglio
,
idea
che
hanno
tutti
quelli
che
stanno
male
.
Viene
anche
dalla
natura
del
suolo
,
aperto
,
senza
argini
di
monti
,
un
mare
di
terra
sul
quale
sorge
il
bisogno
di
navigare
.
E
viene
probabilmente
dalla
mancanza
di
vincoli
,
di
proprietà
,
di
interessi
legati
al
suolo
,
da
quella
sete
di
terra
che
ha
mosso
tutte
le
grandi
emigrazioni
primitive
:
sete
di
terra
propria
.
Il
popolo
russo
è
andato
sempre
alla
ricerca
di
una
sua
Russia
.
Sembra
condannato
a
non
trovarla
mai
.
Nessuna
invasione
,
nessuna
guerra
,
nessuna
rivoluzione
,
ha
nell
'
occidente
sradicato
il
contadino
dai
suoi
campi
.
Ma
qui
il
contadino
era
già
sradicato
nella
enorme
maggioranza
dei
casi
.
Per
incatenare
al
suolo
questi
girovaghi
e
garantire
le
coltivazioni
,
quattro
secoli
fa
gli
zar
decretarono
la
servitù
della
gleba
.
Ed
ora
,
per
fermare
gl
'
impulsi
vagabondi
delle
masse
il
bolscevismo
è
ricorso
agli
stessi
metodi
di
Ivan
il
Terribile
e
di
Boris
Godunov
.
Occorrevano
barriere
,
paratie
stagne
,
ancoraggi
alle
moltitudini
fluttuanti
,
e
si
è
stabilito
un
passaporto
interno
che
inchioda
.
Nessuno
può
muoversi
senza
permesso
.
L
'
operaio
è
legato
all
'
officina
e
il
contadino
alla
«
collettivizzazione
»
.
L
'
educazione
sovietica
dà
a
queste
severità
il
colore
di
una
disciplina
al
servizio
del
proletariato
,
ma
è
il
ritorno
della
schiavitù
.
La
schiavitù
della
macchina
si
è
aggiunta
a
quella
della
gleba
.
Una
strana
forza
di
eventi
impone
al
comunismo
misure
del
passato
,
le
più
crudeli
,
le
più
barbare
,
le
più
anacronistiche
.
La
storia
ha
delle
ripetizioni
ironiche
.
È
anche
possibile
che
non
vi
siano
molti
modi
per
governare
la
Russia
.
Questo
popolo
ha
qualità
e
virtù
grandi
,
può
evolvere
rapidamente
,
possiede
nella
sua
stessa
immaturità
civile
le
forze
di
una
possente
verginità
,
fatte
di
fervore
,
di
ingenuità
,
di
speranze
,
come
quelle
del
pionierismo
al
quale
l
'
America
deve
la
sua
grandezza
ed
i
suoi
slanci
.
Ma
è
rimasto
indietro
di
epoche
.
Le
classi
dirigenti
,
incipriate
di
progresso
,
non
erano
della
sua
stoffa
.
Erano
piuttosto
«
razze
»
dirigenti
.
Costituivano
una
stratosfera
di
dominazione
.
Il
popolo
era
così
lontano
da
loro
come
la
foresta
è
lontana
dalle
nubi
che
le
passano
sopra
.
Esso
non
creava
la
sua
storia
:
la
subiva
.
Una
storia
di
congiure
,
di
pronunciamenti
pretoriani
,
di
feudalismi
boiardi
,
di
dispotismi
,
di
conquiste
,
di
grandi
zar
e
di
zar
imbecilli
che
hanno
finito
per
dormire
insieme
,
uno
a
fianco
all
'
altro
,
talvolta
assassinati
ma
sempre
venerati
,
nei
sarcofaghi
della
Cattedrale
dell
'
Arcangelo
.
È
stata
una
immensa
tragedia
di
stampo
asiatico
nella
quale
il
popolo
non
è
mai
intervenuto
se
non
per
acclamare
e
obbedire
ed
eventualmente
per
farsi
impiccare
dopo
una
futile
sommossa
.
La
Russia
è
stata
sempre
governata
come
un
paese
di
conquista
.
La
civiltà
europea
è
arrivata
dove
è
arrivata
Roma
,
con
il
Fascio
o
con
la
Croce
.
La
Russia
non
ha
mai
subìto
l
'
influenza
del
pensiero
e
della
legge
romani
.
Gli
slavi
sono
comparsi
alle
frontiere
dell
'
Europa
quando
Roma
era
caduta
.
Hanno
preso
la
religione
da
Bisanzio
e
il
governo
da
Tamerlano
.
Noi
vivevamo
in
pieno
Rinascimento
quando
la
Russia
era
una
fedele
provincia
della
Mongolia
.
Perciò
la
sua
formazione
sociale
ha
conservato
tipici
aspetti
dell
'
Oriente
.
Mentre
in
Europa
la
partecipazione
del
popolo
e
il
benessere
del
popolo
,
per
eredità
romana
,
non
possono
essere
estranei
all
'
idea
di
governo
,
la
Russia
è
stata
retta
da
una
specie
di
satrapismo
asiatico
che
considerava
la
sovranità
come
una
forma
assoluta
,
sacra
e
insindacabile
,
di
proprietà
personale
su
genti
,
terre
e
cose
.
Lo
scopo
del
governo
era
visto
nell
'
esercizio
del
potere
:
nella
forza
,
nella
conquista
,
nell
'
espansione
del
dominio
.
Il
popolo
non
era
che
una
energia
motrice
di
lavoro
e
di
guerra
.
È
rimasto
al
comando
un
sapore
di
fanatismo
religioso
,
una
indipendenza
da
ogni
idea
di
equità
umana
.
Il
popolo
russo
ha
delle
qualità
contraddittorie
:
è
passivo
ed
emotivo
,
impulsivo
e
pigro
,
mistico
e
brutale
,
paziente
e
insofferente
.
Ma
la
docilità
,
la
rassegnazione
,
la
capacità
di
soffrire
in
silenzio
e
di
dimenticare
,
costituiscono
le
tipiche
virtù
di
queste
masse
sentimentali
e
credule
che
la
musica
seduce
,
la
parola
esalta
,
e
che
nessuna
durezza
stupisce
.
Il
popolo
russo
è
rimasto
semplice
,
elementare
,
con
idee
primitive
e
rudimentali
di
sottomissione
o
di
rivolta
.
Le
sue
sommosse
furono
sempre
anarchiche
e
massacratrici
.
Come
il
sollevamento
di
quel
Bolotnikov
,
schiavo
liberato
,
che
tre
secoli
fa
mise
a
ferro
ed
a
fuoco
mezza
Russia
guidando
bande
di
contadini
sterminatori
al
grido
di
«
niente
più
autorità
,
ammazzate
,
prendete
tutto
,
la
legge
è
finita
»
.
Il
secondo
«
falso
Dimitri
»
non
sollevò
forse
le
campagne
capitanando
diecimila
cosacchi
fin
sotto
Mosca
con
il
programma
assolutamente
bolscevico
di
«
far
sparire
tutte
le
ricchezze
private
per
costituire
un
bene
comune
»
?
Così
pure
fu
una
terrifica
convulsione
che
oggi
si
direbbe
comunista
che
insanguinò
il
sud
dell
'
impero
dal
Volga
agli
Urali
,
sotto
Caterina
,
con
la
famosa
rivolta
di
Pugacev
il
cosacco
.
Il
popolo
russo
si
è
trovato
in
ogni
tempo
pronto
al
sollevamento
,
come
una
materia
infiammabile
è
pronta
a
divampare
alla
minima
scintilla
.
Nelle
sue
rivolte
vi
è
stato
sempre
un
fondo
messianico
,
un
atteggiamento
di
rivendicazione
universale
,
un
miscuglio
di
vendetta
,
di
ferocia
,
di
sogno
,
di
fantasia
.
Era
metallo
che
per
la
minima
fessura
colava
,
brillava
,
illuminava
,
bruciava
,
poi
ricadeva
oscuro
,
freddo
,
pesante
e
immobile
per
altri
cento
anni
.
Si
comprende
come
su
queste
masse
malleabili
e
ignare
,
persuase
da
una
propaganda
inaudita
che
tutti
i
popoli
del
mondo
affamati
le
ammirano
e
le
invidiano
,
la
esperienza
sovietica
possa
svolgere
tranquillamente
la
sequela
capricciosa
dei
suoi
giganteschi
tentativi
,
i
quali
finiranno
probabilmente
per
adattarsi
a
poco
a
poco
alle
leggi
eterne
delle
necessità
umane
e
del
consorzio
civile
.
StampaQuotidiana ,
CASTELFRANCO
VENETO
,
19
.
-
Per
rendere
vero
un
vecchio
proverbio
occorre
,
da
oggi
in
poi
,
dare
ai
signori
,
questori
e
ai
signori
prefetti
della
Repubblica
,
gli
attributi
di
Dio
.
Uomo
,
allora
,
propone
e
il
signor
questore
o
il
signor
prefetto
dispone
.
Ne
avevano
fatti
,
di
propositi
e
di
preparativi
,
i
bravi
compagni
di
Castelfranco
,
ma
il
signore
questore
di
Treviso
,
all
'
ultimo
momento
,
ha
mandato
tutti
in
aria
:
niente
cinematografo
in
piazza
,
niente
ballo
all
'
aperto
:
soltanto
il
comizio
.
Non
è
valso
che
molti
compagni
di
Castelfranco
abbiano
perduto
quella
che
doveva
essere
una
loro
giornata
di
festa
,
nelle
anticamere
della
Questura
e
della
Prefettura
,
non
è
valso
che
siano
intervenuti
,
presso
quelle
autorità
,
i
deputati
nostri
della
provincia
:
il
signor
questore
,
che
mi
dicono
piccolo
di
statura
e
corti
di
vista
,
è
stato
irremovibile
ed
ha
,
così
,
potuto
aggiungere
un
'
altra
credenziale
alla
sua
carriera
di
fedele
servitore
della
sacristia
trevigiana
e
della
Chiesa
di
Roma
.
