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Tre le molte e varie manifestazioni che hanno tentato di dare un ordine e uno schema storico al fascismo , mette conto di notare questo Programma della destra fascista ( Firenze Casa Editrice « La Voce » , 1924 ) . Il nome dell ' autore , Volt , è dei pochi che con frequenza s ' incontrano , sfogliando giornali e riviste in fama d ' autorità presso il fascismo , e le numerose recensioni che hanno tenuto a battesimo il volumetto , hanno confermato che fascisti , anche autorevoli , concordano in gran parte con la tesi in esso svolta . Sicché ci è piaciuto leggerlo attentamente , con grande scrupolo e serenità , l ' animo disposto e pronto ad accogliere disinteressatamente quelle verità che i fiumi della polemica quotidiana avevano potuto sinora nascondere . Ma peggiore disavventura non poteva toccarci . Quanto più scrupoloso era stato il nostro impegno a non lasciarci trascinare dalle nostre particolari vedute e opinioni possiamo assicurare , tra parentesi , che costa una vera fatica spogliarsi sia pure per breve ora , delle proprie consuetudini e dei propri abiti mentali ! tanto più evidente e fastidiosa , dalle prime pagine del libro , ci è apparsa l ' assenza d ' ogni qualsiasi meditata e studiata elaborazione nel materiale preparato staremmo per dire ammucchiato dall ' autore , per lo svolgimento della sua tesi . Ma prima di venire a giudizi parziali o generali sul libro , anche per dare prova di mantenuta fede alla promessa di serenità , è bene vedere brevemente la composizione e coordinazione degli argomenti trattati . In quattro capitoli , dai titoli impressionanti Il regime della dissoluzione . Genesi dello Stato fascista . Il nuovo regime , teoria dell ' impero Volt ricerca , con digressioni ... pittoresche nel campo filosofico , giuridico e sociologico , le giustificazioni storiche e la fisionomia ideale del fascismo , non solo nello svolgimento della storia italiana , ma in confronto del pensiero e della vita europea . La conclusione è , all ' ultimo paragrafo dell ' ultimo capitolo : « La libertà di coscienza , ecco il nemico . Questa è la grande eresia del secolo XIX . L ' uomo che detta a sé le sue legge , divenendo simile a Dio ; la superbia dell ' intelletto , l ' individualismo , il razionalismo , peccato originale del genere umano ... Se non vogliamo togliere al travaglio della coscienza italiana ogni significato ideale , dobbiamo riconoscere in pieno al fascismo il suo carattere di antirivoluzione . La Marcia su Roma sta alla Rivoluzione francese , come il Concilio di Trento sta alla Riforma protestante .... Fuori dalla legge integrale per noi non vi è che ribellione ad ogni legge ... Non può sorgere l ' ordine dal disordine , la pace dal contrasto delle volontà individuali , la verità dalla discussione , la legge dall ' arbitrio , lo Stato dal contratto , l ' autorità dalla libertà . Pace vi può essere solo là dove tutti s ' inchinano all ' autorità d ' un potere trascendente ... Il corso della storia è mutato . Da Lutero e Lenin il ciclo della grande eresia è conchiuso . La società dell ' avvenire non sarà fondata sulla « Dichiarazione dei diritti dell ' uomo » ma sul « Sillabo » . Questo breve saggio delle 150 e più pagine del libro potrebbe consigliare a fare punto . In tempi come questi , lo credeva Volt , non vi può essere « superbia d ' intelletto » ; la rassegnazione « a non capire » è non pure un dovere , ma il solo vero farmaco alle nostre e alla altrui piaghe . Due esempi , tra i molti che i margini delle pagine , attentamente segnati , potrebbero offrirci . Dunque niente più libertà di coscienza e diritti dell ' uomo , ma il Sillabo , sola verità e sola legge , fuori e contro l ' individuo . Tutto perfettamente ; ma il Sillabo implica l ' accettazione di tutta la concezione cattolica alla base della quale è la fede . Sicché delle due , una : o il fascismo , riconoscendo appieno la concezione cattolica si dà in braccia al Papa e da questo riceve l ' investitura , oppure Mussolini ( l ' agnosticismo mussoliniano è figlio della mentalità empirica e positiva dei settentrionali , si legge a pagina 72 ) è lui stesso il Papa e le di lui volontà , rivelategli direttamente da Dio ( Volt batte con gran furore sulla trascendenza ) sono il Sillabo . Si potrebbe continuare per cercare in posto logico ed un significato all ' agnosticismo mussoliniano , tra la trascendenza e il Sillabo : ma temiamo che finiremmo per avvolgere di tenebre anche quel poco che , colpa nostra , ci è riuscito approssimativamente chiaro . E veniamo al secondo esempio . A pagina 69 si legge : « Volendo una teoria metafisica , io credo che valga ancora la vecchia teoria del diritto divino ... Scientificamente essa trascende la realtà fenomenica , ma non la nega . Può assumere due forme : l ' una positiva , pei credenti , vede nell ' ordine giuridico attuata la volontà di Dio , concepito come persona ; l ' altra agnostica , vede nello Stato l ' attuazione di una suprema Necessità , che si impone al volere dei singoli associati e non ne deriva . Sotto questa seconda forma la teoria del diritto divino può essere accettata anche dagli increduli . Se vogliamo dare allo Stato una salda base etica non conviene farlo dipendere dalla volontà umana , ma non è nemmeno necessario farne una divinità astratta . Non è lo Stato che dobbiamo divinizzare , ma la sua Causa » . La teoria del diritto divino , dunque , può assumere due forme , una positiva e una agnostica e quest ' ultima può essere accettata anche dagli increduli . Gentile l ' ha gridato : questi sono tempi talmente religiosi , che gli stessi increduli ... credono al diritto divino . Il quale , se ci riesce di capire , è sostenuto dall ' autore perché può servire a togliere di mezzo l ' individuo con tutti i rompicapi della sua coscienza e della sua volontà . Ma dopo , che significa divinizzare non lo Stato ma la sua Causa con la C maiuscola ? Se è divina la causa , non è divino l ' effetto ? Le vertigini , alle cui insidie abbiamo sinora opposto eroicamente tutte le nostre forze sia ben chiaro che v ' è distanza notevole tra l ' eroismo dell ' autore che ha scritto il libro e quello modesto di noi che lo abbiamo letto le vertigini oramai formicolano d ' ogni parte e ci minacciano irrimediabili cadute . Bisogna salvarci , ad ogni costo . Farinacci , Ciarlanni , Suket , quale che sia il tuo nome benedetto , soccorrici all ' estremo passo . Volt ci ha perduto , tu , o benvenuto , ci hai restituito alla luce del sole e alla gioia del libero respiro . E giuriamo che , d ' ora innanzi certe letture nemmeno le cominceremo .
Colloquio con Papa Paolo VI ( Cavallari Alberto , 1965 )
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Città del Vaticano , 2 ottobre - Papa Paolo VI mi ha parlato del Vaticano d ' oggi , della Chiesa , del Concilio , del suo viaggio a Nuova York , alle Nazioni Unite , dell ' Italia , dei rapporti Chiesa - Stato in Italia . Mi ha ricevuto nella sua biblioteca privata , di sera , alla vigilia della partenza per l ' America , conversando poi lentamente e con molta franchezza . I Papi non concedono , com ' è noto , interviste ; non ne concedono da duemila anni ; ma un colloquio com ' è stato questo so di poterlo riferire . Esso nasce da una visita al Papa fatta mentre sto compiendo , da mesi , un « viaggio in Vaticano » . Nasce dall ' occasione semplice e non dall ' ufficialità . Per giorni ho frequentato i palazzi apostolici , il Concilio , i ministeri : di qui è scaturito l ' incontro tanto raro quanto occasionale con Paolo VI , come un episodio « privato » , umano . Ed esso mi fornisce il « prologo » per queste cronache . Un prologo che porta subito al cuore del Vaticano stesso e mi consente di scrivere davvero dal « di dentro » una realtà altrimenti difficile da rappresentare . Lo scopo di queste mie note è infatti molto semplice . Un Concilio si chiude , un Papa va all ' ONU e la Chiesa conosce discussioni e trasformazioni che non conosceva da secoli . Milioni di persone guardano al Vaticano degli anni Sessanta , per chiedersi se cambia , come cambia , mentre il Concilio s ' avvia alla conclusione . Nessuna capitale del mondo , civile o religiosa , Washington , Mosca o Calcutta , è infatti come il Vaticano sotto il riflettore : perché nessuna capitale vive anni di così grande trapasso . Ma cogliere il significato di ciò che accade non è facile se non si cerca di vedere il Vaticano « dentro » , con un rovesciamento d ' ottica . Il Vaticano d ' oggi è infatti qualcosa di mobile e di fluido ; una immagine che appena si sta mettendo a fuoco e richiede continui aggiustamenti . Lo stesso Paolo VI è una prova di come sia rischioso stabilire « dall ' esterno » qualcosa di vero , poiché gli stessi che nel '64 lo definivano un soffocatore del Concilio ora lo esaltano come un intrepido sostenitore della libertà religiosa , facendone un personaggio continuamente deformato . Guardare « dall ' interno » sarà quindi un filo conduttore di queste note . E voglio subito dire che intendo solo tenere un diario , scritto proprio col tono del diario , immediato , semplice , incurante d ' architetture , e non una inchiesta . Come voglio anche aggiungere che questo diario sarà « laico » , nel senso che non pretende di discutere questioni religiose , parteggiare per la Chiesa « progressiva » o per la Chiesa « conservatrice » , o giudicare se certe decisioni siano un bene o un male per la Chiesa . Ciò che intendo descrivere è il Vaticano , non la Chiesa ; cercando di capire com ' è mutato dentro la « svolta conciliare » ; e quali nuovi organismi nascono ; come si trasformano i vecchi all ' ombra di San Pietro ; e sempre facendo parlare gli uomini che governano la Santa Sede . Ma veniamo alla prima pagina di questo diario . Papa Paolo VI mi ha ricevuto , dicevo , di sera . Sono andato alla seconda Loggia verso le sette , all ' ora in cui finiscono le udienze , mentre si spengono le luci dei palazzi apostolici . Il colloquio è durato quasi un ' ora : e riferirne i dettagli , le stesse cadenze del « parlato » , è certamente essenziale per conoscere lo stile di un pontificato . Il Papa s ' è mosso verso la porta della biblioteca semiaperta , con modi semplici , sveltamente , da uomo moderno capace di chiari rapporti umani . Sullo sfondo dei libri , dentro la luce viva d ' un salone privo d ' ori e di baldacchini , il Papa ha poi steso la mano senza imporre né sollecitare il bacio dell ' anello . Infine ha cominciato a scegliere con lo sguardo tra le poltrone che fanno circolo alla sua scrivania , finché gli è sembrato di trovare la più comoda e la più vicina per l ' interlocutore . « Venga , venga » ha detto il Papa , « si metta a sedere lì , parleremo meglio . » Né m ' è sembrato un gesto di sola cortesia ; ma piuttosto un preciso rifiuto del classico monologo dei Papi . Oltre lo scrittoio la sua figura bianca ha disegnato una immagine inedita . Fisicamente ho trovato Paolo VI disteso , spontaneo , poco somigliante al Papa teso , scarno , nervoso , oppure introverso oppure diplomatico che solitamente si descrive . Ma di questo dirò poi . « Ci fa piacere , sa , parlare del Vaticano » ha detto il Papa affabilmente con espressione arguta : « oggi molti cercano di capirci e di studiarci . Ci sono tanti libri sulla Santa Sede e il Concilio . E alcuni sono anche ben fatti , vede . Ma molti assicurano che la Chiesa pensa certe cose senza aver mai chiesto alla Chiesa cosa pensa . Mentre , dopotutto , anche il nostro parere dovrebbe contare qualcosa in tema di religione . » Qui il Papa ha fatto una pausa , una parentesi divertita . Poi ha continuato , spegnendo il sorriso : « Ma ci rendiamo conto che non è facile intendere ciò che viene fatto e viene discusso nel mondo della Chiesa . Anche il Papa , sa , certe volte fatica per capire il mondo d ' oggi » . Dopo questo preambolo senza formalità , così francamente umano , Paolo VI ha toccato gli argomenti più importanti del suo pontificato . Nel silenzio della sera , nella sala senza segretari , ha affrontato anche i temi più difficili