StampaQuotidiana ,
Danzica
,
30
.
Quando
Walesa
e
Jagielski
firmano
il
protocollo
dell
'
accordo
la
forza
della
solennità
assume
inevitabilmente
i
tratti
del
freddo
formalismo
:
i
volti
sono
tesi
e
commossi
,
ma
l
'
applauso
di
tutti
esprime
grande
emozione
.
Così
-
come
si
conviene
ad
un
patto
tra
due
potenze
eguali
e
sovrane
-
è
nato
il
primo
sindacato
libero
di
un
paese
socialista
:
e
per
la
prima
volta
un
partito
comunista
al
potere
ha
dovuto
rinegoziare
il
suo
accordo
con
una
classe
operaia
di
cui
l
'
ortodossia
ufficiale
gli
dava
una
delega
assiomatica
fino
al
dogma
.
Sono
le
11
e
20
di
una
giornata
calda
e
nuvolosa
e
ai
cantieri
Lenin
tensione
e
nervosismo
si
esprimono
in
una
insolita
riservatezza
e
nel
silenzioso
affollamento
di
familiari
,
amici
e
simpatizzanti
davanti
all
'
emblematico
cancello
numero
2
.
Poche
ore
prima
era
giunta
la
notizia
dell
'
accordo
siglato
a
Stettino
:
libere
e
segrete
elezioni
nei
sindacati
ufficiali
il
cui
svolgimento
sarà
controllato
dal
Comitato
unitario
.
La
richiesta
di
un
sindacato
autonomo
-
su
cui
Danzica
non
mollava
-
era
stata
dunque
aggirata
,
mentre
in
tutta
la
zona
facevano
la
loro
ostentata
ricomparsa
polizia
ed
esercito
.
Così
quando
Jagielski
è
comparso
alle
11
pochi
lo
aspettavano
nella
grande
sala
per
le
conferenze
dei
cantieri
Lenin
.
Aveva
già
mancato
tre
appuntamenti
senza
fornire
giustificazioni
.
E
intanto
,
da
Varsavia
giungevano
insistenti
voci
di
un
improvviso
e
decisivo
irrigidimento
dell
'
ufficio
politico
.
Il
violento
fondo
di
«
Trybuna
Ludu
»
-
rispolverava
la
vecchia
formula
delle
forze
antisocialiste
-
e
l
'
apparire
di
esercito
e
polizia
indicavano
la
scelta
di
una
prova
di
forza
annunciata
con
discrezione
e
ufficialità
a
giornalisti
e
funzionari
dei
partiti
«
amici
»
(
fornendo
persino
la
data
di
lunedì
)
.
Che
cosa
sia
poi
successo
in
queste
riunioni
convulse
da
ritmo
continuo
dell
'
ufficio
politico
è
presto
per
poterlo
dire
.
Ma
quando
ieri
sera
alle
8
Stephan
Olsowskj
non
è
comparso
alla
televisione
si
cominciava
a
capire
che
l
'
accordo
poteva
ancora
essere
saltato
:
una
decisione
così
drammatica
vuole
infatti
un
rituale
di
formale
unità
a
cui
evidentemente
Olsowskj
-
diventato
il
portabandiera
di
un
rinnovamento
profondo
del
partito
-
non
ha
voluto
sottostare
.
Al
suo
posto
è
comparso
Barcikoski
-
l
'
uomo
che
ha
trattato
a
Stettino
-
in
un
discorso
in
cui
le
minacce
hanno
prevalso
sulle
aperture
:
lo
stato
d
'
emergenza
era
dunque
già
scattato
quando
Jagielski
ha
fatto
il
suo
inaspettato
ingresso
nella
sala
a
vetri
della
trattativa
.
Pallido
e
teso
era
seguito
da
una
delegazione
insolitamente
folta
-
una
decina
di
persone
-
a
sottolineare
l
'
imminenza
di
una
decisione
solenne
.
Quando
ha
cominciato
a
parlare
molti
dei
suoi
interlocutori
-
e
fra
essi
il
presidente
della
commissione
di
esperti
Mazowieczi
-
non
hanno
nemmeno
pensato
a
sedersi
.
Ma
la
forte
tensione
accumulata
nelle
ultime
ore
si
è
sciolta
alle
prime
parole
:
Jagielski
rendeva
omaggio
al
senso
di
responsabilità
degli
scioperanti
,
ringraziava
gli
esperti
«
per
l
'
enorme
contributo
»
,
parlava
di
«
piattaforma
valida
»
in
un
crescendo
di
concessioni
e
riconoscimenti
che
anticipavano
lo
sblocco
della
situazione
:
a
nome
del
partito
Jagielski
dichiarava
infine
di
accettare
i
primi
due
punti
-
sindacato
indipendente
e
diritto
di
sciopero
-
della
piattaforma
del
Baltico
.
Sono
le
richieste
fondamentali
e
irrinunciabili
uscite
da
questa
lunga
agitazione
che
ha
costretto
il
partito
a
rassegnarsi
ad
un
ridimensionamento
dei
suoi
poteri
.
«
Ora
sono
pronto
a
firmare
»
ha
dichiarato
sbrigativamente
Jagielski
«
e
a
portare
il
documento
al
Plenum
del
Comitato
Centrale
che
si
riunisce
alle
3
,
poi
sarò
di
nuovo
qui
da
voi
stasera
per
concludere
il
negoziato
»
.
A
questo
punto
nella
grande
sala
dei
delegati
operai
e
nei
cortili
dei
cantieri
collegati
con
gli
altoparlanti
,
è
scoppiato
l
'
applauso
:
il
segno
del
rompersi
di
una
lunga
incomunicabilità
che
ha
portato
la
Polonia
sull
'
orlo
del
dramma
.
Poi
è
cominciato
un
dialogo
secco
e
asciutto
che
-
nella
sua
rapidità
-
ha
riproposto
le
diffidenze
dei
due
poteri
così
a
lungo
contrapposti
ma
ha
anche
consumato
le
ultime
fiammate
di
ostilità
.
«
Ma
la
sua
decisione
sarà
condivisa
dal
Plenum
?
»
ha
insistito
Walesa
.
«
Penso
proprio
di
potervelo
quasi
garantire
»
.
«
Ma
noi
vogliamo
piena
garanzia
non
solo
per
quelli
che
hanno
scioperato
ma
anche
per
quelli
che
li
hanno
aiutati
»
(
egualmente
puniti
dalla
legge
attuale
)
.
«
Le
avrete
»
ha
risposto
Jagielski
«
la
nuova
legge
sancirà
il
diritto
di
sciopero
»
.
«
E
i
prigionieri
politici
?
»
.
«
Non
esistono
in
questo
paese
»
.
«
Forse
è
vero
»
ha
replicato
Walesa
«
però
c
'
è
troppa
gente
che
va
e
viene
dal
carcere
»
.
«
Ci
metteremo
d
'
accordo
»
ha
tagliato
corto
Jagielski
.
«
Allora
lunedì
tornerete
al
lavoro
?
»
ha
insistito
il
vice
primo
ministro
.
«
Sì
,
ma
solo
se
tutto
sarà
messo
sulla
carta
in
modo
molto
chiaro
e
definitivo
»
.
«
Ma
dobbiamo
far
presto
,
il
tempo
lo
abbiamo
:
di
qui
a
lunedì
ci
sono
quasi
due
giorni
.
Poi
»
ha
riso
Jagielski
«
oggi
è
il
giorno
della
Madonna
e
le
cose
non
potevano
che
andar
bene
»
.
Il
riferimento
-
sul
cancello
dei
cantieri
campeggia
l
'
immagine
della
Madonna
Nera
e
di
papa
Wojtyla
-
ha
il
sapore
di
un
'
importante
concessione
psicologica
,
ma
esprime
anche
la
promessa
di
una
minore
rigidità
ideologica
:
è
dunque
l
'
accenno
più
esplicito
e
sentito
alla
necessità
di
un
recupero
del
consenso
sociale
.
Nelle
sale
dei
cantieri
la
tensione
si
rilassa
definitivamente
e
scoppia
una
grande
risata
,
la
prima
sentita
e
irrefrenabile
in
questi
ventun
giorni
di
occupazione
che
promettono
di
cambiare
il
volto
della
Polonia
moderna
.
Quindi
tutto
si
irrigidisce
in
un
protocollo
solenne
e
formale
:
Jagielski
e
Walesa
firmano
il
documento
(
e
tutti
gli
esperti
sono
in
piedi
)
;
si
approva
una
risoluzione
comune
-
a
saldare
un
rapporto
ritrovato
-
in
cui
governo
e
Comitato
unitario
ufficializzano
la
commissione
mista
per
proseguire
i
lavori
;
quindi
una
veloce
stretta
di
mano
e
Jagielski
si
infila
rapido
e
impaziente
nel
solito
tunnel
operaio
,
a
cui
riesce
persino
a
strappare
qualche
applauso
.
Walesa
-
circondato
dagli
operai
-
raggiunge
invece
tra
le
ovazioni
il
cancello
numero
2
a
calmare
l
'
impazienza
dei
familiari
.
È
finalmente
il
momento
delle
emozioni
:
molti
pregano
,
tutti
gridano
«
Vittoria
»
,
dalle
finestre
dell
'
astanteria
le
infermiere
gettano
fiori
.
Sono
da
poco
passate
le
12
e
la
radio
nazionale
interrompe
le
trasmissioni
per
annunciare
l
'
accordo
:
in
poco
meno
di
un
'
ora
il
panorama
politico
e
sociale
polacco
sembra
già
profondamente
cambiato
.
Nella
sala
delle
trattative
gli
intellettuali
scelti
dagli
operai
per
condurre
una
trattativa
che
sembrava
impossibile
sono
i
più
eccitati
e
a
tratti
increduli
.
«
Sono
commosso
»
ripete
con
nervosa
insistenza
lo
scrittore
cattolico
Mazowiecki
«
tanto
commosso
,
e
finalmente
mi
sento
stanco
.
»
Il
sociologo
Jan
Stephanski
mi
mostra
la
«
tessera
da
esperto
»
.
«
È
la
laurea
più
ambita
e
bella
della
mia
vita
»
afferma
«
questa
classe
operaia
è
stata
magnifica
,
si
è
mossa
a
nome
di
tutta
la
nazione
.
Lei
si
stupisce
?
Ma
io
li
ho
trovati
preparatissimi
:
hanno
una
storia
sconosciuta
,
fatta
di
continue
e
profonde
delusioni
attraverso
cui
hanno
raggiunto
una
notevole
maturità
.
Per
loro
è
diventato
un
punto
d
'
onore
ridefinire
il
ruolo
della
classe
operaia
,
nel
cui
nome
ha
parlato
per
tanti
anni
una
burocrazia
autocratica
e
spesso
imbecille
.
Mi
creda
:
non
abbiamo
mai
avuto
un
grande
successo
coi
nostri
patetici
appelli
ad
un
superato
realismo
.
Sono
decisi
a
conquistare
una
dignità
di
interlocutori
a
qualunque
costo
.
Se
si
governa
in
loro
nome
bisogna
anche
consultarli
»
.
Ma
forse
si
rischiava
la
catastrofe
?
domandiamo
.
«
Vivendo
con
loro
ho
capito
che
non
c
'
erano
alternative
:
il
distacco
con
il
potere
è
troppo
profondo
.
Se
avessero
ceduto
ci
sarebbe
stata
una
prossima
volta
e
senza
quel
minimo
di
possibilità
di
mediazione
che
oggi
ancora
sembra
esistere
.
E
la
prossima
volta
sarebbe
stata
davvero
una
catastrofe
»
.
Ma
in
molti
l
'
improvvisa
vittoria
suscita
incredulità
:
«
C
'
è
ancora
molta
gente
in
prigione
»
afferma
Mazowiecki
indicandomi
la
moglie
di
Kuron
,
il
leader
del
Kor
arrestato
nei
giorni
scorsi
.
«
Ma
ci
sono
anche
molte
ambiguità
di
fondo
che
attendono
un
chiarimento
»
interviene
un
giurista
«
vedremo
come
si
metterà
la
trattativa
sulla
stesura
dell
'
accordo
»
.
Sono
le
perplessità
inevitabili
di
una
svolta
che
tratteggia
un
esperimento
senza
precedenti
e
i
cui
limiti
interni
ed
esterni
sono
praticamente
sconosciuti
.
La
stessa
repentina
svolta
delle
ultime
ore
sta
ad
indicare
le
profonde
resistenze
verso
una
decisione
che
ridimensiona
,
come
detto
,
il
partito
per
inserire
tratti
di
pluralismo
sconosciuti
in
questi
paesi
.
Si
sa
che
la
Chiesa
-
da
sempre
cerniera
del
consenso
in
Polonia
-
ha
giocato
un
ruolo
fondamentale
nel
fare
da
potente
contrappeso
alle
tentazioni
ortodosse
:
ha
visto
sacrificato
il
cardinale
Wyszynski
su
quella
che
sembrava
l
'
ultima
linea
di
difesa
-
l
'
appello
al
realismo
e
alla
patria
di
Gierek
-
e
poi
ha
certamente
fatto
sentire
il
suo
peso
nell
'
evitare
quella
soluzione
di
forza
che
si
stava
profilando
.
