StampaQuotidiana ,
Si
può
credere
,
a
prima
vista
,
che
la
nostra
politica
decisamente
antihitleriana
sia
determinata
da
motivi
sentimentali
o
da
motivi
di
politica
internazionale
.
Ci
si
potrà
forse
dire
che
questa
nostra
politica
costituisca
un
semplice
contributo
alla
guerra
degli
inglesi
contro
i
Tedeschi
.
Ciò
non
corrisponderebbe
alla
verità
.
Vorremmo
per
l
'
avvenite
e
l
'
indipendenza
dell
'
Italia
,
che
tali
fossero
i
motivi
che
ispirano
il
nostro
atteggiamento
:
vorremmo
,
cioè
,
che
nessuna
infiltrazione
tedesca
fosse
venuta
a
spingerci
in
questo
senso
.
Poiché
,
in
tale
caso
,
l
'
attuale
politica
estera
dell
'
Italia
non
sarebbe
un
fenomeno
così
irrimediabile
.
invece
,
vi
sono
profondi
motivi
a
fondamento
di
questa
nostra
politica
:
vi
sono
motivi
che
non
possono
lasciare
indifferente
nessun
italiano
.
Questi
motivi
non
sono
più
semplicemente
motivi
di
politica
estera
:
sono
motivi
,
anzitutto
,
di
politica
interna
.
economica
e
sociale
.
Noi
non
intendiamo
condurre
questa
lotta
alla
leggera
,
non
l
'
abbiamo
impresa
senza
fortissime
ragioni
,
superiori
a
qualsiasi
considerazione
.
di
falso
amor
proprio
o
di
falso
orgoglio
nazionale
.
Le
persone
che
scrivono
in
queste
pagine
non
hanno
mai
fatto
il
mestiere
di
politicanti
.
Esse
vengono
da
tutti
i
settori
della
vita
italiana
e
sono
costretti
,
oggi
,
allo
scopo
di
permettere
a
se
stesse
e
agli
altri
Italiani
di
proseguire
una
vita
dignitosa
,
di
imprendere
una
lotta
a
morte
contro
il
regime
hitleriano
.
Quelli
che
scrivono
in
queste
pagine
non
superano
generalmente
i
venticinque
o
trenta
anni
:
sono
,
cioè
,
esponenti
della
nuovissima
generazione
italiana
,
che
sa
che
nessuna
vita
sarà
impossibile
per
essa
,
come
per
la
nuova
generazione
delle
altre
nazioni
europee
,
se
non
dal
momento
in
cui
quella
casta
di
arrivisti
,
che
ha
alimentato
il
nazismo
hitleriano
e
la
nostra
plutogerarchia
,
in
uomini
e
fondi
,
non
sarà
definitivamente
scomparsa
dalla
nostra
vita
civile
.
Assumiamo
un
atteggiamento
battagliero
perché
.
siamo
costretti
alla
lotta
;
e
come
siamo
costretti
noi
,
crediamo
lo
siano
pure
tutti
quelli
che
oggi
ci
leggono
;
poiché
si
tratta
,
non
solo
della
sorte
nostra
personale
,
ma
anche
di
tutti
quelli
che
ci
sono
cari
,
cioè
di
tutti
quelli
che
sono
rimasti
in
Italia
.
A
coloro
che
non
capissero
ancora
l
'
importanza
dalla
posta
,
la
gravità
della
lotta
,
noi
vogliamo
fornire
la
massima
documentazione
possibile
intorno
alla
necessità
di
entrare
in
azione
.
Mentre
siamo
,
infatti
.
dalle
circostanze
,
confinati
qui
in
Africa
,
nell
'
impossibilità
di
recare
un
contributo
diretto
alla
nostra
vita
nazionale
,
questa
vita
nazionale
viene
in
questo
momento
deturpata
e
compromessa
dalle
mene
dei
nostri
plutogerarchi
.
Questa
vita
nazionale
,
dal
momento
in
cui
ne
siamo
stati
divelti
da
questa
guerra
,
viene
trasformata
a
poco
a
poco
in
modo
irriconoscibile
.
Viene
trasformata
,
questa
volta
,
non
più
ad
opera
di
tirannelli
nazionali
,
ma
dai
nazisti
tedeschi
.
In
una
serie
di
articoli
,
ci
proponiamo
di
documentare
la
disgregazione
ad
opera
del
nazismo
hitleriano
,
della
vita
delle
nostre
classi
lavoratrici
.
Disgregazione
che
,
nel
settore
lavorativo
,
si
attua
mediante
un
invio
sempre
maggiore
di
lavoratori
italiani
in
Germania
e
una
conseguente
riduzione
del
nostro
ritmo
produttivo
nazionale
.
Il
primo
fenomeno
ci
pone
,
così
,
sullo
stesso
piano
delle
nazioni
che
,
avendo
perduto
la
guerra
contro
la
Germania
,
sono
costrette
ora
a
contribuire
,
con
l
'
invio
di
lavoratori
forzati
,
allo
sforzo
bellico
del
Reich
.
Siamo
posti
,
cioè
,
sullo
stesso
piano
della
Francia
,
della
Polonia
,
della
Cecoslovacchia
e
di
tutte
le
altre
nazioni
il
cui
territorio
è
occupato
attualmente
dalle
truppe
tedesche
.
Anche
in
questo
,
del
resto
,
ci
troviamo
nelle
medesime
condizioni
,
in
quanto
i
punti
strategici
più
importanti
del
nostro
territorio
nazionale
sono
stati
recentemente
occupati
da
truppe
naziste
.
Nessuna
differenza
perciò
tra
l
'
Italia
alleata
della
Germania
e
le
nazioni
sconfitte
da
questa
.
La
seconda
conseguenza
di
questa
sottomissione
della
nostra
vita
economica
agli
scopi
bellici
tedeschi
è
una
profonda
trasformazione
della
nostra
struttura
economica
e
sociale
.
Trasformazione
la
quale
influisce
irrimediabilmente
,
anzitutto
sul
nostro
presente
sforzo
bellico
;
inoltre
,
sul
futuro
assetto
economico
e
sociale
dell
'
Italia
.
Proprio
nel
momento
in
cui
l
'
Italia
ha
più
bisogno
di
tutti
i
suoi
figli
per
adempiere
l
'
ingente
sforzo
a
cui
il
Governo
fascista
l
'
ha
oggi
sottoposta
,
questo
medesimo
Governo
,
responsabile
della
nostra
entrata
in
guerra
e
della
nostra
impreparazione
a
sostenerla
,
ci
priva
,
per
il
suo
atteggiamento
servile
nei
confronti
di
Hitler
,
dei
mezzi
indispensabili
a
colmare
le
lacune
della
nostra
efficienza
bellica
.
Lo
stesso
Governo
che
ci
ha
fatto
entrare
in
guerra
nel
giugno
scorso
senza
necessità
immediate
e
soprattutto
senza
la
possibilità
materiale
di
sostenere
lo
sforzo
bellico
non
ha
ancora
capito
che
dovevamo
,
a
qualsiasi
costo
,
riprendere
il
tempo
perduto
per
colpa
sua
e
intensificare
il
ritmo
produttivo
nazionale
.
Invece
di
questo
,
esso
invia
ora
le
forze
vive
della
nazione
,
quelle
che
ci
sono
indispensabili
in
tempo
di
guerra
come
in
tempo
di
pace
,
in
Germania
hitleriana
,
per
permettere
ad
Hitler
di
vincere
la
sua
guerra
.
Queste
forze
lavoratrici
,
che
vengono
ora
inviate
in
Germania
diminuiscono
il
nostro
potenziale
umano
per
quel
che
riguarda
il
futuro
assetto
economico
e
sociale
dell
'
ltalia
.
Non
è
possibile
ridurre
impunemente
,
senza
attenderne
conseguenze
perniciosissime
,
il
numero
dei
lavoratori
di
un
paese
.
L
Italia
,
priva
dei
suoi
migliori
operai
,
priva
,
cioè
,
di
quelle
forze
che
più
hanno
contribuito
e
contribuiscono
tuttora
a
fare
della
nostra
nazione
una
grande
nazione
,
va
perdendo
la
possibilità
materiale
di
mantenere
il
suo
posto
in
Europa
.
La
parte
migliore
della
nazione
italiana
è
oggi
costretta
a
ingigantire
la
Germania
e
ridurre
proporzionalmente
l
'
Italia
ad
una
entità
politica
minore
.
Queste
sono
le
ragioni
per
cui
crediamo
che
tutti
debbano
partecipare
a
questa
nostra
lotta
,
condividendo
le
nostre
opinioni
.
Nessun
Italiano
,
che
sia
cosciente
delle
necessità
nazionali
,
può
disinteressarsi
di
chiesta
progressiva
disgregazione
dell
'
Italia
,
ad
opera
dei
suoi
dirigenti
attuali
,
in
favore
della
Germania
hitleriana
.
Se
non
vogliamo
che
l
'
Italia
e
i
suoi
lavoratori
costituiscano
uno
dei
principali
strumenti
che
avranno
contribuito
alla
creazione
del
nuovo
Impero
hitleriano
,
dobbiamo
,
con
tutti
i
mezzi
,
impedire
che
l
'
opera
svolta
dai
nostri
dirigenti
venga
impunemente
proseguita
.
Nei
prossimi
numeri
pubblicheremo
una
serie
di
articoli
che
verranno
a
documentare
con
maggior
precisione
e
con
dati
inconfutabili
quello
che
oggi
abbiamo
affermato
.
StampaQuotidiana ,
Domenica
delle
Palme
,
6
aprile
1941
,
alle
ore
5
e
30
del
mattino
le
forze
naziste
hanno
sferrato
l
'
attacco
contro
la
Iugoslavia
e
la
Grecia
partendo
dalle
basi
da
loro
stabilite
nei
territori
precedentemente
occupati
della
Romania
e
della
Bulgaria
.
Lo
scacco
diplomatico
di
Hitler
nei
Balcani
Questa
nuova
aggressione
.
del
Governo
hitleriano
contro
due
popoli
europei
segna
,
anzitutto
,
una
sconfitta
precedentemente
subita
da
questo
medesimo
Governo
sul
piano
diplomatico
.
La
necessità
in
cui
si
trova
oggi
Hitler
di
attaccare
militarmente
la
Iugoslavia
e
la
Grecia
viene
infatti
ad
indicare
che
tutti
gli
sforzi
compiuti
dalla
sua
diplomazia
,
allo
scopo
di
ottenere
lai
complicità
di
questi
paesi
,
sono
clamorosamente
falliti
.
L
atteggiamento
della
Iugoslavia
,
soprattutto
,
è
fra
i
più
significativi
:
questo
paese
,
infatti
,
dopo
aver
aderito
,
ad
opera
dei
ministri
,
che
lo
avevano
tradito
,
al
patto
tripartito
,
ha
saputo
,
con
magnifico
slancio
,
operare
quel
rivolgimento
politico
interno
,
veramente
animato
da
forze
popolari
,
che
ha
staccato
la
Iugoslavia
da
quella
vergognosa
complicità
.
Questo
scacco
,
che
un
popolo
libero
ha
saputo
far
subite
a
Hitler
,
confessato
ormai
nel
modo
più
aperto
con
la
dichiarazione
di
guerra
della
Germania
alla
Iugoslavia
,
è
in
se
stesso
di
gran
lunga
più
importante
nella
storia
europea
di
quello
che
non
possano
essere
gli
eventi
militari
di
questo
nuovo
teatro
di
operazioni
militari
.
La
rivoluzione
jugoslava
-
poiché
il
colpo
di
Stato
di
Belgrado
supera
di
gran
lunga
,
nella
politica
balcanica
,
la
portata
di
un
semplice
rivolgimento
di
circoli
governativi
-
è
rivoluzione
non
solo
nazionale
ma
anche
europea
.
II
"
no
"
che
la
nazione
jugoslava
in
blocco
ha
opposto
alle
pretese
di
Hitler
,
ha
significato
veramente
europeo
.
Non
bisogna
dimenticare
che
l
'
atteggiamento
di
fermezza
dei
popolo
Jugoslavo
e
del
suo
Governo
ha
avuto
conseguenze
immediate
in
tutti
gli
Stati
balcanici
:
in
Ungheria
,
anzitutto
,
il
drammatico
suicidio
del
Primo
Ministro
,
come
Teleki
,
ha
mostrato
che
anche
in
quel
paese
le
forze
popolari
non
possono
sempre
essere
ridotte
al
silenzio
;
in
Bulgaria
,
i
nazisti
sono
stati
costretti
a
rafforzare
il
loro
sistema
di
sorveglianza
poliziesca
.
Inoltre
,
l
'
atteggiamento
jugoslavo
non
ha
mancato
fin
dall
'
inizio
di
suscitare
il
più
vivo
plauso
di
tutti
gli
ambienti
internazionali
e
soprattutto
la
simpatia
di
tutte
le
grandi
potenze
,
dagli
Stati
Uniti
e
l
'
impero
Britannico
alla
Russia
sovietica
.
Il
patto
russo
-
jugoslavo
Due
ore
prima
,
anzi
,
che
le
truppe
naziste
iniziassero
la
loro
aggressione
contro
il
territorio
jugoslavo
,
veniva
firmato
a
Mosca
il
patto
russo
-
jugoslavo
di
amicizia
e
non
aggressione
,
per
cui
veniva
stipulato
,
ai
termini
dell
'
articolo
2
,
che
"
se
una
delle
parti
contraenti
è
vittima
di
una
aggressione
,
ad
opera
di
una
Terza
potenza
,
l
'
altra
si
impegna
ad
osservare
una
politica
di
amicizia
"
.
La
portata
del
nuovo
patto
concluso
quasi
in
previsione
di
una
aggressione
nazista
contro
la
Iugoslavia
è
stata
sottolineata
in
tutti
gli
ambienti
;
la
"
Pravda
"
di
Mosca
l
'
ha
subito
definito
come
un
"
avvenimento
storico
della
più
grande
importanza
"
;
il
Sig
.
Sumnerwelles
,
sottosegretario
di
stato
agli
affari
esteri
degli
Stati
uniti
ha
dichiarato
,
riferendosi
a
questo
patto
,
che
esso
"
è
assai
più
importante
di
un
semplice
accordo
di
amicizia
e
di
non
aggressione
"
.
L
'
Italia
costretta
a
partecipare
alla
nuova
guerra
nazista
In
queste
condizioni
,
è
avvenuta
l
'
aggressione
nazista
contro
la
Iugoslavia
e
la
Grecia
la
quale
non
ha
mancato
di
produrre
effetti
in
tutti
i
campi
.
Dal
punto
di
vista
italiano
,
anzitutto
,
va
rilevato
che
in
tutti
questi
ultimi
giorni
,
spinta
da
una
pressione
popolare
interna
,
la
nostra
diplomazia
si
era
adoperata
ad
evitare
l
'
estensione
del
conflitto
europeo
al
teatro
di
guerra
balcanico
.
