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Cicirinella a Morbegno ( Gatto Alfonso , 1949 )
StampaQuotidiana ,
Gatto in mongolfiera ha cominciato ieri il Giro della Lombardia Le bandierine rosse che sventolavano sulla macchina della carovana nelle tredici tappe del " Giro del Veneto " sono ormai due cimeli che appartengono alla storia . Il vento le ha consumate ogni giorno , le ha strappate , bucate : sono due bandiere vecchie che onorano i capitani ritornati vittoriosi da una battaglia . Fortini ne è orgoglioso e alla partenza per il " Giro della Lombardia " ha voluto ancora spiegarle accanto alle nuove . In questo giorno di riposo il nostro omnibus è entrato in cantiere impolverato , pesto , carico di stampa e di doni e di valige : ne è uscito lindo e pavesato come una nave pronta per il varo . E c ' è stata la rottura della bottiglia di rito : abbiamo sturato una bottiglia di vino friulano che ci regalarono i compagni di Cividale . Vino da dei ; lo ha assaggiato anche Gavroche leccandosi i baffi . Il Veneto è lontano con i suoi fiumi , con le sue montagne , con i suoi laghi , con le sue piccole cariche di storia : e ci aspetta la Lombardia che tra poche ore saluteremo a Morbegno nel nome dell ' Adda . Le condizioni di salute dei componenti della carovana sono discrete : Fortini ieri ha scritto a Roma alla moglie una lettera di dodici pagine , Regi ha passato la serata a Baggio , in famiglia , Gatto ha studiato il percorso , e Gavroche se ne è stato sulle guglie del Duomo per tutto il pomeriggio . Alla sera ha preso parte a un piccolo ricevimento offerto dai bambini della Bovisa . Invitato a parlare ha detto che egli si augura che in Lombardia i compagni gli stiano preparando almeno le montagne russe . « Per fortuna che i pioppi sono più alti dei campanili - egli ha detto - altrimenti con tanta pianura rischierei di non veder nulla o sarei costretto a starmene sempre in aria come un ' anima del purgatorio » . Questo è di necessità un bollettino scritto in fretta : quanto tempo ci vuole per armare una carovana di tutto punto ! Le esperienze ci hanno consigliato di rendere più efficiente la nostra organizzazione , più ricco il nostro bagaglio di sorprese . Persino Gavroche ha fatto le bizze volendo che noi portassimo con noi una piccola mongolfiera . L ' ha battezzata col nome di Cicirinella , nel ricordo di una vecchia canzone di tre secoli fa ch ' egli ricorda benissimo . Ulisse , ha firmato il lasciapassare che dà via libera al primo naviglio della nostra flotta e ha attaccato a Gavroche sul largo pettorale della camicia un ' aquila d ' alluminio , leggera perché non precipiti di sotto . Fortini non s ' è ancora persuaso che il suo omnibus oltre che libreria , arengo , cabina di proiezione , osservatorio , orchestra e mangiastrada , sia diventato un hangar . Gavroche gli ha spiegato che Cicirinella non servirà tanto a lui che in cielo se ne può andare quando vuole con una semplice alzata di braccia , quanto a noi , poveri uomini costretti a stare coi piedi per terra . « Immaginate che effetto a scendere nella piazza di Castiglione con la nostra mongolfiera ? » . A buon conto Fortini è entrato da un ottico e comprare un piccolo cannocchiale . « Perché non scriviamo a Walter ? ? ha detto Regi - Sarà l ' astronomo della carovana » . Partiremo da piazza Cavour come comuni mortali , ma già sul viale Monza saremo gli " argonauti " di cui tutti parlano e che hanno già storia e leggenda sulle spalle . Gavroche è ansioso di scoprire l ' Adda e « quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno » . Quando entrerà in Valtellina , nella povera regione dove gli asini portano la terra sulle montagne , in quel cielo sempre rosato , accenderà una grande stella rossa per chiamare tutti i contadini alla grande festa di Morbegno dove gli operai saranno ad attenderlo . Forse dallo Stelvio scenderanno i grandi e vecchi pastori del cielo .
Si continua? ( Fortebraccio , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Consentiteci di iniziare questa nota con un avvertimento personale : a poche ore , si può dire , dalla caduta del senatore Fanfani noi ci sentiamo sfiniti come una puerpera . Che doglie , che fatica . Ma adesso che il segretario della DC se ne è andato , ci permetta di dirgli , senza il benché minimo malanimo ( glielo assicuriamo sinceramente ) che il suo insuccesso dipende principalmente dalla sua ostinazione nel voler fare un mestiere al quale è negato : quello della politica . Il senatore Fanfani , perché non riconoscerlo ? , di politica non se ne intende proprio . Non sente il tempo , non fiuta l ' aria , non vede le ombre , non avverte i cigolii , e , ciò che è ancor più grave in queste condizioni , si alza presto . Stesse a letto a lungo , potrebbe sempre dire : « Sapete , dormivo ... » . Invece era già in piedi prima dell ' alba e non s ' è accorto di nulla . È proprio che gli manca la vocazione . Questa prima parte del Consiglio democristiano , che è in più volumi come i romanzi di Dumas , ci ha offerto due occasioni : la prima , di constatare che con tutto ciò che se ne è detto , Fanfani non è il peggiore tra i suoi . Per quanto sembri incredibile , nella dirigenza DC c ' è di peggio . La seconda , di consolarci pensando che il senatore Fanfani ha sempre la risorsa della pittura , alla quale la politica indebitamente lo sottraeva . Egli è uno dei rarissimi democristiani , se non l ' unico , per il quale , dopo la caduta , non si pone la domanda che è diventata ormai un motto del partito di maggioranza : « E adesso dove lo mettiamo ? » . Pensate che persino l ' on. Emilio Colombo , caduto da presidente del Consiglio , pur di farlo qualche cosa lo hanno rifatto ministro del Tesoro , una cosa che lo riguarda come alla Fracci il sollevamento pesi . Il senatore , dunque , se vuol darci retta , si rimetta a fare il pittore , ma scelga la pittura figurativa . Ci piacerebbe che il suo geniale pennello ci donasse Il Butini desnudo , o una Natura morta con Pasquarelli o un Cresci e il lecca - lecca , ma intanto che il senatore dipinge nella pace di Camaldoli dove si è più vicini a Dio ( anche quella di Dio è una posizione non priva di inconvenienti ) , noi vorremmo ripetere qui , per le maggiori compagnie di assicurazione , la proposta che abbiamo già formulato per un giornale milanese : la creazione di una « Polizza Fanfani » , contro i rischi del ritorno del senatore . Con ciò non pretendiamo di essere fuori da ogni pericolo , dal momento che pare venuto il momento dei dorotei , e tutti sanno che ce n ' è qualcuno tra loro sospettato , fortunatamente soltanto sospettato , di avere l ' hobby della fiamma ossidrica .
StampaQuotidiana ,
Nella « Lettera aperta » che l ' Esecutivo del P . d ' A . per l ' Alta Italia ha recentemente indirizzato ai Partiti aderenti al CLNAI le possibilità nuove ed i compiti urgenti , che gli sviluppi della situazione pongono di fronte al CLNAI , sono prospettati su di una linea rispondente a quella che il nostro Partito da tempo ha propugnato e propugna nella sua azione politica o generale , come in quella specifica svolta in seno al CLN . Nelle sue proposte , volte al rafforzamento dei poteri e dell ' efficienza del CLNAI il P . d ' A . dichiara di ispirarsi ai princìpi e ai metodi di una democrazia progressiva : e il nostro Partito , che di questi princìpi e di questi metodi è stato , sin dalla costituzione del CLN , il convinto e deciso assertore , è lieto di constatare come nuove forze del movimento di liberazione intendano oggi far convergere i loro sforzi in questo senso democratico , unitario , costruttivo , nel quale tutta l ' azione del nostro Partito è stata ed è indirizzata . L ' esperienza di un anno di lotta di liberazione e di attività del CLNAI , l ' analisi dei compiti nuovi ed urgenti che gli sviluppi della situazione gl ' impongono , induce ora anche il P . d ' A . a riconoscere ed a prospettare nella prima parte della sua « Lettera aperta » le insufficienze di un CLN concepito come pura e semplice coalizione di Partiti , privo di organi di lavoro per affrontare il governo delle regioni dell ' Italia occupata , privo di legami con le grandi organizzazioni di massa , privo di una sua rete organizzata di collegamento con i CLN periferici . E la lettera del P . d ' A . giustamente rileva che , di fronte al collasso del vecchio apparato statale burocratico ed autoritario , di fronte all ' affermarsi di nuovi organismi democratici , di nuove organizzazioni di massa unitarie ( sindacali , giovanili , femminili , professionistiche , ecc . ) il CLN non ha sempre saputo riconoscere che questi , appunto , avrebbero dovuto essere gli strumenti straordinari dell ' inquadramento del popolo italiano nella vita pubblica e nello sforzo militare del paese , sia prima che dopo la liberazione ; ma tutt ' al più ha pensato a concedere loro una rappresentanza nel futuro CLN legale , fermo restando che l ' amministrazione del Paese sarebbe avvenuta solo mediante gli organi dello stato fascista , e tutti possono constatarne fin d ' oggi l ' impotenza ed il progressivo fatale disfacimento , oltre che l ' incapacità ad esprimere la volontà di rinnovamento democratico della massa . Ma un anno di dure battaglie che hanno attratto , nell ' Italia occupata , milioni di italiani nella lotta di liberazione , ha spezzato in realtà ogni quadro preconcetto che volesse limitare la iniziativa e l ' attività democratica delle masse . Perché di questa iniziativa e di questa attività il CLNAI potesse divenire l ' espressione e la guida adeguata , si rendeva necessario anzitutto che esso si articolasse in un sistema di organismi periferici che , dalla provincia al comune , al villaggio , al rione , alla fabbrica , coordinassero ed indirizzassero agli obbiettivi comuni la lotta delle masse . Su questo terreno si è particolarmente affermata l ' iniziativa del nostro Partito , vincendo esitazioni e resistenze passive che non possono ancora considerarsi del tutto superate . Fin dai primi mesi di quest ' anno così , la Delegazione del nostro Partito proponeva una serie di misure per la creazione e per il riconoscimento , per il potenziamento degli organismi di massa periferici del CLNAI ; e dopo lunghe insistenze esso otteneva che queste misure fossero adottate dal CLNAI nelle sue istruzioni e diramate in circolare del 2 giugno 1944 . Molto resta da fare , certo in questo campo ; ma è fuor di dubbio che , attraverso la vasta rete dei suoi organismi periferici , il CLNAI ha acquistato oggi una sensibilità , si è assicurato una possibilità ( se non altro ) di direzione effettiva , una autorità di fronte alle masse , a cui esso non avrebbe mai potuto pretendere senza questa sua più democratica articolazione , senza questo suo più largo ed intimo contatto con le masse stesse . Ma il problema di rafforzamento della sostanza democratica e dell ' autorità del CLNAI era ed è ancora condizionato , oltre che dal necessario ulteriore perfezionamento della sua struttura organizzativa periferica da un effettivo adeguamento della composizione dei suoi organismi alla loro funzione di direzione unitaria e democratica . Nel CLN , il nostro Partito non ha mai visto e non vede semplicemente una sorta di « comitato interpartiti » , l ' organo di una momentanea coalizione di Partiti ai fini della lotta di liberazione . La situazione particolare in cui il popolo italiano si è venuto a trovare dopo vent ' anni di illegalità fascista , ha potuto far sì che il CLN sia nato come iniziativa e coalizione dei Partiti che dalla lotta antifascista sono stati i promotori e gli organizzatori : e a tale coalizione di Partiti non vogliamo certo negare la funzione importantissima . Ma a nessuna coalizione di Partiti un popolo rinato alla vita e alla lotta democratica avrebbe potuto affidare l ' esclusiva della sua rappresentanza e della direzione della lotta di liberazione . La realtà è che il CLN deve rispondere ad una esigenza democratica e nazionale ben superiore a quella di ogni coalizione di partito ; un ' esigenza non temporanea ed effimera , né soggetta alle mutevoli vicende dei raggruppamenti delle forze politiche e sociali . E l ' unione del popolo di cui il CLNAI vuol essere la superiore espressione di lotta dell ' Italia