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Il XX settembre ( Jemolo Arturo Carlo , 1963 )
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Alcuni avvenimenti della storia civile , come la battaglia di Lepanto , furono considerati così lieti per la cattolicità da indurre il Pontefice del tempo ad istituire una festa religiosa in loro ricordo . Mi chiedo se verrà , un giorno , un Papa libero dal peso di ciò che suoi predecessori sentirono , al punto di rendere festivo il giorno di S . Eustachio : il 20 settembre . Perché a distanza di quasi un secolo tutti scorgono che la perdita del potere temporale fu evento sommamente felice per la S . Sede . Non mi pare ci sia più alcuna cerchia cattolica che lo ponga in dubbio . Nel discorso tenuto l ' ottobre scorso all ' Istituto di studi romani , l ' allora cardinal Montini vedeva un disegno della Provvidenza nelle vicende del Papato e dell ' Italia negli ultimi cento anni , e riteneva che bene Cavour avesse affermato poter essere Roma la sola capitale d ' Italia . Sarebbe esagerato l ' attribuire l ' enorme incremento dell ' autorità , del prestigio morale ed anche politico del Papato nel mondo , soltanto alla perdita del potere temporale . Le cause sono molte : una , la rinnovata giovinezza della Chiesa , le generazioni di sacerdoti operosi , entusiasti , che hanno preso il posto di altre , dove gli elementi torpidi o sfiduciati o rassegnati abbondavano ; altresì , il declino , in quello ch ' era l ' ambito tradizionale della cattolicità , del materialismo , della fede incondizionata in una scienza che avrebbe tutto spiegato , non lasciando più posto alcuno al soprannaturale ; altre cause ancora . Ma , pure avverandosi tutte queste , il potere temporale sarebbe sempre rimasto la palla al piede per il Papato ; qualsiasi processo politico , scandalo finanziario , svalutazione di moneta , problema sociale insoluto nello Stato Pontificio ( e come esso avrebbe potuto divenire ad un tratto l ' eldorado ? ) , avrebbe toccato anche il prestigio del capo della cattolicità . Non può affermarsi che il potere temporale fosse sempre stato un peso morto per la Chiesa . Se anche si ricordi il sacco di Roma e , oltre cento anni dopo , le prepotenze dei soldati dell ' ambasciatore francese De Créqui , è difficile pensare che dal Quattrocento al Settecento i pontefici si sarebbero meglio giovati col vivere oggi sui domini di Carlo V , domani su quelli di Francesco I , oggi avere addosso pesante consigliere Filippo Il , domani l ' imperatore Ferdinando . Né in quei secoli un processo politico seguito da una esecuzione capitale in Roma , dava scandalo . Pio IX , guardando ad un passato remoto , non aveva torto ; ma non si rendeva conto di quel che v ' era di mutato , soprattutto dei compiti nuovi , delle nuove possibilità per il Papato , cui il potere temporale contrastava . Questo per la Chiesa . A distanza di quasi cento anni è dato considerare con occhio spassionato anche quel che il 20 settembre rappresentò per l ' Italia . Ciò non implica alcun giudizio sugli uomini che lo vollero . La mia vena moralistica non riesce a guardare con compiacimento quell ' estate del 1870; l ' Italia in luglio ha dichiarato alla Francia di considerare sempre in vita la Convenzione di settembre , cioè l ' impegno di non attaccare e non permettere sia attaccato lo Stato pontificio ; la speranza sempre nutrita di una insurrezione dei romani non si è verificata neppure alla partenza della guarnigione francese ; e tuttavia è il 20 settembre . Ma la monarchia , il gabinetto Lanza , erano veramente coartati ; da nove anni Roma era stata proclamata capitale necessaria d ' Italia ; e la sinistra non dava requie ; all ' aspirazione unitaria s ' erano mescolati l ' anticlericalismo , lo spirito che domina Giambi ed epodi di Carducci , l ' avversione per quello che si riteneva ormai partito conservatore . Gli uomini dello stampo di Sclopis che la sera del 21 settembre indicava nel suo diario la presa di Roma come " una gran bricconata " , erano dei sorpassati . Poste le premesse , non si potevano ormai evitare le conseguenze , la realizzazione del proposito a lungo maturato . Ma quando si considerano gli uomini che posero le premesse , si trova una conferma dell ' umiltà che la storia ispira ; anche i sommi della politica non riescono a prevedere gli sviluppi . Cavour era assillato dai ricordi del '48 , la rivalità tra le città italiane , in specie tra Milano e Torino , ma in fatto dopo il '61 né Napoli , né Milano , né Firenze pretesero a capitale . D ' Azeglio era contrario a Roma per il carattere dei romani , cui preferiva di gran lunga torinesi e fiorentini . Nessuno pensava ai pericoli insiti al grande nome di Roma . Le bellissime pagine di Chabod su L ' idea di Roma li evocano . Per settant ' anni si restò soggiogati dal monito che a Roma non si sta senza una idea universale , e si pensò a volta a volta a Roma capitale del libero pensiero , centro mondiale della scienza , capitale dell ' impero fascista : prima di rassegnarsi alla fatale conseguenza che , accanto