Eppure
,
di
fronte
ai
carabinieri
che
non
erano
del
tutto
convinti
del
suo
ordine
,
non
ha
fatto
una
bella
figura
:
e
,
al
comizio
,
ha
ricevuto
il
debito
omaggio
di
riconoscenza
di
migliaia
di
lavoratori
che
avevano
seguito
,
per
tutto
il
giorno
,
le
trattative
del
"
gran
rifiuto
"
.
Ma
per
Castelfranco
ci
vuole
altro
che
un
qualunque
Celestino
per
mandare
a
monte
la
festa
.
E
la
festa
nei
cuori
è
stata
grande
:
e
al
comizio
,
nella
grande
piazza
circondata
dalle
rosse
mura
e
dai
giardini
in
cui
guarda
Giorgione
,
la
gioia
dei
compagni
e
dei
cittadini
,
di
ritrovarsi
insieme
a
"
l
'
Unità
"
,
si
è
riversata
incontenibile
.
Sotto
migliaia
di
applausi
è
stato
sepolto
il
piccolo
Verboten
della
polizia
.
Il
deputato
democristiano
Sartor
e
anche
il
sindaco
del
doppio
gioco
avranno
certamente
visto
coi
propri
occhi
che
i
comunisti
non
si
arrendono
all
'
idea
che
li
si
possa
fermare
con
un
ordine
ingiusto
ed
arbitrario
.
Avranno
visto
quanta
folla
si
è
assiepata
intorno
al
piccolo
portone
della
sezione
,
per
vedere
in
sala
quel
documentario
di
cui
era
stata
proibita
la
visione
in
piazza
.
E
come
,
mancando
la
luce
per
estremo
tentativo
di
sabotaggio
,
i
nostri
compagni
si
siano
arrampicati
alle
finestre
e
alle
gronde
delle
case
vicine
per
attaccare
un
nuovo
cavo
.
Contro
il
cielo
stellato
,
nella
fresca
notte
,
quei
compagni
che
salivano
affacciandosi
e
chiamandosi
a
voce
erano
il
Partito
che
resiste
e
vince
con
la
tenacia
dei
propositi
,
col
trovare
in
sé
una
forza
ed
una
iniziativa
sempre
maggiori
di
quelle
di
cui
dispongono
gli
avversari
.
E
i
compagni
di
sotto
,
anche
le
donne
con
i
bambini
addormentati
sulla
spalla
,
aspettavano
con
pazienza
,
senza
dar
segno
alcuno
di
disappunto
e
di
stanchezza
.
La
luce
è
stata
salutata
dagli
applausi
e
,
nelle
saletta
gremita
sino
all
'
inverosimile
,
con
gli
spettatori
aggrappati
ovunque
,
l
'
entusiasmo
montava
sempre
più
a
misura
che
,
sullo
schermo
,
s
'
affollava
tutto
il
Partito
e
l
'
Italia
popolare
passava
nei
nomi
delle
città
e
delle
regioni
,
selva
di
uomini
e
di
bandiere
.
I
compagni
di
Castelfranco
,
che
avevano
preparato
in
piazza
insegne
luminose
ed
un
bellissimo
stand
per
la
vendita
della
stampa
,
alla
fine
erano
contenti
:
i
più
contenti
di
tutti
erano
il
buon
Luigi
Bovolato
,
della
cellula
Fervet
,
che
per
tutto
il
giorno
aveva
venduto
libri
,
distintivi
e
giornali
,
senza
nemmeno
muoversi
per
andare
a
mangiare
,
e
i
due
fratelli
Piazza
,
che
prima
si
mordevano
le
mani
nel
veder
andare
a
monte
la
festa
che
essi
stavano
curando
da
una
settimana
.
Ma
quanti
,
di
cui
non
ho
mai
saputo
il
nome
e
di
cui
conservo
preciso
il
ricordo
,
ci
sono
stati
intorno
ed
hanno
lavorato
e
trepidato
per
noi
,
pregandoci
di
credere
che
essi
non
avevano
colpa
se
,
all
'
ultimo
momento
,
il
loro
affetto
ed
i
loro
propositi
di
onorare
"
l
'
Unità
"
ed
il
Partito
erano
stati
così
miseramente
impediti
da
un
ordine
di
polizia
.
Vi
ho
dovuto
promettere
di
tornare
l
'
anno
venturo
,
per
farvi
tranquilli
e
per
vendicarsi
di
questo
piccolo
smacco
,
che
è
già
stato
cancellato
.
Come
ve
l
'
ho
promesso
di
cuore
,
e
non
soltanto
a
nome
mio
,
ma
del
giornale
.
Ho
visto
come
i
più
poveri
tra
voi
cacciavano
dalle
tasche
le
poche
lire
delle
sigarette
per
buttarle
nella
bandiera
e
quanti
si
avvicinavano
al
banco
e
soppesavano
con
la
mano
il
libro
o
i
libri
che
non
potevano
comprare
,
ho
ascoltato
i
vostri
discorsi
semplici
e
precisi
.
Ecco
:
quello
che
provo
io
,
a
volte
,
è
una
incontenibile
tenerezza
,
con
cui
vorrei
saccheggiare
la
gioia
stessa
per
lasciarvela
negli
occhi
:
i
vostri
occhi
,
migliaia
e
migliaia
di
occhi
che
mi
guardano
in
tutte
le
città
ove
siamo
stati
insieme
per
una
sera
della
nostra
vita
che
non
potremo
dimenticare
.
E
tu
,
vecchio
custode
della
sezione
di
Castelfranco
,
roseo
e
bianco
,
tu
che
sei
il
più
calmo
,
rassicura
i
compagni
che
riuscirete
ad
alzare
,
mattone
su
mattone
,
la
vostra
Casa
del
Popolo
e
che
,
l
'
anno
venturo
,
io
la
troverò
bianca
e
linda
,
con
la
rossa
bandiera
sul
tetto
.
Gavroche
,
che
era
rimasto
per
tutto
il
giorno
a
villeggiare
su
un
albero
,
si
è
vendicato
per
tutti
noi
.
Appena
saputo
che
il
divieto
era
irremovibile
,
è
scomparso
,
ed
invano
Fortini
si
è
messo
sulla
sua
traccia
.
Era
appena
finito
il
comizio
,
che
un
grande
rettangolo
di
luce
bianca
è
apparso
sugli
alberi
delle
mura
.
I
carabinieri
si
sono
precipitati
su
quel
fantasma
,
altri
sulla
macchina
di
proiezione
per
trovarla
.
La
luce
bianca
era
scomparsa
d
'
incanto
,
ma
balenava
più
lontano
su
una
casa
,
si
spostava
ancora
,
inquadrava
gli
stessi
agenti
.
Chi
era
l
'
invisibile
operatore
?
A
poco
a
poco
,
in
tutta
la
città
,
si
sono
visti
apparire
schermi
bianchi
,
nella
piazza
,
nelle
vie
adiacenti
e
nella
più
lontana
periferia
.
Come
rincorrerli
tutti
?
Il
maresciallo
agitava
,
in
una
mano
,
l
'
ordine
del
questore
.
Voleva
dire
:
«
Vi
arresto
tutti
»
,
ma
non
aveva
più
voce
.
Per
tutta
la
notte
è
durata
la
corsa
ai
fantasmi
.
Pare
che
lo
stesso
signor
questore
sia
intervenuto
nella
battuta
.
Gigi
Regi
si
trovava
nella
saletta
della
sezione
,
dietro
la
sua
piccola
macchina
gialla
e
nera
.
E
allora
?
Era
soltanto
Gavroche
,
che
aveva
sbottonato
un
bottone
della
sua
camiciola
al
posto
del
cuore
ed
illuminava
lui
,
invisibile
ambasciatore
della
nostra
vendetta
,
la
città
vegliata
dagli
angeli
di
Giorgione
.
StampaQuotidiana ,
Viviamo
giorni
gravi
per
la
nostra
democrazia
.
Abbiamo
parlato
di
pericolo
per
la
Repubblica
.
Non
è
un
cedimento
all
'
emozione
,
è
un
giudizio
politico
che
parte
dalla
consapevolezza
delle
forze
potenti
,
interne
e
internazionali
,
che
muovono
le
fila
di
questo
attacco
spietato
contro
lo
Stato
e
le
libertà
repubblicane
.
Il
Paese
ha
capito
e
milioni
di
uomini
si
sono
mobilitati
dando
la
risposta
giusta
,
la
più
ampia
e
la
più
unitaria
.
Comunisti
,
socialisti
,
democristiani
,
cittadini
e
giovani
di
ogni
fede
politica
si
sono
ritrovati
in
piazza
con
le
loro
bandiere
e
con
una
comune
volontà
di
difendere
la
democrazia
.
E
in
Parlamento
le
forze
politiche
democratiche
hanno
dato
vita
ad
una
maggioranza
nuova
per
la
presenza
in
essa
,
dopo
più
di
trent
'
anni
,
del
partito
comunista
italiano
:
fatto
che
ha
assunto
particolare
significato
per
il
momento
in
cui
è
avvenuto
,
superando
di
slancio
dubbi
e
incertezze
di
ogni
parte
che
pur
erano
presenti
dopo
la
conclusione
della
crisi
di
governo
.
È
facile
immaginare
quale
sarebbe
oggi
la
situazione
,
quale
lo
smarrimento
,
se
non
vi
fosse
stata
questa
risposta
del
Paese
e
del
Parlamento
.
È
chiaro
adesso
perché
abbiamo
lavorato
così
tenacemente
per
evitare
uno
scontro
lacerante
che
avrebbe
provocato
l
'
ingovernabilità
del
paese
,
la
paralisi
dei
pubblici
poteri
e
lo
scioglimento
delle
Camere
.
