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Polonia, hanno vinto gli operai ( Benetazzo Piero , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Danzica , 30 . Quando Walesa e Jagielski firmano il protocollo dell ' accordo la forza della solennità assume inevitabilmente i tratti del freddo formalismo : i volti sono tesi e commossi , ma l ' applauso di tutti esprime grande emozione . Così - come si conviene ad un patto tra due potenze eguali e sovrane - è nato il primo sindacato libero di un paese socialista : e per la prima volta un partito comunista al potere ha dovuto rinegoziare il suo accordo con una classe operaia di cui l ' ortodossia ufficiale gli dava una delega assiomatica fino al dogma . Sono le 11 e 20 di una giornata calda e nuvolosa e ai cantieri Lenin tensione e nervosismo si esprimono in una insolita riservatezza e nel silenzioso affollamento di familiari , amici e simpatizzanti davanti all ' emblematico cancello numero 2 . Poche ore prima era giunta la notizia dell ' accordo siglato a Stettino : libere e segrete elezioni nei sindacati ufficiali il cui svolgimento sarà controllato dal Comitato unitario . La richiesta di un sindacato autonomo - su cui Danzica non mollava - era stata dunque aggirata , mentre in tutta la zona facevano la loro ostentata ricomparsa polizia ed esercito . Così quando Jagielski è comparso alle 11 pochi lo aspettavano nella grande sala per le conferenze dei cantieri Lenin . Aveva già mancato tre appuntamenti senza fornire giustificazioni . E intanto , da Varsavia giungevano insistenti voci di un improvviso e decisivo irrigidimento dell ' ufficio politico . Il violento fondo di « Trybuna Ludu » - rispolverava la vecchia formula delle forze antisocialiste - e l ' apparire di esercito e polizia indicavano la scelta di una prova di forza annunciata con discrezione e ufficialità a giornalisti e funzionari dei partiti « amici » ( fornendo persino la data di lunedì ) . Che cosa sia poi successo in queste riunioni convulse da ritmo continuo dell ' ufficio politico è presto per poterlo dire . Ma quando ieri sera alle 8 Stephan Olsowskj non è comparso alla televisione si cominciava a capire che l ' accordo poteva ancora essere saltato : una decisione così drammatica vuole infatti un rituale di formale unità a cui evidentemente Olsowskj - diventato il portabandiera di un rinnovamento profondo del partito - non ha voluto sottostare . Al suo posto è comparso Barcikoski - l ' uomo che ha trattato a Stettino - in un discorso in cui le minacce hanno prevalso sulle aperture : lo stato d ' emergenza era dunque già scattato quando Jagielski ha fatto il suo inaspettato ingresso nella sala a vetri della trattativa . Pallido e teso era seguito da una delegazione insolitamente folta - una decina di persone - a sottolineare l ' imminenza di una decisione solenne . Quando ha cominciato a parlare molti dei suoi interlocutori - e fra essi il presidente della commissione di esperti Mazowieczi - non hanno nemmeno pensato a sedersi . Ma la forte tensione accumulata nelle ultime ore si è sciolta alle prime parole : Jagielski rendeva omaggio al senso di responsabilità degli scioperanti , ringraziava gli esperti « per l ' enorme contributo » , parlava di « piattaforma valida » in un crescendo di concessioni e riconoscimenti che anticipavano lo sblocco della situazione : a nome del partito Jagielski dichiarava infine di accettare i primi due punti - sindacato indipendente e diritto di sciopero - della piattaforma del Baltico . Sono le richieste fondamentali e irrinunciabili uscite da questa lunga agitazione che ha costretto il partito a rassegnarsi ad un ridimensionamento dei suoi poteri . « Ora sono pronto a firmare » ha dichiarato sbrigativamente Jagielski « e a portare il documento al Plenum del Comitato Centrale che si riunisce alle 3 , poi sarò di nuovo qui da voi stasera per concludere il negoziato » . A questo punto nella grande sala dei delegati operai e nei cortili dei cantieri collegati con gli altoparlanti , è scoppiato l ' applauso : il segno del rompersi di una lunga incomunicabilità che ha portato la Polonia sull ' orlo del dramma . Poi è cominciato un dialogo secco e asciutto che - nella sua rapidità - ha riproposto le diffidenze dei due poteri così a lungo contrapposti ma ha anche consumato le ultime fiammate di ostilità . « Ma la sua decisione sarà condivisa dal Plenum ? » ha insistito Walesa . « Penso proprio di potervelo quasi garantire » . « Ma noi vogliamo piena garanzia non solo per quelli che hanno scioperato ma anche per quelli che li hanno aiutati » ( egualmente puniti dalla legge attuale ) . « Le avrete » ha risposto Jagielski « la nuova legge sancirà il diritto di sciopero » . « E i prigionieri politici ? » . « Non esistono in questo paese » . « Forse è vero » ha replicato Walesa « però c ' è troppa gente che va e viene dal carcere » . « Ci metteremo d ' accordo » ha tagliato corto Jagielski . « Allora lunedì tornerete al lavoro ? » ha insistito il vice primo ministro . « Sì , ma solo se tutto sarà messo sulla carta in modo molto chiaro e definitivo » . « Ma dobbiamo far presto , il tempo lo abbiamo : di qui a lunedì ci sono quasi due giorni . Poi » ha riso Jagielski « oggi è il giorno della Madonna e le cose non potevano che andar bene » . Il riferimento - sul cancello dei cantieri campeggia l ' immagine della Madonna Nera e di papa Wojtyla - ha il sapore di un ' importante concessione psicologica , ma esprime anche la promessa di una minore rigidità ideologica : è dunque l ' accenno più esplicito e sentito alla necessità di un recupero del consenso sociale . Nelle sale dei cantieri la tensione si rilassa definitivamente e scoppia una grande risata , la prima sentita e irrefrenabile in questi ventun giorni di occupazione che promettono di cambiare il volto della Polonia moderna . Quindi tutto si irrigidisce in un protocollo solenne e formale : Jagielski e Walesa firmano il documento ( e tutti gli esperti sono in piedi ) ; si approva una risoluzione comune - a saldare un rapporto ritrovato - in cui governo e Comitato unitario ufficializzano la commissione mista per proseguire i lavori ; quindi una veloce stretta di mano e Jagielski si infila rapido e impaziente nel solito tunnel operaio , a cui riesce persino a strappare qualche applauso . Walesa - circondato dagli operai - raggiunge invece tra le ovazioni il cancello numero 2 a calmare l ' impazienza dei familiari . È finalmente il momento delle emozioni : molti pregano , tutti gridano « Vittoria » , dalle finestre dell ' astanteria le infermiere gettano fiori . Sono da poco passate le 12 e la radio nazionale interrompe le trasmissioni per annunciare l ' accordo : in poco meno di un ' ora il panorama politico e sociale polacco sembra già profondamente cambiato . Nella sala delle trattative gli intellettuali scelti dagli operai per condurre una trattativa che sembrava impossibile sono i più eccitati e a tratti increduli . « Sono commosso » ripete con nervosa insistenza lo scrittore cattolico Mazowiecki « tanto commosso , e finalmente mi sento stanco . » Il sociologo Jan Stephanski mi mostra la « tessera da esperto » . « È la laurea più ambita e bella della mia vita » afferma « questa classe operaia è stata magnifica , si è mossa a nome di tutta la nazione . Lei si stupisce ? Ma io li ho trovati preparatissimi : hanno una storia sconosciuta , fatta di continue e profonde delusioni attraverso cui hanno raggiunto una notevole maturità . Per loro è diventato un punto d ' onore ridefinire il ruolo della classe operaia , nel cui nome ha parlato per tanti anni una burocrazia autocratica e spesso imbecille . Mi creda : non abbiamo mai avuto un grande successo coi nostri patetici appelli ad un superato realismo . Sono decisi a conquistare una dignità di interlocutori a qualunque costo . Se si governa in loro nome bisogna anche consultarli » . Ma forse si rischiava la catastrofe ? domandiamo . « Vivendo con loro ho capito che non c ' erano alternative : il distacco con il potere è troppo profondo . Se avessero ceduto ci sarebbe stata una prossima volta e senza quel minimo di possibilità di mediazione che oggi ancora sembra esistere . E la prossima volta sarebbe stata davvero una catastrofe » . Ma in molti l ' improvvisa vittoria suscita incredulità : « C ' è ancora molta gente in prigione » afferma Mazowiecki indicandomi la moglie di Kuron , il leader del Kor arrestato nei giorni scorsi . « Ma ci sono anche molte ambiguità di fondo che attendono un chiarimento » interviene un giurista « vedremo come si metterà la trattativa sulla stesura dell ' accordo » . Sono le perplessità inevitabili di una svolta che tratteggia un esperimento senza precedenti e i cui limiti interni ed esterni sono praticamente sconosciuti . La stessa repentina svolta delle ultime ore sta ad indicare le profonde resistenze verso una decisione che ridimensiona , come detto , il partito per inserire tratti di pluralismo sconosciuti in questi paesi . Si sa che la Chiesa - da sempre cerniera del consenso in Polonia - ha giocato un ruolo fondamentale nel fare da potente contrappeso alle tentazioni ortodosse : ha visto sacrificato il cardinale Wyszynski su quella che sembrava l ' ultima linea di difesa - l ' appello al realismo e alla patria di Gierek - e poi ha certamente fatto sentire il suo peso nell ' evitare quella soluzione di forza che si stava profilando . Ma quale ruolo ha giocato l ' Unione Sovietica ? Ha accettato una soluzione in una zona inquieta , dove i paesi sono da sempre legati come vasi comunicanti , che introduce certamente un elemento di notevole turbativa ? E quali limiti ha posto ? Nell ' eccitata Polonia di oggi si parla molto di Afghanistan - che legherebbe le mani a Mosca - di situazioni sociali ed economiche insostenibili e che possono essere rimosse senza compromettere una stabilità interna a cui anche Breznev dovrebbe avere interesse . Di alleanze su cui i problemi interni non possono incidere . « Il problema di fondo » afferma Stephanski « è che questa volta una intera classe operaia ha rifiutato la burocrazia di partito . Uno scontro avrebbe lasciato del tutto nuda l ' ortodossia ufficiale . Ma ora il problema è di sapere realizzare un esperimento che certamente metterà a dura prova la nostra capacità di gestire le necessità interne senza incidere nelle esigenze esterne » . Un equilibrio da cui dipende quello che potrebbe essere il primo serio tentativo sovietico di una « democratizzazione pilotata » nelle sue zone di influenza .
