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LA SECONDA ONDATA ( FARINACCI , 1923 )
StampaQuotidiana ,
La stampa antifascista ed in particolar modo quella popolare , continua in questi giorni ad occuparsi di un mio discorso tenuto a Soresina , dove ancora una volta dichiarai che la rivoluzione fascista non è finita e che ogni giorno più ci andiamo persuadendo della necessità di una seconda ondata . Si grida all ' indisciplina , si richiama l ' attenzione del Governo , si invoca l ' intervento della Giunta Esecutiva del Partito ! Il Popolo di Roma , l ' organo sfiatato di don Sturzo , si meraviglia come ancora non mi si faccia seguire la sorte degli on . Pighetti e Misuri e del capitano Padovani . Mi si chiama nemico del Governo perché attorno ad esso sto creando il vuoto , combattendo il Partito popolare ; mi si trova il cervello malato perché cammino diritto per la via che ci è stata tracciata dal sangue dei nostri martiri . Ma perché tanto chiasso attorno ad una frase detta e ridetta da Mussolini . Ma dunque l ' ondata spaventa i nostri avversari ? Se sì , questo ci fa piacere perché essi si convinceranno che noi possiamo quando vogliamo , spezzare quel qualsiasi cerchio che si tentasse di creare attorno al Governo per ostacolare l ' attuazione del nostro programma . Non si preoccupi il Popolo , del vuoto che per mia opera secondo Don Sturzo - circonda il Governo . Questo è più che mai forte . La sua base è granitica . Oltre cinquecentomila sono i fascisti fedeli e disciplinati ed oltre duecentomila , per ora , i moschetti della Milizia Nazionale . Ripetiamo ; la rivoluzione nostra deve permettere al Governo fascista di svolgere il programma che gli fu affidato dal popolo nelle giornate di ottobre . O questo avviene indisturbato , oppure la seconda ondata spazzerà via tutti gli ostacoli con cui si tentasse di fermare la nostra marcia trionfale verso la risoluzione dei problemi economici nazionali ed internazionali . E allora saremo meno ingenui e meno generosi ! Parlarci chiaro non è indisciplina , sincerità che può giovare a tutti , in particolar nodo a quelli che sperano di ritentare una riscossa . Senza dubbio , in questi ultimi tempi , i nostri multicolori avversari danno segni di una attività che noi non dobbiamo trascurare , né prendere troppo alla leggera . I fiduciari della Lombardia , Veneto , Piemonte , da me convocati a Milano per ordine della Giunta del Partito , hanno riferito che in tutte le provincie creasi un forte risveglio antifascista . Così naturalmente sarà nel resto di Italia ! L ' Avanti ! ha ripreso il noto suo linguaggio , la Giustizia dei destri è alcune volte peggiore del confratello ; il Corriere continua nella sua sottile opera deleteria , i popolari mentre a Roma giurano fedeltà al Governo , in provincia non tradiscono il loro passato . A Catania , sorge il Partito Vit (illeg.), in altre provincie della Sicilia il partito del soldino , alla Camera i deputati hanno ripigliato fiato . Non meno preoccupanti sono le masse dei cosidetti Mussoliniani ... Essi vorrebbero dividere Mussolini dal Fascismo , non certo per salvare Mussolini che può infischiarsi di certi salvataggi , dato che il Fascismo è per sé stesso Mussoliniano , ma per salvare le loro posizioni elettorali , specie in questo momento in cui , se si varasse il Collegio unico , il nostro Duce sarebbe l ' esclusivo compilatore della lista dei candidati ministeriali . Come vedesi , la situazione richiede massima vigilanza da parte del Fascismo . Occorre serrare le nostre file , occorre tenersi in piena efficienza ed attendere ordini .
Paolo, Francesca e il cicerone ( Grieco Ruggero , 1952 )
StampaQuotidiana ,
La rocca di Gradara è bella , al centro e al vertice del vasto castello più volte cintato , che se ne sta su uno dei dolci colli romagnoli del Pesarese . Restaurata dai suoi proprietari , nell ' ultimo secolo , è un bel monumento medievale , che merita di essere meta di visitatori . Perciò mi compiacqui della folla che premeva la porta serrata , in un pomeriggio di agosto , mentre attendevo il mio turno per salire alla rocca . Nell ' attesa , compresi che quella folla estiva era presa da interessi meno ampi dei miei , assai limitati anzi , unilaterali , e di tipo che oserei dire istruttorio . Avrei dovuto immaginarlo ! Agosto è pazzo da noi ed eccita gli estri ; e la gente in attesa oltre il secondo cerchio delle mura del castello , era ebbra di sole , accaldata , umidiccia , discinta . Aveva altro per la testa , che la storia della rocca ! Cercava nella rocca il luogo , il segno del « fattaccio » , e la guida soddisfece la curiosità febbricitante del pubblico giovanile e di quello maturo . Io sapevo cosa ci avrebbe detto la guida , all ' ingrosso , sebbene ignorassi i misteri della rocca . Non avrei però mai immaginato cosa cercasse il pubblico giovanile e quello maturetto , discinto dalla calura sino alle esibizioni più audaci . Lo seppi mentre salivamo dal luogo dei supplizi alla camera che sta sopra , quando delle voci sommesse dietro di me , si chiesero bisbigliando : « E il letto ? Dov ' è il letto ? » . Il letto . Nella leggenda di Paolo e Francesca il letto non c ' è . Nella storia verificata dei due cognati e della loro sorte , un letto ci deve essere . Ma di esso non ci ha detto Dante , né ci hanno detto i successivi poeti minori , né gli affrescatori e gli altri dipintori della fatale passione ; e la leggenda che accogliamo è quella che Dante ha creato e ci ha trasmesso . Dapprima pensai che la ricerca del letto ( erano venuti a Gradara per questo ? ) fosse un frutto dell ' estate , che è intensa sull ' Adriatico . Ma no : la guida indicò dinanzi a me l ' alcova , il letto ; e la guida sapeva ciò che i visitatori volevano sapere . Ahimè ! Ma se i visitatori della rocca di Gradara del 1952 , infrangono così brutalmente la favola , allora vediamo come andarono veramente le cose . La leggenda dice , come è noto , che il signore di Ravenna Guido da Polenta , per suggellare la pace con i Malatesta , signori di Rimini , con i quali era in guerra da lungo tempo , concedette in sposa la sua bella figlia Francesca a Lancillotto Malatesta , deforme e sciancato e perciò soprannominato Gianciotto . Ma voi converrete che non può esservi , né vi sarà mai giovine e bella Francesca o Matilde o Filomena disposta ad andare a nozze allegramente con un uomo deforme . Infatti , nel caso di Francesca , dice la leggenda , vi fu inganno . Ecco l ' inganno . Ambasciatore malatestiano presso i Polenta fu Paolo il bello , fratello di Lancillotto , che le dame e i cavalieri della corte di Ravenna presentarono a Francesca come promesso sposo . Perché fecero questo non comprendo . I cortigiani sono stati sempre dei mascalzoni . Molto piacque a Francesca il bel figlio del signore di Rimini , e si può immaginare con quanta gioia si preparò a sposarlo , non solo dunque per la pace della propria famiglia , ma anche ( e soprattutto ) per la tranquillità del suo cuore . Ma quando , al momento delle nozze , le fu presentato il vero marito , lo sciancato , lo storpio , e la soverchieria venne rivelata , Francesca rimase di sasso . Possiamo immaginare i pianti della ragazza , il suo dolore ! Non c ' era , però , nulla da fare per infrangere la severa disciplina della corte e dei tempi . Oggi un fatto simile non accade neppure nelle corti , che pure sono sempre luoghi abietti . Non parliamo poi fra la gente del popolo ! Una ragazza alla quale scambiassero dinanzi all ' altare un Paolo con un Gianciotto , maledirebbe i defunti di tutti i responsabili e il prete , i testimoni , il sagrestano e il corteo degli amici . A quei tempi perversi , Francesca non aveva invece da fare altro che obbedire . Francesca divenne , così , la moglie di Gianciotto Malatesta . Voi state osservando che solo dei rimbambiti potevano veramente pensare che tutto sarebbe andato liscio come l ' olio , in questo losco affare . E infatti le cose volsero alla tragedia . Francesca , nelle case dei Malatesta vedeva spesso il cognato , il bel giovane Paolo , e Paolo vedeva Francesca , e tutti e due si vedevano , anche perché i giovani hanno buona vista : e così si arrivò a quello che doveva arrivare e che Dante ci ha raccontato in modo sublime . Gianciotto era partito per affari a Pesaro e i due amanti , come avviene in questi casi , profittarono della sua assenza per un incontro delizioso . Purtroppo nelle case dei Malatesta c ' era qualcuno che spiava Francesca , forse per gelosia o per pura cattiveria , ed era un terzo Malatesta , Malatestino detto dall ' occhio , perché orbo . Un occhio solo , però , basta per vedere , soprattutto a chi fa la spia ; e noi sappiamo che troppi malatestini , dall ' occhio o con due occhi , si impicciano dei fatti altrui . Malatestino aveva già avvertito il fratello della tresca e non è escluso che la partenza di Gianciotto per Pesaro fosse una finta . Gianciotto entrò , dunque , nella stanza dove erano i due amanti , li sorprese abbracciati e li uccise entrambi a pugnalate . Io condivido con voi l ' opinione dei secoli , favorevole alla causa di Paolo e Francesca , che è la causa immortale dell ' amore . Nel caso di Francesca l ' adulterio è stato giustificato nei tempi . Esso fu necessario e morale . Cosi narra la leggenda . Però la verità storica è un po ' diversa dalla leggenda . Quando Paolo e Francesca , infatti , furono soppressi violentemente da Gianciotto non erano più giovani : erano tutti e due da molti anni sposati e avevano dei figli . Paolo aveva 42 anni , non era un giovinetto . Da sedici anni era sposo di Orabile Beatrice di Ghiaggiolo , dalla quale aveva avuto due figli , Uberto e Margherita . Francesca aveva 30 anni e da dieci anni era moglie del brutto Gianciotto , dal quale aveva avuto una bella bambina di nome Concordia . Inoltre Gianciotto , lo sciancato , non era vecchio , ma di poco più anziano del fratello Paolo , forse di due o tre anni e possedeva notevole ingegno . Dopo il doppio omicidio , Gianciotto sposò una certa Zambrasina , dalla quale ebbe cinque figli . Concordia , figlia di Francesca , nonostante la sua bellezza mori nubile , e conobbe il meraviglioso e appassionato canto V dell ' Inferno dell ' Alighieri . Così stanno le cose . E stando così le cose è molto verosimile che tra i protagonisti dell ' affare vi sia pure un ' alcova o un letto . A me piace di più la versione leggendaria , ma se la gente del mio tempo è più propensa alla esattezza storica allora deve accettarla tutta e non solo in qualche dettaglio . Io , dunque , non rimprovererò la guida della rocca perché ci fece vedere « il letto » ( o per essere più esatti l ' alcova ) , sebbene debbo esprimere una mia opinione sulla opportunità del luogo ove il letto è stato collocato . Né rileverò che gli incontri tra Paolo e Francesca , e l ' incontro fatale non ebbero luogo verosimilmente alla rocca di Gradara , né in nessun ' altra di quelle rocche di Romagna che pretendono avere ospitato i celebri adulteri e l ' adulterio favoloso . Paolo e Francesca si vedevano agevolmente a Rimini , nelle antiche case malatestiane e non avevano bisogno di allontanarsene . Prego gli amici di Gradara di non dispiacersi per quanto dico , tanto più che tornerò a Gradara e dirò ai miei amici , ai miei conoscenti , soprattutto ai giovani , di recarsi a Gradara , sulle tracce dei « due cognati » , in pellegrinaggio devoto . V ' è da aggiungere che tutto induce il visitatore della rocca ad ammettere che qui e non in altro luogo ; qui , in questa fortezza piena di antri oscuri e umidi , di trabocchetti , di nascondigli , di « occhi di bue » , di sorprese ( i giovani amanti in visita stiano attenti , perché può esserci un Malatestino dall ' occhio a spiarli qui , senza che essi se ne accorgano ) ; in questo luogo , un giorno dell ' anno 1284 o del 1285 , i due fatali amanti furono sorpresi e soppressi . Ora questa fortezza antica non fa più paura . Ci hanno detto che l ' attuale proprietaria vi pranza , talora , e vi offre ricevimenti : è una rocca addomesticata , dunque ; ed è fortuna per essa non aver subito la triste rovina del tempo . Quest ' aria di casa abitata toglie alle « illustrazioni » della guida di Gradara , il carattere impressionante , truculento che essa ama dare . E poi , la illustrazione della camera dei supplizi mi par troppo minuta , e fatta per preparare l ' animo del visitatore all ' ambiente . I dettagli sull ' uso dei diversi strumenti di tortura sono senza dubbio esagerati . Ma non voglio seguire la mia guida nel suo itinerario . Gli dichiaro , però , che ho riso molto , con la complicità di qualcuno che non conosco , dinanzi all ' alcova ( « al letto » ) di Francesca . Vi immaginate voi la camera da letto della castellana incastrata tra la camera della giustizia e quella del comando militare ! E dalla camera della giustizia si scende per una botola alla camera dei supplizi ; sicché quando il boia stava accecando un povero cristo , le urla dello sventurato arrivavano nella camera di Francesca ! Non è possibile ! Ti collocamento gradariano dell ' alcova di Francesca è incompatibile con i costumi e le usanze dei signori , anche dell ' epoca alla quale ci riferiamo . Credo che persino Caterina Sforza , che aveva anima e capacità di un condottiero del Quattro o del Cinquecento , ed era crudele , anche lei avesse i suoi appartamenti privati lontani dalle armi , dagli armati e dalle camere di tortura . Del resto la guida di Gradara , che è una guida privata , non ha colpa per quello che dice . Più colpevoli sono le guide dei pubblici musei o monumenti . Questi hanno alcune nozioni , sulle quali ricamano e inventano . Andate alla Domus Aurea a Roma , e ne sentirete delle belle ! Io mi sono divertito un mondo alla Casa dei Vetii , a Pompei , a cagione di certe spiegazioni datemi da una guida del luogo la quale meriterebbe una parte in una compagnia di comici , per il suo spirito inesauribile , del quale essa non si rende conto , ciò che denota una comicità intrinseca , strutturale . Non posso raccontarvi nulla della mia visita pompeiana perché il racconto sarebbe lungo e lubrico ; e sebbene potrei trovare le parole adatte per ripetervi ciò che udì e farvi ridere sgangheratamente , me ne risparmio perché uscirei dal tema di questa noterella . Sarebbe necessario che le guide dei musei e dei monumenti fossero più colte . Si porrebbe , in tal caso , il problema della riorganizzazione del servizio dei monumenti , questo è certo . Ne guadagnerebbero , però , la cultura nazionale e anche il decoro del nostro paese .