Ma
quale
ruolo
ha
giocato
l
'
Unione
Sovietica
?
Ha
accettato
una
soluzione
in
una
zona
inquieta
,
dove
i
paesi
sono
da
sempre
legati
come
vasi
comunicanti
,
che
introduce
certamente
un
elemento
di
notevole
turbativa
?
E
quali
limiti
ha
posto
?
Nell
'
eccitata
Polonia
di
oggi
si
parla
molto
di
Afghanistan
-
che
legherebbe
le
mani
a
Mosca
-
di
situazioni
sociali
ed
economiche
insostenibili
e
che
possono
essere
rimosse
senza
compromettere
una
stabilità
interna
a
cui
anche
Breznev
dovrebbe
avere
interesse
.
Di
alleanze
su
cui
i
problemi
interni
non
possono
incidere
.
«
Il
problema
di
fondo
»
afferma
Stephanski
«
è
che
questa
volta
una
intera
classe
operaia
ha
rifiutato
la
burocrazia
di
partito
.
Uno
scontro
avrebbe
lasciato
del
tutto
nuda
l
'
ortodossia
ufficiale
.
Ma
ora
il
problema
è
di
sapere
realizzare
un
esperimento
che
certamente
metterà
a
dura
prova
la
nostra
capacità
di
gestire
le
necessità
interne
senza
incidere
nelle
esigenze
esterne
»
.
Un
equilibrio
da
cui
dipende
quello
che
potrebbe
essere
il
primo
serio
tentativo
sovietico
di
una
«
democratizzazione
pilotata
»
nelle
sue
zone
di
influenza
.
StampaQuotidiana ,
Alla
vigilia
della
riunione
dell
'
Ufficio
di
presidenza
della
Conferenza
del
disarmo
la
situazione
si
può
riassumere
nei
seguenti
termini
:
1
)
Metodo
dei
negoziati
.
Con
il
ritiro
della
Germania
dalla
Conferenza
del
disarmo
appariva
condannato
a
morte
il
cosiddetto
metodo
ginevrino
o
parlamentaristico
di
condurre
i
negoziati
internazionali
.
Non
mancarono
gli
elogi
funebri
.
Alle
«
commissioni
»
di
Ginevra
bisognava
sostituire
,
si
disse
,
le
trattative
dirette
fra
i
responsabili
.
Dopo
quasi
un
semestre
le
cose
sono
al
punto
di
prima
,
poiché
le
cosiddette
trattative
dirette
si
sono
risolte
,
come
era
prevedibile
,
in
quello
che
Hitler
ha
chiamato
(
nella
sua
recente
intervista
concessa
all
'
«
Associated
Press
»
)
il
superato
metodo
diplomatico
dello
scambio
di
note
già
condannato
dal
fatto
che
,
malgrado
gli
sforzi
di
questa
diplomazia
,
i
popoli
nel
1914
sono
precipitati
nella
più
inumana
delle
guerre
che
la
diplomazia
non
aveva
saputo
né
prevedere
né
impedire
.
A
parte
le
evidenti
differenze
fra
la
diplomazia
pre
-
bellica
e
l
'
attuale
caratterizzata
da
più
diretti
contatti
fra
i
responsabili
,
è
un
fatto
che
dopo
sei
mesi
di
esperimento
,
vi
è
oggi
chi
fa
l
'
elogio
funebre
anche
del
sistema
delle
note
e
contro
-
note
.
Hitler
,
nella
stessa
intervista
,
suggerisce
un
terzo
metodo
:
«
la
diplomazia
da
uomo
ad
uomo
»
,
ed
afferma
che
nulla
gli
è
più
gradito
come
parlare
a
quattro
occhi
con
guidatori
responsabili
dei
popoli
.
Come
si
può
tradurre
in
pratica
questo
sistema
dei
contatti
personali
?
Tale
sistema
,
se
ben
si
guarda
,
è
quello
che
poteva
essere
,
anche
se
non
fu
,
il
cosiddetto
sistema
ginevrino
,
il
quale
si
proponeva
soprattutto
il
contatto
diretto
fra
i
responsabili
;
le
commissioni
,
la
burocrazia
,
il
tecnicismo
che
hanno
stancato
l
'
opinione
pubblica
potevano
benissimo
passare
in
seconda
linea
di
fronte
alle
possibilità
che
Ginevra
offriva
ed
offre
alle
conversazioni
dirette
che
ora
,
dopo
aver
abbandonato
Ginevra
,
si
ritengono
le
più
efficaci
.
Quindi
l
'
esperienza
sembra
consigliare
una
marcia
indietro
,
che
è
poi
anche
una
marcia
in
avanti
,
circa
il
metodo
dei
negoziati
.
Questione
questa
per
nulla
accidentale
,
specialmente
se
si
consideri
come
i
formalismi
e
le
animosità
giornalistiche
abbiano
finora
resa
sempre
più
difficile
una
convenzione
sul
disarmo
.
2
)
Sostanza
dei
dissensi
.
Il
problema
centrale
di
questa
fase
dei
negoziati
,
che
si
chiude
con
l
'
odierna
risposta
della
Francia
alle
chiarificazioni
richieste
dall
'
Inghilterra
,
non
è
tanto
sulla
divergenza
fra
i
«
memorandum
»
dell
'
Italia
e
dell
'
Inghilterra
quanto
sulla
questione
del
riarmo
della
Germania
che
Italia
ed
Inghilterra
tendono
a
legalizzare
mentre
la
Francia
insiste
a
considerare
come
una
violazione
dei
trattati
che
non
può
formare
la
premessa
di
una
convenzione
di
disarmo
.
Malgrado
le
apparenze
,
nel
contrasto
franco
-
tedesco
vi
è
,
in
fondo
,
una
identità
di
tesi
:
il
disarmo
non
si
può
realizzare
indipendentemente
dalla
garanzia
di
sicurezza
.
Ma
questa
identità
di
tesi
diventa
contrasto
che
appare
insanabile
quando
si
va
a
determinare
che
cosa
le
due
nazioni
intendano
per
garanzia
di
sicurezza
.
Infatti
la
Francia
sostiene
:
il
disarmo
non
ha
significato
se
non
è
garantito
da
convenzioni
di
sicurezza
,
e
lo
stesso
riconoscimento
della
parità
dei
diritti
alla
Germania
fatto
a
Losanna
è
condizionato
alle
garanzie
di
sicurezza
.
Perché
la
Francia
abbia
tale
garanzia
di
sicurezza
,
e
quindi
possa
incominciare
il
disarmo
effettivo
è
necessario
che
nessun
aumento
di
armamenti
sia
concesso
alla
Germania
,
ma
,
al
contrario
,
che
si
prendano
provvedimenti
contro
il
già
avvenuto
riarmo
.
La
Germania
risponde
:
il
disarmo
è
inseparabile
dalla
sicurezza
(
ed
in
ciò
l
'
accordo
con
Parigi
è
pieno
)
,
quindi
(
e
qui
incominciano
i
dissensi
)
il
Reich
chiede
un
esercito
di
300
mila
uomini
necessario
per
il
mantenimento
dell
'
ordine
interno
contro
le
forze
del
sovversivismo
e
per
la
garanzia
delle
frontiere
contro
i
pericoli
di
avventure
militari
da
parte
di
nazioni
confinanti
che
in
tal
modo
possono
trovar
un
diversivo
a
difficoltà
di
politica
interna
.
«
Non
accetterò
mai
,
ha
detto
Hitler
nella
recente
intervista
,
di
riconoscere
verso
l
'
estero
che
150
mila
uomini
sono
sufficienti
per
la
difesa
dello
Stato
,
per
poi
armarne
segretamente
altri
150
mila
»
.
La
stampa
francese
fa
presente
che
la
scomparsa
del
pericolo
comunista
ed
il
recente
patto
germanico
-
polacco
dovrebbero
far
ridurre
sensibilmente
le
richieste
tedesche
di
armamenti
difensivi
essendo
ridotti
i
pericoli
di
offesa
.
Ma
queste
sono
questioni
secondarie
:
il
contrasto
,
dopo
mesi
di
negoziati
,
è
ancora
al
punto
di
partenza
cioè
non
tanto
sull
'
inscindibilità
del
problema
disarmo
-
sicurezza
,
quanto
sulla
dichiarazione
positiva
di
ciò
che
si
ritiene
necessario
per
la
sicurezza
.
Un
fattore
nuovo
di
evoluzione
dei
negoziati
,
e
sul
quale
ora
la
Francia
tende
a
far
pressione
,
è
l
'
atteggiamento
dell
'
opinione
pubblica
inglese
di
fronte
ai
piani
tedeschi
di
sviluppo
dell
'
areonautica
(
per
la
quale
si
è
avuto
un
nuovo
e
forte
stanziamento
di
mezzi
nel
bilancio
del
Reich
)
ed
alle
voci
sui
propositi
tedeschi
di
armare
una
potente
flotta
.
Evidentemente
,
notano
i
giornali
francesi
,
l
'
Inghilterra
è
più
sensibile
ai
problemi
areonautici
e
navali
essendo
Londra
esposta
specialmente
alle
offese
aeree
ed
essendo
sui
mari
gli
interessi
britannici
.
Questi
fatti
dovrebbero
,
secondo
l
'
opinione
francese
,
rendere
l
'
Inghilterra
più
guardinga
nel
legalizzare
il
riarmo
tedesco
e
più
pronta
a
considerare
le
garanzie
di
sicurezza
come
conditio
sine
qua
non
del
disarmo
.
Ciò
,
secondo
la
Francia
,
dovrebbe
condurre
a
respingere
le
proposte
del
memorandum
italiano
sullo
statu
quo
e
sul
riconoscimento
del
riarmo
tedesco
.
Ma
l
'
opinione
pubblica
,
sia
inglese
che
italiana
,
non
sembra
condividere
pienamente
le
obiezioni
francesi
,
in
quanto
l
'
Italia
e
l
'
Inghilterra
sono
preoccupate
di
ricondurre
la
Germania
a
Ginevra
,
cioè
a
collaborare
con
le
altre
nazioni
europee
:
cosa
questa
impossibile
nel
caso
che
siano
respinte
in
blocco
le
proposte
tedesche
circa
le
quali
Berlino
si
mantiene
di
una
intransigenza
assoluta
.
Le
prossime
riunioni
dell
'
Ufficio
di
presidenza
ed
il
prossimo
viaggio
dell
'
on
.
Suvich
a
Londra
contribuiranno
certo
a
chiarire
quali
progressi
siano
stati
fatti
nella
relazione
fra
le
tesi
dell
'
Italia
,
della
Francia
e
dell
'
Inghilterra
.
A
Roma
si
stanno
iniziando
le
conversazioni
economiche
italo
-
austro
-
ungariche
,
e
il
problema
danubiano
continua
a
suscitare
interessi
vari
nella
politica
non
solo
di
paesi
centroeuropei
.
Mentre
l
'
Austria
in
queste
ultime
settimane
ha
intensificato
l
'
opera
di
ricostruzione
legislativa
fissando
compiutamente
le
basi
della
nuova
costituzione
statale
,
la
campagna
germanica
anti
-
austriaca
è
venuta
diminuendo
di
tono
fino
al
punto
che
si
credette
che
la
Germania
intendesse
partecipare
alle
prossime
conversazioni
romane
per
entrare
in
quell
'
intesa
economica
che
si
è
sempre
dichiarata
aperta
alla
collaborazione
di
tutti
gli
Stati
che
hanno
interessi
più
o
meno
diretti
con
l
'
economia
danubiana
.
Dopo
le
note
dichiarazioni
di
Benes
,
la
Piccola
Intesa
ha
manifestato
nuovi
intendimenti
ostili
al
revisionismo
danubiano
nella
discussione
che
si
è
avuta
negli
ultimi
giorni
al
parlamento
rumeno
.
Maniu
,
a
nome
della
minoranza
parlamentare
,
in
ciò
concorde
con
la
politica
di
Titulescu
,
ha
affermato
che
la
Romania
non
può
restare
tranquilla
di
fronte
alle
agitazioni
revisionistiche
ungheresi
,
affermando
che
le
cause
del
disagio
ungherese
non
si
devono
ricercare
nei
trattati
di
pace
ma
nelle
difficoltà
economiche
che
sono
una
conseguenza
della
guerra
.
Intanto
il
Senato
greco
ha
ratificato
il
Patto
balcanico
e
Muscianov
,
parlando
al
Parlamento
bulgaro
,
ha
dichiarato
che
la
Bulgaria
,
pur
non
avendo
firmato
il
Patto
balcanico
,
intende
praticare
una
politica
di
amicizia
con
tutti
gli
Stati
vicini
confidando
nell
'
opera
della
Società
delle
Nazioni
per
una
revisione
pacifica
dei
trattati
.
Revisionismo
ed
antirevisionismo
è
perciò
,
specialmente
oggi
,
il
problema
centrale
che
interessa
la
politica
danubiana
e
balcanica
che
è
divisa
non
solo
in
linea
di
principio
ma
anche
sul
terreno
pratico
dei
modi
con
i
quali
ottenere
un
eventuale
revisionismo
.
