StampaQuotidiana ,
Tre
le
molte
e
varie
manifestazioni
che
hanno
tentato
di
dare
un
ordine
e
uno
schema
storico
al
fascismo
,
mette
conto
di
notare
questo
Programma
della
destra
fascista
(
Firenze
Casa
Editrice
«
La
Voce
»
,
1924
)
.
Il
nome
dell
'
autore
,
Volt
,
è
dei
pochi
che
con
frequenza
s
'
incontrano
,
sfogliando
giornali
e
riviste
in
fama
d
'
autorità
presso
il
fascismo
,
e
le
numerose
recensioni
che
hanno
tenuto
a
battesimo
il
volumetto
,
hanno
confermato
che
fascisti
,
anche
autorevoli
,
concordano
in
gran
parte
con
la
tesi
in
esso
svolta
.
Sicché
ci
è
piaciuto
leggerlo
attentamente
,
con
grande
scrupolo
e
serenità
,
l
'
animo
disposto
e
pronto
ad
accogliere
disinteressatamente
quelle
verità
che
i
fiumi
della
polemica
quotidiana
avevano
potuto
sinora
nascondere
.
Ma
peggiore
disavventura
non
poteva
toccarci
.
Quanto
più
scrupoloso
era
stato
il
nostro
impegno
a
non
lasciarci
trascinare
dalle
nostre
particolari
vedute
e
opinioni
possiamo
assicurare
,
tra
parentesi
,
che
costa
una
vera
fatica
spogliarsi
sia
pure
per
breve
ora
,
delle
proprie
consuetudini
e
dei
propri
abiti
mentali
!
tanto
più
evidente
e
fastidiosa
,
dalle
prime
pagine
del
libro
,
ci
è
apparsa
l
'
assenza
d
'
ogni
qualsiasi
meditata
e
studiata
elaborazione
nel
materiale
preparato
staremmo
per
dire
ammucchiato
dall
'
autore
,
per
lo
svolgimento
della
sua
tesi
.
Ma
prima
di
venire
a
giudizi
parziali
o
generali
sul
libro
,
anche
per
dare
prova
di
mantenuta
fede
alla
promessa
di
serenità
,
è
bene
vedere
brevemente
la
composizione
e
coordinazione
degli
argomenti
trattati
.
In
quattro
capitoli
,
dai
titoli
impressionanti
Il
regime
della
dissoluzione
.
Genesi
dello
Stato
fascista
.
Il
nuovo
regime
,
teoria
dell
'
impero
Volt
ricerca
,
con
digressioni
...
pittoresche
nel
campo
filosofico
,
giuridico
e
sociologico
,
le
giustificazioni
storiche
e
la
fisionomia
ideale
del
fascismo
,
non
solo
nello
svolgimento
della
storia
italiana
,
ma
in
confronto
del
pensiero
e
della
vita
europea
.
La
conclusione
è
,
all
'
ultimo
paragrafo
dell
'
ultimo
capitolo
:
«
La
libertà
di
coscienza
,
ecco
il
nemico
.
Questa
è
la
grande
eresia
del
secolo
XIX
.
L
'
uomo
che
detta
a
sé
le
sue
legge
,
divenendo
simile
a
Dio
;
la
superbia
dell
'
intelletto
,
l
'
individualismo
,
il
razionalismo
,
peccato
originale
del
genere
umano
...
Se
non
vogliamo
togliere
al
travaglio
della
coscienza
italiana
ogni
significato
ideale
,
dobbiamo
riconoscere
in
pieno
al
fascismo
il
suo
carattere
di
antirivoluzione
.
La
Marcia
su
Roma
sta
alla
Rivoluzione
francese
,
come
il
Concilio
di
Trento
sta
alla
Riforma
protestante
....
Fuori
dalla
legge
integrale
per
noi
non
vi
è
che
ribellione
ad
ogni
legge
...
Non
può
sorgere
l
'
ordine
dal
disordine
,
la
pace
dal
contrasto
delle
volontà
individuali
,
la
verità
dalla
discussione
,
la
legge
dall
'
arbitrio
,
lo
Stato
dal
contratto
,
l
'
autorità
dalla
libertà
.
Pace
vi
può
essere
solo
là
dove
tutti
s
'
inchinano
all
'
autorità
d
'
un
potere
trascendente
...
Il
corso
della
storia
è
mutato
.
Da
Lutero
e
Lenin
il
ciclo
della
grande
eresia
è
conchiuso
.
La
società
dell
'
avvenire
non
sarà
fondata
sulla
«
Dichiarazione
dei
diritti
dell
'
uomo
»
ma
sul
«
Sillabo
»
.
Questo
breve
saggio
delle
150
e
più
pagine
del
libro
potrebbe
consigliare
a
fare
punto
.
In
tempi
come
questi
,
lo
credeva
Volt
,
non
vi
può
essere
«
superbia
d
'
intelletto
»
;
la
rassegnazione
«
a
non
capire
»
è
non
pure
un
dovere
,
ma
il
solo
vero
farmaco
alle
nostre
e
alla
altrui
piaghe
.
Due
esempi
,
tra
i
molti
che
i
margini
delle
pagine
,
attentamente
segnati
,
potrebbero
offrirci
.
Dunque
niente
più
libertà
di
coscienza
e
diritti
dell
'
uomo
,
ma
il
Sillabo
,
sola
verità
e
sola
legge
,
fuori
e
contro
l
'
individuo
.
Tutto
perfettamente
;
ma
il
Sillabo
implica
l
'
accettazione
di
tutta
la
concezione
cattolica
alla
base
della
quale
è
la
fede
.
Sicché
delle
due
,
una
:
o
il
fascismo
,
riconoscendo
appieno
la
concezione
cattolica
si
dà
in
braccia
al
Papa
e
da
questo
riceve
l
'
investitura
,
oppure
Mussolini
(
l
'
agnosticismo
mussoliniano
è
figlio
della
mentalità
empirica
e
positiva
dei
settentrionali
,
si
legge
a
pagina
72
)
è
lui
stesso
il
Papa
e
le
di
lui
volontà
,
rivelategli
direttamente
da
Dio
(
Volt
batte
con
gran
furore
sulla
trascendenza
)
sono
il
Sillabo
.
Si
potrebbe
continuare
per
cercare
in
posto
logico
ed
un
significato
all
'
agnosticismo
mussoliniano
,
tra
la
trascendenza
e
il
Sillabo
:
ma
temiamo
che
finiremmo
per
avvolgere
di
tenebre
anche
quel
poco
che
,
colpa
nostra
,
ci
è
riuscito
approssimativamente
chiaro
.
E
veniamo
al
secondo
esempio
.
A
pagina
69
si
legge
:
«
Volendo
una
teoria
metafisica
,
io
credo
che
valga
ancora
la
vecchia
teoria
del
diritto
divino
...
Scientificamente
essa
trascende
la
realtà
fenomenica
,
ma
non
la
nega
.
Può
assumere
due
forme
:
l
'
una
positiva
,
pei
credenti
,
vede
nell
'
ordine
giuridico
attuata
la
volontà
di
Dio
,
concepito
come
persona
;
l
'
altra
agnostica
,
vede
nello
Stato
l
'
attuazione
di
una
suprema
Necessità
,
che
si
impone
al
volere
dei
singoli
associati
e
non
ne
deriva
.
Sotto
questa
seconda
forma
la
teoria
del
diritto
divino
può
essere
accettata
anche
dagli
increduli
.
Se
vogliamo
dare
allo
Stato
una
salda
base
etica
non
conviene
farlo
dipendere
dalla
volontà
umana
,
ma
non
è
nemmeno
necessario
farne
una
divinità
astratta
.
Non
è
lo
Stato
che
dobbiamo
divinizzare
,
ma
la
sua
Causa
»
.
La
teoria
del
diritto
divino
,
dunque
,
può
assumere
due
forme
,
una
positiva
e
una
agnostica
e
quest
'
ultima
può
essere
accettata
anche
dagli
increduli
.
Gentile
l
'
ha
gridato
:
questi
sono
tempi
talmente
religiosi
,
che
gli
stessi
increduli
...
credono
al
diritto
divino
.
Il
quale
,
se
ci
riesce
di
capire
,
è
sostenuto
dall
'
autore
perché
può
servire
a
togliere
di
mezzo
l
'
individuo
con
tutti
i
rompicapi
della
sua
coscienza
e
della
sua
volontà
.
Ma
dopo
,
che
significa
divinizzare
non
lo
Stato
ma
la
sua
Causa
con
la
C
maiuscola
?
Se
è
divina
la
causa
,
non
è
divino
l
'
effetto
?
Le
vertigini
,
alle
cui
insidie
abbiamo
sinora
opposto
eroicamente
tutte
le
nostre
forze
sia
ben
chiaro
che
v
'
è
distanza
notevole
tra
l
'
eroismo
dell
'
autore
che
ha
scritto
il
libro
e
quello
modesto
di
noi
che
lo
abbiamo
letto
le
vertigini
oramai
formicolano
d
'
ogni
parte
e
ci
minacciano
irrimediabili
cadute
.
Bisogna
salvarci
,
ad
ogni
costo
.
Farinacci
,
Ciarlanni
,
Suket
,
quale
che
sia
il
tuo
nome
benedetto
,
soccorrici
all
'
estremo
passo
.
Volt
ci
ha
perduto
,
tu
,
o
benvenuto
,
ci
hai
restituito
alla
luce
del
sole
e
alla
gioia
del
libero
respiro
.
E
giuriamo
che
,
d
'
ora
innanzi
certe
letture
nemmeno
le
cominceremo
.
StampaQuotidiana ,
Città
del
Vaticano
,
2
ottobre
-
Papa
Paolo
VI
mi
ha
parlato
del
Vaticano
d
'
oggi
,
della
Chiesa
,
del
Concilio
,
del
suo
viaggio
a
Nuova
York
,
alle
Nazioni
Unite
,
dell
'
Italia
,
dei
rapporti
Chiesa
-
Stato
in
Italia
.
Mi
ha
ricevuto
nella
sua
biblioteca
privata
,
di
sera
,
alla
vigilia
della
partenza
per
l
'
America
,
conversando
poi
lentamente
e
con
molta
franchezza
.
I
Papi
non
concedono
,
com
'
è
noto
,
interviste
;
non
ne
concedono
da
duemila
anni
;
ma
un
colloquio
com
'
è
stato
questo
so
di
poterlo
riferire
.
Esso
nasce
da
una
visita
al
Papa
fatta
mentre
sto
compiendo
,
da
mesi
,
un
«
viaggio
in
Vaticano
»
.
Nasce
dall
'
occasione
semplice
e
non
dall
'
ufficialità
.
Per
giorni
ho
frequentato
i
palazzi
apostolici
,
il
Concilio
,
i
ministeri
:
di
qui
è
scaturito
l
'
incontro
tanto
raro
quanto
occasionale
con
Paolo
VI
,
come
un
episodio
«
privato
»
,
umano
.
Ed
esso
mi
fornisce
il
«
prologo
»
per
queste
cronache
.
Un
prologo
che
porta
subito
al
cuore
del
Vaticano
stesso
e
mi
consente
di
scrivere
davvero
dal
«
di
dentro
»
una
realtà
altrimenti
difficile
da
rappresentare
.
Lo
scopo
di
queste
mie
note
è
infatti
molto
semplice
.
Un
Concilio
si
chiude
,
un
Papa
va
all
'
ONU
e
la
Chiesa
conosce
discussioni
e
trasformazioni
che
non
conosceva
da
secoli
.
Milioni
di
persone
guardano
al
Vaticano
degli
anni
Sessanta
,
per
chiedersi
se
cambia
,
come
cambia
,
mentre
il
Concilio
s
'
avvia
alla
conclusione
.
Nessuna
capitale
del
mondo
,
civile
o
religiosa
,
Washington
,
Mosca
o
Calcutta
,
è
infatti
come
il
Vaticano
sotto
il
riflettore
:
perché
nessuna
capitale
vive
anni
di
così
grande
trapasso
.
Ma
cogliere
il
significato
di
ciò
che
accade
non
è
facile
se
non
si
cerca
di
vedere
il
Vaticano
«
dentro
»
,
con
un
rovesciamento
d
'
ottica
.
Il
Vaticano
d
'
oggi
è
infatti
qualcosa
di
mobile
e
di
fluido
;
una
immagine
che
appena
si
sta
mettendo
a
fuoco
e
richiede
continui
aggiustamenti
.
Lo
stesso
Paolo
VI
è
una
prova
di
come
sia
rischioso
stabilire
«
dall
'
esterno
»
qualcosa
di
vero
,
poiché
gli
stessi
che
nel
'64
lo
definivano
un
soffocatore
del
Concilio
ora
lo
esaltano
come
un
intrepido
sostenitore
della
libertà
religiosa
,
facendone
un
personaggio
continuamente
deformato
.
Guardare
«
dall
'
interno
»
sarà
quindi
un
filo
conduttore
di
queste
note
.
E
voglio
subito
dire
che
intendo
solo
tenere
un
diario
,
scritto
proprio
col
tono
del
diario
,
immediato
,
semplice
,
incurante
d
'
architetture
,
e
non
una
inchiesta
.
Come
voglio
anche
aggiungere
che
questo
diario
sarà
«
laico
»
,
nel
senso
che
non
pretende
di
discutere
questioni
religiose
,
parteggiare
per
la
Chiesa
«
progressiva
»
o
per
la
Chiesa
«
conservatrice
»
,
o
giudicare
se
certe
decisioni
siano
un
bene
o
un
male
per
la
Chiesa
.
Ciò
che
intendo
descrivere
è
il
Vaticano
,
non
la
Chiesa
;
cercando
di
capire
com
'
è
mutato
dentro
la
«
svolta
conciliare
»
;
e
quali
nuovi
organismi
nascono
;
come
si
trasformano
i
vecchi
all
'
ombra
di
San
Pietro
;
e
sempre
facendo
parlare
gli
uomini
che
governano
la
Santa
Sede
.
Ma
veniamo
alla
prima
pagina
di
questo
diario
.
Papa
Paolo
VI
mi
ha
ricevuto
,
dicevo
,
di
sera
.
Sono
andato
alla
seconda
Loggia
verso
le
sette
,
all
'
ora
in
cui
finiscono
le
udienze
,
mentre
si
spengono
le
luci
dei
palazzi
apostolici
.
Il
colloquio
è
durato
quasi
un
'
ora
:
e
riferirne
i
dettagli
,
le
stesse
cadenze
del
«
parlato
»
,
è
certamente
essenziale
per
conoscere
lo
stile
di
un
pontificato
.
Il
Papa
s
'
è
mosso
verso
la
porta
della
biblioteca
semiaperta
,
con
modi
semplici
,
sveltamente
,
da
uomo
moderno
capace
di
chiari
rapporti
umani
.
Sullo
sfondo
dei
libri
,
dentro
la
luce
viva
d
'
un
salone
privo
d
'
ori
e
di
baldacchini
,
il
Papa
ha
poi
steso
la
mano
senza
imporre
né
sollecitare
il
bacio
dell
'
anello
.
Infine
ha
cominciato
a
scegliere
con
lo
sguardo
tra
le
poltrone
che
fanno
circolo
alla
sua
scrivania
,
finché
gli
è
sembrato
di
trovare
la
più
comoda
e
la
più
vicina
per
l
'
interlocutore
.
«
Venga
,
venga
»
ha
detto
il
Papa
,
«
si
metta
a
sedere
lì
,
parleremo
meglio
.
»
Né
m
'
è
sembrato
un
gesto
di
sola
cortesia
;
ma
piuttosto
un
preciso
rifiuto
del
classico
monologo
dei
Papi
.
Oltre
lo
scrittoio
la
sua
figura
bianca
ha
disegnato
una
immagine
inedita
.
Fisicamente
ho
trovato
Paolo
VI
disteso
,
spontaneo
,
poco
somigliante
al
Papa
teso
,
scarno
,
nervoso
,
oppure
introverso
oppure
diplomatico
che
solitamente
si
descrive
.
Ma
di
questo
dirò
poi
.
«
Ci
fa
piacere
,
sa
,
parlare
del
Vaticano
»
ha
detto
il
Papa
affabilmente
con
espressione
arguta
:
«
oggi
molti
cercano
di
capirci
e
di
studiarci
.
Ci
sono
tanti
libri
sulla
Santa
Sede
e
il
Concilio
.
E
alcuni
sono
anche
ben
fatti
,
vede
.
Ma
molti
assicurano
che
la
Chiesa
pensa
certe
cose
senza
aver
mai
chiesto
alla
Chiesa
cosa
pensa
.
Mentre
,
dopotutto
,
anche
il
nostro
parere
dovrebbe
contare
qualcosa
in
tema
di
religione
.
»
Qui
il
Papa
ha
fatto
una
pausa
,
una
parentesi
divertita
.
Poi
ha
continuato
,
spegnendo
il
sorriso
:
«
Ma
ci
rendiamo
conto
che
non
è
facile
intendere
ciò
che
viene
fatto
e
viene
discusso
nel
mondo
della
Chiesa
.
Anche
il
Papa
,
sa
,
certe
volte
fatica
per
capire
il
mondo
d
'
oggi
»
.
Dopo
questo
preambolo
senza
formalità
,
così
francamente
umano
,
Paolo
VI
ha
toccato
gli
argomenti
più
importanti
del
suo
pontificato
.
Nel
silenzio
della
sera
,
nella
sala
senza
segretari
,
ha
affrontato
anche
i
temi
più
difficili
e
più
critici
,
e
l
'
ha
fatto
da
uomo
del
nostro
tempo
,
che
non
intende
eludere
nulla
,
scopertamente
deciso
a
una
sincerità
che
rifiuta
i
rapporti
facili
,
la
simbolica
simpatia
o
la
simbolica
solennità
.
Senza
scrivere
(
non
si
può
scrivere
davanti
ai
Papi
)
ho
fissato
nella
memoria
parola
per
parola
le
sue
frasi
quando
Paolo
VI
m
'
ha
parlato
,
con
un
realismo
persino
doloroso
,
della
Chiesa
e
del
mondo
,
del
dialogo
,
della
sua
successione
a
Giovanni
XXIII
.
«
Bisogna
essere
semplici
e
avveduti
»
m
'
ha
detto
il
Papa
«
nel
cogliere
il
senso
degli
anni
che
stiamo
vivendo
.
La
Chiesa
vuole
diventare
poliedrica
per
riflettere
meglio
il
mondo
contemporaneo
.
Per
diventarlo
ha
deciso
di
affondare
l
'
aratro
nei
terreni
inerti
,
anche
nei
più
duri
,
per
smuovere
,
vivificare
,
portare
alla
luce
ciò
che
restava
sepolto
.
