StampaQuotidiana ,
Tutto
cominciò
con
un
mariuolo
.
"
Questo
Chiesa
,
sbottò
Craxi
con
i
compagni
,
rischia
di
rovinarci
le
elezioni
"
.
In
effetti
,
nell
'
armadio
del
Psi
milanese
quel
presidente
di
vecchi
e
orfani
beccato
con
le
mani
nel
sacco
.
e
con
dieci
miliardi
in
banca
.
era
davvero
uno
scheletro
imbarazzante
.
Il
5
aprile
era
alle
porte
,
e
l
'
arresto
di
Mario
Chiesa
(
17
febbraio
)
pesava
come
un
macigno
sulla
campagna
elettorale
:
anche
perche
'
veniva
a
dar
corpo
a
sussurri
che
,
sul
Garofano
di
Milano
,
circolavano
da
tempo
.
Ma
temendo
un
semplice
calo
di
voti
,
Bettino
Craxi
peccava
di
ottimismo
.
Si
preparava
ben
altro
.
Si
preparava
un
assedio
che
la
magistratura
stava
studiando
con
cura
,
con
la
strategia
d
'
un
von
Clausewitz
e
con
l
'
accanimento
d
'
un
Robespierre
.
Prima
i
boiardi
e
poi
lo
zar
,
per
usare
le
parole
del
giudice
Ghitti
.
L
'
obiettivo
era
scardinare
il
sistema
della
corruzione
.
E
,
come
tutti
i
buoni
strateghi
,
i
magistrati
hanno
cominciato
attaccando
i
soldati
semplici
,
per
poi
arrivare
agli
ufficiali
e
quindi
a
quello
che
secondo
loro
è
il
capo
supremo
.
Sarà
forse
un
caso
,
ma
da
mesi
la
Procura
milanese
faceva
terra
bruciata
intorno
a
Bettino
Craxi
,
faceva
cadere
a
uno
a
uno
tutti
i
suoi
fedelissimi
.
Il
primo
,
appunto
,
è
stato
Chiesa
.
Un
pesce
che
sembra
piccolo
,
ma
che
tanto
piccolo
non
era
.
Come
lui
stesso
ha
fatto
mettere
a
verbale
,
aveva
diritto
d
'
accesso
alla
real
casa
e
nei
suoi
sogni
(
neanche
tanto
proibiti
,
allora
)
c
'
era
la
poltrona
di
sindaco
.
Proprio
lui
si
era
esposto
per
sostenere
la
candidatura
di
Bobo
Craxi
alle
ultime
amministrative
.
Il
2
maggio
,
il
secondo
passo
di
avvicinamento
.
Arrivano
informazioni
di
garanzia
agli
ultimi
due
sindaci
socialisti
di
Milano
,
Carlo
Tognoli
e
Paolo
Pillitteri
.
Il
primo
non
è
proprio
un
uomo
di
Craxi
;
ma
il
secondo
del
segretario
socialista
è
addirittura
il
cognato
.
E
toccare
Pillitteri
vuol
dire
,
perlomeno
,
sfiorare
Craxi
.
Mai
la
Procura
aveva
osato
tanto
.
Ma
non
basta
.
Il
6
maggio
finisce
in
galera
Sergio
Radaelli
,
consigliere
della
Cariplo
.
Al
grosso
pubblico
il
suo
nome
non
dice
niente
:
ma
alla
federazione
socialista
di
corso
Magenta
,
quando
arriva
la
notizia
delle
manette
a
Radaelli
,
sono
in
molti
a
tremare
.
Radaelli
è
uno
dei
cassieri
del
partito
,
molte
mazzette
passano
dalle
sue
mani
.
Ha
l
'
ufficio
insieme
con
Pillitteri
in
piazza
Duomo
19
:
al
piano
di
sopra
c
'
è
lo
studio
di
Craxi
.
Si
rivela
una
mina
vagante
:
parla
subito
,
svela
un
conto
plurimiliardario
in
Svizzera
,
accusa
Tognoli
e
Pillitteri
.
Ormai
è
una
valanga
,
che
il
9
giugno
porta
in
carcere
un
altro
uomo
di
Craxi
:
Claudio
Dini
,
per
cinque
anni
presidente
della
Metropolitana
Milanese
.
Dini
nega
tutto
e
,
dopo
due
mesi
a
San
Vittore
,
torna
in
libertà
.
Almeno
lui
non
ha
disseminato
verbali
che
scottano
.
Questa
volta
ai
giudici
non
è
andata
bene
.
Ma
la
manovra
di
accerchiamento
continua
:
c
'
è
un
ordine
di
cattura
anche
contro
l
'
architetto
Silvano
Larini
,
amico
di
Bettino
Craxi
da
un
trentennio
.
Gli
si
contestano
le
stesse
mazzette
che
avrebbe
preso
Dini
.
Ma
anche
Larini
non
dà
soddisfazione
a
Di
Pietro
e
ai
suoi
soci
:
è
all
'
estero
,
e
si
guarda
bene
dal
tornare
.
Non
è
l
'
unico
ad
avere
scelto
la
strada
della
fuga
:
suo
compagno
d
'
avventura
è
Giovanni
Manzi
,
presidente
della
società
che
gestisce
gli
aeroporti
milanesi
.
Anche
lui
,
uomo
vicinissimo
a
Craxi
.
E
il
26
giugno
quando
crollano
i
vertici
regionali
del
Psi
.
In
carcere
finiscono
Andrea
Parini
,
segretario
politico
,
e
Oreste
Lodigiani
,
segretario
amministrativo
.
Lo
stesso
giorno
viene
firmato
un
avviso
di
garanzia
per
il
deputato
Sergio
Moroni
,
predecessore
di
Parini
,
che
poi
si
suiciderà
.
Il
30
luglio
a
San
Vittore
finisce
Loris
Zaffra
,
capogruppo
a
palazzo
Marino
,
ex
segretario
regionale
del
partito
,
anche
lui
craxiano
di
ferro
.
Ma
al
momento
dell
'
arresto
di
Zaffra
,
il
"
botto
"
c
'
era
già
stato
.
E
del
16
luglio
,
infatti
,
la
cattura
dell
'
ingegner
Salvatore
Ligresti
,
big
della
finanza
italiana
,
padrone
di
imprese
edili
,
società
di
assicurazioni
,
cliniche
,
alberghi
,
autostrade
.
Sono
in
molti
a
pensare
che
Ligresti
debba
la
sua
fortuna
a
Craxi
e
che
Craxi
debba
almeno
una
parte
della
sua
a
Ligresti
.
"
Bettino
mi
telefonò
chiedendomi
di
dare
un
finanziamento
di
300
miliardi
a
Ligresti
"
,
ha
detto
ai
giudici
l
'
ex
presidente
della
Banca
Nazionale
del
Lavoro
Nerio
Nesi
.
E
solo
una
testimonianza
dei
rapporti
fra
l
'
ingegnere
e
il
segretario
.
E
forse
è
proprio
il
16
luglio
che
Craxi
ha
cominciato
a
sentirsi
terribilmente
solo
.
StampaQuotidiana ,
Questi
due
scrittori
,
per
quanto
diversi
di
temperamento
,
se
non
di
cultura
,
e
diversi
,
sopratutto
,
per
gli
obiettivi
che
si
propongono
,
li
associamo
in
questo
breve
discorso
perché
le
loro
voci
suonano
,
sia
pure
da
opposti
orizzonti
,
caratteristiche
del
nostro
tempo
.
V
'
è
lo
stesso
acuto
scontento
dell
'
ieri
e
dell
'
oggi
,
che
preme
e
incalza
una
stessa
ansia
del
domani
.
Nessuna
verità
dolorosa
della
nostra
storia
essi
si
rifiutano
di
vedere
e
scoprire
:
ad
una
ad
una
le
rintracciano
tutte
,
nella
serie
delle
nostre
fortune
e
delle
nostre
sventure
,
con
un
certo
acre
desiderio
di
bene
e
di
fede
,
che
li
ha
sospinti
e
consigliati
all
'
opera
e
che
li
volge
all
'
avvenire
,
il
cuore
carico
di
passione
e
di
speranza
.
Guardiamoli
un
pò
da
vicino
,
questi
figli
del
tempo
,
nati
e
cresciuti
alla
conoscenza
e
all
'
esperienza
della
storia
quando
la
scettica
e
pigra
generazione
del
'14
ritrovava
i
valori
essenziali
della
vita
nell
'
estremo
sacrificio
della
guerra
:
guardiamoli
in
faccia
e
vi
troveremo
di
che
confortare
la
nostra
amarezza
e
la
nostra
fede
.
In
un
breve
opuscolo
di
un
centinaio
di
pagine
,
(
Rivoluzione
protestante
Piero
Gobetti
editore
,
Torino
1925
)
,
Giuseppe
Gangale
vede
la
crisi
italiana
essenzialmente
come
problema
religioso
da
risolvere
contro
la
Chiesa
e
contro
il
Cattolicesimo
.
«
Il
Cattolicesimo
egli
scrive
alla
prima
pagina
è
il
male
d
'
Italia
.
Cattolicesimo
prima
di
essere
istituto
è
mentalità
.
Il
riformismo
,
l
'
accomodantismo
,
il
gradualismo
o
peggio
,
il
quietismo
morale
religioso
politico
sono
caratteristiche
di
questa
»
.
In
un
'
altra
pagina
aggiunge
e
chiarisce
:
«
Noi
non
abbiamo
Patria
perché
non
abbiamo
Riforma
religiosa
,
che
sola
unifica
,
cementa
le
regioni
e
gli
spiriti
,
sola
dà
il
senso
messianico
del
compito
da
adempiere
»
.
Ancora
in
altro
luogo
dell
'
opuscolo
,
scrive
:
«
La
Chiesa
dice
di
essere
al
di
sopra
della
Storia
,
noi
diciamo
che
è
al
di
fuori
;
l
'
una
e
l
'
altra
formula
possono
accordarsi
in
quanto
la
Chiesa
è
al
di
fuori
appunto
perché
volle
mettersi
al
di
sopra
della
Storia
trattando
questa
come
materia
da
sottomettere
ed
assorbire
.
Il
protestantesimo
,
invece
,
che
ha
scoperto
essere
la
Chiesa
ideale
fatta
solo
come
mito
,
e
in
perpetuo
farsi
nell
'
attività
operosa
della
storia
,
sente
di
aderire
perfettamente
alla
storia
,
anzi
di
essere
esso
stesso
la
storia
»
.
E
conclude
,
raccogliendo
i
risultati
della
sua
critica
:
«
È
inutile
farsi
illusioni
.
Il
Cattolicesimo
è
espressione
di
un
'
altra
civiltà
,
cioè
di
un
'
altra
cultura
,
di
un
'
altra
politica
,
di
un
'
altra
economia
.
Dal
Rinascimento
in
qua
,
esso
,
come
il
paganesimo
sopravvisse
parecchi
secoli
al
suo
ciclo
,
dura
ma
è
compiuto
»
.
La
posizione
del
Gangale
,
come
si
vede
dai
brani
citati
che
sono
riassuntivi
della
sua
critica
al
Cattolicesimo
,
per
così
dire
,
in
funzione
italiana
,
è
intransigente
,
rivoluzionaria
.
L
'
Italia
non
potrà
conquistarsi
una
modernità
politica
,
economica
,
morale
,
non
potrà
esprimere
e
sviluppare
una
sua
originalità
nazionale
,
non
potrà
infine
creare
uno
Stato
che
di
questa
originalità
sia
assieme
l
'
interprete
e
il
fattore
operoso
,
se
non
mettendosi
a
pari
con
le
grandi
democrazie
inglese
,
americana
e
tedesca
,
che
alla
modernità
economica
e
politica
,
all
'
originalità
nazionale
,
allo
Stato
,
arrivano
attraverso
e
dopo
la
rivoluzione
religiosa
.
Come
accade
a
tutte
le
posizioni
intransigenti
,
anche
questa
del
Gangale
appare
e
finisce
per
essere
dommatica
.
Tanto
che
il
suo
acume
critico
,
ricco
di
buona
e
sostanziosa
cultura
storica
e
filosofica
,
è
portato
-
diremmo
costretto
per
la
foga
della
tesi
e
per
la
volontà
di
provarla
ad
ogni
costo
,
a
trascurare
certe
piccole
verità
che
sono
orientatrici
della
storia
italiana
.
E
si
potrebbe
cominciare
col
domandargli
:
è
proprio
vero
che
tutti
gli
stati
moderni
sono
nati
da
e
per
la
Riforma
religiosa
?
E
se
ciò
fosse
vero
,
secondo
la
tesi
,
cara
soprattutto
al
pubblicismo
tedesco
e
di
qui
importata
tra
di
noi
,
come
e
perché
è
accaduto
che
l
'
Italia
,
che
pure
ha
conquistato
la
sua
unità
e
il
suo
Stato
e
con
quella
e
con
questo
ha
retto
alla
prova
della
guerra
,
è
rimasta
ed
è
nella
sua
grande
maggioranza
assente
al
problema
religioso
com
'
è
visto
e
pensato
dall
'
Autore
?
Ed
ancora
:
crede
proprio
il
Gangale
che
il
Cattolicesimo
o
meglio
la
Chiesa
,
abbia
ancor
oggi
nella
storia
in
genere
e
in
quella
italiana
in
ispecie
,
una
funzione
ed
un
'
efficienza
attuali
?
o
non
piuttosto
che
essa
sopravviva
,
come
ottimamente
il
Gangale
afferma
,
«
espressione
di
un
'
altra
civiltà
,
d
'
un
'
altra
cultura
,
di
un
'
altra
politica
,
di
un
'
altra
economia
»
,
momento
formale
ed
estrinseco
d
'
una
forza
e
d
'
una
tradizione
,
del
tutto
esaurite
?
Se
il
Gangale
è
portato
fatalmente
a
una
concezione
esclusiva
e
dommatica
del
problema
religioso
,
fuori
del
quale
egli
non
vede
salvezza
e
dal
quale
fa
dipendere
tutti
gli
altri
problemi
della
nostra
storia
,
Mario
Vinciguerra
conclude
il
suo
Un
quarto
di
secolo
(
Piero
Gobetti
editore
,
Torino
,
1925
)
con
animo
più
sereno
e
più
promettente
.
In
un
centinaio
di
pagine
agili
e
vivaci
,
il
Vinciguerra
tratteggia
,
nei
suoi
esponenti
più
significativi
,
la
crisi
della
cultura
e
del
pensiero
che
ha
caratterizzato
e
caratterizza
il
«
quarto
di
secolo
»
.
Dal
dannunzianesimo
al
neo
-
cristianesimo
,
dall
'
intuizionismo
,
all
'
idealismo
crociano
,
la
cui
intima
unità
e
continuità
di
pensiero
,
come
ben
dice
il
Vinciguerra
,
è
malauguratamente
sfuggita
agli
italiani
,
al
panlogismo
gentiliano
,
giù
sino
alle
esaltazioni
dell
'
attivismo
individualista
e
relativista
,
ansia
febbrile
e
irrimediabile
del
«
sempre
migliore
e
sempre
maggiore
»
,
il
Vinciguerra
rintraccia
i
momenti
tipici
ed
essenziali
attraverso
cui
è
pressata
la
cultura
di
quest
'
ultimo
venticinquennio
.
Con
quali
risultati
?
«
Oggi
siamo
a
questo
:
risponde
il
Vinciguerra
che
abbiamo
perduto
il
senso
dell
'
uomo
completo
,
cioè
animale
ragionevole
.
L
'
uomo
d
'
oggi
è
eminentemente
animale
.
Perché
l
'
equilibrio
si
ristabilisca
,
bisogna
che
l
'
equivoco
sia
dissipato
e
che
la
cultura
ristabilisca
effettivamente
una
linea
di
continuità
con
tutto
il
pensiero
del
secolo
XIX
,
riconoscendo
quali
furono
i
fondamenti
di
quello
:
l
'
imperativo
categorico
kantiano
e
l
'
ispirazione
sociale
di
Faust
.
Quando
avranno
bevuto
nuovamente
alle
fonti
della
propria
tradizione
ed
avranno
ripreso
la
propria
sanità
,
allora
è
probabile
che
gli
uomini
di
oggi
costruiranno
qualche
cosa
per
l
'
avvenire
»
.
Sì
:
un
ordine
,
oggi
,
non
può
esprimersi
che
da
una
concezione
fortemente
morale
ed
unitaria
della
vita
.
La
caccia
al
frammentario
,
al
superfluo
,
allo
strano
,
al
mostruosamente
grande
e
bello
e
tutti
i
feticismi
dell
'
atto
puro
e
della
relatività
hanno
rotto
e
corrotto
quel
poco
di
organico
e
serio
che
la
cultura
nell
'
ultimo
'800
e
agli
inizi
del
'900
aveva
creato
e
prodotto
nello
spirito
italiano
.
Un
ordine
morale
,
come
coscienza
individuale
e
sociale
:
ecco
il
bisogno
del
tempo
al
quale
tendono
,
sia
pure
per
vie
e
mete
diverse
,
il
Gangale
e
il
Vinciguerra
.
Forse
né
il
ritorno
a
Kant
né
la
riforma
protestante
ci
daranno
quell
'
ordine
.
Ma
certi
problemi
basta
affermarli
e
sentirli
come
esigenza
dello
spirito
.
La
storia
,
creazione
nostra
e
di
tutti
,
penserà
al
resto
.
StampaQuotidiana ,
In
poche
zone
come
nella
Maremma
toscana
,
forse
solo
in
Romagna
,
è
diffuso
il
fenomeno
dell
'
anarchia
onomastica
,
l
'
abitudine
cioè
,
specie
nei
ceti
popolari
,
di
dare
ai
propri
figli
nomi
insoliti
,
storpiati
,
o
addirittura
inventati
di
sana
pianta
.
In
pochi
altri
luoghi
si
impongono
nomi
così
lontani
dall
'
uso
comune
:
e
forse
la
ragione
centrale
sta
nel
fatto
che
queste
terre
non
trovano
,
almeno
sul
piano
del
costume
,
la
forma
limitatrice
delle
tradizioni
.