StampaQuotidiana ,
Nuova
York
,
28
agosto
-
Nella
più
grande
manifestazione
politica
di
massa
nella
storia
della
capitale
americana
,
oltre
duecentomila
negri
hanno
preso
parte
oggi
alla
«
marcia
di
Washington
»
diretta
ad
affermare
il
diritto
dei
negri
alla
piena
eguaglianza
e
a
dimostrare
in
modo
spettacoloso
e
drammatico
la
loro
volontà
di
ottenere
giustizia
e
rimuovere
ogni
forma
di
discriminazione
razziale
.
I
partecipanti
,
ai
quali
si
aggiungevano
molti
bianchi
,
sono
giunti
nella
capitale
da
ogni
parte
degli
Stati
Uniti
tra
la
notte
di
ieri
e
la
mattinata
di
oggi
a
bordo
di
treni
speciali
,
di
aerei
,
di
2000
autobus
e
di
innumerevoli
macchine
private
.
La
manifestazione
si
è
svolta
con
perfetto
ordine
e
disciplina
,
senza
il
minimo
incidente
,
in
un
'
atmosfera
di
entusiasmo
.
Al
motivo
della
protesta
,
espressa
con
dignità
e
senza
appelli
demagogici
,
si
univa
il
motivo
della
fiducia
nel
successo
della
propria
causa
.
La
sensazione
prevalente
fra
tutti
coloro
che
hanno
«
marciato
»
oggi
a
Washington
era
che
l
'
evento
costituiva
una
svolta
nella
storia
degli
Stati
Uniti
,
l
'
inizio
di
un
'
era
nuova
non
solo
per
la
popolazione
negra
,
ma
per
la
stessa
democrazia
americana
.
Dai
discorsi
degli
oratori
che
hanno
arringato
la
folla
dalla
tribuna
eretta
davanti
al
mausoleo
di
Lincoln
questa
convinzione
scaturiva
nettamente
.
La
hanno
espressa
in
modo
più
politico
il
leader
sindacale
negro
Philip
Randolph
e
il
leader
sindacale
bianco
Walter
Reuther
,
così
come
l
'
ha
espressa
in
termini
più
emotivi
,
quasi
nella
tradizione
di
un
predicatore
biblico
,
Martin
Luther
King
,
il
pastore
protestante
che
ha
diretto
l
'
agitazione
negra
nel
Sud
dal
1955
ad
oggi
sulla
base
del
principio
gandhiano
della
«
non
violenza
»
.
La
vittoria
dei
negri
nella
battaglia
per
l
'
eguaglianza
sarà
,
essi
hanno
dichiarato
,
una
vittoria
dell
'
intera
America
,
sarà
il
segno
concreto
della
capacità
della
democrazia
americana
a
realizzare
i
suoi
ideali
e
a
tenere
fede
ai
suoi
princìpi
.
Un
concetto
analogo
è
stato
espresso
più
tardi
dal
presidente
Kennedy
quando
,
alle
cinque
del
pomeriggio
,
egli
ha
ricevuto
alla
Casa
Bianca
i
dirigenti
del
comitato
organizzatore
della
marcia
.
«
Noi
siamo
stati
oggi
testimoni
»
ha
detto
il
presidente
«
del
fatto
che
decine
di
migliaia
di
americani
,
negri
e
bianchi
,
hanno
esercitato
il
loro
diritto
di
riunirsi
pacificamente
e
di
attrarre
l
'
attenzione
generale
del
Paese
su
un
problema
nazionale
di
estrema
importanza
.
Il
modo
come
si
è
svolta
la
manifestazione
ha
servito
utilmente
non
solo
la
causa
di
venti
milioni
di
negri
,
ma
ha
contribuito
anche
al
benessere
dell
'
umanità
»
.
Il
corteo
della
dimostrazione
ha
cominciato
a
formarsi
alle
undici
del
mattino
attorno
al
celebre
obelisco
di
200
metri
innalzato
in
onore
di
Giorgio
Washington
e
si
è
poi
diretto
lungo
due
viali
paralleli
(
la
Constitution
Avenue
e
la
Independence
Avenue
)
verso
il
mausoleo
marmoreo
di
Lincoln
.
La
distanza
fra
i
due
punti
è
di
circa
un
chilometro
e
mezzo
ed
è
in
quest
'
area
che
si
sono
ammassate
,
in
una
specie
di
gigantesco
rettangolo
,
le
duecentomila
persone
che
hanno
partecipato
alla
manifestazione
.
La
folla
agitava
cartelli
che
proclamavano
le
varie
rivendicazioni
negre
e
cantava
l
'
inno
del
movimento
integrazionista
:
We
shall
overcome
(
Supereremo
le
difficoltà
)
.
Sulla
tribuna
d
'
onore
installata
davanti
al
monumento
a
Lincoln
,
i
dirigenti
delle
organizzazioni
negre
e
i
leaders
politici
si
mescolavano
con
personalità
del
mondo
del
cinema
e
dello
spettacolo
.
Fra
queste
erano
Burt
Lancaster
,
Marlon
Brando
,
Gregory
Peck
,
Susan
Strasberg
,
Anthony
Franciosa
,
Harry
Belafonte
e
molti
altri
.
Applausi
particolarmente
intensi
hanno
salutato
l
'
arrivo
nella
tribuna
di
Josephine
Baker
,
la
celebre
vedetta
negra
dell
'
anteguerra
,
giunta
da
Parigi
in
aereo
per
prendere
parte
alla
manifestazione
.
Prima
che
cominciasse
,
alle
due
del
pomeriggio
,
la
parte
ufficiale
della
cerimonia
,
cioè
quella
dei
discorsi
politici
,
la
folla
ha
atteso
pazientemente
per
tre
ore
sotto
il
sole
ed
è
stata
intrattenuta
da
una
serie
di
programmi
musicali
che
includevano
il
Folk
singing
oggi
particolarmente
di
moda
e
i
Blues
e
gli
Spirituals
negri
,
a
cui
hanno
partecipato
molti
cantanti
assai
noti
.
La
cerimonia
ufficiale
ha
avuto
poi
inizio
alle
due
del
pomeriggio
col
canto
dell
'
inno
nazionale
e
con
la
serie
dei
discorsi
dei
capi
di
tutte
le
organizzazioni
negre
che
si
sono
coalizzate
per
organizzare
la
marcia
,
dei
rappresentanti
delle
tre
confessioni
religiose
principali
d
'
America
(
cattolici
,
protestanti
ed
ebrei
)
e
del
vicepresidente
della
confederazione
del
lavoro
,
Walter
Reuther
.
I
discorsi
sono
stati
inframmezzati
da
due
interventi
musicali
.
Marian
Anderson
ha
cantato
lo
spiritual
Nelle
sue
mani
tiene
il
mondo
intero
.
Più
tardi
Mahalia
Jackson
ha
cantato
lo
spiritual
Sono
stata
disprezzata
e
l
'
entusiasmo
della
folla
è
stato
tale
da
forzarla
a
un
bis
.
Dei
discorsi
dei
dirigenti
negri
quello
che
ha
prodotto
sul
pubblico
l
'
effetto
più
elettrizzante
è
stato
l
'
appello
appassionato
di
Martin
Luther
King
al
quale
la
folla
ha
tributato
una
interminabile
ovazione
quando
ha
affermato
:
«
Il
negro
non
sarà
soddisfatto
finché
la
libertà
non
scorrerà
come
l
'
acqua
»
.
Walter
Reuther
,
il
cui
sindacato
si
è
assunto
una
parte
delle
spese
dell
'
organizzazione
,
ha
detto
nel
suo
discorso
:
«
La
lotta
per
i
diritti
civili
è
la
lotta
di
tutti
gli
americani
.
Gli
americani
devono
sentire
la
responsabilità
di
condividere
l
'
impazienza
dei
negri
»
ed
ha
affermato
la
necessità
di
marciare
e
lavorare
insieme
.
«
Noi
non
potremo
difendere
Berlino
-
Ovest
finché
negheremo
la
libertà
a
Birmingham
»
.
La
riunione
è
terminata
con
la
lettura
di
un
solenne
«
giuramento
»
in
cui
tutti
i
dimostranti
si
sono
impegnati
a
proseguire
,
al
ritorno
nelle
loro
città
,
la
lotta
per
il
raggiungimento
delle
rivendicazioni
negre
e
il
trionfo
del
principio
dell
'
uguaglianza
razziale
.
StampaQuotidiana ,
Firenze
.
Sono
bellissimi
.
Non
ci
vuole
l
'
occhio
dell
'
esperto
per
capirlo
.
Sono
bellissimi
,
e
nella
sala
angusta
e
male
illuminata
che
li
ospita
al
Museo
Archeologico
di
Firenze
,
in
mezzo
al
cicaleccio
festoso
delle
scolaresche
portate
in
visita
e
subito
conquistate
,
in
mezzo
alle
signore
impressionate
,
alle
comitive
di
giapponesi
che
commentano
tiepidamente
«
They
'
re
nice
»
,
belli
,
ma
escono
un
po
'
più
silenziosi
,
in
mezzo
a
chi
li
disegna
(
fotografarli
è
proibito
)
,
in
mezzo
al
discutere
degli
esperti
e
,
sostiene
qualcuno
,
in
mezzo
ai
tedeschi
e
agli
americani
coi
baffi
finti
e
le
microcamere
nascoste
intenti
a
valutarli
,
soppesarli
,
dargli
un
prezzo
,
sono
anche
più
inquietanti
:
con
la
loro
serenità
antica
,
la
loro
straordinaria
maestà
,
la
loro
perfetta
armonia
.
Con
buona
pace
di
Rudolf
Otto
,
l
'
aggettivo
,
per
loro
,
è
«
numinoso
»
:
dall
'
antichità
,
si
sono
portati
dietro
qualcosa
di
sacro
.
Siamo
davanti
ai
due
grandi
bronzi
rinvenuti
casualmente
a
Riace
,
in
Calabria
,
otto
anni
fa
.
Tutto
comincia
come
in
un
film
di
Spielberg
,
un
bel
mattino
d
'
agosto
.
Due
subacquei
si
stanno
immergendo
tranquilli
al
largo
di
Riace
Marina
,
vicino
a
Reggio
Calabria
,
a
circa
trecento
metri
dalla
riva
,
in
un
punto
dove
la
profondità
del
mare
non
supera
gli
otto
metri
.
Quando
uno
dei
due
vede
un
braccio
umano
.
Il
primo
pensiero
è
:
un
cadavere
.
E
vengono
subito
chiamati
i
carabinieri
.
I
«
cadaveri
»
sono
due
e
sono
in
realtà
due
grandi
bronzi
(
due
metri
uno
,
un
metro
e
novantotto
l
'
altro
)
complessivamente
in
buone
condizioni
,
nonostante
il
soggiorno
di
venticinque
secoli
in
quel
fondale
:
con
una
gran
chioma
ricciuta
e
trattenuta
da
un
nastro
uno
,
l
'
altro
con
una
bizzarra
testa
tronca
che
sicuramente
era
coperta
da
un
elmo
,
perduto
,
come
le
lance
e
gli
scudi
delle
due
statue
.
Dopo
il
recupero
ordinato
dal
sovrintendente
Giuseppe
Foti
e
dopo
le
prime
cure
,
i
due
guerrieri
vengono
portati
per
un
restauro
conservativo
più
completo
a
Firenze
.
E
qui
,
per
cinque
anni
,
una
équipe
di
esperti
porta
avanti
il
classico
miracolo
d
'
ingegno
all
'
italiana
,
liberando
le
statue
delle
incrostazioni
marine
,
proteggendo
il
bronzo
dalle
conseguenze
dell
'
azione
corrosiva
della
salsedine
e
stabilizzandolo
.
Le
fotografie
che
documentano
la
«
cura
»
,
esposte
alla
mostra
,
sono
impressionanti
:
quasi
che
sul
lettino
operatorio
dei
tecnici
se
ne
stessero
sdraiati
,
con
tutta
la
loro
maestà
,
due
dèi
.
Poi
,
a
restauro
ultimato
,
la
mostra
quasi
clandestina
(
senza
pubblicità
,
senza
battage
di
uffici
stampa
,
con
pochi
o
niente
manifesti
murali
,
in
una
sala
del
Museo
Archeologico
di
Firenze
,
sotto
il
titolo
pudico
I
grandi
bronzi
di
Riace
.
Un
restauro
archeologico
)
,
che
si
è
chiusa
domenica
scorsa
.
Clandestina
forse
nelle
intenzioni
.
Perché
mai
,
come
in
questa
occasione
,
la
gente
ha
parlato
,
la
voce
è
corsa
da
amico
ad
amico
;
finché
,
a
furor
di
popolo
,
la
chiusura
della
mostra
è
stata
rinviata
una
prima
volta
.
Poi
è
venuto
il
presidente
Pertini
,
esprimendo
l
'
opinione
che
la
mostra
dovesse
restare
aperta
.
Poi
si
è
diffusa
la
voce
di
una
riapertura
il
14
febbraio
.
