StampaQuotidiana ,
Gatto
in
mongolfiera
ha
cominciato
ieri
il
Giro
della
Lombardia
Le
bandierine
rosse
che
sventolavano
sulla
macchina
della
carovana
nelle
tredici
tappe
del
"
Giro
del
Veneto
"
sono
ormai
due
cimeli
che
appartengono
alla
storia
.
Il
vento
le
ha
consumate
ogni
giorno
,
le
ha
strappate
,
bucate
:
sono
due
bandiere
vecchie
che
onorano
i
capitani
ritornati
vittoriosi
da
una
battaglia
.
Fortini
ne
è
orgoglioso
e
alla
partenza
per
il
"
Giro
della
Lombardia
"
ha
voluto
ancora
spiegarle
accanto
alle
nuove
.
In
questo
giorno
di
riposo
il
nostro
omnibus
è
entrato
in
cantiere
impolverato
,
pesto
,
carico
di
stampa
e
di
doni
e
di
valige
:
ne
è
uscito
lindo
e
pavesato
come
una
nave
pronta
per
il
varo
.
E
c
'
è
stata
la
rottura
della
bottiglia
di
rito
:
abbiamo
sturato
una
bottiglia
di
vino
friulano
che
ci
regalarono
i
compagni
di
Cividale
.
Vino
da
dei
;
lo
ha
assaggiato
anche
Gavroche
leccandosi
i
baffi
.
Il
Veneto
è
lontano
con
i
suoi
fiumi
,
con
le
sue
montagne
,
con
i
suoi
laghi
,
con
le
sue
piccole
cariche
di
storia
:
e
ci
aspetta
la
Lombardia
che
tra
poche
ore
saluteremo
a
Morbegno
nel
nome
dell
'
Adda
.
Le
condizioni
di
salute
dei
componenti
della
carovana
sono
discrete
:
Fortini
ieri
ha
scritto
a
Roma
alla
moglie
una
lettera
di
dodici
pagine
,
Regi
ha
passato
la
serata
a
Baggio
,
in
famiglia
,
Gatto
ha
studiato
il
percorso
,
e
Gavroche
se
ne
è
stato
sulle
guglie
del
Duomo
per
tutto
il
pomeriggio
.
Alla
sera
ha
preso
parte
a
un
piccolo
ricevimento
offerto
dai
bambini
della
Bovisa
.
Invitato
a
parlare
ha
detto
che
egli
si
augura
che
in
Lombardia
i
compagni
gli
stiano
preparando
almeno
le
montagne
russe
.
«
Per
fortuna
che
i
pioppi
sono
più
alti
dei
campanili
-
egli
ha
detto
-
altrimenti
con
tanta
pianura
rischierei
di
non
veder
nulla
o
sarei
costretto
a
starmene
sempre
in
aria
come
un
'
anima
del
purgatorio
»
.
Questo
è
di
necessità
un
bollettino
scritto
in
fretta
:
quanto
tempo
ci
vuole
per
armare
una
carovana
di
tutto
punto
!
Le
esperienze
ci
hanno
consigliato
di
rendere
più
efficiente
la
nostra
organizzazione
,
più
ricco
il
nostro
bagaglio
di
sorprese
.
Persino
Gavroche
ha
fatto
le
bizze
volendo
che
noi
portassimo
con
noi
una
piccola
mongolfiera
.
L
'
ha
battezzata
col
nome
di
Cicirinella
,
nel
ricordo
di
una
vecchia
canzone
di
tre
secoli
fa
ch
'
egli
ricorda
benissimo
.
Ulisse
,
ha
firmato
il
lasciapassare
che
dà
via
libera
al
primo
naviglio
della
nostra
flotta
e
ha
attaccato
a
Gavroche
sul
largo
pettorale
della
camicia
un
'
aquila
d
'
alluminio
,
leggera
perché
non
precipiti
di
sotto
.
Fortini
non
s
'
è
ancora
persuaso
che
il
suo
omnibus
oltre
che
libreria
,
arengo
,
cabina
di
proiezione
,
osservatorio
,
orchestra
e
mangiastrada
,
sia
diventato
un
hangar
.
Gavroche
gli
ha
spiegato
che
Cicirinella
non
servirà
tanto
a
lui
che
in
cielo
se
ne
può
andare
quando
vuole
con
una
semplice
alzata
di
braccia
,
quanto
a
noi
,
poveri
uomini
costretti
a
stare
coi
piedi
per
terra
.
«
Immaginate
che
effetto
a
scendere
nella
piazza
di
Castiglione
con
la
nostra
mongolfiera
?
»
.
A
buon
conto
Fortini
è
entrato
da
un
ottico
e
comprare
un
piccolo
cannocchiale
.
«
Perché
non
scriviamo
a
Walter
?
?
ha
detto
Regi
-
Sarà
l
'
astronomo
della
carovana
»
.
Partiremo
da
piazza
Cavour
come
comuni
mortali
,
ma
già
sul
viale
Monza
saremo
gli
"
argonauti
"
di
cui
tutti
parlano
e
che
hanno
già
storia
e
leggenda
sulle
spalle
.
Gavroche
è
ansioso
di
scoprire
l
'
Adda
e
«
quel
ramo
del
lago
di
Como
che
volge
a
mezzogiorno
»
.
Quando
entrerà
in
Valtellina
,
nella
povera
regione
dove
gli
asini
portano
la
terra
sulle
montagne
,
in
quel
cielo
sempre
rosato
,
accenderà
una
grande
stella
rossa
per
chiamare
tutti
i
contadini
alla
grande
festa
di
Morbegno
dove
gli
operai
saranno
ad
attenderlo
.
Forse
dallo
Stelvio
scenderanno
i
grandi
e
vecchi
pastori
del
cielo
.
StampaQuotidiana ,
Consentiteci
di
iniziare
questa
nota
con
un
avvertimento
personale
:
a
poche
ore
,
si
può
dire
,
dalla
caduta
del
senatore
Fanfani
noi
ci
sentiamo
sfiniti
come
una
puerpera
.
Che
doglie
,
che
fatica
.
Ma
adesso
che
il
segretario
della
DC
se
ne
è
andato
,
ci
permetta
di
dirgli
,
senza
il
benché
minimo
malanimo
(
glielo
assicuriamo
sinceramente
)
che
il
suo
insuccesso
dipende
principalmente
dalla
sua
ostinazione
nel
voler
fare
un
mestiere
al
quale
è
negato
:
quello
della
politica
.
Il
senatore
Fanfani
,
perché
non
riconoscerlo
?
,
di
politica
non
se
ne
intende
proprio
.
Non
sente
il
tempo
,
non
fiuta
l
'
aria
,
non
vede
le
ombre
,
non
avverte
i
cigolii
,
e
,
ciò
che
è
ancor
più
grave
in
queste
condizioni
,
si
alza
presto
.
Stesse
a
letto
a
lungo
,
potrebbe
sempre
dire
:
«
Sapete
,
dormivo
...
»
.
Invece
era
già
in
piedi
prima
dell
'
alba
e
non
s
'
è
accorto
di
nulla
.
È
proprio
che
gli
manca
la
vocazione
.
Questa
prima
parte
del
Consiglio
democristiano
,
che
è
in
più
volumi
come
i
romanzi
di
Dumas
,
ci
ha
offerto
due
occasioni
:
la
prima
,
di
constatare
che
con
tutto
ciò
che
se
ne
è
detto
,
Fanfani
non
è
il
peggiore
tra
i
suoi
.
Per
quanto
sembri
incredibile
,
nella
dirigenza
DC
c
'
è
di
peggio
.
La
seconda
,
di
consolarci
pensando
che
il
senatore
Fanfani
ha
sempre
la
risorsa
della
pittura
,
alla
quale
la
politica
indebitamente
lo
sottraeva
.
Egli
è
uno
dei
rarissimi
democristiani
,
se
non
l
'
unico
,
per
il
quale
,
dopo
la
caduta
,
non
si
pone
la
domanda
che
è
diventata
ormai
un
motto
del
partito
di
maggioranza
:
«
E
adesso
dove
lo
mettiamo
?
»
.
Pensate
che
persino
l
'
on.
Emilio
Colombo
,
caduto
da
presidente
del
Consiglio
,
pur
di
farlo
qualche
cosa
lo
hanno
rifatto
ministro
del
Tesoro
,
una
cosa
che
lo
riguarda
come
alla
Fracci
il
sollevamento
pesi
.
Il
senatore
,
dunque
,
se
vuol
darci
retta
,
si
rimetta
a
fare
il
pittore
,
ma
scelga
la
pittura
figurativa
.
Ci
piacerebbe
che
il
suo
geniale
pennello
ci
donasse
Il
Butini
desnudo
,
o
una
Natura
morta
con
Pasquarelli
o
un
Cresci
e
il
lecca
-
lecca
,
ma
intanto
che
il
senatore
dipinge
nella
pace
di
Camaldoli
dove
si
è
più
vicini
a
Dio
(
anche
quella
di
Dio
è
una
posizione
non
priva
di
inconvenienti
)
,
noi
vorremmo
ripetere
qui
,
per
le
maggiori
compagnie
di
assicurazione
,
la
proposta
che
abbiamo
già
formulato
per
un
giornale
milanese
:
la
creazione
di
una
«
Polizza
Fanfani
»
,
contro
i
rischi
del
ritorno
del
senatore
.
Con
ciò
non
pretendiamo
di
essere
fuori
da
ogni
pericolo
,
dal
momento
che
pare
venuto
il
momento
dei
dorotei
,
e
tutti
sanno
che
ce
n
'
è
qualcuno
tra
loro
sospettato
,
fortunatamente
soltanto
sospettato
,
di
avere
l
'
hobby
della
fiamma
ossidrica
.
StampaQuotidiana ,
Nella
«
Lettera
aperta
»
che
l
'
Esecutivo
del
P
.
d
'
A
.
per
l
'
Alta
Italia
ha
recentemente
indirizzato
ai
Partiti
aderenti
al
CLNAI
le
possibilità
nuove
ed
i
compiti
urgenti
,
che
gli
sviluppi
della
situazione
pongono
di
fronte
al
CLNAI
,
sono
prospettati
su
di
una
linea
rispondente
a
quella
che
il
nostro
Partito
da
tempo
ha
propugnato
e
propugna
nella
sua
azione
politica
o
generale
,
come
in
quella
specifica
svolta
in
seno
al
CLN
.
Nelle
sue
proposte
,
volte
al
rafforzamento
dei
poteri
e
dell
'
efficienza
del
CLNAI
il
P
.
d
'
A
.
dichiara
di
ispirarsi
ai
princìpi
e
ai
metodi
di
una
democrazia
progressiva
:
e
il
nostro
Partito
,
che
di
questi
princìpi
e
di
questi
metodi
è
stato
,
sin
dalla
costituzione
del
CLN
,
il
convinto
e
deciso
assertore
,
è
lieto
di
constatare
come
nuove
forze
del
movimento
di
liberazione
intendano
oggi
far
convergere
i
loro
sforzi
in
questo
senso
democratico
,
unitario
,
costruttivo
,
nel
quale
tutta
l
'
azione
del
nostro
Partito
è
stata
ed
è
indirizzata
.
L
'
esperienza
di
un
anno
di
lotta
di
liberazione
e
di
attività
del
CLNAI
,
l
'
analisi
dei
compiti
nuovi
ed
urgenti
che
gli
sviluppi
della
situazione
gl
'
impongono
,
induce
ora
anche
il
P
.
d
'
A
.
a
riconoscere
ed
a
prospettare
nella
prima
parte
della
sua
«
Lettera
aperta
»
le
insufficienze
di
un
CLN
concepito
come
pura
e
semplice
coalizione
di
Partiti
,
privo
di
organi
di
lavoro
per
affrontare
il
governo
delle
regioni
dell
'
Italia
occupata
,
privo
di
legami
con
le
grandi
organizzazioni
di
massa
,
privo
di
una
sua
rete
organizzata
di
collegamento
con
i
CLN
periferici
.
E
la
lettera
del
P
.
d
'
A
.
giustamente
rileva
che
,
di
fronte
al
collasso
del
vecchio
apparato
statale
burocratico
ed
autoritario
,
di
fronte
all
'
affermarsi
di
nuovi
organismi
democratici
,
di
nuove
organizzazioni
di
massa
unitarie
(
sindacali
,
giovanili
,
femminili
,
professionistiche
,
ecc
.
)
il
CLN
non
ha
sempre
saputo
riconoscere
che
questi
,
appunto
,
avrebbero
dovuto
essere
gli
strumenti
straordinari
dell
'
inquadramento
del
popolo
italiano
nella
vita
pubblica
e
nello
sforzo
militare
del
paese
,
sia
prima
che
dopo
la
liberazione
;
ma
tutt
'
al
più
ha
pensato
a
concedere
loro
una
rappresentanza
nel
futuro
CLN
legale
,
fermo
restando
che
l
'
amministrazione
del
Paese
sarebbe
avvenuta
solo
mediante
gli
organi
dello
stato
fascista
,
e
tutti
possono
constatarne
fin
d
'
oggi
l
'
impotenza
ed
il
progressivo
fatale
disfacimento
,
oltre
che
l
'
incapacità
ad
esprimere
la
volontà
di
rinnovamento
democratico
della
massa
.
Ma
un
anno
di
dure
battaglie
che
hanno
attratto
,
nell
'
Italia
occupata
,
milioni
di
italiani
nella
lotta
di
liberazione
,
ha
spezzato
in
realtà
ogni
quadro
preconcetto
che
volesse
limitare
la
iniziativa
e
l
'
attività
democratica
delle
masse
.
Perché
di
questa
iniziativa
e
di
questa
attività
il
CLNAI
potesse
divenire
l
'
espressione
e
la
guida
adeguata
,
si
rendeva
necessario
anzitutto
che
esso
si
articolasse
in
un
sistema
di
organismi
periferici
che
,
dalla
provincia
al
comune
,
al
villaggio
,
al
rione
,
alla
fabbrica
,
coordinassero
ed
indirizzassero
agli
obbiettivi
comuni
la
lotta
delle
masse
.
Su
questo
terreno
si
è
particolarmente
affermata
l
'
iniziativa
del
nostro
Partito
,
vincendo
esitazioni
e
resistenze
passive
che
non
possono
ancora
considerarsi
del
tutto
superate
.
Fin
dai
primi
mesi
di
quest
'
anno
così
,
la
Delegazione
del
nostro
Partito
proponeva
una
serie
di
misure
per
la
creazione
e
per
il
riconoscimento
,
per
il
potenziamento
degli
organismi
di
massa
periferici
del
CLNAI
;
e
dopo
lunghe
insistenze
esso
otteneva
che
queste
misure
fossero
adottate
dal
CLNAI
nelle
sue
istruzioni
e
diramate
in
circolare
del
2
giugno
1944
.
Molto
resta
da
fare
,
certo
in
questo
campo
;
ma
è
fuor
di
dubbio
che
,
attraverso
la
vasta
rete
dei
suoi
organismi
periferici
,
il
CLNAI
ha
acquistato
oggi
una
sensibilità
,
si
è
assicurato
una
possibilità
(
se
non
altro
)
di
direzione
effettiva
,
una
autorità
di
fronte
alle
masse
,
a
cui
esso
non
avrebbe
mai
potuto
pretendere
senza
questa
sua
più
democratica
articolazione
,
senza
questo
suo
più
largo
ed
intimo
contatto
con
le
masse
stesse
.
Ma
il
problema
di
rafforzamento
della
sostanza
democratica
e
dell
'
autorità
del
CLNAI
era
ed
è
ancora
condizionato
,
oltre
che
dal
necessario
ulteriore
perfezionamento
della
sua
struttura
organizzativa
periferica
da
un
effettivo
adeguamento
della
composizione
dei
suoi
organismi
alla
loro
funzione
di
direzione
unitaria
e
democratica
.
Nel
CLN
,
il
nostro
Partito
non
ha
mai
visto
e
non
vede
semplicemente
una
sorta
di
«
comitato
interpartiti
»
,
l
'
organo
di
una
momentanea
coalizione
di
Partiti
ai
fini
della
lotta
di
liberazione
.
La
situazione
particolare
in
cui
il
popolo
italiano
si
è
venuto
a
trovare
dopo
vent
'
anni
di
illegalità
fascista
,
ha
potuto
far
sì
che
il
CLN
sia
nato
come
iniziativa
e
coalizione
dei
Partiti
che
dalla
lotta
antifascista
sono
stati
i
promotori
e
gli
organizzatori
:
e
a
tale
coalizione
di
Partiti
non
vogliamo
certo
negare
la
funzione
importantissima
.
Ma
a
nessuna
coalizione
di
Partiti
un
popolo
rinato
alla
vita
e
alla
lotta
democratica
avrebbe
potuto
affidare
l
'
esclusiva
della
sua
rappresentanza
e
della
direzione
della
lotta
di
liberazione
.
La
realtà
è
che
il
CLN
deve
rispondere
ad
una
esigenza
democratica
e
nazionale
ben
superiore
a
quella
di
ogni
coalizione
di
partito
;
un
'
esigenza
non
temporanea
ed
effimera
,
né
soggetta
alle
mutevoli
vicende
dei
raggruppamenti
delle
forze
politiche
e
sociali
.
