StampaQuotidiana ,
Londra
,
21
.
Il
cadavere
di
Roberto
Calvi
è
da
tre
giorni
là
dentro
,
nella
«
city
mortuary
»
di
Moor
Lane
Street
,
sotto
lo
squallido
edificio
a
tre
piani
,
tutto
cemento
grezzo
della
Milton
Court
,
una
lugubre
serranda
nera
abbassata
che
viene
sollevata
soltanto
per
far
passare
le
auto
con
le
bare
,
un
guardiano
dai
capelli
rossi
che
protegge
la
privacy
dell
'
obitorio
e
tiene
lontano
i
curiosi
.
Sul
corpo
del
finanziere
milanese
non
ci
sono
tracce
né
di
ferite
,
né
di
lesioni
o
di
violenza
.
Al
secondo
piano
di
questa
corte
,
l
'
ufficio
del
coroner
Paul
,
il
magistrato
che
deve
stabilire
se
il
finanziere
italiano
si
è
ucciso
,
impiccandosi
sotto
un
ponte
sul
Tamigi
,
o
se
è
stato
«
suicidato
»
,
è
sbarrato
.
Inutile
suonare
.
Ma
in
Moor
Lane
finora
non
si
è
fatto
vivo
nessuno
:
non
la
moglie
di
Calvi
,
signora
Clara
,
che
da
qualche
tempo
se
ne
stava
a
Washington
,
dove
probabilmente
avrebbe
dovuto
raggiungerla
il
marito
,
non
il
figlio
Carlo
,
che
pure
Londra
la
conosce
bene
per
averci
trascorso
qualche
mese
quando
frequentava
uno
stage
dell
'
Hambros
Bank
,
non
la
figlia
Anna
che
l
'
anno
scorso
i
vicini
di
casa
a
Milano
in
via
Frua
,
vedevano
spesso
piangere
straziata
dalle
vicende
giudiziarie
e
dagli
scandali
del
padre
.
Persino
gli
avvocati
di
famiglia
ritardano
il
viaggio
e
con
loro
il
perito
di
parte
civile
prof.
Giusti
.
L
'
appuntamento
con
le
autorità
inglesi
è
rinviato
a
domani
,
infatti
per
il
primo
pomeriggio
è
previsto
l
'
arrivo
dei
legali
e
dei
familiari
.
I
conoscenti
della
City
si
sono
volatilizzati
:
«
Calvi
?
Quasi
uno
sconosciuto
»
,
eppure
era
socio
del
riservato
St
.
James
Club
.
«
Il
signor
Calvi
?
È
parecchio
che
non
lo
vediamo
»
.
La
polizia
brancola
nel
buio
,
è
costretta
a
lanciare
appelli
per
scovare
possibili
testimoni
,
il
«
Times
»
insiste
sul
mistero
.
Lo
stesso
Hugh
Moore
,
comandante
della
stazione
di
polizia
della
City
,
oggi
si
è
limitato
a
dire
che
«
non
ci
sono
ancora
prove
dalle
quali
risulti
che
la
morte
è
stata
provocata
da
cause
diverse
dal
suicidio
.
Il
caso
è
ancora
oggetto
di
indagini
e
così
pure
le
circostanze
:
restiamo
aperti
ad
ogni
ipotesi
fino
a
quando
il
nostro
lavoro
non
sarà
completato
»
.
La
stazione
di
Polizia
è
a
Snow
Hill
,
dietro
il
mercato
all
'
ingrosso
delle
carni
da
macello
e
poco
lontano
c
'
è
1'Old
Bailey
,
il
tribunale
più
famoso
di
tutta
l
'
Inghilterra
.
Il
ponte
del
mistero
dista
cinque
minuti
a
piedi
:
Black
Friars
Bridge
,
il
ponte
dei
domenicani
.
Dipinto
di
celeste
,
con
la
statua
della
regina
Vittoria
,
protetto
dal
motto
«
Domine
dirige
nos
»
un
ponte
della
rivoluzione
industriale
che
collega
il
South
Wark
alla
City
,
alla
Cattedrale
di
San
Paolo
.
Ecco
la
prima
arcata
,
sulla
sinistra
,
guardando
la
forte
corrente
limacciosa
che
trascina
alla
foce
detriti
,
rifiuti
.
C
'
è
una
stradina
per
i
pedoni
,
un
lungo
Tamigi
che
costeggia
l
'
argine
,
protetto
da
un
robusto
parapetto
,
qui
le
maree
sono
di
sei
metri
.
I
lampioni
,
il
fracasso
assordante
della
strada
che
costeggia
il
fiume
,
la
sera
la
luce
fioca
dei
lampioni
moderni
e
brutti
...
Come
si
può
pensare
di
impiccarsi
proprio
qui
sotto
?
L
'
arcata
è
irraggiungibile
,
anche
se
invitante
,
con
tutte
le
nervature
d
'
acciaio
.
Tuttavia
,
sotto
questa
struttura
,
il
parapetto
ospita
una
scaletta
di
metallo
larga
non
più
di
una
trentina
di
centimetri
.
Tre
gradini
dalla
parte
dei
pedoni
,
una
ventina
sul
fiume
.
Una
scaletta
simile
a
quella
che
í
piroscafi
hanno
sulle
ciminiere
.
Il
mattino
di
venerdì
18
giugno
,
piovigginava
,
alle
7.50
un
passante
-
così
affermano
gli
investigatori
londinesi
-
chiama
il
999
.
«
Pronto
polizia
?
C
'
è
un
morto
nel
Tamigi
!
È
un
impiccato
,
correte
!
»
Quel
passante
si
era
sporto
casualmente
dal
parapetto
proprio
all
'
altezza
di
quella
scaletta
,
incuriosito
da
alcuni
pali
arrugginiti
,
vecchi
tubi
Innocenti
piantati
nel
fiume
alla
distanza
di
un
metro
dalla
riva
,
un
'
impalcatura
abbandonata
da
chissà
quanto
tempo
.
A
metà
,
vede
spuntare
dall
'
acqua
la
testa
e
parte
del
busto
di
un
uomo
,
il
volto
tumefatto
,
cianotico
.
Ha
una
giacca
chiara
,
grigia
.
La
camicia
bianca
con
righine
blu
è
aperta
sul
collo
.
Al
posto
della
cravatta
,
una
cordicella
rossa
,
sembra
di
canapa
,
spessa
un
dito
.
La
City
Police
,
per
tirar
su
il
cadavere
,
fatica
non
poco
:
perché
l
'
impalcatura
metallica
non
ha
tavole
.
Perché
la
scaletta
è
adatta
agli
acrobati
.
E
poi
,
ci
vuole
un
coltellaccio
per
tranciare
la
corda
.
Il
morto
,
sulla
sessantina
,
è
piccolo
,
dal
cranio
forte
.
È
vestito
molto
elegantemente
,
«
un
abito
da
almeno
500
sterline
»
osservano
con
britannico
stile
i
poliziotti
,
ha
mocassini
neri
e
calze
in
tinta
,
la
camicia
porta
le
iniziali
,
«R.C.»,
gli
frugano
in
tasca
.
Uno
strano
suicidio
:
perché
nelle
tasche
dell
'
uomo
ci
trovano
foglietti
di
carta
per
gli
appunti
,
ma
nessuna
lettera
di
addio
alla
vita
,
pezzi
di
calcestruzzo
grandi
come
mattoni
,
pesanti
quasi
dieci
chili
,
e
poi
un
mare
di
quattrini
:
54
mila
lire
,
10
mila
franchi
svizzeri
,
20
scellini
austriaci
,
10.700
dollari
e
soltanto
47
sterline
.
Tradotto
in
lire
,
quasi
23
milioni
.
Coi
soldi
anche
una
penna
stilografica
.
Gli
agenti
ora
vogliono
scoprire
chi
è
questo
milionario
che
hanno
trovato
strangolato
,
appeso
all
'
impalcatura
sul
fiume
,
sotto
il
Black
Friars
Bridge
:
è
un
italiano
,
il
passaporto
è
verde
,
porta
il
numero
G
116847
,
è
intestato
a
un
certo
Gian
Roberto
Calvini
,
nato
il
13
aprile
1920
.
Rilasciato
a
Roma
il
12
marzo
1981
,
con
un
visto
per
il
Brasile
di
poco
successivo
.
Scatta
il
meccanismo
di
controllo
internazionale
:
i
telex
di
Londra
avvisano
l
'
Interpol
e
questa
la
polizia
italiana
.
Ci
vuol
poco
per
verificare
che
il
passaporto
è
stato
contraffatto
abilmente
e
che
con
quel
numero
è
stato
rilasciato
a
Napoli
.
Mette
in
sospetto
quel
nome
,
Calvini
,
da
Londra
fanno
sapere
che
le
ultime
sillabe
sembrano
aggiunte
,
Gian
Roberto
Calvini
si
trasformerebbe
allora
in
Gian
Roberto
Calvi
,
il
banchiere
scomparso
a
Roma
la
sera
di
giovedì
10
giugno
dalla
sua
abitazione
romana
di
piazza
Capranica
,
scappato
si
diceva
in
America
,
chi
nelle
Bahamas
,
chi
in
Austria
.
La
data
di
nascita
corrisponde
,
è
la
stessa
del
finanziere
.
Da
Roma
partono
immediatamente
con
un
volo
speciale
il
giudice
Domenico
Sica
accompagnato
da
quattro
agenti
dell
'
Interpol
e
da
un
funzionario
del
ministero
degli
Interni
.
Tre
ore
dopo
,
grazie
alla
tattiloscopia
,
il
confronto
cioè
delle
impronte
digitali
,
l
'
uomo
del
Tamigi
ha
una
precisa
identità
:
è
proprio
lui
,
il
banchiere
milanese
Roberto
Calvi
.
«
Un
suicidio
»
pensano
i
poliziotti
inglesi
,
non
l
'
aveva
già
tentato
undici
mesi
prima
in
prigione
,
a
Lodi
?
Non
aveva
dichiarato
lui
stesso
,
nella
sua
ultima
intervista
,
che
quella
notte
tra
1'8
ed
il
9
luglio
1981
aveva
cercato
d
'
uccidersi
«
per
una
specie
di
lucida
disperazione
»
?
