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Il governo di un tema delicatissimo come quello delle biotecnologie è una responsabilità dalla quale la sinistra non si può sottrarre . Sino ad oggi , e forse lo sarà ancora nel futuro , il confronto si è animato da posizioni che non comunicano , chiuse nelle reciproche certezze . E l ' attuale codificazione internazionale non è in grado di garantire i consumatori . Così prevalgono i massimalismi e la sfiducia nei processi regolativi , le stesse Organizzazioni internazionali diventano uno strumento discutibile di organizzazione e cade il consenso , prevale nella pubblica opinione il contrasto verso la loro funzione ( Seattle , Ginevra e a Genova ) . Le recenti scelte strategiche adottate dall ' Ue che apre agli Ogm innescano una scelta strategica che rischia di essere irreversibile per l ' intero pianeta . Quale ruolo per il nostro Paese ? Il patrimonio di biodiversità straordinario del nostro paese , da Sud a Nord , il rapporto che essa ha con il territorio , con l ' agricoltura , con i microclimi , con le tecniche di lavorazione , con gli usi e costumi popolari , con le stesse attività agroindustriali moderne sono una risorsa per una moderna applicazione di " biotecnologie sostenibili " . La ricerca , la sperimentazione , l ' applicazione di " biotecnologie sostenibili " per aree di intervento di forte omogeneità ( vegetali su vegetali ) può diventare la scelta italiana valorizzando con ciò il nostro patrimonio di biodiversità . Penso alla riduzione dell ' impatto della chimica , all ' adattamento dell ' agricoltura al cambio climatico , alla capacità che hanno alcuni prodotti vegetali contro la desertificazione , alla resistenza e capacità di eliminazione di elementi patogeni che danneggiano culture mediterranee strategiche come ulivo , pomodoro , e vite attualmente trattati solo con i prodotti di derivazione chimica ; alla possibilità di operare anche in maniera più produttiva sul non food , sulle bio - masse , tutti questi sono solo alcuni aspetti di un uso intelligente delle " biotecnologie sostenibili " ! Occorre dunque orientare lo sviluppo del modello di ricerca in questa direzione , coordinando gli strumenti nazionali , regionali , universitari e privati è indispensabile . Una ricerca pubblica , cioè , finalizzata a tracciare una " via italiana " verso la valorizzazione delle biotecnologie " sostenibili " , caratterizzata da una forte originalità che la differenzi da quella già in essere attualmente in altri paesi . In Europa , Francia , Germania e Gran Bretagna hanno già scelto come azione strategica di impegnarsi da qualche anno sulle biotecnologie , le stesse risorse del quinto programma quadro dell ' Unione Europea , alla luce degli impegni finanziari nazionali di quei paesi , nella ricerca , sono marginali . Di questo passo i ritardi che l ' Italia accumulerà saranno pesantissimi , ed anche la nostra opzione minima , quella della gestione intelligente della biodiversità ed il suo utilizzo sostenibile , rischia di essere una enunciazione di principio . Il patrimonio straordinario del nostro germoplasma non basta solo declinarlo , o prenderlo a riferimento , bisogna rafforzare le iniziative già avviate , quindi catalogarlo , studiarlo , verificarne le potenzialità , considerarlo " res - pubblica " e prepararci con ciò ad una concorrenza internazionale che attraverso anche la rapina dei brevetti e l ' utilizzo del germoplasma non protetto costruisce una nuova concezione di dominio e di negazione delle identità territoriali . L ' Italia , in occasione del recepimento della direttiva dell ' Ue sulle biotecnologie , deve presentarsi con una sua forte proposta , con un suo modello giuridico e con programmi precisi di sviluppo delle biotecnologie sostenibili che modifichi in profondità la direttiva , nonché con un proprio piano strategico sulla ricerca . Guardare all ' Europa con le nostre idee e non dimenticare mai la nostra natura di paese mediterraneo , sono questi i due nessi che devono orientare lo sviluppo del piano sulle " biotecnologie sostenibile nel nostro paese . Ad Ivry , Francia e Germania hanno deciso di costruire un polo misto pubblico - privato di importanza strategica , attraverso un modello scientifico molto avanzato questo polo strategico non può essere sviluppato senza la partecipazione del nostro paese , per altro già sollecitato e richiesto . Nel polo di Ivry il modello della nostra ricerca può influenzare e orientare un nucleo di modello europeo che sta nascendo , molto diverso dallo schema angloamericano che sino ad ora ha condizionato lo sviluppo delle biotecnologie . Nel Mediterraneo e in Africa , avanza la desertificazione e le crisi alimentari sono sempre più forti . I paesi del Nord Africa cercano modelli di sviluppo agroalimentari e spazi di mercato sempre più orientati verso l ' Europa . Al contrario l ' egemonia nei grandi gruppi internazionali del commercio e del modello quantitativo dell ' agricoltura verso quei paesi rischia di essere totale orientando la produzione sull ' uso indiscriminato della chimica residuale alla quale si associa il dumping sociale . Tutto ciò crea una spirale di insostenibilità nello sviluppo agroalimentare di quei paesi ! Il sistema produttivo agricolo del Nord Africa è inoltre privo del supporto scientifico e della formazione - informazione , ed è evidente l ' impatto che si determina sulla sostenibilità e sulle risorse ormai fragili e rarissime come l ' acqua e il suolo . L ' Italia può offrire una sponda fondamentale come principale realtà mediterranea a questi sistemi economico - sociali attraverso il sostegno dei progetti mirati : nella formazione e nella ricerca , ma soprattutto sarebbe davvero innovativo proporre un progetto per la gestione - conservazione e brevettabilità ad uso comune delle risorse di biodiversità nell ' area mediterranea . Un progetto che interscambia e fa vivere al nostro paese una funzione di cerniera tra Nord e Sud del mondo . La nuova legge finanziaria , " quella della ripresa " deve dare segnali importanti a questo nuovo indirizzo . E ' questa la nostra responsabilità !
LA NUOVA FOLLA DI MOSCA ( BARZINI LUIGI , 1934 )
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Mosca è piena di un movimento denso e pacato . La sua animazione è sul marciapiede . Il centro della strada langue . Rare vetture solcano il vuoto fra masse di pedoni . Si direbbe che un effetto della rivoluzione sia stato quello di appiedare la Russia . Sulla neve calpestata , lungo le basi degli edifici , si muove una moltitudine oscura , ordinata , coperta di vecchi e malandati indumenti . Porta l ' uniforme della miseria . È una folla grave e taciturna . Il suo silenzio fa pensare agli affollamenti della cinematografia pre - sonora . Se rivolgete la parola ad un passante , questi affretta il cammino fingendo di non udire e di non vedere . Si indovinano in questa gente diffidenze vaghe , la preoccupazione di non farsi notare , di evitare contatti ignoti , di confondersi nella massa . Docilmente , al minimo intoppo , la calca si ferma e aspetta . Non osa spingere . Forma automaticamente la fila , per abitudine , anche per comprare un giornale . Questa impassibile povertà umana contrasta singolarmente con la grandiosità , un po ' logora ma nobile , degli edifici con il profilo sontuoso ed orientale della città che si eleva a cuspidi e cupole contro al cielo grigio . Sulle torri italiane del Cremlino , guardiane di un gregge di chiese e di palazzi , le vecchie aquile imperiali , più fortunate dei leoni veneti in Dalmazia , spiegano ancora intatte le loro grandi ali araldiche di ferro . Gli antichi simboli del dominio rimangono . Quasi ogni passante porta un umile fardello . Fagotti , sacchi , cesti , valigie , oscillano nella folla come i chicchi di grano in un formicaio . Ogni individuo va per conto suo . Hanno tutti l ' aria di emigrare in direzioni opposte con il loro piccolo bagaglio . Le distanze sono enormi ; nei tramways , veicoli egualitari ma insufficienti , è difficile trovare un posto ; ed uscire di casa significa mettersi in viaggio . All ' apparenza , la vita esteriore di Mosca si svolge sotto le forme di una grande marcia , monotona , penosa , incessante . La folla ha in genere un aspetto campagnolo , rude e mansueto . Non differisce molto da quello che una volta era , agli occhi dello straniero , l ' estremo bordo , neutro e confuso , del paesaggio sociale della Russia . Sfuggiva quasi all ' attenzione , come un elemento accessorio e caratteristico sul quale prendeva rilievo un ' altra vita che occupava il centro della scena , la protagonista , varia , clamorosa , pittoresca , rituale , opulenta , frivola e potente , progredita e feudale : la vita della grande società che dava a Mosca un tono di sontuosità raffinata e barbarica . Essa è scomparsa dal quadro , è stata cancellata , ed è rimasto il fondo , che non era mai stato guardato bene , cupo , diffuso , immenso , che ha invaso tutto . Perciò il marciapiede è gremito ed il centro della strada è quieto . Sono spariti i cavalli , che erano l ' orgoglio di Mosca , sparite le slitte tintinnanti e le troike festose , spariti gli isvoscik mastodontici , sparite le vetture private di ogni genere , e sono spariti gli usi , le idee , gl ' interessi , le tradizioni , le fogge , che questo traffico trasportava . Persino i colletti bianchi ed i cappelli di feltro sono scomparsi , sospetti di borghesismo . Circolano in numero moderato alcune superbe automobili , ma bisogna avere un ' alta carica sovietica od essere stranieri per andarci dentro . La strada offre una sintesi della trasformazione sociale della Russia . La rivoluzione non ha