In
Italia
,
l
'
opinione
pubblica
si
è
preoccupata
fin
dall
'
inizio
della
tensione
germano
-
jugoslava
e
dei
riflessi
che
un
eventuale
conflitto
tra
queste
due
potenze
avrebbe
potato
provocare
sulla
situazione
delle
nostre
forze
annate
in
Albania
.
Inoltre
,
a
tutti
è
apparso
che
una
guerra
contro
la
Iugoslavia
ci
farà
subire
la
guerra
in
un
ottavo
fronte
,
che
,
per
la
prima
volta
,
porterà
le
operazioni
militari
su
un
fronte
di
guerra
metropolitano
.
Una
guerra
italo
-
jugoslava
,
infatti
,
crea
un
fronte
di
guerra
alla
nostra
frontiera
metropolitana
orientale
,
che
va
dal
Tarvisio
,
a
nord
,
fino
a
Fiume
.
L
esperimento
greco
ha
già
dimostrato
che
in
operazioni
balcaniche
,
chi
ha
avuto
la
peggio
,
di
solito
,
siamo
sempre
stati
noi
.
Per
la
prima
volta
,
perciò
,
dalla
fine
dell
'
altra
guerra
,
l
'
Italia
viene
ora
minacciata
direttamente
sulla
frontiera
metropolitana
.
La
Venezia
Giulia
diventa
,
così
,
teatro
di
operazioni
belliche
.
Prima
ancora
che
il
Governo
fascista
avesse
fatto
conoscere
la
sua
posizione
intorno
ad
una
eventuale
partecipazione
alla
guerra
dichiarala
dalla
Germania
alla
Iugoslavia
,
veniva
riferita
la
costernazione
con
cui
la
popolazione
italiana
aveva
accolto
questa
nuova
guerra
.
Ed
è
probabilmente
per
l
'
opposizione
popolare
,
che
il
Governo
fascista
non
è
stato
in
grado
,
al
momento
in
cui
Hitler
dava
l
'
ordine
alle
sue
truppe
di
entrare
in
Iugoslavia
,
di
compiere
una
manovra
solidale
con
quelle
dell
alleata
dell
Asse
.
Va
rilevato
,
infatti
,
che
il
nostro
intervento
nella
guerra
contro
la
Iugoslavia
è
un
atto
assolutamente
accessorio
a
quello
nazista
.
Il
popolo
italiano
ha
fatto
tutto
quello
che
era
materialmente
possibile
fare
per
evitare
questa
guerra
,
ma
il
Governo
fascista
,
obbedendo
alle
pressioni
di
Berlino
,
non
ha
tenuto
conto
della
volontà
popolare
.
Dopo
un
'
esitazione
che
ha
durato
poco
più
di
una
mezza
giornata
,
il
pomeriggio
di
domenica
veniva
diramato
un
comunicato
secondo
cui
il
Governo
fascista
aveva
deciso
di
"
agire
in
stretta
collaborazione
con
la
Germania
con
tutte
le
sue
forze
di
terra
,
di
mare
e
dell
aria
"
.
E
una
nota
della
Stefani
recava
che
il
Governo
fascista
aveva
"
deciso
di
appoggiare
la
Germania
con
tutte
le
sue
forze
di
terra
di
mare
e
dell
'
aria
"
.
È
chiaro
dunque
che
la
guerra
contro
la
Iugoslavia
è
una
guerra
voluta
da
Hitler
e
che
,
ancora
una
volta
,
questa
guerra
è
sfata
imposta
dal
Governo
nazista
al
popolo
italiano
,
per
mezzo
del
Governo
fascista
,
diventato
,
così
,
in
modo
inequivocabile
,
vero
e
proprio
strumento
nelle
mani
dei
nazisti
.
StampaQuotidiana ,
Il
"
Foglio
di
disposizioni
"
del
segretario
del
partito
ha
ricordato
recentemente
i
termini
dell
'
articolo
8
del
regio
decreto
n.o.
765
del
16
giugno
1940
secondo
il
quale
.
:
"
agli
abbonali
alle
radio
audizioni
circolari
e
comunque
ai
possessori
di
apparati
radio
riceventi
è
fado
divieto
di
far
uso
degli
apparecchi
di
radioaudzioni
per
ascoltare
le
stazioni
di
radiodiffusione
e
di
radiocomunicazione
nemiche
o
neutrali
o
per
propagarne
le
notizie
comunque
ricevute
"
.
E
siccome
non
bastava
ricordare
l
'
esistenza
di
questo
divieto
legislativo
poiché
,
probabilmente
,
nessuno
ne
aveva
tenuto
conto
in
Italia
-
giacché
l
'
amore
per
la
verità
è
più
forte
della
paura
degli
sbirri
-
lo
stesso
"
Foglio
di
disposizioni
"
ha
fatto
notare
che
"
oltre
che
dalla
lettera
dalla
legge
,
l
'
ascoltazione
delle
trasmissioni
radiofoniche
nemiche
è
vietata
ai
fascisti
anche
e
soprattutto
dal
senso
della
dignità
e
del
dovere
che
deve
guidare
ogni
iscritto
al
partito
"
.
E
ha
invitato
i
Federali
e
gli
squadristi
a
"
vigilare
a
individuare
quanti
non
dimostrano
di
possedere
una
sensibilità
adeguata
al
momento
attuale
"
,
e
ad
"
agire
a
loro
carico
con
severità
esemplare
"
.
E
,
siccome
.
ciò
non
era
ancora
sufficiente
,
il
ministero
della
coltura
popolare
ha
impartito
l
'
ordine
a
tutta
la
stampa
di
pubblicare
una
nota
che
sottolineasse
l
'
esistenza
del
provvedimento
,
la
gravità
delle
sanzioni
da
esso
predisposte
.
insieme
con
la
necessità
,
per
tutti
,
di
sottoporsi
ad
esso
e
la
necessità
,
soprattutto
per
gli
squadristi
,
di
farlo
rispettare
.
Come
si
vede
la
questione
è
spinosa
e
per
essere
stata
posta
all
'
ordine
dei
giorno
con
una
pubblicità
così
clamorosa
vuol
dire
che
il
fenomeno
dell
ascoltazione
radiofoniche
straniere
,
specie
di
quelle
antifasciste
,
è
fenomeno
assai
diffuso
nei
paesi
nostri
.
Da
rilevarsi
,
infatti
,
che
esisteva
già
un
provvedimento
legislativo
e
che
-
cosa
assolutamente
insolita
-
le
autorità
politiche
fasciste
sono
state
costrette
a
ricordarne
l
'
esistenza
,
confessando
,
così
,
apertamente
,
che
il
provvedimento
stesso
non
era
stato
mai
rispettato
.
Da
rilevarsi
pure
che
queste
medesime
autorità
non
esitano
,
sapendo
che
anche
questo
richiamo
sarà
inefficace
,
a
fare
un
appello
pubblico
agli
squadristi
,
allo
scopo
di
renderlo
più
effettivo
.
Conviene
rilevare
,
infine
,
che
,
oltre
tutto
ciò
,
anche
la
stampa
è
stata
anch
essa
scatenata
per
spaventare
ancora
di
più
la
gente
.
Abbondano
,
però
,
ancora
,
i
processi
dinanzi
alle
corti
di
giustizia
contro
la
folta
schiera
dei
trasgressori
a
questa
norma
.
E
anche
qui
si
nota
la
poca
saldezza
interna
del
regime
.
Dopo
aver
notato
che
nessuno
,
in
Italia
,
obbedisce
più
alle
norme
che
vietano
ai
cittadini
di
conoscere
la
verità
,
con
qualsiasi
mezzo
questa
verità
possa
venire
conosciuta
,
notiamo
pure
che
le
sentenze
dei
tribunali
contro
i
trasgressori
del
Decreto
suindicato
sono
tutte
lievissime
.
Dunque
,
anche
la
nostra
giustizia
comincia
ad
essere
più
umana
,
più
comprensiva
del
bisogno
di
ogni
individuo
di
non
venire
soffocato
dalla
pesante
cappa
di
piombo
della
censura
.
È
il
giudice
che
,
spesso
,
sarà
anche
egli
un
fervido
ascoltatore
delle
radio
straniere
,
comprendendo
,
perché
egli
stesso
ne
risente
,
il
bisogno
,
in
un
momento
come
questo
,
di
essere
informati
nel
modo
più
preciso
degli
avvenimenti
internazionali
,
perdona
e
spesso
assolve
;
e
quando
condanna
la
condanna
è
lieve
cd
è
accompagnata
dai
benefici
di
legge
.
Ancora
una
volta
conviene
domandarsi
:
che
cosa
significa
tutto
ciò
?
Noi
non
abbiamo
mai
agito
con
partito
preso
contro
nessuno
,
ma
siamo
sempre
stati
mossi
dallo
scrupolo
di
assicurare
alla
nostra
generazione
,
come
a
quella
che
ci
ha
preceduta
,
una
vita
dignitosa
nel
nostro
paese
.
Da
vent
anni
siamo
stati
educati
in
un
clima
che
ignora
il
ragionamento
logico
,
che
ignora
l
'
etica
spregiudicata
.
La
gente
,
all
'
estero
,
crede
che
la
gioventù
italiana
sia
una
gioventù
militarizzata
,
imbevuta
di
dogmi
totalitari
,
credulona
di
fronte
a
tutti
i
miti
messi
avanti
dal
regime
e
,
specie
,
dal
nazismo
.
il
vero
mito
,
però
,
è
quello
sparso
all
'
estero
:
la
gioventù
italiana
,
forse
perché
ha
potuto
notare
a
tempo
gli
errori
dei
suoi
anziani
,
è
più
realistica
,
è
più
convinta
della
necessità
di
un
ragionamento
logico
e
di
una
elica
spregiudicata
di
quello
che
non
sia
mai
stata
nessuna
generazione
italiana
nel
passato
.
Non
è
vero
che
vent
'
anni
di
regime
ci
abbiano
fatto
dimenticare
i
motivi
fondamentali
dell
umanità
.
Non
è
vero
,
non
perché
il
regime
ci
abbia
permesso
di
scorgerli
,
ma
perché
,
appunto
,
avendoci
esso
negato
il
diritto
di
conoscerli
,
siamo
stati
tentati
in
tutti
gli
atti
della
nostra
vita
di
cercare
questi
motivi
di
umanità
più
di
qualsiasi
generazione
nel
passato
,
ci
siamo
preoccupati
di
essere
coscienti
dei
nostri
motivi
di
vivere
;
più
di
ogni
alta
generazione
nel
passato
,
distaccati
dall
'
artificialità
,
dall
'
esteriore
nullità
della
vita
pubblica
,
ci
siamo
rinchiusi
nella
nostra
vita
individuale
.
E
da
questa
,
quindi
,
grazie
ai
nostri
contatti
naturali
che
avevamo
con
i
nostri
compagni
,
siamo
passati
ad
una
comprensione
più
intima
,
più
profonda
e
più
umana
della
vita
sociale
.
È
questa
una
coscienza
rinnovata
,
originale
,
per
la
prima
volta
,
nella
storia
d
'
Italia
,
di
quello
che
è
la
realtà
italiana
,
[
che
]
ci
ha
permesso
di
distruggere
tutti
i
miti
messi
su
dal
romanticismo
fino
al
fascismo
.
Abbiamo
capito
,
coscienti
finalmente
di
quello
che
vogliamo
,
come
,
e
soprattutto
,
di
quello
che
ci
manca
,
che
il
fascismo
,
ultimo
tentativo
di
rinnovamento
del
romanticismo
,
ultimo
albore
di
sentimentalismo
,
in
un
campo
da
cui
questo
dovrebbe
essere
bandito
-
il
campo
politico
-
è
patentemente
insufficiente
per
dirigere
la
vita
italiana
nel
tumultuoso
corso
della
storia
contemporanea
.
Dal
momento
in
cui
abbiamo
compreso
che
questo
sentimentalismo
di
apparato
,
tenuto
su
con
grande
fracasso
dal
regime
,
ci
nascondeva
i
motivi
reali
della
vita
politica
,
ci
siamo
sentiti
più
forti
,
perché
coscienti
della
nostra
debolezza
.
Oggi
,
forse
,
in
apparenza
,
non
rappresentiamo
ancora
niente
nella
vita
italiana
;
non
rappresentiamo
,
conte
si
sarebbe
detto
,
con
mito
sentimentale
,
che
una
speranza
.
E
così
noi
non
avremmo
mai
voluto
essere
qualificati
,
perché
non
viviamo
di
speranze
.
Rappresentiamo
,
però
,
una
forza
,
piccola
,
se
vogliamo
,
perché
non
ancora
pienamente
cosciente
della
sua
potenza
ma
esistente
lo
stesso
:
rappresentiamo
l
'
unica
forza
della
vita
politica
italiana
.
Pienamente
aderenti
alla
realtà
politica
e
sociale
dei
nostri
tempi
,
abbiamo
potuto
convincerci
che
le
miserie
del
popolo
non
vanno
risanate
con
grandi
parole
;
né
vanno
risanate
con
magistrature
del
lavoro
,
con
corporazioni
,
con
grandi
sindacati
misti
.
Ci
siamo
anche
convinti
che
non
si
edifica
una
nuova
realtà
politica
e
sociale
con
la
dittatura
:
se
un
popolo
vuoi
diventare
grande
,
grande
veramente
di
civiltà
e
non
di
parole
,
esso
deve
costruirsi
da
sé
,
con
istituti
politici
popolari
,
aderenti
alle
masse
,
la
sua
grandezza
.
Questo
,
ormai
,
lo
sentono
tutti
;
e
il
fatto
di
ascoltare
le
radio
straniere
,
come
quello
di
borbottare
,
come
quello
di
riunirsi
in
cenacoli
che
discutono
di
tutti
i
problemi
senza
lasciarsi
intimorire
dalla
presenza
per
le
strade
di
squadristi
attempati
all
'
agguato
,
è
semplicemente
un
singolo
episodio
del
generale
bisogno
che
tutti
risentono
di
conoscere
la
verità
e
di
discuterla
.
Non
è
vero
,
come
vuol
far
credere
la
nostra
propaganda
,
che
andiamo
a
cercare
la
verità
all
'
estero
:
quello
che
dice
la
radio
straniera
non
è
ancora
la
verità
,
è
il
documento
che
ci
permetterà
di
stabilirla
realisticamente
,
senza
false
illusioni
,
senza
false
speranze
,
sapendo
quello
che
succede
nel
mondo
,
quello
che
si
dice
di
noi
,
quello
che
il
mondo
aspetta
da
noi
.
La
congiura
del
silenzio
.
