StampaQuotidiana ,
ARCIDOSSO
,
luglio
-
Tutti
sanno
indicarvi
dove
abita
Pietro
Tommencioni
:
alle
Fornaci
,
un
mucchietto
di
case
vecchie
dai
muri
grezzi
,
senza
intonaco
,
un
chilometro
da
Arcidosso
.
Basta
seguire
una
mulattiera
ripida
e
la
porta
con
la
pergola
è
quella
del
Tommencioni
.
Si
va
da
lui
perché
Tommencioni
è
oggi
uno
dei
più
vecchi
ed
autorevoli
seguaci
di
David
Lazzeretti
,
il
cassiere
anzi
,
ed
il
conservatore
dell
'
archivio
della
comunità
giurisdavidica
dell
'
Amiata
.
Ha
già
passato
i
settanta
e
se
non
fosse
per
un
'
artrite
dolorosa
sarebbe
sempre
in
gamba
.
Da
giovane
ha
fatto
un
po
'
di
tutto
:
il
contadino
,
il
boscaiolo
,
la
guardia
campestre
;
oggi
,
con
cinquemila
lire
di
pensione
e
l
'
età
avanzata
,
deve
arrangiarsi
alla
meglio
:
si
è
improvvisato
ciabattino
,
fabbrica
zoccoli
di
legno
,
fa
anche
qualche
piccola
riparazione
.
È
rimasto
solo
con
la
moglie
,
una
bella
vecchietta
bianca
e
quieta
,
i
figli
si
son
tutti
sposati
.
Uno
,
di
cui
si
vede
appesa
al
muro
la
fotografia
in
divisa
,
è
brigadiere
di
Finanza
ad
Ampezzo
:
deve
essere
il
figlio
prediletto
anche
perché
aderisce
alla
fratellanza
davidica
.
Tommencioni
parla
di
tutte
queste
cose
guardandoci
con
due
occhi
grigi
e
vivaci
:
non
si
è
affatto
sorpreso
della
visita
,
né
ce
ne
ha
chiesto
il
motivo
.
Del
resto
non
son
rare
le
gite
alle
Fornaci
per
sapere
del
santo
David
e
della
comunità
amiantina
,
e
Tommencioni
è
contento
che
gli
si
facciano
domande
e
soprattutto
che
si
parli
di
loro
.
Ci
mostra
la
tesi
di
laurea
di
una
ragazza
veronese
,
che
è
venuta
apposta
da
lui
,
ci
parla
del
prof.
Donini
,
che
fece
una
conferenza
sul
Lazzeretti
ad
Arcidosso
.
«
E
come
parlava
bene
.
Lo
disse
anche
il
prete
che
ad
Arcidosso
non
si
era
mai
sentito
un
parlatore
come
quello
.
La
gente
non
ci
canzona
più
,
dopo
che
sentirono
quel
che
disse
.
»
Il
Libro
dei
celesti
fiori
Oggi
i
giurisdavidici
sul
monte
Amiata
sono
un
centinaio
,
fra
«
segnati
»
(
in
Toscana
equivale
ad
«
iscritti
»
,
ma
in
questo
caso
vale
qualcosa
di
più
,
come
vedremo
)
e
simpatizzanti
.
Ma
giurisdavidici
se
ne
trovano
anche
altrove
,
a
Sabina
,
per
esempio
,
dove
esiste
una
comunità
piuttosto
numerosa
,
fondata
a
suo
tempo
dalla
moglie
di
Filippo
Imperiuzzi
,
un
sacerdote
che
seguì
David
.
La
comunità
ha
per
primo
scopo
il
mutuo
soccorso
,
con
una
quota
annua
di
tre
lire
,
esattamente
quel
che
era
prima
della
guerra
.
Nessuno
,
oggi
,
dà
soltanto
le
tre
lire
,
ma
è
sempre
molto
poco
quel
che
si
può
raccogliere
,
nel
fondo
comunitario
,
per
l
'
assistenza
dei
fratelli
bisognosi
.
Inoltre
essi
intendono
,
a
poco
a
poco
,
far
stampare
tutte
le
opere
del
Lazzeretti
.
Due
o
tre
anni
or
sono
pubblicarono
il
Libro
dei
celesti
fiori
,
forse
il
principale
manoscritto
inedito
del
santo
David
:
una
parte
della
somma
,
seimila
lire
,
la
versò
un
fratello
che
ora
sta
in
America
,
il
Franceschetti
,
ma
fu
una
grossa
fatica
pagar
tutto
:
fra
l
'
altro
i
giurisdavidici
,
che
non
si
intendono
di
queste
cose
,
chiesero
alla
tipografia
soltanto
duecento
copie
,
pensando
di
risparmiare
molto
con
una
bassa
tiratura
.
Ora
cercano
di
recuperare
in
parte
la
spesa
vendendo
le
copie
che
restano
:
ogni
tanto
viene
un
professore
di
fuori
e
si
prende
i
Celesti
fiori
,
lasciando
350
lire
e
magari
qualcosa
di
più
,
come
obolo
.
«
Ma
a
noi
importa
prima
di
tutto
che
la
nostra
dottrina
sia
conosciuta
ed
apprezzata
.
Noi
accogliamo
tutti
a
braccia
aperte
,
ma
non
facciamo
forza
a
nessuno
.
Chi
vuoi
stare
con
noi
,
ci
sta
:
chi
non
vuole
,
pazienza
.
Restiamo
amici
lo
stesso
,
di
tutti
»
.
Saltuariamente
i
giurisdavidici
si
riuniscono
per
le
loro
funzioni
e
per
le
loro
preghiere
,
che
furon
tutte
scritte
da
David
.
Hanno
una
loro
elementare
liturgia
,
con
sette
feste
religiose
:
la
maggiore
dura
quattro
giorni
,
dal
15
al
18
agosto
e
ricorda
la
passione
e
la
morte
di
David
:
in
questa
occasione
la
comunità
si
reca
sul
monte
Labro
,
dove
trascorre
un
'
intera
nottata
in
preghiera
.
Per
Pasqua
fanno
la
loro
comunione
,
che
non
è
preceduta
dalla
confessione
.
«
La
confessione
auricolare
»
,
spiega
Tommencioni
con
insospettata
precisione
di
termini
,
«
non
fu
accolta
dal
santo
»
.
Si
comunicano
con
il
pane
,
come
nell
'
ultima
cena
.
Hanno
anche
un
loro
battesimo
,
che
si
dà
a
vent
'
anni
:
con
un
sigillo
immerso
nell
'
olio
bollente
,
si
segnano
sul
petto
la
croce
davidica
con
lo
stigma
delle
due
«
C
»
che
simboleggiano
la
prima
e
la
seconda
venuta
di
Cristo
.
Un
tragico
racconto
Tommencioni
conserva
l
'
archivio
davidico
in
una
delle
tre
stanze
che
formano
la
sua
povera
casa
:
ci
sono
gli
scritti
del
Lazzeretti
e
dei
suoi
seguaci
,
per
esempio
del
Corsini
,
che
fu
anche
pittore
e
che
ha
lasciato
alla
comunità
alcuni
dipinti
che
rappresentano
le
visioni
del
santo
,
la
tragica
processione
del
18
agosto
1878
,
la
torre
sul
monte
Labro
.
Conserva
anche
,
il
Tommencioni
,
alcuni
abiti
che
furono
indossati
durante
quella
cerimonia
cruenta
:
una
camicia
rossa
con
lo
stigma
davidico
e
persino
le
scarpe
ed
il
berretto
che
David
aveva
indosso
quando
fu
ucciso
.
Su
di
una
scarpa
si
vede
una
macchia
scura
.
«
Questo
è
sangue
.
»
Tommencioni
ricorda
benissimo
il
racconto
che
gli
faceva
suo
padre
Francesco
,
che
nella
processione
portava
la
bandiera
proprio
accanto
a
David
e
vide
la
morte
del
santo
.
La
comunità
era
sul
monte
Labro
da
tre
giorni
,
in
digiuno
ed
in
penitenza
.
La
mattina
del
18
si
comunicarono
col
pane
e
con
l
'
agnello
,
poi
si
mossero
in
processione
,
uomini
,
donne
e
bambini
salmodianti
.
«
Avevano
avuto
il
permesso
dal
delegato
De
Luca
:
il
povero
David
gli
aveva
anche
dato
due
lire
,
per
le
carte
bollate
,
ma
sapeva
che
sarebbe
stato
ucciso
,
l
'
aveva
detto
più
volte
.
Infatti
quando
furono
all
'
ingresso
del
paese
De
Luca
dette
l
'
alt
.
«
David
ordinò
ai
suoi
di
fermarsi
e
fece
ancora
tre
o
quattro
passi
avanti
:
"
Io
vado
avanti
in
nome
di
Cristo
e
vi
porto
pace
e
prosperità
.
Se
volete
il
mio
sangue
,
ecco
il
mio
petto
"
.
Sparò
per
primo
il
delegato
,
col
fucile
da
caccia
,
ma
fece
cilecca
.
Spararono
i
carabinieri
:
sei
colpi
,
sei
cilecche
.
Ma
c
'
era
anche
un
bersagliere
,
che
De
Luca
si
era
aggregato
per
l
'
occasione
.
Disse
una
bestemmia
,
appoggiò
il
fucile
sulla
spalla
di
un
altro
e
sparò
»
.
David
,
colpito
in
fronte
,
sopravvisse
ancora
per
qualche
ora
e
spirò
alle
Bagnore
.
Ora
i
suoi
resti
sono
sepolti
a
Santa
Fiora
,
insieme
a
quelli
della
moglie
e
della
figlia
,
ma
i
giurisdavidici
vogliono
porre
almeno
una
pietra
sul
luogo
della
morte
.
Finora
non
son
riusciti
ad
avere
il
permesso
,
ma
il
sindaco
Ragnini
ha
promesso
che
farà
tutto
il
possibile
.
«
È
amico
mio
:
e
poi
noi
siamo
amici
di
tutti
,
vogliamo
far
del
bene
a
tutti
,
anche
a
chi
vuol
male
.