È
chiaro
perché
abbiamo
posto
al
centro
di
tutta
la
nostra
azione
la
necessità
di
fronteggiare
l
'
emergenza
attraverso
una
collaborazione
chiara
tra
le
forze
politiche
fondamentali
.
Si
è
affermato
che
Aldo
Moro
è
stato
rapito
proprio
per
colpire
un
simbolo
,
tra
i
più
significativi
,
di
questo
sforzo
,
teso
a
impedire
lo
scollamento
politico
e
istituzionale
.
Ma
al
di
là
della
persona
di
Moro
-
(
al
quale
rinnoviamo
,
in
questo
terribile
momento
,
la
nostra
stima
e
solidarietà
)
-
si
è
voluto
colpire
l
'
insieme
della
democrazia
italiana
.
Il
terrorismo
e
la
violenza
politica
mirano
a
questo
:
a
sostituire
la
presenza
,
l
'
iniziativa
,
la
partecipazione
,
e
quindi
la
crescita
della
coscienza
politica
di
masse
sempre
più
grandi
di
popolo
,
con
la
guerriglia
di
bande
di
fanatici
a
colpi
di
spranga
e
pistola
.
È
la
conquista
più
grande
del
popolo
che
viene
minacciata
.
Si
vuole
impaurire
la
gente
,
disperderla
,
svuotare
le
istituzioni
rappresentative
e
preparare
così
il
terreno
a
nuove
dittature
.
È
giunto
il
momento
di
decidere
da
che
parte
si
sta
.
Noi
la
scelta
l
'
abbiamo
fatto
.
Essa
è
scritta
nella
nostra
storia
.
Il
regime
democratico
e
la
Costituzione
italiana
sono
conquiste
decisive
e
irrinunciabili
del
movimento
popolare
,
delle
sue
lotte
,
del
suo
cammino
,
non
ci
sono
stati
regalati
da
nessuno
.
Molto
c
'
è
da
rinnovare
nella
società
e
nello
Stato
,
ma
guai
ad
allentare
la
difesa
delle
conquiste
realizzate
e
delle
istituzioni
repubblicane
.
Non
c
'
è
oggi
compito
più
urgente
e
più
concretamente
rivoluzionario
che
quello
di
fare
terra
bruciata
attorno
agli
eversori
.
Facciano
il
loro
dovere
,
fino
in
fondo
,
i
corpi
preposti
alla
difesa
delle
istituzioni
.
Faccia
il
proprio
dovere
ogni
cittadino
democratico
.
Nessuno
si
lasci
prendere
dalla
sfiducia
,
tutti
contribuiscano
,
quale
che
sia
la
loro
funzione
,
a
mandare
avanti
la
vita
del
paese
in
tutti
i
campi
.
Faccia
il
suo
dovere
la
classe
operaia
che
sta
diventando
sempre
più
la
forza
che
in
concreto
garantisce
gli
interessi
fondamentali
della
nazione
e
la
capacità
di
reggere
a
tutti
gli
urti
.
Come
partito
comunista
continueremo
a
fare
la
nostra
parte
.
Ma
questa
mobilitazione
straordinaria
,
questa
vigilanza
di
massa
del
nostro
popolo
chiedono
,
sollecitano
,
una
guida
politica
nuova
del
Paese
.
Ha
colpito
tutti
,
giovedì
,
l
'
assonanza
tra
Paese
reale
e
Paese
legale
,
tra
società
civile
e
il
Parlamento
.
Tutti
capiscono
che
ben
altro
governo
sarebbe
stato
necessario
,
un
vero
governo
di
unione
democratica
.
Ma
il
rischio
di
una
grave
lacerazione
è
stato
evitato
,
una
nuova
maggioranza
parlamentare
si
è
formata
e
vi
è
un
programma
che
consente
di
fronteggiare
l
'
emergenza
secondo
linee
che
vanno
al
di
là
dell
'
immediato
.
Si
tratta
di
un
passo
avanti
,
che
attende
ora
la
prova
dei
fatti
.
Il
nostro
proposito
è
che
la
più
ferma
difesa
della
convivenza
democratica
si
accompagni
,
finalmente
,
al
rigore
,
alla
pulizia
,
all
'
efficienza
.
Bisogna
risanare
lo
Stato
.
La
cosa
pubblica
deve
essere
amministrata
seriamente
.
E
questo
vale
per
tutti
:
per
i
più
alti
funzionari
e
dirigenti
delle
imprese
statali
come
per
i
più
umili
impiegati
.
La
carta
fondamentale
che
viene
giocata
contro
le
forze
del
rinnovamento
è
la
disgregazione
,
il
lassismo
,
il
non
governo
.
Il
rigore
è
una
scelta
nostra
,
come
lo
è
l
'
austerità
:
è
la
leva
per
cambiare
le
cose
e
non
soltanto
per
impedire
il
collasso
.
Ciò
è
reso
possibile
dalla
presenza
nella
maggioranza
dei
partiti
delle
classi
lavoratrici
.
Il
PCI
reca
in
questa
maggioranza
anche
un
modo
nuovo
e
più
alto
di
sentire
gli
interessi
nazionali
,
una
nuova
moralità
.
Già
da
tempo
la
classe
operaia
influenza
,
più
o
meno
ampiamente
,
l
'
indirizzo
politico
nazionale
.
Oggi
può
esercitare
tale
influenza
politica
in
modo
più
diretto
.
Il
passo
avanti
realizzato
nell
'
unità
delle
forze
fondamentali
del
nostro
popolo
reca
il
segno
dell
'
emergenza
.
Noi
staremo
in
questa
maggioranza
parlamentare
con
la
lealtà
e
fermezza
.
Daremo
il
nostro
sostegno
,
ma
eserciteremo
un
incisivo
e
metodico
controllo
.
Ci
adopereremo
perché
ogni
decisione
sia
coerente
col
programma
e
anzitutto
con
le
sue
priorità
:
ordine
democratico
,
salvezza
della
scuola
,
occupazione
,
Mezzogiorno
.
C
'
è
però
chi
concepisce
la
soluzione
attuale
della
crisi
come
una
semplice
tregua
.
Troppo
grandi
sono
i
problemi
che
la
nuova
maggioranza
dovrà
affrontare
,
troppo
alta
è
la
posta
in
gioco
per
poter
giustificare
un
atteggiamento
puramente
attendista
e
passivo
qual
è
quello
di
tregua
.
È
il
momento
dell
'
iniziativa
e
dell
'
azione
solidale
con
il
Paese
:
altrimenti
tutti
ne
pagheremmo
lo
scotto
.
Molto
dipende
dunque
dallo
sviluppo
nel
profondo
del
Paese
di
movimenti
che
rafforzino
il
tessuto
democratico
e
rendano
più
salda
ed
estesa
l
'
unità
tra
le
forze
popolari
.
StampaQuotidiana ,
Patrioti
,
fate
attenzione
.
Ascoltate
sempre
le
istruzioni
che
vengono
trasmesse
col
programma
di
«
Italia
combatte
»
dalle
stazioni
di
Bari
,
Napoli
,
Palermo
e
Roma
.
Le
istruzioni
possono
cambiare
da
una
trasmissione
all
'
altra
.
Per
i
patrioti
debbono
valere
sempre
le
ultimissime
istruzioni
.
Istruzioni
.
Patrioti
,
le
armate
tedesche
sono
ora
costrette
a
ripiegare
sulle
loro
posizioni
preparate
sulla
linea
dei
Goti
.
Esse
aspettano
l
'
attacco
alleato
,
ma
non
sanno
,
né
quando
,
né
dove
esso
sarà
sferrato
.
Già
da
tempo
e
seguendo
le
nostre
istruzioni
avete
compiuto
operazioni
offensive
dirette
contro
le
difese
tedesche
di
questa
linea
.
Le
istruzioni
vi
spiegavano
che
genere
di
attività
dovevate
svolgere
.
Vi
si
chiedeva
anche
di
raccogliere
informazioni
dettagliate
sulle
difese
nemiche
.
Patrioti
!
Il
nostro
dovere
è
di
continuare
ad
attaccare
il
nemico
.
Svolgete
azioni
di
disturbo
per
ostacolare
il
nemico
mentre
cerca
di
attestarsi
su
nuove
posizioni
.
Quando
verrà
il
momento
preparerete
i
vostri
piani
per
il
grande
assalto
.
Le
armate
alleate
stanno
compiendo
i
loro
preparativi
per
il
grande
assalto
che
verrà
sferrato
con
potentissime
forze
.
Allora
i
nostri
sforzi
comuni
ci
porteranno
al
di
là
dell
'
Appennino
nella
Valle
Padana
.
Quelli
di
voi
che
sono
stati
incaricati
dai
loro
capi
di
raccogliere
informazioni
riguardanti
il
nemico
e
le
sue
difese
sulla
linea
dei
Goti
,
debbono
ora
attraversare
le
linee
per
portarci
le
loro
informazioni
.
Tutti
gli
altri
patrioti
rimangano
ai
loro
posti
.
Consigli
.
Il
sabotaggio
è
una
guerriglia
tecnica
da
mettere
in
opera
con
una
strategia
più
in
sordina
,
fatta
di
ostruzionismo
e
di
interferenza
nel
patrimonio
tecnico
del
nemico
.
Il
sabotaggio
può
andare
dalla
forma
pacifica
di
diminuire
la
produzione
del
paese
oppresso
lavorando
«
lentamente
»
,
fino
ad
avariare
il
macchinario
o
dinamitare
le
officine
.
Le
astuzie
del
sabotaggio
sono
innumerevoli
,
ma
non
devono
essere
poste
in
opera
a
capriccio
,
perché
il
loro
fine
e
la
loro
concomitanza
devono
essere
limitate
alle
possibilità
pratiche
della
realizzazione
.
