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ITALIA E GERMANIA ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Si può credere , a prima vista , che la nostra politica decisamente antihitleriana sia determinata da motivi sentimentali o da motivi di politica internazionale . Ci si potrà forse dire che questa nostra politica costituisca un semplice contributo alla guerra degli inglesi contro i Tedeschi . Ciò non corrisponderebbe alla verità . Vorremmo per l ' avvenite e l ' indipendenza dell ' Italia , che tali fossero i motivi che ispirano il nostro atteggiamento : vorremmo , cioè , che nessuna infiltrazione tedesca fosse venuta a spingerci in questo senso . Poiché , in tale caso , l ' attuale politica estera dell ' Italia non sarebbe un fenomeno così irrimediabile . invece , vi sono profondi motivi a fondamento di questa nostra politica : vi sono motivi che non possono lasciare indifferente nessun italiano . Questi motivi non sono più semplicemente motivi di politica estera : sono motivi , anzitutto , di politica interna . economica e sociale . Noi non intendiamo condurre questa lotta alla leggera , non l ' abbiamo impresa senza fortissime ragioni , superiori a qualsiasi considerazione . di falso amor proprio o di falso orgoglio nazionale . Le persone che scrivono in queste pagine non hanno mai fatto il mestiere di politicanti . Esse vengono da tutti i settori della vita italiana e sono costretti , oggi , allo scopo di permettere a se stesse e agli altri Italiani di proseguire una vita dignitosa , di imprendere una lotta a morte contro il regime hitleriano . Quelli che scrivono in queste pagine non superano generalmente i venticinque o trenta anni : sono , cioè , esponenti della nuovissima generazione italiana , che sa che nessuna vita sarà impossibile per essa , come per la nuova generazione delle altre nazioni europee , se non dal momento in cui quella casta di arrivisti , che ha alimentato il nazismo hitleriano e la nostra plutogerarchia , in uomini e fondi , non sarà definitivamente scomparsa dalla nostra vita civile . Assumiamo un atteggiamento battagliero perché . siamo costretti alla lotta ; e come siamo costretti noi , crediamo lo siano pure tutti quelli che oggi ci leggono ; poiché si tratta , non solo della sorte nostra personale , ma anche di tutti quelli che ci sono cari , cioè di tutti quelli che sono rimasti in Italia . A coloro che non capissero ancora l ' importanza dalla posta , la gravità della lotta , noi vogliamo fornire la massima documentazione possibile intorno alla necessità di entrare in azione . Mentre siamo , infatti . dalle circostanze , confinati qui in Africa , nell ' impossibilità di recare un contributo diretto alla nostra vita nazionale , questa vita nazionale viene in questo momento deturpata e compromessa dalle mene dei nostri plutogerarchi . Questa vita nazionale , dal momento in cui ne siamo stati divelti da questa guerra , viene trasformata a poco a poco in modo irriconoscibile . Viene trasformata , questa volta , non più ad opera di tirannelli nazionali , ma dai nazisti tedeschi . In una serie di articoli , ci proponiamo di documentare la disgregazione ad opera del nazismo hitleriano , della vita delle nostre classi lavoratrici . Disgregazione che , nel settore lavorativo , si attua mediante un invio sempre maggiore di lavoratori italiani in Germania e una conseguente riduzione del nostro ritmo produttivo nazionale . Il primo fenomeno ci pone , così , sullo stesso piano delle nazioni che , avendo perduto la guerra contro la Germania , sono costrette ora a contribuire , con l ' invio di lavoratori forzati , allo sforzo bellico del Reich . Siamo posti , cioè , sullo stesso piano della Francia , della Polonia , della Cecoslovacchia e di tutte le altre nazioni il cui territorio è occupato attualmente dalle truppe tedesche . Anche in questo , del resto , ci troviamo nelle medesime condizioni , in quanto i punti strategici più importanti del nostro territorio nazionale sono stati recentemente occupati da truppe naziste . Nessuna differenza perciò tra l ' Italia alleata della Germania e le nazioni sconfitte da questa . La seconda conseguenza di questa sottomissione della nostra vita economica agli scopi bellici tedeschi è una profonda trasformazione della nostra struttura economica e sociale . Trasformazione la quale influisce irrimediabilmente , anzitutto sul nostro presente sforzo bellico ; inoltre , sul futuro assetto economico e sociale dell ' Italia . Proprio nel momento in cui l ' Italia ha più bisogno di tutti i suoi figli per adempiere l ' ingente sforzo a cui il Governo fascista l ' ha oggi sottoposta , questo medesimo Governo , responsabile della nostra entrata in guerra e della nostra impreparazione a sostenerla , ci priva , per il suo atteggiamento servile nei confronti di Hitler , dei mezzi indispensabili a colmare le lacune della nostra efficienza bellica . Lo stesso Governo che ci ha fatto entrare in guerra nel giugno scorso senza necessità immediate e soprattutto senza la possibilità materiale di sostenere lo sforzo bellico non ha ancora capito che dovevamo , a qualsiasi costo , riprendere il tempo perduto per colpa sua e intensificare il ritmo produttivo nazionale . Invece di questo , esso invia ora le forze vive della nazione , quelle che ci sono indispensabili in tempo di guerra come in tempo di pace , in Germania hitleriana , per permettere ad Hitler di vincere la sua guerra . Queste forze lavoratrici , che vengono ora inviate in Germania diminuiscono il nostro potenziale umano per quel che riguarda il futuro assetto economico e sociale dell ' ltalia . Non è possibile ridurre impunemente , senza attenderne conseguenze perniciosissime , il numero dei lavoratori di un paese . L ’ Italia , priva dei suoi migliori operai , priva , cioè , di quelle forze che più hanno contribuito e contribuiscono tuttora a fare della nostra nazione una grande nazione , va perdendo la possibilità materiale di mantenere il suo posto in Europa . La parte migliore della nazione italiana è oggi costretta a ingigantire la Germania e ridurre proporzionalmente l ' Italia ad una entità politica minore . Queste sono le ragioni per cui crediamo che tutti debbano partecipare a questa nostra lotta , condividendo le nostre opinioni . Nessun Italiano , che sia cosciente delle necessità nazionali , può disinteressarsi di chiesta progressiva disgregazione dell ' Italia , ad opera dei suoi dirigenti attuali , in favore della Germania hitleriana . Se non vogliamo che l ' Italia e i suoi lavoratori costituiscano uno dei principali strumenti che avranno contribuito alla creazione del nuovo Impero hitleriano , dobbiamo , con tutti i mezzi , impedire che l ' opera svolta dai nostri dirigenti venga impunemente proseguita . Nei prossimi numeri pubblicheremo una serie di articoli che verranno a documentare con maggior precisione e con dati inconfutabili quello che oggi abbiamo affermato .
LA NUOVA GUERRA NAZISTA ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Domenica delle Palme , 6 aprile 1941 , alle ore 5 e 30 del mattino le forze naziste hanno sferrato l ' attacco contro la Iugoslavia e la Grecia partendo dalle basi da loro stabilite nei territori precedentemente occupati della Romania e della Bulgaria . Lo scacco diplomatico di Hitler nei Balcani Questa nuova aggressione . del Governo hitleriano contro due popoli europei segna , anzitutto , una sconfitta precedentemente subita da questo medesimo Governo sul piano diplomatico . La necessità in cui si trova oggi Hitler di attaccare militarmente la Iugoslavia e la Grecia viene infatti ad indicare che tutti gli sforzi compiuti dalla sua diplomazia , allo scopo di ottenere lai complicità di questi paesi , sono clamorosamente falliti . L ’ atteggiamento della Iugoslavia , soprattutto , è fra i più significativi : questo paese , infatti , dopo aver aderito , ad opera dei ministri , che lo avevano tradito , al patto tripartito , ha saputo , con magnifico slancio , operare quel rivolgimento politico interno , veramente animato da forze popolari , che ha staccato la Iugoslavia da quella vergognosa complicità . Questo scacco , che un popolo libero ha saputo far subite a Hitler , confessato ormai nel modo più aperto con la dichiarazione di guerra della Germania alla Iugoslavia , è in se stesso di gran lunga più importante nella storia europea di quello che non possano essere gli eventi militari di questo nuovo teatro di operazioni militari . La rivoluzione jugoslava - poiché il colpo di Stato di Belgrado supera di gran lunga , nella politica balcanica , la portata di un semplice rivolgimento di circoli governativi - è rivoluzione non solo nazionale ma anche europea . II " no " che la nazione jugoslava in blocco ha opposto alle pretese di Hitler , ha significato veramente europeo . Non bisogna dimenticare che l ' atteggiamento di fermezza dei popolo Jugoslavo e del suo Governo ha avuto conseguenze immediate in tutti gli Stati balcanici : in Ungheria , anzitutto , il drammatico suicidio del Primo Ministro , come Teleki , ha mostrato che anche in quel paese le forze popolari non possono sempre essere ridotte al silenzio ; in Bulgaria , i nazisti sono stati costretti a rafforzare il loro sistema di sorveglianza poliziesca . Inoltre , l ' atteggiamento jugoslavo non ha mancato fin dall ' inizio di suscitare il più vivo plauso di tutti gli ambienti internazionali e soprattutto la simpatia di tutte le grandi potenze , dagli Stati Uniti e l ' impero Britannico alla Russia sovietica . Il patto russo - jugoslavo Due ore prima , anzi , che le truppe naziste iniziassero la loro aggressione contro il territorio jugoslavo , veniva firmato a Mosca il patto russo - jugoslavo di amicizia e non aggressione , per cui veniva stipulato , ai termini dell ' articolo 2 , che " se una delle parti contraenti è vittima di una aggressione , ad opera di una Terza potenza , l ' altra si impegna ad osservare una politica di amicizia " . La portata del nuovo patto concluso quasi in previsione di una aggressione nazista contro la Iugoslavia è stata sottolineata in tutti gli ambienti ; la " Pravda " di Mosca l ' ha subito definito come un " avvenimento storico della più grande importanza " ; il Sig . Sumnerwelles , sottosegretario di stato agli affari esteri degli Stati uniti ha dichiarato , riferendosi a questo patto , che esso " è assai più importante di un semplice accordo di amicizia e di non aggressione " . L ' Italia costretta a partecipare alla nuova guerra nazista In queste condizioni , è avvenuta l ' aggressione nazista contro la Iugoslavia e la Grecia la quale non ha mancato di produrre effetti in tutti i campi . Dal punto di vista italiano , anzitutto , va rilevato che in tutti questi ultimi giorni , spinta da una pressione popolare interna , la nostra diplomazia si era adoperata ad evitare l ' estensione del conflitto europeo al teatro di guerra balcanico . In Italia , l ' opinione pubblica si è preoccupata fin dall ' inizio della tensione germano - jugoslava e dei riflessi che un eventuale conflitto tra queste due potenze avrebbe potato provocare sulla situazione delle nostre forze annate in Albania . Inoltre , a tutti è apparso che una guerra contro la Iugoslavia ci farà subire la guerra in un ottavo fronte , che , per la prima volta , porterà le operazioni militari su un fronte di guerra metropolitano . Una guerra italo - jugoslava , infatti , crea un fronte di guerra alla nostra frontiera metropolitana orientale , che va dal Tarvisio , a nord , fino a Fiume . L ’ esperimento greco ha già dimostrato che in operazioni balcaniche , chi ha avuto la peggio , di solito , siamo sempre stati noi . Per la prima volta , perciò , dalla fine dell ' altra guerra , l ' Italia viene ora minacciata direttamente sulla frontiera metropolitana . La Venezia Giulia diventa , così , teatro di operazioni belliche . Prima ancora che il Governo fascista avesse fatto conoscere la sua posizione intorno ad una eventuale partecipazione alla guerra dichiarala dalla Germania alla Iugoslavia , veniva riferita la costernazione con cui la popolazione italiana aveva accolto questa nuova guerra . Ed è probabilmente per l ' opposizione popolare , che il Governo fascista non è stato in grado , al momento in cui Hitler dava l ' ordine alle sue truppe di entrare in Iugoslavia , di compiere una manovra solidale con quelle dell ’ alleata dell ’ Asse . Va rilevato , infatti , che il nostro intervento nella guerra contro la Iugoslavia è un atto assolutamente accessorio a quello nazista . Il popolo italiano ha fatto tutto quello che era materialmente possibile fare per evitare questa guerra , ma il Governo fascista , obbedendo alle pressioni di Berlino , non ha tenuto conto della volontà popolare . Dopo un ' esitazione che ha durato poco più di una mezza giornata , il pomeriggio di domenica veniva diramato un comunicato secondo cui il Governo fascista aveva deciso di " agire in stretta collaborazione con la Germania con tutte le sue forze di terra , di mare e dell ’ aria " . E una nota della Stefani recava che il Governo fascista aveva " deciso di appoggiare la Germania con tutte le sue forze di terra di mare e dell ' aria " . È chiaro dunque che la guerra contro la Iugoslavia è una guerra voluta da Hitler e che , ancora una volta , questa guerra è sfata imposta dal Governo nazista al popolo italiano , per mezzo del Governo fascista , diventato , così , in modo inequivocabile , vero e proprio strumento nelle mani dei nazisti .