Noi
abbiamo
questa
fede
,
che
ci
pare
giusta
e
continuiamo
sulla
nostra
strada
.
Ci
possiamo
anche
sbagliare
,
ma
a
noi
pare
di
essere
nel
giusto
»
.
Tommencioni
è
stato
in
guerra
,
nel
1915
,
insieme
a
Nazzareno
Bargagli
,
anche
lui
giurisdavidico
.
Mi
dice
che
non
voleva
uccidere
:
«
Quelli
là
eran
gente
che
non
conoscevo
,
che
non
mi
aveva
fatto
niente
.
E
allora
,
perché
dovevo
ammazzarli
?
Mi
raccomandai
tanto
a
David
che
mi
facesse
scappare
,
ed
infatti
ebbi
l
'
esonero
.
Nazzareno
lo
stesso
:
si
raccomandò
tanto
a
David
,
gli
chiese
di
morire
,
o
magari
di
esser
ferito
,
prima
di
dover
ammazzare
qualcuno
.
E
infatti
rimase
ferito
e
tornò
a
casa
»
.
Non
è
facile
far
parlare
Tommencioni
,
al
principio
,
quando
gli
chiedo
se
la
comunità
ha
idee
politiche
.
Dice
che
la
politica
non
c
'
entra
niente
,
con
la
religione
e
che
lui
di
rado
legge
i
giornali
.
Ma
a
votare
vanno
sempre
,
si
capisce
.
«
Ma
non
c
'
è
nessun
partito
che
mette
in
pratica
le
idee
di
David
,
che
voleva
la
fratellanza
per
tutti
,
ed
il
vero
socialismo
»
.
«
Ma
allora
come
vi
comportate
,
a
chi
date
il
voto
?
»
«
A
quelli
che
sono
più
vicini
a
noi
,
ai
socialisti
»
.
«
Quali
socialisti
?
»
«
Quelli
veri
,
quelli
di
Nenni
»
.
«
E
perché
non
agli
altri
?
»
«
Quali
,
quelli
di
Saragat
?
Ma
quelli
son
dalla
parte
dei
signori
»
.
Tommencioni
a
questo
punto
si
anima
,
ed
alza
la
voce
.
«
Ma
come
fate
a
sapere
queste
cose
,
se
non
leggete
mai
i
giornali
?
»
«
Lo
sappiamo
,
Io
sappiamo
:
durante
le
elezioni
venivano
di
tutti
i
partiti
,
a
convincerci
;
ma
noi
non
ci
facciamo
mettere
nel
sacco
da
nessuno
.
Lo
sappiamo
quel
che
si
deve
fare
.
Avete
visto
,
però
,
che
bel
passo
avanti
.
E
se
si
rifacessero
le
elezioni
,
andrebbe
anche
meglio
»
.
StampaQuotidiana ,
L
'
illuminismo
continua
ad
essere
il
nostro
orizzonte
culturale
.
Ma
ci
basta
?
Non
possiamo
farne
a
meno
,
le
nostre
società
liberaldemocratiche
vengono
da
lì
e
anche
gran
parte
della
nostra
cultura
.
L
'
Encyclopédie
a
metà
del
Settecento
soppiantò
la
Bibbia
.
E
questo
mostra
che
nell
'
irreligiosità
illuminista
è
contenuta
anche
una
nuova
fede
,
con
quanto
di
rassicurante
e
di
rischioso
c
'
è
in
ogni
fede
.
Libertà
,
ragione
,
uguaglianza
,
progresso
sono
i
punti
cardinali
della
nostra
geografia
culturale
.
Ma
non
c
'
è
anche
in
questo
qualcosa
di
dogmatico
?
E
soprattutto
:
quanto
è
avvenuto
precedentemente
nella
storia
europea
può
essere
ridotto
ad
una
serie
di
tappe
per
raggiungere
la
meta
illuministica
e
liberal
-
democratica
?
La
cultura
greca
e
latina
,
il
cristianesimo
medievale
,
il
Rinascimento
diviso
tra
scienza
e
magia
,
sono
solo
oggetti
di
studio
,
cioè
"
culture
superate
"
?
Non
solo
la
Scuola
di
Francoforte
(
da
Max
Horkheimer
fino
all
'
ultimo
allievo
Jurgen
Habermas
)
,
ma
anche
i
grandi
romanzieri
russi
dell
'
Ottocento
,
soprattutto
Dostoevskij
e
Tolstoj
,
sono
stati
critici
dell
'
illuminismo
e
dell
'
intelligencja
atea
,
pur
procedendo
secondo
una
logica
analitica
spietatamente
lucida
nell
'
esaminare
i
problemi
morali
e
politici
del
loro
tempo
.
La
riproposta
dell
'
illuminismo
e
nello
stesso
tempo
dei
dubbi
su
di
esso
è
il
tratto
caratteristico
più
interessante
dell
'
ultimo
numero
di
MicroMega
.
Mi
fermo
su
due
soli
testi
,
quello
di
Habermas
,
intitolato
esplicitamente
Fede
e
Sapere
,
che
apre
il
numero
e
quello
di
Tolstoj
su
Buddha
e
su
Krishna
che
lo
chiude
.
Soprattutto
un
passo
del
saggio
di
Habermas
mi
sembra
interessante
:
"
Il
diavolo
non
esiste
,
ma
l
'
arcangelo
caduto
imperversa
ora
come
prima
,
non
solo
nel
bene
capovolto
in
atto
mostruoso
,
ma
anche
nella
pulsione
irrefrenabile
di
vendetta
che
lo
segue
a
ruota
(...)
Quando
il
peccato
si
è
trasformato
in
colpa
e
la
trasgressione
dei
comandamenti
divini
in
violazione
della
legge
umana
,
qualcosa
è
andato
perduto
.
(...)
Il
legittimo
scetticismo
di
Horkheimer
nei
confronti
della
entusiastica
speranza
di
Benjamin
nella
forza
rigeneratrice
della
memoria
umana
-
"
gli
uccisi
sono
davvero
uccisi
"
-
non
smentisce
tuttavia
l
'
impulso
impotente
a
cambiare
ancora
qualcosa
nell
'
irrevocabile
"
.
Habermas
ama
le
formulazioni
condensate
e
labirintiche
.
Tuttavia
il
senso
di
quello
che
dice
è
piuttosto
chiaro
.
Pur
non
credendo
nell
'
esistenza
del
diavolo
,
i
laici
illuministi
sono
costretti
a
constatare
periodicamente
che
vengono
compiuti
atti
"
mostruosi
"
in
cui
si
eccede
la
misura
di
quella
che
consideriamo
razionalità
e
sensibilità
umana
.
A
fin
di
bene
,
con
giustificazioni
morali
e
anche
religiose
sinistramente
esibite
,
si
compiono
delitti
letteralmente
demoniaci
.
Dostoevskij
analizzò
questo
nuovo
genere
di
crimini
nei
suoi
romanzi
,
a
partire
da
Delitto
e
castigo
.
Ma
anche
la
vendetta
che
segue
al
crimine
mostruoso
e
vorrebbe
ristabilire
con
la
violenza
l
'
equilibrio
turbato
da
una
violenza
precedente
,
è
a
sua
volta
mostruosa
e
diabolica
,
proprio
perché
legittimata
da
chi
la
compie
con
argomenti
razionali
e
morali
.
La
differenza
tra
la
violazione
della
legge
umana
e
la
nozione
di
peccato
è
questa
:
la
prima
si
risolve
attraverso
la
sanzione
legale
(
o
vendetta
legittima
)
,
mentre
la
trasgressione
dei
comandamenti
divini
allude
all
'
idea
che
la
realtà
non
finisce
qui
,
non
appartiene
solo
al
mondo
umano
,
anzitutto
perché
il
mondo
umano
e
tanto
meno
la
natura
non
appartengono
all
'
umanità
:
noi
non
ne
siamo
i
padroni
assoluti
.
Il
limite
dell
'
illuminismo
è
appunto
la
desacralizzazione
della
natura
e
del
nostro
corpo
,
ridotti
a
campo
di
ricerca
e
manipolazione
scientifica
.
Il
limite
della
fede
,
a
mio
parere
,
consiste
nell
'
idea
che
il
male
viene
cancellato
dalla
richiesta
di
perdono
e
dal
perdono
concesso
.
Da
un
lato
il
male
compiuto
è
considerato
(
secondo
ragione
)
irreversibile
e
irrevocabile
:
"
gli
uccisi
sono
davvero
uccisi
"
per
sempre
e
niente
può
ridare
loro
la
vita
.
D
'
altro
lato
(
secondo
fede
)
si
conserva
un
impulso
a
riparare
all
'
irreparabile
ipotizzando
l
'
esistenza
di
un
'
altra
dimensione
(
religiosa
)
della
realtà
,
in
cui
il
male
viene
cancellato
.
Pubblicando
in
chiusura
gli
scritti
di
Tolstoj
,
sia
illuminista
che
evangelico
,
sul
buddhismo
e
l
'
induismo
,
mi
pare
che
MicroMega
voglia
suggerire
questo
:
che
l
'
illuminismo
definisce
ancora
l
'
orizzonte
culturale
moderno
,
ma
non
ci
basta
e
può
anche
metterci
nelle
mani
del
diavolo
,
soprattutto
se
crediamo
davvero
di
poter
fare
del
mondo
e
di
noi
stessi
tutto
quello
che
vogliamo
avendo
come
solo
limite
i
nostri
sistemi
legali
.
StampaQuotidiana ,
Presentiamolo
con
le
sue
stesse
parole
.
«
Si
conosce
la
mia
età
(
73
anni
)
.
Ho
consacrato
più
di
cinquant
'
anni
alla
vita
pubblica
.
Giornalista
,
ho
scritto
soltanto
su
giornali
repubblicani
.
Propagandista
,
la
mia
tribuna
fu
sempre
repubblicana
.
Politico
,
non
conobbi
altra
disciplina
che
la
repubblicana
.
Capo
di
partito
,
non
mi
associai
ad
altre
forze
che
non
fossero
repubblicane
.