Questa
aratura
provoca
scosse
,
sforzi
,
problemi
.
Al
nostro
predecessore
toccò
il
compito
di
affondare
l
'
aratro
.
Ora
il
compito
di
condurlo
avanti
è
caduto
nelle
nostre
povere
mani
.
»
E
a
questo
punto
Paolo
VI
s
'
è
fermato
,
portando
le
mani
sopra
la
scrivania
,
guardandole
per
un
attimo
,
come
sconcertato
dalla
loro
fragilità
.
Ma
poi
le
ha
nascoste
subito
,
quasi
per
un
improvviso
pudore
,
ed
è
passato
,
col
realismo
che
dicevo
,
alle
frasi
più
illuminanti
del
suo
personaggio
di
Papa
moderno
,
incapace
d
'
illusioni
.
«
Molti
»
m
'
ha
detto
il
Papa
«
si
chiedono
perché
la
Chiesa
compie
queste
fatiche
.
Molti
si
chiedono
il
perché
del
dialogo
.
Ma
se
lo
chiedono
perché
non
hanno
coscienza
del
vero
problema
.
Il
problema
vero
è
che
la
Chiesa
si
apre
al
mondo
e
trova
un
mondo
che
in
gran
parte
non
crede
.
San
Carlo
,
a
Milano
,
agiva
in
condizioni
ben
diverse
per
esempio
.
Quando
ero
a
Milano
(
Paolo
VI
si
è
dimenticato
un
attimo
il
noi
)
ho
visto
le
carte
della
diocesi
ai
tempi
del
Borromeo
.
I
problemi
erano
l
'
acquisto
di
un
confessionale
,
una
chiesa
da
riparare
,
la
presenza
di
tre
ubriaconi
in
una
parrocchia
,
la
questione
di
una
fattucchiera
.
Ma
com
'
è
tutto
diverso
,
oggi
.
Oggi
non
si
tratta
più
di
una
fattucchiera
che
imbroglia
la
gente
.
Si
tratta
che
milioni
di
persone
non
hanno
più
fede
religiosa
.
Di
qui
nasce
la
necessità
per
la
Chiesa
di
aprirsi
.
Dobbiamo
affrontare
chi
non
crede
più
e
chi
non
crede
in
noi
dicendo
:
noi
siamo
fatti
così
,
diteci
perché
non
credete
,
perché
ci
combattete
.
»
Ed
ora
il
Papa
s
'
è
interrotto
.
Ha
come
cercato
di
cancellare
la
tristezza
che
una
visione
così
poco
trionfalistica
delle
cose
gli
disegnava
sul
volto
.
Ha
trovato
aiuto
nella
sua
stessa
semplicità
.
«
Ecco
il
dialogo
»
ha
concluso
tornando
al
sorriso
.
«
È
proprio
tutto
qui
,
vede
.
»
Parlare
,
spiegarsi
,
desiderare
che
l
'
interlocutore
non
si
senta
«
isolato
»
,
saper
ascoltare
,
cercare
continuamente
di
distruggere
i
diaframmi
che
si
creano
tra
un
uomo
e
un
Papa
,
non
abbandonarsi
a
una
parte
facile
,
con
preoccupazione
continua
,
commovente
,
m
'
è
sembrata
una
parte
fondamentale
del
carattere
di
Paolo
VI
.
La
coscienza
che
un
Papa
moderno
debba
affrontare
il
rischio
del
discorso
diretto
,
mobile
,
umanamente
vero
,
m
'
è
sembrata
un
dato
preciso
della
sua
figura
,
che
pare
difficile
perché
continuamente
sfuggente
all
'
oleografia
.
Ma
ciò
risulterà
bene
dal
resto
della
conversazione
mai
«
recitata
»
,
sempre
tesa
nella
franchezza
.
Il
Papa
è
passato
infatti
agli
argomenti
delicati
che
spesso
suscitano
critiche
al
suo
pontificato
:
il
Concilio
,
il
conflitto
tra
progressisti
e
conservatori
,
il
suo
atteggiamento
verso
la
curia
,
la
cosiddetta
fase
di
stanchezza
dell
'
ecumenismo
.
Paolo
VI
m
'
ha
detto
:
«
Questo
dialogo
e
questo
nuovo
atteggiamento
della
Chiesa
comportano
discussioni
dentro
la
Chiesa
,
certo
.
E
il
Vaticano
per
questo
si
trova
al
centro
dell
'
attenzione
mondiale
.
Ma
il
problema
vero
resta
ciò
che
dicevamo
:
la
Chiesa
in
un
mondo
che
in
gran
parte
perde
la
fede
.
Le
altre
cose
,
sa
,
bisogna
vederle
nelle
loro
proporzioni
reali
.
Dopotutto
,
proprio
il
Concilio
sta
dimostrando
che
accanto
a
una
crisi
della
fede
del
mondo
non
c
'
è
per
fortuna
una
crisi
della
Chiesa
.
Anche
i
temi
più
gravi
,
più
nuovi
,
come
la
libertà
religiosa
,
sono
dibattuti
con
amore
della
Chiesa
.
E
lei
capisce
cosa
questo
problema
significhi
»
.
Il
Papa
ha
fatto
una
pausa
,
sottolineando
col
silenzio
questo
problema
«
liberale
»
del
suo
pontificato
.
Ha
quasi
desiderato
che
dicessi
qualcosa
e
m
'
ha
lasciato
dire
.
Poi
ha
continuato
:
«
Lo
stesso
formarsi
di
due
parti
,
progressisti
e
non
progressisti
,
come
si
dice
,
non
implica
mai
il
problema
della
fedeltà
.
Tutti
discutono
per
il
bene
della
Chiesa
,
e
non
emergono
né
defezioni
né
preoccupanti
segni
di
lotte
interne
.
Se
ci
fossero
,
come
dicono
molti
,
il
Papa
se
ne
preoccuperebbe
,
sa
,
e
lo
direbbe
chiaro
.
È
qui
per
questo
il
Papa
!
»
.
Nel
dire
ciò
Paolo
VI
ha
avuto
un
'
espressione
di
humour
indicando
la
poltrona
su
cui
siede
,
ed
è
andato
avanti
così
,
dentro
questa
vena
d
'
umore
spontaneo
.
Criticato
come
difensore
della
curia
,
il
Papa
ha
persino
affrontato
questo
tema
.
Non
vi
è
arrivato
,
si
capisce
,
intenzionalmente
,
ma
trasportato
dall
'
humour
che
dicevo
.
«
Molti
problemi
»
m
'
ha
detto
«
vengono
deformati
da
chi
sta
lontano
.
Ma
è
stato
bene
discuterli
,
perché
discutendo
si
sono
semplificati
.
Prenda
tutte
le
discussioni
che
si
sono
fatte
sulla
curia
,
per
esempio
.
Lei
conosce
tutte
quelle
accuse
,
di
centralismo
,
di
romanesimo
.
Ma
ora
il
problema
sta
prendendo
le
sue
dimensioni
reali
.
È
bastato
venire
a
Roma
per
vedere
che
la
Chiesa
sta
molto
meglio
in
salute
che
in
passato
e
che
certi
suoi
difetti
non
sono
drammatici
.
»
Paolo
VI
m
'
è
sembrato
,
in
questo
passaggio
,
stimolato
dalla
sua
esperienza
di
ex
sostituto
alla
segreteria
di
Stato
,
di
«
tecnico
»
della
Chiesa
.
S
'
è
messo
a
raccontare
volentieri
,
rapidamente
.
«
In
passato
,
la
Chiesa
era
dominata
da
re
e
imperatori
,
mentre
adesso
è
libera
,
e
il
Papa
ragiona
come
gli
pare
.
In
passato
,
c
'
era
il
nepotismo
e
adesso
non
c
'
è
più
.
In
passato
,
c
'
erano
casi
di
simonia
ed
ora
certamente
non
se
ne
può
parlare
.
Anche
alcune
persone
della
curia
,
lei
lo
sa
,
peccavano
talvolta
di
simonia
.
E
sa
perché
?
Accadeva
che
la
curia
per
autofinanziarsi
faceva
pagare
i
documenti
degli
atti
che
le
venivano
richiesti
.
Mentre
oggi
la
curia
riceve
i
suoi
compensi
regolari
,
come
ogni
buona
amministrazione
del
mondo
.
Questo
stesso
argomento
è
quindi
da
sdrammatizzare
.
Sono
necessarie
riforme
tecniche
,
certo
,
per
lavorare
meglio
.
Ci
saranno
attriti
personali
da
accomodare
.
Ma
gravi
problemi
non
sono
emersi
.
Fosse
il
contrario
,
sarebbe
nostra
cura
risolverli
.
Lei
pensa
che
il
Papa
negherebbe
i
mali
del
governo
vaticano
se
ce
ne
fossero
?
Li
elencherebbe
,
li
studierebbe
,
poi
li
eliminerebbe
.
»
Paolo
VI
ha
di
nuovo
sorriso
,
nel
piacere
di
un
discorso
obbiettivo
:
come
un
tecnico
che
parla
di
un
meccanismo
che
conosce
;
ma
anche
come
un
Papa
che
non
difende
la
linea
curiale
per
partito
preso
,
e
solo
intende
essere
interprete
di
una
sdrammatizzazione
dei
fatti
,
provocata
dal
Concilio
stesso
.
Preso
da
questo
stato
d
'
animo
ha
continuato
in
questa
chiave
umana
anche
parlando
dell
'
ecumenismo
.
«
Il
Concilio
serve
a
semplificare
molte
cose
»
ha
detto
ancora
.
«
Anche
considerato
come
incontro
tra
gli
uomini
di
diverse
Chiese
.
Lei
ha
visto
gli
osservatori
al
Concilio
?
Li
veda
,
li
veda
.
Mancano
quelli
di
Atenagora
,
per
le
ragioni
che
si
sanno
.
Ma
gli
altri
vengono
,
ci
conoscono
.
Nessuno
ha
fatto
ancora
un
passo
decisivo
,
sa
.
Non
bisogna
illudersi
.
Ma
intanto
l
'
atmosfera
è
cambiata
.
Un
giorno
,
per
esempio
,
è
venuto
a
trovarci
,
con
gli
osservatori
,
un
valdese
.
S
'
è
affacciato
all
'
uscio
,
ci
è
venuto
incontro
e
,
stendendo
la
mano
,
ha
esclamato
:
"
Buongiorno
,
sono
cinquecento
anni
che
non
ci
vediamo
".»
E
raccontando
questa
storia
il
Papa
ha
riso
apertamente
.
Paolo
VI
ha
lasciato
passare
un
po
'
di
secondi
,
quasi
per
consentire
una
domanda
,
e
così
il
discorso
si
è
spostato
sul
viaggio
all
'
ONU
.
Ma
anche
qui
la
sua
parola
è
stata
come
colorita
dall
'
humour
e
dal
sorriso
.
Il
viaggio
all
'
ONU
del
Papa
ha
infatti
aperto
numerose
discussioni
sul
suo
«
attivismo
»
e
sul
significato
dei
suoi
interventi
nella
politica
internazionale
.
Ma
sul
viaggio
in
America
Paolo
VI
(
primo
Papa
che
passa
l
'
Atlantico
)
s
'
è
intrattenuto
ancora
con
semplicità
.
Il
discorso
s
'
è
fatto
,
anzi
,
tanto
immediato
che
il
Papa
ora
parlava
con
chiare
inflessioni
lombarde
.
Sul
viaggio
all
'
ONU
Paolo
VI
m
'
ha
detto
:
«
Già
,
già
.
Ora
faremo
anche
questo
viaggio
.
Ci
hanno
chiesto
di
andare
per
celebrare
il
ventesimo
anno
dell
'
ONU
e
noi
abbiamo
risposto
di
sì
.
Il
Papa
non
può
mica
rispondere
:
"
Grazie
tante
,
non
ho
tempo
"
.
Fosse
per
noi
,
si
potrebbe
anche
risparmiare
fatica
e
quattrini
.
Ma
per
la
prima
volta
i
capi
di
tutto
il
mondo
riuniti
vogliono
ascoltare
la
parola
del
rappresentante
di
Cristo
,
e
noi
non
possiamo
non
fare
questo
viaggio
.
Così
,
mettiamo
il
mantello
del
pellegrino
,
che
poi
è
il
mantello
di
San
Rocco
,
mi
creda
,
e
proprio
come
San
Rocco
andiamo
laggiù
»
.
Così
dicendo
,
il
Papa
ha
scosso
la
testa
;
m
'
è
sembrato
l
'
uomo
giunto
quasi
ai
settanta
anni
che
rammenta
la
fatica
umana
di
certe
cose
;
ma
anche
stavolta
discrezione
e
pudore
hanno
immediatamente
rovesciato
l
'
espressione
assorta
,
un
po
'
triste
,
che
gli
s
'
annunciava
negli
occhi
.
Ha
rifiutato
questa
immagine
patetica
con
prontezza
e
subito
l
'
ha
corretta
col
sorriso
:
«
Dovremo
fare
come
dice
il
salmo
,
sa
.
Loquebar
in
conspectu
regum
et
non
confundebar
:
parlerai
davanti
ai
re
e
non
ti
confonderai
.
Ma
chissà
se
anche
noi
riusciremo
a
cavarcela
bene
o
male
davanti
a
tanta
gente
importante
»
.
L
'
orologio
dorato
che
c
'
è
sul
tavolo
del
Papa
ha
nuovamente
suonato
.
Ma
Paolo
VI
non
s
'
è
alzato
.
Ha
raccolto
l
'
inizio
d
'
una
domanda
sull
'
Italia
e
l
'
ha
portata
avanti
,
senza
abili
retoriche
e
frasi
di
circostanza
,
fino
al
terreno
spinoso
dei
rapporti
Stato
-
Chiesa
:
«
Spesso
ci
chiedono
una
parola
sull
'
Italia
»
ha
detto
«
ma
è
così
difficile
dirla
.
Se
la
diciamo
,
osservano
che
il
Papa
interviene
nelle
questioni
italiane
.
Se
non
la
diciamo
commentano
che
il
Papa
non
ha
il
coraggio
di
dichiarare
il
suo
pensiero
.
Di
quando
in
quando
,
certo
,
siamo
intervenuti
.
Ma
lo
facciamo
solo
perché
problemi
religiosi
e
morali
comportano
il
nostro
insegnamento
.
Ma
ciò
non
significa
che
il
Papa
sia
per
l
'
intervento
e
voglia
trattare
i
cattolici
italiani
diversamente
dagli
altri
cattolici
.
Non
è
certo
qui
che
si
consiglia
una
operazione
politica
o
un
'
altra
»
.
Paolo
VI
ha
posato
la
mano
sul
tavolo
dicendo
«
qui
»
con
decisione
.
Poi
,
ha
voluto
andare
oltre
,
fuori
d
'
ogni
ambiguità
.
«
L
'
Italia
,
l
'
Italia
»
ha
detto
come
emozionato
.
Ma
nel
timore
della
retorica
ha
represso
anche
il
sentimento
affettuoso
che
stava
affiorando
,
e
ha
scelto
ancora
la
strada
difficile
del
discorso
vero
.
«
Molte
cose
non
sono
facili
»
m
'
ha
detto
«
ma
forse
la
buona
volontà
aiuterà
gl
'
italiani
.
Il
cammino
è
faticoso
,
ma
non
bisogna
perdersi
d
'
animo
.
Vede
?
Il
problema
di
fondo
è
morale
.
Si
sono
fatti
progressi
,
costruite
strade
,
eccetera
.
Ma
forse
nel
cuore
degli
uomini
non
c
'
è
stata
un
'
uguale
ripresa
e
,
come
dire
?
,
sotto
la
superficie
c
'
è
qualcosa
d
'
inquieto
che
corrode
e
divide
.
Ma
non
vorrei
continuare
.
È
così
facile
fraintendere
la
parola
del
Papa
sull
'Italia.»
Paolo
VI
però
non
s
'
è
fermato
.
Il
problema
dei
rapporti
Stato
-
Chiesa
costituiva
un
nodo
,
ora
,
del
suo
stesso
discorso
e
il
Papa
ha
voluto
tagliare
anche
questo
difficile
nodo
.
L
'
ha
fatto
con
la
tristezza
del
suo
realismo
,
con
l
'
umiltà
dell
'
intellettuale
che
non
esclude
il
problema
.
«
Noi
siamo
in
una
posizione
delicata
»
m
'
ha
detto
il
Papa
.
«
Stato
e
Chiesa
,
Chiesa
e
Stato
:
ecco
un
rapporto
reso
difficile
dal
fatto
d
'
essere
noi
in
Italia
.
Sappiamo
che
,
per
questo
aspetto
,
significhiamo
un
problema
per
la
vita
italiana
.
Lo
sappiamo
,
sa
?
Certe
volte
siamo
scomodi
,
anche
per
coloro
che
ci
vogliono
bene
.
»
E
il
Papa
è
rimasto
a
pensare
,
mettendo
nell
'
annoso
discorso
politico
questo
accento
d
'
umanità
sincera
.
«
Ma
bisogna
»
ha
continuato
«
trovare
una
soluzione
.
Bisogna
giungere
a
un
rispetto
reciproco
.
Ognuno
deve
stare
nel
proprio
campo
.
Noi
desideriamo
che
gli
italiani
facciano
la
loro
esperienza
liberamente
.
Noi
ripetiamo
continuamente
ai
nostri
preti
:
non
mescolatevi
,
non
chiedete
,
non
bazzicate
per
sentieri
indebiti
.
»
Allargando
le
braccia
,
come
per
accompagnare
meglio
una
rassegnazione
,
il
Papa
ha
allora
concluso
:
«
Ma
viviamo
sullo
stesso
suolo
e
l
'
intrecciarsi
della
vita
quotidiana
spesso
contraddice
le
nostre
linee
generali
.
Spesso
per
la
Chiesa
è
scomodo
avere
i
piedi
sulla
terra
»
.
Paolo
VI
s
'
è
preparato
,
a
questo
punto
,
per
il
congedo
.
Ma
poi
s
'
è
come
pentito
:
ha
preferito
un
'
ultima
riflessione
che
,
sfiorando
il
problema
del
controllo
delle
nascite
,
ha
come
riassunto
con
lucida
semplicità
ciò
che
direi
la
sua
posizione
storica
.
«
Quanti
problemi
!
»
ha
detto
il
Papa
come
parlando
a
se
stesso
.
«
Come
sono
numerosi
e
come
sono
numerose
le
risposte
che
dobbiamo
dare
.
Vogliamo
aprirci
sul
mondo
e
dobbiamo
decidere
giorno
per
giorno
cose
che
avranno
conseguenze
nei
secoli
.
