Narrativa ,
1
.
Prefazione
Io
sono
il
dottore
di
cui
in
questa
novella
si
parla
talvolta
con
parole
poco
lusinghiere
.
Chi
di
psico
-
analisi
s
'
intende
,
sa
dove
piazzare
l
'
antipatia
che
il
paziente
mi
dedica
.
Di
psico
-
analisi
non
parlerò
perché
qui
entro
se
ne
parla
già
a
sufficienza
.
Debbo
scusarmi
di
aver
indotto
il
mio
paziente
a
scrivere
la
sua
autobiografia
;
gli
studiosi
di
psico
-
analisi
arriccerranno
il
naso
a
tanta
novità
.
Ma
egli
era
vecchio
ed
io
sperai
che
in
tale
rievocazione
il
suo
passato
si
rinverdisse
,
che
l
'
autobiografia
fosse
un
buon
preludio
alla
psico
-
analisi
.
Oggi
ancora
la
mia
idea
mi
pare
buona
perché
mi
ha
dato
dei
risultati
insperati
,
che
sarebbero
stati
maggiori
se
il
malato
sul
piú
bello
non
si
fosse
sottratto
alla
cura
truffandomi
del
frutto
della
mia
lunga
paziente
analisi
di
queste
memorie
.
Le
pubblico
per
vendetta
e
spero
gli
dispiaccia
.
Sappia
però
ch
'
io
sono
pronto
di
dividere
con
lui
i
lauti
onorarii
che
ricaverò
da
questa
pubblicazione
a
patto
egli
riprenda
la
cura
.
Sembrava
tanto
curioso
di
se
stesso
!
Se
sapesse
quante
sorprese
potrebbero
risultargli
dal
commento
delle
tante
verità
e
bugie
ch
'
egli
ha
qui
accumulate
!
...
DOTTOR
S
.
2
.
Preambolo
Vedere
la
mia
infanzia
?
Piú
di
dieci
lustri
me
ne
separano
e
i
miei
occhi
presbiti
forse
potrebbero
arrivarci
se
la
luce
che
ancora
ne
riverbera
non
fosse
tagliata
da
ostacoli
d
'
ogni
genere
,
vere
alte
montagne
:
i
miei
anni
e
qualche
mia
ora
.
Il
dottore
mi
raccomandò
di
non
ostinarmi
a
guardare
tanto
lontano
.
Anche
le
cose
recenti
sono
preziose
per
essi
e
sopra
tutto
le
immaginazioni
e
i
sogni
della
notte
prima
.
Ma
un
po
'
d
'
ordine
pur
dovrebb
'
esserci
e
per
poter
cominciare
ab
ovo
,
appena
abbandonato
il
dottore
che
di
questi
giorni
e
per
lungo
tempo
lascia
Trieste
,
solo
per
facilitargli
il
compito
,
comperai
e
lessi
un
trattato
di
psico
-
analisi
.
Non
è
difficile
d
'
intenderlo
,
ma
molto
noioso
.
Dopo
pranzato
,
sdraiato
comodamente
su
una
poltrona
Club
,
ho
la
matita
e
un
pezzo
di
carta
in
mano
.
La
mia
fronte
è
spianata
perché
dalla
mia
mente
eliminai
ogni
sforzo
.
Il
mio
pensiero
mi
appare
isolato
da
me
.
Io
lo
vedo
.
S
'
alza
,
s
'
abbassa
...
ma
è
la
sua
sola
attività
.
Per
ricordargli
ch
'
esso
è
il
pensiero
e
che
sarebbe
suo
compito
di
manifestarsi
,
afferro
la
matita
.
Ecco
che
la
mia
fronte
si
corruga
perché
ogni
parola
è
composta
di
tante
lettere
e
il
presente
imperioso
risorge
ed
offusca
il
passato
.
Ieri
avevo
tentato
il
massimo
abbandono
.
L
'
esperimento
finí
nel
sonno
piú
profondo
e
non
ne
ebbi
altro
risultato
che
un
grande
ristoro
e
la
curiosa
sensazione
di
aver
visto
durante
quel
sonno
qualche
cosa
d
'
importante
.
Ma
era
dimenticata
,
perduta
per
sempre
.
Mercé
la
matita
che
ho
in
mano
,
resto
desto
,
oggi
.
Vedo
,
intravvedo
delle
immagini
bizzarre
che
non
possono
avere
nessuna
relazione
col
mio
passato
:
una
locomotiva
che
sbuffa
su
una
salita
trascinando
delle
innumerevoli
vetture
;
chissà
donde
venga
e
dove
vada
e
perché
sia
ora
capitata
qui
!
Nel
dormiveglia
ricordo
che
il
mio
testo
asserisce
che
con
questo
sistema
si
può
arrivar
a
ricordare
la
prima
infanzia
,
quella
in
fasce
.
Subito
vedo
un
bambino
in
fasce
,
ma
perché
dovrei
essere
io
quello
?
Non
mi
somiglia
affatto
e
credo
sia
invece
quello
nato
poche
settimane
or
sono
a
mia
cognata
e
che
ci
fu
fatto
vedere
quale
un
miracolo
perché
ha
le
mani
tanto
piccole
e
gli
occhi
tanto
grandi
.
Povero
bambino
!
Altro
che
ricordare
la
mia
infanzia
!
Io
non
trovo
neppure
la
via
di
avvisare
te
,
che
vivi
ora
la
tua
,
dell
'
importanza
di
ricordarla
a
vantaggio
della
tua
intelligenza
e
della
tua
salute
.
Quando
arriverai
a
sapere
che
sarebbe
bene
tu
sapessi
mandare
a
mente
la
tua
vita
,
anche
quella
tanta
parte
di
essa
che
ti
ripugnerà
?
E
intanto
,
inconscio
,
vai
investigando
il
tuo
piccolo
organismo
alla
ricerca
del
piacere
e
le
tue
scoperte
deliziose
ti
avvieranno
al
dolore
e
alla
malattia
cui
sarai
spinto
anche
da
coloro
che
non
lo
vorrebbero
.
Come
fare
?
È
impossibile
tutelare
la
tua
culla
.
Nel
tuo
seno
-
fantolino
!
-
si
va
facendo
una
combinazione
misteriosa
.
Ogni
minuto
che
passa
vi
getta
un
reagente
.
Troppe
probabilità
di
malattia
vi
sono
per
te
,
perché
non
tutti
i
tuoi
minuti
possono
essere
puri
.
Eppoi
-
fantolino
!
-
sei
consanguineo
di
persone
ch
'
io
conosco
.
I
minuti
che
passano
ora
possono
anche
essere
puri
,
ma
,
certo
,
tali
non
furono
tutti
i
secoli
che
ti
prepararono
.
Eccomi
ben
lontano
dalle
immagini
che
precorrono
il
sonno
.
Ritenterò
domani
.
3
.
Il
fumo
Il
dottore
al
quale
ne
parlai
mi
disse
d
'
iniziare
il
mio
lavoro
con
un
'
analisi
storica
della
mia
propensione
al
fumo
:
-
Scriva
!
Scriva
!
Vedrà
come
arriverà
a
vedersi
intero
.
Credo
che
del
fumo
posso
scrivere
qui
al
mio
tavolo
senz
'
andar
a
sognare
su
quella
poltrona
.
Non
so
come
cominciare
e
invoco
l
'
assistenza
delle
sigarette
tutte
tanto
somiglianti
a
quella
che
ho
in
mano
.
Oggi
scopro
subito
qualche
cosa
che
piú
non
ricordavo
.
Le
prime
sigarette
ch
'
io
fumai
non
esistono
piú
in
commercio
.
Intorno
al
'70
se
ne
avevano
in
Austria
di
quelle
che
venivano
vendute
in
scatoline
di
cartone
munite
del
marchio
dell
'
aquila
bicipite
.
Ecco
:
attorno
a
una
di
quelle
scatole
s
'
aggruppano
subito
varie
persone
con
qualche
loro
tratto
,
sufficiente
per
suggerirmene
il
nome
,
non
bastevole
però
a
commovermi
per
l
'
impensato
incontro
.
Tento
di
ottenere
di
piú
e
vado
alla
poltrona
:
le
persone
sbiadiscono
e
al
loro
posto
si
mettono
dei
buffoni
che
mi
deridono
.
Ritorno
sconfortato
al
tavolo
.
Una
delle
figure
,
dalla
voce
un
po
'
roca
,
era
Giuseppe
,
un
giovinetto
della
stessa
mia
età
,
e
l
'
altra
,
mio
fratello
,
di
un
anno
di
me
piú
giovine
e
morto
tanti
anni
or
sono
.
Pare
che
Giuseppe
ricevesse
molto
denaro
dal
padre
suo
e
ci
regalasse
di
quelle
sigarette
.
Ma
sono
certo
che
ne
offriva
di
piú
a
mio
fratello
che
a
me
.
Donde
la
necessità
in
cui
mi
trovai
di
procurarmene
da
me
delle
altre
.
Cosí
avvenne
che
rubai
.
D
'
estate
mio
padre
abbandonava
su
una
sedia
nel
tinello
il
suo
panciotto
nel
cui
taschino
si
trovavano
sempre
degli
spiccioli
:
mi
procuravo
i
dieci
soldi
occorrenti
per
acquistare
la
preziosa
scatoletta
e
fumavo
una
dopo
l
'
altra
le
dieci
sigarette
che
conteneva
,
per
non
conservare
a
lungo
il
compromettente
frutto
del
furto
.
Tutto
ciò
giaceva
nella
mia
coscienza
a
portata
di
mano
.
Risorge
solo
ora
perché
non
sapevo
prima
che
potesse
avere
importanza
.
Ecco
che
ho
registrata
l
'
origine
della
sozza
abitudine
e
(
chissà
?
)
forse
ne
sono
già
guarito
.
Perciò
,
per
provare
,
accendo
un
'
ultima
sigaretta
e
forse
la
getterò
via
subito
,
disgustato
.
Poi
ricordo
che
un
giorno
mio
padre
mi
sorprese
col
suo
panciotto
in
mano
.
Io
,
con
una
sfacciataggine
che
ora
non
avrei
e
che
ancora
adesso
mi
disgusta
(
chissà
che
tale
disgusto
non
abbia
una
grande
importanza
nella
mia
cura
)
gli
dissi
che
m
'
era
venuta
la
curiosità
di
contarne
i
bottoni
.
Mio
padre
rise
delle
mie
disposizioni
alla
matematica
o
alla
sartoria
e
non
s
'
avvide
che
avevo
le
dita
nel
taschino
del
suo
panciotto
.
A
mio
onore
posso
dire
che
bastò
quel
riso
rivolto
alla
mia
innocenza
quand
'
essa
non
esisteva
piú
,
per
impedirmi
per
sempre
di
rubare
.
Cioè
...
rubai
ancora
,
ma
senza
saperlo
.
Mio
padre
lasciava
per
la
casa
dei
sigari
virginia
fumati
a
mezzo
,
in
bilico
su
tavoli
e
armadi
.
Io
credevo
fosse
il
suo
modo
di
gettarli
via
e
credevo
anche
di
sapere
che
la
nostra
vecchia
fantesca
,
Catina
,
li
buttasse
via
.
Andavo
a
fumarli
di
nascosto
.
Già
all
'
atto
d
'
impadronirmene
venivo
pervaso
da
un
brivido
di
ribrezzo
sapendo
quale
malessere
m
'
avrebbero
procurato
.
Poi
li
fumavo
finché
la
mia
fronte
non
si
fosse
coperta
di
sudori
freddi
e
il
mio
stomaco
si
contorcesse
.
Non
si
dirà
che
nella
mia
infanzia
io
mancassi
di
energia
.
So
perfettamente
come
mio
padre
mi
guarí
anche
di
quest
'
abitudine
.
Un
giorno
d
'
estate
ero
ritornato
a
casa
da
un
'
escursione
scolastica
,
stanco
e
bagnato
di
sudore
.
Mia
madre
m
'
aveva
aiutato
a
spogliarmi
e
,
avvoltomi
in
un
accappatoio
,
m
'
aveva
messo
a
dormire
su
un
sofà
sul
quale
essa
stessa
sedette
occupata
a
certo
lavoro
di
cucito
.
Ero
prossimo
al
sonno
,
ma
avevo
gli
occhi
tuttavia
pieni
di
sole
e
tardavo
a
perdere
i
sensi
.
La
dolcezza
che
in
quell
'
età
s
'
accompagna
al
riposo
dopo
una
grande
stanchezza
,
m
'
è
evidente
come
un
'
immagine
a
sé
,
tanto
evidente
come
se
fossi
adesso
là
accanto
a
quel
caro
corpo
che
piú
non
esiste
.
Ricordo
la
stanza
fresca
e
grande
ove
noi
bambini
si
giuocava
e
che
ora
,
in
questi
tempi
avari
di
spazio
,
è
divisa
in
due
parti
.
In
quella
scena
mio
fratello
non
appare
,
ciò
che
mi
sorprende
perché
penso
ch
'
egli
pur
deve
aver
preso
parte
a
quell
'
escursione
e
avrebbe
dovuto
poi
partecipare
al
riposo
.
Che
abbia
dormito
anche
lui
all
'
altro
capo
del
grande
sofà
?
Io
guardo
quel
posto
,
ma
mi
sembra
vuoto
.
Non
vedo
che
me
,
la
dolcezza
del
riposo
,
mia
madre
,
eppoi
mio
padre
di
cui
sento
echeggiare
le
parole
.
Egli
era
entrato
e
non
m
'
aveva
subito
visto
perché
ad
alta
voce
chiamò
:
-
Maria
!
La
mamma
con
un
gesto
accompagnato
da
un
lieve
suono
labbiale
accennò
a
me
,
ch
'
essa
credeva
immerso
nel
sonno
su
cui
invece
nuotavo
in
piena
coscienza
.
Mi
piaceva
tanto
che
il
babbo
dovesse
imporsi
un
riguardo
per
me
,
che
non
mi
mossi
.
Mio
padre
con
voce
bassa
si
lamentò
:
-
Io
credo
di
diventar
matto
.
Sono
quasi
sicuro
di
aver
lasciato
mezz
'
ora
fa
su
quell
'
armadio
un
mezzo
sigaro
ed
ora
non
lo
trovo
piú
.
Sto
peggio
del
solito
.
Le
cose
mi
sfuggono
.
Pure
a
voce
bassa
,
ma
che
tradiva
un
'
ilarità
trattenuta
solo
dalla
paura
di
destarmi
,
mia
madre
rispose
:
-
Eppure
nessuno
dopo
il
pranzo
è
stato
in
quella
stanza
.
Mio
padre
mormorò
:
-
È
perché
lo
so
anch
'
io
,
che
mi
pare
di
diventar
matto
!
Si
volse
ed
uscí
.
Io
apersi
a
mezzo
gli
occhi
e
guardai
mia
madre
.
Essa
s
'
era
rimessa
al
suo
lavoro
,
ma
continuava
a
sorridere
.
Certo
non
pensava
che
mio
padre
stesse
per
ammattire
per
sorridere
cosí
delle
sue
paure
.
Quel
sorriso
mi
rimase
tanto
impresso
che
lo
ricordai
subito
ritrovandolo
un
giorno
sulle
labbra
di
mia
moglie
.
Non
fu
poi
la
mancanza
di
denaro
che
mi
rendesse
difficile
di
soddisfare
il
mio
vizio
,
ma
le
proibizioni
valsero
ad
eccitarlo
.
Ricordo
di
aver
fumato
molto
,
celato
in
tutti
i
luoghi
possibili
.
Perché
seguito
da
un
forte
disgusto
fisico
,
ricordo
un
soggiorno
prolungato
per
una
mezz
'
ora
in
una
cantina
oscura
insieme
a
due
altri
fanciulli
di
cui
non
ritrovo
nella
memoria
altro
che
la
puerilità
del
vestito
:
Due
paia
di
calzoncini
che
stanno
in
piedi
perché
dentro
c
'
è
stato
un
corpo
che
il
tempo
eliminò
.
Avevamo
molte
sigarette
e
volevamo
vedere
chi
ne
sapesse
bruciare
di
piú
nel
breve
tempo
.
Io
vinsi
,
ed
eroicamente
celai
il
malessere
che
mi
derivò
dallo
strano
esercizio
.
Poi
uscimmo
al
sole
e
all
'
aria
.
Dovetti
chiudere
gli
occhi
per
non
cadere
stordito
.
Mi
rimisi
e
mi
vantai
della
vittoria
.
Uno
dei
due
piccoli
omini
mi
disse
allora
:
-
A
me
non
importa
di
aver
perduto
perché
io
non
fumo
che
quanto
m
'
occorre
.
Ricordo
la
parola
sana
e
non
la
faccina
certamente
sana
anch
'
essa
che
a
me
doveva
essere
rivolta
in
quel
momento
.
Ma
allora
io
non
sapevo
se
amavo
o
odiavo
la
sigaretta
e
il
suo
sapore
e
lo
stato
in
cui
la
nicotina
mi
metteva
.
Quando
seppi
di
odiare
tutto
ciò
fu
peggio
.
E
lo
seppi
a
vent
'
anni
circa
.
Allora
soffersi
per
qualche
settimana
di
un
violento
male
di
gola
accompagnato
da
febbre
.
Il
dottore
prescrisse
il
letto
e
l
'
assoluta
astensione
dal
fumo
.
Ricordo
questa
parola
assoluta
!
Mi
ferí
e
la
febbre
la
colorí
:
Un
vuoto
grande
e
niente
per
resistere
all
'
enorme
pressione
che
subito
si
produce
attorno
ad
un
vuoto
.
Quando
il
dottore
mi
lasciò
,
mio
padre
(
mia
madre
era
morta
da
molti
anni
)
con
tanto
di
sigaro
in
bocca
restò
ancora
per
qualche
tempo
a
farmi
compagnia
.
Andandosene
,
dopo
di
aver
passata
dolcemente
la
sua
mano
sulla
mia
fronte
scottante
,
mi
disse
:
-
Non
fumare
,
veh
!
Mi
colse
un
'
inquietudine
enorme
.
Pensai
:
Giacché
mi
fa
male
non
fumerò
mai
piú
,
ma
prima
voglio
farlo
per
l
'
ultima
volta
.
Accesi
una
sigaretta
e
mi
sentii
subito
liberato
dall
'
inquietudine
ad
onta
che
la
febbre
forse
aumentasse
e
che
ad
ogni
tirata
sentissi
alle
tonsille
un
bruciore
come
se
fossero
state
toccate
da
un
tizzone
ardente
.
Finii
tutta
la
sigaretta
con
l
'
accuratezza
con
cui
si
compie
un
voto
.
E
,
sempre
soffrendo
orribilmente
,
ne
fumai
molte
altre
durante
la
malattia
.
Mio
padre
andava
e
veniva
col
suo
sigaro
in
bocca
dicendomi
:
-
Bravo
!
Ancora
qualche
giorno
di
astensione
dal
fumo
e
sei
guarito
!
Bastava
questa
frase
per
farmi
desiderare
ch
'
egli
se
ne
andasse
presto
,
presto
,
per
permettermi
di
correre
alla
mia
sigaretta
.
Fingevo
anche
di
dormire
per
indurlo
ad
allontanarsi
prima
.
Quella
malattia
mi
procurò
il
secondo
dei
miei
disturbi
:
lo
sforzo
di
liberarmi
dal
primo
.
Le
mie
giornate
finirono
coll
'
essere
piene
di
sigarette
e
di
propositi
di
non
fumare
piú
e
,
per
dire
subito
tutto
,
di
tempo
in
tempo
sono
ancora
tali
.
La
ridda
delle
ultime
sigarette
,
formatasi
a
vent
'
anni
,
si
muove
tuttavia
.
Meno
violento
è
il
proposito
e
la
mia
debolezza
trova
nel
mio
vecchio
animo
maggior
indulgenza
.
Da
vecchi
si
sorride
della
vita
e
di
ogni
suo
contenuto
.
Posso
anzi
dire
,
che
da
qualche
tempo
io
fumo
molte
sigarette
...
che
non
sono
le
ultime
.
Sul
frontispizio
di
un
vocabolario
trovo
questa
mia
registrazione
fatta
con
bella
scrittura
e
qualche
ornato
:
Oggi
,
2
Febbraio
1886
,
passo
dagli
studii
di
legge
a
quelli
di
chimica
.
Ultima
sigaretta
!
!
.
Era
un
'
ultima
sigaretta
molto
importante
.
Ricordo
tutte
le
speranze
che
l
'
accompagnarono
.
M
'
ero
arrabbiato
col
diritto
canonico
che
mi
pareva
tanto
lontano
dalla
vita
e
correvo
alla
scienza
ch
'
è
la
vita
stessa
benché
ridotta
in
un
matraccio
.
Quell
'
ultima
sigaretta
significava
proprio
il
desiderio
di
attività
(
anche
manuale
)
e
di
sereno
pensiero
sobrio
e
sodo
.
Per
sfuggire
alla
catena
delle
combinazioni
del
carbonio
cui
non
credevo
ritornai
alla
legge
.
Pur
troppo
!
Fu
un
errore
e
fu
anch
'
esso
registrato
da
un
'
ultima
sigaretta
di
cui
trovo
la
data
registrata
su
di
un
libro
.
Fu
importante
anche
questa
e
mi
rassegnavo
di
ritornare
a
quelle
complicazioni
del
mio
,
del
tuo
e
del
suo
coi
migliori
propositi
,
sciogliendo
finalmente
le
catene
del
carbonio
.
M
'
ero
dimostrato
poco
idoneo
alla
chimica
anche
per
la
mia
deficienza
di
abilità
manuale
.
Come
avrei
potuto
averla
quando
continuavo
a
fumare
come
un
turco
?
Adesso
che
son
qui
,
ad
analizzarmi
,
sono
colto
da
un
dubbio
:
che
io
forse
abbia
amato
tanto
la
sigaretta
per
poter
riversare
su
di
essa
la
colpa
della
mia
incapacità
?
Chissà
se
cessando
di
fumare
io
sarei
divenuto
l
'
uomo
ideale
e
forte
che
m
'
aspettavo
?
Forse
fu
tale
dubbio
che
mi
legò
al
mio
vizio
perché
è
un
modo
comodo
di
vivere
quello
di
credersi
grande
di
una
grandezza
latente
.
Io
avanzo
tale
ipotesi
per
spiegare
la
mia
debolezza
giovanile
,
ma
senza
una
decisa
convinzione
.
Adesso
che
sono
vecchio
e
che
nessuno
esige
qualche
cosa
da
me
,
passo
tuttavia
da
sigaretta
a
proposito
,
e
da
proposito
a
sigaretta
.
Che
cosa
significano
oggi
quei
propositi
?
Come
quell
'
igienista
vecchio
,
descritto
dal
Goldoni
,
vorrei
morire
sano
dopo
di
esser
vissuto
malato
tutta
la
vita
?
Una
volta
,
allorché
da
studente
cambiai
di
alloggio
,
dovetti
far
tappezzare
a
mie
spese
le
pareti
della
stanza
perché
le
avevo
coperte
di
date
.
Probabilmente
lasciai
quella
stanza
proprio
perché
essa
era
divenuta
il
cimitero
dei
miei
buoni
propositi
e
non
credevo
piú
possibile
di
formarne
in
quel
luogo
degli
altri
.
Penso
che
la
sigaretta
abbia
un
gusto
piú
intenso
quand
'
è
l
'
ultima
.
Anche
le
altre
hanno
un
loro
gusto
speciale
,
ma
meno
intenso
.
L
'
ultima
acquista
il
suo
sapore
dal
sentimento
della
vittoria
su
sé
stesso
e
la
speranza
di
un
prossimo
futuro
di
forza
e
di
salute
.
Le
altre
hanno
la
loro
importanza
perché
accendendole
si
protesta
la
propria
libertà
e
il
futuro
di
forza
e
di
salute
permane
,
ma
va
un
po
'
piú
lontano
.
Le
date
sulle
pareti
della
mia
stanza
erano
impresse
coi
colori
piú
varii
ed
anche
ad
olio
.
Il
proponimento
,
rifatto
con
la
fede
piú
ingenua
,
trovava
adeguata
espressione
nella
forza
del
colore
che
doveva
far
impallidire
quello
dedicato
al
proponimento
anteriore
.
Certe
date
erano
da
me
preferite
per
la
concordanza
delle
cifre
.
Del
secolo
passato
ricordo
una
data
che
mi
parve
dovesse
sigillare
per
sempre
la
bara
in
cui
volevo
mettere
il
mio
vizio
:
Nono
giorno
del
nono
mese
del
1899
.
Significativa
nevvero
?
Il
secolo
nuovo
m
'
apportò
delle
date
ben
altrimenti
musicali
:
Primo
giorno
del
primo
mese
del
1901
.
Ancor
oggi
mi
pare
che
se
quella
data
potesse
ripetersi
,
io
saprei
iniziare
una
nuova
vita
.
Ma
nel
calendario
non
mancano
le
date
e
con
un
po
'
d
'
immaginazione
ognuna
di
esse
potrebbe
adattarsi
ad
un
buon
proponimento
.
Ricordo
,
perché
mi
parve
contenesse
un
imperativo
supremamente
categorico
,
la
seguente
:
Terzo
giorno
del
sesto
mese
del
1912
ore
24
.
Suona
come
se
ogni
cifra
raddoppiasse
la
posta
.
L
'
anno
1913
mi
diede
un
momento
d
'
esitazione
.
Mancava
il
tredicesimo
mese
per
accordarlo
con
l
'
anno
.
Ma
non
si
creda
che
occorrano
tanti
accordi
in
una
data
per
dare
rilievo
ad
un
'
ultima
sigaretta
.
Molte
date
che
trovo
notate
su
libri
o
quadri
preferiti
,
spiccano
per
la
loro
deformità
.
Per
esempio
il
terzo
giorno
del
secondo
mese
del
1905
ore
sei
!
Ha
un
suo
ritmo
quando
ci
si
pensa
,
perché
ogni
singola
cifra
nega
la
precedente
.
Molti
avvenimenti
,
anzi
tutti
,
dalla
morte
di
Pio
IX
alla
nascita
di
mio
figlio
,
mi
parvero
degni
di
essere
festeggiati
dal
solito
ferreo
proposito
.
Tutti
in
famiglia
si
stupiscono
della
mia
memoria
per
gli
anniversarii
lieti
e
tristi
nostri
e
mi
credono
tanto
buono
!
Per
diminuirne
l
'
apparenza
balorda
tentai
di
dare
un
contenuto
filosofico
alla
malattia
dell
'
ultima
sigaretta
.
Si
dice
con
un
bellissimo
atteggiamento
:
mai
piú
!
.
Ma
dove
va
l
'
atteggiamento
se
si
tiene
la
promessa
?
L
'
atteggiamento
non
è
possibile
di
averlo
che
quando
si
deve
rinnovare
il
proposito
.
Eppoi
il
tempo
,
per
me
,
non
è
quella
cosa
impensabile
che
non
s
'
arresta
mai
.
Da
me
,
solo
da
me
,
ritorna
.
La
malattia
,
è
una
convinzione
ed
io
nacqui
con
quella
convinzione
.
Di
quella
dei
miei
vent
'
anni
non
ricorderei
gran
cosa
se
non
l
'
avessi
allora
descritta
ad
un
medico
.
Curioso
come
si
ricordino
meglio
le
parole
dette
che
i
sentimenti
che
non
arrivarono
a
scotere
l
'
aria
.
Ero
andato
da
quel
medico
perché
m
'
era
stato
detto
che
guariva
le
malattie
nervose
con
l
'
elettricità
.
Io
pensai
di
poter
ricavare
dall
'
elettricità
la
forza
che
occorreva
per
lasciare
il
fumo
.
Il
dottore
aveva
una
grande
pancia
e
la
sua
respirazione
asmatica
accompagnava
il
picchio
della
macchina
elettrica
messa
in
opera
subito
alla
prima
seduta
,
che
mi
disilluse
,
perché
m
'
ero
aspettato
che
il
dottore
studiandomi
scoprisse
il
veleno
che
inquinava
il
mio
sangue
.
Invece
egli
dichiarò
di
trovarmi
sanamente
costituito
e
poiché
m
'
ero
lagnato
di
digerire
e
dormire
male
,
egli
suppose
che
il
mio
stomaco
mancasse
di
acidi
e
che
da
me
il
movimento
peristaltico
(
disse
tale
parola
tante
volte
che
non
la
dimenticai
piú
)
fosse
poco
vivo
.
Mi
propinò
anche
un
certo
acido
che
mi
ha
rovinato
perché
da
allora
soffro
di
un
eccesso
di
acidità
.
Quando
compresi
che
da
sé
egli
non
sarebbe
mai
piú
arrivato
a
scoprire
la
nicotina
nel
mio
sangue
,
volli
aiutarlo
ed
espressi
il
dubbio
che
la
mia
indisposizione
fosse
da
attribuirsi
a
quella
.
Con
fatica
egli
si
strinse
nelle
grosse
spalle
:
-
Movimento
peristaltico
...
acido
...
la
nicotina
non
c
'
entra
!
Furono
settanta
le
applicazioni
elettriche
e
avrebbero
continuato
tuttora
se
io
non
avessi
giudicato
di
averne
avute
abbastanza
.
Piú
che
attendermi
dei
miracoli
,
correvo
a
quelle
sedute
nella
speranza
di
convincere
il
dottore
a
proibirmi
il
fumo
.
Chissà
come
sarebbero
andate
le
cose
se
allora
fossi
stato
fortificato
nei
miei
propositi
da
una
proibizione
simile
.
Ed
ecco
la
descrizione
della
mia
malattia
quale
io
la
feci
al
medico
:
Non
posso
studiare
e
anche
le
rare
volte
in
cui
vado
a
letto
per
tempo
,
resto
insonne
fino
ai
primi
rintocchi
delle
campane
.
È
perciò
che
tentenno
fra
la
legge
e
la
chimica
perché
ambedue
queste
scienze
hanno
l
'
esigenza
di
un
lavoro
che
comincia
ad
un
'
ora
fissa
mentre
io
non
so
mai
a
che
ora
potrò
essere
alzato
.
-
L
'
elettricità
guarisce
qualsiasi
insonnia
,
-
sentenziò
l
'
Esculapio
,
gli
occhi
sempre
rivolti
al
quadrante
anziché
al
paziente
.
Giunsi
a
parlare
con
lui
come
s
'
egli
avesse
potuto
intendere
la
psico
-
analisi
ch
'
io
,
timidamente
,
precorsi
.
Gli
raccontai
della
mia
miseria
con
le
donne
.
Una
non
mi
bastava
e
molte
neppure
.
Le
desideravo
tutte
!
Per
istrada
la
mia
agitazione
era
enorme
:
come
passavano
,
le
donne
erano
mie
.
Le
squadravo
con
insolenza
per
il
bisogno
di
sentirmi
brutale
.
Nel
mio
pensiero
le
spogliavo
,
lasciando
loro
gli
stivaletti
,
me
le
recavo
nelle
braccia
e
le
lasciavo
solo
quando
ero
ben
certo
di
conoscerle
tutte
.
Sincerità
e
fiato
sprecati
!
Il
dottore
ansava
:
-
Spero
bene
che
le
applicazioni
elettriche
non
vi
guariranno
di
tale
malattia
.
Non
ci
mancherebbe
altro
!
Io
non
toccherei
piú
un
Rumkorff
se
avessi
da
temerne
un
effetto
simile
.
Mi
raccontò
un
aneddoto
ch
'
egli
trovava
gustosissimo
.
Un
malato
della
stessa
mia
malattia
era
andato
da
un
medico
celebre
pregandolo
di
guarirlo
e
il
medico
,
essendovi
riuscito
perfettamente
,
dovette
emigrare
perché
in
caso
diverso
l
'
altro
gli
avrebbe
fatta
la
pelle
.
-
La
mia
eccitazione
non
è
la
buona
,
-
urlavo
io
.
-
Proviene
dal
veleno
che
accende
le
mie
vene
!
Il
dottore
mormorava
con
aspetto
accorato
:
-
Nessuno
è
mai
contento
della
sua
sorte
.
E
fu
per
convincerlo
ch
'
io
feci
quello
ch
'
egli
non
volle
fare
e
studiai
la
mia
malattia
raccogliendone
tutti
i
sintomi
:
-
La
mia
distrazione
!
Anche
quella
m
'
impedisce
lo
studio
.
Stavo
preparandomi
a
Graz
per
il
primo
esame
di
stato
e
accuratamente
avevo
notati
tutti
i
testi
di
cui
abbisognavo
fino
all
'
ultimo
esame
.
Finí
che
pochi
giorni
prima
dell
'
esame
m
'
accorsi
di
aver
studiato
delle
cose
di
cui
avrei
avuto
bisogno
solo
alcuni
anni
dopo
.
Perciò
dovetti
rimandare
l
'
esame
.
È
vero
che
avevo
studiato
poco
anche
quelle
altre
cose
causa
una
giovinetta
delle
vicinanze
che
,
del
resto
,
non
mi
concedeva
altro
che
una
civetteria
alquanto
sfacciata
.
Quand
'
essa
era
alla
finestra
io
non
vedevo
piú
il
mio
testo
.
Non
è
un
imbecille
colui
che
si
dedica
ad
un
'
attività
simile
?
-
Ricordo
la
faccia
piccola
e
bianca
della
fanciulla
alla
finestra
:
ovale
,
circondata
da
ricci
ariosi
,
fulvi
.
La
guardai
sognando
di
premere
quel
biancore
e
quel
giallo
rosseggiante
sul
mio
guanciale
.
Esculapio
mormorò
:
-
Dietro
al
civettare
c
'
è
sempre
qualche
cosa
di
buono
.
Alla
mia
età
voi
non
civetterete
piú
.
Oggi
so
con
certezza
ch
'
egli
non
sapeva
proprio
niente
del
civettare
.
Ne
ho
cinquantasette
degli
anni
e
sono
sicuro
che
se
non
cesso
di
fumare
o
che
la
psico
-
analisi
non
mi
guarisca
,
la
mia
ultima
occhiata
dal
mio
letto
di
morte
sarà
l
'
espressione
del
mio
desiderio
per
la
mia
infermiera
,
se
questa
non
sarà
mia
moglie
e
se
mia
moglie
avrà
permesso
che
sia
bella
!
Fui
sincero
come
in
confessione
:
La
donna
a
me
non
piaceva
intera
,
ma
...
a
pezzi
!
Di
tutte
amavo
i
piedini
se
ben
calzati
,
di
molte
il
collo
esile
oppure
anche
poderoso
e
il
seno
se
lieve
,
lieve
.
E
continuavo
nell
'
enumerazione
di
parti
anatomiche
femminili
,
ma
il
dottore
m
'
interruppe
:
-
Queste
parti
fanno
la
donna
intera
.
Dissi
allora
una
parola
importante
:
-
L
'
amore
sano
è
quello
che
abbraccia
una
donna
sola
e
intera
,
compreso
il
suo
carattere
e
la
sua
intelligenza
.
Fino
ad
allora
non
avevo
certo
conosciuto
un
tale
amore
e
quando
mi
capitò
non
mi
diede
neppur
esso
la
salute
,
ma
è
importante
per
me
ricordare
di
aver
rintracciata
la
malattia
dove
un
dotto
vedeva
la
salute
e
che
la
mia
diagnosi
si
sia
poi
avverata
.
Nella
persona
di
un
amico
non
medico
trovai
chi
meglio
intese
me
e
la
mia
malattia
.
Non
ne
ebbi
grande
vantaggio
,
ma
nella
vita
una
nota
nuova
ch
'
echeggia
tuttora
.
L
'
amico
mio
era
un
ricco
signore
che
abbelliva
i
suoi
ozii
con
studii
e
lavori
letterari
.
Parlava
molto
meglio
di
quanto
scrivesse
e
perciò
il
mondo
non
poté
sapere
quale
buon
letterato
egli
fosse
.
Era
grasso
e
grosso
e
quando
lo
conobbi
stava
facendo
con
grande
energia
una
cura
per
dimagrare
.
In
pochi
giorni
era
arrivato
ad
un
grande
risultato
,
tale
che
tutti
per
via
lo
accostavano
nella
speranza
di
poter
sentire
meglio
la
propria
salute
accanto
a
lui
malato
.
Lo
invidiai
perché
sapeva
fare
quello
che
voleva
e
m
'
attaccai
a
lui
finché
durò
la
sua
cura
.
Mi
permetteva
di
toccargli
la
pancia
che
ogni
giorno
diminuiva
,
ed
io
,
malevolo
per
invidia
,
volendo
indebolire
il
suo
proposito
gli
dicevo
:
-
Ma
,
a
cura
finita
,
che
cosa
ne
farà
Lei
di
tutta
questa
pelle
?
Con
una
grande
calma
,
che
rendeva
comico
il
suo
viso
emaciato
egli
rispose
:
-
Di
qui
a
due
giorni
comincerà
la
cura
del
massaggio
.
La
sua
cura
era
stata
predisposta
in
tutti
i
particolari
ed
era
certo
ch
'
egli
sarebbe
stato
puntuale
ad
ogni
data
.
Me
ne
risultò
una
grande
fiducia
per
lui
e
gli
descrissi
la
mia
malattia
.
Anche
questa
descrizione
ricordo
.
Gli
spiegai
che
a
me
pareva
piú
facile
di
non
mangiare
per
tre
volte
al
giorno
che
di
non
fumare
le
innumerevoli
sigarette
per
cui
sarebbe
stato
necessario
di
prendere
la
stessa
affaticante
risoluzione
ad
ogni
istante
.
Avendo
una
simile
risoluzione
nella
mente
non
c
'
è
tempo
per
fare
altro
perché
il
solo
Giulio
Cesare
sapeva
fare
piú
cose
nel
medesimo
istante
.
Sta
bene
che
nessuno
domanda
ch
'
io
lavori
finché
è
vivo
il
mio
amministratore
Olivi
,
ma
come
va
che
una
persona
come
me
non
sappia
far
altro
a
questo
mondo
che
sognare
o
strimpellare
il
violino
per
cui
non
ho
alcuna
attitudine
?
Il
grosso
uomo
dimagrato
non
diede
subito
la
sua
risposta
.
Era
un
uomo
di
metodo
e
prima
ci
pensò
lungamente
.
Poi
con
aria
dottorale
che
gli
competeva
data
la
sua
grande
superiorità
in
argomento
,
mi
spiegò
che
la
mia
vera
malattia
era
il
proposito
e
non
la
sigaretta
.
Dovevo
tentar
di
lasciare
quel
vizio
senza
farne
il
proposito
.
In
me
-
secondo
lui
-
nel
corso
degli
anni
erano
andate
a
formarsi
due
persone
di
cui
una
comandava
e
l
'
altra
non
era
altro
che
uno
schiavo
il
quale
,
non
appena
la
sorveglianza
diminuiva
,
contravveniva
alla
volontà
del
padrone
per
amore
alla
libertà
.
Bisognava
perciò
dargli
la
libertà
assoluta
e
nello
stesso
tempo
dovevo
guardare
il
mio
vizio
in
faccia
come
se
fosse
nuovo
e
non
l
'
avessi
mai
visto
.
Bisognava
non
combatterlo
,
ma
trascurarlo
e
dimenticare
in
certo
modo
di
abbandonarvisi
volgendogli
le
spalle
con
noncuranza
come
a
compagnia
che
si
riconosce
indegna
di
sé
.
Semplice
,
nevvero
?
Infatti
la
cosa
mi
parve
semplice
.
È
poi
vero
ch
'
essendo
riuscito
con
grande
sforzo
ad
eliminare
dal
mio
animo
ogni
proposito
,
riuscii
a
non
fumare
per
varie
ore
,
ma
quando
la
bocca
fu
nettata
,
sentii
un
sapore
innocente
quale
deve
sentirlo
il
neonato
,
mi
venne
il
desiderio
di
una
sigaretta
e
quando
la
fumai
ne
ebbi
il
rimorso
da
cui
rinnovai
il
proposito
che
avevo
voluto
abolire
.
Era
una
via
piú
lunga
,
ma
si
arrivava
alla
stessa
meta
.
Quella
canaglia
dell
'
Olivi
mi
diede
un
giorno
un
'
idea
:
fortificare
il
mio
proposito
con
una
scommessa
.
Io
credo
che
l
'
Olivi
abbia
avuto
sempre
lo
stesso
aspetto
che
io
gli
vedo
adesso
.
Lo
vidi
sempre
cosí
,
un
po
'
curvo
,
ma
solido
e
a
me
parve
sempre
vecchio
,
come
vecchio
lo
vedo
oggidí
che
ha
ottant
'
anni
.
Ha
lavorato
e
lavora
per
me
,
ma
io
non
l
'
amo
perché
penso
che
mi
ha
impedito
il
lavoro
che
fa
lui
.
Scommettemmo
!
Il
primo
che
avrebbe
fumato
avrebbe
pagato
eppoi
ambedue
avrebbero
ricuperato
la
propria
libertà
.
Cosí
l
'
amministratore
,
impostomi
per
impedire
ch
'
io
sciupassi
l
'
eredità
di
mio
padre
,
tentava
di
diminuire
quella
di
mia
madre
,
amministrata
liberamente
da
me
!
La
scommessa
si
dimostrò
perniciosissima
.
Non
ero
piú
alternativamente
padrone
ma
soltanto
schiavo
e
di
quell
'
Olivi
che
non
amavo
!
Fumai
subito
.
Poi
pensai
di
truffarlo
continuando
a
fumare
di
nascosto
.
Ma
allora
perché
aver
fatta
quella
scommessa
?
Corsi
allora
in
cerca
di
una
data
che
stesse
in
bella
relazione
con
la
data
della
scommessa
per
fumare
un
'
ultima
sigaretta
che
cosí
in
certo
modo
avrei
potuto
figurarmi
fosse
registrata
anche
dall
'
Olivi
stesso
.
Ma
la
ribellione
continuava
e
a
forza
di
fumare
arrivavo
all
'
affanno
.
Per
liberarmi
di
quel
peso
andai
dall
'
Olivi
e
mi
confessai
.
Il
vecchio
incassò
sorridendo
il
denaro
e
,
subito
,
trasse
di
tasca
un
grosso
sigaro
che
accese
e
fumò
con
grande
voluttà
.
Non
ebbi
mai
un
dubbio
ch
'
egli
non
avesse
tenuta
la
scommessa
.
Si
capisce
che
gli
altri
son
fatti
altrimenti
di
me
.
Mio
figlio
aveva
da
poco
compiuti
i
tre
anni
quando
mia
moglie
ebbe
una
buona
idea
.
Mi
consigliò
,
per
sviziarmi
,
di
farmi
rinchiudere
per
qualche
tempo
in
una
casa
di
salute
.
Accettai
subito
,
prima
di
tutto
perché
volevo
che
quando
mio
figlio
fosse
giunto
all
'
età
di
potermi
giudicare
mi
trovasse
equilibrato
e
sereno
,
eppoi
per
la
ragione
piú
urgente
che
l
'
Olivi
stava
male
e
minacciava
di
abbandonarmi
per
cui
avrei
potuto
essere
obbligato
di
prendere
il
suo
posto
da
un
momento
all
'
altro
e
mi
consideravo
poco
atto
ad
una
grande
attività
con
tutta
quella
nicotina
in
corpo
.
Dapprima
avevamo
pensato
di
andare
in
Isvizzera
,
il
paese
classico
delle
case
di
salute
,
ma
poi
apprendemmo
che
a
Trieste
v
'
era
un
certo
dottor
Muli
che
vi
aveva
aperto
uno
stabilimento
.
Incaricai
mia
moglie
di
recarsi
da
lui
,
ed
egli
le
offerse
di
mettere
a
mia
disposizione
un
appartamentino
chiuso
nel
quale
sarei
stato
sorvegliato
da
un
'
infermiera
coadiuvata
anche
da
altre
persone
.
Parlandomene
mia
moglie
ora
sorrideva
ed
ora
clamorosamente
rideva
.
La
divertiva
l
'
idea
di
farmi
rinchiudere
ed
io
di
cuore
ne
ridevo
con
lei
.
Era
la
prima
volta
ch
'
essa
s
'
associava
a
me
nei
miei
tentativi
di
curarmi
.
Fino
allora
ella
non
aveva
mai
presa
la
mia
malattia
sul
serio
e
diceva
che
il
fumo
non
era
altro
che
un
modo
un
po
'
strano
e
non
troppo
noioso
di
vivere
.
Io
credo
ch
'
essa
fosse
stata
sorpresa
gradevolmente
dopo
di
avermi
sposato
di
non
sentirmi
mai
rimpiangere
la
mia
libertà
,
occupato
com
'
ero
a
rimpiangere
altre
cose
.
Andammo
alla
casa
di
salute
il
giorno
in
cui
l
'
Olivi
mi
disse
che
in
nessun
caso
sarebbe
rimasto
da
me
oltre
il
mese
dopo
.
A
casa
preparammo
un
po
'
di
biancheria
in
un
baule
e
subito
di
sera
andammo
dal
dottor
Muli
.
Egli
ci
accolse
in
persona
alla
porta
.
Allora
il
dottor
Muli
era
un
bel
giovane
.
Si
era
in
pieno
d
'
estate
ed
egli
,
piccolo
,
nervoso
,
la
faccina
brunita
dal
sole
nella
quale
brillavano
ancor
meglio
i
suoi
vivaci
occhi
neri
,
era
l
'
immagine
dell
'
eleganza
,
nel
suo
vestito
bianco
dal
colletto
fino
alle
scarpe
.
Egli
destò
la
mia
ammirazione
,
ma
evidentemente
ero
anch
'
io
oggetto
della
sua
.
Un
po
'
imbarazzato
,
comprendendo
la
ragione
della
sua
ammirazione
,
gli
dissi
:
-
Già
:
Ella
non
crede
né
alla
necessità
della
cura
né
alla
serietà
con
cui
mi
vi
accingo
.
Con
un
lieve
sorriso
,
che
pur
mi
ferí
,
il
dottore
rispose
:
-
Perché
?
Forse
è
vero
che
la
sigaretta
è
piú
dannosa
per
lei
di
quanto
noi
medici
ammettiamo
.
Solo
non
capisco
perché
lei
,
invece
di
cessare
ex
abrupto
di
fumare
,
non
si
sia
piuttosto
risolto
di
diminuire
il
numero
delle
sigarette
che
fuma
.
Si
può
fumare
,
ma
non
bisogna
esagerare
.
In
verità
,
a
forza
di
voler
cessare
del
tutto
dal
fumare
,
all
'
eventualità
di
fumare
di
meno
non
avevo
mai
pensato
.
Ma
venuto
ora
,
quel
consiglio
non
poteva
che
affievolire
il
mio
proposito
.
Dissi
una
parola
risoluta
:
-
Giacché
è
deciso
,
lasci
che
tenti
questa
cura
.
-
Tentare
?
-
e
il
dottore
rise
con
aria
di
superiorità
.
-
Una
volta
che
lei
vi
si
è
accinto
,
la
cura
deve
riuscire
.
Se
Lei
non
vorrà
usare
della
sua
forza
muscolare
con
la
povera
Giovanna
,
non
potrà
uscire
di
qua
.
Le
formalità
per
liberarla
durerebbero
tanto
che
nel
frattempo
ella
avrebbe
dimenticato
il
suo
vizio
.
Ci
trovavamo
nell
'
appartamento
che
m
'
era
destinato
a
cui
eravamo
giunti
ritornando
a
pianoterra
dopo
di
essere
saliti
al
secondo
piano
.
-
Vede
?
Quella
porta
sbarrata
impedisce
la
comunicazione
con
l
'
altra
parte
del
pianterreno
dove
si
trova
l
'
uscita
.
Neppure
Giovanna
ne
ha
le
chiavi
.
Essa
stessa
per
arrivare
all
'
aperto
deve
salire
al
secondo
piano
ed
ha
solo
lei
le
chiavi
di
quella
porta
che
si
è
aperta
per
noi
su
quel
pianerottolo
.
Del
resto
,
al
secondo
piano
c
'
è
sempre
sorveglianza
.
Non
c
'
è
male
nevvero
per
una
casa
di
salute
destinata
a
bambini
e
puerpere
?
E
si
mise
a
ridere
,
forse
all
'
idea
di
avermi
rinchiuso
fra
bambini
.
Chiamò
Giovanna
e
me
la
presentò
.
Era
una
piccola
donnina
di
un
'
età
che
non
si
poteva
precisare
e
che
poteva
variare
fra
'
quaranta
e
i
sessant
'
anni
.
Aveva
dei
piccoli
occhi
di
una
luce
intensa
sotto
ai
capelli
molto
grigi
.
Il
dottore
le
disse
:
-
Ecco
il
signore
col
quale
dovete
essere
pronta
di
fare
i
pugni
.
Essa
mi
guardò
scrutandomi
,
si
fece
molto
rossa
e
gridò
con
voce
stridula
:
-
Io
farò
il
mio
dovere
,
ma
non
posso
certo
lottare
con
lei
.
Se
lei
minaccerà
,
io
chiamerò
l
'
infermiere
ch
'
è
un
uomo
forte
e
,
se
non
venisse
subito
,
la
lascerei
andare
dove
vuole
perché
io
non
voglio
certo
rischiare
la
pelle
!
Appresi
poi
che
il
dottore
le
aveva
affidato
quell
'
incarico
con
la
promessa
di
un
compenso
abbastanza
lauto
,
e
ciò
aveva
contribuito
a
spaventarla
.
Allora
le
sue
parole
m
'
indispettirono
.
M
'
ero
cacciato
volontariamente
in
una
bella
posizione
!
-
Ma
che
pelle
d
'
Egitto
!
-
urlai
.
-
Chi
toccherà
la
sua
pelle
?
-
Mi
rivolsi
al
dottore
:
-
Vorrei
che
questa
donna
sia
avvisata
di
non
seccarmi
!
Ho
portati
con
me
alcuni
libri
e
vorrei
essere
lasciato
in
pace
.
Il
dottore
intervenne
con
qualche
parola
di
ammonimento
a
Giovanna
.
Per
scusarsi
,
costei
continuò
ad
attaccarmi
:
-
Io
ho
delle
figliuole
,
due
e
piccine
,
e
devo
vivere
.
-
Io
non
mi
degnerei
di
ammazzarla
,
-
risposi
con
accento
che
certo
non
poteva
rassicurare
la
poverina
.
Il
dottore
la
fece
allontanare
incaricandola
di
andar
a
prendere
non
so
che
cosa
al
piano
superiore
e
,
per
rabbonirmi
,
mi
propose
di
mettere
un
'
altra
persona
al
suo
posto
,
aggiungendo
:
-
Non
è
una
cattiva
donna
e
quando
le
avrò
raccomandato
di
essere
piú
discreta
,
non
le
darà
altro
motivo
a
lagnanze
.
Nel
desiderio
di
dimostrare
che
non
davo
alcuna
importanza
alla
persona
incaricata
di
sorvegliarmi
,
mi
dichiarai
d
'
accordo
di
sopportarla
.
Sentii
il
bisogno
di
quietarmi
,
levai
di
tasca
la
penultima
sigaretta
e
la
fumai
avidamente
.
Spiegai
al
dottore
che
ne
avevo
prese
con
me
solo
due
e
che
volevo
cessar
di
fumare
in
punto
alla
mezzanotte
.
Mia
moglie
si
congedò
da
me
insieme
al
dottore
.
Mi
disse
sorridendo
:
-
Giacché
hai
deciso
cosí
,
sii
forte
.
Il
suo
sorriso
che
io
amavo
tanto
mi
parve
una
derisione
e
fu
proprio
in
quell
'
istante
che
nel
mio
animo
germinò
un
sentimento
nuovo
che
doveva
far
sí
che
un
tentativo
intrapreso
con
tanta
serietà
dovesse
subito
miseramente
fallire
.
Mi
sentii
subito
male
,
ma
seppi
che
cosa
mi
facesse
soffrire
soltanto
quando
fui
lasciato
solo
.
Una
folle
,
amara
gelosia
per
il
giovine
dottore
.
Lui
bello
,
lui
libero
!
Lo
dicevano
la
Venere
fra
'
Medici
.
Perché
mia
moglie
non
l
'
avrebbe
amato
?
Seguendola
,
quando
se
ne
erano
andati
,
egli
le
aveva
guardato
i
piedi
elegantemente
calzati
.
Era
la
prima
volta
che
mi
sentivo
geloso
dacché
m
'
ero
sposato
.
Quale
tristezza
!
S
'
accompagnava
certamente
al
mio
abietto
stato
di
prigioniero
!
Lottai
!
Il
sorriso
di
mia
moglie
era
il
suo
solito
sorriso
e
non
una
derisione
per
avermi
eliminato
dalla
casa
.
Era
certamente
lei
che
m
'
aveva
fatto
rinchiudere
pur
non
accordando
alcuna
importanza
al
mio
vizio
;
ma
certamente
l
'
aveva
fatto
per
compiacermi
.
Eppoi
non
ricordavo
che
non
era
tanto
facile
d
'
innamorarsi
di
mia
moglie
?
Se
il
dottore
le
aveva
guardato
i
piedi
,
certamente
l
'
aveva
fatto
per
vedere
quali
stivali
dovesse
comperare
per
la
sua
amante
.
Ma
fumai
subito
l
'
ultima
sigaretta
;
e
non
era
la
mezzanotte
,
ma
le
ventitré
,
un
'
ora
impossibile
per
un
'
ultima
sigaretta
.
Apersi
un
libro
.
Leggevo
senz
'
intendere
e
avevo
addirittura
delle
visioni
.
La
pagina
su
cui
tenevo
fisso
lo
sguardo
si
copriva
della
fotografia
del
dottor
Muli
in
tutta
la
sua
gloria
di
bellezza
ed
eleganza
.
Non
seppi
resistere
!
Chiamai
Giovanna
.
Forse
discorrendo
mi
sarei
quietato
.
Essa
venne
e
mi
guardò
subito
con
occhio
diffidente
.
Urlò
con
la
sua
voce
stridula
:
-
Non
s
'
aspetti
d
'
indurmi
a
deviare
dal
mio
dovere
.
Intanto
,
per
quietarla
,
mentii
e
le
dichiarai
ch
'
io
non
ci
pensavo
nemmeno
,
che
non
avevo
piú
voglia
di
leggere
e
preferivo
di
far
quattro
chiacchiere
con
lei
.
La
feci
sedere
a
me
in
faccia
.
Proprio
,
mi
ripugnava
con
quel
suo
aspetto
da
vecchia
e
gli
occhi
giovanili
e
mobili
come
quelli
di
tutti
gli
animali
deboli
.
Compassionavo
me
stesso
,
per
dover
sopportare
una
compagnia
simile
!
È
vero
che
neppure
in
libertà
io
so
scegliere
le
compagnie
che
meglio
mi
si
confacciano
perché
di
solito
sono
esse
che
scelgono
me
,
come
fece
mia
moglie
.
Pregai
Giovanna
di
svagarmi
e
poiché
dichiarò
di
non
sapermi
dir
nulla
che
valesse
la
mia
attenzione
,
la
pregai
di
raccontarmi
della
sua
famiglia
,
aggiungendo
che
quasi
tutti
a
questo
mondo
ne
avevano
almeno
una
.
Essa
allora
obbedí
e
incominciò
col
raccontarmi
che
aveva
dovuto
mettere
le
sue
due
figliuole
all
'
Istituto
dei
Poveri
.
Io
cominciavo
ad
ascoltare
volentieri
il
suo
racconto
perché
quei
diciotto
mesi
di
gravidanza
sbrigati
cosí
,
mi
facevano
ridere
.
Ma
essa
aveva
un
'
indole
troppo
polemica
ed
io
non
seppi
ascoltarla
quando
dapprima
volle
provarmi
ch
'
essa
non
avrebbe
potuto
fare
altrimenti
data
l
'
esiguità
del
suo
salario
e
che
il
dottore
aveva
avuto
torto
quando
pochi
giorni
prima
aveva
dichiarato
che
due
corone
al
giorno
bastavano
dacché
l
'
Istituto
dei
Poveri
manteneva
tutta
la
sua
famiglia
.
Urlava
:
-
E
il
resto
?
Quando
sono
state
provviste
del
cibo
e
dei
vestiti
,
non
hanno
mica
avuto
tutto
quello
che
occorre
!
-
E
giú
una
filza
di
cose
che
doveva
procurare
alle
sue
figliole
e
che
io
non
ricordo
piú
,
visto
che
per
proteggere
il
mio
udito
dalla
sua
voce
stridula
,
rivolgevo
di
proposito
il
mio
pensiero
ad
altra
cosa
.
Ma
ne
ero
tuttavia
ferito
e
mi
parve
di
aver
diritto
ad
un
compenso
:
-
Non
si
potrebbe
avere
una
sigaretta
,
una
sola
?
Io
la
pagherei
dieci
corone
,
ma
domani
,
perché
con
me
non
ho
neppur
un
soldo
.
Giovanna
fu
enormemente
spaventata
della
mia
proposta
.
Si
mise
ad
urlare
;
voleva
chiamare
subito
l
'
infermiere
e
si
levò
dal
suo
posto
per
uscire
.
Per
farla
tacere
desistetti
subito
dal
mio
proposito
e
,
a
caso
,
tanto
per
dire
qualche
cosa
e
darmi
un
contegno
,
domandai
:
-
Ma
in
questa
prigione
ci
sarà
almeno
qualche
cosa
da
bere
?
Giovanna
fu
pronta
nella
risposta
e
,
con
mia
meraviglia
in
un
vero
tono
di
conversazione
,
senz
'
urlare
:
-
Anzi
!
Il
dottore
,
prima
di
uscire
mi
ha
consegnata
questa
bottiglia
di
cognac
.
Ecco
la
bottiglia
ancora
chiusa
.
Guardi
,
è
intatta
.
Mi
trovavo
in
condizione
tale
che
non
vedevo
per
me
altra
via
d
'
uscita
che
l
'
ubriachezza
.
Ecco
dove
m
'
aveva
condotto
la
fiducia
in
mia
moglie
!
In
quel
momento
a
me
pareva
che
il
vizio
del
fumo
non
valesse
lo
sforzo
cui
m
'
ero
lasciato
indurre
.
Ora
non
fumavo
già
da
mezz
'
ora
e
non
ci
pensavo
affatto
,
occupato
com
'
ero
dal
pensiero
di
mia
moglie
e
del
dottor
Muli
.
Ero
dunque
guarito
del
tutto
,
ma
irrimediabilmente
ridicolo
!
Stappai
la
bottiglia
e
mi
versai
un
bicchierino
del
liquido
giallo
.
Giovanna
stava
a
guardarmi
a
bocca
aperta
,
ma
io
esitai
di
offrirgliene
.
-
Potrò
averne
dell
'
altro
quando
avrò
vuotata
questa
bottiglia
?
Giovanna
sempre
nel
piú
gradevole
tono
di
conversazione
mi
rassicurò
:
-
Tanto
quanto
ne
vorrà
!
Per
soddisfare
un
suo
desiderio
la
signora
che
dirige
la
dispensa
dovrebbe
levarsi
magari
a
mezzanotte
!
Io
non
soffersi
mai
d
'
avarizia
e
Giovanna
ebbe
subito
il
suo
bicchierino
colmo
all
'
orlo
.
Non
aveva
finito
di
dire
un
grazie
che
già
l
'
aveva
vuotato
e
subito
diresse
gli
occhi
vivaci
alla
bottiglia
.
Fu
perciò
lei
stessa
che
mi
diede
l
'
idea
di
ubriacarla
.
Ma
non
fu
mica
facile
!
Non
saprei
ripetere
esattamente
quello
ch
'
essa
mi
disse
,
dopo
aver
ingoiati
varii
bicchierini
,
nel
suo
puro
dialetto
triestino
,
ma
ebbi
tutta
l
'
impressione
di
trovarmi
da
canto
una
persona
che
,
se
non
fossi
stato
stornato
dalle
mie
preoccupazioni
,
avrei
potuto
stare
a
sentire
con
diletto
.
Prima
di
tutto
mi
confidò
ch
'
era
proprio
cosí
che
a
lei
piaceva
di
lavorare
.
A
tutti
a
questo
mondo
sarebbe
spettato
il
diritto
di
passare
ogni
giorno
un
paio
d
'
ore
su
una
poltrona
tanto
comoda
,
in
faccia
ad
una
bottiglia
di
liquore
buono
,
di
quello
che
non
fa
male
.
Tentai
di
conversare
anch
'
io
.
Le
domandai
se
,
quand
'
era
vivo
suo
marito
,
il
lavoro
per
lei
fosse
stato
organizzato
proprio
a
quel
modo
.
Essa
si
mise
a
ridere
.
Da
vivo
suo
marito
l
'
aveva
piú
picchiata
che
baciata
e
,
in
confronto
a
quello
ch
'
essa
aveva
dovuto
lavorare
per
lui
,
ora
tutto
avrebbe
potuto
sembrarle
un
riposo
anche
prima
ch
'
io
a
quella
casa
arrivassi
con
la
mia
cura
.
Poi
Giovanna
si
fece
pensierosa
e
mi
domandò
se
credevo
che
i
morti
vedessero
quello
che
facevano
i
vivi
.
Annuii
brevemente
.
Ma
essa
volle
sapere
se
i
morti
,
quando
arrivavano
al
di
là
,
risapevano
tutto
quello
che
quaggiú
era
avvenuto
quand
'
essi
erano
stati
ancora
vivi
.
Per
un
momento
la
domanda
valse
proprio
a
distrarmi
.
Era
stata
poi
mossa
con
una
voce
sempre
piú
soave
perché
,
per
non
farsi
sentire
dai
morti
,
Giovanna
l
'
aveva
abbassata
.
-
Voi
,
dunque
-
le
dissi
-
avete
tradito
vostro
marito
.
Essa
mi
pregò
di
non
gridare
eppoi
confessò
di
averlo
tradito
,
ma
soltanto
nei
primi
mesi
del
loro
matrimonio
.
Poi
s
'
era
abituata
alle
busse
e
aveva
amato
il
suo
uomo
.
Per
conservare
viva
la
conversazione
domandai
:
-
È
dunque
la
prima
delle
vostre
figliuole
che
deve
la
vita
a
quell
'
altro
?
Sempre
a
bassa
voce
essa
ammise
di
crederlo
anche
in
seguito
a
certe
somiglianze
.
Le
doleva
molto
di
aver
tradito
il
marito
.
Lo
diceva
,
ma
sempre
ridendo
perché
son
cose
di
cui
si
ride
anche
quando
dolgono
.
Ma
solo
dacché
era
morto
,
perché
prima
,
visto
che
non
sapeva
,
la
cosa
non
poteva
aver
avuto
importanza
.
Spintovi
da
una
certa
simpatia
fraterna
,
tentai
di
lenire
il
suo
dolore
e
le
dissi
ch
'
io
credevo
che
i
morti
sapessero
tutto
,
ma
che
di
certe
cose
s
'
infischiassero
.
-
Solo
i
vivi
ne
soffrono
!
-
esclamai
battendo
sul
tavolo
il
pugno
.
Ne
ebbi
una
contusione
alla
mano
e
non
c
'
è
di
meglio
di
un
dolore
fisico
per
destare
delle
idee
nuove
.
Intravvidi
la
possibilità
che
intanto
ch
'
io
mi
cruciavo
al
pensiero
che
mia
moglie
approfittasse
della
mia
reclusione
per
tradirmi
,
forse
il
dottore
si
trovasse
tuttavia
nella
casa
di
salute
,
nel
quale
caso
io
avrei
potuto
riavere
la
mia
tranquillità
.
Pregai
Giovanna
di
andar
a
vedere
,
dicendole
che
sentivo
il
bisogno
di
dire
qualche
cosa
al
dottore
e
promettendole
in
premio
l
'
intera
bottiglia
.
Essa
protestò
che
non
amava
di
bere
tanto
,
ma
subito
mi
compiacque
e
la
sentii
arrampicarsi
traballando
sulla
scala
di
legno
fino
al
secondo
piano
per
uscire
dalla
nostra
clausura
.
Poi
ridiscese
,
ma
scivolò
facendo
un
grande
rumore
e
gridando
.
-
Che
il
diavolo
ti
porti
!
-
mormorai
io
fervidamente
.
Se
essa
si
fosse
rotto
l
'
osso
del
collo
la
mia
posizione
sarebbe
stata
semplificata
di
molto
.
Invece
arrivò
a
me
sorridendo
perché
si
trovava
in
quello
stato
in
cui
i
dolori
non
dolgono
troppo
.
Mi
raccontò
di
aver
parlato
con
l
'
infermiere
che
andava
a
coricarsi
,
ma
restava
a
sua
disposizione
a
letto
,
per
il
caso
in
cui
fossi
divenuto
cattivo
.
Sollevò
la
mano
e
con
l
'
indice
teso
accompagnò
quelle
parole
da
un
atto
di
minaccia
attenuato
da
un
sorriso
.
Poi
,
piú
seccamente
,
aggiunse
che
il
dottore
non
era
rientrato
dacché
era
uscito
con
mia
moglie
.
Proprio
da
allora
!
Anzi
per
qualche
ora
l
'
infermiere
aveva
sperato
che
fosse
ritornato
perché
un
malato
avrebbe
avuto
bisogno
di
esser
visto
da
lui
.
Ora
non
lo
sperava
piú
.
Io
la
guardai
indagando
se
il
sorriso
che
contraeva
la
sua
faccia
fosse
stereotipato
o
se
fosse
nuovo
del
tutto
e
originato
dal
fatto
che
il
dottore
si
trovava
con
mia
moglie
anziché
con
me
,
ch
'
ero
il
suo
paziente
.
Mi
colse
un
'
ira
da
farmi
girare
la
testa
.
Devo
confessare
che
,
come
sempre
,
nel
mio
animo
lottavano
due
persone
di
cui
l
'
una
,
la
piú
ragionevole
,
mi
diceva
:
Imbecille
!
Perché
pensi
che
tua
moglie
ti
tradisca
?
Essa
non
avrebbe
il
bisogno
di
rinchiuderti
per
averne
l
'
opportunità
.
L
'
altra
ed
era
certamente
quella
che
voleva
fumare
,
mi
dava
pur
essa
dell
'
imbecille
,
ma
per
gridare
:
Non
ricordi
la
comodità
che
proviene
dall
'
assenza
del
marito
?
Col
dottore
che
ora
è
pagato
da
te
!
.
Giovanna
,
sempre
bevendo
,
disse
:
-
Ho
dimenticato
di
chiudere
la
porta
del
secondo
piano
.
Ma
non
voglio
far
piú
quei
due
piani
.
Già
lassú
c
'
è
sempre
della
gente
e
lei
farebbe
una
bella
figura
se
tentasse
di
scappare
.
-
Già
!
-
feci
io
con
quel
minimo
d
'
ipocrisia
che
occorreva
oramai
per
ingannare
la
poverina
.
Poi
inghiottii
anch
'
io
del
cognac
e
dichiarai
che
ormai
che
avevo
tanto
di
quel
liquore
a
mia
disposizione
,
delle
sigarette
non
m
'
importava
piú
niente
.
Essa
subito
mi
credette
e
allora
le
raccontai
che
non
ero
veramente
io
che
volevo
svezzarmi
dal
fumo
.
Mia
moglie
lo
voleva
.
Bisognava
sapere
che
quando
io
arrivavo
a
fumare
una
decina
di
sigarette
diventavo
terribile
.
Qualunque
donna
allora
mi
fosse
stata
a
tiro
si
trovava
in
pericolo
.
Giovanna
si
mise
a
ridere
rumorosamente
abbandonandosi
sulla
sedia
:
-
Ed
è
vostra
moglie
che
v
'
impedisce
di
fumare
le
dieci
sigarette
che
occorrono
?
-
Era
proprio
cosí
!
Almeno
a
me
essa
lo
impediva
.
Non
era
mica
sciocca
Giovanna
,
quand
'
aveva
tanto
cognac
in
corpo
.
Fu
colta
da
un
impeto
di
riso
che
quasi
la
faceva
cadere
dalla
sedia
,
ma
quando
il
fiato
glielo
permetteva
,
con
parole
spezzate
,
dipinse
un
magnifico
quadretto
suggeritole
dalla
mia
malattia
:
-
Dieci
sigarette
...
mezz
'
ora
...
si
punta
la
sveglia
...
eppoi
...
La
corressi
:
-
Per
dieci
sigarette
io
abbisogno
di
un
'
ora
circa
.
Poi
per
aspettarne
il
pieno
effetto
occorre
un
'
altra
ora
circa
,
dieci
minuti
di
piú
,
dieci
di
meno
...
Improvvisamente
Giovanna
si
fece
seria
e
si
levò
senza
grande
fatica
dalla
sua
sedia
.
Disse
che
sarebbe
andata
a
coricarsi
perché
si
sentiva
un
po
'
di
male
alla
testa
.
L
'
invitai
di
prendere
la
bottiglia
con
sé
,
perché
io
ne
avevo
abbastanza
di
quel
liquore
.
Ipocritamente
dissi
che
il
giorno
seguente
volevo
che
mi
si
procurasse
del
buon
vino
.
Ma
al
vino
essa
non
pensava
.
Prima
di
uscire
con
la
bottiglia
sotto
il
braccio
mi
squadrò
con
un
'
occhiataccia
che
mi
fece
spavento
.
Aveva
lasciata
la
porta
aperta
e
dopo
qualche
istante
cadde
nel
mezzo
della
stanza
un
pacchetto
che
subito
raccolsi
:
conteneva
undici
sigarette
di
numero
.
Per
essere
sicura
,
la
povera
Giovanna
aveva
voluto
abbondare
.
Sigarette
ordinarie
,
ungheresi
.
Ma
la
prima
che
accesi
fu
buonissima
.
Mi
sentii
grandemente
sollevato
.
Dapprima
pensai
che
mi
compiacevo
di
averla
fatta
a
quella
casa
ch
'
era
buonissima
per
rinchiudervi
dei
bambini
,
ma
non
me
.
Poi
scopersi
che
l
'
avevo
fatta
anche
a
mia
moglie
e
mi
pareva
di
averla
ripagata
di
pari
moneta
.
Perché
,
altrimenti
,
la
mia
gelosia
si
sarebbe
tramutata
in
una
curiosità
tanto
sopportabile
?
Restai
tranquillo
a
quel
posto
fumando
quelle
sigarette
nauseanti
.
Dopo
una
mezz
'
ora
circa
ricordai
che
bisognava
fuggire
da
quella
casa
ove
Giovanna
aspettava
il
suo
compenso
.
Mi
levai
le
scarpe
e
uscii
sul
corridoio
.
La
porta
della
stanza
di
Giovanna
era
socchiusa
e
,
a
giudicare
dalla
sua
respirazione
rumorosa
e
regolare
,
a
me
parve
ch
'
essa
dormisse
.
Salii
con
tutta
prudenza
fino
al
secondo
piano
ove
dietro
di
quella
porta
-
l
'
orgoglio
del
dottor
Muli
,
-
infilai
le
scarpe
.
Uscii
su
un
pianerottolo
e
mi
misi
a
scendere
le
scale
,
lentamente
per
non
destar
sospetto
.
Ero
arrivato
al
pianerottolo
del
primo
piano
,
quando
una
signorina
vestita
con
qualche
eleganza
da
infermiera
,
mi
seguí
per
domandarmi
cortesemente
:
-
Lei
cerca
qualcuno
?
Era
bellina
e
a
me
non
sarebbe
dispiaciuto
di
finire
accanto
a
lei
le
dieci
sigarette
.
Le
sorrisi
un
po
'
aggressivo
:
-
Il
dottor
Muli
non
è
in
casa
?
Essa
fece
tanto
d
'
occhi
:
-
A
quest
'
ora
non
è
mai
qui
.
-
Non
saprebbe
dirmi
dove
potrei
trovarlo
ora
?
Ho
a
casa
un
malato
che
avrebbe
bisogno
di
lui
.
Cortesemente
mi
diede
l
'
indirizzo
del
dottore
ed
io
lo
ripetei
piú
volte
per
farle
credere
che
volessi
ricordarlo
.
Non
mi
sarei
mica
tanto
affrettato
di
andar
via
,
ma
essa
,
seccata
,
mi
volse
le
spalle
.
Venivo
addirittura
buttato
fuori
della
mia
prigione
.
Da
basso
una
donna
fu
pronta
ad
aprirmi
la
porta
.
Non
avevo
un
soldo
con
me
e
mormorai
:
-
La
mancia
gliela
darò
un
'
altra
volta
.
Non
si
può
mai
conoscere
il
futuro
.
Da
me
le
cose
si
ripetono
:
non
era
escluso
ch
'
io
fossi
ripassato
per
di
là
.
La
notte
era
chiara
e
calda
.
Mi
levai
il
cappello
per
sentir
meglio
la
brezza
della
libertà
.
Guardai
le
stelle
con
ammirazione
come
se
le
avessi
conquistate
da
poco
.
Il
giorno
seguente
,
lontano
dalla
casa
di
salute
,
avrei
cessato
di
fumare
.
Intanto
in
un
caffè
ancora
aperto
mi
procurai
delle
buone
sigarette
perché
non
sarebbe
stato
possibile
di
chiudere
la
mia
carriera
di
fumatore
con
una
di
quelle
sigarette
della
povera
Giovanna
.
Il
cameriere
che
me
le
diede
mi
conosceva
e
me
le
lasciò
a
fido
.
Giunto
alla
mia
villa
suonai
furiosamente
il
campanello
.
Dapprima
venne
alla
finestra
la
fantesca
eppoi
,
dopo
un
tempo
non
tanto
breve
,
mia
moglie
.
Io
l
'
attesi
pensando
con
perfetta
freddezza
:
-
Sembrerebbe
che
ci
sia
il
dottor
Muli
.
-
Ma
,
avendomi
riconosciuto
,
mia
moglie
fece
echeggiare
nella
strada
deserta
il
suo
riso
tanto
sincero
che
sarebbe
bastato
a
cancellare
ogni
dubbio
.
In
casa
m
'
attardai
per
fare
qualche
atto
d
'
inquisitore
.
Mia
moglie
cui
promisi
di
raccontare
il
giorno
appresso
le
mie
avventure
ch
'
essa
credeva
di
conoscere
,
mi
domandò
:
-
Ma
perché
non
ti
corichi
?
Per
scusarmi
dissi
:
-
Mi
pare
che
tu
abbia
approfittato
della
mia
assenza
per
cambiar
di
posto
a
quell
'
armadio
.
È
vero
ch
'
io
credo
che
le
cose
,
in
casa
,
sieno
sempre
spostate
ed
è
anche
vero
che
mia
moglie
molto
spesso
le
sposta
,
ma
in
quel
momento
io
guardavo
ogni
cantuccio
per
vedere
se
vi
era
nascosto
il
piccolo
,
elegante
corpo
del
dottor
Muli
.
Da
mia
moglie
ebbi
una
buona
notizia
.
Ritornando
dalla
casa
di
salute
s
'
era
imbattuta
nel
figlio
dell
'
Olivi
che
le
aveva
raccontato
che
il
vecchio
stava
molto
meglio
dopo
di
aver
presa
una
medicina
prescrittagli
da
un
suo
nuovo
medico
.
Addormentandomi
pensai
di
aver
fatto
bene
di
lasciare
la
casa
di
salute
poiché
avevo
tutto
il
tempo
per
curarmi
lentamente
.
Anche
mio
figlio
che
dormiva
nella
stanza
vicina
non
s
'
apprestava
certamente
ancora
a
giudicarmi
o
ad
imitarmi
.
Assolutamente
non
v
'
era
fretta
.
4
.
Morte
del
padre
Il
dottore
è
partito
ed
io
davvero
non
so
se
la
biografia
di
mio
padre
occorra
.
Se
descrivessi
troppo
minuziosamente
mio
padre
,
potrebbe
risultare
che
per
avere
la
mia
guarigione
sarebbe
stato
necessario
di
analizzare
lui
dapprima
e
si
arriverebbe
cosí
ad
una
rinunzia
.
Procedo
con
coraggio
perché
so
che
se
mio
padre
avesse
avuto
bisogno
della
stessa
cura
,
ciò
sarebbe
stato
per
tutt
'
altra
malattia
della
mia
.
Ad
ogni
modo
,
per
non
perdere
tempo
,
dirò
di
lui
solo
quanto
possa
giovare
a
ravvivare
il
ricordo
di
me
stesso
.
15
.
4
.
1890
ore
4
1/2
.
Muore
mio
padre
.
U.S.
.
Per
chi
non
lo
sapesse
quelle
due
ultime
lettere
non
significano
United
States
,
ma
ultima
sigaretta
.
È
l
'
annotazione
che
trovo
su
un
volume
di
filosofia
positiva
dell
'
Ostwald
sul
quale
pieno
di
speranza
passai
varie
ore
e
che
mai
intesi
.
Nessuno
lo
crederebbe
,
ma
ad
onta
di
quella
forma
,
quell
'
annotazione
registra
l
'
avvenimento
piú
importante
della
mia
vita
.
Mia
madre
era
morta
quand
'
io
non
avevo
ancora
quindici
anni
.
Feci
delle
poesie
per
onorarla
ciò
che
mai
equivale
a
piangere
e
,
nel
dolore
,
fui
sempre
accompagnato
dal
sentimento
che
da
quel
momento
doveva
iniziarsi
per
me
una
vita
seria
e
di
lavoro
.
Il
dolore
stesso
accennava
ad
una
vita
piú
intensa
.
Poi
un
sentimento
religioso
tuttavia
vivo
attenuò
e
addolcí
la
grave
sciagura
.
Mia
madre
continuava
a
vivere
sebbene
distante
da
me
e
poteva
anche
compiacersi
dei
successi
cui
andavo
preparandomi
.
Una
bella
comodità
!
Ricordo
esattamente
il
mio
stato
di
allora
.
Per
la
morte
di
mia
madre
e
la
salutare
emozione
ch
'
essa
m
'
aveva
procurata
,
tutto
da
me
doveva
migliorarsi
.
Invece
la
morte
di
mio
padre
fu
una
vera
,
grande
catastrofe
.
Il
paradiso
non
esisteva
piú
ed
io
poi
,
a
trent
'
anni
,
ero
un
uomo
finito
.
Anch
'
io
!
M
'
accorsi
per
la
prima
volta
che
la
parte
piú
importante
e
decisiva
della
mia
vita
giaceva
dietro
di
me
,
irrimediabilmente
.
Il
mio
dolore
non
era
solo
egoistico
come
potrebbe
sembrare
da
queste
parole
.
Tutt
'
altro
!
Io
piangevo
lui
e
me
,
e
me
solo
perché
era
morto
lui
.
Fino
ad
allora
io
ero
passato
di
sigaretta
in
sigaretta
e
da
una
facoltà
universitaria
all
'
altra
,
con
una
fiducia
indistruttibile
nelle
mie
capacità
.
Ma
io
credo
che
quella
fiducia
che
rendeva
tanto
dolce
la
vita
,
sarebbe
continuata
magari
fino
ad
oggi
,
se
mio
padre
non
fosse
morto
.
Lui
morto
non
c
'
era
piú
una
dimane
ove
collocare
il
proposito
.
Tante
volte
,
quando
ci
penso
,
resto
stupito
della
stranezza
per
cui
questa
disperazione
di
me
e
del
mio
avvenire
si
sia
prodotta
alla
morte
di
mio
padre
e
non
prima
.
Sono
in
complesso
cose
recenti
e
per
ricordare
il
mio
enorme
dolore
e
ogni
particolare
della
sventura
non
ho
certo
bisogno
di
sognare
come
vogliono
i
signori
dell
'
analisi
.
Ricordo
tutto
,
ma
non
intendo
niente
.
Fino
alla
sua
morte
io
non
vissi
per
mio
padre
.
Non
feci
alcuno
sforzo
per
avvicinarmi
a
lui
e
,
quando
si
poté
farlo
senz
'
offenderlo
,
lo
evitai
.
All
'
Università
tutti
lo
conoscevano
col
nomignolo
ch
'
io
gli
diedi
di
vecchio
Silva
manda
denari
.
Ci
volle
la
malattia
per
legarmi
a
lui
;
la
malattia
che
fu
subito
la
morte
,
perché
brevissima
e
perché
il
medico
lo
diede
subito
per
spacciato
.
Quand
'
ero
a
Trieste
ci
vedevamo
sí
e
no
per
un
'
oretta
al
giorno
,
al
massimo
.
Mai
non
fummo
tanto
e
sí
a
lungo
insieme
,
come
nel
mio
pianto
.
Magari
l
'
avessi
assistito
meglio
e
pianto
meno
!
Sarei
stato
meno
malato
.
Era
difficile
di
trovarsi
insieme
anche
perché
fra
me
e
lui
,
intellettualmente
non
c
'
era
nulla
di
comune
.
Guardandoci
,
avevamo
ambedue
lo
stesso
sorriso
di
compatimento
,
reso
in
lui
piú
acido
da
una
viva
paterna
ansietà
per
il
mio
avvenire
;
in
me
,
invece
,
tutto
indulgenza
,
sicuro
com
'
ero
che
le
sue
debolezze
oramai
erano
prive
di
conseguenze
,
tant
'
è
vero
ch
'
io
le
attribuivo
in
parte
all
'
età
.
Egli
fu
il
primo
a
diffidare
della
mia
energia
e
,
-
a
me
sembra
,
-
troppo
presto
.
Epperò
io
sospetto
,
che
,
pur
senza
l
'
appoggio
di
una
convinzione
scientifica
,
egli
diffidasse
di
me
anche
perché
ero
stato
fatto
da
lui
,
ciò
che
serviva
-
e
qui
con
fede
scientifica
sicura
-
ad
aumentare
la
mia
diffidenza
per
lui
.
Egli
godeva
però
della
fama
di
commerciante
abile
,
ma
io
sapevo
che
i
suoi
affari
da
lunghi
anni
erano
diretti
dall
'
Olivi
.
Nell
'
incapacità
al
commercio
v
'
era
una
somiglianza
fra
di
noi
,
ma
non
ve
ne
erano
altre
;
posso
dire
che
,
fra
noi
due
,
io
rappresentavo
la
forza
e
lui
la
debolezza
.
Già
quello
che
ho
registrato
in
questi
fascicoli
prova
che
in
me
c
'
è
e
c
'
è
sempre
stato
-
forse
la
mia
massima
sventura
-
un
impetuoso
conato
al
meglio
.
Tutti
i
miei
sogni
di
equilibrio
e
di
forza
non
possono
essere
definiti
altrimenti
.
Mio
padre
non
conosceva
nulla
di
tutto
ciò
.
Egli
viveva
perfettamente
d
'
accordo
sul
modo
come
l
'
avevano
fatto
ed
io
devo
ritenere
ch
'
egli
mai
abbia
compiuti
degli
sforzi
per
migliorarsi
.
Fumava
il
giorno
intero
e
,
dopo
la
morte
di
mamma
,
quando
non
dormiva
,
anche
di
notte
.
Beveva
anche
discretamente
;
da
gentleman
,
di
sera
,
a
cena
,
tanto
da
essere
sicuro
di
trovare
il
sonno
pronto
non
appena
posata
la
testa
sul
guanciale
.
Ma
,
secondo
lui
,
il
fumo
e
l
'
alcool
erano
dei
buoni
medicinali
.
In
quanto
concerne
le
donne
,
dai
parenti
appresi
che
mia
madre
aveva
avuto
qualche
motivo
di
gelosia
.
Anzi
pare
che
la
mite
donna
abbia
dovuto
intervenire
talvolta
violentemente
per
tenere
a
freno
il
marito
.
Egli
si
lasciava
guidare
da
lei
che
amava
e
rispettava
,
ma
pare
ch
'
essa
non
sia
mai
riuscita
ad
avere
da
lui
la
confessione
di
alcun
tradimento
,
per
cui
morí
nella
fede
di
essersi
sbagliata
.
Eppure
i
buoni
parenti
raccontano
ch
'
essa
ha
trovato
il
marito
quasi
in
flagrante
dalla
propria
sarta
.
Egli
si
scusò
con
un
accesso
di
distrazione
e
con
tanta
costanza
che
fu
creduto
.
Non
vi
fu
altra
conseguenza
che
quella
che
mia
madre
non
andò
piú
da
quella
sarta
e
mio
padre
neppure
.
Io
credo
che
nei
suoi
panni
io
avrei
finito
col
confessare
,
ma
che
poi
non
avrei
saputo
abbandonare
la
sarta
,
visto
ch
'
io
metto
le
radici
dove
mi
soffermo
.
Mio
padre
sapeva
difendere
la
sua
quiete
da
vero
pater
familias
.
L
'
aveva
questa
quiete
nella
sua
casa
e
nell
'
animo
suo
.
Non
leggeva
che
dei
libri
insulsi
e
morali
.
Non
mica
per
ipocrisia
,
ma
per
la
piú
sincera
convinzione
:
penso
ch
'
egli
sentisse
vivamente
la
verità
di
quelle
prediche
morali
e
che
la
sua
coscienza
fosse
quietata
dalla
sua
adesione
sincera
alla
virtú
.
Adesso
che
invecchio
e
m
'
avvicino
al
tipo
del
patriarca
,
anch
'
io
sento
che
un
'
immoralità
predicata
è
piú
punibile
di
un
'
azione
immorale
.
Si
arriva
all
'
assassinio
per
amore
o
per
odio
;
alla
propaganda
dell
'
assassinio
solo
per
malvagità
.
Avevamo
tanto
poco
di
comune
fra
di
noi
,
ch
'
egli
mi
confessò
che
una
delle
persone
che
piú
l
'
inquietavano
a
questo
mondo
ero
io
.
Il
mio
desiderio
di
salute
m
'
aveva
spinto
a
studiare
il
corpo
umano
.
Egli
,
invece
,
aveva
saputo
eliminare
dal
suo
ricordo
ogni
idea
di
quella
spaventosa
macchina
.
Per
lui
il
cuore
non
pulsava
e
non
v
'
era
bisogno
di
ricordare
valvole
e
vene
e
ricambio
per
spiegare
come
il
suo
organismo
viveva
.
Niente
movimento
perché
l
'
esperienza
diceva
che
quanto
si
moveva
finiva
coll
'
arrestarsi
.
Anche
la
terra
era
per
lui
immobile
e
solidamente
piantata
su
dei
cardini
.
Naturalmente
non
lo
disse
mai
,
ma
soffriva
se
gli
si
diceva
qualche
cosa
che
a
tale
concezione
non
si
conformasse
.
M
'
interruppe
con
disgusto
un
giorno
che
gli
parlai
degli
antipodi
.
Il
pensiero
di
quella
gente
con
la
testa
all
'
ingiú
gli
sconvolgeva
lo
stomaco
.
Egli
mi
rimproverava
due
altre
cose
:
la
mia
distrazione
e
la
mia
tendenza
a
ridere
delle
cose
piú
serie
.
In
fatto
di
distrazione
egli
differiva
da
me
per
un
certo
suo
libretto
in
cui
notava
tutto
quello
ch
'
egli
voleva
ricordare
e
che
rivedeva
piú
volte
al
giorno
.
Credeva
cosí
di
aver
vinta
la
sua
malattia
e
non
ne
soffriva
piú
.
Impose
quel
libretto
anche
a
me
,
ma
io
non
vi
registrai
che
qualche
ultima
sigaretta
.
In
quanto
al
mio
disprezzo
per
le
cose
serie
,
io
credo
ch
'
egli
avesse
il
difetto
di
considerare
come
serie
troppe
cose
di
questo
mondo
.
Eccone
un
esempio
:
quando
,
dopo
di
essere
passato
dagli
studii
di
legge
a
quelli
di
chimica
,
io
ritornai
col
suo
permesso
ai
primi
,
egli
mi
disse
bonariamente
:
-
Resta
però
assodato
che
tu
sei
un
pazzo
.
Io
non
me
ne
offesi
affatto
e
gli
fui
tanto
grato
della
sua
condiscendenza
,
che
volli
premiarlo
facendolo
ridere
.
Andai
dal
dottor
Canestrini
a
farmi
esaminare
per
averne
un
certificato
.
La
cosa
non
fu
facile
perché
dovetti
sottomettermi
perciò
a
lunghe
e
minuziose
disamine
.
Ottenutolo
,
portai
trionfalmente
quel
certificato
a
mio
padre
,
ma
egli
non
seppe
riderne
.
Con
accento
accorato
e
con
le
lacrime
agli
occhi
esclamò
:
-
Ah
!
Tu
sei
veramente
pazzo
!
E
questo
fu
il
premio
della
mia
faticosa
e
innocua
commediola
.
Non
me
la
perdonò
mai
e
perciò
mai
ne
rise
.
Farsi
visitare
da
un
medico
per
ischerzo
?
Far
redigere
per
ischerzo
un
certificato
munito
di
bolli
?
Cose
da
pazzi
!
Insomma
io
,
accanto
a
lui
,
rappresentavo
la
forza
e
talvolta
penso
che
la
scomparsa
di
quella
debolezza
,
che
mi
elevava
,
fu
sentita
da
me
come
una
diminuzione
.
Ricordo
come
la
sua
debolezza
fu
provata
allorché
quella
canaglia
dell
'
Olivi
lo
indusse
a
fare
testamento
.
All
'
Olivi
premeva
quel
testamento
che
doveva
mettere
i
miei
affari
sotto
la
sua
tutela
e
pare
abbia
lavorato
a
lungo
il
vecchio
per
indurlo
a
quell
'
opera
tanto
penosa
.
Finalmente
mio
padre
vi
si
decise
,
ma
la
sua
larga
faccia
serena
s
'
oscurò
.
Pensava
costantemente
alla
morte
come
se
con
quell
'
atto
avesse
avuto
un
contatto
con
essa
.
Una
sera
mi
domandò
:
-
Tu
credi
che
quando
si
è
morti
tutto
cessi
?
Al
mistero
della
morte
io
ci
penso
ogni
giorno
,
ma
non
ero
ancora
in
grado
di
dargli
le
informazioni
ch
'
egli
domandava
.
Per
fargli
piacere
inventai
la
fede
piú
lieta
nel
nostro
futuro
.
-
Io
credo
che
sopravviva
il
piacere
,
perché
il
dolore
non
è
piú
necessario
.
La
dissoluzione
potrebbe
ricordare
il
piacere
sessuale
.
Certo
sarà
accompagnata
dal
senso
della
felicità
e
del
riposo
visto
che
la
ricomposizione
è
tanto
faticosa
.
La
dissoluzione
dovrebb
'
essere
il
premio
della
vita
!
Feci
un
bel
fiasco
.
Si
era
ancora
a
tavola
dopo
cena
.
Egli
,
senza
rispondere
,
si
levò
dalla
sedia
,
vuotò
ancora
il
suo
bicchiere
e
disse
:
-
Non
è
questa
l
'
ora
di
filosofare
specialmente
con
te
!
E
uscí
.
Dispiacente
lo
seguii
e
pensai
di
restare
con
lui
per
distoglierlo
dai
pensieri
tristi
.
M
'
allontanò
dicendomi
che
gli
ricordavo
la
morte
e
i
suoi
piaceri
.
Non
sapeva
dimenticare
il
testamento
finché
non
me
ne
aveva
data
comunicazione
.
Se
ne
ricordava
ogni
qualvolta
mi
vedeva
.
Una
sera
scoppiò
:
-
Devo
dirti
che
ho
fatto
testamento
.
Io
,
per
stornarlo
dal
suo
incubo
,
vinsi
subito
la
sorpresa
che
mi
produsse
la
sua
comunicazione
e
gli
dissi
:
-
Io
non
avrò
mai
questo
disturbo
perché
spero
che
prima
di
me
muoiano
tutti
i
miei
eredi
!
Egli
subito
si
inquietò
del
mio
riso
su
una
cosa
tanto
seria
e
ritrovò
tutto
il
suo
desiderio
di
punirmi
.
Cosí
gli
fu
facile
di
raccontarmi
il
bel
tiro
che
m
'
aveva
fatto
mettendomi
sotto
la
tutela
dell
'
Olivi
.
Devo
dirlo
:
io
mi
dimostrai
un
buon
ragazzo
;
rinunziai
a
fare
un
'
obiezione
qualunque
pur
di
strapparlo
a
quel
pensiero
che
lo
faceva
soffrire
.
Dichiarai
che
qualunque
fosse
stata
la
sua
ultima
volontà
io
mi
vi
sarei
adattato
.
-
Forse
-
aggiunsi
-
io
saprò
comportarmi
in
modo
che
tu
ti
troverai
indotto
a
cambiare
le
tue
ultime
volontà
.
Ciò
gli
piacque
anche
perché
vedeva
ch
'
io
gli
attribuivo
una
vita
lunga
,
anzi
lunghissima
.
Tuttavia
volle
da
me
addirittura
un
giuramento
,
che
se
egli
non
avesse
disposto
altrimenti
,
io
non
avrei
mai
tentato
di
sminuire
le
facoltà
dell
'
Olivi
.
Io
giurai
visto
ch
'
egli
non
volle
contentarsi
della
mia
parola
d
'
onore
.
Fui
tanto
mite
allora
,
che
quando
sono
torturato
dal
rimorso
di
non
averlo
amato
abbastanza
prima
che
morisse
,
rievoco
sempre
quella
scena
.
Per
essere
sincero
devo
dire
che
la
rassegnazione
alle
sue
disposizioni
mi
fu
facile
perché
in
quell
'
epoca
l
'
idea
di
essere
costretto
a
non
lavorare
m
'
era
piuttosto
simpatica
.
Circa
un
anno
prima
della
sua
morte
,
io
seppi
una
volta
intervenire
abbastanza
energicamente
a
vantaggio
della
sua
salute
.
M
'
aveva
confidato
di
sentirsi
male
ed
io
lo
costrinsi
di
andare
da
un
medico
dal
quale
anche
lo
accompagnai
.
Costui
prescrisse
qualche
medicinale
e
ci
disse
di
ritornare
da
lui
qualche
settimana
dopo
.
Ma
mio
padre
non
volle
,
dichiarando
che
odiava
i
medici
quanto
i
becchini
e
non
prese
neppure
la
medicina
prescrittagli
perché
anch
'
essa
gli
ricordava
medici
e
becchini
.
Restò
per
un
paio
di
ore
senza
fumare
e
per
un
solo
pasto
senza
vino
.
Si
sentí
molto
bene
quando
poté
congedarsi
dalla
cura
,
e
io
,
vedendolo
piú
lieto
,
non
ci
pensai
piú
.
Poi
lo
vidi
talvolta
triste
.
Ma
mi
sarei
meravigliato
di
vederlo
lieto
,
solo
e
vecchio
com
'
era
.
Una
sera
della
fine
di
marzo
arrivai
un
po
'
piú
tardi
del
solito
a
casa
.
Niente
di
male
:
ero
caduto
nelle
mani
di
un
dotto
amico
che
aveva
voluto
confidarmi
certe
sue
idee
sulle
origini
del
Cristianesimo
.
Era
la
prima
volta
che
si
voleva
da
me
ch
'
io
pensassi
a
quelle
origini
,
eppure
m
'
adattai
alla
lunga
lezione
per
compiacere
l
'
amico
.
Piovigginava
e
faceva
freddo
.
Tutto
era
sgradevole
e
fosco
,
compresi
i
Greci
e
gli
Ebrei
di
cui
il
mio
amico
parlava
,
ma
pure
m
'
adattai
a
quella
sofferenza
per
ben
due
ore
.
La
mia
solita
debolezza
!
Scommetto
che
oggi
ancora
sono
tanto
incapace
di
resistenza
,
che
se
qualcuno
ci
si
mettesse
sul
serio
potrebbe
indurmi
a
studiare
per
qualche
tempo
l
'
astronomia
.
Entrai
nel
giardino
che
circonda
la
nostra
villa
.
A
questa
si
accedeva
per
una
breve
strada
carrozzabile
.
Maria
,
la
nostra
cameriera
,
m
'
aspettava
alla
finestra
e
sentendomi
avvicinare
gridò
nell
'
oscurità
:
-
È
lei
,
signor
Zeno
?
Maria
era
una
di
quelle
fantesche
come
non
se
ne
trovano
piú
.
Era
da
noi
da
una
quindicina
d
'
anni
.
Metteva
mensilmente
alla
Cassa
di
Risparmio
una
parte
della
sua
paga
per
i
suoi
vecchi
anni
,
risparmi
che
però
non
le
servirono
perché
essa
morí
in
casa
nostra
poco
dopo
il
mio
matrimonio
sempre
lavorando
.
Essa
mi
raccontò
che
mio
padre
era
ritornato
a
casa
da
qualche
ora
,
ma
che
aveva
voluto
attendermi
a
cena
.
Allorché
essa
aveva
insistito
perché
egli
intanto
mangiasse
,
era
stata
mandata
via
con
modi
poco
gentili
.
Poi
egli
aveva
domandato
di
me
parecchie
volte
,
inquieto
e
ansioso
.
Maria
mi
fece
intendere
che
pensava
che
mio
padre
non
si
sentisse
bene
.
Gli
attribuiva
una
difficoltà
di
parola
e
il
respiro
mozzo
.
Debbo
dire
ch
'
essendo
sempre
sola
con
lui
,
essa
spesso
s
'
era
fitto
in
testa
il
pensiero
ch
'
egli
fosse
malato
.
Aveva
poche
cose
da
osservare
la
povera
donna
nella
casa
solitaria
e
-
dopo
l
'
esperienza
fatta
con
mia
madre
-
essa
s
'
aspettava
che
tutti
avessero
da
morire
prima
di
lei
.
Corsi
alla
camera
da
pranzo
con
una
certa
curiosità
e
non
ancora
impensierito
.
Mio
padre
si
levò
subito
dal
sofà
su
cui
giaceva
e
m
'
accolse
con
una
grande
gioia
che
non
seppe
commovermi
perché
vi
scorsi
prima
di
tutto
l
'
espressione
di
un
rimprovero
.
Ma
intanto
bastò
a
tranquillarmi
perché
la
gioia
mi
parve
un
segno
di
salute
.
Non
scorsi
in
lui
traccia
di
quel
balbettamento
e
respiro
mozzo
di
cui
aveva
parlato
Maria
.
Ma
,
invece
di
rimproverarmi
,
egli
si
scusò
d
'
essere
stato
caparbio
.
-
Che
vuoi
farci
?
-
mi
disse
bonariamente
.
-
Siamo
noi
due
soli
a
questo
mondo
e
volevo
vederti
prima
di
coricarmi
.
Magari
mi
fossi
comportato
con
semplicità
e
avessi
preso
fra
le
mie
braccia
il
mio
caro
babbo
divenuto
per
malattia
tanto
mite
e
affettuoso
!
Invece
cominciai
a
fare
freddamente
una
diagnosi
:
Il
vecchio
Silva
si
era
tanto
mitigato
?
Che
fosse
malato
?
Lo
guardai
sospettosamente
e
non
trovai
di
meglio
che
di
fargli
un
rimprovero
:
-
Ma
perché
hai
atteso
finora
per
mangiare
?
Potevi
mangiare
,
eppoi
attendermi
!
Egli
rise
assai
giovanilmente
:
-
Si
mangia
meglio
in
due
.
Poteva
questa
lietezza
essere
anche
il
segno
di
un
buon
appetito
:
io
mi
tranquillai
e
mi
misi
a
mangiare
.
Con
le
sue
ciabatte
di
casa
,
con
passo
malfermo
,
egli
s
'
accostò
al
desco
e
occupò
il
suo
posto
solito
.
Poi
stette
a
guardarmi
come
mangiavo
,
mentre
lui
,
dopo
un
paio
di
cucchiaiate
scarse
,
non
prese
altro
cibo
e
allontanò
anche
da
sé
il
piatto
che
gli
ripugnava
.
Ma
il
sorriso
persisteva
sulla
sua
vecchia
faccia
.
Soltanto
mi
ricordo
,
come
se
si
trattasse
di
cosa
avvenuta
ieri
,
che
un
paio
di
volte
ch
'
io
lo
guardai
negli
occhi
,
egli
stornò
il
suo
sguardo
dal
mio
.
Si
dice
che
ciò
è
un
segno
di
falsità
,
mentre
io
ora
so
ch
'
è
un
segno
di
malattia
.
L
'
animale
malato
non
lascia
guardare
nei
pertugi
pei
quali
si
potrebbe
scorgere
la
malattia
,
la
debolezza
.
Egli
aspettava
sempre
di
sentire
come
io
avessi
impiegato
quelle
tante
ore
in
cui
egli
m
'
aveva
atteso
.
E
vedendo
che
ci
teneva
tanto
,
cessai
per
un
istante
di
mangiare
e
gli
dissi
secco
,
secco
,
ch
'
io
fino
a
quell
'
ora
avevo
discusse
le
origini
del
Cristianesimo
.
Mi
guardò
dubbioso
e
perplesso
:
-
Anche
tu
,
ora
,
pensi
alla
religione
?
Era
evidente
che
gli
avrei
dato
una
grande
consolazione
se
avessi
accettato
di
pensarci
con
lui
.
Invece
io
,
che
finché
mio
padre
era
vivo
mi
sentivo
combattivo
(
e
poi
non
piú
)
risposi
con
una
di
quelle
solite
frasi
che
si
sentono
tutti
i
giorni
nei
caffè
situati
presso
le
Università
:
-
Per
me
la
religione
non
è
altro
che
un
fenomeno
qualunque
che
bisogna
studiare
.
-
Fenomeno
?
-
fece
lui
sconcertato
.
Cercò
una
pronta
risposta
e
aperse
la
bocca
per
darla
.
Poi
esitò
e
guardò
il
secondo
piatto
,
che
giusto
allora
Maria
gli
offerse
e
ch
'
egli
non
toccò
.
Quindi
per
tapparsi
meglio
la
bocca
,
vi
ficcò
un
mozzicone
di
sigaro
che
accese
e
che
lasciò
subito
spegnere
.
