StampaQuotidiana ,
Vogliamo
raggiungere
una
vera
giustizia
sociale
.
Portare
le
masse
nello
Stato
,
far
entrare
davvero
nella
vita
nazionale
la
loro
enorme
forza
materiale
e
mistica
.
Dobbiamo
anzitutto
lottare
contro
la
loro
impreparazione
,
elevarle
,
educarle
,
convincerle
.
Dobbiamo
lottare
contro
la
impreparazione
morale
,
ideologica
,
di
molti
componenti
le
classi
elevate
del
paese
.
Contro
tutti
coloro
che
non
hanno
compreso
,
o
non
vogliono
comprendere
,
il
significato
,
le
conseguenze
,
le
nuove
norme
di
azione
che
i
discorsi
del
Duce
,
sulle
corporazioni
ed
il
discorso
agli
operai
di
Milano
ci
hanno
dato
.
È
chiaro
che
appunto
perché
siamo
fascisti
e
crediamo
in
Mussolini
,
siamo
tutti
impegnati
a
realizzare
il
nuovo
ordine
sociale
.
Ma
è
chiaro
che
se
tutti
noi
abbiamo
un
interesse
ideale
a
tale
realizzazione
quelli
che
dal
nuovo
ordine
hanno
tutto
da
guadagnare
,
che
naturalmente
immediatamente
ne
sentono
il
fascino
,
sono
coloro
che
sono
organizzati
dai
sindacati
dei
lavoratori
.
Sotto
un
certo
profilo
il
loro
interesse
coincide
con
la
nostra
ideologia
.
Per
questo
si
può
ritenere
che
i
sindacati
dei
lavoratori
siano
mezzi
naturalmente
efficienti
per
lo
sviluppo
della
nostra
rivoluzione
.
Sono
anche
gli
strumenti
migliori
per
elevare
,
educare
e
convincere
le
masse
,
perché
sono
in
contatto
continuo
con
esse
,
ne
inquadrano
e
regòlano
sistematicamente
la
vita
,
ne
sono
l
'
espressione
.
Affondano
le
loro
radici
nel
più
vivo
della
vita
popolare
.
Attraverso
la
loro
fatica
nella
quotidiana
opera
di
assistenza
,
la
rivoluzione
rivela
al
popolo
le
sue
esigenze
di
giustizia
sociale
di
amore
per
essa
,
e
viene
da
questo
giudicato
.
Ma
essi
per
quest
'
opera
di
tutela
di
assistenza
che
svolgono
,
sono
forse
gli
organi
che
più
spesso
si
trovano
a
contatto
coi
datori
di
lavoro
,
colle
classi
più
elevate
della
popolazione
,
agiscono
nei
loro
confronti
per
tutelare
gli
interessi
degli
organizzati
,
e
così
facendo
anche
per
realizzare
la
nostra
ideologia
.
La
loro
azione
in
questo
senso
è
insostituibile
,
perché
la
creazione
dell
'
ambiente
moralmente
e
socialmente
favorevole
alla
nostra
rivoluzione
,
e
la
conquista
delle
coscienze
individuali
avviene
attraverso
un
'
opera
lenta
di
sgretolamento
di
vecchie
idee
,
resti
di
educazione
liberali
,
mentalità
borghesi
,
caso
per
caso
,
produttore
per
produttore
,
sopratutto
nel
terreno
economico
in
cui
sono
più
concreti
ed
immediati
gli
effetti
della
nostra
rivoluzione
.
È
questo
un
settore
delicatissimo
dell
'
azione
rivoluzionaria
,
il
sindacato
va
controllato
nella
sua
azione
ma
va
anche
potenziato
deve
avere
gli
uomini
ed
i
poteri
per
agire
efficacemente
nella
vita
nazionale
.
In
quest
'
opera
di
elevazione
delle
masse
,
conquista
di
ogni
strato
sociale
,
parte
notevolissima
potrà
essere
data
ai
giovani
...
I
bimbi
d
'
Italia
son
tutti
Balilla
,
oggi
.
Quindi
anche
nei
paeselli
più
remoti
sanno
chi
è
il
Duce
e
che
cosa
vuole
da
loro
.
In
questi
paesi
è
spesso
la
voce
di
una
maestrina
che
apre
gli
orizzonti
alle
piccole
menti
e
che
dilata
i
cuori
.
Nei
meno
remoti
il
cinematografo
porta
,
oltre
che
l
'
eco
,
la
visione
.
E
la
voce
maschia
e
armoniosa
,
dalle
colorazioni
intense
,
dalle
vibrazioni
profonde
,
la
voce
superba
del
Duce
,
scaturendo
da
quella
bocca
massiccia
,
scandente
il
moto
delle
mascelle
d
'
acciaio
,
è
ascoltata
in
un
silenzio
vivo
di
brividi
.
Se
il
Duce
potesse
,
senz
'
esser
veduto
,
esser
presente
,
di
questi
visucci
attenti
,
succhiati
a
ber
la
sua
voce
e
le
sue
parole
sempre
chiare
,
anche
ai
più
piccoli
,
certo
godrebbe
più
che
del
plauso
frenetico
degli
uomini
coscienti
.
Sono
esigenti
,
dicevo
,
i
bimbi
d
'
oggi
.
E
vediamo
dunque
in
che
modo
:
il
bimbo
di
Roma
ha
in
mano
una
latta
e
un
lungo
mestolo
di
legno
nell
'
altra
.
Con
tali
armi
combatte
la
sua
battaglia
,
con
tali
strumenti
dirige
la
sua
orchestra
.
D
'
un
tratto
si
mette
a
cantare
con
tutte
le
sue
forze
:
"
Giovinezza
,
giovinezza
,
primavera
di
bellezza
!
"
Poi
bruscamente
tace
.
Guarda
in
su
.
Guardo
anch
'
io
.
Ci
sono
degli
uccellacci
sul
tetto
del
palazzo
di
fronte
.
Gracchiano
.
Se
fossi
romano
farei
lo
scongiuro
.
Forse
il
pupo
,
tutto
teso
,
è
stupito
o
spaventato
.
Ha
paura
che
uno
di
quegli
uccellacci
neri
spicchi
a
un
tratto
il
volo
e
gli
si
abbatta
fra
i
due
cigli
...
Alza
la
mano
destra
nel
rigido
saluto
romano
.
Così
resta
un
attimo
lungo
:
come
un
soldatino
di
bronzo
.
Si
direbbe
che
ascolti
.
Ascolta
infatti
:
che
cosa
?
Poi
l
'
immobilità
si
discioglie
,
le
braccia
s
'
agitano
tutte
e
due
in
alto
.
Grida
di
alalà
stridenti
sgorgano
dalla
gola
sottile
,
gonfiano
tutte
le
corde
del
collo
.
Il
tamburo
,
cioè
la
latta
,
vola
in
un
angolo
.
Resta
il
mestolo
che
si
foggia
a
tromba
.
Canto
dei
bersaglieri
,
passo
bersaglieresco
,
cioè
di
corsa
.
La
tromba
si
muove
a
destra
a
sinistra
,
e
così
ondeggiano
come
piume
di
gallo
i
capelli
riccioluti
.
Scende
il
mestolo
dalle
labbra
,
s
'
appoggia
sotto
l
'
ascella
.
Il
pupo
ora
zoppica
malamente
,
stirando
il
viso
nello
sforzo
,
lo
sguardo
fisso
sempre
in
un
punto
,
in
alto
.
La
mano
s
'
alza
rigida
nel
saluto
romano
.
Getta
via
la
stampella
,
corre
,
s
'
agita
,
grida
:
"
Alalà
,
alalà
,
alalà
!
"
È
un
coro
,
una
legione
,
una
massa
.
Tre
squilli
di
tromba
.
Silenzio
perfetto
...
StampaQuotidiana ,
Il
nostro
autobus
procede
in
un
mare
d
'
automobili
.
Stiamo
andando
allo
Stadio
«
Dynamo
»
,
dove
si
gioca
la
partita
finale
della
coppa
di
calcio
.
La
partita
è
tra
la
«
Ze
-
De
-
Sa
»
(
Casa
centrale
dell
'
Esercito
sovietico
)
e
la
«
Kalinin
»
.
A
Mosca
non
si
parla
d
'
altro
;
anche
noi
delegati
siamo
divisi
in
tifosi
dell
'
Esercito
e
in
tifosi
della
«
Kalinin
»
.
La
«
Ze
-
De
-
Sa
»
è
la
squadra
che
ha
vinto
il
campionato
dell
'
Unione
Sovietica
(
il
campionato
si
gioca
d
'
estate
)
;
quest
'
anno
la
famosa
«
Dynamo
»
è
rimasta
indietro
e
i
«
dynamisti
»
oggi
tifano
per
la
«
Kalinin
»
.
La
«
Kalinin
»
è
la
rivelazione
della
coppa
:
era
una
squadretta
della
provincia
,
che
giocava
in
serie
B
;
ed
ecco
che
ha
vinto
la
«
Dynamo
»
(
4
a
0
)
,
ha
fatto
prodigi
contro
tutte
le
altre
squadre
ed
è
arrivata
in
finale
coi
campioni
dell
'U.R.S.S
.
È
un
bel
pomeriggio
ottobrino
pieno
di
colori
.
Le
automobili
nell
'
enorme
parcheggio
dello
stadio
sono
tutte
belle
e
luccicanti
(
si
direbbe
che
anche
qui
hanno
quell
'
amore
esclusivo
per
le
macchine
nuove
che
c
'
è
in
Italia
,
al
contrario
,
per
esempio
,
della
Francia
,
con
le
sue
«
bagnoles
»
)
.
Pochi
agenti
nerovestiti
,
a
cavallo
,
tengono
l
'
ordine
;
a
contenere
la
folla
sono
lunghe
file
di
soldati
appiedati
e
disarmati
.
Nello
stadio
,
ci
sediamo
proprio
di
fianco
alle
macchine
da
presa
della
televisione
.
Il
pubblico
dello
stadio
ci
offre
una
vista
la
più
gaia
e
varia
di
tutta
l
'
umanità
sovietica
mescolata
gomito
a
gomito
,
panciuti
moscoviti
vecchio
stile
,
baffuti
operai
anziani
,
scarni
e
ironici
visi
di
giovani
intellettuali
,
generaloni
seduti
accanto
a
soldati
,
qualche
bella
signora
impellicciata
(
altre
Anne
Karenine
!
)
,
studentesse
occhialute
...
Dai
primi
minuti
di
gioco
è
chiara
la
superiorità
dell
'
Esercito
,
ma
l
'
irruenza
della
«
Kalinin
»
ha
ragione
dell
'
abilità
tecnica
degli
avversari
.
Questi
romantici
di
moscoviti
pare
siano
tutti
per
la
«
Kalinin
»
,
anche
i
soldati
,
anche
i
generali
.
E
fanno
un
tifo
da
non
dire
.
La
«
Ze
-
De
-
Sa
»
che
non
la
spunta
su
quei
pivelli
è
oggetto
d
'
invettive
e
motteggi
:
«
Dove
sono
i
maestri
del
football
?
»
L
'
arbitro
,
invece
,
pare
che
sia
più
tenero
per
l
'
Esercito
,
e
il
pubblico
gli
diluvia
addosso
fischi
e
contumelie
.
Mi
traducono
il
grido
:
«
Va
'
a
scuola
a
studiare
!
»
,
ma
ce
ne
devono
essere
di
molto
peggiori
.
I
moscoviti
sono
gran
tifosi
,
press
'
a
poco
sul
nostro
tipo
.
Ogni
azione
andata
male
alla
«
Kalinin
»
è
sottolineata
da
grida
e
gesti
di
sconforto
(
c
'
è
un
gesto
russo
,
volgare
ma
espressivo
,
per
esprimere
dispetto
:
si
portano
un
pugno
vicino
alla
bocca
e
fanno
la
mossa
di
sputarci
sopra
)
.
C
'
è
dietro
di
me
uno
di
questi
moscoviti
anziani
e
grossi
,
tipi
di
mercanti
gorkiani
che
non
so
ora
a
che
categoria
attribuire
,
con
un
bastone
in
mano
,
che
fa
un
tifo
tutto
brevi
grida
e
battute
rabbiose
.
V
.
Stepanovic
afferra
al
volo
le
nostre
imprecazioni
italiane
e
le
usa
anche
lui
.
Noi
kalininisti
della
delegazione
soffriamo
per
l
'
andamento
della
partita
,
ma
ci
compiacciamo
d
'
aver
quasi
tutta
Mosca
dalla
nostra
parte
e
tacitiamo
i
compagni
tifosi
della
«
Ze
-
De
-
Sa
»
che
si
trovano
in
netta
minoranza
.
S
'
arriva
all
'
ultimo
minuto
di
gioco
.
L
'
Esercito
conduce
per
due
a
uno
;
se
la
«
Kalinin
»
riuscisse
a
pareggiare
,
la
partita
dovrebb
'
essere
disputata
un
'
altra
volta
.
Gli
animi
sono
tesi
.
In
un
tripudio
di
entusiasmo
la
«
Kalinin
»
segna
.
Il
pubblico
è
tutto
abbracci
e
cappelli
per
aria
,
quando
ci
si
accorge
che
l
'
arbitro
ha
annullato
il
goal
.
Il
pubblico
si
scatena
contro
l
'
arbitro
,
ma
già
lui
fischia
la
fine
.
La
banda
si
mette
a
suonare
,
la
coppa
viene
portata
in
mezzo
al
campo
per
essere
consegnata
ai
vincitori
,
ma
il
pubblico
continua
a
diluviare
fischi
e
urli
.
Quand
'
ecco
,
che
è
che
non
è
,
la
coppa
viene
riportata
via
.
La
«
Kalinin
»
ha
fatto
ricorso
ai
giudici
di
campo
;
il
risultato
è
sospeso
.
Lunedì
Più
che
mai
attesi
i
giornali
del
mattino
,
che
portano
il
risultato
definitivo
della
partita
:
2
a
2
!
Giubilo
di
noi
kalininisti
.
L
'
operato
dell
'
arbitro
è
criticato
in
tutti
i
resoconti
,
anche
in
quello
della
«
Pravda
»
,
abitualmente
sobria
e
misurata
nei
commenti
.
La
partita
verrà
ripetuta
mercoledì
.
Mercoledì
Non
andiamo
allo
stadio
,
ma
vediamo
come
Mosca
segue
la
partita
.
Nei
corridoi
dell
'
albergo
,
cameriere
e
facchini
non
si
staccano
dagli
altoparlanti
che
trasmettono
la
radiocronaca
.
Nei
negozi
,
nei
caffè
,
per
la
strada
la
gente
fa
grappolo
attorno
alla
radio
.
Siamo
alla
fine
della
partita
e
non
ci
si
muove
dal
pareggio
:
1
a
1
.