alla sede del Papa , quella del capo dello Stato italiano resta seconda . Non cecità di uomini , ma fallacia di ogni previsione ; chi può conoscere il sentire , lo stato d ' animo dei nascituri ? Quella constatazione che a Roma c ' era un seggio che restava più alto del Quirinale riempì d ' amarezza gl ' italiani di due o tre generazioni , lascia oggi indifferenti la maggioranza . Chissà che tra qualche generazione non abbia ad essere segnalata come un vanto , o nel senso che l ' Italia dev ' essere anzitutto paese cattolico , od in quello di una reazione ad ogni forma di orgoglio nazionale . Pio IX non aveva compreso che l ' abbandono del potere temporale apriva alla Chiesa ben più vaste possibilità . Penso che , del pari , i suoi successori tra le due guerre mondiali non si rendessero conto che i concordati - pur avendo costituito in periodo non remoto , in un mondo ostile ma legalitario , una garanzia per la Chiesa - divenivano un inceppo allorché si apriva a questa una prospettiva di vastissima messe tra le anime ; che la religione di Stato , i privilegi , il braccio secolare , l ' invasione di quello ch ' era per l ' innanzi l ' ambito del codice , potevan dar vita a diffidenze e ripugnanze che allontanassero gl ' incerti . Onde la speranza che - al riconoscimento attuale di tutti i cattolici , la perdita di quel potere essere stata evento propizio per la Chiesa - segua un giorno il convincimento che mai la Chiesa sarà tanto amata e rispettata , vedrà affluire più facilmente a sé gli uomini , come quando terrà ben separato ciò che essa deve esigere dai credenti da quel che lo Stato può imporre ai cittadini ; quando cioè non premerà sul legislatore perché la legge religiosa ( così quanto v ' è di peculiare nella concezione cattolica del matrimonio ) , le sanzioni ch ' essa impone ai fedeli , trovino accoglimento nei codici .
Caro Assunta ( Montanelli Indro , 1979 )
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Caro Assunta , stia pure tranquillo : non corro nessun rischio di dovermi pentire perché a sua volta la Dc non corre nessun rischio di uscire battuta . Anche se dovesse perdere qualche frangia ( e al Nord forse la perderà , ma per conquistarne un ' altra al Sud ) , essa rimarrà sempre il partito di maggioranza : pericoli di « sorpasso » stavolta non ce ne sono , o ce ne sono infinitamente meno che nel '76 . Lei però mi offende ( sia pure con molto garbo ) sospettando che il mio mutato atteggiamento verso la Dc dipenda da qualche personale rancore verso la dirigenza del suo partito . Sarei proprio un giornalista - e un italiano - da quattro soldi se anteponessi dei risentimenti , per quanto giustificati , ai miei doveri verso il lettore . Non sono io che ho voltato le spalle alla Dc ; è la Dc che - ne convenga - le ha voltate a me e a quanti nel '76 le dettero il voto , anche grazie ai nostri suggerimenti , in base a certi impegni che sono stati mantenuti solo in parte . Lei ha perfettamente ragione di dire che gli altri partiti hanno fatto anche di peggio . Salvo che per i liberali , è vero . Ma dovrà ammettere che la Dc porta sulle spalle delle responsabilità ben più grosse , alle quali l ' attuale dirigenza si mostra del tutto impari . Tuttavia voglio rassicurarla . Noi siamo critici , e spesso anche duramente , verso la Dc : non si può non esserlo . Ma non perdiamo né perderemo occasione per ricordare ai nostri lettori che senza di essa non si può ricostruire nulla , e che quindi auspicarne la disfatta sarebbe da suicidi . Al momento opportuno , noi non chiederemo agli elettori Dc di voltar bandiera . Gli chiederemo soltanto di concentrare il loro voto su quei candidati che prenderanno - se lo prenderanno - impegno scritto di rifiutare - non per ora , come dicono Zaccagnini e i suoi accoliti , ma per sempre - qualsiasi accordo di governo col Pci . Nel '76 noi aiutammo il suo partito appunto perché questo impegno lo aveva preso . Avendo esso manifestato molti cedimenti , e dando segno di volerne ancora fare , il partito non ci sentiamo di aiutarlo . Ma aiuteremo coloro che vi si sono mostrati e danno qualche garanzia di volervi restare fedeli . Come vede , io non volto le spalle . Rimango sulla mia linea , pronto ad aiutare i democristiani che la condividono , ma quelli soli . Per concludere , vorrei chiarire una cosa . Alcuni lettori mi rimproverano di spostare troppo spesso le mie simpatie dall ' uno all ' altro partito . Ma si tratta di un ' illusione ottica . Io sono sempre sulle mie posizioni . Quando un partito le condivide o almeno vi si avvicina , lo sostengo . Quando se ne allontana , lo attacco . Ebbi un duro scontro con La Malfa ( e Dio solo sa quanto mi costò , sul piano affettivo ) quando favoriva il compromesso storico ; quando invertì la marcia , ridiventai - con sollievo - suo sostenitore . Ma era stato lui a spostarsi , non io . E così con la Dc . Quando vi prevale la linea degasperiana , l ' appoggio ; quando vi prevale la linea morotea , la combatto . Ma non venite a dirmi che vi tradisco . Siete voi che tradite me ( e voi stessi ) .