Allora
,
sosteneva
Calvi
,
i
motivi
c
'
erano
:
«
Perché
non
vi
era
traccia
di
giustizia
in
tutto
quel
che
si
stava
facendo
contro
di
me
»
.
Anche
oggi
,
sostengono
i
policemen
,
Calvi
era
incappato
in
una
giornata
nera
:
un
crack
,
un
giovedì
17
giugno
così
disgraziato
da
potergli
aver
distrutto
l
'
equilibrio
psichico
.
Alle
ore
17
l
'
esclusione
dalla
presidenza
del
Banco
Ambrosiano
;
due
ore
dopo
il
volo
dal
quarto
piano
della
sua
segretaria
Graziella
Teresa
Corrocher
.
Al
mattino
,
l
'
epurazione
dal
consiglio
di
amministrazione
della
Banca
del
Gottardo
.
In
più
,
la
sindrome
del
fuggiasco
,
del
fallito
,
il
«
buco
»
di
quasi
2000
miliardi
...
Per
la
City
Police
tutto
quadra
.
O
,
almeno
,
si
fa
credere
che
sia
così
.
Perché
?
I
dubbi
ci
sono
,
eccome
.
Da
quanti
giorni
Calvi
si
era
rifugiato
a
Londra
?
Chi
aveva
offerto
appoggio
e
rifugio
?
«
Io
non
sono
piduista
»
dichiarava
orgoglioso
,
«
io
appartengo
alla
massoneria
seria
,
quella
del
Duca
di
Kent
.
»
Solidarietà
massonica
?
Perché
allora
nessuno
parla
?
La
polizia
non
è
riuscita
a
trovare
ancora
gli
effetti
di
Calvi
,
i
bagagli
che
si
presume
si
fosse
portato
via
dall
'
Italia
,
non
è
riuscita
a
sapere
dove
abbia
trascorso
questi
ultimi
giorni
di
vita
.
Qualcuno
pensa
:
cercava
aiuto
,
ma
quale
tipo
di
aiuto
?
I
banchieri
della
City
sono
scettici
,
«
se
aveva
bisogno
di
aiuto
e
di
quattrini
,
non
sarebbe
stato
impossibile
trovarli
...
»
.
Davvero
,
strano
suicidio
quello
di
un
uomo
che
decide
di
uccidersi
,
presumibilmente
a
tarda
notte
(
l
'
ora
del
decesso
non
ci
è
stata
ancora
comunicata
,
ndr
)
con
in
tasca
un
mucchio
di
denaro
,
e
magari
perché
«
travolto
»
dal
rimorso
:
ma
tutti
sanno
che
Calvi
era
un
uomo
gelido
,
un
uomo
,
come
disse
il
suo
avvocato
Valerio
Mazzola
,
dai
due
cervelli
,
e
poi
,
anche
ammesso
che
qualcuno
lo
avesse
informato
da
Milano
della
morte
della
sua
segretaria
,
tutti
sanno
che
lui
della
Corrocher
non
parlava
granché
bene
:
«
è
in
menopausa
...
»
diceva
.
E
poi
,
l
'
operazione
suicidio
,
quell
'
issarsi
sulla
scaletta
,
preparare
il
cappio
,
portarsi
con
un
balzo
sulla
impalcatura
un
metro
più
in
là
sul
Tamigi
,
lasciarsi
cadere
,
e
tutto
questo
a
sessantadue
anni
,
con
un
fisico
appesantito
dal
lavoro
d
'
ufficio
ma
anche
da
dieci
chili
di
calcestruzzo
.
Più
semplice
che
qualcuno
,
con
una
barca
dal
fiume
,
l
'
abbia
portato
li
-
cloroformizzato
-
e
lasciato
in
balia
della
marea
?
La
marea
qui
è
mostruosa
,
un
metro
ogni
ora
,
basta
lasciare
un
corpo
inanimato
legato
al
collo
e
tenuto
fermo
a
un
paletto
e
il
peso
del
corpo
completa
l
'
opera
,
strangolando
la
persona
via
via
che
la
bassa
marea
si
fa
più
forte
.
L
'
acqua
stessa
,
così
pare
,
fa
sparire
le
tracce
del
cloroformio
.
Delitto
perfetto
,
ma
perché
allora
tutta
questa
messinscena
?
La
chiave
di
tutto
sta
nel
ricostruire
gli
ultimi
giorni
di
vita
del
finanziere
,
i
suoi
incontri
,
í
suoi
progetti
.
A
chi
poteva
far
paura
un
Calvi
in
libertà
e
magari
desideroso
di
vendere
cara
la
sua
caduta
dal
trono
di
via
Clerici
?
StampaQuotidiana ,
Sono
richiesti
subito
,
al
servizio
del
comando
del
P.W.B.
venti
automobili
in
ottimo
stato
.
Se
necessario
le
macchine
saranno
requisite
.
Si
preferisce
,
comunque
,
di
prendere
in
affitto
le
macchine
alle
seguenti
condizioni
:
le
automobili
non
verranno
requisite
;
i
proprietari
riceveranno
un
compenso
giornaliero
per
l
'
uso
che
verrà
fatto
delle
loro
macchine
;
questo
comando
provvederà
la
benzina
necessaria
mentre
i
proprietari
muniranno
le
proprie
macchine
di
autista
che
verrà
rimunerato
dal
proprietario
stesso
,
traendo
l
'
ammontare
dalla
rata
di
affitto
;
in
tal
modo
i
proprietari
saranno
sicuri
che
le
loro
macchine
saranno
ben
tenute
.
Saranno
accettate
solo
quelle
macchine
in
ordine
perfetto
di
marcia
.
Tutte
le
offerte
dovranno
essere
rivolte
al
signor
Wheeler
,
Ufficiale
Amministrativo
del
P.W.B.
StampaQuotidiana ,
BUDRIO
,
15
.
-
Quirico
Filopanti
,
dall
'
alto
del
suo
monumento
,
ci
ha
dato
il
benvenuto
.
Se
ne
sta
in
mezzo
alla
piazza
della
sua
città
natale
,
il
nostro
caro
enciclopedico
,
e
dal
piedistallo
le
lapidi
dicono
tutto
di
lui
,
che
amò
il
cielo
,
gli
uomini
e
la
libertà
.
Ha
smesso
per
un
istante
di
tendere
il
braccio
contro
la
chiesa
che
gli
è
di
fronte
e
ci
ha
dato
la
mano
,
una
mano
larga
,
buona
,
da
contadino
.
Budrio
è
uno
dei
più
grandi
comuni
del
Bolognese
e
la
sua
voce
,
da
secoli
,
è
quella
delle
ocarine
,
che
lo
hanno
reso
celebre
in
tutto
il
mondo
:
nell
'
ingenuo
strumento
,
che
è
come
un
bizzarro
passerotto
di
creta
che
il
suonatore
raccoglie
nelle
mani
,
tutti
i
nostri
amici
che
ci
aspettavano
si
son
dati
a
soffiare
a
piene
gote
.
Gavroche
,
che
se
ne
stava
ancora
crucciato
in
disparte
,
si
è
alfine
rasserenato
e
,
avuto
tra
le
mani
anche
lui
il
suo
uccellino
di
terracotta
,
ne
ha
cavato
un
filo
di
canto
che
ha
mandato
in
sollucchero
anche
i
virtuosi
concertisti
del
luogo
.
Siamo
andati
a
trovare
Guido
Chiesa
,
che
da
cinquant
'
anni
,
nella
sua
bicocca
di
mattoni
rossi
,
lavora
a
costruire
ocarine
.
Chiesa
è
un
artigiano
ormai
celebre
,
abituato
alle
visite
dei
giornalisti
e
dei
curiosi
.
Ci
aspettava
sotto
il
pergolato
del
suo
vecchio
laboratorio
di
campagna
,
indossando
un
camice
lungo
e
consunto
,
come
una
bandiera
.
La
parola
era
subito
data
ai
ricordi
.
Ed
egli
aiutava
la
memoria
ponendoci
sotto
gli
occhi
vecchie
fotografie
di
concertisti
di
Budrio
,
i
quali
erano
adanti
a
suonare
le
ocarine
al
Palazzo
di
Cristallo
a
Londra
e
alla
Corte
dello
zar
di
Russia
,
giornali
e
riviste
ormai
ingialliti
che
la
moglie
cavava
fuori
dal
cassetto
di
un
comò
.
Sul
tavolo
erano
allineati
sette
ocarine
che
ci
sarebbero
state
offerte
in
dono
:
dalla
più
piccola
alla
più
grande
,
dal
bombardino
al
basso
e
al
«
bassone
»
,
una
specie
di
dirigibile
di
terracotta
.
Il
vecchio
artigiano
le
provava
a
una
a
una
,
cavandone
dolci
motivi
di
opere
,
di
mazurche
e
di
canzoni
.
Speravamo
che
la
dolce
musica
delle
ocarine
si
portasse
dietro
,
finalmente
,
il
sereno
.
A
Bologna
aveva
diluviato
per
tutto
il
pomeriggio
,
ma
il
cielo
rimaneva
chiuso
nel
più
ostinato
dispetto
.
Una
città
musicale
ha
pur
sempre
un
grande
teatro
:
e
questo
,
all
'
ora
del
comizio
,
era
già
affollato
in
ogni
ordine
di
posti
,
dalla
platea
alle
due
balconate
:
un
vero
golfo
di
luce
,
nel
quale
navigavano
anche
le
ciambelle
di
fumo
di
molti
intellettuali
,
di
molti
amanti
della
poesia
e
dell
'
arte
,
che
erano
stati
invitati
a
passare
qualche
ora
con
noi
nel
dopo
lo
spettacolo
.
Sulla
tarda
sera
,
da
Bologna
erano
venuti
in
molti
i
compagni
ad
assistere
alla
belle
festa
:
erano
venuti
Bottonelli
,
Fabrizio
Onofri
,
Masetti
,
Romagnoli
,
Melloni
,
Bugatti
,
Natoli
della
nostra
Redazione
bolognese
.
L
'
infaticabile
Masi
,
col
suo
faccione
da
ragazzo
,
era
contento
.
Era
già
passata
da
molto
la
mezzanotte
,
quando
siamo
andati
a
visitare
la
bella
Pinacoteca
che
il
Comune
ha
allestito
nelle
sale
attigue
al
teatro
.