Parlamentare
,
le
mie
campagne
furono
tutte
repubblicane
e
ho
sempre
rifiutato
di
partecipare
ai
governi
della
monarchia
.
Nessuno
più
di
me
ha
lavorato
per
il
trionfo
della
repubblica
in
Spagna
»
.
Esatto
.
Il
Lerroux
è
stato
un
repubblicano
al
cento
per
cento
e
un
radical
-
massone
.
Tipo
classico
di
quegli
uomini
sifilizzati
dagli
immortali
principi
dell'89
,
che
sognano
,
vaneggiano
,
intrigano
,
complottano
,
parlano
parlano
parlano
e
alla
fine
spalancano
le
porte
al
caos
,
di
cui
il
radicalismo
demo
-
liberale
è
la
logica
anticamera
e
lo
storico
battistrada
.
Aperto
il
varco
,
Lerroux
è
forzato
alle
più
tremende
constatazioni
.
Egli
è
riuscito
a
fuggire
perché
i
suoi
amici
fecero
in
tempo
ad
avvertirlo
che
la
bufera
era
imminente
,
ma
i
suoi
colleghi
radicali
qual
sorte
hanno
avuto
?
«
La
persecuzione
,
egli
dice
,
contro
il
partito
radicale
è
stata
implacabile
.
A
Valenza
e
provincia
non
solo
i
deputati
radicali
sono
stati
assassinati
,
ma
in
taluni
villaggi
tutti
i
membri
del
partito
radicale
sono
stati
sterminati
.
A
Malaga
ed
Alicante
ci
fu
una
vera
caccia
all
'
uomo
radicale
.
Il
sacrificio
di
sangue
del
partito
radicale
spagnuolo
ha
superato
di
molto
quello
della
Chiesa
e
forse
quello
della
guardia
civile
così
selvaggiamente
massacrata
»
.
Il
Lerroux
,
che
è
riuscito
a
salvare
la
propria
vita
,
non
ha
potuto
salvare
nulla
della
propria
casa
,
«
un
focolare
ordinato
,
con
collezioni
ben
scelte
»
,
un
ambiente
comodo
di
tranquillo
borghese
che
scherzava
coi
fiammiferi
,
ma
non
credeva
agli
incendi
.
Tutto
è
stato
devastato
dai
«
galantuomini
che
disonorano
il
popolo
,
la
patria
,
la
repubblica
,
l
'
umanità
»
.
Il
Lerroux
,
però
,
dimentica
di
dirci
che
egli
è
responsabile
:
primo
,
d
'
aver
evocato
questi
galantuomini
alla
ribalta
(
socialisti
-
comunisti
-
anarchici
-
sindacalisti
)
;
e
secondo
,
di
non
aver
fatto
tutte
le
volte
che
fu
al
potere
quanto
doveva
per
toglierli
dalla
circolazione
.
È
quindi
perfettamente
inutile
o
perlomeno
tardivo
recriminare
com
'
egli
fa
contro
«
gli
avvelenatori
che
sotto
la
bandiera
della
democrazia
,
della
libertà
,
della
repubblica
hanno
tradito
la
loro
patria
,
convertendosi
in
strumento
della
anarchia
internazionale
,
in
agenti
del
separatismo
e
dei
marxisti
di
ogni
specie
»
.
Solo
nel
gennaio
1937
,
dopo
sette
mesi
di
guerra
civile
,
che
sarebbe
già
finita
col
trionfo
di
Franco
se
gli
amici
europei
di
Lerroux
non
avessero
aiutato
i
rossi
di
Madrid
,
solo
dopo
questo
lungo
e
sanguinoso
periodo
,
Lerroux
si
accorge
che
i
nemici
di
Franco
«
sono
un
'
orda
selvaggia
,
la
quale
sotto
il
pretesto
della
uguaglianza
sociale
,
ruba
,
saccheggia
,
massacra
,
ecc
.
»
.
Questo
,
si
può
aggiungere
,
è
il
governo
di
Madrid
,
che
siede
ancora
a
Ginevra
e
il
cui
capo
a
Valenza
riceve
le
visite
sia
pure
di
routine
di
un
ammiraglio
della
flotta
inglese
.
A
quale
conclusione
arriva
il
Lerroux
dopo
queste
premesse
?
Eccola
:
«
che
la
dittatura
può
essere
la
salvezza
della
patria
e
della
repubblica
,
che
quello
di
Franco
non
è
un
pronunciamento
militare
,
ma
una
sollevazione
nazionale
sacra
e
legittima
come
quella
dell
'
indipendenza
del
1808
,
e
che
egli
,
Lerroux
,
renderà
alla
causa
nazionale
il
servizio
negativo
di
non
disturbarla
»
.
Troppo
poco
,
ma
sarebbe
eccessivo
pretendere
da
Lerroux
qualche
cosa
di
meglio
,
da
lui
che
insieme
col
cattolico
sturziano
Gil
Robles
porta
la
maggiore
responsabilità
di
quanto
accade
.
Tuttavia
le
sue
confessioni
sono
altamente
significative
,
anche
perché
sono
state
stampate
nell
'
ultimo
numero
del
30
gennaio
1937
della
francese
Illustration
alle
pagine
112
,
113
,
114
.
Non
devono
essere
sfuggite
ai
signori
Eden
,
Delbos
,
Avenol
.
StampaQuotidiana ,
RIBOLLA
,
luglio
-
Se
c
'
è
un
luogo
,
qua
in
Maremma
,
che
contraddice
la
immagine
convenzionale
che
molti
hanno
di
questa
terra
(
i
butteri
,
il
palude
,
i
cinghiali
)
quel
luogo
è
certamente
Ribolla
:
su
di
una
pianura
disuguale
,
ondulata
da
brevi
collinette
brulle
,
si
stendono
sparpagliate
le
casupole
dei
minatori
,
congiunte
da
una
lunga
strada
tortuosa
,
piena
di
polvere
.
Al
centro
,
sudi
un
viale
più
largo
,
un
edificio
di
chiara
architettura
del
ventennio
,
che
fu
la
sede
del
Dopolavoro
,
poi
alcune
palazzine
con
qualche
pretesa
,
uno
stento
giardinetto
,
gli
eucaliptus
annosi
,
che
in
Maremma
furono
piantati
quando
si
credeva
che
potessero
contribuire
ad
eliminare
l
'
umidità
del
terreno
,
e
quindi
la
malaria
.
Da
Ribolla
si
estrae
carbone
fossile
,
lignite
,
una
vecchia
miniera
che
era
già
in
attività
prima
dell
'
altra
guerra
.
La
guerra
,
anzi
,
ha
sempre
dato
maggior
lavoro
a
Ribolla
:
fu
così
al
tempo
della
Prima
,
è
stato
così
con
la
Seconda
,
quando
gli
operai
salirono
sopra
i
cinquemila
.
Da
allora
è
stata
una
progressiva
riduzione
del
personale
dai
tremilaseicento
del
'48
siamo
ai
milletrecento
circa
occupati
oggi
.
La
Montecatini
,
che
qui
è
proprietaria
,
oltre
che
della
miniera
,
anche
degli
impianti
,
delle
strade
,
delle
case
,
e
dell
'
aria
,
scrive
sui
manifesti
che
non
è
vero
quanto
affermano
le
organizzazioni
sindacali
,
che
cioè
si
intende
smobilitare
,
ma
le
cifre
restano
quelle
e
quella
è
la
tecnica
.
Si
cominciò
col
mandare
a
casa
gli
ultrasessantenni
,
poi
si
istituirono
premi
di
smobilitazione
per
chi
intendeva
andarsene
,
prima
sessanta
,
poi
cento
,
infine
trecentomila
lire
per
ogni
autolicenziato
.
Dei
cinque
pozzi
un
tempo
attivi
,
due
sono
stati
abbandonati
senza
allargare
le
ricerche
che
molto
probabilmente
sarebbero
state
fruttuose
:
degli
altri
tre
,
due
sono
in
esaurimento
e
la
società
vi
pratica
la
coltivazione
a
rapina
.
Non
si
preoccupa
,
cioè
,
di
colmare
di
terra
le
gallerie
esaurite
,
e
questo
rende
sempre
più
probabili
vuoti
d
'
aria
,
frane
ed
incendi
.
Si
fa
economia
di
legname
da
armatura
,
e
gli
incendi
si
fanno
sempre
più
frequenti
:
nello
scorso
anno
se
ne
ebbero
200
lievi
e
50
gravi
,
rispetto
ai
150
e
35
del
1951
,
con
un
aumento
,
cioè
,
rispettivamente
del
33,33
e
del
42,8
per
cento
.
Negli
ultimi
tre
mesi
si
sono
registrate
dodici
frane
.
Il
nuovo
direttore
della
miniera
,
che
si
chiama
(
non
è
uno
scherzo
)
Padroni
,
e
non
è
ingegnere
minerario
,
ma
elettrotecnico
,
ha
appunto
questo
incarico
:
risparmiare
fino
alla
smobilitazione
.
Sugli
operai
si
preme
in
vario
modo
:
minime
interdizioni
del
lavoro
sono
punite
con
multa
e
sospensione
in
prima
istanza
,
poi
con
il
licenziamento
.
Il
lavoro
si
svolge
con
una
temperatura
che
va
da
un
minimo
di
34
ad
un
massimo
di
oltre
42
gradi
:
poiché
il
«
calore
»
,
per
contratto
,
dev
'
essere
retribuito
con
una
indennità
aggiunta
,
la
società
ricorre
al
sistema
di
immettere
un
gocciolamento
d
'
aria
nei
tubi
di
ventilazione
,
con
il
risultato
di
diminuire
il
calore
,
aumentando
l
'
umidità
,
oppure
fa
pressione
sui
sorveglianti
perché
registrino
una
temperatura
inferiore
a
quella
reale
.
Agli
operai
si
impone
una
norma
costante
di
trenta
vagoncini
per
squadra
(
due
uomini
)
ogni
turno
,
senza
tener
conto
delle
infinite
varietà
della
situazione
in
cui
può
svolgersi
il
lavoro
:
si
sono
avuti
20
licenziamenti
per
inadempienza
della
norma
.