spodestato : ha divorato . La distruzione completa delle vecchie classi dirigenti , le classi del dominio , della proprietà , degli affari , si spiega con l ' estrema sottigliezza di questa crosta di signorie e di caste distaccata dal popolo . Essa deteneva quasi tutta la ricchezza del paese . Un terzo del territorio coltivato dell ' impero apparteneva a 699 signori ; 62 milioni di ettari si trovavano nelle mani di 27.000 proprietari fondiari . Novanta milioni di contadini erano ancora praticamente servi della gleba . Crollata la soprastruttura del potere è apparso un oceano di diseredati rimasti ai primordi della storia . Qualsiasi soffio lo avrebbe sollevato a tempesta . Come allo spezzarsi di dighe e di argini , ai primi anni del bolscevismo marosi umani si levarono dalle campagne e irruppero nelle città , nei recinti interdetti , vi dilagarono , vi si fermarono , vi si calmarono . Fu all ' epoca delle guerre civili , delle stragi , delle devastazioni . La Russia fu percorsa da bufere umane di cui non vi è esempio nel mondo . Le armate bianche , acciecate da uno spirito di vendetta che si sfogava in persecuzioni di cui i contadini erano le prime vittime , avanzavano da ogni parte . Il Governo sovietico ricorreva alle supreme risorse del terrore e del fanatismo e lanciava le armate rosse ad una guerra senza quartiere , spietata , atroce , inesorabile . L ' orrore rispondeva all ' orrore , la ferocia alla ferocia . La « Ceka » teneva il paese sotto ad una vigilanza mitragliante , era una macchina di sterminio che scattava al sospetto . Più di due milioni di russi fuggivano all ' estero mentre il bolscevismo spazzava con la mitraglia e con la fame classi e ranghi . Vien fatto di ricordare la « scopa » che fu l ' emblema degli « oprisonikis » di Ivan il Terribile i primi predecessori della « Ceka » e della « Ghepeù » che con sei settimane di sterminio insegnarono alla vecchia repubblica di Novgorod a venerare lo Zar . Basta ricordare che questo cataclisma apocalittico di fuoco e di sangue ha rovinato 21.250 chilometri di ferrovia , cancellandone in alcuni luoghi persino le tracce , tanto che si sono visti contadini seminare il grano dove erano state le rotaie , per avere un ' idea della immensità dell ' uragano sociale che ha imperversato sulla Russia , schiantando ogni vestigia del passato . Persino la parola « Russia » è scomparsa , condannata come reazionaria . Non si dice più che Urss : una sigla che cancella i confini pronta ad includere il mondo . In quel sinistro periodo di lotte fiammanti e di crudeltà glaciali , su tutta la terra russa si determinarono spostamenti di masse , esodi di gente in cerca di pane , o di pace , o di bottino , rigurgiti di umanità disperata ed esasperata , e Mosca fu una delle mete di queste carovane di miseria che nulla teneva sulla loro terra , attirate dalle città accaparratrici di grano e di comando . Così Mosca , che aveva nel 1917 un milione e mezzo di abitanti , ne ha ora tre milioni e settecentomila , benché centinaia di migliaia dei suoi vecchi abitatori siano spariti , fuggiti o massacrati o morti di fame . Si sente questa saturazione campagnola nella folla . È denunziata dai vestiti che sono la cosa più difficile a rinnovarsi in questi tempi fra i quali abbondano le « tulupe » paesane , dall ' abbondanza di visi tondi , di zigomi sporgenti , di occhi mongoli , dalla quieta andatura e dal silenzio . È una folla che ha le lentezze e le timidità dell ' intruso e quella impassibilità taciturna della gente abituata ad essere sepolta dall ' inverno per sette mesi all ' anno . Il nomadismo è un istinto caratteristico del popolo russo . Viene forse dall ' idea che « altrove » si stia meglio , idea che hanno tutti quelli che stanno male . Viene anche dalla natura del suolo , aperto , senza argini di monti , un mare di terra sul quale sorge il bisogno di navigare . E viene probabilmente dalla mancanza di vincoli , di proprietà , di interessi legati al suolo , da quella sete di terra che ha mosso tutte le grandi emigrazioni primitive : sete di terra propria . Il popolo russo è andato sempre alla ricerca di una sua Russia . Sembra condannato a non trovarla mai . Nessuna invasione , nessuna guerra , nessuna rivoluzione , ha nell ' occidente sradicato il contadino dai suoi campi . Ma qui il contadino era già sradicato nella enorme maggioranza dei casi . Per incatenare al suolo questi girovaghi e garantire le coltivazioni , quattro secoli fa gli zar decretarono la servitù della gleba . Ed ora , per fermare gl ' impulsi vagabondi delle masse il bolscevismo è ricorso agli stessi metodi di Ivan il Terribile e di Boris Godunov . Occorrevano barriere , paratie stagne , ancoraggi alle moltitudini fluttuanti , e si è stabilito un passaporto interno che inchioda . Nessuno può muoversi senza permesso . L ' operaio è legato all ' officina e il contadino alla « collettivizzazione » . L ' educazione sovietica dà a queste severità il colore di una disciplina al servizio del proletariato , ma è il ritorno della schiavitù . La schiavitù della macchina si è aggiunta a quella della gleba . Una strana forza di eventi impone al comunismo misure del passato , le più crudeli , le più barbare , le più anacronistiche . La storia ha delle ripetizioni ironiche . È anche possibile che non vi siano molti modi per governare la Russia . Questo popolo ha qualità e virtù grandi , può evolvere rapidamente , possiede nella sua stessa immaturità civile le forze di una possente verginità , fatte di fervore , di ingenuità , di speranze , come quelle del pionierismo al quale l ' America deve la sua grandezza ed i suoi slanci . Ma è rimasto indietro di epoche . Le classi dirigenti , incipriate di progresso , non erano della sua stoffa . Erano piuttosto « razze » dirigenti . Costituivano una stratosfera di dominazione . Il popolo era così lontano da loro come la foresta è lontana dalle nubi che le passano sopra . Esso non creava la sua storia : la subiva . Una storia di congiure , di pronunciamenti pretoriani , di feudalismi boiardi , di dispotismi , di conquiste , di grandi zar e di zar imbecilli che hanno finito per dormire insieme , uno a fianco all ' altro , talvolta assassinati ma sempre venerati , nei sarcofaghi della Cattedrale dell ' Arcangelo . È stata una immensa tragedia di stampo asiatico nella quale il popolo non è mai intervenuto se non per acclamare e obbedire ed eventualmente per farsi impiccare dopo una futile sommossa . La Russia è stata sempre governata come un paese di conquista . La civiltà europea è arrivata dove è arrivata Roma , con il Fascio o con la Croce . La Russia non ha mai subìto l ' influenza del pensiero e della legge romani . Gli slavi sono comparsi alle frontiere dell ' Europa quando Roma era caduta . Hanno preso la religione da Bisanzio e il governo da Tamerlano . Noi vivevamo in pieno Rinascimento quando la Russia era una fedele provincia della Mongolia . Perciò la sua formazione sociale ha conservato tipici aspetti dell ' Oriente . Mentre in Europa la partecipazione del popolo e il benessere del popolo , per eredità romana , non possono essere estranei all ' idea di governo , la Russia è stata retta da una specie di satrapismo asiatico che considerava la sovranità come una forma assoluta , sacra e insindacabile , di proprietà personale su genti , terre e cose . Lo scopo del governo era visto nell ' esercizio del potere : nella forza , nella conquista , nell ' espansione del dominio . Il popolo non era che una energia motrice di lavoro e di guerra . È rimasto al comando un sapore di fanatismo religioso , una indipendenza da ogni idea di equità umana . Il popolo russo ha delle qualità contraddittorie : è passivo ed emotivo , impulsivo e pigro , mistico e brutale , paziente e insofferente . Ma la docilità , la rassegnazione , la capacità di soffrire in silenzio e di dimenticare , costituiscono le tipiche virtù di queste masse sentimentali e credule che la musica seduce , la parola esalta , e che nessuna durezza stupisce . Il popolo russo è rimasto semplice , elementare , con idee primitive e rudimentali di sottomissione o di rivolta . Le sue sommosse furono sempre anarchiche e massacratrici . Come il sollevamento di quel Bolotnikov , schiavo liberato , che tre secoli fa mise a ferro ed a fuoco mezza Russia guidando bande di contadini sterminatori al grido di « niente più autorità , ammazzate , prendete tutto , la legge è finita » . Il secondo « falso Dimitri » non sollevò forse le campagne capitanando diecimila cosacchi fin sotto Mosca con il programma assolutamente bolscevico di « far sparire tutte le ricchezze private per costituire un bene comune » ? Così pure fu una terrifica convulsione che oggi si direbbe comunista che insanguinò il sud dell ' impero dal Volga agli Urali , sotto Caterina , con la famosa rivolta di Pugacev il cosacco . Il popolo russo si è trovato in ogni tempo pronto al sollevamento , come una materia infiammabile è pronta a divampare alla minima scintilla . Nelle sue rivolte vi è stato sempre un fondo messianico , un atteggiamento di rivendicazione universale , un miscuglio di vendetta , di ferocia , di sogno , di fantasia . Era metallo che per la minima fessura colava , brillava , illuminava , bruciava , poi ricadeva oscuro , freddo , pesante e immobile per altri cento anni . Si comprende come su queste masse malleabili e ignare , persuase da una propaganda inaudita che tutti i popoli del mondo affamati le ammirano e le invidiano , la esperienza sovietica possa svolgere tranquillamente la sequela capricciosa dei suoi giganteschi tentativi , i quali finiranno probabilmente per adattarsi a poco a poco alle leggi eterne delle necessità umane e del consorzio civile .
