StampaQuotidiana ,
La
stampa
antifascista
ed
in
particolar
modo
quella
popolare
,
continua
in
questi
giorni
ad
occuparsi
di
un
mio
discorso
tenuto
a
Soresina
,
dove
ancora
una
volta
dichiarai
che
la
rivoluzione
fascista
non
è
finita
e
che
ogni
giorno
più
ci
andiamo
persuadendo
della
necessità
di
una
seconda
ondata
.
Si
grida
all
'
indisciplina
,
si
richiama
l
'
attenzione
del
Governo
,
si
invoca
l
'
intervento
della
Giunta
Esecutiva
del
Partito
!
Il
Popolo
di
Roma
,
l
'
organo
sfiatato
di
don
Sturzo
,
si
meraviglia
come
ancora
non
mi
si
faccia
seguire
la
sorte
degli
on
.
Pighetti
e
Misuri
e
del
capitano
Padovani
.
Mi
si
chiama
nemico
del
Governo
perché
attorno
ad
esso
sto
creando
il
vuoto
,
combattendo
il
Partito
popolare
;
mi
si
trova
il
cervello
malato
perché
cammino
diritto
per
la
via
che
ci
è
stata
tracciata
dal
sangue
dei
nostri
martiri
.
Ma
perché
tanto
chiasso
attorno
ad
una
frase
detta
e
ridetta
da
Mussolini
.
Ma
dunque
l
'
ondata
spaventa
i
nostri
avversari
?
Se
sì
,
questo
ci
fa
piacere
perché
essi
si
convinceranno
che
noi
possiamo
quando
vogliamo
,
spezzare
quel
qualsiasi
cerchio
che
si
tentasse
di
creare
attorno
al
Governo
per
ostacolare
l
'
attuazione
del
nostro
programma
.
Non
si
preoccupi
il
Popolo
,
del
vuoto
che
per
mia
opera
secondo
Don
Sturzo
-
circonda
il
Governo
.
Questo
è
più
che
mai
forte
.
La
sua
base
è
granitica
.
Oltre
cinquecentomila
sono
i
fascisti
fedeli
e
disciplinati
ed
oltre
duecentomila
,
per
ora
,
i
moschetti
della
Milizia
Nazionale
.
Ripetiamo
;
la
rivoluzione
nostra
deve
permettere
al
Governo
fascista
di
svolgere
il
programma
che
gli
fu
affidato
dal
popolo
nelle
giornate
di
ottobre
.
O
questo
avviene
indisturbato
,
oppure
la
seconda
ondata
spazzerà
via
tutti
gli
ostacoli
con
cui
si
tentasse
di
fermare
la
nostra
marcia
trionfale
verso
la
risoluzione
dei
problemi
economici
nazionali
ed
internazionali
.
E
allora
saremo
meno
ingenui
e
meno
generosi
!
Parlarci
chiaro
non
è
indisciplina
,
sincerità
che
può
giovare
a
tutti
,
in
particolar
nodo
a
quelli
che
sperano
di
ritentare
una
riscossa
.
Senza
dubbio
,
in
questi
ultimi
tempi
,
i
nostri
multicolori
avversari
danno
segni
di
una
attività
che
noi
non
dobbiamo
trascurare
,
né
prendere
troppo
alla
leggera
.
I
fiduciari
della
Lombardia
,
Veneto
,
Piemonte
,
da
me
convocati
a
Milano
per
ordine
della
Giunta
del
Partito
,
hanno
riferito
che
in
tutte
le
provincie
creasi
un
forte
risveglio
antifascista
.
Così
naturalmente
sarà
nel
resto
di
Italia
!
L
'
Avanti
!
ha
ripreso
il
noto
suo
linguaggio
,
la
Giustizia
dei
destri
è
alcune
volte
peggiore
del
confratello
;
il
Corriere
continua
nella
sua
sottile
opera
deleteria
,
i
popolari
mentre
a
Roma
giurano
fedeltà
al
Governo
,
in
provincia
non
tradiscono
il
loro
passato
.
A
Catania
,
sorge
il
Partito
Vit
(illeg.),
in
altre
provincie
della
Sicilia
il
partito
del
soldino
,
alla
Camera
i
deputati
hanno
ripigliato
fiato
.
Non
meno
preoccupanti
sono
le
masse
dei
cosidetti
Mussoliniani
...
Essi
vorrebbero
dividere
Mussolini
dal
Fascismo
,
non
certo
per
salvare
Mussolini
che
può
infischiarsi
di
certi
salvataggi
,
dato
che
il
Fascismo
è
per
sé
stesso
Mussoliniano
,
ma
per
salvare
le
loro
posizioni
elettorali
,
specie
in
questo
momento
in
cui
,
se
si
varasse
il
Collegio
unico
,
il
nostro
Duce
sarebbe
l
'
esclusivo
compilatore
della
lista
dei
candidati
ministeriali
.
Come
vedesi
,
la
situazione
richiede
massima
vigilanza
da
parte
del
Fascismo
.
Occorre
serrare
le
nostre
file
,
occorre
tenersi
in
piena
efficienza
ed
attendere
ordini
.
StampaQuotidiana ,
La
rocca
di
Gradara
è
bella
,
al
centro
e
al
vertice
del
vasto
castello
più
volte
cintato
,
che
se
ne
sta
su
uno
dei
dolci
colli
romagnoli
del
Pesarese
.
Restaurata
dai
suoi
proprietari
,
nell
'
ultimo
secolo
,
è
un
bel
monumento
medievale
,
che
merita
di
essere
meta
di
visitatori
.
Perciò
mi
compiacqui
della
folla
che
premeva
la
porta
serrata
,
in
un
pomeriggio
di
agosto
,
mentre
attendevo
il
mio
turno
per
salire
alla
rocca
.
Nell
'
attesa
,
compresi
che
quella
folla
estiva
era
presa
da
interessi
meno
ampi
dei
miei
,
assai
limitati
anzi
,
unilaterali
,
e
di
tipo
che
oserei
dire
istruttorio
.
Avrei
dovuto
immaginarlo
!
Agosto
è
pazzo
da
noi
ed
eccita
gli
estri
;
e
la
gente
in
attesa
oltre
il
secondo
cerchio
delle
mura
del
castello
,
era
ebbra
di
sole
,
accaldata
,
umidiccia
,
discinta
.
Aveva
altro
per
la
testa
,
che
la
storia
della
rocca
!
Cercava
nella
rocca
il
luogo
,
il
segno
del
«
fattaccio
»
,
e
la
guida
soddisfece
la
curiosità
febbricitante
del
pubblico
giovanile
e
di
quello
maturo
.
Io
sapevo
cosa
ci
avrebbe
detto
la
guida
,
all
'
ingrosso
,
sebbene
ignorassi
i
misteri
della
rocca
.
Non
avrei
però
mai
immaginato
cosa
cercasse
il
pubblico
giovanile
e
quello
maturetto
,
discinto
dalla
calura
sino
alle
esibizioni
più
audaci
.
Lo
seppi
mentre
salivamo
dal
luogo
dei
supplizi
alla
camera
che
sta
sopra
,
quando
delle
voci
sommesse
dietro
di
me
,
si
chiesero
bisbigliando
:
«
E
il
letto
?
Dov
'
è
il
letto
?
»
.
Il
letto
.
Nella
leggenda
di
Paolo
e
Francesca
il
letto
non
c
'
è
.
Nella
storia
verificata
dei
due
cognati
e
della
loro
sorte
,
un
letto
ci
deve
essere
.
Ma
di
esso
non
ci
ha
detto
Dante
,
né
ci
hanno
detto
i
successivi
poeti
minori
,
né
gli
affrescatori
e
gli
altri
dipintori
della
fatale
passione
;
e
la
leggenda
che
accogliamo
è
quella
che
Dante
ha
creato
e
ci
ha
trasmesso
.
Dapprima
pensai
che
la
ricerca
del
letto
(
erano
venuti
a
Gradara
per
questo
?
)
fosse
un
frutto
dell
'
estate
,
che
è
intensa
sull
'
Adriatico
.
Ma
no
:
la
guida
indicò
dinanzi
a
me
l
'
alcova
,
il
letto
;
e
la
guida
sapeva
ciò
che
i
visitatori
volevano
sapere
.
Ahimè
!
Ma
se
i
visitatori
della
rocca
di
Gradara
del
1952
,
infrangono
così
brutalmente
la
favola
,
allora
vediamo
come
andarono
veramente
le
cose
.
La
leggenda
dice
,
come
è
noto
,
che
il
signore
di
Ravenna
Guido
da
Polenta
,
per
suggellare
la
pace
con
i
Malatesta
,
signori
di
Rimini
,
con
i
quali
era
in
guerra
da
lungo
tempo
,
concedette
in
sposa
la
sua
bella
figlia
Francesca
a
Lancillotto
Malatesta
,
deforme
e
sciancato
e
perciò
soprannominato
Gianciotto
.
Ma
voi
converrete
che
non
può
esservi
,
né
vi
sarà
mai
giovine
e
bella
Francesca
o
Matilde
o
Filomena
disposta
ad
andare
a
nozze
allegramente
con
un
uomo
deforme
.
Infatti
,
nel
caso
di
Francesca
,
dice
la
leggenda
,
vi
fu
inganno
.
Ecco
l
'
inganno
.
Ambasciatore
malatestiano
presso
i
Polenta
fu
Paolo
il
bello
,
fratello
di
Lancillotto
,
che
le
dame
e
i
cavalieri
della
corte
di
Ravenna
presentarono
a
Francesca
come
promesso
sposo
.
Perché
fecero
questo
non
comprendo
.
I
cortigiani
sono
stati
sempre
dei
mascalzoni
.
Molto
piacque
a
Francesca
il
bel
figlio
del
signore
di
Rimini
,
e
si
può
immaginare
con
quanta
gioia
si
preparò
a
sposarlo
,
non
solo
dunque
per
la
pace
della
propria
famiglia
,
ma
anche
(
e
soprattutto
)
per
la
tranquillità
del
suo
cuore
.
Ma
quando
,
al
momento
delle
nozze
,
le
fu
presentato
il
vero
marito
,
lo
sciancato
,
lo
storpio
,
e
la
soverchieria
venne
rivelata
,
Francesca
rimase
di
sasso
.
Possiamo
immaginare
i
pianti
della
ragazza
,
il
suo
dolore
!
Non
c
'
era
,
però
,
nulla
da
fare
per
infrangere
la
severa
disciplina
della
corte
e
dei
tempi
.
Oggi
un
fatto
simile
non
accade
neppure
nelle
corti
,
che
pure
sono
sempre
luoghi
abietti
.
Non
parliamo
poi
fra
la
gente
del
popolo
!
Una
ragazza
alla
quale
scambiassero
dinanzi
all
'
altare
un
Paolo
con
un
Gianciotto
,
maledirebbe
i
defunti
di
tutti
i
responsabili
e
il
prete
,
i
testimoni
,
il
sagrestano
e
il
corteo
degli
amici
.
A
quei
tempi
perversi
,
Francesca
non
aveva
invece
da
fare
altro
che
obbedire
.
Francesca
divenne
,
così
,
la
moglie
di
Gianciotto
Malatesta
.
Voi
state
osservando
che
solo
dei
rimbambiti
potevano
veramente
pensare
che
tutto
sarebbe
andato
liscio
come
l
'
olio
,
in
questo
losco
affare
.
E
infatti
le
cose
volsero
alla
tragedia
.
Francesca
,
nelle
case
dei
Malatesta
vedeva
spesso
il
cognato
,
il
bel
giovane
Paolo
,
e
Paolo
vedeva
Francesca
,
e
tutti
e
due
si
vedevano
,
anche
perché
i
giovani
hanno
buona
vista
:
e
così
si
arrivò
a
quello
che
doveva
arrivare
e
che
Dante
ci
ha
raccontato
in
modo
sublime
.
Gianciotto
era
partito
per
affari
a
Pesaro
e
i
due
amanti
,
come
avviene
in
questi
casi
,
profittarono
della
sua
assenza
per
un
incontro
delizioso
.
Purtroppo
nelle
case
dei
Malatesta
c
'
era
qualcuno
che
spiava
Francesca
,
forse
per
gelosia
o
per
pura
cattiveria
,
ed
era
un
terzo
Malatesta
,
Malatestino
detto
dall
'
occhio
,
perché
orbo
.
Un
occhio
solo
,
però
,
basta
per
vedere
,
soprattutto
a
chi
fa
la
spia
;
e
noi
sappiamo
che
troppi
malatestini
,
dall
'
occhio
o
con
due
occhi
,
si
impicciano
dei
fatti
altrui
.
Malatestino
aveva
già
avvertito
il
fratello
della
tresca
e
non
è
escluso
che
la
partenza
di
Gianciotto
per
Pesaro
fosse
una
finta
.
Gianciotto
entrò
,
dunque
,
nella
stanza
dove
erano
i
due
amanti
,
li
sorprese
abbracciati
e
li
uccise
entrambi
a
pugnalate
.
Io
condivido
con
voi
l
'
opinione
dei
secoli
,
favorevole
alla
causa
di
Paolo
e
Francesca
,
che
è
la
causa
immortale
dell
'
amore
.
Nel
caso
di
Francesca
l
'
adulterio
è
stato
giustificato
nei
tempi
.
Esso
fu
necessario
e
morale
.
Cosi
narra
la
leggenda
.
Però
la
verità
storica
è
un
po
'
diversa
dalla
leggenda
.
Quando
Paolo
e
Francesca
,
infatti
,
furono
soppressi
violentemente
da
Gianciotto
non
erano
più
giovani
:
erano
tutti
e
due
da
molti
anni
sposati
e
avevano
dei
figli
.
Paolo
aveva
42
anni
,
non
era
un
giovinetto
.
Da
sedici
anni
era
sposo
di
Orabile
Beatrice
di
Ghiaggiolo
,
dalla
quale
aveva
avuto
due
figli
,
Uberto
e
Margherita
.
Francesca
aveva
30
anni
e
da
dieci
anni
era
moglie
del
brutto
Gianciotto
,
dal
quale
aveva
avuto
una
bella
bambina
di
nome
Concordia
.
Inoltre
Gianciotto
,
lo
sciancato
,
non
era
vecchio
,
ma
di
poco
più
anziano
del
fratello
Paolo
,
forse
di
due
o
tre
anni
e
possedeva
notevole
ingegno
.
Dopo
il
doppio
omicidio
,
Gianciotto
sposò
una
certa
Zambrasina
,
dalla
quale
ebbe
cinque
figli
.
Concordia
,
figlia
di
Francesca
,
nonostante
la
sua
bellezza
mori
nubile
,
e
conobbe
il
meraviglioso
e
appassionato
canto
V
dell
'
Inferno
dell
'
Alighieri
.
Così
stanno
le
cose
.
E
stando
così
le
cose
è
molto
verosimile
che
tra
i
protagonisti
dell
'
affare
vi
sia
pure
un
'
alcova
o
un
letto
.
A
me
piace
di
più
la
versione
leggendaria
,
ma
se
la
gente
del
mio
tempo
è
più
propensa
alla
esattezza
storica
allora
deve
accettarla
tutta
e
non
solo
in
qualche
dettaglio
.
Io
,
dunque
,
non
rimprovererò
la
guida
della
rocca
perché
ci
fece
vedere
«
il
letto
»
(
o
per
essere
più
esatti
l
'
alcova
)
,
sebbene
debbo
esprimere
una
mia
opinione
sulla
opportunità
del
luogo
ove
il
letto
è
stato
collocato
.
Né
rileverò
che
gli
incontri
tra
Paolo
e
Francesca
,
e
l
'
incontro
fatale
non
ebbero
luogo
verosimilmente
alla
rocca
di
Gradara
,
né
in
nessun
'
altra
di
quelle
rocche
di
Romagna
che
pretendono
avere
ospitato
i
celebri
adulteri
e
l
'
adulterio
favoloso
.
Paolo
e
Francesca
si
vedevano
agevolmente
a
Rimini
,
nelle
antiche
case
malatestiane
e
non
avevano
bisogno
di
allontanarsene
.
Prego
gli
amici
di
Gradara
di
non
dispiacersi
per
quanto
dico
,
tanto
più
che
tornerò
a
Gradara
e
dirò
ai
miei
amici
,
ai
miei
conoscenti
,
soprattutto
ai
giovani
,
di
recarsi
a
Gradara
,
sulle
tracce
dei
«
due
cognati
»
,
in
pellegrinaggio
devoto
.
V
'
è
da
aggiungere
che
tutto
induce
il
visitatore
della
rocca
ad
ammettere
che
qui
e
non
in
altro
luogo
;
qui
,
in
questa
fortezza
piena
di
antri
oscuri
e
umidi
,
di
trabocchetti
,
di
nascondigli
,
di
«
occhi
di
bue
»
,
di
sorprese
(
i
giovani
amanti
in
visita
stiano
attenti
,
perché
può
esserci
un
Malatestino
dall
'
occhio
a
spiarli
qui
,
senza
che
essi
se
ne
accorgano
)
;
in
questo
luogo
,
un
giorno
dell
'
anno
1284
o
del
1285
,
i
due
fatali
amanti
furono
sorpresi
e
soppressi
.
Ora
questa
fortezza
antica
non
fa
più
paura
.
Ci
hanno
detto
che
l
'
attuale
proprietaria
vi
pranza
,
talora
,
e
vi
offre
ricevimenti
:
è
una
rocca
addomesticata
,
dunque
;
ed
è
fortuna
per
essa
non
aver
subito
la
triste
rovina
del
tempo
.
Quest
'
aria
di
casa
abitata
toglie
alle
«
illustrazioni
»
della
guida
di
Gradara
,
il
carattere
impressionante
,
truculento
che
essa
ama
dare
.
E
poi
,
la
illustrazione
della
camera
dei
supplizi
mi
par
troppo
minuta
,
e
fatta
per
preparare
l
'
animo
del
visitatore
all
'
ambiente
.
I
dettagli
sull
'
uso
dei
diversi
strumenti
di
tortura
sono
senza
dubbio
esagerati
.
Ma
non
voglio
seguire
la
mia
guida
nel
suo
itinerario
.
Gli
dichiaro
,
però
,
che
ho
riso
molto
,
con
la
complicità
di
qualcuno
che
non
conosco
,
dinanzi
all
'
alcova
(
«
al
letto
»
)
di
Francesca
.
Vi
immaginate
voi
la
camera
da
letto
della
castellana
incastrata
tra
la
camera
della
giustizia
e
quella
del
comando
militare
!
E
dalla
camera
della
giustizia
si
scende
per
una
botola
alla
camera
dei
supplizi
;
sicché
quando
il
boia
stava
accecando
un
povero
cristo
,
le
urla
dello
sventurato
arrivavano
nella
camera
di
Francesca
!
Non
è
possibile
!
Ti
collocamento
gradariano
dell
'
alcova
di
Francesca
è
incompatibile
con
i
costumi
e
le
usanze
dei
signori
,
anche
dell
'
epoca
alla
quale
ci
riferiamo
.
Credo
che
persino
Caterina
Sforza
,
che
aveva
anima
e
capacità
di
un
condottiero
del
Quattro
o
del
Cinquecento
,
ed
era
crudele
,
anche
lei
avesse
i
suoi
appartamenti
privati
lontani
dalle
armi
,
dagli
armati
e
dalle
camere
di
tortura
.
Del
resto
la
guida
di
Gradara
,
che
è
una
guida
privata
,
non
ha
colpa
per
quello
che
dice
.
Più
colpevoli
sono
le
guide
dei
pubblici
musei
o
monumenti
.
Questi
hanno
alcune
nozioni
,
sulle
quali
ricamano
e
inventano
.
Andate
alla
Domus
Aurea
a
Roma
,
e
ne
sentirete
delle
belle
!