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Un anno fa un telefono era collocato fra Manchester e Liverpool . Era una linea telefonica particolare posta a spese di una grande manifattura di Manchester . L ' ufficio postale stabilì ora tra codeste due città inglesi un doppio filo telefonico ad uso degli abbuonati che hanno già sottoscritto in grandissimo numero a questo meraviglioso modo di comunicazione verbale . La distanza tra le due città non è minore di 50 chilometri : si tratta pure di stabilire un servizio telefonico fra Parigi e Versailles .
Il concordato è immutabile? ( Jemolo Arturo Carlo , 1962 )
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La Corte Costituzionale non ha deciso la questione se l ' articolo 5 del Concordato , nella norma per cui " i sacerdoti apostati o irretiti da censura non potranno essere assunti né conservati in un insegnamento , in un ufficio od in un impiego , nei quali siano a contatto immediato col pubblico " , resti in vigore sotto l ' impero della Costituzione repubblicana . La Corte ha ritenuto che la questione non le fosse stata sottoposta da un organo giurisdizionale , e quindi non fosse suscettibile di esame secondo la sua legge fondamentale . Non dubito dell ' esattezza dell ' applicazione di questa , compiuta dall ' altissimo organo ; ma credo pure non sia irriverente pensare che i membri della Corte siano stati lieti di non dover emettere una decisione che , quale fosse , sarebbe dispiaciuta ad una notevole parte degl ' italiani . Per molti cattolici tutto ciò che possa apparire scalfittura del Concordato sembra menomazione di una posizione faticosamente raggiunta , e che occorre ad ogni costo conservare intatta . Ad ogni spirito liberale ripugna invece l ' idea di una degradazione civica inflitta per una crisi di coscienza , per un mutamento di convincimenti per la perdita della fede ; e si rende conto della puerilità della giustificazione , che il prete è tale avendo assunto liberamente uno stato che non si può dismettere ; quasi che la libertà dei convincimenti potesse essere compatibile col divieto di mutarli , quasi il diritto dello Stato potesse riconoscere impegni con cui 165 f Arturo Carlo , jemolo alcuno promettesse che non muterà mai d ' idea o di partito , quasi infine che pure i granduchi russi e gli arciduchi austriaci non potessero rinunciare e divenire comuni cittadini . Il giurista sa l ' innegabile contrasto tra l ' art. 5 del Concordato e le norme della Costituzione che garantiscono la libertà di pensiero , bandiscono ogni discriminazione su motivi religiosi , sul terreno giuridico chi difende il vigore dell ' art. 5 parla di un ordine pubblico concordatario che prevale sull ' ordine pubblico della Costituzione ; tesi ostica a chiunque senta poco o molto lo Stato . C ' è una via d ' uscita , tra l ' attaccamento di molti cattolici ad ogni clausola del Concordato ed il sentire liberale : comune anche a molti altri cattolici , che amerebbero più il Concordato se non recasse quell ' articolo ( di cui poi i prefetti hanno ampliato la portata , facendone derivare anche una ineleggibilità a consigliere comunale , che non è ufficio che ponga a contatto immediato col pubblico ) ? Crederei di sì . Trattati internazionali , concordati , leggi , restano cosa viva fino a che abbiano una rispondenza nella coscienza nazionale Si può curarne la vitalità , vigilando su questa rispondenza e modificandoli man mano ; si può avere il culto del documento o , più spesso , la pigrizia , la paura , di rimettere le mani in un lavoro non facile , di muovere acque stagnanti . Nel secondo caso , talora il buon volere delle parti supplisce ; la modifica , l ' adattamento segue in fatto ( sarebbe così possibile una disapplicazione dell ' art. 5 , che seguisse d ' accordo tra autorità statali ed autorità ecclesiastiche , convinte queste che meglio vale non sia applicata una norma che può rendere impopolari i Patti Lateranensi ) . Ma talora nulla si fa ; ed il documento si dissecca , il suo contenuto appare sempre più remoto dal sentire comune ; al momento della prova , la pergamena va in briciole ( la vicenda della Triplice Alleanza ) . Chi scrive è un superstite separatista , convinto che ogni legame giuridico tra Chiesa e Stato nuoccia ad entrambi ; soffrì alla stipulazione del Concordato , anche per ciò che in quel momento significava . Ma sa pure che questa fede separatista siamo ormai in ben pochi ad averla ; che i più degl ' italiani sentono pochissimo il problema dei rapporti tra Stato e Chiesa , meno che un secondario problema economico . Non ignora che una denuncia del Concordato turberebbe moltissimi ; quasi certamente si accompagnerebbe ad una ripresa di quell ' anticlericalismo becero e povero d ' idee che fioriva agli inizi del secolo , ed il cui ricordo gli è odioso . Mi augurerei quindi che il Concordato non restasse imbalsamato , subisse man mano modifiche ed adattamenti . Il primo potrebbe essere l ' abrogazione di quella parte dell ' art. 5 e la rinuncia dello Stato a quei controlli nelle nomine di vescovi e di parroci che il Concordato gli dà e che non credo usi . Nell ' Italia del 1929 era consono allo spirito del regime non ammettere problemi di coscienza , punire ogni sorta di eresia ( quelle politiche anzitutto ) , ed anche coltivare l ' ideale napoleonico , i vescovi prefetti in sottana . Nel 1962 tutto questo è distaccato dalla realtà , è in contrasto col sentire dei cittadini e dei credenti . Sarebbe un reale successo di un governo democristiano varare una tale modifica del Concordato , che , conchiusa d ' accordo tra i due poteri , andrebbe approvata con legge ordinaria . Amerei vedere questo atto : che ricevesse le sanzioni di Giovanni XXIII , il Pontefice più aperto , più comprensivo , più fiducioso nell ' espansione che può avere la religione su terreno democratico , in paesi liberi , nelle conquiste che può ivi realizzare , e di Segni , cattolico praticante da sempre ( presidente della Unione dei giuristi cattolici ) , e sempre antifascista , senza compromissioni . Al rammarico dei fascisti che vedrebbero modificata quella che resta la struttura più intatta del regime , e della sparuta minoranza di cattolici che ancor crede nella efficacia benefica del braccio secolare , farebbe riscontro il consenso dell ' enorme maggioranza degl ' italiani . Confido che dalle due parti non si disattenda questa possibilità di rinvigorire una struttura cui entrambe tengono .
Caro dottor Papandrea ( Montanelli Indro , 1979 )
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Caro dottor Papandrea , per quanto riguarda la prima domanda , esprimo soltanto una mia opinione senza mettere la mano sul fuoco circa la sua esattezza . Quelli che lei chiama i partiti minori comunisti sono certamente una filiazione del Pci , ma non voluta . Da quando esistono , i comunisti hanno sempre e inflessibilmente seguito la regola di non aver mai nessuno più a sinistra di loro ( la sinistra comunista è uno dei più comici miti del nostro tempo : se c ' è un regime retrivo , immobile , repressivo e mummificatore della società , è quello comunista : basta guardare i Paesi in cui vige . Ma questo è un altro discorso ) . Dovunque e in qualsiasi momento ne spunta un embrione , i comunisti o lo soffocano o lo riassorbono . E dal loro punto di vista hanno ragione : il partito comunista si muove come un reggimento prussiano che non tollera il disordine , nemmeno quello dei franchi tiratori . Questi partiti minori , mi creda , fanno più confusione che voti . Sulla seconda domanda , mi sento più sicuro . Intanto ritengo impossibile , o almeno altamente improbabile , che le sinistre raggiungano la maggioranza assoluta : il vento non soffia più in quella direzione ( forse un pochino grazie anche a noi ) . Ma anche se la raggiungessero , non credo alla loro coalizione sotto la leadership comunista . All ' interno del Psi avverrebbe probabilmente una spaccatura . Ma anche se non avvenisse , non succederebbe nulla perché ciò che escludo in maniera tassativa ( e qui la mano sul fuoco sono pronto a metterla ) è che i radicali - i quali riporteranno certamente un notevole successo - ci stiano . Conosco bene Pannella , lo conosco come le mie tasche . Forse non so del tutto che cosa vuole . Ma so con assoluta certezza che cosa non vuole . Potremo ritrovarlo dovunque , meno che dalla parte della repressione , dove sarebbe costretto a mettersi in caso di un ' alleanza di governo coi comunisti . Per concludere , caro Papandrea , la mia convinzione è questa : il pericolo del potere in mano al Pci non viene da sinistra . Viene soltanto dalla Dc . Ed è per questo che , siccome non possiamo sperare di togliere alla Dc il suo primato , dobbiamo a tutti i costi , schede alla mano e mano alle « preferenze » , mandare in parlamento una Dc decisa a rifiutare il connubio col Pci . Se vogliamo , possiamo farlo .
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Abbiamo visitato con piacere l ' ufficio centrale telefonico impiantato fra noi sotto la direzione dell ' egregio cav . Salmeri . Son veramente da vedersi i vari apparati ed il modo come funzionano i numerosi fili che sono sparsi in gran parte della città e mettono in comunicazione l ' ufficio centrale e i vari abbonati . È un vero prodigio della scienza . Noi crediamo che questa rete telefonica sarà maggiormente estesa essendo grande la utilità che se ne può ricavare .