Poi
è
arrivato
il
ministro
dei
Beni
Culturali
,
e
ha
promesso
un
decreto
che
lascerebbe
per
qualche
tempo
ancora
le
due
statue
a
Firenze
;
dove
il
soprintendente
si
riprometterebbe
,
in
tal
caso
,
di
trasformare
l
'
avvenimento
in
una
grancassa
per
il
successivo
trasferimento
a
Reggio
Calabria
...
In
realtà
,
da
domenica
la
sala
del
Museo
Archeologico
si
è
chiusa
,
forse
per
sempre
.
E
i
due
guerrieri
di
Riace
si
preparano
ad
essere
imballati
e
trasportati
a
Reggio
Calabria
,
alla
cui
giurisdizione
appartengono
per
legge
.
E
a
Reggio
Calabria
non
si
sa
quando
saranno
di
nuovo
visibili
:
perché
bisogna
aspettare
che
attorno
a
questi
due
bronzi
(
tra
i
pochi
superstiti
dell
'
antichità
greca
,
insieme
al
Poseidon
del
Museo
Archeologico
di
Atene
e
all
'
Auriga
di
Delfi
)
venga
creata
una
struttura
adeguata
,
uno
spazio
adatto
,
sistemi
antifurto
,
le
indispensabili
basi
antisismiche
.
E
bisogna
soprattutto
dare
inizio
una
buona
volta
agli
indispensabili
lavori
di
ricerca
.
Perché
,
come
per
tutte
le
grandi
bellezze
greche
,
anche
per
gli
indubitabilmente
greci
bronzi
di
Riace
corre
il
rischio
di
scoppiare
una
guerra
.
In
questo
caso
,
la
guerra
delle
attribuzioni
e
delle
identificazioni
.
Il
primo
a
dire
la
sua
,
anche
se
di
fronte
al
ristretto
pubblico
di
un
congresso
archeologico
a
Delfi
,
è
stato
l
'
illustre
studioso
tedesco
Werner
Fuchs
.
Per
lui
non
ci
sono
dubbi
:
si
tratta
di
due
eroi
del
donario
di
Maratona
a
Delfi
.
E
cioè
del
donario
che
gli
Ateniesi
offrirono
al
santuario
di
Delfi
dopo
la
vittoria
contro
i
Persiani
del
490
a.C.
E
cioè
,
si
tratterebbe
di
due
opere
di
Fidia
,
lo
scultore
del
Partenone
,
il
massimo
artista
della
Grecia
classica
.
Della
stessa
idea
è
Antonio
Giuliano
,
professore
di
archeologia
e
storia
dell
'
arte
antica
all
'
Università
di
Roma
.
«
Sono
sicuramente
originali
greci
.
E
per
motivi
iconografici
,
formali
,
stilistici
,
sono
databili
tra
il
460
e
il
450
avanti
Cristo
.
Perché
?
Ma
per
il
trattamento
dell
'
anatomia
,
delle
teste
,
per
certe
annotazioni
singolari
come
i
capezzoli
di
rame
,
i
denti
d
'
argento
,
gli
occhi
d
'
avorio
,
che
li
assimilano
all
'
Auriga
di
Delfi
.
E
quanto
all
'
autore
,
non
ci
possono
essere
dubbi
.
O
siamo
davanti
a
due
bronzi
di
Onatas
,
lo
scultore
di
Egina
,
o
siamo
davanti
a
due
bronzi
di
Fidia
.
Io
penso
a
Fidia
.
Anzi
l
'
ho
anche
scritto
,
più
di
un
anno
fa
»
.
Basta
leggere
Pausania
,
spiega
.
Dove
(
X
.
10.1
)
l
'
autore
parla
del
donario
,
fatto
dagli
Ateniesi
a
Delfi
con
la
«
decima
»
della
vittoria
di
Maratona
,
e
«
formato
da
tredici
figure
,
da
un
'
Atena
,
da
un
Apollo
,
da
un
Milziade
e
da
dieci
eroi
attici
»
,
probabilmente
gli
eroi
eponimi
delle
tribù
.
«
Statue
di
questa
importanza
non
possono
essere
state
ignorate
dalle
fonti
.
Non
c
'
è
che
da
leggerle
,
e
allora
non
è
necessario
essere
Sherlock
Holmes
per
scoprire
da
dove
vengono
.
Si
prendono
le
impronte
dei
piedi
dei
due
bronzi
,
e
si
va
in
Grecia
,
dove
si
ritiene
che
le
statue
fossero
collocate
,
e
si
accerta
se
aderiscono
alle
basi
»
.
Elementare
.
Eppure
,
a
otto
anni
di
distanza
dal
ritrovamento
,
questo
non
è
ancora
stato
fatto
,
se
non
altro
per
mettere
un
freno
alle
fantasie
.
Ma
c
'
è
anche
chi
getta
acqua
sul
fuoco
.
Per
esempio
Enrico
Paribeni
,
professore
di
archeologia
all
'
Università
di
Firenze
.
Il
quale
pensa
addirittura
che
i
due
bronzi
non
siano
coevi
(
quello
ricciuto
sarebbe
effettivamente
del
quinto
secolo
a.C.
,
cioè
dell
'
età
di
Fidia
,
ma
il
secondo
sarebbe
più
recente
,
e
precisamente
dell
'
inizio
del
quarto
secolo
)
.
Quanto
a
Fidia
,
a
Paribeni
l
'
attribuzione
proprio
non
piace
.
Perché
?
«
Per
ragioni
formali
,
stilistiche
.
Perché
Fidia
non
lavorava
spesso
nel
bronzo
.
Perché
in
definitiva
le
cose
sono
molto
più
complesse
»
.
Molto
pacati
e
prudenti
sono
anche
a
Reggio
Calabria
,
che
grazie
ai
due
guerrieri
,
Fidia
o
non
Fidia
,
grancassa
di
Firenze
o
meno
,
potrà
-
se
lo
saprà
-
diventare
uno
dei
quattro
o
cinque
centri
archeologici
più
importanti
della
Magna
Grecia
,
accanto
a
Paestum
,
Agrigento
,
Siracusa
.
«
L
'
attribuzione
a
un
autore
è
molto
difficile
,
ma
non
è
questo
il
problema
principale
»
minimizzano
alla
Soprintendenza
.
Ma
intanto
le
due
più
straordinarie
statue
greche
rinvenute
in
Italia
fino
ad
oggi
(
e
rimasteci
,
per
ora
,
anziché
seguire
la
brillante
carriera
californiana
del
Lisippo
acquistato
dal
Getty
Museum
di
Malibu
)
sono
ancora
oggi
«
sciaguratamente
inedite
»
come
dice
Antonio
Giuliano
.
Non
sarebbe
male
se
,
in
questo
dramma
delle
gelosie
tra
soprintendenze
e
grandi
esperti
,
il
pubblico
potesse
intanto
continuare
ad
ammirare
i
due
capolavori
.
StampaQuotidiana ,
L
'
assassinio
di
Dollfuss
,
e
la
morte
di
Hindenburg
sono
due
avvenimenti
decisivi
sull
'
orientamento
delle
cose
politiche
europee
.
L
'
opera
del
cancelliere
austriaco
stroncata
dal
terrorismo
mentre
era
nella
sua
piena
efficienza
per
la
realizzazione
di
una
politica
coraggiosa
che
interessava
non
solo
l
'
Austria
ma
l
'
Europa
intera
,
il
prestigio
e
l
'
autorità
del
presidente
del
Reich
venuto
a
mancare
in
un
momento
nel
quale
il
suo
spirito
di
moderazione
poteva
ancora
esercitare
un
'
influenza
equilibratrice
nella
tormentata
Germania
,
lasciano
un
doloroso
vuoto
nel
destino
d
'
Europa
.
I
due
avvertimenti
,
di
natura
e
di
significato
assai
diverso
,
sono
stati
ormai
analizzati
e
valutati
adeguatamente
dalla
stampa
e
dall
'
opinione
pubblica
.
Allo
sdegno
ed
al
risentimento
mondiale
per
il
delitto
di
Vienna
,
al
rimpianto
ed
al
cordoglio
per
il
sereno
transito
di
Neudeck
,
deve
oggi
far
seguito
un
obiettivo
e
quindi
concreto
esame
delle
nuove
situazioni
politiche
le
quali
si
sono
venute
creando
nel
breve
giro
di
poche
settimane
di
questa
travagliata
estate
che
a
molti
è
apparsa
quale
sanguinosa
rievocazione
ventennale
di
un
'
altra
ben
tragica
e
torbida
estate
.
30
giugno
,
25
luglio
e
2
agosto
sono
date
variamente
memorabili
,
punti
fissi
di
orientamento
per
ogni
giudizio
sui
vari
aspetti
della
nostra
civiltà
politica
.
Quali
mutazioni
ha
subìto
o
sta
per
subire
l
'
ambiente
dopo
le
tre
deprecabili
giornate
?
Questo
è
il
problema
.
Dollfuss
ha
costruito
sul
sodo
.
Il
sangue
della
vittima
ha
definitivamente
consacrata
una
politica
che
non
deve
e
non
può
ritornare
sui
suoi
passi
.
Quello
che
poteva
essere
speranza
e
fiducia
durante
le
torbide
giornate
viennesi
è
oggi
certezza
.
L
'
Austria
ha
ritrovato
un
ordine
ed
ha
ritrovato
un
capo
il
quale
,
giurando
fedeltà
a
Dollfuss
ha
saputo
anche
assumerne
in
pieno
la
pesante
eredità
.
La
situazione
interna
di
queste
ultime
settimane
ha
dimostrato
in
concreto
come
la
pretesa
impopolarità
della
politica
di
Dollfuss
fosse
una
menzogna
fabbricata
dalle
bande
dei
rinnegati
per
giustificare
in
qualche
modo
la
loro
azione
.
Il
popolo
non
ha
risposto
al
segnale
della
rivolta
,
fallita
appunto
per
lo
spirito
di
disciplina
e
di
devozione
delle
masse
popolari
che
hanno
poi
visibilmente
testimoniato
il
loro
cordoglio
per
la
perdita
del
capo
.
Le
masse
erano
e
sono
rimaste
con
Dollfuss
.
La
pronta
azione
del
governo
di
Schuschnigg
ha
avuto
quattro
immediati
obiettivi
:
garantire
la
continuità
della
politica
di
Dollfuss
,
precisare
le
responsabilità
dei
fatti
del
25
luglio
,
reprimere
il
banditismo
politico
,
esercitare
pronta
,
severa
ed
anche
misurata
giustizia
punitiva
contro
gli
esecutori
materiali
dell
'
assassinio
.
Quest
'
opera
ha
rivelato
,
non
solo
all
'
interno
ma
anche
all
'
estero
,
le
spiccate
qualità
di
energia
e
di
moderazione
del
successore
di
Dollfuss
la
cui
direttiva
politica
ha
trovato
un
degno
continuatore
.
Anche
dal
punto
di
vista
internazionale
la
situazione
austriaca
realizza
una
forte
attività
:
l
'
indignazione
e
la
riscossa
delle
forze
morali
hanno
posto
in
rilievo
una
solidarietà
veramente
universale
con
il
diritto
della
piccola
Austria
che
oggi
sa
con
certezza
di
poter
contare
,
nella
sua
tenace
lotta
per
l
'
ordine
e
l
'
indipendenza
,
su
tre
grandi
forze
:
l
'
adesione
morale
di
quei
popoli
europei
che
hanno
conservato
il
senso
della
giustizia
e
del
diritto
,
la
garanzia
italo
-
franco
-
inglese
già
concretata
nella
nota
del
17
febbraio
e
rinforzata
dopo
i
recenti
avvenimenti
;
la
particolare
vigilanza
ed
il
positivo
intervento
dell
'
Italia
che
,
con
il
rapido
concentramento
di
truppe
al
confine
del
Brennero
,
ha
energicamente
dimostrato
di
esser
pronta
ad
intervenire
anche
con
la
forza
a
difesa
dell
'
integrità
territoriale
dello
Stato
austriaco
.
Tali
sono
i
fatti
positivi
così
chiari
,
acquisiti
ed
inequivocabili
da
non
ammettere
dubbi
o
incertezze
.
Da
parte
dei
nemici
dell
'
Austria
il
bilancio
si
chiude
invece
con
considerevoli
passività
fra
le
quali
le
più
rilevanti
sono
:
individuazione
precisa
dei
responsabili
e
documentazione
della
loro
attività
criminale
;
fallimento
di
ogni
speranza
in
una
adesione
popolare
contro
una
politica
denigrata
come
tirannica
mentre
nel
fatto
è
apparsa
così
poco
poliziesca
da
non
avere
un
valido
presidio
armato
neppure
al
portone
della
cancelleria
;
indignazione
mondiale
contro
il
terrorismo
politico
considerato
ormai
come
il
pericolo
europeo
n
.
1;
avvicinamento
per
uniformità
di
vedute
italo
-
franco
-
inglese
,
secondo
le
stesse
parole
di
Baldwin
.
Anche
questi
sono
fatti
chiari
,
acquisiti
ed
inequivocabili
da
non
ammettere
dubbi
o
incertezze
.
E
di
tutto
ciò
va
tenuto
il
debito
conto
nel
giudicare
quali
possano
essere
gli
sviluppi
della
presente
situazione
politica
nell
'
ambito
della
quale
la
questione
austriaca
si
è
dimostrata
e
riconfermata
quale
questione
europea
.