Io
mi
sono
divertito
un
mondo
alla
Casa
dei
Vetii
,
a
Pompei
,
a
cagione
di
certe
spiegazioni
datemi
da
una
guida
del
luogo
la
quale
meriterebbe
una
parte
in
una
compagnia
di
comici
,
per
il
suo
spirito
inesauribile
,
del
quale
essa
non
si
rende
conto
,
ciò
che
denota
una
comicità
intrinseca
,
strutturale
.
Non
posso
raccontarvi
nulla
della
mia
visita
pompeiana
perché
il
racconto
sarebbe
lungo
e
lubrico
;
e
sebbene
potrei
trovare
le
parole
adatte
per
ripetervi
ciò
che
udì
e
farvi
ridere
sgangheratamente
,
me
ne
risparmio
perché
uscirei
dal
tema
di
questa
noterella
.
Sarebbe
necessario
che
le
guide
dei
musei
e
dei
monumenti
fossero
più
colte
.
Si
porrebbe
,
in
tal
caso
,
il
problema
della
riorganizzazione
del
servizio
dei
monumenti
,
questo
è
certo
.
Ne
guadagnerebbero
,
però
,
la
cultura
nazionale
e
anche
il
decoro
del
nostro
paese
.
StampaQuotidiana ,
Kabul
.
-
Ero
stato
a
Kabul
alla
fine
di
aprile
,
quando
al
regime
comunista
di
Najibullah
.
morto
di
asfissia
prima
che
abbattuto
.
era
subentrato
il
governo
islamico
della
resistenza
.
I
mujaheddin
di
Massud
,
affiancati
dai
mercenari
del
"
generale
"
Dostam
,
avevano
occupato
la
capitale
al
grido
di
Allah
o
Akbar
,
stringendola
a
tenaglia
dai
quattro
punti
cardinali
e
mettendola
gioiosamente
a
ferro
e
fuoco
:
un
'
euforia
che
fini
'
.
come
sappiamo
.
in
un
bagno
di
sangue
.
Vi
sono
tornato
la
settimana
scorsa
,
nell
'
immediata
vigilia
del
tredicesimo
anniversario
(
26
27
dicembre
'
79
)
dell
'
invasione
sovietica
per
vedere
come
"
buttava
"
,
Kabul
,
dopo
otto
mesi
di
regime
islamico
.
"
Butta
"
male
,
molto
male
.
Sono
bastati
sette
giorni
per
constatare
come
lo
slancio
,
l
'
entusiasmo
per
la
fine
della
dittatura
marxista
importata
dall
'
URSS
non
abbiano
partorito
il
miracolo
di
una
rigenerazione
totale
del
Paese
,
dopo
l
'
apocalisse
degli
ultimi
13
anni
,
un
milione
di
morti
,
5
milioni
di
profughi
,
lo
sconquasso
dell
'
economia
.
Il
volto
che
oggi
presenta
la
capitale
afghana
ricorda
il
volto
di
altre
capitali
e
di
altre
citta
'
travolte
dal
ciclone
della
guerra
.
Per
il
grado
di
distruzione
,
Kabul
si
sta
avvicinando
ai
modelli
urbani
piu
'
agghiaccianti
degli
ultimi
decenni
,
come
Beirut
,
o
come
i
capoluoghi
dell
'
ex
Jugoslavia
,
Vukovar
,
Sarayevo
,
Mostar
.
Ed
e
'
penoso
dover
ammettere
che
i
piu
'
violenti
colpi
di
maglio
alla
sua
arcaica
e
gentile
fisionomia
sono
stati
inferti
durante
i
240
giorni
del
governo
islamico
.
A
fine
aprile
il
fuoco
delle
artiglierie
fra
gli
uomini
di
Ahmad
Shah
Massud
(
Jamiat
i
Islami
)
e
del
suo
alleato
Abdul
Rashid
Dostam
,
arroccati
in
cima
alla
mitica
fortezza
di
Bala
'
Hissar
,
e
i
mujaheddin
di
Gulbuddin
Hekmatyar
,
il
carismatico
controverso
leader
dello
Hezb
i
Islami
,
annidati
nella
casbah
meridionale
a
soli
300
metri
,
ridusse
in
polvere
Jade
Maiwand
,
la
grande
strada
dei
negozi
.
Gran
parte
dei
muri
delle
facciate
sono
ancora
in
piedi
,
ma
sembrano
le
quinte
di
un
vecchio
palcoscenico
abbandonato
,
pronte
a
stramazzare
da
un
momento
all
'
altro
.
La
vita
del
quartiere
,
attorno
alla
grande
moschea
Hidgha
,
e
'
spenta
per
sempre
.
Finito
il
rito
mattutino
dei
negozianti
che
distendono
sul
marciapiede
i
polverosi
odorosi
tappeti
tessuti
a
mano
,
col
te
'
che
fuma
sullo
sgabello
.
Chiusi
quasi
tutti
i
negozi
di
Chicken
Street
,
dove
negli
anni
Settanta
ciondolavano
hippies
e
figli
dei
fiori
.
Ma
le
ferite
piu
'
fresche
della
guerra
civile
le
puoi
riscontrare
nel
rione
centrale
di
Chendaul
,
dove
ai
primi
di
dicembre
cinque
giorni
di
scontri
forsennati
tra
fazioni
rivali
(
islamiche
,
naturalmente
)
hanno
ridotto
di
qualche
centinaio
l
'
esorbitante
popolazione
di
Kabul
:
si
parla
di
300
400
cadaveri
.
"
Impossibile
verificare
.
ammette
Armin
E
.
Kobel
,
capo
delegazione
della
Croce
Rossa
.
ma
la
valutazione
e
'
attendibile
se
si
pensa
che
,
tra
il
5
e
il
12
dicembre
sono
stati
ricoverati
,
solo
nei
nostri
due
ospedali
di
Kabul
,
1500
feriti
"
.
Cio
'
che
impressiona
e
'
soprattutto
la
vastita
'
dei
danni
.
Sono
crollati
interi
edifici
di
quattro
cinque
piani
,
certamente
colpiti
,
a
distanza
ravvicinata
,
da
mortai
e
proiettili
di
grosso
calibro
:
a
dimostrazione
che
in
Afghanistan
la
guerriglia
urbana
non
si
combatte
solo
con
le
armi
automatiche
leggere
,
di
strada
in
strada
,
ma
col
sostegno
massiccio
dell
'
artiglieria
.
Tutti
i
gruppi
dispongono
di
arsenali
cospicui
,
che
vengono
via
via
dilapidati
con
infantile
irresponsabilita
'
.
Montagne
di
munizioni
,
accumulate
in
13
anni
,
consentono
anche
lo
spreco
di
sparatorie
celebrative
,
che
possono
durare
ore
nel
cuore
della
notte
.
Tristemente
,
l
'
infanzia
cresce
in
questa
perenne
atmosfera
bellico
eroica
,
nella
quale
trova
giustificazione
un
antico
adagio
,
secondo
cui
"
gli
afghani
trovano
la
pace
solo
quando
sono
in
guerra
"
.
I
bambini
che
giocano
in
strada
davanti
al
German
Club
.
di
cui
sono
ospite
.
si
sparano
addosso
con
kalashnikov
di
legno
o
lanciano
immaginarie
bombe
a
mano
strappando
la
sicura
coi
denti
:
una
lotta
all
'
ultimo
sangue
dove
nessuno
cade
mai
morto
.
I
loro
capi
e
i
loro
idoli
sono
i
capi
e
gli
idoli
dei
loro
padri
:
Gulbuddin
,
Massud
,
Ismail
Khan
,
Haqqani
,
Abdul
Hak
,
Khale
'
s
,
i
grandi
guerrieri
dell
'
Islam
che
hanno
umiliato
e
costretto
alla
fuga
l
'
Armata
Rossa
.
Kabul
e
'
sotto
il
controllo
dei
nove
partiti
dell
'
Alleanza
Islamica
(
ai
sette
,
d
'
ispirazione
sunnita
,
che
costituivano
a
Peshawar
,
in
Pakistan
,
il
governo
dei
mujaheddin
in
esilio
,
si
sono
aggiunti
ora
i
due
movimenti
sciiti
dello
Harakat
Islami
e
del
Wahdat
)
che
l
'
hanno
divisa
in
zone
,
su
cui
accampare
la
propria
"
sovranita
'
"
territoriale
:
i
posti
di
blocco
sono
gestiti
da
"
parrocchie
"
diverse
,
spesso
in
stato
di
aperta
,
dichiarata
ostilita
'
,
per
cui
il
passaggio
da
un
quartiere
all
'
altro
.
Beirut
insegna
.
diventa
talvolta
un
'
impresa
rischiosa
.
I
piu
'
impazienti
e
aggressivi
sono
i
piu
'
giovani
,
adolescenti
imberbi
nati
con
la
febbre
della
"
jihad
"
.
la
guerra
santa
.
nel
sangue
,
che
al
tempo
dell
'
invasione
potevano
avere
si
'
e
no
due
o
tre
anni
:
ma
ancora
piu
'
pericolosi
e
incontrollabili
sono
i
miliziani
di
Dostam
,
cani
sciolti
estranei
alla
coalizione
islamica
,
una
soldataglia
insolente
e
beffarda
insensibile
agli
insegnamenti
coranici
,
cui
preferisce
la
cruda
dottrina
militare
del
diritto
al
bottino
.
Sfortunatamente
,
il
primo
impatto
di
chi
giunge
a
Kabul
da
fuori
e
'
con
loro
,
perche
'
controllano
l
'
aeroporto
:
cosi
'
succede
di
essere
tiranneggiato
,
irriso
,
beffato
;
regolano
a
piacimento
il
traffico
dei
pochi
,
sgangherati
taxi
gialli
che
portano
in
citta
'
,
facendoti
salire
e
poi
scendere
dopo
che
hai
gia
'
sistemato
i
bagagli
nel
baule
,
per
lo
sfogo
isterico
di
un
'
autorita
'
che
si
regge
soltanto
sui
capricci
.
Non
sorprende
quindi
di
vedere
una
mattina
una
lunga
fila
di
carretti
,
carichi
di
bambini
e
masserizie
,
che
abbandonano
il
quartiere
della
grande
moschea
per
sfuggire
alle
vessazioni
dei
mercenari
del
nord
.
Come
quasi
sempre
avviene
,
il
massacro
di
Chendaul
e
'
stato
provocato
da
motivi
futili
:
il
ricevimento
,
nella
capitale
,
di
un
leader
degli
Hazara
'
,
la
grande
tribu
'
sciita
dell
'
Afghanistan
centro
occidentale
che
,
raccolta
sotto
l
'
ombrello
del
partito
Wahdat
e
guidata
dal
khomeinista
Mazari
'
,
e
'
la
lunga
mano
di
Teheran
:
un
'
interferenza
che
i
fedeli
di
Massud
non
sono
riusciti
a
tollerare
.
Agli
Hazara
'
,
nella
battaglia
,
si
uniscono
gli
sciiti
di
Harakat
Islami
e
anche
i
reparti
bellicosi
dello
Ittehad
,
un
partito
sunnita
dell
'
Alleanza
,
che
svolse
un
ruolo
vitale
tra
i
quattro
raggruppamenti
fondamentalisti
della
"
jihad
"
ma
che
adesso
si
oppone
alla
supremazia
dello
Jamiat
i
Islami
,
gestore
temporaneo
del
potere
,
grazie
a
Rabbani
.
presidente
ad
interim
dell
'
Afghanistan
.
e
ad
Ahmad
Shah
Massud
,
ministro
della
Difesa
.
Alla
fine
,
contro
i
cosi
'
detti
"
governativi
"
entrano
in
azione
anche
le
squadracce
di
Dostam
e
il
sangue
scorre
a
fiumi
.
La
religione
non
c
'
entra
.
E
'
sangue
fraterno
,
sangue
islamico
e
occorre
bloccare
subito
l
'
emorragia
.
I
leader
dei
partiti
coinvolti
si
incontrano
in
una
sala
dell
'
Hotel
Intercontinental
.
sede
neutrale
.
e
decidono
una
tregua
immediata
.
Ma
laggiu
'
si
continua
a
sparare
,
decine
di
persone
colte
incautamente
in
strada
tra
due
fuochi
vengono
spietatamente
falciate
.
"
E
'
semplicemente
accaduto
.
mi
spiega
il
capo
supremo
degli
Hazara
'
,
Mazari
'
.
che
l
'
ordine
di
cessare
il
fuoco
non
ha
raggiunto
i
nostri
uomini
"
.
Una
responsabilita
'
che
il
leader
sciita
del
Wahdat
addossa
decisamente
ai
mezzi
di
comunicazione
:
"
Ne
'
la
radio
,
ne
'
la
televisione
.
afferma
imperterrito
.
hanno
dato
l
'
annuncio
della
tregua
"
.
Affermazione
incauta
e
brutale
,
perche
'
mette
a
nudo
lo
stato
di
anarchia
,
inefficienza
,
scollamento
,
esasperazione
delle
forze
in
campo
:
che
agiscono
individualmente
,
per
reazione
emotiva
,
senza
consultazioni
o
consensi
dall
'
altro
,
ignorando
,
quando
vi
siano
,
gli
obiettivi
e
le
linee
di
un
qualsiasi
piano
strategico
globale
.
Per
poi
sedersi
,
coi
selciati
ancora
caldi
di
sangue
,
a
bere
il
te
'
della
riconciliazione
,
come
niente
fosse
accaduto
.
Chi
ha
seguito
per
tanti
anni
la
guerra
afghana
,
dal
'
79
in
poi
,
avrebbe
dovuto
capire
che
i
semi
della
discordia
e
delle
rivalita
'
tribali
tra
le
forze
della
"
jihad
"
avrebbero
partorito
,
una
volta
debellato
il
nemico
comune
(
i
russi
,
il
regime
di
Najibullah
)
,
un
'
umanita
'
rissosa
,
violenta
,
dominata
da
profondi
,
feroci
contrasti
.
L
'
ideale
di
un
Paese
islamico
,
sereno
,
pacifico
,
saggiamente
progressista
secondo
i
dettami
delle
leggi
coraniche
,
e
'
subito
naufragato
.
In
fondo
.
sono
in
molti
a
notarlo
.
e
'
stato
piu
'
facile
contrastare
la
svolta
marxista
imposta
nel
'
78
da
Babrak
Karmal
,
Taraki
e
Amin
con
la
"
rivoluzione
d
'
aprile
"
e
sconfiggere
l
'
Armata
Rossa
di
Breznev
che
rimuovere
e
sradicare
quelli
che
sono
ora
i
motivi
del
dissidio
interno
:
perche
'
,
prima
ancora
delle
rivalita
'
etnico
tribali
sono
in
gioco
ambizioni
e
rancori
personali
.
Gulbuddin
Hekmatyar
,
leader
dello
Hezb
i
Islami
,
il
piu
'
agguerrito
e
aggressivo
del
gruppi
fondamentalisti
della
"
jihad
"
,
non
si
da
'
ancora
pace
del
fatto
che
Ahmad
Shah
Massud
,
il
leggendario
Leone
del
Panshir
e
suo
rivale
da
sempre
nella
galleria
degli
eroi
,
lo
abbia
perentoriamente
scavalcato
nell
'
ultima
fase
del
conflitto
,
arrivando
per
primo
a
Kabul
col
miniesercito
dello
Jamiat
Islami
e
instaurando
,
de
facto
,
il
primo
governo
islamico
.
Sdegnato
,
avvilito
(
rassegnato
mai
)
,
Hekmatyar
abbandonava
la
capitale
il
27
aprile
scorso
per
rifugiarsi
,
col
grosso
dei
suoi
uomini
,
a
Charasiab
,
un
villaggio
della
provincia
di
Logar
,
neanche
venti
chilometri
a
Sud
di
Kabul
.
E
qui
lo
vado
a
trovare
.
Lo
avevo
incontrato
la
prima
volta
a
Peschawar
,
nell
'
estate
del
'
79
,
sei
mesi
prima
dell
'
invasione
sovietica
.
Gli
occhi
sono
quelli
di
allora
,
piccoli
,
penetranti
,
inquieti
,
pieni
di
una
luce
febbrile
,
ma
le
guance
,
che
si
sono
leggermente
gonfiate
,
conferiscono
ora
al
volto
un
aspetto
piu
'
disteso
.
L
'
efficienza
militare
dell
'
Hewbi
e
del
suo
arsenale
,
sempre
ben
rifornito
negli
anni
di
guerra
dagli
americani
che
avevano
in
Hekmatyar
lo
stratega
e
il
guerriero
prediletto
,
e
'
adesso
confermata
da
uno
schieramento
di
carri
armati
e
blindati
sistemati
nella
radura
.
La
loro
inutilizzazione
e
'
temporanea
:
c
'
e
'
chi
scommette
che
quanto
prima
si
incolonneranno
verso
la
capitale
.
I
tempi
sembrano
maturi
.
Gulbuddin
non
ama
il
governo
provvisorio
dello
Jamiat
i
Islami
ne
'
il
suo
presidente
,
Rabbani
,
di
cui
e
'
scaduto
in
questi
giorni
il
mandato
.
Lo
ritiene
un
governo
"
debole
,
inefficiente
"
,
responsabile
dei
disagi
e
della
tensione
attuale
.
"
Se
avessimo
avuto
un
governo
forte
.
sostiene
.
,
in
grado
di
rimpiazzare
il
regime
di
Najib
,
oggi
non
dovremo
affrontare
questa
instabilita
'
"
.
In
maggio
,
Hekmatyar
si
era
incontrato
con
Massud
e
Rabbani
e
insieme
avevano
stipulato
un
accordo
per
risolvere
"
pacificamente
"
il
contrasto
tra
le
due
fazioni
:
"
L
'
accordo
.
precisa
ora
il
leader
dell
'
Hezbi
.
prevedeva
una
tregua
immediata
,
il
ritiro
delle
forze
militari
controverse
e
la
soluzione
politica
della
crisi
attraverso
libere
elezioni
che
si
sarebbero
dovute
tenere
entro
sei
mesi
.
Ma
nessuno
di
questi
punti
e
'
stato
rispettato
"
.
In
realta
'
,
Gulbuddin
non
ha
mai
potuto
tollerare
il
fatto
che
Massud
spadroneggiasse
a
Kabul
e
che
l
'
avesse
occupata
con
l
'
aiuto
di
quel
generale
Dostam
che
in
febbraio
,
irritato
dalle
interferenze
del
suo
amico
e
protettore
Najib
,
si
era
ammutinato
a
Mazar
i
Sharif
e
aveva
messo
le
sue
efficientissime
divisioni
a
disposizione
della
resistenza
e
del
grande
comandante
tajiko
.
Dalla
montagna
,
Hekmatyar
aveva
piu
'
volte
minacciato
di
attaccare
la
capitale
,
se
le
orde
mercenarie
dell
'
ex
ufficiale
comunista
non
si
fossero
ritirate
.
Dostam
non
ha
alcuna
intenzione
di
ritirarsi
.
I
suoi
uomini
si
comportano
come
truppe
d
'
occupazione
e
la
lista
dei
reati
si
infittisce
:
saccheggi
,
rapine
,
stupri
,
delitti
.
Ad
agosto
Hekmatyar
,
che
era
stato
calmo
per
un
paio
di
mesi
,
investe
Kabul
con
una
grandinata
di
cannonate
e
di
missili
.
Muoiono
piu
'
di
2500
persone
,
la
maggior
parte
civili
,
e
le
corsie
degli
ospedali
straripano
di
feriti
.
Poi
,
impartita
la
lezione
,
i
cannoni
dell
'
Hezbi
tacciono
ancora
una
volta
.