e più critici , e l ' ha fatto da uomo del nostro tempo , che non intende eludere nulla , scopertamente deciso a una sincerità che rifiuta i rapporti facili , la simbolica simpatia o la simbolica solennità . Senza scrivere ( non si può scrivere davanti ai Papi ) ho fissato nella memoria parola per parola le sue frasi quando Paolo VI m ' ha parlato , con un realismo persino doloroso , della Chiesa e del mondo , del dialogo , della sua successione a Giovanni XXIII . « Bisogna essere semplici e avveduti » m ' ha detto il Papa « nel cogliere il senso degli anni che stiamo vivendo . La Chiesa vuole diventare poliedrica per riflettere meglio il mondo contemporaneo . Per diventarlo ha deciso di affondare l ' aratro nei terreni inerti , anche nei più duri , per smuovere , vivificare , portare alla luce ciò che restava sepolto . Questa aratura provoca scosse , sforzi , problemi . Al nostro predecessore toccò il compito di affondare l ' aratro . Ora il compito di condurlo avanti è caduto nelle nostre povere mani . » E a questo punto Paolo VI s ' è fermato , portando le mani sopra la scrivania , guardandole per un attimo , come sconcertato dalla loro fragilità . Ma poi le ha nascoste subito , quasi per un improvviso pudore , ed è passato , col realismo che dicevo , alle frasi più illuminanti del suo personaggio di Papa moderno , incapace d ' illusioni . « Molti » m ' ha detto il Papa « si chiedono perché la Chiesa compie queste fatiche . Molti si chiedono il perché del dialogo . Ma se lo chiedono perché non hanno coscienza del vero problema . Il problema vero è che la Chiesa si apre al mondo e trova un mondo che in gran parte non crede . San Carlo , a Milano , agiva in condizioni ben diverse per esempio . Quando ero a Milano ( Paolo VI si è dimenticato un attimo il noi ) ho visto le carte della diocesi ai tempi del Borromeo . I problemi erano l ' acquisto di un confessionale , una chiesa da riparare , la presenza di tre ubriaconi in una parrocchia , la questione di una fattucchiera . Ma com ' è tutto diverso , oggi . Oggi non si tratta più di una fattucchiera che imbroglia la gente . Si tratta che milioni di persone non hanno più fede religiosa . Di qui nasce la necessità per la Chiesa di aprirsi . Dobbiamo affrontare chi non crede più e chi non crede in noi dicendo : noi siamo fatti così , diteci perché non credete , perché ci combattete . » Ed ora il Papa s ' è interrotto . Ha come cercato di cancellare la tristezza che una visione così poco trionfalistica delle cose gli disegnava sul volto . Ha trovato aiuto nella sua stessa semplicità . « Ecco il dialogo » ha concluso tornando al sorriso . « È proprio tutto qui , vede . » Parlare , spiegarsi , desiderare che l ' interlocutore non si senta « isolato » , saper ascoltare , cercare continuamente di distruggere i diaframmi che si creano tra un uomo e un Papa , non abbandonarsi a una parte facile , con preoccupazione continua , commovente , m ' è sembrata una parte fondamentale del carattere di Paolo VI . La coscienza che un Papa moderno debba affrontare il rischio del discorso diretto , mobile , umanamente vero , m ' è sembrata un dato preciso della sua figura , che pare difficile perché continuamente sfuggente all ' oleografia . Ma ciò risulterà bene dal resto della conversazione mai « recitata » , sempre tesa nella franchezza . Il Papa è passato infatti agli argomenti delicati che spesso suscitano critiche al suo pontificato : il Concilio , il conflitto tra progressisti e conservatori , il suo atteggiamento verso la curia , la cosiddetta fase di stanchezza dell ' ecumenismo . Paolo VI m ' ha detto : « Questo dialogo e questo nuovo atteggiamento della Chiesa comportano discussioni dentro la Chiesa , certo . E il Vaticano per questo si trova al centro dell ' attenzione mondiale . Ma il problema vero resta ciò che dicevamo : la Chiesa in un mondo che in gran parte perde la fede . Le altre cose , sa , bisogna vederle nelle loro proporzioni reali . Dopotutto , proprio il Concilio sta dimostrando che accanto a una crisi della fede del mondo non c ' è per fortuna una crisi della Chiesa . Anche i temi più gravi , più nuovi , come la libertà religiosa , sono dibattuti con amore della Chiesa . E lei capisce cosa questo problema significhi » . Il Papa ha fatto una pausa , sottolineando col silenzio questo problema « liberale » del suo pontificato . Ha quasi desiderato che dicessi qualcosa e m ' ha lasciato dire . Poi ha continuato : « Lo stesso formarsi di due parti , progressisti e non progressisti , come si dice , non implica mai il problema della fedeltà . Tutti discutono per il bene della Chiesa , e non emergono né defezioni né preoccupanti segni di lotte interne . Se ci fossero , come dicono molti , il Papa se ne preoccuperebbe , sa , e lo direbbe chiaro . È qui per questo il Papa ! » . Nel dire ciò Paolo VI ha avuto un ' espressione di humour indicando la poltrona su cui siede , ed è andato avanti così , dentro questa vena d ' umore spontaneo . Criticato come difensore della curia , il Papa ha persino affrontato questo tema . Non vi è arrivato , si capisce , intenzionalmente , ma trasportato dall ' humour che dicevo . « Molti problemi » m ' ha detto « vengono deformati da chi sta lontano . Ma è stato bene discuterli , perché discutendo si sono semplificati . Prenda tutte le discussioni che si sono fatte sulla curia , per esempio . Lei conosce tutte quelle accuse , di centralismo , di romanesimo . Ma ora il problema sta prendendo le sue dimensioni reali . È bastato venire a Roma per vedere che la Chiesa sta molto meglio in salute che in passato e che certi suoi difetti non sono drammatici . » Paolo VI m ' è sembrato , in questo passaggio , stimolato dalla sua esperienza di ex sostituto alla segreteria di Stato , di « tecnico » della Chiesa . S ' è messo a raccontare volentieri , rapidamente . « In passato , la Chiesa era dominata da re e imperatori , mentre adesso è libera , e il Papa ragiona come gli pare . In passato , c ' era il nepotismo e adesso non c ' è più . In passato , c ' erano casi di simonia ed ora certamente non se ne può parlare . Anche alcune persone della curia , lei lo sa , peccavano talvolta di simonia . E sa perché ? Accadeva che la curia per autofinanziarsi faceva pagare i documenti degli atti che le venivano richiesti . Mentre oggi la curia riceve i suoi compensi regolari , come ogni buona amministrazione del mondo . Questo stesso argomento è quindi da sdrammatizzare . Sono necessarie riforme tecniche , certo , per lavorare meglio . Ci saranno attriti personali da accomodare . Ma gravi problemi non sono emersi . Fosse il contrario , sarebbe nostra cura risolverli . Lei pensa che il Papa negherebbe i mali del governo vaticano se ce ne fossero ? Li elencherebbe , li studierebbe , poi li eliminerebbe . » Paolo VI ha di nuovo sorriso , nel piacere di un discorso obbiettivo : come un tecnico che parla di un meccanismo che conosce ; ma anche come un Papa che non difende la linea curiale per partito preso , e solo intende essere interprete di una sdrammatizzazione dei fatti , provocata dal Concilio stesso . Preso da questo stato d ' animo ha continuato in questa chiave umana anche parlando dell ' ecumenismo . « Il Concilio serve a semplificare molte cose » ha detto ancora . « Anche considerato come incontro tra gli uomini di diverse Chiese . Lei ha visto gli osservatori al Concilio ? Li veda , li veda . Mancano quelli di Atenagora , per le ragioni che si sanno . Ma gli altri vengono , ci conoscono . Nessuno ha fatto ancora un passo decisivo , sa . Non bisogna illudersi . Ma intanto l ' atmosfera è cambiata . Un giorno , per esempio , è venuto a trovarci , con gli osservatori , un valdese . S ' è affacciato all ' uscio , ci è venuto incontro e , stendendo la mano , ha esclamato : " Buongiorno , sono cinquecento anni che non ci vediamo ".» E raccontando questa storia il Papa ha riso apertamente . Paolo VI ha lasciato passare un po ' di secondi , quasi per consentire una domanda , e così il discorso si è spostato sul viaggio all ' ONU . Ma anche qui la sua parola è stata come colorita dall ' humour e dal sorriso . Il viaggio all ' ONU del Papa ha infatti aperto numerose discussioni sul suo « attivismo » e sul significato dei suoi interventi nella politica internazionale . Ma sul viaggio in America Paolo VI ( primo Papa che passa l ' Atlantico ) s ' è intrattenuto ancora con semplicità . Il discorso s ' è fatto , anzi , tanto immediato che il Papa ora parlava con chiare inflessioni lombarde . Sul viaggio all ' ONU Paolo VI m ' ha detto : « Già , già . Ora faremo anche questo viaggio . Ci hanno chiesto di andare per celebrare il ventesimo anno dell ' ONU e noi abbiamo risposto di sì . Il Papa non può mica rispondere : " Grazie tante , non ho tempo " . Fosse per noi , si potrebbe anche risparmiare fatica e quattrini . Ma per la prima volta i capi di tutto il mondo riuniti vogliono ascoltare la parola del rappresentante di Cristo , e noi non possiamo non fare questo viaggio . Così , mettiamo il mantello del pellegrino , che poi è il mantello di San Rocco , mi creda , e proprio come San Rocco andiamo laggiù » . Così dicendo , il Papa ha scosso la testa ; m ' è sembrato l ' uomo giunto quasi ai settanta anni che rammenta la fatica umana di certe cose ; ma anche stavolta discrezione e pudore hanno immediatamente rovesciato l ' espressione assorta , un po ' triste , che gli s ' annunciava negli occhi . Ha rifiutato questa immagine patetica con prontezza e subito l ' ha corretta col sorriso : « Dovremo fare come dice il salmo , sa . Loquebar in conspectu regum et non confundebar : parlerai davanti ai re e non ti confonderai . Ma chissà se anche noi riusciremo a cavarcela bene o male davanti a tanta gente importante » . L ' orologio dorato che c ' è sul tavolo del Papa ha nuovamente suonato . Ma Paolo VI non s ' è alzato . Ha raccolto l ' inizio d ' una domanda sull ' Italia e l ' ha portata avanti , senza abili retoriche e frasi di circostanza , fino al terreno spinoso dei rapporti Stato - Chiesa : « Spesso ci chiedono una parola sull ' Italia » ha detto « ma è così difficile dirla . Se la diciamo , osservano che il Papa interviene nelle questioni italiane . Se non la diciamo commentano che il Papa non ha il coraggio di dichiarare il suo pensiero . Di quando in quando , certo , siamo intervenuti . Ma lo facciamo solo perché problemi religiosi e morali comportano il nostro insegnamento . Ma ciò non significa che il Papa sia per l ' intervento e voglia trattare i cattolici italiani diversamente dagli altri cattolici . Non è certo qui che si consiglia una operazione politica o un ' altra » . Paolo VI ha posato la mano sul tavolo dicendo « qui » con decisione . Poi , ha voluto andare oltre , fuori d ' ogni ambiguità . « L ' Italia , l ' Italia » ha detto come emozionato . Ma nel timore della retorica ha represso anche il sentimento affettuoso che stava affiorando , e ha scelto ancora la strada difficile del discorso vero . « Molte cose non sono facili » m ' ha detto « ma forse la buona volontà aiuterà gl ' italiani . Il cammino è faticoso , ma non bisogna perdersi d ' animo . Vede ? Il problema di fondo è morale . Si sono fatti progressi , costruite strade , eccetera . Ma forse nel cuore degli uomini non c ' è stata un ' uguale ripresa e , come dire ? , sotto la superficie c ' è qualcosa d ' inquieto che corrode e divide . Ma non vorrei continuare . È così facile fraintendere la parola del Papa sull 'Italia.» Paolo VI però non s ' è fermato . Il problema dei rapporti Stato - Chiesa costituiva un nodo , ora , del suo stesso discorso e il Papa ha voluto tagliare anche questo difficile nodo . L ' ha fatto con la tristezza del suo realismo , con l ' umiltà dell ' intellettuale che non esclude il problema . « Noi siamo in una posizione delicata » m ' ha detto il Papa . « Stato e Chiesa , Chiesa e Stato : ecco un rapporto reso difficile dal fatto d ' essere noi in Italia . Sappiamo che , per questo aspetto , significhiamo un problema per la vita italiana . Lo sappiamo , sa ? Certe volte siamo scomodi , anche per coloro che ci