S
'
era
cosí
concessa
una
sosta
per
riflettere
tranquillamente
.
Per
un
istante
mi
guardò
risoluto
:
-
Tu
non
vorrai
ridere
della
religione
?
Io
,
da
quel
perfetto
studente
scioperato
che
sono
sempre
stato
,
con
la
bocca
piena
,
risposi
:
-
Ma
che
ridere
!
Io
studio
!
Egli
tacque
e
guardò
lungamente
il
mozzicone
di
sigaro
che
aveva
deposto
su
un
piatto
.
Capisco
ora
perché
egli
mi
avesse
detto
ciò
.
Capisco
ora
tutto
quello
che
passò
per
quella
mente
già
torbida
,
e
sono
sorpreso
di
non
averne
capito
nulla
allora
.
Credo
che
allora
nel
mio
animo
mancasse
l
'
affetto
che
fa
intendere
tante
cose
.
Poi
mi
fu
tanto
facile
!
Egli
evitava
di
affrontare
il
mio
scetticismo
:
una
lotta
troppo
difficile
per
lui
in
quel
momento
;
ma
riteneva
di
poter
attaccarlo
mitemente
di
fianco
come
conveniva
ad
un
malato
.
Ricordo
che
quando
parlò
,
il
suo
respiro
mozzava
e
ritardava
la
sua
parola
.
È
una
grande
fatica
prepararsi
ad
un
combattimento
.
Ma
pensavo
ch
'
egli
non
si
sarebbe
rassegnato
di
coricarsi
senza
darmi
il
fatto
mio
e
mi
preparai
a
discussioni
che
poi
non
vennero
.
-
Io
-
disse
,
sempre
guardando
il
suo
mozzicone
di
sigaro
oramai
spento
,
-
sento
come
la
mia
esperienza
e
la
scienza
mia
della
vita
sono
grandi
.
Non
si
vivono
inutilmente
tanti
anni
.
Io
so
molte
cose
e
purtroppo
non
so
insegnartele
tutte
come
vorrei
.
Oh
,
quanto
lo
vorrei
!
Vedo
dentro
nelle
cose
,
e
anche
vedo
quello
ch
'
è
giusto
e
vero
e
anche
quello
che
non
lo
è
.
Non
c
'
era
da
discutere
.
Borbottai
poco
convinto
e
sempre
mangiando
:
-
Sí
!
Papà
!
Non
volevo
offenderlo
.
-
Peccato
che
sei
venuto
tanto
tardi
.
Prima
ero
meno
stanco
e
avrei
saputo
dirti
molte
cose
.
Pensai
che
volesse
ancora
seccarmi
perché
ero
venuto
tardi
e
gli
proposi
di
lasciare
quella
discussione
per
il
giorno
dopo
.
-
Non
si
tratta
di
una
discussione
-
rispose
egli
trasognato
-
ma
di
tutt
'
altra
cosa
.
Una
cosa
che
non
si
può
discutere
e
che
saprai
anche
tu
non
appena
te
l
'
avrò
detta
.
Ma
il
difficile
è
dirla
!
Qui
ebbi
un
dubbio
:
-
Non
ti
senti
bene
?
-
Non
posso
dire
di
star
male
,
ma
sono
molto
stanco
e
vado
subito
a
dormire
.
Suonò
il
campanello
e
nello
stesso
tempo
chiamò
Maria
con
la
voce
.
Quand
'
essa
venne
,
egli
domandò
se
nella
sua
stanza
tutto
era
pronto
.
S
'
avviò
poi
subito
strascicando
le
ciabatte
al
suolo
.
Giunto
accanto
a
me
,
chinò
la
testa
per
offrirmi
la
sua
guancia
al
bacio
di
ogni
sera
.
Vedendolo
moversi
cosí
malsicuro
,
ebbi
di
nuovo
il
dubbio
che
stesse
male
e
glielo
domandai
.
Ripetemmo
ambedue
piú
volte
le
stesse
parole
ed
egli
mi
confermò
ch
'
era
stanco
ma
non
malato
.
Poi
soggiunse
:
-
Adesso
penserò
alle
parole
che
ti
dirò
domani
.
Vedrai
come
ti
convinceranno
.
-
Papà
-
dichiarai
io
commosso
-
ti
sentirò
volentieri
.
Vedendomi
tanto
disposto
a
sottomettermi
alla
sua
esperienza
,
egli
esitò
di
lasciarmi
:
bisognava
pur
approfittare
di
un
momento
tanto
favorevole
!
Si
passò
la
mano
sulla
fronte
e
sedette
sulla
sedia
sulla
quale
s
'
era
appoggiato
per
porgermi
la
sua
guancia
al
bacio
.
Ansava
leggermente
.
-
Curioso
!
-
disse
.
-
Non
so
dirti
nulla
,
proprio
nulla
.
Guardò
intorno
a
sé
come
se
avesse
cercato
di
fuori
quello
che
nel
suo
interno
non
arrivava
ad
afferrare
.
-
Eppure
so
tante
cose
,
anzi
tutte
le
cose
io
so
.
Dev
'
essere
l
'
effetto
della
mia
grande
esperienza
.
Non
soffriva
tanto
di
non
saper
esprimersi
perché
sorrise
alla
propria
forza
,
alla
propria
grandezza
.
Io
non
so
perché
non
abbia
chiamato
subito
il
dottore
.
Invece
debbo
confessarlo
con
dolore
e
rimorso
:
considerai
le
parole
di
mio
padre
come
dettate
da
una
presunzione
ch
'
io
credevo
di
aver
piú
volte
constatata
in
lui
.
Non
poteva
però
sfuggirmi
l
'
evidenza
della
sua
debolezza
e
solo
perciò
non
discussi
.
Mi
piaceva
di
vederlo
felice
nella
sua
illusione
di
essere
tanto
forte
quand
'
era
invece
debolissimo
.
Ero
poi
lusingato
dall
'
affetto
che
mi
dimostrava
manifestando
il
desiderio
di
consegnarmi
la
scienza
di
cui
si
credeva
possessore
,
per
quanto
fossi
convinto
di
non
poter
apprendere
niente
da
lui
.
E
per
lusingarlo
e
dargli
pace
gli
raccontai
che
non
doveva
sforzarsi
per
trovare
subito
le
parole
che
gli
mancavano
,
perché
in
frangenti
simili
i
piú
alti
scienziati
mettevano
le
cose
troppo
complicate
in
deposito
in
qualche
cantuccio
del
cervello
perché
si
semplificassero
da
sé
.
Egli
rispose
:
-
Quello
ch
'
io
cerco
non
è
complicato
affatto
.
Si
tratta
anzi
di
trovare
una
parola
,
una
sola
e
la
troverò
!
Ma
non
questa
notte
perché
farò
tutto
un
sonno
,
senza
il
piú
piccolo
pensiero
.
Tuttavia
non
si
levò
dalla
sedia
.
Esitante
e
scrutando
per
un
istante
il
mio
viso
,
mi
disse
:
-
Ho
paura
che
non
saprò
dire
a
te
quello
che
penso
,
solo
perché
tu
hai
l
'
abitudine
di
ridere
di
tutto
.
Mi
sorrise
come
se
avesse
voluto
pregarmi
di
non
risentirmi
per
le
sue
parole
,
si
alzò
dalla
sedia
e
mi
offerse
per
la
seconda
volta
la
sua
guancia
.
Io
rinunziai
a
discutere
e
convincerlo
che
a
questo
mondo
v
'
erano
molte
cose
di
cui
si
poteva
e
doveva
ridere
e
volli
rassicurarlo
con
un
forte
abbraccio
.
Il
mio
gesto
fu
forse
troppo
forte
,
perché
egli
si
svincolò
da
me
piú
affannato
di
prima
,
ma
certo
fu
da
lui
inteso
il
mio
affetto
,
perché
mi
salutò
amichevolmente
con
la
mano
.
-
Andiamo
a
letto
!
-
disse
con
gioia
e
uscí
seguito
da
Maria
.
E
rimasto
solo
(
strano
anche
questo
!
)
non
pensai
alla
salute
di
mio
padre
,
ma
,
commosso
e
-
posso
dirlo
-
con
ogni
rispetto
filiale
,
deplorai
che
una
mente
simile
che
mirava
a
mète
alte
,
non
avesse
trovata
la
possibilità
di
una
coltura
migliore
.
Oggi
che
scrivo
,
dopo
di
aver
avvicinata
l
'
età
raggiunta
da
mio
padre
,
so
con
certezza
che
un
uomo
può
avere
il
sentimento
di
una
propria
altissima
intelligenza
che
non
dia
altro
segno
di
sé
fuori
di
quel
suo
forte
sentimento
.
Ecco
:
si
dà
un
forte
respiro
e
si
accetta
e
si
ammira
tutta
la
natura
com
'
è
e
come
,
immutabile
,
ci
è
offerta
:
con
ciò
si
manifesta
la
stessa
intelligenza
che
volle
la
Creazione
intera
.
Da
mio
padre
è
certo
che
nell
'
ultimo
istante
lucido
della
sua
vita
,
il
suo
sentimento
d
'
intelligenza
fu
originato
da
una
sua
improvvisa
ispirazione
religiosa
,
tant
'
è
vero
che
s
'
indusse
a
parlarmene
perché
io
gli
avevo
raccontato
di
essermi
occupato
delle
origini
del
Cristianesimo
.
Ora
però
so
anche
che
quel
sentimento
era
il
primo
sintomo
dell
'
edema
cerebrale
.
Maria
venne
a
sparecchiare
e
a
dirmi
che
le
sembrava
che
mio
padre
si
fosse
subito
addormentato
.
Cosí
andai
a
dormire
anch
'
io
del
tutto
rasserenato
.
Fuori
il
vento
soffiava
e
urlava
.
Lo
sentivo
dal
mio
letto
caldo
come
una
ninna
nanna
che
s
'
allontanò
sempre
di
piú
da
me
,
perché
mi
immersi
nel
sonno
.
Non
so
per
quanto
tempo
io
abbia
dormito
.
Fui
destato
da
Maria
.
Pare
che
piú
volte
essa
fosse
venuta
nella
mia
stanza
a
chiamarmi
e
fosse
poi
corsa
via
.
Nel
mio
sonno
profondo
ebbi
dapprima
un
certo
turbamento
,
poi
intravvidi
la
vecchia
che
saltava
per
la
camera
e
infine
capii
.
Mi
voleva
svegliare
,
ma
quando
vi
riuscí
,
essa
non
era
piú
nella
mia
stanza
.
Il
vento
continuava
a
cantarmi
il
sonno
ed
io
,
per
essere
veritiero
,
debbo
confessare
che
andai
alla
stanza
di
mio
padre
col
dolore
di
essere
stato
strappato
dal
mio
sonno
.
Ricordavo
che
Maria
vedeva
sempre
mio
padre
in
pericolo
.
Guai
a
lei
se
egli
non
fosse
stato
ammalato
questa
volta
!
La
stanza
di
mio
padre
,
non
grande
,
era
ammobiliata
un
po
'
troppo
.
Alla
morte
di
mia
madre
,
per
dimenticare
meglio
,
egli
aveva
cambiato
stanza
,
portando
con
sé
nel
nuovo
ambiente
piú
piccolo
,
tutti
i
suoi
mobili
.
La
stanza
illuminata
scarsamente
da
una
fiammella
a
gas
posta
sul
tavolo
da
notte
molto
basso
,
era
tutta
in
ombra
.
Maria
sosteneva
mio
padre
che
giaceva
supino
,
ma
con
una
parte
del
busto
sporgente
dal
letto
.
La
faccia
di
mio
padre
coperta
di
sudore
rosseggiava
causa
la
luce
vicina
.
La
sua
testa
poggiava
sul
petto
fedele
di
Maria
.
Ruggiva
dal
dolore
e
la
bocca
era
tanto
inerte
che
ne
colava
la
saliva
giú
per
il
mento
.
Guardava
immoto
la
parete
di
faccia
e
non
si
volse
quand
'
io
entrai
.
Maria
mi
raccontò
di
aver
sentito
il
suo
lamento
e
di
essere
arrivata
in
tempo
per
impedirgli
di
cadere
dal
letto
.
Prima
-
essa
assicurava
-
egli
s
'
era
agitato
di
piú
,
mentre
ora
le
pareva
relativamente
tranquillo
,
ma
non
si
sarebbe
rischiata
di
lasciarlo
solo
.
Voleva
forse
scusarsi
di
avermi
chiamato
mentre
io
già
avevo
capito
che
aveva
fatto
bene
a
destarmi
.
Parlandomi
essa
piangeva
,
ma
io
ancora
non
piansi
con
lei
ed
anzi
l
'
ammonii
di
stare
zitta
e
di
non
aumentare
coi
suoi
lamenti
lo
spavento
di
quell
'
ora
.
Non
avevo
ancora
capito
tutto
.
La
poverina
fece
ogni
sforzo
per
calmare
i
suoi
singulti
.
M
'
avvicinai
all
'
orecchio
di
mio
padre
e
gridai
:
-
Perché
ti
lamenti
,
papà
?
Ti
senti
male
?
Credo
ch
'
egli
sentisse
,
perché
il
suo
gemito
si
fece
piú
fioco
ed
egli
stornò
l
'
occhio
dalla
parete
di
faccia
come
se
avesse
tentato
di
vedermi
;
ma
non
arrivò
a
rivolgerlo
a
me
.
Piú
volte
gli
gridai
nell
'
orecchio
la
stessa
domanda
e
sempre
con
lo
stesso
esito
.
Il
mio
contegno
virile
sparve
subito
.
Mio
padre
,
a
quell
'
ora
,
era
piú
vicino
alla
morte
che
a
me
,
perché
il
mio
grido
non
lo
raggiungeva
piú
.
Mi
prese
un
grande
spavento
e
ricordai
prima
di
tutto
le
parole
che
avevamo
scambiate
la
sera
prima
.
Poche
ore
dopo
egli
s
'
era
mosso
per
andar
a
vedere
chi
di
noi
due
avesse
ragione
.
Curioso
!
Il
mio
dolore
veniva
accompagnato
dal
rimorso
.
Celai
il
capo
sul
guanciale
stesso
di
mio
padre
e
piansi
disperatamente
emettendo
i
singulti
che
poco
prima
avevo
rimproverati
a
Maria
.
Toccò
ora
a
lei
di
calmarmi
,
ma
lo
fece
in
modo
strano
.
Mi
esortava
alla
calma
parlando
però
di
mio
padre
,
che
tuttavia
gemeva
con
gli
occhi
anche
troppo
aperti
,
come
di
un
uomo
morto
.
-
Poverino
!
-
diceva
.
-
Morire
cosí
!
Con
questa
ricca
e
bella
chioma
.
-
L
'
accarezzava
.
Era
vero
.
La
testa
di
mio
padre
era
incoronata
da
una
ricca
,
bianca
chioma
ricciuta
,
mentre
io
a
trent
'
anni
avevo
già
i
capelli
molto
radi
.
Non
ricordai
che
a
questo
mondo
c
'
erano
i
medici
e
che
si
supponeva
che
talvolta
portassero
la
salvezza
.
Io
avevo
già
vista
la
morte
su
quella
faccia
sconvolta
dal
dolore
e
non
speravo
piú
.
Fu
Maria
che
per
prima
parlò
del
medico
e
andò
poi
a
destare
il
contadino
per
mandarlo
in
città
.
Restai
solo
a
sostenere
mio
padre
per
una
decina
di
minuti
che
mi
parvero
un
'
eternità
.
Ricordo
che
cercai
di
mettere
nelle
mie
mani
,
che
toccavano
quel
corpo
torturato
,
tutta
la
dolcezza
che
aveva
invaso
il
mio
cuore
.
Le
parole
egli
non
poteva
sentirle
.
Come
avrei
fatto
a
fargli
sapere
che
l
'
amavo
tanto
?
Quando
venne
il
contadino
,
mi
recai
nella
mia
stanza
per
scrivere
un
biglietto
e
mi
fu
difficile
di
mettere
insieme
quel
paio
di
parole
che
dovevano
dare
al
dottore
un
'
idea
del
caso
onde
potesse
portare
subito
con
sé
anche
dei
medicinali
.
Continuamente
vedevo
dinanzi
a
me
la
sicura
imminente
morte
di
mio
padre
e
mi
domandavo
:
Che
cosa
farò
io
ora
a
questo
mondo
?
.
Poi
seguirono
delle
lunghe
ore
d
'
attesa
.
Ho
un
ricordo
abbastanza
esatto
di
quelle
ore
.
Dopo
la
prima
non
occorse
piú
sostenere
mio
padre
che
giaceva
privo
di
sensi
composto
nel
letto
.
Il
suo
gemito
era
cessato
,
ma
la
sua
insensibilità
era
assoluta
.
Aveva
una
respirazione
frettolosa
,
che
io
,
quasi
inconsciamente
,
imitavo
.
Non
potevo
respirare
a
lungo
su
quel
metro
e
m
'
accordavo
delle
soste
sperando
di
trascinare
con
me
al
riposo
anche
l
'
ammalato
.
Ma
egli
correva
avanti
instancabile
.
Tentammo
invano
di
fargli
prendere
un
cucchiaio
di
tè
.
La
sua
incoscienza
diminuiva
quando
si
trattava
di
difendersi
da
un
nostro
intervento
.
Risoluto
,
chiudeva
i
denti
.
Anche
nell
'
incoscienza
veniva
accompagnato
da
quella
sua
indomabile
ostinazione
.
Molto
prima
dell
'
alba
la
sua
respirazione
mutò
di
ritmo
.
Si
raggruppò
in
periodi
che
esordivano
con
alcune
respirazioni
lente
che
avrebbero
potuto
sembrare
di
uomo
sano
,
alle
quali
seguivano
altre
frettolose
che
si
fermavano
in
una
sosta
lunga
,
spaventosa
,
che
a
Maria
e
a
me
sembrava
l
'
annunzio
della
morte
.
Ma
il
periodo
riprendeva
sempre
circa
eguale
,
un
periodo
musicale
di
una
tristezza
infinita
,
cosí
privo
di
colore
.
Quella
respirazione
che
non
fu
sempre
uguale
,
ma
sempre
rumorosa
,
divenne
come
una
parte
di
quella
stanza
.
Da
quell
'
ora
vi
fu
sempre
,
per
lungo
e
lungo
tempo
!
Passai
alcune
ore
gettato
su
un
sofà
,
mentre
Maria
stava
seduta
accanto
al
letto
.
Su
quel
sofà
piansi
le
mie
piú
cocenti
lacrime
.
Il
pianto
offusca
le
proprie
colpe
e
permette
di
accusare
,
senz
'
obbiezioni
,
il
destino
.
Piangevo
perché
perdevo
il
padre
per
cui
ero
sempre
vissuto
.
Non
importava
che
gli
avessi
tenuto
poca
compagnia
.
I
miei
sforzi
per
diventare
migliore
non
erano
stati
fatti
per
dare
una
soddisfazione
a
lui
?
Il
successo
cui
anelavo
doveva
bensí
essere
anche
il
mio
vanto
verso
di
lui
,
che
di
me
aveva
sempre
dubitato
,
ma
anche
la
sua
consolazione
.
Ed
ora
invece
egli
non
poteva
piú
aspettarmi
e
se
ne
andava
convinto
della
mia
insanabile
debolezza
.
Le
mie
lacrime
erano
amarissime
.
Scrivendo
,
anzi
incidendo
sulla
carta
tali
dolorosi
ricordi
,
scopro
che
l
'
immagine
che
m
'
ossessionò
al
primo
mio
tentativo
di
vedere
nel
mio
passato
,
quella
locomotiva
che
trascina
una
sequela
di
vagoni
su
per
un
'
erta
,
io
l
'
ebbi
per
la
prima
volta
ascoltando
da
quel
sofà
il
respiro
di
mio
padre
.
Vanno
cosí
le
locomotive
che
trascinano
dei
pesi
enormi
:
emettono
degli
sbuffi
regolari
che
poi
s
'
accelerano
e
finiscono
in
una
sosta
,
anche
quella
una
sosta
minacciosa
perché
chi
ascolta
può
temere
di
veder
finire
la
macchina
e
il
suo
traino
a
precipizio
a
valle
.
Davvero
!
Il
mio
primo
sforzo
di
ricordare
,
m
'
aveva
riportato
a
quella
notte
,
alle
ore
piú
importanti
della
mia
vita
.
Il
dottore
Coprosich
arrivò
alla
villa
quando
ancora
non
albeggiava
,
accompagnato
da
un
infermiere
che
portava
una
cassetta
di
medicinali
.
Aveva
dovuto
venir
a
piedi
perché
,
a
causa
del
violento
uragano
,
non
aveva
trovata
una
vettura
.
Lo
accolsi
piangendo
ed
egli
mi
trattò
con
grande
dolcezza
incorandomi
anche
a
sperare
.
Eppure
devo
subito
dire
,
che
dopo
quel
nostro
incontro
,
a
questo
mondo
vi
sono
pochi
uomini
che
destino
in
me
una
cosí
viva
antipatia
come
il
dottor
Coprosich
.
Egli
,
oggi
,
vive
ancora
,
decrepito
e
circondato
dalla
stima
di
tutta
la
città
.
Quando
lo
scorgo
cosí
indebolito
e
incerto
camminare
per
le
vie
in
cerca
di
un
poco
d
'
attività
e
d
'
aria
,
in
me
,
ancora
adesso
,
si
rinnova
l
'
avversione
.
Allora
il
dottore
avrà
avuto
poco
piú
di
quarant
'
anni
.
S
'
era
dedicato
molto
alla
medicina
legale
e
,
per
quanto
fosse
notoriamente
un
buonissimo
italiano
,
gli
venivano
affidate
dalle
imperial
regie
autorità
le
perizie
piú
importanti
.
Era
un
uomo
magro
e
nervoso
,
la
faccia
insignificante
rilevata
dalla
calvizie
che
gli
simulava
una
fronte
altissima
.
Un
'
altra
sua
debolezza
gli
dava
dell
'
importanza
:
quando
levava
gli
occhiali
(
e
lo
faceva
sempre
quando
voleva
meditare
)
i
suoi
occhi
accecati
guardavano
accanto
o
al
disopra
del
suo
interlocutore
e
avevano
il
curioso
aspetto
degli
occhi
privi
di
colore
di
un
statua
,
minacciosi
o
,
forse
,
ironici
.
Erano
degli
occhi
spiacevoli
allora
.
Se
aveva
da
dire
anche
una
sola
parola
rimetteva
sul
naso
gli
occhiali
ed
ecco
che
i
suoi
occhi
ridivenivano
quelli
di
un
buon
borghese
qualunque
che
esamina
accuratamente
le
cose
di
cui
parla
.
Si
sedette
in
anticamera
e
riposò
per
qualche
minuto
.
Mi
domandò
di
raccontargli
esattamente
quello
ch
'
era
avvenuto
dal
primo
allarme
fino
al
suo
arrivo
.
Si
levò
gli
occhiali
e
fissò
con
i
suoi
occhi
strani
la
parete
dietro
di
me
.
Cercai
di
essere
esatto
,
ciò
che
non
fu
facile
dato
lo
stato
in
cui
mi
trovavo
.
Ricordavo
anche
che
il
dottor
Coprosich
non
tollerava
che
le
persone
che
non
sapevano
di
medicina
usassero
termini
medici
atteggiandosi
a
sapere
qualche
cosa
di
quella
materia
.
E
quando
arrivai
a
parlare
di
quella
che
a
me
era
apparsa
quale
una
respirazione
cerebrale
egli
si
mise
gli
occhiali
per
dirmi
:
Adagio
con
le
definizioni
.
Vedremo
poi
di
che
si
tratti
.
Avevo
parlato
anche
del
contegno
strano
di
mio
padre
,
della
sua
ansia
di
vedermi
,
della
sua
fretta
di
coricarsi
.
Non
gli
riferii
i
discorsi
strani
di
mio
padre
:
forse
temevo
di
essere
costretto
di
dire
qualche
cosa
delle
risposte
che
allora
io
a
mio
padre
avevo
dato
.
Raccontai
però
che
papà
non
arrivava
ad
esprimersi
con
esattezza
e
che
pareva
pensasse
intensamente
a
qualche
cosa
che
s
'
aggirava
nella
sua
testa
e
ch
'
egli
non
arrivava
a
formulare
.
Il
dottore
,
con
tanto
d
'
occhiali
sul
naso
,
esclamò
trionfalmente
:
-
So
quello
che
s
'
aggirava
nella
sua
testa
!
Lo
sapevo
anch
'
io
,
ma
non
lo
dissi
per
non
far
arrabbiare
il
dottor
Coprosich
:
erano
gli
edemi
.
Andammo
al
letto
dell
'
ammalato
.
Con
l
'
aiuto
dell
'
infermiere
egli
girò
e
rigirò
quel
povero
corpo
inerte
per
un
tempo
che
a
me
parve
lunghissimo
.
Lo
ascoltò
e
lo
esplorò
.
Tentò
di
farsi
aiutare
dal
paziente
stesso
,
ma
invano
.
-
Basta
!
-
disse
ad
un
certo
punto
.
Mi
si
avvicinò
con
gli
occhiali
in
mano
guardando
il
pavimento
e
,
con
un
sospiro
,
mi
disse
:
-
Abbiate
coraggio
!
È
un
caso
gravissimo
.
Andammo
alla
mia
stanza
ove
egli
si
lavò
anche
la
faccia
.
Era
perciò
senza
occhiali
e
quando
l
'
alzò
per
asciugarla
,
la
sua
testa
bagnata
sembrava
la
testina
strana
di
un
amuleto
fatta
da
mani
inesperte
.
Ricordò
di
averci
visti
alcuni
mesi
prima
ed
espresse
meraviglia
perché
non
fossimo
piú
ritornati
da
lui
.
Anzi
aveva
creduto
che
lo
avessimo
abbandonato
per
altro
medico
;
egli
allora
aveva
ben
chiaramente
dichiarato
che
mio
padre
abbisognava
di
cure
.
Quando
rimproverava
,
cosí
senz
'
occhiali
,
era
terribile
.
Aveva
alzata
la
voce
e
voleva
spiegazioni
.
I
suoi
occhi
le
cercavano
dappertutto
.
Certo
egli
aveva
ragione
ed
io
meritavo
dei
rimproveri
.
Debbo
dire
qui
,
che
sono
sicuro
che
non
è
per
quelle
parole
che
io
odio
il
dottor
Coprosich
.
Mi
scusai
raccontandogli
dell
'
avversione
di
mio
padre
per
medici
e
medicine
;
parlavo
piangendo
e
il
dottore
,
con
bontà
generosa
,
cercò
di
quietarmi
dicendomi
che
se
anche
fossimo
ricorsi
a
lui
prima
,
la
sua
scienza
avrebbe
potuto
tutt
'
al
piú
ritardare
la
catastrofe
cui
assistevamo
ora
,
ma
non
impedirla
.
Però
,
come
continuò
a
indagare
sui
precedenti
della
malattia
,
ebbe
nuovi
argomenti
di
rimprovero
per
me
.
Egli
voleva
sapere
se
mio
padre
in
quegli
ultimi
mesi
si
fosse
lagnato
delle
sue
condizioni
di
salute
,
del
suo
appetito
e
del
suo
sonno
.
Non
seppi
dirgli
nulla
di
preciso
;
neppure
se
mio
padre
avesse
mangiato
molto
o
poco
a
quel
tavolo
a
cui
sedevamo
giornalmente
insieme
.
L
'
evidenza
della
mia
colpa
m
'
atterrò
,
ma
il
dottore
non
insistette
affatto
nelle
domande
.
Apprese
da
me
che
Maria
lo
vedeva
sempre
moribondo
e
ch
'
io
perciò
la
deridevo
.
Egli
stava
pulendosi
le
orecchie
,
guardando
in
alto
.
-
Fra
un
paio
d
'
ore
probabilmente
ricupererà
la
coscienza
almeno
in
parte
,
-
disse
.
-
C
'
è
qualche
speranza
dunque
?
-
esclamai
io
.
-
Nessunissima
!
-
rispose
seccamente
.
-
Però
le
mignatte
non
sbagliano
mai
in
questo
caso
.
Ricupererà
di
sicuro
un
po
'
della
sua
coscienza
,
forse
per
impazzire
.
Alzò
le
spalle
e
rimise
a
posto
l
'
asciugamano
.
Quell
'
alzata
di
spalle
significava
proprio
un
disdegno
per
l
'
opera
propria
e
m
'
incoraggiò
a
parlare
.
Ero
pieno
di
terrore
all
'
idea
che
mio
padre
avesse
potuto
rimettersi
dal
suo
torpore
per
vedersi
morire
,
ma
senza
quell
'
alzata
di
spalle
non
avrei
avuto
il
coraggio
di
dirlo
.
-
Dottore
!
-
supplicai
.
-
Non
le
pare
sia
una
cattiva
azione
di
farlo
ritornare
in
sé
?
Scoppiai
in
pianto
.
La
voglia
di
piangere
l
'
avevo
sempre
nei
miei
nervi
scossi
,
ma
mi
vi
abbandonavo
senza
resistenza
per
far
vedere
le
mie
lagrime
e
farmi
perdonare
dal
dottore
il
giudizio
che
avevo
osato
di
dare
sull
'
opera
sua
.
Con
grande
bontà
egli
mi
disse
:
-
Via
,
si
calmi
.
La
coscienza
dell
'
infermo
non
sarà
mai
tanto
chiara
da
fargli
comprendere
il
suo
stato
.
Egli
non
è
un
medico
.
Basterà
non
dirgli
ch
'
è
moribondo
,
ed
egli
non
lo
saprà
.
Ci
può
invece
toccare
di
peggio
:
potrebbe
cioè
impazzire
.
Ho
però
portata
con
me
la
camicia
di
forza
e
l
'
infermiere
resterà
qui
.
Piú
spaventato
che
mai
,
lo
supplicai
di
non
applicargli
le
mignatte
.
Egli
allora
con
tutta
calma
mi
raccontò
che
l
'
infermiere
gliele
aveva
sicuramente
già
applicate
perché
egli
ne
aveva
dato
l
'
ordine
prima
di
lasciare
la
stanza
di
mio
padre
.
Allora
m
'
arrabbiai
.
Poteva
esserci
un
'
azione
piú
malvagia
di
quella
di
richiamare
in
sé
un
ammalato
,
senz
'
avere
la
minima
speranza
di
salvarlo
e
solo
per
esporlo
alla
disperazione
,
o
al
rischio
di
dover
sopportare
-
con
quell
'
affanno
!
-
la
camicia
di
forza
?
Con
tutta
violenza
,
ma
sempre
accompagnando
le
mie
parole
di
quel
pianto
che
domandava
indulgenza
,
dichiarai
che
mi
pareva
una
crudeltà
inaudita
di
non
lasciar
morire
in
pace
chi
era
definitivamente
condannato
.
Io
odio
quell
'
uomo
perché
egli
allora
s
'
arrabbiò
con
me
.
È
ciò
ch
'
io
non
seppi
mai
perdonargli
.
Egli
s
'
agitò
tanto
che
dimenticò
d
'
inforcare
gli
occhiali
e
tuttavia
scoperse
esattamente
il
punto
ove
si
trovava
la
mia
testa
per
fissarla
con
i
suoi
occhi
terribili
.
Mi
disse
che
gli
pareva
io
volessi
recidere
anche
quel
tenue
filo
di
speranza
che
vi
era
ancora
.
Me
lo
disse
proprio
cosí
,
crudamente
.
Ci
si
avviava
a
un
conflitto
.
Piangendo
e
urlando
obbiettai
che
pochi
istanti
prima
egli
stesso
aveva
esclusa
qualunque
speranza
di
salvezza
per
l
'
ammalato
.
La
casa
mia
e
chi
vi
abitava
non
dovevano
servire
ad
esperimenti
per
i
quali
c
'
erano
altri
posti
a
questo
mondo
!
Con
grande
severità
e
una
calma
che
la
rendeva
quasi
minacciosa
,
egli
rispose
:
-
Io
le
spiegai
quale
era
lo
stato
della
scienza
in
quell
'
istante
.
Ma
chi
può
dire
quello
che
può
avvenire
fra
mezz
'
ora
o
fino
a
domani
?
Tenendo
in
vita
suo
padre
io
ho
lasciata
aperta
la
via
a
tutte
le
possibilità
.
Si
mise
allora
gli
occhiali
e
,
col
suo
aspetto
d
'
impiegato
pedantesco
,
aggiunse
ancora
delle
spiegazioni
che
non
finivano
piú
,
sull
'
importanza
che
poteva
avere
l
'
intervento
del
medico
nel
destino
economico
di
una
famiglia
.
Mezz
'
ora
in
piú
di
respiro
poteva
decidere
del
destino
di
un
patrimonio
.
Piangevo
oramai
anche
perché
compassionavo
me
stesso
per
dover
star
a
sentire
tali
cose
in
simile
momento
.
Ero
esausto
e
cessai
dal
discutere
.
Tanto
le
mignatte
erano
già
state
applicate
!
Il
medico
è
una
potenza
quando
si
trova
al
letto
di
un
ammalato
ed
io
al
dottor
Coprosich
usai
ogni
riguardo
.
Dev
'
essere
stato
per
tale
riguardo
ch
'
io
non
osai
di
proporre
un
consulto
,
cosa
che
mi
rimproverai
per
lunghi
anni
.
Ora
anche
quel
rimorso
è
morto
insieme
a
tutti
i
miei
altri
sentimenti
di
cui
parlo
qui
con
la
freddezza
con
cui
racconterei
di
avvenimenti
toccati
ad
un
estraneo
.
Nel
mio
cuore
,
di
quei
giorni
,
non
v
'
è
altro
residuo
che
l
'
antipatia
per
quel
medico
che
tuttavia
si
ostina
a
vivere
.
Piú
tardi
andammo
ancora
una
volta
al
letto
di
mio
padre
.
Lo
trovammo
che
dormiva
adagiato
sul
fianco
destro
.
Gli
avevano
posta
una
pezzuola
sulla
tempia
per
coprire
le
ferite
prodotte
dalle
mignatte
.
Il
dottore
volle
subito
provare
se
la
sua
coscienza
avesse
aumentato
e
gli
gridò
nelle
orecchie
.
L
'
ammalato
non
reagí
in
alcun
modo
.
-
Meglio
cosí
!
-
dissi
io
con
grande
coraggio
,
ma
sempre
piangendo
.
-
L
'
effetto
atteso
non
potrà
mancare
!
-
rispose
il
dottore
.
-
Non
vede
che
la
respirazione
s
'
è
già
modificata
?
Infatti
,
frettolosa
e
affaticata
,
la
respirazione
non
formava
piú
quei
periodi
che
mi
avevano
spaventato
.
L
'
infermiere
disse
qualche
cosa
al
medico
che
annuí
.
Si
trattava
di
provare
al
malato
la
camicia
di
forza
.
Trassero
quell
'
ordigno
dalla
valigia
e
alzarono
mio
padre
obbligandolo
a
star
seduto
sul
letto
.
Allora
l
'
ammalato
aperse
gli
occhi
:
erano
foschi
,
non
ancora
aperti
alla
luce
.
Io
singhiozzai
ancora
,
temendo
che
subito
guardassero
e
vedessero
tutto
.
Invece
,
quando
la
testa
dell
'
ammalato
ritornò
sul
guanciale
,
quegli
occhi
si
rinchiusero
,
come
quelli
di
certe
bambole
.
Il
dottore
trionfò
:
-
È
tutt
'
altra
cosa
;
-
mormorò
.
Sí
:
era
tutt
'
altra
cosa
!
Per
me
nient
'
altro
che
una
grave
minaccia
.
Con
fervore
baciai
mio
padre
sulla
fronte
e
nel
pensiero
gli
augurai
:
-
Oh
,
dormi
!
Dormi
fino
ad
arrivare
al
sonno
eterno
!
Ed
è
cosí
che
augurai
a
mio
padre
la
morte
,
ma
il
dottore
non
l
'
indovinò
perché
mi
disse
bonariamente
:
-
Anche
a
lei
fa
piacere
,
ora
,
di
vederlo
ritornare
in
sé
!
Quando
il
dottore
partí
,
l
'
alba
era
spuntata
.
Un
'
alba
fosca
,
esitante
.
Il
vento
che
soffiava
ancora
a
raffiche
,
mi
parve
meno
violento
,
benché
sollevasse
tuttavia
la
neve
ghiacciata
.
Accompagnai
il
dottore
in
giardino
.
Esageravo
gli
atti
di
cortesia
perché
non
indovinasse
il
mio
livore
.
La
mia
faccia
significava
solo
considerazione
e
rispetto
.
Mi
concessi
una
smorfia
di
disgusto
,
che
mi
sollevò
dallo
sforzo
,
solo
quando
lo
vidi
allontanare
per
il
viottolo
che
conduceva
all
'
uscita
della
villa
.
Piccolo
e
nero
in
mezzo
alla
neve
,
barcollava
e
si
fermava
ad
ogni
raffica
per
poter
resistere
meglio
.
Non
mi
bastò
quella
smorfia
e
sentii
il
bisogno
di
altri
atti
violenti
,
dopo
tanto
sforzo
.
Camminai
per
qualche
minuto
per
il
viale
,
nel
freddo
,
a
capo
scoperto
,
pestando
irosamente
i
piedi
nella
neve
alta
.
Non
so
però
se
tanta
ira
puerile
fosse
rivolta
al
dottore
o
non
piuttosto
a
me
stesso
.
Prima
di
tutto
a
me
stesso
,
a
me
che
avevo
voluto
morto
mio
padre
e
che
non
avevo
osato
dirlo
.
Il
mio
silenzio
convertiva
quel
mio
desiderio
ispirato
dal
piú
puro
affetto
filiale
,
in
un
vero
delitto
che
mi
pesava
orrendamente
.
L
'
ammalato
dormiva
sempre
.
Solo
disse
due
parole
che
io
non
intesi
,
ma
nel
piú
calmo
tono
di
conversazione
,
stranissimo
perché
interruppe
il
suo
respiro
sempre
frequentissimo
tanto
lontano
da
ogni
calma
.
S
'
avvicinava
alla
coscienza
e
alla
disperazione
?
Maria
era
ora
seduta
accanto
al
letto
assieme
all
'
infermiere
.
Costui
m
'
ispirò
fiducia
e
mi
dispiacque
solo
per
certa
sua
coscienziosità
esagerata
.
Si
oppose
alla
proposta
di
Maria
di
far
prendere
all
'
ammalato
un
cucchiaino
di
brodo
ch
'
essa
credeva
un
buon
farmaco
.
Ma
il
medico
non
aveva
parlato
di
brodo
e
l
'
infermiere
volle
si
attendesse
il
suo
ritorno
per
decidere
un
'
azione
tanto
importante
.
Parlò
imperioso
piú
di
quanto
la
cosa
meritasse
.
La
povera
Maria
non
insistette
ed
io
neppure
.
Ebbi
però
un
'
altra
smorfia
di
disgusto
.
M
'
indussero
a
coricarmi
perché
avrei
dovuto
passare
la
notte
con
l
'
infermiere
ad
assistere
l
'
ammalato
presso
il
quale
bastava
fossimo
in
due
;
uno
poteva
riposare
sul
sofà
.
Mi
coricai
e
m
'
addormentai
subito
,
con
completa
,
gradevole
perdita
della
coscienza
e
-
ne
son
sicuro
-
non
interrotta
da
alcun
barlume
di
sogno
.
Invece
la
notte
scorsa
,
dopo
di
aver
passata
parte
della
giornata
di
ieri
a
raccogliere
questi
miei
ricordi
,
ebbi
un
sogno
vivissimo
che
mi
riportò
con
un
salto
enorme
,
attraverso
il
tempo
,
a
quei
giorni
.
Mi
rivedevo
col
dottore
nella
stessa
stanza
ove
avevamo
discusso
di
mignatte
e
camicie
di
forza
,
in
quella
stanza
che
ora
ha
tutt
'
altro
aspetto
perché
è
la
stanza
da
letto
mia
e
di
moglie
.
Io
insegnavo
al
dottore
il
modo
di
curare
e
guarire
mio
padre
,
mentre
lui
(
non
vecchio
e
cadente
com
'
è
ora
,
ma
vigoroso
e
nervoso
com
'
era
allora
)
con
ira
,
gli
occhiali
in
mano
e
gli
occhi
disorientati
,
urlava
che
non
valeva
la
pena
di
fare
tante
cose
.
Diceva
proprio
cosí
:
Le
mignatte
lo
richiamerebbero
alla
vita
e
al
dolore
e
non
bisogna
applicargliele
!
.
Io
invece
battevo
il
pugno
su
un
libro
di
medicina
ed
urlavo
:
Le
mignatte
!
Voglio
le
mignatte
!
Ed
anche
la
camicia
di
forza
!
.
Pare
che
il
mio
sogno
si
sia
fatto
rumoroso
perché
mia
moglie
l
'
interruppe
destandomi
.
Ombre
lontane
!
Io
credo
che
per
scorgervi
occorra
un
ausilio
ottico
e
sia
questo
che
vi
capovolga
.
Il
mio
sonno
tranquillo
è
l
'
ultimo
ricordo
di
quella
giornata
.
Poi
seguirono
alcuni
lunghi
giorni
di
cui
ogni
ora
somigliava
all
'
altra
.
Il
tempo
s
'
era
migliorato
;
si
diceva
che
s
'
era
migliorato
anche
lo
stato
di
mio
padre
.
Egli
si
moveva
liberamente
nella
stanza
e
aveva
cominciata
la
sua
corsa
in
cerca
d
'
aria
,
dal
letto
alla
poltrona
.
Traverso
alle
finestre
chiuse
guardava
per
istanti
anche
il
giardino
coperto
di
neve
abbacinante
al
sole
.
Ogni
qualvolta
entravo
in
quella
stanza
ero
pronto
per
discutere
ed
annebbiare
quella
coscienza
che
il
Coprosich
aspettava
.
Ma
mio
padre
ogni
giorno
dimostrava
bensí
di
sentire
e
intendere
meglio
,
ma
quella
coscienza
era
sempre
lontana
.
Purtroppo
debbo
confessare
che
al
letto
di
morte
di
mio
padre
io
albergai
nell
'
animo
un
grande
rancore
che
stranamente
s
'
avvinse
al
mio
dolore
e
lo
falsificò
.
Questo
rancore
era
dedicato
prima
di
tutto
al
Coprosich
ed
era
aumentato
dal
mio
sforzo
di
celarglielo
.
Ne
avevo
poi
anche
con
me
stesso
che
non
sapevo
riprendere
la
discussione
col
dottore
per
dirgli
chiaramente
ch
'
io
non
davo
un
fico
secco
per
la
sua
scienza
e
che
auguravo
a
mio
padre
la
morte
pur
di
risparmiargli
il
dolore
.
Anche
con
l
'
ammalato
finii
coll
'
averne
.
Chi
ha
provato
di
restare
per
giorni
e
settimane
accanto
ad
un
ammalato
inquieto
,
essendo
inadatto
a
fungere
da
infermiere
,
e
perciò
spettatore
passivo
di
tutto
ciò
che
gli
altri
fanno
,
m
'
intenderà
.
Io
poi
avrei
avuto
bisogno
di
un
grande
riposo
per
chiarire
il
mio
animo
e
anche
regolare
e
forse
assaporare
il
mio
dolore
per
mio
padre
e
per
me
.
Invece
dovevo
ora
lottare
per
fargli
ingoiare
la
medicina
ed
ora
per
impedirgli
di
uscire
dalla
stanza
.
La
lotta
produce
sempre
del
rancore
.
Una
sera
Carlo
,
l
'
infermiere
,
mi
chiamò
per
farmi
constatare
in
mio
padre
un
nuovo
progresso
.
Corsi
col
cuore
in
tumulto
all
'
idea
che
il
vecchio
potesse
accorgersi
della
propria
malattia
e
rimproverarmela
.
Mio
padre
era
in
mezzo
alla
stanza
in
piedi
,
vestito
della
sola
biancheria
,
con
in
testa
il
suo
berretto
da
notte
di
seta
rossa
.
Benché
l
'
affanno
fosse
sempre
fortissimo
,
egli
diceva
di
tempo
in
tempo
qualche
breve
parola
assennata
.
Quand
'
io
entrai
,
egli
disse
a
Carlo
:
-
Apri
!
Voleva
che
si
aprisse
la
finestra
.
Carlo
rispose
che
non
poteva
farlo
causa
il
grande
freddo
.
E
mio
padre
per
un
certo
tempo
dimenticò
la
propria
domanda
.
Andò
a
sedersi
su
una
poltrona
accanto
alla
finestra
e
vi
si
stese
cercando
sollievo
.
Quando
mi
vide
,
sorrise
e
mi
domandò
:
-
Hai
dormito
?
Non
credo
che
la
mia
risposta
lo
raggiungesse
.
Non
era
quella
la
coscienza
ch
'
io
avevo
tanto
temuto
.
Quando
si
muore
si
ha
ben
altro
da
fare
che
di
pensare
alla
morte
.
Tutto
il
suo
organismo
era
dedicato
alla
respirazione
.
E
invece
di
starmi
a
sentire
egli
gridò
di
nuovo
a
Carlo
:
-
Apri
!
Non
aveva
riposo
.
Lasciava
la
poltrona
per
mettersi
in
piedi
.
Poi
con
grande
fatica
e
con
l
'
aiuto
dell
'
infermiere
si
coricava
sul
letto
adagiandovisi
prima
per
un
attimo
sul
fianco
sinistro
eppoi
subito
sul
fianco
destro
su
cui
sapeva
resistere
per
qualche
minuto
.
Invocava
di
nuovo
l
'
aiuto
dell
'
infermiere
per
rimettersi
in
piedi
e
finiva
col
ritornare
alla
poltrona
ove
restava
talvolta
piú
a
lungo
.
Quel
giorno
,
passando
dal
letto
alla
poltrona
,
si
fermò
dinanzi
allo
specchio
e
,
rimirandovisi
,
mormorò
:
-
Sembro
un
Messicano
!
Io
penso
che
fosse
per
togliersi
all
'
orrenda
monotonia
di
quella
corsa
dal
letto
alla
poltrona
ch
'
egli
quel
giorno
abbia
tentato
di
fumare
.
Arrivò
a
riempire
la
bocca
di
una
sola
fumata
che
subito
soffiò
via
affannato
.
Carlo
m
'
aveva
chiamato
per
farmi
assistere
ad
un
istante
di
chiara
coscienza
nell
'
ammalato
:
-
Sono
dunque
gravemente
ammalato
?
-
aveva
domandato
con
angoscia
.
Tanta
coscienza
non
ritornò
piú
.
Invece
poco
dopo
ebbe
un
istante
di
delirio
.
Si
levò
dal
letto
e
credette
di
essersi
destato
dopo
una
notte
di
sonno
in
un
albergo
di
Vienna
.
Deve
aver
sognato
di
Vienna
per
il
desiderio
della
frescura
nella
bocca
arsa
ricordando
l
'
acqua
buona
e
ghiacciata
che
v
'
è
in
quella
città
.
Parlò
subito
dell
'
acqua
buona
che
l
'
aspettava
alla
prossima
fontana
.
Del
resto
era
un
malato
inquieto
,
ma
mite
.
Io
lo
paventavo
perché
temevo
sempre
di
vederlo
inasprirsi
quando
avesse
compresa
la
sua
situazione
e
perciò
la
sua
mitezza
non
arrivava
ad
attenuare
la
mia
grande
fatica
,
ma
egli
accettava
obbediente
qualunque
proposta
gli
fosse
fatta
perché
da
tutte
si
aspettava
di
poter
venir
salvato
dal
suo
affanno
.
L
'
infermiere
si
offerse
di
andargli
a
prendere
un
bicchiere
di
latte
ed
egli
accettò
con
vera
gioia
.
Con
la
stessa
ansietà
con
cui
poi
attese
di
ottenere
quel
latte
,
volle
esserne
liberato
dopo
di
averne
ingoiato
un
sorso
scarso
e
poiché
non
subito
fu
compiaciuto
,
lasciò
cadere
quel
bicchiere
a
terra
.
Il
dottore
non
si
mostrava
mai
deluso
dello
stato
in
cui
trovava
il
malato
.
Ogni
giorno
constatava
un
miglioramento
,
ma
vedeva
imminente
la
catastrofe
.
Un
giorno
venne
in
vettura
ed
ebbe
fretta
di
andarsene
.
Mi
raccomandò
d
'
indurre
l
'
ammalato
di
restar
coricato
piú
a
lungo
che
fosse
possibile
perché
la
posizione
orizzontale
era
la
migliore
per
la
circolazione
.
Ne
fece
raccomandazione
anche
a
mio
padre
stesso
il
quale
intese
e
,
con
aspetto
intelligentissimo
,
promise
,
restando
però
in
piedi
in
mezzo
alla
stanza
e
ritornando
subito
alla
sua
distrazione
o
meglio
a
quello
ch
'
io
dicevo
la
meditazione
sul
suo
affanno
.
Durante
la
notte
che
seguí
,
ebbi
per
l
'
ultima
volta
il
terrore
di
veder
risorgere
quella
coscienza
ch
'
io
tanto
temevo
.
Egli
s
'
era
seduto
sulla
poltrona
accanto
alla
finestra
e
guardava
traverso
i
vetri
,
nella
notte
chiara
,
il
cielo
tutto
stellato
.
La
sua
respirazione
era
sempre
affannosa
,
ma
non
sembrava
ch
'
egli
ne
soffrisse
assorto
com
'
era
a
guardare
in
alto
.
Forse
a
causa
della
respirazione
,
pareva
che
la
sua
testa
facesse
dei
cenni
di
consenso
.
Pensai
con
spavento
:
Ecco
ch
'
egli
si
dedica
ai
problemi
che
sempre
evitò
.
Cercai
di
scoprire
il
punto
esatto
del
cielo
ch
'
egli
fissava
.
Egli
guardava
,
sempre
eretto
sul
busto
,
con
lo
sforzo
di
chi
spia
traverso
un
pertugio
situato
troppo
in
alto
.
Mi
parve
guardasse
le
Pleiadi
.
Forse
in
tutta
la
sua
vita
egli
non
aveva
guardato
sí
a
lungo
tanto
lontano
.
Improvvisamente
si
volse
a
me
,
sempre
restando
eretto
sul
busto
:
-
Guarda
!
Guarda
!
-
mi
disse
con
un
aspetto
severo
di
ammonizione
.
Tornò
subito
a
fissare
il
cielo
e
indi
si
volse
di
nuovo
a
me
:
-
Hai
visto
?
Hai
visto
?
Tentò
di
ritornare
alle
stelle
,
ma
non
poté
:
si
abbandonò
esausto
sullo
schienale
della
poltrona
e
quando
io
gli
domandai
che
cosa
avesse
voluto
mostrarmi
,
egli
non
m
'
intese
né
ricordò
di
aver
visto
e
di
aver
voluto
ch
'
io
vedessi
.
La
parola
che
aveva
tanto
cercata
per
consegnarmela
,
gli
era
sfuggita
per
sempre
.
La
notte
fu
lunga
ma
,
debbo
confessarlo
,
non
specialmente
affaticante
per
me
e
per
l
'
infermiere
.
Lasciavamo
fare
all
'
ammalato
quello
che
voleva
,
ed
egli
camminava
per
la
stanza
nel
suo
strano
costume
,
inconsapevole
del
tutto
di
attendere
la
morte
.
Una
volta
tentò
di
uscire
sul
corridoio
ove
faceva
tanto
freddo
.
Io
glielo
impedii
ed
egli
m
'
obbedí
subito
.
Un
'
altra
volta
,
invece
,
l
'
infermiere
che
aveva
sentita
la
raccomandazione
del
medico
,
volle
impedirgli
di
levarsi
dal
letto
,
ma
allora
mio
padre
si
ribellò
.
Uscí
dal
suo
stupore
,
si
levò
piangendo
e
bestemmiando
ed
io
ottenni
gli
fosse
lasciata
la
libertà
di
moversi
com
'
egli
voleva
.
Egli
si
quietò
subito
e
ritornò
alla
sua
vita
silenziosa
e
alla
sua
corsa
vana
in
cerca
di
sollievo
.
Quando
il
medico
ritornò
,
egli
si
lasciò
esaminare
tentando
persino
di
respirare
piú
profondamente
come
gli
si
domandava
.
Poi
si
rivolse
a
me
:
-
Che
cosa
dice
?
Mi
abbandonò
per
un
istante
,
ma
ritornò
subito
a
me
:
-
Quando
potrò
uscire
?
Il
dottore
incoraggiato
da
tanta
mitezza
mi
esortò
a
dirgli
che
si
forzasse
di
restare
piú
a
lungo
nel
letto
.
Mio
padre
ascoltava
solo
le
voci
a
cui
era
piú
abituato
,
la
mia
e
quelle
di
Maria
e
dell
'
infermiere
.
Non
credevo
all
'
efficacia
di
quelle
raccomandazioni
,
ma
tuttavia
le
feci
mettendo
nella
mia
voce
anche
un
tono
di
minaccia
.
-
Sí
,
sí
,
-
promise
mio
padre
e
in
quello
stesso
istante
si
levò
e
andò
alla
poltrona
.
Il
medico
lo
guardò
e
,
rassegnato
,
mormorò
:
-
Si
vede
che
un
mutamento
di
posizione
gli
dà
un
po
'
di
sollievo
.
Poco
dopo
ero
a
letto
,
ma
non
seppi
chiuder
occhio
.
Guardavo
nell
'
avvenire
indagando
per
trovare
perché
e
per
chi
avrei
potuto
continuare
i
miei
sforzi
di
migliorarmi
.
Piansi
molto
,
ma
piuttosto
su
me
stesso
che
sul
disgraziato
che
correva
senza
pace
per
la
sua
camera
.
Quando
mi
levai
,
Maria
andò
a
coricarsi
ed
io
restai
accanto
a
mio
padre
insieme
all
'
infermiere
.
Ero
abbattuto
e
stanco
;
mio
padre
piú
irrequieto
che
mai
.
Fu
allora
che
avvenne
la
scena
terribile
che
non
dimenticherò
mai
e
che
gettò
lontano
lontano
la
sua
ombra
,
che
offuscò
ogni
mio
coraggio
,
ogni
mia
gioia
.
Per
dimenticarne
il
dolore
,
fu
d
'
uopo
che
ogni
mio
sentimento
fosse
affievolito
dagli
anni
.
L
'
infermiere
mi
disse
:
-
Come
sarebbe
bene
se
riuscissimo
di
tenerlo
a
letto
.
Il
dottore
vi
dà
tanta
importanza
!
Fino
a
quel
momento
io
ero
rimasto
adagiato
sul
sofà
.
Mi
levai
e
andai
al
letto
ove
,
in
quel
momento
,
ansante
piú
che
mai
,
l
'
ammalato
s
'
era
coricato
.
Ero
deciso
:
avrei
costretto
mio
padre
di
restare
almeno
per
mezz
'
ora
nel
riposo
voluto
dal
medico
.
Non
era
questo
il
mio
dovere
?
Subito
mio
padre
tentò
di
ribaltarsi
verso
la
sponda
del
letto
per
sottrarsi
alla
mia
pressione
e
levarsi
.
Con
mano
vigorosa
poggiata
sulla
sua
spalla
,
gliel
'
impedii
mentre
a
voce
alta
e
imperiosa
gli
comandavo
di
non
moversi
.
Per
un
breve
istante
,
terrorizzato
,
egli
obbedí
.
Poi
esclamò
:
-
Muoio
!
E
si
rizzò
.
A
mia
volta
,
subito
spaventato
dal
suo
grido
,
rallentai
la
pressione
della
mia
mano
.
Perciò
egli
poté
sedere
sulla
sponda
del
letto
proprio
di
faccia
a
me
.
Io
penso
che
allora
la
sua
ira
fu
aumentata
al
trovarsi
-
sebbene
per
un
momento
solo
-
impedito
nei
movimenti
e
gli
parve
certo
ch
'
io
gli
togliessi
anche
l
'
aria
di
cui
aveva
tanto
bisogno
,
come
gli
toglievo
la
luce
stando
in
piedi
contro
di
lui
seduto
.
Con
uno
sforzo
supremo
arrivò
a
mettersi
in
piedi
,
alzò
la
mano
alto
alto
,
come
se
avesse
saputo
ch
'
egli
non
poteva
comunicarle
altra
forza
che
quella
del
suo
peso
e
la
lasciò
cadere
sulla
mia
guancia
.
Poi
scivolò
sul
letto
e
di
là
sul
pavimento
.
Morto
!
Non
lo
sapevo
morto
,
ma
mi
si
contrasse
il
cuore
dal
dolore
della
punizione
ch
'
egli
,
moribondo
,
aveva
voluto
darmi
.
Con
l
'
aiuto
di
Carlo
lo
sollevai
e
lo
riposi
in
letto
.
Piangendo
,
proprio
come
un
bambino
punito
,
gli
gridai
nell
'
orecchio
:
-
Non
è
colpa
mia
!
Fu
quel
maledetto
dottore
che
voleva
obbligarti
di
star
sdraiato
!
Era
una
bugia
.
Poi
,
ancora
come
un
bambino
,
aggiunsi
la
promessa
di
non
farlo
piú
:
-
Ti
lascerò
movere
come
vorrai
.
L
'
infermiere
disse
:
-
È
morto
.
Dovettero
allontanarmi
a
viva
forza
da
quella
stanza
.
Egli
era
morto
ed
io
non
potevo
piú
provargli
la
mia
innocenza
!
Nella
solitudine
tentai
di
riavermi
.
Ragionavo
:
era
escluso
che
mio
padre
,
ch
'
era
sempre
fuori
di
sensi
,
avesse
potuto
risolvere
di
punirmi
e
dirigere
la
sua
mano
con
tanta
esattezza
da
colpire
la
mia
guancia
.
Come
sarebbe
stato
possibile
di
avere
la
certezza
che
il
mio
ragionamento
era
giusto
?
Pensai
persino
di
dirigermi
a
Coprosich
.
Egli
,
quale
medico
,
avrebbe
potuto
dirmi
qualche
cosa
sulle
capacità
di
risolvere
e
agire
di
un
moribondo
.
Potevo
anche
essere
stato
vittima
di
un
atto
provocato
da
un
tentativo
di
facilitarsi
la
respirazione
!
Ma
col
dottor
Coprosich
non
parlai
.
Era
impossibile
di
andar
a
rivelare
a
lui
come
mio
padre
si
fosse
congedato
da
me
.
A
lui
,
che
m
'
aveva
già
accusato
di
aver
mancato
di
affetto
per
mio
padre
!
Fu
un
ulteriore
grave
colpo
per
me
quando
sentii
che
Carlo
,
l
'
infermiere
,
in
cucina
,
di
sera
,
raccontava
a
Maria
:
-
Il
padre
alzò
alto
alto
la
mano
e
con
l
'
ultimo
suo
atto
picchiò
il
figliuolo
.
-
Egli
lo
sapeva
e
perciò
Coprosich
l
'
avrebbe
risaputo
.
Quando
mi
recai
nella
stanza
mortuaria
,
trovai
che
avevano
vestito
il
cadavere
.
L
'
infermiere
doveva
anche
avergli
ravviata
la
bella
,
bianca
chioma
.
La
morte
aveva
già
irrigidito
quel
corpo
che
giaceva
superbo
e
minaccioso
.
Le
sue
mani
grandi
,
potenti
,
ben
formate
,
erano
livide
,
ma
giacevano
con
tanta
naturalezza
che
parevano
pronte
ad
afferrare
e
punire
.
Non
volli
,
non
seppi
piú
rivederlo
.
Poi
,
al
funerale
,
riuscii
a
ricordare
mio
padre
debole
e
buono
come
l
'
avevo
sempre
conosciuto
dopo
la
mia
infanzia
e
mi
convinsi
che
quello
schiaffo
che
m
'
era
stato
inflitto
da
lui
moribondo
,
non
era
stato
da
lui
voluto
.
Divenni
buono
,
buono
e
il
ricordo
di
mio
padre
s
'
accompagnò
a
me
,
divenendo
sempre
piú
dolce
.
Fu
come
un
sogno
delizioso
:
eravamo
oramai
perfettamente
d
'
accordo
,
io
divenuto
il
piú
debole
e
lui
il
piú
forte
.
Ritornai
e
per
molto
tempo
rimasi
nella
religione
della
mia
infanzia
.
Immaginavo
che
mio
padre
mi
sentisse
e
potessi
dirgli
che
la
colpa
non
era
stata
mia
,
ma
del
dottore
.
La
bugia
non
aveva
importanza
perché
egli
oramai
intendeva
tutto
ed
io
pure
.
E
per
parecchio
tempo
i
colloqui
con
mio
padre
continuarono
dolci
e
celati
come
un
amore
illecito
,
perché
io
dinanzi
a
tutti
continuai
a
ridere
di
ogni
pratica
religiosa
,
mentre
è
vero
-
e
qui
voglio
confessarlo
-
che
io
a
qualcuno
giornalmente
e
ferventemente
raccomandai
l
'
anima
di
mio
padre
.
È
proprio
la
religione
vera
quella
che
non
occorre
professare
ad
alta
voce
per
averne
il
conforto
di
cui
qualche
volta
-
raramente
-
non
si
può
fare
a
meno
.
5
.
Matrimonio
Nella
mente
di
un
giovine
di
famiglia
borghese
il
concetto
di
vita
umana
s
'
associa
a
quello
della
carriera
e
nella
prima
gioventú
la
carriera
è
quella
di
Napoleone
I
.
Senza
che
perciò
si
sogni
di
diventare
imperatore
perché
si
può
somigliare
a
Napoleone
restando
molto
ma
molto
piú
in
basso
.
La
vita
piú
intensa
è
raccontata
in
sintesi
dal
suono
piú
rudimentale
,
quello
dell
'
onda
del
mare
,
che
,
dacché
si
forma
,
muta
ad
ogni
istante
finché
non
muore
!
M
'
aspettavo
perciò
anch
'
io
di
divenire
e
disfarmi
come
Napoleone
e
l
'
onda
.
La
mia
vita
non
sapeva
fornire
che
una
nota
sola
senz
'
alcuna
variazione
,
abbastanza
alta
e
che
taluni
m
'
invidiano
,
ma
orribilmente
tediosa
.
I
miei
amici
mi
conservarono
durante
tutta
la
mia
vita
la
stessa
stima
e
credo
che
neppur
io
,
dacché
son
giunto
all
'
età
della
ragione
,
abbia
mutato
di
molto
il
concetto
che
feci
di
me
stesso
.
Può
perciò
essere
che
l
'
idea
di
sposarmi
mi
sia
venuta
per
la
stanchezza
di
emettere
e
sentire
quell
'
unica
nota
.
Chi
non
l
'
ha
ancora
sperimentato
crede
il
matrimonio
piú
importante
di
quanto
non
sia
.
La
compagna
che
si
sceglie
rinnoverà
,
peggiorando
o
migliorando
,
la
propria
razza
nei
figli
,
ma
madre
natura
che
questo
vuole
e
che
per
via
diretta
non
saprebbe
dirigerci
,
perché
in
allora
ai
figli
non
pensiamo
affatto
,
ci
dà
a
credere
che
dalla
moglie
risulterà
anche
un
rinnovamento
nostro
,
ciò
ch
'
è
un
'
illusione
curiosa
non
autorizzata
da
alcun
testo
.
Infatti
si
vive
poi
uno
accanto
all
'
altro
,
immutati
,
salvo
che
per
una
nuova
antipatia
per
chi
è
tanto
dissimile
da
noi
o
per
un
'
invidia
per
chi
a
noi
è
superiore
.
Il
bello
si
è
che
la
mia
avventura
matrimoniale
esordí
con
la
conoscenza
del
mio
futuro
suocero
e
con
l
'
amicizia
e
l
'
ammirazione
che
gli
dedicai
prima
che
avessi
saputo
ch
'
egli
era
il
padre
di
ragazze
da
marito
.
Perciò
è
evidente
che
non
fu
una
risoluzione
quella
che
mi
fece
procedere
verso
la
mèta
ch
'
io
ignoravo
.
Trascurai
una
fanciulla
che
per
un
momento
avrei
creduto
facesse
al
caso
mio
e
restai
attaccato
al
mio
futuro
suocero
.
Mi
verrebbe
voglia
di
credere
anche
nel
destino
.
Il
desiderio
di
novità
che
c
'
era
nel
mio
animo
veniva
soddisfatto
da
Giovanni
Malfenti
ch
'
era
tanto
differente
da
me
e
da
tutte
le
persone
di
cui
io
fino
ad
allora
avevo
ricercato
la
compagnia
e
l
'
amicizia
.
Io
ero
abbastanza
còlto
essendo
passato
attraverso
due
facoltà
universitarie
eppoi
per
la
mia
lunga
inerzia
,
ch
'
io
credo
molto
istruttiva
.
Lui
,
invece
,
era
un
grande
negoziante
,
ignorante
ed
attivo
.
Ma
dalla
sua
ignoranza
gli
risultava
forza
e
serenità
ed
io
m
'
incantavo
a
guardarlo
,
invidiandolo
.
Il
Malfenti
aveva
allora
circa
cinquant
'
anni
,
una
salute
ferrea
,
un
corpo
enorme
alto
e
grosso
del
peso
di
un
quintale
e
piú
.
Le
poche
idee
che
gli
si
movevano
nella
grossa
testa
erano
svolte
da
lui
con
tanta
chiarezza
,
sviscerate
con
tale
assiduità
,
applicate
evolvendole
ai
tanti
nuovi
affari
di
ogni
giorno
,
da
divenire
sue
parti
,
sue
membra
,
suo
carattere
.
Di
tali
idee
io
ero
ben
povero
e
m
'
attaccai
a
lui
per
arricchire
.
Ero
venuto
al
Tergesteo
per
consiglio
dell
'
Olivi
che
mi
diceva
sarebbe
stato
un
buon
esordio
alla
mia
attività
commerciale
frequentare
la
Borsa
e
che
da
quel
luogo
avrei
anche
potuto
procurargli
delle
utili
notizie
.
M
'
assisi
a
quel
tavolo
al
quale
troneggiava
il
mio
futuro
suocero
e
di
là
non
mi
mossi
piú
,
sembrandomi
di
essere
arrivato
ad
una
vera
cattedra
commerciale
,
quale
la
cercavo
da
tanto
tempo
.
Egli
presto
s
'
accorse
della
mia
ammirazione
e
vi
corrispose
con
un
'
amicizia
che
subito
mi
parve
paterna
.
Che
egli
avesse
saputo
subito
come
le
cose
sarebbero
andate
a
finire
?
Quando
,
entusiasmato
dall
'
esempio
della
sua
grande
attività
,
una
sera
dichiarai
di
voler
liberarmi
dall
'
Olivi
e
dirigere
io
stesso
i
miei
affari
,
egli
me
ne
sconsigliò
e
parve
persino
allarmato
dal
mio
proposito
.
Potevo
dedicarmi
al
commercio
,
ma
dovevo
tenermi
sempre
solidamente
legato
all
'
Olivi
ch
'
egli
conosceva
.
Era
dispostissimo
ad
istruirmi
,
ed
anzi
annotò
di
propria
mano
nel
mio
libretto
tre
comandamenti
ch
'
egli
riteneva
bastassero
per
far
prosperare
qualunque
ditta
:
1
.
Non
occorre
saper
lavorare
,
ma
chi
non
sa
far
lavorare
gli
altri
perisce
.
2
.
Non
c
'
è
che
un
solo
grande
rimorso
,
quello
di
non
aver
saputo
fare
il
proprio
interesse
.
3
.
In
affari
la
teoria
è
utilissima
,
ma
è
adoperabile
solo
quando
l
'
affare
è
stato
liquidato
.
Io
so
questi
e
tanti
altri
teoremi
a
mente
,
ma
a
me
non
giovarono
.
Quando
io
ammiro
qualcuno
,
tento
immediatamente
di
somigliargli
.
Copiai
anche
il
Malfenti
.
Volli
essere
e
mi
sentii
molto
astuto
.
Una
volta
anzi
sognai
d
'
essere
piú
furbo
di
lui
.
Mi
pareva
di
aver
scoperto
un
errore
nella
sua
organizzazione
commerciale
:
volli
dirglielo
subito
per
conquistarmi
la
sua
stima
.
Un
giorno
al
tavolo
del
Tergesteo
l
'
arrestai
quando
,
discutendo
di
un
affare
,
stava
dando
della
bestia
ad
un
suo
interlocutore
.
L
'
avvertii
ch
'
io
trovavo
ch
'
egli
sbagliava
di
proclamare
con
tutti
la
sua
furberia
.
Il
vero
furbo
,
in
commercio
,
secondo
me
,
doveva
fare
in
modo
di
apparire
melenso
.
Egli
mi
derise
.
La
fama
di
furberia
era
utilissima
.
Intanto
molti
venivano
a
prender
consiglio
da
lui
e
gli
portavano
delle
notizie
fresche
mentre
lui
dava
loro
dei
consigli
utilissimi
confermati
da
un
'
esperienza
raccolta
dal
Medio
Evo
in
poi
.
Talvolta
egli
aveva
l
'
opportunità
di
aver
insieme
alle
notizie
anche
la
possibilità
di
vendere
delle
merci
.
Infine
-
e
qui
si
mise
ad
urlare
perché
gli
parve
d
'
aver
trovato
finalmente
l
'
argomento
che
doveva
convincermi
-
per
vendere
o
per
comperare
vantaggiosamente
,
tutti
si
rivolgevano
al
piú
furbo
.
Dal
melenso
non
potevano
sperare
altro
fuorché
indurlo
a
sacrificare
ogni
suo
beneficio
,
ma
la
sua
merce
era
sempre
piú
cara
di
quella
del
furbo
,
perché
egli
era
stato
già
truffato
al
momento
dell
'
acquisto
.
Io
ero
la
persona
piú
importante
per
lui
a
quel
tavolo
.
Mi
confidò
suoi
segreti
commerciali
ch
'
io
mai
tradii
.
La
sua
fiducia
era
messa
benissimo
,
tant
'
è
vero
che
poté
ingannarmi
due
volte
,
quand
'
ero
già
divenuto
suo
genero
.
La
prima
volta
la
sua
accortezza
mi
costò
bensí
del
denaro
,
ma
fu
l
'
Olivi
ad
esser
l
'
ingannato
e
perciò
io
non
mi
dolsi
troppo
.
L
'
Olivi
m
'
aveva
mandato
da
lui
per
averne
accortamente
delle
notizie
e
le
ebbe
.
Le
ebbe
tali
che
non
me
la
perdonò
piú
e
quando
aprivo
la
bocca
per
dargli
un
'
informazione
,
mi
domandava
:
Da
chi
l
'
avete
avuta
?
Da
vostro
suocero
?
.
Per
difendermi
dovetti
difendere
Giovanni
e
finii
col
sentirmi
piuttosto
l
'
imbroglione
che
l
'
imbrogliato
.
Un
sentimento
gradevolissimo
.
Ma
un
'
altra
volta
feci
proprio
io
la
parte
dell
'
imbecille
,
ma
neppure
allora
seppi
nutrire
del
rancore
per
mio
suocero
.
Egli
provocava
ora
la
mia
invidia
ed
ora
la
mia
ilarità
.
Vedevo
nella
mia
disgrazia
l
'
esatta
applicazione
dei
suoi
principii
ch
'
egli
giammai
m
'
aveva
spiegati
tanto
bene
.
Trovò
anche
il
modo
di
riderne
con
me
,
mai
confessando
di
avermi
ingannato
e
asserendo
di
dover
ridere
dell
'
aspetto
comico
della
mia
disdetta
.
Una
sola
volta
egli
confessò
di
avermi
giocato
quel
tiro
e
ciò
fu
alle
nozze
di
sua
figlia
Ada
(
non
con
me
)
dopo
di
aver
bevuto
dello
sciampagna
che
turbò
quel
grosso
corpo
abbeverato
di
solito
da
acqua
pura
.
Allora
egli
raccontò
il
fatto
,
urlando
per
vincere
l
'
ilarità
che
gl
'
impediva
la
parola
:
-
Capita
dunque
quel
decreto
!
Abbattuto
sto
facendo
il
calcolo
di
quanto
mi
costi
.
In
quel
momento
entra
mio
genero
.
Mi
dichiara
che
vuol
dedicarsi
al
commercio
.
Ecco
una
bella
occasione
,
gli
dico
.
Egli
si
precipita
sul
documento
per
firmare
temendo
che
l
'
Olivi
potesse
arrivare
in
tempo
per
impedirglielo
e
l
'
affare
è
fatto
.
-
Poi
mi
faceva
delle
grandi
lodi
:
-
Conosce
i
classici
a
mente
.
Sa
chi
ha
detto
questo
e
chi
ha
detto
quello
.
Non
sa
però
leggere
un
giornale
!
Era
vero
!
Se
avessi
visto
quel
decreto
apparso
in
luogo
poco
vistoso
dei
cinque
giornali
ch
'
io
giornalmente
leggo
,
non
sarei
caduto
in
trappola
.
Avrei
dovuto
anche
subito
intendere
quel
decreto
e
vederne
le
conseguenze
ciò
che
non
era
tanto
facile
perché
con
esso
si
riduceva
il
tasso
di
un
dazio
per
cui
la
merce
di
cui
si
trattava
veniva
deprezzata
.
Il
giorno
dopo
mio
suocero
smentí
le
sue
confessioni
.
L
'
affare
in
bocca
sua
riacquistava
la
fisonomia
che
aveva
avuta
prima
di
quella
cena
.
-
Il
vino
inventa
,
-
diceva
egli
serenamente
e
restava
acquisito
che
il
decreto
in
questione
era
stato
pubblicato
due
giorni
dopo
la
conclusione
di
quell
'
affare
.
Mai
egli
emise
la
supposizione
che
se
avessi
visto
quel
decreto
avrei
potuto
fraintenderlo
.
Io
ne
fui
lusingato
,
ma
non
era
per
gentilezza
,
ch
'
egli
mi
risparmiasse
,
ma
perché
pensava
che
tutti
leggendo
i
giornali
ricordino
i
proprii
interessi
.
Invece
io
,
quando
leggo
un
giornale
,
mi
sento
trasformato
in
opinione
pubblica
e
vedendo
la
riduzione
di
un
dazio
ricordo
Cobden
e
il
liberismo
.
È
un
pensiero
tanto
importante
che
non
resta
altro
posto
per
ricordare
la
mia
merce
.
Una
volta
però
m
'
avvenne
di
conquistare
la
sua
ammirazione
e
proprio
per
me
,
come
sono
e
giaccio
,
ed
anzi
proprio
per
le
mie
qualità
peggiori
.
Possedevamo
io
e
lui
da
vario
tempo
delle
azioni
di
una
fabbrica
di
zucchero
dalla
quale
si
attendevano
miracoli
.
Invece
le
azioni
ribassavano
,
tenuemente
,
ma
ogni
giorno
,
e
Giovanni
,
che
non
intendeva
di
nuotare
contro
corrente
,
si
disfece
delle
sue
e
mi
convinse
di
vendere
le
mie
.
Perfettamente
d
'
accordo
,
mi
proposi
di
dare
quell
'
ordine
di
vendita
al
mio
agente
e
intanto
ne
presi
nota
in
un
libretto
che
in
quel
torno
di
tempo
avevo
di
nuovo
istituito
.
Ma
si
sa
che
la
tasca
non
si
vede
durante
il
giorno
e
cosí
per
varie
sere
ebbi
la
sorpresa
di
ritrovare
nella
mia
quell
'
annotazione
al
momento
di
coricarmi
e
troppo
tardi
perché
mi
servisse
.
Una
volta
gridai
dal
dispiacere
e
,
per
non
dover
dare
troppe
spiegazioni
a
mia
moglie
le
dissi
che
m
'
ero
morsa
la
lingua
.
Un
'
altra
volta
,
stupito
di
tanta
sbadataggine
,
mi
morsi
le
mani
.
Occhio
ai
piedi
,
ora
!
disse
mia
moglie
ridendo
.
Poi
non
vi
furono
altri
malanni
perché
vi
ero
abituato
.
Guardavo
istupidito
quel
maledetto
libretto
troppo
sottile
per
farsi
percepire
durante
il
giorno
con
la
sua
pressione
e
non
ci
pensavo
piú
sino
alla
sera
appresso
.
Un
giorno
un
improvviso
acquazzone
mi
costrinse
di
rifugiarmi
al
Tergesteo
.
Colà
trovai
per
caso
il
mio
agente
il
quale
mi
raccontò
che
negli
ultimi
otto
giorni
il
prezzo
di
quelle
azioni
s
'
era
quasi
raddoppiato
.
-
Ed
io
ora
vendo
!
-
esclamai
trionfalmente
.
Corsi
da
mio
suocero
il
quale
già
sapeva
dell
'
aumento
di
prezzo
di
quelle
azioni
e
si
doleva
di
aver
vendute
le
sue
e
un
po
'
meno
di
avermi
indotto
a
vendere
le
mie
.
-
Abbi
pazienza
!
-
disse
ridendo
.
-
È
la
prima
volta
che
perdi
per
aver
seguito
un
mio
consiglio
.
L
'
altro
affare
non
era
risultato
da
un
suo
consiglio
ma
da
una
sua
proposta
ciò
che
,
secondo
lui
,
era
molto
differente
.
Io
mi
misi
a
ridere
di
gusto
.
-
Ma
io
non
ho
mica
seguito
quel
consiglio
!
-
Non
mi
bastava
la
fortuna
e
tentai
di
farmene
un
merito
.
Gli
raccontai
che
le
azioni
sarebbero
state
vendute
solo
la
dimane
e
,
assumendo
un
'
aria
d
'
importanza
,
volli
fargli
credere
che
io
avessi
avuto
delle
notizie
che
avevo
dimenticato
di
dargli
e
che
m
'
avevano
indotto
a
non
tener
conto
del
suo
consiglio
.
Torvo
e
offeso
mi
parlò
senza
guardarmi
in
faccia
.
-
Quando
si
ha
una
mente
come
la
tua
non
ci
si
occupa
di
affari
.
E
quando
capita
di
aver
commessa
una
tale
malvagità
,
non
la
si
confessa
.
Hai
da
imparare
ancora
parecchie
cose
,
tu
.
Mi
spiacque
d
'
irritarlo
.
Era
tanto
piú
divertente
quand
'
egli
danneggiava
me
.
Gli
raccontai
sinceramente
com
'
erano
andate
le
cose
.
-
Come
vedi
è
proprio
con
una
mente
come
la
mia
che
bisogna
dedicarsi
agli
affari
.
Subito
rabbonito
,
rise
con
me
:
-
Non
è
un
utile
quello
che
ricavi
da
tale
affare
;
è
un
indenizzo
.
Quella
tua
testa
ti
costò
già
tanto
,
ch
'
è
giusto
ti
rimborsi
di
una
parte
della
tua
perdita
!
Non
so
perché
mi
fermai
tanto
a
raccontare
dei
dissidi
ch
'
ebbi
con
lui
e
che
sono
tanto
pochi
.
Io
gli
volli
veramente
bene
,
tant
'
è
vero
che
ricercai
la
sua
compagnia
ad
onta
che
avesse
l
'
abitudine
di
urlare
per
pensare
piú
chiaramente
.
Il
mio
timpano
sapeva
sopportare
le
sue
urla
.
Se
le
avesse
gridate
meno
,
quelle
sue
teorie
immorali
sarebbero
state
piú
offensive
e
,
se
egli
fosse
stato
educato
meglio
,
la
sua
forza
sarebbe
sembrata
meno
importante
.
E
ad
onta
ch
'
io
fossi
tanto
differente
da
lui
,
credo
ch
'
egli
abbia
corrisposto
al
mio
con
un
affetto
simile
.
Lo
saprei
con
maggiore
sicurezza
se
egli
non
fosse
morto
tanto
presto
.
Continuò
a
darmi
assiduamente
delle
lezioni
dopo
il
mio
matrimonio
e
le
condí
spesso
di
urla
ed
insolenze
che
io
accettavo
convinto
di
meritarle
.
Sposai
sua
figlia
.
Madre
natura
misteriosa
mi
diresse
e
si
vedrà
con
quale
violenza
imperativa
.
Adesso
io
talvolta
scruto
le
faccie
dei
miei
figliuoli
e
indago
se
accanto
al
mento
sottile
mio
,
indizio
di
debolezza
,
accanto
agli
occhi
di
sogno
miei
,
ch
'
io
loro
tramandai
,
non
vi
sia
in
loro
almeno
qualche
tratto
della
forza
brutale
del
nonno
ch
'
io
loro
elessi
.
E
alla
tomba
di
mio
suocero
io
piansi
ad
onta
che
anche
l
'
ultimo
addio
che
mi
diede
non
sia
stato
troppo
affettuoso
.
Dal
suo
letto
di
morte
mi
disse
che
ammirava
la
mia
sfacciata
fortuna
che
mi
permetteva
di
movermi
liberamente
mentre
lui
era
crocifisso
su
quel
letto
.
Io
,
stupito
,
gli
domandai
che
cosa
gli
avessi
fatto
per
fargli
desiderare
di
vedermi
malato
.
Ed
egli
mi
rispose
proprio
cosí
:
-
Se
dando
a
te
la
mia
malattia
io
potessi
liberarmene
,
te
la
darei
subito
,
magari
raddoppiata
!
Non
ho
mica
le
ubbie
umanitarie
che
hai
tu
!
Non
v
'
era
niente
di
offensivo
:
egli
avrebbe
voluto
ripetere
quell
'
altro
affare
col
quale
gli
era
riuscito
di
caricarmi
di
una
merce
deprezzata
.
Poi
anche
qui
c
'
era
stata
la
carezza
perché
a
me
non
spiaceva
di
veder
spiegata
la
mia
debolezza
con
le
ubbie
umanitarie
ch
'
egli
mi
attribuiva
.
Alla
sua
tomba
come
a
tutte
quelle
su
cui
piansi
,
il
mio
dolore
fu
dedicato
anche
a
quella
parte
di
me
stesso
che
vi
era
sepolta
.
Quale
diminuzione
per
me
venir
privato
di
quel
mio
secondo
padre
,
ordinario
,
ignorante
,
feroce
lottatore
che
dava
risalto
alla
mia
debolezza
,
la
mia
cultura
,
la
mia
timidezza
.
Questa
è
la
verità
:
io
sono
un
timido
!
Non
l
'
avrei
scoperto
se
non
avessi
qui
studiato
Giovanni
.
Chissà
come
mi
sarei
conosciuto
meglio
se
egli
avesse
continuato
a
starmi
accanto
!
Presto
m
'
accorsi
che
al
tavolo
del
Tergesteo
,
dove
si
divertiva
a
rivelarsi
quale
era
e
anche
un
poco
peggiore
,
Giovanni
s
'
imponeva
una
riserva
:
non
parlava
mai
di
casa
sua
o
soltanto
quando
vi
era
costretto
,
compostamente
e
con
voce
un
poco
piú
dolce
del
solito
.
Portava
un
grande
rispetto
alla
sua
casa
e
forse
non
tutti
coloro
che
sedevano
a
quel
tavolo
gli
sembravano
degni
di
saperne
qualche
cosa
.
Colà
appresi
soltanto
che
le
sue
quattro
figliuole
avevano
tutti
i
nomi
dall
'
iniziale
in
a
,
una
cosa
praticissima
,
secondo
lui
,
perché
le
cose
su
cui
era
impressa
quell
'
iniziale
potevano
passare
dall
'
una
all
'
altra
,
senz
'
aver
da
subire
dei
mutamenti
.
Si
chiamavano
(
seppi
subito
a
mente
quei
nomi
)
:
Ada
,
Augusta
,
Alberta
e
Anna
.
A
quel
tavolo
si
disse
anche
che
tutt
'
e
quattro
erano
belle
.
Quell
'
iniziale
mi
colpí
molto
piú
di
quanto
meritasse
.
Sognai
di
quelle
quattro
fanciulle
legate
tanto
bene
insieme
dal
loro
nome
.
Pareva
fossero
da
consegnarsi
in
fascio
.
L
'
iniziale
diceva
anche
qualche
cosa
d
'
altro
.
Io
mi
chiamo
Zeno
ed
avevo
perciò
il
sentimento
che
stessi
per
prendere
moglie
lontano
dal
mio
paese
.
Fu
forse
un
caso
che
prima
di
presentarmi
in
casa
Malfenti
io
mi
fossi
liberato
da
un
legame
abbastanza
antico
con
una
donna
che
forse
avrebbe
meritato
un
trattamento
migliore
.
Ma
un
caso
che
dà
da
pensare
.
La
decisione
a
tale
distacco
fu
presa
per
ragione
ben
lieve
.
Alla
poverina
era
parso
un
bel
sistema
di
legarmi
meglio
a
lei
,
quello
di
rendermi
geloso
.
Il
sospetto
invece
bastò
per
indurmi
ad
abbandonarla
definitivamente
.
Essa
non
poteva
sapere
che
io
allora
ero
invaso
dall
'
idea
del
matrimonio
e
che
credevo
di
non
poter
contrarlo
con
lei
,
solo
perché
con
lei
la
novità
non
mi
sarebbe
sembrata
abbastanza
grande
.
Il
sospetto
ch
'
essa
aveva
fatto
nascere
in
me
ad
arte
era
una
dimostrazione
della
superiorità
del
matrimonio
nel
quale
tali
sospetti
non
devono
sorgere
.
Quando
quel
sospetto
di
cui
sentii
presto
l
'
inconsistenza
dileguò
,
ricordai
anche
ch
'
essa
spendeva
troppo
.
Oggidí
,
dopo
ventiquattr
'
anni
di
onesto
matrimonio
,
non
sono
piú
di
quel
parere
.
Per
essa
fu
una
vera
fortuna
perché
,
pochi
mesi
dopo
,
fu
sposata
da
persona
molto
abbiente
ed
ottenne
l
'
ambito
mutamento
prima
di
me
.
Non
appena
sposato
,
me
la
trovai
in
casa
perché
il
marito
era
un
amico
di
mio
suocero
.
C
'
incontrammo
spesso
,
ma
,
per
molti
anni
,
finché
fummo
giovani
,
fra
noi
regnò
il
massimo
riserbo
e
mai
si
fece
allusione
al
passato
.
L
'
altro
giorno
ella
mi
domandò
a
bruciapelo
,
con
la
sua
faccia
incorniciata
da
capelli
grigi
giovanilmente
arrossata
:
-
Perché
mi
abbandonaste
?
Io
fui
sincero
perché
non
ebbi
il
tempo
necessario
per
confezionare
una
bugia
:
-
Non
lo
so
piú
,
ma
ignoro
anche
tante
altre
cose
della
mia
vita
.
-
A
me
dispiace
,
-
ella
disse
e
già
m
'
inchinavo
al
complimento
che
cosí
mi
prometteva
.
-
Nella
vecchiaia
mi
sembrate
un
uomo
molto
divertente
.
-
Mi
rizzai
con
uno
sforzo
.
Non
era
il
caso
di
ringraziare
.
Un
giorno
appresi
che
la
famiglia
Malfenti
era
ritornata
in
città
da
un
viaggio
di
piacere
abbastanza
prolungato
seguito
al
soggiorno
estivo
in
campagna
.
Non
arrivai
a
fare
alcun
passo
per
essere
introdotto
in
quella
casa
perché
Giovanni
mi
prevenne
.
Mi
fece
vedere
la
lettera
di
un
suo
amico
intimo
che
domandava
mie
nuove
:
Era
stato
mio
compagno
di
studii
costui
e
gli
avevo
voluto
molto
bene
finché
l
'
avevo
creduto
destinato
a
divenire
un
grande
chimico
.
Ora
,
invece
,
di
lui
non
m
'
importava
proprio
niente
perché
s
'
era
trasformato
in
un
grande
commerciante
in
concimi
ed
io
come
tale
non
lo
conoscevo
affatto
.
Giovanni
m
'
invitò
a
casa
sua
proprio
perché
ero
l
'
amico
di
quel
suo
amico
e
,
-
si
capisce
,
-
io
non
protestai
affatto
.
Quella
prima
visita
io
la
ricordo
come
se
l
'
avessi
fatta
ieri
.
Era
un
pomeriggio
fosco
e
freddo
d
'
autunno
;
e
ricordo
persino
il
sollievo
che
mi
derivò
dal
liberarmi
del
soprabito
nel
tepore
di
quella
casa
.
Stavo
proprio
per
arrivare
in
porto
.
Ancora
adesso
sto
ammirando
tanta
cecità
che
allora
mi
pareva
chiaroveggenza
.
Correvo
dietro
alla
salute
,
alla
legittimità
.
Sta
bene
che
in
quell
'
iniziale
a
erano
racchiuse
quattro
fanciulle
,
ma
tre
di
loro
sarebbero
state
eliminate
subito
e
in
quanto
alla
quarta
anch
'
essa
avrebbe
subito
un
esame
severo
.
Giudice
severissimo
sarei
stato
.
Ma
intanto
non
avrei
saputo
dire
le
qualità
che
avrei
domandate
da
lei
e
quelle
che
avrei
abbominate
.
Nel
salotto
elegante
e
vasto
fornito
di
mobili
in
due
stili
differenti
,
di
cui
uno
Luigi
XIV
e
l
'
altro
veneziano
ricco
di
oro
impresso
anche
sui
cuoi
,
diviso
dai
mobili
in
due
parti
,
come
allora
si
usava
,
trovai
la
sola
Augusta
che
leggeva
accanto
ad
una
finestra
.
Mi
diede
la
mano
,
sapeva
il
mio
nome
e
arrivò
a
dirmi
ch
'
ero
atteso
perché
il
suo
babbo
aveva
preavvisata
la
mia
visita
.
Poi
corse
via
a
chiamare
la
madre
.
Ecco
che
delle
quattro
fanciulle
dalla
stessa
iniziale
una
ne
moriva
in
quanto
mi
riguardava
.
Come
avevano
fatto
a
dirla
bella
?
La
prima
cosa
che
in
lei
si
osservava
era
lo
strabismo
tanto
forte
che
,
ripensando
a
lei
dopo
di
non
averla
vista
per
qualche
tempo
,
la
personificava
tutta
.
Aveva
poi
dei
capelli
non
molto
abbondanti
,
biondi
,
ma
di
un
colore
fosco
privo
di
luce
e
la
figura
intera
non
disgraziata
,
pure
un
po
'
grossa
per
quell
'
età
.
Nei
pochi
istanti
in
cui
restai
solo
pensai
:
Se
le
altre
tre
somigliano
a
questa
!
..
Poco
dopo
il
gruppo
delle
fanciulle
si
ridusse
a
due
.
Una
di
esse
,
ch
'
entrò
con
la
mamma
,
non
aveva
che
otto
anni
.
Carina
quella
bambina
dai
capelli
inanellati
,
luminosi
,
lunghi
e
sciolti
sulle
spalle
!
Per
la
sua
faccia
pienotta
e
dolce
pareva
un
'
angioletta
pensierosa
(
finché
stava
zitta
)
di
quel
pensiero
come
se
lo
figurava
Raffaello
Sanzio
.
Mia
suocera
...
Ecco
!
Anch
'
io
provo
un
certo
ritegno
a
parlarne
con
troppa
libertà
!
Da
molti
anni
io
le
voglio
bene
perché
è
mia
madre
,
ma
sto
raccontando
una
vecchia
storia
nella
quale
essa
non
figurò
quale
mia
amica
e
intendo
di
non
rivolgerle
neppure
in
questo
fascicolo
,
ch
'
essa
mai
vedrà
,
delle
parole
meno
che
rispettose
.
Del
resto
il
suo
intervento
fu
tanto
breve
che
avrei
potuto
anche
dimenticarlo
:
Un
colpetto
al
momento
giusto
,
non
piú
forte
di
quanto
occorse
per
farmi
perdere
il
mio
equilibrio
labile
.
Forse
l
'
avrei
perduto
anche
senza
il
suo
intervento
,
eppoi
chissà
se
essa
volle
proprio
quello
che
avvenne
?
È
tanto
bene
educata
che
non
può
capitarle
come
al
marito
di
bere
troppo
per
rivelarmi
i
miei
affari
.
Infatti
mai
le
accadde
nulla
di
simile
e
perciò
io
sto
raccontando
una
storia
che
non
conosco
bene
;
non
so
cioè
se
sia
dovuta
alla
sua
furberia
o
alla
mia
bestialità
ch
'
io
abbia
sposata
quella
delle
sue
figliuole
ch
'
io
non
volevo
.
Intanto
posso
dire
che
all
'
epoca
di
quella
mia
prima
visita
mia
suocera
era
tuttavia
una
bella
donna
.
Era
elegante
anche
per
il
suo
modo
di
vestire
di
un
lusso
poco
appariscente
.
Tutto
in
lei
era
mite
e
intonato
.
Avevo
cosí
nei
miei
stessi
suoceri
un
esempio
d
'
integrazione
fra
marito
e
moglie
quale
io
la
sognavo
.
Erano
stati
felicissimi
insieme
,
lui
sempre
vociando
e
lei
sorridendo
di
un
sorriso
che
nello
stesso
tempo
voleva
dire
consenso
e
compatimento
.
Essa
amava
il
suo
grosso
uomo
ed
egli
deve
averla
conquistata
e
conservata
a
furia
di
buoni
affari
.
Non
l
'
interesse
,
ma
una
vera
ammirazione
la
legava
a
lui
,
un
'
ammirazione
cui
io
partecipavo
e
che
perciò
facilmente
intendevo
.
Tanta
vivacità
messa
da
lui
in
un
ambito
tanto
ristretto
,
una
gabbia
in
cui
non
v
'
era
altro
che
una
merce
e
due
nemici
(
i
due
contraenti
)
ove
nascevano
e
si
scoprivano
sempre
delle
nuove
combinazioni
e
relazioni
,
animava
meravigliosamente
la
vita
.
Egli
le
raccontava
tutti
i
suoi
affari
e
lei
era
tanto
bene
educata
da
non
dare
mai
dei
consigli
perché
avrebbe
temuto
di
fuorviarlo
.
Egli
sentiva
il
bisogno
di
tale
muta
assistenza
e
talvolta
correva
a
casa
a
monologare
nella
convinzione
di
andar
a
prendere
consiglio
dalla
moglie
.
Non
fu
una
sorpresa
per
me
quando
appresi
ch
'
egli
la
tradiva
,
ch
'
essa
lo
sapeva
e
che
non
gliene
serbava
rancore
.
Io
ero
sposato
da
un
anno
allorché
un
giorno
Giovanni
,
turbatissimo
,
mi
raccontò
che
aveva
smarrita
una
lettera
di
cui
molto
gl
'
importava
e
volle
rivedere
delle
carte
che
m
'
aveva
consegnate
sperando
di
ritrovarla
fra
quelle
.
Invece
,
pochi
giorni
appresso
,
tutto
lieto
,
mi
raccontò
che
l
'
aveva
ritrovata
nel
proprio
portafogli
.
Era
di
una
donna
?
domandai
io
,
e
lui
accennò
di
sí
con
la
testa
,
vantandosi
della
sua
buona
fortuna
.
Poi
io
,
per
difendermi
,
un
giorno
in
cui
m
'
accusavano
di
aver
perdute
delle
carte
,
dissi
a
mia
moglie
e
a
mia
suocera
che
non
potevo
avere
la
fortuna
del
babbo
cui
le
carte
ritornavano
da
sole
al
portafogli
.
Mia
suocera
si
mise
a
ridere
tanto
di
gusto
ch
'
io
non
dubitai
che
quella
carta
non
fosse
stata
rimessa
a
posto
proprio
da
lei
.
Evidentemente
nella
loro
relazione
ciò
non
aveva
importanza
.
Ognuno
fa
all
'
amore
come
sa
e
il
loro
,
secondo
me
,
non
ne
era
il
modo
piú
stupido
.
La
signora
m
'
accolse
con
grande
gentilezza
.
Si
scusò
di
dover
tenere
con
sé
la
piccola
Anna
che
aveva
il
suo
quarto
d
'
ora
in
cui
non
si
poteva
lasciarla
con
altri
.
La
bambina
mi
guardava
studiandomi
con
gli
occhi
serii
.
Quando
Augusta
ritornò
e
s
'
assise
su
un
piccolo
sofà
posto
dirimpetto
a
quello
su
cui
eravamo
io
e
la
signora
Malfenti
,
la
piccina
andò
a
coricarsi
in
grembo
alla
sorella
donde
m
'
osservò
per
tutto
il
tempo
con
una
perseveranza
che
mi
divertí
finché
non
seppi
quali
pensieri
si
movessero
in
quella
piccola
testa
.
La
conversazione
non
fu
subito
molto
divertente
.
La
signora
,
come
tutte
le
persone
bene
educate
,
era
abbastanza
noiosa
ad
un
primo
incontro
.
Mi
domandava
anche
troppe
notizie
dell
'
amico
che
si
fingeva
m
'
avesse
introdotto
in
quella
casa
e
di
cui
io
non
ricordavo
neppure
il
nome
di
battesimo
.
Entrarono
finalmente
Ada
e
Alberta
.
Respirai
:
erano
belle
ambedue
e
portavano
in
quel
salotto
la
luce
che
fino
ad
allora
vi
aveva
mancato
.
Ambedue
brune
e
alte
e
slanciate
,
ma
molto
differenti
l
'
una
dall
'
altra
.
Non
era
una
scelta
difficile
quella
che
avevo
da
fare
.
Alberta
aveva
allora
non
piú
di
diciasett
'
anni
.
Come
la
madre
essa
aveva
-
benché
bruna
-
la
pelle
rosea
e
trasparente
,
ciò
che
aumentava
l
'
infantilità
del
suo
aspetto
.
Ada
,
invece
,
era
già
una
donna
con
i
suoi
occhi
serii
in
una
faccia
che
per
essere
meglio
nivea
era
un
poco
azzurra
e
la
sua
capigliatura
ricca
,
ricciuta
,
ma
accomodata
con
grazia
e
severità
.
È
difficile
di
scoprire
le
origini
miti
di
un
sentimento
divenuto
poi
tanto
violento
,
ma
io
sono
certo
che
da
me
mancò
il
cosidetto
coup
de
foudre
per
Ada
.
Quel
colpo
di
fulmine
,
però
,
fu
sostituito
dalla
convinzione
ch
'
ebbi
immediatamente
che
quella
donna
fosse
quella
di
cui
abbisognavo
e
che
doveva
addurmi
alla
salute
morale
e
fisica
per
la
santa
monogamia
.
Quando
vi
ripenso
resto
sorpreso
che
sia
mancato
quel
colpo
di
fulmine
e
che
vi
sia
stata
invece
quella
convinzione
.
È
noto
che
noi
uomini
non
cerchiamo
nella
moglie
le
qualità
che
adoriamo
e
disprezziamo
nell
'
amante
.
Sembra
dunque
ch
'
io
non
abbia
subito
vista
tutta
la
grazia
e
tutta
la
bellezza
di
Ada
e
che
mi
sia
invece
incantato
ad
ammirare
altre
qualità
ch
'
io
le
attribuii
di
serietà
e
anche
di
energia
,
insomma
,
un
po
'
mitigate
,
le
qualità
ch
'
io
amavo
nel
padre
suo
.
Visto
che
poi
credetti
(
come
credo
ancora
)
di
non
essermi
sbagliato
e
che
tali
qualità
Ada
da
fanciulla
avesse
possedute
,
posso
ritenermi
un
buon
osservatore
ma
un
buon
osservatore
alquanto
cieco
.
Quella
prima
volta
io
guardai
Ada
con
un
solo
desiderio
:
quello
di
innamorarmene
perché
bisognava
passare
per
di
là
per
sposarla
.
Mi
vi
accinsi
con
quell
'
energia
ch
'
io
sempre
dedico
alle
mie
pratiche
igieniche
.
Non
so
dire
quando
vi
riuscii
;
forse
già
nel
tempo
relativamente
piccolo
di
quella
prima
visita
.
Giovanni
doveva
aver
parlato
molto
di
me
alle
figliuole
sue
.
Esse
sapevano
,
fra
altro
,
ch
'
ero
passato
nei
miei
studii
dalla
facoltà
di
legge
a
quella
di
chimica
per
ritornare
-
pur
troppo
!
-
alla
prima
.
Cercai
di
spiegare
:
era
certo
che
quando
ci
si
rinchiudeva
in
una
facoltà
,
la
parte
maggiore
dello
scibile
restava
coperta
dall
'
ignoranza
.
E
dicevo
:
-
Se
ora
su
di
me
non
incombesse
la
serietà
della
vita
,
-
e
non
dissi
che
tale
serietà
io
la
sentivo
da
poco
tempo
,
dacché
avevo
risolto
di
sposarmi
-
io
sarei
passato
ancora
di
facoltà
in
facoltà
.
Poi
,
per
far
ridere
,
dissi
ch
'
era
curioso
ch
'
io
abbandonassi
una
facoltà
proprio
al
momento
di
dare
gli
esami
.
-
Era
un
caso
-
dicevo
col
sorriso
di
chi
vuol
far
credere
che
stia
dicendo
una
bugia
.
E
invece
era
vero
ch
'
io
avevo
cambiato
di
studii
nelle
piú
varie
stagioni
.
Partii
cosí
alla
conquista
di
Ada
e
continuai
sempre
nello
sforzo
di
farla
ridere
di
me
e
alle
spalle
mie
dimenticando
ch
'
io
l
'
avevo
prescelta
per
la
sua
serietà
.
Io
sono
un
po
'
bizzarro
,
ma
a
lei
dovetti
apparire
veramente
squilibrato
.
Non
tutta
la
colpa
è
mia
e
lo
si
vede
dal
fatto
che
Augusta
e
Alberta
,
ch
'
io
non
avevo
prescelte
,
mi
giudicarono
altrimenti
.
