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ARCIDOSSO , luglio - Tutti sanno indicarvi dove abita Pietro Tommencioni : alle Fornaci , un mucchietto di case vecchie dai muri grezzi , senza intonaco , un chilometro da Arcidosso . Basta seguire una mulattiera ripida e la porta con la pergola è quella del Tommencioni . Si va da lui perché Tommencioni è oggi uno dei più vecchi ed autorevoli seguaci di David Lazzeretti , il cassiere anzi , ed il conservatore dell ' archivio della comunità giurisdavidica dell ' Amiata . Ha già passato i settanta e se non fosse per un ' artrite dolorosa sarebbe sempre in gamba . Da giovane ha fatto un po ' di tutto : il contadino , il boscaiolo , la guardia campestre ; oggi , con cinquemila lire di pensione e l ' età avanzata , deve arrangiarsi alla meglio : si è improvvisato ciabattino , fabbrica zoccoli di legno , fa anche qualche piccola riparazione . È rimasto solo con la moglie , una bella vecchietta bianca e quieta , i figli si son tutti sposati . Uno , di cui si vede appesa al muro la fotografia in divisa , è brigadiere di Finanza ad Ampezzo : deve essere il figlio prediletto anche perché aderisce alla fratellanza davidica . Tommencioni parla di tutte queste cose guardandoci con due occhi grigi e vivaci : non si è affatto sorpreso della visita , né ce ne ha chiesto il motivo . Del resto non son rare le gite alle Fornaci per sapere del santo David e della comunità amiantina , e Tommencioni è contento che gli si facciano domande e soprattutto che si parli di loro . Ci mostra la tesi di laurea di una ragazza veronese , che è venuta apposta da lui , ci parla del prof. Donini , che fece una conferenza sul Lazzeretti ad Arcidosso . « E come parlava bene . Lo disse anche il prete che ad Arcidosso non si era mai sentito un parlatore come quello . La gente non ci canzona più , dopo che sentirono quel che disse . » Il Libro dei celesti fiori Oggi i giurisdavidici sul monte Amiata sono un centinaio , fra « segnati » ( in Toscana equivale ad « iscritti » , ma in questo caso vale qualcosa di più , come vedremo ) e simpatizzanti . Ma giurisdavidici se ne trovano anche altrove , a Sabina , per esempio , dove esiste una comunità piuttosto numerosa , fondata a suo tempo dalla moglie di Filippo Imperiuzzi , un sacerdote che seguì David . La comunità ha per primo scopo il mutuo soccorso , con una quota annua di tre lire , esattamente quel che era prima della guerra . Nessuno , oggi , dà soltanto le tre lire , ma è sempre molto poco quel che si può raccogliere , nel fondo comunitario , per l ' assistenza dei fratelli bisognosi . Inoltre essi intendono , a poco a poco , far stampare tutte le opere del Lazzeretti . Due o tre anni or sono pubblicarono il Libro dei celesti fiori , forse il principale manoscritto inedito del santo David : una parte della somma , seimila lire , la versò un fratello che ora sta in America , il Franceschetti , ma fu una grossa fatica pagar tutto : fra l ' altro i giurisdavidici , che non si intendono di queste cose , chiesero alla tipografia soltanto duecento copie , pensando di risparmiare molto con una bassa tiratura . Ora cercano di recuperare in parte la spesa vendendo le copie che restano : ogni tanto viene un professore di fuori e si prende i Celesti fiori , lasciando 350 lire e magari qualcosa di più , come obolo . « Ma a noi importa prima di tutto che la nostra dottrina sia conosciuta ed apprezzata . Noi accogliamo tutti a braccia aperte , ma non facciamo forza a nessuno . Chi vuoi stare con noi , ci sta : chi non vuole , pazienza . Restiamo amici lo stesso , di tutti » . Saltuariamente i giurisdavidici si riuniscono per le loro funzioni e per le loro preghiere , che furon tutte scritte da David . Hanno una loro elementare liturgia , con sette feste religiose : la maggiore dura quattro giorni , dal 15 al 18 agosto e ricorda la passione e la morte di David : in questa occasione la comunità si reca sul monte Labro , dove trascorre un ' intera nottata in preghiera . Per Pasqua fanno la loro comunione , che non è preceduta dalla confessione . « La confessione auricolare » , spiega Tommencioni con insospettata precisione di termini , « non fu accolta dal santo » . Si comunicano con il pane , come nell ' ultima cena . Hanno anche un loro battesimo , che si dà a vent ' anni : con un sigillo immerso nell ' olio bollente , si segnano sul petto la croce davidica con lo stigma delle due « C » che simboleggiano la prima e la seconda venuta di Cristo . Un tragico racconto Tommencioni conserva l ' archivio davidico in una delle tre stanze che formano la sua povera casa : ci sono gli scritti del Lazzeretti e dei suoi seguaci , per esempio del Corsini , che fu anche pittore e che ha lasciato alla comunità alcuni dipinti che rappresentano le visioni del santo , la tragica processione del 18 agosto 1878 , la torre sul monte Labro . Conserva anche , il Tommencioni , alcuni abiti che furono indossati durante quella cerimonia cruenta : una camicia rossa con lo stigma davidico e persino le scarpe ed il berretto che David aveva indosso quando fu ucciso . Su di una scarpa si vede una macchia scura . « Questo è sangue . » Tommencioni ricorda benissimo il racconto che gli faceva suo padre Francesco , che nella processione portava la bandiera proprio accanto a David e vide la morte del santo . La comunità era sul monte Labro da tre giorni , in digiuno ed in penitenza . La mattina del 18 si comunicarono col pane e con l ' agnello , poi si mossero in processione , uomini , donne e bambini salmodianti . « Avevano avuto il permesso dal delegato De Luca : il povero David gli aveva anche dato due lire , per le carte bollate , ma sapeva che sarebbe stato ucciso , l ' aveva detto più volte . Infatti quando furono all ' ingresso del paese De Luca dette l ' alt . « David ordinò ai suoi di fermarsi e fece ancora tre o quattro passi avanti : " Io vado avanti in nome di Cristo e vi porto pace e prosperità . Se volete il mio sangue , ecco il mio petto " . Sparò per primo il delegato , col fucile da caccia , ma fece cilecca . Spararono i carabinieri : sei colpi , sei cilecche . Ma c ' era anche un bersagliere , che De Luca si era aggregato per l ' occasione . Disse una bestemmia , appoggiò il fucile sulla spalla di un altro e sparò » . David , colpito in fronte , sopravvisse ancora per qualche ora e spirò alle Bagnore . Ora i suoi resti sono sepolti a Santa Fiora , insieme a quelli della moglie e della figlia , ma i giurisdavidici vogliono porre almeno una pietra sul luogo della morte . Finora non son riusciti ad avere il permesso , ma il sindaco Ragnini ha promesso che farà tutto il possibile . « È amico mio : e poi noi siamo amici di tutti , vogliamo far del bene a tutti , anche a chi vuol male . Noi abbiamo questa fede , che ci pare giusta e continuiamo sulla nostra strada . Ci possiamo anche sbagliare , ma a noi pare di essere nel giusto » . Tommencioni è stato in guerra , nel 1915 , insieme a Nazzareno Bargagli , anche lui giurisdavidico . Mi dice che non voleva uccidere : « Quelli là eran gente che non conoscevo , che non mi aveva fatto niente . E allora , perché dovevo ammazzarli ? Mi raccomandai tanto a David che mi facesse scappare , ed infatti ebbi l ' esonero . Nazzareno lo stesso : si raccomandò tanto a David , gli chiese di morire , o magari di esser ferito , prima di dover ammazzare qualcuno . E infatti rimase ferito e tornò a casa » . Non è facile far parlare Tommencioni , al principio , quando gli chiedo se la comunità ha idee politiche . Dice che la politica non c ' entra niente , con la religione e che lui di rado legge i giornali . Ma a votare vanno sempre , si capisce . « Ma non c ' è nessun partito che mette in pratica le idee di David , che voleva la fratellanza per tutti , ed il vero socialismo » . « Ma allora come vi comportate , a chi date il voto ? » « A quelli che sono più vicini a noi , ai socialisti » . « Quali socialisti ? » « Quelli veri , quelli di Nenni » . « E perché non agli altri ? » « Quali , quelli di Saragat ? Ma quelli son dalla parte dei signori » . Tommencioni a questo punto si anima , ed alza la voce . « Ma come fate a sapere queste cose , se non leggete mai i giornali ? » « Lo sappiamo , Io sappiamo : durante le elezioni venivano di tutti i partiti , a convincerci ; ma noi non ci facciamo mettere nel sacco da nessuno . Lo sappiamo quel che si deve fare . Avete visto , però , che bel passo avanti . E se si rifacessero le elezioni , andrebbe anche meglio » .
