StampaQuotidiana ,
Juhani
morì
il
7
marzo
mentre
tornava
a
Inari
con
la
sua
pulca
.
Morì
per
strada
e
la
renna
forse
nemmeno
se
ne
avvide
.
Quando
arrivò
a
Utsamo
,
a
cinque
chilometri
dal
villaggio
e
dalla
chiesa
,
i
compagni
lo
condussero
su
quella
stessa
pulca
al
cimitero
e
qui
lo
interrarono
.
L
'
orazione
funebre
fu
questa
:
"
Ti
ringraziamo
,
nostro
Signore
,
di
avere
fatto
morire
Juhani
ora
che
è
inverno
.
Se
fosse
morto
d
'
estate
,
quando
le
renne
pascolano
e
le
pulche
sono
ferme
,
avremmo
dovuto
lasciarlo
nella
foresta
coperto
di
rami
e
di
foglie
,
eppoi
aspettare
che
la
neve
tornasse
a
cadere
per
dare
al
suo
corpo
il
dovuto
riposo
"
.
Io
non
ho
le
statistiche
precise
,
ma
credo
che
Juhani
sia
l
'
unico
lappone
morto
in
questa
guerra
.
In
suo
onore
non
è
stato
elevato
nessun
monumento
.
Quando
i
Russi
cominciarono
a
calare
da
Petsamo
,
l
'
unica
misura
che
i
lapponi
presero
fu
quella
di
aggiungere
una
traduzione
in
russo
ai
cartelli
appesi
agli
alberi
della
foresta
che
dicevano
:
"
Per
piacere
,
fate
attenzione
a
non
buttare
fiammiferi
né
altra
roba
che
brucia
nel
bosco
,
specialmente
quando
il
bosco
è
secco
.
Soltanto
in
questo
modo
potremo
salvarci
dagli
incendi
"
.
I
lapponi
non
odiano
-
e
forse
non
amano
-
nessuno
.
Solo
Juhani
aveva
contro
i
Russi
un
fatto
personale
per
via
di
una
certa
storia
che
gli
aveva
raccontato
suo
nonno
.
La
storia
era
questa
:
un
giorno
un
Russo
venne
a
stabilirsi
nel
distretto
di
Inari
e
dichiarò
che
avrebbe
messo
su
un
branco
di
renne
.
I
lapponi
dei
dintorni
che
possedevano
anche
loro
dei
branchi
,
in
ognuno
dei
quali
le
renne
erano
segnate
da
un
tatuaggio
speciale
all
'
orecchio
,
chiesero
al
Russo
di
far
sapere
alla
collettività
qual
era
il
tatuaggio
che
egli
intendeva
adottare
per
riconoscere
le
renne
sue
quando
erano
al
pascolo
con
le
altre
.
Il
Russo
rispose
che
le
renne
sue
si
sarebbero
riconosciute
perché
lui
le
orecchie
gliele
avrebbe
addirittura
tagliate
.
I
lapponi
non
trovarono
nulla
da
ridire
.
Però
nei
tempi
che
seguirono
avvenne
che
ora
a
uno
ora
all
'
altro
branco
una
renna
ogni
giorno
mancava
,
mentre
il
branco
del
Russo
aumentava
proprio
di
una
renna
al
giorno
.
Allora
i
lapponi
cominciarono
a
pensare
e
dopo
aver
pensato
bene
bene
il
Russo
finì
in
prigione
.
Juhani
si
ricordava
di
questa
storia
e
per
questo
odiava
i
Russi
e
per
questo
quando
i
Russi
cominciarono
a
calare
da
Nord
si
arruolò
nei
cacciatori
di
capitan
Pajakka
.
Egli
venne
al
campo
con
la
sua
renna
,
la
sua
pulca
e
il
suo
cane
.
E
con
la
renna
,
la
pulca
e
il
cane
cominciò
a
fare
la
guerra
.
Delle
gesta
di
Juhani
non
è
rimasto
gran
ricordo
,
ma
solo
delle
sue
storie
.
Juhani
sapeva
mille
storie
e
sapeva
raccontarle
.
Sapeva
per
esempio
la
storia
del
primo
cane
diventato
amico
dell
'
uomo
.
Questo
avvenne
molti
e
molti
anni
fa
,
quando
nemmeno
il
nonno
di
Juhani
era
nato
.
Il
cane
era
allora
un
animale
feroce
e
cacciava
nel
bosco
insieme
al
lupo
.
Poi
il
lupo
lo
scacciò
e
allora
il
cane
,
che
da
solo
non
sapeva
cacciare
,
divenne
il
paria
degli
altri
animali
più
forti
e
viveva
dei
resti
delle
loro
prede
.
Però
un
giorno
esso
incontrò
nel
bosco
un
lappone
che
cercava
di
riunire
il
suo
branco
di
renne
e
non
ci
riusciva
.
Il
cane
si
offrì
di
aiutarlo
e
così
fa
i
due
fu
stabilito
un
patto
:
il
cane
bada
il
branco
delle
renne
,
lo
riunisce
e
avverte
l
'
uomo
quando
i
lupi
stanno
per
venire
.
In
compenso
egli
riceve
un
pezzo
di
carne
al
giorno
,
ha
diritto
di
mangiare
tutti
.
i
resti
che
trova
per
strada
,
a
non
essere
picchiato
quando
è
stanco
e
a
morire
per
impiccagione
quando
è
vecchio
.
Questo
fu
,
secondo
Juhani
,
il
primo
e
vero
patto
stabilito
fra
cane
e
uomo
.
E
siccome
il
cane
ha
sempre
mantenuto
i
suoi
impegni
,
così
anche
l
'
uomo
deve
mantenere
i
suoi
,
compreso
quello
d
'
impiccare
il
vecchio
cane
,
come
appunto
fanno
i
lapponi
.
Capitan
Pajakka
si
divertiva
alle
storie
di
Juhani
.
Egli
non
aveva
molta
stima
di
lui
come
guerriero
,
ma
diceva
che
i
lapponi
essendo
non
le
spine
ma
i
fiori
della
Finlandia
era
giusto
che
non
sapessero
combattere
e
uccidere
.
A
metà
dicembre
la
compagnia
si
trovava
a
Ivalo
e
i
soldati
vivevano
in
baracche
di
legno
.
Juhani
stava
col
capitano
che
a
sua
volta
stava
col
cannone
.
Perché
c
'
era
un
vecchio
cannone
russo
a
Ivalo
,
un
cannone
del
'18
,
l
'
unico
cannone
della
Lapponia
.
Capitan
Pajakka
prima
di
ripartire
con
i
suoi
uomini
verso
il
Nord
disse
a
Juhani
:
"
Tu
rimarrai
a
far
la
guardia
al
cannone
"
.
E
Juhani
rimase
.
Egli
trovò
che
la
guerra
non
è
un
sacrificio
né
un
eroismo
.
Queste
parole
del
resto
al
suo
povero
vocabolario
di
lappone
erano
ignote
.
A
Ivalo
egli
era
solo
col
suo
cane
che
si
chiamava
Leikko
,
la
sua
renna
che
si
chiamava
Peikko
,
e
il
suo
Scita
,
cioè
il
suo
Dio
,
che
si
chiamava
Ukon
,
cioè
il
Vecchio
.
Ukon
era
un
buon
uomo
,
lappone
anche
lui
,
e
Juhani
per
onorarlo
gli
consacrò
un
grosso
macigno
.
