StampaQuotidiana ,
Caro
Portioli
,
pubblico
la
sua
lettera
perché
è
una
delle
pochissime
che
mi
rimproverano
di
aver
posto
ai
lettori
un
quesito
elettorale
che
serva
ad
illuminare
loro
e
me
.
Lascio
ad
essi
il
giudizio
sui
suoi
argomenti
.
Io
mi
limito
ad
alcune
considerazioni
pregiudiziali
.
1
)
Non
ho
nulla
in
contrario
che
lei
mi
consideri
digiuno
di
«
scienza
politica
»
,
per
il
semplice
motivo
che
io
non
considero
la
politica
una
«
scienza
»
.
Se
lo
fosse
,
non
ci
resterebbe
che
lasciarla
in
appalto
ad
alcuni
specialisti
,
come
avviene
nei
Paesi
totalitari
,
dove
la
politica
consiste
nell
'
impedire
alla
gente
di
ficcare
il
naso
negli
affari
che
la
riguardano
.
Io
mi
rivolgo
a
dei
lettori
che
,
pur
non
essendo
,
come
non
sono
io
,
«
scienziati
»
di
politica
,
il
naso
negli
affari
che
li
riguardano
vogliono
ficcarcelo
,
e
cerco
di
aiutarli
mettendo
a
loro
disposizione
il
poco
che
ne
so
.
Se
lei
si
sente
«
scienziato
»
,
ci
lasci
al
nostro
colloquio
tra
profani
.
Ma
badi
che
la
sua
«
scienza
»
è
un
po
'
arretrata
perché
la
legge
tedesca
,
cui
lei
accenna
a
proposito
dei
comunisti
,
è
stata
revocata
da
un
pezzo
.
In
Germania
il
partito
comunista
non
è
riconosciuto
in
grazia
di
un
'
altra
legge
:
quella
che
condiziona
la
legittimità
di
un
partito
al
fatto
ch
'
esso
ottenga
almeno
il
5
per
cento
dei
voti
.
Il
Pc
tedesco
non
esiste
perché
non
raggiunge
questo
minimo
,
non
perché
è
proibito
.
Dopodiché
vorrei
chiederle
chi
,
in
Italia
,
avrebbe
avuto
la
forza
di
mettere
fuori
legge
il
Pci
,
e
a
cosa
questo
sarebbe
servito
.
Ma
lasciamo
andare
.
2
)
Lei
è
anche
l
'
unico
ad
attribuirmi
l
'
intenzione
di
spalleggiare
,
alle
prossime
elezioni
,
la
Dc
.
E
non
capisco
proprio
come
faccia
,
avendo
io
testualmente
scritto
nell
'
articolo
che
lei
cita
come
esempio
di
somaraggine
politica
:
«
In
queste
condizioni
è
chiaro
che
noi
non
potremo
rinnovare
l
'
invito
ai
nostri
lettori
a
votare
Dc
neanche
turandosi
il
naso
»
:
parole
che
non
mi
sembrano
equivocabii
.
E
'
vero
che
subito
dopo
mi
chiedevo
,
e
invitavo
il
lettore
a
chiedersi
,
se
l
'
indebolimento
della
Dc
servirà
a
trattenerla
o
a
spingerla
all
'
abbraccio
col
Pci
.
Ma
questa
domanda
la
ponevo
al
lettore
perché
la
pongo
a
me
stesso
,
e
perché
ritengo
che
qualsiasi
persona
dotata
di
un
minimo
di
coscienza
civica
debba
,
prima
di
fare
una
scelta
,
prospettarsene
le
conseguenze
.
Questo
non
sarà
da
scienziato
,
ma
mi
pare
che
sia
da
galantuomo
.
O
no
?
3
)
Lei
mi
richiama
ai
valori
della
liberal
-
democrazia
.
E
io
mi
appello
al
lettore
per
chiedergli
quale
giornale
in
Italia
ha
difeso
più
del
nostro
questi
valori
,
non
solo
sul
piano
della
politica
,
ma
anche
su
quello
della
cultura
,
contro
la
marea
montante
del
marxismo
,
ora
in
reflusso
,
ma
in
reflusso
grazie
a
noi
,
che
abbiamo
rotto
il
coro
e
tenuto
botta
quando
l
'
impresa
sembrava
disperata
,
e
bisognava
pagarla
di
persona
,
come
abbiamo
fatto
,
e
come
rischiamo
di
dover
continuare
a
fare
.
Lei
dice
che
io
sono
al
seguito
del
gregge
.
Di
quale
gregge
?
Il
gregge
è
tutto
dall
'
altra
parte
,
la
parte
marxista
:
lo
vedono
anche
i
ciechi
.
E
aggiunge
:
«
Non
oso
azzardare
per
questioni
di
biada
»
,
ma
lo
insinua
,
adombrando
un
'
accusa
che
nemmeno
il
mio
persecutore
Fortebraccio
mi
ha
mai
lanciato
:
lui
sa
benissimo
che
da
questo
lato
non
mi
si
può
attaccare
.
4
)
Lei
mi
addita
l
'
esempio
del
giornalismo
protestante
,
quasi
facendo
credere
che
il
protestantesimo
sia
nato
da
quel
giornalismo
.
Guardi
che
è
proprio
l
'
opposto
.
Io
ho
scritto
-
non
da
«
scienziato
»
-
due
libri
,
L
'
Italia
della
Controriforma
e
L
'
Italia
del
Seicento
,
per
cercar
di
dimostrare
quale
rivoluzione
la
riforma
protestante
provocò
non
nel
campo
della
teologia
-
che
mi
è
estraneo
-
,
ma
in
quello
della
cultura
,
del
costume
,
della
mentalità
,
del
civismo
,
e
quale
jattura
fu
per
l
'
Italia
,
compresa
quella
cattolica
,
l
'
esservi
rimasta
estranea
.
Non
le
chiedo
di
leggerli
.
Ma
lei
non
chieda
a
me
di
comportarmi
come
se
avessi
Calvino
alle
spalle
.
Non
ce
l
'
ho
.
E
se
mi
mettessi
a
parlare
come
se
ce
l
'
avessi
,
parlerei
al
vuoto
.
Io
mi
rivolgo
,
da
povero
italiano
,
ad
altri
poveri
italiani
.
Fra
noi
ci
conosciamo
.
Sappiamo
i
nostri
difetti
e
debolezze
.
Ma
sappiamo
anche
le
nostre
qualità
,
che
non
sono
da
buttar
via
.
Cerchiamo
di
capirci
e
di
aiutarci
.
Lei
non
ci
sta
?
Pazienza
.
Ma
,
scusi
,
se
ci
considera
un
giornale
da
gregge
,
perché
ci
legge
?
Delle
due
,
l
'
una
:
o
nemmeno
noi
siamo
pecore
,
o
anche
lei
lo
è
.