Alla
redazione
della
rivista
«
Aganiok
»
,
incontro
Boris
Polevoi
che
torna
proprio
adesso
dallo
stadio
,
ancora
tutto
scalmanato
.
Ha
vinto
l
'
Esercito
:
2
a
1
.
Ma
la
«
Kalinin
»
ha
tenuto
duro
per
due
tempi
supplementari
;
la
vittoria
morale
è
della
giovane
squadra
di
provincia
.
Polevoi
,
kalininista
anche
lui
,
è
abbastanza
soddisfatto
.
Boris
Polevoi
è
tornato
da
poco
dai
cantieri
del
canale
Volga
-
Don
,
dove
ha
raccolto
materiale
per
una
serie
di
articoli
per
la
«
Pravda
»
e
per
un
romanzo
.
(
Intanto
,
Fadeev
è
partito
per
Celiabinsk
,
a
documentarsi
per
il
suo
prossimo
romanzo
che
si
svolgerà
tra
gli
operai
metallurgici
)
.
Polevoi
mi
racconta
aneddoti
sugli
scavatori
stakanovisti
del
canale
.
Era
andato
a
intervistare
uno
stakanovista
che
aveva
scavato
un
milione
e
mezzo
di
tonnellate
di
terra
.
«
Non
dovete
intervistare
me
»
gli
ha
detto
quello
.
«
Non
sono
io
il
migliore
.
Ce
n
'
è
un
altro
,
all
'
altro
cantiere
,
che
ha
scavato
un
milione
e
mezzo
di
tonnellate
»
.
E
aveva
voluto
mandare
un
telegramma
all
'
altro
stakanovista
,
che
venisse
subito
,
perché
c
'
era
Polevoi
che
doveva
intervistarlo
per
la
«
Pravda
»
.
Quali
sono
le
canzonette
più
in
voga
tra
í
sovietici
?
C
'
è
I
due
amici
,
canzonetta
comica
,
che
racconta
di
una
bella
agronoma
di
cui
sono
innamorati
due
amici
inseparabili
,
che
la
vanno
ad
aspettare
insieme
all
'
uscita
della
direzione
del
colcos
e
non
osano
dichiararsi
né
l
'
uno
né
l
'
altro
,
sinché
la
bella
non
sceglie
un
terzo
e
i
due
restano
scornati
ma
buoni
amici
,
come
prima
.
È
il
cavallo
di
battaglia
di
due
artisti
molto
popolari
,
anche
attraverso
la
radio
e
i
dischi
:
uno
è
un
uomo
maturo
,
dall
'
aria
severa
e
vissuta
,
che
ha
scoperto
la
sua
vocazione
tardi
,
in
guerra
,
in
rappresentazioni
di
soldati
,
ed
ora
è
premio
Stalin
;
l
'
altro
è
pure
premio
Stalin
,
un
pacioccone
che
interpreta
soprattutto
canzonette
comiche
.
Il
primo
invece
deve
la
sua
fama
alle
canzoni
patetiche
:
come
La
stella
d
'
oro
,
in
cui
il
fidanzato
d
'
una
ragazza
cui
è
stata
assegnata
in
premio
una
stella
d
'
oro
,
rimpiange
di
essere
senz
'
alcuna
decorazione
e
si
sente
a
disagio
di
fronte
a
lei
.
Oppure
la
canzone
del
vecchio
soldato
che
ricorda
le
sue
battaglie
;
o
quella
delle
rondini
che
lasciano
le
steppe
.
Queste
e
molte
altre
canzoni
le
ho
sentite
in
un
concerto
alla
Sala
delle
Colonne
,
dedicato
alle
canzoni
popolari
.
Sono
in
programma
anche
diversi
inni
:
quello
per
la
pace
(
Za
mir
!
)
,
quello
Moskva
-
Pekin
,
quello
dell
'
Unione
Internazionale
degli
Studenti
.
Poi
molte
canzoni
ceche
,
polacche
,
ungheresi
(
il
primo
numero
è
un
giovane
cantante
ungherese
,
premiato
al
festival
di
Berlino
)
.
C
'
è
un
cantante
comico
armeno
che
fa
molte
mosse
di
tipo
napoletano
.
La
gran
sala
è
gremita
di
un
pubblico
molto
vario
,
attento
come
fosse
a
un
concerto
di
musica
sinfonica
,
appassionato
come
se
fosse
al
cospetto
dei
più
grandi
cantanti
del
secolo
.
Per
i
loro
artisti
,
gli
spettatori
sovietici
vanno
matti
:
i
beniamini
della
radio
scatenano
ovazioni
a
non
finire
.
È
un
mondo
semplice
,
giovane
:
riuscirò
mai
-
mi
domando
-
a
entrare
in
questo
spirito
?
Guardo
la
sala
neo
-
classica
sfavillante
di
lampadari
,
questa
folla
così
interessata
e
così
poco
sofisticata
da
godersi
gli
spettacoli
più
semplici
con
tanta
schiettezza
di
spirito
,
il
gran
passeggio
per
i
ridotti
sontuosi
di
questa
gioventù
modesta
e
ilare
...
Forse
il
segreto
è
tutto
qui
:
la
Sala
delle
Colonne
prima
apparteneva
agli
zar
e
ora
appartiene
ai
Sindacati
.
StampaQuotidiana ,
Torino
,
10
.
Torino
,
la
violenza
,
il
terrorismo
.
Sulla
pelle
di
questa
città
ci
siamo
esercitati
tutti
per
anni
.
Adesso
proviamo
ad
ascoltare
qualche
voce
di
chi
sta
dentro
Torino
e
dentro
le
sue
paure
.
Oggi
parla
un
caposquadra
della
FIAT
Mirafiori
.
«
Dei
sessantuno
operai
licenziati
non
voglio
dir
niente
.
Dopo
,
lei
capirà
la
mia
ragione
.
Su
tutto
il
resto
,
invece
,
sono
disposto
a
parlare
perché
penso
sia
utile
conoscere
come
vanno
le
faccende
in
FIAT
.
In
cambio
le
chiedo
una
cosa
sola
:
non
dia
i
miei
dati
personali
e
non
mi
descriva
.
Dica
soltanto
che
ho
una
quarantina
di
anni
e
che
sono
uno
dei
duemila
capisquadra
di
Mirafiori
.
Lei
conosce
la
fabbrica
?
No
?
Allora
le
spiego
la
piramide
gerarchica
.
C
'
è
l
'
operaio
,
poi
l
'
intermediario
,
il
caposquadra
,
il
caporeparto
,
il
capofficina
,
su
su
sino
al
direttore
.
Come
vede
,
io
sto
al
primo
gradino
dei
capi
,
guadagno
sulle
seicentomila
lire
al
mese
e
ho
vent
'
anni
di
FIAT
sulle
spalle
.
In
FIAT
ho
imparato
tutto
e
la
FIAT
è
stata
la
mia
prima
famiglia
.
Oggi
per
me
non
è
più
niente
.
Oggi
io
sto
in
fabbrica
dalle
nove
alle
undici
ore
al
giorno
.
E
ogni
giorno
mi
domando
:
a
fare
che
cosa
?
Lei
avrà
sentito
parlare
di
programmi
produttivi
,
di
qualità
della
produzione
.
Bene
,
nell
'
ambito
della
mia
squadra
dovrei
occuparmi
di
questo
.
Arrivo
all
'
inizio
del
mio
turno
,
conto
gli
operai
che
lavorano
con
me
,
so
che
per
fare
un
certo
prodotto
occorrono
tot
operai
,
so
che
,
per
essere
venduto
,
il
prodotto
dev
'
essere
affidabile
,
ossia
avere
una
certa
qualità
.
Insomma
,
faccio
l
'
interesse
dell
'
azienda
che
mi
paga
.
Non
è
una
mia
pretesa
:
è
una
necessità
.
In
un
'
altra
epoca
avrei
detto
:
è
il
mio
dovere
.
Le
aziende
stanno
in
piedi
solo
se
il
lavoro
è
fatto
bene
,
e
tutta
la
baracca
,
sì
,
il
paese
,
si
regge
se
le
aziende
funzionano
.
Questo
ho
imparato
in
venti
anni
di
lavoro
.
E
questo
ho
fatto
per
molto
tempo
.
Adesso
non
lo
faccio
più
.
Lei
mi
chiede
:
è
colpa
degli
operai
?
Io
le
rispondo
così
.
Prendiamo
cento
operai
di
Mirafiori
.
Trenta
non
vogliono
saperne
né
di
sindacato
né
di
niente
:
la
fabbrica
è
un
posto
dove
purtroppo
bisogna
faticare
e
basta
.
Altri
trenta
vogliono
una
politica
sindacale
democratica
e
giusta
.
Venti
-
venticinque
sono
in
balia
della
prima
aria
che
tira
e
non
sanno
da
che
parte
stare
.
E
su
questi
premono
gli
ultimi
quindici
che
sono
estremisti
e
cercano
ogni
occasione
per
rompere
i
coglioni
,
per
non
lavorare
e
per
non
far
lavorare
.
Quindici
sono
pochi
,
ma
bastano
per
far
casino
se
gli
altri
non
reagiscono
.
È
una
minoranza
che
però
fa
quello
che
vuole
.
Il
loro
nemico
è
il
primo
capo
che
hanno
sottomano
,
il
caposquadra
.
È
lui
il
centro
del
bersaglio
,
quasi
fosse
la
controfigura
dell
'
Agnelli
.
Tu
insisti
per
fare
andare
avanti
il
lavoro
,
per
ottenere
la
quantità
e
la
qualità
necessarie
.
E
loro
,
soprattutto
quelli
giovani
,
gli
ultimi
assunti
,
goccia
dopo
goccia
,
riempiono
il
tuo
vaso
.
Capo
,
non
rompere
,
o
ti
facciamo
sciopero
.
Capo
,
vaffanculo
.
Capo
,
sei
un
bastardo
,
guarda
che
ti
conosco
,
so
dove
stai
e
ti
prendo
fuori
di
qui
.
Capo
sei
un
fascista
,
ti
faremo
camminare
in
carrozzella
.
Capo
,
non
fare
rapporto
in
direzione
,
altrimenti
...
Bisogna
subire
.
C
'
è
chi
subisce
piegandosi
a
gesti
meschini
.
Qualche
volta
è
capitato
anche
a
me
.
In
certi
momenti
,
poi
,
c
'
è
la
caccia
al
capo
.
Le
giunge
nuovo
?
Io
me
la
sono
sempre
cavata
,
non
mi
hanno
mai
buttato
fuori
.
E
sa
perché
?
Quando
arrivava
il
corteo
interno
,
ho
sempre
tagliato
la
corda
.
Ma
ho
vissuto
momenti
neri
,
a
vedere
gli
amici
sballottati
qua
e
là
con
la
bandiera
rossa
in
mano
,
e
io
dovevo
rimanere
nascosto
e
inerte
per
non
essere
costretto
a
fare
come
loro
.
Infine
ci
sono
le
gocce
che
cadono
fuori
dalla
fabbrica
,
a
casa
.
Le
telefonate
mafiose
:
cerca
di
contenerti
,
sta
dalla
parte
degli
operai
...
oppure
le
minacce
alla
moglie
:
guardi
che
quel
porco
di
suo
marito
prima
o
poi
glielo
facciamo
fuori
.
A
me
è
sempre
andata
bene
,
non
mi
hanno
nemmeno
bruciata
la
macchina
,
anche
perché
cambio
sempre
posteggio
e
strada
.
Però
gomme
tagliate
e
auto
incendiate
sono
all
'
ordine
del
giorno
.
Per
non
parlare
del
resto
:
i
colleghi
feriti
,
voi
scrivete
azzoppati
come
se
si
trattasse
di
vitelli
e
invece
sono
uomini
condannati
per
tutta
la
loro
restante
vita
.
E
poi
i
dirigenti
ammazzati
dalle
bande
,
l
'
ultimo
Ghiglieno
.
Così
,
mese
dopo
mese
,
la
mia
vita
è
cambiata
.
Una
volta
tornavo
a
casa
e
mi
riposavo
o
stavo
coi
figli
o
facevo
dell
'
altro
lavoro
.
Adesso
penso
soltanto
a
ricaricarmi
di
energia
per
affrontare
la
battaglia
del
giorno
dopo
in
FIAT
.
Anche
di
dentro
sono
cambiato
.
Si
metta
al
mio
posto
,
al
posto
di
uno
che
sul
lavoro
se
fa
una
cosa
gli
dicono
:
bastardo
,
sbagli
;
e
se
ne
fa
un
'
altra
gli
dicono
sempre
:
bastardo
,
sbagli
.
Dai
e
dai
,
come
fa
a
non
sorgerti
il
dubbio
che
forse
davvero
c
'
è
qualcosa
in
te
che
non
va
,
che
non
sei
più
la
persona
di
prima
?
E
soprattutto
in
fabbrica
che
ti
accorgi
del
tuo
cambiamento
.
Lo
abbiamo
visto
quando
hanno
assassinato
Ghiglieno
.
Ci
siamo
trovati
in
un
gruppo
di
capi
e
ci
siamo
chiesti
:
che
facciamo
?
fino
a
quando
durerà
?
dobbiamo
adoperarci
ancora
per
tenere
in
piedi
quest
'
azienda
?
Abbiamo
risposto
di
sì
,
ma
era
chiaro
che
in
tutti
c
'
era
la
voglia
contraria
,
la
voglia
di
mollare
.
Anzi
,
per
dire
le
cose
come
stanno
,
non
si
tratta
più
di
voglia
.
Noi
capi
abbiamo
mollato
.
Manca
solo
che
ci
mettiamo
in
mutua
,
ma
è
come
se
lo
fossimo
.
Lo
so
che
se
poi
il
cliente
ha
il
freno
che
non
gli
funziona
o
il
pistone
rigato
,
la
colpa
è
anche
nostra
ma
ormai
è
difficile
comportarci
secondo
le
regole
.
Non
ci
crede
?
Venga
in
fabbrica
.
Se
vedo
un
operaio
che
prende
a
calci
un
pezzo
,
sono
in
grado
di
fare
una
cosa
sola
:
aspettare
un
po
'
e
poi
raccoglierlo
io
.
E
se
mi
accorgo
che
uno
il
pezzo
se
lo
ruba
via
?
Mi
giro
dall
'
altra
parte
per
non
vedere
.
La
denuncia
?
Ma
in
che
mondo
vive
lei
?
Possiamo
solo
ingoiare
.
Questa
sta
diventando
una
fabbrica
di
merda
.
Le
sembra
un
'
espressione
troppo
forte
?
Guardi
,
se
lei
mi
chiedesse
di
definire
la
FIAT
oggi
,
non
troverei
un
termine
dispregiativo
sufficiente
.
Lo
scriva
pure
chiaro
.
Ma
lo
sa
che
nelle
vetture
e
nei
cassoni
troviamo
i
preservativi
usati
?