Stranamente
,
oggi
Gulbuddin
nega
che
il
motivo
del
feroce
bombardamento
d
'
agosto
sia
stato
l
'
allontanamento
dei
mercenari
di
Dostam
dalla
capitale
:
"
Ho
ordinato
di
aprire
il
fuoco
.
assicura
.
perche
'
ero
stato
attaccato
.
Anche
dagli
aerei
.
Faccia
un
giro
per
il
campo
,
dia
un
'
occhiata
alla
mia
casa
...
Sono
stato
costretto
a
reagire
,
per
difendermi
.
Ma
noi
,
lo
garantisco
,
abbiamo
mirato
solo
agli
obiettivi
militari
,
come
Bala
'
Hissar
,
Darulaman
,
eccetera
.
Il
conteggio
dei
civili
morti
e
'
di
106
"
.
Tredici
anni
di
guerra
lo
hanno
abituato
a
trattare
con
indifferenza
questa
funebre
contabilita
'
:
ma
non
puo
'
non
sorprendere
e
disgustare
il
cinismo
illimitato
con
cui
sembra
ora
voler
scagionare
Dostam
e
i
suoi
uomini
,
dal
momento
che
se
li
e
'
appena
fatti
alleati
nella
lotta
contro
Massud
.
Ora
il
Pancho
Villa
uzbeko
,
il
corpulento
generale
analfabeta
feroce
.
dicono
.
come
Gengis
Khan
,
il
famigerato
comunista
amico
di
Najibullah
e
degli
sciuravi
'
ha
subito
,
agli
occhi
di
Hekmatyar
,
un
'
arcana
,
repentina
metamorfosi
ed
eccolo
schierato
,
con
esemplare
mansuetudine
,
accanto
ai
mujaheddin
dell
'
Hezbi
,
eroe
della
"
jihad
"
.
Dostam
,
37
anni
,
ha
abbandonato
recentemente
Massud
perche
'
il
ministro
della
Difesa
Tajiko
e
il
leader
dello
Jamiat
i
Islami
e
presidente
del
governo
provvisorio
,
Rabbani
,
hanno
rifiutato
di
accettare
alcune
sue
richieste
,
ridimensionando
implicitamente
il
ruolo
e
il
contributo
da
lui
dato
,
in
marzo
e
aprile
,
alla
resistenza
per
la
caduta
del
regime
.
Nel
tentativo
di
assumere
anche
una
identita
'
politica
,
oltre
che
militare
,
il
generale
aveva
chiesto
di
diventare
membro
del
Consiglio
Supremo
dei
mujaheddin
,
di
cui
fanno
parte
i
leader
dei
nove
partiti
dell
'
Alleanza
,
di
essere
inserito
nel
comitato
elettorale
e
,
infine
,
di
riconoscere
ai
suoi
seguaci
un
normale
status
partitico
.
La
posizione
di
Ahmad
Shah
Massud
si
e
'
indebolita
,
cosi
'
come
era
gia
'
avvenuto
per
Rabbani
,
accusato
di
corruzione
e
di
abuso
di
potere
durante
il
suo
mandato
.
Rinchiuso
nella
gabbia
amministrativa
,
il
leone
del
Panshir
sembra
destreggiarsi
meno
bene
che
sulle
impervie
montagne
della
sua
vallata
,
dove
da
impareggiabile
stratega
aveva
sventato
ben
sette
possenti
offensive
dell
'
Armata
Rossa
.
L
'
ago
della
bilancia
sembra
spostarsi
chiaramente
a
favore
di
Hekmatyar
,
che
avrebbe
anche
l
'
appoggio
degli
Hazara
'
,
pilotati
da
Teheran
.
Kabul
ha
vissuto
giornate
d
'
incubo
e
domenica
scorsa
la
ripresa
della
guerriglia
urbana
e
'
stata
,
per
cosi
'
dire
,
ufficialmente
confermata
dal
lancio
di
un
paio
di
"
rockets
"
che
sono
caduti
nel
quartiere
dei
ministeri
.
Ho
visto
la
gente
correre
all
'
impazzata
per
le
strade
,
mentre
la
fiumana
in
fuga
era
inseguita
dal
crepitio
dei
mitra
.
In
serata
la
Bbc
ha
parlato
di
31
morti
.
Anche
l
'
aeroporto
era
sotto
tiro
e
tutti
i
voli
,
in
partenza
o
in
arrivo
,
sono
stati
cancellati
.
La
prospettiva
di
rimanere
intrappolati
a
Kabul
per
Natale
e
allestire
il
presepio
in
qualche
gelido
angolo
del
German
Club
prende
consistenza
di
ora
in
ora
:
ma
e
'
alla
fine
scongiurata
da
un
vecchio
autobus
che
si
avventura
ansimando
in
un
tortuoso
itinerario
alpino
scaricandoci
,
dopo
dodici
ore
di
sobbalzi
,
a
Peshawar
.
Lungo
la
strada
,
incrociamo
gruppi
di
mujaheddin
dello
Hezb
i
Islami
che
,
marciando
in
senso
opposto
,
vanno
lassu
'
a
morire
per
Hekmatyar
.
Transitando
per
Jalalabad
,
la
capitale
d
'
inverno
dal
clima
dolcissimo
,
mi
viene
in
mente
Abdul
Haq
,
il
coriaceo
comandante
Pashtun
passato
alla
storia
come
il
gran
dinamitardo
per
i
danni
che
ha
inflitto
ad
afghani
e
russi
negli
anni
dell
'
occupazione
:
come
la
distruzione
dell
'
immane
arsenale
di
Kharga
,
che
,
bruciando
nella
notte
,
aveva
sciolto
il
ghiaccio
sulle
punte
delle
stelle
dell
'
Orsa
.
Ma
a
Kabul
,
dove
sono
approdati
700
rappresentanti
della
Sciura
per
decidere
il
futuro
dell
'
Afghanistan
(
ma
ne
occorrono
il
doppio
,
perche
'
le
decisioni
dell
'
assemblea
siano
valide
)
,
non
l
'
ho
trovato
.
La
cosa
non
mi
ha
sorpreso
.
Abdul
Haq
,
che
nell
'
87
ebbe
un
piede
tranciato
da
una
mina
,
si
era
sempre
opposto
alla
soluzione
militare
di
Gulbuddin
e
dei
suoi
bellicosi
sostenitori
,
che
proponevano
assalti
massicci
contro
la
capitale
e
i
capoluoghi
di
regione
.
Diceva
,
e
aveva
ragione
,
che
Kabul
e
Jalalabad
dovevano
"
cadere
dall
'
interno
"
,
per
la
consunzione
stessa
del
regime
,
e
che
ogni
spargimento
di
sangue
si
sarebbe
ritorto
sui
mujaheddin
,
malati
di
sterile
eroismo
.
Non
faccio
percio
'
fatica
a
credere
alla
favola
amena
che
qualcuno
racconta
secondo
cui
il
gran
dinamitardo
,
liberatosi
del
fucile
e
tornato
in
Pakistan
,
si
sarebbe
dato
al
commercio
delle
arachidi
.
Nessuno
intende
,
ora
,
rimpiangere
gli
anni
cupi
della
gestione
moscovita
.
Ma
gli
abitanti
di
Kabul
hanno
forse
ragione
di
sussurrare
che
si
stava
meglio
quando
si
stava
peggio
.
I
prezzi
continuano
a
salire
,
in
testa
il
gasolio
e
la
benzina
che
hanno
registrato
ascese
irrazionali
:
e
perfino
il
nan
.
la
fragrante
ciambella
del
pane
afghano
.
e
'
sempre
piu
'
caro
e
sempre
piu
'
scarso
.
A
quasi
duemila
metri
l
'
inverno
e
'
rigido
,
l
'
erogazione
dell
'
energia
e
'
saltuaria
,
la
poca
legna
viene
pesata
sulla
bilancia
come
lo
zucchero
e
la
farina
.
Il
conforto
di
un
solo
bagliore
:
poi
il
freddo
riprende
possesso
dei
tuguri
con
veline
di
plastica
alle
finestre
.
E
'
questo
il
bilancio
dell
'
Afghanistan
dopo
otto
mesi
di
governo
islamico
.
Per
le
sanguinose
faide
interne
,
a
Kabul
si
contano
ora
piu
'
morti
per
le
strade
che
negli
inverni
passati
,
quand
'
era
al
potere
Najibullah
.
E
cosi
'
questo
Paese
,
che
per
anni
e
'
stato
simbolo
della
resistenza
eroica
,
dell
'
abnegazione
e
del
coraggio
,
e
'
diventato
in
un
tempo
cosi
'
breve
.
grazie
ai
suoi
leader
politici
ambiziosi
ed
ambigui
,
ai
suoi
caporali
promossi
generali
,
ai
suoi
teologi
e
ai
suoi
guru
sunniti
e
sciiti
.
il
simbolo
del
cinismo
,
della
follia
,
della
violenza
gratuita
e
,
diciamolo
pure
,
della
vergogna
.
StampaQuotidiana ,
I
signori
Ballerini
e
Fratini
di
Firenze
-
non
fascisti
!
avevano
inscenato
una
curiosa
industria
:
comperavano
per
modeste
somme
delle
fotografie
del
Capo
del
Fascismo
,
Fondatore
dell
'
Impero
,
le
mettevano
in
commercio
guadagnandoci
su
e
se
qualcuno
si
permetteva
di
riprodurre
gratuitamente
le
medesime
fotografie
(
non
fatte
,
Si
ripete
,
da
loro
)
minacciavano
ed
intentavano
cause
,
determinando
nel
prossimo
un
certo
panico
ed
inducendolo
a
venire
a
transazione
oppure
...
facendolo
condannare
!
E
noto
,
infatti
,
che
un
Pretore
di
Milano
ha
condannato
,
pochi
giorni
or
sono
,
ad
oltre
duemila
lire
di
multa
,
per
la
riproduzione
delle
fotografie
del
Re
Imperatore
e
del
Duce
,
il
direttore
della
"
Illustrazione
Italiana
.
"
Altri
processi
,
come
quelli
di
ieri
,
erano
già
stati
minacciati
od
intentati
dai
signori
Ballerini
e
Fratini
ad
altre
persone
La
Società
Anonima
Longo
e
Zoppelli
di
Treviso
per
esempio
dopo
una
corrispondenza
che
è
andata
dal
26
novembre
'35
al
17
marzo
'36-XIV
,
ha
versato
ai
signori
Ballerini
e
Fratini
lire
500
(
diconsi
cinquecento
!
)
.
La
Casa
Editrice
d
'
arte
di
Vittorio
Emamuele
Boeri
di
Roma
,
fascista
del
1919
,
per
avere
riprodotta
la
fotografia
del
Duce
in
seguito
ad
ordine
della
Federazione
dell
'
Urbe
e
del
Dopolavoro
Postelegrafonico
,
in
cartoline
destinate
ad
essere
incluse
nei
pacchi
della
Befana
Fascista
distribuiti
ai
bimbi
del
Popolo
,
si
è
vista
chiedere
la
somma
di
lire
ventimila
(
!
!
)
per
risarcimento
di
danni
...
"
Abbiamo
da
tempo
iniziato
il
sistema
di
effettuare
regolare
denuncia
alla
Procura
del
Re
senza
darne
notizia
all
'
interessato
.
Questo
procedimento
ci
evita
ogni
discussione
con
la
parte
avversa
perché
il
reato
diventa
di
azione
pubblica
ed
è
il
magistrato
che
si
occupa
della
faccenda
fino
alle
conclusioni
.
Le
conseguenze
che
ne
derivano
per
il
riproduttore
sono
assai
gravi
particolarmente
dal
lato
finanziario
perché
la
condanna
è
inevitabile
e
porta
con
sé
spese
assai
rilevanti
.
"
Capito
...
l
'
italiano
dei
signori
Ballerini
e
Fratini
?
Questi
signori
avevano
inoltre
tentata
un
'
azione
contro
l
'
Unione
provinciale
fascista
dei
commercianti
della
provincia
di
Torino
che
aveva
riprodotto
,
a
cura
ed
a
spese
proprie
,
i
ritratti
di
Sua
Maestà
il
Re
e
del
Duce
per
la
propaganda
contro
le
inique
sanzioni
della
Società
delle
Nazioni
a
danno
dell
'
Italia
,
impegnata
,
a
quel
tempo
,
nella
guerra
d
'
Africa
!
!
!
È
un
esempio
di
patriottismo
che
va
posto
all
'
ordine
del
giorno
.
La
chiara
sentenza
emessa
ieri
dal
magistrato
di
Milano
è
venuta
a
stabilire
un
principio
altamente
apprezzabile
così
dal
punto
di
vista
spirituale
che
morale
e
politico
.
Sopra
tutto
è
venuta
a
por
fine
ad
una
inqualificabile
speculazione
che
durava
da
anche
troppo
tempo
e
per
la
quale
era
possibile
a
due
non
fascisti
!
nell
'
anno
XV
del
Regime
Fascista
!
di
spillare
quattrini
e
di
far
condannare
dei
camerati
che
a
scopo
di
beneficenza
o
di
propaganda
,
sempre
per
pura
passione
e
per
devozione
verso
il
grande
Capo
,
riproducevano
e
diffondevano
la
fotografia
del
Duce
!
StampaQuotidiana ,
Ad
Erto
,
la
SADE
arrivò
nel
1956
.
Praticamente
poteva
agire
come
in
ogni
altro
luogo
,
poiché
aveva
in
tasca
la
concessione
di
sfruttamento
delle
acque
del
Vajont
.
Aveva
,
quindi
,
la
«
pubblica
utilità
»
che
la
proteggeva
,
che
le
copriva
ogni
malversazione
.
Era
un
formidabile
biglietto
da
visita
,
che
le
serviva
da
lasciapassare
.
Ma
con
i
contadini
di
Erto
le
cose
non
erano
tanto
facili
.
È
un
popolo
per
certi
versi
primitivo
,
con
punte
di
arguzia
e
di
sospetto
;
dal
grande
,
generoso
cuore
verso
gli
amici
,
ma
soprattutto
libero
da
ogni
costrizione
.
La
saggezza
gli
deriva
,
forse
,
da
una
lunga
tradizione
di
isolamento
come
comunità
,
che
conserva
gelosamente
usi
e
costumi
antichi
,
di
una
civiltà
primitiva
,
appunto
,
ma
basata
sulla
giustizia
senza
cavilli
e
sulla
verità
senza
veli
.
Guidava
,
allora
,
l
'
amministrazione
comunale
di
Erto
,
la
signora
Caterina
Filippin
,
che
i
suoi
compaesani
chiamavano
familiarmente
Cate
.
In
quel
periodo
essa
si
batté
coraggiosamente
alla
testa
del
suo
popolo
,
contro
gli
espropri
,
che
la
SADE
voleva
risarcire
a
dieci
lire
il
metro
quadro
.
Parlamentò
con
i
tecnici
arrivati
sul
posto
per
le
stime
;
inoltrò
ricorsi
e
controricorsi
.
Riuscì
,
anche
,
a
rialzare
le
quotazioni
che
,
tuttavia
,
rimanevano
ancora
troppo
basse
.
Non
era
solo
il
valore
reale
del
terreno
che
i
contadini
pretendevano
.
Su
quella
terra
avevano
giocato
,
erano
cresciuti
,
avevano
fatto
l
'
amore
,
erano
nati
i
loro
figli
.
Senza
quella
terra
avrebbero
dovuto
andarsene
dal
paese
anche
i
vecchi
e
le
donne
,
come
i
più
giovani
già
facevano
per
tradizione
secolare
,
per
miseria
secolare
.
E
dove
si
trapiantavano
con
l
'
elemosina
elargita
dalla
SADE
?
Questo
era
il
punto
.
Cedere
sì
,
ma
non
prostituirsi
.
Inoltre
,
la
SADE
pretendeva
d
'
espropriare
nuovi
terreni
,
avendo
deciso
di
rialzare
ancora
di
più
il
livello
d
'
invaso
.
La
concessione
parlava
,
è
vero
,
di
una
quota
massima
di
677
metri
,
ma
la
società
elettrica
,
dopo
aver
fatto
i
suoi
conti
,
intravide
la
possibilità
di
altri
grandi
guadagni
,
se
avesse
ottenuto
l
'
autorizzazione
a
sopraelevare
il
livello
delle
acque
di
altri
45
metri
e
mezzo
,
portandole
a
quota
722,50
.
Inoltrò
la
domanda
in
tale
senso
al
ministero
dei
Lavori
Pubblici
ed
ottenne
la
nuova
autorizzazione
,
malgrado
l
'
opposizione
del
Comune
e
dei
privati
cittadini
.
Con
i
proprietari
il
monopolio
non
intendeva
troppo
parlamentare
.
Aveva
le
carte
scritte
in
mano
e
,
a
tempo
debito
,
le
avrebbe
fatte
valere
.
Era
tanto
sicuro
di
ciò
che
tirava
le
cose
per
le
lunghe
,
apposta
,
per
logorare
la
resistenza
dei
singoli
.
Aveva
tempo
davanti
a
sé
.
Stava
costruendo
la
diga
,
per
intanto
.
I
contadini
avrebbero
creduto
quando
si
fossero
trovati
davanti
al
lavoro
compiuto
;
alla
grande
e
maestosa
diga
che
doveva
essere
l
'
orgoglio
di
tutti
e
alla
«
pubblica
utilità
»
che
ne
derivava
di
invasare
la
valle
.
Per
intanto
non
bisognava
urtarli
più
del
necessario
.
Per
mantenere
l
'
ordine
nel
paese
c
'
erano
i
carabinieri
.
Il
primo
gruppo
della
Benemerita
fu
installato
ad
Erto
qualche
anno
prima
che
arrivasse
sul
posto
la
SADE
.
Si
disse
che
ce
n
'
era
bisogno
,
a
causa
di
risse
e
di
adulteri
,
cui
troppo
spesso
gli
ertani
si
lasciavano
andare
.
Facevano
una
netta
distinzione
tra
quello
che
era
di
Dio
e
quello
che
era
di
Cesare
pur
essendo
,
sostanzialmente
,
religiosi
.
Anzi
,
la
vita
di
Gesù
aveva
tanta
attrattiva
su
di
loro
,
che
il
venerdì
santo
quelli
di
Erto
mettevano
in
scena
all
'
aperto
,
tra
le
vie
e
sulle
colline
del
paese
,
una
rappresentazione
della
passione
di
Cristo
,
forse
tra
le
più
belle
che
esistano
ancora
in
Italia
.
Era
,
per
la
verità
,
di
gusto
pagano
,
ma
ad
essa
si
preparavano
coscienziosamente
tutto
l
'
anno
,
parti
e
costumi
,
con
l
'
orgoglio
di
far
ben
figurare
il
paese
di
fronte
agli
spettatori
che
convenivano
ad
Erto
dalla
provincia
di
Belluno
e
di
Udine
e
da
altre
città
del
Veneto
.
Era
una
cosa
loro
,
non
volevano
preti
.
I
parroci
succedutisi
ad
Erto
avevano
cercato
molte
volte
di
far
smettere
la
tradizione
,
per
oltraggio
alla
religione
.
Non
vi
erano
riusciti
.
Un
brutto
giorno
la
sindachessa
cambiò
parere
.
Si
mise
a
spargere
la
voce
che
,
contro
la
SADE
,
nessuno
la
avrebbe
spuntata
.
Tanto
valeva
cedere
,
prima
che
succedesse
il
peggio
.
Qualcuno
s
'
impaurì
.
Se
lo
diceva
il
sindaco
che
era
sempre
stato
dalla
parte
dei
contadini
,
voleva
dire
che
ne
sapeva
qualcosa
.
Altri
non
rimasero
convinti
del
nuovo
atteggiamento
assunto
dalla
prima
cittadina
del
paese
.
La
SADE
,
comunque
,
aveva
raggiunto
il
suo
scopo
.