Ma
Ada
,
che
proprio
allora
era
tanto
seria
da
girare
intorno
i
begli
occhi
alla
ricerca
dell
'
uomo
ch
'
essa
avrebbe
ammesso
nel
suo
nido
,
era
incapace
di
amare
la
persona
che
la
faceva
ridere
.
Rideva
,
rideva
a
lungo
,
troppo
a
lungo
e
il
suo
riso
copriva
di
un
aspetto
ridicolo
la
persona
che
l
'
aveva
provocato
.
La
sua
era
una
vera
inferiorità
e
doveva
finire
col
danneggiarla
,
ma
danneggiò
prima
me
.
Se
avessi
saputo
tacere
a
tempo
forse
le
cose
sarebbero
andate
altrimenti
.
Intanto
le
avrei
lasciato
il
tempo
perché
parlasse
lei
,
mi
si
rivelasse
e
potessi
guardarmene
.
Le
quattro
fanciulle
erano
sedute
sul
piccolo
sofà
sul
quale
stavano
a
stento
ad
onta
che
Anna
sedesse
sulle
ginocchia
di
Augusta
.
Erano
belle
cosí
insieme
.
Lo
constatai
con
un
'
intima
soddisfazione
vedendo
ch
'
ero
avviato
magnificamente
all
'
ammirazione
e
all
'
amore
.
Veramente
belle
!
Il
colore
sbiadito
di
Augusta
serviva
a
dare
rilievo
al
color
bruno
delle
capigliature
delle
altre
.
Io
avevo
parlato
dell
'
Università
e
Alberta
,
che
stava
facendo
il
penultimo
anno
del
ginnasio
,
raccontò
dei
suoi
studii
.
Si
lamentò
che
il
latino
le
riusciva
molto
difficile
.
Dissi
di
non
meravigliarmene
perché
era
una
lingua
che
non
faceva
per
le
donne
,
tanto
ch
'
io
pensavo
che
già
dagli
antichi
romani
le
donne
avessero
parlato
l
'
italiano
.
Invece
per
me
-
asserii
-
il
latino
aveva
rappresentata
la
materia
prediletta
.
Poco
dopo
però
commisi
la
leggerezza
di
fare
una
citazione
latina
che
Alberta
dovette
correggermi
.
Un
vero
infortunio
!
Io
non
vi
diedi
importanza
e
avvertii
Alberta
che
quando
essa
avesse
avuto
dietro
di
sé
una
diecina
di
semestri
d
'
Università
,
anche
lei
avrebbe
dovuto
guardarsi
dal
fare
citazioni
latine
.
Ada
che
recentemente
era
stata
col
padre
per
qualche
mese
in
Inghilterra
,
raccontò
che
in
quel
paese
molte
fanciulle
sapevano
il
latino
.
Poi
sempre
con
la
sua
voce
seria
,
aliena
da
ogni
musicalità
,
un
po
'
piú
bassa
di
quella
che
si
sarebbe
aspettata
dalla
sua
gentile
personcina
,
raccontò
che
le
donne
in
Inghilterra
erano
tutt
'
altra
cosa
che
da
noi
.
S
'
associavano
per
scopi
di
beneficenza
,
religiosi
o
anche
economici
.
Ada
veniva
spinta
a
parlare
dalle
sorelle
che
volevano
riudire
quelle
cose
che
apparivano
meravigliose
a
fanciulle
della
nostra
città
in
quell
'
epoca
.
E
,
per
compiacerle
,
Ada
raccontò
di
quelle
donne
presidentesse
,
giornaliste
,
segretarie
e
propagandiste
politiche
che
salivano
il
pulpito
per
parlare
a
centinaia
di
persone
senz
'
arrossire
e
senza
confondersi
quando
venivano
interrotte
o
vedevano
confutati
i
loro
argomenti
.
Diceva
semplicemente
,
con
poco
colore
,
senz
'
alcuna
intenzione
di
far
meravigliare
o
ridere
.
Io
amavo
la
sua
parola
semplice
,
io
,
che
come
aprivo
la
bocca
svisavo
cose
o
persone
perché
altrimenti
mi
sarebbe
sembrato
inutile
di
parlare
.
Senz
'
essere
un
oratore
,
avevo
la
malattia
della
parola
.
La
parola
doveva
essere
un
avvenimento
a
sé
per
me
e
perciò
non
poteva
essere
imprigionata
da
nessun
altro
avvenimento
.
Ma
io
avevo
uno
speciale
odio
per
la
perfida
Albione
e
lo
manifestai
senza
temere
di
offendere
Ada
che
del
resto
non
aveva
manifestato
né
odio
né
amore
per
l
'
Inghilterra
.
Io
vi
avevo
trascorso
alcuni
mesi
,
ma
non
vi
avevo
conosciuto
alcun
inglese
di
buona
società
visto
che
avevo
smarrite
in
viaggio
alcune
lettere
di
presentazione
ottenute
da
amici
d
'
affari
di
mio
padre
.
A
Londra
perciò
avevo
praticato
solo
alcune
famiglie
francesi
ed
italiane
e
finito
col
pensare
che
tutte
le
persone
dabbene
in
quella
città
provenissero
dal
continente
.
La
mia
conoscenza
dell
'
inglese
era
molto
limitata
.
Con
l
'
aiuto
degli
amici
potei
tuttavia
intendere
qualche
cosa
della
vita
di
quegl
'
isolani
e
sopra
tutto
fui
informato
della
loro
antipatia
per
tutti
i
non
inglesi
.
Descrissi
alle
fanciulle
il
sentimento
poco
gradevole
che
mi
veniva
dal
soggiorno
in
mezzo
a
nemici
.
Avrei
però
resistito
e
sopportata
l
'
Inghilterra
per
quei
sei
mesi
che
mio
padre
e
l
'
Olivi
volevano
infliggermi
acciocché
studiassi
il
commercio
inglese
(
in
cui
intanto
non
m
'
imbattei
mai
perché
pare
si
faccia
in
luoghi
reconditi
)
se
non
mi
fosse
toccata
un
'
avventura
sgradevole
.
Ero
andato
da
un
libraio
a
cercare
un
vocabolario
.
In
quel
negozio
,
sul
banco
,
riposava
sdraiato
un
grosso
,
magnifico
gatto
àngora
che
proprio
attirava
le
carezze
sul
soffice
pelo
.
Ebbene
!
Solo
perché
dolcemente
l
'
accarezzai
,
esso
proditoriamente
m
'
assaltò
e
mi
graffiò
malamente
le
mani
.
Da
quel
momento
non
seppi
piú
sopportare
l
'
Inghilterra
e
il
giorno
appresso
mi
trovavo
a
Parigi
.
Augusta
,
Alberta
e
anche
la
signora
Malfenti
risero
di
cuore
.
Ada
invece
era
stupita
e
credeva
di
avere
frainteso
.
Era
stato
almeno
il
libraio
stesso
che
m
'
aveva
offeso
e
graffiato
?
Dovetti
ripetermi
,
ciò
ch
'
è
noioso
perché
si
ripete
male
.
Alberta
,
la
dotta
,
volle
aiutarmi
:
-
Anche
gli
antichi
si
lasciavano
dirigere
nelle
loro
decisioni
dai
movimenti
degli
animali
.
Non
accettai
l
'
aiuto
.
Il
gatto
inglese
non
s
'
era
mica
atteggiato
ad
oracolo
;
aveva
agito
da
fato
!
Ada
,
coi
grandi
occhi
spalancati
,
volle
delle
altre
spiegazioni
:
-
E
il
gatto
rappresentò
per
voi
l
'
intero
popolo
inglese
?
Com
'
ero
sfortunato
!
Per
quanto
vera
,
quell
'
avventura
a
me
era
parsa
istruttiva
e
interessante
come
se
a
scopi
precisi
fosse
stata
inventata
.
Per
intenderla
non
bastava
ricordare
che
in
Italia
dove
conosco
ed
amo
tanta
gente
,
l
'
azione
di
quel
gatto
non
avrebbe
potuto
assurgere
a
tale
importanza
?
Ma
io
non
dissi
questo
e
dissi
invece
:
-
È
certo
che
nessun
gatto
italiano
sarebbe
capace
di
una
tale
azione
.
Ada
rise
a
lungo
,
molto
a
lungo
.
Mi
parve
persino
troppo
grande
il
mio
successo
perché
m
'
immiserii
e
immiserii
la
mia
avventura
con
ulteriori
spiegazioni
:
-
Lo
stesso
libraio
fu
stupito
del
contegno
del
gatto
che
con
tutti
gli
altri
si
comportava
bene
.
L
'
avventura
toccò
a
me
perché
ero
io
o
forse
perché
ero
italiano
.
It
was
really
disgusting
e
dovetti
fuggire
.
Qui
avvenne
qualche
cosa
che
pur
avrebbe
dovuto
avvisarmi
e
salvarmi
.
La
piccola
Anna
che
fino
ad
allora
era
rimasta
immota
ad
osservarmi
,
a
gran
voce
si
diede
ad
esprimere
il
sentimento
di
Ada
.
Gridò
:
-
È
vero
ch
'
è
pazzo
,
pazzo
del
tutto
?
La
signora
Malfenti
la
minacciò
:
-
Vuoi
stare
zitta
?
Non
ti
vergogni
d
'
ingerirti
nei
discorsi
dei
grandi
?
La
minaccia
fece
peggio
.
Anna
gridò
:
-
È
pazzo
!
Parla
coi
gatti
!
Bisognerebbe
procurarsi
subito
delle
corde
per
legarlo
!
Augusta
,
rossa
dal
dispiacere
,
si
alzò
e
la
portò
via
ammonendola
e
domandandomi
nello
stesso
tempo
scusa
.
Ma
ancora
alla
porta
la
piccola
vipera
poté
fissarmi
negli
occhi
,
farmi
una
brutta
smorfia
e
gridarmi
.
-
Vedrai
che
ti
legheranno
!
Ero
stato
assaltato
tanto
impensatamente
che
non
subito
seppi
trovare
il
modo
di
difendermi
.
Mi
sentii
però
sollevato
all
'
accorgermi
che
anche
Ada
era
dispiacente
di
veder
dare
espressione
a
quel
modo
al
suo
proprio
sentimento
.
L
'
impertinenza
della
piccina
ci
riavvicinava
.
Raccontai
ridendo
di
cuore
ch
'
io
a
casa
possedevo
un
certificato
regolarmente
bollato
che
attestava
in
tutte
le
forme
la
mia
sanità
di
mente
.
Cosí
appresero
del
tiro
che
avevo
giocato
al
mio
vecchio
padre
.
Proposi
di
produrre
quel
certificato
alla
piccola
Annuccia
.
Quando
accennai
di
andarmene
non
me
lo
permisero
.
Volevano
che
prima
dimenticassi
i
graffi
inflittimi
da
quell
'
altro
gatto
.
Mi
trattennero
con
loro
,
offrendomi
una
tazza
di
tè
.
È
certo
ch
'
io
oscuramente
sentii
subito
che
per
esser
gradito
da
Ada
avrei
dovuto
essere
un
po
'
differente
di
quanto
ero
;
pensai
che
mi
sarebbe
stato
facile
di
divenire
quale
essa
mi
voleva
.
Si
continuò
a
parlare
della
morte
di
mio
padre
e
a
me
parve
che
rivelando
il
grande
dolore
che
tuttavia
mi
pesava
,
la
seria
Ada
avrebbe
potuto
sentirlo
con
me
.
Ma
subito
,
nello
sforzo
di
somigliarle
,
perdetti
la
mia
naturalezza
e
perciò
da
lei
-
come
si
vide
subito
-
m
'
allontanai
.
Dissi
che
il
dolore
per
una
simile
perdita
era
tale
che
se
io
avessi
avuto
dei
figliuoli
avrei
cercato
di
fare
in
modo
che
m
'
amassero
meno
per
risparmiare
loro
piú
tardi
di
soffrire
tanto
per
la
mia
dipartita
.
Fui
un
poco
imbarazzato
quando
mi
domandarono
in
qual
modo
mi
sarei
comportato
per
raggiungere
tale
scopo
.
Maltrattarli
e
picchiarli
?
Alberta
,
ridendo
,
disse
:
-
Il
mezzo
piú
sicuro
sarebbe
di
ucciderli
.
Vedevo
che
Ada
era
animata
dal
desiderio
di
non
spiacermi
.
Perciò
esitava
;
ma
ogni
suo
sforzo
non
poteva
condurla
oltre
l
'
esitazione
.
Poi
disse
che
vedeva
ch
'
era
per
bontà
ch
'
io
pensavo
di
organizzare
cosí
la
vita
dei
miei
figliuoli
,
ma
che
non
le
pareva
giusto
di
vivere
per
prepararsi
alla
morte
.
M
'
ostinai
e
asserii
che
la
morte
era
la
vera
organizzatrice
della
vita
.
Io
sempre
alla
morte
pensavo
e
perciò
non
avevo
che
un
solo
dolore
:
La
certezza
di
dover
morire
.
Tutte
le
altre
cose
divenivano
tanto
poco
importanti
che
per
esse
non
avevo
che
un
lieto
sorriso
o
un
riso
altrettanto
lieto
.
M
'
ero
lasciato
trascinare
a
dire
delle
cose
ch
'
erano
meno
vere
,
specie
trovandomi
con
lei
,
una
parte
della
mia
vita
già
tanto
importante
.
In
verità
io
credo
di
averle
parlato
cosí
per
il
desiderio
di
farle
sapere
ch
'
io
ero
un
uomo
tanto
lieto
.
Spesso
la
lietezza
m
'
aveva
favorito
con
le
donne
.
Pensierosa
ed
esitante
,
essa
mi
confessò
che
non
amava
uno
stato
d
'
animo
simile
.
Diminuendo
il
valore
della
vita
,
si
rendeva
questa
anche
piú
pericolante
di
quanto
madre
natura
avesse
voluto
.
Veramente
ella
m
'
aveva
detto
che
non
facevo
per
lei
,
ma
ero
tuttavia
riuscito
a
renderla
esitante
e
pensierosa
e
mi
parve
un
successo
.
Alberta
citò
un
filosofo
antico
che
doveva
somigliarmi
nell
'
interpretazione
della
vita
e
Augusta
disse
che
il
riso
era
una
gran
bella
cosa
.
Anche
suo
padre
ne
era
ricco
.
-
Perché
gli
piacciono
i
buoni
affari
-
disse
la
signora
Malfenti
ridendo
.
Interruppi
finalmente
quella
visita
memoranda
.
Non
v
'
è
niente
di
piú
difficile
a
questo
mondo
che
di
fare
un
matrimonio
proprio
come
si
vuole
.
Lo
si
vede
dal
caso
mio
ove
la
decisione
di
sposarmi
aveva
preceduto
di
tanto
la
scelta
della
fidanzata
.
Perché
non
andai
a
vedere
tante
e
tante
ragazze
prima
di
sceglierne
una
?
No
!
Pareva
proprio
mi
fosse
spiaciuto
di
vedere
troppe
donne
e
non
volli
faticare
.
Scelta
la
fanciulla
,
avrei
anche
potuto
esaminarla
un
po
'
meglio
e
accertarmi
almeno
ch
'
essa
sarebbe
stata
disposta
di
venirmi
incontro
a
mezza
strada
come
si
usa
nei
romanzi
d
'
amore
a
conclusione
felice
.
Io
,
invece
,
elessi
la
fanciulla
dalla
voce
tanto
grave
e
dalla
capigliatura
un
po
'
ribelle
,
ma
assettata
severamente
e
pensai
che
,
tanto
seria
,
non
avrebbe
rifiutato
un
uomo
intelligente
,
non
brutto
,
ricco
e
di
buona
famiglia
come
ero
io
.
Già
alle
prime
parole
che
scambiammo
sentii
qualche
stonatura
,
ma
la
stonatura
è
la
via
all
'
unisono
.
Devo
anzi
confessare
che
pensai
:
Ella
deve
rimanere
quale
è
,
poiché
cosí
mi
piace
e
sarò
io
che
mi
cambierò
se
essa
lo
vorrà
.
In
complesso
ero
ben
modesto
perché
è
certamente
piú
facile
di
mutare
sé
stesso
che
non
di
rieducare
altri
.
Dopo
brevissimo
tempo
la
famiglia
Malfenti
divenne
il
centro
della
mia
vita
.
Ogni
sera
la
passavo
con
Giovanni
che
,
dopo
che
m
'
aveva
introdotto
in
casa
sua
,
s
'
era
fatto
con
me
anche
piú
affabile
e
intimo
.
Fu
tale
affabilità
che
mi
rese
invadente
.
Dapprima
feci
visita
alle
sue
signore
una
volta
alla
settimana
,
poi
piú
volte
e
finii
coll
'
andare
in
casa
sua
ogni
giorno
a
passarci
varie
ore
del
pomeriggio
.
Per
insediarmi
in
quella
casa
non
mancarono
pretesti
ed
io
credo
di
non
sbagliare
asserendo
che
mi
fossero
anche
offerti
.
Portai
talvolta
con
me
il
mio
violino
e
passai
qualche
poco
di
musica
con
Augusta
,
la
sola
che
in
quella
casa
sonasse
il
piano
.
Era
male
che
Ada
non
sonasse
,
poi
era
male
che
io
sonassi
tanto
male
il
violino
e
malissimo
che
Augusta
non
fosse
una
grande
musicista
.
Di
ogni
sonata
io
ero
obbligato
di
eliminare
qualche
periodo
perché
troppo
difficile
,
col
pretesto
non
vero
di
non
aver
toccato
il
violino
da
troppo
tempo
.
Il
pianista
è
quasi
sempre
superiore
al
dilettante
violinista
e
Augusta
aveva
una
tecnica
discreta
,
ma
io
,
che
sonavo
tanto
peggio
di
lei
,
non
sapevo
dirmene
contento
e
pensavo
:
Se
sapessi
sonare
come
lei
,
come
sonerei
meglio
!
Intanto
ch
'
io
giudicavo
Augusta
,
gli
altri
giudicavano
me
e
,
come
appresi
piú
tardi
,
non
favorevolmente
.
Poi
Augusta
avrebbe
volentieri
ripetute
le
nostre
sonate
,
ma
io
m
'
accorsi
che
Ada
vi
si
annoiava
e
perciò
finsi
piú
volte
di
aver
dimenticato
il
violino
a
casa
.
Augusta
allora
non
ne
parlò
piú
.
Purtroppo
io
non
vivevo
solo
con
Ada
le
ore
che
passavo
in
quella
casa
.
Essa
ben
presto
m
'
accompagnò
il
giorno
intero
.
Era
la
donna
da
me
prescelta
,
era
perciò
già
mia
ed
io
l
'
adornai
di
tutti
i
sogni
perché
il
premio
della
vita
m
'
apparisse
piú
bello
.
L
'
adornai
,
le
prestai
tutte
le
tante
qualità
di
cui
sentivo
il
bisogno
e
che
a
me
mancavano
,
perché
essa
doveva
divenire
oltre
che
la
mia
compagna
anche
la
mia
seconda
madre
che
m
'
avrebbe
addotto
a
una
vita
intera
,
virile
,
di
lotta
,
e
di
vittoria
.
Nei
miei
sogni
anche
fisicamente
l
'
abellíi
prima
di
consegnarla
ad
altri
.
In
realtà
io
nella
mia
vita
corsi
dietro
a
molte
donne
e
molte
di
esse
si
lasciarono
anche
raggiungere
.
Nel
sogno
le
raggiunsi
tutte
.
Naturalmente
non
le
abbellisco
alterandone
i
tratti
,
ma
faccio
come
un
mio
amico
,
pittore
delicatissimo
,
che
quando
ritratta
delle
donne
belle
,
pensa
intensamente
anche
a
qualche
altra
bella
cosa
per
esempio
a
della
porcellana
finissima
.
Un
sogno
pericoloso
perché
può
conferire
nuovo
potere
alle
donne
di
cui
si
sognò
e
che
rivedendo
alla
luce
reale
conservano
qualche
cosa
delle
frutta
,
dei
fiori
e
della
porcellana
da
cui
furono
vestite
.
M
'
è
difficile
di
raccontare
della
mia
corte
ad
Ada
.
Vi
fu
poi
una
lunga
epoca
della
mia
vita
in
cui
io
mi
sforzai
di
dimenticare
la
stupida
avventura
che
proprio
mi
faceva
vergognare
di
quella
vergogna
che
fa
gridare
e
protestare
.
Non
sono
io
che
fui
tanto
bestia
!
.
E
chi
allora
?
Ma
la
protesta
conferisce
pure
un
po
'
di
sollievo
ed
io
vi
insistetti
.
Meno
male
se
avessi
agito
a
quel
modo
un
dieci
anni
prima
,
a
vent
'
anni
!
Ma
esser
stato
punito
di
tanta
bestialità
solo
perché
avevo
deciso
di
sposarmi
,
mi
pare
proprio
ingiusto
.
Io
che
già
ero
passato
per
ogni
specie
di
avventure
condotte
sempre
con
uno
spirito
intraprendente
che
arrivava
alla
sfacciataggine
,
ecco
ch
'
ero
ridivenuto
il
ragazzetto
timido
che
tenta
di
toccar
la
mano
dell
'
amata
magari
senza
ch
'
essa
se
ne
avveda
,
eppoi
adora
quella
parte
del
proprio
corpo
ch
'
ebbe
l
'
onore
di
simile
contatto
.
Questa
ch
'
è
stata
la
piú
pura
avventura
della
mia
vita
,
anche
oggi
che
son
vecchio
io
la
ricordo
quale
la
piú
turpe
.
Era
fuori
di
posto
,
fuori
di
tempo
quella
roba
,
come
se
un
ragazzo
di
dieci
anni
si
fosse
attaccato
al
petto
della
balia
.
Che
schifo
!
Come
spiegare
poi
la
mia
lunga
esitazione
di
parlare
chiaro
e
dire
alla
fanciulla
:
Risolviti
!
Mi
vuoi
o
non
mi
vuoi
?
Io
andavo
a
quella
casa
arrivandovi
dai
miei
sogni
;
contavo
gli
scalini
che
mi
conducevano
a
quel
primo
piano
dicendomi
che
se
erano
dispari
ciò
avrebbe
provato
ch
'
essa
m
'
amava
ed
erano
sempre
dispari
essendovene
quarantatré
.
Arrivavo
a
lei
accompagnato
da
tanta
sicurezza
e
finivo
col
parlare
di
tutt
'
altra
cosa
.
Ada
non
aveva
ancora
trovata
l
'
occasione
di
significarmi
il
suo
disdegno
ed
io
tacevo
!
Anch
'
io
al
posto
di
Ada
avrei
accolto
quel
giovinetto
di
trent
'
anni
a
calci
nel
sedere
!
Devo
dire
che
in
certo
rapporto
io
non
somigliavo
esattamente
al
ventenne
innamorato
il
quale
tace
aspettando
che
l
'
amata
gli
si
getti
al
collo
.
Non
m
'
aspettavo
niente
di
simile
.
Io
avrei
parlato
,
ma
piú
tardi
.
Se
non
procedevo
,
ciò
era
dovuto
ai
dubbii
su
me
stesso
.
Io
m
'
aspettavo
di
divenire
piú
nobile
,
piú
forte
,
piú
degno
della
mia
divina
fanciulla
.
Ciò
poteva
avvenire
da
un
giorno
all
'
altro
.
Perché
non
aspettare
?
Mi
vergogno
anche
di
non
essermi
accorto
a
tempo
ch
'
ero
avviato
ad
un
fiasco
simile
.
Avevo
da
fare
con
una
fanciulla
delle
piú
semplici
e
fu
a
forza
di
sognarne
ch
'
essa
m
'
apparí
quale
una
civetta
delle
piú
consumate
.
Ingiusto
quell
'
enorme
mio
rancore
quand
'
essa
riuscí
a
farmi
vedere
ch
'
essa
di
me
non
ne
voleva
sapere
.
Ma
io
avevo
mescolato
tanto
intimamente
la
realtà
ai
sogni
che
non
riuscivo
a
convincermi
ch
'
essa
mai
m
'
avesse
baciato
.
È
proprio
un
indizio
di
scarsa
virilità
quello
di
fraintendere
le
donne
.
Prima
non
avevo
sbagliato
mai
e
devo
credere
di
essermi
ingannato
sul
conto
di
Ada
per
avere
da
bel
principio
falsati
i
miei
rapporti
con
lei
.
A
lei
m
'
ero
avvicinato
non
per
conquistarla
ma
per
sposarla
ciò
ch
'
è
una
via
insolita
dell
'
amore
,
una
via
ben
larga
,
una
via
ben
comoda
,
ma
che
conduce
non
alla
mèta
per
quanto
ben
vicino
ad
essa
.
All
'
amore
cui
cosí
si
giunge
manca
la
caratteristica
principale
:
l
'
assoggettamento
della
femmina
.
Cosí
il
maschio
si
prepara
alla
sua
parte
in
una
grande
inerzia
che
può
estendersi
a
tutti
i
suoi
sensi
,
anche
a
quelli
della
vista
e
dell
'
udito
.
Io
portai
giornalmente
dei
fiori
a
tutt
'
e
tre
le
fanciulle
e
a
tutt
'
e
tre
regalai
le
mie
bizzarrie
e
,
sopra
tutto
,
con
una
leggerezza
incredibile
,
giornalmente
feci
loro
la
mia
autobiografia
.
A
tutti
avviene
di
ricordarsi
con
piú
fervore
del
passato
quando
il
presente
acquista
un
'
importanza
maggiore
.
Dicesi
anzi
che
i
moribondi
,
nell
'
ultima
febbre
,
rivedano
tutta
la
loro
vita
.
Il
mio
passato
m
'
afferrava
ora
con
la
violenza
dell
'
ultimo
addio
perché
io
avevo
il
sentimento
di
allontanarmene
di
molto
.
E
parlai
sempre
di
questo
passato
alle
tre
fanciulle
,
incoraggiato
dall
'
attenzione
intensa
di
Augusta
e
di
Alberta
che
,
forse
,
copriva
la
disattenzione
di
Ada
di
cui
non
sono
sicuro
.
Augusta
,
con
la
sua
indole
dolce
,
facilmente
si
commoveva
e
Alberta
stava
a
sentire
le
mie
descrizioni
di
scapigliatura
studentesca
con
le
guancie
arrossate
dal
desiderio
di
poter
in
avvenire
passare
anch
'
essa
per
avventure
simili
.
Molto
tempo
dopo
appresi
da
Augusta
che
nessuna
delle
tre
fanciulle
aveva
creduto
che
le
mie
storielle
fossero
vere
.
Ad
Augusta
apparvero
perciò
piú
preziose
perché
,
inventate
da
me
,
le
sembrava
fossero
piú
mie
che
se
il
destino
me
le
avesse
inflitte
.
Ad
Alberta
quella
parte
in
cui
non
credette
fu
tuttavia
gradevole
perché
vi
scorse
degli
ottimi
suggerimenti
.
La
sola
che
si
fosse
indignata
delle
mie
bugie
fu
la
seria
Ada
.
Coi
miei
sforzi
a
me
toccava
come
a
quel
tiratore
cui
era
riuscito
di
colpire
il
centro
del
bersaglio
,
però
di
quello
posto
accanto
al
suo
.
Eppure
in
gran
parte
quelle
storielle
erano
vere
.
Non
so
piú
dire
in
quanta
parte
perché
avendole
raccontate
a
tante
altre
donne
prima
che
alle
figlie
del
Malfenti
,
esse
,
senza
ch
'
io
lo
volessi
,
si
alterarono
per
divenire
piú
espressive
.
Erano
vere
dal
momento
che
io
non
avrei
piú
saputo
raccontarle
altrimenti
.
Oggidí
non
m
'
importa
di
provarne
la
verità
.
Non
vorrei
disingannare
Augusta
che
ama
crederle
di
mia
invenzione
.
In
quanto
ad
Ada
io
credo
che
ormai
ella
abbia
cambiato
di
parere
e
le
ritenga
vere
.
Il
mio
totale
insuccesso
con
Ada
si
manifestò
proprio
nel
momento
in
cui
giudicavo
di
dover
finalmente
parlar
chiaro
.
Ne
accolsi
l
'
evidenza
con
sorpresa
e
dapprima
con
incredulità
.
Non
era
stata
detta
da
lei
una
sola
parola
che
avesse
manifestata
la
sua
avversione
per
me
ed
io
intanto
chiusi
gli
occhi
per
non
vedere
quei
piccoli
atti
che
non
mi
significavano
una
grande
simpatia
.
Eppoi
io
stesso
non
avevo
detta
la
parola
necessaria
e
potevo
persino
figurarmi
che
Ada
non
sapesse
ch
'
io
ero
là
pronto
per
sposarla
e
potesse
credere
che
io
-
lo
studente
bizzarro
e
poco
virtuoso
-
volessi
tutt
'
altra
cosa
.
Il
malinteso
si
prolungava
sempre
a
causa
di
quelle
mie
intenzioni
troppo
decisamente
matrimoniali
.
Vero
è
che
oramai
desideravo
tutta
Ada
cui
avevo
continuato
a
levigare
assiduamente
le
guancie
,
a
impicciolire
le
mani
e
i
piedi
e
ad
isveltire
e
affinare
la
taglia
.
La
desideravo
quale
moglie
e
quale
amante
.
Ma
è
decisivo
il
modo
con
cui
si
avvicina
per
la
prima
volta
una
donna
.
Ora
avvenne
che
per
ben
tre
volte
consecutive
,
in
quella
casa
fossi
ricevuto
dalle
altre
due
fanciulle
.
L
'
assenza
di
Ada
fu
scusata
la
prima
volta
con
una
visita
doverosa
,
la
seconda
con
un
malessere
e
la
terza
non
mi
si
disse
alcuna
scusa
finché
io
,
allarmato
,
non
lo
domandai
.
Allora
Augusta
,
a
cui
per
caso
m
'
ero
rivolto
,
non
rispose
.
Rispose
per
lei
Alberta
ch
'
essa
aveva
guardata
come
per
invocarne
l
'
assistenza
:
Ada
era
andata
da
una
zia
.
A
me
mancò
il
fiato
.
Era
evidente
che
Ada
mi
evitava
.
Il
giorno
prima
ancora
io
avevo
sopportata
la
sua
assenza
ed
avevo
anzi
prolungata
la
mia
visita
sperando
ch
'
essa
pur
avrebbe
finito
coll
'
apparire
.
Quel
giorno
,
invece
,
restai
ancora
per
qualche
istante
,
incapace
di
aprir
bocca
,
eppoi
protestando
un
improvviso
male
di
testa
m
'
alzai
per
andarmene
.
Curioso
che
quella
prima
volta
il
piú
forte
sentimento
che
sentissi
allo
scontrarmi
nella
resistenza
di
Ada
fosse
di
collera
e
sdegno
!
Pensai
anche
di
appellarmi
a
Giovanni
per
mettere
la
fanciulla
all
'
ordine
.
Un
uomo
che
vuole
sposarsi
è
anche
capace
di
azioni
simili
,
ripetizioni
di
quelle
dei
suoi
antenati
.
Quella
terza
assenza
di
Ada
doveva
divenire
anche
piú
significativa
.
Il
caso
volle
ch
'
io
scoprissi
ch
'
essa
si
trovava
in
casa
,
ma
rinchiusa
nella
sua
stanza
.
Devo
prima
di
tutto
dire
che
in
quella
casa
v
'
era
un
'
altra
persona
ch
'
io
non
ero
riuscito
a
conquistare
:
la
piccola
Anna
.
Dinanzi
agli
altri
essa
non
m
'
aggrediva
piú
,
perché
l
'
avevano
redarguita
duramente
.
Anzi
qualche
volta
anch
'
essa
s
'
era
accompagnata
alle
sorelle
ed
era
stata
a
sentire
le
mie
storielle
.
Quando
però
me
ne
andavo
,
essa
mi
raggiungeva
alla
soglia
,
gentilmente
mi
pregava
di
chinarmi
a
lei
,
si
rizzava
sulle
punte
dei
piedini
e
quando
arrivava
a
far
addirittura
aderire
la
boccuccia
al
mio
orecchio
,
mi
diceva
abbassando
la
voce
in
modo
da
non
poter
essere
udita
che
da
me
:
-
Ma
tu
sei
pazzo
,
veramente
pazzo
!
Il
bello
si
è
che
dinanzi
agli
altri
la
sorniona
mi
dava
del
lei
.
Se
c
'
era
presente
la
signora
Malfenti
,
essa
subito
si
rifugiava
nelle
sue
braccia
,
e
la
madre
l
'
accarezzava
dicendo
:
-
Come
la
mia
piccola
Anna
s
'
è
fatta
gentile
!
Nevvero
?
Non
protestavo
e
la
gentile
Anna
mi
diede
ancora
spesso
allo
stesso
modo
del
pazzo
.
Io
accoglievo
la
sua
dichiarazione
con
un
sorriso
vile
che
avrebbe
potuto
sembrare
di
ringraziamento
.
Speravo
che
la
bambina
non
avesse
il
coraggio
di
raccontare
delle
sue
aggressioni
agli
adulti
e
mi
dispiaceva
di
far
sapere
ad
Ada
quale
giudizio
facesse
di
me
la
sua
sorellina
.
Quella
bambina
finí
realmente
coll
'
imbarazzarmi
.
Se
,
quando
parlavo
con
gli
altri
,
il
mio
occhio
s
'
incontrava
nel
suo
,
subito
dovevo
trovare
il
modo
di
guardare
altrove
ed
era
difficile
di
farlo
con
naturalezza
.
Certo
arrossivo
.
Mi
pareva
che
quell
'
innocente
col
suo
giudizio
potesse
danneggiarmi
.
Le
portai
dei
doni
,
ma
non
valsero
ad
ammansarla
.
Essa
dovette
accorgersi
del
suo
potere
e
della
mia
debolezza
e
,
in
presenza
degli
altri
,
mi
guardava
indagatrice
,
insolente
.
Credo
che
tutti
abbiamo
nella
nostra
coscienza
come
nel
nostro
corpo
dei
punti
delicati
e
coperti
cui
non
volentieri
si
pensa
.
Non
si
sa
neppure
che
cosa
sieno
,
ma
si
sa
che
vi
sono
.
Io
stornavo
il
mio
occhio
da
quello
infantile
che
voleva
frugarmi
.
Ma
quel
giorno
in
cui
solo
e
abbattuto
uscivo
da
quella
casa
e
ch
'
essa
mi
raggiunse
per
farmi
chinare
a
sentire
il
solito
complimento
,
mi
piegai
a
lei
con
tale
faccia
stravolta
di
vero
pazzo
e
tesi
verso
di
lei
con
tanta
minaccia
le
mani
contratte
ad
artigli
,
ch
'
essa
corse
via
piangendo
ed
urlando
.
Cosí
arrivai
a
vedere
Ada
anche
quel
giorno
perché
fu
lei
che
accorse
a
quei
gridi
.
La
piccina
raccontò
singhiozzando
ch
'
io
l
'
avevo
minacciata
duramente
perché
essa
m
'
aveva
dato
del
pazzo
:
-
Perché
egli
è
un
pazzo
ed
io
voglio
dirglielo
.
Cosa
c
'
è
di
male
?
Non
stetti
a
sentire
la
bambina
,
stupito
di
vedere
che
Ada
si
trovava
in
casa
.
Le
sue
sorelle
avevano
dunque
mentito
,
anzi
la
sola
Alberta
cui
Augusta
ne
aveva
passato
l
'
incarico
esimendosene
essa
stessa
!
Per
un
istante
fui
esattamente
nel
giusto
indovinando
tutto
.
Dissi
ad
Ada
:
-
Ho
piacere
di
vederla
.
Credevo
si
trovasse
da
tre
giorni
da
sua
zia
.
Ella
non
mi
rispose
perché
dapprima
si
piegò
sulla
bambina
piangente
.
Quell
'
indugio
di
ottenere
le
spiegazioni
cui
credevo
di
aver
diritto
mi
fece
salire
veemente
il
sangue
alla
testa
.
Non
trovavo
parole
.
Feci
un
altro
passo
per
avvicinarmi
alla
porta
d
'
uscita
e
se
Ada
non
avesse
parlato
,
io
me
ne
sarei
andato
e
non
sarei
ritornato
mai
piú
.
Nell
'
ira
mi
pareva
cosa
facilissima
quella
rinunzia
ad
un
sogno
che
aveva
oramai
durato
tanto
a
lungo
.
Ma
intanto
essa
,
rossa
,
si
volse
a
me
e
disse
ch
'
era
rientrata
da
pochi
istanti
non
avendo
trovata
la
zia
in
casa
.
Bastò
per
calmarmi
.
Com
'
era
cara
,
cosí
maternamente
piegata
sulla
bambina
che
continuava
ad
urlare
!
Il
suo
corpo
era
tanto
flessibile
che
pareva
divenuto
piú
piccolo
per
accostarsi
meglio
alla
piccina
.
Mi
indugiai
ad
ammirarla
considerandola
di
nuovo
mia
.
Mi
sentii
tanto
sereno
che
volli
far
dimenticare
il
risentimento
che
poco
prima
avevo
manifestato
e
fui
gentilissimo
con
Ada
ed
anche
con
Anna
.
Dissi
ridendo
di
cuore
:
-
Mi
dà
tanto
spesso
del
pazzo
che
volli
farle
vedere
la
vera
faccia
e
l
'
atteggiamento
del
pazzo
.
Voglia
scusarmi
!
Anche
tu
,
povera
Annuccia
,
non
aver
paura
perché
io
sono
un
pazzo
buono
.
Anche
Ada
fu
molto
,
ma
molto
gentile
.
Redarguí
la
piccina
che
continuava
a
singhiozzare
e
mi
domandò
scusa
per
essa
.
Se
avessi
avuta
la
fortuna
che
Anna
nell
'
ira
fosse
corsa
via
,
io
avrei
parlato
.
Avrei
detta
una
frase
che
forse
si
trova
anche
in
qualche
grammatica
di
lingue
straniere
,
bell
'
e
fatta
per
facilitare
la
vita
a
chi
non
conosca
la
lingua
del
paese
ove
soggiorna
:
Posso
domandare
la
sua
mano
a
suo
padre
?
.
Era
la
prima
volta
ch
'
io
volevo
sposarmi
e
mi
trovavo
perciò
in
un
paese
del
tutto
sconosciuto
.
Fino
ad
allora
avevo
trattato
altrimenti
con
le
donne
con
cui
avevo
avuto
a
fare
.
Le
avevo
assaltate
mettendo
loro
prima
di
tutto
addosso
le
mani
.
Ma
non
arrivai
a
dire
neppure
quelle
poche
parole
.
Dovevano
pur
stendersi
su
un
certo
spazio
di
tempo
!
Dovevano
esser
accompagnate
da
un
'
espressione
supplice
della
faccia
,
difficile
a
foggiarsi
immediatamente
dopo
la
mia
lotta
con
Anna
ed
anche
con
Ada
,
e
dal
fondo
del
corridoio
s
'
avanzava
già
la
signora
Malfenti
richiamata
dalle
strida
della
bambina
.
Stesi
la
mano
ad
Ada
,
che
mi
porse
subito
cordialmente
la
sua
e
le
dissi
:
-
Arrivederci
domani
.
Mi
scusi
con
la
signora
.
Esitai
però
di
lasciar
andare
quella
mano
che
riposava
fiduciosa
nella
mia
.
Sentivo
che
,
andandomene
allora
,
rinunziavo
ad
un
'
occasione
unica
con
quella
fanciulla
tutt
'
intenta
ad
usarmi
delle
cortesie
per
indennizzarmi
delle
villanie
della
sorella
.
Seguii
l
'
ispirazione
del
momento
,
mi
chinai
sulla
sua
mano
e
la
sfiorai
con
le
mie
labbra
.
Indi
apersi
la
porta
e
uscii
lesto
lesto
dopo
di
aver
visto
che
Ada
,
che
fino
ad
allora
m
'
aveva
abbandonata
la
destra
mentre
con
la
sinistra
sosteneva
Anna
che
s
'
aggrappava
alla
sua
gonna
,
stupita
si
guardava
la
manina
che
aveva
subito
il
contatto
delle
mie
labbra
,
quasi
avesse
voluto
vedere
se
ci
fosse
stato
scritto
qualche
cosa
.
Non
credo
che
la
signora
Malfenti
avesse
scorto
il
mio
atto
.
Mi
arrestai
per
un
istante
sulle
scale
,
stupito
io
stesso
del
mio
atto
assolutamente
non
premeditato
.
V
'
era
ancora
la
possibilità
di
ritornare
a
quella
porta
che
avevo
chiusa
dietro
di
me
,
suonare
il
campanello
e
domandar
di
poter
dire
ad
Ada
quelle
parole
ch
'
essa
sulla
propria
mano
aveva
cercato
invano
?
Non
mi
parve
!
Avrei
mancato
di
dignità
dimostrando
troppa
impazienza
.
Eppoi
avendola
prevenuta
che
sarei
ritornato
le
avevo
preannunziate
le
mie
spiegazioni
.
Non
dipendeva
ora
che
da
lei
di
averle
,
procurandomi
l
'
opportunità
di
dargliele
.
Ecco
che
avevo
finalmente
cessato
di
raccontare
delle
storie
a
tre
fanciulle
e
avevo
invece
baciata
la
mano
ad
una
sola
di
esse
.
Ma
il
resto
della
giornata
fu
piuttosto
sgradevole
.
Ero
inquieto
e
ansioso
.
Io
andavo
dicendomi
che
la
mia
inquietudine
provenisse
solo
dall
'
impazienza
di
veder
chiarita
quell
'
avventura
.
Mi
figuravo
che
se
Ada
m
'
avesse
rifiutato
,
io
avrei
potuto
con
tutta
calma
correre
in
cerca
di
altre
donne
.
Tutto
il
mio
attaccamento
per
lei
proveniva
da
una
mia
libera
risoluzione
che
ora
avrebbe
potuto
essere
annullata
da
un
'
altra
che
la
cancellasse
!
Non
compresi
allora
che
per
il
momento
a
questo
mondo
non
v
'
erano
altre
donne
per
me
e
che
abbisognavo
proprio
di
Ada
.
Anche
la
notte
che
seguí
mi
sembrò
lunghissima
;
la
passai
quasi
del
tutto
insonne
.
Dopo
la
morte
di
mio
padre
,
io
avevo
abbandonate
le
mie
abitudini
di
nottambulo
e
ora
,
dacché
avevo
risolto
di
sposarmi
,
sarebbe
stato
strano
di
ritornarvi
.
M
'
ero
perciò
coricato
di
buon
'
ora
col
desiderio
del
sonno
che
fa
passare
tanto
presto
il
tempo
.
Di
giorno
io
avevo
accolte
con
la
piú
cieca
fiducia
le
spiegazioni
di
Ada
su
quelle
sue
tre
assenze
dal
suo
salotto
nelle
ore
in
cui
io
vi
era
,
fiducia
dovuta
alla
mia
salda
convinzione
che
la
donna
seria
ch
'
io
avevo
scelta
non
sapesse
mentire
.
Ma
nella
notte
tale
fiducia
diminuí
.
Dubitavo
che
non
fossi
stato
io
ad
informarla
che
Alberta
-
quando
Augusta
aveva
rifiutato
di
parlare
-
aveva
addotta
a
sua
scusa
quella
visita
alla
zia
.
Non
ricordavo
bene
le
parole
che
le
avevo
dirette
con
la
testa
in
fiamme
,
ma
credevo
di
esser
certo
di
averle
riferita
quella
scusa
.
Peccato
!
Se
non
l
'
avessi
fatto
,
forse
lei
,
per
scusarsi
,
avrebbe
inventato
qualche
cosa
di
diverso
e
io
,
avendola
còlta
in
bugia
,
avrei
già
avuto
il
chiarimento
che
anelavo
.
Qui
avrei
pur
potuto
accorgermi
dell
'
importanza
che
Ada
aveva
oramai
per
me
,
perché
per
quietarmi
io
andavo
dicendomi
che
se
essa
non
m
'
avesse
voluto
,
avrei
rinunziato
per
sempre
al
matrimonio
.
Il
suo
rifiuto
avrebbe
dunque
mutata
la
mia
vita
.
E
continuavo
a
sognare
confortandomi
nel
pensiero
che
forse
quel
rifiuto
sarebbe
stato
una
fortuna
per
me
.
Ricordavo
quel
filosofo
greco
che
prevedeva
il
pentimento
tanto
per
chi
si
sposava
quanto
per
chi
restava
celibe
.
Insomma
non
avevo
ancora
perduta
la
capacità
di
ridere
della
mia
avventura
;
la
sola
capacità
che
mi
mancasse
era
quella
di
dormire
.
Presi
sonno
che
già
albeggiava
.
Quando
mi
destai
era
tanto
tardi
che
poche
ore
ancora
mi
dividevano
da
quella
in
cui
la
visita
in
casa
Malfenti
m
'
era
permessa
.
Perciò
non
vi
sarebbe
stato
piú
bisogno
di
fantasticare
e
raccogliere
degli
altri
indizii
che
mi
chiarissero
l
'
animo
di
Ada
.
Ma
è
difficile
di
trattenere
il
proprio
pensiero
dall
'
occuparsi
di
un
argomento
che
troppo
c
'
importa
.
L
'
uomo
sarebbe
un
animale
piú
fortunato
se
sapesse
farlo
.
In
mezzo
alle
cure
della
mia
persona
che
quel
giorno
esagerai
,
io
non
pensai
ad
altro
:
Avevo
fatto
bene
baciando
la
mano
di
Ada
o
avevo
fatto
male
di
non
baciarla
anche
sulle
labbra
?
Proprio
quella
mattina
ebbi
un
'
idea
che
credo
m
'
abbia
fortemente
danneggiato
privandomi
di
quel
poco
d
'
iniziativa
virile
che
quel
mio
curioso
stato
d
'
adolescenza
m
'
avrebbe
concesso
.
Un
dubbio
doloroso
:
e
se
Ada
m
'
avesse
sposato
solo
perché
indottavi
dai
genitori
,
senz
'
amarmi
ed
anzi
avendo
una
vera
avversione
per
me
?
Perché
certamente
tutti
in
quella
famiglia
,
cioè
Giovanni
,
la
signora
Malfenti
,
Augusta
e
Alberta
mi
volevano
bene
;
potevo
dubitare
della
sola
Ada
.
Sull
'
orizzonte
si
delineava
proprio
il
solito
romanzo
popolare
della
giovinetta
costretta
dalla
famiglia
ad
un
matrimonio
odioso
.
Ma
io
non
l
'
avrei
permesso
.
Ecco
la
nuova
ragione
per
cui
dovevo
parlare
con
Ada
,
anzi
con
la
sola
Ada
.
Non
sarebbe
bastato
di
dirigerle
la
frase
fatta
che
avevo
preparata
.
Guardandola
negli
occhi
le
avrei
domandato
:
Mi
ami
tu
?
E
se
essa
m
'
avesse
detto
di
sí
,
io
l
'
avrei
serrata
fra
le
mie
braccia
per
sentirne
vibrare
la
sincerità
.
Cosí
mi
parve
d
'
essermi
preparato
a
tutto
.
Invece
dovetti
accorgermi
d
'
esser
arrivato
a
quella
specie
d
'
esame
dimenticando
di
rivedere
proprio
quelle
pagine
di
testo
di
cui
mi
sarebbe
stato
imposto
di
parlare
.
Fui
ricevuto
dalla
sola
signora
Malfenti
che
mi
fece
accomodare
in
un
angolo
del
grande
salotto
e
si
mise
subito
a
chiacchierare
vivacemente
impedendomi
persino
di
domandare
delle
notizie
delle
fanciulle
.
Ero
perciò
alquanto
distratto
e
mi
ripetevo
la
lezione
per
non
dimenticarla
al
momento
buono
.
Tutt
'
ad
un
tratto
fui
richiamato
all
'
attenzione
come
da
uno
squillo
di
tromba
.
La
signora
stava
elaborando
un
preambolo
.
M
'
assicurava
dell
'
amicizia
sua
e
del
marito
e
dell
'
affetto
di
tutta
la
famiglia
loro
,
compresavi
la
piccola
Anna
.
Ci
conoscevamo
da
tanto
tempo
.
Ci
eravamo
visti
giornalmente
da
quattro
mesi
.
-
Cinque
!
-
corressi
io
che
ne
avevo
fatto
il
calcolo
nella
notte
,
ricordando
che
la
mia
prima
visita
era
stata
fatta
d
'
autunno
e
che
ora
ci
trovavamo
in
piena
primavera
.
-
Sí
!
Cinque
!
-
disse
la
signora
pensandoci
su
come
se
avesse
voluto
rivedere
il
mio
calcolo
.
Poi
,
con
aria
di
rimprovero
:
-
A
me
sembra
che
voi
compromettiate
Augusta
.
-
Augusta
?
-
domandai
io
credendo
di
aver
sentito
male
.
-
Sí
!
-
confermò
la
signora
.
-
Voi
la
lusingate
e
la
compromettete
.
Ingenuamente
rivelai
il
mio
sentimento
.
-
Ma
io
l
'
Augusta
non
la
vedo
mai
.
Essa
ebbe
un
gesto
di
sorpresa
e
(
o
mi
parve
?
)
di
sorpresa
dolorosa
.
Io
intanto
tentavo
di
pensare
intensamente
per
arrivare
presto
a
spiegare
quello
che
mi
sembrava
un
equivoco
di
cui
però
subito
intesi
l
'
importanza
.
Mi
rivedevo
in
pensiero
,
visita
per
visita
,
durante
quei
cinque
mesi
,
intento
a
spiare
Ada
.
Avevo
suonato
con
Augusta
e
,
infatti
,
talvolta
avevo
parlato
piú
con
lei
,
che
mi
stava
a
sentire
,
che
non
con
Ada
,
ma
solo
perché
essa
spiegasse
ad
Ada
le
mie
storie
accompagnate
dalla
sua
approvazione
.
Dovevo
parlare
chiaramente
con
la
signora
e
dirle
delle
mie
mire
su
Ada
?
Ma
poco
prima
io
avevo
risolto
di
parlare
con
la
sola
Ada
e
d
'
indagarne
l
'
animo
.
Forse
se
avessi
parlato
chiaramente
con
la
signora
Malfenti
,
le
cose
sarebbero
andate
altrimenti
e
cioè
non
potendo
sposare
Ada
non
avrei
sposata
neppure
Augusta
.
Lasciandomi
dirigere
dalla
risoluzione
presa
prima
ch
'
io
avessi
veduta
la
signora
Malfenti
e
,
sentite
le
cose
sorprendenti
ch
'
essa
m
'
aveva
dette
,
tacqui
.
Pensavo
intensamente
,
ma
perciò
con
un
po
'
di
confusione
.
Volevo
intendere
,
volevo
indovinare
e
presto
.
Si
vedono
meno
bene
le
cose
quando
si
spalancano
troppo
gli
occhi
.
Intravvidi
la
possibilità
che
volessero
buttarmi
fuori
di
casa
.
Mi
parve
di
poter
escluderla
.
Io
ero
innocente
,
visto
che
non
facevo
la
corte
ad
Augusta
ch
'
essi
volevano
proteggere
.
Ma
forse
m
'
attribuivano
delle
intenzioni
su
Augusta
per
non
compromettere
Ada
.
E
perché
proteggere
a
quel
modo
Ada
,
che
non
era
piú
una
fanciullina
?
Io
ero
certo
di
non
averla
afferrata
per
le
chiome
che
in
sogno
.
In
realtà
non
avevo
che
sfiorata
la
sua
mano
con
le
mie
labbra
.
Non
volevo
mi
si
interdicesse
l
'
accesso
a
quella
casa
,
perché
prima
di
abbandonarla
volevo
parlare
con
Ada
.
Perciò
con
voce
tremante
domandai
:
-
Mi
dica
Lei
,
signora
,
quello
che
debbo
fare
per
non
spiacere
a
nessuno
.
Essa
esitò
.
Io
avrei
preferito
di
aver
da
fare
con
Giovanni
che
pensava
urlando
.
Poi
,
risoluta
,
ma
con
uno
sforzo
di
apparire
cortese
che
si
manifestava
evidente
nel
suono
della
voce
,
disse
:
-
Dovrebbe
per
qualche
tempo
venir
meno
frequentemente
da
noi
;
dunque
non
ogni
giorno
,
ma
due
o
tre
volte
alla
settimana
.
È
certo
che
se
mi
avesse
detto
rudemente
di
andarmene
e
di
non
ritornare
piú
,
io
,
sempre
diretto
dal
mio
proposito
,
avrei
supplicato
che
mi
si
tollerasse
in
quella
casa
,
almeno
per
uno
o
due
giorni
ancora
,
per
chiarire
i
miei
rapporti
con
Ada
.
Invece
le
sue
parole
,
piú
miti
di
quanto
avessi
temuto
,
mi
diedero
il
coraggio
di
manifestare
il
mio
risentimento
:
-
Ma
se
lei
lo
desidera
,
io
in
questa
casa
non
riporrò
piú
piede
!
Venne
quello
che
avevo
sperato
.
Essa
protestò
,
riparlò
della
stima
di
tutti
loro
e
mi
supplicò
di
non
essere
adirato
con
lei
.
Ed
io
mi
dimostrai
magnanimo
,
le
promisi
tutto
quello
ch
'
essa
volle
e
cioè
di
astenermi
dal
venire
in
quella
casa
per
un
quattro
o
cinque
giorni
,
di
ritornarvi
poi
con
una
certa
regolarità
ogni
settimana
due
o
tre
volte
e
,
sopra
tutto
,
di
non
tenerle
rancore
.
Fatte
tali
promesse
,
volli
dar
segno
di
tenerle
e
mi
levai
per
allontanarmi
.
La
signora
protestò
ridendo
:
-
Con
me
non
c
'
è
poi
compromissione
di
sorta
e
può
rimanere
.
E
poiché
io
pregavo
di
lasciarmi
andare
per
un
impegno
di
cui
solo
allora
m
'
ero
ricordato
,
mentre
era
vero
che
non
vedevo
l
'
ora
di
essere
solo
per
riflettere
meglio
alla
straordinaria
avventura
che
mi
toccava
,
la
signora
mi
pregò
addirittura
di
rimanere
dicendo
che
cosí
le
avrei
data
la
prova
di
non
essere
adirato
con
lei
.
Perciò
rimasi
,
sottoposto
continuamente
alla
tortura
di
ascoltare
il
vuoto
cicaleccio
cui
la
signora
ora
s
'
abbandonava
sulle
mode
femminili
ch
'
essa
non
voleva
seguire
,
sul
teatro
e
anche
sul
tempo
tanto
secco
con
cui
la
primavera
s
'
annunziava
.
Poco
dopo
fui
contento
d
'
essere
rimasto
perché
m
'
avvidi
che
avevo
bisogno
di
un
ulteriore
chiarimento
.
Senz
'
alcun
riguardo
interruppi
la
signora
,
di
cui
non
sentivo
piú
le
parole
,
per
domandarle
:
-
E
tutti
in
famiglia
sapranno
che
lei
m
'
ha
invitato
a
tenermi
lontano
da
questa
casa
?
Parve
dapprima
ch
'
essa
neppure
avesse
ricordato
il
nostro
patto
.
Poi
protestò
:
-
Lontano
da
questa
casa
?
Ma
solo
per
qualche
giorno
,
intendiamoci
.
Io
non
ne
dirò
a
nessuno
,
neppure
a
mio
marito
ed
anzi
le
sarei
grata
se
anche
lei
volesse
usare
la
stessa
discrezione
.
Anche
questo
promisi
,
promisi
anche
che
se
mi
fosse
stata
chiesta
una
spiegazione
perché
non
mi
si
vedesse
piú
tanto
di
spesso
,
avrei
addotti
dei
pretesti
varii
.
Per
il
momento
prestai
fede
alle
parole
della
signora
e
mi
figurai
che
Ada
potesse
essere
stupita
e
addolorata
dalla
mia
improvvisa
assenza
.
Un
'
immagine
gradevolissima
!
Poi
rimasi
ancora
,
sempre
aspettando
che
qualche
altra
ispirazione
venisse
a
dirigermi
ulteriormente
,
mentre
la
signora
parlava
dei
prezzi
dei
commestibili
nell
'
ultimo
tempo
divenuti
onerosissimi
.
Invece
di
altre
ispirazioni
,
capitò
la
zia
Rosina
,
una
sorella
di
Giovanni
,
piú
vecchia
di
lui
,
ma
di
lui
molto
meno
intelligente
.
Aveva
però
qualche
tratto
della
sua
fisonomia
morale
bastevole
a
caratterizzarla
quale
sua
sorella
.
Prima
di
tutto
la
stessa
coscienza
dei
proprii
diritti
e
dei
doveri
altrui
alquanto
comica
,
perché
priva
di
qualsiasi
arma
per
imporsi
,
eppoi
anche
il
vizio
di
alzare
presto
la
voce
.
Essa
credeva
di
aver
tanti
diritti
nella
casa
del
fratello
che
-
come
appresi
poi
-
per
lungo
tempo
considerò
la
signora
Malfenti
quale
un
'
intrusa
.
Era
nubile
e
viveva
con
un
'
unica
serva
di
cui
parlava
sempre
come
della
sua
piú
grande
nemica
.
Quando
morí
raccomandò
a
mia
moglie
di
sorvegliare
la
casa
finché
la
serva
che
l
'
aveva
assistita
non
se
ne
fosse
andata
.
Tutti
in
casa
di
Giovanni
la
sopportavano
temendo
la
sua
aggressività
.
Ancora
non
me
ne
andai
.
Zia
Rosina
prediligeva
Ada
fra
le
nipoti
.
Mi
venne
il
desiderio
di
conquistarmene
l
'
amicizia
anch
'
io
e
cercai
una
frase
amabile
a
indirizzarle
.
Mi
ricordai
oscuramente
che
l
'
ultima
volta
in
cui
l
'
avevo
vista
(
cioè
intravvista
,
perché
allora
non
avevo
sentito
il
bisogno
di
guardarla
)
le
nipoti
,
non
appena
essa
se
ne
era
andata
,
avevano
osservato
che
non
aveva
una
buona
cera
.
Anzi
una
di
esse
aveva
detto
:
-
Si
sarà
guastato
il
sangue
per
qualche
rabbia
con
la
serva
!
Trovai
quello
che
cercavo
.
Guardando
affettuosamente
il
faccione
grinzoso
della
vecchia
signora
,
le
dissi
:
-
La
trovo
molto
rimessa
,
signora
.
Non
avessi
mai
detta
quella
frase
.
Mi
guardò
stupita
e
protestò
:
-
Io
sono
sempre
uguale
.
Da
quando
mi
sarei
rimessa
?
Voleva
sapere
quando
l
'
avessi
vista
l
'
ultima
volta
.
Non
ricordavo
esattamente
quella
data
e
dovetti
ricordarle
che
avevamo
passato
un
intero
pomeriggio
insieme
,
seduti
in
quello
stesso
salotto
con
le
tre
signorine
,
ma
non
dalla
parte
dove
eravamo
allora
,
dall
'
altra
.
Io
m
'
ero
proposto
di
dimostrarle
dell
'
interessamento
,
ma
le
spiegazioni
ch
'
essa
esigeva
lo
facevano
durare
troppo
a
lungo
.
La
mia
falsità
mi
pesava
producendomi
un
vero
dolore
.
La
signora
Malfenti
intervenne
sorridendo
:
-
Ma
lei
non
voleva
mica
dire
che
zia
Rosina
è
ingrassata
?
Diavolo
!
Là
stava
la
ragione
del
risentimento
di
zia
Rosina
ch
'
era
molto
grossa
come
il
fratello
e
sperava
tuttavia
di
dimagrire
.
-
Ingrassata
!
Mai
piú
!
Io
volevo
parlare
solo
della
cera
migliore
della
signora
.
Tentavo
di
conservare
un
aspetto
affettuoso
e
dovevo
invece
trattenermi
per
non
dire
un
'
insolenza
.
Zia
Rosina
non
parve
soddisfatta
neppur
allora
.
Essa
non
era
mai
stata
male
nell
'
ultimo
tempo
e
non
capiva
perché
avesse
dovuto
apparire
malata
.
E
la
signora
Malfenti
le
diede
ragione
:
-
Anzi
,
è
una
sua
caratteristica
di
non
mutare
di
cera
-
disse
rivolta
a
me
.
-
Non
le
pare
?
A
me
pareva
.
Era
anzi
evidente
.
Me
ne
andai
subito
.
Porsi
con
grande
cordialità
la
mano
a
zia
Rosina
sperando
di
rabbonirla
,
ma
essa
mi
concedette
la
sua
guardando
altrove
.
Non
appena
ebbi
varcata
la
soglia
di
quella
casa
il
mio
stato
d
'
animo
mutò
.
Che
liberazione
!
Non
avevo
piú
da
studiare
le
intenzioni
della
signora
Malfenti
né
di
forzarmi
di
piacere
alla
zia
Rosina
.
Credo
in
verità
che
se
non
ci
fosse
stato
il
rude
intervento
di
zia
Rosina
,
quella
politicona
della
signora
Malfenti
avrebbe
raggiunto
perfettamente
il
suo
scopo
ed
io
mi
sarei
allontanato
da
quella
casa
tutto
contento
di
essere
stato
trattato
bene
.
Corsi
saltellando
giú
per
le
scale
.
Zia
Rosina
era
stata
quasi
un
commento
della
signora
Malfenti
.
La
signora
Malfenti
m
'
aveva
proposto
di
restar
lontano
dalla
sua
casa
per
qualche
giorno
.
Troppo
buona
la
cara
signora
!
Io
l
'
avrei
compiaciuta
al
di
là
delle
sue
aspettative
e
non
m
'
avrebbe
rivisto
mai
piú
!
M
'
avevano
torturato
,
lei
,
la
zia
ed
anche
Ada
!
Con
quale
diritto
?
Perché
avevo
voluto
sposarmi
?
Ma
io
non
ci
pensavo
piú
!
Com
'
era
bella
la
libertà
!
Per
un
buon
quarto
d
'
ora
corsi
per
le
vie
accompagnato
da
tanto
sentimento
.
Poi
sentii
il
bisogno
di
una
libertà
ancora
maggiore
.
Dovevo
trovare
il
modo
di
segnare
in
modo
definitivo
la
mia
volontà
di
non
rimettere
piú
il
piede
in
quella
casa
.
Scartai
l
'
idea
di
scrivere
una
lettera
con
la
quale
mi
sarei
congedato
.
L
'
abbandono
diveniva
piú
sdegnoso
ancora
se
non
ne
comunicavo
l
'
intenzione
.
Avrei
semplicemente
dimenticato
di
vedere
Giovanni
e
tutta
la
sua
famiglia
.
Trovai
l
'
atto
discreto
e
gentile
e
perciò
un
po
'
ironico
col
quale
avrei
segnata
la
mia
volontà
.
Corsi
da
un
fioraio
e
scelsi
un
magnifico
mazzo
di
fiori
che
indirizzai
alla
signora
Malfenti
accompagnato
dal
mio
biglietto
da
visita
sul
quale
non
scrissi
altro
che
la
data
.
Non
occorreva
altro
.
Era
una
data
che
non
avrei
dimenticata
piú
e
non
l
'
avrebbero
dimenticata
forse
neppure
Ada
e
sua
madre
:
5
Maggio
,
anniversario
della
morte
di
Napoleone
.
Provvidi
in
fretta
a
quell
'
invio
.
Era
importantissimo
che
giungesse
il
giorno
stesso
.
Ma
poi
?
Tutto
era
fatto
,
tutto
,
perché
non
c
'
era
piú
nulla
da
fare
!
Ada
restava
segregata
da
me
con
tutta
la
sua
famiglia
ed
io
dovevo
vivere
senza
fare
piú
nulla
,
in
attesa
che
qualcuno
di
loro
fosse
venuto
a
cercarmi
e
darmi
l
'
occasione
di
fare
o
dire
qualche
cosa
d
'
altro
.
Corsi
al
mio
studio
per
riflettere
e
per
rinchiudermi
.
Se
avessi
ceduto
alla
mia
dolorosa
impazienza
,
subito
sarei
ritornato
di
corsa
a
quella
casa
a
rischio
di
arrivarvi
prima
del
mio
mazzo
di
fiori
.
I
pretesti
non
potevano
mancare
.
Potevo
anche
averci
dimenticato
il
mio
ombrello
!
Non
volli
fare
una
cosa
simile
.
Con
l
'
invio
di
quel
mazzo
di
fiori
io
avevo
assunta
una
bellissima
attitudine
che
bisognava
conservare
.
Dovevo
ora
stare
fermo
,
perché
la
prossima
mossa
toccava
a
loro
.
Il
raccoglimento
ch
'
io
mi
procurai
nel
mio
studiolo
e
da
cui
m
'
aspettavo
un
sollievo
,
chiarí
solo
le
ragioni
della
mia
disperazione
che
s
'
esasperò
fino
alle
lagrime
.
Io
amavo
Ada
!
Non
sapevo
ancora
se
quel
verbo
fosse
proprio
e
continuai
l
'
analisi
.
Io
la
volevo
non
solo
mia
,
ma
anche
mia
moglie
.
Lei
,
con
quella
sua
faccia
marmorea
sul
corpo
acerbo
,
eppoi
ancora
lei
con
la
sua
serietà
,
tale
da
non
intendere
il
mio
spirito
che
non
le
avrei
insegnato
,
ma
cui
avrei
rinunziato
per
sempre
,
lei
che
m
'
avrebbe
insegnata
una
vita
d
'
intelligenza
e
di
lavoro
.
Io
la
volevo
tutta
e
tutto
volevo
da
lei
.
Finii
col
conchiudere
che
il
verbo
fosse
proprio
quello
:
Io
amavo
Ada
.
Mi
parve
di
aver
pensata
una
cosa
molto
importante
che
poteva
guidarmi
.
Via
le
esitazioni
!
Non
m
'
importava
piú
di
sapere
se
ella
mi
amasse
.
Bisognava
tentare
di
ottenerla
e
non
occorreva
piú
parlare
con
lei
se
Giovanni
poteva
disporne
.
Prontamente
bisognava
chiarire
tutto
per
arrivare
subito
alla
felicità
o
altrimenti
dimenticare
tutto
e
guarire
.
Perché
avevo
da
soffrire
tanto
nell
'
attesa
?
Quando
avessi
saputo
-
e
potevo
saperlo
solo
da
Giovanni
-
che
io
definitivamente
avevo
perduta
Ada
,
almeno
non
avrei
piú
dovuto
lottare
col
tempo
che
sarebbe
continuato
a
trascorrere
lentamente
senza
ch
'
io
sentissi
il
bisogno
di
sospingerlo
.
Una
cosa
definitiva
è
sempre
calma
perché
staccata
dal
tempo
.
Corsi
subito
in
cerca
di
Giovanni
.
Furono
due
le
corse
.
Una
verso
il
suo
ufficio
situato
in
quella
via
che
noi
continuiamo
a
dire
delle
Case
Nuove
,
perché
cosí
facevano
i
nostri
antenati
.
Alte
vecchie
case
che
offuscano
una
via
tanto
vicina
alla
riva
del
mare
poco
frequentata
all
'
ora
del
tramonto
,
e
dove
potei
procedere
rapido
.
Non
pensai
,
camminando
,
che
a
preparare
piú
brevemente
che
fosse
possibile
la
frase
che
dovevo
dirigergli
.
Bastava
dirgli
la
mia
determinazione
di
sposare
sua
figlia
.
Non
avevo
né
da
conquiderlo
né
da
convincerlo
.
Quell
'
uomo
d
'
affari
avrebbe
saputa
la
risposta
da
darmi
non
appena
intesa
la
mia
domanda
.
Mi
preoccupava
tuttavia
la
quistione
se
in
un
'
occasione
simile
avrei
dovuto
parlare
in
lingua
o
in
dialetto
.
Ma
Giovanni
aveva
già
abbandonato
l
'
ufficio
e
s
'
era
recato
al
Tergesteo
.
Mi
vi
avviai
.
Piú
lentamente
perché
sapevo
che
alla
Borsa
dovevo
attendere
piú
tempo
per
potergli
parlare
da
solo
a
solo
.
Poi
,
giunto
in
via
Cavana
,
dovetti
rallentare
per
la
folla
che
ostruiva
la
stretta
via
.
E
fu
proprio
battendomi
per
passare
traverso
a
quella
folla
,
che
ebbi
finalmente
come
in
una
visione
la
chiarezza
che
da
tante
ore
cercavo
.
I
Malfenti
volevano
ch
'
io
sposassi
Augusta
e
non
volevano
ch
'
io
sposassi
Ada
e
ciò
per
la
semplice
ragione
che
Augusta
era
innamorata
di
me
e
Ada
niente
affatto
.
Niente
affatto
perché
altrimenti
non
sarebbero
intervenuti
a
dividerci
.
M
'
avevano
detto
ch
'
io
compromettevo
Augusta
,
ma
era
invece
lei
che
si
comprometteva
amandomi
.
Compresi
tutto
in
quel
momento
,
con
viva
chiarezza
,
come
se
qualcuno
della
famiglia
me
l
'
avesse
detto
.
E
indovinai
anche
che
Ada
era
d
'
accordo
ch
'
io
fossi
allontanato
da
quella
casa
.
Essa
non
m
'
amava
e
non
m
'
avrebbe
amato
almeno
finché
la
sorella
sua
m
'
avesse
amato
.
Nell
'
affollata
via
Cavana
avevo
dunque
pensato
piú
dirittamente
che
nel
mio
studio
solitario
.
Oggidí
,
quando
ritorno
al
ricordo
di
quei
cinque
giorni
memorandi
che
mi
condussero
al
matrimonio
,
mi
stupisce
il
fatto
che
il
mio
animo
non
si
sia
mitigato
all
'
apprendere
che
la
povera
Augusta
mi
amava
.
Io
,
ormai
scacciato
da
casa
Malfenti
,
amavo
Ada
irosamente
.
Perché
non
mi
diede
alcuna
soddisfazione
la
visione
chiara
che
la
signora
Malfenti
m
'
aveva
allontanato
invano
,
perché
io
in
quella
casa
rimanevo
,
e
vicinissimo
ad
Ada
,
cioè
nel
cuore
di
Augusta
?
A
me
pareva
invece
una
nuova
offesa
l
'
invito
della
signora
Malfenti
di
non
compromettere
Augusta
e
cioè
di
sposarla
.
Per
la
brutta
fanciulla
che
m
'
amava
,
avevo
tutto
il
disdegno
che
non
ammettevo
avesse
per
me
la
sua
bella
sorella
,
che
io
amavo
.
Accelerai
ancora
il
passo
,
ma
deviai
e
mi
diressi
verso
casa
mia
.
Non
avevo
piú
bisogno
di
parlare
con
Giovanni
perché
sapevo
ormai
chiaramente
come
condurmi
;
con
un
'
evidenza
tanto
disperante
che
forse
finalmente
m
'
avrebbe
data
la
pace
staccandomi
dal
tempo
troppo
lento
.
Era
anche
pericoloso
parlarne
con
quel
maleducato
di
Giovanni
.
La
signora
Malfenti
aveva
parlato
in
modo
ch
'
io
non
l
'
avevo
intesa
che
là
in
via
Cavana
.
Il
marito
era
capace
di
comportarsi
altrimenti
.
Forse
m
'
avrebbe
detto
addirittura
:
Perché
vuoi
sposare
Ada
?
Vediamo
!
Non
faresti
meglio
di
sposare
Augusta
?
.
Perché
egli
aveva
un
assioma
che
ricordavo
e
che
avrebbe
potuto
guidarlo
in
questo
caso
:
Devi
sempre
spiegare
chiaramente
l
'
affare
al
tuo
avversario
perché
allora
appena
sarai
sicuro
d
'
intenderlo
meglio
di
lui
!
.
E
allora
?
Ne
sarebbe
conseguita
un
'
aperta
rottura
.
Solo
allora
il
tempo
avrebbe
potuto
camminare
come
voleva
,
perché
io
non
avrei
piú
avuta
alcuna
ragione
d
'
ingerirmene
:
sarei
arrivato
al
punto
fermo
!
Ricordai
anche
un
altro
assioma
di
Giovanni
e
mi
vi
attaccai
perché
mi
procurava
una
grande
speranza
.
Seppi
restarvi
attaccato
per
cinque
giorni
,
per
quei
cinque
giorni
che
convertirono
la
mia
passione
in
malattia
.
Giovanni
soleva
dire
che
non
bisogna
aver
fretta
di
arrivare
alla
liquidazione
di
un
affare
quando
da
questa
liquidazione
non
si
può
attendersi
un
vantaggio
:
ogni
affare
arriva
prima
o
poi
da
sé
alla
liquidazione
,
come
lo
prova
il
fatto
che
la
storia
del
mondo
è
tanto
lunga
e
che
tanto
pochi
affari
sono
rimasti
in
sospeso
.
Finché
non
si
è
proceduti
alla
sua
liquidazione
,
ogni
affare
può
ancora
evolversi
vantaggiosamente
.
Non
ricordai
che
v
'
erano
altri
assiomi
di
Giovanni
che
dicevano
il
contrario
e
m
'
attaccai
a
quello
.
Già
a
qualche
cosa
dovevo
pur
attaccarmi
.
Feci
il
proposito
ferreo
di
non
movermi
finché
non
avessi
appreso
che
qualche
cosa
di
nuovo
avesse
fatto
evolvere
il
mio
affare
in
mio
favore
.
E
ne
ebbi
tale
danno
che
forse
per
questo
,
in
seguito
,
nessun
mio
proposito
m
'
accompagnò
per
tanto
tempo
.
Non
appena
fatto
il
proposito
,
ricevetti
un
biglietto
dalla
signora
Malfenti
.
Ne
riconobbi
la
scrittura
sulla
busta
e
,
prima
di
aprirlo
,
mi
lusingai
fosse
bastato
quel
mio
proposito
ferreo
,
perché
essa
si
pentisse
di
avermi
maltrattato
e
mi
corresse
dietro
.
Quando
trovai
che
non
conteneva
che
le
lettere
p.r.
che
significavano
il
ringraziamento
per
i
fiori
che
le
avevo
inviati
,
mi
disperai
,
mi
gettai
sul
mio
letto
e
ficcai
i
denti
nel
guanciale
quasi
per
inchiodarmivi
e
impedirmi
di
correr
via
a
rompere
il
mio
proposito
.
Quanta
ironica
serenità
risultava
da
quelle
iniziali
!
Ben
maggiore
di
quella
espressa
dalla
data
ch
'
io
avevo
apposta
al
mio
biglietto
e
che
significava
già
un
proposito
e
forse
anche
un
rimprovero
.
Remember
aveva
detto
Carlo
I
prima
che
gli
tagliassero
il
collo
e
doveva
aver
pensata
la
data
di
quel
giorno
!
Anch
'
io
avevo
esortata
la
mia
avversaria
a
ricordare
e
temere
!
Furono
cinque
giorni
e
cinque
notti
terribili
ed
io
ne
sorvegliai
le
albe
e
i
tramonti
che
significavano
fine
e
principio
e
avvicinavano
l
'
ora
della
mia
libertà
,
la
libertà
di
battermi
di
nuovo
per
il
mio
amore
.
Mi
preparavo
a
quella
lotta
.
Oramai
sapevo
come
la
mia
fanciulla
voleva
io
fossi
fatto
.
M
'
è
facile
di
ricordarmi
dei
propositi
che
feci
allora
,
prima
di
tutto
perché
ne
feci
d
'
identici
in
epoca
piú
recente
,
eppoi
perché
li
annotai
su
un
foglio
di
carta
che
conservo
tuttora
.
Mi
proponevo
di
diventare
piú
serio
.
Ciò
significava
allora
di
non
raccontare
quelle
barzellette
che
facevano
ridere
e
mi
diffamavano
,
facendomi
anche
amare
dalla
brutta
Augusta
e
disprezzare
dalla
mia
Ada
.
Poi
v
'
era
il
proponimento
di
essere
ogni
mattina
alle
otto
nel
mio
ufficio
che
non
vedevo
da
tanto
tempo
,
non
per
discutere
sui
miei
diritti
con
l
'
Olivi
,
ma
per
lavorare
con
lui
e
poter
assumere
a
suo
tempo
la
direzione
dei
miei
affari
.
Ciò
doveva
essere
attuato
in
un
'
epoca
piú
tranquilla
di
quella
,
come
dovevo
anche
cessar
di
fumare
piú
tardi
,
cioè
quando
avessi
riavuta
la
mia
libertà
,
perché
non
bisognava
peggiorare
quell
'
orribile
intervallo
.
Ad
Ada
spettava
un
marito
perfetto
.
Perciò
v
'
erano
anche
varii
proponimenti
di
dedicarmi
a
letture
serie
,
eppoi
di
passare
ogni
giorno
una
mezz
'
oretta
sulla
pedana
e
di
cavalcare
un
paio
di
volte
alla
settimana
.
Le
ventiquattr
'
ore
della
giornata
non
erano
troppe
.
Durante
quei
giorni
di
segregazione
la
gelosia
piú
amara
fu
la
mia
compagna
di
tutte
le
ore
.
Era
un
proposito
eroico
quello
di
voler
correggersi
di
ogni
difetto
per
prepararsi
a
conquistare
Ada
dopo
qualche
settimana
.
Ma
intanto
?
Intanto
ch
'
io
m
'
assoggettavo
alla
piú
dura
constrizione
,
si
sarebbero
tenuti
tranquilli
gli
altri
maschi
della
città
e
non
avrebbero
cercato
di
portarmi
via
la
mia
donna
?
Fra
di
loro
v
'
era
certamente
qualcuno
che
non
aveva
bisogno
di
tanto
esercizio
per
essere
gradito
.
Io
sapevo
,
io
credevo
di
sapere
che
quando
Ada
avesse
trovato
chi
faceva
al
caso
suo
,
avrebbe
subito
consentito
senza
attendere
di
innamorarsi
.
Quando
in
quei
giorni
io
m
'
imbattevo
in
un
maschio
ben
vestito
,
sano
e
sereno
,
l
'
odiavo
,
perché
mi
pareva
facesse
al
caso
di
Ada
.
Di
quei
giorni
,
la
cosa
che
meglio
ricordo
è
la
gelosia
che
s
'
era
abbassata
come
una
nebbia
sulla
mia
vita
.
Dell
'
atroce
dubbio
di
vedermi
portar
via
Ada
in
quei
giorni
non
si
può
ridere
,
ormai
che
si
sa
come
le
cose
andarono
a
finire
.
Quando
ripenso
a
quei
giorni
di
passione
sento
un
'
ammirazione
grande
per
la
profetica
anima
mia
.
Varie
volte
,
di
notte
,
passai
sotto
alle
finestre
di
quella
casa
.
Lassú
apparentemente
continuavano
a
divertirsi
come
quando
c
'
ero
stato
anch
'
io
.
Alla
mezzanotte
o
poco
prima
,
nel
salotto
si
spegnevano
i
lumi
.
Scappavo
pel
timore
di
essere
scorto
da
qualche
visitatore
che
allora
doveva
lasciare
la
casa
.
Ma
ogni
ora
di
quei
giorni
fu
affannosa
anche
per
l
'
impazienza
.
Perché
nessuno
domandava
di
me
?
Perché
non
si
moveva
Giovanni
?
Non
doveva
egli
meravigliarsi
di
non
vedermi
né
a
casa
sua
né
al
Tergesteo
?
Dunque
era
d
'
accordo
anche
lui
ch
'
io
fossi
stato
allontanato
?
Interrompevo
spesso
le
mie
passeggiate
di
giorno
e
di
notte
per
correre
a
casa
ad
accertarmi
che
nessuno
fosse
venuto
a
domandare
di
me
.
Non
sapevo
andare
a
letto
nel
dubbio
,
e
destavo
per
interrogarla
la
povera
Maria
.
Restavo
per
ore
ad
aspettare
in
casa
,
nel
luogo
ove
ero
piú
facilmente
raggiungibile
.
Ma
nessuno
domandò
di
me
ed
è
certo
che
se
non
mi
fossi
risolto
a
movermi
io
,
sarei
tuttavia
celibe
.
Una
sera
andai
a
giocare
al
club
.
Era
da
molti
anni
che
non
mi
vi
facevo
vedere
per
rispetto
ad
una
promessa
fatta
a
mio
padre
.
Mi
pareva
che
la
promessa
non
potesse
piú
valere
poiché
mio
padre
non
poteva
aver
previste
tali
mie
dolorose
circostanze
e
l
'
urgente
mia
necessità
di
procurarmi
uno
svago
.
Dapprima
guadagnai
con
una
fortuna
che
mi
dolse
perché
mi
parve
un
indennizzo
della
mia
sfortuna
in
amore
.
Poi
perdetti
e
mi
dolse
ancora
perché
mi
parve
di
soggiacere
al
giuoco
com
'
ero
soggiaciuto
all
'
amore
.
Ebbi
presto
disgusto
del
giuoco
:
non
era
degno
di
me
e
neppure
di
Ada
.
Tanto
puro
mi
rendeva
quell
'
amore
!
Di
quei
giorni
so
anche
che
i
sogni
d
'
amore
erano
stati
annientati
da
quella
realtà
tanto
rude
.
Il
sogno
era
oramai
tutt
'
altra
cosa
.
Sognavo
la
vittoria
invece
che
l
'
amore
.
Il
mio
sonno
fu
una
volta
abbellito
da
una
visita
di
Ada
.
Era
vestita
di
sposa
e
veniva
con
me
all
'
altare
,
ma
quando
fummo
lasciati
soli
non
facemmo
all
'
amore
,
neppure
allora
.
Ero
suo
marito
e
avevo
acquistato
il
diritto
di
domandarle
:
Come
hai
potuto
permettere
ch
'
io
fossi
trattato
cosí
?
Di
altro
diritto
non
mi
premeva
.
Trovo
in
un
mio
cassetto
degli
abbozzi
di
lettere
ad
Ada
,
a
Giovanni
e
alla
signora
Malfenti
.
Sono
di
quei
giorni
.
Alla
signora
Malfenti
scrivevo
una
lettera
semplice
con
la
quale
prendevo
congedo
prima
d
'
intraprendere
un
lungo
viaggio
.
Non
ricordo
però
di
aver
avuto
una
tale
intenzione
:
non
potevo
lasciare
la
città
quando
non
ero
ancora
certo
che
nessuno
sarebbe
venuto
a
cercarmi
.
Quale
sventura
se
fossero
venuti
e
non
m
'
avessero
trovato
!
Nessuna
di
quelle
lettere
è
stata
inviata
.
Credo
anzi
le
avessi
scritte
solo
per
mettere
in
carta
i
miei
pensieri
.
Da
molti
anni
io
mi
consideravo
malato
,
ma
di
una
malattia
che
faceva
soffrire
piuttosto
gli
altri
che
me
stesso
.
Fu
allora
che
conobbi
la
malattia
dolente
,
una
quantità
di
sensazioni
fisiche
sgradevoli
che
mi
resero
tanto
infelice
.
S
'
iniziarono
cosí
.
Alla
una
di
notte
circa
,
incapace
di
prendere
sonno
,
mi
levai
e
camminai
nella
mite
notte
finché
non
giunsi
ad
un
caffè
di
sobborgo
nel
quale
non
ero
mai
stato
e
dove
perciò
non
avrei
trovato
alcun
conoscente
,
ciò
che
mi
era
molto
gradito
perché
volevo
continuarvi
una
discussione
con
la
signora
Malfenti
,
cominciata
a
letto
e
nella
quale
non
volevo
che
nessuno
si
frammettesse
.
La
signora
Malfenti
m
'
aveva
fatti
dei
rimproveri
nuovi
.
Diceva
ch
'
io
avevo
tentato
di
giocar
di
pedina
con
le
sue
figliuole
.
Intanto
se
avevo
tentato
una
cosa
simile
l
'
avevo
certamente
fatto
con
la
sola
Ada
.
Mi
venivano
i
sudori
freddi
al
pensare
che
forse
in
casa
Malfenti
oramai
mi
si
movessero
dei
rimproveri
simili
.
L
'
assente
ha
sempre
torto
e
potevano
aver
approfittato
della
mia
lontananza
per
associarsi
ai
miei
danni
.
Nella
viva
luce
del
caffè
mi
difendevo
meglio
.
Certo
talvolta
io
avrei
voluto
toccare
col
mio
piede
quello
di
Ada
ed
una
volta
anzi
m
'
era
parso
di
averlo
raggiunto
,
lei
consenziente
.
Poi
però
risultò
che
avevo
premuto
il
piede
di
legno
del
tavolo
e
quello
non
poteva
aver
parlato
.
Fingevo
di
pigliar
interesse
al
gioco
del
biliardo
.
Un
signore
,
appoggiato
ad
una
gruccia
,
s
'
avvicinò
e
venne
a
sedere
proprio
accanto
a
me
.
Ordinò
una
spremuta
e
poiché
il
cameriere
aspettava
anche
i
miei
ordini
,
per
distrazione
ordinai
una
spremuta
anche
per
me
ad
onta
ch
'
io
non
possa
soffrire
il
sapore
del
limone
.
Intanto
la
gruccia
appoggiata
al
sofà
su
cui
sedevamo
,
scivolò
a
terra
ed
io
mi
chinai
a
raccoglierla
con
un
movimento
quasi
istintivo
.
-
Oh
Zeno
!
-
fece
il
povero
zoppo
riconoscendomi
nel
momento
in
cui
voleva
ringraziarmi
.
-
Tullio
!
-
esclamai
io
sorpreso
e
tendendogli
la
mano
.
Eravamo
stati
compagni
di
scuola
e
non
ci
eravamo
visti
da
molti
anni
.
Sapevo
di
lui
che
,
finite
le
scuole
medie
,
era
entrato
in
una
banca
,
dove
occupava
un
buon
posto
.
Ero
tuttavia
tanto
distratto
che
bruscamente
gli
domandai
come
fosse
avvenuto
ch
'
egli
aveva
la
gamba
destra
troppo
corta
cosí
da
aver
bisogno
della
gruccia
.
Di
buonissimo
umore
,
egli
mi
raccontò
che
sei
mesi
prima
s
'
era
ammalato
di
reumatismi
che
avevano
finito
col
danneggiargli
la
gamba
.
M
'
affrettai
di
suggerirgli
molte
cure
.
È
il
vero
modo
per
poter
simulare
senza
grande
sforzo
una
viva
partecipazione
Egli
le
aveva
fatte
tutte
.
Allora
suggerii
ancora
:
-
E
perché
a
quest
'
ora
non
sei
ancora
a
letto
?
A
me
non
pare
che
ti
possa
far
bene
di
esporti
all
'
aria
notturna
.
Egli
scherzò
bonariamente
:
riteneva
che
neppure
a
me
l
'
aria
notturna
potesse
giovare
e
riteneva
che
chi
non
soffriva
di
reumatismi
,
finché
aveva
vita
,
poteva
ancora
procurarseli
.
Il
diritto
di
andare
a
letto
alle
ore
piccole
era
ammesso
persino
dalla
costituzione
austriaca
.
Del
resto
,
contrariamente
all
'
opinione
generale
,
il
caldo
e
il
freddo
non
avevano
a
che
fare
coi
reumatismi
.
Egli
aveva
studiata
la
sua
malattia
ed
anzi
non
faceva
altro
a
questo
mondo
che
studiarne
le
cause
e
i
rimedi
.
Piú
che
per
la
cura
aveva
avuto
bisogno
di
un
lungo
permesso
dalla
banca
per
poter
approfondirsi
in
quello
studio
.
Poi
mi
raccontò
che
stava
facendo
una
cura
strana
.
Mangiava
ogni
giorno
una
quantità
enorme
di
limoni
.
Quel
giorno
ne
aveva
ingoiati
una
trentina
,
ma
sperava
con
l
'
esercizio
di
arrivare
a
sopportarne
anche
di
piú
.
Mi
confidò
che
i
limoni
secondo
lui
erano
buoni
anche
per
molte
altre
malattie
.
Dacché
li
prendeva
sentiva
meno
fastidio
per
il
fumare
esagerato
,
al
quale
anche
lui
era
condannato
.
Io
ebbi
un
brivido
alla
visione
di
tanto
acido
,
ma
,
subito
dopo
,
una
visione
un
po
'
piú
lieta
della
vita
:
i
limoni
non
mi
piacevano
,
ma
se
mi
avessero
data
la
libertà
di
fare
quello
che
dovevo
o
volevo
senz
'
averne
danno
e
liberandomi
da
ogni
altra
costrizione
,
ne
avrei
ingoiati
altrettanti
anch
'
io
.
È
libertà
completa
quella
di
poter
fare
ciò
che
si
vuole
a
patto
di
fare
anche
qualche
cosa
che
piaccia
meno
.
La
vera
schiavitú
è
la
condanna
all
'
astensione
:
Tantalo
e
non
Ercole
.
Poi
Tullio
finse
anche
lui
di
essere
ansioso
di
mie
notizie
.
Io
ero
ben
deciso
di
non
raccontargli
del
mio
amore
infelice
,
ma
abbisognavo
di
uno
sfogo
.
Parlai
con
tale
esagerazione
dei
miei
mali
(
cosí
li
registrai
e
sono
sicuro
ch
'
erano
lievi
)
che
finii
con
l
'
avere
le
lagrime
agli
occhi
,
mentre
Tullio
andava
sentendosi
sempre
meglio
credendomi
piú
malato
di
lui
.
Mi
domandò
se
lavoravo
.
Tutti
in
città
dicevano
ch
'
io
non
facevo
niente
ed
io
temevo
egli
avesse
da
invidiarmi
mentre
in
quell
'
istante
avevo
l
'
assoluto
bisogno
di
essere
commiserato
.
Mentii
!
Gli
raccontai
che
lavoravo
nel
mio
ufficio
,
non
molto
,
ma
giornalmente
almeno
per
sei
ore
e
che
poi
gli
affari
molto
imbrogliati
ereditati
da
mio
padre
e
da
mia
madre
mi
davano
da
fare
per
altre
sei
ore
.
-
Dodici
ore
!
-
commentò
Tullio
,
e
con
un
sorriso
soddisfatto
,
mi
concedette
quello
che
ambivo
,
la
sua
commiserazione
:
-
Non
sei
mica
da
invidiare
,
tu
!
La
conclusione
era
esatta
ed
io
ne
fui
tanto
commosso
che
dovetti
lottare
per
non
lasciar
trapelare
le
lagrime
.
Mi
sentii
piú
infelice
che
mai
e
,
in
quel
morbido
stato
di
compassione
di
me
stesso
,
si
capisce
io
sia
stato
esposto
a
delle
lesioni
.
Tullio
s
'
era
rimesso
a
parlare
della
sua
malattia
ch
'
era
anche
la
sua
principale
distrazione
.
Aveva
studiato
l
'
anatomia
della
gamba
e
del
piede
.
Mi
raccontò
ridendo
che
quando
si
cammina
con
passo
rapido
,
il
tempo
in
cui
si
svolge
un
passo
non
supera
il
mezzo
secondo
e
che
in
quel
mezzo
secondo
si
movevano
nientemeno
che
cinquantaquattro
muscoli
.
Trasecolai
e
subito
corsi
col
pensiero
alle
mie
gambe
a
cercarvi
la
macchina
mostruosa
.
Io
credo
di
avercela
trovata
.
Naturalmente
non
riscontrai
i
cinquantaquattro
ordigni
,
ma
una
complicazione
enorme
che
perdette
il
suo
ordine
dacché
io
vi
ficcai
la
mia
attenzione
.
Uscii
da
quel
caffè
zoppicando
e
per
alcuni
giorni
zoppicai
sempre
.
Il
camminare
era
per
me
divenuto
un
lavoro
pesante
,
e
anche
lievemente
doloroso
.
A
quel
groviglio
di
congegni
pareva
mancasse
ormai
l
'
olio
e
che
,
movendosi
,
si
ledessero
a
vicenda
.
Pochi
giorni
appresso
,
fui
colto
da
un
male
piú
grave
di
cui
dirò
e
che
diminuí
il
primo
.
Ma
ancora
oggidí
,
che
ne
scrivo
,
se
qualcuno
mi
guarda
quando
mi
movo
,
i
cinquantaquattro
movimenti
s
'
imbarazzano
ed
io
sono
in
procinto
di
cadere
.
Anche
questa
lesione
io
la
devo
ad
Ada
.
Molti
animali
diventano
preda
dei
cacciatori
o
di
altri
animali
quando
sono
in
amore
.
Io
fui
allora
preda
della
malattia
e
sono
certo
che
se
avessi
appreso
della
macchina
mostruosa
in
altro
momento
,
non
ne
avrei
avuto
alcun
danno
.
Qualche
segno
su
un
foglio
di
carta
che
conservai
,
mi
ricorda
un
'
altra
strana
avventura
di
quei
giorni
.
Oltre
all
'
annotazione
di
un
'
ultima
sigaretta
accompagnata
dall
'
espressione
della
fiducia
di
poter
guarire
della
malattia
dei
cinquantaquattro
movimenti
,
v
'
è
un
tentativo
di
poesia
...
su
una
mosca
.
Se
non
sapessi
altrimenti
,
crederei
che
quei
versi
provengano
da
una
signorina
dabbene
che
dà
del
tu
agl
'
insetti
di
cui
canta
,
ma
visto
che
sono
stati
stesi
da
me
,
devo
credere
che
poiché
io
sono
passato
per
di
là
,
tutti
possano
capitare
dappertutto
.
Ecco
come
quei
versi
nacquero
.
A
tarda
notte
ero
ritornato
a
casa
e
invece
che
coricarmi
m
'
ero
recato
nel
mio
studiolo
ove
avevo
acceso
il
gas
.
Alla
luce
una
mosca
si
mise
a
tormentarmi
.
Riuscii
a
darle
un
colpo
,
lieve
però
per
non
insudiciarmi
.
La
dimenticai
,
ma
poi
la
rividi
in
mezzo
al
tavolo
come
lentamente
si
rimetteva
.
Era
ferma
,
eretta
e
pareva
piú
alta
di
prima
perché
una
delle
sue
zampine
era
stata
anchilosata
e
non
poteva
flettersi
.
Con
le
due
zampine
posteriori
si
lisciava
assiduamente
le
ali
.
Tentò
di
moversi
,
ma
si
ribaltò
sulla
schiena
.
Si
rizzò
e
ritornò
ostinata
al
suo
assiduo
lavoro
.
Scrissi
allora
quei
versi
,
stupito
di
aver
scoperto
che
quel
piccolo
organismo
pervaso
da
tanto
dolore
,
fosse
diretto
nel
suo
sforzo
immane
da
due
errori
:
prima
di
tutto
lisciando
con
tanta
ostinazione
le
ali
che
non
erano
lese
,
l
'
insetto
rivelava
di
non
sapere
da
quale
organo
venisse
il
suo
dolore
;
poi
l
'
assiduità
del
suo
sforzo
dimostrava
che
c
'
era
nella
sua
minuscola
mente
la
fede
fondamentale
che
la
salute
spetti
a
tutti
e
che
debba
certamente
ritornare
quando
ci
ha
lasciato
.
Erano
errori
che
si
possono
facilmente
scusare
in
un
insetto
che
non
vive
che
la
vita
di
una
sola
stagione
,
e
non
ha
tempo
di
far
dell
'
esperienza
.
Ma
venne
la
domenica
.
Scadeva
il
quinto
giorno
dalla
mia
ultima
visita
in
casa
Malfenti
.
Io
,
che
lavoro
tanto
poco
,
conservai
sempre
un
grande
rispetto
per
il
giorno
festivo
che
divide
la
vita
in
periodi
brevi
che
la
rendono
piú
sopportabile
.
Quel
giorno
festivo
chiudeva
anche
una
mia
settimana
faticosa
e
me
ne
competeva
la
gioia
.
Io
non
cambiai
per
nulla
i
miei
piani
ma
per
quel
giorno
non
dovevano
valere
ed
io
avrei
rivista
Ada
.
Non
avrei
compromessi
quei
piani
con
alcuna
parola
,
ma
dovevo
rivederla
perché
c
'
era
anche
la
possibilità
che
l
'
affare
si
fosse
già
cambiato
in
mio
favore
ed
allora
sarebbe
stato
un
bel
danno
di
continuar
a
soffrire
senza
scopo
.
Perciò
,
a
mezzodí
,
con
la
fretta
che
le
mie
povere
gambe
mi
concedevano
,
corsi
in
città
e
sulla
via
che
sapevo
la
signora
Malfenti
e
le
figliuole
dovevano
percorrere
al
ritorno
dalla
messa
.
Era
una
festa
piena
di
sole
e
,
camminando
,
pensai
che
forse
in
città
m
'
aspettava
la
novità
attesa
,
l
'
amore
di
Ada
!
Non
fu
cosí
,
ma
per
un
altro
istante
n
'
ebbi
l
'
illusione
.
La
fortuna
mi
favorí
in
modo
incredibile
.
M
'
imbattei
faccia
a
faccia
in
Ada
,
nella
sola
Ada
.
Mi
mancò
il
passo
e
il
fiato
.
Che
fare
?
Il
mio
proponimento
avrebbe
voluto
che
mi
tirassi
in
disparte
e
la
lasciassi
passare
con
un
saluto
misurato
.
Ma
nella
mia
mente
ci
fu
un
po
'
di
confusione
perché
prima
c
'
erano
stati
altri
proponimenti
tra
cui
uno
che
ricordavo
secondo
il
quale
avrei
dovuto
parlarle
chiaro
e
apprendere
dalla
sua
bocca
il
mio
destino
.
Non
mi
trassi
in
disparte
e
quand
'
ella
mi
salutò
come
se
ci
fossimo
lasciati
cinque
minuti
prima
,
io
m
'
accompagnai
a
lei
.
Ella
mi
aveva
detto
:
-
Buon
giorno
,
signor
Cosini
!
Ho
un
po
'
fretta
.
Ed
io
:
-
Mi
permette
di
accompagnarla
per
un
tratto
?
Ella
accettò
sorridendo
.
Ma
dunque
avrei
dovuto
parlarle
?
Ella
aggiunse
che
andava
direttamente
a
casa
sua
,
perciò
compresi
che
non
avevo
a
disposizione
che
cinque
minuti
per
parlare
ed
anche
di
quel
tempo
ne
perdetti
una
parte
a
calcolare
se
sarebbe
bastato
per
le
cose
importanti
che
dovevo
dirle
.
Meglio
non
dirle
che
non
dirle
interamente
.
Mi
confondeva
anche
il
fatto
che
allora
nella
nostra
città
,
per
una
fanciulla
,
era
già
un
'
azione
compromettente
quella
di
lasciarsi
accompagnare
sulla
via
da
un
giovanotto
.
Ella
me
lo
permetteva
.
Non
potevo
già
accontentarmi
?
Intanto
la
guardavo
,
tentando
di
sentir
di
nuovo
intero
il
mio
amore
annebbiatosi
nell
'
ira
e
nel
dubbio
.
Riavrei
almeno
i
miei
sogni
?
Ella
m
'
appariva
piccola
e
grande
nello
stesso
tempo
,
nell
'
armonia
delle
sue
linee
.
I
sogni
ritornavano
in
folla
anche
accanto
a
lei
,
reale
.
Era
il
mio
modo
di
desiderare
e
vi
ritornai
con
gioia
intensa
.
Spariva
dal
mio
animo
qualunque
traccia
d
'
ira
o
di
rancore
.
Ma
dietro
di
noi
si
sentí
un
'
invocazione
esitante
:
-
Se
permette
,
signorina
!
Mi
volsi
indignato
.
Chi
osava
interrompere
le
spiegazioni
che
non
avevo
ancora
iniziate
?
Un
signorino
imberbe
,
bruno
e
pallido
,
la
guardava
con
occhi
ansiosi
.
A
mia
volta
guardai
Ada
nella
folle
speranza
ch
'
essa
invocasse
il
mio
aiuto
.
Sarebbe
bastato
un
suo
segno
ed
io
mi
sarei
gettato
su
quell
'
individuo
a
domandargli
ragione
della
sua
audacia
.
E
magari
avesse
insistito
.
I
miei
mali
sarebbero
stati
guariti
subito
se
mi
fosse
stato
concesso
d
'
abbandonarmi
ad
un
atto
brutale
di
forza
.
Ma
Ada
non
fece
quel
segno
.
Con
un
sorriso
spontaneo
perché
mutava
lievemente
il
disegno
delle
guancie
e
della
bocca
ma
anche
la
luce
dell
'
occhio
,
ella
gli
stese
la
mano
:
-
Il
signor
Guido
!
Quel
prenome
mi
fece
male
.
Ella
,
poco
prima
,
mi
aveva
chiamato
col
nome
mio
di
famiglia
.
Guardai
meglio
quel
signor
Guido
.
Era
vestito
con
un
'
eleganza
ricercata
e
teneva
nella
destra
inguantata
un
bastone
dal
manico
d
'
avorio
lunghissimo
,
che
io
non
avrei
portato
neppure
se
m
'
avessero
pagato
perciò
una
somma
per
ogni
chilometro
.
Non
mi
rimproverai
di
aver
potuto
vedere
in
una
simile
persona
una
minaccia
per
Ada
.
Vi
sono
dei
loschi
figuri
che
vestono
elegantemente
e
portano
anche
di
tali
bastoni
.
Il
sorriso
di
Ada
mi
ricacciò
nei
piú
comuni
rapporti
mondani
.
Ada
fece
la
presentazione
.
E
sorrisi
anch
'
io
!
Il
sorriso
di
Ada
ricordava
un
poco
l
'
increspatura
di
un
'
acqua
limpida
sfiorata
da
una
lieve
brezza
.
Anche
il
mio
ricordava
un
simile
movimento
,
ma
prodotto
da
un
sasso
che
fosse
stato
gettato
nell
'
acqua
.