A
Napoli
,
per
esempio
,
non
è
pensabile
che
si
battezzi
un
Oscuppe
od
un
Iconoclasta
;
qui
accade
con
una
frequenza
superiore
ad
ogni
immaginazione
,
ed
ogni
padre
,
specialmente
se
contadino
,
finisce
col
considerare
un
vanto
l
'
aver
scovato
,
od
anche
creato
,
un
nome
insolito
,
anzi
unico
.
Tentiamo
di
dare
un
primo
ragguaglio
su
questo
fenomeno
,
registrando
i
soli
casi
,
per
così
dire
,
clamorosi
,
tutti
peraltro
verificati
negli
uffici
di
stato
civile
.
C
'
è
una
prima
serie
,
la
meno
insolita
,
di
cognomi
celebri
imposti
in
funzione
di
nomi
:
oltre
ai
già
noti
Menotti
,
Ricciotti
,
Mameli
,
Bixio
,
Oberdan
,
si
ha
Mazzino
,
Garibaldo
,
Vasintone
(
registrato
in
questa
forma
,
ma
evidentemente
il
padre
intendeva
Washington
)
,
Loria
e
Labriola
(
ambedue
donne
)
,
Troschi
(
ed
anche
Troschino
)
,
Cafiero
ed
in
fine
Timoscenco
.
Quest
'
ultimo
caso
,
registrato
nel
dopoguerra
,
dimostra
che
il
genitore
non
va
dietro
soltanto
al
suo
sentimento
ed
alla
sua
passione
politica
,
ma
cerca
anche
,
nel
nome
,
una
certa
aulicità
sonora
.
Assai
importante
l
'
influsso
di
vicende
storiche
,
che
portano
a
far
uso
di
nomi
di
città
memorabili
per
fatti
d
'
arme
:
è
il
caso
di
Magenta
e
Mentana
(
donne
,
come
quasi
tutti
i
nomi
che
escono
in
a
)
Solferino
(
e
Solferina
)
,
Lissa
,
Adua
(
più
fortunata
nel
'94
che
nel
'36
)
,
Tripoli
,
Derna
,
Gradisca
,
Oslavia
,
Tolmino
,
Gorizia
,
Trieste
,
Trento
,
Trentino
,
Zara
,
Dalmazia
,
Stelvio
.
Si
riferisce
alla
Prima
guerra
mondiale
anche
un
non
infrequente
Armistizio
.
La
Seconda
guerra
mondiale
non
ha
dato
alcun
risultato
in
questo
senso
.
Elvezio
ed
Elvetica
,
insieme
a
Ginevra
,
testimoniano
del
neutralismo
del
padre
,
ed
un
significato
politico
vogliono
avere
i
nomi
Russia
,
Russo
,
Est
,
Oriente
(
forse
con
allusione
massonica
)
ed
Imola
.
Senso
puramente
geografico
hanno
invece
Danubio
,
Lepanto
,
Lugano
,
Parigi
,
Asia
,
Brema
,
Caledonia
,
Norge
.
La
passione
politica
è
esplicita
in
nomi
come
Comunista
,
Comunardo
,
Libertario
,
Socialino
,
Realino
.
Altri
nomi
sono
tratti
dalla
Bibbia
e
dalla
storia
della
Chiesa
,
ed
ecco
infatti
Aronne
,
Geremia
,
Mosé
,
Josafat
,
Assuero
,
Lattanzio
,
Aniceto
,
Edeva
(
cioè
Eva
:
ma
la
dizione
corrente
«
Adamo
ed
Eva
»
ha
provocato
questa
deformazione
)
e
poi
Agavito
ed
Eusepio
(
cioè
,
rispettivamente
,
Agapito
ed
Eusebio
)
.
Dalla
poesia
classica
nascono
invece
Anchise
,
Astianatte
,
Antenore
,
Asdrubale
,
Argo
,
Climene
,
Merope
,
Eschilo
,
Iside
,
Iride
.
Molto
curioso
è
il
caso
di
Enea
e
Didone
,
attribuito
al
maschio
il
primo
e
il
secondo
alla
femmina
;
e
così
sono
femminili
sia
Leonida
che
Lisicle
.
La
letteratura
moderna
,
oltre
ad
Ofelia
,
dà
luogo
a
Dumas
,
Vittorugo
,
Atala
,
Gusmano
,
Mustiola
,
Antinesca
,
Fancon
.
Del
resto
anche
il
cinema
,
ai
giorni
nostri
,
e
la
letteratura
(
molto
spesso
,
purtroppo
,
quella
deteriore
dei
fumetti
)
esercitano
una
loro
influenza
,
e
generano
Rossano
,
Luana
,
Loretta
,
Mirna
,
Loredana
,
Patrizia
,
Donatella
,
Antonella
,
Tiziana
,
Daniele
e
Daniela
,
che
sono
appunto
i
nomi
che
più
spesso
ricorrono
nei
registri
di
stato
civile
di
questi
anni
.
L
'
opera
lirica
,
dal
canto
suo
,
determina
Norma
,
Tosca
,
Aida
,
Rigoletto
,
Semiramide
,
Jone
e
Figaro
.
Accade
spesso
che
il
nome
insolito
,
di
origine
biblica
e
letteraria
,
venga
registrato
in
forma
inesatta
,
ed
in
questo
modo
si
spiegano
Atide
,
Eufrosina
,
Aristea
,
Eraclite
,
Ergenide
,
Eduvige
.
Altri
nomi
,
e
sono
i
più
,
sono
del
tutto
inventati
,
ma
pur
conservano
un
suono
illustre
:
Albizo
,
Ancherio
,
Gioeffa
,
Anzicora
,
Arsede
,
Filigardo
,
Gerid
,
Arpalicec
,
Clite
,
Toschino
.
In
alcuni
casi
si
dà
il
nome
in
virtù
:
Probo
,
Consiglio
,
Umiltà
,
Bonaria
,
Pazienza
,
Speranza
e
Fede
.
Una
Temi
si
vorrebbe
classificarla
fra
i
nomi
di
origine
mitologica
,
ma
il
nome
della
madre
(
Mite
)
ci
avverte
che
si
tratta
solo
di
un
anagramma
,
ma
ci
sono
,
e
non
infrequenti
,
i
semplici
fonemi
senza
significato
come
Urlo
,
Irio
,
Erio
,
Ado
,
Edo
,
Achio
,
Oleva
,
Pea
.
Ed
infine
i
casi
limite
,
estremi
,
i
nomi
grotteschi
.
Ecco
due
gemelli
che
si
chiamano
Dazio
e
Consumo
.
Altri
due
gemelli
,
maschio
e
femmina
,
han
preso
il
nome
dalle
ultime
due
parole
che
concludevano
i
bollettini
di
guerra
,
cioè
Firmato
e
Cadorna
.
Ecco
un
Differente
,
un
Brio
,
un
Idolo
,
un
Amorino
,
un
Sostegno
(
in
senso
ben
augurante
per
la
vecchiaia
del
padre
)
ed
ecco
Aria
,
Magnaboschi
,
Levriero
,
Avventore
e
Viva
.
Raspoline
,
Malandrino
e
Celebrino
sono
giustificati
dal
cognome
,
a
cui
il
padre
li
ha
voluti
assimilare
(
sullo
schema
,
per
esempio
,
di
Martino
Martini
)
.
A
Pitigliano
,
in
una
famiglia
di
contadini
con
16
figlioli
,
addirittura
non
esistono
nomi
,
ma
solo
numeri
secondo
l
'
ordine
di
nascita
:
si
va
infatti
da
un
Primo
ad
un
Sedicesimo
.
Il
padre
che
vuole
ufficialmente
chiudere
la
sua
procreazione
battezza
il
figlio
Ultimino
,
oppure
,
quasi
per
autoammonirsi
chiama
la
figlia
Finimola
(
vale
a
dire
«
finiamola
,
facciamo
punto
e
basta
»
)
.
Non
è
facile
spiegarsi
perché
un
bambino
risulti
allo
stato
civile
sotto
i
nomi
Secondo
,
Terzo
,
Mezzogiorno
.
Mentre
,
e
concludiamo
,
è
rimasto
proverbiale
il
caso
di
un
padre
che
,
a
lungo
incerto
sul
nome
da
scegliere
per
la
figlia
,
trovò
ispirazione
nello
squillo
di
tromba
di
uno
spazzino
e
decise
per
Tatà
.
L
'
ufficiale
di
stato
civile
,
celiando
,
aggiunse
:
«
E
perché
non
anche
partenza
,
arrivederla
?
»
.
E
fu
così
:
oggi
,
quindi
,
esiste
una
signora
(
o
signorina
)
che
risponde
appunto
ai
tre
nomi
di
Tatà
Partenza
Arrivederla
.
StampaQuotidiana ,
"
Buongiorno
,
sono
Craxi
Benedetto
...
eccovi
il
mio
passaporto
"
.
Si
'
,
prima
o
poi
Bettino
finira
'
per
trovarsi
di
fronte
ai
poliziotti
,
a
recitare
questa
pie
'
ce
amarissima
.
A
loro
dovra
'
consegnare
quel
documento
glorioso
e
un
po
'
spiegazzato
,
che
gli
ricorda
certo
tanti
viaggi
da
mattatore
e
che
adesso
e
'
diventato
quasi
carta
straccia
.
Prima
o
poi
dovra
'
farlo
.
Meglio
prima
.
Perche
'
se
tardasse
troppo
,
i
giudici
di
Milano
potrebbero
decidere
di
rilanciare
e
di
firmare
per
lui
addirittura
un
ordine
di
cattura
.
Per
l
'
ex
segretario
socialista
sono
tempi
duri
e
malinconici
.
Due
magistrati
,
ieri
,
hanno
deciso
di
togliergli
il
passaporto
.
Il
gip
Italo
Ghitti
,
vecchio
regista
degli
arresti
di
Mani
pulite
,
per
le
mazzette
dell
'
Enimont
e
dell
'
Enel
.
E
il
gip
Maurizio
Grigo
,
per
la
spintarella
che
Craxi
e
compagni
avrebbero
dato
alle
gia
'
traballanti
casse
del
Banco
Ambrosiano
di
Roberto
Calvi
.
Secondo
il
codice
,
quella
"
spintarella
"
si
chiama
concorso
in
bancarotta
fraudolenta
,
visto
che
il
Banco
falli
'
dopo
essere
stato
spogliato
dalle
dissennate
iniziative
di
Calvi
e
dall
'
assalto
di
politici
,
massoni
e
faccendieri
.
Per
questa
storiaccia
,
secondo
Grigo
,
il
ritiro
del
passaporto
e
'
solo
un
contorno
.
I
guai
non
arrivano
mai
soli
e
dunque
il
giudice
,
proprio
per
il
crac
dell
'
Ambrosiano
,
ha
deciso
di
rinviare
a
giudizio
Bettino
.
Con
Craxi
dovranno
presentarsi
sul
banco
degli
imputati
,
il
16
giugno
,
l
'
ex
delfino
socialista
Claudio
Martelli
,
il
capo
piduista
Licio
Gelli
,
l
'
ex
vicepresidente
dell
'
Eni
Leonardo
Di
Donna
e
l
'
architetto
Silvano
Larini
.
In
ballo
ci
sono
i
sette
milioni
di
dollari
versati
da
Calvi
,
attraverso
il
solito
schermo
di
societa
'
panamensi
,
sul
conto
Protezione
,
numero
633369
della
banca
Ubs
di
Lugano
.
Quel
conto
era
intestato
a
Larini
,
amico
di
Craxi
sin
dai
tempi
della
giovinezza
.
E
proprio
Bettino
,
durante
un
'
ormai
storica
passeggiata
a
tre
(
quel
giorno
c
'
era
pure
Martelli
)
ne
aveva
chiesto
la
disponibilita
'
al
vecchio
compagno
per
fare
"
una
certa
operazione
"
.
Silvano
,
sempre
gentile
,
aveva
snocciolato
il
numero
di
conto
,
Claudio
aveva
preso
nota
.
Tutti
a
giudizio
,
adesso
:
perche
'
,
gira
gira
,
i
quattrini
uscivano
dalle
casse
dell
'
Ambrosiano
ed
erano
diretti
al
Psi
.
Per
tutti
gli
imputati
c
'
e
'
il
divieto
d
'
espatrio
.
Craxi
reagisce
.
Gia
'
aveva
proclamato
la
sua
innocenza
nell
'
intrigo
del
conto
Protezione
.
Cosi
'
,
ora
,
il
rospo
del
passaporto
non
ha
nessuna
voglia
di
ingoiarlo
.
E
,
attraverso
i
suoi
portavoce
di
Roma
,
fa
diffondere
una
nota
:
"
Tutti
sapevano
benissimo
dove
sono
,
dove
vado
e
dove
abito
"
.
Certo
.
Ma
adesso
dov
'
e
'
?
Ieri
pomeriggio
non
e
'
stato
possibile
rintracciarlo
per
notificargli
il
provvedimento
.
I
toni
di
Bettino
sono
,
prima
,
amari
:
"
Di
fronte
all
'
autorita
'
giudiziaria
,
al
Parlamento
e
al
Paese
ho
sempre
usato
il
linguaggio
della
verita
'
.
Cosa
che
non
hanno
fatto
altri
,
cui
non
e
'
stato
certo
riservato
lo
speciale
trattamento
che
e
'
toccato
a
me
"
.
Poi
,
piu
'
duri
:
"
E
una
condotta
discriminatoria
,
politicamente
strumentale
e
moralmente
odiosa
...
Non
c
'
era
nessuna
ragione
nuovamente
insorta
che
potesse
portare
a
richiedere
la
misura
che
e
'
stata
richiesta
,
addirittura
in
modo
ripetuto
,
in
un
concerto
persecutorio
del
tutto
evidente
.
Nessuna
ragione
e
nessuna
giustificazione
convincenti
.
Contro
ogni
azione
che
ha
solo
un
carattere
persecutorio
io
intendo
continuare
a
difendermi
"
.
Infine
,
ecco
il
richiamo
ai
princi
'
pi
:
"
Lo
faccio
e
lo
faro
'
non
solo
per
me
,
ma
anche
perche
'
l
'
uso
equilibrato
e
giusto
del
potere
giudiziario
rappresenta
una
barriera
di
civilta
'
per
tutti
"
.
Fin
qui
Bettino
.
Ma
le
amarezze
per
lui
continuano
,
in
questa
giornata
nera
.
Cosi
'
,
dall
'
ordinanza
del
gip
Ghitti
,
filtra
qualche
particolare
.
Il
ritiro
del
passaporto
e
'
motivato
con
il
pericolo
di
fuga
.
E
il
gip
ricorda
le
case
e
i
conti
all
'
estero
dell
'
ex
leader
.
Conti
all
'
estero
?
Quali
?
Il
riferimento
,
indiretto
,
e
'
all
'
ormai
famoso
conto
Hambest
.
Si
'
,
il
conto
lussemburghese
al
centro
di
un
animato
siparietto
al
processo
Cusani
.
A
manovrare
i
quattrini
di
Hambest
era
Mauro
Giallombardo
,
gia
'
segretario
personale
di
Craxi
.
StampaQuotidiana ,
È
un
libro
,
questo
pubblicato
recentemente
da
Novello
Papafava
(
NOVELLO
PAPAFAVA
Fissazioni
liberali
.
Piero
Gobetti
editore
,
Torino
)
,
che
merita
d
'
essere
letto
e
divulgato
largamente
,
perché
chiarisce
molte
e
molte
genericità
e
moltissimi
errori
d
'
uso
e
abuso
correnti
,
attorno
al
liberalismo
e
alla
dottrina
liberale
.
Fissazioni
utili
,
che
,
mentre
tuttora
grandina
e
dilaga
l
'
enfasi
della
polemica
antiliberale
,
possono
contribuire
a
confortare
e
ordinare
le
idee
e
a
saggiarne
,
sulle
recenti
esperienze
,
i
principi
.
Strana
sorte
,
quella
del
liberalismo
,
nell
'
ultimo
decennio
.
Come
se
non
fossero
bastate
le
deformazioni
socialiste
e
nazionaliste
,
coincidenti
non
senza
ragione
,
per
la
comune
concezione
materialistica
e
meccanica
della
storia
,
propria
ai
due
partiti
,
e
riprese
,
con
la
ormai
nota
grossolanità
e
impreparazione
,
dal
pubblicismo
fascista
,
anche
reputati
scrittori
liberali
vollero
aggiungere
confusione
e
difficoltà
alla
concezione
tradizionale
puramente
e
semplicemente
politica
,
del
liberalismo
.
I
travestimenti
ormai
non
si
contano
:
l
'
uzzolo
della
originalità
ad
ogni
costo
impiegò
il
trampolino
filosofico
e
,
specie
quello
dell
'
idealismo
hegeliano
e
del
nostrano
idealismo
attuale
,
per
ogni
specie
d
'
avventura
;
e
il
liberalismo
,
poverino
,
comparve
a
volta
a
volta
negli
aspetti
più
assurdi
:
chi
lo
fece
inerte
,
e
lo
condannò
ad
assistere
,
senza
volontà
propria
,
allo
spettacolo
sempre
nuovo
della
storia
e
l
'
identificò
con
questa
,
chi
lo
vestì
di
vecchie
armature
e
lo
costrinse
dispotico
e
tiranno
,
e
chi
lo
fece
mezzano
d
'
ogni
compromesso
e
lo
mise
a
braccetto
finanche
con
i
comunisti
.
In
tanto
rintronare
di
voci
e
variar
di
colori
,
tutti
finsero
di
capire
e
tutti
si
dissero
liberali
:
ma
nessuno
osò
contraddire
.
Fu
proprio
necessario
il
fascismo
perché
lo
stordimento
passasse
e
tornassero
ad
aver
posto
e
valore
,
nel
campo
quotidiano
della
politica
e
in
quello
degli
studi
,
idee
e
tradizioni
,
principi
ed
esperienze
,
che
,
secondo
la
nomenclatura
di
moda
,
erano
stati
o
negati
o
superati
.