La
congiura
del
silenzio
che
il
regine
fa
intorno
a
queste
forze
non
basta
,
quindi
,
a
farle
ignorare
:
tutti
sanno
che
esistono
,
tutti
sono
coscienti
che
esse
,
un
giorno
.
verranno
alla
luce
,
tutti
sono
convinti
che
l
'
Italia
non
è
morta
,
perché
in
questi
vent
'
anni
di
stasi
politica
si
è
formata
,
in
reazione
a
questa
medesima
pigrizia
spirituale
morale
,
una
generazione
desiderosa
di
un
vita
più
umana
.
StampaQuotidiana ,
Da
quando
è
salito
al
potere
,
il
Governo
fascista
ha
giustificato
il
maggior
numero
dei
provvedimenti
da
esso
presi
con
il
pretesto
che
questi
rinsaldavano
il
prestigio
dell
'
Italia
.
Ragionando
ora
a
mente
fredda
,
e
cioè
.
da
politici
,
non
da
esteti
,
conviene
esaminare
più
da
vicino
questa
giustificazione
della
politica
che
ci
ha
fatto
perdere
qualsiasi
prestigio
agli
occhi
del
mondo
civile
.
Il
prestigio
dell
'
Italia
come
se
l
'
Italia
,
dopo
mille
anni
di
storia
,
dopo
un
'
eredità
come
quella
romana
,
avesse
ancora
bisogno
di
rifarsi
un
prestigio
.
Il
prestigio
è
conficcato
fin
nelle
radici
del
nostro
suolo
,
fin
nel
midollo
delle
nostre
ossa
;
il
nostro
prestigio
lo
ritroviamo
nella
storia
,
e
nella
dignitosa
continuazione
di
questa
,
esso
viene
mantenuto
.
Oggi
,
quello
che
ci
fa
perdere
il
prestigio
è
proprio
il
poco
rispetto
che
si
ha
da
noi
per
la
storia
.
E
ancora
una
volta
,
sarebbe
necessario
richiamare
gli
italiani
alla
storia
.
E
ancora
una
volta
,
ispirandosi
a
questo
motto
,
l
'
Italia
continuerà
ad
essere
quello
che
merita
.
*
*
*
Sotto
il
pretesto
di
ristabilire
il
prestigio
della
nostra
nazione
,
il
Governo
fascista
ne
ha
abolito
tutti
gli
istituti
tradizionali
ed
ha
impedito
che
a
questi
il
popolo
recasse
le
necessarie
trasformazioni
per
renderli
più
consoni
alle
nuove
realtà
che
si
erano
venute
creando
dopo
l
'
ultima
guerra
.
Per
ristabilire
il
prestigio
dell
'
Italia
,
ancora
,
sono
stati
soffocati
quei
movimenti
senza
i
quali
,
oggi
,
le
nostre
forze
popolari
sono
state
private
dei
loro
diritti
più
essenziali
;
sono
state
rese
passive
di
fronte
agli
avvenimenti
che
ci
travolgono
.
Il
prestigio
dell
'
Italia
ha
anche
dettato
quella
politica
estera
che
,
dal
1935
ad
oggi
,
ha
fatto
subire
sei
guerre
in
sei
anni
.
Nel
35
,
il
nostro
"
prestigio
"
esigeva
la
guerra
d
'
Etiopia
:
tutto
passava
dopo
la
conquista
dell
'
impero
;
non
era
permesso
di
ragionare
d
altro
che
di
colonizzazione
demografica
,
di
ricchezze
naturali
dell
Etiopia
,
del
popolamento
futuro
del
territorio
conquistato
.
E
così
,
si
dimenticava
la
crisi
economica
non
ancora
superata
,
si
dimenticava
ancora
che
gli
stipendi
e
i
salari
erano
stati
amputati
,
che
una
vita
dignitosa
diventava
sempre
più
difficile
,
magari
impossibile
per
la
maggior
parte
della
nostra
popolazione
.
Si
dimenticava
che
il
nostro
ritmo
produttivo
si
era
ridotto
e
che
aumentava
soltanto
per
preparare
gli
strumenti
atti
all
'
uccisione
di
altri
uomini
.
Poi
,
quando
la
guerra
d
'
Etiopia
fu
finita
,
venne
quella
di
Spagna
:
venne
,
cioè
,
quella
lunghissima
,
micidiale
,
guerra
civile
in
cui
prepotentemente
il
Governo
fascista
fece
schierare
i
nostri
legionari
contro
il
popolo
spagnolo
.
Ancora
una
volta
,
non
si
parlò
più
d
'
altro
che
di
guerra
di
Spagna
,
di
aviazione
legionaria
,
di
rossi
e
di
neri
,
di
barbarie
inesistenti
,
di
amicizie
eterne
rinsaldate
dal
regime
.
E
,
ancora
una
volta
,
si
dimenticò
che
dopo
la
conquista
dell
Impero
non
era
avvenuta
la
colonizzazione
:
che
,
dopo
aver
soddisfatto
l
'
ultima
delle
nostre
rivendicazioni
,
dopo
averci
fatto
credere
che
ormai
per
l
'
Italia
le
guerre
erano
finite
,
altre
guerre
si
tramavano
,
altre
amicizie
si
rompevano
,
altri
Stati
ci
preparavamo
ad
aggredire
.
Poi
,
anche
la
guerra
di
Spagna
,
a
poco
a
poco
,
non
fu
più
una
maschera
sufficiente
per
quello
che
succedeva
all
'
interno
;
non
permise
più
,
cioè
,
al
regime
,
di
nascondersi
dietro
l
'
intervento
legionario
di
Spagna
,
per
giustificare
quello
che
succedeva
all
'
interno
.
Il
prestigio
del
fascismo
-
poiché
l
Italia
,
il
suo
prestigio
,
non
l
'
ha
mai
perduto
-
andava
scemando
.
Venne
quindi
la
conquista
dell
'
Albania
:
anche
questa
,
come
sempre
,
per
rinsaldare
il
prestigio
dell
'
Italia
.
In
che
modo
l
'
esistenza
di
uno
Stato
albanese
,
apparentemente
indipendente
,
che
,
in
realtà
,
obbediva
a
tutti
gli
ordini
di
Mussolini
,
poteva
nuocere
al
prestigio
dell
'
Italia
?
Quale
pericolo
costituiva
per
noi
l
'
Albania
?
Nessuno
.
Eppure
,
il
7
aprile
1938
,
i
nostri
stormi
aerei
,
la
nostra
flotta
,
le
nostre
truppe
erano
mandati
oltremare
per
compiere
una
spedizione
destinata
ad
"
abbattere
l
'
orgoglio
albanese
"
e
"
rinsaldare
,
come
sempre
,
il
prestigio
dell
'
Italia
"
.
Da
allora
,
questo
prestigio
,
nella
politica
fascista
,
è
passato
in
secondo
piano
.
L
'
anno
1938
è
quello
in
cui
Hitler
si
lanciò
sulla
medesima
via
delle
guerre
destinate
anch
'
esse
a
ristabilire
un
prestigio
:
quello
della
Germania
;
e
i
vincoli
stabiliti
dal
Conte
Ciano
con
la
Germania
hitleriana
non
permettono
più
al
Governo
fascista
di
giustificare
i
suoi
atti
col
pretesto
del
"
prestigio
dell
'
Italia
"
.
Poiché
sarebbe
assurdo
e
paradossale
il
fondare
un
predominio
egemonico
sull
'
Europa
essendo
in
due
.
"
L
'
offuscato
prestigio
della
Germania
"
,
che
Hitler
tenta
di
ristabilire
,
da
Monaco
in
poi
,
impedisce
a
Mussolini
di
continuare
eternamente
a
difendere
il
prestigio
dell
'
Italia
.
Però
,
se
sino
ad
oggi
,
il
prestigio
dell
'
Italia
sul
piano
internazionale
non
era
mai
sfato
contestato
da
nessuno
,
poiché
era
realmente
inconfutabile
,
se
la
difesa
del
prestigio
dell
'
Italia
era
rimasta
un
puro
pretesto
,
buono
semplicemente
per
giustificare
gli
atti
della
politica
fascista
,
ora
,
un
problema
del
prestigio
dell
'
Italia
si
è
posto
.
L
'
Italia
.
nonostante
tutto
,
fino
ad
oggi
,
era
rimasta
una
potenza
autonoma
ed
indipendente
.
Da
quando
il
Governo
fascista
ha
consegnato
il
nostro
Paese
alla
Germania
hitleriana
,
è
diventata
necessaria
una
reale
difesa
del
suo
prestigio
.
Oggi
il
Governo
fascista
non
difende
,
né
può
più
pretendere
di
difendere
il
prestigio
dell
'
Italia
:
esso
giustifica
tutti
i
suoi
atti
,
tutte
le
sue
azioni
,
con
gli
aleatori
vantaggi
che
ci
deriveranno
dalla
potenza
germanica
.
Dopo
i
nostri
insuccessi
in
Africa
e
in
Europa
,
il
Duce
ha
deciso
egli
stesso
nel
suo
discorso
che
ormai
la
teoria
politica
del
fascismo
sarà
quella
dell
'
Italia
partecipe
e
beneficiaria
delle
vittorie
tedesche
.
Dal
23
febbraio
,
giorno
in
cui
il
Dose
ha
pronunciato
il
suo
ultimo
discorso
,
tutti
i
nostri
plutogerarchi
ripetono
all
'
unisono
che
la
vittoria
della
Germania
è
vittoria
dell
'
asse
.
Da
quel
momento
è
sparito
il
prestigio
dell
'
Italia
,
nella
politica
fascista
:
è
nato
invece
"
il
prestigio
dell
'
asse
"
,
il
prestigio
,
cioè
della
Germania
hitleriana
,
alle
cui
sorti
il
Governo
fascista
ha
voluto
assimilare
quelle
dell
'
Italia
.
*
*
*
Se
,
prima
,
gli
italiani
semplicemente
potevano
opporsi
solo
sul
piano
interno
al
regime
fascista
,
e
approvare
o
respingere
tale
regime
,
oggi
si
pone
,
invece
,
veramente
,
un
problema
di
prestigio
nazionale
.
Per
la
prima
volta
nella
nostra
storia
siamo
costretti
a
considerare
come
vittorie
nostre
quelle
di
un
'
altra
nazione
,
ad
accogliere
come
successi
nazionali
quelli
di
un
altra
potenza
straniera
.
Fino
ad
oggi
,
nemmeno
con
la
dominazione
spagnuola
o
austriaca
,
nessuno
ci
aveva
costretto
a
considerare
le
vittorie
della
Spagna
o
dell
'
Austria
-
Ungheria
come
vittorie
nostre
.
Sentivamo
che
il
nostro
prestigio
rimaneva
intatto
a
condizione
di
non
perdere
mai
la
nostra
peculiare
originalità
nazionale
.
Oggi
,
invece
,
con
questa
politica
,
il
passo
dell
'
oca
è
diventato
passo
romano
,
il
berretto
nazista
è
diventato
berretto
fascista
,
il
Führer
della
Germania
hitleriana
è
diventato
il
nostro
Führer
.
Oggi
,
per
la
prima
volta
,
tutti
gli
Italiani
hanno
il
dovere
di
difendere
il
prestigio
dell
'
Italia
;
il
quale
,
dal
Governo
che
ancora
ha
sede
a
Roma
,
è
stato
offuscato
come
mai
fino
ad
oggi
nella
nostra
storia
.
Italiani
,
ritornale
alla
storia
:
la
storia
dell
'
Italia
esige
che
siano
messi
fuori
i
barbari
!
StampaQuotidiana ,
È
quello
del
fronte
interno
:
il
fronte
interno
,
creazione
di
questa
guerra
,
è
un
fronte
rimasto
ignoto
fino
a
ieri
,
è
un
fronte
che
si
volta
contro
il
Governo
al
potere
,
perché
questo
non
ha
saputo
tenere
sufficiente
conto
delle
necessità
interne
.
Il
fronte
interno
viene
a
ricordarci
che
in
tutte
queste
guerre
il
fattore
popolo
,
il
fattore
politico
interno
è
stato
trascurato
;
viene
a
ricordarci
che
tutte
queste
guerre
sono
state
fatte
per
farci
dimenticare
quello
che
succedeva
all
'
interno
.
Ritorniamo
un
po
'
con
il
ricordo
ai
giorni
della
nostra
guerra
d
'
Etiopia
,
a
quei
giorni
in
cui
sembrava
che
finalmente
una
strada
fosse
aperta
all
'
espansione
materiale
e
spirituale
dell
'
Italia
;
ritorniamo
a
quei
giorni
in
cui
.
dimenticando
la
crisi
che
dominava
all
'
interno
,
pensavamo
fosse
possibile
attenuarla
o
addirittura
sopprimerla
con
mezzi
eterni
.
Quanto
si
sono
sbagliati
tutti
quelli
che
credevano
,
quella
volta
come
oggi
,
che
i
problemi
interni
di
una
nazione
possano
venire
risolti
attraverso
fattori
esterni
:
quanto
si
sbagliano
tutti
quelli
che
pensano
che
sia
possibile
far
nascere
una
civiltà
nazionale
dalla
conquista
di
un
impero
.
Un
impero
si
conquista
quando
si
ha
una
civiltà
da
esportare
.
E
anche
.
in
quel
caso
il
giudizio
in
merito
alla
moralità
di
questa
conquista
non
è
pienamente
risolto
.
La
civiltà
si
crea
all
'
interno
e
il
rinunciare
a
crearla
è
manifestare
apertamente
la
propria
incapacità
a
fare
opera
di
civiltà
.
Come
si
crea
una
civiltà
"
?
Con
le
grandi
spedizioni
militari
,
oppure
con
opere
di
governo
e
di
amministrazione
civile
?
La
storia
del
nostro
paese
ci
insegna
che
la
civiltà
è
creata
da
opere
di
governo
,
da
opere
di
amministrazione
politica
e
civile
,
di
coltura
e
di
educazione
.
La
civiltà
della
prima
e
della
seconda
Roma
non
è
civiltà
di
conquista
,
anche
se
l
'
osservatore
poco
attento
della
storia
di
Roma
possa
credere
così
,
ma
è
civiltà
politica
,
religiosa
,
spirituale
.
La
prima
Roma
non
si
segnala
all
'
attenzione
del
mondo
come
Roma
conquistatrice
,
come
Roma
imperiale
;
si
segnala
come
Roma
repubblicana
,
come
governo
perfetto
dell
'
antichità
,
come
diritto
delle
genti
.
Quello
che
rimane
oggi
di
Roma
antica
è
il
diritto
,
è
il
nome
che
si
dà
agli
istituti
politici
.
Nell
'
arte
militare
i
nomi
non
sono
romani
;
sono
presi
in
prestito
a
tutte
la
genti
,
a
tutte
le
orde
conquistatrici
.
La
seconda
Roma
si
segnala
anch
essa
,
non
per
aver
conquistato
il
mondo
con
le
armi
,
ma
per
averlo
conquistato
con
la
fede
e
la
saggezza
,
per
averlo
conquistato
con
la
coltura
e
l
'
educazione
.