A Kabul muore il sogno islamico ( Mo, Ettore , 1992 )
StampaQuotidiana ,
Kabul . - Ero stato a Kabul alla fine di aprile , quando al regime comunista di Najibullah . morto di asfissia prima che abbattuto . era subentrato il governo islamico della resistenza . I mujaheddin di Massud , affiancati dai mercenari del " generale " Dostam , avevano occupato la capitale al grido di Allah o Akbar , stringendola a tenaglia dai quattro punti cardinali e mettendola gioiosamente a ferro e fuoco : un ' euforia che fini ' . come sappiamo . in un bagno di sangue . Vi sono tornato la settimana scorsa , nell ' immediata vigilia del tredicesimo anniversario ( 26 27 dicembre ' 79 ) dell ' invasione sovietica per vedere come " buttava " , Kabul , dopo otto mesi di regime islamico . " Butta " male , molto male . Sono bastati sette giorni per constatare come lo slancio , l ' entusiasmo per la fine della dittatura marxista importata dall ' URSS non abbiano partorito il miracolo di una rigenerazione totale del Paese , dopo l ' apocalisse degli ultimi 13 anni , un milione di morti , 5 milioni di profughi , lo sconquasso dell ' economia . Il volto che oggi presenta la capitale afghana ricorda il volto di altre capitali e di altre citta ' travolte dal ciclone della guerra . Per il grado di distruzione , Kabul si sta avvicinando ai modelli urbani piu ' agghiaccianti degli ultimi decenni , come Beirut , o come i capoluoghi dell ' ex Jugoslavia , Vukovar , Sarayevo , Mostar . Ed e ' penoso dover ammettere che i piu ' violenti colpi di maglio alla sua arcaica e gentile fisionomia sono stati inferti durante i 240 giorni del governo islamico . A fine aprile il fuoco delle artiglierie fra gli uomini di Ahmad Shah Massud ( Jamiat i Islami ) e del suo alleato Abdul Rashid Dostam , arroccati in cima alla mitica fortezza di Bala ' Hissar , e i mujaheddin di Gulbuddin Hekmatyar , il carismatico controverso leader dello Hezb i Islami , annidati nella casbah meridionale a soli 300 metri , ridusse in polvere Jade Maiwand , la grande strada dei negozi . Gran parte dei muri delle facciate sono ancora in piedi , ma sembrano le quinte di un vecchio palcoscenico abbandonato , pronte a stramazzare da un momento all ' altro . La vita del quartiere , attorno alla grande moschea Hidgha , e ' spenta per sempre . Finito il rito mattutino dei negozianti che distendono sul marciapiede i polverosi odorosi tappeti tessuti a mano , col te ' che fuma sullo sgabello . Chiusi quasi tutti i negozi di Chicken Street , dove negli anni Settanta ciondolavano hippies e figli dei fiori . Ma le ferite piu ' fresche della guerra civile le puoi riscontrare nel rione centrale di Chendaul , dove ai primi di dicembre cinque giorni di scontri forsennati tra fazioni rivali ( islamiche , naturalmente ) hanno ridotto di qualche centinaio l ' esorbitante popolazione di Kabul : si parla di 300 400 cadaveri . " Impossibile verificare . ammette Armin E . Kobel , capo delegazione della Croce Rossa . ma la valutazione e ' attendibile se si pensa che , tra il 5 e il 12 dicembre sono stati ricoverati , solo nei nostri due ospedali di Kabul , 1500 feriti " . Cio ' che impressiona e ' soprattutto la vastita ' dei danni . Sono crollati interi edifici di quattro cinque piani , certamente colpiti , a distanza ravvicinata , da mortai e proiettili di grosso calibro : a dimostrazione che in Afghanistan la guerriglia urbana non si combatte solo con le armi automatiche leggere , di strada in strada , ma col sostegno massiccio dell ' artiglieria . Tutti i gruppi dispongono di arsenali cospicui , che vengono via via dilapidati con infantile irresponsabilita ' . Montagne di munizioni , accumulate in 13 anni , consentono anche lo spreco di sparatorie celebrative , che possono durare ore nel cuore della notte . Tristemente , l ' infanzia cresce in questa perenne atmosfera bellico eroica , nella quale trova giustificazione un antico adagio , secondo cui " gli afghani trovano la pace solo quando sono in guerra " . I bambini che giocano in strada davanti al German Club . di cui sono ospite . si sparano addosso con kalashnikov di legno o lanciano immaginarie bombe a mano strappando la sicura coi denti : una lotta all ' ultimo sangue dove nessuno cade mai morto . I loro capi e i loro idoli sono i capi e gli idoli dei loro padri : Gulbuddin , Massud , Ismail Khan , Haqqani , Abdul Hak , Khale ' s , i grandi guerrieri dell ' Islam che hanno umiliato e costretto alla fuga l ' Armata Rossa . Kabul e ' sotto il controllo dei nove partiti dell ' Alleanza Islamica ( ai sette , d ' ispirazione sunnita , che costituivano a Peshawar , in Pakistan , il governo dei mujaheddin in esilio , si sono aggiunti ora i due movimenti sciiti dello Harakat Islami e del Wahdat ) che l ' hanno divisa in zone , su cui accampare la propria " sovranita ' " territoriale : i posti di blocco sono gestiti da " parrocchie " diverse , spesso in stato di aperta , dichiarata ostilita ' , per cui il passaggio da un quartiere all ' altro . Beirut insegna . diventa talvolta un ' impresa rischiosa . I piu ' impazienti e aggressivi sono i piu ' giovani , adolescenti imberbi nati con la febbre della " jihad " . la guerra santa . nel sangue , che al tempo dell ' invasione potevano avere si ' e no due o tre anni : ma ancora piu ' pericolosi e incontrollabili sono i miliziani di Dostam , cani sciolti estranei alla coalizione islamica , una soldataglia insolente e beffarda insensibile agli insegnamenti coranici , cui preferisce la cruda dottrina militare del diritto al bottino . Sfortunatamente , il primo impatto di chi giunge a Kabul da fuori e ' con loro , perche ' controllano l ' aeroporto : cosi ' succede di essere tiranneggiato , irriso , beffato ; regolano a piacimento il traffico dei pochi , sgangherati taxi gialli che portano in citta ' , facendoti salire e poi scendere dopo che hai gia ' sistemato i bagagli nel baule , per lo sfogo isterico di un ' autorita ' che si regge soltanto sui capricci . Non sorprende quindi di vedere una mattina una lunga fila di carretti , carichi di bambini e masserizie , che abbandonano il quartiere della grande moschea per sfuggire alle vessazioni dei mercenari del nord . Come quasi sempre avviene , il massacro di Chendaul e ' stato provocato da motivi futili : il ricevimento , nella capitale , di un leader degli Hazara ' , la grande tribu ' sciita dell ' Afghanistan centro occidentale che , raccolta sotto l ' ombrello del partito Wahdat e guidata dal khomeinista Mazari ' , e ' la lunga mano di Teheran : un ' interferenza che i fedeli di Massud non sono riusciti a tollerare . Agli Hazara ' , nella battaglia , si uniscono gli sciiti di Harakat Islami e anche i reparti bellicosi dello Ittehad , un partito sunnita dell ' Alleanza , che svolse un ruolo vitale tra i quattro raggruppamenti fondamentalisti della " jihad " ma che adesso si oppone alla supremazia dello Jamiat i Islami , gestore temporaneo del potere , grazie a Rabbani . presidente ad interim dell ' Afghanistan . e ad Ahmad Shah Massud , ministro della Difesa . Alla fine , contro i cosi ' detti " governativi " entrano in azione anche le squadracce di Dostam e il sangue scorre a fiumi . La religione non c ' entra . E ' sangue fraterno , sangue islamico e occorre bloccare subito l ' emorragia . I leader dei partiti coinvolti si incontrano in una sala dell ' Hotel Intercontinental . sede neutrale . e decidono una tregua immediata . Ma laggiu ' si continua a sparare , decine di persone colte incautamente in strada tra due fuochi vengono spietatamente falciate . " E ' semplicemente accaduto . mi spiega il capo supremo degli Hazara ' , Mazari ' . che l ' ordine di cessare il fuoco non ha raggiunto i nostri uomini " . Una responsabilita ' che il leader sciita del Wahdat addossa decisamente ai mezzi di comunicazione : " Ne ' la radio , ne ' la televisione . afferma imperterrito . hanno dato l ' annuncio della tregua " . Affermazione incauta e brutale , perche ' mette a nudo lo stato di anarchia , inefficienza , scollamento , esasperazione delle forze in campo : che agiscono individualmente , per reazione emotiva , senza consultazioni o consensi dall ' altro , ignorando , quando vi siano , gli obiettivi e le linee di un qualsiasi piano strategico globale . Per poi sedersi , coi selciati ancora caldi di sangue , a bere il te ' della riconciliazione , come niente fosse accaduto . Chi ha seguito per tanti anni la guerra afghana , dal ' 79 in poi , avrebbe dovuto capire che i semi della discordia e delle rivalita ' tribali tra le forze della " jihad " avrebbero partorito , una volta debellato il nemico comune ( i russi , il regime di Najibullah ) , un ' umanita ' rissosa , violenta , dominata da profondi , feroci contrasti . L ' ideale di un Paese islamico , sereno , pacifico , saggiamente progressista secondo i dettami delle leggi coraniche , e ' subito naufragato . In fondo . sono in molti a notarlo . e ' stato piu ' facile contrastare la svolta marxista imposta nel ' 78 da Babrak Karmal , Taraki e Amin con la " rivoluzione d ' aprile " e sconfiggere l ' Armata Rossa di Breznev che rimuovere e sradicare quelli che sono ora i motivi del dissidio interno : perche ' , prima ancora delle rivalita ' etnico tribali sono in gioco ambizioni e rancori personali . Gulbuddin Hekmatyar , leader dello Hezb i Islami , il piu ' agguerrito e aggressivo del gruppi fondamentalisti della " jihad " , non si da ' ancora pace del fatto che Ahmad Shah Massud , il leggendario Leone del Panshir e suo rivale da sempre nella galleria degli eroi , lo abbia perentoriamente scavalcato nell ' ultima fase del conflitto , arrivando per primo a Kabul col miniesercito dello Jamiat Islami e instaurando , de facto , il primo governo islamico . Sdegnato , avvilito ( rassegnato mai ) , Hekmatyar abbandonava la capitale il 27 aprile scorso per rifugiarsi , col grosso dei suoi uomini , a Charasiab , un villaggio della provincia di Logar , neanche venti chilometri a Sud di Kabul . E qui lo vado a trovare . Lo avevo incontrato la prima volta a Peschawar , nell ' estate del ' 79 , sei mesi prima dell ' invasione sovietica . Gli occhi sono quelli di allora , piccoli , penetranti , inquieti , pieni di una luce febbrile , ma le guance , che si sono leggermente gonfiate , conferiscono ora al volto un aspetto piu ' disteso . L ' efficienza militare dell ' Hewbi e del suo arsenale , sempre ben rifornito negli anni di guerra dagli americani che avevano in Hekmatyar lo stratega e il guerriero prediletto , e ' adesso confermata da uno schieramento di carri armati e blindati sistemati nella radura . La loro inutilizzazione e ' temporanea : c ' e ' chi scommette che quanto prima si incolonneranno verso la capitale . I tempi sembrano maturi . Gulbuddin non ama il governo provvisorio dello Jamiat i Islami ne ' il suo presidente , Rabbani , di cui e ' scaduto in questi giorni il mandato . Lo ritiene un governo " debole , inefficiente " , responsabile dei disagi e della tensione attuale . " Se avessimo avuto un governo forte . sostiene . , in grado di rimpiazzare il regime di Najib , oggi non dovremo affrontare questa instabilita ' " . In maggio , Hekmatyar si era incontrato con Massud e Rabbani e insieme avevano stipulato un accordo per risolvere " pacificamente " il contrasto tra le due fazioni : " L ' accordo . precisa ora il leader dell ' Hezbi . prevedeva una tregua immediata , il ritiro delle forze militari controverse e la soluzione politica della crisi attraverso libere elezioni che si sarebbero dovute tenere entro sei mesi . Ma nessuno di questi punti e ' stato rispettato " . In realta ' , Gulbuddin non ha mai potuto tollerare il fatto che Massud spadroneggiasse a Kabul e che l ' avesse occupata con l ' aiuto di quel generale Dostam che in febbraio , irritato dalle interferenze del suo amico e protettore Najib , si era ammutinato a Mazar i Sharif e aveva messo le sue efficientissime divisioni a disposizione della resistenza e del grande comandante tajiko . Dalla montagna , Hekmatyar aveva piu ' volte minacciato di attaccare la capitale , se le orde mercenarie dell ' ex ufficiale comunista non si fossero ritirate . Dostam non ha alcuna intenzione di ritirarsi . I suoi uomini si comportano come truppe d ' occupazione e la lista dei reati si infittisce : saccheggi , rapine , stupri , delitti . Ad agosto Hekmatyar , che era stato calmo per un paio di mesi , investe Kabul con una grandinata di cannonate e di missili . Muoiono piu ' di 2500 persone , la maggior parte civili , e le corsie degli ospedali straripano di feriti . Poi , impartita la lezione , i cannoni dell ' Hezbi tacciono ancora una volta . Stranamente , oggi Gulbuddin nega che il motivo del feroce bombardamento d ' agosto sia stato l ' allontanamento dei mercenari di Dostam dalla capitale : " Ho ordinato di aprire il fuoco . assicura . perche ' ero stato attaccato . Anche dagli aerei . Faccia un giro per il campo , dia un ' occhiata alla mia casa ... Sono stato costretto a reagire , per difendermi . Ma noi , lo garantisco , abbiamo mirato solo agli obiettivi militari , come Bala ' Hissar , Darulaman , eccetera . Il conteggio dei civili morti e ' di 106 " . Tredici anni di guerra lo hanno abituato a trattare con indifferenza questa funebre contabilita ' : ma non puo ' non sorprendere e disgustare il cinismo illimitato con cui sembra ora voler scagionare Dostam e i suoi uomini , dal momento che se li e ' appena fatti alleati nella lotta contro Massud . Ora il Pancho Villa uzbeko , il corpulento generale analfabeta feroce . dicono . come Gengis Khan , il famigerato comunista amico di Najibullah e degli sciuravi ' ha subito , agli occhi di Hekmatyar , un ' arcana , repentina metamorfosi ed eccolo schierato , con esemplare mansuetudine , accanto ai mujaheddin dell ' Hezbi , eroe della " jihad " . Dostam , 37 anni , ha abbandonato recentemente Massud perche ' il ministro della Difesa Tajiko e il leader dello Jamiat i Islami e presidente del governo provvisorio , Rabbani , hanno rifiutato di accettare alcune sue richieste , ridimensionando implicitamente il ruolo e il contributo da lui dato , in marzo e aprile , alla resistenza per la caduta del regime . Nel tentativo di assumere anche una identita ' politica , oltre che militare , il generale aveva chiesto di diventare membro del Consiglio Supremo dei mujaheddin , di cui fanno parte i leader dei