Dire
che
è
un
casino
è
dire
poco
.
E
voi
dei
giornali
non
avete
mai
raccontato
la
verità
.
Come
si
può
resistere
?
Mi
scusi
se
uso
una
parola
difficile
:
a
volte
mi
sento
spersonalizzato
,
completamente
.
Anche
fuori
dalla
FIAT
mi
sento
così
.
Quando
qualcuno
mi
domanda
chi
sono
e
che
lavoro
faccio
,
non
so
come
rispondere
.
Sono
un
capo
?
No
,
non
lo
sono
più
.
Non
sono
più
niente
.
Sono
soltanto
uno
che
fa
male
il
proprio
lavoro
,
anzi
,
uno
che
non
sa
più
qual
è
il
suo
lavoro
.
Decisioni
ne
posso
prendere
quasi
zero
.
Punire
non
posso
,
perché
se
punisco
corro
il
rischio
di
farmi
sparare
.
Premiare
nemmeno
.
A
volte
un
operaio
mi
dice
:
d
'
accordo
,
non
puoi
prendere
provvedimenti
contro
quel
lavativo
che
non
fa
niente
;
dà
almeno
un
premio
a
me
che
lavoro
.
Ma
nemmeno
questo
posso
più
farlo
.
In
fabbrica
ormai
siamo
tutti
uguali
,
tutti
appiattiti
.
Lama
in
televisione
parla
di
premiare
la
professionalità
.
Io
vorrei
che
Lama
venisse
qui
in
FIAT
e
stesse
a
Mirafiori
una
settimana
per
vedere
qual
è
la
realtà
.
Le
colpe
del
sindacato
sono
grandi
.
Si
è
servito
degli
elementi
più
accesi
per
prendere
un
certo
potere
dieci
anni
fa
.
Mi
va
bene
.
Avrei
fatto
così
anch
'
io
.
Ma
poi
il
sindacato
avrebbe
dovuto
liberarci
di
questi
elementi
e
non
c
'
è
riuscito
.
Anzi
,
gli
è
corso
dietro
.
No
,
non
sono
più
iscritto
al
sindacato
.
E
se
in
fabbrica
non
lo
critico
apertamente
,
è
solo
per
paura
.
Ho
degli
estremisti
in
squadra
e
non
voglio
finire
al
traumatologico
.
Però
non
pensi
che
io
sia
di
destra
.
Tutt
'
altro
.
Sono
ancora
giovane
.
Ho
un
diploma
.
Cerco
di
ragionare
e
ogni
giorno
leggo
due
giornali
,
la
«
Stampa
»
e
1'«Unità»
,
per
fare
il
confronto
.
Capisco
che
al
pugno
duro
di
una
volta
non
si
torna
più
,
era
ingiusto
e
comunque
oggi
sarebbe
impossibile
.
E
la
parola
«
intimidire
»
mi
fa
paura
.
Per
troppi
anni
,
in
FIAT
,
l
'
operaio
è
stato
intimidito
.
Ma
adesso
quelli
che
vogliono
lavorare
,
e
sono
ancora
tanti
,
non
respirano
più
.
A
volte
c
'
è
da
esser
disperati
.
E
io
mi
domando
:
come
mai
nessuno
interviene
?
Poi
,
se
guardo
fuori
dalla
FIAT
,
mi
do
la
risposta
da
solo
:
ma
chi
mai
potrebbe
avere
l
'
autorità
per
intervenire
?
Mio
nonno
diceva
:
il
pesce
puzza
sempre
dalla
testa
.
E
la
testa
del
paese
è
marcia
.
Il
nostro
sistema
politico
fa
spavento
.
Per
spiegarmi
,
le
faccio
un
confronto
con
la
fabbrica
.
Se
devo
rimproverare
un
operaio
che
arriva
in
ritardo
,
dopo
le
sei
,
bisogna
che
io
stia
in
fabbrica
prima
delle
sei
.
Ma
se
mi
alzo
alle
sette
,
non
ho
più
i
titoli
per
richiamare
uno
al
suo
dovere
.
Così
è
per
Roma
.
Se
la
testa
del
Paese
non
si
mette
a
posto
,
non
ridiventa
pulita
e
non
fa
il
suo
dovere
,
che
cosa
si
può
pretendere
dalla
base
?
A
questo
punto
,
devo
chiudere
lo
sfogo
parlando
ancora
di
me
.
Per
prima
cosa
,
le
dico
che
Torino
ormai
mi
fa
paura
.
Non
voglio
più
abitare
a
Torino
.
Appena
potrò
,
me
ne
andrò
a
stare
via
.
La
seconda
cosa
è
che
anche
continuare
nel
lavoro
di
oggi
mi
fa
paura
.
Ma
perché
lo
chiamo
ancora
lavoro
?
Ogni
giorno
,
quando
entro
a
Mirafiori
,
mi
sembra
di
andare
ad
un
posto
di
combattimento
.
Chiederò
di
essere
trasferito
in
un
ufficio
.
Lo
hanno
già
fatto
altri
miei
colleghi
,
lo
farò
anch
'
io
.
Non
voglio
più
avere
responsabilità
.
Non
voglio
più
fare
il
capo
.
Voglio
solo
ubbidire
e
basta
.
Così
potrò
vivere
senza
rischiare
l
'
attentato
o
l
'
esaurimento
nervoso
.
Scriva
pure
che
ho
rifiutato
una
promozione
.
E
scriva
che
sono
prontissimo
a
rinunciare
ad
una
parte
della
paga
per
essere
più
sicuro
in
fabbrica
e
fuori
.
Subito
.
Da
domani
mattina
.
Mia
moglie
,
anzi
,
mi
spinge
a
lasciare
la
FIAT
.
Mi
dice
sempre
:
licenziati
,
io
lavoro
e
un
posto
poi
lo
troverai
.
Sono
quasi
pronto
a
fare
anche
questo
e
non
è
detto
che
non
lo
faccia
presto
.
Del
resto
,
che
gusto
c
'
è
a
rimanere
?
La
FIAT
è
un
ammalato
che
può
morire
da
un
giorno
all
'
altro
.
E
noi
stiamo
qui
a
guardarla
,
dirigenti
e
capi
,
tutti
impotenti
allo
stesso
modo
.
In
FIAT
non
comanda
più
nessuno
,
mentre
fuori
le
pistole
sparano
.
Detto
questo
,
è
detto
tutto
.
Mi
costa
confessarlo
.
Quando
sono
entrato
in
FIAT
vent
'
anni
fa
,
immaginavo
tutto
diverso
.
Oggi
credo
di
avere
ancora
molto
equilibrio
,
ma
mi
sento
un
uomo
colpito
da
un
'
umiliazione
continua
.
Sì
,
umiliato
è
la
parola
giusta
.
Umiliato
e
quasi
prigioniero
in
una
gabbia
,
la
gabbia
di
Mirafiori
.
Lei
penserà
che
sono
un
vigliacco
.
Ma
l
'
unico
desiderio
che
in
questo
momento
ho
è
quello
di
sottrarmi
all
'
umiliazione
e
di
uscire
dalla
gabbia
.
Uscire
e
poter
dire
,
finalmente
:
adesso
respiro
»
.
StampaQuotidiana ,
Il
popolo
di
Bologna
,
restituito
alla
libertà
,
al
supremo
bene
animatore
della
vita
civile
,
restituito
a
se
stesso
,
all
'
Italia
e
al
mondo
della
buona
volontà
e
della
giustizia
,
ha
manifestato
piena
consapevolezza
del
significato
umano
e
politico
dell
'
evento
.
Le
giornate
di
letizia
,
che
ognuno
si
era
promesse
nel
segreto
del
cuore
,
sono
venute
,
come
lo
scoppio
di
una
primavera
dello
spirito
più
luminosa
dell
'
aprile
che
fa
bella
la
terra
.
È
letizia
che
premia
la
fede
non
mai
affievolita
in
questo
ardente
popolo
che
ha
saputo
per
tanti
e
tanti
mesi
,
per
virtù
dei
suoi
figli
migliori
,
affrontare
le
orde
del
delitto
e
del
tradimento
,
e
tenerle
in
iscacco
,
intimidirle
,
punirle
.
È
letizia
di
un
popolo
che
nella
lotta
durissima
,
in
una
città
aspramente
colpita
dalla
guerra
,
ha
saputo
ritrovare
e
far
valere
la
legge
della
solidarietà
e
della
fraternità
,
quella
legge
che
per
quasi
un
quarto
di
secolo
,
sotto
l
'
oppressione
della
banda
nera
,
in
un
clima
di
violenza
,
di
menzogna
,
di
malcostume
e
di
malgoverno
,
sembrava
irrimediabilmente
perduta
,
sopraffatta
dagli
egoismi
,
guastata
per
sempre
dallo
scetticismo
e
dal
riaprirsi
di
tutte
le
piaghe
morali
che
il
Risorgimento
aveva
in
gran
parte
sanato
.
Il
movimento
patriottico
,
la
partecipazione
alla
guerra
contro
i
brutali
assertori
di
un
'
etica
ridotta
a
bassa
zoologia
,
la
lotta
contro
i
traditori
che
a
conclusione
delle
loro
forsennate
gesta
nazionalistiche
misero
la
patria
nelle
mani
del
tedesco
,
aiutando
questo
a
depredarla
e
a
tormentarla
,
hanno
dimostrato
che
i
sentimenti
generosi
del
Risorgimento
,
e
gli
ideali
politici
e
sociali
dei
tempi
nostri
,
sono
ben
vivi
negli
animi
degli
italiani
.
A
prezzo
di
lacrime
e
di
sangue
l
'
antirisorgimento
,
che
si
era
reincarnato
nella
bieca
figura
del
fascismo
,
anti
-
europeo
e
anti
-
umano
,
è
stato
vinto
.
Nel
giorno
della
liberazione
,
il
popolo
emiliano
ha
aperto
il
proprio
animo
:
ai
combattenti
alleati
ha
fatto
conoscere
il
suo
vero
sentimento
,
con
manifestazioni
in
cui
la
gentilezza
è
stata
pari
allo
slancio
;
ed
essi
hanno
sentito
la
sincerità
di
tali
accoglienze
appassionate
.
Ora
questi
valorosi
stanno
continuando
la
lotta
contro
le
armate
della
sopraffazione
,
le
quali
si
aggrappano
disperatamente
al
terreno
senza
poter
evitare
i
colpi
che
riusciranno
decisivi
.
Esse
hanno
la
sorte
segnata
:
saranno
distrutte
.
Ma
nessuno
pensi
a
minimizzare
le
difficoltà
che
devono
ancora
essere
affrontate
dall
'
esercito
alleato
per
infrangere
le
residue
linee
tedesche
degli
Appennini
e
per
superare
gli
apprestamenti
difensivi
lungo
il
Po
.
Si
sa
che
le
divisioni
nemiche
messe
in
campo
sul
fronte
,
italiano
formano
uno
dei
migliori
nuclei
tra
quelli
agguerriti
rimasti
alla
Wehrmacht
.
Ed
esse
obbediscono
al
fosco
verbo
hitleriano
che
le
spinge
alla
resistenza
fanatica
.
Ma
la
loro
sorte
,
ripetiamo
,
è
segnata
,
perché
ormai
quelle
armate
combattono
senza
aver
la
possibilità
di
ritirarsi
dall
'
Italia
,
ben
sapendo
di
dover
pagare
a
caro
prezzo
anche
il
ripiegamento
dietro
il
Po
,
esposte
come
sono
ai
massicci
attacchi
dell
'
aviazione
alleata
,
la
quale
ha
l
'
assoluto
dominio
del
cielo
.
Alla
battaglia
gigantesca
il
popolo
bolognese
ha
dato
un
prezioso
contributo
,
con
l
'
azione
delle
formazioni
patriottiche
.
Ma
la
battaglia
è
passata
e
la
luce
della
libertà
è
risorta
:
oggi
il
popolo
ha
da
guardare
verso
altri
obiettivi
,
ha
da
indirizzare
il
proprio
patriottico
impegno
verso
altri
compiti
:
ha
da
iniziare
senza
porre
tempo
in
mezzo
l
'
opera
di
ricostruzione
.
Riprendere
il
lavoro
,
bisogna
.
Il
cittadino
,
restituendosi
al
lavoro
dimostrerà
nella
guisa
più
concreta
il
suo
attaccamento
alla
riconquistata
libertà
,
la
sua
fede
nell
'
avvenire
della
democrazia
italiana
,
il
suo
senso
civico
e
l
'
amore
stesso
per
la
illuminata
giustizia
.
E
inoltre
agevolerà
il
funzionamento
del
Governo
Militare
Alleato
,
indispensabile
per
la
immediata
ripresa
dell
'
amministrazione
della
cosa
pubblica
.
Gli
autentici
patrioti
intenderanno
,
indubbiamente
,
i
doveri
imposti
dalle
eccezionali
circostanze
;
essi
riusciranno
a
frenare
il
loro
legittimo
sdegno
verso
gli
abbietti
servi
dei
nazisti
,
e
sapranno
confidare
nella
giustizia
che
avrà
corso
con
inflessibile
severità
.
E
con
la
giustizia
torna
anche
il
rispetto
alla
verità
,
fondamento
della
vita
morale
.
Finita
l
'
oppressione
nazista
è
finito
anche
il
giornalismo
fascista
,
falsificatore
,
strumento
di
faziosi
,
organizzato
per
la
quotidiana
manomissione
della
verità
.
Oggi
,
con
questo
foglio
,
modesto
come
impongono
le
contingenze
,
il
giornalismo
in
Bologna
torna
ai
suoi
veri
compiti
per
essere
specchio
fedele
degli
avvenimenti
,
portavoce
della
città
e
della
regione
,
aperto
ad
ogni
autentica
voce
della
risorgente
democrazia
,
ad
ogni
parola
che
riveli
senso
di
responsabilità
.
perché
libertà
e
democrazia
non
si
disgiungono
da
un
vigile
senso
di
responsabilità
.
StampaQuotidiana ,
Mosca
,
domenica
sera
-
Una
platea
piena
di
ragazzine
coi
fiocchi
rossi
alle
trecce
,
i
collettini
bianchi
di
pizzo
,
i
grembiuli
marron
con
gli
orli
ondulati
;
è
la
tenuta
delle
scolare
,
e
dapprincipio
mi
sembra
d
'
esser
piombato
in
pieno
Ottocento
,
poi
m
'
accorgo
di
come
sono
vive
e
spontanee
le
ragazze
in
questo
vestito
,
e
capisco
che
qui
non
si
possono
classificare
i
costumi
con
una
data
come
da
noi
,
qui
si
cerca
per
ogni
cosa
la
foggia
che
sembra
più
naturale
e
ci
si
ferma
su
quella
,
senza
le
nostre
inquietudini
.
