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Vogliamo raggiungere una vera giustizia sociale . Portare le masse nello Stato , far entrare davvero nella vita nazionale la loro enorme forza materiale e mistica . Dobbiamo anzitutto lottare contro la loro impreparazione , elevarle , educarle , convincerle . Dobbiamo lottare contro la impreparazione morale , ideologica , di molti componenti le classi elevate del paese . Contro tutti coloro che non hanno compreso , o non vogliono comprendere , il significato , le conseguenze , le nuove norme di azione che i discorsi del Duce , sulle corporazioni ed il discorso agli operai di Milano ci hanno dato . È chiaro che appunto perché siamo fascisti e crediamo in Mussolini , siamo tutti impegnati a realizzare il nuovo ordine sociale . Ma è chiaro che se tutti noi abbiamo un interesse ideale a tale realizzazione quelli che dal nuovo ordine hanno tutto da guadagnare , che naturalmente immediatamente ne sentono il fascino , sono coloro che sono organizzati dai sindacati dei lavoratori . Sotto un certo profilo il loro interesse coincide con la nostra ideologia . Per questo si può ritenere che i sindacati dei lavoratori siano mezzi naturalmente efficienti per lo sviluppo della nostra rivoluzione . Sono anche gli strumenti migliori per elevare , educare e convincere le masse , perché sono in contatto continuo con esse , ne inquadrano e regòlano sistematicamente la vita , ne sono l ' espressione . Affondano le loro radici nel più vivo della vita popolare . Attraverso la loro fatica nella quotidiana opera di assistenza , la rivoluzione rivela al popolo le sue esigenze di giustizia sociale di amore per essa , e viene da questo giudicato . Ma essi per quest ' opera di tutela di assistenza che svolgono , sono forse gli organi che più spesso si trovano a contatto coi datori di lavoro , colle classi più elevate della popolazione , agiscono nei loro confronti per tutelare gli interessi degli organizzati , e così facendo anche per realizzare la nostra ideologia . La loro azione in questo senso è insostituibile , perché la creazione dell ' ambiente moralmente e socialmente favorevole alla nostra rivoluzione , e la conquista delle coscienze individuali avviene attraverso un ' opera lenta di sgretolamento di vecchie idee , resti di educazione liberali , mentalità borghesi , caso per caso , produttore per produttore , sopratutto nel terreno economico in cui sono più concreti ed immediati gli effetti della nostra rivoluzione . È questo un settore delicatissimo dell ' azione rivoluzionaria , il sindacato va controllato nella sua azione ma va anche potenziato deve avere gli uomini ed i poteri per agire efficacemente nella vita nazionale . In quest ' opera di elevazione delle masse , conquista di ogni strato sociale , parte notevolissima potrà essere data ai giovani ... I bimbi d ' Italia son tutti Balilla , oggi . Quindi anche nei paeselli più remoti sanno chi è il Duce e che cosa vuole da loro . In questi paesi è spesso la voce di una maestrina che apre gli orizzonti alle piccole menti e che dilata i cuori . Nei meno remoti il cinematografo porta , oltre che l ' eco , la visione . E la voce maschia e armoniosa , dalle colorazioni intense , dalle vibrazioni profonde , la voce superba del Duce , scaturendo da quella bocca massiccia , scandente il moto delle mascelle d ' acciaio , è ascoltata in un silenzio vivo di brividi . Se il Duce potesse , senz ' esser veduto , esser presente , di questi visucci attenti , succhiati a ber la sua voce e le sue parole sempre chiare , anche ai più piccoli , certo godrebbe più che del plauso frenetico degli uomini coscienti . Sono esigenti , dicevo , i bimbi d ' oggi . E vediamo dunque in che modo : il bimbo di Roma ha in mano una latta e un lungo mestolo di legno nell ' altra . Con tali armi combatte la sua battaglia , con tali strumenti dirige la sua orchestra . D ' un tratto si mette a cantare con tutte le sue forze : " Giovinezza , giovinezza , primavera di bellezza ! " Poi bruscamente tace . Guarda in su . Guardo anch ' io . Ci sono degli uccellacci sul tetto del palazzo di fronte . Gracchiano . Se fossi romano farei lo scongiuro . Forse il pupo , tutto teso , è stupito o spaventato . Ha paura che uno di quegli uccellacci neri spicchi a un tratto il volo e gli si abbatta fra i due cigli ... Alza la mano destra nel rigido saluto romano . Così resta un attimo lungo : come un soldatino di bronzo . Si direbbe che ascolti . Ascolta infatti : che cosa ? Poi l ' immobilità si discioglie , le braccia s ' agitano tutte e due in alto . Grida di alalà stridenti sgorgano dalla gola sottile , gonfiano tutte le corde del collo . Il tamburo , cioè la latta , vola in un angolo . Resta il mestolo che si foggia a tromba . Canto dei bersaglieri , passo bersaglieresco , cioè di corsa . La tromba si muove a destra a sinistra , e così ondeggiano come piume di gallo i capelli riccioluti . Scende il mestolo dalle labbra , s ' appoggia sotto l ' ascella . Il pupo ora zoppica malamente , stirando il viso nello sforzo , lo sguardo fisso sempre in un punto , in alto . La mano s ' alza rigida nel saluto romano . Getta via la stampella , corre , s ' agita , grida : " Alalà , alalà , alalà ! " È un coro , una legione , una massa . Tre squilli di tromba . Silenzio perfetto ...
UNA VITTORIA DEI TIFOSI ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Il nostro autobus procede in un mare d ' automobili . Stiamo andando allo Stadio « Dynamo » , dove si gioca la partita finale della coppa di calcio . La partita è tra la « Ze - De - Sa » ( Casa centrale dell ' Esercito sovietico ) e la « Kalinin » . A Mosca non si parla d ' altro ; anche noi delegati siamo divisi in tifosi dell ' Esercito e in tifosi della « Kalinin » . La « Ze - De - Sa » è la squadra che ha vinto il campionato dell ' Unione Sovietica ( il campionato si gioca d ' estate ) ; quest ' anno la famosa « Dynamo » è rimasta indietro e i « dynamisti » oggi tifano per la « Kalinin » . La « Kalinin » è la rivelazione della coppa : era una squadretta della provincia , che giocava in serie B ; ed ecco che ha vinto la « Dynamo » ( 4 a 0 ) , ha fatto prodigi contro tutte le altre squadre ed è arrivata in finale coi campioni dell 'U.R.S.S . È un bel pomeriggio ottobrino pieno di colori . Le automobili nell ' enorme parcheggio dello stadio sono tutte belle e luccicanti ( si direbbe che anche qui hanno quell ' amore esclusivo per le macchine nuove che c ' è in Italia , al contrario , per esempio , della Francia , con le sue « bagnoles » ) . Pochi agenti nerovestiti , a cavallo , tengono l ' ordine ; a contenere la folla sono lunghe file di soldati appiedati e disarmati . Nello stadio , ci sediamo proprio di fianco alle macchine da presa della televisione . Il pubblico dello stadio ci offre una vista la più gaia e varia di tutta l ' umanità sovietica mescolata gomito a gomito , panciuti moscoviti vecchio stile , baffuti operai anziani , scarni e ironici visi di giovani intellettuali , generaloni seduti accanto a soldati , qualche bella signora impellicciata ( altre Anne Karenine ! ) , studentesse occhialute ... Dai primi minuti di gioco è chiara la superiorità dell ' Esercito , ma l ' irruenza della « Kalinin » ha ragione dell ' abilità tecnica degli avversari . Questi romantici di moscoviti pare siano tutti per la « Kalinin » , anche i soldati , anche i generali . E fanno un tifo da non dire . La « Ze - De - Sa » che non la spunta su quei pivelli è oggetto d ' invettive e motteggi : « Dove sono i maestri del football ? » L ' arbitro , invece , pare che sia più tenero per l ' Esercito , e il pubblico gli diluvia addosso fischi e contumelie . Mi traducono il grido : « Va ' a scuola a studiare ! » , ma ce ne devono essere di molto peggiori . I moscoviti sono gran tifosi , press ' a poco sul nostro tipo . Ogni azione andata male alla « Kalinin » è sottolineata da grida e gesti di sconforto ( c ' è un gesto russo , volgare ma espressivo , per esprimere dispetto : si portano un pugno vicino alla bocca e fanno la mossa di sputarci sopra ) . C ' è dietro di me uno di questi moscoviti anziani e grossi , tipi di mercanti gorkiani che non so ora a che categoria attribuire , con un bastone in mano , che fa un tifo tutto brevi grida e battute rabbiose . V . Stepanovic afferra al volo le nostre imprecazioni italiane e le usa anche lui . Noi kalininisti della delegazione soffriamo per l ' andamento della partita , ma ci compiacciamo d ' aver quasi tutta Mosca dalla nostra parte e tacitiamo i compagni tifosi della « Ze - De - Sa » che si trovano in netta minoranza . S ' arriva all ' ultimo minuto di gioco . L ' Esercito conduce per due a uno ; se la « Kalinin » riuscisse a pareggiare , la partita dovrebb ' essere disputata un ' altra volta . Gli animi sono tesi . In un tripudio di entusiasmo la « Kalinin » segna . Il pubblico è tutto abbracci e cappelli per aria , quando ci si accorge che l ' arbitro ha annullato il goal . Il pubblico si scatena contro l ' arbitro , ma già lui fischia la fine . La banda si mette a suonare , la coppa viene portata in mezzo al campo per essere consegnata ai vincitori , ma il pubblico continua a diluviare fischi e urli . Quand ' ecco , che è che non è , la coppa viene riportata via . La « Kalinin » ha fatto ricorso ai giudici di campo ; il risultato è sospeso . Lunedì Più che mai attesi i giornali del mattino , che portano il risultato definitivo della partita : 2 a 2 ! Giubilo di noi kalininisti . L ' operato dell ' arbitro è criticato in tutti i resoconti , anche in quello della « Pravda » , abitualmente sobria e misurata nei commenti . La partita verrà ripetuta mercoledì . Mercoledì Non andiamo allo stadio , ma vediamo come Mosca segue la partita . Nei corridoi dell ' albergo , cameriere e facchini non si staccano dagli altoparlanti che trasmettono la