CONGIURA DEL SILENZIO ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Il " Foglio di disposizioni " del segretario del partito ha ricordato recentemente i termini dell ' articolo 8 del regio decreto n.o. 765 del 16 giugno 1940 secondo il quale . : " agli abbonali alle radio audizioni circolari e comunque ai possessori di apparati radio riceventi è fado divieto di far uso degli apparecchi di radioaudzioni per ascoltare le stazioni di radiodiffusione e di radiocomunicazione nemiche o neutrali o per propagarne le notizie comunque ricevute " . E siccome non bastava ricordare l ' esistenza di questo divieto legislativo poiché , probabilmente , nessuno ne aveva tenuto conto in Italia - giacché l ' amore per la verità è più forte della paura degli sbirri - lo stesso " Foglio di disposizioni " ha fatto notare che " oltre che dalla lettera dalla legge , l ' ascoltazione delle trasmissioni radiofoniche nemiche è vietata ai fascisti anche e soprattutto dal senso della dignità e del dovere che deve guidare ogni iscritto al partito " . E ha invitato i Federali e gli squadristi a " vigilare a individuare quanti non dimostrano di possedere una sensibilità adeguata al momento attuale " , e ad " agire a loro carico con severità esemplare " . E , siccome . ciò non era ancora sufficiente , il ministero della coltura popolare ha impartito l ' ordine a tutta la stampa di pubblicare una nota che sottolineasse l ' esistenza del provvedimento , la gravità delle sanzioni da esso predisposte . insieme con la necessità , per tutti , di sottoporsi ad esso e la necessità , soprattutto per gli squadristi , di farlo rispettare . Come si vede la questione è spinosa e per essere stata posta all ' ordine dei giorno con una pubblicità così clamorosa vuol dire che il fenomeno dell ’ ascoltazione radiofoniche straniere , specie di quelle antifasciste , è fenomeno assai diffuso nei paesi nostri . Da rilevarsi , infatti , che esisteva già un provvedimento legislativo e che - cosa assolutamente insolita - le autorità politiche fasciste sono state costrette a ricordarne l ' esistenza , confessando , così , apertamente , che il provvedimento stesso non era stato mai rispettato . Da rilevarsi pure che queste medesime autorità non esitano , sapendo che anche questo richiamo sarà inefficace , a fare un appello pubblico agli squadristi , allo scopo di renderlo più effettivo . Conviene rilevare , infine , che , oltre tutto ciò , anche la stampa è stata anch ’ essa scatenata per spaventare ancora di più la gente . Abbondano , però , ancora , i processi dinanzi alle corti di giustizia contro la folta schiera dei trasgressori a questa norma . E anche qui si nota la poca saldezza interna del regime . Dopo aver notato che nessuno , in Italia , obbedisce più alle norme che vietano ai cittadini di conoscere la verità , con qualsiasi mezzo questa verità possa venire conosciuta , notiamo pure che le sentenze dei tribunali contro i trasgressori del Decreto suindicato sono tutte lievissime . Dunque , anche la nostra giustizia comincia ad essere più umana , più comprensiva del bisogno di ogni individuo di non venire soffocato dalla pesante cappa di piombo della censura . È il giudice che , spesso , sarà anche egli un fervido ascoltatore delle radio straniere , comprendendo , perché egli stesso ne risente , il bisogno , in un momento come questo , di essere informati nel modo più preciso degli avvenimenti internazionali , perdona e spesso assolve ; e quando condanna la condanna è lieve cd è accompagnata dai benefici di legge . Ancora una volta conviene domandarsi : che cosa significa tutto ciò ? Noi non abbiamo mai agito con partito preso contro nessuno , ma siamo sempre stati mossi dallo scrupolo di assicurare alla nostra generazione , come a quella che ci ha preceduta , una vita dignitosa nel nostro paese . Da vent ’ anni siamo stati educati in un clima che ignora il ragionamento logico , che ignora l ' etica spregiudicata . La gente , all ' estero , crede che la gioventù italiana sia una gioventù militarizzata , imbevuta di dogmi totalitari , credulona di fronte a tutti i miti messi avanti dal regime e , specie , dal nazismo . il vero mito , però , è quello sparso all ' estero : la gioventù italiana , forse perché ha potuto notare a tempo gli errori dei suoi anziani , è più realistica , è più convinta della necessità di un ragionamento logico e di una elica spregiudicata di quello che non sia mai stata nessuna generazione italiana nel passato . Non è vero che vent ' anni di regime ci abbiano fatto dimenticare i motivi fondamentali dell ’ umanità . Non è vero , non perché il regime ci abbia permesso di scorgerli , ma perché , appunto , avendoci esso negato il diritto di conoscerli , siamo stati tentati in tutti gli atti della nostra vita di cercare questi motivi di umanità più di qualsiasi generazione nel passato , ci siamo preoccupati di essere coscienti dei nostri motivi di vivere ; più di ogni alta generazione nel passato , distaccati dall ' artificialità , dall ' esteriore nullità della vita pubblica , ci siamo rinchiusi nella nostra vita individuale . E da questa , quindi , grazie ai nostri contatti naturali che avevamo con i nostri compagni , siamo passati ad una comprensione più intima , più profonda e più umana della vita sociale . È questa una coscienza rinnovata , originale , per la prima volta , nella storia d ' Italia , di quello che è la realtà italiana , [ che ] ci ha permesso di distruggere tutti i miti messi su dal romanticismo fino al fascismo . Abbiamo capito , coscienti finalmente di quello che vogliamo , come , e soprattutto , di quello che ci manca , che il fascismo , ultimo tentativo di rinnovamento del romanticismo , ultimo albore di sentimentalismo , in un campo da cui questo dovrebbe essere bandito - il campo politico - è patentemente insufficiente per dirigere la vita italiana nel tumultuoso corso della storia contemporanea . Dal momento in cui abbiamo compreso che questo sentimentalismo di apparato , tenuto su con grande fracasso dal regime , ci nascondeva i motivi reali della vita politica , ci siamo sentiti più forti , perché coscienti della nostra debolezza . Oggi , forse , in apparenza , non rappresentiamo ancora niente nella vita italiana ; non rappresentiamo , conte si sarebbe detto , con mito sentimentale , che una speranza . E così noi non avremmo mai voluto essere qualificati , perché non viviamo di speranze . Rappresentiamo , però , una forza , piccola , se vogliamo , perché non ancora pienamente cosciente della sua potenza ma esistente lo stesso : rappresentiamo l ' unica forza della vita politica italiana . Pienamente aderenti alla realtà politica e sociale dei nostri tempi , abbiamo potuto convincerci che le miserie del popolo non vanno risanate con grandi parole ; né vanno risanate con magistrature del lavoro , con corporazioni , con grandi sindacati misti . Ci siamo anche convinti che non si edifica una nuova realtà politica e sociale con la dittatura : se un popolo vuoi diventare grande , grande veramente di civiltà e non di parole , esso deve costruirsi da sé , con istituti politici popolari , aderenti alle masse , la sua grandezza . Questo , ormai , lo sentono tutti ; e il fatto di ascoltare le radio straniere , come quello di borbottare , come quello di riunirsi in cenacoli che discutono di tutti i problemi senza lasciarsi intimorire dalla presenza per le strade di squadristi attempati all ' agguato , è semplicemente un singolo episodio del generale bisogno che tutti risentono di conoscere la verità e di discuterla . Non è vero , come vuol far credere la nostra propaganda , che andiamo a cercare la verità all ' estero : quello che dice la radio straniera non è ancora la verità , è il documento che ci permetterà di stabilirla realisticamente , senza false illusioni , senza false speranze , sapendo quello che succede nel mondo , quello che si dice di noi , quello che il mondo aspetta da noi . La congiura del silenzio . La congiura del silenzio che il regine fa intorno a queste forze non basta , quindi , a farle ignorare : tutti sanno che esistono , tutti sono coscienti che esse , un giorno . verranno alla luce , tutti sono convinti che l ' Italia non è morta , perché in questi vent ' anni di stasi politica si è formata , in reazione a questa medesima pigrizia spirituale morale , una generazione desiderosa di un vita più umana .