Siamo
al
teatro
dei
ragazzi
,
che
è
a
fianco
del
Bolsciòi
,
e
dà
rappresentazioni
solo
per
i
giovanissimi
,
tutte
le
sere
,
con
una
compagnia
di
bravi
attori
giovani
e
anziani
,
specializzati
in
questo
genere
di
spettacoli
.
Stasera
danno
una
commedia
per
giovinette
dall'8a
alla
10a
classe
:
I
suoi
amici
di
Rosov
.
È
la
storia
d
'
una
ragazza
sovietica
che
perde
la
vista
che
le
compagne
e
i
compagni
salvano
dalla
disperazione
,
finché
un
'
operazione
non
le
rende
la
luce
.
L
'
intento
educativo
del
dramma
pare
rivolto
più
verso
i
genitori
che
verso
i
ragazzi
,
ossia
:
si
rivolge
ai
ragazzi
perché
essi
si
formino
una
coscienza
sul
problema
dei
genitori
!
Infatti
i
problemi
in
primo
piano
sono
i
rapporti
della
ragazza
coi
genitori
distanti
e
distratti
(
la
ragazza
dapprima
nasconde
loro
l
'
indebolimento
dei
suoi
occhi
e
i
genitori
vedendola
triste
pensano
a
dispiaceri
sentimentali
)
,
i
rapporti
degli
altri
compagni
con
le
proprie
famiglie
,
il
legame
tra
scuola
sovietica
e
genitori
,
l
'
attenzione
che
gli
insegnanti
pongono
alla
situazione
degli
allievi
in
famiglia
,
la
funzione
del
Komsomol
nella
vita
individuale
dei
ragazzi
.
L
'
azione
e
i
personaggi
hanno
un
accento
di
verità
documentaria
:
e
l
'
interesse
dello
spettacolo
per
noi
è
anche
nella
testimonianza
dei
costumi
sovietici
,
visti
nei
loro
problemi
individuali
,
nei
loro
rapporti
sentimentali
,
ecc.
È
un
teatro
educativo
che
mi
sembra
non
indulgere
alla
retorica
caramellosa
che
siamo
abituati
a
considerare
inevitabile
in
queste
cose
.
E
mi
piace
vedere
come
gli
attori
impersonino
figure
di
giovani
sovietici
quali
se
ne
incontrano
tutti
i
giorni
,
facendone
tanti
tipi
caratteristici
:
una
protagonista
adolescente
dalla
faccia
molto
bella
e
forte
,
dallo
sguardo
doloroso
(
un
volto
che
mi
aspetto
di
rivedere
presto
sullo
schermo
)
,
la
studentella
che
mette
sempre
bocca
dappertutto
,
il
ragazzo
taciturno
e
timido
ma
pieno
di
doti
,
quello
svelto
e
un
po
'
confusionario
,
tutto
un
catalogo
di
giovani
russi
che
mi
par
sempre
di
riconoscere
.
Andiamo
a
salutare
gli
attori
,
quanto
mai
semplici
e
simpatici
,
guidati
da
un
anziano
premio
Stalin
.
Gli
spettacoli
sono
differenziati
in
tre
tipi
,
a
seconda
dell
'
età
dei
ragazzi
cui
sono
dedicati
.
Il
repertorio
comprende
drammi
educativi
,
fiabe
e
classici
.
Stanno
preparando
una
rappresentazione
per
ragazzi
di
Romeo
e
Giulietta
.
Abbiamo
visitato
,
in
questi
giorni
,
diversi
istituti
scolastici
.
Dalle
brevi
interviste
che
facciamo
agli
studenti
,
attraverso
gli
interpreti
,
possiamo
definire
qualche
caratteristica
della
gioventù
sovietica
.
Prima
tra
queste
:
l
'
orgoglio
di
poter
decidere
del
proprio
avvenire
,
sia
i
ragazzi
che
le
ragazze
.
Liuba
Kusnizova
,
di
16
anni
,
allieva
del
l
°
anno
della
scuola
professionale
elettrotecnica
,
ha
scoperto
il
suo
interesse
per
l
'
elettricità
alla
scuola
media
.
Chiediamo
se
col
diploma
che
prenderà
intende
impiegarsi
in
un
'
industria
.
Risponde
:
«
No
,
continuerò
a
studiare
in
un
altro
istituto
,
ma
ora
m
'
interessa
prendere
il
diploma
d
'
elettrotecnica
»
.
Il
suo
stipendio
d
'
allieva
di
1°
anno
non
è
alto
,
ma
suo
padre
e
sua
madre
lavorano
entrambi
come
operai
e
guadagnano
bene
.
Ha
tre
fratelli
minori
che
vanno
a
scuola
e
all
'
asilo
.
I
posti
più
ambiti
dei
giovani
sono
ora
i
«
cantieri
del
comunismo
»
.
Aleksei
Liudimov
,
anch
'
egli
di
16
anni
,
del
1°
corso
e
figlio
d
'
operai
,
racconta
che
da
ragazzo
prese
una
forte
scossa
e
da
allora
decise
di
diventare
esperto
d
'
elettricità
.
Appena
diplomato
vuole
andare
a
lavorare
nei
cantieri
sul
Volga
o
sul
Don
.
Lavorando
,
continuerà
a
studiare
alle
scuole
serali
fino
a
diventare
ingegnere
.
È
appassionato
di
sci
e
d
'
atletica
leggera
.
Non
è
raro
incontrare
giovani
che
cambiano
vocazione
e
indirizzo
di
studio
.
Alla
facoltà
d
'
architettura
,
Edgar
Cucin
,
lettone
,
ci
racconta
che
allo
scoppio
della
guerra
andò
come
molti
studenti
della
sua
età
nei
colcos
a
sostituire
i
trattoristi
partiti
per
il
fronte
.
Poi
chiamato
alle
armi
fece
il
soldato
,
diventò
ufficiale
,
combatté
per
la
liberazione
della
Lettonia
e
fu
ferito
gravemente
.
Prima
della
guerra
voleva
studiare
matematica
;
ma
dopo
aver
visto
le
distruzioni
della
guerra
s
'
iscrisse
alla
facoltà
di
architettura
.
L
'
attività
svolta
in
guerra
ha
gran
parte
nel
racconto
delle
vite
sia
dei
giovani
che
delle
ragazze
.
In
una
clinica
universitaria
interroghiamo
una
bellissima
dottoressa
,
Tatiana
Leonova
.
La
guerra
è
scoppiata
due
giorni
dopo
che
aveva
finito
la
scuola
media
,
a
Stalinogorsk
.
Andò
a
lavorare
alle
costruzioni
di
difesa
di
Smolensk
,
sotto
i
bombardamenti
.
Nell
'
autunno
del
1941
entrò
volontaria
nell
'
Esercito
,
e
diventò
«
istruttore
medico
»
di
plotone
,
poi
radiologa
,
e
insieme
segretaria
nel
Komsomol
del
suo
battaglione
.
Nel
1943
si
iscrisse
al
P.C.
Finita
la
guerra
studiò
all
'
Istituto
Superiore
di
Medicina
e
diventò
chirurgo
.
Ora
è
ordinaria
in
questa
clinica
.
Spesso
s
'
incontrano
studenti
non
più
tanto
giovani
,
che
sono
passati
già
attraverso
una
vita
di
lavoro
.
Al
Conservatorio
di
Mosca
intervistiamo
Vladimir
Filippov
,
ex
colcosiano
di
31
anni
,
che
usufruisce
di
uno
«
stipendio
Stalin
»
(
lo
stipendio
più
alto
,
assegnato
al
miglior
studente
d
'
ogni
corso
)
.
Lavorò
fino
a
16
anni
in
un
colcos
coi
genitori
,
poi
operaio
in
un
'
officina
,
poi
fece
la
guerra
e
fu
ferito
tre
volte
.
Dopo
la
guerra
è
entrato
in
Conservatorio
,
alla
facoltà
di
canto
.
Al
Conservatorio
di
Mosca
:
grasse
maestre
di
canto
che
parlano
francese
e
somigliano
alle
nobildonne
emigrate
che
si
conoscono
da
noi
,
ma
hanno
l
'
«
ordine
di
Lenin
»
appuntato
sull
'
ampio
seno
;
trepide
giovinette
dallo
sguardo
intelligente
sfoggiano
l
'
italiano
dei
libretti
d
'
opera
;
ragazzi
dall
'
aria
riflessiva
e
testarda
;
giovani
armeni
,
kirghisi
,
baskiri
,
ecc.
e
anche
coreani
.
In
ogni
istituto
scolastico
,
dovunque
c
'
è
un
'
aula
,
un
corridoio
,
un
atrio
,
una
parete
,
là
ci
sono
ritratti
d
'
uomini
illustri
:
poeti
,
scrittori
,
musicisti
,
rivoluzionari
,
scienziati
.
Nessun
popolo
ha
un
così
vistoso
culto
del
proprio
passato
.
Ogni
aula
dell
'
istituto
d
'
elettrotecnica
è
adorna
di
ritratti
degli
scienziati
russi
d
'
ogni
disciplina
.
La
parrucca
illuministica
di
Lomonosov
e
la
barba
biblica
di
Mendelejev
sono
riconoscibili
sopra
tutti
.
Ma
non
ci
sono
soltanto
i
russi
:
da
Galvani
a
Volta
(
anche
più
su
:
da
Galeno
e
da
Archimede
)
a
Eva
Curie
,
tutta
la
scienza
umana
è
rappresentata
.
Nelle
scuole
il
ritratto
di
Puskin
è
frequente
quasi
quanto
quelli
di
Lenin
e
Stalin
.
C
'
è
pieno
di
Tolstoj
,
e
poi
di
Gogol
,
di
Turgheniev
,
di
Krilov
,
di
Lermontov
,
di
Nekrasov
,
di
Saltikov
-
Scedrin
,
e
anche
di
Dostojevski
malgrado
che
in
Occidente
vi
sia
chi
dica
che
l
'U.R.S.S
.
l
'
ha
dimenticato
e
condannato
senz
'
appello
.
Moltissimo
Gorki
,
naturalmente
,
e
anche
moltissimi
Maiakovski
.
Scruto
l
'
inquieto
sguardo
del
poeta
,
così
crudamente
contemporaneo
,
come
a
chiedergli
se
per
caso
non
si
trovi
a
disagio
,
incorniciato
solennemente
in
mezzo
a
tanti
classici
,
ma
mi
pare
che
mi
risponda
di
no
,
perché
non
c
'
è
cosa
più
grande
cui
un
poeta
d
'
avanguardia
possa
aspirare
,
che
di
diventare
un
grande
classico
popolare
.
Il
grande
amore
che
i
sovietici
manifestano
per
Cechov
,
l
'
incontrare
dappertutto
la
sua
mite
barbetta
,
il
sottile
lampo
dei
suoi
occhi
dietro
le
lenti
del
pince
-
nez
,
mi
riempie
di
gioia
.
Qui
i
ragazzi
delle
scuole
medie
studiano
Cechov
come
un
classico
;
da
noi
i
classici
«
scolastici
»
più
moderni
sono
Carducci
,
D
'
Annunzio
...
Sto
per
scivolare
su
una
china
di
riflessioni
melanconiche
,
ma
interrompo
il
corso
di
tali
pensieri
,
accorgendomi
che
«
non
è
così
che
va
impostata
la
questione
»
.
Infatti
i
sovietici
ci
insegnano
soprattutto
a
valorizzare
la
cultura
patria
,
a
guardarla
sempre
criticamente
ma
a
non
rifiutarla
mai
.
StampaQuotidiana ,
Dalla
frontiera
cambogiana
,
febbraio
.
Testimonio
,
dopo
aver
attraversato
i
campi
dei
rifugiati
cambogiani
,
con
i
«
medici
senza
frontiere
»
,
nella
«
Marcia
perché
sopravviva
la
Cambogia
»
,
del
più
grande
orrore
umano
,
dopo
Treblinka
e
Auschwitz
.
Il
genocidio
del
popolo
khmero
:
da
sette
milioni
,
recensiti
nel
'71
,
i
khmeri
superstiti
sono
tra
i
due
e
i
tre
milioni
.
L
'
olocausto
è
avvenuto
in
tre
ondate
successive
.
Nella
prima
fase
,
durante
la
guerra
che
aveva
opposto
gli
americani
e
i
«
lon
nol
»
ai
khmeri
rossi
,
ne
era
stato
massacrato
un
milione
.
Poi
lo
sterminio
è
avvenuto
in
altre
due
fasi
successive
.
Sotto
il
regime
di
Pol
Pot
,
tra
il
1975
e
il
1979
,
allorché
un
terzo
della
popolazione
è
scomparso
nelle
esecuzioni
sommarie
,
i
lavori
forzati
,
la
carestia
.
E
infine
,
la
terza
fase
succeduta
alla
follia
sanguinaria
dei
polpottiani
:
l
'
esercito
vietnamita
,
che
entra
a
Pnom
Penh
,
i17
gennaio
'79
,
dopo
una
guerra
lampo
,
cominciata
il
25
dicembre
'78
,
salutato
in
un
primo
momento
come
liberatore
dal
popolo
martirizzato
,
diventa
subito
l
'
occupante
:
preda
,
uccide
,
affama
,
requisisce
.
Il
Vietnam
vuole
la
terra
cambogiana
,
una
volta
detta
«
la
risaia
dell
'
Asia
»
,
e
non
sa
che
farsene
dei
cambogiani
da
nutrire
.
Questa
è
anche
una
guerra
alimentare
.
Comincia
il
grande
esodo
dei
contadini
,
la
marcia
per
sfuggire
alla
morte
,
attraverso
le
foreste
,
sotto
gli
spari
dell
'
artiglieria
che
l
'
insegue
.
Adesso
,
al
confine
della
Cambogia
,
in
terra
thailandese
,
si
ammassano
500
mila
khmeri
.
C
'
è
chi
dice
che
siano
700
mila
.
Percorrono
una
sorta
di
Stato
cuscinetto
,
fatto
di
membra
umane
,
di
avanzi
del
popolo
khmero
,
su
alcune
decine
di
ettari
di
fango
nauseabondo
.
Visito
i
campi
di
Sa
-
Kaeo
(
trentamila
khmeri
rossi
)
e
di
Khao
I
Dang
(
centoventimila
khmeri
serei
)
.
Questi
fuggiaschi
non
appartengono
politicamente
a
nessuno
.
Non
hanno
lo
statuto
dei
profughi
,
perché
il
governo
thailandese
non
riconosce
la
Convenzione
di
Ginevra
.
Sono
letame
umano
.
Al
di
fuori
dei
campi
ufficiali
,
è
ancora
peggio
.
Una
folla
di
morti
-
vivi
che
fuggono
,
o
sono
evacuati
dalle
truppe
vietnamite
,
quando
il
cibo
manca
.