E
l
'
unione
del
popolo
di
cui
il
CLNAI
vuol
essere
la
superiore
espressione
di
lotta
dell
'
Italia
occupata
è
una
necessità
per
compiti
che
si
allargano
ben
oltre
quelli
attuali
della
guerra
di
liberazione
,
all
'
opera
di
ricostruzione
e
di
rinnovamento
democratico
del
Paese
.
Dopo
un
anno
di
lotta
,
che
ha
sommosso
e
ridestato
alla
iniziativa
democratica
gli
strati
più
profondi
del
popolo
italiano
,
l
'
attività
delle
masse
è
ormai
ben
lungi
dall
'
esaurirsi
nel
quadro
delle
organizzazioni
di
Partito
.
Non
sono
,
per
la
massima
parte
,
inquadrati
in
alcun
partito
i
nostri
gloriosi
Volontari
,
di
cui
pur
nessuno
vorrà
negare
la
partecipazione
attiva
e
cosciente
alla
lotta
di
liberazione
;
al
di
sopra
del
quadro
dei
partiti
,
giovani
e
donne
,
operai
,
contadini
,
intellettuali
,
hanno
costituito
i
loro
Comitati
di
Agitazione
e
i
loro
CLN
di
categoria
,
le
loro
organizzazioni
unitarie
e
che
danno
un
apporto
essenziale
alla
lotta
di
liberazione
.
In
queste
condizioni
nuove
,
il
mantenimento
di
una
sorta
di
monopolio
dei
Partiti
»
nei
CLN
sui
CLN
acquisterebbe
un
significato
nettamente
antidemocratico
,
e
non
potrebbe
quindi
che
indebolire
gravemente
la
loro
autorità
sulle
masse
,
la
loro
capacità
di
direzione
effettiva
del
movimento
di
liberazione
.
I
Partiti
non
hanno
mai
costituito
,
e
non
possono
costituire
che
una
avanguardia
di
elementi
politicamente
più
attivi
,
più
formali
o
magari
cristallizzati
.
Potevano
ancora
pretendere
di
esprimere
soli
la
segreta
volontà
di
liberazione
del
popolo
italiano
negli
anni
duri
della
lotta
clandestina
,
quando
l
'
azione
delle
grandi
masse
era
ancora
sotterranea
ed
invisibile
;
ma
come
affacciar
questa
pretesa
esclusiva
oggi
,
mentre
milioni
di
italiani
senza
partito
partecipano
attivamente
alla
lotta
,
nelle
formazioni
dei
Volontari
della
Libertà
e
nelle
organizzazioni
di
massa
unitarie
?
Questi
milioni
di
italiani
,
tutti
gli
italiani
hanno
il
diritto
,
manifestano
coi
fatti
la
loro
volontà
e
la
loro
capacità
di
essere
rappresentati
negli
organismi
di
direzione
unitaria
della
lotta
comune
,
di
partecipare
in
prima
persona
alla
soluzione
dei
compiti
della
guerra
e
della
ricostruzione
.
Non
v
'
è
democrazia
là
dove
la
partecipazione
alla
direzione
di
governo
della
cosa
pubblica
sia
ridotta
a
quella
delle
avanguardie
dei
Partiti
,
al
gioco
dei
loro
equilibri
,
senza
l
'
intervento
quotidiano
,
attivo
e
risolutivo
,
delle
grandi
masse
del
popolo
:
che
non
si
interesseranno
forse
di
«
politica
»
e
di
partiti
,
ma
che
hanno
pur
la
loro
parola
da
dire
quando
si
tratta
del
pane
e
del
lavoro
,
della
pace
e
della
guerra
,
dei
sacrifici
per
una
lotta
comune
.
I
Partiti
hanno
una
funzione
,
che
non
saremmo
certo
noi
a
svuotare
o
a
voler
diminuire
:
ma
come
potrebbe
pretendere
ad
una
autorità
decisiva
sulle
masse
oggi
più
che
mai
necessaria
un
CLN
che
restasse
,
per
la
maggioranza
degli
italiani
,
un
«
affare
»
di
Partito
,
e
non
la
loro
cosa
?
Come
mai
potrebbe
un
CLN
pretendere
di
decidere
l
'
era
dello
sciopero
generale
,
insurrezionale
in
una
data
città
,
come
potrebbe
pretendere
la
disciplina
della
massa
degli
operai
,
se
i
Comitati
d
'
Agitazione
,
che
dello
sciopero
han
da
essere
gli
organizzatori
,
non
si
sentono
rappresentati
nel
CLN
stesso
?
E
come
mai
potrebbero
le
organizzazioni
delle
donne
e
dei
giovani
dare
il
loro
apporto
essenziale
alla
lotta
comune
,
se
non
han
voce
in
capitolo
?
Né
vale
dire
che
gli
operai
,
giovani
,
donne
,
si
sentono
rappresentati
dai
partiti
del
CLN
;
ché
ad
uno
sciopero
od
a
un
'
azione
di
massa
partecipa
una
enorme
maggioranza
di
cittadini
che
,
proprio
,
non
si
sentono
rappresentati
da
nessun
Partito
ma
bensì
dal
loro
Comitato
di
Agitazione
,
dalla
loro
organizzazione
di
massa
unitaria
.
L
'
azione
pertinace
e
i
ripetuti
interventi
del
nostro
partito
hanno
ottenuto
dal
CLNAI
,
il
riconoscimento
della
funzione
nazionale
dei
Comitati
di
Agitazione
.
Il
Fronte
della
Gioventù
e
i
Gruppi
di
Difesa
della
Donna
sono
stati
riconosciuti
come
organizzazione
di
massa
unitaria
dal
CLN
ed
han
visto
ammesso
il
loro
diritto
alla
rappresentanza
negli
organismi
del
CLNAI
.
Ma
dobbiamo
constatare
che
non
mancano
le
resistenze
a
questo
adeguamento
della
composizione
del
CLN
alla
loro
funzione
democratica
;
e
troppo
spesso
ancora
la
partecipazione
effettiva
dei
rappresentanti
delle
organizzazioni
di
massa
ai
CLN
è
contestata
per
motivi
che
non
sono
semplicemente
cospirativi
.
Queste
residue
resistenze
ed
esitazioni
si
fanno
tanto
più
preoccupanti
,
quanto
più
il
problema
della
necessaria
autorità
del
CLN
diventa
oggi
il
problema
del
potere
del
CLN
.
Già
oggi
,
in
effetti
,
non
si
tratta
più
solo
per
il
CLNAI
di
affermare
e
di
rafforzare
la
sua
autorità
nell
'
Italia
occupata
.
Le
esigenze
,
le
difficoltà
,
i
successi
stessi
della
nostra
lotta
pongono
con
urgenza
come
giustamente
si
riconosce
nella
lettera
del
P
.
d
'
A
.
il
problema
del
potere
del
CLN
,
della
sua
capacità
di
affermarsi
come
organo
del
nuovo
potere
democratico
.
Esigere
l
'
imposta
straordinaria
di
guerra
,
che
gli
sviluppi
della
lotta
rendono
necessaria
,
assicurare
l
'
esecuzione
dei
decreti
che
il
CLNAI
delegato
del
governo
democratico
di
Roma
ha
emanato
ed
emana
;
far
fronte
alle
esigenze
della
guerra
di
liberazione
,
prendere
nelle
proprie
mani
,
nelle
mani
del
popolo
la
soluzione
dei
problemi
del
freddo
e
della
fame
,
cui
il
sedicente
governo
fascista
abbandona
l
'
Italia
occupata
;
tutti
questi
son
problemi
non
solo
più
di
direzione
e
d
'
autorità
morale
,
sono
problemi
di
potere
.
E
in
forma
ancor
più
piena
ed
acuta
questo
problema
del
potere
del
CLN
si
pone
,
beninteso
,
in
quei
territori
che
l
'
azione
eroica
dei
Volontari
della
Libertà
e
l
'
avanzata
degli
Eserciti
Alleati
vien
liberando
.
Anche
a
questo
proposito
l
'
azione
e
l
'
intervento
del
nostro
partito
sono
stati
tutti
rivolti
nel
senso
di
un
decisivo
rafforzamento
del
CLNAI
e
dei
suoi
organi
come
organi
effettivi
del
nuovo
potere
democratico
.
Contro
ogni
forma
dell
'
intervento
unitario
dall
'
alto
,
il
nostro
Partito
si
è
chiaramente
pronunciato
per
l
'
assunzione
dei
poteri
di
amministrazione
e
di
governo
da
parte
dei
CLN
allargati
con
l
'
effettiva
immissione
dei
rappresentanti
delle
organizzazioni
di
massa
e
dei
Volontari
della
Libertà
.
A
questi
CLN
che
conservano
la
loro
funzione
di
guida
politica
unitaria
della
lotta
del
nostro
popolo
per
la
liberazione
e
la
ricostruzione
spetta
il
compito
di
promuovere
non
appena
questa
sia
possibile
,
la
costituzione
delle
Giunte
popolari
di
amministrazione
,
i
nuovi
organi
elettivi
del
potere
democratico
locale
.
Di
fronte
ai
CLN
debbono
essere
responsabili
i
Commissari
delle
Provincie
e
le
altre
autorità
provvisoriamente
designate
:
e
in
questo
senso
il
PCI
ha
presentato
un
progetto
di
testo
unico
di
decreto
per
l
'
assunzione
dei
poteri
,
che
è
stato
approvato
dal
CLNAI
.
Non
era
concepibile
d
'
altronde
,
che
a
liberazione
avvenuta
,
anche
nell
'
impossibilità
di
una
immediata
consultazione
elettorale
,
gli
organi
provvisori
di
governo
del
nuovo
potere
democratico
restassero
sottratti
ad
ogni
controllo
popolare
:
ed
anche
a
questo
proposito
,
la
nostra
Delegazione
ha
chiesto
che
fosse
stabilito
il
principio
poi
sancito
in
una
circolare
d
'
istruzione
del
CLNAI
della
convocazione
di
assemblee
dei
rappresentanti
dei
CLN
periferici
(
di
rione
,
di
villaggio
,
di
azienda
)
che
assistessero
gli
organi
provvisori
del
nuovo
potere
democratico
ed
assicurassero
il
loro
più
diretto
contatto
con
le
masse
.
Non
mancano
tuttavia
anche
in
questo
campo
,
le
esitazioni
e
le
resistenze
.
Persone
,
gruppi
e
formazioni
militari
che
pur
si
richiamano
al
CLNAI
e
dichiarano
di
riconoscerne
l
'
autorità
ed
i
poteri
,
propugnano
,
e
all
'
occasione
applicano
,
nella
costituzione
degli
organi
di
governo
e
di
amministrazione
dei
territori
liberati
,
metodi
autoritari
incompatibili
con
i
princìpi
democratici
del
CLNAI
,
esplicitamente
sanciti
nelle
sue
istruzioni
e
nei
suoi
decreti
.
A
proposito
nella
zona
liberata
dell
'
Ossola
,
la
Delegazione
del
nostro
Partito
ha
ottenuto
dal
CLNAI
che
un
richiamo
ad
una
più
rigorosa
applicazione
di
questi
princìpi
fosse
indirizzata
alla
Giunta
provvisoria
di
Governo
ma
non
si
può
dire
che
da
parte
del
CLNAI
stesso
vi
sia
sempre
stato
un
adeguato
e
tempestivo
intervento
in
situazioni
del
genere
,
suscettibili
di
comprometterne
gravemente
l
'
autorità
ed
il
potere
democratico
.
Intorno
ai
problemi
,
appunto
,
del
potere
democratico
del
CLNAI
si
accentra
una
serie
di
proposte
concrete
che
il
P
.
d
'
A
.
sviluppa
nella
seconda
parte
della
sua
«
Lettera
aperta
»
.
Queste
si
possono
riassumere
:
a
)
nella
proposta
di
una
immediata
e
formale
dichiarazione
di
assunzione
di
poteri
da
parte
del
CLNAI
come
«
governo
segreto
»
dell
'
Alta
Italia
;
b
)
nella
precisazione
dei
compiti
con
cui
il
CLNAI
,
in
tale
funzione
di
Governo
deve
assolvere
prima
o
dopo
la
liberazione
;
c
)
nella
proposta
di
adeguamento
organizzativo
del
CLNAI
e
dei
suoi
organismi
ai
loro
nuovi
compiti
,
mediante
la
creazione
di
adatti
organi
di
lavoro
e
di
un
proprio
apparato
di
collegamenti
,
indipendenti
da
quelli
dei
Partiti
.
Rafforzare
l
'
autorità
,
il
potere
effettivo
del
CLN
,
farne
un
organo
sempre
più
efficiente
della
mobilitazione
delle
masse
per
la
lotta
di
liberazione
ed
il
rinnovamento
democratico
del
Paese
;
attorno
a
questo
compito
,
l
'
abbiam
già
mostrato
,
il
PCI
ha
da
tempo
concentrato
ogni
sua
azione
ogni
suo
intervento
politico
.
E
quanto
sopra
abbiamo
accennato
delle
iniziative
prese
in
questo
senso
dalla
Delegazione
del
nostro
Partito
mostra
che
il
P
.
d
'
A
.
concorda
perfettamente
con
noi
quando
anch
'
esso
oggi
constata
che
i
problemi
di
un
adeguamento
del
CLNAI
e
dei
suoi
organismi
ai
compiti
nazionali
e
.
democratici
dell
'
ora
giungono
ormai
a
maturazione
.
Vi
può
essere
un
«
governo
segreto
»
dell
'
Italia
ancora
occupata
?
Non
può
trattarsi
si
intende
,
di
una
semplice
dichiarazione
formale
.
L
'
aspetto
essenziale
della
questione
che
non
ci
sembra
sufficientemente
messo
in
rilievo
nella
lettera
del
P
.
d
'
A
.
è
quello
dell
'
impostazione
di
un
lavoro
concreto
volto
a
far
sì
che
il
CLNAI
ed
i
suoi
organismi
assumano
oggi
il
controllo
effettivo
della
vita
nazionale
.
Il
disfacimento
e
la
carenza
del
potere
fascista
che
il
P
.
d
'
A
.
stesso
giustamente
rileva
aprono
in
questo
senso
vaste
possibilità
all
'
allargamento
del
potere
democratico
.
di
un
CLNAI
,
che
divenga
«
Governo
segreto
dell
'
Alta
Italia
»
.
Il
problema
del
potere
del
CLNAI
è
,
insomma
,
il
problema
dello
sviluppo
e
della
vivificazione
dei
suoi
organismi
locali
e
periferici
.
Vi
è
e
vi
può
essere
un
«
Governo
segreto
»
dell
'
Italia
ancora
occupata
?
Sì
,
noi
rispondiamo
,
se
in
ogni
città
,
in
ogni
villaggio
,
in
ogni
rione
,
in
ogni
fabbrica
noi
lavoriamo
a
creare
un
CLN
efficiente
,
effettivamente
rappresentativo
della
volontà
di
lotta
delle
masse
,
ad
esse
strettamente
legato
,
capace
di
mobilitarle
nella
lotta
e
di
assumere
un
controllo
sempre
più
largo
e
completo
della
vita
locale
;
e
su
questo
obiettivo
ci
sembra
che
tutte
le
forze
.
del
movimento
di
liberazione
debbano
oggi
concentrare
i
loro
sforzi
.
Quanto
alla
precisazione
dei
compiti
,
cui
il
CLNAI
deve
assolvere
prima
o
dopo
la
liberazione
,
il
P
.
d
'
A
.
concorda
sostanzialmente
con
le
posizioni
e
con
le
iniziative
da
noi
già
da
tempo
sostenute
.
Fra
i
compiti
attuali
,
la
lettera
del
P
.
d
'
A
.
pone
giustamente
al
centro
quello
del
potenziamento
della
guerra
di
liberazione
,
del
suo
finanziamento
con
la
riscossione
di
una
regolare
imposta
di
guerra
.
Nella
sua
azione
nel
Paese
,
e
nei
suoi
interventi
nel
CLNAI
,
il
nostro
Partito
ha
sempre
particolarmente
posto
l
'
accento
su
questi
compiti
urgenti
della
mobilitazione
delle
masse
e
delle
risorse
nazionali
nella
guerra
di
liberazione
.
Nell
'
allargamento
di
questa
mobilitazione
noi
vediamo
,
con
la
garanzia
della
vittoria
,
il
pegno
più
sicuro
,
il
contributo
essenziale
che
le
masse
dell
'
Italia
occupata
ed
il
CLNAI
possono
e
debbono
dare
al
rinnovamento
democratico
del
Paese
e
dello
Stato
.
Giacché
questo
contributo
è
innanzi
tutto
una
questione
di
iniziativa
e
di
azione
democratica
,
di
forza
effettiva
delle
masse
,
dei
loro
organismi
e
delle
loro
organizzazioni
unitarie
;
e
,
in
primo
luogo
,
dei
CLN
stessi
,
che
dell
'
autogoverno
democratico
delle
masse
possono
divenire
un
organo
essenziale
.
Ma
coi
problemi
della
mobilitazione
delle
masse
nella
guerra
di
liberazione
ci
appaiono
indissolubilmente
legati
per
un
CLNAI
che
debba
divenire
effettivamente
il
«
Governo
segreto
»
dell
'
Italia
occupata
i
compiti
della
lotta
contro
il
freddo
,
la
fame
,
cui
il
tradimento
e
la
contumacia
del
sedicente
governo
di
Mussolini
abbandona
le
nostre
popolazioni
.