I
cittadini
di
Erto
si
trovavano
divisi
ed
era
il
momento
opportuno
per
approfondire
il
solco
della
discordia
,
per
tirarne
il
proprio
tornaconto
.
Il
monopolio
elettrico
si
mosse
sul
terreno
diplomatico
,
come
fosse
entro
un
ministero
.
Avvicinò
i
dubbiosi
e
giocò
,
con
loro
,
al
rialzo
dei
prezzi
.
Dalla
sua
aveva
già
la
sindachessa
,
che
aveva
dato
l
'
esempio
cedendo
le
terre
al
monopolio
.
In
capo
a
qualche
mese
la
SADE
aveva
portato
a
termine
il
disegno
che
si
era
prefissa
.
Si
era
acquistata
,
pagando
bene
,
la
complicità
e
l
'
omertà
di
alcuni
proprietari
che
,
ora
,
facevano
la
propaganda
per
la
società
.
La
SADE
raccolse
un
magro
frutto
da
questa
manovra
.
I
contadini
più
deboli
e
ormai
senza
una
guida
,
si
presentarono
spontaneamente
al
monopolio
,
che
pagò
la
loro
terra
a
18
lire
il
metro
quadro
.
Ma
la
maggioranza
si
unì
attorno
a
un
capo
,
il
signor
Pietro
Carrara
,
che
guidava
un
comitato
di
protesta
.
La
voce
di
questi
montanari
vessati
dalla
SADE
arrivò
fin
dentro
il
Senato
.
Il
senatore
Giacomo
Pellegrini
,
nel
riferire
il
suo
interessamento
al
comitato
di
Erto
,
espresse
il
convincimento
che
a
Roma
la
cosa
non
interessava
.
Tutto
andava
come
voleva
la
SADE
,
che
aveva
ancora
l
'
ultima
carta
nel
mazzo
da
giocare
.
E
la
buttò
sulla
tavola
vincendo
il
piatto
.
Fece
sapere
a
quanti
ancora
resistevano
che
dovevano
decidersi
.
O
accettare
con
le
buone
,
oppure
sarebbero
stati
espropriati
con
la
forza
e
i
denari
del
risarcimento
versati
in
banca
a
nome
del
titolare
catastale
del
fondo
.
Era
una
operazione
che
le
veniva
consentita
in
virtù
della
concessione
che
teneva
in
mano
per
«
pubblica
utilità
»
.
I
lavori
,
nella
valle
,
li
doveva
fare
e
lo
Stato
le
dava
questa
facoltà
.
Era
la
fine
per
i
montanari
di
Erto
.
Resistere
ancora
voleva
dire
non
vedere
forse
mai
quei
pochi
denari
.
I
terreni
,
in
moltissimi
casi
,
erano
ancora
intestati
al
primitivo
proprietario
,
morto
da
tanto
tempo
.
Gli
eredi
erano
molti
e
sparsi
un
po
'
ovunque
,
ad
Erto
e
in
altre
città
italiane
e
straniere
.
Per
entrarne
in
possesso
,
essi
avrebbero
dovuto
fare
lunghe
pratiche
burocratiche
e
procure
notarili
.
Spendere
molti
denari
.
Alcuni
cedettero
al
ricatto
.
Altri
resistettero
,
ma
si
trovano
ancora
oggi
con
i
soldi
vincolati
in
una
banca
.
La
SADE
aveva
ormai
mano
libera
per
costruire
l
'
impianto
.
Ai
contadini
espropriati
fu
offerto
un
posto
di
lavoro
sulla
grande
diga
e
molti
di
loro
morirono
nel
corso
della
sua
costruzione
.
È
bene
spiegare
in
che
modo
la
SADE
ottenne
la
concessione
per
lo
sfruttamento
delle
acque
del
Vajont
.
Alla
luce
della
terribile
tragedia
,
il
pensiero
di
come
essa
riuscì
ad
averla
in
mano
fa
semplicemente
rabbrividire
.
Il
decreto
porta
la
data
dell
'
ottobre
1943
.
L
'
Italia
era
precipitata
nel
caos
.
Non
esisteva
,
praticamente
,
un
governo
.
A
Roma
,
in
quei
giorni
gli
ebrei
venivano
rastrellati
dai
tedeschi
.
Nulla
più
era
efficiente
.
Le
donne
italiane
rivestivano
di
abiti
borghesi
i
soldati
fuggiaschi
per
sottrarli
alla
cattura
.
L
'
unica
cosa
valida
di
quei
momenti
erano
i
gruppi
antifascisti
che
si
andavano
organizzando
per
la
lotta
partigiana
.
Eppure
,
dentro
il
ministero
dei
Lavori
Pubblici
di
Roma
,
la
SADE
trovò
o
pagò
un
funzionario
disposto
a
mettere
un
timbro
e
una
firma
di
un
ministro
fasullo
sotto
la
concessione
.
Un
documento
che
nessun
governo
del
dopo
guerra
contestò
mai
al
monopolio
elettrico
.
Mentre
il
popolo
italiano
pensava
ad
organizzarsi
e
a
lottare
per
la
liberazione
del
paese
,
moriva
per
i
propri
ideali
di
democrazia
e
di
giustizia
sociale
,
la
SADE
maneggiava
nei
ministeri
,
imbrogliando
le
carte
,
per
non
perdere
quella
che
credeva
l
'
ultima
partita
.
Il
Vajont
aveva
avuto
un
assurdo
inizio
prima
di
avere
una
tragica
fine
.
La
costruzione
del
lago
artificiale
e
la
sopraelevazione
delle
acque
a
quota
722,50
creava
un
altro
grosso
problema
per
i
valligiani
di
Erto
.
Il
centro
veniva
diviso
da
alcune
sue
frazioni
,
situate
sul
versante
sinistro
della
valle
.
In
quella
zona
sorgevano
tre
centri
abitati
:
Pineda
,
Prada
e
Liron
.
Inoltre
molti
abitanti
di
Erto
possedevano
ancora
terreni
sul
lato
opposto
del
paese
e
case
,
dove
si
trasferivano
con
il
bestiame
dalla
primavera
all
'
autunno
.
I
contadini
raggiungevano
i
due
versanti
in
un
batter
d
'
occhio
,
attraverso
sentieri
che
percorrevano
veloci
quanto
gli
scoiattoli
.
Erano
abituati
da
sempre
a
quelle
primitive
vie
di
comunicazione
.
Perciò
avevano
costruito
i
villaggi
dall
'
altra
parte
del
paese
,
dove
c
'
era
l
'
unica
buona
terra
da
coltivare
.
Le
donne
s
'
erano
allenate
fin
da
piccole
a
portare
la
gerla
in
spalla
carica
di
fieno
,
letame
e
patate
.
I
bambini
percorrevano
gli
stessi
sentieri
per
recarsi
alla
scuola
del
paese
,
anche
con
la
neve
.
La
SADE
era
tenuta
,
secondo
quanto
era
scritto
nel
disciplinare
di
concessione
,
a
mettere
in
opera
tutte
le
misure
necessarie
per
garantire
il
normale
bisogno
delle
popolazioni
.
Ed
esse
volevano
una
passerella
che
attraversasse
la
valle
.
La
SADE
,
in
un
primo
tempo
,
accettò
di
costruirla
.
In
seguito
,
probabilmente
dopo
l
'
autorizzazione
a
sopraelevare
il
livello
dell
'
acqua
,
si
rifiutò
.
Disse
che
avrebbe
,
invece
,
costruito
una
strada
di
circonvallazione
,
bella
e
panoramica
.
Per
i
contadini
la
strada
significava
sette
chilometri
di
percorso
per
andare
e
tornare
dal
paese
.
A
piedi
,
poiché
,
a
quel
tempo
,
nessuno
possedeva
neppure
una
motocicletta
.
Significava
fatica
e
perdita
di
tempo
per
le
donne
che
dovevano
recarsi
al
paese
per
le
spese
,
per
i
bambini
che
dovevano
andare
a
scuola
.
Ed
era
un
grosso
inconveniente
in
caso
di
urgenti
necessità
,
quali
il
medico
o
qualche
ammalato
grave
da
trasportare
.
Per
di
più
,
la
strada
veniva
costruita
su
un
percorso
che
ad
ogni
primavera
con
il
disgelo
e
ad
ogni
autunno
con
le
piogge
,
franava
.
La
gente
si
oppose
.
Iniziò
la
seconda
ondata
di
proteste
anti
-
SADE
.
La
società
elettrica
corse
ai
ripari
.
Capì
che
con
i
contadini
di
Erto
bisognava
mettere
nero
su
bianco
per
convincerli
.
E
il
nero
che
stava
scritto
sulle
sue
carte
ufficiali
parlava
chiaro
in
favore
dei
contadini
.
Bisognava
,
allora
,
modificare
le
carte
.
La
sua
mano
era
abbastanza
lunga
per
arrivare
dappertutto
.
Un
giorno
si
presentò
ad
Erto
con
un
nuovo
disciplinare
di
concessione
,
con
il
quale
il
ministro
competente
la
esonerava
dal
costruire
il
ponte
perché
«
la
natura
del
terreno
non
reggeva
all
'
opera
»
.
Il
terreno
di
Erto
era
tutto
della
stessa
natura
.
Secondo
le
carte
dei
ministeri
e
della
SADE
il
ponte
non
si
poteva
costruire
perché
era
pericoloso
,
ma
la
diga
e
il
bacino
invece
,
si
potevano
fare
.
I
contadini
ricorsero
contro
il
nuovo
disciplinare
.
Nessuno
li
ascoltò
.
La
SADE
,
intanto
,
segnò
il
tracciato
della
strada
e
cominciò
a
costruirla
.
Man
mano
che
i
lavori
avanzavano
espropriava
i
contadini
,
senza
nemmeno
chiedere
il
loro
permesso
.
Passava
sui
loro
terreni
,
rovinandoli
;
davanti
alle
loro
case
;
sui
loro
cortili
.
«
Pubblica
utilità
»
-
diceva
.
Gli
ertani
,
umiliati
e
inferociti
,
protestarono
giustamente
,
verso
autorità
locali
,
provinciali
e
nazionali
,
il
loro
diritto
ad
essere
trattati
almeno
umanamente
.
Le
loro
proteste
suonarono
sempre
a
vuoto
.
Ci
fu
una
persona
,
per
la
verità
,
che
ritenne
giuste
le
proteste
dei
contadini
.
Fu
l
'
ingegner
Desidera
,
allora
ingegnere
capo
del
Genio
Civile
di
Belluno
.
Questi
,
di
sua
iniziativa
,
fece
fermare
i
lavori
della
strada
.
Il
giorno
dopo
questa
sua
presa
di
posizione
venne
trasferito
da
Belluno
.
Una
mattina
,
un
contadino
,
esasperato
,
affrontò
i
tecnici
della
SADE
brandendo
un
'
accetta
.
«
Se
fate
ancora
un
passo
sul
mio
vi
ammazzo
tutti
»
-
gridò
.
I
carabinieri
lo
andarono
a
prelevare
e
lo
denunciarono
per
minaccia
a
mano
armata
.
Cosa
dovevano
fare
gli
ertani
di
fronte
alla
prepotenza
legalizzata
,
di
fronte
a
una
società
privata
che
dettava
legge
,
di
fronte
a
uno
Stato
che
proteggeva
i
forti
contro
i
deboli
?
Pensarono
di
costituire
un
consorzio
di
capi
famiglia
,
che
avesse
veste
giuridica
per
affrontare
i
potenti
.
Indissero
una
pubblica
assemblea
,
che
si
tenne
una
domenica
mattina
,
con
il
vento
che
spazzava
via
l
'
ultima
neve
.
Invitarono
,
per
l
'
occasione
,
i
parlamentari
della
circoscrizione
,
di
ogni
partito
.
Tranne
l
'
on.
Giorgio
Bettiol
di
Belluno
,
nessuno
si
fece
vivo
.
La
riunione
ebbe
luogo
il
3
maggio
1959
nella
rustica
sala
da
ballo
dell
'
ENAL
,
alla
presenza
del
notaio
dott.
Adolfo
Soccal
di
Belluno
,
che
redasse
l
'
atto
costitutivo
e
legalizzò
le
firme
dei
136
capi
famiglia
,
che
sottoscrissero
il
documento
.
La
riunione
fu
molto
più
numerosa
.
Intere
famiglie
si
recarono
sul
luogo
dell
'
assemblea
,
anche
molte
donne
con
i
bambini
,
che
nel
corso
della
prima
messa
domenicale
avevano
sentito
le
parole
di
esortazione
del
parroco
don
Doro
,
affinché
tutti
aderissero
all
'
iniziativa
«
sacrosanta
»
.
Quella
mattina
successe
un
fatto
che
turbò
un
poco
i
presenti
.
Un
imponente
vecchio
,
Giovanni
Martinelli
,
era
giunto
da
oltre
la
valle
con
due
cartelli
.
«
Abbasso
la
SADE
»
e
«
Abbasso
il
governo
»
-
c
'
era
scritto
.
Aveva
ragione
da
vendere
,
visti
i
precedenti
.
I
carabinieri
si
indispettirono
e
gli
ordinarono
di
depositarli
in
un
angolo
.
Lui
si
rifiutò
fieramente
.
I
carabinieri
glieli
strapparono
con
la
forza
,
malgrado
che
egli
tentasse
di
trattenerli
.
«
Se
non
li
molla
la
denuncio
per
resistenza
a
pubblico
ufficiale
»
-
scandì
l
'
uomo
in
divisa
.
Giovanni
Martinelli
aveva
fatto
la
guerra
del
'15-'18;
aveva
aiutato
i
partigiani
nell
'
ultima
guerra
;
aveva
avuto
la
casa
bruciata
dai
tedeschi
e
,
dal
governo
non
aveva
ricevuto
una
lira
per
i
danni
subiti
.
Era
uno
dei
più
energici
nelle
proteste
;
uno
dei
più
sicuri
che
la
montagna
dovesse
franare
e
provocare
una
tragedia
.
Quella
terribile
notte
del
Vajont
,
l
'
acqua
gli
avrebbe
portato
via
un
figlio
di
23
anni
.
L
'
assemblea
si
svolse
con
ordine
,
ma
in
un
clima
di
ribellione
che
ognuno
covava
dentro
il
petto
da
tempo
.
Una
vecchia
disse
:
«
Se
i
ladri
vengono
a
rubare
in
casa
mio
,
io
ho
ben
il
diritto
di
prendere
il
fucile
e
difendermi
»
.
A
presidente
del
consorzio
fu
eletta
la
signora
Lina
Carrara
,
moglie
di
quel
Pietro
Carrara
,
che
fu
uno
dei
primi
animatori
delle
proteste
anti
-
SADE
.
Egli
,
dopo
l
'
esproprio
dei
terreni
,
era
stato
costretto
ad
accettare
lavoro
dalla
società
elettrica
.
Morì
in
un
infortunio
occorsogli
durante
la
costruzione
della
diga
.
Sua
moglie
,
insegnante
elementare
a
Pordenone
,
accettò
subito
l
'
incarico
degli
ertani
,
in
nome
di
una
solidarietà
umana
che
non
si
sentiva
di
tradire
,
verso
i
compaesani
di
suo
marito
,
che
avevano
offerto
il
proprio
sangue
numerosi
all
'
epoca
dell
'
infortunio
,
nel
generoso
tentativo
di
salvarlo
.
Molti
ertani
parlarono
quel
giorno
.
Degli
espropri
,
della
strada
e
del
costruendo
bacino
.
Qualche
mese
prima
,
nel
vicino
lago
artificiale
di
Forno
di
Zoldo
,
era
franato
un
pezzo
di
montagna
.
Anche
ad
Erto
il
terreno
era
di
natura
franosa
,
in
pendenza
dal
40
al
70%
.
Il
paese
era
addirittura
costruito
su
terra
di
riporto
alluvionale
.
I
contadini
portavano
l
'
esempio
di
Forno
di
Zoldo
e
di
Vallesella
di
Cadore
.
In
ambedue
i
casi
l
'
acqua
dei
laghi
artificiali
,
col
suo
continuo
movimento
ondoso
,
aveva
«
mangiato
»
il
terreno
di
natura
franosa
e
provocato
disastri
.
A
Vallesella
tutte
le
case
si
erano
spaccate
.
Gli
ertani
manifestarono
la
loro
apprensione
e
si
proposero
di
condurre
avanti
una
lotta
organizzata
«
per
la
difesa
e
la
rinascita
della
valle
ertana
»
.
Questa
fu
,
appunto
,
la
denominazione
data
al
consorzio
.
Una
giornalista
dell
'
Unità
,
presente
all
'
assemblea
,
riferì
sul
suo
giornale
la
cronaca
dell
'
avvenimento
,
registrando
le
impressioni
della
popolazione
di
Erto
in
merito
all
'
invaso
.
Fu
denunciata
all
'
autorità
giudiziaria
,
dal
brigadiere
dei
carabinieri
Battistini
,
per
«
notizie
false
e
tendenziose
atte
a
turbare
l
'
ordine
pubblico
»
.
La
denuncia
aveva
il
chiaro
scopo
di
intimorire
gli
ertani
;
di
stroncare
la
loro
resistenza
.
Ottenne
il
risultato
opposto
,
poiché
molti
contadini
si
offersero
di
andare
a
testimoniare
al
processo
.
Tra
la
denuncia
e
la
celebrazione
del
processo
passò
un
anno
.
Nel
frattempo
,
precisamente
il
6
novembre
1960
,
dal
monte
Toc
franarono
alcune
centinaia
di
metri
cubi
di
materiale
.
Un
appezzamento
di
bosco
,
della
lunghezza
di
duecento
metri
,
sprofondò
nel
lago
.
L
'
ondata
che
si
sollevò
fu
abbastanza
grande
,
ma
non
fece
vittime
,
essendo
il
livello
dell
'
acqua
alquanto
basso
.
Il
franamento
spazzò
via
numerose
case
che
erano
state
espropriate
per
l
'
invaso
e
provocò
larghe
fenditure
in
tutta
la
zona
del
Toc
.
Chi
non
aveva
ancora
creduto
al
pericolo
si
rese
conto
che
il
paese
era
destinato
alla
rovina
.
Il
30
novembre
1960
si
celebrò
il
processo
a
carico
dell
'
Unità
.
I
giudici
di
Milano
ascoltarono
con
interesse
la
deposizione
della
giornalista
e
quella
dei
montanari
di
Erto
.
Esaminarono
attentamente
le
fotografie
che
riproducevano
la
zona
.
Si
informarono
minuziosamente
della
situazione
di
Erto
e
Casso
,
facendo
un
po
'
di
confusione
nel
pronunciare
i
due
strambi
nomi
.
Gli
ertani
si
appellarono
ai
giudici
con
foga
contadina
,
affinché
la
loro
sentenza
fosse
un
allarme
che
destasse
l
'
attenzione
delle
autorità
sulla
sorte
della
zona
.
I
giudici
,
alfine
si
ritirarono
.
Rimasero
pochissimo
in
camera
di
consiglio
.
Quando
ritornarono
in
aula
lessero
una
sentenza
di
piena
assoluzione
,
ritenendo
che
,
nell
'
articolo
incriminato
«
nulla
vi
era
di
falso
,
di
esagerato
o
di
tendenzioso
»
.
Ma
neppure
l
'
autorevole
sentenza
di
un
tribunale
indusse
la
pubblica
autorità
ad
intervenire
indifesa
delle
popolazioni
minacciate
.
Il
consorzio
di
Erto
intensificò
la
lotta
,
interessando
della
sicurezza
delle
popolazioni
prefetti
,
uffici
del
Genio
Civile
,
la
SADE
,
la
Provincia
,
il
Parlamento
.
Il
consiglio
provinciale
votò
all
'
unanimità
un
ordine
del
giorno
in
data
13
febbraio
1961
sulla
situazione
di
pericolo
del
Vajont
,
che
fu
personalmente
recato
a
Roma
da
una
delegazione
dello
stesso
consiglio
,
guidata
dal
presidente
dott.