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CASTELFRANCO VENETO , 19 . - Per rendere vero un vecchio proverbio occorre , da oggi in poi , dare ai signori , questori e ai signori prefetti della Repubblica , gli attributi di Dio . Uomo , allora , propone e il signor questore o il signor prefetto dispone . Ne avevano fatti , di propositi e di preparativi , i bravi compagni di Castelfranco , ma il signore questore di Treviso , all ' ultimo momento , ha mandato tutti in aria : niente cinematografo in piazza , niente ballo all ' aperto : soltanto il comizio . Non è valso che molti compagni di Castelfranco abbiano perduto quella che doveva essere una loro giornata di festa , nelle anticamere della Questura e della Prefettura , non è valso che siano intervenuti , presso quelle autorità , i deputati nostri della provincia : il signor questore , che mi dicono piccolo di statura e corti di vista , è stato irremovibile ed ha , così , potuto aggiungere un ' altra credenziale alla sua carriera di fedele servitore della sacristia trevigiana e della Chiesa di Roma . Eppure , di fronte ai carabinieri che non erano del tutto convinti del suo ordine , non ha fatto una bella figura : e , al comizio , ha ricevuto il debito omaggio di riconoscenza di migliaia di lavoratori che avevano seguito , per tutto il giorno , le trattative del " gran rifiuto " . Ma per Castelfranco ci vuole altro che un qualunque Celestino per mandare a monte la festa . E la festa nei cuori è stata grande : e al comizio , nella grande piazza circondata dalle rosse mura e dai giardini in cui guarda Giorgione , la gioia dei compagni e dei cittadini , di ritrovarsi insieme a " l ' Unità " , si è riversata incontenibile . Sotto migliaia di applausi è stato sepolto il piccolo Verboten della polizia . Il deputato democristiano Sartor e anche il sindaco del doppio gioco avranno certamente visto coi propri occhi che i comunisti non si arrendono all ' idea che li si possa fermare con un ordine ingiusto ed arbitrario . Avranno visto quanta folla si è assiepata intorno al piccolo portone della sezione , per vedere in sala quel documentario di cui era stata proibita la visione in piazza . E come , mancando la luce per estremo tentativo di sabotaggio , i nostri compagni si siano arrampicati alle finestre e alle gronde delle case vicine per attaccare un nuovo cavo . Contro il cielo stellato , nella fresca notte , quei compagni che salivano affacciandosi e chiamandosi a voce erano il Partito che resiste e vince con la tenacia dei propositi , col trovare in sé una forza ed una iniziativa sempre maggiori di quelle di cui dispongono gli avversari . E i compagni di sotto , anche le donne con i bambini addormentati sulla spalla , aspettavano con pazienza , senza dar segno alcuno di disappunto e di stanchezza . La luce è stata salutata dagli applausi e , nelle saletta gremita sino all ' inverosimile , con gli spettatori aggrappati ovunque , l ' entusiasmo montava sempre più a misura che , sullo schermo , s ' affollava tutto il Partito e l ' Italia popolare passava nei nomi delle città e delle regioni , selva di uomini e di bandiere . I compagni di Castelfranco , che avevano preparato in piazza insegne luminose ed un bellissimo stand per la vendita della stampa , alla fine erano contenti : i più contenti di tutti erano il buon Luigi Bovolato , della cellula Fervet , che per tutto il giorno aveva venduto libri , distintivi e giornali , senza nemmeno muoversi per andare a mangiare , e i due fratelli Piazza , che prima si mordevano le mani nel veder andare a monte la festa che essi stavano curando da una settimana . Ma quanti , di cui non ho mai saputo il nome e di cui conservo preciso il ricordo , ci sono stati intorno ed hanno lavorato e trepidato per noi , pregandoci di credere che essi non avevano colpa se , all ' ultimo momento , il loro affetto ed i loro propositi di onorare " l ' Unità " ed il Partito erano stati così miseramente impediti da un ordine di polizia . Vi ho dovuto promettere di tornare l ' anno venturo , per farvi tranquilli e per vendicarsi di questo piccolo smacco , che è già stato cancellato . Come ve l ' ho promesso di cuore , e non soltanto a nome mio , ma del giornale . Ho visto come i più poveri tra voi cacciavano dalle tasche le poche lire delle sigarette per buttarle nella bandiera e quanti si avvicinavano al banco e soppesavano con la mano il libro o i libri che non potevano comprare , ho ascoltato i vostri discorsi semplici e precisi . Ecco : quello che provo io , a volte , è una incontenibile tenerezza , con cui vorrei saccheggiare la gioia stessa per lasciarvela negli occhi : i vostri occhi , migliaia e migliaia di occhi che mi guardano in tutte le città ove siamo stati insieme per una sera della nostra vita che non potremo dimenticare . E tu , vecchio custode della sezione di Castelfranco , roseo e bianco , tu che sei il più calmo , rassicura i compagni che riuscirete ad alzare , mattone su mattone , la vostra Casa del Popolo e che , l ' anno venturo , io la troverò bianca e linda , con la rossa bandiera sul tetto . Gavroche , che era rimasto per tutto il giorno a villeggiare su un albero , si è vendicato per tutti noi . Appena saputo che il divieto era irremovibile , è scomparso , ed invano Fortini si è messo sulla sua traccia . Era appena finito il comizio , che un grande rettangolo di luce bianca è apparso sugli alberi delle mura . I carabinieri si sono precipitati su quel fantasma , altri sulla macchina di proiezione per trovarla . La luce bianca era scomparsa d ' incanto , ma balenava più lontano su una casa , si spostava ancora , inquadrava gli stessi agenti . Chi era l ' invisibile operatore ? A poco a poco , in tutta la città , si sono visti apparire schermi bianchi , nella piazza , nelle vie adiacenti e nella più lontana periferia . Come rincorrerli tutti ? Il maresciallo agitava , in una mano , l ' ordine del questore . Voleva dire : « Vi arresto tutti » , ma non aveva più voce . Per tutta la notte è durata la corsa ai fantasmi . Pare che lo stesso signor questore sia intervenuto nella battuta . Gigi Regi si trovava nella saletta della sezione , dietro la sua piccola macchina gialla e nera . E allora ? Era soltanto Gavroche , che aveva sbottonato un bottone della sua camiciola al posto del cuore ed illuminava lui , invisibile ambasciatore della nostra vendetta , la città vegliata dagli angeli di Giorgione .