Un
'
ora
insolita
per
guardare
pitture
e
forse
anche
solo
per
tenere
aperti
gli
occhi
.
Ma
la
passione
del
bravo
dottore
che
è
anche
archivista
del
Comune
,
il
quale
ci
accompagnava
nella
visita
e
ci
illustrava
con
sobrietà
e
con
gusto
le
opere
esposte
,
claudicando
sul
suo
bastoncello
,
meritava
anche
qualche
ora
rubata
al
sonno
.
Quando
siamo
tornati
in
piazza
e
l
'
allegra
brigata
degli
"
Amici
de
l
'
Unità
"
ha
rotto
le
fila
,
Quirico
Filopanti
all
'
improvviso
si
è
mosso
a
declamare
:
«
Tu
sol
pensando
,
o
ideale
,
sei
vero
»
.
Abbiamo
applaudito
.
Poi
sotto
il
cielo
ritornato
sereno
e
stellato
,
Guido
Chiesa
con
le
sue
ocarine
ha
suonato
finalmente
il
silenzio
.
E
tutti
siamo
andati
a
dormire
.
StampaQuotidiana ,
Barcellona
,
5
.
È
vero
:
ho
chiesto
a
tutti
,
non
credendo
ai
miei
occhi
e
nemmeno
al
mio
taccuino
,
che
pure
è
pieno
zeppo
di
note
:
l
'
Italia
ha
battuto
il
Brasile
ed
ha
acquisito
il
diritto
a
giocarsi
giovedì
la
prima
semifinale
con
la
Polonia
!
Io
dunque
metterò
il
saio
dei
flagellanti
e
seguirò
la
processione
di
san
Bartolomeo
il
mese
d
'
agosto
al
mio
paese
.
Ha
vinto
l
'
Italia
,
sì
,
e
il
magno
Brasile
è
andato
insieme
-
come
si
dice
in
lombardo
-
ed
ora
torna
a
casa
scornato
.
Un
uruguagio
che
non
dico
mi
ha
rivelato
di
averli
battuti
nel
'50
,
quando
erano
infinitamente
più
forti
di
oggi
,
buttandosi
su
ogni
palla
e
gridando
con
sleale
insolenza
:
«
Dejame
la
pelota
,
negro
!
»
(
«
lasciami
la
palla
,
negro
!
»
)
.
I
poveri
brasiliani
diventavano
matti
e
gemevano
rabbia
e
impotenza
,
e
gli
uruguagi
,
perfidi
razzisti
per
l
'
occasione
,
li
hanno
sistemati
quando
loro
avevano
già
pronto
il
disco
con
l
'
inno
per
i
campeaos
do
mundo
.
Io
non
credo
che
gli
italiani
abbiano
usato
le
stesse
armi
degli
uruguagi
nel
'50
(
e
magari
anche
l
'
anno
scorso
,
al
Mundialito
)
:
so
tuttavia
che
hanno
seguito
la
stessa
tattica
:
li
hanno
lasciati
giocare
e
illusi
di
essere
i
più
forti
in
terra
.
Loro
ci
hanno
creduto
e
sono
stati
presi
d
'
infilata
.
Per
due
volte
sono
riusciti
a
pareggiare
i
gol
di
Rossi
,
e
il
pareggio
bastava
loro
a
passare
il
turno
per
differenza
reti
,
ma
alla
terza
prodezza
di
Rossi
non
sono
più
riusciti
a
raccattarsi
.
Ciascuno
di
loro
ha
preteso
di
sbrigarsela
per
suo
conto
:
e
quali
che
fossero
le
sue
prodezze
doveva
arrendersi
alla
fine
,
perché
gli
azzurri
facevano
squadra
e
loro
,
i
brasiliani
,
non
la
facevano
.
E
s
'
incaponivano
fino
a
perdere
il
color
cioccolato
o
liquirizia
e
farsi
lividi
com
'
erano
lividi
i
loro
compagni
bianchi
,
Oscar
in
retrovia
,
Zico
e
Falcao
e
Socrates
in
centrocampo
e
in
attacco
.
Onestamente
,
io
avevo
parlato
di
un
pellegrinaggio
al
Tibidabo
.
Costretto
a
tradurre
in
cifre
il
mio
pronostico
,
temevo
che
dovessimo
perdere
di
goleada
,
dico
per
quattro
o
cinque
gol
a
pochi
:
e
quasi
tutti
che
ho
sentito
parlare
dell
'
incontro
,
domandavano
scherzosamente
quando
sarebbe
partito
l
'
autobus
per
l
'
allenamento
del
magno
Brasile
.
Invece
è
vero
che
l
'
Italia
ha
vinto
e
che
il
magno
Brasile
torna
a
casa
.
La
spiegazione
si
rifà
al
sempiterno
mistero
agonistico
che
è
stato
,
rimane
e
sarà
il
gioco
del
calcio
.
Ha
incornato
Rossi
e
i
brasiliani
si
sono
guardati
sgrullando
come
mule
assediate
dai
tafani
.
Hanno
quasi
subito
pareggiato
e
si
sono
illusi
.
Rossi
gli
ha
rubato
una
palla
avvelenata
ed
ha
riportato
l
'
Italia
sul
2
a
1
con
un
tiro
dal
limite
che
ha
fatto
secco
Valdir
Peres
.
Poi
sono
stati
arrembaggi
roventi
.
I
brasiliani
soffocavano
se
stessi
intasando
a
frotte
la
nostra
area
:
non
riuscivano
letteralmente
a
controllare
la
palla
,
non
dico
a
tirare
.
Un
rimpallo
fortuito
ha
messo
Serginho
in
condizione
di
pareggiare
prima
di
Socrates
(
al
10'
)
:
ha
dovuto
affrettarsi
tanto
da
mettere
ignobilmente
fuori
.
Dalla
panchina
l
'
ha
maledetto
Telê
Santana
e
fin
da
allora
dev
'
essere
andato
granendo
in
lui
il
proposito
di
metterlo
fuori
alla
prima
occasione
.
L
'
ha
lasciato
alle
prese
con
Collovati
e
poi
con
Bergomi
,
che
si
è
conquistato
brillantemente
i
galloni
di
azzurro
.
Bergomi
è
un
jolly
,
cioè
uno
dei
pochi
,
pochissimi
che
possono
servire
in
tutti
i
quattro
ruoli
della
difesa
.
Serginho
si
è
arreso
.
E
con
lui
si
sono
via
via
arresi
i
suoi
compagni
.
Andare
insieme
,
in
lombardo
,
è
un
modo
di
dire
che
si
rifà
al
gergo
dei
tecnici
caseari
:
il
latte
si
coagula
e
guasta
:
il
siero
si
confonde
con
la
panna
e
rende
acido
tutto
.
Per
farlo
quaglíare
bene
il
latte
va
trattato
con
un
caglio
speciale
.
Così
il
calcio
,
e
se
io
mi
tiro
fuori
da
queste
metafore
(
elle
prometto
di
abbandonare
in
fretta
il
canone
dei
formaggiatti
per
tornare
al
calcio
,
che
è
mattissimo
sport
e
rispetta
l
'
agonismo
quando
così
vogliono
gli
astri
ed
Eupalla
,
rispetta
la
tecnica
,
ma
soprattutto
la
tattica
,
senza
la
quale
non
è
pensabile
che
si
possa
giocare
un
incontro
degno
.
Gli
italiani
parevano
discesi
da
Marte
anche
dopo
che
uno
li
aveva
visti
arrabbattarsi
e
lottare
allo
stremo
con
gli
argentini
.
Proprio
allora
ho
pensato
agli
uruguagi
e
all
'
inferiority
complex
che
afferra
alla
gola
i
negri
quando
non
si
chiamano
Pelé
(
ma
anche
del
Rey
ho
saputo
che
nell
'
intervallo
della
finale
1970
piangeva
in
aramaico
:
ed
eravamo
sull'1
a
1
,
non
certo
in
vantaggio
sul
Brasile
)
.
Sicuro
.
Gli
azzurri
parevano
marziani
.
Se
avessero
giocato
su
uno
standard
possibile
anche
Antognoni
e
Conti
e
Graziani
,
forse
la
scoppola
inferta
ai
brasiliani
sarebbe
stata
più
perentoria
.
Anche
nell
'
intervallo
,
quando
si
era
in
vantaggio
per
2
a
1
,
io
riflettevo
che
ben
tre
uomini
di
primo
piano
non
avevano
giocato
fra
gli
azzurri
e
quindi
era
impensabile
che
i
brasiliani
si
lasciassero
toreare
come
avevano
fatto
fino
al
45'
,
ciascuno
incornando
per
conto
suo
:
Zico
mostrando
invano
all
'
arbitro
la
maglia
strappatagli
da
Sala
ed
Din
Gentile
,
Socrates
corricchiando
sornione
con
un
distacco
da
calci
nel
sedere
,
Falcao
picchiando
anche
mica
male
nei
recuperi
difensivi
,
Serginho
sbattendo
le
palpebre
da
allocco
al
veder
Collovati
andarsene
con
le
lacrime
agli
occhi
,
i
difensori
concedersi
al
centrocampo
e
all
'
attacco
con
la
degnazione
di
chi
si
ritiene
troppo
forte
per
dimostrarsi
minimamente
preoccupato
.
Rileggo
il
taccuino
:
trovo
ancora
dei
«
siamo
cotti
»
da
uomo
di
poca
fede
.
E
si
badi
la
cottura
era
evidente
,
i
raccordi
fra
i
nostri
saltavano
spesso
.
Le
difese
erano
sempre
più
ansiose
.
Muraglie
umane
si
ergevano
innanzi
a
Dino
Zoff
in
un
pirlare
continuo
di
gente
con
gli
occhi
fissi
e
sbarrati
.
I
miei
timori
non
nascevano
dallo
scetticismo
,
bensì
da
constatazioni
perfino
troppo
ovvie
.
Uscivamo
da
un
incubo
per
rientrarvi
subito
dopo
.
Nessuno
riusciva
a
tenere
palla
in
centrocampo
.
Rossi
aveva
perduto
smalto
nel
lottare
quasi
sempre
da
solo
contro
giganti
che
lo
sovrastavano
.
Se
tentava
il
dribbling
di
scatto
lo
spingevano
con
astuzia
sleale
.