nove partiti dell ' Alleanza , di essere inserito nel comitato elettorale e , infine , di riconoscere ai suoi seguaci un normale status partitico . La posizione di Ahmad Shah Massud si e ' indebolita , cosi ' come era gia ' avvenuto per Rabbani , accusato di corruzione e di abuso di potere durante il suo mandato . Rinchiuso nella gabbia amministrativa , il leone del Panshir sembra destreggiarsi meno bene che sulle impervie montagne della sua vallata , dove da impareggiabile stratega aveva sventato ben sette possenti offensive dell ' Armata Rossa . L ' ago della bilancia sembra spostarsi chiaramente a favore di Hekmatyar , che avrebbe anche l ' appoggio degli Hazara ' , pilotati da Teheran . Kabul ha vissuto giornate d ' incubo e domenica scorsa la ripresa della guerriglia urbana e ' stata , per cosi ' dire , ufficialmente confermata dal lancio di un paio di " rockets " che sono caduti nel quartiere dei ministeri . Ho visto la gente correre all ' impazzata per le strade , mentre la fiumana in fuga era inseguita dal crepitio dei mitra . In serata la Bbc ha parlato di 31 morti . Anche l ' aeroporto era sotto tiro e tutti i voli , in partenza o in arrivo , sono stati cancellati . La prospettiva di rimanere intrappolati a Kabul per Natale e allestire il presepio in qualche gelido angolo del German Club prende consistenza di ora in ora : ma e ' alla fine scongiurata da un vecchio autobus che si avventura ansimando in un tortuoso itinerario alpino scaricandoci , dopo dodici ore di sobbalzi , a Peshawar . Lungo la strada , incrociamo gruppi di mujaheddin dello Hezb i Islami che , marciando in senso opposto , vanno lassu ' a morire per Hekmatyar . Transitando per Jalalabad , la capitale d ' inverno dal clima dolcissimo , mi viene in mente Abdul Haq , il coriaceo comandante Pashtun passato alla storia come il gran dinamitardo per i danni che ha inflitto ad afghani e russi negli anni dell ' occupazione : come la distruzione dell ' immane arsenale di Kharga , che , bruciando nella notte , aveva sciolto il ghiaccio sulle punte delle stelle dell ' Orsa . Ma a Kabul , dove sono approdati 700 rappresentanti della Sciura per decidere il futuro dell ' Afghanistan ( ma ne occorrono il doppio , perche ' le decisioni dell ' assemblea siano valide ) , non l ' ho trovato . La cosa non mi ha sorpreso . Abdul Haq , che nell ' 87 ebbe un piede tranciato da una mina , si era sempre opposto alla soluzione militare di Gulbuddin e dei suoi bellicosi sostenitori , che proponevano assalti massicci contro la capitale e i capoluoghi di regione . Diceva , e aveva ragione , che Kabul e Jalalabad dovevano " cadere dall ' interno " , per la consunzione stessa del regime , e che ogni spargimento di sangue si sarebbe ritorto sui mujaheddin , malati di sterile eroismo . Non faccio percio ' fatica a credere alla favola amena che qualcuno racconta secondo cui il gran dinamitardo , liberatosi del fucile e tornato in Pakistan , si sarebbe dato al commercio delle arachidi . Nessuno intende , ora , rimpiangere gli anni cupi della gestione moscovita . Ma gli abitanti di Kabul hanno forse ragione di sussurrare che si stava meglio quando si stava peggio . I prezzi continuano a salire , in testa il gasolio e la benzina che hanno registrato ascese irrazionali : e perfino il nan . la fragrante ciambella del pane afghano . e ' sempre piu ' caro e sempre piu ' scarso . A quasi duemila metri l ' inverno e ' rigido , l ' erogazione dell ' energia e ' saltuaria , la poca legna viene pesata sulla bilancia come lo zucchero e la farina . Il conforto di un solo bagliore : poi il freddo riprende possesso dei tuguri con veline di plastica alle finestre . E ' questo il bilancio dell ' Afghanistan dopo otto mesi di governo islamico . Per le sanguinose faide interne , a Kabul si contano ora piu ' morti per le strade che negli inverni passati , quand ' era al potere Najibullah . E cosi ' questo Paese , che per anni e ' stato simbolo della resistenza eroica , dell ' abnegazione e del coraggio , e ' diventato in un tempo cosi ' breve . grazie ai suoi leader politici ambiziosi ed ambigui , ai suoi caporali promossi generali , ai suoi teologi e ai suoi guru sunniti e sciiti . il simbolo del cinismo , della follia , della violenza gratuita e , diciamolo pure , della vergogna .
StampaQuotidiana ,
I signori Ballerini e Fratini di Firenze - non fascisti ! avevano inscenato una curiosa industria : comperavano per modeste somme delle fotografie del Capo del Fascismo , Fondatore dell ' Impero , le mettevano in commercio guadagnandoci su e se qualcuno si permetteva di riprodurre gratuitamente le medesime fotografie ( non fatte , Si ripete , da loro ) minacciavano ed intentavano cause , determinando nel prossimo un certo panico ed inducendolo a venire a transazione oppure ... facendolo condannare ! E noto , infatti , che un Pretore di Milano ha condannato , pochi giorni or sono , ad oltre duemila lire di multa , per la riproduzione delle fotografie del Re Imperatore e del Duce , il direttore della " Illustrazione Italiana . " Altri processi , come quelli di ieri , erano già stati minacciati od intentati dai signori Ballerini e Fratini ad altre persone La Società Anonima Longo e Zoppelli di Treviso per esempio dopo una corrispondenza che è andata dal 26 novembre '35 al 17 marzo '36-XIV , ha versato ai signori Ballerini e Fratini lire 500 ( diconsi cinquecento ! ) . La Casa Editrice d ' arte di Vittorio Emamuele Boeri di Roma , fascista del 1919 , per avere riprodotta la fotografia del Duce in seguito ad ordine della Federazione dell ' Urbe e del Dopolavoro Postelegrafonico , in cartoline destinate ad essere incluse nei pacchi della Befana Fascista distribuiti ai bimbi del Popolo , si è vista chiedere la somma di lire ventimila ( ! ! ) per risarcimento di danni ... " Abbiamo da tempo iniziato il sistema di effettuare regolare denuncia alla Procura del Re senza darne notizia all ' interessato . Questo procedimento ci evita ogni discussione con la parte avversa perché il reato diventa di azione pubblica ed è il magistrato che si occupa della faccenda fino alle conclusioni . Le conseguenze che ne derivano per il riproduttore sono assai gravi particolarmente dal lato finanziario perché la condanna è inevitabile e porta con sé spese assai rilevanti . " Capito ... l ' italiano dei signori Ballerini e Fratini ? Questi signori avevano inoltre tentata un ' azione contro l ' Unione provinciale fascista dei commercianti della provincia di Torino che aveva riprodotto , a cura ed a spese proprie , i ritratti di Sua Maestà il Re e del Duce per la propaganda contro le inique sanzioni della Società delle Nazioni a danno dell ' Italia , impegnata , a quel tempo , nella guerra d ' Africa ! ! ! È un esempio di patriottismo che va posto all ' ordine del giorno . La chiara sentenza emessa ieri dal magistrato di Milano è venuta a stabilire un principio altamente apprezzabile così dal punto di vista spirituale che morale e politico . Sopra tutto è venuta a por fine ad una inqualificabile speculazione che durava da anche troppo tempo e per la quale era possibile a due non fascisti ! nell ' anno XV del Regime Fascista ! di spillare quattrini e di far condannare dei camerati che a scopo di beneficenza o di propaganda , sempre per pura passione e per devozione verso il grande Capo , riproducevano e diffondevano la fotografia del Duce !
Quando arrivò la SADE... ( Merlin Tina , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Ad Erto , la SADE arrivò nel 1956 . Praticamente poteva agire come in ogni altro luogo , poiché aveva in tasca la concessione di sfruttamento delle acque del Vajont . Aveva , quindi , la « pubblica utilità » che la proteggeva , che le copriva ogni malversazione . Era un formidabile biglietto da visita , che le serviva da lasciapassare . Ma con i contadini di Erto le cose non erano tanto facili . È un popolo per certi versi primitivo , con punte di arguzia e di sospetto ; dal grande , generoso cuore verso gli amici , ma soprattutto libero da ogni costrizione . La saggezza gli deriva , forse , da una lunga tradizione di isolamento come comunità , che conserva gelosamente usi e costumi antichi , di una civiltà primitiva , appunto , ma basata sulla giustizia senza cavilli e sulla verità senza veli . Guidava , allora , l ' amministrazione comunale di Erto , la signora Caterina Filippin , che i suoi compaesani chiamavano familiarmente Cate . In quel periodo essa si batté coraggiosamente alla testa del suo popolo , contro gli espropri , che la SADE voleva risarcire a dieci lire il metro quadro . Parlamentò con i tecnici arrivati sul posto per le stime ; inoltrò ricorsi e controricorsi . Riuscì , anche , a rialzare le quotazioni che , tuttavia , rimanevano ancora troppo basse . Non era solo il valore reale del terreno che i contadini pretendevano . Su quella terra avevano giocato , erano cresciuti , avevano fatto l ' amore , erano nati i loro figli . Senza quella terra avrebbero dovuto andarsene dal paese anche i vecchi e le donne , come i più giovani già facevano per tradizione secolare , per miseria secolare . E dove si trapiantavano con l ' elemosina elargita dalla SADE ? Questo era il punto . Cedere sì , ma non prostituirsi . Inoltre , la SADE pretendeva d ' espropriare nuovi terreni , avendo deciso di rialzare ancora di più il livello d ' invaso . La concessione parlava , è vero , di una quota massima di 677 metri , ma la società elettrica , dopo aver fatto i suoi conti , intravide la possibilità di altri grandi guadagni , se avesse ottenuto l ' autorizzazione a sopraelevare il livello delle acque di altri 45 metri e mezzo , portandole a quota 722,50 . Inoltrò la domanda in tale senso al ministero dei Lavori Pubblici ed ottenne la nuova autorizzazione , malgrado l ' opposizione del Comune e dei privati cittadini . Con i proprietari il monopolio non intendeva troppo parlamentare . Aveva le carte scritte in mano e , a tempo debito , le avrebbe fatte valere . Era tanto sicuro di ciò che tirava le cose per le lunghe , apposta , per logorare la resistenza dei singoli . Aveva tempo davanti a sé . Stava costruendo la diga , per intanto . I contadini avrebbero creduto quando si fossero trovati davanti al lavoro compiuto ; alla grande e maestosa diga che doveva essere l ' orgoglio di tutti e alla « pubblica utilità » che ne derivava di invasare la valle . Per intanto non bisognava urtarli più del necessario . Per mantenere l ' ordine nel paese c ' erano i carabinieri . Il primo gruppo della Benemerita fu installato ad Erto qualche anno prima che arrivasse sul posto la SADE . Si disse che ce n ' era bisogno , a causa di risse e di adulteri , cui troppo spesso gli ertani si lasciavano andare . Facevano una netta distinzione tra quello che era di Dio e quello che era di Cesare pur essendo , sostanzialmente , religiosi . Anzi , la vita di Gesù aveva tanta attrattiva su di loro , che il venerdì santo quelli di Erto mettevano in scena all ' aperto , tra le vie e sulle colline del paese , una rappresentazione della passione di Cristo , forse tra le più belle che esistano ancora in Italia . Era , per la verità , di gusto pagano , ma ad essa si preparavano coscienziosamente tutto l ' anno , parti e costumi , con l ' orgoglio di far ben figurare il paese di fronte agli spettatori che convenivano ad Erto dalla provincia di Belluno e di Udine e da altre città del Veneto . Era una cosa loro , non volevano preti . I parroci succedutisi ad Erto avevano cercato molte volte di far smettere la tradizione , per oltraggio alla religione . Non vi erano riusciti . Un brutto giorno la sindachessa cambiò parere . Si mise a spargere la voce che , contro la SADE , nessuno la avrebbe spuntata . Tanto valeva cedere , prima che succedesse il peggio . Qualcuno s ' impaurì . Se lo diceva il sindaco che era sempre stato dalla parte dei contadini , voleva dire che ne sapeva qualcosa . Altri non rimasero convinti del nuovo atteggiamento assunto dalla prima cittadina del paese . La SADE , comunque , aveva raggiunto il suo scopo . I cittadini di Erto si trovavano divisi ed era il momento opportuno per approfondire il solco della discordia , per tirarne il proprio tornaconto . Il monopolio elettrico si mosse sul terreno diplomatico , come fosse entro un ministero . Avvicinò i dubbiosi e giocò , con loro , al rialzo dei prezzi . Dalla sua aveva già la sindachessa , che aveva dato l ' esempio cedendo le terre al monopolio . In capo a qualche mese la SADE aveva portato a termine il disegno che si era prefissa . Si era acquistata , pagando bene , la complicità e l ' omertà di alcuni proprietari che , ora , facevano la propaganda per la società . La SADE raccolse un magro frutto da questa manovra . I contadini più deboli e ormai senza una guida , si presentarono spontaneamente al monopolio , che pagò la loro terra a 18 lire il metro quadro . Ma la maggioranza si unì attorno a un capo , il signor Pietro Carrara , che guidava un comitato di protesta . La voce di questi montanari vessati dalla SADE arrivò fin dentro il Senato . Il senatore Giacomo Pellegrini , nel riferire il suo interessamento al comitato di Erto , espresse il convincimento che a Roma la cosa non interessava . Tutto andava come voleva la SADE , che aveva ancora l ' ultima carta nel mazzo da giocare . E la buttò sulla tavola vincendo il piatto . Fece sapere a quanti ancora resistevano che dovevano decidersi . O accettare con le buone , oppure sarebbero stati espropriati con la forza e i denari del risarcimento versati in banca a nome del titolare catastale del fondo . Era una operazione che le veniva consentita in virtù della concessione che teneva in mano per « pubblica utilità » . I lavori , nella valle , li doveva fare e lo Stato le dava questa facoltà . Era la fine per i montanari di Erto . Resistere ancora voleva dire non vedere forse mai quei pochi denari . I terreni , in moltissimi casi , erano ancora intestati al primitivo proprietario , morto da tanto tempo . Gli eredi erano molti e sparsi un po ' ovunque , ad Erto e in altre città italiane e straniere . Per entrarne in possesso , essi avrebbero dovuto fare lunghe pratiche burocratiche e procure notarili . Spendere molti denari . Alcuni cedettero al ricatto . Altri resistettero , ma si trovano ancora oggi con i soldi vincolati in una banca . La SADE aveva ormai mano libera per costruire l ' impianto . Ai contadini espropriati fu offerto un posto di lavoro sulla grande diga e molti di loro morirono nel corso della sua costruzione . È bene spiegare in che modo la SADE ottenne la concessione per lo sfruttamento delle acque del Vajont . Alla luce della terribile tragedia , il pensiero di come essa riuscì ad averla in mano fa semplicemente rabbrividire . Il decreto porta la data dell ' ottobre 1943 . L ' Italia era precipitata nel caos . Non esisteva , praticamente , un governo . A Roma , in quei giorni gli ebrei venivano rastrellati dai tedeschi . Nulla più era efficiente . Le donne italiane rivestivano di abiti borghesi i soldati fuggiaschi per sottrarli alla cattura . L ' unica cosa valida di quei momenti erano i gruppi antifascisti che si andavano organizzando per la lotta partigiana . Eppure , dentro il ministero dei Lavori Pubblici di Roma , la SADE trovò o pagò un funzionario disposto a mettere un timbro e una firma di un ministro fasullo sotto la concessione . Un documento che nessun governo del dopo guerra contestò mai al monopolio elettrico . Mentre il popolo italiano pensava ad organizzarsi e a lottare per la liberazione del paese , moriva per i propri ideali di democrazia e di giustizia sociale , la SADE maneggiava nei ministeri , imbrogliando le carte , per non perdere quella che credeva l ' ultima partita . Il Vajont aveva avuto un assurdo inizio prima di avere una tragica fine . La costruzione del lago artificiale e la sopraelevazione delle acque a quota 722,50 creava un altro grosso problema per i valligiani di Erto . Il centro veniva diviso da alcune sue frazioni , situate sul versante sinistro della valle . In quella zona sorgevano tre centri abitati : Pineda , Prada e Liron . Inoltre molti abitanti di Erto possedevano ancora terreni sul lato opposto del paese e case , dove si trasferivano con il bestiame dalla primavera all ' autunno . I contadini raggiungevano i due versanti in un batter d ' occhio , attraverso sentieri che percorrevano veloci quanto gli scoiattoli . Erano abituati da sempre a quelle primitive vie di comunicazione . Perciò avevano costruito i villaggi dall ' altra parte del paese , dove c ' era l ' unica buona terra da coltivare . Le donne s ' erano allenate fin da piccole a portare la gerla in spalla carica di fieno , letame e patate . I bambini percorrevano gli stessi sentieri per recarsi alla scuola del paese , anche con la neve . La SADE era tenuta , secondo quanto era scritto nel disciplinare di concessione , a mettere in opera tutte le misure necessarie per garantire il normale bisogno delle popolazioni . Ed esse volevano una passerella che attraversasse la valle . La SADE , in un primo tempo , accettò di costruirla . In seguito , probabilmente dopo l ' autorizzazione a sopraelevare il livello dell ' acqua , si rifiutò . Disse che avrebbe , invece , costruito una strada di circonvallazione , bella e panoramica . Per i contadini la strada significava sette chilometri di percorso per andare e tornare dal paese . A piedi , poiché , a quel tempo , nessuno possedeva neppure una motocicletta . Significava fatica e perdita di tempo per le donne che dovevano recarsi al paese per le spese , per i bambini che dovevano andare a scuola . Ed era un grosso inconveniente in caso di urgenti necessità , quali il medico o qualche ammalato grave da trasportare . Per di più , la strada veniva costruita su un percorso che ad ogni primavera con il disgelo e ad ogni autunno con le piogge , franava . La gente si oppose . Iniziò la seconda ondata di proteste anti - SADE . La società elettrica corse ai ripari . Capì che con i contadini di Erto bisognava mettere nero su bianco per convincerli . E il nero che stava scritto sulle sue carte ufficiali parlava chiaro in favore dei contadini . Bisognava , allora , modificare le carte . La sua mano era abbastanza lunga per arrivare dappertutto . Un giorno si presentò ad Erto con un nuovo disciplinare di concessione , con il quale il ministro competente la esonerava dal costruire il ponte perché « la natura del terreno non reggeva all ' opera » . Il terreno di Erto era tutto della stessa natura . Secondo le carte dei ministeri e della SADE il ponte non si poteva costruire perché era pericoloso , ma la diga e il bacino invece , si potevano fare . I contadini ricorsero contro il nuovo disciplinare . Nessuno li ascoltò . La SADE , intanto , segnò il tracciato della strada e cominciò a costruirla . Man mano che i lavori avanzavano espropriava i contadini , senza nemmeno chiedere il loro permesso . Passava sui loro terreni , rovinandoli ; davanti alle loro case ; sui loro cortili . « Pubblica utilità » - diceva . Gli ertani , umiliati e inferociti , protestarono giustamente , verso autorità locali , provinciali e nazionali , il loro diritto ad essere trattati almeno umanamente . Le loro proteste suonarono sempre a vuoto . Ci fu una persona , per la verità , che ritenne giuste le proteste dei contadini . Fu l ' ingegner Desidera , allora ingegnere capo del Genio Civile di Belluno . Questi , di sua iniziativa , fece fermare i lavori della strada . Il giorno dopo questa sua presa di posizione venne trasferito da Belluno . Una mattina , un contadino , esasperato , affrontò i tecnici della SADE brandendo un ' accetta . « Se fate ancora un passo sul mio vi ammazzo tutti » - gridò . I carabinieri lo andarono a prelevare e lo denunciarono per minaccia a mano armata . Cosa dovevano fare gli ertani di fronte alla prepotenza legalizzata , di fronte a una società privata che dettava legge , di fronte a uno Stato che proteggeva i forti contro i deboli ? Pensarono di costituire un consorzio di capi famiglia , che avesse veste giuridica per affrontare i potenti . Indissero una pubblica assemblea , che si tenne una domenica mattina , con il vento che spazzava via l ' ultima neve . Invitarono , per l ' occasione , i parlamentari della circoscrizione , di ogni partito . Tranne l ' on. Giorgio Bettiol di Belluno , nessuno si fece vivo . La riunione ebbe luogo il 3 maggio 1959 nella rustica sala da ballo dell ' ENAL , alla presenza del notaio dott. Adolfo Soccal di Belluno , che redasse l ' atto costitutivo e legalizzò le firme dei 136 capi famiglia , che sottoscrissero il documento . La riunione fu molto più numerosa . Intere famiglie si recarono sul luogo dell ' assemblea , anche molte donne con i bambini , che nel corso della prima messa domenicale avevano sentito le parole di esortazione del parroco don Doro , affinché tutti aderissero all ' iniziativa « sacrosanta » . Quella mattina successe un fatto che turbò un poco i presenti . Un imponente vecchio , Giovanni Martinelli , era giunto da oltre la valle con due cartelli . « Abbasso la SADE » e « Abbasso il governo » - c ' era scritto . Aveva ragione da vendere , visti i precedenti . I carabinieri si indispettirono e gli ordinarono di depositarli in un angolo . Lui si rifiutò fieramente . I carabinieri glieli strapparono con la forza , malgrado che egli tentasse di trattenerli . « Se non li molla la denuncio per resistenza a pubblico ufficiale » - scandì l ' uomo in divisa . Giovanni Martinelli aveva fatto la guerra del '15-'18; aveva aiutato i partigiani nell ' ultima guerra ; aveva avuto la casa bruciata dai tedeschi e , dal governo non aveva ricevuto una lira per i danni subiti . Era uno dei più energici nelle proteste ; uno dei più sicuri che la montagna dovesse franare e provocare una tragedia . Quella terribile notte del Vajont , l ' acqua gli avrebbe portato via un figlio di 23 anni . L ' assemblea si svolse con ordine , ma in un clima di ribellione che ognuno covava dentro il petto da tempo . Una vecchia disse : « Se i ladri vengono a rubare in casa mio , io ho ben il diritto di prendere il fucile e difendermi » . A presidente del consorzio fu eletta la signora Lina Carrara , moglie di quel Pietro Carrara , che fu uno dei primi animatori delle proteste anti - SADE . Egli , dopo l ' esproprio dei terreni , era stato costretto ad accettare lavoro dalla società elettrica . Morì in un infortunio occorsogli durante la costruzione della diga . Sua moglie , insegnante elementare a Pordenone , accettò subito l ' incarico degli ertani , in nome di una solidarietà umana che non si sentiva di tradire , verso i compaesani di suo marito , che avevano offerto il proprio sangue numerosi all ' epoca dell ' infortunio , nel generoso tentativo di salvarlo . Molti ertani parlarono quel giorno . Degli espropri , della strada e del costruendo bacino . Qualche mese prima , nel vicino lago artificiale di Forno di Zoldo , era franato un pezzo di montagna . Anche ad Erto il terreno era di natura franosa , in pendenza dal 40 al 70% . Il paese era addirittura costruito su terra di riporto alluvionale . I contadini portavano l ' esempio di Forno di Zoldo e di Vallesella di Cadore . In ambedue i casi l ' acqua dei laghi artificiali , col suo continuo movimento ondoso , aveva « mangiato » il terreno di natura franosa e provocato disastri . A Vallesella tutte le case si erano spaccate . Gli ertani manifestarono la loro apprensione e si proposero di condurre avanti una lotta organizzata « per la difesa e la rinascita della valle ertana » . Questa fu , appunto , la denominazione data al consorzio . Una giornalista dell ' Unità , presente all ' assemblea , riferì sul suo giornale la cronaca dell ' avvenimento , registrando le impressioni della popolazione di Erto in merito all ' invaso . Fu denunciata all ' autorità giudiziaria , dal brigadiere dei carabinieri Battistini , per « notizie false e tendenziose atte a turbare l ' ordine pubblico » . La denuncia aveva il chiaro scopo di intimorire gli ertani ; di stroncare la loro resistenza . Ottenne il risultato opposto , poiché molti contadini si offersero di andare a testimoniare al processo . Tra la denuncia e la celebrazione del processo passò un anno . Nel frattempo , precisamente il 6 novembre 1960 , dal monte Toc franarono alcune centinaia di metri cubi di materiale . Un appezzamento di bosco , della lunghezza di duecento metri , sprofondò nel lago . L ' ondata che si sollevò fu abbastanza grande , ma non fece vittime , essendo il livello dell ' acqua alquanto basso . Il franamento spazzò via numerose case che erano state espropriate per l ' invaso e provocò larghe fenditure in tutta la zona del Toc . Chi non aveva ancora creduto al pericolo si rese conto che il paese era destinato alla rovina . Il 30 novembre 1960 si celebrò il processo a carico dell ' Unità . I giudici di Milano ascoltarono con interesse la deposizione della giornalista e quella dei montanari di Erto . Esaminarono attentamente le fotografie che riproducevano la zona . Si informarono minuziosamente della situazione di Erto e Casso , facendo un po ' di confusione nel pronunciare i due strambi nomi . Gli ertani si appellarono ai giudici con foga contadina , affinché la loro sentenza fosse un allarme che destasse l ' attenzione delle autorità sulla sorte della zona . I giudici , alfine si ritirarono . Rimasero pochissimo in camera di consiglio . Quando ritornarono in aula lessero una sentenza di piena assoluzione , ritenendo che , nell ' articolo incriminato « nulla vi era di falso , di esagerato o di tendenzioso » . Ma neppure l ' autorevole sentenza di un tribunale indusse la pubblica autorità ad intervenire indifesa delle popolazioni minacciate . Il consorzio di Erto intensificò la lotta , interessando della sicurezza delle popolazioni prefetti , uffici del Genio Civile , la SADE , la Provincia , il Parlamento . Il consiglio provinciale votò all ' unanimità un ordine del giorno in data 13 febbraio 1961 sulla situazione di pericolo del Vajont , che fu personalmente recato a Roma da una delegazione dello stesso consiglio , guidata dal presidente dott. Alessandro da Borso . Di ritorno da Roma , nel riferire al consiglio sull ' esito della missione , egli espresse il suo sconforto dichiarando : « la SADE è uno Stato nello Stato » . La solita giornalista dell ' Unità scrisse un altro articolo , in data 21 febbraio 1961 , denunciando un pericolo che avrebbe potuto divenire tragedia . In esso , tra l ' altro , diceva : « Una enorme massa di 50 milioni di metri cubi di materiale , tutta una montagna sul versante sinistro del lago artificiale , sta franando . Non si può sapere se il cedimento sarà lento o se avverrà con terribile schianto . In questo ultimo caso non si possono prevedere le conseguenze . Può darsi che la famosa diga tecnicamente tanto decantata , e a ragione , resista . Se si verificasse il contrario e quando il lago fosse pieno , sarebbe un immane disastro per lo stesso paese di Longarone adagiato in fondovalle » . Qualcuno si domanderà : ma la SADE sapeva , era al corrente della situazione di pericolo nel Vajont ? La risposta è : si , la SADE sapeva perfettamente , ma aveva tutto l ' interesse a non renderlo pubblico , in vista della nazionalizzazione . L ' impianto doveva passare allo Stato in piena efficienza , affinché venisse ripagato per intero , dopo che era già stato sovvenzionato nel corso della sua costruzione con altissime percentuali sulla spesa totale , dal 60 all'80% . Tuttavia , in segreto , la SADE fece i suoi esperimenti . Incaricò l ' Istituto di idraulica dell ' Università di Padova , di cui era ed è titolare il prof. Ghetti , di effettuare una prova su modello per misurare , su scala ridotta , gli effetti della caduta del Toc e della tracimazione delle acque del lago oltre la diga . L ' esperimento venne fatto a Nove di Fadalto . Diede risultati sconcertanti , che furono tenuti segreti . In base alla prova effettuata , l ' acqua sarebbe tracimata in misura di 2-3 milioni di metri cubi e il Toc avrebbe franato di 50 milioni di metri cubi di materiale . La notte del 9 ottobre franò per 200 milioni di metri cubi di materiale e tracimò 60 milioni di metri cubi d ' acqua . L ' esperimento , condotto con dovizia di mezzi e da tecnici altamente qualificati , si dimostrò errato . Ma anche se l ' acqua del Vajont fosse precipitata nella misura calcolata sull ' abitato posto sotto la diga , dove si trovava anche la cartiera di Verona sarebbero morte due o trecento persone , nella migliore delle ipotesi . Per la SADE il problema era quello di poter continuare ad utilizzare il bacino , di non interrompere la produzione , quando la montagna sarebbe caduta . L ' invaso del Vajont era il più