Fissazioni
liberali
riportano
ordine
e
perspicuità
di
indagine
in
un
campo
devastato
in
ogni
senso
dalla
retorica
e
dalla
presunzione
.
Nel
saggio
«
Liberalismo
e
Fascismo
»
che
è
il
più
organico
del
volumetto
e
in
cui
le
qualità
del
Papafava
si
svolgono
appieno
,
nell
'
acutezza
dell
'
argomentare
e
nella
sobrietà
e
chiarezza
dello
stile
,
egli
si
propone
di
definire
i
principi
fondamentali
della
dottrina
liberale
.
Il
termine
«
liberalismo
»
viene
usato
egualmente
per
tre
categorie
diverse
:
e
cioè
come
credo
etico
,
come
teoria
economica
e
come
metodo
politico
.
Esaminato
il
liberalismo
nelle
due
asserzioni
,
economica
e
filosofica
,
il
Papafava
ne
definisce
e
limita
la
funzione
politica
.
«
Il
liberalismo
scrive
il
Papafava
come
teoria
sociale
è
indipendente
da
qualunque
scuola
filosofica
.
Può
conciliarsi
con
l
'
idealismo
e
col
realismo
.
Tanto
se
si
concepisce
la
storia
come
perenne
,
attuale
,
immanente
,
dialettica
,
quanto
se
si
crede
che
questa
finalità
consiste
nel
polarizzarsi
di
tutta
l
'
umanità
attorno
ad
una
nazione
o
ad
una
classe
eletta
quanto
se
si
spera
che
possa
giungere
ad
una
perfetta
società
di
eguali
è
possibile
essere
liberali
:
basta
credere
che
il
migliore
metodo
sia
per
lo
svolgersi
di
una
dialettica
sia
per
il
raggiungimento
d
'
una
finalità
ideale
consista
nel
rispetto
del
prossimo
e
nella
libera
conversione
dell
'
avversario
»
.
Concretamente
il
Papafava
definisce
l
'
aspirazione
politica
sociale
del
liberalismo
nel
tentativo
di
regolare
la
perenne
rotazione
delle
aristocrazie
o
minoranze
dirigenti
sulla
base
di
alcuni
fondamentali
valori
,
quali
la
libertà
individuale
,
la
libertà
di
pensiero
,
di
parola
,
di
stampa
e
di
insegnamento
,
la
libertà
di
associazione
,
di
riunione
e
di
voto
,
i
quali
,
appunto
perché
senza
di
essi
non
è
concepibile
una
tranquilla
ordinata
indagine
delle
classi
dirigenti
,
sono
inviolabili
,
«
non
possono
essere
legalmente
soppressi
,
né
da
maggioranze
,
né
da
minoranze
,
né
da
individui
,
ossia
trascendono
l
'
arbitrio
degli
individui
singoli
e
associati
e
perciò
devono
essere
custoditi
ed
imposti
da
un
potere
indipendente
dalle
oscillazioni
della
volontà
popolare
»
.
La
forma
classica
di
governo
liberale
è
,
pel
Papafava
,
la
monarchia
costituzionale
:
la
libertà
è
garantita
dallo
Statuto
,
ossia
da
una
legge
che
vincola
il
Re
e
i
sudditi
.
Ma
,
data
questa
concezione
,
che
è
poi
la
classica
e
tradizionale
,
del
governo
liberale
,
essa
importa
uno
sviluppo
e
un
'
educazione
politica
cui
per
ragioni
diverse
non
sono
ancora
pervenute
anche
alcune
delle
nazioni
che
pur
si
dicono
o
si
dicevano
a
reggimento
liberale
.
Sicché
è
facile
ed
inevitabile
domandarsi
per
quali
vie
e
con
quali
mezzi
che
non
contraddicano
alla
sua
essenza
e
alla
sua
funzione
lo
Stato
liberale
possa
e
debba
evitare
straripamenti
e
violenze
nel
processo
di
assimilazione
e
rotazione
delle
classi
dirigenti
.
«
Lo
Stato
liberale
risponde
il
Papafava
dovrà
attivamente
e
positivamente
provvedere
alla
educazione
politica
dei
suoi
cittadini
,
e
poi
,
contro
chi
persista
nel
metodo
rivoluzionario
,
avendo
la
possibilità
di
seguire
le
vie
legali
per
tendere
alla
propria
finalità
,
deve
difendersi
con
la
repressione
:
alle
bombe
dei
rivoluzionari
cronici
dovrà
rispondere
con
le
sue
mitragliatrici
.
Almeno
così
i
rivoluzionari
potranno
fare
sul
serio
la
loro
rivoluzione
»
.
Astrattamente
la
posizione
del
Papafava
non
è
facilmente
prendibile
e
il
liberalismo
da
lui
concepito
,
sulla
traccia
della
grande
tradizione
inglese
e
della
stessa
tradizione
italiana
,
offre
un
disegno
così
chiaro
e
convincente
dell
'
organizzazione
statale
,
che
al
termine
del
libro
quasi
non
si
riesce
a
capire
come
e
perché
gli
uomini
si
affatichino
tanto
e
soffrano
e
lottino
e
affrontino
rischi
e
si
accaniscano
l
'
un
contro
l
'
altro
quando
hanno
a
portata
di
mano
e
di
volontà
un
ordinamento
sociale
così
perfetto
di
equilibrio
e
di
funzionamento
.
È
forse
la
stessa
domanda
che
il
Papafava
si
sarà
a
varie
riprese
rivolta
man
mano
che
elaborava
,
sciogliendola
d
'
ogni
sorta
di
suggestioni
e
pregiudizi
accumulatisi
attorno
al
liberalismo
,
la
sua
concezione
.
La
quale
,
a
nostro
giudizio
,
che
ha
voluto
pur
trovare
una
qualche
ragione
plausibile
al
perché
gli
uomini
si
rifiutino
oggi
come
oggi
,
di
ordinarsi
secondo
il
sistema
delineato
dal
Papafava
,
risente
troppo
di
un
certo
modo
di
teorizzare
,
schematico
e
preciso
,
che
è
proprio
dei
giuristi
.
E
infatti
quella
società
alla
quale
il
liberalismo
del
Papafava
assicura
tranquillità
di
sviluppo
ed
accrescimento
politico
,
è
un
entità
astratta
e
pregiudiziale
non
storica
,
un
dato
per
così
dire
ideologico
,
non
una
realtà
viva
,
dove
abbiano
parte
gli
uomini
con
la
loro
volontà
e
i
loro
istinti
,
le
loro
necessità
e
le
loro
illusioni
.
Ma
ciò
non
toglie
valore
al
libro
che
,
ripetiamo
,
può
utilmente
servire
di
orientamento
nella
confusione
delle
lingue
che
domina
la
torre
di
babele
dei
partiti
e
degli
studi
politici
.
StampaQuotidiana ,
I
.
Risale
alla
fine
del
Settecento
la
nascita
del
latifondo
toscano
GROSSETO
,
novembre
-
«
Chiunque
passeggiando
la
Maremma
vedesse
quei
fertilissimi
campi
ridotti
di
tal
maniera
selvaggi
,
che
neppure
gli
armenti
vi
pascolano
;
quelle
vigne
abbandonate
,
quelli
ulivi
inselvatichiti
,
per
non
trovare
chi
il
frutto
loro
raccolga
;
tante
abitazioni
ed
intiere
castella
diroccate
,
non
saprebbe
persuadersi
come
non
fossero
effetti
o
di
qualche
inimica
incursione
o
di
qualche
pestilenza
straordinaria
.
E
pure
,
se
è
vero
quello
che
molti
affermano
,
cioè
,
che
v
'
abbiano
cagionata
desolazione
maggiore
gli
ultimi
quattro
lustri
,
che
non
aveano
fatto
quasi
due
secoli
antecedenti
;
non
v
'
hanno
colpa
né
la
guerra
,
né
gli
influssi
maligni
del
cielo
,
non
l
'
esecuzioni
militari
,
ma
le
civili
;
non
i
disordini
,
ma
i
troppi
ordini
;
poi
la
troppa
giustizia
,
che
l
'
ingiustizie
;
l
'
esser
troppi
a
regolarla
,
e
niuno
a
procurare
di
conoscerla
,
non
che
di
proteggerla
.
»
Questo
scriveva
,
nel
1737
,
Sallustio
Bandini
,
un
prelato
senese
che
in
Maremma
dimorò
a
lungo
.
Il
probabile
inizio
di
questa
decadenza
risale
all
'
occupazione
romana
:
i
romani
non
seppero
conservare
l
'
accorto
regime
idraulico
instaurato
dagli
etruschi
,
e
lasciarono
le
acque
sregolate
,
i
campi
incolti
e
spopolati
,
sì
che
la
malaria
cominciò
a
mietere
le
sue
vittime
.
La
decadenza
continuò
durante
tutto
il
Medioevo
,
e
la
repubblica
di
Siena
,
che
riuscì
a
sottomettere
gli
Aldobrandeschi
,
una
famiglia
di
feudatari
rissosi
e
violenti
che
dominarono
tutta
la
zona
dall
'
Amiata
al
mare
,
vide
nella
Maremma
una
sorta
di
colonia
,
ed
impostò
la
sua
politica
sul
criterio
,
appunto
coloniale
,
del
maggior
sfruttamento
con
la
minore
spesa
.
Tanto
che
in
quegli
anni
,
e
più
ancora
sotto
i
Medici
,
la
Maremma
era
ormai
ridotta
solo
a
terra
di
pascolo
invernale
:
sterminati
pascoli
,
che
fecero
la
fortuna
,
ancor
oggi
perdurante
,
del
maggiore
istituto
di
credito
toscano
,
il
Monte
dei
Paschi
di
Siena
.
Il
Bandini
,
che
ragionava
da
liberista
,
avvertiva
l
'
urgenza
di
una
riforma
amministrativa
,
proprio
perché
il
governo
fiorentino
potesse
realizzare
maggiori
e
più
lontani
profitti
:
si
doveva
,
a
questo
scopo
,
sciogliere
la
Maremma
dai
troppi
vincoli
commerciali
imposti
dal
governo
centrale
,
permetterle
libero
traffico
con
ogni
zona
d
'
Italia
,
abolirvi
quello
che
oggi
chiamiamo
prezzo
politico
del
grano
,
dando
alle
messi
il
loro
giusto
valore
(
anche
col
rischio
dell
'
impopolarità
presso
le
plebi
senesi
)
,
concederle
determinate
agevolazioni
fiscali
,
abolendo
,
per
esempio
,
la
tassa
sul
sale
.
«
Il
sale
non
si
consuma
,
perché
l
'
è
inutile
a
chi
non
ha
companatico
,
nonostante
si
obbligano
questi
meschini
a
comprarne
quella
porzione
che
loro
bisognerebbe
se
fossero
ricchi
.
»
Ecco
che
traspare
,
pur
nella
prosa
fredda
dell
'
economista
,
un
quadro
appassionato
delle
miserande
condizioni
dei
braccianti
e
dei
pastori
di
Maremma
.
«
Mi
fa
troppa
pena
il
sentire
che
i
miseri
operai
,
dopo
d
'
aver
faticato
tutte
le
più
lunghe
giornate
in
una
spolta
campagna
a
'
riverberi
perniciosi
di
quel
cocentissimo
sole
,
debbano
co
'
vestimenti
medesimi
inzuppati
dal
sudore
e
forse
anche
dalla
pioggia
sdraiarsi
a
dormire
nella
nuda
terra
,
esposti
alle
volte
al
rigido
sereno
di
quelle
notti
,
quando
non
siano
intiepidite
dagli
aliti
più
pestiferi
di
qualche
vento
meridionale
,
bere
un
poco
d
'
acqua
limacciosa
,
alimentarsi
di
cibi
poco
più
di
questa
salutevoli
.
Onde
vorrei
che
,
dove
non
vi
sono
case
,
si
provvedano
capanne
e
tende
dall
'
aria
ben
difese
,
alzando
nel
terreno
della
paglia
o
delle
asciutte
foglie
per
riposarvi
sopra
le
ossa
stancate
,
bevessero
l
'
acqua
migliore
in
quel
territorio
,
mangiassero
,
non
pretendo
già
delicatamente
né
a
dovizia
,
ma
sanamente
.
»
Il
granduca
Pietro
Leopoldo
,
salendo
al
trono
toscano
dopo
l
'
estinzione
della
famiglia
dei
Medici
,
intese
la
lezione
del
Bandini
,
e
volle
metterla
a
profitto
,
sollecitato
com
'
era
da
consiglieri
di
prim
'
ordine
.
E
la
rinascita
della
Maremma
,
pur
con
tutti
i
difetti
con
cui
si
iniziò
,
è
merito
di
quella
dinastia
lorenese
,
che
ha
lasciato
un
buon
ricordo
di
sé
in
tutta
la
Toscana
,
ma
soprattutto
in
Maremma
,
non
soltanto
per
la
sua
proverbiale
bonomia
,
evidentemente
.
A
Grosseto
,
il
monumento
a
Leopoldo
i
,
l
'
ultimo
dei
Lorena
,
e
perciò
quello
che
fu
cacciato
con
il
plebiscito
del
'59
,
ha
resistito
ad
ogni
mutar
di
temperie
,
ed
ancora
i
grossetani
,
con
affettuosa
familiarità
,
lo
chiamano
«
Canapone
»
.
La
bonifica
fu
iniziata
proprio
dai
Lorena
,
costruendo
fra
l
'
altro
numerosi
canali
di
colmata
,
per
il
prosciugamento
delle
paludi
:
durante
le
piene
dei
fiumi
maggiori
,
attraverso
i
canali
,
si
immetteva
acqua
torbida
dei
bassopiani
paludosi
,
e
l
'
acqua
,
depositandovi
il
portato
solido
,
sollevava
lentamente
ma
sicuramente
il
livello
del
terreno
.
A
parte
certi
errori
di
valutazione
sull
'
indice
di
interramento
dei
canali
,
calcolato
più
basso
del
reale
,
è
un
sistema
che
si
sta
abbandonando
solo
oggi
,
per
sostituirvi
le
più
capaci
e
rapide
macchine
idrovore
.
Ma
l
'
atto
più
sagace
dei
Lorena
fu
certamente
la
concessione
dell
'
autonomia
amministrativa
alla
Maremma
,
sotto
il
nome
di
«
Provincia
inferiore
di
Siena
»
.
Inoltre
i
Lorena
concessero
l
'
esenzione
da
numerose
gabelle
,
prima
fra
tutte
quella
del
sale
,
e
chiusero
almeno
un
occhio
sullo
stato
civile
e
penale
degli
uomini
che
in
Maremma
dovevano
affluire
per
costruirvi
la
popolazione
stabile
e
quella
stagionale
.
Quanto
alla
proprietà
,
si
provvide
a
ricostituirla
pienamente
,
eliminando
i
troppi
usi
e
le
pletoriche
servitù
:
accadeva
infatti
che
una
stessa
terra
appartenesse
a
tre
proprietari
,
di
cui
il
primo
aveva
il
suolo
,
il
secondo
il
pascolo
,
il
terzo
il
legnatico
.
La
proprietà
si
ricostituì
organicamente
,
ma
lini
nelle
mani
di
poche
persone
,
quelle
che
ancor
oggi
la
possiedono
,
e
che
avevano
ed
hanno
nomi
illustri
,
del
patriziato
senese
e
fiorentino
:
si
chiamano
Salviati
,
Guicciardini
,
Tolomei
,
Corsini
,
Grottanelli
,
Sergardi
.
I
vantaggi
concessi
agli
acquirenti
,
sia
nel
pagamento
del
fondo
(
la
somma
poteva
essere
pagata
in
rate
annuali
del
tre
per
cento
sul
fruttato
)
,
sia
con
le
opere
di
bonifica
,
quasi
tutte
praticate
sui
loro
territori
,
sia
infine
per
la
inesistenza
di
un
catasto
,
con
conseguente
possibilità
di
appropriarsi
di
terreni
senza
padrone
,
favorirono
enormemente
la
formazione
del
monopolio
terriero
.
Vero
è
che
un
editto
Leopoldino
concedeva
un
moggio
di
terra
in
regalo
a
chiunque
decidesse
di
trasferirsi
in
Maremma
;
ma
un
moggio
(
poco
più
di
cinque
ettari
)
in
quelle
condizioni
non
permetteva
il
sostentamento
di
una
famiglia
,
ed
infitti
,
neppur
troppo
lentamente
,
i
pesci
grossi
ingoiarono
i
piccoli
,
le
piccole
proprietà
si
vendevano
per
pochi
soldi
,
le
case
coloniche
ed
i
piccoli
agglomerati
rurali
si
sfasciarono
.
Cotone
e
Corolla
,
che
per
qualche
tempo
furono
piccoli
centri
agricoli
,
oggi
esistono
soltanto
nel
nome
.
Un
esempio
tipico
ci
è
dato
dalla
tenuta
degli
«
Acquisti
»
,
nel
piano
sotto
Montepescali
.
Con
tre
successivi
rogiti
vediamo
che
il
conte
Giovanni
Corsi
acquista
dalla
comunità
di
Montepescali
,
a
prezzo
vantaggiosissimo
,
e
con
l
'
agevolazione
delle
rate
annue
,
circa
600
moggia
di
terre
.
I
contratti
successivi
riguardano
porzioni
minori
,
ma
sono
innumerevoli
:
orti
,
vigneti
,
oliveti
,
piccoli
boschi
.
Chi
vende
non
è
più
la
comunità
,
ma
i
privati
,
e
la
descrizione
che
nei
contratti
si
fa
delle
terre
(
«
una
casetta
sbandata
»
,
«
una
presa
di
terra
male
in
ordine
di
fosse
»
,
«
un
fienile
in
poco
buono
stato
»
)
dimostra
quel
che
è
accaduto
:
il
piccolo
proprietario
non
ha
retto
,
ed
ha
dovuto
andarsene
.
Ce
lo
conferma
il
Salvagnoli
Marchetti
,
che
studiò
a
fondo
l
'
agricoltura
maremmana
verso
la
metà
dell
'
Ottocento
.