Una
volta
l
'
hanno
anche
abbattuto
di
spinta
in
area
.
Klein
non
ha
voluto
mollare
su
nulla
.
È
stato
splendido
anche
nella
pervicacia
del
sadico
.
Ma
quando
una
palla
era
buona
,
Rossi
tornava
a
impettire
come
certi
cavalli
da
guerra
al
suonare
della
tromba
:
ha
fallito
il
possibile
3
a
1
perché
forse
l
'
occasione
era
troppo
agevole
,
e
nonché
impuntarsi
su
quella
vi
si
è
rilassato
anzitempo
.
Il
recupero
di
Rossi
è
un
merito
del
quale
va
senz
'
altro
lodato
Bearzot
.
Mi
sono
stupito
invece
che
non
abbia
pensato
di
toglier
fuori
Graziani
,
che
non
ne
azzeccava
una
e
troppo
dimenticato
dai
compagni
si
andava
disanimando
a
vista
d
'
occhio
.
Bearzot
aveva
preannunciato
una
marcatura
mista
,
a
uomo
e
a
zona
:
non
si
è
smentito
per
banale
gusto
di
far
pretattica
.
In
effetti
non
si
è
mai
visto
un
avversario
che
non
avesse
di
fronte
o
alle
costole
un
azzurro
.
E
quando
i
brasiliani
facevano
muro
a
ridosso
di
Zoff
,
anche
i
nostri
facevano
muro
,
timorosi
di
nulla
,
sicuri
,
perfino
spavaldi
in
certi
atteggiamenti
agonistici
.
Quando
è
stato
picchiato
duro
Tardelli
,
è
entrato
il
mio
caro
Marini
con
l
'
esperienza
del
vecchio
drago
che
ha
fiutato
il
colpo
e
non
se
ne
voleva
lasciar
scappare
a
nessun
costo
.
Marini
ha
perseguito
Cerezo
fino
a
fargli
perdere
la
sinteresi
.
Socrates
,
lui
girava
a
largo
.
Il
sostituto
di
Serginho
,
nero
come
un
blocco
di
antracite
,
ha
tentato
invano
di
filtrare
dalla
destra
.
Qui
tiravano
gli
ultimi
fiati
Cabrini
e
Gentile
,
accanto
a
loro
si
battevano
Bergomi
e
Scirea
,
e
Zoff
con
giovanile
prontezza
saltava
su
ogni
palla
.
In
una
sola
occasione
è
uscito
da
l
'
area
fallendo
di
ciccata
una
respinta
con
il
destro
:
negli
ultimi
istanti
è
sceso
in
picchiata
come
un
falco
sulla
palla
che
stava
entrando
:
la
TV
ha
dimostrato
che
aveva
soltanto
sfiorato
la
linea
;
e
perché
fosse
gol
avrebbe
dovuto
superarla
.
Con
quali
stranguglioni
io
abbia
seguito
l
'
incontro
nella
sua
parte
finale
non
sto
a
dire
per
comune
pudore
.
Sul
piano
tecnico
ho
detto
quanto
ho
potuto
,
vibrando
fin
troppo
frettolosi
polpastrelli
sulla
tastiera
.
L
'
incontro
ha
una
sua
spiegazione
che
risulterà
sempre
più
logica
via
via
che
potremo
riflettere
sulle
sue
fasi
salienti
.
La
vittoria
è
legittima
e
acquista
sicuro
valore
storico
.
Come
ai
tempi
del
4
a
3
con
la
Germania
,
il
dubbioso
e
incerto
prestigio
del
nostro
calcio
è
stato
risollevato
d
'
un
colpo
.
Il
merito
è
di
tutti
,
dei
dirigenti
,
dei
tecnici
e
ovviamente
dei
giocatori
.
Sento
dire
,
mentre
chiudo
,
che
parecchi
dei
nostri
prodi
sono
stati
duramente
segnati
nel
corso
di
un
combattimento
che
non
ha
mai
concesso
pause
.
Chi
possa
giocare
contro
la
Polonia
non
è
dato
sapere
.
Per
il
momento
è
solo
da
deplorare
che
una
formula
largamente
astrusa
riproponga
incontri
già
delibati
e
sofferti
nel
primo
turno
come
la
Polonia
e
l
'
Italia
.
Pensare
a
domani
è
troppo
presto
.
Io
sono
stremato
per
l
'
emozione
e
per
l
'
ennesima
conferma
dell
'
imprevedibilità
del
calcio
a
certi
livelli
.
Per
la
prossima
mi
propongo
uno
studio
accurato
dei
particolari
,
che
almeno
venga
onorata
la
storia
di
questo
sport
così
protervamente
legato
ai
capricci
del
caso
e
alla
indole
precaria
di
chi
lo
fa
.
Se
non
pigio
troppo
sui
pistoni
della
tromba
,
mi
perdoni
il
lettore
.
Di
calcio
preferisco
sempre
parlare
a
freddo
.
Quando
il
cuore
salta
in
gola
,
ovviamente
per
l
'
emozione
e
la
gioia
,
il
cervello
stenta
ad
argomentare
.
E
poi
debbo
farmi
tagliare
addosso
i
panni
del
flagellante
.
Al
Tibidabo
li
farò
benedire
.
Parola
di
Gianni
Brera
.
StampaQuotidiana ,
DAL
Q
.
G
.
DELLE
FORZE
ALLEATE
,
21
APRILE
.
Il
Maresciallo
Alexander
,
Comandante
supremo
delle
Forze
alleate
nel
Mediterraneo
,
ha
fatto
le
seguenti
dichiarazioni
sulla
liberazione
di
Bologna
:
«
La
liberazione
di
Bologna
è
una
vittoria
che
appartiene
a
tutti
i
combattenti
alleati
,
soldati
,
marinai
,
aviatori
,
sul
fronte
italiano
.
Mando
le
mie
più
calde
congratulazioni
alle
truppe
che
hanno
occupato
questo
vitale
obbiettivo
militare
dopo
una
campagna
invernale
che
ha
presentato
ostacoli
quasi
insuperabili
nel
terreno
nel
clima
e
nella
fanatica
resistenza
nemica
.
Continuiamo
ora
ad
avanzare
finché
l
'
ultimo
soldato
nemico
non
sia
stato
cacciato
dall
'
Italia
»
.
StampaQuotidiana ,
MINERBIO
,
16
.
-
Spesse
volte
,
durante
questo
nostro
lungo
viaggio
,
abbiamo
incontrato
per
strada
i
carrozzoni
degli
zingari
o
le
casette
ambulanti
dei
saltimbanchi
che
mettono
le
tende
nelle
piazze
dei
paesi
:
ci
scambiavamo
i
saluti
con
la
mano
,
regalavamo
i
nostri
giornaletti
illustrati
ai
bambini
mocciosi
accoccolati
sulle
stanghe
.
Non
credevamo
mai
di
doverci
imbattere
in
due
comici
vestiti
da
frati
missionari
,
i
quali
ci
avevano
preceduto
a
Minerbio
e
,
da
due
sere
,
recitavano
nella
chiesa
parrocchiale
.
Come
nei
dialoghi
di
Platone
,
uno
dei
frati
faceva
la
parte
dell
'
imbecille
che
cade
dalle
nuvole
,
l
'
altro
la
parte
del
filosofo
che
istruisce
l
'
ingenuo
interlocutore
e
,
via
via
,
lo
riporta
sulla
strada
della
verità
.
Domande
e
risposte
erano
preparate
in
sagrestia
,
anche
con
i
consigli
e
con
le
prestazioni
dell
'
arciprete
,
che
dava
ragguagli
sulla
particolare
situazione
del
paese
,
sugli
usi
e
i
costumi
dei
parrocchiani
,
su
gli
amici
signorotti
e
sui
nemici
poveri
in
canna
.
In
realtà
i
due
frati
missionari
,
non
che
attingere
sia
pure
lontanamente
un
decoro
socratico
,
si
sono
accontentati
di
essere
piccoli
imitatori
di
varietà
,
di
quelli
che
rifanno
le
mosse
dei
fratelli
De
Rege
,
facendo
ridere
il
pubblico
più
che
per
loro
battute
,
per
l
'
imparaticcio
della
finzione
che
non
riescono
nemmeno
a
sostenere
.
Nella
chiesa
di
Minerbio
il
pubblico
,
scarso
in
verità
,
ha
riso
come
a
teatro
ed
anche
i
più
ingenui
si
chiedevano
come
mai
il
Vaticano
non
riesca
a
scritturare
comici
più
provveduti
,
a
meno
che
non
si
proponga
di
ottenere
il
successo
soltanto
con
una
carnevalata
.
E
iinfatti
i
due
zelanti
missionari
avevano
raccolto
,
sì
e
no
,
cinquanta
bambini
e
,
portandoli
a
sfilare
incolonnati
per
il
paese
,
davano
loro
da
gridare
frasi
solenni
come
questa
:
«
Viva
il
papa
dei
lavoratori
»
,
contentandosi
di
qualche
applauso
dalla
parte
dei
saragattiani
appollaiati
sulla
terrazza
del
caffè
Centrale
.
Sotto
il
Municipio
si
fermavano
,
lanciando
grida
ancora
più
marziali
,
da
guerra
santa
.
Per
l
'
arrivo
della
nostra
carovana
essi
avevano
annunciato
in
chiesa
una
novità
teatrale
dallo
strano
titolo
:
«
Il
rinfresco
di
Gatto
»
.
Ma
,
all
'
ora
di
inizio
dello
spettacolo
,
per
mancanza
di
spettatori
,
accorsi
tutti
al
nostro
comizio
,
il
sagrestano
si
è
visto
costretto
a
chiudere
le
porte
.
Soltanto
il
parroco
è
rimasto
ad
ascoltare
il
dialogo
dei
due
imbecilli
.
Minerbio
usciva
appena
dallo
sciopero
di
protesta
per
l
'
arbitrario
fermo
del
compagno
sindacalista
Mazzoli
,
avvenuto
a
Ca
'
de
'
Fabbri
,
una
frazione
che
aveva
mandato
incontro
alla
nostra
macchina
donne
,
uomini
e
bambini
a
salutarci
ed
a
lanciare
tra
le
nostre
mani
grappoli
di
uva
come
fiori
.