occupata è una necessità per compiti che si allargano ben oltre quelli attuali della guerra di liberazione , all ' opera di ricostruzione e di rinnovamento democratico del Paese . Dopo un anno di lotta , che ha sommosso e ridestato alla iniziativa democratica gli strati più profondi del popolo italiano , l ' attività delle masse è ormai ben lungi dall ' esaurirsi nel quadro delle organizzazioni di Partito . Non sono , per la massima parte , inquadrati in alcun partito i nostri gloriosi Volontari , di cui pur nessuno vorrà negare la partecipazione attiva e cosciente alla lotta di liberazione ; al di sopra del quadro dei partiti , giovani e donne , operai , contadini , intellettuali , hanno costituito i loro Comitati di Agitazione e i loro CLN di categoria , le loro organizzazioni unitarie e che danno un apporto essenziale alla lotta di liberazione . In queste condizioni nuove , il mantenimento di una sorta di monopolio dei Partiti » nei CLN sui CLN acquisterebbe un significato nettamente antidemocratico , e non potrebbe quindi che indebolire gravemente la loro autorità sulle masse , la loro capacità di direzione effettiva del movimento di liberazione . I Partiti non hanno mai costituito , e non possono costituire che una avanguardia di elementi politicamente più attivi , più formali o magari cristallizzati . Potevano ancora pretendere di esprimere soli la segreta volontà di liberazione del popolo italiano negli anni duri della lotta clandestina , quando l ' azione delle grandi masse era ancora sotterranea ed invisibile ; ma come affacciar questa pretesa esclusiva oggi , mentre milioni di italiani senza partito partecipano attivamente alla lotta , nelle formazioni dei Volontari della Libertà e nelle organizzazioni di massa unitarie ? Questi milioni di italiani , tutti gli italiani hanno il diritto , manifestano coi fatti la loro volontà e la loro capacità di essere rappresentati negli organismi di direzione unitaria della lotta comune , di partecipare in prima persona alla soluzione dei compiti della guerra e della ricostruzione . Non v ' è democrazia là dove la partecipazione alla direzione di governo della cosa pubblica sia ridotta a quella delle avanguardie dei Partiti , al gioco dei loro equilibri , senza l ' intervento quotidiano , attivo e risolutivo , delle grandi masse del popolo : che non si interesseranno forse di « politica » e di partiti , ma che hanno pur la loro parola da dire quando si tratta del pane e del lavoro , della pace e della guerra , dei sacrifici per una lotta comune . I Partiti hanno una funzione , che non saremmo certo noi a svuotare o a voler diminuire : ma come potrebbe pretendere ad una autorità decisiva sulle masse oggi più che mai necessaria un CLN che restasse , per la maggioranza degli italiani , un « affare » di Partito , e non la loro cosa ? Come mai potrebbe un CLN pretendere di decidere l ' era dello sciopero generale , insurrezionale in una data città , come potrebbe pretendere la disciplina della massa degli operai , se i Comitati d ' Agitazione , che dello sciopero han da essere gli organizzatori , non si sentono rappresentati nel CLN stesso ? E come mai potrebbero le organizzazioni delle donne e dei giovani dare il loro apporto essenziale alla lotta comune , se non han voce in capitolo ? Né vale dire che gli operai , giovani , donne , si sentono rappresentati dai partiti del CLN ; ché ad uno sciopero od a un ' azione di massa partecipa una enorme maggioranza di cittadini che , proprio , non si sentono rappresentati da nessun Partito ma bensì dal loro Comitato di Agitazione , dalla loro organizzazione di massa unitaria . L ' azione pertinace e i ripetuti interventi del nostro partito hanno ottenuto dal CLNAI , il riconoscimento della funzione nazionale dei Comitati di Agitazione . Il Fronte della Gioventù e i Gruppi di Difesa della Donna sono stati riconosciuti come organizzazione di massa unitaria dal CLN ed han visto ammesso il loro diritto alla rappresentanza negli organismi del CLNAI . Ma dobbiamo constatare che non mancano le resistenze a questo adeguamento della composizione del CLN alla loro funzione democratica ; e troppo spesso ancora la partecipazione effettiva dei rappresentanti delle organizzazioni di massa ai CLN è contestata per motivi che non sono semplicemente cospirativi . Queste residue resistenze ed esitazioni si fanno tanto più preoccupanti , quanto più il problema della necessaria autorità del CLN diventa oggi il problema del potere del CLN . Già oggi , in effetti , non si tratta più solo per il CLNAI di affermare e di rafforzare la sua autorità nell ' Italia occupata . Le esigenze , le difficoltà , i successi stessi della nostra lotta pongono con urgenza come giustamente si riconosce nella lettera del P . d ' A . il problema del potere del CLN , della sua capacità di affermarsi come organo del nuovo potere democratico . Esigere l ' imposta straordinaria di guerra , che gli sviluppi della lotta rendono necessaria , assicurare l ' esecuzione dei decreti che il CLNAI delegato del governo democratico di Roma ha emanato ed emana ; far fronte alle esigenze della guerra di liberazione , prendere nelle proprie mani , nelle mani del popolo la soluzione dei problemi del freddo e della fame , cui il sedicente governo fascista abbandona l ' Italia occupata ; tutti questi son problemi non solo più di direzione e d ' autorità morale , sono problemi di potere . E in forma ancor più piena ed acuta questo problema del potere del CLN si pone , beninteso , in quei territori che l ' azione eroica dei Volontari della Libertà e l ' avanzata degli Eserciti Alleati vien liberando . Anche a questo proposito l ' azione e l ' intervento del nostro partito sono stati tutti rivolti nel senso di un decisivo rafforzamento del CLNAI e dei suoi organi come organi effettivi del nuovo potere democratico . Contro ogni forma dell ' intervento unitario dall ' alto , il nostro Partito si è chiaramente pronunciato per l ' assunzione dei poteri di amministrazione e di governo da parte dei CLN allargati con l ' effettiva immissione dei rappresentanti delle organizzazioni di massa e dei Volontari della Libertà . A questi CLN che conservano la loro funzione di guida politica unitaria della lotta del nostro popolo per la liberazione e la ricostruzione spetta il compito di promuovere non appena questa sia possibile , la costituzione delle Giunte popolari di amministrazione , i nuovi organi elettivi del potere democratico locale . Di fronte ai CLN debbono essere responsabili i Commissari delle Provincie e le altre autorità provvisoriamente designate : e in questo senso il PCI ha presentato un progetto di testo unico di decreto per l ' assunzione dei poteri , che è stato approvato dal CLNAI . Non era concepibile d ' altronde , che a liberazione avvenuta , anche nell ' impossibilità di una immediata consultazione elettorale , gli organi provvisori di governo del nuovo potere democratico restassero sottratti ad ogni controllo popolare : ed anche a questo proposito , la nostra Delegazione ha chiesto che fosse stabilito il principio poi sancito in una circolare d ' istruzione del CLNAI della convocazione di assemblee dei rappresentanti dei CLN periferici ( di rione , di villaggio , di azienda ) che assistessero gli organi provvisori del nuovo potere democratico ed assicurassero il loro più diretto contatto con le masse . Non mancano tuttavia anche in questo campo , le esitazioni e le resistenze . Persone , gruppi e formazioni militari che pur si richiamano al CLNAI e dichiarano di riconoscerne l ' autorità ed i poteri , propugnano , e all ' occasione applicano , nella costituzione degli organi di governo e di amministrazione dei territori liberati , metodi autoritari incompatibili con i princìpi democratici del CLNAI , esplicitamente sanciti nelle sue istruzioni e nei suoi decreti . A proposito nella zona liberata dell ' Ossola , la Delegazione del nostro Partito ha ottenuto dal CLNAI che un richiamo ad una più rigorosa applicazione di questi princìpi fosse indirizzata alla Giunta provvisoria di Governo ma non si può dire che da parte del CLNAI stesso vi sia sempre stato un adeguato e tempestivo intervento in situazioni del genere , suscettibili di comprometterne gravemente l ' autorità ed il potere democratico . Intorno ai problemi , appunto , del potere democratico del CLNAI si accentra una serie di proposte concrete che il P . d ' A . sviluppa nella seconda parte della sua « Lettera aperta » . Queste si possono riassumere : a ) nella proposta di una immediata e formale dichiarazione di assunzione di poteri da parte del CLNAI come « governo segreto » dell ' Alta Italia ; b ) nella precisazione dei compiti con cui il CLNAI , in tale funzione di Governo deve assolvere prima o dopo la liberazione ; c ) nella proposta di adeguamento organizzativo del CLNAI e dei suoi organismi ai loro nuovi compiti , mediante la creazione di adatti organi di lavoro e di un proprio apparato di collegamenti , indipendenti da quelli dei Partiti . Rafforzare l ' autorità , il potere effettivo del CLN , farne un organo sempre più efficiente della mobilitazione delle masse per la lotta di liberazione ed il rinnovamento democratico del Paese ; attorno a questo compito , l ' abbiam già mostrato , il PCI ha da tempo concentrato ogni sua azione ogni suo intervento politico . E quanto sopra abbiamo accennato delle iniziative prese in questo senso dalla Delegazione del nostro Partito mostra che il P . d ' A . concorda perfettamente con noi quando anch ' esso oggi constata che i problemi di un adeguamento del CLNAI e dei suoi organismi ai compiti nazionali e . democratici dell ' ora giungono ormai a maturazione . Vi può essere un « governo segreto » dell ' Italia ancora occupata ? Non può trattarsi si intende , di una semplice dichiarazione formale . L ' aspetto essenziale della questione che non ci sembra sufficientemente messo in rilievo nella lettera del P . d ' A . è quello dell ' impostazione di un lavoro concreto volto a far sì che il CLNAI ed i suoi organismi assumano oggi il controllo effettivo della vita nazionale . Il disfacimento e la carenza del potere fascista che il P . d ' A . stesso giustamente rileva aprono in questo senso vaste possibilità all ' allargamento del potere democratico . di un CLNAI , che divenga « Governo segreto dell ' Alta Italia » . Il problema del potere del CLNAI è , insomma , il problema dello sviluppo e della vivificazione dei suoi organismi locali e periferici . Vi è e vi può essere un « Governo segreto » dell ' Italia ancora occupata ? Sì , noi rispondiamo , se in ogni città , in ogni villaggio , in ogni rione , in ogni fabbrica noi lavoriamo a creare un CLN efficiente , effettivamente rappresentativo della volontà di lotta delle masse , ad esse strettamente legato , capace di mobilitarle nella lotta e di assumere un controllo sempre più largo e completo della vita locale ; e su questo obiettivo ci sembra che tutte le forze . del movimento di liberazione debbano oggi concentrare i loro sforzi . Quanto alla precisazione dei compiti , cui il CLNAI deve assolvere prima o dopo la liberazione , il P . d ' A . concorda sostanzialmente con le posizioni e con le iniziative da noi già da tempo sostenute . Fra i compiti attuali , la lettera del P . d ' A . pone giustamente al centro quello del potenziamento della guerra di liberazione , del suo finanziamento con la riscossione di una regolare imposta di guerra . Nella sua azione nel Paese , e nei suoi interventi nel CLNAI , il nostro Partito ha sempre particolarmente posto l ' accento su questi compiti urgenti della mobilitazione delle masse e delle risorse nazionali nella guerra di liberazione . Nell ' allargamento di questa mobilitazione noi vediamo , con la garanzia della vittoria , il pegno più sicuro , il contributo essenziale che le masse dell ' Italia occupata ed il CLNAI possono e debbono dare al rinnovamento democratico del Paese e dello Stato . Giacché questo contributo è innanzi tutto una questione di iniziativa e di azione democratica , di forza effettiva delle masse , dei loro organismi e delle loro organizzazioni unitarie ; e , in primo luogo , dei CLN stessi , che dell ' autogoverno democratico delle masse possono divenire un organo essenziale . Ma