Le tentazioni dell'illuminismo ( Berardinelli Alfonso , 2001 )
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L ' illuminismo continua ad essere il nostro orizzonte culturale . Ma ci basta ? Non possiamo farne a meno , le nostre società liberaldemocratiche vengono da lì e anche gran parte della nostra cultura . L ' Encyclopédie a metà del Settecento soppiantò la Bibbia . E questo mostra che nell ' irreligiosità illuminista è contenuta anche una nuova fede , con quanto di rassicurante e di rischioso c ' è in ogni fede . Libertà , ragione , uguaglianza , progresso sono i punti cardinali della nostra geografia culturale . Ma non c ' è anche in questo qualcosa di dogmatico ? E soprattutto : quanto è avvenuto precedentemente nella storia europea può essere ridotto ad una serie di tappe per raggiungere la meta illuministica e liberal - democratica ? La cultura greca e latina , il cristianesimo medievale , il Rinascimento diviso tra scienza e magia , sono solo oggetti di studio , cioè " culture superate " ? Non solo la Scuola di Francoforte ( da Max Horkheimer fino all ' ultimo allievo Jurgen Habermas ) , ma anche i grandi romanzieri russi dell ' Ottocento , soprattutto Dostoevskij e Tolstoj , sono stati critici dell ' illuminismo e dell ' intelligencja atea , pur procedendo secondo una logica analitica spietatamente lucida nell ' esaminare i problemi morali e politici del loro tempo . La riproposta dell ' illuminismo e nello stesso tempo dei dubbi su di esso è il tratto caratteristico più interessante dell ' ultimo numero di MicroMega . Mi fermo su due soli testi , quello di Habermas , intitolato esplicitamente Fede e Sapere , che apre il numero e quello di Tolstoj su Buddha e su Krishna che lo chiude . Soprattutto un passo del saggio di Habermas mi sembra interessante : " Il diavolo non esiste , ma l ' arcangelo caduto imperversa ora come prima , non solo nel bene capovolto in atto mostruoso , ma anche nella pulsione irrefrenabile di vendetta che lo segue a ruota (...) Quando il peccato si è trasformato in colpa e la trasgressione dei comandamenti divini in violazione della legge umana , qualcosa è andato perduto . (...) Il legittimo scetticismo di Horkheimer nei confronti della entusiastica speranza di Benjamin nella forza rigeneratrice della memoria umana - " gli uccisi sono davvero uccisi " - non smentisce tuttavia l ' impulso impotente a cambiare ancora qualcosa nell ' irrevocabile " . Habermas ama le formulazioni condensate e labirintiche . Tuttavia il senso di quello che dice è piuttosto chiaro . Pur non credendo nell ' esistenza del diavolo , i laici illuministi sono costretti a constatare periodicamente che vengono compiuti atti " mostruosi " in cui si eccede la misura di quella che consideriamo razionalità e sensibilità umana . A fin di bene , con giustificazioni morali e anche religiose sinistramente esibite , si compiono delitti letteralmente demoniaci . Dostoevskij analizzò questo nuovo genere di crimini nei suoi romanzi , a partire da Delitto e castigo . Ma anche la vendetta che segue al crimine mostruoso e vorrebbe ristabilire con la violenza l ' equilibrio turbato da una violenza precedente , è a sua volta mostruosa e diabolica , proprio perché legittimata da chi la compie con argomenti razionali e morali . La differenza tra la violazione della legge umana e la nozione di peccato è questa : la prima si risolve attraverso la sanzione legale ( o vendetta legittima ) , mentre la trasgressione dei comandamenti divini allude all ' idea che la realtà non finisce qui , non appartiene solo al mondo umano , anzitutto perché il mondo umano e tanto meno la natura non appartengono all ' umanità : noi non ne siamo i padroni assoluti . Il limite dell ' illuminismo è appunto la desacralizzazione della natura e del nostro corpo , ridotti a campo di ricerca e manipolazione scientifica . Il limite della fede , a mio parere , consiste nell ' idea che il male viene cancellato dalla richiesta di perdono e dal perdono concesso . Da un lato il male compiuto è considerato ( secondo ragione ) irreversibile e irrevocabile : " gli uccisi sono davvero uccisi " per sempre e niente può ridare loro la vita . D ' altro lato ( secondo fede ) si conserva un impulso a riparare all ' irreparabile ipotizzando l ' esistenza di un ' altra dimensione ( religiosa ) della realtà , in cui il male viene cancellato . Pubblicando in chiusura gli scritti di Tolstoj , sia illuminista che evangelico , sul buddhismo e l ' induismo , mi pare che MicroMega voglia suggerire questo : che l ' illuminismo definisce ancora l ' orizzonte culturale moderno , ma non ci basta e può anche metterci nelle mani del diavolo , soprattutto se crediamo davvero di poter fare del mondo e di noi stessi tutto quello che vogliamo avendo come solo limite i nostri sistemi legali .