Gli
operai
specializzati
spieghino
ai
loro
compagni
quali
sono
le
parti
«
chiave
»
della
macchina
che
si
vuole
sabotare
alle
volte
è
sufficiente
rimuovere
un
punto
minimo
,
ma
vitale
,
perché
non
solo
essa
non
funzioni
più
,
ma
sia
anche
difficile
scoprire
ov
'
è
il
guasto
.
Le
parti
più
nascoste
come
i
fili
per
le
accensioni
delle
candele
,
delle
batterie
o
dei
magneti
,
i
filtri
del
carburatore
,
ecc
.
possono
essere
facilmente
rimessi
senza
che
il
danno
venga
subito
scoperto
.
Se
è
difficile
avvicinarsi
agli
automezzi
,
bucate
i
serbatoi
o
i
copertoni
,
sparando
a
distanza
.
In
caso
il
nemico
ricorra
al
terrorismo
,
usate
lo
stesso
metodo
e
agite
decisamente
.
Dirigete
la
vostra
azione
contro
gli
agenti
e
i
rappresentanti
di
quell
'
autorità
o
governo
che
fucila
i
vostri
compagni
,
che
fa
saltare
in
aria
le
case
private
,
deporta
operai
,
uccide
ostaggi
.
Opponete
terrore
a
terrore
,
impedendo
che
molte
persone
si
prestino
a
collaborare
con
i
tedeschi
per
viltà
.
Riconoscimenti
negli
Stati
Uniti
.
Il
rappresentante
democratico
della
Pensilvania
al
Congresso
degli
Stati
Uniti
,
Herman
Eberhartes
,
ha
dichiarato
:
«
L
'
attività
dei
patrioti
italiani
accelera
la
vittoria
delle
Nazioni
Unite
.
Le
gesta
dei
patrioti
italiani
nelle
retroguardie
delle
linee
tedesche
continuano
a
suscitare
l
'
ammirazione
del
popolo
americano
.
L
'
attività
di
sabotaggio
,
coordinata
con
le
operazioni
alleate
,
ha
disorganizzato
completamente
il
sistema
dei
trasporti
nazisti
»
.
In
un
discorso
pronunciato
in
America
,
Pete
Jarman
,
rappresentante
dello
Stato
dell
'
Alabama
al
Congresso
degli
Stati
Uniti
,
ha
dichiarato
:
«
L
'
attività
dei
patrioti
italiani
nell
'
Italia
settentrionale
aumenta
sistematicamente
in
estensione
ed
in
potenza
.
I
patrioti
operano
dietro
le
linee
tedesche
in
reparti
mobili
e
ben
organizzati
,
costituiscono
così
una
formidabile
avanguardia
che
facilita
l
'
avanzata
alleata
nelle
zone
strategiche
»
.
Il
generale
Harold
Alexander
ha
riconosciuto
il
loro
effettivo
contributo
alla
liberazione
di
Livorno
,
rivelando
che
in
questa
città
i
patrioti
avevano
eliminato
500
nazi
-
fascisti
prima
ancora
che
gli
alleati
fossero
giunti
.
StampaQuotidiana ,
ADRIA
,
30
.
-
Il
Polesine
è
una
vecchia
terra
di
dolore
:
sembra
che
il
cielo
non
sia
mai
abbastanza
trasparente
per
ascoltare
i
gridi
e
le
parole
.
E
questa
città
arsa
e
trasandata
,
posta
all
'
incontro
dei
canali
con
le
sue
caratteristiche
vie
alla
veneziana
,
con
i
suoi
ponticelli
e
le
grandi
piazze
ove
si
allineano
case
così
piccole
che
l
'
orizzonte
ne
resta
scoperto
in
tutta
la
sua
ampiezza
,
sembra
che
annunci
già
da
una
porta
lo
squallido
colore
di
Chioggia
e
di
Pellestrina
,
dall
'
altra
la
miseria
e
la
solitudine
di
Lagosanto
e
di
Comacchio
.
Qui
,
dove
tanti
fiumi
passano
per
andare
a
morire
nel
mare
,
la
gente
non
ha
acqua
da
bere
ed
è
costretta
a
percorrere
chilometri
e
chilometri
per
non
soffrire
la
sete
:
qui
la
tubercolosi
e
la
miseria
assediano
,
in
una
sola
stanza
,
le
famiglie
dei
poveri
braccianti
disoccupati
.
Il
primo
messaggio
che
ho
avuto
entrando
in
Adria
,
è
stato
quello
del
dott.
Domenico
Rosiello
,
medico
chirurgo
di
Papozze
.
Me
lo
ha
portato
una
ragazza
.
Dice
il
messaggio
:
«
Dopo
la
fine
dell
'
ultima
guerra
mondiale
,
nel
Comune
di
Papozze
si
è
avuta
una
recrudescenza
dei
casi
di
tubercolosi
polmonare
e
tra
la
popolazione
esistono
molte
persone
,
soprattutto
bambini
,
macilenti
e
denutriti
per
insufficienza
di
alimentazione
.
Quest
'
ultima
è
legata
,
indubbiamente
,
alla
disoccupazione
,
che
impedisce
a
molte
famiglie
di
provvedersi
di
un
cibo
sano
e
sostanzioso
»
.
Triste
messaggio
,
che
mi
invitava
ad
ascoltare
i
compagni
responsabili
di
tutte
le
Sezioni
di
Adria
e
dei
Comuni
vicini
:
al
primo
pomeriggio
,
in
un
'
aula
delle
scuole
comunali
,
ci
siamo
ritrovati
ed
il
nostro
lungo
colloquio
ha
avuto
,
spesso
,
accenti
drammatici
.
«
Nelle
nostre
condizioni
,
leggere
diventa
difficile
-
ha
detto
il
compagno
di
Donada
,
un
paesetto
del
basso
Polesine
,
distante
15
chilometri
da
Adria
verso
il
mare
.
Su
undicimila
abitanti
,
abbiamo
ottocento
disoccupati
permanenti
,
la
percentuale
dei
tubercolotici
è
altissima
ed
un
medico
condotto
solo
non
basta
.
Quasi
tutte
le
case
sono
formate
da
una
sola
cameretta
appena
appoggiata
sulla
terra
.
Una
piccola
bufera
può
portarle
via
,
come
capitò
l
'
anno
scorso
.
In
ognuna
di
queste
camere
vivono
famiglie
di
nove
e
dieci
persone
»
.
«
A
Corbola
-
ha
riferito
un
altro
compagno
-
su
seimila
abitanti
c
'
è
lavoro
solo
per
venti
famiglie
»
.
La
ragazza
di
Papozze
ha
detto
,
a
questo
punto
:
«
Al
mio
paese
,
le
mamme
vendono
un
uovo
e
,
col
denaro
ricavato
,
comprano
un
'
anguria
,
con
la
quale
mangia
tutta
la
famiglia
»
.
Questa
immagine
reale
ed
incisiva
,
raffigurante
quasi
la
donna
che
cede
il
piccolo
uovo
per
poter
avere
fra
le
braccia
un
'
anguria
,
che
per
lo
meno
è
divisibile
,
vale
più
di
un
discorso
.
È
forse
per
ricordare
con
pari
realtà
la
triste
e
indicibile
situazione
di
Papozze
,
i
compagni
avevano
offerto
a
"
l
'
Unità
"
un
quadro
in
cui
era
tutto
espresso
attraverso
le
immagini
dipinte
:
si
vedono
le
donne
che
attingono
acqua
nel
Po
,
che
scorre
sotto
l
'
abitato
,
si
vede
la
grande
canonica
che
domina
lo
sparuto
gregge
delle
case
,
dalle
cui
finestre
guardano
i
malati
,
si
vedono
gli
ottomila
pioppi
che
i
reduci
disoccupati
piantarono
nelle
terre
demaniali
,
per
cui
furono
minacciati
di
arresto
o
addirittura
arrestati
.
Manca
solo
la
faccia
del
brigadiere
,
che
mi
dicono
cammini
in
paese
col
berretto
calato
sugli
occhi
,
dopo
essersi
guadagnato
i
galloni
di
maresciallo
per
aver
tenuto
in
galera
,
per
nove
mesi
,
il
responsabile
della
Sezione
.
A
Gorino
Veneto
,
che
è
una
frazione
di
Ariano
Polesine
,
i
240
ettari
di
terreno
del
Comune
e
le
case
dei
braccianti
sono
tutti
di
proprietà
della
Cassa
di
Risparmio
delle
Provincie
Lombarde
.
Manca
completamente
l
'
acqua
che
,
attinta
a
30
chilometri
di
distanza
nel
centro
di
Ariano
,
viene
distribuita
nella
quantità
di
un
secchio
per
persona
.
Soltanto
ora
hanno
portato
la
luce
elettrica
.
Non
ci
sono
strade
e
la
Cassa
di
Risparmio
è
padrona
anche
del
cimitero
.
Ad
Adria
,
la
disoccupazione
cronica
esaspera
gli
operai
:
la
città
viene
colpita
per
il
suo
spirito
di
lotta
.
Il
Governo
ha
stanziato
ultimamente
,
96
milioni
per
un
lavoro
di
dragaggio
,
ma
soltanto
dodici
operai
sono
stati
ingaggiati
a
servizio
di
una
vecchia
scavafondo
,
mentre
ne
potrebbero
essere
assunti
più
di
sessanta
.
Gli
agrari
non
rispettano
l
'
imponibile
di
mano
d
'
opera
.
Gli
ospedali
sono
pieni
di
tubercolosi
e
i
malati
sono
costretti
a
rimanere
a
casa
.
Di
queste
e
di
altre
tristezze
si
è
parlato
nella
riunione
che
s
'
è
svolta
nell
'
aula
della
grande
scuola
.
Soltanto
lo
spirito
di
lotta
dei
compagni
animava
la
monotona
realtà
di
quel
dolore
che
è
nelle
carni
dei
polesani
.
A
chi
,
se
non
al
loro
giornale
,
essi
dovevano
confidare
il
racconto
della
propria
vita
?