coi problemi della mobilitazione delle masse nella guerra di liberazione ci appaiono indissolubilmente legati per un CLNAI che debba divenire effettivamente il « Governo segreto » dell ' Italia occupata i compiti della lotta contro il freddo , la fame , cui il tradimento e la contumacia del sedicente governo di Mussolini abbandona le nostre popolazioni . A questo problema essenziale ed attuale non si fa , nella lettera del P . d 'A., la parte che gli spetta ; si tratta di impedire nella misura del possibile la rapina delle nostre ultime risorse di viveri , di combustibili di materie prime . E come far ciò senza CLN e comitati contadini di villaggio , senza CLN aziendali efficienti , che curino l ' occultamento dei prodotti ? Si tratta di assicurare , all ' infuori e contro la regolamentazione delle autorità fasciste , distribuzioni di viveri e di combustibili alle popolazioni , la lotta contro la speculazione della borsa nera , attraverso un ' equa fissazione dei prezzi , una soluzione dei problemi angosciosi degli sfollati e dei sovrasfollati . Esempi concreti e non solo in piccoli centri , ma anche in grandi città come Genova mostrano che non si tratta , nella situazione attuale , di compiti insolubili ed utopistici per l ' iniziativa dei CLN locali , rionali , di categoria che abbiano un minimo di efficienza e di autorità . Ma qui , di nuovo , la possibilità per il CLNAI di assolvere i compiti che la situazione gl ' impone appare evidentemente condizionata alla vivificazione dei suoi organismi periferici , che sola gli può dare l ' autorità , la forza , il potere a ciò necessari . Non si può dire che questo compito essenziale della vivificazione dei CLN periferici , della loro trasformazione in veri organismi di massa che è essenziale per la realizzazione di un vero « Governo segreto » dell ' Italia occupata sia posto con la necessaria urgenza nella lettera del P . d ' A . Dobbiamo anzi rilevare in proposito esitazioni e riserve , che debbono essere superate con uno sforzo comune , se il « Governo segreto » del CLNAI deve diventare una realtà , come noi auspichiamo col P . d ' A . Nella lettera del P . d ' A . si dichiara ad esempio che « quali che siano gli inconvenienti della rappresentanza paritetica dei cinque Partiti , essa non può essere cambiata nella fase dell ' illegalità » . Nessun Partito pretende certo stabilire un monopolio o una prevalenza nella rappresentanza dei CLN ma questa non è una buona ragione per mantenere sui CLN sia pur nella fase della illegalità , un monopolio dei Partiti presi nel loro complesso . Il P . d ' A . stesso riconosce i danni di una tale antidemocratica esclusione delle organizzazioni di massa ; e la realtà è che proprio questa esclusione ostacola sovente , tra l ' altro , la creazione e l ' efficienza dei CLN periferici in cui la rappresentanza paritetica dei Partiti è spesso impossibile per il fatto che ... mancano i militanti dei Partiti ; mentre non mancano affatto patrioti attivi e capaci di esprimere e di dirigere la volontà di lotta delle masse . Pienamente concordano , invece , gli sforzi del P . d ' A . coi nostri , quando si insiste nella Lettera sulla necessità che i CLN cessino di essere una testa senza corpo . Ma il corpo del CLNAI , come di un CLN regionale o provinciale è appunto l ' insieme dei suoi organismi periferici , delle organizzazioni e degli organismi di massa unitari , che si tratta di sviluppare e di vivificare . In questo corpo si tratta di assicurare la necessaria circolazione . Una segreteria , che assicuri i collegamenti di ogni CLN con gli organismi superiori e con quelli periferici con mezzi e tramiti propri , indipendenti da quelli dei singoli Partiti ; commissioni di lavoro , che assicurino il rapido disbrigo e la soluzione dei vari compiti speciali , sempre più vari e numerosi , cui ogni CLN deve assolvere , sono necessità sulle quali il nostro Partito da tempo ha insistito ed insiste . È anche qui , nei CLN locali e periferici , attraverso le locali organizzazioni di massa un CLN provinciale , ad esempio , può disporre già di uomini , di energie , di organismi propri , democratici e non burocratici che si tratta di potenziare e di utilizzare ben più di quanto non si sia fatto fin ' ora ; ed è qui che un CLN deve attingere per la creazione di un suo apparato che non divenga burocratico e incontrollato , ma resti aderente alle necessità delle masse . Ma come potrebbe ancora una volta , un CLN realizzare questo suo adeguamento alle necessità organizzative di un « Governo segreto » senza un permanente contatto , senza un ' intima compenetrazione e partecipazione delle masse e delle organizzazioni unitarie ? Nell ' ultima parte della sua Lettera , l ' Esecutivo del P . d ' A . espone il suo punto di vista sulla questione della futura restituzione , da parte del CLNAI , della delega di poteri fattagli del Governo di Roma , e della formazione di un governo unico , capace di guidare tutto il Paese . Vogliamo sottolineare nella lettera del P . d ' A . la dichiarazione che esso non intende con le sue proposte fare alcuna specie . di secessione nei confronti del governo democratico di Roma . Importa riaffermare con particolare fermezza , in questo momento così grave della vita nazionale , la nostra decisa volontà di evitare ogni manifestazione che potesse , anche solo formalmente , menomare il principio dell ' unità e della disciplina nazionale . Ma questo non significa , ben inteso , che il CLNAI espressione della lotta di tanta parte degli italiani , debba assumere una posizione di passività , puramente ricettiva di fronte ai problemi di governo dell ' Italia tutta ed una , di oggi e di domani . Sul merito dei singoli temi di politica interna ed estera prospettati in questa parte della Lettera del P . d ' A . non pochi rilievi sarebbero necessari , che ci ripromettiamo di sviluppare in più adatta sede . Non vogliamo tralasciare tuttavia l ' occasione di riaffermare la necessità di una politica estera che avvii il popolo e lo Stato italiano ad una collaborazione ed a legami politici , economici e culturali sempre più stretti con tutte le democrazie europee , per il consolidamento della pace e per la solidarietà nell ' opera di ricostruzione del Continente . Per quest ' opera di ricostruzione pacifica , per assicurare all ' Italia all ' Europa tutta una pace giusta e democratica , per assicurare la piena indipendenza dello sviluppo politico , sociale , economico del nostro Paese , un fattore particolarmente importante è il deciso orientamento della nostra politica estera verso il rafforzamento dell ' amicizia con quei Paesi che come la grande Unione Sovietica e la nuova Jugoslavia del popolo sono oggi all ' avanguardia della lotta e del progresso democratico . Il rilievo di certe limitazioni e di certe esitazioni ed altri che si potrebbero fare nel dettaglio dei problemi e delle soluzioni prospettate nella Lettera del P . d ' A . non vogliono per nulla sminuire la valutazione dello sforzo costruttivo in essa compiuto per un adeguamento del CLNAI e della sua politica alle necessità dell ' ora . Il CLNAI può e deve divenire il « Governo segreto » dell ' Italia occupata . Perché questa comune aspirazione possa divenire una realtà , perché il CLNAI possa adeguarsi alle esigenze che la situazione gli impone , proponiamo : a ) che il CLNAI e tutti i suoi organi regionali , provinciali , comunali , si pongano come compito concreto di lavoro lo sviluppo e il potenziamento degli organi periferici di massa ( CLN aziendali , di rione , di villaggio ) e delle organizzazioni di massa unitarie . Questo sviluppo non deve essere abbandonato alla sola iniziativa dei singoli , ma potenziato dall ' intervento coordinatore dei CLN superiori , che prenderanno periodicamente in esame la situazione in questo campo per colmare le lacune , promuovere le iniziative assicurare i necessari collegamenti . Ogni CLN provinciale deve assicurarsi che in ogni città , in ogni villaggio sia costituito il CLN locale ; ogni CLN cittadino dovrà assicurare in ogni rione , in ogni azienda , la costituzione del CLN rionale o aziendale , suscitando e promuovendo le iniziative locali . Dal CLNAI ai CLN regionali e provinciali si dovrà provvedere con la costituzione di una Segreteria e a mezzo di tramiti propri , indipendenti da quelli del Partito , ai necessari collegamenti con gli organismi superiori e periferici . b ) che il CLNAI e tutti i suoi organismi si allarghino con la effettiva partecipazione dei rappresentanti delle organizzazioni di masse unitarie , sindacali , femminili , giovanili , delle categorie intellettuali . Pur assicurando a queste organizzazioni la necessaria autonomia , è necessario che il CLNAI sia a conoscenza della loro attività . e che queste d ' altra parte siano poste in grado di far sentire la loro voce in seno al CLN . Là dove , per ragioni cospirative , il CLN non possa sempre riunirsi con la partecipazione di tutti i suoi membri di diritto , esso potrà costituire nel suo seno una Commissione esecutiva , che potrà essere costituita dai soli rappresentanti dei Partiti , e sarà responsabile di fronte al CLN stesso . Un contatto permanente dovrà comunque essere stabilito dalla Segreteria del CLN con le organizzazioni di massa ; e queste a mezzo dei loro delegati nel CLN , dovranno essere chiamate ad esprimere i loro voti , sulle questioni di carattere politico generale come su quelle che particolarmente si riferiscono alla loro attività ; sulla loro attività saranno periodicamente chiamate a riferire nel CLN , al quale potranno richiedere , d ' altronde , di venire a porre questioni di loro specifica competenza . Un CLNAI che voglia agire come effettivo « Governo segreto » dell ' Italia occupata , deve porsi evidentemente come obbiettivo centrale quello della mobilitazione di tutte le forze e di tutte le risorse nazionali per la guerra di liberazione , per la lotta contro il freddo e contro la fame cui il sedicente governo fascista abbandona la popolazione . Come obbiettivi concreti di questa azione di governo , proponiamo : a ) l ' adozione di tutte le misure esecutive necessarie per l ' applicazione effettiva del decreto del CLNAI che costituisce un ' imposta straordinaria guerra sulle persone e gli enti facoltosi ; b ) l ' iniziativa e l ' appoggio del CLNAI per tutte le azioni volte alla mobilitazione delle masse e delle risorse nazionali nell ' insurrezione nazionale ( reclutamento , scioperi , azioni di massa , settimane del Partigiano , assistenza alle vittime e alle loro famiglie , ecc . ) ; c ) la promulgazione di decreti e l ' adozione delle misure esecutive necessarie per la realizzazione di una effettiva solidarietà nazionale nella lotta contro il freddo e la fame ; per assicurare , contro la rapina tedesca , all ' infuori e contro le disposizioni delle autorità fasciste , che se ne fanno strumento , l ' equa distribuzione di un minimo vitale di combustibile , di viveri alla popolazione dell ' Italia occupata ; per garantire l ' integrità di quel che resta del patrimonio umano e materiale della Nazione ( decreti penali contro i padroni collaborazionisti , imposizione del pagamento dei salari ai lavoratori in sciopero e in serrata , decreti per l ' occultamento delle materie prime , ecc . ) . L ' esecuzione di tali decreti sarà affidata ai CLN locali e aziendali , che potranno ricorrere in caso di inosservanza , all ' azione dei Volontari della Libertà , dei GAP e delle SAP . Nella lotta per il potenziamento della guerra di liberazione nazionale , contro il freddo e contro la fame , con la vivificazione dei suoi organismi periferici , con la partecipazione attiva delle organizzazioni di massa ai lavori dei suoi organismi , con la creazione di un suo apparato e di suoi organi di lavoro indipendenti da quelli dei Partiti , il CLNAI può e deve divenire il Governo segreto dell ' Italia occupata . Da questo rafforzamento della sua sostanza democratica , l ' unità , l ' autorità , il potere del CLNAI non possono , ne siamo convinti , che uscire rafforzati . Non può che uscirne rafforzata l ' unione di lotta del popolo italiano , alla quale con tutti i Partiti e le organizzazioni di massa del CLNAI vogliamo lavorare ; per la vittoria , per la ricostruzione .