vogliono bene . » E il Papa è rimasto a pensare , mettendo nell ' annoso discorso politico questo accento d ' umanità sincera . « Ma bisogna » ha continuato « trovare una soluzione . Bisogna giungere a un rispetto reciproco . Ognuno deve stare nel proprio campo . Noi desideriamo che gli italiani facciano la loro esperienza liberamente . Noi ripetiamo continuamente ai nostri preti : non mescolatevi , non chiedete , non bazzicate per sentieri indebiti . » Allargando le braccia , come per accompagnare meglio una rassegnazione , il Papa ha allora concluso : « Ma viviamo sullo stesso suolo e l ' intrecciarsi della vita quotidiana spesso contraddice le nostre linee generali . Spesso per la Chiesa è scomodo avere i piedi sulla terra » . Paolo VI s ' è preparato , a questo punto , per il congedo . Ma poi s ' è come pentito : ha preferito un ' ultima riflessione che , sfiorando il problema del controllo delle nascite , ha come riassunto con lucida semplicità ciò che direi la sua posizione storica . « Quanti problemi ! » ha detto il Papa come parlando a se stesso . « Come sono numerosi e come sono numerose le risposte che dobbiamo dare . Vogliamo aprirci sul mondo e dobbiamo decidere giorno per giorno cose che avranno conseguenze nei secoli . Dobbiamo rispondere alle domande dell ' uomo d ' oggi , del cristiano d ' oggi , e ci sono domande particolarmente difficili per noi , come quelle legate ai problemi della famiglia cristiana . » Poi il realismo del Papa è stato immediato . « Prenda il birth control , per esempio . Il mondo chiede cosa ne pensiamo e noi ci troviamo a dare una risposta . Ma quale ? Tacere non possiamo . Parlare è un bel problema . La Chiesa non ha mai dovuto affrontare , per secoli , cose simili . E si tratta di materia diciamo strana per gli uomini della Chiesa , anche umanamente imbarazzante . Così , le commissioni si riuniscono , crescono le montagne delle relazioni , degli studi . Oh , si studia tanto , sa . Ma poi tocca a noi decidere . E nel decidere siamo soli . Decidere non è così facile come studiare . Ma dobbiamo dire qualcosa . Che cosa ? ... Bisogna proprio che Dio ci illumini . » Il mio colloquio con Paolo VI è finito così . E ora cercherò di dire l ' impressione che m ' ha lasciato ( omettendo naturalmente le emozioni di una simile esperienza umana ) . Anzitutto vedrei in questa conversazione quasi un « autoritratto » , che modifica parecchio certe immagini correnti . La successione a Giovanni XXIII ha infatti cristallizzato intorno a Paolo VI il gioco dei contrasti e i difetti dello psicologismo . Di qui la contrapposizione simpatia - rigore , allegria - amletismo , estroversione - angoscia e il fatale derivarne di certe deduzioni sui suoi metodi di governo , pure incentrate su formule fisse , come apertura - chiusura , dialogo aperto - dialogo controllato , progresso - involuzione , mentre da questo colloquio risulta solo l ' inesattezza e l ' inutilità delle interpretazioni psicologiste . Paolo VI è in buona salute : abbronzato ; persino addolcito nei tratti fisici dagli anni : dimostrazione palese di come siano infedeli certi mezzi di propaganda televisivi e fotografici che lo mostrano teso , freddo , pallido . Come umore , non m ' è parso posseduto da incubi o da nevrosi : ciò che pare angoscia m ' è sembrata riflessività ; ciò che si definisce amletismo m ' è parso realismo , con le flessibilità che il realismo comporta ; e ciò che si descrive come indecisione , forse corrisponde a gentilezza di modi , prudenza , gradualismo . Infine , direi Paolo VI un uomo del suo tempo , non desideroso del gesto facile , ma del discorso privo d ' effetti ; cosciente che il suo tempo comporta solitudine , dubbio , contraddizione , e il coraggio impopolare di esprimerli ; un Papa , insomma , che conosce la situazione storica in cui si muove , e la vive con una emozione segreta . Ma queste sono solo impressioni e non desidero fare della psicologia a mia volta . Mi pare che dalla conversazione risulti piuttosto come Paolo VI vada affrontato col metodo delle personalità rappresentative . Egli interpreta un momento storico che continua ma non è più quello di Giovanni XXIII . Le sue affermazioni sullo Stato e la Chiesa lo ripropongono un Papa « liberale » ; paiono persino anticipare un diverso modo d ' intendere la politica concordataria . La sua posizione di continuità rispetto a Giovanni XXIII non è certamente oscura ; il rifiuto di ogni « trionfalismo » nella visione dei problemi vaticani è d ' un realismo quasi drammatico ; il suo « curialismo » è certamente vero , ma di natura tecnica e non politica : il suo « efficientismo » è , certo , adesione alle necessità di un ' epoca oltre che il risultato di un carattere nuovo . Ma in un punto del colloquio c ' è forse la chiave vera del suo ruolo . E mi riferisco all ' ultimo discorso sulle « decisioni solitarie » . Passati gli anni Cinquanta , gli anni delle annunciazioni gloriose , corrono ora i difficili anni Sessanta . Il papato di Paolo VI è il primo che viene caratterizzato da un Concilio . La Chiesa che ha accolto « il pluralismo dei problemi » del mondo moderno , ora deve interpretare questo pluralismo e scegliere una « pluralità di strumenti » . Ecco il destino di Paolo VI , ed ecco il Vaticano che cambia . Mentre dura il Concilio , e sotto la cupola di San Pietro dura la fase della « creazione » dottrinaria , spetta , a Paolo VI tradurre in « azione » gli orientamenti nuovi . È l ' epoca senza gioia delle decisioni . Paolo VI interpreta quest ' epoca nuova , che non può essere giudicata giorno per giorno .
SMEMORATI TRA NOI ( Panebianco Angelo , 2001 )
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Se la guerra al terrorismo durerà anni bisognerà attrezzarsi per neutralizzare ( con la parola , con la persuasione ) il principale alleato di Bin Laden e soci in Occidente , la loro più preziosa « quinta colonna » : il relativismo culturale . È un malanno di cui l ' Occidente soffre da decenni . All ' inizio , ha infettato alcune minoranze colte . Poi , veicolato dalla scuola e dai mass media , ha toccato ampi settori delle classi medie scolarizzate . È una forma di nichilismo nutrita dalla secolarizzazione e da una collettiva perdita di memoria storica . La sua forza persuasiva sta nella sua apparente ragionevolezza ( che , tuttavia , nasconde un errore logico ) : se le persone hanno « pari dignità » , come proprio la cultura occidentale ci ha insegnato , e vanno poste , tutte , sullo stesso piano , questo non deve forse valere anche per le « culture » , le « religioni » , le « civiltà » ? L ' errore logico consiste nel pensare che quanto vale per gli individui debba necessariamente valere anche per gli aggregati culturali . Il relativismo culturale è una degenerazione del principio di tolleranza inscritto nella democrazia liberale . Si tratta di una forma ( dissimulata ) di nichilismo : solo chi non crede più in niente può porre tutto sullo stesso piano . Se tutti i « valori » hanno lo stesso valore , il solo numero in grado di esprimere quel valore è zero . Nulla più del relativismo culturale rappresenta oggi , agli occhi degli adepti dell ' islamismo radicale , l ' inconfutabile prova che quella occidentale è una civiltà decadente che può essere sconfitta . Il relativismo culturale , alimentato dall ' amnesia storica , lascia con poche difese a fronte delle interpretazioni demonizzanti della storia occidentale che tanti intellettuali fanno circolare : interpretazioni che rendono coloro che le accolgono privi di rispetto per la propria cultura , e di « buone ragioni » per difenderla dai suoi nemici . Quando , ad esempio , si scrive , come fosse una verità inconfutabile , che le nostre « libertà » sono fondate sul benessere economico , a sua volta prodotto dallo sfruttamento dei non occidentali , non si dice solo una solenne sciocchezza ( figlia , appunto , della perdita di memoria storica ) : le nostre libertà , così come il nostro benessere , sono i frutti maturi di una millenaria evoluzione occidentale ; le « libertà » occidentali sono state condizione indispensabile per la crescita della ricchezza e del benessere ; e gran parte della povertà che alligna , per esempio , nei Paesi islamici si deve al clamoroso fallimento delle loro classi dirigenti . Quelle interpretazioni rafforzano la mancanza di « rispetto di sé » e delle proprie istituzioni , che è il migliore alleato dei nemici del mondo occidentale . Nei giorni di Genova , teppisti a parte , tante brave e miti persone erano là riunite a manifestare contro il G8 parlando di quella riunione dei capi di governo di alcuni dei Paesi più liberi e più civili del mondo , più o meno negli stessi termini in cui ne parla Bin Laden . Anche lasciando da parte l ' islamismo radicale e il terrorismo , relativismo culturale e perdita di memoria sono pessimi biglietti di presentazione quando si deve , come dobbiamo , dialogare con persone appartenenti ad altre civiltà , Islam in testa . Non ci possono essere dialoghi , ma solo una serie infinita di fraintendimenti , se chi è chiamato a dialogare soffre di amnesia e ha idee confuse sulla propria identità . Tuttavia , non siamo ancora spacciati . Proprio quando insorgono sfide gravissime , i gruppi umani , spesso , recuperano coesione e rispetto di sé . Forse , alla fine di questo conflitto , molti occidentali in più sapranno di nuovo ciò che hanno disimparato , che la civiltà cui appartengono , culla , unica nella storia , dei diritti e delle libertà , merita di essere difesa , essendo il suo valore , di molto , superiore a zero .
LO SFORZO BULGARO ( TINO ADOLFO , 1925 )
StampaQuotidiana ,
Sofia , 21 aprile . Domenica e lunedì gli avvenimenti sono precipitati e la situazione si è chiarita . Il Governo ha proclamato lo stato di assedio ed ha iniziato subito rigorose indagini e repressioni per scoprire l ' organizzazione terroristica che dopo l ' attentato contro Re Boris compì il massacro con l ' ordigno infernale nella chiesa di Santa Nedelia , dove 157 persone , tra cui 14 generali , due ex - ministri , deputati , moltissimi ufficiali superiori , molte donne e bambini vennero uccisi e 300 persone furono ferite . La folla atterrita cercò di guadagnare la salvezza fuggendo , mentre il sacerdote impavido continuava l ' officio . Cinque persone impazzirono . I risultati delle indagini hanno rivelato fatti e complicità gravi , sulle quali il Governo mantiene il riserbo . Sembrano accertate le responsabilità straniere , che avrebbero sovvenzionato e armato l ' organizzazione terroristica . Frattanto gli avvenimenti possono ricostruirsi sommariamente così : il Partito comunista e quello agrario dal settembre del 1923 avevano fatta causa comune per condurre la lotta contro il Governo di Zankoff e impossessarsi del potere . Dopo gli episodi terroristici , nei quali trovarono la morte numerosi esponenti dell ' intesa democratica e vani generali , fu stabilito un minuzioso piano di azione , che fu iniziato con l ' attentato contro Re Boris e l ' assassinio del generale Gheorgheff e doveva culminare nel massacro dell ' intero Governo , riunito per i funerali del generale Gheorgheff nella chiesa di Santa Nedelia . Il disegno terroristico era concepito e organizzato con grandissima abilità . Si deve al caso se non ha conseguito gli obbiettivi . La sorte di Zankoff e di altri ministri sarebbe stata decisa , se i loro posti nella chiesa fossero stati spostati di un solo metro . A questo proposito l ' Agenzia Telegrafica bulgara apprende che nello scorso mese di marzo gli ex - ufficiali Yankoff e Minkoff ispezionarono a varie riprese il soffitto della chiesa , dove doveva essere posto l ' esplosivo . La macchina infernale era stata collocata sulla base della cupola principale centrale alle ore 7.30 del giorno in cui avvenne lo scoppio . Varii pacchetti di esplosivi erano stati deposti in altri punti della cattedrale . Una automobile attendeva nelle vicinanze il giovane che diede fuoco alla miccia ed il sagrestano , per trasportarli in una determinata località della Bulgaria settentrionale , donde i due speravano