Dobbiamo
rispondere
alle
domande
dell
'
uomo
d
'
oggi
,
del
cristiano
d
'
oggi
,
e
ci
sono
domande
particolarmente
difficili
per
noi
,
come
quelle
legate
ai
problemi
della
famiglia
cristiana
.
»
Poi
il
realismo
del
Papa
è
stato
immediato
.
«
Prenda
il
birth
control
,
per
esempio
.
Il
mondo
chiede
cosa
ne
pensiamo
e
noi
ci
troviamo
a
dare
una
risposta
.
Ma
quale
?
Tacere
non
possiamo
.
Parlare
è
un
bel
problema
.
La
Chiesa
non
ha
mai
dovuto
affrontare
,
per
secoli
,
cose
simili
.
E
si
tratta
di
materia
diciamo
strana
per
gli
uomini
della
Chiesa
,
anche
umanamente
imbarazzante
.
Così
,
le
commissioni
si
riuniscono
,
crescono
le
montagne
delle
relazioni
,
degli
studi
.
Oh
,
si
studia
tanto
,
sa
.
Ma
poi
tocca
a
noi
decidere
.
E
nel
decidere
siamo
soli
.
Decidere
non
è
così
facile
come
studiare
.
Ma
dobbiamo
dire
qualcosa
.
Che
cosa
?
...
Bisogna
proprio
che
Dio
ci
illumini
.
»
Il
mio
colloquio
con
Paolo
VI
è
finito
così
.
E
ora
cercherò
di
dire
l
'
impressione
che
m
'
ha
lasciato
(
omettendo
naturalmente
le
emozioni
di
una
simile
esperienza
umana
)
.
Anzitutto
vedrei
in
questa
conversazione
quasi
un
«
autoritratto
»
,
che
modifica
parecchio
certe
immagini
correnti
.
La
successione
a
Giovanni
XXIII
ha
infatti
cristallizzato
intorno
a
Paolo
VI
il
gioco
dei
contrasti
e
i
difetti
dello
psicologismo
.
Di
qui
la
contrapposizione
simpatia
-
rigore
,
allegria
-
amletismo
,
estroversione
-
angoscia
e
il
fatale
derivarne
di
certe
deduzioni
sui
suoi
metodi
di
governo
,
pure
incentrate
su
formule
fisse
,
come
apertura
-
chiusura
,
dialogo
aperto
-
dialogo
controllato
,
progresso
-
involuzione
,
mentre
da
questo
colloquio
risulta
solo
l
'
inesattezza
e
l
'
inutilità
delle
interpretazioni
psicologiste
.
Paolo
VI
è
in
buona
salute
:
abbronzato
;
persino
addolcito
nei
tratti
fisici
dagli
anni
:
dimostrazione
palese
di
come
siano
infedeli
certi
mezzi
di
propaganda
televisivi
e
fotografici
che
lo
mostrano
teso
,
freddo
,
pallido
.
Come
umore
,
non
m
'
è
parso
posseduto
da
incubi
o
da
nevrosi
:
ciò
che
pare
angoscia
m
'
è
sembrata
riflessività
;
ciò
che
si
definisce
amletismo
m
'
è
parso
realismo
,
con
le
flessibilità
che
il
realismo
comporta
;
e
ciò
che
si
descrive
come
indecisione
,
forse
corrisponde
a
gentilezza
di
modi
,
prudenza
,
gradualismo
.
Infine
,
direi
Paolo
VI
un
uomo
del
suo
tempo
,
non
desideroso
del
gesto
facile
,
ma
del
discorso
privo
d
'
effetti
;
cosciente
che
il
suo
tempo
comporta
solitudine
,
dubbio
,
contraddizione
,
e
il
coraggio
impopolare
di
esprimerli
;
un
Papa
,
insomma
,
che
conosce
la
situazione
storica
in
cui
si
muove
,
e
la
vive
con
una
emozione
segreta
.
Ma
queste
sono
solo
impressioni
e
non
desidero
fare
della
psicologia
a
mia
volta
.
Mi
pare
che
dalla
conversazione
risulti
piuttosto
come
Paolo
VI
vada
affrontato
col
metodo
delle
personalità
rappresentative
.
Egli
interpreta
un
momento
storico
che
continua
ma
non
è
più
quello
di
Giovanni
XXIII
.
Le
sue
affermazioni
sullo
Stato
e
la
Chiesa
lo
ripropongono
un
Papa
«
liberale
»
;
paiono
persino
anticipare
un
diverso
modo
d
'
intendere
la
politica
concordataria
.
La
sua
posizione
di
continuità
rispetto
a
Giovanni
XXIII
non
è
certamente
oscura
;
il
rifiuto
di
ogni
«
trionfalismo
»
nella
visione
dei
problemi
vaticani
è
d
'
un
realismo
quasi
drammatico
;
il
suo
«
curialismo
»
è
certamente
vero
,
ma
di
natura
tecnica
e
non
politica
:
il
suo
«
efficientismo
»
è
,
certo
,
adesione
alle
necessità
di
un
'
epoca
oltre
che
il
risultato
di
un
carattere
nuovo
.
Ma
in
un
punto
del
colloquio
c
'
è
forse
la
chiave
vera
del
suo
ruolo
.
E
mi
riferisco
all
'
ultimo
discorso
sulle
«
decisioni
solitarie
»
.
Passati
gli
anni
Cinquanta
,
gli
anni
delle
annunciazioni
gloriose
,
corrono
ora
i
difficili
anni
Sessanta
.
Il
papato
di
Paolo
VI
è
il
primo
che
viene
caratterizzato
da
un
Concilio
.
La
Chiesa
che
ha
accolto
«
il
pluralismo
dei
problemi
»
del
mondo
moderno
,
ora
deve
interpretare
questo
pluralismo
e
scegliere
una
«
pluralità
di
strumenti
»
.
Ecco
il
destino
di
Paolo
VI
,
ed
ecco
il
Vaticano
che
cambia
.
Mentre
dura
il
Concilio
,
e
sotto
la
cupola
di
San
Pietro
dura
la
fase
della
«
creazione
»
dottrinaria
,
spetta
,
a
Paolo
VI
tradurre
in
«
azione
»
gli
orientamenti
nuovi
.
È
l
'
epoca
senza
gioia
delle
decisioni
.
Paolo
VI
interpreta
quest
'
epoca
nuova
,
che
non
può
essere
giudicata
giorno
per
giorno
.
StampaQuotidiana ,
Se
la
guerra
al
terrorismo
durerà
anni
bisognerà
attrezzarsi
per
neutralizzare
(
con
la
parola
,
con
la
persuasione
)
il
principale
alleato
di
Bin
Laden
e
soci
in
Occidente
,
la
loro
più
preziosa
«
quinta
colonna
»
:
il
relativismo
culturale
.
È
un
malanno
di
cui
l
'
Occidente
soffre
da
decenni
.
All
'
inizio
,
ha
infettato
alcune
minoranze
colte
.
Poi
,
veicolato
dalla
scuola
e
dai
mass
media
,
ha
toccato
ampi
settori
delle
classi
medie
scolarizzate
.
È
una
forma
di
nichilismo
nutrita
dalla
secolarizzazione
e
da
una
collettiva
perdita
di
memoria
storica
.
La
sua
forza
persuasiva
sta
nella
sua
apparente
ragionevolezza
(
che
,
tuttavia
,
nasconde
un
errore
logico
)
:
se
le
persone
hanno
«
pari
dignità
»
,
come
proprio
la
cultura
occidentale
ci
ha
insegnato
,
e
vanno
poste
,
tutte
,
sullo
stesso
piano
,
questo
non
deve
forse
valere
anche
per
le
«
culture
»
,
le
«
religioni
»
,
le
«
civiltà
»
?
L
'
errore
logico
consiste
nel
pensare
che
quanto
vale
per
gli
individui
debba
necessariamente
valere
anche
per
gli
aggregati
culturali
.
Il
relativismo
culturale
è
una
degenerazione
del
principio
di
tolleranza
inscritto
nella
democrazia
liberale
.
Si
tratta
di
una
forma
(
dissimulata
)
di
nichilismo
:
solo
chi
non
crede
più
in
niente
può
porre
tutto
sullo
stesso
piano
.
Se
tutti
i
«
valori
»
hanno
lo
stesso
valore
,
il
solo
numero
in
grado
di
esprimere
quel
valore
è
zero
.
Nulla
più
del
relativismo
culturale
rappresenta
oggi
,
agli
occhi
degli
adepti
dell
'
islamismo
radicale
,
l
'
inconfutabile
prova
che
quella
occidentale
è
una
civiltà
decadente
che
può
essere
sconfitta
.
Il
relativismo
culturale
,
alimentato
dall
'
amnesia
storica
,
lascia
con
poche
difese
a
fronte
delle
interpretazioni
demonizzanti
della
storia
occidentale
che
tanti
intellettuali
fanno
circolare
:
interpretazioni
che
rendono
coloro
che
le
accolgono
privi
di
rispetto
per
la
propria
cultura
,
e
di
«
buone
ragioni
»
per
difenderla
dai
suoi
nemici
.
Quando
,
ad
esempio
,
si
scrive
,
come
fosse
una
verità
inconfutabile
,
che
le
nostre
«
libertà
»
sono
fondate
sul
benessere
economico
,
a
sua
volta
prodotto
dallo
sfruttamento
dei
non
occidentali
,
non
si
dice
solo
una
solenne
sciocchezza
(
figlia
,
appunto
,
della
perdita
di
memoria
storica
)
:
le
nostre
libertà
,
così
come
il
nostro
benessere
,
sono
i
frutti
maturi
di
una
millenaria
evoluzione
occidentale
;
le
«
libertà
»
occidentali
sono
state
condizione
indispensabile
per
la
crescita
della
ricchezza
e
del
benessere
;
e
gran
parte
della
povertà
che
alligna
,
per
esempio
,
nei
Paesi
islamici
si
deve
al
clamoroso
fallimento
delle
loro
classi
dirigenti
.
Quelle
interpretazioni
rafforzano
la
mancanza
di
«
rispetto
di
sé
»
e
delle
proprie
istituzioni
,
che
è
il
migliore
alleato
dei
nemici
del
mondo
occidentale
.
Nei
giorni
di
Genova
,
teppisti
a
parte
,
tante
brave
e
miti
persone
erano
là
riunite
a
manifestare
contro
il
G8
parlando
di
quella
riunione
dei
capi
di
governo
di
alcuni
dei
Paesi
più
liberi
e
più
civili
del
mondo
,
più
o
meno
negli
stessi
termini
in
cui
ne
parla
Bin
Laden
.
Anche
lasciando
da
parte
l
'
islamismo
radicale
e
il
terrorismo
,
relativismo
culturale
e
perdita
di
memoria
sono
pessimi
biglietti
di
presentazione
quando
si
deve
,
come
dobbiamo
,
dialogare
con
persone
appartenenti
ad
altre
civiltà
,
Islam
in
testa
.
Non
ci
possono
essere
dialoghi
,
ma
solo
una
serie
infinita
di
fraintendimenti
,
se
chi
è
chiamato
a
dialogare
soffre
di
amnesia
e
ha
idee
confuse
sulla
propria
identità
.
Tuttavia
,
non
siamo
ancora
spacciati
.
Proprio
quando
insorgono
sfide
gravissime
,
i
gruppi
umani
,
spesso
,
recuperano
coesione
e
rispetto
di
sé
.
Forse
,
alla
fine
di
questo
conflitto
,
molti
occidentali
in
più
sapranno
di
nuovo
ciò
che
hanno
disimparato
,
che
la
civiltà
cui
appartengono
,
culla
,
unica
nella
storia
,
dei
diritti
e
delle
libertà
,
merita
di
essere
difesa
,
essendo
il
suo
valore
,
di
molto
,
superiore
a
zero
.
StampaQuotidiana ,
Sofia
,
21
aprile
.
Domenica
e
lunedì
gli
avvenimenti
sono
precipitati
e
la
situazione
si
è
chiarita
.
Il
Governo
ha
proclamato
lo
stato
di
assedio
ed
ha
iniziato
subito
rigorose
indagini
e
repressioni
per
scoprire
l
'
organizzazione
terroristica
che
dopo
l
'
attentato
contro
Re
Boris
compì
il
massacro
con
l
'
ordigno
infernale
nella
chiesa
di
Santa
Nedelia
,
dove
157
persone
,
tra
cui
14
generali
,
due
ex
-
ministri
,
deputati
,
moltissimi
ufficiali
superiori
,
molte
donne
e
bambini
vennero
uccisi
e
300
persone
furono
ferite
.
La
folla
atterrita
cercò
di
guadagnare
la
salvezza
fuggendo
,
mentre
il
sacerdote
impavido
continuava
l
'
officio
.
Cinque
persone
impazzirono
.
I
risultati
delle
indagini
hanno
rivelato
fatti
e
complicità
gravi
,
sulle
quali
il
Governo
mantiene
il
riserbo
.
Sembrano
accertate
le
responsabilità
straniere
,
che
avrebbero
sovvenzionato
e
armato
l
'
organizzazione
terroristica
.
Frattanto
gli
avvenimenti
possono
ricostruirsi
sommariamente
così
:
il
Partito
comunista
e
quello
agrario
dal
settembre
del
1923
avevano
fatta
causa
comune
per
condurre
la
lotta
contro
il
Governo
di
Zankoff
e
impossessarsi
del
potere
.
Dopo
gli
episodi
terroristici
,
nei
quali
trovarono
la
morte
numerosi
esponenti
dell
'
intesa
democratica
e
vani
generali
,
fu
stabilito
un
minuzioso
piano
di
azione
,
che
fu
iniziato
con
l
'
attentato
contro
Re
Boris
e
l
'
assassinio
del
generale
Gheorgheff
e
doveva
culminare
nel
massacro
dell
'
intero
Governo
,
riunito
per
i
funerali
del
generale
Gheorgheff
nella
chiesa
di
Santa
Nedelia
.
Il
disegno
terroristico
era
concepito
e
organizzato
con
grandissima
abilità
.
Si
deve
al
caso
se
non
ha
conseguito
gli
obbiettivi
.
La
sorte
di
Zankoff
e
di
altri
ministri
sarebbe
stata
decisa
,
se
i
loro
posti
nella
chiesa
fossero
stati
spostati
di
un
solo
metro
.
A
questo
proposito
l
'
Agenzia
Telegrafica
bulgara
apprende
che
nello
scorso
mese
di
marzo
gli
ex
-
ufficiali
Yankoff
e
Minkoff
ispezionarono
a
varie
riprese
il
soffitto
della
chiesa
,
dove
doveva
essere
posto
l
'
esplosivo
.
La
macchina
infernale
era
stata
collocata
sulla
base
della
cupola
principale
centrale
alle
ore
7.30
del
giorno
in
cui
avvenne
lo
scoppio
.
Varii
pacchetti
di
esplosivi
erano
stati
deposti
in
altri
punti
della
cattedrale
.
Una
automobile
attendeva
nelle
vicinanze
il
giovane
che
diede
fuoco
alla
miccia
ed
il
sagrestano
,
per
trasportarli
in
una
determinata
località
della
Bulgaria
settentrionale
,
donde
i
due
speravano
di
riuscire
a
riparare
all
'
estero
.
Il
piano
fallì
in
seguito
ai
provvedimenti
presi
rapidamente
per
impedire
a
chiunque
l
'
uscita
dalla
città
.
Quasi
tutti
i
capi
delle
organizzazioni
comuniste
e
agrarie
sono
nelle
mani
del
Governo
.
Molti
sono
stati
uccisi
dopo
un
giudizio
sommario
davanti
alla
Corte
marziale
.
La
polizia
ha
scoperto
tutto
il
complotto
che
mirava
a
conquistare
il
potere
.
I
rivoluzionari
avevano
il
proposito
di
proclamare
la
repubblica
e
avevano
già
formato
il
nuovo
Governo
.
Inoltre
la
polizia
,
dopo
le
perlustrazioni
in
tutta
la
città
,
ha
scoperto
gli
autori
del
massacro
di
Santa
Nedelia
.
Come
fu
ucciso
Minkoff
.
Ieri
numerose
truppe
hanno
circondato
la
villa
dove
era
nascosto
il
capitano
Minkoff
,
comunista
e
ufficiale
di
Stato
maggiore
,
colui
che
depose
la
macchina
infernale
nella
cupola
della
chiesa
.
L
'
assedio
durò
tre
ore
.
Il
capitano
Minkoff
era
ricercato
da
lungo
tempo
.
Egli
era
stato
testé
a
Mosca
,
dove
sicuramente
aveva
avuto
rapporti
coi
capi
bolscevichi
.
Recentemente
aveva
assunto
la
carica
di
direttore
della
sezione
per
la
preparazione
degli
attentati
del
Comitato
segreto
comunista
.
È
stato
inoltre
accertato
che
il
Minkoff
aveva
scritto
le
istruzioni
necessarie
sulla
manipolazione
degli
esplosivi
,
istruzioni
recentemente
sequestrate
dalla
polizia
e
che
erano
state
clandestinamente
distribuite
ai
terroristi
bulgari
.
...
e
come
Yankoff
.
Quando
il
capitano
si
vide
scoperto
e
senza
possibilità
di
salvezza
,
si
barricò
entro
la
villa
,
rifiutandosi
di
arrendersi
.
Combatté
con
disperazione
sino
a
quando
l
'
attacco
delle
truppe
del
Governo
non
ebbe
ragione
di
lui
.
Ferito
continuò
a
resistere
e
alla
fine
cadde
sfracellato
da
una
bomba
.
Maggiore
resistenza
ha
opposto
questa
notte
il
capitano
Yankoff
,
che
assieme
al
capitano
Minkoff
aveva
organizzato
il
massacro
di
Santa
Nedelia
.
Dalle
6
del
pomeriggio
fino
alle
2
del
mattino
si
svolse
l
'
accanita
battaglia
.
Il
capitano
Yankoff
era
nascosto
in
una
villa
che
si
trova
alla
periferia
di
Sofia
e
che
era
abitata
dal
colonnello
Kogeikoff
.
La
polizia
cominciò
con
l
'
arrestare
il
colonnello
che
negò
recisamente
la
presenza
del
capitano
Yankoff
nella
sua
villa
;
ma
le
indagini
successive
confermarono
la
notizia
della
polizia
.
Nel
pomeriggio
di
ieri
la
villa
fu
circondata
dalle
truppe
.
Il
capitano
Yankoff
aveva
disposto
la
resistenza
ad
oltranza
.
Le
truppe
aprirono
il
fuoco
,
cui
rispose
l
'
assediato
,
che
lanciò
numerose
bombe
.
Durante
i
tentativi
per
convincere
Yankoff
ad
arrendersi
la
polizia
incaricò
il
colonnello
Kogeikoff
a
persuadere
l
'
assediato
a
rinunciare
alla
lotta
.