PRESTIGIO DELL’ITALIA ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Da quando è salito al potere , il Governo fascista ha giustificato il maggior numero dei provvedimenti da esso presi con il pretesto che questi rinsaldavano il prestigio dell ' Italia . Ragionando ora a mente fredda , e cioè . da politici , non da esteti , conviene esaminare più da vicino questa giustificazione della politica che ci ha fatto perdere qualsiasi prestigio agli occhi del mondo civile . Il prestigio dell ' Italia come se l ' Italia , dopo mille anni di storia , dopo un ' eredità come quella romana , avesse ancora bisogno di rifarsi un prestigio . Il prestigio è conficcato fin nelle radici del nostro suolo , fin nel midollo delle nostre ossa ; il nostro prestigio lo ritroviamo nella storia , e nella dignitosa continuazione di questa , esso viene mantenuto . Oggi , quello che ci fa perdere il prestigio è proprio il poco rispetto che si ha da noi per la storia . E ancora una volta , sarebbe necessario richiamare gli italiani alla storia . E ancora una volta , ispirandosi a questo motto , l ' Italia continuerà ad essere quello che merita . * * * Sotto il pretesto di ristabilire il prestigio della nostra nazione , il Governo fascista ne ha abolito tutti gli istituti tradizionali ed ha impedito che a questi il popolo recasse le necessarie trasformazioni per renderli più consoni alle nuove realtà che si erano venute creando dopo l ' ultima guerra . Per ristabilire il prestigio dell ' Italia , ancora , sono stati soffocati quei movimenti senza i quali , oggi , le nostre forze popolari sono state private dei loro diritti più essenziali ; sono state rese passive di fronte agli avvenimenti che ci travolgono . Il prestigio dell ' Italia ha anche dettato quella politica estera che , dal 1935 ad oggi , ha fatto subire sei guerre in sei anni . Nel ’35 , il nostro " prestigio " esigeva la guerra d ' Etiopia : tutto passava dopo la conquista dell ' impero ; non era permesso di ragionare d ’ altro che di colonizzazione demografica , di ricchezze naturali dell ’ Etiopia , del popolamento futuro del territorio conquistato . E così , si dimenticava la crisi economica non ancora superata , si dimenticava ancora che gli stipendi e i salari erano stati amputati , che una vita dignitosa diventava sempre più difficile , magari impossibile per la maggior parte della nostra popolazione . Si dimenticava che il nostro ritmo produttivo si era ridotto e che aumentava soltanto per preparare gli strumenti atti all ' uccisione di altri uomini . Poi , quando la guerra d ' Etiopia fu finita , venne quella di Spagna : venne , cioè , quella lunghissima , micidiale , guerra civile in cui prepotentemente il Governo fascista fece schierare i nostri legionari contro il popolo spagnolo . Ancora una volta , non si parlò più d ' altro che di guerra di Spagna , di aviazione legionaria , di rossi e di neri , di barbarie inesistenti , di amicizie eterne rinsaldate dal regime . E , ancora una volta , si dimenticò che dopo la conquista dell ’ Impero non era avvenuta la colonizzazione : che , dopo aver soddisfatto l ' ultima delle nostre rivendicazioni , dopo averci fatto credere che ormai per l ' Italia le guerre erano finite , altre guerre si tramavano , altre amicizie si rompevano , altri Stati ci preparavamo ad aggredire . Poi , anche la guerra di Spagna , a poco a poco , non fu più una maschera sufficiente per quello che succedeva all ' interno ; non permise più , cioè , al regime , di nascondersi dietro l ' intervento legionario di Spagna , per giustificare quello che succedeva all ' interno . Il prestigio del fascismo - poiché l ’ Italia , il suo prestigio , non l ' ha mai perduto - andava scemando . Venne quindi la conquista dell ' Albania : anche questa , come sempre , per rinsaldare il prestigio dell ' Italia . In che modo l ' esistenza di uno Stato albanese , apparentemente indipendente , che , in realtà , obbediva a tutti gli ordini di Mussolini , poteva nuocere al prestigio dell ' Italia ? Quale pericolo costituiva per noi l ' Albania ? Nessuno . Eppure , il 7 aprile 1938 , i nostri stormi aerei , la nostra flotta , le nostre truppe erano mandati oltremare per compiere una spedizione destinata ad " abbattere l ' orgoglio albanese " e " rinsaldare , come sempre , il prestigio dell ' Italia " . Da allora , questo prestigio , nella politica fascista , è passato in secondo piano . L ' anno 1938 è quello in cui Hitler si lanciò sulla medesima via delle guerre destinate anch ' esse a ristabilire un prestigio : quello della Germania ; e i vincoli stabiliti dal Conte Ciano con la Germania hitleriana non permettono più al Governo fascista di giustificare i suoi atti col pretesto del " prestigio dell ' Italia " . Poiché sarebbe assurdo e paradossale il fondare un predominio egemonico sull ' Europa essendo in due . " L ' offuscato prestigio della Germania " , che Hitler tenta di ristabilire , da Monaco in poi , impedisce a Mussolini di continuare eternamente a difendere il prestigio dell ' Italia . Però , se sino ad oggi , il prestigio dell ' Italia sul piano internazionale non era mai sfato contestato da nessuno , poiché era realmente inconfutabile , se la difesa del prestigio dell ' Italia era rimasta un puro pretesto , buono semplicemente per giustificare gli atti della politica fascista , ora , un problema del prestigio dell ' Italia si è posto . L ' Italia . nonostante tutto , fino ad oggi , era rimasta una potenza autonoma ed indipendente . Da quando il Governo fascista ha consegnato il nostro Paese alla Germania hitleriana , è diventata necessaria una reale difesa del suo prestigio . Oggi il Governo fascista non difende , né può più pretendere di difendere il prestigio dell ' Italia : esso giustifica tutti i suoi atti , tutte le sue azioni , con gli aleatori vantaggi che ci deriveranno dalla potenza germanica . Dopo i nostri insuccessi in Africa e in Europa , il Duce ha deciso egli stesso nel suo discorso che ormai la teoria politica del fascismo sarà quella dell ' Italia partecipe e beneficiaria delle vittorie tedesche . Dal 23 febbraio , giorno in cui il Dose ha pronunciato il suo ultimo discorso , tutti i nostri plutogerarchi ripetono all ' unisono che la vittoria della Germania è vittoria dell ' asse . Da quel momento è sparito il prestigio dell ' Italia , nella politica fascista : è nato invece " il prestigio dell ' asse " , il prestigio , cioè della Germania hitleriana , alle cui sorti il Governo fascista ha voluto assimilare quelle dell ' Italia . * * * Se , prima , gli italiani semplicemente potevano opporsi solo sul piano interno al regime fascista , e approvare o respingere tale regime , oggi si pone , invece , veramente , un problema di prestigio nazionale . Per la prima volta nella nostra storia siamo costretti a considerare come vittorie nostre quelle di un ' altra nazione , ad accogliere come successi nazionali quelli di un ’ altra potenza straniera . Fino ad oggi , nemmeno con la dominazione spagnuola o austriaca , nessuno ci aveva costretto a considerare le vittorie della Spagna o dell ' Austria - Ungheria come vittorie nostre . Sentivamo che il nostro prestigio rimaneva intatto a condizione di non perdere mai la nostra peculiare originalità nazionale . Oggi , invece , con questa politica , il passo dell ' oca è diventato passo romano , il berretto nazista è diventato berretto fascista , il Führer della Germania hitleriana è diventato il nostro Führer . Oggi , per la prima volta , tutti gli Italiani hanno il dovere di difendere il prestigio dell ' Italia ; il quale , dal Governo che ancora ha sede a Roma , è stato offuscato come mai fino ad oggi nella nostra storia . Italiani , ritornale alla storia : la storia dell ' Italia esige che siano messi fuori i barbari !