di riuscire a riparare all ' estero . Il piano fallì in seguito ai provvedimenti presi rapidamente per impedire a chiunque l ' uscita dalla città . Quasi tutti i capi delle organizzazioni comuniste e agrarie sono nelle mani del Governo . Molti sono stati uccisi dopo un giudizio sommario davanti alla Corte marziale . La polizia ha scoperto tutto il complotto che mirava a conquistare il potere . I rivoluzionari avevano il proposito di proclamare la repubblica e avevano già formato il nuovo Governo . Inoltre la polizia , dopo le perlustrazioni in tutta la città , ha scoperto gli autori del massacro di Santa Nedelia . Come fu ucciso Minkoff . Ieri numerose truppe hanno circondato la villa dove era nascosto il capitano Minkoff , comunista e ufficiale di Stato maggiore , colui che depose la macchina infernale nella cupola della chiesa . L ' assedio durò tre ore . Il capitano Minkoff era ricercato da lungo tempo . Egli era stato testé a Mosca , dove sicuramente aveva avuto rapporti coi capi bolscevichi . Recentemente aveva assunto la carica di direttore della sezione per la preparazione degli attentati del Comitato segreto comunista . È stato inoltre accertato che il Minkoff aveva scritto le istruzioni necessarie sulla manipolazione degli esplosivi , istruzioni recentemente sequestrate dalla polizia e che erano state clandestinamente distribuite ai terroristi bulgari . ... e come Yankoff . Quando il capitano si vide scoperto e senza possibilità di salvezza , si barricò entro la villa , rifiutandosi di arrendersi . Combatté con disperazione sino a quando l ' attacco delle truppe del Governo non ebbe ragione di lui . Ferito continuò a resistere e alla fine cadde sfracellato da una bomba . Maggiore resistenza ha opposto questa notte il capitano Yankoff , che assieme al capitano Minkoff aveva organizzato il massacro di Santa Nedelia . Dalle 6 del pomeriggio fino alle 2 del mattino si svolse l ' accanita battaglia . Il capitano Yankoff era nascosto in una villa che si trova alla periferia di Sofia e che era abitata dal colonnello Kogeikoff . La polizia cominciò con l ' arrestare il colonnello che negò recisamente la presenza del capitano Yankoff nella sua villa ; ma le indagini successive confermarono la notizia della polizia . Nel pomeriggio di ieri la villa fu circondata dalle truppe . Il capitano Yankoff aveva disposto la resistenza ad oltranza . Le truppe aprirono il fuoco , cui rispose l ' assediato , che lanciò numerose bombe . Durante i tentativi per convincere Yankoff ad arrendersi la polizia incaricò il colonnello Kogeikoff a persuadere l ' assediato a rinunciare alla lotta . Il Kogeikoff , recatosi presso lo Yankoff , fece invece causa comune con lui e così la polizia dovette raddoppiare i suoi sforzi per impadronirsi dei due cospiratori . Dopo due ore di battaglia il capitano Yankoff apparve sulla terrazza della villa e chiese di vedere la moglie . Gli ufficiali la fecero chiamare e il maggiore le rivolse l ' invito di avvicinarsi per un ultimo saluto . Avendo gli ufficiali impedito alla signora di entrare nella villa , il capitano Yankoff cominciò ad urlare e a bestemmiare , lanciando bombe contro gli assalitori . Si iniziò l ' ultima fase della battaglia , che continuò durante la notte e tenne la città in preda ad una viva ansia . Verso le 2 Yankoff e il suo compagno , stremati dalle ferite e colpiti da due bombe , caddero tra le macerie della villa che fu incendiata . L ' aspetto di Sofia . Stamane Sofia presenta un aspetto grave . Le entrate in città sono guardate da picchetti . Gli ambienti ufficiali smentiscono che in provincia siano avvenuti episodi rivoluzionari e assicurano che il Governo è padrone della situazione . Si sa soltanto che oltre a Sofia sono stati operati arresti a centinaia anche in provincia . Da tutte le parti del Regno e dall ' estero , specialmente dall ' Italia , dalla Jugoslavia e dall ' Austria , giungono telegrammi di simpatia per la nazione bulgara . Dai risultati dell ' inchiesta giudiziaria , è confermato che i banditi che attaccarono l ' automobile del Re sembravano persone di una certa cultura e si ritiene che fossero giunte circa una settimana prima dell ' attentato dalla Serbia . Ad un contadino arrestato da costoro due ore prima dell ' aggressione , i banditi dichiararono di essere venuti dalla Serbia per mettere l ' ordine nel paese . I banditi ripetevano sovente le parole « noi comunisti » . La banda era composta di cinque uomini armati di carabine . La convocazione della Sobranje . La convocazione della Sobranje ha assunto un notevole significato . Il Governo ha voluto dare una prova seria della sua forza . La seduta è durata due ore . Vi hanno partecipato anche i deputati dell ' opposizione liberale e socialista . Il Governo , appena entrato nell ' aula , fu salutato da grandi applausi . Con voce commossa il Presidente del Consiglio Zankoff stigmatizza gli attentati terroristici commessi quando il Governo stava esaminando proprio una misura di clemenza dopo le amnistie già ripetutamente accordate e di cui avevano beneficiato gli autori dei delitti commessi precedentemente . « Lungi dal comprendere l ' atteggiamento conciliante del Governo – dice il Presidente – i fautori di disordini hanno commesso un delitto di una crudeltà inaudita , che ha imposto la necessità di ricorrere allo stato d ' assedio » . Zankoff esprime quindi la speranza che gli sforzi fatti dalla Bulgaria per mantenere l ' ordine saranno giustamente apprezzati all ' estero . Il discorso del Presidente è accolto da lunghissimi applausi . Prende quindi la parola il Ministro dell ' Interno Rousseff , il quale espone alla Camera le manovre comuniste e rileva che la domanda della Bulgaria per aumentare gli effettivi della milizia tende unicamente a tutelare la pace e a mantenere l ' ordine . Il Ministro della Guerra , domandando l ' approvazione del Decreto sullo stato d ' assedio , dichiara che la fiducia che sarà riposta nell ' esercito sta al disopra di ogni partito politico e dimostrerà l ' unanimità del paese , facilitando il compito che il Ministro si è imposto . Vari oratori appartenenti a diversi gruppi politici , e fra questi due agrari , biasimano vivamente gli attentati terroristici e promettono di appoggiare il Governo nei provvedimenti per il mantenimento dell ' ordine pubblico . Lo stato d ' assedio . Il capo del gruppo democratico Malinoff , dice : « Noi siamo stati sempre e saremo anche in avvenire amici del Governo . Come in tempo di guerra tutti i buoni cittadini si tendono la mano per aiutarsi a vicenda , così anche oggi noi ci aiuteremo reciprocamente per tutelare il paese e difenderlo contro tutti i nemici » . Il Presidente del Consiglio stringe calorosamente la mano a Malinoff , fra i vivi applausi della Camera . La legge che sancisce lo stato d ' assedio viene approvata in prima lettura da tutti i gruppi , eccetto che il socialdemocratico , il quale è contrario , per principio , a tutti i provvedimenti di carattere straordinario . Il Ministro della Guerra ha diramato all ' esercito un ordine del giorno nel quale si rileva il compito che ad esso spetta per garantire la pace al paese . Dopo aver ricordato l ' attentato commesso contro la amata persona del Re e l ' abbominevole delitto nella cattedrale , dove hanno trovato la morte vittime innocenti , uomini , donne , fanciulli , l ' ordine del giorno constata che l ' esercito è stato dolorosamente provato dalla perdita di quattordici generali , fra cui un ex - ministro e un comandante d ' armata , e numerosi comandanti di divisione . L ' ordine del giorno soggiunge che con la proclamazione dello stato d ' assedio la nazione affida le sue sorti all ' esercito e alle sue istituzioni , che sono chiamate a garantire la sicurezza della patria e a tutelare ad ogni costo le persone ed i beni dei cittadini . « Mostriamoci degni della fiducia che il popolo nutre verso di noi e mettiamo al servizio del compito affidatoci tutta la nostra energia , la nostra volontà , il sentimento di giustizia e di disciplina , allo scopo di giustificare le speranze del popolo e del Sovrano . Per meglio compiere la nobile e delicata missione , che spetta all ' esercito , dobbiamo fare appello a tutti i buoni patrioti bulgari . Invitiamo gli avversari a desistere dalle loro insensate provocazioni , le quali , senza raggiungere alcun altro scopo , possono soltanto aumentare il numero delle vittime innocenti » . Quello che ci dice il Ministro Kalkoff . Dopo le ore 20 venne impedita la circolazione . Il Governo ha radunato le truppe volontarie e regolari nelle località dove si temono attentati . Le Corti marziali hanno iniziato i processi . Ho avuto una breve conversazione dopo la seduta della Sobranje col Ministro degli Esteri Kalkoff , il quale mi ha dichiarato quanto segue : « I recenti avvenimenti debbono persuadere i Governi dell ' Europa della necessità di aiutare la Bulgaria . Le indagini del Governo hanno accertato essere comunisti e agrari fortemente organizzati e aiutati finanziariamente da Mosca . Pericoli seri minacciano la pace balcanica ed europea . Durante due mesi Mosca ha inviato ai comunisti bulgari due milioni di rubli - oro . Il Governo , interprete della volontà del paese , chiede alle nazioni europee un aumento del contingente del suo esercito . Le attuali forze armate contano 33.000 uomini . Con tali forze il Governo non può assicurare la pace al paese e la pace balcanica . Credo che l ' interesse della Bulgaria coincide in ciò coll ' interesse europeo . Rafforzando il nostro Governo , soprattutto l ' Italia trarrà vantaggi notevoli per lo sviluppo della sua economia . Confido che il Governo e l ' opinione pubblica italiana aiuteranno la Bulgaria » .
L'EPIDEMIA DEL SABATO ( Bianciardi Luciano , 1959 )
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Pare che la causa della epidemia sia un gas , che cala sulla città all ' una esatta del sabato , quando dagli uffici sfollano gli impiegati , con lo sguardo tetro , la testa incassata fra le spalle , le gambe rigide eppur alacri . Il morbo dicono che colpisca soprattutto le donne , e pare che si manifesti in due forme distinte . Non è impossibile , tuttavia , ritrovarle ambedue nello stesso soggetto . Febris emitoria vien definita la prima forma del morbo , febris amatoria , la seconda . Nella donna colpita da febris emitoria saltano subito agli occhi , anche del profano , due sintomi : il « tic del borsellino » e lo « spasmo del mercato - lontano » . I tram , ingombri gli altri giorni di gente che fila al lavoro , straripano al sabato pomeriggio di donne armate di sporta , che traversano la città , avendo saputo che nell ' altro quartiere le patate costano dieci lire di meno . Con l ' invenzione dei supermercati la malattia ha preso un andamento esterofilo , americanoide . Al supermercato accorrono in macchina , anche dalle città limitrofe . Meglio ancora in giardinetta che ha spazio dietro da ingombrare di scatole : carne , pesce , burro , birra , fave e noccioline , tutto in scatola . Dal frigorifero grande del supermercato la merce passa così ai frigoriferi ( detti un tempo ghiacciaie ) dei privati . Le cassiere con la bustina gialla battono i prezzi sui tasti della calcolatrice , con dita che paiono cavallette . Dal soffitto dello stanzone , che ha luce di acquario , trasudano le note di You Are My Destiny . Eppure il sabato le donne sembrano tutte più grasse , hanno i fianchi più tondi , le palpebre più grevi , gli occhi più umidi . Stasera , liberi i mariti dal pensiero della partita doppia ( hanno in mente , semmai , la partita di calcio ) , ci sarà festa , a letto . Raddoppia il numero delle passeggiatrici , calate anche dalla provincia . Nei vialoni semibui della periferia si fa più lunga la fila delle macchine , col fanalino rosso acceso dietro , e dentro un moto intenso di teste . È l ' altro morbo , la febris amatoria . Poco dopo l ' una di notte esce frettolosa l ' ultima coppia clandestina dalla Pensione delle Rose . Bisogna far presto , il sabato è finito da un ' ora . Domani faranno il bagno , tutti e due , e poi a messa .
