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RINASCITA LIBERALE ( TINO ADOLFO , 1924 )
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Questo breve sostanzioso opuscolo di Armando Zanetti ( « Dal nazionalismo al liberalismo » a cura del Gruppo giovanile liberale Roma ) merita attenzione , non tanto e solo perché chiarisce un fatto personale che ha l ' andamento appassionato e dibattuto d ' una crisi di coscienza , nobilmente sofferta e serenamente risolta , ma sopratutto perché ripropone , con acutezza e sincerità nuove , alle più giovani generazioni , la questione dell ' idea e dello Stato liberali . Non si preoccupa , qui , lo scrittore di riprendere , nel suo svolgimento storico e nelle sue successive teorizzazioni filosofiche , il liberalismo e di definirlo : altro è il suo scopo e meglio determinato e certo , politicamente , più concreto . In confronto dei vari partiti , in cui oggi si polarizza la lotta politica e delle soluzioni che essi rispettivamente propongono alla crisi dello Stato nazionale , non è il caso di dilungarsi e sperdersi in ricerche sul contenuto etico e le determinazioni storiche del pensiero liberale per mio conto ritengo con alcuni giovani studiosi del pensiero liberale , che il liberalismo , essendo solo una teoria della convivenza sociale non può pretendere di affrontare i grandi problemi etici individuali e storici che esso presuppone , risolve e supera nella realtà delle sue creazioni ma basta fissare con precisione il compito e le funzioni che il liberalismo , dottrina e arte di governo , quale risulta , dalla tradizione , dall ' esperienza , negli istituti che esso ha creato e nella pratica che da questi si è svolta , può e deve assolvere nell ' attuale momento . La politica , in genere , e quella liberale in specie , proprio perché non tende né pretende risolvere « sub specie aeternitatis » i problemi della storia e dello spirito , ma si limita a operare empiricamente su elaborazioni e sistemazione provvisorie della realtà , deve costantemente riferirsi a determinate e concrete situazioni per avvertirne le esigenze e le antitesi e le une e le altre poi interpretare e comporre nell ' ordine spirituale e giuridico dello Stato . Ora , nell ' attuale situazione , il cosiddetto problema della rinascita liberale , più che attraverso rivendicazioni storiche e formule filosofiche come taluni , con lodevoli propositi , fanno va posto in termini obiettivi e per così dire contingenti : è attuale il metodo liberale ? e se è attuale perché esso non interviene a proporre le sue soluzioni e cioè soluzioni liberali alla crisi che ha tentato di diroccare dalle fondamenta la costruzione dello Stato liberale prima cogli assalti rivoluzionari del socialismo e recentemente con l ' aspra , accanita e talora astiosa critica del fascismo ? Questi quesiti , Armando Zanetti li ha discussi nel suo spirito e automaticamente risolti quando , concordata la fusione e l ' inquadramento delle forze nazionalistiche nel partito fascista , non solo si rifiutò di aderirvi ma dopo qualche mese di raccoglimento e di meditazione decise di inscriversi nel partito liberale . Ma ad essi risponde più chiaramente e direttamente nello scritto che ho innanzi quando , esaminate le posizioni dei partiti , le loro concezioni dello Stato e le loro possibilità d ' azione e di sviluppo nell ' ambiente storico italiano , raccoglie e riassume le sue conclusioni : « A meno che non si concepisca – egli scrive – come suscettibile di riapparire o di durare illimitatamente nella vita d ' una grande nazione moderna un regime di illuminata tirannia o di larvata dittatura , le concezioni e le forme statali che oggi si contendono il governo in tutti gli Stati europei restano sempre due , e sempre quelle : la borghese - individualista , intimamente e incontestabilmente liberale ( con tutte le sfumature dalla più conservatrice alla più democratica ) e la socialista , essenzialmente collettivista e antindividualista necessariamente antiliberale . Tra queste due forme statali moderne , il fascismo non può , anche se lo pretendesse , inserire una nuova » . Ma riconoscere e riaffermare l ' attualità della concezione liberale , in confronto delle altre concezioni concorrenti – e fra queste vanno pur compresi quei tentativi contraddittori che i teorici del fascismo , alcuni rifacendosi a San Tommaso altri a Hegel e a Vico vanno faticosamente accumulando per sistemare , comunque , le loro idee e le loro esperienze sullo Stato ma , dicevo , riaffermare l ' attualità della concezione liberale non basta : e non può essere l ' unico scopo della rinascita liberale . Anzi tale risultato sarebbe nullo , o press ' a poco ; e rimarrebbe senza alcuna influenza e conseguenza sulla realtà politica dell ' oggi e del prossimo domani se non servisse a orientare , su concrete soluzioni d ' ordine politico , e quindi attraverso una positiva e assidua azione pratica , le forze e le correnti liberali . Anche qui , Armando Zanetti vede giusto e acutamente . È necessario – egli dice – costituire e rafforzare in Italia la solidarietà cosciente di quella massa media , fattiva ed equilibrata , che oggi , in modo più o meno vario e disciplinato , compie il suo dovere di fiancheggiare l ' opera del governo di Mussolini , ma che in qualunque momento e in qualunque evenienza deve essere pronta a mettere l ' altolà ad ogni reviviscenza di velleità estremiste che mirassero a rigettare la nave d ' Italia tra i marosi delle passate tempeste . Sì , queste forze medie , disperse e , per così dire , irregolari , che si sono sottratte sinora alla disciplina e alla responsabilità d ' un partito ma che sempre , quando i pericoli urgevano dappresso e minacciavano la stabilità o le conquiste dello Stato liberale , hanno fatto sentire la loro presenza e il loro peso decisivo ; tali forze bisogna trarre dall ' oscurità e dall ' inerzia alla luce e all ' azione della lotta politica quotidiana e disciplinarle , organizzarle , educarle . Educarle soprattutto a una chiara coscienza dello Stato , che è tradizione e continuità storica della Nazione , per sottrarle alle facili e funeste suggestioni di certi estremisti . A quest ' opera lenta e difficile cui debbono rivolgersi con assiduità e fervore i giovani liberali e che è condizione indispensabile perché l ' attualità della concezione liberale possa tradursi in efficiente ed effettiva azione politica , possono servire come degno e nobile viatico le parole con le quali Antonio Salandra nel 1912 definiva la missione del partito liberale : « Non ha bisogno il liberalismo italiano d ' essere anticattolico o antisocialista perché non può disconoscere gli elementi ideali a cui cattolicismo e socialismo debbono il loro pertinace vigor di vita . Ma nell ' orbita dello Stato devono prevalere le idealità della patria e il sentimento della Nazione . A chiunque riconosca queste supremazie – la Patria non contro , ma prima della Chiesa ; la Patria non contro , ma prima dell ' umanità , il liberalismo italiano deve essere aperto » .