«
Infatti
la
semplice
ispezione
delle
Maremme
senesi
serve
ad
assicurare
che
la
legge
Leopoldina
non
ha
prodotto
la
divisione
delle
terre
,
ma
anzi
le
ha
riunite
in
latifondi
,
e
non
ha
arrecato
alcun
miglioramento
all
'
agricoltura
,
perché
i
possidenti
di
latifondi
trovano
tanto
più
utile
nel
far
valere
le
loro
terre
,
quanto
più
semplice
è
l
'
agricoltura
che
vi
impiegano
e
quanto
minore
è
la
somma
del
numerano
occorrente
a
esercitarla
.
»
Il
peso
di
questa
situazione
cadeva
,
ancora
una
volta
,
sulle
spalle
del
bracciantato
,
e
le
condizioni
generali
di
vita
non
dovevano
esser
molto
migliori
di
quelle
descritte
dal
Bandini
.
Lo
dimostra
il
persistente
spopolamento
della
Maremma
(
8
abitanti
per
chilometro
quadrato
a
Maghiano
,
14
a
Grosseto
,
contro
i
100
di
Castel
del
Piano
ed
i
140
dell
'
isola
del
Giglio
)
.
Le
statistiche
mediche
(
relative
,
evidentemente
,
ai
soli
ammalati
censibili
,
e
perciò
inferiori
alla
realtà
)
ci
danno
,
nel
1841-42
,
36479
casi
su
appena
104mila
abitanti
,
con
1645
decessi
.
Tre
quarti
di
questi
casi
riguardavano
braccianti
,
e
la
malattia
era
la
malaria
.
Contro
la
malaria
si
è
condotta
la
lotta
più
accanita
,
ed
oggi
,
dopo
che
se
ne
sono
individuate
le
cause
reali
,
è
del
tutto
scomparsa
.
Ma
per
secoli
si
è
creduto
che
fosse
prodotta
dall
'
aria
cattiva
(
e
di
qui
il
nome
)
infettata
dai
miasmi
del
padule
.
Il
Salvagnoli
Marchetti
,
che
era
un
medico
,
sosteneva
con
molto
vigore
che
i
miasmi
diventavano
pestiferi
e
perniciosi
solo
nel
caso
che
l
'
acqua
del
mare
riuscisse
a
mescolarsi
con
quella
dolce
.
Da
qui
una
serie
di
proposte
(
chiuse
a
bilanciere
,
per
esempio
)
per
realizzare
la
separazione
delle
acque
.
Intanto
la
malaria
sterminava
la
gente
,
uccidendola
o
rendendola
inabile
al
lavoro
,
che
era
il
caso
più
frequente
,
ed
in
fondo
il
più
triste
.
Ecco
un
altro
quadro
,
che
non
si
discosta
molto
da
quello
già
visto
.
Scrive
il
Salvagnoli
Marchetti
,
nel
1843
:
«
Dalle
vicine
montagne
scendono
gli
abitanti
per
fare
la
mietitura
nelle
pianure
a
gruppi
di
15
o
20
.
Ogni
riunione
trae
seco
le
donne
,
e
prima
di
arrivare
al
loro
destino
hanno
già
incominciato
ad
abusare
del
vino
,
dei
liquori
,
di
Venere
.
Arrivati
sul
campo
,
là
bene
spesso
dormono
all
'
aria
aperta
,
o
al
più
in
aperti
capannoni
,
misti
uomini
e
donne
.
Il
loro
nutrimento
consiste
la
mattina
in
pane
,
talvolta
non
buono
,
ed
in
formaggio
;
al
mezzogiorno
in
pane
inzuppato
nell
'
acqua
,
e
mangiato
con
le
mani
;
la
sera
in
quel
che
chiamano
"
acqua
cotta
"
,
che
è
pane
inzuppato
nell
'
acqua
calda
e
condito
con
sale
,
olio
e
pepe
»
.
Oggi
,
in
Maremma
,
si
può
vivere
,
e
si
potrebbe
vivere
bene
;
non
solo
:
si
potrebbe
vivere
in
più
larga
compagnia
,
ospitare
lavoro
forestiero
.
Se
la
Maremma
è
terra
d
'
avvenire
,
il
merito
principale
va
a
tanti
oscuri
uomini
che
qua
han
lavorato
,
e
sono
morti
.
La
storia
della
Maremma
,
che
è
ancora
da
scrivere
,
è
in
larga
parte
la
storia
di
questi
uomini
.
II
.
È
venuta
la
«
riforma
»
ma
è
rimasto
il
padrone
Alla
proprietà
fondiaria
più
antica
,
quella
,
se
così
possiamo
dire
,
illustre
e
patrizia
,
si
è
sovrapposto
ed
in
qualche
misura
si
è
sostituito
,
con
varia
ed
intrigata
vicenda
,
un
altro
tipo
di
proprietà
,
più
oscura
e
plebea
:
si
tratta
di
gente
venuta
su
dal
nulla
,
che
si
è
fatta
la
terra
sia
con
il
suo
lavoro
e
col
suo
ingegno
,
sia
inserendosi
abilmente
sull
'
onda
della
fortuna
,
quando
le
circostanze
generali
erano
più
favorevoli
,
molto
spesso
in
circostanze
eccezionali
,
specialmente
in
tempo
di
guerra
.
Quella
del
'15
ci
ha
dato
un
'
altra
categoria
di
latifondisti
,
e
l
'
ultima
ha
segnato
l
'
ingresso
nella
campagna
del
capitale
industriale
.
E
perciò
,
accanto
ai
Corsini
,
ai
Guicciardini
,
ai
Tolomei
,
ci
sono
giunti
addosso
i
Ponticelli
,
i
Pallini
,
gli
Scaramucci
(
che
han
nomi
meno
sonanti
,
ma
non
minori
rendite
)
ed
infine
le
aziende
agricole
della
Montecatini
,
della
Valdarno
,
e
la
tenuta
della
SACRA
(
undicimila
ettari
abbondanti
,
fino
a
pochi
anni
or
sono
)
che
è
una
società
anonima
dietro
la
quale
traspaiono
i
capitali
dei
Pirelli
.
È
continuata
frattanto
l
'
opera
di
bonifica
,
mediante
consorzi
in
cui
,
guarda
il
caso
,
i
maggiori
agrari
avevano
occupato
i
posti
chiave
,
sì
che
strade
,
argini
e
colmate
si
son
fatti
sempre
dentro
i
loro
territori
:
altra
dimostrazione
di
come
possa
usarsi
il
pubblico
danaro
a
vantaggio
di
una
minoranza
.
Le
statistiche
,
oggi
,
ci
danno
questa
situazione
:
in
provincia
di
Grosseto
lo
0,2
per
cento
della
proprietà
occupa
il
45,4
per
cento
della
superficie
,
e
l
'
accentramento
latifondistico
è
intenso
ancora
più
nel
piano
e
nella
bassa
collina
,
dove
proprietà
per
1'1,3
per
cento
occupano
il
54,7
della
superficie
.
Sette
proprietà
soltanto
,
per
fare
un
esempio
concreto
,
coprono
21.845
ettari
di
terra
,
sempre
nel
comune
di
Grosseto
,
e
nell
'
intera
provincia
si
hanno
ben
26
proprietà
superiori
ai
2.500
ettari
,
per
complessivi
116.305
ettari
.
E
sia
ben
chiaro
che
queste
cifre
si
riferiscono
sempre
a
proprietà
,
non
a
proprietari
,
se
si
tien
conto
della
possibilità
che
molti
proprietari
hanno
di
mascherarsi
dietro
prestanomi
e
pseudo
-
società
anonime
,
la
situazione
risulta
anche
peggiore
.
Per
contro
,
salgono
a
14.000
le
famiglie
che
non
hanno
terra
o
non
ne
hanno
a
sufficienza
.
Che
il
problema
sia
acutissimo
lo
conferma
il
fatto
che
il
Governo
democristiano
,
sollecitato
continuamente
dalle
agitazioni
dei
contadini
e
dei
braccianti
,
ha
fatto
proprio
in
Maremma
uno
dei
suoi
primi
esperimenti
di
riforma
agraria
.
Della
riforma
a
Grosseto
ed
in
provincia
parlano
tutti
,
ed
il
forestiero
che
passi
di
qua
,
anche
senza
fermarsi
,
ha
tutto
il
tempo
di
accorgersene
,
se
non
altro
per
i
numerosi
cartelli
bianchi
e
rossi
,
talvolta
bilingui
,
che
l
'
Ente
Maremma
espone
lungo
tutte
le
strade
.
Le
critiche
all
'
Ente
non
sono
poche
,
naturalmente
:
anzi
,
possiamo
dire
che
ne
approvano
pienamente
l
'
operato
soltanto
certi
gruppi
che
gravitano
intorno
alla
Democrazia
cristiana
ed
al
Partito
repubblicano
,
i
socialdemocratici
pongono
temperate
critiche
marginali
,
di
metodo
.
Ostili
,
ovviamente
,
sono
gli
agrari
scorporati
,
che
si
mascherano
peraltro
dietro
considerazioni
pseudo
-
tecniche
:
i
braccianti
ed
i
mezzadri
non
sarebbero
ancora
maturi
per
dirigersi
da
sé
,
mentre
l
'
Ente
opererebbe
in
maniera
irrazionale
ed
arbitraria
(
il
che
forse
è
giusto
,
ma
suona
male
in
bocca
agli
agrari
)
.
Il
ceto
medio
cittadino
,
i
bottegai
,
gli
impiegati
,
i
professionisti
pongono
critiche
di
tipo
qualunquistico
:
considerano
l
'
Ente
un
organismo
pletorico
e
parassitario
,
una
«
greppia
»
insomma
.
L
'
Ente
Maremma
viene
infatti
normalmente
chiamato
«
Ente
merenda
»
,
e
corre
spesso
il
motto
che
«
quest
'
Ente
è
proprio
un
gran
dente
»
.
I
funzionari
che
si
sono
assunti
,
quasi
sempre
con
discriminazione
politica
,
provengono
tutti
o
quasi
tutti
da
fuori
:
e
questo
,
naturalmente
,
ha
suscitato
risentimenti
,
proteste
,
mugugnamenti
nella
gente
del
ceto
medio
,
sempre
contraria
a
queste
calate
di
forestieri
.
Ma
son
critiche
approssimative
,
marginali
,
soprattutto
inconcludenti
,
perché
non
si
concretano
in
nessun
atteggiamento
politico
o
sindacale
.
I
partiti
di
sinistra
e
le
organizzazioni
da
essi
dirette
han
posto
all
'
Ente
,
ed
alla
legge
stralcio
che
lo
ha
creato
,
una
serie
di
critiche
di
fondo
,
la
legge
stralcio
non
elimina
il
latifondo
,
in
quanto
non
pone
alcun
limite
di
diritto
alla
proprietà
terriera
;
ed
in
questo
modo
elude
un
preciso
disposto
della
nostra
Costituzione
.
Inoltre
essa
non
garantisce
affatto
da
una
possibile
ricostituzione
del
latifondo
colpito
.
Pur
con
queste
riserve
fondamentali
,
e
per
le
quali
i
partiti
di
sinistra
votarono
contro
quella
legge
,
essi
tuttavia
si
sono
battuti
e
si
battono
perché
almeno
quella
parziale
riforma
si
attui
interamente
e
democraticamente
.
I
piani
prevedevano
l
'
esproprio
di
107.240
ettari
,
in
circa
270
proprietà
.
Attraverso
una
interpretazione
molto
elastica
dell
'
art.
10
della
legge
,
relativo
alle
aziende
modello
(
che
qua
davvero
non
esistono
)
ed
al
criterio
del
terzo
residuo
(
un
terzo
della
proprietà
soggetta
ad
esproprio
può
essere
trattenuto
dal
padrone
,
e
gliene
resterà
per
sempre
una
metà
se
nel
tempo
di
tre
anni
vi
avrà
apportato
migliorie
)
,
gli
effettivi
decreti
di
esproprio
riguardano
,
a
tutto
novembre
,
circa
84
000
ettari
,
di
cui
circa
la
metà
son
stati
effettivamente
assegnati
.
Questa
terra
è
andata
a
2.700
famiglie
,
in
appezzamenti
fra
i
10
ed
i
20
ettari
,
ed
a
1300
braccianti
,
con
«
quote
»
di
2,3
ettari
.
Le
famiglie
che
avevano
richiesto
la
terra
erano
circa
14
000
.
Il
costo
della
terra
,
che
è
già
stata
pagata
agli
ex
proprietari
,
grava
sugli
assegnatari
,
ai
quali
si
fa
carico
anche
,
per
due
terzi
,
delle
spese
per
le
migliorie
,
e
per
costruire
casette
,
strade
,
pozzi
artesiani
.
Il
pagamento
avviene
a
rate
annuali
,
per
30
anni
.
Ogni
assegnatario
è
soggetto
ad
un
periodo
di
prova
,
che
dura
3
anni
,
dopo
il
quale
,
a
giudizio
insindacabile
dell
'
Ente
,
può
perdere
la
provvisoria
proprietà
.
È
chiaro
che
in
certi
casi
gli
assegnatari
,
soprattutto
i
braccianti
,
han
migliorato
le
loro
condizioni
di
vita
.
Alcuni
hanno
avuto
due
o
tre
stanze
,
per
la
prima
volta
in
vita
loro
.
Ora
sono
coltivatori
con
la
terra
e
la
casa
;
ma
alcuni
con
un
debito
che
dura
trent
'
anni
,
e
con
un
nuovo
padrone
che
si
chiama
Ente
Maremma
,
un
padrone
,
oltre
tutto
,
incomprensibile
e
senza
faccia
.
Il
contratto
è
per
loro
un
continuo
assillo
,
che
li
lega
all
'
Ente
,
ed
a
qualsiasi
pressione
che
da
questo
possa
venire
,
per
un
periodo
equivalente
al
lavoro
di
una
generazione
.
Nell
'
elaborazione
dei
piani
di
esproprio
e
di
divisione
non
si
è
mai
tenuto
conto
della
volontà
e
del
parere
degli
assegnatari
.
Si
sono
istituite
varie
cooperative
,
ma
sempre
su
imposizione
dell
'
Ente
,
ed
i
consigli
amministrativi
son
composti
in
modo
da
escludere
praticamente
i
contadini
dalla
direzione
della
cooperativa
.
Ed
all
'
opposto
,
si
è
agito
contro
le
cooperative
sorte
liberamente
nel
dopoguerra
,
e
persino
contro
quelle
che
avevano
resistito
sotto
il
fascismo
.
Questo
è
forse
l
'
aspetto
peggiore
dell
'
attività
dell
'
Ente
Maremma
,
quello
che
rivela
i
veri
scopi
che
esso
si
propone
.
In
sostanza
,
si
vuol
creare
nella
campagna
maremmana
un
ceto
nuovo
di
piccoli
proprietari
in
qualche
modo
privilegiati
,
che
rompa
l
'
unità
dei
lavoratori
agricoli
,
facendo
sorgere
qua
e
là
piccoli
nuclei
di
conservazione
o
addirittura
di
reazione
.
Finora
il
gioco
non
è
riuscito
,
e
nelle
zone
di
riforma
le
elezioni
hanno
assai
deluso
l
'
Ente
ed
il
Governo
democristiano
.
A
Rispescia
,
dove
era
stato
costruito
un
piccolo
villaggio
per
i
braccianti
,
con
chiesa
,
spaccio
ed
orfanotrofio
,
i
voti
democristiani
si
son
contati
sulle
dita
.
È
assai
probabile
che
il
gioco
non
riesca
neppure
in
seguito
,
perché
forte
è
il
legame
di
solidarietà
che
unisce
i
lavoratori
della
campagna
,
mezzadri
,
coloni
,
braccianti
,
assegnatari
e
senza
terra
.
Le
provocazioni
che
si
susseguono
giorno
per
giorno
trovano
sempre
una
precisa
risposta
nell
'
atteggiamento
dei
contadini
maremmani
.
III
.
A
passo
di
gambero
il
lavoro
nelle
miniere
GROSSETO
,
novembre
-
La
Maremma
mineraria
è
assai
scarsamente
conosciuta
.
Il
quadro
che
il
forestiero
si
costruisce
a
distanza
,
e
che
facilmente
si
accetta
,
complice
la
letteratura
,
dal
Carducci
,
al
Fucini
,
al
Paolieri
,
al
Civinini
,
è
quello
di
una
vastissima
terra
piatta
,
destinata
all
'
agricoltura
,
al
pascolo
,
alla
caccia
.
In
realtà
la
Maremma
è
così
soltanto
in
parte
,
anche
dal
punto
di
vista
economico
,
perché
la
mole
del
lavoro
nelle
miniere
,
la
quantità
di
nomini
che
vi
sono
impiegati
(
fino
al
cinque
per
cento
dell
'
intera
popolazione
)
fanno
di
questa
zona
d
'
Italia
uno
dei
più
vasti
centri
minerari
.
Le
miniere
della
Maremma
non
erano
ignote
agli
etruschi
ed
ai
romani
,
che
costruirono
lungo
la
costa
numerosi
forni
fusori
per
la
lavorazione
di
minerale
di
ferro
(
e
le
scorie
che
ne
lasciarono
,
intere
montagnole
,
sono
oggi
ricercate
per
il
recupero
di
tanto
materiale
ancora
utilizzabile
)
né
trascurabili
sono
le
miniere
che
vi
impiantarono
,
ma
nell
'
interno
,
i
longobardi
ed
i
liberi
cittadini
della
repubblica
di
Massa
Marittima
,
che
sorge
appunto
nel
cuore
di
quelle
colline
,
le
colline
metallifere
.
Oggi
,
naturalmente
,
le
ricerche
mirano
ad
altro
minerale
,
soprattutto
alla
pirite
,
un
bisolfuro
di
ferro
che
in
passato
serviva
solo
per
costruire
acciarini
,
ma
che
oggi
,
col
metodo
delle
camere
di
piombo
,
si
utilizza
per
la
fabbricazione
dell
'
acido
solforico
,
indispensabile
e
per
gli
esplosivi
e
per
i
concioni
chimici
:
due
usi
diversi
e
contraddittori
,
ma
su
cui
egualmente
ruota
tutta
la
politica
estrattiva
della
Montecatini
.