E
una
ragazza
(
che
fu
arrestata
durante
il
grande
sciopero
dei
braccianti
e
tenuta
in
galera
per
tredici
giorni
soltanto
perché
era
andata
a
convincere
i
crumiri
)
era
incoraggiata
dai
compagni
a
farsi
vedere
,
a
mostrarsi
a
"
l
'
Unità
"
.
Si
è
alzata
,
finalmente
,
Lina
Zanella
e
ha
detto
con
voce
fermissima
:
«
In
tutto
il
comune
di
Ariano
siamo
1900
comunisti
,
più
la
Sezione
giovanile
.
Dopo
lo
sciopero
,
siamo
diventate
tutte
più
combattive
»
.
Con
questo
animo
siamo
andati
al
comizio
.
Piazza
Cavour
,
affacciata
sul
canale
con
una
grandissima
stella
rossa
fra
gli
alberi
,
era
già
gremita
di
operai
,
di
donne
,
di
popolo
.
Altra
gente
era
scaglionata
sui
ponti
,
lungo
le
due
sponde
o
affacciata
alle
case
.
Dalla
terrazza
del
grande
teatro
,
la
nostra
voce
,
già
provata
da
tanti
comizi
,
ritrovava
a
poco
a
poco
forza
e
passione
nel
ricordo
di
tutti
i
dolori
e
di
tutti
i
sacrifici
vissuti
ogni
giorno
dai
poveri
braccianti
del
Polesine
.
Al
di
là
delle
case
,
io
mi
vedevo
parlare
all
'
orizzonte
di
questa
terra
sconsolata
,
che
viaggia
verso
il
mare
col
passo
delle
sue
miserie
e
con
i
suoi
comunisti
che
non
si
arrendono
.
Quando
si
sono
spente
le
luci
e
si
è
incominciato
a
proiettare
il
film
,
persino
gli
agenti
della
Celere
si
sono
dimenticati
tra
la
folla
.
Un
pubblico
enorme
era
dietro
il
piccolo
schermo
:
dietro
la
nostra
macchina
,
i
bambini
si
arrampicavano
per
veder
meglio
.
E
Gavroche
,
dall
'
altro
lato
,
aveva
preso
tra
le
mani
un
grandissimo
ritratto
di
Togliatti
dipinto
da
un
compagno
e
donato
a
"
l
'
Unità
"
.
Lo
aveva
ornato
con
un
nastro
di
pergamena
sul
quale
,
a
mo
'
delle
vecchie
pitture
,
era
scritto
:
«
In
hoc
signa
vinces
»
.
In
questo
segno
vincerai
.
StampaQuotidiana ,
La
scomparsa
di
Amadeo
Bordiga
ha
riproposto
il
tema
della
sua
figura
e
della
sua
opera
.
Era
nato
a
Resina
(
Napoli
)
nel
1889
.
Nel
1910
si
iscrisse
alla
federazione
giovanile
socialista
,
che
si
collocava
alla
sinistra
del
partito
e
si
distinse
in
essa
per
la
sua
intransigente
opposizione
alle
posizioni
riformiste
.
Particolarmente
dura
fu
la
sua
polemica
contro
i
maggiori
esponenti
del
socialismo
napoletano
e
le
loro
«
degenerazioni
bloccarde
»
:
nel
1912
fondò
il
circolo
«
Carlo
Marx
»
che
divenne
il
centro
di
raccolta
dei
socialisti
rivoluzionari
napoletani
.
Al
congresso
di
Ancona
nel
1914
,
opponendosi
a
quanti
affermavano
che
nel
Mezzogiorno
i
socialisti
dovevano
adottare
una
linea
particolare
,
afferma
che
il
processo
rivoluzionario
aveva
uno
svolgimento
simultaneo
e
che
di
conseguenza
,
il
,
partito
socialista
doveva
adottare
una
tattica
unitaria
.
Apparivano
già
evidenti
alcuni
degli
elementi
positivi
e
negativi
che
sarebbero
rimasti
poi
fondamentali
nell
'
ideologia
bordighiana
;
il
rifiuto
di
ogni
soluzione
parziale
o
localistica
ma
,
nello
stesso
tempo
,
l
'
identificazione
di
tattica
e
strategia
,
la
difficoltà
di
passare
in
maniera
efficace
dall
'
elaborazione
teorica
all
'
attività
pratica
.
Particolare
importanza
,
in
quel
periodo
,
ebbe
la
sua
intransigente
opposizione
alla
guerra
Anche
per
Bordiga
,
come
per
la
direzione
del
PSI
,
la
guerra
sarebbe
stata
una
parentesi
:
occorreva
fare
in
modo
che
essa
arrecasse
il
minor
danno
possibile
al
partito
e
,
in
particolare
,
non
incrinasse
la
sua
compattezza
ideologica
.
Gli
avvenimenti
del
1917
,
e
,
soprattutto
,
la
rivoluzione
russa
modificarono
,
in
parte
,
queste
posizioni
.
Nel
novembre
,
i
rappresentanti
della
frazione
intransigente
rivoluzionaria
,
che
si
era
costituita
nell
'
estate
,
e
di
cui
faceva
parte
anche
Bordiga
,
si
riunirono
a
Firenze
con
i
rappresentanti
della
direzione
.
Può
anche
darsi
che
in
quella
riunione
Bordiga
abbia
posto
la
questione
della
conquista
del
potere
,
ma
è
certo
che
non
solo
dal
convegno
non
venne
fuori
una
linea
rivoluzionaria
,
ma
anche
da
parte
di
Bordiga
il
problema
della
rivoluzione
continuò
ad
essere
considerato
un
problema
del
dopoguerra
.
Di
qui
la
mancanza
di
una
indicazione
politica
di
organizzazione
e
di
lotta
e
la
differenza
notevolissima
dalle
posizioni
leniniste
.
Nel
novembre
del
1918
Bordiga
fondò
il
«
Soviet
»
che
,
non
ostile
in
un
primo
tempo
,
alle
posizioni
della
direzione
massimalista
andò
poi
assumendo
atteggiamenti
sempre
più
intransigenti
,
in
particolare
sulla
questione
dell
'
espulsione
dei
riformisti
.
Ma
il
«
Soviet
»
non
diventò
un
centro
di
raccolta
della
sinistra
,
anche
perché
pose
come
motivo
centrale
della
sua
polemica
quello
dell
'
astensionismo
:
occorreva
astenersi
dalle
elezioni
per
poter
meglio
preparare
la
rivoluzione
.
Ma
si
trattava
poi
di
una
preparazione
che
era
vista
in
termini
essenzialmente
educativi
e
propagandistici
,
sicché
Bordiga
per
questo
aspetto
fondamentale
non
si
distaccava
dalle
posizioni
massimalistiche
.
La
parola
d
'
ordine
dell
'
astensionismo
non
ebbe
grande
risonanza
all
'
interno
del
PSI
dove
,
nel
maggio
del
1919
aveva
cominciato
ad
operare
a
Torino
il
gruppo
dell
'
«
Ordine
Nuovo
»
.
Bordiga
attacca
subito
la
concezione
dei
«
consigli
»
contrapponendo
ad
essa
quella
del
partito
,
non
leninista
,
ma
inteso
come
un
nucleo
di
«
puri
»
,
ideologicamente
assai
coeso
,
ma
intorno
a
principi
assai
semplici
,
che
si
richiamavano
al
«
manifesto
dei
comunisti
»
;
un
partito
di
propagandisti
che
elaboravano
e
diffondevano
parole
d
'
ordine
,
intorno
alle
quali
si
sarebbero
raccolte
le
masse
al
momento
della
rivoluzione
.
In
realtà
,
in
quegli
anni
,
pur
ponendo
al
centro
della
sua
attenzione
i
«
consigli
»
Gramsci
era
più
vicino
di
Bordiga
alla
concezione
leninista
del
partito
.
Nel
congresso
di
Bologna
del
1919
le
posizioni
astensioniste
furono
nettamente
battute
.
Alla
constatazione
dell
'
impossibilità
di
portare
la
maggioranza
del
partito
socialista
sulle
sue
posizioni
,
apparsa
evidente
già
nel
dibattito
precongressuale
,
deve
essere
collegato
il
tentativo
di
Bordiga
di
entrare
in
rapporto
diretto
con
Lenin
comunicandogli
la
sua
decisione
di
fondare
un
partito
comunista
in
Italia
,
attraverso
due
lettere
che
furono
intercettate
dalla
polizia
.
E
'
a
queste
lettere
che
si
fa
risalire
la
priorità
di
Bordiga
nell
'
aver
posto
la
questione
del
partito
in
Italia
,
ma
quello
voluto
da
Bordiga
era
,
in
realtà
,
un
piccolo
partito
massimalista
,
che
avrebbe
dovuto
lanciare
rigide
parole
d
'
ordine
,
e
svolgere
un
'
intesa
propaganda
,
nell
'
attesa
dell
'
inizio
del
processo
rivoluzionario
,
di
cui
esso
avrebbe
poi
preso
la
direzione
.
Il
gruppo
bordighiano
non
si
poneva
il
problema
di
come
dare
avvio
al
movimento
,
di
come
intervenire
attivamente
in
esso
,
sicché
,
a
questo
proposito
si
può
parlare
dell
'
esistenza
di
forti
legami
fra
le
concezioni
bordighiane
di
quel
periodo
e
quelle
serratiane
.
In
realtà
il
solo
strumento
d
'
intervento
attivo
nel
processo
rivoluzionario
,
che
sia
stato
teorizzato
e
costruito
in
quegli
anni
furono
i
consigli
di
fabbrica
.
Ma
la
concezione
ordinovista
si
affermò
soprattutto
a
Torino
e
le
tesi
gramsciane
,
anche
se
ricevettero
l
'
approvazione
di
Lenin
alla
vigilia
del
II
congresso
dell
'
IC
,
rimasero
isolate
nel
PSI
.