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FOLLONICA , aprile - Visti da lontano , quando si passa in treno , quei poggi fra Castiglione e Follonica presentano un profilo compatto , grigio - azzurro . Nella lontananza la macchia pare uno strato omogeneo , disteso uniforme sulle pendici : persino le fumate delle carbonaie , sotto l ' aria già greve della primavera , paiono fondersi col profilo dei monti e con la foschia . Ma se questi poggi li guardiamo da vicino , si scoprono volumi nuovi ; ciascuno ha un suo singolare profilo di anfratti , botri , fossi . Il lavoro lungo del tempo , della pioggia , ha scavato questa complessa fisionomia . Anche la macchia prende rilievo . Si scoprono piante diverse , vari toni di verde , e profumi mutevoli : questo è leccio , questa è mortella , frassine , carpino , albatro , ornello . La macchia è bassa , giovane ; da questa parte , ci spiegano , il tipo predominante . Quella più giovane , nove - dieci anni , si chiama pedagna o taglio ceduo ; quella un po ' più vecchia invece forteto , sui quattordici - sedici anni . I boscaioli distinguono la macchia sia secondo il criterio dell ' età , sia secondo quello della qualità , e , come dicono , dell ' essenza : dolce e forte secondo la resa della carbonizzazione . Sono tutte cose nuove , che si scoprono a poco a poco , avvicinando i boscaioli e conversando con loro : in genere , rispondono molto brevemente , e senza mai sospendere il lavoro . Veramente i primi che incontrammo erano mulattieri , all ' imposto . L ' imposto , cioè la piazzola di caricamento , è sulle pendici più basse , vicino alla strada , dove possono arrivare anche gli autocarri col rimorchio . Intorno si vedono lunghe cataste di legna , tutta tagliata in pezzi di eguale lunghezza , un metro , ed anche sui muli che scendono in fila dal poggio , si scorge la stessa legna , nella stessa misura . Anche la catasta è alta un metro , ed in questo modo risulta molto facile calcolare la quantità di legna tagliata . I metri di lunghezza della catasta corrispondono infatti esattamente ai metri steri del volume complessivo . Queste cose ce le dice un mulattiere , alto e grosso di Cecina , mentre carica il suo mulo : intanto continua il suo lavoro , e non interrompe neanche la conversazione con la sua bestia ; a volte , la rimprovera , a volte la vezzeggia . Quando il carico è ultimato dà un ordine breve , ed il mulo si muove , dietro gli altri . Più su sta caricando un suo compagno , un marchigiano bassotto e tarchiato . Il cecinese si rivolge a lui ad alta voce , qualche volta , per avere un chiarimento alle nostre domande : « Ehi , tu , Passione , quanti ce ne sono qua , delle tu parti ? » . Gli chiedo perché lo chiama in quel modo , che cosa significa « Passione » e mi risponde che il suo compagno , da buon marchigiano , ha sempre in bocca quella parola , come intercalare , e che perciò tutti , ormai , gli dicono « Passione » . Ma i boscaioli sono più in alto , e non sarà difficile trovarli , basta seguire il taglio del bosco . La macchia infatti , fino alla metà della pendice , è stata tagliata ed il legno è quasi tutto a terra , tranne qualche pianta che resta in piedi , e che viene lasciata perché il bosco non resti tutto abbattuto : queste piante risparmiate costituiscono il « corredo » del bosco . Ma più su ecco la macchia compatta , che si leva dritta e folta , impenetrabile come una muraglia verde . Basta girare il colle ed ecco i boscaioli . I primi che abbiamo incontrato erano tre fratelli della Garfagnana , i fratelli Bechelli . Nemmeno loro hanno interrotto il lavoro , quando li abbiamo interpellati . Uno , il mezzano , Francesco Bechelli di 22 anni , accetta una sigaretta e si mette a parlare con noi , mentre prepara il pranzo . Sono appena le undici e mezzo , ma il pranzo dei boscaioli è sempre molto per tempo , perché il lavoro si regola col sole , e quindi c ' è ancora molto da lavorare in questa stagione . « Cosa mangiate di buono ? » « Minestra in brodo . » Riempie d ' acqua un paiolo , accende sotto un focherello di sterpi . « Quando l ' acqua bolle ci butto la pasta . » In un recipiente a parte prepara un soffritto con un po ' d ' olio , aglio , conserva di pomodoro . « Quando il soffritto è pronto , mescolo tutto , e si mangia . » « Ma la carne non ce la metti ? » « La carne ? Quella si mangia la domenica » . « E per dopo cos ' hai ? » « Pane e cacio » . Francesco Bechelli , ventiduenne , ha un paio di calzoni fino al ginocchio , di vecchia stoffa , rattoppati . Indossa un farsetto a maglia di tipo militare , e sotto si vede una camiciola bianca , di lana grezza . In testa porta un vecchio cappello da alpino , che apparteneva a suo padre , durante l ' altra guerra . « Così anche quella è servita a qualcosa » conclude . Lui non ha fatto la guerra , naturalmente , e nemmeno il soldato : alla visita lo scartarono perché aveva l ' ernia , e l ' ha ancora . Le sue prospettive per l ' avvenire ? Ha un fratello in America , e potrebbe andar via anche lui , se facesse la richiesta , ma con l ' ernia incontra difficoltà ; e poi non ha soldi per il viaggio . Guadagna bene , dice lui , più di mille lire al giorno , e qualche volta riesce persino a metter soldi da parte . Ma poi capita la stagione morta , senza lavoro , ed allora ci si mangia tutto . Poi c ' è il babbo , che ormai è vecchio , e bisogna mantenerlo . Ora è su al paese , in Garfagnana . Francesco Bechelli vive coi due fratelli e con un altro , nella capanna lì accanto . È una piccola capanna a « dispensa » . La capanna dei boscaioli ha un ' armatura di rami sfondati , a sezione trapezoidale , come un padiglione ( quello che , in gergo , si dice appunto « dispensa » ) . Ce ne sono anche con due sole pareti oblique riunite al vertice ; questa foggia si dice , in gergo , a « Gesù » , perché la posizione delle pareti ricorda quella delle palme riunite nella preghiera . Ma è una foggia antica , scomoda , che va scomparendo , ed infatti quasi tutte le capanne che abbiamo visto sono dell ' altro tipo . Sopra l ' armatura di rami si pongono larghe zolle di terra , con la parte erbosa rivolta verso l ' interno . Così , dal di fuori , le capanne di boscaioli paiono più grandi mucchi di fango che abitazioni . Lo spazio interno è molto limitato . Oltre la porta , molto stretta e costruita di solito con rami e scopa , c ' è un breve tratto di terra battuta , nuda , coperta di cenere . Qui , infatti , si accende ogni sera un fuoco di carbonella , che rimane acceso tutta la notte . Da una parte e dall ' altra sono sistemate le « rapazzole » , e cioè le lettiere di rami , scopa e paglia . Per coprirsi hanno coperte di tipo militare . Naturalmente all ' interno non c ' è altra illuminazione se non quella dell ' acetilene , ma capisco che ne fanno un uso molto parco , appena sono a letto , si spenge . Oltre alla compagnia dei fratelli Bechelli , nei paraggi si trovano due famiglie al completo , babbo , mamma e figlioli : la famiglia Bisacci e la famiglia Cresci , l ' una e l ' altra pistoiesi . Qua non è affatto raro trovare forestieri , anzi , sono pochi i maremmani , quelli che , finito il lavoro tornano a casa in bicicletta . Ci sono molti abruzzesi , per esempio , come due giovanotti , fratelli , che lavorano al forno da brace : vivono isolati dagli altri , anche perché sono di un villaggio albanese e non parlano quasi affatto l ' italiano . Alle veglie nessuno li invita mai . « Non c ' è nemmeno sugo , mi dice il Bisacci , nemmeno si capisce quando ragionano . » La veglia è l ' unico rudimentale segno di una vita associata , fra i boscaioli . Quando piove , qualche volta la sera dopo cena , le famiglie amiche , come i Bisacci e i Cresci , si riuniscono in una capanna e passano insieme un ' ora , prima di dormire . Di solito , raccontano favole e , meglio ancora , storie di cronaca nera , delitti celebri e processi . « Si parla del bandito Cucchiara , del bandito Russo , quelli che rubavano dalle parti di Massa Marittima . Erano delle parti della Sicilia , laggiù » . Dentro la capanna si conversa con la moglie del Bisacci , una bella donna sopra i quaranta , alta e robusta . « Il nostro lavoro , caro lei , è il peggiore del mondo » dice il Bisacci . « Ma anche i minatori stanno male » , interviene la moglie . « Pensa un po ' tutto il giorno ficcati sotto terra , senza nemmeno vedere il sole . E poi l ' aria che respirano . Almeno noi la salute non ci abbandona . Meglio così , Bisacci » . La moglie chiama il marito con il cognome , come spesso in Toscana fanno i contadini . Quando la chiamo « signora Bisacci » diventa rossa e si schernisce : « Signora io ? ... Ma lo vede come sono conciata , che non sembro nemmeno più una donna , con questi pantalonacci » . Resta inteso che mangeremo da loro , e la Bisacci si dà da fare , per trovarci un po ' di farina gialla per la polenta . Prepara anche una bella salsiccia sulla padella , col grasso che gocciola sulla fetta di polenta , ed ha un po ' di sapore . L ' acqua è quella del bariletto , ancora gelata dopo la notte . Poi si fuma , e gli uomini accettano come una festa le nostre sigarette . Il Bisacci di solito prende il trinciato forte . « E quello ti rovina lo stomaco » conclude la moglie . I Cresci hanno cinque figlioli e stanno poco più su , tutti in una capanna . Delle due rapazzole , una serve ai genitori e alle bambine , l ' altra ai figli maschi . I Bisacci hanno solo due figli . Uno maggiore , Domenico , un ragazzo alto e biondo che da poco ha passato la visita di leva , parla volentieri , ed accetta anche le burle , come quando gli domandiamo se si è trovato la fidanzata . Ogni tanto , ci dice , va a ballare dai contadini ; sabato scorso , per esempio , rientrò tardi , ed il vecchio non ne fu contento . « Tu sei boscaiolo ed il posto tuo è qui al capanno . Guarda se io mi muovo mai ! » « Ma non ci siamo mica legati con la catena , qua dentro » . Domenico ha fra le mani un settimanale illustrato di sport . Capisco che ne compra spesso , perché la madre ne ha fatto dei ritagli per ornare una mensoletta di legno , con sopra un bicchiere , il pettine , la medicina per lo stomaco del marito . Chiedo a Domenico cosa legge di solito , se si limita ai giornali sportivi , o se legge anche gli altri . « Si legge quel che capita . L ' Unità , Il Mattino , l ' Avanti ! , Il Messaggero , La settimana enigmistica , Otto , Bolero . Quando uscirà lo scritto suo me lo mandi : Domenico Bisacci , Puntone . Follonica , provincia di Grosseto . Parlate di noi , spiegate come si campa , il nostro lavoro . Fate qualche cosa per noi ! » .