Come
l
'
aveva
vista
Dollfuss
con
chiarezza
d
'
intuizione
e
con
geniale
mente
di
politico
.
Nei
riguardi
della
situazione
germanica
,
che
si
è
venuta
creando
con
la
morte
di
Hindenburg
,
abbiamo
già
rilevato
nel
nostro
giornale
come
i
commenti
,
cordiali
nell
'
ammirazione
del
grande
Maresciallo
Presidente
,
sono
riservati
circa
la
nuova
legge
costituzionale
approvata
dal
Consiglio
dei
ministri
.
Questa
legge
ha
una
importanza
capitale
,
tale
da
giustificare
quanto
il
ministro
Hess
ha
affermato
nel
suo
radio
-
discorso
di
ieri
:
«
Da
questo
giorno
incomincia
la
storia
della
nuova
Germania
»
.
I
commenti
della
stampa
,
specialmente
inglese
,
prendono
in
esame
la
trasformazione
costituzionale
da
due
punti
di
vista
:
quello
giuridico
e
quello
politico
.
Evidentemente
,
nella
fattispecie
,
la
questione
giuridica
passa
in
secondo
ordine
.
Riguardo
il
valore
giuridico
della
riforma
costituzionale
,
i
giornali
rilevano
che
la
legge
,
pur
essendo
emanata
dal
governo
nel
pieno
esercizio
dei
pieni
poteri
concessi
dal
Reichstag
,
non
ha
la
necessaria
sanzione
né
del
presidente
del
Reich
,
che
al
momento
dell
'
approvazione
della
legge
era
all
'
antivigilia
della
morte
,
né
del
presidente
del
Tribunale
Supremo
del
Reichstag
al
quale
,
secondo
la
riforma
della
costituzione
votata
nel
1932
,
passano
nell
'
interregno
i
poteri
del
presidente
del
Reich
.
Circa
il
nuovo
regolamento
della
successione
si
fa
presente
il
problema
della
conciliazione
in
una
sola
persona
dell
'
irresponsabilità
delle
funzioni
del
capo
del
governo
con
la
responsabilità
delle
funzioni
di
capo
dello
Stato
,
e
nei
riguardi
del
plebiscito
,
previsto
non
dalla
recente
legge
del
Consiglio
dei
ministri
che
regola
in
modo
definitivo
la
successione
,
ma
dalla
posteriore
lettera
di
Hitler
al
ministro
degli
Interni
,
si
rileva
la
differenza
fra
plebiscito
ed
elezione
,
cioè
fra
la
scelta
da
parte
dei
cittadini
dei
loro
candidati
alla
presidenza
,
secondo
quanto
stabilisce
la
Costituzione
di
Weimar
,
e
la
richiesta
di
un
'
approvazione
che
presuppone
un
fatto
compiuto
e
che
comunque
,
nell
'
eventualità
di
una
risposta
negativa
,
pone
il
paese
in
una
situazione
non
prevista
.
D
'
altra
parte
la
nuova
riforma
costituzionale
non
determina
nulla
neppure
sul
tempo
della
permanenza
in
carica
del
Reichsführer
che
è
da
alcuni
ritenuto
quale
console
a
vita
.
Con
la
fine
della
carica
di
presidente
,
che
è
stata
coperta
da
Ebert
e
da
Hindenburg
,
si
pone
anche
il
problema
costituzionale
delle
funzioni
del
rappresentante
alla
cancelleria
,
nominato
dal
Reichsführer
,
ma
non
meglio
precisato
,
nelle
sue
competenze
e
nella
sua
fisionomia
giuridica
.
Lo
stesso
giuramento
dell
'
esercito
prestato
,
prima
del
Plebiscito
,
alla
persona
di
Hitler
è
oggetto
di
diverse
valutazioni
.
Ma
,
come
si
disse
,
nella
fattispecie
le
questioni
giuridiche
(
da
quanto
si
rileva
dalla
stampa
tedesca
)
non
hanno
grande
rilievo
.
Ciò
che
è
posto
in
primo
piano
è
il
fatto
politico
della
concentrazione
di
tutti
i
poteri
nelle
mani
del
Reichsführer
che
è
ad
un
tempo
capo
dello
Stato
tedesco
,
del
governo
e
del
Partito
nazionalsocialista
.
E
nulla
è
più
improprio
di
ipotesi
o
di
giudizi
a
priori
nel
campo
politico
,
ove
l
'
ultima
parola
spetta
,
storicamente
almeno
,
all
'
esito
delle
imprese
.
StampaQuotidiana ,
Leningrado
,
martedì
-
Dalla
finestra
della
mia
camera
d
'
albergo
vedo
gruppi
di
sciatori
coi
maglioni
multicolori
traversare
cantando
la
piazza
,
sotto
le
cupole
dorate
della
cattedrale
d
'
Isacco
.
Già
dal
veloce
giro
che
abbiamo
fatto
stamane
,
Leningrado
si
rivela
una
città
di
quelle
che
basta
viverci
un
poco
perché
sembri
d
'
esserci
vissuto
sempre
,
una
città
di
quelle
che
non
possono
mancare
nell
'
elenco
delle
«
patrie
»
ideali
che
ogni
uomo
,
vivendo
e
riflettendo
,
si
costruisce
accanto
alla
sua
patria
reale
.
La
Prospettiva
Nevski
,
anche
se
l
'
immaginavo
diversa
(
non
che
ne
avessi
un
'
immagine
precisa
;
avevo
in
testa
vaghi
colori
di
paesaggio
:
neve
e
lampioni
e
fiume
gelato
)
,
ora
che
la
vedo
così
,
una
via
lunga
e
dritta
fino
alla
guglia
d
'
oro
dell
'
Ammiragliato
(
e
la
Neva
è
laggiù
,
laggiù
alla
fine
)
,
una
via
d
'
una
eleganza
asciutta
,
senza
orpelli
,
come
una
donna
troppo
sicura
di
sé
e
delle
sue
doti
per
adornarsi
,
una
via
che
un
che
di
ventoso
e
tagliente
-
di
marino
-
ecco
che
è
come
l
'
avessi
sempre
conosciuta
così
,
ecco
i
personaggi
di
Gogol
e
Dostojevski
hanno
trovato
il
loro
scenario
naturale
.
«
Leningrado
è
una
città
giovane
,
una
città
appena
nata
-
dicono
i
nostri
compagni
moscoviti
,
con
scherzoso
campanilismo
-
Mosca
ha
otto
secoli
,
Leningrado
appena
tre
»
.
Ma
il
segreto
di
Mosca
,
io
dico
,
è
in
una
giusta
giustapposizione
di
secoli
lontanissimi
tra
loro
,
che
non
possono
incontrarsi
senza
contrasto
,
con
grandi
intervalli
senz
'
età
,
riempiti
dalla
«
Mosca
di
legno
»
;
mentre
il
segreto
di
Leningrado
è
in
una
storia
cresciuta
giorno
per
giorno
,
pietra
dopo
pietra
,
in
cui
tutto
si
assomma
e
si
confonde
e
s
'
armonizza
,
come
gli
stili
e
i
colori
che
concorrono
a
formare
lo
scenario
di
questa
magnifica
Piazza
dei
Palazzi
:
il
verde
del
Palazzo
d
'
Inverno
,
spaziato
dal
bianco
delle
sovrastrutture
barocche
(
un
barocco
pieno
,
ricco
e
gioioso
)
,
il
giallo
dei
palazzi
neo
-
classici
che
furono
dello
Stato
Maggiore
,
del
Sinodo
,
l
'
oro
della
cupola
del
duomo
d
'
Isacco
e
della
guglia
dell
'
Ammiragliato
;
o
,
allo
Smolny
,
l
'
azzurro
del
duomo
e
del
monastero
barocchi
,
e
il
giallo
dell
'
Istituto
,
glorioso
di
memorie
rivoluzionarie
.
«
Durante
l
'
assedio
s
'
andava
al
fronte
in
tram
»
mi
ha
raccontato
Nicolaj
Cerkassov
,
il
popolare
attore
cinematografico
.
Il
fronte
era
ai
margini
di
Leningrado
;
i
cannoni
di
Hitler
sparavano
sui
quartieri
della
città
,
gli
operai
alla
sera
uscivano
dal
lavoro
prendevano
il
fucile
,
salivano
sul
tran
e
andavano
a
fare
il
loro
turno
al
fronte
.
Lungo
la
Neva
la
sera
tira
un
'
aria
fredda
e
brumosa
.
Ma
c
'
è
,
su
questi
bianchi
spalti
,
tutto
un
mondo
di
ricordi
letterari
e
storici
che
bastano
a
farti
ribollire
il
sangue
a
ogni
passo
.
Laggiù
oltre
il
fiume
,
la
fortezza
Pietro
e
Paolo
,
per
le
cui
celle
sono
passate
generazioni
di
rivoluzionari
russi
;
e
qui
,
attraccata
a
questa
banchina
,
ecco
,
l
'
Aurora
.
L
'
incrociatore
Aurora
:
le
cui
cannonate
contro
il
Palazzo
d
'
Inverno
il
7
novembre
1917
segnarono
l
'
inizio
della
Rivoluzione
.
Ora
è
fermo
;
da
anni
,
ormai
.
Dopo
la
carriera
più
varia
,
avventurosa
e
gloriosa
che
mai
ebbe
una
nave
,
s
'
è
trasformato
in
un
monumento
galleggiante
.
È
un
vecchio
ufficiale
che
ci
fa
da
cicerone
,
il
maggiore
Lipatov
,
attuale
comandante
dell
'
incrociatore
:
un
uomo
dal
collo
taurino
,
i
lineamenti
grossi
,
l
'
occhio
risoluto
.
Nel
quadrato
di
poppa
,
illustrandoci
i
cimeli
del
piccolo
museo
,
ci
racconta
la
storia
dell
'
Aurora
.
Una
storia
,
dicevo
avventurosa
:
l
'
Aurora
fu
l
'
unica
nave
da
guerra
russa
scampata
dalla
famosa
disfatta
di
Tsushima
,
nella
guerra
russo
-
giapponese
.
Dopo
circumnavigazioni
e
guerre
,
nel
1917
l
'
Aurora
era
già
una
nave
vecchia
e
piena
d
'
avarie
,
ed
era
in
cantiere
a
Pietrogrado
.
Le
riparazioni
venivano
compiute
da
squadre
d
'
operai
della
capitale
,
che
sulla
nave
erano
in
continuo
contatto
con
i
marinai
,
discutevano
con
loro
gli
avvenimenti
della
rivoluzione
e
distribuivano
loro
la
stampa
bolscevica
.
Il
comandante
ci
mostra
le
fotografie
dei
due
marinai
che
organizzarono
il
soviet
dei
marinai
dell
'
Aurora
e
che
diressero
l
'
insurrezione
dell
'
Ottobre
.
Uno
magro
e
bruno
,
dall
'
aria
vivace
e
acuta
,
che
poi
morì
nella
guerra
civile
;
l
'
altro
biondo
,
spesso
e
baffuto
,
dall
'
aria
fiera
.
Dopo
la
Rivoluzione
l
'
Aurora
,
veterana
della
Flotta
Rossa
,
diventò
nave
scuola
e
girò
i
mari
coi
giovani
quadri
della
nuova
marina
socialista
.
Molti
degli
ufficiali
della
marina
sovietica
sono
passati
per
la
scuola
dell
'
Aurora
.
Abbiamo
finito
il
nostro
giro
.
Ma
il
comandante
Lipatov
ritorna
ai
ritratti
dei
due
marinai
rivoluzionari
,
indica
con
la
sua
bacchettina
la
foto
di
quello
biondo
e
robusto
,
ammicca
e
dice
:
«
E
quello
sono
io
»
.
È
lui
il
marinaio
fustigato
tante
volte
sul
ponte
e
legato
al
fusto
dei
cannoni
sotto
il
sole
dell
'
Oceano
Indiano
,
è
lui
che
aveva
disarmato
gli
ufficiali
zaristi
e
aveva
fatto
sparare
contro
la
sede
del
Governo
Provvisorio
.
Sulla
nave
dove
ha
passato
tutta
la
sua
vita
,
dove
ogni
boccaporto
,
ogni
scaletta
è
piena
di
ricordi
crudeli
o
entusiasmanti
,
su
questa
nave
che
non
si
muoverà
più
dalla
Neva
,
un
vecchietto
col
cappotto
dai
bottoni
d
'
oro
passa
ogni
sera
tra
i
cannoni
che
hanno
tuonato
per
la
fine
d
'
un
impero
e
l
'
inizio
del
socialismo
nel
mondo
,
guarda
le
rive
illuminate
di
Leningrado
,
e
racconta
la
storia
dell
'
Aurora
a
comitive
di
giovani
intirizziti
e
sbalorditi
,
venuti
dall
'
Italia
,
dal
Brasile
,
dal
Pakistan
.