StampaQuotidiana ,
Alla vigilia della riunione dell ' Ufficio di presidenza della Conferenza del disarmo la situazione si può riassumere nei seguenti termini : 1 ) Metodo dei negoziati . Con il ritiro della Germania dalla Conferenza del disarmo appariva condannato a morte il cosiddetto metodo ginevrino o parlamentaristico di condurre i negoziati internazionali . Non mancarono gli elogi funebri . Alle « commissioni » di Ginevra bisognava sostituire , si disse , le trattative dirette fra i responsabili . Dopo quasi un semestre le cose sono al punto di prima , poiché le cosiddette trattative dirette si sono risolte , come era prevedibile , in quello che Hitler ha chiamato ( nella sua recente intervista concessa all ' « Associated Press » ) il superato metodo diplomatico dello scambio di note già condannato dal fatto che , malgrado gli sforzi di questa diplomazia , i popoli nel 1914 sono precipitati nella più inumana delle guerre che la diplomazia non aveva saputo né prevedere né impedire . A parte le evidenti differenze fra la diplomazia pre - bellica e l ' attuale caratterizzata da più diretti contatti fra i responsabili , è un fatto che dopo sei mesi di esperimento , vi è oggi chi fa l ' elogio funebre anche del sistema delle note e contro - note . Hitler , nella stessa intervista , suggerisce un terzo metodo : « la diplomazia da uomo ad uomo » , ed afferma che nulla gli è più gradito come parlare a quattro occhi con guidatori responsabili dei popoli . Come si può tradurre in pratica questo sistema dei contatti personali ? Tale sistema , se ben si guarda , è quello che poteva essere , anche se non fu , il cosiddetto sistema ginevrino , il quale si proponeva soprattutto il contatto diretto fra i responsabili ; le commissioni , la burocrazia , il tecnicismo che hanno stancato l ' opinione pubblica potevano benissimo passare in seconda linea di fronte alle possibilità che Ginevra offriva ed offre alle conversazioni dirette che ora , dopo aver abbandonato Ginevra , si ritengono le più efficaci . Quindi l ' esperienza sembra consigliare una marcia indietro , che è poi anche una marcia in avanti , circa il metodo dei negoziati . Questione questa per nulla accidentale , specialmente se si consideri come i formalismi e le animosità giornalistiche abbiano finora resa sempre più difficile una convenzione sul disarmo . 2 ) Sostanza dei dissensi . Il problema centrale di questa fase dei negoziati , che si chiude con l ' odierna risposta della Francia alle chiarificazioni richieste dall ' Inghilterra , non è tanto sulla divergenza fra i « memorandum » dell ' Italia e dell ' Inghilterra quanto sulla questione del riarmo della Germania che Italia ed Inghilterra tendono a legalizzare mentre la Francia insiste a considerare come una violazione dei trattati che non può formare la premessa di una convenzione di disarmo . Malgrado le apparenze , nel contrasto franco - tedesco vi è , in fondo , una identità di tesi : il disarmo non si può realizzare indipendentemente dalla garanzia di sicurezza . Ma questa identità di tesi diventa contrasto che appare insanabile quando si va a determinare che cosa le due nazioni intendano per garanzia di sicurezza . Infatti la Francia sostiene : il disarmo non ha significato se non è garantito da convenzioni di sicurezza , e lo stesso riconoscimento della parità dei diritti alla Germania fatto a Losanna è condizionato alle garanzie di sicurezza . Perché la Francia abbia tale garanzia di sicurezza , e quindi possa incominciare il disarmo effettivo è necessario che nessun aumento di armamenti sia concesso alla Germania , ma , al contrario , che si prendano provvedimenti contro il già avvenuto riarmo . La Germania risponde : il disarmo è inseparabile dalla sicurezza ( ed in ciò l ' accordo con Parigi è pieno ) , quindi ( e qui incominciano i dissensi ) il Reich chiede un esercito di 300 mila uomini necessario per il mantenimento dell ' ordine interno contro le forze del sovversivismo e per la garanzia delle frontiere contro i pericoli di avventure militari da parte di nazioni confinanti che in tal modo possono trovar un diversivo a difficoltà di politica interna . « Non accetterò mai , ha detto Hitler nella recente intervista , di riconoscere verso l ' estero che 150 mila uomini sono sufficienti per la difesa dello Stato , per poi armarne segretamente altri 150 mila » . La stampa francese fa presente che la scomparsa del pericolo comunista ed il recente patto germanico - polacco dovrebbero far ridurre sensibilmente le richieste tedesche di armamenti difensivi essendo ridotti i pericoli di offesa . Ma queste sono questioni secondarie : il contrasto , dopo mesi di negoziati , è ancora al punto di partenza cioè non tanto sull ' inscindibilità del problema disarmo - sicurezza , quanto sulla dichiarazione positiva di ciò che si ritiene necessario per la sicurezza . Un fattore nuovo di evoluzione dei negoziati , e sul quale ora la Francia tende a far pressione , è l ' atteggiamento dell ' opinione pubblica inglese di fronte ai piani tedeschi di sviluppo dell ' areonautica ( per la quale si è avuto un nuovo e forte stanziamento di mezzi nel bilancio del Reich ) ed alle voci sui propositi tedeschi di armare una potente flotta . Evidentemente , notano i giornali francesi , l ' Inghilterra è più sensibile ai problemi areonautici e navali essendo Londra esposta specialmente alle offese aeree ed essendo sui mari gli interessi britannici . Questi fatti dovrebbero , secondo l ' opinione francese , rendere l ' Inghilterra più guardinga nel legalizzare il riarmo tedesco e più pronta a considerare le garanzie di sicurezza come conditio sine qua non del disarmo . Ciò , secondo la Francia , dovrebbe condurre a respingere le proposte del memorandum italiano sullo statu quo e sul riconoscimento del riarmo tedesco . Ma l ' opinione pubblica , sia inglese che italiana , non sembra condividere pienamente le obiezioni francesi , in quanto l ' Italia e l ' Inghilterra sono preoccupate di ricondurre la Germania a Ginevra , cioè a collaborare con le altre nazioni europee : cosa questa impossibile nel caso che siano respinte in blocco le proposte tedesche circa le quali Berlino si mantiene di una intransigenza assoluta . Le prossime riunioni dell ' Ufficio di presidenza ed il prossimo viaggio dell ' on . Suvich a Londra contribuiranno certo a chiarire quali progressi siano stati fatti nella relazione fra le tesi dell ' Italia , della Francia e dell ' Inghilterra . A Roma si stanno iniziando le conversazioni economiche italo - austro - ungariche , e il problema danubiano continua a suscitare interessi vari nella politica non solo di paesi centroeuropei . Mentre l ' Austria in queste ultime settimane ha intensificato l ' opera di ricostruzione legislativa fissando compiutamente le basi della nuova costituzione statale , la campagna germanica anti - austriaca è venuta diminuendo di tono fino al punto che si credette che la Germania intendesse partecipare alle prossime conversazioni romane per entrare in quell ' intesa economica che si è sempre dichiarata aperta alla collaborazione di tutti gli Stati che hanno interessi più o meno diretti con l ' economia danubiana . Dopo le note dichiarazioni di Benes , la Piccola Intesa ha manifestato nuovi intendimenti ostili al revisionismo danubiano nella discussione che si è avuta negli ultimi giorni al parlamento rumeno . Maniu , a nome della minoranza parlamentare , in ciò concorde con la politica di Titulescu , ha affermato che la Romania non può restare tranquilla di fronte alle agitazioni revisionistiche ungheresi , affermando che le cause del disagio ungherese non si devono ricercare nei trattati di pace ma nelle difficoltà economiche che sono una conseguenza della guerra . Intanto il Senato greco ha ratificato il Patto balcanico e Muscianov , parlando al Parlamento bulgaro , ha dichiarato che la Bulgaria , pur non avendo firmato il Patto balcanico , intende praticare una politica di amicizia con tutti gli Stati vicini confidando nell ' opera della Società delle Nazioni per una revisione pacifica dei trattati . Revisionismo ed antirevisionismo è perciò , specialmente oggi , il problema centrale che interessa la politica danubiana e balcanica che è divisa non solo in linea di principio ma anche sul terreno pratico dei modi con i quali ottenere un eventuale revisionismo .