Allora
,
la
folla
delirante
degli
affamati
è
definita
dai
viet
«
anticomunista
»
,
e
cacciata
.
Gli
«
anticomunisti
»
mi
raccontano
che
tutte
le
strade
della
Cambogia
sono
minate
dall
'
esercito
,
e
che
per
loro
«
il
sentiero
più
sicuro
è
quello
dei
cadaveri
»
.
Non
capisco
.
Mi
spiegano
allora
che
spesso
marciano
su
chilometri
di
corpi
in
putrefazione
uccisi
durante
l
'
avanzata
dei
vietnamiti
,
per
non
saltare
sulle
mine
.
Si
salvano
corrompendo
con
pezzetti
d
'
oro
gli
sbarramenti
dei
viet
e
poi
quelli
dei
thailandesi
.
Chi
ha
un
po
'
di
oro
,
anche
solo
un
dente
da
strapparsi
,
sopravvive
.
Sono
venduti
due
volte
,
dai
soldati
del
Vietnam
e
da
quelli
della
Thailandia
,
alla
frontiera
.
Adesso
la
più
grande
città
cambogiana
non
è
più
Pnom
Penh
,
ma
Khao
I
Dang
,
il
campo
dove
si
ammassano
120
mila
profughi
.
Mi
apro
la
strada
fra
i
detriti
del
popolo
khmero
.
Questi
sono
tutti
khmeri
serei
,
ovvero
cambogiani
che
non
stanno
né
coi
vietnamiti
né
con
i
khmeri
rossi
.
Invece
,
a
Sa
-
Kaeo
(
che
vuoi
dire
lago
di
vetro
)
sono
rinchiusi
solo
i
khmeri
rossi
-
27
mila
esattamente
-
dietro
il
filo
spinato
dei
recinti
.
All
'
ingresso
,
una
scritta
campeggia
:
«
Ci
scusiamo
per
il
vostro
disagio
,
ma
l
'
ordine
e
la
disciplina
sono
segni
di
civiltà
»
.
È
un
campo
prigione
.
I
profughi
khmeri
rossi
stanno
accosciati
o
ritti
,
come
bestiame
,
con
gli
occhi
vuoti
ci
osservano
da
dietro
il
recinto
.
Mi
rifugio
con
Joan
Baez
,
che
fa
parte
della
Marcia
,
dentro
una
capanna
dell
'
UNICEF
,
mentre
crepitano
le
cineprese
dei
fotoreporters
,
delle
TV
dell
'
Occidente
.
Filmano
,
fotografano
il
più
grande
spettacolo
del
mondo
:
la
cantante
Baez
e
l
'
attrice
Liv
Ullman
,
idoli
della
società
dello
spettacolo
,
a
fianco
della
puzzolente
melma
cambogiana
.
Sembra
una
consegna
di
Oscar
.
I
fotoreporter
chiedono
alle
dive
di
prendere
in
braccio
i
bambini
profughi
per
il
coltivatore
dell
'
Oklahoma
o
l
'
intellettuale
di
Manhattan
,
sembra
lo
spettacolo
con
le
girls
di
Apocalypse
Now
.
Dico
a
Joan
Baez
:
«
Come
sopportare
questa
contaminazione
tra
show
e
morte
?
»
.
Lei
risponde
:
«
È
necessario
,
perché
il
mondo
sappia
»
.
Forse
,
ha
ragione
lei
.
Ma
poi
ci
separiamo
.
Fuggo
via
,
lontano
dall
'
occhio
implacabile
delle
televisioni
e
del
mondo
civilizzato
.
Trovo
un
interprete
del
campo
,
un
thailandese
,
lo
scongiuro
di
aiutarmi
,
e
mi
spingo
ai
bordi
di
Sa
-
Kaeo
.
Attraverso
cunicoli
infetti
che
sono
strade
,
budelli
neri
su
cui
si
affacciano
bicocche
costruite
con
i
legni
delle
casse
degli
aiuti
.
Le
mosche
e
le
zanzare
formano
cortine
brune
.
All
'
ombra
,
stanno
larve
di
donne
,
immote
,
incrostate
di
polvere
,
le
sopravvissute
alla
lunga
marcia
.
Non
si
occupano
dei
figli
,
come
le
madri
normali
.
O
forse
non
ne
hanno
più
.
Le
famiglie
sono
state
smembrate
da
Pol
Pot
prima
,
e
poi
durante
la
fuga
.
È
un
popolo
che
si
cerca
senza
posa
.
Le
madri
cercano
i
figli
,
i
figli
le
madri
o
i
padri
.
In
una
baracca
più
ampia
trovo
una
folla
agitata
,
in
coda
,
che
reca
piccole
foto
all
'
ufficio
«
Ricerca
»
.
Ve
ne
sono
decine
nei
campi
di
questi
uffici
.
Le
foto
vengono
affisse
al
muro
.
Sono
vecchie
foto
di
gente
sorridente
,
davanti
a
un
tempio
,
una
famiglia
,
due
bambini
,
una
donna
fotografata
in
una
strada
di
Pnom
Penh
.
Con
un
megafono
,
gli
organizzatori
girano
il
campo
:
conoscete
una
famiglia
con
questo
nome
,
riconoscete
un
bambino
di
otto
anni
capitato
qui
senza
madre
?
Sbuco
,
di
colpo
,
davanti
a
una
pagoda
buddista
,
costruita
dieci
giorni
orsono
con
tavolacci
,
in
fondo
al
campo
.
I
bonzi
dalle
teste
rasate
sono
giunti
dai
dintorni
,
e
pregano
in
silenzio
,
vestiti
di
giallo
,
sola
macchia
di
colore
nel
grigio
-
nero
implacabile
.
I
khmeri
rossi
convertiti
al
buddismo
indossano
una
maglia
gialla
.
Un
centinaio
di
fedeli
gremisce
il
tempio
.
Molti
giovani
.
Magari
sono
stati
torturatori
,
assassini
agli
ordini
di
Pol
Pot
,
artefici
sanguinari
delle
fosse
comuni
.
Ora
subiscono
una
crisi
mistica
,
mi
dice
un
medico
.
Mi
accettano
fra
loro
.
Il
tempio
diventa
una
platea
che
interrogo
.
Viene
designato
per
rispondere
,
o
trasmettere
le
risposte
del
pubblico
,
l
'
uomo
più
rispettato
,
perché
più
vecchio
,
51
anni
.
Si
chiama
Ne
Tai
,
è
un
operaio
di
Takeo
,
che
ha
lasciato
la
Cambogia
nel
gennaio
del
'96
,
dopo
l
'
invasione
vietnamita
.
«
Avete
cambiato
opinione
su
Pol
Pot
?
»
.
Rispondono
:
«
Non
siamo
mai
stati
per
Pol
Pot
»
,
e
Ne
Tai
:
«
Pol
Pot
voleva
farmi
uccidere
perché
ero
religioso
»
.
«
Allora
,
siete
fuggiti
dai
khmeri
rossi
o
dai
vietnamiti
?
»
.
«
Gli
uni
e
gli
altri
»
.
«
Chi
è
più
feroce
?
»
.
«
Lo
sono
allo
stesso
modo
ambedue
»
.
«
Chi
ha
ucciso
di
più
?
»
.
Uno
dice
:
«
I
vietnamiti
ammazzano
più
dei
polpottiani
»
.
Un
altro
:
«
No
,
sono
tali
e
quali
»
.
«
In
Europa
,
si
dice
che
i
vietnamiti
vi
hanno
liberati
»
.
«
Noo
!
Il
Vietnam
ha
invaso
la
Cambogia
,
non
abbiamo
più
terra
»
.
«
Come
siete
arrivati
qui
?
»
.
«
Abbiamo
traversato
le
montagne
,
le
foreste
,
i
fiumi
.
A
piedi
,
cercando
l
'
acqua
,
incalzati
dalle
truppe
.
Eravamo
a
decine
di
migliaia
sulle
strade
.
Quando
non
morivamo
per
carestia
,
morivamo
di
malaria
»
.
«
Avevate
armi
?
»
.
«
No
,
noi
siamo
il
popolo
.
Da
un
lato
c
'
è
il
popolo
,
dall
'
altro
la
forza
»
.
«
Siete
comunisti
?
»
.
«
Nooo
!
»
.
«
Chi
tra
voi
è
del
Partito
comunista
può
alzare
la
mano
?
»
.
Nessuno
alza
la
mano
.
«
Ma
allora
Pol
Pot
non
è
mai
esistito
?
»
.
«
Sì
,
ma
non
sappiamo
chi
è
comunista
ancora
e
chi
khmer
rosso
,
anche
se
ce
ne
sono
»
.
«
Avete
un
messaggio
da
affidarmi
per
gli
europei
?
»
.
«
Vogliamo
che
la
Cambogia
sia
pacificata
,
vogliamo
rientrare
.
I
vietnamiti
devono
andarsene
,
sono
l
'
invasore
»
.
«
Fareste
la
guerra
per
avere
la
pace
?
»
.
Quattro
o
cinque
dicono
:
«
Sì
,
vogliamo
riprendere
le
armi
»
.
Altri
:
«
Siamo
pronti
ad
andare
,
se
ci
aiutano
però
gli
altri
paesi
»
.
«
Ma
i
cinesi
non
sono
vostri
amici
?
»
.
«
Per
il
passato
sì
,
ma
ora
non
abbiamo
visto
i
cinesi
muoversi
per
cacciare
i
vietnamiti
»
.
Ne
Tai
dice
solennemente
:
«
Il
popolo
cambogiano
deve
sopravvivere
malgrado
le
sue
sciagure
»
.
Per
la
prima
volta
,
applaudono
tutti
,
adesso
.
Un
frastuono
che
somiglia
alla
speranza
.
«
Crediamo
solo
negli
organismi
internazionali
,
perché
soltanto
essi
potranno
regolare
íl
problema
.
La
Cambogia
è
troppo
piccola
,
è
morente
»
.
«
A
quale
leader
dareste
la
fiducia
?
»
.
«
Sihanouk
»
.
«
La
pace
verrà
se
ci
sarà
Sihanouk
»
.
«
Sihanouk
,
Sihanouk
»
ritmano
l
'
uno
dopo
l
'
altro
,
con
uniformità
appassionata
.
Ne
Tai
mi
segue
,
mentre
mi
allontano
.
Ora
,
scoppia
a
piangere
.
Ha
perduto
la
sua
dignità
di
capo
.
«
Che
Sihanouk
torni
al
più
presto
»
implora
.
«
È
un
'
opinione
personale
?
»
.
«
No
,
di
tutti
»
.
Qualche
ora
dopo
,
mi
ritrovano
.
Si
sono
consultati
:
chiedono
,
con
coraggio
,
una
cassetta
con
un
messaggio
di
Sihanouk
al
campo
di
Sa
-
Kaeo
.
E
le
lacrime
del
vecchio
continuano
a
scorrere
.
Mi
affidano
altre
lettere
,
da
imbucare
a
Parigi
.
A
quanto
pare
,
si
sono
assunti
gravi
responsabilità
politiche
,
parlandomi
a
questo
modo
.
Melo
spiega
un
'
infermiera
francese
,
Manaiek
Lanternier
.
A
Sa
-
Kaeo
,
la
disciplina
interna
è
dura
,
l
'
inquadramento
politico
dei
khmeri
rossi
esiste
,
ma
clandestino
.
Esso
è
guidato
da
Lim
,
uno
dei
cavalieri
dell
'
apocalisse
polpottiana
.
Per
un
caso
,
sono
la
sola
a
scovare
Lim
.
Egli
risponde
al
nome
di
Ta
(
zio
)
Khiang
On
Thiang
,
è
stato
capo
di
distretto
e
capo
di
divisione
sotto
Pol
Pot
.
Ha
32
anni
,
parla
francese
,
ma
a
me
dice
di
non
conoscerlo
.
Parla
come
un
dirigente
politico
,
anche
nel
suo
negare
tutto
.
Non
respinge
la
realtà
dei
massacri
compiuti
,
ma
ne
offre
la
versione
ufficiale
:
«
Chi
ha
ucciso
,
sotto
Pol
Pot
,
l
'
ha
fatto
per
ordine
dei
vietnamiti
,
restati
in
Cambogia
,
fin
dall
'
epoca
della
sconfitta
dei
francesi
,
nel
1954
.
Essi
continuavano
a
lavorare
per
il
Vietnam
.
I
ragazzi
di
15
anni
ammazzavano
,
è
vero
,
ma
gli
ordini
venivano
da
queste
spie
infiltrate
»
.
Chiedo
quanti
sono
i
khmeri
rossi
ancora
in
guerriglia
.
Alcuni
affermano
che
essi
stanno
subendo
una
rotta
definitiva
,
altri
che
ve
ne
sono
ancora
,
30
mila
,
armati
dai
cinesi
.
Alle
5.30
di
colpo
,
sul
campo
il
sole
si
spegne
,
come
una
candela
su
cui
si
soffi
.
Mi
accorgo
che
tutto
il
personale
,
medici
,
infermieri
,
insegnanti
,
abbandonano
questo
girone
infernale
,
per
ragioni
di
sicurezza
.
A
Sa
-
Kaeo
,
comincia
un
'
altra
vita
.
Avvengono
le
riunioni
notturne
.
I
rifugiati
litigano
fra
loro
sulla
distribuzione
del
cibo
.
Con
me
,
nel
tempio
,
hanno
affermato
:
«
Vi
sono
discriminazioni
nelle
razioni
.
A
seconda
di
chi
distribuisce
,
si
ricevono
razioni
più
abbondanti
,
per
le
amicizie
politiche
,
per
i
favoritismi
»
.
Un
inglese
,
Bondy
,
che
fa
il
medico
,
mi
narra
che
nella
notte
donne
e
bambini
vengono
violentati
in
tutti
i
campi
.
Un
'
infermiera
francese
mi
ha
fatto
conoscere
una
piccola
guerrigliera
khmera
rossa
di
18
anni
,
a
cui
Lim
ingiunge
di
riprendere
le
armi
per
rientrare
in
Cambogia
e
combattere
i
vietnamiti
.
Lei
ha
rifiutato
,
traumatizzata
per
il
sangue
versato
.
Piange
,
negli
incubi
notturni
.
Alcune
partigiane
khmere
rosse
raccontano
di
essere
state
violentate
dai
compagni
d
'
arme
.
Ora
ci
lasciamo
alle
spalle
la
notte
di
Sa
-
Kaeo
,
di
Khao
I
Dang
,
e
dei
campi
di
Khao
Larn
,
di
Kamput
.
Rientriamo
a
Aranya
Prateth
,
la
città
di
frontiera
,
e
ci
buttiamo
a
dormire
in
un
locale
detto
«
il
garage
»
,
su
un
materasso
per
terra
,
sotto
una
zanzariera
.
Ad
Aranya
Prateth
ci
incontriamo
con
la
febbre
dell
'
oro
.