StampaQuotidiana ,
Roma , luglio - Il 20 giugno scorso ci fu in televisione un dibattito sul nuovo Ente per l ' energia elettrica , o ENEL , di cui proprio quel giorno era stata annunciata la nascita . Fra gl ' intervenuti c ' era il mio collega Domenico Bartoli , che a un certo punto chiese al consigliere di Stato Mezzanotte se non c ' era il pericolo che questo nuovo Ente calcasse le orme di un altro che , costituito dieci anni fa per servire lo Stato , ne era diventato il padrone . L ' allusione all ' ENI era chiara , ma forse i telespettatori ricorderanno che il consigliere Mezzanotte cercò , nella risposta , di non nominarlo . Succede spesso , perché questa sigla sembra che scotti le labbra di chi la pronuncia . Quella sull ' ENI oramai è diventata in Italia , e forse anche all ' estero , una disputa teologica tra « fedeli » e « infedeli » , e chi non è né di questi né di quelli ha paura a cacciarcisi in mezzo . La stampa indipendente , appunto per conservare quest ' aureola di indipendenza preferisce evitare l ' argomento , lasciandolo in monopolio agli esaltatori e ai denigratori , le cui arringhe o requisitorie hanno nascosto al pubblico gli esatti termini del problema . Con un misto di civetteria e di spavalderia , l ' ingegner Enrico Mattei , presidente dell ' ENI , ha raccolto tutto ciò che si è scritto contro di lui e il suo Ente in una ventina di volumi che , a vederli di lontano , si potrebbero prendere per l ' Opera Omnia di un Gide o di un Proust , tanto sono ben rilegati . A mio parere , manca solo , sul frontespizio , il motto che meglio le converrebbe : « Molti nemici , molto onore » . Ma è sottinteso . Evidentemente Mattei , per fornire la misura della propria grandezza , preferisce il metro dell ' odio a quello dell ' amore . Deve ritenerlo più producente , e i risultati gli hanno dato ragione . A furia di controversie , egli è entrato ormai nel mito popolare , e una voce o per meglio dire un bisbiglio largamente diffuso indica in lui il vero « padrone del vapore » . Se ciò gli giovi o gli nuoccia è difficile dire , perché quando gli italiani si mettono a cercare « il padrone » non si sa mai se lo fanno col timore o con la speranza di trovarlo . C ' è chi dice ( la frase è di uno dei nostri più autorevoli politici ) che , per guarire l ' Italia delle sue molte magagne , basterebbe mettere in prigione Mattei . Ma c ' è chi dice anche che se l ' Italia oggi ha un prestigio nel mondo , lo deve a Mattei . Lo hanno paragonato a Hitler e a Fidel Castro , ma anche a Cromwell , a Lawrence e a Garibaldi , e una importante rivista americana ha scritto addirittura che Mattei è l ' italiano che più ha contribuito a trasformare la faccia del suo Paese dopo l ' imperatore Augusto . In sé e per sé , il rango di Mattei non sembra giustificare la mobilitazione di sì imponenti paralleli storici . L ' ENI , o Ente nazionale idrocarburi , di cui è presidente , è di certo un grosso « carrozzone » , ma di proporzioni assai più modeste di quelle per esempio dell ' IRI , dei cui dirigenti nessuno , ch ' io sappia , ha avuto l ' onore di vedersi paragonato nemmeno a Nino Bixio . Ma il fatto è che i dirigenti dell ' IRI , l ' IRI lo dirigono soltanto ; con l ' ENI , Mattei s ' identifica molto più consustanzialmente di quanto gli stessi Agnelli e Valletta , faccio per dire , s ' identifichino con la FIAT . Ecco perché una biografia dell ' ENI non può che risolversi in una biografia di Mattei , la quale a sua volta sembra che non possa risolversi che in una accusa o in una esaltazione . Io mi proverò a non cadere né in questa né in quella , ma mi rendo conto che l ' impegno è piuttosto difficile . Avverto anche il lettore che non mi riprometto di fare nessuna rivelazione sensazionale o scandalistica . Vorrei soltanto riuscire a spiegargli che cosa è l ' ENI , come funziona , e perché il suo presidente è diventato bersaglio di tante lodi e di tante critiche , di tante speranze e di tanti sospetti . Mattei viene da una famiglia poverissima di origine abruzzese , sebbene egli sia nato a Acqualagna nelle Marche . Suo padre era brigadiere dei carabinieri , quando quelle regioni erano infestate dai banditi . Un giorno ne incocciò uno che tentò di darsi alla fuga , ma s ' impigliò in un filo di ferro e cadde . « Chillu filu ! ... Chillu filu !...» continuò a lamentarsi lo sciagurato per tutti gli anni dell ' ergastolo cui lo condannarono . Era il famoso brigante Musolino . Il brigadiere si congedò nel ' 19 col grado e la pensione di maresciallo e con cinque figli a carico . Per farli studiare voleva stabilirsi a Camerino , dove c ' è anche l ' Università . Ma la vita lì era troppo cara , e si decise per Matelica , dove trovò un posto di guardacaccia . Tuttavia la mensa non doveva essere abbondante in casa Mattei ; e Enrico , a quindici anni , dovette lasciare gli studi e mettersi a fare il verniciatore in una fabbrica . Di lì emigrò in un ' industria conciaria come fattorino ; e in tre anni , con annibalico piglio , fu promosso contabile , capocontabile , vicedirettore , direttore . Così , prima di aver raggiunto la maggiore età , si trovò alla testa di un ' azienda con centocinquanta fra operai e impiegati . Fin d ' allora poteva « sedersi » sui risultati raggiunti e contentarsi di una comoda esistenza di « vitellone » riuscito , con un buon stipendio , un avvenire senza grandi orizzonti ma sicuro , e la « fuori serie » alla porta per trascorrere le domeniche a Pesaro e sedurvi la sciantosa di passaggio . Invece , con gran disperazione di suo padre , a ventitré anni piantò tutto , andò a Milano e ripartì da zero . Dapprima trovò la rappresentanza di una ditta tedesca . Poi si mise a fare il piazzista d ' impianti industriali , e forse fu in questo mestiere che trovò la misura di se stesso . I clienti non resistevano alle seduzioni di questo loro fornitore non per la sua abilità e facondia : Mattei è scarso e scarno parlatore , non irraggia simpatia , non sprigiona calore umano . Ma convince perché è convinto egli stesso . C ' è nelle sue parole e nel suo sguardo una carica di onestà e di sincerità che disarma qualunque sospetto . La sua firma conferisce a qualunque cosa egli l ' apponga un primato di eccellenza cui tutti finiscono per credere perché il primo a crederci è lui . Io non ci ho parlato che un paio di volte , e in ambedue le occasioni mi sono sentito a disagio per il fatto di non riuscire a condividere certe sue opinioni . Ne provavo una specie di rimorso . Forse anche i direttori di banca ebbero la stessa impressione quando Mattei chiese loro un prestito per impiantare una fabbrica di prodotti chimici . Egli non aveva nulla da offrire in garanzia . Ma chi poteva dubitare che la sua merce avrebbe battuto qualunque concorrenza come qualità e prezzo ? I capitali si trovarono e la fiducia si dimostrò fondata . A trent ' anni , Mattei era un industriale , sia pure di modeste proporzioni . Ancora una volta egli aveva puntato tutta la posta su una ambizione più grande e aveva vinto . Ora la sua strada sembrava irrevocabilmente segnata . Ma la guerra e la disfatta gli proposero un ' altra avventura , e lui non esitò . Sulle opinioni politiche di Mattei e sull ' autenticità della sua vocazione democristiana , ci sarebbe da discutere a lungo . Ma ciò che a discussioni non si presta , sebbene ci si sia provati a farne , è la sua condotta di capo partigiano . Lasciamo stare certi episodi e aneddoti che si ritrovano tali e quali nella biografia di tutti gli eroi da Plutarco in giù : gli agiografi , si sa , hanno scarsa fantasia . Però Mattei fu un resistente coraggioso e risoluto e un eccellente organizzatore di brigate partigiane , delle quali fu una specie di Grande Elemosiniere . Lo arrestarono , ed evase . Tornarono ad arrestarlo , e lui riuscì a farsi liberare raccontando una storia che , in bocca a chiunque altro , non avrebbe persuaso nessuno ; ma che , in bocca a lui , con quella carica di onestà e di sincerità ch ' egli sa mettere in tutto ciò che dice , incusse nei suoi carcerieri il rimorso di non crederci . Tanti meriti gli valsero la medaglia d ' oro della Resistenza , la stella d ' argento ( oh , ironia ! ) americana appuntatagli sul petto dal generale Clark , e l ' elezione a deputato . Sembrava che la politica dovesse essere la sua nuova industria , ci si aspettava che la battesse col solito piglio annibalico , e molti furono stupiti ch ' egli si contentasse di un incarico minore come quello di commissario per l ' Agip . L ' Azienda Generale Italiana Petroli era stata un ' invenzione del fascismo per la ricerca degli idrocarburi , aveva sempre vivacchiato male perché gl ' idrocarburi non era mai riuscita a trovarli , e ora non era che un rottame alla deriva , di cui lo Stato intendeva liberarsi al più presto . Il ministro delle Finanze , Soleri , valutava a una sessantina di milioni di lire le sue antiquate attrezzature , e diede ordine al commissario Mattei di liquidarle per quella cifra . Mattei disobbedì . Intuizione ? Non so . Se le attrezzature erano antiquate , i tecnici che lavoravano al servizio dell ' Agip erano giovani e in gamba . Pur con quegli scarsi mezzi , un po ' di metano lo avevano trovato e si dicevano certi d ' imponenti giacimenti . Non erano che congetture , ma Mattei ebbe il merito di crederci , e fu il solo a puntarci sopra . Da Roma seguitavano a ingiungergli di liquidare ; e lui rispondeva scavando pozzi . Li scavava dovunque , infischiandosi dei diritti dei comuni , delle province e dei privati , e non so nemmeno dove attingesse i soldi per pagare tecnici e operai . Oramai si era convinto che il petrolio c ' era , e quindi ci doveva essere . Perché questa è la caratteristica dell ' uomo : come Giovanna d ' Arco e de Gaulle , egli ascolta solo le voci di dentro e non crede che a quelle . Un giorno di marzo del '49 una massiccia nuvola di metano oscurò il cielo di Caviaga e di Ripalta . Il metano è indizio sicuro di petrolio . E molti italiani , a quella notizia , pensarono quasi con intenerita compassione al povero duce , che per vent ' anni aveva clamorosamente reclamato il diritto dell ' Italia alla sua parte di materie prime e specialmente d ' idrocarburi , per procurarsele ci aveva condotto fino in Etiopia , ed era morto senz ' accorgersi che le aveva sotto il sedere perché l ' orgoglio autarchico gli aveva impedito d ' importare dall ' America i mezzi tecnici e finanziari per cercarle . Non so se Mattei abbia riflettuto su questa esperienza di cui è stato il beneficiario . Secondo i suoi esaltatori , solo un fortunato caso volle che , insieme a un folto stuolo di giornalisti e di fotografi , il ministro Vanoni si trovasse presente a Cortemaggiore quando , insieme a un altro nuvolone di metano , uno zampillo di petrolio eruppe dal suolo . Naturalmente il caso non c ' entrava affatto . Ma noi ascriviamo a merito , non a demerito di Mattei , e a riconoscimento del suo tempismo e intuito politico , la ben pianificata spettacolarità e drammatizzazione della scena . Ora che i giacimenti d ' idrocarburi erano apparsi di tale entità da rendere conveniente lo sfruttamento , la valle del Po era stata presa letteralmente d ' assalto dalle compagnie private , e il ministero per l ' Industria e il Commercio era sepolto sotto una valanga di richieste di concessioni . Secondo una vecchia legge del '27 , chiunque poteva ottenere il permesso di fare ricerche nel sottosuolo . Non era chiaramente detto che dalla scoperta d ' idrocarburi derivasse automaticamente un diritto di sfruttamento : ma era considerato implicito . Tuttavia le compagnie premevano perché questo automatismo diventasse esplicito , e specialmente í legali americani della Esso Standard lo fecero in maniera pesante e malaccorta . A Mattei , per assicurarsi un monopolio che la legge non prevedeva e che anzi sembrava incompatibile coi princìpi liberisti cui s ' ispirava il governo di De Gasperi , non restava che un ' arma : suscitare una grande suggestione collettiva e patriottica , persuadendo gl ' italiani ch ' essi erano i depositari di una immensa ricchezza , da difendere coi denti contro la rapacità dei monopoli privati e le interferenze dello « straniero » . Ci riuscì con la indovinata regia di Cortemaggiore . Io stesso ricordo l ' emozione che suscitò nella redazione di questo giornale la notizia recata dai trafelati cronisti e fotografi di ritorno dal teatro di quel sensazionale avvenimento . Nessuno pensò al metano . Tutti restammo ipnotizzati dallo zampillo di petrolio che nelle nostre fantasie ( e purtroppo anche nei resoconti della stampa ) diventò rivolo , torrente , cateratta , fino a trasformare la valle del Po in una specie di Texas . Il petrolio ! Avevamo il petrolio . Mattei non badò ai mezzi per tener caldi quegli entusiasmi . A un certo punto si diffuse o fu diffusa la voce che « il nemico » aveva in animo di appiccare il fuoco a qualche pozzo per poter muovere a Mattei l ' accusa d ' incompetenza o negligenza . Era vero ? A ogni buon conto , Mattei rimobilitò i suoi ex partigiani e li dispose di fazione ai giacimenti che , sacralizzati dalle armi e dalle uniformi di quei bravi giovanotti , vennero per così dire incorporati nel mito della Resistenza e ne condivisero l ' intoccabilità . « La cassaforte è aperta » dichiarò Mattei in una intervista a questo giornale , « basta affondarci le mani per trarne tesori . » Ma queste mani , naturalmente , dovevano essere italiane . Anche le discussioni in Parlamento risentirono di quest ' atmosfera , e il ministro socialdemocratico Ivan Matteo Lombardo rilevò con ironia che molti argomenti sembravano presi a prestito da certi giornali del defunto regime come « Il Tevere » e « L ' Impero » . La battaglia per assicurare allo Stato , cioè a Mattei , il monopolio delle ricerche e dello sfruttamento degl ' idrocarburi nella valle del Po fu lunga , e non vai la pena ritracciarne le fasi . Mattei forse non l ' avrebbe vinta , se non avesse avuto dalla sua il ministro delle Finanze Vanoni e lo stesso presidente De Gasperi . Vanoni era un uomo di grande intelligenza e competenza economica , onesto , timido e malinconico , su cui certo non faceva presa la demagogia autarchica e nazionalista . Qualcuno dice che fu succubo del carattere autoritario e imperioso di Mattei , ma io non ci credo . E che Vanoni , democristiano di adozione , aveva origini socialiste . Non era un esacerbato statalizzatore ; ma accettava che lo Stato si sostituisse all ' iniziativa privata , specie in certi settori di pubblica utilità com ' è quello della produzione di energia . Quanto a De Gasperi , che di economia s ' intendeva poco , fu mosso da considerazioni politiche . L ' idea che degli americani s ' impiantassero in una zona « calda » come quella padana , dove in quel momento si moriva con molta facilità , fornendo pretesto coi loro altezzosi e stupidi compounds ai risentimenti comunisti sempre strettamente legati a quelli nazionalisti , gli fece paura . Mattei veniva dalla Resistenza , aveva dalla sua i partigiani , agiva in nome dello Stato e dell ' anticapitalismo . Era impossibile attaccarlo come « colonialista » , « imperialista » e « sfruttatore del popolo » . Così si consumò l ' esclusione dell ' iniziativa privata , italiana e straniera , dalla valle del Po ; e il 10 febbraio del '53 fu varata la legge che istituiva l ' ENI e conferiva a Mattei i poteri che oggi tanto inquietano la pubblica opinione .