Era
intorno
a
questo
macigno
che
Peikko
pascolava
il
lichene
rompendo
col
muso
la
crosta
di
ghiaccio
e
Leikko
le
montava
la
guardia
proprio
come
ai
primi
tempi
del
patto
.
Juhani
,
a
cavallo
del
cannone
dentro
la
capanna
di
legno
,
canticchiava
all
'
infinito
,
nel
vuoto
buio
,
l
'
antica
e
bella
storia
di
Battje
e
Nanna
.
Il
lume
della
lanterna
oscillava
,
i
giorni
passavano
uguali
,
uguali
alle
notti
che
anch
'
esse
erano
uguali
.
Nell
'
angolo
c
'
erano
scatole
da
mangiare
,
scaffali
di
galletta
e
una
botte
che
capitan
Pajakka
aveva
raccomandato
di
non
toccare
.
Per
molti
giorni
Juhan
non
la
toccò
.
Poi
una
volta
,
chissà
come
,
gli
venne
fatto
di
aprirne
il
coperchio
.
Chi
gli
consigliò
quel
gesto
?
Forse
Ukon
,
forse
Leikko
.
C
'
era
dentro
qualcosa
che
somigliava
ad
acqua
,
come
acqua
era
ingenua
ed
incolore
.
Juhani
vi
vide
rispecchiato
il
suo
volto
dagli
zigomi
acuti
,
dagli
occhietti
ridenti
,
come
nel
lago
a
primavera
o
nel
torrente
.
Sullo
specchio
si
curvò
fino
a
toccarlo
.
Quell
'
acqua
chiara
mandava
un
forte
odore
che
,
a
respirarlo
,
dava
una
strana
e
felice
torpidezza
alla
testa
.
Juhani
lo
respirò
e
quel
giorno
nella
storia
di
Battje
e
Nanna
gli
venne
fatto
di
apportare
felici
innovazioni
personali
che
molto
gli
piacquero
.
Per
un
pezzo
,
nei
giorni
che
seguirono
,
egli
non
riaprì
la
botte
.
Poi
una
notte
di
vento
e
di
lupi
vi
si
riaccostò
.
Il
vecchio
anno
era
finito
e
quello
nuovo
cominciato
-
lo
si
vedeva
da
una
pallida
colata
di
latte
che
per
poche
ore
velocemente
allungantisi
interpolava
la
notte
-
quando
un
giorno
capitan
Pajakka
tornò
a
Ivalo
.
Vi
tornò
con
tre
uomini
soli
,
dopo
due
giorni
e
due
notti
di
marcia
nella
neve
:
i
volti
erano
infossati
sotto
il
velame
della
barba
lunga
,
sulle
ciglia
la
neve
si
era
rappresa
in
lacrime
di
ghiaccio
.
La
porta
della
capanna
era
chiusa
,
ma
dalle
fessure
si
vedeva
la
luce
filtrare
e
dentro
qualcuno
cantava
.
I
quattro
uomini
ristettero
,
non
capivano
,
bussarono
,
nessuno
venne
ad
aprire
,
ribussarono
,
la
voce
seguitava
a
cantare
.
Quando
ebbero
buttato
giù
la
porta
a
spallate
,
videro
Juhani
a
cavallo
del
cannone
che
gridava
qualcosa
di
cattivo
contro
Leikko
impiccato
a
un
gancio
sopra
il
macigno
di
Ukon
e
Peikko
con
le
orecchie
monche
distesa
accanto
alla
botte
e
ubriaca
fradicia
di
vodka
.
Capitan
Pajakka
non
disse
nulla
,
prese
Juhani
tra
le
sue
forti
braccia
come
un
padre
prende
un
bambino
malato
,
lo
stese
sul
tappeto
di
renna
,
aspettò
che
il
sonno
venisse
.
Intanto
diceva
dolcemente
:
"
Perché
hai
impiccato
Leikko
?
Perché
hai
impiccato
il
cane
ancora
giovane
?
Tu
non
hai
rispettato
il
patto
,
Juhani
,
e
sventura
te
ne
verrà
.
Ukon
era
presente
e
ha
visto
tutto
.
È
la
prima
volta
che
un
lappone
impicca
il
cane
ancora
giovane
e
taglia
le
orecchie
alla
renna
e
si
ubriaca
di
vodka
.
Domani
partiremo
,
Juhani
,
per
abbandonare
questo
luogo
di
sventura
,
ma
la
sventura
ti
seguirà
"
.
L
'
indomani
partirono
con
le
renne
che
trascinavano
il
cannone
,
e
il
viaggio
fu
penoso
.
Juhani
seguiva
senza
pulca
tirando
Peikko
dalle
orecchie
monche
.
Stavolta
ci
vollero
tre
giorni
e
tre
notti
per
arrivare
a
Nautsi
.
Ogni
tanto
si
fermavano
e
dormivano
in
un
buco
di
neve
,
vigilati
dai
cani
di
Lapponia
.
A
Nautsi
c
'
erano
i
soldati
,
non
proprio
nel
paese
,
ma
un
poco
più
a
Nord
,
sulla
strada
dove
i
Russi
stavano
avanzando
.
Si
udivano
in
quella
direzione
fucilate
stracche
e
un
gran
clamore
di
motori
.
A
un
certo
punto
Juhani
prese
la
pulca
,
vi
attaccò
Peikko
e
disse
che
voleva
andare
nella
foresta
a
cercare
Leikko
che
si
era
perduto
.
Capitan
Pajakka
cercò
di
dissuaderlo
dicendogli
che
Leikko
sarebbe
tornato
da
solo
e
che
nella
foresta
era
pericoloso
andarci
per
via
dei
Russi
che
pattugliavano
dovunque
;
ma
Juhani
insistè
e
capitan
Pajakka
comprese
che
non
c
'
era
nulla
da
fare
.
Juhani
diceva
che
sentiva
due
voci
che
lo
chiamavano
nella
foresta
:
una
veniva
di
fuori
ed
era
quella
di
Leikko
,
l
'
altra
veniva
di
dentro
ed
era
quella
di
Ukon
.
Così
mosse
con
la
pulca
e
per
quel
giorno
più
nessuno
lo
vide
.
Tornò
l
'
indomani
all
'
alba
e
disse
che
aveva
inseguito
Leikko
di
qua
e
di
là
e
che
Leikko
a
un
certo
punto
si
era
lasciato
prendere
,
ma
solo
per
svanirgli
nelle
mani
come
una
nuvola
a
primavera
e
proprio
nello
stesso
istante
,
preceduta
da
un
gran
colpo
,
egli
aveva
udito
la
voce
di
Ukon
che
gli
comandava
di
tornare
a
Inari
,
dove
Leikko
lo
attendeva
.
Parlando
,
un
rivolo
di
sangue
gli
scorreva
dalla
bocca
atteggiata
a
sorriso
.
Poi
aggiunse
che
ora
doveva
sbrigarsi
a
tornare
perché
Leikko
poteva
anche
spazientirsi
del
ritardo
.
E
capitan
Pajakka
non
si
oppose
.
Così
tornò
Juhani
a
Inari
e
per
strada
morì
.
Credo
proprio
che
sia
l
'
unico
lappone
morto
in
questa
guerra
,
e
delle
sue
gesta
non
è
rimasto
gran
ricordo
,
ma
solo
delle
sue
storie
.
StampaQuotidiana ,
Shante
-
Bani
,
in
Bessarabia
,
2
luglio
Il
tempo
era
incerto
,
un
vento
vivido
e
freddo
trascorreva
ieri
sibilando
nelle
immense
distese
di
giunchi
,
dove
pascolano
mandre
di
buoi
e
branchi
di
cavalli
.