StampaQuotidiana ,
Sono
uno
dei
pochissimi
romani
che
hanno
imbandierato
le
finestre
il
primo
giorno
del
'61
.
Non
per
conformismo
,
ma
per
schietta
adesione
alla
celebrazione
del
centenario
di
questo
Stato
italiano
che
ho
servito
e
servo
;
che
prima
di
me
servirono
mio
padre
,
prima
ancora
figure
sbiadite
nel
ricordo
di
zii
e
prozii
lontani
nel
tempo
;
che
tutti
i
miei
vecchi
amarono
,
non
sentendolo
il
datore
di
lavoro
alle
cui
vicende
il
prestatore
d
'
opera
partecipa
solo
per
quel
che
possano
riflettersi
su
lui
,
ma
come
l
'
azienda
familiare
di
cui
si
è
parte
,
pure
se
si
occupi
in
essa
il
posto
più
modesto
.
Centenario
.
Non
hanno
valore
i
dubbi
che
talora
si
affacciano
,
di
distinzione
tra
nascita
dello
Stato
e
formazione
dell
'
unità
.
L
'
Italia
una
e
lo
Stato
nacquero
ad
un
tempo
nel
'60-'61
.
Allora
si
ebbe
il
grande
problema
,
di
fare
convivere
insieme
popolazioni
che
parlavano
la
medesima
lingua
,
avevano
la
stessa
religione
,
tradizioni
in
gran
parte
comuni
,
ma
istituzioni
,
coscienza
di
ciò
che
sia
vita
associata
,
forma
statale
,
economie
,
profondamente
diverse
.
Allora
sorsero
i
grossi
problemi
.
L
'
annessione
del
Veneto
nel
'66
non
ne
pose
alcuno
;
quella
di
Roma
nel
'70
,
la
questione
delle
relazioni
con
la
S
.
Sede
,
problema
mondiale
,
ma
nessuna
difficoltà
di
amalgamare
altri
italiani
allo
Stato
già
formatosi
;
Trento
e
Trieste
posero
problemi
di
popolazioni
alloglotte
,
della
vita
economica
di
Trieste
,
ma
non
c
'
era
alcuna
difficoltà
di
fare
convivere
italiani
con
altri
italiani
.
Nel
'60-'61
si
era
affrontato
il
punto
cruciale
dell
'
unificazione
.
Anche
per
questo
penso
che
a
torto
nelle
celebrazioni
si
consideri
sempre
Massimo
d
'
Azeglio
come
personalità
di
secondo
piano
:
lui
ch
'
era
il
piemontese
che
più
si
era
preoccupato
,
quando
ancora
nessuno
pensava
alla
unificazione
come
a
qualcosa
di
prossimo
,
di
scrutare
gl
'
italiani
di
regioni
lontane
,
di
comprenderli
ed
amarli
;
e
quegli
che
nel
'49
aprì
la
strada
fra
gli
sterpi
,
sorresse
il
re
,
anche
non
più
ministro
,
nella
crisi
del
'55
,
contro
le
spinte
molteplici
ad
abbandonare
prima
il
regime
costituzionale
,
poi
la
strada
liberale
.
Sento
dunque
questo
centenario
come
una
solennità
familiare
,
ciò
che
non
significa
che
il
cuore
sia
lieto
.
Nel
bilancio
dei
cento
anni
,
molti
elementi
favorevoli
.
Indubbia
ascesa
in
tutti
gli
strati
,
in
tutti
i
ceti
:
anche
se
non
sia
agevole
istituire
la
comparazione
che
sarebbe
più
interessante
,
con
la
contemporanea
ascesa
degli
altri
popoli
d
'
Europa
.
Ascesa
non
solo
economica
,
ma
nella
gentilezza
dei
costumi
,
nella
cultura
,
nell
'
allargamento
degli
orizzonti
,
e
direi
anche
-
se
pure
sappia
d
'
incontrare
parecchi
dissensi
-
nel
fondo
vero
della
religiosità
,
il
ricordarsi
di
essere
inseriti
in
una
collettività
e
di
avere
gli
altri
uomini
come
fratelli
che
occorre
aiutare
,
anche
quando
sia
difficile
amarli
.
Replicatissimi
collaudi
dell
'
unità
.
Sì
che
mi
offende
come
una
troppo
palese
falsità
ogni
spunto
polemico
che
accenni
a
possibilità
di
sue
incrinature
,
ad
esempio
per
l
'
istituzione
delle
regioni
.
Un
affermarsi
continuo
di
nostre
attività
in
paesi
ed
in
campi
nuovi
,
una
spinta
vitale
,
per
cui
chi
parla
di
popoli
invecchiati
ed
esausti
(
e
sono
espressioni
su
cui
fo
sempre
ampie
riserve
)
,
non
include
mai
tra
questi
il
nostro
.
Ma
se
direi
rafforzato
un
senso
di
solidarietà
umana
,
il
senso
cristiano
,
tanto
non
ripeterei
per
quella
solidarietà
-
di
minor
valore
agli
occhi
di
Dio
,
ma
che
è
il
cemento
delle
costruzioni
terrene
-
che
chiamo
economico
-
giuridica
,
e
che
permette
il
costituirsi
di
una
società
civile
.
Cento
anni
or
sono
ci
si
poteva
dilaniare
intorno
ai
principi
ed
alle
leggi
che
dovessero
reggere
lo
Stato
,
intorno
alla
forma
monarchica
o
repubblicana
,
e
c
'
era
ancora
chi
avrebbe
voluto
vedere
rinascere
i
vecchi
Stati
come
i
soli
legittimi
;
ma
tutti
erano
d
'
accordo
su
certi
principi
.
Che
le
leggi
dovessero
essere
chiare
e
comprensibili
a
tutti
,
ed
una
volta
emesse
dovessero
venire
rispettate
;
che
chi
mancava
avesse
ad
essere
punito
;
che
fosse
compito
dei
governanti
far
obbedire
alle
leggi
,
proporne
il
mutamento
quando
apparissero
vecchie
o
inadeguate
,
ma
non
consentire
mai
fossero
eluse
;
che
i
magistrati
dovessero
applicarle
secondo
il
loro
spirito
;
che
chi
spontaneamente
s
'
inquadrava
nei
ranghi
delle
amministrazioni
pubbliche
assumesse
con
ciò
un
più
intenso
obbligo
di
fedeltà
,
promettesse
di
servire
attivamente
,
avendo
in
mente
il
bene
dello
Stato
,
ed
accettasse
altresì
una
obbedienza
più
austera
di
quella
degli
altri
cittadini
;
che
si
dovessero
pagare
le
imposte
e
non
fosse
lecito
mentire
allo
Stato
:
erano
punti
su
cui
convenivano
Solaro
della
Margarita
come
Cavour
,
D
'
Azeglio
come
Garibaldi
,
Minghetti
come
Mazzini
.