In
questo
paese
,
la
lotta
sindacale
è
continua
,
quotidiana
:
gli
operai
della
terra
devono
difendersi
da
tutte
le
manovre
di
scissione
tentate
dai
saragattiani
,
solidali
coi
grandi
agrari
,
che
hanno
chiuso
per
dispetto
la
bella
e
storica
colombella
,
uccise
tutte
le
colombe
,
pur
di
non
sentir
parlare
di
pace
.
Ma
il
Comune
è
di
esempio
ai
cittadini
,
il
Partito
dirige
la
lotta
con
un
'
opera
lenta
e
sicura
di
mobilitazione
di
tutti
i
lavoratori
.
La
festa
de
"
l
'
Unità
"
della
scorsa
domenica
ha
battuto
sagre
,
processioni
e
parate
di
preti
e
di
Azione
Cattolica
:
è
stato
un
trionfo
.
Al
parroco
e
ai
due
comici
missionari
non
restò
altro
che
guardare
dalla
canonica
-
una
agiata
canonica
dipinta
in
giallo
,
con
le
persiane
verdi
-
l
'
eccezionale
corteo
che
passava
sotto
le
loro
finestre
.
La
sera
stessa
,
il
missionario
che
faceva
nella
commedia
la
parte
dell
'
imbecille
,
chiese
con
la
sua
aria
candida
:
«
Chi
erano
,
padre
,
quegli
scomunicati
che
stamattina
sono
passati
per
via
?
»
.
«
Tutto
il
paese
»
,
gli
rispose
pronta
una
donna
che
era
tra
il
pubblico
dei
fedeli
.
Al
filosofo
in
gonnella
,
che
già
gli
alzava
le
braccia
dal
pulpito
per
chissà
quale
risposta
biblica
,
la
parola
si
strozzò
in
gola
.
E
per
trarsi
comunque
d
'
impaccio
,
intonò
il
Miserere
.
StampaQuotidiana ,
Beirut
Ovest
.
La
bambina
(
tre
o
quattro
anni
)
è
come
accartocciata
sopra
una
pietra
,
la
testa
nella
terra
,
uno
squarcio
nel
braccio
sinistro
da
cui
esce
una
materia
nera
,
strisce
di
sangue
non
ancora
seccato
sulle
gambe
nude
e
sui
piedini
.
Accanto
alla
testa
c
'
è
un
piede
di
donna
,
con
le
unghie
smaltate
di
rosso
(
la
madre
?
)
,
il
resto
del
corpo
è
nascosto
dietro
uno
spezzone
di
parete
.
Poco
più
in
là
,
nella
casa
semidistrutta
,
ancora
due
bambini
morti
,
stretti
nell
'
ultimo
abbraccio
:
del
più
grandicello
,
vedo
la
faccia
livida
e
la
bocca
incatramata
di
sangue
;
del
piccolino
,
che
mi
gira
le
spalle
,
vedo
solo
la
testolina
nera
con
un
buco
vicino
all
'
orecchio
.
Poi
altri
cadaveri
;
a
neanche
un
metro
,
un
uomo
e
due
donne
,
irrigiditi
in
strane
posizioni
:
forse
sono
caduti
mentre
cercavano
di
sfuggire
agli
assalitori
.
Il
luogo
è
Chatila
,
uno
dei
«
campi
»
dei
palestinesi
a
sud
di
Beirut
,
una
di
quelle
casbe
di
periferia
su
cui
hanno
maggiormente
infierito
le
truppe
di
occupazione
israeliane
nella
loro
avanzata
verso
la
capitale
,
sgretolandola
e
polverizzandola
con
l
'
artiglieria
pesante
.
I
cadaveri
che
ieri
ho
visto
tra
le
macerie
sono
le
ultime
vittime
-
forse
un
centinaio
,
forse
di
più
-
dell
'
ultimo
atto
dell
'
operazione
«
pace
di
Galilea
»
,
cominciato
all
'
alba
di
mercoledì
quando
i
carri
armati
e
la
fanteria
di
Sharon
hanno
marciato
su
Beirut
Ovest
.
Ciò
che
è
avvenuto
a
Chatila
è
spaventoso
.
È
stato
un
massacro
gratuito
contro
dei
civili
inermi
,
donne
e
bambini
,
che
nessun
obbiettivo
strategico
potrà
mai
giustificare
.
La
strage
è
avvenuta
nella
notte
fra
venerdì
e
ieri
,
dopo
cioè
che
le
autorità
militari
israeliane
avevano
annunciato
di
aver
ottenuto
il
«
controllo
completo
»
sulla
Beirut
musulmana
:
gli
autori
dell
'
eccidio
non
sarebbero
,
secondo
le
prime
testimonianze
,
i
soldati
israeliani
,
ma
gli
uomini
del
maggiore
Haddad
,
cioè
quei
libanesi
del
Sud
che
si
sono
schierati
con
Israele
per
combattere
l
'
OLP
e
i
palestinesi
e
cacciarli
dalla
loro
terra
.
Ma
se
anche
non
direttamente
responsabili
-
è
l
'
amaro
commento
che
corre
oggi
a
Beirut
-
sulle
coscienze
dei
militari
israeliani
pesa
il
fatto
di
non
essere
intervenuti
per
impedire
l
'
esecuzione
di
una
così
folle
manovra
.
La
prima
voce
sulla
strage
di
Chatila
che
parla
di
200
morti
-
era
una
prima
valutazione
-
ha
cominciato
a
circolare
nella
mattinata
di
ieri
,
e
un
fotografo
francese
,
Jacques
-
Marie
Bourget
,
che
ha
raggiunto
il
luogo
verso
le
9
ha
potuto
contare
63
cadaveri
:
«
C
'
erano
delle
donne
con
i
bambini
in
braccio
»
racconta
«
ammazzati
con
un
colpo
al
cuore
e
alla
testa
.
Ho
visto
degli
uomini
che
erano
stati
freddati
contro
le
pareti
,
insomma
delle
esecuzioni
in
piena
regola
.
»
Un
altro
giornalista
,
americano
,
ha
detto
di
aver
fotografato
una
donna
con
in
braccio
due
bambini
piccolissimi
.
La
donna
era
stata
colpita
al
cuore
,
i
due
bambini
avevano
un
buco
nella
schiena
.
Per
chi
arriva
più
tardi
in
questo
cimitero
di
Chatila
,
le
proporzioni
dell
'
eccidio
sembrano
minori
,
perché
,
nel
frattempo
,
gli
israeliani
hanno
fatto
venire
una
scavatrice
che
ha
aperto
una
voragine
dentro
cui
sono
stati
buttati
gran
parte
dei
morti
.
E
quando
noi
arriviamo
,
in
un
punto
remoto
del
quartiere
,
possiamo
facilmente
notare
dove
è
avvenuta
la
frettolosa
sepoltura
,
perché
c
'
è
uno
strato
di
terra
fresca
e
rossa
segnata
dalle
ruote
del
bulldozer
che
ha
compiuto
l
'
operazione
.
Altri
sono
stati
caricati
su
camion
militari
e
portati
e
interrati
chissà
dove
.
Però
una
ventina
di
cadaveri
sono
ancora
sparsi
qui
e
là
nel
raggio
di
cinquecento
metri
,
esposti
a
un
sole
atroce
e
l
'
aria
comincia
ad
essere
impregnata
dal
fetore
della
morte
.
Sarà
difficile
dimostrare
che
i
soldati
dell
'
esercito
israeliano
o
i
libanesi
del
maggiore
Haddad
hanno
compiuto
questa
barbara
incursione
a
Chatila
per
snidare
dei
guerriglieri
superstiti
:
sembra
assai
più
evidente
che
si
sia
trattato
di
una
«
vendetta
»
maturata
da
tempo
e
nutrita
dall
'
odio
che
quegli
uomini
del
Sud
hanno
sempre
covato
nel
sangue
verso
i
palestinesi
,
responsabili
-
a
loro
giudizio
-
di
tutti
i
mali
che
hanno
afflitto
e
affliggono
tuttora
il
Libano
.
Ne
ho
conferma
visitando
Sabra
,
un
altro
enorme
quartiere
abitato
da
palestinesi
e
adesso
ridotto
a
cumulo
di
macerie
,
uno
scenario
impagabile
per
misurare
l
'
assurdità
della
guerra
.
Quei
pochi
che
erano
rimasti
se
ne
stanno
andando
,
caricano
figli
e
masserizie
su
macchinoni
ansimanti
e
decrepiti
.
Non
se
ne
vanno
soltanto
perché
,
dopo
l
'
«
operazione
pulizia
»
del
generale
Sharon
,
non
c
'
è
più
la
casa
:
se
ne
vanno
perché
-
dice
uno
,
avviando
una
vecchia
Ford
-
«
abbiamo
paura
che
tornino
gli
uomini
di
Haddad
»
.
Anche
a
Sabra
li
ritengono
responsabili
degli
attacchi
degli
ultimi
tre
giorni
.
Anche
qui
cadaveri
per
le
strade
,
in
fondo
ai
vicoletti
,
dentro
ciò
che
è
rimasto
delle
case
.
Sono
morti
di
ieri
e
dell
'
altro
ieri
e
non
hanno
avuto
ancora
il
tempo
di
seppellirli
.
C
'
era
ancora
resistenza
qui
?
Faccio
il
mio
macabro
sopralluogo
in
un
dedalo
di
viuzze
e
trovo
,
dietro
ad
un
angolo
,
i
cadaveri
di
due
giovani
:
uno
,
in
una
tuta
azzurra
,
appoggiato
al
muro
,
quasi
sereno
;
l
'
altro
steso
bocconi
con
i
riccioli
neri
impastati
di
sangue
e
polvere
:
tra
i
due
c
'
è
un
fucile
.
Erano
palestinesi
dell
'
OLP
,
rimasti
a
combattere
fino
in
fondo
la
loro
battaglia
contro
il
sionismo
?
O
appartenevano
ai
Morabitun
filo
-
nasseriani
o
ad
altri
gruppi
di
sinistra
?
Non
mi
riesce
di
saperlo
.
Una
donna
,
che
è
la
madre
di
uno
dei
due
,
improvvisa
una
specie
di
danza
,
agita
le
braccia
e
canta
e
io
sono
colto
da
una
angoscia
insopportabile
e
me
ne
vado
lasciandola
sola
nel
suo
strazio
e
nella
sua
follia
.