Nel
gennaio
scorso
l
'
operaio
Giovanni
Brizzigotti
è
morto
schiacciato
sotto
la
gabbia
dell
'
ascensore
:
gli
mancavano
tre
vagoncini
e
la
fine
del
turno
era
vicina
;
la
fretta
,
la
stanchezza
,
una
distrazione
,
e
l
'
incidente
è
avvenuto
.
Tutto
questo
è
stato
più
volte
denunciato
al
Distretto
minerario
,
in
quanto
contravviene
a
precise
norme
di
legislazione
mineraria
,
ma
tutto
è
rimasto
lettera
morta
.
Si
fanno
,
naturalmente
,
discriminazioni
di
carattere
politico
e
sindacale
.
L
'
anno
scorso
la
società
istituì
una
multa
di
cinquecento
,
e
poi
di
mille
lire
,
per
gli
scioperanti
,
ed
un
premio
eguale
per
i
crumiri
.
Molti
,
pur
non
accettando
lo
sciopero
e
recandosi
al
lavoro
,
hanno
rifiutato
il
premio
;
cinque
sorveglianti
hanno
chiesto
di
lasciare
il
grado
e
di
ritornare
semplici
operai
.
Tutte
queste
cose
mi
dice
Duilio
Betti
,
un
dirigente
sindacale
:
è
un
giovane
sui
trent
'
anni
,
di
robusta
corporatura
.
Parla
marchigiano
,
ed
infatti
è
nato
ad
Urbino
,
ma
la
lunga
permanenza
in
Maremma
dà
al
suo
accento
improvvise
e
strane
aperture
toscane
:
quando
dice
«
Montecarlo
»
aspira
con
enfasi
la
«
ci
»
,
come
un
operaio
del
luogo
.
Ha
lavorato
anche
alla
pirite
di
Gavorrano
,
ma
ora
,
nella
sua
qualità
di
dirigente
sindacale
,
è
in
aspettativa
.
L
'
episodio
più
recente
di
lotta
risale
allo
scorso
marzo
.
Quarantotto
operai
minacciati
di
licenziamento
rimasero
nel
pozzo
per
tre
giorni
.
La
polizia
bloccò
gli
accessi
,
sperando
di
prenderli
per
fame
,
ma
senza
risultato
.
Allora
,
la
società
decise
l
'
intervento
armato
:
dirigevano
le
operazioni
,
insieme
al
vicequestore
,
il
direttore
della
miniera
ed
il
dottor
Riccardi
,
commercialista
,
transfuga
dei
sindacati
operai
ed
attualmente
direttore
politico
del
gruppo
delle
miniere
della
Maremma
.
Abita
a
Massa
Marittima
,
organizza
circoli
culturali
per
impiegati
e
tecnici
,
ha
istituito
il
«
prete
di
fabbrica
»
,
cioè
un
sacerdote
che
avvicina
gli
operai
,
anche
in
fondo
ai
pozzi
,
e
li
«
rieduca
»
.
Anche
il
premio
di
crumiraggio
è
opera
sua
.
La
polizia
invase
i
pozzi
,
circondò
gli
operai
,
li
catturò
senza
che
facessero
un
gesto
di
ribellione
.
Il
commissario
di
P.S.
,
mi
racconta
Betti
,
non
voleva
ammanettarli
,
perché
non
avevano
commesso
reato
alcuno
,
ma
la
direzione
della
miniera
reclamò
che
venissero
fuori
con
i
ferri
,
per
dare
l
'
esempio
agli
altri
.
Furono
arrestati
ed
incarcerati
sotto
l
'
accusa
di
«
violazione
di
proprietà
»
e
rilasciati
dopo
cinque
giorni
di
detenzione
;
naturalmente
hanno
avuto
subito
il
licenziamento
.
I
giornali
democristiani
parlarono
della
«
brillante
manovra
»
della
polizia
e
si
felicitarono
con
chi
la
diresse
.
I
giornali
democristiani
dipingono
sovente
i
minatori
come
degli
agiati
incomprensibilmente
scontenti
:
il
fatto
è
che
la
media
dei
salari
si
aggira
,
tutto
compreso
,
sulle
35mila
lire
mensili
.
Si
hanno
delle
punte
fino
alle
55-60mila
lire
,
come
è
il
caso
dell
'
operaio
Capitani
,
che
ha
quattro
figli
ed
un
lavoro
specializzato
:
ma
Capitani
ha
trentotto
anni
e
ne
dimostra
cinquanta
,
dopo
ventotto
di
miniera
.
Mancano
le
case
,
a
Ribolla
.
Ho
visto
famiglie
di
quattro
persone
abitare
in
una
sola
stanza
,
divisa
da
un
tramezzo
che
separa
la
camera
dalla
cucina
.
Stanze
incredibilmente
pulite
e
rassettate
,
all
'
interno
,
magari
con
la
radio
e
la
cucina
a
gas
,
ma
senz
'
acqua
,
con
un
gabinetto
comune
ogni
trenta
-
quaranta
famiglie
.
I
cedimenti
del
terreno
provocano
vibrazioni
e
conseguenti
paurose
crepature
nei
muri
.
La
Montecatini
le
ha
dichiarate
inabitabili
,
rifiuta
gli
affitti
,
ed
ingiunge
alla
gente
di
andarsene
,
ma
dove
?
Intanto
le
più
pericolanti
sono
state
«
incatenate
»
,
assicurate
,
cioè
,
con
un
cavo
teso
intorno
alle
quattro
pareti
,
un
metro
sotto
il
tetto
,
per
impedire
che
si
sfascino
improvvisamente
.
StampaQuotidiana ,
Non
passa
giorno
senza
che
io
riceva
lettere
che
mi
chiedono
di
Gustavo
Adolfo
Rol
,
che
protagonisti
del
secolo
,
fra
i
più
prestigiosi
in
ogni
campo
,
definirono
"
fenomeno
vivente
"
.
E
questo
perché
ne
cito
puntualmente
i
poteri
nella
rubrica
che
tengo
in
"
Sette
"
,
il
supplemento
settimanale
di
questo
quotidiano
.
Perché
di
Rol
sono
stato
uno
degli
amici
privilegiati
nei
suoi
"
rapporti
a
distanza
"
.
Perché
ho
raccontato
questi
rapporti
,
prodigiosi
,
in
uno
dei
miei
libri
,
quando
lui
era
ancora
in
vita
.
Perché
,
dietro
il
mio
tavolo
di
lavoro
,
tengo
un
dipinto
di
Madonna
con
bambino
,
che
nessuna
mano
terrena
ha
tracciato
;
l
'
ultimo
dono
di
Gustavo
,
che
sapeva
far
apparire
,
concretamente
,
dipinti
anche
celebri
.
Solo
ieri
,
due
lettere
.
In
una
,
una
signora
torinese
scrive
,
come
tanti
:
"
Sono
rimasta
affascinata
da
quest
'
uomo
che
non
è
stato
compreso
dai
media
"
.
Nell
'
altra
,
un
lettore
milanese
si
scaglia
,
giustamente
,
contro
"
quegli
esponenti
-
o
presunti
tali
-
del
mondo
scientifico
che
non
perdono
occasione
per
accanirsi
contro
tutto
quanto
non
è
riconducibile
alle
loro
scienze
esatte
"
.
Si
citano
,
in
particolare
,
i
nomi
-
che
non
farò
-
di
un
noto
divulgatore
e
di
una
scienziata
,
che
avrebbero
potuto
evitare
di
procurare
a
Rol
,
poco
prima
della
morte
,
l
'
ultima
,
inaccettabile
umiliazione
.
Ma
sono
,
con
tutto
me
stesso
,
d
'
accordo
:
il
sapere
tutto
su
come
s
'
accoppiano
le
foche
monache
,
non
autorizza
a
dileggiare
,
senza
conoscere
.
Che
proveranno
ora
questi
signori
leggendo
(
ma
non
lo
leggeranno
)
questo
prezioso
libro
di
Catterina
Ferrari
che
,
dopo
aver
vissuto
accanto
a
Gustavo
negli
ultimi
dieci
anni
,
ha
raccolto
,
senza
intervenire
in
prima
persona
,
eccezionali
documenti
diretti
:
dalle
"
Agende
"
alle
"
Lettere
"
,
ai
"
Pensieri
"
,
alle
"
Poesie
"
?
A
parte
le
facoltà
di
Rol
(
le
riassume
Federico
Fellini
:
"
L
'
uomo
più
sconcertante
che
io
abbia
conosciuto
.
Sono
talmente
enormi
le
sue
possibilità
,
da
superare
anche
l
'
altrui
facoltà
di
stupirsene
"
)
,
ci
si
trova
di
fronte
a
uno
scrittore
di
rara
intensità
,
a
un
pensatore
,
e
a
un
filosofo
del
credo
religioso
,
di
enorme
portata
.
Si
tratta
,
e
non
ci
sono
squallide
denigrazioni
che
tengano
,
di
una
personalità
fra
le
più
sorprendenti
del
secolo
.
La
verità
sta
venendo
a
galla
.
Le
manifestazioni
del
suo
talento
superiore
richiederebbero
uno
spazio
illimitato
,
ma
si
riassumono
nel
principio
:
"
Lo
spirito
intelligente
"
,
posseduto
da
ciascuno
di
noi
,
è
quel
"
quid
"
che
compendia
tutto
quello
che
noi
siamo
e
sa
tutto
del
presente
,
passato
e
futuro
,
e
rimane
sulla
terra
anche
dopo
la
morte
.
Molte
volte
ho
parlato
,
con
Rol
,
dei
suoi
rapporti
con
Einstein
,
che
ebbe
modo
di
assistere
,
affascinato
e
scosso
,
ai
suoi
esperimenti
che
ci
convincono
di
una
cosa
:
c
'
è
tanta
verità
ancora
da
scoprire
.
StampaQuotidiana ,
Assisi
,
30
luglio
.