Un
esercito
di
contadini
thailandesi
,
di
cinesi
,
di
cambogiani
,
si
sono
improvvisati
commercianti
,
furiosamente
avidi
.
Campano
sui
profughi
,
vendono
gli
aiuti
occidentali
,
e
le
frutta
,
gli
abiti
,
l
'
acqua
,
il
ghiaccio
,
biciclette
.
È
il
più
immenso
mercato
libero
del
mondo
,
la
corte
dei
miracoli
,
che
spunta
dovunque
,
magari
su
una
risaia
disseccata
.
Le
pattuglie
thailandesi
confiscano
tutto
,
oppure
vogliono
mille
bath
(
un
bath
corrisponde
a
50
lire
)
.
L
'
indomani
nel
campo
di
Khao
I
Dang
,
arrivando
a
quel
che
si
chiama
con
pompa
l
'
orfanotrofio
,
capisco
che
vuol
dire
un
viaggio
in
fondo
all
'
inferno
.
Vi
sono
2300
orfanelli
,
nel
campo
.
A
Sa
-
Kaeo
,
se
ne
contano
500
.
In
tutto
,
si
parla
di
11
mila
orfani
,
che
vanno
da
pochi
mesi
a
12
anni
,
disseminati
lungo
la
frontiera
.
Dal
mondo
esterno
arrivano
le
richieste
di
adozione
,
ma
l
'
Alto
commissariato
per
i
rifugiati
presso
l
'
ONU
dice
che
spetta
a
questa
infanzia
di
ripopolare
il
paese
,
essa
non
va
sradicata
.
Mi
sembra
del
tutto
assurdo
perché
sono
questi
bambini
i
più
traumatizzati
,
mortalmente
malati
.
Non
piangono
e
non
ridono
,
per
mesi
.
Mi
mostrano
Lo
,
il
ragazzo
dodicenne
che
ha
portato
sulle
spalle
il
padre
moribondo
,
fino
al
campo
,
per
seppellirlo
.
Ma
i
ragazzi
qui
sono
stati
anche
i
tremendi
protagonisti
del
male
.
Quest
'
apocalisse
,
per
la
prima
volta
nella
storia
ha
avuto
come
attori
i
ragazzi
,
forse
i
fratelli
di
questi
orfani
.
Pol
Pot
aveva
issato
i
bambini
al
vertice
della
gerarchia
,
perché
rappresentavano
una
«
pagina
bianca
»
nella
storia
.
Voleva
capi
senza
passato
,
quindi
fanciulli
,
che
dirigessero
con
potere
assoluto
le
Comuni
,
in
cui
egli
aveva
spartito
il
paese
,
cancellando
villaggi
e
città
.
Anche
Pnom
Penh
era
stata
svuotata
,
come
simbolo
di
corruzione
le
Comuni
andavano
da
400
a
4
mila
persone
.
A
Qhao
I
Dang
,
tra
i
khmeri
serei
,
uno
studente
mi
racconta
che
il
kanak
della
sua
Comune
,
ovvero
il
capo
,
il
duce
,
aveva
solo
12
anni
.
Cominciò
ad
ammazzare
allorché
gli
regalarono
un
orologio
e
gli
dissero
:
uccidine
tre
,
di
nemici
,
prova
.
E
lui
colpì
,
preciso
,
alla
nuca
.
Gli
diedero
tutti
i
poteri
.
Infatti
il
kanak
non
aveva
al
di
sopra
di
sé
nessuno
:
i
suoi
rapporti
erano
solo
con
Pol
Pot
,
al
quale
egli
poteva
anche
telefonare
.
Gli
adulti
,
i
vecchi
,
gli
intellettuali
tremavano
davanti
ai
bambini
.
Un
'
inversione
paradossale
delle
generazioni
.
Agli
intellettuali
,
i
ragazzi
cucivano
le
dita
col
filo
:
se
lo
spezzavano
,
erano
condannati
a
morte
.
Con
un
colpo
di
vanga
sul
cervelletto
,
per
non
sprecare
munizioni
.
Khin
Shkun
,
ex
studente
di
medicina
di
Kampong
Preach
,
è
il
superstite
di
undici
persone
,
una
famiglia
di
commercianti
.
Mi
racconta
che
non
tutti
i
kanak
erano
cattivi
,
e
che
vi
erano
anche
giovani
capi
buoni
,
che
non
uccidevano
.
Il
suo
kanak
aveva
14
anni
.
Egli
ha
scavato
per
suo
ordine
le
fosse
per
i
condannati
,
due
metri
di
larghezza
e
sessanta
di
lunghezza
.
Colpivano
con
una
mazza
di
bambù
alla
nuca
il
condannato
,
poi
gli
squarciavano
il
petto
col
coltello
,
e
gli
estraevano
la
bile
per
curare
la
febbre
gialla
,
ne
asportavano
il
fegato
per
mangiarlo
.
«
Dicono
che
ora
Pol
Pot
è
diventato
gentile
,
che
non
uccide
più
»
commenta
.
«
Ma
forse
è
là
,
dietro
le
montagne
di
Phnom
Chkat
»
e
fa
segno
col
dito
all
'
orizzonte
.
«
Ora
è
solo
capo
dell
'
esercito
,
e
non
più
del
partito
.
»
Prum
Saklon
,
che
era
maestra
,
afferma
che
Pol
Pot
odiava
le
intellettuali
,
e
le
aveva
eliminate
da
ogni
ufficio
,
gettandole
nei
campi
,
dove
lavoravano
nelle
risaie17
ore
al
giorno
.
Dopo
il
parto
avevano
una
settimana
di
riposo
e
poi
di
nuovo
al
lavoro
nelle
dighe
e
nei
campi
.
Nessuna
doveva
dire
di
saper
leggere
e
scrivere
.
Pol
Pot
prediligeva
solo
le
guerrigliere
.
I
kanak
avevano
in
odio
in
primo
luogo
i
maestri
di
scuola
.
«
Ma
allora
,
le
truppe
vietnamite
»
chiedo
«
vi
hanno
liberato
?
»
.
«
Lo
credevamo
anche
noi
,
quando
sono
arrivati
.
Poi
ci
siamo
accorti
che
loro
uccidono
meno
con
le
armi
ma
uccidono
ancora
di
più
con
la
fame
.
Fanno
una
scatola
di
riso
per
20-30
persone
.
Oppure
mettono
un
bacile
di
riso
in
mezzo
a
una
folla
,
e
ci
massacriamo
tra
noi
per
strapparne
un
boccone
.
Vogliono
distruggere
l
'
esistenza
stessa
del
popolo
khmero
.
E
popolare
la
Cambogia
di
vietnamiti
»
.
Che
avverrà
di
quel
che
sopravvive
del
popolo
khmero
?
Tra
due
mesi
,
quando
sarà
finito
il
magro
raccolto
di
gennaio
,
quel
che
resta
di
uomini
nella
Cambogia
è
destinato
a
morire
di
fame
.
Qui
son
tutti
d
'
accordo
.
L
'
artiglieria
vietnamita
avanza
,
bombardando
le
ultime
postazioni
dei
khmeri
rossi
.
E
sembra
pronta
a
prendere
in
una
tenaglia
i
campi
dei
profughi
,
con
le
sue
nove
divisioni
,
accampate
a
tre
chilometri
dalla
frontiera
.
Le
superpotenze
-
USA
,
URSS
,
Cina
-
non
alzeranno
un
dito
per
salvare
i
500
mila
relitti
,
alloggiati
in
questi
campi
,
tutto
sommato
,
bocche
in
meno
da
sfamare
.
Al
mattino
del
6
febbraio
,
la
nostra
pacifica
«
marcia
perché
la
Cambogia
sopravviva
»
prende
la
strada
del
ponte
Aranya
Prateth
,
che
segna
la
frontiera
con
la
Cambogia
,
seguita
da
camion
con
200
tonnellate
di
riso
,
e
carichi
di
medicinali
.
Siamo
150
persone
,
in
fila
indiana
,
scrittori
,
parlamentari
,
sindaci
,
intellettuali
,
attori
,
venuti
dall
'
America
e
dall
'
Europa
.
Bernard
-
Henry
Lévy
inalbera
su
una
lunga
asta
una
bandiera
bianca
che
vuole
essere
più
un
segno
di
pace
che
di
resa
.
In
testa
al
corteo
avanzano
i
generosi
«
medici
senza
frontiere
»
,
gli
organizzatori
della
marcia
,
che
chiedono
di
entrare
per
soccorrere
gli
ammalati
,
i
morenti
in
Cambogia
.
(
Nella
Cambogia
occupata
si
dice
che
restino
solo
40
medici
)
.
«
Iniziativa
funesta
,
incitamento
alla
rivolta
»
ha
detto
la
radio
di
Hanoi
per
stigmatizzare
la
marcia
.
«
Provocatori
,
operazione
ignobile
»
ha
scritto
«
l
'
Humanité
»
.
Oltre
il
ponte
,
una
decina
di
piccoli
soldati
vietnamiti
in
uniforme
verde
ci
scrutano
con
i
cannocchiali
,
da
dietro
la
trincea
.
Tre
delegati
della
marcia
avanzano
fino
a
metà
del
ponte
:
un
medico
francese
,
il
presidente
americano
del
«
Comitato
internazionale
per
i
rifugiati
»
,
una
donna
cambogiana
che
ha
perduto
i
figli
e
il
marito
.
Il
messaggio
è
gridato
,
oltre
la
frontiera
,
con
un
megafono
,
e
pronunciato
in
tre
lingue
,
francese
,
inglese
e
cambogiano
:
«
Soldati
viet
che
state
dall
'
altra
parte
,
davanti
al
lamento
degli
agonizzanti
,
al
cinismo
dei
potenti
,
siamo
venuti
a
portarvi
solidarietà
e
aiuti
»
.
Dall
'
altra
parte
,
risponde
un
silenzio
massiccio
,
assoluto
.
Consegniamo
,
allibiti
e
impotenti
,
i
camion
con
gli
aiuti
alla
Croce
Rossa
internazionale
.
Anche
se
la
marcia
non
salverà
certo
i
khmeri
dalla
morte
,
anche
se
noi
sembriamo
degli
ingenui
umanitari
,
tuttavia
,
almeno
,
attraverso
questa
testimonianza
nessuno
potrà
dire
,
come
avvenne
ai
tempi
del
nazismo
:
«
Noi
non
ne
sapevamo
nulla
»
.
StampaQuotidiana ,
Nelle
vie
di
Bologna
e
dei
paesi
sottratti
al
giogo
tedesco
sono
stati
affissi
due
proclami
del
Maresciallo
Alexander
,
Comandante
Supremo
Alleato
nel
Mediterraneo
,
Governatore
militare
,
recanti
le
disposizioni
emesse
dal
Governo
Militare
Alleato
per
affrettare
e
regolare
il
normale
svolgersi
della
vita
civile
nelle
zone
liberate
.
Il
primo
proclama
stabilisce
le
norme
giuridiche
riguardanti
l
'
istituzione
del
Governo
Militare
;
elenca
i
reati
in
danno
delle
Forze
Armate
Alleate
e
ne
commina
le
relative
pene
;
infine
istituisce
Tribunali
Militari
fissandone
la
giurisdizione
e
la
competenza
.
Il
secondo
proclama
tratta
la
circolazione
monetaria
,
i
cambi
,
il
razionamento
dei
viveri
,
la
fissazione
dei
prezzi
,
i
salari
e
le
leggi
e
decreti
in
materia
di
agricoltura
.
Le
norme
emanate
sono
state
suggerite
dalla
necessità
di
affrettare
la
totale
cacciata
delle
forze
tedesche
dal
suolo
d
'
Italia
e
la
restituzione
del
territorio
liberato
alla
giurisdizione
del
Governo
di
Roma
,
già
ristabilita
su
gran
parte
dell
'
Italia
.
Gli
scopi
saranno
tanto
più
rapidamente
conseguiti
quanto
maggiore
sarà
la
collaborazione
che
le
popolazioni
delle
zone
liberate
daranno
alle
forze
alleate
.
I
cittadini
sono
pertanto
tenuti
ad
aggiornarsi
su
tali
disposizioni
prestando
la
massima
attenzione
alle
norme
che
i
manifesti
riportano
estesamente
e
rispettandole
con
piena
coscienza
onde
dare
agli
Alleati
ancora
una
prova
del
fermo
desiderio
del
popolo
italiano
di
risorgere
come
Paese
libero
e
democratico
.
StampaQuotidiana ,
Mosca
,
lunedì
-
Alla
Biblioteca
Lenin
,
(
14
milioni
di
volumi
in
165
lingue
)
,
due
sale
sono
dedicate
ai
ragazzi
.
Ambienti
e
decorazioni
creano
un
'
atmosfera
di
giovinezza
(
ma
non
scolastica
)
tra
sale
tanto
austere
.
Nella
sala
dei
più
piccini
le
schede
del
catalogo
sono
illustrate
a
colori
.
Le
ragazze
della
delegazione
sono
andate
oggi
a
un
grande
laboratorio
di
moda
per
assistere
a
una
sfilata
di
modelli
.
(
Ogni
giorno
si
tengono
tre
sfilate
di
modelli
a
cui
assistono
complessivamente
un
migliaio
di
visitatori
)
.
I
modelli
più
belli
(
oltre
naturalmente
alle
pellicce
)
sono
i
paltò
.
Gran
varietà
d
'
abiti
da
mattino
,
da
pomeriggio
,
da
sera
.
La
sfilata
comprende
anche
modelli
di
pigiama
e
di
camicie
da
notte
,
inaspettatamente
ricchissimi
e
complicati
.
Sfilano
anche
modelli
per
uomo
e
per
bambino
.
In
U.R.S.S.
la
moda
femminile
,
meno
capricciosa
che
da
noi
,
trova
ogni
anno
la
sua
ispirazione
nei
costumi
popolari
d
'
un
popolo
sovietico
.
Quest
'
anno
,
vanno
molto
i
motivi
ucraini
;
e
alle
camicette
ricamate
,
ai
fazzoletti
ucraini
s
'
ispirano
parecchie
delle
toilettes
più
recenti
.
Le
sartine
e
le
indossatrici
hanno
stipendi
pressoché
uguali
,
sui
mille
rubli
.
Note
gastronomiche
.
Una
delle
cose
che
pensavo
fosse
più
difficile
abituarsi
,
era
la
quantità
e
la
qualità
dei
pasti
.
Invece
la
cucina
russa
è
molto
più
vicina
alla
nostra
di
quella
,
per
esempio
,
dell
'
Europa
centrale
,
(
il
bello
è
che
anche
i
cinesi
della
tavolata
vicina
alla
nostra
,
pare
che
la
pensino
come
noi
)
e
poi
,
sarà
il
clima
,
sarà
la
vita
movimentata
,
tre
pasti
giornalieri
,
con
almeno
tre
portate
di
carne
per
pasto
,
non
sono
mica
fuor
di
luogo
.