radiocronaca . Nei negozi , nei caffè , per la strada la gente fa grappolo attorno alla radio . Siamo alla fine della partita e non ci si muove dal pareggio : 1 a 1 . Alla redazione della rivista « Aganiok » , incontro Boris Polevoi che torna proprio adesso dallo stadio , ancora tutto scalmanato . Ha vinto l ' Esercito : 2 a 1 . Ma la « Kalinin » ha tenuto duro per due tempi supplementari ; la vittoria morale è della giovane squadra di provincia . Polevoi , kalininista anche lui , è abbastanza soddisfatto . Boris Polevoi è tornato da poco dai cantieri del canale Volga - Don , dove ha raccolto materiale per una serie di articoli per la « Pravda » e per un romanzo . ( Intanto , Fadeev è partito per Celiabinsk , a documentarsi per il suo prossimo romanzo che si svolgerà tra gli operai metallurgici ) . Polevoi mi racconta aneddoti sugli scavatori stakanovisti del canale . Era andato a intervistare uno stakanovista che aveva scavato un milione e mezzo di tonnellate di terra . « Non dovete intervistare me » gli ha detto quello . « Non sono io il migliore . Ce n ' è un altro , all ' altro cantiere , che ha scavato un milione e mezzo di tonnellate » . E aveva voluto mandare un telegramma all ' altro stakanovista , che venisse subito , perché c ' era Polevoi che doveva intervistarlo per la « Pravda » . Quali sono le canzonette più in voga tra í sovietici ? C ' è I due amici , canzonetta comica , che racconta di una bella agronoma di cui sono innamorati due amici inseparabili , che la vanno ad aspettare insieme all ' uscita della direzione del colcos e non osano dichiararsi né l ' uno né l ' altro , sinché la bella non sceglie un terzo e i due restano scornati ma buoni amici , come prima . È il cavallo di battaglia di due artisti molto popolari , anche attraverso la radio e i dischi : uno è un uomo maturo , dall ' aria severa e vissuta , che ha scoperto la sua vocazione tardi , in guerra , in rappresentazioni di soldati , ed ora è premio Stalin ; l ' altro è pure premio Stalin , un pacioccone che interpreta soprattutto canzonette comiche . Il primo invece deve la sua fama alle canzoni patetiche : come La stella d ' oro , in cui il fidanzato d ' una ragazza cui è stata assegnata in premio una stella d ' oro , rimpiange di essere senz ' alcuna decorazione e si sente a disagio di fronte a lei . Oppure la canzone del vecchio soldato che ricorda le sue battaglie ; o quella delle rondini che lasciano le steppe . Queste e molte altre canzoni le ho sentite in un concerto alla Sala delle Colonne , dedicato alle canzoni popolari . Sono in programma anche diversi inni : quello per la pace ( Za mir ! ) , quello Moskva - Pekin , quello dell ' Unione Internazionale degli Studenti . Poi molte canzoni ceche , polacche , ungheresi ( il primo numero è un giovane cantante ungherese , premiato al festival di Berlino ) . C ' è un cantante comico armeno che fa molte mosse di tipo napoletano . La gran sala è gremita di un pubblico molto vario , attento come fosse a un concerto di musica sinfonica , appassionato come se fosse al cospetto dei più grandi cantanti del secolo . Per i loro artisti , gli spettatori sovietici vanno matti : i beniamini della radio scatenano ovazioni a non finire . È un mondo semplice , giovane : riuscirò mai - mi domando - a entrare in questo spirito ? Guardo la sala neo - classica sfavillante di lampadari , questa folla così interessata e così poco sofisticata da godersi gli spettacoli più semplici con tanta schiettezza di spirito , il gran passeggio per i ridotti sontuosi di questa gioventù modesta e ilare ... Forse il segreto è tutto qui : la Sala delle Colonne prima apparteneva agli zar e ora appartiene ai Sindacati .
Nella gabbia di Mirafiori ( Pansa Giampaolo , 1979 )
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Torino , 10 . Torino , la violenza , il terrorismo . Sulla pelle di questa città ci siamo esercitati tutti per anni . Adesso proviamo ad ascoltare qualche voce di chi sta dentro Torino e dentro le sue paure . Oggi parla un caposquadra della FIAT Mirafiori . « Dei sessantuno operai licenziati non voglio dir niente . Dopo , lei capirà la mia ragione . Su tutto il resto , invece , sono disposto a parlare perché penso sia utile conoscere come vanno le faccende in FIAT . In cambio le chiedo una cosa sola : non dia i miei dati personali e non mi descriva . Dica soltanto che ho una quarantina di anni e che sono uno dei duemila capisquadra di Mirafiori . Lei conosce la fabbrica ? No ? Allora le spiego la piramide gerarchica . C ' è l ' operaio , poi l ' intermediario , il caposquadra , il caporeparto , il capofficina , su su sino al direttore . Come vede , io sto al primo gradino dei capi , guadagno sulle seicentomila lire al mese e ho vent ' anni di FIAT sulle spalle . In FIAT ho imparato tutto e la FIAT è stata la mia prima famiglia . Oggi per me non è più niente . Oggi io sto in fabbrica dalle nove alle undici ore al giorno . E ogni giorno mi domando : a fare che cosa ? Lei avrà sentito parlare di programmi produttivi , di qualità della produzione . Bene , nell ' ambito della mia squadra dovrei occuparmi di questo . Arrivo all ' inizio del mio turno , conto gli operai che lavorano con me , so che per fare un certo prodotto occorrono tot operai , so che , per essere venduto , il prodotto dev ' essere affidabile , ossia avere una certa qualità . Insomma , faccio l ' interesse dell ' azienda che mi paga . Non è una mia pretesa : è una necessità . In un ' altra epoca avrei detto : è il mio dovere . Le aziende stanno in piedi solo se il lavoro è fatto bene , e tutta la baracca , sì , il paese , si regge se le aziende funzionano . Questo ho imparato in venti anni di lavoro . E questo ho fatto per molto tempo . Adesso non lo faccio più . Lei mi chiede : è colpa degli operai ? Io le rispondo così . Prendiamo cento operai di Mirafiori . Trenta non vogliono saperne né di sindacato né di niente : la fabbrica è un posto dove purtroppo bisogna faticare e basta . Altri trenta vogliono una politica sindacale democratica e giusta . Venti - venticinque sono in balia della prima aria che tira e non sanno da che parte stare . E su questi premono gli ultimi quindici che sono estremisti e cercano ogni occasione per rompere i coglioni , per non lavorare e per non far lavorare . Quindici sono pochi , ma bastano per far casino se gli altri non reagiscono . È una minoranza che però fa quello che vuole . Il loro nemico è il primo capo che hanno sottomano , il caposquadra . È lui il centro del bersaglio , quasi fosse la controfigura dell ' Agnelli . Tu insisti per fare andare avanti il lavoro , per ottenere la quantità e la qualità necessarie . E loro , soprattutto quelli giovani , gli ultimi assunti , goccia dopo goccia , riempiono il tuo vaso . Capo , non rompere , o ti facciamo sciopero . Capo , vaffanculo . Capo , sei un bastardo , guarda che ti conosco , so dove stai e ti prendo fuori di qui . Capo sei un fascista , ti faremo camminare in carrozzella . Capo , non fare rapporto in direzione , altrimenti ... Bisogna subire . C ' è chi subisce piegandosi a gesti meschini . Qualche volta è capitato anche a me . In certi momenti , poi , c ' è la caccia al capo . Le giunge nuovo ? Io me la sono sempre cavata , non mi hanno mai buttato fuori . E sa perché ? Quando arrivava il corteo interno , ho sempre tagliato la corda . Ma ho vissuto momenti neri , a vedere gli amici sballottati qua e là con la bandiera rossa in mano , e io dovevo rimanere nascosto e inerte per non essere costretto a fare come loro . Infine ci sono le gocce che cadono fuori dalla fabbrica , a casa . Le telefonate mafiose : cerca di contenerti , sta dalla parte degli operai ... oppure le minacce alla moglie : guardi che quel porco di suo marito prima o poi glielo facciamo fuori . A me è sempre andata bene , non mi hanno nemmeno bruciata la macchina , anche perché cambio sempre posteggio e strada . Però gomme tagliate e auto incendiate sono all ' ordine del giorno . Per non parlare del resto : i colleghi feriti , voi scrivete azzoppati come se si trattasse di vitelli e invece sono uomini condannati per tutta la loro restante vita . E poi i dirigenti ammazzati dalle bande , l ' ultimo Ghiglieno . Così , mese dopo mese , la mia vita è cambiata . Una volta tornavo a casa e mi riposavo o stavo coi figli o facevo dell ' altro lavoro . Adesso penso soltanto a ricaricarmi di energia per affrontare la battaglia del giorno dopo in FIAT . Anche di dentro sono cambiato . Si metta al mio posto , al posto di uno che sul lavoro se fa una cosa gli dicono : bastardo , sbagli ; e se ne fa un ' altra gli dicono sempre : bastardo , sbagli . Dai e dai , come fa a non sorgerti il dubbio che forse davvero c ' è qualcosa in te che non va , che non sei più la persona di prima ? E soprattutto in fabbrica che ti accorgi del tuo cambiamento . Lo abbiamo visto quando hanno assassinato Ghiglieno . Ci siamo trovati in un gruppo di capi e ci siamo chiesti : che facciamo ? fino a quando durerà ? dobbiamo adoperarci ancora per tenere in piedi quest ' azienda ? Abbiamo risposto di sì , ma era chiaro che in tutti c ' era la voglia contraria , la voglia di mollare . Anzi , per dire le cose come stanno , non si tratta più di voglia . Noi capi abbiamo mollato . Manca solo che ci mettiamo in mutua , ma è come se lo fossimo . Lo so che se poi il cliente ha il freno che non gli funziona o il pistone rigato , la colpa è anche nostra ma ormai è difficile comportarci secondo le regole . Non ci crede ? Venga in fabbrica . Se vedo un operaio che prende a calci un pezzo , sono in grado di fare una cosa sola : aspettare un po ' e poi raccoglierlo io . E se mi accorgo che uno il pezzo se lo ruba via ? Mi giro dall ' altra parte per non vedere . La denuncia ? Ma in che mondo vive lei ? Possiamo solo ingoiare . Questa sta diventando una fabbrica di