Aspesi Natalia ( San Patrignano alla sbarra , 1984 )
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Rimini . Nel novembre del 1980 i carabinieri irruppero nella disordinata e fangosa comunità di San Patrignano e vi trovarono , come li aveva informati una ragazza appena fuggita , cinque o sei ragazzi legati e chiusi a chiave : il fondatore della prima comunità laica per tossicodipendenti , il massiccio e rumoroso Vincenzo Muccioli , fu arrestato e sui giornali , tranne « Repubblica » , fiorì la solita fremente indignazione stracolma di lager e di Pagliuca . I ragazzi , subito liberati , tornarono alle loro piazze e ai loro sballi , uno , la sera stessa , finì sotto un treno . Quattro anni dopo , da domani 12 novembre , inizia il processo contro Muccioli che allora era stato in carcere 35 giorni , e 13 suoi collaboratori , accusati , tra l ' altro , di sequestro di persona , maltrattamenti , lesioni , abuso della professione medica , truffa aggravata , abuso della credulità popolare . Il processo , presidente della corte Gino Righi , pubblico ministero Roberto Sapio , durerà almeno due mesi e chiamerà a testimoniare centinaia di persone : tossicodipendenti e loro genitori , ex drogati , magistrati , medici , psichiatri , politici ; perché in realtà il processo contro Muccioli si trasformerà nel più grande dibattito attorno all ' amaro , angoscioso , irrisolto e irrisolvibile problema della droga , dentro al profondo labirinto sotterraneo in cui vagano e si dibattono un numero sempre più irragionevole di giovani e adolescenti , i loro stremati genitori , gli incerti legislatori , i politici chiacchieroni , gli esperti generosi o esibizionisti , gli esasperati operatori sociali , la folla ancora troppo esigua di quei volontari , cattolici o laici , che , in assenza dell ' intervento pubblico , affrontano il vuoto , la disperazione , la solitudine e l ' abbandono di troppi giovani , dentro le comunità terapeutiche private . Quindi il collegio di difesa che comprende gli avvocati Accreman , Giovanetti , Cocchianella , Sorrentino di Rimini , Virga di Roma , Pisapia e Dall ' Ora di Milano , oltre al costituzionalista Barile , non si limiterà a sostenere le ragioni di Muccioli , ma affronterà la violenta assenza dello Stato davanti a un contagio che uccide più di un ragazzo al giorno , che ne dilania e annulla a centinaia di migliaia , che nella sola Italia regala 3650 miliardi alla criminalità organizzata dei trafficanti di droga . Dice l ' avvocato Alberto Dall ' Ora : « Sono entusiasta di affrontare questo processo , per puro senso morale . Ho conosciuto la comunità di San Patrignano quest ' estate , in occasione della visita del mio amico Pannella , sostenitore della droga libera , sconfitto dalla determinazione e dalla saggezza , sperimentata sulla loro pelle da quei 500 ragazzi . Le loro ragioni mi hanno conquistato . In realtà , questa sarà l ' occasione , forse ormai superata , per un processo alla comunità terapeutica accusata tra l ' altro di sostituire la dipendenza alla droga con la dipendenza alla sua organizzazione e per lo scontro di due modi di concepire la terapia di recupero : se è giusto cioè far uso anche della coercizione e della privazione della libertà , per impedire la ricaduta nella tossicodipendenza o se invece questa scelta , oltre che illegale , sia anche scientificamente inutile » . In questi quattro anni , l ' eroina ha continuato a diffondersi , come dice Piera Piatti , segretaria della Lenad , la Lega nazionale antidroga , « per un meccanismo di imitazione , consumismo , proselitismo , facilità a trovare la merce , fragilità personale . È impressionante come i nuovi dipendenti della cultura dello sballo , che hanno dai 13 ai 17 anni , siano simili a bambocci di gomma , ragazzi quasi privi di parola e di desideri , il cui mondo è composto dai biliardini , dalla televisione , dal giubbotto . Parlare con loro è una fatica improba , quasi impossibile » . È aumentato il numero dei morti e si è diffuso una specie di silenzio , di paralisi , di rimozione , di rigetto , da parte dell ' opinione pubblica . Però contemporaneamente sono nate agguerrite associazioni di genitori , come appunto la Lenad , che ha anche messo a punto una rivoluzionaria e severa proposta di legge , tutti i partiti hanno a loro volta steso una serie di emendamenti alla legge attuale , o come nel caso del PCI , redatto una nuova proposta che tra l ' altro chiede che al tossicodipendente arrestato per fatti connessi con la droga sia consentito in alternativa al carcere , il ricovero in una comunità terapeutica . Sono diminuiti i fautori del metadone , si è proposta la liberalizzazione dell ' eroina , tutti hanno concordato sul fatto che il mezzo di recupero finora più positivo è la comunità terapeutica . Il governo si è molto riunito , ha molto discusso e ha molto ipotizzato , promettendo vuoi aiuti e riconoscimenti alle comunità private , vuoi stanziamenti di miliardi , vuoi la costruzione di carceri « recuperatine » , per i 17 mila detenuti , un terzo della popolazione carceraria , in galera per reati connessi all ' uso di droga . Il presidente del Consiglio Craxi , ma anche il Papa , sono intervenuti al congresso mondiale delle comunità terapeutiche , la presidenza del Consiglio ha promosso il convegno veneziano « Comunità e droga » . Tanto rumorosa buona volontà , per ora non si è concretizzata in nulla . Per i tossicodipendenti italiani o meglio per una piccola parte di loro , la più fortunata , la meno abbandonata , la meno degradata , ci sono le comunità terapeutiche religiose e gratuite , qualche costosa comunità all ' estero , qualche dubbiosa iniziativa , a pagamento , di privati . C ' è soprattutto quel San Patrignano che da domani va alla sbarra , l ' unica comunità , assieme a quella di Mondox , che accolga ragazzi non disintossicati , anche i più disgregati . In quattro anni , anche questa comunità è cambiata : è diventata una piccola , ricca città , dove vivono 540 giovani , 50 coppie sposate , 40 bambini , 128 studenti di scuola superiore o universitari ; vi si insegnano , e si praticano , 36 mestieri , si allevano 135 cavalli da corsa , 150 mucche da latte , gatti e cani di razza , maiali per il prossimo salumificio ; si coltivano un milione e ottocentomila metri quadrati a frutteto e vigneto , si produce vino , si confezionano pellicce di lusso , carte da parati di pregio , c ' è un laboratorio di maglieria , uno di infissi , uno di fotolito . Muccioli è appena tornato dall ' America dove ha piazzato tutta la produzione di vino di quest ' anno e ha tenuto conferenze sulla comunità . Nell ' Italia dei paradossi e delle incongruenze , la vicenda di San Patrignano è tra 1c più sorprendenti . C ' è il giudice istruttore di Rimini , Vincenzo Antonucci che , in buona fede e applicando la legge , dopo un ' inchiesta durata tre anni , emette nel gennaio '83 un ' ordinanza per vietare l ' ingresso ad altri tossicodipendenti : quelli che ci sono pazienza , anche se il guru Muccioli deve essere tra l ' altro processato per maltrattamenti e sequestro di persona , non si saprebbe dove mandarli . Da quel giorno , magistrati da tutta Italia emettono contrordinanze e inviano , scortati dagli stessi carabinieri che avevano consegnato il fonogramma di divieto alla comunità , quasi un centinaio di nuovi ospiti . Questi magistrati che contraddicono il collega di Rimini avranno torto o ragione ?