Duecentomila negri a Washington ( Stille Ugo , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Nuova York , 28 agosto - Nella più grande manifestazione politica di massa nella storia della capitale americana , oltre duecentomila negri hanno preso parte oggi alla « marcia di Washington » diretta ad affermare il diritto dei negri alla piena eguaglianza e a dimostrare in modo spettacoloso e drammatico la loro volontà di ottenere giustizia e rimuovere ogni forma di discriminazione razziale . I partecipanti , ai quali si aggiungevano molti bianchi , sono giunti nella capitale da ogni parte degli Stati Uniti tra la notte di ieri e la mattinata di oggi a bordo di treni speciali , di aerei , di 2000 autobus e di innumerevoli macchine private . La manifestazione si è svolta con perfetto ordine e disciplina , senza il minimo incidente , in un ' atmosfera di entusiasmo . Al motivo della protesta , espressa con dignità e senza appelli demagogici , si univa il motivo della fiducia nel successo della propria causa . La sensazione prevalente fra tutti coloro che hanno « marciato » oggi a Washington era che l ' evento costituiva una svolta nella storia degli Stati Uniti , l ' inizio di un ' era nuova non solo per la popolazione negra , ma per la stessa democrazia americana . Dai discorsi degli oratori che hanno arringato la folla dalla tribuna eretta davanti al mausoleo di Lincoln questa convinzione scaturiva nettamente . La hanno espressa in modo più politico il leader sindacale negro Philip Randolph e il leader sindacale bianco Walter Reuther , così come l ' ha espressa in termini più emotivi , quasi nella tradizione di un predicatore biblico , Martin Luther King , il pastore protestante che ha diretto l ' agitazione negra nel Sud dal 1955 ad oggi sulla base del principio gandhiano della « non violenza » . La vittoria dei negri nella battaglia per l ' eguaglianza sarà , essi hanno dichiarato , una vittoria dell ' intera America , sarà il segno concreto della capacità della democrazia americana a realizzare i suoi ideali e a tenere fede ai suoi princìpi . Un concetto analogo è stato espresso più tardi dal presidente Kennedy quando , alle cinque del pomeriggio , egli ha ricevuto alla Casa Bianca i dirigenti del comitato organizzatore della marcia . « Noi siamo stati oggi testimoni » ha detto il presidente « del fatto che decine di migliaia di americani , negri e bianchi , hanno esercitato il loro diritto di riunirsi pacificamente e di attrarre l ' attenzione generale del Paese su un problema nazionale di estrema importanza . Il modo come si è svolta la manifestazione ha servito utilmente non solo la causa di venti milioni di negri , ma ha contribuito anche al benessere dell ' umanità » . Il corteo della dimostrazione ha cominciato a formarsi alle undici del mattino attorno al celebre obelisco di 200 metri innalzato in onore di Giorgio Washington e si è poi diretto lungo due viali paralleli ( la Constitution Avenue e la Independence Avenue ) verso il mausoleo marmoreo di Lincoln . La distanza fra i due punti è di circa un chilometro e mezzo ed è in quest ' area che si sono ammassate , in una specie di gigantesco rettangolo , le duecentomila persone che hanno partecipato alla manifestazione . La folla agitava cartelli che proclamavano le varie rivendicazioni negre e cantava l ' inno del movimento integrazionista : We shall overcome ( Supereremo le difficoltà ) . Sulla tribuna d ' onore installata davanti al monumento a Lincoln , i dirigenti delle organizzazioni negre e i leaders politici si mescolavano con personalità del mondo del cinema e dello spettacolo . Fra queste erano Burt Lancaster , Marlon Brando , Gregory Peck , Susan Strasberg , Anthony Franciosa , Harry Belafonte e molti altri . Applausi particolarmente intensi hanno salutato l ' arrivo nella tribuna di Josephine Baker , la celebre vedetta negra dell ' anteguerra , giunta da Parigi in aereo per prendere parte alla manifestazione . Prima che cominciasse , alle due del pomeriggio , la parte ufficiale della cerimonia , cioè quella dei discorsi politici , la folla ha atteso pazientemente per tre ore sotto il sole ed è stata intrattenuta da una serie di programmi musicali che includevano il Folk singing oggi particolarmente di moda e i Blues e gli Spirituals negri , a cui hanno partecipato molti cantanti assai noti . La cerimonia ufficiale ha avuto poi inizio alle due del pomeriggio col canto dell ' inno nazionale e con la serie dei discorsi dei capi di tutte le organizzazioni negre che si sono coalizzate per organizzare la marcia , dei rappresentanti delle tre confessioni religiose principali d ' America ( cattolici , protestanti ed ebrei ) e del vicepresidente della confederazione del lavoro , Walter Reuther . I discorsi sono stati inframmezzati da due interventi musicali . Marian Anderson ha cantato lo spiritual Nelle sue mani tiene il mondo intero . Più tardi Mahalia Jackson ha cantato lo spiritual Sono stata disprezzata e l ' entusiasmo della folla è stato tale da forzarla a un bis . Dei discorsi dei dirigenti negri quello che ha prodotto sul pubblico l ' effetto più elettrizzante è stato l ' appello appassionato di Martin Luther King al quale la folla ha tributato una interminabile ovazione quando ha affermato : « Il negro non sarà soddisfatto finché la libertà non scorrerà come l ' acqua » . Walter Reuther , il cui sindacato si è assunto una parte delle spese dell ' organizzazione , ha detto nel suo discorso : « La lotta per i diritti civili è la lotta di tutti gli americani . Gli americani devono sentire la responsabilità di condividere l ' impazienza dei negri » ed ha affermato la necessità di marciare e lavorare insieme . « Noi non potremo difendere Berlino - Ovest finché negheremo la libertà a Birmingham » . La riunione è terminata con la lettura di un solenne « giuramento » in cui tutti i dimostranti si sono impegnati a proseguire , al ritorno nelle loro città , la lotta per il raggiungimento delle rivendicazioni negre e il trionfo del principio dell ' uguaglianza razziale .
Fidia o non Fidia questo è il problema ( Bignardi Irene , 1981 )
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Firenze . Sono bellissimi . Non ci vuole l ' occhio dell ' esperto per capirlo . Sono bellissimi , e nella sala angusta e male illuminata che li ospita al Museo Archeologico di Firenze , in mezzo al cicaleccio festoso delle scolaresche portate in visita e subito conquistate , in mezzo alle signore impressionate , alle comitive di giapponesi che commentano tiepidamente « They ' re nice » , belli , ma escono un po ' più silenziosi , in mezzo a chi li disegna ( fotografarli è proibito ) , in mezzo al discutere degli esperti e , sostiene qualcuno , in mezzo ai tedeschi e agli americani coi baffi finti e le microcamere nascoste intenti a valutarli , soppesarli , dargli un prezzo , sono anche più inquietanti : con la loro serenità antica , la loro straordinaria maestà , la loro perfetta armonia . Con buona pace di Rudolf Otto , l ' aggettivo , per loro , è « numinoso » : dall ' antichità , si sono portati dietro qualcosa di sacro . Siamo davanti ai due grandi bronzi rinvenuti casualmente a Riace , in Calabria , otto anni fa . Tutto comincia come in un film di Spielberg , un bel mattino d ' agosto . Due subacquei si stanno immergendo tranquilli al largo di Riace Marina , vicino a Reggio Calabria , a circa trecento metri dalla riva , in un punto dove la profondità del mare non supera gli otto metri . Quando uno dei due vede un braccio umano . Il primo pensiero è : un cadavere . E vengono subito chiamati i carabinieri . I « cadaveri » sono due e sono in realtà due grandi bronzi ( due metri uno , un metro e novantotto l ' altro ) complessivamente in buone condizioni , nonostante il soggiorno di venticinque secoli in quel fondale : con una gran chioma ricciuta e trattenuta da un nastro uno , l ' altro con una bizzarra testa tronca che sicuramente era coperta da un elmo , perduto , come le lance e gli scudi delle due statue . Dopo il recupero ordinato dal sovrintendente Giuseppe Foti e dopo le prime cure , i due guerrieri vengono portati per un restauro conservativo più completo a Firenze . E qui , per cinque anni , una équipe di esperti porta avanti il classico miracolo d ' ingegno all ' italiana , liberando le statue delle incrostazioni marine , proteggendo il bronzo dalle conseguenze dell ' azione corrosiva della salsedine e stabilizzandolo . Le fotografie che documentano la « cura » , esposte alla mostra , sono impressionanti : quasi che sul lettino operatorio dei tecnici se ne stessero sdraiati , con tutta la loro maestà , due dèi . Poi , a restauro ultimato , la mostra quasi clandestina ( senza pubblicità , senza battage di uffici stampa , con pochi o niente manifesti murali , in una sala del Museo Archeologico di Firenze , sotto il titolo pudico I grandi bronzi di Riace . Un restauro archeologico ) , che si è chiusa domenica scorsa . Clandestina forse nelle intenzioni . Perché mai , come in questa occasione , la gente ha parlato , la voce è corsa da amico ad amico ; finché , a furor di popolo , la chiusura della mostra è stata rinviata una prima volta . Poi è venuto il presidente Pertini , esprimendo l ' opinione che la mostra dovesse restare aperta . Poi si è diffusa la voce di una riapertura il 14 febbraio . Poi è arrivato il ministro dei Beni Culturali , e ha promesso un decreto che lascerebbe per qualche tempo ancora le due statue