Alessandro
da
Borso
.
Di
ritorno
da
Roma
,
nel
riferire
al
consiglio
sull
'
esito
della
missione
,
egli
espresse
il
suo
sconforto
dichiarando
:
«
la
SADE
è
uno
Stato
nello
Stato
»
.
La
solita
giornalista
dell
'
Unità
scrisse
un
altro
articolo
,
in
data
21
febbraio
1961
,
denunciando
un
pericolo
che
avrebbe
potuto
divenire
tragedia
.
In
esso
,
tra
l
'
altro
,
diceva
:
«
Una
enorme
massa
di
50
milioni
di
metri
cubi
di
materiale
,
tutta
una
montagna
sul
versante
sinistro
del
lago
artificiale
,
sta
franando
.
Non
si
può
sapere
se
il
cedimento
sarà
lento
o
se
avverrà
con
terribile
schianto
.
In
questo
ultimo
caso
non
si
possono
prevedere
le
conseguenze
.
Può
darsi
che
la
famosa
diga
tecnicamente
tanto
decantata
,
e
a
ragione
,
resista
.
Se
si
verificasse
il
contrario
e
quando
il
lago
fosse
pieno
,
sarebbe
un
immane
disastro
per
lo
stesso
paese
di
Longarone
adagiato
in
fondovalle
»
.
Qualcuno
si
domanderà
:
ma
la
SADE
sapeva
,
era
al
corrente
della
situazione
di
pericolo
nel
Vajont
?
La
risposta
è
:
si
,
la
SADE
sapeva
perfettamente
,
ma
aveva
tutto
l
'
interesse
a
non
renderlo
pubblico
,
in
vista
della
nazionalizzazione
.
L
'
impianto
doveva
passare
allo
Stato
in
piena
efficienza
,
affinché
venisse
ripagato
per
intero
,
dopo
che
era
già
stato
sovvenzionato
nel
corso
della
sua
costruzione
con
altissime
percentuali
sulla
spesa
totale
,
dal
60
all'80%
.
Tuttavia
,
in
segreto
,
la
SADE
fece
i
suoi
esperimenti
.
Incaricò
l
'
Istituto
di
idraulica
dell
'
Università
di
Padova
,
di
cui
era
ed
è
titolare
il
prof.
Ghetti
,
di
effettuare
una
prova
su
modello
per
misurare
,
su
scala
ridotta
,
gli
effetti
della
caduta
del
Toc
e
della
tracimazione
delle
acque
del
lago
oltre
la
diga
.
L
'
esperimento
venne
fatto
a
Nove
di
Fadalto
.
Diede
risultati
sconcertanti
,
che
furono
tenuti
segreti
.
In
base
alla
prova
effettuata
,
l
'
acqua
sarebbe
tracimata
in
misura
di
2-3
milioni
di
metri
cubi
e
il
Toc
avrebbe
franato
di
50
milioni
di
metri
cubi
di
materiale
.
La
notte
del
9
ottobre
franò
per
200
milioni
di
metri
cubi
di
materiale
e
tracimò
60
milioni
di
metri
cubi
d
'
acqua
.
L
'
esperimento
,
condotto
con
dovizia
di
mezzi
e
da
tecnici
altamente
qualificati
,
si
dimostrò
errato
.
Ma
anche
se
l
'
acqua
del
Vajont
fosse
precipitata
nella
misura
calcolata
sull
'
abitato
posto
sotto
la
diga
,
dove
si
trovava
anche
la
cartiera
di
Verona
sarebbero
morte
due
o
trecento
persone
,
nella
migliore
delle
ipotesi
.
Per
la
SADE
il
problema
era
quello
di
poter
continuare
ad
utilizzare
il
bacino
,
di
non
interrompere
la
produzione
,
quando
la
montagna
sarebbe
caduta
.
L
'
invaso
del
Vajont
era
il
più
importante
invaso
dei
collegati
Boite
-
Maè
-
Piave
-
Vajont
.
Era
un
grosso
bacino
di
riserva
le
cui
acque
,
venivano
avviate
ad
alimentare
la
grossa
centrale
di
Soverzene
in
tempo
di
«
magra
»
del
Piave
.
Era
,
perciò
,
il
più
importante
.
Interrompere
l
'
attività
del
bacino
,
sia
pure
a
causa
di
una
grossa
,
minacciosa
frana
in
movimento
,
voleva
dire
perdere
miliardi
di
guadagno
.
Ormai
il
bacino
era
fatto
e
bisognava
utilizzarlo
al
massimo
.
Si
doveva
andare
avanti
fin
che
si
poteva
.
E
prevedere
il
modo
di
utilizzare
le
acque
anche
dopo
.
Per
la
SADE
il
rischio
valeva
la
candela
.
Il
monopolio
elettrico
chiamò
dall
'
estero
varie
commissioni
di
esperti
per
studiare
il
problema
.
Essi
consigliarono
di
costruire
un
tunnel
di
scarico
sotterraneo
,
con
sbocchi
a
monte
e
a
valle
della
diga
,
nel
caso
che
la
montagna
,
cadendo
,
formasse
due
laghi
.
Erano
già
in
grado
di
prevedere
con
esattezza
come
la
caduta
del
Toc
sarebbe
avvenuta
.
La
SADE
li
ascoltò
e
costruì
l
'
opera
.
Nella
primavera
del
1963
,
poco
prima
del
decreto
di
nazionalizzazione
,
il
lago
venne
riempito
per
la
prima
volta
fino
a
quota
702
metri
.
Per
«
precauzione
»
ci
si
tenne
al
di
sotto
di
20
metri
dal
massimo
livello
consentito
.
Bisogna
dire
che
la
commissione
di
collaudo
nominata
dal
Consiglio
superiore
dei
Lavori
Pubblici
non
collaudò
mai
l
'
impianto
del
Vajont
.
Tra
gli
stessi
componenti
esistevano
opinioni
opposte
sulla
validità
dell
'
opera
fin
dall
'
autunno
1960
,
all
'
epoca
della
caduta
della
prima
frana
.
Proprio
per
l
'
esistenza
di
queste
opinioni
diverse
la
commissione
divenne
un
organismo
permanente
,
con
facoltà
di
collaudo
in
corso
d
'
opera
.
Ciò
voleva
dire
provare
,
tentare
e
vedere
.
Fino
alla
primavera
del
1963
si
erano
fatti
soltanto
tentativi
e
prove
.
Il
bacino
veniva
«
invasato
»
di
pochi
metri
alla
volta
e
poi
svuotato
per
misurare
la
stabilità
del
terreno
.
Nell
'
estate
del
1963
esso
appariva
colmo
d
'
acqua
.
Ma
anche
in
questa
occasione
il
collaudo
non
ebbe
luogo
.
Il
geologo
prof.
Penta
dissentì
dagli
altri
colleghi
della
commissione
,
manifestando
seri
dubbi
sulla
stabilità
futura
della
zona
.
Il
ministro
dei
Lavori
Pubblici
al
quale
furono
presentate
le
due
ipotesi
contrarie
formulate
dai
membri
della
commissione
,
accolse
la
più
ottimista
.
E
diede
parere
favorevole
al
pieno
invaso
del
bacino
senza
che
questo
fosse
stato
mai
collaudato
dai
tecnici
.
Dopo
qualche
mese
,
la
spalla
sinistra
della
diga
presentò
qualche
difficoltà
.
Forse
la
pressione
dell
'
acqua
era
troppo
forte
.
Si
corse
ai
ripari
,
immettendo
continuamente
«
iniezioni
»
di
cemento
nei
punti
ritenuti
più
vulnerabili
.
L
'
operazione
non
risultò
di
grande
sollievo
.
Bisognava
ridurre
il
livello
del
lago
,
per
salvare
la
diga
.
Riducendo
l
'
acqua
era
probabile
che
cadesse
il
Toc
.
La
SADE
si
trovò
di
fronte
a
un
grosso
problema
tecnico
.
Venne
presa
la
decisione
di
abbassare
le
acque
a
ritmo
lentissimo
,
tenendo
contemporaneamente
d
'
occhio
la
montagna
.
I
tecnici
incominciarono
a
svuotare
il
lago
mentre
la
frana
avanzava
,
ormai
,
di
40
centimetri
il
giorno
.
Pensavano
di
poter
terminare
lo
svaso
entro
la
fine
di
novembre
.
Un
mese
prima
della
catastrofe
,
il
vice
-
sindaco
di
Erto
,
Martinelli
,
scrisse
una
allarmante
lettera
all
'
ENEL
-
SADE
,
alla
Prefettura
e
al
Genio
Civile
di
Udine
,
esperimento
seri
dubbi
sulla
stabilità
delle
sponde
del
lago
e
chiedendo
«
di
provvedere
a
togliere
dal
Comune
di
Erto
e
Casso
le
cause
dello
stato
di
pericolo
pubblico
prima
che
succedano
,
come
in
altri
paesi
,
danni
riparabili
e
non
riparabili
;
quindi
mettere
la
popolazione
di
Erto
in
uno
stato
di
tranquillità
e
di
sicurezza
e
solo
dopo
rimettere
in
attività
il
bacino
di
Erto
»
.
L
'
ENEL
-
SADE
rispondeva
dichiarando
«
piuttosto
azzardate
»
le
previsioni
del
Comune
,
e
asserendo
che
l
'
abitato
non
correva
assolutamente
alcun
pericolo
.
Una
settimana
prima
della
tragedia
i
tecnici
in
servizio
sulla
diga
manifestano
apertamente
,
ai
dirigenti
,
la
loro
preoccupazione
.
Sordi
boati
e
scosse
del
terreno
sono
all
'
ordine
del
giorno
.
I
tecnici
parlano
del
pericolo
anche
con
gli
amici
,
tramite
il
filo
del
telefono
:
«
Qui
da
un
momento
all
'
altro
si
va
tutti
in
barca
»
;
«
Sto
mangiando
e
la
scodella
balla
»
.
Tre
giorni
prima
del
disastro
l
'
ing.
Caruso
dell
'
ENEL
,
viene
delegato
a
seguire
in
permanenza
l
'
andamento
della
frana
.
Il
geometra
Ritmajer
che
era
stato
trasferito
a
Venezia
viene
bloccato
sulla
diga
.
Gli
operai
addetti
ai
servizi
non
vogliono
più
andare
a
lavorare
.
Il
vice
-
sindaco
di
Longarone
,
Terenzio
Arduini
,
telefona
al
Genio
Civile
di
Belluno
per
essere
rassicurato
sulle
voci
di
grave
pericolo
che
circola
nella
zona
.
Viene
rassicurato
.
Nel
pomeriggio
del
9
,
fino
alle
ultime
ore
prima
della
tremenda
valanga
d
'
acqua
,
partono
per
Venezia
,
sede
dell
'
ENEL
-
SADE
,
drammatiche
telefonate
dai
geometri
sulla
diga
,
annunciando
l
'
imminente
pericolo
.
«
Mi
lasci
vedova
»
grida
la
moglie
del
geometra
Giannelli
,
inutilmente
tentando
di
convincere
il
marito
a
non
tornare
al
suo
posto
di
lavoro
.
Alle
ore
21
si
risponde
al
geometra
Ritmajer
,
che
tempesta
di
telefonate
la
direzione
di
Venezia
,
di
«
dormire
con
un
occhio
aperto
»
ma
di
stare
calmo
,
che
a
Venezia
non
si
prevede
tanto
pericolo
.
Sempre
alle
21
si
mandano
due
carabinieri
a
Longarone
nei
villaggi
sotto
la
diga
per
avvertire
la
popolazione
di
non
allarmarsi
«
se
dalla
diga
uscirà
un
po
'
d
'
acqua
»
.
Alla
stessa
ora
l
'
ing.
Caruso
chiede
ai
carabinieri
di
far
bloccare
il
traffico
sulla
statale
d
'
Alemagna
,
senza
preoccuparsi
che
la
strada
passa
proprio
in
mezzo
al
centro
abitato
di
Longarone
.
Nessuno
pensa
di
far
evacuare
i
paesi
.
Probabilmente
si
fidava
fin
troppo
della
prova
sul
modello
effettuata
dia
grandi
professori
,
equivalente
al
gioco
dei
bambini
che
buttano
sassi
in
un
catino
d
'
acqua
.
Alle
10,45
il
Toc
frana
nel
lago
,
sollevando
una
paurosa
ondata
d
'
acqua
.
Questa
si
alza
terribile
un
centinaio
di
metri
sopra
la
diga
,
tracima
dalla
stessa
e
piomba
di
schianto
sull
'
abitato
di
Longarone
,
spazzandolo
via
dalla
faccia
della
terra
.
A
monte
della
diga
,
un
'
altra
ondata
impazzisce
violenta
da
un
alto
all
'
altro
della
valle
,
risucchiando
dentro
il
lago
interi
villaggi
.
Oltre
2.500
vittime
in
tre
minuti
d
'
apocalisse
.
L
'
assassinio
è
compiuto
.
StampaQuotidiana ,
Florencia
-
Nell
'
immediata
vigilia
delle
elezioni
parlamentari
(
che
si
terranno
domani
)
,
non
avrebbe
potuto
esserci
per
il
governo
colombiano
maggior
disagio
e
imbarazzo
di
quelli
provocati
in
questi
giorni
dal
"
disastro
"
militare
dell
'
esercito
,
sorpreso
,
battuto
e
umiliato
nel
Sud
del
Paese
dalle
forze
della
guerriglia
.
I
dati
sull
'
imboscata
che
la
Farc
(
Forza
armata
rivoluzionaria
colombiana
)
ha
teso
martedi
'
scorso
a
un
distaccamento
della
brigata
mobile
numero
3
nelle
foreste
meridionali
del
Caqueta
'
non
godono
ancora
di
conferme
ufficiali
:
i
bollettini
guerriglieri
vantano
80
morti
,
30
feriti
e
43
prigionieri
tra
i
militari
.
Ieri
mattina
il
presidente
della
Colombia
,
Ernesto
Samper
,
si
e
'
incontrato
nella
base
aerea
di
Tres
Esquinas
del
Caguan
(
estremo
Sud
)
con
il
generale
Manuel
Jose
'
Bonnet
-
comandante
delle
forze
armate
-
e
con
il
comandante
dell
'
esercito
,
Mario
Hugo
Galan
,
per
cercare
di
ottenere
un
resoconto
"
obiettivo
"
sullo
scontro
tra
gli
uomini
della
Farc
e
la
brigata
mobile
3
e
sul
numero
delle
vittime
.
Che
sarebbero
numerose
anche
dall
'
altra
parte
.
Un
'
azienda
di
pompe
funebri
di
Florencia
sta
facendo
gli
straordinari
per
apprestare
,
quam
celerrime
,
una
trentina
di
bare
ordinate
dal
comando
militare
.
Ma
recuperare
i
cadaveri
in
una
giungla
tanto
sterminata
quanto
impenetrabile
non
sara
'
facile
.
Finora
soltanto
un
paio
di
uomini
sono
stati
trovati
nella
selva
del
Caqueta
'
dalle
prime
squadre
di
soccorso
:
un
capitano
,
Wilson
Chaverra
Ortiz
,
27
anni
,
gia
'
sepolto
con
gli
onori
militari
,
e
un
soldato
semplice
,
ancora
senza
nome
.
Mentre
le
palate
di
terra
cadevano
sulla
bara
del
giovane
ufficiale
,
molti
si
chiedevano
con
sgomento
,
a
Bogota
'
come
a
Florencia
,
quale
assurdo
errore
strategico
avesse
consentito
a
uno
dei
piu
'
qualificati
reparti
dell
'
anti
-
guerriglia
di
essere
colto
cosi
'
di
sorpresa
,
circondato
,
bersagliato
,
distrutto
.
Molte
teste
,
si
vocifera
,
dovrebbero
saltare
nei
prossimi
giorni
ai
vertici
delle
forze
armate
.
L
'
imboscata
,
lungo
gli
argini
del
fiume
Gaguan
,
e
'
stata
ordita
e
condotta
a
termine
dal
cosiddetto
Bloque
Sur
(
Blocco
Sud
)
della
Farc
,
la
compagine
meglio
organizzata
e
piu
'
efficiente
di
tutta
la
guerriglia
nel
meridione
del
Paese
:
1.500
uomini
circa
,
distribuiti
su
21
Fronti
.
Almeno
undici
sono
sotto
il
comando
diretto
di
Milton
de
Jesus
Toncel
,
detto
anche
Joaquin
Gomez
o
"
Usurriaga
"
,
ex
docente
dell
'
universita
'
dell
'
Amazzonia
,
che
e
'
il
capo
supremo
del
Bloque
Sur
.
Nell
'
operazione
di
martedi
'
scorso
,
come
in
tre
altre
forse
meno
clamorose
ma
che
hanno
ugualmente
inferto
fendenti
durissimi
all
'
esercito
colombiano
,
c
'
e
'
netta
e
chiara
la
sua
firma
,
in
inchiostro
rosso
,
che
e
'
da
sempre
il
colore
della
Farc
,
la
cui
matrice
ideologica
rimane
marxista
.
Milton
Toncel
ha
concentrato
i
suoi
uomini
(
400
circa
,
anche
secondo
il
numero
2
dell
'
esercito
,
il
generale
Fernando
Tapias
)
,
a
El
Billar
,
uno
dei
luoghi
piu
'
tetri
e
inospitali
della
foresta
,
a
cinque
giorni
di
cammino
dalla
piu
'
vicina
base
militare
,
e
li
'
ha
atteso
l
'
arrivo
della
brigata
mobile
,
presumibilmente
intenzionata
a
snidare
il
nemico
e
a
sorprenderlo
nel
suo
rifugio
piu
'
recondito
.
L
'
agguato
ha
interrotto
brutalmente
la
marcia
.
Nel
suo
primo
bollettino
,
diretto
alla
Croce
Rossa
,
"
Usurriaga
"
ha
parlato
di
70
morti
,
30
feriti
,
8
prigionieri
.
Successivamente
ha
aggiornato
i
dati
,
aggiungendo
anche
quelli
del
bottino
di
guerra
,
89
fucili
Galils
,
6
mortai
,
6
mitragliatrici
,
8
lanciagranate
piu
'
un
sacco
di
sofisticatissimi
congegni
di
cui
il
distaccamento
era
dotato
.
Con
l
'
agguato
dei
giorni
scorsi
,
il
Bloque
Sur
ha
confermato
quella
che
un
esperto
militare
definisce
"
impressionante
capacita
'
strategica
"
:
e
ha
anche
tentato
,
con
successo
,
un
esperimento
nuovo
,
perche
'
,
per
la
prima
volta
,
si
e
'
trattato
di
un
attacco
a
truppe
in
movimento
,
mentre
quelli
precedenti
erano
diretti
a
postazioni
fisse
,
come
avvenne
a
Las
Delicias
,
a
Puerres
,
a
Patascoy
.
Il
Sud
e
'
cosi
'
diventato
il
tallone
d
'
Achille
dell
'
esercito
colombiano
.
Se
El
Billar
rimane
finora
il
massimo
successo
,
anche
le
altre
azioni
piu
'
note
della
Farc
,
sempre
basate
sulla
fulmineita
'
e
sul
fattore
sorpresa
,
hanno
conseguito
"
punteggi
"
funestamente
alti
:
a
Puerres
,
i
morti
sono
30;
a
Las
Delicias
,
28
le
vittime
,
60
i
prigionieri
rimasti
poi
per
nove
mesi
in
mano
alla
guerriglia
;
a
Patascoy
(
21
dicembre
'97
)
,
il
risultato
e
'
di
dieci
militari
ammazzati
e
18
tuttora
ostaggi
.