Il
Kogeikoff
,
recatosi
presso
lo
Yankoff
,
fece
invece
causa
comune
con
lui
e
così
la
polizia
dovette
raddoppiare
i
suoi
sforzi
per
impadronirsi
dei
due
cospiratori
.
Dopo
due
ore
di
battaglia
il
capitano
Yankoff
apparve
sulla
terrazza
della
villa
e
chiese
di
vedere
la
moglie
.
Gli
ufficiali
la
fecero
chiamare
e
il
maggiore
le
rivolse
l
'
invito
di
avvicinarsi
per
un
ultimo
saluto
.
Avendo
gli
ufficiali
impedito
alla
signora
di
entrare
nella
villa
,
il
capitano
Yankoff
cominciò
ad
urlare
e
a
bestemmiare
,
lanciando
bombe
contro
gli
assalitori
.
Si
iniziò
l
'
ultima
fase
della
battaglia
,
che
continuò
durante
la
notte
e
tenne
la
città
in
preda
ad
una
viva
ansia
.
Verso
le
2
Yankoff
e
il
suo
compagno
,
stremati
dalle
ferite
e
colpiti
da
due
bombe
,
caddero
tra
le
macerie
della
villa
che
fu
incendiata
.
L
'
aspetto
di
Sofia
.
Stamane
Sofia
presenta
un
aspetto
grave
.
Le
entrate
in
città
sono
guardate
da
picchetti
.
Gli
ambienti
ufficiali
smentiscono
che
in
provincia
siano
avvenuti
episodi
rivoluzionari
e
assicurano
che
il
Governo
è
padrone
della
situazione
.
Si
sa
soltanto
che
oltre
a
Sofia
sono
stati
operati
arresti
a
centinaia
anche
in
provincia
.
Da
tutte
le
parti
del
Regno
e
dall
'
estero
,
specialmente
dall
'
Italia
,
dalla
Jugoslavia
e
dall
'
Austria
,
giungono
telegrammi
di
simpatia
per
la
nazione
bulgara
.
Dai
risultati
dell
'
inchiesta
giudiziaria
,
è
confermato
che
i
banditi
che
attaccarono
l
'
automobile
del
Re
sembravano
persone
di
una
certa
cultura
e
si
ritiene
che
fossero
giunte
circa
una
settimana
prima
dell
'
attentato
dalla
Serbia
.
Ad
un
contadino
arrestato
da
costoro
due
ore
prima
dell
'
aggressione
,
i
banditi
dichiararono
di
essere
venuti
dalla
Serbia
per
mettere
l
'
ordine
nel
paese
.
I
banditi
ripetevano
sovente
le
parole
«
noi
comunisti
»
.
La
banda
era
composta
di
cinque
uomini
armati
di
carabine
.
La
convocazione
della
Sobranje
.
La
convocazione
della
Sobranje
ha
assunto
un
notevole
significato
.
Il
Governo
ha
voluto
dare
una
prova
seria
della
sua
forza
.
La
seduta
è
durata
due
ore
.
Vi
hanno
partecipato
anche
i
deputati
dell
'
opposizione
liberale
e
socialista
.
Il
Governo
,
appena
entrato
nell
'
aula
,
fu
salutato
da
grandi
applausi
.
Con
voce
commossa
il
Presidente
del
Consiglio
Zankoff
stigmatizza
gli
attentati
terroristici
commessi
quando
il
Governo
stava
esaminando
proprio
una
misura
di
clemenza
dopo
le
amnistie
già
ripetutamente
accordate
e
di
cui
avevano
beneficiato
gli
autori
dei
delitti
commessi
precedentemente
.
«
Lungi
dal
comprendere
l
'
atteggiamento
conciliante
del
Governo
dice
il
Presidente
i
fautori
di
disordini
hanno
commesso
un
delitto
di
una
crudeltà
inaudita
,
che
ha
imposto
la
necessità
di
ricorrere
allo
stato
d
'
assedio
»
.
Zankoff
esprime
quindi
la
speranza
che
gli
sforzi
fatti
dalla
Bulgaria
per
mantenere
l
'
ordine
saranno
giustamente
apprezzati
all
'
estero
.
Il
discorso
del
Presidente
è
accolto
da
lunghissimi
applausi
.
Prende
quindi
la
parola
il
Ministro
dell
'
Interno
Rousseff
,
il
quale
espone
alla
Camera
le
manovre
comuniste
e
rileva
che
la
domanda
della
Bulgaria
per
aumentare
gli
effettivi
della
milizia
tende
unicamente
a
tutelare
la
pace
e
a
mantenere
l
'
ordine
.
Il
Ministro
della
Guerra
,
domandando
l
'
approvazione
del
Decreto
sullo
stato
d
'
assedio
,
dichiara
che
la
fiducia
che
sarà
riposta
nell
'
esercito
sta
al
disopra
di
ogni
partito
politico
e
dimostrerà
l
'
unanimità
del
paese
,
facilitando
il
compito
che
il
Ministro
si
è
imposto
.
Vari
oratori
appartenenti
a
diversi
gruppi
politici
,
e
fra
questi
due
agrari
,
biasimano
vivamente
gli
attentati
terroristici
e
promettono
di
appoggiare
il
Governo
nei
provvedimenti
per
il
mantenimento
dell
'
ordine
pubblico
.
Lo
stato
d
'
assedio
.
Il
capo
del
gruppo
democratico
Malinoff
,
dice
:
«
Noi
siamo
stati
sempre
e
saremo
anche
in
avvenire
amici
del
Governo
.
Come
in
tempo
di
guerra
tutti
i
buoni
cittadini
si
tendono
la
mano
per
aiutarsi
a
vicenda
,
così
anche
oggi
noi
ci
aiuteremo
reciprocamente
per
tutelare
il
paese
e
difenderlo
contro
tutti
i
nemici
»
.
Il
Presidente
del
Consiglio
stringe
calorosamente
la
mano
a
Malinoff
,
fra
i
vivi
applausi
della
Camera
.
La
legge
che
sancisce
lo
stato
d
'
assedio
viene
approvata
in
prima
lettura
da
tutti
i
gruppi
,
eccetto
che
il
socialdemocratico
,
il
quale
è
contrario
,
per
principio
,
a
tutti
i
provvedimenti
di
carattere
straordinario
.
Il
Ministro
della
Guerra
ha
diramato
all
'
esercito
un
ordine
del
giorno
nel
quale
si
rileva
il
compito
che
ad
esso
spetta
per
garantire
la
pace
al
paese
.
Dopo
aver
ricordato
l
'
attentato
commesso
contro
la
amata
persona
del
Re
e
l
'
abbominevole
delitto
nella
cattedrale
,
dove
hanno
trovato
la
morte
vittime
innocenti
,
uomini
,
donne
,
fanciulli
,
l
'
ordine
del
giorno
constata
che
l
'
esercito
è
stato
dolorosamente
provato
dalla
perdita
di
quattordici
generali
,
fra
cui
un
ex
-
ministro
e
un
comandante
d
'
armata
,
e
numerosi
comandanti
di
divisione
.
L
'
ordine
del
giorno
soggiunge
che
con
la
proclamazione
dello
stato
d
'
assedio
la
nazione
affida
le
sue
sorti
all
'
esercito
e
alle
sue
istituzioni
,
che
sono
chiamate
a
garantire
la
sicurezza
della
patria
e
a
tutelare
ad
ogni
costo
le
persone
ed
i
beni
dei
cittadini
.
«
Mostriamoci
degni
della
fiducia
che
il
popolo
nutre
verso
di
noi
e
mettiamo
al
servizio
del
compito
affidatoci
tutta
la
nostra
energia
,
la
nostra
volontà
,
il
sentimento
di
giustizia
e
di
disciplina
,
allo
scopo
di
giustificare
le
speranze
del
popolo
e
del
Sovrano
.
Per
meglio
compiere
la
nobile
e
delicata
missione
,
che
spetta
all
'
esercito
,
dobbiamo
fare
appello
a
tutti
i
buoni
patrioti
bulgari
.
Invitiamo
gli
avversari
a
desistere
dalle
loro
insensate
provocazioni
,
le
quali
,
senza
raggiungere
alcun
altro
scopo
,
possono
soltanto
aumentare
il
numero
delle
vittime
innocenti
»
.
Quello
che
ci
dice
il
Ministro
Kalkoff
.
Dopo
le
ore
20
venne
impedita
la
circolazione
.
Il
Governo
ha
radunato
le
truppe
volontarie
e
regolari
nelle
località
dove
si
temono
attentati
.
Le
Corti
marziali
hanno
iniziato
i
processi
.
Ho
avuto
una
breve
conversazione
dopo
la
seduta
della
Sobranje
col
Ministro
degli
Esteri
Kalkoff
,
il
quale
mi
ha
dichiarato
quanto
segue
:
«
I
recenti
avvenimenti
debbono
persuadere
i
Governi
dell
'
Europa
della
necessità
di
aiutare
la
Bulgaria
.
Le
indagini
del
Governo
hanno
accertato
essere
comunisti
e
agrari
fortemente
organizzati
e
aiutati
finanziariamente
da
Mosca
.
Pericoli
seri
minacciano
la
pace
balcanica
ed
europea
.
Durante
due
mesi
Mosca
ha
inviato
ai
comunisti
bulgari
due
milioni
di
rubli
-
oro
.
Il
Governo
,
interprete
della
volontà
del
paese
,
chiede
alle
nazioni
europee
un
aumento
del
contingente
del
suo
esercito
.
Le
attuali
forze
armate
contano
33.000
uomini
.
Con
tali
forze
il
Governo
non
può
assicurare
la
pace
al
paese
e
la
pace
balcanica
.
Credo
che
l
'
interesse
della
Bulgaria
coincide
in
ciò
coll
'
interesse
europeo
.
Rafforzando
il
nostro
Governo
,
soprattutto
l
'
Italia
trarrà
vantaggi
notevoli
per
lo
sviluppo
della
sua
economia
.
Confido
che
il
Governo
e
l
'
opinione
pubblica
italiana
aiuteranno
la
Bulgaria
»
.
StampaQuotidiana ,
Pare
che
la
causa
della
epidemia
sia
un
gas
,
che
cala
sulla
città
all
'
una
esatta
del
sabato
,
quando
dagli
uffici
sfollano
gli
impiegati
,
con
lo
sguardo
tetro
,
la
testa
incassata
fra
le
spalle
,
le
gambe
rigide
eppur
alacri
.
Il
morbo
dicono
che
colpisca
soprattutto
le
donne
,
e
pare
che
si
manifesti
in
due
forme
distinte
.
Non
è
impossibile
,
tuttavia
,
ritrovarle
ambedue
nello
stesso
soggetto
.
Febris
emitoria
vien
definita
la
prima
forma
del
morbo
,
febris
amatoria
,
la
seconda
.
Nella
donna
colpita
da
febris
emitoria
saltano
subito
agli
occhi
,
anche
del
profano
,
due
sintomi
:
il
«
tic
del
borsellino
»
e
lo
«
spasmo
del
mercato
-
lontano
»
.
I
tram
,
ingombri
gli
altri
giorni
di
gente
che
fila
al
lavoro
,
straripano
al
sabato
pomeriggio
di
donne
armate
di
sporta
,
che
traversano
la
città
,
avendo
saputo
che
nell
'
altro
quartiere
le
patate
costano
dieci
lire
di
meno
.
Con
l
'
invenzione
dei
supermercati
la
malattia
ha
preso
un
andamento
esterofilo
,
americanoide
.
Al
supermercato
accorrono
in
macchina
,
anche
dalle
città
limitrofe
.
Meglio
ancora
in
giardinetta
che
ha
spazio
dietro
da
ingombrare
di
scatole
:
carne
,
pesce
,
burro
,
birra
,
fave
e
noccioline
,
tutto
in
scatola
.
Dal
frigorifero
grande
del
supermercato
la
merce
passa
così
ai
frigoriferi
(
detti
un
tempo
ghiacciaie
)
dei
privati
.
Le
cassiere
con
la
bustina
gialla
battono
i
prezzi
sui
tasti
della
calcolatrice
,
con
dita
che
paiono
cavallette
.
Dal
soffitto
dello
stanzone
,
che
ha
luce
di
acquario
,
trasudano
le
note
di
You
Are
My
Destiny
.
Eppure
il
sabato
le
donne
sembrano
tutte
più
grasse
,
hanno
i
fianchi
più
tondi
,
le
palpebre
più
grevi
,
gli
occhi
più
umidi
.
Stasera
,
liberi
i
mariti
dal
pensiero
della
partita
doppia
(
hanno
in
mente
,
semmai
,
la
partita
di
calcio
)
,
ci
sarà
festa
,
a
letto
.
Raddoppia
il
numero
delle
passeggiatrici
,
calate
anche
dalla
provincia
.
Nei
vialoni
semibui
della
periferia
si
fa
più
lunga
la
fila
delle
macchine
,
col
fanalino
rosso
acceso
dietro
,
e
dentro
un
moto
intenso
di
teste
.
È
l
'
altro
morbo
,
la
febris
amatoria
.
Poco
dopo
l
'
una
di
notte
esce
frettolosa
l
'
ultima
coppia
clandestina
dalla
Pensione
delle
Rose
.
Bisogna
far
presto
,
il
sabato
è
finito
da
un
'
ora
.
Domani
faranno
il
bagno
,
tutti
e
due
,
e
poi
a
messa
.
StampaQuotidiana ,
Sofia
,
23
aprile
.
La
situazione
sembra
chiarita
.
Il
Governo
continua
nella
sua
azione
energica
di
repressione
,
arrestando
comunisti
e
agrari
.
Le
indagini
hanno
accertato
nuovi
particolari
intorno
all
'
attentato
contro
Re
Boris
e
al
massacro
di
Santa
Nedelia
.
L
'
organizzazione
comunista
aveva
diramazioni
in
ogni
parte
della
Bulgaria
.
A
Siven
sono
state
arrestate
40
persone
.
A
Jambol
,
Nova
Zagora
e
Varna
sono
stati
scoperti
depositi
di
esplosivi
.
Il
Comitato
che
dirigeva
l
'
organizzazione
terroristica
era
composto
degli
agrari
Petrini
,
Granciaroff
e
Kossovsky
e
dei
comunisti
Bucikoff
,
Kostankoff
e
Minkoff
.
Il
Comitato
si
riuniva
in
casa
di
Bucikoff
e
in
un
'
altra
villa
che
era
stata
affittata
a
un
cittadino
straniero
.
Il
disegno
rivoluzionario
.
Il
disegno
rivoluzionario
era
stato
concordato
a
Mosca
e
approvato
dai
dirigenti
degli
emigrati
in
Serbia
dopo
la
tragica
fine
di
Stambuliski
.
L
'
attentato
contro
Re
Boris
fu
compiuto
da
una
banda
di
agrari
e
comunisti
,
che
dalla
frontiera
serba
furono
inviati
ad
attendere
il
passaggio
del
Re
.
Accampati
ad
Orhanjè
aspettarono
l
'
automobile
reale
per
otto
giorni
.
Quando
quest
'
ultima
arrivò
finalmente
al
posto
dove
era
preparata
l
'
imboscata
brigantesca
,
è
sbucato
fuori
dalla
foresta
un
bandito
intimando
il
fermo
.
Nello
stesso
tempo
partivano
vari
colpi
di
rivoltella
,
che
uccidevano
un
inserviente
del
Re
.
In
questo
terribile
momento
,
avendo
lo
chauffeur
fermata
istintivamente
la
macchina
,
il
Re
si
sporgeva
coraggiosamente
dal
sedile
posteriore
e
afferrava
il
volante
per
salvare
se
stesso
e
le
persone
del
seguito
che
senza
dubbio
sarebbero
andate
a
cadere
nel
profondo
burrone
che
costeggia
la
strada
,
visto
che
intanto
la
macchina
,
per
il
forte
pendio
della
strada
,
aveva
ripreso
a
indietreggiare
.
La
manovra
riuscì
solo
in
parte
,
in
quantoché
si
evitò
bensì
il
burrone
,
ma
l
'
automobile
andò
a
sbattere
violentemente
contro
un
palo
telegrafico
abbattendolo
.
All
'
urto
tutti
compreso
il
Re
furono
sbalzati
fuori
della
vettura
.
I
briganti
intanto
continuavano
a
far
fuoco
contro
la
comitiva
reale
.
Re
Boris
,
che
nella
caduta
non
riportò
che
leggere
escoriazioni
,
riuscì
a
portarsi
verso
una
parete
rocciosa
,
alla
quale
i
briganti
non
poterono
avvicinarsi
,
perché
le
persone
del
seguito
aprirono
alla
loro
volta
il
fuoco
contro
i
briganti
,
costringendoli
a
retrocedere
e
poi
a
darsi
alla
fuga
.
In
questo
drammatico
scontro
perdette
la
vita
Delicio
Iliceff
,
l
'
amico
personale
del
Re
.
Il
massacro
di
Santa
Nedelia
.
Fallito
l
'
attentato
,
Marco
Friedmann
propose
di
attuare
il
massacro
in
chiesa
contro
l
'
intero
Governo
.
Il
massacro
era
stato
stabilito
per
il
mese
di
marzo
e
,
per
radunare
nella
cattedrale
tutto
il
Governo
e
gli
uomini
rappresentativi
,
fu
deciso
di
uccidere
il
generale
Gheorgheff
.
Il
massacro
della
chiesa
fu
preparato
dai
capitani
Minkoff
e
Yankoff
.
Il
capitano
Minkoff
,
come
vi
telegrafai
ieri
,
visitò
varie
volte
il
soffitto
della
chiesa
con
la
complicità
del
sagrestano
,
che
è
stato
arrestato
.
La
bomba
infernale
fu
depositata
giovedì
sera
.
Accese
la
miccia
il
comunista
Vasco
,
che
ora
è
ricercato
attivamente
dalla
polizia
.
Il
Vasco
aveva
vissuto
lungamente
in
Russia
,
dove
aveva
partecipato
a
quegli
avvenimenti
rivoluzionari
ed
era
stato
in
rapporti
di
amicizia
con
Trotzky
.
I
particolari
dell
'
orrenda
strage
sono
noti
.
Testimoni
oculari
che
ho
potuto
interrogare
mi
riferiscono
che
al
momento
dello
scoppio
la
chiesa
era
gremita
di
gente
,
ministri
,
deputati
,
alti
funzionari
,
professori
universitari
,
tutta
insomma
l
'
élite
della
capitale
.
A
metà
della
funzione
funebre
si
udì
un
fragore
spaventoso
.
La
cupola
sopra
l
'
altare
maggiore
crollò
seppellendo
sotto
le
sue
macerie
una
parte
del
pubblico
.