LE GIORNATE DEL TERRORE ( TINO ADOLFO , 1925 )
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Sofia , 23 aprile . La situazione sembra chiarita . Il Governo continua nella sua azione energica di repressione , arrestando comunisti e agrari . Le indagini hanno accertato nuovi particolari intorno all ' attentato contro Re Boris e al massacro di Santa Nedelia . L ' organizzazione comunista aveva diramazioni in ogni parte della Bulgaria . A Siven sono state arrestate 40 persone . A Jambol , Nova Zagora e Varna sono stati scoperti depositi di esplosivi . Il Comitato che dirigeva l ' organizzazione terroristica era composto degli agrari Petrini , Granciaroff e Kossovsky e dei comunisti Bucikoff , Kostankoff e Minkoff . Il Comitato si riuniva in casa di Bucikoff e in un ' altra villa che era stata affittata a un cittadino straniero . Il disegno rivoluzionario . Il disegno rivoluzionario era stato concordato a Mosca e approvato dai dirigenti degli emigrati in Serbia dopo la tragica fine di Stambuliski . L ' attentato contro Re Boris fu compiuto da una banda di agrari e comunisti , che dalla frontiera serba furono inviati ad attendere il passaggio del Re . Accampati ad Orhanjè aspettarono l ' automobile reale per otto giorni . Quando quest ' ultima arrivò finalmente al posto dove era preparata l ' imboscata brigantesca , è sbucato fuori dalla foresta un bandito intimando il fermo . Nello stesso tempo partivano vari colpi di rivoltella , che uccidevano un inserviente del Re . In questo terribile momento , avendo lo chauffeur fermata istintivamente la macchina , il Re si sporgeva coraggiosamente dal sedile posteriore e afferrava il volante per salvare se stesso e le persone del seguito che senza dubbio sarebbero andate a cadere nel profondo burrone che costeggia la strada , visto che intanto la macchina , per il forte pendio della strada , aveva ripreso a indietreggiare . La manovra riuscì solo in parte , in quantoché si evitò bensì il burrone , ma l ' automobile andò a sbattere violentemente contro un palo telegrafico abbattendolo . All ' urto tutti compreso il Re furono sbalzati fuori della vettura . I briganti intanto continuavano a far fuoco contro la comitiva reale . Re Boris , che nella caduta non riportò che leggere escoriazioni , riuscì a portarsi verso una parete rocciosa , alla quale i briganti non poterono avvicinarsi , perché le persone del seguito aprirono alla loro volta il fuoco contro i briganti , costringendoli a retrocedere e poi a darsi alla fuga . In questo drammatico scontro perdette la vita Delicio Iliceff , l ' amico personale del Re . Il massacro di Santa Nedelia . Fallito l ' attentato , Marco Friedmann propose di attuare il massacro in chiesa contro l ' intero Governo . Il massacro era stato stabilito per il mese di marzo e , per radunare nella cattedrale tutto il Governo e gli uomini rappresentativi , fu deciso di uccidere il generale Gheorgheff . Il massacro della chiesa fu preparato dai capitani Minkoff e Yankoff . Il capitano Minkoff , come vi telegrafai ieri , visitò varie volte il soffitto della chiesa con la complicità del sagrestano , che è stato arrestato . La bomba infernale fu depositata giovedì sera . Accese la miccia il comunista Vasco , che ora è ricercato attivamente dalla polizia . Il Vasco aveva vissuto lungamente in Russia , dove aveva partecipato a quegli avvenimenti rivoluzionari ed era stato in rapporti di amicizia con Trotzky . I particolari dell ' orrenda strage sono noti . Testimoni oculari che ho potuto interrogare mi riferiscono che al momento dello scoppio la chiesa era gremita di gente , ministri , deputati , alti funzionari , professori universitari , tutta insomma l ' élite della capitale . A metà della funzione funebre si udì un fragore spaventoso . La cupola sopra l ' altare maggiore crollò seppellendo sotto le sue macerie una parte del pubblico . Quello che succedette allora non si può descrivere . Alla prima detonazione altre seguirono , facendo crollare un ' altra parte del soffitto della chiesa , che ora è ridotta un mucchio di rovine . Fuori della cattedrale sostavano le truppe per dare l ' ultimo saluto al compianto generale . Costoro organizzarono subito il servizio di soccorso . Tutte le vetture disponibili furono caricate di feriti . Quasi tutti erano irriconoscibili , perché ricoperti di un denso strato di calcinacci tanto da sembrare degli spettri col volto e gli abiti infarinati . Tutti avevano la testa sanguinante e riversa sulle spalle . 1.500 arrestati . Il Governo assicura di avere notevoli documenti che dimostrano l ' attività dei capi agrari e comunisti in Jugoslavia e in Russia . Sono stati sequestrati 20 pacchetti contenenti ciascuno 30 mila dinari . Questa sera è stato trovato in casa di un comunista un pacchetto di esplosivi con istruzioni scritte in lingua serba . Sono stati arrestati Marco Friedmann , membro del comitato comunista e Nicola Petrini , capo degli agrari . Nicola Petrini è stato arrestato in casa di una signora francese , dove sono state trovate bombe di piroxilina . Ieri alla stazione di Sofia è stata arrestata una signora che portava nel suo bagaglio tre fucili smontati . Il numero degli arrestati è complessivamente di 1.500 . Stamane è stato arrestato Kordorff , vice direttore della Banca generale . Si sospetta che il finanziamento dei terroristi avvenisse attraverso questa banca . I processi sono istruiti dalla Corte marziale , che sta lavorando con grande rapidità . L ' esercito si mantiene fedele al Governo che stamane ha lanciato un appello al paese . Gli stessi partiti di opposizione sentono il bisogno di assecondare l ' opera di repressione per salvare il paese dalle insidie del bolscevismo e dei circoli interessati di Belgrado . Bisogna riconoscere che in questo grave momento il popolo bulgaro dà prova di grande patriottismo stringendosi compatto intorno al suo Re e al suo Governo . Un ' intervista col presidente del Consiglio . Stamane ho avuto un colloquio col Presidente del Consiglio Zankoff , che ha ancora il capo fasciato per la ferita riportata nella chiesa di Santa Nedelia . Il signor Zankoff mi ha fatto le seguenti dichiarazioni : « Gli avvenimenti recenti e dolorosi hanno avuto due cause : l ' influenza bolscevica e le condizioni del trattato di Neuilly , che ha imposto duri sacrifizi al popolo bulgaro ed ha privato il paese del suo esercito e sottomesso al dominio straniero intiere regioni bulgare . Queste popolazioni hanno abbandonato le loro terre e sono venute in Bulgaria senza mezzi e senza lavoro . La propaganda comunista le ha facilmente conquistate e nel settembre del 1923 gli agrari e i comunisti hanno tentato di prendere il Governo con la violenza . Fallito il primo tentativo il fronte unico agrario e comunista cambiò tattica e adottò il sistema terroristico contro gli uomini politici , il Governo , i generali e i capi di polizia . Gli attentati contro Re Boris , l ' assassinio del generale Gheorgheff e il massacro di Santa Nedelia sono gli anelli della catena terroristica . Il Governo era stato avvertito e adottò subito misure energiche per il mantenimento dell ' ordine . Un ' ora dopo il massacro si riuniva il Consiglio dei Ministri , deliberando lo stato d ' assedio . La Bulgaria ha bisogno di pace e di ordine . Per evitare sorprese le grandi potenze debbono aiutare il nostro paese . Il Governo adotta tutti i mezzi disponibili per rendere impossibili nuovi attentati : ma solo quando avremo un forte esercito la situazione potrà stabilizzarsi e il terrorismo agrario e comunista potrà essere disarmato . La sicurezza nostra è legata alla sicurezza balcanica e alla pace europea . Il popolo bulgaro , dopo i risultati della guerra e il disastroso esperimento del Governo di Stambulisky aspira all ' ordine . L ' Italia sostiene i nostri diritti e il popolo bulgaro le conserverà la sua gratitudine » . Lo zampino di Belgrado . Intanto merita di essere segnalata soprattutto la tolleranza del Governo jugoslavo verso il fronte unico comunista e agrario . Oboff e Teodoroff , ex - ministri di Stambulisky , vivono in Jugoslavia e stanno organizzando coi rifugiati bulgari bande armate ed equipaggiate , pronte ad intervenire al momento opportuno . Il nostro interesse consiglia di mantenere intatto e fermo l ' attuale equilibrio balcanico . Gli elementi raccolti dal Governo bulgaro provano che la parte avuta dalla Serbia nei recenti attentati terroristici in Bulgaria e specialmente in quello contro Re Boris rassomiglia molto a quella da lei avuta nell ' attentato di cui rimase vittima l ' arciduca Francesco Ferdinando e che diede il segnale allo scoppio della guerra europea . Certo alcuni circoli di Belgrado accarezzano l ' idea di poter occupare alcune regioni bulgare , nel caso in cui a Sofia o altrove dovessero scoppiare seri disordini e naturalmente si è lieti di poter favorire il pretesto per questi disordini . Il popolo bulgaro ha capito il giuoco e si difende come può ; ma perché possa aver ragione dei suoi nemici , ha bisogno di appoggio delle potenze . Non può e non deve essere che un manipolo di indemoniati al servizio dei nemici del proprio paese riesca a travolgere un popolo sano e orgogliosamente patriottico , come è per suo onore il popolo bulgaro .
DIALOGO SULLA COMPETENZA ( Bianciardi Luciano , 1959 )
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S ' era vista poche volte una partita così brutta . I biancoazzurri facevano siepe in area e non c ' era verso di passare : stinchi , gropponi , teste respingevano la palla e la gente sulle gradinate , stanca di gridare , s ' era ormai ammutolita e sbadigliava di noia . Per fortuna allo stadio ero con Giorgio , e poiché Giorgio , amico mio , è oggi il più competente che ci sia in Italia di problemi politici , io in tendevo profittarne e chiedergli certe cose sulla questione della competenza . Ma bisognava trovare il modo di far cadere il discorso proprio lì : Giorgio infatti , e chissà poi perché , seguiva attentissimo il mediano destro biancoazzurro , di nome Malatrasi . « Guarda il Malatrasi » , diceva Giorgio ogni tanto , « guarda il Malatrasi » . « Somiglia un poco a Colombo » , feci io . « Chi Colombo ? » « Il ministro , naturalmente com ' era quindici anni or sono » . « E com ' era Colombo , quindici anni fa ? » « Come il Malatrasi ora . Io me lo ricordo , era soldato insieme a me » . « Chi , il Malatrasi ? » « No , il Colombo , il ministro del Lavoro » . « Non del lavoro » , fece Giorgio . « Ah già , dell ' Agricoltura , scusami » . « Non dell ' Agricoltura . Dell ' industria e Commercio . Ministro dell ' Agricoltura era con Fanfani , ora è ministro dell ' Industria e Commercio » . « E se ne intende ? » « Di cosa ? » « Dico , se ne intende di industria e commercio ? » « No , non se ne intende . » « Si intendeva di agricoltura ? » « No , nemmeno di agricoltura . Di agricoltura si intendeva Medici , un poco » . « E Medici di che cosa è ministro ? » « Dell ' Istruzione » . « E se ne intende ? » , Giorgio cominciava a perdere la pazienza . « No , non se ne intende . Ha insegnato , ma sempre e soltanto scienze agrarie . Ci sarebbe un ministro che di scuola sa qualcosa , è stato professore » . « E chi è ? » « È il Rumor , il ministro dell ' Agricoltura . Ma guarda il Malatrasi , guarda il Malatrasi , dannato , come fa l ' ostruzionismo » . Poco dopo l ' arbitro fischiò , perché era finito il primo tempo . Nell ' intervallo , mentre la gente intorno a noi parlava di catenacci e di assassinio del football vero , e gli altoparlanti imbonivano macchine da caffè e gelati , io decisi di stringere Giorgio alle corde , e di fargli dire tutto quel che sapeva sulla questione della competenza . « Senti , Giorgio » , feci all ' improvviso , « secondo te c ' è un ministro che si intenda degli affari del suo dicastero ? » Giorgio parve rifletterci sopra , come se mentalmente scorresse una lista , poi fece : « No , ora come ora un ministro competente non l ' abbiamo . Pella si intende di questioni fiscali , ma non di politica estera . Il che non è gran male , del resto , perché una politica estera italiana non c ' è . Andreotti credo che neppure abbia fatto il soldato , e perciò di cose militari ne sa meno di te che , se ben ricordo , sei sergente di fanteria . Nemmeno nel caso suo è male . Le forze armate le comandano generali stranieri , i piani li fanno al Pentagono , e li cambiano ogni due settimane . Più o meno gli altri sono sullo stesso piano » . « Ma tu non credi » , feci , « che le cose andrebbero meglio , se i ministri conoscessero il loro mestiere ? » « Meglio per chi ? » «Be'...» era una domanda che non prevedevo , « meglio per il governo » . « No , no , per il governo no . Per il governo le cose andrebbero peggio , se il ministro dell ' Agricoltura sapesse distinguere un maggese da un coltivo , o se il ministro delle Finanze sapesse leggere un bilancio . Se uno o due conoscessero il proprio mestiere , in meno di due mesi gli altri li costringerebbero a dimettersi , ed il governo sarebbe quanto mai instabile . Ora , anche i nostri governi sono instabili , ma non certo a motivo della loro incompetenza . Invece , con venti o trenta ministri incompetenti in pari misura , il governo da quel lato sta sicuro . Se cade , cade per altre ragioni » . « Insomma sono mai esistiti ministri competenti ? » « Nel dopoguerra ce ne fu uno . Volevano impiccarlo » . « Ma se gli uomini di governo sapessero il fatto loro , non credi che le cose andrebbero meglio per i governati ? » « Per i governati sì , certamente . Ma la politica , caro mio , non è mica scienza del benessere . In questo caso si chiamerebbe filantropia . La politica , da Machiavelli in poi , è scienza del potere . Esser ministro dell ' Agricoltura non significa mica sapere come si coltiva un campo . Significa invece avere in mano una certa fetta di potere , conservarla , usarla in vista di una fetta più grossa e così via » . « E i ministri cosa fanno , allora , dalla mattina alla sera ? » « Conservano la fetta , cioè lottano per il potere , in linea generale . » « Ma in pratica , cosa fanno ? » « Ricevono gli elettori , inaugurano mercati rionali , si riuniscono , studiano il modo migliore per non farsi fregare , o per fregare gli altri » . « I governati ? » « Non direttamente . Dei governati si occupano poco . Solo quando c ' è da parlare alla televisione » . Non ne potevo più . « Ma allora , secondo te , per quale ragione oggi si predica la competenza , la specializzazione ? Senti sempre dire operai specializzati , tecnici specializzati , intellettuali specialisti » . « Sì , ma chi predica la specializzazione mica si specializza . È sempre stato così , e tu me lo insegni . Se hai intenzione di rubare , per prima cosa che fai ? Predichi l ' onestà , naturalmente . Perché se tutti si mettono a rubare a te , dopo , cosa resta ? Guarda per esempio quel numero quattro che fa l ' ostruzionismo , quel Malatrasi dannato ... » .