Dopo
cinque
ore
e
mezza
,
verso
le
dieci
,
eravamo
vicini
a
Stefanesti
(
da
Jasci
a
Stefanesti
,
per
circa
ottanta
chilometri
,
la
strada
si
svolge
lungo
la
riva
destra
del
Prut
,
sul
ciglio
dell
'
ampia
valle
paludosa
che
sino
a
pochi
giorni
or
sono
segnava
il
confine
tra
la
Romania
e
la
Russia
)
e
già
si
intravedevano
,
nella
nebbiosa
mattina
,
tutta
striata
di
sole
,
i
tetti
di
lamiera
di
quel
grosso
borgo
,
quasi
una
cittadina
,
quando
un
rombo
di
motori
e
lo
schianto
caratteristico
dei
proiettili
della
difesa
contraerea
ci
consigliavano
di
fermarci
e
di
nascondere
le
macchine
sotto
un
gruppo
di
alberi
.
Dopo
alcuni
istanti
,
le
prime
bombe
sovietiche
scoppiavano
,
laggiù
,
davanti
a
noi
,
fra
le
case
di
Stefanesti
.
Era
un
bombardamento
violento
,
insistente
:
che
ebbe
fine
soltanto
allorché
si
profilarono
nel
cielo
grigio
gli
apparecchi
di
una
pattuglia
di
Messerschmitt
.
La
battaglia
aerea
si
svolse
nelle
dense
nubi
,
fuori
del
nostro
sguardo
,
si
allontanò
nel
cielo
della
Bessarabia
.
Così
potemmo
rimetterci
in
moto
,
ed
entrammo
in
Stefanesti
.
Di
quella
graziosa
cittadina
del
Prut
non
è
rimasto
ormai
,
dopo
i
continui
bombardamenti
sovietici
,
che
un
mucchio
di
rovine
fumanti
.
Molte
case
bruciavano
,
nelle
strade
deserte
gruppi
di
soldati
tedeschi
passavano
recando
barelle
pietosamente
coperte
di
tele
cerate
,
in
una
piazzetta
dietro
la
chiesa
due
grossi
autotrasporti
germanici
,
colpiti
in
pieno
,
non
erano
ormai
che
un
ammasso
di
ferraglia
contorta
.
Una
grossa
bomba
era
caduta
proprio
davanti
all
'
entrata
di
quella
specie
di
giardino
che
è
intorno
alla
chiesa
,
a
pochi
passi
dal
piccolo
cimitero
dove
dormono
i
soldati
tedeschi
vittime
dei
bombardamenti
dei
giorni
scorsi
.
In
piedi
,
in
mezzo
al
crocicchio
,
il
Feldgendarme
stava
rigido
,
immobile
,
il
viso
inondato
di
sangue
:
non
s
'
era
mosso
dal
suo
posto
.
"
Per
andare
al
ponte
?
"
,
gli
domandammo
.
Alzò
la
paletta
bianca
e
rossa
,
stese
il
braccio
nella
direzione
del
ponte
.
E
,
nel
voltarsi
che
fece
,
notò
cinque
o
sei
ragazzi
,
il
maggiore
avrà
avuto
dieci
anni
,
che
s
'
erano
raccolti
,
tutti
spauriti
,
sulla
soglia
del
caffè
che
è
all
'
angolo
della
strada
.
(
Nell
'
insegna
che
pendeva
divelta
sulla
porta
lessi
macchinalmente
Cafe
Central
de
Iancu
Liebermann
.
)
L
'
interno
appariva
distrutto
,
un
po
'
di
fumo
usciva
dalla
porta
.
"
Weg
,
weg
,
Kinder
!
"
,
gridò
il
Feldgendarme
con
voce
dura
e
insieme
bonaria
.
Sorrideva
asciugandosi
col
dorso
della
mano
il
viso
insanguinato
.
A
quella
voce
i
ragazzi
fuggirono
in
silenzio
,
si
nascosero
fra
le
macerie
d
'
una
casa
poeti
distante
.
Il
Feldgendarme
ci
disse
,
ridendo
,
che
stavano
lì
tutto
il
giorno
a
guardarlo
sollevar
le
braccia
,
agitar
la
paletta
,
voltarsi
di
scatto
per
lasciar
via
libera
.
"
Non
se
ne
vanno
neppure
quando
piovon
le
bombe
"
,
aggiunse
.
"
Hanno
più
paura
di
me
che
delle
bombe
sovietiche
:
ma
appena
volto
la
schiena
...
"
E
infatti
eran
là
,
che
spuntavan
cauti
da
dietro
un
muro
in
rovina
.
"
Nichts
zu
machen
"
,
disse
il
Feldgendarme
ridendo
.
I
ponti
sul
Prut
,
a
Stefanesti
,
erano
due
,
costruiti
di
grosse
travi
di
legno
:
all
'
inizio
delle
ostilità
,
i
russi
riuscirono
a
farli
saltare
.
E
pareva
che
la
distruzione
dei
due
ponti
avesse
reso
impossibile
ai
tedeschi
il
passaggio
del
fiume
.
In
questo
settore
,
infatti
nei
primi
giorni
della
guerra
,
le
truppe
germaniche
non
si
son
mosse
.
Neppure
un
colpo
di
cannone
,
neppure
un
colpo
di
fucile
partiva
dalla
riva
romena
contro
la
riva
sovietica
.
Un
vero
idillio
.
La
guerra
,
qui
,
si
svolgeva
nell
'
aria
,
fra
gli
apparecchi
sovietici
che
bombardavano
Stefanesti
e
le
formazioni
da
caccia
germaniche
,
appoggiate
dalla
"
Flak
"
.
Ma
ieri
l
'
altro
,
improvvisamente
,
i
pontieri
tedeschi
,
tranquilli
sotto
il
fuoco
russo
,
si
sono
messi
a
costruire
un
ponte
di
barche
,
e
dopo
tre
ore
dall
'
inizio
del
combattimento
i
carri
armati
d
'
una
Panzerdivision
scorrazzavano
lungo
la
riva
sovietica
.
Attraversiamo
stamane
il
ponte
di
barche
,
presso
il
quale
l
'
organizzazione
Todt
sta
già
costruendo
un
secondo
ponte
.
Sebbene
disturbato
dai
continui
bombardamenti
aerei
,
il
lavoro
procede
rapido
e
ordinato
,
come
se
le
truppe
sovietiche
fossero
a
cento
chilometri
di
distanza
;
eppure
non
sono
che
a
una
ventina
di
chilometri
,
laggiù
,
dietro
le
colline
.
Passiamo
sotto
il
rustico
arco
trionfale
,
sormontato
dall
'
emblema
della
falce
e
del
martello
,
che
i
bolscevichi
innalzavano
a
ogni
loro
posto
di
frontiera
.
Non
una
casa
del
villaggio
sovietico
,
antistante
a
Stefanesti
,
appare
distrutta
.
I
tedeschi
hanno
voluto
rispettare
le
case
di
quei
poveri
contadini
romeni
di
Bessarabia
;
hanno
varcato
il
fiume
senza
sparare
un
solo
colpo
di
artiglieria
,
con
una
audacia
fredda
e
insolente
.
Una
decina
di
bianche
croci
di
legno
di
acacia
sono
allineate
sul
ciglio
della
strada
,
presso
il
villaggio
intatto
.