E
tutti
credevano
negli
elettori
che
devono
scegliere
il
più
degno
,
nei
capi
di
un
'
amministrazione
,
pubblica
o
privata
,
tenuti
a
chiamare
il
più
capace
,
anche
a
scapito
dei
propri
figli
(
c
'
è
una
commovente
lettera
di
Quintino
Sella
indignato
per
ciò
che
,
in
una
società
privata
,
si
è
nominato
ad
alto
posto
un
amico
)
.
Sarebbe
falso
creare
una
immagine
agiografica
del
Risorgimento
,
in
cui
tutti
i
grandi
della
politica
o
dell
'
amministrazione
apparissero
puri
,
non
tocchi
da
debolezze
umane
.
Ma
credo
possa
dirsi
che
non
mancava
la
fede
nei
principi
;
i
meno
buoni
erano
nella
posizione
del
prete
che
pecca
,
senza
che
al
peccato
si
accompagni
alcun
dubbio
intorno
al
valore
delle
leggi
della
Chiesa
.
E
questa
fede
nei
principi
che
mi
sembra
venuta
meno
.
Direi
che
oggi
si
sentano
perfettamente
a
posto
con
la
coscienza
i
potenti
dell
'
economia
che
chiedono
trattati
internazionali
e
leggi
guardando
solo
al
loro
ramo
,
incuranti
degli
altri
;
i
burocrati
che
allestiscono
disegni
di
legge
volutamente
oscuri
,
i
quali
saranno
approvati
senza
che
si
comprenda
ciò
che
nascondono
tra
le
righe
,
gli
ampissimi
poteri
che
lasciano
a
chi
applicherà
quelle
norme
;
i
grandi
capi
che
preferiscono
l
'
amico
,
il
compagno
di
partito
,
quegli
che
può
dare
qualcosa
in
contraccambio
,
al
più
meritevole
,
e
che
chiudono
gli
occhi
,
perché
l
'
interesse
di
partito
lo
vuole
,
su
mancamenti
gravissimi
,
che
sfiorano
la
legge
penale
;
i
gruppi
che
vogliono
imporre
il
loro
interesse
allo
Stato
anche
con
l
'
arma
dello
sciopero
,
noncuranti
se
il
Parlamento
non
ritenga
che
quell
'
interesse
possa
venire
anteposto
ad
altri
;
gli
infiniti
evasori
dell
'
obbligo
della
testimonianza
,
o
di
quello
dell
'
imposta
;
quanti
irridono
alle
norme
di
circolazione
stradale
.
Ci
sono
molti
credenti
,
per
cui
lo
Stato
è
ciò
ch
'
era
la
casa
chiusa
nella
mente
di
parecchi
benpensanti
:
il
luogo
dove
si
deve
dare
sfogo
al
peccato
,
per
non
commetterlo
poi
altrove
.
Tutto
muta
,
e
non
mi
allarmerebbe
che
pure
lo
Stato
,
forma
storica
,
s
'
indebolisse
ed
invecchiasse
,
ove
sorgessero
altre
istituzioni
che
ne
prendessero
il
posto
.
Ma
nessuna
se
ne
delinea
;
non
si
profila
un
ideale
teocratico
,
né
uno
anarchico
.
C
'
è
un
diffuso
egoismo
,
una
diffusa
volontà
'
di
non
sacrificarsi
;
e
su
questa
nulla
si
costruisce
.
Tale
la
meditazione
che
mi
sembra
vada
fatta
nell
'
anno
del
centenario
.
Gli
economisti
insegnano
che
non
possono
esserci
investimenti
non
preceduti
da
risparmio
.
Anche
nell
'
ambito
delle
istituzioni
,
nulla
si
può
lasciare
di
sano
ai
propri
figli
,
se
si
è
dato
ad
ogni
ora
sfogo
ai
nostri
egoismi
.
Prima
di
affermare
(
come
mi
sento
ripetere
irosamente
ogni
volta
che
tocco
questo
argomento
)
che
non
si
ha
alcuna
ragione
di
amare
lo
Stato
,
di
servirlo
con
animo
diverso
da
quello
di
chi
porge
riluttante
le
spalle
al
duro
giogo
che
non
può
evitare
,
occorrerebbe
chiedersi
se
non
sia
dato
migliorarlo
,
se
per
migliorarlo
non
necessiti
un
po
'
di
amore
.
E
se
ancora
la
risposta
sia
negativa
,
avvisare
ad
un
'
altra
forma
di
solidarietà
(
non
vaga
,
non
tutta
interiore
)
che
lo
possa
sostituire
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Maldini
,
il
suo
appello
è
un
po
'
superato
dagli
avvenimenti
in
quanto
il
responsabile
dello
sciagurato
episodio
Di
Sarro
è
già
stato
deferito
all
'
autorità
giudiziaria
,
cui
dovrà
rispondere
del
suo
gesto
.
Per
il
resto
,
la
sua
argomentazione
non
fa
una
grinza
.
Si
capisce
che
,
normalmente
,
un
carabiniere
deve
operare
in
divisa
perché
è
la
divisa
che
conferisce
a
chi
la
riveste
il
diritto
di
fermare
il
cittadino
,
e
al
cittadino
il
dovere
di
obbedirgli
.
Ma
a
lei
sembra
,
caro
Maldini
,
che
viviamo
in
tempi
normali
?
A
me
,
no
.
Quella
che
stiamo
vivendo
è
una
guerriglia
in
cui
gli
uomini
in
divisa
,
che
rispettano
gli
obblighi
connessi
alla
divisa
,
si
trovano
in
condizione
di
netta
inferiorità
nei
confronti
di
un
avversario
che
può
occultarsi
e
mimetizzarsi
come
vuole
,
spesso
addirittura
nelle
divise
dei
carabinieri
.
Contro
un
avversario
di
questo
genere
,
che
attacca
alle
spalle
e
di
sorpresa
,
che
si
camuffa
come
vuole
,
che
insomma
non
rispetta
nessuna
regola
,
come
possono
le
forze
dell
'
ordine
attenersi
alle
loro
?
Certo
,
per
il
povero
cittadino
il
non
sapere
se
il
delinquente
che
lo
insegue
è
proprio
un
delinquente
o
un
carabiniere
vestito
da
delinquente
,
e
se
il
carabiniere
che
lo
blocca
è
proprio
un
carabiniere
o
un
delinquente
vestito
da
carabiniere
,
la
vita
diventa
difficile
.