PARLA LERROUX ( - , 1937 )
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Presentiamolo con le sue stesse parole . « Si conosce la mia età ( 73 anni ) . Ho consacrato più di cinquant ' anni alla vita pubblica . Giornalista , ho scritto soltanto su giornali repubblicani . Propagandista , la mia tribuna fu sempre repubblicana . Politico , non conobbi altra disciplina che la repubblicana . Capo di partito , non mi associai ad altre forze che non fossero repubblicane . Parlamentare , le mie campagne furono tutte repubblicane e ho sempre rifiutato di partecipare ai governi della monarchia . Nessuno più di me ha lavorato per il trionfo della repubblica in Spagna » . Esatto . Il Lerroux è stato un repubblicano al cento per cento e un radical - massone . Tipo classico di quegli uomini sifilizzati dagli immortali principi dell'89 , che sognano , vaneggiano , intrigano , complottano , parlano parlano parlano e alla fine spalancano le porte al caos , di cui il radicalismo demo - liberale è la logica anticamera e lo storico battistrada . Aperto il varco , Lerroux è forzato alle più tremende constatazioni . Egli è riuscito a fuggire perché i suoi amici fecero in tempo ad avvertirlo che la bufera era imminente , ma i suoi colleghi radicali qual sorte hanno avuto ? « La persecuzione , egli dice , contro il partito radicale è stata implacabile . A Valenza e provincia non solo i deputati radicali sono stati assassinati , ma in taluni villaggi tutti i membri del partito radicale sono stati sterminati . A Malaga ed Alicante ci fu una vera caccia all ' uomo radicale . Il sacrificio di sangue del partito radicale spagnuolo ha superato di molto quello della Chiesa e forse quello della guardia civile così selvaggiamente massacrata » . Il Lerroux , che è riuscito a salvare la propria vita , non ha potuto salvare nulla della propria casa , « un focolare ordinato , con collezioni ben scelte » , un ambiente comodo di tranquillo borghese che scherzava coi fiammiferi , ma non credeva agli incendi . Tutto è stato devastato dai « galantuomini che disonorano il popolo , la patria , la repubblica , l ' umanità » . Il Lerroux , però , dimentica di dirci che egli è responsabile : primo , d ' aver evocato questi galantuomini alla ribalta ( socialisti - comunisti - anarchici - sindacalisti ) ; e secondo , di non aver fatto tutte le volte che fu al potere quanto doveva per toglierli dalla circolazione . È quindi perfettamente inutile o perlomeno tardivo recriminare com ' egli fa contro « gli avvelenatori che sotto la bandiera della democrazia , della libertà , della repubblica hanno tradito la loro patria , convertendosi in strumento della anarchia internazionale , in agenti del separatismo e dei marxisti di ogni specie » . Solo nel gennaio 1937 , dopo sette mesi di guerra civile , che sarebbe già finita col trionfo di Franco se gli amici europei di Lerroux non avessero aiutato i rossi di Madrid , solo dopo questo lungo e sanguinoso periodo , Lerroux si accorge che i nemici di Franco « sono un ' orda selvaggia , la quale sotto il pretesto della uguaglianza sociale , ruba , saccheggia , massacra , ecc . » . Questo , si può aggiungere , è il governo di Madrid , che siede ancora a Ginevra e il cui capo a Valenza riceve le visite sia pure di routine di un ammiraglio della flotta inglese . A quale conclusione arriva il Lerroux dopo queste premesse ? Eccola : « che la dittatura può essere la salvezza della patria e della repubblica , che quello di Franco non è un pronunciamento militare , ma una sollevazione nazionale sacra e legittima come quella dell ' indipendenza del 1808 , e che egli , Lerroux , renderà alla causa nazionale il servizio negativo di non disturbarla » . Troppo poco , ma sarebbe eccessivo pretendere da Lerroux qualche cosa di meglio , da lui che insieme col cattolico sturziano Gil Robles porta la maggiore responsabilità di quanto accade . Tuttavia le sue confessioni sono altamente significative , anche perché sono state stampate nell ' ultimo numero del 30 gennaio 1937 della francese Illustration alle pagine 112 , 113 , 114 . Non devono essere sfuggite ai signori Eden , Delbos , Avenol .
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RIBOLLA , luglio - Se c ' è un luogo , qua in Maremma , che contraddice la immagine convenzionale che molti hanno di questa terra ( i butteri , il palude , i cinghiali ) quel luogo è certamente Ribolla : su di una pianura disuguale , ondulata da brevi collinette brulle , si stendono sparpagliate le casupole dei minatori , congiunte da una lunga strada tortuosa , piena di polvere . Al centro , sudi un viale più largo , un edificio di chiara architettura del ventennio , che fu la sede del Dopolavoro , poi alcune palazzine con qualche pretesa , uno stento giardinetto , gli eucaliptus annosi , che in Maremma furono piantati quando si credeva che potessero contribuire ad eliminare l ' umidità del terreno , e quindi la malaria . Da Ribolla si estrae carbone fossile , lignite , una vecchia miniera che era già in attività prima dell ' altra guerra . La guerra , anzi , ha sempre dato maggior lavoro a Ribolla : fu così al tempo della Prima , è stato così con la Seconda , quando gli operai salirono sopra i cinquemila . Da allora è stata una progressiva riduzione del personale dai tremilaseicento del '48 siamo ai milletrecento circa occupati oggi . La Montecatini , che qui è proprietaria , oltre che della miniera , anche degli impianti , delle strade , delle case , e dell ' aria , scrive sui manifesti che non è vero quanto affermano le organizzazioni sindacali , che cioè si intende smobilitare , ma le cifre restano quelle e quella è la tecnica . Si cominciò col mandare a casa gli ultrasessantenni , poi si istituirono premi di smobilitazione per chi intendeva andarsene , prima sessanta , poi cento , infine trecentomila lire per ogni autolicenziato . Dei cinque pozzi un tempo attivi , due sono stati abbandonati senza allargare le ricerche che molto probabilmente sarebbero state fruttuose : degli altri tre , due sono in esaurimento e la società vi pratica la coltivazione a rapina . Non si preoccupa , cioè , di colmare di terra le gallerie esaurite , e questo rende sempre più probabili vuoti d ' aria , frane ed incendi . Si fa economia di legname da armatura , e gli incendi si fanno sempre più frequenti : nello scorso anno se ne ebbero 200 lievi e 50 gravi , rispetto ai 150 e 35 del 1951 , con un aumento , cioè , rispettivamente del 33,33 e del 42,8 per cento . Negli ultimi tre mesi si sono registrate dodici frane . Il nuovo direttore della miniera , che si chiama ( non è uno scherzo ) Padroni , e non è ingegnere minerario , ma elettrotecnico , ha appunto questo incarico : risparmiare fino alla smobilitazione . Sugli operai si preme in vario modo : minime interdizioni del lavoro sono punite con multa e sospensione in prima istanza , poi con il licenziamento . Il lavoro si svolge con una temperatura che va da un minimo di 34 ad un massimo di oltre 42 gradi : poiché il « calore » , per contratto , dev ' essere retribuito con una indennità aggiunta , la società ricorre al sistema di immettere un gocciolamento d ' aria nei tubi di ventilazione , con il risultato