PROCESSO APERTO ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
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È quello del fronte interno : il fronte interno , creazione di questa guerra , è un fronte rimasto ignoto fino a ieri , è un fronte che si volta contro il Governo al potere , perché questo non ha saputo tenere sufficiente conto delle necessità interne . Il fronte interno viene a ricordarci che in tutte queste guerre il fattore popolo , il fattore politico interno è stato trascurato ; viene a ricordarci che tutte queste guerre sono state fatte per farci dimenticare quello che succedeva all ' interno . Ritorniamo un po ' con il ricordo ai giorni della nostra guerra d ' Etiopia , a quei giorni in cui sembrava che finalmente una strada fosse aperta all ' espansione materiale e spirituale dell ' Italia ; ritorniamo a quei giorni in cui . dimenticando la crisi che dominava all ' interno , pensavamo fosse possibile attenuarla o addirittura sopprimerla con mezzi eterni . Quanto si sono sbagliati tutti quelli che credevano , quella volta come oggi , che i problemi interni di una nazione possano venire risolti attraverso fattori esterni : quanto si sbagliano tutti quelli che pensano che sia possibile far nascere una civiltà nazionale dalla conquista di un impero . Un impero si conquista quando si ha una civiltà da esportare . E anche . in quel caso il giudizio in merito alla moralità di questa conquista non è pienamente risolto . La civiltà si crea all ' interno e il rinunciare a crearla è manifestare apertamente la propria incapacità a fare opera di civiltà . Come si crea una civiltà " ? Con le grandi spedizioni militari , oppure con opere di governo e di amministrazione civile ? La storia del nostro paese ci insegna che la civiltà è creata da opere di governo , da opere di amministrazione politica e civile , di coltura e di educazione . La civiltà della prima e della seconda Roma non è civiltà di conquista , anche se l ' osservatore poco attento della storia di Roma possa credere così , ma è civiltà politica , religiosa , spirituale . La prima Roma non si segnala all ' attenzione del mondo come Roma conquistatrice , come Roma imperiale ; si segnala come Roma repubblicana , come governo perfetto dell ' antichità , come diritto delle genti . Quello che rimane oggi di Roma antica è il diritto , è il nome che si dà agli istituti politici . Nell ' arte militare i nomi non sono romani ; sono presi in prestito a tutte la genti , a tutte le orde conquistatrici . La seconda Roma si segnala anch ’ essa , non per aver conquistato il mondo con le armi , ma per averlo conquistato con la fede e la saggezza , per averlo conquistato con la coltura e l ' educazione . La terza Roma , quella che voleva Mazzini , nascerà con un processo interno all ' Italia , per un processo di espansione che non si concentrerà sul mondo esterno ma anzitutto su noi stessi Italiani . Gli italiani diventeranno di nuovo Romani , il giorno in cui sentiranno che per essere il centro del mondo bisogna esserne il centro civile ; ridiventeranno Romani quando avranno capito che oggi il mondo non si conquista più con la forza ma con la saggezza . In un periodo di mistica follia come quello che attraversiamo , il segreto della conquista risiede nella saggezza , risiede nel ritorno alla pace . Se saremo capaci di dare al mondo questo esempio di saggezza , sopprimendo da noi quei germi di conflitto e di follia che esistono altrove , il mondo ritornerà a rispettarci e ad ammirarci come ammirò Roma e l ' Italia , quando erano il centro spirituale del mondo . Quest ’ opera non la si compie , partendo alla conquista di un impero nero , ma ritornando su noi stessi , ridiventando nazione , essendo popolo cosciente dei propri destini , deciso a fare da sé il proprio avvenire civile . Se il fascismo , dopo aver constatato che l ' esperienza sindacale e corporativa era insufficiente per dare una nuova civiltà all ' Italia , ha inizialo il suo tentativo di conquista del mondo , noi , avendo constatato il fallimento di questo tentativo , vogliamo rifare l ' Italia da dentro . Perciò , pretendiamo fermamente che soltanto sul piano della politica interna , si faccia l ' Italia ; perciò , in tutte le nostre manifestazioni , conferiamo la massima importanza al fattore nazione , al fattore popolo . Oggi , abbiamo immense possibilità da sfruttare all ' interno , abbiamo un ordine . nuovo da costruire , abbiamo da edificare un ' Italia giovine , in cui vengano soppressi tutti i residui di decadenza . Siamo decisamente contrari al decadentismo perché questo , facendo credere al popolo che una nazione , da sola , sia incapace di vivere , lo spinge nella cieca speranza della conquista di un ideale migliore attraverso la conquista di nuovi territori . Domani , tutti ormai ne sono coscienti , non saremo noi soli a voler l ' ordine nuovo , sarà il mondo intero . Perché il mondo intero è in crisi : la conquista di nuovi territori , perciò , non risanerà nessuna piaga . E ' finita l ' era delle grandi scoperte : tutti i territori della terra sono oggi abitati anche se abitati in modo poco coerente e sfruttati male . Non si può ignorare l ' esistenza di popoli che vivono su questi territori e non serve a niente volerli conquistare . Per conquistare con profitto , sarebbe necessario confessare coraggiosamente e cinicamente la propria decisione di distruggere i popoli che abitano in territori da noi conquistati . Questo , nessun italiano , e crediamo pure , nessun Tedesco , lo vuol fare . Quello che invece possiamo dare a questi popoli è la nostra civiltà e la nostra nuova concezione del mondo : prima di darla , però , dobbiamo possederla noi stessi , dobbiamo applicarla a noi stessi . Se vogliamo veramente che l ' era delle conquiste brutali , delle guerre . interminabili e periodiche , degli imperialismi assetati di conquista venga a cessare , dobbiamo , coraggiosamente porre , anzitutto , noi stessi , il problema su nuove basi , dobbiamo farci centri di irradiazione di una nuova civiltà , dobbiamo essere una civiltà in atto . Questo è il processo aperto dell ' Italia : quello di un nuovo ordine interno . Quando il fascismo , dopo la scorsa guerra , ha posto il problema di un ordine nuovo in Italia , aveva capito quale era il problema centrale del nostro paese . Ma non è stato capace di risolverlo . Perciò , più che contro il fascismo , noi vogliamo essere al di là del fascismo . Noi vogliamo risolvere quel processo lasciato aperto dal fascismo . Questo processo storico , del nuovo ordine interno , è quello che travaglia l ' Europa dall ' inizio di questo secolo : è veramente il problema di questo secolo . Come il secolo decimottavo è stato quello che ha condotto a concetti di libertà , uguaglianza e fratellanza , come il decimonono è stato quello della liberazione delle nazionalità oppresse , il ventesimo sarà quello del nuovo ordine politico economico e sociale , e soprattutto spirituale delle nazioni liberate . L ' Italia , insieme con la Germania , nazione giovane , nazione liberata dal processo storico della nazionalità , deve essere cosciente più di qualsiasi altra dei doveri che le spettano verso se stessa e verso il mondo . Noi dobbiamo affrontare questo problema con la coscienza che è un problema difficile da risolvere , che richiederà forse generazioni se non secoli per essere sistemato definitivamente . Abbiamo però il privilegio di esseri i primi a porlo e l ' orgoglio di venire ricordati domani come i precursori se non i fondatori di questo ordine nuovo . Questo ordine nuovo , che coinvolge la sistemazione tanto spirituale quanto materiale del nostro popolo su basi nuove deve incitarci al lavoro serio , sistematico e sereno . Deve incitarci a superare quelle meschine lotte interne che oggi travagliano il nostro paese . Dobbiamo capire che l ' ordine nuovo si fonda alla base , che si fonda profondamente solo a condizione di mettere radici nell ' essere più nascosto del nostro popolo . E quando le avrà messe fiorirà da solo . Il Comune libero e autonomo , il Sindacato dei Lavoratori cosciente dei propri doveri tecnici , una nuova Spiritualità sono gli elementi basilari di quest ' ordine . Questi elementi , noi oggi opponiamo ai vecchi decrepiti elementi esaltati dal Duce nel suo discorso : RAZZA , NAZIONE , STATO . Alle forze centrifughe costituite da questi elementi noi opponiamo le nostre forze centripete . Noi dobbiamo opporre a quegli elementi che evadono dal popolo e conducono il governo lontano da esso , elementi nuovi che , emananti dal popolo , saranno incapaci di allontanarcene . Lo Stato , la razza , la nazione . sono elementi astratti , non contemplano nessuno dei problemi essenziali del nostro popolo come di qualsiasi altro . Bisogna avere la modestia di ridurre la superficie dell ' istituto pubblico : dallo Stato bisogna tornare al Comune , dalla Nazione all ' Ente professionale , dalla Razza a una reale e concreta Spiritualità , che amplifichi l ' umanità del popolo e non la diminuisca , che renda l ' uomo fratello dell ' uomo e non nemico .
GIOVANNI BOINE ( GOBETTI PIERO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
In Giovanni Boine può avvertirsi una preoccupazione centrale di eticità che egli venne chiudendo duramente in sè stesso . Invero le sue simpatie per la religione non erano in fondo che una forma di culto della personalità , rimasto l ' elemento fondamentale e quasi il segno di una ricca spiritualità nei migliori dei vociani , come reazione deliberata al pericolo degli schematismi filosofici . Boine cominciò col Rinnovamento e si pose in termini di cultura il problema della religione come problema di tradizione e di storia . Ma nonostante tutti gli sforzi , rimane già in questo preludio il peso di una preoccupazione personale , quasi fisica , che vuol trovare l ' unità nelle frammentarie esasperate espressioni di se stesso . La polemica col Croce lo individua perfettamente nel suo bisogno di valori individuali , di esperienze intime e nell ' esaltazione , che il Croce canzonò crudelmente , della propria oscurità e incompletezza contro l ' altrui sistemazione . C ' era nel Boine , nella sua sconsolata solitudine una paura del rigorismo filosofico che gli faceva esaltare nella religione la possibilità di una storia più umana . Egli si trovava psicologicamente assai più vicino agli sforzi fogazzariani di quel che non immaginasse e della stessa natura immorale era quel suo pensare la fede con torturante voluttà , come annientamento ognora sentito della libertà per opera dell ' imposizione e quell ' intendere l ' inconoscibile in funzione del pensiero , come un ' eterna allontanantesi e risorgente illusione . Ma , conscio dell ' immoralità di certe conciliazioni , Boine voleva qualche cosa di più ferrigno che la filosofia dolce della leggenda e del rito e delle sentimentali emozioni . Si separò dal Rinnovamento perché non ne condivideva le intenzioni pratiche , di rinnovamento ecclesiastico , perché gli ripugnava l ' agire per gli altri , tutto chiuso e incerto di sé stesso , e sentiva il bisogno di negare almeno in loro quell ' ambiguità di fiacche coscienze e di estetica religiosità che avvertiva latente in sé . Gli ripugnava l ' apostolato come la semplicità romantica . Educato alla rudezza di mistici , aveva bisogno di aspirare almeno alla verità , di ribellarsi alle angosciose incertezze e all ' impotenza intima . Accostatosi alla Voce , scrisse l ' Esperienza religiosa che è come la prova del fuoco della sua incapacità di decidersi tra religione e filosofia . Di questo dissidio parve che egli si accontentasse aspramente senza decidersi al dilemma né sperare conciliazioni . Cerca sconsolatamente il vero Dio sapendo di non trovarlo . Le sue doti di speculazione non bastavano per sollevarlo alla razionale certezza . Incapace di dedizione e di amore , non poteva credere . Da queste insoddisfazioni e da questi difetti nasce la sua disposizione all ' arte , qualcosa di non spontaneo , di duro , di acerbo , ma con tentativi e conquiste improvvise di profondità . Ci sono certi caratteri di letteratura ascetica e di racconti di edificazione ( a parte gli intenti ) , un certo pudore nell ' affrontare la materia e una scontentezza costante di uscire da sé per obbiettivare ciò che non era ancora certo e sereno . Aveva bisogno di esperienze per nascondere un po ' il suo egoismo e la sua tortura . ( E perciò scrisse addirittura di questioni politiche , di coltivazione degli ulivi in Liguria , di decentramento , ecc . ) . L ' arte sua recava il vizio di origine di una filosofia non chiara . Il nucleo ne era robusto ma non specifico , e interrotto . Di qui la frammentarietà e la sterilità delle ricerche metriche , delle assonanze , del periodo musicale che lasciano un senso di aridità . E ' un ' anima in pena . Certi cupi abbandoni ricordano Slataper , ma vi manca il maestro di vita , la consolazione dell ' espandersi : era condannato a un perpetuo irrigidimento . Nel Peccato c ' è lo sforzo costruttivo più profondo e complesso . Ma se si ricercano esigenze d ' arte bisogna convenire che il tentativo pecca di troppe lungaggini , e lo stile urta per quel monologare insistente , complicato di parentesi che non sono mai un limpido chiarimento , ma sovrapposizioni critiche esasperate o spunti ironici di pessimo gusto o divagazioni scomposte che egli vuol accumulare perché gli effetti siano più intensi , incapace di un dominio reale e sereno . Non si vince un senso di oppressione . " L ' intenzione generale , dice egli stesso in Plausi e botte , era di rappresentare quel lirico intrecciarsi di molto pensiero sulla scarsezza di pochi fatti ; quel continuo sconfinare della poca cronistoria esteriore nella contraddittoria , nella dolorosa , angosciata complessità del pensare che è la vita di molti e la mia ; intenzione di esprimere in complessità , una compresenza di cose diverse nella brevità dell ' attimo , dentro una apparente povertà di vita " . Ma i risultati di questo sintetismo convulso condannano le intenzioni , per l ' infecondità della fantasia e l ' assenza di buon gusto : incalzano le preoccupazioni e i ripensamenti per la smania non già di chiarire ma di concettualizzare . I Frantumi segnano il logico svolgimento di questa violenta disciplina , di questa repressa frammentarietà . Abolite le parentesi , abbiamo prosa ritmica , tenui spunti lirici , impressioni , notazioni ; ma sono l ' esperienza naturale , tormentata e ancora gretta , non trasfigurata . Il meglio in fatto di risulta ti lirici è nelle Prosette quasi serene , dove troviamo un Boine elegiaco , idillico , con una commozione raccolta e melodica . Questa malinconia non è molto lontana da Gozzano , da Corazzini , da Palazzeschi , ma c ' è un senso di incertezza e di predisposizione all ' armonia più umile e ritrosa , quasi un pudore contenuto ; benché l ' oggettivazione non si liberi da certi riferimenti non belli in cui riappaiono i limiti chiusi dell ' uomo , attraverso certi freddi e leziosi concettini . Pesava su di lui una condanna irrimediabile . Al suo orgoglio , alla sua solitudine è negata la confidenza del creare . Era , come dice Papini , della " razza triste dei solitari , con pruriti di apostolo , con brividi di santità , con estenuazioni di misticismo " . Ossia il suo tormento non riusciva a sollevarsi dalle forme inferiori , da sofferenze quasi fisiche . Tormenti , non ancora pensieri . Certe sue ricerche di complessità , certe finzioni di costruttività lirica sono dolorosamente tragiche , perché assistiamo al loro sfarsi , nolente il poeta , come se egli avesse disposti tutti i materiali e accarezzate fantasie già approssimative e adatte , ma un male oscuro e un ' impotenza finalmente avvertita ne sconvolgessero la sintesi sperata . La sua tesi sull ' arte identica con la filosofia , l ' importanza che egli si ostinava ad attribuire al contenuto esprimevano una dura esigenza personale , un ' aspra confessione . La sua filosofia non poteva avere se non un valore di esperienza , a tutti gli sforzi degli altri il suo sforzo rimaneva estraneo ; egli doveva accontentarsi della sua storia e della sua teoria . In tutto questo c ' è qualcosa di patologico . Le sue critiche ( Plausi e botte ) sono ciò che vi può essere di meno critico , prive di aderenze a problemi di gusto , per quanto anch ' egli avesse letto i suoi classici e fatte le sue notazioni di stile . Acre sempre , compatto , senza possibilità di sfumature o di signorile acutezza , negato a ogni versatilità , egli conserva come un odio cieco per la letteratura , intesa la letteratura non soltanto come estetismo , ma genericamente come sicurezza formale . Vuole delle crisi d ' anima , vuole la sua crisi d ' anima . E lo trovate in eterna polemica per ragioni di severità etica ; incontentabile verso sé stesso , sfoga con gli altri la sua sofferenza e volubilità . Nei suoi plausi e nelle sue botte manca non soltanto una continuità e consistenza di giudizio , ma anche ogni ideale assiduo e ogni attitudine a comprendere un ' esperienza etica . Ed è vano cercare una linea di svolgimento e di progresso . Abbandonato alle sue irrequietudini non riusciva a salvarsi dai suoi vizi , anzi li veniva facendo sempre più esclusivi e vividi . Riesce a scrivere le sue pagine migliori quando è costretto ad abbandonare finalmente la chiusa contemplazione di sé stesso per comunicare con gli altri , per esempio nella Ferita non chiusa . Il suo stile rivela impreviste risorse polemiche e una certa virtù tra comica e satirica tanto più efficace in quanto sa di chiuso e di lontananza . Certo si tratta più di impressione e di effetto pittoresco che di approfondimenti stilistici sicuri , ma il saggio Di certe pagine mistiche per esempio è pensato con rara efficacia . Nella polemica con Prezzolini ci sono dei tratti irosi , quasi di livore , in cui tuttavia il suo odio per la pratica riesce ad esprimersi , la sua angustia provinciale a teorizzarsi , attraverso il fraintendimento della tesi centrale dell ' idealismo militante . Tra molte lungaggini di pedanteria filosofica e di ritorsioni polemiche spunta fuori un bel ritratto di Prezzolini , dettato limpidamente dal furore . Anche le sue complessità stilistiche , le sue parentesi si possono qui tollerare meglio perché corrispondono ora alla vivacità polemica , ora alla reale abbondanza delle cose che ha da dire e al movimento del discorso . Ma soltanto in un ' operetta minore , nei Discorsi militari il Boine è riuscito ad andar diritto allo scopo che si era prefisso mettendo una maschera tra pedante e tra retorica al suo discorrere scapigliato . Il suo rigorismo trovava un valido modello nel Regolamento di disciplina che s ' era proposto d ' imitare e d ' esporre . I dubbi sono repressi dall ' intonazione didascalica . Tutto il discorso ha un aspetto di ordine e di obiettività che non si sarebbe sospettato . Qui si vede come l ' ingegno del Boine fosse più ricco di quel che egli non lo volle e suscettibile se non di una disciplina totale , nata dall ' interno , almeno di una certa dignità versatile . Ma la sua è la storia dolorante di una fibra che non poteva reggere alla fatica di dare una composizione ai tormenti intimi ; le sue attitudini erano incapaci di concentrarsi ; la sua fantasia rifuggiva dalle figurazioni riposate . Non si può leggere Boine senza provare la disperata commozione di un destino incompiuto , di una volontà eroica cui mancarono i muscoli .
SETTE MORTI ( VAINA_DE_PAVA EUGENIO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Otto anni or sono , nello scorcio del torrido luglio , cadeva sopra un ' anonima quota del massiccio del Monte Nero il nostro Eugenio Vaina de Pava , sottotenente negli Alpini del Val Toce . Il caduto era un interventista e un intervenuto della primissima ora ed al servizio della Patria sacrificava con la vita i più dolci e santi affetti , le promesse del fervidissimo ingegno e della vasta cultura , il vanto di un nome onorato ed illustre . Nei giorni che precedettero la sua morte eroica , egli veniva scrivendo in un taccuino il diario delle sue vibranti esperienze di guerra : la pagina che qui sotto riproduciamo fa parte di quel taccuino , da cui gli amici devotamente staccarono e pubblicarono le più belle cose . Qui il giovane eroe fissa e precisa con quale spirito di amore e di ascetismo crociato i giovani volontari cristiani si votarono al sacrificio supremo per la nostra Italia . Ed è opportuno che questa parola torni ad ammonire oggi d ' oltre tomba , specie per coloro che van falsificando nello spirito pubblico , con concezioni mitiche o nazionalistiche , il significato profondamente umano della guerra che per noi fu specialmente espiazione . Il monito supremo dei nostri eroici caduti risuona tutt ' ora sulla nostra dilacerata umanità come un grido di misericordia e di perdono.Sono rimasti nel nostro primo attacco all ' imboccatura del canalone , fulminati dalla mitraglia . L ' attacco passò oltre rombando , rompendosi , ondeggiando , piantandoci fino a sera in una improvvisata trincea . Io ebbi l ' ordine di trattenermi , con un stormo di feriti che solo la notte si sarebbero potuti sgombrare , sotto rocce arroventate dal sole , contro rocce scheggiate dallo shrapnel senza posa , all ' imboccatura del canalone della morte . I feriti tacevano serrando le labbra ; tante tante ore ; eravamo veramente soli , io e loro , i sette morti del nostro primo attacco . Mi chinai strisciando per l ' ultimo dovere di capo , li palpai ansante , sollevai l ' orribile peso , l ' orribile rigidità , staccai la piastrina di riconoscimento dalle giubbe , ritirai le cartucce , l ' armi , il portafoglio , l ' orologio , le carte personali . Attorno ai morti aleggiava un mondo invisibile del quale soltanto ora io raccoglievo la voce . Diceva una mamma fra i suoi cari spropositi di vecchia contadina : " Mi piace di sentire che sei così aperto e leale e ti vanti di essere alpino e vuoi andare avanti finché puoi , perché vincano gli Italiani . Ricordati però di non arrabbiarti mai e di non bestemmiare , di dire ogni sera un ' Ave Maria e di portare questa medaglina che madre vecchia ti affida " . Narrava una moglie tutti i fatterelli di casa e del vicinato , i piccoli dolori , gli incidenti , le gioie , consolava e benediceva , poi cedeva la penna al figliuolo grandicello e questi scarabocchiava al babbo un lungo racconto di gita presso i nonni , di giornata chiassosa trascorsa con altri cuginetti sulle rive del Lago Maggiore . Dietro la terza di quelle ombre era un piccolo mistero , forse una tragedia ignorata . La donna si scusa quasi di essersi recata dai suoi parenti e di aver loro lasciato per qualche tempo la bambina : " ma io son troppo fiera , sai , - soggiungeva - son troppo piena di rivolta e alla prima parola amara non avrei risposto nulla e sarei venuta via . Ma son diventati molto buoni ora , e parlan di te con gran gentilezza " . Tutte le penombre della vita risaltavano più spiccate attorno a quei cadaveri cui già circondava un ronzio crescente di mosconi d ' oro . Io non potevo più seppellire quei cadaveri , come non potevo sfuggire al quesito personale che m ' inchiodava più della mitraglia e del sole all ' imboccatura del canalone della morte : Non son essi un poco le mie vittime ? Non li venivo io , per il mio vacuo sogno , lentamente assassinando da dieci mesi ? Non sono stato io a spezzare colle mie mani , col mio pensiero , con tutto il mio sforzo di questi ultimi tempi tante soavi trame di vita , a disseccare tante fonti di attività umile e buona per non so che manìa morbosa di grandezza ? La mia opera mi stava davanti imponendomi il mio supremo esame di coscienza : ho passato anch ' io , è ben vero , la loro medesima tempesta ; ho sfidato anch ' io , con animo forse più cosciente del loro , la morte che passava ; potevo bene io essere al posto di costui che si è aggrappato al mio piede ad un tratto , ha detto ahi . . . ahi . . . come per una piccola puntura di spillo , quasi sotto voce , ha cominciato a scivolare , ha rotolato , è rimasto colla bocca aperta , la testa all ' ingiù , le braccia in croce . Ho cercato di pagar di persona , quanto era possibile , le mie affermazioni , questo era pur vero ; ma era ancor poco davanti a quella conclusione enormemente muta , davanti ai quattordici occhi sbarrati , alle sette bocche aperte , dove vi entravano le formiche . Morire ? Volevo allora sinceramente morire ? E sarebbe bastato ? O vivere ancora ed agire ? Passava in me un pallido riflesso di quella divina agonia che solamente un Dio poté sopportare , in una notte mortale , sopra una montagna terrestre , gravato di tutto l ' affanno umano . Il sole disparve dietro i calcari roventi di monte Kozliak e di Pleca : tremò la stella polare sull ' anonima quota di duemilacinquantadue , sbrecciato baluardo dell ' Austria ; sbocciò Cassiopea la sua M simbolica entro il canalone della morte sul fosco violaceo Rudeci Rob , sull ' aguzzo profilo del Moznik , contro cui avevamo gettato l ' onda dei battaglioni alpini che vi si era rappresa , aggrappata disperatamente a mezza costa , in attesa dell ' ultimo slancio . Il timo odorava acutissimo in mezzo a quel nero , sparso di tenui sospiri : la neve s ' adeguava alle rocce , in una sola sfumatura indistinta . Che pace nelle cose , che stanchezza mortale nelle nostre ginocchia ! Uno strido di allocco insistente . Qualche grillo , trepidando , arrischiava a filare la sua esile nota . Vedevo e non vedevo i sette cadaveri . Ero nelle loro case adesso : bocche bramose attorno una gran tavola , fronti chine sul rosario ; fatti e pensieri semplici come l ' eternità . Anche la loro morte rientrava in un ritmo infinito . Qualche cosa di più grande di me , di loro , del mondo stesso la riassorbiva con una grande serenità . Io ero giustificato ; la mia vita sullo stesso piano della morte , come domani , la mia morte per altre vite , per il trionfo di altri ideali , sopra uno stesso piano provvidenzialmente ascendente . Sovratutto io sentivo il legame che unisce le universe cose nel cuore dei cuori , onde la vita fluisce sempre più abbondante : " Ell ' è ne l ' umanità piena infinita , e trasfigurerà anche la morte " . Mortificato e pieno della mia superbia , nella mia tenerezza , nella parte caduca , nel mio stesso sogno , accettavo la parola del Profeta : " La guerra è penitenza . Chi l ' ha meritata deve a qualunque costo soffrirla , suggendone l ' amaro sino alla feccia " . Dal male , almeno nell ' intimo nostro , la nostra e ( quel che sembra più arduo ) anche quella degli altri , colla confidente sommessione ad una divina necessità . I sette morti erano composti in pace ; l ' iride tricolore apertasi la sera innanzi sulla montagna nemica era forse l ' arco del loro trionfale ingresso nella Pace . Iride tricolore di Italia , sotto cui vogliamo abbracciare tutte le giustizie , avviarci per una strada terrena alla Città senza tempo , tu benedicesti per sempre il Vallone della morte coi tuoi santi presagii .