In
verità
la
giornata
di
ieri
che
pure
è
stata
decisiva
ha
mostrato
all
'
inizio
di
deviare
dagli
scopi
essenziali
che
alla
discussione
aveva
fissato
con
felice
intuito
della
situazione
politica
l
'
avvocato
Bergmann
.
I
due
forti
ed
eloquenti
discorsi
degli
onorevoli
Savelli
e
Rossini
riproposero
all
'
assemblea
con
sincerità
e
fermezza
,
fuori
di
certe
pericolose
ambiguità
che
minacciavano
di
compromettere
i
risultati
del
Congresso
,
i
termini
veri
e
reali
della
discussione
.
Affermate
pregiudizialmente
l
'
unità
e
l
'
autonomia
quali
fondamenti
assoluti
ed
inviolabili
della
compagine
della
Associazione
,
tanto
il
Savelli
quanto
il
Rossini
,
riassumendo
ed
interpretando
la
voce
e
la
volontà
che
i
rappresentanti
della
maggior
parte
delle
Federazioni
provinciali
avevano
espresso
nella
discussione
,
indicarono
e
precisarono
i
modi
che
l
'
Associazione
deve
imporsi
e
adottare
perché
i
suoi
propositi
possano
efficacemente
realizzarsi
.
Tali
propositi
che
non
è
inutile
ripeterlo
non
riguardavano
e
non
riguardano
nessuna
posizione
di
parte
,
che
anzi
riaffermano
anche
in
quelle
parti
comuni
al
programma
ed
alla
azione
di
alcune
correnti
politiche
,
la
loro
origine
di
piena
indipendenza
,
furono
raccolti
e
consacrati
nell
'
ordine
del
giorno
presentato
dalla
medaglia
d
'
oro
on
.
Viola
e
che
il
Congresso
ha
con
votazione
quasi
unanime
approvato
.
Non
è
difficile
,
anche
alla
semplice
lettura
di
quell
'
ordine
del
giorno
e
dimenticando
le
altre
manifestazioni
che
hanno
accompagnato
lo
sviluppo
della
discussione
,
non
percepire
quali
considerevoli
risultati
il
Congresso
ha
raggiunto
e
come
essi
interpretino
direttamente
e
immediatamente
non
tanto
e
solo
la
volontà
dei
combattenti
,
ma
soprattutto
la
coscienza
profonda
della
Nazione
,
in
confronto
dell
'
attuale
situazione
politica
.
Mentre
i
partiti
e
le
frazioni
refrattari
ad
ogni
senso
di
dovere
civico
,
si
ostinano
a
combattersi
senza
tregua
e
fanno
risuonare
parole
di
odio
e
di
vendetta
,
i
combattenti
hanno
creduto
loro
dovere
e
diritto
prendere
una
ferma
e
chiara
posizione
che
non
è
confondibile
con
nessun
'
altra
di
nessun
partito
e
che
vuole
essere
ed
è
sola
posizione
degna
dei
fedelissimi
della
Nazione
e
della
Patria
.
Tre
punti
in
special
modo
vanno
rilevati
nell
'
ordine
del
giorno
dell
'
on
.
Viola
,
i
quali
pur
essendo
svolti
da
una
fondamentale
unità
di
visione
e
di
valutazione
dell
'
attuale
realtà
politica
,
costituiscono
separatamente
i
tre
cardini
su
cui
si
è
raccolto
il
Congresso
,
senza
differenziazioni
di
tendenze
,
e
che
il
nuovo
Comitato
centrale
deve
imporre
alla
sua
azione
.
Trascrivo
le
stesse
parole
dell
'
ordine
del
giorno
:
1
.
ristabilimento
nella
sua
piena
ed
assoluta
efficienza
dell
'
impero
della
legge
;
2
.
separazione
netta
tra
Governo
e
partito
;
3
.
condanna
degli
illegalismi
superstiti
e
sovranità
esclusiva
dello
Stato
secondo
lo
spirito
e
le
tradizioni
del
nostro
risorgimento
.
Le
parole
sono
chiare
e
non
abbisognano
di
commenti
.
I
combattenti
fedeli
ai
concetti
ideali
scaturiti
da
Vittorio
Veneto
riconsacrati
dallo
spirito
che
condusse
al
potere
Mussolini
anche
queste
sono
frasi
testuali
dell
'
ordine
del
giorno
hanno
detto
la
loro
volontà
.
Né
opposizione
né
dedizione
incondizionata
al
Governo
.
Si
rifiutano
di
prestarsi
alle
speculazioni
delle
opposizioni
,
come
si
rifiutano
di
contentarsi
di
generiche
promesse
che
valgono
solo
per
la
volontà
che
è
decisa
ad
attuarle
.
Essi
non
hanno
partito
da
seguire
né
feticismi
da
adorare
.
Sono
stati
fino
ad
ieri
nelle
trincee
contro
il
nemico
e
sulle
piazze
contro
i
rinnegatori
della
vittoria
e
della
Patria
al
servizio
della
Patria
.
Oggi
rimangono
fedeli
alla
consegna
,
così
quando
rivendicano
contro
le
assurde
concezioni
dello
Stato
-
partito
,
le
tradizioni
liberali
del
risorgimento
,
come
quando
condannano
ogni
forma
di
illegalismo
e
chiedono
su
tutto
e
contro
tutti
l
'
impero
restaurato
della
legge
.
L
'
Italia
non
è
il
monopolio
di
nessun
partito
:
dal
risorgimento
alla
guerra
ed
alla
vittoria
,
si
è
sviluppata
e
accresciuta
di
potenza
e
di
volontà
per
lo
sforzo
concorde
e
tenace
del
suo
popolo
.
A
questo
popolo
di
cui
essi
sono
la
parte
più
eletta
,
i
combattenti
vogliono
che
ritorni
la
pace
e
l
'
ordine
nella
legge
e
nella
giustizia
.
StampaQuotidiana ,
CASTEL
DEL
PIANO
,
agosto
-
I
«
canterini
»
di
Castel
del
Piano
erano
già
riuniti
intorno
ad
un
gran
tavolo
nel
circolo
dell
'
ENAL
;
ognuno
,
naturalmente
,
aveva
davanti
a
sé
un
bicchiere
,
ed
al
centro
troneggiava
un
bottiglione
di
vino
rosso
.
Poi
comprendemmo
la
regola
:
ad
ogni
canto
un
bicchiere
,
e
pensava
a
riempirli
il
sindaco
in
persona
,
un
giovanotto
con
gli
occhiali
,
che
fa
t
il
maestro
,
livornese
di
nascita
,
ma
ormai
amiatino
di
elezione
(
è
stato
sindaco
ininterrottamente
dalla
Liberazione
in
poi
)
,
tanto
che
ormai
tutti
lo
chiamano
affettuosamente
«
il
sor
Mario
»
.
Son
tutti
boscaioli
o
contadini
,
i
«
canterini
»
di
Castel
del
Piano
,
di
vecchia
famiglia
amiatina
,
e
si
chiamano
infatti
Gianneschi
,
Fazzi
,
Santella
,
tutti
nomi
che
ricorrono
frequentissimi
in
questi
paesi
.
Non
si
sentivano
a
disagio
davanti
a
quel
pubblico
imprevisto
di
professori
,
anzi
,
improvvisarono
persino
due
versi
di
saluto
per
1'«
illustre
De
Martino
»
,
che
,
c
'
era
da
aspettarselo
,
faceva
rima
con
vino
.
E
l
'
illustre
De
Martino
,
che
altri
non
era
poi
se
non
l
'
etnologo
Ernesto
De
Martino
,
confessò
la
propria
limitatezza
,
perché
non
riuscì
a
ringraziare
che
con
due
banali
parole
d
'
occasione
.
«
Un
vero
etnologo
dovrebbe
rispondere
in
poesia
,
riprendendo
il
metro
ed
il
motivo
di
saluto
.
»
Fino
ad
un
paio
d
'
anni
or
sono
nessuno
,
fuori
dall
'
Amiata
,
conosceva
i
«
canterini
»
di
Castel
del
Piano
,
ed
in
generale
passavano
per
una
brigata
di
libatori
serali
,
ed
il
canto
veniva
considerato
come
un
pretesto
per
bere
,
e
non
più
.
Poi
qualcuno
aprì
le
orecchie
e
capì
che
c
'
era
dentro
qualcosa
di
più
importante
:
si
preoccupò
,
intanto
,
di
raccogliere
i
versi
,
che
son
affidati
di
solito
alla
tradizione
orale
,
poi
,
l
'
anno
scorso
,
si
esibirono
alla
radio
,
in
una
trasmissione
per
dilettanti
,
e
furono
senz
'
altro
il
numero
migliore
.
Molti
giovanotti
«
à
la
page
»
,
qua
in
città
,
convennero
che
ci
poteva
essere
,
da
parte
loro
,
un
interesse
per
questo
tipo
di
musica
folkloristica
,
meglio
forse
che
nei
canti
negri
di
New
Orleans
o
nel
«
be
bop
»
.
Il
pezzo
che
tanto
piacque
alla
radio
lo
abbiamo
sentito
stasera
,
ed
i
«
canterini
»
hanno
consentito
a
cantarcelo
a
ritmo
più
lento
e
staccato
,
in
modo
che
si
potessero
afferrare
le
parole
.
È
una
satira
delle
donne
e
della
moda
moderna
.
Dice
il
primo
ritornello
:
Con
le
mode
parigine
,
che
ora
fan
le
signorine
,
son
così
strane
,
che
fan
l
'
effetto
di
tante
befane
.
La
similitudine
,
come
si
vede
,
accosta
la
donna
ad
un
'
immagine
di
familiare
ed
affettuosa
bruttezza
,
quella
,
appunto
,
della
befana
.
Ma
la
satira
si
fa
più
precisa
e
mordente
nelle
strofe
successive
.
Ecco
la
moda
dei
capelli
corti
(
quelli
che
,
in
gergo
cittadino
,
si
dicono
«
alla
tifo
»
)
anche
qui
accostata
agli
effetti
di
una
malattia
,
la
tigna
.
Con
le
trecce
sì
tagliate
,
par
che
sian
tutte
tigrate
.