Mi
fermo
a
leggere
i
nomi
dei
caduti
:
sono
tutti
giovanissimi
,
ragazzi
dai
venti
ai
venticinque
anni
.
I
soldati
tedeschi
scendono
dalle
loro
macchine
,
strappano
dei
fiori
di
campo
,
li
depongono
sulle
tombe
dei
compagni
.
Mi
guardo
intorno
.
Le
case
del
villaggio
sono
linde
,
dai
muti
bianchi
di
calce
,
dai
tetti
di
paglia
.
Gli
infissi
delle
finestre
sono
di
legno
traforato
a
mano
,
con
bei
ricami
d
'
intarsio
.
Gruppi
di
donne
e
di
ragazzi
,
in
piedi
dietro
la
staccionata
del
piccolo
giardino
che
circonda
ogni
casa
,
guardano
passare
la
colonna
motorizzata
.
I
vecchi
,
seduti
sulle
soglie
,
stanno
immoti
,
il
viso
lievemente
piegato
sul
petto
.
Non
ci
sono
giovanotti
,
né
uomini
dai
trenta
ai
quarant
'
anni
.
Molti
bambini
,
molte
ragazze
,
giovanissime
,
e
non
senza
grazia
nei
loro
vestiti
dai
colori
vivaci
,
la
fronte
coperta
dalla
pezzuola
bianca
o
rossa
.
Tutti
hanno
gli
occhi
ridenti
,
ma
il
viso
è
pallido
,
di
una
tristezza
quasi
dura
.
Non
è
il
pallore
della
fame
,
ma
di
un
sentimento
che
non
saprei
spiegare
a
parole
.
È
tutto
un
complesso
morale
,
di
cui
dirò
forse
in
seguito
,
quando
io
pure
sarò
riuscito
a
capire
il
segreto
di
quegli
occhi
ridenti
in
quei
visi
pallidi
e
tristi
.
Fa
meraviglia
vedere
il
bestiame
pascolare
nei
prati
,
i
campi
biondi
di
messi
ondeggiare
nel
vento
,
le
galline
razzolare
fra
i
cingoli
dei
carri
armati
,
sulla
strada
polverosa
.
Abbiamo
lasciato
poc
'
anzi
la
riva
romena
coperta
di
fango
,
qui
troviamo
la
polvere
.
E
ciò
dipende
,
credo
,
dal
fatto
che
la
riva
romena
è
bassa
,
paludosa
,
in
contrasto
con
la
riva
sovietica
,
a
poco
a
poco
elevantesi
in
ampi
ondeggiamenti
per
gl
'
immensi
cerchi
di
un
anfiteatro
di
colline
coperte
di
biade
e
di
boschi
.
Appena
fuori
del
villaggio
è
ferma
la
colonna
motorizzata
tedesca
con
la
quale
dobbiamo
proseguire
verso
la
linea
del
fuoco
.
Verso
mezzogiorno
la
colonna
si
mette
in
moto
.
Un
'
altissima
nube
di
polvere
si
solleva
al
nostro
passaggio
,
offusca
il
verde
delle
colline
,
sembra
il
fumo
di
un
vasto
incendio
.
Le
colonne
di
avanguardia
ci
precedono
di
poche
ore
,
i
segni
della
battaglia
intorno
a
noi
sono
,
si
può
dire
,
ancora
caldi
.
E
sono
i
segni
di
scontri
rapidi
e
violenti
,
piuttosto
che
le
tracce
di
combattimenti
veri
e
propri
.
L
'
attacco
tedesco
in
questo
settore
ha
progredito
lentamente
,
ma
senza
soste
:
superando
con
alternativa
continua
di
manovre
e
di
urti
la
mobilità
della
difesa
russa
che
,
appoggiata
da
carri
armati
,
lancia
frequenti
puntate
controffensive
contro
la
testa
e
contro
i
fianchi
delle
colonne
.
Ma
sono
contrattacchi
condotti
debolmente
,
più
per
ritardare
che
per
arrestare
la
marcia
tedesca
.
Sembra
,
tuttavia
,
che
da
stamane
le
truppe
sovietiche
reagiscano
con
maggiore
violenza
,
sulle
colline
a
est
e
a
nord
di
Zaicani
,
a
una
decina
di
chilometri
da
qui
.
Il
rombo
delle
artiglierie
,
cui
si
accompagna
lo
schianto
secco
delle
batterie
contraeree
,
si
fa
di
ora
in
ora
più
cupo
.
Procediamo
con
lentezza
,
sia
per
l
'
ingombro
del
traffico
,
sia
per
superare
gli
ostacoli
di
cui
i
russi
,
ritirandosi
,
hanno
seminato
il
terreno
.
Ogni
tanto
la
strada
è
interrotta
dal
cratere
di
una
mina
.
(
Intorno
,
per
un
gran
raggio
,
carcasse
di
automobili
sventrate
dallo
scoppio
,
motociclette
contorte
,
elmi
di
acciaio
sparsi
nell
'erba.)
Di
mano
in
mano
che
saliamo
verso
il
sommo
della
collina
che
sovrasta
Stefanesti
,
il
terreno
vien
mostrando
più
frequenti
e
profonde
le
tracce
della
lotta
.
Ogni
metro
è
sconvolto
dalie
buche
dei
proiettili
.
Finché
,
a
una
svolta
,
coricato
sul
fianco
proprio
sul
ciglio
della
strada
,
ci
appare
un
carro
armato
sovietico
,
le
lunghe
canne
dei
suoi
due
cannoni
puntate
verso
la
valle
.
È
qui
che
la
battaglia
si
è
protratta
a
lungo
,
rabbiosa
e
accanita
.
Il
carro
russo
era
solo
,
appoggiato
da
esigui
reparti
di
fucilieri
del
Turkestan
,
trincerati
qua
e
là
nei
campi
di
grano
e
nei
boschi
.
Sembra
quasi
che
l
'
aria
sia
ancora
piena
del
rombo
delle
esplosioni
,
sospeso
su
noi
con
quella
vibrazione
lunga
che
segue
gli
schianti
rauchi
delle
artiglierie
.
Nubi
di
piccoli
uccelli
grigi
volano
rasente
il
grano
con
un
frullio
di
pallottole
di
mitragliatrice
.
Durante
il
breve
alt
,
impostoci
da
una
delle
tante
interruzioni
stradali
,
scendiamo
a
osservare
il
terreno
della
lotta
.
Il
carro
armato
sovietico
ha
uno
squarcio
nel
fianco
,
da
cui
sporgono
le
interiora
di
ferro
contorto
.
Per
quanto
cerchiamo
intorno
,
non
un
cadavere
russo
.
Le
truppe
bolsceviche
,
quando
è
possibile
,
si
portano
dietro
i
propri
morti
.
Sempre
li
spogliano
delle
carte
che
hanno
indosso
,
e
dei
distintivi
dei
reparti
cui
appartengono
.
Un
gruppo
di
soldati
tedeschi
si
indugia
a
osservare
il
carro
armato
.
Sembra
di
assistere
a
un
sopraluogo
,
a
un
controllo
di
esperti
.
Quello
che
interessa
soprattutto
i
soldati
tedeschi
è
la
qualità
del
materiale
nemico
,
e
il
modo
come
questo
materiale
viene
impiegato
sul
terreno
:
è
la
tecnica
sovietica
,
voglio
dire
,
nel
suo
duplice
aspetto
industriale
e
tattico
.