Unità e rigore ( Berlinguer Enrico , 1978 )
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Viviamo giorni gravi per la nostra democrazia . Abbiamo parlato di pericolo per la Repubblica . Non è un cedimento all ' emozione , è un giudizio politico che parte dalla consapevolezza delle forze potenti , interne e internazionali , che muovono le fila di questo attacco spietato contro lo Stato e le libertà repubblicane . Il Paese ha capito e milioni di uomini si sono mobilitati dando la risposta giusta , la più ampia e la più unitaria . Comunisti , socialisti , democristiani , cittadini e giovani di ogni fede politica si sono ritrovati in piazza con le loro bandiere e con una comune volontà di difendere la democrazia . E in Parlamento le forze politiche democratiche hanno dato vita ad una maggioranza nuova per la presenza in essa , dopo più di trent ' anni , del partito comunista italiano : fatto che ha assunto particolare significato per il momento in cui è avvenuto , superando di slancio dubbi e incertezze di ogni parte che pur erano presenti dopo la conclusione della crisi di governo . È facile immaginare quale sarebbe oggi la situazione , quale lo smarrimento , se non vi fosse stata questa risposta del Paese e del Parlamento . È chiaro adesso perché abbiamo lavorato così tenacemente per evitare uno scontro lacerante che avrebbe provocato l ' ingovernabilità del paese , la paralisi dei pubblici poteri e lo scioglimento delle Camere . È chiaro perché abbiamo posto al centro di tutta la nostra azione la necessità di fronteggiare l ' emergenza attraverso una collaborazione chiara tra le forze politiche fondamentali . Si è affermato che Aldo Moro è stato rapito proprio per colpire un simbolo , tra i più significativi , di questo sforzo , teso a impedire lo scollamento politico e istituzionale . Ma al di là della persona di Moro - ( al quale rinnoviamo , in questo terribile momento , la nostra stima e solidarietà ) - si è voluto colpire l ' insieme della democrazia italiana . Il terrorismo e la violenza politica mirano a questo : a sostituire la presenza , l ' iniziativa , la partecipazione , e quindi la crescita della coscienza politica di masse sempre più grandi di popolo , con la guerriglia di bande di fanatici a colpi di spranga e pistola . È la conquista più grande del popolo che viene minacciata . Si vuole impaurire la gente , disperderla , svuotare le istituzioni rappresentative e preparare così il terreno a nuove dittature . È giunto il momento di decidere da che parte si sta . Noi la scelta l ' abbiamo fatto . Essa è scritta nella nostra storia . Il regime democratico e la Costituzione italiana sono conquiste decisive e irrinunciabili del movimento popolare , delle sue lotte , del suo cammino , non ci sono stati regalati da nessuno . Molto c ' è da rinnovare nella società e nello Stato , ma guai ad allentare la difesa delle conquiste realizzate e delle istituzioni repubblicane . Non c ' è oggi compito più urgente e più concretamente rivoluzionario che quello di fare terra bruciata attorno agli eversori . Facciano il loro dovere , fino in fondo , i corpi preposti alla difesa delle istituzioni . Faccia il proprio dovere ogni cittadino democratico . Nessuno si lasci prendere dalla sfiducia , tutti contribuiscano , quale che sia la loro funzione , a mandare avanti la vita del paese in tutti i campi . Faccia il suo dovere la classe operaia che sta diventando sempre più la forza che in concreto garantisce gli interessi fondamentali della nazione e la capacità di reggere a tutti gli urti . Come partito comunista continueremo a fare la nostra parte . Ma questa mobilitazione straordinaria , questa vigilanza di massa del nostro popolo chiedono , sollecitano , una guida politica nuova del Paese . Ha colpito tutti , giovedì , l ' assonanza tra Paese reale e Paese legale , tra società civile e il Parlamento . Tutti capiscono che ben altro governo sarebbe stato necessario , un vero governo di unione democratica . Ma il rischio di una grave lacerazione è stato evitato , una nuova maggioranza parlamentare si è formata e vi è un programma che consente di fronteggiare l ' emergenza secondo linee che vanno al di là dell ' immediato . Si tratta di un passo avanti , che attende ora la prova dei fatti . Il nostro proposito è che la più ferma difesa della convivenza democratica si accompagni , finalmente , al rigore , alla pulizia , all ' efficienza . Bisogna risanare lo Stato . La cosa pubblica deve essere amministrata seriamente . E questo vale per tutti : per i più alti funzionari e dirigenti delle imprese statali come per i più umili impiegati . La carta fondamentale che viene giocata contro le forze del rinnovamento è la disgregazione , il lassismo , il non governo . Il rigore è una scelta nostra , come lo è l ' austerità : è la leva per cambiare le cose e non soltanto per impedire il collasso . Ciò è reso possibile dalla presenza nella maggioranza dei partiti delle classi lavoratrici . Il PCI reca in questa maggioranza anche un modo nuovo e più alto di sentire gli interessi nazionali , una nuova moralità . Già da tempo la classe operaia influenza , più o meno ampiamente , l ' indirizzo politico nazionale . Oggi può esercitare tale influenza politica in modo più diretto . Il passo avanti realizzato nell ' unità delle forze fondamentali del nostro popolo reca il segno dell ' emergenza . Noi staremo in questa maggioranza parlamentare con la lealtà e fermezza . Daremo il nostro sostegno , ma eserciteremo un incisivo e metodico controllo . Ci adopereremo perché ogni decisione sia coerente col programma e anzitutto con le sue priorità : ordine democratico , salvezza della scuola , occupazione , Mezzogiorno . C ' è però chi concepisce la soluzione attuale della crisi come una semplice tregua . Troppo grandi sono i problemi che la nuova maggioranza dovrà affrontare , troppo alta è la posta in gioco per poter giustificare un atteggiamento puramente attendista e passivo qual è quello di tregua . È il momento dell ' iniziativa e dell ' azione solidale con il Paese : altrimenti tutti ne pagheremmo lo scotto . Molto dipende dunque dallo sviluppo nel profondo del Paese di movimenti che rafforzino il tessuto democratico e rendano più salda ed estesa l ' unità tra le forze popolari .
- ( - , 1944 )
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Patrioti , fate attenzione . Ascoltate sempre le istruzioni che vengono trasmesse col programma di « Italia combatte » dalle stazioni di Bari , Napoli , Palermo e Roma . Le istruzioni possono cambiare da una trasmissione all ' altra . Per i patrioti debbono valere sempre le ultimissime istruzioni . Istruzioni . Patrioti , le armate tedesche sono ora costrette a ripiegare sulle loro posizioni preparate sulla linea dei Goti . Esse aspettano l ' attacco alleato , ma non sanno , né quando , né dove esso sarà sferrato . Già da tempo e seguendo le nostre istruzioni avete compiuto operazioni offensive dirette contro le difese tedesche di questa linea . Le istruzioni vi spiegavano che genere di attività dovevate svolgere . Vi si chiedeva anche di raccogliere informazioni dettagliate sulle difese nemiche . Patrioti ! Il nostro dovere è di continuare ad attaccare il nemico . Svolgete azioni di disturbo per ostacolare il nemico mentre cerca di attestarsi su nuove posizioni . Quando verrà il momento preparerete i vostri piani per il grande assalto . Le armate alleate stanno compiendo i loro preparativi per il grande assalto che verrà sferrato con potentissime forze . Allora i nostri sforzi comuni ci porteranno al di là dell ' Appennino nella Valle Padana . Quelli di voi che sono stati incaricati dai loro capi di raccogliere informazioni riguardanti il nemico e le sue difese sulla linea dei Goti , debbono ora attraversare le linee per portarci le loro informazioni . Tutti gli altri patrioti rimangano ai loro posti . Consigli . Il sabotaggio è una guerriglia tecnica da mettere in opera con una strategia più in sordina , fatta di ostruzionismo e di interferenza nel patrimonio tecnico del nemico . Il sabotaggio può andare dalla forma pacifica di diminuire la produzione del paese oppresso lavorando « lentamente » , fino ad avariare il macchinario o dinamitare le officine . Le astuzie del sabotaggio sono innumerevoli , ma non devono essere poste in opera a capriccio , perché il loro fine e la loro concomitanza devono essere limitate alle possibilità pratiche della realizzazione . Gli operai specializzati spieghino ai loro compagni quali sono le parti « chiave » della macchina che si vuole sabotare alle volte è sufficiente rimuovere un punto minimo , ma vitale , perché non solo essa non funzioni più , ma sia anche difficile scoprire ov ' è il guasto . Le parti più nascoste come i fili per le accensioni delle candele , delle batterie o dei magneti , i filtri del carburatore , ecc . possono essere facilmente rimessi senza che il danno venga subito scoperto . Se è difficile avvicinarsi agli automezzi , bucate i serbatoi o i copertoni , sparando a distanza . In caso il nemico ricorra al terrorismo , usate lo stesso metodo e agite decisamente . Dirigete la vostra azione contro gli agenti e i rappresentanti di quell ' autorità o governo che fucila i vostri compagni , che fa saltare in aria le case private , deporta operai , uccide ostaggi . Opponete terrore a terrore , impedendo che molte persone si prestino a collaborare con i tedeschi per viltà . Riconoscimenti negli Stati Uniti . Il rappresentante democratico della Pensilvania al Congresso degli Stati Uniti , Herman Eberhartes , ha dichiarato : « L ' attività dei patrioti italiani accelera la vittoria delle Nazioni Unite . Le gesta dei patrioti italiani nelle retroguardie delle linee tedesche continuano a suscitare l ' ammirazione del popolo americano . L ' attività di sabotaggio , coordinata con le operazioni alleate , ha disorganizzato completamente il sistema dei trasporti nazisti » . In un discorso pronunciato in America , Pete Jarman , rappresentante dello Stato dell ' Alabama al Congresso degli Stati Uniti , ha dichiarato : « L ' attività dei patrioti italiani nell ' Italia settentrionale aumenta sistematicamente in estensione ed in potenza . I patrioti operano dietro le linee tedesche in reparti mobili e ben organizzati , costituiscono così una formidabile avanguardia che facilita l ' avanzata alleata nelle zone strategiche » . Il generale Harold Alexander ha riconosciuto il loro effettivo contributo alla liberazione di Livorno , rivelando che in questa città i patrioti avevano eliminato 500 nazi - fascisti prima ancora che gli alleati fossero giunti .