Leggi della Chiesa e legge dello Stato ( Jemolo Arturo Carlo , 1966 )
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Come il cielo di primavera talora a brevi intervalli passa dal sereno al grigio cupo , così è tra noi di quelli che si sogliono chiamare rapporti tra società civile e società religiosa . Epoca giovannea continuata dal successore ; fine dell ' era costantiniana ; apertura ; rifiuto da parte della Chiesa del potere politico ; si può parlare di tutto , discutere di tutto ; colloquio tra cattolici e protestanti , tra credenti e laici ; si cerca onestamente di vedere ciò che può esserci di buono , di sano , nel sentire dell ' avversario . È il cielo sereno . Ma poi , si prospetti un disegno di legge sul divorzio , od un magistrato affermi in una sentenza che alla base del diritto statale v ' è un ' etica , un buon costume senza impronta confessionale , ed a questo soltanto i cittadini sono tenuti a conformarsi ; ed ecco si sente subito il brontolio del tuono . Altro che epoca giovannea ; torniamo indietro di centosedici anni . 1850 . il foro privilegiato per gli ecclesiastici è un ricordo remoto nei paesi più cattolici , la Restaurazione non Io ha risuscitato ; né in Francia né nel Belgio né in Austria i più zelanti degl ' interessi della Chiesa pensano a reclamarlo . Ma quando il Piemonte vuole sopprimerlo è la rottura , i rapporti fra Stato e Chiesa con la legge Siccardi si guastano irrimediabilmente , occorreranno tre quarti di secolo perché si ricompongano . 1966 : quasi tutti gli Stati europei hanno il divorzio , nessun partito cattolico , nessun episcopato pensa nei paesi dove esiste a porre sul tappeto la questione della sua soppressione , accettano che il precetto della indissolubilità senza eccezioni sia precetto religioso , vincolante i credenti come ogni comandamento di Dio , ma senza coercizione statale ; in Italia non se ne deve parlare . Intendiamoci . E proprio porsi sul terreno teologico - un precetto assoluto , di diritto divino ; obbligo dello Stato di conformare le sue leggi ad un tale precetto - parlare di un problema del divorzio genericamente . Su un terreno di opportunità umana , di convenienza politica , non si possono considerare che singoli modelli di legislazioni che consentano il divorzio ( già istituire un ufficio del pubblico ministero analogo al difensore del vincolo nei tribunali ecclesiastici , volto ad evitare inganni , darebbe un aspetto a sé ad una legge sul divorzio ) . E si può essere in massima antidivorzisti , anche per ragioni non religiose , nel senso che è ben possibile ispirare pure una morale laica al concetto del sacrificio , all ' austerità del soffrire insieme , e ritenere così che l ' infermità di mente di un coniuge non sia ragione per ridare la libertà all ' altro . Ma si finisce sempre di giungere a qualche caso estremo ( quello di chi ha sposato una straniera , e questa tornata al suo paese ha ottenuto il divorzio , si è risposata , è moglie e madre rispettata e felice , mentre il marito italiano rimane legato ) , in cui soltanto l ' argomento religioso , la forza del sacramento , la volontà imperscrutabile di Dio , può giustificare l ' indissolubilità . Ed il punto è proprio quello se lo Stato possa imporre anche ai non credenti la soluzione che abbia una base puramente religiosa . Discorso parallelo può farsi sulla questione : morale cattolica o morale della società civile ? La nostra società si è formata nella matrice del cattolicesimo , e , a parte conati di punte estreme che non hanno mai attecchito , non c ' è divario tra credenti e non credenti intorno alla quasi totalità dei precetti morali . Quando si discute sul Codice Penale , sul mantenimento o no di certi reati ; o quando in sede disciplinare si vuole accertare se il comportamento di un impiegato sia da tacciare come immorale , non si avvertono contrasti tra credenti e non credenti . Grazie a Dio , direi la totalità del popolo italiano - e non prenderei troppo sul serio le divagazioni di adolescenti - sa che un libero amore , una venere vaga , è il ritorno all ' animalità , la distruzione delle basi stesse della società . I divari nascono su pochissimi punti di sostanza - così la limitazione delle nascite - e su alcuni criteri di condotta politica : punibilità dell ' adulterio , o mera sanzione civile , considerandolo come causa di separazione ? Libertà di discutere di tutto , apertamente , o riserbo su certi problemi , non scriverne in giornali o libri che possano andare per le mani di chiunque ? Come vietare spettacoli che potrebbero essere eccitanti dell ' erotismo ( ma molti daremmo il primo posto nella nostra preoccupazione alla eccitazione alla violenza , che del