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L'assedio cominciò da Chiesa ( Buccini Goffredo , 1992 )
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Tutto cominciò con un mariuolo . " Questo Chiesa , sbottò Craxi con i compagni , rischia di rovinarci le elezioni " . In effetti , nell ' armadio del Psi milanese quel presidente di vecchi e orfani beccato con le mani nel sacco . e con dieci miliardi in banca . era davvero uno scheletro imbarazzante . Il 5 aprile era alle porte , e l ' arresto di Mario Chiesa ( 17 febbraio ) pesava come un macigno sulla campagna elettorale : anche perche ' veniva a dar corpo a sussurri che , sul Garofano di Milano , circolavano da tempo . Ma temendo un semplice calo di voti , Bettino Craxi peccava di ottimismo . Si preparava ben altro . Si preparava un assedio che la magistratura stava studiando con cura , con la strategia d ' un von Clausewitz e con l ' accanimento d ' un Robespierre . Prima i boiardi e poi lo zar , per usare le parole del giudice Ghitti . L ' obiettivo era scardinare il sistema della corruzione . E , come tutti i buoni strateghi , i magistrati hanno cominciato attaccando i soldati semplici , per poi arrivare agli ufficiali e quindi a quello che secondo loro è il capo supremo . Sarà forse un caso , ma da mesi la Procura milanese faceva terra bruciata intorno a Bettino Craxi , faceva cadere a uno a uno tutti i suoi fedelissimi . Il primo , appunto , è stato Chiesa . Un pesce che sembra piccolo , ma che tanto piccolo non era . Come lui stesso ha fatto mettere a verbale , aveva diritto d ' accesso alla real casa e nei suoi sogni ( neanche tanto proibiti , allora ) c ' era la poltrona di sindaco . Proprio lui si era esposto per sostenere la candidatura di Bobo Craxi alle ultime amministrative . Il 2 maggio , il secondo passo di avvicinamento . Arrivano informazioni di garanzia agli ultimi due sindaci socialisti di Milano , Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri . Il primo non è proprio un uomo di Craxi ; ma il secondo del segretario socialista è addirittura il cognato . E toccare Pillitteri vuol dire , perlomeno , sfiorare Craxi . Mai la Procura aveva osato tanto . Ma non basta . Il 6 maggio finisce in galera Sergio Radaelli , consigliere della Cariplo . Al grosso pubblico il suo nome non dice niente : ma alla federazione socialista di corso Magenta , quando arriva la notizia delle manette a Radaelli , sono in molti a tremare . Radaelli è uno dei cassieri del partito , molte mazzette passano dalle sue mani . Ha l ' ufficio insieme con Pillitteri in piazza Duomo 19 : al piano di sopra c ' è lo studio di Craxi . Si rivela una mina vagante : parla subito , svela un conto plurimiliardario in Svizzera , accusa Tognoli e Pillitteri . Ormai è una valanga , che il 9 giugno porta in carcere un altro uomo di Craxi : Claudio Dini , per cinque anni presidente della Metropolitana Milanese . Dini nega tutto e , dopo due mesi a San Vittore , torna in libertà . Almeno lui non ha disseminato verbali che scottano . Questa volta ai giudici non è andata bene . Ma la manovra di accerchiamento continua : c ' è un ordine di cattura anche contro l ' architetto Silvano Larini , amico di Bettino Craxi da un trentennio . Gli si contestano le stesse mazzette che avrebbe preso Dini . Ma anche Larini non dà soddisfazione a Di Pietro e ai suoi soci : è all ' estero , e si guarda bene dal tornare . Non è l ' unico ad avere scelto la strada della fuga : suo compagno d ' avventura è Giovanni Manzi , presidente della società che gestisce gli aeroporti milanesi . Anche lui , uomo vicinissimo a Craxi . E il 26 giugno quando crollano i vertici regionali del Psi . In carcere finiscono Andrea Parini , segretario politico , e Oreste Lodigiani , segretario amministrativo . Lo stesso giorno viene firmato un avviso di garanzia per il deputato Sergio Moroni , predecessore di Parini , che poi si suiciderà . Il 30 luglio a San Vittore finisce Loris Zaffra , capogruppo a palazzo Marino , ex segretario regionale del partito , anche lui craxiano di ferro . Ma al momento dell ' arresto di Zaffra , il " botto " c ' era già stato . E del 16 luglio , infatti , la cattura dell ' ingegner Salvatore Ligresti , big della finanza italiana , padrone di imprese edili , società di assicurazioni , cliniche , alberghi , autostrade . Sono in molti a pensare che Ligresti debba la sua fortuna a Craxi e che Craxi debba almeno una parte della sua a Ligresti . " Bettino mi telefonò chiedendomi di dare un finanziamento di 300 miliardi a Ligresti " , ha detto ai giudici l ' ex presidente della Banca Nazionale del Lavoro Nerio Nesi . E solo una testimonianza dei rapporti fra l ' ingegnere e il segretario . E forse è proprio il 16 luglio che Craxi ha cominciato a sentirsi terribilmente solo .
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Questi due scrittori , per quanto diversi di temperamento , se non di cultura , e diversi , sopratutto , per gli obiettivi che si propongono , li associamo in questo breve discorso perché le loro voci suonano , sia pure da opposti orizzonti , caratteristiche del nostro tempo . V ' è lo stesso acuto scontento dell ' ieri e dell ' oggi , che preme e incalza una stessa ansia del domani . Nessuna verità dolorosa della nostra storia essi si rifiutano di vedere e scoprire : ad una ad una le rintracciano tutte , nella serie delle nostre fortune e delle nostre sventure , con un certo acre desiderio di bene e di fede , che li ha sospinti e consigliati all ' opera e che li volge all ' avvenire , il cuore carico di passione e di speranza . Guardiamoli un pò da vicino , questi figli del tempo , nati e cresciuti alla conoscenza e all ' esperienza della storia quando la scettica e pigra generazione del '14 ritrovava i valori essenziali della vita nell ' estremo sacrificio della guerra : guardiamoli in faccia e vi troveremo di che confortare la nostra amarezza e la nostra fede . In un breve opuscolo di un centinaio di pagine , ( Rivoluzione protestante – Piero Gobetti editore , Torino 1925 ) , Giuseppe Gangale vede la crisi italiana essenzialmente come problema religioso da risolvere contro la Chiesa e contro il Cattolicesimo . « Il Cattolicesimo – egli scrive alla prima pagina – è il male d ' Italia . Cattolicesimo prima di essere istituto è mentalità . Il riformismo , l ' accomodantismo , il gradualismo o peggio , il quietismo morale religioso politico sono caratteristiche di questa » . In un ' altra pagina aggiunge e chiarisce : « Noi non abbiamo Patria perché non abbiamo Riforma religiosa , che sola unifica , cementa le regioni e gli spiriti , sola dà il senso messianico del compito da adempiere » . Ancora in altro luogo dell ' opuscolo , scrive : « La Chiesa dice di essere al di sopra della Storia , noi diciamo che è al di fuori ; l ' una e l ' altra formula possono accordarsi in quanto la Chiesa è al di fuori appunto perché volle mettersi al di sopra della Storia trattando questa come materia da sottomettere ed assorbire . Il protestantesimo , invece , che ha scoperto essere la Chiesa ideale fatta solo come mito , e in perpetuo farsi nell ' attività operosa della storia , sente di aderire perfettamente alla storia , anzi di essere esso stesso la storia » . E conclude , raccogliendo i risultati della sua critica : « È inutile farsi illusioni . Il Cattolicesimo è espressione di un ' altra civiltà , cioè di un ' altra cultura , di un ' altra politica , di un ' altra economia . Dal Rinascimento in qua , esso , come il paganesimo sopravvisse parecchi secoli al suo ciclo , dura ma è compiuto » . La posizione del Gangale , come si vede dai brani citati che sono riassuntivi della sua critica al Cattolicesimo , per così dire , in funzione italiana , è intransigente , rivoluzionaria . L ' Italia non potrà conquistarsi una modernità politica , economica , morale , non potrà esprimere e sviluppare una sua originalità nazionale , non potrà infine creare uno Stato che di questa originalità sia assieme l ' interprete e il fattore operoso , se non mettendosi a pari con le grandi democrazie inglese , americana e tedesca , che alla modernità economica e politica , all ' originalità nazionale , allo Stato , arrivano attraverso e dopo la rivoluzione religiosa . Come accade a tutte le posizioni intransigenti , anche questa del Gangale appare e finisce per essere dommatica . Tanto che il suo acume critico , ricco di buona e sostanziosa cultura storica e filosofica , è portato - diremmo costretto – per la foga della tesi e per la volontà di provarla ad ogni costo , a trascurare certe piccole verità che sono orientatrici della storia italiana . E si potrebbe cominciare col domandargli : è proprio vero che tutti gli stati moderni sono nati da e per la Riforma religiosa ? E se ciò fosse vero , secondo la tesi , cara soprattutto al pubblicismo tedesco e di qui importata tra di noi , come e perché è accaduto che l ' Italia , che pure ha conquistato la sua unità e il suo Stato e con quella e con questo ha retto alla prova della guerra , è rimasta ed è nella sua grande maggioranza assente al problema religioso com ' è visto e pensato dall ' Autore ? Ed ancora : crede proprio il Gangale che il Cattolicesimo o meglio la Chiesa , abbia ancor oggi nella storia in genere e in quella italiana in ispecie , una funzione ed un ' efficienza attuali ? o non piuttosto che essa sopravviva , come ottimamente il Gangale afferma , « espressione di un ' altra civiltà , d ' un ' altra cultura , di un ' altra politica , di un ' altra economia » , momento formale ed estrinseco d ' una forza e d ' una tradizione , del tutto esaurite ? Se il Gangale è portato fatalmente a una concezione esclusiva e dommatica del problema religioso , fuori del quale egli non vede salvezza e dal quale fa dipendere tutti gli altri problemi della nostra storia , Mario Vinciguerra conclude il suo Un quarto di secolo ( Piero Gobetti editore , Torino , 1925 ) con animo più sereno e più promettente . In un centinaio di pagine agili e vivaci , il Vinciguerra tratteggia , nei suoi esponenti più significativi , la crisi della cultura e del pensiero che ha caratterizzato e caratterizza il « quarto di secolo » . Dal dannunzianesimo al neo - cristianesimo , dall ' intuizionismo , all ' idealismo crociano , la cui intima unità e continuità di pensiero , come ben dice il Vinciguerra , è malauguratamente sfuggita agli italiani , al panlogismo gentiliano , giù sino alle esaltazioni dell ' attivismo individualista e relativista , ansia febbrile e irrimediabile del « sempre migliore e sempre maggiore » , il Vinciguerra rintraccia i momenti tipici ed essenziali attraverso cui è pressata la cultura di quest ' ultimo venticinquennio . Con quali risultati ? « Oggi siamo a questo : – risponde il Vinciguerra – che abbiamo perduto il senso dell ' uomo completo , cioè animale ragionevole . L ' uomo d ' oggi è eminentemente animale . Perché l ' equilibrio si ristabilisca , bisogna che l ' equivoco sia dissipato e che la cultura ristabilisca effettivamente una linea di continuità con tutto il pensiero del secolo XIX , riconoscendo quali furono i fondamenti di quello : l ' imperativo categorico kantiano e l ' ispirazione sociale di Faust . Quando avranno bevuto nuovamente alle fonti della propria tradizione ed avranno ripreso la propria sanità , allora è probabile che gli uomini di oggi costruiranno qualche cosa per l ' avvenire » . Sì : un ordine , oggi , non può esprimersi che da una concezione fortemente morale ed unitaria della vita . La caccia al frammentario , al superfluo , allo strano , al mostruosamente grande e bello e tutti i feticismi dell ' atto puro e della relatività hanno rotto e corrotto quel poco di organico e serio che la cultura nell ' ultimo '800 e agli inizi del '900 aveva creato e prodotto nello spirito italiano . Un ordine morale , come coscienza individuale e sociale : ecco il bisogno del tempo al quale tendono , sia pure per vie e mete diverse , il Gangale e il Vinciguerra . Forse né il ritorno a Kant né la riforma protestante ci daranno quell ' ordine . Ma certi problemi basta affermarli e sentirli come esigenza dello spirito . La storia , creazione nostra e di tutti , penserà al resto .