A
questo
problema
essenziale
ed
attuale
non
si
fa
,
nella
lettera
del
P
.
d
'A.,
la
parte
che
gli
spetta
;
si
tratta
di
impedire
nella
misura
del
possibile
la
rapina
delle
nostre
ultime
risorse
di
viveri
,
di
combustibili
di
materie
prime
.
E
come
far
ciò
senza
CLN
e
comitati
contadini
di
villaggio
,
senza
CLN
aziendali
efficienti
,
che
curino
l
'
occultamento
dei
prodotti
?
Si
tratta
di
assicurare
,
all
'
infuori
e
contro
la
regolamentazione
delle
autorità
fasciste
,
distribuzioni
di
viveri
e
di
combustibili
alle
popolazioni
,
la
lotta
contro
la
speculazione
della
borsa
nera
,
attraverso
un
'
equa
fissazione
dei
prezzi
,
una
soluzione
dei
problemi
angosciosi
degli
sfollati
e
dei
sovrasfollati
.
Esempi
concreti
e
non
solo
in
piccoli
centri
,
ma
anche
in
grandi
città
come
Genova
mostrano
che
non
si
tratta
,
nella
situazione
attuale
,
di
compiti
insolubili
ed
utopistici
per
l
'
iniziativa
dei
CLN
locali
,
rionali
,
di
categoria
che
abbiano
un
minimo
di
efficienza
e
di
autorità
.
Ma
qui
,
di
nuovo
,
la
possibilità
per
il
CLNAI
di
assolvere
i
compiti
che
la
situazione
gl
'
impone
appare
evidentemente
condizionata
alla
vivificazione
dei
suoi
organismi
periferici
,
che
sola
gli
può
dare
l
'
autorità
,
la
forza
,
il
potere
a
ciò
necessari
.
Non
si
può
dire
che
questo
compito
essenziale
della
vivificazione
dei
CLN
periferici
,
della
loro
trasformazione
in
veri
organismi
di
massa
che
è
essenziale
per
la
realizzazione
di
un
vero
«
Governo
segreto
»
dell
'
Italia
occupata
sia
posto
con
la
necessaria
urgenza
nella
lettera
del
P
.
d
'
A
.
Dobbiamo
anzi
rilevare
in
proposito
esitazioni
e
riserve
,
che
debbono
essere
superate
con
uno
sforzo
comune
,
se
il
«
Governo
segreto
»
del
CLNAI
deve
diventare
una
realtà
,
come
noi
auspichiamo
col
P
.
d
'
A
.
Nella
lettera
del
P
.
d
'
A
.
si
dichiara
ad
esempio
che
«
quali
che
siano
gli
inconvenienti
della
rappresentanza
paritetica
dei
cinque
Partiti
,
essa
non
può
essere
cambiata
nella
fase
dell
'
illegalità
»
.
Nessun
Partito
pretende
certo
stabilire
un
monopolio
o
una
prevalenza
nella
rappresentanza
dei
CLN
ma
questa
non
è
una
buona
ragione
per
mantenere
sui
CLN
sia
pur
nella
fase
della
illegalità
,
un
monopolio
dei
Partiti
presi
nel
loro
complesso
.
Il
P
.
d
'
A
.
stesso
riconosce
i
danni
di
una
tale
antidemocratica
esclusione
delle
organizzazioni
di
massa
;
e
la
realtà
è
che
proprio
questa
esclusione
ostacola
sovente
,
tra
l
'
altro
,
la
creazione
e
l
'
efficienza
dei
CLN
periferici
in
cui
la
rappresentanza
paritetica
dei
Partiti
è
spesso
impossibile
per
il
fatto
che
...
mancano
i
militanti
dei
Partiti
;
mentre
non
mancano
affatto
patrioti
attivi
e
capaci
di
esprimere
e
di
dirigere
la
volontà
di
lotta
delle
masse
.
Pienamente
concordano
,
invece
,
gli
sforzi
del
P
.
d
'
A
.
coi
nostri
,
quando
si
insiste
nella
Lettera
sulla
necessità
che
i
CLN
cessino
di
essere
una
testa
senza
corpo
.
Ma
il
corpo
del
CLNAI
,
come
di
un
CLN
regionale
o
provinciale
è
appunto
l
'
insieme
dei
suoi
organismi
periferici
,
delle
organizzazioni
e
degli
organismi
di
massa
unitari
,
che
si
tratta
di
sviluppare
e
di
vivificare
.
In
questo
corpo
si
tratta
di
assicurare
la
necessaria
circolazione
.
Una
segreteria
,
che
assicuri
i
collegamenti
di
ogni
CLN
con
gli
organismi
superiori
e
con
quelli
periferici
con
mezzi
e
tramiti
propri
,
indipendenti
da
quelli
dei
singoli
Partiti
;
commissioni
di
lavoro
,
che
assicurino
il
rapido
disbrigo
e
la
soluzione
dei
vari
compiti
speciali
,
sempre
più
vari
e
numerosi
,
cui
ogni
CLN
deve
assolvere
,
sono
necessità
sulle
quali
il
nostro
Partito
da
tempo
ha
insistito
ed
insiste
.
È
anche
qui
,
nei
CLN
locali
e
periferici
,
attraverso
le
locali
organizzazioni
di
massa
un
CLN
provinciale
,
ad
esempio
,
può
disporre
già
di
uomini
,
di
energie
,
di
organismi
propri
,
democratici
e
non
burocratici
che
si
tratta
di
potenziare
e
di
utilizzare
ben
più
di
quanto
non
si
sia
fatto
fin
'
ora
;
ed
è
qui
che
un
CLN
deve
attingere
per
la
creazione
di
un
suo
apparato
che
non
divenga
burocratico
e
incontrollato
,
ma
resti
aderente
alle
necessità
delle
masse
.
Ma
come
potrebbe
ancora
una
volta
,
un
CLN
realizzare
questo
suo
adeguamento
alle
necessità
organizzative
di
un
«
Governo
segreto
»
senza
un
permanente
contatto
,
senza
un
'
intima
compenetrazione
e
partecipazione
delle
masse
e
delle
organizzazioni
unitarie
?
Nell
'
ultima
parte
della
sua
Lettera
,
l
'
Esecutivo
del
P
.
d
'
A
.
espone
il
suo
punto
di
vista
sulla
questione
della
futura
restituzione
,
da
parte
del
CLNAI
,
della
delega
di
poteri
fattagli
del
Governo
di
Roma
,
e
della
formazione
di
un
governo
unico
,
capace
di
guidare
tutto
il
Paese
.
Vogliamo
sottolineare
nella
lettera
del
P
.
d
'
A
.
la
dichiarazione
che
esso
non
intende
con
le
sue
proposte
fare
alcuna
specie
.
di
secessione
nei
confronti
del
governo
democratico
di
Roma
.
Importa
riaffermare
con
particolare
fermezza
,
in
questo
momento
così
grave
della
vita
nazionale
,
la
nostra
decisa
volontà
di
evitare
ogni
manifestazione
che
potesse
,
anche
solo
formalmente
,
menomare
il
principio
dell
'
unità
e
della
disciplina
nazionale
.
Ma
questo
non
significa
,
ben
inteso
,
che
il
CLNAI
espressione
della
lotta
di
tanta
parte
degli
italiani
,
debba
assumere
una
posizione
di
passività
,
puramente
ricettiva
di
fronte
ai
problemi
di
governo
dell
'
Italia
tutta
ed
una
,
di
oggi
e
di
domani
.
Sul
merito
dei
singoli
temi
di
politica
interna
ed
estera
prospettati
in
questa
parte
della
Lettera
del
P
.
d
'
A
.
non
pochi
rilievi
sarebbero
necessari
,
che
ci
ripromettiamo
di
sviluppare
in
più
adatta
sede
.
Non
vogliamo
tralasciare
tuttavia
l
'
occasione
di
riaffermare
la
necessità
di
una
politica
estera
che
avvii
il
popolo
e
lo
Stato
italiano
ad
una
collaborazione
ed
a
legami
politici
,
economici
e
culturali
sempre
più
stretti
con
tutte
le
democrazie
europee
,
per
il
consolidamento
della
pace
e
per
la
solidarietà
nell
'
opera
di
ricostruzione
del
Continente
.
Per
quest
'
opera
di
ricostruzione
pacifica
,
per
assicurare
all
'
Italia
all
'
Europa
tutta
una
pace
giusta
e
democratica
,
per
assicurare
la
piena
indipendenza
dello
sviluppo
politico
,
sociale
,
economico
del
nostro
Paese
,
un
fattore
particolarmente
importante
è
il
deciso
orientamento
della
nostra
politica
estera
verso
il
rafforzamento
dell
'
amicizia
con
quei
Paesi
che
come
la
grande
Unione
Sovietica
e
la
nuova
Jugoslavia
del
popolo
sono
oggi
all
'
avanguardia
della
lotta
e
del
progresso
democratico
.
Il
rilievo
di
certe
limitazioni
e
di
certe
esitazioni
ed
altri
che
si
potrebbero
fare
nel
dettaglio
dei
problemi
e
delle
soluzioni
prospettate
nella
Lettera
del
P
.
d
'
A
.
non
vogliono
per
nulla
sminuire
la
valutazione
dello
sforzo
costruttivo
in
essa
compiuto
per
un
adeguamento
del
CLNAI
e
della
sua
politica
alle
necessità
dell
'
ora
.
Il
CLNAI
può
e
deve
divenire
il
«
Governo
segreto
»
dell
'
Italia
occupata
.
Perché
questa
comune
aspirazione
possa
divenire
una
realtà
,
perché
il
CLNAI
possa
adeguarsi
alle
esigenze
che
la
situazione
gli
impone
,
proponiamo
:
a
)
che
il
CLNAI
e
tutti
i
suoi
organi
regionali
,
provinciali
,
comunali
,
si
pongano
come
compito
concreto
di
lavoro
lo
sviluppo
e
il
potenziamento
degli
organi
periferici
di
massa
(
CLN
aziendali
,
di
rione
,
di
villaggio
)
e
delle
organizzazioni
di
massa
unitarie
.
Questo
sviluppo
non
deve
essere
abbandonato
alla
sola
iniziativa
dei
singoli
,
ma
potenziato
dall
'
intervento
coordinatore
dei
CLN
superiori
,
che
prenderanno
periodicamente
in
esame
la
situazione
in
questo
campo
per
colmare
le
lacune
,
promuovere
le
iniziative
assicurare
i
necessari
collegamenti
.
Ogni
CLN
provinciale
deve
assicurarsi
che
in
ogni
città
,
in
ogni
villaggio
sia
costituito
il
CLN
locale
;
ogni
CLN
cittadino
dovrà
assicurare
in
ogni
rione
,
in
ogni
azienda
,
la
costituzione
del
CLN
rionale
o
aziendale
,
suscitando
e
promuovendo
le
iniziative
locali
.
Dal
CLNAI
ai
CLN
regionali
e
provinciali
si
dovrà
provvedere
con
la
costituzione
di
una
Segreteria
e
a
mezzo
di
tramiti
propri
,
indipendenti
da
quelli
del
Partito
,
ai
necessari
collegamenti
con
gli
organismi
superiori
e
periferici
.
b
)
che
il
CLNAI
e
tutti
i
suoi
organismi
si
allarghino
con
la
effettiva
partecipazione
dei
rappresentanti
delle
organizzazioni
di
masse
unitarie
,
sindacali
,
femminili
,
giovanili
,
delle
categorie
intellettuali
.
Pur
assicurando
a
queste
organizzazioni
la
necessaria
autonomia
,
è
necessario
che
il
CLNAI
sia
a
conoscenza
della
loro
attività
.
e
che
queste
d
'
altra
parte
siano
poste
in
grado
di
far
sentire
la
loro
voce
in
seno
al
CLN
.
Là
dove
,
per
ragioni
cospirative
,
il
CLN
non
possa
sempre
riunirsi
con
la
partecipazione
di
tutti
i
suoi
membri
di
diritto
,
esso
potrà
costituire
nel
suo
seno
una
Commissione
esecutiva
,
che
potrà
essere
costituita
dai
soli
rappresentanti
dei
Partiti
,
e
sarà
responsabile
di
fronte
al
CLN
stesso
.
Un
contatto
permanente
dovrà
comunque
essere
stabilito
dalla
Segreteria
del
CLN
con
le
organizzazioni
di
massa
;
e
queste
a
mezzo
dei
loro
delegati
nel
CLN
,
dovranno
essere
chiamate
ad
esprimere
i
loro
voti
,
sulle
questioni
di
carattere
politico
generale
come
su
quelle
che
particolarmente
si
riferiscono
alla
loro
attività
;
sulla
loro
attività
saranno
periodicamente
chiamate
a
riferire
nel
CLN
,
al
quale
potranno
richiedere
,
d
'
altronde
,
di
venire
a
porre
questioni
di
loro
specifica
competenza
.
Un
CLNAI
che
voglia
agire
come
effettivo
«
Governo
segreto
»
dell
'
Italia
occupata
,
deve
porsi
evidentemente
come
obbiettivo
centrale
quello
della
mobilitazione
di
tutte
le
forze
e
di
tutte
le
risorse
nazionali
per
la
guerra
di
liberazione
,
per
la
lotta
contro
il
freddo
e
contro
la
fame
cui
il
sedicente
governo
fascista
abbandona
la
popolazione
.
Come
obbiettivi
concreti
di
questa
azione
di
governo
,
proponiamo
:
a
)
l
'
adozione
di
tutte
le
misure
esecutive
necessarie
per
l
'
applicazione
effettiva
del
decreto
del
CLNAI
che
costituisce
un
'
imposta
straordinaria
guerra
sulle
persone
e
gli
enti
facoltosi
;
b
)
l
'
iniziativa
e
l
'
appoggio
del
CLNAI
per
tutte
le
azioni
volte
alla
mobilitazione
delle
masse
e
delle
risorse
nazionali
nell
'
insurrezione
nazionale
(
reclutamento
,
scioperi
,
azioni
di
massa
,
settimane
del
Partigiano
,
assistenza
alle
vittime
e
alle
loro
famiglie
,
ecc
.
)
;
c
)
la
promulgazione
di
decreti
e
l
'
adozione
delle
misure
esecutive
necessarie
per
la
realizzazione
di
una
effettiva
solidarietà
nazionale
nella
lotta
contro
il
freddo
e
la
fame
;
per
assicurare
,
contro
la
rapina
tedesca
,
all
'
infuori
e
contro
le
disposizioni
delle
autorità
fasciste
,
che
se
ne
fanno
strumento
,
l
'
equa
distribuzione
di
un
minimo
vitale
di
combustibile
,
di
viveri
alla
popolazione
dell
'
Italia
occupata
;
per
garantire
l
'
integrità
di
quel
che
resta
del
patrimonio
umano
e
materiale
della
Nazione
(
decreti
penali
contro
i
padroni
collaborazionisti
,
imposizione
del
pagamento
dei
salari
ai
lavoratori
in
sciopero
e
in
serrata
,
decreti
per
l
'
occultamento
delle
materie
prime
,
ecc
.
)
.
L
'
esecuzione
di
tali
decreti
sarà
affidata
ai
CLN
locali
e
aziendali
,
che
potranno
ricorrere
in
caso
di
inosservanza
,
all
'
azione
dei
Volontari
della
Libertà
,
dei
GAP
e
delle
SAP
.
Nella
lotta
per
il
potenziamento
della
guerra
di
liberazione
nazionale
,
contro
il
freddo
e
contro
la
fame
,
con
la
vivificazione
dei
suoi
organismi
periferici
,
con
la
partecipazione
attiva
delle
organizzazioni
di
massa
ai
lavori
dei
suoi
organismi
,
con
la
creazione
di
un
suo
apparato
e
di
suoi
organi
di
lavoro
indipendenti
da
quelli
dei
Partiti
,
il
CLNAI
può
e
deve
divenire
il
Governo
segreto
dell
'
Italia
occupata
.
Da
questo
rafforzamento
della
sua
sostanza
democratica
,
l
'
unità
,
l
'
autorità
,
il
potere
del
CLNAI
non
possono
,
ne
siamo
convinti
,
che
uscire
rafforzati
.
Non
può
che
uscirne
rafforzata
l
'
unione
di
lotta
del
popolo
italiano
,
alla
quale
con
tutti
i
Partiti
e
le
organizzazioni
di
massa
del
CLNAI
vogliamo
lavorare
;
per
la
vittoria
,
per
la
ricostruzione
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
luglio
-
Il
20
giugno
scorso
ci
fu
in
televisione
un
dibattito
sul
nuovo
Ente
per
l
'
energia
elettrica
,
o
ENEL
,
di
cui
proprio
quel
giorno
era
stata
annunciata
la
nascita
.
Fra
gl
'
intervenuti
c
'
era
il
mio
collega
Domenico
Bartoli
,
che
a
un
certo
punto
chiese
al
consigliere
di
Stato
Mezzanotte
se
non
c
'
era
il
pericolo
che
questo
nuovo
Ente
calcasse
le
orme
di
un
altro
che
,
costituito
dieci
anni
fa
per
servire
lo
Stato
,
ne
era
diventato
il
padrone
.
L
'
allusione
all
'
ENI
era
chiara
,
ma
forse
i
telespettatori
ricorderanno
che
il
consigliere
Mezzanotte
cercò
,
nella
risposta
,
di
non
nominarlo
.
Succede
spesso
,
perché
questa
sigla
sembra
che
scotti
le
labbra
di
chi
la
pronuncia
.