Quello
che
succedette
allora
non
si
può
descrivere
.
Alla
prima
detonazione
altre
seguirono
,
facendo
crollare
un
'
altra
parte
del
soffitto
della
chiesa
,
che
ora
è
ridotta
un
mucchio
di
rovine
.
Fuori
della
cattedrale
sostavano
le
truppe
per
dare
l
'
ultimo
saluto
al
compianto
generale
.
Costoro
organizzarono
subito
il
servizio
di
soccorso
.
Tutte
le
vetture
disponibili
furono
caricate
di
feriti
.
Quasi
tutti
erano
irriconoscibili
,
perché
ricoperti
di
un
denso
strato
di
calcinacci
tanto
da
sembrare
degli
spettri
col
volto
e
gli
abiti
infarinati
.
Tutti
avevano
la
testa
sanguinante
e
riversa
sulle
spalle
.
1.500
arrestati
.
Il
Governo
assicura
di
avere
notevoli
documenti
che
dimostrano
l
'
attività
dei
capi
agrari
e
comunisti
in
Jugoslavia
e
in
Russia
.
Sono
stati
sequestrati
20
pacchetti
contenenti
ciascuno
30
mila
dinari
.
Questa
sera
è
stato
trovato
in
casa
di
un
comunista
un
pacchetto
di
esplosivi
con
istruzioni
scritte
in
lingua
serba
.
Sono
stati
arrestati
Marco
Friedmann
,
membro
del
comitato
comunista
e
Nicola
Petrini
,
capo
degli
agrari
.
Nicola
Petrini
è
stato
arrestato
in
casa
di
una
signora
francese
,
dove
sono
state
trovate
bombe
di
piroxilina
.
Ieri
alla
stazione
di
Sofia
è
stata
arrestata
una
signora
che
portava
nel
suo
bagaglio
tre
fucili
smontati
.
Il
numero
degli
arrestati
è
complessivamente
di
1.500
.
Stamane
è
stato
arrestato
Kordorff
,
vice
direttore
della
Banca
generale
.
Si
sospetta
che
il
finanziamento
dei
terroristi
avvenisse
attraverso
questa
banca
.
I
processi
sono
istruiti
dalla
Corte
marziale
,
che
sta
lavorando
con
grande
rapidità
.
L
'
esercito
si
mantiene
fedele
al
Governo
che
stamane
ha
lanciato
un
appello
al
paese
.
Gli
stessi
partiti
di
opposizione
sentono
il
bisogno
di
assecondare
l
'
opera
di
repressione
per
salvare
il
paese
dalle
insidie
del
bolscevismo
e
dei
circoli
interessati
di
Belgrado
.
Bisogna
riconoscere
che
in
questo
grave
momento
il
popolo
bulgaro
dà
prova
di
grande
patriottismo
stringendosi
compatto
intorno
al
suo
Re
e
al
suo
Governo
.
Un
'
intervista
col
presidente
del
Consiglio
.
Stamane
ho
avuto
un
colloquio
col
Presidente
del
Consiglio
Zankoff
,
che
ha
ancora
il
capo
fasciato
per
la
ferita
riportata
nella
chiesa
di
Santa
Nedelia
.
Il
signor
Zankoff
mi
ha
fatto
le
seguenti
dichiarazioni
:
«
Gli
avvenimenti
recenti
e
dolorosi
hanno
avuto
due
cause
:
l
'
influenza
bolscevica
e
le
condizioni
del
trattato
di
Neuilly
,
che
ha
imposto
duri
sacrifizi
al
popolo
bulgaro
ed
ha
privato
il
paese
del
suo
esercito
e
sottomesso
al
dominio
straniero
intiere
regioni
bulgare
.
Queste
popolazioni
hanno
abbandonato
le
loro
terre
e
sono
venute
in
Bulgaria
senza
mezzi
e
senza
lavoro
.
La
propaganda
comunista
le
ha
facilmente
conquistate
e
nel
settembre
del
1923
gli
agrari
e
i
comunisti
hanno
tentato
di
prendere
il
Governo
con
la
violenza
.
Fallito
il
primo
tentativo
il
fronte
unico
agrario
e
comunista
cambiò
tattica
e
adottò
il
sistema
terroristico
contro
gli
uomini
politici
,
il
Governo
,
i
generali
e
i
capi
di
polizia
.
Gli
attentati
contro
Re
Boris
,
l
'
assassinio
del
generale
Gheorgheff
e
il
massacro
di
Santa
Nedelia
sono
gli
anelli
della
catena
terroristica
.
Il
Governo
era
stato
avvertito
e
adottò
subito
misure
energiche
per
il
mantenimento
dell
'
ordine
.
Un
'
ora
dopo
il
massacro
si
riuniva
il
Consiglio
dei
Ministri
,
deliberando
lo
stato
d
'
assedio
.
La
Bulgaria
ha
bisogno
di
pace
e
di
ordine
.
Per
evitare
sorprese
le
grandi
potenze
debbono
aiutare
il
nostro
paese
.
Il
Governo
adotta
tutti
i
mezzi
disponibili
per
rendere
impossibili
nuovi
attentati
:
ma
solo
quando
avremo
un
forte
esercito
la
situazione
potrà
stabilizzarsi
e
il
terrorismo
agrario
e
comunista
potrà
essere
disarmato
.
La
sicurezza
nostra
è
legata
alla
sicurezza
balcanica
e
alla
pace
europea
.
Il
popolo
bulgaro
,
dopo
i
risultati
della
guerra
e
il
disastroso
esperimento
del
Governo
di
Stambulisky
aspira
all
'
ordine
.
L
'
Italia
sostiene
i
nostri
diritti
e
il
popolo
bulgaro
le
conserverà
la
sua
gratitudine
»
.
Lo
zampino
di
Belgrado
.
Intanto
merita
di
essere
segnalata
soprattutto
la
tolleranza
del
Governo
jugoslavo
verso
il
fronte
unico
comunista
e
agrario
.
Oboff
e
Teodoroff
,
ex
-
ministri
di
Stambulisky
,
vivono
in
Jugoslavia
e
stanno
organizzando
coi
rifugiati
bulgari
bande
armate
ed
equipaggiate
,
pronte
ad
intervenire
al
momento
opportuno
.
Il
nostro
interesse
consiglia
di
mantenere
intatto
e
fermo
l
'
attuale
equilibrio
balcanico
.
Gli
elementi
raccolti
dal
Governo
bulgaro
provano
che
la
parte
avuta
dalla
Serbia
nei
recenti
attentati
terroristici
in
Bulgaria
e
specialmente
in
quello
contro
Re
Boris
rassomiglia
molto
a
quella
da
lei
avuta
nell
'
attentato
di
cui
rimase
vittima
l
'
arciduca
Francesco
Ferdinando
e
che
diede
il
segnale
allo
scoppio
della
guerra
europea
.
Certo
alcuni
circoli
di
Belgrado
accarezzano
l
'
idea
di
poter
occupare
alcune
regioni
bulgare
,
nel
caso
in
cui
a
Sofia
o
altrove
dovessero
scoppiare
seri
disordini
e
naturalmente
si
è
lieti
di
poter
favorire
il
pretesto
per
questi
disordini
.
Il
popolo
bulgaro
ha
capito
il
giuoco
e
si
difende
come
può
;
ma
perché
possa
aver
ragione
dei
suoi
nemici
,
ha
bisogno
di
appoggio
delle
potenze
.
Non
può
e
non
deve
essere
che
un
manipolo
di
indemoniati
al
servizio
dei
nemici
del
proprio
paese
riesca
a
travolgere
un
popolo
sano
e
orgogliosamente
patriottico
,
come
è
per
suo
onore
il
popolo
bulgaro
.
StampaQuotidiana ,
S
'
era
vista
poche
volte
una
partita
così
brutta
.
I
biancoazzurri
facevano
siepe
in
area
e
non
c
'
era
verso
di
passare
:
stinchi
,
gropponi
,
teste
respingevano
la
palla
e
la
gente
sulle
gradinate
,
stanca
di
gridare
,
s
'
era
ormai
ammutolita
e
sbadigliava
di
noia
.
Per
fortuna
allo
stadio
ero
con
Giorgio
,
e
poiché
Giorgio
,
amico
mio
,
è
oggi
il
più
competente
che
ci
sia
in
Italia
di
problemi
politici
,
io
in
tendevo
profittarne
e
chiedergli
certe
cose
sulla
questione
della
competenza
.
Ma
bisognava
trovare
il
modo
di
far
cadere
il
discorso
proprio
lì
:
Giorgio
infatti
,
e
chissà
poi
perché
,
seguiva
attentissimo
il
mediano
destro
biancoazzurro
,
di
nome
Malatrasi
.
«
Guarda
il
Malatrasi
»
,
diceva
Giorgio
ogni
tanto
,
«
guarda
il
Malatrasi
»
.
«
Somiglia
un
poco
a
Colombo
»
,
feci
io
.
«
Chi
Colombo
?
»
«
Il
ministro
,
naturalmente
com
'
era
quindici
anni
or
sono
»
.
«
E
com
'
era
Colombo
,
quindici
anni
fa
?
»
«
Come
il
Malatrasi
ora
.
Io
me
lo
ricordo
,
era
soldato
insieme
a
me
»
.
«
Chi
,
il
Malatrasi
?
»
«
No
,
il
Colombo
,
il
ministro
del
Lavoro
»
.
«
Non
del
lavoro
»
,
fece
Giorgio
.
«
Ah
già
,
dell
'
Agricoltura
,
scusami
»
.
«
Non
dell
'
Agricoltura
.
Dell
'
industria
e
Commercio
.
Ministro
dell
'
Agricoltura
era
con
Fanfani
,
ora
è
ministro
dell
'
Industria
e
Commercio
»
.
«
E
se
ne
intende
?
»
«
Di
cosa
?
»
«
Dico
,
se
ne
intende
di
industria
e
commercio
?
»
«
No
,
non
se
ne
intende
.
»
«
Si
intendeva
di
agricoltura
?
»
«
No
,
nemmeno
di
agricoltura
.
Di
agricoltura
si
intendeva
Medici
,
un
poco
»
.
«
E
Medici
di
che
cosa
è
ministro
?
»
«
Dell
'
Istruzione
»
.
«
E
se
ne
intende
?
»
,
Giorgio
cominciava
a
perdere
la
pazienza
.
«
No
,
non
se
ne
intende
.
Ha
insegnato
,
ma
sempre
e
soltanto
scienze
agrarie
.
Ci
sarebbe
un
ministro
che
di
scuola
sa
qualcosa
,
è
stato
professore
»
.
«
E
chi
è
?
»
«
È
il
Rumor
,
il
ministro
dell
'
Agricoltura
.
Ma
guarda
il
Malatrasi
,
guarda
il
Malatrasi
,
dannato
,
come
fa
l
'
ostruzionismo
»
.
Poco
dopo
l
'
arbitro
fischiò
,
perché
era
finito
il
primo
tempo
.
Nell
'
intervallo
,
mentre
la
gente
intorno
a
noi
parlava
di
catenacci
e
di
assassinio
del
football
vero
,
e
gli
altoparlanti
imbonivano
macchine
da
caffè
e
gelati
,
io
decisi
di
stringere
Giorgio
alle
corde
,
e
di
fargli
dire
tutto
quel
che
sapeva
sulla
questione
della
competenza
.
«
Senti
,
Giorgio
»
,
feci
all
'
improvviso
,
«
secondo
te
c
'
è
un
ministro
che
si
intenda
degli
affari
del
suo
dicastero
?
»
Giorgio
parve
rifletterci
sopra
,
come
se
mentalmente
scorresse
una
lista
,
poi
fece
:
«
No
,
ora
come
ora
un
ministro
competente
non
l
'
abbiamo
.
Pella
si
intende
di
questioni
fiscali
,
ma
non
di
politica
estera
.
Il
che
non
è
gran
male
,
del
resto
,
perché
una
politica
estera
italiana
non
c
'
è
.
Andreotti
credo
che
neppure
abbia
fatto
il
soldato
,
e
perciò
di
cose
militari
ne
sa
meno
di
te
che
,
se
ben
ricordo
,
sei
sergente
di
fanteria
.
Nemmeno
nel
caso
suo
è
male
.
Le
forze
armate
le
comandano
generali
stranieri
,
i
piani
li
fanno
al
Pentagono
,
e
li
cambiano
ogni
due
settimane
.
Più
o
meno
gli
altri
sono
sullo
stesso
piano
»
.
«
Ma
tu
non
credi
»
,
feci
,
«
che
le
cose
andrebbero
meglio
,
se
i
ministri
conoscessero
il
loro
mestiere
?
»
«
Meglio
per
chi
?
»
«Be'...»
era
una
domanda
che
non
prevedevo
,
«
meglio
per
il
governo
»
.
«
No
,
no
,
per
il
governo
no
.
Per
il
governo
le
cose
andrebbero
peggio
,
se
il
ministro
dell
'
Agricoltura
sapesse
distinguere
un
maggese
da
un
coltivo
,
o
se
il
ministro
delle
Finanze
sapesse
leggere
un
bilancio
.
Se
uno
o
due
conoscessero
il
proprio
mestiere
,
in
meno
di
due
mesi
gli
altri
li
costringerebbero
a
dimettersi
,
ed
il
governo
sarebbe
quanto
mai
instabile
.
Ora
,
anche
i
nostri
governi
sono
instabili
,
ma
non
certo
a
motivo
della
loro
incompetenza
.
Invece
,
con
venti
o
trenta
ministri
incompetenti
in
pari
misura
,
il
governo
da
quel
lato
sta
sicuro
.
Se
cade
,
cade
per
altre
ragioni
»
.
«
Insomma
sono
mai
esistiti
ministri
competenti
?
»
«
Nel
dopoguerra
ce
ne
fu
uno
.
Volevano
impiccarlo
»
.
«
Ma
se
gli
uomini
di
governo
sapessero
il
fatto
loro
,
non
credi
che
le
cose
andrebbero
meglio
per
i
governati
?
»
«
Per
i
governati
sì
,
certamente
.
Ma
la
politica
,
caro
mio
,
non
è
mica
scienza
del
benessere
.
In
questo
caso
si
chiamerebbe
filantropia
.
La
politica
,
da
Machiavelli
in
poi
,
è
scienza
del
potere
.
Esser
ministro
dell
'
Agricoltura
non
significa
mica
sapere
come
si
coltiva
un
campo
.
Significa
invece
avere
in
mano
una
certa
fetta
di
potere
,
conservarla
,
usarla
in
vista
di
una
fetta
più
grossa
e
così
via
»
.
«
E
i
ministri
cosa
fanno
,
allora
,
dalla
mattina
alla
sera
?
»
«
Conservano
la
fetta
,
cioè
lottano
per
il
potere
,
in
linea
generale
.
»
«
Ma
in
pratica
,
cosa
fanno
?
»
«
Ricevono
gli
elettori
,
inaugurano
mercati
rionali
,
si
riuniscono
,
studiano
il
modo
migliore
per
non
farsi
fregare
,
o
per
fregare
gli
altri
»
.
«
I
governati
?
»
«
Non
direttamente
.
Dei
governati
si
occupano
poco
.
Solo
quando
c
'
è
da
parlare
alla
televisione
»
.
Non
ne
potevo
più
.
«
Ma
allora
,
secondo
te
,
per
quale
ragione
oggi
si
predica
la
competenza
,
la
specializzazione
?
Senti
sempre
dire
operai
specializzati
,
tecnici
specializzati
,
intellettuali
specialisti
»
.
«
Sì
,
ma
chi
predica
la
specializzazione
mica
si
specializza
.
È
sempre
stato
così
,
e
tu
me
lo
insegni
.
Se
hai
intenzione
di
rubare
,
per
prima
cosa
che
fai
?
Predichi
l
'
onestà
,
naturalmente
.
Perché
se
tutti
si
mettono
a
rubare
a
te
,
dopo
,
cosa
resta
?
Guarda
per
esempio
quel
numero
quattro
che
fa
l
'
ostruzionismo
,
quel
Malatrasi
dannato
...
»
.
StampaQuotidiana ,
Peshawar
(
di
ritorno
dall
'
Afghanistan
)
.
Mawli
Bismilha
passava
per
uno
dalla
mira
infallibile
,
dicevano
che
avrebbe
fulminato
un
passero
a
trecento
metri
:
ma
i
tre
soldati
russi
che
montavano
di
sentinella
,
quella
sera
,
sul
ponte
di
Jalalabad
,
non
lo
sapevano
e
quando
son
risuonati
i
tre
colpi
sono
andati
giù
come
birilli
,
dietro
il
parapetto
.
Di
Bismilha
si
diceva
anche
che
avesse
un
gran
fegato
e
un
'
allergia
acuta
per
i
carri
armati
sovietici
che
gli
aravano
la
terra
quando
non
era
più
tempo
di
semina
:
e
così
quella
mattina
,
appena
il
T-62
è
sbucato
con
chiasso
tremendo
sull
'
argine
del
fiume
Sorkhroad
,
Mawli
non
ci
ha
visto
più
e
ha
cominciato
a
sparargli
addosso
col
suo
Enfield
303
.
È
stato
l
'
inizio
di
una
battaglia
che
è
durata
tutta
la
giornata
:
entro
sera
,
un
carro
armato
e
una
APC
(
un
'
autoblindo
per
il
trasporto
truppe
)
erano
stati
messi
fuori
uso
.
Ma
Bismilha
era
morto
.
Il
giorno
dopo
lo
han
portato
nel
suo
villaggio
a
tre
ore
di
cammino
e
lo
hanno
sepolto
nel
cimitero
in
collina
con
una
gran
festa
funebre
di
canti
,
preghiere
e
bandiere
bianche
,
come
si
conviene
agli
eroi
.
La
commozione
era
grande
e
ha
colpito
anche
noi
«
estranei
»
,
venuti
qui
a
curiosare
nel
cuore
della
tragedia
afghana
.
La
sepoltura
di
Bismilha
è
una
(
l
'
ultima
,
la
più
vivida
)
delle
tante
dolorose
immagini
che
ho
potuto
raccogliere
durante
un
'
escursione
(
chiamiamola
così
)
clandestina
nella
provincia
di
Ningrahar
,
fino
alla
periferia
di
Jalalabad
,
che
ne
è
il
capoluogo
.
Quel
che
segue
è
la
cronaca
di
questo
viaggio
:
un
viaggio
di
pochi
giorni
dentro
una
specie
di
esaltazione
collettiva
,
dove
la
logica
non
ha
più
posto
.
Ti
chiedi
che
senso
abbia
il
colpo
di
fucile
sparato
contro
il
MI-24
che
vola
basso
:
tanto
vale
il
tirasassi
.