UNA PAROLA DI PACE ( TINO ADOLFO , 1924 )
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Assisi , 26 luglio . Il Congresso dei combattenti assume particolare importanza per il suo significato , non tanto politico quanto morale , specie dal delicato e grave momento in cui è stato convocato . I recenti avvenimenti che hanno turbato e commosso la coscienza pubblica , provocando orientazioni nuove e nuove possibilità , non potevano non suscitare ripercussioni e reazioni nel campo dei combattenti , dove l ' amore della Patria e l ' attaccamento alle istituzioni sono fieramente sentiti e fortemente costoditi . La voce del grande veggente , Carlo Delcroix , prima alla Camera , dopo a Fiume , interpretò la volontà e la coscienza dei combattenti , e indicò al Governo e all ' opinione pubblica la sola via quella della legge e della giustizia per la quale l ' Italia può e deve conquistare la sua pace , il suo ordine e la sua fortuna . Il Congresso , che inizierà domani i suoi lavori , è chiamato a dare la sua solenne sanzione e il suo imponente consenso alla ammonitrice e severa parola di Carlo Delcroix . È bene dire subito che s ' ingannerebbero di grosso coloro che dagli osservatori dei vari partiti vigilano , attendendo o sollecitando l ' adesione dei combattenti a questa o a quella parte politica . Come s ' ingannano quanti , più o meno apertamente , sperano che dal Congresso possa venire una dichiarazione di guerra al Governo . Evidentemente , gli uni e gli altri , hanno poco o niente capito dello spirito che anima e guida queste gloriose giovanili falangi che , avendo fatto la loro maggiore esperienza di vita nel quotidiano sacrificio della trincea , hanno conquistato , fuori d ' ogni retorica , la divina grazia del vero e sereno amor patrio . Tra gli uni che minacciano nuove rappresaglie e nuove avventure e gli altri che sfuggono ostinatamente , ciechi di rancore e di vendetta , a ogni senso e richiamo del dovere nazionale , i combattenti non hanno preferenze o scelta . Anzi , tra gli uni e gli altri , che non sanno che parole di guerra e di odio , essi vogliono intervenire per dire una parola di pace . Troppo gli italiani si sono dilaniati e troppo odiati . L ' Italia di Vittorio Veneto non può essere e non dev ' essere l ' Italia delle fazioni inestinguibili : quella fu grande per volontà di concordia e di fede , questa si è umiliata e divisa nei contrasti fraterni e nella guerriglia civile , perché la concordia e la fede furono disertate o dimenticate . I combattenti , in quest ' ora in cui gli odi di fazione minacciano ancora una volta di esplodere , si leveranno a parlare , essi i sopravvissuti , in nome dei nostri seicentomila Morti per richiamare gli Italiani alla concordia e alla fede . Certo questa parola , che non è solo monito ma è volontà ferma e viva degli 800 mila iscritti alla Associazione , non potrà soddisfare i politicanti e gli sconsigliati dell ' una o dell ' altra parte . Ma non a questi , che non potranno udirla , perché ormai irrimediabilmente sordi ad ogni pura voce , essa si rivolgerà : ma a quanti – e sono milioni e sono il vero sano popolo nostro – sapranno intenderla perché hanno serbato e custodito , nell ' umiltà dello spirito e nel silenzio delle opere , fede all ' Italia e alle sue fortune .
StampaQuotidiana ,
I lavoratori boschivi , in Italia , sono sessanta o settantamila . Di questi quasi trentamila lavorano in provincia di Grosseto . E sono per metà indigeni e per metà forestieri . Durante la guerra , quando c ' era gran richiesta di legna da ardere e di carbone vegetale ( usato perfino nei forni di fusione , al posto del coke ) , aumentarono fino ad otto - novecentomila . Oggi , vi è una forte crisi , dovuta al cresciuto uso delle cucine e dei forni elettrici od a gas , alla concorrenza della legna straniera , alla spogliazione dei boschi che si fece in passato . Se fino a qualche tempo fa buona parte della lavorazione era affidata a piccoli appaltatori , oggi questi sono stati ovunque soppiantati dalle grandi imprese industriali ( l ' Armenti , il Morganti , il Poli ) . L ' appalto del bosco implica sempre una forte anticipazione di capitali . Occorre acquistare il taglio ( il bosco « in piedi » , come si dice ) , pagare gli operai , provvedere agli attrezzi , e prima che il bosco dia il guadagno , passano cinque , sci mesi . D ' altro canto il guadagno è sicuro e molto forte . Il Signor Garibaldo Nannetti , un ex boscaiolo maremmano , che è stato anche segretario nazionale del suo sindacato , che in tale veste ha stipulato nello scorso aprile il contratto nazionale , ci ragguaglia rapidamente sui costi e sui redditi . Un bosco di 12 anni , tipo forteto - Maremma ( cioè leccio , corbezzolo , erica , ornello ) dà una media di 50-55 metri steri per ettaro , equivalenti a 455-460 quintali di legna , ed a 93 quintali di carbone . La media produttiva di un taglio ceduo di madricano o di cerro sale invece a 65-70 metri steri , per 595mi1a quintali di legna , o 125 di carbone . La legna costa 800 lire al quintale , il carbone 3000 lire ( si parla di prezzo posto stazione ) . Le spese , con un calcolo generoso , si possono così riassumere : 110 al quintale per mano d ' opera , 200 per il macchiatico , 150 di trasporto , 50-60 di assicurazioni , 100 lire per spese varie ed impreviste . Complessivamente quindi un quintale di legna costa 6 820 lire , ed il guadagno netto è di 190 lire al quintale . Ciò significa che per ogni etto di bosco si realizza un guadagno che va dalle 81.900 alle 108.000 per ettaro . Il guadagno è superiore se si calcola in carbone . I principali prodotti dell ' industria boschiva sono : la legna da ardere ed il carbone vegetale , che si ottengono specialmente dal taglio ceduo ( che qui si chiama « pedagna » ) e dal forteto . Il ciocco di scopa si utilizza per la fabbricazione delle pipe , e se ne esporta molto anche all ' estero , in Francia , in Svizzera e persino oltremare , in Inghilterra ed in America . La macchia di alto fusto ha un impiego più largo . Con la quercia si fanno traverse per la ferrovia ; travi di quercia si usano anche per la costruzione di carri , ferroviari ed agricoli , o come legname da miniera . Il legno di castagno , anch ' esso di alto fusto , serve invece come materiale da mobilio , perché è molto leggero . Inoltre la parte più vecchia del tronco e dei rami fornisce il tannino , indispensabile per le concerie . La sughera , anch ' essa di alto fusto , dà il sughero , che è poi la scorza della pianta , oltre al legno , che è ottimo per ardere . Mobili si fanno anche con il pino , l ' abete , il larice , il pioppo e l ' ontano . Dai boschi si ricava anche la ramaglia minuta , che si utilizza per le fascine da ardere e per la carbonella . I lavoratori boschivi secondo il compito loro affidato , sono perciò carbonai , segantini , cavatori di ciocco , tagliatori , braciai . La carbonizzazione è il compito più difficile e più faticoso . Ammucchiata una catasta di legna , con un foro centrale per il tiraggio , si copre il tutto con uno strato di terra e la scelta della terra da copertura ha grande importanza : il carbone maremmano , rispetto agli altri , ha un pregio maggiore proprio per questo . Il processo di carbonizzazione , che si effettua sempre a « fuoco morto » deve essere ininterrottamente sorvegliato per tre giorni . Una distrazione del carbonaio potrebbe far bruciare tutto e compromettere irrimediabilmente l ' operazione . E occorre stare attenti a quando cambia il vento . Se il carbonaio non ha possibilità di darsi il turno , e questo accade ancora , gli tocca vegliare di continuo sulla carbonaia . Per la brace si segue un processo analogo , perfezionato in questi ultimi tempi . Si scava una fossa rettangolare , profonda un paio di