Ma
è
appunto
questo
che
rende
orribile
la
guerriglia
:
il
fatto
che
nessuno
è
più
sicuro
di
nulla
e
deve
temere
di
tutto
:
del
pacco
che
gli
recapita
la
posta
e
che
potrebbe
contenere
una
bomba
,
del
trombaio
che
gli
entra
in
casa
e
che
potrebbe
essere
un
terrorista
,
e
nemmeno
del
figlio
in
cui
qualunque
padre
può
scoprire
d
'
un
tratto
un
pistolero
.
In
queste
condizioni
,
onestamente
,
io
non
mi
sento
di
chiedere
a
poliziotti
e
carabinieri
lo
scrupoloso
rispetto
del
regolamento
,
che
fa
obbligo
di
sparare
solo
dopo
i
tre
squilli
di
tromba
.
Sarebbe
come
spingere
un
pugile
con
un
braccio
legato
contro
un
avversario
che
picchia
anche
coi
piedi
.
Si
capisce
che
di
questo
tipo
di
lotta
senza
esclusione
di
colpi
e
a
chi
spara
per
primo
,
è
il
cittadino
che
poi
paga
qualche
volta
le
spese
,
com
'
è
successo
al
povero
Di
Sarro
.
Ma
la
lotta
al
terrorismo
,
o
la
si
fa
così
,
o
è
meglio
rinunziare
a
farla
.
Cerchiamo
dunque
di
ragionare
non
con
gli
occhi
fissi
alle
nuvole
,
ma
coi
piedi
piantati
nella
realtà
,
che
è
quella
che
è
,
e
non
quella
che
noi
vorremmo
che
fosse
.
Se
vogliamo
difenderci
dal
terrorismo
,
dobbiamo
sospendere
-
sia
pure
temporaneamente
-
quelle
misure
cautelative
e
garantistiche
che
caratterizzano
e
costituiscono
il
blasone
delle
società
bene
ordinate
,
ma
che
rappresentano
un
lusso
insostenibile
in
quelle
dissestate
e
periclitanti
come
la
nostra
.
Nelle
condizioni
in
cui
versiamo
,
contentiamoci
di
esigere
dalle
forze
dell
'
ordine
ciò
che
possono
darci
senza
danno
per
la
loro
efficienza
:
e
cioè
un
addestramento
individuale
e
collettivo
che
riduca
al
minimo
i
pericoli
per
il
cittadino
.
Ma
non
illudiamoci
che
si
possano
del
tutto
eliminare
.
Per
concludere
.
Un
discorso
come
il
suo
,
caro
Maldini
,
applicato
al
tempo
di
Giolitti
,
sarebbe
stato
perfetto
.
Applicato
al
tempo
delle
Brigate
rosse
,
diventa
utopistico
.
Il
buon
Dio
mi
ha
condannato
a
vivere
al
tempo
delle
Brigate
rosse
.
Non
è
stato
,
da
parte
sua
,
un
gesto
di
amicizia
.
Ma
lei
si
trova
nelle
stesse
condizioni
.
Questo
è
il
nostro
tempo
,
questa
è
la
nostra
società
.
Essi
ci
espongono
a
un
'
infinità
di
pericoli
.
Ma
il
più
grosso
ce
lo
costruiremmo
con
le
nostre
mani
pretendendo
di
viverci
come
se
fossimo
in
un
altro
tempo
e
in
un
'
altra
società
.
StampaQuotidiana ,
A
New
York
è
stato
finalmente
arrestato
il
famigerato
brigante
Giuseppe
Esposito
,
detto
Randazzo
,
che
fu
per
molti
anni
,
insieme
al
capo
brigante
Leone
,
il
terrore
della
Sicilia
.
Preso
ed
incarcerato
,
insieme
a
due
suoi
compagni
,
dopo
accanito
combattimento
con
la
forza
pubblica
,
il
Randazzo
,
mentre
il
5
settembre
1878
dalle
carceri
di
Palermo
veniva
condotto
nella
carrozza
cellulare
alla
corte
d
'
assise
per
essere
giudicato
,
trovò
modo
di
fuggire
e
di
render
vane
le
ricerche
fatte
dall
'
autorità
di
pubblica
sicurezza
d
'
Italia
.
Si
pensò
allora
che
poteva
essersi
rifugiato
all
'
estero
,
e
più
probabilmente
in
America
.
Si
mandò
il
ritratto
del
feroce
quanto
audace
malfattore
a
tutte
le
autorità
estere
di
polizia
,
alle
quali
non
si
cessò
mai
di
raccomandare
la
pratica
.
Il
Randazzo
.
veniva
finalmente
arrestato
circa
quindici
giorni
or
sono
a
New
York
.
Il
ministero
dell
'
interno
,
informatone
tosto
,
ha
disposto
perché
due
carabinieri
si
rechino
in
America
per
prendervi
in
consegna
il
famoso
brigante
e
lo
riconducano
in
Palermo
,
ove
sarà
giudicato
.
La
spesa
che
costerà
al
Governo
l
'
arresto
ed
il
ritorno
in
Italia
del
Randazzo
.
non
sarà
minore
di
L
.
30.000
.
I
due
carabinieri
s
'
imbarcheranno
nella
settimana
per
New
York
.
StampaQuotidiana ,
Mi
ha
commosso
la
lettera
dei
monarchici
piemontesi
che
vorrebbero
esporre
la
bandiera
il
17
marzo
(
il
diciassette
,
non
il
27;
è
del
17
marzo
la
legge
con
cui
Vittorio
Emanuele
assume
per
sé
e
successori
il
titolo
di
re
d
'
Italia
)
,
ma
a
condizione
che
il
drappo
recasse
lo
stemma
sabaudo
.
Mi
auguro
che
la
loro
richiesta
sia
accolta
;
vi
scorgerei
soprattutto
la
tranquilla
coscienza
di
una
repubblica
che
non
ha
ancora
quindici
anni
di
vita
,
ma
che
sembra
ormai
alla
quasi
totalità
degl
'
italiani
la
sola
forma
statale
concepibile
,
sì
che
se
molti
altri
ritorni
del
passato
sono
da
temere
,
quello
al
capo
dello
Stato
che
è
tale
solo
perché
appartiene
ad
una
certa
famiglia
,
sia
tra
i
più
impensabili
.
Se
nutro
scarsa
simpatia
per
certi
monarchici
,
più
persuasi
che
mai
che
la
monarchia
non
ritornerà
,
senza
nessun
legame
con
la
tradizione
sabauda
,
senza
nessun
desiderio
di
provocare
crisi
di
regime
,
ma
che
costruiscono
piccoli
partiti
con
lo
stesso
accorgimento
con
cui
in
seno
alle
grandi
anonime
si
possono
creare
gruppi
omogenei
,
che
possedendo
un
dieci
per
cento
,
anche
meno
,
delle
azioni
,
possono
negoziare
un
apporto
decisivo
nelle
assemblee
-
questi
monarchici
piemontesi
,
tutti
volti
ancora
alle
glorie
sabaude
,
oltre
Vittorio
Emanuele
II
a
Vittorio
Amedeo
,
ad
Emanuele
Filiberto
,
mi
sono
veramente
simpatici
.