di diminuire il calore , aumentando l ' umidità , oppure fa pressione sui sorveglianti perché registrino una temperatura inferiore a quella reale . Agli operai si impone una norma costante di trenta vagoncini per squadra ( due uomini ) ogni turno , senza tener conto delle infinite varietà della situazione in cui può svolgersi il lavoro : si sono avuti 20 licenziamenti per inadempienza della norma . Nel gennaio scorso l ' operaio Giovanni Brizzigotti è morto schiacciato sotto la gabbia dell ' ascensore : gli mancavano tre vagoncini e la fine del turno era vicina ; la fretta , la stanchezza , una distrazione , e l ' incidente è avvenuto . Tutto questo è stato più volte denunciato al Distretto minerario , in quanto contravviene a precise norme di legislazione mineraria , ma tutto è rimasto lettera morta . Si fanno , naturalmente , discriminazioni di carattere politico e sindacale . L ' anno scorso la società istituì una multa di cinquecento , e poi di mille lire , per gli scioperanti , ed un premio eguale per i crumiri . Molti , pur non accettando lo sciopero e recandosi al lavoro , hanno rifiutato il premio ; cinque sorveglianti hanno chiesto di lasciare il grado e di ritornare semplici operai . Tutte queste cose mi dice Duilio Betti , un dirigente sindacale : è un giovane sui trent ' anni , di robusta corporatura . Parla marchigiano , ed infatti è nato ad Urbino , ma la lunga permanenza in Maremma dà al suo accento improvvise e strane aperture toscane : quando dice « Montecarlo » aspira con enfasi la « ci » , come un operaio del luogo . Ha lavorato anche alla pirite di Gavorrano , ma ora , nella sua qualità di dirigente sindacale , è in aspettativa . L ' episodio più recente di lotta risale allo scorso marzo . Quarantotto operai minacciati di licenziamento rimasero nel pozzo per tre giorni . La polizia bloccò gli accessi , sperando di prenderli per fame , ma senza risultato . Allora , la società decise l ' intervento armato : dirigevano le operazioni , insieme al vicequestore , il direttore della miniera ed il dottor Riccardi , commercialista , transfuga dei sindacati operai ed attualmente direttore politico del gruppo delle miniere della Maremma . Abita a Massa Marittima , organizza circoli culturali per impiegati e tecnici , ha istituito il « prete di fabbrica » , cioè un sacerdote che avvicina gli operai , anche in fondo ai pozzi , e li « rieduca » . Anche il premio di crumiraggio è opera sua . La polizia invase i pozzi , circondò gli operai , li catturò senza che facessero un gesto di ribellione . Il commissario di P.S. , mi racconta Betti , non voleva ammanettarli , perché non avevano commesso reato alcuno , ma la direzione della miniera reclamò che venissero fuori con i ferri , per dare l ' esempio agli altri . Furono arrestati ed incarcerati sotto l ' accusa di « violazione di proprietà » e rilasciati dopo cinque giorni di detenzione ; naturalmente hanno avuto subito il licenziamento . I giornali democristiani parlarono della « brillante manovra » della polizia e si felicitarono con chi la diresse . I giornali democristiani dipingono sovente i minatori come degli agiati incomprensibilmente scontenti : il fatto è che la media dei salari si aggira , tutto compreso , sulle 35mila lire mensili . Si hanno delle punte fino alle 55-60mila lire , come è il caso dell ' operaio Capitani , che ha quattro figli ed un lavoro specializzato : ma Capitani ha trentotto anni e ne dimostra cinquanta , dopo ventotto di miniera . Mancano le case , a Ribolla . Ho visto famiglie di quattro persone abitare in una sola stanza , divisa da un tramezzo che separa la camera dalla cucina . Stanze incredibilmente pulite e rassettate , all ' interno , magari con la radio e la cucina a gas , ma senz ' acqua , con un gabinetto comune ogni trenta - quaranta famiglie . I cedimenti del terreno provocano vibrazioni e conseguenti paurose crepature nei muri . La Montecatini le ha dichiarate inabitabili , rifiuta gli affitti , ed ingiunge alla gente di andarsene , ma dove ? Intanto le più pericolanti sono state « incatenate » , assicurate , cioè , con un cavo teso intorno alle quattro pareti , un metro sotto il tetto , per impedire che si sfascino improvvisamente .
Nessuna meraviglia: semplicemente Rol ( Bevilacqua Alberto , 2000 )
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Non passa giorno senza che io riceva lettere che mi chiedono di Gustavo Adolfo Rol , che protagonisti del secolo , fra i più prestigiosi in ogni campo , definirono " fenomeno vivente " . E questo perché ne cito puntualmente i poteri nella rubrica che tengo in " Sette " , il supplemento settimanale di questo quotidiano . Perché di Rol sono stato uno degli amici privilegiati nei suoi " rapporti a distanza " . Perché ho raccontato questi rapporti , prodigiosi , in uno dei miei libri , quando lui era ancora in vita . Perché , dietro il mio tavolo di lavoro , tengo un dipinto di Madonna con bambino , che nessuna mano terrena ha tracciato ; l ' ultimo dono di Gustavo , che sapeva far apparire , concretamente , dipinti anche celebri . Solo ieri , due lettere . In una , una signora torinese scrive , come tanti : " Sono rimasta affascinata da quest ' uomo che non è stato compreso dai media " . Nell ' altra , un lettore milanese si scaglia , giustamente , contro " quegli esponenti - o presunti tali - del mondo scientifico che non perdono occasione per accanirsi contro tutto quanto non è riconducibile alle loro scienze esatte " . Si citano , in particolare , i nomi - che non farò - di un noto divulgatore e di una scienziata , che avrebbero potuto evitare di procurare a Rol , poco prima della morte , l ' ultima , inaccettabile umiliazione . Ma sono , con tutto me stesso , d ' accordo : il sapere tutto su come s ' accoppiano le foche monache , non autorizza a dileggiare , senza conoscere . Che proveranno ora questi signori leggendo ( ma non lo leggeranno ) questo prezioso libro di Catterina Ferrari che , dopo aver vissuto accanto a Gustavo negli ultimi dieci anni , ha raccolto , senza intervenire in prima persona , eccezionali documenti diretti : dalle " Agende " alle " Lettere " , ai " Pensieri " , alle " Poesie " ? A parte le facoltà di Rol ( le riassume Federico Fellini : " L ' uomo più sconcertante che io abbia conosciuto . Sono talmente enormi le sue possibilità , da superare anche l ' altrui facoltà di stupirsene " ) , ci si trova di fronte a uno scrittore di rara intensità , a un pensatore , e a un filosofo del credo religioso , di enorme portata . Si tratta , e non ci sono squallide denigrazioni che tengano , di una personalità fra le più sorprendenti del secolo . La verità sta venendo a galla . Le manifestazioni del suo talento superiore richiederebbero uno spazio illimitato , ma si riassumono nel principio : " Lo spirito intelligente " , posseduto da ciascuno di noi , è quel " quid " che compendia tutto quello che noi siamo e sa tutto del presente , passato e futuro , e rimane sulla terra anche dopo la morte . Molte volte ho parlato , con Rol , dei suoi rapporti con Einstein , che ebbe modo di assistere , affascinato e scosso , ai suoi esperimenti che ci convincono di una cosa : c ' è tanta verità ancora da scoprire .