Quella
sull
'
ENI
oramai
è
diventata
in
Italia
,
e
forse
anche
all
'
estero
,
una
disputa
teologica
tra
«
fedeli
»
e
«
infedeli
»
,
e
chi
non
è
né
di
questi
né
di
quelli
ha
paura
a
cacciarcisi
in
mezzo
.
La
stampa
indipendente
,
appunto
per
conservare
quest
'
aureola
di
indipendenza
preferisce
evitare
l
'
argomento
,
lasciandolo
in
monopolio
agli
esaltatori
e
ai
denigratori
,
le
cui
arringhe
o
requisitorie
hanno
nascosto
al
pubblico
gli
esatti
termini
del
problema
.
Con
un
misto
di
civetteria
e
di
spavalderia
,
l
'
ingegner
Enrico
Mattei
,
presidente
dell
'
ENI
,
ha
raccolto
tutto
ciò
che
si
è
scritto
contro
di
lui
e
il
suo
Ente
in
una
ventina
di
volumi
che
,
a
vederli
di
lontano
,
si
potrebbero
prendere
per
l
'
Opera
Omnia
di
un
Gide
o
di
un
Proust
,
tanto
sono
ben
rilegati
.
A
mio
parere
,
manca
solo
,
sul
frontespizio
,
il
motto
che
meglio
le
converrebbe
:
«
Molti
nemici
,
molto
onore
»
.
Ma
è
sottinteso
.
Evidentemente
Mattei
,
per
fornire
la
misura
della
propria
grandezza
,
preferisce
il
metro
dell
'
odio
a
quello
dell
'
amore
.
Deve
ritenerlo
più
producente
,
e
i
risultati
gli
hanno
dato
ragione
.
A
furia
di
controversie
,
egli
è
entrato
ormai
nel
mito
popolare
,
e
una
voce
o
per
meglio
dire
un
bisbiglio
largamente
diffuso
indica
in
lui
il
vero
«
padrone
del
vapore
»
.
Se
ciò
gli
giovi
o
gli
nuoccia
è
difficile
dire
,
perché
quando
gli
italiani
si
mettono
a
cercare
«
il
padrone
»
non
si
sa
mai
se
lo
fanno
col
timore
o
con
la
speranza
di
trovarlo
.
C
'
è
chi
dice
(
la
frase
è
di
uno
dei
nostri
più
autorevoli
politici
)
che
,
per
guarire
l
'
Italia
delle
sue
molte
magagne
,
basterebbe
mettere
in
prigione
Mattei
.
Ma
c
'
è
chi
dice
anche
che
se
l
'
Italia
oggi
ha
un
prestigio
nel
mondo
,
lo
deve
a
Mattei
.
Lo
hanno
paragonato
a
Hitler
e
a
Fidel
Castro
,
ma
anche
a
Cromwell
,
a
Lawrence
e
a
Garibaldi
,
e
una
importante
rivista
americana
ha
scritto
addirittura
che
Mattei
è
l
'
italiano
che
più
ha
contribuito
a
trasformare
la
faccia
del
suo
Paese
dopo
l
'
imperatore
Augusto
.
In
sé
e
per
sé
,
il
rango
di
Mattei
non
sembra
giustificare
la
mobilitazione
di
sì
imponenti
paralleli
storici
.
L
'
ENI
,
o
Ente
nazionale
idrocarburi
,
di
cui
è
presidente
,
è
di
certo
un
grosso
«
carrozzone
»
,
ma
di
proporzioni
assai
più
modeste
di
quelle
per
esempio
dell
'
IRI
,
dei
cui
dirigenti
nessuno
,
ch
'
io
sappia
,
ha
avuto
l
'
onore
di
vedersi
paragonato
nemmeno
a
Nino
Bixio
.
Ma
il
fatto
è
che
i
dirigenti
dell
'
IRI
,
l
'
IRI
lo
dirigono
soltanto
;
con
l
'
ENI
,
Mattei
s
'
identifica
molto
più
consustanzialmente
di
quanto
gli
stessi
Agnelli
e
Valletta
,
faccio
per
dire
,
s
'
identifichino
con
la
FIAT
.
Ecco
perché
una
biografia
dell
'
ENI
non
può
che
risolversi
in
una
biografia
di
Mattei
,
la
quale
a
sua
volta
sembra
che
non
possa
risolversi
che
in
una
accusa
o
in
una
esaltazione
.
Io
mi
proverò
a
non
cadere
né
in
questa
né
in
quella
,
ma
mi
rendo
conto
che
l
'
impegno
è
piuttosto
difficile
.
Avverto
anche
il
lettore
che
non
mi
riprometto
di
fare
nessuna
rivelazione
sensazionale
o
scandalistica
.
Vorrei
soltanto
riuscire
a
spiegargli
che
cosa
è
l
'
ENI
,
come
funziona
,
e
perché
il
suo
presidente
è
diventato
bersaglio
di
tante
lodi
e
di
tante
critiche
,
di
tante
speranze
e
di
tanti
sospetti
.
Mattei
viene
da
una
famiglia
poverissima
di
origine
abruzzese
,
sebbene
egli
sia
nato
a
Acqualagna
nelle
Marche
.
Suo
padre
era
brigadiere
dei
carabinieri
,
quando
quelle
regioni
erano
infestate
dai
banditi
.
Un
giorno
ne
incocciò
uno
che
tentò
di
darsi
alla
fuga
,
ma
s
'
impigliò
in
un
filo
di
ferro
e
cadde
.
«
Chillu
filu
!
...
Chillu
filu
!...»
continuò
a
lamentarsi
lo
sciagurato
per
tutti
gli
anni
dell
'
ergastolo
cui
lo
condannarono
.
Era
il
famoso
brigante
Musolino
.
Il
brigadiere
si
congedò
nel
'
19
col
grado
e
la
pensione
di
maresciallo
e
con
cinque
figli
a
carico
.
Per
farli
studiare
voleva
stabilirsi
a
Camerino
,
dove
c
'
è
anche
l
'
Università
.
Ma
la
vita
lì
era
troppo
cara
,
e
si
decise
per
Matelica
,
dove
trovò
un
posto
di
guardacaccia
.
Tuttavia
la
mensa
non
doveva
essere
abbondante
in
casa
Mattei
;
e
Enrico
,
a
quindici
anni
,
dovette
lasciare
gli
studi
e
mettersi
a
fare
il
verniciatore
in
una
fabbrica
.
Di
lì
emigrò
in
un
'
industria
conciaria
come
fattorino
;
e
in
tre
anni
,
con
annibalico
piglio
,
fu
promosso
contabile
,
capocontabile
,
vicedirettore
,
direttore
.
Così
,
prima
di
aver
raggiunto
la
maggiore
età
,
si
trovò
alla
testa
di
un
'
azienda
con
centocinquanta
fra
operai
e
impiegati
.
Fin
d
'
allora
poteva
«
sedersi
»
sui
risultati
raggiunti
e
contentarsi
di
una
comoda
esistenza
di
«
vitellone
»
riuscito
,
con
un
buon
stipendio
,
un
avvenire
senza
grandi
orizzonti
ma
sicuro
,
e
la
«
fuori
serie
»
alla
porta
per
trascorrere
le
domeniche
a
Pesaro
e
sedurvi
la
sciantosa
di
passaggio
.
Invece
,
con
gran
disperazione
di
suo
padre
,
a
ventitré
anni
piantò
tutto
,
andò
a
Milano
e
ripartì
da
zero
.
Dapprima
trovò
la
rappresentanza
di
una
ditta
tedesca
.
Poi
si
mise
a
fare
il
piazzista
d
'
impianti
industriali
,
e
forse
fu
in
questo
mestiere
che
trovò
la
misura
di
se
stesso
.
I
clienti
non
resistevano
alle
seduzioni
di
questo
loro
fornitore
non
per
la
sua
abilità
e
facondia
:
Mattei
è
scarso
e
scarno
parlatore
,
non
irraggia
simpatia
,
non
sprigiona
calore
umano
.
Ma
convince
perché
è
convinto
egli
stesso
.
C
'
è
nelle
sue
parole
e
nel
suo
sguardo
una
carica
di
onestà
e
di
sincerità
che
disarma
qualunque
sospetto
.
La
sua
firma
conferisce
a
qualunque
cosa
egli
l
'
apponga
un
primato
di
eccellenza
cui
tutti
finiscono
per
credere
perché
il
primo
a
crederci
è
lui
.
Io
non
ci
ho
parlato
che
un
paio
di
volte
,
e
in
ambedue
le
occasioni
mi
sono
sentito
a
disagio
per
il
fatto
di
non
riuscire
a
condividere
certe
sue
opinioni
.
Ne
provavo
una
specie
di
rimorso
.
Forse
anche
i
direttori
di
banca
ebbero
la
stessa
impressione
quando
Mattei
chiese
loro
un
prestito
per
impiantare
una
fabbrica
di
prodotti
chimici
.
Egli
non
aveva
nulla
da
offrire
in
garanzia
.
Ma
chi
poteva
dubitare
che
la
sua
merce
avrebbe
battuto
qualunque
concorrenza
come
qualità
e
prezzo
?
I
capitali
si
trovarono
e
la
fiducia
si
dimostrò
fondata
.
A
trent
'
anni
,
Mattei
era
un
industriale
,
sia
pure
di
modeste
proporzioni
.
Ancora
una
volta
egli
aveva
puntato
tutta
la
posta
su
una
ambizione
più
grande
e
aveva
vinto
.
Ora
la
sua
strada
sembrava
irrevocabilmente
segnata
.
Ma
la
guerra
e
la
disfatta
gli
proposero
un
'
altra
avventura
,
e
lui
non
esitò
.
Sulle
opinioni
politiche
di
Mattei
e
sull
'
autenticità
della
sua
vocazione
democristiana
,
ci
sarebbe
da
discutere
a
lungo
.
Ma
ciò
che
a
discussioni
non
si
presta
,
sebbene
ci
si
sia
provati
a
farne
,
è
la
sua
condotta
di
capo
partigiano
.
Lasciamo
stare
certi
episodi
e
aneddoti
che
si
ritrovano
tali
e
quali
nella
biografia
di
tutti
gli
eroi
da
Plutarco
in
giù
:
gli
agiografi
,
si
sa
,
hanno
scarsa
fantasia
.
Però
Mattei
fu
un
resistente
coraggioso
e
risoluto
e
un
eccellente
organizzatore
di
brigate
partigiane
,
delle
quali
fu
una
specie
di
Grande
Elemosiniere
.
Lo
arrestarono
,
ed
evase
.
Tornarono
ad
arrestarlo
,
e
lui
riuscì
a
farsi
liberare
raccontando
una
storia
che
,
in
bocca
a
chiunque
altro
,
non
avrebbe
persuaso
nessuno
;
ma
che
,
in
bocca
a
lui
,
con
quella
carica
di
onestà
e
di
sincerità
ch
'
egli
sa
mettere
in
tutto
ciò
che
dice
,
incusse
nei
suoi
carcerieri
il
rimorso
di
non
crederci
.
Tanti
meriti
gli
valsero
la
medaglia
d
'
oro
della
Resistenza
,
la
stella
d
'
argento
(
oh
,
ironia
!
)
americana
appuntatagli
sul
petto
dal
generale
Clark
,
e
l
'
elezione
a
deputato
.
Sembrava
che
la
politica
dovesse
essere
la
sua
nuova
industria
,
ci
si
aspettava
che
la
battesse
col
solito
piglio
annibalico
,
e
molti
furono
stupiti
ch
'
egli
si
contentasse
di
un
incarico
minore
come
quello
di
commissario
per
l
'
Agip
.
L
'
Azienda
Generale
Italiana
Petroli
era
stata
un
'
invenzione
del
fascismo
per
la
ricerca
degli
idrocarburi
,
aveva
sempre
vivacchiato
male
perché
gl
'
idrocarburi
non
era
mai
riuscita
a
trovarli
,
e
ora
non
era
che
un
rottame
alla
deriva
,
di
cui
lo
Stato
intendeva
liberarsi
al
più
presto
.
Il
ministro
delle
Finanze
,
Soleri
,
valutava
a
una
sessantina
di
milioni
di
lire
le
sue
antiquate
attrezzature
,
e
diede
ordine
al
commissario
Mattei
di
liquidarle
per
quella
cifra
.
Mattei
disobbedì
.
Intuizione
?
Non
so
.
Se
le
attrezzature
erano
antiquate
,
i
tecnici
che
lavoravano
al
servizio
dell
'
Agip
erano
giovani
e
in
gamba
.
Pur
con
quegli
scarsi
mezzi
,
un
po
'
di
metano
lo
avevano
trovato
e
si
dicevano
certi
d
'
imponenti
giacimenti
.
Non
erano
che
congetture
,
ma
Mattei
ebbe
il
merito
di
crederci
,
e
fu
il
solo
a
puntarci
sopra
.
Da
Roma
seguitavano
a
ingiungergli
di
liquidare
;
e
lui
rispondeva
scavando
pozzi
.
Li
scavava
dovunque
,
infischiandosi
dei
diritti
dei
comuni
,
delle
province
e
dei
privati
,
e
non
so
nemmeno
dove
attingesse
i
soldi
per
pagare
tecnici
e
operai
.
Oramai
si
era
convinto
che
il
petrolio
c
'
era
,
e
quindi
ci
doveva
essere
.
Perché
questa
è
la
caratteristica
dell
'
uomo
:
come
Giovanna
d
'
Arco
e
de
Gaulle
,
egli
ascolta
solo
le
voci
di
dentro
e
non
crede
che
a
quelle
.
Un
giorno
di
marzo
del
'49
una
massiccia
nuvola
di
metano
oscurò
il
cielo
di
Caviaga
e
di
Ripalta
.
Il
metano
è
indizio
sicuro
di
petrolio
.
E
molti
italiani
,
a
quella
notizia
,
pensarono
quasi
con
intenerita
compassione
al
povero
duce
,
che
per
vent
'
anni
aveva
clamorosamente
reclamato
il
diritto
dell
'
Italia
alla
sua
parte
di
materie
prime
e
specialmente
d
'
idrocarburi
,
per
procurarsele
ci
aveva
condotto
fino
in
Etiopia
,
ed
era
morto
senz
'
accorgersi
che
le
aveva
sotto
il
sedere
perché
l
'
orgoglio
autarchico
gli
aveva
impedito
d
'
importare
dall
'
America
i
mezzi
tecnici
e
finanziari
per
cercarle
.
Non
so
se
Mattei
abbia
riflettuto
su
questa
esperienza
di
cui
è
stato
il
beneficiario
.
Secondo
i
suoi
esaltatori
,
solo
un
fortunato
caso
volle
che
,
insieme
a
un
folto
stuolo
di
giornalisti
e
di
fotografi
,
il
ministro
Vanoni
si
trovasse
presente
a
Cortemaggiore
quando
,
insieme
a
un
altro
nuvolone
di
metano
,
uno
zampillo
di
petrolio
eruppe
dal
suolo
.
Naturalmente
il
caso
non
c
'
entrava
affatto
.
Ma
noi
ascriviamo
a
merito
,
non
a
demerito
di
Mattei
,
e
a
riconoscimento
del
suo
tempismo
e
intuito
politico
,
la
ben
pianificata
spettacolarità
e
drammatizzazione
della
scena
.
Ora
che
i
giacimenti
d
'
idrocarburi
erano
apparsi
di
tale
entità
da
rendere
conveniente
lo
sfruttamento
,
la
valle
del
Po
era
stata
presa
letteralmente
d
'
assalto
dalle
compagnie
private
,
e
il
ministero
per
l
'
Industria
e
il
Commercio
era
sepolto
sotto
una
valanga
di
richieste
di
concessioni
.
Secondo
una
vecchia
legge
del
'27
,
chiunque
poteva
ottenere
il
permesso
di
fare
ricerche
nel
sottosuolo
.
Non
era
chiaramente
detto
che
dalla
scoperta
d
'
idrocarburi
derivasse
automaticamente
un
diritto
di
sfruttamento
:
ma
era
considerato
implicito
.
Tuttavia
le
compagnie
premevano
perché
questo
automatismo
diventasse
esplicito
,
e
specialmente
í
legali
americani
della
Esso
Standard
lo
fecero
in
maniera
pesante
e
malaccorta
.
A
Mattei
,
per
assicurarsi
un
monopolio
che
la
legge
non
prevedeva
e
che
anzi
sembrava
incompatibile
coi
princìpi
liberisti
cui
s
'
ispirava
il
governo
di
De
Gasperi
,
non
restava
che
un
'
arma
:
suscitare
una
grande
suggestione
collettiva
e
patriottica
,
persuadendo
gl
'
italiani
ch
'
essi
erano
i
depositari
di
una
immensa
ricchezza
,
da
difendere
coi
denti
contro
la
rapacità
dei
monopoli
privati
e
le
interferenze
dello
«
straniero
»
.
Ci
riuscì
con
la
indovinata
regia
di
Cortemaggiore
.
Io
stesso
ricordo
l
'
emozione
che
suscitò
nella
redazione
di
questo
giornale
la
notizia
recata
dai
trafelati
cronisti
e
fotografi
di
ritorno
dal
teatro
di
quel
sensazionale
avvenimento
.
Nessuno
pensò
al
metano
.
Tutti
restammo
ipnotizzati
dallo
zampillo
di
petrolio
che
nelle
nostre
fantasie
(
e
purtroppo
anche
nei
resoconti
della
stampa
)
diventò
rivolo
,
torrente
,
cateratta
,
fino
a
trasformare
la
valle
del
Po
in
una
specie
di
Texas
.