Così
ci
siamo
abituati
,
al
mattino
appena
alzati
,
a
metterci
a
tavola
per
un
vero
e
proprio
pasto
,
come
è
abitudine
generale
dei
sovietici
.
Questa
prima
colazione
,
al
nostro
albergo
,
consta
tra
l
'
altro
,
di
un
bicchiere
di
yogurt
,
tre
o
quattro
uova
,
pane
e
burro
,
lingua
,
prosciutto
,
insalata
russa
;
poi
una
pietanza
di
carne
con
contorno
,
e
poi
il
tè
(
o
caffelatte
o
cacao
)
con
paste
.
Il
desinare
è
verso
le
tre
o
le
quattro
:
la
prima
cosa
da
imparare
è
il
tenersi
leggeri
d
'
antipasti
e
non
credere
che
siano
già
il
pasto
vero
e
proprio
,
perché
poi
verrà
la
minestra
con
un
pezzo
di
carne
dentro
,
la
pietanza
,
la
frutta
e
il
gelato
.
(
I
sovietici
amano
í
gelati
più
dei
siciliani
,
e
li
mangiano
per
le
strade
anche
in
pieno
inverno
,
cosa
che
fece
molta
impressione
a
Churchill
,
durante
la
guerra
)
.
La
cena
è
molto
tardi
,
di
solito
dopo
Io
spettacolo
.
È
pressappoco
come
il
pranzo
;
solo
che
finisce
con
il
tè
o
col
cacao
.
Anche
l
'
altra
preoccupazione
che
avevo
:
che
i
russi
bevano
e
facciano
bere
a
tutto
spiano
,
s
'
è
dimostrata
senza
fondamento
.
A
parte
i
banchetti
importanti
,
in
cui
vino
e
vodka
sono
la
materia
prima
dei
numerosi
brindisi
,
la
nostra
delegazione
,
formata
tutta
di
giovani
parchi
e
temperanti
,
non
è
stata
forzata
a
tralignare
dalle
proprie
abitudini
.
Invece
dell
'
acqua
,
durante
i
pasti
si
bevono
molti
succhi
di
frutta
di
preparazione
industriale
:
succhi
di
albicocca
,
di
pesca
,
di
mela
e
naturalmente
d
'
ogni
altro
genere
.
Anche
nei
bar
o
nei
ricevimenti
pomeridiani
i
succhi
di
frutta
sono
molto
usati
.
Dal
barbiere
dell
'
albergo
Mosca
.
Una
parrucchiera
paffuta
e
appetitosa
mi
taglia
í
capelli
mentre
la
radio
suona
canzonette
americane
del
Far
-
West
.
Sul
piano
della
toilette
il
libro
aperto
che
legge
tra
un
cliente
e
l
'
altro
,
un
libro
della
biblioteca
circolante
dell
'
albergo
.
V
.
Stepanovic
mi
dice
che
non
può
venire
a
teatro
con
noi
:
domani
è
il
compleanno
di
sua
moglie
e
vuole
andare
a
comprarle
qualche
gioiello
stasera
,
perché
domani
,
lunedì
,
i
negozi
sono
chiusi
.
Gli
dico
:
«
Domani
?
Toh
,
anch
'
io
compio
gli
anni
domani
»
.
E
ci
facciamo
gli
auguri
a
vicenda
.
Lunedì
Compire
gli
anni
a
Mosca
mi
riempie
di
allegria
,
e
mi
dispone
a
sguardi
retrospettivi
sulla
mia
vita
,
cosa
che
non
mi
capita
sovente
.
A
pranzo
,
vedo
che
i
compagni
sovietici
,
appena
saputo
del
compleanno
m
'
hanno
preparato
un
festeggiamento
degno
della
loro
magnifica
ospitalità
.
Dei
tanti
brindisi
,
il
più
bello
è
l
'
ultimo
,
di
V
.
Stepanovic
:
«
A
vostra
madre
»
.
V
.
Stepanovic
è
un
tipico
rappresentante
di
quello
spirito
che
è
caratteristico
dei
sovietici
ma
è
anche
molto
«
vecchia
Russia
»
,
fatto
di
una
cortesia
riserbata
ma
calorosa
,
che
ama
richiamarsi
agli
affetti
familiari
ma
sempre
senza
cadere
nella
lacrimosa
declamazione
che
usa
da
noi
in
queste
cose
,
quello
spirito
che
,
anche
nei
banchetti
ufficiali
,
dopo
tutti
gli
applauditi
toast
politici
,
si
manifesta
in
brindisi
più
semplici
:
«
Alla
salute
delle
vostre
famiglie
»
.
Della
generazione
cresciuta
durante
il
socialismo
e
che
ha
ora
raggiunto
la
trentina
,
V
.
Stepanovic
è
un
esempio
non
so
se
più
o
meno
tipico
,
ma
che
certo
dà
l
'
idea
di
una
civiltà
colta
e
serena
.
Dirigente
politico
preparato
e
rigoroso
,
membro
del
Comitato
centrale
del
Komsomol
,
ufficiale
combattente
in
guerra
(
ne
riportò
gravi
danni
fisici
,
ora
guariti
)
,
V
.
è
un
giovane
dall
'
allegria
spontanea
e
comunicativa
,
dalla
risata
irrefrenabile
,
dall
'
umorismo
e
dalla
voglia
di
scherzare
a
getto
continuo
.
Quel
giornalista
italiano
che
scriveva
che
i
russi
non
sanno
ridere
,
certo
non
ha
mai
incontrato
V
.
Stepanovic
.
La
sua
vita
è
divisa
tra
l
'
organizzazione
politica
in
cui
lavora
,
i
suoi
studi
storici
,
il
pianoforte
col
quale
accompagna
la
moglie
che
s
'
esercita
in
casa
al
suo
violoncello
per
i
concerti
.
La
domenica
va
a
caccia
:
ha
un
bel
setter
e
dei
buoni
fucili
a
ripetizione
.
D
'
estate
passa
le
ferie
al
mare
con
sua
moglie
in
una
località
della
Crimea
di
cui
sono
fedeli
ospiti
da
anni
.
(
Si
sa
che
in
U.R.S.S.
i
soggiorni
di
ferie
sono
gratis
per
tutti
,
nelle
case
di
riposo
a
disposizione
dei
sindacati
di
ogni
ministero
;
nella
casa
in
cui
va
V
.
ogni
estate
,
lui
non
paga
niente
;
ma
sua
moglie
che
dipende
da
un
altro
ministero
,
per
non
pagar
niente
dovrebbe
andare
in
una
casa
dei
suoi
sindacati
:
invece
va
col
marito
e
paga
il
50
per
cento
della
retta
normale
)
.
Quando
ha
un
momento
libero
,
V
.
tira
fuori
di
tasca
un
romanzo
di
Dumas
(
un
volumetto
rilegato
dell
'
edizione
Nelson
)
.
Dice
che
non
c
'
è
niente
di
meglio
di
Dumas
per
riposare
la
mente
e
insieme
tenersi
in
esercizio
col
francese
.
StampaQuotidiana ,
San
Salvador
.
Com
'
è
diversa
la
città
che
oggi
attraverso
,
dai
racconti
arrivati
nelle
nostre
case
.
I
morti
,
la
paura
...
Invece
questa
capitale
di
fiori
e
di
baracche
continua
a
mostrare
la
solita
pelle
tropicale
,
che
il
carnevale
ricopre
di
altri
colori
.
Stasera
,
la
strada
che
porta
al
mare
è
una
fila
di
macchine
che
si
sfiorano
con
la
pazienza
di
ogni
week
end
.
Le
scuole
riaprono
dopo
le
vacanze
d
'
inverno
e
grandi
manifesti
fanno
sapere
ai
genitori
quali
professori
certi
ginnasi
(
naturalmente
privati
)
sono
riusciti
ad
ingaggiare
.
«
Fidatevi
di
noi
!
»
Fidarsi
nella
scelta
dell
'
insegnante
di
latino
ha
l
'
aria
di
essere
l
'
unico
problema
del
Paese
.
Nel
mio
albergo
i
leones
(
sono
i
lions
)
fanno
festa
:
regalano
qualcosa
ad
un
ospedale
.
Sfogliando
i
giornali
,
sembra
che
tutte
le
ragazze
della
città
si
siano
messe
d
'
accordo
per
compiere
16
anni
durante
questo
fine
settimana
.
Nei
giardini
delle
belle
case
,
sotto
il
vulcano
,
si
ballerà
,
aspettando
il
mattino
.
La
gente
riempie
ogni
negozio
;
nei
ristoranti
non
c
'
è
posto
fino
a
notte
.
Si
discute
della
partita
che
il
Salvador
(
finalista
ai
Mondiali
)
gioca
contro
la
squadra
venuta
dal
Guatemala
.
Davvero
mi
trovo
nella
capitale
del
massacro
?
La
notizia
in
prima
pagina
è
scelta
con
gusto
diverso
dalle
nostre
di
questi
giorni
.
Racconta
di
un
contrabbandiere
fermato
alla
frontiera
,
con
una
merce
proibita
.
Nelle
sue
casse
c
'
erano
800
serpenti
.
Fuori
dall
'
aeroporto
gli
operai
stanno
montando
un
cartello
infinito
e
verde
:
«
Vieni
a
visitare
le
cascate
del
bosco
»
.
Per
muoversi
senza
problemi
ho
bisogno
di
una
lettera
che
spieghi
quale
curiosità
mi
spinge
a
cercare
la
gente
.
Deve
firmare
questo
permesso
il
colonnello
Gonzales
,
direttore
del
«
Comitato
de
Prensa
de
la
Fuerza
Militar
»
.
Così
entro
nella
cittadella
dello
stato
maggiore
.
Torrette
,
mitraglie
.
Il
pomeriggio
si
consuma
,
ma
Gonzales
non
arriva
.
Dal
meticcio
che
fa
la
guardia
voglio
sapere
:
come
mai
non
arriva
?
«
Forse
non
riesce
a
svegliarsi
...
»
Lo
dice
in
uno
sbadiglio
di
pace
.
Spunta
una
macchina
piena
di
musica
.
La
guida
una
bella
signora
dalle
trecce
raccolte
.
Ride
con
qualcuno
in
divisa
.
Fa
il
pieno
dalla
pompa
dell
'
esercito
e
subito
corre
felice
oltre
la
sbarra
delle
sentinelle
,
verso
il
traffico
che
non
dà
respiro
.
C
'
è
sempre
la
musica
nella
sua
macchina
.
Devo
dire
la
verità
:
non
mi
sembra
di
essere
chiuso
dentro
l
'
inferno
di
Fort
Apache
.
Ma
è
proprio
questa
la
città
dei
morti
?
Wallace
Nuting
,
generale
a
tre
stellette
,
che
da
Panama
comanda
le
forze
americane
dell
'
America
Latina
,
ieri
è
partito
da
qui
,
ripetendo
:
«
Non
ho
elementi
sicuri
,
ma
mi
pare
che
il
governo
riuscirà
a
piegare
la
guerriglia
.
La
situazione
,
per
ora
,
sembra
salda
nelle
sue
mani
.
Basta
vedere
come
si
vive
in
città
...
»
.
Sembrano
le
parole
giuste
per
la
serenità
che
questa
realtà
vuoi
far
trasparire
,
ma
è
un
gioco
di
specchi
,
di
piccoli
specchi
,
perché
le
realtà
sono
due
,
e
molti
segni
fanno
capire
come
siano
inquietanti
le
cose
,
nascoste
dietro
i
gesti
della
normalità
.
Già
all
'
aeroporto
i
poliziotti
sfilano
il
giubbone
militare
ad
un
fotografo
.
«
Perché
?
»
si
arrabbia
,
«
è
la
moda
...
»
Gli
rispondono
:
«
Fa
confusione
!
»
.
È
un
tipo
di
confusione
che
le
cronache
raccontano
:
al
chilometro
33
della
Panamericana
,
guerriglieri
con
casacca
verde
oliva
hanno
bloccato
il
traffico
.
Giù
la
gente
dalle
corriere
,
che
la
dinamite
brucia
in
un
minuto
.
Danno
economico
.
Disagio
al
potere
.
«
Giubbotti
verde
oliva
,
come
questo
...
»
Il
poliziotto
non
vuole
essere
preso
per
matto
.
I
giornali
insegnano
in
poche
righe
come
si
vive
dietro
il
carnevale
della
capitale
,
da
vendere
a
chi
passa
.
Una
fila
di
fotografie
ripropone
vecchi
dolori
.
«
Chi
ha
visto
questo
ragazzo
di
18
anni
,
catechista
dei
padri
Saveriani
,
scomparso
venti
giorni
fa
,
mentre
tornava
a
casa
?...»
«
Chi
ha
sentito
parlare
del
professor
Alvaro
Dubon
?...»
«
Manca
di
casa
il
signor
Ramon
García
...
»
Nelle
invocazioni
si
coglie
il
pudore
di
una
rassegnazione
strana
.
Gli
scomparsi
non
tornano
mai
...
Fra
un
giorno
,
fra
un
mese
,
in
un
cimitero
clandestino
,
un
corpo
stremato
dalla
tortura
potrà
forse
ricordare
il
ragazzo
che
la
madre
sta
cercando
.
Ed
è
questa
doppia
immagine
di
vita
e
di
paura
a
rendere
schizofrenica
,
ancora
prima
che
tremenda
,
la
dimensione
del
Salvador
.
L
'
albergo
dove
sono
arrivato
,
per
esempio
,
ricorda
tutti
gli
alberghi
di
una
realtà
violenta
:
Beirut
,
Amman
,
Saigon
.
Gli
ospiti
sono
soltanto
giornalisti
.
Un
commerciante
dall
'
ironia
esagerata
ha
venduto
magliette
traversate
da
una
scritta
:
«
Non
sparate
,
sono
giornalista
!
»
.
Nell
'
abitudine
,
il
dramma
degli
altri
diventa
un
gioco
per
chi
ne
è
testimone
.
Tutti
le
indossano
,
le
comprano
:
da
portare
a
casa
.
Per
non
sparire
,
si
ricoprono
le
automobili
di
scritte
che
avvertono
chi
è
nascosto
fra
le
piante
:
«
Aiutateci
nel
nostro
lavoro
...
»
.
Tutti
aiutano
.
Quando
si
prende
la
strada
della
guerriglia
,
i
posti
di
blocco
dell
'
esercito
si
aprono
con
la
lettera
del
colonnello
Gonzales
,
ma
anche
le
ombre
che
più
avanti
saltano
fuori
dietro
un
ponte
non
piantano
grane
.
Le
fotografie
,
le
interviste
.
Di
qua
e
di
là
ripetono
:
«
Vinceremo
»
.