La
Montecatini
ha
attuato
,
per
le
piriti
,
uno
dei
più
compatti
monopoli
industriali
d
'
Italia
:
essa
infatti
estrae
il
90
per
cento
della
pirite
italiana
,
e
per
due
terzi
la
estrae
proprio
dalle
miniere
maremmane
,
Gavorrano
,
Nicciolela
,
Boccheggiano
,
ed
isola
del
Giglio
.
Una
miniera
più
piccola
,
presso
Ravi
,
appartiene
alla
Marchi
di
Firenze
,
e
ricerche
si
stanno
facendo
,
da
parte
della
Ferromin
,
sul
promontorio
montuoso
dell
'
Argentario
;
non
si
delinea
,
però
,
almeno
per
adesso
,
alcuna
seria
concorrenza
alla
società
maggiore
.
Sempre
della
Montecatini
è
la
miniera
di
lignite
di
Ribolla
;
mentre
la
Valdarno
estrae
la
sua
lignite
al
Baccinello
.
Prima
della
guerra
la
Montecatini
estraeva
930.000
tonnellate
di
pirite
all
'
anno
,
in
parte
utilizzata
negli
stabilimenti
di
Orbetello
,
in
parte
,
anche
maggiore
,
convogliata
,
attraverso
una
lunghissima
teleferica
,
al
mare
e
da
qui
ad
altri
stabilimenti
.
Durante
la
guerra
la
produzione
si
mantenne
alta
ed
accennò
anche
a
salire
,
come
salì
la
produzione
della
lignite
,
che
raggiunse
le
270.000
tonnellate
annue
.
Era
appunto
l
'
epoca
degli
esplosivi
,
e
della
politica
autarchica
,
che
impediva
l
'
importazione
di
carbone
straniero
.
Dopo
la
guerra
,
e
specialmente
negli
anni
successivi
al'47
,
cominciarono
i
primi
effetti
della
politica
atlantica
.
Silenziosamente
la
Montecatini
cominciò
a
smobilitare
.
A
Ribolla
,
per
fare
un
solo
esempio
,
siamo
passati
dai
3
600
operai
del
1948
ai
1300
circa
occupati
oggi
.
Siamo
dunque
ad
un
impiego
assai
ridotto
,
e
con
la
continua
minaccia
di
ulteriori
smobilitazioni
,
che
la
Montecatini
si
affanna
a
negare
,
sui
manifesti
che
periodicamente
dedica
al
pubblico
ignaro
,
ma
che
è
confermata
dai
fatti
.
Gli
operai
della
Montecatini
sono
quasi
tutti
figli
di
contadini
,
o
ex
contadini
essi
stessi
,
che
hanno
in
parte
o
del
tutto
abbandonato
i
campi
per
le
miniere
(
in
qualche
caso
permane
la
figura
dell
'
operaio
-
contadino
,
che
continua
,
nelle
ore
libere
dal
lavoro
di
miniera
,
a
coltivare
una
sua
vigna
o
un
orticello
)
.
Alcuni
paesi
sono
ormai
composti
da
soli
minatori
,
ed
è
il
caso
di
Prata
,
Boccheggiano
,
Montecatini
,
Tatti
.
E
nei
casi
di
smobilitazione
si
creano
situazioni
penose
anche
per
la
difficoltà
di
reinserire
nella
campagna
,
che
frattanto
resta
abbandonata
,
questa
gente
che
ha
dimenticato
il
vecchio
mestiere
.
Ma
non
manca
neppure
la
mano
d
'
opera
forestiera
,
specialmente
a
Ribolla
ed
a
Gavorrano
:
sono
calabresi
,
marchigiani
,
siciliani
,
o
addirittura
reduci
da
miniere
straniere
,
e
per
questo
può
capitare
la
sorpresa
,
visitando
Gavorrano
,
di
imbattersi
in
bambini
che
parlano
solo
francese
.
Sulle
condizioni
di
vita
e
di
lavoro
la
Montecatini
ed
il
ceto
medio
provinciale
,
la
prima
per
suo
interesse
,
il
secondo
per
ignoranza
,
si
esprimono
in
maniera
assai
falsa
.
Uno
degli
slogan
che
si
%
on
sentiti
ripetere
durante
l
'
ultima
campagna
elettorale
,
anche
da
oratori
repubblicani
,
è
che
un
minatore
,
oggi
,
guadagna
più
di
un
impiegato
o
di
un
professore
di
liceo
.
Si
favoleggia
dell
'
enorme
Miglioramento
ottenuto
nel
dopoguerra
,
delle
«
vespe
»
o
delle
camere
da
letto
o
delle
radio
nuove
che
i
minatori
si
son
comprati
.
La
conclusione
che
il
ceto
medio
ne
trae
è
ovvia
:
«
E
dunque
,
di
che
si
lamentano
?
»
.
Ora
,
è
vero
che
le
condizioni
generali
di
vita
dei
minatori
son
molto
migliorate
,
rispetto
all
'
anteguerra
,
quando
in
media
il
salario
giornaliero
non
superava
le
14
lire
,
e
gli
operai
dovevano
far
decine
di
chilometri
a
piedi
o
in
bicicletta
per
raggiungere
il
posto
di
lavoro
.
Oggi
essi
hanno
i
loro
autobus
,
amministrati
,
fino
a
qualche
tempo
fa
,
da
democratiche
cooperative
di
trasporti
(
la
Montecatini
poi
ha
impedito
alle
cooperative
di
funzionare
e
fa
gestire
gli
autotrasporti
da
ditte
private
)
.
I
salari
salirono
realmente
,
nei
primi
anni
del
dopoguerra
,
e
fu
allora
che
molti
giovani
comprarono
a
rate
la
motocicletta
(
tino
sport
in
cui
essi
vedevano
l
'
evasione
dall
'
osteria
)
e
molti
coniugati
comprarono
un
po
'
di
mobili
nuovi
o
la
radio
.
Ma
questo
significa
solo
che
i
minatori
maremmani
non
sono
dei
«
barboni
»
,
e
sentono
fortemente
di
migliorare
sé
e
le
proprie
famiglie
:
è
la
prima
sensazione
che
si
prova
visitando
qualcuna
delle
loro
povere
case
,
tutte
così
linde
e
ben
tenute
,
anche
se
minacciano
di
crollare
,
come
succede
a
Ribolla
,
dove
la
Montecatini
,
per
tutta
soluzione
,
ha
provveduto
a
legare
i
muri
con
una
corda
d
'
acciaio
,
nella
speranza
che
la
corda
regga
e
la
casa
non
si
sfasci
come
se
fosse
di
cartone
.
I
salari
,
oggi
,
nella
media
generale
,
oscillano
fiale
35
000
mensili
dei
generici
e
le
45
000
degli
specializzati
.
E
va
tenuto
presente
che
il
lavoro
in
miniera
esigerebbe
un
'
alimentazione
di
prim
'
ordine
.
Non
solo
:
i
rischi
di
malattie
,
invalidità
,
mutilazione
e
morte
sono
assai
alti
.
Il
minatore
che
lavora
nella
pirite
,
oltre
che
alle
conseguenze
dell
'
umidità
,
è
soggetto
alla
silicosi
:
per
raggiungere
il
filone
occorre
un
lungo
lavoro
di
abbattimento
degli
strati
sterili
di
pietra
silicea
,
che
sotto
l
'
azione
del
martello
perforatore
si
polverizza
,
riempie
la
poca
aria
della
galleria
,
e
penetra
nei
polmoni
otturandoli
lentamente
.
Nelle
miniere
di
lignite
questo
pericolo
non
esiste
,
ma
c
'
è
in
cambio
quello
degli
incendi
e
della
temperatura
elevata
,
che
raggiunge
anche
i
42
gradi
.
Del
resto
basta
guardarli
quando
escono
dai
pozzi
,
così
diversi
dall
'
immagine
oleografica
del
minatore
membruto
o
robusto
,
che
ciascuno
di
noi
,
anche
inconsapevolmente
,
si
porta
in
testa
.
I1
minatore
è
in
realtà
tiri
uomo
magro
e
curvo
,
il
colorito
pallido
e
l
'
andatura
pesante
,
un
uomo
anche
psichicamente
diverso
,
perché
avverte
continuo
il
pericolo
della
morte
.
La
Montecatini
,
con
i
soliti
manifesti
dedicati
a
chi
non
sa
,
proclama
che
gli
incendi
minerari
,
in
Italia
,
son
di
gran
lunga
inferiori
a
quelli
di
altri
Paesi
.
La
verità
è
che
,
soltanto
a
Ribolla
,
siamo
saliti
dai
150
incidenti
lievi
e
35
gravi
del
'51
ai
200
e
50
del
'52
,
e
che
nei
primi
sei
mesi
di
quest
'
anno
si
sono
avute
ben
dodici
frane
.
Sono
gli
effetti
della
coltivazione
a
rapina
,
senza
le
necessarie
«
ripiene
»
di
terra
,
che
provoca
cedimenti
,
frane
,
incendi
;
e
si
coltiva
a
rapina
perché
si
vuol
smobilitare
,
ricavando
intanto
il
massimo
utile
con
la
minore
spesa
.
Il
minatore
è
tutt
'
altro
che
un
privilegiato
,
è
un
uomo
che
fatica
e
che
soffre
,
è
un
uomo
che
lotta
,
perché
si
è
fatta
una
coscienza
,
nella
fatica
e
nella
sofferenza
.
In
Maremma
,
il
minatore
è
il
proletario
più
moderno
e
più
avanzato
.
IV
.
Con
mezza
divisione
si
risanerebbe
la
Maremma
GROSSETO
,
dicembre
-
La
provincia
di
Grosseto
,
con
un
territorio
sui
450
000
ettari
,
quasi
tutti
produttivi
,
ha
oggi
una
popolazione
che
di
poco
supera
i
200
000
abitanti
:
la
densità
è
dunque
di
47
abitanti
per
chilometro
quadrato
,
fra
le
più
basse
d
'
Italia
,
superiore
soltanto
,
e
di
pochi
punti
,
a
Nuoro
,
Sassari
,
Bolzano
e
Sondrio
.
Non
vi
sono
ragioni
obiettive
per
cui
questa
situazione
non
possa
cambiare
,
il
progresso
che
si
è
compiuto
in
quest
'
ultimo
secolo
lo
sta
a
dimostrare
.
Non
è
né
demagogia
né
paradosso
affermare
che
in
Maremma
potrebbero
trovar
lavoro
almeno
altrettante
persone
,
mentre
oggi
i
disoccupati
permanenti
si
aggirano
stille
sei
migliaia
.
Ancora
una
volta
,
come
ai
tempi
del
Bandini
,
«
non
v
'
hanno
colpa
gli
influssi
maligni
del
cielo
»
;
la
arretratezza
della
Maremma
non
sta
in
una
sorta
di
maledizione
naturale
,
ma
proprio
nelle
«
civili
esecuzioni
»
,
cioè
nel
cattivo
governo
che
se
ne
fa
.
Dal
punto
di
vista
dell
'
agricoltura
,
quella
specie
di
riforma
che
vi
si
sta
sperimentando
non
risolve
affatto
il
problema
,
e
minaccia
anzi
di
complicarlo
alquanto
,
e
di
renderne
più
difficile
,
domani
,
la
soluzione
vera
.
Non
riesce
infatti
ad
eliminare
la
disoccupazione
bracciantile
,
e
la
fame
di
terra
;
non
riesce
a
trasformare
radicalmente
l
'
economia
agraria
maremmana
,
che
avrebbe
bisogno
di
lavori
di
ben
più
vasto
respiro
.
Restano
,
intanto
,
4
000
ettari
di
palude
da
prosciugare
,
ed
una
zona
assai
più
vasta
da
mettere
a
coltura
.
La
irrigazione
,
in
una
terra
come
questa
,
che
ha
piogge
scarse
e
mal
distribuite
,
è
ancora
arretrata
e
rudimentale
.
L
'
uso
delle
macchine
e
dei
concimi
chimici
è
assai
inferiore
alla
media
delle
colture
in
altre
zone
agricole
d
'
Italia
(
e
l
'
Italia
è
largamente
superata
,
in
questo
settore
,
da
altri
Paesi
europei
)
.
L
'
approvvigionamento
dell
'
acqua
potabile
,
senza
la
quale
è
chiaro
che
non
vi
sarà
mai
fruttuosa
attività
,
è
assai
scarso
e
deficiente
.
Se
ne
parla
sin
dal
1938
,
quando
fu
preparato
un
progetto
per
captare
le
sorgenti
amiatine
del
Fiora
e
convogliare
acqua
sufficiente
(
714
litri
al
secondo
)
per
quasi
tutti
i
commi
della
provincia
,
e
per
il
comune
di
Piombino
.
Allora
se
ne
parlò
come
di
«
una
grande
opera
voluta
dal
Duce
»
.
Oggi
non
c
'
è
più
il
duce
e
non
c
'
è
ancora
l
'
acqua
;
ma
ad
ogni
campagna
elettorale
,
puntualmente
,
i
grossetani
se
la
sentono
promettere
.
Alle
amministrative
del
'51
venne
De
Gasperi
in
persona
,
e
chiese
in
cambio
dell
'
acquedotto
tanti
bei
voti
per
il
suo
partito
,
ma
lo
chiese
in
maniera
così
sfacciata
che
si
risentirono
persino
i
democristiani
.
La
bonifica
dovrebbe
essere
estesa
alle
terre
di
media
e
di
alta
collina
:
tutti
ormai
hanno
capito
che
la
sicurezza
dell
'
agricoltura
nel
piano
si
realizza
proprio
lassù
,
e
che
una
campagna
alta
disboscata
ed
incolta
è
la
naturale
premessa
dell
'
impaludamento
a
basso
.
Le
acque
,
controllate
da
sbarramenti
a
monte
(
specialmente
quelle
dell
'
Ombrone
e
dei
suoi
maggiori
affluenti
)
potrebbero
utilizzarsi
sia
per
l
'
irrigazione
sia
per
la
produzione
dell
'
energia
elettrica
,
che
la
Maremma
oggi
riceve
quasi
integralmente
da
fuori
.
Ci
sono
strade
ferrate
distrutte
dalla
guerra
e
mai
più
ricostruite
,
come
la
Follonica
-
Massa
Marittima
e
la
Orbetello
-
Porto
Santo
Stefano
.
L
'
Amiata
è
ancora
,
rispetto
al
resto
della
provincia
,
una
isola
montuosa
,
con
strade
scarse
e
disagevoli.1
progetti
anche
qui
non
mancano
:
basterebbe
cominciare
.
1
terreni
ancora
paludosi
,
e
quelli
prosciugati
,
ma
tuttora
incolti
,
potrebbero
essere
concessi
in
enfiteusi
alle
cooperative
agricole
,
che
in
Maremma
sono
una
sessantina
,
ed
han
già
dato
buona
prova
di
sé
trasformando
radicalmente
1939
ettari
di
terra
demaniale
incolta
.
Le
miniere
di
Maremma
non
sono
sfruttate
a
sufficienza
,
né
con
criteri
che
non
siano
quelli
della
privata
e
ristretta
utilità
dei
monopoli
.
Ancora
una
volta
una
cooperativa
di
lavoratori
,
quella
degli
operai
del
Baccinello
,
ha
provato
cosa
si
potrebbe
fare
.
I
minatori
del
Baccinello
han
gestito
da
soli
la
miniera
per
undici
mesi
(
la
Valdarno
si
era
dichiarata
incapace
a
gestire
utilmente
il
complesso
)
ed
han
trovato
il
modo
non
soltanto
di
riassumere
tutti
gli
operai
licenziati
,
ma
anche
di
produrre
di
più
e
meglio
,
e
di
vendere
il
prodotto
,
lasciando
,
a
fine
gestione
,
6.800
tonnellate
di
lignite
in
attivo
.
Le
230
cooperative
di
Maremma
han
veramente
lavorato
bene
,
nella
produzione
,
nel
consumo
,
nei
trasporti
.
A
Massa
Marittima
,
come
altrove
,
le
cooperative
han
forni
,
spacci
,
laboratori
per
la
carne
suina
,
un
circolo
del
cinema
,
una
biblioteca
,
una
sala
da
conferenze
ed
han
chiamato
scrittori
e
critici
,
come
Carlo
Salinari
,
Vasco
Pratolini
,
Carlo
Cassola
,
Umberto
Barbaro
,
a
parlare
di
libri
e
di
film
.
I
lavoratori
di
Maremma
han
dimostrato
di
saper
fare
,
di
essere
maturi
.
Ed
invece
,
nelle
miniere
di
pirite
,
si
continua
a
produrre
quanto
basta
alla
saldezza
del
monopolio
della
Montecatini
.
Così
i
concimi
agricoli
si
vendono
a
prezzi
altissimi
,
ed
il
loro
impiego
è
forzatamente
limitato
.
Si
potrebbe
almeno
riportare
la
produzione
ai
livelli
di
anteguerra
,
sul
milione
di
tonnellate
.
La
Montecatini
e
la
Valdarno
,
quando
tentano
di
smobilitare
nelle
miniere
di
carbone
,
affermano
che
la
lignite
maremmana
,
che
pure
è
fra
le
migliori
d
'
Italia
,
non
può
reggere
il
confronto
con
i
più
ricchi
combustibili
americani
e
tedeschi
.
Ebbene
,
questa
ricchezza
del
nostro
suolo
potrebbe
utilizzarsi
in
altro
modo
,
ad
esempio
per
la
gassificazione
.
Le
possibilità
di
apertura
industriale
,
sia
per
la
produzione
dell
'
acido
solforico
,
sia
per
la
costruzione
di
macchine
agricole
,
anziché
ridursi
,
potrebbe
incrementarsi
.
Tutto
questo
non
è
un
piano
astratto
o
utopistico
,
quando
la
Camera
del
lavoro
l
'
ha
formulato
le
persone
oneste
e
sensate
han
riconosciuto
che
,
semmai
,
era
un
piano
piuttosto
cauto
e
prudenziale
;
in
fondo
non
faceva
che
riproporre
una
serie
di
progetti
già
da
tempo
esistenti
.