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ADRIA , 30 . - Il Polesine è una vecchia terra di dolore : sembra che il cielo non sia mai abbastanza trasparente per ascoltare i gridi e le parole . E questa città arsa e trasandata , posta all ' incontro dei canali con le sue caratteristiche vie alla veneziana , con i suoi ponticelli e le grandi piazze ove si allineano case così piccole che l ' orizzonte ne resta scoperto in tutta la sua ampiezza , sembra che annunci già da una porta lo squallido colore di Chioggia e di Pellestrina , dall ' altra la miseria e la solitudine di Lagosanto e di Comacchio . Qui , dove tanti fiumi passano per andare a morire nel mare , la gente non ha acqua da bere ed è costretta a percorrere chilometri e chilometri per non soffrire la sete : qui la tubercolosi e la miseria assediano , in una sola stanza , le famiglie dei poveri braccianti disoccupati . Il primo messaggio che ho avuto entrando in Adria , è stato quello del dott. Domenico Rosiello , medico chirurgo di Papozze . Me lo ha portato una ragazza . Dice il messaggio : « Dopo la fine dell ' ultima guerra mondiale , nel Comune di Papozze si è avuta una recrudescenza dei casi di tubercolosi polmonare e tra la popolazione esistono molte persone , soprattutto bambini , macilenti e denutriti per insufficienza di alimentazione . Quest ' ultima è legata , indubbiamente , alla disoccupazione , che impedisce a molte famiglie di provvedersi di un cibo sano e sostanzioso » . Triste messaggio , che mi invitava ad ascoltare i compagni responsabili di tutte le Sezioni di Adria e dei Comuni vicini : al primo pomeriggio , in un ' aula delle scuole comunali , ci siamo ritrovati ed il nostro lungo colloquio ha avuto , spesso , accenti drammatici . « Nelle nostre condizioni , leggere diventa difficile - ha detto il compagno di Donada , un paesetto del basso Polesine , distante 15 chilometri da Adria verso il mare . Su undicimila abitanti , abbiamo ottocento disoccupati permanenti , la percentuale dei tubercolotici è altissima ed un medico condotto solo non basta . Quasi tutte le case sono formate da una sola cameretta appena appoggiata sulla terra . Una piccola bufera può portarle via , come capitò l ' anno scorso . In ognuna di queste camere vivono famiglie di nove e dieci persone » . « A Corbola - ha riferito un altro compagno - su seimila abitanti c ' è lavoro solo per venti famiglie » . La ragazza di Papozze ha detto , a questo punto : « Al mio paese , le mamme vendono un uovo e , col denaro ricavato , comprano un ' anguria , con la quale mangia tutta la famiglia » . Questa immagine reale ed incisiva , raffigurante quasi la donna che cede il piccolo uovo per poter avere fra le braccia un ' anguria , che per lo meno è divisibile , vale più di un discorso . È forse per ricordare con pari realtà la triste e indicibile situazione di Papozze , i compagni avevano offerto a " l ' Unità " un quadro in cui era tutto espresso attraverso le immagini dipinte : si vedono le donne che attingono acqua nel Po , che scorre sotto l ' abitato , si vede la grande canonica che domina lo sparuto gregge delle case , dalle cui finestre guardano i malati , si vedono gli ottomila pioppi che i reduci disoccupati piantarono nelle terre demaniali , per cui furono minacciati di arresto o addirittura arrestati . Manca solo la faccia del brigadiere , che mi dicono cammini in paese col berretto calato sugli occhi , dopo essersi guadagnato i galloni di maresciallo per aver tenuto in galera , per nove mesi , il responsabile della Sezione . A Gorino Veneto , che è una frazione di Ariano Polesine , i 240 ettari di terreno del Comune e le case dei braccianti sono tutti di proprietà della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde . Manca completamente l ' acqua che , attinta a 30 chilometri di distanza nel centro di Ariano , viene distribuita nella quantità di un secchio per persona . Soltanto ora hanno portato la luce elettrica . Non ci sono strade e la Cassa di Risparmio è padrona anche del cimitero . Ad Adria , la disoccupazione cronica esaspera gli operai : la città viene colpita per il suo spirito di lotta . Il Governo ha stanziato ultimamente , 96 milioni per un lavoro di dragaggio , ma soltanto dodici operai sono stati ingaggiati a servizio di una vecchia scavafondo , mentre ne potrebbero essere assunti più di sessanta . Gli agrari non rispettano l ' imponibile di mano d ' opera . Gli ospedali sono pieni di tubercolosi e i malati sono costretti a rimanere a casa . Di queste e di altre tristezze si è parlato nella riunione che s ' è svolta nell ' aula della grande scuola . Soltanto lo spirito di lotta dei compagni animava la monotona realtà di quel dolore che è nelle carni dei polesani . A chi , se non al loro giornale , essi dovevano confidare il racconto della propria vita ? E una ragazza ( che fu arrestata durante il grande sciopero dei braccianti e tenuta in galera per tredici giorni soltanto perché era andata a convincere i crumiri ) era incoraggiata dai compagni a farsi vedere , a mostrarsi a " l ' Unità " . Si è alzata , finalmente , Lina Zanella e ha detto con voce fermissima : « In tutto il comune di Ariano siamo 1900 comunisti , più la Sezione giovanile . Dopo lo sciopero , siamo diventate tutte più combattive » . Con questo animo siamo andati al comizio . Piazza Cavour , affacciata sul canale con una grandissima stella rossa fra gli alberi , era già gremita di operai , di donne , di popolo . Altra gente era scaglionata sui ponti , lungo le due sponde o affacciata alle case . Dalla terrazza del grande teatro , la nostra voce , già provata da tanti comizi , ritrovava a poco a poco forza e passione nel ricordo di tutti i dolori e di tutti i sacrifici vissuti ogni giorno dai poveri braccianti del Polesine . Al di là delle case , io mi vedevo parlare all ' orizzonte di questa terra sconsolata , che viaggia verso il mare col passo delle sue miserie e con i suoi comunisti che non si arrendono . Quando si sono spente le luci e si è incominciato a proiettare il film , persino gli agenti della Celere si sono dimenticati tra la folla . Un pubblico enorme era dietro il piccolo schermo : dietro la nostra macchina , i bambini si arrampicavano per veder meglio . E Gavroche , dall ' altro lato , aveva preso tra le mani un grandissimo ritratto di Togliatti dipinto da un compagno e donato a " l ' Unità " . Lo aveva ornato con un nastro di pergamena sul quale , a mo ' delle vecchie pitture , era scritto : « In hoc signa vinces » . In questo segno vincerai .