Si
chiamava
Guido
Speier
.
Il
mio
sorriso
si
fece
piú
spontaneo
perché
subito
mi
si
presentava
l
'
occasione
di
dirgli
qualche
cosa
di
sgradevole
:
-
Lei
è
tedesco
?
Cortesemente
egli
mi
disse
che
riconosceva
che
al
nome
tutti
potevano
crederlo
tale
.
Invece
i
documenti
della
sua
famiglia
provavano
ch
'
essa
era
italiana
da
varii
secoli
.
Egli
parlava
il
toscano
con
grande
naturalezza
mentre
io
e
Ada
eravamo
condannati
al
nostro
dialettaccio
.
Lo
guardavo
per
sentire
meglio
quello
ch
'
egli
diceva
.
Era
un
bellissimo
giovine
:
le
labbra
naturalmente
socchiuse
lasciavano
vedere
una
bocca
di
denti
bianchi
e
perfetti
.
L
'
occhio
suo
era
vivace
ed
espressivo
e
,
quando
s
'
era
scoperto
il
capo
,
avevo
potuto
vedere
che
i
suoi
capelli
bruni
e
un
po
'
ricciuti
,
coprivano
tutto
lo
spazio
che
madre
natura
aveva
loro
destinato
,
mentre
molta
parte
della
mia
testa
era
stata
invasa
dalla
fronte
.
Io
l
'
avrei
odiato
anche
se
Ada
non
fosse
stata
presente
,
ma
soffrivo
di
quell
'
odio
e
cercai
di
attenuarlo
.
Pensai
:
-
È
troppo
giovine
per
Ada
.
-
E
pensai
poi
che
la
confidenza
e
la
gentilezza
ch
'
essa
gli
usava
fossero
dovute
ad
un
ordine
del
padre
.
Forse
era
un
uomo
importante
per
gli
affari
del
Malfenti
e
a
me
era
parso
che
in
simili
casi
tutta
la
famiglia
fosse
obbligata
alla
collaborazione
.
Gli
domandai
:
-
Ella
si
stabilisce
a
Trieste
?
Mi
rispose
che
vi
si
trovava
da
un
mese
e
che
vi
fondava
una
casa
commerciale
.
Respirai
!
Potevo
aver
indovinato
.
Camminavo
zoppicando
,
ma
abbastanza
disinvolto
,
vedendo
che
nessuno
se
ne
accorgeva
.
Guardavo
Ada
e
tentavo
di
dimenticare
tutto
il
resto
compreso
l
'
altro
che
ci
accompagnava
.
In
fondo
io
sono
l
'
uomo
del
presente
e
non
penso
al
futuro
quando
esso
non
offuschi
il
presente
con
ombre
evidenti
.
Ada
camminava
fra
noi
due
e
aveva
sulla
faccia
,
stereotipata
,
un
'
espressione
vaga
di
lietezza
che
arrivava
quasi
al
sorriso
.
Quella
lietezza
mi
pareva
nuova
.
Per
chi
era
quel
sorriso
?
Non
per
me
ch
'
essa
non
vedeva
da
tanto
tempo
?
Prestai
orecchio
a
quello
che
si
dicevano
.
Parlavano
di
spiritismo
e
appresi
subito
che
Guido
aveva
introdotto
in
casa
Malfenti
il
tavolo
parlante
.
Ardevo
dal
desiderio
di
assicurarmi
che
il
dolce
sorriso
che
vagava
sulle
labbra
di
Ada
fosse
mio
e
saltai
nell
'
argomento
di
cui
parlavano
,
improvvisando
una
storia
di
spiriti
.
Nessun
poeta
avrebbe
potuto
improvvisare
a
rime
obbligate
meglio
di
me
.
Quando
ancora
non
sapevo
dove
sarei
andato
a
finire
,
esordii
dichiarando
che
ormai
credevo
anch
'
io
negli
spiriti
per
una
storia
capitatami
il
giorno
innanzi
su
quella
stessa
via
...
anzi
no
!
...
sulla
via
parallela
a
quella
e
che
noi
scorgevamo
.
Poi
dissi
che
anche
Ada
aveva
conosciuto
il
professor
Bertini
ch
'
era
morto
poco
tempo
prima
a
Firenze
ove
s
'
era
stabilito
dopo
il
suo
pensionamento
.
Seppimo
della
sua
morte
da
una
breve
notizia
su
un
giornale
locale
che
io
avevo
dimenticata
,
tant
'
è
vero
che
,
quando
pensavo
al
professore
Bertini
,
io
lo
vedevo
passeggiare
per
le
Cascine
nel
suo
meritato
riposo
.
Ora
,
il
giorno
innanzi
,
su
un
punto
che
precisai
della
via
parallela
a
quella
che
stavamo
percorrendo
,
fui
accostato
da
un
signore
che
mi
conosceva
e
che
io
sapevo
di
conoscere
.
Aveva
un
'
andatura
curiosa
di
donnetta
che
si
dimeni
per
facilitarsi
il
passo
...
-
Certo
!
Poteva
essere
il
Bertini
!
-
disse
Ada
ridendo
.
Il
riso
era
mio
ed
incorato
continuai
:
-
Sapevo
di
conoscerlo
,
ma
non
sapevo
ricordarlo
.
Si
parlò
di
politica
.
Era
il
Bertini
perché
disse
tante
di
quelle
bestialità
,
con
quella
sua
voce
da
pecora
...
-
Anche
la
sua
voce
!
-
ancora
Ada
rise
guardandomi
ansiosamente
per
sentire
la
chiusa
.
-
Sí
!
Avrebbe
dovuto
essere
il
Bertini
,
-
dissi
io
fingendo
spavento
da
quel
grande
attore
che
in
me
è
andato
perduto
.
-
Mi
strinse
la
mano
per
congedarsi
e
se
ne
andò
ballonzolando
.
Lo
seguii
per
qualche
passo
cercando
di
raccapezzarmi
.
Scopersi
di
aver
parlato
col
Bertini
solo
quando
l
'
ebbi
perduto
di
vista
.
Col
Bertini
ch
'
era
morto
da
un
anno
!
Poco
dopo
essa
si
fermò
dinanzi
al
portone
di
casa
sua
.
Stringendogli
la
mano
,
disse
a
Guido
che
lo
aspettava
quella
sera
.
Poi
,
salutando
anche
me
,
mi
disse
che
se
non
temevo
di
annoiarmi
andassi
quella
sera
da
loro
a
far
ballare
il
tavolino
.
Non
risposi
né
ringraziai
.
Dovevo
analizzare
quell
'
invito
prima
di
accettarlo
.
Mi
pareva
avesse
suonato
come
un
atto
di
cortesia
obbligata
.
Ecco
:
forse
per
me
il
giorno
festivo
si
sarebbe
chiuso
con
quell
'
incontro
.
Ma
volli
apparire
cortese
per
lasciarmi
aperte
tutte
le
vie
,
anche
quella
di
accettare
quell
'
invito
.
Le
domandai
di
Giovanni
col
quale
avevo
da
parlare
.
Ella
mi
rispose
che
l
'
avrei
trovato
nel
suo
ufficio
ove
s
'
era
recato
per
un
affare
urgente
.
Guido
ed
io
ci
fermammo
per
qualche
istante
a
guardar
dietro
all
'
elegante
figurina
che
spariva
nell
'
oscurità
dell
'
atrio
della
casa
.
Non
so
quello
che
Guido
abbia
pensato
in
quel
momento
.
In
quanto
a
me
,
mi
sentivo
infelicissimo
;
perché
ella
non
aveva
fatto
quell
'
invito
prima
a
me
e
poi
a
Guido
?
Ritornammo
insieme
sui
nostri
passi
,
quasi
fino
al
punto
ove
ci
eravamo
imbattuti
con
Ada
.
Guido
,
cortese
e
disinvolto
(
era
proprio
la
disinvoltura
quella
ch
'
io
piú
di
tutto
invidiavo
agli
altri
)
parlò
ancora
di
quella
storia
ch
'
io
avevo
improvvisata
e
ch
'
egli
prendeva
sul
serio
.
Di
vero
,
invece
,
in
quella
storia
non
c
'
era
che
questo
:
a
Trieste
,
anche
dopo
morto
il
Bertini
,
viveva
una
persona
che
diceva
delle
bestialità
,
camminava
in
modo
che
pareva
si
movesse
sulle
punte
dei
piedi
ed
aveva
anche
una
voce
strana
.
Ne
avevo
fatta
la
conoscenza
in
quei
giorni
e
,
per
un
momento
,
m
'
aveva
ricordato
il
Bertini
.
Non
mi
dispiaceva
che
Guido
si
rompesse
la
testa
a
studiare
quella
mia
invenzione
.
Era
stabilito
ch
'
io
non
dovevo
odiarlo
perché
egli
per
i
Malfenti
non
era
altro
che
un
commerciante
importante
;
ma
m
'
era
antipatico
per
la
sua
eleganza
ricercata
e
il
suo
bastone
.
M
'
era
anzi
tanto
antipatico
che
non
vedevo
l
'
ora
di
liberarmene
.
Sentii
ch
'
egli
concludeva
:
-
È
possibile
anche
che
la
persona
con
cui
ella
parlò
,
fosse
ben
piú
giovane
del
Bertini
,
camminasse
come
un
granatiere
e
avesse
la
voce
virile
e
che
la
sua
somiglianza
con
lui
fosse
limitata
al
dire
bestialità
.
Ciò
sarebbe
bastato
per
fissare
il
suo
pensiero
sul
Bertini
.
Ma
per
ammettere
questo
,
bisognerebbe
anche
credere
ch
'
ella
sia
una
persona
molto
distratta
.
Non
seppi
aiutarlo
nei
suoi
sforzi
:
-
Distratto
io
?
Che
idea
!
Sono
un
uomo
d
'
affari
.
Dove
finirei
se
fossi
distratto
?
Poi
pensai
che
perdevo
il
mio
tempo
.
Volevo
veder
Giovanni
.
Giacché
avevo
vista
la
figlia
,
avrei
potuto
vedere
anche
il
padre
ch
'
era
tanto
meno
importante
.
Dovevo
far
presto
se
volevo
ancora
trovarlo
nel
suo
ufficio
.
Guido
continuava
ad
almanaccare
quanta
parte
di
un
miracolo
si
potesse
attribuire
alla
disattenzione
di
chi
lo
fa
o
di
chi
vi
assiste
.
Io
volli
congedarmi
e
apparire
almeno
altrettanto
disinvolto
di
lui
.
Da
ciò
provenne
una
fretta
nell
'
interromperlo
e
nel
lasciarlo
molto
simile
ad
una
brutalità
:
-
Per
me
i
miracoli
esistono
e
non
esistono
.
Non
bisogna
complicarli
con
troppe
storie
.
Bisogna
crederci
o
non
crederci
ed
in
ambedue
i
casi
le
cose
sono
molto
semplici
.
Io
non
volevo
dimostrargli
dell
'
antipatia
tant
'
è
vero
che
con
le
mie
parole
mi
pareva
di
fargli
una
concessione
,
visto
ch
'
io
sono
un
positivista
convinto
ed
ai
miracoli
non
ci
credo
.
Ma
era
una
concessione
fatta
con
grande
malumore
.
M
'
allontanai
zoppicando
piú
che
mai
e
sperai
che
Guido
non
sentisse
il
bisogno
di
guardarmi
dietro
.
Era
proprio
necessario
ch
'
io
parlassi
con
Giovanni
.
Intanto
m
'
avrebbe
istruito
come
avrei
dovuto
comportarmi
quella
sera
.
Ero
stato
invitato
da
Ada
,
e
dal
comportamento
di
Giovanni
avrei
potuto
comprendere
se
dovevo
seguire
quell
'
invito
o
non
piuttosto
ricordarmi
che
quell
'
invito
contravveniva
all
'
espresso
volere
della
signora
Malfenti
.
Chiarezza
ci
voleva
nei
miei
rapporti
con
quella
gente
,
e
se
a
darmela
non
fosse
bastata
la
domenica
,
vi
avrei
dedicato
anche
il
lunedí
.
Continuavo
a
contravvenire
ai
miei
proponimenti
e
non
me
ne
accorgevo
.
Anzi
mi
pareva
di
eseguire
una
risoluzione
presa
dopo
cinque
giorni
di
meditazione
.
È
cosí
ch
'
io
designavo
la
mia
attività
di
quei
giorni
.
Giovanni
m
'
accolse
con
un
bel
saluto
gridato
,
che
mi
fece
bene
,
e
m
'
invitò
di
prender
posto
su
una
poltrona
addossata
alla
parete
di
faccia
al
suo
tavolo
.
-
Cinque
minuti
!
Sono
subito
con
lei
!
-
E
subito
dopo
:
-
Ma
lei
zoppica
?
Arrossii
!
Ero
però
in
vena
d
'
improvvisazione
.
Gli
dissi
ch
'
ero
scivolato
mentre
uscivo
dal
caffè
,
e
designai
proprio
il
caffè
ove
m
'
era
capitato
quell
'
accidente
.
Temetti
ch
'
egli
potesse
attribuire
la
mia
tombola
ad
annebbiamento
della
mente
per
alcool
,
e
ridendo
aggiunsi
il
particolare
che
quando
caddi
mi
trovavo
in
compagnia
di
una
persona
afflitta
da
reumatismi
e
che
zoppicava
.
Un
impiegato
e
due
facchini
si
trovavano
in
piedi
accanto
al
tavolo
di
Giovanni
.
Doveva
essersi
verificato
qualche
disordine
in
una
consegna
di
merci
e
Giovanni
aveva
uno
di
quei
suoi
interventi
ruvidi
nel
funzionamento
del
suo
magazzino
del
quale
egli
raramente
si
occupava
volendo
avere
la
mente
libera
per
fare
-
come
diceva
lui
-
solo
quello
che
nessun
altro
avrebbe
potuto
fare
in
vece
sua
.
Urlava
piú
del
consueto
come
se
avesse
voluto
incidere
nelle
orecchie
dei
suoi
dipendenti
le
sue
disposizioni
.
Credo
si
trattasse
di
stabilire
la
forma
in
cui
dovevano
svolgersi
i
rapporti
fra
l
'
ufficio
e
il
magazzino
.
-
Questa
carta
-
urlava
Giovanni
passando
dalla
mano
destra
alla
sinistra
una
carta
ch
'
egli
aveva
strappata
da
un
libro
,
-
sarà
firmata
da
te
e
l
'
impiegato
che
la
riceverà
te
ne
darà
una
identica
firmata
da
lui
.
Fissava
in
faccia
i
suoi
interlocutori
ora
traverso
gli
occhiali
ed
ora
al
disopra
di
essi
e
concluse
con
un
altro
urlo
:
-
Avete
capito
?
Voleva
riprendere
le
sue
spiegazioni
da
capo
,
ma
a
me
sembrava
di
perdere
troppo
tempo
.
Avevo
il
sentimento
curioso
che
affrettandomi
avrei
potuto
meglio
battermi
per
Ada
,
mentre
poi
m
'
accorsi
con
grande
sorpresa
che
nessuno
m
'
aspettava
e
che
io
nessuno
aspettavo
,
e
che
non
c
'
era
niente
da
fare
per
me
.
Andai
da
Giovanni
con
la
mano
tesa
:
-
Vengo
da
lei
questa
sera
.
Egli
fu
subito
da
me
,
mentre
gli
altri
si
tiravano
in
disparte
.
-
Perché
non
la
vediamo
da
tanto
tempo
?
-
domandò
con
semplicità
.
Io
fui
colto
da
una
meraviglia
che
mi
confuse
.
Era
proprio
questa
la
domanda
che
Ada
non
m
'
aveva
fatta
e
cui
avrei
avuto
diritto
.
Se
non
ci
fossero
stati
quegli
altri
,
io
avrei
parlato
sinceramente
con
Giovanni
che
quella
domanda
m
'
aveva
fatta
e
m
'
aveva
provata
la
sua
innocenza
in
quella
ch
'
io
oramai
sentivo
quale
una
congiura
ai
miei
danni
.
Lui
solo
era
innocente
e
meritava
la
mia
fiducia
.
Forse
subito
allora
non
pensai
con
tanta
chiarezza
e
ne
è
prova
il
fatto
che
non
ebbi
la
pazienza
di
aspettare
che
l
'
impiegato
ed
i
facchini
si
fossero
allontanati
.
Eppoi
volevo
studiare
se
forse
ad
Ada
non
fosse
stata
impedita
quella
domanda
dall
'
arrivo
inopinato
di
Guido
.
Ma
anche
Giovanni
m
'
impedí
di
parlare
,
manifestando
una
grande
fretta
di
ritornare
al
suo
lavoro
.
-
Ci
vediamo
allora
questa
sera
.
Sentirà
un
violinista
quale
non
ha
sentito
mai
.
Si
presenta
quale
un
dilettante
del
violino
solo
perché
ha
tanti
di
quei
denari
che
non
si
degna
di
farne
la
sua
professione
.
Intende
di
dedicarsi
al
commercio
.
-
Si
strinse
nelle
spalle
in
atto
di
dispregio
.
-
Io
,
che
pur
amo
il
commercio
,
al
posto
suo
non
venderei
che
delle
note
.
Non
so
se
lei
lo
conosce
.
È
un
certo
Guido
Speier
.
-
Davvero
?
Davvero
?
-
dissi
simulando
compiacenza
,
scotendo
la
testa
e
aprendo
la
bocca
,
movendo
insomma
tutto
quello
che
potevo
raggiungere
per
mio
volere
.
Quel
bel
giovinotto
sapeva
anche
sonare
il
violino
?
-
Davvero
?
Tanto
bene
?
-
Speravo
che
Giovanni
avesse
scherzato
e
con
l
'
esagerazione
delle
sue
lodi
avesse
voluto
significare
che
Guido
non
fosse
altro
che
un
tartassatore
del
violino
.
Ma
egli
scoteva
la
testa
sempre
con
grande
ammirazione
.
Gli
strinsi
la
mano
:
-
Arrivederci
!
M
'
avviai
zoppicando
alla
porta
.
Fui
fermato
da
un
dubbio
.
Forse
avrei
fatto
meglio
di
non
accettare
quell
'
invito
nel
quale
caso
avrei
dovuto
prevenirne
Giovanni
.
Mi
volsi
per
ritornare
a
lui
,
ma
allora
m
'
accorsi
ch
'
egli
mi
guardava
con
grande
attenzione
proteso
per
innanzi
per
vedermi
piú
da
vicino
.
Questo
non
seppi
sopportare
e
me
ne
andai
!
Un
violinista
!
Se
era
vero
ch
'
egli
sonava
tanto
bene
,
io
semplicemente
ero
un
uomo
distrutto
.
Almeno
non
avessi
sonato
io
quell
'
istrumento
o
non
mi
fossi
lasciato
indurre
di
sonarlo
in
casa
Malfenti
.
Avevo
portato
il
violino
in
quella
casa
non
per
conquistare
col
mio
suono
il
cuore
della
gente
,
ma
quale
un
pretesto
per
prolungarvi
le
mie
visite
.
Ero
stato
una
bestia
!
Avrei
potuto
usare
di
tanti
altri
pretesti
meno
compromettenti
!
Nessuno
potrà
dire
ch
'
io
m
'
abbandoni
ad
illusioni
sul
conto
mio
.
So
di
avere
un
alto
sentimento
musicale
e
non
è
per
affettazione
ch
'
io
ricerco
la
musica
piú
complessa
;
però
il
mio
stesso
alto
sentimento
musicale
m
'
avverte
e
m
'
avvertí
da
anni
,
ch
'
io
mai
arriverò
a
sonare
in
modo
da
dar
piacere
a
chi
m
'
ascolta
.
Se
tuttavia
continuo
a
sonare
,
lo
faccio
per
la
stessa
ragione
per
cui
continuo
a
curarmi
.
Io
potrei
sonare
bene
se
non
fossi
malato
,
e
corro
dietro
alla
salute
anche
quando
studio
l
'
equilibrio
sulle
quattro
corde
.
C
'
è
una
lieve
paralisi
nel
mio
organismo
,
e
sul
violino
si
rivela
intera
e
perciò
piú
facilmente
guaribile
.
Anche
l
'
essere
piú
basso
quando
sa
che
cosa
sieno
le
terzine
,
le
quartine
o
le
sestine
,
sa
passare
dalle
une
alle
altre
con
esattezza
ritmica
come
il
suo
occhio
sa
passare
da
un
colore
all
'
altro
.
Da
me
,
invece
,
una
di
quelle
figure
,
quando
l
'
ho
fatta
,
mi
si
appiccica
e
non
me
ne
libero
piú
,
cosí
ch
'
essa
s
'
intrufola
nella
figura
seguente
e
la
sforma
.
Per
mettere
al
posto
giusto
le
note
,
io
devo
battermi
il
tempo
coi
piedi
e
con
la
testa
,
ma
addio
disinvoltura
,
addio
serenità
,
addio
musica
.
La
musica
che
proviene
da
un
organismo
equilibrato
è
lei
stessa
il
tempo
ch
'
essa
crea
ed
esaurisce
.
Quando
la
farò
cosí
sarò
guarito
.
Per
la
prima
volta
pensai
di
abbandonare
il
campo
,
lasciare
Trieste
e
andare
altrove
in
cerca
di
svago
.
Non
c
'
era
piú
nulla
da
sperare
.
Ada
era
perduta
per
me
.
Ne
ero
certo
!
Non
sapevo
io
forse
,
ch
'
essa
avrebbe
sposato
un
uomo
dopo
di
averlo
vagliato
e
pesato
come
se
si
fosse
trattato
di
concedergli
un
'
onorificenza
accademica
?
Mi
pareva
ridicolo
perché
veramente
il
violino
fra
esseri
umani
non
avrebbe
potuto
contare
nella
scelta
di
un
marito
,
ma
ciò
non
mi
salvava
.
Io
sentivo
l
'
importanza
di
quel
suono
.
Era
decisiva
come
dagli
uccelli
canori
.
Mi
rintanai
nel
mio
studio
e
il
giorno
festivo
per
gli
altri
non
era
ancora
finito
!
Trassi
il
violino
dalla
busta
,
indeciso
se
mandarlo
a
pezzi
o
suonarlo
.
Poi
lo
provai
come
se
avessi
voluto
dargli
l
'
ultimo
addio
e
infine
mi
misi
a
studiare
l
'
eterno
Kreutzer
.
In
quello
stesso
posto
avevo
fatto
percorrere
tanti
di
quei
chilometri
al
mio
arco
,
che
nel
mio
disorientamento
mi
rimisi
a
percorrerne
macchinalmente
degli
altri
.
Tutti
coloro
che
si
dedicarono
a
quelle
maledette
quattro
corde
sanno
come
,
finché
si
viva
isolati
,
si
creda
che
ogni
piccolo
sforzo
apporti
un
corrispondente
progresso
.
Se
cosí
non
fosse
,
chi
accetterebbe
di
sottoporsi
a
quei
lavori
forzati
senza
termine
,
come
se
si
avesse
avuta
la
disgrazia
di
ammazzare
qualcuno
?
Dopo
un
po
'
di
tempo
mi
parve
che
la
mia
lotta
con
Guido
non
fosse
definitivamente
perduta
.
Chissà
che
forse
non
mi
fosse
concesso
d
'
intervenire
fra
Guido
e
Ada
con
un
violino
vittorioso
?
Non
era
presunzione
questa
,
ma
il
mio
solito
ottimismo
da
cui
mai
seppi
liberarmi
.
Ogni
minaccia
di
sventura
m
'
atterrisce
dapprima
,
ma
subito
dopo
è
dimenticata
nella
sfiducia
piú
sicura
di
saper
evitarla
.
Lí
,
poi
,
non
occorreva
che
rendere
piú
benevolo
il
mio
giudizio
sulle
mie
capacità
di
violinista
.
Nelle
arti
in
genere
si
sa
che
il
giudizio
sicuro
risulta
dal
confronto
,
che
qui
mancava
.
Eppoi
il
proprio
violino
echeggia
tanto
vicino
all
'
orecchio
che
ha
breve
la
via
al
cuore
.
Quando
,
stanco
,
smisi
di
suonare
,
mi
dissi
:
-
Bravo
Zeno
,
hai
guadagnato
il
tuo
pane
.
Senz
'
alcuna
esitazione
mi
recai
dai
Malfenti
.
Avevo
accettato
l
'
invito
ed
oramai
non
potevo
mancare
.
Mi
parve
di
buon
augurio
che
la
cameriera
m
'
accogliesse
con
un
sorriso
gentile
e
la
domanda
se
fossi
stato
male
per
non
esser
venuto
per
tanto
tempo
.
Le
diedi
una
mancia
.
Per
bocca
sua
tutta
la
famiglia
di
cui
essa
era
la
rappresentante
,
mi
faceva
quella
domanda
.
Essa
mi
condusse
al
salotto
ch
'
era
immerso
nell
'
oscurità
piú
profonda
.
Arrivatovi
dalla
piena
luce
dell
'
anticamera
,
per
un
momento
non
vidi
nulla
e
non
osai
movermi
.
Poi
scorsi
varie
figure
disposte
intorno
ad
un
tavolino
,
in
fondo
al
salotto
,
abbastanza
lontano
da
me
.
Fui
salutato
dalla
voce
di
Ada
che
nell
'
oscurità
mi
parve
sensuale
.
Sorridente
,
una
carezza
:
-
S
'
accomodi
,
da
quella
parte
e
non
turbi
gli
spiriti
!
-
Se
continuava
cosí
io
non
li
avrei
certamente
turbati
.
Da
un
altro
punto
della
periferia
del
tavolino
echeggiò
un
'
altra
voce
,
di
Alberta
o
forse
di
Augusta
:
-
Se
vuole
prendere
parte
all
'
evocazione
,
c
'
è
qui
ancora
un
posticino
libero
.
Io
ero
ben
risoluto
di
non
lasciarmi
mettere
in
disparte
e
avanzai
risoluto
verso
il
punto
donde
m
'
era
provenuto
il
saluto
di
Ada
.
Urtai
col
ginocchio
contro
lo
spigolo
di
quel
tavolino
veneziano
ch
'
era
tutto
spigoli
.
Ne
ebbi
un
dolore
intenso
,
ma
non
mi
lasciai
arrestare
e
andai
a
cadere
su
un
sedile
offertomi
non
sapevo
da
chi
,
fra
due
fanciulle
di
cui
una
,
quella
alla
mia
destra
,
pensai
fosse
Ada
e
l
'
altra
Augusta
.
Subito
,
per
evitare
ogni
contatto
con
questa
,
mi
spinsi
verso
l
'
altra
.
Ebbi
però
il
dubbio
che
mi
sbagliassi
e
alla
vicina
di
destra
domandai
per
sentirne
la
voce
:
-
Aveste
già
qualche
comunicazione
dagli
spiriti
?
Guido
,
che
mi
parve
sedesse
a
me
di
faccia
,
m
'
interruppe
.
Imperiosamente
gridò
:
-
Silenzio
!
Poi
,
piú
mitemente
:
-
Raccoglietevi
e
pensate
intensamente
al
morto
che
desiderate
di
evocare
.
Io
non
ho
alcun
'
avversione
per
i
tentativi
di
qualunque
genere
di
spiare
il
mondo
di
là
.
Ero
anzi
seccato
di
non
aver
introdotto
io
in
casa
di
Giovanni
quel
tavolino
,
giacché
vi
otteneva
tale
successo
.
Ma
non
mi
sentivo
di
obbedire
agli
ordini
di
Guido
e
perciò
non
mi
raccolsi
affatto
.
Poi
m
'
ero
fatti
tanti
di
quei
rimproveri
per
aver
permesso
che
le
cose
arrivassero
a
quel
punto
senz
'
aver
detta
una
parola
chiara
con
Ada
,
che
giacché
avevo
la
fanciulla
accanto
,
in
quell
'
oscurità
tanto
favorevole
,
avrei
chiarito
tutto
.
Fui
trattenuto
solo
dalla
dolcezza
di
averla
tanto
vicina
a
me
dopo
di
aver
temuto
di
averla
perduta
per
sempre
.
Intuivo
la
dolcezza
delle
stoffe
tiepide
che
sfioravano
i
miei
vestiti
e
pensavo
anche
che
cosí
stretti
l
'
uno
all
'
altra
,
il
mio
toccasse
il
suo
piedino
che
di
sera
sapevo
vestito
di
uno
stivaletto
laccato
.
Era
addirittura
troppo
dopo
un
martirio
troppo
lungo
.
Parlò
di
nuovo
Guido
:
-
Ve
ne
prego
,
raccoglietevi
.
Supplicate
ora
lo
spirito
che
invocaste
di
manifestarsi
movendo
il
tavolino
.
Mi
piaceva
ch
'
egli
continuasse
ad
occuparsi
del
tavolino
.
Oramai
era
evidente
che
Ada
si
rassegnava
di
portare
quasi
tutto
il
mio
peso
!
Se
non
m
'
avesse
amato
non
m
'
avrebbe
sopportato
.
Era
venuta
l
'
ora
della
chiarezza
.
Tolsi
la
mia
destra
dal
tavolino
e
pian
pianino
le
posi
il
braccio
alla
taglia
:
-
Io
vi
amo
,
Ada
!
-
dissi
a
bassa
voce
e
avvicinando
la
mia
faccia
alla
sua
per
farmi
sentire
meglio
.
La
fanciulla
non
rispose
subito
.
Poi
,
con
un
soffio
di
voce
,
però
quella
di
Augusta
,
mi
disse
:
-
Perché
non
veniste
per
tanto
tempo
?
La
sorpresa
e
il
dispiacere
quasi
mi
facevano
crollare
dal
mio
sedile
.
Subito
sentii
che
se
io
dovevo
finalmente
eliminare
quella
seccante
fanciulla
dal
mio
destino
,
pure
dovevo
usarle
il
riguardo
che
un
buon
cavaliere
quale
son
io
,
deve
tributare
alla
donna
che
lo
ama
e
sia
dessa
la
piú
brutta
che
mai
sia
stata
creata
.
Come
m
'
amava
!
Nel
mio
dolore
sentii
il
suo
amore
.
Non
poteva
essere
altro
che
l
'
amore
che
le
aveva
suggerito
di
non
dirmi
ch
'
essa
non
era
Ada
,
ma
di
farmi
la
domanda
che
da
Ada
avevo
attesa
invano
e
che
lei
invece
certo
s
'
era
preparata
di
farmi
subito
quando
m
'
avesse
rivisto
.
Seguii
un
mio
istinto
e
non
risposi
alla
sua
domanda
,
ma
,
dopo
una
breve
esitazione
,
le
dissi
:
-
Ho
tuttavia
piacere
di
essermi
confidato
a
voi
,
Augusta
,
che
io
credo
tanto
buona
!
Mi
rimisi
subito
in
equilibrio
sul
mio
treppiede
.
Non
potevo
avere
la
chiarezza
con
Ada
,
ma
intanto
l
'
avevo
completa
con
Augusta
.
Qui
non
potevano
esserci
altri
malintesi
.
Guido
ammoní
di
nuovo
:
-
Se
non
volete
star
zitti
,
non
c
'
è
alcuno
scopo
di
passare
qui
il
nostro
tempo
all
'
oscuro
!
Egli
non
lo
sapeva
,
ma
io
avevo
tuttavia
bisogno
di
un
po
'
di
oscurità
che
m
'
isolasse
e
mi
permettesse
di
raccogliermi
.
Avevo
scoperto
il
mio
errore
e
il
solo
equilibrio
che
avessi
riconquistato
era
quello
sul
mio
sedile
.
Avrei
parlato
con
Ada
,
ma
alla
chiara
luce
.
Ebbi
il
sospetto
che
alla
mia
sinistra
non
ci
fosse
lei
,
ma
Alberta
.
Come
accertarmene
?
Il
dubbio
mi
fece
quasi
cadere
a
sinistra
e
,
per
riconquistare
l
'
equilibrio
,
mi
poggiai
sul
tavolino
.
Tutti
si
misero
ad
urlare
:
-
Si
muove
,
si
muove
!
-
Il
mio
atto
involontario
avrebbe
potuto
condurmi
alla
chiarezza
.
Donde
veniva
la
voce
di
Ada
?
Ma
Guido
coprendo
con
la
sua
la
voce
di
tutti
,
impose
quel
silenzio
che
io
,
tanto
volentieri
,
avrei
imposto
a
lui
.
Poi
con
voce
mutata
,
supplice
(
imbecille
!
)
parlò
con
lo
spirito
ch
'
egli
credeva
presente
:
-
Te
ne
prego
,
di
'
il
tuo
nome
designandone
le
lettere
in
base
all
'
alfabeto
nostro
!
Egli
prevedeva
tutto
:
aveva
paura
che
lo
spirito
ricordasse
l
'
alfabeto
greco
.
Io
continuai
la
commedia
sempre
spiando
l
'
oscurità
alla
ricerca
di
Ada
.
Dopo
una
lieve
esitazione
feci
alzare
il
tavolino
per
sette
volte
cosí
che
la
lettera
G
era
acquisita
.
L
'
idea
mi
parve
buona
e
per
quanto
la
U
che
seguiva
costasse
innumerevoli
movimenti
,
dettai
netto
netto
il
nome
di
Guido
.
Non
dubito
che
dettando
il
suo
nome
,
io
non
fossi
diretto
dal
desiderio
di
relegarlo
fra
gli
spiriti
.
Quando
il
nome
di
Guido
fu
perfetto
,
Ada
finalmente
parlò
:
-
Qualche
vostro
antenato
?
-
suggerí
.
Sedeva
proprio
accanto
a
lui
.
Avrei
voluto
muovere
il
tavolino
in
modo
da
cacciarlo
fra
loro
due
e
dividerli
.
-
Può
essere
!
-
disse
Guido
.
Egli
credeva
di
avere
degli
antenati
,
ma
non
mi
faceva
paura
.
La
sua
voce
era
alterata
da
una
reale
emozione
che
mi
diede
la
gioia
che
prova
uno
schermidore
quando
s
'
accorge
che
l
'
avversario
è
meno
temibile
di
quanto
egli
credesse
.
Non
era
mica
a
sangue
freddo
ch
'
egli
faceva
quegli
esperimenti
.
Era
un
vero
imbecille
!
Tutte
le
debolezze
trovavano
facilmente
il
mio
compatimento
,
ma
non
la
sua
.
Poi
egli
si
rivolse
allo
spirito
:
-
Se
ti
chiami
Speier
fa
un
movimento
solo
.
Altrimenti
movi
il
tavolino
per
due
volte
.
-
Giacché
egli
voleva
avere
degli
antenati
,
lo
compiacqui
movendo
il
tavolino
per
due
volte
.
-
Mio
nonno
!
-
mormorò
Guido
.
Poi
la
conversazione
con
lo
spirito
camminò
piú
rapida
.
Allo
spirito
fu
domandato
se
volesse
dare
delle
notizie
.
Rispose
di
sí
.
D
'
affari
od
altre
?
D
'
affari
!
Questa
risposta
fu
preferita
solo
perché
per
darla
bastava
movere
il
tavolo
per
una
volta
sola
.
Guido
domandò
poi
se
si
trattava
di
buone
o
di
cattive
notizie
.
Le
cattive
dovevano
essere
designate
con
due
movimenti
ed
io
,
-
questa
volta
senz
'
alcun
'
esitazione
,
-
volli
movere
il
tavolo
per
due
volte
.
Ma
il
secondo
movimento
mi
fu
contrastato
e
doveva
esserci
qualcuno
nella
compagnia
che
avrebbe
desiderato
che
le
nuove
fossero
buone
.
Ada
,
forse
?
Per
produrre
quel
secondo
movimento
mi
gettai
addirittura
sul
tavolino
e
vinsi
facilmente
!
Le
notizie
erano
cattive
!
Causa
la
lotta
,
il
secondo
movimento
risultò
eccessivo
e
spostò
addirittura
tutta
la
compagnia
.
-
Strano
!
-
mormorò
Guido
.
Poi
,
deciso
,
urlò
:
-
Basta
!
Basta
!
Qui
qualcuno
si
diverte
alle
nostre
spalle
!
Fu
un
comando
cui
molti
nello
stesso
tempo
ubbidirono
e
il
salotto
fu
subito
inondato
dalla
luce
accesa
in
piú
punti
.
Guido
mi
parve
pallido
!
Ada
s
'
ingannava
sul
conto
di
quell
'
individuo
ed
io
le
avrei
aperti
gli
occhi
.
Nel
salotto
,
oltre
alle
tre
fanciulle
,
v
'
erano
la
signora
Malfenti
ed
un
'
altra
signora
la
cui
vista
m
'
ispirò
imbarazzo
e
malessere
perché
credetti
fosse
la
zia
Rosina
.
Per
ragioni
differenti
le
due
signore
ebbero
da
me
un
saluto
compassato
.
Il
bello
si
è
ch
'
ero
rimasto
al
tavolino
,
solo
accanto
ad
Augusta
.
Era
una
nuova
compromissione
,
ma
non
sapevo
rassegnarmi
d
'
accompagnarmi
a
tutti
gli
altri
che
attorniavano
Guido
,
il
quale
con
qualche
veemenza
spiegava
come
avesse
capito
che
il
tavolo
veniva
mosso
non
da
uno
spirito
ma
da
un
malizioso
in
carne
ed
ossa
.
Non
Ada
,
lui
stesso
aveva
tentato
di
frenare
il
tavolino
fattosi
troppo
chiacchierino
.
Diceva
:
-
Io
trattenni
il
tavolino
con
tutte
le
mie
forze
per
impedire
che
si
movesse
la
seconda
volta
.
Qualcuno
dovette
addirittura
gettarsi
su
di
esso
per
vincere
la
mia
resistenza
.
Bello
quel
suo
spiritismo
:
uno
sforzo
potente
non
poteva
provenire
da
uno
spirito
!
Guardai
la
povera
Augusta
per
vedere
quale
aspetto
avesse
dopo
di
aver
avuta
la
mia
dichiarazione
d
'
amore
per
sua
sorella
.
Era
molto
rossa
,
ma
mi
guardava
con
un
sorriso
benevolo
.
Solo
allora
si
decise
di
confermare
d
'
aver
sentita
quella
dichiarazione
:
-
Non
lo
dirò
a
nessuno
!
-
mi
disse
a
bassa
voce
.
Ciò
mi
piacque
molto
.
-
Grazie
,
-
mormorai
stringendole
la
mano
non
piccola
,
ma
modellata
perfettamente
.
Io
ero
disposto
di
diventare
un
buon
amico
di
Augusta
mentre
prima
di
allora
ciò
non
sarebbe
stato
possibile
perché
io
non
so
essere
l
'
amico
delle
persone
brutte
.
Ma
sentivo
una
certa
simpatia
per
la
sua
taglia
che
avevo
stretta
e
che
avevo
trovata
piú
sottile
di
quanto
l
'
avessi
creduta
.
Anche
la
sua
faccia
era
discreta
,
e
pareva
deforme
solo
causa
quell
'
occhio
che
batteva
una
strada
non
sua
.
Avevo
certamente
esagerata
quella
deformità
ritenendola
estesa
fino
alla
coscia
.
Avevano
fatto
portare
della
limonata
per
Guido
.
Mi
avvicinai
al
gruppo
che
tuttavia
l
'
attorniava
e
m
'
imbattei
nella
signora
Malfenti
che
se
ne
staccava
.
Ridendo
di
gusto
le
domandai
.
-
Abbisogna
di
un
cordiale
?
-
Ella
ebbe
un
lieve
movimento
di
disprezzo
con
le
labbra
:
-
Non
sembrerebbe
un
uomo
!
-
disse
chiaramente
.
Io
mi
lusingai
che
la
mia
vittoria
potesse
avere
un
'
importanza
decisiva
.
Ada
non
poteva
pensare
altrimenti
della
madre
.
La
vittoria
ebbe
subito
l
'
effetto
che
non
poteva
mancare
in
un
uomo
fatto
come
son
io
.
Mi
sparí
ogni
rancore
e
non
volli
che
Guido
soffrisse
ulteriormente
.
Certo
il
mondo
sarebbe
meno
aspro
se
molti
mi
somigliassero
.
Sedetti
a
lui
da
canto
e
,
senza
guardare
gli
altri
,
gli
dissi
:
-
Dovete
scusarmi
,
signor
Guido
.
Mi
sono
permesso
uno
scherzo
di
cattivo
genere
.
Sono
stato
io
che
ho
fatto
dichiarare
al
tavolino
di
essere
mosso
da
uno
spirito
portante
il
vostro
stesso
nome
.
Non
l
'
avrei
fatto
se
avessi
saputo
che
anche
vostro
nonno
aveva
quel
nome
.
Guido
tradí
nella
sua
cera
,
che
si
schiarí
,
come
la
mia
comunicazione
fosse
importante
per
lui
.
Non
volle
però
ammetterlo
e
mi
disse
:
-
Queste
signore
sono
troppo
buone
!
Io
non
ho
mica
bisogno
di
conforto
.
La
cosa
non
ha
alcun
'
importanza
.
Vi
ringrazio
per
la
vostra
sincerità
,
ma
io
avevo
già
indovinato
che
qualcuno
aveva
indossata
la
parrucca
di
mio
nonno
.
Rise
,
soddisfatto
,
dicendomi
:
-
Siete
molto
robusto
,
voi
!
Avrei
dovuto
indovinare
che
il
tavolo
veniva
mosso
dal
solo
altro
uomo
della
compagnia
.
M
'
ero
dimostrato
piú
forte
di
lui
,
infatti
,
ma
presto
dovetti
sentirmi
di
lui
piú
debole
.
Ada
mi
guardava
con
occhio
poco
amico
e
m
'
aggredí
,
le
belle
guancie
infiammate
:
-
Mi
dispiace
per
voi
che
abbiate
potuto
credervi
autorizzato
ad
uno
scherzo
simile
.
Mi
mancò
il
fiato
e
,
balbettando
,
dissi
:
-
Volevo
ridere
!
Credevo
che
nessuno
di
noi
avrebbe
presa
sul
serio
quella
storia
del
tavolino
.
Era
un
po
'
tardi
per
attaccare
Guido
ed
anzi
,
se
avessi
avuto
un
orecchio
sensibile
,
avrei
sentito
che
,
mai
piú
,
in
una
lotta
con
lui
,
la
vittoria
avrebbe
potuto
essere
mia
.
L
'
ira
che
Ada
mi
dimostrava
era
ben
significativa
.
Come
non
intesi
ch
'
essa
era
già
tutta
sua
?
Ma
io
m
'
ostinavo
nel
pensiero
ch
'
egli
non
la
meritava
perché
non
era
l
'
uomo
ch
'
essa
cercava
col
suo
occhio
serio
.
Non
l
'
aveva
sentito
persino
la
signora
Malfenti
?
Tutti
mi
protessero
e
aggravarono
la
mia
situazione
.
La
signora
Malfenti
disse
ridendo
:
-
Non
fu
che
uno
scherzo
riuscito
benissimo
.
-
La
zia
Rosina
aveva
tuttavia
il
grosso
corpo
virante
dal
ridere
e
diceva
ammirando
:
-
Magnifica
!
Mi
spiacque
che
Guido
fosse
tanto
amichevole
.
Già
,
a
lui
non
importava
altro
che
di
essere
sicuro
che
le
cattive
notizie
che
il
tavolino
gli
aveva
date
,
non
fossero
state
portate
da
uno
spirito
.
Mi
disse
:
-
Scommetto
che
dapprima
non
avete
mosso
il
tavolo
di
proposito
.
L
'
avrete
mosso
la
prima
volta
senza
volerlo
,
eppoi
appena
avrete
deciso
di
moverlo
con
malizia
.
Cosí
la
cosa
conserverebbe
una
certa
importanza
,
cioè
soltanto
fino
al
momento
in
cui
non
decideste
di
sabotare
la
vostra
ispirazione
.
Ada
si
volse
e
mi
guardò
con
curiosità
.
Essa
stava
per
manifestare
a
Guido
una
devozione
eccessiva
perdonandomi
perché
Guido
m
'
aveva
concesso
il
suo
perdono
.
Glielo
impedii
:
-
Ma
no
!
-
dissi
deciso
.
-
Io
ero
stanco
d
'
aspettare
quegli
spiriti
che
non
volevano
venire
e
li
sostituii
per
divertirmi
.
Ada
mi
volse
le
spalle
arcuandole
in
modo
ch
'
ebbi
tutto
il
sentimento
d
'
essere
stato
schiaffeggiato
.
Persino
i
riccioli
alla
sua
nuca
mi
parve
significassero
disdegno
.
Come
sempre
,
invece
che
guardare
e
ascoltare
,
ero
tutt
'
occupato
dal
mio
proprio
pensiero
.
M
'
opprimeva
il
fatto
che
Ada
si
comprometteva
orribilmente
.
Ne
provavo
un
forte
dolore
come
dinanzi
alla
rivelazione
che
la
donna
mia
mi
tradisse
.
Ad
onta
di
quelle
sue
manifestazioni
d
'
affetto
per
Guido
,
essa
tuttavia
poteva
ancora
essere
mia
,
ma
sentivo
che
non
le
avrei
mai
perdonato
il
suo
contegno
.
È
il
mio
pensiero
troppo
lento
per
saper
seguire
gli
avvenimenti
che
si
svolgono
senz
'
attendere
che
nel
mio
cervello
si
sieno
cancellate
le
impressioni
lasciatevi
dagli
avvenimenti
precedenti
?
Io
dovevo
tuttavia
movermi
sulla
via
segnatami
dal
mio
proposito
.
Una
vera
,
una
cieca
ostinazione
.
Volli
anzi
rendere
il
mio
proposito
piú
forte
registrandolo
un
'
altra
volta
.
Andai
ad
Augusta
che
mi
guardava
ansiosamente
con
un
sincero
sorriso
incoraggiante
sulla
faccia
e
le
dissi
serio
e
accorato
:
-
È
forse
l
'
ultima
volta
ch
'
io
vengo
in
casa
vostra
perché
io
,
questa
sera
stessa
,
dichiarerò
il
mio
amore
ad
Ada
.
-
Non
dovete
farlo
,
-
mi
disse
essa
supplice
.
-
Non
v
'
accorgete
di
quello
che
qui
succede
?
Mi
dispiacerebbe
se
aveste
a
soffrirne
.
Essa
continuava
a
frapporsi
fra
me
e
Ada
.
Le
dissi
proprio
per
farle
dispetto
:
-
Parlerò
con
Ada
perché
lo
debbo
.
M
'
è
poi
del
tutto
indifferente
quello
ch
'
essa
risponderà
.
Zoppicai
di
nuovo
verso
Guido
.
Giunto
accanto
a
lui
,
guardandomi
in
uno
specchio
,
accesi
una
sigaretta
.
Nello
specchio
mi
vidi
molto
pallido
ciò
che
per
me
è
una
ragione
per
impallidire
di
piú
.
Lottai
per
sentirmi
meglio
ed
apparire
disinvolto
.
Nel
duplice
sforzo
la
mia
mano
distratta
afferrò
il
bicchiere
di
Guido
.
Una
volta
afferratolo
non
seppi
far
di
meglio
che
vuotarlo
.
Guido
si
mise
a
ridere
:
-
Cosí
saprete
tutti
i
miei
pensieri
perché
poco
fa
ho
bevuto
anch
'
io
da
quel
bicchiere
.
Il
sapore
del
limone
m
'
è
sempre
sgradito
.
Quello
dovette
apparirmi
velenoso
addirittura
perché
,
prima
di
tutto
,
per
aver
bevuto
dal
suo
bicchiere
a
me
parve
d
'
aver
subito
un
contatto
odioso
con
Guido
eppoi
perché
fui
colpito
nello
stesso
tempo
dall
'
espressione
d
'
impazienza
iraconda
che
si
stampò
sulla
faccia
di
Ada
.
Chiamò
subito
la
cameriera
per
ordinarle
un
altro
bicchiere
di
limonata
e
insistette
nel
suo
ordine
ad
onta
che
Guido
dichiarasse
di
non
aver
piú
sete
.
Allora
fui
veramente
compassionevole
.
Essa
si
comprometteva
sempre
piú
.
-
Scusatemi
,
Ada
,
-
le
dissi
sommessamente
e
guardandola
come
se
mi
fossi
aspettata
qualche
spiegazione
.
-
Io
non
volevo
spiacervi
.
Poi
fui
invaso
dal
timore
che
i
miei
occhi
si
bagnassero
di
lagrime
.
Volli
salvarmi
dal
ridicolo
.
Gridai
:
-
Mi
sono
spruzzato
del
limone
nell
'
occhio
.
Mi
coprii
gli
occhi
col
fazzoletto
e
perciò
non
ebbi
piú
bisogno
di
sorvegliare
le
mie
lagrime
e
bastò
che
badassi
a
non
singhiozzare
.
Non
dimenticherò
mai
quell
'
oscurità
dietro
di
quel
fazzoletto
.
Vi
celavo
le
mie
lagrime
,
ma
anche
un
momento
di
pazzia
.
Pensavo
ch
'
io
le
avrei
detto
tutto
,
ch
'
essa
m
'
avrebbe
inteso
e
amato
e
ch
'
io
non
le
avrei
perdonato
mai
piú
.
Allontanai
dalla
mia
faccia
il
fazzoletto
,
lasciai
che
tutti
vedessero
i
miei
occhi
lagrimosi
e
feci
uno
sforzo
per
ridere
e
far
ridere
:
-
Scommetto
che
il
signor
Giovanni
manda
a
casa
dell
'
acido
citrico
per
fare
le
spremute
.
In
quel
momento
giunse
Giovanni
che
mi
salutò
con
la
sua
solita
grande
cordialità
.
Ne
ebbi
un
piccolo
conforto
,
che
non
durò
a
lungo
,
perché
egli
dichiarò
ch
'
era
venuto
prima
del
solito
per
il
desiderio
di
sentir
suonare
Guido
.
S
'
interruppe
per
domandare
ragione
delle
lagrime
che
mi
bagnavano
gli
occhi
.
Gli
raccontarono
dei
miei
sospetti
sulla
qualità
delle
sue
spremute
,
ed
egli
ne
rise
.
Io
fui
tanto
vile
d
'
associarmi
con
calore
alle
preghiere
che
Giovanni
rivolgeva
a
Guido
perché
suonasse
.
Ricordavo
:
non
ero
io
venuto
quella
sera
per
sentire
il
violino
di
Guido
?
Ed
il
curioso
è
che
so
d
'
aver
sperato
di
rabbonire
Ada
con
le
mie
sollecitazioni
a
Guido
.
La
guardai
sperando
d
'
essere
finalmente
associato
a
lei
per
la
prima
volta
in
quella
sera
.
Quale
stranezza
!
Non
avevo
da
parlarle
e
da
non
perdonarle
?
Invece
non
vidi
che
le
sue
spalle
e
i
riccioli
sdegnosi
alla
sua
nuca
.
Era
corsa
a
trarre
il
violino
dalla
busta
.
Guido
domandò
di
essere
lasciato
in
pace
ancora
per
un
quarto
d
'
ora
.
Pareva
esitante
.
Poi
nei
lunghi
anni
in
cui
lo
conobbi
feci
l
'
esperienza
ch
'
egli
sempre
esitava
prima
di
fare
le
cose
anche
piú
semplici
di
cui
veniva
pregato
.
Egli
non
faceva
che
ciò
che
gli
piaceva
e
,
prima
di
consentire
ad
una
preghiera
,
procedeva
ad
un
'
indagine
nelle
proprie
cavità
per
vedere
quello
che
laggiú
si
desiderava
.
Poi
in
quella
memoranda
serata
ci
fu
per
me
il
quarto
d
'
ora
piú
felice
.
La
mia
chiacchierata
capricciosa
fece
divertire
tutti
,
Ada
compresa
.
Era
certamente
dovuta
alla
mia
eccitazione
,
ma
anche
al
mio
sforzo
supremo
di
vincere
quel
violino
minaccioso
che
s
'
avvicinava
,
s
'
avvicinava
...
E
quel
piccolo
tratto
di
tempo
che
gli
altri
per
opera
mia
sentirono
come
tanto
divertente
,
io
lo
ricordo
dedicato
ad
una
lotta
affannosa
.
Giovanni
aveva
raccontato
che
nel
tram
,
sul
quale
era
rincasato
,
aveva
assistito
ad
una
scena
penosa
.
Una
donna
ne
era
scesa
quando
il
veicolo
era
ancora
in
movimento
e
tanto
malamente
da
cadere
e
ferirsi
.
Giovanni
descriveva
con
un
poco
di
esagerazione
la
sua
ansia
all
'
accorgersi
che
quella
donna
s
'
apprestava
a
fare
quel
salto
e
in
modo
tale
che
era
evidente
sarebbe
stata
atterrata
e
forse
travolta
.
Era
ben
doloroso
di
prevedere
e
di
non
essere
piú
in
tempo
di
salvare
.
Io
ebbi
una
trovata
.
Raccontai
che
per
quelle
vertigini
che
in
passato
m
'
avevano
fatto
soffrire
,
avevo
scoperto
un
rimedio
.
Quando
vedevo
un
ginnasta
fare
i
suoi
esercizi
troppo
in
alto
,
o
quando
assistevo
alla
discesa
da
un
tram
in
corsa
di
persona
troppo
vecchia
o
poco
abile
,
mi
liberavo
da
ogni
ansia
augurando
loro
dei
malanni
.
Arrivavo
persino
a
modulare
le
parole
con
cui
auguravo
loro
di
precipitare
e
sfracellarsi
.
Ciò
mi
tranquillava
enormemente
per
cui
potevo
assistere
del
tutto
inerte
alla
minaccia
della
disgrazia
.
Se
i
miei
augurii
poi
non
si
compivano
,
potevo
dirmi
ancora
piú
contento
.
Guido
fu
incantato
della
mia
idea
che
gli
pareva
una
scoperta
psicologica
.
L
'
analizzava
come
faceva
di
tutte
le
inezie
,
non
vedeva
l
'
ora
di
poter
provare
il
rimedio
.
Ma
faceva
una
riserva
:
che
i
malaugurii
non
facessero
aumentare
le
disgrazie
.
Ada
s
'
associò
al
suo
riso
ed
ebbe
per
me
persino
un
'
occhiata
d
'
ammirazione
.
Io
,
baggeo
,
ne
ebbi
una
grande
soddisfazione
.
Ma
scoprii
che
non
era
vero
ch
'
io
non
avrei
piú
saputo
perdonarle
:
anche
questo
era
un
grande
vantaggio
.
Si
rise
insieme
moltissimo
,
da
buoni
ragazzi
che
si
vogliono
bene
.
Ad
un
certo
momento
ero
rimasto
da
una
parte
del
salotto
,
solo
con
zia
Rosina
.
Essa
parlava
ancora
del
tavolino
.
Abbastanza
grassa
,
stava
immobile
sulla
sua
sedia
e
mi
parlava
senza
guardarmi
.
Io
trovai
il
modo
di
far
capire
agli
altri
che
mi
seccavo
e
tutti
mi
guardavano
,
senza
farsi
vedere
dalla
zia
,
ridendo
discretamente
.
Per
aumentare
l
'
ilarità
mi
pensai
di
dirle
senz
'
alcuna
preparazione
:
-
Ma
Lei
,
signora
,
è
molto
rimessa
,
la
trovo
ringiovanita
.
Ci
sarebbe
stato
da
ridere
se
essa
si
fosse
arrabbiata
.
Ma
la
signora
invece
di
arrabbiarsi
mi
si
dimostrò
gratissima
e
mi
raccontò
che
infatti
s
'
era
molto
rimessa
dopo
di
una
recente
malattia
.
Fui
tanto
stupito
da
quella
risposta
che
la
mia
faccia
dovette
assumere
un
aspetto
molto
comico
cosí
che
l
'
ilarità
che
aveva
sperata
non
mancò
.
Poco
dopo
l
'
enigma
mi
fu
spiegato
.
Seppi
,
cioè
,
che
non
era
zia
Rosina
,
ma
zia
Maria
,
una
sorella
della
signora
Malfenti
.
Avevo
cosí
eliminato
da
quel
salotto
una
fonte
di
malessere
per
me
,
ma
non
la
maggiore
.
A
un
dato
momento
Guido
domandò
il
violino
.
Faceva
a
meno
per
quella
sera
dell
'
accompagnamento
del
piano
,
eseguendo
la
Chaconne
.
Ada
gli
porse
il
violino
con
un
sorriso
di
ringraziamento
.
Egli
non
la
guardò
,
ma
guardò
il
violino
come
se
avesse
voluto
segregarsi
seco
e
con
l
'
ispirazione
.
Poi
si
mise
in
mezzo
al
salotto
volgendo
la
schiena
a
buona
parte
della
piccola
società
,
toccò
lievemente
le
corde
con
l
'
arco
per
accordarle
e
fece
anche
qualche
arpeggio
.
S
'
interruppe
per
dire
con
un
sorriso
:
-
Un
bel
coraggio
il
mio
,
quando
si
pensi
che
non
ho
toccato
il
violino
dall
'
ultima
volta
in
cui
suonai
qui
!
Ciarlatano
!
Egli
volgeva
le
spalle
anche
ad
Ada
.
Io
la
guardai
ansiosamente
per
vedere
se
essa
ne
soffrisse
.
Non
pareva
!
Aveva
poggiato
il
gomito
su
un
tavolino
e
il
mento
sulla
mano
raccogliendosi
per
ascoltare
.
Poi
,
contro
di
me
,
si
mise
il
grande
Bach
in
persona
.
Giammai
,
né
prima
né
poi
,
arrivai
a
sentire
a
quel
modo
la
bellezza
di
quella
musica
nata
su
quelle
quattro
corde
come
un
angelo
di
Michelangelo
in
un
blocco
di
marmo
.
Solo
il
mio
stato
d
'
animo
era
nuovo
per
me
e
fu
desso
che
m
'
indusse
a
guardare
estatico
in
su
,
come
a
cosa
novissima
.
Eppure
io
lottavo
per
tenere
quella
musica
lontana
da
me
.
Mai
cessai
di
pensare
:
Bada
!
Il
violino
è
una
sirena
e
si
può
far
piangere
con
esso
anche
senz
'
avere
il
cuore
di
un
eroe
!
.
Fui
assaltato
da
quella
musica
che
mi
prese
.
Mi
parve
dicesse
la
mia
malattia
e
i
miei
dolori
con
indulgenza
e
mitigandoli
con
sorrisi
e
carezze
.
Ma
era
Guido
che
parlava
!
Ed
io
cercavo
di
sottrarmi
alla
musica
dicendomi
:
Per
saper
fare
ciò
,
basta
disporre
di
un
organismo
ritmico
,
una
mano
sicura
e
una
capacità
d
'
imitazione
;
tutte
cose
che
io
non
ho
,
ciò
che
non
è
un
'
inferiorità
,
ma
una
sventura
.
Io
protestavo
,
ma
Bach
procedeva
sicuro
come
il
destino
.
Cantava
in
alto
con
passione
e
scendeva
a
cercare
il
basso
ostinato
che
sorprendeva
per
quanto
l
'
orecchio
e
il
cuore
l
'
avessero
anticipato
:
proprio
al
suo
posto
!
Un
attimo
piú
tardi
e
il
canto
sarebbe
dileguato
e
non
avrebbe
potuto
essere
raggiunto
dalla
risonanza
;
un
attimo
prima
e
si
sarebbe
sovrapposto
al
canto
,
strozzandolo
.
Per
Guido
ciò
non
avveniva
:
non
gli
tremava
il
braccio
neppure
affrontando
Bach
e
ciò
era
una
vera
inferiorità
.
Oggi
che
scrivo
ho
tutte
le
prove
di
ciò
.
Non
gioisco
per
aver
visto
allora
tanto
esattamente
.
Allora
ero
pieno
di
odio
e
quella
musica
,
ch
'
io
accettavo
come
la
mia
anima
stessa
,
non
seppe
addolcirlo
.
Poi
venne
la
vita
volgare
di
ogni
giorno
e
l
'
annullò
senza
che
da
parte
mia
vi
fosse
alcuna
resistenza
.
Si
capisce
!
La
vita
volgare
sa
fare
tante
di
quelle
cose
.
Guai
se
i
geni
se
ne
accorgessero
!
Guido
cessò
di
suonare
sapientemente
.
Nessuno
plaudí
fuori
di
Giovanni
,
e
per
qualche
istante
nessuno
parlò
.
Poi
,
purtroppo
,
sentii
io
il
bisogno
di
parlare
.
Come
osai
di
farlo
davanti
a
gente
che
il
mio
violino
conosceva
?
Pareva
parlasse
il
mio
violino
che
invano
anelava
alla
musica
e
biasimasse
l
'
altro
sul
quale
-
non
si
poteva
negarlo
-
la
musica
era
divenuta
vita
,
luce
ed
aria
.
-
Benissimo
!
-
dissi
e
aveva
tutto
il
suono
di
una
concessione
piú
che
di
un
applauso
.
-
Ma
però
non
capisco
perché
,
verso
la
chiusa
,
abbiate
voluto
scandere
quelle
note
che
il
Bach
segnò
legate
.
Io
conoscevo
la
Chaconne
nota
per
nota
.
C
'
era
stata
un
'
epoca
in
cui
avevo
creduto
che
,
per
progredire
,
avrei
dovuto
affrontare
di
simili
imprese
e
per
lunghi
mesi
passai
il
tempo
a
compitare
battuta
per
battuta
alcune
composizioni
del
Bach
.
Sentii
che
in
tutto
il
salotto
non
v
'
era
per
me
che
biasimo
e
derisione
.
Eppure
parlai
ancora
lottando
contro
quell
'
ostilità
.
-
Bach
-
aggiunsi
-
è
tanto
modesto
nei
suoi
mezzi
che
non
ammette
un
arco
fatturato
a
quel
modo
.
Io
avevo
probabilmente
ragione
,
ma
era
anche
certo
ch
'
io
non
avrei
neppur
saputo
fatturare
l
'
arco
a
quel
modo
.
Guido
fu
subito
altrettanto
spropositato
quanto
lo
ero
stato
io
.
Dichiarò
:
-
Forse
Bach
non
conosceva
la
possibilità
di
quell
'
espressione
.
Gliela
regalo
io
!
Egli
montava
sulle
spalle
di
Bach
,
ma
in
quell
'
ambiente
nessuno
protestò
mentre
mi
si
aveva
deriso
perché
io
avevo
tentato
di
montare
soltanto
sulle
sue
.
Allora
avvenne
una
cosa
di
minima
importanza
,
ma
che
fu
per
me
decisiva
.
Da
una
stanza
abbastanza
lontana
da
noi
echeggiarono
le
urla
della
piccola
Anna
.
Come
si
seppe
poi
,
era
caduta
insanguinandosi
le
labbra
.
Fu
cosí
ch
'
io
per
qualche
minuto
mi
trovai
solo
con
Ada
perché
tutti
uscirono
di
corsa
dal
salotto
.
Guido
,
prima
di
seguire
gli
altri
,
aveva
posto
il
suo
prezioso
violino
nelle
mani
di
Ada
.
-
Volete
dare
a
me
quel
violino
?
-
domandai
io
ad
Ada
vedendola
esitante
se
seguire
gli
altri
.
Davvero
che
non
m
'
ero
ancora
accorto
che
l
'
occasione
tanto
sospirata
s
'
era
finalmente
presentata
.
Ella
esitò
,
ma
poi
una
sua
strana
diffidenza
ebbe
il
sopravvento
.
Trasse
il
violino
ancora
meglio
a
sé
:
-
No
-
rispose
,
-
non
occorre
ch
'
io
vada
con
gli
altri
.
Non
credo
che
Anna
si
sia
fatta
tanto
male
.
Essa
strilla
per
nulla
.
Sedette
col
suo
violino
e
a
me
parve
che
con
quest
'
atto
essa
m
'
avesse
invitato
di
parlare
.
Del
resto
,
come
avrei
potuto
io
andar
a
casa
senz
'
aver
parlato
?
Che
cosa
avrei
poi
fatto
in
quella
lunga
notte
?
Mi
vedevo
ribaltarmi
da
destra
a
sinistra
nel
mio
letto
o
correre
per
le
vie
o
le
bische
in
cerca
di
svago
.
No
!
Non
dovevo
abbandonare
quella
casa
senz
'
essermi
procurata
la
chiarezza
e
la
calma
.
Cercai
di
essere
semplice
e
breve
.
Vi
ero
anche
costretto
perché
mi
mancava
il
fiato
.
Le
dissi
:
-
Io
vi
amo
,
Ada
.
Perché
non
mi
permettereste
di
parlarne
a
vostro
padre
?
Ella
mi
guardò
stupita
e
spaventata
.
Temetti
che
si
mettesse
a
strillare
come
la
piccina
,
là
fuori
.
Io
sapevo
che
il
suo
occhio
sereno
e
la
sua
faccia
dalle
linee
tanto
precise
non
sapevano
l
'
amore
,
ma
tanto
lontana
dall
'
amore
come
ora
,
non
l
'
avevo
mai
vista
.
Incominciò
a
parlare
e
disse
qualcosa
che
doveva
essere
come
un
esordio
.
Ma
io
volevo
la
chiarezza
:
un
sí
o
un
no
!
Forse
m
'
offendeva
già
quanto
mi
pareva
un
'
esitazione
.
Per
fare
presto
e
indurla
a
decidersi
,
discussi
il
suo
diritto
di
prendersi
tempo
:
-
Ma
come
non
ve
ne
sareste
accorta
?
A
voi
non
era
possibile
di
credere
ch
'
io
facessi
la
corte
ad
Augusta
!
Volli
mettere
dell
'
enfasi
nelle
mie
parole
,
ma
,
nella
fretta
,
la
misi
fuori
di
posto
e
finí
che
quel
povero
nome
di
Augusta
fu
accompagnato
da
un
accento
e
da
un
gesto
di
disprezzo
.
Fu
cosí
che
levai
Ada
dall
'
imbarazzo
.
Essa
non
rilevò
altro
che
l
'
offesa
fatta
ad
Augusta
:
-
Perché
credete
di
essere
superiore
ad
Augusta
?
Io
non
penso
mica
che
Augusta
accetterebbe
di
divenire
vostra
moglie
!
Poi
appena
ricordò
che
mi
doveva
una
risposta
:
-
In
quanto
a
me
...
mi
meraviglia
che
vi
sia
capitata
una
cosa
simile
in
testa
.
La
frase
acre
doveva
vendicare
l
'
Augusta
.
Nella
mia
grande
confusione
pensai
che
anche
il
senso
della
parola
non
avesse
avuto
altro
scopo
;
se
mi
avesse
schiaffeggiato
credo
che
sarei
stato
esitante
a
studiarne
la
ragione
.
Perciò
ancora
insistetti
:
-
Pensateci
,
Ada
.
Io
non
sono
un
uomo
cattivo
.
Sono
ricco
...
Sono
un
po
'
bizzarro
,
ma
mi
sarà
facile
di
correggermi
.
Anche
Ada
fu
piú
dolce
,
ma
parlò
di
nuovo
di
Augusta
.
-
Pensateci
anche
voi
,
Zeno
:
Augusta
è
una
buona
fanciulla
e
farebbe
veramente
al
caso
vostro
.
Io
non
posso
parlare
per
conto
suo
,
ma
credo
...
Era
una
grande
dolcezza
di
sentirmi
invocare
da
Ada
per
la
prima
volta
col
mio
prenome
.
Non
era
questo
un
invito
a
parlare
ancora
piú
chiaro
?
Forse
era
perduta
per
me
,
o
almeno
non
avrebbe
accettato
subito
di
sposarmi
,
ma
intanto
bisognava
evitare
che
si
compromettesse
di
piú
con
Guido
sul
conto
del
quale
dovevo
aprirle
gli
occhi
.
Fui
accorto
,
e
prima
di
tutto
le
dissi
che
stimavo
e
rispettavo
Augusta
,
ma
che
assolutamente
non
volevo
sposarla
.
Lo
dissi
due
volte
per
farmi
intendere
chiaramente
:
io
non
volevo
sposarla
.
Cosí
potevo
sperare
di
aver
rabbonita
Ada
che
prima
aveva
creduto
io
volessi
offendere
Augusta
.
-
Una
buona
,
una
cara
,
un
'
amabile
ragazza
quell
'
Augusta
;
ma
non
fa
per
me
.
Poi
appena
precipitai
le
cose
,
perché
c
'
era
del
rumore
sul
corridoio
e
mi
poteva
essere
tagliata
la
parola
da
un
momento
all
'
altro
.
-
Ada
!
Quell
'
uomo
non
fa
per
voi
.
È
un
imbecille
!
Non
v
'
accorgeste
come
sofferse
per
i
responsi
del
tavolino
?
Avete
visto
il
suo
bastone
?
Suona
bene
il
violino
,
ma
vi
sono
anche
delle
scimmie
che
sanno
suonarlo
.
Ogni
sua
parola
tradisce
il
bestione
...
Essa
,
dopo
d
'
esser
stata
ad
ascoltarmi
con
l
'
aspetto
di
chi
non
sa
risolversi
ad
ammettere
nel
loro
senso
le
parole
che
gli
sono
dirette
,
m
'
interruppe
.
Balzò
in
piedi
sempre
col
violino
e
l
'
arco
in
mano
e
mi
soffiò
addosso
delle
parole
offensive
.
Io
feci
del
mio
meglio
per
dimenticarle
e
vi
riuscii
.
Ricordo
solo
che
cominciò
col
domandarmi
ad
alta
voce
come
avevo
potuto
parlare
cosí
di
lui
e
di
lei
!
Io
feci
gli
occhi
grandi
dalla
sorpresa
perché
mi
pareva
di
non
aver
parlato
che
di
lui
solo
.
Dimenticai
le
tante
parole
sdegnose
ch
'
essa
mi
diresse
,
ma
non
la
sua
bella
,
nobile
e
sana
faccia
arrossata
dallo
sdegno
e
dalle
linee
rese
piú
precise
,
quasi
marmoree
,
dall
'
indignazione
.
Quella
non
dimenticai
piú
e
quando
penso
al
mio
amore
e
alla
mia
giovinezza
,
rivedo
la
faccia
bella
e
nobile
e
sana
di
Ada
nel
momento
in
cui
essa
m
'
eliminò
definitivamente
dal
suo
destino
.
Ritornarono
tutti
in
gruppo
intorno
alla
signora
Malfenti
che
teneva
in
braccio
Anna
ancora
piangente
.
Nessuno
si
occupò
di
me
o
di
Ada
ed
io
,
senza
salutare
nessuno
,
uscii
dal
salotto
;
nel
corridoio
presi
il
mio
cappello
.
Curioso
!
Nessuno
veniva
a
trattenermi
.
Allora
mi
trattenni
da
solo
,
ricordando
ch
'
io
non
dovevo
mancare
alle
regole
della
buona
educazione
e
che
perciò
prima
di
andarmene
dovevo
salutare
compitamente
tutti
.
Vero
è
che
non
dubito
io
non
sia
stato
impedito
di
abbandonare
quella
casa
dalla
convinzione
che
troppo
presto
sarebbe
cominciata
per
me
la
notte
ancora
peggiore
delle
cinque
notti
che
l
'
avevano
preceduta
.
Io
che
finalmente
avevo
la
chiarezza
,
sentivo
ora
un
altro
bisogno
:
quello
della
pace
,
la
pace
con
tutti
.
Se
avessi
saputo
eliminare
ogni
asprezza
dai
miei
rapporti
con
Ada
e
con
tutti
gli
altri
,
mi
sarebbe
stato
piú
facile
di
dormire
.
Perché
aveva
da
sussistere
tale
asprezza
?
Se
non
potevo
prendermela
neppure
con
Guido
il
quale
se
anche
non
ne
aveva
alcun
merito
,
certamente
non
aveva
nessuna
colpa
di
essere
stato
preferito
da
Ada
!
Essa
era
la
sola
che
si
fosse
accorta
della
mia
passeggiata
sul
corridoio
e
,
quando
mi
vide
ritornare
,
mi
guardò
ansiosa
.
Temeva
di
una
scena
?
Subito
volli
rassicurarla
.
Le
passai
accanto
e
mormorai
:
-
Scusate
se
vi
ho
offesa
!
Essa
prese
la
mia
mano
e
,
rasserenata
,
la
strinse
.
Fu
un
grande
conforto
.
Io
chiusi
per
un
istante
gli
occhi
per
isolarmi
con
la
mia
anima
e
vedere
quanta
pace
gliene
fosse
derivata
.
Il
mio
destino
volle
che
mentre
tutti
ancora
si
occupavano
della
bimba
,
io
mi
trovassi
seduto
accanto
ad
Alberta
.
Non
l
'
avevo
vista
e
di
lei
non
m
'
accorsi
che
quando
essa
mi
parlò
dicendomi
:
-
Non
s
'
è
fatta
nulla
.
Il
grave
è
la
presenza
di
papà
il
quale
,
se
la
vede
piangere
,
le
fa
un
bel
regalo
.
Io
cessai
dall
'
analizzarmi
perché
mi
vidi
intero
!
Per
avere
la
pace
io
avrei
dovuto
fare
in
modo
che
quel
salotto
non
mi
fosse
mai
piú
interdetto
.
Guardai
Alberta
!
Somigliava
ad
Ada
!
Era
un
po
'
di
lei
piú
piccola
e
portava
sul
suo
organismo
evidenti
dei
segni
non
ancora
cancellati
dell
'
infanzia
.
Facilmente
alzava
la
voce
,
e
il
suo
riso
spesso
eccessivo
le
contraeva
la
faccina
e
gliel
'
arrossava
.
Curioso
!
In
quel
momento
ricordai
una
raccomandazione
di
mio
padre
:
Scegli
una
donna
giovine
e
ti
sarà
piú
facile
di
educarla
a
modo
tuo
.
Il
ricordo
fu
decisivo
.
Guardai
ancora
Alberta
.
Nel
mio
pensiero
m
'
industriavo
di
spogliarla
e
mi
piaceva
cosí
dolce
e
tenerella
come
supposi
fosse
.
Le
dissi
:
-
Sentite
,
Alberta
!
Ho
un
'
idea
:
avete
mai
pensato
che
siete
nell
'
età
di
prendere
marito
?
-
Io
non
penso
di
sposarmi
!
-
disse
essa
sorridendo
e
guardandomi
mitemente
,
senz
'
imbarazzo
o
rossore
.
-
Penso
invece
di
continuare
i
miei
studii
.
Anche
mamma
lo
desidera
.
-
Potreste
continuare
gli
studii
anche
dopo
sposata
.
Mi
venne
un
'
idea
che
mi
parve
spiritosa
e
le
dissi
subito
:
-
Anch
'
io
penso
d
'
iniziarli
dopo
essermi
sposato
.
Essa
rise
di
cuore
,
ma
io
m
'
accorsi
che
perdevo
il
mio
tempo
,
perché
non
era
con
tali
scipitezze
che
si
poteva
conquistare
una
moglie
e
la
pace
.
Bisognava
essere
serii
.
Qui
poi
era
facile
perché
venivo
accolto
tutt
'
altrimenti
che
da
Ada
.
Fui
veramente
serio
.
La
mia
futura
moglie
doveva
intanto
sapere
tutto
.
Con
voce
commossa
le
dissi
:
-
Io
,
poco
fa
,
ho
indirizzata
ad
Ada
la
stessa
proposta
che
ora
feci
a
voi
.
Essa
rifiutò
con
sdegno
.
Potete
figurarvi
in
quale
stato
io
mi
trovi
.
Queste
parole
accompagnate
da
un
atteggiamento
di
tristezza
non
erano
altro
che
la
mia
ultima
dichiarazione
d
'
amore
per
Ada
.
Divenivo
troppo
serio
e
,
sorridendo
,
aggiunsi
:
-
Ma
credo
che
se
voi
accettaste
di
sposarmi
,
io
sarei
felicissimo
e
dimenticherei
per
voi
tutto
e
tutti
.
Essa
si
fece
molto
seria
per
dirmi
:
-
Non
dovete
offendervene
,
Zeno
,
perché
mi
dispiacerebbe
.
Io
faccio
una
grande
stima
di
voi
.
So
che
siete
un
buon
diavolo
eppoi
,
senza
saperlo
,
sapete
molte
cose
,
mentre
i
miei
professori
sanno
esattamente
tutto
quello
che
sanno
.
Io
non
voglio
sposarmi
.
Forse
mi
ricrederò
,
ma
per
il
momento
non
ho
che
una
mèta
:
vorrei
diventare
una
scrittrice
.
Vedete
quale
fiducia
vi
dimostro
.
Non
lo
dissi
mai
a
nessuno
e
spero
non
mi
tradirete
.
Dal
canto
mio
,
vi
prometto
che
non
ripeterò
a
nessuno
la
vostra
proposta
.
-
Ma
anzi
potete
dirlo
a
tutti
!
-
la
interruppi
io
con
stizza
.
Mi
sentivo
di
nuovo
sotto
la
minaccia
di
essere
espulso
da
quel
salotto
e
corsi
al
riparo
.
C
'
era
poi
un
solo
modo
per
attenuare
in
Alberta
l
'
orgoglio
di
aver
potuto
respingermi
ed
io
l
'
adottai
non
appena
lo
scopersi
.
Le
dissi
:
-
Io
ora
farò
la
stessa
proposta
ad
Augusta
e
racconterò
a
tutti
che
la
sposai
perché
le
sue
due
sorelle
mi
rifiutarono
!
Ridevo
di
un
buon
umore
eccessivo
che
m
'
aveva
colto
in
seguito
alla
stranezza
del
mio
procedere
.
Non
era
nella
parola
che
mettevo
lo
spirito
di
cui
ero
tanto
orgoglioso
,
ma
nelle
azioni
.
Mi
guardai
d
'
intorno
per
trovare
Augusta
.
Era
uscita
sul
corridoio
con
un
vassoio
sul
quale
non
v
'
era
che
un
bicchiere
semivuoto
contenente
un
calmante
per
Anna
.
La
seguii
di
corsa
chiamandola
per
nome
ed
essa
s
'
addossò
alla
parete
per
aspettarmi
.
Mi
misi
a
lei
di
faccia
e
subito
le
dissi
:
-
Sentite
,
Augusta
,
volete
che
noi
due
ci
sposiamo
?
La
proposta
era
veramente
rude
.
Io
dovevo
sposare
lei
e
lei
me
,
ed
io
non
domandavo
quello
ch
'
essa
pensasse
né
pensavo
potrebbe
toccarmi
di
essere
io
costretto
di
dare
delle
spiegazioni
.
Se
non
facevo
altro
che
quello
che
tutti
volevano
!
Essa
alzò
gli
occhi
dilatati
dalla
sorpresa
.
Cosí
quello
sbilenco
era
anche
piú
differente
del
solito
dall
'
altro
.
La
sua
faccia
vellutata
e
bianca
,
dapprima
impallidí
di
piú
,
eppoi
subito
si
congestionò
.
Con
un
filo
di
voce
mi
disse
:
-
Voi
scherzate
e
ciò
è
male
.
Temetti
si
mettesse
a
piangere
ed
ebbi
la
curiosa
idea
di
consolarla
dicendole
della
mia
tristezza
.
-
Io
non
scherzo
,
-
dissi
serio
e
triste
.
-
Domandai
dapprima
la
sua
mano
ad
Ada
che
me
la
rifiutò
con
ira
,
poi
domandai
ad
Alberta
di
sposarmi
ed
essa
,
con
belle
parole
,
vi
si
rifiutò
anch
'
essa
.
Non
serbo
rancore
né
all
'
una
né
all
'
altra
.
Solo
mi
sento
molto
,
ma
molto
infelice
.
Dinanzi
al
mio
dolore
essa
si
ricompose
e
si
mise
a
guardarmi
commossa
,
riflettendo
intensamente
.
Il
suo
sguardo
somigliava
ad
una
carezza
che
non
mi
faceva
piacere
.
-
Io
devo
dunque
sapere
e
ricordare
che
voi
non
mi
amate
?
-
domandò
.
Che
cosa
significava
questa
frase
sibillina
?
Preludiava
ad
un
consenso
?
Voleva
ricordare
!
Ricordare
per
tutta
la
vita
da
trascorrersi
con
me
?
Ebbi
il
sentimento
di
chi
per
ammazzarsi
si
sia
messo
in
una
posizione
pericolosa
ed
ora
sia
costretto
a
faticare
per
salvarsi
.
Non
sarebbe
stato
meglio
che
anche
Augusta
m
'
avesse
rifiutato
e
che
mi
fosse
stato
concesso
di
ritornare
sano
e
salvo
nel
mio
studiolo
nel
quale
neppure
quel
giorno
stesso
m
'
ero
sentito
troppo
male
?
Le
dissi
:
-
Sí
!
Io
non
amo
che
Ada
e
sposerei
ora
voi
...
Stavo
per
dirle
che
non
potevo
rassegnarmi
di
divenire
un
estraneo
per
Ada
e
che
perciò
mi
contentavo
di
divenirle
cognato
.
Sarebbe
stato
un
eccesso
,
ed
Augusta
avrebbe
di
nuovo
potuto
credere
che
volessi
dileggiarla
.
Perciò
dissi
soltanto
:
-
Io
non
so
piú
rassegnarmi
di
restar
solo
.
Essa
rimaneva
tuttavia
poggiata
alla
parete
del
cui
sostegno
forse
sentiva
il
bisogno
;
però
pareva
piú
calma
ed
il
vassoio
era
ora
tenuto
da
una
sola
mano
.
Ero
salvo
e
cioè
dovevo
abbandonare
quel
salotto
,
o
potevo
restarci
e
dovevo
sposarmi
?
Dissi
delle
altre
parole
,
solo
perché
impaziente
di
aspettare
le
sue
che
non
volevano
venire
:
-
Io
sono
un
buon
diavolo
e
credo
che
con
me
si
possa
vivere
facilmente
anche
senza
che
ci
sia
un
grande
amore
.
Questa
era
una
frase
che
nei
lunghi
giorni
precedenti
avevo
preparata
per
Ada
per
indurla
a
dirmi
di
sí
anche
senza
sentire
per
me
un
grande
amore
.
Augusta
ansava
leggermente
e
taceva
ancora
.
Quel
silenzio
poteva
anche
significare
un
rifiuto
,
il
piú
delicato
rifiuto
che
si
potesse
immaginare
:
io
quasi
sarei
scappato
in
cerca
del
mio
cappello
,
in
tempo
per
porlo
su
una
testa
salva
.
Invece
Augusta
,
decisa
,
con
un
movimento
dignitoso
che
mai
dimenticai
,
si
rizzò
e
abbandonò
il
sostegno
della
parete
.
Nel
corridoio
non
largo
essa
si
avvicinò
cosí
ancora
di
piú
a
me
che
le
stavo
di
faccia
.
Mi
disse
:
-
Voi
,
Zeno
,
avete
bisogno
di
una
donna
che
voglia
vivere
per
voi
e
vi
assista
.
Io
voglio
essere
quella
donna
.
Mi
porse
la
mano
paffutella
ch
'
io
quasi
istintivamente
baciai
.
Evidentemente
non
c
'
era
piú
la
possibilità
di
fare
altrimenti
.
Devo
poi
confessare
che
in
quel
momento
fui
pervaso
da
una
soddisfazione
che
m
'
allargò
il
petto
.
Non
avevo
piú
da
risolvere
niente
,
perché
tutto
era
stato
risolto
.
Questa
era
la
vera
chiarezza
.
Fu
cosí
che
mi
fidanzai
.
Fummo
subito
festeggiatissimi
.
Il
mio
somigliava
un
poco
al
grande
successo
del
violino
di
Guido
,
tanti
furono
gli
applausi
di
tutti
.
Giovanni
mi
baciò
e
mi
diede
subito
del
tu
.
Con
eccessiva
espressione
di
affetto
mi
disse
:
-
Mi
sentivo
tuo
padre
da
molto
tempo
,
dacché
cominciai
a
darti
dei
consigli
per
il
tuo
commercio
.
La
mia
futura
suocera
mi
porse
anch
'
essa
la
guancia
che
sfiorai
.
A
quel
bacio
non
sarei
sfuggito
neppure
se
avessi
sposato
Ada
.
-
Vede
ch
'
io
avevo
indovinato
tutto
,
-
mi
disse
con
una
disinvoltura
incredibile
e
che
non
fu
punita
perché
io
non
seppi
né
volli
protestare
.
Essa
poi
abbracciò
Augusta
e
la
grandezza
del
suo
affetto
si
rivelò
in
un
singhiozzo
che
le
sfuggí
interrompendo
le
sue
manifestazioni
di
gioia
.
Io
non
potevo
soffrire
la
signora
Malfenti
,
ma
devo
dire
che
quel
singhiozzo
colorí
,
almeno
per
tutta
quella
sera
,
di
una
luce
simpatica
e
importante
il
mio
fidanzamento
.
Alberta
,
raggiante
,
mi
strinse
la
mano
:
-
Io
voglio
essere
per
voi
una
buona
sorella
.
-
E
Ada
:
-
Bravo
,
Zeno
!
-
Poi
,
a
bassa
voce
:
-
Sappiatelo
:
giammai
un
uomo
che
creda
di
aver
fatta
una
cosa
con
precipitazione
,
ha
agito
piú
saviamente
di
voi
.
Guido
mi
diede
una
grande
sorpresa
:
-
Da
questa
mattina
avevo
capito
che
volevate
una
o
l
'
altra
delle
signorine
Malfenti
,
ma
non
arrivavo
a
sapere
quale
.
Non
dovevano
dunque
essere
molto
intimi
se
Ada
non
gli
aveva
parlato
della
mia
corte
!
Che
avessi
davvero
agito
precipitosamente
?
Poco
dopo
però
,
Ada
mi
disse
ancora
:
-
Vorrei
che
mi
voleste
bene
come
un
fratello
.
Il
resto
sia
dimenticato
:
io
non
dirò
mai
nulla
a
Guido
.
Era
del
resto
bello
di
aver
provocata
tanta
gioia
in
una
famiglia
.
Non
potevo
goderne
molto
,
solo
perché
ero
molto
stanco
.
Ero
anche
assonnato
.
Ciò
provava
che
avevo
agito
con
grande
accortezza
.
La
mia
notte
sarebbe
stata
buona
.
A
cena
Augusta
ed
io
assistemmo
muti
ai
festeggiamenti
che
ci
venivano
fatti
.
Essa
sentí
il
bisogno
di
scusarsi
della
sua
incapacità
di
prender
parte
alla
conversazione
generale
:
-
Non
so
dir
nulla
.
Dovete
ricordare
che
,
mezz
'
ora
fa
,
io
non
sapevo
quello
che
stava
per
succedermi
.
Essa
diceva
sempre
l
'
esatta
verità
.
Si
trovava
fra
il
riso
e
il
pianto
e
mi
guardò
.
Volli
accarezzarla
anch
'
io
con
l
'
occhio
e
non
so
se
vi
riuscii
.
Quella
stessa
sera
a
quel
tavolo
subii
un
'
altra
lesione
.
Fui
ferito
proprio
da
Guido
.
Pare
che
poco
prima
ch
'
io
fossi
giunto
per
prendere
parte
alla
seduta
spiritistica
,
Guido
avesse
raccontato
che
nella
mattina
io
avevo
dichiarato
di
non
essere
una
persona
distratta
.
Gli
diedero
subito
tante
di
quelle
prove
ch
'
io
avevo
mentito
che
,
per
vendicarsi
,
(
o
forse
per
far
vedere
ch
'
egli
sapeva
disegnare
)
fece
due
mie
caricature
.
Nella
prima
ero
rappresentato
come
,
col
naso
in
aria
,
mi
poggiavo
su
un
ombrello
puntato
a
terra
.
Nella
seconda
l
'
ombrello
s
'
era
spezzato
e
il
manico
m
'
era
penetrato
nella
schiena
.
Le
due
caricature
raggiungevano
lo
scopo
e
facevano
ridere
col
mezzuccio
semplice
che
l
'
individuo
che
doveva
rappresentarmi
-
invero
affatto
somigliante
,
ma
caratterizzato
da
una
grande
calvizie
-
era
identico
nel
primo
e
nel
secondo
schizzo
e
si
poteva
perciò
figurarselo
tanto
distratto
da
non
aver
cambiato
di
aspetto
per
il
fatto
che
un
ombrello
lo
aveva
trafitto
.
Tutti
risero
molto
e
anzi
troppo
.
Mi
dolse
intensamente
il
tentativo
tanto
ben
riuscito
di
gettare
su
me
del
ridicolo
.
E
fu
allora
che
per
la
prima
volta
fui
colto
dal
mio
dolore
lancinante
.
Quella
sera
mi
dolsero
l
'
avambraccio
destro
e
l
'
anca
.
Un
intenso
bruciore
,
un
formicolio
nei
nervi
come
se
avessero
minacciato
di
rattrappirsi
.
Stupito
portai
la
mano
destra
all
'
anca
e
con
la
mano
sinistra
afferrai
l
'
avambraccio
colpito
.
Augusta
mi
domandò
:
-
Che
hai
?
Risposi
che
sentivo
un
dolore
al
posto
contuso
da
quella
caduta
al
caffè
della
quale
s
'
era
parlato
anche
quella
sera
stessa
.
Feci
subito
un
energico
tentativo
per
liberarmi
da
quel
dolore
.
Mi
parve
che
ne
sarei
guarito
se
avessi
saputo
vendicarmi
dell
'
ingiuria
che
m
'
era
stata
fatta
.
Domandai
un
pezzo
di
carta
ed
una
matita
e
tentai
di
disegnare
un
individuo
che
veniva
oppresso
da
un
tavolino
ribaltatoglisi
addosso
.
Misi
poi
accanto
a
lui
un
bastone
sfuggitogli
di
mano
in
seguito
alla
catastrofe
.
Nessuno
riconobbe
il
bastone
e
perciò
l
'
offesa
non
riuscí
quale
io
l
'
avrei
voluta
.
Perché
poi
si
riconoscesse
chi
fosse
quell
'
individuo
e
come
fosse
capitato
in
quella
posizione
,
scrissi
di
sotto
:
Guido
Speier
alle
prese
col
tavolino
.
Del
resto
di
quel
disgraziato
sotto
al
tavolino
non
si
vedevano
che
le
gambe
,
che
avrebbero
potuto
somigliare
a
quelle
di
Guido
se
non
le
avessi
storpiate
ad
arte
,
e
lo
spirito
di
vendetta
non
fosse
intervenuto
a
peggiorare
il
mio
disegno
già
tanto
infantile
.
Il
dolore
assillante
mi
fece
lavorare
in
grande
fretta
.
Certo
giammai
il
mio
povero
organismo
fu
talmente
pervaso
dal
desiderio
di
ferire
e
se
avessi
avuta
in
mano
la
sciabola
invece
di
quella
matita
che
non
sapevo
muovere
,
forse
la
cura
sarebbe
riuscita
.
Guido
rise
sinceramente
del
mio
disegno
,
ma
poi
osservò
mitemente
:
-
Non
mi
pare
che
il
tavolino
m
'
abbia
nociuto
!
Non
gli
aveva
infatti
nociuto
ed
era
questa
l
'
ingiustizia
di
cui
mi
dolevo
.
Ada
prese
i
due
disegni
di
Guido
e
disse
di
voler
conservarli
.
Io
la
guardai
per
esprimerle
il
mio
rimprovero
ed
essa
dovette
stornare
il
suo
sguardo
dal
mio
.
Avevo
il
diritto
di
rimproverarla
perché
faceva
aumentare
il
mio
dolore
.
Trovai
una
difesa
in
Augusta
.
Essa
volle
che
sul
mio
disegno
mettessi
la
data
del
nostro
fidanzamento
perché
voleva
conservare
anche
lei
quello
sgorbio
.
Un
'
onda
calda
di
sangue
inondò
le
mie
vene
a
tale
segno
d
'
affetto
che
per
la
prima
volta
riconobbi
tanto
importante
per
me
.
Il
dolore
però
non
cessò
e
dovetti
pensare
che
se
quell
'
atto
d
'
affetto
mi
fosse
venuto
da
Ada
,
esso
avrebbe
provocata
nelle
mie
vene
una
tale
ondata
di
sangue
che
tutti
i
detriti
accumulatisi
nei
miei
nervi
ne
sarebbero
stati
spazzati
via
.
Quel
dolore
non
m
'
abbandonò
piú
.
Adesso
,
nella
vecchiaia
,
ne
soffro
meno
perché
,
quando
mi
coglie
,
lo
sopporto
con
indulgenza
:
Ah
!
Sei
qui
,
prova
evidente
che
sono
stato
giovine
?
.
Ma
in
gioventú
fu
altra
cosa
.
Io
non
dico
che
il
dolore
sia
stato
grande
,
per
quanto
talvolta
m
'
abbia
impedito
il
libero
movimento
o
mi
abbia
tenuto
desto
per
notti
intere
.
Ma
esso
occupò
buona
parte
della
mia
vita
.
Volevo
guarirne
!
Perché
avrei
dovuto
portare
per
tutta
la
vita
sul
mio
corpo
stesso
lo
stigma
del
vinto
?
Divenire
addirittura
il
monumento
ambulante
della
vittoria
di
Guido
?
Bisognava
cancellare
dal
mio
corpo
quel
dolore
.
Cosí
cominciarono
le
cure
.
Ma
,
subito
dopo
,
l
'
origine
rabbiosa
della
malattia
fu
dimenticata
e
mi
fu
ora
persino
difficile
di
ritrovarla
.
Non
poteva
essere
altrimenti
:
io
avevo
una
grande
fiducia
nei
medici
che
mi
curarono
e
credetti
loro
sinceramente
quando
attribuirono
quel
dolore
ora
al
ricambio
ed
ora
alla
circolazione
difettosa
,
poi
alla
tubercolosi
o
a
varie
infezioni
di
cui
qualcuna
vergognosa
.
Devo
poi
confessare
che
tutte
le
cure
m
'
arrecarono
qualche
sollievo
temporaneo
per
cui
ogni
volta
l
'
eventuale
nuova
diagnosi
sembrava
confermata
.
Prima
o
poi
risultava
meno
esatta
,
ma
non
del
tutto
erronea
,
perché
da
me
nessuna
funzione
è
idealmente
perfetta
.
Una
volta
sola
ci
fu
un
vero
errore
:
una
specie
di
veterinario
nelle
cui
mani
m
'
ero
posto
,
s
'
ostinò
per
lungo
tempo
ad
attaccare
il
mio
nervo
sciatico
coi
suoi
vescicanti
e
finí
coll
'
essere
beffato
dal
mio
dolore
che
improvvisamente
,
durante
una
seduta
,
saltò
dall
'
anca
alla
coppa
,
lungi
perciò
da
ogni
connessione
col
nervo
sciatico
.
Il
cerusico
s
'
arrabbiò
e
mi
mise
alla
porta
ed
io
me
ne
andai
-
me
lo
ricordo
benissimo
-
niente
affatto
offeso
,
ammirato
invece
che
il
dolore
al
nuovo
posto
non
avesse
cambiato
per
nulla
.
Rimaneva
rabbioso
e
irraggiungibile
come
quando
m
'
aveva
torturata
l
'
anca
.
È
strano
come
ogni
parte
del
nostro
corpo
sappia
dolere
allo
stesso
modo
.
Tutte
le
altre
diagnosi
vivono
esattissime
nel
mio
corpo
e
si
battono
fra
di
loro
per
il
primato
.
Vi
sono
delle
giornate
in
cui
vivo
per
la
diatesi
urica
ed
altre
in
cui
la
diatesi
è
uccisa
,
cioè
guarita
,
da
un
'
infiammazione
delle
vene
.
Io
ho
dei
cassetti
interi
di
medicinali
e
sono
i
soli
cassetti
miei
che
tengo
io
stesso
in
ordine
.
Io
amo
le
mie
medicine
e
so
che
quando
ne
abbandono
una
,
prima
o
poi
vi
ritornerò
.
Del
resto
non
credo
di
aver
perduto
il
mio
tempo
.
Chissà
da
quanto
tempo
e
di
quale
malattia
io
sarei
già
morto
se
il
mio
dolore
in
tempo
non
le
avesse
simulate
tutte
per
indurmi
a
curarle
prima
ch
'
esse
m
'
afferrassero
.
Ma
pur
senza
saper
spiegarne
l
'
intima
natura
,
io
so
quando
il
mio
dolore
per
la
prima
volta
si
formò
.
Proprio
per
quel
disegno
tanto
migliore
del
mio
.
Una
goccia
che
fece
traboccare
il
vaso
!
Io
sono
sicuro
di
non
aver
mai
prima
sentito
quel
dolore
.
Ad
un
medico
volli
spiegarne
l
'
origine
,
ma
non
m
'
intese
.
Chissà
?
Forse
la
psico
-
analisi
porterà
alla
luce
tutto
il
rivolgimento
che
il
mio
organismo
subí
in
quei
giorni
e
specialmente
nelle
poche
ore
che
seguirono
al
mio
fidanzamento
.
Non
furono
neppure
poche
,
quelle
ore
!
Quando
,
tardi
,
la
compagnia
si
sciolse
,
Augusta
lietamente
mi
disse
:
-
A
domani
!
L
'
invito
mi
piacque
perché
provava
che
avevo
raggiunto
il
mio
scopo
e
che
niente
era
finito
e
tutto
avrebbe
continuato
il
giorno
appresso
.
Essa
mi
guardò
negli
occhi
e
trovò
i
miei
vivamente
annuenti
cosí
da
confortarla
.
Scesi
quegli
scalini
,
che
non
contai
piú
,
domandandomi
:
-
Chissà
se
l
'
amo
?
È
un
dubbio
che
m
'
accompagnò
per
tutta
la
vita
e
oggidí
posso
pensare
che
l
'
amore
accompagnato
da
tanto
dubbio
sia
il
vero
amore
.
Ma
neppure
dopo
abbandonata
quella
casa
,
mi
fu
concesso
di
andar
a
coricarmi
e
raccogliere
il
frutto
della
mia
attività
di
quella
serata
in
un
sonno
lungo
e
ristoratore
.
Faceva
caldo
.
Guido
sentí
il
bisogno
di
un
gelato
e
m
'
invitò
ad
accompagnarlo
ad
un
caffè
.
S
'
aggrappò
amichevolmente
al
mio
braccio
ed
io
,
altrettanto
amichevolmente
,
sostenni
il
suo
.
Egli
era
una
persona
molto
importante
per
me
e
non
avrei
saputo
rifiutargli
niente
.
La
grande
stanchezza
che
avrebbe
dovuto
cacciarmi
a
letto
,
mi
rendeva
piú
arrendevole
del
solito
.
Entrammo
proprio
nella
bottega
ove
il
povero
Tullio
m
'
aveva
infettato
con
la
sua
malattia
,
e
ci
mettemmo
a
sedere
ad
un
tavolo
appartato
.
Sulla
via
il
mio
dolore
che
io
ancora
non
sapevo
quale
compagno
fedele
mi
sarebbe
stato
,
m
'
aveva
fatto
soffrire
molto
e
,
per
qualche
istante
,
mi
parve
si
attenuasse
perché
mi
fu
concesso
di
sedere
.
La
compagnia
di
Guido
fu
addirittura
terribile
.
S
'
informava
con
grande
curiosità
della
storia
dei
miei
amori
con
Augusta
.
Sospettava
ch
'
io
lo
ingannassi
?
Gli
dissi
sfacciatamente
che
io
di
Augusta
m
'
ero
innamorato
subito
alla
mia
prima
visita
in
casa
Malfenti
.
Il
mio
dolore
mi
rendeva
ciarliero
,
quasi
avessi
voluto
gridare
piú
di
esso
.
Ma
parlai
troppo
e
se
Guido
fosse
stato
piú
attento
si
sarebbe
accorto
che
io
non
ero
tanto
innamorato
di
Augusta
.
Parlai
della
cosa
piú
interessante
nel
corpo
di
Augusta
,
cioè
quell
'
occhio
sbilenco
che
a
torto
faceva
credere
che
anche
il
resto
non
fosse
al
suo
vero
posto
.
Poi
volli
spiegare
perché
non
mi
fossi
fatto
avanti
prima
.
Forse
Guido
era
meravigliato
di
avermi
visto
capitare
in
quella
casa
all
'
ultimo
momento
per
fidanzarmi
.
Urlai
:
-
Intanto
le
signorine
Malfenti
sono
abituate
ad
un
grande
lusso
ed
io
non
potevo
sapere
se
ero
al
caso
di
addossarmi
una
cosa
simile
.
Mi
dispiacque
di
aver
cosí
parlato
anche
di
Ada
,
ma
non
v
'
era
piú
rimedio
;
era
tanto
difficile
di
isolare
Augusta
da
Ada
!
Continuai
abbassando
la
voce
per
sorvegliarmi
meglio
:
-
Dovetti
perciò
fare
dei
calcoli
.
Trovai
che
il
mio
denaro
non
bastava
.
Allora
mi
misi
a
studiare
se
potevo
allargare
il
mio
commercio
.
Dissi
poi
che
,
per
fare
quei
calcoli
,
avevo
avuto
bisogno
di
molto
tempo
e
che
perciò
m
'
ero
astenuto
dal
far
visita
ai
Malfenti
per
cinque
giorni
.
Finalmente
la
lingua
abbandonata
a
se
stessa
era
arrivata
ad
un
po
'
di
sincerità
.
Ero
vicino
al
pianto
e
,
premendomi
l
'
anca
,
mormorai
:
-
Cinque
giorni
son
lunghi
!
Guido
disse
che
si
compiaceva
di
scoprire
in
me
una
persona
tanto
previdente
.
Io
osservai
seccamente
:
-
La
persona
previdente
non
è
piú
gradevole
della
stordita
!
Guido
rise
:
-
Curioso
che
il
previdente
senta
il
bisogno
di
difendere
lo
stordito
!