La
terza
Roma
,
quella
che
voleva
Mazzini
,
nascerà
con
un
processo
interno
all
'
Italia
,
per
un
processo
di
espansione
che
non
si
concentrerà
sul
mondo
esterno
ma
anzitutto
su
noi
stessi
Italiani
.
Gli
italiani
diventeranno
di
nuovo
Romani
,
il
giorno
in
cui
sentiranno
che
per
essere
il
centro
del
mondo
bisogna
esserne
il
centro
civile
;
ridiventeranno
Romani
quando
avranno
capito
che
oggi
il
mondo
non
si
conquista
più
con
la
forza
ma
con
la
saggezza
.
In
un
periodo
di
mistica
follia
come
quello
che
attraversiamo
,
il
segreto
della
conquista
risiede
nella
saggezza
,
risiede
nel
ritorno
alla
pace
.
Se
saremo
capaci
di
dare
al
mondo
questo
esempio
di
saggezza
,
sopprimendo
da
noi
quei
germi
di
conflitto
e
di
follia
che
esistono
altrove
,
il
mondo
ritornerà
a
rispettarci
e
ad
ammirarci
come
ammirò
Roma
e
l
'
Italia
,
quando
erano
il
centro
spirituale
del
mondo
.
Quest
opera
non
la
si
compie
,
partendo
alla
conquista
di
un
impero
nero
,
ma
ritornando
su
noi
stessi
,
ridiventando
nazione
,
essendo
popolo
cosciente
dei
propri
destini
,
deciso
a
fare
da
sé
il
proprio
avvenire
civile
.
Se
il
fascismo
,
dopo
aver
constatato
che
l
'
esperienza
sindacale
e
corporativa
era
insufficiente
per
dare
una
nuova
civiltà
all
'
Italia
,
ha
inizialo
il
suo
tentativo
di
conquista
del
mondo
,
noi
,
avendo
constatato
il
fallimento
di
questo
tentativo
,
vogliamo
rifare
l
'
Italia
da
dentro
.
Perciò
,
pretendiamo
fermamente
che
soltanto
sul
piano
della
politica
interna
,
si
faccia
l
'
Italia
;
perciò
,
in
tutte
le
nostre
manifestazioni
,
conferiamo
la
massima
importanza
al
fattore
nazione
,
al
fattore
popolo
.
Oggi
,
abbiamo
immense
possibilità
da
sfruttare
all
'
interno
,
abbiamo
un
ordine
.
nuovo
da
costruire
,
abbiamo
da
edificare
un
'
Italia
giovine
,
in
cui
vengano
soppressi
tutti
i
residui
di
decadenza
.
Siamo
decisamente
contrari
al
decadentismo
perché
questo
,
facendo
credere
al
popolo
che
una
nazione
,
da
sola
,
sia
incapace
di
vivere
,
lo
spinge
nella
cieca
speranza
della
conquista
di
un
ideale
migliore
attraverso
la
conquista
di
nuovi
territori
.
Domani
,
tutti
ormai
ne
sono
coscienti
,
non
saremo
noi
soli
a
voler
l
'
ordine
nuovo
,
sarà
il
mondo
intero
.
Perché
il
mondo
intero
è
in
crisi
:
la
conquista
di
nuovi
territori
,
perciò
,
non
risanerà
nessuna
piaga
.
E
'
finita
l
'
era
delle
grandi
scoperte
:
tutti
i
territori
della
terra
sono
oggi
abitati
anche
se
abitati
in
modo
poco
coerente
e
sfruttati
male
.
Non
si
può
ignorare
l
'
esistenza
di
popoli
che
vivono
su
questi
territori
e
non
serve
a
niente
volerli
conquistare
.
Per
conquistare
con
profitto
,
sarebbe
necessario
confessare
coraggiosamente
e
cinicamente
la
propria
decisione
di
distruggere
i
popoli
che
abitano
in
territori
da
noi
conquistati
.
Questo
,
nessun
italiano
,
e
crediamo
pure
,
nessun
Tedesco
,
lo
vuol
fare
.
Quello
che
invece
possiamo
dare
a
questi
popoli
è
la
nostra
civiltà
e
la
nostra
nuova
concezione
del
mondo
:
prima
di
darla
,
però
,
dobbiamo
possederla
noi
stessi
,
dobbiamo
applicarla
a
noi
stessi
.
Se
vogliamo
veramente
che
l
'
era
delle
conquiste
brutali
,
delle
guerre
.
interminabili
e
periodiche
,
degli
imperialismi
assetati
di
conquista
venga
a
cessare
,
dobbiamo
,
coraggiosamente
porre
,
anzitutto
,
noi
stessi
,
il
problema
su
nuove
basi
,
dobbiamo
farci
centri
di
irradiazione
di
una
nuova
civiltà
,
dobbiamo
essere
una
civiltà
in
atto
.
Questo
è
il
processo
aperto
dell
'
Italia
:
quello
di
un
nuovo
ordine
interno
.
Quando
il
fascismo
,
dopo
la
scorsa
guerra
,
ha
posto
il
problema
di
un
ordine
nuovo
in
Italia
,
aveva
capito
quale
era
il
problema
centrale
del
nostro
paese
.
Ma
non
è
stato
capace
di
risolverlo
.
Perciò
,
più
che
contro
il
fascismo
,
noi
vogliamo
essere
al
di
là
del
fascismo
.
Noi
vogliamo
risolvere
quel
processo
lasciato
aperto
dal
fascismo
.
Questo
processo
storico
,
del
nuovo
ordine
interno
,
è
quello
che
travaglia
l
'
Europa
dall
'
inizio
di
questo
secolo
:
è
veramente
il
problema
di
questo
secolo
.
Come
il
secolo
decimottavo
è
stato
quello
che
ha
condotto
a
concetti
di
libertà
,
uguaglianza
e
fratellanza
,
come
il
decimonono
è
stato
quello
della
liberazione
delle
nazionalità
oppresse
,
il
ventesimo
sarà
quello
del
nuovo
ordine
politico
economico
e
sociale
,
e
soprattutto
spirituale
delle
nazioni
liberate
.
L
'
Italia
,
insieme
con
la
Germania
,
nazione
giovane
,
nazione
liberata
dal
processo
storico
della
nazionalità
,
deve
essere
cosciente
più
di
qualsiasi
altra
dei
doveri
che
le
spettano
verso
se
stessa
e
verso
il
mondo
.
Noi
dobbiamo
affrontare
questo
problema
con
la
coscienza
che
è
un
problema
difficile
da
risolvere
,
che
richiederà
forse
generazioni
se
non
secoli
per
essere
sistemato
definitivamente
.
Abbiamo
però
il
privilegio
di
esseri
i
primi
a
porlo
e
l
'
orgoglio
di
venire
ricordati
domani
come
i
precursori
se
non
i
fondatori
di
questo
ordine
nuovo
.
Questo
ordine
nuovo
,
che
coinvolge
la
sistemazione
tanto
spirituale
quanto
materiale
del
nostro
popolo
su
basi
nuove
deve
incitarci
al
lavoro
serio
,
sistematico
e
sereno
.
Deve
incitarci
a
superare
quelle
meschine
lotte
interne
che
oggi
travagliano
il
nostro
paese
.
Dobbiamo
capire
che
l
'
ordine
nuovo
si
fonda
alla
base
,
che
si
fonda
profondamente
solo
a
condizione
di
mettere
radici
nell
'
essere
più
nascosto
del
nostro
popolo
.
E
quando
le
avrà
messe
fiorirà
da
solo
.
Il
Comune
libero
e
autonomo
,
il
Sindacato
dei
Lavoratori
cosciente
dei
propri
doveri
tecnici
,
una
nuova
Spiritualità
sono
gli
elementi
basilari
di
quest
'
ordine
.
Questi
elementi
,
noi
oggi
opponiamo
ai
vecchi
decrepiti
elementi
esaltati
dal
Duce
nel
suo
discorso
:
RAZZA
,
NAZIONE
,
STATO
.
Alle
forze
centrifughe
costituite
da
questi
elementi
noi
opponiamo
le
nostre
forze
centripete
.
Noi
dobbiamo
opporre
a
quegli
elementi
che
evadono
dal
popolo
e
conducono
il
governo
lontano
da
esso
,
elementi
nuovi
che
,
emananti
dal
popolo
,
saranno
incapaci
di
allontanarcene
.
Lo
Stato
,
la
razza
,
la
nazione
.
sono
elementi
astratti
,
non
contemplano
nessuno
dei
problemi
essenziali
del
nostro
popolo
come
di
qualsiasi
altro
.
Bisogna
avere
la
modestia
di
ridurre
la
superficie
dell
'
istituto
pubblico
:
dallo
Stato
bisogna
tornare
al
Comune
,
dalla
Nazione
all
'
Ente
professionale
,
dalla
Razza
a
una
reale
e
concreta
Spiritualità
,
che
amplifichi
l
'
umanità
del
popolo
e
non
la
diminuisca
,
che
renda
l
'
uomo
fratello
dell
'
uomo
e
non
nemico
.
StampaQuotidiana ,
In
Giovanni
Boine
può
avvertirsi
una
preoccupazione
centrale
di
eticità
che
egli
venne
chiudendo
duramente
in
sè
stesso
.
Invero
le
sue
simpatie
per
la
religione
non
erano
in
fondo
che
una
forma
di
culto
della
personalità
,
rimasto
l
'
elemento
fondamentale
e
quasi
il
segno
di
una
ricca
spiritualità
nei
migliori
dei
vociani
,
come
reazione
deliberata
al
pericolo
degli
schematismi
filosofici
.
Boine
cominciò
col
Rinnovamento
e
si
pose
in
termini
di
cultura
il
problema
della
religione
come
problema
di
tradizione
e
di
storia
.
Ma
nonostante
tutti
gli
sforzi
,
rimane
già
in
questo
preludio
il
peso
di
una
preoccupazione
personale
,
quasi
fisica
,
che
vuol
trovare
l
'
unità
nelle
frammentarie
esasperate
espressioni
di
se
stesso
.
La
polemica
col
Croce
lo
individua
perfettamente
nel
suo
bisogno
di
valori
individuali
,
di
esperienze
intime
e
nell
'
esaltazione
,
che
il
Croce
canzonò
crudelmente
,
della
propria
oscurità
e
incompletezza
contro
l
'
altrui
sistemazione
.
C
'
era
nel
Boine
,
nella
sua
sconsolata
solitudine
una
paura
del
rigorismo
filosofico
che
gli
faceva
esaltare
nella
religione
la
possibilità
di
una
storia
più
umana
.
Egli
si
trovava
psicologicamente
assai
più
vicino
agli
sforzi
fogazzariani
di
quel
che
non
immaginasse
e
della
stessa
natura
immorale
era
quel
suo
pensare
la
fede
con
torturante
voluttà
,
come
annientamento
ognora
sentito
della
libertà
per
opera
dell
'
imposizione
e
quell
'
intendere
l
'
inconoscibile
in
funzione
del
pensiero
,
come
un
'
eterna
allontanantesi
e
risorgente
illusione
.
Ma
,
conscio
dell
'
immoralità
di
certe
conciliazioni
,
Boine
voleva
qualche
cosa
di
più
ferrigno
che
la
filosofia
dolce
della
leggenda
e
del
rito
e
delle
sentimentali
emozioni
.
Si
separò
dal
Rinnovamento
perché
non
ne
condivideva
le
intenzioni
pratiche
,
di
rinnovamento
ecclesiastico
,
perché
gli
ripugnava
l
'
agire
per
gli
altri
,
tutto
chiuso
e
incerto
di
sé
stesso
,
e
sentiva
il
bisogno
di
negare
almeno
in
loro
quell
'
ambiguità
di
fiacche
coscienze
e
di
estetica
religiosità
che
avvertiva
latente
in
sé
.
Gli
ripugnava
l
'
apostolato
come
la
semplicità
romantica
.
Educato
alla
rudezza
di
mistici
,
aveva
bisogno
di
aspirare
almeno
alla
verità
,
di
ribellarsi
alle
angosciose
incertezze
e
all
'
impotenza
intima
.
Accostatosi
alla
Voce
,
scrisse
l
'
Esperienza
religiosa
che
è
come
la
prova
del
fuoco
della
sua
incapacità
di
decidersi
tra
religione
e
filosofia
.
Di
questo
dissidio
parve
che
egli
si
accontentasse
aspramente
senza
decidersi
al
dilemma
né
sperare
conciliazioni
.
Cerca
sconsolatamente
il
vero
Dio
sapendo
di
non
trovarlo
.
Le
sue
doti
di
speculazione
non
bastavano
per
sollevarlo
alla
razionale
certezza
.
Incapace
di
dedizione
e
di
amore
,
non
poteva
credere
.
Da
queste
insoddisfazioni
e
da
questi
difetti
nasce
la
sua
disposizione
all
'
arte
,
qualcosa
di
non
spontaneo
,
di
duro
,
di
acerbo
,
ma
con
tentativi
e
conquiste
improvvise
di
profondità
.
Ci
sono
certi
caratteri
di
letteratura
ascetica
e
di
racconti
di
edificazione
(
a
parte
gli
intenti
)
,
un
certo
pudore
nell
'
affrontare
la
materia
e
una
scontentezza
costante
di
uscire
da
sé
per
obbiettivare
ciò
che
non
era
ancora
certo
e
sereno
.
Aveva
bisogno
di
esperienze
per
nascondere
un
po
'
il
suo
egoismo
e
la
sua
tortura
.
(
E
perciò
scrisse
addirittura
di
questioni
politiche
,
di
coltivazione
degli
ulivi
in
Liguria
,
di
decentramento
,
ecc
.
)
.
L
'
arte
sua
recava
il
vizio
di
origine
di
una
filosofia
non
chiara
.
Il
nucleo
ne
era
robusto
ma
non
specifico
,
e
interrotto
.
Di
qui
la
frammentarietà
e
la
sterilità
delle
ricerche
metriche
,
delle
assonanze
,
del
periodo
musicale
che
lasciano
un
senso
di
aridità
.
E
'
un
'
anima
in
pena
.
Certi
cupi
abbandoni
ricordano
Slataper
,
ma
vi
manca
il
maestro
di
vita
,
la
consolazione
dell
'
espandersi
:
era
condannato
a
un
perpetuo
irrigidimento
.
Nel
Peccato
c
'
è
lo
sforzo
costruttivo
più
profondo
e
complesso
.
Ma
se
si
ricercano
esigenze
d
'
arte
bisogna
convenire
che
il
tentativo
pecca
di
troppe
lungaggini
,
e
lo
stile
urta
per
quel
monologare
insistente
,
complicato
di
parentesi
che
non
sono
mai
un
limpido
chiarimento
,
ma
sovrapposizioni
critiche
esasperate
o
spunti
ironici
di
pessimo
gusto
o
divagazioni
scomposte
che
egli
vuol
accumulare
perché
gli
effetti
siano
più
intensi
,
incapace
di
un
dominio
reale
e
sereno
.