Non
c
'
è
che
dire
:
più
brutte
di
così
,
fanno
morire
.
Il
linguaggio
,
come
si
vede
,
ed
anche
le
immagini
son
tratti
dalla
vita
di
tutti
i
giorni
:
ed
ecco
infatti
come
è
satireggiato
l
'
uso
smodato
della
cipria
e
del
belletto
:
Il
viso
l
'
hanno
tutto
infarinato
,
per
questo
è
rincarata
la
farina
;
sembrano
pesci
tolti
dal
mercato
per
friggerli
in
padella
di
cucina
.
Non
manca
,
ovviamente
,
la
satira
contro
i
costumi
da
bagno
troppo
succinti
.
«
Di
molte
al
sole
,
conclude
una
strofa
,
vanno
davvero
con
le
mutande
sole
»
.
E
dove
andremo
a
finire
?
Ma
se
andrem
di
questo
passo
le
vedremo
andare
a
spasso
come
facevan
tranquillamente
un
tempo
Adamo
ed
Eva
.
La
strofa
è
cantata
dal
capotavola
,
un
contadino
piuttosto
piccolo
di
statura
,
con
gli
occhi
vivaci
,
sorridente
,
che
segna
il
tempo
con
l
'
indice
ed
il
pollice
della
mano
destra
,
in
un
gesto
elegante
,
come
di
chi
afferri
qualche
cosa
sottile
e
delicata
.
Chiude
ogni
verso
nettamente
,
senza
le
sbavature
finali
che
di
solito
si
sentono
in
questi
canti
popolari
,
ed
attende
una
battuta
,
prima
di
cominciare
il
verso
successivo
,
mentre
continua
l
'
accompagnamento
,
senza
abbandonare
il
suo
gesto
.
Gli
altri
accompagnano
a
più
voci
,
e
ne
vien
fuori
un
fondo
sonoro
notevolmente
complesso
,
anche
perché
all
'
estremo
della
tavola
c
'
è
un
altro
contadino
che
svolge
autonomo
un
motivo
melodico
in
esatto
contrapposto
con
il
canto
dello
«
storico
»
.
A
volte
la
strofa
è
cantata
da
un
altro
,
un
boscaiolo
alto
,
con
la
faccia
asimmetrica
ed
un
paio
di
baffetti
neri
:
a
lui
toccano
i
versi
più
arditi
,
come
la
boccaccesca
vicenda
della
Pinottola
,
una
vecchia
canzone
di
origine
rinascimentale
,
e
con
area
di
diffusione
che
interessa
quasi
tutta
l
'
Italia
centro
-
meridionale
,
o
la
storia
di
Bistone
,
il
contadino
grosso
e
furbacchione
,
che
si
cattiva
la
protezione
del
padrone
chiudendo
un
occhio
di
fronte
alle
sue
tresche
con
la
moglie
.
Più
spesso
le
storie
d
'
amore
insistono
sulla
fragilità
della
fanciulla
,
che
pur
trova
la
forza
di
vincere
tutti
gli
ostacoli
per
avere
il
suo
giovane
.
Mamma
non
mi
mandar
fuori
la
sera
son
piccolina
e
non
mi
so
guardare
.
I
giovanotti
son
fuor
di
maniera
mamma
,
non
mi
mandar
fuori
la
sera
.
Ed
alle
offerte
d
'
amore
del
pescatore
,
che
sfida
i
venti
e
la
tempesta
,
la
montagnola
risponde
:
Non
posso
amarti
,
o
pescatore
dell
'
onde
,
perché
son
piccolina
e
tu
sei
grande
,
son
nata
su
in
montagna
fra
le
fronde
dove
fioriscono
castagne
e
ghiande
.
Lieti
canti
d
'
amore
,
satira
affettuosa
dei
difetti
delle
donne
,
non
c
'
è
in
questi
canti
una
sola
nota
di
tristezza
e
di
tragedia
.
Ma
non
vi
manca
,
invece
,
un
puntuale
richiamo
alla
vita
quotidiana
,
al
mondo
concreto
del
lavoro
:
Manina
,
mm
mi
mandare
al
fornacione
ché
ci
hanno
fabbricato
tre
cancelli
:
da
quel
dì
mezzo
ci
passa
il
padrone
e
da
quell
'
altro
i
giovanotti
belli
.
StampaQuotidiana ,
L
'
una
di
notte
:
si
sblocca
il
timer
di
Tangentopoli
.
I
telegiornali
stanno
snocciolando
da
qualche
ora
i
risultati
elettorali
che
disegnano
il
tracollo
del
Psi
,
quando
un
ufficiale
dei
carabinieri
parte
dalla
caserma
di
via
Moscova
.
E
diretto
a
Roma
.
Ha
in
tasca
una
busta
ingombrante
.
E
nella
busta
ha
una
bomba
,
l
'
ultimo
colpo
dei
giudici
milanesi
,
l
'
ultimo
calice
,
il
piu
'
amaro
,
per
Bettino
Craxi
:
un
avviso
di
garanzia
.
In
18
pagine
Antonio
Di
Pietro
e
i
suoi
colleghi
contestano
al
segretario
del
Psi
41
episodi
di
malaffare
,
calcolano
36
miliardi
di
bustarelle
,
lo
accusano
di
concorso
in
corruzione
,
ricettazione
e
violazione
delle
norme
sul
finanziamento
pubblico
ai
partiti
.
Tutto
questo
si
porta
nella
giacca
il
capitano
Paolo
La
Forgia
quando
arriva
a
Roma
.
Tutto
questo
,
quando
,
stanco
e
forse
emozionato
,
entra
qualche
ora
piu
'
tardi
all
'
hotel
Raphael
,
nel
quartier
generale
di
Craxi
.
Alle
undici
e
mezzo
,
il
leader
socialista
ha
in
mano
le
diciotto
paginette
:
"
Procedimento
numero
8655.92...Craxi
Benedetto
...
"
.
Legge
con
attenzione
i
passaggi
dove
i
giudici
dell
'
inchiesta
"
Mani
Pulite
"
spiegano
in
sostanza
come
,
in
quel
sistema
feudale
popolato
di
boiardi
della
mazzetta
che
e
'
stata
Milano
fino
a
oggi
,
sia
lui
lo
zar
.
Proprio
lui
.
Ma
non
batte
ciglio
.
Resta
freddissimo
anche
quando
capisce
che
su
di
lui
sembrano
essere
addossate
quasi
tutte
le
colpe
dei
socialisti
finiti
finora
sotto
indagine
:
la
metropolitana
,
le
tangenti
pagate
da
imprenditori
come
Paolo
Pizzarotti
,
Vincenzo
Romagnoli
e
Mario
Lodigiani
,
i
flussi
di
quattrini
in
nero
che
per
anni
sono
serviti
ad
alimentare
la
macchina
del
suo
partito
.
Vincenzo
Balzamo
,
il
segretario
amministrativo
,
il
fidatissimo
tesoriere
nazionale
che
il
2
novembre
e
'
stato
stroncato
da
un
infarto
,
e
'
indicato
come
il
"
percettore
materiale
"
dei
finanziamenti
illegali
.
Lui
,
Craxi
,
come
il
capo
dei
capi
,
l
'
uomo
che
ha
gestito
e
disegnato
le
grandi
strategie
.
La
notizia
circola
gia
'
da
qualche
ora
al
Palazzo
di
giustizia
di
Milano
.
In
breve
,
una
dopo
l
'
altra
,
le
conferme
piovono
come
napalm
.
Giustizia
a
orologeria
?
"
Fosse
davvero
cosi
'
,
vorrebbe
dire
che
l
'
orologio
era
in
ritardo
"
,
si
lascia
scappare
un
magistrato
in
corridoio
.
La
Procura
,
infatti
,
prima
di
sparare
l
'
ultimo
colpo
,
ha
atteso
che
le
urne
fossero
chiuse
.
Come
aveva
fatto
ad
aprile
,
aspettando
il
dopo.elezioni
per
sferrare
la
prima
offensiva
giudiziaria
.
La
decisione
e
'
maturata
in
un
vertice
del
pool
al
completo
.
L
'
altro
ieri
,
per
tutta
la
giornata
,
sono
rimasti
nell
'
ufficio
del
procuratore
Saverio
Borrelli
i
pm
Gherardo
Colombo
e
Piercamillo
Davigo
e
il
procuratore
aggiunto
Gerardo
D
'
Ambrosio
.
Antonio
Di
Pietro
ha
partecipato
solo
per
pochi
minuti
all
'
incontro
,
poi
e
'
volato
a
Roma
per
raccogliere
l
'
ultimo
tassello
,
le
dichiarazioni
di
Nevol
Querci
,
ex
deputato
socialista
,
che
avrebbe
descritto
ancora
una
volta
la
gestione
verticistica
di
certe
decisioni
nel
partito
.
Ma
Querci
e
'
davvero
solo
una
piccola
tessera
.
Il
mosaico
composto
attorno
a
Craxi
e
'
enorme
ed
e
'
fatto
di
molte
voci
.
La
piu
'
pesante
e
'
quella
di
un
vecchio
nemico
,
l
'
ex
segretario
socialista
Giacomo
Mancini
,
che
il
18
novembre
conferma
in
pieno
ai
magistrati
un
'
intervista
concessa
al
Corriere
dieci
giorni
prima
:
"
Balzamo
era
il
segretario
amministrativo
,
ma
la
parte
delle
entrate
che
conosceva
era
quella
che
riguardava
i
grandi
progetti
dell
'
edilizia
,
i
lavori
pubblici
.
Degli
altri
quattrini
non
sapeva
proprio
nulla
.
Craxi
ha
preferito
dire
"
muoia
Sansone
con
tutti
i
filistei
,
siamo
tutti
complici
e
nessuno
puo
'
parlare
"
.
Nessuno
puo
'
forse
fare
il
Pm
nei
confronti
degli
altri
,
ma
la
vastita
'
del
fenomeno
,
i
flussi
di
finanzamento
che
hanno
avuto
come
destinatario
il
Psi
non
sono
certamente
passati
da
Balzamo
,
non
sono
stati
registrati
.