Il
petrolio
!
Avevamo
il
petrolio
.
Mattei
non
badò
ai
mezzi
per
tener
caldi
quegli
entusiasmi
.
A
un
certo
punto
si
diffuse
o
fu
diffusa
la
voce
che
«
il
nemico
»
aveva
in
animo
di
appiccare
il
fuoco
a
qualche
pozzo
per
poter
muovere
a
Mattei
l
'
accusa
d
'
incompetenza
o
negligenza
.
Era
vero
?
A
ogni
buon
conto
,
Mattei
rimobilitò
i
suoi
ex
partigiani
e
li
dispose
di
fazione
ai
giacimenti
che
,
sacralizzati
dalle
armi
e
dalle
uniformi
di
quei
bravi
giovanotti
,
vennero
per
così
dire
incorporati
nel
mito
della
Resistenza
e
ne
condivisero
l
'
intoccabilità
.
«
La
cassaforte
è
aperta
»
dichiarò
Mattei
in
una
intervista
a
questo
giornale
,
«
basta
affondarci
le
mani
per
trarne
tesori
.
»
Ma
queste
mani
,
naturalmente
,
dovevano
essere
italiane
.
Anche
le
discussioni
in
Parlamento
risentirono
di
quest
'
atmosfera
,
e
il
ministro
socialdemocratico
Ivan
Matteo
Lombardo
rilevò
con
ironia
che
molti
argomenti
sembravano
presi
a
prestito
da
certi
giornali
del
defunto
regime
come
«
Il
Tevere
»
e
«
L
'
Impero
»
.
La
battaglia
per
assicurare
allo
Stato
,
cioè
a
Mattei
,
il
monopolio
delle
ricerche
e
dello
sfruttamento
degl
'
idrocarburi
nella
valle
del
Po
fu
lunga
,
e
non
vai
la
pena
ritracciarne
le
fasi
.
Mattei
forse
non
l
'
avrebbe
vinta
,
se
non
avesse
avuto
dalla
sua
il
ministro
delle
Finanze
Vanoni
e
lo
stesso
presidente
De
Gasperi
.
Vanoni
era
un
uomo
di
grande
intelligenza
e
competenza
economica
,
onesto
,
timido
e
malinconico
,
su
cui
certo
non
faceva
presa
la
demagogia
autarchica
e
nazionalista
.
Qualcuno
dice
che
fu
succubo
del
carattere
autoritario
e
imperioso
di
Mattei
,
ma
io
non
ci
credo
.
E
che
Vanoni
,
democristiano
di
adozione
,
aveva
origini
socialiste
.
Non
era
un
esacerbato
statalizzatore
;
ma
accettava
che
lo
Stato
si
sostituisse
all
'
iniziativa
privata
,
specie
in
certi
settori
di
pubblica
utilità
com
'
è
quello
della
produzione
di
energia
.
Quanto
a
De
Gasperi
,
che
di
economia
s
'
intendeva
poco
,
fu
mosso
da
considerazioni
politiche
.
L
'
idea
che
degli
americani
s
'
impiantassero
in
una
zona
«
calda
»
come
quella
padana
,
dove
in
quel
momento
si
moriva
con
molta
facilità
,
fornendo
pretesto
coi
loro
altezzosi
e
stupidi
compounds
ai
risentimenti
comunisti
sempre
strettamente
legati
a
quelli
nazionalisti
,
gli
fece
paura
.
Mattei
veniva
dalla
Resistenza
,
aveva
dalla
sua
i
partigiani
,
agiva
in
nome
dello
Stato
e
dell
'
anticapitalismo
.
Era
impossibile
attaccarlo
come
«
colonialista
»
,
«
imperialista
»
e
«
sfruttatore
del
popolo
»
.
Così
si
consumò
l
'
esclusione
dell
'
iniziativa
privata
,
italiana
e
straniera
,
dalla
valle
del
Po
;
e
il
10
febbraio
del
'53
fu
varata
la
legge
che
istituiva
l
'
ENI
e
conferiva
a
Mattei
i
poteri
che
oggi
tanto
inquietano
la
pubblica
opinione
.
StampaQuotidiana ,
Il
funerale
di
De
Gaulle
non
sarà
seguito
né
dal
presidente
della
Repubblica
francese
né
da
nessuna
autorità
di
governo
:
è
una
disposizione
testamentaria
che
rimonta
al
gennaio
1952
,
cioè
al
periodo
in
cui
il
generale
capeggiava
il
Rassemblement
in
opposizione
alla
quarta
Repubblica
ma
che
non
era
stata
mai
corretta
negli
anni
successivi
,
neppure
dopo
l
'
apogeo
e
il
trionfo
.
La
scomparsa
dell
'
antico
comandante
della
France
libre
avviene
quindi
sotto
il
segno
del
distacco
dalla
stessa
classe
dirigente
che
egli
aveva
creato
e
portato
al
potere
:
ora
come
un
mese
fa
,
in
occasione
della
pubblicazione
-
lampo
del
primo
volume
dei
Mémoires
d
'
espoir
,
Le
renouveau
,
anticipata
all
'
improvviso
per
farla
coincidere
con
l
'
assenza
di
Pompidou
,
il
delfino
di
una
volta
,
dalla
Francia
a
seguito
del
viaggio
,
protocollare
e
di
circostanza
,
nell
'
Unione
Sovietica
.
Ma
la
verità
è
che
la
«
morte
civile
»
di
De
Gaulle
era
avvenuta
più
di
due
anni
fa
,
nel
maggio
del
1968
,
allorché
il
generale
,
in
cui
si
incarnava
una
grande
idea
della
Francia
,
era
stato
sul
punto
di
essere
travolto
dall
'
insurrezione
dei
Cohn
-
Bendit
,
dalla
levata
di
scudi
di
una
contestazione
pittoresca
e
indistinta
che
egli
aveva
invano
bollato
col
termine
infamante
di
chienlit
,
qualcosa
peggio
che
canaglia
.
In
un
attimo
tutte
le
certezze
,
su
cui
De
Gaulle
aveva
fondato
il
suo
orgoglioso
potere
personale
,
avevano
tremato
;
per
un
momento
la
quinta
Repubblica
,
concepita
come
la
formula
definitiva
della
storia
di
Francia
,
aveva
conosciuto
il
rischio
della
frana
.
Era
stata
necessaria
la
grande
umiliazione
del
viaggio
a
Baden
Baden
,
volto
ad
invocare
l
'
aiuto
dei
gruppi
corazzati
di
Massu
,
il
quasi
-
esiliato
della
rivolta
algerina
,
per
riaprire
uno
spiraglio
di
sopravvivenza
al
regime
in
crisi
:
era
stata
necessaria
la
politica
di
caute
e
ammiccanti
aperture
allo
stesso
moto
di
contestazione
,
impostata
con
realismo
e
spregiudicatezza
dal
premier
Pompidou
,
per
riassorbire
l
'
ondata
vorticosa
della
rivolta
,
per
strappare
la
prima
vittoria
nelle
elezioni
di
fine
giugno
.
Da
quel
maggio
del
'68
,
una
data
comunque
decisiva
nella
storia
d
'
Europa
,
De
Gaulle
era
un
sopravvissuto
a
se
stesso
.
Il
licenziamento
di
Pompidou
da
capo
del
governo
,
nell
'
autunno
del
'68
,
fu
l
'
ultimo
atto
conforme
allo
stile
,
e
ai
rancori
,
dell
'
uomo
.
Couve
de
Murville
rappresentò
quello
che
era
stato
Emile
Ollivier
per
Napoleone
III
,
negli
ultimi
mesi
dell
'
Imperatore
prima
di
Sedan
.
La
sfida
del
«
referendum
»
sulla
riforma
regionale
,
una
riforma
pochissimo
sentita
dalla
maggioranza
dei
francesi
,
sembrò
voluta
dallo
stesso
De
Gaulle
quasi
per
trovare
la
via
di
una
ritirata
onorevole
,
di
un
'
uscita
dal
campo
senza
viltà
.
Il
generale
non
fece
niente
per
vincere
:
annunciò
ai
francesi
che
avrebbe
abbandonato
il
potere
se
non
avesse
strappato
la
maggioranza
.
E
mantenne
la
parola
,
con
la
lealtà
che
in
lui
si
identificava
con
l
'
orgoglio
.
Molti
ebbero
la
sensazione
che
De
Gaulle
,
colpito
a
morte
dai
fatti
di
maggio
,
avesse
preferito
il
ritiro
nella
solitudine
di
Colombey
all
'
esercizio
di
un
potere
dimezzato
,
contestato
,
discusso
,
in
ogni
caso
impotente
a
risolvere
i
nuovi
e
laceranti
problemi
della
Francia
.
Il
suo
distacco
,
nell
'
anno
e
mezzo
che
ha
preceduto
la
morte
,
è
stato
assoluto
.
L
'
ufficio
,
che
il
governo
francese
gli
aveva
messo
a
disposizione
nei
pressi
degli
Invalidi
,
non
è
stato
mai
occupato
.
Nessuna
delle
oscure
trame
o
vendette
,
attribuite
all
'
ex
presidente
,
ha
avuto
un
minimo
di
attuazione
.
La
porta
della
Boisserie
,
il
suo
ritiro
di
Colombey
,
è
rimasta
chiusa
agli
uomini
della
nuova
generazione
post
-
gollista
,
anche
a
coloro
,
come
Pompidou
,
che
si
erano
formati
nell
'
intimità
del
generale
o
che
addirittura
ne
detenevano
le
ultime
volontà
testamentarie
.
Nelle
grandi
ricorrenze
,
come
il
trentennale
dell
'
appello
ai
francesi
del
giugno
1940
,
De
Gaulle
ha
preferito
allontanarsi
dalla
Francia
piuttosto
che
associarsi
a
qualunque
gesto
di
celebrazione
.
L
'
attore
,
uscito
dalla
scena
,
si
era
trasformato
nello
storico
,
nel
testimone
di
se
stesso
,
dell
'
uomo
unicamente
preoccupato
di
tessere
la
grande
tela
delle
Memorie
che
rimarranno
purtroppo
incompiute
al
primo
volume
della
seconda
serie
.
Nulla
,
della
nuova
Francia
pompidouista
,
poteva
piacergli
:
pur
nella
sopravvivenza
,
pressoché
intatta
,
delle
istituzioni
presidenziali
-
repubblicane
da
lui
volute
,
con
tenacia
rasentante
in
parecchi
casi
l
'
arbitrio
.
Il
«
nuovo
corso
»
di
Pompidou
ricorda
per
tanti
aspetti
il
regime
di
Luigi
Filippo
nella
Francia
del
1830
,
all
'
indomani
delle
grandi
convulsioni
dell
'
età
napoleonica
e
della
contrastata
restaurazione
borbonica
:
una
fase
di
tregua
,
un
momento
di
respiro
dopo
una
tensione
eccessiva
,
dopo
uno
sforzo
di
grandeur
finito
nel
fango
di
Waterloo
.
Enrichissez
-
vous
:
il
grido
della
borghesia
orleanista
si
rinnova
nella
nuova
democrazia
repubblicana
,
di
netto
stampo
borghese
,
dove
l
'
antico
direttore
della
banca
Rothschild
,
scelto
a
suo
tempo
da
De
Gaulle
come
il
tecnocrate
che
non
poteva
contrastargli
i
piani
politici
,
e
cioè
il
premier
Pompidou
,
tende
la
mano
al
geniale
ministro
delle
Finanze
,
Giscard
d
'
Estaing
,
antico
leader
dei
gollisti
indipendenti
,
nello
stesso
sforzo
di
salvare
le
basi
della
ricchezza
francese
,
insidiate
dai
fantasmi
di
grandezza
del
generale
,
a
cominciare
dalla
force
de
frappe
.
A
trent
'
anni
di
distanza
dal
generoso
grido
di
ribellione
di
radio
Londra
,
De
Gaulle
entra
nella
leggenda
.
Tre
decenni
della
storia
di
Francia
:
interamente
dominati
da
lui
,
nel
bene
e
nel
male
,
nell
'
eroismo
della
resistenza
opposta
all
'
invasione
tedesca
e
alla
capitolazione
petainista
non
meno
che
nella
superbia
di
un
sogno
politico
di
primato
contraddetto
dalla
storia
e
dalla
geografia
,
nella
salvaguardia
della
libertà
del
suo
paese
non
meno
che
nell
'
assurdo
«
no
»
opposto
alle
speranze
di
unione
europea
con
Londra
.
Si
è
parlato
di
«
bonapartismo
»
:
ma
nulla
è
meno
esatto
.
L
'
uomo
,
che
ha
chiuso
lunedì
,
in
silenzio
,
la
sua
lunga
giornata
nella
solitudine
di
Colombey
-
les
-
deux
-
Eglises
,
era
l
'
ultimo
figlio
della
Francia
del
«
gran
secolo
»
,
l
'
ultimo
esponente
della
tradizione
monarchica
,
l
'
ultimo
contemporaneo
dell
'
epoca
di
Luigi
XIV
:
quasi
discendente
diretto
dalla
galleria
di
Sovrani
che
sta
al
Louvre
,
simile
,
anche
nel
fisico
,
ai
«
ritratti
di
uomo
»
di
Philippe
de
Champaigne
.
Piccola
nobiltà
cattolica
di
provincia
,
Lilla
,
contro
il
dominio
centralistico
di
Parigi
;
la
fedeltà
alla
tradizione
classica
e
quiritaria
contro
la
mistica
giacobina
.
Niente
dello
spirito
della
«
grande
rivoluzione
»
del
1789
,
che
gli
era
rimasta
fondamentalmente
estranea
;
in
un
colloquio
,
che
avemmo
con
lui
undici
anni
fa
a
Roma
,
ci
parlò
con
consapevole
distacco
di
momenti
ed
aspetti
dell
'
epoca
di
Napoleone
primo
,
con
un
distacco
che
poteva
rasentare
l
'
insofferenza
o
il
fastidio
.
La
sua
idea
della
Francia
,
come
comunità
mistica
,
aveva
piuttosto
una
lontana
origine
maurrassiana
:
poi
corretta
dal
lealismo
repubblicano
del
giugno
1940
e
dalla
rottura
clamorosa
con
l
'
antico
protettore
,
il
maresciallo
Pétain
.
La
parabola
,
miracolosa
parabola
,
della
Resistenza
anti
-
tedesca
inserì
il
generale
di
provincia
francese
nel
dramma
convulso
del
suo
paese
,
un
dramma
che
egli
ha
dominato
e
regolato
con
grandezza
e
con
capricci
sovrani
nel
corso
di
un
trentennio
.
Rappresentando
in
due
momenti
il
punto
più
alto
della
coscienza
della
Francia
:
nella
lotta
ai
tedeschi
prima
,
contro
il
prevalente
collaborazionismo
di
gran
parte
del
suo
paese
,
nella
politica
di
pace
e
di
indipendenza
verso
l
'
Algeria
,
condotta
a
prezzo
di
ambiguità
formali
,
dopo
il
suo
ritorno
al
potere
,
ma
con
una
visione
complessiva
fra
le
più
audaci
del
nostro
tempo
.
Come
liquidatore
coraggioso
dell
'
impero
coloniale
francese
,
De
Gaulle
cercò
compensi
in
una
politica
estera
di
prestigio
,
che
apparve
,
e
spesso
fu
,
almeno
per
gli
stranieri
,
senza
senso
.
L
'
uomo
,
che
aveva
corso
il
rischio
di
vari
attentati
della
destra
francese
e
a
Petit
-
Clamart
aveva
sfiorato
la
morte
,
finì
per
diventare
il
simbolo
di
un
nazionalismo
arcaico
e
furioso
in
lotta
contro
l
'
Inghilterra
e
contro
gli
Stati
Uniti
,
impegnato
a
ritardare
la
nascita
dell
'
Europa
,
la
sola
speranza
possibile
per
la
nostra
generazione
.
Di
qui
tutte
le
contraddizioni
e
le
impennate
degli
ultimi
cinque
anni
del
suo
regime
,
che
non
sono
state
dimenticate
né
perdonate
.
Di
qui
le
aperture
incondizionate
all
'
Est
e
il
rovesciamento
di
fronte
nel
conflitto
fra
arabi
e
israeliani
;
di
qui
la
visione
planetaria
che
lo
portò
ad
accendere
in
tutto
il
mondo
,
dalla
Cambogia
al
sud
-
America
al
Quebec
,
la
lotta
contro
gli
Stati
Uniti
,
alleati
indispensabili
,
ieri
come
oggi
,
della
Francia
e
dell
'
Europa
.
La
linea
saggia
e
realistica
di
Pompidou
ha
già
corretto
,
almeno
in
parte
,
gli
errori
e
le
intransigenze
del
generale
.
Ma
oggi
che
De
Gaulle
se
n
'
è
andato
,
come
aveva
sempre
desiderato
,
senza
la
decadenza
di
una
vecchiezza
impotente
,
tutti
gli
europei
tornano
a
pensare
,
con
una
punta
di
accorata
malinconia
,
che
il
generale
rappresentò
soprattutto
una
grande
e
generosa
illusione
:
l
'
illusione
che
la
Francia
fosse
ancora
una
grande
potenza
mondiale
,
nonostante
la
sconfitta
del
'40
,
l
'
illusione
che
l
'
Europa
fosse
ancora
il
continente
determinante
,
nonostante
la
congiunta
vittoria
russo
-
americana
e
la
divisione
del
mondo
in
due
blocchi
.