IL VOLTO MISTICO ( PUCCINI MARIO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Qualcuno si meraviglia che in questi ultimi tempi , e non solo in provincia , fermenti e tumultui un ansioso bisogno di ricerca religiosa . Ma chi ben guardi agli ultimi avvenimenti politici e morali della nazione , non può stupirsi se , dopo la ventata lussuriosa dell ' immediato dopo - guerra , risorge a poco a poco negli uomini la coscienza dei propri doveri , ieri oscurata da un ' improvvisa follia . Non può stupirsi ; in quanto il ritmo stesso della vita ha preso un altro corso : e una nuova morale a poco a poco s ' è imposta all ' antica , e non provvisoriamente . Troppo rigurgito di istinti c ' era stato infatti , mentre si ritornava , dopo quattro anni di ansie , ad uno stato di tranquillità , perché la coscienza non ritrovasse il suo equilibrio : sopratutto in coloro che erano stati in trincea e davanti alla morte più di una volta avevano pensato e non leggermente ad una vita avvenire . E c ' era poi la provincia : dove la ventata giunse bensì , ma non sempre con effetti attivi , reali : attutita e quasi neutralizzata dallo stabile focolare antico e dalle donne rimaste , com ' era naturale , fedeli e religiose . Il fenomeno fascista in quel che ebbe , nel suo primo comporsi , di puro , nacque più che nelle città nei focolari : nei quali a un primo momento appunto si espresse come una reazione del sangue sano contro il sangue impuro : delle forze morali contro le immorali ( da cui provenivano , e si sentiva , tutti i disordini ) . * * * Poi , s ' intende , quando già il fenomeno non che a verzicare cominciava addirittura a fiorire , vennero i libri , i documenti , le conversioni , gli appelli . E ' superfluo ora riepilogarli o rifarne la storia ; poiché è certo che pochi di questi documenti risposero veramente ad un bisogno : nacquero da un dramma ; presero vita e forma da un combattimento . Si aprirono , per questo , con maggiore fiducia quelli che ci venivano dalla provincia , e magari da nomi ignotissimi ; o altri di nomi noti bensì , ma di notorietà non vasta , studiosi più che letterati . Il caso di Zanfrognini e di Manacorda è tipico . Zanfrognini è un provinciale , un paesano . Nato in un paese del Modenese : Staggia ; e dopo avere pubblicato un piccolo volume di versi , nel quale non sono pochi e rari i segni di una vera inquietudine spirituale , eccolo chiuso nel suo piccolo mondo casalingo , solo con sé stesso . Passa la guerra , passa il dopo - guerra : ed egli non si stacca dal suo circolo di pensiero : e quantunque gli occhi li tenga aperti sul mondo , sul suo dubbio e sulla sua speranza , segna affannato il passo per quasi dieci anni . Ne è nato un libro irto di contraddizioni , di ritorni , di abbandoni improvvisi e di pentimenti ; ma che innegabilmente rispecchia in tutti i suoi momenti un dramma vero . E anche dove c ' è giuoco dialettico , la sofferenza traspare : in quanto il cervello non sempre domina il sentimento : e assai spesso sulla scia del sofista s ' accampa il pellegrino dolente che cammina , si sforza , si arrampica e di rado una luce gli ravviva la strada . Si è letto molto presto " Itinerario di uno spirito che si cerca " ( Vincenzi - Modena ) : e se ne è scritto ; ma con gli anni sarà cercato sempre di più : e forse discusso ancora . Che le possibilità di Zanfrognini siano tutte qui dentro , non direi ; ma è certo che circola in queste pagine una sostanziosa amarezza : e tutti possiamo riconoscerla come un po ' nostra . Dove poi essa possa sboccare , se in una confessione ortodossa , o se svilupparsi o meno è arduo dire . Certo , un libro l ' enunciati come questo e di pensieri rotti non lo si direbbe suscettibile di sviluppi almeno lirici : e se mai piuttosto in un ' opera affermativamente decisa , e magari apologetica . Manacorda invece , pure sugli stessi tasti , trova una musica più larga di tono e d ' estro : ed è più conchiusivo . Non so se maggiore preparazione ; ma certo c ' è in Manacorda assai più sapienza . Si vede dietro il suo libro " Verso una nuova mistica " ( Zanichelli - Bologna ) l ' uomo che ha avute e sofferte molte esperienze : di natura intellettuale sopratutto . Zanfrognini è ancora e sopratutto ai filosofi greci e ai cristiani : e poco si sente nutrito di filosofia recentissima : ma Manacorda è in questo senso scaltrissimo e sa bene dove appoggiare i suoi piedi . Anzi : se qualcosa infirma il suo libro , pur così bello , è il tono polemico : di cui spesso , ed è peccato , egli non sa fare a meno . Il suo dramma non è infatti , come quello di Zanfrognini , solitario e isolato , ma incardinato nel dramma di tutti : perché i primi germi sopratutto egli li deve alle trincee di lassù . La nuova mistica di Manacorda nasce insomma contemporanea alla nuova morale del reduce : e come questa ha radici profonde nell ' umanità di tutti noi . Si segua o no , domani , questa visione nuova che Manacorda esprime , di una vita religiosa avvenire ( la quale presume insieme una nuova morale ed una nuova estetica ) il libro ha per se stesso un grande valore spirituale : e rivela un pensatore e poeta di altissimo ingegno . Pensatore , in quanto è ordinato , severo , sobrio e a momenti ( non si dimentichino le numerose annotazioni ) perfino didattico ; poeta , in quanto sa trovare , e tipici , momenti di vero abbandono : come nelle " Meditazioni ad alcune sante verità " che conchiudono mirabilmente l ' opera . * * * Segni ; ma non sono i soli . Chi guardi un poco in giro e non si fermi solo ai libri strettamente mistici , come quelli di Zanfrognini e Manacorda , trova infatti anche in opere che non affrontano decise il problema religioso , la stessa inquietudine . E sono magari libri di critica : o raccolte di articoli appena . Si aggiunga che certe riviste ieri lette da un pubblico ristretto , hanno visto allargarsi la loro zona , grazie appunto al bisogno che il pubblico colto dimostrava : più che di una nuova scienza , di un punto di rilievo facile , sicuro e perfino atavico . Lasciamo andare le conversioni rumorose , chiassose : o i pamphlets , tipo L ' ora di Barabba e il Dizionario dell ' uomo selvatico ; ma guardate , per esempio , certi scrittori , come l ' Arcari e il Piccoli : che si sentono portati e quasi trascinati , dopo esperienze puramente critiche e filosofiche , l ' uno ad un romanzo di dibattito religioso , l ' altro , invece , sensuale : ed entrambi tuttavia trapelanti una stessa inquietudine della vita e dei suoi svolgimenti fisici , morali e religiosi . Ma questa che potrebbe sembrare una deviazione e quasi un salto nel buio è invece , se pur così diverso nei due , un atto verso la propria purificazione e il proprio ritrovamento . Infatti né l ' inquietudine di Arcari , né quella di Piccoli si sentono attraverso quei libri , placare , quantunque il Cielo senza Dio ( Treves ) e Aliarda ( Vallecchi ) siano in fondo due romanzi morali . Dove ritroveremo Arcari , non sappiamo ancora ; ma Piccoli è già avviato a nuove esperienze : e il suo bellissimo Itinerario leopardiano ( Treves ) nel quale attraverso Leopardi lo si sente ancora cercare sé stesso ; e la sua eccellente traduzione del Libro della mia vita di Santa Teresa sono due sintomi evidenti che la sua ricerca continua ancora . Fenomeni ; segni . E che si dirà di Prezzolini che con il suo recente Io credo ( Gobetti , Torino ) va a radunare tutti i suoi dibattiti di ieri , a coordinarli , per cercare anche lui un centro fermo , una base , un punto di appoggio ? E non c ' è uomo più scaltrito di lui : carattere e temperamento passato ormai attraverso esperienze filosofiche innumerevoli e non senza spine e dramma . Si dirà che tutti costoro , per quanto dotati e abili , ancora non conchiudono : e da tante pagine agili , ricche e spesso commosse , confessioni vere e proprie non vengono fuori . Ma bisogna dar tempo al tempo ; e che si maturino anche i fenomeni recenti della nuova riscossa politica : i quali , oggi come oggi , lasciano perplessi gli uomini di pensiero : quando non addirittura scontenti . Ma forse non è lontano il giorno in cui una luce più viva tutti ci illumini : e il volto mistico della nuova generazione trapeli senza maschera .