Le
cameriere
che
servono
alla
nostra
tavola
dell
'
Hôtel
Astoria
,
persuase
,
chissà
perché
,
che
noi
ci
schermiamo
nel
mangiare
per
qualche
nostro
inspiegabile
fanatismo
di
digiunatori
,
ci
colmano
di
montagne
di
vivande
e
di
sorrisi
,
d
'
esortazioni
,
di
proverbi
,
di
canzonature
,
divertendosi
un
mondo
con
una
caricata
aria
materna
.
Sono
graziosissime
entrambe
:
brune
,
snelle
,
occhi
mobilissimi
,
bocche
aggraziate
e
spiritose
.
È
un
po
'
presto
per
far
considerazioni
generali
,
ma
direi
che
in
contrasto
alla
pacifica
,
soffice
dolcezza
delle
moscovite
,
le
leningradesi
abbiano
un
brio
parigino
o
viennese
.
StampaQuotidiana ,
La
matematica
è
la
scienza
che
si
nasconde
.
Tutti
si
dimenticano
che
esiste
.
A
molti
appare
come
una
disciplina
astratta
,
aristocratica
e
distaccata
,
coltivata
da
geni
strampalati
.
Poi
d
'
improvviso
ci
si
rende
conto
che
quanto
di
più
moderno
c
'
è
nella
vita
pratica
,
tante
novità
che
sfrecciano
nella
cronaca
,
presuppongono
l
'
intervento
decisivo
della
matematica
.
Il
bancomat
è
sicuro
grazie
a
numeri
primi
e
curve
ellittiche
.
Le
più
travolgenti
operazioni
di
Borsa
sono
guidate
da
giovani
e
brillanti
matematici
.
Parafrasando
un
pensiero
di
Italo
Calvino
,
si
potrebbe
dire
:
fare
matematica
è
"
nascondere
qualcosa
in
modo
che
poi
venga
scoperto
"
.
Ma
ci
è
voluta
l
'
Unesco
,
proclamando
il
2000
"
Anno
della
matematica
"
,
per
indurre
il
mondo
a
vincere
un
'
inveterata
pigrizia
intellettuale
nei
confronti
di
questa
disciplina
straordinaria
.
Per
spiegare
il
peso
reale
della
matematica
nella
società
,
domani
si
terrà
a
Milano
una
manifestazione
a
cura
dei
dipartimenti
interessati
delle
cinque
università
milanesi
.
L
'
iniziativa
dell
'
Unesco
ha
rotto
il
ghiaccio
.
Finalmente
interpellati
,
i
matematici
hanno
tanto
da
raccontare
.
La
matematica
si
nasconde
proprio
perché
è
essenziale
.
"
La
verità
,
secondo
me
,
è
la
sua
ubiquità
.
La
matematica
è
un
po
'
come
l
'
aria
:
ce
ne
accorgiamo
quando
manca
"
,
rileva
Giandomenico
Boffi
,
ordinario
di
Algebra
all
'
Università
di
Trieste
.
È
fuori
discussione
che
la
matematica
sia
"
nascosta
"
agli
occhi
della
gente
.
"
Sfugge
perfino
la
natura
dinamica
della
matematica
:
spesso
mi
sento
chiedere
se
c
'
è
qualcosa
di
nuovo
da
scoprire
,
e
noto
stupore
attorno
a
me
se
parlo
di
teoremi
nuovi
"
,
nota
ancora
Boffi
.
"
Sfugge
la
valenza
culturale
della
matematica
:
quanti
si
vantano
di
apprezzare
tutte
le
espressioni
dell
'
ingegno
umano
(
lettere
,
arti
,
diritto
)
ma
confessano
,
con
civetteria
,
di
non
capire
nulla
di
matematica
?
"
.
I
matematici
ci
hanno
provato
a
far
capire
che
la
matematica
è
dovunque
.
Boffi
cita
"
Matematica
e
cultura
"
,
la
manifestazione
che
dal
1997
si
svolge
ogni
anno
a
Venezia
.
Le
numerose
sessioni
hanno
titoli
come
"
Matematica
e
arte
"
,
"
Matematica
e
musica
"
,
"
Matematica
ed
economia
"
,
e
via
dicendo
.
"
Ma
chi
riconosce
in
uno
splendido
design
l
'
influsso
della
geometria
frattale
?
Chi
è
al
corrente
dell
'
analisi
matematica
del
suono
nella
musica
moderna
?
"
.
E
poi
,
proprio
le
persone
colte
tradiscono
la
matematica
.
"
Si
parla
di
particelle
subatomiche
e
di
spazi
intergalattici
,
di
intelligenza
artificiale
,
di
telecomunicazioni
,
di
meccanica
quantistica
.
Ma
si
dimentica
che
sotto
c
'
è
sempre
una
teoria
matematica
.
E
il
trattamento
dell
'
informazione
?
Presenta
problemi
di
natura
squisitamente
matematica
"
,
sottolinea
Boffi
.
"
E
poi
la
matematica
è
un
linguaggio
comune
agli
esseri
umani
di
ogni
luogo
e
di
ogni
tempo
"
.
Nuove
sfide
attendono
questa
scienza
,
che
non
ha
affatto
concluso
il
suo
lavoro
.
Ma
che
cosa
c
'
è
ancora
da
scoprire
,
in
questo
campo
?
"
Moltissimo
.
Sicuramente
molto
di
più
di
quanto
è
stato
scoperto
finora
"
,
interviene
Marco
Andreatta
,
professore
di
Geometria
all
'
Università
di
Trento
.
"
La
matematica
è
una
scienza
che
si
occupa
dell
'
infinito
e
,
per
sua
natura
,
ogni
volta
che
risolve
un
problema
contemporaneamente
ne
apre
altri
,
a
quello
collegati
"
.
Andreatta
avverte
che
la
decisione
dell
'
Unesco
è
un
riconoscimento
da
non
prendere
con
indifferenza
,
un
'
occasione
da
non
sprecare
,
se
si
vuol
dare
sempre
più
slancio
alla
ricerca
matematica
e
rilanciarne
l
'
immagine
.
"
Il
principio
che
ogni
cosa
in
natura
può
essere
misurata
,
tradotta
in
numeri
(
e
in
altri
oggetti
matematici
)
già
appare
in
Galileo
e
forse
anche
prima
di
lui
.
Ma
attenzione
a
non
ridurre
la
matematica
a
soli
numeri
,
magari
elaborati
al
computer
.
La
matematica
comprende
dell
'
altro
:
l
'
intuizione
,
la
bellezza
e
l
'
eleganza
(
ci
sono
dimostrazioni
più
belle
ed
eleganti
di
altre
)
"
.
Il
ruolo
dell
'
educazione
matematica
è
indispensabile
allo
sviluppo
del
pensiero
razionale
.
"
Uno
dei
tratti
più
importanti
della
nostra
disciplina
-
commenta
Andreatta
-
è
la
sua
grande
libertà
di
pensiero
.
Un
pensiero
mosso
dalla
curiosità
della
mente
umana
,
spesso
senza
i
vincoli
dell
'
applicabilità
"
.
Ma
,
proprio
mentre
l
'
Unesco
punta
sulla
matematica
,
in
Europa
,
e
in
particolare
in
Italia
,
lo
spazio
riservato
a
questa
disciplina
viene
ridotto
,
nelle
scuole
superiori
e
nelle
università
(
dove
,
a
Scienza
e
Ingegneria
,
cala
il
numero
degli
iscritti
)
.
"
Ecco
,
io
temo
che
su
questo
piano
il
proposito
dell
'
Unesco
rischi
una
grave
sconfitta
"
,
confessa
ancora
Andreatta
.
E
invece
un
'
educazione
matematica
è
oggi
più
salutare
che
mai
,
"
in
quest
'
epoca
di
faciloneria
,
in
cui
dominano
l
'
irrazionalismo
e
le
pseudoscienze
(
si
pensi
all
'
astrologia
)
"
,
prende
la
parola
Claudio
Citrini
,
ordinario
di
Analisi
matematica
al
Politecnico
di
Milano
.
E
aggiunge
:
"
La
matematica
dovrebbe
richiamare
alla
razionalità
della
logica
e
alla
fantasia
dell
'
invenzione
.
Doti
che
scarseggiano
sempre
più
.
Il
popolo
di
Internet
dovrebbe
essere
molto
accorto
.
La
matematica
potrebbe
aiutarlo
a
non
lasciarsi
incantare
come
il
villano
davanti
all
'
imbonitore
della
fiera
,
a
non
prendere
per
verità
assoluta
tutto
quello
che
incontra
nella
rete
"
.
La
matematica
sostiene
tutte
le
grandi
tecnologie
e
permette
di
affrontare
questioni
finora
invincibili
.
C
'
è
l
'
analisi
numerica
dietro
strutture
complesse
o
imponenti
:
si
va
dalla
scocca
dell
'
auto
ai
grandi
ponti
,
ai
grattacieli
,
alle
piattaforme
petrolifere
.
Questi
calcoli
coinvolgono
centinaia
di
migliaia
,
se
non
milioni
,
di
incognite
.
Le
fenomenologie
nuove
che
s
'
incontrano
nello
studio
di
sistemi
complessi
(
come
quelli
biologici
,
o
il
moto
dei
corpi
celesti
)
possono
essere
investigate
con
tecniche
matematiche
moderne
(
teoria
delle
catastrofi
,
frattali
,
sistemi
dinamici
)
che
conducono
a
risultati
assolutamente
inaspettati
,
spiega
Citrini
.
"
La
matematica
dà
certezze
ma
,
vista
dal
di
dentro
,
appare
assai
più
problematica
"
,
aggiunge
Citrini
.
"
I
suoi
rapporti
con
le
altre
scienze
sono
altrettanto
strani
"
,
osserva
il
professore
.
Cita
Albert
Einstein
:
"
Le
proposizioni
della
matematica
,
se
si
riferiscono
alla
realtà
,
non
sono
sicure
;
se
sono
sicure
,
non
si
riferiscono
alla
realtà
"
.
E
commenta
:
"
A
mio
parere
,
il
fascino
della
matematica
sta
nel
fatto
che
è
terreno
conquistato
palmo
a
palmo
,
dopo
un
continuo
combattere
per
ottenere
un
nuovo
risultato
,
una
nuova
verità
"
.
Matematica
e
fede
.
Citrini
ricorda
che
molti
matematici
si
sono
cimentati
in
dimostrazioni
dell
'
esistenza
di
Dio
.
"
La
più
famosa
è
quella
probabilistica
di
Pascal
(
la
scommessa
secondo
la
quale
,
per
chi
crede
,
il
guadagno
è
di
gran
lunga
superiore
all
'
eventuale
perdita
)
.
Ma
anche
Leibniz
inferiva
l
'
esistenza
di
Dio
dal
sistema
binario
(
l
'
uno
divino
che
,
unendosi
al
nulla
del
creato
,
forma
l
'
immensa
varietà
del
tutto
)
.
Ultimo
è
Gödel
,
il
grande
logico
dei
primi
del
'900
che
matematizzò
in
termini
moderni
la
dimostrazione
ontologica
di
Sant
'
Anselmo
.
Dimostrazioni
interessanti
,
ma
nessuna
di
esse
può
convincere
chi
non
crede
.
Semplicemente
,
Dio
non
è
un
oggetto
matematico
,
come
non
è
un
oggetto
fisico
.
E
non
può
essere
studiato
da
nessuna
scienza
(
né
per
affermarlo
né
per
negarlo
)
.
A
maggior
ragione
,
non
lo
è
il
Dio
rivelato
StampaQuotidiana ,
Per
il
15
settembre
è
ufficialmente
convocata
l
'
Assemblea
autunnale
della
Società
delle
Nazioni
.
L
'
ordine
del
giorno
non
fa
alcun
accenno
alla
questione
che
così
vivamente
interessa
l
'
opinione
pubblica
e
che
provocherà
certo
l
'
avvenimento
più
saliente
della
prossima
Assemblea
:
l
'
ammissione
della
Russia
nella
Società
delle
Nazioni
.
Il
silenzio
delle
sfere
ufficiali
ginevrine
su
tale
problema
è
da
molti
punti
di
vista
preoccupante
.
Il
segnale
di
allarme
è
stato
dato
dalla
stessa
stampa
di
Ginevra
che
si
può
ritenere
bene
informata
sulle
faccende
del
Quai
Wilson
.
Che
cosa
si
nasconderebbe
sotto
questo
silenzio
ufficiale
?
Si
parla
di
negoziati
segreti
per
l
'
ammissione
dei
Sovieti
nella
Società
delle
Nazioni
,
e
del
proposito
di
presentare
la
candidatura
di
sorpresa
per
evitare
le
immancabili
opposizioni
.
Anche
la
Lega
ginevrina
intenderebbe
mettersi
sulla
strada
della
diplomazia
segreta
:
se
così
fosse
non
resterebbe
che
da
prevedere
un
ulteriore
discredito
della
Società
delle
Nazioni
,
già
compromessa
con
il
fallimento
della
Conferenza
del
disarmo
.
Che
cosa
vogliono
le
nazioni
che
lavorano
per
presentare
di
sorpresa
la
candidatura
sovietica
?
Vogliono
evitare
che
i
titoli
che
la
Russia
deve
presentare
per
essere
ammessa
siano
sottoposti
all
'
esame
della
6°
Commissione
,
la
quale
,
secondo
la
carta
statutaria
,
è
obbligata
a
determinare
se
esistano
tutte
le
condizioni
necessarie
per
concedere
l
'
ammissione
.