Così
come
a
Croce
finivano
di
essere
cari
gli
ultimi
nostalgici
borbonici
,
e
recensiva
con
qualche
compiacimento
un
dimenticato
romanzo
di
Amilcare
Lauria
,
che
raffigurava
due
antichi
ufficiali
di
Ferdinando
II
,
mai
riconciliati
con
l
'
Italia
,
ma
che
si
entusiasmavano
e
commuovevano
leggendo
sui
giornali
degli
eroismi
e
dei
sacrifici
italiani
nello
scontro
di
Dogali
.
In
un
mondo
ove
tutti
guardano
all
'
avvenire
e
dimenticano
ciò
ch
'
è
alle
spalle
(
salvo
per
la
piccola
parte
in
cui
glorie
o
rancori
siano
ancora
merce
utilizzabile
)
,
ove
il
disinteresse
delle
masse
per
la
storia
è
generale
,
a
chi
ritiene
che
questo
disinteresse
sia
imbarbarimento
non
può
dispiacere
certo
tenace
attaccamento
al
passato
.
Il
tricolore
!
Quando
io
nascevo
c
'
erano
ancora
,
particolarmente
a
Roma
e
nell
'
antico
Stato
pontificio
,
delle
famiglie
che
lo
rifiutavano
;
in
certi
palazzi
dell
'
aristocrazia
nera
non
apparve
che
con
1'11
febbraio
1929;
in
altri
una
prima
timida
apparizione
l
'
aveva
fatta
nel
1915
.
Nella
stessa
Torino
del
cinquantenario
sembrava
grosso
ardimento
che
qualche
istituto
religioso
,
dinanzi
alle
cui
finestre
sfilavano
cortei
,
l
'
inalberasse
.
Ma
nessun
confronto
con
ciò
ch
'
era
seguito
in
Francia
,
dove
per
un
buon
secolo
,
fino
alla
prima
guerra
mondiale
,
erano
rimasti
tenaci
gli
astii
contro
il
tricolore
;
dove
ancora
intorno
al
1890
vecchie
damigelle
chiuse
negli
aviti
castelli
di
provincia
guardavano
con
sbigottimento
i
nipoti
che
militavano
sotto
il
tricolore
;
il
conte
di
Chambord
aveva
rinunciato
al
trono
piuttosto
che
accettarlo
;
nella
striscia
rossa
del
suo
drappo
aristocratici
e
legittimisti
scorgevano
ancora
tutto
il
sangue
versato
dalla
Rivoluzione
francese
.
In
Italia
è
apparso
segno
di
convergenza
;
quando
ancora
non
era
ammesso
in
chiesa
e
nelle
processioni
,
i
circoli
cattolici
adornavano
con
nastri
tricolori
i
loro
stendardi
bianchi
od
azzurri
;
il
partito
comunista
lo
accettò
senza
esitare
,
sia
pure
affiancato
alla
bandiera
rossa
del
proletariato
mondiale
.
Il
fascismo
ebbe
senso
politico
sufficiente
per
comprendere
che
non
era
il
caso
di
modificare
la
bandiera
;
nello
stemma
dello
Stato
furono
inseriti
i
fasci
littori
;
la
bandiera
rimase
inalterata
.
Si
sovvertivano
tutte
le
istituzioni
,
l
'
eredità
risorgimentale
era
tutta
dispersa
,
ma
si
avvertiva
che
nei
cuori
degl
'
italiani
ancora
viveva
,
che
occorreva
celare
quanto
possibile
quella
dispersione
,
almeno
agli
occhi
dei
semplici
,
non
toccare
ai
simboli
.
Saggiamente
la
Repubblica
non
appose
sul
tricolore
né
berretti
frigi
,
né
croci
,
né
spade
,
né
libri
,
né
falci
;
volle
fosse
la
bandiera
di
tutti
.
E
tale
deve
restare
;
la
concessione
che
auspico
è
per
un
giorno
di
rievocazione
del
passato
;
non
dovrebbe
aprire
la
via
all
'
uso
di
due
bandiere
.
Certo
,
non
è
una
bandiera
,
non
un
simbolo
,
che
può
attenuare
le
divisioni
profonde
,
il
modo
radicalmente
diverso
di
guardare
alle
mète
da
raggiungere
,
al
nuovo
assetto
che
ci
si
deve
proporre
.
Un
abbraccio
in
un
giorno
di
festa
non
elimina
questi
distacchi
.
Può
solo
giovare
a
ricordare
,
anche
ai
più
remoti
da
ogni
senso
nazionalista
,
anche
a
chi
si
sente
cittadino
del
mondo
,
la
realtà
di
questa
famiglia
italiana
,
che
ha
suoi
problemi
,
sue
solidarietà
(
Torino
avverte
più
che
mai
,
attraverso
l
'
intensa
immigrazione
,
come
i
mali
di
altre
regioni
assurgano
a
mali
nazionali
,
come
certi
germi
infetti
allignino
più
prosperosi
in
un
tessuto
più
ricco
:
ingenua
e
fallace
speranza
,
quella
che
basti
il
benessere
economico
a
stroncare
certe
malattie
sociali
)
.
Anche
il
cittadino
del
mondo
che
sia
uomo
di
buona
volontà
comincerà
a
cercar
di
fare
il
bene
tra
coloro
cui
è
vicino
,
di
ripulire
il
giardinetto
della
sua
casa
.
Non
si
risolve
alcun
problema
con
abbracci
e
con
oblii
;
occorre
però
ben
distinguere
le
nostalgie
cui
non
possiamo
aderire
ma
che
non
recano
in
sé
alcun
pericolo
per
l
'
indomani
,
da
correnti
d
'
idee
gravide
di
minacce
,
soprattutto
da
quei
movimenti
irrazionalistici
,
fondati
sul
culto
della
razza
o
del
sangue
,
sulla
esaltazione
della
violenza
,
suscettibili
di
minare
il
mondo
della
ragione
,
del
lavoro
pacifico
,
che
ci
sforziamo
di
edificare
.
Mi
sembra
che
la
Repubblica
abbia
dato
segno
di
non
essere
afflitta
dai
complessi
d
'
inferiorità
,
dai
timori
senza
perché
,
che
troppa
parte
hanno
avuto
ed
hanno
nella
trama
della
vita
italiana
,
non
volendo
dimenticare
nelle
manifestazioni
,
nei
discorsi
del
centenario
,
l
'
apporto
che
diede
la
monarchia
alla
formazione
della
unità
.
I
sintetici
ed
equilibrati
articoli
di
Salvatorelli
hanno
rappresentato
il
giusto
terreno
su
cui
ci
si
deve
porre
.