Questi
episodi
hanno
avuto
un
grave
effetto
psicologico
sull
'
esercito
e
ne
hanno
offuscato
l
'
immagine
.
Dopo
l
'
assalto
di
Puerres
venne
destituito
un
generale
della
terza
brigata
;
e
l
'
attacco
di
Patascoy
,
che
mise
in
rilievo
un
'
assoluta
mancanza
di
strategia
e
di
coordinamento
da
parte
del
comando
,
costo
'
la
carriera
a
due
generali
e
a
un
colonnello
;
in
quanto
a
Las
Delicias
,
la
liberazione
dei
60
prigionieri
dopo
nove
mesi
di
trattative
fra
lo
Stato
maggiore
e
i
vertici
del
Bloque
Sur
fu
causa
di
grande
imbarazzo
per
il
potere
,
sottoposto
alla
luce
dei
riflettori
internazionali
e
alla
malizia
canzonatoria
dei
media
.
Per
El
Billar
,
l
'
umiliazione
e
'
anche
maggiore
,
perche
'
la
brigata
mobile
numero
3
,
creata
nell
'
ottobre
del
'97
e
costituita
quasi
esclusivamente
di
soldati
di
professione
(1.500),
e
'
un
corpo
d
'
elite
,
un
'
unita
'
del
tutto
speciale
per
combattere
la
guerriglia
;
e
'
dotata
di
equipaggiamenti
sofisticati
(
come
i
binocoli
infrarossi
per
i
combattimenti
notturni
)
e
dispone
di
una
miniflotta
di
aerei
ed
elicotteri
.
"
E
'
la
nostra
risposta
al
terrorismo
"
,
disse
il
generale
Bonnet
alla
cerimonia
di
inaugurazione
.
Sembra
abbia
avuto
invece
piu
'
successo
la
brigata
mobile
numero
2
,
che
nel
luglio
del
'95
e
'
intervenuta
pesantemente
sul
narcotraffico
e
sui
vari
Cartelli
,
requisendo
tonnellate
di
sostanze
chimiche
e
sfasciando
i
laboratori
della
coca
.
Non
puo
'
non
impensierire
il
governo
di
Bogota
'
il
fatto
che
la
Farc
abbia
mostrato
di
avere
una
straordinaria
forza
e
influenza
in
una
regione
dove
la
droga
rappresenta
la
maggiore
(
e
inesauribile
)
fonte
di
finanziamento
per
i
guerriglieri
:
ed
e
'
improbabile
che
questi
ultimi
vengano
fatti
sloggiare
-
come
e
'
avvenuto
altrove
,
come
nell
'
Uraba
'
-
dai
paramilitari
di
estrema
destra
,
perche
'
i
"
paras
"
,
non
possono
minimamente
contare
sui
contadini
del
Sud
,
abbondantemente
indottrinati
dai
discepoli
del
professor
Montel
.
Il
Bloque
Sur
ha
pianificato
l
'
agguato
di
El
Billar
a
pochi
giorni
dalle
elezioni
anche
per
instaurare
un
clima
di
minaccia
e
scoraggiare
l
'
affluenza
alle
urne
,
che
sara
'
certamente
molto
scarsa
.
Ma
dalla
base
di
Tres
Esquinas
il
presidente
Samper
,
il
ministro
della
Difesa
e
i
vertici
delle
forze
armate
hanno
ribadito
che
la
lotta
contro
la
guerriglia
deve
continuare
:
l
'
obiettivo
finale
,
ha
detto
il
generale
Bonnet
,
e
'
di
tenere
la
zona
e
,
dopo
aver
recuperato
cadaveri
,
feriti
e
dispersi
,
rilanciare
un
'
offensiva
,
"
duri
quanto
duri
e
costi
quel
che
costi
"
.
"
La
Colombia
non
e
'
il
Titanic
-
ha
retoricamente
concluso
l
'
alto
ufficiale
-
e
non
colera
'
a
picco
in
fondo
al
mare
"
,
sfasciandosi
sull
'
iceberg
della
guerriglia
.
La
cronaca
racconta
un
'
altra
realta
'
.
Proprio
ieri
,
la
Farc
ha
preso
il
controllo
di
una
strada
ad
alto
traffico
nell
'
est
del
Paese
,
bloccando
per
cinque
ore
circa
500
veicoli
e
oltre
600
persone
.
I
guerriglieri
hanno
ricevuto
perfino
un
gruppo
di
giornalisti
spiegando
che
l
'
azione
mirava
a
"
incitare
"
i
colombiani
a
non
recarsi
alle
urne
.
Tre
poliziotti
giunti
sul
posto
-
a
pochi
chilometri
da
Villavicencio
,
capitale
del
dipartimento
di
Meta
-
sono
stati
"
accolti
"
con
una
raffica
di
spari
che
hanno
ucciso
un
agente
e
ferito
gli
altri
due
.
I
militari
della
Settima
brigata
sono
arrivati
quando
i
guerriglieri
si
erano
gia
'
dileguati
.
StampaQuotidiana ,
Distratta
dalle
manifestazioni
della
politica
estera
(
cronaca
e
dichiarazioni
del
Governo
,
cerimonie
e
festeggiamenti
)
,
l
'
opinione
pubblica
in
questi
giorni
non
ha
avuto
modo
di
soffermarsi
sufficientemente
sulle
decisioni
dell
'
ultimo
Gran
Consiglio
Fascista
relativo
al
movimento
sindacale
.
Eppure
da
esse
risultano
definiti
i
tre
principi
fondamentali
di
quello
che
dovrà
essere
in
seguito
la
Magna
Charta
dell
'
organizzazione
nazionale
della
produzione
e
del
lavoro
e
stabilire
la
nuova
funzione
politica
delle
varie
forze
sociali
della
Nazione
,
sebbene
per
ora
rappresenti
una
sistemazione
meramente
volontaria
e
spontanea
delle
varie
posizioni
che
professano
di
ispirarsi
alla
dottrina
nazionale
.
Tali
principi
si
determinano
così
:
1
)
Riconoscimento
della
libertà
e
della
pluralità
sindacale
.
2
)
Coordinamento
dell
'
azione
sindacale
e
delle
grandi
organizzazioni
economiche
sotto
l
'
egida
del
partito
Fascista
.
3
)
Istituzione
dei
Consigli
Tecnici
,
nuovi
organi
integratori
e
rappresentativi
,
agli
effetti
della
politica
tecnica
,
delle
organizzazioni
economiche
,
siano
aziendali
che
professionali
,
colle
rappresentanze
dei
grandi
istituti
civili
e
morali
del
Paese
.
Fra
i
tre
principi
intercede
un
vincolo
logico
che
non
è
possibile
violare
senza
distruggere
l
'
intero
sistema
,
l
'
economia
del
quale
implica
la
sovrapposizione
di
principio
politico
nazionale
,
a
tutte
le
attività
del
Paese
,
aderenti
al
movimento
fascista
,
individuate
sulla
base
delle
rispettive
organizzazioni
e
istituzioni
.
Non
può
sfuggire
la
grande
importanza
del
passo
che
in
tal
modo
si
viene
a
compiere
sulla
faticosa
via
della
ricostruzione
nazionale
.
Se
vi
è
cosa
assolutamente
indispensabile
e
urgente
nelle
presenti
condizioni
dell
'
economia
italiana
,
esaurita
dai
sacrifizi
della
guerra
e
profondamente
dissestata
dagli
esperimenti
demagogici
del
dopo
-
guerra
,
essa
è
per
l
'
appunto
la
creazione
di
un
sistema
disciplinare
per
cui
le
diverse
forze
produttrici
si
impegnino
in
una
collaborazione
volonterosa
e
sincera
diretta
a
liberare
per
sempre
l
'
erario
pubblico
dal
compito
estenuante
e
corruttore
di
coprire
il
deficit
dell
'
industria
e
a
restituire
gradatamente
all
'
attrezzatura
di
questa
anche
la
capacità
di
affrontare
il
mercato
internazionale
.
Si
tratta
insomma
di
frenare
l
'
anarchia
nella
materia
sociale
e
di
ristabilire
l
'
osservanza
di
quei
due
fatali
termini
della
realtà
che
sono
il
bilancio
finanziario
e
il
bilancio
economico
,
la
cui
sintesi
esprime
l
'
obbiettivo
della
politica
tecnica
nazionale
.
Strumento
indispensabile
a
raggiungere
simile
risultato
è
il
Sindacalismo
Nazionale
,
meravigliosa
istituzione
del
pensiero
italiano
contemporaneo
,
Sindacalismo
plurimo
e
integratore
avente
la
sua
potenza
attrattiva
e
coesiva
nella
funzione
degli
elementi
intellettuali
.
Attraverso
i
Consigli
Tecnici
,
esso
completa
il
proprio
organismo
colle
emanazioni
di
ogni
altra
attività
organizzata
del
Paese
e
assurge
alla
direzione
della
società
nazionale
,
maturando
una
nuova
coscienza
italiana
essenzialmente
«
politica
»
,
cioè
civica
,
nel
senso
etimologico
della
parola
,
e
quindi
«
nazionale
»
,
da
quando
la
città
è
divenuta
Stato
.
L
'
utopia
democratica
aveva
negato
il
carattere
politico
dello
Stato
,
pretendendo
di
sostituirvi
gli
uffici
di
una
mera
funzione
giuridica
distributiva
.
La
finalità
della
giustizia
,
essenzialmente
individuale
ed
astratta
,
aveva
sopraffatto
il
senso
della
conversazione
collettiva
e
delle
utilità
generali
e
cioè
il
senso
della
vera
politica
.
Lo
Stato
liberale
,
Stato
neutro
apatico
e
incolore
,
non
aveva
più
fede
e
non
aveva
quasi
nemmeno
più
legge
,
o
,
almeno
non
era
più
capace
di
imporne
una
.
Esso
aveva
proclamato
il
proprio
indifferentismo
per
tutti
i
partiti
,
e
così
si
era
interdetto
anche
il
diritto
di
avere
una
propria
opinione
politica
da
propugnare
o
da
difendere
.
Nel
costume
e
nelle
opinioni
esso
aveva
travisato
il
fenomeno
politico
,
riducendolo
al
solo
aspetto
elettorale
.
Alle
esigenze
elettorali
,
supreme
ed
uniche
esigenze
della
sua
vita
,
il
regime
democratico
aveva
sacrificato
il
rispetto
di
ogni
idealità
nazionale
e
di
ogni
realtà
economica
e
finanziaria
,
precipitando
alla
dissoluzione
.
Orbene
,
nel
sistema
nazionale
,
essenzialmente
organico
,
realistico
,
e
corporativo
e
istituzionale
,
si
istabilisce
il
senso
politico
e
l
'
autorità
integrale
dello
Stato
.
Gli
organizzatori
della
produzione
e
i
dirigenti
della
cultura
,
attraverso
esso
,
sono
chiamati
ad
assumere
la
responsabilità
diretta
della
società
italiana
,
e
anzitutto
quella
di
educarla
al
processo
analitico
dei
suoi
problemi
e
a
imprimerle
quella
«
forma
tecnica
»
che
completerà
le
funzioni
rappresentative
del
parlamento
a
base
numerica
e
risulterà
ad
una
sintesi
,
indubbiamente
più
completa
e
più
realistica
di
quella
effettuata
nelle
assise
,
esclusivamente
ideologiche
e
passionali
,
dello
Stato
democratico
.
Dall
'
ultima
decisione
del
Gran
Consiglio
questi
termini
sono
stati
esplicitamente
fissati
.
Da
essi
risultano
i
lineamenti
del
futuro
Stato
nazionale
e
su
di
essi
il
controllo
è
stato
affidato
«
al
Partito
Fascista
»
costituito
a
centro
ispiratore
del
relativo
movimento
.
Giova
pertanto
confidare
che
il
«
Partito
»
sarà
all
'
altezza
del
compito
e
manterrà
sempre
chiara
la
coscienza
dei
suoi
obbiettivi
e
dei
suoi
doveri
.
Quello
che
oggi
accade
in
Italia
,
ha
una
notevole
rassomiglianza
colla
situazione
dell
'
Impero
Romano
nel
IV
Secolo
.
Come
allora
si
verifica
la
coesistenza
di
due
sistemi
,
di
due
macchine
politiche
,
ispirate
a
due
concezioni
diverse
e
volgentesi
lentamente
verso
la
reciproca
compenetrazione
.
Nel
fatto
«
il
Partito
Fascista
»
deve
essere
ben
altra
cosa
dei
soliti
partiti
a
funzione
elettorale
,
caratteristici
dell
'
ambiente
democratico
.
Esso
è
una
specie
di
antistato
,
o
,
se
meglio
si
vuole
,
un
«
doppione
di
Stato
»
;
complesso
e
completo
,
colla
sua
milizia
,
e
i
suoi
istituti
di
propaganda
,
le
sue
entità
amministrative
ed
economiche
e
sopra
tutto
le
istituzioni
rappresentative
del
suo
contenuto
sindacale
,
gli
organi
,
insomma
,
della
nuova
politica
nazionale
della
produzione
e
del
lavoro
.
Accanto
ad
esso
esiste
e
funziona
ancora
una
serie
di
poteri
ufficiali
,
gli
uffici
del
Governo
,
tutta
la
carcassa
insomma
del
vecchio
Stato
democratico
,
così
come
accanto
alla
Chiesa
,
sistemata
nella
sua
gerarchia
episcopale
,
nei
suoi
concili
,
nelle
sue
opere
e
nel
suo
patrimonio
,
continuavano
ancora
sotto
i
successori
di
Costantino
,
il
loro
ritmo
automatico
le
dignità
civili
e
militari
dell
'
impero
pagano
.
E
il
paragone
tra
il
Fascismo
,
inteso
quale
complesso
del
movimento
nazionale
,
e
la
chiesa
,
in
questo
speciale
profilo
,
ha
infatti
questo
grande
fondamento
di
verità
,
che
si
tratta
oggi
per
il
Fascismo
,
come
allora
per
la
Chiesa
,
di
due
manifestazioni
compiute
di
vita
,
compiute
nello
spirito
e
nella
materia
,
accanto
alle
quali
sopravviveva
e
sopravvive
soltanto
la
spoglia
morta
,
l
'
armatura
vuota
di
un
'
esistenza
finita
.
Elevatissima
è
la
missione
oggi
affidata
al
Partito
Fascista
.
Esso
esige
che
gli
uomini
posti
alla
direzione
posseggano
lo
sguardo
e
il
cuore
così
grandi
da
comprendere
l
'
immensa
vastità
degli
orizzonti
nazionali
e
l
'
immensa
passionalità
delle
energie
che
fervono
in
tutti
gli
strati
del
Paese
.
L
'
opera
della
creazione
del
nuovo
Stato
nazionale
è
ormai
in
marcia
e
non
può
essere
più
abbandonata
.
Essa
deve
gradualmente
,
ma
inesorabilmente
,
raggiungere
il
suo
punto
matematico
,
nell
'
assoluta
identificazione
del
sistema
fascista
collo
Stato
e
colla
Nazione
.
Ed
è
ben
naturale
(
e
doveroso
anzi
)
che
questa
suprema
necessità
si
adempia
sotto
la
guida
del
Partito
Fascista
per
eliminare
il
pericolo
,
che
la
rivoluzione
fascista
,
la
quale
corrisponde
a
improrogabili
esigenze
della
nostra
società
politica
,
possa
venire
tentata
dalle
situazioni
estranee
al
Partito
Fascista
,
e
quindi
svisata
nel
suo
spirito
o
allontanata
dai
suoi
obbiettivi
.
StampaQuotidiana ,
Belluno
,
4
maggio
-
A
Erto
,
in
Valcellina
,
130
capi
famiglia
uomini
e
donne
,
si
sono
consorziati
per
creare
un
organismo
che
abbia
veste
giuridica
nel
difendere
i
diritti
e
gli
interessi
dei
singoli
e
della
collettività
del
paese
di
fronte
alle
prepotenze
e
ai
soprusi
che
la
SADE
va
da
anni
compiendo
nella
zona
.
Il
nuovo
organismo
è
stato
denominato
«
Consorzio
per
la
rinascita
e
la
salvaguardia
della
valle
ertana
»
.
A
tale
scopo
si
è
svolta
ad
Erto
una
manifestazione
popolare
sotto
gli
auspici
del
comitato
provinciale
di
rinascita
della
montagna
presieduta
dal
compagno
on.
Bettiol
e
dal
compagno
Celso
,
segretario
della
Federazione
bellunese
del
PSI
.
Durante
la
manifestazione
sono
state
raccolte
anche
le
firme
in
calce
alla
proposta
di
legge
di
iniziativa
popolare
per
la
montagna
sulla
quale
sono
stati
espressi
unanimi
consensi
.
Sono
intervenute
le
famiglie
direttamente
interessate
alla
difesa
dei
loro
beni
minacciati
od
espropriati
dalla
SADE
e
moltissimi
altri
montanari
che
nell
'
egoismo
della
società
elettrica
e
nell
'
inerzia
del
governo
intravvedono
un
pericolo
grave
per
la
stessa
esistenza
del
paese
a
ridosso
del
quale
si
sta
costruendo
un
bacino
artificiale
di
150
milioni
di
metri
cubi
d
'
acqua
,
che
un
domani
eroderanno
il
terreno
di
natura
franosa
,
potrebbero
far
sprofondare
le
case
nel
lago
.
Per
di
più
il
lago
dividerebbe
irrimediabilmente
il
villaggio
dalle
sue
terre
più
fertili
isolando
oltre
valle
decine
di
case
.
E
la
SADE
non
vuol
provvedere
alla
costruzione
del
ponte
che
manterrebbe
congiunto
il
centro
del
paese
alle
sue
frazioni
.
Inoltre
un
fatto
grave
e
contrario
a
tutte
le
leggi
,
che
ha
avuto
inizio
da
qualche
mese
e
che
tuttora
,
perdura
,
ha
portato
all
'
esasperazione
gli
abitanti
della
valle
.
Essi
si
vedono
continuamente
invadere
ed
espropriare
i
propri
campi
dalle
società
che
hanno
in
appalto
la
costruzione
della
strada
di
circonvallazione
per
conto
della
SADE
.
Nessun
decreto
di
espropriazione
o
trattative
per
la
cessione
dei
beni
sono
intervenuti
fra
la
SADE
e
i
proprietari
.
La
società
elettrica
infrange
tutte
le
leggi
dello
Stato
e
i
contadini
hanno
sempre
dovuto
sottostare
finora
ai
soprusi
della
SADE
.
Qualche
giorno
fa
si
è
perfino
fatto
sgomberare
con
la
forza
dalla
propria
casa
una
famiglia
con
sei
figli
perché
si
dovevano
far
brillare
le
mine
per
aprire
un
passaggio
alla
strada
.
La
famiglia
ha
dovuto
trovare
provvisoriamente
ricovero
in
una
fredda
stalla
(
la
neve
è
a
poche
centinaia
di
metri
dal
paese
)
dove
si
trova
alloggiata
tuttora
.
La
gente
non
ne
può
più
di
tante
ingiustizie
e
qualche
volta
tenta
di
difendere
da
sé
i
propri
diritti
.
Una
vecchia
che
gira
la
pianura
veneta
con
la
gerla
a
vendere
cucchiai
di
legno
e
che
è
stata
espropriata
di
piccoli
pezzi
di
campo
da
tutte
e
due
le
parti
del
torrente
ci
ha
detto
:
«
Se
un
ladro
viene
a
portare
via
la
mia
roba
,
a
sparare
le
mine
sotto
la
mia
casa
,
allora
io
posso
ben
prendere
il
fucile
e
difendermi
»
.
Un
abitante
della
frazione
Pineda
venuto
alla
manifestazione
con
un
cartello
di
protesta
contro
la
SADE
ha
detto
:
«
Ho
avuto
la
casa
bruciata
dai
tedeschi
e
lo
Stato
non
mi
ha
ancora
dato
niente
per
i
danni
di
guerra
.