Con
la
sua
morte
,
anche
tale
illusione
scompare
.
StampaQuotidiana ,
Tenente
di
Artiglieria
in
S.P.E.
Felice
Cordero
,
marchese
di
Pamparato
(
Campata
)
,
della
Brigata
Autonoma
«
Val
Sangone
»
impiccato
dai
nazi
-
fascisti
in
Giaveno
il
17
agosto
1944
.
«
Comandante
di
una
formazione
di
Patriotti
dava
,
in
lunghi
mesi
di
guerra
partigiana
,
indubbie
e
costanti
prove
di
altissimo
spirito
patriottico
,
di
indomito
coraggio
e
di
rara
perizia
.
Catturato
dal
nemico
mentre
,
nel
corso
di
un
rastrellamento
,
tentava
di
mettere
in
salvo
documenti
di
particolare
importanza
teneva
di
fronte
all
'
avversario
contegno
consapevolmente
eroico
e
,
impavido
,
col
nome
del
Re
sulle
labbra
,
affrontava
l
'
estremo
supplizio
»
.
Val
Sangone
-
Giaveno
1944
.
Le
Formazioni
Autonome
presentano
le
armi
al
MARTIRE
EROICO
e
giurano
di
vendicarlo
.
StampaQuotidiana ,
MORBEGNO
,
23
.
-
Il
vecchietto
che
per
venire
a
Morbegno
ha
fatto
a
piedi
sette
chilometri
all
'
andata
e
sette
al
ritorno
,
si
chiama
Gatti
ed
è
di
Dazio
.
Immaginate
la
Valtellina
brulla
nel
cielo
della
sera
:
sullo
stradale
ritornano
alle
proprie
case
di
pietra
e
di
legno
i
minatori
che
,
per
tutto
il
giorno
,
hanno
lavorato
alle
miniere
di
Chiavenna
,
a
Traona
si
accendono
le
prime
luci
,
per
le
vie
di
campagna
i
contadini
vanno
dietro
a
una
mucca
e
le
monache
tutte
nere
,
a
drappelli
,
appaiono
come
ombre
nel
silenzio
in
cui
si
ode
soltanto
il
fresco
rumore
dell
'
Adda
.
Il
tempo
si
è
fermato
,
ma
il
nostro
vecchietto
cammina
,
battendo
sulla
strada
il
piccolo
bastone
;
ha
un
'
idea
in
testa
,
e
l
'
avvenire
che
potrà
essere
suo
per
qualche
anno
ancora
,
gli
si
apre
al
passo
,
come
se
egli
sia
ancora
giovane
e
possa
salutare
il
giorno
della
vittoria
.
L
'
angelo
l
'
accompagna
,
il
nostro
Gavroche
,
stupito
della
sconsolata
povertà
della
sera
che
gli
è
intorno
,
da
quelle
grigie
montagne
che
lasciano
il
cielo
solo
.
Egli
dice
al
nostro
vecchietto
:
«
Senti
?
Laggiù
cantano
l
'
Internazionale
e
le
bandiere
rosse
della
carovana
che
sta
entrando
in
Morbegno
,
hanno
rotto
la
grigia
cerchia
delle
case
,
alle
quali
non
giunge
mai
una
parola
che
sia
di
festa
e
di
speranza
.
Senti
?
La
macchina
de
"
l
'
Unità
"
strombetta
nelle
viuzze
di
Traona
e
alle
finestre
di
quei
tuguri
,
fatti
di
legno
e
di
pietra
,
si
affacciano
donne
e
bambini
che
non
hanno
mai
avuto
tra
le
mani
un
giornale
,
uomini
che
vivono
di
miseria
e
di
contrabbando
,
ragazze
bellissime
ed
impaurite
dai
proprii
sogni
.
È
stata
come
una
pietra
gettata
in
un
lago
:
le
monache
hanno
visto
,
a
un
tratto
,
le
proprie
orfanelle
avviate
alla
chiesa
,
rompere
le
file
,
sparpagliarsi
intorno
alla
macchina
e
tendere
le
braccia
per
ricevere
un
"
Calendario
del
Popolo
"
.
Figure
,
illustrazioni
di
uomini
,
di
paesi
,
di
città
,
pitture
,
sculture
:
improvvisamente
,
un
mondo
si
è
rivelato
da
quelle
pagine
ai
loro
occhi
e
forse
il
ricordo
resterà
sempre
a
destarle
»
.
Il
nostro
vecchietto
,
camminando
camminando
,
diceva
di
sì
con
la
testa
.
E
rassicurato
,
Gavroche
è
volato
sulle
spalle
del
compagno
Manzocchi
;
che
con
la
sua
bella
testa
candida
,
dalla
carrozzina
ov
'
era
seduto
,
mostrava
la
via
al
corteo
.
Al
ponte
sul
Bitto
avevamo
incontrato
i
compagni
di
Morbegno
,
che
ora
ci
accompagnavano
alla
Sezione
ove
ci
aspettava
Garibaldi
,
tutto
vestito
a
colori
in
una
grande
oleografia
di
tanti
anni
fa
.
Passato
l
'
ultimo
treno
,
scomparso
anche
il
cielo
nella
notte
,
questi
paesi
approdano
al
sonno
,
chiudono
le
porte
di
casa
:
pochi
lumi
restano
a
tracciarne
l
'
abitato
.
Ma
sabato
sera
,
a
Morbegno
,
"
l
'
Unità
"
aveva
messo
a
soqquadro
tutte
le
abitudini
.
Passando
e
ripassando
per
le
vie
del
centro
,
davanti
ai
portichetti
ancora
affollati
,
per
i
viottoli
della
periferia
sino
a
Regolado
,
sino
a
Traona
,
il
nostro
omnibus
si
portava
dietro
la
folla
verso
la
piazza
di
Sant
'
Antonio
,
ampia
,
aperta
nella
notte
.
In
bicicletta
giungevano
i
compagni
da
Traona
,
da
Ardenno
,
da
Delebio
,
altri
se
ne
annunciavano
da
Sondrio
.
Nel
feudo
democristiano
"
l
'
Unità
"
si
ritrovava
all
'
appuntamento
con
i
propri
fedeli
che
erano
tanti
,
uomini
,
donne
,
bambini
,
cittadini
destati
dal
loro
sonno
provinciale
e
portati
a
ricordare
di
quei
giorni
succeduti
alla
insurrezione
,
in
cui
anche
nella
Valtellina
passò
la
speranza
di
una
vita
nuova
.
In
questi
paesi
,
ed
in
tanti
altri
che
sembrano
rassegnati
ad
accettare
il
mondo
così
come
è
,
la
propria
miseria
,
la
propria
disperazione
,
i
propri
lutti
,
arde
segreta
una
speranza
di
giustizia
che
toccherà
a
noi
cogliere
negli
occhi
dei
poveri
operai
,
dei
contadini
,
dei
diseredati
che
hanno
persino
paura
di
mostrarsi
troppo
e
che
,
quasi
,
chiedono
scusa
di
vivere
.
Una
parola
fraterna
e
schietta
che
essi
ascoltino
,
la
visita
del
nostro
giornale
alle
loro
case
,
perdute
persino
nel
ricordo
degli
uomini
,
la
visione
di
migliaia
e
migliaia
di
operai
organizzati
nelle
nostre
grandi
città
industriali
:
basta
un
nulla
perché
essi
si
sentano
chiamati
a
dirci
le
proprie
esitazioni
,
a
mostrasi
,
a
ritrovare
nella
letizia
e
nella
compagnia
di
una
sera
,
la
prima
forma
di
società
perduta
.
In
questa
aria
di
comune
ritrovamento
,
"
l
'
Unità
"
si
è
vista
festeggiare
a
Morbegno
con
una
spontaneità
che
raramente
ci
è
stato
dato
,
altrove
,
di
riconoscere
.
L
'
applaudivano
uomini
e
donne
della
montagna
,
che
non
hanno
veramente
nulla
oltre
al
proprio
cuore
,
anch
'
esso
umiliato
ed
offeso
da
secoli
.
Gavroche
era
talmente
commosso
che
ne
ha
fatta
una
delle
sue
.
Invisibile
com
'
è
,
mi
si
è
messo
davanti
mentre
ero
al
microfono
e
si
è
messo
a
parlare
lui
al
mio
posto
.
Io
aprivo
la
bocca
,
io
muovevo
le
braccia
,
ma
la
voce
e
le
parole
erano
sue
.
Pure
,
non
restavo
mai
a
bocca
aperta
e
mai
alzavo
fuori
tempo
le
braccia
:
un
profondo
incantesimo
ci
teneva
uniti
.
Dopo
il
comizio
mi
ha
annunciato
che
,
per
questo
inverno
,
formerà
una
intera
squadriglia
di
angeli
che
,
ogni
giorno
,
saranno
nei
paesi
della
Valtellina
,
a
trovare
i
poveri
montanari
nelle
loro
case
ed
a
spiegar
loro
il
Manifesto
.
Fortini
si
è
dichiarato
disposto
a
morire
,
pur
di
far
parte
della
invidiabile
schiera
di
cherubini
.
«
Porterò
con
me
la
mia
tromba
-
egli
ha
detto
-
e
ruberò
una
camicia
da
notte
a
mia
moglie
»
.
Gavroche
ha
dovuto
faticare
a
spiegargli
che
sarebbe
troppo
comodo
disporsi
a
morire
per
diventare
angeli
:
occorre
,
invece
,
imparare
a
nascere
ogni
giorno
nuovo
e
innocente
della
propria
memoria
,
e
della
propria
storia
,
far
raccogliere
a
tutti
gli
uomini
di
questa
terra
i
frutti
della
verità
,
essere
come
la
luce
.
Fortini
ha
passato
la
notte
senza
dormire
,
aspettando
che
gli
spuntassero
i
denti
.
All
'
alba
piangeva
come
un
lattante
.
Poi
si
è
accorto
che
sognava
ed
è
caduto
dal
letto
,
ammaccandosi
il
naso
.
A
quell
'
ora
,
Gavroche
se
ne
tornava
in
mongolfiera
da
un
suo
viaggio
al
sanatorio
di
Sondalo
.
Cicirinella
ha
atterrato
dolcemente
in
piazza
.
Io
e
Regi
siamo
saliti
con
le
nostre
valige
per
raggiungere
Chiari
dalle
vie
del
cielo
.
Fortini
se
ne
è
rimasto
solo
col
suo
omnibus
,
a
seguirci
via
Lecco
-
Bergamo
.
Di
questo
-
e
dell
'
incontro
di
Fortini
con
un
novello
don
Chisciotte
-
vi
parlerò
domani
;
durante
il
racconto
delle
nostre
due
tappe
nel
Bresciano
.
StampaQuotidiana ,
Gentile
Fortebraccio
(
mi
accorgo
che
la
definizione
«
gentile
»
forse
le
è
poco
confacente
,
e
allora
coraggio
:
Simpatico
Fortebraccio
)
,
seguo
saltuariamente
i
suoi
corsivi
(
?
)
...
corrosivi
e
pur
non
condividendo
le
sue
posizioni
ideologiche
mi
ci
diverto
perché
lei
è
spiritoso
e
spesso
coglie
nel
segno
.
Ultimamente
mi
è
capitato
di
passare
alcuni
giorni
a
Civitavecchia
dove
sono
stata
trascinata
a
una
conferenza
al
Circolo
della
Scuola
di
Guerra
.
Oratore
,
una
delle
sue
preferite
...
vittime
:
Indro
Montanelli
,
il
quale
-
mi
perdoni
-
gode
della
mia
simpatia
non
meno
di
lei
,
se
pure
per
altri
motivi
.
Durante
il
dibattito
che
ha
seguito
la
conferenza
animatissima
sul
tema
:
«
La
stampa
italiana
»
,
gli
è
stato
chiesto
un
parere
su
Fortebraccio
che
non
gli
lesina
attacchi
quasi
quotidiani
.
Ha
risposto
:
«
Preferisco
tacere
.
Fortebraccio
era
un
mio
caro
amico
trent
'
anni
fa
.
Io
non
riesco
a
dimenticarlo
.
Lui
sì
»
.
Bene
,
simpatico
Fortebraccio
,
non
le
sembra
che
il
suo
amico
-
nemico
abbia
segnato
almeno
in
questa
circostanza
un
punto
a
proprio
favore
?
Sua
XY
-
Milano
.
Gentile
Signora
(
credo
che
a
lei
si
addica
proprio
l
'
aggettivo
«
gentile
»
e
glielo
dedico
volentieri
.
Aggiungo
,
visto
che
ho
aperto
questa
parentesi
,
che
ho
tolto
dalla
sua
lettera
due
o
tre
riferimenti
che
potevano
farla
riconoscere
,
per
il
caso
che
lei
tenga
all
'
anonimato
.
Ho
poi
saltato
le
ultime
righe
che
possono
non
interessare
i
lettori
:
mi
limiterò
a
dire
che
ricambio
la
sua
cortesia
e
che
spero
si
avveri
il
suo
proposito
)
.
E
ora
veniamo
a
Indro
Montanelli
.
Io
,
che
lo
conosco
bene
,
lo
so
capace
di
gesti
,
come
questo
,
generosi
e
subitanei
.
Ne
ha
compiuto
un
altro
nei
miei
confronti
,
molti
anni
fa
,
a
riparazione
di
una
sua
indiscrezione
che
avrebbe
potuto
nuocermi
.
È
questa
una
delle
ragioni
(
non
la
sola
né
la
più
grave
)
per
cui
lo
detesto
di
più
.
(
Non
ho
detto
lo
odio
e
perché
non
lo
odio
e
perché
,
del
resto
,
io
non
odio
nessuno
.
)
Lo
detesto
perché
è
un
epilettico
della
morale
.
Gli
vengono
degli
attacchi
di
perbenismo
e
vi
soccombe
,
ma
non
ha
una
passione
salda
,
ferma
,
sicura
e
costante
,
alla
quale
,
come
mi
sforzo
di
fare
io
,
a
un
certo
punto
decida
di
sacrificare
tutto
il
resto
,
comprese
le
simpatie
e
le
amicizie
.
È
di
una
fragilità
psichica
morbosa
,
se
fosse
un
umore
ne
sarebbe
sempre
sudaticcio
.
Ed
è
da
questa
fragilità
che
gli
viene
una
attitudine
non
rara
in
certi
cinici
sfiniti
:
quella
di
subire
le
influenze
più
degradanti
e
di
restare
loro
fedeli
con
ostinato
accanimento
,
reso
sempre
più
rabbioso
,
quanto
più
gli
appare
evidente
che
sono
abiette
e
quanto
più
s
'
accresce
la
disistima
che
nutrono
verso
chi
li
ha
contagiati
.
Veda
,
cara
Signora
,
l
'
anticomunismo
di
Montanelli
,
e
noti
come
esso
si
appiglia
di
preferenza
ai
fatti
minuti
,
agli
episodi
marginali
,
rifuggendo
quasi
sempre
dal
peso
delle
questioni
ideologiche
,
sulle
quali
ogni
opinione
è
ammissibile
,
anche
se
non
condivisa
.
E
sì
che
il
nostro
uomo
è
dotato
di
ingegno
e
di
bravura
indiscutibili
.
Come
accade
dunque
che
Montanelli
senta
sempre
il
bisogno
di
presentare
i
comunisti
piuttosto
come
spregevoli
che
come
erranti
e
preferisca
suscitare
nei
loro
confronti
di
preferenza
il
disprezzo
invece
che
il
dissenso
?
Accade
per
effetto
delle
persone
che
si
ritrova
intorno
e
che
lo
influenzano
:
le
persone
più
ottuse
che
si
possano
immaginare
,
intese
unicamente
alla
difesa
cieca
del
loro
benessere
e
alla
conservazione
dei
loro
privilegi
.
Io
sono
persuaso
che
Indro
Montanelli
,
personalmente
,
non
è
venale
e
non
è
«
affittabile
»
.
Ma
lo
impressiona
il
lusso
,
lo
convince
la
continuità
,
lo
abbagliano
i
luccichii
.
Circondato
da
gente
per
la
quale
nutre
un
profondo
risentimento
intellettuale
e
morale
,
se
ne
fa
portavoce
con
una
specie
di
voluttà
distruggitrice
,
pago
di
sentirsi
loro
indispensabile
e
legato
a
loro
da
una
sola
gratitudine
:
quella
che
gli
viene
dall
'
occasione
che
essi
gli
offrono
di
vendicarsi
.
Perché
Indro
Montanelli
,
che
nella
sua
professione
è
sicuramente
un
vittorioso
,
nella
sua
vita
è
un
vinto
.
A
un
certo
momento
nessuno
ha
più
avuto
bisogno
di
lui
.
In
fondo
io
,
che
lo
attacco
così
spesso
,
sono
quello
che
gli
vuole
più
bene
.
Ma
i
comunisti
,
tutti
gli
altri
comunisti
,
tranne
me
che
gli
resto
affezionato
,
non
se
ne
curano
.
Al
«
Corriere
»
i
giovani
lo
hanno
schiacciato
.
In
politica
gli
sono
rimasti
De
Carolis
e
Vittorino
Colombo
:
frittura
.
Ha
con
sé
la
conservazione
,
dalla
quale
deve
farsi
capire
.
Ma
lei
,
Signora
,
la
conosce
la
conservazione
milanese
e
ha
una
idea
di
ciò
che
voglia
dire
renderlesi
intelligibili
?