metri , lunga altrettanto e larga poco più della metà ; la si riempie di ramaglia , quindi si incendia e si copre con una larga lamiera di ferro , a cerniera , e si provvede , man mano che la ramaglia brucia , a metterne altra fresca . Quando si apre la fossa , le fiamme erompono improvvise e altissime , non senza rischio di scottature per i braciai . I due ragazzi abruzzesi , più a cenni che a parole , ci fecero capire che non passa giorno senza incidenti del genere . Per questo lavoro quali sono i guadagni ? Il contratto nazionale di lavoro assegna agli operai specializzati 1 232,25 lire giornaliere , comprendenti 60 lire di caropane ed un 19% quale indennità accessoria . La paga scende a 973,15 per i manovali adulti , fino a 445,80 per i minori di 16 anni . Purtroppo queste paghe non sono nemmeno rispettate dai datori di lavoro : i Bisacci ed i Cresci , per esempio , ignoravano persino l ' esistenza del contratto nazionale , né venivano , naturalmente , applicate queste tabelle nei loro riguardi . Nannetti spiega anche questo . Anche lui è stato come loro . Ricorda anzi volentieri la sua infanzia nei boschi , quando faceva il « meo » . Bisogna sapere che le compagnie maschili non possono distaccare un adulto per i lavori , se così si può dire , domestici ; ed allora si servono di un ragazzino , nove - dieci anni per rassettare il capanno , preparare il pranzo ecc. I Cresci hanno Giselda , quattordicenne . Le donne adulte hanno il lavoro come gli uomini . Per i boscaioli non c ' è riposo : il contratto di lavoro impone un minimo di produzione giornaliera , che è gravosa , anche perché non prevede situazioni di particolare difficoltà ( macchia folta , per esempio , o terreno scosceso ) . Per i boscaioli non c ' è riposo , tranne quello forzato , e non pagato si capisce , della disoccupazione o del maltempo . Quando è finito il taglio basso , sotto i settecento metri , si spostano in montagna e continuano . Alcuni cercano un ' occupazione stagionale come contadini , piccoli coltivatori diretti o badilanti . In termini tecnici i boscaioli sono una categoria stagionale , di emigrazione , promiscua . Il loro lavoro li disperde , e non si formano mai gruppi associati di notevole entità . Anche sindacalmente , quindi , sono isolati . Eppure bisogna far qualcosa per loro , come chiedeva Domenico salutandoci al limite del taglio . Di lassù si scopriva buon tratto di costa , illuminata da un gran tramonto rosso : il golfo di Follonica , la pineta , i campi lavorati , tanti rettangoli di terra verde e scura , a perdita d ' occhio , fino alla punta di Piombino , avvolta dal fumo delle ciminiere .
Undici colpi al cuore ( Mafai Miriam , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Questo fagotto gettato dietro il sedile posteriore della Renault color amaranto parcheggiata in via Caetani è il corpo di Aldo Moro . È un fagotto informe , avvolto in una coperta di lana color cammello , con un bordo di raso , una coperta come ce ne sono in tutte le nostre case . Il sedile è leggermente inclinato verso l ' avanti . La macchina ha gli sportelli aperti . A pochi metri ci sono il ministro Cossiga , i sottosegretari Darida e Lettieri , il procuratore capo Giovanni Di Matteo , il capo della polizia , Parlato , il generale Comini comandante dei carabinieri . Sono le 14.15 . Giancarlo Pajetta passa attraverso il cordone di carabinieri , rivolge uno sguardo interrogativo a Cossiga : « Sì , è Moro » risponde il ministro dell ' Interno a voce bassissima . La Renault è parcheggiata , contromano il muso rivolto verso via dei Funari , sotto una impalcatura metallica che protegge i lavori di restauro della chiesa di S . Caterina . È una vecchia macchina , impolverata , maltenuta , la vernice della carrozzeria in qualche punto è scrostata . Contro le transenne controllate dalla polizia , che isolano via Caetani dalla parte di via dei Funari e dalla parte delle Botteghe Oscure preme , silenziosa e cupa , la folla di abitanti del quartiere , giovani soprattutto . Alcune donne si allontanano , correndo . Una , prendendo in collo un bambino , grida : « C ' è una bomba , c ' è una bomba ! » . Non è vero . Ma attorno alla macchina abbandonata c ' è il vuoto . « È meglio non avvicinarsi » avverte Cossiga , « aspettiamo gli artificieri . Ci sono molti bossoli . » C ' è qualche istante d ' irreale silenzio attorno a quella bara di metallo dentro la quale è rinchiuso Moro . Poi qualcuno si avvicina alla porta posteriore della macchina . Oltre a Cossiga , ci sono Bonifacio , Pecchioli . Un ufficiale di polizia alza un lembo della coperta di lana giallino : s ' intravvede la faccia di Moro , gli occhi semichiusi , la barba lunga , bianchissimo il collo della camicia . Da via delle Botteghe Oscure , chiusa al traffico , giunge un rumore di grida e imprecazioni . C ' è gente arrampicata sulle macchine in sosta , abbarbicata alle inferriate dell ' Istituto Pontificio di S . Lucia . C ' è gente che arriva correndo , chiedendo notizie , premendo contro i cordoni dei reparti della guardia di finanza , della polizia e dei carabinieri . Arriva Gonnella , e sembra piccolissimo , con le labbra tremanti . Arriva un vecchio sacerdote , la stola violetta gettata di traverso su una tonaca consunta , l ' ampolla dell ' olio santo tra le mani . Si chiama padre Damiani , è stato avvertito da due agenti di polizia , pochi minuti fa arrivati a prelevarlo nella sua chiesa di piazza del Gesù . Sono le 14.45 . Padre Damiani traccia un segno di croce sulla fronte ghiaccia di Moro e gli impartisce l ' assoluzione . Alle 15 , a sirene spiegate arriva un ' ambulanza dei vigili del fuoco mentre la folla ondeggia , preme pericolosamente e scoppia qualche piccolo incidente . Bastano pochi minuti , poi l ' ambulanza scortata dai mezzi della polizia parte in direzione dell ' Istituto di medicina legale dove avrà luogo l ' autopsia . La folla adesso rompe i cordoni : sotto la palizzata dove era parcheggiata la Renault color amaranto , trasportata in questura , viene posata una bandiera bianca della DC , tre rose , e alcuni cartelli scritti a mano : « Moro siamo tutti con te » . Una telefonata anonima pervenuta al centralino della questura poco dopo le 13.30 aveva segnalato la presenza di una bomba in via Caetani , una traversa di via delle Botteghe Oscure , a poche centinaia di metri dalla direzione del PCI e della Democrazia cristiana . Era la prima , inesatta notizia , che gettava l ' allarme nella zona , immediatamente isolata da cordoni di polizia . Questa è una versione . Ma ce n ' è anche un ' altra , secondo la quale alle 13 sarebbe arrivata una telefonata , sempre anonima , alla segreteria di Moro con l ' annuncio : « In via Caetani c ' è un ' auto rossa con il corpo » . La telefonata sarebbe stata intercettata dalla questura e immediatamente sarebbe scattato l ' allarme nella zona . Il ritrovamento del cadavere è avvenuto poco dopo . Qualche minuto prima delle due i segretari di tutti i partiti politici sapevano che il cadavere gettato nel portabagagli della Renault targata Roma N 57686 era quello di Aldo Moro . Via Michelangelo Caetani costeggia il palazzo Mattei e il palazzo Caetani dove ha sede la Biblioteca di Storia Moderna , la Discoteca di Stato e un Istituto di Studi americani . È una strada molto frequentata , dove è difficile trovare posto per parcheggiare . È possibile quindi che la macchina con gli assassini di Moro sia giunta sul posto nella primissima mattinata : il portiere del Palazzo Mattei afferma di non aver notato la macchina quando alle 7.40 ha aperto il portone . La segretaria della discoteca l ' avrebbe invece notata quando , poco dopo le otto , si è recata al vicino bar dei Funari . Le prime testimonianze sono contraddittorie , la polizia non esclude