TATÀ PARTENZA SI CHIAMA LA FIGLIA ( Bianciardi Luciano , 1953 )
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In poche zone come nella Maremma toscana , forse solo in Romagna , è diffuso il fenomeno dell ' anarchia onomastica , l ' abitudine cioè , specie nei ceti popolari , di dare ai propri figli nomi insoliti , storpiati , o addirittura inventati di sana pianta . In pochi altri luoghi si impongono nomi così lontani dall ' uso comune : e forse la ragione centrale sta nel fatto che queste terre non trovano , almeno sul piano del costume , la forma limitatrice delle tradizioni . A Napoli , per esempio , non è pensabile che si battezzi un Oscuppe od un Iconoclasta ; qui accade con una frequenza superiore ad ogni immaginazione , ed ogni padre , specialmente se contadino , finisce col considerare un vanto l ' aver scovato , od anche creato , un nome insolito , anzi unico . Tentiamo di dare un primo ragguaglio su questo fenomeno , registrando i soli casi , per così dire , clamorosi , tutti peraltro verificati negli uffici di stato civile . C ' è una prima serie , la meno insolita , di cognomi celebri imposti in funzione di nomi : oltre ai già noti Menotti , Ricciotti , Mameli , Bixio , Oberdan , si ha Mazzino , Garibaldo , Vasintone ( registrato in questa forma , ma evidentemente il padre intendeva Washington ) , Loria e Labriola ( ambedue donne ) , Troschi ( ed anche Troschino ) , Cafiero ed in fine Timoscenco . Quest ' ultimo caso , registrato nel dopoguerra , dimostra che il genitore non va dietro soltanto al suo sentimento ed alla sua passione politica , ma cerca anche , nel nome , una certa aulicità sonora . Assai importante l ' influsso di vicende storiche , che portano a far uso di nomi di città memorabili per fatti d ' arme : è il caso di Magenta e Mentana ( donne , come quasi tutti i nomi che escono in a ) Solferino ( e Solferina ) , Lissa , Adua ( più fortunata nel '94 che nel '36 ) , Tripoli , Derna , Gradisca , Oslavia , Tolmino , Gorizia , Trieste , Trento , Trentino , Zara , Dalmazia , Stelvio . Si riferisce alla Prima guerra mondiale anche un non infrequente Armistizio . La Seconda guerra mondiale non ha dato alcun risultato in questo senso . Elvezio ed Elvetica , insieme a Ginevra , testimoniano del neutralismo del padre , ed un significato politico vogliono avere i nomi Russia , Russo , Est , Oriente ( forse con allusione massonica ) ed Imola . Senso puramente geografico hanno invece Danubio , Lepanto , Lugano , Parigi , Asia , Brema , Caledonia , Norge . La passione politica è esplicita in nomi come Comunista , Comunardo , Libertario , Socialino , Realino . Altri nomi sono tratti dalla Bibbia e dalla storia della Chiesa , ed ecco infatti Aronne , Geremia , Mosé , Josafat , Assuero , Lattanzio , Aniceto , Edeva ( cioè Eva : ma la dizione corrente « Adamo ed Eva » ha provocato questa deformazione ) e poi Agavito ed Eusepio ( cioè , rispettivamente , Agapito ed Eusebio ) . Dalla poesia classica nascono invece Anchise , Astianatte , Antenore , Asdrubale , Argo , Climene , Merope , Eschilo , Iside , Iride . Molto curioso è il caso di Enea e Didone , attribuito al maschio il primo e il secondo alla femmina ; e così sono femminili sia Leonida che Lisicle . La letteratura moderna , oltre ad Ofelia , dà luogo a Dumas , Vittorugo , Atala , Gusmano , Mustiola , Antinesca , Fancon . Del resto anche il cinema , ai giorni nostri , e la letteratura ( molto spesso , purtroppo , quella deteriore dei fumetti ) esercitano una loro influenza , e generano Rossano , Luana , Loretta , Mirna , Loredana , Patrizia , Donatella , Antonella , Tiziana , Daniele e Daniela , che sono appunto i nomi che più spesso ricorrono nei registri di stato civile di questi anni . L ' opera lirica , dal canto suo , determina Norma , Tosca , Aida , Rigoletto , Semiramide , Jone e Figaro . Accade spesso che il nome insolito , di origine biblica e letteraria , venga registrato in forma inesatta , ed in questo modo si spiegano Atide , Eufrosina , Aristea , Eraclite , Ergenide , Eduvige . Altri nomi , e sono i più , sono del tutto inventati , ma pur conservano un suono illustre : Albizo , Ancherio , Gioeffa , Anzicora , Arsede , Filigardo , Gerid , Arpalicec , Clite , Toschino . In alcuni casi si dà il nome in virtù : Probo , Consiglio , Umiltà , Bonaria , Pazienza , Speranza e Fede . Una Temi si vorrebbe classificarla fra i nomi di origine mitologica , ma il nome della madre ( Mite ) ci avverte che si tratta solo di un anagramma , ma ci sono , e non infrequenti , i semplici fonemi senza significato come Urlo , Irio , Erio , Ado , Edo , Achio , Oleva , Pea . Ed infine i casi limite , estremi , i nomi grotteschi . Ecco due gemelli che si chiamano Dazio e Consumo . Altri due gemelli , maschio e femmina , han preso il nome dalle ultime due parole che concludevano i bollettini di guerra , cioè Firmato e Cadorna . Ecco un Differente , un Brio , un Idolo , un Amorino , un Sostegno ( in senso ben augurante per la vecchiaia del padre ) ed ecco Aria , Magnaboschi , Levriero , Avventore e Viva . Raspoline , Malandrino e Celebrino sono giustificati dal cognome , a cui il padre li ha voluti assimilare ( sullo schema , per esempio , di Martino Martini ) . A Pitigliano , in una famiglia di contadini con 16 figlioli , addirittura non esistono nomi , ma solo numeri secondo l ' ordine di nascita : si va infatti da un Primo ad un Sedicesimo . Il padre che vuole ufficialmente chiudere la sua procreazione battezza il figlio Ultimino , oppure , quasi per autoammonirsi chiama la figlia Finimola ( vale a dire « finiamola , facciamo punto e basta » ) . Non è facile spiegarsi perché un bambino risulti allo stato civile sotto i nomi Secondo , Terzo , Mezzogiorno . Mentre , e concludiamo , è rimasto proverbiale il caso di un padre che , a lungo incerto sul nome da scegliere per la figlia , trovò ispirazione nello squillo di tromba di uno spazzino e decise per Tatà . L ' ufficiale di stato civile , celiando , aggiunse : « E perché non anche partenza , arrivederla ? » . E fu così : oggi , quindi , esiste una signora ( o signorina ) che risponde appunto ai tre nomi di Tatà Partenza Arrivederla .
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" Buongiorno , sono Craxi Benedetto ... eccovi il mio passaporto " . Si ' , prima o poi Bettino finira ' per trovarsi di fronte ai poliziotti , a recitare questa pie ' ce amarissima . A loro dovra ' consegnare quel documento glorioso e un po ' spiegazzato , che gli ricorda certo tanti viaggi da mattatore e che adesso e ' diventato quasi carta straccia . Prima o poi dovra ' farlo . Meglio prima . Perche ' se tardasse troppo , i giudici di Milano potrebbero decidere di rilanciare e di firmare per lui addirittura un ordine di cattura . Per l ' ex segretario socialista sono tempi duri e malinconici . Due magistrati , ieri , hanno deciso di togliergli il passaporto . Il gip Italo Ghitti , vecchio regista degli arresti di Mani pulite , per le mazzette dell ' Enimont e dell ' Enel . E il gip Maurizio Grigo , per la spintarella che Craxi e compagni avrebbero dato alle gia ' traballanti casse del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi . Secondo il codice , quella " spintarella " si chiama concorso in bancarotta fraudolenta , visto che il Banco falli ' dopo essere stato spogliato dalle dissennate iniziative di Calvi e dall ' assalto di politici , massoni e faccendieri . Per questa storiaccia , secondo Grigo , il ritiro del passaporto e ' solo un contorno . I guai non arrivano mai soli e dunque il giudice , proprio per il crac dell ' Ambrosiano , ha deciso di rinviare a giudizio Bettino . Con Craxi dovranno presentarsi sul banco degli imputati , il 16 giugno , l ' ex delfino socialista Claudio Martelli , il capo piduista Licio Gelli , l ' ex vicepresidente dell ' Eni Leonardo Di Donna e l ' architetto Silvano Larini . In ballo ci sono i sette milioni di dollari versati da Calvi , attraverso il solito schermo di societa ' panamensi , sul conto Protezione , numero 633369 della banca Ubs di Lugano . Quel conto era intestato a Larini , amico di Craxi sin dai tempi della giovinezza . E proprio Bettino , durante un ' ormai storica passeggiata a tre ( quel giorno c ' era pure Martelli ) ne aveva chiesto la disponibilita ' al vecchio compagno per fare " una certa operazione " . Silvano , sempre gentile , aveva snocciolato il numero di conto , Claudio aveva preso nota . Tutti a giudizio , adesso : perche ' , gira gira , i quattrini uscivano dalle casse dell ' Ambrosiano ed erano diretti al Psi . Per tutti gli imputati c ' e ' il divieto d ' espatrio . Craxi reagisce . Gia ' aveva proclamato la sua innocenza nell ' intrigo del conto Protezione . Cosi ' , ora , il rospo del passaporto non ha nessuna voglia di ingoiarlo . E , attraverso i suoi portavoce di Roma , fa diffondere una nota : " Tutti sapevano benissimo dove sono , dove vado e dove abito " . Certo . Ma adesso dov ' e ' ? Ieri pomeriggio non e ' stato possibile rintracciarlo per notificargli il provvedimento . I toni di Bettino sono , prima , amari : " Di fronte all ' autorita ' giudiziaria , al Parlamento e al Paese ho sempre usato il linguaggio della verita ' . Cosa che non hanno fatto altri , cui non e ' stato certo riservato lo speciale trattamento che e ' toccato a me " . Poi , piu ' duri : " E una condotta discriminatoria , politicamente strumentale e moralmente odiosa ... Non c ' era nessuna ragione nuovamente insorta che potesse portare a richiedere la misura che e ' stata richiesta , addirittura in modo ripetuto , in un concerto persecutorio del tutto evidente . Nessuna ragione e nessuna giustificazione convincenti . Contro ogni azione che ha solo un carattere persecutorio io intendo continuare a difendermi " . Infine , ecco il richiamo ai princi ' pi : " Lo faccio e lo faro ' non solo per me , ma anche perche ' l ' uso equilibrato e giusto del potere giudiziario rappresenta una barriera di civilta ' per tutti " . Fin qui Bettino . Ma le amarezze per lui continuano , in questa giornata nera . Cosi ' , dall ' ordinanza del gip Ghitti , filtra qualche particolare . Il ritiro del passaporto e ' motivato con il pericolo di fuga . E il gip ricorda le case e i conti all ' estero dell ' ex leader . Conti all ' estero ? Quali ? Il riferimento , indiretto , e ' all ' ormai famoso conto Hambest . Si ' , il conto lussemburghese al centro di un animato siparietto al processo Cusani . A manovrare i quattrini di Hambest era Mauro Giallombardo , gia ' segretario personale di Craxi .