Non
si
vince
un
senso
di
oppressione
.
"
L
'
intenzione
generale
,
dice
egli
stesso
in
Plausi
e
botte
,
era
di
rappresentare
quel
lirico
intrecciarsi
di
molto
pensiero
sulla
scarsezza
di
pochi
fatti
;
quel
continuo
sconfinare
della
poca
cronistoria
esteriore
nella
contraddittoria
,
nella
dolorosa
,
angosciata
complessità
del
pensare
che
è
la
vita
di
molti
e
la
mia
;
intenzione
di
esprimere
in
complessità
,
una
compresenza
di
cose
diverse
nella
brevità
dell
'
attimo
,
dentro
una
apparente
povertà
di
vita
"
.
Ma
i
risultati
di
questo
sintetismo
convulso
condannano
le
intenzioni
,
per
l
'
infecondità
della
fantasia
e
l
'
assenza
di
buon
gusto
:
incalzano
le
preoccupazioni
e
i
ripensamenti
per
la
smania
non
già
di
chiarire
ma
di
concettualizzare
.
I
Frantumi
segnano
il
logico
svolgimento
di
questa
violenta
disciplina
,
di
questa
repressa
frammentarietà
.
Abolite
le
parentesi
,
abbiamo
prosa
ritmica
,
tenui
spunti
lirici
,
impressioni
,
notazioni
;
ma
sono
l
'
esperienza
naturale
,
tormentata
e
ancora
gretta
,
non
trasfigurata
.
Il
meglio
in
fatto
di
risulta
ti
lirici
è
nelle
Prosette
quasi
serene
,
dove
troviamo
un
Boine
elegiaco
,
idillico
,
con
una
commozione
raccolta
e
melodica
.
Questa
malinconia
non
è
molto
lontana
da
Gozzano
,
da
Corazzini
,
da
Palazzeschi
,
ma
c
'
è
un
senso
di
incertezza
e
di
predisposizione
all
'
armonia
più
umile
e
ritrosa
,
quasi
un
pudore
contenuto
;
benché
l
'
oggettivazione
non
si
liberi
da
certi
riferimenti
non
belli
in
cui
riappaiono
i
limiti
chiusi
dell
'
uomo
,
attraverso
certi
freddi
e
leziosi
concettini
.
Pesava
su
di
lui
una
condanna
irrimediabile
.
Al
suo
orgoglio
,
alla
sua
solitudine
è
negata
la
confidenza
del
creare
.
Era
,
come
dice
Papini
,
della
"
razza
triste
dei
solitari
,
con
pruriti
di
apostolo
,
con
brividi
di
santità
,
con
estenuazioni
di
misticismo
"
.
Ossia
il
suo
tormento
non
riusciva
a
sollevarsi
dalle
forme
inferiori
,
da
sofferenze
quasi
fisiche
.
Tormenti
,
non
ancora
pensieri
.
Certe
sue
ricerche
di
complessità
,
certe
finzioni
di
costruttività
lirica
sono
dolorosamente
tragiche
,
perché
assistiamo
al
loro
sfarsi
,
nolente
il
poeta
,
come
se
egli
avesse
disposti
tutti
i
materiali
e
accarezzate
fantasie
già
approssimative
e
adatte
,
ma
un
male
oscuro
e
un
'
impotenza
finalmente
avvertita
ne
sconvolgessero
la
sintesi
sperata
.
La
sua
tesi
sull
'
arte
identica
con
la
filosofia
,
l
'
importanza
che
egli
si
ostinava
ad
attribuire
al
contenuto
esprimevano
una
dura
esigenza
personale
,
un
'
aspra
confessione
.
La
sua
filosofia
non
poteva
avere
se
non
un
valore
di
esperienza
,
a
tutti
gli
sforzi
degli
altri
il
suo
sforzo
rimaneva
estraneo
;
egli
doveva
accontentarsi
della
sua
storia
e
della
sua
teoria
.
In
tutto
questo
c
'
è
qualcosa
di
patologico
.
Le
sue
critiche
(
Plausi
e
botte
)
sono
ciò
che
vi
può
essere
di
meno
critico
,
prive
di
aderenze
a
problemi
di
gusto
,
per
quanto
anch
'
egli
avesse
letto
i
suoi
classici
e
fatte
le
sue
notazioni
di
stile
.
Acre
sempre
,
compatto
,
senza
possibilità
di
sfumature
o
di
signorile
acutezza
,
negato
a
ogni
versatilità
,
egli
conserva
come
un
odio
cieco
per
la
letteratura
,
intesa
la
letteratura
non
soltanto
come
estetismo
,
ma
genericamente
come
sicurezza
formale
.
Vuole
delle
crisi
d
'
anima
,
vuole
la
sua
crisi
d
'
anima
.
E
lo
trovate
in
eterna
polemica
per
ragioni
di
severità
etica
;
incontentabile
verso
sé
stesso
,
sfoga
con
gli
altri
la
sua
sofferenza
e
volubilità
.
Nei
suoi
plausi
e
nelle
sue
botte
manca
non
soltanto
una
continuità
e
consistenza
di
giudizio
,
ma
anche
ogni
ideale
assiduo
e
ogni
attitudine
a
comprendere
un
'
esperienza
etica
.
Ed
è
vano
cercare
una
linea
di
svolgimento
e
di
progresso
.
Abbandonato
alle
sue
irrequietudini
non
riusciva
a
salvarsi
dai
suoi
vizi
,
anzi
li
veniva
facendo
sempre
più
esclusivi
e
vividi
.
Riesce
a
scrivere
le
sue
pagine
migliori
quando
è
costretto
ad
abbandonare
finalmente
la
chiusa
contemplazione
di
sé
stesso
per
comunicare
con
gli
altri
,
per
esempio
nella
Ferita
non
chiusa
.
Il
suo
stile
rivela
impreviste
risorse
polemiche
e
una
certa
virtù
tra
comica
e
satirica
tanto
più
efficace
in
quanto
sa
di
chiuso
e
di
lontananza
.
Certo
si
tratta
più
di
impressione
e
di
effetto
pittoresco
che
di
approfondimenti
stilistici
sicuri
,
ma
il
saggio
Di
certe
pagine
mistiche
per
esempio
è
pensato
con
rara
efficacia
.
Nella
polemica
con
Prezzolini
ci
sono
dei
tratti
irosi
,
quasi
di
livore
,
in
cui
tuttavia
il
suo
odio
per
la
pratica
riesce
ad
esprimersi
,
la
sua
angustia
provinciale
a
teorizzarsi
,
attraverso
il
fraintendimento
della
tesi
centrale
dell
'
idealismo
militante
.
Tra
molte
lungaggini
di
pedanteria
filosofica
e
di
ritorsioni
polemiche
spunta
fuori
un
bel
ritratto
di
Prezzolini
,
dettato
limpidamente
dal
furore
.
Anche
le
sue
complessità
stilistiche
,
le
sue
parentesi
si
possono
qui
tollerare
meglio
perché
corrispondono
ora
alla
vivacità
polemica
,
ora
alla
reale
abbondanza
delle
cose
che
ha
da
dire
e
al
movimento
del
discorso
.
Ma
soltanto
in
un
'
operetta
minore
,
nei
Discorsi
militari
il
Boine
è
riuscito
ad
andar
diritto
allo
scopo
che
si
era
prefisso
mettendo
una
maschera
tra
pedante
e
tra
retorica
al
suo
discorrere
scapigliato
.
Il
suo
rigorismo
trovava
un
valido
modello
nel
Regolamento
di
disciplina
che
s
'
era
proposto
d
'
imitare
e
d
'
esporre
.
I
dubbi
sono
repressi
dall
'
intonazione
didascalica
.
Tutto
il
discorso
ha
un
aspetto
di
ordine
e
di
obiettività
che
non
si
sarebbe
sospettato
.
Qui
si
vede
come
l
'
ingegno
del
Boine
fosse
più
ricco
di
quel
che
egli
non
lo
volle
e
suscettibile
se
non
di
una
disciplina
totale
,
nata
dall
'
interno
,
almeno
di
una
certa
dignità
versatile
.
Ma
la
sua
è
la
storia
dolorante
di
una
fibra
che
non
poteva
reggere
alla
fatica
di
dare
una
composizione
ai
tormenti
intimi
;
le
sue
attitudini
erano
incapaci
di
concentrarsi
;
la
sua
fantasia
rifuggiva
dalle
figurazioni
riposate
.
Non
si
può
leggere
Boine
senza
provare
la
disperata
commozione
di
un
destino
incompiuto
,
di
una
volontà
eroica
cui
mancarono
i
muscoli
.
StampaQuotidiana ,
Otto
anni
or
sono
,
nello
scorcio
del
torrido
luglio
,
cadeva
sopra
un
'
anonima
quota
del
massiccio
del
Monte
Nero
il
nostro
Eugenio
Vaina
de
Pava
,
sottotenente
negli
Alpini
del
Val
Toce
.
Il
caduto
era
un
interventista
e
un
intervenuto
della
primissima
ora
ed
al
servizio
della
Patria
sacrificava
con
la
vita
i
più
dolci
e
santi
affetti
,
le
promesse
del
fervidissimo
ingegno
e
della
vasta
cultura
,
il
vanto
di
un
nome
onorato
ed
illustre
.
Nei
giorni
che
precedettero
la
sua
morte
eroica
,
egli
veniva
scrivendo
in
un
taccuino
il
diario
delle
sue
vibranti
esperienze
di
guerra
:
la
pagina
che
qui
sotto
riproduciamo
fa
parte
di
quel
taccuino
,
da
cui
gli
amici
devotamente
staccarono
e
pubblicarono
le
più
belle
cose
.
Qui
il
giovane
eroe
fissa
e
precisa
con
quale
spirito
di
amore
e
di
ascetismo
crociato
i
giovani
volontari
cristiani
si
votarono
al
sacrificio
supremo
per
la
nostra
Italia
.
Ed
è
opportuno
che
questa
parola
torni
ad
ammonire
oggi
d
'
oltre
tomba
,
specie
per
coloro
che
van
falsificando
nello
spirito
pubblico
,
con
concezioni
mitiche
o
nazionalistiche
,
il
significato
profondamente
umano
della
guerra
che
per
noi
fu
specialmente
espiazione
.
Il
monito
supremo
dei
nostri
eroici
caduti
risuona
tutt
'
ora
sulla
nostra
dilacerata
umanità
come
un
grido
di
misericordia
e
di
perdono.Sono
rimasti
nel
nostro
primo
attacco
all
'
imboccatura
del
canalone
,
fulminati
dalla
mitraglia
.
L
'
attacco
passò
oltre
rombando
,
rompendosi
,
ondeggiando
,
piantandoci
fino
a
sera
in
una
improvvisata
trincea
.
Io
ebbi
l
'
ordine
di
trattenermi
,
con
un
stormo
di
feriti
che
solo
la
notte
si
sarebbero
potuti
sgombrare
,
sotto
rocce
arroventate
dal
sole
,
contro
rocce
scheggiate
dallo
shrapnel
senza
posa
,
all
'
imboccatura
del
canalone
della
morte
.
I
feriti
tacevano
serrando
le
labbra
;
tante
tante
ore
;
eravamo
veramente
soli
,
io
e
loro
,
i
sette
morti
del
nostro
primo
attacco
.
Mi
chinai
strisciando
per
l
'
ultimo
dovere
di
capo
,
li
palpai
ansante
,
sollevai
l
'
orribile
peso
,
l
'
orribile
rigidità
,
staccai
la
piastrina
di
riconoscimento
dalle
giubbe
,
ritirai
le
cartucce
,
l
'
armi
,
il
portafoglio
,
l
'
orologio
,
le
carte
personali
.
Attorno
ai
morti
aleggiava
un
mondo
invisibile
del
quale
soltanto
ora
io
raccoglievo
la
voce
.
Diceva
una
mamma
fra
i
suoi
cari
spropositi
di
vecchia
contadina
:
"
Mi
piace
di
sentire
che
sei
così
aperto
e
leale
e
ti
vanti
di
essere
alpino
e
vuoi
andare
avanti
finché
puoi
,
perché
vincano
gli
Italiani
.
Ricordati
però
di
non
arrabbiarti
mai
e
di
non
bestemmiare
,
di
dire
ogni
sera
un
'
Ave
Maria
e
di
portare
questa
medaglina
che
madre
vecchia
ti
affida
"
.
Narrava
una
moglie
tutti
i
fatterelli
di
casa
e
del
vicinato
,
i
piccoli
dolori
,
gli
incidenti
,
le
gioie
,
consolava
e
benediceva
,
poi
cedeva
la
penna
al
figliuolo
grandicello
e
questi
scarabocchiava
al
babbo
un
lungo
racconto
di
gita
presso
i
nonni
,
di
giornata
chiassosa
trascorsa
con
altri
cuginetti
sulle
rive
del
Lago
Maggiore
.
Dietro
la
terza
di
quelle
ombre
era
un
piccolo
mistero
,
forse
una
tragedia
ignorata
.
La
donna
si
scusa
quasi
di
essersi
recata
dai
suoi
parenti
e
di
aver
loro
lasciato
per
qualche
tempo
la
bambina
:
"
ma
io
son
troppo
fiera
,
sai
,
-
soggiungeva
-
son
troppo
piena
di
rivolta
e
alla
prima
parola
amara
non
avrei
risposto
nulla
e
sarei
venuta
via
.
Ma
son
diventati
molto
buoni
ora
,
e
parlan
di
te
con
gran
gentilezza
"
.
Tutte
le
penombre
della
vita
risaltavano
più
spiccate
attorno
a
quei
cadaveri
cui
già
circondava
un
ronzio
crescente
di
mosconi
d
'
oro
.
Io
non
potevo
più
seppellire
quei
cadaveri
,
come
non
potevo
sfuggire
al
quesito
personale
che
m
'
inchiodava
più
della
mitraglia
e
del
sole
all
'
imboccatura
del
canalone
della
morte
:
Non
son
essi
un
poco
le
mie
vittime
?
Non
li
venivo
io
,
per
il
mio
vacuo
sogno
,
lentamente
assassinando
da
dieci
mesi
?
Non
sono
stato
io
a
spezzare
colle
mie
mani
,
col
mio
pensiero
,
con
tutto
il
mio
sforzo
di
questi
ultimi
tempi
tante
soavi
trame
di
vita
,
a
disseccare
tante
fonti
di
attività
umile
e
buona
per
non
so
che
manìa
morbosa
di
grandezza
?
La
mia
opera
mi
stava
davanti
imponendomi
il
mio
supremo
esame
di
coscienza
:
ho
passato
anch
'
io
,
è
ben
vero
,
la
loro
medesima
tempesta
;
ho
sfidato
anch
'
io
,
con
animo
forse
più
cosciente
del
loro
,
la
morte
che
passava
;
potevo
bene
io
essere
al
posto
di
costui
che
si
è
aggrappato
al
mio
piede
ad
un
tratto
,
ha
detto
ahi
.