Osservano
le
piccole
trincee
scavate
dai
russi
,
i
bossoli
delle
cartucce
,
i
fucili
abbandonati
,
le
buche
delle
granate
intorno
al
carro
,
esaminano
l
'
acciaio
del
carro
armato
,
il
congegno
dei
due
cannoni
e
scuotono
la
testa
dicendo
:
"
Ja
,
ja
,
aber
...
"
.
Il
segreto
dei
successi
tedeschi
è
in
gran
parte
in
questo
"
aber
...
"
,
in
questo
"
ma
...
"
.
La
nostra
colonna
si
rimette
in
moto
,
risale
battaglioni
di
fanteria
,
treni
di
artiglieria
,
squadroni
di
cavalleria
.
Il
rombo
dei
motori
squarcia
la
rossa
nube
di
polvere
che
copre
le
colline
.
Fredde
lame
di
sole
tagliano
quella
caligine
densa
,
rimbalzano
sull
'
acciaio
dei
carri
,
sulle
groppe
dei
cavalli
bianchi
di
schiuma
.
Gelide
raffiche
di
vento
formano
nel
polverone
grumi
taglienti
di
terriccio
.
La
bocca
si
riempie
di
sabbia
,
gli
occhi
bruciano
,
le
palpebre
sanguinano
.
Siamo
in
luglio
e
il
freddo
è
intenso
.
Da
quante
ore
siamo
in
cammino
?
Quanti
chilometri
abbiamo
percorso
?
È
già
il
tramonto
,
l
'
umidità
della
sera
imminente
appesantisce
la
nube
di
polvere
,
appanna
l
'
acciaio
dei
carri
.
Il
cannone
batte
all
'
orizzonte
come
un
'
enorme
trave
.
II
rombo
si
avvicina
,
si
allontana
,
in
un
'
alterna
vicenda
di
echi
sonori
o
soffocati
.
A
un
certo
punto
un
motociclista
trasmette
alla
colonna
l
'
ordine
di
fermarsi
e
di
disporsi
per
la
sosta
in
un
prato
che
fiancheggia
la
strada
,
al
riparo
di
un
bosco
.
In
breve
la
colonna
assume
la
formazione
prescritta
per
le
soste
notturne
.
Un
ronzio
di
motori
scende
dal
cielo
sulle
colline
e
sulle
valli
già
umide
d
'
ombra
.
"
Laggiù
si
combatte
"
,
mi
dice
il
tenente
Lauser
,
un
giovanotto
di
Lipsia
,
dalle
spalle
atletiche
e
dagli
occhi
giovanili
dietro
gli
spessi
occhiali
di
miope
(
è
Dozent
in
qualche
università
,
se
non
sbaglio
)
,
e
mi
accenna
un
punto
del
prossimo
orizzonte
dove
la
nube
di
polvere
è
più
alta
,
più
densa
,
simile
al
fumo
di
un
incendio
.
Una
sera
verde
si
posa
leggera
sugli
alberi
e
sul
grano
.
Sulla
strada
passano
alcune
autoambulanze
cariche
di
feriti
.
Quanto
diversi
i
feriti
di
questa
guerra
da
quelli
della
guerra
di
venticinque
anni
or
sono
!
L
'
ho
già
detto
altra
volta
:
sembrano
operai
vittime
di
un
infortunio
sul
lavoro
piuttosto
che
soldati
feriti
in
combattimento
.
Fumano
in
silenzio
,
un
po
'
pallidi
.
Un
autobus
della
CFR
di
Bucarest
,
requisito
per
il
servizio
sanitario
,
si
ferma
per
pochi
istanti
vicino
alla
nostra
colonna
.
È
carico
di
feriti
leggeri
,
moltissimi
hanno
la
testa
avvolta
di
bende
.
Un
carrista
tedesco
ha
le
due
braccia
fasciate
fino
alle
spalle
.
Un
compagno
gli
mette
fra
le
labbra
una
sigaretta
accesa
.
L
'
ampio
berretto
basco
di
panno
nero
inclinato
sull
'
occhio
,
il
carrista
fuma
in
silenzio
,
guardandosi
intorno
.
Si
direbbe
che
non
soffrano
.
Forse
il
dolore
non
può
nulla
su
quegli
animi
intimamente
distratti
dallo
strazio
della
ferita
,
su
quegli
animi
assenti
,
segretamente
assorti
.
Passano
quei
volti
pallidi
nella
sera
verde
.
I
soldati
della
nostra
colonna
siedono
sull
'
erba
,
mangiano
fette
di
pane
spalmate
di
marmellata
,
bevono
il
tè
che
si
sono
portati
nel
termos
,
gridano
,
scherzano
fra
loro
,
parlano
a
voce
bassa
.
Non
parlano
della
guerra
.
Ho
osservato
che
non
parlano
mai
della
guerra
.
Cantano
,
ma
quasi
per
conto
proprio
,
non
in
coro
.
Finito
il
breve
pasto
si
mettono
intorno
alle
macchine
,
stringono
dadi
,
bulloni
,
lubrificano
gli
ingranaggi
,
si
stendono
,
sotto
il
ventre
dei
carri
a
verificare
,
ad
aggiustare
.
Poi
,
quando
è
scesa
la
notte
,
si
avvolgono
nelle
coperte
,
dormono
sui
sedili
delle
loro
macchine
.
Mi
avvolgo
anch
'
io
nella
mia
coperta
,
cerco
di
addormentarmi
.
Un
chiarore
nasce
a
poco
a
poco
,
ed
è
il
chiarore
della
luna
.
Io
penso
alla
ritirata
delle
truppe
sovietiche
,
a
quella
loro
triste
,
solitaria
,
disperata
lotta
.
Non
è
la
classica
ritirata
russa
,
quella
di
Guerra
e
pace
,
la
ritirata
nel
bagliore
degli
incendi
,
sulle
vie
ingombre
di
fuggiaschi
,
di
feriti
,
di
armi
abbandonate
.
È
questa
,
una
ritirata
che
lascia
nell
'
aria
la
fredda
,
vuota
,
deserta
atmosfera
dei
cortili
delle
fabbriche
dopo
uno
sciopero
fallito
.
Qualche
arma
per
terra
,
qualche
indumento
,
qualche
carcassa
di
macchine
.
Un
enorme
sciopero
è
fallito
.
Non
c
'
è
forse
,
su
questo
campo
di
battaglia
,
nessun
Andrea
Wolkonski
disteso
nel
grano
,
come
nella
notte
di
Austerlitz
:
ma
soltanto
qualche
stakanovista
dei
carri
armati
,
qualche
fuciliere
del
Turkestan
.
A
un
tratto
odo
passare
gente
sulla
strada
.
Poi
all
'
improvviso
una
voce
rauca
,
una
voce
triste
.
Parla
in
russo
,
dice
:
"
Niet
,
niet
"
,
con
insistenza
,
come
un
grido
.
Dice
:
"
Niet
,
no
"
,
come
una
protesta
.
Il
calpestio
si
allontana
.
Non
posso
vedere
in
viso
i
prigionieri
,
e
a
poco
a
poco
m
'
addormento
,
affondo
a
occhi
chiusi
dentro
la
voce
del
cannone
.