LA VOCE DELLA NAZIONE ( TINO ADOLFO , 1924 )
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Assisi , 30 luglio . In verità la giornata di ieri che pure è stata decisiva ha mostrato all ' inizio di deviare dagli scopi essenziali che alla discussione aveva fissato con felice intuito della situazione politica l ' avvocato Bergmann . I due forti ed eloquenti discorsi degli onorevoli Savelli e Rossini riproposero all ' assemblea con sincerità e fermezza , fuori di certe pericolose ambiguità che minacciavano di compromettere i risultati del Congresso , i termini veri e reali della discussione . Affermate pregiudizialmente l ' unità e l ' autonomia quali fondamenti assoluti ed inviolabili della compagine della Associazione , tanto il Savelli quanto il Rossini , riassumendo ed interpretando la voce e la volontà che i rappresentanti della maggior parte delle Federazioni provinciali avevano espresso nella discussione , indicarono e precisarono i modi che l ' Associazione deve imporsi e adottare perché i suoi propositi possano efficacemente realizzarsi . Tali propositi che – non è inutile ripeterlo – non riguardavano e non riguardano nessuna posizione di parte , che anzi riaffermano anche in quelle parti comuni al programma ed alla azione di alcune correnti politiche , la loro origine di piena indipendenza , furono raccolti e consacrati nell ' ordine del giorno presentato dalla medaglia d ' oro on . Viola e che il Congresso ha con votazione quasi unanime approvato . Non è difficile , anche alla semplice lettura di quell ' ordine del giorno e dimenticando le altre manifestazioni che hanno accompagnato lo sviluppo della discussione , non percepire quali considerevoli risultati il Congresso ha raggiunto e come essi interpretino direttamente e immediatamente non tanto e solo la volontà dei combattenti , ma soprattutto la coscienza profonda della Nazione , in confronto dell ' attuale situazione politica . Mentre i partiti e le frazioni refrattari ad ogni senso di dovere civico , si ostinano a combattersi senza tregua e fanno risuonare parole di odio e di vendetta , i combattenti hanno creduto loro dovere e diritto prendere una ferma e chiara posizione che non è confondibile con nessun ' altra di nessun partito e che vuole essere ed è sola posizione degna dei fedelissimi della Nazione e della Patria . Tre punti in special modo vanno rilevati nell ' ordine del giorno dell ' on . Viola , i quali pur essendo svolti da una fondamentale unità di visione e di valutazione dell ' attuale realtà politica , costituiscono separatamente i tre cardini su cui si è raccolto il Congresso , senza differenziazioni di tendenze , e che il nuovo Comitato centrale deve imporre alla sua azione . Trascrivo le stesse parole dell ' ordine del giorno : 1 . ristabilimento nella sua piena ed assoluta efficienza dell ' impero della legge ; 2 . separazione netta tra Governo e partito ; 3 . condanna degli illegalismi superstiti e sovranità esclusiva dello Stato secondo lo spirito e le tradizioni del nostro risorgimento . Le parole sono chiare e non abbisognano di commenti . I combattenti fedeli ai concetti ideali scaturiti da Vittorio Veneto riconsacrati dallo spirito che condusse al potere Mussolini – anche queste sono frasi testuali dell ' ordine del giorno – hanno detto la loro volontà . Né opposizione né dedizione incondizionata al Governo . Si rifiutano di prestarsi alle speculazioni delle opposizioni , come si rifiutano di contentarsi di generiche promesse che valgono solo per la volontà che è decisa ad attuarle . Essi non hanno partito da seguire né feticismi da adorare . Sono stati fino ad ieri nelle trincee contro il nemico e sulle piazze contro i rinnegatori della vittoria e della Patria al servizio della Patria . Oggi rimangono fedeli alla consegna , così quando rivendicano contro le assurde concezioni dello Stato - partito , le tradizioni liberali del risorgimento , come quando condannano ogni forma di illegalismo e chiedono su tutto e contro tutti l ' impero restaurato della legge . L ' Italia non è il monopolio di nessun partito : dal risorgimento alla guerra ed alla vittoria , si è sviluppata e accresciuta di potenza e di volontà per lo sforzo concorde e tenace del suo popolo . A questo popolo di cui essi sono la parte più eletta , i combattenti vogliono che ritorni la pace e l ' ordine nella legge e nella giustizia .
LA SATIRA GIOCOSA DEI CANTERINI DELL'AMIATA ( Bianciardi Luciano , 195 )
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CASTEL DEL PIANO , agosto - I « canterini » di Castel del Piano erano già riuniti intorno ad un gran tavolo nel circolo dell ' ENAL ; ognuno , naturalmente , aveva davanti a sé un bicchiere , ed al centro troneggiava un bottiglione di vino rosso . Poi comprendemmo la regola : ad ogni canto un bicchiere , e pensava a riempirli il sindaco in persona , un giovanotto con gli occhiali , che fa t il maestro , livornese di nascita , ma ormai amiatino di elezione ( è stato sindaco ininterrottamente dalla Liberazione in poi ) , tanto che ormai tutti lo chiamano affettuosamente « il sor Mario » . Son tutti boscaioli o contadini , i « canterini » di Castel del Piano , di vecchia famiglia amiatina , e si chiamano infatti Gianneschi , Fazzi , Santella , tutti nomi che ricorrono frequentissimi in questi paesi . Non si sentivano a disagio davanti a quel pubblico imprevisto di professori , anzi , improvvisarono persino due versi di saluto per 1'« illustre De Martino » , che , c ' era da aspettarselo , faceva rima con vino . E l ' illustre De Martino , che altri non era poi se non l ' etnologo Ernesto De Martino , confessò la propria limitatezza , perché non riuscì a ringraziare che con due banali parole d ' occasione . « Un vero etnologo dovrebbe rispondere in poesia , riprendendo il metro ed il motivo di saluto . » Fino ad un paio d ' anni or sono nessuno , fuori dall ' Amiata , conosceva i « canterini » di Castel del Piano , ed in generale passavano per una brigata di libatori serali , ed il canto veniva considerato come un pretesto per bere , e non più . Poi qualcuno aprì le orecchie e capì che c ' era dentro qualcosa di più importante : si preoccupò , intanto , di raccogliere i versi , che son affidati di solito alla tradizione orale , poi , l ' anno scorso , si esibirono alla radio , in una trasmissione per dilettanti , e furono senz ' altro il numero migliore . Molti giovanotti « à la page » , qua in città , convennero che ci poteva essere , da parte loro , un interesse per questo tipo di musica folkloristica , meglio forse che nei canti negri di New Orleans o nel « be bop » . Il pezzo che tanto piacque alla radio lo abbiamo sentito stasera , ed i « canterini » hanno consentito a cantarcelo a ritmo più lento e staccato , in modo che si potessero afferrare le parole . È una satira delle donne e della moda moderna . Dice il primo ritornello : Con le mode parigine , che ora fan le signorine , son così strane , che fan l ' effetto di tante befane . La similitudine , come si vede , accosta la donna ad un ' immagine di familiare ed affettuosa bruttezza , quella , appunto , della befana . Ma la satira si fa più precisa e mordente nelle strofe successive . Ecco la moda dei capelli corti ( quelli che , in gergo cittadino , si dicono « alla tifo » ) anche qui accostata agli effetti di una malattia , la tigna . Con le trecce sì tagliate , par che sian tutte tigrate . Non c ' è che dire : più brutte di così , fanno morire . Il linguaggio , come si vede , ed anche le immagini son tratti dalla vita di tutti i giorni : ed ecco infatti come è satireggiato l ' uso smodato della cipria e del belletto : Il viso l ' hanno