a Firenze ; dove il soprintendente si riprometterebbe , in tal caso , di trasformare l ' avvenimento in una grancassa per il successivo trasferimento a Reggio Calabria ... In realtà , da domenica la sala del Museo Archeologico si è chiusa , forse per sempre . E i due guerrieri di Riace si preparano ad essere imballati e trasportati a Reggio Calabria , alla cui giurisdizione appartengono per legge . E a Reggio Calabria non si sa quando saranno di nuovo visibili : perché bisogna aspettare che attorno a questi due bronzi ( tra i pochi superstiti dell ' antichità greca , insieme al Poseidon del Museo Archeologico di Atene e all ' Auriga di Delfi ) venga creata una struttura adeguata , uno spazio adatto , sistemi antifurto , le indispensabili basi antisismiche . E bisogna soprattutto dare inizio una buona volta agli indispensabili lavori di ricerca . Perché , come per tutte le grandi bellezze greche , anche per gli indubitabilmente greci bronzi di Riace corre il rischio di scoppiare una guerra . In questo caso , la guerra delle attribuzioni e delle identificazioni . Il primo a dire la sua , anche se di fronte al ristretto pubblico di un congresso archeologico a Delfi , è stato l ' illustre studioso tedesco Werner Fuchs . Per lui non ci sono dubbi : si tratta di due eroi del donario di Maratona a Delfi . E cioè del donario che gli Ateniesi offrirono al santuario di Delfi dopo la vittoria contro i Persiani del 490 a.C. E cioè , si tratterebbe di due opere di Fidia , lo scultore del Partenone , il massimo artista della Grecia classica . Della stessa idea è Antonio Giuliano , professore di archeologia e storia dell ' arte antica all ' Università di Roma . « Sono sicuramente originali greci . E per motivi iconografici , formali , stilistici , sono databili tra il 460 e il 450 avanti Cristo . Perché ? Ma per il trattamento dell ' anatomia , delle teste , per certe annotazioni singolari come i capezzoli di rame , i denti d ' argento , gli occhi d ' avorio , che li assimilano all ' Auriga di Delfi . E quanto all ' autore , non ci possono essere dubbi . O siamo davanti a due bronzi di Onatas , lo scultore di Egina , o siamo davanti a due bronzi di Fidia . Io penso a Fidia . Anzi l ' ho anche scritto , più di un anno fa » . Basta leggere Pausania , spiega . Dove ( X . 10.1 ) l ' autore parla del donario , fatto dagli Ateniesi a Delfi con la « decima » della vittoria di Maratona , e « formato da tredici figure , da un ' Atena , da un Apollo , da un Milziade e da dieci eroi attici » , probabilmente gli eroi eponimi delle tribù . « Statue di questa importanza non possono essere state ignorate dalle fonti . Non c ' è che da leggerle , e allora non è necessario essere Sherlock Holmes per scoprire da dove vengono . Si prendono le impronte dei piedi dei due bronzi , e si va in Grecia , dove si ritiene che le statue fossero collocate , e si accerta se aderiscono alle basi » . Elementare . Eppure , a otto anni di distanza dal ritrovamento , questo non è ancora stato fatto , se non altro per mettere un freno alle fantasie . Ma c ' è anche chi getta acqua sul fuoco . Per esempio Enrico Paribeni , professore di archeologia all ' Università di Firenze . Il quale pensa addirittura che i due bronzi non siano coevi ( quello ricciuto sarebbe effettivamente del quinto secolo a.C. , cioè dell ' età di Fidia , ma il secondo sarebbe più recente , e precisamente dell ' inizio del quarto secolo ) . Quanto a Fidia , a Paribeni l ' attribuzione proprio non piace . Perché ? « Per ragioni formali , stilistiche . Perché Fidia non lavorava spesso nel bronzo . Perché in definitiva le cose sono molto più complesse » . Molto pacati e prudenti sono anche a Reggio Calabria , che grazie ai due guerrieri , Fidia o non Fidia , grancassa di Firenze o meno , potrà - se lo saprà - diventare uno dei quattro o cinque centri archeologici più importanti della Magna Grecia , accanto a Paestum , Agrigento , Siracusa . « L ' attribuzione a un autore è molto difficile , ma non è questo il problema principale » minimizzano alla Soprintendenza . Ma intanto le due più straordinarie statue greche rinvenute in Italia fino ad oggi ( e rimasteci , per ora , anziché seguire la brillante carriera californiana del Lisippo acquistato dal Getty Museum di Malibu ) sono ancora oggi « sciaguratamente inedite » come dice Antonio Giuliano . Non sarebbe male se , in questo dramma delle gelosie tra soprintendenze e grandi esperti , il pubblico potesse intanto continuare ad ammirare i due capolavori .
StampaQuotidiana ,
L ' assassinio di Dollfuss , e la morte di Hindenburg sono due avvenimenti decisivi sull ' orientamento delle cose politiche europee . L ' opera del cancelliere austriaco stroncata dal terrorismo mentre era nella sua piena efficienza per la realizzazione di una politica coraggiosa che interessava non solo l ' Austria ma l ' Europa intera , il prestigio e l ' autorità del presidente del Reich venuto a mancare in un momento nel quale il suo spirito di moderazione poteva ancora esercitare un ' influenza equilibratrice nella tormentata Germania , lasciano un doloroso vuoto nel destino d ' Europa . I due avvertimenti , di natura e di significato assai diverso , sono stati ormai analizzati e valutati adeguatamente dalla stampa e dall ' opinione pubblica . Allo sdegno ed al risentimento mondiale per il delitto di Vienna , al rimpianto ed al cordoglio per il sereno transito di Neudeck , deve oggi far seguito un obiettivo e quindi concreto esame delle nuove situazioni politiche le quali si sono venute creando nel breve giro di poche settimane di questa travagliata estate che a molti è apparsa quale sanguinosa rievocazione ventennale di un ' altra ben tragica e torbida estate . 30 giugno , 25 luglio e 2 agosto sono date variamente memorabili , punti fissi di orientamento per ogni giudizio sui vari aspetti della nostra civiltà politica . Quali mutazioni ha subìto o sta per subire l ' ambiente dopo le tre deprecabili giornate ? Questo è il problema . Dollfuss ha costruito sul sodo . Il sangue della vittima ha definitivamente consacrata una politica che non deve e non può ritornare sui suoi passi . Quello che poteva essere speranza e fiducia durante le torbide giornate viennesi è oggi certezza . L ' Austria ha ritrovato un ordine ed ha ritrovato un capo il quale , giurando fedeltà a Dollfuss ha saputo anche assumerne in pieno la pesante eredità . La situazione interna di queste ultime settimane ha dimostrato in concreto come la pretesa impopolarità della politica di Dollfuss fosse una menzogna fabbricata dalle bande dei rinnegati per giustificare in qualche modo la loro azione . Il popolo non ha risposto al segnale della rivolta , fallita appunto per lo spirito di disciplina e di devozione delle masse popolari che hanno poi visibilmente testimoniato il loro cordoglio per la perdita del capo . Le masse erano e sono rimaste con Dollfuss . La pronta azione del governo di Schuschnigg ha avuto quattro immediati obiettivi : garantire la continuità della politica di Dollfuss , precisare le responsabilità dei fatti del 25 luglio , reprimere il banditismo politico , esercitare pronta , severa ed anche misurata giustizia punitiva contro gli esecutori materiali dell ' assassinio . Quest ' opera ha rivelato , non solo all ' interno ma anche all ' estero , le spiccate qualità di energia e di moderazione del successore di Dollfuss la cui direttiva politica ha trovato un degno continuatore . Anche dal punto di vista internazionale la situazione austriaca realizza una forte attività : l ' indignazione e la riscossa delle forze morali hanno posto in rilievo una solidarietà veramente universale con il diritto della piccola Austria che oggi sa con certezza di poter contare , nella sua tenace lotta per l ' ordine e l ' indipendenza , su tre grandi forze : l ' adesione morale di quei popoli europei che hanno conservato il senso della giustizia e del diritto , la garanzia italo - franco - inglese già concretata nella nota del 17 febbraio e rinforzata dopo i recenti avvenimenti ; la particolare vigilanza ed il positivo intervento dell ' Italia che , con il rapido concentramento di truppe al confine del Brennero , ha energicamente dimostrato di esser pronta ad intervenire anche con la forza a difesa dell ' integrità territoriale dello Stato austriaco . Tali sono i fatti positivi così chiari , acquisiti ed inequivocabili da non ammettere dubbi o incertezze . Da parte dei nemici dell ' Austria il bilancio si chiude invece con considerevoli passività fra le quali le più rilevanti sono : individuazione precisa dei responsabili e documentazione della loro attività criminale ; fallimento di ogni speranza in una adesione popolare contro una politica denigrata come tirannica mentre nel fatto è apparsa così poco poliziesca da non avere un valido presidio armato neppure al portone della cancelleria ; indignazione mondiale contro il terrorismo politico considerato ormai come il pericolo europeo n . 