I
miei
figli
hanno
dovuto
andare
a
lavorare
all
'
estero
.
Ora
mi
toglieranno
di
prepotenza
anche
il
campo
.
Io
non
sono
italiano
per
il
governo
.
Sono
solo
me
stesso
e
da
solo
ora
mi
difenderò
»
.
Sono
discorsi
questi
della
popolazione
di
Erto
che
forse
non
sono
perfettamente
in
linea
con
le
leggi
,
ma
contengono
una
saggezza
montanara
perfettamente
a
posto
con
la
logica
e
il
buon
senso
.
Infatti
se
il
governo
per
primo
non
è
in
grado
di
fare
rispettare
le
leggi
,
perché
mai
dovrebbero
rispettarle
i
cittadini
sottoposti
alle
angherie
della
SADE
e
alla
debolezza
del
governo
stesso
?
Non
c
'
è
nessuno
a
Erto
-
tranne
il
sindaco
che
per
essere
una
donna
ha
dimostrato
assai
poca
sensibilità
venendo
meno
alla
fiducia
che
in
lei
avevano
riposto
i
suoi
concittadini
-
che
non
sia
solidale
con
la
popolazione
.
Anche
il
parroco
don
Luigi
Doro
è
dalla
parte
dei
suoi
parrocchiani
.
Ieri
a
tutte
e
due
le
messe
domenicali
ha
esortato
dal
pulpito
la
popolazione
a
recarsi
a
firmare
per
la
costruzione
del
consorzio
.
Una
signora
del
luogo
ora
domiciliata
a
Pordenone
,
è
venuta
apposta
a
Erto
per
essere
presente
e
partecipare
alla
costituzione
del
Consorzio
che
segna
l
'
inizio
di
nuove
battaglie
per
imporre
allo
Stato
l
'
applicazione
delle
leggi
e
alla
SADE
il
rispetto
dei
patti
contratti
con
la
popolazione
.
«
Legalità
»
e
«
giustizia
»
sono
la
parole
che
pronunciano
con
fermezza
i
montanari
della
Valcellina
.
Ed
è
nel
rispetto
della
legalità
e
della
giustizia
,
purché
tale
rispetto
sia
reciproco
,
che
essi
imposteranno
tutte
le
loro
future
azioni
per
la
difesa
della
loro
terra
.
StampaQuotidiana ,
Norilsk
(
Siberia
settentrionale
)
-
"
Voi
siete
stati
portati
qui
non
per
vivere
,
ma
per
soffrire
e
morire
.
Se
sopravvivete
,
una
delle
due
:
o
lavorate
meno
del
dovuto
;
o
mangiate
di
piu
'
di
quanto
vi
spetti
"
.
In
queste
parole
,
dirette
alle
migliaia
di
lavoratori
-
deportati
finiti
dopo
la
meta
'
degli
anni
Trenta
nelle
miniere
dell
'
estremo
Nord
,
320
chilometri
sopra
il
Circolo
Polare
Artico
,
c
'
e
'
tutta
la
storia
di
Norilsk
e
del
suo
passato
.
Ma
il
lugubre
messaggio
riguarda
anche
,
parzialmente
,
il
presente
.
"
Welcome
to
Hell
"
(
Benvenuti
all
'
inferno
)
sta
scritto
infatti
all
'
ingresso
della
fabbrica
del
rame
,
incapsulata
nel
mastodontico
complesso
minerario
-
siderurgico
:
benvenuti
all
'
inferno
.
+
solo
calata
la
temperatura
.
Poco
tempo
fa
,
rincuorando
quanti
continuavano
a
piangere
sulla
bara
vuota
dell
'
Urss
,
il
ministro
russo
Victor
Orlov
diceva
,
con
un
buon
pizzico
d
'
orgoglio
:
"
Vi
ricordo
che
in
termini
di
risorse
naturali
noi
siamo
ancora
il
Paese
piu
'
ricco
del
mondo
"
.
E
la
maggior
parte
di
queste
ricchezze
sta
sepolta
nelle
viscere
ghiacciate
della
Siberia
(
carbone
,
gas
,
rame
,
petrolio
)
o
affiora
scintillando
in
superficie
nelle
miniere
aperte
di
Norilsk
che
partoriscono
nichel
,
oro
,
platino
,
cobalto
,
palladio
a
flusso
continuo
.
La
penisola
di
Taimyr
-
dove
si
trova
Norilsk
-
era
gia
'
stata
percorsa
dagli
esploratori
russi
nel
XV
secolo
:
ma
solo
negli
anni
Venti
,
un
team
di
geologi
capitanati
da
un
certo
Urvantev
scoprira
'
nella
periferia
siderale
del
mondo
quegli
enormi
,
preziosi
giacimenti
.
+
il
giugno
del
'
35
quando
Stalin
,
che
ha
gia
'
fatto
rinchiudere
nei
campi
di
concentramento
dei
gulag
milioni
di
persone
,
decide
che
non
potrebbe
esserci
posto
migliore
di
Norilsk
per
edificare
il
socialismo
e
"
correggere
"
e
raddrizzare
l
'
uomo
secondo
il
modello
sovietico
.
Si
calcola
che
almeno
350
mila
lavoratori
,
in
gran
parte
detenuti
o
prigionieri
di
guerra
,
abbiano
faticato
a
sangue
nel
"
favoloso
"
kombinat
siberiano
durante
gli
anni
della
dittatura
stalinista
:
e
non
sembra
gonfiato
il
dato
che
fissa
a
17
mila
i
morti
sul
lavoro
.
Ma
quale
morte
!
Le
cronache
del
tempo
e
i
brandelli
di
testimonianze
dei
pochi
,
pochissimi
sopravvissuti
o
della
gente
del
luogo
che
si
possono
ancora
raccogliere
per
strada
fanno
rabbrividire
e
raggelano
il
sangue
non
meno
del
freddo
che
-
a
40
o
50
gradi
sotto
zero
-
era
alla
fine
il
grande
,
inconsapevole
carnefice
degli
ergastolani
di
Norilsk
,
gia
'
morti
prima
di
morire
.
Norilsk
era
solo
un
piccolo
punto
nero
nel
bianco
della
tundra
spazzata
dal
vento
;
o
un
fuoco
di
bivacco
sempre
acceso
nella
lunga
notte
polare
.
Raggiungerla
era
quasi
impossibile
,
un
'
impresa
da
esploratori
.
Ne
'
strade
ne
'
treni
.
La
maggior
parte
dei
deportati
veniva
scaricata
nel
porticciolo
di
Dudinka
,
alla
foce
dello
Jenisei
e
da
li
'
,
come
una
gran
mandria
,
avviata
verso
le
miniere
,
cento
chilometri
a
est
.
Un
cammino
che
Sofia
Jakovlevna
Diner
,
un
'
anziana
signora
tedesca
del
Volga
,
conosce
molto
bene
.
"
Dopo
l
'
arresto
-
racconta
-
mi
mandarono
in
Siberia
.
Lavorai
per
mesi
di
pala
e
piccone
alla
costruzione
della
ferrovia
Dudinka
-
Norilsk
:
e
Dio
sa
quante
volte
feci
a
piedi
quei
cento
chilometri
.
Un
freddo
bestiale
.
I
cavalli
stramazzavano
a
terra
.
Morivano
piu
'
in
fretta
degli
uomini
"
.
"
Metallo
a
ogni
costo
"
,
urlano
i
gerarchi
del
Cremlino
nell
'
antivigilia
della
Seconda
Guerra
Mondiale
.
Nel
'
39
,
il
grande
kombinat
"
Norilsk
-
Nickel
"
e
'
gia
'
in
piena
funzione
e
necessita
di
un
numero
sempre
maggiore
di
schiavi
,
che
vengono
da
ogni
parte
:
i
20
-
30
mila
dei
primi
anni
diventano
100
-
140
mila
dopo
il
'
50
.
Molti
sbarcavano
stremati
a
Dudinka
dopo
aver
affrontato
la
furia
dei
mari
artici
su
decrepiti
battelli
attrezzati
a
malapena
per
la
pesca
a
rete
.
C
'
e
'
nel
bellissimo
libro
"
Siberia
"
,
di
Benson
Bobrick
,
l
'
agghiacciante
testimonianza
di
K
.
Stajner
,
uno
dei
pochi
sopravvissuti
all
'
olocausto
siberiano
,
che
scende
da
un
mercantile
insieme
ad
altri
"
4
mila
disperati
"
.
Sono
intirizziti
,
affamati
e
anche
oscenamente
sporchi
:
perche
'
,
durante
una
tempesta
,
i
barili
pieni
di
escrementi
e
d
'
urina
si
sono
rovesciati
,
inondandoli
.
+
impossibile
,
visitando
ora
i
poderosi
impianti
del
"
Norilsk
-
Nickel
"
,
cancellare
con
un
colpo
di
spugna
dalla
memoria
le
tappe
della
sua
tetra
infanzia
e
angosciosa
adolescenza
:
quando
si
facevano
i
turni
di
12
ore
anche
nella
bufera
,
con
soli
10
minuti
d
'
intervallo
per
scaldarsi
le
mani
;
quando
,
se
non
rispettavi
i
ritmi
di
produzione
e
le
quote
fissate
dai
capi
,
ti
mettevano
al
muro
,
cosi
'
che
il
cimitero
del
kombinat
,
con
circa
30
esecuzioni
al
giorno
,
era
piu
'
grande
di
quello
di
una
metropoli
;
quando
tale
era
la
fame
che
la
notte
ti
alzavi
per
acchiappare
i
topi
della
baracca
e
cucinarli
di
nascosto
in
un
barattolo
;
quando
ti
mozzavi
le
dita
congelate
con
un
colpo
di
scure
sperando
in
qualche
giorno
di
riposo
in
infermeria
:
quando
i
delinquenti
comuni
uccidevano
i
detenuti
politici
(
piu
'
di
400
omicidi
in
un
solo
inverno
)
per
andare
sotto
processo
e
uscire
dal
campo
...
E
via
coi
ricordi
,
uno
piu
'
straziante
dell
'
altro
.
Ma
accanto
agli
zeks
(
i
contadini
piu
'
poveri
fuggiti
dai
kolkhoz
)
,
ai
cosiddetti
kulaki
agricoltori
benestanti
,
ai
pastori
baskiri
,
tartari
e
kirghisi
,
agli
anarchici
,
agli
spiriti
deboli
sentimentali
,
agli
intellettuali
delusi
e
nostalgici
del
Secolo
d
'
Argento
,
che
subivano
la
punizione
come
una
calamita
'
naturale
,
c
'
era
anche
una
compagine
esigua
di
giovani
esaltati
,
teste
calde
e
stakanovisti
:
convinti
,
questi
ultimi
,
che
la
Siberia
,
piu
'
di
ogni
altra
regione
,
avrebbe
fatto
da
trampolino
all
'
Urss
per
il
suo
triplo
salto
mortale
"
dall
'
aratro
alla
bomba
atomica
"
nel
circo
vero
della
storia
.
Intanto
,
i
ragionieri
del
Cremlino
potevano
gia
'
annotare
,
nei
loro
brogliacci
,
che
il
contributo
del
kombinat
polare
alle
spese
di
guerra
era
stato
di
13
miliardi
e
mezzo
di
rubli
,
piu
'
"
un
'
immensa
quantita
'
di
oro
,
argento
,
platino
"
.
Sara
'
difficile
,
a
questo
punto
,
negare
a
Norilsk
un
ruolo
storico
(
positivo
o
negativo
)
negli
ultimi
60
anni
dell
'
epopea
russo
-
sovietica
;
ne
'
sottrarla
alla
definizione
,
pertinente
,
cucitale
addosso
da
tempo
,
di
"
dinosauro
dell
'
industrializzazione
forzata
staliniana
"
.
Privatizzato
dopo
la
dissoluzione
del
soviet
-
impero
,
il
dinosauro
"
Norilsk
-
Nickel
"
e
'
ora
un
maxicomplesso
minerario
-
siderurgico
a
gestione
mista
col
governo
federale
,
che
detiene
tra
l
'
altro
il
primato
assoluto
per
la
produzione
del
nichel
nel
mondo
:
inoltre
,
le
sue
fauci
sprigionano
a
getto
continuo
il
58
%
del
rame
estratto
in
Russia
,
l
'
80
%
del
cobalto
,
il
100
%
del
platino
.
Una
mammella
cosi
'
turgida
,
tenuta
al
fresco
nel
gelo
polare
,
non
poteva
lasciare
indifferente
un
uomo
d
'
affari
come
Vladimir
Potatin
,
incontrastato
protagonista
nel
processo
di
trasformazione
dell
'
economia
e
della
finanza
post
-
sovietiche
:
e
nel
'
95
,
con
260
milioni
di
dollari
(
480
miliardi
di
lire
)
,
si
aggiudica
attraverso
la
sua
banca
-
la
Oneximbank
-
il
51
%
delle
azioni
del
colosso
.
Secondo
un
dato
recente
(
che
pero
'
altri
contraddicono
allargando
le
cifre
)
,
i
dipendenti
del
kombinat
sarebbero
oggi
88
mila
:
56
mila
adetti
alla
produzione
diretta
nelle
5
miniere
e
nelle
fabbriche
;
il
resto
-
32
mila
-
impegnato
nei
servizi
ausiliari
,
amministrativi
e
sociali
di
supporto
.
Il
dinosauro
non
riposa
mai
.
Giorno
e
notte
,
24
ore
su
24
,
il
suo
gran
ventre
rumina
e
brontola
e
infine
espelle
tonnellate
di
materia
insieme
ai
vapori
insani
e
velenosi
dell
'
intestino
:
ma
le
statistiche
informano
che
dal
'
95
in
poi
la
produzione
e
'
calata
fino
a
quasi
il
40
%
rispetto
all
'
89
.
"
Ora
pero
'
-
dice
il
sindaco
di
Norilsk
,
Yuri
Malanin
-
c
'
e
'
stata
una
grande
ripresa
,
sia
nell
'
industria
che
sul
piano
sociale
:
qui
si
vive
meglio
che
in
altre
zone
della
Russia
,
ne
sono
certo
"
.
Parte
della
manodopera
viene
fornita
dai
detenuti
,
1500
in
tutto
,
segregati
in
una
prigione
che
sorge
all
'
interno
del
kombinat
,
suddiviso
a
sua
volta
in
due
ali
:
quella
residenziale
,
dove
vivono
,
mangiano
e
dormono
;
e
quella
del
lavoro
,
agganciate
a
fornaci
e
fonderie
,
oltre
che
ai
piu
'
salubri
laboratori
di
falegnameria
.
Sottoposti
a
regimi
piu
'
o
meno
gravi
a
seconda
delle
condanne
,
nessuno
per
fortuna
e
'
piu
'
accusato
di
violazione
dell
'
articolo
58
(
"
attivita
'
antisovietiche
"
)
che
permise
a
Stalin
di
mandare
in
galera
milioni
di
innocenti
.
I
turni
,
adesso
,
sono
regolari
e
,
dopo
i
turni
,
c
'
e
'
la
mensa
che
-
sento
dire
-
e
'
buona
,
calda
,
abbondante
.
Nel
tempo
libero
hanno
ritagliato
e
dipinto
dei
pannelli
per
una
chiesuola
interna
,
dove
saranno
celebrati
i
loro
riti
.
Hanno
anche
affrescato
la
propria
speranza
in
un
murale
su
cui
sta
scritto
:
ricordati
,
ti
aspettiamo
a
casa
.
Sessant
'
anni
prima
,
negli
stessi
androni
,
i
prigionieri
davano
la
caccia
ai
topi
per
mangiarseli
.
La
peculiarita
'
di
Norilsk
,
suggeriscono
all
'
Associazione
dei
brigadieri
,
puo
'
essere
spiegata
in
due
parole
:
la
favolosa
ricchezza
del
sottosuolo
e
,
per
contrasto
,
il
rigore
estremo
di
un
clima
da
renderne
quasi
impossibile
lo
sfruttamento
da
parte
dell
'
uomo
.
Quasi
...
"
Vede
-
mi
dice
il
brigadiere
(
che
in
loco
va
tradotto
semplicemente
come
capo
-
fabbrica
)
Michail
Zastrjalin
-
,
quando
alla
fine
degli
anni
Cinquanta
furono
chiusi
i
campi
di
lavoro
forzati
,
le
nostre
miniere
hanno
continuato
a
lavorare
,
come
e
piu
'
di
prima
.
Era
il
Klondyke
della
Siberia
.
La
manodopera
non
e
'
mai
mancata
.
Una
marea
di
gente
,
tra
il
'
60
e
il
'
70
.
Venivano
dalla
Russia
Centrale
,
dall
'
Ucraina
,
dal
Caucaso
.
I
giovani
firmavano
un
contratto
per
3
anni
...
ma
finivano
col
restarci
,
per
sempre
.
Il
salario
era
alto
,
anche
sette
volte
tanto
quello
che
si
percepiva
altrove
,
per
lo
stesso
mestiere
"
.
Certo
,
dopo
il
trattamento
disumano
imposto
dai
gulag
,
il
contratto
offerto
dal
kombinat
col
suo
bel
corredo
di
garanzie
doveva
sembrare
estremamente
seducente
:
la
pensione
a
40
anni
per
le
donne
,
a
45
per
gli
uomini
,
le
vacanze
parzialmente
pagate
,
i
tre
mesi
di
ferie
all
'
anno
che
diventano
sei
ogni
due
anni
,
l
'
appartamento
...
"
Ma
nessuno
regalava
niente
a
nessuno
-
avverte
l
'
amico
brigadiere
decorandomi
con
la
medaglietta
del
Norilsk
-
Nickel
-
perche
'
i
disagi
erano
e
sono
tremendi
:
la
temperatura
che
scende
anche
sotto
i
40
,
la
notte
polare
che
dura
sei
mesi
,
il
cielo
che
piove
anidride
solforosa
e
altri
veleni
,
la
solitudine
,
le
malattie
,
lo
spauracchio
dell
'
eta
'
media
a
50
anni
.
Insomma
,
com
'
e
'
che
dite
voi
dalle
vostre
parti
?
Il
buco
del
culo
del
mondo
,
ecco
"
.
Quello
dei
pensionati
,
ammette
Tatiana
Bockareva
(
assessore
al
Comune
)
,
"
e
'
il
nostro
problema
piu
'
grave
"
.
Era
nei
patti
che
,
fatta
l
'
ultima
discesa
agli
inferi
dopo
15
o
20
anni
di
lavoro
,
i
dipendenti
del
kombinat
dovessero
essere
messi
in
condizione
di
trasferirsi
in
localita
'
del
centro
e
del
sud
,
dove
il
clima
e
'
piu
'
mite
.
Ma
i
soldi
non
ci
sono
.
La
compagnia
avrebbe
chiesto
alla
Banca
Mondiale
un
prestito
di
500
milioni
di
dollari
(
oltre
900
miliardi
di
lire
)
per
risistemare
,
nella
Russia
centrale
,
50
mila
pensionati
.
Un
solo
pensionato
costa
al
kombinat
e
al
Comune
,
che
intendono
liberarsene
,
10
mila
dollari
.
E
nel
'
95
,
il
totale
della
spesa
sostenuta
per
i
servizi
sociali
a
favore
di
Norilsk
e
delle
due
citta
'
satelliti
,
Talmakh
e
Kenerkan
(
popolazione
:
281
mila
abitanti
)
,
e
'
lievitato
fino
a
327
milioni
di
dollari
.