StampaQuotidiana ,
Dovendo
rinnovarsi
l
'
appalto
dei
trasporti
di
neve
in
questa
Città
dalle
due
montagne
nominate
Pizzuta
presso
Piana
dei
Greci
e
Busambra
vicino
il
sito
di
Ficuzza
pel
corso
di
due
anni
da
gennaro
1862
a
dicembre
1863
,
sono
invitati
gli
attendenti
a
comparire
in
questo
Palazzo
di
Città
nel
giorno
trenta
corrente
a
mezzodì
,
onde
procedersi
all
'
aggiudicazione
preparatoria
in
persona
del
miglior
dicitore
allo
stato
,
coi
seguenti
patti
e
condizioni
:
Art
.
1
.
L
'
appaltatore
è
obbligato
trasportare
tutta
quella
neve
,
che
giornalmente
sarà
dimandata
dall
'
Amministratore
,
dalle
neviere
della
Montagna
della
Pizzuta
in
Piana
dei
Greci
,
e
di
quella
di
Busambra
esistente
nel
bosco
di
Ficuzza
giusta
gli
ordini
del
suddetto
Amministratore
,
e
suoi
Uffiziali
competenti
,
e
consegnarla
tanto
nel
riposto
di
neve
in
Palermo
allo
Spasimo
,
che
nelle
botteghe
di
smercio
,
e
particolari
compratori
analogamente
alle
disposizioni
del
replicato
Amministratore
.
Art
.
2
.
Deve
l
'
Appaltatore
a
proprie
spese
trasportare
dalle
neviere
suddette
fino
al
punto
di
stradone
tutta
la
neve
,
che
sarà
per
richiedergli
il
suddetto
Amministratore
a
schiena
di
mulo
,
e
dal
punto
di
stradone
fino
in
Palermo
con
appositi
carri
,
anche
a
sue
spese
,
che
debbonsi
trovare
in
detto
punto
di
strada
allo
arrivo
delle
mule
,
onde
la
neve
,
che
devesi
trasportare
soffra
il
minor
sfrido
possibile
,
ed
arrivi
al
più
presto
in
Palermo
;
al
quale
oggetto
l
'
appaltatore
è
obbligato
a
mantenere
a
disposizione
del
detto
Amministratore
numero
sessanta
mule
pcl
trasporto
suddetto
.
Art
.
3
.
L
'
Appaltatore
dovrà
eseguire
in
ogni
giorno
dalla
Montagna
della
Pizzuta
,
ovvero
da
quella
di
Busambra
fino
al
punto
della
strada
rotabile
tutti
quei
viaggi
,
che
abbisognano
,
onde
fornire
ai
carri
,
che
come
sopra
si
è
detto
,
debbonsi
trovare
nella
strada
,
di
tutta
quella
neve
,
che
dal
detto
Aministratore
sarà
stata
richiamata
...
StampaQuotidiana ,
Elenco
dei
Senatori
stati
nominati
nelle
Provincie
Siciliane
da
S
.
M
.
in
udienza
del
20
corr
.
:
Ruggiero
Settimo
,
Principe
Romualdo
Trigona
di
S
.
Elia
,
Principe
Torremuzza
,
Principe
Pandolfina
di
S
.
Giuseppe
,
Professore
Michele
Amari
,
Principe
di
S
.
Cataldo
,
Marchese
Spedalieri
.
Barone
Bruca
,
Conte
Sommatino
dei
Principi
di
Butera
,
Giuseppe
Lella
,
Marchese
di
Gregorio
,
Marchese
di
S
.
Giuliano
StampaQuotidiana ,
Mi
sono
recato
talune
sere
ai
Colli
onde
fare
delle
osservazioni
benché
solo
,
trovandosi
in
Firenze
l
'
Abb
.
Pirrone
,
che
altre
volte
mi
ha
assistito
.
Fra
tutte
ne
ho
fatto
tre
,
che
sono
,
io
credo
,
molto
approssimate
.
Mi
sono
servito
del
Refrattore
costruito
a
Monaco
,
che
ha
72
pollici
di
fuoco
e
52
di
apertura
,
che
non
è
però
montato
parallatticamente
;
per
cui
ho
fatto
le
osservazioni
col
micrometro
circolare
ove
sono
passate
le
comete
,
e
la
stessa
di
confronto
.
Se
la
cometa
è
nuova
,
ovvero
di
quelle
calcolate
,
saranno
primi
a
darne
giudizio
i
grandi
Osservatori
.
Da
principio
sembrava
quella
di
Carlo
V
,
che
si
è
veduta
due
volte
,
e
si
attendeva
nel
1848
,
ma
potrebbe
essere
più
facilmente
quella
del
1807
.
Il
suo
moto
da
principio
fu
molto
rapido
;
comparì
nella
costellazione
della
Lince
,
indi
passò
nell
'
Orsa
Maggiore
,
e
poscia
nel
Dragone
;
benché
il
4
e
5
non
potei
fare
osservazioni
,
credo
,
però
,
che
fu
in
uno
di
detti
giorni
che
toccò
il
67°
grado
boreale
all
'
incirca
;
mentre
ora
però
è
molto
scemata
detta
declinazione
.
L
'
istessa
,
di
giorno
in
giorno
si
va
allontanando
sì
dalla
terra
che
dal
sole
,
e
non
passerà
molto
tempo
che
si
renderà
invisibile
ad
occhio
nudo
....
StampaQuotidiana ,
Il
Pretore
della
città
di
Palermo
.
Visti
i
regolamenti
del
Consiglio
edile
;
Ritenuto
che
molte
strade
principali
di
questa
città
si
trovano
oggi
ricostruite
in
miglior
forma
,
e
rifatte
,
tra
le
quali
sono
precisamente
annoverate
le
seguenti
:
via
Butera
,
via
Alloro
,
via
di
Casaprofessa
e
Ponticello
,
via
di
S
.
Agostino
al
Crocifisso
di
Lucca
,
via
Montevergine
e
Gelso
,
strada
della
Bara
all
'
Olivella
sino
al
Monte
di
Santa
Rosalia
,
stradone
S
.
Antonino
;
Volendo
recare
un
provvedimento
tale
che
riesca
a
togliere
ogni
causa
di
danneggiamento
delle
strade
che
trovansi
riformate
,
non
che
delle
altre
che
vanno
a
riformarsi
:
ORDINA
1
)
Tutti
i
proprietari
delle
case
,
le
quali
fiancheggiano
la
strada
Macqueda
non
che
le
altre
di
sopra
notate
,
nel
termine
improrogabile
di
tre
mesi
a
contare
da
oggi
,
faranno
incanalare
le
grondaie
delle
loro
case
nei
modi
e
nelle
forme
stabilite
dal
Consiglio
edile
,
cui
prima
presenteranno
gli
analoghi
disegni
per
l
'
approvazione
...
4
)
I
Senatori
delle
Sezioni
,
ciascuno
per
la
parte
che
lo
riguarda
,
cureranno
la
esecuzione
della
presente
ordinanza
.
Palermo
,
1
aprile
1861
.
II
Pretore
:
Duca
DI
VERDURA
StampaQuotidiana ,
Siccome
era
stato
precedentemente
annunziato
,
il
2
giugno
alle
5
p
.
m
.
avea
luogo
la
solenne
funzione
di
collocare
la
prima
pietra
dello
scalo
della
ferrovia
fuori
la
porta
S
.
Antonino
.
Nel
sito
designato
dalla
pianta
che
venne
qui
inviata
dal
Ministero
dei
Lavori
Pubblici
,
erasi
nel
breve
tempo
concesso
agli
apparecchi
,
innalzato
un
grande
ed
elegante
padiglione
e
di
fianco
un
gran
palco
,
per
accogliere
gl
'
invitati
.