Significa
avere
a
che
fare
con
un
mondo
popolato
di
cretine
e
cretini
supremi
ai
quali
bisogna
parlare
semplice
ed
elementare
come
a
dei
deficienti
.
Nessun
ragionamento
li
colpisce
ma
solo
delle
immagini
.
Essi
preferirebbero
,
se
fosse
il
caso
,
delle
cartoline
o
degli
ideogrammi
.
Così
bisogna
dire
loro
che
i
comunisti
sono
brutti
,
cattivi
,
malfidi
,
traditori
,
feroci
,
e
che
odiano
la
libertà
.
Ma
non
la
libertà
quella
vera
,
quella
per
la
quale
si
sono
battuti
i
partigiani
e
al
cui
ripristino
lo
stesso
Montanelli
ha
dato
mano
,
quando
non
era
ancora
sfatto
,
ma
la
libertà
di
fare
un
bridge
,
di
andare
a
Saint
Moritz
,
di
portare
con
sé
i
soldi
che
gli
pare
.
La
libertà
di
seguitare
a
essere
ricchi
e
di
continuare
a
godere
.
La
vecchia
e
squisita
signora
Conti
,
quando
io
ero
ancora
democristiano
,
mi
domandò
una
volta
dolcemente
:
«
Ma
perché
non
fate
una
legge
che
sopprima
le
Camere
del
Lavoro
?
»
.
E
una
sua
amica
,
ancora
più
squisita
di
lei
,
disse
:
«
Ah
sì
.
Che
barba
»
.
Questa
è
la
gente
che
Montanelli
seguita
a
vedere
,
avendo
,
dentro
di
sé
,
capito
tutto
.
Perché
questo
,
cara
Signora
,
è
il
punto
:
che
Indro
Montanelli
ha
capito
tutto
e
vive
in
uno
stato
di
dispettosa
e
furiosa
malafede
.
Egli
sa
benissimo
che
quanto
vi
è
di
pulito
in
Italia
va
ricercato
tra
coloro
che
ancora
non
contano
,
o
non
contano
abbastanza
:
lavoratori
,
impiegati
,
insegnanti
,
gente
dei
ceti
minori
,
ma
fa
un
giornale
in
cui
lor
signori
si
ritrovano
come
nei
loro
vestiti
tagliati
su
misura
.
Quando
era
al
«
Corriere
»
,
al
«
suo
"
Corriere
"
»
,
Montanelli
,
sentendosi
bene
installato
nella
cittadella
della
conservazione
,
si
permetteva
dei
lussi
che
ora
scrupolosamente
si
vieta
:
scriveva
persino
male
dei
ricchi
,
dei
padroni
,
dei
potenti
(
a
sfuriate
,
naturalmente
,
e
mai
conseguentemente
)
,
ma
i
bersagliati
occasionali
lo
amavano
ugualmente
perché
i
signori
sentono
gli
amici
a
naso
,
come
i
cani
quando
annusano
i
pantaloni
dei
nuovi
venuti
,
e
non
hanno
mai
smesso
,
neppure
per
un
istante
,
di
considerare
Montanelli
legato
alla
loro
causa
infame
.
Lui
lo
sa
e
ne
è
infelice
(
io
ne
sono
convinto
)
,
ma
è
uno
di
quelli
che
più
si
convincono
dell
'
errore
in
cui
versano
,
più
vi
si
immergono
.
Questo
famoso
«
bastian
contrario
»
è
in
realtà
il
più
inguaribile
conformista
che
io
conosca
:
egli
sa
benissimo
che
i
comunisti
sono
i
soli
che
saprebbero
lavorare
sul
serio
e
pulitamente
all
'
edificazione
di
un
mondo
nuovo
,
non
privo
di
pecche
,
naturalmente
,
ma
nuovo
,
e
questo
lo
fa
inorridire
e
gli
fa
paura
,
perché
Montanelli
,
magro
com
'
è
,
in
realtà
è
una
pianta
grassa
:
fiorisce
nell
'
aria
viziata
.
Concludo
,
gentile
Signora
.
Io
attacco
ogni
volta
che
mi
capita
Indro
Montanelli
con
una
asprezza
che
credo
di
poter
definire
insolita
,
perché
sono
convinto
che
egli
sappia
meglio
di
tutti
noi
come
con
e
dietro
le
sinistre
(
comunisti
in
testa
)
ci
sia
la
gente
migliore
,
più
chiara
,
più
seria
,
più
onesta
,
più
degna
d
'
Italia
,
ed
egli
non
vuole
perdonarglielo
.
Nevrastenia
e
malanimo
gli
impediscono
di
riconoscere
una
verità
,
da
cui
si
sente
ferito
come
da
un
ininterrotto
rimprovero
.
Lo
aggredisco
per
la
sua
consapevolezza
,
insomma
;
e
sospetto
che
vi
sia
,
sotto
il
mio
accanimento
,
più
amicizia
da
parte
mia
verso
di
lui
,
di
quanta
egli
non
ne
conservi
verso
di
me
.
StampaQuotidiana ,
Rilievi
sulle
lettere
aperte
del
P
.
d
'
A
.
e
del
PC
20
e
26
novembre
1944
.
La
lettera
aperta
del
P
.
d
'
A
.
e
del
PC
rispettivamente
del
20
e
del
26
novembre
1944
,
sottolineano
due
esigenze
sentite
da
tutti
i
movimenti
antifascisti
:
il
potenziamento
dei
CLN
,
affinché
essi
possano
condurre
,
il
più
efficacemente
possibile
,
la
lotta
ad
oltranza
contro
l
'
oppressione
ed
il
rinnovamento
in
senso
democratico
dello
Stato
italiano
.
La
DC
è
concorde
con
il
P
.
d
'
A
.
e
col
PC
nel
sottolineare
la
necessità
di
rafforzare
gli
attuali
poteri
dei
CLN
e
di
collegare
in
maniera
costante
rapida
,
efficace
,
il
CLNAI
con
i
CLN
periferici
.
Organizzazione
direttiva
comune
per
la
lotta
di
liberazione
,
delegato
del
Governo
di
Roma
per
l
'
Italia
occupata
,
il
CLN
centrale
non
sarà
mai
abbastanza
munito
di
poteri
effettivi
;
esso
rappresenta
la
vitalità
dell
'
Italia
,
la
libertà
del
suo
spirito
pur
sotto
l
'
oppressione
,
la
permanenza
del
diritto
contro
l
'
effimero
sanguinoso
trionfo
della
forza
.
Autonomia
regionali
.
Le
proposte
organizzative
del
P
.
d
'
A
.
e
del
PC
su
questo
punto
ci
trovano
quindi
consenzienti
con
tutto
l
'
animo
e
pronti
ad
attuarle
nella
realtà
pratica
[...]
da
direttive
segnate
recentemente
dal
CLNAI
.
Particolarmente
gradito
si
è
giunto
a
questo
proposito
,
l
'
accenno
dell
'
Esecutivo
del
P
.
d
'
A
.
circa
l
'
autonomia
della
regione
,
la
quale
è
felicemente
definita
«
nucleo
essenziale
della
rinascita
democratica
italiana
»
.
Nella
realtà
di
questo
tempo
di
lotta
,
ai
CLN
regionali
si
sono
subito
rivolti
per
direttive
,
consigli
,
coordinamenti
i
CLN
provinciali
ed
essi
sono
diventati
,
di
fatto
,
i
veri
organi
direttivi
della
lotta
contro
l
'
oppressione
che
le
forze
sane
della
nazione
conducono
in
ogni
provincia
,
in
ogni
città
,
in
ogni
campagna
.
Più
tardi
il
CLNAI
,
si
è
costituito
,
su
iniziativa
dei
partiti
,
per
coordinare
e
dirigere
centralmente
l
'
attività
dei
CLN
regionali
,
ma
ha
avuto
il
più
grande
rispetto
verso
le
autonomie
regionali
,
mostrando
così
un
aspetto
che
deve
essere
essenziale
all
'
Italia
di
domani
.
Ma
oltre
alla
più
efficace
organizzazione
dei
CLN
,
nei
due
documenti
del
P
.
d
'
A
.
e
del
PC
,
si
pone
un
duplice
problema
di
indubbia
gravità
:
la
natura
e
funzione
dei
CLN
oggi
e
nel
domani
;
in
stretta
connessione
con
questo
problema
quello
della
composizione
di
tali
comitati
.
È
per
noi
doveroso
dichiarare
il
nostro
pensiero
sui
due
argomenti
.
Individualità
dei
partiti
.
L
'
unione
nei
Partiti
nei
CLN
è
stata
ed
è
un
'
esigenza
imposta
non
solo
e
non
tanto
dalla
durezza
della
lotta
contro
l
'
oppressione
quanto
al
comune
,
semplice
,
lineare
scopo
a
cui
gli
sforzi
di
tutti
i
partiti
italiani
degni
di
questa
qualifica
volgono
:
eliminare
quella
oppressione
e
ritornare
alla
libera
,
espressione
delle
forze
politiche
nazionali
,
solo
mezzo
per
dare
all
'
Italia
il
governo
libero
e
indipendente
che
essa
deve
avere
.
Si
afferma
più
volte
nelle
lettere
del
P
.
d
'
A
.
e
del
PC
che
questa
esigenza
di
unione
continuerà
,
al
di
là
della
lotta
e
della
vittoria
,
per
le
necessità
della
ricostruzione
.
E
questa
un
'
affermazione
comune
che
si
presta
tuttavia
ad
un
equivoco
.
È
certamente
verissimo
che
i
Partiti
,
tutti
,
debbono
mirare
alla
ricostruzione
delle
troppo
ferite
inferte
alla
Patria
;
ma
la
ricostruzione
non
sarà
impedita
,
ma
anzi
facilitata
da
una
vita
politica
in
cui
,
attraverso
le
differenti
vedute
dei
vari
Partiti
,
abbiano
il
loro
libero
e
opposto
gioco
tutte
le
forze
e
le
opinioni
della
Nazione
.
Siamo
tutti
convinti
,
e
lo
dovremmo
sinceramente
essere
,
che
la
polemica
totalitaria
contro
i
Partiti
,
e
le
discordie
,
l
'
inettitudine
,
ecc
.
alle
quali
esse
condurrebbero
,
risulta
del
tutto
infondata
appena
si
pensi
ad
una
vita
politica
in
cui
le
diverse
opinioni
,
pur
onestamente
combattendosi
,
scoprano
via
via
le
strade
che
la
Nazione
deve
percorrere
,
limitino
a
vicenda
i
propri
impulsi
,
e
soprattutto
realizzino
appieno
l
'
attuazione
politica
della
volontà
popolare
,
appunto
attraverso
i
vari
loro
indirizzi
,
all
'
inizio
contrastanti
ma
che
assolvono
però
,
nella
grande
tela
della
vita
politica
nazionale
,
ciascuno
la
propria
indispensabile
funzione
.
Ma
se
questo
è
vero
,
non
si
riesce
a
vedere
quale
sia
la
necessità
che
imponga
a
ciascun
Partito
di
perdere
la
propria
individualità
e
fisionomia
,
e
quindi
la
propria
funzione
,
in
una
unione
che
,
a
detta
del
P
.
d
'
A
.
e
del
PC
,
non
soltanto
dovrebbe
stringere
fra
loro
i
Partiti
,
ma
anche
altre
organizzazioni
di
masse
,
cosicché
la
cellula
della
vita
politica
italiana
non
sarebbe
più
l
'
organizzazione
politica
di
Partito
ma
l
'
organizzazione
data
dai
CLN
che
vivrebbero
di
vita
autonoma
,
salendo
da
quelli
locali
(
di
villaggio
,
officina
,
ecc
.
)
fino
a
quello
centrale
.
In
realtà
una
simile
situazione
porterebbe
all
'
abolizione
dei
Partiti
,
o
meglio
alla
creazione
di
una
specie
di
Partito
unico
,
formato
coi
resti
degli
attuali
partiti
,
male
amalgamato
,
nel
quale
non
si
riconoscerebbero
una
maggioranza
ed
una
opposizione
,
nel
quale
le
varie
tendenze
politiche
finirebbero
col
paralizzare
e
spezzare
l
'
azione
comune
se
l
'
organizzazione
generale
fosse
debole
,
e
finirebbero
con
lo
scomparire
,
dominata
da
una
di
esse
affermatasi
più
vigorosamente
,
se
quella
organizzazione
fosse
veramente
efficiente
.
Si
avrebbe
così
una
delle
due
alternative
:
o
il
caos
politico
od
un
nuovo
dominio
totalitario
.
Il
nuovo
Stato
.
La
lettera
del
P
.
d
'A.,
a
cui
in
certo
senso
fa
eco
su
questo
punto
la
risposta
del
PC
,
contiene
singolari
asserzioni
circa
lo
Stato
italiano
di
ieri
e
quello
di
domani
.
Il
P
.
d
'
A
.
in
termini
abbastanza
netti
dichiara
che
il
potere
non
può
spettare
,
a
liberazione
avvenuta
,
al
vecchio
Stato
liberale
italiano
,
così
come
esso
era
costituito
dal
1860
al
1922
,
e
che
sarebbe
stato
anch
'
esso
uno
«
Stato
autoritario
»
;
il
potere
dovrebbe
invece
spettare
ai
CLN
ed
emanare
da
essi
,
quali
nuovi
rappresentanti
della
volontà
popolare
e
di
una
vera
«
democrazia
progressiva
»
.
Di
fronte
a
queste
asserzioni
che
toccano
essenziali
problemi
politici
,
dobbiamo
intanto
rilevare
come
essi
siano
la
migliore
prova
di
ciò
che
abbiamo
detto
più
sopra
,
e
cioè
della
necessità
che
ciascun
partito
svolga
liberamente
e
automaticamente
,
a
liberazione
avvenuta
,
la
sua
politica
.
È
infatti
evidente
che
le
tesi
ora
accennate
,
sostenute
dal
P
.
d
'A.,
sono
tesi
squisitamente
politiche
,
che
partono
da
una
visione
dello
Stato
in
generale
e
della
concreta
situazione
italiana
in
particolare
,
che
è
propria
ad
un
singolo
Partito
,
cioè
al
P
.
d
'A.,
e
non
può
essere
,
ad
esempio
,
la
nostra
visione
;
cosicché
volere
porre
oggi
il
problema
,
in
sede
di
azione
collettiva
di
lotta
da
parte
di
tutti
i
Partiti
contro
l
'
oppressione
,
è
incongruo
e
dannoso
.
Ma
,
poiché
il
problema
viene
posto
,
diciamo
subito
chiaramente
il
nostro
pensiero
a
questo
proposito
.
Il
PDC
,
non
condivide
né
lo
spirito
informatore
del
vecchio
Stato
liberale
italiano
né
varie
delle
sue
forme
.
Almeno
due
aspetti
dell
'
apparato
statale
italiano
prima
del
fascismo
sono
infatti
in
radicale
contraddizione
con
i
nostri
princìpi
ed
il
nostro
programma
:
il
teorico
agnosticismo
religioso
che
sul
terreno
pratico
diventa
diffidenza
ed
anzi
ostilità
verso
la
Chiesa
cattolica
,
indifferenza
circa
i
valori
religiosi
e
morali
,
neutralità
tra
bene
e
male
,
abdicazione
all
'
alta
missione
civile
dello
Stato
,
il
non
intervento
nel
mondo
economico
e
sociale
,
il
troppo
scarso
interesse
alla
soluzione
del
più
importante
problema
della
vita
sociale
contemporanea
e
cioè
l
'
elevazione
delle
masse
lavoratrici
,
la
scomparsa
del
proletariato
,
la
lotta
contro
la
miseria
,
la
liberazione
dal
bisogno
.
Non
potrà
dunque
essere
il
PDC
a
volere
la
risurrezione
e
la
perpetuazione
del
vecchio
corpo
dello
Stato
italiano
prefascista
;
assurdo
sforzo
di
restaurazione
che
,
ben
difficile
da
realizzarsi
,
avrebbe
soltanto
il
potere
di
scontare
tutti
.
Ma
da
questo
riconoscimento
della
necessità
di
riforme
anche
radicali
del
vecchio
istituto
statale
italiano
all
'
abbandono
improvviso
,
totale
e
immediato
di
esso
,
vi
è
un
'
immensa
distanza
che
il
PDC
,
conscio
di
rappresentare
una
forza
di
equilibrio
nella
vita
nazionale
progressiva
entro
un
ordine
evolutivo
che
è
la
esigenza
che
esso
ritiene
propria
alla
grande
maggioranza
.
del
popolo
italiano
,
non
varcherà
mai
.
Questo
soprattutto
perché
il
PDC
si
sente
anzitutto
partito
democratico
e
,
come
tale
,
vuole
che
sia
il
popolo
a
decidere
,
con
la
maggioranza
dei
suoi
voti
,
il
proprio
assetto
statale
.
La
«
rivoluzione
segreta
»
.
Ora
sembra
indubbio
al
PDC
che
la
temporanea
conservazione
,
nei
primi
tempi
dopo
la
liberazione
,
delle
forme
dello
Stato
italiano
prefascista
(
salva
sempre
la
questione
istituzionale
secondo
gli
accordi
già
noti
)
abbia
almeno
questo
di
ottimo
:
di
permettere
al
Paese
di
esprimere
legalmente
e
liberamente
il
proprio
effettivo
parere
sulle
riforme
che
proprio
questo
stesso
Stato
dovrà
subire
.