La
sconfitta
del
movimento
di
occupazione
delle
fabbriche
accentuò
questo
isolamento
e
le
polemiche
che
precedettero
il
congresso
di
Livorno
,
anche
per
l
'
intervento
dell
'
Internazionale
,
si
accentrarono
intorno
alla
questione
dell
'
espulsione
dei
riformisti
.
Era
un
problema
che
Bordiga
aveva
posto
con
maggiore
insistenza
degli
altri
,
ed
egli
,
di
conseguenza
,
fu
in
quei
mesi
il
maggiore
antagonista
di
Serrati
e
diventò
poi
il
capo
del
Pcd
'
I
,
che
nacque
dalla
scissione
di
Livorno
.
I
primi
anni
di
vita
del
nuovo
partito
furono
fortemente
improntati
dalla
direzione
di
Bordiga
,
che
ottenne
l
'
approvazione
della
maggioranza
per
le
sue
tesi
al
congresso
di
Roma
del
1922
.
Le
difficilissime
condizioni
create
dall
'
affermarsi
del
fascismo
,
la
ferrea
disciplina
di
partito
rivoluzionario
,
la
popolarità
di
Bordiga
presso
la
base
resero
assai
lenta
la
nascita
di
un
gruppo
leninista
che
potesse
prevalere
.
Soltanto
nel
1923
,
per
iniziativa
di
Gramsci
,
ebbe
inizio
la
formazione
di
un
nuovo
gruppo
dirigente
,
le
cui
posizioni
però
,
come
mostra
la
conferenza
di
Como
del
1924
,
incontrarono
forti
resistenze
nel
partito
.
Quando
,
nel
1924
,
Bordiga
partecipò
al
V
congresso
dell
'
Internazionale
,
poteva
ancora
contare
sul
sostegno
di
una
parte
del
partito
comunista
italiano
.
Intervenendo
nella
discussione
sul
fascismo
affermò
che
si
era
trattato
solo
di
«
cambiamento
del
personale
governativo
della
classe
borghese
»
e
si
oppose
decisamente
ad
ogni
tattica
di
fronte
unico
così
come
si
era
già
opposto
alla
partecipazione
dei
comunisti
al
movimento
degli
arditi
del
popolo
.
Ma
il
congresso
dell
'
IC
insistette
affinché
i
comunisti
italiani
arrivassero
all
'
unità
con
i
«
terzinternazionalisti
»
guidati
da
Serrati
.
Bordiga
sembrò
accettarne
le
decisioni
,
ma
ritornato
in
Italia
riprese
la
lotta
per
l
'
affermazione
della
sua
linea
che
fu
definitivamente
sconfitta
solo
nel
gennaio
1926
al
congresso
di
Lione
.
Nel
febbraio
dello
stesso
anno
Bordiga
partecipò
al
VI
plenum
dell
'
esecutivo
dell
'
IC
,
scontrandosi
duramente
con
Stalin
.
Ancor
più
che
al
V
congresso
egli
apparve
come
il
maggior
rappresentante
della
sinistra
estrema
ed
il
discorso
che
vi
pronunciò
fu
,
secondo
il
Carr
,
«
l
'
unica
seria
opposizione
che
si
udì
durante
la
sessione
»
;
il
suo
intervento
fu
diretto
soprattutto
contro
le
concessioni
che
venivano
fatte
ai
contadini
dell
'
URSS
,
ed
in
esso
egli
riprese
tesi
dell
'
opposizione
interna
russa
,
ed
in
particolare
di
Trotzkj
.
Tornato
in
Italia
nel
novembre
dello
stesso
1926
,
Bordiga
che
era
stato
già
arrestato
e
processato
nel
1923
,
fu
nuovamente
arrestato
e
inviato
al
confino
.
Fu
liberato
nel
1930
.
Invitato
dal
partito
comunista
a
ritornare
alla
lotta
,
non
accettò
e
fu
espulso
.
Gli
ultimi
quarant
'
anni
della
vita
di
Amadeo
Bordiga
non
appartengono
alla
storia
del
movimento
operaio
ma
costituiscono
una
vicenda
privata
.
StampaQuotidiana ,
La
lettera
aperta
del
Partito
d
'
Azione
agli
altri
partiti
del
CLNAI
ha
provocato
una
presa
di
posizione
di
questi
circa
i
compiti
e
le
funzioni
,
attuali
e
futuri
,
del
massimo
organismo
politico
della
resistenza
:
che
cosifatta
presa
di
posizione
non
consenta
di
constatare
un
solido
accordo
fra
i
partiti
,
capace
di
costituire
un
terreno
comune
per
la
riforma
in
profondità
della
struttura
politica
e
amministrativa
dell
'
organismo
statale
,
sviluppando
e
coronando
la
comune
lotta
di
resistenza
al
nazifascismo
,
è
cosa
che
non
ci
scoraggia
,
né
diminuisce
la
nostra
ragionata
fiducia
nella
intrinseca
capacità
rivoluzionaria
e
costruttiva
degli
organismi
del
potere
popolare
spontaneamente
formatisi
dallo
sfacelo
del
vecchio
stato
.
Lo
vogliano
o
no
i
partiti
verso
i
quali
siamo
ben
lontani
dal
nutrire
quella
ostile
prevenzione
che
con
troppo
comodo
argomentare
ci
vorrebbe
attribuire
la
DC
i
Comitati
di
liberazione
periferici
,
i
Comitati
di
agitazione
nelle
fabbriche
,
i
«
fronti
»
giovanile
,
di
difesa
della
donna
,
degli
intellettuali
,
dei
contadini
,
il
Corpo
Volontari
della
libertà
,
i
GAP
e
i
SAP
,
sono
sorti
,
hanno
saputo
assumere
con
energia
e
spesso
con
eroismo
il
compito
di
guidare
tutta
la
popolazione
nella
lotta
di
liberazione
,
e
,
con
ciò
stesso
,
il
titolo
legittimo
,
altrettanto
e
più
che
quello
stesso
dei
partiti
,
a
costituire
le
cellule
organiche
del
rinnovamento
nazionale
:
essi
non
scompariranno
al
primo
raggio
di
sole
e
neppure
al
primo
soffio
d
'
uragano
,
poiché
organismi
vivi
e
vitali
non
dileguano
nell
'
ombra
prima
di
avere
esaurito
tutta
la
propria
capacità
realizzatrice
e
la
loro
storica
ragion
d
'
essere
.
Potremmo
aggiungere
che
essi
facilmente
sopravviveranno
allo
stesso
CLN
centrale
,
ove
quest
'
ultimo
ritenga
esaurito
il
suo
compito
come
vorrebbero
il
Partito
Liberale
e
la
Democrazia
Cristiana
con
la
liberazione
del
territorio
e
la
remissione
dei
poteri
al
governo
nazionale
.
C
'
è
di
fatti
una
politica
del
Comitato
di
Liberazione
e
una
politica
dei
comitati
di
liberazione
:
e
mentre
la
vita
del
Comitato
centrale
finché
persista
nella
sua
attuale
struttura
di
organo
di
collegamento
fra
i
partiti
che
lo
costituiscono
,
la
stessa
cosa
non
si
può
dire
dei
comitati
periferici
,
comunali
,
aziendali
professionali
e
così
via
,
la
cui
spontaneità
e
aderenza
intima
alle
esigenze
della
volontà
popolare
li
rende
assai
più
indipendenti
dal
controllo
dei
partiti
politici
;
come
tali
,
essi
continueranno
la
loro
funzione
insostituibile
di
organi
del
potere
liberale
:
i
fatti
proveranno
se
la
rinuncia
eventuale
del
CLNAI
a
coordinare
,
raccogliere
e
potenziale
le
esperienze
di
questi
organismi
periferici
sarà
stata
una
buona
o
una
cattiva
politica
,
se
avrà
contribuito
ad
arricchire
,
o
se
non
piuttosto
a
depauperare
,
la
vita
politica
nazionale
,
il
cui
contenuto
più
vivo
ed
energico
non
può
che
venire
dalla
periferia
,
vale
a
dire
dall
'
iniziativa
popolare
.
Il
problema
politico
centrale
difatti
si
riassume
in
questo
semplice
dilemma
:
ritorno
allo
stato
prefascista
del
1922
o
rinnovamento
organico
della
struttura
dello
stato
;
in
altri
termini
legalitarismo
costituzionalistico
o
democrazia
progressiva
.
Se
si
vuole
il
ritorno
allo
stato
prefascista
,
sia
pure
con
le
migliori
intenzioni
di
adoperarne
gli
istituti
per
proporre
riforme
anche
cospicue
,
il
CLN
altro
non
può
essere
che
un
espediente
,
importante
quanto
si
vuole
ma
transitorio
,
necessitato
dalla
fase
cospirativa
della
lotta
di
liberazione
e
destinato
a
finire
insieme
ad
essa
;
se
si
vuole
al
contrario
la
democrazia
progressiva
,
o
la
rivoluzione
democratica
come
piace
anche
chiamarla
,
il
CLN
è
assai
di
più
;
un
organo
che
sopravvive
alla
fase
clandestina
e
cospirativa
della
lotta
e
la
prosegue
e
continua
fino
alla
riforma
strutturale
dello
stato
divenuto
stato
popolare
che
è
poi
il
solo
tipo
possibile
e
conforme
ai
tempi
attuali
di
stato
liberale
.
La
dichiarazione
del
Partito
Liberale
in
risposta
alla
lettera
del
nostro
partito
(
e
alla
lettera
del
Partito
Comunista
e
alla
dichiarazione
del
Partito
Socialista
)
ha
almeno
questo
di
buono
:
di
aver
espresso
senza
equivoci
né
reticenze
la
volontà
di
un
ritorno
allo
stato
prefascista
:
per
il
Partito
Liberale
esiste
un
solo
problema
,
quello
del
ripristino
della
costituzione
e
della
regola
del
gioco
fra
i
partiti
,
condizioni
che
ritiene
del
tutto
sufficienti
a
permettere
lo
sviluppo
delle
eventuali
riforme
.