Poi
,
senz
'
altra
transizione
,
mi
raccontò
seccamente
ch
'
egli
era
in
procinto
di
domandare
la
mano
di
Ada
.
M
'
aveva
trascinato
al
caffè
per
farmi
quella
confessione
oppure
s
'
era
seccato
di
aver
dovuto
starmi
a
sentire
per
tanto
tempo
a
parlare
di
me
e
si
procurava
la
rivincita
?
Io
sono
quasi
sicuro
d
'
esser
riuscito
a
dimostrare
la
massima
sorpresa
e
la
massima
compiacenza
.
Ma
subito
dopo
trovai
il
modo
di
addentarlo
vigorosamente
:
-
Adesso
capisco
perché
ad
Ada
piacque
tanto
quel
Bach
svisato
a
quel
modo
!
Era
ben
suonato
,
ma
gli
Otto
proibiscono
di
lordare
in
certi
posti
.
La
botta
era
forte
e
Guido
arrossí
dal
dolore
.
Fu
mite
nella
risposta
perché
ora
gli
mancava
l
'
appoggio
di
tutto
il
suo
piccolo
pubblico
entusiasta
.
-
Dio
mio
!
-
cominciò
per
guadagnar
tempo
.
-
Talvolta
suonando
si
cede
ad
un
capriccio
.
In
quella
stanza
pochi
conoscevano
il
Bach
ed
io
lo
presentai
loro
un
poco
modernizzato
.
Parve
soddisfatto
della
sua
trovata
,
ma
io
ne
fui
soddisfatto
altrettanto
perché
mi
parve
una
scusa
e
una
sommissione
.
Ciò
bastò
a
mitigarmi
e
,
del
resto
,
per
nulla
al
mondo
avrei
voluto
litigare
col
futuro
marito
di
Ada
.
Proclamai
che
raramente
avevo
sentito
un
dilettante
che
suonasse
cosí
bene
.
A
lui
non
bastò
:
osservò
ch
'
egli
poteva
essere
considerato
quale
un
dilettante
,
solo
perché
non
accettava
di
presentarsi
come
professionista
.
Non
voleva
altro
?
Gli
diedi
ragione
.
Era
evidente
ch
'
egli
non
poteva
essere
considerato
quale
un
dilettante
.
Cosí
fummo
di
nuovo
buoni
amici
.
Poi
,
di
punto
in
bianco
,
egli
si
mise
a
dir
male
delle
donne
.
Restai
a
bocca
aperta
!
Ora
che
lo
conosco
meglio
,
so
ch
'
egli
si
lancia
a
un
discorrere
abbondante
in
qualsiasi
direzione
quando
si
crede
sicuro
di
piacere
al
suo
interlocutore
.
Io
,
poco
prima
,
avevo
parlato
del
lusso
delle
signorine
Malfenti
,
ed
egli
ricominciò
a
parlare
di
quello
per
finire
col
dire
di
tutte
le
altre
cattive
qualità
delle
donne
.
La
mia
stanchezza
m
'
impediva
d
'
interromperlo
e
mi
limitavo
a
continui
segni
d
'
assenso
ch
'
erano
già
troppo
faticosi
per
me
.
Altrimenti
,
certo
,
avrei
protestato
.
Io
sapevo
ch
'
io
avevo
ogni
ragione
di
dir
male
delle
donne
rappresentate
per
me
da
Ada
,
Augusta
e
dalla
mia
futura
suocera
;
ma
lui
non
aveva
alcuna
ragione
di
prendersela
col
sesso
rappresentato
per
lui
dalla
sola
Ada
che
l
'
amava
.
Era
ben
dotto
,
e
ad
onta
della
mia
stanchezza
stetti
a
sentirlo
con
ammirazione
.
Molto
tempo
dopo
scopersi
ch
'
egli
aveva
fatte
sue
le
geniali
teorie
del
giovine
suicida
Weininger
.
Per
allora
subivo
il
peso
di
un
secondo
Bach
.
Mi
venne
persino
il
dubbio
ch
'
egli
volesse
curarmi
.
Perché
altrimenti
avrebbe
voluto
convincermi
che
la
donna
non
sa
essere
né
geniale
né
buona
?
A
me
parve
che
la
cura
non
riuscí
perché
somministrata
da
Guido
.
Ma
conservai
quelle
teorie
e
le
perfezionai
con
la
lettura
del
Weininger
.
Non
guariscono
però
mai
,
ma
sono
una
comoda
compagnia
quando
si
corre
dietro
alle
donne
.
Finito
il
suo
gelato
,
Guido
sentí
il
bisogno
di
una
boccata
d
'
aria
fresca
e
m
'
indusse
ad
accompagnarlo
ad
una
passeggiata
verso
la
periferia
della
città
.
Ricordo
:
da
giorni
,
in
città
,
si
anelava
ad
un
poco
di
pioggia
da
cui
si
sperava
qualche
sollievo
al
caldo
anticipato
.
Io
non
m
'
ero
neppure
accorto
di
quel
caldo
.
Quella
sera
il
cielo
aveva
cominciato
a
coprirsi
di
leggere
nubi
bianche
,
di
quelle
da
cui
il
popolo
spera
la
pioggia
abbondante
,
ma
una
grande
luna
s
'
avanzava
nel
cielo
intensamente
azzurro
dov
'
era
ancora
limpido
,
una
di
quelle
lune
dalle
guancie
gonfie
che
lo
stesso
popolo
crede
capaci
di
mangiare
le
nubi
.
Era
infatti
evidente
che
là
dov
'
essa
toccava
,
scioglieva
e
nettava
.
Volli
interrompere
il
chiacchierio
di
Guido
che
mi
costringeva
ad
un
annuire
continuo
,
una
tortura
,
e
gli
descrissi
il
bacio
nella
luna
scoperto
dal
poeta
Zamboni
:
com
'
era
dolce
quel
bacio
nel
centro
delle
nostre
notti
in
confronto
all
'
ingiustizia
che
Guido
accanto
a
me
commetteva
!
Parlando
e
scotendomi
dal
torpore
in
cui
ero
caduto
a
forza
di
assentire
,
mi
parve
che
il
mio
dolore
s
'
attenuasse
.
Era
il
premio
per
la
mia
ribellione
e
vi
insistetti
.
Guido
dovette
adattarsi
di
lasciare
per
un
momento
in
pace
le
donne
e
guardare
in
alto
.
Ma
per
poco
!
Scoperta
,
in
seguito
alle
mie
indicazioni
,
la
pallida
immagine
di
donna
nella
luna
,
ritornò
al
suo
argomento
con
uno
scherzo
di
cui
rise
fortemente
,
ma
solo
lui
,
nella
via
deserta
:
-
Vede
tante
cose
quella
donna
!
Peccato
ch
'
essendo
donna
non
sa
ricordarle
.
Faceva
parte
della
sua
teoria
(
o
di
quella
del
Weininger
)
che
la
donna
non
può
essere
geniale
perché
non
sa
ricordare
.
Arrivammo
sotto
la
via
Belvedere
.
Guido
disse
che
un
po
'
di
salita
ci
avrebbe
fatto
bene
.
Anche
questa
volta
lo
compiacqui
.
Lassú
,
con
uno
di
quei
movimenti
che
si
confanno
meglio
ai
giovanissimi
ragazzi
,
egli
si
sdraiò
sul
muricciuolo
che
arginava
la
via
da
quella
sottostante
.
Gli
pareva
di
fare
un
atto
di
coraggio
esponendosi
ad
una
caduta
di
una
diecina
di
metri
.
Sentii
dapprima
il
solito
ribrezzo
al
vederlo
esposto
a
tanto
pericolo
,
ma
poi
ricordai
il
sistema
da
me
escogitato
quella
sera
stessa
,
in
uno
slancio
d
'
improvvisazione
,
per
liberarmi
da
quell
'
affanno
e
mi
misi
ad
augurare
ferventemente
ch
'
egli
cadesse
.
In
quella
posizione
egli
continuava
a
predicare
contro
le
donne
.
Diceva
ora
che
abbisognavano
di
giocattoli
come
i
bambini
,
ma
di
alto
prezzo
.
Ricordai
che
Ada
diceva
di
amare
molto
i
gioielli
.
Era
dunque
proprio
di
lei
ch
'
egli
parlava
?
Ebbi
allora
un
'
idea
spaventosa
!
Perché
non
avrei
fatto
fare
a
Guido
quel
salto
di
dieci
metri
?
Non
sarebbe
stato
giusto
di
sopprimere
costui
che
mi
portava
via
Ada
senz
'
amarla
?
In
quel
momento
mi
pareva
che
quando
l
'
avessi
ucciso
,
avrei
potuto
correre
da
Ada
per
averne
subito
il
premio
.
Nella
strana
notte
piena
di
luce
,
a
me
era
parso
ch
'
essa
stesse
a
sentire
come
Guido
l
'
infamava
.
Debbo
confessare
ch
'
io
in
quel
momento
m
'
accinsi
veramente
ad
uccidere
Guido
!
Ero
in
piedi
accanto
a
lui
ch
'
era
sdraiato
sul
basso
muricciuolo
ed
esaminai
freddamente
come
avrei
dovuto
afferrarlo
per
essere
sicuro
del
fatto
mio
.
Poi
scopersi
che
non
avevo
neppur
bisogno
di
afferrarlo
.
Egli
giaceva
sulle
proprie
braccia
incrociate
dietro
la
testa
,
e
sarebbe
bastata
una
buona
spinta
improvvisa
per
metterlo
senza
rimedio
fuori
d
'
equilibrio
.
Mi
venne
un
'
altra
idea
che
mi
parve
tanto
importante
da
poter
compararla
alla
grande
luna
che
s
'
avanzava
nel
cielo
nettandolo
:
avevo
accettato
di
fidanzarmi
ad
Augusta
per
essere
sicuro
di
dormir
bene
quella
notte
.
Come
avrei
potuto
dormire
se
avessi
ammazzato
Guido
?
Quest
'
idea
salvò
me
e
lui
.
Volli
subito
abbandonare
quella
posizione
nella
quale
sovrastavo
a
Guido
e
che
mi
seduceva
a
quell
'
azione
.
Mi
piegai
sulle
ginocchia
abbattendomi
su
me
stesso
e
arrivando
quasi
a
toccare
il
suolo
con
la
mia
testa
:
-
Che
dolore
,
che
dolore
!
-
urlai
.
Spaventato
,
Guido
balzò
in
piedi
a
domandarmi
delle
spiegazioni
.
Io
continuai
a
lamentarmi
piú
mitemente
senza
rispondere
.
Sapevo
perché
mi
lamentavo
:
perché
avevo
voluto
uccidere
e
forse
,
anche
,
perché
non
avevo
saputo
farlo
.
Il
dolore
e
il
lamento
scusavano
tutto
.
Mi
pareva
di
gridare
ch
'
io
non
avevo
voluto
uccidere
e
mi
pareva
anche
di
gridare
che
non
era
colpa
mia
se
non
avevo
saputo
farlo
.
Tutto
era
colpa
della
mia
malattia
e
del
mio
dolore
.
Invece
ricordo
benissimo
che
proprio
allora
il
mio
dolore
scomparve
del
tutto
e
che
il
mio
lamento
rimase
una
pura
commedia
cui
io
invano
cercai
di
dare
un
contenuto
evocando
il
dolore
e
ricostruendolo
per
sentirlo
e
soffrirne
.
Ma
fu
uno
sforzo
vano
perché
esso
non
ritornò
che
quando
volle
.
Come
al
solito
Guido
procedeva
per
ipotesi
.
Fra
altro
mi
domandò
se
non
si
fosse
trattato
dello
stesso
dolore
prodotto
da
quella
caduta
al
caffè
.
L
'
idea
mi
parve
buona
e
assentii
.
Egli
mi
prese
per
il
braccio
e
,
amorevolmente
,
mi
fece
rizzare
.
Poi
,
con
ogni
riguardo
,
sempre
appoggiandomi
,
mi
fece
scendere
la
piccola
erta
.
Quando
fummo
giú
,
dichiarai
che
mi
sentivo
un
poco
meglio
e
che
credevo
che
,
appoggiato
a
lui
,
avrei
potuto
procedere
piú
spedito
.
Cosí
si
andava
finalmente
a
letto
!
Poi
era
la
prima
vera
grande
soddisfazione
che
quel
giorno
mi
fosse
stata
accordata
.
Egli
lavorava
per
me
,
perché
quasi
mi
portava
.
Ero
io
che
finalmente
gl
'
imponevo
il
mio
volere
.
Trovammo
una
farmacia
ancora
aperta
ed
egli
ebbe
l
'
idea
di
mandarmi
a
letto
accompagnato
da
un
calmante
.
Costruí
tutta
una
teoria
sul
dolore
reale
e
sul
sentimento
esagerato
dello
stesso
:
un
dolore
si
moltiplicava
per
l
'
esasperazione
ch
'
esso
stesso
aveva
prodotta
.
Con
quella
bottiglietta
s
'
iniziò
la
mia
raccolta
di
medicinali
,
e
fu
giusto
fosse
stata
scelta
da
Guido
.
Per
dar
base
piú
solida
alla
sua
teoria
,
egli
suppose
ch
'
io
avessi
sofferto
di
quel
dolore
da
molti
giorni
.
Mi
spiacque
di
non
poter
compiacerlo
.
Dichiarai
che
quella
sera
,
in
casa
dei
Malfenti
,
io
non
avevo
sentito
alcun
dolore
.
Nel
momento
in
cui
m
'
era
stata
concessa
la
realizzazione
del
mio
lungo
sogno
,
evidentemente
non
avevo
potuto
soffrire
.
E
per
essere
sincero
volli
proprio
essere
come
avevo
asserito
ch
'
io
fossi
e
dissi
piú
volte
a
me
stesso
:
Io
amo
Augusta
,
io
non
amo
Ada
.
Amo
Augusta
e
questa
sera
arrivai
alla
realizzazione
del
mio
lungo
sogno
.
Cosí
procedemmo
nella
notte
lunare
.
Suppongo
che
Guido
fosse
affaticato
dal
mio
peso
,
perché
finalmente
ammutolí
.
Mi
propose
però
di
accompagnarmi
fino
a
letto
.
Rifiutai
e
quando
mi
fu
concesso
di
chiudere
la
porta
di
casa
dietro
di
me
,
diedi
un
sospiro
di
sollievo
.
Ma
certamente
anche
Guido
dovette
emettere
lo
stesso
sospiro
.
Feci
gli
scalini
della
mia
villa
a
quattro
a
quattro
e
in
dieci
minuti
fui
a
letto
.
M
'
addormentai
presto
e
,
nel
breve
periodo
che
precede
il
sonno
,
non
ricordai
né
Ada
né
Augusta
,
ma
il
solo
Guido
,
cosí
dolce
e
buono
e
paziente
.
Certo
,
non
avevo
dimenticato
che
poco
prima
avevo
voluto
ucciderlo
,
ma
ciò
non
aveva
alcun
'
importanza
perché
le
cose
di
cui
nessuno
sa
e
che
non
lasciarono
delle
tracce
,
non
esistono
.
Il
giorno
seguente
mi
recai
alla
casa
della
mia
sposa
un
po
'
titubante
.
Non
ero
sicuro
se
gl
'
impegni
presi
la
sera
prima
avessero
il
valore
ch
'
io
credevo
di
dover
conferire
loro
.
Scopersi
che
l
'
avevano
per
tutti
.
Anche
Augusta
riteneva
d
'
essersi
fidanzata
,
anzi
piú
sicuramente
di
quanto
lo
credessi
io
.
Fu
un
fidanzamento
laborioso
.
Io
ho
il
senso
di
averlo
annullato
varie
volte
e
ricostituito
con
grande
fatica
e
sono
sorpreso
che
nessuno
se
ne
sia
accorto
.
Mai
non
ebbi
la
certezza
d
'
avviarmi
proprio
al
matrimonio
,
ma
pare
che
tuttavia
io
mi
sia
comportato
da
fidanzato
abbastanza
amoroso
.
Infatti
io
baciavo
e
stringevo
al
seno
la
sorella
di
Ada
ogni
qualvolta
ne
avevo
la
possibilità
.
Augusta
subiva
le
mie
aggressioni
come
credeva
che
una
sposa
dovesse
ed
io
mi
comportai
relativamente
bene
,
solo
perché
la
signora
Malfenti
non
ci
lasciò
soli
che
per
brevi
istanti
.
La
mia
sposa
era
molto
meno
brutta
di
quanto
avessi
creduto
,
e
la
sua
piú
grande
bellezza
la
scopersi
baciandola
:
il
suo
rossore
!
Là
dove
baciavo
sorgeva
una
fiamma
in
mio
onore
ed
io
baciavo
piú
con
la
curiosità
dello
sperimentatore
che
col
fervore
dell
'
amante
.
Ma
il
desiderio
non
mancò
e
rese
un
po
'
piú
lieve
quella
grave
epoca
.
Guai
se
Augusta
e
sua
madre
non
m
'
avessero
impedito
di
bruciare
quella
fiamma
in
una
sola
volta
come
io
spesso
ne
avrei
avuto
il
desiderio
.
Come
si
avrebbe
continuato
a
vivere
allora
?
Almeno
cosí
il
mio
desiderio
continuò
a
darmi
sulle
scale
di
quella
casa
la
stessa
ansia
come
quando
le
salivo
per
andare
alla
conquista
di
Ada
.
Gli
scalini
dispari
mi
promettevano
che
quel
giorno
avrei
potuto
far
vedere
ad
Augusta
che
cosa
fosse
il
fidanzamento
ch
'
essa
aveva
voluto
.
Sognavo
un
'
azione
violenta
che
m
'
avrebbe
ridato
tutto
il
sentimento
della
mia
libertà
.
Non
volevo
mica
altro
io
ed
è
ben
strano
che
quando
Augusta
intese
quello
ch
'
io
volevo
,
l
'
abbia
interpretato
quale
un
segno
di
febbre
d
'
amore
.
Nel
mio
ricordo
quel
periodo
si
divide
in
due
fasi
.
Nella
prima
la
signora
Malfenti
ci
faceva
spesso
sorvegliare
da
Alberta
o
cacciava
nel
salotto
con
noi
la
piccola
Anna
con
una
sua
maestrina
.
Ada
non
fu
allora
mai
associata
in
alcun
modo
a
noi
ed
io
dicevo
a
me
stesso
che
dovevo
compiacermene
,
mentre
invece
ricordo
oscuramente
di
aver
pensato
una
volta
che
sarebbe
stata
una
bella
soddisfazione
per
me
di
poter
baciare
Augusta
in
presenza
di
Ada
.
Chissà
con
quale
violenza
l
'
avrei
fatto
.
La
seconda
fase
s
'
iniziò
quando
Guido
ufficialmente
si
fidanzò
con
Ada
e
la
signora
Malfenti
da
quella
pratica
donna
che
era
,
uní
le
due
coppie
nello
stesso
salotto
perché
si
sorvegliassero
a
vicenda
.
Della
prima
fase
so
che
Augusta
si
diceva
perfettamente
soddisfatta
di
me
.
Quando
non
l
'
assaltavo
,
divenivo
di
una
loquacità
straordinaria
.
La
loquacità
era
un
mio
bisogno
.
Me
ne
procurai
l
'
opportunità
figgendomi
in
capo
l
'
idea
che
giacché
dovevo
sposare
Augusta
,
dovessi
anche
imprenderne
l
'
educazione
.
L
'
educavo
alla
dolcezza
,
all
'
affetto
e
sopra
tutto
alla
fedeltà
.
Non
ricordo
esattamente
la
forma
che
davo
alle
mie
prediche
di
cui
taluna
m
'
è
ricordata
da
lei
che
giammai
le
obliò
.
M
'
ascoltava
attenta
e
sommessa
.
Io
,
una
volta
,
nella
foga
dell
'
insegnamento
,
proclamai
che
se
essa
avesse
scoperto
un
mio
tradimento
,
ne
sarebbe
conseguito
il
suo
diritto
di
ripagarmi
della
stessa
moneta
.
Essa
,
indignata
,
protestò
che
neppure
col
mio
permesso
avrebbe
saputo
tradirmi
e
che
,
da
un
mio
tradimento
,
a
lei
non
sarebbe
risultata
che
la
libertà
di
piangere
.
Io
credo
che
tali
prediche
fatte
per
tutt
'
altro
scopo
che
di
dire
qualche
cosa
,
abbiano
avuta
una
benefica
influenza
sul
mio
matrimonio
.
Di
sincero
v
'
era
l
'
effetto
ch
'
esse
ebbero
sull
'
animo
di
Augusta
.
La
sua
fedeltà
non
fu
mai
messa
a
prova
perché
dei
miei
tradimenti
essa
mai
seppe
nulla
,
ma
il
suo
affetto
e
la
sua
dolcezza
restarono
inalterati
nei
lunghi
anni
che
passammo
insieme
,
proprio
come
l
'
avevo
indotta
a
promettermelo
.
Quando
Guido
si
promise
,
la
seconda
fase
del
mio
fidanzamento
s
'
iniziò
con
un
mio
proponimento
che
fu
espresso
cosí
:
Eccomi
ben
guarito
del
mio
amore
per
Ada
!
.
Fino
ad
allora
avevo
creduto
che
il
rossore
di
Augusta
fosse
bastato
per
guarirmi
,
ma
si
vede
che
non
si
è
mai
guariti
abbastanza
!
Il
ricordo
di
quel
rossore
mi
fece
pensare
ch
'
esso
oramai
ci
sarebbe
stato
anche
fra
Guido
e
Ada
.
Questo
,
molto
meglio
di
quell
'
altro
,
doveva
abolire
ogni
mio
desiderio
.
È
della
prima
fase
il
desiderio
di
violare
Augusta
.
Nella
seconda
fui
molto
meno
eccitato
.
La
signora
Malfenti
non
aveva
certo
sbagliato
organizzando
cosí
la
nostra
sorveglianza
con
tanto
piccolo
suo
disturbo
.
Mi
ricordo
che
una
volta
scherzando
mi
misi
a
baciare
Augusta
.
Invece
di
scherzare
con
me
,
Guido
si
mise
a
sua
volta
a
baciare
Ada
.
Mi
parve
poco
delicato
da
parte
sua
,
perché
egli
non
baciava
castamente
come
avevo
fatto
io
per
riguardo
a
loro
,
ma
baciava
Ada
proprio
nella
bocca
che
addirittura
suggeva
.
Sono
certo
che
in
quell
'
epoca
io
m
'
ero
già
assueffatto
a
considerare
Ada
quale
una
sorella
,
ma
non
ero
preparato
a
vederne
far
uso
a
quel
modo
.
Dubito
anche
che
ad
un
vero
fratello
piacerebbe
di
veder
manipolare
cosí
la
sorella
.
Perciò
,
in
presenza
di
Guido
,
io
non
baciai
mai
piú
Augusta
.
Invece
Guido
,
in
mia
presenza
,
tentò
un
'
altra
volta
di
attirare
a
sé
Ada
,
ma
fu
dessa
che
se
ne
schermí
ed
egli
non
ripeté
piú
il
tentativo
.
Molto
confusamente
mi
ricordo
delle
tante
e
tante
sere
che
passammo
insieme
.
La
scena
che
si
ripeté
all
'
infinito
,
s
'
impresse
nella
mia
mente
cosí
:
tutt
'
e
quattro
eravamo
seduti
intorno
al
fine
tavolo
veneziano
su
cui
ardeva
una
grande
lampada
a
petrolio
coperta
da
uno
schermo
di
stoffa
verde
che
metteva
tutto
nell
'
ombra
,
meno
i
lavori
di
ricamo
cui
le
due
fanciulle
attendevano
,
Ada
su
un
fazzoletto
di
seta
che
teneva
libero
in
mano
,
Augusta
su
un
piccolo
telaio
rotondo
.
Vedo
Guido
perorare
e
dev
'
essere
successo
di
spesso
che
sia
stato
io
solo
a
dargli
ragione
.
Mi
ricordo
ancora
della
testa
di
capelli
neri
lievemente
ricciuti
di
Ada
,
rilevati
da
un
effetto
strano
che
vi
produceva
la
luce
gialla
e
verde
.
Si
discusse
di
quella
luce
e
anche
del
colore
vero
di
quei
capelli
.
Guido
,
che
sapeva
anche
dipingere
,
ci
spiegò
come
si
dovesse
analizzare
un
colore
.
Neppure
questo
suo
insegnamento
non
dimenticai
piú
e
ancora
oggidí
,
quando
voglio
intendere
meglio
il
colore
di
un
paesaggio
,
socchiudo
gli
occhi
finché
non
spariscano
molte
linee
e
non
si
vedano
che
le
sole
luci
che
anch
'
esse
s
'
abbrunano
nel
solo
e
vero
colore
.
Però
,
quando
mi
dedico
ad
un
'
analisi
simile
,
sulla
mia
retina
,
subito
dopo
le
immagini
reali
,
quasi
una
reazione
mia
fisica
,
riappare
la
luce
gialla
e
verde
e
i
capelli
bruni
sui
quali
per
la
prima
volta
educai
il
mio
occhio
.
Non
so
dimenticare
una
sera
che
fra
tutte
fu
rilevata
da
un
'
espressione
di
gelosia
di
Augusta
e
subito
dopo
anche
da
una
mia
riprovevole
indiscrezione
.
Per
farci
uno
scherzo
,
Guido
e
Ada
erano
andati
a
sedere
lontano
da
noi
,
dall
'
altra
parte
del
salotto
,
al
tavolo
Luigi
XIV
.
Cosí
io
ebbi
presto
un
dolore
al
collo
che
torcevo
per
parlare
con
loro
.
Augusta
mi
disse
:
-
Lasciali
!
Là
si
fa
veramente
all
'
amore
.
Ed
io
,
con
una
grande
inerzia
di
pensiero
,
le
dissi
a
bassa
voce
che
non
doveva
crederlo
perché
Guido
non
amava
le
donne
.
Cosí
m
'
era
sembrato
di
scusarmi
di
essermi
ingerito
nei
discorsi
dei
due
amanti
.
Era
invece
una
malvagia
indiscrezione
quella
di
riferire
ad
Augusta
i
discorsi
sulle
donne
cui
Guido
s
'
abbandonava
in
mia
compagnia
,
ma
giammai
in
presenza
di
alcun
altro
della
famiglia
delle
nostre
spose
.
Il
ricordo
di
quelle
mie
parole
m
'
amareggiò
per
varii
giorni
,
mentre
posso
dire
che
il
ricordo
di
aver
voluto
uccidere
Guido
non
m
'
aveva
turbato
neppure
per
un
'
ora
.
Ma
uccidere
e
sia
pure
a
tradimento
,
è
cosa
piú
virile
che
danneggiare
un
amico
riferendo
una
sua
confidenza
.
Già
allora
Augusta
aveva
torto
di
essere
gelosa
di
Ada
.
Non
era
per
vedere
Ada
ch
'
io
a
quel
modo
torcevo
il
mio
collo
.
Guido
,
con
la
sua
loquacità
,
m
'
aiutava
a
trascorrere
quel
lungo
tempo
.
Io
gli
volevo
già
bene
e
passavo
una
parte
delle
mie
giornate
con
lui
.
Ero
legato
a
lui
anche
dalla
gratitudine
che
gli
portavo
per
la
considerazione
in
cui
egli
mi
teneva
e
che
comunicava
agli
altri
.
Persino
Ada
stava
ora
a
sentirmi
attentamente
quando
parlavo
.
Ogni
sera
aspettavo
con
una
certa
impazienza
il
suono
del
gong
che
ci
chiamava
a
cena
,
e
di
quelle
cene
ricordo
principalmente
la
mia
perenne
indigestione
.
Mangiavo
troppo
per
un
bisogno
di
tenermi
attivo
.
A
cena
abbondavo
di
parole
affettuose
per
Augusta
;
proprio
quanto
la
mia
bocca
piena
me
lo
permetteva
,
e
i
genitori
suoi
potevano
aver
solo
la
brutta
impressione
che
il
grande
mio
affetto
fosse
diminuito
dalla
mia
bestiale
voracità
.
Si
sorpresero
che
al
mio
ritorno
dal
viaggio
di
nozze
non
avessi
riportato
con
me
tanto
appetito
.
Sparí
quando
non
si
esigette
piú
da
me
di
dimostrare
una
passione
che
non
sentivo
.
Non
è
permesso
di
farsi
veder
freddo
con
la
sposa
dai
suoi
genitori
nel
momento
in
cui
ci
si
accinge
di
andar
a
letto
con
essa
!
Augusta
ricorda
specialmente
le
affettuose
parole
che
le
mormoravo
a
quel
tavolo
.
Fra
boccone
e
boccone
devo
averne
inventate
di
magnifiche
e
resto
stupito
,
quando
mi
vengono
ricordate
,
perché
non
mi
sembrerebbero
mie
.
Lo
stesso
mio
suocero
,
Giovanni
il
furbo
,
si
lasciò
ingannare
e
,
finché
visse
,
quando
voleva
dare
un
esempio
di
una
grande
passione
amorosa
,
citava
la
mia
per
sua
figlia
,
cioè
per
Augusta
.
Ne
sorrideva
beato
da
quel
buon
padre
ch
'
egli
era
,
ma
gliene
derivava
un
aumento
di
disprezzo
per
me
,
perché
secondo
lui
,
non
era
un
vero
uomo
colui
che
metteva
tutto
il
proprio
destino
nelle
mani
di
una
donna
e
che
sopra
tutto
non
s
'
accorgeva
che
all
'
infuori
della
propria
v
'
erano
a
questo
mondo
anche
delle
altre
donne
.
Da
ciò
si
vede
che
non
sempre
fui
giudicato
con
giustizia
.
Mia
suocera
,
invece
,
non
credette
nel
mio
amore
neppure
quando
la
stessa
Augusta
vi
si
adagiò
piena
di
fiducia
.
Per
lunghi
anni
essa
mi
squadrò
con
occhio
diffidente
,
dubbiosa
del
destino
della
figliuola
sua
prediletta
.
Anche
per
questa
ragione
io
sono
convinto
ch
'
essa
deve
avermi
guidato
nei
giorni
che
mi
condussero
al
fidanzamento
.
Era
impossibile
d
'
ingannare
anche
lei
che
deve
aver
conosciuto
il
mio
animo
meglio
di
me
stesso
.
Venne
finalmente
il
giorno
del
mio
matrimonio
e
proprio
quel
giorno
ebbi
un
'
ultima
esitazione
.
Avrei
dovuto
essere
dalla
sposa
alle
otto
del
mattino
,
e
invece
alle
sette
e
tre
quarti
mi
trovavo
ancora
a
letto
fumando
rabbiosamente
e
guardando
la
mia
finestra
su
cui
brillava
,
irridendo
,
il
primo
sole
che
durante
quell
'
inverno
fosse
apparso
.
Meditavo
di
abbandonare
Augusta
!
Diveniva
evidente
l
'
assurdità
del
mio
matrimonio
ora
che
non
m
'
importava
piú
di
restar
attaccato
ad
Ada
.
Non
sarebbero
mica
avvenute
di
grandi
cose
se
io
non
mi
fossi
presentato
all
'
appuntamento
!
Eppoi
:
Augusta
era
stata
una
sposa
amabile
,
ma
non
si
poteva
mica
sapere
come
si
sarebbe
comportata
la
dimane
delle
nozze
.
E
se
subito
m
'
avesse
dato
della
bestia
perché
m
'
ero
lasciato
prendere
a
quel
modo
?
Per
fortuna
venne
Guido
,
ed
io
,
nonché
resistere
,
mi
scusai
del
mio
ritardo
asserendo
di
aver
creduto
che
fosse
stata
stabilita
un
'
altra
ora
per
le
nozze
.
Invece
di
rimproverarmi
,
Guido
si
mise
a
raccontare
di
sé
e
delle
tante
volte
ch
'
egli
,
per
distrazione
,
aveva
mancato
a
degli
appuntamenti
.
Anche
in
fatto
di
distrazione
egli
voleva
essere
superiore
a
me
e
dovetti
non
dargli
altro
ascolto
per
arrivare
a
uscir
di
casa
.
Cosí
avvenne
che
andai
al
matrimonio
a
passo
di
corsa
.
Arrivai
tuttavia
molto
tardi
.
Nessuno
mi
rimproverò
e
tutti
meno
la
sposa
s
'
accontentarono
di
certe
spiegazioni
che
Guido
diede
in
vece
mia
.
Augusta
era
tanto
pallida
che
persino
le
sue
labbra
erano
livide
.
Se
anche
non
potevo
dire
di
amarla
,
pure
è
certo
che
non
avrei
voluto
farle
del
male
.
Tentai
di
riparare
e
commisi
la
bestialità
d
'
attribuire
al
mio
ritardo
ben
tre
cause
.
Erano
troppe
e
raccontavano
con
tanta
chiarezza
quello
ch
'
io
avevo
meditato
là
nel
mio
letto
,
guardando
il
sole
invernale
,
che
si
dovette
ritardare
la
nostra
partenza
per
la
chiesa
onde
dar
tempo
ad
Augusta
di
rimettersi
.
All
'
altare
dissi
di
sí
distrattamente
perché
nella
mia
viva
compassione
per
Augusta
stavo
escogitando
una
quarta
spiegazione
al
mio
ritardo
e
mi
pareva
la
migliore
di
tutte
.
Invece
,
quando
uscimmo
dalla
chiesa
,
m
'
accorsi
che
Augusta
aveva
ricuperati
tutti
i
suoi
colori
.
Ne
ebbi
una
certa
stizza
perché
quel
mio
sí
non
avrebbe
mica
dovuto
bastare
a
rassicurarla
del
mio
amore
.
E
mi
preparavo
a
trattarla
molto
rudemente
se
si
fosse
rimessa
da
tanto
da
darmi
della
bestia
perché
m
'
ero
lasciato
prendere
a
quel
modo
.
Invece
,
a
casa
sua
,
approfittò
di
un
momento
in
cui
ci
lasciarono
soli
,
per
dirmi
piangendo
:
-
Non
dimenticherò
mai
che
,
pur
non
amandomi
,
mi
sposasti
.
Io
non
protestai
perché
la
cosa
era
stata
tanto
evidente
che
non
si
poteva
.
Ma
,
pieno
di
compassione
,
l
'
abbracciai
.
Poi
di
tutto
questo
non
si
parlò
piú
fra
me
ed
Augusta
perché
il
matrimonio
è
una
cosa
ben
piú
semplice
del
fidanzamento
.
Una
volta
sposati
non
si
discute
piú
d
'
amore
e
,
quando
si
sente
il
bisogno
di
dirne
,
l
'
animalità
interviene
presto
a
rifare
il
silenzio
.
Ora
tale
animalità
può
essere
divenuta
tanto
umana
da
complicarsi
e
falsificarsi
ed
avviene
che
,
chinandosi
su
una
capigliatura
femminile
,
si
faccia
anche
lo
sforzo
di
evocarvi
una
luce
che
non
c
'
è
.
Si
chiudono
gli
occhi
e
la
donna
diventa
un
'
altra
per
ridivenire
lei
quando
la
si
abbandona
.
A
lei
s
'
indirizza
tutta
la
gratitudine
e
maggiore
ancora
se
lo
sforzo
riuscí
.
È
per
questo
che
se
io
avessi
da
nascere
un
'
altra
volta
(
madre
natura
è
capace
di
tutto
!
)
accetterei
di
sposare
Augusta
,
ma
mai
di
promettermi
con
lei
.
Alla
stazione
Ada
mi
porse
la
guancia
al
bacio
fraterno
.
Io
la
vidi
solo
allora
,
frastornato
com
'
ero
dalla
tanta
gente
ch
'
era
venuta
ad
accompagnarci
e
subito
pensai
:
Sei
proprio
tu
che
mi
cacciasti
in
questi
panni
!
Avvicinai
le
mie
labbra
alla
sua
guancia
vellutata
badando
di
non
sfiorarla
neppure
.
Fu
la
prima
soddisfazione
di
quel
giorno
,
perché
per
un
istante
sentii
quale
vantaggio
mi
derivasse
dal
mio
matrimonio
:
m
'
ero
vendicato
rifiutando
d
'
approfittare
dell
'
unica
occasione
che
m
'
era
stata
offerta
di
baciare
Ada
!
Poi
,
mentre
il
treno
correva
,
seduto
accanto
ad
Augusta
,
dubitai
di
non
aver
fatto
bene
.
Temevo
ne
fosse
compromessa
la
mia
amicizia
con
Guido
.
Però
soffrivo
di
piú
quando
pensavo
che
forse
Ada
non
s
'
era
neppure
accorta
che
non
avevo
baciata
la
guancia
che
mi
aveva
offerta
.
Essa
se
ne
era
accorta
,
ma
io
non
lo
seppi
che
quando
,
a
sua
volta
,
molti
mesi
dopo
,
partí
con
Guido
da
quella
stessa
stazione
.
Tutti
essa
baciò
.
A
me
solo
offerse
con
grande
cordialità
la
mano
.
Io
gliela
strinsi
freddamente
.
La
sua
vendetta
arrivava
proprio
in
ritardo
perché
le
circostanze
erano
del
tutto
mutate
.
Dal
ritorno
dal
mio
viaggio
di
nozze
avevamo
avuti
dei
rapporti
fraterni
e
non
si
poteva
spiegare
perché
mi
avesse
escluso
dal
bacio
.
6
.
Moglie
e
amante
Nella
mia
vita
ci
furono
varii
periodi
in
cui
credetti
di
essere
avviato
alla
salute
e
alla
felicità
.
Mai
però
tale
fede
fu
tanto
forte
come
nel
tempo
in
cui
durò
il
mio
viaggio
di
nozze
eppoi
qualche
settimana
dopo
il
nostro
ritorno
a
casa
.
Cominciò
con
una
scoperta
che
mi
stupí
:
io
amavo
Augusta
com
'
essa
amava
me
.
Dapprima
diffidente
,
godevo
intanto
di
una
giornata
e
m
'
aspettavo
che
la
seguente
fosse
tutt
'
altra
cosa
.
Ma
una
seguiva
e
somigliava
all
'
altra
,
luminosa
,
tutta
gentilezza
di
Augusta
ed
anche
-
ciò
ch
'
era
la
sorpresa
-
mia
.
Ogni
mattina
ritrovavo
in
lei
lo
stesso
commosso
affetto
e
in
me
la
stessa
riconoscenza
che
,
se
non
era
amore
,
vi
somigliava
molto
.
Chi
avrebbe
potuto
prevederlo
quando
avevo
zoppicato
da
Ada
ad
Alberta
per
arrivare
ad
Augusta
?
Scoprivo
di
essere
stato
non
un
bestione
cieco
diretto
da
altri
,
ma
un
uomo
abilissimo
.
E
vedendomi
stupito
,
Augusta
mi
diceva
:
-
Ma
perché
ti
sorprendi
?
Non
sapevi
che
il
matrimonio
è
fatto
cosí
?
Lo
sapevo
pur
io
che
sono
tanto
piú
ignorante
di
te
!
Non
so
piú
se
dopo
o
prima
dell
'
affetto
,
nel
mio
animo
si
formò
una
speranza
,
la
grande
speranza
di
poter
finire
col
somigliare
ad
Augusta
ch
'
era
la
salute
personificata
.
Durante
il
fidanzamento
io
non
avevo
neppur
intravvista
quella
salute
,
perché
tutto
immerso
a
studiare
me
in
primo
luogo
eppoi
Ada
e
Guido
.
La
lampada
a
petrolio
in
quel
salotto
non
era
mai
arrivata
ad
illuminare
gli
scarsi
capelli
di
Augusta
.
Altro
che
il
suo
rossore
!
Quando
questo
sparve
con
la
semplicità
con
cui
i
colori
dell
'
aurora
spariscono
alla
luce
diretta
del
sole
,
Augusta
batté
sicura
la
via
per
cui
erano
passate
le
sue
sorelle
su
questa
terra
,
quelle
sorelle
che
possono
trovare
tutto
nella
legge
e
nell
'
ordine
o
che
altrimenti
a
tutto
rinunziano
.
Per
quanto
la
sapessi
mal
fondata
perché
basata
su
di
me
,
io
amavo
,
io
adoravo
quella
sicurezza
.
Di
fronte
ad
essa
io
dovevo
comportarmi
almeno
con
la
modestia
che
usavo
quando
si
trattava
di
spiritismo
.
Questo
poteva
essere
e
poteva
perciò
esistere
anche
la
fede
nella
vita
.
Però
mi
sbalordiva
;
da
ogni
sua
parola
,
da
ogni
suo
atto
risultava
che
in
fondo
essa
credeva
la
vita
eterna
.
Non
che
la
dicessi
tale
:
si
sorprese
anzi
che
una
volta
io
,
cui
gli
errori
ripugnavano
prima
che
non
avessi
amati
i
suoi
,
avessi
sentito
il
bisogno
di
ricordargliene
la
brevità
.
Macché
!
Essa
sapeva
che
tutti
dovevano
morire
,
ma
ciò
non
toglieva
che
oramai
ch
'
eravamo
sposati
,
si
sarebbe
rimasti
insieme
,
insieme
,
insieme
.
Essa
dunque
ignorava
che
quando
a
questo
mondo
ci
si
univa
,
ciò
avveniva
per
un
periodo
tanto
breve
,
breve
,
breve
,
che
non
s
'
intendeva
come
si
fosse
arrivati
a
darsi
del
tu
dopo
di
non
essersi
conosciuti
per
un
tempo
infinito
e
pronti
a
non
rivedersi
mai
piú
per
un
altro
infinito
tempo
.
Compresi
finalmente
che
cosa
fosse
la
perfetta
salute
umana
quando
indovinai
che
il
presente
per
lei
era
una
verità
tangibile
in
cui
si
poteva
segregarsi
e
starci
caldi
.
Cercai
di
esservi
ammesso
e
tentai
di
soggiornarvi
risoluto
di
non
deridere
me
e
lei
,
perché
questo
conato
non
poteva
essere
altro
che
la
mia
malattia
ed
io
dovevo
almeno
guardarmi
dall
'
infettare
chi
a
me
s
'
era
confidato
.
Anche
perciò
,
nello
sforzo
di
proteggere
lei
,
seppi
per
qualche
tempo
movermi
come
un
uomo
sano
.
Essa
sapeva
tutte
le
cose
che
fanno
disperare
,
ma
in
mano
sua
queste
cose
cambiavano
di
natura
.
Se
anche
la
terra
girava
non
occorreva
mica
avere
il
mal
di
mare
!
Tutt
'
altro
!
La
terra
girava
,
ma
tutte
le
altre
cose
restavano
al
loro
posto
.
E
queste
cose
immobili
avevano
un
'
importanza
enorme
:
l
'
anello
di
matrimonio
,
tutte
le
gemme
e
i
vestiti
,
il
verde
,
il
nero
,
quello
da
passeggio
che
andava
in
armadio
quando
si
arrivava
a
casa
e
quello
di
sera
che
in
nessun
caso
si
avrebbe
potuto
indossare
di
giorno
,
né
quando
io
non
m
'
adattavo
di
mettermi
in
marsina
.
E
le
ore
dei
pasti
erano
tenute
rigidamente
e
anche
quelle
del
sonno
.
Esistevano
,
quelle
ore
,
e
si
trovavano
sempre
al
loro
posto
.
Di
domenica
essa
andava
a
Messa
ed
io
ve
l
'
accompagnai
talvolta
per
vedere
come
sopportasse
l
'
immagine
del
dolore
e
della
morte
.
Per
lei
non
c
'
era
,
e
quella
visita
le
infondeva
serenità
per
tutta
la
settimana
.
Vi
andava
anche
in
certi
giorni
festivi
ch
'
essa
sapeva
a
mente
.
Niente
di
piú
,
mentre
se
io
fossi
stato
religioso
mi
sarei
garantita
la
beatitudine
stando
in
chiesa
tutto
il
giorno
.
C
'
erano
un
mondo
di
autorità
anche
quaggiú
che
la
rassicuravano
.
Intanto
quella
austriaca
o
italiana
che
provvedeva
alla
sicurezza
sulle
vie
e
nelle
case
ed
io
feci
sempre
del
mio
meglio
per
associarmi
anche
a
quel
suo
rispetto
.
Poi
v
'
erano
i
medici
,
quelli
che
avevano
fatto
tutti
gli
studii
regolari
per
salvarci
quando
-
Dio
non
voglia
-
ci
avesse
a
toccare
qualche
malattia
.
Io
ne
usavo
ogni
giorno
di
quell
'
autorità
:
lei
,
invece
,
mai
.
Ma
perciò
io
sapevo
il
mio
atroce
destino
quando
la
malattia
mortale
m
'
avesse
raggiunto
,
mentre
lei
credeva
che
anche
allora
,
appoggiata
solidamente
lassú
e
quaggiú
,
per
lei
vi
sarebbe
stata
la
salvezza
.
Io
sto
analizzando
la
sua
salute
,
ma
non
ci
riesco
perché
m
'
accorgo
che
,
analizzandola
,
la
converto
in
malattia
.
E
,
scrivendone
,
comincio
a
dubitare
se
quella
salute
non
avesse
avuto
bisogno
di
cura
o
d
'
istruzione
per
guarire
.
Ma
vivendole
accanto
per
tanti
anni
,
mai
ebbi
tale
dubbio
.
Quale
importanza
m
'
era
attribuita
in
quel
suo
piccolo
mondo
!
Dovevo
dire
la
mia
volontà
ad
ogni
proposito
,
per
la
scelta
dei
cibi
e
delle
vesti
,
delle
compagnie
e
delle
letture
.
Ero
costretto
ad
una
grande
attività
che
non
mi
seccava
.
Stavo
collaborando
alla
costruzione
di
una
famiglia
patriarcale
e
diventavo
io
stesso
il
patriarca
che
avevo
odiato
e
che
ora
m
'
appariva
quale
il
segnacolo
della
salute
.
È
tutt
'
altra
cosa
essere
il
patriarca
o
dover
venerare
un
altro
che
s
'
arroghi
tale
dignità
.
Io
volevo
la
salute
per
me
a
costo
d
'
appioppare
ai
non
patriarchi
la
malattia
,
e
,
specialmente
durante
il
viaggio
,
assunsi
talvolta
volentieri
l
'
atteggiamento
di
statua
equestre
.
Ma
già
in
viaggio
non
mi
fu
sempre
facile
l
'
imitazione
che
m
'
ero
proposta
.
Augusta
voleva
veder
tutto
come
se
si
fosse
trovata
in
un
viaggio
d
'
istruzione
.
Non
bastava
mica
essere
stati
a
palazzo
Pitti
,
ma
bisognava
passare
per
tutte
quelle
innumerevoli
sale
,
fermandosi
almeno
per
qualche
istante
dinanzi
ad
ogni
opera
d
'
arte
.
Io
rifiutai
d
'
abbandonare
la
prima
sala
e
non
vidi
altro
,
addossandomi
la
sola
fatica
di
trovare
dei
pretesti
alla
mia
infingardaggine
.
Passai
una
mezza
giornata
dinanzi
ai
ritratti
dei
fondatori
di
casa
Medici
e
scopersi
che
somigliavano
a
Carnegie
e
Vanderbilt
.
Meraviglioso
!
Eppure
erano
della
mia
razza
!
Augusta
non
divideva
la
mia
meraviglia
.
Sapeva
che
cosa
fossero
i
Yankees
,
ma
non
ancora
bene
chi
fossi
io
.
Qui
la
sua
salute
non
la
vinse
ed
essa
dovette
rinunziare
ai
musei
.
Le
raccontai
che
una
volta
al
Louvre
,
m
'
imbizzarrii
talmente
in
mezzo
a
tante
opere
d
'
arte
,
che
fui
in
procinto
di
mandare
in
pezzi
la
Venere
.
Rassegnata
,
Augusta
disse
:
-
Meno
male
che
i
musei
si
incontrano
in
viaggio
di
nozze
eppoi
mai
piú
!
Infatti
nella
vita
manca
la
monotonia
dei
musei
.
Passano
i
giorni
capaci
di
cornice
,
ma
sono
ricchi
di
suoni
che
frastornano
eppoi
oltre
che
di
linee
e
di
colori
anche
di
vera
luce
,
di
quella
che
scotta
e
perciò
non
annoia
.
La
salute
spinge
all
'
attività
e
ad
addossarsi
un
mondo
di
seccature
.
Chiusi
i
musei
,
cominciarono
gli
acquisti
.
Essa
,
che
non
vi
aveva
mai
abitato
,
conosceva
la
nostra
villa
meglio
di
me
e
sapeva
che
in
una
stanza
mancava
uno
specchio
,
in
un
'
altra
un
tappeto
e
che
in
una
terza
v
'
era
il
posto
per
una
statuina
.
Comperò
i
mobili
di
un
intero
salotto
e
,
da
ogni
città
in
cui
soggiornammo
,
fu
organizzata
almeno
una
spedizione
.
A
me
pareva
che
sarebbe
stato
piú
opportuno
e
meno
fastidioso
di
fare
tutti
quegli
acquisti
a
Trieste
.
Ecco
che
dovevamo
pensare
alla
spedizione
,
all
'
assicurazione
e
alle
operazioni
doganali
.
-
Ma
tu
non
sai
che
tutte
le
merci
devono
viaggiare
?
Non
sei
un
negoziante
,
tu
?
-
E
rise
.
Aveva
quasi
ragione
.
Obbiettai
:
-
Le
merci
si
fanno
viaggiare
per
vendere
e
guadagnare
!
Mancando
quello
scopo
si
lasciano
tranquille
e
si
sta
tranquilli
!
Ma
l
'
intraprendenza
era
una
delle
cose
che
in
lei
piú
amavo
.
Era
deliziosa
quell
'
intraprendenza
cosí
ingenua
!
Ingenua
perché
bisogna
ignorare
la
storia
del
mondo
per
poter
credere
di
aver
fatto
un
buon
affare
col
solo
acquisto
di
un
oggetto
:
è
alla
vendita
che
si
giudica
l
'
accortezza
dell
'
acquisto
.
Credevo
di
trovarmi
in
piena
convalescenza
.
Le
mie
lesioni
s
'
erano
fatte
meno
velenose
.
Fu
da
allora
che
l
'
atteggiamento
mio
immutabile
fu
di
lietezza
.
Era
come
un
impegno
che
in
quei
giorni
indimenticabili
avessi
preso
con
Augusta
e
fu
l
'
unica
fede
che
non
violai
che
per
brevi
istanti
,
quando
cioè
la
vita
rise
piú
forte
di
me
.
La
nostra
fu
e
rimase
una
relazione
sorridente
perché
io
sorrisi
sempre
di
lei
,
che
credevo
non
sapesse
e
lei
di
me
,
cui
attribuiva
molta
scienza
e
molti
errori
ch
'
essa
-
cosí
si
lusingava
-
avrebbe
corretti
.
Io
rimasi
apparentemente
lieto
anche
quando
la
malattia
mi
riprese
intero
.
Lieto
come
se
il
mio
dolore
fosse
stato
sentito
da
me
quale
un
solletico
.
Nel
lungo
cammino
traverso
l
'
Italia
,
ad
onta
della
mia
nuova
salute
,
non
andai
immune
da
molte
sofferenze
.
Eravamo
partiti
senza
lettere
di
raccomandazione
e
,
spessissimo
,
a
me
parve
che
molti
degl
'
ignoti
fra
cui
ci
movevamo
,
mi
fossero
nemici
.
Era
una
paura
ridicola
,
ma
non
sapevo
vincerla
.
Potevo
essere
assaltato
,
insultato
e
sopra
tutto
calunniato
,
e
chi
avrebbe
potuto
proteggermi
?
Ci
fu
anche
una
vera
crisi
di
questa
paura
della
quale
per
fortuna
nessuno
,
neppur
Augusta
,
s
'
accorse
.
Usavo
prendere
quasi
tutti
i
giornali
che
m
'
erano
offerti
sulla
via
.
Fermatomi
un
giorno
davanti
al
banco
di
un
giornalaio
,
mi
venne
il
dubbio
,
ch
'
egli
,
per
odio
,
avrebbe
potuto
facilmente
farmi
arrestare
come
un
ladro
avendo
io
preso
da
lui
un
solo
giornale
e
tenendone
molti
,
sotto
il
braccio
,
comperati
altrove
e
neppure
aperti
.
Corsi
via
seguito
da
Augusta
a
cui
non
dissi
la
ragione
della
mia
fretta
.
Mi
legai
d
'
amicizia
con
un
vetturino
e
un
cicerone
in
compagnia
dei
quali
ero
almeno
sicuro
di
non
poter
essere
accusato
di
furti
ridicoli
.
Fra
me
e
il
vetturino
c
'
era
qualche
evidente
punto
di
contatto
.
Egli
amava
molto
i
vini
dei
Castelli
e
mi
raccontò
che
ad
ogni
tratto
gli
si
gonfiavano
i
piedi
.
Andava
allora
all
'
ospedale
e
,
guarito
,
ne
veniva
congedato
con
molte
raccomandazioni
di
rinunziare
al
vino
.
Egli
allora
faceva
un
proposito
che
diceva
ferreo
perché
,
per
materializzarlo
,
lo
accompagnava
con
un
nodo
ch
'
egli
allacciava
alla
catena
di
metallo
del
suo
orologio
.
Ma
quando
io
lo
conobbi
la
sua
catena
gli
pendeva
sul
panciotto
,
senza
nodo
.
Lo
invitai
di
venir
a
stare
con
me
a
Trieste
.
Gli
descrissi
il
sapore
del
nostro
vino
,
tanto
differente
da
quello
del
suo
,
per
assicurarlo
dell
'
esito
della
drastica
cura
.
Non
ne
volle
sapere
e
rifiutò
con
una
faccia
in
cui
v
'
era
già
stampata
la
nostalgia
.
Col
cicerone
mi
legai
perché
mi
parve
fosse
superiore
ai
suoi
colleghi
.
Non
è
difficile
sapere
di
storia
molto
piú
di
me
,
ma
anche
Augusta
con
la
sua
esattezza
e
col
suo
Baedeker
verificò
l
'
esattezza
di
molte
sue
indicazioni
.
Intanto
era
giovine
e
si
andava
di
corsa
traverso
i
viali
seminati
di
statue
.
Quando
perdetti
quei
due
amici
,
abbandonai
Roma
.
Il
vetturino
avendo
avuto
da
me
tanto
denaro
,
mi
fece
vedere
come
il
vino
gli
attaccasse
qualche
volta
anche
la
testa
e
ci
gettò
contro
una
solidissima
antica
costruzione
Romana
.
Il
cicerone
poi
si
pensò
un
giorno
di
asserire
che
gli
antichi
Romani
conoscevano
benissimo
la
forza
elettrica
e
ne
facessero
largo
uso
.
Declamò
anche
dei
versi
latini
che
dovevano
farne
fede
.
Ma
mi
colse
allora
un
'
altra
piccola
malattia
da
cui
non
dovevo
piú
guarire
.
Una
cosa
da
niente
:
la
paura
d
'
invecchiare
e
sopra
tutto
la
paura
di
morire
.
Io
credo
abbia
avuto
origine
da
una
speciale
forma
di
gelosia
.
L
'
invecchiamento
mi
faceva
paura
solo
perché
m
'
avvicinava
alla
morte
.
Finché
ero
vivo
,
certamente
Augusta
non
m
'
avrebbe
tradito
,
ma
mi
figuravo
che
non
appena
morto
e
sepolto
,
dopo
di
aver
provveduto
acché
la
mia
tomba
fosse
tenuta
in
pieno
ordine
e
mi
fossero
dette
le
Messe
necessarie
,
subito
essa
si
sarebbe
guardata
d
'
intorno
per
darmi
il
successore
ch
'
essa
avrebbe
circondato
del
medesimo
mondo
sano
e
regolato
che
ora
beava
me
.
Non
poteva
mica
morire
la
sua
bella
salute
perché
ero
morto
io
.
Avevo
una
tale
fede
in
quella
salute
che
mi
pareva
non
potesse
perire
che
sfracellata
sotto
un
intero
treno
in
corsa
.
Mi
ricordo
che
una
sera
,
a
Venezia
,
si
passava
in
gondola
per
uno
di
quei
canali
dal
silenzio
profondo
ad
ogni
tratto
interrotto
dalla
luce
e
dal
rumore
di
una
via
che
su
di
esso
improvvisamente
s
'
apre
.
Augusta
,
come
sempre
,
guardava
le
cose
e
accuratamente
le
registrava
:
un
giardino
verde
e
fresco
che
sorgeva
da
una
base
sucida
lasciata
all
'
aria
dall
'
acqua
che
s
'
era
ritirata
;
un
campanile
che
si
rifletteva
nell
'
acqua
torbida
;
una
viuzza
lunga
e
oscura
con
in
fondo
un
fiume
di
luce
e
di
gente
.
Io
,
invece
,
nell
'
oscurità
,
sentivo
,
con
pieno
sconforto
,
me
stesso
.
Le
dissi
del
tempo
che
andava
via
e
che
presto
essa
avrebbe
rifatto
quel
viaggio
di
nozze
con
un
altro
.
Io
ne
ero
tanto
sicuro
che
mi
pareva
di
dirle
una
storia
già
avvenuta
.
E
mi
parve
fuori
di
posto
ch
'
essa
si
mettesse
a
piangere
per
negare
la
verità
di
quella
storia
.
Forse
m
'
aveva
capito
male
e
credeva
io
le
avessi
attribuita
l
'
intenzione
di
uccidermi
.
Tutt
'
altro
!
Per
spiegarmi
meglio
le
descrissi
un
mio
eventuale
modo
di
morire
:
le
mie
gambe
,
nelle
quali
la
circolazione
era
certamente
già
povera
,
si
sarebbero
incancrenite
e
la
cancrena
dilatata
,
dilatata
,
sarebbe
giunta
a
toccare
un
organo
qualunque
,
indispensabile
per
poter
tener
aperti
gli
occhi
.
Allora
li
avrei
chiusi
,
e
addio
patriarca
!
Sarebbe
stato
necessario
stamparne
un
altro
.
Essa
continuò
a
singhiozzare
e
a
me
quel
suo
pianto
,
nella
tristezza
enorme
di
quel
canale
,
parve
molto
importante
.
Era
forse
provocato
dalla
disperazione
per
la
visione
esatta
di
quella
sua
salute
atroce
?
Allora
tutta
l
'
umanità
avrebbe
singhiozzato
in
quel
pianto
.
Poi
,
invece
,
seppi
ch
'
essa
neppur
sapeva
come
fosse
fatta
la
salute
.
La
salute
non
analizza
se
stessa
e
neppur
si
guarda
nello
specchio
.
Solo
noi
malati
sappiamo
qualche
cosa
di
noi
stessi
.
Fu
allora
ch
'
essa
mi
raccontò
di
avermi
amato
prima
di
avermi
conosciuto
.
M
'
aveva
amato
dacché
aveva
sentito
il
mio
nome
,
presentato
da
suo
padre
in
questa
forma
:
Zeno
Cosini
,
un
ingenuo
,
che
faceva
tanto
d
'
occhi
quando
sentiva
parlare
di
qualunque
accorgimento
commerciale
e
s
'
affrettava
a
prenderne
nota
in
un
libro
di
comandamenti
,
che
però
smarriva
.
E
se
io
non
m
'
ero
accorto
della
sua
confusione
al
nostro
primo
incontro
,
ciò
doveva
far
credere
che
fossi
stato
confuso
anch
'
io
.
Mi
ricordai
che
al
vedere
Augusta
ero
stato
distratto
dalla
sua
bruttezza
visto
che
m
'
ero
atteso
di
trovare
in
quella
casa
le
quattro
fanciulle
dall
'
iniziale
in
a
tutte
bellissime
.
Apprendevo
ora
ch
'
essa
m
'
amava
da
molto
tempo
,
ma
che
cosa
provava
ciò
?
Non
le
diedi
la
soddisfazione
di
ricredermi
.
Quando
fossi
stato
morto
,
essa
ne
avrebbe
preso
un
altro
.
Mitigato
il
pianto
,
essa
s
'
appoggiò
ancora
meglio
a
me
e
,
subito
ridendo
,
mi
domandò
:
-
Dove
troverei
il
tuo
successore
?
Non
vedi
come
sono
brutta
?
Infatti
,
probabilmente
,
mi
sarebbe
stato
concesso
qualche
tempo
di
putrefazione
tranquilla
.
Ma
la
paura
d
'
invecchiare
non
mi
lasciò
piú
,
sempre
per
la
paura
di
consegnare
ad
altri
mia
moglie
.
Non
s
'
attenuò
la
paura
quando
la
tradii
e
non
s
'
accrebbe
neppure
per
il
pensiero
di
perdere
nello
stesso
modo
l
'
amante
.
Era
tutt
'
altra
cosa
,
che
non
aveva
niente
a
che
fare
con
l
'
altra
.
Quando
la
paura
di
morire
m
'
assillava
,
mi
rivolgevo
ad
Augusta
per
averne
conforto
come
quei
bambini
che
porgono
al
bacio
della
mamma
la
manina
ferita
.
Essa
trovava
sempre
delle
nuove
parole
per
confortarmi
.
In
viaggio
di
nozze
m
'
attribuiva
ancora
trent
'
anni
di
gioventú
ed
oggidí
altrettanti
.
Io
invece
sapevo
che
già
le
settimane
di
gioia
del
viaggio
di
nozze
m
'
avevano
sensibilmente
accostato
alle
smorfie
orribili
dell
'
agonia
.
Augusta
poteva
dire
quello
che
voleva
,
il
conto
era
presto
fatto
:
ogni
settimana
io
mi
vi
accostavo
di
una
settimana
.
Quando
m
'
accorsi
di
esser
colto
troppo
spesso
dallo
stesso
dolore
,
evitai
di
stancarla
col
dirle
sempre
le
stesse
cose
e
,
per
avvertirla
del
mio
bisogno
di
conforto
,
bastò
mormorassi
:
Povero
Cosini
!
.
Ella
sapeva
allora
esattamente
cosa
mi
turbava
e
accorreva
a
coprirmi
del
suo
grande
affetto
.
Cosí
riuscii
ad
avere
il
suo
conforto
anche
quand
'
ebbi
tutt
'
altri
dolori
.
Un
giorno
,
ammalato
dal
dolore
di
averla
tradita
,
mormorai
per
svista
:
Povero
Cosini
!
.
Ne
ebbi
gran
vantaggio
perché
anche
allora
il
suo
conforto
mi
fu
prezioso
.
Ritornato
dal
viaggio
di
nozze
,
ebbi
la
sorpresa
di
non
aver
mai
abitata
una
casa
tanto
comoda
e
calda
.
Augusta
v
'
introdusse
tutte
le
comodità
che
aveva
avute
nella
propria
,
ma
anche
molte
altre
ch
'
essa
stessa
inventò
.
La
stanza
da
bagno
,
che
a
memoria
d
'
uomo
era
stata
sempre
in
fondo
a
un
corridoio
a
mezzo
chilometro
dalla
mia
stanza
da
letto
,
si
accostò
alla
nostra
e
fu
fornita
di
un
numero
maggiore
di
getti
d
'
acqua
.
Poi
una
stanzuccia
accanto
al
tinello
fu
convertita
in
stanza
da
caffè
.
Imbottita
di
tappeti
e
addobbata
da
grandi
poltrone
in
pelle
,
vi
soggiornavamo
ogni
giorno
per
un
'
oretta
dopo
colazione
.
Contro
mia
voglia
,
vi
era
tutto
il
necessario
per
fumare
.
Anche
il
mio
piccolo
studio
,
per
quanto
io
lo
difendessi
,
subí
delle
modificazioni
.
Io
temevo
che
i
mutamenti
me
lo
rendessero
odioso
e
invece
subito
m
'
accorsi
che
solo
allora
era
possibile
viverci
.
Essa
dispose
la
sua
illuminazione
in
modo
che
potevo
leggere
seduto
al
tavolo
,
sdraiato
sulla
poltrona
o
coricato
sul
sofà
.
Persino
per
il
violino
fu
provveduto
un
leggio
con
la
sua
brava
lampadina
che
illuminava
la
musica
senza
ferire
gli
occhi
.
Anche
colà
,
e
contro
mia
voglia
,
fui
accompagnato
da
tutti
gli
ordigni
necessarii
per
fumare
tranquillamente
.
Perciò
in
casa
si
costruiva
molto
e
c
'
era
qualche
disordine
che
diminuiva
la
nostra
quiete
.
Per
lei
,
che
lavorava
per
l
'
eternità
,
il
breve
incomodo
poteva
non
importare
,
ma
per
me
la
cosa
era
ben
diversa
.
Mi
opposi
energicamente
quando
le
venne
il
desiderio
d
'
impiantare
nel
nostro
giardino
una
piccola
lavanderia
che
implicava
addirittura
la
costruzione
di
una
casuccia
.
Augusta
asseriva
che
la
lavanderia
in
casa
era
una
garanzia
della
salute
dei
bébés
.
Ma
intanto
i
bébés
non
c
'
erano
ed
io
non
vedevo
alcuna
necessità
di
lasciarmi
incomodare
da
loro
prima
ancora
che
arrivassero
.
Ella
invece
portava
nella
mia
vecchia
casa
un
istinto
che
veniva
dall
'
aria
aperta
,
e
,
in
amore
,
somigliava
alla
rondinella
che
subito
pensa
al
nido
.
Ma
anch
'
io
facevo
all
'
amore
e
portavo
a
casa
fiori
e
gemme
.
La
mia
vita
fu
del
tutto
mutata
dal
mio
matrimonio
.
Rinunziai
,
dopo
un
debole
tentativo
di
resistenza
,
a
disporre
a
mio
piacere
del
mio
tempo
e
m
'
acconciai
al
piú
rigido
orario
.
Sotto
questo
riguardo
la
mia
educazione
ebbe
un
esito
splendido
.
Un
giorno
,
subito
dopo
il
nostro
viaggio
di
nozze
,
mi
lasciai
innocentemente
trattenere
dall
'
andar
a
casa
a
colazione
e
,
dopo
di
aver
mangiato
qualche
cosa
in
un
bar
,
restai
fuori
fino
alla
sera
.
Rientrato
a
notte
fatta
,
trovai
che
Augusta
non
aveva
fatto
colazione
ed
era
disfatta
dalla
fame
.
Non
mi
fece
alcun
rimprovero
,
ma
non
si
lasciò
convincere
d
'
aver
fatto
male
.
Dolcemente
,
ma
risoluta
,
dichiarò
che
se
non
fosse
stata
avvisata
prima
,
m
'
avrebbe
atteso
per
la
colazione
fino
all
'
ora
del
pranzo
.
Non
c
'
era
da
scherzare
!
Un
'
altra
volta
mi
lasciai
indurre
da
un
amico
a
restar
fuori
di
casa
fino
alle
due
di
notte
.
Trovai
Augusta
che
m
'
aspettava
e
che
batteva
i
denti
dal
freddo
avendo
trascurata
la
stufa
.
Ne
seguí
anche
una
sua
lieve
indisposizione
che
rese
indimenticabile
la
lezione
inflittami
.
Un
giorno
volli
farle
un
altro
grande
regalo
:
lavorare
!
Essa
lo
desiderava
ed
io
stesso
pensavo
che
il
lavoro
sarebbe
stato
utile
per
la
mia
salute
.
Si
capisce
che
è
meno
malato
chi
ha
poco
tempo
per
esserlo
.
Andai
al
lavoro
e
,
se
non
vi
restai
,
non
fu
davvero
colpa
mia
.
Vi
andai
coi
migliori
propositi
e
con
vera
umiltà
.
Non
reclamai
di
partecipare
alla
direzione
degli
affari
e
domandai
invece
di
tenere
intanto
il
libro
mastro
.
Davanti
al
grosso
libro
in
cui
le
scritturazioni
erano
disposte
con
la
regolarità
di
strade
e
case
,
mi
sentii
pieno
di
rispetto
e
cominciai
a
scrivere
con
mano
tremante
.
Il
figliuolo
dell
'
Olivi
,
un
giovinotto
sobriamente
elegante
,
occhialuto
,
dotto
di
tutte
le
scienze
commerciali
,
assunse
la
mia
istruzione
e
di
lui
davvero
non
ho
da
lagnarmi
.
Mi
diede
qualche
seccatura
con
la
sua
scienza
economica
e
la
teoria
della
domanda
e
dell
'
offerta
che
a
me
pareva
piú
evidente
di
quanto
egli
non
volesse
ammettere
.
Ma
si
vedeva
in
lui
un
certo
rispetto
per
il
padrone
,
ed
io
gliene
ero
tanto
piú
grato
in
quanto
non
era
ammissibile
che
l
'
avesse
appreso
da
suo
padre
.
Il
rispetto
della
proprietà
doveva
far
parte
della
sua
scienza
economica
.
Non
mi
rimproverò
giammai
gli
errori
di
registrazione
che
spesso
facevo
;
solo
era
incline
ad
attribuirli
ad
ignoranza
e
mi
dava
delle
spiegazioni
che
veramente
erano
superflue
.
Il
male
si
è
che
a
forza
di
guardare
gli
affari
,
mi
venne
la
voglia
di
farne
.
Nel
libro
,
con
grande
chiarezza
,
arrivai
a
raffigurare
la
mia
tasca
e
quando
registravo
un
importo
nel
dare
dei
clienti
mi
pareva
di
tener
in
mano
invece
della
penna
il
bastoncino
del
croupier
che
raccoglie
i
denari
sparsi
sul
tavolo
da
giuoco
.
Il
giovine
Olivi
mi
faceva
anche
vedere
la
posta
che
arrivava
ed
io
la
leggevo
con
attenzione
e
-
devo
dirlo
-
in
principio
con
la
speranza
d
'
intenderla
meglio
degli
altri
.
Un
'
offerta
comunissima
conquistò
un
giorno
la
mia
attenzione
appassionata
.
Anche
prima
di
leggerla
sentii
moversi
nel
mio
petto
qualche
cosa
che
subito
riconobbi
come
l
'
oscuro
presentimento
che
talvolta
veniva
a
trovarmi
al
tavolo
da
giuoco
.
È
difficile
descrivere
tale
presentimento
.
Esso
consiste
in
una
certa
dilatazione
dei
polmoni
per
cui
si
respira
con
voluttà
l
'
aria
per
quanto
sia
affumicata
.
Ma
poi
c
'
è
di
piú
:
sapete
subito
che
quando
avrete
raddoppiata
la
posta
starete
ancora
meglio
.
Però
ci
vuole
della
pratica
per
intendere
tutto
questo
.
Bisogna
essersi
allontanati
dal
tavolo
da
giuoco
con
le
tasche
vuote
e
il
dolore
di
averlo
trascurato
;
allora
non
sfugge
piú
.
E
quando
lo
si
ha
trascurato
,
non
c
'
è
piú
salvezza
per
quel
giorno
perché
le
carte
si
vendicano
.
Però
al
tavolo
verde
è
assai
piú
perdonabile
di
non
averlo
sentito
che
dinanzi
al
tranquillo
libro
mastro
,
ed
infatti
io
lo
percepii
chiaramente
,
mentre
gridava
in
me
:
Compera
subito
quella
frutta
secca
!
.
Ne
parlai
con
tutta
mitezza
all
'
Olivi
,
naturalmente
senza
accennare
della
mia
ispirazione
.
L
'
Olivi
rispose
che
quegli
affari
non
li
faceva
che
per
conto
di
terzi
quando
poteva
realizzare
un
piccolo
beneficio
.
Cosí
egli
eliminava
dai
miei
affari
la
possibilità
dell
'
ispirazione
e
la
riservava
ai
terzi
.
La
notte
rafforzò
la
mia
convinzione
:
il
presentimento
era
dunque
in
me
.
Respiravo
tanto
bene
da
non
poter
dormire
.
Augusta
sentí
la
mia
inquietudine
e
dovetti
dirgliene
la
ragione
.
Essa
ebbe
subito
la
mia
stessa
ispirazione
e
nel
sonno
arrivò
a
mormorare
:
-
Non
sei
forse
il
padrone
?
Vero
è
che
alla
mattina
,
prima
che
uscissi
,
mi
disse
impensierita
:
-
A
te
non
conviene
d
'
indispettire
l
'
Olivi
.
Vuoi
che
ne
parli
al
babbo
?
Non
lo
volli
perché
sapevo
che
anche
Giovanni
dava
assai
poco
peso
alle
ispirazioni
.
Arrivai
all
'
ufficio
ben
deciso
di
battermi
per
la
mia
idea
anche
per
vendicarmi
dell
'
insonnia
sofferta
.
La
battaglia
durò
fino
a
mezzodí
quando
spirava
il
termine
utile
per
accettare
l
'
offerta
.
L
'
Olivi
restò
irremovibile
e
mi
saldò
con
la
solita
osservazione
:
-
Lei
vuole
forse
diminuire
le
facoltà
attribuitemi
dal
defunto
suo
padre
?
Risentito
,
ritornai
per
il
momento
al
mio
mastro
,
ben
deciso
di
non
ingerirmi
piú
di
affari
.
Ma
il
sapore
dell
'
uva
sultanina
mi
restò
in
bocca
ed
ogni
giorno
al
Tergesteo
m
'
informavo
del
suo
prezzo
.
Di
altro
non
m
'
importava
.
Salí
lento
,
lento
come
se
avesse
avuto
bisogno
di
raccogliersi
per
prendere
lo
slancio
.
Poi
in
un
giorno
solo
fu
un
balzo
formidabile
in
alto
.
Il
raccolto
era
stato
miserabile
e
lo
si
sapeva
appena
ora
.
Strana
cosa
l
'
ispirazione
!
Essa
non
aveva
previsto
il
raccolto
scarso
ma
solo
l
'
aumento
di
prezzo
.
Le
carte
si
vendicarono
.
Intanto
io
non
sapevo
restare
al
mio
mastro
e
perdetti
ogni
rispetto
per
i
miei
insegnanti
,
tanto
piú
che
ora
l
'
Olivi
non
pareva
tanto
sicuro
di
aver
fatto
bene
.
Io
risi
e
derisi
;
fu
la
mia
occupazione
principale
.
Arrivò
una
seconda
offerta
dal
prezzo
quasi
raddoppiato
.
L
'
Olivi
,
per
rabbonirmi
,
mi
domandò
consiglio
ed
io
,
trionfante
,
dissi
che
non
avrei
mangiata
l
'
uva
a
quel
prezzo
.
L
'
Olivi
,
offeso
,
mormorò
:
-
Io
m
'
attengo
al
sistema
che
seguii
per
tutta
la
mia
vita
.
E
andò
in
cerca
del
compratore
.
Ne
trovò
uno
per
un
quantitativo
molto
ridotto
e
,
sempre
con
le
migliori
intenzioni
,
ritornò
da
me
e
mi
domandò
esitante
:
-
La
copro
,
questa
piccola
vendita
?
Risposi
,
sempre
cattivo
:
-
Io
l
'
avrei
coperta
prima
di
farla
.
Finí
che
l
'
Olivi
perdette
la
forza
della
propria
convinzione
e
lasciò
la
vendita
scoperta
.
Le
uve
continuarono
a
salire
e
noi
si
perdette
tutto
quello
che
sul
piccolo
quantitativo
si
poteva
perdere
.
Ma
l
'
Olivi
si
arrabbiò
con
me
e
dichiarò
che
aveva
giuocato
solo
per
compiacermi
.
Il
furbo
dimenticava
che
io
l
'
avevo
consigliato
di
puntare
sul
rosso
e
ch
'
egli
,
per
farmela
,
aveva
puntato
sul
nero
.
La
nostra
lite
fu
insanabile
.
L
'
Olivi
s
'
appellò
a
mio
suocero
dicendogli
che
fra
lui
e
me
la
ditta
sarebbe
stata
sempre
danneggiata
,
e
che
se
la
mia
famiglia
lo
desiderava
,
egli
e
suo
figlio
si
sarebbero
ritirati
per
lasciarmi
il
campo
libero
.
Mio
suocero
decise
subito
in
favore
dell
'
Olivi
.
Mi
disse
:
-
L
'
affare
della
frutta
secca
è
troppo
istruttivo
.
Siete
due
uomini
che
non
potete
stare
insieme
.
Ora
chi
ha
da
ritirarsi
?
Chi
senza
l
'
altro
avrebbe
fatto
un
solo
buon
affare
,
o
chi
da
mezzo
secolo
dirige
da
solo
la
casa
?
Anche
Augusta
fu
indotta
dal
padre
a
convincermi
di
non
ingerirmi
piú
nei
miei
propri
affari
.
-
Pare
che
la
tua
bontà
e
la
tua
ingenuità
-
mi
disse
-
ti
rendano
disadatto
agli
affari
.
Resta
a
casa
con
me
.
Io
,
irato
,
mi
ritirai
nella
mia
tenda
,
ossia
nel
mio
studiolo
.
Per
qualche
tempo
leggiucchiai
e
suonai
,
poi
sentii
il
desiderio
di
una
attività
piú
seria
e
poco
mancò
non
ritornassi
alla
chimica
eppoi
alla
giurisprudenza
.
Infine
,
e
non
so
veramente
perché
,
per
qualche
tempo
mi
dedicai
agli
studi
di
religione
.
Mi
parve
di
riprendere
lo
studio
che
avevo
iniziato
alla
morte
di
mio
padre
.
Forse
questa
volta
fu
per
un
tentativo
energico
di
avvicinarmi
ad
Augusta
e
alla
sua
salute
.
Non
bastava
andare
a
messa
con
lei
;
io
dovevo
andarci
altrimenti
,
leggendo
cioè
Renan
e
Strauss
,
il
primo
con
diletto
,
il
secondo
sopportandolo
come
una
punizione
.
Ne
dico
qui
solo
per
rilevare
quale
grande
desiderio
m
'
attaccasse
ad
Augusta
.
E
lei
questo
desiderio
non
indovinò
quando
mi
vide
nelle
mani
i
Vangeli
in
edizione
critica
.
Preferiva
l
'
indifferenza
alla
scienza
e
cosí
non
seppe
apprezzare
il
massimo
segno
d
'
affetto
che
le
avevo
dato
.
Quando
,
come
soleva
,
interrompendo
la
sua
toilette
o
le
sue
occupazioni
in
casa
,
s
'
affacciava
alla
porta
della
mia
stanza
per
dirmi
una
parola
di
saluto
,
vedendomi
chino
su
quei
testi
,
torceva
la
bocca
:
-
Sei
ancora
con
quella
roba
?
La
religione
di
cui
Augusta
abbisognava
non
esigeva
del
tempo
per
acquisirsi
o
per
praticarsi
.
Un
inchino
e
l
'
immediato
ritorno
alla
vita
!
Nulla
di
piú
.
Da
me
la
religione
acquistava
tutt
'
altro
aspetto
.
Se
avessi
avuto
la
fede
vera
,
io
a
questo
mondo
non
avrei
avuto
che
quella
.
Poi
nella
mia
stanzetta
magnificamente
organizzata
venne
talvolta
la
noia
.
Era
piuttosto
un
'
ansia
perché
proprio
allora
mi
pareva
di
sentirmi
la
forza
di
lavorare
,
ma
stavo
aspettando
che
la
vita
m
'
avesse
imposto
qualche
compito
.
Nell
'
attesa
uscivo
frequentemente
e
passavo
molte
ore
al
Tergesteo
o
in
qualche
caffè
.
Vivevo
in
una
simulazione
di
attività
.
Un
'
attività
noiosissima
.
La
visita
di
un
amico
d
'
Università
,
che
aveva
dovuto
rimpatriare
in
tutta
furia
da
un
piccolo
paese
della
Stiria
per
curarsi
di
una
grave
malattia
,
fu
la
mia
Nemesi
,
benché
non
ne
avesse
avuto
l
'
aspetto
.
Arrivò
a
me
dopo
di
aver
fatto
a
Trieste
un
mese
di
letto
ch
'
era
valso
a
convertire
la
sua
malattia
,
una
nefrite
,
da
acuta
in
cronica
e
probabilmente
inguaribile
.
Ma
egli
credeva
di
star
meglio
e
s
'
apprestava
lietamente
a
trasferirsi
subito
,
durante
la
primavera
,
in
qualche
luogo
dal
clima
piú
dolce
del
nostro
,
dove
s
'
aspettava
di
essere
restituito
alla
piena
salute
.
Gli
fu
fatale
forse
di
essersi
indugiato
troppo
nel
rude
luogo
natio
.
Io
considero
la
visita
di
quell
'
uomo
tanto
malato
,
ma
lieto
e
sorridente
,
come
molto
nefasta
per
me
;
ma
forse
ho
torto
:
essa
non
segna
che
una
data
nella
mia
vita
,
per
la
quale
bisognava
pur
passare
.
Il
mio
amico
,
Enrico
Copler
,
si
stupí
ch
'
io
nulla
avessi
saputo
né
di
lui
né
della
sua
malattia
di
cui
Giovanni
doveva
essere
informato
.
Ma
Giovanni
,
dacché
era
malato
anche
lui
,
non
aveva
tempo
per
nessuno
e
non
me
ne
aveva
detto
niente
ad
onta
che
ogni
giorno
di
sole
venisse
nella
mia
villa
per
dormire
qualche
ora
all
'
aria
aperta
.
Fra
'
due
malati
si
passò
un
pomeriggio
lietissimo
.
Si
parlò
delle
loro
malattie
,
ciò
che
costituisce
il
massimo
svago
per
un
malato
ed
è
una
cosa
non
troppo
triste
per
i
sani
che
stanno
a
sentire
.
Ci
fu
solo
un
dissenso
perché
Giovanni
aveva
bisogno
dell
'
aria
aperta
che
all
'
altro
era
proibita
.
Il
dissenso
si
dileguò
quando
si
levò
un
po
'
di
vento
che
indusse
anche
Giovanni
di
restare
con
noi
,
nella
piccola
stanza
calda
.
Il
Copler
ci
raccontò
della
sua
malattia
che
non
dava
dolore
ma
toglieva
la
forza
.
Soltanto
ora
che
stava
meglio
sapeva
quanto
fosse
stato
malato
.
Parlò
delle
medicine
che
gli
erano
state
propinate
e
allora
il
mio
interesse
fu
piú
vivo
.
Il
suo
dottore
gli
aveva
consigliato
fra
altro
un
efficace
sistema
per
procurargli
un
lungo
sonno
senza
perciò
avvelenarlo
con
veri
sonniferi
.
Ma
questa
era
la
cosa
di
cui
io
avevo
sopra
tutto
bisogno
!
Il
mio
povero
amico
,
sentendo
il
mio
bisogno
di
medicine
,
si
lusingò
per
un
istante
ch
'
io
potessi
essere
affetto
della
stessa
sua
malattia
e
mi
consigliò
di
farmi
vedere
,
ascoltare
e
analizzare
.
Augusta
si
mise
a
ridere
di
cuore
e
dichiarò
ch
'
io
non
ero
altro
che
un
malato
immaginario
.
Allora
sul
volto
emaciato
del
Copler
passò
qualche
cosa
che
somigliava
ad
un
risentimento
.
Subito
,
virilmente
,
si
liberò
dallo
stato
d
'
inferiorità
a
cui
pareva
fosse
condannato
,
aggredendomi
con
grande
energia
:
-
Malato
immaginario
?
Ebbene
,
io
preferisco
di
essere
un
malato
reale
.
Prima
di
tutto
un
malato
immaginario
è
una
mostruosità
ridicola
eppoi
per
lui
non
esistono
dei
farmachi
mentre
la
farmacia
,
come
si
vede
in
me
,
ha
sempre
qualche
cosa
di
efficace
per
noi
malati
veri
!
La
sua
parola
sembrava
quella
di
un
sano
ed
io
-
voglio
essere
sincero
-
ne
soffersi
.
Mio
suocero
s
'
associò
a
lui
con
grande
energia
,
ma
le
sue
parole
non
arrivavano
a
gettare
un
disprezzo
sul
malato
immaginario
,
perché
tradivano
troppo
chiaramente
l
'
invidia
per
il
sano
.
Disse
che
se
egli
fosse
stato
sano
come
me
,
invece
di
seccare
il
prossimo
con
le
lamentele
,
sarebbe
corso
ai
suoi
cari
e
buoni
affari
,
specie
ora
che
gli
era
riuscito
di
diminuire
la
sua
pancia
.
Egli
non
sapeva
neppure
che
il
suo
dimagrimento
non
veniva
considerato
come
un
sintomo
favorevole
.
Causa
l
'
assalto
del
Copler
,
io
avevo
veramente
l
'
aspetto
di
un
malato
e
di
un
malato
maltrattato
.
Augusta
sentí
il
bisogno
d
'
intervenire
in
mio
soccorso
.
Carezzando
la
mano
che
avevo
abbandonata
sul
tavolo
,
essa
disse
che
la
mia
malattia
non
disturbava
nessuno
e
ch
'
ella
non
era
neppur
convinta
ch
'
io
credessi
d
'
esser
ammalato
,
perché
altrimenti
non
avrei
avuto
tanta
gioia
di
vivere
.
Cosí
il
Copler
ritornò
allo
stato
d
'
inferiorità
cui
era
condannato
.
Egli
era
del
tutto
solo
a
questo
mondo
e
se
poteva
lottare
con
me
in
fatto
di
salute
,
non
poteva
contrappormi
alcun
affetto
simile
a
quello
che
Augusta
m
'
offriva
.
Sentendo
vivo
il
bisogno
di
un
'
infermiera
,
si
rassegnò
di
confessarmi
piú
tardi
quanto
egli
m
'
aveva
invidiato
per
questo
.
La
discussione
continuò
nei
giorni
seguenti
con
un
tono
piú
calmo
mentre
Giovanni
dormiva
in
giardino
.
E
il
Copler
,
dopo
averci
pensato
sú
,
asseriva
ora
che
il
malato
immaginario
era
un
malato
reale
,
ma
piú
intimamente
di
questi
ed
anche
piú
radicalmente
.
Infatti
i
suoi
nervi
erano
ridotti
cosí
da
accusare
una
malattia
quando
non
c
'
era
,
mentre
la
loro
funzione
normale
sarebbe
consistita
nell
'
allarmare
col
dolore
e
indurre
a
correre
al
riparo
.
-
Sí
!
-
dicevo
io
.
-
Come
ai
denti
,
dove
il
dolore
si
manifesta
solo
quando
il
nervo
è
scoperto
e
per
la
guarigione
occorre
la
sua
distruzione
.
Si
terminò
col
trovarsi
d
'
accordo
sul
fatto
che
un
malato
e
l
'
altro
si
valevano
.
Proprio
nella
sua
nefrite
era
mancato
e
mancava
tuttavia
un
avviso
dei
nervi
,
mentre
che
i
miei
nervi
,
invece
,
erano
forse
tanto
sensibili
da
avvisarmi
della
malattia
di
cui
sarei
morto
qualche
ventennio
piú
tardi
.
Erano
dunque
dei
nervi
perfetti
e
avevano
l
'
unico
svantaggio
di
concedermi
pochi
giorni
lieti
a
questo
mondo
.
Essendogli
riuscito
a
mettermi
fra
gli
ammalati
,
il
Copler
fu
soddisfattissimo
.
Non
so
perché
il
povero
malato
avesse
la
mania
di
parlare
di
donne
e
,
quando
non
c
'
era
mia
moglie
,
non
si
parlava
d
'
altro
.
Egli
pretendeva
che
dal
malato
reale
,
almeno
nelle
malattie
che
noi
sapevamo
,
il
sesso
s
'
affievolisse
,
ciò
ch
'
era
una
buona
difesa
dell
'
organismo
,
mentre
dal
malato
immaginario
che
non
soffriva
che
pel
disordine
di
nervi
troppo
laboriosi
(
questa
era
la
nostra
diagnosi
)
esso
fosse
patologicamente
vivo
.
Io
corroborai
la
sua
teoria
con
la
mia
esperienza
e
ci
compiangemmo
reciprocamente
.
Ignoro
perché
non
volli
dirgli
che
io
mi
trovavo
lontano
da
ogni
sregolatezza
e
ciò
da
lungo
tempo
.
Avrei
almeno
potuto
confessare
che
mi
ritenevo
convalescente
se
non
sano
,
per
non
offenderlo
troppo
e
perché
dirsi
sano
quando
si
conoscono
tutte
le
complicazioni
del
nostro
organismo
è
una
cosa
difficile
.
-
Tu
desideri
tutte
le
donne
belle
che
vedi
?
-
inquisí
ancora
il
Copler
.
-
Non
tutte
!
-
mormorai
io
per
dirgli
che
non
ero
tanto
malato
.
Intanto
io
non
desideravo
Ada
che
vedevo
ogni
sera
.
Quella
,
per
me
,
era
proprio
la
donna
proibita
.
Il
fruscio
delle
sue
gonne
non
mi
diceva
niente
e
,
se
mi
fosse
stato
permesso
di
muoverle
con
le
mie
stesse
mani
,
sarebbe
stata
la
stessa
cosa
.
Per
fortuna
non
l
'
avevo
sposata
.
Questa
indifferenza
era
,
o
mi
sembrava
,
una
manifestazione
di
salute
genuina
.
Forse
il
mio
desiderio
per
lei
era
stato
tanto
violento
da
esaurirsi
da
sé
.
Però
la
mia
indifferenza
si
estendeva
anche
ad
Alberta
ch
'
era
pur
tanto
carina
nel
suo
vestitino
accurato
e
serio
da
scuola
.
Che
il
possesso
di
Augusta
fosse
stato
sufficiente
a
calmare
il
mio
desiderio
per
tutta
la
famiglia
Malfenti
?
Ciò
sarebbe
stato
davvero
molto
morale
!
Forse
non
parlai
della
mia
virtú
perché
nel
pensiero
io
tradivo
sempre
Augusta
,
e
anche
ora
,
parlando
col
Copler
,
con
un
fremito
di
desiderio
,
pensai
a
tutte
le
donne
che
per
lei
trascuravo
.
Pensai
alle
donne
che
correvano
le
vie
,
tutte
coperte
,
e
dalle
quali
perciò
gli
organi
sessuali
secondarii
divenivano
tanto
importanti
mentre
dalla
donna
che
si
possedeva
scomparivano
come
se
il
possesso
li
avesse
atrofizzati
.
Avevo
sempre
vivo
il
desiderio
dell
'
avventura
;
quell
'
avventura
che
cominciava
dall
'
ammirazione
di
uno
stivaletto
,
di
un
guanto
,
di
una
gonna
,
di
tutto
quello
che
copre
e
altera
la
forma
.
Ma
questo
desiderio
non
era
ancora
una
colpa
.
Il
Copler
però
non
faceva
bene
ad
analizzarmi
.
Spiegare
a
qualcuno
come
è
fatto
,
è
un
modo
per
autorizzarlo
ad
agire
come
desidera
.
Ma
il
Copler
fece
anche
di
peggio
,
solo
che
tanto
quando
parlò
,
come
quando
agí
,
egli
non
poteva
prevedere
dove
mi
avrebbe
condotto
.
Resta
cosí
importante
nel
mio
ricordo
la
parola
del
Copler
che
,
quando
la
ricordo
,
essa
rievoca
tutte
le
sensazioni
che
vi
si
associarono
,
e
le
cose
e
le
persone
.
Avevo
accompagnato
in
giardino
il
mio
amico
che
doveva
rincasare
prima
del
tramonto
.
Dalla
mia
villa
,
che
giace
su
una
collina
,
si
aveva
la
vista
del
porto
e
del
mare
,
vista
che
ora
è
intercettata
da
nuovi
fabbricati
.
Ci
fermammo
a
guardare
lungamente
il
mare
mosso
da
una
brezza
leggera
che
rimandava
in
miriadi
di
luci
rosse
la
luce
tranquilla
del
cielo
.
La
penisola
istriana
dava
riposo
all
'
occhio
con
la
sua
mitezza
verde
che
s
'
inoltrava
in
arco
enorme
nel
mare
come
una
penombra
solida
.
I
moli
e
le
dighe
erano
piccoli
e
insignificanti
nelle
loro
forme
rigidamente
lineari
,
e
l
'
acqua
nei
bacini
era
oscurata
dalla
sua
immobilità
o
era
forse
torbida
?
Nel
vasto
panorama
la
pace
era
piccola
in
confronto
a
tutto
quel
rosso
animato
sull
'
acqua
e
noi
,
abbacinati
,
dopo
poco
volgemmo
la
schiena
al
mare
.
Sulla
piccola
spianata
dinanzi
alla
casa
,
incombeva
in
confronto
già
la
notte
.
Dinanzi
al
portico
,
su
una
grande
poltrona
,
il
capo
coperto
da
un
berretto
e
anche
protetto
dal
bavero
rialzato
della
pelliccia
,
le
gambe
avvolte
in
una
coperta
,
mio
suocero
dormiva
.
Ci
fermammo
a
guardarlo
.
Aveva
la
bocca
spalancata
,
la
mascella
inferiore
pendente
come
una
cosa
morta
e
la
respirazione
rumorosa
e
troppo
frequente
.
Ad
ogni
tratto
la
sua
testa
ricadeva
sul
petto
ed
egli
,
senza
destarsi
,
la
rialzava
.
C
'
era
allora
un
movimento
delle
sue
palpebre
come
se
avesse
voluto
aprire
gli
occhi
per
ritrovare
piú
facilmente
l
'
equilibrio
e
la
sua
respirazione
cambiava
di
ritmo
.
Una
vera
interruzione
del
sonno
.
Era
la
prima
volta
che
la
grave
malattia
di
mio
suocero
mi
si
presentasse
con
tanta
evidenza
e
ne
fui
profondamente
addolorato
.
Il
Copler
a
bassa
voce
mi
disse
:
-
Bisognerebbe
curarlo
.
Probabilmente
è
ammalato
anche
di
nefrite
.
Il
suo
non
è
un
sonno
:
io
so
che
cosa
sia
quello
stato
.
Povero
diavolo
!
Terminò
consigliando
di
chiamare
il
suo
medico
.
Giovanni
ci
sentí
e
aperse
gli
occhi
.
Parve
subito
meno
malato
e
scherzò
con
Copler
:
-
Lei
s
'
attenta
di
stare
all
'
aria
aperta
?
Non
le
farà
male
?
Gli
sembrava
di
aver
dormito
saporitamente
e
non
pensava
di
aver
avuto
mancanza
d
'
aria
in
faccia
al
vasto
mare
che
gliene
mandava
tanta
!
Ma
la
sua
voce
era
fioca
e
la
sua
parola
interrotta
dall
'
ansare
;
aveva
la
faccia
terrea
e
,
levatosi
dalla
poltrona
,
si
sentiva
ghiacciare
.
Dovette
rifugiarsi
in
casa
.
Lo
vedo
ancora
muoversi
traverso
la
spianata
,
la
coperta
sotto
il
braccio
,
ansante
ma
ridendo
,
mentre
ci
mandava
il
suo
saluto
.
-
Vedi
com
'
è
fatto
l
'
ammalato
reale
?
-
disse
il
Copler
che
non
sapeva
liberarsi
dalla
sua
idea
dominante
.
-
È
moribondo
e
non
sa
d
'
essere
ammalato
.
Parve
anche
a
me
che
l
'
ammalato
reale
soffrisse
poco
.
Mio
suocero
e
anche
il
Copler
riposano
da
molti
anni
a
Sant
'
Anna
,
ma
ci
fu
un
giorno
in
cui
passai
accanto
alle
loro
tombe
e
mi
parve
che
per
il
fatto
di
trovarsi
da
tanti
anni
sotto
alle
loro
pietre
,
la
tesi
propugnata
da
uno
di
loro
non
fosse
infirmata
.
Prima
di
lasciare
il
suo
antico
domicilio
,
il
Copler
aveva
liquidati
i
suoi
affari
e
perciò
come
me
non
ne
aveva
affatto
.
Però
,
non
appena
lasciato
il
letto
,
non
seppe
restar
tranquillo
e
,
mancando
di
affari
propri
,
cominciò
ad
occuparsi
di
quelli
degli
altri
che
gli
parevano
molto
piú
interessanti
.
Ne
risi
allora
,
ma
piú
tardi
anch
'
io
dovevo
apprendere
quale
sapore
gradevole
avessero
gli
affari
altrui
.
Egli
si
dedicava
alla
beneficenza
ed
essendosi
proposto
di
vivere
dei
soli
interessi
del
suo
capitale
,
non
poteva
concedersi
il
lusso
di
farla
tutta
a
spese
proprie
.
Perciò
organizzava
delle
collette
e
tassava
amici
e
conoscenti
.
Registrava
tutto
da
quel
bravo
uomo
d
'
affari
che
era
,
ed
io
pensai
che
quel
libro
fosse
il
suo
viatico
e
che
io
,
nel
caso
suo
,
condannato
a
breve
vita
e
privo
di
famiglia
com
'
egli
era
,
l
'
avrei
arricchito
intaccando
il
mio
capitale
.
Ma
egli
era
il
sano
immaginario
e
non
toccava
che
gl
'
interessi
che
gli
spettavano
,
non
sapendo
rassegnarsi
di
ammettere
breve
il
futuro
.
Un
giorno
mi
assalí
con
la
richiesta
di
alcune
centinaia
di
corone
per
procurare
un
pianino
ad
una
povera
fanciulla
la
quale
veniva
già
sovvenzionata
da
me
insieme
ad
altri
,
per
suo
mezzo
,
con
un
piccolo
mensile
.
Bisognava
far
presto
per
approfittare
di
una
buona
occasione
.
Non
seppi
esimermi
,
ma
,
un
po
'
di
malagrazia
,
osservai
che
avrei
fatto
un
buon
affare
se
quel
giorno
non
fossi
uscito
di
casa
.
Io
sono
di
tempo
in
tempo
soggetto
ad
accessi
di
avarizia
.
Il
Copler
prese
il
denaro
e
se
ne
andò
con
una
breve
parola
di
ringraziamento
,
ma
l
'
effetto
delle
mie
parole
si
vide
pochi
giorni
appresso
e
fu
,
purtroppo
,
importante
.
Egli
venne
ad
informarmi
che
il
pianino
era
a
posto
e
che
la
signorina
Carla
Gerco
e
sua
madre
mi
pregavano
di
andar
a
trovarle
per
ringraziarmi
.
Il
Copler
aveva
paura
di
perdere
il
cliente
e
voleva
legarmi
facendomi
assaporare
la
riconoscenza
delle
beneficate
.
Dapprima
volli
esimermi
da
quella
noia
assicurandolo
che
ero
convinto
ch
'
egli
sapesse
fare
la
beneficenza
piú
accorta
,
ma
insistette
tanto
che
finii
con
l
'
accondiscendere
:
-
È
bella
?
-
domandai
ridendo
.
-
Bellissima
-
egli
rispose
-
ma
non
è
pane
per
i
nostri
denti
.
Curiosa
cosa
che
egli
mettesse
i
miei
denti
assieme
ai
suoi
,
col
pericolo
di
comunicarmi
la
sua
carie
.
Mi
raccontò
dell
'
onestà
di
quella
famiglia
disgraziata
che
aveva
perduto
da
qualche
anno
il
suo
capo
di
casa
e
che
nella
piú
squallida
miseria
era
vissuta
nella
piú
rigida
onestà
.
Era
una
giornata
sgradevole
.
Soffiava
un
vento
diaccio
ed
io
invidiavo
il
Copler
che
s
'
era
messa
la
pelliccia
.
Dovevo
trattenere
con
la
mano
il
cappello
che
altrimenti
sarebbe
volato
via
.
Ma
ero
di
buon
umore
,
perché
andavo
a
raccogliere
la
gratitudine
dovuta
alla
mia
filantropia
.
Percorremmo
a
piedi
la
Corsia
Stadion
,
traversammo
il
Giardino
Pubblico
.
Era
una
parte
della
città
ch
'
io
non
vedevo
mai
.
Entrammo
in
una
di
quelle
case
cosidette
di
speculazione
,
che
i
nostri
antenati
s
'
erano
messi
a
fabbricare
quarant
'
anni
prima
,
in
posti
lontani
dalla
città
che
subito
li
invase
;
aveva
un
aspetto
modesto
ma
tuttavia
piú
cospicuo
delle
case
che
si
fanno
oggidí
con
le
stesse
intenzioni
.
La
scala
occupava
una
piccola
area
e
perciò
era
molto
alta
.
Ci
fermammo
al
primo
piano
dove
arrivai
molto
prima
del
mio
compagno
,
assai
piú
lento
.
Fui
stupito
che
delle
tre
porte
che
davano
su
quel
pianerottolo
,
due
,
quelle
ai
lati
,
fossero
contrassegnate
dal
biglietto
di
visita
di
Carla
Gerco
,
attaccatovi
con
chiodini
,
mentre
la
terza
aveva
anch
'
essa
un
biglietto
ma
con
altro
nome
.
Il
Copler
mi
spiegò
che
le
Gerco
avevano
a
destra
la
cucina
e
la
camera
da
letto
mentre
a
sinistra
non
c
'
era
che
una
stanza
sola
,
lo
studio
della
signorina
Carla
.
Avevano
potuto
subaffittare
una
parte
del
quartiere
al
centro
e
cosí
l
'
affitto
costava
loro
pochissimo
,
ma
avevano
l
'
incomodo
di
dover
passare
il
pianerottolo
per
recarsi
da
una
stanza
all
'
altra
.
Bussammo
a
sinistra
,
alla
stanza
da
studio
ove
madre
e
figlia
,
avvisate
della
nostra
visita
,
ci
attendevano
.
Il
Copler
fece
le
presentazioni
.
La
signora
,
una
persona
timidissima
vestita
di
un
povero
vestito
nero
,
con
la
testa
rilevata
da
un
biancore
di
neve
,
mi
tenne
un
piccolo
discorso
che
doveva
aver
preparato
:
erano
onorate
dalla
mia
visita
e
mi
ringraziavano
del
cospicuo
dono
che
avevo
fatto
loro
.