I
riconoscimenti
del
passato
non
possono
avere
alcun
peso
sulla
realtà
del
presente
e
dell
'
avvenire
.
Tanto
più
,
come
nel
caso
,
quando
non
danno
vita
a
miti
;
se
Napoleone
ed
in
una
certa
misura
anche
Luigi
XIV
possono
essere
ombre
che
oltr
'
Alpe
déstino
qualche
apprensione
,
è
perché
il
predominio
del
potere
militare
,
la
divinizzazione
di
un
uomo
,
l
'
accentramento
dello
Stato
nelle
mani
di
uno
solo
,
costituiscono
pericoli
sempre
incombenti
.
La
figura
del
Re
Galantuomo
non
può
essere
invocata
a
dare
lustro
ad
alcuna
concezione
illiberale
,
ad
approntare
giustificazioni
storiche
a
qualsiasi
colpo
di
mano
ai
danni
della
legalità
democratica
.
Per
questo
,
mi
auguro
che
sia
concesso
ai
monarchici
piemontesi
,
per
la
celebrazione
torinese
del
centenario
,
quel
che
domandano
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Ortolani
,
il
caso
che
lei
cita
è
senza
dubbio
vero
.
Risulta
anche
a
me
che
subito
dopo
la
liberazione
il
Partito
socialista
era
pieno
di
comunisti
in
servizio
comandato
.
Probabilmente
ce
ne
sono
ancora
.
Ma
questo
non
è
certo
il
caso
di
Lombardi
,
personaggio
rovinoso
,
annunciatore
di
tempeste
,
che
ha
provocato
un
mare
di
guai
con
la
sua
tenace
pretesa
di
applicare
le
sue
astratte
utopie
a
una
realtà
che
vi
si
ribella
;
ma
di
specchiata
onestà
,
in
buona
fede
,
e
perfino
privo
di
ambizioni
di
potere
.
Quanto
a
De
Martino
,
considerandolo
un
traditore
,
lei
lo
sopravvaluta
.
Per
tradire
ci
vuole
un
cinismo
ma
anche
un
'
intelligenza
,
di
cui
questo
sonnolento
bonzo
non
ha
mai
dato
segno
.
Che
non
sia
un
vero
socialista
,
lo
penso
anch
'
io
.
Ma
nemmeno
un
comunista
.
E
solo
l
'
ultimo
scampolo
di
quel
Partito
d
'
azione
,
i
cui
naufraghi
,
ad
eccezione
di
La
Malfa
,
hanno
appestato
tutti
i
partiti
in
cui
si
sono
accasati
.
Bisogna
però
dire
che
quello
socialista
si
è
mostrato
il
più
congeniale
al
contagio
per
la
sua
mancanza
di
un
sicuro
ancoraggio
ideologico
e
per
le
sue
endemiche
risse
e
divisioni
interne
.
Ci
sarebbe
un
lungo
discorso
da
fare
sull
'
ostinato
rifiuto
di
questo
partito
a
costruirsi
una
dottrina
indipendente
da
quella
del
Pci
-
come
hanno
fatto
tutti
gli
altri
socialismi
europei
-
,
che
fu
il
tormento
dei
suoi
uomini
migliori
,
i
Turati
,
i
Treves
,
i
Momigliano
,
e
a
lasciare
sempre
il
passo
a
quelli
peggiori
.
Ma
stiamo
all
'
attualità
.
Craxi
ha
tentato
di
dare
al
Psi
una
sua
autonomia
culturale
e
strategica
.
Finché
si
è
trattato
della
prima
,
i
suoi
avversari
lo
hanno
lasciato
fare
:
non
per
convinzione
,
credo
,
ma
per
totale
sordità
a
questo
genere
di
cose
:
per
loro
,
che
il
socialismo
italiano
ripudi
Lenin
per
adottare
Proudhon
non
è
un
problema
serio
,
anche
perché
probabilmente
non
conoscono
né
l
'
uno
né
l
'
altro
.
Ma
quando
si
è
trattato
di
tradurre
sul
piano
concreto
l
'
autonomia
dai
comunisti
,
sono
tornati
a
litigare
e
a
dividersi
rivelando
la
solita
e
ormai
storica
indecisione
a
tutto
.
Non
so
se
Craxi
abbia
commesso
,
sul
piano
tattico
,
degli
errori
,
come
alcuni
gli
rimproverano
.
Secondo
me
,
il
vero
errore
lo
ha
commesso
iscrivendosi
a
quel
partito
e
illudendosi
di
poterne
fare
qualcosa
di
coerente
,
efficiente
e
modernamente
europeo
.
Lo
dico
con
tristezza
perché
una
liberal
-
democrazia
coi
socialisti
vive
male
,
ma
senza
i
socialisti
non
vive
affatto
.
Ed
è
questo
che
dapprincipio
non
capirono
alcuni
nostri
lettori
che
scambiarono
per
una
nostra
conversione
al
socialismo
(
figuriamoci
!
)
quello
che
era
invece
l
'
interesse
di
un
vero
liberale
(
Giolitti
e
De
Gasperi
insegnino
)
ad
avere
come
interlocutore
e
dirimpettaio
un
partito
socialista
con
cui
si
potesse
ragionare
.
I
soliti
sogni
,
purtroppo
.
Ma
quali
altri
possiamo
fare
?
StampaQuotidiana ,
L
Amministrazione
delle
ferrovie
meridionali
ha
disposto
degli
studi
per
mettere
in
servizio
quanto
prima
sulle
linee
calabro
-
sicule
,
delle
vetture
a
letto
,
di
cui
fin
qui
si
è
lamentata
la
mancanza
su
queste
strade
ferrate
.
StampaQuotidiana ,
Meina
,
30
luglio
,
notte
-
Thomas
Mann
,
premio
Nobel
per
la
letteratura
,
era
oggi
a
Meina
,
ospite
dell
'
editore
Mondadori
.
È
un
uomo
alto
,
coi
capelli
corti
e
divisi
da
una
scriminatura
a
sinistra
,
d
'
aspetto
assai
più
giovane
dei
72
anni
che
ha
,
tanto
che
non
mi
sembra
molto
diverso
dal
ritratto
che
ne
vidi
quasi
vent
'
anni
fa
.
È
signore
nei
modi
e
sicuro
nella
conversazione
anche
sotto
i
lampi
di
magnesio
dei
fotografi
e
i
lampi
di
quelle
domande
un
po
'
disordinate
e
un
po
'
improvvisate
che
fanno
i
giornalisti
.
Ma
quando
nel
rispondere
è
troppo
impulsivo
e
oltrepassa
il
limite
di
prudenza
in
dichiarazioni
alla
stampa
,
interviene
la
moglie
,
vigile
e
cortese
a
richiamarlo
.