.
.
ahi
.
.
.
come
per
una
piccola
puntura
di
spillo
,
quasi
sotto
voce
,
ha
cominciato
a
scivolare
,
ha
rotolato
,
è
rimasto
colla
bocca
aperta
,
la
testa
all
'
ingiù
,
le
braccia
in
croce
.
Ho
cercato
di
pagar
di
persona
,
quanto
era
possibile
,
le
mie
affermazioni
,
questo
era
pur
vero
;
ma
era
ancor
poco
davanti
a
quella
conclusione
enormemente
muta
,
davanti
ai
quattordici
occhi
sbarrati
,
alle
sette
bocche
aperte
,
dove
vi
entravano
le
formiche
.
Morire
?
Volevo
allora
sinceramente
morire
?
E
sarebbe
bastato
?
O
vivere
ancora
ed
agire
?
Passava
in
me
un
pallido
riflesso
di
quella
divina
agonia
che
solamente
un
Dio
poté
sopportare
,
in
una
notte
mortale
,
sopra
una
montagna
terrestre
,
gravato
di
tutto
l
'
affanno
umano
.
Il
sole
disparve
dietro
i
calcari
roventi
di
monte
Kozliak
e
di
Pleca
:
tremò
la
stella
polare
sull
'
anonima
quota
di
duemilacinquantadue
,
sbrecciato
baluardo
dell
'
Austria
;
sbocciò
Cassiopea
la
sua
M
simbolica
entro
il
canalone
della
morte
sul
fosco
violaceo
Rudeci
Rob
,
sull
'
aguzzo
profilo
del
Moznik
,
contro
cui
avevamo
gettato
l
'
onda
dei
battaglioni
alpini
che
vi
si
era
rappresa
,
aggrappata
disperatamente
a
mezza
costa
,
in
attesa
dell
'
ultimo
slancio
.
Il
timo
odorava
acutissimo
in
mezzo
a
quel
nero
,
sparso
di
tenui
sospiri
:
la
neve
s
'
adeguava
alle
rocce
,
in
una
sola
sfumatura
indistinta
.
Che
pace
nelle
cose
,
che
stanchezza
mortale
nelle
nostre
ginocchia
!
Uno
strido
di
allocco
insistente
.
Qualche
grillo
,
trepidando
,
arrischiava
a
filare
la
sua
esile
nota
.
Vedevo
e
non
vedevo
i
sette
cadaveri
.
Ero
nelle
loro
case
adesso
:
bocche
bramose
attorno
una
gran
tavola
,
fronti
chine
sul
rosario
;
fatti
e
pensieri
semplici
come
l
'
eternità
.
Anche
la
loro
morte
rientrava
in
un
ritmo
infinito
.
Qualche
cosa
di
più
grande
di
me
,
di
loro
,
del
mondo
stesso
la
riassorbiva
con
una
grande
serenità
.
Io
ero
giustificato
;
la
mia
vita
sullo
stesso
piano
della
morte
,
come
domani
,
la
mia
morte
per
altre
vite
,
per
il
trionfo
di
altri
ideali
,
sopra
uno
stesso
piano
provvidenzialmente
ascendente
.
Sovratutto
io
sentivo
il
legame
che
unisce
le
universe
cose
nel
cuore
dei
cuori
,
onde
la
vita
fluisce
sempre
più
abbondante
:
"
Ell
'
è
ne
l
'
umanità
piena
infinita
,
e
trasfigurerà
anche
la
morte
"
.
Mortificato
e
pieno
della
mia
superbia
,
nella
mia
tenerezza
,
nella
parte
caduca
,
nel
mio
stesso
sogno
,
accettavo
la
parola
del
Profeta
:
"
La
guerra
è
penitenza
.
Chi
l
'
ha
meritata
deve
a
qualunque
costo
soffrirla
,
suggendone
l
'
amaro
sino
alla
feccia
"
.
Dal
male
,
almeno
nell
'
intimo
nostro
,
la
nostra
e
(
quel
che
sembra
più
arduo
)
anche
quella
degli
altri
,
colla
confidente
sommessione
ad
una
divina
necessità
.
I
sette
morti
erano
composti
in
pace
;
l
'
iride
tricolore
apertasi
la
sera
innanzi
sulla
montagna
nemica
era
forse
l
'
arco
del
loro
trionfale
ingresso
nella
Pace
.
Iride
tricolore
di
Italia
,
sotto
cui
vogliamo
abbracciare
tutte
le
giustizie
,
avviarci
per
una
strada
terrena
alla
Città
senza
tempo
,
tu
benedicesti
per
sempre
il
Vallone
della
morte
coi
tuoi
santi
presagii
.
StampaQuotidiana ,
Qualcuno
si
meraviglia
che
in
questi
ultimi
tempi
,
e
non
solo
in
provincia
,
fermenti
e
tumultui
un
ansioso
bisogno
di
ricerca
religiosa
.
Ma
chi
ben
guardi
agli
ultimi
avvenimenti
politici
e
morali
della
nazione
,
non
può
stupirsi
se
,
dopo
la
ventata
lussuriosa
dell
'
immediato
dopo
-
guerra
,
risorge
a
poco
a
poco
negli
uomini
la
coscienza
dei
propri
doveri
,
ieri
oscurata
da
un
'
improvvisa
follia
.
Non
può
stupirsi
;
in
quanto
il
ritmo
stesso
della
vita
ha
preso
un
altro
corso
:
e
una
nuova
morale
a
poco
a
poco
s
'
è
imposta
all
'
antica
,
e
non
provvisoriamente
.
Troppo
rigurgito
di
istinti
c
'
era
stato
infatti
,
mentre
si
ritornava
,
dopo
quattro
anni
di
ansie
,
ad
uno
stato
di
tranquillità
,
perché
la
coscienza
non
ritrovasse
il
suo
equilibrio
:
sopratutto
in
coloro
che
erano
stati
in
trincea
e
davanti
alla
morte
più
di
una
volta
avevano
pensato
e
non
leggermente
ad
una
vita
avvenire
.
E
c
'
era
poi
la
provincia
:
dove
la
ventata
giunse
bensì
,
ma
non
sempre
con
effetti
attivi
,
reali
:
attutita
e
quasi
neutralizzata
dallo
stabile
focolare
antico
e
dalle
donne
rimaste
,
com
'
era
naturale
,
fedeli
e
religiose
.
Il
fenomeno
fascista
in
quel
che
ebbe
,
nel
suo
primo
comporsi
,
di
puro
,
nacque
più
che
nelle
città
nei
focolari
:
nei
quali
a
un
primo
momento
appunto
si
espresse
come
una
reazione
del
sangue
sano
contro
il
sangue
impuro
:
delle
forze
morali
contro
le
immorali
(
da
cui
provenivano
,
e
si
sentiva
,
tutti
i
disordini
)
.
*
*
*
Poi
,
s
'
intende
,
quando
già
il
fenomeno
non
che
a
verzicare
cominciava
addirittura
a
fiorire
,
vennero
i
libri
,
i
documenti
,
le
conversioni
,
gli
appelli
.
E
'
superfluo
ora
riepilogarli
o
rifarne
la
storia
;
poiché
è
certo
che
pochi
di
questi
documenti
risposero
veramente
ad
un
bisogno
:
nacquero
da
un
dramma
;
presero
vita
e
forma
da
un
combattimento
.
Si
aprirono
,
per
questo
,
con
maggiore
fiducia
quelli
che
ci
venivano
dalla
provincia
,
e
magari
da
nomi
ignotissimi
;
o
altri
di
nomi
noti
bensì
,
ma
di
notorietà
non
vasta
,
studiosi
più
che
letterati
.
Il
caso
di
Zanfrognini
e
di
Manacorda
è
tipico
.
Zanfrognini
è
un
provinciale
,
un
paesano
.
Nato
in
un
paese
del
Modenese
:
Staggia
;
e
dopo
avere
pubblicato
un
piccolo
volume
di
versi
,
nel
quale
non
sono
pochi
e
rari
i
segni
di
una
vera
inquietudine
spirituale
,
eccolo
chiuso
nel
suo
piccolo
mondo
casalingo
,
solo
con
sé
stesso
.
Passa
la
guerra
,
passa
il
dopo
-
guerra
:
ed
egli
non
si
stacca
dal
suo
circolo
di
pensiero
:
e
quantunque
gli
occhi
li
tenga
aperti
sul
mondo
,
sul
suo
dubbio
e
sulla
sua
speranza
,
segna
affannato
il
passo
per
quasi
dieci
anni
.
Ne
è
nato
un
libro
irto
di
contraddizioni
,
di
ritorni
,
di
abbandoni
improvvisi
e
di
pentimenti
;
ma
che
innegabilmente
rispecchia
in
tutti
i
suoi
momenti
un
dramma
vero
.
E
anche
dove
c
'
è
giuoco
dialettico
,
la
sofferenza
traspare
:
in
quanto
il
cervello
non
sempre
domina
il
sentimento
:
e
assai
spesso
sulla
scia
del
sofista
s
'
accampa
il
pellegrino
dolente
che
cammina
,
si
sforza
,
si
arrampica
e
di
rado
una
luce
gli
ravviva
la
strada
.
Si
è
letto
molto
presto
"
Itinerario
di
uno
spirito
che
si
cerca
"
(
Vincenzi
-
Modena
)
:
e
se
ne
è
scritto
;
ma
con
gli
anni
sarà
cercato
sempre
di
più
:
e
forse
discusso
ancora
.
Che
le
possibilità
di
Zanfrognini
siano
tutte
qui
dentro
,
non
direi
;
ma
è
certo
che
circola
in
queste
pagine
una
sostanziosa
amarezza
:
e
tutti
possiamo
riconoscerla
come
un
po
'
nostra
.
Dove
poi
essa
possa
sboccare
,
se
in
una
confessione
ortodossa
,
o
se
svilupparsi
o
meno
è
arduo
dire
.
Certo
,
un
libro
l
'
enunciati
come
questo
e
di
pensieri
rotti
non
lo
si
direbbe
suscettibile
di
sviluppi
almeno
lirici
:
e
se
mai
piuttosto
in
un
'
opera
affermativamente
decisa
,
e
magari
apologetica
.
Manacorda
invece
,
pure
sugli
stessi
tasti
,
trova
una
musica
più
larga
di
tono
e
d
'
estro
:
ed
è
più
conchiusivo
.
Non
so
se
maggiore
preparazione
;
ma
certo
c
'
è
in
Manacorda
assai
più
sapienza
.
Si
vede
dietro
il
suo
libro
"
Verso
una
nuova
mistica
"
(
Zanichelli
-
Bologna
)
l
'
uomo
che
ha
avute
e
sofferte
molte
esperienze
:
di
natura
intellettuale
sopratutto
.
Zanfrognini
è
ancora
e
sopratutto
ai
filosofi
greci
e
ai
cristiani
:
e
poco
si
sente
nutrito
di
filosofia
recentissima
:
ma
Manacorda
è
in
questo
senso
scaltrissimo
e
sa
bene
dove
appoggiare
i
suoi
piedi
.
Anzi
:
se
qualcosa
infirma
il
suo
libro
,
pur
così
bello
,
è
il
tono
polemico
:
di
cui
spesso
,
ed
è
peccato
,
egli
non
sa
fare
a
meno
.
Il
suo
dramma
non
è
infatti
,
come
quello
di
Zanfrognini
,
solitario
e
isolato
,
ma
incardinato
nel
dramma
di
tutti
:
perché
i
primi
germi
sopratutto
egli
li
deve
alle
trincee
di
lassù
.
La
nuova
mistica
di
Manacorda
nasce
insomma
contemporanea
alla
nuova
morale
del
reduce
:
e
come
questa
ha
radici
profonde
nell
'
umanità
di
tutti
noi
.
Si
segua
o
no
,
domani
,
questa
visione
nuova
che
Manacorda
esprime
,
di
una
vita
religiosa
avvenire
(
la
quale
presume
insieme
una
nuova
morale
ed
una
nuova
estetica
)
il
libro
ha
per
se
stesso
un
grande
valore
spirituale
:
e
rivela
un
pensatore
e
poeta
di
altissimo
ingegno
.
Pensatore
,
in
quanto
è
ordinato
,
severo
,
sobrio
e
a
momenti
(
non
si
dimentichino
le
numerose
annotazioni
)
perfino
didattico
;
poeta
,
in
quanto
sa
trovare
,
e
tipici
,
momenti
di
vero
abbandono
:
come
nelle
"
Meditazioni
ad
alcune
sante
verità
"
che
conchiudono
mirabilmente
l
'
opera
.
*
*
*
Segni
;
ma
non
sono
i
soli
.
Chi
guardi
un
poco
in
giro
e
non
si
fermi
solo
ai
libri
strettamente
mistici
,
come
quelli
di
Zanfrognini
e
Manacorda
,
trova
infatti
anche
in
opere
che
non
affrontano
decise
il
problema
religioso
,
la
stessa
inquietudine
.
E
sono
magari
libri
di
critica
:
o
raccolte
di
articoli
appena
.
Si
aggiunga
che
certe
riviste
ieri
lette
da
un
pubblico
ristretto
,
hanno
visto
allargarsi
la
loro
zona
,
grazie
appunto
al
bisogno
che
il
pubblico
colto
dimostrava
:
più
che
di
una
nuova
scienza
,
di
un
punto
di
rilievo
facile
,
sicuro
e
perfino
atavico
.
Lasciamo
andare
le
conversioni
rumorose
,
chiassose
:
o
i
pamphlets
,
tipo
L
'
ora
di
Barabba
e
il
Dizionario
dell
'
uomo
selvatico
;
ma
guardate
,
per
esempio
,
certi
scrittori
,
come
l
'
Arcari
e
il
Piccoli
:
che
si
sentono
portati
e
quasi
trascinati
,
dopo
esperienze
puramente
critiche
e
filosofiche
,
l
'
uno
ad
un
romanzo
di
dibattito
religioso
,
l
'
altro
,
invece
,
sensuale
:
ed
entrambi
tuttavia
trapelanti
una
stessa
inquietudine
della
vita
e
dei
suoi
svolgimenti
fisici
,
morali
e
religiosi
.
Ma
questa
che
potrebbe
sembrare
una
deviazione
e
quasi
un
salto
nel
buio
è
invece
,
se
pur
così
diverso
nei
due
,
un
atto
verso
la
propria
purificazione
e
il
proprio
ritrovamento
.
Infatti
né
l
'
inquietudine
di
Arcari
,
né
quella
di
Piccoli
si
sentono
attraverso
quei
libri
,
placare
,
quantunque
il
Cielo
senza
Dio
(
Treves
)
e
Aliarda
(
Vallecchi
)
siano
in
fondo
due
romanzi
morali
.