L
'
«
operazione
pulizia
»
decisa
da
Gerusalemme
ha
certamente
fatto
piazza
pulita
nell
'
esistenza
di
Karema
Jasir
,
29
anni
,
cui
do
un
passaggio
,
nel
taxi
,
da
Sabra
verso
il
centro
.
Una
palestinese
bionda
e
con
gli
occhi
celesti
,
molto
graziosa
.
È
salita
in
macchina
con
la
vecchia
madre
e
piange
.
La
cannonata
che
le
è
arrivata
giovedì
scorso
nella
finestra
di
casa
le
ha
portato
via
,
d
'
un
colpo
,
il
padre
,
il
marito
e
quattro
figli
:
che
avevano
13
,
12
,
9
e
4
anni
.
Piange
e
dice
che
è
la
volontà
di
Dio
.
Noi
,
che
non
abbiamo
il
dono
della
fede
,
siamo
portati
a
individuare
le
responsabilità
in
zone
meno
eccelse
e
vorremmo
suggerire
a
Karema
di
depositare
i
suoi
quattro
bambini
,
suo
padre
e
suo
marito
,
sulla
scrivania
di
Begin
,
premio
Nobel
per
la
pace
.
Ora
che
ha
completamente
in
pugno
Beirut
Ovest
,
l
'
esercito
israeliano
ha
dato
il
via
alla
seconda
fase
della
sua
operazione
:
le
perquisizioni
o
i
setacci
,
di
via
in
via
,
di
casa
in
casa
.
Hanno
tutto
in
mano
:
mappe
dettagliate
,
indirizzi
,
numeri
di
telefono
.
Vanno
a
colpo
sicuro
.
Un
migliaio
di
persone
sono
state
arrestate
e
una
grande
quantità
di
armi
e
munizioni
confiscate
.
Sharon
ha
fatto
sapere
che
le
sue
truppe
resteranno
qualche
settimana
a
Beirut
Ovest
in
modo
che
la
«
ripulitura
»
sia
completa
e
che
l
'
esercito
libanese
possa
svolgere
senza
difficoltà
i
suoi
compiti
di
gendarmeria
quotidiana
,
che
ora
non
è
in
grado
di
assolvere
.
Molti
a
Beirut
si
chiedono
,
con
legittima
perplessità
,
se
fosse
veramente
necessario
questo
ultimo
,
cruento
giro
di
vite
che
Israele
ha
dato
al
Libano
.
Evacuati
i
palestinesi
,
il
movimento
dei
nasseriani
indipendenti
,
Morabitun
,
restava
probabilmente
il
solo
gruppo
di
resistenza
a
poter
essere
preso
in
seria
considerazione
:
e
in
effetti
sono
stati
i
soli
che
hanno
cercato
di
arrestare
in
qualche
modo
l
'
avanzata
israeliana
nella
Beirut
occidentale
.
Ma
il
loro
ruolo
e
la
loro
consistenza
numerica
sono
modesti
ed
è
difficile
giustificare
la
massiccia
operazione
militare
decisa
da
Gerusalemme
.
In
realtà
si
dice
da
questa
parte
della
linea
verde
che
divide
le
due
Beirut
,
dopo
l
'
elezione
a
presidente
di
Bechir
Gemayel
,
c
'
è
stato
anche
nel
settore
occidentale
e
musulmano
della
capitale
un
periodo
di
«
vita
idilliaca
»
.
Forse
,
dopo
tante
lotte
,
era
stato
gettato
il
seme
di
una
unione
tra
la
comunità
cristiano
-
maronita
e
la
comunità
musulmana
sciita
,
e
anche
Beirut
Ovest
aveva
preso
il
lutto
per
la
morte
di
Bechir
,
dimenticando
i
tenebrosi
trascorsi
del
passato
.
Ma
Israele
decide
che
l
'
assassinio
di
Gemayel
getterà
il
Paese
in
un
mare
di
sangue
e
allora
interviene
:
e
così
comincia
il
nuovo
martirio
di
Chatila
,
il
martirio
di
Sabra
,
il
martirio
di
questa
capitale
del
lutto
infinito
.
StampaQuotidiana ,
La
guerra
prima
,
il
Fascismo
poi
.
Ma
se
questi
grandi
fenomeni
non
hanno
avuto
il
loro
Poeta
,
c
'
è
bene
stato
un
uomo
che
al
momento
opportuno
ha
tradotto
in
azione
ed
in
opera
il
sogno
di
poesia
e
di
grandezza
che
il
Poeta
aveva
perseguito
.
"
La
forte
personalità
,
un
'
italianità
totalitaria
,
i
tratti
caratteristici
del
genio
che
,
in
un
periodo
di
mediocrità
e
di
debolezze
politiche
,
ispirandosi
alla
grandezza
antica
di
Roma
,
anticipava
lo
spirito
della
nuova
generazione
e
i
nuovi
tempi
.
"
Sono
parole
di
Benito
Mussolini
,
cioè
di
Colui
che
se
non
immediatamente
,
almeno
mediatamente
,
è
nato
dal
succo
della
poesia
carducciana
.
Con
il
notevole
apporto
di
un
'
intelligenza
nuova
e
possente
,
di
una
energia
vivida
e
moderna
,
di
un
genio
fortemente
costruttivo
.
Ma
insomma
sentimento
e
pensiero
,
parole
e
anima
,
la
stessa
turgidezza
,
la
stessa
impetuosità
,
la
stessa
rude
fermezza
:
e
forse
per
questo
l
'
Italia
non
ha
avuto
bisogno
di
un
altro
grande
poeta
:
mentre
era
ed
è
azione
.
Mussolini
era
infatti
ed
è
anche
l
'
aedo
dell
'
epoca
nuova
.
E
nessuno
meglio
di
noi
,
di
questa
generazione
che
,
dopo
aver
sofferto
una
adolescenza
umile
inutile
ed
incolore
,
si
riconobbe
e
si
colori
finalmente
sulle
balze
del
San
Michele
e
dei
Sei
Busi
,
sulla
pianura
di
Monfalcone
,
sulle
montagne
degli
altipiani
e
della
Carnia
,
nessuno
meglio
di
noi
lo
senti
e
lo
comprese
.
La
sua
voce
fin
dal
suo
primo
accento
ci
suonò
vicina
:
eravamo
fisicamente
lontani
,
lui
già
in
una
trincea
non
di
guerra
ma
dura
quanto
una
trincea
di
guerra
,
noi
nei
nostri
nidi
tuttavia
quieti
e
comodi
;
ma
Egli
parlava
,
e
noi
da
lontano
gli
rispondevamo
.
Un
accento
riconoscibile
tra
mille
;
e
non
ci
ricordava
solo
quello
di
Carducci
,
ma
anche
quello
di
tutti
i
grandi
,
di
tutti
i
veri
grandi
spiriti
della
Patria
,
da
Dante
a
Petrarca
,
da
Machiavelli
a
Foscolo
.
E
chi
non
lo
udí
o
lo
fraintese
,
più
tardi
se
ne
penti
:
ché
gli
parve
di
aver
tradito
le
proprie
origini
,
peggio
ancora
,
di
aver
offeso
i
sogni
della
propria
giovinezza
.
StampaQuotidiana ,
VILLA
MINOZZO
,
20
.
-
La
carovana
è
andata
a
trovare
l
'
Appennino
,
il
cielo
azzurro
,
i
pascoli
verdi
,
i
castagni
carichi
di
ricci
,
le
pecorelle
:
è
andata
a
dormire
sotto
le
coperte
imbottite
a
1200
metri
.
Da
Modena
,
a
Pavullo
,
a
Lama
Mocogno
,
a
La
Santona
,
e
poi
,
per
Sassuolo
e
Castellarano
,
a
Baiso
,
a
Carpinati
,
sino
a
Villa
Minozzo
,
siamo
passati
per
valli
,
monti
,
fiumi
,
e
torrenti
che
ai
giorni
della
guerra
partigiana
furono
teatro
di
lotte
memorabili
e
che
,
ancora
oggi
,
testimoniano
con
le
lapidi
e
con
le
croci
,
con
le
case
dirute
e
bruciate
,
la
triste
eredità
della
guerra
.
Sulla
strada
dell
'
Abetone
,
ove
tante
volte
eravamo
passati
di
volo
dietro
la
ruota
di
Coppi
e
di
Bartali
,
andando
venerdì
sera
incontro
al
cielo
tempestoso
che
non
prometteva
nulla
di
buono
,
chiamavamo
alle
finestre
uomini
,
le
donne
e
i
bambini
della
montagna
;
"
l
'
Unità
"
arrivava
anche
lassù
e
la
sua
casetta
viaggiante
su
quattro
ruote
,
con
le
bandierine
del
gran
pavese
,
i
libri
variopinti
affacciati
dalle
vetrinette
,
l
'
angelo
luccicante
sul
pennone
,
si
colorava
di
fiaba
,
stava
bene
in
quel
gran
presepe
di
monti
di
case
,
di
pascoli
,
di
greggi
.
A
La
Santona
c
'
era
la
medaglia
d
'
oro
Borellini
insieme
con
altre
ragazze
.
A
quegli
ultimi
villeggianti
,
insieme
a
giuocare
interminabili
partite
a
carte
,
abbiamo
portato
le
ultime
copie
del
nostro
giornale
,
le
notizie
della
città
,
delle
festa
di
Modena
che
li
chiamava
tutti
al
ritorno
.
A
Pavullo
,
sabato
sera
,
ci
aspettava
Armando
,
il
generale
leggendario
di
queste
montagne
,
e
intorno
a
lui
erano
i
partigiani
che
lo
chiamavano
ancora
nelle
loro
canzoni
.
Pavullo
è
un
lungo
paese
affacciato
sulla
strada
,
a
700
metri
di
altezza
.
Per
venire
ad
ascoltarci
,
i
montanari
avevano
fatto
a
piedi
chilometri
e
chilometri
,
portandoci
tra
le
braccia
un
agnellino
di
latte
.
Dopo
il
cinema
,
in
una
casa
di
campagna
,
ci
avevano
allestito
una
cena
a
base
di
«
crescentine
»
e
di
prosciutto
,
di
vino
e
di
canzoni
accompagnate
dalla
chitarra
.