Poi
essa
non
aperse
piú
bocca
.
Il
Copler
assisteva
come
un
maestro
che
ad
un
esame
ufficiale
stia
ad
ascoltare
la
lezione
ch
'
egli
con
grande
fatica
ha
insegnata
.
Corresse
la
signora
dicendole
che
non
soltanto
io
avevo
elargito
il
denaro
per
il
pianino
,
ma
che
contribuivo
anche
al
soccorso
mensile
ch
'
egli
aveva
loro
raggranellato
.
Amava
l
'
esattezza
,
lui
.
La
signorina
Carla
si
alzò
dalla
sedia
ove
era
seduta
accanto
al
pianino
,
mi
porse
la
mano
e
mi
disse
la
semplice
parola
:
-
Grazie
!
Ciò
almeno
era
meno
lungo
.
La
mia
carica
di
filantropo
cominciava
a
pesarmi
.
Anch
'
io
mi
occupavo
degli
affari
altrui
come
un
qualunque
ammalato
reale
!
Che
cosa
doveva
vedere
in
me
quella
graziosa
giovinetta
?
Una
persona
di
grande
riguardo
ma
non
un
uomo
!
Ed
era
veramente
graziosa
!
Credo
che
essa
volesse
sembrare
piú
giovine
di
quanto
non
fosse
,
con
la
sua
gonna
troppo
corta
per
la
moda
di
quell
'
epoca
a
meno
che
non
usasse
per
casa
una
gonna
del
tempo
in
cui
non
aveva
ancora
finito
di
crescere
.
La
sua
testa
era
però
di
donna
e
,
per
la
pettinatura
alquanto
ricercata
,
di
donna
che
vuol
piacere
.
Le
ricche
treccie
brune
erano
disposte
in
modo
da
coprire
le
orecchie
e
anche
in
parte
il
collo
.
Ero
tanto
compreso
della
mia
dignità
e
temevo
tanto
l
'
occhio
inquisitore
del
Copler
che
dapprima
non
guardai
neppur
bene
la
fanciulla
;
ma
ora
la
so
tutta
.
La
sua
voce
aveva
qualche
cosa
di
musicale
quando
parlava
e
,
con
un
'
affettazione
oramai
divenuta
natura
,
essa
si
compiaceva
di
stendere
le
sillabe
come
se
avesse
voluto
carezzare
il
suono
che
le
riusciva
di
metterci
.
Perciò
e
anche
per
certe
sue
vocali
eccessivamente
larghe
persino
per
Trieste
,
il
suo
linguaggio
aveva
qualche
cosa
di
straniero
.
Appresi
poi
che
certi
maestri
,
per
insegnare
l
'
emissione
della
voce
,
alterano
il
valore
delle
vocali
.
Era
proprio
tutt
'
altra
pronuncia
di
quella
di
Ada
.
Ogni
suo
suono
mi
pareva
d
'
amore
.
Durante
quella
visita
la
signorina
Carla
sorrise
sempre
,
forse
immaginando
di
avere
cosí
stereotipata
sulla
faccia
l
'
espressione
della
gratitudine
.
Era
un
sorriso
un
po
'
forzato
;
il
vero
aspetto
della
gratitudine
.
Poi
,
quando
poche
ore
dopo
cominciai
a
sognare
Carla
,
immaginai
che
su
quella
faccia
ci
fosse
stata
una
lotta
fra
la
letizia
e
il
dolore
.
Nulla
di
tutto
questo
trovai
poi
in
lei
ed
una
volta
di
piú
appresi
che
la
bellezza
femminile
simula
dei
sentimenti
coi
quali
nulla
ha
a
vedere
.
Cosí
la
tela
su
cui
è
dipinta
una
battaglia
non
ha
alcun
sentimento
eroico
.
Il
Copler
pareva
soddisfatto
della
presentazione
come
se
le
due
donne
fossero
state
opera
sua
.
Me
le
descriveva
:
erano
sempre
liete
del
loro
destino
e
lavoravano
.
Egli
diceva
delle
parole
che
parevano
tolte
da
un
libro
scolastico
e
,
annuendo
macchinalmente
,
pareva
che
io
volessi
confermare
di
aver
fatti
i
miei
studii
e
sapessi
perciò
come
dovessero
essere
fatte
le
povere
donne
virtuose
prive
di
denaro
.
Poi
egli
domandò
a
Carla
di
cantarci
qualche
cosa
.
Essa
non
volle
dichiarando
di
essere
raffreddata
.
Proponeva
di
farlo
un
altro
giorno
.
Io
sentivo
con
simpatia
ch
'
essa
temeva
il
nostro
giudizio
,
ma
avevo
il
desiderio
di
prolungare
la
seduta
e
m
'
associai
nelle
preghiere
del
Copler
.
Dissi
anche
che
non
sapevo
se
m
'
avrebbe
rivisto
mai
piú
,
perché
ero
molto
occupato
.
Il
Copler
,
che
pur
sapeva
ch
'
io
a
questo
mondo
non
avevo
alcun
impegno
,
confermò
con
grande
serietà
quanto
dicevo
.
Mi
fu
poi
facile
d
'
intendere
ch
'
egli
desiderava
che
io
non
rivedessi
piú
Carla
.
Questa
tentò
ancora
di
esimersi
,
ma
il
Copler
insistette
con
una
parola
che
somigliava
ad
un
comando
ed
essa
obbedí
:
com
'
era
facile
costringerla
!
Cantò
La
mia
bandiera
.
Dal
mio
soffice
sofà
io
seguivo
il
suo
canto
.
Avevo
un
ardente
desiderio
di
poterla
ammirare
.
Come
sarebbe
stato
bello
di
vederla
rivestita
di
genialità
!
Ma
invece
ebbi
la
sorpresa
di
sentire
che
la
sua
voce
,
quando
cantava
,
perdeva
ogni
musicalità
.
Lo
sforzo
l
'
alterava
.
Carla
non
sapeva
neppure
suonare
e
il
suo
accompagnamento
monco
rendeva
anche
piú
povera
quella
povera
musica
.
Ricordai
di
trovarmi
dinanzi
ad
una
scolara
e
analizzai
se
il
volume
di
voce
fosse
bastevole
.
Abbondante
anzi
!
Nel
piccolo
ambiente
ne
avevo
l
'
orecchio
ferito
.
Pensai
,
per
poter
continuare
ad
incoraggiarla
,
che
solo
la
sua
scuola
fosse
cattiva
.
Quando
cessò
,
m
'
associai
all
'
applauso
abbondante
e
parolaio
del
Copler
.
Egli
diceva
:
-
Figurati
quale
effetto
farebbe
questa
voce
quando
fosse
accompagnata
da
una
buona
orchestra
.
Questo
era
certamente
vero
.
Un
'
intera
potente
orchestra
ci
voleva
su
quella
voce
.
Io
dissi
con
grande
sincerità
che
mi
riservavo
di
riudire
la
signorina
di
là
a
qualche
mese
e
che
allora
mi
sarei
pronunciato
sul
valore
della
sua
scuola
.
Meno
sinceramente
aggiunsi
che
certamente
quella
voce
meritava
una
scuola
di
primo
ordine
.
Poi
,
per
attenuare
quanto
di
sgradevole
ci
poteva
essere
stato
nelle
mie
prime
parole
,
filosofai
sulla
necessità
per
una
voce
eccelsa
,
di
trovare
una
scuola
eccelsa
.
Questo
superlativo
coperse
tutto
.
Ma
poi
,
restato
solo
,
fui
meravigliato
di
aver
sentito
la
necessità
di
essere
sincero
con
Carla
.
Che
già
l
'
avessi
amata
?
Ma
se
non
l
'
avevo
ancora
ben
vista
!
Sulle
scale
dall
'
odore
dubbio
,
il
Copler
disse
ancora
:
-
La
voce
sua
è
troppo
forte
.
È
una
voce
da
teatro
.
Egli
non
sapeva
che
a
quell
'
ora
io
sapevo
qualcosa
di
piú
:
quella
voce
apparteneva
ad
un
ambiente
piccolissimo
dove
si
poteva
gustare
l
'
impressione
d
'
ingenuità
di
quell
'
arte
e
sognare
di
portarci
dentro
l
'
arte
,
cioè
vita
e
dolore
.
Nel
lasciarmi
,
il
Copler
mi
disse
che
m
'
avrebbe
avvertito
quando
il
maestro
di
Carla
avrebbe
organizzato
un
concerto
pubblico
.
Si
trattava
di
un
maestro
poco
noto
ancora
in
città
,
ma
sarebbe
certo
divenuto
una
futura
grande
celebrità
.
Il
Copler
ne
era
sicuro
ad
onta
che
il
maestro
fosse
abbastanza
vecchio
.
Pareva
che
la
celebrità
gli
sarebbe
venuta
ora
,
dopo
che
il
Copler
lo
conosceva
.
Due
debolezze
da
morituri
,
quella
del
maestro
e
quella
del
Copler
.
Il
curioso
si
è
che
sentii
il
bisogno
di
raccontare
tale
visita
ad
Augusta
.
Si
potrebbe
forse
credere
che
sia
stato
per
prudenza
,
visto
che
il
Copler
ne
sapeva
e
che
io
non
mi
sentivo
di
pregarlo
di
tacere
.
Ma
però
ne
parlai
troppo
volentieri
.
Fu
un
grande
sfogo
.
Fino
ad
allora
non
avevo
da
rimproverarmi
altro
che
di
aver
taciuto
con
Augusta
.
Ecco
che
ora
ero
innocente
del
tutto
.
Ella
mi
domandò
qualche
notizia
della
fanciulla
e
se
fosse
bella
.
Mi
fu
difficile
di
rispondere
:
dissi
che
la
povera
fanciulla
mi
era
parsa
molto
anemica
.
Poi
ebbi
una
buona
idea
:
-
E
se
tu
ti
occupassi
un
poco
di
lei
?
Augusta
aveva
tanto
da
fare
nella
sua
nuova
casa
e
nella
sua
vecchia
famiglia
ove
la
chiamavano
per
farsi
aiutare
nell
'
assistenza
al
padre
malato
,
che
non
vi
pensò
piú
.
Ma
la
mia
idea
era
stata
perciò
veramente
buona
.
Il
Copler
però
riseppe
da
Augusta
che
io
l
'
avevo
avvertita
della
nostra
visita
e
anche
lui
dimenticò
perciò
le
qualità
ch
'
egli
aveva
attribuite
al
malato
immaginario
.
Mi
disse
in
presenza
di
Augusta
che
di
lí
a
poco
tempo
avremmo
fatta
un
'
altra
visita
a
Carla
.
Mi
concedeva
la
sua
piena
fiducia
.
Nella
mia
inerzia
subito
fui
preso
dal
desiderio
di
rivedere
Carla
.
Non
osai
correre
da
lei
temendo
che
il
Copler
avesse
a
risaperne
.
I
pretesti
però
non
mi
sarebbero
mica
mancati
.
Potevo
andare
da
lei
per
offrirle
un
aiuto
maggiore
ad
insaputa
del
Copler
,
ma
avrei
dovuto
prima
essere
sicuro
che
,
a
proprio
vantaggio
,
ella
avrebbe
accettato
di
tacere
.
E
se
quell
'
ammalato
reale
fosse
già
l
'
amante
della
fanciulla
?
Io
,
degli
ammalati
reali
,
non
sapevo
proprio
niente
e
poteva
essere
benissimo
che
avessero
il
costume
di
farsi
pagare
dagli
altri
le
loro
amanti
.
In
quel
caso
sarebbe
bastata
una
sola
visita
a
Carla
per
compromettermi
.
Non
potevo
mettere
a
pericolo
la
pace
della
mia
famigliuola
;
ossia
,
non
la
misi
a
pericolo
finché
il
mio
desiderio
di
Carla
non
ingrandí
.
Ma
esso
ingrandí
costantemente
.
Già
conoscevo
quella
fanciulla
molto
meglio
che
non
quando
le
aveva
stretta
la
mano
per
congedarmi
da
lei
.
Ricordavo
specialmente
quella
treccia
nera
che
copriva
il
suo
collo
niveo
e
che
sarebbe
stato
necessario
di
allontanare
col
naso
per
arrivare
a
baciare
la
pelle
ch
'
essa
celava
.
Per
stimolare
il
mio
desiderio
bastava
io
ricordassi
che
su
un
dato
pianerottolo
,
nella
stessa
mia
piccola
città
,
era
esposta
una
bella
fanciulla
e
che
con
una
breve
passeggiata
si
poteva
andare
a
prenderla
!
La
lotta
col
peccato
diventa
in
tali
circostanze
difficilissima
perché
bisogna
rinnovarla
ad
ogni
ora
ed
ogni
giorno
,
finché
cioè
la
fanciulla
rimanga
su
quel
pianerottolo
.
Le
lunghe
vocali
di
Carla
mi
chiamavano
,
e
forse
proprio
il
loro
suono
m
'
aveva
messo
nell
'
anima
la
convinzione
che
quando
la
mia
resistenza
fosse
sparita
,
altre
resistenze
non
ci
sarebbero
state
piú
.
Però
m
'
era
chiaro
che
potevo
ingannarmi
e
che
forse
il
Copler
vedeva
le
cose
con
maggior
esattezza
;
anche
questo
dubbio
valeva
a
diminuire
la
mia
resistenza
visto
che
la
povera
Augusta
poteva
essere
salvata
da
un
mio
tradimento
da
Carla
stessa
che
,
come
donna
,
aveva
la
missione
della
resistenza
.
Perché
il
mio
desiderio
avrebbe
dovuto
darmi
un
rimorso
quando
pareva
fosse
proprio
venuto
a
tempo
per
salvarmi
dal
tedio
che
in
quell
'
epoca
mi
minacciava
?
Non
danneggiava
affatto
i
miei
rapporti
con
Augusta
,
anzi
tutt
'
altro
.
Io
le
dicevo
oramai
non
piú
soltanto
le
parole
di
affetto
che
avevo
sempre
avute
per
lei
,
ma
anche
quelle
che
nel
mio
animo
andavano
formandosi
per
l
'
altra
.
Non
c
'
era
mai
stata
una
simile
abbondanza
di
dolcezza
in
casa
mia
e
Augusta
ne
pareva
incantata
.
Ero
sempre
esatto
in
quello
che
io
chiamavo
l
'
orario
della
famiglia
.
La
mia
coscienza
è
tanto
delicata
che
,
con
le
mie
maniere
,
già
allora
mi
preparavo
ad
attenuare
il
mio
futuro
rimorso
.
Che
la
mia
resistenza
non
sia
mancata
del
tutto
è
provato
dal
fatto
che
io
arrivai
a
Carla
non
con
uno
slancio
solo
,
ma
a
tappe
.
Dapprima
per
varii
giorni
giunsi
solo
fino
al
Giardino
Pubblico
e
con
la
sincera
intenzione
di
gioire
di
quel
verde
che
apparisce
tanto
puro
in
mezzo
al
grigio
delle
strade
e
delle
case
che
lo
circondano
.
Poi
,
non
avendo
avuta
la
fortuna
di
imbattermi
,
come
speravo
,
casualmente
in
lei
,
uscii
dal
Giardino
per
movermi
proprio
sotto
le
sue
finestre
.
Lo
feci
con
una
grande
emozione
che
ricordava
proprio
quella
deliziosissima
del
giovinetto
che
per
la
prima
volta
accosta
l
'
amore
.
Da
tanto
tempo
ero
privo
non
d
'
amore
,
ma
delle
corse
che
vi
conducono
.
Ero
appena
uscito
dal
Giardino
Pubblico
che
m
'
imbattei
proprio
faccia
a
faccia
in
mia
suocera
.
Dapprima
ebbi
un
dubbio
curioso
:
di
mattina
,
cosí
di
buon
'
ora
,
da
quelle
parti
tanto
lontane
dalle
nostre
?
Forse
anche
lei
tradiva
il
marito
ammalato
.
Seppi
poi
subito
che
le
facevo
un
torto
perché
essa
era
stata
a
trovare
il
medico
per
averne
conforto
dopo
una
cattiva
notte
passata
accanto
a
Giovanni
.
Il
medico
le
aveva
detto
delle
buone
parole
,
ma
essa
era
tanto
agitata
che
presto
mi
lasciò
dimenticando
persino
di
sorprendersi
di
avermi
trovato
in
quel
luogo
visitato
di
solito
da
vecchi
,
bambini
e
balie
.
Ma
mi
bastò
di
averla
vista
per
sentirmi
riafferrato
dalla
mia
famiglia
.
Camminai
verso
casa
mia
con
un
passo
deciso
,
a
cui
battevo
il
tempo
mormorando
:
Mai
piú
!
Mai
piú
!
.
In
quell
'
istante
la
madre
di
Augusta
con
quel
suo
dolore
mi
aveva
dato
il
sentimento
di
tutti
i
miei
doveri
.
Fu
una
buona
lezione
e
bastò
per
tutto
quel
giorno
.
Augusta
non
era
in
casa
perché
era
corsa
dal
padre
col
quale
rimase
tutta
la
mattina
.
A
tavola
mi
disse
che
avevano
discusso
se
,
dato
lo
stato
di
Giovanni
,
non
avrebbero
dovuto
rimandare
il
matrimonio
di
Ada
ch
'
era
stabilito
per
la
settimana
dopo
.
Giovanni
stava
già
meglio
.
Pare
che
a
cena
si
fosse
lasciato
indurre
a
mangiar
troppo
e
l
'
indigestione
avesse
assunto
l
'
aspetto
di
un
aggravamento
del
male
.
Io
le
raccontai
di
aver
già
avute
quelle
notizie
dalla
madre
in
cui
m
'
ero
imbattuto
la
mattina
al
Giardino
Pubblico
.
Neppure
Augusta
si
meravigliò
della
mia
passeggiata
,
ma
io
sentii
il
bisogno
di
darle
delle
spiegazioni
.
Le
raccontai
che
preferivo
da
qualche
tempo
il
Giardino
Pubblico
quale
meta
delle
mie
passeggiate
.
Mi
sedevo
su
una
banchina
e
vi
leggevo
il
mio
giornale
.
Poi
aggiunsi
:
-
Quell
'
Olivi
!
Me
l
'
ha
fatta
grossa
condannandomi
a
tanta
inerzia
.
Augusta
,
che
a
quel
proposito
si
sentiva
un
poco
colpevole
,
ebbe
un
aspetto
di
dolore
e
di
rimpianto
.
Io
,
allora
,
mi
sentii
benissimo
.
Ma
ero
realmente
purissimo
perché
passai
il
pomeriggio
intero
nel
mio
studio
e
potevo
veramente
credere
di
essere
definitivamente
guarito
di
ogni
desiderio
perverso
.
Leggevo
oramai
l
'
Apocalisse
.
E
ad
onta
che
fosse
oramai
assodato
ch
'
io
avevo
l
'
autorizzazione
di
andare
ogni
mattina
al
Giardino
Pubblico
,
tanto
grande
s
'
era
fatta
la
mia
resistenza
alla
tentazione
che
quando
il
giorno
appresso
uscii
,
mi
diressi
proprio
dalla
parte
opposta
.
Andavo
a
cercare
certa
musica
volendo
provare
un
nuovo
metodo
del
violino
che
m
'
era
stato
consigliato
.
Prima
di
uscire
seppi
che
mio
suocero
aveva
passata
una
notte
ottima
e
che
sarebbe
venuto
da
noi
in
vettura
nel
pomeriggio
.
Ne
avevo
piacere
tanto
per
mio
suocero
quanto
per
Guido
,
che
finalmente
avrebbe
potuto
sposarsi
.
Tutto
andava
bene
:
io
ero
salvo
ed
era
salvo
anche
mio
suocero
.
Ma
fu
proprio
la
musica
che
mi
ricondusse
a
Carla
!
Fra
i
metodi
che
il
venditore
m
'
offerse
ve
ne
fu
per
errore
uno
che
non
era
del
violino
ma
del
canto
.
Ne
lessi
accuratamente
il
titolo
:
Trattato
completo
dell
'
Arte
del
Canto
(
Scuola
di
Garcia
)
di
E
.
Garcia
(
figlio
)
contenente
una
Relazione
sulla
Memoria
riguardante
la
Voce
Umana
presentata
all
'
Accademia
delle
Scienze
di
Parigi
.
Lasciai
che
il
venditore
s
'
occupasse
di
altri
clienti
e
mi
misi
a
leggere
l
'
operetta
.
Devo
dire
che
leggevo
con
un
'
agitazione
che
forse
somigliava
a
quella
con
cui
il
giovinetto
depravato
accosta
le
opere
di
pornografia
.
Ecco
:
quella
era
la
via
per
arrivare
a
Carla
;
essa
abbisognava
di
quell
'
opera
e
sarebbe
stato
un
delitto
da
parte
mia
di
non
fargliela
conoscere
.
La
comperai
e
ritornai
a
casa
.
L
'
opera
del
Garcia
constava
di
due
parti
di
cui
una
teorica
e
l
'
altra
pratica
.
Continuai
la
lettura
con
l
'
intenzione
di
intenderla
tanto
bene
da
poter
poi
dare
i
miei
consigli
a
Carla
quando
fossi
andato
da
lei
col
Copler
.
Intanto
avrei
guadagnato
del
tempo
e
avrei
potuto
tuttavia
continuare
a
dormire
i
miei
sonni
tranquilli
,
pur
sollazzandomi
sempre
col
pensiero
all
'
avventura
che
m
'
aspettava
.
Ma
Augusta
stessa
fece
precipitare
gli
avvenimenti
.
M
'
interruppe
nella
mia
lettura
per
venir
a
salutarmi
,
si
chinò
su
di
me
e
sfiorò
la
mia
guancia
con
le
sue
labbra
.
Mi
domandò
che
cosa
facessi
e
sentito
che
si
trattava
di
un
nuovo
metodo
,
pensò
fosse
per
violino
e
non
si
curò
di
guardare
meglio
.
Io
,
quand
'
essa
mi
lasciò
,
esagerai
il
pericolo
che
avevo
corso
e
pensai
che
per
la
mia
sicurezza
avrei
fatto
bene
di
non
tenere
nel
mio
studio
quel
libro
.
Bisognava
portarlo
subito
al
suo
destino
,
ed
è
cosí
che
fui
costretto
di
andar
dritto
verso
la
mia
avventura
.
Avevo
trovato
qualche
cosa
di
piú
di
un
pretesto
per
poter
fare
quello
ch
'
era
il
mio
desiderio
.
Non
ebbi
piú
esitazioni
di
sorta
.
Giunto
su
quel
pianerottolo
,
mi
rivolsi
subito
alla
porta
a
sinistra
.
Però
dinanzi
a
quella
porta
m
'
arrestai
per
un
istante
ad
ascoltare
i
suoni
della
ballata
La
mia
bandiera
ch
'
echeggiavano
gloriosamente
sulle
scale
.
Pareva
che
,
per
tutto
quel
tempo
,
Carla
avesse
continuato
a
cantare
la
stessa
cosa
.
Sorrisi
pieno
di
affetto
e
di
desiderio
per
tanta
infantilità
.
Apersi
poi
cautamente
la
porta
senza
bussare
ed
entrai
nella
stanza
in
punta
di
piedi
.
Volevo
vederla
subito
,
subito
.
Nel
piccolo
ambiente
la
sua
voce
era
veramente
sgradevole
.
Essa
cantava
con
grande
entusiasmo
e
maggior
calore
che
non
quella
volta
della
mia
prima
visita
.
Era
addirittura
abbandonata
sullo
schienale
della
sedia
per
poter
emettere
tutto
il
fiato
dei
suoi
polmoni
.
Io
vidi
solo
la
testina
fasciata
dalle
grosse
treccie
e
mi
ritirai
còlto
da
un
'
emozione
profonda
per
aver
osato
tanto
.
Essa
intanto
era
arrivata
all
'
ultima
nota
che
non
voleva
finire
piú
ed
io
potei
ritornare
sul
pianerottolo
e
chiudere
dietro
di
me
la
porta
senza
ch
'
essa
di
me
s
'
accorgesse
.
Anche
quell
'
ultima
nota
aveva
oscillato
in
sú
e
in
giú
prima
di
affermarsi
sicura
.
Carla
sentiva
dunque
la
nota
giusta
e
toccava
ora
al
Garcia
d
'
intervenire
per
insegnarle
a
trovarla
piú
presto
.
Bussai
quando
mi
sentii
piú
calmo
.
Subito
essa
accorse
ad
aprire
la
porta
ed
io
non
dimenticherò
giammai
la
sua
figurina
gentile
,
poggiata
allo
stipite
,
mentre
mi
fissava
coi
suoi
grandi
occhi
bruni
prima
di
saper
riconoscermi
nell
'
oscurità
.
Ma
intanto
io
m
'
ero
calmato
in
modo
da
venir
ripreso
da
tutte
le
mie
esitazioni
.
Ero
avviato
a
tradire
Augusta
,
ma
pensavo
che
come
nei
giorni
precedenti
avevo
potuto
contentarmi
di
giungere
fino
al
Giardino
Pubblico
,
tanto
piú
facilmente
ora
avrei
potuto
fermarmi
a
quella
porta
,
consegnare
quel
libro
compromettente
e
andarmene
pienamente
soddisfatto
.
Fu
un
breve
istante
pieno
di
buoni
propositi
.
Ricordai
persino
un
consiglio
strano
che
m
'
era
stato
dato
per
liberarmi
dall
'
abitudine
del
fumo
e
che
poteva
valere
in
quell
'
occasione
:
talvolta
,
per
contentarsi
,
bastava
accendere
il
cerino
e
gettare
poi
via
e
sigaretta
e
cerino
.
Mi
sarebbe
stato
anche
facile
di
far
cosí
,
perché
Carla
stessa
,
quando
mi
riconobbe
,
arrossí
e
accennò
a
fuggire
vergognandosi
-
come
seppi
poi
-
di
farsi
trovare
vestita
di
un
povero
consunto
vestitino
di
casa
.
Una
volta
riconosciuto
,
sentii
il
bisogno
di
scusarmi
:
-
Le
ho
portato
questo
libro
ch
'
io
credo
la
interesserà
.
Se
vuole
,
posso
lasciarglielo
e
andarmene
subito
.
Il
suono
delle
parole
-
o
cosí
mi
parve
-
era
abbastanza
brusco
,
ma
non
il
significato
,
perché
in
complesso
la
lasciavo
arbitra
di
decidere
lei
se
avessi
dovuto
andarmene
o
restare
e
tradire
Augusta
.
Essa
subito
decise
,
perché
afferrò
la
mia
mano
per
trattenermi
piú
sicuramente
e
mi
fece
entrare
.
L
'
emozione
m
'
oscurò
la
vista
e
ritengo
sia
stata
provocata
non
tanto
dal
dolce
contatto
di
quella
mano
,
ma
da
quella
familiarità
che
mi
parve
decidesse
del
mio
e
del
destino
di
Augusta
.
Perciò
credo
di
essere
entrato
con
qualche
riluttanza
e
,
quando
rievoco
la
storia
del
mio
primo
tradimento
,
ho
il
sentimento
di
averlo
compiuto
perché
trascinatovi
.
La
faccia
di
Carla
era
veramente
bella
cosí
arrossata
.
Fui
deliziosamente
sorpreso
all
'
accorgermi
che
se
non
ero
stato
aspettato
da
lei
,
essa
pur
aveva
sperata
la
mia
visita
.
Essa
mi
disse
con
grande
compiacenza
:
-
Lei
sentí
dunque
il
bisogno
di
rivedermi
?
Di
rivedere
la
poverina
che
le
deve
tanto
?
Io
,
certo
,
se
avessi
voluto
,
avrei
potuto
prenderla
subito
fra
le
mie
braccia
,
ma
non
ci
pensavo
neppure
.
Ci
pensavo
tanto
poco
che
non
risposi
neppure
alle
sue
parole
che
mi
parevano
compromettenti
e
mi
rimisi
a
parlare
del
Garcia
e
della
necessità
di
quel
libro
per
lei
.
Ne
parlai
con
una
furia
che
mi
portò
a
qualche
parola
meno
considerata
.
Garcia
le
avrebbe
insegnato
il
modo
di
rendere
le
note
solide
come
il
metallo
e
dolci
come
l
'
aria
.
Le
avrebbe
spiegato
come
una
nota
non
possa
rappresentare
che
una
linea
retta
e
anzi
un
piano
,
ma
un
piano
veramente
levigato
.
Il
mio
fervore
sparí
solo
quand
'
essa
m
'
interruppe
per
manifestarmi
un
suo
dubbio
doloroso
:
-
Ma
dunque
a
lei
non
piace
come
io
canto
?
Fui
stupito
della
sua
domanda
.
Io
avevo
fatta
una
critica
rude
,
ma
non
ne
avevo
la
coscienza
e
protestai
in
piena
buona
fede
.
Protestai
tanto
bene
che
mi
parve
di
esser
ritornato
,
sempre
parlando
del
solo
canto
,
all
'
amore
che
tanto
imperiosamente
m
'
aveva
trascinato
in
quella
casa
.
E
le
mie
parole
furono
tanto
amorose
che
lasciarono
tuttavia
trasparire
una
parte
di
sincerità
:
-
Come
può
credere
una
cosa
simile
?
Sarei
qui
se
cosí
fosse
?
Io
sono
stato
su
quel
pianerottolo
per
lungo
tempo
a
bearmi
del
suo
canto
,
delizioso
ed
eccelso
canto
nella
sua
ingenuità
.
Soltanto
io
ritengo
che
alla
sua
perfezione
occorra
qualche
cosa
d
'
altro
e
sono
venuto
a
portarglielo
.
Quale
potenza
aveva
tuttavia
nel
mio
animo
il
pensiero
di
Augusta
,
se
continuavo
ostinatamente
a
protestare
di
non
essere
stato
trascinato
dal
mio
desiderio
!
Carla
stette
a
sentire
le
mie
parole
lusinghiere
,
ch
'
essa
non
era
neppure
al
caso
di
analizzare
.
Non
era
molto
colta
,
ma
,
con
mia
grande
sorpresa
,
compresi
che
non
mancava
di
buon
senso
.
Mi
raccontò
ch
'
essa
stessa
aveva
dei
forti
dubbii
sul
suo
talento
e
sulla
sua
voce
:
sentiva
che
non
faceva
dei
progressi
.
Spesso
,
dopo
una
certa
quantità
di
ore
di
studio
,
essa
si
concedeva
lo
svago
e
il
premio
di
cantare
La
mia
Bandiera
sperando
di
scoprire
nella
propria
voce
qualche
nuova
qualità
.
Ma
era
sempre
la
stessa
cosa
:
non
peggio
e
forse
sempre
abbastanza
bene
come
le
assicuravano
quanti
la
udivano
ed
io
anche
(
e
qui
mi
mandò
dai
suoi
begli
occhi
bruni
un
lampo
mitemente
interrogativo
che
dimostrava
com
'
essa
avesse
bisogno
di
essere
rassicurata
sul
senso
delle
mie
parole
che
ancora
le
sembrava
dubbio
)
ma
un
vero
progresso
non
c
'
era
.
Il
maestro
diceva
che
in
arte
non
c
'
erano
progressi
lenti
,
ma
grandi
salti
che
portavano
alla
meta
e
che
un
bel
giorno
essa
si
sarebbe
destata
grande
artista
.
-
È
una
cosa
lunga
,
però
,
-
aggiunse
guardando
nel
vuoto
e
rivedendo
forse
tutte
le
sue
ore
di
noia
e
di
dolore
.
Si
dice
onesto
prima
di
tutto
quello
ch
'
è
sincero
e
da
parte
mia
sarebbe
stato
onestissimo
di
consigliare
alla
povera
fanciulla
di
lasciare
lo
studio
del
canto
e
divenire
la
mia
amante
.
Ma
io
non
ero
ancora
giunto
tanto
lontano
dal
Giardino
Pubblico
,
eppoi
,
se
non
altro
,
non
ero
molto
sicuro
del
mio
giudizio
nell
'
arte
del
canto
.
Da
alcuni
istanti
io
ero
fortemente
preoccupato
da
una
sola
persona
:
quel
noioso
Copler
che
passava
ogni
festa
nella
mia
villa
con
me
e
con
mia
moglie
.
Sarebbe
stato
quello
il
momento
di
trovare
un
pretesto
per
pregare
la
fanciulla
di
non
raccontare
al
Copler
della
mia
visita
.
Ma
non
lo
feci
non
sapendo
come
travestire
la
mia
domanda
e
fu
bene
,
perché
pochi
giorni
appresso
il
povero
mio
amico
ammalò
e
subito
dopo
morí
.
Intanto
le
dissi
ch
'
essa
avrebbe
trovato
nel
Garcia
tutto
quello
che
cercava
,
e
per
un
istante
solo
,
ma
solo
per
un
istante
,
essa
ansiosamente
aspettò
dei
miracoli
da
quel
libro
.
Presto
però
,
trovandosi
dinanzi
a
tante
parole
,
dubitò
dell
'
efficacia
della
magia
.
Io
leggevo
le
teorie
del
Garcia
in
italiano
,
poi
in
italiano
gliele
spiegavo
e
,
quando
non
bastava
,
gliele
traducevo
in
triestino
,
ma
essa
non
sentiva
moversi
niente
nella
sua
gola
e
una
vera
efficacia
in
quel
libro
essa
avrebbe
potuto
riconoscere
solo
se
si
fosse
manifestata
in
quel
punto
.
Il
male
è
che
anch
'
io
,
poco
dopo
,
ebbi
la
convinzione
che
in
mano
mia
quel
libro
non
valeva
molto
.
Rivedendo
per
ben
tre
volte
quelle
frasi
e
non
sapendo
che
farmene
,
mi
vendicai
della
mia
incapacità
criticandole
liberamente
.
Ecco
che
il
Garcia
perdeva
il
suo
e
il
mio
tempo
per
provare
che
poiché
la
voce
umana
sapeva
produrre
varii
suoni
non
era
giusto
di
considerarla
quale
uno
strumento
solo
.
Anche
il
violino
allora
avrebbe
dovuto
essere
considerato
quale
un
conglomerato
di
strumenti
.
Ebbi
forse
torto
di
comunicare
a
Carla
tale
mia
critica
,
ma
accanto
ad
una
donna
che
si
vuole
conquistare
è
difficile
di
trattenersi
dall
'
approfittare
di
un
'
occasione
che
si
presenti
per
dimostrare
la
propria
superiorità
.
Essa
infatti
m
'
ammirò
,
ma
proprio
fisicamente
allontanò
da
sé
il
libro
ch
'
era
il
nostro
Galeotto
,
ma
che
non
ci
accompagnò
fino
alla
colpa
.
Io
ancora
non
mi
rassegnai
di
rinunziarvi
e
lo
rimandai
ad
altra
mia
visita
.
Quando
il
Copler
morí
non
ve
ne
fu
piú
di
bisogno
.
Era
rotto
qualunque
nesso
fra
quella
casa
e
la
mia
e
cosí
il
mio
procedere
non
poteva
essere
frenato
che
dalla
mia
coscienza
.
Ma
intanto
eravamo
divenuti
abbastanza
intimi
,
di
un
'
intimità
maggiore
di
quanto
si
avrebbe
potuto
attendersi
da
quella
mezz
'
ora
di
conversazione
.
Io
credo
che
l
'
accordo
in
un
giudizio
critico
unisca
intimamente
.
La
povera
Carla
approfittò
di
tale
intimità
per
mettermi
a
parte
delle
sue
tristezze
.
Dopo
l
'
intervento
del
Copler
,
in
quella
casa
si
viveva
modestamente
ma
senza
grandi
privazioni
.
Il
maggior
peso
per
le
due
povere
donne
era
il
pensiero
del
futuro
.
Perché
il
Copler
portava
loro
a
date
ben
precise
il
suo
soccorso
,
ma
non
permetteva
di
calcolarvi
con
sicurezza
;
egli
non
voleva
pensieri
e
preferiva
li
avessero
loro
.
Poi
non
dava
gratuitamente
quei
denari
:
Era
il
vero
padrone
in
quella
casa
e
intendeva
di
essere
informato
di
ogni
piccolezza
.
Guai
se
si
permettevano
una
spesa
non
preventivamente
approvata
da
lui
!
La
madre
di
Carla
,
poco
tempo
prima
,
era
stata
indisposta
e
Carla
,
per
poter
accudire
alle
faccende
domestiche
,
aveva
trascurato
per
qualche
giorno
di
cantare
.
Informatone
dal
maestro
,
il
Copler
fece
una
scenata
e
se
ne
andò
dichiarando
che
allora
non
valeva
la
pena
di
seccare
dei
valentuomini
per
indurli
a
soccorrerle
.
Per
varii
giorni
esse
vissero
nel
terrore
temendo
di
essere
abbandonate
al
loro
destino
.
Poi
,
quando
ritornò
,
rinnovò
patti
e
condizioni
e
stabilí
esattamente
per
quante
ore
al
giorno
Carla
dovesse
sedere
al
pianoforte
e
quante
ne
potesse
dedicare
alla
casa
.
Minacciò
anche
di
venir
a
sorprenderle
a
tutte
le
ore
del
giorno
.
-
Certo
,
-
concludeva
la
fanciulla
,
-
egli
non
vuole
altro
che
il
nostro
bene
,
ma
s
'
arrabbia
tanto
per
cose
di
nessuna
importanza
,
che
una
volta
o
l
'
altra
,
nell
'
ira
,
finirà
col
gettarci
sul
lastrico
.
Ma
ora
che
anche
lei
si
occupa
di
noi
,
non
c
'
è
piú
questo
pericolo
,
nevvero
?
E
di
nuovo
mi
strinse
la
mano
.
Poiché
io
non
risposi
subito
,
essa
temette
ch
'
io
mi
sentissi
solidale
col
Copler
,
e
aggiunse
:
-
Anche
il
signor
Copler
dice
che
lei
è
tanto
buono
!
Questa
frase
voleva
essere
un
complimento
diretto
a
me
,
ma
anche
al
Copler
.
La
sua
figura
presentatami
con
tanta
antipatia
da
Carla
,
era
nuova
per
me
e
destava
proprio
la
mia
simpatia
.
Avrei
voluto
somigliargli
mentre
il
desiderio
che
mi
aveva
portato
in
quella
casa
me
ne
rendeva
tanto
dissimile
!
Era
ben
vero
che
alle
due
donne
egli
portava
i
denari
altrui
,
ma
dava
tutta
l
'
opera
propria
,
una
parte
della
propria
vita
.
Quella
rabbia
,
ch
'
egli
dedicava
loro
,
era
veramente
paterna
.
Ebbi
però
un
dubbio
:
e
se
a
tale
opera
fosse
stato
indotto
dal
desiderio
?
Senz
'
esitare
domandai
a
Carla
:
-
Il
Copler
le
ha
mai
chiesto
un
bacio
?
-
Mai
!
-
rispose
Carla
con
vivacità
.
-
Quand
'
è
soddisfatto
del
mio
comportamento
,
seccamente
impartisce
la
sua
approvazione
,
mi
stringe
leggermente
la
mano
e
se
ne
va
.
Altre
volte
,
quand
'
è
arrabbiato
,
mi
rifiuta
anche
la
stretta
di
mano
e
non
s
'
accorge
nemmeno
ch
'
io
dallo
spavento
piango
.
Un
bacio
in
quel
momento
sarebbe
per
me
una
liberazione
.
Visto
ch
'
io
mi
misi
a
ridere
,
Carla
si
spiegò
meglio
:
-
Accetterei
con
riconoscenza
il
bacio
di
un
uomo
tanto
vecchio
cui
devo
tanto
!
Ecco
il
vantaggio
dei
malati
reali
;
appariscono
piú
vecchi
di
quanto
non
sieno
.
Feci
un
debole
tentativo
di
somigliare
al
Copler
.
Sorridendo
per
non
spaventare
troppo
la
povera
fanciulla
,
le
dissi
che
anch
'
io
,
quando
mi
occupavo
di
qualcuno
,
finivo
col
divenire
molto
imperioso
.
In
complesso
anch
'
io
trovavo
che
quando
si
studiava
un
'
arte
si
dovesse
farlo
seriamente
.
Poi
m
'
investii
tanto
bene
della
mia
parte
che
cessai
persino
di
sorridere
.
Il
Copler
aveva
ragione
d
'
essere
severo
con
una
giovinetta
che
non
poteva
intendere
il
valore
del
tempo
:
bisognava
anche
ricordare
quante
persone
facevano
dei
sacrifici
per
aiutarla
.
Ero
veramente
serio
e
severo
.
Venne
cosí
per
me
l
'
ora
di
andare
a
colazione
e
specialmente
quel
giorno
non
avrei
voluto
far
aspettare
Augusta
.
Porsi
la
mano
a
Carla
e
allora
m
'
avvidi
com
'
essa
fosse
pallida
.
Volli
confortarla
:
-
Stia
sicura
ch
'
io
farò
sempre
del
mio
meglio
per
appoggiarla
presso
il
Copler
e
tutti
gli
altri
.
Essa
ringraziò
,
ma
pareva
tuttavia
abbattuta
.
Poi
seppi
che
vedendomi
arrivare
,
essa
subito
aveva
indovinata
quasi
la
verità
e
aveva
pensato
ch
'
io
fossi
innamorato
di
lei
e
quindi
salva
.
Poi
invece
-
e
proprio
quando
m
'
accinsi
ad
andarmene
-
essa
credette
che
anch
'
io
fossi
innamorato
solo
dell
'
arte
e
del
canto
e
che
perciò
se
essa
non
avesse
cantato
bene
e
fatti
dei
progressi
,
l
'
avrei
abbandonata
.
Mi
parve
abbattutissima
.
Fui
preso
da
compassione
e
,
visto
che
non
c
'
era
altro
tempo
da
perdere
,
la
rassicurai
col
mezzo
ch
'
essa
stessa
aveva
designato
quale
il
piú
efficace
.
Ero
già
alla
porta
che
l
'
attrassi
a
me
,
spostai
accuratamente
col
naso
la
grossa
treccia
dal
suo
collo
cui
cosí
giunsi
con
le
labbra
e
sfiorai
persino
coi
denti
.
Aveva
l
'
apparenza
di
uno
scherzo
ed
anch
'
essa
finí
col
riderne
,
ma
soltanto
quando
io
la
lasciai
.
Fino
a
quel
momento
essa
era
rimasta
inerte
e
stupita
fra
le
mie
braccia
.
Mi
seguí
sul
pianerottolo
e
,
quando
cominciai
a
scendere
,
mi
domandò
ridendo
:
-
Quando
ritorna
?
-
Domani
o
forse
piú
tardi
!
-
risposi
io
già
incerto
.
Poi
piú
deciso
:
-
Certamente
vengo
domani
!
-
Quindi
,
in
seguito
al
desiderio
di
non
compromettermi
troppo
,
aggiunsi
:
-
Continueremo
la
lettura
del
Garcia
.
Ella
non
mutò
di
espressione
in
quel
breve
tempo
:
assentí
alla
prima
malsicura
promessa
,
assentí
riconoscente
alla
seconda
e
assentí
anche
al
mio
terzo
proposito
,
sempre
sorridendo
.
Le
donne
sanno
sempre
quello
che
vogliono
.
Non
ci
furono
esitazioni
né
per
parte
di
Ada
che
mi
respinse
,
né
dall
'
Augusta
che
mi
prese
,
e
neppure
da
Carla
,
che
mi
lasciò
fare
.
Sulla
via
mi
trovai
subito
piú
vicino
ad
Augusta
che
non
a
Carla
.
Respirai
l
'
aria
fresca
,
aperta
ed
ebbi
pieno
il
sentimento
della
mia
libertà
.
Io
non
avevo
fatto
altro
che
uno
scherzo
che
non
poteva
perdere
tale
suo
carattere
perché
era
finito
su
quel
collo
e
sotto
quella
treccia
.
Infine
Carla
aveva
accettato
quel
bacio
come
una
promessa
di
affetto
e
sopra
tutto
di
assistenza
.
Quel
giorno
a
tavola
,
però
,
cominciai
veramente
a
soffrire
.
Tra
me
e
Augusta
stava
la
mia
avventura
,
come
una
grande
ombra
fosca
che
mi
pareva
impossibile
non
fosse
vista
anche
da
lei
.
Mi
sentivo
piccolo
,
colpevole
e
malato
,
e
sentivo
il
dolore
al
fianco
come
un
dolore
simpatico
che
riverberasse
dalla
grande
ferita
alla
mia
coscienza
.
Mentre
distrattamente
fingevo
di
mangiare
,
cercai
il
sollievo
in
un
proposito
ferreo
:
Non
la
rivedrò
piú
-
pensai
-
e
se
,
per
riguardo
,
la
dovrò
rivedere
,
sarà
per
l
'
ultima
volta
.
Non
si
pretendeva
poi
mica
tanto
da
me
:
un
solo
sforzo
,
quello
di
non
rivedere
piú
Carla
.
Augusta
ridendo
,
mi
domandò
:
-
Sei
stato
dall
'
Olivi
che
ti
vedo
tanto
preoccupato
?
Mi
misi
a
ridere
anch
'
io
.
Era
un
grande
sollievo
quello
di
poter
parlare
.
Le
parole
non
erano
quelle
che
avrebbero
potuto
dare
la
pace
intera
perché
per
dire
quelle
sarebbe
occorso
di
confessare
eppoi
promettere
,
ma
,
non
potendo
altrimenti
,
era
già
un
bel
sollievo
di
dirne
delle
altre
.
Parlai
abbondantemente
,
sempre
lieto
e
buono
.
Poi
trovai
ancora
di
meglio
:
parlai
della
piccola
lavanderia
ch
'
essa
tanto
desiderava
e
che
io
fino
ad
allora
le
avevo
rifiutata
,
e
le
diedi
subito
il
permesso
di
costruirla
.
Essa
fu
tanto
commossa
del
mio
non
sollecitato
permesso
che
si
alzò
e
venne
a
darmi
un
bacio
.
Ecco
un
bacio
ch
'
evidentemente
cancellava
quell
'
altro
,
ed
io
mi
sentii
subito
meglio
.
Fu
cosí
ch
'
ebbimo
la
lavanderia
e
ancora
oggidí
,
quando
passo
dinanzi
alla
minuscola
costruzione
,
ricordo
che
Augusta
la
volle
e
Carla
la
consentí
.
Seguí
un
pomeriggio
incantevole
riempito
dal
nostro
affetto
.
Nella
solitudine
la
mia
coscienza
era
piú
seccante
.
La
parola
e
l
'
affetto
di
Augusta
valevano
a
calmarla
.
Uscimmo
insieme
.
Poi
l
'
accompagnai
da
sua
madre
e
passai
anche
tutta
la
serata
con
lei
.
Prima
di
mettermi
a
dormire
,
come
m
'
avviene
di
spesso
,
guardai
lungamente
mia
moglie
che
già
dormiva
raccolta
nella
sua
lieve
respirazione
.
Anche
dormendo
essa
era
tutta
ordinata
,
con
le
coperte
fino
al
mento
e
i
capelli
non
abbondanti
riuniti
in
una
breve
treccia
annodata
alla
nuca
.
Pensai
:
Non
voglio
procurarle
dei
dolori
.
Mai
!
.
Mi
addormentai
tranquillo
.
Il
giorno
seguente
avrei
chiarita
la
mia
relazione
con
Carla
e
avrei
trovato
il
modo
di
rassicurare
la
povera
fanciulla
del
suo
avvenire
,
senza
perciò
essere
obbligato
di
darle
dei
baci
.
Ebbi
un
sogno
bizzarro
:
non
solo
baciavo
il
collo
di
Carla
,
ma
lo
mangiavo
.
Era
però
un
collo
fatto
in
modo
che
le
ferite
ch
'
io
le
infliggevo
con
rabbiosa
voluttà
non
sanguinavano
,
e
il
collo
restava
perciò
sempre
coperto
dalla
sua
bianca
pelle
e
inalterato
nella
sua
forma
lievemente
arcuata
.
Carla
,
abbandonata
fra
le
mie
braccia
,
non
pareva
soffrisse
dei
miei
morsi
.
Chi
invece
ne
soffriva
era
Augusta
che
improvvisamente
era
accorsa
.
Per
tranquillarla
le
dicevo
:
Non
lo
mangerò
tutto
:
ne
lascerò
un
pezzo
anche
a
te
.
Il
sogno
ebbe
l
'
aspetto
di
un
incubo
soltanto
quando
in
mezzo
alla
notte
mi
destai
e
la
mia
mente
snebbiata
poté
ricordarlo
,
ma
non
prima
,
perché
finché
durò
,
neppure
la
presenza
di
Augusta
m
'
aveva
levato
il
sentimento
di
soddisfazione
ch
'
esso
mi
procurava
.
Non
appena
desto
,
ebbi
la
piena
coscienza
della
forza
del
mio
desiderio
e
del
pericolo
ch
'
esso
rappresentava
per
Augusta
e
anche
per
me
.
Forse
nel
grembo
della
donna
che
mi
dormiva
accanto
già
s
'
iniziava
un
'
altra
vita
di
cui
sarei
stato
responsabile
.
Chissà
quello
che
avrebbe
preteso
Carla
quando
fosse
stata
la
mia
amante
?
A
me
pareva
desiderosa
del
godimento
che
fino
ad
allora
le
era
stato
conteso
,
e
come
avrei
io
saputo
provvedere
a
due
famiglie
?
Augusta
domandava
l
'
utile
lavanderia
,
l
'
altra
avrebbe
domandata
qualche
altra
cosa
,
ma
non
meno
costosa
.
Rividi
Carla
mentre
dal
pianerottolo
mi
salutava
ridendo
dopo
di
essere
stata
baciata
.
Essa
già
sapeva
ch
'
io
sarei
stato
la
sua
preda
.
N
'
ebbi
spavento
e
là
,
solo
e
nell
'
oscurità
,
non
seppi
trattenere
un
gemito
.
Mia
moglie
,
subito
desta
,
mi
domandò
che
cosa
avessi
ed
io
risposi
con
una
breve
parola
,
la
prima
che
mi
si
fosse
affacciata
alla
mente
quando
seppi
rimettermi
dallo
spavento
di
vedermi
interrogato
in
un
momento
in
cui
mi
pareva
di
aver
gridata
una
confessione
:
-
Penso
alla
vecchiaia
incombente
!
Ella
rise
e
cercò
di
consolarmi
senza
perciò
tagliare
il
sonno
cui
s
'
aggrappava
.
M
'
inviò
la
frase
stessa
che
sempre
mi
diceva
quando
mi
vedeva
spaventato
del
tempo
che
andava
via
:
-
Non
pensarci
,
ora
che
siamo
giovani
...
il
sonno
è
tanto
buono
!
L
'
esortazione
giovò
:
non
ci
pensai
piú
e
mi
riaddormentai
.
La
parola
nella
notte
è
come
un
raggio
di
luce
.
Illumina
un
tratto
di
realtà
in
confronto
al
quale
sbiadiscono
le
costruzioni
della
fantasia
.
Perché
avevo
tanto
da
temere
della
povera
Carla
di
cui
ancora
non
ero
l
'
amante
?
Era
evidente
che
avevo
fatto
di
tutto
per
spaventarmi
della
mia
situazione
.
Infine
,
il
bébé
che
avevo
evocato
nel
grembo
di
Augusta
finora
non
aveva
dato
altro
segno
di
vita
che
la
costruzione
della
lavanderia
.
Mi
alzai
sempre
accompagnato
dai
migliori
propositi
.
Corsi
al
mio
studio
e
preparai
in
una
busta
qualche
poco
di
denaro
che
volevo
offrire
a
Carla
nello
stesso
istante
in
cui
le
avrei
annunziato
il
mio
abbandono
.
Però
mi
sarei
dichiarato
pronto
di
mandarle
per
posta
dell
'
altro
denaro
ogni
qualvolta
essa
me
ne
avesse
domandato
scrivendomi
ad
un
indirizzo
che
le
avrei
fatto
sapere
.
Proprio
quando
m
'
accingevo
ad
uscire
,
Augusta
m
'
invitò
con
un
dolce
sorriso
ad
accompagnarla
in
casa
del
padre
.
Era
arrivato
da
Buenos
Aires
il
padre
di
Guido
per
assistere
alle
nozze
,
e
bisognava
andare
a
farne
la
conoscenza
.
Essa
certamente
si
curava
meno
del
padre
di
Guido
che
di
me
.
Voleva
rinnovare
la
dolcezza
del
giorno
prima
.
Ma
la
cosa
non
era
piú
la
stessa
:
a
me
pareva
fosse
male
lasciar
trascorrere
del
tempo
fra
il
mio
buon
proposito
e
la
sua
esecuzione
.
Intanto
che
noi
camminavamo
sulla
via
uno
accanto
all
'
altro
e
,
all
'
apparenza
,
sicuri
del
nostro
affetto
,
l
'
altra
si
riteneva
già
amata
da
me
.
Ciò
era
male
.
Sentii
quella
passeggiata
come
una
vera
e
propria
constrizione
.
Trovammo
Giovanni
che
stava
realmente
meglio
.
Solo
non
poteva
mettere
gli
stivali
per
una
certa
gonfiezza
ai
piedi
cui
egli
non
attribuiva
importanza
ed
io
in
allora
neppure
.
Si
trovava
in
salotto
col
padre
di
Guido
cui
mi
presentò
.
Augusta
ci
lasciò
subito
per
andare
a
raggiungere
la
madre
e
la
sorella
.
Il
Signor
Francesco
Speier
mi
parve
un
uomo
molto
meno
istruito
del
figlio
.
Era
piccolo
,
tozzo
,
sulla
sessantina
,
di
poche
idee
e
di
poca
vivacità
,
forse
anche
perché
in
seguito
ad
una
malattia
aveva
l
'
orecchio
molto
indebolito
.
Ficcava
qualche
parola
spagnuola
nel
suo
italiano
:
-
Cada
volta
che
vengo
a
Trieste
...
I
due
vecchi
parlavano
di
affari
,
e
Giovanni
ascoltava
attentamente
perché
quegli
affari
erano
molto
importanti
per
il
destino
di
Ada
.
Stetti
ad
ascoltare
distrattamente
.
Sentii
che
il
vecchio
Speier
aveva
deciso
di
liquidare
i
suoi
affari
nell
'
Argentina
e
di
consegnare
a
Guido
tutti
i
suoi
duros
perché
li
impiegasse
alla
fondazione
di
una
ditta
a
Trieste
;
poi
egli
sarebbe
ritornato
a
Buenos
Aires
per
vivere
con
la
moglie
e
con
la
figlia
con
un
piccolo
podere
che
gli
rimaneva
.
Non
compresi
perché
raccontasse
in
mia
presenza
a
Giovanni
tutto
ciò
,
né
lo
so
neppur
oggi
.
A
me
parve
che
ambedue
a
un
dato
punto
cessassero
di
parlare
,
guardandomi
come
se
avessero
aspettato
da
me
un
consiglio
ed
io
,
per
essere
gentile
,
osservai
:
-
Non
dev
'
essere
piccolo
quel
podere
se
le
basta
per
viverci
!
Giovanni
urlò
subito
:
-
Ma
che
cosa
vai
dicendo
?
-
Lo
scoppio
di
voce
ricordava
i
suoi
migliori
tempi
,
ma
è
certo
che
se
egli
non
avesse
urlato
tanto
,
il
signor
Francesco
non
avrebbe
rilevata
la
mia
osservazione
.
Cosí
,
invece
,
impallidí
e
disse
:
-
Spero
bene
che
Guido
non
mancherà
di
pagarmi
gl
'
interessi
del
mio
capitale
.
Giovanni
,
sempre
urlando
,
cercò
di
rassicurarlo
:
-
Altro
che
gl
'
interessi
!
Anche
il
doppio
se
le
occorrerà
!
Non
è
forse
suo
figlio
?
Il
signor
Francesco
tuttavia
non
parve
molto
rasserenato
ed
aspettava
proprio
da
me
una
parola
che
lo
rassicurasse
.
Io
la
diedi
subito
e
abbondante
perché
il
vecchio
ora
sentiva
meno
di
prima
.
Poi
il
discorso
fra
i
due
uomini
di
affari
continuò
,
ma
io
mi
guardai
bene
dall
'
intervenire
piú
oltre
.
Giovanni
mi
guardava
di
tempo
in
tempo
al
disopra
degli
occhiali
per
sorvegliarmi
e
il
suo
respiro
pesante
pareva
una
minaccia
.
Parlò
poi
a
lungo
e
mi
domandò
a
un
dato
punto
:
-
Ti
pare
?
Io
annuii
fervidamente
.
Tanto
piú
fervido
dovette
apparire
il
mio
consenso
in
quanto
ogni
mio
atto
era
reso
piú
espressivo
dalla
rabbia
che
sempre
piú
mi
pervadeva
.
Che
cosa
stavo
facendo
in
quel
luogo
lasciando
trascorrere
il
tempo
utile
per
effettuare
i
miei
buoni
propositi
?
Mi
obbligavano
di
trascurare
un
'
opera
tanto
utile
a
me
e
ad
Augusta
!
Stavo
preparando
una
scusa
per
andarmene
,
ma
in
quel
momento
il
salotto
fu
invaso
dalle
donne
accompagnate
da
Guido
.
Questi
,
subito
dopo
l
'
arrivo
del
padre
,
aveva
regalato
alla
sposa
un
magnifico
anello
.
Nessuno
mi
guardò
o
salutò
,
nemmeno
la
piccola
Anna
.
Ada
aveva
già
al
dito
la
gemma
splendente
e
,
sempre
poggiando
il
braccio
sulla
spalla
del
fidanzato
,
la
faceva
vedere
al
padre
.
Le
donne
guardavano
anche
loro
estatiche
.
Neppure
gli
anelli
m
'
interessavano
.
Se
non
portavo
neppure
quello
matrimoniale
perché
m
'
impediva
la
circolazione
del
sangue
!
Senza
salutare
infilai
la
porta
del
salotto
,
andai
alla
porta
di
casa
e
m
'
accinsi
ad
uscire
.
Augusta
però
s
'
accorse
della
mia
fuga
e
mi
raggiunse
in
tempo
.
Fui
stupito
del
suo
aspetto
sconvolto
.
Le
sue
labbra
erano
pallide
come
il
giorno
del
nostro
matrimonio
,
poco
prima
che
andassimo
in
chiesa
.
Le
dissi
che
avevo
un
affare
di
premura
.
Poi
essendomi
in
buon
punto
ricordato
che
pochi
giorni
prima
,
per
un
capriccio
,
avevo
comperato
degli
occhiali
leggerissimi
da
presbite
che
poi
non
avevo
provati
dopo
di
averli
posti
nel
taschino
del
panciotto
dove
li
sentivo
,
le
dissi
che
avevo
un
appuntamento
con
un
oculista
per
farmi
esaminare
la
vista
che
da
qualche
tempo
mi
pareva
indebolita
.
Essa
rispose
che
avrei
potuto
andarmene
subito
,
ma
che
mi
pregava
di
fare
prima
i
miei
convenevoli
col
padre
di
Guido
.
Mi
strinsi
nelle
spalle
dall
'
impazienza
,
ma
tuttavia
la
compiacqui
.
Rientrai
nel
salotto
e
tutti
gentilmente
mi
salutarono
.
In
quanto
a
me
,
sicuro
che
ora
mi
mandavano
via
,
ebbi
persino
un
momento
di
buon
umore
.
Il
padre
di
Guido
che
in
tanta
famiglia
non
si
raccapezzava
bene
,
mi
domandò
:
-
Ci
rivedremo
ancora
prima
della
mia
partenza
per
Buenos
Aires
?
-
Oh
!
-
dissi
io
,
-
cada
volta
ch
'
ella
verrà
in
questa
casa
,
probabilmente
mi
ci
troverà
!
Tutti
risero
ed
io
me
ne
andai
trionfalmente
accompagnato
anche
da
un
saluto
abbastanza
lieto
da
parte
di
Augusta
.
Andavo
via
tanto
ordinatamente
dopo
di
aver
corrisposto
a
tutte
le
formalità
legali
,
che
potevo
camminare
sicuro
.
Ma
v
'
era
un
altro
motivo
che
mi
liberava
dai
dubbi
che
fino
a
quel
momento
m
'
avevano
trattenuto
:
io
correvo
via
dalla
casa
di
mio
suocero
per
allontanarmene
piú
che
fosse
possibile
,
cioè
fino
da
Carla
.
In
quella
casa
e
non
per
la
prima
volta
(
cosí
mi
pareva
)
mi
sospettavano
di
congiurare
bassamente
ai
danni
di
Guido
.
Innocentemente
e
in
piena
distrazione
io
avevo
parlato
di
quel
podere
che
si
trovava
nell
'
Argentina
,
e
Giovanni
subito
aveva
interpretate
le
mie
parole
come
se
fossero
state
meditate
per
danneggiare
Guido
presso
suo
padre
.
Con
Guido
mi
sarebbe
stato
facile
di
spiegarmi
se
fosse
abbisognato
:
con
Giovanni
e
gli
altri
,
che
mi
sospettavano
capace
di
simili
macchinazioni
,
bastava
la
vendetta
.
Non
che
io
mi
fossi
proposto
di
correre
a
tradire
Augusta
.
Facevo
però
alla
luce
del
sole
quello
che
desideravo
.
Una
visita
a
Carla
non
implicava
ancora
niente
di
male
ed
anzi
,
se
io
da
quelle
parti
mi
fossi
imbattuto
ancora
una
volta
in
mia
suocera
,
e
se
essa
mi
avesse
domandato
che
cosa
io
fossi
andato
a
farvi
,
le
avrei
subito
risposto
:
-
Oh
bella
!
Vado
da
Carla
!
-
Fu
perciò
quella
la
sola
volta
che
andai
da
Carla
senza
ricordare
Augusta
.
Tanto
mi
aveva
offeso
il
contegno
di
mio
suocero
!
Sul
pianerottolo
non
sentii
echeggiare
la
voce
di
Carla
.
Ebbi
un
istante
di
terrore
:
che
essa
fosse
uscita
?
Bussai
e
subito
entrai
prima
che
qualcuno
me
ne
avesse
dato
il
permesso
.
Carla
v
'
era
bensí
,
ma
con
lei
si
trovava
anche
sua
madre
.
Cucivano
assieme
in
un
'
associazione
che
potrà
essere
frequente
,
ma
che
io
mai
prima
avevo
vista
.
Lavoravano
ambedue
allo
stesso
grande
lenzuolo
,
ai
suoi
lembi
,
una
molto
lontana
dall
'
altra
.
Ecco
ch
'
io
ero
corso
da
Carla
e
arrivavo
a
Carla
accompagnata
dalla
madre
.
Era
tutt
'
altra
cosa
.
Non
si
potevano
attuare
né
i
buoni
né
i
cattivi
propositi
.
Tutto
continuava
a
restare
in
sospeso
.
Molto
accesa
,
Carla
si
levò
in
piedi
mentre
la
vecchia
lentamente
si
levò
gli
occhiali
che
ripose
in
una
busta
.
Io
intanto
credetti
di
poter
essere
indignato
per
altra
ragione
che
non
fosse
quella
di
vedermi
interdetto
di
chiarire
subito
l
'
animo
mio
.
Non
erano
queste
le
ore
che
il
Copler
aveva
destinate
allo
studio
?
Salutai
gentilmente
la
vecchia
signora
e
mi
fu
difficile
persino
di
sottopormi
a
tale
atto
di
gentilezza
.
Salutai
anche
Carla
quasi
senza
guardarla
.
Le
dissi
:
-
Sono
venuto
per
vedere
se
possiamo
cavare
da
questo
libro
-
e
accennai
al
Garcia
che
si
trovava
intatto
sul
tavolo
al
posto
ove
l
'
avevamo
lasciato
,
-
qualche
altra
cosa
di
utile
.
M
'
assisi
al
posto
che
avevo
occupato
il
giorno
prima
e
subito
apersi
il
libro
.
Carla
tentò
dapprima
di
sorridermi
,
ma
visto
che
io
non
corrisposi
alla
sua
gentilezza
,
sedette
con
una
certa
sollecitudine
di
obbedienza
accanto
a
me
,
per
guardare
.
Era
esitante
;
non
comprendeva
.
Io
la
guardai
e
vidi
che
sulla
sua
faccia
si
distendeva
qualche
cosa
che
poteva
significare
sdegno
e
ostinazione
.
Mi
figurai
che
cosí
usasse
di
accogliere
i
rimproveri
del
Copler
.
Solo
essa
non
era
ancora
sicura
che
i
miei
rimproveri
fossero
proprio
quelli
che
il
Copler
le
indirizzava
perché
-
come
me
lo
disse
poi
-
ricordava
ch
'
io
il
giorno
prima
l
'
avevo
baciata
e
perciò
credeva
di
essere
per
sempre
rassicurata
sulla
mia
ira
.
Era
perciò
sempre
ancora
pronta
a
convertire
quel
suo
sdegno
in
un
sorriso
amichevole
.
Debbo
dire
qui
,
perché
piú
tardi
non
ne
avrò
il
tempo
,
che
questa
sua
fiducia
di
avermi
addomesticato
definitivamente
con
quel
solo
bacio
che
m
'
aveva
concesso
,
mi
dispiacque
enormemente
:
una
donna
che
pensa
cosí
è
molto
pericolosa
.
Ma
in
quel
momento
il
mio
animo
era
proprio
quello
stesso
del
Copler
,
carico
di
rimproveri
e
di
risentimento
.
Mi
misi
a
leggere
ad
alta
voce
proprio
quella
parte
che
il
giorno
prima
avevamo
già
letta
e
che
io
stesso
avevo
demolita
,
pedantescamente
,
e
non
commentando
altrimenti
,
pesando
su
alcune
parole
che
mi
parevano
piú
significative
.
Con
voce
un
po
'
tremante
Carla
m
'
interruppe
:
-
Mi
pare
che
questo
l
'
abbiamo
già
letto
!
Cosí
fui
finalmente
obbligato
di
dire
parole
mie
.
Anche
la
parola
propria
può
dare
un
po
'
di
salute
.
La
mia
non
soltanto
fu
piú
mite
del
mio
animo
e
del
mio
comportamento
,
ma
addirittura
mi
ricondusse
alla
vita
di
società
:
-
Vede
,
signorina
,
-
e
accompagnai
subito
l
'
appellativo
vezzeggiativo
con
un
sorriso
che
poteva
essere
anche
di
amante
,
-
vorrei
rivedere
questa
roba
prima
di
passare
oltre
.
Forse
noi
ieri
l
'
abbiamo
giudicata
un
po
'
precipitosamente
,
ed
un
mio
amico
poco
fa
m
'
avvertí
che
per
intendere
tutto
quello
che
il
Garcia
dice
,
bisognava
studiarlo
tutto
.
Sentii
finalmente
anche
il
bisogno
di
usare
un
riguardo
alla
povera
vecchia
signora
che
certamente
nel
corso
della
sua
vita
e
per
quanto
poco
fortunata
fosse
stata
,
non
s
'
era
mai
trovata
in
un
frangente
simile
.
Inviai
anche
a
lei
un
sorriso
che
mi
costò
piú
fatica
di
quello
regalato
a
Carla
:
-
La
cosa
non
è
molto
divertente
,
-
le
dissi
,
-
ma
può
essere
sentita
con
qualche
vantaggio
anche
da
chi
non
si
occupa
di
canto
.
Continuai
ostinatamente
a
leggere
.
Carla
certamente
si
sentiva
meglio
,
e
sulle
sue
labbra
carnose
errava
qualche
cosa
che
somigliava
ad
un
sorriso
.
La
vecchia
invece
appariva
sempre
come
un
povero
animale
catturato
e
restava
in
quella
stanza
solo
perché
la
sua
timidezza
le
impediva
di
trovare
il
modo
di
andarsene
.
Io
,
poi
,
a
nessun
prezzo
avrei
tradito
il
mio
desiderio
di
buttarla
fuori
di
quella
stanza
.
Sarebbe
stata
una
cosa
grave
e
compromettente
.
Carla
fu
piú
decisa
:
con
molto
riguardo
mi
pregò
sospendere
per
un
momento
quella
lettura
e
,
rivoltasi
alla
madre
,
le
disse
che
poteva
andarsene
e
che
il
lavoro
a
quel
lenzuolo
l
'
avrebbero
continuato
nel
pomeriggio
.
La
signora
s
'
avvicinò
a
me
,
esitante
se
porgermi
la
mano
.
Io
gliela
strinsi
affettuosamente
e
le
dissi
:
-
Capisco
che
questa
lettura
non
è
troppo
divertente
.
Sembrava
volessi
deplorare
ch
'
essa
ci
lasciasse
.
La
signora
se
ne
andò
dopo
di
aver
posto
su
di
una
sedia
il
lenzuolo
ch
'
essa
fino
ad
allora
aveva
tenuto
in
grembo
.
Poi
Carla
la
seguí
per
un
istante
sul
pianerottolo
per
dirle
qualche
cosa
mentre
io
smaniavo
di
averla
finalmente
accanto
.
Rientrò
,
chiuse
dietro
di
sé
la
porta
e
ritornando
al
suo
posto
ebbe
di
nuovo
attorno
alla
bocca
qualche
cosa
di
rigido
che
ricordava
l
'
ostinazione
su
una
faccia
infantile
.
Disse
:
-
Ogni
giorno
a
quest
'
ora
io
studio
.
Giusto
ora
doveva
capitarmi
di
attendere
a
quel
lavoro
di
premura
!
-
Ma
non
vede
che
a
me
non
importa
nulla
del
suo
canto
?
-
gridai
io
e
l
'
aggredii
con
un
abbraccio
violento
che
mi
portò
a
baciarla
prima
in
bocca
eppoi
subito
sul
punto
stesso
ove
avevo
baciato
il
giorno
prima
.
Curioso
!
Essa
si
mise
a
piangere
dirottamente
e
si
sottrasse
a
me
.
Disse
singhiozzando
che
aveva
sofferto
troppo
di
avermi
visto
entrare
a
quel
modo
.
Essa
piangeva
per
quella
solita
compassione
di
sé
stesso
che
tocca
a
chi
vede
compianto
il
proprio
dolore
.
Le
lacrime
non
sono
espresse
dal
dolore
,
ma
dalla
sua
storia
.
Si
piange
quando
si
grida
all
'
ingiustizia
.
Era
infatti
ingiusto
di
obbligare
allo
studio
questa
bella
fanciulla
che
si
poteva
baciare
.
In
complesso
andava
peggio
di
quanto
m
'
ero
figurato
.
Dovetti
spiegarmi
e
per
far
presto
non
mi
presi
il
tempo
necessario
per
inventare
e
raccontai
l
'
esatta
verità
.
Le
dissi
della
mia
impazienza
di
vederla
e
di
baciarla
.
Io
m
'
ero
proposto
di
venir
da
lei
di
buon
'
ora
;
in
questo
proposito
avevo
persino
passata
la
notte
.
Naturalmente
non
seppi
dire
che
cosa
mi
prefiggessi
di
fare
venendo
da
lei
,
ma
ciò
era
poco
d
'
importante
.
Era
vero
che
la
stessa
dolorosa
impazienza
l
'
avevo
sentita
quando
avevo
voluto
andare
da
lei
per
dirle
che
volevo
abbandonarla
per
sempre
e
quand
'
ero
accorso
per
prenderla
fra
le
mie
braccia
.
Poi
le
raccontai
degli
avvenimenti
della
mattina
e
come
mia
moglie
m
'
avesse
obbligato
di
uscire
con
lei
e
m
'
avesse
condotto
da
mio
suocero
ove
ero
stato
immobilizzato
ad
ascoltare
come
si
discorreva
di
affari
che
non
mi
toccavano
.
Infine
,
con
grandi
sforzi
arrivo
a
svincolarmi
e
a
fare
la
lunga
via
a
passo
celere
e
che
cosa
trovo
?
...
La
stanza
tutta
ingombra
di
quel
lenzuolo
!
Carla
scoppiò
a
ridere
perché
comprese
che
in
me
non
v
'
era
niente
del
Copler
.
Il
riso
sulla
sua
bella
faccia
pareva
l
'
arcobaleno
ed
io
la
baciai
ancora
.
Essa
non
rispondeva
alle
mie
carezze
,
ma
le
subiva
sommessa
,
un
atteggiamento
ch
'
io
adoro
forse
perché
amo
il
sesso
debole
in
proporzione
diretta
della
sua
debolezza
.
Per
la
prima
volta
essa
mi
raccontò
d
'
aver
risaputo
dal
Copler
ch
'
io
amavo
tanto
mia
moglie
:
-
Perciò
-
aggiunse
ed
io
vidi
passare
sulla
sua
bella
faccia
l
'
ombra
del
proposito
serio
,
-
fra
noi
due
non
ci
può
essere
che
una
buona
amicizia
e
niente
altro
.
Io
a
quel
proposito
tanto
saggio
non
credetti
molto
perché
quella
stessa
bocca
che
lo
esprimeva
non
sapeva
neppur
allora
sottrarsi
ai
miei
baci
.
Carla
parlò
lungamente
.
Voleva
evidentemente
destare
la
mia
compassione
.
Ricordo
tutto
quello
ch
'
essa
mi
disse
e
cui
credetti
solo
quando
essa
sparí
dalla
mia
vita
.
Finché
l
'
ebbi
accanto
,
sempre
la
paventai
come
una
donna
che
prima
o
poi
avrebbe
approfittato
del
suo
ascendente
su
di
me
per
rovinare
me
e
la
mia
famiglia
.
Non
le
credetti
quand
'
essa
m
'
assicurò
che
non
domandava
altro
che
di
essere
sicura
della
propria
e
della
vita
della
madre
.
Ora
lo
so
con
certezza
ch
'
essa
mai
ebbe
il
proposito
di
ottenere
da
me
piú
di
quanto
le
occorresse
,
e
quando
penso
a
lei
arrossisco
dalla
vergogna
di
averla
compresa
e
amata
tanto
male
.
Essa
,
poverina
,
non
ebbe
nulla
da
me
.
Io
le
avrei
dato
tutto
,
perché
io
sono
di
quelli
che
pagano
i
proprii
debiti
.
Ma
aspettavo
sempre
che
me
lo
domandasse
.
Mi
raccontò
dello
stato
disperato
in
cui
s
'
era
trovata
alla
morte
di
suo
padre
.
Per
mesi
e
mesi
lei
e
la
vecchia
erano
state
obbligate
a
lavorare
giorno
e
notte
a
certi
ricami
che
venivano
commessi
loro
da
un
mercante
.
Ingenuamente
essa
credeva
che
l
'
aiuto
dovesse
venire
dalla
provvidenza
divina
tant
'
è
vero
che
talvolta
per
ore
era
rimasta
alla
finestra
per
guardare
sulla
via
,
donde
doveva
giungere
.
Venne
invece
il
Copler
.
Ora
essa
si
diceva
contenta
del
suo
stato
,
ma
lei
e
sua
madre
passavano
le
notti
inquiete
perché
l
'
aiuto
che
veniva
concesso
era
ben
precario
.
Se
un
giorno
fosse
risultato
ch
'
essa
non
aveva
né
la
voce
né
il
talento
per
cantare
?
Il
Copler
le
avrebbe
abbandonate
.
Poi
egli
parlava
di
farla
apparire
su
un
teatro
di
lí
a
pochi
mesi
.
E
se
ci
fosse
stato
un
vero
e
proprio
fiasco
?
Sempre
nello
sforzo
di
destare
la
mia
compassione
,
essa
mi
raccontò
che
la
disgrazia
finanziaria
della
sua
famiglia
aveva
anche
travolto
un
suo
sogno
d
'
amore
:
il
suo
fidanzato
l
'
aveva
abbandonata
.
Io
ero
sempre
lontano
dalla
compassione
.
Le
dissi
:
-
Quel
suo
fidanzato
l
'
avrà
baciata
molto
?
Come
faccio
io
?
Essa
rise
perché
le
impedivo
di
parlare
.
Io
vidi
cosí
dinanzi
a
me
un
uomo
che
mi
segnava
la
via
.
Era
da
lungo
tempo
trascorsa
l
'
ora
in
cui
avrei
dovuto
trovarmi
a
colazione
a
casa
.
Avrei
voluto
andarmene
.
Per
quel
giorno
bastava
.
Ero
ben
lontano
da
quel
rimorso
che
m
'
aveva
tenuto
desto
durante
la
notte
,
e
l
'
inquietudine
che
m
'
aveva
trascinato
da
Carla
era
del
tutto
scomparsa
.
Ma
tranquillo
non
ero
.
È
,
forse
,
mio
destino
di
non
esserlo
mai
.
Non
avevo
rimorsi
perché
intanto
Carla
m
'
aveva
promesso
tanti
baci
che
volevo
a
nome
di
un
'
amicizia
che
non
poteva
offendere
Augusta
.
Mi
parve
di
scoprire
la
ragione
del
malcontento
che
come
al
solito
faceva
serpeggiare
vaghi
dolori
nel
mio
organismo
.
Carla
mi
vedeva
in
una
luce
falsa
!
Carla
poteva
disprezzarmi
vedendomi
tanto
desideroso
dei
suoi
baci
quando
amavo
Augusta
!
Quella
stessa
Carla
che
faceva
mostra
di
stimarmi
tanto
perché
di
me
aveva
tanto
bisogno
!
Decisi
di
conquistarmi
la
sua
stima
e
dissi
delle
parole
che
dovevano
dolermi
come
il
ricordo
di
un
crimine
vigliacco
,
come
un
tradimento
commesso
per
libera
elezione
,
senza
necessità
e
senza
nessun
vantaggio
.
Ero
quasi
alla
porta
e
con
l
'
aspetto
di
persona
serena
che
a
malincuore
si
confessi
,
dissi
a
Carla
:
-
Il
Copler
le
ha
raccontato
dell
'
affetto
ch
'
io
porto
a
mia
moglie
.
È
vero
:
io
stimo
molto
mia
moglie
.
Poi
le
raccontai
per
filo
e
per
segno
la
storia
del
mio
matrimonio
,
come
mi
fossi
innamorato
della
sorella
maggiore
di
Augusta
che
non
aveva
voluto
saperne
di
me
perché
innamorata
di
un
altro
,
come
poi
avessi
tentato
di
sposare
un
'
altra
delle
sue
sorelle
che
pure
mi
respinse
e
come
infine
mi
adattassi
a
sposare
lei
.
Carla
credette
subito
nell
'
esattezza
di
questo
racconto
.
Poi
seppi
che
il
Copler
ne
aveva
appreso
qualche
cosa
a
casa
mia
e
le
aveva
riferito
dei
particolari
non
del
tutto
veri
,
ma
quasi
,
ch
'
io
avevo
ora
rettificato
e
confermato
.
-
È
bella
la
sua
signora
?
-
domandò
essa
pensierosa
.
-
Secondo
i
gusti
,
-
dissi
io
.
C
'
era
qualche
centro
proibitivo
che
agiva
ancora
in
me
.
Avevo
detto
di
stimare
mia
moglie
,
ma
non
avevo
mica
ancora
detto
di
non
amarla
.
Non
avevo
detto
che
mi
piacesse
,
ma
neppure
che
non
potesse
piacermi
.
In
quel
momento
mi
pareva
di
essere
molto
sincero
;
ora
so
di
aver
tradito
con
quelle
parole
tutt
'
e
due
le
donne
e
tutto
l
'
amore
,
il
mio
e
il
loro
.
A
dire
il
vero
non
ero
ancora
tranquillo
;
dunque
mancava
ancora
qualche
cosa
.
Mi
sovvenni
della
busta
dai
buoni
propositi
e
l
'
offersi
a
Carla
.
Essa
l
'
aperse
e
me
la
restituí
dicendomi
che
pochi
giorni
prima
il
Copler
le
aveva
portata
la
mesata
e
che
per
il
momento
essa
proprio
non
aveva
bisogno
di
danaro
.
La
mia
inquietudine
aumentò
per
un
'
antica
idea
che
m
'
ero
fatta
che
le
donne
veramente
pericolose
non
accettano
poco
denaro
.
Essa
s
'
avvide
del
mio
malessere
e
con
un
'
ingenuità
deliziosa
e
che
apprezzo
solamente
ora
che
ne
scrivo
,
mi
domandò
poche
corone
con
le
quali
avrebbe
acquistati
dei
piatti
di
cui
le
due
donne
erano
state
private
da
una
catastrofe
in
cucina
.
Poi
avvenne
una
cosa
che
lasciò
un
segno
indelebile
nella
mia
memoria
.
Al
momento
di
andarmene
io
la
baciai
,
ma
questa
volta
,
con
tutta
intensità
,
essa
rispose
al
mio
bacio
.
Il
mio
veleno
aveva
agito
.
Essa
disse
con
tutta
ingenuità
:
-
Io
le
voglio
bene
perché
lei
è
tanto
buono
che
neppure
la
ricchezza
poté
guastarla
.
Poi
aggiunse
con
malizia
:
-
Io
so
ora
che
non
bisogna
farla
attendere
e
che
fuori
di
quel
pericolo
non
ce
n
'
è
altro
con
lei
.
Sul
pianerottolo
essa
domandò
ancora
:
-
Potrò
mandare
a
quel
paese
il
maestro
di
canto
assieme
al
Copler
?
Scendendo
rapidamente
le
scale
io
le
dissi
:
-
Vedremo
!
Ecco
che
qualche
cosa
restava
tuttavia
in
sospeso
nei
nostri
rapporti
;
tutto
il
resto
era
stato
chiaramente
stabilito
.
Me
ne
derivò
tale
malessere
,
che
quando
arrivai
all
'
aria
aperta
,
indeciso
mi
mossi
nella
direzione
opposta
a
quella
della
mia
casa
.
Avrei
quasi
avuto
il
desiderio
di
ritornare
subito
subito
da
Carla
per
spiegarle
ancora
qualche
cosa
:
il
mio
amore
per
Augusta
.
Si
poteva
farlo
perché
io
non
avevo
detto
di
non
amarla
.
Soltanto
,
come
conclusione
a
quella
vera
storia
che
avevo
raccontata
,
avevo
dimenticato
di
dire
che
oramai
io
amavo
veramente
Augusta
.
Carla
,
poi
,
ne
aveva
dedotto
che
non
l
'
amavo
affatto
e
perciò
aveva
corrisposto
tanto
fervidamente
al
mio
bacio
,
sottolineandolo
con
una
sua
dichiarazione
di
amore
.
Mi
pareva
che
,
se
non
ci
fosse
stato
tale
episodio
,
io
avrei
potuto
sopportare
piú
facilmente
lo
sguardo
confidente
di
Augusta
.
E
pensare
che
poco
prima
io
ero
stato
lieto
di
apprendere
che
Carla
sapesse
del
mio
amore
per
mia
moglie
e
che
cosí
,
per
sua
decisione
,
l
'
avventura
ch
'
io
aveva
cercata
mi
venisse
offerta
nella
forma
di
un
'
amicizia
condita
da
baci
.
Al
Giardino
Pubblico
sedetti
su
una
panchina
e
,
col
bastone
,
segnai
distrattamente
sulla
ghiaia
la
data
di
quel
giorno
.
Poi
risi
amaramente
:
sapevo
che
quella
non
era
la
data
che
avrebbe
segnata
la
fine
dei
miei
tradimenti
.
Anzi
,
s
'
iniziavano
quel
giorno
.
Dove
avrei
potuto
trovare
io
la
forza
per
non
ritornare
da
quella
donna
tanto
desiderabile
che
m
'
aspettava
?
Poi
avevo
già
assunti
degl
'
impegni
,
degl
'
impegni
d
'
onore
.
Avevo
avuto
dei
baci
e
non
m
'
era
stato
concesso
di
dare
che
il
controvalore
di
alcune
terraglie
!
Era
proprio
un
conto
non
saldato
quello
che
ora
mi
legava
a
Carla
.
La
colazione
fu
triste
.
Augusta
non
aveva
domandate
delle
spiegazioni
per
il
mio
ritardo
ed
io
non
le
diedi
.
Avevo
paura
di
tradirmi
,
tanto
piú
che
nel
breve
percorso
dal
Giardino
a
casa
mi
ero
baloccato
con
l
'
idea
di
raccontarle
tutto
e
la
storia
del
mio
tradimento
poteva
perciò
essere
segnata
sulla
mia
faccia
onesta
.
Questo
sarebbe
stato
l
'
unico
mezzo
per
salvarmi
.
Raccontandole
tutto
mi
sarei
messo
sotto
la
sua
protezione
e
sotto
la
sua
sorveglianza
.
Sarebbe
stato
un
atto
di
tale
decisione
che
allora
in
buona
fede
avrei
potuto
segnare
la
data
di
quel
giorno
come
un
avviamento
all
'
onestà
e
alla
salute
.
Si
parlò
di
molte
cose
indifferenti
.
Cercai
di
essere
lieto
,
ma
non
seppi
neppur
tentare
di
essere
affettuoso
.
A
lei
mancava
il
fiato
;
certo
aspettava
una
spiegazione
che
non
venne
.
Poi
essa
andò
a
continuare
il
suo
grande
lavoro
di
riporre
i
panni
d
'
inverno
in
armadi
speciali
.
La
intravvidi
spesso
nel
pomeriggio
,
tutta
intenta
al
suo
lavoro
,
là
,
in
fondo
al
corridoio
lungo
,
aiutata
dalla
fantesca
.
Il
suo
grande
dolore
non
interrompeva
la
sua
sana
attività
.
Inquieto
,
passai
spesso
dalla
mia
stanza
da
letto
alla
camera
da
bagno
.
Avrei
voluto
chiamare
Augusta
e
dirle
almeno
che
l
'
amavo
perché
a
lei
-
povera
sempliciona
!
-
questo
sarebbe
bastato
.
Ma
invece
continuai
a
meditare
e
a
fumare
.
Passai
naturalmente
per
varie
fasi
.
Ci
fu
persino
un
momento
in
cui
quell
'
accesso
di
virtú
fu
interrotto
da
una
viva
impazienza
di
veder
arrivare
il
giorno
appresso
per
poter
correre
da
Carla
.
Può
essere
che
anche
questo
desiderio
fosse
stato
ispirato
da
qualche
buon
proposito
.
In
fondo
la
grande
difficoltà
era
di
poter
,
cosí
solo
,
impegnarsi
e
legarsi
al
dovere
.
La
confessione
che
m
'
avrebbe
procurata
la
collaborazione
di
mia
moglie
era
impensabile
;
restava
dunque
Carla
sulla
cui
bocca
avrei
potuto
giurare
con
un
ultimo
bacio
!
Chi
era
Carla
?
Nemmeno
il
ricatto
era
il
massimo
pericolo
che
con
lei
correvo
!
Il
giorno
appresso
essa
sarebbe
stata
la
mia
amante
:
chissà
quello
che
ne
sarebbe
poi
conseguito
!
Io
la
conoscevo
solo
per
quanto
me
ne
aveva
detto
quell
'
imbecille
del
Copler
e
in
base
ad
informazioni
provenienti
da
costui
,
un
uomo
piú
accorto
di
me
come
ad
esempio
l
'
Olivi
,
non
avrebbe
neppure
accettato
di
contrarre
un
affare
commerciale
.
Tutta
la
sana
,
bella
attività
di
Augusta
intorno
alla
mia
casa
era
sprecata
.
La
cura
drastica
del
matrimonio
che
avevo
intrapresa
nella
mia
affannosa
ricerca
della
salute
era
fallita
.
Io
rimanevo
malato
piú
che
mai
e
sposato
ai
danni
miei
e
degli
altri
.
Piú
tardi
,
quando
fui
effettivamente
l
'
amante
di
Carla
,
riandando
col
pensiero
a
quel
triste
pomeriggio
non
arrivai
a
intendere
perché
prima
d
'
impegnarmi
piú
oltre
,
non
mi
fossi
arrestato
con
un
virile
proposito
.
Avevo
tanto
pianto
il
mio
tradimento
prima
di
commetterlo
,
che
si
sarebbe
dovuto
credere
facile
di
evitarlo
.
Ma
del
senno
di
poi
si
può
sempre
ridere
e
anche
di
quello
di
prima
,
perché
non
serve
.
Fu
marcata
in
quelle
ore
angosciose
in
caratteri
grandi
nel
mio
vocabolario
alla
lettera
C
(
Carla
)
la
data
di
quel
giorno
con
l
'
annotazione
:
ultimo
tradimento
.
Ma
il
primo
tradimento
effettivo
,
che
impegnava
a
tradimenti
ulteriori
,
seguí
soltanto
il
giorno
dopo
.
A
una
tarda
ora
,
non
sapendo
fare
di
meglio
,
presi
un
bagno
.
Sentivo
una
bruttura
sul
mio
corpo
e
volevo
lavarmi
.
Ma
quando
fui
in
acqua
pensai
:
Per
nettarmi
dovrei
essere
capace
di
sciogliermi
tutto
in
quest
'
acqua
.
Mi
vestii
poi
,
cosí
privo
di
volontà
,
che
neppure
m
'
asciugai
accuratamente
.
Il
giorno
sparí
ed
io
restai
alla
finestra
a
guardare
le
nuove
foglie
verdi
degli
alberi
del
mio
giardino
.
Fui
colto
da
brividi
e
con
una
certa
soddisfazione
pensai
fossero
di
febbre
.
Non
la
morte
desiderai
ma
la
malattia
,
una
malattia
che
mi
servisse
di
pretesto
per
fare
quello
che
volevo
o
che
me
lo
impedisse
.
Dopo
aver
esitato
per
tanto
tempo
,
Augusta
venne
a
cercarmi
.
Vedendola
tanto
dolce
e
priva
di
rancore
,
si
aumentarono
da
me
i
brividi
fino
a
farmi
battere
i
denti
.
Spaventata
,
essa
mi
costrinse
di
mettermi
a
letto
.
Battevo
sempre
i
denti
dal
freddo
,
ma
già
sapevo
di
non
aver
la
febbre
e
le
impedii
di
chiamare
il
medico
.
La
pregai
di
spegnere
la
lampada
,
di
sedere
accanto
a
me
e
di
non
parlare
.
Non
so
per
quanto
tempo
restammo
cosí
:
riconquistai
il
necessario
calore
e
anche
qualche
fiducia
.
Avevo
però
la
mente
ancor
tanto
offuscata
che
quando
essa
riparlò
di
chiamare
il
medico
,
le
dissi
che
sapevo
la
ragione
del
mio
malore
e
che
glielo
avrei
detto
piú
tardi
.
Ritornavo
al
proposito
di
confessare
.
Non
mi
rimaneva
aperta
altra
via
per
liberarmi
da
tanta
oppressione
.
Cosí
restammo
ancora
per
vario
tempo
muti
.
Piú
tardi
m
'
accorsi
che
Augusta
s
'
era
levata
dalla
sua
poltrona
e
mi
si
accostava
.
Ebbi
paura
:
forse
essa
aveva
indovinato
tutto
.
Mi
prese
la
mano
,
l
'
accarezzò
,
poi
leggermente
poggiò
la
sua
mano
sulla
mia
testa
per
sentire
se
scottasse
,
e
infine
mi
disse
:
-
Dovevi
aspettartelo
!
Perché
tanta
dolorosa
sorpresa
?
Mi
meravigliai
delle
strane
parole
e
nello
stesso
tempo
che
passassero
traverso
un
singhiozzo
soffocato
.
Era
evidente
che
essa
non
alludeva
alla
mia
avventura
.
Come
avrei
io
potuto
prevedere
di
essere
fatto
cosí
?
Con
una
certa
rudezza
le
domandai
:
-
Ma
che
cosa
vuoi
dire
?
Che
cosa
dovevo
io
prevedere
?
Confusa
essa
mormorò
:
-
L
'
arrivo
del
padre
di
Guido
per
le
nozze
di
Ada
...
Finalmente
compresi
:
essa
credeva
ch
'
io
soffrissi
per
l
'
imminenza
del
matrimonio
di
Ada
.
A
me
parve
ch
'
essa
veramente
mi
facesse
torto
:
io
non
ero
colpevole
di
un
simile
delitto
.
Mi
sentii
puro
e
innocente
come
un
neonato
e
subito
liberato
da
ogni
oppressione
.
Saltai
dal
letto
:
-
Tu
credi
ch
'
io
soffra
per
il
matrimonio
di
Ada
?
Sei
pazza
!
Dacché
sono
sposato
,
io
non
ho
piú
pensato
a
lei
:
Non
ricordavo
neppure
ch
'
era
arrivato
quest
'
oggi
il
signor
Cada
!
La
baciai
e
abbracciai
con
pieno
desiderio
e
il
mio
accento
fu
improntato
a
tale
sincerità
ch
'
essa
si
vergognò
del
suo
sospetto
.
Anche
lei
ebbe
la
ingenua
faccia
sgombera
da
ogni
nube
e
andammo
presto
a
cena
ambedue
affamati
.
A
quello
stesso
tavolo
,
dove
avevamo
sofferto
tanto
,
poche
ore
prima
,
sedevamo
ora
come
due
buoni
compagni
in
vacanza
.
Ella
mi
ricordò
che
le
avevo
promesso
di
dirle
la
ragione
del
mio
malessere
.
Io
finsi
una
malattia
,
quella
malattia
che
doveva
darmi
la
facoltà
di
fare
senza
colpa
tutto
quello
che
mi
piaceva
.
Le
raccontai
che
già
in
compagnia
dei
due
vecchi
signori
,
alla
mattina
,
m
'
ero
sentito
scoraggiato
profondamente
.
Poi
ero
andato
a
prendere
gli
occhiali
che
l
'
oculista
m
'
aveva
prescritti
.
Forse
quel
segno
di
vecchiezza
m
'
aveva
avvilito
maggiormente
.
E
avevo
camminato
per
le
vie
della
città
per
ore
ed
ore
.
Raccontai
anche
qualche
cosa
delle
immaginazioni
che
tanto
m
'
avevano
fatto
soffrire
e
ricordo
che
contenevano
persino
un
abbozzo
di
confessione
.
Non
so
in
quale
connessione
con
la
malattia
immaginaria
,
parlai
anche
del
nostro
sangue
che
girava
,
girava
,
ci
teneva
eretti
,
capaci
al
pensiero
e
all
'
azione
e
perciò
alla
colpa
e
al
rimorso
.
Essa
non
capí
che
si
trattava
di
Carla
,
ma
a
me
parve
di
averlo
detto
.
Dopo
cena
inforcai
gli
occhiali
e
finsi
lungamente
di
leggere
il
mio
giornale
,
ma
quei
vetri
m
'
annebbiavano
la
vista
.
Ne
ebbi
un
aumento
del
mio
turbamento
lieto
come
di
alcolizzato
.
Dissi
di
non
poter
intendere
quello
che
leggevo
.
Continuavo
a
fare
il
malato
.
La
notte
la
passai
pressocché
insonne
.
Aspettavo
l
'
abbraccio
di
Carla
con
pieno
grande
desiderio
.
Desideravo
proprio
lei
,
la
fanciulla
dalle
ricche
treccie
fuori
di
posto
e
la
voce
tanto
musicale
quando
la
nota
non
le
era
imposta
.
Ella
era
resa
desiderabile
anche
da
tutto
ciò
che
per
lei
avevo
già
sofferto
.
Fui
accompagnato
tutta
la
notte
da
un
ferreo
proposito
.
Sarei
stato
sincero
con
Carla
prima
di
farla
mia
e
le
avrei
detta
l
'
intera
verità
sui
miei
rapporti
con
Augusta
.
Nella
mia
solitudine
mi
misi
a
ridere
:
era
molto
originale
di
andare
alla
conquista
di
una
donna
con
in
bocca
la
dichiarazione
d
'
amore
per
un
'
altra
.
Forse
Carla
sarebbe
ritornata
alla
sua
passività
!
E
che
perciò
?
Per
il
momento
nessun
suo
atto
avrebbe
potuto
diminuire
il
pregio
della
sua
sottomissione
di
cui
mi
sembrava
di
poter
essere
sicuro
.
La
mattina
seguente
vestendomi
mormoravo
le
parole
che
le
avrei
dette
.
Prima
di
essere
mia
,
Carla
doveva
sapere
che
Augusta
col
suo
carattere
e
anche
con
la
sua
salute
(
avrei
potuto
spendere
molte
parole
per
spiegare
quello
ch
'
io
intendessi
per
salute
ciò
che
avrebbe
anche
servito
ad
educare
Carla
)
aveva
saputo
conquistare
il
mio
rispetto
,
ma
anche
il
mio
amore
.
Prendendo
il
caffè
,
ero
tanto
assorto
nel
preparare
un
tanto
elaborato
discorso
,
che
Augusta
non
ebbe
da
me
altro
segno
di
affetto
che
un
lieve
bacio
prima
di
uscire
.
Se
ero
tutto
suo
!
Andavo
da
Carla
per
riaccendere
la
mia
passione
per
lei
.
Non
appena
entrai
nella
stanza
di
studio
di
Carla
,
ebbi
un
tale
sollievo
al
trovarla
sola
e
pronta
,
che
subito
l
'
attirai
a
me
e
appassionatamente
l
'
abbracciai
.
Fui
spaventato
dall
'
energia
con
la
quale
essa
mi
respinse
.
Una
vera
violenza
!
Essa
non
voleva
saperne
ed
io
rimasi
a
bocca
aperta
in
mezzo
alla
stanza
,
dolorosamente
deluso
.
Ma
Carla
subito
rimessasi
mormorò
:
-
Non
vede
che
la
porta
è
rimasta
aperta
e
che
qualcuno
sta
scendendo
le
scale
?
Assunsi
l
'
aspetto
di
un
visitatore
cerimonioso
finché
l
'
importuno
non
passò
.
Poi
chiudemmo
la
porta
.
Essa
impallidí
vedendo
che
giravo
anche
la
chiave
.
Cosí
tutto
era
chiaro
.
Poco
dopo
essa
mormorò
fra
le
mie
braccia
con
voce
soffocata
:
-
Lo
vuoi
?
Veramente
lo
vuoi
?
M
'
aveva
dato
del
tu
,
e
questo
fu
decisivo
.
Io
poi
avevo
subito
risposto
:
-
Se
non
desidero
altro
!
Avevo
dimenticato
che
avrei
voluto
prima
chiarire
qualche
cosa
.
Subito
dopo
io
avrei
voluto
cominciare
a
parlarle
dei
miei
rapporti
con
Augusta
avendo
tralasciato
di
farlo
prima
.
Ma
era
difficile
per
il
momento
.
Parlando
con
Carla
d
'
altro
in
quel
momento
sarebbe
stato
come
diminuire
l
'
importanza
della
sua
dedizione
.
Anche
il
piú
sordo
fra
gli
uomini
sa
che
non
si
può
fare
una
cosa
simile
,
per
quanto
tutti
sappiano
che
non
c
'
è
confronto
fra
l
'
importanza
di
quella
dedizione
prima
che
avvenga
e
immediatamente
dopo
.
Sarebbe
una
grande
offesa
per
una
donna
,
che
aperse
le
braccia
per
la
prima
volta
,
sentirsi
dire
:
Prima
di
tutto
debbo
chiarire
quelle
parole
che
ti
dissi
ieri
...
.
Ma
che
ieri
?
Tutto
quello
che
avvenne
il
giorno
prima
deve
apparire
indegno
di
essere
menzionato
e
se
ad
un
gentiluomo
avviene
di
non
sentire
cosí
,
tanto
peggio
per
lui
e
deve
fare
in
modo
che
nessuno
se
ne
avveda
.
È
certo
che
io
ero
quel
gentiluomo
che
non
sentiva
cosí
perché
nella
simulazione
sbagliai
come
la
sincerità
non
saprebbe
.
Le
domandai
:
-
Com
'
è
che
ti
concedesti
a
me
?
Come
meritai
una
cosa
simile
?
Volevo
dimostrarmi
grato
o
rimproverarla
?
Probabilmente
non
era
che
un
tentativo
per
iniziare
delle
spiegazioni
.
Essa
un
po
'
stupita
guardò
in
alto
per
vedere
il
mio
aspetto
:
-
A
me
pare
che
tu
mi
abbia
presa
,
-
e
sorrise
affettuosamente
per
provarmi
che
non
intendeva
di
rimproverarmi
.
Ricordai
che
le
donne
esigono
si
dica
che
sono
state
prese
.
Poi
,
essa
stessa
si
accorse
di
aver
sbagliato
,
che
le
cose
si
prendono
e
le
persone
si
accordano
e
mormorò
:
-
Io
ti
aspettavo
!
Eri
il
cavaliere
che
doveva
venire
a
liberarmi
.
Certo
è
male
che
tu
sia
sposato
,
ma
,
visto
che
non
ami
tua
moglie
,
io
so
almeno
che
la
mia
felicità
non
distrugge
quella
di
nessun
altro
.
Fui
preso
dal
mio
dolore
al
fianco
con
tale
intensità
che
dovetti
cessare
dall
'
abbracciarla
.
Dunque
l
'
importanza
delle
mie
sconsiderate
parole
non
era
stata
esagerata
da
me
?
Era
proprio
la
mia
menzogna
che
aveva
indotta
Carla
di
divenire
mia
?
Ecco
che
se
ora
avessi
pensato
di
parlare
del
mio
amore
per
Augusta
,
Carla
avrebbe
avuto
il
diritto
di
rimproverarmi
nientemeno
che
di
un
tranello
!
Rettifiche
e
spiegazioni
non
erano
piú
possibili
per
il
momento
.
Ma
in
seguito
ci
sarebbe
stata
l
'
opportunità
di
spiegarsi
e
di
chiarire
.
Aspettando
che
si
presentasse
,
ecco
che
si
costituiva
un
nuovo
legame
fra
me
e
Carla
.
Lí
,
accanto
a
Carla
,
rinacque
intera
la
mia
passione
per
Augusta
.