nemmeno che la macchina possa essere stata portata in via Caetani nella tarda mattinata . In un angolo del bagagliaio , dalla parte dov ' è sistemata la ruota di scorta sulla quale poggiava la testa di Moro , c ' erano anche le catene da neve , e qualche ciuffo di capelli grigi . Questo particolare può far pensare che la macchina con il cadavere abbia percorso un tragitto accidentato , durante il quale il corpo avrebbe subito dei sobbalzi . Ai piedi del cadavere c ' era una busta di plastica contenente un bracciale e l ' orologio . Il corpo di Moro , quando è stato estratto dagli artificieri , era ripiegato e irrigidito . Indossava lo stesso abito scuro che aveva il giorno del rapimento , un abito blu , con la camicia bianca a righine , e la cravatta ben annodata . L ' abito era macchiato di sangue ; sul petto di Moro erano stati premuti alcuni fazzoletti per impedire che il sangue sgorgasse dalle ferite . Nei risvolti dei pantaloni è stata trovata una notevole quantità di sabbia o terriccio . La morte risaliva certamente a molte ore prima , forse all ' alba di ieri martedì , forse addirittura al pomeriggio del giorno precedente . Sotto il corpo e sul tappetino della Renault c ' erano alcuni bossoli di proiettile 7,65 o 9 corto . La presenza dei bossoli faceva pensare , in un primo momento che l ' esecuzione fosse avvenuta all ' interno stesso della macchina , ma i primi rilievi effettuati in serata all ' Istituto di medicina legale sembrano suggerire una sequenza se possibile ancora più spietata e agghiacciante . Moro sarebbe stato ucciso con una raffica di pistola mitragliatrice , calibro 7,65 o 9 corto . Almeno undici sono i fori che hanno squarciato il petto del prigioniero inerme . Visto che l ' abito appariva intatto , la camicia stirata , è inevitabile immaginare la macabra rivestizione del cadavere , e poi il suo trasporto dal luogo della prigionia e dell ' esecuzione fino al centro di Roma , fino al quartiere non scelto a caso , al confine con la sede della direzione comunista e di quella democristiana , quasi un macabro avvertimento e insieme un ' ultima sfida alle forze di polizia . La Renault pare avesse la targa che corrisponde a una delle FIAT 128 usate dai terroristi in via Fani e ritrovata poi abbandonata in via Licinio Calvo . Si tratterebbe cioè di un ' auto rubata che i terroristi hanno usato dopo averle sostituito la targa . La Renault risulta in regola col pagamento della tassa di circolazione e con il contrassegno dell ' assicurazione , che sono scritti con una macchina che ha gli stessi caratteri della Ibm a testina rotante usata per i comunicati delle BR .
PER LA PACIFICAZIONE ( TINO ADOLFO , 1924 )
StampaQuotidiana ,
Assisi , 27 luglio . La giornata inaugurale del Congresso ha rivelato , immediatamente e interamente , lo spirito e la volontà che presiederanno al dibattito politico , dove non si scontreranno frazioni avverse e irriconciliabili , ma si misureranno e saggeranno , attorno al comune programma di servire la Patria , orientamenti e tendenze , tutti egualmente rivolti a consolidare l ' unità dell ' Associazione e a rafforzarne la efficienza . Si è detto che nella discussione finiranno per delinearsi tre tendenze : una sinistra , una destra e un centro ; di queste si sono anche indicati i vari leaders ed esposte le tesi . Qualcuno , infine , ha voluto sinanche anticipare le decisioni ed ha senz ' altro previsto la vittoria del centro . Non mi fermerò a dimostrare la esattezza di questa topografia politica che torna automaticamente in ogni Congresso e di fronte a qualsiasi avvenimento politico : né starò a riassumere gli elementi che caratterizzano e distinguono le tre tendenze . Forse , a una prima generica occhiata , esse si rivelano pur reali e vitali , forti ed agguerrite , disposte a battersi e a combattersi lealmente , senza ambiguità e senza compromissioni . Ma , guardando meglio e penetrando lo spirito che è al fondo di queste divisioni , non è difficile convincersi che essi , sì , esistono – ed ognuna con le sue buone motivazioni e con le sue chiare note differenziatrici – ma in linea puramente contingente e per ragioni puramente formali . I destri , è vero , sostengono la necessità di maggiori e più stretti rapporti tra l ' Associazione ed il Governo contro i sinistri che pretendono piena ed intera autonomia . Ma queste posizioni che appaiono antagoniste automaticamente si riducono e scompaiono allorché cadono in giuoco l ' unità e l ' indipendenza dell ' Associazione . Attorno a questi due cardini fondamentali i dissidi si annullano e la vera grande anima dei combattenti si ritrova e si riconosce , fuori da ogni particolare atteggiamento e sopra ad ogni altra passione , nell ' anima della Nazione . Da qui , da questa subordinazione di ogni personale interesse a quello nazionale diventata abito naturale e inseparabile in chi per quattr ' anni praticò ogni giorno senza stanchezza e senza ambizione , l ' umiltà e il sacrificio , procede quello spirito essenziale e caratteristico che è comune a tutti i combattenti e che li fa i fedeli della Nazione . Governi e partiti sono , per chi guarda e crede solo alla Patria , momenti mutevoli e strumenti transitori della sua storia : valgono e servono per quello che essi sanno creare e dare al suo accrescimento e alla sua potenza . I combattenti guardano oggi , solo e soprattutto all ' Italia : e all ' Italia essi vogliono che sia restituita la pace e l ' ordine nella giustizia e nella legge . L ' atteggiamento assunto in ispecie dall ' on . Paolucci la parola del quale come è accaduto nell ' assemblea , avrà certo larga risonanza nella Penisola è chiarissimo . Dal delitto commesso contro l ' on . Matteotti egli ha detto oltre che un ' opera severa di giustizia bisogna derivarne una di epurazione . Il taglio deve farsi netto : non indulgenze né per gli esecutori né pei preordinatori . E andando più oltre , egli ha dichiarato indispensabile un ritorno all ' ossequio fecondo per i valori spirituali , i soli veramente puri e rigeneratori . E non meno esplicito è stato il Presidente dell ' Associazione , cui spetta la gratitudine nazionale . Egli , ripetendo con l ' autorità che non può essergli contesa , come i combattenti non abbiano da confondersi coi partiti , ma di starne al di sopra , mirando esclusivamente alla Patria , ha con nobile eloquenza affermata la necessità della pacificazione in ogni paese , in tutti gli animi buoni , pacificazione che deve essere raggiunta dal Governo mercé la forza offertagli dalla osservanza delle leggi . Non c ' è bisogno di ondate seconde e terze ; lo Stato è forte , i cittadini desiderano la cessazione di qualsiasi violenza , cessazione che non va soltanto annunciata o promessa . Insomma , secondo la parola di due autorevolissimi interpreti del pensiero diffuso fra i gloriosi superstiti della guerra , né Destra né Sinistra , né per gli uni né per gli altri ; ma per la Patria , e per ottenere che questa consegua il raggiungimento dei suoi voti alti e urgenti . Il Paese abbisogna di riordinarsi economicamente e spiritualmente e cioè di consolidare , nella tranquillità delle opere e nella concordia delle volontà , i risultati della vittoria : e se ieri a salvarlo dalla estrema perdizione bolscevica , fu necessario che la gioventù combattente si levasse a riprendere le armi e la battaglia , qualunque minaccia tentasse sconvolgerlo ancora una volta e a precipitarlo nelle lotte fratricide , ritroverà , i combattenti , pronti e presenti , a difendere lo Stato e la Nazione . « Siamo ha detto Host Venturi cittadini e soldati che vogliono difendere la Patria per l ' avvenire , come per il passato » . Questo è il programma , questo lo spirito dei combattenti : e questa la loro consapevole , risoluta e ferma volontà .