Le
«
crescentine
»
sono
piccole
focacce
cotte
al
momento
su
una
lastra
di
ferro
rovente
.
Anche
un
poeta
estemporaneo
improvvisava
rime
e
saluti
per
tutti
.
Villa
Minozzo
è
un
povero
paese
dell
'
Appennino
reggiano
.
Il
prete
la
fa
da
padrone
e
,
da
una
settimana
,
aveva
istruito
i
fedeli
e
le
devote
sul
modo
come
disertare
la
nostra
festa
.
Era
corso
ai
ripari
in
tutti
i
modi
:
alle
ragazze
aveva
ordinato
tre
giorni
di
ritiro
per
gli
esercizi
spirituali
.
I
giovani
li
aveva
mobilitati
per
una
partita
di
calcio
al
pomeriggio
.
A
Cavola
,
un
paese
vicino
dove
pontificava
un
vescovo
,
aveva
dirottato
una
parte
della
popolazione
.
E
nella
mattinata
,
prima
che
noi
arrivassimo
,
lui
stesso
aveva
improvvisato
,
per
le
strade
del
paese
,
una
piccola
processione
.
Ma
i
montanari
del
vastissimo
comune
,
che
raggiunge
quasi
i
confini
della
Garfagnana
,
gli
hanno
dato
una
giusta
risposta
.
Hanno
fatto
persino
cinque
ore
a
piedi
per
ritrovarsi
alla
festa
de
"
l
'
Unità
"
,
venendo
da
Civago
,
da
Cerrè
,
da
Sologno
,
da
Cervarola
,
da
Asta
,
da
Gova
.
Settecento
,
ottocento
persone
erano
presenti
al
comizio
e
gli
stessi
abitanti
di
Villa
ci
ascoltavano
nascosti
dietro
le
imposte
delle
finestre
apparentemente
chiuse
.
Una
battaglia
vinta
sulla
montagna
:
i
compagni
di
Correggio
,
una
delle
Sezioni
più
forti
del
Reggiano
,
che
erano
venuti
quassù
ad
aiutare
i
parenti
poveri
,
erano
contenti
.
Ermes
Grappi
,
ispettore
del
Partito
per
la
montagna
,
ci
comunicava
felice
che
,
nella
mattinata
,
otto
nuovi
compagni
avevano
chiesto
l
'
iscrizione
.
Era
questo
il
miglior
dono
che
gli
eroici
comunisti
della
montagna
reggiana
potessero
offrire
al
loro
giornale
.
StampaQuotidiana ,
Roma
.
Lo
staff
è
al
lavoro
.
Al
completo
.
Il
fantasioso
Formica
,
che
sogna
a
occhi
aperti
l
'
avvento
dell
'
Era
Nuova
,
Giuliano
Amato
,
il
dottor
sottile
,
futuro
sottosegretario
alla
presidenza
del
Consiglio
,
esperto
di
diritto
,
di
Costituzione
,
di
trabocchetti
giuridici
e
di
scappatoie
politiche
.
Giuliano
Vassalli
,
ex
principe
del
Foro
,
laureato
in
utroque
,
grigio
di
vestito
,
grigio
di
capelli
,
grigio
di
pelle
,
autorevole
fin
dalla
nascita
.
Luigi
Covatta
,
il
socialista
cattolico
,
il
craxiano
di
sinistra
e
quindi
il
più
devoto
tra
i
fidi
del
leader
.
Martelli
il
giovane
,
che
tiene
ambo
le
chiavi
...
Gianni
De
Michelis
,
un
corpo
imponente
,
una
testa
da
imperatore
romano
dell
'
età
argentea
,
che
te
lo
vedi
perfettamente
a
suo
agio
nelle
stanze
palatine
di
Adriano
o
al
banchetto
d
'
un
Trimalcione
in
quarantottesimo
.
Lelio
Logorio
,
il
«
superman
della
Difesa
»
.
Francesco
Forte
,
faccia
di
volpe
di
giorno
e
di
faina
di
notte
,
girandola
di
idee
,
fuoco
d
'
artificio
di
soluzioni
,
croce
e
delizia
dei
direttori
generali
delle
Finanze
.
Questo
è
lo
staff
,
con
in
più
qualche
complemento
dell
'
ultim
'
ora
.
Poi
c
'
è
la
banda
,
e
quella
è
un
'
altra
cosa
.
La
banda
bada
al
sodo
,
non
si
occupa
di
fumisterie
.
Si
occupa
di
organigrammi
,
di
posti
,
di
rapporti
di
forza
,
di
servizi
alti
e
bassi
,
di
recapito
di
messaggi
di
pace
,
di
intimidazioni
di
guerra
,
di
pubblici
ministeri
riottosi
,
di
industriali
amici
da
aiutare
e
di
industriali
nemici
da
ricondurre
alla
ragione
,
di
giornalisti
dimezzati
ai
quali
spianare
la
carriera
e
di
giornalisti
restii
ai
quali
fare
la
vita
dura
.
La
banda
è
anch
'
essa
all
'
opera
in
tutte
le
direzioni
.
Il
«
Corriere
della
Sera
»
e
la
cordata
Berlusconi
è
una
delle
piste
più
seguite
,
ma
ce
ne
sono
altre
,
non
meno
pingui
e
promettenti
,
a
cominciare
dalla
RAI
e
dalla
Procura
della
Repubblica
di
Roma
,
da
dove
se
ne
sta
ormai
per
andare
il
«
fido
»
Gallucci
,
che
dovrà
dunque
essere
opportunamente
sostituito
.
Lui
,
il
Capo
,
il
«
Big
Boss
»
,
sta
al
sommo
della
piramide
,
riflette
,
prende
appunti
,
parla
pochissimo
e
di
solito
per
parabole
.
Ai
molti
interlocutori
ufficiali
di
questi
giorni
,
concede
ampia
condiscendenza
.
Raccontano
i
segretari
di
partito
,
che
si
avvicendano
al
suo
cospetto
,
che
fa
quasi
sempre
di
sì
con
la
testa
alle
proposte
di
chi
gli
sta
di
fronte
.
«
Ci
vuole
molta
prudenza
in
economia
»
gli
suggerisce
il
collega
della
DC
o
del
PRI
.
E
lui
annuisce
.
«
Bisogna
avere
il
coraggio
delle
riforme
»
lo
provoca
Pannella
.
E
lui
fa
sì
tre
volte
col
capo
e
dà
un
'
occhiata
che
sembra
dire
«
aspetta
e
vedrai
»
.
«
Stringere
con
la
moneta
»
dice
un
altro
.
E
lui
ancora
è
d
'
accordo
.
«
Allentare
il
rigore
della
Banca
d
'
Italia
che
strozzerà
l
'
industria
»
(
e
sempre
è
d
'
accordo
)
.
Il
Capo
non
si
lascia
andare
.
Stringe
nelle
mani
molti
foglietti
d
'
appunti
,
ma
ci
butta
sopra
un
occhio
distratto
e
ne
cava
pochi
spunti
:
corsia
preferenziale
per
i
disegni
di
legge
giudicati
urgenti
dal
governo
,
abolizione
del
voto
segreto
,
abolizione
del
doppio
voto
sui
singoli
articoli
d
'
una
legge
e
sulla
legge
nel
suo
complesso
,
modifica
del
sistema
elettorale
che
consenta
l
'
apparentamento
tra
diversi
partiti
e
quindi
una
migliore
utilizzazione
dei
resti
.
Programma
economico
?
Se
ne
parlerà
in
seguito
.
Abolizione
dell
'
Inquirente
?
Certo
,
ma
bisogna
pensarci
e
comunque
non
con
effetti
retroattivi
:
chi
ha
avuto
ha
avuto
,
chi
ha
dato
ha
dato
.
Sopprimere
il
Senato
?
Neppure
parlarne
.
Semmai
,
elezione
diretta
del
Capo
dello
Stato
da
parte
del
popolo
sovrano
.
Dunque
una
Repubblica
presidenziale
?
Non
esageriamo
.
Una
Repubblica
mista
,
metà
uomo
e
metà
cavallo
,
col
presidente
eletto
dal
popolo
ma
senza
poteri
esecutivi
.
Poi
si
vedrà
.
Col
tempo
e
con
la
paglia
...
Il
Capo
non
sa
della
banda
.
Ci
mancherebbe
altro
.
Teardo
,
Biffi
Gentili
,
Pittella
,
chi
li
conosce
?
Gangi
,
sì
,
quello
è
un
fedele
,
ma
con
la
banda
non
c
'
entra
.
La
Ganga
,
un
altro
fedele
.
Compagni
che
andavano
bene
fino
a
ieri
,
quando
bisognava
guadagnarsi
lo
spazio
a
colpi
di
grinta
.
Ma
adesso
bisogna
alzare
il
tiro
.
Certe
impazienze
,
certi
«
squadrismi
»
(
si
fa
per
dire
)
,
certe
facce
vanno
tolte
dalla
circolazione
.
Da
uomini
di
mano
bisogna
diventare
uomini
politici
e
da
politici
-
possibilmente
-
statisti
.
Chi
riesce
a
fare
il
salto
sarà
bene
accolto
,
e
chi
non
ce
la
fa
resterà
in
cantina
e
non
verrà
fatto
neppure
entrare
nel
salotto
buono
,
dove
si
ricevono
finalmente
gli
ospiti
di
riguardo
.
Il
Capo
,
quel
salto
l
'
ha
fatto
da
un
pezzo
.
Uomo
politico
c
'
è
nato
,
fin
da
quando
faceva
le
sue
primissime
prove
come
delfino
di
Pietro
Nenni
,
condividendone
la
fiducia
assieme
a
Pietro
Longo
.
Statista
è
diventato
fin
dal
1978
,
quando
riuscì
a
portare
un
socialista
al
Quirinale
.
In
realtà
,
lui
non
voleva
Pertini
,
ma
insomma
fu
lui
a
portarcelo
,
una
volta
che
il
nome
fu
lanciato
sul
tavolo
.
Non
so
se
il
nostro
presidente
sappia
a
chi
deve
veramente
la
carica
che
così
degnamente
ricopre
da
cinque
anni
.