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È un libro , questo pubblicato recentemente da Novello Papafava ( NOVELLO PAPAFAVA Fissazioni liberali . Piero Gobetti editore , Torino ) , che merita d ' essere letto e divulgato largamente , perché chiarisce molte e molte genericità e moltissimi errori d ' uso e abuso correnti , attorno al liberalismo e alla dottrina liberale . Fissazioni utili , che , mentre tuttora grandina e dilaga l ' enfasi della polemica antiliberale , possono contribuire a confortare e ordinare le idee e a saggiarne , sulle recenti esperienze , i principi . Strana sorte , quella del liberalismo , nell ' ultimo decennio . Come se non fossero bastate le deformazioni socialiste e nazionaliste , coincidenti non senza ragione , per la comune concezione materialistica e meccanica della storia , propria ai due partiti , e riprese , con la ormai nota grossolanità e impreparazione , dal pubblicismo fascista , anche reputati scrittori liberali vollero aggiungere confusione e difficoltà alla concezione tradizionale puramente e semplicemente politica , del liberalismo . I travestimenti ormai non si contano : l ' uzzolo della originalità ad ogni costo impiegò il trampolino filosofico e , specie quello dell ' idealismo hegeliano e del nostrano idealismo attuale , per ogni specie d ' avventura ; e il liberalismo , poverino , comparve a volta a volta negli aspetti più assurdi : chi lo fece inerte , e lo condannò ad assistere , senza volontà propria , allo spettacolo sempre nuovo della storia e l ' identificò con questa , chi lo vestì di vecchie armature e lo costrinse dispotico e tiranno , e chi lo fece mezzano d ' ogni compromesso e lo mise a braccetto finanche con i comunisti . In tanto rintronare di voci e variar di colori , tutti finsero di capire e tutti si dissero liberali : ma nessuno osò contraddire . Fu proprio necessario il fascismo perché lo stordimento passasse e tornassero ad aver posto e valore , nel campo quotidiano della politica e in quello degli studi , idee e tradizioni , principi ed esperienze , che , secondo la nomenclatura di moda , erano stati o negati o superati . Fissazioni liberali riportano ordine e perspicuità di indagine in un campo devastato in ogni senso dalla retorica e dalla presunzione . Nel saggio « Liberalismo e Fascismo » che è il più organico del volumetto e in cui le qualità del Papafava si svolgono appieno , nell ' acutezza dell ' argomentare e nella sobrietà e chiarezza dello stile , egli si propone di definire i principi fondamentali della dottrina liberale . Il termine « liberalismo » viene usato egualmente per tre categorie diverse : e cioè come credo etico , come teoria economica e come metodo politico . Esaminato il liberalismo nelle due asserzioni , economica e filosofica , il Papafava ne definisce e limita la funzione politica . « Il liberalismo – scrive il Papafava – come teoria sociale è indipendente da qualunque scuola filosofica . Può conciliarsi con l ' idealismo e col realismo . Tanto se si concepisce la storia come perenne , attuale , immanente , dialettica , quanto se si crede che questa finalità consiste nel polarizzarsi di tutta l ' umanità attorno ad una nazione o ad una classe eletta quanto se si spera che possa giungere ad una perfetta società di eguali è possibile essere liberali : basta credere che il migliore metodo sia per lo svolgersi di una dialettica sia per il raggiungimento d ' una finalità ideale consista nel rispetto del prossimo e nella libera conversione dell ' avversario » . Concretamente il Papafava definisce l ' aspirazione politica sociale del liberalismo nel tentativo di regolare la perenne rotazione delle aristocrazie o minoranze dirigenti sulla base di alcuni fondamentali valori , quali la libertà individuale , la libertà di pensiero , di parola , di stampa e di insegnamento , la libertà di associazione , di riunione e di voto , i quali , appunto perché senza di essi non è concepibile una tranquilla ordinata indagine delle classi dirigenti , sono inviolabili , « non possono essere legalmente soppressi , né da maggioranze , né da minoranze , né da individui , ossia trascendono l ' arbitrio degli individui singoli e associati e perciò devono essere custoditi ed imposti da un potere indipendente dalle oscillazioni della volontà popolare » . La forma classica di governo liberale è , pel Papafava , la monarchia costituzionale : la libertà è garantita dallo Statuto , ossia da una legge che vincola il Re e i sudditi . Ma , data questa concezione , che è poi la classica e tradizionale , del governo liberale , essa importa uno sviluppo e un ' educazione politica cui per ragioni diverse non sono ancora pervenute anche alcune delle nazioni che pur si dicono o si dicevano a reggimento liberale . Sicché è facile ed inevitabile domandarsi per quali vie e con quali mezzi che non contraddicano alla sua essenza e alla sua funzione lo Stato liberale possa e debba evitare straripamenti e violenze nel processo di assimilazione e rotazione delle classi dirigenti . « Lo Stato liberale – risponde il Papafava – dovrà attivamente e positivamente provvedere alla educazione politica dei suoi cittadini , e poi , contro chi persista nel metodo rivoluzionario , avendo la possibilità di seguire le vie legali per tendere alla propria finalità , deve difendersi con la repressione : alle bombe dei rivoluzionari cronici dovrà rispondere con le sue mitragliatrici . Almeno così i rivoluzionari potranno fare sul serio la loro rivoluzione » . Astrattamente la posizione del Papafava non è facilmente prendibile e il liberalismo da lui concepito , sulla traccia della grande tradizione inglese e della stessa tradizione italiana , offre un disegno così chiaro e convincente dell ' organizzazione statale , che al termine del libro quasi non si riesce a capire come e perché gli uomini si affatichino tanto e soffrano e lottino e affrontino rischi e si accaniscano l ' un contro l ' altro quando hanno a portata di mano e di volontà un ordinamento sociale così perfetto di equilibrio e di funzionamento . È forse la stessa domanda che il Papafava si sarà a varie riprese rivolta man mano che elaborava , sciogliendola d ' ogni sorta di suggestioni e pregiudizi accumulatisi attorno al liberalismo , la sua concezione . La quale , a nostro giudizio , che ha voluto pur trovare una qualche ragione plausibile al perché gli uomini si rifiutino oggi come oggi , di ordinarsi secondo il sistema delineato dal Papafava , risente troppo di un certo modo di teorizzare , schematico e preciso , che è proprio dei giuristi . E infatti quella società alla quale il liberalismo del Papafava assicura tranquillità di sviluppo ed accrescimento politico , è un entità astratta e pregiudiziale non storica , un dato per così dire ideologico , non una realtà viva , dove abbiano parte gli uomini con la loro volontà e i loro istinti , le loro necessità e le loro illusioni . Ma ciò non toglie valore al libro che , ripetiamo , può utilmente servire di orientamento nella confusione delle lingue che domina la torre di babele dei partiti e degli studi politici .
INCHIESTA SULLE CONDIZIONI DI VITA IN MAREMMA ( Bianciardi Luciano , 1953 )
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I . Risale alla fine del Settecento la nascita del latifondo toscano GROSSETO , novembre - « Chiunque passeggiando la Maremma vedesse quei fertilissimi campi ridotti di tal maniera selvaggi , che neppure gli armenti vi pascolano ; quelle vigne abbandonate , quelli ulivi inselvatichiti , per non trovare chi il frutto loro raccolga ; tante abitazioni ed intiere castella diroccate , non saprebbe persuadersi come non fossero effetti o di qualche inimica incursione o di qualche pestilenza straordinaria . E pure , se è vero quello che molti affermano , cioè , che v ' abbiano cagionata desolazione maggiore gli ultimi quattro lustri , che non aveano fatto quasi due secoli antecedenti ; non v ' hanno colpa né la guerra , né gli influssi maligni del cielo , non l ' esecuzioni militari , ma le civili ; non i disordini , ma i troppi ordini ; poi la troppa giustizia , che l ' ingiustizie ; l ' esser troppi a regolarla , e niuno a procurare di conoscerla , non che di proteggerla . » Questo scriveva , nel 1737 , Sallustio Bandini , un prelato senese che in Maremma dimorò a lungo . Il probabile inizio di questa decadenza risale all ' occupazione romana : i romani non seppero conservare l ' accorto regime idraulico instaurato dagli etruschi , e lasciarono le acque sregolate , i campi incolti e spopolati , sì che la malaria cominciò a mietere le sue vittime . La decadenza continuò durante tutto il Medioevo , e la repubblica di Siena , che riuscì a sottomettere gli Aldobrandeschi , una famiglia di feudatari rissosi e violenti che dominarono tutta la zona dall ' Amiata al mare , vide nella Maremma una sorta di colonia , ed impostò la sua politica sul criterio , appunto coloniale , del maggior sfruttamento con la minore spesa . Tanto che in quegli anni , e più ancora sotto i Medici , la Maremma era ormai ridotta solo a terra di pascolo invernale : sterminati pascoli , che fecero la fortuna , ancor oggi perdurante , del maggiore istituto di credito toscano , il Monte dei Paschi di Siena . Il Bandini , che ragionava da liberista , avvertiva l ' urgenza di una riforma amministrativa , proprio perché il governo fiorentino potesse realizzare maggiori e più lontani profitti : si doveva , a questo scopo , sciogliere la Maremma dai troppi vincoli commerciali imposti dal governo centrale , permetterle libero traffico con ogni zona d ' Italia , abolirvi quello che oggi chiamiamo prezzo politico del grano , dando alle messi il loro giusto valore ( anche col rischio dell ' impopolarità presso le plebi senesi ) , concederle determinate agevolazioni fiscali , abolendo , per esempio , la tassa sul sale . « Il sale non si consuma , perché l ' è inutile a chi non ha companatico , nonostante si obbligano questi meschini a comprarne quella porzione che loro bisognerebbe se fossero ricchi . » Ecco che traspare , pur nella prosa fredda dell ' economista , un quadro appassionato delle miserande condizioni dei braccianti e dei pastori di Maremma . « Mi fa troppa pena il sentire che i miseri operai , dopo d ' aver faticato tutte le più lunghe giornate in una spolta campagna a ' riverberi perniciosi di quel cocentissimo sole , debbano co ' vestimenti medesimi inzuppati dal sudore e forse anche dalla pioggia sdraiarsi a dormire nella nuda terra , esposti alle volte al rigido sereno di quelle notti , quando non siano intiepidite dagli aliti più pestiferi di qualche vento meridionale , bere un poco d ' acqua limacciosa , alimentarsi di cibi poco più di questa salutevoli . Onde vorrei che , dove non vi sono case , si provvedano capanne e tende dall ' aria ben difese , alzando nel terreno della paglia o delle asciutte foglie per riposarvi sopra le ossa stancate , bevessero l ' acqua migliore in quel territorio , mangiassero , non pretendo già delicatamente né a dovizia , ma sanamente . » Il granduca Pietro Leopoldo , salendo al trono toscano dopo l ' estinzione della famiglia dei Medici , intese la lezione del Bandini , e volle metterla a profitto , sollecitato com ' era da consiglieri di prim ' ordine . E la rinascita della Maremma , pur con tutti i difetti con cui si iniziò , è merito di quella dinastia lorenese , che ha lasciato un buon ricordo di sé in tutta la Toscana , ma soprattutto in Maremma , non soltanto per la sua proverbiale bonomia , evidentemente . A Grosseto , il monumento a Leopoldo i , l ' ultimo dei Lorena , e perciò quello che fu cacciato con il plebiscito del '59 , ha resistito ad ogni mutar di temperie , ed ancora i grossetani , con affettuosa familiarità , lo chiamano « Canapone » . La bonifica fu iniziata proprio dai Lorena , costruendo fra l ' altro numerosi canali di colmata , per il prosciugamento delle paludi : durante le piene dei fiumi maggiori , attraverso i canali , si immetteva acqua torbida dei bassopiani paludosi , e l ' acqua , depositandovi il portato solido , sollevava lentamente ma sicuramente il livello del terreno . A parte certi errori di valutazione sull ' indice di interramento dei canali , calcolato più basso del reale , è un sistema che si sta abbandonando solo oggi , per sostituirvi le più capaci e rapide macchine idrovore . Ma l ' atto più sagace dei Lorena fu certamente la concessione dell ' autonomia amministrativa alla Maremma , sotto il nome di « Provincia inferiore di Siena » . Inoltre i Lorena concessero l ' esenzione da numerose gabelle , prima fra tutte quella del sale , e chiusero almeno un occhio sullo stato civile e penale degli uomini che in Maremma dovevano affluire per costruirvi la popolazione stabile e quella stagionale . Quanto alla proprietà , si provvide a ricostituirla pienamente , eliminando i troppi usi e le pletoriche servitù : accadeva infatti che una stessa terra appartenesse a tre proprietari , di cui il primo aveva il suolo , il secondo il pascolo , il terzo il legnatico . La proprietà si ricostituì organicamente , ma lini nelle mani di poche persone , quelle che ancor oggi la possiedono , e che avevano ed hanno nomi illustri , del patriziato senese e fiorentino : si chiamano Salviati , Guicciardini , Tolomei , Corsini , Grottanelli , Sergardi . I vantaggi concessi agli acquirenti , sia nel pagamento del fondo ( la somma poteva essere pagata in rate annuali del tre per cento sul fruttato ) , sia con le opere di bonifica , quasi tutte praticate sui loro territori , sia infine per la inesistenza di un catasto , con conseguente possibilità di appropriarsi di terreni senza padrone , favorirono enormemente la formazione del monopolio terriero . Vero è che un editto Leopoldino concedeva un moggio di terra in regalo a chiunque decidesse di trasferirsi in Maremma ; ma un moggio ( poco più di cinque ettari ) in quelle condizioni non permetteva il sostentamento di una famiglia , ed infitti , neppur troppo lentamente , i pesci grossi ingoiarono i piccoli , le piccole proprietà si vendevano per pochi soldi , le case coloniche ed i piccoli agglomerati rurali si sfasciarono . Cotone e Corolla , che per qualche tempo furono piccoli centri agricoli , oggi esistono soltanto nel nome . Un esempio tipico ci è dato dalla tenuta degli « Acquisti » , nel piano sotto Montepescali . Con tre successivi rogiti vediamo che il conte Giovanni Corsi acquista dalla comunità di Montepescali , a prezzo vantaggiosissimo , e con l ' agevolazione delle rate annue , circa 600 moggia di terre . I contratti successivi riguardano porzioni minori , ma sono innumerevoli : orti , vigneti , oliveti , piccoli boschi . Chi vende non è più la comunità , ma i privati , e la descrizione che nei contratti si fa delle terre ( « una casetta sbandata » , « una presa di terra male in ordine di fosse » , « un fienile in poco buono stato » ) dimostra quel che è accaduto : il piccolo proprietario non ha retto , ed ha dovuto andarsene . Ce lo conferma il Salvagnoli Marchetti , che studiò a fondo l ' agricoltura maremmana verso la metà dell ' Ottocento . « Infatti la semplice ispezione delle Maremme senesi serve ad assicurare che la legge Leopoldina non ha prodotto la divisione delle terre , ma anzi le ha riunite in latifondi , e non ha arrecato alcun miglioramento all ' agricoltura , perché i possidenti di latifondi trovano tanto più utile nel far valere le loro terre , quanto più semplice è l ' agricoltura che vi impiegano e quanto minore è la somma del numerano occorrente a esercitarla . » Il peso di questa situazione cadeva , ancora una volta , sulle spalle del bracciantato , e le condizioni generali di vita non dovevano esser molto migliori di quelle descritte dal Bandini . Lo dimostra il persistente spopolamento della Maremma ( 8 abitanti per chilometro quadrato a Maghiano , 14 a Grosseto , contro i 100 di Castel del Piano ed i 140 dell ' isola del Giglio ) . Le statistiche mediche ( relative , evidentemente , ai soli ammalati censibili , e perciò inferiori alla realtà ) ci danno , nel 1841-42 , 36479 casi su appena 104mila abitanti , con 1645 decessi . Tre quarti di questi casi riguardavano braccianti , e la malattia era la malaria . Contro la malaria si è condotta la lotta più accanita , ed oggi , dopo che se ne sono individuate le cause reali , è del tutto scomparsa . Ma per secoli si è creduto che fosse prodotta dall ' aria cattiva ( e di qui il nome ) infettata dai miasmi del padule . Il Salvagnoli Marchetti , che era un medico , sosteneva con molto vigore che i miasmi diventavano pestiferi e perniciosi solo nel caso che l ' acqua del mare riuscisse a mescolarsi con quella dolce . Da qui una serie di proposte ( chiuse a bilanciere , per esempio ) per realizzare la separazione delle acque . Intanto la malaria sterminava la gente , uccidendola o rendendola inabile al lavoro , che era il caso più frequente , ed in fondo il più triste . Ecco un altro quadro , che non si discosta molto da quello già visto . Scrive il Salvagnoli Marchetti , nel 1843 : « Dalle vicine montagne scendono gli abitanti per fare la mietitura nelle pianure a gruppi di 15 o 20 . Ogni riunione trae seco le donne , e prima di arrivare al loro destino hanno già incominciato ad abusare del vino , dei liquori , di Venere . Arrivati sul campo , là bene spesso dormono all ' aria aperta , o al più in aperti capannoni , misti uomini e donne . Il loro nutrimento consiste la mattina in pane , talvolta non buono , ed in formaggio ; al mezzogiorno in pane inzuppato nell ' acqua , e mangiato con le mani ; la sera in quel che chiamano " acqua cotta " , che è pane inzuppato nell ' acqua calda e condito con sale , olio e pepe » . Oggi , in Maremma , si può vivere , e si potrebbe vivere bene ; non solo : si potrebbe vivere in più larga compagnia , ospitare lavoro forestiero . Se la Maremma è terra d ' avvenire , il merito principale va a tanti oscuri uomini che qua han lavorato , e sono morti . La storia della Maremma , che è ancora da scrivere , è in larga parte la storia di questi uomini . II . È venuta la « riforma » ma è rimasto il padrone Alla proprietà fondiaria più antica , quella , se così possiamo dire , illustre e patrizia , si è sovrapposto ed in qualche misura si è sostituito , con varia ed intrigata vicenda , un altro tipo di proprietà , più oscura e plebea : si tratta di gente venuta su dal nulla , che si è fatta la terra sia con il suo lavoro e col suo ingegno , sia inserendosi abilmente sull ' onda della fortuna , quando le circostanze generali erano più favorevoli , molto spesso in circostanze eccezionali , specialmente in tempo di guerra . Quella del '15 ci ha dato un ' altra categoria di latifondisti , e l ' ultima ha segnato l ' ingresso nella campagna del capitale industriale . E perciò , accanto ai Corsini , ai Guicciardini , ai Tolomei , ci sono giunti addosso i Ponticelli , i Pallini , gli Scaramucci ( che han nomi meno sonanti , ma non minori rendite ) ed infine le aziende agricole della Montecatini , della Valdarno , e la tenuta della SACRA ( undicimila ettari abbondanti , fino a pochi anni or sono ) che è una società anonima dietro la quale traspaiono i capitali dei Pirelli . È continuata frattanto l ' opera di bonifica , mediante consorzi in cui , guarda il caso , i maggiori agrari avevano occupato i posti chiave , sì che strade , argini e colmate si son fatti sempre dentro i loro territori : altra dimostrazione di come possa usarsi il pubblico danaro a vantaggio di una minoranza . Le statistiche , oggi , ci danno questa situazione : in provincia di Grosseto lo 0,2 per cento della proprietà occupa il 45,4 per cento della superficie , e l ' accentramento latifondistico è intenso ancora più nel piano e nella bassa collina , dove proprietà per 1'1,3 per cento occupano il 54,7 della superficie . Sette proprietà soltanto , per fare un esempio concreto , coprono 21.845 ettari di terra , sempre nel comune di Grosseto , e nell ' intera provincia si hanno ben 26 proprietà superiori ai 2.500 ettari , per complessivi 116.305 ettari . E sia ben chiaro che queste cifre si riferiscono sempre a proprietà , non a proprietari , se si tien conto della possibilità che molti proprietari hanno di mascherarsi dietro prestanomi e pseudo - società anonime , la situazione risulta anche peggiore . Per contro , salgono a 14.000 le famiglie che non hanno terra o non ne hanno a sufficienza . Che il problema sia acutissimo lo conferma il fatto che il Governo democristiano , sollecitato continuamente dalle agitazioni dei contadini e dei braccianti , ha fatto proprio in Maremma uno dei suoi primi esperimenti di riforma agraria . Della riforma a Grosseto ed in provincia parlano tutti , ed il forestiero che passi di qua , anche senza fermarsi , ha tutto il tempo di accorgersene , se non altro per i numerosi cartelli bianchi e rossi , talvolta bilingui , che l ' Ente Maremma espone lungo tutte le strade . Le critiche all ' Ente non sono poche , naturalmente : anzi , possiamo dire che ne approvano pienamente l ' operato soltanto certi gruppi che gravitano intorno alla Democrazia cristiana ed al Partito repubblicano , i socialdemocratici pongono temperate critiche marginali , di metodo . Ostili , ovviamente , sono gli agrari scorporati , che si mascherano peraltro dietro considerazioni pseudo - tecniche : i braccianti ed i mezzadri non sarebbero ancora maturi per dirigersi da sé , mentre l ' Ente opererebbe in maniera irrazionale ed arbitraria ( il che forse è giusto , ma suona male in bocca agli agrari ) . Il ceto medio cittadino , i bottegai , gli impiegati , i professionisti pongono critiche di tipo qualunquistico : considerano l ' Ente un organismo pletorico e parassitario , una « greppia » insomma . L ' Ente Maremma viene infatti normalmente chiamato « Ente merenda » , e corre spesso il motto che « quest ' Ente è proprio un gran dente » . I funzionari che si sono assunti , quasi sempre con discriminazione politica , provengono tutti o quasi tutti da fuori : e questo , naturalmente , ha suscitato risentimenti , proteste , mugugnamenti nella gente del ceto medio , sempre contraria a queste calate di forestieri . Ma son critiche approssimative , marginali , soprattutto inconcludenti , perché non si concretano in nessun atteggiamento politico o sindacale . I partiti di sinistra e le organizzazioni da essi dirette han posto all ' Ente , ed alla legge stralcio che lo ha creato , una serie di critiche di fondo , la legge stralcio non elimina il latifondo , in quanto non pone alcun limite di diritto alla proprietà terriera ; ed in questo modo elude un preciso disposto della nostra Costituzione . Inoltre essa non garantisce affatto da una possibile ricostituzione del latifondo colpito . Pur con queste riserve fondamentali , e per le quali i partiti di sinistra votarono contro quella legge , essi tuttavia si sono battuti e si battono perché almeno quella parziale riforma si attui interamente e democraticamente . I piani prevedevano l ' esproprio di 107.240 ettari , in circa 270 proprietà . Attraverso una interpretazione molto elastica dell ' art. 10 della legge , relativo alle aziende modello ( che qua davvero non esistono ) ed al criterio del terzo residuo ( un terzo della proprietà soggetta ad esproprio può essere trattenuto dal padrone , e gliene resterà per sempre una metà se nel tempo di tre anni vi avrà apportato migliorie ) , gli effettivi decreti di esproprio riguardano , a tutto novembre , circa 84 000 ettari , di cui circa la metà son stati effettivamente assegnati . Questa terra è andata a 2.700 famiglie , in appezzamenti fra i 10 ed i 20 ettari , ed a 1300 braccianti , con « quote » di 2,3 ettari . Le famiglie che avevano richiesto la terra erano circa 14 000 . Il costo della terra , che è già stata pagata agli ex proprietari , grava sugli assegnatari , ai quali si fa carico anche , per due terzi , delle spese per le migliorie , e per costruire casette , strade , pozzi artesiani . Il pagamento avviene a rate annuali , per 30 anni . Ogni assegnatario è soggetto ad un periodo di prova , che dura 3 anni , dopo il quale , a giudizio insindacabile dell ' Ente , può perdere la provvisoria proprietà . È chiaro che in certi casi gli assegnatari , soprattutto i braccianti , han migliorato le loro condizioni di vita . Alcuni hanno avuto due o tre stanze , per la prima volta in vita loro . Ora sono coltivatori con la terra e la casa ; ma alcuni con un debito che dura trent ' anni , e con un nuovo padrone che si chiama Ente Maremma , un padrone , oltre tutto , incomprensibile e senza faccia . Il contratto è per loro un continuo assillo , che li lega all ' Ente , ed a qualsiasi pressione che da questo possa venire , per un periodo equivalente al lavoro di una generazione . Nell ' elaborazione dei piani di esproprio e di divisione non si è mai tenuto conto della volontà e del parere degli assegnatari . Si sono istituite varie cooperative , ma sempre su imposizione dell ' Ente , ed i consigli amministrativi son composti in modo da escludere praticamente i contadini dalla direzione della cooperativa . Ed all ' opposto , si è agito contro le cooperative sorte liberamente nel dopoguerra , e persino contro quelle che avevano resistito sotto il fascismo . Questo è forse l ' aspetto peggiore dell ' attività dell ' Ente Maremma , quello che rivela i veri scopi che esso si propone . In sostanza , si vuol creare nella campagna maremmana un ceto nuovo di piccoli proprietari in qualche modo privilegiati , che rompa l ' unità dei lavoratori agricoli , facendo sorgere qua e là piccoli nuclei di conservazione o addirittura di reazione . Finora il gioco non è riuscito , e nelle zone di riforma le elezioni hanno assai deluso l ' Ente ed il Governo democristiano . A Rispescia , dove era stato costruito un piccolo villaggio per i braccianti , con chiesa , spaccio ed orfanotrofio , i voti democristiani si son contati sulle dita . È assai probabile che il gioco non riesca neppure in seguito , perché forte è il legame di solidarietà che unisce i lavoratori della campagna , mezzadri , coloni , braccianti , assegnatari e senza terra . Le provocazioni che si susseguono giorno per giorno trovano sempre una precisa risposta nell ' atteggiamento dei contadini maremmani . III . A passo di gambero il lavoro nelle miniere GROSSETO , novembre - La Maremma mineraria è assai scarsamente conosciuta . Il quadro che il forestiero si costruisce a distanza , e che facilmente si accetta , complice la letteratura , dal Carducci , al Fucini , al Paolieri , al Civinini , è quello di una vastissima terra piatta , destinata all ' agricoltura , al pascolo , alla caccia . In realtà la Maremma è così soltanto in parte , anche dal punto di vista economico , perché la mole del lavoro nelle miniere , la quantità di nomini che vi sono impiegati ( fino al cinque per cento dell ' intera popolazione ) fanno di questa zona d ' Italia uno dei più vasti centri minerari . Le miniere della Maremma non erano ignote agli etruschi ed ai romani , che costruirono lungo la costa numerosi forni fusori per la lavorazione di minerale di ferro ( e le scorie che ne lasciarono , intere montagnole , sono oggi ricercate per il recupero di tanto materiale ancora utilizzabile ) né trascurabili sono le miniere che vi impiantarono , ma nell ' interno , i longobardi ed i liberi cittadini della repubblica di Massa Marittima , che sorge appunto nel cuore di quelle colline , le colline metallifere . Oggi , naturalmente , le ricerche mirano ad altro minerale , soprattutto alla pirite , un bisolfuro di ferro che in passato serviva solo per costruire acciarini , ma che oggi , col metodo delle camere di piombo , si utilizza per la fabbricazione dell ' acido solforico , indispensabile e per gli esplosivi e per i concioni chimici : due usi diversi e contraddittori , ma su cui egualmente ruota tutta la politica estrattiva della Montecatini . La Montecatini ha attuato , per le piriti , uno dei più compatti monopoli industriali d ' Italia : essa infatti estrae il 90 per cento della pirite italiana , e per due terzi la estrae proprio dalle miniere maremmane , Gavorrano , Nicciolela , Boccheggiano , ed isola del Giglio . Una miniera più piccola , presso Ravi , appartiene alla Marchi di Firenze , e ricerche si stanno facendo , da parte della Ferromin , sul promontorio montuoso dell ' Argentario ; non si delinea , però , almeno per adesso , alcuna seria concorrenza alla società maggiore . Sempre della Montecatini è la miniera di lignite di Ribolla ; mentre la Valdarno estrae la sua lignite al Baccinello . Prima della guerra la Montecatini estraeva 930.000 tonnellate di pirite all ' anno , in parte utilizzata negli stabilimenti di Orbetello , in parte , anche maggiore , convogliata , attraverso una lunghissima teleferica , al mare e da qui ad altri stabilimenti . Durante la guerra la produzione si mantenne alta ed accennò anche a salire , come salì la produzione della lignite , che raggiunse le 270.000 tonnellate annue . Era appunto l ' epoca degli esplosivi , e della politica autarchica , che impediva l ' importazione di carbone straniero . Dopo la guerra , e specialmente negli anni successivi al'47 , cominciarono i primi effetti della politica atlantica . Silenziosamente la Montecatini cominciò a smobilitare . A Ribolla , per fare un solo esempio , siamo passati dai 3 600 operai del 1948 ai 1300 circa occupati oggi . Siamo dunque ad un impiego assai ridotto , e con la continua minaccia di ulteriori smobilitazioni , che la Montecatini si affanna a negare , sui manifesti che periodicamente dedica al pubblico ignaro , ma che è confermata dai fatti . Gli operai della Montecatini sono quasi tutti figli di contadini , o ex contadini essi stessi , che hanno in parte o del tutto abbandonato i campi per le miniere ( in qualche caso permane la figura dell ' operaio - contadino , che continua , nelle ore libere dal lavoro di miniera , a coltivare una sua vigna o un orticello ) . Alcuni paesi sono ormai composti da soli minatori , ed è il caso di Prata , Boccheggiano , Montecatini , Tatti . E nei casi di smobilitazione si creano situazioni penose anche per la difficoltà di reinserire nella campagna , che frattanto resta abbandonata , questa gente che ha dimenticato il vecchio mestiere . Ma non manca neppure la mano d ' opera forestiera , specialmente a Ribolla ed a Gavorrano : sono calabresi , marchigiani , siciliani , o addirittura reduci da miniere straniere , e per questo può capitare la sorpresa , visitando Gavorrano , di imbattersi in bambini che parlano solo francese . Sulle condizioni di vita e di lavoro la Montecatini ed il ceto medio provinciale , la prima per suo interesse , il secondo per ignoranza , si esprimono in maniera assai falsa . Uno degli slogan che si % on sentiti ripetere durante l ' ultima campagna elettorale , anche da oratori repubblicani , è che un minatore , oggi , guadagna più di un impiegato o di un professore di liceo . Si favoleggia dell ' enorme Miglioramento ottenuto nel dopoguerra , delle « vespe » o delle camere da letto o delle radio nuove che i minatori si son comprati . La conclusione che il ceto medio ne trae è ovvia : « E dunque , di che si lamentano ? » . Ora , è vero che le condizioni generali di vita dei minatori son molto migliorate , rispetto all ' anteguerra , quando in media il salario giornaliero non superava le 14 lire , e gli operai dovevano far decine di chilometri a piedi o in bicicletta per raggiungere il posto di lavoro . Oggi essi hanno i loro autobus , amministrati , fino a qualche tempo fa , da democratiche cooperative di trasporti ( la Montecatini poi ha impedito alle cooperative di funzionare e fa gestire gli autotrasporti da ditte private ) . I salari salirono realmente , nei primi anni del dopoguerra , e fu allora che molti giovani comprarono a rate la motocicletta ( tino sport in cui essi vedevano l ' evasione dall ' osteria ) e molti coniugati comprarono un po ' di mobili nuovi o la radio . Ma questo significa solo che i minatori maremmani non sono dei « barboni » , e sentono fortemente di migliorare sé e le proprie famiglie : è la prima sensazione che si prova visitando qualcuna delle loro povere case , tutte così linde e ben tenute , anche se minacciano di crollare , come succede a Ribolla , dove la Montecatini , per tutta soluzione , ha provveduto a legare i muri con una corda d ' acciaio , nella speranza che la corda regga e la casa non si sfasci come se fosse di cartone . I salari , oggi , nella media generale , oscillano fiale 35 000 mensili dei generici e le 45 000 degli specializzati . E va tenuto presente che il lavoro in miniera esigerebbe un ' alimentazione di prim ' ordine . Non solo : i rischi di malattie , invalidità , mutilazione e morte sono assai alti . Il minatore che lavora nella pirite , oltre che alle conseguenze dell ' umidità , è soggetto alla silicosi : per raggiungere il filone occorre un lungo lavoro di abbattimento degli strati sterili di pietra silicea , che sotto l ' azione del martello perforatore si polverizza , riempie la poca aria della galleria , e penetra nei polmoni otturandoli lentamente . Nelle miniere di lignite questo pericolo non esiste , ma c ' è in cambio quello degli incendi e della temperatura elevata , che raggiunge anche i 42 gradi . Del resto basta guardarli quando escono dai pozzi , così diversi dall ' immagine oleografica del minatore membruto o robusto , che ciascuno di noi , anche inconsapevolmente , si porta in testa . I1 minatore è in realtà tiri uomo magro e curvo , il colorito pallido e l ' andatura pesante , un uomo anche psichicamente diverso , perché avverte continuo il pericolo della morte . La Montecatini , con i soliti manifesti dedicati a chi non sa , proclama che gli incendi minerari , in Italia , son di gran lunga inferiori a quelli di altri Paesi . La verità è che , soltanto a Ribolla , siamo saliti dai 150 incidenti lievi e 35 gravi del '51 ai 200 e 50 del '52 , e che nei primi sei mesi di quest ' anno si sono avute ben dodici frane . Sono gli effetti della coltivazione a rapina , senza le necessarie « ripiene » di terra , che provoca cedimenti , frane , incendi ; e si coltiva a rapina perché si vuol smobilitare , ricavando intanto il massimo utile con la minore spesa . Il minatore è tutt ' altro che un privilegiato , è un uomo che fatica e che soffre , è un uomo che lotta , perché si è fatta una coscienza , nella fatica e nella sofferenza . In Maremma , il minatore è il proletario più moderno e più avanzato . IV . Con mezza divisione si risanerebbe la Maremma GROSSETO , dicembre - La provincia di Grosseto , con un territorio sui 450 000 ettari , quasi tutti produttivi , ha oggi una popolazione che di poco supera i 200 000 abitanti : la densità è dunque di 47 abitanti per chilometro quadrato , fra le più basse d ' Italia , superiore soltanto , e di pochi punti , a Nuoro , Sassari , Bolzano e Sondrio . Non vi sono ragioni obiettive per cui questa situazione non possa cambiare , il progresso che si è compiuto in quest ' ultimo secolo lo sta a dimostrare . Non è né demagogia né paradosso affermare che in Maremma potrebbero trovar lavoro almeno altrettante persone , mentre oggi i disoccupati permanenti si aggirano stille sei migliaia . Ancora una volta , come ai tempi del Bandini , « non v ' hanno colpa gli influssi maligni del cielo » ; la arretratezza della Maremma non sta in una sorta di maledizione naturale , ma proprio nelle « civili esecuzioni » , cioè nel cattivo governo che se ne fa . Dal punto di vista dell ' agricoltura , quella specie di riforma che vi si sta sperimentando non risolve affatto il problema , e minaccia anzi di complicarlo alquanto , e di renderne più difficile , domani , la soluzione vera . Non riesce infatti ad eliminare la disoccupazione bracciantile , e la fame di terra ; non riesce a trasformare radicalmente l ' economia agraria maremmana , che avrebbe bisogno di lavori di ben più vasto respiro . Restano , intanto , 4 000 ettari di palude da prosciugare , ed una zona assai più vasta da mettere a coltura . La irrigazione , in una terra come questa , che ha piogge scarse e mal distribuite , è ancora arretrata e rudimentale . L ' uso delle macchine e dei concimi chimici è assai inferiore alla media delle colture in altre zone agricole d ' Italia ( e l ' Italia è largamente superata , in questo settore , da altri Paesi europei ) . L ' approvvigionamento dell ' acqua potabile , senza la quale è chiaro che non vi sarà mai fruttuosa attività , è assai scarso e deficiente . Se ne parla sin dal 1938 , quando fu preparato un progetto per captare le sorgenti amiatine del Fiora e convogliare acqua sufficiente ( 714 litri al secondo ) per quasi tutti i commi della provincia , e per il comune di Piombino . Allora se ne parlò come di « una grande opera voluta dal Duce » . Oggi non c ' è più il duce e non c ' è ancora l ' acqua ; ma ad ogni campagna elettorale , puntualmente , i grossetani se la sentono promettere . Alle amministrative del '51 venne De Gasperi in persona , e chiese in cambio dell ' acquedotto tanti bei voti per il suo partito , ma lo chiese in maniera così sfacciata che si risentirono persino i democristiani . La bonifica dovrebbe essere estesa alle terre di media e di alta collina : tutti ormai hanno capito che la sicurezza dell ' agricoltura nel piano si realizza proprio lassù , e che una campagna alta disboscata ed incolta è la naturale premessa dell ' impaludamento a basso . Le acque , controllate da sbarramenti a monte ( specialmente quelle dell ' Ombrone e dei suoi maggiori affluenti ) potrebbero utilizzarsi sia per l ' irrigazione sia per la produzione dell ' energia elettrica , che la Maremma oggi riceve quasi integralmente da fuori . Ci sono strade ferrate distrutte dalla guerra e mai più ricostruite , come la Follonica - Massa Marittima e la Orbetello - Porto Santo Stefano . L ' Amiata è ancora , rispetto al resto della provincia , una isola montuosa , con strade scarse e disagevoli.1 progetti anche qui non mancano : basterebbe cominciare . 