importante invaso dei collegati Boite - Maè - Piave - Vajont . Era un grosso bacino di riserva le cui acque , venivano avviate ad alimentare la grossa centrale di Soverzene in tempo di « magra » del Piave . Era , perciò , il più importante . Interrompere l ' attività del bacino , sia pure a causa di una grossa , minacciosa frana in movimento , voleva dire perdere miliardi di guadagno . Ormai il bacino era fatto e bisognava utilizzarlo al massimo . Si doveva andare avanti fin che si poteva . E prevedere il modo di utilizzare le acque anche dopo . Per la SADE il rischio valeva la candela . Il monopolio elettrico chiamò dall ' estero varie commissioni di esperti per studiare il problema . Essi consigliarono di costruire un tunnel di scarico sotterraneo , con sbocchi a monte e a valle della diga , nel caso che la montagna , cadendo , formasse due laghi . Erano già in grado di prevedere con esattezza come la caduta del Toc sarebbe avvenuta . La SADE li ascoltò e costruì l ' opera . Nella primavera del 1963 , poco prima del decreto di nazionalizzazione , il lago venne riempito per la prima volta fino a quota 702 metri . Per « precauzione » ci si tenne al di sotto di 20 metri dal massimo livello consentito . Bisogna dire che la commissione di collaudo nominata dal Consiglio superiore dei Lavori Pubblici non collaudò mai l ' impianto del Vajont . Tra gli stessi componenti esistevano opinioni opposte sulla validità dell ' opera fin dall ' autunno 1960 , all ' epoca della caduta della prima frana . Proprio per l ' esistenza di queste opinioni diverse la commissione divenne un organismo permanente , con facoltà di collaudo in corso d ' opera . Ciò voleva dire provare , tentare e vedere . Fino alla primavera del 1963 si erano fatti soltanto tentativi e prove . Il bacino veniva « invasato » di pochi metri alla volta e poi svuotato per misurare la stabilità del terreno . Nell ' estate del 1963 esso appariva colmo d ' acqua . Ma anche in questa occasione il collaudo non ebbe luogo . Il geologo prof. Penta dissentì dagli altri colleghi della commissione , manifestando seri dubbi sulla stabilità futura della zona . Il ministro dei Lavori Pubblici al quale furono presentate le due ipotesi contrarie formulate dai membri della commissione , accolse la più ottimista . E diede parere favorevole al pieno invaso del bacino senza che questo fosse stato mai collaudato dai tecnici . Dopo qualche mese , la spalla sinistra della diga presentò qualche difficoltà . Forse la pressione dell ' acqua era troppo forte . Si corse ai ripari , immettendo continuamente « iniezioni » di cemento nei punti ritenuti più vulnerabili . L ' operazione non risultò di grande sollievo . Bisognava ridurre il livello del lago , per salvare la diga . Riducendo l ' acqua era probabile che cadesse il Toc . La SADE si trovò di fronte a un grosso problema tecnico . Venne presa la decisione di abbassare le acque a ritmo lentissimo , tenendo contemporaneamente d ' occhio la montagna . I tecnici incominciarono a svuotare il lago mentre la frana avanzava , ormai , di 40 centimetri il giorno . Pensavano di poter terminare lo svaso entro la fine di novembre . Un mese prima della catastrofe , il vice - sindaco di Erto , Martinelli , scrisse una allarmante lettera all ' ENEL - SADE , alla Prefettura e al Genio Civile di Udine , esperimento seri dubbi sulla stabilità delle sponde del lago e chiedendo « di provvedere a togliere dal Comune di Erto e Casso le cause dello stato di pericolo pubblico prima che succedano , come in altri paesi , danni riparabili e non riparabili ; quindi mettere la popolazione di Erto in uno stato di tranquillità e di sicurezza e solo dopo rimettere in attività il bacino di Erto » . L ' ENEL - SADE rispondeva dichiarando « piuttosto azzardate » le previsioni del Comune , e asserendo che l ' abitato non correva assolutamente alcun pericolo . Una settimana prima della tragedia i tecnici in servizio sulla diga manifestano apertamente , ai dirigenti , la loro preoccupazione . Sordi boati e scosse del terreno sono all ' ordine del giorno . I tecnici parlano del pericolo anche con gli amici , tramite il filo del telefono : « Qui da un momento all ' altro si va tutti in barca » ; « Sto mangiando e la scodella balla » . Tre giorni prima del disastro l ' ing. Caruso dell ' ENEL , viene delegato a seguire in permanenza l ' andamento della frana . Il geometra Ritmajer che era stato trasferito a Venezia viene bloccato sulla diga . Gli operai addetti ai servizi non vogliono più andare a lavorare . Il vice - sindaco di Longarone , Terenzio Arduini , telefona al Genio Civile di Belluno per essere rassicurato sulle voci di grave pericolo che circola nella zona . Viene rassicurato . Nel pomeriggio del 9 , fino alle ultime ore prima della tremenda valanga d ' acqua , partono per Venezia , sede dell ' ENEL - SADE , drammatiche telefonate dai geometri sulla diga , annunciando l ' imminente pericolo . « Mi lasci vedova » grida la moglie del geometra Giannelli , inutilmente tentando di convincere il marito a non tornare al suo posto di lavoro . Alle ore 21 si risponde al geometra Ritmajer , che tempesta di telefonate la direzione di Venezia , di « dormire con un occhio aperto » ma di stare calmo , che a Venezia non si prevede tanto pericolo . Sempre alle 21 si mandano due carabinieri a Longarone nei villaggi sotto la diga per avvertire la popolazione di non allarmarsi « se dalla diga uscirà un po ' d ' acqua » . Alla stessa ora l ' ing. Caruso chiede ai carabinieri di far bloccare il traffico sulla statale d ' Alemagna , senza preoccuparsi che la strada passa proprio in mezzo al centro abitato di Longarone . Nessuno pensa di far evacuare i paesi . Probabilmente si fidava fin troppo della prova sul modello effettuata dia grandi professori , equivalente al gioco dei bambini che buttano sassi in un catino d ' acqua . Alle 10,45 il Toc frana nel lago , sollevando una paurosa ondata d ' acqua . Questa si alza terribile un centinaio di metri sopra la diga , tracima dalla stessa e piomba di schianto sull ' abitato di Longarone , spazzandolo via dalla faccia della terra . A monte della diga , un ' altra ondata impazzisce violenta da un alto all ' altro della valle , risucchiando dentro il lago interi villaggi . Oltre 2.500 vittime in tre minuti d ' apocalisse . L ' assassinio è compiuto .
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Florencia - Nell ' immediata vigilia delle elezioni parlamentari ( che si terranno domani ) , non avrebbe potuto esserci per il governo colombiano maggior disagio e imbarazzo di quelli provocati in questi giorni dal " disastro " militare dell ' esercito , sorpreso , battuto e umiliato nel Sud del Paese dalle forze della guerriglia . I dati sull ' imboscata che la Farc ( Forza armata rivoluzionaria colombiana ) ha teso martedi ' scorso a un distaccamento della brigata mobile numero 3 nelle foreste meridionali del Caqueta ' non godono ancora di conferme ufficiali : i bollettini guerriglieri vantano 80 morti , 30 feriti e 43 prigionieri tra i militari . Ieri mattina il presidente della Colombia , Ernesto Samper , si e ' incontrato nella base aerea di Tres Esquinas del Caguan ( estremo Sud ) con il generale Manuel Jose ' Bonnet - comandante delle forze armate - e con il comandante dell ' esercito , Mario Hugo Galan , per cercare di ottenere un resoconto " obiettivo " sullo scontro tra gli uomini della Farc e la brigata mobile 3 e sul numero delle vittime . Che sarebbero numerose anche dall ' altra parte . Un ' azienda di pompe funebri di Florencia sta facendo gli straordinari per apprestare , quam celerrime , una trentina di bare ordinate dal comando militare . Ma recuperare i cadaveri in una giungla tanto sterminata quanto impenetrabile non sara ' facile . Finora soltanto un paio di uomini sono stati trovati nella selva del Caqueta ' dalle prime squadre di soccorso : un capitano , Wilson Chaverra Ortiz , 27 anni , gia ' sepolto con gli onori militari , e un soldato semplice , ancora senza nome . Mentre le palate di terra cadevano sulla bara del giovane ufficiale , molti si chiedevano con sgomento , a Bogota ' come a Florencia , quale assurdo errore strategico avesse consentito a uno dei piu ' qualificati reparti dell ' anti - guerriglia di essere colto cosi ' di sorpresa , circondato , bersagliato , distrutto . Molte teste , si vocifera , dovrebbero saltare nei prossimi giorni ai vertici delle forze armate . L ' imboscata , lungo gli argini del fiume Gaguan , e ' stata ordita e condotta a termine dal cosiddetto Bloque Sur ( Blocco Sud ) della Farc , la compagine meglio organizzata e piu ' efficiente di tutta la guerriglia nel meridione del Paese : 1.500 uomini circa , distribuiti su 21 Fronti . Almeno undici sono sotto il comando diretto di Milton de Jesus Toncel , detto anche Joaquin Gomez o " Usurriaga " , ex docente dell ' universita ' dell ' Amazzonia , che e ' il capo supremo del Bloque Sur . Nell ' operazione di martedi ' scorso , come in tre altre forse meno clamorose ma che hanno ugualmente inferto fendenti durissimi all ' esercito colombiano , c ' e ' netta e chiara la sua firma , in inchiostro rosso , che e ' da sempre il colore della Farc , la cui matrice ideologica rimane marxista . Milton Toncel ha concentrato i suoi uomini ( 400 circa , anche secondo il numero 2 dell ' esercito , il generale Fernando Tapias ) , a El Billar , uno dei luoghi piu ' tetri e inospitali della foresta , a cinque giorni di cammino dalla piu ' vicina base militare , e li ' ha atteso l ' arrivo della brigata mobile , presumibilmente intenzionata a snidare il nemico e a sorprenderlo nel suo rifugio piu ' recondito . L ' agguato ha interrotto brutalmente la marcia . Nel suo primo bollettino , diretto alla Croce Rossa , " Usurriaga " ha parlato di 70 morti , 30 feriti , 8 prigionieri . Successivamente ha aggiornato i dati , aggiungendo anche quelli del bottino di guerra , 89 fucili Galils , 6 mortai , 6 mitragliatrici , 8 lanciagranate piu ' un sacco di sofisticatissimi congegni di cui il distaccamento era dotato . Con l ' agguato dei giorni scorsi , il Bloque Sur ha confermato quella che un esperto militare definisce " impressionante capacita ' strategica " : e ha anche tentato , con successo , un esperimento nuovo , perche ' , per la prima volta , si e ' trattato di un attacco a truppe in movimento , mentre quelli precedenti erano diretti a postazioni fisse , come avvenne a Las Delicias , a Puerres , a Patascoy . Il Sud e ' cosi ' diventato il tallone d ' Achille dell ' esercito colombiano . Se El Billar rimane finora il massimo successo , anche le altre azioni piu ' note della Farc , sempre basate sulla fulmineita ' e sul fattore sorpresa , hanno conseguito " punteggi " funestamente alti : a Puerres , i morti sono 30; a Las Delicias , 28 le vittime , 60 i prigionieri rimasti poi per nove mesi in mano alla guerriglia ; a Patascoy ( 21 dicembre '97 ) , il risultato e ' di dieci militari ammazzati e 18 tuttora ostaggi . Questi episodi hanno avuto un grave effetto psicologico sull ' esercito e ne hanno offuscato l ' immagine . Dopo l ' assalto di Puerres venne destituito un generale della terza brigata ; e l ' attacco di Patascoy , che mise in rilievo un ' assoluta mancanza di strategia e di coordinamento da parte del comando , costo ' la carriera a due generali e a un colonnello ; in quanto a Las Delicias , la liberazione dei 60 prigionieri dopo nove mesi di trattative fra lo Stato maggiore e i vertici del Bloque Sur fu causa di grande imbarazzo per il potere , sottoposto alla luce dei riflettori internazionali e alla malizia canzonatoria dei media . Per El Billar , l ' umiliazione e ' anche maggiore , perche ' la brigata mobile numero 3 , creata nell ' ottobre del '97 e costituita quasi esclusivamente di soldati di professione (1.500), e ' un corpo d ' elite , un ' unita ' del tutto speciale per combattere la guerriglia ; e ' dotata di equipaggiamenti sofisticati ( come i binocoli infrarossi per i combattimenti notturni ) e dispone di una miniflotta di aerei ed elicotteri . " E ' la nostra risposta al terrorismo " , disse il generale Bonnet alla cerimonia di inaugurazione . Sembra abbia avuto invece piu ' successo la brigata mobile numero 2 , che nel luglio del '95 e ' intervenuta pesantemente sul narcotraffico e sui vari Cartelli , requisendo tonnellate di sostanze chimiche e sfasciando i laboratori della coca . Non puo ' non impensierire il governo di Bogota ' il fatto che la Farc abbia mostrato di avere una straordinaria forza e influenza in una regione dove la droga rappresenta la maggiore ( e inesauribile ) fonte di finanziamento per i guerriglieri : ed e ' improbabile che questi ultimi vengano fatti sloggiare - come e ' avvenuto altrove , come nell ' Uraba ' - dai paramilitari di estrema destra , perche ' i " paras " , non possono minimamente contare sui contadini del Sud , abbondantemente indottrinati dai discepoli del professor Montel . Il Bloque Sur ha pianificato l ' agguato di El Billar a pochi giorni dalle elezioni anche per instaurare un clima di minaccia e scoraggiare l ' affluenza alle urne , che sara ' certamente molto scarsa . Ma dalla base di Tres Esquinas il presidente Samper , il ministro della Difesa e i vertici delle forze armate hanno ribadito che la lotta contro la guerriglia deve continuare : l ' obiettivo finale , ha detto il generale Bonnet , e ' di tenere la zona e , dopo aver recuperato cadaveri , feriti e dispersi , rilanciare un ' offensiva , " duri quanto duri e costi quel che costi " . " La Colombia non e ' il Titanic - ha retoricamente concluso l ' alto ufficiale - e non colera ' a picco in fondo al mare " , sfasciandosi sull ' iceberg della guerriglia . La cronaca racconta un ' altra realta ' . Proprio ieri , la Farc ha preso il controllo di una strada ad alto traffico nell ' est del Paese , bloccando per cinque ore circa 500 veicoli e oltre 600 persone . I guerriglieri hanno ricevuto perfino un gruppo di giornalisti spiegando che l ' azione mirava a " incitare " i colombiani a non recarsi alle urne . Tre poliziotti giunti sul posto - a pochi chilometri da Villavicencio , capitale del dipartimento di Meta - sono stati " accolti " con una raffica di spari che hanno ucciso un agente e ferito gli altri due . I militari della Settima brigata sono arrivati quando i guerriglieri si erano gia ' dileguati .