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La scomparsa di Amadeo Bordiga ha riproposto il tema della sua figura e della sua opera . Era nato a Resina ( Napoli ) nel 1889 . Nel 1910 si iscrisse alla federazione giovanile socialista , che si collocava alla sinistra del partito e si distinse in essa per la sua intransigente opposizione alle posizioni riformiste . Particolarmente dura fu la sua polemica contro i maggiori esponenti del socialismo napoletano e le loro « degenerazioni bloccarde » : nel 1912 fondò il circolo « Carlo Marx » che divenne il centro di raccolta dei socialisti rivoluzionari napoletani . Al congresso di Ancona nel 1914 , opponendosi a quanti affermavano che nel Mezzogiorno i socialisti dovevano adottare una linea particolare , afferma che il processo rivoluzionario aveva uno svolgimento simultaneo e che di conseguenza , il , partito socialista doveva adottare una tattica unitaria . Apparivano già evidenti alcuni degli elementi positivi e negativi che sarebbero rimasti poi fondamentali nell ' ideologia bordighiana ; il rifiuto di ogni soluzione parziale o localistica ma , nello stesso tempo , l ' identificazione di tattica e strategia , la difficoltà di passare in maniera efficace dall ' elaborazione teorica all ' attività pratica . Particolare importanza , in quel periodo , ebbe la sua intransigente opposizione alla guerra Anche per Bordiga , come per la direzione del PSI , la guerra sarebbe stata una parentesi : occorreva fare in modo che essa arrecasse il minor danno possibile al partito e , in particolare , non incrinasse la sua compattezza ideologica . Gli avvenimenti del 1917 , e , soprattutto , la rivoluzione russa modificarono , in parte , queste posizioni . Nel novembre , i rappresentanti della frazione intransigente rivoluzionaria , che si era costituita nell ' estate , e di cui faceva parte anche Bordiga , si riunirono a Firenze con i rappresentanti della direzione . Può anche darsi che in quella riunione Bordiga abbia posto la questione della conquista del potere , ma è certo che non solo dal convegno non venne fuori una linea rivoluzionaria , ma anche da parte di Bordiga il problema della rivoluzione continuò ad essere considerato un problema del dopoguerra . Di qui la mancanza di una indicazione politica di organizzazione e di lotta e la differenza notevolissima dalle posizioni leniniste . Nel novembre del 1918 Bordiga fondò il « Soviet » che , non ostile in un primo tempo , alle posizioni della direzione massimalista andò poi assumendo atteggiamenti sempre più intransigenti , in particolare sulla questione dell ' espulsione dei riformisti . Ma il « Soviet » non diventò un centro di raccolta della sinistra , anche perché pose come motivo centrale della sua polemica quello dell ' astensionismo : occorreva astenersi dalle elezioni per poter meglio preparare la rivoluzione . Ma si trattava poi di una preparazione che era vista in termini essenzialmente educativi e propagandistici , sicché Bordiga per questo aspetto fondamentale non si distaccava dalle posizioni massimalistiche . La parola d ' ordine dell ' astensionismo non ebbe grande risonanza all ' interno del PSI dove , nel maggio del 1919 aveva cominciato ad operare a Torino il gruppo dell ' « Ordine Nuovo » . Bordiga attacca subito la concezione dei « consigli » contrapponendo ad essa quella del partito , non leninista , ma inteso come un nucleo di « puri » , ideologicamente assai coeso , ma intorno a principi assai semplici , che si richiamavano al « manifesto dei comunisti » ; un partito di propagandisti che elaboravano e diffondevano parole d ' ordine , intorno alle quali si sarebbero raccolte le masse al momento della rivoluzione . In realtà , in quegli anni , pur ponendo al centro della sua attenzione i « consigli » Gramsci era più vicino di Bordiga alla concezione leninista del partito . Nel congresso di Bologna del 1919 le posizioni astensioniste furono nettamente battute . Alla constatazione dell ' impossibilità di portare la maggioranza del partito socialista sulle sue posizioni , apparsa evidente già nel dibattito precongressuale , deve essere collegato il tentativo di Bordiga di entrare in rapporto diretto con Lenin comunicandogli la sua decisione di fondare un partito comunista in Italia , attraverso due lettere che furono intercettate dalla polizia . E ' a queste lettere che si fa risalire la priorità di Bordiga nell ' aver posto la questione del partito in Italia , ma quello voluto da Bordiga era , in realtà , un piccolo partito massimalista , che avrebbe dovuto lanciare rigide parole d ' ordine , e svolgere un ' intesa propaganda , nell ' attesa dell ' inizio del processo rivoluzionario , di cui esso avrebbe poi preso la direzione . Il gruppo bordighiano non si poneva il problema di come dare avvio al movimento , di come intervenire attivamente in esso , sicché , a questo proposito si può parlare dell ' esistenza di forti legami fra le concezioni bordighiane di quel periodo e quelle serratiane . In realtà il solo strumento d ' intervento attivo nel processo rivoluzionario , che sia stato teorizzato e costruito in quegli anni furono i consigli di fabbrica . Ma la concezione ordinovista si affermò soprattutto a Torino e le tesi gramsciane , anche se ricevettero l ' approvazione di Lenin alla vigilia del II congresso dell ' IC , rimasero isolate nel PSI . La sconfitta del movimento di occupazione delle fabbriche accentuò questo isolamento e le polemiche che precedettero il congresso di Livorno , anche per l ' intervento dell ' Internazionale , si accentrarono intorno alla questione dell ' espulsione dei riformisti . Era un problema che Bordiga aveva posto con maggiore insistenza degli altri , ed egli , di conseguenza , fu in quei mesi il maggiore antagonista di Serrati e diventò poi il capo del Pcd ' I , che nacque dalla scissione di Livorno . I primi anni di vita del nuovo partito furono fortemente improntati dalla direzione di Bordiga , che ottenne l ' approvazione della maggioranza per le sue tesi al congresso di Roma del 1922 . Le difficilissime condizioni create dall ' affermarsi del fascismo , la ferrea disciplina di partito rivoluzionario , la popolarità di Bordiga presso la base resero assai lenta la nascita di un gruppo leninista che potesse prevalere . Soltanto nel 1923 , per iniziativa di Gramsci , ebbe inizio la formazione di un nuovo gruppo dirigente , le cui posizioni però , come mostra la conferenza di Como del 1924 , incontrarono forti resistenze nel partito . Quando , nel 1924 , Bordiga partecipò al V congresso dell ' Internazionale , poteva ancora contare sul sostegno di una parte del partito comunista italiano . Intervenendo nella discussione sul fascismo affermò che si era trattato solo di « cambiamento del personale governativo della classe borghese » e si oppose decisamente ad ogni tattica di fronte unico così come si era già opposto alla partecipazione dei comunisti al movimento degli arditi del popolo . Ma il congresso dell ' IC insistette affinché i comunisti italiani arrivassero all ' unità con i « terzinternazionalisti » guidati da Serrati . Bordiga sembrò accettarne le decisioni , ma ritornato in Italia riprese la lotta per l ' affermazione della sua linea che fu definitivamente sconfitta solo nel gennaio 1926 al congresso di Lione . Nel febbraio dello stesso anno Bordiga partecipò al VI plenum dell ' esecutivo dell ' IC , scontrandosi duramente con Stalin . Ancor più che al V congresso egli apparve come il maggior rappresentante della sinistra estrema ed il discorso che vi pronunciò fu , secondo il Carr , « l ' unica seria opposizione che si udì durante la sessione » ; il suo intervento fu diretto soprattutto contro le concessioni che venivano fatte ai contadini dell ' URSS , ed in esso egli riprese tesi dell ' opposizione interna russa , ed in particolare di Trotzkj . Tornato in Italia nel novembre dello stesso 1926 , Bordiga che era stato già arrestato e processato nel 1923 , fu nuovamente arrestato e inviato al confino . Fu liberato nel 1930 . Invitato dal partito comunista a ritornare alla lotta , non accettò e fu espulso . Gli ultimi quarant ' anni della vita di Amadeo Bordiga non appartengono alla storia del movimento operaio ma costituiscono una vicenda privata .