merda . Le sembra un ' espressione troppo forte ? Guardi , se lei mi chiedesse di definire la FIAT oggi , non troverei un termine dispregiativo sufficiente . Lo scriva pure chiaro . Ma lo sa che nelle vetture e nei cassoni troviamo i preservativi usati ? Dire che è un casino è dire poco . E voi dei giornali non avete mai raccontato la verità . Come si può resistere ? Mi scusi se uso una parola difficile : a volte mi sento spersonalizzato , completamente . Anche fuori dalla FIAT mi sento così . Quando qualcuno mi domanda chi sono e che lavoro faccio , non so come rispondere . Sono un capo ? No , non lo sono più . Non sono più niente . Sono soltanto uno che fa male il proprio lavoro , anzi , uno che non sa più qual è il suo lavoro . Decisioni ne posso prendere quasi zero . Punire non posso , perché se punisco corro il rischio di farmi sparare . Premiare nemmeno . A volte un operaio mi dice : d ' accordo , non puoi prendere provvedimenti contro quel lavativo che non fa niente ; dà almeno un premio a me che lavoro . Ma nemmeno questo posso più farlo . In fabbrica ormai siamo tutti uguali , tutti appiattiti . Lama in televisione parla di premiare la professionalità . Io vorrei che Lama venisse qui in FIAT e stesse a Mirafiori una settimana per vedere qual è la realtà . Le colpe del sindacato sono grandi . Si è servito degli elementi più accesi per prendere un certo potere dieci anni fa . Mi va bene . Avrei fatto così anch ' io . Ma poi il sindacato avrebbe dovuto liberarci di questi elementi e non c ' è riuscito . Anzi , gli è corso dietro . No , non sono più iscritto al sindacato . E se in fabbrica non lo critico apertamente , è solo per paura . Ho degli estremisti in squadra e non voglio finire al traumatologico . Però non pensi che io sia di destra . Tutt ' altro . Sono ancora giovane . Ho un diploma . Cerco di ragionare e ogni giorno leggo due giornali , la « Stampa » e 1'«Unità» , per fare il confronto . Capisco che al pugno duro di una volta non si torna più , era ingiusto e comunque oggi sarebbe impossibile . E la parola « intimidire » mi fa paura . Per troppi anni , in FIAT , l ' operaio è stato intimidito . Ma adesso quelli che vogliono lavorare , e sono ancora tanti , non respirano più . A volte c ' è da esser disperati . E io mi domando : come mai nessuno interviene ? Poi , se guardo fuori dalla FIAT , mi do la risposta da solo : ma chi mai potrebbe avere l ' autorità per intervenire ? Mio nonno diceva : il pesce puzza sempre dalla testa . E la testa del paese è marcia . Il nostro sistema politico fa spavento . Per spiegarmi , le faccio un confronto con la fabbrica . Se devo rimproverare un operaio che arriva in ritardo , dopo le sei , bisogna che io stia in fabbrica prima delle sei . Ma se mi alzo alle sette , non ho più i titoli per richiamare uno al suo dovere . Così è per Roma . Se la testa del Paese non si mette a posto , non ridiventa pulita e non fa il suo dovere , che cosa si può pretendere dalla base ? A questo punto , devo chiudere lo sfogo parlando ancora di me . Per prima cosa , le dico che Torino ormai mi fa paura . Non voglio più abitare a Torino . Appena potrò , me ne andrò a stare via . La seconda cosa è che anche continuare nel lavoro di oggi mi fa paura . Ma perché lo chiamo ancora lavoro ? Ogni giorno , quando entro a Mirafiori , mi sembra di andare ad un posto di combattimento . Chiederò di essere trasferito in un ufficio . Lo hanno già fatto altri miei colleghi , lo farò anch ' io . Non voglio più avere responsabilità . Non voglio più fare il capo . Voglio solo ubbidire e basta . Così potrò vivere senza rischiare l ' attentato o l ' esaurimento nervoso . Scriva pure che ho rifiutato una promozione . E scriva che sono prontissimo a rinunciare ad una parte della paga per essere più sicuro in fabbrica e fuori . Subito . Da domani mattina . Mia moglie , anzi , mi spinge a lasciare la FIAT . Mi dice sempre : licenziati , io lavoro e un posto poi lo troverai . Sono quasi pronto a fare anche questo e non è detto che non lo faccia presto . Del resto , che gusto c ' è a rimanere ? La FIAT è un ammalato che può morire da un giorno all ' altro . E noi stiamo qui a guardarla , dirigenti e capi , tutti impotenti allo stesso modo . In FIAT non comanda più nessuno , mentre fuori le pistole sparano . Detto questo , è detto tutto . Mi costa confessarlo . Quando sono entrato in FIAT vent ' anni fa , immaginavo tutto diverso . Oggi credo di avere ancora molto equilibrio , ma mi sento un uomo colpito da un ' umiliazione continua . Sì , umiliato è la parola giusta . Umiliato e quasi prigioniero in una gabbia , la gabbia di Mirafiori . Lei penserà che sono un vigliacco . Ma l ' unico desiderio che in questo momento ho è quello di sottrarmi all ' umiliazione e di uscire dalla gabbia . Uscire e poter dire , finalmente : adesso respiro » .
IL GIOGO SPEZZATO ( - , 1945 )
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Il popolo di Bologna , restituito alla libertà , al supremo bene animatore della vita civile , restituito a se stesso , all ' Italia e al mondo della buona volontà e della giustizia , ha manifestato piena consapevolezza del significato umano e politico dell ' evento . Le giornate di letizia , che ognuno si era promesse nel segreto del cuore , sono venute , come lo scoppio di una primavera dello spirito più luminosa dell ' aprile che fa bella la terra . È letizia che premia la fede non mai affievolita in questo ardente popolo che ha saputo per tanti e tanti mesi , per virtù dei suoi figli migliori , affrontare le orde del delitto e del tradimento , e tenerle in iscacco , intimidirle , punirle . È letizia di un popolo che nella lotta durissima , in una città aspramente colpita dalla guerra , ha saputo ritrovare e far valere la legge della solidarietà e della fraternità , quella legge che per quasi un quarto di secolo , sotto l ' oppressione della banda nera , in un clima di violenza , di menzogna , di malcostume e di malgoverno , sembrava irrimediabilmente perduta , sopraffatta dagli egoismi , guastata per sempre dallo scetticismo e dal riaprirsi di tutte le piaghe morali che il Risorgimento aveva in gran parte sanato . Il movimento patriottico , la partecipazione alla guerra contro i brutali assertori di un ' etica ridotta a bassa zoologia , la lotta contro i traditori che a conclusione delle loro forsennate gesta nazionalistiche misero la patria nelle mani del tedesco , aiutando questo a depredarla e a tormentarla , hanno dimostrato che i sentimenti generosi del Risorgimento , e gli ideali politici e sociali dei tempi nostri , sono ben vivi negli animi degli italiani . A prezzo di lacrime e di sangue l ' antirisorgimento , che si era reincarnato nella bieca figura del fascismo , anti - europeo e anti - umano , è stato vinto . Nel giorno della liberazione , il popolo emiliano ha aperto il proprio animo : ai combattenti alleati ha fatto conoscere il suo vero sentimento , con manifestazioni in cui la gentilezza è stata pari allo slancio ; ed essi hanno sentito la sincerità di tali accoglienze appassionate . Ora questi valorosi stanno continuando la lotta contro le armate della sopraffazione , le quali si aggrappano disperatamente al terreno senza poter evitare i colpi che riusciranno decisivi . Esse hanno la sorte segnata : saranno distrutte . Ma nessuno pensi a minimizzare le difficoltà che devono ancora essere affrontate dall ' esercito alleato per infrangere le residue linee tedesche degli Appennini e per superare gli apprestamenti difensivi lungo il Po . Si sa che le divisioni nemiche messe in campo sul fronte , italiano formano uno dei migliori nuclei tra quelli agguerriti rimasti alla Wehrmacht . Ed esse obbediscono al fosco verbo hitleriano che le spinge alla resistenza fanatica . Ma la loro sorte , ripetiamo , è segnata , perché ormai quelle armate combattono senza aver la possibilità di ritirarsi dall ' Italia , ben sapendo di dover pagare a caro prezzo anche il ripiegamento dietro il Po , esposte come sono ai massicci attacchi dell ' aviazione alleata , la quale ha l ' assoluto dominio del cielo . Alla battaglia gigantesca il popolo bolognese ha dato un prezioso contributo , con l ' azione delle formazioni patriottiche . Ma la battaglia è passata e la luce della libertà è risorta : oggi il popolo ha da guardare verso altri obiettivi , ha da indirizzare il proprio patriottico impegno verso altri compiti : ha da iniziare senza porre tempo in mezzo l ' opera di ricostruzione . Riprendere il lavoro , bisogna . Il cittadino , restituendosi al lavoro dimostrerà nella guisa più concreta il suo attaccamento alla riconquistata libertà , la sua fede nell ' avvenire della democrazia italiana , il suo senso civico e l ' amore stesso per la illuminata giustizia . E inoltre agevolerà il funzionamento del Governo Militare Alleato , indispensabile per la immediata ripresa dell ' amministrazione della cosa pubblica . Gli autentici patrioti intenderanno , indubbiamente , i doveri imposti dalle eccezionali circostanze ; essi riusciranno a frenare il loro legittimo sdegno verso gli abbietti servi dei nazisti , e sapranno confidare nella giustizia che avrà corso con inflessibile severità . E con la giustizia torna anche il rispetto alla verità , fondamento della vita morale . Finita l ' oppressione nazista è finito anche il giornalismo fascista , falsificatore , strumento di faziosi , organizzato per la quotidiana manomissione della verità . Oggi , con questo foglio , modesto come impongono le contingenze , il giornalismo in Bologna torna ai suoi veri compiti per essere specchio fedele degli avvenimenti , portavoce della città e della regione , aperto ad ogni autentica voce della risorgente democrazia , ad ogni parola che riveli senso di responsabilità . perché libertà e democrazia non si disgiungono da un vigile senso di responsabilità .