LO STATO FASCISTA ( COSTAMAGNA CARLO , 1923 )
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Distratta dalle manifestazioni della politica estera ( cronaca e dichiarazioni del Governo , cerimonie e festeggiamenti ) , l ' opinione pubblica in questi giorni non ha avuto modo di soffermarsi sufficientemente sulle decisioni dell ' ultimo Gran Consiglio Fascista relativo al movimento sindacale . Eppure da esse risultano definiti i tre principi fondamentali di quello che dovrà essere in seguito la Magna Charta dell ' organizzazione nazionale della produzione e del lavoro e stabilire la nuova funzione politica delle varie forze sociali della Nazione , sebbene per ora rappresenti una sistemazione meramente volontaria e spontanea delle varie posizioni che professano di ispirarsi alla dottrina nazionale . Tali principi si determinano così : 1 ) Riconoscimento della libertà e della pluralità sindacale . 2 ) Coordinamento dell ' azione sindacale e delle grandi organizzazioni economiche sotto l ' egida del partito Fascista . 3 ) Istituzione dei Consigli Tecnici , nuovi organi integratori e rappresentativi , agli effetti della politica tecnica , delle organizzazioni economiche , siano aziendali che professionali , colle rappresentanze dei grandi istituti civili e morali del Paese . Fra i tre principi intercede un vincolo logico che non è possibile violare senza distruggere l ' intero sistema , l ' economia del quale implica la sovrapposizione di principio politico nazionale , a tutte le attività del Paese , aderenti al movimento fascista , individuate sulla base delle rispettive organizzazioni e istituzioni . Non può sfuggire la grande importanza del passo che in tal modo si viene a compiere sulla faticosa via della ricostruzione nazionale . Se vi è cosa assolutamente indispensabile e urgente nelle presenti condizioni dell ' economia italiana , esaurita dai sacrifizi della guerra e profondamente dissestata dagli esperimenti demagogici del dopo - guerra , essa è per l ' appunto la creazione di un sistema disciplinare per cui le diverse forze produttrici si impegnino in una collaborazione volonterosa e sincera diretta a liberare per sempre l ' erario pubblico dal compito estenuante e corruttore di coprire il deficit dell ' industria e a restituire gradatamente all ' attrezzatura di questa anche la capacità di affrontare il mercato internazionale . Si tratta insomma di frenare l ' anarchia nella materia sociale e di ristabilire l ' osservanza di quei due fatali termini della realtà che sono il bilancio finanziario e il bilancio economico , la cui sintesi esprime l ' obbiettivo della politica tecnica nazionale . Strumento indispensabile a raggiungere simile risultato è il Sindacalismo Nazionale , meravigliosa istituzione del pensiero italiano contemporaneo , Sindacalismo plurimo e integratore avente la sua potenza attrattiva e coesiva nella funzione degli elementi intellettuali . Attraverso i Consigli Tecnici , esso completa il proprio organismo colle emanazioni di ogni altra attività organizzata del Paese e assurge alla direzione della società nazionale , maturando una nuova coscienza italiana essenzialmente « politica » , cioè civica , nel senso etimologico della parola , e quindi « nazionale » , da quando la città è divenuta Stato . L ' utopia democratica aveva negato il carattere politico dello Stato , pretendendo di sostituirvi gli uffici di una mera funzione giuridica distributiva . La finalità della giustizia , essenzialmente individuale ed astratta , aveva sopraffatto il senso della conversazione collettiva e delle utilità generali e cioè il senso della vera politica . Lo Stato liberale , Stato neutro apatico e incolore , non aveva più fede e non aveva quasi nemmeno più legge , o , almeno non era più capace di imporne una . Esso aveva proclamato il proprio indifferentismo per tutti i partiti , e così si era interdetto anche il diritto di avere una propria opinione politica da propugnare o da difendere . Nel costume e nelle opinioni esso aveva travisato il fenomeno politico , riducendolo al solo aspetto elettorale . Alle esigenze elettorali , supreme ed uniche esigenze della sua vita , il regime democratico aveva sacrificato il rispetto di ogni idealità nazionale e di ogni realtà economica e finanziaria , precipitando alla dissoluzione . Orbene , nel sistema nazionale , essenzialmente organico , realistico , e corporativo e istituzionale , si istabilisce il senso politico e l ' autorità integrale dello Stato . Gli organizzatori della produzione e i dirigenti della cultura , attraverso esso , sono chiamati ad assumere la responsabilità diretta della società italiana , e anzitutto quella di educarla al processo analitico dei suoi problemi e a imprimerle quella « forma tecnica » che completerà le funzioni rappresentative del parlamento a base numerica e risulterà ad una sintesi , indubbiamente più completa e più realistica di quella effettuata nelle assise , esclusivamente ideologiche e passionali , dello Stato democratico . Dall ' ultima decisione del Gran Consiglio questi termini sono stati esplicitamente fissati . Da essi risultano i lineamenti del futuro Stato nazionale e su di essi il controllo è stato affidato « al Partito Fascista » costituito a centro ispiratore del relativo movimento . Giova pertanto confidare che il « Partito » sarà all ' altezza del compito e manterrà sempre chiara la coscienza dei suoi obbiettivi e dei suoi doveri . Quello che oggi accade in Italia , ha una notevole rassomiglianza colla situazione dell ' Impero Romano nel IV Secolo . Come allora si verifica la coesistenza di due sistemi , di due macchine politiche , ispirate a due concezioni diverse e volgentesi lentamente verso la reciproca compenetrazione . Nel fatto « il Partito Fascista » deve essere ben altra cosa dei soliti partiti a funzione elettorale , caratteristici dell ' ambiente democratico . Esso è una specie di antistato , o , se meglio si vuole , un « doppione di Stato » ; complesso e completo , colla sua milizia , e i suoi istituti di propaganda , le sue entità amministrative ed economiche e sopra tutto le istituzioni rappresentative del suo contenuto sindacale , gli organi , insomma , della nuova politica nazionale della produzione e del lavoro . Accanto ad esso esiste e funziona ancora una serie di poteri ufficiali , gli uffici del Governo , tutta la carcassa insomma del vecchio Stato democratico , così come accanto alla Chiesa , sistemata nella sua gerarchia episcopale , nei suoi concili , nelle sue opere e nel suo patrimonio , continuavano ancora sotto i successori di Costantino , il loro ritmo automatico le dignità civili e militari dell ' impero pagano . E il paragone tra il Fascismo , inteso quale complesso del movimento nazionale , e la chiesa , in questo speciale profilo , ha infatti questo grande fondamento di verità , che si tratta oggi per il Fascismo , come allora per la Chiesa , di due manifestazioni compiute di vita , compiute nello spirito e nella materia , accanto alle quali sopravviveva e sopravvive soltanto la spoglia morta , l ' armatura vuota di un ' esistenza finita . Elevatissima è la missione oggi affidata al Partito Fascista . Esso esige che gli uomini posti alla direzione posseggano lo sguardo e il cuore così grandi da comprendere l ' immensa vastità degli orizzonti nazionali e l ' immensa passionalità delle energie che fervono in tutti gli strati del Paese . L ' opera della creazione del nuovo Stato nazionale è ormai in marcia e non può essere più abbandonata . Essa deve gradualmente , ma inesorabilmente , raggiungere il suo punto matematico , nell ' assoluta identificazione del sistema fascista collo Stato e colla Nazione . Ed è ben naturale ( e doveroso anzi ) che questa suprema necessità si adempia sotto la guida del Partito Fascista per eliminare il pericolo , che la rivoluzione fascista , la quale corrisponde a improrogabili esigenze della nostra società politica , possa venire tentata dalle situazioni estranee al Partito Fascista , e quindi svisata nel suo spirito o allontanata dai suoi obbiettivi .
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Belluno , 4 maggio - A Erto , in Valcellina , 130 capi famiglia uomini e donne , si sono consorziati per creare un organismo che abbia veste giuridica nel difendere i diritti e gli interessi dei singoli e della collettività del paese di fronte alle prepotenze e ai soprusi che la SADE va da anni compiendo nella zona . Il nuovo organismo è stato denominato « Consorzio per la rinascita e la salvaguardia della valle ertana » . A tale scopo si è svolta ad Erto una manifestazione popolare sotto gli auspici del comitato provinciale di rinascita della montagna presieduta dal compagno on. Bettiol e dal compagno Celso , segretario della Federazione bellunese del PSI . Durante la manifestazione sono state raccolte anche le firme in calce alla proposta di legge di iniziativa popolare per la montagna sulla quale sono stati espressi unanimi consensi . Sono intervenute le famiglie direttamente interessate alla difesa dei loro beni minacciati od espropriati dalla SADE e moltissimi altri montanari che nell ' egoismo della società elettrica e nell ' inerzia del governo intravvedono un pericolo grave per la stessa esistenza del paese a ridosso del quale si sta costruendo un bacino artificiale di 150 milioni di metri cubi d ' acqua , che un domani eroderanno il terreno di natura franosa , potrebbero far sprofondare le case nel lago . Per di più il lago dividerebbe irrimediabilmente il villaggio dalle sue terre più fertili isolando oltre valle decine di case . E la SADE non vuol provvedere alla costruzione del ponte che manterrebbe congiunto il centro del paese alle sue frazioni . Inoltre un fatto grave e contrario a tutte le leggi , che ha avuto inizio da qualche mese e che tuttora , perdura , ha portato all ' esasperazione gli abitanti della valle . Essi si vedono continuamente invadere ed espropriare i propri campi dalle società che hanno in appalto la costruzione della strada di circonvallazione per conto della SADE . Nessun decreto di espropriazione o trattative per la cessione dei beni sono intervenuti fra la SADE e i proprietari . La società elettrica infrange tutte le leggi dello Stato e i contadini hanno sempre dovuto sottostare finora ai soprusi della SADE . Qualche giorno fa si è perfino fatto sgomberare con la forza dalla propria casa una famiglia con sei figli perché si dovevano far brillare le mine per aprire un passaggio alla strada . La famiglia ha dovuto trovare provvisoriamente ricovero in una fredda stalla ( la neve è a poche centinaia di metri dal paese ) dove si trova alloggiata tuttora . La gente non ne può più di tante ingiustizie e qualche volta tenta di difendere da sé i propri diritti . Una vecchia che gira la pianura veneta con la gerla a vendere cucchiai di legno e che è stata espropriata di piccoli pezzi di campo da tutte e due le parti del torrente ci ha detto : « Se un ladro viene a portare via la mia roba , a sparare le mine sotto la mia casa , allora io posso ben prendere il fucile e difendermi » . Un abitante della frazione Pineda venuto alla manifestazione con un cartello di protesta contro la SADE ha detto : « Ho avuto la casa bruciata dai tedeschi e lo Stato non mi ha ancora dato niente per i danni di guerra . I miei figli hanno dovuto andare a lavorare all ' estero . Ora mi toglieranno di prepotenza anche il campo . Io non sono italiano per il governo . Sono solo me stesso e da solo ora mi difenderò » . Sono discorsi questi della popolazione di Erto che forse non sono perfettamente in linea con le leggi , ma contengono una saggezza montanara perfettamente a posto con la logica e il buon senso . Infatti se il governo per primo non è in grado di fare rispettare le leggi , perché mai dovrebbero rispettarle i cittadini sottoposti alle angherie della SADE e alla debolezza del governo stesso ? Non c ' è nessuno a Erto - tranne il sindaco che per essere una donna ha dimostrato assai poca sensibilità venendo meno alla fiducia che in lei avevano riposto i suoi concittadini - che non sia solidale con la popolazione . Anche il parroco don Luigi Doro è dalla parte dei suoi parrocchiani . Ieri a tutte e due le messe domenicali ha esortato dal pulpito la popolazione a recarsi a firmare per la costruzione del consorzio . Una signora del luogo ora domiciliata a Pordenone , è venuta apposta a Erto per essere presente e partecipare alla costituzione del Consorzio che segna l ' inizio di nuove battaglie per imporre allo Stato l ' applicazione delle leggi e alla SADE il rispetto dei patti contratti con la popolazione . « Legalità » e « giustizia » sono la parole che pronunciano con fermezza i montanari della Valcellina . Ed è nel rispetto della legalità e della giustizia , purché tale rispetto sia reciproco , che essi imposteranno tutte le loro future azioni per la difesa della loro terra .