Per
esser
stato
testimone
diretto
di
alcune
di
quelle
vicende
,
voglio
qui
render
pubblica
testimonianza
:
il
nome
di
Sandro
Pertini
,
per
le
qualità
morali
e
la
biografia
politica
dell
'
uomo
,
fu
fatto
a
Berlinguer
da
Franco
Rodano
e
fu
indicato
dal
PCI
a
Craxi
nell
'
ambito
della
rosa
dei
candidati
socialisti
come
il
solo
che
il
PCI
avrebbe
votato
.
Così
andarono
le
cose
,
e
mi
piace
dirlo
oggi
,
nel
giorno
in
cui
Franco
Rodano
viene
seppellito
nel
cimitero
di
Monterado
.
Dunque
,
un
uomo
politico
e
uno
statista
insieme
.
Ce
n
'
è
pochi
in
circolazione
.
Morto
Moro
,
morto
La
Malfa
,
sono
rimasti
Spadolini
,
Andreotti
,
De
Mita
.
E
Lui
.
Il
nostro
Giampaolo
Pansa
lo
chiama
affettuosamente
«
re
Bettino
»
.
E
forse
ha
ragione
.
Lo
statista
ha
capito
una
cosa
,
ha
colto
un
punto
:
da
questa
crisi
non
si
esce
-
o
meglio
non
ne
esce
Lui
-
se
si
resta
agganciati
ai
problemi
quotidiani
.
Se
si
vuole
a
ogni
costo
la
concretezza
.
Se
si
pretende
di
far
quadrare
le
proposte
degli
uni
con
le
proposte
degli
altri
.
Se
si
deve
coniugare
il
rigore
con
lo
sviluppo
,
il
monetarismo
con
il
keynesismo
,
l
'
inflazione
con
la
recessione
,
la
scala
mobile
con
la
politica
dei
redditi
.
Lo
statista
ha
capito
che
da
questa
crisi
si
esce
-
e
uscirà
Lui
con
le
bandiere
al
vento
-
solo
se
si
potrà
creare
un
clima
da
Nuova
Frontiera
,
un
entusiasmo
autentico
,
una
speranza
collettiva
.
Insomma
,
se
il
Capo
sarà
capace
di
provocare
un
transfert
che
concili
gli
opposti
e
metta
insieme
i
distinti
.
Anche
lo
staff
l
'
ha
capito
.
Perciò
,
più
che
consultazione
alla
vecchia
maniera
,
gli
ha
organizzato
qualche
cosa
che
somiglia
alla
convocazione
degli
Stati
Generali
.
Da
domani
in
poi
,
dopo
aver
incontrato
nei
giorni
scorsi
tutti
i
partiti
rappresentati
in
Parlamento
,
varcheranno
la
soglia
della
stanza
dove
l
'
Incaricato
riceve
i
rappresentanti
di
tutte
le
grandi
e
piccole
corporazioni
:
non
solo
la
Trimurti
sindacale
e
la
Confidustria
,
ma
gli
agricoltori
,
i
coltivatori
diretti
,
gli
assicuratori
,
i
membri
delle
Cooperative
rosse
e
di
quelle
bianche
,
gli
artigiani
,
i
commercianti
,
gli
inquilini
,
i
proprietari
di
case
.
Ma
questo
è
ancora
nulla
,
sarebbe
solo
un
'
estensione
della
prassi
già
adottata
da
Spadolini
.
L
'
Incaricato
va
molto
più
in
là
.
Riceverà
il
presidente
del
Consiglio
dell
'
Economia
e
del
Lavoro
,
il
presidente
del
Consiglio
di
Stato
,
il
presidente
della
Corte
dei
Conti
,
il
Ragioniere
generale
dello
Stato
,
il
Governatore
della
Banca
d
'
Italia
.
E
,
forse
,
il
capo
di
Stato
maggiore
della
Difesa
,
il
comandante
generale
dei
Carabinieri
,
il
Capo
della
Polizia
,
il
Capo
dei
Servizi
segreti
dell
'
Interno
e
il
Capo
dei
Servizi
segreti
militari
.
Tireranno
fuori
toghe
polverose
,
parrucche
incanutite
,
sciabole
rugginose
,
alte
uniformi
,
e
via
per
la
prima
volta
a
dir
la
loro
a
qualcuno
che
finalmente
li
ascolterà
.
Si
può
chieder
di
più
?
Perché
quest
'
apparato
?
È
solo
un
polverone
per
confondere
le
idee
?
Per
sfuggire
alla
stretta
dei
problemi
concreti
?
Per
colpire
l
'
immaginazione
delle
masse
?
O
c
'
è
un
'
altra
ragione
più
seria
,
più
riposta
,
più
di
sostanza
che
non
la
semplice
facciata
?
Un
'
altra
ragione
c
'
è
,
o
almeno
così
viene
spiegato
a
chi
,
per
dovere
professionale
,
cerca
di
informarsi
e
di
capire
:
non
si
tratta
d
'
un
semplice
cambio
di
governo
ma
d
'
un
cambio
di
regime
.
Chi
non
se
ne
fosse
accorto
,
farà
bene
a
riflettere
.
Siamo
a
una
svolta
storica
.
O
la
svolta
viene
superata
felicemente
,
e
allora
un
nuovo
patto
sociale
sarà
stipulato
e
tutte
le
forze
politiche
dovranno
tenerne
conto
.
Oppure
sarà
il
caos
.
Semplice
:
l
'
insuccesso
eventuale
dell
'
Incaricato
coinciderebbe
con
íl
caos
.
Chi
non
fosse
d
'
accordo
è
avvertito
,
ma
chi
lo
fosse
si
faccia
avanti
perché
per
un
'
impresa
di
queste
dimensioni
c
'
è
spazio
per
tutti
.
Spadolini
ancora
recalcitra
,
forse
perché
il
dispetto
e
l
'
ambizione
personale
lo
accecano
,
ma
finirà
per
cambiare
idea
.
Berlinguer
,
che
resta
tetragono
,
è
una
mela
rinsecchita
;
comunque
il
Partito
comunista
,
volente
o
nolente
,
sarà
coinvolto
nell
'
operazione
,
se
non
altro
come
portatore
d
'
acqua
«
costituzionale
»
.
Pannella
,
lui
sì
,
ha
capito
al
volo
:
se
non
altro
sarà
un
Grande
Spettacolo
,
con
una
quantità
d
'
entrate
in
scena
e
di
chiamate
,
con
Primi
Attori
e
Comprimari
,
Prestigiatori
e
Funamboli
,
ci
sarà
il
Tragico
e
il
Comico
.
Potrebbe
mancare
Marco
Pannella
?
Perciò
,
sorprendendo
tutti
,
Marco
ha
letto
una
dichiarazione
(
fatto
per
lui
del
tutto
inconsueto
)
dove
promette
un
«
responsabile
sostegno
politico
»
al
nuovo
governo
dell
'
Incaricato
.
Grand
jeu
,
Pannella
nella
stessa
maggioranza
di
De
Mita
e
di
Spadolini
:
questa
nessuno
se
la
sarebbe
aspettata
.
Ma
,
ce
n
'
est
que
le
début
.
Ai
sindacati
-
ai
quali
bisognerà
pur
comunicare
che
il
salario
reale
per
almeno
un
paio
d
'
anni
dovrà
essere
bloccato
-
si
prometterà
nientemeno
che
di
diventare
soci
dell
'
IRI
.
Lo
staff
sta
infatti
congetturando
di
fare
affluire
in
un
Fondo
di
solidarietà
nazionale
,
alimentato
da
contributi
dei
lavoratori
e
dei
datori
di
lavoro
,
tutte
le
partecipazioni
azionarie
che
lo
Stato
possiede
al
di
sopra
del
pacco
di
controllo
del
51
per
cento
.
Quindi
:
un
pezzo
di
Alitalia
,
un
pezzo
di
Finsider
,
un
pezzo
di
Italsider
,
un
pezzo
di
Finmeccanica
,
un
pezzo
di
Ansaldo
,
un
pezzetto
di
Banca
Commerciale
e
di
Credito
Italiano
e
di
Banco
di
Roma
,
un
pezzo
di
Alfa
Romeo
,
e
via
numerando
.
Cogestione
,
ma
con
tanto
di
azioni
nelle
mani
.
Non
fanno
così
anche
in
Germania
?
Non
c
'
è
una
banca
dei
sindacati
?
E
dunque
facciamolo
anche
da
noi
.
E
ai
padroni
si
darà
qualche
cosa
che
è
assai
più
interessante
di
una
riduzione
pura
e
semplice
del
tasso
di
interesse
(
che
si
poteva
reclamare
quando
a
capo
del
governo
c
'
era
Spadolini
,
ma
che
oggi
è
chiaro
che
non
si
può
)
.
Ai
padroni
si
concederà
una
vera
e
propria
moratoria
bancaria
:
chi
ha
debiti
a
breve
otterrà
il
consolidamento
a
lungo
.
Invece
di
rimborsare
domani
,
rimborserà
tra
dieci
o
vent
'
anni
.
Certo
,
le
banche
resteranno
alquanto
immobilizzate
:
ma
che
vogliono
le
banche
?
Con
tutti
i
soldi
che
guadagnano
,
tirino
un
po
'
la
cinghia
anche
loro
.
Ecco
perché
gli
Stati
Generali
.
Ecco
la
Nuova
Frontiera
.
Il
compito
storico
dell
'
Incaricato
è
quello
di
riconciliare
le
masse
con
lo
Stato
.
Pertini
vedrà
coronato
finalmente
il
suo
sogno
.
L
'
unico
cruccio
sta
nella
polemica
che
ancora
divide
il
movimento
operaio
,
ma
l
'
Incaricato
gli
assicura
che
non
durerà
a
lungo
.
E
De
Mita
?
Forse
è
un
po
'
frastornato
,
De
Mita
,
da
tutto
questo
clangore
di
progetti
e
di
iniziative
.
La
DC
era
abituata
a
procedure
più
ovattate
,
più
casalinghe
.
Andreotti
poi
detesta
i
rumori
.
Lui
è
abituato
a
lavorare
in
silenzio
.
Insomma
si
vedrà
.
Quelli
della
banda
non
hanno
ancora
capito
se
possono
farsi
vedere
o
se
per
loro
è
chiusa
per
sempre
.
«
Squilli
di
tromba
salutano
il
vol
dal
Campidoglio
al
Quirinal
...
»
.