Ma
per
i
mujaidin
questa
è
la
Jihad
,
la
guerra
santa
,
e
niente
-
neanche
la
spaventosa
inferiorità
sul
piano
dell
'
efficienza
bellica
-
li
può
far
desistere
.
La
vita
di
Bismilha
per
un
carro
armato
era
un
ordine
di
Allah
.
È
una
guerra
che
puoi
vedere
solo
a
spizzichi
:
e
,
per
vederla
,
puoi
solo
aggregarti
a
questo
o
quel
partito
-
islamico
-
che
hanno
i
loro
uomini
su
questo
o
su
quel
fronte
:
a
Khunar
o
Paktia
o
Herat
o
nelle
zone
centrali
o
settentrionali
.
La
base
di
partenza
è
Peshawar
,
in
Pakistan
,
dove
i
fuorusciti
afghani
hanno
le
loro
«
carbonerie
»
:
e
da
qui
,
con
un
minimo
d
'
insistenza
e
di
preghiere
,
ti
fai
accompagnare
over
the
border
,
oltre
confine
,
nelle
zone
calde
,
dove
la
terra
è
ormai
seminata
di
polvere
da
sparo
.
Conosco
il
paesaggio
.
È
stupendo
.
L
'
ho
visto
d
'
estate
,
l
'
ho
visto
d
'
inverno
:
ora
che
è
primavera
è
anche
più
bello
,
hai
intorno
una
luce
soffice
che
non
acceca
,
afghano
è
l
'
abito
,
afghano
il
cappello
,
afghano
lo
scialle
ed
è
con
questa
esotica
bardatura
che
cominci
a
scarpinare
in
montagna
dopo
aver
attraversato
il
Khunar
sulla
piana
di
Cama
.
La
marcia
nella
notte
sembra
non
finire
mai
,
forse
hanno
sbagliato
strada
,
le
otto
-
nove
ore
promesse
diventano
tredici
-
quattordici
e
alla
fine
tutte
le
tue
ossa
sono
rotte
e
fracassate
.
Sono
in
buona
compagnia
.
All
'
escursione
,
in
provincia
di
Ningrahar
,
partecipano
una
cinquantina
di
mujaidin
che
vanno
a
rafforzare
í
fronti
islamici
nell
'
area
calda
intorno
a
Jalalabad
.
Alcuni
hanno
in
spalla
cassette
di
munizioni
e
dinamite
.
Fatico
a
tenere
í1
passo
e
il
capo
della
spedizione
si
arrabbia
:
dice
che
bisogna
arrivare
a
destinazione
in
mattinata
perché
dopo
la
zona
è
sorvolata
dagli
elicotteri
russi
e
non
c
'
è
modo
di
nascondersi
nella
calvizie
dell
'
altopiano
.
Gli
uomini
fanno
parte
dello
Hezb
-
i
-
Islami
di
Mawli
Khalés
,
un
partito
di
modesta
consistenza
numerica
che
qualche
mese
fa
si
è
staccato
dal
massiccio
Hezb
-
i
-
Islami
di
Gulbuddin
Hekmatyar
,
troppo
«
politicizzato
»
,
per
dedicarsi
esclusivamente
alla
lotta
armata
.
F
.
Khalés
,
infatti
,
è
il
solo
leader
di
partito
che
vive
in
Afghanistan
,
in
prossimità
del
fronte
,
mentre
gli
altri
fanno
la
politica
da
seduti
,
lontani
dalle
pallottole
,
nell
'
esilio
di
Peshawar
.
Khalés
ha
60
anni
,
la
barba
autorevole
che
gli
ondeggia
sul
petto
,
il
fucile
a
portata
di
mano
.
Lo
incontro
di
sera
,
nella
sua
casa
di
Kaja
,
dopo
una
giornata
di
camminate
.
Viene
dalla
campagna
,
è
un
leader
molto
amato
,
a
differenza
dell
'
ingegnere
Gulbuddin
non
mantiene
le
distanze
.
I
suoi
uomini
lo
chiamano
Mawli
,
gli
sono
sempre
attorno
,
lo
abbracciano
.
Mi
dice
:
«
Lo
so
cosa
pensate
voi
stranieri
:
che
í
russi
sono
troppo
forti
,
che
hanno
armi
sofisticate
e
potenti
e
noi
fucili
del
'19
e
tirasassi
,
che
siamo
destinati
a
uscire
sconfitti
da
questa
guerra
e
a
diventare
satelliti
di
Mosca
.
Ma
voi
stranieri
vi
sbagliate
.
Voi
non
vi
rendete
conto
che
la
popolazione
è
con
noi
al
99
per
cento
,
che
se
io
scendo
in
strada
e
incontro
il
più
vecchio
del
villaggio
e
gli
caccio
in
mano
un
fucile
,
quello
mi
segue
fino
a
Jalalabad
cantando
e
ringiovanisce
di
trent
'
anni
sognando
di
stendere
un
russo
.
Qui
nella
provincia
di
Ningrahar
i
mujaidin
armati
,
cioè
veramente
impegnati
nella
guerriglia
,
sono
25
mila
»
.
Gli
chiedo
qual
è
il
suo
principale
obiettivo
:
«
Lei
è
mai
stato
a
Jalalabad
?
»
mi
dice
.
«
È
una
gran
bella
città
,
tutta
fiori
e
giardini
.
Adesso
è
in
mano
ai
russi
,
ce
ne
saranno
migliaia
.
E
all
'
aeroporto
ci
sono
centinaia
di
jet
ed
elicotteri
militari
sovietici
.
Ma
i
russi
si
renderanno
presto
conto
che
non
gli
basteranno
perché
Jalalabad
tornerà
in
mano
nostra
.
Lei
vuoi
vedere
un
po
'
d
'
azione
?
Vuol
toccare
con
mano
se
noi
mujaidin
facciamo
sul
serio
o
ci
battiamo
solo
a
parole
?
Bene
,
si
faccia
quattro
passi
fino
a
Jalalabad
:
vedrà
che
ogni
sera
i
miei
ragazzi
aprono
il
fuoco
su
tutta
la
cintura
periferica
della
città
e
in
particolare
contro
l
'
aeroporto
.
È
un
ballo
che
dura
tutta
la
notte
e
quando
finisce
,
all
'
alba
,
qualche
dozzina
di
soldati
russi
o
afghani
ci
ha
lasciato
la
pelle
»
.
Sto
per
fargli
un
'
altra
domanda
ma
Khalés
l
'
indovina
e
mi
precede
:
«
Lo
so
cosa
lei
vuol
sapere
,
altri
giornalisti
me
l
'
hanno
chiesto
.
Ebbene
,
sì
.
Questo
Enfield
qui
non
lo
tengo
per
bellezza
o
per
farmi
fotografare
.
Sì
,
vado
anch
'
io
al
fronte
e
credo
d
'
aver
contribuito
la
mia
parte
allo
sfoltimento
della
presenza
militare
sovietica
in
Afghanistan
.
Capisce
cosa
voglio
dire
?
Duecento
miei
ragazzi
sono
morti
e
sono
sparpagliati
nei
cimiteri
di
villaggio
di
Ningrahar
.
Può
capitare
anche
a
me
dall
'
oggi
al
domani
e
non
sarà
niente
di
speciale
.
La
nostra
religione
comanda
che
un
leader
debba
essere
in
prima
linea
,
sempre
»
.
È
l
'
ora
di
cena
e
stendono
la
tovaglia
sul
tappeto
.
È
una
buona
cena
,
con
pane
,
brodo
,
riso
,
spinaci
,
pezzi
di
pollo
,
latte
cagliato
.
Le
mani
,
qui
,
sostituiscono
le
posate
ma
la
mia
tecnica
manducatoria
è
ancora
-
dopo
qualche
giorno
di
pratica
-
a
un
livello
tale
che
suscita
sorrisi
di
divertita
compassione
in
Khalés
e
nei
commensali
afghani
.
Peter
e
Steve
(
i
colleghi
fotografi
che
mi
hanno
accompagnato
nell
'
escursione
)
fanno
le
cose
con
maggior
disinvoltura
.
Khalés
è
loquace
e
sereno
,
ma
a
un
certo
punto
si
rabbuia
.
Qualcuno
lo
ha
informato
che
un
paio
di
sere
prima
,
nel
villaggio
di
Cheperhar
,
il
giornalista
amico
è
stato
derubato
del
portafoglio
.
«
Sono
veramente
mortificato
»
mi
dice
,
«
lei
era
un
ospite
,
lei
è
venuto
per
raccontare
al
mondo
la
nostra
tragedia
,
per
darci
una
mano
.
Sono
pieno
di
rabbia
,
d
'
amarezza
.
Non
mi
sarei
mai
aspettato
che
tra
i
miei
ragazzi
,
i
miei
mujaidin
,
ce
ne
fosse
uno
capace
di
tanta
bassezza
.
Ma
lo
troveremo
,
lo
troveremo
.
Intanto
,
lei
domattina
riavrà
i
suoi
soldi
:
purtroppo
non
abbiamo
dollari
,
dovrà
contentarsi
di
moneta
afghana
.
»
Spero
non
abbiano
trovato
il
ladro
.
Mi
auguro
che
non
lo
trovino
mai
:
pagherebbe
troppo
cara
la
sua
ribalderia
.
Dopo
cena
chiedo
ai
mujaidin
quale
punizione
potrebbero
infliggergli
.
C
'
è
una
breve
consultazione
,
poi
:
«
Gli
tagliamo
la
mano
»
.
Ma
uno
del
gruppo
,
che
ha
tutto
soppesato
e
ponderato
,
è
più
tetro
e
drastico
:
«
Siamo
in
guerra
»
dice
«
e
pertanto
vanno
applicate
le
leggi
di
guerra
.
Un
reato
simile
va
considerato
alla
stregua
del
saccheggio
e
della
violenza
carnale
.
Non
credo
che
Khalés
la
pensi
diversamente
:
a
parte
il
fatto
che
ha
gettato
discredito
sul
nostro
partito
.
Mister
Mo
,
se
lo
scopriamo
lo
fuciliamo
.
È
OK
?
Le
sta
bene
?
»
.
I
mujaidin
di
Khalés
sono
sistemati
in
una
quindicina
di
villaggi
nel
distretto
di
Sorkhroad
,
che
è
una
bella
,
verde
,
ariosa
campagna
circondata
da
montagne
calve
color
caffelatte
.
La
marcia
è
lunga
e
ogni
tanto
devi
fermarti
perché
gli
elicotteri
ti
arrivano
improvvisamente
in
testa
.
La
gente
,
ormai
,
non
ci
fa
più
caso
:
«
Se
è
destino
morire
per
questi
infedeli
»
senti
dire
,
«
va
bene
ma
lo
stesso
non
avranno
la
nostra
terra
»
.
È
sera
fonda
quando
arriviamo
nel
villaggio
di
Diwalid
,
bianco
nella
luce
della
luna
.
Jalalabad
è
a
neanche
tre
chilometri
,
difesa
-
da
questa
parte
-
dal
«
fossato
»
del
fiume
Sorkhroad
,
quasi
completamente
asciutto
.
I
mujaidin
sono
in
azione
e
puoi
sentire
qualche
colpo
di
fucile
.
«
Non
c
'
è
gran
che
stasera
»
dice
il
comandante
Awskhan
Mokhlis
,
«
i
nostri
uomini
rientreranno
dopo
la
mezzanotte
.
Vi
consiglio
di
riposare
,
siete
stanchi
:
e
domani
sera
vi
organizzo
un
bello
spettacolo
,
okay
?
»
Okay
okay
.
Finora
abbiamo
visto
i
mujaidin
delle
retrovie
che
di
eroico
hanno
solo
la
nomenclatura
.
Parlano
incessantemente
di
eventuali
attacchi
coi
russi
,
abbattono
verbalmente
elicotteri
e
jet
e
non
c
'
è
tank
sovietico
che
possa
fare
la
sua
passeggiata
vespertina
nei
campi
di
grano
di
Ningrahar
senza
essere
impallinato
,
bloccato
e
bruciato
dalle
cartucce
dei
303
.
A
sentirli
,
hanno
già
vinto
la
guerra
.
Sono
i
mujaidin
del
tè
permanente
.
Pregano
cinque
volte
al
giorno
e
quindici
volte
prendono
il
tè
,
cominciando
al
mattino
presto
,
quando
il
sole
non
è
ancora
sbucato
.
Poi
li
vedi
sempre
seduti
o
sdraiati
-
sui
letti
o
sul
pavimento
-
a
parlare
dell
'
Islam
o
di
guerra
.
L
'
occupazione
più
frequente
è
scaricare
o
ricaricare
il
fucile
o
diramare
omericamente
i
bollettini
di
guerra
che
vengono
rigonfiati
di
bocca
in
bocca
:
perciò
non
ti
devi
meravigliare
se
i
soldati
russi
morti
nella
tale
operazione
da
dieci
diventano
cento
e
carri
armati
ed
elicotteri
sono
,
nel
giro
di
poche
ore
,
triplicati
o
quintuplicati
.
Le
distanze
sono
enormi
,
non
c
'
è
radio
e
non
c
'
è
telefono
,
è
praticamente
impossibile
restare
aggiornati
sulle
vicende
militari
:
eppure
trovi
sempre
qualche
arcano
,
alato
messaggero
che
ha
fatto
trenta
chilometri
in
cinque
minuti
e
ti
scarica
sul
tavolo
la
bisaccia
delle
«
ultimissime
»
.
«
Allora
hanno
preso
Jalalabad
?
»
«
Non
ancora
,
ma
è
questione
di
giorni
.
»
«
E
Kabul
?
»
«
Questione
di
settimane
.
»
A
Diwalid
la
guerra
ce
l
'
hanno
in
casa
e
non
si
fanno
illusioni
.
Qui
la
conta
è
precisa
,
puntigliosa
.
Quando
uno
esce
dalla
caserma
(
chiamiamola
così
)
col
fucile
,
non
sa
mai
se
torna
.
Ma
anche
qui
trovi
i
millantatori
.
Il
nostro
miles
gloriosus
è
un
sellerone
alto
quasi
due
metri
,
la
faccia
segata
imperiosamente
dal
baffo
,
il
kalashnikov
a
tracolla
.
Entra
e
dice
:
«
Ho
fatto
fuori
tre
russi
,
sul
ponte
.
Un
'
ora
fa
»
.
Il
comandante
Moklis
non
dice
niente
,
anche
gli
altri
tacciono
.
Ma
Peter
e
Steve
vogliono
scattare
foto
dell
'
eroe
.
Com
'
è
avvenuto
?
Hagi
racconta
,
con
pacatezza
,
l
'
impresa
.
Sembra
il
De
bello
Gallico
,
tanto
è
asciutto
.
Mi
sono
appostato
,
ho
visto
i
tre
,
mi
son
detto
questa
è
roba
mia
,
vai
.
Ho
premuto
il
grilletto
.
Si
accarezza
il
baffo
e
guarda
giù
sulla
nostra
miseria
d
'
uomini
con
aria
sovrumana
.
Gli
chiediamo
di
tornare
sul
ponte
,
le
tre
sentinelle
saranno
state
rimpiazzate
.
Ma
Hagi
rifiuta
,
la
sua
dose
è
tre
russi
al
giorno
,
Allah
è
d
'
accordo
.
Però
domani
,
se
vogliamo
,
lui
ci
porta
nei
campi
e
ci
improvvisa
uno
show
:
«
Volete
un
carro
armato
?
»
dice
.
«
Bene
.
Esco
fuori
col
mio
"
rocket
launcher
"
e
il
primo
T-62
che
si
mette
in
marcia
da
Jalalabad
ve
lo
schianto
in
un
colpo
.
Ma
dovete
esser
pronti
ragazzi
,
clic
clic
.
Io
lo
spacco
e
voi
clic
clic
.
»
Il
giorno
dopo
Peter
e
Steve
non
hanno
fatto
clic
clic
:
o
lo
hanno
fatto
,
ma
non
per
Hagi
.
Durante
la
notte
il
miles
gloriosus
è
stato
selvaggiamente
ridimensionato
:
fuori
della
stanza
c
'
è
una
bagarre
in
piena
regola
,
volano
parole
e
cazzotti
ed
è
veramente
un
peccato
non
capire
il
pushtu
ribaltato
di
bocca
in
bocca
con
tanta
sonora
violenza
.
Capiremo
il
mattino
seguente
che
Hagi
s
'
era
abusivamente
attribuito
il
merito
dello
sterminio
sul
ponte
e
che
la
scarica
micidiale
era
partita
da
tutt
'
altro
cecchino
:
il
cecchino
Mawli
Bismilha
.
Mawli
e
l
'
ingegnere
Mahammood
sono
rientrati
di
notte
,
all
'
una
,
dopo
aver
a
lungo
sparacchiato
.
Adesso
hanno
già
detto
la
prima
preghiera
ed
è
l
'
ora
del
breakfast
,
mi
offrono
il
tè
e
il
pane
e
vogliono
sapere
se
a
Roma
è
primavera
come
qui
,
con
l
'
aria
dolce
e
azzurra
.
L
'
ingegnere
avrà
trent
'
anni
,
parla
un
inglese
soffice
e
antico
,
è
molto
cauto
e
prudente
e
tende
sempre
(
a
differenza
dei
mujaidin
del
tè
)
a
minimizzare
.
Ma
tra
poche
ore
vedremo
di
che
scorza
è
fatto
.
L
'
ingegnere
dice
che
è
stato
Bismilha
a
stendere
i
russi
:
non
ha
sprecato
un
colpo
.
Mawli
è
minuto
e
gracile
,
ha
occhi
grandi
di
un
marrone
dorato
e
un
naso
da
boxeur
,
schiacciato
:
quando
ride
-
e
lo
fa
spesso
-
scopre
una
dentatura
aggressiva
,
una
palizzata
bianca
che
si
infigge
nel
labbro
inferiore
.
Non
sono
riuscito
a
scoprire
la
sua
età
.
L
'
inglese
approssimativo
delle
nostre
guide
non
fa
testo
:
chi
dice
venticinque
,
chi
ventisei
,
chi
ventotto
.
Non
importa
.
Non
aveva
l
'
età
per
morire
.
L
'
ingegnere
cerca
di
spiegarmi
la
situazione
e
mi
traccia
una
«
mappa
»
sul
quaderno
:
qui
c
'
è
la
dronta
dam
,
la
diga
,
qui
l
'
università
,
qui
il
ponte
Khab
,
qui
la
dorasaka
,
qui
qui
...
eccetera
.
«
Ogni
sera
»
dice
«
noi
attacchiamo
.
Jalalabad
è
difesa
da
tre
,
quattromila
militari
,
tra
russi
e
afghani
.