Queste
condizioni
non
esistono
,
e
l
'
istituto
ginevrino
,
se
intende
con
disinvoltura
violare
la
sua
procedura
,
riuscirà
pure
a
cogliere
di
sorpresa
gli
Stati
oppositori
,
ma
minaccerà
anche
il
suo
prestigio
che
presuppone
il
rispetto
delle
norme
statutarie
.
Che
la
Russia
non
abbia
i
titoli
sufficienti
per
essere
ammessa
a
Ginevra
è
già
stato
ampiamente
dimostrato
.
Le
Repubbliche
sovietiche
non
sono
riconosciute
da
tutte
le
nazioni
né
de
iure
né
de
facto
:
inoltre
l
'
articolo
primo
del
Patto
esige
che
lo
Stato
aderente
sia
uno
Stato
«
il
quale
si
governi
liberamente
»
,
e
l
'
articolo
23
prescrive
che
i
membri
si
obblighino
«
di
assicurare
e
di
mantenere
eque
ed
umane
condizioni
di
lavoro
per
l
'
uomo
,
la
donna
ed
il
fanciullo
sia
nei
loro
territori
che
in
tutti
i
paesi
ai
quali
si
estendono
le
loro
relazioni
di
commercio
e
d
'
industria
»
.
Basta
considerare
i
caratteristici
ordinamenti
della
dittatura
sovietica
,
l
'
oppressione
della
libertà
di
lavoro
,
di
opinione
e
di
fede
,
i
metodi
di
governo
sull
'
Ucraina
e
sul
Caucaso
per
concludere
che
le
Repubbliche
sovietiche
non
hanno
alcuno
dei
requisiti
giuridici
necessari
per
l
'
ammissione
.
Perciò
il
tentativo
di
evitare
la
necessaria
verifica
delle
condizioni
,
per
la
quale
lo
statuto
prevede
una
speciale
commissione
,
si
risolve
in
una
frode
delle
norme
statutarie
con
grave
pregiudizio
della
serietà
della
Lega
.
Il
caso
del
Messico
,
citato
per
parare
le
immancabili
critiche
,
non
giustifica
la
gravità
della
nuova
procedura
:
infatti
il
Messico
fu
ammesso
senza
verifica
per
il
semplice
fatto
che
,
al
momento
della
costituzione
della
Società
delle
Nazioni
,
il
Messico
,
a
differenza
delle
altre
repubbliche
americane
,
per
l
'
opposizione
di
Wilson
,
non
era
stato
«
invitato
»
ad
aderire
,
mentre
aveva
i
requisiti
necessari
per
ricevere
un
tale
invito
.
Se
effettivamente
si
cercasse
di
frodare
le
procedure
ammettendo
la
Russia
senza
verifica
,
si
verrebbe
ad
avere
questa
situazione
paradossale
:
uno
Stato
,
che
molte
nazioni
non
riconoscono
giuridicamente
,
non
solo
viene
ammesso
nella
Società
delle
Nazioni
,
alla
quale
per
precise
norme
statutarie
non
ha
diritto
di
appartenere
,
ma
viene
ammesso
anche
con
una
procedura
eccezionale
quasi
che
si
trattasse
di
una
nazione
che
per
la
sua
civiltà
politica
è
assiomaticamente
al
disopra
ed
al
di
fuori
di
ogni
discussione
.
L
'
ipotesi
,
che
sempre
più
appare
probabile
,
di
un
ingresso
della
Russia
a
Ginevra
senza
verifiche
non
si
giustifica
ma
solo
si
comprende
in
un
momento
di
preoccupante
decadenza
delle
istituzioni
che
presiedono
alla
collaborazione
fra
i
popoli
.
La
Russia
non
può
né
giuridicamente
né
moralmente
essere
ammessa
nella
Società
delle
Nazioni
,
e
se
di
ammissione
si
vuol
parlare
,
in
quanto
si
consideri
l
'
ammissione
come
un
mezzo
per
influire
con
la
civiltà
europea
sulla
barbarie
russa
,
l
'
ammissione
deve
essere
rigorosamente
condizionata
.
Altrimenti
non
l
'
Europa
influirà
sulla
Russia
ma
la
Russia
sull
'
Europa
.
Gli
Stati
che
si
sono
anzitutto
preoccupati
della
salute
interna
hanno
posto
condizioni
al
riconoscimento
giuridico
dei
Sovieti
.
Così
gli
Stati
Uniti
e
così
l
'
Inghilterra
che
hanno
preteso
dal
governo
di
Mosca
l
'
impegno
di
rinunciare
ad
ogni
propaganda
comunista
e
di
assumere
la
responsabilità
dell
'
azione
della
III
Internazionale
.
A
Ginevra
invece
non
si
parla
di
condizioni
ma
si
conta
di
sanzionare
con
un
applauso
l
'
ammissione
dei
Sovieti
.
L
'
insostenibilità
di
questa
situazione
appare
ancor
più
evidente
qualora
si
pensi
al
fatto
che
a
Ginevra
,
cioè
nel
territorio
dello
Stato
svizzero
che
non
ha
riconosciuto
e
non
intende
riconoscere
la
Russia
,
si
installerebbe
una
delegazione
sovietica
che
,
sotto
l
'
egida
del
Quai
Wilson
presso
il
quale
sarebbe
accreditata
,
potrebbe
divenire
un
vero
centro
di
propaganda
comunista
internazionale
,
una
spina
nel
cuore
dell
'
Europa
civile
.
Perciò
sono
pienamente
giustificate
le
giuste
preoccupazioni
della
stampa
svizzera
la
quale
rileva
come
ormai
sia
già
documentato
dai
fatti
che
le
sedi
dei
diplomatici
sovietici
sono
anche
centrali
di
propaganda
della
III
Internazionale
.
Ad
edificazione
di
quanti
vogliono
illudersi
sulla
sincerità
del
pacifismo
moscovita
,
togliamo
dal
giornale
«
Ordre
»
il
seguente
passo
di
un
articolo
apparso
recentemente
sulla
«
Pravda
»
di
Leningrado
:
«
Quando
i
tamburi
della
grande
Armata
Rossa
batteranno
,
quando
le
nostre
baionette
ed
i
nostri
velivoli
rossi
porteranno
nel
mondo
il
segnale
della
Rivoluzione
comunista
e
dell
'
emancipazione
dei
popoli
,
allora
sorgerà
l
'
alba
del
giorno
del
giudizio
e
dell
'
espiazione
per
il
delitto
di
millenni
:
sarà
il
giorno
della
liberazione
per
l
'
India
,
la
Cina
,
per
tutte
le
razze
oppresse
e
torturate
.
La
volontà
di
giungere
a
questa
liberazione
è
suprema
legge
e
suprema
ragione
di
vivere
per
noi
che
abbiamo
innalzato
lo
stendardo
dell
'
emancipazione
dell
'
umanità
»
.
Rettorica
vuota
e
meschina
di
spiriti
esaltati
che
trovano
però
la
loro
Ellade
nelle
Repubbliche
russe
che
si
preparano
ad
inviare
a
Ginevra
i
loro
diplomatici
,
ed
in
Estremo
Oriente
i
loro
cannoni
.
StampaQuotidiana ,
Leningrado
,
martedì
sera
-
Visita
della
Casa
della
cultura
«
Kirov
»
.
Forse
,
di
mia
iniziativa
,
non
avrei
mai
pensato
di
visitare
una
Casa
della
cultura
,
nome
che
mi
evocava
generiche
immagini
di
conferenze
e
concerti
di
solisti
.
Invece
,
dopo
che
ne
ho
vista
una
a
Baku
e
ora
questa
a
Leningrado
,
so
che
se
ci
si
vuol
fare
un
'
idea
della
vita
abituale
del
lavoratore
sovietico
,
se
si
vuol
comprendere
l
'
entusiasmo
culturale
di
massa
che
è
caratteristico
dell
'U.R.S.S.,
bisogna
rendersi
conto
dell
'
importanza
di
queste
istituzioni
.
Più
di
diecimila
persone
affollano
ogni
sera
questo
palazzo
dell
'
architettura
del
periodo
«
costruttivista
»
.
La
«
Kirov
»
è
una
delle
due
case
della
cultura
di
Leningrado
che
dipendono
direttamente
dalla
Confederazione
dei
sindacati
;
inoltre
esistono
a
Leningrado
oltre
50
case
della
cultura
che
dipendono
dai
singoli
sindacati
.
Ci
va
gente
di
tutti
i
generi
,
giovani
,
ragazze
con
il
moroso
,
madri
coi
figlioli
,
ci
vanno
a
studiare
,
a
ballare
,
a
trovarsi
con
gli
amici
,
a
darsi
arie
d
'
artisti
,
a
trovar
marito
,
ad
allenarsi
alla
boxe
,
a
prepararsi
agli
esami
in
biblioteca
:
tutte
le
sere
un
mare
di
gente
che
va
e
viene
per
questi
corridoi
illuminati
.
Questa
è
la
casa
della
cultura
.
Della
cultura
,
sissignori
.
Gente
che
ha
lavorato
otto
ore
e
adesso
,
alla
sera
,
ha
questi
trecento
mondi
che
gli
s
'
aprono
davanti
,
nelle
trecento
sale
della
casa
«
Kirov
»
.
«
Cultura
»
è
un
po
'
una
parola
magica
,
in
U.R.S.S.
Ci
può
entrar
dentro
il
divertimento
,
lo
sport
,
l
'
arte
,
i
lampadari
,
il
mobilio
,
la
buona
educazione
,
la
propria
dignità
di
cittadino
.
La
parola
«
cultura
»
in
U.R.S.S.
contiene
sempre
anche
il
senso
di
«
conquista
della
cultura
»
,
l
'
orgoglio
di
poter
disporre
di
tutti
questi
nuovi
strumenti
di
libertà
,
il
confronto
con
la
vita
grigia
di
un
tempo
.
Per
me
,
incorreggibile
sbadigliatore
,
l
'
entusiasmo
del
popolo
sovietico
per
le
conferenze
resta
uno
dei
fatti
più
misteriosi
.
Appena
entrati
alla
casa
«
Kirov
»
,
al
primo
piano
,
vediamo
gente
che
si
affolla
alle
porte
d
'
una
sala
di
conferenze
.
La
conferenza
è
già
cominciata
e
la
sala
è
piena
:
quelli
rimasti
fuori
cercano
invano
d
'
entrare
.
Ci
fanno
largo
perché
possiamo
dare
un
'
occhiata
dentro
.
Ci
sono
molte
carte
geografiche
,
e
un
conferenziere
tiene
una
lezione
di
politica
estera
;
molti
del
pubblico
prendono
appunti
.
Passiamo
alla
sala
tecnica
,
dove
si
sta
tenendo
una
conferenza
per
stakanovisti
su
nuovi
metodi
di
lavorazione
metallurgica
.
Gli
ascoltatori
sono
in
gran
parte
anziani
,
bei
visi
operai
,
seduti
a
un
tavolo
,
tra
disegni
e
modelli
di
strumenti
.
Nella
sala
di
economia
politica
,
contemporaneamente
,
si
sta
discutendo
del
plusvalore
.
Sto
già
un
po
'
con
l
'
animo
in
pena
attendendo
di
passare
a
una
quarta
sala
di
conferenze
,
ma
mi
rallegro
vedendo
che
la
sala
accanto
è
buia
,
con
un
apparecchio
di
televisione
che
trasmette
un
film
.
E
con
animo
sollevato
passo
all
'
immancabile
sala
degli
scacchisti
e
alla
palestra
con
il
non
meno
immancabile
campo
di
palla
a
volo
.
Al
circolo
dei
filodrammatici
interrompono
la
scena
che
stanno
provando
e
,
in
nostro
onore
,
vogliono
recitare
una
scena
del
loro
cavallo
di
battaglia
:
La
povertà
non
è
vizio
,
di
Ostrovski
.
È
una
sera
qualunque
,
i
circoli
sono
affollati
,
pittori
attorno
ai
loro
modelli
,
danzatrici
classiche
,
la
banda
,
il
coro
.
E
io
penso
:
«
Be
'
,
anche
in
Italia
ci
sono
corsi
serali
di
pittura
,
e
se
non
ci
sono
,
volendo
si
possono
anche
organizzare
,
ci
sono
bande
,
filodrammatiche
...
Cos
'
è
che
fa
qui
tutto
tanto
diverso
?
Forse
solo
il
vedere
tutte
queste
cose
insieme
,
in
questo
grande
palazzo
?
»
E
penso
ancora
:
«
Però
in
Italia
chi
frequenta
i
circoli
di
dilettanti
?