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Norilsk ( Siberia settentrionale ) - " Voi siete stati portati qui non per vivere , ma per soffrire e morire . Se sopravvivete , una delle due : o lavorate meno del dovuto ; o mangiate di piu ' di quanto vi spetti " . In queste parole , dirette alle migliaia di lavoratori - deportati finiti dopo la meta ' degli anni Trenta nelle miniere dell ' estremo Nord , 320 chilometri sopra il Circolo Polare Artico , c ' e ' tutta la storia di Norilsk e del suo passato . Ma il lugubre messaggio riguarda anche , parzialmente , il presente . " Welcome to Hell " ( Benvenuti all ' inferno ) sta scritto infatti all ' ingresso della fabbrica del rame , incapsulata nel mastodontico complesso minerario - siderurgico : benvenuti all ' inferno . + solo calata la temperatura . Poco tempo fa , rincuorando quanti continuavano a piangere sulla bara vuota dell ' Urss , il ministro russo Victor Orlov diceva , con un buon pizzico d ' orgoglio : " Vi ricordo che in termini di risorse naturali noi siamo ancora il Paese piu ' ricco del mondo " . E la maggior parte di queste ricchezze sta sepolta nelle viscere ghiacciate della Siberia ( carbone , gas , rame , petrolio ) o affiora scintillando in superficie nelle miniere aperte di Norilsk che partoriscono nichel , oro , platino , cobalto , palladio a flusso continuo . La penisola di Taimyr - dove si trova Norilsk - era gia ' stata percorsa dagli esploratori russi nel XV secolo : ma solo negli anni Venti , un team di geologi capitanati da un certo Urvantev scoprira ' nella periferia siderale del mondo quegli enormi , preziosi giacimenti . + il giugno del ' 35 quando Stalin , che ha gia ' fatto rinchiudere nei campi di concentramento dei gulag milioni di persone , decide che non potrebbe esserci posto migliore di Norilsk per edificare il socialismo e " correggere " e raddrizzare l ' uomo secondo il modello sovietico . Si calcola che almeno 350 mila lavoratori , in gran parte detenuti o prigionieri di guerra , abbiano faticato a sangue nel " favoloso " kombinat siberiano durante gli anni della dittatura stalinista : e non sembra gonfiato il dato che fissa a 17 mila i morti sul lavoro . Ma quale morte ! Le cronache del tempo e i brandelli di testimonianze dei pochi , pochissimi sopravvissuti o della gente del luogo che si possono ancora raccogliere per strada fanno rabbrividire e raggelano il sangue non meno del freddo che - a 40 o 50 gradi sotto zero - era alla fine il grande , inconsapevole carnefice degli ergastolani di Norilsk , gia ' morti prima di morire . Norilsk era solo un piccolo punto nero nel bianco della tundra spazzata dal vento ; o un fuoco di bivacco sempre acceso nella lunga notte polare . Raggiungerla era quasi impossibile , un ' impresa da esploratori . Ne ' strade ne ' treni . La maggior parte dei deportati veniva scaricata nel porticciolo di Dudinka , alla foce dello Jenisei e da li ' , come una gran mandria , avviata verso le miniere , cento chilometri a est . Un cammino che Sofia Jakovlevna Diner , un ' anziana signora tedesca del Volga , conosce molto bene . " Dopo l ' arresto - racconta - mi mandarono in Siberia . Lavorai per mesi di pala e piccone alla costruzione della ferrovia Dudinka - Norilsk : e Dio sa quante volte feci a piedi quei cento chilometri . Un freddo bestiale . I cavalli stramazzavano a terra . Morivano piu ' in fretta degli uomini " . " Metallo a ogni costo " , urlano i gerarchi del Cremlino nell ' antivigilia della Seconda Guerra Mondiale . Nel ' 39 , il grande kombinat " Norilsk - Nickel " e ' gia ' in piena funzione e necessita di un numero sempre maggiore di schiavi , che vengono da ogni parte : i 20 - 30 mila dei primi anni diventano 100 - 140 mila dopo il ' 50 . Molti sbarcavano stremati a Dudinka dopo aver affrontato la furia dei mari artici su decrepiti battelli attrezzati a malapena per la pesca a rete . C ' e ' nel bellissimo libro " Siberia " , di Benson Bobrick , l ' agghiacciante testimonianza di K . Stajner , uno dei pochi sopravvissuti all ' olocausto siberiano , che scende da un mercantile insieme ad altri " 4 mila disperati " . Sono intirizziti , affamati e anche oscenamente sporchi : perche ' , durante una tempesta , i barili pieni di escrementi e d ' urina si sono rovesciati , inondandoli . + impossibile , visitando ora i poderosi impianti del " Norilsk - Nickel " , cancellare con un colpo di spugna dalla memoria le tappe della sua tetra infanzia e angosciosa adolescenza : quando si facevano i turni di 12 ore anche nella bufera , con soli 10 minuti d ' intervallo per scaldarsi le mani ; quando , se non rispettavi i ritmi di produzione e le quote fissate dai capi , ti mettevano al muro , cosi ' che il cimitero del kombinat , con circa 30 esecuzioni al giorno , era piu ' grande di quello di una metropoli ; quando tale era la fame che la notte ti alzavi per acchiappare i topi della baracca e cucinarli di nascosto in un barattolo ; quando ti mozzavi le dita congelate con un colpo di scure sperando in qualche giorno di riposo in infermeria : quando i delinquenti comuni uccidevano i detenuti politici ( piu ' di 400 omicidi in un solo inverno ) per andare sotto processo e uscire dal campo ... E via coi ricordi , uno piu ' straziante dell ' altro . Ma accanto agli zeks ( i contadini piu ' poveri fuggiti dai kolkhoz ) , ai cosiddetti kulaki agricoltori benestanti , ai pastori baskiri , tartari e kirghisi , agli anarchici , agli spiriti deboli sentimentali , agli intellettuali delusi e nostalgici del Secolo d ' Argento , che subivano la punizione come una calamita ' naturale , c ' era anche una compagine esigua di giovani esaltati , teste calde e stakanovisti : convinti , questi ultimi , che la Siberia , piu ' di ogni altra regione , avrebbe fatto da trampolino all ' Urss per il suo triplo salto mortale " dall ' aratro alla bomba atomica " nel circo vero della storia . Intanto , i ragionieri del Cremlino potevano gia ' annotare , nei loro brogliacci , che il contributo del kombinat polare alle spese di guerra era stato di 13 miliardi e mezzo di rubli , piu ' " un ' immensa quantita ' di oro , argento , platino " . Sara ' difficile , a questo punto , negare a Norilsk un ruolo storico ( positivo o negativo ) negli ultimi 60 anni dell ' epopea russo - sovietica ; ne ' sottrarla alla definizione , pertinente , cucitale addosso da tempo , di " dinosauro dell ' industrializzazione forzata staliniana " . Privatizzato dopo la dissoluzione del soviet - impero , il dinosauro " Norilsk - Nickel " e ' ora un maxicomplesso minerario - siderurgico a gestione mista col governo federale , che detiene tra l ' altro il primato assoluto per la produzione del nichel nel mondo : inoltre , le sue fauci sprigionano a getto continuo il 58 % del rame estratto in Russia , l ' 80 % del cobalto , il 100 % del platino . Una mammella cosi ' turgida , tenuta al fresco nel gelo polare , non poteva lasciare indifferente un uomo d ' affari come Vladimir Potatin , incontrastato protagonista nel processo di trasformazione dell ' economia e della finanza post - sovietiche : e nel ' 95 , con 260 milioni di dollari ( 480 miliardi di lire ) , si aggiudica attraverso la sua banca - la Oneximbank - il 51 % delle azioni del colosso . Secondo un dato recente ( che pero ' altri contraddicono allargando le cifre ) , i dipendenti del kombinat sarebbero oggi 88 mila : 56 mila adetti alla produzione diretta nelle 5 miniere e nelle fabbriche ; il resto - 32 mila - impegnato nei servizi ausiliari , amministrativi e sociali di supporto . Il dinosauro non riposa mai . Giorno e notte , 24 ore su 24 , il suo gran ventre rumina e brontola e infine espelle tonnellate di materia insieme ai vapori insani e velenosi dell ' intestino : ma le statistiche informano che dal ' 95 in poi la produzione e ' calata fino a quasi il 40 % rispetto all ' 89 . " Ora pero ' - dice il sindaco di Norilsk , Yuri Malanin - c ' e ' stata una grande ripresa , sia nell ' industria che sul piano sociale : qui si vive meglio che in altre zone della Russia , ne sono certo " . Parte della manodopera viene fornita dai detenuti , 1500 in tutto , segregati in una prigione che sorge all ' interno del kombinat , suddiviso a sua volta in due ali : quella residenziale , dove vivono , mangiano e dormono ; e quella del lavoro , agganciate a fornaci e fonderie , oltre che ai piu ' salubri laboratori di falegnameria . Sottoposti a regimi piu ' o meno gravi a seconda delle condanne , nessuno per fortuna e ' piu ' accusato di violazione dell ' articolo 58 ( " attivita ' antisovietiche " ) che permise a Stalin di mandare in galera milioni di innocenti . I turni , adesso , sono regolari e , dopo i turni , c ' e ' la mensa che - sento dire - e ' buona , calda , abbondante . Nel tempo libero hanno ritagliato e dipinto dei pannelli per una chiesuola interna , dove saranno celebrati i loro riti . Hanno anche affrescato la propria speranza in un murale su cui sta scritto : ricordati , ti aspettiamo a casa . Sessant ' anni prima , negli stessi androni , i prigionieri davano la caccia ai topi per mangiarseli . La peculiarita ' di Norilsk , suggeriscono all ' Associazione dei brigadieri , puo ' essere spiegata in due parole : la favolosa ricchezza del sottosuolo e , per contrasto , il rigore estremo di un clima da renderne quasi impossibile lo sfruttamento da parte dell ' uomo . Quasi ... " Vede - mi dice il brigadiere ( che in loco va tradotto semplicemente come capo - fabbrica ) Michail Zastrjalin - , quando alla fine degli anni Cinquanta furono chiusi i campi di lavoro forzati , le nostre miniere hanno continuato a lavorare , come e piu ' di prima . Era il Klondyke della Siberia . La manodopera non e ' mai mancata . Una marea di gente , tra il ' 60 e il ' 70 . Venivano dalla Russia Centrale , dall ' Ucraina , dal Caucaso . I giovani firmavano un contratto per 3 anni ... ma finivano col restarci , per sempre . Il salario era alto , anche sette volte tanto quello che si percepiva altrove , per lo stesso mestiere " . Certo , dopo il trattamento disumano imposto dai gulag , il contratto offerto dal kombinat col suo bel corredo di garanzie doveva sembrare estremamente seducente : la pensione a 40 anni per le donne , a 45 per gli uomini , le vacanze parzialmente pagate , i tre mesi di ferie all ' anno che diventano sei ogni due anni , l ' appartamento ... " Ma nessuno regalava niente a nessuno - avverte l ' amico brigadiere decorandomi con la medaglietta del Norilsk - Nickel - perche ' i disagi erano e sono tremendi : la temperatura che scende anche sotto i 40 , la notte polare che dura sei mesi , il cielo che piove anidride solforosa e altri veleni , la solitudine , le malattie , lo spauracchio dell ' eta ' media a 50 anni . Insomma , com ' e ' che dite voi dalle vostre parti ? Il buco del culo del mondo , ecco " . Quello dei pensionati , ammette Tatiana Bockareva ( assessore al Comune ) , " e ' il nostro problema piu ' grave " . Era nei patti che , fatta l ' ultima discesa agli inferi dopo 15 o 20 anni di lavoro , i dipendenti del kombinat dovessero essere messi in condizione di trasferirsi in localita ' del centro e del sud , dove il clima e ' piu ' mite . Ma i soldi non ci sono . La compagnia avrebbe chiesto alla Banca Mondiale un prestito di 500 milioni di dollari ( oltre 900 miliardi di lire ) per risistemare , nella Russia centrale , 50 mila pensionati . Un solo pensionato costa al kombinat e al Comune , che intendono liberarsene , 10 mila dollari . E nel ' 95 , il totale della spesa sostenuta per i servizi sociali a favore di Norilsk e delle due citta ' satelliti , Talmakh e Kenerkan ( popolazione : 281 mila abitanti ) , e ' lievitato fino a 327 milioni di dollari . Camminando lungo il vialone centrale ( Leninsky Prospect ) tra palazzi tutti uguali di 10 piani , costruiti negli anni Quaranta ( ma ai turisti mostrano la prima casa di legno , abitata dai geologi ) , o scendendo lungo il lago artificiale che separa l ' industria dai quartieri residenziali e fuma in superficie come bollisse , hai l ' impressione di una relativa agiatezza , se non di benessere . In qualche modo , dopo gli anni truci dello stalinismo , il kombinat ha infuso nella citta ' un senso di sicurezza . Anche troppa , avrebbe fatto notare tempo fa un dirigente dell ' azienda , Budargin , quando ha ricordato che l ' operaio di Norilsk " era abituato a pensare che lo Stato gli dava la sveglia , lo nutriva e lo metteva a letto rimboccandogli le coperte " . Ma c ' e ' l ' altra faccia della medaglia , che sfugge al viaggiatore frettoloso , nella quale si riflettono vicende amare e dolorose , storie di solitudine , alienazione , alcolismo , droga , incesti , demenza , follia suicida . Un risvolto inevitabile , comune a tutte le citta ' di frontiera . Ma certamente si riferiva soprattutto all ' inquinamento e alle sue conseguenze