1; avvicinamento per uniformità di vedute italo - franco - inglese , secondo le stesse parole di Baldwin . Anche questi sono fatti chiari , acquisiti ed inequivocabili da non ammettere dubbi o incertezze . E di tutto ciò va tenuto il debito conto nel giudicare quali possano essere gli sviluppi della presente situazione politica nell ' ambito della quale la questione austriaca si è dimostrata e riconfermata quale questione europea . Come l ' aveva vista Dollfuss con chiarezza d ' intuizione e con geniale mente di politico . Nei riguardi della situazione germanica , che si è venuta creando con la morte di Hindenburg , abbiamo già rilevato nel nostro giornale come i commenti , cordiali nell ' ammirazione del grande Maresciallo Presidente , sono riservati circa la nuova legge costituzionale approvata dal Consiglio dei ministri . Questa legge ha una importanza capitale , tale da giustificare quanto il ministro Hess ha affermato nel suo radio - discorso di ieri : « Da questo giorno incomincia la storia della nuova Germania » . I commenti della stampa , specialmente inglese , prendono in esame la trasformazione costituzionale da due punti di vista : quello giuridico e quello politico . Evidentemente , nella fattispecie , la questione giuridica passa in secondo ordine . Riguardo il valore giuridico della riforma costituzionale , i giornali rilevano che la legge , pur essendo emanata dal governo nel pieno esercizio dei pieni poteri concessi dal Reichstag , non ha la necessaria sanzione né del presidente del Reich , che al momento dell ' approvazione della legge era all ' antivigilia della morte , né del presidente del Tribunale Supremo del Reichstag al quale , secondo la riforma della costituzione votata nel 1932 , passano nell ' interregno i poteri del presidente del Reich . Circa il nuovo regolamento della successione si fa presente il problema della conciliazione in una sola persona dell ' irresponsabilità delle funzioni del capo del governo con la responsabilità delle funzioni di capo dello Stato , e nei riguardi del plebiscito , previsto non dalla recente legge del Consiglio dei ministri che regola in modo definitivo la successione , ma dalla posteriore lettera di Hitler al ministro degli Interni , si rileva la differenza fra plebiscito ed elezione , cioè fra la scelta da parte dei cittadini dei loro candidati alla presidenza , secondo quanto stabilisce la Costituzione di Weimar , e la richiesta di un ' approvazione che presuppone un fatto compiuto e che comunque , nell ' eventualità di una risposta negativa , pone il paese in una situazione non prevista . D ' altra parte la nuova riforma costituzionale non determina nulla neppure sul tempo della permanenza in carica del Reichsführer che è da alcuni ritenuto quale console a vita . Con la fine della carica di presidente , che è stata coperta da Ebert e da Hindenburg , si pone anche il problema costituzionale delle funzioni del rappresentante alla cancelleria , nominato dal Reichsführer , ma non meglio precisato , nelle sue competenze e nella sua fisionomia giuridica . Lo stesso giuramento dell ' esercito prestato , prima del Plebiscito , alla persona di Hitler è oggetto di diverse valutazioni . Ma , come si disse , nella fattispecie le questioni giuridiche ( da quanto si rileva dalla stampa tedesca ) non hanno grande rilievo . Ciò che è posto in primo piano è il fatto politico della concentrazione di tutti i poteri nelle mani del Reichsführer che è ad un tempo capo dello Stato tedesco , del governo e del Partito nazionalsocialista . E nulla è più improprio di ipotesi o di giudizi a priori nel campo politico , ove l ' ultima parola spetta , storicamente almeno , all ' esito delle imprese .
IL VECCHIO DELL'AURORA ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Leningrado , martedì - Dalla finestra della mia camera d ' albergo vedo gruppi di sciatori coi maglioni multicolori traversare cantando la piazza , sotto le cupole dorate della cattedrale d ' Isacco . Già dal veloce giro che abbiamo fatto stamane , Leningrado si rivela una città di quelle che basta viverci un poco perché sembri d ' esserci vissuto sempre , una città di quelle che non possono mancare nell ' elenco delle « patrie » ideali che ogni uomo , vivendo e riflettendo , si costruisce accanto alla sua patria reale . La Prospettiva Nevski , anche se l ' immaginavo diversa ( non che ne avessi un ' immagine precisa ; avevo in testa vaghi colori di paesaggio : neve e lampioni e fiume gelato ) , ora che la vedo così , una via lunga e dritta fino alla guglia d ' oro dell ' Ammiragliato ( e la Neva è laggiù , laggiù alla fine ) , una via d ' una eleganza asciutta , senza orpelli , come una donna troppo sicura di sé e delle sue doti per adornarsi , una via che un che di ventoso e tagliente - di marino - ecco che è come l ' avessi sempre conosciuta così , ecco i personaggi di Gogol e Dostojevski hanno trovato il loro scenario naturale . « Leningrado è una città giovane , una città appena nata - dicono i nostri compagni moscoviti , con scherzoso campanilismo - Mosca ha otto secoli , Leningrado appena tre » . Ma il segreto di Mosca , io dico , è in una giusta giustapposizione di secoli lontanissimi tra loro , che non possono incontrarsi senza contrasto , con grandi intervalli senz ' età , riempiti dalla « Mosca di legno » ; mentre il segreto di Leningrado è in una storia cresciuta giorno per giorno , pietra dopo pietra , in cui tutto si assomma e si confonde e s ' armonizza , come gli stili e i colori che concorrono a formare lo scenario di questa magnifica Piazza dei Palazzi : il verde del Palazzo d ' Inverno , spaziato dal bianco delle sovrastrutture barocche ( un barocco pieno , ricco e gioioso ) , il giallo dei palazzi neo - classici che furono dello Stato Maggiore , del Sinodo , l ' oro della cupola del duomo d ' Isacco e della guglia dell ' Ammiragliato ; o , allo Smolny , l ' azzurro del duomo e del monastero barocchi , e il giallo dell ' Istituto , glorioso di memorie rivoluzionarie . « Durante l ' assedio s ' andava al fronte in tram » mi ha raccontato Nicolaj Cerkassov , il popolare attore cinematografico . Il fronte era ai margini di Leningrado ; i cannoni di Hitler sparavano sui quartieri della città , gli operai alla sera uscivano dal lavoro prendevano il fucile , salivano sul tran e andavano a fare il loro turno al fronte . Lungo la Neva la sera tira un ' aria fredda e brumosa . Ma c ' è , su questi bianchi spalti , tutto un mondo di ricordi letterari e storici che bastano a farti ribollire il sangue a ogni passo . Laggiù oltre il fiume , la fortezza Pietro e Paolo , per le cui celle sono passate generazioni di rivoluzionari russi ; e qui , attraccata a questa banchina , ecco , l ' Aurora . L ' incrociatore Aurora : le cui cannonate contro il Palazzo d ' Inverno il 7 novembre 1917 segnarono l ' inizio della Rivoluzione . Ora è fermo ; da anni , ormai . Dopo la carriera più varia , avventurosa e gloriosa che mai ebbe una nave , s ' è trasformato in un monumento galleggiante . È un vecchio ufficiale che ci fa da cicerone , il maggiore Lipatov , attuale comandante dell ' incrociatore : un uomo dal collo taurino , i lineamenti grossi , l ' occhio risoluto . Nel quadrato di poppa , illustrandoci i cimeli del piccolo museo , ci racconta la storia dell ' Aurora . Una storia , dicevo avventurosa : l ' Aurora fu l ' unica nave da guerra russa scampata dalla famosa disfatta di Tsushima , nella guerra russo - giapponese . Dopo circumnavigazioni e guerre , nel 1917 l ' Aurora era già una nave vecchia e piena d ' avarie , ed era in cantiere a Pietrogrado . Le riparazioni venivano compiute da squadre d ' operai della capitale , che sulla nave erano in continuo contatto con i marinai , discutevano con loro gli avvenimenti della rivoluzione e distribuivano loro la stampa bolscevica . Il comandante ci mostra le fotografie dei due marinai che organizzarono il soviet dei marinai dell ' Aurora e che diressero l ' insurrezione dell ' Ottobre . Uno magro e bruno , dall ' aria vivace e acuta , che poi morì nella guerra civile ; l ' altro biondo , spesso e baffuto , dall ' aria fiera . Dopo la Rivoluzione l ' Aurora , veterana della Flotta Rossa , diventò nave scuola e girò i mari coi giovani quadri della nuova marina socialista . Molti degli ufficiali della marina sovietica sono passati per la scuola dell ' Aurora . Abbiamo finito il nostro giro . Ma il comandante Lipatov ritorna ai ritratti dei due marinai rivoluzionari , indica con la sua bacchettina la foto di quello biondo e robusto , ammicca e dice : « E quello sono io » . È lui il marinaio fustigato tante volte sul ponte e legato al fusto dei cannoni sotto il sole dell ' Oceano Indiano , è lui che aveva disarmato gli ufficiali zaristi e aveva fatto sparare contro la sede del Governo Provvisorio . Sulla nave dove ha passato tutta la sua vita , dove ogni boccaporto , ogni scaletta è piena di ricordi crudeli o entusiasmanti , su questa nave che non si muoverà più dalla Neva , un vecchietto col cappotto dai bottoni d ' oro passa ogni sera tra i cannoni che hanno tuonato per la fine d ' un impero e l ' inizio del socialismo nel mondo , guarda le rive illuminate di Leningrado , e racconta la storia dell ' Aurora a comitive di giovani intirizziti e sbalorditi , venuti dall ' Italia , dal Brasile , dal Pakistan . Le cameriere che servono alla nostra tavola dell ' Hôtel Astoria , persuase , chissà perché , che noi ci schermiamo nel mangiare per qualche nostro inspiegabile fanatismo di digiunatori , ci colmano di montagne di vivande e di sorrisi , d ' esortazioni , di proverbi , di canzonature , divertendosi un mondo con una caricata aria materna . Sono graziosissime entrambe : brune , snelle , occhi mobilissimi , bocche aggraziate e spiritose . È un po ' presto per far considerazioni generali , ma direi che in contrasto alla pacifica , soffice dolcezza delle moscovite , le leningradesi abbiano un brio parigino o viennese .