IL TEATRO DEI RAGAZZI ( Calvino Italo , 1952 )
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Mosca , domenica sera - Una platea piena di ragazzine coi fiocchi rossi alle trecce , i collettini bianchi di pizzo , i grembiuli marron con gli orli ondulati ; è la tenuta delle scolare , e dapprincipio mi sembra d ' esser piombato in pieno Ottocento , poi m ' accorgo di come sono vive e spontanee le ragazze in questo vestito , e capisco che qui non si possono classificare i costumi con una data come da noi , qui si cerca per ogni cosa la foggia che sembra più naturale e ci si ferma su quella , senza le nostre inquietudini . Siamo al teatro dei ragazzi , che è a fianco del Bolsciòi , e dà rappresentazioni solo per i giovanissimi , tutte le sere , con una compagnia di bravi attori giovani e anziani , specializzati in questo genere di spettacoli . Stasera danno una commedia per giovinette dall'8a alla 10a classe : I suoi amici di Rosov . È la storia d ' una ragazza sovietica che perde la vista che le compagne e i compagni salvano dalla disperazione , finché un ' operazione non le rende la luce . L ' intento educativo del dramma pare rivolto più verso i genitori che verso i ragazzi , ossia : si rivolge ai ragazzi perché essi si formino una coscienza sul problema dei genitori ! Infatti i problemi in primo piano sono i rapporti della ragazza coi genitori distanti e distratti ( la ragazza dapprima nasconde loro l ' indebolimento dei suoi occhi e i genitori vedendola triste pensano a dispiaceri sentimentali ) , i rapporti degli altri compagni con le proprie famiglie , il legame tra scuola sovietica e genitori , l ' attenzione che gli insegnanti pongono alla situazione degli allievi in famiglia , la funzione del Komsomol nella vita individuale dei ragazzi . L ' azione e i personaggi hanno un accento di verità documentaria : e l ' interesse dello spettacolo per noi è anche nella testimonianza dei costumi sovietici , visti nei loro problemi individuali , nei loro rapporti sentimentali , ecc. È un teatro educativo che mi sembra non indulgere alla retorica caramellosa che siamo abituati a considerare inevitabile in queste cose . E mi piace vedere come gli attori impersonino figure di giovani sovietici quali se ne incontrano tutti i giorni , facendone tanti tipi caratteristici : una protagonista adolescente dalla faccia molto bella e forte , dallo sguardo doloroso ( un volto che mi aspetto di rivedere presto sullo schermo ) , la studentella che mette sempre bocca dappertutto , il ragazzo taciturno e timido ma pieno di doti , quello svelto e un po ' confusionario , tutto un catalogo di giovani russi che mi par sempre di riconoscere . Andiamo a salutare gli attori , quanto mai semplici e simpatici , guidati da un anziano premio Stalin . Gli spettacoli sono differenziati in tre tipi , a seconda dell ' età dei ragazzi cui sono dedicati . Il repertorio comprende drammi educativi , fiabe e classici . Stanno preparando una rappresentazione per ragazzi di Romeo e Giulietta . Abbiamo visitato , in questi giorni , diversi istituti scolastici . Dalle brevi interviste che facciamo agli studenti , attraverso gli interpreti , possiamo definire qualche caratteristica della gioventù sovietica . Prima tra queste : l ' orgoglio di poter decidere del proprio avvenire , sia i ragazzi che le ragazze . Liuba Kusnizova , di 16 anni , allieva del l ° anno della scuola professionale elettrotecnica , ha scoperto il suo interesse per l ' elettricità alla scuola media . Chiediamo se col diploma che prenderà intende impiegarsi in un ' industria . Risponde : « No , continuerò a studiare in un altro istituto , ma ora m ' interessa prendere il diploma d ' elettrotecnica » . Il suo stipendio d ' allieva di 1° anno non è alto , ma suo padre e sua madre lavorano entrambi come operai e guadagnano bene . Ha tre fratelli minori che vanno a scuola e all ' asilo . I posti più ambiti dei giovani sono ora i « cantieri del comunismo » . Aleksei Liudimov , anch ' egli di 16 anni , del 1° corso e figlio d ' operai , racconta che da ragazzo prese una forte scossa e da allora decise di diventare esperto d ' elettricità . Appena diplomato vuole andare a lavorare nei cantieri sul Volga o sul Don . Lavorando , continuerà a studiare alle scuole serali fino a diventare ingegnere . È appassionato di sci e d ' atletica leggera . Non è raro incontrare giovani che cambiano vocazione e indirizzo di studio . Alla facoltà d ' architettura , Edgar Cucin , lettone , ci racconta che allo scoppio della guerra andò come molti studenti della sua età nei colcos a sostituire i trattoristi partiti per il fronte . Poi chiamato alle armi fece il soldato , diventò ufficiale , combatté per la liberazione della Lettonia e fu ferito gravemente . Prima della guerra voleva studiare matematica ; ma dopo aver visto le distruzioni della guerra s ' iscrisse alla facoltà di architettura . L ' attività svolta in guerra ha gran parte nel racconto delle vite sia dei giovani che delle ragazze . In una clinica universitaria interroghiamo una bellissima dottoressa , Tatiana Leonova . La guerra è scoppiata due giorni dopo che aveva finito la scuola media , a Stalinogorsk . Andò a lavorare alle costruzioni di difesa di Smolensk , sotto i bombardamenti . Nell ' autunno del 1941 entrò volontaria nell ' Esercito , e diventò « istruttore medico » di plotone , poi radiologa , e insieme segretaria nel Komsomol del suo battaglione . Nel 1943 si iscrisse al P.C. Finita la guerra studiò all ' Istituto Superiore di Medicina e diventò chirurgo . Ora è ordinaria in questa clinica . Spesso s ' incontrano studenti non più tanto giovani , che sono passati già attraverso una vita di lavoro . Al Conservatorio di Mosca intervistiamo Vladimir Filippov , ex colcosiano di 31 anni , che usufruisce di uno « stipendio Stalin » ( lo stipendio più alto , assegnato al miglior studente d ' ogni corso ) . Lavorò fino a 16 anni in un colcos coi genitori , poi operaio in un ' officina , poi fece la guerra e fu ferito tre volte . Dopo la guerra è entrato in Conservatorio , alla facoltà di canto . Al Conservatorio di Mosca : grasse maestre di canto che parlano francese e somigliano alle nobildonne emigrate che si conoscono da noi , ma hanno l ' « ordine di Lenin » appuntato sull ' ampio seno ; trepide giovinette dallo sguardo intelligente sfoggiano l ' italiano dei libretti d ' opera ; ragazzi dall ' aria riflessiva e testarda ; giovani armeni , kirghisi , baskiri , ecc. e anche coreani . In ogni istituto scolastico , dovunque c ' è un ' aula , un corridoio , un atrio , una parete , là ci sono ritratti d ' uomini illustri : poeti , scrittori , musicisti , rivoluzionari , scienziati . Nessun popolo ha un così vistoso culto del proprio passato . Ogni aula dell ' istituto d ' elettrotecnica è adorna di ritratti degli scienziati russi d ' ogni disciplina . La parrucca illuministica di Lomonosov e la barba biblica di Mendelejev sono riconoscibili sopra tutti . Ma non ci sono soltanto i russi : da Galvani a Volta ( anche più su : da Galeno e da Archimede ) a Eva Curie , tutta la scienza umana è rappresentata . Nelle scuole il ritratto di Puskin è frequente quasi quanto quelli di Lenin e Stalin . C ' è pieno di Tolstoj , e poi di Gogol , di Turgheniev , di Krilov , di Lermontov , di Nekrasov , di Saltikov - Scedrin , e anche di Dostojevski malgrado che in Occidente vi sia chi dica che l 'U.R.S.S . l ' ha dimenticato e condannato senz ' appello . Moltissimo Gorki , naturalmente , e anche moltissimi Maiakovski . Scruto l ' inquieto sguardo del poeta , così crudamente contemporaneo , come a chiedergli se per caso non si trovi a disagio , incorniciato solennemente in mezzo a tanti classici , ma mi pare che mi risponda di no , perché non c ' è cosa più grande cui un poeta d ' avanguardia possa aspirare , che di diventare un grande classico popolare . Il grande amore che i sovietici manifestano per Cechov , l ' incontrare dappertutto la sua mite barbetta , il sottile lampo dei suoi occhi dietro le lenti del pince - nez , mi riempie di gioia . Qui i ragazzi delle scuole medie studiano Cechov come un classico ; da noi i classici « scolastici » più moderni sono Carducci , D ' Annunzio ... Sto per scivolare su una china di riflessioni melanconiche , ma interrompo il corso di tali pensieri , accorgendomi che « non è così che va impostata la questione » . Infatti i sovietici ci insegnano soprattutto a valorizzare la cultura patria , a guardarla sempre criticamente ma a non rifiutarla mai .