Avranno
da
50
a
60
elicotteri
e
una
decina
di
jet
.
I
carri
armati
potrebbero
essere
da
400
a
600.»
«
Ma
qual
è
il
vostro
obiettivo
?
»
«
Prendere
l
'
aeroporto
»
dice
«
e
ammazzare
più
russi
possibile
.
»
«
Ingegnere
,
ma
che
speranze
ci
sono
?
Non
avete
armi
.
»
Mi
guarda
con
un
'
espressione
tranquilla
,
rassegnata
.
Non
riuscirò
a
scordarmi
quello
sguardo
.
Ordina
di
farci
vedere
l
'
arsenale
,
che
è
modesto
.
Ci
mettono
davanti
agli
occhi
,
oltre
agli
Enfield
303
,
i
kalashnikov
AK-47
,
un
rocket
projector
RPG-7
,
una
mitragliatrice
Guru
,
una
LMG
cecoslovacca
,
dei
fucili
G
3
tedeschi
,
un
fucile
russo
della
Seconda
guerra
mondiale
.
«
È
molto
poco
»
ammette
l
'
ingegnere
,
«
abbiamo
bisogno
di
missili
per
abbattere
gli
elicotteri
,
i
gunships
MI-24
.
Ma
per
il
resto
,
andiamo
bene
.
Sul
piano
della
guerriglia
,
i
russi
non
ci
possono
battere
.
Noi
conosciamo
il
terreno
,
sappiamo
da
dove
sparare
.
Ieri
,
Bismilha
ha
stecchito
tre
russi
ma
quelli
non
sono
neanche
riusciti
a
scoprire
da
dove
venivano
i
colpi
.
È
solo
questo
il
nostro
vantaggio
.
Ogni
sera
attacchiamo
Jalalabad
da
un
punto
diverso
.
La
sola
cosa
certa
,
da
parte
loro
,
è
che
noi
,
a
una
certa
ora
,
apriamo
il
fuoco
.
I
russi
mettono
davanti
i
soldati
afghani
e
sono
quelli
i
primi
a
crepare
.
Quanti
siamo
?
Non
è
possibile
fare
un
conto
.
Varia
da
sera
a
sera
.
Ma
ti
posso
dire
che
non
gli
diamo
requie
.
I
mujaidin
calano
giù
da
tutte
le
parti
,
da
Mirzayan
,
da
Charbagh
,
da
Saidane
-
Poladi
e
da
Haji
Sahiban
,
da
Koshkak
e
da
Balabagh
,
solo
per
parlare
del
distretto
di
Sorkhroad
:
e
poi
,
naturalmente
,
da
Cherperhar
e
da
Cama
.
»
È
un
bel
cielo
d
'
aprile
,
quello
che
vedo
sopra
Jalalabad
.
Sono
molto
vicino
al
ponte
dove
,
la
sera
prima
,
sono
stati
falciati
i
russi
.
Gli
elicotteri
sovietici
passano
e
ripassano
sopra
la
campagna
e
scompaiono
oltre
,
nella
valle
di
Khunar
.
L
'
ingegnere
dice
:
«
È
troppo
pericoloso
attaccare
adesso
:
aspettiamo
stasera
.
Di
giorno
,
se
spari
,
ti
vengono
addosso
jet
ed
elicotteri
e
non
hai
scampo
»
.
Ma
poi
qualcosa
cambia
.
Ed
è
l
'
ingegnere
che
arriva
trafelato
e
dice
:
«
Attacchiamo
adesso
:
ma
vi
prego
andate
via
,
non
vogliamo
che
vi
succeda
qualcosa
»
.
Peter
ed
io
siamo
in
un
campo
di
frumento
e
vedo
l
'
ingegnere
e
Bismilha
correre
piegati
in
due
lungo
l
'
argine
e
poi
farsi
inghiottire
dal
verde
.
Subito
dopo
,
un
carro
armato
russo
appare
sulla
sponda
del
fiume
,
dalla
parte
dei
mujaidin
:
e
poi
un
altro
,
con
la
stessa
minacciosa
musica
,
e
poi
tre
Carriers
.
Peter
inquadra
il
primo
carro
armato
,
un
T
62
:
«
Cristo
»
dice
,
«
che
bella
bestia
»
.
Dal
verde
alla
nostra
destra
partono
i
primi
colpi
.
Bismilha
è
allergico
ai
tank
sovietici
e
così
l
'
ingegnere
.
Sono
passate
da
poco
le
undici
e
i
mujaidin
hanno
deciso
che
l
'
Armata
Rossa
non
debba
profanare
oltre
,
coi
cingoli
,
la
terra
sacra
di
Ningrahar
.
Né
l
'
ingegnere
né
Bismilha
hanno
avuto
il
tempo
di
chiedere
l
'
autorizzazione
a
Mawli
Khalés
,
ma
sanno
molto
bene
che
Mawli
Khalés
farebbe
la
stessa
cosa
.
E
dai
cespugli
dove
sono
rintanati
partono
altre
scariche
.
Ora
,
lungo
l
'
argine
del
Sorkhroad
,
procedono
lentamente
-
forse
con
l
'
obiettivo
d
'
un
accerchiamento
-
due
T-62
e
tre
APC
:
che
cominciano
a
rispondere
al
fuoco
coi
cannoni
di
75
mm.
Non
è
ancora
l
'
inferno
,
ma
questa
media
temperatura
bellica
non
impedisce
a
una
donna
di
continuare
a
sciacquare
e
risciacquare
i
suoi
panni
nel
torrente
e
ai
contadini
di
zappare
la
terra
.
Cannonate
e
raffiche
di
mitraglia
passano
sopra
questi
bellissimi
campi
di
frumento
e
cipolle
e
papaveri
bianchi
e
ciclamini
da
cui
esce
,
distillata
,
la
felicità
dell
'
oppio
.
È
passato
da
poco
mezzogiorno
quando
Bismilha
e
un
ragazzotto
di
neanche
diciott
'
anni
spingono
fuori
dalla
macchia
,
sull
'
argine
,
tre
uomini
,
percuotendoli
coi
calci
dei
fucili
.
Uno
avrà
trent
'
anni
,
l
'
altro
quaranta
,
il
terzo
,
molto
vecchio
e
fragile
,
è
sulla
settantina
.
Gli
sono
molto
vicino
e
credo
di
poter
dire
da
che
strana
luce
sono
attraversati
gli
occhi
,
quando
sei
preso
dal
terrore
.
Il
mujaidin
di
scorta
continua
a
picchiarli
e
altri
,
che
li
incrociano
sul
cammino
,
aggiungono
la
loro
dose
di
percosse
,
calciandoli
in
faccia
,
alle
gambe
,
ai
testicoli
.
Il
vecchio
è
il
più
pestato
.
Uno
lo
fa
stramazzare
vibrandogli
il
fucile
sulla
schiena
con
un
fendente
che
avrebbe
ucciso
un
mulo
,
ma
lui
riemerge
dalla
caduta
senza
un
lamento
,
senza
gemiti
,
la
faccia
di
un
antico
gufo
che
è
da
tempo
morto
e
non
appartiene
più
a
questa
terra
.
I
tre
afghani
erano
su
un
bulldozer
che
i
carri
armati
russi
scortavano
da
qualche
parte
per
lavori
di
sterramento
:
sorpresi
e
terrorizzati
dalla
sparatoria
,
si
son
dati
alla
fuga
scegliendo
-
nella
paura
-
l
'
itinerario
sbagliato
:
ed
eccoteli
capitare
,
in
pochi
minuti
,
davanti
ai
fucili
dell
'
ingegnere
e
di
Bismilha
.
Li
hanno
portati
dal
giudice
.
Il
giudice
è
un
tipo
robusto
con
una
faccia
larga
e
una
barba
coranica
,
ha
occhi
color
mandorla
,
vivaci
,
ironici
e
crudeli
,
lo
chiamano
anche
Kissinger
per
via
di
una
sua
certa
avventurosa
politica
estera
e
sostiene
di
dovermi
proteggere
a
tutti
i
costi
«
perché
»
dice
«
tu
hai
faccia
da
russo
(
"
rusj
rusj
"
)
e
se
capiti
in
mezzo
proprio
non
darei
una
lira
per
i
tuoi
coglioni
»
.
«
Rusj
rusj
»
mi
dice
il
giudice
,
«
tu
non
vuoi
morire
a
Jalalabad
.
»
Io
gli
dico
di
no
,
anche
se
è
bella
,
c
'
ero
stato
in
gennaio
e
il
collega
Bernardo
Valli
,
che
pure
ha
tanto
peregrinato
,
sosteneva
che
un
profumo
simile
non
lo
aveva
mai
respirato
da
nessun
'
altra
parte
.
Quando
i
tre
gli
arrivano
davanti
,
il
giudice
li
abbraccia
:
miei
cari
fratelli
islamici
,
dice
.
Ma
poi
il
mujaidin
di
scorta
lo
informa
che
sono
«
collaborazionisti
»
,
grandi
figli
di
troia
fottuti
e
venduti
,
e
il
giudice
allora
fa
scendere
dall
'
alto
la
sua
mano
non
più
benedicente
,
un
colpo
di
maglio
che
quasi
gli
stacca
la
testa
.
Li
mettono
in
una
specie
di
stalla
.
Nessuno
dei
tre
parla
.
Forse
gli
hanno
già
detto
che
devono
morire
.
Guardo
il
vecchio
.
Ha
due
crateri
secchi
nelle
guance
,
la
bocca
senza
labbra
cucita
sulle
gengive
amare
.
L
'
uomo
di
mezza
età
getta
un
'
occhiata
indifferente
-
certo
senza
astio
-
ai
fotoreporters
che
stanno
indagando
nella
sua
disperazione
.
Il
più
giovane
sembra
assente
.
Il
comandante
gli
dice
:
«
Hai
dei
bei
sandali
,
sono
molto
più
belli
dei
miei
.
Sai
che
ti
dico
?
Facciamo
un
cambio
:
a
te
non
servono
più
»
.
Il
comandante
Mokhlis
butta
lontano
le
sue
ciabatte
sdrucite
e
calza
i
sandali
del
condannato
a
morte
.
Fa
due
o
tre
passi
per
provarle
.
«
Belle
calzature
eh
?
»
L
'
uomo
si
guarda
i
piedi
nudi
.
Nei
campi
,
i
mujaidin
combattono
fin
a
tarda
sera
.
Il
giudice
si
fa
passare
sotto
le
narici
dei
fiori
di
campo
e
poi
dice
:
«
Domani
finito
»
.
Fa
anche
capire
,
con
un
gesto
,
che
i
tre
non
hanno
scampo
.
Alle
quattro
del
pomeriggio
arriva
la
notizia
che
Mawli
Bismilha
è
morto
.
Il
ragazzo
che
porta
la
notizia
ha
del
sangue
sulla
camicia
.
Non
piange
,
ma
gli
costa
fatica
.
«
A
che
ora
è
morto
?
»
gli
chiedono
.
«
Un
'
ora
fa
»
è
la
risposta
.
«
L
'
hai
visto
?
»
«
L
'
ho
visto
.
»
Vai
a
capirli
,
questi
mujaidin
.
Bismilha
è
morto
,
l
'
ingegnere
continua
a
sparare
sui
carri
armati
col
cadavere
vicino
e
dai
campi
di
frumento
che
sono
lì
a
cento
metri
senti
i
guerriglieri
che
tra
una
fucilata
e
l
'
altra
invocano
Allah
,
mentre
i
carri
armati
sovietici
,
non
ancora
annichiliti
,
vomitano
sui
campi
il
fuoco
della
75
mm.
È
un
grido
di
disperati
,
un
grido
che
fa
paura
.
Allah
Akbar
,
Allah
è
grande
.
La
battaglia
di
Jalalabad
è
finita
senza
vinti
né
vincitori
.
Ma
il
giorno
dopo
i
russi
son
passati
alle
punizioni
e
l
'
artiglieria
di
terra
e
gli
elicotteri
hanno
martoriato
per
ore
Sorkhroad
.
È
sera
,
ormai
,
quando
il
giudice
decide
di
trasferire
i
prigionieri
in
zona
più
tranquilla
.
Una
trasferta
di
oltre
quattro
ore
.
La
battaglia
continua
sulla
piana
mentre
noi
scappiamo
.
Mi
dicono
che
i
russi
stanno
tentando
una
manovra
di
accerchiamento
e
non
sarebbe
prudente
farsi
trovare
.
Quando
arriviamo
sul
fiume
,
è
l
'
ora
della
preghiera
.
Una
luce
violetta
avvolge
le
montagne
.
I
tre
chiedono
di
poter
pregare
e
gli
viene
concesso
.
Li
slegano
,
quelli
si
inginocchiano
e
forse
non
vedrai
più
mai
nella
tua
vita
una
preghiera
così
fervida
,
così
disperata
e
così
intensa
.
Viene
da
piangere
.
Ma
forse
-
pensiamo
-
c
'
è
speranza
:
li
hanno
lasciati
pregare
,
potrebbero
salvarli
.
Invece
no
.
Li
hanno
portati
in
una
cava
di
ghiaia
,
a
Fathiabad
,
tre
buone
ore
di
marcia
da
Diwalid
.
Ed
è
qui
che
li
rivediamo
,
sempre
legati
e
pronti
a
morire
.
Nessuno
è
in
grado
di
venirci
incontro
.
Nessun
interprete
che
sappia
tradurre
.
Dei
tre
non
sappiamo
né
il
nome
né
l
'
età
né
perché
si
son
messi
coi
russi
.
Ma
non
ha
importanza
.
Una
cosa
ci
sembra
di
aver
capito
.
Ed
è
che
erano
tre
poveri
diavoli
di
contadini
,
senza
la
minima
possibilità
di
traviamento
da
parte
di
una
filosofia
estranea
e
(
per
loro
)
lunare
come
il
marxismo
e
che
se
erano
capitati
sui
bulldozer
«
russi
»
lo
avevano
fatto
soltanto
per
sbarcare
il
lunario
e
per
quell
'
antica
irresistibile
ragione
che
è
la
fame
.
Sono
le
dieci
del
mattino
quando
entriamo
nella
cava
di
Fathiabad
.
I
due
più
giovani
sono
ammanettati
insieme
da
una
striscia
di
stoffa
celeste
;
il
vecchio
è
solo
.
Li
spingono
dietro
,
dove
c
'
è
una
specie
di
cunetta
che
sarà
la
loro
fossa
.
L
'
intero
villaggio
s
'
è
radunato
per
la
cerimonia
ma
il
giudice
li
tiene
lontano
.
Non
c
'
è
plotone
d
'
esecuzione
vero
e
proprio
,
i
tre
non
vengono
messi
al
muro
.
Due
mujaidin
hanno
l
'
incombenza
.
Il
primo
colpo
è
per
il
vecchio
che
cade
sulle
ginocchia
,
schiantato
,
e
poi
si
rovescia
sul
fianco
,
cadendo
nella
cunetta
,
la
bocca
e
gli
occhi
pieni
di
sangue
.
Poi
vanno
giù
gli
altri
due
:
il
più
giovane
ha
la
schiena
sfasciata
e
da
un
buco
esce
della
materia
.
L
'
uomo
di
mezzo
ha
molto
pregato
prima
di
morire
.
Gli
ero
molto
vicino
e
ho
sentito
che
ripeteva
continuamente
Allah
,
Allah
,
Allah
.
Il
secondo
e
ultimo
colpo
gli
ha
traforato
il
cranio
.
Ma
non
è
tutto
finito
qui
.
Qualcuno
non
è
soddisfatto
,
l
'
esecuzione
non
gli
è
bastata
.
Ed
ecco
che
tira
fuori
dai
cenci
un
coltello
e
comincia
a
infierire
contro
i
cadaveri
,
aprendo
altri
squarci
.
Il
vecchio
ha
la
gola
recisa
.
Mi
vedo
attorno
bambini
di
nove
,
dieci
anni
colti
da
macabra
esultanza
che
sputano
sui
morti
,
giocando
a
chi
centra
meglio
.
Fathiabad
era
il
villaggio
di
Mawlí
Bismilha
.
Lo
hanno
portato
al
cimitero
sul
suo
letto
di
paglia
,
sotto
una
coperta
verde
.
Hanno
rimosso
la
coperta
per
farmelo
vedere
.
Ha
quei
suoi
dentoni
appoggiati
sul
labbro
inferiore
e
un
buchetto
nero
in
mezzo
alla
fronte
.
Sua
madre
non
piange
,
suo
fratello
non
piange
.
C
'
è
solo
un
ragazzo
che
piange
.
Se
ho
ben
capito
,
dice
che
Mawli
gli
ha
insegnato
a
sparare
.
StampaQuotidiana ,
Sofia
,
24
aprile
.
Sofia
continua
a
vivere
sotto
l
'
incubo
dei
tragici
avvenimenti
.
Le
misure
della
polizia
sono
severissime
.
Il
Governo
ha
proibito
la
circolazione
delle
automobili
private
e
ha
ordinato
la
chiusura
dei
locali
pubblici
.
Dopo
le
ore
venti
la
città
pare
deserta
.
Drappelli
di
soldati
guardano
gli
accessi
delle
vie
,
mentre
squadre
di
poliziotti
compiono
perquisizioni
e
arresti
.
Questa
notte
è
stata
circondata
la
casa
dove
era
nascosto
il
noto
comunista
Dimitri
Cintuloff
segretario
del
famigerato
capitano
Minkoff
e
membro
del
comitato
rivoluzionario
.
Vistosi
scoperto
ha
lanciato
bombe
contro
i
soldati
,
che
hanno
risposto
al
fuoco
.
La
casa
è
stata
incendiata
e
Cintuloff
è
rimasto
ucciso
.
In
un
altro
nascondiglio
segreto
è
stato
arrestato
un
altro
capo
comunista
,
mentre
cercava
di
dare
alle
fiamme
documenti
importanti
e
numerosi
.
Sembra
che
tali
documenti
contengano
rivelazioni
decisive
intorno
all
'
organizzazione
rivoluzionaria
del
fronte
unico
agrario
e
comunista
.
Si
assicura
essere
stato
scoperto
tutto
il
piano
rivoluzionario
.
Dopo
l
'
attentato
contro
Re
Boris
e
il
massacro
di
Santa
Nedelia
i
terroristi
avevano
il
proposito
di
distruggere
successivamente
il
ministero
degli
esteri
,
la
Sobranje
e
la
Banca
bulgara
.
I
terroristi
erano
divisi
in
squadre
di
azione
.
Ogni
squadra
,
composta
di
tre
persone
,
riceveva
disposizioni
dal
comitato
centrale
di
Sofia
.