StampaQuotidiana ,
La matematica è la scienza che si nasconde . Tutti si dimenticano che esiste . A molti appare come una disciplina astratta , aristocratica e distaccata , coltivata da geni strampalati . Poi d ' improvviso ci si rende conto che quanto di più moderno c ' è nella vita pratica , tante novità che sfrecciano nella cronaca , presuppongono l ' intervento decisivo della matematica . Il bancomat è sicuro grazie a numeri primi e curve ellittiche . Le più travolgenti operazioni di Borsa sono guidate da giovani e brillanti matematici . Parafrasando un pensiero di Italo Calvino , si potrebbe dire : fare matematica è " nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto " . Ma ci è voluta l ' Unesco , proclamando il 2000 " Anno della matematica " , per indurre il mondo a vincere un ' inveterata pigrizia intellettuale nei confronti di questa disciplina straordinaria . Per spiegare il peso reale della matematica nella società , domani si terrà a Milano una manifestazione a cura dei dipartimenti interessati delle cinque università milanesi . L ' iniziativa dell ' Unesco ha rotto il ghiaccio . Finalmente interpellati , i matematici hanno tanto da raccontare . La matematica si nasconde proprio perché è essenziale . " La verità , secondo me , è la sua ubiquità . La matematica è un po ' come l ' aria : ce ne accorgiamo quando manca " , rileva Giandomenico Boffi , ordinario di Algebra all ' Università di Trieste . È fuori discussione che la matematica sia " nascosta " agli occhi della gente . " Sfugge perfino la natura dinamica della matematica : spesso mi sento chiedere se c ' è qualcosa di nuovo da scoprire , e noto stupore attorno a me se parlo di teoremi nuovi " , nota ancora Boffi . " Sfugge la valenza culturale della matematica : quanti si vantano di apprezzare tutte le espressioni dell ' ingegno umano ( lettere , arti , diritto ) ma confessano , con civetteria , di non capire nulla di matematica ? " . I matematici ci hanno provato a far capire che la matematica è dovunque . Boffi cita " Matematica e cultura " , la manifestazione che dal 1997 si svolge ogni anno a Venezia . Le numerose sessioni hanno titoli come " Matematica e arte " , " Matematica e musica " , " Matematica ed economia " , e via dicendo . " Ma chi riconosce in uno splendido design l ' influsso della geometria frattale ? Chi è al corrente dell ' analisi matematica del suono nella musica moderna ? " . E poi , proprio le persone colte tradiscono la matematica . " Si parla di particelle subatomiche e di spazi intergalattici , di intelligenza artificiale , di telecomunicazioni , di meccanica quantistica . Ma si dimentica che sotto c ' è sempre una teoria matematica . E il trattamento dell ' informazione ? Presenta problemi di natura squisitamente matematica " , sottolinea Boffi . " E poi la matematica è un linguaggio comune agli esseri umani di ogni luogo e di ogni tempo " . Nuove sfide attendono questa scienza , che non ha affatto concluso il suo lavoro . Ma che cosa c ' è ancora da scoprire , in questo campo ? " Moltissimo . Sicuramente molto di più di quanto è stato scoperto finora " , interviene Marco Andreatta , professore di Geometria all ' Università di Trento . " La matematica è una scienza che si occupa dell ' infinito e , per sua natura , ogni volta che risolve un problema contemporaneamente ne apre altri , a quello collegati " . Andreatta avverte che la decisione dell ' Unesco è un riconoscimento da non prendere con indifferenza , un ' occasione da non sprecare , se si vuol dare sempre più slancio alla ricerca matematica e rilanciarne l ' immagine . " Il principio che ogni cosa in natura può essere misurata , tradotta in numeri ( e in altri oggetti matematici ) già appare in Galileo e forse anche prima di lui . Ma attenzione a non ridurre la matematica a soli numeri , magari elaborati al computer . La matematica comprende dell ' altro : l ' intuizione , la bellezza e l ' eleganza ( ci sono dimostrazioni più belle ed eleganti di altre ) " . Il ruolo dell ' educazione matematica è indispensabile allo sviluppo del pensiero razionale . " Uno dei tratti più importanti della nostra disciplina - commenta Andreatta - è la sua grande libertà di pensiero . Un pensiero mosso dalla curiosità della mente umana , spesso senza i vincoli dell ' applicabilità " . Ma , proprio mentre l ' Unesco punta sulla matematica , in Europa , e in particolare in Italia , lo spazio riservato a questa disciplina viene ridotto , nelle scuole superiori e nelle università ( dove , a Scienza e Ingegneria , cala il numero degli iscritti ) . " Ecco , io temo che su questo piano il proposito dell ' Unesco rischi una grave sconfitta " , confessa ancora Andreatta . E invece un ' educazione matematica è oggi più salutare che mai , " in quest ' epoca di faciloneria , in cui dominano l ' irrazionalismo e le pseudoscienze ( si pensi all ' astrologia ) " , prende la parola Claudio Citrini , ordinario di Analisi matematica al Politecnico di Milano . E aggiunge : " La matematica dovrebbe richiamare alla razionalità della logica e alla fantasia dell ' invenzione . Doti che scarseggiano sempre più . Il popolo di Internet dovrebbe essere molto accorto . La matematica potrebbe aiutarlo a non lasciarsi incantare come il villano davanti all ' imbonitore della fiera , a non prendere per verità assoluta tutto quello che incontra nella rete " . La matematica sostiene tutte le grandi tecnologie e permette di affrontare questioni finora invincibili . C ' è l ' analisi numerica dietro strutture complesse o imponenti : si va dalla scocca dell ' auto ai grandi ponti , ai grattacieli , alle piattaforme petrolifere . Questi calcoli coinvolgono centinaia di migliaia , se non milioni , di incognite . Le fenomenologie nuove che s ' incontrano nello studio di sistemi complessi ( come quelli biologici , o il moto dei corpi celesti ) possono essere investigate con tecniche matematiche moderne ( teoria delle catastrofi , frattali , sistemi dinamici ) che conducono a risultati assolutamente inaspettati , spiega Citrini . " La matematica dà certezze ma , vista dal di dentro , appare assai più problematica " , aggiunge Citrini . " I suoi rapporti con le altre scienze sono altrettanto strani " , osserva il professore . Cita Albert Einstein : " Le proposizioni della matematica , se si riferiscono alla realtà , non sono sicure ; se sono sicure , non si riferiscono alla realtà " . E commenta : " A mio parere , il fascino della matematica sta nel fatto che è terreno conquistato palmo a palmo , dopo un continuo combattere per ottenere un nuovo risultato , una nuova verità " . Matematica e fede . Citrini ricorda che molti matematici si sono cimentati in dimostrazioni dell ' esistenza di Dio . " La più famosa è quella probabilistica di Pascal ( la scommessa secondo la quale , per chi crede , il guadagno è di gran lunga superiore all ' eventuale perdita ) . Ma anche Leibniz inferiva l ' esistenza di Dio dal sistema binario ( l ' uno divino che , unendosi al nulla del creato , forma l ' immensa varietà del tutto ) . Ultimo è Gödel , il grande logico dei primi del '900 che matematizzò in termini moderni la dimostrazione ontologica di Sant ' Anselmo . Dimostrazioni interessanti , ma nessuna di esse può convincere chi non crede . Semplicemente , Dio non è un oggetto matematico , come non è un oggetto fisico . E non può essere studiato da nessuna scienza ( né per affermarlo né per negarlo ) . A maggior ragione , non lo è il Dio rivelato
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Per il 15 settembre è ufficialmente convocata l ' Assemblea autunnale della Società delle Nazioni . L ' ordine del giorno non fa alcun accenno alla questione che così vivamente interessa l ' opinione pubblica e che provocherà certo l ' avvenimento più saliente della prossima Assemblea : l ' ammissione della Russia nella Società delle Nazioni . Il silenzio delle sfere ufficiali ginevrine su tale problema è da molti punti di vista preoccupante . Il segnale di allarme è stato dato dalla stessa stampa di Ginevra che si può ritenere bene informata sulle faccende del Quai Wilson . Che cosa si nasconderebbe sotto questo silenzio ufficiale ? Si parla di negoziati segreti per l ' ammissione dei Sovieti nella Società delle Nazioni , e del proposito di presentare la candidatura di sorpresa per evitare le immancabili opposizioni . Anche la Lega ginevrina intenderebbe mettersi sulla strada della diplomazia segreta : se così fosse non resterebbe che da prevedere un ulteriore discredito della Società delle Nazioni , già compromessa con il fallimento della Conferenza del disarmo . Che cosa vogliono le nazioni che lavorano per presentare di sorpresa la candidatura sovietica ? Vogliono evitare che i titoli che la Russia deve presentare per essere ammessa siano sottoposti all ' esame della 6° Commissione , la quale , secondo la carta statutaria , è obbligata a determinare se esistano tutte le condizioni necessarie per concedere l ' ammissione . Queste condizioni non esistono , e l ' istituto ginevrino , se intende con disinvoltura violare la sua procedura , riuscirà pure a cogliere di sorpresa gli Stati oppositori , ma minaccerà anche il suo prestigio che presuppone il rispetto delle norme statutarie . Che la Russia non abbia i titoli