Li
conosceva
solo
Craxi
"
.
"
A
Balzamo
.
avrebbe
spiegato
Mancini
ai
giudici
.
sfuggiva
tutta
la
parte
che
non
trattava
direttamente
,
quella
relativa
ai
rapporti
tra
partito
e
banche
,
partito
e
Iri
,
partito
e
grandi
imprese
,
partito
e
finanza
.
Una
parte
che
faceva
capo
direttamente
alla
segreteria
del
partito
"
.
Poi
,
via
via
,
ecco
gli
altri
ragazzi
del
coro
.
L
'
imprenditore
Mario
Lodigiani
,
il
5
ottobre
,
racconta
dei
suoi
contributi
alla
Dc
e
al
Psi
,
spara
su
Balzamo
e
sul
cassiere
nazionale
scudocrociato
Severino
Citaristi
,
che
in
questi
giorni
ha
avuto
un
nuovo
avviso
di
garanzia
che
sara
'
seguito
entro
la
settimana
dalla
richiesta
d
'
autorizzazione
a
procedere
.
Per
Citaristi
,
il
pool
antimazzette
chiede
anche
l
'
arresto
.
Su
lui
e
su
Balzamo
,
sul
sistema
messo
in
piedi
dai
due
partiti
,
Lodigiani
e
'
prodigo
di
particolari
:
"
Abbiamo
versato
circa
un
miliardo
all
'
anno
a
ciascuno
dei
due
partiti
senza
isciverli
nei
relativi
bilanci
...
Questi
versamenti
sono
avvenuti
in
contanti
,
direttamente
nelle
mani
di
Citaristi
e
Balzamo
"
.
Suo
fratello
Vincenzo
e
'
altrettanto
specifico
:
"
Nel
febbraio
'
92
ho
consegnato
a
Balzamo
l
'
ultima
somma
,
400
milioni
in
contanti
che
mi
ha
espressamente
richiesto
di
versargli
in
nero
perche
'
aveva
urgenti
scadenze
elettorali
e
aveva
bisogno
di
liquidi
"
.
Sullo
stesso
tono
le
dichiarazioni
di
altri
manager
,
come
Vincenzo
Romagnoli
,
Paolo
Pizzarotti
,
Angelo
Simontacchi
:
i
miliardi
,
dalla
meta
'
degli
anni
Ottanta
in
poi
,
scorrevano
senza
sosta
nelle
casse
segrete
della
Dc
e
del
Psi
.
E
ora
i
giudici
sembrano
da
un
lato
far
coincidere
le
responsabilita
'
di
Balzamo
con
quelle
di
Craxi
e
,
dall
'
altro
,
paiono
attribuirne
di
ulteriori
al
leader
del
Psi
.
Le
deposizioni
si
susseguono
come
un
rosario
nell
'
atto
d
'
accusa
.
Ecco
Bruno
Binasco
,
manager
del
gruppo
Gavio
.
Ecco
Luciano
Betti
,
amministratore
delegato
della
Premafin
di
Salvatore
Ligresti
,
e
Nerio
Nesi
,
ex
presidente
della
Banca
Nazionale
del
Lavoro
.
Ed
ecco
lo
stesso
Ligresti
,
che
parla
di
elargizioni
al
Psi
.
Luigi
Carnevale
,
ex
vicepresidente
della
Metropolitana
milanese
,
tira
in
ballo
Silvano
Larini
,
architetto
socialista
,
amico
di
Craxi
da
trent
'
anni
e
tuttora
latitante
.
Carnevale
racconta
che
l
'
architetto
portava
le
mazzette
della
metropolitana
direttamente
al
segretario
.
E
anche
l
'
ex
deputato
psi
Gianstefano
Milani
fa
il
nome
di
Larini
.
Interrogato
la
scorsa
settimana
,
Milani
,
da
sempre
anticraxiano
,
spiega
e
commenta
con
i
giudici
una
sua
frase
intercettata
dai
carabinieri
:
"
Stanno
cercando
Larini
perche
'
pigliava
i
soldi
per
Craxi
"
.
E
l
'
ultima
bordata
.
Per
il
leader
dai
troppi
nemici
comincia
il
conto
alla
rovescia
.
StampaQuotidiana ,
Questo
libro
che
Vincenzo
Nitti
ha
scritto
,
a
illustrazione
,
chiarimento
e
rivendicazione
dell
'
opera
paterna
,
(
Vincenzo
Nitti
«
L
'
opera
di
Nitti
»
.
Piero
Gobetti
,
editore
,
Torino
)
,
merita
d
'
essere
letto
attentamente
.
Non
perché
da
esso
risulti
,
attraverso
rivelazioni
d
'
indole
politica
o
diplomatica
,
una
diversa
valutazione
di
quel
singolare
momento
politico
in
cui
ebbe
parte
direttiva
l
'
on
.
Nitti
,
ma
soprattutto
perché
l
'
indagine
documentata
di
quel
periodo
può
offrire
oggi
,
di
fronte
a
problemi
non
meno
interessanti
e
vitali
,
consigli
,
ammonimenti
ed
esperienze
,
degni
d
'
essere
considerati
e
meditati
.
Il
libro
,
proprio
perché
l
'
autore
s
'
è
proposto
di
esaminare
l
'
opera
dell
'
on
.
Nitti
secondo
un
abile
disegno
che
associa
l
'
esatto
ordine
cronologico
dei
fatti
al
loro
sostanziale
e
più
vero
ordine
politico
,
presenta
un
quadro
sintetico
dell
'
ambiente
italiano
e
della
lotta
politica
nel
periodo
che
va
dalla
dichiarazione
della
guerra
fino
al
biennio
19-20
.
Naturalmente
la
figura
che
in
questo
quadro
,
quale
l
'
ha
composto
l
'
autore
e
i
cui
brevi
limiti
di
tempo
pur
comprendono
fatti
e
avvenimenti
di
enorme
importanza
storica
,
ha
principale
e
particolare
rilievo
è
quella
dell
'
on
.
Nitti
.
Anzi
l
'
autore
,
con
ogni
cura
,
ha
cercato
,
per
quanto
gli
era
possibile
,
e
per
quanto
consentivano
gli
avvenimenti
in
esame
,
di
isolarla
per
poterla
meglio
e
più
efficacemente
studiare
.
Ma
se
ciò
ha
reso
all
'
autore
più
agevole
il
suo
compito
,
ha
in
definitiva
ridotto
notevolmente
l
'
importanza
dello
studio
;
il
cui
interesse
è
anche
diminuito
da
una
certa
mal
celata
intenzione
apologetica
.
Ma
si
tratta
di
un
figlio
...
Accanto
a
questi
vizi
,
per
così
dire
,
formali
del
libro
e
che
,
per
molta
parte
,
possono
essere
anche
giustificabili
,
sono
evidenti
altri
vizi
ed
errori
di
ben
altra
specie
,
che
riguardano
soprattutto
la
sostanza
politica
della
tesi
propostasi
e
svolta
minutamente
dal
Nitti
,
sulla
traccia
delle
accuse
rivolte
all
'
opera
paterna
.
Se
si
toglie
il
capitolo
che
riassume
felicemente
ed
efficacemente
l
'
azione
energica
ed
illuminata
dell
'
on
.
Nitti
quale
ministro
del
Tesoro
nel
Ministero
Orlando
durante
il
periodo
più
grave
e
decisivo
della
nostra
guerra
opera
che
è
stata
sempre
apprezzata
e
lodata
anche
da
quelli
che
in
altre
occasioni
combatterono
con
fermezza
la
politica
dell
'
on
.
Nitti
,
se
si
toglie
questo
capitolo
,
tutti
gli
altri
che
esaminano
con
eccessivi
dettagli
i
momenti
e
gli
avvenimenti
più
discussi
della
pratica
di
governo
dell
'
on
.
Nitti
,
risultano
condotti
più
che
da
seria
e
serena
volontà
di
critica
storica
e
politica
da
una
appassionata
reazione
anch
'
essa
polemica
alle
accuse
e
agli
attacchi
polemici
degli
avversari
.
È
vero
che
i
capitoli
della
cosiddetta
amnistia
ai
disertori
e
sulla
proporzionale
assieme
a
quello
sulla
questione
di
Fiume
sono
accortamente
documentati
e
che
da
essi
molti
punti
che
la
passione
di
parte
aveva
oscurato
o
confusi
,
escono
chiariti
;
ma
non
sono
i
minuti
particolari
di
questo
o
quest
'
altro
episodio
,
che
possono
far
rivedere
o
correggere
il
giudizio
che
l
'
opinione
pubblica
ha
dato
dell
'
opera
politica
dell
'
on
.
Nitti
.
Non
è
possibile
seguire
passo
passo
,
nel
lungo
minuzioso
esame
,
le
rivendicazioni
particolari
dalle
quali
,
secondo
il
disegno
dell
'
autore
,
dovrebbe
uscire
la
piena
e
generale
rivendicazione
politica
dell
'
on
.
Nitti
.
Ma
,
a
voler
trarre
da
questo
libro
le
necessarie
conclusioni
,
le
deficienze
politiche
e
psicologiche
che
irrimediabilmente
compromisero
la
concezione
e
la
condotta
di
governo
dell
'
on
.
Nitti
,
risultano
confermate
.
Molti
anzi
degli
errori
particolari
non
avrebbero
avuto
quella
diffusione
e
ripercussione
che
ebbero
nell
'
opinione
pubblica
del
paese
,
se
non
avessero
assunto
automaticamente
,
quasi
fatalmente
,
un
significato
e
un
'
indicazione
rappresentativi
della
politica
nittiana
.
Che
cosa
v
'
era
in
fondo
a
quelle
due
accuse
che
Nitti
,
non
senza
un
'
ampia
documentazione
,
impugna
di
infondatezza
e
cioè
l
'
amnistia
ai
disertori
e
l
'
accordo
con
i
socialisti
per
la
Repubblica
se
non
l
'
avvertimento
ormai
diffuso
nella
coscienza
popolare
e
quindi
esagerato
sino
ad
aspre
forme
di
passionalità
,
che
da
una
parte
l
'
on
.