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Peshawar ( di ritorno dall ' Afghanistan ) . Mawli Bismilha passava per uno dalla mira infallibile , dicevano che avrebbe fulminato un passero a trecento metri : ma i tre soldati russi che montavano di sentinella , quella sera , sul ponte di Jalalabad , non lo sapevano e quando son risuonati i tre colpi sono andati giù come birilli , dietro il parapetto . Di Bismilha si diceva anche che avesse un gran fegato e un ' allergia acuta per i carri armati sovietici che gli aravano la terra quando non era più tempo di semina : e così quella mattina , appena il T-62 è sbucato con chiasso tremendo sull ' argine del fiume Sorkhroad , Mawli non ci ha visto più e ha cominciato a sparargli addosso col suo Enfield 303 . È stato l ' inizio di una battaglia che è durata tutta la giornata : entro sera , un carro armato e una APC ( un ' autoblindo per il trasporto truppe ) erano stati messi fuori uso . Ma Bismilha era morto . Il giorno dopo lo han portato nel suo villaggio a tre ore di cammino e lo hanno sepolto nel cimitero in collina con una gran festa funebre di canti , preghiere e bandiere bianche , come si conviene agli eroi . La commozione era grande e ha colpito anche noi « estranei » , venuti qui a curiosare nel cuore della tragedia afghana . La sepoltura di Bismilha è una ( l ' ultima , la più vivida ) delle tante dolorose immagini che ho potuto raccogliere durante un ' escursione ( chiamiamola così ) clandestina nella provincia di Ningrahar , fino alla periferia di Jalalabad , che ne è il capoluogo . Quel che segue è la cronaca di questo viaggio : un viaggio di pochi giorni dentro una specie di esaltazione collettiva , dove la logica non ha più posto . Ti chiedi che senso abbia il colpo di fucile sparato contro il MI-24 che vola basso : tanto vale il tirasassi . Ma per i mujaidin questa è la Jihad , la guerra santa , e niente - neanche la spaventosa inferiorità sul piano dell ' efficienza bellica - li può far desistere . La vita di Bismilha per un carro armato era un ordine di Allah . È una guerra che puoi vedere solo a spizzichi : e , per vederla , puoi solo aggregarti a questo o quel partito - islamico - che hanno i loro uomini su questo o su quel fronte : a Khunar o Paktia o Herat o nelle zone centrali o settentrionali . La base di partenza è Peshawar , in Pakistan , dove i fuorusciti afghani hanno le loro « carbonerie » : e da qui , con un minimo d ' insistenza e di preghiere , ti fai accompagnare over the border , oltre confine , nelle zone calde , dove la terra è ormai seminata di polvere da sparo . Conosco il paesaggio . È stupendo . L ' ho visto d ' estate , l ' ho visto d ' inverno : ora che è primavera è anche più bello , hai intorno una luce soffice che non acceca , afghano è l ' abito , afghano il cappello , afghano lo scialle ed è con questa esotica bardatura che cominci a scarpinare in montagna dopo aver attraversato il Khunar sulla piana di Cama . La marcia nella notte sembra non finire mai , forse hanno sbagliato strada , le otto - nove ore promesse diventano tredici - quattordici e alla fine tutte le tue ossa sono rotte e fracassate . Sono in buona compagnia . All ' escursione , in provincia di Ningrahar , partecipano una cinquantina di mujaidin che vanno a rafforzare í fronti islamici nell ' area calda intorno a Jalalabad . Alcuni hanno in spalla cassette di munizioni e dinamite . Fatico a tenere í1 passo e il capo della spedizione si arrabbia : dice che bisogna arrivare a destinazione in mattinata perché dopo la zona è sorvolata dagli elicotteri russi e non c ' è modo di nascondersi nella calvizie dell ' altopiano . Gli uomini fanno parte dello Hezb - i - Islami di Mawli Khalés , un partito di modesta consistenza numerica che qualche mese fa si è staccato dal massiccio Hezb - i - Islami di Gulbuddin Hekmatyar , troppo « politicizzato » , per dedicarsi esclusivamente alla lotta armata . F . Khalés , infatti , è il solo leader di partito che vive in Afghanistan , in prossimità del fronte , mentre gli altri fanno la politica da seduti , lontani dalle pallottole , nell ' esilio di Peshawar . Khalés ha 60 anni , la barba autorevole che gli ondeggia sul petto , il fucile a portata di mano . Lo incontro di sera , nella sua casa di Kaja , dopo una giornata di camminate . Viene dalla campagna , è un leader molto amato , a differenza dell ' ingegnere Gulbuddin non mantiene le distanze . I suoi uomini lo chiamano Mawli , gli sono sempre attorno , lo abbracciano . Mi dice : « Lo so cosa pensate voi stranieri : che í russi sono troppo forti , che hanno armi sofisticate e potenti e noi fucili del '19 e tirasassi , che siamo destinati a uscire sconfitti da questa guerra e a diventare satelliti di Mosca . Ma voi stranieri vi sbagliate . Voi non vi rendete conto che la popolazione è con noi al 99 per cento , che se io scendo in strada e incontro il più vecchio del villaggio e gli caccio in mano un fucile , quello mi segue fino a Jalalabad cantando e ringiovanisce di trent ' anni sognando di stendere un russo . Qui nella provincia di Ningrahar i mujaidin armati , cioè veramente impegnati nella guerriglia , sono 25 mila » . Gli chiedo qual è il suo principale obiettivo : « Lei è mai stato a Jalalabad ? » mi dice . « È una gran bella città , tutta fiori e giardini . Adesso è in mano ai russi , ce ne saranno migliaia . E all ' aeroporto ci sono centinaia di jet ed elicotteri militari sovietici . Ma i russi si renderanno presto conto che non gli basteranno perché Jalalabad tornerà in mano nostra . Lei vuoi vedere un po ' d ' azione ? Vuol toccare con mano se noi mujaidin facciamo sul serio o ci battiamo solo a parole ? Bene , si faccia quattro passi fino a Jalalabad : vedrà che ogni sera i miei ragazzi aprono il fuoco su tutta la cintura periferica della città e in particolare contro l ' aeroporto . È un ballo che dura tutta la notte e quando finisce , all ' alba , qualche dozzina di soldati russi o afghani ci ha lasciato la pelle » . Sto per fargli un ' altra domanda ma Khalés l ' indovina e mi precede : « Lo so cosa lei vuol sapere , altri giornalisti me l ' hanno chiesto . Ebbene , sì . Questo Enfield qui non lo tengo per bellezza o per farmi fotografare . Sì , vado anch ' io al fronte e credo d ' aver contribuito la mia parte allo sfoltimento della presenza militare sovietica in Afghanistan . Capisce cosa voglio dire ? Duecento miei ragazzi sono morti e sono sparpagliati nei cimiteri di villaggio di Ningrahar . Può capitare anche a me dall ' oggi al domani e non sarà niente di speciale . La nostra religione comanda che un leader debba essere in prima linea , sempre » . È l ' ora di cena e stendono la tovaglia sul tappeto . È una buona cena , con pane , brodo , riso , spinaci , pezzi di pollo , latte cagliato . Le mani , qui , sostituiscono le posate ma la mia tecnica manducatoria è ancora - dopo qualche giorno di pratica - a un livello tale che suscita sorrisi di divertita compassione in Khalés e nei commensali afghani . Peter e Steve ( i colleghi fotografi che mi hanno accompagnato nell ' escursione ) fanno le cose con maggior disinvoltura . Khalés è loquace e sereno , ma a un certo punto si rabbuia . Qualcuno lo ha informato che un paio di sere prima , nel villaggio di Cheperhar , il giornalista amico è stato derubato del portafoglio . « Sono veramente mortificato » mi dice , « lei era un ospite , lei è venuto per raccontare al mondo la nostra tragedia , per darci una mano . Sono pieno di rabbia , d ' amarezza . Non mi sarei mai aspettato che tra i miei ragazzi , i miei mujaidin , ce ne fosse uno capace di tanta bassezza . Ma lo troveremo , lo troveremo . Intanto , lei domattina riavrà i suoi soldi : purtroppo non abbiamo dollari , dovrà contentarsi di moneta afghana . » Spero non abbiano trovato il ladro . Mi auguro che non lo trovino mai : pagherebbe troppo cara la sua ribalderia . Dopo cena chiedo ai mujaidin quale punizione potrebbero infliggergli . C ' è una breve consultazione , poi : « Gli tagliamo la mano » . Ma uno del gruppo , che ha tutto soppesato e ponderato , è più tetro e drastico : « Siamo in guerra » dice « e pertanto vanno applicate le leggi di guerra . Un reato simile va considerato alla stregua del saccheggio e della violenza carnale . Non credo che Khalés la pensi diversamente : a parte il fatto che ha gettato discredito sul nostro partito . Mister Mo , se lo scopriamo lo fuciliamo . È OK ? Le sta bene ? » . I mujaidin di Khalés sono sistemati in una quindicina di villaggi nel distretto di Sorkhroad , che è una bella , verde , ariosa campagna circondata da montagne calve color caffelatte . La marcia è lunga e ogni tanto devi fermarti perché gli elicotteri ti arrivano improvvisamente in testa . La gente , ormai , non ci fa più caso : « Se è destino morire per questi infedeli » senti dire , « va bene ma lo stesso non avranno la nostra terra » . È sera fonda quando arriviamo nel villaggio di Diwalid , bianco nella luce della luna . Jalalabad è a neanche tre chilometri , difesa - da questa parte - dal « fossato » del fiume Sorkhroad , quasi completamente asciutto . I mujaidin sono in azione e puoi sentire qualche colpo di fucile . « Non c ' è gran che stasera » dice il comandante Awskhan Mokhlis , « i nostri uomini rientreranno dopo la mezzanotte . Vi consiglio di riposare , siete stanchi : e domani sera vi organizzo un bello spettacolo , okay ? » Okay okay . Finora abbiamo visto i mujaidin delle retrovie che di eroico hanno solo la nomenclatura . Parlano incessantemente di eventuali attacchi coi russi , abbattono verbalmente elicotteri e jet e non c ' è tank sovietico che possa fare la sua passeggiata vespertina nei campi di grano di Ningrahar senza essere impallinato , bloccato e bruciato dalle cartucce dei 303 . A sentirli , hanno già vinto la guerra . Sono i mujaidin del tè permanente . Pregano cinque volte al giorno e quindici volte prendono il tè , cominciando al mattino presto , quando il sole non è ancora sbucato . Poi li vedi sempre seduti o sdraiati - sui letti o sul pavimento - a parlare dell ' Islam o di guerra . L ' occupazione più frequente è scaricare o ricaricare il fucile o diramare omericamente i bollettini di guerra che vengono rigonfiati di bocca in bocca : perciò non ti devi meravigliare se i soldati russi morti nella tale operazione da dieci diventano cento e carri armati ed elicotteri sono , nel giro di poche ore , triplicati o quintuplicati . Le distanze sono enormi , non c ' è radio e non c ' è telefono , è praticamente impossibile restare aggiornati sulle vicende militari : eppure trovi sempre qualche arcano , alato messaggero che ha fatto trenta chilometri in cinque minuti e ti scarica sul tavolo la bisaccia delle « ultimissime » . « Allora hanno preso Jalalabad ? » « Non ancora , ma è questione di giorni . » « E Kabul ? » « Questione di settimane . » A Diwalid la guerra ce l ' hanno in casa e non si fanno illusioni . Qui la conta è precisa , puntigliosa . Quando uno esce dalla caserma ( chiamiamola così ) col fucile , non sa mai se torna . Ma anche qui trovi i millantatori . Il nostro miles gloriosus è un sellerone alto quasi due metri , la faccia segata imperiosamente dal baffo , il kalashnikov a tracolla . Entra e dice : « Ho fatto fuori tre russi , sul ponte . Un ' ora fa » . Il comandante Moklis non dice niente , anche gli altri tacciono . Ma Peter e Steve vogliono scattare foto dell ' eroe . Com ' è avvenuto ? Hagi racconta , con pacatezza , l ' impresa . Sembra il De bello Gallico , tanto è asciutto . Mi sono appostato , ho visto i tre , mi son detto questa è roba mia , vai . Ho premuto il grilletto . Si accarezza il baffo e guarda giù sulla nostra miseria d ' uomini con aria sovrumana . Gli chiediamo di tornare sul ponte , le tre sentinelle saranno state rimpiazzate . Ma Hagi rifiuta , la sua dose è tre russi al giorno , Allah è d ' accordo . Però domani , se vogliamo , lui ci porta nei campi e ci improvvisa uno show : « Volete un carro armato ? » dice . « Bene . Esco fuori col mio " rocket launcher " e il primo T-62 che si mette in marcia da Jalalabad ve lo schianto in un colpo . Ma dovete esser pronti ragazzi , clic clic . Io lo spacco e voi clic clic . » Il giorno dopo Peter e Steve non hanno fatto clic clic : o lo hanno fatto , ma non per Hagi . Durante la notte il miles gloriosus è stato selvaggiamente ridimensionato : fuori della stanza c ' è una bagarre in piena regola , volano parole e cazzotti ed è veramente un