1 terreni ancora paludosi , e quelli prosciugati , ma tuttora incolti , potrebbero essere concessi in enfiteusi alle cooperative agricole , che in Maremma sono una sessantina , ed han già dato buona prova di sé trasformando radicalmente 1939 ettari di terra demaniale incolta . Le miniere di Maremma non sono sfruttate a sufficienza , né con criteri che non siano quelli della privata e ristretta utilità dei monopoli . Ancora una volta una cooperativa di lavoratori , quella degli operai del Baccinello , ha provato cosa si potrebbe fare . I minatori del Baccinello han gestito da soli la miniera per undici mesi ( la Valdarno si era dichiarata incapace a gestire utilmente il complesso ) ed han trovato il modo non soltanto di riassumere tutti gli operai licenziati , ma anche di produrre di più e meglio , e di vendere il prodotto , lasciando , a fine gestione , 6.800 tonnellate di lignite in attivo . Le 230 cooperative di Maremma han veramente lavorato bene , nella produzione , nel consumo , nei trasporti . A Massa Marittima , come altrove , le cooperative han forni , spacci , laboratori per la carne suina , un circolo del cinema , una biblioteca , una sala da conferenze ed han chiamato scrittori e critici , come Carlo Salinari , Vasco Pratolini , Carlo Cassola , Umberto Barbaro , a parlare di libri e di film . I lavoratori di Maremma han dimostrato di saper fare , di essere maturi . Ed invece , nelle miniere di pirite , si continua a produrre quanto basta alla saldezza del monopolio della Montecatini . Così i concimi agricoli si vendono a prezzi altissimi , ed il loro impiego è forzatamente limitato . Si potrebbe almeno riportare la produzione ai livelli di anteguerra , sul milione di tonnellate . La Montecatini e la Valdarno , quando tentano di smobilitare nelle miniere di carbone , affermano che la lignite maremmana , che pure è fra le migliori d ' Italia , non può reggere il confronto con i più ricchi combustibili americani e tedeschi . Ebbene , questa ricchezza del nostro suolo potrebbe utilizzarsi in altro modo , ad esempio per la gassificazione . Le possibilità di apertura industriale , sia per la produzione dell ' acido solforico , sia per la costruzione di macchine agricole , anziché ridursi , potrebbe incrementarsi . Tutto questo non è un piano astratto o utopistico , quando la Camera del lavoro l ' ha formulato le persone oneste e sensate han riconosciuto che , semmai , era un piano piuttosto cauto e prudenziale ; in fondo non faceva che riproporre una serie di progetti già da tempo esistenti . Si faceva un ' unica obbiezione : il finanziamento . Orbene , questo piano , che darebbe alla Maremma una popolazione occupata permanentemente di quattrocentomila abitanti , costa , a conti fatti , circa 46 miliardi . Che è il costo di mezza divisione corazzata . V . I funzionari dell ' Ente sono propagandisti DC GROSSETO , dicembre - Il primo ingresso delle classi popolari nella lotta politica risale , in Maremma , alla fine del secolo scorso , quando , sotto la spinta del movimento socialista , si organizzarono le prime associazioni operaie di mutuo soccorso . Fino ad allora il generale malcontento delle campagne si era manifestato attraverso le forme antisociali del brigantaggio : una fitta rete di piccoli fuorilegge , che battevano i boschi e la palude taglieggiando gli agrari , o schierandosi , per converso , dalla loro parte , contro i loro stessi compagni , con agguati , sfide , uccisioni . Si chiamavano Stoppa , Ansuini , Menichetti e Tiburzi , che fra loro fu il più potente e il più celebre . Nel primo decennio del secolo , e fino alla guerra , il movimento contadino ed operaio si allargò , prese consistenza . I socialisti di Grosseto ebbero anche un loro giornale , II Risveglio , col quale condussero le lotte politiche del dopoguerra ; nelle elezioni del 1919 , con grande sorpresa dei galantuomini locali , il Partito socialista ottenne ben 15.000 voti , e l ' anno successivo , nelle amministrative , conquistò quasi tutti i Comuni della provincia . La reazione , nel Grossetano , fu sostanzialmente diretta e foraggiata dagli agrari , uniti nel Partito liberale , che era poi nient ' altro che un comitato di agrari monarchici ed usi a dirigere di fatto la vita pubblica cittadina . Riunioni , manifestazioni e spedizioni punitive si organizzarono quasi sempre in casa di costoro , o addirittura nella sede del Partito liberale . La resistenza al fascismo , che arrivò in forze a Grosseto alla fine del giugno 1921 , fu scarsa e disorganizzata ; è chiaro , ed occorre dirlo , che da parte dei socialisti vi furono grossi errori di valutazione politica e tattica , di metodo di lotta . Gli estremismi verbali alienarono al Partito socialista ed alla causa dei lavoratori la simpatia di larghi strati della piccola borghesia urbana ; l ' inutile antinterventismo postbellico staccò dall ' organizzazione militare socialista ( gli ordini del popolo ) molti elementi , fra i reduci , che sarebbero stati preziosi per l ' esperienza acquisita negli anni di trincea . I socialisti , che anche a Grosseto apparivano ai benpensanti come gente feroce e spietata , in realtà erano anche troppo miti , e si fecero disperdere dalle squadracce lasciando sul terreno molte vittime ( i « martiri » fascisti del Grossetano sono due , uno dei quali ucciso notoriamente per errore dei fascisti stessi , contro una ventina di morti dell ' altra parte ) . Ma bisogna anche dire , a loro merito , che seppero lavorare con eroica ed assidua modestia , crearono leghe di braccianti , minatori , mezzadri , cooperative di lavoro che in qualche caso resistettero persino sotto il fascismo . Ed il frutto di questo tenace lavoro , ed anche dei loro errori , si è raccolto in questo dopoguerra . I partiti di sinistra , in Maremma , inquadrano oggi oltre trentamila iscritti , un settimo della popolazione : dodicimila lavoratori indipendenti , o di altri partiti , sono aderenti alla Camera del lavoro . Le elezioni dimostrano la forza di questa base , ed il costante progresso che ci si realizza . Il 2 giugno del '46 1 partiti di sinistra ottennero 60.625 voti . Il 18 aprile , nonostante la scissione socialdemocratica , i voti del Fronte salirono a 63.689 , contro 49mila circa di tutti gli altri partiti presi insieme . Alle amministrative del '51 , ci fu un ulteriore progresso , fino a 66.287; ed infine , il 7 giugno , i voti delle sinistre hanno sfiorato i 70mila . Contro di questi , abbiamo i 32mila circa della Democrazia cristiana , gli 11.621 dei repubblicani , i 5.000 dei socialdemocratici , i 2.500 dei liberali . I partiti minori han fatto anche qui la loro triste esperienza di sfaldamento , provocata da una sciocca politica di passiva quiescenza nei confronti del partito maggiore . Il più colpito è il partito repubblicano , che pur aveva in Maremma una bella tradizione di lotta democratica e laica , legata ai nomi di Ettore Socci e Pio Viazzi . Il Partito repubblicano aveva raccolto quasi 23mila voti nel '46; era quindi il partito più forte , dopo il comunista . Vi aderivano ufficialmente , o comunque gravitavano intorno ad esso , larghi gruppi di operai e di artigiani . Il 18 aprile subirono il primo salasso , scendendo a poco più di 17mila voti ; l ' apparentamento coi clericali nelle amministrative provocò un ' altra perdita , difficilmente valutabile , dato che spesso si eran fatte liste uniche , che punivano laici e clericali , monarchici e repubblicani . Esiziale è stato infine un truculento discorso dell ' onorevole Pacciardi , durante l ' ultima campagna ( e Pacciardi è nato a Giuncarico , pochi chilometri a nord di Grosseto ) , tanto che il Partito repubblicano ha messo insieme , come si è detto , 11.621 voti . Oggi , questo partito , che in altri tempi ha fatto veramente onore alla Maremma , è diventato una piccola conventicola di bottegai e di piccoli impiegati , diretti da un paio di verbosi professionisti , che riducono la loro attività politica al vellicamento di tardive ambizioni ed alla retorica celebrazione di qualche anniversario . Il Partito socialdemocratico non ha mai avuto funzione effettiva , e lo stesso può dirsi dell ' organizzazione sindacale da esso diretta . Quanto ai fascisti , che hanno avuto più di 7mila voti in provincia , oltre ai vecchi nostalgici inguaribili , essi raccolgono in qualche misura l ' adesione di giovani insoddisfatti e velleitari , sfiduciati da questa democrazia che essi identificano con la democrazia tout court . Ma man mano che questi giovani si trovano di fronte a reali problemi di lavoro , o di studio , o di vita , essi , riflettendo più attentamente sulle cause della loro insoddisfazione , si staccano da quella che , almeno per loro , è una posizione psicologica , e non politica , fatta di sentimenti o di risentimenti , anziché di idee . La reazione , in sostanza , è rappresentata effettivamente dalla Democrazia cristiana , che peraltro qua non ha tradizioni , scarsa e limitata essendo stata in passato la vita del Partito popolare . Ed in effetti , anche oggi i democristiani non hanno un vero e proprio partito ( gli iscritti si contano a decine ) , né efficace è l ' azione dei Comitati civici . La propaganda elettorale , oltre che all ' attività sorda delle parrocchie , è stata affidata all ' Ente Maremma . Perché questo organismo , che dovrebbe soltanto compiere un ' operazione tecnica di trasformazione fondiaria ( anche , beninteso , con un secondo scopo politico ) in realtà ha trasformato , e lo là ancora , i suoi tecnici in attivisti politici , e preme in vario modo sui lavoratori della campagna , sia discriminandoli in sede di assegnazione , sia invitandoti , in varie forme , a dar buona prova di sé , durante i tre anni di prova , abbandonando i partiti e le organizzazioni di sinistra . Non è facile stabilire fino a che punto il danaro dell ' Ente , e cioè pubblico , è stato utilizzato durante la campagna elettorale . Certo è che fra i candidati democristiani figuravano alcuni funzionari dell ' Ente , e che per loro si è svolta una vistosa ( e perciò costosa ) campagna di preferenze . II confluire spesso disorganico ed addirittura ostile di questi elementi diversi , nella propaganda democristiana , ( partito , parrocchie , Ente Maremma ) ha provocato lotte interne di cui l ' eco è giunta un po ' dappertutto . La Democrazia cristiana , sprecando un sacco di soldi in una campagna elettorale pletorica e tecnicamente errata , ha raccolto , come si è detto , oltre 32mila suffragi . Han votato per lei , oltre a quel sottopopolo che gravita intorno alle parrocchie , una parte del ceto medio cittadino ed i proprietari minimi della campagna e dell ' isola del Giglio . La Democrazia cristiana sa bene che la piccola proprietà può esserle , in qualche caso , elettoralmente vantaggiosa ; e appunto per questo ha inventato la riforma fondiaria . I partiti di sinistra devono dissolvere quest ' equivoco e conquistarsi quella parte della popolazione agraria su cui ancora agiscono gli spauracchi della « statizzazione della terra » . E devono insieme aprirsi ancora di più verso il ceto medio cittadino , soffocato da una lunga serie di complessi piccolo borghesi di cui in fondo sono soltanto vittime . Molto in questo senso è già stato fatto ; perché la piccola borghesia maremmana è sostanzialmente sana , meno gravata da tradizioni , e quindi più aperta , rispetto , mettiamo , alla piccola borghesia della Toscana interna , fiorentina o senese . È una classe , anche dal punto di vista del costume , vicina al popolo lavoratore , da cui spesso è uscita solo una generazione fa ( chi di noi non ha un nonno contadino ? ) . Bisogna che i minatori delle colline ed i contadini del piano , ma soprattutto i partiti che li dirigono , facciano un altro sforzo , anche per questa gente , che non è cattiva , che è onesta e laboriosa , pur se ha paura della Siberia .