Ora
non
avrei
avuto
che
un
desiderio
:
correre
dalla
mia
vera
moglie
,
solo
per
vederla
intenta
al
suo
lavoro
di
formica
assidua
,
mentre
metteva
in
salvo
le
nostre
cose
in
un
'
atmosfera
di
canfora
e
di
naftalina
.
Ma
restai
al
mio
dovere
,
che
fu
gravissimo
per
un
episodio
che
mi
turbò
molto
dapprima
perché
m
'
apparve
come
un
'
altra
minaccia
della
sfinge
con
la
quale
aveva
da
fare
.
Carla
mi
raccontò
che
subito
dopo
che
me
n
'
ero
andato
il
giorno
prima
,
era
venuto
il
maestro
di
canto
e
che
essa
lo
aveva
semplicemente
messo
alla
porta
.
Non
seppi
celare
un
gesto
di
contrarietà
.
Era
lo
stesso
che
avvisare
il
Copler
della
nostra
tresca
!
-
Che
cosa
ne
dirà
il
Copler
?
-
esclamai
.
Essa
si
mise
a
ridere
e
si
rifugiò
,
questa
volta
di
sua
iniziativa
,
fra
le
mie
braccia
:
-
Non
avevamo
detto
che
l
'
avremmo
buttato
fuori
della
porta
anche
lui
?
Era
carina
,
ma
non
poteva
piú
conquistarmi
.
Trovai
subito
anch
'
io
un
atteggiamento
che
mi
stava
bene
,
quello
del
pedagogo
,
perché
mi
dava
anche
la
possibilità
di
sfogare
quel
rancore
che
c
'
era
in
fondo
all
'
anima
mia
per
la
donna
che
non
mi
permetteva
di
parlare
come
avrei
voluto
di
mia
moglie
.
-
Bisognava
lavorare
a
questo
mondo
-
le
dissi
-
perché
,
come
ella
già
doveva
saperlo
,
questo
era
un
mondo
cattivo
dove
solamente
i
validi
reggevano
.
E
se
io
ora
dovessi
morire
?
Che
cosa
avverrebbe
di
lei
?
-
Avevo
prospettata
l
'
eventualità
del
mio
abbandono
in
modo
ch
'
essa
proprio
non
poteva
offendersene
e
infatti
se
ne
commosse
.
Poi
,
con
l
'
evidente
intenzione
di
avvilirla
,
le
dissi
che
con
mia
moglie
bastava
io
manifestassi
un
desiderio
per
vederlo
esaudito
.
-
Ebbene
!
-
disse
lei
rassegnata
-
manderemo
a
dire
al
maestro
che
ritorni
!
-
Poi
tentò
di
comunicarmi
la
sua
antipatia
per
quel
maestro
.
Ogni
giorno
doveva
subire
la
compagnia
di
quel
vecchione
antipatico
che
le
faceva
ripetere
per
infinite
volte
gli
stessi
esercizi
che
non
giovavano
a
nulla
,
proprio
a
nulla
.
Essa
non
ricordava
di
aver
passato
qualche
bel
giorno
che
quando
il
maestro
si
ammalava
.
Aveva
anche
sperato
che
morisse
,
ma
essa
non
aveva
fortuna
.
Divenne
infine
addirittura
violenta
nella
sua
disperazione
.
Ripeté
,
aumentandolo
,
il
suo
lamento
di
non
aver
fortuna
:
era
disgraziata
,
irreparabilmente
disgraziata
.
Quando
ricordava
che
m
'
aveva
subito
amato
perché
le
era
sembrato
che
dal
mio
fare
,
dal
mio
dire
,
dai
miei
occhi
,
venisse
una
promessa
di
vita
meno
rigida
,
meno
obbligata
,
meno
noiosa
,
doveva
piangere
.
Cosí
conobbi
subito
i
suoi
singhiozzi
e
mi
seccarono
;
erano
violenti
fino
a
scuotere
,
pervadendolo
,
il
suo
debole
organismo
.
Mi
sembrava
di
subire
immediatamente
un
brusco
assalto
alla
mia
tasca
e
alla
mia
vita
.
Le
domandai
:
-
Ma
credi
tu
che
mia
moglie
a
questo
mondo
non
faccia
nulla
?
Adesso
che
noi
due
parliamo
,
essa
ha
i
polmoni
inquinati
dalla
canfora
e
dalla
naftalina
.
Carla
singhiozzò
:
-
Le
cose
,
le
masserizie
,
i
vestiti
...
beata
lei
!
Pensai
irritato
ch
'
essa
volesse
che
io
corressi
a
comperarle
tutte
quelle
cose
,
solo
per
procurarle
l
'
occupazione
che
prediligeva
.
Non
dimostrai
dell
'
ira
,
grazie
al
cielo
e
obbedii
alla
voce
del
dovere
che
gridava
:
accarezza
la
fanciulla
che
si
abbandonò
a
te
!
.
L
'
accarezzai
.
Passai
la
mia
mano
leggermente
sui
suoi
capelli
.
Ne
risultò
che
i
suoi
singhiozzi
si
calmarono
e
le
sue
lagrime
fluirono
abbondanti
e
non
trattenute
come
la
pioggia
che
segue
ad
un
temporale
.
-
Tu
sei
il
mio
primo
amante
-
disse
essa
ancora
-
ed
io
spero
che
continuerai
ad
amarmi
!
Quella
sua
comunicazione
,
ch
'
ero
il
suo
primo
amante
,
designazione
che
preparava
il
posto
ad
un
secondo
,
non
mi
commosse
molto
.
Era
una
dichiarazione
che
arrivava
in
ritardo
perché
da
una
buona
mezz
'
ora
l
'
argomento
era
stato
abbandonato
.
Eppoi
era
una
nuova
minaccia
.
Una
donna
crede
di
avere
tutti
i
diritti
verso
il
suo
primo
amante
.
Dolcemente
le
mormorai
all
'
orecchio
:
-
Anche
tu
sei
la
mia
prima
amante
...
dacché
mi
sono
sposato
.
La
dolcezza
della
voce
mascherava
il
tentativo
di
pareggiare
le
due
partite
.
Poco
dopo
io
la
lasciai
perché
a
nessun
prezzo
avrei
voluto
arrivare
tardi
a
colazione
.
Prima
di
andarmene
trassi
di
nuovo
di
tasca
la
busta
che
io
dicevo
dei
buoni
propositi
perché
un
ottimo
proposito
l
'
aveva
creata
.
Sentivo
il
bisogno
di
pagare
per
sentirmi
piú
libero
.
Carla
rifiutò
dolcemente
di
nuovo
quel
denaro
ed
io
allora
m
'
arrabbiai
fortemente
,
ma
seppi
trattenermi
dal
manifestare
questa
rabbia
,
se
non
urlando
delle
parole
dolcissime
.
Gridavo
per
non
picchiarla
,
ma
nessuno
avrebbe
potuto
accorgersene
.
Dissi
che
ero
arrivato
al
colmo
dei
miei
desideri
possedendola
e
che
adesso
volevo
aver
il
senso
di
possederla
ancora
piú
mantenendola
completamente
.
Perciò
doveva
guardarsi
dal
farmi
arrabbiare
perché
ne
soffrivo
troppo
.
Volendo
correre
via
,
riassunsi
in
poche
parole
il
mio
concetto
che
divenne
-
cosí
gridato
-
molto
brusco
.
-
Sei
la
mia
amante
?
Perciò
il
tuo
mantenimento
incombe
a
me
.
Essa
,
spaventata
,
cessò
dal
resistere
e
prese
la
busta
mentre
mi
guardava
ansiosa
studiando
che
cosa
fosse
la
verità
,
il
mio
urlo
d
'
odio
oppure
la
parola
d
'
amore
con
cui
le
veniva
concesso
tutto
quello
ch
'
essa
aveva
desiderato
.
Si
rasserenò
un
poco
quando
prima
di
andarmene
sfiorai
con
le
mie
labbra
la
sua
fronte
.
Sulle
scale
mi
venne
il
dubbio
ch
'
essa
,
disponendo
di
quei
denari
e
avendo
sentito
ch
'
io
m
'
incaricavo
del
suo
avvenire
,
avrebbe
messo
alla
porta
anche
il
Copler
nel
caso
in
cui
egli
nel
pomeriggio
fosse
venuto
da
lei
.
Avrei
voluto
risalire
quelle
scale
per
andare
ad
esortarla
di
non
compromettermi
con
un
atto
simile
.
Ma
non
v
'
era
tempo
e
dovetti
correr
via
.
Io
temo
che
il
dottore
che
leggerà
questo
mio
manoscritto
abbia
a
pensare
che
anche
Carla
sarebbe
stata
un
soggetto
interessante
alla
psico
-
analisi
.
A
lui
sembrerà
che
quella
dedizione
,
preceduta
dal
congedo
al
maestro
di
canto
,
fosse
stata
troppo
rapida
.
Anche
a
me
sembrava
che
in
premio
del
suo
amore
essa
si
fosse
attese
da
me
troppe
concessioni
.
Occorsero
molti
,
ma
molti
mesi
,
perché
io
intendessi
meglio
la
povera
fanciulla
.
Probabilmente
essa
s
'
era
lasciata
prendere
per
liberarsi
dall
'
inquietante
tutela
del
Copler
,
e
dovette
essere
per
lei
una
ben
dolorosa
sorpresa
all
'
accorgersi
che
s
'
era
concessa
invano
perché
da
lei
si
continuava
a
pretendere
proprio
quello
che
le
pesava
tanto
,
cioè
il
canto
.
Si
trovava
ancora
fra
le
mie
braccia
e
apprendeva
che
doveva
continuare
a
cantare
.
Da
ciò
un
'
ira
e
un
dolore
che
non
trovavano
le
parole
giuste
.
Per
ragioni
differenti
dicemmo
cosí
ambedue
delle
stranissime
parole
.
Quand
'
essa
mi
volle
bene
,
riebbe
tutta
la
naturalezza
che
il
calcolo
le
aveva
tolto
.
Io
la
naturalezza
non
la
ebbi
mai
con
lei
.
Correndo
via
pensai
ancora
:
Se
essa
sapesse
quanto
io
ami
mia
moglie
si
comporterebbe
altrimenti
.
Quando
lo
seppe
si
comportò
infatti
altrimenti
.
All
'
aria
aperta
respirai
la
libertà
e
non
sentii
il
dolore
di
averla
compromessa
.
Fino
al
giorno
dopo
c
'
era
tempo
e
avrei
forse
trovato
un
riparo
alle
difficoltà
che
mi
minacciavano
.
Correndo
verso
casa
ebbi
anche
il
coraggio
di
prendermela
con
l
'
ordine
sociale
,
come
se
esso
fosse
stato
la
colpa
dei
miei
trascorsi
.
Mi
pareva
avrebbe
dovuto
essere
tale
da
permettere
di
tempo
in
tempo
(
non
sempre
)
di
fare
all
'
amore
,
senz
'
aver
a
temerne
delle
conseguenze
,
anche
con
le
donne
che
non
si
amano
affatto
.
Di
rimorso
non
v
'
era
traccia
in
me
.
Perciò
io
penso
che
il
rimorso
non
nasca
dal
rimpianto
di
una
mala
azione
già
commessa
,
ma
dalla
visione
della
propria
colpevole
disposizione
.
La
parte
superiore
del
corpo
si
china
a
guardare
e
giudicare
l
'
altra
parte
e
la
trova
deforme
.
Ne
sente
ribrezzo
e
questo
si
chiama
rimorso
.
Anche
nella
tragedia
antica
la
vittima
non
ritornava
in
vita
e
tuttavia
il
rimorso
passava
.
Ciò
significava
che
la
deformità
era
guarita
e
che
oramai
il
pianto
altrui
non
aveva
alcuna
importanza
.
Dove
poteva
esserci
posto
per
il
rimorso
in
me
che
con
tanta
gioia
e
tanto
affetto
correvo
dalla
mia
legittima
moglie
?
Da
molto
tempo
non
m
'
ero
sentito
tanto
puro
.
A
colazione
,
senz
'
altro
sforzo
,
fui
lieto
ed
affettuoso
con
Augusta
.
Non
ci
fu
quel
giorno
alcuna
nota
stonata
fra
di
noi
.
Niente
di
eccessivo
:
ero
come
dovevo
essere
con
la
donna
onestamente
e
sicuramente
mia
.
Altre
volte
ci
furono
degli
eccessi
d
'
affettuosità
da
parte
mia
,
ma
solamente
quando
nel
mio
animo
si
combatteva
una
lotta
fra
le
due
donne
ed
eccedendo
nelle
manifestazioni
d
'
affetto
m
'
era
piú
facile
di
celare
ad
Augusta
che
fra
di
noi
c
'
era
l
'
ombra
per
il
momento
abbastanza
potente
di
un
'
altra
donna
.
Posso
anche
dire
che
perciò
Augusta
mi
preferiva
quando
non
ero
tutto
e
con
grande
sincerità
suo
.
Io
stesso
ero
un
po
'
stupito
della
mia
calma
e
l
'
attribuivo
al
fatto
ch
'
ero
riuscito
di
far
accettare
a
Carla
quella
busta
dai
buoni
propositi
.
Non
che
con
quella
credessi
di
averla
saldata
.
Ma
mi
pareva
che
avevo
cominciato
a
pagare
un
'
indulgenza
.
Disgraziatamente
per
tutta
la
durata
della
mia
relazione
con
Carla
,
il
denaro
restò
la
mia
preoccupazione
principale
.
Ad
ogni
occasione
ne
mettevo
in
disparte
in
un
posto
ben
celato
della
mia
biblioteca
,
per
essere
preparato
a
far
fronte
a
qualunque
esigenza
dell
'
amante
che
tanto
temevo
.
Cosí
quel
denaro
,
quando
Carla
m
'
abbandonò
lasciandomelo
,
serví
per
pagare
tutt
'
altra
cosa
.
Dovevamo
passare
la
sera
in
casa
di
mio
suocero
ad
un
pranzo
cui
non
erano
invitati
che
i
membri
della
famiglia
e
che
doveva
sostituire
il
tradizionale
banchetto
,
preludio
alle
nozze
che
dovevano
aver
luogo
due
giorni
appresso
.
Guido
voleva
approfittare
per
sposarsi
del
miglioramento
di
Giovanni
,
ch
'
egli
credeva
non
avrebbe
durato
.
Andai
con
Augusta
di
buon
'
ora
nel
pomeriggio
da
mio
suocero
.
Sulla
via
le
ricordai
ch
'
essa
il
giorno
prima
aveva
sospettato
ch
'
io
soffrissi
tuttavia
per
quelle
nozze
.
Essa
si
vergognò
del
suo
sospetto
ed
io
parlai
molto
di
quella
mia
innocenza
.
Se
ero
ritornato
a
casa
non
ricordando
neppure
che
quella
stessa
sera
v
'
era
la
solennità
che
doveva
preparare
quelle
nozze
!
Quantunque
non
vi
fossero
altri
invitati
che
noi
di
famiglia
,
i
vecchi
Malfenti
volevano
che
il
banchetto
fosse
preparato
solennemente
.
Augusta
era
stata
pregata
di
aiutare
a
preparare
la
sala
e
la
tavola
.
Alberta
non
ne
voleva
sapere
.
Poco
tempo
prima
essa
aveva
ottenuto
un
premio
ad
un
concorso
per
una
commedia
in
un
atto
e
s
'
accingeva
ora
alacremente
alla
riforma
del
teatro
nazionale
.
Cosí
restammo
intorno
a
quella
tavola
io
ed
Augusta
coadiuvati
da
una
cameriera
e
da
Luciano
un
ragazzo
dell
'
ufficio
di
Giovanni
che
dimostrava
altrettanto
talento
per
l
'
ordine
in
casa
quanto
per
quello
d
'
ufficio
.
Aiutai
a
trasportare
sulla
tavola
dei
fiori
e
a
distribuirli
in
bell
'
ordine
.
-
Vedi
-
dissi
scherzando
ad
Augusta
-
che
contribuisco
anch
'
io
alla
loro
felicità
.
Se
mi
domandassero
di
preparare
per
loro
anche
il
letto
nuziale
,
lo
farei
con
lo
stesso
aspetto
sereno
!
Piú
tardi
andammo
a
trovare
gli
sposi
ritornati
allora
da
una
visita
ufficiale
.
S
'
erano
messi
nel
cantuccio
piú
riposto
del
salotto
e
suppongo
che
fino
al
nostro
arrivo
si
fossero
baciucchiati
.
La
sposina
non
aveva
neppur
smesso
il
suo
abito
da
passeggio
ed
era
tanto
bellina
,
cosí
arrossata
dal
caldo
.
Io
credo
che
gli
sposi
,
per
celare
ogni
traccia
dei
baci
che
si
erano
scambiati
,
volessero
darci
ad
intendere
che
avessero
discusso
di
scienza
.
Era
una
sciocchezza
,
forse
anche
sconveniente
!
Volevano
allontanarci
dalla
loro
intimità
o
credevano
che
i
loro
baci
potessero
dolere
a
qualcuno
?
Ciò
però
non
guastò
il
mio
buon
umore
.
Guido
m
'
aveva
detto
che
Ada
non
voleva
credergli
che
certe
vespe
sapevano
paralizzare
con
una
puntura
altri
insetti
anche
piú
forti
di
loro
per
conservarli
cosí
paralizzati
,
vivi
e
freschi
,
quale
nutrimento
per
la
loro
discendenza
.
Io
credevo
di
ricordare
ch
'
esisteva
qualche
cosa
di
tanto
mostruoso
in
natura
,
ma
in
quel
momento
non
volli
concedere
una
soddisfazione
a
Guido
:
-
Mi
credi
una
vespa
che
ti
dirigi
a
me
?
-
gli
dissi
ridendo
.
Lasciammo
gli
sposi
per
permettere
loro
di
occuparsi
di
cose
piú
liete
.
Io
però
cominciavo
a
trovare
alquanto
lungo
il
pomeriggio
e
avrei
voluto
andare
a
casa
ad
aspettare
nel
mio
studio
l
'
ora
del
pranzo
.
Nell
'
anticamera
trovammo
il
dottor
Paoli
che
usciva
dalla
stanza
da
letto
di
mio
suocero
.
Era
un
medico
giovine
che
aveva
però
già
saputo
conquistarsi
una
buona
clientela
.
Era
biondissimo
e
bianco
e
rosso
come
un
ragazzone
.
Nel
potente
organismo
il
suo
occhio
era
però
tanto
importante
da
rendere
seria
ed
imponente
tutta
la
sua
persona
.
Gli
occhiali
lo
facevano
apparire
piú
grande
e
il
suo
sguardo
s
'
attaccava
alle
cose
come
una
carezza
.
Ora
che
conosco
bene
tanto
lui
che
il
Dottor
S
.
-
quello
della
psico
-
analisi
-
mi
pare
che
l
'
occhio
di
questi
sia
indagatore
per
intenzione
,
mentre
nel
dottor
Paoli
lo
è
per
una
sua
instancabile
curiosità
.
Il
Paoli
vede
esattamente
il
suo
cliente
,
ma
anche
la
moglie
di
questi
e
la
sedia
su
cui
poggia
.
Dio
sa
quale
dei
due
conci
meglio
i
suoi
clienti
!
Durante
la
malattia
di
mio
suocero
io
andai
spesso
dal
Paoli
per
indurlo
a
non
fare
intendere
alla
famiglia
che
la
catastrofe
che
la
minacciava
era
imminente
,
e
ricordo
che
un
giorno
,
guardandomi
piú
a
lungo
di
quanto
mi
fosse
piaciuto
,
mi
disse
sorridendo
:
-
Ma
Lei
adora
sua
moglie
!
Egli
era
un
buon
osservatore
perché
infatti
io
in
quel
momento
adoravo
mia
moglie
che
soffriva
tanto
per
la
malattia
del
padre
e
che
io
giornalmente
tradivo
.
Ci
disse
che
Giovanni
stava
anche
meglio
del
giorno
prima
.
Adesso
egli
non
aveva
altre
preoccupazioni
perché
la
stagione
era
molto
favorevole
,
e
riteneva
che
gli
sposi
serenamente
potessero
mettersi
in
viaggio
.
-
Naturalmente
-
aggiunse
cautamente
-
salvo
complicazioni
imprevedibili
.
-
La
sua
prognosi
s
'
avverò
perché
intervennero
le
complicazioni
imprevedibili
.
Al
momento
di
congedarsi
si
ricordò
che
noi
conoscevamo
certo
Copler
al
cui
letto
egli
era
stato
chiamato
quel
giorno
stesso
a
consulto
.
Lo
aveva
trovato
colpito
da
una
paralisi
renale
.
Raccontò
che
la
paralisi
s
'
era
annunciata
con
un
orrendo
male
di
denti
.
Qui
fece
una
prognosi
grave
,
ma
,
secondo
il
solito
,
attenuata
da
un
dubbio
:
-
La
sua
vita
può
anche
prolungarsi
a
patto
ch
'
egli
arrivi
a
vedere
il
sole
di
domani
.
Augusta
,
dalla
compassione
,
ebbe
le
lagrime
agli
occhi
e
mi
pregò
di
correre
subito
dal
nostro
povero
amico
.
Dopo
un
'
esitazione
,
ottemperai
al
suo
desiderio
,
e
volentieri
,
perché
la
mia
anima
improvvisamente
si
riempí
di
Carla
.
Com
'
ero
stato
duro
con
la
povera
fanciulla
!
Ecco
che
,
sparito
il
Copler
,
essa
rimaneva
là
,
solitaria
su
quel
pianerottolo
,
nient
'
affatto
compromettente
perché
tagliata
da
ogni
comunicazione
col
mio
mondo
.
Era
necessario
correre
da
lei
per
cancellare
l
'
impressione
che
doveva
averle
fatto
il
mio
duro
contegno
della
mattina
.
Ma
,
prudentemente
,
andai
prima
di
tutto
dal
Copler
.
Dovevo
pur
poter
dire
ad
Augusta
che
lo
avevo
visto
.
Conoscevo
già
il
modesto
ma
comodo
e
decente
quartiere
che
il
Copler
abitava
in
Corsia
Stadion
.
Un
vecchio
pensionato
gli
aveva
cedute
tre
delle
sue
cinque
stanze
.
Fui
ricevuto
da
questi
,
un
grosso
uomo
,
ansante
,
dagli
occhi
rossi
,
che
camminava
inquieto
su
e
giú
per
un
breve
corridoio
oscuro
.
Mi
raccontò
che
il
medico
curante
se
ne
era
andato
da
poco
,
dopo
di
aver
constatato
che
il
Copler
si
trovava
in
agonia
.
Il
vecchio
parlava
a
bassa
voce
,
sempre
ansando
,
come
se
avesse
temuto
di
turbare
la
quiete
del
moribondo
.
Anch
'
io
abbassai
la
mia
.
È
una
forma
di
rispetto
come
lo
sentiamo
noi
uomini
,
mentre
non
è
ben
certo
se
al
moribondo
non
piacerebbe
di
piú
di
venir
accompagnato
per
l
'
ultimo
tratto
di
via
da
voci
chiare
e
forti
che
gli
ricorderebbero
la
vita
.
Il
vecchio
mi
disse
che
il
moribondo
era
assistito
da
una
suora
.
Pieno
di
rispetto
mi
fermai
per
qualche
tempo
dinanzi
alla
porta
di
quella
camera
nella
quale
il
povero
Copler
col
suo
rantolo
,
dal
ritmo
tanto
esatto
,
misurava
il
suo
ultimo
tempo
.
La
sua
respirazione
rumorosa
era
composta
da
due
suoni
:
esitante
pareva
quello
prodotto
dall
'
aria
ch
'
egli
ispirava
,
precipitoso
quello
che
nasceva
dall
'
aria
espulsa
.
Fretta
di
morire
?
Una
pausa
seguiva
ai
due
suoni
ed
io
pensai
che
quando
quella
pausa
si
fosse
allungata
,
allora
si
sarebbe
iniziata
la
nuova
vita
.
Il
vecchio
voleva
ch
'
io
entrassi
in
quella
stanza
,
ma
io
non
volli
.
Troppi
moribondi
m
'
avevano
guatato
con
un
'
espressione
di
rimprovero
.
Non
attesi
che
quella
pausa
s
'
allungasse
e
corsi
da
Carla
.
Bussai
alla
porta
del
suo
studio
ch
'
era
chiusa
a
chiave
,
ma
nessuno
rispose
.
Impazientito
presi
la
porta
a
calci
e
allora
dietro
di
me
si
aperse
la
porta
del
quartiere
.
La
voce
della
madre
di
Carla
domandò
:
-
Ma
chi
è
?
-
Poi
la
vecchia
timorosa
si
sporse
e
,
quando
alla
luce
gialla
che
veniva
dalla
sua
cucina
m
'
ebbe
riconosciuto
,
m
'
accorsi
che
la
sua
faccia
si
era
coperta
di
un
intenso
rossore
rilevato
dalla
nitida
bianchezza
dei
suoi
capelli
.
Carla
non
c
'
era
,
ed
essa
si
profferse
di
andar
a
prendere
la
chiave
dello
studio
per
ricevermi
in
quella
stanza
ch
'
essa
riteneva
fosse
la
sola
degna
di
ricevermi
.
Ma
io
le
dissi
di
non
scomodarsi
,
entrai
nella
sua
cucina
e
sedetti
senz
'
altro
su
una
sedia
di
legno
.
Sul
focolare
,
sotto
ad
una
pentola
,
ardeva
un
modesto
mucchio
di
carbone
.
Le
dissi
di
non
trascurare
per
causa
mia
la
cucinatura
della
cena
.
Essa
mi
rassicurò
.
Cucinava
dei
fagiuoli
,
che
non
erano
mai
troppo
cotti
.
La
povertà
del
cibo
che
si
preparava
nella
casa
le
cui
spese
dovevo
oramai
sostenere
io
solo
,
m
'
ammorbidí
e
smorzò
la
stizza
che
provavo
per
non
aver
trovata
pronta
la
mia
amante
.
La
signora
rimase
in
piedi
ad
onta
ch
'
io
ripetutamente
l
'
avessi
invitata
di
sedere
.
Bruscamente
le
raccontai
ch
'
ero
venuto
a
portare
alla
signorina
Carla
una
bruttissima
notizia
:
il
Copler
era
moribondo
.
Alla
vecchia
caddero
le
braccia
e
subito
sentí
il
bisogno
di
sedere
.
-
Dio
mio
!
-
mormorò
-
che
cosa
faremo
ora
noi
?
Poi
si
ricordò
che
quello
che
toccava
al
Copler
era
peggio
di
quello
che
toccava
a
lei
e
aggiunse
un
compianto
:
-
Il
povero
signore
!
Tanto
buono
!
Aveva
già
la
faccia
irrorata
dalle
lagrime
.
Essa
,
evidentemente
,
non
sapeva
che
se
il
pover
'
uomo
non
fosse
morto
a
tempo
,
sarebbe
stato
buttato
fuori
di
quella
casa
.
Anche
questo
mi
rassicurò
.
Com
'
ero
circondato
dalla
piú
assoluta
discrezione
!
Volli
tranquillarla
e
le
dissi
che
quello
che
il
Copler
aveva
fatto
per
loro
fino
ad
allora
,
avrei
continuato
a
farlo
io
.
Essa
protestò
che
non
era
per
sé
stessa
ch
'
essa
piangeva
,
visto
che
sapeva
ch
'
esse
erano
circondate
da
tanta
buona
gente
,
ma
per
il
destino
del
loro
grande
benefattore
.
Volle
sapere
di
quale
malattia
morisse
.
Raccontandole
come
la
catastrofe
s
'
era
annunciata
,
ricordai
quella
discussione
ch
'
io
tempo
prima
avevo
avuta
col
Copler
sull
'
utilità
del
dolore
.
Ecco
che
da
lui
i
nervi
dei
denti
s
'
erano
agitati
e
s
'
erano
messi
a
chiamare
aiuto
perché
,
ad
un
metro
di
distanza
da
loro
,
i
reni
avevano
cessato
di
funzionare
.
Ero
tanto
indifferente
al
fato
del
mio
amico
di
cui
avevo
sentito
poco
prima
il
rantolo
,
che
continuavo
a
giocherellare
con
le
sue
idee
.
Se
fosse
stato
ancora
a
sentirmi
,
gli
avrei
detto
che
si
capiva
cosí
come
dall
'
ammalato
immaginario
i
nervi
potessero
legittimamente
dolere
per
una
malattia
scoppiata
a
qualche
chilometro
di
distanza
.
Fra
la
vecchia
e
me
c
'
era
ben
poco
ancora
da
discorrere
ed
accettai
di
andar
ad
aspettare
Carla
nel
suo
studio
.
Presi
in
mano
il
Garcia
e
tentai
di
leggerne
qualche
pagina
.
Ma
l
'
arte
del
canto
mi
toccava
poco
.
La
vecchia
mi
raggiunse
di
nuovo
.
Era
inquieta
perché
non
vedeva
giungere
Carla
.
Mi
raccontò
ch
'
era
andata
a
comperare
dei
piatti
di
cui
avevano
urgente
bisogno
.
La
mia
pazienza
stava
proprio
per
esaurirsi
.
Irosamente
le
domandai
:
-
Avete
rotti
dei
piatti
?
Non
potreste
usare
maggior
attenzione
?
Cosí
mi
liberai
della
vecchia
che
borbottò
andandosene
:
-
Due
soli
...
li
ho
rotti
io
...
Ciò
mi
procurò
un
momento
d
'
ilarità
perché
io
sapevo
ch
'
erano
stati
distrutti
tutti
quelli
che
c
'
erano
in
casa
e
non
dalla
vecchia
,
ma
proprio
da
Carla
.
Poi
seppi
che
Carla
era
tutt
'
altro
che
dolce
con
la
madre
che
perciò
aveva
una
paura
folle
di
parlare
troppo
dei
fatti
della
figlia
coi
suoi
protettori
.
Pare
che
una
volta
,
ingenuamente
,
avesse
raccontato
al
Copler
del
fastidio
che
risultava
a
Carla
dalle
lezioni
di
canto
.
Il
Copler
se
ne
adirò
con
Carla
e
questa
se
la
prese
con
la
madre
.
Ed
è
cosí
che
quando
la
mia
deliziosa
amante
finalmente
mi
raggiunse
,
io
l
'
amai
violentemente
e
irosamente
.
Essa
,
incantata
,
balbettava
:
-
E
io
che
dubitavo
del
tuo
amore
!
Il
giorno
intero
fui
perseguitata
dal
desiderio
di
uccidermi
per
essermi
abbandonata
ad
un
uomo
che
subito
dopo
mi
trattò
cosí
male
!
Le
spiegai
che
spesso
io
venivo
preso
da
gravi
mali
di
testa
e
,
quando
mi
ritrovai
nello
stato
che
,
se
non
avessi
valorosamente
resistito
,
m
'
avrebbe
ricondotto
di
corsa
da
Augusta
,
riparlai
di
quei
mali
e
seppi
domarmi
.
Andavo
facendomi
.
Intanto
piangemmo
insieme
il
povero
Copler
;
proprio
assieme
!
Del
resto
Carla
non
era
indifferente
all
'
atroce
fine
del
suo
benefattore
.
Parlandone
si
scolorí
:
-
Io
so
come
son
fatta
!
-
disse
.
-
Per
lungo
tempo
avrò
paura
di
restare
sola
.
Da
vivo
già
mi
faceva
tanta
paura
!
E
per
la
prima
volta
,
timidamente
,
mi
propose
di
restare
con
lei
la
notte
intera
.
Io
non
ci
pensavo
neppure
e
non
avrei
saputo
prolungare
nemmeno
di
mezz
'
ora
il
mio
soggiorno
in
quella
stanza
.
Ma
,
sempre
attento
di
non
rivelare
alla
povera
fanciulla
il
mio
animo
di
cui
ero
il
primo
io
a
dolermi
,
feci
delle
obbiezioni
dicendole
che
una
cosa
simile
non
era
possibile
perché
in
quella
casa
c
'
era
anche
sua
madre
.
Con
vero
disdegno
essa
arcuò
le
labbra
:
-
Avremmo
trasportato
qui
il
letto
;
la
mamma
non
s
'
arrischia
di
spiarmi
.
Allora
le
raccontai
del
banchetto
di
nozze
che
m
'
aspettava
a
casa
,
ma
poi
sentii
il
bisogno
di
dirle
che
mai
mi
sarebbe
stato
possibile
di
passare
una
notte
con
lei
.
Nel
proposito
di
bontà
che
avevo
fatto
poco
prima
,
arrivavo
a
domare
ogni
mio
accento
che
perciò
restò
sempre
affettuoso
,
ma
mi
pareva
che
ogni
altra
concessione
che
le
avessi
fatta
od
anche
soltanto
fatta
sperare
,
sarebbe
equivaluta
ad
un
nuovo
tradimento
ad
Augusta
che
io
non
volevo
commettere
.
In
quel
momento
sentivo
quali
erano
i
miei
piú
forti
legami
con
Carla
:
il
mio
proposito
d
'
affettuosità
eppoi
le
menzogne
dette
da
me
sui
miei
rapporti
con
Augusta
e
che
pian
pianino
,
nel
corso
del
tempo
,
bisognava
attenuare
ed
anzi
cancellare
.
Perciò
iniziai
quella
stessa
sera
tale
opera
,
naturalmente
con
la
debita
prudenza
perché
era
tuttavia
troppo
facile
di
ricordare
il
frutto
che
aveva
avuto
la
mia
bugia
.
Le
dissi
che
io
sentivo
fortemente
i
miei
obblighi
verso
mia
moglie
ch
'
era
una
donna
tanto
stimabile
che
certamente
avrebbe
meritato
di
essere
amata
meglio
e
cui
mai
avrei
voluto
far
sapere
come
la
tradivo
.
Carla
m
'
abbracciò
:
-
Cosí
ti
amo
:
buono
e
dolce
come
ti
sentii
subito
la
prima
volta
.
Non
tenterò
mai
di
fare
del
male
a
quella
poverina
.
A
me
spiaceva
sentir
dare
della
poverina
ad
Augusta
,
ma
ero
riconoscente
alla
povera
Carla
della
sua
mitezza
.
Era
una
buona
cosa
ch
'
essa
non
odiasse
mia
moglie
.
Volli
dimostrarle
la
mia
riconoscenza
e
mi
guardai
d
'
attorno
alla
ricerca
di
un
segno
di
affetto
.
Finii
col
trovarlo
.
Regalai
anche
a
lei
la
sua
lavanderia
:
le
permisi
di
non
richiamare
il
maestro
di
canto
.
Carla
ebbe
un
impeto
di
affetto
che
mi
seccò
abbastanza
,
ma
che
sopportai
valorosamente
.
Poi
mi
raccontò
ch
'
essa
non
avrebbe
mai
abbandonato
il
canto
.
Cantava
tutto
il
giorno
,
ma
a
modo
suo
.
Voleva
anzi
farmi
sentire
subito
una
sua
canzone
.
Ma
io
non
ne
volli
sapere
e
alquanto
villanamente
corsi
via
.
Perciò
penso
che
anche
quella
notte
essa
abbia
meditato
il
suicidio
,
ma
io
non
le
lasciai
mai
il
tempo
di
dirmelo
.
Ritornai
dal
Copler
perché
dovevo
portare
ad
Augusta
le
ultime
notizie
dell
'
ammalato
per
farle
credere
che
io
avessi
passate
con
lui
tutte
quelle
ore
.
Il
Copler
era
morto
da
due
ore
circa
,
subito
dopo
ch
'
io
me
n
'
ero
andato
.
Accompagnato
dal
vecchio
pensionato
che
aveva
continuato
a
misurare
col
suo
passo
il
piccolo
corridoio
,
entrai
nella
stanza
mortuaria
.
Il
cadavere
,
già
vestito
,
giaceva
sul
nudo
materazzo
del
letto
.
Teneva
nelle
mani
il
crocifisso
.
A
bassa
voce
il
pensionato
mi
raccontò
che
tutte
le
formalità
erano
state
compiute
e
che
una
nipote
dell
'
estinto
sarebbe
venuta
a
passare
la
notte
presso
il
cadavere
.
Cosí
avrei
potuto
andarmene
sapendo
che
al
mio
povero
amico
si
dava
tutto
quel
poco
che
ancora
poteva
occorrergli
,
ma
restai
per
qualche
minuto
a
guardarlo
.
Avrei
amato
di
sentirmi
sgorgare
dagli
occhi
una
lacrima
sincera
di
compianto
per
il
poverino
che
tanto
aveva
lottato
con
la
malattia
fino
a
tentar
di
trovare
un
accordo
con
essa
.
-
È
doloroso
!
-
dissi
.
La
malattia
per
la
quale
esistevano
tanti
farmachi
,
l
'
aveva
brutalmente
ucciso
.
Pareva
un
'
irrisione
.
Ma
la
mia
lacrima
mancò
.
La
faccia
emaciata
del
Copler
non
era
mai
apparsa
tanto
forte
come
nella
rigidezza
della
morte
.
Pareva
prodotta
dallo
scalpello
in
un
marmo
colorato
e
nessuno
avrebbe
potuto
prevedere
che
vi
sovrastasse
imminente
la
putrefazione
.
Era
tuttavia
una
vera
vita
che
quella
faccia
manifestava
:
disapprovava
sdegnosamente
forse
me
,
l
'
ammalato
immaginario
,
o
fors
'
anche
Carla
,
che
non
voleva
cantare
.
Trasalii
un
momento
sembrandomi
che
il
morto
ricominciasse
a
rantolare
.
Subito
ritornai
alla
mia
calma
di
critico
quando
m
'
accorsi
che
quello
che
m
'
era
sembrato
un
rantolo
non
era
che
l
'
ansare
,
aumentato
dall
'
emozione
,
del
pensionato
.
Il
quale
poi
m
'
accompagnò
alla
porta
e
mi
pregò
di
raccomandarlo
se
avessi
conosciuto
chi
avrebbe
potuto
aver
bisogno
di
un
quartierino
come
quello
.
-
Vede
che
anche
in
una
circostanza
simile
ho
saputo
fare
il
mio
dovere
e
anche
piú
,
molto
di
piú
!
Alzò
per
la
prima
volta
la
voce
in
cui
echeggiò
un
risentimento
ch
'
era
senza
dubbio
destinato
al
povero
Copler
che
gli
aveva
lasciato
libero
il
quartiere
senza
il
debito
preavviso
.
Corsi
via
promettendo
tutto
quello
che
voleva
.
Da
mio
suocero
trovai
che
la
compagnia
s
'
era
messa
in
quel
momento
a
tavola
.
Mi
domandarono
delle
notizie
ed
io
,
per
non
compromettere
la
gaiezza
di
quel
convitto
,
dissi
che
il
Copler
viveva
tuttavia
e
che
c
'
era
dunque
ancora
qualche
speranza
.
A
me
parve
che
quell
'
adunanza
fosse
ben
triste
.
Forse
tale
impressione
si
fece
in
me
alla
vista
di
mio
suocero
condannato
ad
una
minestrina
e
ad
un
bicchiere
di
latte
,
mentre
attorno
a
lui
tutti
si
caricavano
dei
cibi
piú
prelibati
.
Aveva
tutto
il
suo
tempo
libero
,
lui
,
e
lo
impiegava
per
guardare
in
bocca
agli
altri
.
Vedendo
che
il
signor
Francesco
si
dedicava
attivamente
all
'
antipasto
,
mormorò
:
-
E
pensare
che
ha
due
anni
piú
di
me
!
Poi
,
quando
il
signor
Francesco
giunse
al
terzo
bicchierino
di
vino
bianco
,
brontolò
sottovoce
:
-
È
il
terzo
!
Che
gli
andasse
in
tanto
fiele
!
L
'
augurio
non
m
'
avrebbe
disturbato
se
non
avessi
mangiato
e
bevuto
anch
'
io
a
quel
tavolo
,
e
non
avessi
saputo
che
la
medesima
metamorfosi
sarebbe
stata
augurata
anche
al
vino
che
passava
per
la
mia
bocca
.
Perciò
mi
misi
a
mangiare
e
a
bere
di
nascosto
.
Approfittavo
di
qualche
momento
in
cui
mio
suocero
ficcava
il
grosso
naso
nella
tazza
del
latte
o
rispondeva
a
qualche
parola
che
gli
era
stata
rivolta
,
per
inghiottire
dei
grossi
bocconi
o
per
tracannare
dei
grandi
bicchieri
di
vino
.
Alberta
,
solo
per
il
desiderio
di
far
ridere
la
gente
,
avvisò
Augusta
ch
'
io
bevevo
troppo
.
Mia
moglie
,
scherzosamente
,
mi
minacciò
coll
'
indice
.
Questo
non
fu
male
ma
fu
male
perché
cosí
non
valeva
piú
la
pena
di
mangiare
di
nascosto
.
Giovanni
,
che
fino
ad
allora
non
s
'
era
quasi
ricordato
di
me
,
mi
guardò
sopra
gli
occhiali
con
un
'
occhiataccia
di
vero
odio
.
Disse
:
-
Io
non
ho
mai
abusato
di
vino
o
di
cibo
.
Chi
ne
abusa
non
è
un
vero
uomo
ma
un
...
-
e
ripeté
piú
volte
l
'
ultima
parola
che
non
significava
proprio
un
complimento
.
Per
l
'
effetto
del
vino
,
quella
parola
offensiva
accompagnata
da
una
risata
generale
,
mi
cacciò
nell
'
animo
un
desiderio
veramente
irragionevole
di
vendetta
.
Attaccai
mio
suocero
dal
suo
lato
piú
debole
:
la
sua
malattia
.
Gridai
che
non
era
un
vero
uomo
non
chi
abusava
dei
cibi
ma
colui
che
supinamente
s
'
adattava
alle
prescrizioni
del
medico
.
Io
,
nel
caso
suo
,
sarei
stato
ben
altrimenti
indipendente
.
Alle
nozze
di
mia
figlia
-
se
non
altro
per
affetto
-
non
avrei
mica
permesso
che
mi
si
impedisse
di
mangiare
e
di
bere
.
Giovanni
osservò
con
ira
:
-
Vorrei
vederti
nei
miei
panni
!
-
E
non
ti
basta
di
vedermi
nei
miei
?
lascio
io
forse
di
fumare
?
Era
la
prima
volta
che
mi
riusciva
di
vantarmi
della
mia
debolezza
,
e
accesi
subito
una
sigaretta
per
illustrare
le
mie
parole
.
Tutti
ridevano
e
raccontavano
al
signor
Francesco
come
la
mia
vita
fosse
piena
di
ultime
sigarette
.
Ma
quella
non
era
l
'
ultima
e
mi
sentivo
forte
e
combattivo
.
Però
perdetti
subito
l
'
appoggio
degli
altri
quando
versai
del
vino
a
Giovanni
nel
suo
grande
bicchiere
d
'
acqua
.
Avevano
paura
che
Giovanni
bevesse
e
urlavano
per
impedirglielo
finché
la
signora
Malfenti
non
poté
afferrare
e
allontanare
quel
bicchiere
.
-
Proprio
,
vorresti
uccidermi
?
-
domandò
mitemente
Giovanni
guardandomi
con
curiosità
.
-
Hai
il
vino
cattivo
,
tu
!
-
Egli
non
aveva
fatto
un
solo
gesto
per
approfittare
del
vino
che
gli
avevo
offerto
.
Mi
sentii
veramente
avvilito
e
vinto
.
Mi
sarei
quasi
gettato
ai
piedi
di
mio
suocero
per
chiedergli
perdono
.
Ma
anche
quello
mi
parve
un
suggerimento
del
vino
e
lo
respinsi
.
Domandando
perdono
avrei
confessata
la
mia
colpa
,
mentre
il
banchetto
continuava
e
sarebbe
durato
abbastanza
per
offrirmi
l
'
opportunità
di
riparare
a
quel
primo
scherzo
tanto
mal
riuscito
.
C
'
è
tempo
a
tutto
a
questo
mondo
.
Non
tutti
gli
ubriachi
sono
preda
immediata
di
ogni
suggerimento
del
vino
.
Quando
ho
bevuto
troppo
,
io
analizzo
i
miei
conati
come
quando
sono
sereno
e
probabilmente
con
lo
stesso
risultato
.
Continuai
ad
osservarmi
per
intendere
come
fossi
arrivato
a
quel
pensiero
malvagio
di
danneggiare
mio
suocero
.
E
m
'
accorsi
d
'
essere
stanco
,
mortalmente
stanco
.
Se
tutti
avessero
saputo
quale
giornata
io
avevo
trascorsa
,
m
'
avrebbero
scusato
.
Avevo
presa
e
violentemente
abbandonata
per
ben
due
volte
una
donna
ed
ero
ritornato
due
volte
a
mia
moglie
per
rinnegare
anche
lei
per
due
volte
.
La
mia
fortuna
fu
che
allora
,
per
associazione
,
nel
mio
ricordo
fece
capolino
quel
cadavere
su
cui
invano
avevo
tentato
di
piangere
,
e
il
pensiero
alle
due
donne
sparve
;
altrimenti
avrei
finito
col
parlare
di
Carla
.
Non
avevo
sempre
il
desiderio
di
confessarmi
anche
quando
non
ero
reso
piú
magnanimo
dall
'
azione
del
vino
?
Finii
col
parlare
del
Copler
.
Volevo
che
tutti
sapessero
che
quel
giorno
avevo
perduto
il
mio
grande
amico
.
Avrebbero
scusato
il
mio
contegno
.
Gridai
che
il
Copler
era
morto
,
veramente
morto
e
che
fino
ad
allora
ne
avevo
taciuto
per
non
rattristarli
.
Guarda
!
Guarda
!
Ecco
che
finalmente
sentii
salirmi
le
lacrime
agli
occhi
e
dovetti
volgere
altrove
lo
sguardo
per
celarle
.
Tutti
risero
perché
non
mi
credettero
e
allora
intervenne
l
'
ostinazione
ch
'
è
proprio
il
carattere
piú
evidente
del
vino
.
Descrissi
il
morto
:
-
Pareva
scolpito
da
Michelangelo
,
cosí
rigido
,
nella
pietra
piú
incorruttibile
.
Ci
fu
un
silenzio
generale
interrotto
da
Guido
che
esclamò
:
-
E
adesso
non
senti
piú
il
bisogno
di
non
rattristarci
?
L
'
osservazione
era
giusta
.
Avevo
mancato
ad
un
proponimento
che
ricordavo
!
Non
ci
sarebbe
stato
il
verso
di
riparare
?
Mi
misi
a
ridere
sgangheratamente
:
-
Ve
l
'
ho
fatta
!
È
vivo
e
sta
meglio
.
Tutti
mi
guardavano
per
raccapezzarsi
.
-
Sta
meglio
,
-
soggiunsi
seriamente
-
mi
riconobbe
e
mi
sorrise
persino
.
Tutti
mi
credettero
,
ma
l
'
indignazione
fu
generale
.
Giovanni
proclamò
che
se
non
avesse
temuto
di
farsi
del
male
sottoponendosi
ad
uno
sforzo
,
m
'
avrebbe
gettato
un
piatto
sulla
testa
.
Era
infatti
imperdonabile
ch
'
io
avessi
turbata
la
festa
con
una
simile
notizia
inventata
.
Se
fosse
stata
vera
non
ci
sarebbe
stata
colpa
.
Non
avrei
fatto
meglio
di
dire
loro
di
nuovo
la
verità
?
Il
Copler
era
morto
,
e
non
appena
fossi
stato
solo
,
avrei
trovate
le
lacrime
pronte
per
piangerlo
,
spontanee
e
abbondanti
.
Cercai
le
parole
,
ma
la
signora
Malfenti
,
con
quella
sua
gravità
di
gran
signora
m
'
interruppe
:
-
Lasciamo
stare
per
ora
quel
povero
malato
.
Ci
penseremo
domani
!
Obbedii
subito
persino
col
pensiero
che
si
staccò
definitivamente
dal
morto
:
Addio
!
Aspettami
!
Ritornerò
a
te
subito
dopo
!
.
Era
venuta
l
'
ora
del
brindisi
.
Giovanni
aveva
ottenuta
la
concessione
dal
medico
di
sorbire
a
quell
'
ora
un
bicchiere
di
champagne
.
Gravemente
sorvegliò
come
gli
versarono
il
vino
,
e
rifiutò
di
portare
il
bicchiere
alle
labbra
finché
non
fosse
stato
colmo
.
Dopo
di
aver
fatto
un
augurio
serio
e
disadorno
ad
Ada
e
a
Guido
,
lo
vuotò
lentamente
fino
all
'
ultima
goccia
.
Guardandomi
biecamente
mi
disse
che
l
'
ultimo
sorso
l
'
aveva
votato
proprio
alla
mia
salute
.
Per
annullare
l
'
augurio
,
che
io
sapevo
non
buono
,
con
ambe
le
mani
sotto
la
tovaglia
feci
le
corna
.
Il
ricordo
del
resto
della
serata
è
per
me
un
poco
confuso
.
So
che
per
iniziativa
di
Augusta
,
a
quel
tavolo
,
poco
dopo
si
disse
un
mondo
di
bene
di
me
citandomi
quale
un
modello
di
marito
.
Mi
fu
perdonato
tutto
e
persino
mio
suocero
si
fece
piú
gentile
.
Soggiunse
però
che
sperava
che
il
marito
di
Ada
si
dimostrasse
buono
come
me
,
ma
anche
nello
stesso
tempo
un
miglior
negoziante
e
soprattutto
una
persona
...
e
cercava
la
parola
.
Non
la
trovò
e
nessuno
intorno
a
noi
la
reclamò
;
neppure
il
signor
Francesco
che
per
avermi
visto
per
la
prima
volta
quella
stessa
mattina
,
poco
poteva
conoscermi
.
Dal
canto
mio
non
mi
offesi
.
Come
mitiga
il
proprio
animo
il
sentimento
di
avere
dei
grossi
torti
da
riparare
!
Accettavo
con
grato
animo
tutte
le
insolenze
a
patto
fossero
accompagnate
da
quell
'
affetto
che
non
meritavo
.
E
nella
mia
mente
,
confusa
dalla
stanchezza
e
dal
vino
,
sereno
del
tutto
,
accarezzai
la
mia
immagine
di
buon
marito
che
non
diviene
meno
buono
per
essere
adultero
.
Bisognava
essere
buoni
,
buoni
,
buoni
,
e
il
resto
non
importava
.
Mandai
con
la
mano
un
bacio
ad
Augusta
che
lo
accolse
con
un
sorriso
riconoscente
.
Poi
vi
fu
a
quel
tavolo
chi
volle
approfittare
della
mia
ebbrezza
per
ridere
e
fui
costretto
di
dire
un
brindisi
.
Avevo
finito
con
l
'
accettare
perché
in
quel
momento
mi
pareva
che
sarebbe
stata
una
cosa
decisiva
di
poter
fare
cosí
in
pubblico
dei
buoni
propositi
.
Non
che
io
dubitassi
in
quel
momento
di
me
,
perché
mi
sentivo
proprio
quale
ero
stato
descritto
,
ma
sarei
divenuto
anche
migliore
quando
avessi
affermato
un
proposito
dinanzi
a
tante
persone
che
in
certo
modo
l
'
avrebbero
sottoscritto
.
Ed
è
cosí
che
nel
brindisi
parlai
solo
di
me
e
di
Augusta
.
Feci
per
la
seconda
volta
in
quei
giorni
la
storia
del
mio
matrimonio
.
L
'
avevo
falsificata
per
Carla
tacendo
del
mio
innamoramento
per
mia
moglie
;
qui
la
falsificai
altrimenti
perché
non
parlai
delle
due
persone
tanto
importanti
nella
storia
del
mio
matrimonio
,
cioè
Ada
e
Alberta
.
Raccontai
le
mie
esitazioni
di
cui
non
sapevo
consolarmi
perché
m
'
avevano
derubato
di
tanto
tempo
di
felicità
.
Poi
,
per
cavalleria
,
attribuii
anche
ad
Augusta
delle
esitazioni
.
Ma
essa
negò
ridendo
vivacemente
.
Ritrovai
il
filo
del
discorso
con
qualche
difficoltà
.
Raccontai
come
finalmente
fossimo
arrivati
al
viaggio
di
nozze
e
come
avessimo
fatto
all
'
amore
in
tutti
i
musei
d
'
Italia
.
Ero
tanto
bene
immerso
fino
al
collo
nella
menzogna
che
vi
cacciai
dentro
anche
quel
dettaglio
bugiardo
che
non
serviva
ad
alcuno
scopo
.
Eppoi
si
dice
che
nel
vino
ci
sia
la
verità
.
Augusta
m
'
interruppe
una
seconda
volta
per
mettere
le
cose
a
posto
e
raccontò
come
essa
avesse
dovuto
evitare
i
musei
per
il
pericolo
che
,
per
causa
mia
,
correvano
i
capolavori
.
Non
s
'
accorgeva
che
cosí
rivelava
non
la
falsità
di
quel
particolare
soltanto
!
Se
ci
fosse
stato
a
quel
tavolo
un
osservatore
,
avrebbe
presto
fatto
a
scoprire
di
quale
natura
fosse
quell
'
amore
ch
'
io
prospettavo
in
un
ambiente
ove
non
aveva
potuto
svolgersi
.
Ripresi
il
lungo
,
slavato
discorso
raccontando
l
'
arrivo
in
casa
nostra
e
come
ambedue
ci
fossimo
messi
a
perfezionarla
facendo
questo
e
quello
e
fra
altro
anche
una
lavanderia
.
Sempre
ridendo
,
Augusta
m
'
interruppe
di
nuovo
:
-
Questa
non
è
mica
una
festa
data
in
nostro
onore
,
ma
in
onore
di
Ada
e
Guido
!
Parla
di
loro
!
Tutti
annuirono
rumorosamente
.
Risi
anch
'
io
accorgendomi
che
per
opera
mia
si
era
arrivati
ad
una
vera
lietezza
rumorosa
quale
è
di
prammatica
in
simili
occasioni
.
Ma
non
trovai
piú
nulla
da
dire
.
Mi
pareva
di
aver
parlato
per
ore
.
Ingoiai
vari
altri
bicchieri
di
vino
uno
dopo
l
'
altro
:
-
Questo
per
Ada
!
-
Mi
rizzai
per
un
momento
per
vedere
se
essa
avesse
fatte
le
corna
sotto
la
tovaglia
.
-
Questo
per
Guido
!
-
e
aggiunsi
,
dopo
aver
tracannato
il
vino
:
-
Di
tutto
cuore
!
-
obliando
che
al
primo
bicchiere
non
era
stata
aggiunta
tale
dichiarazione
.
-
Questo
per
il
vostro
figliolo
maggiore
!
E
ne
avrei
bevuti
parecchi
di
quei
bicchieri
per
i
loro
figliuoli
,
se
non
ne
fossi
stato
finalmente
impedito
.
Per
quei
poveri
innocenti
io
avrei
bevuto
tutto
il
vino
che
si
trovava
su
quel
tavolo
.
Poi
tutto
divenne
anche
piú
oscuro
.
Chiaramente
ricordo
una
cosa
sola
:
la
mia
principale
preoccupazione
era
di
non
apparire
ubriaco
.
Mi
tenevo
eretto
e
parlavo
poco
.
Diffidavo
di
me
stesso
,
sentivo
il
bisogno
di
analizzare
ogni
parola
prima
di
dirla
.
Mentre
il
discorso
generale
si
svolgeva
,
io
dovevo
rinunziare
a
prendervi
parte
perché
non
mi
si
lasciava
il
tempo
di
chiarire
il
mio
torbido
pensiero
.
Volli
iniziare
un
discorso
io
stesso
e
dissi
a
mio
suocero
:
-
Hai
sentito
che
l
'
Extérieur
è
caduto
di
due
punti
?
Avevo
detto
una
cosa
che
non
mi
concerneva
affatto
e
che
avevo
sentita
dire
in
Borsa
;
volevo
solo
parlare
di
affari
,
roba
seria
di
cui
un
ubbriaco
di
solito
non
si
ricorda
.
Ma
pare
che
per
mio
suocero
la
cosa
fosse
meno
indifferente
e
mi
diede
del
corvo
dalle
male
nuove
.
Con
lui
non
ne
indovinavo
una
.
Allora
mi
occupai
della
mia
vicina
,
Alberta
.
Si
parlò
di
amore
.
A
lei
interessava
in
teoria
e
a
me
,
per
il
momento
,
non
interessava
affatto
in
pratica
.
Perciò
era
bello
parlarne
.
Mi
domandò
delle
idee
ed
io
ne
scopersi
subito
una
che
mi
parve
risultare
evidente
dalla
mia
esperienza
della
giornata
stessa
.
Una
donna
era
un
oggetto
che
variava
di
prezzo
ben
piú
di
qualunque
valore
di
Borsa
.
Alberta
mi
fraintese
e
credette
che
io
volessi
dire
una
cosa
saputa
da
tutti
,
cioè
che
una
donna
di
una
certa
età
aveva
tutt
'
altro
valore
che
ad
un
'
altra
.
Mi
spiegai
piú
chiaramente
:
una
donna
poteva
avere
un
alto
valore
ad
una
certa
ora
della
mattina
,
nessunissimo
a
mezzodí
,
per
valere
nel
pomeriggio
il
doppio
che
alla
mattina
e
finire
alla
sera
con
un
valore
addirittura
negativo
.
Spiegai
il
concetto
di
valore
negativo
:
una
donna
aveva
tale
valore
quando
un
uomo
calcolava
quale
somma
sarebbe
pronto
di
pagare
per
mandarla
molto
ma
molto
lontano
da
lui
.
Tuttavia
la
povera
commediografa
non
vedeva
la
giustezza
della
mia
scoperta
mentre
io
,
ricordando
il
movimento
di
valore
che
quel
giorno
stesso
avevano
subito
Carla
e
Augusta
,
ne
ero
sicuro
.
Intervenne
il
vino
quando
volli
spiegarmi
meglio
e
deviai
assolutamente
:
-
Vedi
,
-
le
dissi
-
supponendo
che
tu
ora
abbia
il
valore
di
X
e
mi
permetta
di
premere
il
tuo
piedino
col
mio
,
tu
aumenti
immediatamente
almeno
di
un
altro
X
.
Accompagnai
subito
alle
parole
l
'
atto
.
Rossa
,
rossa
ella
sottrasse
il
piede
e
,
volendo
apparire
spiritosa
,
disse
:
-
Ma
questa
è
pratica
e
non
piú
teoria
.
Me
ne
appellerò
ad
Augusta
.
Devo
confessare
che
anch
'
io
sentivo
quel
piedino
ben
altrimenti
che
un
'
arida
teoria
,
ma
protestai
gridando
con
l
'
aria
piú
candida
del
mondo
:
-
È
pura
teoria
,
purissima
,
ed
è
male
da
parte
tua
di
sentirla
altrimenti
.
Le
fantasie
del
vino
sono
veri
avvenimenti
.
Per
lungo
tempo
io
ed
Alberta
non
dimenticammo
che
io
avevo
toccato
una
parte
del
suo
corpo
avvisandola
che
lo
facevo
per
goderne
.
La
parola
aveva
rilevato
l
'
atto
e
l
'
atto
la
parola
.
Finché
essa
non
si
sposò
ebbe
per
me
un
sorriso
e
un
rossore
,
poi
,
invece
,
rossore
ed
ira
.
Le
donne
son
fatte
cosí
.
Ogni
giorno
che
sorge
porta
loro
una
nuova
interpretazione
del
passato
.
Dev
'
essere
una
vita
poco
monotona
la
loro
.
Da
me
,
invece
,
l
'
interpretazione
di
quel
mio
atto
fu
sempre
la
stessa
:
il
furto
di
piccolo
oggetto
dal
sapore
intenso
e
fu
colpa
di
Alberta
se
in
certa
epoca
cercai
di
far
ricordare
quell
'
atto
mentre
invece
piú
tardi
avrei
pagato
qualche
cosa
perché
fosse
dimenticato
del
tutto
.
Ricordo
anche
che
prima
di
lasciare
quella
casa
avvenne
un
'
altra
cosa
e
ben
piú
grave
.
Restai
,
per
un
istante
,
solo
con
Ada
.
Giovanni
si
era
coricato
da
tempo
e
gli
altri
prendevano
congedo
dal
signor
Francesco
che
andava
all
'
albergo
accompagnato
da
Guido
.
Io
guardai
Ada
lungamente
vestita
tutta
di
pizzi
bianchi
,
le
spalle
e
le
braccia
nude
.
Restai
lungamente
muto
benché
sentissi
il
bisogno
di
dirle
qualche
cosa
;
ma
,
dopo
analizzata
,
sopprimevo
qualunque
frase
che
mi
venisse
alle
labbra
.
Ricordo
che
analizzai
anche
se
mi
fosse
stato
permesso
di
dirle
:
Come
mi
fa
piacere
che
finalmente
ti
sposi
e
sposi
il
mio
grande
amico
Guido
.
Ora
appena
sarà
tutto
finito
fra
di
noi
.
Volevo
dire
una
bugia
perché
tutti
sapevano
che
fra
di
noi
tutto
era
finito
da
varii
mesi
,
ma
mi
pareva
che
quella
bugia
fosse
un
bellissimo
complimento
ed
è
certo
che
una
donna
,
vestita
cosí
,
domanda
complimenti
e
se
ne
compiace
.
Però
dopo
lunga
riflessione
non
ne
feci
nulla
.
Soppressi
quelle
parole
perché
nel
mare
di
vino
in
cui
nuotavo
,
trovai
una
tavola
che
mi
salvò
.
Pensai
che
avevo
torto
di
rischiare
l
'
affetto
di
Augusta
per
fare
un
piacere
ad
Ada
che
non
mi
voleva
bene
.
Ma
,
nel
dubbio
che
per
qualche
istante
mi
turbò
la
mente
,
eppoi
anche
quando
con
uno
sforzo
da
quelle
parole
mi
staccai
,
diedi
ad
Ada
una
tale
occhiata
ch
'
essa
si
alzò
e
uscí
dopo
di
essersi
voltata
a
sorvegliarmi
con
spavento
,
pronta
forse
di
mettersi
a
correre
.
Anche
una
propria
occhiata
si
ricorda
quanto
e
forse
meglio
di
una
parola
;
è
piú
importante
di
una
parola
perché
non
v
'
è
in
tutto
il
vocabolario
una
parola
che
sappia
spogliare
una
donna
.
Io
so
ora
che
quella
mia
occhiata
falsò
le
parole
che
avevo
ideate
,
semplificandole
.
Essa
per
gli
occhi
di
Ada
,
aveva
tentato
di
penetrare
al
di
là
dei
vestiti
e
anche
della
sua
epidermide
.
E
aveva
certamente
significato
:
Vuoi
venire
intanto
subito
a
letto
con
me
?
.
Il
vino
è
un
grande
pericolo
specie
perché
non
porta
a
galla
la
verità
.
Tutt
'
altro
che
la
verità
anzi
:
rivela
dell
'
individuo
specialmente
la
storia
passata
e
dimenticata
e
non
la
sua
attuale
volontà
;
getta
capricciosamente
alla
luce
anche
tutte
le
ideuccie
con
le
quali
in
epoca
piú
o
meno
recente
ci
si
baloccò
e
che
si
è
dimenticate
;
trascura
le
cancellature
e
legge
tutto
quello
ch
'
è
ancora
percettibile
nel
nostro
cuore
.
E
si
sa
che
non
v
'
è
modo
di
cancellarvi
niente
tanto
radicalmente
,
come
si
fa
di
un
giro
errato
su
di
una
cambiale
.
Tutta
la
nostra
storia
vi
è
sempre
leggibile
e
il
vino
la
grida
,
trascurando
quello
che
poi
la
vita
vi
aggiunse
.
Per
andare
a
casa
,
Augusta
ed
io
prendemmo
una
vettura
.
Nell
'
oscurità
mi
parve
fosse
mio
dovere
di
baciare
e
abbracciare
mia
moglie
perché
in
simili
incontri
molte
volte
avevo
usato
cosí
e
temevo
che
,
se
non
l
'
avessi
fatto
,
essa
avrebbe
potuto
pensare
che
fra
di
noi
ci
fosse
qualche
cosa
di
mutato
.
Non
v
'
era
nulla
di
cambiato
fra
di
noi
:
il
vino
gridava
anche
questo
!
Ella
aveva
sposato
Zeno
Cosini
che
,
immutato
,
le
stava
accanto
.
Che
cosa
importava
se
quel
giorno
io
avevo
possedute
delle
altre
donne
di
cui
il
vino
,
per
rendermi
piú
lieto
,
aumentava
il
numero
ponendo
fra
di
esse
non
so
piú
se
Ada
o
Alberta
?
Ricordo
che
,
addormentandomi
,
rividi
per
un
istante
la
faccia
marmorea
del
Copler
sul
letto
di
morte
.
Pareva
domandasse
giustizia
,
cioè
le
lacrime
ch
'
io
gli
avevo
promesse
.
Ma
non
le
ebbe
neppure
allora
perché
il
sonno
mi
abbracciò
annientandomi
.
Prima
però
mi
scusai
col
fantasma
:
Aspetta
ancora
per
poco
.
Sono
subito
con
te
!
.
Con
lui
non
fui
piú
,
giammai
,
perché
non
assistetti
neppure
al
suo
funerale
.
Avevamo
tanto
da
fare
in
casa
ed
io
anche
fuori
,
che
non
ci
fu
tempo
per
lui
.
Se
ne
parlò
talvolta
,
ma
solo
per
ridere
ricordando
che
il
mio
vino
l
'
aveva
tante
volte
ammazzato
e
fatto
risuscitare
.
Anzi
egli
restò
proverbiale
in
famiglia
e
quando
i
giornali
,
come
avviene
spesso
,
annunziano
e
smentiscono
la
morte
di
qualcuno
,
noi
diciamo
:
Come
il
povero
Copler
.
La
mattina
dopo
mi
levai
con
un
po
'
di
male
di
testa
.
Mi
affannò
un
poco
il
mio
dolore
al
fianco
,
probabilmente
perché
,
finché
era
durato
l
'
effetto
del
vino
,
non
lo
avevo
sentito
affatto
e
subito
ne
avevo
perduta
l
'
abitudine
.
Ma
in
fondo
non
ero
triste
.
Augusta
contribuí
alla
mia
serenità
dicendomi
che
sarebbe
stato
male
se
io
non
fossi
andato
a
quella
cena
di
nozze
,
perché
prima
del
mio
arrivo
le
era
sembrato
di
assistere
ad
un
mortorio
.
Non
avevo
dunque
da
aver
rimorso
del
mio
contegno
.
Poi
sentii
che
una
cosa
sola
non
mi
era
stata
perdonata
:
l
'
occhiataccia
ad
Ada
!
Quando
c
'
incontrammo
nel
pomeriggio
,
Ada
mi
porse
la
mano
con
un
'
ansietà
che
aumentò
la
mia
.
Forse
però
le
pesava
sulla
coscienza
quella
sua
fuga
ch
'
era
stata
tutt
'
altro
che
gentile
.
Ma
anche
la
mia
occhiata
era
stata
una
gran
brutta
azione
.
Ricordavo
esattamente
il
movimento
del
mio
occhio
e
capivo
come
non
sapesse
dimenticare
chi
ne
era
stato
trafitto
.
Bisognava
riparare
con
un
contegno
accuratamente
fraterno
.
Si
dice
che
quando
si
soffre
per
aver
bevuto
troppo
,
non
ci
sia
miglior
cura
che
di
berne
dell
'
altro
.
Io
,
quella
mattina
,
andai
a
rianimarmi
da
Carla
.
Andai
da
lei
proprio
col
desiderio
di
vivere
piú
intensamente
ed
è
quello
che
riconduce
all
'
alcool
,
ma
camminando
verso
di
lei
,
avrei
desiderato
ch
'
essa
m
'
avesse
fornita
tutt
'
altra
intensità
di
vita
del
giorno
prima
.
Mi
accompagnavano
dei
propositi
poco
precisi
ma
tutti
onesti
.
Sapevo
di
non
poter
abbandonarla
subito
,
ma
potevo
avviarmi
a
quell
'
atto
tanto
morale
pian
pianino
.
Intanto
avrei
continuato
a
parlarle
di
mia
moglie
.
Senza
sorprendersene
,
un
bel
giorno
essa
avrebbe
saputo
com
'
io
amassi
mia
moglie
.
Avevo
nella
mia
giubba
un
'
altra
busta
con
del
denaro
per
essere
pronto
ad
ogni
evenienza
.
Arrivai
da
Carla
,
e
un
quarto
d
'
ora
dopo
essa
mi
rimproverò
con
una
parola
che
per
la
sua
giustezza
lungamente
mi
risonò
all
'
orecchio
:
Come
sei
rude
,
tu
,
in
amore
!
.
Non
sono
conscio
di
essere
stato
rude
proprio
allora
.
Avevo
cominciato
a
parlarle
di
mia
moglie
,
e
le
lodi
tributate
ad
Augusta
erano
risonate
all
'
orecchio
di
Carla
come
tanti
rimproveri
rivolti
a
lei
.
Poi
fu
Carla
che
mi
ferí
.
Per
passare
il
tempo
,
le
avevo
raccontato
come
mi
fossi
seccato
al
banchetto
,
specie
per
un
brindisi
che
avevo
detto
e
ch
'
era
stato
assolutamente
spropositato
.
Carla
osservò
:
-
Se
tu
amassi
tua
moglie
non
sbaglieresti
i
brindisi
al
tavolo
di
suo
padre
.
E
mi
diede
anche
un
bacio
per
rimeritarmi
del
poco
amore
che
portavo
a
mia
moglie
.
Intanto
lo
stesso
desiderio
d
'
intensificare
la
mia
vita
,
che
m
'
aveva
tratto
da
Carla
,
m
'
avrebbe
riportato
subito
da
Augusta
,
ch
'
era
la
sola
con
cui
avrei
potuto
parlare
del
mio
amore
per
lei
.
Il
vino
preso
come
cura
era
già
di
troppo
o
volevo
oramai
tutt
'
altro
vino
.
Ma
quel
giorno
la
mia
relazione
con
Carla
doveva
ingentilirsi
,
coronarsi
finalmente
di
quella
simpatia
che
-
come
seppi
piú
tardi
-
la
povera
giovinetta
meritava
.
Essa
piú
volte
m
'
aveva
offerto
di
cantarmi
una
canzonetta
,
desiderosa
di
avere
il
mio
giudizio
.
Ma
io
non
avevo
voluto
saperne
di
quel
canto
di
cui
non
m
'
importava
nemmeno
piú
l
'
ingenuità
.
Le
dicevo
che
giacché
essa
rifiutava
di
studiare
,
non
valeva
la
pena
di
cantare
piú
.
La
mia
era
proprio
una
grave
offesa
ed
essa
ne
sofferse
.
Seduta
accanto
a
me
,
per
non
farmi
vedere
le
sue
lacrime
essa
guardava
immota
le
mani
che
teneva
intrecciate
in
grembo
.
Ripeté
il
suo
rimprovero
:
-
Come
devi
essere
rude
con
chi
non
ami
,
se
lo
sei
tanto
con
me
!
Buon
diavolo
come
sono
,
mi
lasciai
intenerire
da
quelle
lacrime
e
pregai
Carla
di
squarciarmi
le
orecchie
con
la
sua
grande
voce
nel
piccolo
ambiente
.
Essa
ora
se
ne
schermiva
e
dovetti
persino
minacciare
di
andarmene
se
non
fossi
stato
compiaciuto
.
Devo
riconoscere
che
mi
sembrò
per
un
istante
anche
di
aver
trovato
un
pretesto
per
riconquistare
almeno
temporaneamente
la
mia
libertà
,
ma
,
alla
minaccia
,
la
mia
umile
serva
si
recò
con
gli
occhi
bassi
a
sedere
al
pianoforte
.
Dedicò
poi
un
istante
breve
breve
al
raccoglimento
e
si
passò
la
mano
sul
viso
quasi
a
scacciarne
ogni
nube
.
Vi
riuscí
con
una
prontezza
che
mi
sorprese
e
la
sua
faccia
,
quando
fu
scoperta
da
quella
mano
,
non
ricordava
affatto
il
dolore
di
prima
.
Ebbi
subito
una
grande
sorpresa
.
Carla
diceva
la
sua
canzonetta
,
la
raccontava
,
non
la
gridava
.
Le
grida
-
come
essa
poi
mi
disse
-
le
erano
state
imposte
dal
suo
maestro
;
ora
le
aveva
congedate
insieme
a
lui
.
La
canzonetta
triestina
:
Fazzo
l
'
amor
xe
vero
Cossa
ghe
xe
de
mal
Volè
che
a
sedes
'
ani
Stio
là
come
un
cocal
...
è
una
specie
di
racconto
o
di
confessione
.
Gli
occhi
di
Carla
brillavano
di
malizia
e
confessavano
anche
piú
delle
parole
.
Non
c
'
era
paura
di
sentirsi
leso
il
timpano
ed
io
m
'
avvicinai
a
lei
,
sorpreso
e
incantato
.
Sedetti
accanto
a
lei
ed
essa
allora
raccontò
la
canzonetta
proprio
a
me
,
socchiudendo
gli
occhi
per
dirmi
con
la
nota
piú
lieve
e
piú
pura
che
quei
sedici
anni
volevano
la
libertà
e
l
'
amore
.
Per
la
prima
volta
vidi
esattamente
la
faccina
di
Carla
:
un
ovale
purissimo
interrotto
dalla
profonda
e
arcuata
incavatura
degli
occhi
e
degli
zigomi
tenui
,
reso
anche
piú
puro
da
un
biancore
niveo
,
ora
ch
'
essa
teneva
la
faccia
rivolta
a
me
e
alla
luce
,
e
perciò
non
offuscata
da
alcun
'
ombra
.
E
quelle
linee
dolci
in
quella
carne
che
pareva
trasparente
,
e
celava
tanto
bene
il
sangue
e
le
vene
forse
troppo
deboli
per
poter
apparire
,
domandavano
affetto
e
protezione
.
Ora
ero
pronto
di
accordarle
tanto
affetto
e
protezione
,
incondizionatamente
,
ed
anche
nel
momento
in
cui
mi
sarei
sentito
tanto
disposto
di
ritornare
ad
Augusta
,
perché
essa
in
quel
momento
non
domandava
che
un
affetto
paterno
che
potevo
concedere
senza
tradire
.
Quale
soddisfazione
!
Restavo
là
con
Carla
,
le
accordavo
quello
che
la
sua
faccina
ovale
domandava
e
non
mi
allontanavo
da
Augusta
!
Il
mio
affetto
per
Carla
si
ingentilí
.
Da
allora
,
quando
sentivo
il
bisogno
di
onestà
e
purezza
,
non
occorse
piú
abbandonarla
,
ma
potei
restare
con
lei
e
cambiare
discorso
.
Questa
nuova
dolcezza
era
dovuta
alla
sua
faccina
ovale
ch
'
io
allora
avevo
scoperto
o
al
suo
talento
musicale
?
Innegabile
il
talento
!
La
strana
canzonetta
triestina
finisce
con
una
strofe
in
cui
la
stessa
giovinetta
proclama
di
essere
vecchia
e
malandata
e
che
oramai
non
ha
piú
bisogno
di
altra
libertà
che
di
morire
.
Carla
continuava
a
profondere
malizia
e
lietezza
nel
verso
povero
.
Era
tuttavia
la
giovinezza
che
si
fingeva
vecchia
per
proclamare
meglio
da
quel
nuovo
punto
di
vista
il
suo
diritto
.
Quando
terminò
e
mi
trovò
in
piena
ammirazione
,
anch
'
essa
per
la
prima
volta
oltre
che
amarmi
mi
volle
veramente
bene
.
Sapeva
che
a
me
quella
canzonetta
sarebbe
piaciuta
di
piú
del
canto
che
le
insegnava
il
suo
maestro
:
-
Peccato
-
aggiunse
con
tristezza
,
-
che
se
non
si
vuole
andare
pei
cafés
chantants
,
non
si
possa
trarre
da
ciò
il
necessario
per
vivere
.
La
convinsi
facilmente
che
le
cose
non
stavano
cosí
.
V
'
erano
a
questo
mondo
molte
grandi
artiste
che
dicevano
e
non
cantavano
.
Essa
si
fece
dire
dei
nomi
.
Era
beata
di
apprendere
quanto
importante
avrebbe
potuto
divenire
la
sua
arte
.
-
Io
so
-
aggiunse
ingenuamente
,
-
che
questo
canto
è
ben
piú
difficile
dell
'
altro
per
il
quale
basta
gridare
a
perdifiato
.
Io
sorrisi
e
non
discussi
.
La
sua
arte
era
anch
'
essa
certamente
difficile
ed
essa
lo
sapeva
perché
era
quella
la
sola
arte
che
conoscesse
.
Quella
canzonetta
le
era
costata
uno
studio
lunghissimo
.
L
'
aveva
detta
e
ridetta
correggendo
l
'
intonazione
di
ogni
parola
,
di
ogni
nota
.
Adesso
ne
studiava
un
'
altra
,
ma
l
'
avrebbe
saputa
soltanto
di
lí
a
qualche
settimana
.
Prima
non
voleva
farla
sentire
.
Seguirono
dei
momenti
deliziosi
in
quella
stanza
ove
fino
ad
allora
non
s
'
erano
svolte
che
delle
scene
di
brutalità
.
Ecco
che
a
Carla
s
'
apriva
anche
una
carriera
.
La
carriera
che
m
'
avrebbe
liberato
di
lei
.
Molto
simile
a
quella
che
per
lei
aveva
sognato
il
Copler
!
Le
proposi
di
trovarle
un
maestro
.
Essa
dapprima
si
spaventò
della
parola
,
ma
poi
si
lasciò
convincere
facilmente
quando
le
dichiarai
che
si
poteva
provare
,
e
ch
'
essa
sarebbe
rimasta
libera
di
congedarlo
quando
le
fosse
sembrato
noioso
o
poco
utile
.
Anche
con
Augusta
mi
trovai
quel
giorno
molto
bene
.
Avevo
l
'
animo
tranquillo
come
se
fossi
ritornato
da
una
passeggiata
e
non
dalla
casa
di
Carla
o
come
avrebbe
dovuto
averlo
il
povero
Copler
quando
abbandonava
quella
casa
nei
giorni
in
cui
non
gli
avevano
dato
motivo
ad
arrabbiarsi
.
Ne
godetti
come
se
fossi
giunto
a
un
'
oasi
.
Per
me
e
per
la
mia
salute
sarebbe
stato
gravissimo
se
tutta
la
mia
lunga
relazione
con
Carla
si
fosse
svolta
in
un
'
eterna
agitazione
.
Da
quel
giorno
,
come
risultato
della
bellezza
estetica
,
le
cose
si
svolsero
piú
calme
con
le
lievi
interruzioni
necessarie
a
rianimare
tanto
il
mio
amore
per
Carla
,
quanto
quello
per
Augusta
.
Ogni
mia
visita
a
Carla
significava
bensí
un
tradimento
per
Augusta
,
ma
tutto
era
presto
dimenticato
in
un
bagno
di
salute
e
di
buoni
propositi
.
Ed
il
buon
proposito
non
era
brutale
ed
eccitante
come
quando
avevo
nella
strozza
il
desiderio
di
dichiarare
a
Carla
che
non
l
'
avrei
rivista
mai
piú
.
Ero
dolce
e
paterno
:
ecco
che
di
nuovo
io
pensavo
alla
sua
carriera
.
Abbandonare
ogni
giorno
una
donna
per
correrle
dietro
il
giorno
appresso
,
sarebbe
stata
una
fatica
a
cui
il
mio
povero
cuore
non
avrebbe
saputo
reggere
.
Cosí
,
invece
,
Carla
restava
sempre
in
mio
potere
ed
io
l
'
avviavo
ora
in
una
direzione
ed
ora
in
un
'
altra
.
Per
lungo
tempo
i
propositi
buoni
non
furono
tanto
forti
da
indurmi
a
correre
per
la
città
in
cerca
del
maestro
che
avrebbe
fatto
per
Carla
.
Mi
baloccavo
col
proposito
buono
,
restando
sempre
seduto
.
Poi
un
bel
giorno
Augusta
mi
confidò
che
si
sentiva
madre
ed
allora
il
mio
proposito
per
un
istante
ingigantí
e
Carla
ebbe
il
suo
maestro
.
Avevo
esitato
tanto
anche
perché
era
evidente
che
,
anche
senza
maestro
,
Carla
aveva
saputo
avviarsi
ad
un
lavoro
veramente
serio
nella
sua
nuova
arte
.
Ogni
settimana
essa
sapeva
dirmi
una
canzonetta
nuova
,
analizzata
accuratamente
nell
'
atteggiamento
e
nella
parola
.
Certe
note
avrebbero
abbisognato
di
essere
levigate
un
poco
,
ma
forse
avrebbero
finito
con
l
'
affinarsi
da
sé
.
Una
prova
decisiva
che
Carla
era
una
vera
artista
,
io
l
'
avevo
nel
modo
com
'
essa
perfezionava
continuamente
le
sue
canzonette
senza
mai
rinunziare
alle
cose
migliori
ch
'
essa
aveva
saputo
far
sue
di
prim
'
acchito
.
La
indussi
spesso
a
ridirmi
il
suo
primo
lavoro
e
vi
trovavo
aggiunto
ogni
volta
qualche
accento
nuovo
ed
efficace
.
Data
la
sua
ignoranza
,
era
meraviglioso
che
nel
grande
sforzo
di
scoprire
una
forte
espressione
,
non
le
fosse
mai
capitato
di
cacciare
nella
canzonetta
dei
suoni
falsi
o
esagerati
.
Da
vera
artista
,
essa
aggiungeva
ogni
giorno
una
pietruccia
al
piccolo
edificio
,
e
tutto
il
resto
restava
intatto
.
Non
la
canzonetta
era
stereotipata
,
ma
il
sentimento
che
la
dettava
.
Carla
,
prima
di
cantare
,
si
passava
sempre
la
mano
sulla
faccia
e
dietro
quella
mano
si
creava
un
istante
di
raccoglimento
che
bastava
a
piombarla
nella
commediola
ch
'
essa
doveva
costruire
.
Una
commedia
non
sempre
puerile
.
Il
mentore
ironico
di
Rosina
te
xe
nata
in
un
casoto
minacciava
,
ma
non
troppo
seriamente
.
Pareva
che
la
cantante
avvertisse
di
sapere
ch
'
era
la
storia
di
ogni
giorno
.
Il
pensiero
di
Carla
era
un
altro
,
ma
finiva
con
l
'
arrivare
allo
stesso
risultato
:
-
La
mia
simpatia
è
per
Rosina
perché
altrimenti
la
canzonetta
non
meriterebbe
di
essere
cantata
,
-
essa
diceva
.
Avvenne
qualche
volta
che
Carla
inconsapevolmente
riaccendesse
il
mio
amore
per
Augusta
e
il
mio
rimorso
.
Infatti
ciò
si
avverò
ogni
qualvolta
ella
si
permise
dei
movimenti
offensivi
contro
la
posizione
tanto
solidamente
occupata
da
mia
moglie
.
Era
sempre
vivo
il
suo
desiderio
di
avermi
tutto
suo
per
una
notte
intera
;
mi
confidò
che
le
pareva
che
,
per
non
avere
mai
dormito
uno
accanto
all
'
altro
,
fossimo
meno
intimi
.
Volendo
abituarmi
ad
essere
piú
dolce
con
lei
,
non
mi
rifiutai
risolutamente
di
compiacerla
,
ma
quasi
sempre
pensai
che
non
sarebbe
stato
possibile
di
fare
una
cosa
simile
a
meno
che
non
mi
fossi
rassegnato
di
trovare
alla
mattina
Augusta
ad
una
finestra
donde
m
'
avesse
aspettato
la
notte
intera
.
Eppoi
,
non
sarebbe
stato
questo
un
nuovo
tradimento
a
mia
moglie
?
Talvolta
,
cioè
quando
correvo
a
Carla
pieno
di
desiderio
,
mi
sentivo
propenso
di
accontentarla
,
ma
subito
dopo
ne
vedevo
l
'
impossibilità
e
la
sconvenienza
.
Ma
cosí
non
si
arrivò
per
lungo
tempo
né
ad
eliminare
la
prospettiva
della
cosa
né
a
realizzarla
.
Apparentemente
si
era
d
'
accordo
:
prima
o
poi
avremmo
passata
una
notte
intera
insieme
.
Intanto
ora
ce
n
'
era
la
possibilità
perché
io
avevo
indotto
le
Gerco
di
congedare
quegl
'
inquilini
che
tagliavano
la
loro
casa
in
due
parti
,
e
Carla
aveva
finalmente
la
sua
camera
da
letto
.
Ora
avvenne
che
poco
dopo
le
nozze
di
Guido
,
mio
suocero
fu
colto
da
quella
crisi
che
doveva
ucciderlo
ed
io
ebbi
l
'
imprudenza
di
raccontare
a
Carla
che
mia
moglie
doveva
passare
una
notte
al
capezzale
di
suo
padre
per
concedere
un
riposo
a
mia
suocera
.
Non
ci
fu
piú
il
caso
di
esimermi
:
Carla
pretese
che
passassi
con
lei
quella
stessa
notte
ch
'
era
tanto
dolorosa
per
mia
moglie
.
Non
ebbi
il
coraggio
di
ribellarmi
a
tale
capriccio
e
mi
vi
acconciai
col
cuore
pesante
.
Mi
preparai
a
quel
sacrificio
.
Non
andai
da
Carla
alla
mattina
e
cosí
corsi
da
lei
alla
sera
con
pieno
desiderio
dicendomi
anche
ch
'
era
infantile
di
credere
di
tradire
piú
gravemente
Augusta
perché
la
tradivo
in
un
momento
in
cui
essa
per
altre
cause
soffriva
.
Perciò
arrivai
persino
a
spazientirmi
perché
la
povera
Augusta
mi
tratteneva
per
spiegarmi
come
avessi
dovuto
movermi
per
avere
pronte
le
cose
di
cui
potevo
aver
bisogno
a
cena
,
per
la
notte
ed
anche
per
il
caffè
della
mattina
dopo
.
Carla
m
'
accolse
nello
studio
.
Poco
dopo
colei
ch
'
era
sua
madre
e
serva
ci
serví
una
cenetta
squisita
a
cui
io
aggiunsi
i
dolci
che
avevo
portati
con
me
.
La
vecchia
ritornò
poi
per
sparecchiare
ed
io
veramente
avrei
voluto
coricarmi
subito
,
ma
era
veramente
ancora
troppo
di
buon
'
ora
e
Carla
m
'
indusse
di
starla
a
sentir
cantare
.
Essa
passò
tutto
il
suo
repertorio
e
fu
quella
certamente
la
parte
migliore
di
quelle
ore
,
perché
l
'
ansietà
con
cui
aspettavo
la
mia
amante
,
andava
ad
aumentare
il
piacere
che
sempre
m
'
aveva
data
la
canzonetta
di
Carla
.
-
Un
pubblico
ti
coprirebbe
di
fiori
e
d
'
applausi
-
le
dichiarai
ad
un
certo
momento
dimenticando
che
sarebbe
stato
impossibile
di
mettere
tutto
un
pubblico
nello
stato
d
'
animo
in
cui
mi
trovavo
io
.
Ci
coricammo
infine
nello
stesso
letto
in
una
stanzuccia
piccola
e
del
tutto
disadorna
.
Pareva
un
corridoio
stroncato
da
una
parete
.
Non
avevo
ancora
sonno
e
mi
disperavo
al
pensiero
che
,
se
ne
avessi
avuto
,
non
avrei
potuto
dormire
con
tanta
poca
aria
a
mia
disposizione
.
Carla
fu
chiamata
dalla
voce
timida
di
sua
madre
.
Essa
,
per
rispondere
,
andò
all
'
uscio
e
lo
socchiuse
.
La
sentii
come
con
voce
concitata
domandava
alla
vecchia
che
cosa
volesse
.
Timidamente
l
'
altra
disse
delle
parole
di
cui
non
percepii
il
senso
e
allora
Carla
urlò
prima
di
sbattere
l
'
uscio
in
faccia
alla
madre
:
-
Lasciami
in
pace
.
T
'
ho
già
detto
che
per
questa
notte
dormo
di
qua
!
Cosí
appresi
che
Carla
,
tormentata
di
notte
dalla
paura
,
dormiva
sempre
nella
sua
antica
stanza
da
letto
con
la
madre
,
ove
aveva
un
altro
letto
,
mentre
quello
sul
quale
dovevamo
dormire
insieme
restava
vuoto
.
Era
certamente
per
paura
ch
'
essa
m
'
aveva
indotto
di
fare
quella
partaccia
ad
Augusta
.
Confessò
con
una
maliziosa
allegria
cui
non
partecipai
,
che
con
me
si
sentiva
piú
sicura
che
con
sua
madre
.
Mi
diede
da
pensare
quel
letto
in
prossimità
di
quella
stanza
da
studio
solitaria
.
Non
l
'
avevo
mai
visto
prima
.
Ero
geloso
!
Poco
dopo
fui
sprezzante
anche
per
il
contegno
che
Carla
aveva
avuto
con
quella
sua
povera
madre
.
Era
fatta
un
po
'
differentemente
di
Augusta
che
aveva
rinunziato
alla
mia
compagnia
pur
di
assistere
i
suoi
genitori
.
Io
sono
specialmente
sensibile
a
mancanze
di
riguardo
verso
i
proprii
genitori
,
io
,
che
avevo
sopportato
con
tanta
rassegnazione
le
bizze
del
mio
povero
padre
.
Carla
non
poté
accorgersi
né
della
mia
gelosia
né
del
mio
disprezzo
.
Soppressi
le
manifestazioni
di
gelosia
ricordando
come
non
avessi
alcun
diritto
ad
essere
geloso
visto
che
passavo
buona
parte
delle
mie
giornate
augurandomi
che
qualcuno
mi
portasse
via
la
mia
amante
.
Non
v
'
era
neppure
alcuno
scopo
di
far
vedere
il
mio
disprezzo
alla
povera
giovinetta
ormai
che
già
mi
baloccavo
di
nuovo
col
desiderio
di
abbandonarla
definitivamente
,
e
quantunque
il
mio
sdegno
fosse
ora
ingrandito
anche
dalle
ragioni
che
poco
prima
avrebbero
provocata
la
mia
gelosia
.
Quello
che
occorreva
era
di
allontanarsi
al
piú
presto
da
quella
piccola
stanzuccia
non
contenente
di
piú
di
un
metro
cubo
di
aria
,
per
soprappiú
caldissima
.
Non
ricordo
neppure
bene
il
pretesto
che
addussi
per
allontanarmi
subito
.
Affannosamente
mi
misi
a
vestirmi
.
Parlai
di
una
chiave
che
avevo
dimenticato
di
consegnare
a
mia
moglie
per
cui
essa
,
se
le
fosse
occorso
,
non
avrebbe
potuto
entrare
in
casa
.
Feci
vedere
la
chiave
che
non
era
altra
che
quella
che
io
avevo
sempre
in
tasca
,
ma
che
fu
presentata
come
la
prova
tangibile
della
verità
delle
mie
asserzioni
.
Carla
non
tentò
neppure
di
fermarmi
;
si
vestí
e
m
'
accompagnò
fin
giú
per
farmi
luce
.
Nell
'
oscurità
delle
scale
,
mi
parve
ch
'
essa
mi
squadrasse
con
un
'
occhiata
inquisitrice
che
mi
turbò
:
cominciava
essa
a
intendermi
?
Non
era
tanto
facile
,
visto
ch
'
io
sapevo
simulare
troppo
bene
.
Per
ringraziarla
perché
mi
lasciava
andare
,
continuavo
di
tempo
in
tempo
ad
applicare
la
mie
labbra
sulle
sue
guancie
e
simulavo
di
essere
pervaso
tuttavia
dallo
stesso
entusiasmo
che
m
'
aveva
condotto
da
lei
.
Non
ebbi
poi
ad
avere
alcun
dubbio
della
buona
riuscita
della
mia
simulazione
.
Poco
prima
,
con
un
'
ispirazione
d
'
amore
,
Carla
m
'
aveva
detto
che
il
brutto
nome
di
Zeno
,
che
m
'
era
stato
appioppato
dai
miei
genitori
,
non
era
certamente
quello
che
spettava
alla
mia
persona
.
Essa
avrebbe
voluto
ch
'
io
mi
chiamassi
Dario
e
lí
,
nell
'
oscurità
,
si
congedò
da
me
appellandomi
cosí
.
Poi
s
'
accorse
che
il
tempo
era
minaccioso
e
m
'
offerse
di
andar
a
prendere
per
me
un
ombrello
.
Ma
io
assolutamente
non
potevo
sopportarla
piú
oltre
,
e
corsi
via
tenendo
sempre
quella
chiave
in
mano
nella
cui
autenticità
cominciavo
a
credere
anch
'
io
.
L
'
oscurità
profonda
della
notte
veniva
interrotta
di
tratto
in
tratto
da
bagliori
abbacinanti
.
Il
mugolio
del
tuono
pareva
lontanissimo
.
L
'
aria
era
ancora
tranquilla
e
soffocante
quanto
nella
stessa
stanzetta
di
Carla
.
Anche
i
radi
goccioloni
che
cadevano
erano
tiepidi
.
In
alto
,
evidente
,
c
'
era
la
minaccia
ed
io
mi
misi
a
correre
.
Ebbi
la
ventura
di
trovare
in
Corsia
Stadion
un
portone
ancora
aperto
e
illuminato
in
cui
mi
rifugiai
proprio
a
tempo
!
Subito
dopo
il
nembo
s
'
abbatté
sulla
via
.
Lo
scroscio
di
pioggia
fu
interrotto
da
una
ventata
furiosa
che
parve
portasse
con
sé
anche
il
tuono
tutt
'
ad
un
tratto
vicinissimo
.
Trasalii
!
Sarebbe
stato
un
vero
compromettermi
se
fossi
stato
ammazzato
dal
fulmine
,
a
quell
'
ora
,
in
Corsia
Stadion
!
Meno
male
ch
'
ero
noto
anche
a
mia
moglie
come
un
uomo
dai
gusti
bizzarri
che
poteva
correre
fin
là
di
notte
e
allora
c
'
è
sempre
la
scusa
a
tutto
.
Dovetti
rimanere
in
quel
portone
per
piú
di
un
'
ora
.
Pareva
sempre
che
il
tempo
volesse
mitigarsi
,
ma
subito
riprendeva
il
suo
furore
sempre
in
altra
forma
.
Ora
grandinava
.
Era
venuto
a
tenermi
compagnia
il
portinaio
della
casa
e
dovetti
regalargli
qualche
soldo
perché
ritardasse
la
chiusura
del
portone
.
Poi
entrò
nel
portone
un
signore
vestito
di
bianco
e
grondante
d
'
acqua
.
Era
vecchio
,
magro
e
secco
.
Non
lo
rividi
mai
piú
,
ma
non
so
dimenticarlo
per
la
luce
del
suo
occhio
nero
e
per
l
'
energia
ch
'
emanava
da
tutta
la
sua
personcina
.
Bestemmiava
per
essere
stato
infradiciato
a
quel
modo
.
A
me
è
sempre
piaciuto
d
'
intrattenermi
con
la
gente
che
non
conosco
.
Con
loro
mi
sento
sano
e
sicuro
.
È
addirittura
un
riposo
.
Devo
stare
attento
di
non
zoppicare
,
e
sono
salvo
.
Quando
finalmente
il
tempo
si
mitigò
,
io
mi
recai
subito
non
a
casa
mia
,
ma
da
mio
suocero
.
Mi
pareva
in
quel
momento
di
dover
correre
subito
all
'
appello
e
vantarmi
di
esservi
.
Mio
suocero
s
'
era
addormentato
e
Augusta
,
ch
'
era
aiutata
da
una
suora
,
poté
venire
da
me
.
Essa
disse
che
avevo
fatto
bene
di
venire
e
si
gettò
piangente
fra
le
mie
braccia
.
Aveva
visto
soffrire
suo
padre
orrendamente
.
S
'
accorse
ch
'
ero
tutto
bagnato
.
Mi
fece
adagiare
in
una
poltrona
e
mi
coperse
con
delle
coperte
.
Poi
per
qualche
tempo
poté
restarmi
accanto
.
Io
ero
molto
stanco
e
anche
nel
breve
tempo
in
cui
essa
poté
restare
con
me
,
lottai
col
sonno
.
Mi
sentivo
molto
innocente
perché
intanto
non
l
'
avevo
tradita
restando
lontano
dal
domicilio
coniugale
per
tutta
una
notte
.
Era
tanto
bella
l
'
innocenza
che
tentai
di
aumentarla
.
Incominciai
a
dire
delle
parole
che
somigliavano
ad
una
confessione
.
Le
dissi
che
mi
sentivo
debole
e
colpevole
e
,
visto
che
a
questo
punto
essa
mi
guardò
domandando
delle
spiegazioni
,
subito
ritirai
la
testa
nel
guscio
e
,
gettandomi
nella
filosofia
,
le
raccontai
che
il
sentimento
della
colpa
io
l
'
avevo
ad
ogni
mio
pensiero
,
ad
ogni
mio
respiro
.
-
Cosí
pensano
anche
i
religiosi
,
-
disse
Augusta
;
-
chissà
che
non
sia
per
le
colpe
che
ignoriamo
che
veniamo
puniti
cosí
!
Diceva
delle
parole
adatte
ad
accompagnare
le
sue
lacrime
che
continuavano
a
scorrere
.
A
me
parve
ch
'
essa
non
avesse
ben
compresa
la
differenza
che
correva
fra
il
mio
pensiero
e
quello
dei
religiosi
,
ma
non
volli
discutere
e
al
suono
monotono
del
vento
che
s
'
era
rinforzato
,
con
la
tranquillità
che
mi
dava
anche
quel
mio
slancio
alla
confessione
,
m
'
addormentai
di
un
lungo
sonno
ristoratore
.
Quando
venne
la
volta
del
maestro
di
canto
,
tutto
fu
regolato
in
poche
ore
.
Io
da
tempo
l
'
avevo
scelto
,
e
,
per
dire
il
vero
,
m
'
ero
arrestato
al
suo
nome
,
prima
di
tutto
perché
era
il
maestro
piú
a
buon
mercato
di
Trieste
.
Per
non
compromettermi
,
fu
Carla
stessa
che
andò
a
parlare
con
lui
.
Io
non
lo
vidi
mai
,
ma
devo
dire
che
oramai
so
molto
di
lui
ed
è
una
delle
persone
che
piú
stimo
a
questo
mondo
.
Dev
'
essere
un
semplicione
sano
ciò
che
è
strano
per
un
artista
che
viveva
per
la
sua
arte
,
come
questo
Vittorio
Lali
.
Insomma
un
uomo
invidiabile
,
perché
geniale
e
anche
sano
.
Intanto
sentii
subito
che
la
voce
di
Carla
s
'
ammorbidí
e
divenne
piú
flessibile
e
piú
sicura
.
Noi
avevamo
avuto
paura
che
il
maestro
le
avesse
imposto
uno
sforzo
come
aveva
fatto
quello
scelto
dal
Copler
.
Forse
egli
s
'
adattò
al
desiderio
di
Carla
,
ma
sta
di
fatto
che
restò
sempre
nel
genere
da
lei
prediletto
.
Solo
molti
mesi
dopo
essa
s
'
accorse
di
essersene
lievemente
allontanata
,
affinandosi
.
Non
cantava
piú
le
canzonette
triestine
e
poi
neppure
le
napoletane
,
ma
era
passata
ad
antiche
canzoni
italiane
e
a
Mozart
e
Schubert
.
Ricordo
specialmente
una
Ninna
nanna
attribuita
al
Mozart
,
e
nei
giorni
in
cui
sento
meglio
la
tristezza
della
vita
e
rimpiango
l
'
acerba
fanciulla
che
fu
mia
e
che
io
non
amai
,
la
Ninna
nanna
mi
echeggia
all
'
orecchio
come
un
rimprovero
.
Rivedo
allora
Carla
travestita
da
madre
che
trae
dal
suo
seno
i
suoni
piú
dolci
per
conquistare
il
sonno
al
suo
bambino
.
Eppure
essa
,
ch
'
era
stata
un
'
amante
indimenticabile
,
non
poteva
essere
una
buona
madre
,
dato
ch
'
era
una
cattiva
figlia
.
Ma
si
vede
che
saper
cantare
da
madre
è
una
caratteristica
che
copre
ogni
altra
.
Da
Carla
seppi
la
storia
del
suo
maestro
.
Egli
aveva
fatto
qualche
anno
di
studii
al
Conservatorio
di
Vienna
ed
era
poi
venuto
a
Trieste
ove
aveva
avuto
la
fortuna
di
lavorare
per
il
nostro
maggiore
compositore
colpito
da
cecità
.
Scriveva
le
sue
composizioni
sotto
dettatura
,
ma
ne
aveva
anche
la
fiducia
,
che
i
ciechi
devono
concedere
intera
.
Cosí
ne
conobbe
i
propositi
,
le
convinzioni
tanto
mature
e
i
sogni
sempre
giovanili
.
Presto
egli
ebbe
nell
'
anima
tutta
la
musica
,
anche
quella
che
occorreva
a
Carla
.
Mi
fu
descritto
anche
il
suo
aspetto
;
giovine
,
biondo
,
piuttosto
robusto
,
dal
vestire
negletto
,
una
camicia
molle
non
sempre
di
bucato
,
una
cravatta
che
doveva
essere
stata
nera
,
abbondante
e
sciolta
,
un
cappello
a
cencio
dalle
falde
spropositate
.