peccato non capire il pushtu ribaltato di bocca in bocca con tanta sonora violenza . Capiremo il mattino seguente che Hagi s ' era abusivamente attribuito il merito dello sterminio sul ponte e che la scarica micidiale era partita da tutt ' altro cecchino : il cecchino Mawli Bismilha . Mawli e l ' ingegnere Mahammood sono rientrati di notte , all ' una , dopo aver a lungo sparacchiato . Adesso hanno già detto la prima preghiera ed è l ' ora del breakfast , mi offrono il tè e il pane e vogliono sapere se a Roma è primavera come qui , con l ' aria dolce e azzurra . L ' ingegnere avrà trent ' anni , parla un inglese soffice e antico , è molto cauto e prudente e tende sempre ( a differenza dei mujaidin del tè ) a minimizzare . Ma tra poche ore vedremo di che scorza è fatto . L ' ingegnere dice che è stato Bismilha a stendere i russi : non ha sprecato un colpo . Mawli è minuto e gracile , ha occhi grandi di un marrone dorato e un naso da boxeur , schiacciato : quando ride - e lo fa spesso - scopre una dentatura aggressiva , una palizzata bianca che si infigge nel labbro inferiore . Non sono riuscito a scoprire la sua età . L ' inglese approssimativo delle nostre guide non fa testo : chi dice venticinque , chi ventisei , chi ventotto . Non importa . Non aveva l ' età per morire . L ' ingegnere cerca di spiegarmi la situazione e mi traccia una « mappa » sul quaderno : qui c ' è la dronta dam , la diga , qui l ' università , qui il ponte Khab , qui la dorasaka , qui qui ... eccetera . « Ogni sera » dice « noi attacchiamo . Jalalabad è difesa da tre , quattromila militari , tra russi e afghani . Avranno da 50 a 60 elicotteri e una decina di jet . I carri armati potrebbero essere da 400 a 600.» « Ma qual è il vostro obiettivo ? » « Prendere l ' aeroporto » dice « e ammazzare più russi possibile . » « Ingegnere , ma che speranze ci sono ? Non avete armi . » Mi guarda con un ' espressione tranquilla , rassegnata . Non riuscirò a scordarmi quello sguardo . Ordina di farci vedere l ' arsenale , che è modesto . Ci mettono davanti agli occhi , oltre agli Enfield 303 , i kalashnikov AK-47 , un rocket projector RPG-7 , una mitragliatrice Guru , una LMG cecoslovacca , dei fucili G 3 tedeschi , un fucile russo della Seconda guerra mondiale . « È molto poco » ammette l ' ingegnere , « abbiamo bisogno di missili per abbattere gli elicotteri , i gunships MI-24 . Ma per il resto , andiamo bene . Sul piano della guerriglia , i russi non ci possono battere . Noi conosciamo il terreno , sappiamo da dove sparare . Ieri , Bismilha ha stecchito tre russi ma quelli non sono neanche riusciti a scoprire da dove venivano i colpi . È solo questo il nostro vantaggio . Ogni sera attacchiamo Jalalabad da un punto diverso . La sola cosa certa , da parte loro , è che noi , a una certa ora , apriamo il fuoco . I russi mettono davanti i soldati afghani e sono quelli i primi a crepare . Quanti siamo ? Non è possibile fare un conto . Varia da sera a sera . Ma ti posso dire che non gli diamo requie . I mujaidin calano giù da tutte le parti , da Mirzayan , da Charbagh , da Saidane - Poladi e da Haji Sahiban , da Koshkak e da Balabagh , solo per parlare del distretto di Sorkhroad : e poi , naturalmente , da Cherperhar e da Cama . » È un bel cielo d ' aprile , quello che vedo sopra Jalalabad . Sono molto vicino al ponte dove , la sera prima , sono stati falciati i russi . Gli elicotteri sovietici passano e ripassano sopra la campagna e scompaiono oltre , nella valle di Khunar . L ' ingegnere dice : « È troppo pericoloso attaccare adesso : aspettiamo stasera . Di giorno , se spari , ti vengono addosso jet ed elicotteri e non hai scampo » . Ma poi qualcosa cambia . Ed è l ' ingegnere che arriva trafelato e dice : « Attacchiamo adesso : ma vi prego andate via , non vogliamo che vi succeda qualcosa » . Peter ed io siamo in un campo di frumento e vedo l ' ingegnere e Bismilha correre piegati in due lungo l ' argine e poi farsi inghiottire dal verde . Subito dopo , un carro armato russo appare sulla sponda del fiume , dalla parte dei mujaidin : e poi un altro , con la stessa minacciosa musica , e poi tre Carriers . Peter inquadra il primo carro armato , un T 62 : « Cristo » dice , « che bella bestia » . Dal verde alla nostra destra partono i primi colpi . Bismilha è allergico ai tank sovietici e così l ' ingegnere . Sono passate da poco le undici e i mujaidin hanno deciso che l ' Armata Rossa non debba profanare oltre , coi cingoli , la terra sacra di Ningrahar . Né l ' ingegnere né Bismilha hanno avuto il tempo di chiedere l ' autorizzazione a Mawli Khalés , ma sanno molto bene che Mawli Khalés farebbe la stessa cosa . E dai cespugli dove sono rintanati partono altre scariche . Ora , lungo l ' argine del Sorkhroad , procedono lentamente - forse con l ' obiettivo d ' un accerchiamento - due T-62 e tre APC : che cominciano a rispondere al fuoco coi cannoni di 75 mm. Non è ancora l ' inferno , ma questa media temperatura bellica non impedisce a una donna di continuare a sciacquare e risciacquare i suoi panni nel torrente e ai contadini di zappare la terra . Cannonate e raffiche di mitraglia passano sopra questi bellissimi campi di frumento e cipolle e papaveri bianchi e ciclamini da cui esce , distillata , la felicità dell ' oppio . È passato da poco mezzogiorno quando Bismilha e un ragazzotto di neanche diciott ' anni spingono fuori dalla macchia , sull ' argine , tre uomini , percuotendoli coi calci dei fucili . Uno avrà trent ' anni , l ' altro quaranta , il terzo , molto vecchio e fragile , è sulla settantina . Gli sono molto vicino e credo di poter dire da che strana luce sono attraversati gli occhi , quando sei preso dal terrore . Il mujaidin di scorta continua a picchiarli e altri , che li incrociano sul cammino , aggiungono la loro dose di percosse , calciandoli in faccia , alle gambe , ai testicoli . Il vecchio è il più pestato . Uno lo fa stramazzare vibrandogli il fucile sulla schiena con un fendente che avrebbe ucciso un mulo , ma lui riemerge dalla caduta senza un lamento , senza gemiti , la faccia di un antico gufo che è da tempo morto e non appartiene più a questa terra . I tre afghani erano su un bulldozer che i carri armati russi scortavano da qualche parte per lavori di sterramento : sorpresi e terrorizzati dalla sparatoria , si son dati alla fuga scegliendo - nella paura - l ' itinerario sbagliato : ed eccoteli capitare , in pochi minuti , davanti ai fucili dell ' ingegnere e di Bismilha . Li hanno portati dal giudice . Il giudice è un tipo robusto con una faccia larga e una barba coranica , ha occhi color mandorla , vivaci , ironici e crudeli , lo chiamano anche Kissinger per via di una sua certa avventurosa politica estera e sostiene di dovermi proteggere a tutti i costi « perché » dice « tu hai faccia da russo ( " rusj rusj " ) e se capiti in mezzo proprio non darei una lira per i tuoi coglioni » . « Rusj rusj » mi dice il giudice , « tu non vuoi morire a Jalalabad . » Io gli dico di no , anche se è bella , c ' ero stato in gennaio e il collega Bernardo Valli , che pure ha tanto peregrinato , sosteneva che un profumo simile non lo aveva mai respirato da nessun ' altra parte . Quando i tre gli arrivano davanti , il giudice li abbraccia : miei cari fratelli islamici , dice . Ma poi il mujaidin di scorta lo informa che sono « collaborazionisti » , grandi figli di troia fottuti e venduti , e il giudice allora fa scendere dall ' alto la sua mano non più benedicente , un colpo di maglio che quasi gli stacca la testa . Li mettono in una specie di stalla . Nessuno dei tre parla . Forse gli hanno già detto che devono morire . Guardo il vecchio . Ha due crateri secchi nelle guance , la bocca senza labbra cucita sulle gengive amare . L ' uomo di mezza età getta un ' occhiata indifferente - certo senza astio - ai fotoreporters che stanno indagando nella sua disperazione . Il più giovane sembra assente . Il comandante gli dice : « Hai dei bei sandali , sono molto più belli dei miei . Sai che ti dico ? Facciamo un cambio : a te non servono più » . Il comandante Mokhlis butta lontano le sue ciabatte sdrucite e calza i sandali del condannato a morte . Fa due o tre passi per provarle . « Belle calzature eh ? » L ' uomo si guarda i piedi nudi . Nei campi , i mujaidin combattono fin a tarda sera . Il giudice si fa passare sotto le narici dei fiori di campo e poi dice : « Domani finito » . Fa anche capire , con un gesto , che i tre non hanno scampo . Alle quattro del pomeriggio arriva la notizia che Mawli Bismilha è morto . Il ragazzo che porta la notizia ha del sangue sulla camicia . Non piange , ma gli costa fatica . « A che ora è morto ? » gli chiedono . « Un ' ora fa » è la risposta . « L ' hai visto ? » « L ' ho visto . » Vai a capirli , questi mujaidin . Bismilha è morto , l ' ingegnere continua a sparare sui carri armati col cadavere vicino e dai campi di frumento che sono lì a cento metri senti i guerriglieri che tra una fucilata e l ' altra invocano Allah , mentre i carri armati sovietici , non ancora annichiliti , vomitano sui campi il fuoco della 75 mm. È un grido di disperati , un grido che fa paura . Allah Akbar , Allah è grande . La battaglia di Jalalabad è finita senza vinti né vincitori . Ma il giorno dopo i russi son passati alle punizioni e l ' artiglieria di terra e gli elicotteri hanno martoriato per ore Sorkhroad . È sera , ormai , quando il giudice decide di trasferire i prigionieri in zona più tranquilla . Una trasferta di oltre quattro ore . La battaglia continua sulla piana mentre noi scappiamo . Mi dicono che i russi stanno tentando una manovra di accerchiamento e non sarebbe prudente farsi trovare . Quando arriviamo sul fiume , è l ' ora della preghiera . Una luce violetta avvolge le montagne . I tre chiedono di poter pregare e gli viene concesso . Li slegano , quelli si inginocchiano e forse non vedrai più mai nella tua vita una preghiera così fervida , così disperata e così intensa . Viene da piangere . Ma forse - pensiamo - c ' è speranza : li hanno lasciati pregare , potrebbero salvarli . Invece no . Li hanno portati in una cava di ghiaia , a Fathiabad , tre buone ore di marcia da Diwalid . Ed è qui che li rivediamo , sempre legati e pronti a morire . Nessuno è in grado di venirci incontro . Nessun interprete che sappia tradurre . Dei tre non sappiamo né il nome né l ' età né perché si son messi coi russi . Ma non ha importanza . Una cosa ci sembra di aver capito . Ed è che erano tre poveri diavoli di contadini , senza la minima possibilità di traviamento da parte di una filosofia estranea e ( per loro ) lunare come il marxismo e che se erano capitati sui bulldozer « russi » lo avevano fatto soltanto per sbarcare il lunario e per quell ' antica irresistibile ragione che è la fame . Sono le dieci del mattino quando entriamo nella cava di Fathiabad . I due più giovani sono ammanettati insieme da una striscia di stoffa celeste ; il vecchio è solo . Li spingono dietro , dove c ' è una specie di cunetta che sarà la loro fossa . L ' intero villaggio s ' è radunato per la cerimonia ma il giudice li tiene lontano . Non c ' è plotone d ' esecuzione vero e proprio , i tre non vengono messi al muro . Due mujaidin hanno l ' incombenza . Il primo colpo è per il vecchio che cade sulle ginocchia , schiantato , e poi si rovescia sul fianco , cadendo nella cunetta , la bocca e gli occhi pieni di sangue . Poi vanno giù gli altri due : il più giovane ha la schiena sfasciata e da un buco esce della materia . L ' uomo di mezzo ha molto pregato prima di morire . Gli ero molto vicino e ho sentito che ripeteva continuamente Allah , Allah , Allah . Il secondo e ultimo colpo gli ha traforato il cranio . Ma non è tutto finito qui . Qualcuno non è soddisfatto , l ' esecuzione non gli è bastata . Ed ecco che tira fuori dai cenci un coltello e comincia a infierire contro i cadaveri , aprendo altri squarci . Il vecchio ha la gola recisa . Mi vedo attorno bambini di nove , dieci anni colti da macabra esultanza che sputano sui morti , giocando a chi centra meglio . Fathiabad era il villaggio di Mawlí Bismilha . Lo hanno portato al cimitero sul suo letto di paglia , sotto una coperta verde . Hanno rimosso la coperta per farmelo vedere . Ha quei suoi dentoni appoggiati sul labbro inferiore e un buchetto nero in mezzo alla fronte . Sua madre non piange , suo fratello non piange . C ' è solo un ragazzo che piange . Se ho ben capito , dice che Mawli gli ha insegnato a sparare .