Dove
ritroveremo
Arcari
,
non
sappiamo
ancora
;
ma
Piccoli
è
già
avviato
a
nuove
esperienze
:
e
il
suo
bellissimo
Itinerario
leopardiano
(
Treves
)
nel
quale
attraverso
Leopardi
lo
si
sente
ancora
cercare
sé
stesso
;
e
la
sua
eccellente
traduzione
del
Libro
della
mia
vita
di
Santa
Teresa
sono
due
sintomi
evidenti
che
la
sua
ricerca
continua
ancora
.
Fenomeni
;
segni
.
E
che
si
dirà
di
Prezzolini
che
con
il
suo
recente
Io
credo
(
Gobetti
,
Torino
)
va
a
radunare
tutti
i
suoi
dibattiti
di
ieri
,
a
coordinarli
,
per
cercare
anche
lui
un
centro
fermo
,
una
base
,
un
punto
di
appoggio
?
E
non
c
'
è
uomo
più
scaltrito
di
lui
:
carattere
e
temperamento
passato
ormai
attraverso
esperienze
filosofiche
innumerevoli
e
non
senza
spine
e
dramma
.
Si
dirà
che
tutti
costoro
,
per
quanto
dotati
e
abili
,
ancora
non
conchiudono
:
e
da
tante
pagine
agili
,
ricche
e
spesso
commosse
,
confessioni
vere
e
proprie
non
vengono
fuori
.
Ma
bisogna
dar
tempo
al
tempo
;
e
che
si
maturino
anche
i
fenomeni
recenti
della
nuova
riscossa
politica
:
i
quali
,
oggi
come
oggi
,
lasciano
perplessi
gli
uomini
di
pensiero
:
quando
non
addirittura
scontenti
.
Ma
forse
non
è
lontano
il
giorno
in
cui
una
luce
più
viva
tutti
ci
illumini
:
e
il
volto
mistico
della
nuova
generazione
trapeli
senza
maschera
.
StampaQuotidiana ,
Alla
politica
imperialista
,
egocentrica
,
dispotica
che
Bismarck
inaugurava
nell
'
Impero
da
lui
creato
venne
ad
opporsi
un
nuovo
partito
,
che
si
sottraeva
all
'
orbita
da
lui
tracciata
,
piazzandosi
nella
vita
nazionale
con
un
programma
autonomo
di
rivendicazioni
democratiche
e
sociali
:
il
Centro
,
capeggiato
da
Windthorst
.
Bismarck
che
non
ammetteva
ostacoli
e
si
vantava
di
saperli
spazzare
,
andando
sino
in
fondo
,
come
coi
Francesi
,
come
coi
Polacchi
,
volse
tutte
le
forze
a
sbarazzarsi
di
questi
antagonisti
,
e
volendo
stroncarli
alla
radice
,
chiamati
a
raccolta
nazionalisti
e
liberali
,
concentrò
i
fulmini
sulla
Chiesa
Romana
.
Poiché
questa
non
si
prestava
a
liberarlo
da
questi
cattolici
,
raccoltisi
in
partito
indipendente
,
scatenò
,
per
causa
di
Windthorst
,
la
grande
persecuzione
liberticida
contro
clero
e
Chiesa
che
si
disse
"
Kulturkampf
"
.
Nella
lunga
schermaglia
seguitane
tra
Bismarck
e
S
.
Sede
,
la
posta
che
egli
sempre
chiedeva
era
Windthorst
,
e
per
esso
il
Centro
.
"
Sbarazzatemi
di
quest
'
uomo
-
egli
chiedeva
a
tutti
i
fiduciari
del
Papa
-
e
io
abrogherò
il
Kulturkampf
"
.
Naturalmente
,
malgrado
lo
scatenamento
di
vessazioni
e
di
ingiurie
,
alle
quali
tutti
i
clienti
dei
dittatori
sono
particolarmente
portati
,
né
Pio
IX
,
né
Leone
XIII
sconfessarono
mai
né
il
Centro
né
il
suo
capo
;
e
si
limitarono
a
far
rispondere
che
il
Vaticano
non
si
immischiava
nella
politica
interna
degli
Stati
.
Ciò
esasperava
il
Cancelliere
di
ferro
il
quale
intonava
per
la
sua
troupe
coribantica
il
motivo
calunnioso
:
"
I
cattolici
del
Centro
sono
i
Guelfi
contro
l
'
Impero
,
sono
spie
francesi
,
gregge
senza
patria
,
alleati
di
socialisti
:
il
vescovo
Ketteler
è
un
demagogo
,
Windthorst
è
anti
-
cristiano
.
.
.
"
.
-
Tutto
questo
,
-
rimbeccava
il
piccolo
Guelfo
-
perché
non
siamo
deputati
.
.
.
bismarckiani
!
-
Due
cose
-
asseriva
Bismarck
,
-
mi
conservano
,
due
cose
mi
abbelliscono
la
vita
:
l
'
amore
di
mia
moglie
e
l
'
odio
di
Windthorst
.
Odio
che
accendeva
folgori
grandiloquenti
,
le
quali
non
turbavano
il
Leader
cattolico
;
alle
concioni
passionali
e
contraddittorie
del
Cancelliere
,
egli
opponeva
la
sua
dialettica
caustica
e
precisa
;
spietato
,
ironico
,
cavalleresco
,
col
suo
filo
di
voce
,
trivellava
le
costruzioni
retoriche
dell
'
antagonista
pomposo
e
ne
logorava
col
ridicolo
e
con
la
logica
sfavillante
i
sofismi
.
Intransigente
e
tranquillo
sopportò
tutte
le
arti
con
cui
il
Cancelliere
tentò
disfarsene
:
le
carezze
per
staccarlo
dal
Centro
,
le
manovre
per
metterlo
contro
il
Centro
,
i
ricatti
contro
la
S
.
Sede
,
le
interpretazioni
arbitrarie
di
documenti
pontifici
per
contrapporlo
al
Papa
;
pressioni
su
nunzi
apostolici
;
travisamenti
,
acrobazie
,
menzogne
montate
dalla
stampa
imperiale
.
Il
corpo
mingherlino
serrava
un
'
anima
consapevole
di
potere
presto
o
tardi
sottomettere
il
colosso
.
David
e
Golia
:
ma
,
in
attesa
di
colpirlo
in
pieno
,
se
lo
tirava
dietro
,
facendogli
ripercorrere
a
ritroso
tutta
la
via
del
"
Kulturkampf
"
.
*
*
*
Molto
tempo
nell
'
edificare
la
civiltà
si
perde
per
l
'
ignoranza
della
storia
.
Ah
,
se
i
nostri
denigratori
,
tra
un
insulto
e
un
'
insolenza
,
in
cui
tutta
si
documenta
la
nobiltà
spirituale
onde
sono
afflitti
,
studiassero
un
pochino
!
...
Bene
spesso
nelle
discussioni
parlamentari
su
progetti
di
legge
,
come
quelli
contro
il
socialismo
,
poiché
Windthorst
si
rifiutava
di
assecondare
le
mire
reazionarie
del
Cancelliere
,
questi
,
abilmente
,
per
molto
tempo
-
sino
a
quando
il
sistema
non
fu
.
.
.
denicotinizzato
dall
'
abuso
-
mescolava
nelle
questioni
politiche
l
'
elemento
religioso
,
onde
suscitare
imbarazzi
alla
coscienza
cattolica
dei
deputati
del
Centro
.
Senonché
,
mentre
A
.
Reichensperger
,
di
fronte
alla
minaccia
di
recrudescenze
antireligiose
stabiliva
:
"
Accada
quel
che
potrà
:
noi
dobbiamo
essere
anzitutto
coerenti
"
.
Windthorst
precisava
l
'
aconfessionalità
del
Centro
;
e
nel
1880
,
alla
vigilia
della
discussione
di
emendamenti
alle
Leggi
di
Maggio
-
fondamentali
del
"
Kulturkampf
"
-
fissava
con
la
Curia
alcuni
accordi
,
di
cui
il
primo
diceva
:
"
Nelle
questioni
puramente
politiche
il
Centro
è
affatto
libero
e
indipendente
dalla
S
.
Sede
"
.
E
stette
sulla
breccia
,
sino
alla
vittoria
,
per
vent
'
anni
,
sostenendo
contro
la
dittatura
una
politica
di
libertà
,
di
riforme
,
di
autonomie
.
Con
che
ironia
faceva
constatare
ai
liberali
come
la
difesa
della
libertà
fosse
lasciata
tutta
e
soltanto
agli
"
oscurantisti
romani
"
,
e
come
rideva
quando
i
cattolici
conservatori
-
cattolici
di
Stato
-
alleati
naturali
del
più
forte
,
lo
chiamavano
demagogo
!
Aveva
la
coscienza
d
'
una
missione
:
sovvertire
il
principio
pagano
hegeliano
d
'
infeudamento
della
Chiesa
nello
Stato
e
di
prussianizzazione
del
cattolicismo
.
Sereno
quanto
più
roco
grandinava
sulla
piccola
persona
lo
scroscio
dei
vilipendi
,
caricature
e
tutte
le
espressioni
,
onde
la
mediocrità
si
vendica
di
chi
osa
sormontarla
;
ironicamente
sprezzante
contro
la
ciurma
dei
reggipenne
del
Cancelliere
,
sciamata
poi
con
la
caduta
di
costui
;
pur
quando
obbligava
l
'
avversario
alle
prime
concessioni
,
dopo
nove
anni
di
lotte
,
e
quando
le
transazioni
potevano
risparmiare
ai
cattolici
prigione
ed
esilio
,
rimase
inflessibile
sul
postulato
:
abrogazione
intera
assoluta
delle
Leggi
di
Maggio
.
Sotto
la
pressione
di
quella
intransigenza
Bismarck
allacciava
disperatamente
trattative
con
la
S
.
Sede
e
...
cedeva
;
e
intanto
nelle
successive
elezioni
il
suo
partito
segnava
decimazioni
e
il
Centro
una
progressione
irrefrenabile
,
non
avendo
il
dittatore
,
benché
...
Bismarck
,
pensato
mai
a
un
sistema
"
totalitario
"
.
Stratega
formidabile
,
pregava
il
Cardinale
Jacobini
che
a
Roma
non
si
allarmassero
pel
vigore
con
cui
attaccava
il
Cancelliere
,
poiché
,
diceva
,
costui
non
cede
che
alla
paura
.
"
Con
una
periodicità
tenace
-
scrive
Gossau
-
metteva
in
linea
i
suoi
argomenti
,
poi
li
menava
all
'
assalto
,
tutti
insieme
,
sempre
gli
stessi
,
ma
sempre
agili
,
rinfrescati
,
gagliardi
,
contro
l
'
edificio
già
traballante
delle
Leggi
di
Maggio
"
.
E
intanto
che
scardinava
le
leggi
,
obbligava
Bismarck
ad
avvicinarsi
carezzevole
e
a
lanciare
ponti
al
Centro
che
per
tanti
anni
,
scomodando
storia
e
teologia
,
aveva
qualificato
nemico
dell
'
Impero
.
Nil
sub
sole
novi
...
Vedo
in
quegli
anni
pullulare
,
sotto
il
fermento
del
Centro
,
una
generazione
-
ahi
,
non
spontanea
!
-
di
sorrisi
cortigianeschi
alla
Chiesa
romana
,
già
oppugnata
fragorosamente
in
nome
della
Kultur
.
Che
nemesi
sentiva
nella
sua
alacre
anima
Windthorst
!
I
nemici
di
Roma
si
profondevano
in
salamelecchi
verso
il
Papa
e
verso
i
principi
della
Chiesa
,
così
come
i
figli
d
'
Aretino
in
Italia
,
bastardi
dell
'
ateo
Maurras
di
Francia
,
oggi
,
tra
un
'
alcova
e
una
roulette
,
gratificano
noi
cattolici
di
lezioni
catechetiche
!
...
I
giornalisti
di
Bismarck
-
udite
!
udite
!
-
"
si
facevano
vedere
in
giro
con
rosarii
i
cui
grani
erano
grossi
come
nocciole
"
:
e
ciò
per
mostrare
come
il
cattolicismo
fosse
contro
il
P
.
P
.
I
pardon
!
,
contro
il
Centro
.
Bismarck
,
di
fronte
all
'
ostinazione
di
questo
contro
il
settennato
,
iniziò
una
campagna
elettorale
sfruttando
il
nome
di
Leone
XIII
contro
Windthorst
,
cui
la
Kölnische
Zeitung
(
organo
competente
come
alcuni
giornali
di
Roma
!
)
definiva
"
l
'
antipapa
guelfo
"
;
mentre
gli
aristocratici
renani
e
slesiani
(
nil
sub
sole
...
)
tentavano
"
in
pieno
accordo
con
gli
scritti
pontificali
"
(
!
)
di
fondare
,
contro
il
centro
,
un
partito
cattolico
conservatore
!
Non
riuscirono
,
naturalmente
.
Fu
quella
una
campagna
elettorale
tremenda
,
simile
alla
campagna
che
...
avremo
in
Italia
,
in
cui
Bismarck
con
abilità
satanica
si
adoperò
a
mettere
in
piedi
-
lui
!
-
un
'
antitesi
tra
il
Centro
e
la
S
.
Sede
.
Ma
i
cattolici
,
sgombrati
degli
elementi
più
retrivi
e
pavidi
,
non
si
lasciarono
fuorviare
.
Windthorst
,
benché
malato
e
contro
il
divieto
del
medico
,
si
gettò
nella
mischia
con
una
vigoria
impetuosa
:
e
l
'
ultima
battaglia
elettorale
fu
la
sua
massima
vittoria
.
"
Vinto
dalla
Chiesa
a
cui
aveva
ceduto
per
isolare
da
essa
il
Centro
,
Bismarck
aveva
creduto
almeno
di
poter
vincere
Windthorst
"
.
Fu
un
disastro
.
Egli
dovette
venire
a
patti
col
piccolo
Guelfo
.
Questi
,
in
un
colloquio
drammatico
,
gli
chiese
nettamente
:
ritorno
dei
Gesuiti
,
ristabilimento
dello
statu
quo
di
prima
del
1870
.
Bismarck
cedette
e
intanto
domandò
chi
volesse
per
successore
:
(
da
uomo
intelligente
,
direbbe
Labriola
,
si
preoccupava
della
successione
)
.
Windthorst
fece
il
nome
di
Caprivi
.
Poche
ore
dopo
Guglielmo
II
congedava
il
gran
cancelliere
e
gli
sostituiva
Caprivi
.
L
'
imperatore
raccoglieva
il
programma
sociale
del
Centro
a
favore
degli
operai
,
vantandosi
d
'
essere
d
'
accordo
con
Leone
XIII
.
A
chi
tornava
a
chiamarlo
socialista
,
Windthorst
rispondeva
:
"
Ma
allora
il
Dio
del
Sinai
fu
il
primo
dei
socialisti
?
"
.
Un
anno
dopo
la
caduta
dell
'
avversario
di
tutta
la
sua
vita
politica
,
Windthorst
moriva
.