FRA STORIA E LEGGENDA ( Spadolini Giovanni , 1970 )
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Il funerale di De Gaulle non sarà seguito né dal presidente della Repubblica francese né da nessuna autorità di governo : è una disposizione testamentaria che rimonta al gennaio 1952 , cioè al periodo in cui il generale capeggiava il Rassemblement in opposizione alla quarta Repubblica ma che non era stata mai corretta negli anni successivi , neppure dopo l ' apogeo e il trionfo . La scomparsa dell ' antico comandante della France libre avviene quindi sotto il segno del distacco dalla stessa classe dirigente che egli aveva creato e portato al potere : ora come un mese fa , in occasione della pubblicazione - lampo del primo volume dei Mémoires d ' espoir , Le renouveau , anticipata all ' improvviso per farla coincidere con l ' assenza di Pompidou , il delfino di una volta , dalla Francia a seguito del viaggio , protocollare e di circostanza , nell ' Unione Sovietica . Ma la verità è che la « morte civile » di De Gaulle era avvenuta più di due anni fa , nel maggio del 1968 , allorché il generale , in cui si incarnava una grande idea della Francia , era stato sul punto di essere travolto dall ' insurrezione dei Cohn - Bendit , dalla levata di scudi di una contestazione pittoresca e indistinta che egli aveva invano bollato col termine infamante di chienlit , qualcosa peggio che canaglia . In un attimo tutte le certezze , su cui De Gaulle aveva fondato il suo orgoglioso potere personale , avevano tremato ; per un momento la quinta Repubblica , concepita come la formula definitiva della storia di Francia , aveva conosciuto il rischio della frana . Era stata necessaria la grande umiliazione del viaggio a Baden Baden , volto ad invocare l ' aiuto dei gruppi corazzati di Massu , il quasi - esiliato della rivolta algerina , per riaprire uno spiraglio di sopravvivenza al regime in crisi : era stata necessaria la politica di caute e ammiccanti aperture allo stesso moto di contestazione , impostata con realismo e spregiudicatezza dal premier Pompidou , per riassorbire l ' ondata vorticosa della rivolta , per strappare la prima vittoria nelle elezioni di fine giugno . Da quel maggio del '68 , una data comunque decisiva nella storia d ' Europa , De Gaulle era un sopravvissuto a se stesso . Il licenziamento di Pompidou da capo del governo , nell ' autunno del '68 , fu l ' ultimo atto conforme allo stile , e ai rancori , dell ' uomo . Couve de Murville rappresentò quello che era stato Emile Ollivier per Napoleone III , negli ultimi mesi dell ' Imperatore prima di Sedan . La sfida del « referendum » sulla riforma regionale , una riforma pochissimo sentita dalla maggioranza dei francesi , sembrò voluta dallo stesso De Gaulle quasi per trovare la via di una ritirata onorevole , di un ' uscita dal campo senza viltà . Il generale non fece niente per vincere : annunciò ai francesi che avrebbe abbandonato il potere se non avesse strappato la maggioranza . E mantenne la parola , con la lealtà che in lui si identificava con l ' orgoglio . Molti ebbero la sensazione che De Gaulle , colpito a morte dai fatti di maggio , avesse preferito il ritiro nella solitudine di Colombey all ' esercizio di un potere dimezzato , contestato , discusso , in ogni caso impotente a risolvere i nuovi e laceranti problemi della Francia . Il suo distacco , nell ' anno e mezzo che ha preceduto la morte , è stato assoluto . L ' ufficio , che il governo francese gli aveva messo a disposizione nei pressi degli Invalidi , non è stato mai occupato . Nessuna delle oscure trame o vendette , attribuite all ' ex presidente , ha avuto un minimo di attuazione . La porta della Boisserie , il suo ritiro di Colombey , è rimasta chiusa agli uomini della nuova generazione post - gollista , anche a coloro , come Pompidou , che si erano formati nell ' intimità del generale o che addirittura ne detenevano le ultime volontà testamentarie . Nelle grandi ricorrenze , come il trentennale dell ' appello ai francesi del giugno 1940 , De Gaulle ha preferito allontanarsi dalla Francia piuttosto che associarsi a qualunque gesto di celebrazione . L ' attore , uscito dalla scena , si era trasformato nello storico , nel testimone di se stesso , dell ' uomo unicamente preoccupato di tessere la grande tela delle Memorie che rimarranno purtroppo incompiute al primo volume della seconda serie . Nulla , della nuova Francia pompidouista , poteva piacergli : pur nella sopravvivenza , pressoché intatta , delle istituzioni presidenziali - repubblicane da lui volute , con tenacia rasentante in parecchi casi l ' arbitrio . Il « nuovo corso » di Pompidou ricorda per tanti aspetti il regime di Luigi Filippo nella Francia del 1830 , all ' indomani delle grandi convulsioni dell ' età napoleonica e della contrastata restaurazione borbonica : una fase di tregua , un momento di respiro dopo una tensione eccessiva , dopo uno sforzo di grandeur finito nel fango di Waterloo . Enrichissez - vous : il grido della borghesia orleanista si rinnova nella nuova democrazia repubblicana , di netto stampo borghese , dove l ' antico direttore della banca Rothschild , scelto a suo tempo da De Gaulle come il tecnocrate che non poteva contrastargli i piani politici , e cioè il premier Pompidou , tende la mano al geniale ministro delle Finanze , Giscard d ' Estaing , antico leader dei gollisti indipendenti , nello stesso sforzo di salvare le basi della ricchezza francese , insidiate dai fantasmi di grandezza del generale , a cominciare dalla force de frappe . A trent ' anni di distanza dal generoso grido di ribellione di radio Londra , De Gaulle entra nella leggenda . Tre decenni della storia di Francia : interamente dominati da lui , nel bene e nel male , nell ' eroismo della resistenza opposta all ' invasione tedesca e alla capitolazione petainista non meno che nella superbia di un sogno politico di primato contraddetto dalla storia e dalla geografia , nella salvaguardia della libertà del suo paese non meno che nell ' assurdo « no » opposto alle speranze di unione europea con Londra . Si è parlato di « bonapartismo » : ma nulla è meno esatto . L ' uomo , che ha chiuso lunedì , in silenzio , la sua lunga giornata nella solitudine di Colombey - les - deux - Eglises , era l ' ultimo figlio della Francia del « gran secolo » , l ' ultimo esponente della tradizione monarchica , l ' ultimo contemporaneo dell ' epoca di Luigi XIV : quasi discendente diretto dalla galleria di Sovrani che sta al Louvre , simile , anche nel fisico , ai « ritratti di uomo » di Philippe de Champaigne . Piccola nobiltà cattolica di provincia , Lilla , contro il dominio centralistico di Parigi ; la fedeltà alla tradizione classica e quiritaria contro la mistica giacobina . Niente dello spirito della « grande rivoluzione » del 1789 , che gli era rimasta fondamentalmente estranea ; in un colloquio , che avemmo con lui undici anni fa a Roma , ci parlò con consapevole distacco di momenti ed aspetti dell ' epoca di Napoleone primo , con un distacco che poteva rasentare l ' insofferenza o il fastidio . La sua idea della Francia , come comunità mistica , aveva piuttosto una lontana origine maurrassiana : poi corretta dal lealismo repubblicano del giugno 1940 e dalla rottura clamorosa con l ' antico protettore , il maresciallo Pétain . La parabola , miracolosa parabola , della Resistenza anti - tedesca inserì il generale di provincia francese nel dramma convulso del suo paese , un dramma che egli ha dominato e regolato con grandezza e con capricci sovrani nel corso di un trentennio . Rappresentando in due momenti il punto più alto della coscienza della Francia : nella lotta ai tedeschi prima , contro il prevalente collaborazionismo di gran parte del suo paese , nella politica di pace e di indipendenza verso l ' Algeria , condotta a prezzo di ambiguità formali , dopo il suo ritorno al potere , ma con una visione complessiva fra le più audaci del nostro tempo . Come liquidatore coraggioso dell ' impero coloniale francese , De Gaulle cercò compensi in una politica estera di prestigio , che apparve , e spesso fu , almeno per gli stranieri , senza senso . L ' uomo , che aveva corso il rischio di vari attentati della destra francese e a Petit - Clamart aveva sfiorato la morte , finì per diventare il simbolo di un nazionalismo arcaico e furioso in lotta contro l ' Inghilterra e contro gli Stati Uniti , impegnato a ritardare la nascita dell ' Europa , la sola speranza possibile per la nostra generazione . Di qui tutte le contraddizioni e le impennate degli ultimi cinque anni del suo regime , che non sono state dimenticate né perdonate . Di qui le aperture incondizionate all ' Est e il rovesciamento di fronte nel conflitto fra arabi e israeliani ; di qui la visione planetaria che lo portò ad accendere in tutto il mondo , dalla Cambogia al sud - America al Quebec , la lotta contro gli Stati Uniti , alleati indispensabili , ieri come oggi , della Francia e dell ' Europa . La linea saggia e realistica di Pompidou ha già corretto , almeno in parte , gli errori e le intransigenze del generale . Ma oggi che De Gaulle se n ' è andato , come aveva sempre desiderato , senza la decadenza di una vecchiezza impotente , tutti gli europei tornano a pensare , con una punta di accorata malinconia , che il generale rappresentò soprattutto una grande e generosa illusione : l ' illusione che la Francia fosse ancora una grande potenza mondiale , nonostante la sconfitta del '40 , l ' illusione che l ' Europa fosse ancora il continente determinante , nonostante la congiunta vittoria russo - americana e la divisione del mondo in due blocchi . Con la sua morte , anche tale illusione scompare .