Pochi
o
molti
,
dipende
dai
luoghi
,
ma
di
solito
gente
che
ha
una
passione
eccezionale
,
tipi
di
volonterosi
disposti
a
far
sacrifici
e
sforzi
,
gente
spesso
considerata
un
po
'
strana
dai
vicini
e
dai
parenti
,
gente
che
"
ha
il
pallino
"
;
qui
invece
è
una
spinta
generale
,
è
una
tendenza
entrata
nel
costume
;
averci
una
passione
,
un
'
abilità
extra
-
professionale
,
una
vocazione
,
è
il
modo
che
ciascuno
ha
di
sentirsi
se
stesso
(
come
il
senso
della
vita
privata
e
della
personalità
si
assolutizza
per
il
"
common
man
"
inglese
nell
'
amore
al
giardinaggio
,
e
per
quello
americano
nel
possesso
di
una
automobile
)
,
sentirsi
se
stesso
in
un
tutto
sociale
che
segue
il
dilettante
,
lo
approva
,
lo
premia
,
lo
mette
in
graduatoria
.
Da
noi
,
l
'
arte
dei
dilettanti
ha
spesso
un
carattere
di
malinconica
evasione
,
di
patetica
velleità
.
Qui
la
società
pare
una
gran
pompa
aspirante
di
vocazioni
:
quel
che
ognuno
ha
di
meglio
,
poco
o
tanto
,
se
c
'
è
,
deve
saltar
fuori
in
qualche
modo
»
.
Al
teatro
della
Casa
della
cultura
stasera
c
'
è
uno
spettacolo
di
artisti
professionisti
(
a
pagamento
,
questo
;
tutte
le
altre
attività
della
casa
sono
gratuite
)
.
È
il
«
giornale
parlato
»
n
.
21
:
«
Sui
palcoscenici
di
Leningrado
»
.
È
una
rassegna
di
numeri
eseguita
da
artisti
dei
vari
teatri
cittadini
.
Assistiamo
ad
una
scena
comica
tratta
da
una
commedia
d
'
argomento
colcosiano
.
Poi
una
grassa
e
matura
attrice
in
uno
strano
abito
d
smoking
-
recita
un
monologo
sulla
pace
,
con
scenette
che
si
svolgono
a
Parigi
,
Londra
,
New
York
,
cambiando
voce
e
mimica
ad
ogni
strofa
,
nella
satira
dei
costumi
delle
varie
capitali
,
e
sempre
mettendo
a
contrasto
,
d
'
ogni
paese
,
la
borghesia
e
il
proletariato
.
È
molto
brava
:
una
fantasista
di
grande
comunicativa
.
Il
«
giornale
parlato
»
è
un
tipo
di
spettacolo
molto
in
voga
nelle
Case
della
cultura
.
È
un
po
'
la
formula
dei
programmi
radiofonici
.
Questa
è
un
'
edizione
dedicata
esclusivamente
ai
teatri
della
città
,
ma
vi
sono
«
giornali
parlati
»
cui
partecipano
scrittori
che
presentano
í
nuovi
romanzi
,
scienziati
,
stakanovisti
,
campioni
sportivi
.
È
presentato
di
solito
diviso
in
«
pagine
»
e
«
rubriche
»
,
come
un
giornale
,
col
suo
«
articolo
di
fondo
»
,
ecc
...
La
sala
da
ballo
è
anche
scuola
di
ballo
.
In
queste
cose
l
'
elemento
didattico
non
manca
mai
.
E
invitarci
a
ballare
con
la
gioventù
leningradese
è
anche
volerci
insegnare
le
loro
danze
popolari
.
I
giovani
e
le
ragazze
che
frequentano
la
Casa
della
cultura
sembrano
di
famiglie
operaie
,
tipi
allegri
e
semplici
,
non
dissimili
da
quelli
di
Mosca
,
a
quel
che
mi
sembra
.
Non
si
perde
mai
tempo
,
alla
Casa
della
cultura
,
come
in
generale
nella
vita
sovietica
.
La
casa
«
Kirov
»
ha
una
sala
cinematografica
nella
quale
,
come
sempre
qui
,
s
'
entra
solo
ad
inizio
di
spettacolo
.
Prima
della
fine
di
ogni
spettacolo
,
quelli
che
attendono
d
'
entrare
siedono
in
una
sala
d
'
aspetto
musicale
,
dove
una
piccola
orchestra
dà
un
concerto
.
Il
film
comincia
,
gli
spettatori
entrano
in
sala
,
gli
orchestrali
se
ne
vanno
.
StampaQuotidiana ,
L
'
importanza
politica
del
riavvicinamento
italo
-
francese
trascende
lo
stesso
valore
obiettivo
degli
accordi
firmati
i
quali
hanno
spezzato
un
diaframma
che
impediva
una
schietta
intesa
fra
due
popoli
aventi
un
grande
e
comune
destino
nello
sviluppo
della
nostra
storia
.
La
lettera
degli
accordi
è
già
nota
attraverso
i
comunicati
ufficiali
e
le
chiare
precisazioni
dei
negoziatori
:
anche
la
stampa
ha
già
ampiamente
rilevato
i
molteplici
aspetti
del
fortunato
negoziato
.
Ciò
che
oggi
interessa
è
la
considerazione
del
modo
nel
quale
l
'
opinione
pubblica
dei
vari
paesi
va
orientandosi
in
rapporto
agli
accordi
di
Roma
i
quali
,
avendo
soprattutto
un
carattere
programmatico
,
sono
destinati
a
risentire
le
influenze
della
politica
non
solo
delle
cancellerie
,
ma
anche
delle
vaste
sfere
della
pubblica
opinione
che
pure
sono
sensibili
di
fronte
a
problemi
che
toccano
lo
stesso
destino
dei
popoli
.
Gli
accordi
romani
hanno
infatti
un
duplice
aspetto
:
liquidano
un
passato
e
preparano
un
avvenire
.
La
liquidazione
del
passato
è
avvenuta
con
una
intesa
che
,
come
disse
Mussolini
,
è
«
una
transazione
reciproca
soddisfacente
»
.
Il
modo
con
il
quale
sono
state
risolte
le
questioni
del
retro
-
terra
libico
,
del
confine
fra
l
'
Eritrea
e
la
Somalia
francese
,
dello
statuto
degli
italiani
di
Tunisi
indica
come
non
tanto
in
Africa
quanto
in
Europa
si
dovevano
cercare
le
ragioni
di
quei
dissensi
i
quali
impedivano
«
la
consacrazione
di
quei
valori
ideali
che
vengono
dalla
comunanza
delle
origini
»
fra
i
due
popoli
.
Questi
dissensi
potevano
prendere
motivo
dalle
rivendicazioni
coloniali
ma
non
avevano
la
loro
radice
in
esse
.
La
ragione
era
più
vasta
e
bisogna
risalire
fino
ai
trattati
di
pace
ed
alle
amarezze
che
hanno
lasciato
in
vincitori
e
vinti
per
rendersi
conto
come
ancora
oggi
,
sotto
la
pressione
di
eventi
che
minacciano
di
far
ripiombare
l
'
Europa
nella
barbarie
,
si
stiano
liquidando
le
tristi
eredità
del
passato
.
«
Ascoltiamo
le
lezioni
della
storia
ha
detto
Laval
.
È
sempre
nella
guerra
che
sono
sommerse
le
civiltà
»
.
Di
fronte
a
questo
pericolo
i
responsabili
della
politica
di
due
grandi
nazioni
hanno
saputo
ritrovare
la
via
di
quegli
accordi
che
,
come
felicemente
disse
il
capo
del
governo
,
«
servono
non
a
restringere
ma
ad
allargare
l
'
orizzonte
della
vita
europea
»
.
«
I
popoli
non
vogliono
più
attendere
aveva
affermato
Laval
poiché
essi
sono
nell
'
incertezza
e
troppo
spesso
nella
miseria
»
.
A
risollevare
l
'
opinione
pubblica
dalla
depressione
morale
e
dalla
stanchezza
della
sfiducia
mirano
soprattutto
gli
accordi
romani
.
Si
può
dire
che
essi
prevedono
una
nuova
organizzazione
dell
'
Europa
,
una
risoluzione
dei
più
spinosi
problemi
europei
che
vanno
dall
'
indipendenza
dell
'
Austria
al
riavvicinamento
italo
-
piccolointesista
,
dall
'
affermazione
del
principio
della
non
ingerenza
alla
ripresa
della
Conferenza
del
disarmo
con
la
collaborazione
della
Germania
.
Non
solo
prevedono
,
ma
vogliono
;
cioè
gli
accordi
non
si
esauriscono
in
una
unità
di
vedute
ma
sono
anche
un
impegno
di
volontà
:
non
dottrina
,
ma
politica
,
non
intellettualismo
ma
volontarismo
.
Per
questo
va
sottolineato
l
'
aspetto
psicologico
della
visita
di
Laval
in
quanto
esso
significa
comprensione
,
possibilità
di
discutere
e
di
comprendersi
,
eliminazioni
di
apriorismi
e
di
prevenzioni
che
nella
politica
portano
quegli
elementi
imponderabili
il
cui
gioco
è
spesso
decisivo
.
Dal
Patto
a
quattro
ai
colloqui
di
Stra
,
e
dai
colloqui
di
Stra
a
Roma
sono
stati
fatti
grandi
passi
.
Gli
avvenimenti
del
secondo
semestre
1934
hanno
spostato
quel
sistema
di
equilibri
che
un
anno
fa
regolavano
gli
orientamenti
della
politica
europea
.
Oggi
Roma
e
Parigi
,
con
l
'
adesione
di
Londra
che
non
potrà
non
essere
resa
esplicita
nei
prossimi
incontri
,
hanno
un
programma
comune
sull
'
indipendenza
dell
'
Austria
,
e
sul
principio
della
«
non
ingerenza
»
che
è
destinato
ad
essere
un
principio
capace
di
conciliare
i
contrastanti
interessi
del
revisionismo
e
dell
'
antirevisionismo
.
Le
sfere
ufficiali
ungheresi
hanno
infatti
chiarito
come
l
'
accettazione
del
principio
della
«
non
ingerenza
»
non
significhi
rinuncia
al
principio
revisionistico
,
poiché
per
revisione
non
s
'
intende
intromissione
negli
affari
di
un
paese
straniero
,
né
tanto
meno
conflitto
per
il
regolamento
di
questioni
territoriali
,
ma
procedura
pacifica
prevista
dall
'
art
.
19
del
Patto
delle
Nazioni
.
Sulla
questione
del
disarmo
Mussolini
e
Laval
hanno
convenuto
di
riconoscere
che
nessun
paese
può
modificare
per
atto
unilaterale
le
sue
obbligazioni
in
materia
di
armamenti
e
che
,
nel
caso
in
cui
questa
eventualità
dovesse
verificarsi
,
essi
si
consulterebbero
.
L
'
interpretazione
di
questo
accordo
è
stata
varia
:
alcuni
giornali
francesi
hanno
visto
in
questo
impegno
il
riconoscimento
da
parte
dell
'
Italia
dell
'
illegalità
del
riarmo
tedesco
;
altri
invece
,
notando
che
l
'
accordo
si
richiama
esplicitamente
«
alla
dichiarazione
sull
'
eguaglianza
dei
diritti
dell'11
dicembre
1931
»
che
costituisce
la
premessa
dell
'
accordo
stesso
,
si
sono
preoccupati
di
insistere
sulla
tesi
della
necessità
degli
armamenti
francesi
in
previsione
di
una
legalizzazione
del
riarmo
germanico
.
In
sostanza
il
testo
dell
'
accordo
afferma
l
'
inammissibilità
di
una
modificazione
unilaterale
degli
impegni
internazionali
e
quindi
si
risolve
in
una
affermazione
societaria
della
solidarietà
.
La
questione
degli
armamenti
si
deve
risolvere
non
con
arbitrarie
prese
di
posizioni
,
ma
per
via
di
intese
:
questo
dicono
gli
accordi
romani
che
perciò
si
possono
considerare
come
un
efficace
stimolo
alla
ripresa
delle
discussioni
ginevrine
.
La
stampa
internazionale
infatti
ha
già
incominciato
a
prospettare
i
possibili
termini
di
una
ripresa
delle
discussioni
a
Ginevra
in
materia
di
disarmo
e
con
l
'
intervento
della
Germania
.
Evidentemente
,
dalla
risoluzione
del
plebiscito
della
Sarre
e
dall
'
accettazione
da
parte
di
tutti
gli
Stati
invitati
del
principio
di
non
ingerenza
dipendono
le
possibilità
di
successo
di
una
ripresa
della
conferenza
per
la
limitazione
degli
armamenti
.
Per
questo
«
non
bisogna
credere
che
tutto
sia
fatto
»
e
bisogna
quindi
coltivare
un
'
amicizia
che
ha
avuto
un
ritorno
così
spontaneo
,
cordiale
e
promettente
.
Non
rinunciare
alle
rispettive
amicizie
,
come
ha
detto
Mussolini
,
ma
armonizzarle
secondo
le
esigenze
generali
:
tale
può
essere
un
programma
capace
di
far
superare
le
difficoltà
degli
ultimi
mesi
,
in
quanto
parte
dalla
realistica
premessa
dell
'
esistenza
di
amicizie
,
mira
al
realizzabile
fine
di
eliminare
i
contrasti
in
nome
di
quelle
«
esigenze
generali
»
che
non
sono
altro
che
l
'
interesse
della
comunità
europea
sulla
quale
grava
l
'
ipoteca
posta
dalle
rivalità
e
dalle
incomprensioni
.