Tale
comitato
aveva
diretti
rapporti
coi
capi
agrari
e
cogli
emigrati
in
Jugoslavia
e
in
Russia
.
Il
Governo
sulla
base
delle
deposizioni
raccolte
e
dei
documenti
scoperti
ha
potuto
ricostruire
il
disegno
dei
terroristi
,
imprigionandone
la
maggior
parte
.
Il
numero
degli
arrestati
aumenta
ogni
giorno
ed
è
impossibile
stabilirne
la
vera
cifra
.
Un
episodio
sintomatico
.
Un
episodio
sintomatico
per
lo
stato
d
'
animo
che
regna
ora
in
Bulgaria
è
avvenuto
questa
notte
.
Un
drappello
della
milizia
volontaria
,
traversando
una
strada
al
centro
di
Sofia
,
ha
scoperto
il
cadavere
di
un
ufficiale
colpito
a
morte
al
cuore
.
Sopra
il
cadavere
era
stato
messo
un
cartellino
con
la
seguente
scritta
:
«
Così
muore
un
traditore
della
patria
!
»
.
Finora
la
polizia
non
ha
scoperto
le
ragioni
dell
'
assassinio
,
che
non
credesi
essere
stato
commesso
dai
comunisti
.
La
tranquillità
odierna
non
sembra
duratura
e
stabile
.
Le
misure
di
rigore
e
le
Corti
marziali
hanno
diffuso
lo
spavento
ed
hanno
esasperato
l
'
odio
e
le
passioni
.
L
'
arresto
di
Tomoff
,
capo
degli
agrari
moderati
,
e
di
altri
uomini
politici
che
hanno
un
seguito
nella
popolazione
della
provincia
ha
suscitato
malumori
che
non
possono
manifestarsi
per
le
eccezionali
condizioni
del
momento
.
La
situazione
presenta
gravi
incognite
.
I
provvedimenti
dell
'
attuale
Governo
sono
approvati
da
tutti
i
partiti
costituzionali
,
ma
l
'
avvenire
del
paese
preoccupa
quanti
aspirano
alla
fine
della
violenza
ed
al
ritorno
della
normalità
nella
lotta
politica
.
Le
previsioni
sono
difficili
.
Il
Governo
italiano
deve
sorvegliare
la
situazione
che
non
riguarda
solo
i
partiti
locali
,
ma
è
complicata
da
influenze
e
da
pressioni
straniere
.
La
responsabilità
di
Mosca
e
Belgrado
.
I
comunisti
e
gli
agrari
hanno
trovato
considerevoli
appoggi
in
Russia
e
in
Jugoslavia
,
che
con
obbiettivi
diversi
tentano
di
instaurare
in
Bulgaria
un
Governo
amico
.
L
'
equilibrio
balcanico
sarebbe
compromesso
a
nostro
danno
e
nascerebbero
nuove
ragioni
di
guerra
,
se
le
mire
di
Belgrado
e
di
Mosca
dovessero
riuscire
ad
imporsi
.
L
'
Italia
assieme
alle
grandi
potenze
deve
favorire
l
'
assestamento
politico
,
morale
e
finanziario
della
Bulgaria
.
Il
Governo
bulgaro
,
come
è
noto
,
ha
ottenuto
dalla
Conferenza
degli
Ambasciatori
un
lieve
aumento
della
milizia
volontaria
per
essere
in
grado
di
fronteggiare
la
situazione
.
Ma
più
di
questo
fatto
è
interessante
la
motivazione
contenuta
nella
relativa
domanda
presentata
dal
Governo
bulgaro
ai
rappresentanti
delle
grandi
potenze
a
Sofia
.
Questa
domanda
era
accompagnata
da
documenti
che
provano
la
responsabilità
della
Terza
Internazionale
in
tutto
quanto
è
successo
in
questi
giorni
e
la
connivenza
del
Governo
dei
sovieti
.
La
concatenazione
dei
fatti
è
così
evidente
e
il
contenuto
dei
documenti
prodotti
è
così
preciso
che
in
un
primo
momento
alcuni
diplomatici
esteri
formularono
il
sospetto
che
si
trattasse
di
falsificazioni
create
dagli
stessi
bolscevichi
allo
scopo
di
coprire
di
ridicolo
il
Governo
bulgaro
,
se
ci
avesse
creduto
,
e
distrarre
l
'
attenzione
delle
autorità
dai
loro
veri
piani
.
Ma
i
tragici
avvenimenti
del
15
e
16
aprile
hanno
confermato
l
'
autenticità
dei
documenti
.
I
documenti
contro
la
III
Internazionale
.
I
documenti
che
provano
la
responsabilità
della
Terza
Internazionale
furono
sequestrati
in
varie
occasioni
durante
gli
ultimi
due
mesi
.
Per
esempio
,
il
20
febbraio
venne
catturata
a
Slivnizza
,
vicino
alla
frontiera
jugoslava
,
una
banda
di
20
rivoluzionari
.
Tra
costoro
si
trovavano
due
corrieri
speciali
della
Terza
Internazionale
,
che
erano
stati
scortati
nell
'
interno
del
paese
dai
fuorusciti
bulgari
in
Jugoslavia
.
Il
23
febbraio
la
polizia
scoprì
un
nido
di
cospiratori
a
Shumen
e
anche
qui
furono
sequestrati
importanti
documenti
.
Fra
gli
arrestati
figurò
anche
l
'
agente
locale
della
Terza
Internazionale
,
il
quale
aveva
l
'
incarico
di
distribuire
i
sussidi
di
Mosca
tra
i
comunisti
del
distretto
.
Ma
la
più
importante
scoperta
fu
fatta
al
principio
di
aprile
.
Allora
la
polizia
riuscì
a
mettere
le
mani
addosso
ad
un
agente
,
che
fu
trovato
in
possesso
di
una
lettera
del
quartiere
principale
della
Terza
Internazionale
di
Mosca
.
Questa
lettera
reca
la
data
del
12
marzo
,
e
fu
spedita
dalla
sezione
centrale
del
dipartimento
per
le
relazioni
estere
dell
'
Internazionale
a
tutti
i
suoi
agenti
in
Bulgaria
,
ordinando
loro
di
preparare
l
'
insurrezione
comunista
precisamente
per
il
15
aprile
,
giorno
in
cui
avvenne
l
'
assassinio
del
generale
Gheorgheff
,
mentre
il
giorno
prima
era
stato
commesso
l
'
attentato
contro
il
Re
.
Nell
'
ordine
era
pure
contenuto
l
'
invito
a
compiere
importanti
assassini
politici
,
i
quali
avrebbero
dovuto
dare
il
segnale
ai
comunisti
per
assaltare
con
la
complicità
di
alcuni
ufficiali
le
caserme
ed
impadronirsi
nella
notte
tra
il
15
e
il
16
di
tutte
le
armi
disponibili
.
Il
piano
delle
operazioni
è
esposto
con
una
tale
precisione
e
con
una
tale
ricchezza
di
particolari
tecnici
,
da
doversi
concludere
che
fu
elaborato
dallo
Stato
Maggiore
dell
'
esercito
rosso
.
L
'
attacco
principale
avrebbe
dovuto
aver
luogo
nel
distretto
di
Viddin
-
Vratza
.
Questo
distretto
,
all
'
angolo
nord
-
occidentale
della
Bulgaria
,
è
situato
in
maniera
tale
tra
la
Romania
e
la
Jugoslavia
che
,
se
i
comunisti
fossero
riusciti
ad
insediarvisi
,
esso
avrebbe
potuto
essere
facilmente
difeso
da
un
attacco
di
fianco
delle
truppe
bulgare
.
Tutte
queste
rivelazioni
,
non
occorre
dirlo
,
producono
enorme
impressione
.
L
'
arresto
di
un
italiano
.
Intanto
le
Corti
marziali
proseguono
attivamente
l
'
istruzione
dei
processi
per
alto
tradimento
e
per
la
congiura
contro
lo
Stato
.
La
polizia
sta
ancora
ricercando
il
noto
comunista
Vasco
,
che
assieme
al
capitano
Minkoff
,
il
capitano
Yankoff
,
e
il
sagrestano
ha
attuato
il
massacro
di
Santa
Nedelia
.
Sono
stati
pure
arrestati
due
ex
ministri
di
Stambulisky
,
che
erano
in
relazione
con
i
terroristi
.
Si
prevede
che
le
Corti
marziali
decideranno
la
fucilazione
alla
schiena
di
tutti
i
capi
del
fronte
unico
agrario
-
comunista
.
Finora
sono
state
fucilate
cinque
persone
.
La
polizia
ha
arrestato
anche
un
suddito
italiano
,
tale
Antonio
Petrucco
,
che
fu
solo
per
poche
ore
impiegato
presso
un
banchiere
che
figura
tra
gli
arrestati
.
La
nostra
Legazione
ha
chiesto
il
suo
rilascio
essendo
i
sospetti
formulati
contro
di
lui
infondati
.
Pure
un
suddito
francese
è
stato
arrestato
.
Il
ministro
francese
ha
protestato
per
ciò
al
ministero
degli
Esteri
.
Dato
l
'
ingente
numero
degli
arrestati
il
suddito
italiano
e
quello
francese
non
sono
stati
ancora
interrogati
.
Le
Autorità
hanno
dato
assicurazioni
che
entro
domani
gli
arrestati
saranno
rilasciati
.
Stamane
il
ministro
jugoslavo
ha
presentato
al
Governo
bulgaro
le
rimostranze
del
suo
Governo
contro
le
accuse
che
si
muovono
in
Bulgaria
alla
Jugoslavia
.
Intervista
col
ministro
degli
Interni
.
Il
ministro
degli
Interni
Rousseff
ha
fatto
ai
giornalisti
stranieri
le
seguenti
dichiarazioni
:
«
Gli
avvenimenti
bulgari
sono
spiegati
dalle
vicende
della
guerra
e
del
dopo
-
guerra
.
La
Bulgaria
è
uscita
dalla
guerra
europea
stremata
e
disarmata
e
il
suo
smembramento
ha
accresciuto
la
sfiducia
generale
.
Il
Governo
di
Stambulisky
aggravò
e
peggiorò
la
situazione
del
paese
.
Il
bolscevismo
ha
impiegato
ogni
mezzo
per
penetrare
in
Bulgaria
.
Il
partito
comunista
sosteneva
apertamente
il
governo
agrario
di
Stambulisky
.
Allora
appunto
si
costituì
il
fronte
unico
agrario
-
comunista
.
Rovesciato
il
governo
del
regime
agrario
,
il
governo
attuale
cercò
di
raggiungere
la
pacificazione
del
paese
,
ma
Mosca
volle
ordinare
la
rivoluzione
del
settembre
1923
.
La
sedizione
fu
rapidamente
repressa
e
gli
insorti
si
rifugiarono
in
Jugoslavia
.
Il
Governo
,
dopo
i
fatti
di
settembre
,
ha
accordato
quattro
amnistie
,
ma
pochi
emigrati
tornarono
in
Bulgaria
.
Notizie
sicure
informarono
che
al
maggior
numero
degli
emigrati
era
stato
impedito
il
ritorno
.
Una
nuova
insurrezione
fu
ordinata
da
Mosca
nel
febbraio
nel
1924
,
ma
il
Governo
ne
impedì
l
'
attuazione
.
Allora
il
fronte
unico
ricorse
al
brigantaggio
e
al
terrorismo
.
Gli
emigrati
bulgari
sono
nutriti
vestiti
armati
e
istruiti
in
Jugoslavia
.
Credo
che
il
Governo
jugoslavo
è
estraneo
al
fatto
:
tuttavia
devo
osservare
che
finora
trenta
attacchi
sono
stati
fatti
contro
la
nostra
frontiera
.
I
recenti
delitti
sono
opera
degli
agrari
e
dei
comunisti
che
contavano
di
provocare
disordini
per
impadronirsi
del
Governo
.
Il
disegno
è
fallito
.
Il
Governo
fu
sempre
padrone
della
situazione
e
la
calma
regna
ovunque
.
La
Bulgaria
confida
nell
'
aiuto
materiale
e
morale
delle
Nazioni
civili
perché
il
suo
destino
è
legato
alla
pace
europea
»
.
StampaQuotidiana ,
Come
tutti
sanno
,
l
'
uomo
è
entrato
nella
storia
inventando
l
'
agricoltura
,
attività
che
oggi
si
definisce
primaria
:
c
'
era
la
terra
,
c
'
erano
le
braccia
,
e
dalla
terra
bisognava
tirar
fuori
(
col
sudore
della
fronte
,
secondo
la
maledizione
divina
)
il
pane
quotidiano
.
Le
donne
stavano
a
casa
,
macinavano
il
grano
e
impastavano
la
farina
.
1bambini
giocavano
con
la
capra
o
con
le
galline
.
Le
attività
secondarie
ebbero
inizio
più
tardi
:
non
più
tirar
fuori
dalla
terra
(
suolo
e
sottosuolo
)
quel
che
occorreva
a
vivere
,
ma
trasformare
;
il
vello
in
vestito
,
il
ferro
in
aratro
e
poi
,
su
su
,
in
locomotiva
,
piroscafo
e
carro
armato
.
Le
donne
cominciavano
a
uscire
di
casa
,
e
i
piccoli
a
giocare
coi
soldatini
di
piombo
.
Per
ultime
vennero
le
attività
terziarie
,
e
si
svilupparono
rapidissimamente
,
sì
che
oggi
anche
in
Italia
sono
quanto
mai
diffuse
.
Certo
,
non
sono
scomparsi
i
primari
e
i
secondari
,
quelli
che
,
come
pure
si
dice
oggi
,
producono
,
ma
per
uno
che
produce
cene
sono
tre
che
provvedono
a
scambiarsi
i
«
servizi
»
(
a
parte
un
congruo
numero
di
individui
che
stanno
soltanto
a
guardare
)
.
Le
attività
terziarie
si
chiamano
infatti
anche
servizi
.
Eccone
alcuni
esempi
:
il
droghiere
che
ti
manda
a
casa
lo
zucchero
e
il
sapone
(
servizio
a
domicilio
)
;
il
prete
che
ti
battezza
,
ti
congiunge
e
ti
unge
(
servizio
funebre
)
;
il
poliziotto
che
ti
arresta
e
ti
pesta
(
servizio
d
'
ordine
)
;
la
donna
che
viene
nel
pomeriggio
a
lavare
i
panni
del
pupo
(
mezzo
servizio
)
;
la
carta
scritta
di
questo
giornale
,
che
ti
informa
e
ti
avvisa
(
servizio
stampa
)
.
Le
attività
terziarie
sono
oggi
le
meglio
retribuite
:
così
si
spiega
l
'
onda
crescente
e
continua
,
dalle
primarie
alle
secondarie
(
spopolamento
della
campagna
)
e
da
queste
alle
terziarie
.
Ma
il
flusso
non
pare
che
si
fermi
qui
.
Stiamo
infatti
assistendo
al
sorgere
di
attività
nuove
,
mai
finora
esaminate
scientificamente
,
e
che
noi
chiameremo
quartarie
.
Trattandosi
di
un
'
indagine
completamente
nuova
,
non
è
facile
una
definizione
esatta
delle
attività
quartarie
.
Sarà
quindi
bene
procedere
empiricamente
indicando
alcune
fra
le
più
note
e
più
fortunate
professioni
nuove
.
Il
posto
d
'
onore
toccherà
alla
professione
del
pubblicitario
:
costui
non
produce
,
non
trasforma
,
non
scambia
,
ma
stimola
,
aiuta
,
consiglia
.
«
Tecnico
pubblicitario
»
,
si
legge
infatti
nell
'
ordinamento
della
scuola
apposita
,
«
è
colui
che
è
in
grado
di
prestare
la
propria
consulenza
per
la
migliore
riuscita
di
qualsiasi
manifestazione
pubblicitaria
.
»
(
La
professione
di
chi
insegna
in
detta
scuola
,
di
chi
consiglia
i
futuri
consulenti
,
di
chi
aiuta
i
futuri
aiutatori
e
sollecita
i
sollecita
tori
dell
'
avvenire
,
potrebbe
classificarsi
quintaria
,
ma
per
il
momento
lasciamo
correre
)
.
Subito
dopo
ecco
1'«industrial
designer
»
(
non
si
è
ancora
trovato
un
termine
italiano
che
traduca
con
esattezza
dall
'
americano
)
che
fa
da
pronubo
alle
nozze
fra
industria
è
arte
.
Il
«
public
relation
man
»
(
manca
anche
in
questo
caso
l
'
equivalente
italiano
)
teorizza
invece
le
strette
di
mano
e
le
pacche
sulle
spalle
.
C
'
è
il
tecnico
dell
'
imballaggio
,
specialista
nell
'
incartare
alcunché
,
dalle
caramelle
alle
locomotive
.
L
'
arredatore
,
il
grafico
e
il
vetrinista
teorizzano
anch
'
essi
:
rispettivamente
casseruole
,
coperte
e
tende
.
A
tutti
e
tre
spetta
ormai
il
titolo
di
«
architetto
»
(
e
intanto
non
ci
son
case
a
sufficienza
)
.
Difficile
dire
se
presti
attività
quartaria
anche
il
regista
di
teatro
.
Ci
sarebbero
poi
i
ricercatori
di
mercato
e
i
ricercatori
motivazionali
,
ma
sulla
loro
professione
non
abbiamo
fino
ad
oggi
sufficiente
documentazione
.
Tutte
queste
professioni
hanno
almeno
due
aspetti
in
comune
.
Uno
estremo
,
ed
è
il
linguaggio
,
incomprensibile
ai
profani
.
Sull
'
esempio
sommo
,
forse
,
della
chiesa
cattolica
,
che
non
ha
mai
smesso
il
latino
.
Per
esempio
,
nella
lingua
degli
arredatori
«
piano
d
'
appoggio
»
significa
«
tavolo
»
;
mentre
i
«
public
relation
men
»
dicono
«
follow
up
»
per
significare
«
batti
il
ferro
quando
è
caldo
»
.
Il
gergo
dà
a
queste
professioni
un
alone
misterioso
,
secondo
una
tecnica
non
ignota
agli
stregoni
delle
tribù
primitive
.
L
'
altra
caratteristica
comune
alle
suddette
attività
quartane
è
questa
:
non
esistevano
dieci
anni
or
sono
e
potrebbero
cessar
di
esistere
,
senza
danno
per
nessuno
,
tranne
che
per
gli
«
architetti
»
,
che
rimarrebbero
senza
lavoro
.
Come
tutte
le
professioni
,
anche
queste
di
tipo
quartario
sono
difficili
:
bisogna
imparare
il
gergo
,
farsi
credere
indispensabili
e
trovare
qualcuno
che
lo
creda
.
La
fatica
pare
che
non
sia
poca
.