tutto infarinato , per questo è rincarata la farina ; sembrano pesci tolti dal mercato per friggerli in padella di cucina . Non manca , ovviamente , la satira contro i costumi da bagno troppo succinti . « Di molte al sole , conclude una strofa , vanno davvero con le mutande sole » . E dove andremo a finire ? Ma se andrem di questo passo le vedremo andare a spasso come facevan tranquillamente un tempo Adamo ed Eva . La strofa è cantata dal capotavola , un contadino piuttosto piccolo di statura , con gli occhi vivaci , sorridente , che segna il tempo con l ' indice ed il pollice della mano destra , in un gesto elegante , come di chi afferri qualche cosa sottile e delicata . Chiude ogni verso nettamente , senza le sbavature finali che di solito si sentono in questi canti popolari , ed attende una battuta , prima di cominciare il verso successivo , mentre continua l ' accompagnamento , senza abbandonare il suo gesto . Gli altri accompagnano a più voci , e ne vien fuori un fondo sonoro notevolmente complesso , anche perché all ' estremo della tavola c ' è un altro contadino che svolge autonomo un motivo melodico in esatto contrapposto con il canto dello « storico » . A volte la strofa è cantata da un altro , un boscaiolo alto , con la faccia asimmetrica ed un paio di baffetti neri : a lui toccano i versi più arditi , come la boccaccesca vicenda della Pinottola , una vecchia canzone di origine rinascimentale , e con area di diffusione che interessa quasi tutta l ' Italia centro - meridionale , o la storia di Bistone , il contadino grosso e furbacchione , che si cattiva la protezione del padrone chiudendo un occhio di fronte alle sue tresche con la moglie . Più spesso le storie d ' amore insistono sulla fragilità della fanciulla , che pur trova la forza di vincere tutti gli ostacoli per avere il suo giovane . Mamma non mi mandar fuori la sera son piccolina e non mi so guardare . I giovanotti son fuor di maniera mamma , non mi mandar fuori la sera . Ed alle offerte d ' amore del pescatore , che sfida i venti e la tempesta , la montagnola risponde : Non posso amarti , o pescatore dell ' onde , perché son piccolina e tu sei grande , son nata su in montagna fra le fronde dove fioriscono castagne e ghiande . Lieti canti d ' amore , satira affettuosa dei difetti delle donne , non c ' è in questi canti una sola nota di tristezza e di tragedia . Ma non vi manca , invece , un puntuale richiamo alla vita quotidiana , al mondo concreto del lavoro : Manina , mm mi mandare al fornacione ché ci hanno fabbricato tre cancelli : da quel dì mezzo ci passa il padrone e da quell ' altro i giovanotti belli .
In diciotto pagine le accuse a Craxi ( Brambilla Michele , 1992 )
StampaQuotidiana ,
L ' una di notte : si sblocca il timer di Tangentopoli . I telegiornali stanno snocciolando da qualche ora i risultati elettorali che disegnano il tracollo del Psi , quando un ufficiale dei carabinieri parte dalla caserma di via Moscova . E diretto a Roma . Ha in tasca una busta ingombrante . E nella busta ha una bomba , l ' ultimo colpo dei giudici milanesi , l ' ultimo calice , il piu ' amaro , per Bettino Craxi : un avviso di garanzia . In 18 pagine Antonio Di Pietro e i suoi colleghi contestano al segretario del Psi 41 episodi di malaffare , calcolano 36 miliardi di bustarelle , lo accusano di concorso in corruzione , ricettazione e violazione delle norme sul finanziamento pubblico ai partiti . Tutto questo si porta nella giacca il capitano Paolo La Forgia quando arriva a Roma . Tutto questo , quando , stanco e forse emozionato , entra qualche ora piu ' tardi all ' hotel Raphael , nel quartier generale di Craxi . Alle undici e mezzo , il leader socialista ha in mano le diciotto paginette : " Procedimento numero 8655.92...Craxi Benedetto ... " . Legge con attenzione i passaggi dove i giudici dell ' inchiesta " Mani Pulite " spiegano in sostanza come , in quel sistema feudale popolato di boiardi della mazzetta che e ' stata Milano fino a oggi , sia lui lo zar . Proprio lui . Ma non batte ciglio . Resta freddissimo anche quando capisce che su di lui sembrano essere addossate quasi tutte le colpe dei socialisti finiti finora sotto indagine : la metropolitana , le tangenti pagate da imprenditori come Paolo Pizzarotti , Vincenzo Romagnoli e Mario Lodigiani , i flussi di quattrini in nero che per anni sono serviti ad alimentare la macchina del suo partito . Vincenzo Balzamo , il segretario amministrativo , il fidatissimo tesoriere nazionale che il 2 novembre e ' stato stroncato da un infarto , e ' indicato come il " percettore materiale " dei finanziamenti illegali . Lui , Craxi , come il capo dei capi , l ' uomo che ha gestito e disegnato le grandi strategie . La notizia circola gia ' da qualche ora al Palazzo di giustizia di Milano . In breve , una dopo l ' altra , le conferme piovono come napalm . Giustizia a orologeria ? " Fosse davvero cosi ' , vorrebbe dire che l ' orologio era in ritardo " , si lascia scappare un magistrato in corridoio . La Procura , infatti , prima di sparare l ' ultimo colpo , ha atteso che le urne fossero chiuse . Come aveva fatto ad aprile , aspettando il dopo.elezioni per sferrare la prima offensiva giudiziaria . La decisione e ' maturata in un vertice del pool al completo . L ' altro ieri , per tutta la giornata , sono rimasti nell ' ufficio del procuratore Saverio Borrelli i pm Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo e il procuratore aggiunto Gerardo D ' Ambrosio . Antonio Di Pietro ha partecipato solo per pochi minuti all ' incontro , poi e ' volato a Roma per raccogliere l ' ultimo tassello , le dichiarazioni di Nevol Querci , ex deputato socialista , che avrebbe descritto ancora una volta la gestione verticistica di certe decisioni nel partito . Ma Querci e ' davvero solo una piccola tessera . Il mosaico composto attorno a Craxi e ' enorme ed e ' fatto di molte voci . La piu ' pesante e ' quella di un vecchio nemico , l ' ex segretario socialista Giacomo Mancini , che il 18 novembre conferma in pieno ai magistrati un ' intervista concessa al Corriere dieci giorni prima : " Balzamo era il segretario amministrativo , ma la parte delle entrate che conosceva era quella che riguardava i grandi progetti dell ' edilizia , i lavori pubblici . Degli altri quattrini non sapeva proprio nulla . Craxi ha preferito dire " muoia Sansone con tutti i filistei , siamo tutti complici e nessuno puo ' parlare " . Nessuno puo ' forse fare il Pm nei confronti degli altri , ma la vastita ' del fenomeno , i flussi di finanzamento che hanno avuto come destinatario il Psi non sono certamente passati da Balzamo , non sono stati registrati . Li conosceva solo Craxi " . " A Balzamo . avrebbe spiegato Mancini ai giudici . sfuggiva tutta la parte che non trattava direttamente , quella relativa ai rapporti tra partito e banche , partito e Iri , partito e grandi imprese , partito e finanza . Una parte che faceva capo direttamente alla segreteria del partito " . Poi , via via , ecco gli altri ragazzi del coro . L ' imprenditore Mario Lodigiani , il 5 ottobre , racconta dei suoi contributi alla Dc e al Psi , spara su Balzamo e sul cassiere nazionale scudocrociato Severino Citaristi , che in questi giorni ha avuto un nuovo avviso di garanzia che sara ' seguito entro la settimana dalla richiesta d ' autorizzazione a procedere . Per Citaristi , il pool antimazzette chiede anche l ' arresto . Su lui e su Balzamo , sul sistema messo in piedi dai due partiti , Lodigiani e ' prodigo di particolari : " Abbiamo versato circa un miliardo all ' anno a ciascuno dei due partiti senza isciverli nei relativi bilanci ... Questi versamenti sono