Ebbe
onori
imperiali
al
suo
funebre
.
E
si
disse
:
"
Windthorst
è
morto
e
vive
;
Bismarck
vive
ed
è
morto
!
"
.
"
Bismarck
-
conclude
Gossau
-
aveva
iniziato
il
Kulturkampf
,
per
sbarazzarsi
del
piccolo
Guelfo
;
e
il
Kulturkampf
invece
ingigantì
la
sua
potenza
;
mirando
a
sopprimere
il
Centro
,
non
riuscì
che
a
moltiplicarne
le
ragioni
di
esistenza
"
sì
che
nato
debole
ed
eterogeneo
"
il
Centro
-
constatava
un
avversario
-
sotto
il
martello
bismarckiano
si
è
forgiato
in
un
blocco
solido
,
vigoroso
,
omogeneo
"
.
Il
che
,
mi
pare
,
si
ripete
ed
ha
la
sua
conferma
nelle
persecuzioni
che
si
stanno
abbattendo
sul
Partito
Popolare
,
che
è
il
Centro
italiano
.
.
.
Che
peccato
non
sapere
la
storia
!
StampaQuotidiana ,
Dopo
avere
detto
dei
redditi
che
occorre
denunciare
ai
fini
della
imposta
complementare
sul
reddito
,
è
più
simpatico
,
per
il
contribuente
,
dire
delle
detrazioni
che
si
possono
fare
dal
totale
dei
redditi
.
Bisogna
innanzi
tutto
distinguere
due
specie
differenti
di
detrazioni
:
quelle
che
si
possono
sintetizzare
nelle
parole
detrazioni
per
spese
e
annualità
passive
e
quelle
che
si
dicono
per
carichi
di
famiglia
.
Il
contribuente
,
il
quale
tenga
sotto
gli
occhi
il
modulo
di
dichiarazione
,
scriverà
le
prime
a
pagina
4
,
le
seconde
a
pagina
5
.
Importa
tener
ben
separate
le
due
specie
di
detrazione
;
ed
il
perché
cercherò
di
spiegarlo
con
un
esempio
:
Tizio
Caio
9000
7000
Totale
dei
redditi
Detrazioni
della
prima
specie
(
spese
ed
annualità
3100
1000
passive
)
Reddito
netto
5900
6000
Detrazioni
della
seconda
specie
(
carichi
di
famiglia
)
3300
Reddito
imponibile
5900
2700
Ambo
i
contribuenti
sono
esenti
,
ma
per
ragioni
diverse
.
Tizio
è
scapolo
od
ammogliato
senza
prole
;
non
ha
persone
a
carico
e
non
ha
quindi
diritto
ad
alcuna
detrazione
della
seconda
specie
.
Però
,
pur
avendo
9000
lire
di
reddito
,
ha
debiti
e
paga
imposte
diverse
per
3100
lire
all
'
anno
(
detrazioni
della
prima
specie
)
.
Il
suo
reddito
netto
,
risultando
di
sole
lire
5900
,
non
è
tassabile
.
Chiamasi
reddito
netto
quello
che
risulta
dalla
somma
dei
vari
redditi
detratte
le
spese
ed
annualità
passive
.
Se
il
reddito
netto
non
raggiunge
almeno
le
6000
lire
(
per
esempio
è
di
sole
5999
lire
)
,
il
contribuente
è
esente
.
Può
darsi
che
il
netto
raggiunga
le
6000
lire
e
tuttavia
il
contribuente
sia
ugualmente
esente
.
È
il
caso
di
Caio
,
il
quale
,
fortuna
o
disgrazia
volle
fosse
fornito
di
numerosa
figliuolanza
ed
avesse
genitori
e
sorelle
a
carico
.
In
totale
egli
può
dimostrare
di
avere
undici
persone
a
carico
.
Ha
quindi
diritto
a
detrarre
dal
netto
un
ventesimo
di
questo
per
ogni
persona
a
carico
;
epperciò
,
undici
ventesimi
di
6000
ossia
3300
lire
.
Detraendo
questa
,
si
ottiene
in
lire
2700
il
reddito
imponibile
.
Il
reddito
"
imponibile
"
sarebbe
quasi
un
reddito
"
ultra
netto
"
,
ottenuto
deducendo
dal
reddito
già
netto
le
detrazioni
per
carichi
di
famiglia
.
Perché
,
dirà
il
lettore
,
fare
queste
detrazioni
una
dopo
l
'
altra
e
non
insieme
?
Perché
in
tal
modo
il
contribuente
ha
maggiori
probabilità
di
essere
esente
.
Gode
dell
'
esenzione
senz
'
altro
se
,
come
nel
caso
di
Tizio
,
il
reddito
semplicemente
netto
non
raggiunge
le
lire
6000
.
In
tal
caso
non
è
più
necessario
di
preoccuparsi
se
vi
siano
o
non
vi
siano
carichi
di
famiglia
.
Se
poi
il
netto
raggiunge
o
supera
le
6000
lire
,
c
'
è
caso
di
poter
godere
ugualmente
dell
'
esenzione
,
se
le
persone
a
carico
sono
molte
.
Caio
,
ad
esempio
,
che
ne
ha
undici
,
è
esente
,
perché
sono
immuni
coloro
il
cui
reddito
ultranetto
od
imponibile
non
raggiunge
le
lire
3000
.
Due
sono
adunque
le
ragioni
dell
'
esenzione
:
non
avere
un
reddito
netto
di
lire
6000
,
o
non
avere
un
reddito
imponibile
di
lire
3000
.
Basta
una
sola
di
queste
due
condizioni
per
essere
esente
.
Spiegato
così
il
meccanismo
generale
delle
detrazioni
,
comincio
a
dire
delle
detrazioni
della
prima
specie
dette
per
spese
ed
annualità
passive
.
"
Spesa
"
è
una
parola
che
tutti
capiscono
e
che
si
capirà
meglio
aggiungendo
che
essa
comprende
anche
le
imposte
e
tasse
.
Si
può
cominciare
a
dire
che
il
contribuente
,
dovendo
essere
tassato
sul
suo
reddito
netto
,
ha
diritto
di
detrarre
tutte
le
"
spese
"
che
riducano
il
reddito
medesimo
:
quando
si
dice
tutte
si
vuol
dire
davvero
tutte
,
nessuna
esclusa
.
Per
ciò
,
ad
esempio
,
si
porteranno
in
deduzione
tutte
le
altre
imposte
e
tasse
già
pagate
dal
contribuente
.
L
'
imposta
"
complementare
"
sul
reddito
,
come
dice
la
parola
stessa
"
complementare
"
,
è
un
'
imposta
aggiunta
a
tutte
le
altre
imposte
e
tasse
esistenti
e
vuole
colpire
il
reddito
già
depurato
da
esse
.
Altrimenti
sarebbe
un
'
imposta
sull
'
imposta
.
Dopo
aver
detto
che
si
detraggono
tutte
le
spese
ed
imposte
,
bisogna
subito
fare
alcune
avvertenze
:
1
)
Fa
d
'
uopo
che
si
tratti
di
una
spesa
vera
e
propria
.
È
spesa
quella
somma
che
si
è
dovuto
erogare
per
ottenere
il
reddito
.
Il
negoziante
che
deve
spendere
10000
lire
per
l
'
affitto
del
negozio
sopporta
una
vera
spesa
perché
,
senza
di
essa
,
non
avrebbe
potuto
ottenere
il
reddito
;
ma
se
lo
stesso
negoziante
paga
poi
10000
lire
per
l
'
affitto
del
suo
appartamento
privato
,
questa
non
è
più
una
spesa
nel
senso
finanziario
.
È
una
erogazione
del
reddito
già
ottenuto
.
Se
potesse
dedursi
,
come
spesa
,
la
pigione
,
perché
non
il
vitto
e
i
vestiti
e
il
teatro
e
i
viaggi
,
ecc
.
ecc
.
?
Tutti
i
redditi
si
ridurrebbero
a
zero
;
o
almeno
al
fisco
rimarrebbe
solo
da
tassare
il
risparmio
.
Ma
chi
confesserebbe
ancora
di
aver
fatto
un
risparmio
,
se
bastasse
dire
di
avere
speso
il
reddito
per
non
pagare
l
'
imposta
?
Sia
dunque
ben
chiaro
che
le
spese
sono
tutte
e
sole
quelle
sostenute
allo
scopo
di
ottenere
il
reddito
,
escluse
quelle
che
si
fanno
per
spenderlo
,
quando
lo
si
sia
già
ottenuto
.
Nove
decimi
di
contribuenti
,
quando
per
la
prima
volta
sono
chiamati
all
'
ufficio
delle
imposte
,
cadono
a
questo
proposito
in
equivoco
.
All
'
agente
-
chiamiamolo
ancora
così
,
sebbene
oggi
il
suo
vero
nome
sia
"
procuratore
alle
imposte
"
-
il
quale
gli
afferma
che
il
suo
reddito
è
,
ad
esempio
,
di
6000
lire
,
il
contribuente
replica
,
indignato
,
che
si
tratta
di
un
'
enormità
,
che
egli
non
si
è
mai
sognato
di
avere
un
tal
reddito
;
ed
eccolo
a
snocciolare
la
filza
delle
sue
"
spese
"
:
5000
lire
per
l
'
alloggio
,
l000
lire
al
mese
alla
moglie
per
la
casa
,
totale
12000
lire
all
'
anno
;
e
poi
medici
e
medicine
,
vestiti
,
carbone
,
qualche
piccola
scampagnata
.
Egli
non
se
la
può
cavare
con
meno
di
20
000
lire
all
'
anno
di
spesa
,
a
farla
stretta
stretta
.
Come
può
l
'
agente
asseverare
che
gli
restino
6000
lire
all
'
anno
di
reddito
?
L
'
agente
,
che
lo
aspettava
al
solito
notissimo
varco
,
non
ha
più
che
da
prendere
atto
della
confessione
spontanea
del
contribuente
:
se
questi
confessa
di
spendere
20000
lire
,
ciò
vuol
dire
che
le
aveva
guadagnate
.
Guardi
,
il
contribuente
,
come
egli
era
stato
prudente
e
onesto
nel
fissargli
un
reddito
di
sole
6000
lire
!
Complimenti
per
il
successo
del
negozio
,
che
gli
dà
20000
lire
all
'
anno
.
È
probabile
che
,
chi
è
cascato
una
volta
nell
'
equivoco
del
significato
della
parola
"
spesa
"
non
ci
caschi
una
seconda
.
Ma
è
un
equivoco
frequentissimo
per
i
principianti
.
2
)
Fa
d
'
uopo
che
la
spesa
non
sia
già
stata
detratta
.
Nelle
detrazioni
,
come
nei
redditi
,
non
bisogna
fare
il
bis
in
idem
.
Se
il
contribuente
,
negoziante
,
ha
già
detratto
il
fitto
del
negozio
quando
ha
concordato
il
reddito
commerciale
da
tassarsi
con
l
'
imposta
di
ricchezza
mobile
,
ed
ha
fissato
in
lire
30000
il
reddito
netto
del
negozio
,
non
potrà
dalle
30000
lire
dedurne
nuovamente
il
fitto
,
quando
compila
la
denuncia
per
la
complementare
.
Giova
osservare
che
i
redditi
singoli
già
tassati
dall
'
imposta
terreni
,
fabbricati
e
ricchezza
mobile
sono
già
netti
dalle
proprie
spese
di
produzione
;
ed
essendo
già
netti
,
bisogna
denunciarli
tali
e
quali
,
senza
purificarli
ulteriormente
.
Si
devono
e
possono
invece
detrarre
le
imposte
,
per
esempio
quella
di
ricchezza
mobile
,
pagate
su
quel
reddito
.
3
)
Finalmente
è
necessario
che
le
spese
ed
imposte
si
riferiscano
ai
redditi
denunciati
.
Riferendomi
all
'
articolo
precedente
,
dirò
che
nei
casi
in
cui
si
deve
denunciare
il
reddito
per
il
1925
,
bisognerà
detrarre
altresì
le
spese
e
tasse
pagabili
nello
stesso
anno
1925
,
e
non
quelle
pagate
nel
1924
.
Se
si
devono
invece
denunciare
i
redditi
del
1924
,
bisognerà
detrarre
le
imposte
pagate
nello
stesso
1924
.
Se
non
si
conoscono
ancora
tutte
le
imposte
pagabili
nel
1925
,
Si
faccia
riserva
di
rettifica
od
aggiunta
.
Alla
regola
dell
'
anno
,
fa
eccezione
soltanto
l
'
imposta
sul
patrimonio
.
In
via
di
legalità
pura
,
questa
non
si
sarebbe
dovuta
detrarre
affatto
,
perché
essa
non
si
riferisce
né
ai
redditi
del
1924
né
a
quelli
del
1925;
ma
al
patrimonio
esistente
al
1°
gennaio
1920
,
di
cui
avrebbe
dovuto
costituire
una
amputazione
per
una
volta
tanto
,
sia
pure
ripartibile
,
per
comodità
di
pagamento
,
in
dieci
o
venti
annualità
.
Altro
è
,
però
,
la
legalità
stretta
ed
altro
è
l
'
equità
.
Il
legislatore
volle
,
riflettendo
che
in
realtà
l
'
imposta
patrimoniale
è
pagata
sul
reddito
,
equamente
riconoscere
il
diritto
alla
detrazione
anche
di
essa
.
Il
contribuente
detragga
quindi
l
'
imposta
patrimoniale
,
la
quale
essendo
costante
,
non
importa
sia
quella
del
1924
o
del
1925
.
Se
la
tassazione
è
ancora
provvisoria
,
detraggasi
la
cifra
provvisoria
,
salvo
a
chiedere
un
supplemento
di
detrazione
quando
si
conosca
la
valutazione
definitiva
.
Il
contribuente
,
il
quale
abbia
effettuato
il
riscatto
della
patrimoniale
,
conserva
il
diritto
di
detrarre
per
tutto
il
resto
del
ventennio
o
del
decennio
l
'
importo
di
essa
,
che
avrebbe
dovuto
pagare
,
se
non
avesse
effettuato
il
riscatto
.
Badisi
,
non
l
'
importo
pagato
a
titolo
di
riscatto
,
ma
quello
che
avrebbe
pagato
se
il
riscatto
non
fosse
avvenuto
.
Chi
abbia
effettuato
(
non
semplicemente
richiesto
)
il
riscatto
entro
il
31
dicembre
1925
ha
inoltre
un
secondo
vantaggio
:
di
potere
detrarre
per
i
tre
anni
1925
,
1926
e
1927
dal
suo
reddito
complessivo
una
somma
corrispondente
al
2%
del
patrimonio
riscattato
.
Sono
due
vantaggi
cospicui
(
detrazione
dell
'
imposta
che
si
sarebbe
pagata
e
detrazione
del
2%
)
,
i
quali
dovrebbero
indurre
molti
contribuenti
ad
effettuare
il
riscatto
.