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La lettera aperta del Partito d ' Azione agli altri partiti del CLNAI ha provocato una presa di posizione di questi circa i compiti e le funzioni , attuali e futuri , del massimo organismo politico della resistenza : che cosifatta presa di posizione non consenta di constatare un solido accordo fra i partiti , capace di costituire un terreno comune per la riforma in profondità della struttura politica e amministrativa dell ' organismo statale , sviluppando e coronando la comune lotta di resistenza al nazifascismo , è cosa che non ci scoraggia , né diminuisce la nostra ragionata fiducia nella intrinseca capacità rivoluzionaria e costruttiva degli organismi del potere popolare spontaneamente formatisi dallo sfacelo del vecchio stato . Lo vogliano o no i partiti verso i quali siamo ben lontani dal nutrire quella ostile prevenzione che con troppo comodo argomentare ci vorrebbe attribuire la DC i Comitati di liberazione periferici , i Comitati di agitazione nelle fabbriche , i « fronti » giovanile , di difesa della donna , degli intellettuali , dei contadini , il Corpo Volontari della libertà , i GAP e i SAP , sono sorti , hanno saputo assumere con energia e spesso con eroismo il compito di guidare tutta la popolazione nella lotta di liberazione , e , con ciò stesso , il titolo legittimo , altrettanto e più che quello stesso dei partiti , a costituire le cellule organiche del rinnovamento nazionale : essi non scompariranno al primo raggio di sole e neppure al primo soffio d ' uragano , poiché organismi vivi e vitali non dileguano nell ' ombra prima di avere esaurito tutta la propria capacità realizzatrice e la loro storica ragion d ' essere . Potremmo aggiungere che essi facilmente sopravviveranno allo stesso CLN centrale , ove quest ' ultimo ritenga esaurito il suo compito come vorrebbero il Partito Liberale e la Democrazia Cristiana con la liberazione del territorio e la remissione dei poteri al governo nazionale . C ' è di fatti una politica del Comitato di Liberazione e una politica dei comitati di liberazione : e mentre la vita del Comitato centrale finché persista nella sua attuale struttura di organo di collegamento fra i partiti che lo costituiscono , la stessa cosa non si può dire dei comitati periferici , comunali , aziendali professionali e così via , la cui spontaneità e aderenza intima alle esigenze della volontà popolare li rende assai più indipendenti dal controllo dei partiti politici ; come tali , essi continueranno la loro funzione insostituibile di organi del potere liberale : i fatti proveranno se la rinuncia eventuale del CLNAI a coordinare , raccogliere e potenziale le esperienze di questi organismi periferici sarà stata una buona o una cattiva politica , se avrà contribuito ad arricchire , o se non piuttosto a depauperare , la vita politica nazionale , il cui contenuto più vivo ed energico non può che venire dalla periferia , vale a dire dall ' iniziativa popolare . Il problema politico centrale difatti si riassume in questo semplice dilemma : ritorno allo stato prefascista del 1922 o rinnovamento organico della struttura dello stato ; in altri termini legalitarismo costituzionalistico o democrazia progressiva . Se si vuole il ritorno allo stato prefascista , sia pure con le migliori intenzioni di adoperarne gli istituti per proporre riforme anche cospicue , il CLN altro non può essere che un espediente , importante quanto si vuole ma transitorio , necessitato dalla fase cospirativa della lotta di liberazione e destinato a finire insieme ad essa ; se si vuole al contrario la democrazia progressiva , o la rivoluzione democratica come piace anche chiamarla , il CLN è assai di più ; un organo che sopravvive alla fase clandestina e cospirativa della lotta e la prosegue e continua fino alla riforma strutturale dello stato divenuto stato popolare che è poi il solo tipo possibile e conforme ai tempi attuali di stato liberale . La dichiarazione del Partito Liberale in risposta alla lettera del nostro partito ( e alla lettera del Partito Comunista e alla dichiarazione del Partito Socialista ) ha almeno questo di buono : di aver espresso senza equivoci né reticenze la volontà di un ritorno allo stato prefascista : per il Partito Liberale esiste un solo problema , quello del ripristino della costituzione e della regola del gioco fra i partiti , condizioni che ritiene del tutto sufficienti a permettere lo sviluppo delle eventuali riforme . Sul carattere poi e sulla portata di tali riforme esso si guarda bene dal prendere posizione , giustificando questo suo agnosticismo con ... il rispetto alla volontà popolare che non dev ' essere né anticipata né coartata ; come se il dovere e il compito di un partito politico democratico fosse semplicemente quello di essere il silenzioso notaio del suffragio universale . Quando il P.L. afferma , per esempio , che in materia istituzionale esso « ha assunto da tempo una posizione chiarissima : esso cioè si riserva di assumere un atteggiamento preciso per la monarchia o la repubblica allorquando il congresso del PLI avrà deliberato il proprio atteggiamento » risulta chiara solo una cosa , che la sua posizione su tale problema non è chiarissima , ma equivoca e reticente : infatti il confessare di non avere ancora un ' opinione su uno dei massimi problemi della vita nazionale equivale a dire che il problema non esiste nemmeno , rafforzando così la tesi monarchica la quale nulla di meglio potrebbe desiderare se non che non si mettesse nemmeno in discussione la sua legittimità . Allorché si vorrebbe farsi credere tanto rispettosi della volontà della maggioranza da rinunciare ad avere un ' opinione , vien fatto di pensare a quella dichiarazione citata con tanto contenuto sdegno dal Roepke ( il cui nome i « liberali » spendono tanto più volentieri quanto meno spesso dimostrano di seguirne il pensiero ) di un capo di partito democratico nella Germania del 1918 , il quale , richiesto sul programma del suo partito , diede la « impagabile » risposta che le basi della democrazia non consentono di far decidere il programma se non alla volontà del popolo ! Ritorno dunque allo stato costituzionale del 1922; ma lo stato costituzione del prefascismo ha cessato di esistere non solo di diritto ma di fatto . Il fascismo non fu già un incidente sgradevole che ha interrotto la continuità costituzionale dello stato , ma fu invece in larga misura il prodotto di tale stato della degenerazione dello stato liberale e democratico di nome , ma autoritario centralizzatore prefettizio burocratico e classista di fatto . Quello stato non fu assalito da una forza ad esso estranea ( il fascismo ) ma ha espresso esso stesso il fascismo come prodotto ultimo della sua degenerazione . Il settembre 1943 non ha segnato solo la decomposizione dello stato fascista , ma anche dello stato prefascista . Ritornare a questo significa ritornare anche allo stato fascista , di un fascismo riveduto e corretto , ma pur sempre fascismo . È impossibile risuscitare un morto ; occorre invece ricostruire lo stato dalle fondamenta , dal momento che tutti i suoi organi ( monarchia esercito magistratura polizia burocrazia diplomazia ) sono inesistenti o marci fino alla midolla e rifiutati perfino dallo stomaco del popolo italiano . Ecco tutta la funzione dei CLN che sono gli artefici della nuova esperienza istituzionale , i creatori del nuovo tessuto organico della società nazionale , la matrice della nuova classe politica . Volerne limitare le funzioni a quelle di organi clandestini della resistenza per tornare poi al parlamentarismo , vuol dire lasciare il certo per l ' incerto . È un errore del partito liberale e della democrazia cristiana ( la quale ultima condivide sostanzialmente la posizione del primo pur aderendo energicamente alla nostra tesi regionalistica ) il presumere che la politica dei CLN tenda a sostituirsi alla volontà popolare da esprimersi nei comizi elettorali . Anche per noi , come per tutti i partiti aderenti al CLN saranno i parlamenti liberamente eletti gli organi sovrani della volontà popolare ; ma parlamenti ed assemblee sono organi d ' una società adulta ed ordinata : la nostra invece , sgretolata dal fascismo deve riorganizzarsi avviando la volontà popolare , attraverso la partecipazione diretta e capillare alla vita politica amministrativa economica , alla risoluzione dei problemi sui quali i parlamenti decideranno . I CLN per la loro aderenza alla vita popolare sono gli organi della sobrietà , mentre i parlamentari ora sarebbero gli organi dell ' intemperanza e più facile preda di ritorni dittatoriali . Costruire sul pieno e sul concreto , anziché sul vuoto e sull ' astratto : ecco il senso della politica dei comitati nella quale il nostro partito si è impegnato . Il partito liberale si pone oggi in una posizione schiettamente formale di ristabilimento delle garanzie costituzionali e delle libere istituzioni : ma questo non è appannaggio di alcun partito , ed è comune a tutti i partiti che si pongono sul terreno della libertà e della democrazia ; diremo perciò col nostro compagno Calogero che è questa una posizione di prepartito piuttosto che di partito . Posizione morale e psicologica , non politica . Fare politica significa operare sulla realtà ; e l ' evidente realtà di oggi è una rivoluzione non solo italiana ma mondiale in corso di sviluppo ; che sia così non è colpa dei partiti rivoluzionari , ma delle cose stesse . Se l ' apparato istituzionale è infranto , bisogna , si voglia o no , approntarne uno nuovo ; del passato potrà utilizzarsi il vivo e vitale , non si potrà ad esso tornare come passato . A questo rinnovamento rispondono i CLN che esprimono la nuova classe politica . C ' è insomma un liberalismo facile ed un altro difficile . Il PL sembra adagiarsi volentieri nel primo ; il partito d ' azione sa da gran tempo qual ' è il liberalismo che risponde alle sue idealità e da gran tempo ha scelto la via più difficile ed impegnativa .