StampaQuotidiana ,
MONTEPESCALI , giugno - Montepescali si vede benissimo , passando in treno , pochi chilometri a nord di Grosseto . E un paesino in vetta di un colle , come tanti altri della Maremma , di chiara origine feudale , con le stradine ripide e tortuose , vecchie case , palazzotti con qualche pretesa . E come tutti i paesini feudali di Maremma , tende a formarsi a fondo valle un vasto sobborgo moderno , col distributore di benzina , lo spaccio di vino e tabacchi , la trattoria per i camionisti . Nel caso di Montepescali , il sobborgo moderno si chiama Braccagni , un agglomerato di case disteso sulla via Aurelia , e accanto alla ferrovia che raduna tutta la vita della vasta pianura sovrastata dal colle . Oggi , Braccagni , con tutta la campagna , conta più di tremila abitanti , mentre su al paese non ve ne sono più di mille . E fu un giovanotto di Braccagni , proprio il padrone della trattoria , che ci propose la conferenza . Aveva sentito dire che alla biblioteca cittadina si conserva un vecchio volume di cartapecora , che riguarda la vita amica di Montepescali , e ci chiese di illustrarlo , di leggerlo . « Non velo dovete tenere tutto voi ; è anche roba nostra , e celo dovete far vedere . » Fu così che decidemmo di inaugurare le gite del bibliobus , proprio come una lettura commentata degli Statuti del comune di Montepescali , redatti nel 1427 da Intendem ser Egidi , Nello Nicolai Nelli e Antonio Di Simone . Nella vetrina del bibliobus , mettemmo in bella mostra il codice manoscritto in bei caratteri rossi e neri su pergamena logora dall ' uso , e con i margini pieni di chiose . La gente si avvicinava , nella piazzetta , intorno all ' autofurgone , a guardare gli scaffali metallici , nell ' interno , tutti pieni di libri : c ' era l ' Università Economica , la collezione popolare Einaudi , rossi e grigi , i volumetti cinerini della BUR di Rizzoli , i tometti eleganti e ben legati con la copertina bianca e rossa di Mondadori . E poi una raccolta di costituzioni antiche e moderne , dall ' Inghilterra agli Stati Uniti , all ' Urss , all ' Italia . Ed ancora : manuali Hoepli di divulgazione tecnica , la coltivazione del grano , le assicurazioni sociali , l ' allevamento del bestiame ; una piccola enciclopedia , un dizionario , la Bibbia ed il Corano . Nella vetrina di esposizione , accanto agli « Statuti » una modernissima edizione d ' arte su Picasso , ed il secentesco Teatro del mondo di Abramo Ortolio , aperto alla tavola della Maremma , dove tutti cercavano Montepescali . Ma l ' attenzione maggiore andava agli Statuti , al libro di Montepescali , come già tutti lo chiamavano . Al teatro venne tanta gente , potevano essere duecentocinquanta o trecento . Gli statuti del comune di Montepescali sono un aspetto della generale revisione statutaria che la repubblica di Siena ordinò tra la fine del Trecento e l ' inizio del Quattrocento , per ovviare alla gran confusione legislativa che si era creata con la promulgazione di tana vera e propria selva di norme spesso contraddittorie o pleonastiche . Sotto questo aspetto , gli statuti di Montepescali non differiscono molto da tutti gli altri . La grossa novità e il motivo centrale di interesse stanno nel fatto che alla redazione hanno visibilmente partecipato uomini del popolo di Montepescali : da qui la vivacità della stesura , e soprattutto l ' aderenza a problemi concreti della comunità . Si insiste a lungo , ad esempio , sulla necessità di una rigorosa regolamentazione idrica : « La fossa maestra , la fossa del pozzo , la fossa de la lama , le fosse di corneccoli , la fossa de le pastine , infino a la lama mantelluccia , la fossa a lato a la via de ' pastini et la fossa de la roveta , la fossa del piano di Sancto Martino , la fossa di Sansucola , la fossa d ' archi , et la fossa de la piscina di prato vecchio cl comune di Montepescali faccia mantenere et acconciare da quelli che sono vicini ad esse fosse , quanto tiene el loro » . Ed ecco , attraverso la norma , questa drammatica descrizione della cattura di un malfattore : « Se assalimento o offesa in persona , con effuxione di sangue o senza , homicidio , furto o robaria , o alcuno altro enorme delicto fusse commesso in Montepescali , o ne la sua corte , per alcuna persona et romore ne nascesse , ciascuno al romore coll ' armi sua debba trarre et pigliare al mal fattore et menarlo preso et ne la forza del comune di Siena preso ci debba inectare » . O il tono dell ' igiene cittadina , attraverso questa colorita vignetta : « Lavatura di scudelle o altra bructura de le finestre ne le vie non si gitti per alcuna persona , ac , prima , chi la gitta no dica tre volte guarda , guarda , guarda , a la pena di soldi cinque di denari per ciascuna volta et mendi el danno a chi Farà ricevuto senza alcuna dilazione » . Ed ancora , due norme di moralità pubblica : « Per servare l ' onestà avemo statuito che , quando le femmine macendolano el lino , nessun huomo vi s ' accosti né vada a casa , né presso si stia passando per via né con le femmine favelli » . « Per conservare l ' onestà delle donne , et a riparare che inconvenienti ne seguino , aviamo deliberato che nessuna femmina , nel tempo si lavorano le vigne et si fa raccolta de ' biadi , possa portare agli uomini mangiare né bere » . Un vecchio seduto in prima fila e che aveva ascoltato senza perdere una parola , a questo punto esplode : « E allora , come facevano quei disgraziati ? Dovevano lavorare senza mangiare ? Questa legge la devono aver fatta i preti » . E non ci fu verso di fargli intendere il contrario . Si affollarono in molti , dopo la lettura , a chiedere spiegazioni . « È vero , professore , che le donne non potevano andare ai funerali ? Perché ? » Qualcuno aveva preso in mano il codice e compitava attento la scrittura quattrocentesca ; poi chiesero , come primo prestito del bibliobus , una copia degli statuti . « Ma poi tornate , tornate presto , a parlarci , a darci altri libri . » Eravamo contenti al ritorno . Soprattutto per questa constatazione . Si può fare della cultura popolare anche su di un « cimelio » . Si può legare la tradizione con le esigenze moderne e popolari . Si può interessare un pubblico non specializzato proprio sudi una rarità bibliografica , che di solito si tiene chiusa in cassaforte , in attesa di mostrarla agli specialisti .