Andrej Samokhin , portavoce della Nickel , quando ha detto che " questo luogo " era stato costruito " per lavorare , non per viverci " . + sotto il peso di questa scomoda eredita ' che tenta ora di muoversi il sindaco di Norilsk , Yuri Malanin : " Certo - ammette - non e ' facile gestire l ' amministrazione di una citta ' dove si consiglia alle donne di andare a partorire altrove , se vogliono i figli sani . Ai tempi dell ' Urss non si preoccupavano di queste cose . Ma ora dobbiamo pensarci . Abbiamo gia ' stanziato 20 milioni di dollari per l ' acquisto di impianti nuovi , in grado di ridurre le esalazioni venefiche " . Con questo , cento altri problemi saranno affrontati che Mosca aveva sinora ignorato , perche ' periferici : e c ' e ' da scommettere che da molte parti si guardera ' a Norilsk per scoprire a quale strategia fara ' ricorso una grande industria per liberarsi dall ' eredita ' sovietica . " Dovremo agire da soli - dice Tatiana - , perche ' , da quando e ' crollata l ' Urss , il governo federale non si e ' mai interessato a noi " . Non sono mancate crisi , nel kombinat , che si sono tradotte in agitazioni e scioperi e ancor oggi si contano in zona 11 mila disoccupati . Cio ' che invece resta inspiegabile e ' come mai , nonostante la temperatura , la poverta ' , l ' isolamento , il buio per sei mesi sulla calotta artica , non si sia ancora spezzato il rapporto affettivo che lega la gente - soprattutto i giovani - alla citta ' . " Veramente una spiegazione c ' e ' - dice Natalia Lylina , vicesindaco , bella elegante signora che si e ' molto prodigata per facilitare l ' inchiesta - : quasi tutto cio ' che lei vede e tocca e ' stato fatto dagli " ergastolani " di Stalin . Fra di loro c ' erano artisti , scrittori , musicisti , architetti che , prima di morire ( le loro ossa affiorano ancora adesso , nei campi , dopo lo sgelo ) , hanno inoculato in noi questo germe culturale . E cosi ' oggi abbiamo teatri , scuole di musica e di danza , auditorium , accademie d ' arte : tutto per i nostri ragazzi " . Natalia Lylina parte per Mosca e noi trascorriamo l ' ultima serata a Norilsk in compagnia del passato . Il passato si chiama Jadviga Vikentjivna Malevic e ha le sembianze di una gentile signora polacca , fragile , i lineamenti finissimi come disegnati da un pastello . Ha conosciuto per 10 anni l ' inferno della miniera e guardandola adesso uno si chiede come abbia potuto sopravvivere , con quel fisico . Dietro c ' e ' la storia d ' una ragazza polacca , romantica e ribelle : " Fui arrestata a Varsavia nel ' 45 - racconta - , avevo 18 anni . Ero scesa in strada per manifestare contro i soldati dell ' Urss che spadroneggiavano a casa nostra . Arrestarono anche molti uomini in quell ' occasione , intellettuali soprattutto , finimmo in Siberia ... Questa citta ' e ' stata costruita su un mare di ossa umane . Mi mandarono anche a spalare , nella strada che porta alla fabbrica del rame c ' e ' anche un po ' del mio sudore ... " . Liberata nella seconda meta ' degli anni Cinquanta , viene ufficialmente riabilitata il 30 marzo del ' 57 . Nel frattempo ha sposato il suo carceriere che era " gentile " e che l ' ha lasciata vedova , con un figlio . Ora ci mostra le foto di quand ' era giovane , e ' quasi uguale il colore dei capelli avendo da tempo cosparso la canizie di una leggera polvere d ' oro . Dice : " Quant ' era bella Varsavia prima della guerra , sapesse ... Ho avuto una giovinezza splendida " . ( 2 - Continua . La prima puntata e ' stata pubblicata il 27 ottobre )
FASCISMO ALLOGENO ( VOLT , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Gli ultimi avvenimenti di Bulgaria , di Germania e di Spagna ci mettono sulla via di scoprire le analogie e le differenze che corrono fra i vari fascismi allogeni e il Fascismo italiano . Carattere comune di ogni movimento fascista in Europa è la restaurazione del principio d ' autorità non solamente contro la rivoluzione comunista , ma anche contro la inettitudine dei governi democratici e liberali . Carattere particolare del Fascismo italiano è di essere l ' espressione di una nuova classe politica generata dalla guerra vittoriosa ; mentre altrove sono gli elementi , più o meno vitali , di antiche aristocrazie , che scendono in campo contro il regime della socialdemocrazia . Ciò vale nei riguardi dell ' Europa , poiché per quello che riguarda l ' America la situazione è inversa . Anche il Kuk - kluk - clan può essere considerato come un movimento analogo al Fascismo . Analogo , ma antitetico . In quella setta rivive il fanatismo religioso degli antichi puritani . Spirito anglosassone , protestante , antilatino , anticattolico , antiromano e quindi antifascista . Pure , come gli estremi si toccano , anche il Kuk - kluk - clan è autoritario nei suoi metodi e nella sua finalità . Sorto anch ' esso nell ' atmosfera spirituale del dopo - guerra , le sue file si compongono di uomini nuovi , rimasti fino ad oggi estranei alla politica . Le sue falangi incappucciate di bianco muovono all ' assalto della classe di speculatori che spadroneggia nella vita pubblica americana , così come le camicie nere mossero all ' assalto degli speculatori che dominavano nel regime parlamentare italiano . Non è lecito profetare se a un tale movimento possa arridere nell ' avvenire il successo , ma in ogni modo le ultime elezioni hanno mostrato come non valgono le facili ironie a sminuirne la forza e l ' importanza . Siano di fronte a una forza ostile , senza dubbio , all ' Italia , ma è una forza con la quale bisognerà forse un giorno fare i conti . Agli antipodi degli Stati Uniti , è , anche spiritualmente , la Spagna . Le indimenticabili manifestazioni di questi giorni hanno dimostrato che la fraternità latina non è una vuota parola . Lo spirito che animò la restaurazione spagnola guidata dal generale Primo De Rivera , e il fine a cui essa tende sono identici a quelli del Fascismo ; ma , data la diversa evoluzione storica dei due paesi , come bene fece osservare nel suo discorso il nostro Presidente , i metodi non potevano essere gli stessi . Il metodo della insurrezione militare , coronata da una dittatura , è tipico nella storia di Spagna . Le guerre contro Napoleone crearono ivi la potenza politica del corpo degli ufficiali . Dall ' esercito fu fatta la rivoluzione del 1820 , che servì di modello alle successive rivoluzioni italiane . I moti piemontesi e napoletani del '21 furono inaugurati in nome della « costituzione di Spagna » . Ma nella penisola iberica ogni nuova costituzione finì sempre per ridursi al potere di un solo . Nel diciannovesimo secolo , la Spagna fu effettivamente governata da quattro dittatori militari : Espartero , Narvaez , O ' Donnel e Serrano . La dittatura De Rivera è quindi da una parte il ritorno a una tradizione che col regno di Alfonso XIII pareva interrotta ; ma dall ' altra parte non manca nella restaurazione spagnola l ' elemento nuovo . Le insurrezioni militari dello scorso secolo erano ispirate dalla massoneria , mentre il colpo di Stato attuale è fatto in nome della tradizione cattolica . Inoltre , accanto all ' elemento dell ' armata regolare , già agiscono formazioni volontarie analoghe alla milizia fascista : i ' somaten . Alle prime notizie del pronunciamento , ricordo , una vecchia gentildonna legittimista si rallegrava con me perché la restaurazione si fosse compiuta in Spagna senza l ' aiuto di « tutti quei ragazzi » organizzati nelle file dello squadrismo . Io non risposi . Come farle comprendere che proprio in quella spontanea fioritura di ragazzi armati era posto l ' avvenire , la grandezza , la forza della nazione ? La Spagna potrà rinnovarsi sul modello dell ' Italia solo se all ' iniziativa del capo corrisponderà lo slancio unanime e il consenso delle nuove generazioni . Il più importante fra i movimenti affini al Fascismo in Europa , è certo quello tedesco . Importa quindi esaminare per quali ragioni , a differenza di quanto avvenne in Italia ed in Spagna , la restaurazione tedesca è per due volte di seguito fallita . Si afferma in parte il vero , dicendo che un popolo vinto come la Germania non può aspirare ai destini di una nazione vittoriosa come l ' Italia . La vittoria è un tonico potentissimo per l ' anima nazionale . Pure , anche la sconfitta , piombata sul capo di un popolo sano , può determinare una vigorosa e salutare reazione . Ricordiamo il meraviglioso esempio di fermezza che diede la popolazione italiana all ' indomani di Caporetto ; e per non uscire dalla storia germanica , Steni ed Hardenberg iniziarono la ricostruzione della potenza prussiana all ' indomani del disastro napoleonico . Ma i costruttori non possono essere gli stessi uomini che condussero la nazione al disastro . Quale fiducia può avere il popolo nei capi che , pur dopo aver dato splendidi esempi di resistenza e di valore , dovettero chinare la schiena di fronte alle imposizioni del nemico ? Ora la restaurazione , sia in Prussia che in Baviera , è caldeggiata proprio da quella classe politica che la retorica dell ' anteguerra designava col nome di « militarismo prussiano » o germanico . Classe che ebbe anche i suoi meriti e che forse non ha ancora esaurita la sua missione , ma di cui nessuno può negare la imperdonabile deficienza di senso politico . I teorici del liberalismo attribuiscono questa deficienza al sistema di governo semiassoluto , proprio dell ' impero avanti la guerra : io propendo a vedere in ciò un difetto essenziale della razza . La social - democrazia nel dopoguerra non ha infatti mostrato , di fronte al problema delle riparazioni , maggiore accorgimento di quello di cui diede prova , ai suoi giorni , la diplomazia del Kaiser . Svalutare la moneta dello stato per non pagare i debiti del nemico è un poco adottare il sistema quel marito che si evirò per fare un dispetto alla moglie ! Ma la restaurazione in Germania ha incontrato due ostacoli , che il generale Primo De Rivera non trovò sul suo cammino : la plutocrazia e la costituzione federale . Il parlamentarismo è la soprastruttura politica della plutocrazia moderna . In Spagna , paese , tranne Barcellona , scarsamente industriale , non poteva quindi formarsi una forte classe parlamentare . Il parlamentarismo spagnolo ha così lievi radici nella vita del paese , che in ogni epoca della storia , bastò un soffio per spazzarlo via . In Germania , invece , l ' industrializzazione creò una potente oligarchia finanziaria , naturale alleata della demagogia . Sembra che in questa oligarchia gli israeliti abbiano gran parte : onde si spiega l ' antisemitismo dei partiti nazionali ; antisemitismo , aggiungiamo , che in Italia non ha per ora ragione di esistere . Quanto al federalismo che il partito popolare , sotto la maschera del decentramento , vorrebbe regalare anche a noi il popolo tedesco paga oggi le spese della secolare rivalità fra Prussia e Baviera . L ' opera di Bismark è in pericolo . La Germania tende a ricadere nel caos del Sacro Romano Impero : con questo in peggio che manca , come perno centrale , l ' imperatore . Si intuisce che la restaurazione sarebbe molto più agevole , qualora avesse da battere un solo governo , mentre attualmente essa si trova di fronte un ' idra dalle molte teste ... La storia non si ripete , ma è interessante notare qui una analogia con la fallita restaurazione monarchica in Francia all ' indomani del '70 . Allora il disaccordo fra orlèanisti e legittimisti salvò la repubblica , come oggi l ' ha salvata il disaccordo fra i seguaci di Ruprecht e quelli di Guglielmo di Hohenzollern . E Ludendorff , nella sua goffagine , ha qualcosa del Mac Mahon . Tuttavia , anche in Germania vi è oggi qualche elemento nuovo : questo è dato in gran parte dai seguaci di Hitler . Ma il putch ha rivelato che dei socialnazionalisti si erano esagerate le forze . La parte da essi sostenuta nel tentativo di restaurazione è secondaria . Lo sforzo principale è stato fatto , come in Spagna , dall ' esercito regolare ; quando questo , per il noto dissidio , si è ritirato , il piccolo manipolo dei volontari si è disperso . Quale differenza dalla grandiosa organizzazione dello squadrismo italiano ! Qui è tutto un popolo , tutta la gioventù della nazione che sorge in armi . La rivoluzione non è certo stata fatta contro l ' esercito regolare , ma indipendentemente da esso . Questa è l ' originalità della Marcia su Roma . Il Fascismo ha così realizzato quanto di vero è in fondo all ' erronea teoria della sovranità popolare . Quando una classe dirigente ha esaurito il suo compito , una nuova aristocrazia sorge su dal seno inesausto del popolo . Le rivoluzioni si fanno dal basso in alto . Il fenomeno della circolazione sociale è ben raffigurato nel mito di Ercole in lotta col gigante Anteo : il quale , ogni volta che sentiva mancarsi le forze , le ritrovava , toccando con le spalle la terra .