Orrore dalla Cambogia ( Macciocchi Maria Antonietta , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Dalla frontiera cambogiana , febbraio . Testimonio , dopo aver attraversato i campi dei rifugiati cambogiani , con i « medici senza frontiere » , nella « Marcia perché sopravviva la Cambogia » , del più grande orrore umano , dopo Treblinka e Auschwitz . Il genocidio del popolo khmero : da sette milioni , recensiti nel '71 , i khmeri superstiti sono tra i due e i tre milioni . L ' olocausto è avvenuto in tre ondate successive . Nella prima fase , durante la guerra che aveva opposto gli americani e i « lon nol » ai khmeri rossi , ne era stato massacrato un milione . Poi lo sterminio è avvenuto in altre due fasi successive . Sotto il regime di Pol Pot , tra il 1975 e il 1979 , allorché un terzo della popolazione è scomparso nelle esecuzioni sommarie , i lavori forzati , la carestia . E infine , la terza fase succeduta alla follia sanguinaria dei polpottiani : l ' esercito vietnamita , che entra a Pnom Penh , i17 gennaio '79 , dopo una guerra lampo , cominciata il 25 dicembre '78 , salutato in un primo momento come liberatore dal popolo martirizzato , diventa subito l ' occupante : preda , uccide , affama , requisisce . Il Vietnam vuole la terra cambogiana , una volta detta « la risaia dell ' Asia » , e non sa che farsene dei cambogiani da nutrire . Questa è anche una guerra alimentare . Comincia il grande esodo dei contadini , la marcia per sfuggire alla morte , attraverso le foreste , sotto gli spari dell ' artiglieria che l ' insegue . Adesso , al confine della Cambogia , in terra thailandese , si ammassano 500 mila khmeri . C ' è chi dice che siano 700 mila . Percorrono una sorta di Stato cuscinetto , fatto di membra umane , di avanzi del popolo khmero , su alcune decine di ettari di fango nauseabondo . Visito i campi di Sa - Kaeo ( trentamila khmeri rossi ) e di Khao I Dang ( centoventimila khmeri serei ) . Questi fuggiaschi non appartengono politicamente a nessuno . Non hanno lo statuto dei profughi , perché il governo thailandese non riconosce la Convenzione di Ginevra . Sono letame umano . Al di fuori dei campi ufficiali , è ancora peggio . Una folla di morti - vivi che fuggono , o sono evacuati dalle truppe vietnamite , quando il cibo manca . Allora , la folla delirante degli affamati è definita dai viet « anticomunista » , e cacciata . Gli « anticomunisti » mi raccontano che tutte le strade della Cambogia sono minate dall ' esercito , e che per loro « il sentiero più sicuro è quello dei cadaveri » . Non capisco . Mi spiegano allora che spesso marciano su chilometri di corpi in putrefazione uccisi durante l ' avanzata dei vietnamiti , per non saltare sulle mine . Si salvano corrompendo con pezzetti d ' oro gli sbarramenti dei viet e poi quelli dei thailandesi . Chi ha un po ' di oro , anche solo un dente da strapparsi , sopravvive . Sono venduti due volte , dai soldati del Vietnam e da quelli della Thailandia , alla frontiera . Adesso la più grande città cambogiana non è più Pnom Penh , ma Khao I Dang , il campo dove si ammassano 120 mila profughi . Mi apro la strada fra i detriti del popolo khmero . Questi sono tutti khmeri serei , ovvero cambogiani che non stanno né coi vietnamiti né con i khmeri rossi . Invece , a Sa - Kaeo ( che vuoi dire lago di vetro ) sono rinchiusi solo i khmeri rossi - 27 mila esattamente - dietro il filo spinato dei recinti . All ' ingresso , una scritta campeggia : « Ci scusiamo per il vostro disagio , ma l ' ordine e la disciplina sono segni di civiltà » . È un campo prigione . I profughi khmeri rossi stanno accosciati o ritti , come bestiame , con gli occhi vuoti ci osservano da dietro il recinto . Mi rifugio con Joan Baez , che fa parte della Marcia , dentro una capanna dell ' UNICEF , mentre crepitano le cineprese dei fotoreporters , delle TV dell ' Occidente . Filmano , fotografano il più grande spettacolo del mondo : la cantante Baez e l ' attrice Liv Ullman , idoli della società dello spettacolo , a fianco della puzzolente melma cambogiana . Sembra una consegna di Oscar . I fotoreporter chiedono alle dive di prendere in braccio i bambini profughi per il coltivatore dell ' Oklahoma o l ' intellettuale di Manhattan , sembra lo spettacolo con le girls di Apocalypse Now . Dico a Joan Baez : « Come sopportare questa contaminazione tra show e morte ? » . Lei risponde : « È necessario , perché il mondo sappia » . Forse , ha ragione lei . Ma poi ci separiamo . Fuggo via , lontano dall ' occhio implacabile delle televisioni e del mondo civilizzato . Trovo un interprete del campo , un thailandese , lo scongiuro di aiutarmi , e mi spingo ai bordi di Sa - Kaeo . Attraverso cunicoli infetti che sono strade , budelli neri su cui si affacciano bicocche costruite con i legni delle casse degli aiuti . Le mosche e le zanzare formano cortine brune . All ' ombra , stanno larve di donne , immote , incrostate di polvere , le sopravvissute alla lunga marcia . Non si occupano dei figli , come le madri normali . O forse non ne hanno più . Le famiglie sono state smembrate da Pol Pot prima , e poi durante la fuga . È un popolo che si cerca senza posa . Le madri cercano i figli , i figli le madri o i padri . In una baracca più ampia trovo una folla agitata , in coda , che reca piccole foto all ' ufficio « Ricerca » . Ve ne sono decine nei campi di questi uffici . Le foto vengono affisse al muro . Sono vecchie foto di gente sorridente , davanti a un tempio , una famiglia , due bambini , una donna fotografata in una strada di Pnom Penh . Con un megafono , gli organizzatori girano il campo : conoscete una famiglia con questo nome , riconoscete un bambino di otto anni capitato qui senza madre ? Sbuco , di colpo , davanti a una pagoda buddista , costruita dieci giorni orsono con tavolacci , in fondo al campo . I bonzi dalle teste rasate sono giunti dai dintorni , e pregano in silenzio , vestiti di giallo , sola macchia di colore nel grigio - nero implacabile . I khmeri rossi convertiti al buddismo indossano una maglia gialla . Un centinaio di fedeli gremisce il tempio . Molti giovani . Magari sono stati torturatori , assassini agli ordini di Pol Pot , artefici sanguinari delle fosse comuni . Ora subiscono una crisi mistica , mi dice un medico . Mi accettano fra loro . Il tempio diventa una platea che interrogo . Viene designato per rispondere , o trasmettere le risposte del pubblico , l ' uomo più rispettato , perché più vecchio , 51 anni . Si chiama Ne Tai , è un operaio di Takeo , che ha lasciato la Cambogia nel gennaio del '96 , dopo l ' invasione vietnamita . « Avete cambiato opinione su Pol Pot ? » . Rispondono : « Non siamo mai stati per Pol Pot » , e Ne Tai : « Pol Pot voleva farmi uccidere perché ero religioso » . « Allora , siete fuggiti dai khmeri rossi o dai vietnamiti ? » . « Gli uni e gli altri » . « Chi è più feroce ? » . « Lo sono allo stesso modo ambedue » . « Chi ha ucciso di più ? » . Uno dice : « I vietnamiti ammazzano più dei polpottiani » . Un altro : « No , sono tali e quali » . « In Europa , si dice che i vietnamiti vi hanno liberati » . « Noo ! Il Vietnam ha invaso la Cambogia , non abbiamo più terra » . « Come siete arrivati qui ? » . « Abbiamo traversato le montagne , le foreste , i fiumi . A piedi , cercando l ' acqua , incalzati dalle truppe . Eravamo a decine di migliaia sulle strade . Quando non morivamo per carestia , morivamo di malaria » . « Avevate armi ? » . « No , noi siamo il popolo . Da un lato c ' è il popolo , dall ' altro la forza » . « Siete comunisti ? » . « Nooo ! » . « Chi tra voi è del Partito comunista può alzare la mano ? » . Nessuno alza la mano . « Ma allora Pol Pot non è mai esistito ? » . « Sì , ma non sappiamo chi è comunista ancora e chi khmer rosso , anche se ce ne sono » . « Avete un messaggio da affidarmi per gli europei ? » . « Vogliamo che la Cambogia sia pacificata , vogliamo rientrare . I vietnamiti devono andarsene , sono l ' invasore » . « Fareste la guerra per avere la pace ? » . Quattro o cinque dicono : « Sì , vogliamo riprendere le armi » . Altri : « Siamo pronti ad andare , se ci aiutano però gli altri paesi » . « Ma i cinesi non sono vostri amici ? » . « Per il passato sì , ma ora non abbiamo visto i cinesi muoversi per cacciare i vietnamiti » . Ne Tai dice solennemente : « Il popolo cambogiano deve sopravvivere malgrado le sue sciagure » . Per la prima volta , applaudono tutti , adesso . Un frastuono che somiglia alla speranza . « Crediamo solo negli organismi internazionali , perché soltanto essi potranno regolare íl problema . La Cambogia è troppo piccola , è morente » . « A quale leader dareste la fiducia ? » . « Sihanouk » . « La pace verrà se ci sarà Sihanouk » . « Sihanouk , Sihanouk » ritmano l ' uno dopo l ' altro , con uniformità appassionata . Ne Tai mi segue , mentre mi allontano . Ora , scoppia a piangere . Ha perduto la sua dignità di capo . « Che Sihanouk torni al più presto » implora . « È un ' opinione personale ? » . « No , di tutti » . Qualche ora dopo , mi ritrovano . Si sono consultati : chiedono , con coraggio , una cassetta con un messaggio di Sihanouk al campo di Sa - Kaeo . E le lacrime del vecchio continuano a scorrere . Mi affidano altre lettere , da imbucare a Parigi . A quanto pare , si sono assunti gravi responsabilità politiche , parlandomi a questo modo . Melo spiega un ' infermiera francese , Manaiek Lanternier . A Sa - Kaeo , la disciplina interna è dura , l ' inquadramento politico dei khmeri rossi esiste , ma clandestino . Esso è guidato da Lim , uno dei cavalieri dell ' apocalisse polpottiana . Per un caso , sono la sola a scovare Lim . Egli risponde al nome di Ta ( zio ) Khiang On Thiang , è stato capo di distretto e capo di divisione sotto Pol Pot . Ha 32 anni , parla francese , ma a me dice di non conoscerlo . Parla come un dirigente politico , anche nel suo negare tutto . Non respinge la realtà dei massacri compiuti , ma ne offre la versione ufficiale : « Chi ha ucciso , sotto Pol Pot , l ' ha fatto per ordine dei vietnamiti , restati in Cambogia , fin dall ' epoca della sconfitta dei francesi , nel 1954 . Essi