Anche
i
premi
Nobel
hanno
infatti
bisogno
di
una
buona
moglie
.
Thomas
Mann
parla
preferibilmente
in
tedesco
,
sebbene
conosca
anche
l
'
inglese
,
il
francese
e
qualcosa
d
'
italiano
.
Gli
abbiamo
chiesto
,
quasi
per
scherzo
,
d
'
indicarci
i
nomi
dei
tre
scrittori
europei
viventi
che
giudica
più
importanti
.
Ha
risposto
:
«G.B
.
Shaw
,
André
Gide
»
.
Ma
il
terzo
non
riusciva
a
trovarlo
.
Infine
si
è
deciso
,
e
ha
concluso
candidamente
:
«
Il
terzo
sono
io
»
.
Aveva
ragione
,
ed
anzi
io
metterei
il
suo
nome
al
primo
posto
.
Né
può
dispiacere
la
risposta
,
se
viene
dall
'
autore
dei
Buddenbrook
,
della
Montagna
incantata
e
della
quadrilogia
Giuseppe
e
i
suoi
fratelli
.
D
'
altra
parte
,
Mann
è
troppo
vicino
,
per
affinità
elettiva
,
al
Goethe
che
disse
una
volta
:
«
Solo
gli
straccioni
sono
modesti
»
,
per
non
avere
il
coraggio
di
simili
candori
.
È
lo
scrittore
moderno
che
più
estesamente
e
più
coerentemente
ha
lavorato
;
e
anche
questa
sua
sicurezza
di
non
sbagliare
è
goethiana
.
E
anche
il
suo
amore
del
reale
come
vero
ideale
.
Credo
che
una
delle
soddisfazioni
della
sua
vita
sia
stato
l
'
incidente
che
nel
1933
toccò
ai
figli
Erika
e
Klaus
,
i
quali
furono
arrestati
per
errore
a
Stoccolma
nelle
medesime
circostanze
in
cui
egli
aveva
fatto
arrestare
il
protagonista
del
romanzo
Tonio
Kroeger
:
perché
un
romanziere
come
lui
inventa
,
sì
,
ma
inventa
la
vita
reale
.
In
quel
medesimo
libro
,
quarant
'
anni
fa
,
Mann
dichiarava
il
proprio
amore
per
tutto
ciò
che
è
umano
,
vivente
,
abituale
,
per
gli
esseri
chiari
,
felici
,
amabili
;
e
con
ciò
si
professava
scrittore
borghese
.
Gli
ho
domandato
dunque
,
bruscamente
,
se
oggi
si
professa
ancora
come
in
quel
tempo
di
giovinezza
.
«
No
»
ha
risposto
.
«
Ho
visto
molte
sofferenze
;
ed
oggi
il
mio
pensiero
va
verso
l
'avvenire.»
«
Ma
»
gli
ho
osservato
«
anche
nel
1932
egli
guardava
all
'
avvenire
,
ancora
nel
nome
della
borghesia
,
poiché
,
in
un
discorso
su
Goethe
,
invitava
la
borghesia
a
staccarsi
dai
sentimentalismi
,
ad
assumere
le
proprie
responsabilità
e
a
volgersi
coraggiosamente
al
domani
,
se
non
voleva
perdersi
.
»
«
Crede
»
ho
insistito
«
che
la
borghesia
abbia
oggi
assunto
le
sue
responsabilità
e
si
sia
volta
all
'
avvenire
?
»
«
No
»
ha
risposto
;
ed
era
malinconico
.
«
La
borghesia
si
è
perduta
nel
fascismo
e
nel
nazismo
.
»
Era
un
giudizio
duro
;
forse
troppo
.
Ma
l
'
esilio
e
le
delusioni
hanno
indurito
i
giudizi
di
quest
'
uomo
.
Soprattutto
verso
il
proprio
Paese
egli
è
aspro
.
Ricordo
la
lettera
aperta
che
,
nel
1945
,
egli
rivolse
allo
scrittore
tedesco
Walter
von
Molo
,
dal
quale
era
stato
invitato
a
rientrare
in
Germania
per
aiutare
il
Paese
con
l
'
azione
e
con
il
consiglio
.
Mann
ripudiava
l
'
antica
patria
che
lo
aveva
perseguitato
,
e
dichiarava
il
proprio
affetto
verso
gli
Stati
Uniti
,
dei
quali
era
diventato
cittadino
.
Ma
poi
,
nell
'
ultima
parte
della
lettera
,
lo
sopraffacevano
sentimenti
incancellabili
,
e
la
nostalgia
,
e
il
dolore
.
Oggi
conferma
quei
giudizi
:
con
la
medesima
nostalgia
sottaciuta
.
Ma
,
venuto
in
Europa
,
non
metterà
piede
in
Germania
,
non
rivedrà
la
sua
Lubecca
.
Da
Meina
andrà
a
Zurigo
;
poi
in
Olanda
,
e
s
'
imbarcherà
per
tornare
in
California
dove
lo
aspettano
i
figli
,
i
nipoti
,
i
generi
,
tra
i
quali
ultimi
è
G.A.
Borgese
.
Il
rancore
è
troppo
forte
perché
egli
possa
godere
la
commozione
del
ritorno
.
Non
ha
potuto
vivere
con
la
felicità
del
suo
Goethe
.
Dal
1933
è
un
esiliato
;
lui
,
nato
da
signori
,
per
vivere
da
signore
.
E
la
sua
voce
sottintende
ancora
la
domanda
che
egli
scrisse
in
fine
alla
Montagna
incantata
,
accomiatandosi
dal
protagonista
Giovanni
Castorp
allontanato
verso
il
ferro
,
il
fuoco
e
il
fango
della
prima
guerra
mondiale
:
«
Da
questa
festa
mondiale
della
morte
,
da
questo
delirio
che
incendia
intorno
a
noi
la
notte
piovosa
,
sorgerà
un
giorno
l
'
amore
?
»
.
Ma
,
dopo
la
seconda
festa
mondiale
della
morte
,
la
domanda
è
debole
,
senza
speranza
.
Mann
è
stato
,
come
tutti
,
sconfitto
.
StampaQuotidiana ,
Non
ho
alcuna
riluttanza
,
caro
Possenti
,
ad
affrontare
il
«
caso
Bocca
»
.
E
'
vero
:
in
altri
tempi
gli
articoli
,
le
prese
di
posizione
,
gli
atteggiamenti
di
Bocca
servirono
da
avallo
alle
tesi
di
aspiranti
rivoluzionari
che
non
sapevano
quel
che
volevano
,
ma
lo
volevano
subito
.
Quando
lei
ci
si
arrabbiava
mi
ci
arrabbiavo
anch
'
io
,
per
motivi
generali
e
per
motivi
personali
.