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Tenente di Artiglieria in S.P.E. Felice Cordero , marchese di Pamparato ( Campata ) , della Brigata Autonoma « Val Sangone » impiccato dai nazi - fascisti in Giaveno il 17 agosto 1944 . « Comandante di una formazione di Patriotti dava , in lunghi mesi di guerra partigiana , indubbie e costanti prove di altissimo spirito patriottico , di indomito coraggio e di rara perizia . Catturato dal nemico mentre , nel corso di un rastrellamento , tentava di mettere in salvo documenti di particolare importanza teneva di fronte all ' avversario contegno consapevolmente eroico e , impavido , col nome del Re sulle labbra , affrontava l ' estremo supplizio » . Val Sangone - Giaveno 1944 . Le Formazioni Autonome presentano le armi al MARTIRE EROICO e giurano di vendicarlo .
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MORBEGNO , 23 . - Il vecchietto che per venire a Morbegno ha fatto a piedi sette chilometri all ' andata e sette al ritorno , si chiama Gatti ed è di Dazio . Immaginate la Valtellina brulla nel cielo della sera : sullo stradale ritornano alle proprie case di pietra e di legno i minatori che , per tutto il giorno , hanno lavorato alle miniere di Chiavenna , a Traona si accendono le prime luci , per le vie di campagna i contadini vanno dietro a una mucca e le monache tutte nere , a drappelli , appaiono come ombre nel silenzio in cui si ode soltanto il fresco rumore dell ' Adda . Il tempo si è fermato , ma il nostro vecchietto cammina , battendo sulla strada il piccolo bastone ; ha un ' idea in testa , e l ' avvenire che potrà essere suo per qualche anno ancora , gli si apre al passo , come se egli sia ancora giovane e possa salutare il giorno della vittoria . L ' angelo l ' accompagna , il nostro Gavroche , stupito della sconsolata povertà della sera che gli è intorno , da quelle grigie montagne che lasciano il cielo solo . Egli dice al nostro vecchietto : « Senti ? Laggiù cantano l ' Internazionale e le bandiere rosse della carovana che sta entrando in Morbegno , hanno rotto la grigia cerchia delle case , alle quali non giunge mai una parola che sia di festa e di speranza . Senti ? La macchina de " l ' Unità " strombetta nelle viuzze di Traona e alle finestre di quei tuguri , fatti di legno e di pietra , si affacciano donne e bambini che non hanno mai avuto tra le mani un giornale , uomini che vivono di miseria e di contrabbando , ragazze bellissime ed impaurite dai proprii sogni . È stata come una pietra gettata in un lago : le monache hanno visto , a un tratto , le proprie orfanelle avviate alla chiesa , rompere le file , sparpagliarsi intorno alla macchina e tendere le braccia per ricevere un " Calendario del Popolo " . Figure , illustrazioni di uomini , di paesi , di città , pitture , sculture : improvvisamente , un mondo si è rivelato da quelle pagine ai loro occhi e forse il ricordo resterà sempre a destarle » . Il nostro vecchietto , camminando camminando , diceva di sì con la testa . E rassicurato , Gavroche è volato sulle spalle del compagno Manzocchi ; che con la sua bella testa candida , dalla carrozzina ov ' era seduto , mostrava la via al corteo . Al ponte sul Bitto avevamo incontrato i compagni di Morbegno , che ora ci accompagnavano alla Sezione ove ci aspettava Garibaldi , tutto vestito a colori in una grande oleografia di tanti anni fa . Passato l ' ultimo treno , scomparso anche il cielo nella notte , questi paesi approdano al sonno , chiudono le porte di casa : pochi lumi restano a tracciarne l ' abitato . Ma sabato sera , a Morbegno , " l ' Unità " aveva messo a soqquadro tutte le abitudini . Passando e ripassando per le vie del centro , davanti ai portichetti ancora affollati , per i viottoli della periferia sino a Regolado , sino a Traona , il nostro omnibus si portava dietro la folla verso la piazza di Sant ' Antonio , ampia , aperta nella notte . In bicicletta giungevano i compagni da Traona , da Ardenno , da Delebio , altri se ne annunciavano da Sondrio . Nel feudo democristiano " l ' Unità " si ritrovava all ' appuntamento con i propri fedeli che erano tanti , uomini , donne , bambini , cittadini destati dal loro sonno provinciale e portati a ricordare di quei giorni succeduti alla insurrezione , in cui anche nella Valtellina passò la speranza di una vita nuova . In questi paesi , ed in tanti altri che sembrano rassegnati ad accettare il mondo così come è , la propria miseria , la propria disperazione , i propri lutti , arde segreta una speranza di giustizia che toccherà a noi cogliere negli occhi dei poveri operai , dei contadini , dei diseredati che hanno persino paura di mostrarsi troppo e che , quasi , chiedono scusa di vivere . Una parola fraterna e schietta che essi ascoltino , la visita del nostro giornale alle loro case , perdute persino nel ricordo degli uomini , la visione di migliaia e migliaia di operai organizzati nelle nostre grandi città industriali : basta un nulla perché essi si sentano chiamati a dirci le proprie esitazioni , a mostrasi , a ritrovare nella letizia e nella compagnia di una sera , la prima forma di società perduta . In questa aria di comune ritrovamento , " l ' Unità " si è vista festeggiare a Morbegno con una spontaneità che raramente ci è stato dato , altrove , di riconoscere . L ' applaudivano uomini e donne della montagna , che non hanno veramente nulla oltre al proprio cuore , anch ' esso umiliato ed offeso da secoli . Gavroche era talmente commosso che ne ha fatta una delle sue . Invisibile com ' è , mi si è messo davanti mentre ero al microfono e si è messo a parlare lui al mio posto . Io aprivo la bocca , io muovevo le braccia , ma la voce e le parole erano sue . Pure , non restavo mai a bocca aperta e mai alzavo fuori tempo le braccia : un profondo incantesimo ci teneva uniti . Dopo il comizio mi ha annunciato che , per questo inverno , formerà una intera squadriglia di angeli che , ogni giorno , saranno nei paesi della Valtellina , a trovare i poveri montanari nelle loro case ed a spiegar loro il Manifesto . Fortini si è dichiarato disposto a morire , pur di far parte della invidiabile schiera di cherubini . « Porterò con me la mia tromba - egli ha detto - e ruberò una camicia da notte a mia moglie » . Gavroche ha dovuto faticare a spiegargli che sarebbe troppo comodo disporsi a morire per diventare angeli : occorre , invece , imparare a nascere ogni giorno nuovo e innocente della propria memoria , e della propria storia , far raccogliere a tutti gli uomini di questa terra i frutti della verità , essere come la luce . Fortini ha passato la notte senza dormire , aspettando che gli spuntassero i denti . All ' alba piangeva come un lattante . Poi si è accorto che sognava ed è caduto dal letto , ammaccandosi il naso . A quell ' ora , Gavroche se ne tornava in mongolfiera da un suo viaggio al sanatorio di Sondalo . Cicirinella ha atterrato dolcemente in piazza . Io e Regi siamo saliti con le nostre valige per raggiungere Chiari dalle vie del cielo . Fortini se ne è rimasto solo col suo omnibus , a seguirci via Lecco - Bergamo . Di questo - e dell ' incontro di Fortini con un novello don Chisciotte - vi parlerò domani ; durante il racconto delle nostre due tappe nel Bresciano .
Ha capito tutto ( Fortebraccio , 1977 )
StampaQuotidiana ,
Gentile Fortebraccio ( mi accorgo che la definizione « gentile » forse le è poco confacente , e allora coraggio : Simpatico Fortebraccio ) , seguo saltuariamente i suoi corsivi ( ? ) ... corrosivi e pur non condividendo le sue posizioni ideologiche mi ci diverto perché lei è spiritoso e spesso coglie nel segno . Ultimamente mi è capitato di passare alcuni giorni a Civitavecchia dove sono stata trascinata a una conferenza al Circolo della Scuola di Guerra . Oratore , una delle sue preferite ... vittime : Indro Montanelli , il quale - mi perdoni - gode della mia simpatia non meno di lei , se pure per altri motivi . Durante il dibattito che ha seguito la conferenza animatissima sul tema : « La stampa italiana » , gli è stato chiesto un parere su Fortebraccio che non gli lesina attacchi quasi quotidiani . Ha risposto : « Preferisco tacere . Fortebraccio era un mio caro amico trent ' anni fa . Io non riesco a dimenticarlo . Lui sì » . Bene , simpatico Fortebraccio , non le sembra che il suo amico - nemico abbia segnato almeno in questa circostanza un punto a proprio favore ? Sua XY - Milano . Gentile Signora ( credo che a lei si addica proprio l ' aggettivo « gentile » e glielo dedico volentieri . Aggiungo , visto che ho aperto questa parentesi , che ho tolto dalla sua lettera due o tre riferimenti che potevano farla riconoscere , per il caso che lei tenga all ' anonimato . Ho poi saltato le ultime righe che possono non interessare i lettori : mi limiterò a dire che ricambio la sua cortesia e che spero si avveri il suo proposito ) . E ora veniamo a Indro Montanelli . Io , che lo conosco bene , lo so capace di gesti , come questo , generosi e subitanei . Ne ha compiuto un altro nei miei confronti , molti anni fa , a riparazione di una sua indiscrezione che avrebbe potuto nuocermi . È questa una delle ragioni ( non la sola né la più grave ) per cui lo detesto di più . ( Non ho detto lo odio e perché non lo odio e perché , del resto , io non odio nessuno . ) Lo detesto perché è un epilettico della morale . Gli vengono degli attacchi di perbenismo e vi soccombe , ma non ha una passione salda , ferma , sicura e costante , alla quale , come mi sforzo di fare io , a un certo punto decida di sacrificare tutto il resto , comprese le simpatie e le amicizie . È di una fragilità psichica morbosa , se fosse un umore ne sarebbe sempre sudaticcio . Ed è da questa fragilità che gli viene una attitudine non rara in certi cinici sfiniti : quella di subire le influenze più degradanti e di restare loro fedeli con ostinato accanimento , reso sempre più rabbioso , quanto più gli appare evidente che sono abiette e quanto più s ' accresce la disistima che nutrono verso chi li ha contagiati . Veda , cara Signora , l ' anticomunismo di Montanelli , e noti come esso si appiglia di preferenza ai fatti minuti , agli episodi marginali , rifuggendo quasi sempre dal peso delle questioni ideologiche , sulle quali ogni opinione è ammissibile , anche se non condivisa . E sì che il nostro uomo è dotato di ingegno e di bravura indiscutibili . Come accade dunque che Montanelli senta sempre il bisogno di presentare i comunisti piuttosto come spregevoli che come erranti e preferisca suscitare nei loro confronti di preferenza il disprezzo invece che il dissenso ? Accade per effetto delle persone che si ritrova intorno e che lo influenzano : le persone più ottuse che si possano immaginare , intese unicamente alla difesa cieca del loro benessere e alla conservazione dei loro privilegi . Io sono persuaso che Indro Montanelli , personalmente , non è venale e non è « affittabile » . Ma lo impressiona il lusso , lo convince la continuità , lo abbagliano i luccichii . Circondato da gente per la quale nutre un profondo risentimento intellettuale e morale , se ne fa portavoce con una specie di voluttà distruggitrice , pago di sentirsi loro indispensabile e legato a loro da una sola gratitudine : quella che gli viene dall ' occasione che essi gli offrono di vendicarsi . Perché Indro Montanelli , che nella sua professione è sicuramente un vittorioso , nella sua vita è un vinto . A un certo momento nessuno ha più avuto bisogno di lui . In fondo io , che lo attacco così spesso , sono quello che gli vuole più bene . Ma i comunisti , tutti gli altri comunisti , tranne me che gli resto affezionato , non se ne curano . Al « Corriere » i giovani lo hanno schiacciato . In politica gli sono rimasti De Carolis e Vittorino Colombo : frittura . Ha con sé la conservazione , dalla quale deve farsi capire . Ma lei , Signora , la conosce la conservazione milanese e ha una idea di ciò che voglia dire renderlesi intelligibili ? Significa avere a che fare con un mondo popolato di cretine e cretini supremi ai quali bisogna parlare semplice ed elementare come a dei deficienti . Nessun ragionamento li colpisce ma solo delle immagini . Essi preferirebbero , se fosse il caso , delle cartoline o degli ideogrammi . Così bisogna dire loro che i comunisti sono brutti , cattivi , malfidi , traditori , feroci , e che odiano la libertà . Ma non la libertà quella vera , quella per la quale si sono battuti i partigiani e al cui ripristino lo stesso Montanelli ha dato mano , quando non era ancora sfatto , ma la libertà di fare un bridge , di andare a Saint Moritz , di portare con sé i soldi che gli pare . La libertà di seguitare a essere ricchi e di continuare a godere . La vecchia e squisita signora Conti , quando io ero ancora democristiano , mi domandò una volta dolcemente : « Ma perché non fate una legge che sopprima le Camere del Lavoro ? » . E una sua amica , ancora più squisita di lei , disse : « Ah sì . Che barba » . Questa è la gente che Montanelli seguita a vedere , avendo , dentro di sé , capito tutto . Perché questo , cara Signora , è il punto : che Indro Montanelli ha capito tutto e vive in uno stato di dispettosa e furiosa malafede . Egli sa benissimo che quanto vi è di pulito in Italia va ricercato tra coloro che ancora non contano , o non contano abbastanza : lavoratori , impiegati , insegnanti , gente dei ceti minori , ma fa un giornale in cui lor signori si ritrovano come nei loro vestiti tagliati su misura . Quando era al « Corriere » , al « suo " Corriere " » , Montanelli , sentendosi bene installato nella cittadella della conservazione , si permetteva dei lussi che ora scrupolosamente si vieta : scriveva persino male dei ricchi , dei padroni , dei potenti ( a sfuriate , naturalmente , e mai conseguentemente ) , ma i bersagliati occasionali lo amavano ugualmente perché i signori sentono gli amici a naso , come i cani quando annusano i pantaloni dei nuovi venuti , e non hanno mai smesso , neppure per un istante , di considerare Montanelli legato alla loro causa infame . Lui lo sa e ne è infelice ( io ne sono convinto ) , ma è uno di quelli che più si convincono dell ' errore in cui versano , più vi si immergono . Questo famoso « bastian contrario » è in realtà il più inguaribile conformista che io conosca : egli sa benissimo che i comunisti sono i soli che saprebbero lavorare sul serio e pulitamente all ' edificazione di un mondo nuovo , non privo di pecche , naturalmente , ma nuovo , e questo lo fa inorridire e gli fa paura , perché Montanelli , magro com ' è , in realtà è una pianta grassa : fiorisce nell ' aria viziata . Concludo , gentile Signora . Io attacco ogni volta che mi capita Indro Montanelli con una asprezza che credo di poter definire insolita , perché sono convinto che egli sappia meglio di tutti noi come con e dietro le sinistre ( comunisti in testa ) ci sia la gente migliore , più chiara , più seria , più onesta , più degna d ' Italia , ed egli non vuole perdonarglielo . Nevrastenia e malanimo gli impediscono di riconoscere una verità , da cui si sente ferito come da un ininterrotto rimprovero . Lo aggredisco per la sua consapevolezza , insomma ; e sospetto che vi sia , sotto il mio accanimento , più amicizia da parte mia verso di lui , di quanta egli non ne conservi verso di me .