continuavano a lavorare per il Vietnam . I ragazzi di 15 anni ammazzavano , è vero , ma gli ordini venivano da queste spie infiltrate » . Chiedo quanti sono i khmeri rossi ancora in guerriglia . Alcuni affermano che essi stanno subendo una rotta definitiva , altri che ve ne sono ancora , 30 mila , armati dai cinesi . Alle 5.30 di colpo , sul campo il sole si spegne , come una candela su cui si soffi . Mi accorgo che tutto il personale , medici , infermieri , insegnanti , abbandonano questo girone infernale , per ragioni di sicurezza . A Sa - Kaeo , comincia un ' altra vita . Avvengono le riunioni notturne . I rifugiati litigano fra loro sulla distribuzione del cibo . Con me , nel tempio , hanno affermato : « Vi sono discriminazioni nelle razioni . A seconda di chi distribuisce , si ricevono razioni più abbondanti , per le amicizie politiche , per i favoritismi » . Un inglese , Bondy , che fa il medico , mi narra che nella notte donne e bambini vengono violentati in tutti i campi . Un ' infermiera francese mi ha fatto conoscere una piccola guerrigliera khmera rossa di 18 anni , a cui Lim ingiunge di riprendere le armi per rientrare in Cambogia e combattere i vietnamiti . Lei ha rifiutato , traumatizzata per il sangue versato . Piange , negli incubi notturni . Alcune partigiane khmere rosse raccontano di essere state violentate dai compagni d ' arme . Ora ci lasciamo alle spalle la notte di Sa - Kaeo , di Khao I Dang , e dei campi di Khao Larn , di Kamput . Rientriamo a Aranya Prateth , la città di frontiera , e ci buttiamo a dormire in un locale detto « il garage » , su un materasso per terra , sotto una zanzariera . Ad Aranya Prateth ci incontriamo con la febbre dell ' oro . Un esercito di contadini thailandesi , di cinesi , di cambogiani , si sono improvvisati commercianti , furiosamente avidi . Campano sui profughi , vendono gli aiuti occidentali , e le frutta , gli abiti , l ' acqua , il ghiaccio , biciclette . È il più immenso mercato libero del mondo , la corte dei miracoli , che spunta dovunque , magari su una risaia disseccata . Le pattuglie thailandesi confiscano tutto , oppure vogliono mille bath ( un bath corrisponde a 50 lire ) . L ' indomani nel campo di Khao I Dang , arrivando a quel che si chiama con pompa l ' orfanotrofio , capisco che vuol dire un viaggio in fondo all ' inferno . Vi sono 2300 orfanelli , nel campo . A Sa - Kaeo , se ne contano 500 . In tutto , si parla di 11 mila orfani , che vanno da pochi mesi a 12 anni , disseminati lungo la frontiera . Dal mondo esterno arrivano le richieste di adozione , ma l ' Alto commissariato per i rifugiati presso l ' ONU dice che spetta a questa infanzia di ripopolare il paese , essa non va sradicata . Mi sembra del tutto assurdo perché sono questi bambini i più traumatizzati , mortalmente malati . Non piangono e non ridono , per mesi . Mi mostrano Lo , il ragazzo dodicenne che ha portato sulle spalle il padre moribondo , fino al campo , per seppellirlo . Ma i ragazzi qui sono stati anche i tremendi protagonisti del male . Quest ' apocalisse , per la prima volta nella storia ha avuto come attori i ragazzi , forse i fratelli di questi orfani . Pol Pot aveva issato i bambini al vertice della gerarchia , perché rappresentavano una « pagina bianca » nella storia . Voleva capi senza passato , quindi fanciulli , che dirigessero con potere assoluto le Comuni , in cui egli aveva spartito il paese , cancellando villaggi e città . Anche Pnom Penh era stata svuotata , come simbolo di corruzione le Comuni andavano da 400 a 4 mila persone . A Qhao I Dang , tra i khmeri serei , uno studente mi racconta che il kanak della sua Comune , ovvero il capo , il duce , aveva solo 12 anni . Cominciò ad ammazzare allorché gli regalarono un orologio e gli dissero : uccidine tre , di nemici , prova . E lui colpì , preciso , alla nuca . Gli diedero tutti i poteri . Infatti il kanak non aveva al di sopra di sé nessuno : i suoi rapporti erano solo con Pol Pot , al quale egli poteva anche telefonare . Gli adulti , i vecchi , gli intellettuali tremavano davanti ai bambini . Un ' inversione paradossale delle generazioni . Agli intellettuali , i ragazzi cucivano le dita col filo : se lo spezzavano , erano condannati a morte . Con un colpo di vanga sul cervelletto , per non sprecare munizioni . Khin Shkun , ex studente di medicina di Kampong Preach , è il superstite di undici persone , una famiglia di commercianti . Mi racconta che non tutti i kanak erano cattivi , e che vi erano anche giovani capi buoni , che non uccidevano . Il suo kanak aveva 14 anni . Egli ha scavato per suo ordine le fosse per i condannati , due metri di larghezza e sessanta di lunghezza . Colpivano con una mazza di bambù alla nuca il condannato , poi gli squarciavano il petto col coltello , e gli estraevano la bile per curare la febbre gialla , ne asportavano il fegato per mangiarlo . « Dicono che ora Pol Pot è diventato gentile , che non uccide più » commenta . « Ma forse è là , dietro le montagne di Phnom Chkat » e fa segno col dito all ' orizzonte . « Ora è solo capo dell ' esercito , e non più del partito . » Prum Saklon , che era maestra , afferma che Pol Pot odiava le intellettuali , e le aveva eliminate da ogni ufficio , gettandole nei campi , dove lavoravano nelle risaie17 ore al giorno . Dopo il parto avevano una settimana di riposo e poi di nuovo al lavoro nelle dighe e nei campi . Nessuna doveva dire di saper leggere e scrivere . Pol Pot prediligeva solo le guerrigliere . I kanak avevano in odio in primo luogo i maestri di scuola . « Ma allora , le truppe vietnamite » chiedo « vi hanno liberato ? » . « Lo credevamo anche noi , quando sono arrivati . Poi ci siamo accorti che loro uccidono meno con le armi ma uccidono ancora di più con la fame . Fanno una scatola di riso per 20-30 persone . Oppure mettono un bacile di riso in mezzo a una folla , e ci massacriamo tra noi per strapparne un boccone . Vogliono distruggere l ' esistenza stessa del popolo khmero . E popolare la Cambogia di vietnamiti » . Che avverrà di quel che sopravvive del popolo khmero ? Tra due mesi , quando sarà finito il magro raccolto di gennaio , quel che resta di uomini nella Cambogia è destinato a morire di fame . Qui son tutti d ' accordo . L ' artiglieria vietnamita avanza , bombardando le ultime postazioni dei khmeri rossi . E sembra pronta a prendere in una tenaglia i campi dei profughi , con le sue nove divisioni , accampate a tre chilometri dalla frontiera . Le superpotenze - USA , URSS , Cina - non alzeranno un dito per salvare i 500 mila relitti , alloggiati in questi campi , tutto sommato , bocche in meno da sfamare . Al mattino del 6 febbraio , la nostra pacifica « marcia perché la Cambogia sopravviva » prende la strada del ponte Aranya Prateth , che segna la frontiera con la Cambogia , seguita da camion con 200 tonnellate di riso , e carichi di medicinali . Siamo 150 persone , in fila indiana , scrittori , parlamentari , sindaci , intellettuali , attori , venuti dall ' America e dall ' Europa . Bernard - Henry Lévy inalbera su una lunga asta una bandiera bianca che vuole essere più un segno di pace che di resa . In testa al corteo avanzano i generosi « medici senza frontiere » , gli organizzatori della marcia , che chiedono di entrare per soccorrere gli ammalati , i morenti in Cambogia . ( Nella Cambogia occupata si dice che restino solo 40 medici ) . « Iniziativa funesta , incitamento alla rivolta » ha detto la radio di Hanoi per stigmatizzare la marcia . « Provocatori , operazione ignobile » ha scritto « l ' Humanité » . Oltre il ponte , una decina di piccoli soldati vietnamiti in uniforme verde ci scrutano con i cannocchiali , da dietro la trincea . Tre delegati della marcia avanzano fino a metà del ponte : un medico francese , il presidente americano del « Comitato internazionale per i rifugiati » , una donna cambogiana che ha perduto i figli e il marito . Il messaggio è gridato , oltre la frontiera , con un megafono , e pronunciato in tre lingue , francese , inglese e cambogiano : « Soldati viet che state dall ' altra parte , davanti al lamento degli agonizzanti , al cinismo dei potenti , siamo venuti a portarvi solidarietà e aiuti » . Dall ' altra parte , risponde un silenzio massiccio , assoluto . Consegniamo , allibiti e impotenti , i camion con gli aiuti alla Croce Rossa internazionale . Anche se la marcia non salverà certo i khmeri dalla morte , anche se noi sembriamo degli ingenui umanitari , tuttavia , almeno , attraverso questa testimonianza nessuno potrà dire , come avvenne ai tempi del nazismo : « Noi non ne sapevamo nulla » .
StampaQuotidiana ,
Nelle vie di Bologna e dei paesi sottratti al giogo tedesco sono stati affissi due proclami del Maresciallo Alexander , Comandante Supremo Alleato nel Mediterraneo , Governatore militare , recanti le disposizioni emesse dal Governo Militare Alleato per affrettare e regolare il normale svolgersi della vita civile nelle zone liberate . Il primo proclama stabilisce le norme giuridiche riguardanti l ' istituzione del Governo Militare ; elenca i reati in danno delle Forze Armate Alleate e ne commina le relative pene ; infine istituisce Tribunali Militari fissandone la giurisdizione e la competenza . Il secondo proclama tratta la circolazione monetaria , i cambi , il razionamento dei viveri , la fissazione dei prezzi , i salari e le leggi e decreti in materia di agricoltura . Le norme emanate sono state suggerite dalla necessità di affrettare la totale cacciata delle forze tedesche dal suolo d ' Italia e la restituzione del territorio liberato alla giurisdizione del Governo di Roma , già ristabilita su gran parte dell ' Italia . Gli scopi saranno tanto più rapidamente conseguiti quanto maggiore sarà la collaborazione che le popolazioni delle zone liberate daranno alle forze alleate . I cittadini sono pertanto tenuti ad aggiornarsi su tali disposizioni prestando la massima attenzione alle norme che i manifesti riportano estesamente e rispettandole con piena coscienza onde dare agli Alleati ancora una prova del fermo desiderio del popolo italiano di risorgere come Paese libero e democratico .