La
guerriglia
sta
vincendo
la
battaglia
dei
nervi
.
Vuol
dimostrare
che
si
muove
come
vuole
.
Occupa
un
villaggio
.
Si
appropria
delle
carte
ufficiali
,
anche
economiche
.
Processa
i
funzionari
corrotti
.
Fucila
í
crudeli
.
Poi
,
se
ne
va
.
Quando
torna
l
'
esercito
,
la
liturgia
si
rovescia
.
Tocca
a
chi
è
stato
conciliante
con
i
ribelli
.
Ecco
i
massacri
.
Si
ammucchiano
i
figli
piccoli
ai
padri
.
Una
domanda
non
trova
risposta
:
perché
questo
andare
e
venire
,
se
tutti
sanno
che
chi
paga
con
la
vita
è
sempre
la
stessa
gente
?
Forse
l
'
orrore
della
crudeltà
del
nemico
viene
considerato
arma
vincente
.
C
'
è
chi
sicuramente
perde
.
Sempre
gli
stessi
.
Se
questa
è
la
guerra
-
spettacolo
che
si
racconta
nel
brontolio
di
un
'
indifferenza
internazionale
finalmente
finita
,
i
massacri
,
dunque
,
continuano
.
Muoiono
contadini
che
hanno
vissuto
nella
miseria
di
650
dollari
all
'
anno
,
loro
e
i
loro
figli
.
E
qui
i
figli
sono
tanti
.
Crescono
come
bestie
,
e
come
bestie
vengono
spulciati
.
Stasera
,
il
ministro
della
Sanità
è
apparso
in
TV
:
inaugura
l
'
operazione
disinfezione
dei
tugurios
,
che
sono
baracche
mescolate
all
'
immondizia
.
Mezza
città
.
Un
'
operazione
sfarzosa
,
ripresa
dalla
TV
.
Gli
elicotteri
bombardano
le
lamiere
dei
derelitti
con
una
pioggia
di
DDT
,
come
d
'
estate
,
quando
si
uccidono
le
zanzare
.
È
questo
il
Paese
che
si
sforza
di
vivere
,
continuando
a
morire
?
Per
i
russi
?
Per
gli
americani
?
I
campesinos
ridono
amaro
.
Non
sanno
nemmeno
perché
vengono
uccisi
:
nell
'
antica
storia
della
ferocia
politica
,
30
mila
morti
in
due
anni
hanno
spento
ogni
orrore
del
passato
.
La
voce
di
Duarte
,
presidente
civile
della
giunta
militare
,
torna
ogni
ora
alla
radio
.
«
Non
possiamo
negoziare
il
potere
con
nessun
terrorista
,
perché
il
potere
è
del
popolo
,
e
il
popolo
non
vuole
cederlo
a
gente
di
cui
non
si
fida
...
»
La
polemica
brucia
le
prossime
elezioni
,
annunciate
in
un
clima
da
repubblica
di
Salò
.
Per
le
elezioni
si
spara
.
Per
le
elezioni
crescono
i
massacri
.
Farle
o
non
farle
?
La
giunta
non
ha
dubbi
:
si
voterà
.
È
la
condizione
che
Reagan
pretende
rispettata
,
per
far
piovere
aiuti
.
Nei
caroselli
TV
lo
si
fa
capire
.
«
Vota
e
tutto
andrà
bene
»
dice
una
voce
.
L
'
immagine
mostra
pacchi
di
dollari
,
che
mani
affettuose
contano
,
per
la
gioia
di
chi
guarda
.
Ecco
la
legge
elettorale
,
che
per
la
prima
volta
impegna
l
'
ipotetica
democrazia
del
Paese
.
Regolamenti
strani
per
le
abitudini
del
nostro
mondo
.
Nessun
registro
con
i
nomi
di
chi
va
a
votare
.
Ognuno
deve
presentarsi
con
la
carta
d
'
identità
,
lascia
l
'
impronta
dell
'
indice
su
un
foglio
,
ed
entra
in
cabina
.
Tutto
qui
.
Non
è
nemmeno
obbligatorio
votare
nella
città
dove
si
risiede
.
Basta
il
posto
più
comodo
;
quel
certo
giorno
...
«
Così
c
'
è
chi
vota
non
so
quante
volte
!
Facile
cambiare
seggio
...
»
protestano
gli
oppositori
,
che
invitano
alla
diserzione
.
«
L
'
inchiostro
è
indelebile
.
Impossibile
fare
trucchi
.
»
Lo
slogan
«
il
dito
non
si
smacchia
»
è
la
sola
garanzia
concessa
da
questa
macchina
elettorale
.
Una
parte
degli
oppositori
(
clandestini
e
armati
)
avrebbe
voluto
entrare
nella
battaglia
delle
preferenze
.
Kean
Bleakeley
,
consigliere
americano
,
li
aveva
invitati
ad
inventare
qualcosa
.
«
Usate
gli
audiovisivi
.
Registrate
e
mandateli
per
posta
.
»
Invece
hanno
deciso
di
astenersi
.
La
regola
è
boicottare
,
eppure
,
non
è
sempre
andata
così
.
Una
voce
qui
racconta
la
storia
di
una
mediazione
italiana
.
La
voce
è
bene
informata
.
Ecco
come
sarebbero
andate
le
cose
.
Lo
scorso
autunno
,
mediatori
italiani
,
vicini
alla
DC
,
sarebbero
arrivati
in
Salvador
con
una
proposta
che
sembrava
l
'
uovo
di
Colombo
.
Per
accordi
tra
Paesi
industrializzati
,
l
'
Italia
dovrebbe
dedicare
una
quota
del
prodotto
nazionale
lordo
al
Terzo
Mondo
.
Il
Salvador
lo
è
:
per
disperazione
e
per
fame
.
Washington
fa
oggi
sospirare
un
appannaggio
di
50
milioni
di
dollari
,
gli
italiani
pare
ne
abbiano
offerti
addirittura
500
.
Cinquecento
milioni
di
dollari
disponibili
nel
momento
in
cui
la
giunta
e
la
guerriglia
si
accordino
per
elezioni
oneste
,
con
tutti
,
contro
tutti
,
ma
solo
a
parole
.
Anche
i
socialisti
di
casa
nostra
sembravano
contenti
.
A
questo
punto
il
ministro
degli
Esteri
Chavez
Mina
vola
in
Messico
per
discutere
con
gli
strateghi
della
guerriglia
,
stabilendo
un
contatto
che
í
militari
intransigenti
ritengono
ancora
sacrilego
.
I
massacri
finiscono
con
i
soldi
italiani
?
Avrebbero
dovuto
finire
con
elezioni
sensate
,
ma
íl
Fronte
di
Liberazione
pone
una
condizione
per
la
futura
società
:
la
rifondazione
dell
'
esercito
.
Rifondare
significa
cambiare
colonnelli
spietati
ed
intransigenti
,
i
duri
e
i
faccendieri
;
e
i
colonnelli
,
fiutando
il
pericolo
,
bruciano
l
'
ipotesi
.
Si
aggrappano
al
dogma
:
«
Con
la
guerriglia
non
si
tratta
»
.
Così
,
non
succede
niente
.
Il
Salvador
continua
a
battere
cassa
per
le
armi
,
mentre
il
contributo
italiano
resta
dov
'
era
:
poteva
servire
,
in
una
dimensione
straordinaria
,
a
rimettere
in
moto
il
lavoro
e
le
attenzioni
sociali
,
non
a
far
crescere
il
massacro
.
Sono
due
anni
che
il
massacro
è
cominciato
.
Nel
'79
,
per
protestare
contro
l
'
arresto
dei
dirigenti
del
Blocco
Popolare
,
cattolici
e
marxisti
(
assieme
)
occupano
la
cattedrale
.
Polizia
e
guardia
nazionale
,
sotto
í
riflettori
TV
,
fanno
massacro
.
Sparano
a
zero
sulla
grande
folla
.
Una
follia
voluta
dal
colonnello
Romero
,
superstite
dell
'
amministrazione
Nixon
.
Una
follia
che
scatena
altre
follie
:
rapimenti
,
vendette
.
C
'
è
un
Romero
diverso
,
in
Salvador
:
ormai
tutti
lo
sanno
.
Un
vescovo
eletto
primate
,
perché
topo
indifferente
di
biblioteca
.
Ma
un
giorno
,
ad
Aguilares
,
che
è
una
delle
capitali
della
fame
,
un
gesuita
,
compagno
di
scuola
delvescovo
,
viene
ucciso
perché
ha
difeso
i
tagliatori
di
canna
dall
'
ingiustizia
del
latifondo
.
Romero
vuole
capire
:
esce
dai
libri
e
si
mette
a
leggere
la
realtà
.
Difende
i
deboli
,
denuncia
i
delitti
.
«
Non
sono
un
rivoluzionario
,
sono
un
conservatore
»
mi
disse
molti
mesi
prima
di
morire
:
«
Sto
adoperando
l
'
intelligenza
per
salvare
il
mondo
che
amo
contro
la
follia
.
»
L
'
hanno
ucciso
in
chiesa
:
in
questi
giorni
il
delitto
è
stato
archiviato
.
«
Casi
non
risolti
.
»
Mi
fa
impressione
vedere
nel
mondo
dei
poveri
la
sua
immagine
confusa
con
quella
dei
Guevara
.
Carter
è
stato
,
qui
,
un
buon
presidente
.
Ha
imposto
la
riforma
agraria
(
massimo
di
proprietà
500
ettari
;
finiti
gli
imperi
sopra
i
100
mila
)
,
ma
i
latifondisti
emarginati
sono
scappati
a
Miami
,
per
sostenere
la
campagna
elettorale
di
Reagan
.
Da
lì
hanno
ordinato
ai
militari
,
ancora
oggi
nella
giunta
,
di
annullare
la
riforma
.
La
riforma
prometteva
la
terra
ai
contadini
,
e
uno
stipendio
dignitoso
ai
braccianti
.
Ma
i
militari
che
di
giorno
giuravano
queste
cose
,
la
notte
sgozzavano
i
contadini
colpevoli
di
lavorare
per
guadagnare
finalmente
qualcosa
,
quindi
non
far
saltare
la
riforma
.
Ho
visto
attorno
a
Chalatenango
famiglie
dormire
la
notte
nei
campi
.
A
casa
non
volevano
tornare
.
Avevano
disobbedito
.
Avevano
accettato
di
lavorare
.
Sapevano
che
durante
la
notte
,
con
scarpe
militari
,
scendendo
da
camion
dell
'
esercito
,
ufficiali
e
soldati
dell
'
esercito
andavano
a
punirli
.
Al
confine
con
l
'
Honduras
ho
raccolto
la
testimonianza
su
persone
fatte
fuori
nella
gola
di
un
fiume
.
Chi
le
inseguiva
era
guidato
da
elicotteri
.
Nella
periferia
delle
città
,
all
'
alba
passano
i
camion
degli
spazzini
,
ma
non
sono
spazzini
coloro
che
ordinano
ai
curiosi
di
chiudere
le
finestre
.
Sui
camion
si
ammucchiano
i
corpi
dei
morti
di
notte
.
Noi
,
di
fuori
,
possiamo
immaginare
tante
teorie
:
massacro
rosso
,
massacro
bianco
.
Ma
questo
è
un
Paese
piccolo
e
la
gente
si
conosce
.
I
nomi
degli
assassini
fanno
trasparire
quello
dei
mandanti
;
ecco
perché
Romero
è
stato
ucciso
;
ecco
perché
la
maggior
parte
dei
deputati
democristiani
che
difendevano
i
diritti
dell
'
uomo
hanno
voltato
le
spalle
alla
giunta
e
vivono
profughi
in
Messico
.
Il
simbolo
di
questo
orrore
,
un
po
'
ingiustamente
,
è
diventato
Duarte
.
Un
ingegnere
che
i
suoi
attuali
amici
hanno
reso
profugo
per
anni
.
Hanno
truccato
le
elezioni
del
'72
per
impedirgli
di
raggiungere
il
potere
.
Il
potere
è
legittimo
.
Due
anni
fa
si
è
illuso
di
poter
dominare
i
militari
.
Oggi
ha
l
'
aria
di
un
piccolo
Pétain
che
sperava
di
salvare
la
grandeur
della
Francia
,
accettando
dai
tedeschi
le
terme
di
Vichy
.
Duarte
spera
ancora
,
prigioniero
di
un
sogno
,
di
dominare
un
mondo
di
soldati
che
uccidono
e
sparano
nel
suo
nome
.
Per
chi
torna
in
Salvador
tante
volte
resta
la
malinconia
degli
amici
spariti
e
mai
tornati
,
degli
amici
perseguitati
,
degli
amici
che
hanno
paura
a
farsi
vedere
assieme
a
un
giornalista
.
«
Tu
parti
,
noi
restiamo
:
abbi
pazienza
...
»
E
nella
tristezza
profonda
di
questa
umanità
umiliata
,
vien
da
ridere
ripassando
le
nostre
teorie
.
Le
armi
da
Cuba
,
le
armi
dall
'
America
.
La
Polonia
che
bilancia
il
Salvador
...
Ma
a
questa
gente
non
pensa
nessuno
?
StampaQuotidiana ,
Popolo
di
Bologna
,
Le
truppe
alleate
hanno
battuto
i
tedeschi
che
cercavano
di
continuare
ad
imporvi
il
loro
giogo
:
Bologna
si
unisce
alle
altre
città
belle
e
famose
liberate
dalla
dominazione
nazista
.
Ufficiali
e
soldati
della
5.a
Armata
prendono
parte
alla
gioia
arrecatavi
da
questa
vittoria
.
Oltre
Bologna
,
la
battaglia
continua
.
Soldati
,
carri
armati
,
cannoni
e
munizioni
devono
essere
mandati
in
linea
per
ricacciare
il
nemico
sempre
più
indietro
.
Per
facilitare
queste
operazioni
,
i
Bolognesi
che
hanno
amor
di
patria
non
affolleranno
le
strade
e
le
rotabili
e
non
faranno
uso
di
mezzi
di
trasporto
fino
a
che
le
Autorità
alleate
non
ne
abbiano
dato
il
permesso
.
Chi
si
trova
lontano
dal
proprio
comune
non
cerchi
di
ritornarvi
fino
a
che
non
ne
sia
autorizzato
.
Soprattutto
,
osservate
scrupolosamente
tutte
le
norme
prescritte
dalla
Polizia
Militare
,
dal
Governo
Militare
Alleato
e
dagli
altri
corpi
alleati
.
Queste
norme
sono
suggerite
dalla
necessità
di
facilitare
la
prosecuzione
delle
operazioni
.
I
cittadini
di
sentimenti
patriottici
vorranno
attenervisi
con
spirito
di
comprensione
.
Gli
altri
saranno
costretti
a
rispettarle
per
non
incorrere
in
severe
sanzioni
.