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Rilievi sulle lettere aperte del P . d ' A . e del PC 20 e 26 novembre 1944 . La lettera aperta del P . d ' A . e del PC rispettivamente del 20 e del 26 novembre 1944 , sottolineano due esigenze sentite da tutti i movimenti antifascisti : il potenziamento dei CLN , affinché essi possano condurre , il più efficacemente possibile , la lotta ad oltranza contro l ' oppressione ed il rinnovamento in senso democratico dello Stato italiano . La DC è concorde con il P . d ' A . e col PC nel sottolineare la necessità di rafforzare gli attuali poteri dei CLN e di collegare in maniera costante rapida , efficace , il CLNAI con i CLN periferici . Organizzazione direttiva comune per la lotta di liberazione , delegato del Governo di Roma per l ' Italia occupata , il CLN centrale non sarà mai abbastanza munito di poteri effettivi ; esso rappresenta la vitalità dell ' Italia , la libertà del suo spirito pur sotto l ' oppressione , la permanenza del diritto contro l ' effimero sanguinoso trionfo della forza . Autonomia regionali . Le proposte organizzative del P . d ' A . e del PC su questo punto ci trovano quindi consenzienti con tutto l ' animo e pronti ad attuarle nella realtà pratica [...] da direttive segnate recentemente dal CLNAI . Particolarmente gradito si è giunto a questo proposito , l ' accenno dell ' Esecutivo del P . d ' A . circa l ' autonomia della regione , la quale è felicemente definita « nucleo essenziale della rinascita democratica italiana » . Nella realtà di questo tempo di lotta , ai CLN regionali si sono subito rivolti per direttive , consigli , coordinamenti i CLN provinciali ed essi sono diventati , di fatto , i veri organi direttivi della lotta contro l ' oppressione che le forze sane della nazione conducono in ogni provincia , in ogni città , in ogni campagna . Più tardi il CLNAI , si è costituito , su iniziativa dei partiti , per coordinare e dirigere centralmente l ' attività dei CLN regionali , ma ha avuto il più grande rispetto verso le autonomie regionali , mostrando così un aspetto che deve essere essenziale all ' Italia di domani . Ma oltre alla più efficace organizzazione dei CLN , nei due documenti del P . d ' A . e del PC , si pone un duplice problema di indubbia gravità : la natura e funzione dei CLN oggi e nel domani ; in stretta connessione con questo problema quello della composizione di tali comitati . È per noi doveroso dichiarare il nostro pensiero sui due argomenti . Individualità dei partiti . L ' unione nei Partiti nei CLN è stata ed è un ' esigenza imposta non solo e non tanto dalla durezza della lotta contro l ' oppressione quanto al comune , semplice , lineare scopo a cui gli sforzi di tutti i partiti italiani degni di questa qualifica volgono : eliminare quella oppressione e ritornare alla libera , espressione delle forze politiche nazionali , solo mezzo per dare all ' Italia il governo libero e indipendente che essa deve avere . Si afferma più volte nelle lettere del P . d ' A . e del PC che questa esigenza di unione continuerà , al di là della lotta e della vittoria , per le necessità della ricostruzione . E questa un ' affermazione comune che si presta tuttavia ad un equivoco . È certamente verissimo che i Partiti , tutti , debbono mirare alla ricostruzione delle troppo ferite inferte alla Patria ; ma la ricostruzione non sarà impedita , ma anzi facilitata da una vita politica in cui , attraverso le differenti vedute dei vari Partiti , abbiano il loro libero e opposto gioco tutte le forze e le opinioni della Nazione . Siamo tutti convinti , e lo dovremmo sinceramente essere , che la polemica totalitaria contro i Partiti , e le discordie , l ' inettitudine , ecc . alle quali esse condurrebbero , risulta del tutto infondata appena si pensi ad una vita politica in cui le diverse opinioni , pur onestamente combattendosi , scoprano via via le strade che la Nazione deve percorrere , limitino a vicenda i propri impulsi , e soprattutto realizzino appieno l ' attuazione politica della volontà popolare , appunto attraverso i vari loro indirizzi , all ' inizio contrastanti ma che assolvono però , nella grande tela della vita politica nazionale , ciascuno la propria indispensabile funzione . Ma se questo è vero , non si riesce a vedere quale sia la necessità che imponga a ciascun Partito di perdere la propria individualità e fisionomia , e quindi la propria funzione , in una unione che , a detta del P . d ' A . e del PC , non soltanto dovrebbe stringere fra loro i Partiti , ma anche altre organizzazioni di masse , cosicché la cellula della vita politica italiana non sarebbe più l ' organizzazione politica di Partito ma l ' organizzazione data dai CLN che vivrebbero di vita autonoma , salendo da quelli locali ( di villaggio , officina , ecc . ) fino a quello centrale . In realtà una simile situazione porterebbe all ' abolizione dei Partiti , o meglio alla creazione di una specie di Partito unico , formato coi resti degli attuali partiti , male amalgamato , nel quale non si riconoscerebbero una maggioranza ed una opposizione , nel quale le varie tendenze politiche finirebbero col paralizzare e spezzare l ' azione comune se l ' organizzazione generale fosse debole , e finirebbero con lo scomparire , dominata da una di esse affermatasi più vigorosamente , se quella organizzazione fosse veramente efficiente . Si avrebbe così una delle due alternative : o il caos politico od un nuovo dominio totalitario . Il nuovo Stato . La lettera del P . d 'A., a cui in certo senso fa eco su questo punto la risposta del PC , contiene singolari asserzioni circa lo Stato italiano di ieri e quello di domani . Il P . d ' A . in termini abbastanza netti dichiara che il potere non può spettare , a liberazione avvenuta , al vecchio Stato liberale italiano , così come esso era costituito dal 1860 al 1922 , e che sarebbe stato anch ' esso uno « Stato autoritario » ; il potere dovrebbe invece spettare ai CLN ed emanare da essi , quali nuovi rappresentanti della volontà popolare e di una vera « democrazia progressiva » . Di fronte a queste asserzioni che toccano essenziali problemi politici , dobbiamo intanto rilevare come essi siano la migliore prova di ciò che abbiamo detto più sopra , e cioè della necessità che ciascun partito svolga liberamente e automaticamente , a liberazione avvenuta , la sua politica . È infatti evidente che le tesi ora accennate , sostenute dal P . d 'A., sono tesi squisitamente politiche , che partono da una visione dello Stato in generale e della concreta situazione italiana in particolare , che è propria ad un singolo Partito , cioè al P . d 'A., e non può essere , ad esempio , la nostra visione ; cosicché volere porre oggi il problema , in sede di azione collettiva di lotta da parte di tutti i Partiti contro l ' oppressione , è incongruo e dannoso . Ma , poiché il problema viene posto , diciamo subito chiaramente il nostro pensiero a questo proposito . Il PDC , non condivide né lo spirito informatore del vecchio Stato liberale italiano né varie delle sue forme . Almeno due aspetti dell ' apparato statale italiano prima del fascismo sono infatti in radicale contraddizione con i nostri princìpi ed il nostro programma : il teorico agnosticismo religioso che sul terreno pratico diventa diffidenza ed anzi ostilità verso la Chiesa cattolica , indifferenza circa i valori religiosi e morali , neutralità tra bene e male , abdicazione all ' alta missione civile dello Stato , il non intervento nel mondo economico e sociale , il troppo scarso interesse alla soluzione del più importante problema della vita sociale contemporanea e cioè l ' elevazione delle masse lavoratrici , la scomparsa del proletariato , la lotta contro la miseria , la liberazione dal bisogno . Non potrà dunque essere il PDC a volere la risurrezione e la perpetuazione del vecchio corpo dello Stato italiano prefascista ; assurdo sforzo di restaurazione che , ben difficile da realizzarsi , avrebbe soltanto il potere di scontare tutti . Ma da questo riconoscimento della necessità di riforme anche radicali del vecchio istituto statale italiano all ' abbandono improvviso , totale e immediato di esso , vi è un ' immensa distanza che il PDC , conscio di rappresentare una forza di equilibrio nella vita nazionale progressiva entro un ordine evolutivo che è la esigenza che esso ritiene propria alla grande maggioranza . del popolo italiano , non varcherà mai . Questo soprattutto perché il PDC si sente anzitutto partito democratico e , come tale , vuole che sia il popolo a decidere , con la maggioranza dei suoi voti , il proprio assetto statale . La « rivoluzione segreta » . Ora sembra indubbio al PDC che la temporanea conservazione , nei primi tempi dopo la liberazione , delle forme dello Stato italiano prefascista ( salva sempre la questione istituzionale secondo gli accordi già noti ) abbia almeno questo di ottimo : di permettere al Paese di esprimere legalmente e liberamente il proprio effettivo parere sulle riforme che proprio questo stesso Stato dovrà subire . A questa grande e benefica possibilità , per cui il popolo italiano tutto insieme potrà esprimere la propria volontà , il P . d ' A . ( e con esso , a quanto sembra , il PC ) vuole sostituire una vera e propria « rivoluzione segreta » , dichiarando che poteri dello Stato italiano siano assunti dai CLN . È indubbio che coloro i quali sono riuniti , ormai , da lungo tempo , nei CLN costituiscono le forze più vive e operanti del popolo italiano , che nella bufera essi hanno tenuto alta la fiaccola della libertà individuate , della volontà popolare , della indipendenza nazionale . Ma sarebbe una triste fine della loro eroica missione se ad un certo momento costoro si impadronissero della sovranità nazionale senza che nessuno li abbia designati all ' infuori della loro coscienza e del loro coraggio ; in realtà essi imporrebbero al popolo italiano una altra dittatura , certo infinitamente migliore , ma sempre dittatura , perché non liberamente eletta dalla massa popolare , ma autodesignatasi salvatrice e guida della Nazione . Né potrà essere certamente un ' approvazione plebiscitaria data dal popolo alla costituzione e all ' opera dei CLN a rassicurare sulla effettiva rispondenza della nuova situazione alla effettiva volontà popolare ; siamo infatti abbastanza esperti , ormai , di votazioni plebiscitarie , per conoscerne la vacuità e l ' ipocrisia . Occorre e il PDC è convinto che la stessa opinione è in tutti i Partiti italiani una profonda palingenesi della vita politica nazionale ; occorre che il popolo italiano , tutto il popolo , escluso per