resto è sorella carnale dell ' erotismo ) ? È qui che una sentenza ha potuto dire - e siamo moltissimi , anche credenti e praticanti , a consentire - che per il magistrato ( che personalmente può essere uomo piissimo ) non ci dev ' essere che la morale desumibile dal complesso dell ' ordinamento dello Stato . Per il credente non ci sono morali , ce n ' è una sola , si obietta . Sì , ci sono i precetti eterni , accolti nei testi sacri ; l ' amore per gli altri ; il sacrificio ; il superamento di tutti gli appetiti carnali , dal sesso alla gola , alla brama del potere e delle ricchezze , per conseguire la libertà dalle passioni ; cercare la verità , realizzare la giustizia . Ma le applicazioni di quella precettistica eterna mutano continuamente nel tempo ; ma i dubbi sull ' attuazione pratica della regola , sono quotidiani . Strano che dei credenti non si domandino se sarebbe necessaria una Chiesa docente , ove tutto fosse così chiaro e semplice come a volte affermano essere ; non riflettano che le trite accuse anticlericali all ' opera della Chiesa nei secoli dipendano dall ' incomprensione di ciò ch ' è lo spirito , il diffuso sentire di ogni epoca , attraverso cui faticosamente anche i santi , anche gli spiriti più illuminati , riescono a fare penetrare un po ' di luce . Il credente sa che Dio si rivela man mano agli uomini ; l ' ottimismo cristiano è nel credere che gli occhi degli uomini si stiano aprendo gradatamente alla luce ; che , se anche le azioni non seguano immediatamente , il senso del bene e del male vada man mano affinandosi . Per tornare al contrasto tra chi ritiene che il precetto religioso debba dominare la legislazione civile e chi lo vuole imperativo solo per i credenti : se dal lato cattolico si possono rievocare prese di posizione analoghe di oltre un secolo fa , manca ogni parallelo dell ' altro lato . Qui c ' è vero distacco . All ' inizio del secolo anche il socialismo accanto alle rivendicazioni economiche poneva una serie di premesse ideologiche : molte campagne che oggi paiono assurde ( Oddino Morgari che voleva far fischiare lo zar , un disprezzo becero dei valori religiosi ) , l ' antimilitarismo , le campagne contro la massoneria e contro il duello , condotte accanto alla lotta sindacale . Oggi lo sblocco dei fitti ha ben maggiore importanza del divorzio e della obiezione di coscienza . Certo è così per i più ; ma la vera democrazia consiste proprio nel seguire i più ? La Repubblica sociale di Mussolini fu larga di Stato e Chiesa promesse ai lavoratori ; ma trovò una generazione di operai e contadini che ancora sentiva esserci qualcosa di più importante delle conquiste sindacali . Forse ignoravano persino il nome di Croce , ma avrebbero detto con lui che ascoltare o no la Messa è più importante che conquistare Parigi .
Il nostro galateo di giornalisti ( Montanelli Indro , 1979 )
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Il nostro galateo di giornalisti « borghesi » c ' impone di pubblicare questa lettera , ma non ci vieta una succinta replica : a ) Non vedo che differenza faccia la data di quelle dichiarazioni : non c ' era bisogno di aspettare la prova del Giornale per sapere quali fossero le nostre posizioni : sono quelle che abbiamo sempre tenuto . 130 b ) Fra i giornalisti della mia generazione , io sono conosciuto ( s ' informi , sig. Capanna , s ' informi ) come uno dei pochissimi che non ebbero mai commercio coi gerarchi . Quelli che ho conosciuto , li ho conosciuti solo dopo la Liberazione . Ma anche se li avessi conosciuti prima , non me ne vergognerei , visto che di carriera politica non ne ho fatta né con loro né dopo di loro . Nel nostro mestiere ( e io non ne ho mai fatti altri ) , i gradi li conferiscono i lettori . c ) E ' falso che il Giornale taccia le iniziative della Regione . Le registra sempre , anche quando recano la firma di Mario Capanna . E nessuno lo sa meglio di lui , che è in continuo contatto coi nostri cronisti , a chiedere favori quasi sempre esauditi . d ) Grazie per la qualifica di « maestro » . Se io lo sia in senso positivo o negativo , non sta a lei giudicarlo . Sarà il futuro a dire chi , fra lei e me , ha servito gl ' interessi dei giovani , dei lavoratori ecc . , e chi se n ' è servito per arrampicarsi più su . e ) Due colonne di piombo sono troppe . Come avrà visto , non le concedo nemmeno a me stesso . Ma se lei vuole esporre le sue ragioni , questo giornale è pronto ad ospitarle , come certamente i giornali vostri , se voi aveste vinto , non avrebbero fatto con le nostre . Naturalmente mi riservo di contestarle sul presupposto - forse errato - che il vate della contestazione sia tenuto a riconoscermene il diritto .