Si
faceva
un
'
unica
obbiezione
:
il
finanziamento
.
Orbene
,
questo
piano
,
che
darebbe
alla
Maremma
una
popolazione
occupata
permanentemente
di
quattrocentomila
abitanti
,
costa
,
a
conti
fatti
,
circa
46
miliardi
.
Che
è
il
costo
di
mezza
divisione
corazzata
.
V
.
I
funzionari
dell
'
Ente
sono
propagandisti
DC
GROSSETO
,
dicembre
-
Il
primo
ingresso
delle
classi
popolari
nella
lotta
politica
risale
,
in
Maremma
,
alla
fine
del
secolo
scorso
,
quando
,
sotto
la
spinta
del
movimento
socialista
,
si
organizzarono
le
prime
associazioni
operaie
di
mutuo
soccorso
.
Fino
ad
allora
il
generale
malcontento
delle
campagne
si
era
manifestato
attraverso
le
forme
antisociali
del
brigantaggio
:
una
fitta
rete
di
piccoli
fuorilegge
,
che
battevano
i
boschi
e
la
palude
taglieggiando
gli
agrari
,
o
schierandosi
,
per
converso
,
dalla
loro
parte
,
contro
i
loro
stessi
compagni
,
con
agguati
,
sfide
,
uccisioni
.
Si
chiamavano
Stoppa
,
Ansuini
,
Menichetti
e
Tiburzi
,
che
fra
loro
fu
il
più
potente
e
il
più
celebre
.
Nel
primo
decennio
del
secolo
,
e
fino
alla
guerra
,
il
movimento
contadino
ed
operaio
si
allargò
,
prese
consistenza
.
I
socialisti
di
Grosseto
ebbero
anche
un
loro
giornale
,
II
Risveglio
,
col
quale
condussero
le
lotte
politiche
del
dopoguerra
;
nelle
elezioni
del
1919
,
con
grande
sorpresa
dei
galantuomini
locali
,
il
Partito
socialista
ottenne
ben
15.000
voti
,
e
l
'
anno
successivo
,
nelle
amministrative
,
conquistò
quasi
tutti
i
Comuni
della
provincia
.
La
reazione
,
nel
Grossetano
,
fu
sostanzialmente
diretta
e
foraggiata
dagli
agrari
,
uniti
nel
Partito
liberale
,
che
era
poi
nient
'
altro
che
un
comitato
di
agrari
monarchici
ed
usi
a
dirigere
di
fatto
la
vita
pubblica
cittadina
.
Riunioni
,
manifestazioni
e
spedizioni
punitive
si
organizzarono
quasi
sempre
in
casa
di
costoro
,
o
addirittura
nella
sede
del
Partito
liberale
.
La
resistenza
al
fascismo
,
che
arrivò
in
forze
a
Grosseto
alla
fine
del
giugno
1921
,
fu
scarsa
e
disorganizzata
;
è
chiaro
,
ed
occorre
dirlo
,
che
da
parte
dei
socialisti
vi
furono
grossi
errori
di
valutazione
politica
e
tattica
,
di
metodo
di
lotta
.
Gli
estremismi
verbali
alienarono
al
Partito
socialista
ed
alla
causa
dei
lavoratori
la
simpatia
di
larghi
strati
della
piccola
borghesia
urbana
;
l
'
inutile
antinterventismo
postbellico
staccò
dall
'
organizzazione
militare
socialista
(
gli
ordini
del
popolo
)
molti
elementi
,
fra
i
reduci
,
che
sarebbero
stati
preziosi
per
l
'
esperienza
acquisita
negli
anni
di
trincea
.
I
socialisti
,
che
anche
a
Grosseto
apparivano
ai
benpensanti
come
gente
feroce
e
spietata
,
in
realtà
erano
anche
troppo
miti
,
e
si
fecero
disperdere
dalle
squadracce
lasciando
sul
terreno
molte
vittime
(
i
«
martiri
»
fascisti
del
Grossetano
sono
due
,
uno
dei
quali
ucciso
notoriamente
per
errore
dei
fascisti
stessi
,
contro
una
ventina
di
morti
dell
'
altra
parte
)
.
Ma
bisogna
anche
dire
,
a
loro
merito
,
che
seppero
lavorare
con
eroica
ed
assidua
modestia
,
crearono
leghe
di
braccianti
,
minatori
,
mezzadri
,
cooperative
di
lavoro
che
in
qualche
caso
resistettero
persino
sotto
il
fascismo
.
Ed
il
frutto
di
questo
tenace
lavoro
,
ed
anche
dei
loro
errori
,
si
è
raccolto
in
questo
dopoguerra
.
I
partiti
di
sinistra
,
in
Maremma
,
inquadrano
oggi
oltre
trentamila
iscritti
,
un
settimo
della
popolazione
:
dodicimila
lavoratori
indipendenti
,
o
di
altri
partiti
,
sono
aderenti
alla
Camera
del
lavoro
.
Le
elezioni
dimostrano
la
forza
di
questa
base
,
ed
il
costante
progresso
che
ci
si
realizza
.
Il
2
giugno
del
'46
1
partiti
di
sinistra
ottennero
60.625
voti
.
Il
18
aprile
,
nonostante
la
scissione
socialdemocratica
,
i
voti
del
Fronte
salirono
a
63.689
,
contro
49mila
circa
di
tutti
gli
altri
partiti
presi
insieme
.
Alle
amministrative
del
'51
,
ci
fu
un
ulteriore
progresso
,
fino
a
66.287;
ed
infine
,
il
7
giugno
,
i
voti
delle
sinistre
hanno
sfiorato
i
70mila
.
Contro
di
questi
,
abbiamo
i
32mila
circa
della
Democrazia
cristiana
,
gli
11.621
dei
repubblicani
,
i
5.000
dei
socialdemocratici
,
i
2.500
dei
liberali
.
I
partiti
minori
han
fatto
anche
qui
la
loro
triste
esperienza
di
sfaldamento
,
provocata
da
una
sciocca
politica
di
passiva
quiescenza
nei
confronti
del
partito
maggiore
.
Il
più
colpito
è
il
partito
repubblicano
,
che
pur
aveva
in
Maremma
una
bella
tradizione
di
lotta
democratica
e
laica
,
legata
ai
nomi
di
Ettore
Socci
e
Pio
Viazzi
.
Il
Partito
repubblicano
aveva
raccolto
quasi
23mila
voti
nel
'46;
era
quindi
il
partito
più
forte
,
dopo
il
comunista
.
Vi
aderivano
ufficialmente
,
o
comunque
gravitavano
intorno
ad
esso
,
larghi
gruppi
di
operai
e
di
artigiani
.
Il
18
aprile
subirono
il
primo
salasso
,
scendendo
a
poco
più
di
17mila
voti
;
l
'
apparentamento
coi
clericali
nelle
amministrative
provocò
un
'
altra
perdita
,
difficilmente
valutabile
,
dato
che
spesso
si
eran
fatte
liste
uniche
,
che
punivano
laici
e
clericali
,
monarchici
e
repubblicani
.
Esiziale
è
stato
infine
un
truculento
discorso
dell
'
onorevole
Pacciardi
,
durante
l
'
ultima
campagna
(
e
Pacciardi
è
nato
a
Giuncarico
,
pochi
chilometri
a
nord
di
Grosseto
)
,
tanto
che
il
Partito
repubblicano
ha
messo
insieme
,
come
si
è
detto
,
11.621
voti
.
Oggi
,
questo
partito
,
che
in
altri
tempi
ha
fatto
veramente
onore
alla
Maremma
,
è
diventato
una
piccola
conventicola
di
bottegai
e
di
piccoli
impiegati
,
diretti
da
un
paio
di
verbosi
professionisti
,
che
riducono
la
loro
attività
politica
al
vellicamento
di
tardive
ambizioni
ed
alla
retorica
celebrazione
di
qualche
anniversario
.
Il
Partito
socialdemocratico
non
ha
mai
avuto
funzione
effettiva
,
e
lo
stesso
può
dirsi
dell
'
organizzazione
sindacale
da
esso
diretta
.
Quanto
ai
fascisti
,
che
hanno
avuto
più
di
7mila
voti
in
provincia
,
oltre
ai
vecchi
nostalgici
inguaribili
,
essi
raccolgono
in
qualche
misura
l
'
adesione
di
giovani
insoddisfatti
e
velleitari
,
sfiduciati
da
questa
democrazia
che
essi
identificano
con
la
democrazia
tout
court
.
Ma
man
mano
che
questi
giovani
si
trovano
di
fronte
a
reali
problemi
di
lavoro
,
o
di
studio
,
o
di
vita
,
essi
,
riflettendo
più
attentamente
sulle
cause
della
loro
insoddisfazione
,
si
staccano
da
quella
che
,
almeno
per
loro
,
è
una
posizione
psicologica
,
e
non
politica
,
fatta
di
sentimenti
o
di
risentimenti
,
anziché
di
idee
.
La
reazione
,
in
sostanza
,
è
rappresentata
effettivamente
dalla
Democrazia
cristiana
,
che
peraltro
qua
non
ha
tradizioni
,
scarsa
e
limitata
essendo
stata
in
passato
la
vita
del
Partito
popolare
.
Ed
in
effetti
,
anche
oggi
i
democristiani
non
hanno
un
vero
e
proprio
partito
(
gli
iscritti
si
contano
a
decine
)
,
né
efficace
è
l
'
azione
dei
Comitati
civici
.
La
propaganda
elettorale
,
oltre
che
all
'
attività
sorda
delle
parrocchie
,
è
stata
affidata
all
'
Ente
Maremma
.
Perché
questo
organismo
,
che
dovrebbe
soltanto
compiere
un
'
operazione
tecnica
di
trasformazione
fondiaria
(
anche
,
beninteso
,
con
un
secondo
scopo
politico
)
in
realtà
ha
trasformato
,
e
lo
là
ancora
,
i
suoi
tecnici
in
attivisti
politici
,
e
preme
in
vario
modo
sui
lavoratori
della
campagna
,
sia
discriminandoli
in
sede
di
assegnazione
,
sia
invitandoti
,
in
varie
forme
,
a
dar
buona
prova
di
sé
,
durante
i
tre
anni
di
prova
,
abbandonando
i
partiti
e
le
organizzazioni
di
sinistra
.
Non
è
facile
stabilire
fino
a
che
punto
il
danaro
dell
'
Ente
,
e
cioè
pubblico
,
è
stato
utilizzato
durante
la
campagna
elettorale
.
Certo
è
che
fra
i
candidati
democristiani
figuravano
alcuni
funzionari
dell
'
Ente
,
e
che
per
loro
si
è
svolta
una
vistosa
(
e
perciò
costosa
)
campagna
di
preferenze
.
II
confluire
spesso
disorganico
ed
addirittura
ostile
di
questi
elementi
diversi
,
nella
propaganda
democristiana
,
(
partito
,
parrocchie
,
Ente
Maremma
)
ha
provocato
lotte
interne
di
cui
l
'
eco
è
giunta
un
po
'
dappertutto
.
La
Democrazia
cristiana
,
sprecando
un
sacco
di
soldi
in
una
campagna
elettorale
pletorica
e
tecnicamente
errata
,
ha
raccolto
,
come
si
è
detto
,
oltre
32mila
suffragi
.
Han
votato
per
lei
,
oltre
a
quel
sottopopolo
che
gravita
intorno
alle
parrocchie
,
una
parte
del
ceto
medio
cittadino
ed
i
proprietari
minimi
della
campagna
e
dell
'
isola
del
Giglio
.
La
Democrazia
cristiana
sa
bene
che
la
piccola
proprietà
può
esserle
,
in
qualche
caso
,
elettoralmente
vantaggiosa
;
e
appunto
per
questo
ha
inventato
la
riforma
fondiaria
.
I
partiti
di
sinistra
devono
dissolvere
quest
'
equivoco
e
conquistarsi
quella
parte
della
popolazione
agraria
su
cui
ancora
agiscono
gli
spauracchi
della
«
statizzazione
della
terra
»
.
E
devono
insieme
aprirsi
ancora
di
più
verso
il
ceto
medio
cittadino
,
soffocato
da
una
lunga
serie
di
complessi
piccolo
borghesi
di
cui
in
fondo
sono
soltanto
vittime
.
Molto
in
questo
senso
è
già
stato
fatto
;
perché
la
piccola
borghesia
maremmana
è
sostanzialmente
sana
,
meno
gravata
da
tradizioni
,
e
quindi
più
aperta
,
rispetto
,
mettiamo
,
alla
piccola
borghesia
della
Toscana
interna
,
fiorentina
o
senese
.
È
una
classe
,
anche
dal
punto
di
vista
del
costume
,
vicina
al
popolo
lavoratore
,
da
cui
spesso
è
uscita
solo
una
generazione
fa
(
chi
di
noi
non
ha
un
nonno
contadino
?
)
.
Bisogna
che
i
minatori
delle
colline
ed
i
contadini
del
piano
,
ma
soprattutto
i
partiti
che
li
dirigono
,
facciano
un
altro
sforzo
,
anche
per
questa
gente
,
che
non
è
cattiva
,
che
è
onesta
e
laboriosa
,
pur
se
ha
paura
della
Siberia
.
StampaQuotidiana ,
Dato
che
i
Papi
non
partecipano
da
secoli
a
funerali
di
Stato
,
e
soprattutto
a
Roma
dopo
l
'
Unità
d
'
Italia
,
cercammo
di
guardare
bene
Paolo
VI
,
ieri
,
mentre
entrava
in
San
Giovanni
in
Laterano
per
la
cerimonia
in
suffragio
di
Moro
.
Il
pomeriggio
romano
,
fuori
,
era
freddo
e
livido
.
La
polizia
coi
nervi
tesi
,
gli
uomini
in
tuta
coi
mitra
spianati
,
avevano
creato
il
vuoto
intorno
alla
chiesa
,
salvo
sulla
piazza
principale
chiusa
in
un
reticolato
di
sbarramenti
.
Dentro
la
basilica
protetti
da
decine
di
poliziotti
,
sedevano
immobili
,
pietrificati
intorno
all
'
altare
,
gli
uomini
che
rappresentano
lo
Stato
italiano
,
il
governo
,
i
partiti
,
e
i
«
legati
»
e
gli
ambasciatori
degli
altri
Stati
.
Lo
sfondo
di
un
avvenimento
unico
nella
storia
moderna
non
ripeteva
affatto
le
riunioni
di
folla
che
a
Nuova
York
,
a
Gerusalemme
,
a
Calcutta
,
a
Manila
,
hanno
accompagnato
le
altre
tappe
inconsuete
di
questo
pontificato
.
Deve
aver
fatto
un
'
immensa
pena
a
questo
Papa
italiano
,
lombardo
,
uscire
dal
Vaticano
e
vedere
questa
povera
Roma
,
questo
povero
quartiere
di
San
Giovanni
,
e
questa
povera
basilica
,
precipitati
in
un
silenzio
agghiacciante
,
difesi
come
una
zona
di
guerra
.
Nel
livido
pomeriggio
si
guardò
intorno
,
raggiunse
la
sacrestia
,
vesti
i
paramenti
rossi
delle
Pentecoste
,
e
il
suo
pallore
di
vecchio
Papa
ottantenne
divenne
ancor
più
visibile
.
Quando
tutto
fu
pronto
,
congiunse
le
mani
(
e
si
vide
che
tremavano
)
facendo
il
suo
ingresso
nella
chiesa
illuminata
sulla
sedia
gestatoria
.
Tra
gli
uomini
di
Stato
,
immobili
,
pietrificati
,
apparve
un
pontefice
a
sua
volta
pietrificato
dalla
tragedia
italiana
.
Seduto
sul
trono
avviò
la
Messa
cosi
,
fino
al
Vangelo
,
con
voce
affaticata
,
senza
un
movimento
,
salvo
quelli
voluti
dal
rito
.
La
sua
tensione
cresceva
,
il
suo
viso
scavato
,
un
po
'
gotico
,
amaro
,
era
ancora
più
pallido
.
Dal
settore
dello
Stato
italiano
,
lo
guardavano
-
per
la
prima
volta
riuniti
per
una
sua
Messa
-
Berlinguer
,
Pajetta
,
Ingrao
,
e
gli
altri
comunisti
della
delegazione
.
Dal
settore
degli
Stati
stranieri
,
cinesi
,
russi
,
romeni
,
fissavano
questo
pontefice
drammatico
,
diventato
simbolo
del
dramma
italiano
,
forse
pensando
al
tempo
in
cui
Stalin
chiese
«
quante
divisioni
ha
il
Papa
?
»
.
Esile
,
la
voce
a
tratti
spezzata
nella
preghiera
,
Papa
Montini
era
un
vecchio
stanco
,
in
uno
dei
pomeriggi
più
angosciosi
della
storia
italiana
.
Poi
venne
il
momento
della
preghiera
e
il
Papa
disse
:
«
Ci
siamo
riuniti
per
pregare
e
testimoniare
in
un
mondo
di
odio
e
di
sangue
»
.
Poi
un
lettore
disse
per
lui
:
«
Preghiamo
per
coloro
che
governano
i
popoli
,
specialmente
per
i
responsabili
della
cosa
pubblica
del
nostro
Paese
,
e
per
le
autorità
di
questa
nostra
città
di
Roma
:
perché
al
di
sopra
delle
lotte
e
delle
divisioni
sappiano
unirsi
in
uno
sforzo
fraterno
al
servizio
della
giustizia
,
del
bene
comune
,
e
della
vera
libertà
»
.
Ancora
disse
il
lettore
:
«
Preghiamo
per
il
nostro
fratello
e
amico
Aldo
Moro
,
per
i
membri
della
sua
scorta
,
che
lo
hanno
preceduto
nella
morte
,
per
tutte
le
vittime
della
violenza
e
dell
'
odio
»
.
Di
nuovo
disse
il
lettore
:
«
Preghiamo
per
tutti
noi
qui
presenti
,
perché
lo
spirito
di
Dio
rianimi
la
nostra
debolezza
e
doni
la
forza
di
progredire
nella
riconciliazione
»
.