La
Guardia
Nazionale
chiudeva
il
recinto
formando
un
gran
rettangolo
di
là
dal
quale
era
una
grande
massa
di
popolo
tranquillo
e
giulivo
.
Nel
centro
del
recinto
stava
un
grosso
cubo
di
pietra
tenuto
in
sospeso
da
un
argano
.
All
'
ora
indicata
convenivano
nel
padiglione
S
.
E
.
il
Luogotenente
Generale
del
Re
Cav
.
Della
Rovere
col
suo
seguito
,
S.E.
Rev.ma
Monsignor
Naselli
Arcivescovo
di
Palermo
accompagnato
dal
suo
clero
,
tutte
le
autorità
civili
e
militari
,
ed
una
eletta
di
cittadini
di
ogni
ordine
e
di
eleganti
signore
.
L
'
Arcivescovo
avendo
rivestito
gli
abiti
del
suo
ministero
,
secondo
le
prescrizioni
del
rituale
,
seguito
dai
suoi
chierici
,
avanzavasi
insieme
al
Luogotenente
del
Re
dinanzi
allo
scavo
sul
quale
pendeva
la
pietra
.
Ivi
il
Segretario
Generale
dei
Lavori
Pubblici
pronunziò
un
discorso
,
dopo
il
quale
Monsignore
Arcivescovo
recitò
le
preghiere
e
benedisse
la
pietra
.
Indi
Sua
Eccellenza
il
Rappresentante
del
Re
versò
nella
fossa
un
cucchiaio
di
calce
.
Venne
compilato
verbale
del
fatto
dal
Notaro
di
Casa
Reale
,
il
quale
fu
sottoscritto
dal
Luogotenente
,
dall
'
Arcivescovo
,
dai
Segretari
Generali
,
e
da
molte
altre
autorità
presenti
alla
cerimonia
.
StampaQuotidiana ,
Questura
della
città
e
Circondario
di
Palermo
.
IL
QUESTORE
Ad
evitare
gl
'
inconvenienti
che
possonsi
sperimentare
in
pregiudizio
del
pubblico
in
occasione
del
passeggio
delle
carrozze
tanto
nello
stradone
della
Libertà
,
che
al
Foro
Italico
Dispone
Art
.
1
.
Il
passeggio
delle
carrozze
nello
stradone
della
Libertà
,
e
lungo
il
Foro
Italico
,
sarà
sempre
in
due
file
,
le
quali
tanto
allo
andarsi
dalla
città
,
che
al
ritornare
,
dovranno
sempre
tenere
la
destra
,
lasciando
nel
centro
uno
spazio
sufficiente
.
Art
.
2
.
Le
carrozze
che
vorranno
fermarsi
potranno
farlo
nel
seguente
modo
.
Quelle
che
passeggiano
nello
stradone
della
Libertà
si
fermeranno
sulla
propria
diritta
alla
estremità
dello
stesso
stradone
,
che
divide
questo
dal
viale
alberato
destinato
alla
passeggiata
a
piedi
.
Quelle
che
vanno
al
Foro
Italico
potranno
fermarsi
sempre
sulla
propria
diritta
,
cioè
parte
rasente
la
panchina
,
e
parte
nello
spazio
limitrofo
a
quello
destinato
pel
passeggio
delle
carrozze
,
e
sempre
ad
una
conveniente
distanza
.
Art
.
3
.
La
passeggiata
nello
stradone
della
Libertà
si
estenderà
sino
al
palazzo
del
signor
Duca
di
Realmena
,
e
quella
nel
Foro
Italico
sino
alla
casina
del
principe
di
Cutò
,
salvo
prolungarsi
,
qualora
il
numero
delle
carrozze
sia
così
eccedente
da
portare
ostacolo
al
libero
cammino
.
Art
.
4
.
Il
passeggio
delle
carrozze
alla
Marina
nelle
ore
serotine
sarà
eseguito
collo
stesso
ordine
,
se
non
che
nel
solo
intervallo
in
cui
l
'
orchestra
suonerà
dei
pezzi
di
musica
,
è
permesso
alle
carrozze
che
vorranno
fermarsi
innanzi
al
teatrino
di
praticarlo
con
raddoppiare
le
file
e
lasciando
sempre
al
centro
lo
spazio
sufficiente
a
potere
le
due
file
ordinarie
proseguire
la
passeggiata
.
Finito
il
pezzo
di
musica
le
carrozze
fermate
riprenderanno
il
corso
seguendo
la
propria
direzione
per
rimettersi
nelle
fila
ordinarie
,
e
non
potranno
retrocedere
,
se
non
giunte
alla
distanza
di
300
passi
dal
teatrino
.
Art
.
5
.
I
cocchieri
contravventori
alle
suddette
disposizioni
soggiaceranno
ad
una
multa
ai
termini
dell
'
articolo
39
delle
leggi
penali
che
resta
fissata
in
tarì
dieci
.
I
recidivi
oltre
della
multa
saranno
sottoposti
alla
pena
della
detenzione
ai
sensi
dell
'
art
.
36
suddette
leggi
StampaQuotidiana ,
Questura
della
Città
e
Circondario
di
Palermo
.
IL
QUESTORE
Nello
scopo
di
far
conservare
la
pubblica
decenza
,
in
occasione
dei
bagni
nelle
acque
del
mare
;
Dispone
Art
.
1
.
Tutti
coloro
che
vorranno
bagnarsi
rimpetto
l
'
abitato
all
'
Acquasanta
,
o
nella
spiaggia
di
Romagnolo
,
debbono
praticarlo
in
mutande
.
Art
.
2
.
È
però
assolutamente
proibito
di
bagnarsi
anche
in
mutande
,
lungo
la
passeggiata
della
Marina
,
dal
punto
della
scogliera
che
guarda
la
sinistra
di
Porta
Felice
,
sino
alla
casina
del
Principe
Cutò
.
Art
.
3
.
Tutti
coloro
che
vorranno
bagnarsi
in
luoghi
prossimi
alle
camere
dei
pubblici
bagni
,
dovranno
pure
essere
in
mutande
.
Art
.
4
.
È
vietato
a
chiunque
,
ancorché
fosse
in
mutande
,
di
avvicinarsi
a
nuoto
alle
camere
dei
bagni
.
Art
.
5
.
I
contravventori
saranno
puniti
colla
detenzione
ai
termini
dell
'
articolo
36
LL
.
PP
.
Art
.
6
.
Gli
Ispettori
di
Sezione
,
tutti
gli
Agenti
di
Pubblica
Sicurezza
,
e
specialmente
l
'
arma
dei
Reali
Carabinieri
,
sono
incaricati
della
esatta
esecuzione
della
presente
ordinanza
.
Art
.
7
.
I
Comandanti
della
forza
armata
sono
invitati
a
prestar
braccio
forte
in
caso
di
bisogno
.
StampaQuotidiana ,
Il
1°
del
novello
anno
,
verso
le
ore
3
pom
.
videsi
in
vari
punti
del
detto
Comune
un
aggirarsi
inquieto
e
minaccioso
di
parecchi
individui
armati
;
e
sulla
via
Garibaldi
presero
specialmente
a
tirarsi
molte
fucilate
alle
grida
di
«
abbasso
la
leva
,
morte
ai
liberali
,
viva
la
repubblica
»
.
Di
un
subito
si
vide
anche
inalberata
una
bandiera
rossa
.