RICORSI ED ANALOGIE DI STORIA POLITICA ( GIORDANI IGINO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Alla politica imperialista , egocentrica , dispotica che Bismarck inaugurava nell ' Impero da lui creato venne ad opporsi un nuovo partito , che si sottraeva all ' orbita da lui tracciata , piazzandosi nella vita nazionale con un programma autonomo di rivendicazioni democratiche e sociali : il Centro , capeggiato da Windthorst . Bismarck che non ammetteva ostacoli e si vantava di saperli spazzare , andando sino in fondo , come coi Francesi , come coi Polacchi , volse tutte le forze a sbarazzarsi di questi antagonisti , e volendo stroncarli alla radice , chiamati a raccolta nazionalisti e liberali , concentrò i fulmini sulla Chiesa Romana . Poiché questa non si prestava a liberarlo da questi cattolici , raccoltisi in partito indipendente , scatenò , per causa di Windthorst , la grande persecuzione liberticida contro clero e Chiesa che si disse " Kulturkampf " . Nella lunga schermaglia seguitane tra Bismarck e S . Sede , la posta che egli sempre chiedeva era Windthorst , e per esso il Centro . " Sbarazzatemi di quest ' uomo - egli chiedeva a tutti i fiduciari del Papa - e io abrogherò il Kulturkampf " . Naturalmente , malgrado lo scatenamento di vessazioni e di ingiurie , alle quali tutti i clienti dei dittatori sono particolarmente portati , né Pio IX , né Leone XIII sconfessarono mai né il Centro né il suo capo ; e si limitarono a far rispondere che il Vaticano non si immischiava nella politica interna degli Stati . Ciò esasperava il Cancelliere di ferro il quale intonava per la sua troupe coribantica il motivo calunnioso : " I cattolici del Centro sono i Guelfi contro l ' Impero , sono spie francesi , gregge senza patria , alleati di socialisti : il vescovo Ketteler è un demagogo , Windthorst è anti - cristiano . . . " . - Tutto questo , - rimbeccava il piccolo Guelfo - perché non siamo deputati . . . bismarckiani ! - Due cose - asseriva Bismarck , - mi conservano , due cose mi abbelliscono la vita : l ' amore di mia moglie e l ' odio di Windthorst . Odio che accendeva folgori grandiloquenti , le quali non turbavano il Leader cattolico ; alle concioni passionali e contraddittorie del Cancelliere , egli opponeva la sua dialettica caustica e precisa ; spietato , ironico , cavalleresco , col suo filo di voce , trivellava le costruzioni retoriche dell ' antagonista pomposo e ne logorava col ridicolo e con la logica sfavillante i sofismi . Intransigente e tranquillo sopportò tutte le arti con cui il Cancelliere tentò disfarsene : le carezze per staccarlo dal Centro , le manovre per metterlo contro il Centro , i ricatti contro la S . Sede , le interpretazioni arbitrarie di documenti pontifici per contrapporlo al Papa ; pressioni su nunzi apostolici ; travisamenti , acrobazie , menzogne montate dalla stampa imperiale . Il corpo mingherlino serrava un ' anima consapevole di potere presto o tardi sottomettere il colosso . David e Golia : ma , in attesa di colpirlo in pieno , se lo tirava dietro , facendogli ripercorrere a ritroso tutta la via del " Kulturkampf " . * * * Molto tempo nell ' edificare la civiltà si perde per l ' ignoranza della storia . Ah , se i nostri denigratori , tra un insulto e un ' insolenza , in cui tutta si documenta la nobiltà spirituale onde sono afflitti , studiassero un pochino ! ... Bene spesso nelle discussioni parlamentari su progetti di legge , come quelli contro il socialismo , poiché Windthorst si rifiutava di assecondare le mire reazionarie del Cancelliere , questi , abilmente , per molto tempo - sino a quando il sistema non fu . . . denicotinizzato dall ' abuso - mescolava nelle questioni politiche l ' elemento religioso , onde suscitare imbarazzi alla coscienza cattolica dei deputati del Centro . Senonché , mentre A . Reichensperger , di fronte alla minaccia di recrudescenze antireligiose stabiliva : " Accada quel che potrà : noi dobbiamo essere anzitutto coerenti " . Windthorst precisava l ' aconfessionalità del Centro ; e nel 1880 , alla vigilia della discussione di emendamenti alle Leggi di Maggio - fondamentali del " Kulturkampf " - fissava con la Curia alcuni accordi , di cui il primo diceva : " Nelle questioni puramente politiche il Centro è affatto libero e indipendente dalla S . Sede " . E stette sulla breccia , sino alla vittoria , per vent ' anni , sostenendo contro la dittatura una politica di libertà , di riforme , di autonomie . Con che ironia faceva constatare ai liberali come la difesa della libertà fosse lasciata tutta e soltanto agli " oscurantisti romani " , e come rideva quando i cattolici conservatori - cattolici di Stato - alleati naturali del più forte , lo chiamavano demagogo ! Aveva la coscienza d ' una missione : sovvertire il principio pagano hegeliano d ' infeudamento della Chiesa nello Stato e di prussianizzazione del cattolicismo . Sereno quanto più roco grandinava sulla piccola persona lo scroscio dei vilipendi , caricature e tutte le espressioni , onde la mediocrità si vendica di chi osa sormontarla ; ironicamente sprezzante contro la ciurma dei reggipenne del Cancelliere , sciamata poi con la caduta di costui ; pur quando obbligava l ' avversario alle prime concessioni , dopo nove anni di lotte , e quando le transazioni potevano risparmiare ai cattolici prigione ed esilio , rimase inflessibile sul postulato : abrogazione intera assoluta delle Leggi di Maggio . Sotto la pressione di quella intransigenza Bismarck allacciava disperatamente trattative con la S . Sede e ... cedeva ; e intanto nelle successive elezioni il suo partito segnava decimazioni e il Centro una progressione irrefrenabile , non avendo il dittatore , benché ... Bismarck , pensato mai a un sistema " totalitario " . Stratega formidabile , pregava il Cardinale Jacobini che a Roma non si allarmassero pel vigore con cui attaccava il Cancelliere , poiché , diceva , costui non cede che alla paura . " Con una periodicità tenace - scrive Gossau - metteva in linea i suoi argomenti , poi li menava all ' assalto , tutti insieme , sempre gli stessi , ma sempre agili , rinfrescati , gagliardi , contro l ' edificio già traballante delle Leggi di Maggio " . E intanto che scardinava le leggi , obbligava Bismarck ad avvicinarsi carezzevole e a lanciare ponti al Centro che per tanti anni , scomodando storia e teologia , aveva qualificato nemico dell ' Impero . Nil sub sole novi ... Vedo in quegli anni pullulare , sotto il fermento del Centro , una generazione - ahi , non spontanea ! - di sorrisi cortigianeschi alla Chiesa romana , già oppugnata fragorosamente in nome della Kultur . Che nemesi sentiva nella sua alacre anima Windthorst ! I nemici di Roma si profondevano in salamelecchi verso il Papa e verso i principi della Chiesa , così come i figli d ' Aretino in Italia , bastardi dell ' ateo Maurras di Francia , oggi , tra un ' alcova e una roulette , gratificano noi cattolici di lezioni catechetiche ! ... I giornalisti di Bismarck - udite ! udite ! - " si facevano vedere in giro con rosarii i cui grani erano grossi come nocciole " : e ciò per mostrare come il cattolicismo fosse contro il P . P . I pardon ! , contro il Centro . Bismarck , di fronte all ' ostinazione di questo contro il settennato , iniziò una campagna elettorale sfruttando il nome di Leone XIII contro Windthorst , cui la Kölnische Zeitung ( organo competente come alcuni giornali di Roma ! ) definiva " l ' antipapa guelfo " ; mentre gli aristocratici renani e slesiani ( nil sub sole ... ) tentavano " in pieno accordo con gli scritti pontificali " ( ! ) di fondare , contro il centro , un partito cattolico conservatore ! Non riuscirono , naturalmente . Fu quella una campagna elettorale tremenda , simile alla campagna che ... avremo in Italia , in cui Bismarck con abilità satanica si adoperò a mettere in piedi - lui ! - un ' antitesi tra il Centro e la S . Sede . Ma i cattolici , sgombrati degli elementi più retrivi e pavidi , non si lasciarono fuorviare . Windthorst , benché malato e contro il divieto del medico , si gettò nella mischia con una vigoria impetuosa : e l ' ultima battaglia elettorale fu la sua massima vittoria . " Vinto dalla Chiesa a cui aveva ceduto per isolare da essa il Centro , Bismarck aveva creduto almeno di poter vincere Windthorst " . Fu un disastro . Egli dovette venire a patti col piccolo Guelfo . Questi , in un colloquio drammatico , gli chiese nettamente : ritorno dei Gesuiti , ristabilimento dello statu quo di prima del 1870 . Bismarck cedette e intanto domandò chi volesse per successore : ( da uomo intelligente , direbbe Labriola , si preoccupava della successione ) . Windthorst fece il nome di Caprivi . Poche ore dopo Guglielmo II congedava il gran cancelliere e gli sostituiva Caprivi . L ' imperatore raccoglieva il programma sociale del Centro a favore degli operai , vantandosi d ' essere d ' accordo con Leone XIII . A chi tornava a chiamarlo socialista , Windthorst rispondeva : " Ma allora il Dio del Sinai fu il primo dei socialisti ? " . Un anno dopo la caduta dell ' avversario di tutta la sua vita politica , Windthorst moriva . Ebbe onori imperiali al suo funebre . E si disse : " Windthorst è morto e vive ; Bismarck vive ed è morto ! " . " Bismarck - conclude Gossau - aveva iniziato il Kulturkampf , per sbarazzarsi del piccolo Guelfo ; e il Kulturkampf invece ingigantì la sua potenza ; mirando a sopprimere il Centro , non riuscì che a moltiplicarne le ragioni di esistenza " sì che nato debole ed eterogeneo " il Centro - constatava un avversario - sotto il martello bismarckiano si è forgiato in un blocco solido , vigoroso , omogeneo " . Il che , mi pare , si ripete ed ha la sua conferma nelle persecuzioni che si stanno abbattendo sul Partito Popolare , che è il Centro italiano . . . Che peccato non sapere la storia !