avvenuti in contanti , direttamente nelle mani di Citaristi e Balzamo " . Suo fratello Vincenzo e ' altrettanto specifico : " Nel febbraio ' 92 ho consegnato a Balzamo l ' ultima somma , 400 milioni in contanti che mi ha espressamente richiesto di versargli in nero perche ' aveva urgenti scadenze elettorali e aveva bisogno di liquidi " . Sullo stesso tono le dichiarazioni di altri manager , come Vincenzo Romagnoli , Paolo Pizzarotti , Angelo Simontacchi : i miliardi , dalla meta ' degli anni Ottanta in poi , scorrevano senza sosta nelle casse segrete della Dc e del Psi . E ora i giudici sembrano da un lato far coincidere le responsabilita ' di Balzamo con quelle di Craxi e , dall ' altro , paiono attribuirne di ulteriori al leader del Psi . Le deposizioni si susseguono come un rosario nell ' atto d ' accusa . Ecco Bruno Binasco , manager del gruppo Gavio . Ecco Luciano Betti , amministratore delegato della Premafin di Salvatore Ligresti , e Nerio Nesi , ex presidente della Banca Nazionale del Lavoro . Ed ecco lo stesso Ligresti , che parla di elargizioni al Psi . Luigi Carnevale , ex vicepresidente della Metropolitana milanese , tira in ballo Silvano Larini , architetto socialista , amico di Craxi da trent ' anni e tuttora latitante . Carnevale racconta che l ' architetto portava le mazzette della metropolitana direttamente al segretario . E anche l ' ex deputato psi Gianstefano Milani fa il nome di Larini . Interrogato la scorsa settimana , Milani , da sempre anticraxiano , spiega e commenta con i giudici una sua frase intercettata dai carabinieri : " Stanno cercando Larini perche ' pigliava i soldi per Craxi " . E l ' ultima bordata . Per il leader dai troppi nemici comincia il conto alla rovescia .
IL LIBRO DI UN FIGLIO ( TINO ADOLFO , 1924 )
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Questo libro che Vincenzo Nitti ha scritto , a illustrazione , chiarimento e rivendicazione dell ' opera paterna , ( Vincenzo Nitti – « L ' opera di Nitti » . Piero Gobetti , editore , Torino ) , merita d ' essere letto attentamente . Non perché da esso risulti , attraverso rivelazioni d ' indole politica o diplomatica , una diversa valutazione di quel singolare momento politico in cui ebbe parte direttiva l ' on . Nitti , ma soprattutto perché l ' indagine documentata di quel periodo può offrire oggi , di fronte a problemi non meno interessanti e vitali , consigli , ammonimenti ed esperienze , degni d ' essere considerati e meditati . Il libro , proprio perché l ' autore s ' è proposto di esaminare l ' opera dell ' on . Nitti secondo un abile disegno che associa l ' esatto ordine cronologico dei fatti al loro sostanziale e più vero ordine politico , presenta un quadro sintetico dell ' ambiente italiano e della lotta politica nel periodo che va dalla dichiarazione della guerra fino al biennio 19-20 . Naturalmente la figura che in questo quadro , quale l ' ha composto l ' autore e i cui brevi limiti di tempo pur comprendono fatti e avvenimenti di enorme importanza storica , ha principale e particolare rilievo è quella dell ' on . Nitti . Anzi l ' autore , con ogni cura , ha cercato , per quanto gli era possibile , e per quanto consentivano gli avvenimenti in esame , di isolarla per poterla meglio e più efficacemente studiare . Ma se ciò ha reso all ' autore più agevole il suo compito , ha in definitiva ridotto notevolmente l ' importanza dello studio ; il cui interesse è anche diminuito da una certa mal celata intenzione apologetica . Ma si tratta di un figlio ... Accanto a questi vizi , per così dire , formali del libro e che , per molta parte , possono essere anche giustificabili , sono evidenti altri vizi ed errori di ben altra specie , che riguardano soprattutto la sostanza politica della tesi propostasi e svolta minutamente dal Nitti , sulla traccia delle accuse rivolte all ' opera paterna . Se si toglie il capitolo che riassume felicemente ed efficacemente l ' azione energica ed illuminata dell ' on . Nitti quale ministro del Tesoro nel Ministero Orlando durante il periodo più grave e decisivo della nostra guerra – opera che è stata sempre apprezzata e lodata anche da quelli che in altre occasioni combatterono con fermezza la politica dell ' on . Nitti , – se si toglie questo capitolo , tutti gli altri che esaminano con eccessivi dettagli i momenti e gli avvenimenti più discussi della pratica di governo dell ' on . Nitti , risultano condotti più che da seria e serena volontà di critica storica e politica da una appassionata reazione anch ' essa polemica alle accuse e agli attacchi polemici degli avversari . È vero che i capitoli della cosiddetta amnistia ai disertori e sulla proporzionale assieme a quello sulla questione di Fiume sono accortamente documentati e che da essi molti punti che la passione di parte aveva oscurato o confusi , escono chiariti ; ma non sono i minuti particolari di questo o quest ' altro episodio , che possono far rivedere o correggere il giudizio che l ' opinione pubblica ha dato dell ' opera politica dell ' on . Nitti . Non è possibile seguire passo passo , nel lungo minuzioso esame , le rivendicazioni particolari dalle quali , secondo il disegno dell ' autore , dovrebbe uscire la piena e generale rivendicazione politica dell ' on . Nitti . Ma , a voler trarre da questo libro le necessarie conclusioni , le deficienze politiche e psicologiche – che irrimediabilmente compromisero la concezione e la condotta di governo dell ' on . Nitti , risultano confermate . Molti anzi degli errori particolari non avrebbero avuto quella diffusione e ripercussione che ebbero nell ' opinione pubblica del paese , se non avessero assunto automaticamente , quasi fatalmente , un significato e un ' indicazione rappresentativi della politica nittiana . Che cosa v ' era in fondo a quelle due accuse che Nitti , non senza un ' ampia documentazione , impugna di infondatezza – e cioè l ' amnistia ai disertori e l ' accordo con i socialisti per la Repubblica – se non l ' avvertimento ormai diffuso nella coscienza popolare e quindi esagerato sino ad aspre forme di passionalità , che da una parte l ' on . Nitti non valutasse in senso politico come doveva e quanto meritavano , le forze morali e materiali dei combattenti e dall ' altra secondasse , per un giuoco politico , le opposte forze socialiste , rivoluzionarie a parole e nella sostanza accaparratrici di privilegi e di concessioni statali ? Si potrebbe anzi affermare che la politica nittiana , che pure pretendeva d ' essere d ' equilibrio e di conservazione fallì ai suoi obiettivi proprio perché non seppe , tra il combattentismo forte di motivi ideali e il socialismo forte di appetiti e di masse , svolgere un ' azione mediana che assumendo il combattentismo a positivo valore politico , potesse successivamente premere sul blocco socialista e distaccarne la frazione riformista che fin d ' allora si volgeva , attraverso gli istituti sindacali , verso una pacifica e costituzionale politica del lavoro . Invece l ' on . Nitti trascurò del tutto il combattentismo quale efficace fattore politico e preferì poggiarsi sui popolari e sui socialisti . I risultati di questo orientamento son ben noti e per molta parte agiscono e influiscono tuttora sulla situazione politica . In conclusione il libro di Vincenzo Nitti , che ripeto , merita d ' essere letto , anche perché l ' amore filiale non è disgiunto da una certa velleità critica dell ' opera paterna ( e in questo è il suo carattere singolare ) , non chiarisce né giustifica la visione e la concezione fondamentali dalle quali discesero inevitabilmente tutti gli errori , le deviazioni e le lacune della politica nittiana .