Infine
riprese
direttamente
il
Papa
:
«
Signore
,
Dio
,
ascolta
con
bontà
la
supplica
del
tuo
popolo
»
.
Per
lo
sforzo
,
un
lieve
rossore
gli
copri
quel
volto
pietrificato
.
Da
tre
punti
di
vista
,
come
si
sa
,
può
essere
considerata
questa
partecipazione
di
un
Papa
a
un
funerale
di
Stato
,
che
si
è
sommata
a
un
memorabile
passaggio
oltre
il
Tevere
per
lanciare
all
'
Italia
un
messaggio
di
riconciliazione
.
Esiste
una
motivazione
privata
e
religiosa
,
emersa
dal
comunicato
vaticano
di
venerdì
e
dalla
preghiera
scritta
dal
Papa
per
la
Messa
di
ieri
,
che
dipinge
Paolo
VI
spinto
alla
decisione
solo
in
base
a
un
impulso
del
cuore
:
«
Per
onorare
la
memoria
dello
statista
scomparso
,
unito
a
lui
da
vincoli
di
antica
amicizia
»
e
definito
appunto
«
fratello
e
amico
»
.
Esiste
quindi
una
motivazione
per
cosi
dire
pubblica
e
pastorale
,
che
si
riassume
nell
'
appello
lanciato
all
'
Italia
,
nel
«
dare
un
segno
del
suo
particolare
affetto
alla
nazione
»
,
nell
'
invito
alla
riconciliazione
generale
«
al
di
sopra
delle
lotte
e
delle
divisioni
»
.
Ma
non
mancano
poi
gli
osservatori
che
segnalano
(
almeno
come
ipotesi
)
una
motivazione
politica
.
Il
Papa
,
si
dice
,
avrebbe
voluto
testimoniare
anche
il
suo
appoggio
alla
formula
politica
ispirata
da
Moro
,
all
'
attuale
quadro
politico
,
suggellando
con
la
manifestazione
d
'
unità
intorno
alla
sua
persona
una
scelta
vaticana
.
Non
è
un
mistero
che
gli
esperti
romani
parlano
di
un
«
cambiamento
»
del
Papa
,
dopo
l
'
allontanamento
di
monsignor
Benelli
,
e
di
un
suo
orientamento
diverso
rispetto
alla
politica
iniziata
da
Moro
.
Si
dice
poi
che
vi
sarebbe
conferma
di
ciò
nel
fatto
che
i
messaggi
vaticani
di
cordoglio
hanno
avallato
questa
tesi
,
dato
che
il
Papa
ha
scritto
a
Leone
,
il
cardinale
di
stato
Villot
ad
Andreotti
,
ma
poi
Papa
Montini
ha
inviato
un
suo
biglietto
a
Zaccagnini
.
Infine
,
nel
mondo
stesso
dei
vaticanisti
,
s
'
insiste
nel
descrivere
un
Vaticano
montiniano
avviato
verso
la
«
seconda
conciliazione
»
:
e
quindi
incline
ad
elevare
al
massimo
grado
la
figura
di
Moro
«
statista
»
per
rendere
meno
reversibile
l
'
esperienza
iniziata
a
Roma
.
Fino
a
che
punto
può
essere
vera
questa
ipotesi
?
Non
c
'
è
dubbio
che
ieri
essa
circolasse
tra
i
giornalisti
italiani
e
stranieri
,
inclini
a
farla
circolare
,
almeno
come
tale
.
Ma
resta
il
fatto
che
il
Papa
non
ha
parlato
dopo
la
cerimonia
,
come
si
annunciava
,
limitandosi
alle
parole
della
preghiera
scritta
di
suo
pugno
,
che
non
sono
certo
un
segnale
politico
,
che
trascendono
la
politica
contingente
con
un
messaggio
accorato
e
pieno
di
pena
.
Stanco
,
oppresso
da
una
angoscia
crescente
,
lasciò
la
basilica
con
un
frettoloso
saluto
al
presidente
della
Repubblica
e
ai
parenti
di
Moro
.
Si
chiuse
nella
macchina
affranto
lasciando
dietro
di
sé
nel
fosco
pomeriggio
romano
un
appello
tra
i
più
caldi
ricevuti
dall
'
Italia
durante
il
suo
pontificato
.
Non
è
difficile
immaginare
,
del
resto
,
che
il
Papa
deve
aver
valutato
per
primo
il
pericolo
che
dal
suo
breve
viaggio
oltre
il
Tevere
,
e
dalla
sua
decisione
di
compiere
un
gesto
senza
precedenti
,
nascessero
«
ipotesi
politiche
»
.
Anni
fa
,
quando
rilasciò
a
chi
scrive
la
prima
intervista
della
storia
della
Chiesa
,
Papa
Montini
non
nascose
il
dramma
che
rappresenta
«
parlare
dell
'
Italia
»
per
un
Papa
«
che
ami
il
paese
dov
'
è
nato
»
.
StampaQuotidiana ,
Sono
ormai
vecchi
discorsi
,
che
Guglielmo
Ferrero
va
ripetendo
da
parecchi
anni
a
questa
parte
e
nei
quali
usa
quanti
modi
e
toni
l
'
ingegno
versatile
e
la
pronta
e
vivace
abilità
dello
scrittore
scoprono
buoni
a
muovere
i
sordi
e
a
convincere
i
riottosi
.
Lo
storico
non
disdegna
i
più
diversi
espedienti
:
accusa
e
castiga
,
esorta
e
perora
,
incenerisce
i
reprobi
,
umilia
i
superbi
,
denunzia
il
male
,
indica
il
bene
e
quello
mette
sott
'
occhi
con
crudi
colori
,
a
nostra
mortificazione
e
questo
esalta
ed
allontana
,
perché
maggiore
sia
il
rimpianto
d
'
averlo
perduto
e
il
desiderio
di
riaverlo
.
Quando
i
fatti
non
lo
soccorrono
a
sufficienza
e
l
'
indagine
disinteressata
pericola
o
sta
lì
lì
per
giocargli
brutti
tiri
,
eccolo
rivolgersi
a
ogni
specie
di
risorse
polemiche
.
E
suscita
,
come
un
mago
,
d
'
ogni
parte
,
con
prodigalità
e
accortezza
mirabili
,
misteriosi
talsù
ed
antitesi
minacciose
,
attorno
ai
quali
,
con
lena
e
vena
ininterrotta
accumula
argomenti
su
argomenti
,
rievocazioni
storiche
e
proteste
moralistiche
,
sfuriate
filosofiche
e
diagnosi
politiche
,
ammonimenti
e
irrisioni
.
Un
materiale
vario
e
confuso
,
dal
quale
,
tratto
a
tratto
,
a
mo
'
di
preambolo
,
di
ripresa
o
di
conclusione
,
si
leva
,
scandita
dall
'
ansia
e
dalla
preoccupazione
,
la
sconsolata
profezia
della
imminente
catastrofe
.
Un
furore
di
verità
,
che
brucia
tutto
,
che
non
risparmia
niente
e
nessuno
:
re
e
apostoli
,
politica
e
filosofia
,
macchine
e
proletariato
,
capitalismo
e
democrazia
,
libertà
e
dittatura
.
Da
La
vecchia
Europa
e
la
nuova
,
alla
Tragedia
della
pace
,
a
questi
Discorsi
ai
sordi
,
i
motivi
sono
sempre
gli
stessi
:
la
corruzione
del
secolo
e
del
mondo
.
la
civiltà
delle
macchine
e
della
potenza
infinita
,
che
ruina
verso
la
catastrofe
finale
,
l
'
assenza
d
'
ogni
equilibrio
e
d
'
ogni
limite
,
la
necessità
,
quindi
,
di
porre
un
riparo
alla
precipitosa
e
precipitante
dissoluzione
,
suscitando
ex
novo
,
o
riprendendo
dalla
tradizione
,
alcuni
limiti
fondamentali
in
cui
consista
,
riposi
e
si
ordini
l
'
affannosa
fatica
degli
uomini
limiti
che
siano
misura
e
regole
all
'
azione
e
al
pensiero
,
all
'
arte
ed
alla
politica
,
che
frenino
gli
istinti
di
ribellione
,
licenza
e
potenza
,
diffusi
nel
mondo
e
tutto
sistemino
,
armonizzino
e
controllino
entro
leggi
ben
definite
e
argini
ben
costrutti
.
Ferrero
non
ha
pace
:
il
suo
spirito
insonne
è
travagliato
dai
mali
di
cui
soffre
l
'
umanità
e
per
cui
miseramente
,
giorno
per
giorno
,
decade
.
Dovunque
gli
accada
di
posare
gli
occhi
,
ecco
presentarsi
,
a
riprova
e
paradigmi
della
sua
tesi
,
i
termini
essenziali
e
drammatici
della
tragedia
in
cui
si
dibattono
gli
uomini
,
ad
un
tempo
creatori
e
vittime
di
quest
'
epoca
infernale
,
che
ha
il
culto
dell
'
officina
e
del
denaro
,
alimenta
l
'
illusione
della
libertà
,
persegue
il
miraggio
dell
'
abbondanza
e
che
fra
le
mille
altre
aberrazioni
,
s
'
è
foggiata
una
filosofia
barbarica
e
pretestuosa
,
«
che
per
accrescere
la
potenza
e
la
ricchezza
vuol
essere
libera
di
strapazzare
tutte
le
arti
,
dalla
guerra
alla
letteratura
,
dall
'
architettura
alla
storia
,
non
imponendo
più
nessun
grado
di
perfezione
e
perciò
adattandosi
ad
un
parziale
rimbarbarimento
»
.
In
questi
sedici
discorsi
poco
più
di
150
pagine
non
v
'
è
aspetto
e
momento
della
nostra
epoca
che
non
abbia
il
suo
rilievo
e
la
sua
condanna
.
I
mali
si
danno
la
mano
e
sfilano
così
,
uno
appresso
all
'
altro
,
legati
assieme
da
una
fondamentale
dipendenza
che
è
nella
loro
prima
e
comune
origine
.
«
La
realtà
non
è
che
un
sistema
di
limiti
.
Natura
limitata
,
l
'
uomo
,
per
essere
sicuro
della
verità
,
della
bellezza
e
del
bene
deve
crederci
;
e
non
può
crederci
se
non
sa
distinguerli
e
opporli
ai
loro
contrari
,
il
falso
,
il
brutto
,
il
male
;
e
non
può
distinguerli
e
opporli
se
non
li
spartisce
e
risolutamente
separa
,
invece
di
confonderli
,
con
una
linea
,
un
limite
,
una
definizione
»
«
Definire
viene
da
finis
che
vuol
dire
termine
o
confine
.
Se
i
limiti
sono
scancellati
o
confusi
anche
il
bene
e
il
male
,
la
verità
e
l
'
errore
,
il
bello
e
il
brutto
si
confondono
;
e
allora
,
come
la
volontà
può
desiderarli
o
respingerli
se
non
riesce
più
a
distinguerli
?
»
.
«
L
'
aspirazione
all
'
illimitato
finisce
per
necessità
nell
'
anarchia
delle
dottrine
e
nello
smarrimento
della
volontà
»
.
L
'
illimitato
:
ecco
il
male
dell
'
epoca
,
la
quale
,
così
nell
'
arte
,
come
nella
filosofia
,
nell
'
economia
,
nella
finanza
,
nell
'
amministrazione
politica
,
perseguendo
un
folle
sogno
di
grandezza
e
di
potenza
ha
sconvolto
ogni
ordine
materiale
e
morale
,
scomposto
l
'
equilibrio
sociale
,
negato
ogni
tradizione
,
corroso
le
fondamenta
dell
'
autorità
negli
Stati
,
rotta
la
misura
e
il
giudizio
del
bello
,
del
buono
,
dell
'
utile
,
del
vero
.
Di
fronte
a
tanta
perdizione
che
dilaga
e
travolge
tutti
,
uomini
e
Stati
,
popoli
e
continenti
,
l
'
ansia
del
domani
strugge
il
petto
del
profeta
:
«
Orzmund
e
Arimane
,
Dio
del
bene
e
Dio
del
male
,
chi
di
voi
ha
ragione
?
Onde
nasce
l
'
angoscia
atroce
che
torce
il
volto
del
mondo
?
Ritorniamo
nel
caos
o
ci
prepariamo
a
una
miracolosa
trasformazione
?
»
.
La
Sibilla
batte
alle
porte
del
destino
e
dagli
spiragli
,
intravede
qualche
speranza
,
laggiù
nel
remoto
avvenire
:
«
A
dispetto
dell
'
odio
e
della
paura
,
i
popoli
sono
fratelli
perché
hanno
bisogno
gli
uni
degli
altri
.
No
,
le
sofferenze
presenti
del
mondo
sono
il
travaglio
di
una
meravigliosa
unificazione
.
Noi
stiamo
per
toccare
la
metà
sublime
di
un
viaggio
di
quattro
secoli
...
»
.
Sia
resa
grazia
a
Dio
che
non
ci
abbandona
.
A
pagina
139
,
dopo
tanti
stragi
e
sconforti
,
avendo
guardato
tutto
il
male
del
mondo
e
tutte
le
piaghe
dell
'
umanità
,
il
respiro
mozzo
e
il
cuore
alla
gola
,
ecco
un
lontano
pezzo
di
sereno
,
una
timida
promessa
di
luce
,
un
po
'
d
'
azzurro
,
un
pizzico
d
'
illusioni
che
rinascono
dalle
ceneri
.
Sia
lodata
la
Provvidenza
che
pensa
lei
a
rimediare
agli
errori
e
alle
perversità
degli
uomini
.
E
diciamo
la
Provvidenza
perché
nessun
accenno
v
'
è
nel
libro
sul
come
l
'
umanità
,
bruciata
e
devastata
dalla
fame
insaziabile
dell
'
illimitato
,
riuscirà
a
trarsi
al
salvamento
che
il
Ferrero
ci
annunzia
,
a
ricostruire
l
'
equilibrio
delle
sue
parti
,
ad
accontentarsi
dopo
le
delusioni
dell
'
illimitato
,
d
'
un
modesto
e
domestico
limite
.
In
verità
tale
metamorfosi
,
onde
l
'
uomo
riamerà
ciò
che
aveva
amato
un
tempo
e
poi
disprezzato
e
che
purtroppo
s
'
ostina
ancor
oggi
a
disprezzare
,
non
potrà
essere
che
l
'
effetto
d
'
un
intervento
divino
.
Nel
quadro
che
il
Ferrero
fa
della
nostra
perfida
epoca
,
la
volontà
e
la
ragione
non
contano
:
sono
,
a
loro
scorno
,
sempre
le
vittime
di
se
stesse
.
E
i
cosiddetti
limiti
base
e
condizione
d
'
ogni
qualsiasi
equilibrio
sono
da
lui
concepiti
e
riguardati
non
come
idee
liberamente
accolte
e
accettate
dagli
uomini
e
quindi
capaci
di
autonomo
e
inesauribile
svolgimento
,
ma
quali
argini
posti
al
di
fuori
,
a
infrenare
contenere
e
dominare
lo
sviluppo
spontaneo
della
vita
e
della
coscienza
.
Sono
le
colonne
d
'
Ercole
della
storia
:
di
qui
non
si
passa
.
Se
pur
si
tratta
d
'
un
ritorno
al
mondo
di
Tolomeo
,
ne
saremmo
lieti
lo
stesso
.
Purché
,
finalmente
il
mondo
,
dopo
tanto
errare
,
trovi
la
sua
pace
e
Ferrero
,
dopo
altrettanti
triboli
,
la
sua
meritata
tranquillità
.
StampaQuotidiana ,
Questa
volta
era
giornata
di
sole
.
La
gente
vestita
col
vestito
buono
(
perché
questa
volta
era
anche
domenica
e
come
otto
milioni
di
telespettatori
sanno
,
domenica
è
sempre
domenica
)
,
la
gente
dunque
faceva
due
ali
sottili
,
fra
il
cancello
e
la
fontana
di
tufo
,
con
le
statue
e
le
aiole
,
che
sta
al
centro
della
piazza
.
C
'
erano
genitori
coi
figli
,
ragazzi
con
la
ragazza
,
vecchi
che
han
fatto
la
grande
guerra
e
applaudivano
gli
artiglieri
di
picchetto
col
chepì
e
la
coda
di
cavallo
;
c
'
erano
uomini
bassi
e
atticciati
,
neri
in
testa
e
bluastri
in
viso
che
parevano
-
ma
non
erano
-
barbieri
di
Molfetta
,
e
a
tratti
dicevano
:
«
Per
favore
indietro
»
.
Sul
cancello
due
carabinieri
alti
,
placcati
e
impennacchiati
,
pronti
a
fare
il
saluto
.
Entravano
solo
quelli
che
,
scendendo
di
macchina
,
facevan
vedere
la
tessera
.
L
'
attesa
fu
lunga
:
prima
arrivarono
le
motociclette
fischianti
della
polizia
stradale
,
con
sopra
gli
agenti
foderati
di
cuoio
,
poi
le
auto
:
cardinali
,
generali
,
autorità
.
Ma
la
macchina
del
presidente
la
riconobbero
solo
quando
era
già
passata
,
per
via
delle
bandierine
tricolori
sui
parafanghi
,
e
nessuno
ebbe
il
tempo
di
battere
le
mani
.
Una
delle
ragazze
parve
delusa
.
«
Tutto
qui
?
»
fece
.
E
lui
:
«
Il
meglio
è
dentro
,
sai
?
»
.
Dentro
avevano
montato
la
tribuna
e
al
microfono
fecero
i
discorsi
.
L
'
ingegnere
parlò
abbastanza
a
lungo
dell
'
azione
,
che
è
una
realizzazione
delle
più
profonde
aspirazioni
della
nazione
;
la
nazione
operosa
,
la
città
giustamente
orgogliosa
,
la
sua
gente
laboriosa
:
tesa
,
intesa
e
protesa
nell
'
attività
,
nella
fattività
e
nella
produttività
,
in
un
clima
più
ampio
,
quello
del
MEC
.
Il
ministro
tenne
un
linguaggio
più
acconcio
alla
sua
professione
tecnica
.