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Sofia , 24 aprile . Sofia continua a vivere sotto l ' incubo dei tragici avvenimenti . Le misure della polizia sono severissime . Il Governo ha proibito la circolazione delle automobili private e ha ordinato la chiusura dei locali pubblici . Dopo le ore venti la città pare deserta . Drappelli di soldati guardano gli accessi delle vie , mentre squadre di poliziotti compiono perquisizioni e arresti . Questa notte è stata circondata la casa dove era nascosto il noto comunista Dimitri Cintuloff segretario del famigerato capitano Minkoff e membro del comitato rivoluzionario . Vistosi scoperto ha lanciato bombe contro i soldati , che hanno risposto al fuoco . La casa è stata incendiata e Cintuloff è rimasto ucciso . In un altro nascondiglio segreto è stato arrestato un altro capo comunista , mentre cercava di dare alle fiamme documenti importanti e numerosi . Sembra che tali documenti contengano rivelazioni decisive intorno all ' organizzazione rivoluzionaria del fronte unico agrario e comunista . Si assicura essere stato scoperto tutto il piano rivoluzionario . Dopo l ' attentato contro Re Boris e il massacro di Santa Nedelia i terroristi avevano il proposito di distruggere successivamente il ministero degli esteri , la Sobranje e la Banca bulgara . I terroristi erano divisi in squadre di azione . Ogni squadra , composta di tre persone , riceveva disposizioni dal comitato centrale di Sofia . Tale comitato aveva diretti rapporti coi capi agrari e cogli emigrati in Jugoslavia e in Russia . Il Governo sulla base delle deposizioni raccolte e dei documenti scoperti ha potuto ricostruire il disegno dei terroristi , imprigionandone la maggior parte . Il numero degli arrestati aumenta ogni giorno ed è impossibile stabilirne la vera cifra . Un episodio sintomatico . Un episodio sintomatico per lo stato d ' animo che regna ora in Bulgaria è avvenuto questa notte . Un drappello della milizia volontaria , traversando una strada al centro di Sofia , ha scoperto il cadavere di un ufficiale colpito a morte al cuore . Sopra il cadavere era stato messo un cartellino con la seguente scritta : « Così muore un traditore della patria ! » . Finora la polizia non ha scoperto le ragioni dell ' assassinio , che non credesi essere stato commesso dai comunisti . La tranquillità odierna non sembra duratura e stabile . Le misure di rigore e le Corti marziali hanno diffuso lo spavento ed hanno esasperato l ' odio e le passioni . L ' arresto di Tomoff , capo degli agrari moderati , e di altri uomini politici che hanno un seguito nella popolazione della provincia ha suscitato malumori che non possono manifestarsi per le eccezionali condizioni del momento . La situazione presenta gravi incognite . I provvedimenti dell ' attuale Governo sono approvati da tutti i partiti costituzionali , ma l ' avvenire del paese preoccupa quanti aspirano alla fine della violenza ed al ritorno della normalità nella lotta politica . Le previsioni sono difficili . Il Governo italiano deve sorvegliare la situazione che non riguarda solo i partiti locali , ma è complicata da influenze e da pressioni straniere . La responsabilità di Mosca e Belgrado . I comunisti e gli agrari hanno trovato considerevoli appoggi in Russia e in Jugoslavia , che con obbiettivi diversi tentano di instaurare in Bulgaria un Governo amico . L ' equilibrio balcanico sarebbe compromesso a nostro danno e nascerebbero nuove ragioni di guerra , se le mire di Belgrado e di Mosca dovessero riuscire ad imporsi . L ' Italia assieme alle grandi potenze deve favorire l ' assestamento politico , morale e finanziario della Bulgaria . Il Governo bulgaro , come è noto , ha ottenuto dalla Conferenza degli Ambasciatori un lieve aumento della milizia volontaria per essere in grado di fronteggiare la situazione . Ma più di questo fatto è interessante la motivazione contenuta nella relativa domanda presentata dal Governo bulgaro ai rappresentanti delle grandi potenze a Sofia . Questa domanda era accompagnata da documenti che provano la responsabilità della Terza Internazionale in tutto quanto è successo in questi giorni e la connivenza del Governo dei sovieti . La concatenazione dei fatti è così evidente e il contenuto dei documenti prodotti è così preciso che in un primo momento alcuni diplomatici esteri formularono il sospetto che si trattasse di falsificazioni create dagli stessi bolscevichi allo scopo di coprire di ridicolo il Governo bulgaro , se ci avesse creduto , e distrarre l ' attenzione delle autorità dai loro veri piani . Ma i tragici avvenimenti del 15 e 16 aprile hanno confermato l ' autenticità dei documenti . I documenti contro la III Internazionale . I documenti che provano la responsabilità della Terza Internazionale furono sequestrati in varie occasioni durante gli ultimi due mesi . Per esempio , il 20 febbraio venne catturata a Slivnizza , vicino alla frontiera jugoslava , una banda di 20 rivoluzionari . Tra costoro si trovavano due corrieri speciali della Terza Internazionale , che erano stati scortati nell ' interno del paese dai fuorusciti bulgari in Jugoslavia . Il 23 febbraio la polizia scoprì un nido di cospiratori a Shumen e anche qui furono sequestrati importanti documenti . Fra gli arrestati figurò anche l ' agente locale della Terza Internazionale , il quale aveva l ' incarico di distribuire i sussidi di Mosca tra i comunisti del distretto . Ma la più importante scoperta fu fatta al principio di aprile . Allora la polizia riuscì a mettere le mani addosso ad un agente , che fu trovato in possesso di una lettera del quartiere principale della Terza Internazionale di Mosca . Questa lettera reca la data del 12 marzo , e fu spedita dalla sezione centrale del dipartimento per le relazioni estere dell ' Internazionale a tutti i suoi agenti in Bulgaria , ordinando loro di preparare l ' insurrezione comunista precisamente per il 15 aprile , giorno in cui avvenne l ' assassinio del generale Gheorgheff , mentre il giorno prima era stato commesso l ' attentato contro il Re . Nell ' ordine era pure contenuto l ' invito a compiere importanti assassini politici , i quali avrebbero dovuto dare il segnale ai comunisti per assaltare con la complicità di alcuni ufficiali le caserme ed impadronirsi nella notte tra il 15 e il 16 di tutte le armi disponibili . Il piano delle operazioni è esposto con una tale precisione e con una tale ricchezza di particolari tecnici , da doversi concludere che fu elaborato dallo Stato Maggiore dell ' esercito rosso . L ' attacco principale avrebbe dovuto aver luogo nel distretto di Viddin - Vratza . Questo distretto , all ' angolo nord - occidentale della Bulgaria , è situato in maniera tale tra la Romania e la Jugoslavia che , se i comunisti fossero riusciti ad insediarvisi , esso avrebbe potuto essere facilmente difeso da un attacco di fianco delle truppe bulgare . Tutte queste rivelazioni , non occorre dirlo , producono enorme impressione . L ' arresto di un italiano . Intanto le Corti marziali proseguono attivamente l ' istruzione dei processi per alto tradimento e per la congiura contro lo Stato . La polizia sta ancora ricercando il noto comunista Vasco , che assieme al capitano Minkoff , il capitano Yankoff , e il sagrestano ha attuato il massacro di Santa Nedelia . Sono stati pure arrestati due ex ministri di Stambulisky , che erano in relazione con i terroristi . Si prevede che le Corti marziali decideranno la fucilazione alla schiena di tutti i capi del fronte unico agrario - comunista . Finora sono state fucilate cinque persone . La polizia ha arrestato anche un suddito italiano , tale Antonio Petrucco , che fu solo per poche ore impiegato presso un banchiere che figura tra gli arrestati . La nostra Legazione ha chiesto il suo rilascio essendo i sospetti formulati contro di lui infondati . Pure un suddito francese è stato arrestato . Il ministro francese ha protestato per ciò al ministero degli Esteri . Dato l ' ingente numero degli arrestati il suddito italiano e quello francese non sono stati ancora interrogati . Le Autorità hanno dato assicurazioni che entro domani gli arrestati saranno rilasciati . Stamane il ministro jugoslavo ha presentato al Governo bulgaro le rimostranze del suo Governo contro le accuse che si muovono in Bulgaria alla Jugoslavia . Intervista col ministro degli Interni . Il ministro degli Interni Rousseff ha fatto ai giornalisti stranieri le seguenti dichiarazioni : « Gli avvenimenti bulgari sono spiegati dalle vicende della guerra e del dopo - guerra . La Bulgaria è uscita dalla guerra europea stremata e disarmata e il suo smembramento ha accresciuto la sfiducia generale . Il Governo di Stambulisky aggravò e peggiorò la situazione del paese . Il bolscevismo ha impiegato ogni mezzo per penetrare in Bulgaria . Il partito comunista sosteneva apertamente il governo agrario di Stambulisky . Allora appunto si costituì il fronte unico agrario - comunista . Rovesciato il governo del regime agrario , il governo attuale cercò di raggiungere la pacificazione del paese , ma Mosca volle ordinare la rivoluzione del settembre 1923 . La sedizione fu rapidamente repressa e gli insorti si rifugiarono in Jugoslavia . Il Governo , dopo i fatti di settembre , ha accordato quattro amnistie , ma pochi emigrati tornarono in Bulgaria . Notizie sicure informarono che al maggior numero degli emigrati era stato impedito il ritorno . Una nuova insurrezione fu ordinata da Mosca nel febbraio nel 1924 , ma il Governo ne impedì l ' attuazione . Allora il fronte unico ricorse al brigantaggio e al terrorismo . Gli emigrati bulgari sono nutriti vestiti armati e istruiti in Jugoslavia . Credo che il Governo jugoslavo è estraneo al fatto : tuttavia devo osservare che finora trenta attacchi sono stati fatti contro la nostra frontiera . I recenti delitti sono opera degli agrari e dei comunisti che contavano di provocare disordini per impadronirsi del Governo . Il disegno è fallito . Il Governo fu sempre padrone della situazione e la calma regna ovunque . La Bulgaria confida nell ' aiuto materiale e morale delle Nazioni civili perché il suo destino è legato alla pace europea » .
I QUARTARI ( Bianciardi Luciano , 1959 )
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Come tutti sanno , l ' uomo è entrato nella storia inventando l ' agricoltura , attività che oggi si definisce primaria : c ' era la terra , c ' erano le braccia , e dalla terra bisognava tirar fuori ( col sudore della fronte , secondo la maledizione divina ) il pane quotidiano . Le donne stavano a casa , macinavano il grano e impastavano la farina . 1bambini giocavano con la capra o con le galline . Le attività secondarie ebbero inizio più tardi : non più tirar fuori dalla terra ( suolo e sottosuolo ) quel che occorreva a vivere , ma trasformare ; il vello in vestito , il ferro in aratro e poi , su su , in locomotiva , piroscafo e carro armato . Le donne cominciavano a uscire di casa , e i piccoli a giocare coi soldatini di piombo . Per ultime vennero le attività terziarie , e si svilupparono rapidissimamente , sì che oggi anche in Italia sono quanto mai diffuse . Certo , non sono scomparsi i primari e i secondari , quelli che , come pure si dice oggi , producono , ma per uno che produce cene sono tre che provvedono a scambiarsi i « servizi » ( a parte un congruo numero di individui che stanno soltanto a guardare ) . Le attività terziarie si chiamano infatti anche servizi . Eccone alcuni esempi : il droghiere che ti manda a casa lo zucchero e il sapone ( servizio a domicilio ) ; il prete che ti battezza , ti congiunge e ti unge ( servizio funebre ) ; il poliziotto che ti arresta e ti pesta ( servizio d ' ordine ) ; la donna che viene nel pomeriggio a lavare i panni del pupo ( mezzo servizio ) ; la carta scritta di questo giornale , che ti informa e ti avvisa ( servizio stampa ) . Le attività terziarie sono oggi le meglio retribuite : così si spiega l ' onda crescente e continua , dalle primarie alle secondarie ( spopolamento della campagna ) e da queste alle terziarie . Ma il flusso non pare che si fermi qui . Stiamo infatti assistendo al sorgere di attività nuove , mai finora esaminate scientificamente , e che noi chiameremo quartarie . Trattandosi di un ' indagine completamente nuova , non è facile una definizione esatta delle attività quartarie . Sarà quindi bene procedere empiricamente indicando alcune fra le più note e più fortunate professioni nuove . Il posto d ' onore toccherà alla professione del pubblicitario : costui non produce , non trasforma , non scambia , ma stimola , aiuta , consiglia . « Tecnico pubblicitario » , si legge infatti nell ' ordinamento della scuola apposita , « è colui che è in grado di prestare la propria consulenza per la migliore riuscita di qualsiasi manifestazione pubblicitaria . » ( La professione di chi insegna in detta scuola , di chi consiglia i futuri consulenti , di chi aiuta i futuri aiutatori e sollecita i sollecita tori dell ' avvenire , potrebbe classificarsi quintaria , ma per il momento lasciamo correre ) . Subito dopo ecco 1'«industrial designer » ( non si è ancora trovato un termine italiano che traduca con esattezza dall ' americano ) che fa da pronubo alle nozze fra industria è arte . Il « public relation man » ( manca anche in questo caso l ' equivalente italiano ) teorizza invece le strette di mano e le pacche sulle spalle . C ' è il tecnico dell ' imballaggio , specialista nell ' incartare alcunché , dalle caramelle alle locomotive . L ' arredatore , il grafico e il vetrinista teorizzano anch ' essi : rispettivamente casseruole , coperte e tende . A tutti e tre spetta ormai il titolo di « architetto » ( e intanto non ci son case a sufficienza ) . Difficile dire se presti attività quartaria anche il regista di teatro . Ci sarebbero poi i ricercatori di mercato e i ricercatori motivazionali , ma sulla loro professione non abbiamo fino ad oggi sufficiente documentazione . Tutte queste professioni hanno almeno due aspetti in comune . Uno estremo , ed è il linguaggio , incomprensibile ai profani . Sull ' esempio sommo , forse , della chiesa cattolica , che non ha mai smesso il latino . Per esempio , nella lingua degli arredatori « piano d ' appoggio » significa « tavolo » ; mentre i « public relation men » dicono « follow up » per significare « batti il ferro quando è caldo » . Il gergo dà a queste professioni un alone misterioso , secondo una tecnica non ignota agli stregoni delle tribù primitive . L ' altra caratteristica comune alle suddette attività quartane è questa : non esistevano dieci anni or sono e potrebbero cessar di esistere , senza danno per nessuno , tranne che per gli « architetti » , che rimarrebbero senza lavoro . Come tutte le professioni , anche queste di tipo quartario sono difficili : bisogna imparare il gergo , farsi credere indispensabili e trovare qualcuno che lo creda . La fatica pare che non sia poca .