Camminando
lungo
il
vialone
centrale
(
Leninsky
Prospect
)
tra
palazzi
tutti
uguali
di
10
piani
,
costruiti
negli
anni
Quaranta
(
ma
ai
turisti
mostrano
la
prima
casa
di
legno
,
abitata
dai
geologi
)
,
o
scendendo
lungo
il
lago
artificiale
che
separa
l
'
industria
dai
quartieri
residenziali
e
fuma
in
superficie
come
bollisse
,
hai
l
'
impressione
di
una
relativa
agiatezza
,
se
non
di
benessere
.
In
qualche
modo
,
dopo
gli
anni
truci
dello
stalinismo
,
il
kombinat
ha
infuso
nella
citta
'
un
senso
di
sicurezza
.
Anche
troppa
,
avrebbe
fatto
notare
tempo
fa
un
dirigente
dell
'
azienda
,
Budargin
,
quando
ha
ricordato
che
l
'
operaio
di
Norilsk
"
era
abituato
a
pensare
che
lo
Stato
gli
dava
la
sveglia
,
lo
nutriva
e
lo
metteva
a
letto
rimboccandogli
le
coperte
"
.
Ma
c
'
e
'
l
'
altra
faccia
della
medaglia
,
che
sfugge
al
viaggiatore
frettoloso
,
nella
quale
si
riflettono
vicende
amare
e
dolorose
,
storie
di
solitudine
,
alienazione
,
alcolismo
,
droga
,
incesti
,
demenza
,
follia
suicida
.
Un
risvolto
inevitabile
,
comune
a
tutte
le
citta
'
di
frontiera
.
Ma
certamente
si
riferiva
soprattutto
all
'
inquinamento
e
alle
sue
conseguenze
Andrej
Samokhin
,
portavoce
della
Nickel
,
quando
ha
detto
che
"
questo
luogo
"
era
stato
costruito
"
per
lavorare
,
non
per
viverci
"
.
+
sotto
il
peso
di
questa
scomoda
eredita
'
che
tenta
ora
di
muoversi
il
sindaco
di
Norilsk
,
Yuri
Malanin
:
"
Certo
-
ammette
-
non
e
'
facile
gestire
l
'
amministrazione
di
una
citta
'
dove
si
consiglia
alle
donne
di
andare
a
partorire
altrove
,
se
vogliono
i
figli
sani
.
Ai
tempi
dell
'
Urss
non
si
preoccupavano
di
queste
cose
.
Ma
ora
dobbiamo
pensarci
.
Abbiamo
gia
'
stanziato
20
milioni
di
dollari
per
l
'
acquisto
di
impianti
nuovi
,
in
grado
di
ridurre
le
esalazioni
venefiche
"
.
Con
questo
,
cento
altri
problemi
saranno
affrontati
che
Mosca
aveva
sinora
ignorato
,
perche
'
periferici
:
e
c
'
e
'
da
scommettere
che
da
molte
parti
si
guardera
'
a
Norilsk
per
scoprire
a
quale
strategia
fara
'
ricorso
una
grande
industria
per
liberarsi
dall
'
eredita
'
sovietica
.
"
Dovremo
agire
da
soli
-
dice
Tatiana
-
,
perche
'
,
da
quando
e
'
crollata
l
'
Urss
,
il
governo
federale
non
si
e
'
mai
interessato
a
noi
"
.
Non
sono
mancate
crisi
,
nel
kombinat
,
che
si
sono
tradotte
in
agitazioni
e
scioperi
e
ancor
oggi
si
contano
in
zona
11
mila
disoccupati
.
Cio
'
che
invece
resta
inspiegabile
e
'
come
mai
,
nonostante
la
temperatura
,
la
poverta
'
,
l
'
isolamento
,
il
buio
per
sei
mesi
sulla
calotta
artica
,
non
si
sia
ancora
spezzato
il
rapporto
affettivo
che
lega
la
gente
-
soprattutto
i
giovani
-
alla
citta
'
.
"
Veramente
una
spiegazione
c
'
e
'
-
dice
Natalia
Lylina
,
vicesindaco
,
bella
elegante
signora
che
si
e
'
molto
prodigata
per
facilitare
l
'
inchiesta
-
:
quasi
tutto
cio
'
che
lei
vede
e
tocca
e
'
stato
fatto
dagli
"
ergastolani
"
di
Stalin
.
Fra
di
loro
c
'
erano
artisti
,
scrittori
,
musicisti
,
architetti
che
,
prima
di
morire
(
le
loro
ossa
affiorano
ancora
adesso
,
nei
campi
,
dopo
lo
sgelo
)
,
hanno
inoculato
in
noi
questo
germe
culturale
.
E
cosi
'
oggi
abbiamo
teatri
,
scuole
di
musica
e
di
danza
,
auditorium
,
accademie
d
'
arte
:
tutto
per
i
nostri
ragazzi
"
.
Natalia
Lylina
parte
per
Mosca
e
noi
trascorriamo
l
'
ultima
serata
a
Norilsk
in
compagnia
del
passato
.
Il
passato
si
chiama
Jadviga
Vikentjivna
Malevic
e
ha
le
sembianze
di
una
gentile
signora
polacca
,
fragile
,
i
lineamenti
finissimi
come
disegnati
da
un
pastello
.
Ha
conosciuto
per
10
anni
l
'
inferno
della
miniera
e
guardandola
adesso
uno
si
chiede
come
abbia
potuto
sopravvivere
,
con
quel
fisico
.
Dietro
c
'
e
'
la
storia
d
'
una
ragazza
polacca
,
romantica
e
ribelle
:
"
Fui
arrestata
a
Varsavia
nel
'
45
-
racconta
-
,
avevo
18
anni
.
Ero
scesa
in
strada
per
manifestare
contro
i
soldati
dell
'
Urss
che
spadroneggiavano
a
casa
nostra
.
Arrestarono
anche
molti
uomini
in
quell
'
occasione
,
intellettuali
soprattutto
,
finimmo
in
Siberia
...
Questa
citta
'
e
'
stata
costruita
su
un
mare
di
ossa
umane
.
Mi
mandarono
anche
a
spalare
,
nella
strada
che
porta
alla
fabbrica
del
rame
c
'
e
'
anche
un
po
'
del
mio
sudore
...
"
.
Liberata
nella
seconda
meta
'
degli
anni
Cinquanta
,
viene
ufficialmente
riabilitata
il
30
marzo
del
'
57
.
Nel
frattempo
ha
sposato
il
suo
carceriere
che
era
"
gentile
"
e
che
l
'
ha
lasciata
vedova
,
con
un
figlio
.
Ora
ci
mostra
le
foto
di
quand
'
era
giovane
,
e
'
quasi
uguale
il
colore
dei
capelli
avendo
da
tempo
cosparso
la
canizie
di
una
leggera
polvere
d
'
oro
.
Dice
:
"
Quant
'
era
bella
Varsavia
prima
della
guerra
,
sapesse
...
Ho
avuto
una
giovinezza
splendida
"
.
(
2
-
Continua
.
La
prima
puntata
e
'
stata
pubblicata
il
27
ottobre
)
StampaQuotidiana ,
Gli
ultimi
avvenimenti
di
Bulgaria
,
di
Germania
e
di
Spagna
ci
mettono
sulla
via
di
scoprire
le
analogie
e
le
differenze
che
corrono
fra
i
vari
fascismi
allogeni
e
il
Fascismo
italiano
.
Carattere
comune
di
ogni
movimento
fascista
in
Europa
è
la
restaurazione
del
principio
d
'
autorità
non
solamente
contro
la
rivoluzione
comunista
,
ma
anche
contro
la
inettitudine
dei
governi
democratici
e
liberali
.
Carattere
particolare
del
Fascismo
italiano
è
di
essere
l
'
espressione
di
una
nuova
classe
politica
generata
dalla
guerra
vittoriosa
;
mentre
altrove
sono
gli
elementi
,
più
o
meno
vitali
,
di
antiche
aristocrazie
,
che
scendono
in
campo
contro
il
regime
della
socialdemocrazia
.
Ciò
vale
nei
riguardi
dell
'
Europa
,
poiché
per
quello
che
riguarda
l
'
America
la
situazione
è
inversa
.
Anche
il
Kuk
-
kluk
-
clan
può
essere
considerato
come
un
movimento
analogo
al
Fascismo
.
Analogo
,
ma
antitetico
.
In
quella
setta
rivive
il
fanatismo
religioso
degli
antichi
puritani
.
Spirito
anglosassone
,
protestante
,
antilatino
,
anticattolico
,
antiromano
e
quindi
antifascista
.
Pure
,
come
gli
estremi
si
toccano
,
anche
il
Kuk
-
kluk
-
clan
è
autoritario
nei
suoi
metodi
e
nella
sua
finalità
.
Sorto
anch
'
esso
nell
'
atmosfera
spirituale
del
dopo
-
guerra
,
le
sue
file
si
compongono
di
uomini
nuovi
,
rimasti
fino
ad
oggi
estranei
alla
politica
.
Le
sue
falangi
incappucciate
di
bianco
muovono
all
'
assalto
della
classe
di
speculatori
che
spadroneggia
nella
vita
pubblica
americana
,
così
come
le
camicie
nere
mossero
all
'
assalto
degli
speculatori
che
dominavano
nel
regime
parlamentare
italiano
.
Non
è
lecito
profetare
se
a
un
tale
movimento
possa
arridere
nell
'
avvenire
il
successo
,
ma
in
ogni
modo
le
ultime
elezioni
hanno
mostrato
come
non
valgono
le
facili
ironie
a
sminuirne
la
forza
e
l
'
importanza
.
Siano
di
fronte
a
una
forza
ostile
,
senza
dubbio
,
all
'
Italia
,
ma
è
una
forza
con
la
quale
bisognerà
forse
un
giorno
fare
i
conti
.
Agli
antipodi
degli
Stati
Uniti
,
è
,
anche
spiritualmente
,
la
Spagna
.
Le
indimenticabili
manifestazioni
di
questi
giorni
hanno
dimostrato
che
la
fraternità
latina
non
è
una
vuota
parola
.
Lo
spirito
che
animò
la
restaurazione
spagnola
guidata
dal
generale
Primo
De
Rivera
,
e
il
fine
a
cui
essa
tende
sono
identici
a
quelli
del
Fascismo
;
ma
,
data
la
diversa
evoluzione
storica
dei
due
paesi
,
come
bene
fece
osservare
nel
suo
discorso
il
nostro
Presidente
,
i
metodi
non
potevano
essere
gli
stessi
.
Il
metodo
della
insurrezione
militare
,
coronata
da
una
dittatura
,
è
tipico
nella
storia
di
Spagna
.
Le
guerre
contro
Napoleone
crearono
ivi
la
potenza
politica
del
corpo
degli
ufficiali
.
Dall
'
esercito
fu
fatta
la
rivoluzione
del
1820
,
che
servì
di
modello
alle
successive
rivoluzioni
italiane
.
I
moti
piemontesi
e
napoletani
del
'21
furono
inaugurati
in
nome
della
«
costituzione
di
Spagna
»
.
Ma
nella
penisola
iberica
ogni
nuova
costituzione
finì
sempre
per
ridursi
al
potere
di
un
solo
.
Nel
diciannovesimo
secolo
,
la
Spagna
fu
effettivamente
governata
da
quattro
dittatori
militari
:
Espartero
,
Narvaez
,
O
'
Donnel
e
Serrano
.
La
dittatura
De
Rivera
è
quindi
da
una
parte
il
ritorno
a
una
tradizione
che
col
regno
di
Alfonso
XIII
pareva
interrotta
;
ma
dall
'
altra
parte
non
manca
nella
restaurazione
spagnola
l
'
elemento
nuovo
.
Le
insurrezioni
militari
dello
scorso
secolo
erano
ispirate
dalla
massoneria
,
mentre
il
colpo
di
Stato
attuale
è
fatto
in
nome
della
tradizione
cattolica
.
Inoltre
,
accanto
all
'
elemento
dell
'
armata
regolare
,
già
agiscono
formazioni
volontarie
analoghe
alla
milizia
fascista
:
i
'
somaten
.
Alle
prime
notizie
del
pronunciamento
,
ricordo
,
una
vecchia
gentildonna
legittimista
si
rallegrava
con
me
perché
la
restaurazione
si
fosse
compiuta
in
Spagna
senza
l
'
aiuto
di
«
tutti
quei
ragazzi
»
organizzati
nelle
file
dello
squadrismo
.
Io
non
risposi
.
Come
farle
comprendere
che
proprio
in
quella
spontanea
fioritura
di
ragazzi
armati
era
posto
l
'
avvenire
,
la
grandezza
,
la
forza
della
nazione
?
La
Spagna
potrà
rinnovarsi
sul
modello
dell
'
Italia
solo
se
all
'
iniziativa
del
capo
corrisponderà
lo
slancio
unanime
e
il
consenso
delle
nuove
generazioni
.
Il
più
importante
fra
i
movimenti
affini
al
Fascismo
in
Europa
,
è
certo
quello
tedesco
.
Importa
quindi
esaminare
per
quali
ragioni
,
a
differenza
di
quanto
avvenne
in
Italia
ed
in
Spagna
,
la
restaurazione
tedesca
è
per
due
volte
di
seguito
fallita
.
Si
afferma
in
parte
il
vero
,
dicendo
che
un
popolo
vinto
come
la
Germania
non
può
aspirare
ai
destini
di
una
nazione
vittoriosa
come
l
'
Italia
.
La
vittoria
è
un
tonico
potentissimo
per
l
'
anima
nazionale
.
Pure
,
anche
la
sconfitta
,
piombata
sul
capo
di
un
popolo
sano
,
può
determinare
una
vigorosa
e
salutare
reazione
.
Ricordiamo
il
meraviglioso
esempio
di
fermezza
che
diede
la
popolazione
italiana
all
'
indomani
di
Caporetto
;
e
per
non
uscire
dalla
storia
germanica
,
Steni
ed
Hardenberg
iniziarono
la
ricostruzione
della
potenza
prussiana
all
'
indomani
del
disastro
napoleonico
.
Ma
i
costruttori
non
possono
essere
gli
stessi
uomini
che
condussero
la
nazione
al
disastro
.
Quale
fiducia
può
avere
il
popolo
nei
capi
che
,
pur
dopo
aver
dato
splendidi
esempi
di
resistenza
e
di
valore
,
dovettero
chinare
la
schiena
di
fronte
alle
imposizioni
del
nemico
?
Ora
la
restaurazione
,
sia
in
Prussia
che
in
Baviera
,
è
caldeggiata
proprio
da
quella
classe
politica
che
la
retorica
dell
'
anteguerra
designava
col
nome
di
«
militarismo
prussiano
»
o
germanico
.
Classe
che
ebbe
anche
i
suoi
meriti
e
che
forse
non
ha
ancora
esaurita
la
sua
missione
,
ma
di
cui
nessuno
può
negare
la
imperdonabile
deficienza
di
senso
politico
.
I
teorici
del
liberalismo
attribuiscono
questa
deficienza
al
sistema
di
governo
semiassoluto
,
proprio
dell
'
impero
avanti
la
guerra
:
io
propendo
a
vedere
in
ciò
un
difetto
essenziale
della
razza
.
La
social
-
democrazia
nel
dopoguerra
non
ha
infatti
mostrato
,
di
fronte
al
problema
delle
riparazioni
,
maggiore
accorgimento
di
quello
di
cui
diede
prova
,
ai
suoi
giorni
,
la
diplomazia
del
Kaiser
.
Svalutare
la
moneta
dello
stato
per
non
pagare
i
debiti
del
nemico
è
un
poco
adottare
il
sistema
quel
marito
che
si
evirò
per
fare
un
dispetto
alla
moglie
!
Ma
la
restaurazione
in
Germania
ha
incontrato
due
ostacoli
,
che
il
generale
Primo
De
Rivera
non
trovò
sul
suo
cammino
:
la
plutocrazia
e
la
costituzione
federale
.
Il
parlamentarismo
è
la
soprastruttura
politica
della
plutocrazia
moderna
.
In
Spagna
,
paese
,
tranne
Barcellona
,
scarsamente
industriale
,
non
poteva
quindi
formarsi
una
forte
classe
parlamentare
.
Il
parlamentarismo
spagnolo
ha
così
lievi
radici
nella
vita
del
paese
,
che
in
ogni
epoca
della
storia
,
bastò
un
soffio
per
spazzarlo
via
.
In
Germania
,
invece
,
l
'
industrializzazione
creò
una
potente
oligarchia
finanziaria
,
naturale
alleata
della
demagogia
.
Sembra
che
in
questa
oligarchia
gli
israeliti
abbiano
gran
parte
:
onde
si
spiega
l
'
antisemitismo
dei
partiti
nazionali
;
antisemitismo
,
aggiungiamo
,
che
in
Italia
non
ha
per
ora
ragione
di
esistere
.
Quanto
al
federalismo
che
il
partito
popolare
,
sotto
la
maschera
del
decentramento
,
vorrebbe
regalare
anche
a
noi
il
popolo
tedesco
paga
oggi
le
spese
della
secolare
rivalità
fra
Prussia
e
Baviera
.
L
'
opera
di
Bismark
è
in
pericolo
.
La
Germania
tende
a
ricadere
nel
caos
del
Sacro
Romano
Impero
:
con
questo
in
peggio
che
manca
,
come
perno
centrale
,
l
'
imperatore
.
Si
intuisce
che
la
restaurazione
sarebbe
molto
più
agevole
,
qualora
avesse
da
battere
un
solo
governo
,
mentre
attualmente
essa
si
trova
di
fronte
un
'
idra
dalle
molte
teste
...
La
storia
non
si
ripete
,
ma
è
interessante
notare
qui
una
analogia
con
la
fallita
restaurazione
monarchica
in
Francia
all
'
indomani
del
'70
.
Allora
il
disaccordo
fra
orlèanisti
e
legittimisti
salvò
la
repubblica
,
come
oggi
l
'
ha
salvata
il
disaccordo
fra
i
seguaci
di
Ruprecht
e
quelli
di
Guglielmo
di
Hohenzollern
.
E
Ludendorff
,
nella
sua
goffagine
,
ha
qualcosa
del
Mac
Mahon
.
Tuttavia
,
anche
in
Germania
vi
è
oggi
qualche
elemento
nuovo
:
questo
è
dato
in
gran
parte
dai
seguaci
di
Hitler
.
Ma
il
putch
ha
rivelato
che
dei
socialnazionalisti
si
erano
esagerate
le
forze
.
La
parte
da
essi
sostenuta
nel
tentativo
di
restaurazione
è
secondaria
.
Lo
sforzo
principale
è
stato
fatto
,
come
in
Spagna
,
dall
'
esercito
regolare
;
quando
questo
,
per
il
noto
dissidio
,
si
è
ritirato
,
il
piccolo
manipolo
dei
volontari
si
è
disperso
.
Quale
differenza
dalla
grandiosa
organizzazione
dello
squadrismo
italiano
!
Qui
è
tutto
un
popolo
,
tutta
la
gioventù
della
nazione
che
sorge
in
armi
.
La
rivoluzione
non
è
certo
stata
fatta
contro
l
'
esercito
regolare
,
ma
indipendentemente
da
esso
.
Questa
è
l
'
originalità
della
Marcia
su
Roma
.
Il
Fascismo
ha
così
realizzato
quanto
di
vero
è
in
fondo
all
'
erronea
teoria
della
sovranità
popolare
.
Quando
una
classe
dirigente
ha
esaurito
il
suo
compito
,
una
nuova
aristocrazia
sorge
su
dal
seno
inesausto
del
popolo
.
Le
rivoluzioni
si
fanno
dal
basso
in
alto
.
Il
fenomeno
della
circolazione
sociale
è
ben
raffigurato
nel
mito
di
Ercole
in
lotta
col
gigante
Anteo
:
il
quale
,
ogni
volta
che
sentiva
mancarsi
le
forze
,
le
ritrovava
,
toccando
con
le
spalle
la
terra
.