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Non è guari da che una giovine coppia si presentò nell ' albergo ... Erano due novelli sposi , che venivano a passare la luna di miele . Siccome le stanze eran tutte affittate , il proprietario , uomo di risorse . aveva fatto levare le bagnarole dalla sua gran sala da bagno e ne avea fatto una camera da letto molto ben messa . Questa camera toccò ai nuovi maritati . Durante la notte , la giovane sposa , volendo chiamare una delle inservienti , cerca con la mano nell ' oscurità il cordone del campanello , ed allorché crede d ' averlo toccato , tira con forza . Disgraziatamente si era sbagliata , giacché avea messa la mano sulla corda di una doccia al di sopra della sua testa . Immediatamente un diluvio di acqua ghiacciata , capace di raffreddare lo stesso entusiasmo di due giovani sposi , cade con fracasso spaventevole sulla testa dei medesimi . Si può facilmente immaginare il comico spettacolo di questi due sfortunati agitantisi nell ' oscurità . Il marito spaventato allunga alla sua volta il braccio e s ' impossessa con frenesia dell ' estremità di un altro cordone pendente dalla sua parte e lo tira col massimo furore . Per tutta risposta un diluvio d ' acqua , questa volta bollente , cade a rovesci . Degli urli escono dalla camera dei poveri sposi , quando i domestici accorrono e sfondano la porta . Veggono la sala a metà piena d ' acqua e la giovine sposa montata come una scimmia sulla schiena del marito , che grida come un ossesso , mentre il povero uomo cercava a tentoni la porta fra le tenebre . Quale prima notte di nozze ? Oh ! ... Qual prima notte di nozze .
Tra Cavour e De Gasperi ( Jemolo Arturo Carlo , 1966 )
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Come si giunse dalla opposizione netta , irreducibile , disposta ad utilizzare ogni strumento , anche a benedire eserciti stranieri che intervenissero a ristabilire il vecchio ordine , propria ai cattolici politici , a quelli che " sentivano col Papa " , negli anni dalla unificazione al primo decennio circa dopo la presa di Roma ; come si giunse da questo estremo al clima di alleanza del 1929 , alle visite dei papi al Quirinale ? Parlare di opera del tempo , non è rispondere . Sono gli uomini a far sì che il tempo porti dimenticanza , o mantenga inalterati , talvolta inasprisca i rancori . Il bruciore della Francia per la sconfitta del 1870-71 ed il desiderio di rivincita eran più vivi che mai dopo quarant ' anni ; in uno spazio di tempo di gran lunga minore l ' Austria aveva quasi perduto il ricordo delle sconfitte del 1859 e del 1866 . De Gaulle ha potuto fare accettare alla Francia un riavvicinamento fattivo alla Germania anche dopo gli orrori della seconda guerra mondiale . Il tempo è una parola ; gli uomini sono la realtà . I punti salienti di questa traiettoria che si svolge in un secolo circa sono evocati nella bella raccolta dei suoi articoli che Giovanni Spadolini ci dà col titolo Il Tevere più largo ( ed. Morano , 1967 ) , preceduta da una introduzione , la cui sintesi è questa : la Chiesa ha potuto accettare come un fatto provvidenziale la scomparsa del potere temporale ; si è operata una svolta per cui i cattolici hanno quasi riscoperto " quei valori della libertà religiosa , e del pluralismo democratico , che tutta la tradizione del Sillabo aveva condannato o svalutato o comunque offuscato " ; ma non si può parlare di conflitti eliminati per sempre . Superato un clericalismo di tipo reazionario " non manca talvolta di affacciarsi all ' orizzonte con burbanzoso cipiglio un nuovo clericalismo , di opposto segno nell ' apparenza , ma gravido di eguali pericoli nella sostanza ... che si muove nella linea strumentale e machiavellica dell ' articolo 7; che non escluderebbe di salvare domani il Concordato ... col concorso determinante del partito che fu di Togliatti " ; e la prefazione termina esaltando De Gasperi come quegli che meglio comprese il pericolo di questo nuovo clericalismo . I capisaldi della evoluzione che Spadolini evoca sono : la preoccupazione di Cavour di ricevere in punto di morte i sacramenti ; la corrispondenza , fattaci conoscere dal padre Pirri , tra Vittorio Emanuele II e Pio IX , da cui appare l ' opera moderatrice del re contro ogni intemperanza anticlericale dei ministri , il desiderio costante di non rompere con la Chiesa ; il Sillabo come conseguenza del 1859 , momento in cui la S . Sede perde la fiducia nella diplomazia e nelle soluzioni politiche , e si rende conto che la riconquista da operare è quella delle coscienze . Del pari il Concilio Vaticano e la proclamazione della infallibilità pontificia esprimono " la scissione della Chiesa dal mondo , in vista di contrapporre l ' assolutezza della fede alle sconfitte della storia " ; e dopo il 20 settembre Pio IX rifiuta di abbandonare Roma , comprendendo che una rinascita cattolica solo da qui sarebbe partita ; rinascita che trova come avversario non tanto gli Stati , quanto lo " spirito borghese " , cioè la fede del borghese in se stesso , nella sua ragione e nel suo equilibrio , del borghese " ai cui occhi l ' oro si santifica , il lavoro si riscatta , il commercio si purifica " . E pur senza dirlo , Spadolini pare contrapporre a questa visuale del borghese , quella del cattolico liberale , considerato in De Sanctis , per cui " il peso dei valori morali ha una importanza forse superiore a quella delle esperienze intellettuali ... la fermezza dell ' animo sembra più importante della vastità della cultura , che non si accompagni all ' integrità della coscienza " . Leone XIII rappresenta un rinnovato " imperialismo cattolico " col rafforzamento delle missioni , l ' allargamento dell ' attività diplomatica ; l ' appoggio a determinate forme della scienza e del pensiero moderni , e soprattutto l ' iniziativa sociale , la fiducia nella democrazia come strumento per riaffermare l ' iniziativa del papato nel mondo . Il periodo giolittiano rappresentò " la conciliazione silenziosa " ; e di questo periodo viene ricordato Romolo Murri , le cui speranze saranno tutte deluse , e le cui parole non potevano trovare alcuna eco in Giolitti . Pio X " sentiva in modo sovrumano , esclusivo , con una forza di ispirazione degna dei Pontefici del Medio Evo , la preminenza della Chiesa sulla società civile " ; fra tutti i Pontefici dell ' età moderna , fu quello " che più fieramente ribadirà il dovere di una devozione e di una sudditanza totale , senza sottintesi , senza riserve , al magistero pastorale " . Benedetto XV , pur così dissimile , era sostanzialmente sulla stessa linea quando condannava la guerra " come la conseguenza diretta della stessa visione della vita che dominava il mondo moderno , fondata come era sui valori della lotta , dell ' emulazione , della selezione e della concorrenza " . È rievocata la nascita del partito popolare , e belle pagine sono dedicate a don Sturzo , dandosi tutto il suo valore a quello che fu il lato più brillante e più durevole della creazione del partito popolare , averlo fatto nascere disancorato dalla gerarchia ecclesiastica , staccato dall ' Azione cattolica . Ed è esaltato De Gasperi , considerato cattolico - liberale e riformatore sociale . Gli ultimi capitoli sono dedicati al nostro decennio : indicano ciò che abbia rappresentato , per chi possegga senso storico , la risposta del Nunzio a nome del Papa Giovanni XXIII agli auguri fatti pervenire dal segretario del partito liberale ; l ' atteggiamento di Giovanni XXIII verso i paesi di oltre - cortina e le ripercussioni che può avere avuto sui cattolici italiani , come ammissione della libertà del voto cattolico . Affermano che il pontificato roncalliano , pur nelle sue audacie , non lascia la minima traccia d ' innovazioni sul piano dei principii : né nella questione sociale , né sul tema della pace e del pacifismo . Ricordano la visita di Giovanni XXIII al presidente Segni , quella di Paolo VI al presidente Saragat , ed il discorso di questo , che giustamente fece scaturire i principii ispiratori della Costituzione repubblicana dal tronco dell ' etica cristiana . Sono tutte pagine letterariamente molto belle , scritte in un puro italiano che ormai è raro ritrovare , con piena conoscenza dei temi , vivacità giovanile e calore di convinzione . Va da sé che non concorderei sempre con Spadolini . Accetto la sua visione dei Pontefici - non tutti i giudizi particolari ; non escludo com ' egli fa che Benedetto XV non potesse meglio frenare certi empiti di nazionalismo cattolico , e credo che Pio XII , pur non potendo compiere nulla più di quanto compì in favore degli ebrei , avrebbe potuto , senza inasprire Hitler , scaldare il cuore dei cattolici facendo meglio sentire il dolore ch ' egli veramente soffriva per la persecuzione e che ogni credente doveva dividere - ; sottoscriverei alle pagine su Vittorio Emanuele II e su Giolitti . Sono molto dubbioso sul sentimento cattolico di Cavour , che mi appare piuttosto un deista , che vuoi morire da cattolico secondo la tradizione dei suoi avi , e soprattutto per il male che verrebbe all ' Italia da una sua morte che permettesse di dirlo empio impenitente . Ritengo De Gasperi un grande cattolico , che rese un servizio inestimabile alla Chiesa contrastando a certe tendenze del Pontefice che avrebbero favorito un riformarsi di blocchi anticlericali ; un intelligentissimo cattolico che ebbe chiara l ' idea della linea di condotta da seguire per ottenere per la Chiesa il massimo che i tempi consentivano ( credo anche che nel suo intimo , se non ci fosse stata una decisa volontà pontificia , non avrebbe così fermamente voluto l ' art. 7 della Costituzione nei suoi attuali termini ) ; ma non scorgo nella sua opera quella riaffermazione vigorosa dell ' autorità dello Stato , della dignità e sovranità del potere centrale , che scorge Spadolini . Né son d ' accordo con l ' amico Spadolini quando teme che un certo clericalismo possa vagheggiare un ' " operazione Sturzo " con il partito comunista . Non amo gli uomini di quel clericalismo , ma non li credo né scettici né privi di intelligenza ; essi sanno che i comunisti sono tutt ' oggi , malgrado ogni dialogo , gli uomini del materialismo ; che a differenza dei vecchi liberali non concepiscono in seno ai loro ranghi - se non proprio all ' ultimo posto tra i proseliti - chi appartenga ad una qualsiasi religione . Perché i " clericali " potessero accettare una tale alleanza occorrerebbe che il comunismo fosse così lontano dai suoi principi dottrinali , quanto il liberalismo del 1900 lo era dall ' Illuminismo e dall ' Enciclopedismo , sua remota matrice . Nulla di simile sull ' orizzonte .