Fiero requiem dell'Italia per Moro ( Cavallari Alberto , 1978 )
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Dato che i Papi non partecipano da secoli a funerali di Stato , e soprattutto a Roma dopo l ' Unità d ' Italia , cercammo di guardare bene Paolo VI , ieri , mentre entrava in San Giovanni in Laterano per la cerimonia in suffragio di Moro . Il pomeriggio romano , fuori , era freddo e livido . La polizia coi nervi tesi , gli uomini in tuta coi mitra spianati , avevano creato il vuoto intorno alla chiesa , salvo sulla piazza principale chiusa in un reticolato di sbarramenti . Dentro la basilica protetti da decine di poliziotti , sedevano immobili , pietrificati intorno all ' altare , gli uomini che rappresentano lo Stato italiano , il governo , i partiti , e i « legati » e gli ambasciatori degli altri Stati . Lo sfondo di un avvenimento unico nella storia moderna non ripeteva affatto le riunioni di folla che a Nuova York , a Gerusalemme , a Calcutta , a Manila , hanno accompagnato le altre tappe inconsuete di questo pontificato . Deve aver fatto un ' immensa pena a questo Papa italiano , lombardo , uscire dal Vaticano e vedere questa povera Roma , questo povero quartiere di San Giovanni , e questa povera basilica , precipitati in un silenzio agghiacciante , difesi come una zona di guerra . Nel livido pomeriggio si guardò intorno , raggiunse la sacrestia , vesti i paramenti rossi delle Pentecoste , e il suo pallore di vecchio Papa ottantenne divenne ancor più visibile . Quando tutto fu pronto , congiunse le mani ( e si vide che tremavano ) facendo il suo ingresso nella chiesa illuminata sulla sedia gestatoria . Tra gli uomini di Stato , immobili , pietrificati , apparve un pontefice a sua volta pietrificato dalla tragedia italiana . Seduto sul trono avviò la Messa cosi , fino al Vangelo , con voce affaticata , senza un movimento , salvo quelli voluti dal rito . La sua tensione cresceva , il suo viso scavato , un po ' gotico , amaro , era ancora più pallido . Dal settore dello Stato italiano , lo guardavano - per la prima volta riuniti per una sua Messa - Berlinguer , Pajetta , Ingrao , e gli altri comunisti della delegazione . Dal settore degli Stati stranieri , cinesi , russi , romeni , fissavano questo pontefice drammatico , diventato simbolo del dramma italiano , forse pensando al tempo in cui Stalin chiese « quante divisioni ha il Papa ? » . Esile , la voce a tratti spezzata nella preghiera , Papa Montini era un vecchio stanco , in uno dei pomeriggi più angosciosi della storia italiana . Poi venne il momento della preghiera e il Papa disse : « Ci siamo riuniti per pregare e testimoniare in un mondo di odio e di sangue » . Poi un lettore disse per lui : « Preghiamo per coloro che governano i popoli , specialmente per i responsabili della cosa pubblica del nostro Paese , e per le autorità di questa nostra città di Roma : perché al di sopra delle lotte e delle divisioni sappiano unirsi in uno sforzo fraterno al servizio della giustizia , del bene comune , e della vera libertà » . Ancora disse il lettore : « Preghiamo per il nostro fratello e amico Aldo Moro , per i membri della sua scorta , che lo hanno preceduto nella morte , per tutte le vittime della violenza e dell ' odio » . Di nuovo disse il lettore : « Preghiamo per tutti noi qui presenti , perché lo spirito di Dio rianimi la nostra debolezza e doni la forza di progredire nella riconciliazione » . Infine riprese direttamente il Papa : « Signore , Dio , ascolta con bontà la supplica del tuo popolo » . Per lo sforzo , un lieve rossore gli copri quel volto pietrificato . Da tre punti di vista , come si sa , può essere considerata questa partecipazione di un Papa a un funerale di Stato , che si è sommata a un memorabile passaggio oltre il Tevere per lanciare all ' Italia un messaggio di riconciliazione . Esiste una motivazione privata e religiosa , emersa dal comunicato vaticano di venerdì e dalla preghiera scritta dal Papa per la Messa di ieri , che dipinge Paolo VI spinto alla decisione solo in base a un impulso del cuore : « Per onorare la memoria dello statista scomparso , unito a lui da vincoli di antica amicizia » e definito appunto « fratello e amico » . Esiste quindi una motivazione per cosi dire pubblica e pastorale , che si riassume nell ' appello lanciato all ' Italia , nel « dare un segno del suo particolare affetto alla nazione » , nell ' invito alla riconciliazione generale « al di sopra delle lotte e delle divisioni » . Ma non mancano poi gli osservatori che segnalano ( almeno come ipotesi ) una motivazione politica . Il Papa , si dice , avrebbe voluto testimoniare anche il suo appoggio alla formula politica ispirata da Moro , all ' attuale quadro politico , suggellando con la manifestazione d ' unità intorno alla sua persona una scelta vaticana . Non è un mistero che gli esperti romani parlano di un « cambiamento » del Papa , dopo l ' allontanamento di monsignor Benelli , e di un suo orientamento diverso rispetto alla politica iniziata da Moro . Si dice poi che vi sarebbe conferma di ciò nel fatto che i messaggi vaticani di cordoglio hanno avallato questa tesi , dato che il Papa ha scritto a Leone , il cardinale di stato Villot ad Andreotti , ma poi Papa Montini ha inviato un suo biglietto a Zaccagnini . Infine , nel mondo stesso dei vaticanisti , s ' insiste nel descrivere un Vaticano montiniano avviato verso la « seconda conciliazione » : e quindi incline ad elevare al massimo grado la figura di Moro « statista » per rendere meno reversibile l ' esperienza iniziata a Roma . Fino a che punto può essere vera questa ipotesi ? Non c ' è dubbio che ieri essa circolasse tra i giornalisti italiani e stranieri , inclini a farla circolare , almeno come tale . Ma resta il fatto che il Papa non ha parlato dopo la cerimonia , come si annunciava , limitandosi alle parole della preghiera scritta di suo pugno , che non sono certo un segnale politico , che trascendono la politica contingente con un messaggio accorato e pieno di pena . Stanco , oppresso da una angoscia crescente , lasciò la basilica con un frettoloso saluto al presidente della Repubblica e ai parenti di Moro . Si chiuse nella macchina affranto lasciando dietro di sé nel fosco pomeriggio romano un appello tra i più caldi ricevuti dall ' Italia durante il suo pontificato . Non è difficile immaginare , del resto , che il Papa deve aver valutato per primo il pericolo che dal suo breve viaggio oltre il Tevere , e dalla sua decisione di compiere un gesto senza precedenti , nascessero « ipotesi politiche » . Anni fa , quando rilasciò a chi scrive la prima intervista della storia della Chiesa , Papa Montini non nascose il dramma che rappresenta « parlare dell ' Italia » per un Papa « che ami il paese dov ' è nato » .
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Sono ormai vecchi discorsi , che Guglielmo Ferrero va ripetendo da parecchi anni a questa parte e nei quali usa quanti modi e toni l ' ingegno versatile e la pronta e vivace abilità dello scrittore scoprono buoni a muovere i sordi e a convincere i riottosi . Lo storico non disdegna i più diversi espedienti : accusa e castiga , esorta e perora , incenerisce i reprobi , umilia i superbi , denunzia il male , indica il bene e quello mette sott ' occhi con crudi colori , a nostra mortificazione e questo esalta ed allontana , perché maggiore sia il rimpianto d ' averlo perduto e il desiderio di riaverlo . Quando i fatti non lo soccorrono a sufficienza e l ' indagine disinteressata pericola o sta lì lì per giocargli brutti tiri , eccolo rivolgersi a ogni specie di risorse polemiche . E suscita , come un mago , d ' ogni parte , con prodigalità e accortezza mirabili , misteriosi talsù ed antitesi minacciose , attorno ai quali , con lena e vena ininterrotta accumula argomenti su argomenti , rievocazioni storiche e proteste moralistiche , sfuriate filosofiche e diagnosi politiche , ammonimenti e irrisioni . Un materiale vario e confuso , dal quale , tratto a tratto , a mo ' di preambolo , di ripresa o di conclusione , si leva , scandita dall ' ansia e dalla preoccupazione , la sconsolata profezia della imminente catastrofe . Un furore di verità , che brucia tutto , che non risparmia niente e nessuno : re e apostoli , politica e filosofia , macchine e proletariato , capitalismo e democrazia , libertà e dittatura . Da La vecchia Europa e la nuova , alla Tragedia della pace , a questi Discorsi ai sordi , i motivi sono sempre gli stessi : la corruzione del secolo e del mondo . la civiltà delle macchine e della potenza infinita , che ruina verso la catastrofe finale , l ' assenza d ' ogni equilibrio e d ' ogni limite , la necessità , quindi , di porre un riparo alla precipitosa e precipitante dissoluzione , suscitando ex novo , o riprendendo dalla tradizione , alcuni limiti fondamentali in cui consista , riposi e si ordini l ' affannosa fatica degli uomini limiti che siano misura e regole all ' azione e al pensiero , all ' arte ed alla politica , che frenino gli istinti di ribellione , licenza e potenza , diffusi nel mondo e tutto sistemino , armonizzino e controllino entro leggi ben definite e argini ben costrutti . Ferrero non ha pace : il suo spirito insonne è travagliato dai mali di cui soffre l ' umanità e per cui miseramente , giorno per giorno , decade . Dovunque gli accada di posare gli occhi , ecco presentarsi , a riprova e paradigmi della sua tesi , i termini essenziali e drammatici della tragedia in cui si dibattono gli uomini , ad un tempo creatori e vittime di quest ' epoca infernale , che ha il culto dell ' officina e del denaro , alimenta l ' illusione della libertà , persegue il miraggio dell ' abbondanza e che fra le mille altre aberrazioni , s ' è foggiata una filosofia barbarica e pretestuosa , « che per accrescere la potenza e la ricchezza vuol essere libera di strapazzare tutte le arti , dalla guerra alla letteratura , dall ' architettura alla storia , non imponendo più nessun grado di perfezione e perciò adattandosi ad un parziale rimbarbarimento » . In questi sedici discorsi poco più di 150 pagine non v ' è aspetto e momento della nostra epoca che non abbia il suo rilievo e la sua condanna . I mali si danno la mano e sfilano così , uno appresso all ' altro , legati assieme da una fondamentale dipendenza che è nella loro prima e comune origine . « La realtà non è che un sistema di limiti . Natura limitata , l ' uomo , per essere sicuro della verità , della bellezza e del bene deve crederci ; e non può crederci se non sa distinguerli e opporli ai loro contrari , il falso , il brutto , il male ; e non può distinguerli e opporli se non li spartisce e risolutamente separa , invece di confonderli , con una linea , un limite , una definizione » « Definire viene da finis che vuol dire termine o confine . Se i limiti sono scancellati o confusi anche il bene e il male , la verità e l ' errore , il bello e il brutto si confondono ; e allora , come la volontà può desiderarli o respingerli se non riesce più a distinguerli ? » . « L ' aspirazione all ' illimitato finisce per necessità nell ' anarchia delle dottrine e nello smarrimento della volontà » . L ' illimitato : ecco il male dell ' epoca , la quale , così nell ' arte , come nella filosofia , nell ' economia , nella finanza , nell ' amministrazione politica , perseguendo un folle sogno di grandezza e di potenza ha sconvolto ogni ordine materiale e morale , scomposto l ' equilibrio sociale , negato ogni tradizione , corroso le fondamenta dell ' autorità negli Stati , rotta la misura e il giudizio del bello , del buono , dell ' utile , del vero . Di fronte a tanta perdizione che dilaga e travolge tutti , uomini e Stati , popoli e continenti , l ' ansia del domani strugge il petto del profeta : « Orzmund e Arimane , Dio del bene e Dio del male , chi di voi ha ragione ? Onde nasce l ' angoscia atroce che torce il volto del mondo ? Ritorniamo nel caos o ci prepariamo a una miracolosa trasformazione ? » . La Sibilla batte alle porte del destino e dagli spiragli , intravede qualche speranza , laggiù nel remoto avvenire : « A dispetto dell ' odio e della paura , i popoli sono fratelli perché hanno bisogno gli uni degli altri . No , le sofferenze presenti del mondo sono il travaglio di una meravigliosa unificazione . Noi stiamo per toccare la metà sublime di un viaggio di quattro secoli ... » . Sia resa grazia a Dio che non ci abbandona . A pagina 139 , dopo tanti stragi e sconforti , avendo guardato tutto il male del mondo e tutte le piaghe dell ' umanità , il respiro mozzo e il cuore alla gola , ecco un lontano pezzo di sereno , una timida promessa di luce , un po ' d ' azzurro , un pizzico d ' illusioni che rinascono dalle ceneri . Sia lodata la Provvidenza che pensa lei a rimediare agli errori e alle perversità degli uomini . E diciamo la Provvidenza perché nessun accenno v ' è nel libro sul come l ' umanità , bruciata e devastata dalla fame insaziabile dell ' illimitato , riuscirà a trarsi al salvamento che il Ferrero ci annunzia , a ricostruire l ' equilibrio delle sue parti , ad accontentarsi dopo le delusioni dell ' illimitato , d ' un modesto e domestico limite . In verità tale metamorfosi , onde l ' uomo riamerà ciò che aveva amato un tempo e poi disprezzato e che purtroppo s ' ostina ancor oggi a disprezzare , non potrà essere che l ' effetto d ' un intervento divino . Nel quadro che il Ferrero fa della nostra perfida epoca , la volontà e la ragione non contano : sono , a loro scorno , sempre le vittime di se stesse . E i cosiddetti limiti base e condizione d ' ogni qualsiasi equilibrio sono da lui concepiti e riguardati non come idee liberamente accolte e accettate dagli uomini e quindi capaci di autonomo e inesauribile svolgimento , ma quali argini posti al di fuori , a infrenare contenere e dominare lo sviluppo spontaneo della vita e della coscienza . Sono le colonne d ' Ercole della storia : di qui non si passa . Se pur si tratta d ' un ritorno al mondo di Tolomeo , ne saremmo lieti lo stesso . Purché , finalmente il mondo , dopo tanto errare , trovi la sua pace e Ferrero , dopo altrettanti triboli , la sua meritata tranquillità .