StampaQuotidiana ,
Dopo avere detto dei redditi che occorre denunciare ai fini della imposta complementare sul reddito , è più simpatico , per il contribuente , dire delle detrazioni che si possono fare dal totale dei redditi . Bisogna innanzi tutto distinguere due specie differenti di detrazioni : quelle che si possono sintetizzare nelle parole detrazioni per spese e annualità passive e quelle che si dicono per carichi di famiglia . Il contribuente , il quale tenga sotto gli occhi il modulo di dichiarazione , scriverà le prime a pagina 4 , le seconde a pagina 5 . Importa tener ben separate le due specie di detrazione ; ed il perché cercherò di spiegarlo con un esempio : Tizio Caio 9000 7000 Totale dei redditi Detrazioni della prima specie ( spese ed annualità 3100 1000 passive ) Reddito netto 5900 6000 Detrazioni della seconda specie ( carichi di famiglia ) 3300 Reddito imponibile 5900 2700 Ambo i contribuenti sono esenti , ma per ragioni diverse . Tizio è scapolo od ammogliato senza prole ; non ha persone a carico e non ha quindi diritto ad alcuna detrazione della seconda specie . Però , pur avendo 9000 lire di reddito , ha debiti e paga imposte diverse per 3100 lire all ' anno ( detrazioni della prima specie ) . Il suo reddito netto , risultando di sole lire 5900 , non è tassabile . Chiamasi reddito netto quello che risulta dalla somma dei vari redditi detratte le spese ed annualità passive . Se il reddito netto non raggiunge almeno le 6000 lire ( per esempio è di sole 5999 lire ) , il contribuente è esente . Può darsi che il netto raggiunga le 6000 lire e tuttavia il contribuente sia ugualmente esente . È il caso di Caio , il quale , fortuna o disgrazia volle fosse fornito di numerosa figliuolanza ed avesse genitori e sorelle a carico . In totale egli può dimostrare di avere undici persone a carico . Ha quindi diritto a detrarre dal netto un ventesimo di questo per ogni persona a carico ; epperciò , undici ventesimi di 6000 ossia 3300 lire . Detraendo questa , si ottiene in lire 2700 il reddito imponibile . Il reddito " imponibile " sarebbe quasi un reddito " ultra netto " , ottenuto deducendo dal reddito già netto le detrazioni per carichi di famiglia . Perché , dirà il lettore , fare queste detrazioni una dopo l ' altra e non insieme ? Perché in tal modo il contribuente ha maggiori probabilità di essere esente . Gode dell ' esenzione senz ' altro se , come nel caso di Tizio , il reddito semplicemente netto non raggiunge le lire 6000 . In tal caso non è più necessario di preoccuparsi se vi siano o non vi siano carichi di famiglia . Se poi il netto raggiunge o supera le 6000 lire , c ' è caso di poter godere ugualmente dell ' esenzione , se le persone a carico sono molte . Caio , ad esempio , che ne ha undici , è esente , perché sono immuni coloro il cui reddito ultranetto od imponibile non raggiunge le lire 3000 . Due sono adunque le ragioni dell ' esenzione : non avere un reddito netto di lire 6000 , o non avere un reddito imponibile di lire 3000 . Basta una sola di queste due condizioni per essere esente . Spiegato così il meccanismo generale delle detrazioni , comincio a dire delle detrazioni della prima specie dette per spese ed annualità passive . " Spesa " è una parola che tutti capiscono e che si capirà meglio aggiungendo che essa comprende anche le imposte e tasse . Si può cominciare a dire che il contribuente , dovendo essere tassato sul suo reddito netto , ha diritto di detrarre tutte le " spese " che riducano il reddito medesimo : quando si dice tutte si vuol dire davvero tutte , nessuna esclusa . Per ciò , ad esempio , si porteranno in deduzione tutte le altre imposte e tasse già pagate dal contribuente . L ' imposta " complementare " sul reddito , come dice la parola stessa " complementare " , è un ' imposta aggiunta a tutte le altre imposte e tasse esistenti e vuole colpire il reddito già depurato da esse . Altrimenti sarebbe un ' imposta sull ' imposta . Dopo aver detto che si detraggono tutte le spese ed imposte , bisogna subito fare alcune avvertenze : 1 ) Fa d ' uopo che si tratti di una spesa vera e propria . È spesa quella somma che si è dovuto erogare per ottenere il reddito . Il negoziante che deve spendere 10000 lire per l ' affitto del negozio sopporta una vera spesa perché , senza di essa , non avrebbe potuto ottenere il reddito ; ma se lo stesso negoziante paga poi 10000 lire per l ' affitto del suo appartamento privato , questa non è più una spesa nel senso finanziario . È una erogazione del reddito già ottenuto . Se potesse dedursi , come spesa , la pigione , perché non il vitto e i vestiti e il teatro e i viaggi , ecc . ecc . ? Tutti i redditi si ridurrebbero a zero ; o almeno al fisco rimarrebbe solo da tassare il risparmio . Ma chi confesserebbe ancora di aver fatto un risparmio , se bastasse dire di avere speso il reddito per non pagare l ' imposta ? Sia dunque ben chiaro che le spese sono tutte e sole quelle sostenute allo scopo di ottenere il reddito , escluse quelle che si fanno per spenderlo , quando lo si sia già ottenuto . Nove decimi di contribuenti , quando per la prima volta sono chiamati all ' ufficio delle imposte , cadono a questo proposito in equivoco . All ' agente - chiamiamolo ancora così , sebbene oggi il suo vero nome sia " procuratore alle imposte " - il quale gli afferma che il suo reddito è , ad esempio , di 6000 lire , il contribuente replica , indignato , che si tratta di un ' enormità , che egli non si è mai sognato di avere un tal reddito ; ed eccolo a snocciolare la filza delle sue " spese " : 5000 lire per l ' alloggio , l000 lire al mese alla moglie per la casa , totale 12000 lire all ' anno ; e poi medici e medicine , vestiti , carbone , qualche piccola scampagnata . Egli non se la può cavare con meno di 20 000 lire all ' anno di spesa , a farla stretta stretta . Come può l ' agente asseverare che gli restino 6000 lire all ' anno di reddito ? L ' agente , che lo aspettava al solito notissimo varco , non ha più che da prendere atto della confessione spontanea del contribuente : se questi confessa di spendere 20000 lire , ciò vuol dire che le aveva guadagnate . Guardi , il contribuente , come egli era stato prudente e onesto nel fissargli un reddito di sole 6000 lire ! Complimenti per il successo del negozio , che gli dà 20000 lire all ' anno . È probabile che , chi è cascato una volta nell ' equivoco del significato della parola " spesa " non ci caschi una seconda . Ma è un equivoco frequentissimo per i principianti . 2 ) Fa d ' uopo che la spesa non sia già stata detratta . Nelle detrazioni , come nei redditi , non bisogna fare il bis in idem . Se il contribuente , negoziante , ha già detratto il fitto del negozio quando ha concordato il reddito commerciale da tassarsi con l ' imposta di ricchezza mobile , ed ha fissato in lire 30000 il reddito netto del negozio , non potrà dalle 30000 lire dedurne nuovamente il fitto , quando compila la denuncia per la complementare . Giova osservare che i redditi singoli già tassati dall ' imposta terreni , fabbricati e ricchezza mobile sono già netti dalle proprie spese di produzione ; ed essendo già netti , bisogna denunciarli tali e quali , senza purificarli ulteriormente . Si devono e possono invece detrarre le imposte , per esempio quella di ricchezza mobile , pagate su quel reddito . 3 ) Finalmente è necessario che le spese ed imposte si riferiscano ai redditi denunciati . Riferendomi all ' articolo precedente , dirò che nei casi in cui si deve denunciare il reddito per il 1925 , bisognerà detrarre altresì le spese e tasse pagabili nello stesso anno 1925 , e non quelle pagate nel 1924 . Se si devono invece denunciare i redditi del 1924 , bisognerà detrarre le imposte pagate nello stesso 1924 . Se non si conoscono ancora tutte le imposte pagabili nel 1925 , Si faccia riserva di rettifica od aggiunta . Alla regola dell ' anno , fa eccezione soltanto l ' imposta sul patrimonio . In via di legalità pura , questa non si sarebbe dovuta detrarre affatto , perché essa non si riferisce né ai redditi del 1924 né a quelli del 1925; ma al patrimonio esistente al 1° gennaio 1920 , di cui avrebbe dovuto costituire una amputazione per una volta tanto , sia pure ripartibile , per comodità di pagamento , in dieci o venti annualità . Altro è , però , la legalità stretta ed altro è l ' equità . Il legislatore volle , riflettendo che in realtà l ' imposta patrimoniale è pagata sul reddito , equamente riconoscere il diritto alla detrazione anche di essa . Il contribuente detragga quindi l ' imposta patrimoniale , la quale essendo costante , non importa sia quella del 1924 o del 1925 . Se la tassazione è ancora provvisoria , detraggasi la cifra provvisoria , salvo a chiedere un supplemento di detrazione quando si conosca la valutazione definitiva . Il contribuente , il quale abbia effettuato il riscatto della patrimoniale , conserva il diritto di detrarre per tutto il resto del ventennio o del decennio l ' importo di essa , che avrebbe dovuto pagare , se non avesse effettuato il riscatto . Badisi , non l ' importo pagato a titolo di riscatto , ma quello che avrebbe pagato se il riscatto non fosse avvenuto . Chi abbia effettuato ( non semplicemente richiesto ) il riscatto entro il 31 dicembre 1925 ha inoltre un secondo vantaggio : di potere detrarre per i tre anni 1925 , 1926 e 1927 dal suo reddito complessivo una somma corrispondente al 2% del patrimonio riscattato . Sono due vantaggi cospicui ( detrazione dell ' imposta che si sarebbe pagata e detrazione del 2% ) , i quali dovrebbero indurre molti contribuenti ad effettuare il riscatto .