Dilaniato da una bomba sui binari ( Stabile Alberto , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Palermo , 9 . Ai compagni aveva detto di aspettarlo : giusto il tempo di fare un salto a casa , prendere un boccone e tornare in sede per continuare la riunione . Non si è più visto . Lo hanno trovato all ' alba di ieri , orrendamente dilaniato da un ' esplosione , sulla linea ferroviaria Palermo - Trapani , all ' altezza del chilometro 38 . Giuseppe Impastato , Peppino per i compagni , trent ' anni , militante della nuova sinistra e candidato nelle liste di Democrazia proletaria alle prossime elezioni amministrative che si terranno anche nel comune di Cinisi ( quindici chilometri da Palermo ) secondo gli investigatori ha voluto dunque uccidersi « in modo eclatante » . Ovvero , è la tesi subordinata , è rimasto vittima di un « incidente » durante un attentato . A sostegno della prima ipotesi c ' è una lettera , trovata in casa della zia , dove il giovane si recava a dormire : un estemporaneo , fallimentare bilancio della sua vita con la preghiera agli amici che il suo corpo venga cremato . La seconda ipotesi si regge invece sul semplice dato di fatto : un cadavere a pezzi , lungo la ferrovia . Tutto il resto , la cosiddetta « dinamica » , i movimenti della vittima nella serata precedente all ' esplosione , le testimonianze dei compagni sulla sua vita e sulla sua attività politica , non solo non coincide con il quadro di ipotetiche soluzioni tracciato dagli investigatori , ma semmai legittima una terza ben più sconcertante , ma non meno plausibile , verità : quella del delitto di mafia . Peppino Impastato ed il suo gruppo , negli ultimi anni non avevano dato tregua alla mafia della zona , denunciando , attraverso i microfoni di una radio e i volantini , lo strapotere di personaggi come Tanino Badalamenti - boss indiscusso della Sicilia occidentale , compare di Luciano Liggio - e del suo clan . Peppino Impastato andava denunciando da tempo , con tanto di nomi e cognomi , le speculazioni e i ricatti della mafia locale . Domenica scorsa aveva tenuto un comizio a cui avevano assistito quattrocento persone , rimaste lì ad ascoltarlo , dicono i compagni , nonostante la pioggia insistente . Che la sua azione avesse finito col disturbare l ' establishment politico mafioso locale , lo stanno a dimostrare i numerosi avvertimenti e le minacce telefoniche che periodicamente riceveva a Radio - out . Peppino Impastato , per di più , non aveva mai manifestato propositi suicidi . Anzi , proprio in ragione del piccolo successo che ogni giorno di più e particolarmente in questa fase di campagna elettorale , riscuoteva la sua azione , cominciava - dicono i compagni - a sentirsi « realizzato » . E contro la tesi del suicidio , seguita dagli investigatori assieme a quella di un fallito attentato , depongono i movimenti del giovane la sera precedente l ' esplosione . Per tutto il pomeriggio fino alle 20.15 è in radio . Poi , come ogni sera , esce per andare a cenare e dà un appuntamento a tutti per le 21 . Non si farà mai più vedere . I compagni lo aspettano fino ad una certa ora , poi lo vanno a cercare . Fanno il giro del paese , dei parenti , cercano almeno di rintracciare la macchina . Tra mezzanotte e mezza e l ' una scoppia la bomba che lo uccide . Che senso ha tutto questo ? Ammesso che Impastato avesse in effetti intenzione di collocare l ' ordigno , perché dare un appuntamento ai compagni , farsi aspettare , farsi cercare ? La tecnica dell ' attentato , infine , giustifica solo in parte l ' ipotesi della disgrazia imprevista . Accanto alla ferrovia , su una trazzera distante venti metri , è stata infatti trovata l ' auto - una 850 - con cui Peppino ha raggiunto il luogo dell ' esplosione . Si suppone che l ' ordigno fosse ad innesco elettronico e che dovesse essere collegato , attraverso una deviazione , alla batteria dell ' automobile . Ma allora , la posizione della vittima dovrebbe essere accanto alla macchina , da dove avrebbe potuto azionare il congegno , e non nei pressi della bomba .
CONTRO OGNI VIOLENZA ( TINO ADOLFO , 1924 )
StampaQuotidiana ,
Assisi , 29 luglio . La discussione sulla relazione morale , come si era previsto , è stata una discussione programmatica e politica . I discorsi pronunciati nelle tre sedute hanno chiaramente indicato e svolto gli argomenti sostanziali su cui il Congresso deve decidere e che riguardano direttamente i problemi specifici dell ' attuale situazione politica . Le due questioni che sembrano interessare solo e particolarmente i combattenti , sono l ' unità e l ' autonomia dell ' Associazione , e la discussione finora ha voluto toccare , esaminare e svolgere i modi concreti e pratici , attraverso cui l ' unità può e deve conseguirsi e l ' autonomia essere garantita e difesa . L ' unità non può limitarsi ad essere un semplice fatto amministrativo e l ' autonomia una pura proclamazione verbale di indipendenza . Perché l ' unità possa esistere meglio , e più che nella tessera negli spiriti , bisogna che essa sia efficiente , dia un chiaro segno della sua vitalità e verità e si realizzi innanzi tutto nella autonomia . I due termini sono inseparabili e il primo precede l ' altro per integrarsi in una definitiva azione e in una precisa norma direttiva . L ' ordine del giorno presentato dall ' avvocato Bergmann , quasi a prefazione del dibattito , ha avuto il merito non solo di porre le due questioni sullo stesso piano , quanto di uscire da certe genericità di formule da cui derivarono all ' Associazione le crisi morali e politiche che la hanno agitata negli ultimi tempi ; ma sopratutto di fissare il dibattito perché potesse più efficacemente svolgersi e concretare una linea direttiva e fondamentale ed un ' organica esposizione dei compiti cui l ' Associazione , conquistata e consacrata l ' unità e l ' autonomia , deve assolvere . Non si tratta naturalmente di compiti e funzioni politiche , se con queste parole si vuole solo accennare a soluzioni e atteggiamenti prestabiliti di partito : i combattenti , come ho detto altra volta , non vogliono e non credono che questa sia l ' ora di tenere a battesimo e di dar vita a nuovi partiti , ma si tratta di funzioni squisitamente ed altamente politiche , se si vuole , come deve essere e come i combattenti vogliono , che la politica non si esaurisca tutta e solo nelle lotte e nelle passioni di partito , ma riassuma ed interpreti gli sforzi di volontà le aspirazioni della collettività nazionale . In questo senso , che ben si addice per il suo disinteresse e la sua nobiltà e che l ' Italia conobbe nella dura esperienza della trincea e da quel giorno lo ha sempre recato nel cuore , l ' influenza dei combattenti , cioè di circa un milione di cittadini devoti alla Patria ed ai suoi Istituti liberali , potrà essere decisiva . La discussione di ieri ha , anche su questo punto , raggiunto risultati notevoli , che finiranno per essere il vero e sostanziale risultato del Congresso . Tanto l ' avv . Bergmann , quanto gli on . Pirano e Biaggi , che hanno pronunciato , specie il primo , i discorsi più inquadrati e più organici per quanto talune considerazioni non sempre concordi , hanno con buoni argomenti , talvolta aspramente realistici , sostenuto che i combattenti , non potendosi rifiutare di avere un pensiero sulla situazione politica , debbono chiaramente esprimersi e uniformarsi ad una sicura norma di condotta e di azione . Questa norma , sopra ed oltre i convincimenti dei vani oratori , è l ' atteggiamento di fronte al Governo com ' è stato da tutti concordemente indicato . Restaurazione della legge , che significa ritorno effettivo alla pratica costituzionale e repressione di ogni illegalismo ed ogni violenza , fine di ogni provvedimento eccezionale , libertà di stampa e di riunione ; ecco le norme che i combattenti vogliono seguire e che il Congresso stasera additerà . Le mediocri divisioni partigiane e i risentimenti sono stati tutti superati : i combattenti si propongono ancora una volta d ' interpretare l ' anima della Nazione , senza tessera e senza partito , perché conquistata la vittoria e la pace , abbia il suo lavoro e la sua fortuna .