sufficienti per essere ammessa a Ginevra è già stato ampiamente dimostrato . Le Repubbliche sovietiche non sono riconosciute da tutte le nazioni né de iure né de facto : inoltre l ' articolo primo del Patto esige che lo Stato aderente sia uno Stato « il quale si governi liberamente » , e l ' articolo 23 prescrive che i membri si obblighino « di assicurare e di mantenere eque ed umane condizioni di lavoro per l ' uomo , la donna ed il fanciullo sia nei loro territori che in tutti i paesi ai quali si estendono le loro relazioni di commercio e d ' industria » . Basta considerare i caratteristici ordinamenti della dittatura sovietica , l ' oppressione della libertà di lavoro , di opinione e di fede , i metodi di governo sull ' Ucraina e sul Caucaso per concludere che le Repubbliche sovietiche non hanno alcuno dei requisiti giuridici necessari per l ' ammissione . Perciò il tentativo di evitare la necessaria verifica delle condizioni , per la quale lo statuto prevede una speciale commissione , si risolve in una frode delle norme statutarie con grave pregiudizio della serietà della Lega . Il caso del Messico , citato per parare le immancabili critiche , non giustifica la gravità della nuova procedura : infatti il Messico fu ammesso senza verifica per il semplice fatto che , al momento della costituzione della Società delle Nazioni , il Messico , a differenza delle altre repubbliche americane , per l ' opposizione di Wilson , non era stato « invitato » ad aderire , mentre aveva i requisiti necessari per ricevere un tale invito . Se effettivamente si cercasse di frodare le procedure ammettendo la Russia senza verifica , si verrebbe ad avere questa situazione paradossale : uno Stato , che molte nazioni non riconoscono giuridicamente , non solo viene ammesso nella Società delle Nazioni , alla quale per precise norme statutarie non ha diritto di appartenere , ma viene ammesso anche con una procedura eccezionale quasi che si trattasse di una nazione che per la sua civiltà politica è assiomaticamente al disopra ed al di fuori di ogni discussione . L ' ipotesi , che sempre più appare probabile , di un ingresso della Russia a Ginevra senza verifiche non si giustifica ma solo si comprende in un momento di preoccupante decadenza delle istituzioni che presiedono alla collaborazione fra i popoli . La Russia non può né giuridicamente né moralmente essere ammessa nella Società delle Nazioni , e se di ammissione si vuol parlare , in quanto si consideri l ' ammissione come un mezzo per influire con la civiltà europea sulla barbarie russa , l ' ammissione deve essere rigorosamente condizionata . Altrimenti non l ' Europa influirà sulla Russia ma la Russia sull ' Europa . Gli Stati che si sono anzitutto preoccupati della salute interna hanno posto condizioni al riconoscimento giuridico dei Sovieti . Così gli Stati Uniti e così l ' Inghilterra che hanno preteso dal governo di Mosca l ' impegno di rinunciare ad ogni propaganda comunista e di assumere la responsabilità dell ' azione della III Internazionale . A Ginevra invece non si parla di condizioni ma si conta di sanzionare con un applauso l ' ammissione dei Sovieti . L ' insostenibilità di questa situazione appare ancor più evidente qualora si pensi al fatto che a Ginevra , cioè nel territorio dello Stato svizzero che non ha riconosciuto e non intende riconoscere la Russia , si installerebbe una delegazione sovietica che , sotto l ' egida del Quai Wilson presso il quale sarebbe accreditata , potrebbe divenire un vero centro di propaganda comunista internazionale , una spina nel cuore dell ' Europa civile . Perciò sono pienamente giustificate le giuste preoccupazioni della stampa svizzera la quale rileva come ormai sia già documentato dai fatti che le sedi dei diplomatici sovietici sono anche centrali di propaganda della III Internazionale . Ad edificazione di quanti vogliono illudersi sulla sincerità del pacifismo moscovita , togliamo dal giornale « Ordre » il seguente passo di un articolo apparso recentemente sulla « Pravda » di Leningrado : « Quando i tamburi della grande Armata Rossa batteranno , quando le nostre baionette ed i nostri velivoli rossi porteranno nel mondo il segnale della Rivoluzione comunista e dell ' emancipazione dei popoli , allora sorgerà l ' alba del giorno del giudizio e dell ' espiazione per il delitto di millenni : sarà il giorno della liberazione per l ' India , la Cina , per tutte le razze oppresse e torturate . La volontà di giungere a questa liberazione è suprema legge e suprema ragione di vivere per noi che abbiamo innalzato lo stendardo dell ' emancipazione dell ' umanità » . Rettorica vuota e meschina di spiriti esaltati che trovano però la loro Ellade nelle Repubbliche russe che si preparano ad inviare a Ginevra i loro diplomatici , ed in Estremo Oriente i loro cannoni .
LA CASA DELLE VOCAZIONI ( Calvino Italo , 1952 )
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Leningrado , martedì sera - Visita della Casa della cultura « Kirov » . Forse , di mia iniziativa , non avrei mai pensato di visitare una Casa della cultura , nome che mi evocava generiche immagini di conferenze e concerti di solisti . Invece , dopo che ne ho vista una a Baku e ora questa a Leningrado , so che se ci si vuol fare un ' idea della vita abituale del lavoratore sovietico , se si vuol comprendere l ' entusiasmo culturale di massa che è caratteristico dell 'U.R.S.S., bisogna rendersi conto dell ' importanza di queste istituzioni . Più di diecimila persone affollano ogni sera questo palazzo dell ' architettura del periodo « costruttivista » . La « Kirov » è una delle due case della cultura di Leningrado che dipendono direttamente dalla Confederazione dei sindacati ; inoltre esistono a Leningrado oltre 50 case della cultura che dipendono dai singoli sindacati . Ci va gente di tutti i generi , giovani , ragazze con il moroso , madri coi figlioli , ci vanno a studiare , a ballare , a trovarsi con gli amici , a darsi arie d ' artisti , a trovar marito , ad allenarsi alla boxe , a prepararsi agli esami in biblioteca : tutte le sere un mare di gente che va e viene per questi corridoi illuminati . Questa è la casa della cultura . Della cultura , sissignori . Gente che ha lavorato otto ore e adesso , alla sera , ha questi trecento mondi che gli s ' aprono davanti , nelle trecento sale della casa « Kirov » . « Cultura » è un po ' una parola magica , in U.R.S.S. Ci può entrar dentro il divertimento , lo sport , l ' arte , i lampadari , il mobilio , la buona educazione , la propria dignità di cittadino . La parola « cultura » in U.R.S.S. contiene sempre anche il senso di « conquista della cultura » , l ' orgoglio di poter disporre di tutti questi nuovi strumenti di libertà , il confronto con la vita grigia di un tempo . Per me , incorreggibile sbadigliatore , l ' entusiasmo del popolo sovietico per le conferenze resta uno dei fatti più misteriosi . Appena entrati alla casa « Kirov » , al primo piano , vediamo gente che si affolla alle porte d ' una sala di conferenze . La conferenza è già cominciata e la sala è piena : quelli rimasti fuori cercano invano d ' entrare . Ci fanno largo perché possiamo dare un ' occhiata dentro . Ci sono molte carte geografiche , e un conferenziere tiene una lezione di politica estera ; molti del pubblico prendono appunti . Passiamo alla sala tecnica , dove si sta tenendo una conferenza per stakanovisti su nuovi metodi di lavorazione metallurgica . Gli ascoltatori sono in gran parte anziani , bei visi operai , seduti a un tavolo , tra disegni e modelli di strumenti . Nella sala di economia politica , contemporaneamente , si sta discutendo del plusvalore . Sto già un po ' con l ' animo in pena attendendo di passare a una quarta sala di conferenze , ma mi rallegro vedendo che la sala accanto è buia , con un apparecchio di televisione che trasmette un film . E con animo sollevato passo all ' immancabile sala degli scacchisti e alla palestra con il non meno immancabile campo di palla a volo . Al circolo dei filodrammatici interrompono la scena che stanno provando e , in nostro onore , vogliono recitare una scena del loro cavallo di battaglia : La povertà non è vizio , di Ostrovski . È una sera qualunque , i circoli sono affollati , pittori attorno ai loro modelli , danzatrici classiche , la banda , il coro . E io penso : « Be ' , anche in Italia ci sono corsi serali di pittura , e se non ci sono , volendo si possono anche organizzare , ci sono bande , filodrammatiche ... Cos ' è che fa qui tutto tanto diverso ? Forse solo il vedere tutte queste cose insieme , in questo grande palazzo ? » E penso ancora : « Però in Italia chi frequenta i circoli di dilettanti ? Pochi o molti , dipende dai luoghi , ma di solito gente che ha una passione eccezionale , tipi di volonterosi disposti a far sacrifici e sforzi , gente spesso considerata un po ' strana dai vicini e dai parenti , gente che " ha il pallino " ; qui invece è una spinta generale , è una tendenza entrata nel costume ; averci una passione , un ' abilità extra - professionale , una vocazione , è il modo che ciascuno ha di sentirsi se stesso ( come il senso della vita privata e della personalità si assolutizza per il " common man " inglese nell ' amore al giardinaggio , e per quello americano nel possesso di una automobile ) , sentirsi se stesso in un tutto sociale che segue il dilettante , lo approva , lo premia , lo mette in graduatoria . Da noi , l ' arte dei dilettanti ha spesso un carattere di malinconica evasione , di patetica velleità . Qui la società pare una gran pompa aspirante di vocazioni : quel che ognuno ha di meglio , poco o tanto , se c ' è , deve saltar fuori in qualche modo » . Al teatro della Casa della cultura stasera c ' è uno spettacolo di artisti professionisti ( a pagamento , questo ; tutte le altre attività della casa sono gratuite ) . È il « giornale parlato » n . 