Sul
carattere
poi
e
sulla
portata
di
tali
riforme
esso
si
guarda
bene
dal
prendere
posizione
,
giustificando
questo
suo
agnosticismo
con
...
il
rispetto
alla
volontà
popolare
che
non
dev
'
essere
né
anticipata
né
coartata
;
come
se
il
dovere
e
il
compito
di
un
partito
politico
democratico
fosse
semplicemente
quello
di
essere
il
silenzioso
notaio
del
suffragio
universale
.
Quando
il
P.L.
afferma
,
per
esempio
,
che
in
materia
istituzionale
esso
«
ha
assunto
da
tempo
una
posizione
chiarissima
:
esso
cioè
si
riserva
di
assumere
un
atteggiamento
preciso
per
la
monarchia
o
la
repubblica
allorquando
il
congresso
del
PLI
avrà
deliberato
il
proprio
atteggiamento
»
risulta
chiara
solo
una
cosa
,
che
la
sua
posizione
su
tale
problema
non
è
chiarissima
,
ma
equivoca
e
reticente
:
infatti
il
confessare
di
non
avere
ancora
un
'
opinione
su
uno
dei
massimi
problemi
della
vita
nazionale
equivale
a
dire
che
il
problema
non
esiste
nemmeno
,
rafforzando
così
la
tesi
monarchica
la
quale
nulla
di
meglio
potrebbe
desiderare
se
non
che
non
si
mettesse
nemmeno
in
discussione
la
sua
legittimità
.
Allorché
si
vorrebbe
farsi
credere
tanto
rispettosi
della
volontà
della
maggioranza
da
rinunciare
ad
avere
un
'
opinione
,
vien
fatto
di
pensare
a
quella
dichiarazione
citata
con
tanto
contenuto
sdegno
dal
Roepke
(
il
cui
nome
i
«
liberali
»
spendono
tanto
più
volentieri
quanto
meno
spesso
dimostrano
di
seguirne
il
pensiero
)
di
un
capo
di
partito
democratico
nella
Germania
del
1918
,
il
quale
,
richiesto
sul
programma
del
suo
partito
,
diede
la
«
impagabile
»
risposta
che
le
basi
della
democrazia
non
consentono
di
far
decidere
il
programma
se
non
alla
volontà
del
popolo
!
Ritorno
dunque
allo
stato
costituzionale
del
1922;
ma
lo
stato
costituzione
del
prefascismo
ha
cessato
di
esistere
non
solo
di
diritto
ma
di
fatto
.
Il
fascismo
non
fu
già
un
incidente
sgradevole
che
ha
interrotto
la
continuità
costituzionale
dello
stato
,
ma
fu
invece
in
larga
misura
il
prodotto
di
tale
stato
della
degenerazione
dello
stato
liberale
e
democratico
di
nome
,
ma
autoritario
centralizzatore
prefettizio
burocratico
e
classista
di
fatto
.
Quello
stato
non
fu
assalito
da
una
forza
ad
esso
estranea
(
il
fascismo
)
ma
ha
espresso
esso
stesso
il
fascismo
come
prodotto
ultimo
della
sua
degenerazione
.
Il
settembre
1943
non
ha
segnato
solo
la
decomposizione
dello
stato
fascista
,
ma
anche
dello
stato
prefascista
.
Ritornare
a
questo
significa
ritornare
anche
allo
stato
fascista
,
di
un
fascismo
riveduto
e
corretto
,
ma
pur
sempre
fascismo
.
È
impossibile
risuscitare
un
morto
;
occorre
invece
ricostruire
lo
stato
dalle
fondamenta
,
dal
momento
che
tutti
i
suoi
organi
(
monarchia
esercito
magistratura
polizia
burocrazia
diplomazia
)
sono
inesistenti
o
marci
fino
alla
midolla
e
rifiutati
perfino
dallo
stomaco
del
popolo
italiano
.
Ecco
tutta
la
funzione
dei
CLN
che
sono
gli
artefici
della
nuova
esperienza
istituzionale
,
i
creatori
del
nuovo
tessuto
organico
della
società
nazionale
,
la
matrice
della
nuova
classe
politica
.
Volerne
limitare
le
funzioni
a
quelle
di
organi
clandestini
della
resistenza
per
tornare
poi
al
parlamentarismo
,
vuol
dire
lasciare
il
certo
per
l
'
incerto
.
È
un
errore
del
partito
liberale
e
della
democrazia
cristiana
(
la
quale
ultima
condivide
sostanzialmente
la
posizione
del
primo
pur
aderendo
energicamente
alla
nostra
tesi
regionalistica
)
il
presumere
che
la
politica
dei
CLN
tenda
a
sostituirsi
alla
volontà
popolare
da
esprimersi
nei
comizi
elettorali
.
Anche
per
noi
,
come
per
tutti
i
partiti
aderenti
al
CLN
saranno
i
parlamenti
liberamente
eletti
gli
organi
sovrani
della
volontà
popolare
;
ma
parlamenti
ed
assemblee
sono
organi
d
'
una
società
adulta
ed
ordinata
:
la
nostra
invece
,
sgretolata
dal
fascismo
deve
riorganizzarsi
avviando
la
volontà
popolare
,
attraverso
la
partecipazione
diretta
e
capillare
alla
vita
politica
amministrativa
economica
,
alla
risoluzione
dei
problemi
sui
quali
i
parlamenti
decideranno
.
I
CLN
per
la
loro
aderenza
alla
vita
popolare
sono
gli
organi
della
sobrietà
,
mentre
i
parlamentari
ora
sarebbero
gli
organi
dell
'
intemperanza
e
più
facile
preda
di
ritorni
dittatoriali
.
Costruire
sul
pieno
e
sul
concreto
,
anziché
sul
vuoto
e
sull
'
astratto
:
ecco
il
senso
della
politica
dei
comitati
nella
quale
il
nostro
partito
si
è
impegnato
.
Il
partito
liberale
si
pone
oggi
in
una
posizione
schiettamente
formale
di
ristabilimento
delle
garanzie
costituzionali
e
delle
libere
istituzioni
:
ma
questo
non
è
appannaggio
di
alcun
partito
,
ed
è
comune
a
tutti
i
partiti
che
si
pongono
sul
terreno
della
libertà
e
della
democrazia
;
diremo
perciò
col
nostro
compagno
Calogero
che
è
questa
una
posizione
di
prepartito
piuttosto
che
di
partito
.
Posizione
morale
e
psicologica
,
non
politica
.
Fare
politica
significa
operare
sulla
realtà
;
e
l
'
evidente
realtà
di
oggi
è
una
rivoluzione
non
solo
italiana
ma
mondiale
in
corso
di
sviluppo
;
che
sia
così
non
è
colpa
dei
partiti
rivoluzionari
,
ma
delle
cose
stesse
.
Se
l
'
apparato
istituzionale
è
infranto
,
bisogna
,
si
voglia
o
no
,
approntarne
uno
nuovo
;
del
passato
potrà
utilizzarsi
il
vivo
e
vitale
,
non
si
potrà
ad
esso
tornare
come
passato
.
A
questo
rinnovamento
rispondono
i
CLN
che
esprimono
la
nuova
classe
politica
.
C
'
è
insomma
un
liberalismo
facile
ed
un
altro
difficile
.
Il
PL
sembra
adagiarsi
volentieri
nel
primo
;
il
partito
d
'
azione
sa
da
gran
tempo
qual
'
è
il
liberalismo
che
risponde
alle
sue
idealità
e
da
gran
tempo
ha
scelto
la
via
più
difficile
ed
impegnativa
.
StampaQuotidiana ,
LEGNAGO
,
22
.
-
Gavroche
ne
ha
fatto
una
delle
sue
.
Sabato
,
a
Este
,
è
entrato
di
soppiatto
in
tutte
le
case
ed
ha
lasciato
in
alcune
un
volantino
verde
,
su
cui
era
scritto
:
«
È
arrivato
il
poeta
pellegrino
»
,
in
altre
un
volantino
rosso
in
cui
era
stampato
a
grandi
lettere
:
«
Arriva
Mao
»
.
L
'
arciprete
in
canonica
si
è
attaccato
subito
al
telefono
per
parlare
col
collega
di
Montagnana
,
ormai
celebre
nel
padovano
più
del
papa
per
aver
annunciato
ai
suoi
fedeli
che
,
domenica
prossima
28
agosto
,
farà
un
falò
in
piazza
di
tutta
la
stampa
anticattolica
.
Gavroche
,
che
era
invisibile
nella
sacrestia
,
ha
stenografato
il
colloquio
segreto
che
si
è
svolto
tra
i
due
prelati
.
-
Qui
,
a
Este
,
è
arrivato
il
poeta
pellegrino
.
Ma
che
scherzi
sono
questi
?
Di
"
pellegrina
"
non
c
'
era
soltanto
la
Madonna
che
portiamo
a
girare
durante
la
notte
per
le
vie
?
Lei
,
che
legge
i
giornali
,
è
informata
per
caso
che
Mao
sia
giunto
già
in
Italia
?
-
Come
,
un
poeta
pellegrino
?
È
un
titolo
abusivo
.
Ne
parli
subito
col
maresciallo
.
E
la
popolazione
che
fa
?
Ma
chi
è
questo
Mao
,
benedetto
figliolo
,
l
'
ha
visto
in
faccia
?
-
Sento
che
in
piazza
stanno
applaudendo
.
Sono
tutti
usciti
di
casa
per
andargli
incontro
.
È
un
poeta
vero
,
in
carne
ed
ossa
,
per
quanto
riesco
a
vedere
.
È
pellegrino
sul
serio
,
è
tutto
impolverato
...
-
Di
pellegrina
non
c
'
è
che
la
nostra
Madonna
.
Un
uomo
in
carne
ed
ossa
che
parli
,
non
potrà
essere
altro
che
il
diavolo
,
un
comunista
.
Si
affacci
al
balcone
e
gli
ricordi
che
è
uno
scomunicato
.