SCRITTORE IN FIERA ( Bianciardi Luciano , 1959 )
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Questa volta era giornata di sole . La gente vestita col vestito buono ( perché questa volta era anche domenica e come otto milioni di telespettatori sanno , domenica è sempre domenica ) , la gente dunque faceva due ali sottili , fra il cancello e la fontana di tufo , con le statue e le aiole , che sta al centro della piazza . C ' erano genitori coi figli , ragazzi con la ragazza , vecchi che han fatto la grande guerra e applaudivano gli artiglieri di picchetto col chepì e la coda di cavallo ; c ' erano uomini bassi e atticciati , neri in testa e bluastri in viso che parevano - ma non erano - barbieri di Molfetta , e a tratti dicevano : « Per favore indietro » . Sul cancello due carabinieri alti , placcati e impennacchiati , pronti a fare il saluto . Entravano solo quelli che , scendendo di macchina , facevan vedere la tessera . L ' attesa fu lunga : prima arrivarono le motociclette fischianti della polizia stradale , con sopra gli agenti foderati di cuoio , poi le auto : cardinali , generali , autorità . Ma la macchina del presidente la riconobbero solo quando era già passata , per via delle bandierine tricolori sui parafanghi , e nessuno ebbe il tempo di battere le mani . Una delle ragazze parve delusa . « Tutto qui ? » fece . E lui : « Il meglio è dentro , sai ? » . Dentro avevano montato la tribuna e al microfono fecero i discorsi . L ' ingegnere parlò abbastanza a lungo dell ' azione , che è una realizzazione delle più profonde aspirazioni della nazione ; la nazione operosa , la città giustamente orgogliosa , la sua gente laboriosa : tesa , intesa e protesa nell ' attività , nella fattività e nella produttività , in un clima più ampio , quello del MEC . Il ministro tenne un linguaggio più acconcio alla sua professione tecnica . Infatti parlò di tecniche . Di tecniche , di metodi , di programmi , di operatori , di livelli e di piani , nel quadro , naturalmente , del wc . Auspicò anche , è vero , ma solo alla fine : per il resto discorse arane un libro aziendale , recentissimo e tradotto dall ' americano . Il presidente li stava a guardare canuto e grave . Non applaudì : solo un cenno del capo . Il presidente , prima della Grande guerra , è stato normalista a Pisa , e ha letto le prose dei maggiori , Aretino compreso . Conserviamo , noi , la scheda con cui il giovane pontederese chiedeva in prestito l ' opera completa del suo antico corregionale , paesano dell ' uno e dell ' altro Fanfani , bisnonno e pronipote , linguista il primo , corporativo il secondo , ma tutti e due piccoletti di statura . Partiti che furono presidente , generale , cardinale , autorità , carabinieri placcati e impennacchiati , artiglieri con la coda in testa , diedero la via alle turbe e in un baleno fu pieno : convenuti da ogni paese . Gli amici , quando ti scrivono , dicono sempre : « Vengo su in aprile . Voglio vedere un po ' che cosa c ' è di nuovo , quest ' anno » . Quest ' anno di nuovo c ' erano : due scimpanzé di Lombardi , amico degli animali , che tentavano di spaccare la gabbia di vetro a spallate ; il vagone della metropolitana con le gomene come un autobus ; il padiglione storico ; un ventilatore tascabile , duecentotrenta grammi pila esclusa ; un nuovo tipo di tappo per tubi da dentifricio ; un modellino di appartamento girevole , che si orienta secondo il sole ; una soletta speciale per difendere i piedi dall ' umido ; tuia fotografia , uso famiglia , di Ranieri Grimaldi e Grace Kelly , felicemente regnanti , sulla Principauté de Monaco . Per il resto come prima : formaggi svizzeri e orologi , motori a turbina grossi come case , la trivella della Pignone , tappeti colorati e pelli di pitone , e un altro sacco di roba , esposta su di un fronte ( dicono gli statistici ) di settanta chilometri , quanto basta per arrivare a Piacenza . Le turbe saranno arrivate , al massimo , fino a Lodi , poi , stanchi morti , li ritrovavi fuori , seduti sullo scalino del marciapiedi , scalmanati e rossi in faccia , col mal di testa , la bocca impastata e le caviglie gonfie . Le donne , che si erano messe i tacchi a spillo per l ' occasione , si levavano le scarpe e tenevano i piedi nudi su di un foglio di giornale .
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MANILA . Imelda Imelda Imelda for president . Lo gridano per le strade , lo hanno scritto sui muri e sui cartelli . È questa la truce fiaba postnatalizia che è dilagata i giorni scorsi sull ' arcipelago delle Filippine . Ma non è favola , è realtà . Con ottanta capi d ' accusa sulla testa che . se provati . potrebbero costarle da un minimo di 400 anni di carcere a un massimo di 900 , la signora Marcos si è ufficialmente candidata per le elezioni presidenziali dal maggio prossimo . È stata scelta all ' unanimità e lanciata nella mischia dai leader del Kilusan Bagong Lipunan ( K B L ) , il partito del defunto presidente Ferdinando Marcos . Sotto la bandiera dell ' ex First Lady potrebbero schierarsi , oltre ai nostalgici del regime , tutti coloro che sono stati delusi dall ' inefficiente amministrazione di Corazon Aquino . L ' ipotesi di un ritorno di Imelda Marcos all ' attività politica ha preso consistenza subito dopo il rientro nelle Filippine in novembre : ma non sorprende che molti , allora , lo ritenessero improbabile . Perche ' si trattava di riaffidare le redini del potere ad una donna che , per venti anni , insieme al marito , aveva dissanguato il Paese e il cui rimpatrio . dopo quasi sei anni di esilio . era stato consentito alla sola condizione che rispondesse alla giustizia di un cumulo di reati infamanti come evasione fiscale , appropriazione indebita , esportazione di capitali all ' estero e chi più ne ha più ne metta . Una gran Ladra , insomma . Proprio così , con la L maiuscola . Cominciata in sordina col rientro di Ferdinando Jr . ( figlio del defunto dittatore ) il 30 ottobre , la rimpatriata dei Marcos nelle Filippine ha avuto il suo vertice folgorante il 4 novembre scorso , quando l ' ex First Lady è apparsa all ' aeroporto Ninoy Aquino e si è inginocchiata e ha baciato la terra . Il processo L ' umiliazione della fuga ignominiosa nel febbraio dell'86 e la vergogna di dover subire ora un processo pesante non parevano aver incrinato la solare arroganza di Imelda Marcos ( anni 62 ) o inserito nella sua personalità di " farfalla d ' acciaio " il fluido corrosivo del dubbio e del rimorso . Il procuratore generale della Repubblica , Francisco Chavez , ha presentato contro di lei ottanta capi d ' accusa : nella speranza di ricuperare parte delle sostanze ( denaro e immobili ) che l ' ex famiglia reale ha sparso nel mondo , come i 350 milioni di dollari custoditi nelle banche svizzere . Ma quando si presenta al tribunale regionale di Quezon City per ascoltare la lettura delle incriminazioni che la riguardano e che l ' avvocato Chavez elenca imperterrito , Imelda sembra appena uscita da un bagno di schiuma . Il bianco luminoso del vestito che indossa è appena ravvivato da un foulard rosso.blu e le dita delle mani che minuti prima hanno disinvoltamente accettato il rito delle impronte stanno ora avvinghiate ai grani del rosario . Regalmente , Imelda respinge ogni accusa col solo movimento della testa . Poi , ai giornalisti che le chiedono se abbia paura del carcere , risponde cortesemente : " Non c ' è un posto in tutte le Filippine dove mi possano incarcerare . Non ho paura . Credo nella giustizia divina " . Però anche Dio dovrà essere molto paziente e misericordioso con la signora Marcos , col suo defunto marito e coi figli , pure incriminati . Tuttavia , il cospicuo deposito in Svizzera potrà rimanere congelato ed eventualmente restituito ai legittimi proprietari . i filippini . soltanto se Manila riuscirà a provare che è stato illegalmente accumulato . E qui tutti temono la lentezza del locale meccanismo processuale . Certo , l ' elenco circostanziato dei capi d ' accusa lascia sbigottiti e mette a nudo il cinismo e la totale mancanza di scrupoli con cui Marcos e la moglie hanno agito per vent ' anni grazie alla copertura della presidenza , spinti solo da un ' insaziabile ingordigia e dall ' ambizione personale : una diabolica " coppia reale " che incamera milioni di pesos destinati agli scolari poveri delle piantagioni di coconut ; che gioca sul dollaro creando uno " shortage " artificiale , che le frutta in un lampo 75 milioni di dollari ; che induce la Banca Centrale a concedere prestiti favolosi a ditte private , " amiche " del Presidente ; che deposita 25 milioni di dollari nella succursale di New York della Philippine National Bank perche ' la First Lady non sia a corto di liquido quando va a fare lo shopping nella Quinta Strada ; e che infine , dopo aver tanto rubato , fugge dal Paese di notte caricando sull ' elicottero 22 casse di valuta straniera e locale : sfortunatamente , non c ' è posto per le tremila paia di scarpe che Imelda abbandona nel palazzo di Malacanang , affrontando scalza l ' esilio . Dietro l ' aberrante immagine di questa coppia predatrice e sanguisuga , c ' è un altro aspetto , dei Marcos , di cui i tribunali non si stanno ora occupando : ed è l ' invereconda manipolazione del potere politico che ha consentito al dittatore di sopravvivere per tanti anni . Su questo la Storia ha già espresso il suo giudizio , che è pesante . Delitti Ma il ritorno di Imelda nelle Filippine non poteva non evocare lo spettro degli anni di piombo e della legge marziale ; e tuttavia nessuno si meraviglia se , sbarcando all ' aeroporto di Manila dove nell'83 venne trucidato Benigno " Ninoy " Aquino , marito di Corazon e irriducibile avversario di Marcos , l ' ex First Lady non abbia provato alcuna emozione . La " farfalla d ' acciaio " recitava ancora una volta i misteri gaudiosi . Nessuno dubitava che l ' assassinio di Ninoy era stato deciso e " preparato " nei meandri di Malacanang , anche se fu impossibile accertarlo : ma quel momento coincise col risveglio della coscienza popolare e con l ' ascesa di Cory e del " people ' s power " , che avrebbero invaso le Filippine coi vessilli gialli e spazzato via Marcos . Al suo rientro , Imelda , si presenta come la vittima di Corazon e della sua perfidia umano.politica . È povera . È Cenerentola . All ' aeroporto confessa : " Non ho più un soldo , sopravvivo grazie agli oboli degli amici " . Però è appena sbarcata da un Boeing , noleggiato alle Hawaii per 600 mila dollari , e il suo seguito è quello di un capo di Stato . Va ad abitare al Philippine Plaza Hotel , dove requisisce l ' undicesimo piano per sistemare , in 60 stanze , il suo entourage : lei si contenta della Suite Imperiale . Da questo fortino di lusso , pacchianamente superaddobbato per le feste , Imelda dirige la sua campagna elettorale . Blas F . Ople , editoralista di un quotidiano popolare ed ex ministro di Marcos , sostiene che Imelda è la sola persona in grado di mettere insieme l ' Opposizione . Occorrono , tra l ' altro , 37 milioni di dollari per la campagna elettorale , che l ' ex Fist Lady ha nelle preziose borse di pelle , firmate dai migliori stilisti . Nella sua scia , sono in molti adesso . I politici del voltafaccia che , nell'86 , rinnegarono Marcos e si buttarono nel campo dell ' Aquino . Uno squallido personaggio come Salvador Laureal , che divenne vice presidente dell ' attuale governo e poi diede il bacio di Giuda a Cory , andando all ' aeroporto per congratularsi con l ' ex First Lady che tornava ; o come l ' estremo rettile delle Filippine , Juan Ponce Enrile , ex ministro della difesa , che fu uno degli artefici della rivoluzione di febbraio e che vidi arrivare , il mitra in mano , nel campo Aguilaldo dei rivoltosi e che ora ha calato le brache e continua ad agitarsi sui banchi dell ' Opposizione , piccolo e isterico . Enrile sostiene che Imelda ha grosse chances a Manila , nelle regioni settentrionali e nelle Visnayas orientali , sua patria d ' origine . Nessuno sa come andrà a finire . Imelda , che definisce Enrile con le iniziali J.E. ( Judas Escariot ) per il suo tradimento nell'86 , basa le sue speranze sull ' accoglienza che i disperati di baraccopoli immonde e letamai umani come Tondo . delusi dall ' inefficienza dell ' attuale governo . le hanno riservato . La gestione di Corazon Aquino ha certamente deluso , ma il comportamento della signora Marcos rasenta , raggiunge e supera il marchio dell ' infamia . Il suo regno d ' influenza e di vita era vastissimo , ma ne erano esclusi i tagliatori delle canne di zucchero delle Negros o i peones di Mindanao . Era pure escluso il sindaco di Zamboanga , Cesar Climaco , che aveva deciso di non farsi tagliare i capelli fino a quando Marcos non avesse rimosso la legge marziale . Aveva scritto al dittatore , di cui un tempo era amico : " La sola cosa onesta in queste isole sono questo paio di coglioni che mi porto intorno " . Lo uccisero sparandogli nella nuca , mentre stava avviando il motorino . Cosa poteva importare , a Imelda , di Climaco ? Lei andava per shopping allo Harrods di Londra , al Bloomingdal ' s di New York , al Takashimaya di Tokio , alla Liberty House di Honolulu . E poi Bond Street , Fauburg St . Honore ' , via Condotti . Le scarpe da Ferragamo , i gioielli da Bulgari . E aveva il diamante più grosso del mondo ( lo Idol ' s Eye ) , pagato con 5 milioni e 500 mila dollari di puro sangue e sudori filippini . La gente muore per le strade e lei fa costruire a Manila 14 alberghi di lusso . Il suo mito era Hollywood , la sua molla erotica gli eroi dello schermo , come George Hamilton . Ed ecco , dentro questo vuoto immane che è la sua vita , germinare il progetto di un festival cinematografico che oscurasse la gloria di Cannes e di Venezia . Ma occorre costruire . e in fretta . un palazzo del cinema degno dell ' occasione . Ottomila operai ( era l'82 ) lavorano 24 ore su 24 . Ma a un certo punto le impalcature crollano e crollano i muri . Sotto le macerie e il cemento ancora caldo c ' è un cimitero . Nessuno saprà mai quanti sono i morti . Imelda ordina di continuare i lavori , la scadenza va rispettata . E a queste mani , così gentili e rapaci che una parte dei filippini affida ora il proprio destino . E allora buon anno e buona fortuna .