oltre un ventennio dal governo di se stesso , ritorni a scegliersi le proprie guide e a controllarle col suo libero voto . Questa è la vera democrazia , come è evidente a chi non intenda , sotto questa parola magica detta a voce tanto più alta quanto meno essa è sentita interiormente , contrabbandare altra merce ; ed è anche « democrazia progressiva » perché vuole che il popolo e per il popolo progredire verso un avvenire migliore , con successive sempre più vaste e profonde riforme . I « senza partito » . Discende logicamente da tutto ciò il rifiuto della Democrazia Cristiana alla proposta del P . d 'A., fatta propria dal PC dell ' allargamento dei CLN , con l ' introduzione dei rappresentanti di varie organizzazioni che vengono indicate come « senza partito » . L ' argomento che viene invocato per tale decisiva modifica della composizione dei CLN è dato dalla impossibilità che i partiti abbiano il « monopolio » della rappresentanza del popolo , quando moltissimi sono i senza partito che lottano per la libertà , la democrazia , ecc . È singolare cogliere in una così notevole manifestazione politica , quale la lettera del P . d ' A . e la risposta del PC che stiamo esaminando , l ' eco della antipatia verso i Partiti , correntemente definiti come fornite di discordia e disordine , sentine di ambizioni e cupidige , ecc . , largamente seminata dalla propaganda totalitaria nel ventennio di dominio fascista . Ma biasimare il monopolio dei partiti sulla vita politica è come biasimare il monopolio dei filosofi sulla espressione del pensiero umano circa i massimi problemi della vita e della morte , o il monopolio del macchinista sulla guida del treno in corsa . È infatti evidente che ogni ordinata e seria vita politica non può non aversi se non entro il quadro dei veri partiti i quali se sono veramente tali , e non mere accozzaglie di interessi e di ambizioni debbono rispecchiare tutte le esigenze economiche e sentimentali , nazionali e religiose , materiali e morali , dell ' intero popolo . I cosidetti « senza partito » ( ai quali i due documenti che esaminiamo guardano con simpatia eccessivamente commossa ) o sono persone che pur non militando in alcun partito o con singoli punti di più programmi insieme , e la libera espressione della loro volontà si incontrerà volta a volta nella corrente che il partito o i più partiti seguono in quel dato momento o su quel dato problema ; oppure sono persone che non hanno alcun pensiero politico , sia pure rozzo , di nessun genere , e rappresentarli sarebbe come rappresentare il vuoto ; oppure ancora hanno un pensiero differente da quello di tutti i partiti e in realtà costituiscono già un nuovo partito , per conto loro , che prenderà consistenza e propria fisionomia appena esso giungerà a quella forza rappresentativa che giustificherà la sua esistenza e la sua funzione . Ognuna di queste organizzazioni e associazioni alle quali si richiamano i due documenti , esaminati racchiude dunque nel suo seno militanti di un partito o con esso simpatizzanti o ad esso vicini più o meno consapevolmente . Spetta perciò ai singoli partiti rappresentare le loro esigenze ; far valere i loro diritti , interpretarne la volontà . Tutto ciò si svolge ora , nella lotta per la liberazione , su di una base comune , in una reciproca intesa ; domani , nella luce della libertà , si svolgerà nel libero e ordinato gioco delle forze politiche .
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GOTTOLENGO , 30 . - Nella lunga tappa di trasferimento da Morbegno a Chiari i carovanieri de " l ' Unità " , l ' angelo Gavroche e persino Cicirinella hanno vissuto una cavalleresca avventura che val la pena di raccontare per filo e per segno . Come sapete Fortini era partito solo via terra , noi altri lo seguivamo dal cielo , comodamente seduti , sui sacchi di zavorra , nella navicella della mongolfiera . Il passaggio del lago si è svolto calmo , senza incidenti . Navigavamo a 700 metri di quota , Fortini procedeva a 30 chilometri all ' ora , fermandosi a Varenna a comprare il giornale dalle mani di un compagno . Si accingeva a leggerlo per farci dispetto , quando Gavroche , calandosi alle sue spalle , glielo ha portato via di mano . Fortini è rimasto con tanto di naso e , per guardare in cielo al nostro pallone , per poco non è andato a cozzare contro il muretto della strada . Dopo Meggianico e dopo Calolziocorte , entrando nel Bergamasco , l ' aria si è fatta all ' improvviso carica di cattivi presagi . Un passaggio a livello chiuso , a Caprino , la strada incassata in curva tra la collina e l ' improvviso silenzio della campagna , prima allietata da allegre brigate domenicali , che in bicicletta , correvano al lago : erano tutti segni che annunciavano la straordinaria avventura alla quale ben presto , è proprio il caso di dire , avrebbe dato mano il cielo e la terra . Fortini si era abbandonato alle proprie meditazioni , e noi dall ' alto gli stavamo calando un panierino per dargli le ultime notizie della rotta , quando sulla strada gli si è parato davanti un guerriero con elmo e con corazza , il quale con la lancia in resta , dall ' alto della sua cavalcatura , gli ha così parlato : « Vuoi tu , infedele , abbandonando la tua macchina indiavolata , seguirmi al passo dell ' umile bestia che ti somiglia , vuoi tu essere scudiero dell ' ultimo Don Chisciotte che viaggia il mondo ? » . - Va là , fascista - gli ha gridato pronto Fortini . - Levati di sotto , soldato del Papa , se no , quanto è vero Dio che t ' ammazzo - e ha ingranato la marcia . Gavroche , dall ' alto della navicella , calando un uncino , toglieva la scodella di testa dal cavaliere proprio nell ' istante in cui egli si lanciava a spron battuto contro il parabrezza . Non l ' avesse mai fatto . Dai viottoli vicini , dalle case che sembravano chiuse , dieci , venti , trenta cavalieri , vestiti di maglia di ferro e reggendo al braccio un grande scudo crociato , erano sbucati in tempo a circondare la macchina ed a tuffarsi in mischia su Fortini , che , alzato in piedi sul sedile , aveva impugnato per sua difesa la grossa ruota di formaggio casereccio offertoci dai compagni di Morbegno . Noi , dal cielo , fremevamo . Cicirinella si torceva per l ' impazienza . Gavroche si era già buttato di sotto e , con le sue ali , schiaffeggiava a destra e a manca i crociati , che rotolavano sulla strada e si rialzavano ancora in tempo per essere di nuovo presi nel vortice dell ' invisibile ruota . Fortini , coi bastoncelli delle due bandierine rosse , picchiava a tutt ' uomo , dopo aver scagliato la forma di formaggio in piena faccia a Don Chisciotte , che era caduto di sella , scalciato anche dal destriero che ormai fuggiva all ' orizzonte . Regi , dalla navicella , aveva dato mano ai sacchetti di zavorra e li scaraventava sulla mischia , la mongolfiera prendeva quota ad ogni lancio e io ero attaccato alla cordicella a dar via libera al gas per calar di nuovo . Dopo un quarto d ' ora di battaglia , la strada era seminata di nemici che facevano tutti finta di essere morti , pur di dormire in pace . Fortini raccoglieva la grande ruota di formaggio e risaliva in macchina per continuare il viaggio seguendo la rotta che gli indicavamo dal cielo . Gavroche , non avendo altra medaglia , si appuntava sul petto l ' aquila di alluminio donatagli da Ulisse alla partenza da Milano . Chi era stato a far uscire da una vecchia illustrazione quei trenta crociati e quel grosso cavaliere pieno di macchie e di paura e ad inviarli contro di noi ? Forse il chiarissimo monsignor Capretti , di Chiari , che durante le messe della mattina aveva ordinato a tutti i fedeli di star lontani dalla Festa che si annunciava in piazza , pena l ' eterna scomunica ? Alle case di Brescia e dei paesi vicini , dai solerti uffici redazionali de " L ' Italia " , erano stati inviati questi manifesti , debitamente pagati e affrancati , da cui vi trascriviamo il testo : « In ubbidienza al decreto del Santo Uffizio , ci è vietato assolvere i comunisti : li preghiamo , quindi , di accedere al confessionale solamente se pentiti . Non poneteci nella dolorosa situazione di dover negare l ' assoluzione » . Per risposta , i compagni di Chiari che ci aspettavano a Coccaglio , erano in tanti con la bandiera e in corteo ci accompagnavano nella grande piazza ove si apre il loro Circolo . Il comizio della sera è stato un vero trionfo per Chiari : erano venuti compagni anche da Palazzolo sull ' Oglio e da Covo , la Sezione meglio organizzata della Bassa Bergamasca . La vasta piazza era quasi tutta esaurita e la proiezione dei due documentari ha tenuto attenti , per un ' ora e mezza , quasi tutti i cittadini che avevano disertato il cinema all ' aperto gestito dall ' Oratorio . Trenta metri di tela le ragazze della filanda hanno offerto a " l ' Unità " e Fortini diceva tra sé : « Ora mi tocca trovare un gatto vero e proprio per portare in salvo la ruota di formaggio e una bella Penelope per questa tela . E chissà che essa non mi serva per un ' altra battaglia ... » . A Brescia , Fortini ha trovato il gatto che cercava e la carovana si è incontrata col compagno Antonini , che è il sindaco di Gottolengo . Con lui , nel pomeriggio , siamo andati al piccolo paese dei braccianti che è , insieme con Gambara e con Pralboino , una trincea avanzata del socialismo e della democrazia nella Bassa Bresciana . Gottolengo è un Comune modello quanto alla sua amministrazione e l ' affetto con cui Antonini mi indicava le opere pubbliche , realizzate anche col lavoro volontario degli abitanti , la colonia estiva dei bambini che ci salutavano dalla villetta dell ' asilo infantile , era lo stesso col quale , più tardi , i compagni mi mostravano il loro paese illuminato a festa e risonante già dei canti dei giovani e delle ragazze venuti dai paesi vicini e lontani , da Gambara , da Ghedi , da Pralboino , da Isorella , da Remedollo , da Pavone Mella , da Leno , da Visano , da Calvisano , da Fiesse e persino da Manerbio , che dista 17 chilometri . I comizi a Gottolengo sono sempre una festa per il Partito e per " l ' Unità " , il cui nome sfolgorava da una scritta luminosa fissata sulla facciata del teatro comunale . Evidentemente , il merito non era mio , ma di quella migliaia di compagni che mi rispondevano . Da Gottolengo portiamo con noi un aratro di legno costruito con amore dal compagno Cigala , bello e colorato come un giocattolo , e soprattutto le voci , i canti , la passione dei braccianti della Bassa Bresciana , di questi paesi che sono fondati nella terra con le stesse radici degli alberi e che mostrano altra storia che quella della proprio lavoro .