DA UNA LINGUA MORTA NASCE UN NUOVO LINGUAGGIO ( Bianciardi Luciano , 1953 )
StampaQuotidiana ,
In una lettera dalla casa penale di Turi alla sorella Teresina , Antonio Gramsci ricorda la zia Grazia , la quale era convinta dell ' esistenza di una « donna Bisodia » , dama pia dei tempi andati , quando la gente andava in chiesa e c ' era più . religione a questo mondo . Donna Bisodia veniva spesso citata come un venerabile esempio da imitare , e tanta era la sua buona fama che il suo nome era stato perfino inserito nel Pater Noster . In realtà si trattava del « da nobis hodie » , che la zia Grazia , e chissà quante altre donne con lei , in Sardegna e fuori , pronunciavano in quel modo . Gramsci pensava che si potesse utilmente scrivere una novella su Donna Bisodia : ed in effetti può avere un qualche interesse un esame approfondito e comparato delle deformazioni che in bocca al popolo avvengono delle preghiere latine . I poeti dialettali , primi fra tutti il Belli e il Fucini , non si sono lasciati sfuggire questo elemento di folclore , e tali deformazioni hanno abilmente inserito nei loro sonetti . Il Toschi ha esaminato a fondo , in una sua operetta recente ( Fenomenologia : del canto popolare ) tutte le possibili varianti del Dies irae . Famosissimo , fra queste , il « Tiasillo tiasillo , signore pigliatillo » , che ritorna in Napoli milionaria del De Filippo . Già entrata nella lingua parlata , e persino in quella letteraria dell ' Ottocento ( Guadagnoli , Bandi ) la « sperpetua » altro non è se non la « lux perpetua » della preghiera dei defunti . Anche abbastanza nota è la storiella ( non si sa se vera od inventata ) di « Terenosse in du ' casse » , cioè « et ne nos inducas » , che dà origine ad un favoloso gigante Terenosse che , dopo morto , dovette essere diviso in due parti , e ciascuna collocata in una bara distinta , tanta ne era la mole . Ora , cosa significano queste deformazioni ? La Chiesa cattolica , conservando il latino nella pratica liturgica , conferma il carattere sostanzialmente conservatore della sua politica culturale ; non solo , ma esclude automaticamente dalla partecipazione diretta e cosciente alla cerimonia religiosa le masse popolari , costrette a subire una lingua lontana e del tutto sconosciuta , esse che quasi sempre non parlano neppure l ' italiano . Il popolo reagisce a questa limitazione imposta dall ' alto ed anche se ripete le preghiere senza affatto intenderle , finisce poi col deformarle , inconsapevolmente , e addirittura col tentarne una versione puramente fonetica . In questo processo di assimilazione si sperimenta anche l ' efficacia della lingua parlata , che nel caso dell ' italiano , o dei suoi molteplici dialetti , è veramente notevole . Si pensi ad Ackwood che molto presto diventa « acuto » ; Si pensi a certi ragazzini del popolo , a Livorno , che italianizzavano rapidamente i nomi degli attori del cinema americano : così Bruce Cabot ( che era specializzato nei ruoli di cattivo ) diventava « Bruciacappotti » , mentre Spencer Tracy ( quasi per contrapposizione ) « Spengistracci » . Ma , tornando al nostro tema , noi troviamo questo processo di traduzione a suono molto più intenso proprio dove il latino si fa più complesso e distante dalla comprensione popolare . È per questo che le maggiori spese della deformazione toccano al Tantum ergo , che è un inno redatto in un latino dottissimo , non solo , ma esprime sottili concetti teologici che , anche in una traduzione italiana resterebbero incompresi . Non per niente ne è autore Tommaso d ' Aquino . Eccone i primi versi : Tantum ergo sacrantentum veneremur cernui ; et antiquum documentumt novo cedat ritui . Praestet fides supplementuni sensuum defectui . E cioè ( si perdoni la traduzione certamente scialba e inefficace ) : « Veneriamo dunque prostrati un sì grande sacramento : e l ' antica testimonianza ceda al nuovo rito . La fede venga poi in aiuto al difetto dei sensi » . Ebbene , ecco come in una zona piuttosto vasta dell ' Abruzzo la gente traduce l ' inno : Canta il merlo nel frumento veneremo a cena qui : com ' è antico ' sto convento novecento e tredici . Pesta i fichi su pel mento senza difetto . Non si può negare che lo spirito popolare ha avuto un certo garbo in questa pseudotraduzione : a nessuno sfugge il sapere idillico dei primi due versi , con quella cena fra amici , in campagna , mentre il merlo canta fra le messi . O lo stupore ammirato per l ' antichità del concetto : novecento e tredici . L ' accentazione sbagliata , oltre a salvare il ritmo , par che sottolinei la fantastica antichità dell ' edificio . A Radicondoli , un paesino della campagna senese , troviamo il « Praestet fides supplementum » che è diventato addirittura : « Presta il figlio a sor Clemento » , mentre ( è un altro verso dal Tantum ergo ) il « Salus honor , virtus quoque » si traveste così « Salo , salo , Cristo scote » . Sulla costa maremmana , a Castiglione della Pescaja , un verso di una preghiera rogatoria , che dice : « Te rogamus , exaudi nos » , diventa : « Tre rogavano , e quattro no » . Sempre a Castiglione , il « procedenti ab utroque » ( che è anch ' esso nel Tantum ergo ) si deforma così : « Procedenti siamo troppi » . Qui è chiaro che la gente ha accettato , del verso , la prima parola , che ha pur qualche senso in italiano ( anche se non quello esatto ) , ma ha creduto indispensabile trovarne uno per quell ' inusitato ed inspiegabile « ab utroque » , volgendolo pedestremente in « siamo troppi » .