Lo
dico
sempre
io
,
bisognerà
pur
arrivare
un
giorno
a
bruciarli
tutti
in
piazza
...
-
Lo
chiamano
Mao
,
è
la
stessa
persona
,
vivaddio
.
-
La
guardi
bene
,
è
un
cinese
?
-
Non
mi
sembra
.
-
Che
lingua
parla
?
-
Non
sento
,
ma
lo
capiscono
tutti
.
-
Lo
scomunichi
allora
in
latino
,
ma
subito
:
non
c
'
è
tempo
da
perdere
.
Proprio
in
quel
momento
entravo
in
canonica
umilmente
e
dicevo
all
'
arciprete
:
«
Provi
ad
ascoltare
questi
versi
:
-
Non
più
peccati
o
vergine
-
Non
più
l
'
orrendo
vizio
-
il
tuo
candore
fulgido
-
divenga
l
'
ideale
-
a
cui
si
ispira
il
giovane
-
mentre
passion
l
'
assale
.
Le
sembra
conveniente
parlare
così
alla
Vergine
?
»
-
Ma
chi
è
lei
?
-
Sono
Mao
,
il
poeta
pellegrino
.
È
rimasto
senza
parola
.
Quel
benedetto
angelo
di
Gavroche
,
sempre
invisibile
,
mi
aveva
attaccato
sul
capo
una
grande
aureola
e
tutta
la
sacrestia
ne
era
illuminata
come
se
fossimo
insieme
su
una
nuvola
del
paradiso
.
All
'
annuncio
di
questo
piccolo
miracolo
al
lampo
di
magnesio
,
l
'
arciprete
di
Montagnana
si
era
messo
a
letto
,
minacciando
i
fedeli
di
chiudere
tutte
le
porte
delle
vecchie
mura
che
cingono
il
paese
,
pur
di
non
far
passare
la
nostra
macchina
.
Ma
a
Este
,
sull
'
altissimo
pennone
della
piazza
,
il
gran
pavese
di
bandierine
multicolori
sventolava
all
'
orizzonte
e
,
come
un
faro
,
indicava
la
via
ai
compagni
dei
paesi
vicini
.
Non
c
'
era
nulla
da
fare
.
Il
Fortini
,
complice
di
Gavroche
nell
'
avermi
dato
quel
nome
di
"
pellegrino
"
,
si
portava
già
col
nostro
omnibus
sulla
piazza
della
vicina
città
,
dove
si
annunciano
prossime
le
tenebre
del
Medioevo
.
«
Compagni
,
noi
portiamo
il
sole
-
cantava
Fortini
,
mentre
l
'
angelo
gli
suggeriva
le
parole
all
'
orecchio
-
e
il
sole
illumina
le
tenebre
»
.
Era
diventato
un
evangelista
,
pronto
a
farsi
bruciare
,
insieme
con
i
suoi
libri
sul
rogo
dell
'
arciprete
di
Montagnana
,
che
per
prudenza
se
ne
stava
in
casa
con
tutte
le
imposte
chiuse
.
"
l
'
Unità
"
aveva
tanti
compagni
intorno
,
giunti
dai
paesi
lontani
.
E
il
vecchio
e
caro
Martina
le
aveva
portato
in
dono
,
a
nome
di
tutti
gli
amici
di
Padova
,
una
targa
lucida
,
come
d
'
oro
.
Legnago
è
così
vicina
a
Este
,
che
congedandosi
a
mezzanotte
,
molti
compagni
ci
dissero
di
voler
passare
insieme
con
noi
anche
la
domenica
nella
bella
cittadina
dell
'
Adige
.
Partendo
da
Montagnana
in
prima
mattina
,
abbiamo
fatto
a
passo
d
'
uomo
una
lunga
passeggiata
insieme
,
incontro
ai
compagni
che
ci
aspettavano
con
le
bandiere
a
San
Vito
di
Nogera
.
Da
tanti
giorni
gli
amici
di
Legnago
ci
facevano
giungere
i
propri
telegrammi
e
i
propri
messaggi
sul
giornale
:
erano
stati
i
primi
a
rispondere
al
nostro
appello
,
contenti
che
il
calendario
li
avesse
favoriti
.
Hanno
avuto
,
finalmente
,
una
giornata
di
festa
e
nella
loro
città
,
dove
l
'
estate
si
era
un
'
altra
volta
distesa
lungo
i
grandi
viali
,
la
carovana
è
passata
fendendo
spesso
la
folla
domenicale
e
innalzando
alto
il
nome
del
giornale
e
del
Partito
.
Nella
grande
sala
della
Casa
del
Popolo
,
dove
per
tutto
il
pomeriggio
insieme
col
compagno
Lucarelli
,
segretario
della
Federazione
di
Verona
,
avevo
tenuto
una
riunione
con
tutti
i
responsabili
di
Sezione
del
Basso
Veronese
,
sino
a
tarda
notte
si
è
ballato
freneticamente
.
Palloncini
di
tutti
i
colori
pendevano
dal
soffitto
,
bambini
con
tutte
le
facce
ballavano
con
le
mamme
e
soldati
di
ogni
Arma
davano
il
braccio
alle
ragazze
,
mentre
dai
finestroni
aperti
entrava
la
musica
delle
giostre
vicine
e
splendevano
le
grandi
lampade
ad
acetilene
dei
cocomerai
.
Io
mi
ricordavo
del
Sud
e
il
compagno
Crocco
,
tenendo
per
mano
le
sue
due
gemelle
,
mi
confidava
di
essere
nato
anche
lui
su
un
golfo
che
,
a
quell
'
ora
,
aveva
acceso
tutti
i
suoi
lumi
.
Ma
non
avevamo
nostalgia
.
«
Il
nostro
Partito
-
lui
diceva
-
veramente
sta
facendo
l
'
unità
d
'
Italia
.
Era
tempo
»
.
StampaQuotidiana ,
Noi
crediamo
nella
vita
ultraterrena
-
e
se
qualche
compagno
arriccia
il
naso
,
si
rilegga
,
per
favore
,
l
'
art.
2
del
nostro
statuto
-
e
crediamo
anche
che
,
giunti
che
saremo
lassù
,
il
Padreterno
ci
sottoporrà
a
un
processo
perché
gli
confermiamo
personalmente
come
ci
siamo
comportati
in
vita
.
Lo
speriamo
,
anzi
,
perché
abbiamo
nella
manica
una
carta
sicuramente
vincente
.
Gli
diremo
,
infatti
,
che
quando
eravamo
vivi
abbiamo
letto
tutti
gli
scritti
dell
'
ing.
Ronchey
,
anche
adesso
che
,
da
qualche
tempo
,
compaiono
su
"
la
Repubblica
"
senza
quella
sua
foto
che
bastava
da
sola
a
renderli
così
leggeri
e
lieti
.
Udita
questa
nostra
confessione
il
Signore
-
non
senza
commiserarci
-
sentenzierà
che
ci
spetta
il
paradiso
,
il
quale
deve
essere
noiosissimo
,
col
solo
vantaggio
-
se
c
'
è
una
giustizia
-
che
non
vi
incontreremo
mai
l
'
arcivescovo
Marcinkus
.
Iddio
che
è
(
non
ci
stancheremo
mai
di
dirlo
)
filocomunista
,
ha
sempre
mandato
all
'
inferno
i
banchieri
e
predilige
i
metalmeccanici
,
anche
se
costoro
non
lo
sanno
.
Ogni
tanto
però
-
raramente
,
si
capisce
-
la
nostra
pazienza
viene
premiata
e
ciò
accade
quando
l
'
ing.
Ronchey
(
il
quale
,
solitamente
,
scrive
lo
stesso
articolo
,
sicuro
com
'
è
che
nessuno
ha
mai
letto
i
precedenti
)
viene
folgorato
da
una
idea
come
è
accaduto
nel
suo
scritto
,
su
"
la
Repubblica
"
di
ieri
,
dove
a
un
certo
punto
(
verso
la
fine
:
le
cose
bisogna
meritarsele
)
dice
che
Spadolini
è
un
"
esausto
mediatore
"
.
Ecco
una
buona
definizione
e
probabilmente
il
presidente
del
Consiglio
è
effettivamente
un
"
esausto
mediatore
"
,
ma
riuscite
a
immaginare
uno
Spadolini
attorniato
da
ministri
che
andassero
d
'
accordo
e
che
non
avessero
più
bisogno
di
mediatori
o
,
se
preferite
,
di
pacieri
?
Come
arriverebbe
a
sera
,
quel
poveretto
?
La
nostra
(
personale
,
s
'
intende
)
convinzione
è
che
il
sen.
Spadolini
quando
compie
una
mediazione
è
sorretto
da
questa
sola
speranza
:
che
si
tratti
di
una
mediazione
effimera
,
in
modo
che
il
giorno
dopo
o
magari
addirittura
qualche
ora
dopo
sia
chiamato
a
comporre
un
nuovo
dissidio
,
così
ha
da
lavorare
,
l
'
odio
essendo
,
come
dice
il
proverbio
,
il
padre
del
pentapartito
.
Ora
aspettiamo
il
nuovo
articolo
dell
'
Ingegnere
su
"
la
Repubblica
"
.
Ne
scrive
uno
la
settimana
e
sono
sempre
così
spontanei
,
così
sorgivi
,
così
di
getto
che
sembrano
partoriti
tutti
col
taglio
cesareo
.
Ma
se
,
come
ci
permettiamo
di
suggerirgli
,
manda
quello
di
un
anno
fa
,
che
non
ricordiamo
più
se
fosse
dedicato
alla
vita
degli
insetti
o
alla
situazione
dei
partiti
,
nessuno
se
ne
accorgerà
.
Per
la
foto
non
si
preoccupi
,
Ingegnere
.
Ne
abbiamo
già
una
appesa
al
muro
tra
quelle
di
Marilyn
Monroe
e
di
Cary
Grant
.