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LEGNAGO , 22 . - Gavroche ne ha fatto una delle sue . Sabato , a Este , è entrato di soppiatto in tutte le case ed ha lasciato in alcune un volantino verde , su cui era scritto : « È arrivato il poeta pellegrino » , in altre un volantino rosso in cui era stampato a grandi lettere : « Arriva Mao » . L ' arciprete in canonica si è attaccato subito al telefono per parlare col collega di Montagnana , ormai celebre nel padovano più del papa per aver annunciato ai suoi fedeli che , domenica prossima 28 agosto , farà un falò in piazza di tutta la stampa anticattolica . Gavroche , che era invisibile nella sacrestia , ha stenografato il colloquio segreto che si è svolto tra i due prelati . - Qui , a Este , è arrivato il poeta pellegrino . Ma che scherzi sono questi ? Di " pellegrina " non c ' era soltanto la Madonna che portiamo a girare durante la notte per le vie ? Lei , che legge i giornali , è informata per caso che Mao sia giunto già in Italia ? - Come , un poeta pellegrino ? È un titolo abusivo . Ne parli subito col maresciallo . E la popolazione che fa ? Ma chi è questo Mao , benedetto figliolo , l ' ha visto in faccia ? - Sento che in piazza stanno applaudendo . Sono tutti usciti di casa per andargli incontro . È un poeta vero , in carne ed ossa , per quanto riesco a vedere . È pellegrino sul serio , è tutto impolverato ... - Di pellegrina non c ' è che la nostra Madonna . Un uomo in carne ed ossa che parli , non potrà essere altro che il diavolo , un comunista . Si affacci al balcone e gli ricordi che è uno scomunicato . Lo dico sempre io , bisognerà pur arrivare un giorno a bruciarli tutti in piazza ... - Lo chiamano Mao , è la stessa persona , vivaddio . - La guardi bene , è un cinese ? - Non mi sembra . - Che lingua parla ? - Non sento , ma lo capiscono tutti . - Lo scomunichi allora in latino , ma subito : non c ' è tempo da perdere . Proprio in quel momento entravo in canonica umilmente e dicevo all ' arciprete : « Provi ad ascoltare questi versi : - Non più peccati o vergine - Non più l ' orrendo vizio - il tuo candore fulgido - divenga l ' ideale - a cui si ispira il giovane - mentre passion l ' assale . Le sembra conveniente parlare così alla Vergine ? » - Ma chi è lei ? - Sono Mao , il poeta pellegrino . È rimasto senza parola . Quel benedetto angelo di Gavroche , sempre invisibile , mi aveva attaccato sul capo una grande aureola e tutta la sacrestia ne era illuminata come se fossimo insieme su una nuvola del paradiso . All ' annuncio di questo piccolo miracolo al lampo di magnesio , l ' arciprete di Montagnana si era messo a letto , minacciando i fedeli di chiudere tutte le porte delle vecchie mura che cingono il paese , pur di non far passare la nostra macchina . Ma a Este , sull ' altissimo pennone della piazza , il gran pavese di bandierine multicolori sventolava all ' orizzonte e , come un faro , indicava la via ai compagni dei paesi vicini . Non c ' era nulla da fare . Il Fortini , complice di Gavroche nell ' avermi dato quel nome di " pellegrino " , si portava già col nostro omnibus sulla piazza della vicina città , dove si annunciano prossime le tenebre del Medioevo . « Compagni , noi portiamo il sole - cantava Fortini , mentre l ' angelo gli suggeriva le parole all ' orecchio - e il sole illumina le tenebre » . Era diventato un evangelista , pronto a farsi bruciare , insieme con i suoi libri sul rogo dell ' arciprete di Montagnana , che per prudenza se ne stava in casa con tutte le imposte chiuse . " l ' Unità " aveva tanti compagni intorno , giunti dai paesi lontani . E il vecchio e caro Martina le aveva portato in dono , a nome di tutti gli amici di Padova , una targa lucida , come d ' oro . Legnago è così vicina a Este , che congedandosi a mezzanotte , molti compagni ci dissero di voler passare insieme con noi anche la domenica nella bella cittadina dell ' Adige . Partendo da Montagnana in prima mattina , abbiamo fatto a passo d ' uomo una lunga passeggiata insieme , incontro ai compagni che ci aspettavano con le bandiere a San Vito di Nogera . Da tanti giorni gli amici di Legnago ci facevano giungere i propri telegrammi e i propri messaggi sul giornale : erano stati i primi a rispondere al nostro appello , contenti che il calendario li avesse favoriti . Hanno avuto , finalmente , una giornata di festa e nella loro città , dove l ' estate si era un ' altra volta distesa lungo i grandi viali , la carovana è passata fendendo spesso la folla domenicale e innalzando alto il nome del giornale e del Partito . Nella grande sala della Casa del Popolo , dove per tutto il pomeriggio insieme col compagno Lucarelli , segretario della Federazione di Verona , avevo tenuto una riunione con tutti i responsabili di Sezione del Basso Veronese , sino a tarda notte si è ballato freneticamente . Palloncini di tutti i colori pendevano dal soffitto , bambini con tutte le facce ballavano con le mamme e soldati di ogni Arma davano il braccio alle ragazze , mentre dai finestroni aperti entrava la musica delle giostre vicine e splendevano le grandi lampade ad acetilene dei cocomerai . Io mi ricordavo del Sud e il compagno Crocco , tenendo per mano le sue due gemelle , mi confidava di essere nato anche lui su un golfo che , a quell ' ora , aveva acceso tutti i suoi lumi . Ma non avevamo nostalgia . « Il nostro Partito - lui diceva - veramente sta facendo l ' unità d ' Italia . Era tempo » .
Per la foto non si preoccupi ( Fortebraccio , 1982 )
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Noi crediamo nella vita ultraterrena - e se qualche compagno arriccia il naso , si rilegga , per favore , l ' art. 2 del nostro statuto - e crediamo anche che , giunti che saremo lassù , il Padreterno ci sottoporrà a un processo perché gli confermiamo personalmente come ci siamo comportati in vita . Lo speriamo , anzi , perché abbiamo nella manica una carta sicuramente vincente . Gli diremo , infatti , che quando eravamo vivi abbiamo letto tutti gli scritti dell ' ing. Ronchey , anche adesso che , da qualche tempo , compaiono su " la Repubblica " senza quella sua foto che bastava da sola a renderli così leggeri e lieti . Udita questa nostra confessione il Signore - non senza commiserarci - sentenzierà che ci spetta il paradiso , il quale deve essere noiosissimo , col solo vantaggio - se c ' è una giustizia - che non vi incontreremo mai l ' arcivescovo Marcinkus . Iddio che è ( non ci stancheremo mai di dirlo ) filocomunista , ha sempre mandato all ' inferno i banchieri e predilige i metalmeccanici , anche se costoro non lo sanno . Ogni tanto però - raramente , si capisce - la nostra pazienza viene premiata e ciò accade quando l ' ing. Ronchey ( il quale , solitamente , scrive lo stesso articolo , sicuro com ' è che nessuno ha mai letto i precedenti ) viene folgorato da una idea come è accaduto nel suo scritto , su " la Repubblica " di ieri , dove a un certo punto ( verso la fine : le cose bisogna meritarsele ) dice che Spadolini è un " esausto mediatore " . Ecco una buona definizione e probabilmente il presidente del Consiglio è effettivamente un " esausto mediatore " , ma riuscite a immaginare uno Spadolini attorniato da ministri che andassero d ' accordo e che non avessero più bisogno di mediatori o , se preferite , di pacieri ? Come arriverebbe a sera , quel poveretto ? La nostra ( personale , s ' intende ) convinzione è che il sen. Spadolini quando compie una mediazione è sorretto da questa sola speranza : che si tratti di una mediazione effimera , in modo che il giorno dopo o magari addirittura qualche ora dopo sia chiamato a comporre un nuovo dissidio , così ha da lavorare , l ' odio essendo , come dice il proverbio , il padre del pentapartito . Ora aspettiamo il nuovo articolo dell ' Ingegnere su " la Repubblica " . Ne scrive uno la settimana e sono sempre così spontanei , così sorgivi , così di getto che sembrano partoriti tutti col taglio cesareo . Ma se , come ci permettiamo di suggerirgli , manda quello di un anno fa , che non ricordiamo più se fosse dedicato alla vita degli insetti o alla situazione dei partiti , nessuno se ne accorgerà . Per la foto non si preoccupi , Ingegnere . Ne abbiamo già una appesa al muro tra quelle di Marilyn Monroe e di Cary Grant .