Del
giornalista
avevo
sempre
ammirato
la
capacità
e
l
'
efficacia
,
dell
'
uomo
avevo
sempre
stimato
la
indiscussa
probità
:
e
non
sapevo
darmi
pace
nel
vedere
queste
qualità
,
così
rare
nel
panorama
intellettuale
italiano
,
messe
al
servizio
di
cause
sbagliate
.
«
Bastian
contrario
»
per
istinto
e
per
scelta
,
Bocca
portava
acqua
,
senza
volerlo
,
al
mulino
della
faciloneria
populista
,
e
copriva
con
la
sua
autorevolezza
onesta
le
più
spregiudicate
manovre
di
molti
furbastri
.
Tutto
questo
non
l
'
ho
dimenticato
.
Ma
non
ho
neppure
dimenticato
,
e
non
dimentico
,
che
Bocca
ad
un
certo
punto
guardò
attorno
a
sé
,
e
constatò
da
chi
fosse
composto
,
e
verso
quali
traguardi
stesse
marciando
l
'
esercito
,
smisuratamente
ingrossato
,
che
issava
stendardi
con
i
suoi
slogans
e
con
le
sue
denunce
.
La
compagnia
non
gli
piacque
.
Era
troppo
becera
e
troppo
numerosa
,
per
i
suoi
gusti
.
E
mirava
a
traguardi
assai
diversi
da
quelli
che
egli
aveva
indicato
,
magari
idealizzandoli
ingenuamente
.
Si
era
battuto
contro
il
grigio
conformismo
democristiano
,
e
stava
per
essere
travolto
da
un
altro
conformismo
,
meno
molle
,
meno
tollerante
,
meno
bonario
.
Voleva
maggiori
libertà
,
e
assisteva
allo
spettacolo
di
una
intolleranza
violenta
,
nelle
università
e
nelle
piazze
.
Predicava
una
società
austera
,
rigorosa
,
ed
aveva
aiutato
a
far
trionfare
il
facilismo
,
il
rifiuto
del
lavoro
,
il
disordine
,
la
demagogia
prepotente
.
Aveva
puntato
l
'
indice
contro
il
terrorismo
fascista
,
e
assisteva
con
sgomento
al
proliferare
delle
Br
,
dei
Nap
,
insomma
del
«
partito
armato
»
rosso
.
Di
fronte
a
questa
realtà
Bocca
non
ha
chiuso
gli
occhi
;
non
ha
avuto
paura
di
restare
isolato
,
e
di
essere
di
nuovo
,
come
vuole
la
sua
vocazione
,
minoritario
.
Ha
riconosciuto
i
suoi
errori
senza
invocare
scusanti
o
attenuanti
,
ha
deplorato
le
degenerazioni
che
le
sue
idee
avevano
subìto
,
ha
sacrificato
una
popolarità
facile
al
rispetto
della
verità
.
La
sua
conversione
è
venuta
prima
che
il
partito
comunista
desse
ad
essa
il
«
placet
»
,
e
non
è
mai
stata
-
né
è
ora
-
in
sintonia
con
le
parole
d
'
ordine
di
Berlinguer
.
Bocca
ha
«
rifluito
»
prima
che
«
rifluisse
»
la
massa
degli
opportunisti
.
Il
suo
verbo
,
in
anni
passati
osannato
,
è
ora
esecrato
nelle
grandi
e
piccole
sagrestie
dell
'
ultrasinistra
.
Ammetto
senz
'
altro
che
in
un
certo
momento
Bocca
sia
stato
un
«
utile
intelligente
»
.
Ma
ora
,
restando
intelligente
,
non
è
più
utile
,
anzi
è
dannoso
ai
propalatori
di
luoghi
comuni
,
di
dogmi
prefabbricati
,
di
bugie
comode
.
Categoria
alla
quale
invece
appartengono
gli
«
utili
intelligenti
»
della
nostra
inchiesta
.
Io
riconosco
a
tutti
il
diritto
di
sbagliare
.
Ne
ho
fatto
uso
anch
'
io
e
non
me
ne
vergogno
.
Riconosco
anche
il
diritto
ai
ravvedimenti
,
purché
non
coincidano
platealmente
con
i
propri
interessi
,
con
la
propria
carriera
,
con
le
indicazioni
del
«
potere
»
presente
o
supposto
,
magari
a
torto
,
prossimo
venturo
.
Di
questi
peccati
e
di
queste
ipocrisie
Bocca
non
può
essere
sospettato
.
Merita
sempre
rispetto
:
quando
è
d
'
accordo
con
noi
e
quando
non
lo
è
.
Detto
questo
,
dobbiamo
aggiungere
che
incombe
,
su
Bocca
,
e
su
noi
che
gli
siamo
amici
,
un
grave
pericolo
.
Poiché
il
«
riflusso
»
trionfa
,
la
ragione
si
apre
un
varco
nella
dissennatezza
,
la
moderazione
è
di
moda
-
anche
per
merito
dell
'
ultimo
Bocca
-
c
'
è
il
rischio
di
vederlo
ripiombare
nella
contestazione
,
nauseato
dai
troppi
consensi
,
avvilito
dal
numero
e
dalla
qualità
di
coloro
che
abbracciano
il
suo
nuovo
corso
.
Per
farlo
restare
dov
'
è
,
il
migliore
sistema
è
di
continuare
a
dirgli
che
ha
torto
.
StampaQuotidiana ,
Da
alcune
settimane
corre
sulla
strada
ferrata
da
Londra
a
Brighton
un
treno
rapido
composto
da
una
serie
di
salotti
e
di
camere
ammobigliate
con
molta
eleganza
,
illuminate
a
luce
elettrica
.
Il
viaggiatore
può
passeggiare
da
capo
a
fondo
il
treno
,
nel
quale
si
trovano
sale
di
lettura
,
fumoir
,
restaurant
,
gabinetto
di
toeletta
,
tutto
insomma
come
in
un
albergo
di
prim
'
ordine
.
L
'
illuminazione
s
'
ottiene
col
mezzo
di
ottanta
accumulatori
Faure
,
posti
alle
due
estremità
del
treno
e
di
lampade
Edison
distribuite
nei
vagoni
.
Gli
accumulatori
si
caricano
ogni
sera
alla
stazione
Vittoria
,
servendosi
di
una
piccola
macchina
dinamo
elettrica
.
Una
manovella
che
può
mettere
in
comunicazione
le
lampade
con
gli
accumulatori
o
interruttori
,
o
interrompere
la
corrente
permette
di
accendere
o
spegnere
a
volontà
ed
istantaneamente
le
lampade
,
ciascuna
delle
quali
è
munita
di
un
apparecchio
speciale
con
cui
si
può
isolarla
dal
circuito
e
quindi
spegnerla
o
accenderla
come
meglio
piace
.