QUEST'ANNO, MODA UCRAINA ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Mosca , lunedì - Alla Biblioteca Lenin , ( 14 milioni di volumi in 165 lingue ) , due sale sono dedicate ai ragazzi . Ambienti e decorazioni creano un ' atmosfera di giovinezza ( ma non scolastica ) tra sale tanto austere . Nella sala dei più piccini le schede del catalogo sono illustrate a colori . Le ragazze della delegazione sono andate oggi a un grande laboratorio di moda per assistere a una sfilata di modelli . ( Ogni giorno si tengono tre sfilate di modelli a cui assistono complessivamente un migliaio di visitatori ) . I modelli più belli ( oltre naturalmente alle pellicce ) sono i paltò . Gran varietà d ' abiti da mattino , da pomeriggio , da sera . La sfilata comprende anche modelli di pigiama e di camicie da notte , inaspettatamente ricchissimi e complicati . Sfilano anche modelli per uomo e per bambino . In U.R.S.S. la moda femminile , meno capricciosa che da noi , trova ogni anno la sua ispirazione nei costumi popolari d ' un popolo sovietico . Quest ' anno , vanno molto i motivi ucraini ; e alle camicette ricamate , ai fazzoletti ucraini s ' ispirano parecchie delle toilettes più recenti . Le sartine e le indossatrici hanno stipendi pressoché uguali , sui mille rubli . Note gastronomiche . Una delle cose che pensavo fosse più difficile abituarsi , era la quantità e la qualità dei pasti . Invece la cucina russa è molto più vicina alla nostra di quella , per esempio , dell ' Europa centrale , ( il bello è che anche i cinesi della tavolata vicina alla nostra , pare che la pensino come noi ) e poi , sarà il clima , sarà la vita movimentata , tre pasti giornalieri , con almeno tre portate di carne per pasto , non sono mica fuor di luogo . Così ci siamo abituati , al mattino appena alzati , a metterci a tavola per un vero e proprio pasto , come è abitudine generale dei sovietici . Questa prima colazione , al nostro albergo , consta tra l ' altro , di un bicchiere di yogurt , tre o quattro uova , pane e burro , lingua , prosciutto , insalata russa ; poi una pietanza di carne con contorno , e poi il tè ( o caffelatte o cacao ) con paste . Il desinare è verso le tre o le quattro : la prima cosa da imparare è il tenersi leggeri d ' antipasti e non credere che siano già il pasto vero e proprio , perché poi verrà la minestra con un pezzo di carne dentro , la pietanza , la frutta e il gelato . ( I sovietici amano í gelati più dei siciliani , e li mangiano per le strade anche in pieno inverno , cosa che fece molta impressione a Churchill , durante la guerra ) . La cena è molto tardi , di solito dopo Io spettacolo . È pressappoco come il pranzo ; solo che finisce con il tè o col cacao . Anche l ' altra preoccupazione che avevo : che i russi bevano e facciano bere a tutto spiano , s ' è dimostrata senza fondamento . A parte i banchetti importanti , in cui vino e vodka sono la materia prima dei numerosi brindisi , la nostra delegazione , formata tutta di giovani parchi e temperanti , non è stata forzata a tralignare dalle proprie abitudini . Invece dell ' acqua , durante i pasti si bevono molti succhi di frutta di preparazione industriale : succhi di albicocca , di pesca , di mela e naturalmente d ' ogni altro genere . Anche nei bar o nei ricevimenti pomeridiani i succhi di frutta sono molto usati . Dal barbiere dell ' albergo Mosca . Una parrucchiera paffuta e appetitosa mi taglia í capelli mentre la radio suona canzonette americane del Far - West . Sul piano della toilette il libro aperto che legge tra un cliente e l ' altro , un libro della biblioteca circolante dell ' albergo . V . Stepanovic mi dice che non può venire a teatro con noi : domani è il compleanno di sua moglie e vuole andare a comprarle qualche gioiello stasera , perché domani , lunedì , i negozi sono chiusi . Gli dico : « Domani ? Toh , anch ' io compio gli anni domani » . E ci facciamo gli auguri a vicenda . Lunedì Compire gli anni a Mosca mi riempie di allegria , e mi dispone a sguardi retrospettivi sulla mia vita , cosa che non mi capita sovente . A pranzo , vedo che i compagni sovietici , appena saputo del compleanno m ' hanno preparato un festeggiamento degno della loro magnifica ospitalità . Dei tanti brindisi , il più bello è l ' ultimo , di V . Stepanovic : « A vostra madre » . V . Stepanovic è un tipico rappresentante di quello spirito che è caratteristico dei sovietici ma è anche molto « vecchia Russia » , fatto di una cortesia riserbata ma calorosa , che ama richiamarsi agli affetti familiari ma sempre senza cadere nella lacrimosa declamazione che usa da noi in queste cose , quello spirito che , anche nei banchetti ufficiali , dopo tutti gli applauditi toast politici , si manifesta in brindisi più semplici : « Alla salute delle vostre famiglie » . Della generazione cresciuta durante il socialismo e che ha ora raggiunto la trentina , V . Stepanovic è un esempio non so se più o meno tipico , ma che certo dà l ' idea di una civiltà colta e serena . Dirigente politico preparato e rigoroso , membro del Comitato centrale del Komsomol , ufficiale combattente in guerra ( ne riportò gravi danni fisici , ora guariti ) , V . è un giovane dall ' allegria spontanea e comunicativa , dalla risata irrefrenabile , dall ' umorismo e dalla voglia di scherzare a getto continuo . Quel giornalista italiano che scriveva che i russi non sanno ridere , certo non ha mai incontrato V . Stepanovic . La sua vita è divisa tra l ' organizzazione politica in cui lavora , i suoi studi storici , il pianoforte col quale accompagna la moglie che s ' esercita in casa al suo violoncello per i concerti . La domenica va a caccia : ha un bel setter e dei buoni fucili a ripetizione . D ' estate passa le ferie al mare con sua moglie in una località della Crimea di cui sono fedeli ospiti da anni . ( Si sa che in U.R.S.S. i soggiorni di ferie sono gratis per tutti , nelle case di riposo a disposizione dei sindacati di ogni ministero ; nella casa in cui va V . ogni estate , lui non paga niente ; ma sua moglie che dipende da un altro ministero , per non pagar niente dovrebbe andare in una casa dei suoi sindacati : invece va col marito e paga il 50 per cento della retta normale ) . Quando ha un momento libero , V . tira fuori di tasca un romanzo di Dumas ( un volumetto rilegato dell ' edizione Nelson ) . Dice che non c ' è niente di meglio di Dumas per riposare la mente e insieme tenersi in esercizio col francese .
Questo è il Salvador ( Chierici Maurizio , 1982 )
StampaQuotidiana ,
San Salvador . Com ' è diversa la città che oggi attraverso , dai racconti arrivati nelle nostre case . I morti , la paura ... Invece questa capitale di fiori e di baracche continua a mostrare la solita pelle tropicale , che il carnevale ricopre di altri colori . Stasera , la strada che porta al mare è una fila di macchine che si sfiorano con la pazienza di ogni week end . Le scuole riaprono dopo le vacanze d ' inverno e grandi manifesti fanno sapere ai genitori quali professori certi ginnasi ( naturalmente privati ) sono riusciti ad ingaggiare . « Fidatevi di noi ! » Fidarsi nella scelta dell ' insegnante di latino ha l ' aria di essere l ' unico problema del Paese . Nel mio albergo i leones ( sono i lions ) fanno festa : regalano qualcosa ad un ospedale . Sfogliando i giornali , sembra che tutte le ragazze della città si siano messe d ' accordo per compiere 16 anni durante questo fine settimana . Nei giardini delle belle case , sotto il vulcano , si ballerà , aspettando il mattino . La gente riempie ogni negozio ; nei ristoranti non c ' è posto fino a notte . Si discute della partita che il Salvador ( finalista ai Mondiali ) gioca contro la squadra venuta dal Guatemala . Davvero mi trovo nella capitale del massacro ? La notizia in prima pagina è scelta con gusto diverso dalle nostre di questi giorni . Racconta di un contrabbandiere fermato alla frontiera , con una merce proibita . Nelle sue casse c ' erano 800 serpenti . Fuori dall ' aeroporto gli operai stanno montando un cartello infinito e verde : « Vieni a visitare le cascate del bosco » . Per muoversi senza problemi ho bisogno di una lettera che spieghi quale curiosità mi spinge a cercare la gente . Deve firmare questo permesso il colonnello Gonzales , direttore del « Comitato de Prensa de la Fuerza Militar » . Così entro nella cittadella dello stato maggiore . Torrette , mitraglie . Il pomeriggio si consuma , ma Gonzales non arriva . Dal meticcio che fa la guardia voglio sapere : come mai non arriva ? « Forse non riesce a svegliarsi ... » Lo dice in uno sbadiglio di pace . Spunta una macchina piena di musica . La guida una bella signora dalle trecce raccolte . Ride con qualcuno in divisa . Fa il pieno dalla pompa dell ' esercito e subito corre felice oltre la sbarra delle sentinelle , verso il traffico che non dà respiro . C ' è sempre la musica nella sua macchina . Devo dire la verità : non mi sembra di essere chiuso dentro l ' inferno di Fort Apache . Ma è proprio questa la città dei morti ? Wallace Nuting , generale a tre stellette , che da Panama comanda le forze americane dell ' America Latina , ieri è partito da qui , ripetendo : « Non ho elementi sicuri , ma mi pare che il governo riuscirà a piegare la guerriglia . La situazione , per ora , sembra salda nelle sue mani . Basta vedere come si vive in città ... » . Sembrano le parole giuste per la serenità che questa realtà vuoi far trasparire , ma è un gioco di specchi , di piccoli specchi , perché le realtà sono due , e molti segni fanno capire come siano inquietanti le cose , nascoste dietro i gesti della normalità . Già all ' aeroporto i poliziotti sfilano il giubbone militare ad un fotografo . « Perché ? » si arrabbia , « è la moda ... » Gli rispondono : « Fa confusione ! » . È un tipo di confusione che le cronache raccontano : al chilometro 33 della Panamericana , guerriglieri con casacca verde oliva hanno bloccato il traffico . Giù la gente dalle corriere , che la dinamite brucia in un minuto . Danno economico . Disagio al potere . « Giubbotti verde oliva , come questo ... » Il poliziotto non vuole essere preso per matto . I giornali insegnano in poche righe come si vive dietro il carnevale della capitale , da vendere a chi passa . Una fila di fotografie ripropone vecchi dolori . « Chi ha visto questo ragazzo di 18 anni , catechista dei padri Saveriani , scomparso venti giorni fa , mentre tornava a casa ?...» « Chi ha sentito parlare del professor Alvaro Dubon ?...» « Manca di casa il signor Ramon García ... » Nelle invocazioni si coglie il pudore di una rassegnazione strana . Gli scomparsi non tornano mai ... Fra un giorno , fra un mese , in un cimitero clandestino , un corpo stremato dalla tortura potrà forse ricordare il ragazzo che la madre sta cercando . Ed è questa doppia immagine di vita e di paura a rendere schizofrenica , ancora prima che tremenda , la dimensione del Salvador . L ' albergo dove sono arrivato , per esempio , ricorda tutti gli alberghi di una realtà violenta : Beirut , Amman , Saigon . Gli ospiti sono soltanto giornalisti . Un commerciante dall ' ironia esagerata ha venduto magliette traversate da una scritta : « Non sparate , sono giornalista ! » . Nell ' abitudine , il dramma degli altri diventa un gioco per chi ne è testimone . Tutti le indossano , le comprano : da portare a casa . Per non sparire , si ricoprono le automobili di scritte che avvertono chi è nascosto fra le piante : « Aiutateci nel nostro lavoro ... » . Tutti aiutano . Quando si prende la strada della guerriglia , i posti di blocco dell ' esercito si aprono con la lettera del colonnello Gonzales , ma anche le ombre che più avanti saltano fuori dietro un ponte non piantano grane . Le fotografie , le interviste . Di qua e di là ripetono : « Vinceremo » . La guerriglia sta vincendo la battaglia dei nervi . Vuol dimostrare che si muove come vuole . Occupa un villaggio . Si appropria delle carte ufficiali , anche economiche . Processa i funzionari corrotti . Fucila í crudeli . Poi , se ne va . Quando torna l ' esercito , la liturgia si rovescia . Tocca a chi è stato conciliante con i ribelli . Ecco i massacri . Si ammucchiano i figli piccoli ai padri . Una domanda non trova risposta : perché questo andare e venire , se tutti sanno che chi paga con la vita è sempre la stessa gente ? Forse l ' orrore della crudeltà del nemico viene considerato arma vincente . C ' è chi sicuramente perde . Sempre gli stessi . Se questa è la guerra - spettacolo che si racconta nel brontolio di un ' indifferenza internazionale finalmente finita , i massacri , dunque , continuano . Muoiono contadini che hanno vissuto nella miseria di 650 dollari all ' anno , loro e i loro figli . E qui i figli sono tanti . Crescono come bestie , e come bestie vengono spulciati . Stasera , il ministro della Sanità è apparso in TV : inaugura l ' operazione disinfezione dei tugurios , che sono baracche mescolate all ' immondizia . Mezza città . Un ' operazione sfarzosa , ripresa dalla TV . Gli elicotteri bombardano le lamiere dei derelitti con una pioggia di DDT , come d ' estate , quando si uccidono le zanzare . È questo il Paese che si sforza di vivere , continuando a morire ? Per i russi ? Per gli americani ? I campesinos ridono amaro . Non sanno nemmeno perché vengono uccisi : nell ' antica storia della ferocia politica , 30 mila morti in due anni hanno spento ogni orrore del passato . La voce di Duarte , presidente civile della giunta militare , torna ogni ora alla radio . « Non possiamo negoziare il potere con nessun terrorista , perché il potere è del popolo , e il popolo non vuole cederlo a gente di cui non si fida ... » La polemica brucia le prossime elezioni , annunciate in un clima da repubblica di Salò . Per le elezioni si spara . Per le elezioni crescono i massacri . Farle o non farle ? La giunta non ha dubbi : si voterà . È la condizione che Reagan pretende rispettata , per far piovere aiuti . Nei caroselli TV lo si fa capire . « Vota e tutto andrà bene » dice una voce . L ' immagine mostra pacchi di dollari , che mani affettuose contano , per la gioia di chi guarda . Ecco la legge elettorale , che per la prima volta impegna l ' ipotetica democrazia del Paese . Regolamenti strani per le abitudini del nostro mondo . Nessun registro con i nomi di chi va a votare . Ognuno deve presentarsi con la carta d ' identità , lascia l ' impronta dell ' indice su un foglio , ed entra in cabina . Tutto qui . Non è nemmeno obbligatorio votare nella città dove si risiede . Basta il posto più comodo ; quel certo giorno ... « Così c ' è chi vota non so quante volte ! Facile cambiare seggio ... » protestano gli oppositori , che invitano alla diserzione . « L ' inchiostro è indelebile . Impossibile fare trucchi . » Lo slogan « il dito non si smacchia » è la sola garanzia concessa da questa macchina elettorale . Una parte degli oppositori ( clandestini e armati ) avrebbe voluto entrare nella battaglia delle preferenze . Kean Bleakeley , consigliere americano , li aveva invitati ad inventare qualcosa . « Usate gli audiovisivi . Registrate e mandateli per posta . » Invece hanno deciso di astenersi . La regola è boicottare , eppure , non è sempre andata così . Una voce qui racconta la storia di una mediazione italiana . La voce è bene informata . Ecco come sarebbero andate le cose . Lo scorso autunno , mediatori italiani , vicini alla DC , sarebbero arrivati in Salvador con una proposta che sembrava l ' uovo di Colombo . Per accordi tra Paesi industrializzati , l ' Italia dovrebbe dedicare una quota del prodotto nazionale lordo al Terzo Mondo . Il Salvador lo è : per disperazione e per fame . Washington fa oggi sospirare un appannaggio di 50 milioni di dollari , gli italiani pare ne abbiano offerti addirittura 500 . Cinquecento milioni di dollari disponibili nel momento in cui la giunta e la guerriglia si accordino per elezioni oneste , con tutti , contro tutti , ma solo a parole . Anche i socialisti di casa nostra sembravano contenti . A questo punto il ministro degli Esteri Chavez Mina vola in Messico per discutere con gli strateghi della guerriglia , stabilendo un contatto che í militari intransigenti ritengono ancora sacrilego . I massacri finiscono con i soldi italiani ? Avrebbero dovuto finire con elezioni sensate , ma íl Fronte di Liberazione pone una condizione per la futura società : la rifondazione dell ' esercito . Rifondare significa cambiare colonnelli spietati ed intransigenti , i duri e i faccendieri ; e i colonnelli , fiutando il pericolo , bruciano l ' ipotesi . Si aggrappano al dogma : « Con la guerriglia non si tratta » . Così , non succede niente . Il Salvador continua a battere cassa per le armi , mentre il contributo italiano resta dov ' era : poteva servire , in una dimensione straordinaria , a rimettere in moto il lavoro e le attenzioni sociali , non a far crescere il massacro . Sono due anni che il massacro è cominciato . Nel '79 , per protestare contro l ' arresto dei dirigenti del Blocco Popolare , cattolici e marxisti ( assieme ) occupano la cattedrale . Polizia e guardia nazionale , sotto í riflettori TV , fanno massacro . Sparano a zero sulla grande folla . Una follia voluta dal colonnello Romero , superstite dell ' amministrazione Nixon . Una follia che scatena altre follie : rapimenti , vendette . C ' è un Romero diverso , in Salvador : ormai tutti lo sanno . Un vescovo eletto primate , perché topo indifferente di biblioteca . Ma un giorno , ad Aguilares , che è una delle capitali della fame , un gesuita , compagno di scuola delvescovo , viene ucciso perché ha difeso i tagliatori di canna dall ' ingiustizia del latifondo . Romero vuole capire : esce dai libri e si mette a leggere la realtà . Difende i deboli , denuncia i delitti . « Non sono un rivoluzionario , sono un conservatore » mi disse molti mesi prima di morire : « Sto adoperando l ' intelligenza per salvare il mondo che amo contro la follia . » L ' hanno ucciso in chiesa : in questi giorni il delitto è stato archiviato . « Casi non risolti . » Mi fa impressione vedere nel mondo dei poveri la sua immagine confusa con quella dei Guevara . Carter è stato , qui , un buon presidente . Ha imposto la riforma agraria ( massimo di proprietà 500 ettari ; finiti gli imperi sopra i 100 mila ) , ma i latifondisti emarginati sono scappati a Miami , per sostenere la campagna elettorale di Reagan . Da lì hanno ordinato ai militari , ancora oggi nella giunta , di annullare la riforma . La riforma prometteva la terra ai contadini , e uno stipendio dignitoso ai braccianti . Ma i militari che di giorno giuravano queste cose , la notte sgozzavano i contadini colpevoli di lavorare per guadagnare finalmente qualcosa , quindi non far saltare la riforma . Ho visto attorno a Chalatenango famiglie dormire la notte nei campi . A casa non volevano tornare . Avevano disobbedito . Avevano accettato di lavorare . Sapevano che durante la notte , con scarpe militari , scendendo da camion dell ' esercito , ufficiali e soldati dell ' esercito andavano a punirli . Al confine con l ' Honduras ho raccolto la testimonianza su persone fatte fuori nella gola di un fiume . Chi le inseguiva era guidato da elicotteri . Nella periferia delle città , all ' alba passano i camion degli spazzini , ma non sono spazzini coloro che ordinano ai curiosi di chiudere le finestre . Sui camion si ammucchiano i corpi dei morti di notte . Noi , di fuori , possiamo immaginare tante teorie : massacro rosso , massacro bianco . Ma questo è un Paese piccolo e la gente si conosce . I nomi degli assassini fanno trasparire quello dei mandanti ; ecco perché Romero è stato ucciso ; ecco perché la maggior parte dei deputati democristiani che difendevano i diritti dell ' uomo hanno voltato le spalle alla giunta e vivono profughi in Messico . Il simbolo di questo orrore , un po ' ingiustamente , è diventato Duarte . Un ingegnere che i suoi attuali amici hanno reso profugo per anni . Hanno truccato le elezioni del '72 per impedirgli di raggiungere il potere . Il potere è legittimo . Due anni fa si è illuso di poter dominare i militari . Oggi ha l ' aria di un piccolo Pétain che sperava di salvare la grandeur della Francia , accettando dai tedeschi le terme di Vichy . Duarte spera ancora , prigioniero di un sogno , di dominare un mondo di soldati che uccidono e sparano nel suo nome . Per chi torna in Salvador tante volte resta la malinconia degli amici spariti e mai tornati , degli amici perseguitati , degli amici che hanno paura a farsi vedere assieme a un giornalista . « Tu parti , noi restiamo : abbi pazienza ... » E nella tristezza profonda di questa umanità umiliata , vien da ridere ripassando le nostre teorie . Le armi da Cuba , le armi dall ' America . La Polonia che bilancia il Salvador ... Ma a questa gente non pensa nessuno ?
StampaQuotidiana ,
Popolo di Bologna , Le truppe alleate hanno battuto i tedeschi che cercavano di continuare ad imporvi il loro giogo : Bologna si unisce alle altre città belle e famose liberate dalla dominazione nazista . Ufficiali e soldati della 5.a Armata prendono parte alla gioia arrecatavi da questa vittoria . Oltre Bologna , la battaglia continua . Soldati , carri armati , cannoni e munizioni devono essere mandati in linea per ricacciare il nemico sempre più indietro . Per facilitare queste operazioni , i Bolognesi che hanno amor di patria non affolleranno le strade e le rotabili e non faranno uso di mezzi di trasporto fino a che le Autorità alleate non ne abbiano dato il permesso . Chi si trova lontano dal proprio comune non cerchi di ritornarvi fino a che non ne sia autorizzato . Soprattutto , osservate scrupolosamente tutte le norme prescritte dalla Polizia Militare , dal Governo Militare Alleato e dagli altri corpi alleati . Queste norme sono suggerite dalla necessità di facilitare la prosecuzione delle operazioni . I cittadini di sentimenti patriottici vorranno attenervisi con spirito di comprensione . Gli altri saranno costretti a rispettarle per non incorrere in severe sanzioni .