Il
Delegato
di
Pubblica
Sicurezza
accorse
coraggioso
unitamente
a
un
suo
figlio
,
tentando
colla
parola
ridurre
al
dovere
i
tumultuanti
;
per
tutta
risposta
ebbero
tratti
addosso
molti
colpi
di
fucile
,
e
furono
ben
fortunati
a
rimanerne
illesi
.
Accorsero
a
quella
scarica
i
pochi
Carabinieri
Reali
colà
stanziati
e
il
Giudice
di
Mandamento
;
ma
,
visto
voltarsi
il
fuoco
anche
contro
loro
,
furono
nella
necessità
d
'
indietreggiare
,
e
di
ricoverarsi
l
'
uno
in
casa
dei
signori
Coppola
,
e
gli
altri
nella
loro
caserma
.
Poco
dopo
i
medesimi
Carabinieri
si
trovavano
aggrediti
,
circondati
,
sopraffatti
dal
numero
,
disarmati
nella
detta
caserma
.
I
tumultuanti
si
dirigevano
in
seguito
contro
la
casa
del
Comandante
della
Guardia
Nazionale
.
Attaccato
da
presso
,
oppone
quel
prode
quella
resistenza
che
la
certezza
di
una
morte
vicina
sa
ispirare
a
'
generosi
.
Fu
sparso
il
suo
sangue
,
ed
insieme
quello
di
una
giovane
figlia
.
Per
mano
di
feroci
assassini
la
casa
andò
in
fiamme
.
Andò
ugualmente
in
fiamme
la
casa
della
famiglia
Asaro
,
che
diede
altre
vittime
al
loro
furore
.
Poi
furono
manomessi
e
bruciati
l
'
Ufficio
e
l
'
Archivio
Comunale
,
l
'
Ufficio
Doganale
,
la
Cancelleria
Mandamentale
:
seguì
la
uccisione
del
sig
.
Antonio
Calandra
,
e
l
'
incendio
dell
'
abitazione
del
medico
dottor
Calandra
;
al
Percettore
fu
tolto
il
numerarlo
che
trovavasi
in
cassa
di
oltre
a
200
ducati
.
Così
passavasi
quella
luttuosa
notte
;
all
'
alba
del
2
le
grida
di
«
morte
ai
liberali
»
ricominciarono
a
frustare
le
vie
.
Dopo
lungo
stormeggiare
qua
e
là
senza
freno
né
scopo
,
alle
ore
10
a.m.
i
tumultuanti
assalivano
a
fucilate
la
casa
del
delegato
di
Sicurezza
Signor
Fundarò
,
il
quale
,
trovando
inutile
ogni
resistenza
,
rendevasi
vinto
a
quell
'
orda
frenetica
,
che
con
angoscioso
alternare
gridava
morte
e
grazia
a
vicenda
.
Il
SottoPrefetto
di
Alcamo
,
che
fino
a
quell
'
ora
nessuna
notizia
aveva
ricevuto
di
quelle
deplorabili
scene
,
al
primo
annunzio
spediva
persona
ad
indagare
il
vero
stato
delle
cose
,
con
obbligo
di
riferirne
a
'
RR
.
Carabinieri
,
Militi
a
cavallo
e
truppa
di
linea
da
cui
l
'
avrebbe
fatto
seguitare
.
Lungo
il
cammino
si
poté
veramente
conoscere
come
la
sommossa
avesse
un
carattere
alquanto
grave
,
e
il
Maresciallo
de
'
Carabinieri
inchinava
al
consiglio
di
chi
dissuadeva
dal
cimentarsi
in
sì
scarso
numero
.
Il
Comandante
de
'
Militi
a
cavallo
signor
Varvaro
,
spinto
a
improvviso
ardire
,
spronò
con
quattro
de
'
suoi
verso
la
città
;
sperava
che
la
voce
e
la
presenza
di
lui
,
nella
sua
qualità
di
pubblico
ufficiale
,
imporrebbe
a
que
'
tristi
;
ma
ne
fu
crudelmente
deluso
al
suo
ingresso
,
e
pagava
colla
propria
vita
e
con
quella
di
due
de
'
propri
compagni
una
troppa
generosa
fiducia
.
La
Luogotenenza
Generale
del
Re
in
Palermo
ebbe
il
primo
avviso
degli
scoppiati
tumulti
alle
ore
5
p
.
m
.
del
giorno
2
per
dispaccio
di
Alcamo
,
partito
da
quella
città
alle
ore
4
.
E
fu
immantinente
disposto
e
co
'
mezzi
più
celeri
che
il
battaglione
di
linea
,
il
quale
,
reduce
da
Trapani
,
era
in
Calatafimi
,
marciasse
su
Alcamo
e
Castellammare
con
truppa
e
con
a
bordo
il
Maggior
Generale
Quintini
,
a
cui
si
diede
il
comando
di
tutte
le
forze
.
Le
truppe
imbarcate
sul
«
Monzambano
»
arrivarono
alle
4
della
mattina
del
3
,
ma
lo
sbarco
non
si
operò
che
a
giorno
.
È
falso
che
da
'
tumultuanti
si
fosse
cercato
impedirlo
con
due
piccoli
pezzi
di
artiglieria
.
Le
truppe
misero
piede
a
terra
senza
opposizione
.
Avanzatesi
nel
paese
,
furono
aggredite
a
fucilate
;
si
rispose
vivamente
;
ridottisi
su
per
la
sovrastante
montagna
,
i
tumultuanti
ne
furono
sloggiati
con
alcuni
colpi
di
cannone
tratti
dal
«
Monzambano
»
e
dall
'
«
Ardita
»
.
Nello
scontro
avuto
fu
a
deplorare
acerbamente
la
morte
del
bravo
capitano
Mazzetti
,
e
quella
di
un
sergente
de
'
bersaglieri
,
oltre
le
ferite
toccate
ad
un
uffiziale
e
taluni
soldati
.
Il
battaglione
di
Calatafimi
era
intanto
arrivato
in
Alcamo
verso
il
mezzogiorno
del
3
.
Non
avendo
preso
cibo
né
riposo
,
dové
fermarsi
quivi
alcun
poco
;
e
partitosi
non
prima
delle
ore
2
e
mezzo
p
.
m
.
arrivava
in
Castellammare
presso
alle
ore
6
.
Il
SottoPrefetto
marciava
colla
vanguardia
di
quel
battaglione
.
Giunto
in
Castellammare
,
trovò
già
l
'
ordine
ristabilito
,
ordinato
il
disarmo
;
seppe
inoltre
che
sei
de
'
colpevoli
,
presi
colle
armi
alle
mani
e
in
atto
di
far
fuoco
contro
le
truppe
,
furono
fucilati
;
di
costoro
tre
non
vollero
palesare
il
loro
nome
,
uno
fu
un
tristo
prete
imbrancatosi
fra
quella
sanguinaria
ribaldaglia
.
Le
cure
tanto
del
nominato
SottoPrefetto
che
dell
'
onorevole
Maggior
Generale
Quintini
si
sono
quindi
rivolte
a
dare
ordine
e
norma
per
le
indagini
politiche
e
per
la
punizione
dei
rei
.
Si
è
stabilita
una
commissione
composta
del
giudice
,
del
Sindaco
,
del
Delegato
,
e
da
due
altri
onesti
cittadini
per
la
ricognizione
di
coloro
che
possansi
lasciare
rientrare
impuni
nel
paese
.
Si
è
ordinato
al
Sindaco
di
convocare
immediatamente
la
Giunta
e
il
Consiglio
Municipale
per
le
operazioni
richieste
dalla
urgenza
del
Comune
.