A
questa
grande
e
benefica
possibilità
,
per
cui
il
popolo
italiano
tutto
insieme
potrà
esprimere
la
propria
volontà
,
il
P
.
d
'
A
.
(
e
con
esso
,
a
quanto
sembra
,
il
PC
)
vuole
sostituire
una
vera
e
propria
«
rivoluzione
segreta
»
,
dichiarando
che
poteri
dello
Stato
italiano
siano
assunti
dai
CLN
.
È
indubbio
che
coloro
i
quali
sono
riuniti
,
ormai
,
da
lungo
tempo
,
nei
CLN
costituiscono
le
forze
più
vive
e
operanti
del
popolo
italiano
,
che
nella
bufera
essi
hanno
tenuto
alta
la
fiaccola
della
libertà
individuate
,
della
volontà
popolare
,
della
indipendenza
nazionale
.
Ma
sarebbe
una
triste
fine
della
loro
eroica
missione
se
ad
un
certo
momento
costoro
si
impadronissero
della
sovranità
nazionale
senza
che
nessuno
li
abbia
designati
all
'
infuori
della
loro
coscienza
e
del
loro
coraggio
;
in
realtà
essi
imporrebbero
al
popolo
italiano
una
altra
dittatura
,
certo
infinitamente
migliore
,
ma
sempre
dittatura
,
perché
non
liberamente
eletta
dalla
massa
popolare
,
ma
autodesignatasi
salvatrice
e
guida
della
Nazione
.
Né
potrà
essere
certamente
un
'
approvazione
plebiscitaria
data
dal
popolo
alla
costituzione
e
all
'
opera
dei
CLN
a
rassicurare
sulla
effettiva
rispondenza
della
nuova
situazione
alla
effettiva
volontà
popolare
;
siamo
infatti
abbastanza
esperti
,
ormai
,
di
votazioni
plebiscitarie
,
per
conoscerne
la
vacuità
e
l
'
ipocrisia
.
Occorre
e
il
PDC
è
convinto
che
la
stessa
opinione
è
in
tutti
i
Partiti
italiani
una
profonda
palingenesi
della
vita
politica
nazionale
;
occorre
che
il
popolo
italiano
,
tutto
il
popolo
,
escluso
per
oltre
un
ventennio
dal
governo
di
se
stesso
,
ritorni
a
scegliersi
le
proprie
guide
e
a
controllarle
col
suo
libero
voto
.
Questa
è
la
vera
democrazia
,
come
è
evidente
a
chi
non
intenda
,
sotto
questa
parola
magica
detta
a
voce
tanto
più
alta
quanto
meno
essa
è
sentita
interiormente
,
contrabbandare
altra
merce
;
ed
è
anche
«
democrazia
progressiva
»
perché
vuole
che
il
popolo
e
per
il
popolo
progredire
verso
un
avvenire
migliore
,
con
successive
sempre
più
vaste
e
profonde
riforme
.
I
«
senza
partito
»
.
Discende
logicamente
da
tutto
ciò
il
rifiuto
della
Democrazia
Cristiana
alla
proposta
del
P
.
d
'A.,
fatta
propria
dal
PC
dell
'
allargamento
dei
CLN
,
con
l
'
introduzione
dei
rappresentanti
di
varie
organizzazioni
che
vengono
indicate
come
«
senza
partito
»
.
L
'
argomento
che
viene
invocato
per
tale
decisiva
modifica
della
composizione
dei
CLN
è
dato
dalla
impossibilità
che
i
partiti
abbiano
il
«
monopolio
»
della
rappresentanza
del
popolo
,
quando
moltissimi
sono
i
senza
partito
che
lottano
per
la
libertà
,
la
democrazia
,
ecc
.
È
singolare
cogliere
in
una
così
notevole
manifestazione
politica
,
quale
la
lettera
del
P
.
d
'
A
.
e
la
risposta
del
PC
che
stiamo
esaminando
,
l
'
eco
della
antipatia
verso
i
Partiti
,
correntemente
definiti
come
fornite
di
discordia
e
disordine
,
sentine
di
ambizioni
e
cupidige
,
ecc
.
,
largamente
seminata
dalla
propaganda
totalitaria
nel
ventennio
di
dominio
fascista
.
Ma
biasimare
il
monopolio
dei
partiti
sulla
vita
politica
è
come
biasimare
il
monopolio
dei
filosofi
sulla
espressione
del
pensiero
umano
circa
i
massimi
problemi
della
vita
e
della
morte
,
o
il
monopolio
del
macchinista
sulla
guida
del
treno
in
corsa
.
È
infatti
evidente
che
ogni
ordinata
e
seria
vita
politica
non
può
non
aversi
se
non
entro
il
quadro
dei
veri
partiti
i
quali
se
sono
veramente
tali
,
e
non
mere
accozzaglie
di
interessi
e
di
ambizioni
debbono
rispecchiare
tutte
le
esigenze
economiche
e
sentimentali
,
nazionali
e
religiose
,
materiali
e
morali
,
dell
'
intero
popolo
.
I
cosidetti
«
senza
partito
»
(
ai
quali
i
due
documenti
che
esaminiamo
guardano
con
simpatia
eccessivamente
commossa
)
o
sono
persone
che
pur
non
militando
in
alcun
partito
o
con
singoli
punti
di
più
programmi
insieme
,
e
la
libera
espressione
della
loro
volontà
si
incontrerà
volta
a
volta
nella
corrente
che
il
partito
o
i
più
partiti
seguono
in
quel
dato
momento
o
su
quel
dato
problema
;
oppure
sono
persone
che
non
hanno
alcun
pensiero
politico
,
sia
pure
rozzo
,
di
nessun
genere
,
e
rappresentarli
sarebbe
come
rappresentare
il
vuoto
;
oppure
ancora
hanno
un
pensiero
differente
da
quello
di
tutti
i
partiti
e
in
realtà
costituiscono
già
un
nuovo
partito
,
per
conto
loro
,
che
prenderà
consistenza
e
propria
fisionomia
appena
esso
giungerà
a
quella
forza
rappresentativa
che
giustificherà
la
sua
esistenza
e
la
sua
funzione
.
Ognuna
di
queste
organizzazioni
e
associazioni
alle
quali
si
richiamano
i
due
documenti
,
esaminati
racchiude
dunque
nel
suo
seno
militanti
di
un
partito
o
con
esso
simpatizzanti
o
ad
esso
vicini
più
o
meno
consapevolmente
.
Spetta
perciò
ai
singoli
partiti
rappresentare
le
loro
esigenze
;
far
valere
i
loro
diritti
,
interpretarne
la
volontà
.
Tutto
ciò
si
svolge
ora
,
nella
lotta
per
la
liberazione
,
su
di
una
base
comune
,
in
una
reciproca
intesa
;
domani
,
nella
luce
della
libertà
,
si
svolgerà
nel
libero
e
ordinato
gioco
delle
forze
politiche
.
StampaQuotidiana ,
GOTTOLENGO
,
30
.
-
Nella
lunga
tappa
di
trasferimento
da
Morbegno
a
Chiari
i
carovanieri
de
"
l
'
Unità
"
,
l
'
angelo
Gavroche
e
persino
Cicirinella
hanno
vissuto
una
cavalleresca
avventura
che
val
la
pena
di
raccontare
per
filo
e
per
segno
.
Come
sapete
Fortini
era
partito
solo
via
terra
,
noi
altri
lo
seguivamo
dal
cielo
,
comodamente
seduti
,
sui
sacchi
di
zavorra
,
nella
navicella
della
mongolfiera
.
Il
passaggio
del
lago
si
è
svolto
calmo
,
senza
incidenti
.
Navigavamo
a
700
metri
di
quota
,
Fortini
procedeva
a
30
chilometri
all
'
ora
,
fermandosi
a
Varenna
a
comprare
il
giornale
dalle
mani
di
un
compagno
.
Si
accingeva
a
leggerlo
per
farci
dispetto
,
quando
Gavroche
,
calandosi
alle
sue
spalle
,
glielo
ha
portato
via
di
mano
.
Fortini
è
rimasto
con
tanto
di
naso
e
,
per
guardare
in
cielo
al
nostro
pallone
,
per
poco
non
è
andato
a
cozzare
contro
il
muretto
della
strada
.
Dopo
Meggianico
e
dopo
Calolziocorte
,
entrando
nel
Bergamasco
,
l
'
aria
si
è
fatta
all
'
improvviso
carica
di
cattivi
presagi
.
Un
passaggio
a
livello
chiuso
,
a
Caprino
,
la
strada
incassata
in
curva
tra
la
collina
e
l
'
improvviso
silenzio
della
campagna
,
prima
allietata
da
allegre
brigate
domenicali
,
che
in
bicicletta
,
correvano
al
lago
:
erano
tutti
segni
che
annunciavano
la
straordinaria
avventura
alla
quale
ben
presto
,
è
proprio
il
caso
di
dire
,
avrebbe
dato
mano
il
cielo
e
la
terra
.
Fortini
si
era
abbandonato
alle
proprie
meditazioni
,
e
noi
dall
'
alto
gli
stavamo
calando
un
panierino
per
dargli
le
ultime
notizie
della
rotta
,
quando
sulla
strada
gli
si
è
parato
davanti
un
guerriero
con
elmo
e
con
corazza
,
il
quale
con
la
lancia
in
resta
,
dall
'
alto
della
sua
cavalcatura
,
gli
ha
così
parlato
:
«
Vuoi
tu
,
infedele
,
abbandonando
la
tua
macchina
indiavolata
,
seguirmi
al
passo
dell
'
umile
bestia
che
ti
somiglia
,
vuoi
tu
essere
scudiero
dell
'
ultimo
Don
Chisciotte
che
viaggia
il
mondo
?
»
.
-
Va
là
,
fascista
-
gli
ha
gridato
pronto
Fortini
.
-
Levati
di
sotto
,
soldato
del
Papa
,
se
no
,
quanto
è
vero
Dio
che
t
'
ammazzo
-
e
ha
ingranato
la
marcia
.
Gavroche
,
dall
'
alto
della
navicella
,
calando
un
uncino
,
toglieva
la
scodella
di
testa
dal
cavaliere
proprio
nell
'
istante
in
cui
egli
si
lanciava
a
spron
battuto
contro
il
parabrezza
.
Non
l
'
avesse
mai
fatto
.
Dai
viottoli
vicini
,
dalle
case
che
sembravano
chiuse
,
dieci
,
venti
,
trenta
cavalieri
,
vestiti
di
maglia
di
ferro
e
reggendo
al
braccio
un
grande
scudo
crociato
,
erano
sbucati
in
tempo
a
circondare
la
macchina
ed
a
tuffarsi
in
mischia
su
Fortini
,
che
,
alzato
in
piedi
sul
sedile
,
aveva
impugnato
per
sua
difesa
la
grossa
ruota
di
formaggio
casereccio
offertoci
dai
compagni
di
Morbegno
.
Noi
,
dal
cielo
,
fremevamo
.
Cicirinella
si
torceva
per
l
'
impazienza
.
Gavroche
si
era
già
buttato
di
sotto
e
,
con
le
sue
ali
,
schiaffeggiava
a
destra
e
a
manca
i
crociati
,
che
rotolavano
sulla
strada
e
si
rialzavano
ancora
in
tempo
per
essere
di
nuovo
presi
nel
vortice
dell
'
invisibile
ruota
.
Fortini
,
coi
bastoncelli
delle
due
bandierine
rosse
,
picchiava
a
tutt
'
uomo
,
dopo
aver
scagliato
la
forma
di
formaggio
in
piena
faccia
a
Don
Chisciotte
,
che
era
caduto
di
sella
,
scalciato
anche
dal
destriero
che
ormai
fuggiva
all
'
orizzonte
.
Regi
,
dalla
navicella
,
aveva
dato
mano
ai
sacchetti
di
zavorra
e
li
scaraventava
sulla
mischia
,
la
mongolfiera
prendeva
quota
ad
ogni
lancio
e
io
ero
attaccato
alla
cordicella
a
dar
via
libera
al
gas
per
calar
di
nuovo
.
Dopo
un
quarto
d
'
ora
di
battaglia
,
la
strada
era
seminata
di
nemici
che
facevano
tutti
finta
di
essere
morti
,
pur
di
dormire
in
pace
.
Fortini
raccoglieva
la
grande
ruota
di
formaggio
e
risaliva
in
macchina
per
continuare
il
viaggio
seguendo
la
rotta
che
gli
indicavamo
dal
cielo
.
Gavroche
,
non
avendo
altra
medaglia
,
si
appuntava
sul
petto
l
'
aquila
di
alluminio
donatagli
da
Ulisse
alla
partenza
da
Milano
.
Chi
era
stato
a
far
uscire
da
una
vecchia
illustrazione
quei
trenta
crociati
e
quel
grosso
cavaliere
pieno
di
macchie
e
di
paura
e
ad
inviarli
contro
di
noi
?
Forse
il
chiarissimo
monsignor
Capretti
,
di
Chiari
,
che
durante
le
messe
della
mattina
aveva
ordinato
a
tutti
i
fedeli
di
star
lontani
dalla
Festa
che
si
annunciava
in
piazza
,
pena
l
'
eterna
scomunica
?
Alle
case
di
Brescia
e
dei
paesi
vicini
,
dai
solerti
uffici
redazionali
de
"
L
'
Italia
"
,
erano
stati
inviati
questi
manifesti
,
debitamente
pagati
e
affrancati
,
da
cui
vi
trascriviamo
il
testo
:
«
In
ubbidienza
al
decreto
del
Santo
Uffizio
,
ci
è
vietato
assolvere
i
comunisti
:
li
preghiamo
,
quindi
,
di
accedere
al
confessionale
solamente
se
pentiti
.
Non
poneteci
nella
dolorosa
situazione
di
dover
negare
l
'
assoluzione
»
.
Per
risposta
,
i
compagni
di
Chiari
che
ci
aspettavano
a
Coccaglio
,
erano
in
tanti
con
la
bandiera
e
in
corteo
ci
accompagnavano
nella
grande
piazza
ove
si
apre
il
loro
Circolo
.
Il
comizio
della
sera
è
stato
un
vero
trionfo
per
Chiari
:
erano
venuti
compagni
anche
da
Palazzolo
sull
'
Oglio
e
da
Covo
,
la
Sezione
meglio
organizzata
della
Bassa
Bergamasca
.
La
vasta
piazza
era
quasi
tutta
esaurita
e
la
proiezione
dei
due
documentari
ha
tenuto
attenti
,
per
un
'
ora
e
mezza
,
quasi
tutti
i
cittadini
che
avevano
disertato
il
cinema
all
'
aperto
gestito
dall
'
Oratorio
.
Trenta
metri
di
tela
le
ragazze
della
filanda
hanno
offerto
a
"
l
'
Unità
"
e
Fortini
diceva
tra
sé
:
«
Ora
mi
tocca
trovare
un
gatto
vero
e
proprio
per
portare
in
salvo
la
ruota
di
formaggio
e
una
bella
Penelope
per
questa
tela
.
E
chissà
che
essa
non
mi
serva
per
un
'
altra
battaglia
...
»
.
A
Brescia
,
Fortini
ha
trovato
il
gatto
che
cercava
e
la
carovana
si
è
incontrata
col
compagno
Antonini
,
che
è
il
sindaco
di
Gottolengo
.
Con
lui
,
nel
pomeriggio
,
siamo
andati
al
piccolo
paese
dei
braccianti
che
è
,
insieme
con
Gambara
e
con
Pralboino
,
una
trincea
avanzata
del
socialismo
e
della
democrazia
nella
Bassa
Bresciana
.
Gottolengo
è
un
Comune
modello
quanto
alla
sua
amministrazione
e
l
'
affetto
con
cui
Antonini
mi
indicava
le
opere
pubbliche
,
realizzate
anche
col
lavoro
volontario
degli
abitanti
,
la
colonia
estiva
dei
bambini
che
ci
salutavano
dalla
villetta
dell
'
asilo
infantile
,
era
lo
stesso
col
quale
,
più
tardi
,
i
compagni
mi
mostravano
il
loro
paese
illuminato
a
festa
e
risonante
già
dei
canti
dei
giovani
e
delle
ragazze
venuti
dai
paesi
vicini
e
lontani
,
da
Gambara
,
da
Ghedi
,
da
Pralboino
,
da
Isorella
,
da
Remedollo
,
da
Pavone
Mella
,
da
Leno
,
da
Visano
,
da
Calvisano
,
da
Fiesse
e
persino
da
Manerbio
,
che
dista
17
chilometri
.
I
comizi
a
Gottolengo
sono
sempre
una
festa
per
il
Partito
e
per
"
l
'
Unità
"
,
il
cui
nome
sfolgorava
da
una
scritta
luminosa
fissata
sulla
facciata
del
teatro
comunale
.
Evidentemente
,
il
merito
non
era
mio
,
ma
di
quella
migliaia
di
compagni
che
mi
rispondevano
.
Da
Gottolengo
portiamo
con
noi
un
aratro
di
legno
costruito
con
amore
dal
compagno
Cigala
,
bello
e
colorato
come
un
giocattolo
,
e
soprattutto
le
voci
,
i
canti
,
la
passione
dei
braccianti
della
Bassa
Bresciana
,
di
questi
paesi
che
sono
fondati
nella
terra
con
le
stesse
radici
degli
alberi
e
che
mostrano
altra
storia
che
quella
della
proprio
lavoro
.