21 : « Sui palcoscenici di Leningrado » . È una rassegna di numeri eseguita da artisti dei vari teatri cittadini . Assistiamo ad una scena comica tratta da una commedia d ' argomento colcosiano . Poi una grassa e matura attrice in uno strano abito d smoking - recita un monologo sulla pace , con scenette che si svolgono a Parigi , Londra , New York , cambiando voce e mimica ad ogni strofa , nella satira dei costumi delle varie capitali , e sempre mettendo a contrasto , d ' ogni paese , la borghesia e il proletariato . È molto brava : una fantasista di grande comunicativa . Il « giornale parlato » è un tipo di spettacolo molto in voga nelle Case della cultura . È un po ' la formula dei programmi radiofonici . Questa è un ' edizione dedicata esclusivamente ai teatri della città , ma vi sono « giornali parlati » cui partecipano scrittori che presentano í nuovi romanzi , scienziati , stakanovisti , campioni sportivi . È presentato di solito diviso in « pagine » e « rubriche » , come un giornale , col suo « articolo di fondo » , ecc ... La sala da ballo è anche scuola di ballo . In queste cose l ' elemento didattico non manca mai . E invitarci a ballare con la gioventù leningradese è anche volerci insegnare le loro danze popolari . I giovani e le ragazze che frequentano la Casa della cultura sembrano di famiglie operaie , tipi allegri e semplici , non dissimili da quelli di Mosca , a quel che mi sembra . Non si perde mai tempo , alla Casa della cultura , come in generale nella vita sovietica . La casa « Kirov » ha una sala cinematografica nella quale , come sempre qui , s ' entra solo ad inizio di spettacolo . Prima della fine di ogni spettacolo , quelli che attendono d ' entrare siedono in una sala d ' aspetto musicale , dove una piccola orchestra dà un concerto . Il film comincia , gli spettatori entrano in sala , gli orchestrali se ne vanno .
StampaQuotidiana ,
L ' importanza politica del riavvicinamento italo - francese trascende lo stesso valore obiettivo degli accordi firmati i quali hanno spezzato un diaframma che impediva una schietta intesa fra due popoli aventi un grande e comune destino nello sviluppo della nostra storia . La lettera degli accordi è già nota attraverso i comunicati ufficiali e le chiare precisazioni dei negoziatori : anche la stampa ha già ampiamente rilevato i molteplici aspetti del fortunato negoziato . Ciò che oggi interessa è la considerazione del modo nel quale l ' opinione pubblica dei vari paesi va orientandosi in rapporto agli accordi di Roma i quali , avendo soprattutto un carattere programmatico , sono destinati a risentire le influenze della politica non solo delle cancellerie , ma anche delle vaste sfere della pubblica opinione che pure sono sensibili di fronte a problemi che toccano lo stesso destino dei popoli . Gli accordi romani hanno infatti un duplice aspetto : liquidano un passato e preparano un avvenire . La liquidazione del passato è avvenuta con una intesa che , come disse Mussolini , è « una transazione reciproca soddisfacente » . Il modo con il quale sono state risolte le questioni del retro - terra libico , del confine fra l ' Eritrea e la Somalia francese , dello statuto degli italiani di Tunisi indica come non tanto in Africa quanto in Europa si dovevano cercare le ragioni di quei dissensi i quali impedivano « la consacrazione di quei valori ideali che vengono dalla comunanza delle origini » fra i due popoli . Questi dissensi potevano prendere motivo dalle rivendicazioni coloniali ma non avevano la loro radice in esse . La ragione era più vasta e bisogna risalire fino ai trattati di pace ed alle amarezze che hanno lasciato in vincitori e vinti per rendersi conto come ancora oggi , sotto la pressione di eventi che minacciano di far ripiombare l ' Europa nella barbarie , si stiano liquidando le tristi eredità del passato . « Ascoltiamo le lezioni della storia ha detto Laval . È sempre nella guerra che sono sommerse le civiltà » . Di fronte a questo pericolo i responsabili della politica di due grandi nazioni hanno saputo ritrovare la via di quegli accordi che , come felicemente disse il capo del governo , « servono non a restringere ma ad allargare l ' orizzonte della vita europea » . « I popoli non vogliono più attendere aveva affermato Laval poiché essi sono nell ' incertezza e troppo spesso nella miseria » . A risollevare l ' opinione pubblica dalla depressione morale e dalla stanchezza della sfiducia mirano soprattutto gli accordi romani . Si può dire che essi prevedono una nuova organizzazione dell ' Europa , una risoluzione dei più spinosi problemi europei che vanno dall ' indipendenza dell ' Austria al riavvicinamento italo - piccolointesista , dall ' affermazione del principio della non ingerenza alla ripresa della Conferenza del disarmo con la collaborazione della Germania . Non solo prevedono , ma vogliono ; cioè gli accordi non si esauriscono in una unità di vedute ma sono anche un impegno di volontà : non dottrina , ma politica , non intellettualismo ma volontarismo . Per questo va sottolineato l ' aspetto psicologico della visita di Laval in quanto esso significa comprensione , possibilità di discutere e di comprendersi , eliminazioni di apriorismi e di prevenzioni che nella politica portano quegli elementi imponderabili il cui gioco è spesso decisivo . Dal Patto a quattro ai colloqui di Stra , e dai colloqui di Stra a Roma sono stati fatti grandi passi . Gli avvenimenti del secondo semestre 1934 hanno spostato quel sistema di equilibri che un anno fa regolavano gli orientamenti della politica europea . Oggi Roma e Parigi , con l ' adesione di Londra che non potrà non essere resa esplicita nei prossimi incontri , hanno un programma comune sull ' indipendenza dell ' Austria , e sul principio della « non ingerenza » che è destinato ad essere un principio capace di conciliare i contrastanti interessi del revisionismo e dell ' antirevisionismo . Le sfere ufficiali ungheresi hanno infatti chiarito come l ' accettazione del principio della « non ingerenza » non significhi rinuncia al principio revisionistico , poiché per revisione non s ' intende intromissione negli affari di un paese straniero , né tanto meno conflitto per il regolamento di questioni territoriali , ma procedura pacifica prevista dall ' art . 19 del Patto delle Nazioni . Sulla questione del disarmo Mussolini e Laval hanno convenuto di riconoscere che nessun paese può modificare per atto unilaterale le sue obbligazioni in materia di armamenti e che , nel caso in cui questa eventualità dovesse verificarsi , essi si consulterebbero . L ' interpretazione di questo accordo è stata varia : alcuni giornali francesi hanno visto in questo impegno il riconoscimento da parte dell ' Italia dell ' illegalità del riarmo tedesco ; altri invece , notando che l ' accordo si richiama esplicitamente « alla dichiarazione sull ' eguaglianza dei diritti dell'11 dicembre 1931 » che costituisce la premessa dell ' accordo stesso , si sono preoccupati di insistere sulla tesi della necessità degli armamenti francesi in previsione di una legalizzazione del riarmo germanico . In sostanza il testo dell ' accordo afferma l ' inammissibilità di una modificazione unilaterale degli impegni internazionali e quindi si risolve in una affermazione societaria della solidarietà . La questione degli armamenti si deve risolvere non con arbitrarie prese di posizioni , ma per via di intese : questo dicono gli accordi romani che perciò si possono considerare come un efficace stimolo alla ripresa delle discussioni ginevrine . La stampa internazionale infatti ha già incominciato a prospettare i possibili termini di una ripresa delle discussioni a Ginevra in materia di disarmo e con l ' intervento della Germania . Evidentemente , dalla risoluzione del plebiscito della Sarre e dall ' accettazione da parte di tutti gli Stati invitati del principio di non ingerenza dipendono le possibilità di successo di una ripresa della conferenza per la limitazione degli armamenti . Per questo « non bisogna credere che tutto sia fatto » e bisogna quindi coltivare un ' amicizia che ha avuto un ritorno così spontaneo , cordiale e promettente . Non rinunciare alle rispettive amicizie , come ha detto Mussolini , ma armonizzarle secondo le esigenze generali : tale può essere un programma capace di far superare le difficoltà degli ultimi mesi , in quanto parte dalla realistica premessa dell ' esistenza di amicizie , mira al realizzabile fine di eliminare i contrasti in nome di quelle « esigenze generali » che non sono altro che l ' interesse della comunità europea sulla quale grava l ' ipoteca posta dalle rivalità e dalle incomprensioni .