Infatti
parlò
di
tecniche
.
Di
tecniche
,
di
metodi
,
di
programmi
,
di
operatori
,
di
livelli
e
di
piani
,
nel
quadro
,
naturalmente
,
del
wc
.
Auspicò
anche
,
è
vero
,
ma
solo
alla
fine
:
per
il
resto
discorse
arane
un
libro
aziendale
,
recentissimo
e
tradotto
dall
'
americano
.
Il
presidente
li
stava
a
guardare
canuto
e
grave
.
Non
applaudì
:
solo
un
cenno
del
capo
.
Il
presidente
,
prima
della
Grande
guerra
,
è
stato
normalista
a
Pisa
,
e
ha
letto
le
prose
dei
maggiori
,
Aretino
compreso
.
Conserviamo
,
noi
,
la
scheda
con
cui
il
giovane
pontederese
chiedeva
in
prestito
l
'
opera
completa
del
suo
antico
corregionale
,
paesano
dell
'
uno
e
dell
'
altro
Fanfani
,
bisnonno
e
pronipote
,
linguista
il
primo
,
corporativo
il
secondo
,
ma
tutti
e
due
piccoletti
di
statura
.
Partiti
che
furono
presidente
,
generale
,
cardinale
,
autorità
,
carabinieri
placcati
e
impennacchiati
,
artiglieri
con
la
coda
in
testa
,
diedero
la
via
alle
turbe
e
in
un
baleno
fu
pieno
:
convenuti
da
ogni
paese
.
Gli
amici
,
quando
ti
scrivono
,
dicono
sempre
:
«
Vengo
su
in
aprile
.
Voglio
vedere
un
po
'
che
cosa
c
'
è
di
nuovo
,
quest
'
anno
»
.
Quest
'
anno
di
nuovo
c
'
erano
:
due
scimpanzé
di
Lombardi
,
amico
degli
animali
,
che
tentavano
di
spaccare
la
gabbia
di
vetro
a
spallate
;
il
vagone
della
metropolitana
con
le
gomene
come
un
autobus
;
il
padiglione
storico
;
un
ventilatore
tascabile
,
duecentotrenta
grammi
pila
esclusa
;
un
nuovo
tipo
di
tappo
per
tubi
da
dentifricio
;
un
modellino
di
appartamento
girevole
,
che
si
orienta
secondo
il
sole
;
una
soletta
speciale
per
difendere
i
piedi
dall
'
umido
;
tuia
fotografia
,
uso
famiglia
,
di
Ranieri
Grimaldi
e
Grace
Kelly
,
felicemente
regnanti
,
sulla
Principauté
de
Monaco
.
Per
il
resto
come
prima
:
formaggi
svizzeri
e
orologi
,
motori
a
turbina
grossi
come
case
,
la
trivella
della
Pignone
,
tappeti
colorati
e
pelli
di
pitone
,
e
un
altro
sacco
di
roba
,
esposta
su
di
un
fronte
(
dicono
gli
statistici
)
di
settanta
chilometri
,
quanto
basta
per
arrivare
a
Piacenza
.
Le
turbe
saranno
arrivate
,
al
massimo
,
fino
a
Lodi
,
poi
,
stanchi
morti
,
li
ritrovavi
fuori
,
seduti
sullo
scalino
del
marciapiedi
,
scalmanati
e
rossi
in
faccia
,
col
mal
di
testa
,
la
bocca
impastata
e
le
caviglie
gonfie
.
Le
donne
,
che
si
erano
messe
i
tacchi
a
spillo
per
l
'
occasione
,
si
levavano
le
scarpe
e
tenevano
i
piedi
nudi
su
di
un
foglio
di
giornale
.
StampaQuotidiana ,
MANILA
.
Imelda
Imelda
Imelda
for
president
.
Lo
gridano
per
le
strade
,
lo
hanno
scritto
sui
muri
e
sui
cartelli
.
È
questa
la
truce
fiaba
postnatalizia
che
è
dilagata
i
giorni
scorsi
sull
'
arcipelago
delle
Filippine
.
Ma
non
è
favola
,
è
realtà
.
Con
ottanta
capi
d
'
accusa
sulla
testa
che
.
se
provati
.
potrebbero
costarle
da
un
minimo
di
400
anni
di
carcere
a
un
massimo
di
900
,
la
signora
Marcos
si
è
ufficialmente
candidata
per
le
elezioni
presidenziali
dal
maggio
prossimo
.
È
stata
scelta
all
'
unanimità
e
lanciata
nella
mischia
dai
leader
del
Kilusan
Bagong
Lipunan
(
K
B
L
)
,
il
partito
del
defunto
presidente
Ferdinando
Marcos
.
Sotto
la
bandiera
dell
'
ex
First
Lady
potrebbero
schierarsi
,
oltre
ai
nostalgici
del
regime
,
tutti
coloro
che
sono
stati
delusi
dall
'
inefficiente
amministrazione
di
Corazon
Aquino
.
L
'
ipotesi
di
un
ritorno
di
Imelda
Marcos
all
'
attività
politica
ha
preso
consistenza
subito
dopo
il
rientro
nelle
Filippine
in
novembre
:
ma
non
sorprende
che
molti
,
allora
,
lo
ritenessero
improbabile
.
Perche
'
si
trattava
di
riaffidare
le
redini
del
potere
ad
una
donna
che
,
per
venti
anni
,
insieme
al
marito
,
aveva
dissanguato
il
Paese
e
il
cui
rimpatrio
.
dopo
quasi
sei
anni
di
esilio
.
era
stato
consentito
alla
sola
condizione
che
rispondesse
alla
giustizia
di
un
cumulo
di
reati
infamanti
come
evasione
fiscale
,
appropriazione
indebita
,
esportazione
di
capitali
all
'
estero
e
chi
più
ne
ha
più
ne
metta
.
Una
gran
Ladra
,
insomma
.
Proprio
così
,
con
la
L
maiuscola
.
Cominciata
in
sordina
col
rientro
di
Ferdinando
Jr
.
(
figlio
del
defunto
dittatore
)
il
30
ottobre
,
la
rimpatriata
dei
Marcos
nelle
Filippine
ha
avuto
il
suo
vertice
folgorante
il
4
novembre
scorso
,
quando
l
'
ex
First
Lady
è
apparsa
all
'
aeroporto
Ninoy
Aquino
e
si
è
inginocchiata
e
ha
baciato
la
terra
.
Il
processo
L
'
umiliazione
della
fuga
ignominiosa
nel
febbraio
dell'86
e
la
vergogna
di
dover
subire
ora
un
processo
pesante
non
parevano
aver
incrinato
la
solare
arroganza
di
Imelda
Marcos
(
anni
62
)
o
inserito
nella
sua
personalità
di
"
farfalla
d
'
acciaio
"
il
fluido
corrosivo
del
dubbio
e
del
rimorso
.
Il
procuratore
generale
della
Repubblica
,
Francisco
Chavez
,
ha
presentato
contro
di
lei
ottanta
capi
d
'
accusa
:
nella
speranza
di
ricuperare
parte
delle
sostanze
(
denaro
e
immobili
)
che
l
'
ex
famiglia
reale
ha
sparso
nel
mondo
,
come
i
350
milioni
di
dollari
custoditi
nelle
banche
svizzere
.
Ma
quando
si
presenta
al
tribunale
regionale
di
Quezon
City
per
ascoltare
la
lettura
delle
incriminazioni
che
la
riguardano
e
che
l
'
avvocato
Chavez
elenca
imperterrito
,
Imelda
sembra
appena
uscita
da
un
bagno
di
schiuma
.
Il
bianco
luminoso
del
vestito
che
indossa
è
appena
ravvivato
da
un
foulard
rosso.blu
e
le
dita
delle
mani
che
minuti
prima
hanno
disinvoltamente
accettato
il
rito
delle
impronte
stanno
ora
avvinghiate
ai
grani
del
rosario
.
Regalmente
,
Imelda
respinge
ogni
accusa
col
solo
movimento
della
testa
.
Poi
,
ai
giornalisti
che
le
chiedono
se
abbia
paura
del
carcere
,
risponde
cortesemente
:
"
Non
c
'
è
un
posto
in
tutte
le
Filippine
dove
mi
possano
incarcerare
.
Non
ho
paura
.
Credo
nella
giustizia
divina
"
.
Però
anche
Dio
dovrà
essere
molto
paziente
e
misericordioso
con
la
signora
Marcos
,
col
suo
defunto
marito
e
coi
figli
,
pure
incriminati
.
Tuttavia
,
il
cospicuo
deposito
in
Svizzera
potrà
rimanere
congelato
ed
eventualmente
restituito
ai
legittimi
proprietari
.
i
filippini
.
soltanto
se
Manila
riuscirà
a
provare
che
è
stato
illegalmente
accumulato
.
E
qui
tutti
temono
la
lentezza
del
locale
meccanismo
processuale
.
Certo
,
l
'
elenco
circostanziato
dei
capi
d
'
accusa
lascia
sbigottiti
e
mette
a
nudo
il
cinismo
e
la
totale
mancanza
di
scrupoli
con
cui
Marcos
e
la
moglie
hanno
agito
per
vent
'
anni
grazie
alla
copertura
della
presidenza
,
spinti
solo
da
un
'
insaziabile
ingordigia
e
dall
'
ambizione
personale
:
una
diabolica
"
coppia
reale
"
che
incamera
milioni
di
pesos
destinati
agli
scolari
poveri
delle
piantagioni
di
coconut
;
che
gioca
sul
dollaro
creando
uno
"
shortage
"
artificiale
,
che
le
frutta
in
un
lampo
75
milioni
di
dollari
;
che
induce
la
Banca
Centrale
a
concedere
prestiti
favolosi
a
ditte
private
,
"
amiche
"
del
Presidente
;
che
deposita
25
milioni
di
dollari
nella
succursale
di
New
York
della
Philippine
National
Bank
perche
'
la
First
Lady
non
sia
a
corto
di
liquido
quando
va
a
fare
lo
shopping
nella
Quinta
Strada
;
e
che
infine
,
dopo
aver
tanto
rubato
,
fugge
dal
Paese
di
notte
caricando
sull
'
elicottero
22
casse
di
valuta
straniera
e
locale
:
sfortunatamente
,
non
c
'
è
posto
per
le
tremila
paia
di
scarpe
che
Imelda
abbandona
nel
palazzo
di
Malacanang
,
affrontando
scalza
l
'
esilio
.
Dietro
l
'
aberrante
immagine
di
questa
coppia
predatrice
e
sanguisuga
,
c
'
è
un
altro
aspetto
,
dei
Marcos
,
di
cui
i
tribunali
non
si
stanno
ora
occupando
:
ed
è
l
'
invereconda
manipolazione
del
potere
politico
che
ha
consentito
al
dittatore
di
sopravvivere
per
tanti
anni
.
Su
questo
la
Storia
ha
già
espresso
il
suo
giudizio
,
che
è
pesante
.
Delitti
Ma
il
ritorno
di
Imelda
nelle
Filippine
non
poteva
non
evocare
lo
spettro
degli
anni
di
piombo
e
della
legge
marziale
;
e
tuttavia
nessuno
si
meraviglia
se
,
sbarcando
all
'
aeroporto
di
Manila
dove
nell'83
venne
trucidato
Benigno
"
Ninoy
"
Aquino
,
marito
di
Corazon
e
irriducibile
avversario
di
Marcos
,
l
'
ex
First
Lady
non
abbia
provato
alcuna
emozione
.
La
"
farfalla
d
'
acciaio
"
recitava
ancora
una
volta
i
misteri
gaudiosi
.
Nessuno
dubitava
che
l
'
assassinio
di
Ninoy
era
stato
deciso
e
"
preparato
"
nei
meandri
di
Malacanang
,
anche
se
fu
impossibile
accertarlo
:
ma
quel
momento
coincise
col
risveglio
della
coscienza
popolare
e
con
l
'
ascesa
di
Cory
e
del
"
people
'
s
power
"
,
che
avrebbero
invaso
le
Filippine
coi
vessilli
gialli
e
spazzato
via
Marcos
.
Al
suo
rientro
,
Imelda
,
si
presenta
come
la
vittima
di
Corazon
e
della
sua
perfidia
umano.politica
.
È
povera
.
È
Cenerentola
.
All
'
aeroporto
confessa
:
"
Non
ho
più
un
soldo
,
sopravvivo
grazie
agli
oboli
degli
amici
"
.
Però
è
appena
sbarcata
da
un
Boeing
,
noleggiato
alle
Hawaii
per
600
mila
dollari
,
e
il
suo
seguito
è
quello
di
un
capo
di
Stato
.
Va
ad
abitare
al
Philippine
Plaza
Hotel
,
dove
requisisce
l
'
undicesimo
piano
per
sistemare
,
in
60
stanze
,
il
suo
entourage
:
lei
si
contenta
della
Suite
Imperiale
.
Da
questo
fortino
di
lusso
,
pacchianamente
superaddobbato
per
le
feste
,
Imelda
dirige
la
sua
campagna
elettorale
.
Blas
F
.
Ople
,
editoralista
di
un
quotidiano
popolare
ed
ex
ministro
di
Marcos
,
sostiene
che
Imelda
è
la
sola
persona
in
grado
di
mettere
insieme
l
'
Opposizione
.
Occorrono
,
tra
l
'
altro
,
37
milioni
di
dollari
per
la
campagna
elettorale
,
che
l
'
ex
Fist
Lady
ha
nelle
preziose
borse
di
pelle
,
firmate
dai
migliori
stilisti
.
Nella
sua
scia
,
sono
in
molti
adesso
.
I
politici
del
voltafaccia
che
,
nell'86
,
rinnegarono
Marcos
e
si
buttarono
nel
campo
dell
'
Aquino
.
Uno
squallido
personaggio
come
Salvador
Laureal
,
che
divenne
vice
presidente
dell
'
attuale
governo
e
poi
diede
il
bacio
di
Giuda
a
Cory
,
andando
all
'
aeroporto
per
congratularsi
con
l
'
ex
First
Lady
che
tornava
;
o
come
l
'
estremo
rettile
delle
Filippine
,
Juan
Ponce
Enrile
,
ex
ministro
della
difesa
,
che
fu
uno
degli
artefici
della
rivoluzione
di
febbraio
e
che
vidi
arrivare
,
il
mitra
in
mano
,
nel
campo
Aguilaldo
dei
rivoltosi
e
che
ora
ha
calato
le
brache
e
continua
ad
agitarsi
sui
banchi
dell
'
Opposizione
,
piccolo
e
isterico
.
Enrile
sostiene
che
Imelda
ha
grosse
chances
a
Manila
,
nelle
regioni
settentrionali
e
nelle
Visnayas
orientali
,
sua
patria
d
'
origine
.
Nessuno
sa
come
andrà
a
finire
.
Imelda
,
che
definisce
Enrile
con
le
iniziali
J.E.
(
Judas
Escariot
)
per
il
suo
tradimento
nell'86
,
basa
le
sue
speranze
sull
'
accoglienza
che
i
disperati
di
baraccopoli
immonde
e
letamai
umani
come
Tondo
.
delusi
dall
'
inefficienza
dell
'
attuale
governo
.
le
hanno
riservato
.
La
gestione
di
Corazon
Aquino
ha
certamente
deluso
,
ma
il
comportamento
della
signora
Marcos
rasenta
,
raggiunge
e
supera
il
marchio
dell
'
infamia
.
Il
suo
regno
d
'
influenza
e
di
vita
era
vastissimo
,
ma
ne
erano
esclusi
i
tagliatori
delle
canne
di
zucchero
delle
Negros
o
i
peones
di
Mindanao
.
Era
pure
escluso
il
sindaco
di
Zamboanga
,
Cesar
Climaco
,
che
aveva
deciso
di
non
farsi
tagliare
i
capelli
fino
a
quando
Marcos
non
avesse
rimosso
la
legge
marziale
.
Aveva
scritto
al
dittatore
,
di
cui
un
tempo
era
amico
:
"
La
sola
cosa
onesta
in
queste
isole
sono
questo
paio
di
coglioni
che
mi
porto
intorno
"
.
Lo
uccisero
sparandogli
nella
nuca
,
mentre
stava
avviando
il
motorino
.
Cosa
poteva
importare
,
a
Imelda
,
di
Climaco
?
Lei
andava
per
shopping
allo
Harrods
di
Londra
,
al
Bloomingdal
'
s
di
New
York
,
al
Takashimaya
di
Tokio
,
alla
Liberty
House
di
Honolulu
.
E
poi
Bond
Street
,
Fauburg
St
.
Honore
'
,
via
Condotti
.
Le
scarpe
da
Ferragamo
,
i
gioielli
da
Bulgari
.
E
aveva
il
diamante
più
grosso
del
mondo
(
lo
Idol
'
s
Eye
)
,
pagato
con
5
milioni
e
500
mila
dollari
di
puro
sangue
e
sudori
filippini
.
La
gente
muore
per
le
strade
e
lei
fa
costruire
a
Manila
14
alberghi
di
lusso
.
Il
suo
mito
era
Hollywood
,
la
sua
molla
erotica
gli
eroi
dello
schermo
,
come
George
Hamilton
.
Ed
ecco
,
dentro
questo
vuoto
immane
che
è
la
sua
vita
,
germinare
il
progetto
di
un
festival
cinematografico
che
oscurasse
la
gloria
di
Cannes
e
di
Venezia
.
Ma
occorre
costruire
.
e
in
fretta
.
un
palazzo
del
cinema
degno
dell
'
occasione
.
Ottomila
operai
(
era
l'82
)
lavorano
24
ore
su
24
.
Ma
a
un
certo
punto
le
impalcature
crollano
e
crollano
i
muri
.
Sotto
le
macerie
e
il
cemento
ancora
caldo
c
'
è
un
cimitero
.
Nessuno
saprà
mai
quanti
sono
i
morti
.
Imelda
ordina
di
continuare
i
lavori
,
la
scadenza
va
rispettata
.
E
a
queste
mani
,
così
gentili
e
rapaci
che
una
parte
dei
filippini
affida
ora
il
proprio
destino
.
E
allora
buon
anno
e
buona
fortuna
.