Nitti
non
valutasse
in
senso
politico
come
doveva
e
quanto
meritavano
,
le
forze
morali
e
materiali
dei
combattenti
e
dall
'
altra
secondasse
,
per
un
giuoco
politico
,
le
opposte
forze
socialiste
,
rivoluzionarie
a
parole
e
nella
sostanza
accaparratrici
di
privilegi
e
di
concessioni
statali
?
Si
potrebbe
anzi
affermare
che
la
politica
nittiana
,
che
pure
pretendeva
d
'
essere
d
'
equilibrio
e
di
conservazione
fallì
ai
suoi
obiettivi
proprio
perché
non
seppe
,
tra
il
combattentismo
forte
di
motivi
ideali
e
il
socialismo
forte
di
appetiti
e
di
masse
,
svolgere
un
'
azione
mediana
che
assumendo
il
combattentismo
a
positivo
valore
politico
,
potesse
successivamente
premere
sul
blocco
socialista
e
distaccarne
la
frazione
riformista
che
fin
d
'
allora
si
volgeva
,
attraverso
gli
istituti
sindacali
,
verso
una
pacifica
e
costituzionale
politica
del
lavoro
.
Invece
l
'
on
.
Nitti
trascurò
del
tutto
il
combattentismo
quale
efficace
fattore
politico
e
preferì
poggiarsi
sui
popolari
e
sui
socialisti
.
I
risultati
di
questo
orientamento
son
ben
noti
e
per
molta
parte
agiscono
e
influiscono
tuttora
sulla
situazione
politica
.
In
conclusione
il
libro
di
Vincenzo
Nitti
,
che
ripeto
,
merita
d
'
essere
letto
,
anche
perché
l
'
amore
filiale
non
è
disgiunto
da
una
certa
velleità
critica
dell
'
opera
paterna
(
e
in
questo
è
il
suo
carattere
singolare
)
,
non
chiarisce
né
giustifica
la
visione
e
la
concezione
fondamentali
dalle
quali
discesero
inevitabilmente
tutti
gli
errori
,
le
deviazioni
e
le
lacune
della
politica
nittiana
.
StampaQuotidiana ,
In
una
lettera
dalla
casa
penale
di
Turi
alla
sorella
Teresina
,
Antonio
Gramsci
ricorda
la
zia
Grazia
,
la
quale
era
convinta
dell
'
esistenza
di
una
«
donna
Bisodia
»
,
dama
pia
dei
tempi
andati
,
quando
la
gente
andava
in
chiesa
e
c
'
era
più
.
religione
a
questo
mondo
.
Donna
Bisodia
veniva
spesso
citata
come
un
venerabile
esempio
da
imitare
,
e
tanta
era
la
sua
buona
fama
che
il
suo
nome
era
stato
perfino
inserito
nel
Pater
Noster
.
In
realtà
si
trattava
del
«
da
nobis
hodie
»
,
che
la
zia
Grazia
,
e
chissà
quante
altre
donne
con
lei
,
in
Sardegna
e
fuori
,
pronunciavano
in
quel
modo
.
Gramsci
pensava
che
si
potesse
utilmente
scrivere
una
novella
su
Donna
Bisodia
:
ed
in
effetti
può
avere
un
qualche
interesse
un
esame
approfondito
e
comparato
delle
deformazioni
che
in
bocca
al
popolo
avvengono
delle
preghiere
latine
.
I
poeti
dialettali
,
primi
fra
tutti
il
Belli
e
il
Fucini
,
non
si
sono
lasciati
sfuggire
questo
elemento
di
folclore
,
e
tali
deformazioni
hanno
abilmente
inserito
nei
loro
sonetti
.
Il
Toschi
ha
esaminato
a
fondo
,
in
una
sua
operetta
recente
(
Fenomenologia
:
del
canto
popolare
)
tutte
le
possibili
varianti
del
Dies
irae
.
Famosissimo
,
fra
queste
,
il
«
Tiasillo
tiasillo
,
signore
pigliatillo
»
,
che
ritorna
in
Napoli
milionaria
del
De
Filippo
.
Già
entrata
nella
lingua
parlata
,
e
persino
in
quella
letteraria
dell
'
Ottocento
(
Guadagnoli
,
Bandi
)
la
«
sperpetua
»
altro
non
è
se
non
la
«
lux
perpetua
»
della
preghiera
dei
defunti
.
Anche
abbastanza
nota
è
la
storiella
(
non
si
sa
se
vera
od
inventata
)
di
«
Terenosse
in
du
'
casse
»
,
cioè
«
et
ne
nos
inducas
»
,
che
dà
origine
ad
un
favoloso
gigante
Terenosse
che
,
dopo
morto
,
dovette
essere
diviso
in
due
parti
,
e
ciascuna
collocata
in
una
bara
distinta
,
tanta
ne
era
la
mole
.
Ora
,
cosa
significano
queste
deformazioni
?
La
Chiesa
cattolica
,
conservando
il
latino
nella
pratica
liturgica
,
conferma
il
carattere
sostanzialmente
conservatore
della
sua
politica
culturale
;
non
solo
,
ma
esclude
automaticamente
dalla
partecipazione
diretta
e
cosciente
alla
cerimonia
religiosa
le
masse
popolari
,
costrette
a
subire
una
lingua
lontana
e
del
tutto
sconosciuta
,
esse
che
quasi
sempre
non
parlano
neppure
l
'
italiano
.
Il
popolo
reagisce
a
questa
limitazione
imposta
dall
'
alto
ed
anche
se
ripete
le
preghiere
senza
affatto
intenderle
,
finisce
poi
col
deformarle
,
inconsapevolmente
,
e
addirittura
col
tentarne
una
versione
puramente
fonetica
.
In
questo
processo
di
assimilazione
si
sperimenta
anche
l
'
efficacia
della
lingua
parlata
,
che
nel
caso
dell
'
italiano
,
o
dei
suoi
molteplici
dialetti
,
è
veramente
notevole
.
Si
pensi
ad
Ackwood
che
molto
presto
diventa
«
acuto
»
;
Si
pensi
a
certi
ragazzini
del
popolo
,
a
Livorno
,
che
italianizzavano
rapidamente
i
nomi
degli
attori
del
cinema
americano
:
così
Bruce
Cabot
(
che
era
specializzato
nei
ruoli
di
cattivo
)
diventava
«
Bruciacappotti
»
,
mentre
Spencer
Tracy
(
quasi
per
contrapposizione
)
«
Spengistracci
»
.
Ma
,
tornando
al
nostro
tema
,
noi
troviamo
questo
processo
di
traduzione
a
suono
molto
più
intenso
proprio
dove
il
latino
si
fa
più
complesso
e
distante
dalla
comprensione
popolare
.
È
per
questo
che
le
maggiori
spese
della
deformazione
toccano
al
Tantum
ergo
,
che
è
un
inno
redatto
in
un
latino
dottissimo
,
non
solo
,
ma
esprime
sottili
concetti
teologici
che
,
anche
in
una
traduzione
italiana
resterebbero
incompresi
.
Non
per
niente
ne
è
autore
Tommaso
d
'
Aquino
.
Eccone
i
primi
versi
:
Tantum
ergo
sacrantentum
veneremur
cernui
;
et
antiquum
documentumt
novo
cedat
ritui
.
Praestet
fides
supplementuni
sensuum
defectui
.
E
cioè
(
si
perdoni
la
traduzione
certamente
scialba
e
inefficace
)
:
«
Veneriamo
dunque
prostrati
un
sì
grande
sacramento
:
e
l
'
antica
testimonianza
ceda
al
nuovo
rito
.
La
fede
venga
poi
in
aiuto
al
difetto
dei
sensi
»
.
Ebbene
,
ecco
come
in
una
zona
piuttosto
vasta
dell
'
Abruzzo
la
gente
traduce
l
'
inno
:
Canta
il
merlo
nel
frumento
veneremo
a
cena
qui
:
com
'
è
antico
'
sto
convento
novecento
e
tredici
.
Pesta
i
fichi
su
pel
mento
senza
difetto
.
Non
si
può
negare
che
lo
spirito
popolare
ha
avuto
un
certo
garbo
in
questa
pseudotraduzione
:
a
nessuno
sfugge
il
sapere
idillico
dei
primi
due
versi
,
con
quella
cena
fra
amici
,
in
campagna
,
mentre
il
merlo
canta
fra
le
messi
.
O
lo
stupore
ammirato
per
l
'
antichità
del
concetto
:
novecento
e
tredici
.
L
'
accentazione
sbagliata
,
oltre
a
salvare
il
ritmo
,
par
che
sottolinei
la
fantastica
antichità
dell
'
edificio
.
A
Radicondoli
,
un
paesino
della
campagna
senese
,
troviamo
il
«
Praestet
fides
supplementum
»
che
è
diventato
addirittura
:
«
Presta
il
figlio
a
sor
Clemento
»
,
mentre
(
è
un
altro
verso
dal
Tantum
ergo
)
il
«
Salus
honor
,
virtus
quoque
»
si
traveste
così
«
Salo
,
salo
,
Cristo
scote
»
.
Sulla
costa
maremmana
,
a
Castiglione
della
Pescaja
,
un
verso
di
una
preghiera
rogatoria
,
che
dice
:
«
Te
rogamus
,
exaudi
nos
»
,
diventa
:
«
Tre
rogavano
,
e
quattro
no
»
.
Sempre
a
Castiglione
,
il
«
procedenti
ab
utroque
»
(
che
è
anch
'
esso
nel
Tantum
ergo
)
si
deforma
così
:
«
Procedenti
siamo
troppi
»
.
Qui
è
chiaro
che
la
gente
ha
accettato
,
del
verso
,
la
prima
parola
,
che
ha
pur
qualche
senso
in
italiano
(
anche
se
non
quello
esatto
)
,
ma
ha
creduto
indispensabile
trovarne
uno
per
quell
'
inusitato
ed
inspiegabile
«
ab
utroque
»
,
volgendolo
pedestremente
in
«
siamo
troppi
»
.