Di
poche
parole
-
a
quanto
mi
diceva
Carla
e
devo
crederle
perché
pochi
mesi
appresso
con
lei
si
fece
ciarliero
ed
essa
me
lo
disse
subito
,
-
e
tutt
'
intento
al
compito
che
s
'
era
assunto
.
Ben
presto
la
mia
giornata
subí
delle
complicazioni
.
Alla
mattina
portavo
da
Carla
oltre
che
amore
anche
un
'
amara
gelosia
,
che
diveniva
molto
meno
amara
nel
corso
della
giornata
.
Mi
pareva
impossibile
che
quel
giovinotto
non
approfittasse
della
buona
,
facile
preda
.
Carla
pareva
stupita
ch
'
io
potessi
pensare
una
cosa
simile
,
ma
io
lo
ero
altrettanto
al
vederla
stupita
.
Non
ricordava
piú
come
le
cose
si
erano
svolte
fra
me
e
lei
?
Un
giorno
arrivai
a
lei
furibondo
di
gelosia
ed
essa
spaventata
si
dichiarò
subito
pronta
di
congedare
il
maestro
.
Io
non
credo
che
il
suo
spavento
fosse
prodotto
solo
dalla
paura
di
vedersi
privata
del
mio
appoggio
,
perché
in
quell
'
epoca
io
ebbi
da
lei
delle
manifestazioni
di
affetto
di
cui
non
posso
dubitare
e
che
alle
volte
mi
resero
beato
,
mentre
,
quando
mi
trovavo
in
altro
stato
d
'
animo
,
mi
seccarono
sembrandomi
atti
ostili
ad
Augusta
ai
quali
,
e
per
quanto
mi
costasse
,
ero
obbligato
d
'
associarmi
.
La
sua
proposta
m
'
imbarazzò
.
Che
mi
trovassi
nel
momento
dell
'
amore
o
del
pentimento
,
io
non
volevo
accettare
un
suo
sacrificio
.
Doveva
pur
esserci
qualche
comunicazione
fra
'
miei
due
stati
d
'
essere
ed
io
non
volevo
diminuire
la
mia
già
scarsa
libertà
di
passare
dall
'
uno
all
'
altro
.
Perciò
non
sapevo
accettare
una
tale
proposta
che
invece
mi
rese
piú
cauto
cosí
che
anche
quando
ero
esasperato
dalla
gelosia
,
seppi
celarla
.
Il
mio
amore
si
fece
piú
iroso
e
finí
che
quando
la
desideravo
e
anche
quando
non
la
desideravo
affatto
,
Carla
mi
sembrò
un
essere
inferiore
.
Mi
tradiva
o
di
lei
non
m
'
importava
nulla
.
Quando
non
l
'
odiavo
non
ricordavo
che
ci
fosse
.
Io
appartenevo
all
'
ambiente
di
salute
e
di
onestà
in
cui
regnava
Augusta
a
cui
ritornavo
subito
col
corpo
e
l
'
anima
non
appena
Carla
mi
lasciava
libero
.
Data
l
'
assoluta
sincerità
di
Carla
,
io
so
esattamente
per
quanto
lunghissimo
tempo
essa
fu
tutta
mia
,
e
la
mia
gelosia
ricorrente
di
allora
non
può
essere
considerata
che
quale
una
manifestazione
di
un
recondito
senso
di
giustizia
.
Doveva
pur
toccarmi
quello
che
meritavo
.
Prima
s
'
innamorò
il
maestro
.
Credo
il
primo
sintomo
del
suo
amore
sia
consistito
in
certe
parole
che
Carla
mi
riferí
con
aria
di
trionfo
ritenendo
segnassero
il
primo
suo
grande
successo
artistico
pel
quale
le
competesse
una
mia
lode
.
Egli
le
avrebbe
detto
che
oramai
s
'
era
tanto
affezionato
al
suo
compito
di
maestro
che
,
se
essa
non
avesse
potuto
pagarlo
,
egli
avrebbe
continuato
ad
impartirle
gratuitamente
le
sue
lezioni
.
Io
le
avrei
dato
uno
schiaffo
,
ma
venne
poi
il
momento
in
cui
potei
pretendere
di
saper
gioire
di
quel
suo
vero
trionfo
.
Essa
poi
dimenticò
il
crampo
che
alla
prima
aveva
colto
tutta
la
mia
faccia
come
di
chi
ficca
i
denti
in
un
limone
e
accettò
serena
la
lode
tardiva
.
Egli
le
aveva
raccontati
tutti
gli
affari
proprii
che
non
erano
molti
:
musica
,
miseria
e
famiglia
.
La
sorella
gli
aveva
dati
dei
grandi
dispiaceri
ed
egli
aveva
saputo
comunicare
a
Carla
una
grande
antipatia
per
quella
donna
ch
'
essa
non
conosceva
.
Quell
'
antipatia
mi
parve
molto
compromettente
.
Cantavano
ora
insieme
delle
canzoni
sue
che
mi
parvero
povera
cosa
tanto
quando
amavo
Carla
quanto
allorché
la
sentivo
come
una
catena
.
Può
tuttavia
essere
che
fossero
buone
ad
onta
che
io
poi
non
ne
abbia
piú
sentito
parlare
.
Egli
diresse
poi
delle
orchestre
negli
Stati
Uniti
e
forse
colà
si
cantano
anche
quelle
canzoni
.
Ma
un
bel
giorno
essa
mi
raccontò
ch
'
egli
le
aveva
chiesto
di
diventare
sua
moglie
e
ch
'
essa
aveva
rifiutato
.
Allora
io
passai
due
quarti
d
'
ora
veramente
brutti
:
il
primo
quando
mi
sentii
tanto
invaso
dall
'
ira
che
avrei
voluto
aspettare
il
maestro
per
gettarlo
fuori
a
furia
di
calci
,
ed
il
secondo
quando
non
trovai
il
verso
per
conciliare
la
possibilità
della
continuazione
della
mia
tresca
,
con
quel
matrimonio
ch
'
era
in
fondo
una
bella
e
morale
cosa
e
una
ben
piú
sicura
semplificazione
della
mia
posizione
che
non
la
carriera
di
Carla
ch
'
essa
immaginava
d
'
iniziare
in
mia
compagnia
.
Perché
quel
benedetto
maestro
s
'
era
scaldato
a
quel
modo
e
tanto
presto
?
Oramai
,
in
un
anno
di
relazione
,
tutto
s
'
era
attenuato
fra
me
e
Carla
,
anche
il
cipiglio
mio
quando
l
'
abbandonavo
.
I
rimorsi
miei
erano
oramai
sopportabilissimi
e
quantunque
Carla
avesse
ancora
ragione
di
dirmi
rude
in
amore
,
pareva
ch
'
essa
ci
si
fosse
abituata
.
Ciò
doveva
esserle
riuscito
anche
facile
,
perché
io
non
fui
mai
piú
tanto
brutale
come
nei
primi
giorni
della
nostra
relazione
e
,
sopportato
quel
primo
eccesso
,
il
resto
dovette
esserle
sembrato
in
confronto
mitissimo
.
Perciò
anche
quando
di
Carla
non
m
'
importava
piú
tanto
,
mi
fu
sempre
facile
prevedere
che
il
giorno
appresso
io
non
sarei
stato
contento
di
venir
a
cercare
la
mia
amante
e
di
non
trovarla
piú
.
Certo
sarebbe
stato
bellissimo
allora
di
saper
ritornare
ad
Augusta
senza
il
solito
intermezzo
con
Carla
ed
in
quel
momento
io
me
ne
sentivo
capacissimo
;
ma
prima
avrei
voluto
provare
.
Il
mio
proposito
in
quel
momento
dev
'
essere
stato
circa
il
seguente
:
Domani
la
pregherò
di
accettare
la
proposta
del
maestro
,
ma
oggi
gliel
'
impedirò
.
E
con
grande
sforzo
continuai
a
comportarmi
da
amante
.
Adesso
,
dicendone
,
dopo
di
aver
registrate
tutte
le
fasi
della
mia
avventura
,
potrebbe
sembrare
ch
'
io
facessi
il
tentativo
di
far
sposare
da
altri
la
mia
amante
e
di
conservarla
mia
,
ciò
che
sarebbe
stata
la
politica
di
un
uomo
piú
avveduto
di
me
e
piú
equilibrato
,
sebbene
altrettanto
corrotto
.
Ma
non
è
vero
:
essa
doveva
sposare
il
maestro
,
ma
doveva
decidervisi
solo
la
dimane
.
È
perciò
che
solo
allora
cessò
quel
mio
stato
ch
'
io
m
'
ostino
a
qualificare
d
'
innocenza
.
Non
era
piú
possibile
adorare
Carla
per
un
breve
periodo
della
giornata
eppoi
odiarla
per
ventiquattr
'
ore
continue
,
e
levarsi
ogni
mattina
ignorante
come
un
neonato
a
rivivere
la
giornata
,
tanto
simile
alle
precedenti
,
per
sorprendersi
delle
avventure
ch
'
essa
apportava
e
che
avrei
dovuto
sapere
a
mente
.
Ciò
non
era
piú
possibile
.
Mi
si
prospettava
l
'
eventualità
di
perdere
per
sempre
la
mia
amante
se
non
avessi
saputo
domare
il
mio
desiderio
di
liberarmene
.
Io
subito
lo
domai
!
Ed
è
cosí
che
quel
giorno
,
quando
di
lei
non
m
'
importò
piú
,
feci
a
Carla
una
scena
d
'
amore
che
per
la
sua
falsità
e
la
sua
furia
somigliava
a
quella
che
,
preso
dal
vino
,
avevo
fatto
ad
Augusta
quella
notte
in
vettura
.
Solo
che
qui
mancava
il
vino
ed
io
finii
col
commovermi
veramente
al
suono
delle
mie
parole
.
Le
dichiarai
ch
'
io
l
'
amavo
,
che
non
sapevo
piú
restare
senza
di
lei
e
che
d
'
altronde
mi
pareva
di
esigere
da
lei
il
sacrificio
della
sua
vita
,
visto
che
io
non
potevo
offrirle
niente
che
potesse
eguagliare
quanto
le
veniva
offerto
dal
Lali
.
Fu
proprio
una
nota
nuova
nella
nostra
relazione
che
pur
aveva
avuto
tante
ore
di
grande
amore
.
Essa
stava
a
sentire
le
mie
parole
beandovisi
.
Molto
tardi
si
accinse
a
convincermi
che
non
era
il
caso
di
affliggersi
tanto
perché
il
Lali
s
'
era
innamorato
.
Essa
non
ci
pensava
affatto
!
Io
la
ringraziai
,
sempre
col
medesimo
fervore
che
ora
però
non
arrivava
piú
a
commovermi
.
Sentivo
un
certo
peso
allo
stomaco
:
evidentemente
ero
piú
compromesso
che
mai
.
Il
mio
apparente
fervore
invece
che
diminuire
aumentò
,
solo
per
permettermi
di
dire
qualche
parola
d
'
ammirazione
pel
povero
Lali
.
Io
non
volevo
mica
perderlo
,
io
volevo
salvarlo
,
ma
per
il
giorno
dopo
.
Quando
si
trattò
di
risolvere
se
tenere
o
congedare
il
maestro
,
andammo
presto
d
'
accordo
.
Io
non
avrei
poi
voluto
privarla
oltre
che
del
matrimonio
anche
della
carriera
.
Anche
lei
confessò
che
al
suo
maestro
ci
teneva
:
ad
ogni
lezione
aveva
la
prova
della
necessità
della
sua
assistenza
.
M
'
assicurò
che
potevo
vivere
tranquillo
e
fiducioso
:
essa
amava
me
e
nessun
altro
.
Evidentemente
il
mio
tradimento
s
'
era
allargato
ed
esteso
.
M
'
ero
attaccato
alla
mia
amante
di
una
nuova
affettuosità
che
legava
di
nuovi
legami
e
invadeva
un
territorio
finora
riservato
solo
al
mio
affetto
legittimo
.
Ma
,
ritornato
a
casa
mia
,
anche
quest
'
affettuosità
non
esisteva
piú
e
si
riversava
aumentata
su
Augusta
.
Per
Carla
non
avevo
altro
che
una
profonda
sfiducia
.
Chissà
che
cosa
c
'
era
di
vero
in
quella
proposta
di
matrimonio
!
Non
mi
sarei
meravigliato
se
un
bel
giorno
,
senz
'
aver
sposato
quell
'
altro
,
Carla
m
'
avesse
regalato
un
figlio
dotato
di
un
grande
talento
per
la
musica
.
E
ricominciarono
i
ferrei
propositi
che
m
'
accompagnavano
da
Carla
,
per
abbandonarmi
quand
'
ero
con
lei
e
per
riprendermi
quando
non
l
'
avevo
ancora
lasciata
.
Tutta
roba
senza
conseguenze
di
nessun
genere
.
E
non
vi
furono
altre
conseguenze
da
queste
novità
.
L
'
estate
passò
e
si
portò
via
mio
suocero
.
Io
ebbi
poi
un
gran
da
fare
nella
nuova
casa
commerciale
di
Guido
ove
lavorai
piú
che
in
qualunque
altro
luogo
,
comprese
le
varie
facoltà
universitarie
.
Di
questa
mia
attività
dirò
piú
tardi
.
Passò
anche
l
'
inverno
eppoi
sbocciarono
nel
mio
giardinetto
le
prime
foglie
verdi
e
queste
non
mi
videro
mai
tanto
accasciato
come
quelle
dell
'
anno
prima
.
Nacque
mia
figlia
Antonia
.
Il
maestro
di
Carla
era
sempre
a
nostra
disposizione
,
ma
Carla
tuttavia
non
ne
voleva
sapere
affatto
ed
io
neppure
,
ancora
.
Vi
furono
invece
delle
gravi
conseguenze
nei
miei
rapporti
con
Carla
per
avvenimenti
che
veramente
non
si
sarebbero
creduti
importanti
.
Passarono
quasi
inavvertiti
e
furono
rilevati
solo
dalle
conseguenze
che
lasciarono
.
Precisamente
agli
albori
di
quella
primavera
,
io
dovetti
accettare
di
andar
a
passeggiare
con
Carla
al
Giardino
Pubblico
.
Mi
sembrava
una
grave
compromissione
,
ma
Carla
desiderava
tanto
di
camminare
al
braccio
mio
al
sole
,
che
finii
col
compiacerla
.
Non
doveva
mai
esserci
concesso
di
vivere
neppure
per
brevi
istanti
da
marito
e
moglie
ed
anche
questo
tentativo
finí
male
.
Per
gustare
meglio
il
nuovo
improvviso
tepore
che
veniva
dal
cielo
nel
quale
sembrava
il
sole
avesse
riacquistato
da
poco
l
'
imperio
,
sedemmo
su
una
banchina
.
Il
giardino
,
nelle
mattine
dei
giorni
feriali
,
era
deserto
e
a
me
sembrava
,
che
non
movendomi
,
il
rischio
di
venir
osservato
fosse
ancora
diminuito
.
Invece
,
appoggiato
con
l
'
ascella
alla
sua
gruccia
,
a
passi
lenti
,
ma
enormi
,
s
'
avvicinò
a
noi
Tullio
,
quello
dai
cinquantaquattro
muscoli
e
,
senza
guardarci
,
s
'
assise
proprio
accanto
a
noi
.
Poi
levò
la
testa
,
il
suo
si
scontrò
nel
mio
sguardo
e
mi
salutò
:
-
Dopo
tanto
tempo
!
Come
stai
?
Hai
finalmente
meno
da
fare
?
S
'
era
messo
a
sedere
proprio
accanto
a
me
e
nella
prima
sorpresa
io
mi
movevo
in
modo
da
impedirgli
la
vista
di
Carla
.
Ma
lui
,
dopo
di
avermi
stretta
la
mano
,
mi
domandò
:
-
La
tua
Signora
?
S
'
aspettava
di
venir
presentato
.
Mi
sottomisi
:
-
La
signorina
Carla
Gerco
,
un
'
amica
di
mia
moglie
.
Poi
continuai
a
mentire
e
so
da
Tullio
stesso
che
la
seconda
menzogna
bastò
a
rivelargli
tutto
.
Con
un
sorriso
forzato
,
dissi
:
-
Anche
la
signorina
sedette
a
questo
banco
per
caso
accanto
a
me
senza
vedermi
.
Il
mentitore
dovrebbe
tener
presente
che
per
essere
creduto
non
bisogna
dire
che
le
menzogne
necessarie
.
Col
suo
buon
senso
popolare
,
quando
c
'
incontrammo
di
nuovo
,
Tullio
mi
disse
:
-
Spiegasti
troppe
cose
ed
io
indovinai
perciò
che
mentivi
e
che
quella
bella
signorina
era
la
tua
amante
.
Io
allora
avevo
già
perduta
Carla
e
con
grande
voluttà
gli
confermai
ch
'
egli
aveva
colto
nel
segno
,
ma
gli
raccontai
con
tristezza
che
oramai
essa
m
'
aveva
abbandonato
.
Non
mi
credette
ed
io
gliene
fui
grato
.
Mi
pareva
che
la
sua
incredulità
fosse
un
buon
auspicio
.
Carla
fu
colta
da
un
malumore
quale
io
non
le
avevo
mai
visto
.
Io
so
ora
che
da
quel
momento
cominciò
la
sua
ribellione
.
Subito
non
me
ne
avvidi
perché
per
stare
a
sentire
Tullio
,
che
s
'
era
messo
a
raccontarmi
della
sua
malattia
e
delle
cure
che
intraprendeva
,
io
le
volgevo
le
spalle
.
Piú
tardi
appresi
che
una
donna
,
quand
'
anche
si
lasci
trattare
con
meno
gentilezza
sempre
salvo
in
certi
istanti
,
non
ammette
di
venir
rinnegata
in
pubblico
.
Essa
manifestò
il
suo
sdegno
piuttosto
verso
il
povero
zoppo
che
verso
me
e
non
gli
rispose
quand
'
egli
le
indirizzò
la
parola
.
Neppure
io
stavo
a
sentire
Tullio
perché
per
il
momento
non
arrivavo
ad
interessarmi
delle
sue
cure
.
Lo
guardavo
nei
suoi
piccoli
occhi
per
intendere
che
cosa
egli
pensasse
di
quell
'
incontro
.
Sapevo
ch
'
egli
ormai
era
pensionato
e
che
avendo
tutto
il
giorno
libero
poteva
facilmente
invadere
con
le
sue
chiacchiere
tutto
il
piccolo
ambiente
sociale
della
nostra
Trieste
di
allora
.
Poi
,
dopo
una
lunga
meditazione
,
Carla
si
levò
per
lasciarci
.
Mormorò
:
-
Arrivederci
,
-
e
si
avviò
.
Io
sapevo
che
l
'
aveva
con
me
e
,
sempre
tenendo
conto
della
presenza
di
Tullio
,
cercai
di
conquistare
il
tempo
necessario
per
placarla
.
Le
domandai
il
permesso
di
accompagnarla
avendo
da
dirigermi
dalla
sua
parte
stessa
.
Quel
suo
saluto
secco
significava
addirittura
l
'
abbandono
e
fu
quella
la
prima
volta
in
cui
seriamente
lo
temetti
.
La
dura
minaccia
mi
toglieva
il
fiato
.
Ma
Carla
stessa
ancora
non
sapeva
dove
s
'
avviasse
con
quel
suo
passo
deciso
.
Dava
sfogo
a
una
stizza
del
momento
che
fra
poco
l
'
avrebbe
lasciata
.
M
'
attese
e
poi
mi
camminò
accanto
senza
parole
.
Quando
fummo
a
casa
,
fu
presa
da
un
impeto
di
pianto
che
non
mi
spaventò
perché
la
indusse
a
rifugiarsi
fra
le
mie
braccia
.
Io
le
spiegai
chi
fosse
Tullio
e
quanto
danno
sarebbe
potuto
venirmi
dalla
sua
lingua
.
Vedendo
che
piangeva
tuttavia
,
ma
sempre
fra
le
mie
braccia
,
osai
un
tono
piú
risoluto
:
voleva
dunque
compromettermi
?
Non
avevamo
sempre
detto
che
avremmo
fatto
di
tutto
per
risparmiare
dei
dolori
a
quella
povera
donna
ch
'
era
tuttavia
mia
moglie
e
la
madre
di
mia
figlia
?
Parve
che
Carla
si
ravvedesse
,
ma
volle
restare
sola
per
calmarsi
.
Io
corsi
via
contentone
.
Dev
'
essere
da
quest
'
avventura
che
le
venne
ad
ogni
istante
il
desiderio
di
apparire
in
pubblico
quale
mia
moglie
.
Pareva
che
,
non
volendo
sposare
il
maestro
,
intendesse
costringermi
di
occupare
una
parte
maggiore
del
posto
che
a
lui
rifiutava
.
Mi
seccò
per
lungo
tempo
perché
prendessi
due
sedie
ad
un
teatro
,
che
avremmo
poi
occupate
venendo
da
parti
diverse
per
trovarci
seduti
uno
accanto
all
'
altro
come
per
caso
.
Io
con
lei
raggiunsi
soltanto
ma
varie
volte
il
Giardino
Pubblico
,
quella
pietra
miliare
dei
miei
trascorsi
,
cui
ora
arrivavo
dall
'
altra
parte
.
Oltre
,
mai
!
Perciò
la
mia
amante
finí
col
somigliarmi
troppo
.
Senz
'
alcuna
ragione
,
ad
ogni
istante
,
se
la
prendeva
con
me
in
scoppi
di
collera
improvvisi
.
Presto
si
ravvedeva
,
ma
bastavano
per
rendermi
tanto
eppoi
tanto
buono
e
docile
.
Spesso
la
trovavo
che
si
scioglieva
in
lacrime
e
non
arrivavo
mai
ad
ottenere
da
lei
una
spiegazione
del
suo
dolore
.
Forse
la
colpa
fu
mia
perché
non
insistetti
abbastanza
per
averla
.
Quando
la
conobbi
meglio
,
cioè
quand
'
essa
mi
abbandonò
,
non
abbisognai
di
altre
spiegazioni
.
Essa
,
stretta
dal
bisogno
,
s
'
era
gettata
in
quell
'
avventura
con
me
,
che
proprio
non
faceva
per
lei
.
Fra
le
mie
braccia
era
divenuta
donna
e
-
amo
supporlo
-
donna
onesta
.
Naturalmente
che
ciò
non
va
attribuito
ad
alcun
merito
mio
,
tanto
piú
che
tutto
mio
fu
il
danno
.
Le
capitò
un
nuovo
capriccio
che
dapprima
mi
sorprese
e
subito
dopo
teneramente
mi
commosse
:
volle
vedere
mia
moglie
.
Giurava
che
non
le
si
sarebbe
avvicinata
e
che
si
sarebbe
comportata
in
modo
da
non
essere
scorta
da
lei
.
Le
promisi
che
quando
avessi
saputo
di
un
'
uscita
di
mia
moglie
ad
un
'
ora
precisa
,
glel
'
avrei
fatto
sapere
.
Essa
doveva
vedere
mia
moglie
non
vicino
alla
mia
villa
,
luogo
deserto
ove
il
singolo
è
troppo
osservato
,
ma
in
qualche
via
affollata
della
città
.
In
quel
torno
di
tempo
mia
suocera
fu
colpita
da
un
malore
agli
occhi
per
cui
dovette
bendarseli
per
varii
giorni
.
S
'
annoiava
mortalmente
e
,
per
indurla
a
tenere
rigidamente
la
cura
,
le
sue
figliuole
si
dividevano
la
guardia
presso
di
lei
:
mia
moglie
alla
mattina
,
e
Ada
fino
alle
quattro
precise
del
pomeriggio
.
Con
risoluzione
istantanea
io
dissi
a
Carla
che
mia
moglie
abbandonava
la
casa
di
mia
suocera
ogni
giorno
alle
quattro
precise
.
Neppure
adesso
so
esattamente
perché
io
abbia
presentata
Ada
a
Carla
quale
mia
moglie
.
È
certo
che
io
,
dopo
la
domanda
di
matrimonio
fattale
dal
maestro
,
sentivo
il
bisogno
di
vincolare
meglio
la
mia
amante
a
me
e
può
essere
abbia
creduto
che
quanto
piú
bella
avesse
trovata
mia
moglie
,
tanto
piú
avrebbe
apprezzato
l
'
uomo
che
le
sacrificava
(
per
modo
di
dire
)
una
donna
simile
.
Augusta
in
quel
tempo
non
era
altro
che
una
buona
balia
sanissima
.
Può
avere
influito
sulla
mia
decisione
anche
la
prudenza
.
Avevo
certamente
ragione
di
temere
gli
umori
della
mia
amante
e
se
essa
si
fosse
lasciata
trascinare
a
qualche
atto
inconsulto
con
Ada
,
ciò
non
avrebbe
avuto
importanza
visto
che
questa
m
'
aveva
già
dato
prova
che
mai
avrebbe
tentato
di
diffamarmi
presso
mia
moglie
.
Se
Carla
m
'
avesse
compromesso
con
Ada
,
a
questa
avrei
raccontato
tutto
e
per
dire
il
vero
con
una
certa
soddisfazione
.
Ma
la
mia
politica
ebbe
un
esito
non
prevedibile
davvero
.
Indottovi
da
una
certa
ansietà
,
andai
la
mattina
appresso
da
Carla
piú
di
buon
'
ora
del
solito
.
La
trovai
mutata
del
tutto
dal
giorno
prima
.
Una
grande
serietà
aveva
invaso
il
nobile
ovale
della
sua
faccina
.
Volli
baciarla
,
ma
essa
mi
respinse
eppoi
si
lasciò
sfiorare
dalle
mie
labbra
le
guancie
,
tanto
per
indurmi
a
starla
ad
ascoltare
docilmente
.
Sedetti
a
lei
di
faccia
dall
'
altra
parte
del
tavolo
.
Essa
,
senza
troppo
affrettarsi
,
prese
un
foglio
di
carta
su
cui
fino
al
mio
arrivo
aveva
scritto
e
lo
ripose
fra
certa
musica
che
giaceva
sul
tavolo
.
Io
a
quel
foglio
non
feci
attenzione
e
solo
piú
tardi
appresi
ch
'
era
una
lettera
ch
'
essa
scriveva
al
Lali
.
Eppure
io
ora
so
che
persino
in
quel
momento
l
'
animo
di
Carla
era
conteso
da
dubbi
.
Il
suo
occhio
serio
si
posava
su
di
me
indagando
;
poi
lo
rivolgeva
alla
luce
della
finestra
per
meglio
isolarsi
e
studiare
il
proprio
animo
.
Chissà
!
Se
avessi
subito
indovinato
meglio
quello
che
in
lei
si
dibatteva
,
avrei
potuto
ancora
conservarmi
la
mia
deliziosa
amante
.
Mi
raccontò
del
suo
incontro
con
Ada
.
L
'
aveva
attesa
dinanzi
alla
casa
di
mia
suocera
e
,
quando
la
vide
arrivare
,
subito
la
riconobbe
.
-
Non
c
'
era
il
caso
di
sbagliare
.
Tu
me
l
'
avevi
descritta
nei
suoi
tratti
piú
importanti
.
Oh
!
Tu
la
conosci
bene
!
Tacque
per
un
istante
per
dominare
la
commozione
che
le
chiudeva
la
gola
.
Poi
continuò
:
-
Io
non
so
quello
che
ci
sia
stato
fra
di
voi
,
ma
io
non
voglio
mai
piú
tradire
quella
donna
tanto
bella
e
tanto
triste
!
E
scrivo
oggi
al
maestro
di
canto
che
sono
pronta
a
sposarlo
!
-
Triste
!
-
gridai
io
sorpreso
.
-
Tu
t
'
inganni
,
oppure
in
quel
momento
essa
avrà
sofferto
per
una
scarpa
troppo
stretta
.
Ada
triste
!
Se
rideva
e
sorrideva
sempre
;
anche
quella
stessa
mattina
in
cui
l
'
avevo
vista
per
un
istante
a
casa
mia
.
Ma
Carla
era
meglio
informata
di
me
:
-
Una
scarpa
stretta
!
Essa
aveva
il
passo
di
una
dea
quando
cammina
sulle
nubi
!
Mi
raccontò
sempre
piú
commossa
che
aveva
saputo
farsi
rivolgere
una
parola
-
oh
!
dolcissima
!
-
da
Ada
.
Questa
aveva
lasciato
cadere
il
suo
fazzoletto
e
Carla
lo
raccolse
e
glielo
porse
.
La
sua
breve
parola
di
ringraziamento
commosse
Carla
fino
alle
lacrime
.
Ci
fu
poi
dell
'
altro
ancora
fra
le
due
donne
:
Carla
asseriva
che
Ada
avesse
anche
notato
ch
'
essa
piangeva
e
che
si
fosse
divisa
da
lei
con
un
'
occhiata
accorata
di
solidarietà
.
Per
Carla
tutto
era
chiaro
:
mia
moglie
sapeva
ch
'
io
la
tradivo
e
ne
soffriva
!
Da
ciò
il
proposito
di
non
vedermi
piú
e
di
sposare
il
Lali
.
Non
sapevo
come
difendermi
!
M
'
era
facile
di
parlare
con
piena
antipatia
di
Ada
ma
non
di
mia
moglie
,
la
sana
balia
che
non
s
'
accorgeva
affatto
di
quello
che
avveniva
nell
'
animo
mio
,
tutt
'
intenta
com
'
era
al
suo
ministero
.
Domandai
a
Carla
se
essa
non
avesse
notata
la
durezza
dell
'
occhio
di
Ada
,
e
se
non
si
fosse
accorta
che
la
sua
voce
era
bassa
e
rude
,
priva
di
alcuna
dolcezza
.
Per
riavere
subito
l
'
amore
di
Carla
,
io
ben
volentieri
avrei
attribuiti
a
mia
moglie
molti
altri
delitti
,
ma
non
si
poteva
perché
,
da
un
anno
circa
,
io
con
la
mia
amante
non
facevo
altro
che
portarla
ai
sette
cieli
.
Mi
salvai
altrimenti
.
Fui
preso
io
stesso
da
una
grande
emozione
che
mi
spinse
le
lagrime
agli
occhi
.
Mi
pareva
di
poter
legittimamente
commiserarmi
.
Senza
volerlo
,
m
'
ero
gettato
in
un
ginepraio
in
cui
mi
sentivo
infelicissimo
.
Quella
confusione
fra
Ada
e
Augusta
era
insopportabile
.
La
verità
era
che
mia
moglie
non
era
tanto
bella
e
che
Ada
(
era
di
lei
che
Carla
si
prendeva
di
tanta
compassione
)
aveva
avuti
dei
grandi
torti
verso
di
me
.
Perciò
Carla
era
veramente
ingiusta
nel
giudicarmi
.
Le
mie
lacrime
resero
Carla
piú
mite
:
-
Dario
caro
!
Come
mi
fanno
bene
le
tue
lacrime
!
Dev
'
esserci
stato
qualche
malinteso
fra
voi
due
e
importa
ora
di
chiarirlo
.
Io
non
voglio
giudicarti
troppo
severamente
,
ma
io
non
tradirò
mai
piú
quella
donna
,
né
voglio
essere
io
la
causa
delle
sue
lacrime
.
L
'
ho
giurato
!
Ad
onta
del
giuramento
essa
finí
col
tradirla
per
l
'
ultima
volta
.
Avrebbe
voluto
dividersi
da
me
per
sempre
con
un
ultimo
bacio
,
ma
io
quel
bacio
lo
accordavo
in
un
'
unica
forma
,
altrimenti
me
ne
sarei
andato
pieno
di
rancore
.
Perciò
essa
si
rassegnò
.
Mormoravamo
ambedue
:
-
Per
l
'
ultima
volta
!
Fu
un
istante
delizioso
.
Il
proposito
fatto
a
due
aveva
un
'
efficacia
che
cancellava
qualsiasi
colpa
.
Eravamo
innocenti
e
beati
!
Il
mio
benevolo
destino
m
'
aveva
riservato
un
istante
di
felicità
perfetta
.
Mi
sentivo
tanto
felice
che
continuai
la
commedia
fino
al
momento
di
dividerci
.
Non
ci
saremmo
visti
mai
piú
.
Essa
rifiutò
la
busta
che
portavo
sempre
nella
mia
tasca
e
non
volle
neppure
un
ricordo
mio
.
Bisognava
cancellare
dalla
nostra
nuova
vita
ogni
traccia
dei
trascorsi
passati
.
Allora
la
baciai
volentieri
paternamente
sulla
fronte
com
'
essa
aveva
voluto
prima
.
Poi
,
sulle
scale
,
ebbi
un
'
esitazione
perché
la
cosa
si
faceva
un
poco
troppo
seria
mentre
se
avessi
saputo
ch
'
essa
la
dimane
sarebbe
stata
tuttavia
a
mia
disposizione
,
il
pensiero
al
futuro
non
mi
sarebbe
venuto
cosí
presto
.
Essa
,
dal
suo
pianerottolo
,
mi
guardava
scendere
ed
io
,
un
po
'
ridendo
,
le
gridai
:
-
A
domani
!
Essa
si
ritrasse
sorpresa
e
quasi
spaventata
e
si
allontanò
dicendo
:
-
Mai
piú
!
Io
mi
sentii
tuttavia
sollevato
di
aver
osato
di
dire
la
parola
che
poteva
avviarmi
ad
un
altro
ultimo
abbraccio
quando
l
'
avrei
desiderato
.
Privo
di
desiderii
e
privo
d
'
impegni
,
passai
tutta
una
bella
giornata
con
mia
moglie
eppoi
nell
'
ufficio
di
Guido
.
Devo
dire
che
la
mancanza
d
'
impegni
m
'
avvicinava
a
mia
moglie
e
a
mia
figlia
.
Ero
per
loro
qualche
cosa
piú
del
solito
:
non
solo
gentile
,
ma
un
vero
padre
che
dispone
e
comanda
serenamente
,
tutta
la
mente
rivolta
alla
sua
casa
.
Andando
a
letto
mi
dissi
in
forma
di
proponimento
:
-
Tutte
le
giornate
dovrebbero
somigliare
a
questa
.
Prima
di
addormentarsi
,
Augusta
sentí
il
bisogno
di
confidarmi
un
grande
segreto
:
essa
lo
aveva
saputo
dalla
madre
quel
giorno
stesso
.
Alcuni
giorni
prima
Ada
aveva
sorpreso
Guido
mentre
abbracciava
una
loro
domestica
.
Ada
aveva
voluto
fare
la
superba
,
ma
poi
la
fantesca
s
'
era
fatta
insolente
e
Ada
l
'
aveva
messa
alla
porta
.
Il
giorno
prima
erano
stati
ansiosi
di
sentire
come
Guido
avrebbe
presa
la
cosa
.
Se
si
fosse
lagnato
,
Ada
avrebbe
domandata
la
separazione
.
Ma
Guido
aveva
riso
e
protestato
che
Ada
non
aveva
visto
bene
;
però
non
aveva
niente
in
contrario
che
,
anche
innocente
,
quella
donna
,
per
cui
diceva
di
sentire
una
sincera
antipatia
,
fosse
stata
allontanata
di
casa
.
Pareva
che
ora
le
cose
si
fossero
appianate
.
A
me
importava
di
sapere
se
Ada
avesse
avute
le
traveggole
quando
aveva
sorpreso
il
marito
in
quella
posizione
.
C
'
era
ancora
la
possibilità
di
un
dubbio
?
Perché
bisognava
ricordare
che
quando
due
s
'
abbracciano
,
hanno
tutt
'
altra
posizione
che
quando
l
'
una
netta
le
scarpe
dell
'
altro
.
Ero
di
ottimo
umore
.
Sentivo
persino
il
bisogno
di
dimostrarmi
giusto
e
sereno
nel
giudicare
Guido
.
Ada
era
certamente
di
carattere
geloso
e
poteva
avvenire
ch
'
essa
avesse
viste
diminuite
le
distanze
e
spostate
le
persone
.
Con
voce
accorata
Augusta
mi
disse
ch
'
essa
era
sicura
che
Ada
aveva
visto
bene
e
che
ora
per
troppo
affetto
giudicava
male
.
Aggiunse
:
-
Essa
avrebbe
fatto
ben
meglio
di
sposare
te
!
Io
,
che
mi
sentivo
sempre
piú
innocente
,
le
regalai
la
frase
:
-
Sta
a
vedere
se
io
avrei
fatto
un
miglior
affare
sposando
lei
invece
di
te
!
Poi
,
prima
d
'
addormentarmi
,
mormorai
:
-
Una
bella
canaglia
!
Insudiciare
cosí
la
propria
casa
!
Ero
abbastanza
sincero
di
rimproverargli
esattamente
quella
parte
della
sua
azione
ch
'
io
non
avevo
da
rimproverare
a
me
stesso
.
La
mattina
appresso
io
mi
levai
col
desiderio
vivo
che
almeno
quella
prima
giornata
avesse
a
somigliare
esattamente
a
quella
precedente
.
Era
probabile
che
i
proponimenti
deliziosi
del
giorno
prima
non
avrebbero
impegnata
Carla
piú
di
me
,
ed
io
me
ne
sentivo
del
tutto
libero
.
Erano
stati
troppo
belli
per
essere
impegnativi
.
Certo
l
'
ansia
di
sapere
quello
che
ne
pensasse
Carla
mi
faceva
correre
.
Il
mio
desiderio
sarebbe
stato
di
trovarla
pronta
per
un
altro
proponimento
.
La
vita
sarebbe
corsa
via
,
ricca
bensí
di
godimenti
,
ma
anche
piú
di
sforzi
per
migliorarsi
,
ed
ogni
mio
giorno
sarebbe
stato
dedicato
in
gran
parte
al
bene
ed
in
piccolissima
al
rimorso
.
L
'
ansia
c
'
era
,
perché
in
tutto
quell
'
anno
per
me
tanto
ricco
di
propositi
,
Carla
non
ne
aveva
avuto
che
uno
:
dimostrare
di
volermi
bene
.
L
'
aveva
mantenuto
e
c
'
era
una
certa
difficoltà
d
'
inferirne
se
ora
le
sarebbe
stato
facile
di
tenere
il
nuovo
proposito
che
rompeva
il
vecchio
.
Carla
non
c
'
era
a
casa
.
Fu
una
grande
disillusione
e
mi
morsi
le
dita
dal
dispiacere
.
La
vecchia
mi
fece
entrare
in
cucina
.
Mi
raccontò
che
Carla
sarebbe
ritornata
prima
di
sera
.
Le
aveva
detto
che
avrebbe
mangiato
fuori
e
perciò
su
quel
focolare
non
c
'
era
neppure
quel
piccolo
fuoco
che
vi
ardeva
di
solito
:
-
Lei
non
lo
sapeva
?
-
mi
domandò
la
vecchia
facendo
gli
occhi
grandi
per
la
sorpresa
.
Pensieroso
e
distratto
,
mormorai
:
-
Ieri
lo
sapevo
.
Non
ero
però
sicuro
che
la
comunicazione
di
Carla
valesse
proprio
per
oggi
.
Me
ne
andai
dopo
di
aver
salutato
gentilmente
.
Digrignavo
i
denti
,
ma
di
nascosto
.
Ci
voleva
del
tempo
per
darmi
il
coraggio
di
arrabbiarmi
pubblicamente
.
Entrai
nel
Giardino
Pubblico
e
vi
passeggiai
per
una
mezz
'
ora
per
prendermi
il
tempo
d
'
intendere
meglio
le
cose
.
Erano
tanto
chiare
che
non
ci
capivo
piú
niente
.
Tutt
'
ad
un
tratto
,
senz
'
alcuna
pietà
,
venivo
costretto
di
tenere
un
proposito
simile
.
Stavo
male
,
realmente
male
.
Zoppicavo
e
lottavo
anche
con
una
specie
di
affanno
.
Io
ne
ho
di
quegli
affanni
:
respiro
benissimo
,
ma
conto
i
singoli
respiri
,
perché
devo
farli
uno
dopo
l
'
altro
di
proposito
.
Ho
la
sensazione
che
se
non
stessi
attento
,
morrei
soffocato
.
A
quell
'
ora
avrei
dovuto
andare
al
mio
ufficio
o
meglio
a
quello
di
Guido
.
Ma
non
era
possibile
di
allontanarmi
cosí
da
quel
posto
.
Che
cosa
avrei
fatto
poi
?
Ben
dissimile
era
questa
dalla
giornata
precedente
!
Almeno
avessi
conosciuto
l
'
indirizzo
di
quel
maledetto
maestro
che
a
forza
di
cantare
a
mie
spese
m
'
aveva
portata
via
la
mia
amante
.
Finii
col
ritornare
dalla
vecchia
.
Avrei
trovata
una
parola
da
mandare
a
Carla
per
indurla
a
rivedermi
.
Già
il
piú
difficile
era
di
averla
al
piú
presto
a
tiro
.
Il
resto
non
avrebbe
offerto
delle
grandi
difficoltà
.
Trovai
la
vecchia
seduta
accanto
ad
una
finestra
della
cucina
intenta
a
rammendare
una
calza
.
Essa
si
levò
gli
occhiali
e
,
quasi
timorosa
,
mi
mandò
uno
sguardo
interrogatore
.
Io
esitai
!
Poi
le
domandai
:
-
Lei
sa
che
Carla
ha
deciso
di
sposare
il
Lali
?
A
me
pareva
di
raccontare
tale
nuova
a
me
stesso
.
Carla
me
l
'
aveva
detta
ben
due
volte
,
ma
io
il
giorno
prima
vi
avevo
fatta
poca
attenzione
.
Quelle
parole
di
Carla
avevano
colpito
l
'
orecchio
e
ben
chiaramente
perché
ve
le
avevo
ritrovate
,
ma
erano
scivolate
via
senza
penetrare
oltre
.
Adesso
appena
arrivavano
ai
visceri
che
si
contorcevano
dal
dolore
.
La
vecchia
mi
guardò
anch
'
essa
esitante
.
Certamente
aveva
paura
di
commettere
delle
indiscrezioni
che
avrebbero
potuto
esserle
rimproverate
.
Poi
scoppiò
,
tutta
gioia
evidente
:
-
Glielo
ha
detto
Carla
?
Allora
dovrebbe
essere
cosí
!
Io
credo
che
farebbe
bene
!
Che
cosa
gliene
sembra
a
lei
?
Ora
rideva
di
gusto
,
la
maledetta
vecchia
,
che
io
avevo
sempre
creduto
informata
dei
miei
rapporti
con
Carla
.
L
'
avrei
picchiata
volentieri
,
ma
poi
mi
limitai
a
dire
che
prima
avrei
atteso
che
il
maestro
si
facesse
una
posizione
.
A
me
,
insomma
,
pareva
che
la
cosa
fosse
precipitata
.
Nella
sua
gioia
la
signora
divenne
per
la
prima
volta
loquace
con
me
.
Non
era
del
mio
parere
.
Quando
ci
si
sposava
da
giovani
,
si
doveva
fare
la
carriera
dopo
di
essersi
sposati
.
Perché
occorreva
farla
prima
?
Carla
aveva
cosí
pochi
bisogni
.
La
sua
voce
,
ora
,
sarebbe
costata
meno
,
visto
che
nel
marito
avrebbe
avuto
il
maestro
.
Queste
parole
che
potevano
significare
un
rimprovero
alla
mia
avarizia
,
mi
diedero
un
'
idea
che
mi
parve
magnifica
e
che
per
il
momento
mi
sollevò
.
Nel
plico
che
portavo
sempre
nella
mia
tasca
di
petto
,
doveva
esserci
oramai
un
bell
'
importo
.
Lo
trassi
di
tasca
,
lo
chiusi
e
lo
consegnai
alla
vecchia
perché
lo
desse
a
Carla
.
Avevo
forse
anche
il
desiderio
di
pagare
finalmente
in
modo
decoroso
la
mia
amante
,
ma
il
desiderio
piú
forte
era
di
rivederla
e
riaverla
.
Carla
m
'
avrebbe
rivisto
tanto
nel
caso
in
cui
avesse
voluto
restituirmi
il
denaro
quanto
in
quello
in
cui
le
fosse
stato
comodo
di
tenerlo
,
perché
allora
avrebbe
sentito
il
bisogno
di
ringraziarmi
.
Respirai
:
tutto
non
era
ancora
finito
per
sempre
!
Dissi
alla
vecchia
che
la
busta
conteneva
poco
denaro
residuo
di
quello
consegnatomi
per
loro
dagli
amici
del
povero
Copler
.
Poi
,
molto
rasserenato
,
mandai
a
dire
a
Carla
che
io
restavo
il
suo
buon
amico
per
tutta
la
vita
e
che
,
se
essa
avesse
avuto
bisogno
di
un
appoggio
,
avrebbe
potuto
rivolgersi
liberamente
a
me
.
Cosí
potei
mandarle
il
mio
indirizzo
ch
'
era
quello
dell
'
ufficio
di
Guido
.
Partii
con
un
passo
molto
piú
elastico
di
quello
che
m
'
aveva
condotto
colà
.
Ma
quel
giorno
ebbi
un
violento
litigio
con
Augusta
.
Si
trattava
di
cosa
da
poco
.
Io
dicevo
che
la
minestra
era
troppo
salata
ed
essa
pretendeva
di
no
.
Ebbi
un
accesso
folle
d
'
ira
perché
mi
sembrava
ch
'
essa
mi
deridesse
e
trassi
a
me
con
violenza
la
tovaglia
cosí
che
tutte
le
stoviglie
dalla
tavola
volarono
a
terra
.
La
piccina
ch
'
era
in
braccio
della
bambinaia
si
mise
a
strillare
,
ciò
che
mi
mortificò
grandemente
perché
la
piccola
bocca
sembrava
mi
rimproverasse
.
Augusta
impallidí
come
sapeva
impallidire
lei
,
prese
la
fanciulla
in
braccio
e
uscí
.
A
me
parve
che
anche
il
suo
fosse
un
eccesso
:
mi
avrebbe
ora
lasciato
mangiare
solo
come
un
cane
?
Ma
subito
essa
,
senza
la
bambina
,
rientrò
,
riapparecchiò
la
tavola
,
sedette
dinanzi
al
proprio
piatto
nel
quale
mosse
il
cucchiaio
come
se
avesse
voluto
accingersi
a
mangiare
.
Io
,
fra
me
e
me
,
bestemmiavo
,
ma
già
sapevo
d
'
essere
stato
un
giocattolo
in
mano
di
forze
sregolate
della
natura
.
La
natura
che
non
trovava
difficoltà
nell
'
accumularle
,
ne
trovava
ancor
meno
nello
scatenarle
.
Le
mie
bestemmie
andavano
ora
contro
Carla
che
fingeva
di
agire
solo
a
vantaggio
di
mia
moglie
.
Ecco
come
me
l
'
aveva
conciata
!
Augusta
,
per
un
sistema
cui
rimase
fedele
fino
ad
oggi
,
quando
mi
vede
in
quelle
condizioni
,
non
protesta
,
non
piange
,
non
discute
.
Quand
'
io
mitemente
mi
misi
a
domandarle
scusa
,
essa
volle
spiegare
una
cosa
:
non
aveva
riso
,
aveva
soltanto
sorriso
nello
stesso
modo
che
m
'
era
piaciuto
tante
volte
e
che
tante
volte
avevo
vantato
.
Mi
vergognai
profondamente
.
Supplicai
che
la
bambina
fosse
portata
subito
con
noi
e
quando
l
'
ebbi
fra
le
mie
braccia
,
lungamente
giuocai
con
lei
.
Poi
la
feci
sedere
sulla
mia
testa
e
sotto
la
sua
vesticciuola
che
mi
copriva
la
faccia
,
asciugai
i
miei
occhi
che
s
'
erano
bagnati
delle
lacrime
che
Augusta
non
aveva
sparse
.
Giuocavo
con
la
bambina
,
sapendo
che
cosí
,
senz
'
abbassarmi
a
fare
delle
scuse
,
mi
riavvicinavo
ad
Augusta
e
infatti
le
sue
guancie
avevano
già
riacquistato
il
loro
colore
consueto
.
Poi
anche
quella
giornata
finí
molto
bene
e
il
pomeriggio
somigliò
a
quello
precedente
.
Era
proprio
la
stessa
cosa
come
se
alla
mattina
avessi
trovata
Carla
al
solito
posto
.
Non
m
'
era
mancato
lo
sfogo
.
Avevo
ripetutamente
domandato
scusa
perché
dovevo
indurre
Augusta
di
ritornare
al
suo
sorriso
materno
quando
dicevo
o
facevo
delle
bizzarrie
.
Guai
se
avesse
dovuto
forzarsi
ad
avere
in
mia
presenza
un
dato
contegno
o
se
avesse
dovuto
sopprimere
anche
uno
dei
soliti
suoi
sorrisi
affettuosi
che
mi
parevano
il
giudizio
piú
completo
e
benevolo
che
si
potesse
dare
su
me
.
Alla
sera
riparlammo
di
Guido
.
Pareva
che
la
sua
pace
con
Ada
fosse
completa
.
Augusta
si
meravigliava
della
bontà
di
sua
sorella
.
Questa
volta
però
toccava
a
me
di
sorridere
perché
era
evidente
ch
'
ella
non
ricordava
la
propria
bontà
che
era
enorme
.
Le
domandai
:
-
E
se
io
insudiciassi
la
nostra
casa
,
non
mi
perdoneresti
?
-
Ella
esitò
:
-
Noi
abbiamo
la
nostra
bambina
,
-
esclamò
-
mentre
Ada
non
ha
dei
figliuoli
che
la
leghino
a
quell
'
uomo
.
Ella
non
amava
Guido
;
penso
talvolta
che
gli
tenesse
rancore
perché
m
'
aveva
fatto
soffrire
.
Pochi
mesi
dopo
,
Ada
regalò
a
Guido
due
gemelli
e
Guido
non
comprese
mai
perché
gli
facessi
delle
congratulazioni
tanto
calorose
.
Ecco
che
avendo
dei
figlioli
,
anche
secondo
il
giudizio
di
Augusta
,
le
serve
di
casa
potevano
essere
sue
senza
pericolo
per
lui
.
Alla
mattina
seguente
,
però
,
quando
in
ufficio
trovai
sul
mio
tavolo
una
busta
al
mio
indirizzo
scritto
da
Carla
,
respirai
.
Ecco
che
niente
era
finito
e
che
si
poteva
continuare
a
vivere
munito
di
tutti
gli
elementi
necessarii
.
In
brevi
parole
Carla
mi
dava
un
appuntamento
per
le
undici
della
mattina
al
Giardino
Pubblico
,
all
'
ingresso
posto
di
faccia
alla
sua
casa
.
Ci
saremmo
trovati
non
nella
sua
stanza
,
ma
tuttavia
in
un
posto
vicinissimo
alla
stessa
.
Non
seppi
aspettare
e
arrivai
all
'
appuntamento
un
quarto
d
'
ora
prima
.
Se
Carla
non
fosse
stata
al
posto
indicato
,
io
mi
sarei
recato
dritto
dritto
a
casa
sua
,
ciò
che
sarebbe
stato
ben
piú
comodo
.
Anche
quella
era
una
giornata
pregna
della
nuova
primavera
dolce
e
luminosa
.
Quando
abbandonai
la
rumorosa
Corsia
Stadion
ed
entrai
nel
giardino
,
mi
trovai
nel
silenzio
della
campagna
che
non
si
può
dire
interrotto
dal
lieve
,
continuo
stormire
delle
piante
lambite
dalla
brezza
.
Con
passo
celere
m
'
avviavo
ad
uscire
dal
giardino
quando
Carla
mi
venne
incontro
.
Aveva
in
mano
la
mia
busta
e
mi
si
avvicinava
senza
un
sorriso
di
saluto
,
anzi
con
una
rigida
decisione
sulla
faccina
pallida
.
Portava
un
semplice
vestito
di
tela
dal
tessuto
grosso
traversato
da
striscie
azzurre
,
che
le
stava
molto
bene
.
Pareva
anch
'
essa
una
parte
del
giardino
.
Piú
tardi
,
nei
momenti
in
cui
piú
la
odiai
,
le
attribuii
l
'
intenzione
di
essersi
vestita
cosí
per
rendersi
piú
desiderabile
nel
momento
stesso
in
cui
mi
si
rifiutava
.
Era
invece
il
primo
giorno
di
primavera
che
la
vestiva
.
Bisogna
anche
ricordare
che
nel
mio
lungo
ma
brusco
amore
,
l
'
adornamento
della
mia
donna
aveva
avuto
piccolissima
parte
.
Io
ero
sempre
andato
direttamente
a
quella
sua
stanza
da
studio
,
e
le
donne
modeste
sono
proprio
molto
semplici
quando
restano
in
casa
.
Essa
mi
porse
la
mano
ch
'
io
strinsi
dicendole
:
-
Ti
ringrazio
di
essere
venuta
!
Come
sarebbe
stato
piú
decoroso
per
me
se
durante
tutto
quel
colloquio
io
fossi
rimasto
cosí
mite
!
Carla
pareva
commossa
e
,
quando
parlava
,
una
specie
di
convulso
le
faceva
tremare
le
labbra
.
Talvolta
anche
nel
cantare
quel
movimento
delle
labbra
le
impediva
la
nota
.
Mi
disse
:
-
Vorrei
compiacerti
e
accettare
da
te
questo
denaro
,
ma
non
posso
,
assolutamente
non
posso
.
Te
ne
prego
,
riprendilo
.
Vedendola
vicina
alle
lacrime
,
subito
la
compiacqui
prendendo
la
busta
che
mi
ritrovai
poi
in
mano
,
lungo
tempo
dopo
di
aver
abbandonato
quel
luogo
.
-
Veramente
non
ne
vuoi
piú
sapere
di
me
?
Feci
questa
domanda
non
pensando
ch
'
essa
vi
aveva
risposto
il
giorno
prima
.
Ma
era
possibile
che
,
desiderabile
come
la
vedevo
,
essa
si
contendesse
a
me
?
-
Zeno
!
-
rispose
la
fanciulla
con
qualche
dolcezza
,
-
non
avevamo
noi
promesso
che
non
ci
saremmo
rivisti
mai
piú
?
In
seguito
a
quella
nostra
promessa
ho
assunti
degl
'
impegni
che
somigliano
a
quelli
che
tu
avevi
già
prima
di
conoscermi
.
Sono
altrettanto
sacri
dei
tuoi
.
Io
spero
che
a
quest
'
ora
tua
moglie
si
sarà
accorta
che
sei
tutto
suo
.
Nel
suo
pensiero
continuava
dunque
ad
avere
importanza
la
bellezza
di
Ada
.
Se
io
fossi
stato
sicuro
che
il
suo
abbandono
era
causato
da
lei
,
avrei
avuto
il
modo
di
correre
al
riparo
.
Le
avrei
fatto
sapere
che
Ada
non
era
mia
moglie
e
le
avrei
fatto
vedere
Augusta
col
suo
occhio
sbilenco
e
la
sua
figura
di
balia
sana
.
Ma
non
erano
oramai
piú
importanti
gl
'
impegni
presi
da
lei
?
Bisognava
discutere
quelli
.
Cercai
di
parlare
calmo
mentre
anche
a
me
le
labbra
tremavano
,
ma
dal
desiderio
.
Le
raccontai
che
ancora
ella
non
sapeva
quanto
mia
essa
fosse
e
come
non
avesse
piú
il
diritto
di
disporre
di
sé
.
Nella
mia
testa
si
moveva
la
prova
scientifica
di
quanto
volevo
dire
,
cioè
quel
celebre
esperimento
di
Darwin
su
una
cavalla
araba
,
ma
,
grazie
al
Cielo
,
sono
quasi
sicuro
di
non
averne
parlato
.
Devo
però
aver
parlato
di
bestie
e
della
loro
fedeltà
fisica
,
in
un
balbettio
senza
senso
.
Abbandonai
poi
gli
argomenti
piú
difficili
che
non
erano
accessibili
né
a
lei
né
a
me
in
quel
momento
e
dissi
:
-
Quali
impegni
puoi
avere
presi
?
E
quale
importanza
possono
avere
in
confronto
a
un
affetto
come
quello
che
ci
legò
per
piú
di
un
anno
?
L
'
afferrai
rudemente
per
la
mano
sentendo
il
bisogno
di
un
atto
energico
,
non
trovando
nessuna
parola
che
sapesse
supplirvi
.
Essa
si
levò
con
tanta
energia
dalla
mia
stretta
come
se
fosse
stata
la
prima
volta
ch
'
io
mi
fossi
permessa
una
cosa
simile
.
-
Mai
-
disse
con
l
'
atteggiamento
di
chi
giura
-
ho
preso
un
impegno
piú
sacro
!
L
'
ho
preso
con
un
uomo
che
a
sua
volta
ne
assunse
uno
identico
verso
di
me
.
Non
v
'
era
dubbio
!
Il
sangue
che
le
colorí
improvvisamente
le
guancie
vi
era
spinto
dal
rancore
per
l
'
uomo
che
verso
di
lei
non
aveva
assunto
alcun
impegno
.
E
si
spiegò
anche
meglio
:
-
Ieri
abbiamo
camminato
per
le
strade
,
uno
a
braccio
dell
'
altra
in
compagnia
di
sua
madre
.
Era
evidente
che
la
mia
donna
correva
via
,
sempre
piú
lontano
da
me
.
Io
le
corsi
dietro
follemente
,
con
certi
salti
simili
a
quelli
di
un
cane
cui
venga
conteso
un
saporito
pezzo
di
carne
.
Ripresi
la
sua
mano
con
violenza
:
-
Ebbene
,
-
proposi
-
camminiamo
cosí
,
tenendoci
per
mano
,
traverso
tutta
la
città
.
In
questa
posizione
insolita
,
per
farci
meglio
osservare
,
passiamo
la
Corsia
Stadion
eppoi
i
volti
di
Chiozza
e
giú
giú
traverso
il
Corso
fino
a
Sant
'
Andrea
per
ritornare
alla
camera
nostra
per
tutt
'
altra
parte
,
perché
tutta
la
città
ci
veda
.
Ecco
che
per
la
prima
volta
rinunziavo
ad
Augusta
!
E
mi
parve
una
liberazione
perché
era
dessa
che
voleva
togliermi
Carla
.
Essa
si
tolse
di
nuovo
alla
mia
stretta
e
disse
seccamente
:
-
Sarebbe
circa
la
stessa
via
che
abbiamo
fatta
noi
ieri
!
Saltai
ancora
:
-
Ed
egli
sa
,
sa
tutto
?
Sa
che
anche
ieri
fosti
mia
?
-
Sí
-
essa
disse
con
orgoglio
.
-
Egli
sa
tutto
,
tutto
.
Mi
sentivo
perduto
e
nella
mia
rabbia
,
simile
al
cane
che
,
quando
non
può
piú
raggiungere
il
boccone
desiderato
,
addenta
le
vesti
di
chi
glielo
contende
,
dissi
:
-
Questo
tuo
sposo
ha
uno
stomaco
eccellente
.
Oggi
digerisce
me
e
domani
potrà
digerire
tutto
ciò
che
vorrai
.
Non
sentivo
l
'
esatto
suono
delle
mie
parole
.
Sapevo
di
gridare
dal
dolore
.
Essa
ebbe
invece
un
'
espressione
d
'
indignazione
di
cui
non
avrei
creduto
capace
il
suo
occhio
bruno
e
mite
di
gazzella
:
-
A
me
lo
dici
?
E
perché
non
hai
il
coraggio
di
dirlo
a
lui
?
Mi
volse
le
spalle
e
con
passo
celere
s
'
avviò
verso
l
'
uscita
.
Io
già
avevo
rimorso
delle
parole
dette
,
offuscato
però
dalla
grande
sorpresa
che
oramai
mi
fosse
interdetto
di
trattare
Carla
con
meno
dolcezza
.
Quella
mi
teneva
inchiodato
al
posto
.
La
piccola
figurina
azzurra
e
bianca
,
con
un
passo
breve
e
celere
,
raggiungeva
già
l
'
uscita
,
quando
mi
decisi
di
correrle
dietro
.
Non
sapevo
quello
che
le
avrei
detto
,
ma
era
impossibile
che
ci
si
separasse
cosí
.
La
fermai
al
portone
di
casa
sua
e
le
dissi
solo
sinceramente
il
grande
dolore
di
quel
momento
:
-
Ci
separeremo
proprio
cosí
,
dopo
tanto
amore
?
Essa
procedette
oltre
senza
rispondermi
ed
io
la
seguii
anche
sulle
scale
.
Poi
mi
guardò
con
quel
suo
occhio
nemico
:
-
Se
lei
vuol
vedere
il
mio
sposo
,
venga
con
me
.
Non
lo
sente
?
È
lui
che
suona
il
piano
.
Sentii
appena
allora
le
note
sincopate
del
Saluto
dello
Schubert
ridotto
dal
Liszt
.
Quantunque
dalla
mia
infanzia
io
non
abbia
maneggiata
né
una
sciabola
né
un
bastone
,
io
non
sono
un
uomo
pauroso
.
Il
grande
desiderio
che
m
'
aveva
commosso
fino
ad
allora
,
era
improvvisamente
sparito
.
Del
maschio
non
restava
in
me
che
la
combattività
.
Avevo
domandato
imperiosamente
una
cosa
che
non
mi
competeva
.
Per
diminuire
il
mio
errore
adesso
bisognava
battersi
,
perché
altrimenti
il
ricordo
di
quella
donna
che
minacciava
di
farmi
punire
dal
suo
sposo
,
sarebbe
stato
atroce
.
-
Ebbene
!
-
le
dissi
.
-
Se
lo
permetti
vengo
con
te
.
Mi
batteva
il
cuore
non
per
paura
,
ma
per
il
timore
di
non
comportarmi
bene
.
Continuai
a
salire
accanto
a
lei
.
Ma
improvvisamente
essa
si
fermò
,
s
'
appoggiò
al
muro
e
si
mise
a
piangere
senza
parole
.
Lassú
continuavano
ad
echeggiare
le
note
del
Saluto
su
quel
pianoforte
che
io
avevo
pagato
.
Il
pianto
di
Carla
rese
quel
suono
molto
commovente
.
-
Io
farò
quello
che
vuoi
!
Vuoi
che
me
ne
vada
?
-
domandai
.
-
Sí
,
-
disse
essa
appena
capace
di
articolare
quella
breve
parola
.
-
Addio
!
-
le
dissi
.
-
Giacché
lo
vuoi
,
addio
per
sempre
!
Scesi
lentamente
le
scale
,
fischiettando
anch
'
io
il
Saluto
di
Schubert
.
Non
so
se
sia
stata
un
'
illusione
,
ma
a
me
parve
ch
'
essa
mi
chiamasse
:
-
Zeno
!
In
quel
momento
essa
avrebbe
potuto
chiamarmi
anche
con
quello
strano
nome
di
Dario
ch
'
essa
sentiva
quale
un
vezzeggiativo
e
non
mi
sarei
fermato
.
Avevo
un
grande
desiderio
di
andarmene
e
ritornavo
anche
una
volta
,
puro
,
ad
Augusta
.
Anche
il
cane
cui
a
forza
di
pedate
si
impedisce
l
'
approccio
alla
femmina
,
corre
via
purissimo
,
per
il
momento
.
Quando
il
giorno
dopo
fui
ridotto
nuovamente
allo
stato
in
cui
m
'
ero
trovato
al
momento
d
'
avviarmi
al
Giardino
Pubblico
,
mi
parve
semplicemente
di
essere
stato
un
vigliacco
:
essa
m
'
aveva
chiamato
sebbene
non
col
nome
dell
'
amore
,
ed
io
non
avevo
risposto
!
Fu
il
primo
giorno
di
dolore
cui
seguirono
molti
altri
di
desolazione
amara
.
Non
comprendendo
piú
perché
mi
fossi
allontanato
cosí
,
mi
attribuivo
la
colpa
di
aver
avuto
paura
di
quell
'
uomo
o
paura
dello
scandalo
.
Avrei
ora
nuovamente
accettata
qualunque
compromissione
,
come
quando
avevo
proposto
a
Carla
quella
lunga
passeggiata
traverso
alla
città
.
Avevo
perduto
un
momento
favorevole
e
sapevo
benissimo
che
certe
donne
ne
hanno
per
una
volta
sola
.
A
me
sarebbe
bastata
quella
sola
volta
.
Decisi
subito
di
scrivere
a
Carla
.
Non
m
'
era
possibile
di
lasciar
trascorrere
neppure
un
solo
giorno
di
piú
senza
fare
un
tentativo
per
riavvicinarmi
a
lei
.
Scrissi
e
riscrissi
quella
lettera
per
mettere
in
quelle
poche
parole
tutto
l
'
accorgimento
di
cui
ero
capace
.
La
riscrissi
tante
volte
anche
perché
lo
scriverla
era
un
grande
conforto
per
me
;
era
lo
sfogo
di
cui
abbisognavo
.
Le
domandavo
perdono
per
l
'
ira
che
le
avevo
dimostrata
,
asserendo
che
il
grande
mio
amore
abbisognava
di
tempo
per
calmarsi
.
Aggiungevo
:
Ogni
giorno
che
passa
m
'
apporta
un
altro
briciolo
di
calma
e
scrissi
questa
frase
tante
volte
sempre
digrignando
i
denti
.
Poi
le
dicevo
che
non
sapevo
perdonarmi
le
parole
che
le
avevo
dirette
e
sentivo
il
bisogno
di
domandarle
scusa
.
Io
non
potevo
,
purtroppo
,
offrirle
quello
che
il
Lali
le
offriva
e
di
cui
ella
era
tanto
degna
.
Io
mi
figuravo
che
la
lettera
avrebbe
avuto
un
grande
effetto
.
Giacché
il
Lali
sapeva
tutto
,
Carla
gliel
'
avrebbe
fatta
vedere
e
per
il
Lali
avrebbe
potuto
esser
vantaggioso
di
avere
un
amico
della
mia
qualità
.
Sognai
persino
che
ci
si
sarebbe
potuti
avviare
a
una
dolce
vita
a
tre
,
perché
il
mio
amore
era
tale
che
per
il
momento
io
avrei
vista
raddolcita
la
mia
sorte
se
mi
fosse
stato
permesso
di
fare
anche
solo
la
corte
a
Carla
.
Il
terzo
giorno
ricevetti
da
lei
un
breve
biglietto
.
Non
vi
venivo
invocato
affatto
né
come
Zeno
né
come
Dario
.
Mi
diceva
soltanto
:
Grazie
!
Sia
anche
lei
felice
con
la
consorte
Sua
,
tanto
degna
di
ogni
bene
!
.
Parlava
di
Ada
,
naturalmente
.
Il
momento
favorevole
non
aveva
continuato
e
dalle
donne
non
continua
mai
se
non
lo
si
ferma
prendendole
per
le
treccie
.
Il
mio
desiderio
si
condensò
in
una
bile
furiosa
.
Non
contro
Augusta
!
L
'
animo
mio
era
tanto
pieno
di
Carla
che
ne
avevo
rimorso
e
mi
costringevo
con
Augusta
ad
un
sorriso
ebete
,
stereotipato
,
che
a
lei
pareva
autentico
.
Ma
dovevo
fare
qualche
cosa
.
Non
potevo
mica
aspettare
e
soffrire
cosí
ogni
giorno
!
Non
volevo
piú
scriverle
.
La
carta
scritta
per
le
donne
ha
troppo
poca
importanza
.
Bisognava
trovare
di
meglio
.
Senza
un
proposito
esatto
,
m
'
avviai
di
corsa
al
Giardino
Pubblico
.
Poi
,
molto
piú
lentamente
,
alla
casa
di
Carla
e
,
giunto
a
quel
pianerottolo
,
bussai
alla
porta
della
cucina
.
Se
ve
n
'
era
la
possibilità
,
avrei
evitato
di
vedere
il
Lali
,
ma
non
mi
sarebbe
dispiaciuto
d
'
imbattermi
in
lui
.
Sarebbe
stata
la
crisi
di
cui
sentivo
di
aver
bisogno
.
La
vecchia
signora
,
come
al
solito
,
era
al
focolare
su
cui
ardevano
due
grandi
fuochi
.
Fu
stupita
al
vedermi
,
ma
poi
rise
da
quella
buona
innocente
ch
'
essa
era
.
Mi
disse
:
-
Mi
fa
piacere
di
vederla
!
Era
tanto
abituata
lei
di
vederci
ogni
giorno
,
che
si
capisce
non
le
riesca
di
evitarci
del
tutto
.
Mi
fu
facile
di
farla
ciarlare
.
Mi
raccontò
che
gli
amori
di
Carla
con
Vittorio
erano
grandi
.
Quel
giorno
lui
e
la
madre
venivano
a
desinare
da
loro
.
Aggiunse
ridendo
:
-
Presto
egli
finirà
con
l
'
indurla
ad
accompagnarlo
persino
alle
tante
lezioni
di
canto
cui
egli
è
obbligato
ogni
giorno
.
Non
sanno
restar
divisi
neppure
per
brevi
istanti
.
Sorrideva
di
quella
felicità
,
maternamente
.
Mi
raccontò
che
di
lí
a
poche
settimane
si
sarebbero
sposati
.
Avevo
un
cattivo
sapore
in
bocca
,
e
quasi
mi
sarei
avviato
alla
porta
per
andarmene
.
Poi
mi
trattenni
sperando
che
la
ciarla
della
vecchia
avrebbe
potuto
suggerirmi
qualche
buona
idea
o
darmi
qualche
speranza
.
L
'
ultimo
errore
,
ch
'
io
avevo
commesso
con
Carla
,
era
stato
proprio
di
correre
via
prima
di
avere
studiato
tutte
le
possibilità
che
potevano
essermi
offerte
.
Per
un
istante
credetti
anche
di
avere
la
mia
idea
.
Domandai
alla
vecchia
se
proprio
avesse
deciso
di
fare
da
serva
alla
figlia
fino
alla
propria
morte
.
Le
dissi
ch
'
io
sapevo
che
Carla
non
era
molto
dolce
con
lei
.
Essa
continuò
a
lavorare
assiduamente
accanto
al
focolare
,
ma
stava
a
sentirmi
.
Fu
di
un
candore
ch
'
io
non
meritavo
.
Si
lagnò
di
Carla
che
perdeva
la
pazienza
per
cose
da
niente
.
Si
scusava
:
-
Certamente
io
divento
ogni
giorno
piú
vecchia
e
dimentico
tutto
.
Non
ne
ho
colpa
!
Ma
sperava
che
adesso
le
cose
sarebbero
andate
meglio
.
I
malumori
di
Carla
sarebbero
diminuiti
,
ora
ch
'
era
felice
.
Eppoi
Vittorio
,
da
bel
principio
,
s
'
era
messo
a
dimostrarle
un
grande
rispetto
.
Infine
,
sempre
intenta
a
foggiare
certe
forme
con
un
intruglio
di
pasta
e
di
frutta
,
aggiunse
:
-
È
mio
dovere
di
restare
con
mia
figlia
.
Non
si
può
fare
altrimenti
.
Con
una
certa
ansia
tentai
di
convincerla
.
Le
dissi
che
poteva
benissimo
liberarsi
da
tanta
schiavitú
.
Non
c
'
ero
io
?
Avrei
continuato
a
passarle
il
mensile
che
fino
ad
allora
avevo
concesso
a
Carla
.
Io
volevo
oramai
mantenere
qualcuno
!
Volevo
tenere
con
me
la
vecchia
che
mi
pareva
parte
della
figlia
.
La
vecchia
mi
manifestò
la
sua
riconoscenza
.
Ammirava
la
mia
bontà
,
ma
si
mise
a
ridere
all
'
idea
che
le
si
potesse
proporre
di
lasciare
la
figlia
.
Era
una
cosa
che
non
si
poteva
pensare
.
Ecco
una
dura
parola
che
andò
a
battere
contro
la
mia
fronte
che
si
curvò
!
Ritornavo
a
quella
grande
solitudine
dove
non
c
'
era
Carla
e
neppure
visibile
una
via
che
conducesse
a
lei
.
Ricordo
che
feci
un
ultimo
sforzo
per
illudermi
che
quella
via
potesse
rimanere
almeno
segnata
.
Dissi
alla
vecchia
,
prima
di
andarmene
,
che
poteva
avvenire
che
di
lí
a
qualche
tempo
essa
fosse
di
altro
umore
.
La
pregavo
allora
di
voler
ricordarsi
di
me
.
Uscendo
da
quella
casa
ero
pieno
di
sdegno
e
di
rancore
,
proprio
come
se
fossi
stato
maltrattato
quando
m
'
accingevo
ad
una
buona
azione
.
Quella
vecchia
m
'
aveva
proprio
offeso
con
quel
suo
scoppio
di
riso
.
Lo
sentivo
risonare
ancora
nelle
orecchie
e
significava
non
mica
solo
l
'
irrisione
alla
mia
ultima
proposta
.
Non
volli
andare
da
Augusta
in
quello
stato
.
Prevedevo
il
mio
destino
.
Se
fossi
andato
da
lei
,
avrei
finito
col
maltrattarla
ed
essa
si
sarebbe
vendicata
con
quel
suo
grande
pallore
che
mi
faceva
tanto
male
.
Preferii
di
camminare
le
vie
con
un
passo
ritmico
che
avrebbe
potuto
avviare
ad
un
poco
d
'
ordine
il
mio
animo
.
E
infatti
l
'
ordine
venne
!
Cessai
di
lagnarmi
del
mio
destino
e
vidi
me
stesso
come
se
una
grande
luce
m
'
avesse
proiettato
intero
sul
selciato
che
guardavo
.
Io
non
domandavo
Carla
,
io
volevo
il
suo
abbraccio
e
preferibilmente
il
suo
ultimo
abbraccio
.
Una
cosa
ridicola
!
Mi
ficcai
i
denti
nelle
labbra
per
gettare
il
dolore
,
cioè
un
poco
di
serietà
,
sulla
mia
ridicola
immagine
.
Sapevo
tutto
di
me
stesso
ed
era
imperdonabile
che
soffrissi
tanto
perché
mi
veniva
offerta
una
opportunità
unica
di
svezzamento
.
Carla
non
c
'
era
piú
proprio
come
tante
volte
l
'
avevo
desiderato
.
Con
tale
chiarezza
nell
'
animo
,
quando
poco
dopo
,
in
una
via
eccentrica
della
città
,
cui
ero
pervenuto
senz
'
alcun
proposito
,
una
donna
imbellettata
mi
fece
un
cenno
,
io
corsi
senz
'
esitazione
a
lei
.
Arrivai
ben
tardi
a
colazione
,
ma
fui
tanto
dolce
con
Augusta
ch
'
essa
fu
subito
lieta
.
Non
fui
però
capace
di
baciare
la
bimba
mia
e
per
varie
ore
non
seppi
neppure
mangiare
.
Mi
sentivo
ben
sudicio
!
Non
finsi
alcuna
malattia
come
avevo
fatto
altre
volte
per
celare
e
attenuare
il
delitto
e
il
rimorso
.
Non
mi
pareva
di
poter
trovare
conforto
in
un
proposito
per
l
'
avvenire
,
e
per
la
prima
volta
non
ne
feci
affatto
.
Occorsero
molte
ore
per
ritornare
al
ritmo
solito
che
mi
traeva
dal
fosco
presente
al
luminoso
avvenire
.
Augusta
s
'
accorse
che
c
'
era
qualche
cosa
di
nuovo
in
me
.
Ne
rise
:
-
Con
te
non
ci
si
può
mai
annoiare
.
Sei
ogni
giorno
un
uomo
nuovo
.
Sí
!
Quella
donna
del
sobborgo
non
somigliava
a
nessun
'
altra
e
io
l
'
avevo
in
me
.
Passai
anche
il
pomeriggio
e
la
sera
con
Augusta
.
Essa
era
occupatissima
ed
io
le
stavo
accanto
inerte
.
Mi
pareva
di
essere
trasportato
cosí
,
inerte
,
da
una
corrente
,
una
corrente
di
acqua
limpida
:
la
vita
onesta
della
mia
casa
.
M
'
abbandonavo
a
quella
corrente
che
mi
trasportava
ma
non
mi
nettava
.
Tutt
'
altro
!
Rilevava
la
mia
sozzura
.
Naturalmente
nella
lunga
notte
che
seguí
arrivai
al
proposito
.
Il
primo
fu
il
piú
ferreo
.
Mi
sarei
procurata
un
'
arma
per
abbattermi
subito
quando
mi
fossi
sorpreso
avviato
a
quella
parte
della
città
.
Mi
fece
bene
quel
proposito
e
mi
mitigò
.
Non
gemetti
mai
nel
mio
letto
ed
anzi
simulai
il
respiro
regolare
del
dormente
.
Cosí
ritornai
all
'
antica
idea
di
purificarmi
con
una
confessione
a
mia
moglie
,
proprio
come
quand
'
ero
stato
in
procinto
di
tradirla
con
Carla
.
Ma
era
oramai
una
confessione
ben
difficile
e
non
per
la
gravità
del
misfatto
,
ma
per
la
complicazione
da
cui
era
risultato
.
Di
fronte
a
un
giudice
quale
era
mia
moglie
,
avrei
pur
dovuto
accampare
le
circostanze
attenuanti
e
queste
sarebbero
risultate
solo
se
avessi
potuto
dire
della
violenza
impensata
con
cui
era
stata
spezzata
la
mia
relazione
con
Carla
.
Ma
allora
sarebbe
occorso
di
confessare
anche
quel
tradimento
oramai
antico
.
Era
piú
puro
di
questo
,
ma
(
chissà
?
)
per
una
moglie
piú
offensivo
.
A
forza
di
studiarmi
arrivai
a
dei
propositi
sempre
piú
ragionevoli
.
Pensai
di
evitare
il
ripetersi
di
un
trascorso
simile
affrettandomi
ad
organizzare
un
'
altra
relazione
quale
quella
che
avevo
perduta
e
di
cui
si
vedeva
avevo
bisogno
.
Ma
anche
la
donna
nuova
mi
spaventava
.
Mille
pericoli
avrebbero
insidiato
me
e
la
mia
famigliuola
.
A
questo
mondo
un
'
altra
Carla
non
c
'
era
,
e
con
lacrime
amarissime
la
rimpiansi
,
lei
,
la
dolce
,
la
buona
,
che
aveva
persino
tentato
di
amare
la
donna
ch
'
io
amavo
e
che
non
vi
era
riuscita
solo
perché
io
le
avevo
messa
dinanzi
un
'
altra
donna
e
proprio
quella
che
non
amavo
affatto
!
7
.
Un
'
associazione
Fu
Guido
che
mi
volle
con
lui
nella
sua
nuova
casa
commerciale
.
Io
morivo
dalla
voglia
di
farne
parte
,
ma
son
sicuro
di
non
avergli
mai
lasciato
indovinare
tale
mio
desiderio
.
Si
capisce
che
,
nella
mia
inerzia
,
la
proposta
di
quell
'
attività
in
compagnia
di
un
amico
,
mi
fosse
simpatica
.
Ma
c
'
era
dell
'
altro
ancora
.
Io
non
avevo
ancora
abbandonata
la
speranza
di
poter
divenire
un
buon
negoziante
e
mi
pareva
piú
facile
di
progredire
insegnando
a
Guido
,
che
facendomi
insegnare
dall
'
Olivi
.
Tanti
a
questo
mondo
apprendono
soltanto
ascoltando
se
stessi
o
almeno
non
sanno
apprendere
ascoltando
gli
altri
.
Per
desiderare
quell
'
associazione
avevo
anche
altre
ragioni
.
Io
volevo
essere
utile
a
Guido
!
Prima
di
tutto
gli
volevo
bene
e
benché
egli
volesse
sembrare
forte
e
sicuro
,
a
me
pareva
un
inerme
abbisognante
di
una
protezione
che
io
volentieri
volevo
accordargli
.
Poi
anche
nella
mia
coscienza
e
non
solo
agli
occhi
di
Augusta
,
mi
pareva
che
piú
m
'
attaccavo
a
Guido
e
piú
chiara
risultasse
la
mia
assoluta
indifferenza
per
Ada
.
Insomma
io
non
aspettavo
che
una
parola
di
Guido
per
mettermi
a
sua
disposizione
,
e
questa
parola
non
venne
prima
,
solo
perché
egli
non
mi
credeva
tanto
inclinato
al
commercio
visto
che
non
avevo
voluto
saperne
di
quello
che
mi
veniva
offerto
in
casa
mia
.
Un
giorno
mi
disse
:
-
Io
ho
fatta
tutta
la
Scuola
Superiore
di
Commercio
,
ma
pur
mi
dà
un
po
'
di
pensiero
di
dover
regolare
sanamente
tutti
quei
particolari
che
garantiscono
il
sano
funzionamento
di
una
casa
commerciale
.
Sta
bene
che
il
commerciante
non
ha
bisogno
di
saper
di
nulla
,
perché
se
ha
bisogno
di
una
bilancia
chiama
il
bilanciaio
,
se
ha
bisogno
di
legge
invoca
l
'
avvocato
e
per
la
propria
contabilità
si
rivolge
ad
un
contabile
.
Ma
è
ben
duro
dover
consegnare
da
bel
principio
la
propria
contabilità
ad
un
estraneo
!
Fu
la
sua
prima
allusione
chiara
al
suo
proposito
di
tenermi
con
lui
.
Veramente
io
non
avevo
fatta
altra
pratica
di
contabilità
che
in
quei
pochi
mesi
in
cui
avevo
tenuto
il
libro
mastro
per
l
'
Olivi
,
ma
ero
certo
d
'
essere
il
solo
contabile
che
non
fosse
stato
un
estraneo
per
Guido
.
Si
parlò
chiaramente
per
la
prina
volta
dell
'
eventualità
di
una
nostra
associazione
quand
'
egli
andò
a
scegliere
i
mobili
per
il
suo
ufficio
.
Ordinò
senz
'
altro
due
scrivanie
per
la
stanza
della
direzione
.
Gli
domandai
arrossendo
:
-
Perché
due
?
Rispose
:
-
L
'
altra
è
per
te
.
Sentii
per
lui
una
tale
riconoscenza
che
quasi
l
'
avrei
abbracciato
.
Quando
fummo
usciti
dalla
bottega
,
Guido
,
un
po
'
imbarazzato
,
mi
spiegò
che
ancora
non
era
al
caso
di
offrirmi
una
posizione
in
casa
sua
.
Lasciava
a
mia
disposizione
quel
posto
nella
sua
stanza
,
solo
per
indurmi
a
venir
a
tenergli
compagnia
ogni
qualvolta
mi
fosse
piaciuto
.
Non
voleva
obbligarmi
a
nulla
ed
anche
lui
restava
libero
.
Se
il
suo
commercio
fosse
andato
bene
m
'
avrebbe
concesso
un
posto
nella
direzione
della
sua
casa
.
Parlando
del
suo
commercio
,
la
bella
faccia
bruna
di
Guido
si
faceva
molto
seria
.
Pareva
ch
'
egli
avesse
già
pensate
tutte
le
operazioni
a
cui
voleva
dedicarsi
.
Guardava
lontano
,
al
disopra
della
mia
testa
,
ed
io
mi
fidai
tanto
della
serietà
delle
sue
meditazioni
,
che
mi
volsi
anch
'
io
a
guardare
quello
ch
'
egli
vedeva
,
cioè
quelle
operazioni
che
dovevano
portargli
la
fortuna
.
Egli
non
voleva
camminare
né
la
via
percorsa
con
tanto
successo
da
nostro
suocero
né
quella
della
modestia
e
della
sicurezza
battuta
dall
'
Olivi
.
Tutti
costoro
,
per
lui
,
erano
dei
commercianti
all
'
antica
.
Bisognava
seguire
tutt
'
altra
via
,
ed
egli
volentieri
si
associava
a
me
perché
mi
riteneva
non
ancora
rovinato
dai
vecchi
.
Tutto
ciò
mi
parve
vero
.
Mi
veniva
regalato
il
mio
primo
successo
commerciale
ed
arrossii
dal
piacere
una
seconda
volta
.
Fu
cosí
e
per
la
gratitudine
della
stima
ch
'
egli
m
'
aveva
dimostrato
,
ch
'
io
lavorai
con
lui
e
per
lui
,
ora
piú
ora
meno
intensamente
,
per
ben
due
anni
,
senz
'
altro
compenso
che
la
gloria
di
quel
posto
nella
stanza
direttoriale
.
Fino
ad
allora
fu
quello
certamente
il
piú
lungo
periodo
ch
'
io
avessi
dedicato
ad
una
stessa
occupazione
.
Non
posso
vantarmene
solo
perché
tale
mia
attività
non
diede
alcun
frutto
né
a
me
né
a
Guido
ed
in
commercio
-
tutti
lo
sanno
-
non
si
può
giudicare
che
dal
risultato
.
Io
conservai
la
fiducia
d
'
esser
avviato
ad
un
grande
commercio
per
circa
tre
mesi
,
il
tempo
occorrente
a
fondare
quella
ditta
.
Seppi
che
a
me
sarebbe
toccato
non
solo
di
regolare
dei
particolari
come
la
corrispondenza
e
la
contabilità
,
ma
anche
di
sorvegliare
gli
affari
.
Guido
conservò
tuttavia
un
grande
ascendente
su
di
me
,
tanto
che
avrebbe
potuto
anche
rovinarmi
e
solo
la
mia
buona
fortuna
glielo
impedí
.
Bastava
un
suo
cenno
perché
accorressi
a
lui
.
Ciò
desta
la
mia
stupefazione
ancora
adesso
che
ne
scrivo
,
dopo
che
ho
avuto
il
tempo
di
pensarci
per
tanta
parte
della
mia
vita
.
E
scrivo
ancora
di
questi
due
anni
perché
il
mio
attaccamento
a
lui
mi
sembra
una
chiara
manifestazione
della
mia
malattia
.
Che
ragione
c
'
era
di
attaccarsi
a
lui
per
apprendere
il
grande
commercio
e
subito
dopo
restare
attaccato
a
lui
per
insegnargli
quello
piccolo
?
Che
ragione
c
'
era
di
sentirsi
bene
in
quella
posizione
solo
perché
mi
sembrava
significasse
una
grande
indifferenza
per
Ada
la
mia
grande
amicizia
per
Guido
?
Chi
esigeva
da
me
tutto
questo
?
Non
bastava
a
provare
la
nostra
indifferenza
reciproca
l
'
esistenza
di
tutti
quei
marmocchi
cui
davamo
assiduamente
la
vita
?
Io
non
volevo
male
a
Guido
,
ma
non
sarebbe
stato
certamente
l
'
amico
che
avrei
liberamente
prescelto
.
Ne
vidi
sempre
tanto
chiaramente
i
difetti
che
il
suo
pensiero
spesso
mi
irritava
,
quando
non
mi
commoveva
qualche
suo
atto
di
debolezza
.
Per
tanto
tempo
gli
portai
il
sacrificio
della
mia
libertà
e
mi
lasciai
trascinare
da
lui
nelle
posizioni
piú
odiose
solo
per
assisterlo
!
Una
vera
e
propria
manifestazione
di
malattia
o
di
grande
bontà
,
due
qualità
che
stanno
in
rapporto
molto
intimo
fra
di
loro
.
Ciò
rimane
vero
se
anche
col
tempo
fra
noi
si
sviluppò
un
grande
affetto
come
succede
sempre
fra
gente
dabbene
che
si
vede
ogni
giorno
.
E
fu
un
grande
affetto
il
mio
!
Allorché
egli
scomparve
,
per
lungo
tempo
sentii
com
'
egli
mi
mancava
ed
anzi
l
'
intera
mia
vita
mi
sembrò
vuota
poiché
tanta
parte
ne
era
stata
invasa
da
lui
e
dai
suoi
affari
.
Mi
viene
da
ridere
al
ricordare
che
subito
,
nel
nostro
primo
affare
,
l
'
acquisto
dei
mobili
,
sbagliammo
in
certo
qual
modo
un
termine
.
Ci
eravamo
accollati
i
mobili
e
non
ci
decidevamo
ancora
a
stabilire
l
'
ufficio
.
Per
la
scelta
dell
'
ufficio
,
fra
me
a
Guido
c
'
era
una
divergenza
di
opinione
che
la
ritardò
.
Da
mio
suocero
e
dall
'
Olivi
io
avevo
sempre
visto
che
per
rendere
possibile
la
sorveglianza
del
magazzino
,
l
'
ufficio
vi
era
contiguo
.
Guido
protestava
con
una
smorfia
di
disgusto
:
-
Quegli
uffici
triestini
che
puzzano
di
baccalà
o
di
pellami
!
-
Egli
assicurava
che
avrebbe
saputo
organizzare
la
sorveglianza
anche
da
lontano
,
ma
intanto
esitava
.
Un
bel
giorno
il
venditore
dei
mobili
gl
'
intimò
di
ritirarli
perché
altrimenti
li
avrebbe
gettati
sulla
strada
e
allora
lui
corse
a
stabilire
un
ufficio
,
l
'
ultimo
che
gli
era
stato
offerto
,
privo
di
un
magazzino
nelle
vicinanze
,
ma
proprio
al
centro
della
città
.
È
perciò
che
il
magazzino
non
lo
ebbimo
mai
piú
.
L
'
ufficio
si
componeva
di
due
vaste
stanze
bene
illuminate
e
di
uno
stanzino
privo
di
finestre
.
Sulla
porta
di
questo
stanzino
inabitabile
fu
appiccicato
un
bollettino
con
l
'
iscrizione
in
lettere
lapidarie
:
Contabilità
;
poi
,
delle
altre
due
porte
l
'
una
ebbe
il
bollettino
:
Cassa
e
l
'
altra
fu
addobbata
dalla
designazione
tanto
inglese
di
Privato
.
Anche
Guido
aveva
studiato
il
commercio
in
Inghilterra
e
ne
aveva
riportate
delle
nozioni
utili
.
La
Cassa
fu
,
come
di
dovere
,
fornita
di
una
magnifica
cassa
di
ferro
e
del
cancello
tradizionale
.
La
nostra
stanza
Privata
divenne
una
camera
di
lusso
splendidamente
tappezzata
in
un
colore
bruno
vellutato
e
fornita
delle
due
scrivanie
,
di
un
sofà
e
di
varie
comodissime
poltrone
.
Poi
venne
l
'
acquisto
dei
libri
e
dei
varii
utensili
.
Qui
la
mia
parte
di
direttore
fu
indiscussa
.
Io
ordinavo
e
le
cose
arrivavano
.
Invero
avrei
preferito
di
non
essere
seguito
tanto
prontamente
,
ma
era
mio
dovere
di
dire
tutte
le
cose
che
occorrevano
in
un
ufficio
.
Allora
credetti
di
scoprire
la
grande
differenza
che
c
'
era
fra
me
e
Guido
.
Quanto
sapevo
io
,
mi
serviva
per
parlare
e
a
lui
per
agire
.
Quand
'
egli
arrivava
a
sapere
quello
che
sapevo
io
e
non
piú
,
lui
comperava
.
È
vero
che
talvolta
in
commercio
fu
ben
deciso
a
non
far
nulla
,
cioè
a
non
comperare
né
vendere
,
ma
anche
questa
mi
parve
una
risoluzione
di
persona
che
crede
di
saper
molto
.
Io
sarei
stato
piú
dubbioso
anche
nell
'
inerzia
.
In
quegli
acquisti
fui
molto
prudente
.
Corsi
dall
'
Olivi
a
prendere
le
misure
per
i
copialettere
e
per
i
libri
di
contabilità
.
Poi
il
giovine
Olivi
m
'
aiutò
ad
aprire
i
libri
e
mi
spiegò
anche
una
volta
la
contabilità
a
partita
doppia
,
tutta
roba
non
difficile
,
ma
che
si
dimentica
tanto
facilmente
.
Quando
si
sarebbe
arrivati
al
bilancio
,
egli
m
'
avrebbe
spiegato
anche
quello
.
Non
sapevamo
ancora
quello
che
avremmo
fatto
in
quell
'
ufficio
(
adesso
so
che
neppure
Guido
allora
lo
sapeva
)
e
si
discuteva
di
tutta
la
nostra
organizzazione
.
Ricordo
che
per
giorni
si
parlò
dove
avremmo
messi
gli
altri
impiegati
se
di
essi
avessimo
avuto
bisogno
.
Guido
suggeriva
di
metterne
quanti
potessero
capirvi
nella
Cassa
.
Ma
il
piccolo
Luciano
,
l
'
unico
nostro
impiegato
per
il
momento
,
dichiarava
che
là
dove
c
'
era
la
cassa
,
non
potessero
esserci
altre
persone
fuori
di
quelle
addette
alla
cassa
stessa
.
Era
ben
dura
di
dover
accettare
delle
lezioni
dal
nostro
galoppino
!
Io
ebbi
un
'
ispirazione
:
-
A
me
sembra
di
ricordare
che
in
Inghilterra
si
paghi
tutto
con
assegni
.
Era
una
cosa
che
m
'
era
stata
detta
a
Trieste
.
-
Bravo
!
-
disse
Guido
.
-
Anch
'
io
lo
ricordo
ora
.
Curioso
che
l
'
avevo
dimenticato
!
Si
mise
a
spiegare
a
Luciano
in
lungo
e
in
largo
come
non
si
usasse
piú
di
maneggiare
tanto
denaro
.
Gli
assegni
giravano
dall
'
uno
all
'
altro
in
tutti
gl
'
importi
che
si
voleva
.
Fu
una
bella
vittoria
la
nostra
,
e
Luciano
tacque
.
Costui
ebbe
un
grande
vantaggio
da
quanto
apprese
da
Guido
.
Il
nostro
galoppino
è
oggidí
un
commerciante
di
Trieste
assai
rispettato
.
Egli
mi
saluta
ancora
con
una
certa
umiltà
attenuata
da
un
sorriso
.
Guido
spendeva
sempre
una
parte
della
giornata
ad
insegnare
dapprima
a
Luciano
,
poi
a
me
e
quindi
all
'
impiegata
.
Ricordo
ch
'
egli
aveva
accarezzato
per
lungo
tempo
l
'
idea
di
fare
il
commercio
in
commissione
per
non
arrischiare
il
proprio
denaro
.
Spiegò
l
'
essenza
di
tale
commercio
a
me
e
,
visto
che
evidentemente
io
capivo
troppo
presto
,
si
mise
a
spiegarlo
a
Luciano
che
per
molto
tempo
stette
a
sentirlo
coi
segni
della
piú
viva
attenzione
,
i
grandi
occhi
lucenti
nella
faccia
ancora
imberbe
.
Non
si
può
dire
che
Guido
abbia
perduto
il
suo
tempo
,
perché
Luciano
è
il
solo
fra
di
noi
che
sia
riuscito
in
quel
genere
di
commercio
.
Eppoi
si
dice
che
la
scienza
è
quella
che
vince
!
Intanto
da
Buenos
Aires
arrivarono
i
pesos
.
Fu
un
affare
serio
!
A
me
era
parsa
dapprima
una
cosa
facile
,
ma
invece
il
mercato
di
Trieste
non
era
preparato
a
quella
moneta
esotica
.
Ebbimo
di
nuovo
bisogno
del
giovine
Olivi
che
c
'
insegnò
il
modo
di
realizzare
quegli
assegni
.
Poi
,
perché
a
un
dato
punto
fummo
lasciati
soli
,
sembrando
all
'
Olivi
di
averci
condotti
a
buon
porto
,
Guido
si
trovò
per
varii
giorni
con
le
tasche
gonfie
di
corone
,
finché
non
trovammo
la
via
ad
una
Banca
che
ci
sbrigò
dell
'
incomodo
fardello
consegnandoci
un
libretto
assegni
di
cui
presto
apprendemmo
a
far
uso
.
Guido
sentí
il
bisogno
di
dire
all
'
Olivi
che
gli
facilitava
il
cosidetto
impianto
:
-
Le
assicuro
che
non
farò
mai
la
concorrenza
alla
ditta
del
mio
amico
!
Ma
il
giovinotto
che
del
commercio
aveva
un
altro
concetto
,
rispose
:
-
Magari
ci
fosse
un
maggior
numero
di
contraenti
nei
nostri
articoli
.
Si
starebbe
meglio
!
Guido
restò
a
bocca
aperta
,
comprese
troppo
bene
come
gli
succedeva
sempre
e
si
attaccò
a
quella
teoria
che
propinò
a
chi
la
volle
.
Ad
onta
della
sua
Scuola
Superiore
,
Guido
aveva
un
concetto
poco
preciso
del
dare
e
dell
'
avere
.
Stette
a
guardare
con
sorpresa
come
io
costituii
il
Conto
Capitale
ed
anche
come
registrai
le
spese
.
Poi
fu
tanto
dotto
di
contabilità
che
quando
gli
si
proponeva
un
affare
,
lo
analizzava
prima
di
tutto
dal
punto
di
vista
contabile
.
Gli
pareva
addirittura
che
la
conoscenza
della
contabilità
conferisse
al
mondo
un
nuovo
aspetto
.
Egli
vedeva
nascere
debitori
e
creditori
dappertutto
anche
quando
due
si
picchiavano
o
si
baciavano
.
Si
può
dire
ch
'
egli
entrò
in
commercio
armato
della
massima
prudenza
.
Rifiutò
una
quantità
di
affari
ed
anzi
per
sei
mesi
li
rifiutò
tutti
con
l
'
aria
tranquilla
di
chi
sa
meglio
:
-
No
!
-
diceva
,
e
il
monosillabo
pareva
il
risultato
di
un
calcolo
preciso
anche
quando
si
trattava
di
un
articolo
ch
'
egli
non
aveva
mai
visto
.
Ma
tutta
quella
riflessione
era
stata
sprecata
a
vedere
come
l
'
affare
eppoi
il
suo
eventuale
beneficio
o
la
sua
perdita
avrebbe
dovuto
passare
traverso
ad
una
contabilità
.
Era
l
'
ultima
cosa
ch
'
egli
avesse
appreso
e
s
'
era
sovrapposta
a
tutte
le
sue
nozioni
.
Mi
duole
di
dover
dire
tanto
male
del
mio
povero
amico
,
ma
devo
essere
veritiero
anche
per
intendere
meglio
me
stesso
.
Ricordo
quanta
intelligenza
egli
impiegò
per
ingombrare
il
nostro
piccolo
ufficio
di
fantasticherie
che
c
'
impedivano
ogni
sana
operosità
.
A
un
dato
punto
,
per
iniziare
il
lavoro
in
commissione
,
lanciammo
per
posta
un
migliaio
di
circolari
.
Guido
fece
questa
riflessione
:
-
Quanti
francobolli
risparmiati
se
prima
di
spedire
queste
circolari
sapessimo
quali
di
esse
raggiungeranno
le
persone
che
le
considereranno
!
La
frase
sola
non
avrebbe
impedito
nulla
,
ma
egli
se
ne
compiacque
troppo
e
cominciò
a
gettare
per
aria
le
circolari
chiuse
per
spedire
solo
quelle
che
cadevano
dalla
parte
dell
'
indirizzo
.
L
'
esperimento
ricordava
qualche
cosa
di
simile
ch
'
io
avevo
fatto
in
passato
,
ma
tuttavia
a
me
sembra
di
non
essere
mai
arrivato
a
tale
punto
.
Naturalmente
io
non
raccolsi
né
spedii
le
circolari
da
lui
eliminate
,
perché
non
potevo
essere
certo
che
non
ci
fosse
stata
realmente
una
seria
ispirazione
che
lo
avesse
diretto
in
quell
'
eliminazione
e
dovessi
perciò
non
sprecare
i
francobolli
che
toccava
di
pagare
a
lui
.
La
mia
buona
sorte
m
'
impedí
di
venir
rovinato
da
Guido
,
ma
la
stessa
buona
sorte
m
'
impedí
pure
di
prendere
una
parte
troppo
attiva
nei
suoi
affari
.
Lo
dico
ad
alta
voce
perché
altri
a
Trieste
pensa
che
non
sia
stato
cosí
:
durante
il
tempo
che
passai
con
lui
,
non
intervenni
mai
con
un
'
ispirazione
qualunque
,
del
genere
di
quelle
della
frutta
secca
.
Mai
lo
spinsi
ad
un
affare
e
mai
gliene
impedii
alcuno
.
Ero
l
'
ammonitore
!
Lo
spingevo
all
'
attività
,
all
'
oculatezza
.
Ma
non
avrei
osato
di
gettare
sul
tavolo
da
giuoco
i
suoi
denari
.
Accanto
a
lui
io
mi
feci
molto
inerte
.
Cercai
di
metterlo
sulla
retta
via
e
forse
non
ci
riuscii
per
troppa
inerzia
.
Del
resto
,
quando
due
si
trovano
insieme
,
non
spetta
loro
di
decidere
chi
dei
due
deve
essere
Don
Quijote
e
chi
Sancio
Panza
.
Egli
faceva
l
'
affare
ed
io
da
buon
Sancio
lo
seguivo
lento
lento
nei
miei
libri
dopo
di
averlo
esaminato
e
criticato
come
dovevo
.
Il
commercio
in
commissione
fiascheggiò
completamente
,
ma
senz
'
arrecarci
alcun
danno
.
Il
solo
che
c
'
inviò
delle
merci
fu
un
cartolaio
di
Vienna
,
e
una
parte
di
quegli
oggetti
di
cancelleria
furono
venduti
da
Luciano
che
pian
pianino
arrivò
a
sapere
quanta
commissione
ci
spettasse
e
se
la
fece
concedere
quasi
tutta
da
Guido
.
Guido
finí
con
l
'
accondiscendere
perché
erano
piccolezze
,
eppoi
perché
il
primo
affare
liquidato
cosí
doveva
portare
fortuna
.
Questo
primo
affare
ci
lasciò
lo
strascico
nel
camerino
dei
ripostigli
di
una
quantità
di
oggetti
di
cancelleria
che
dovemmo
pagare
e
tenere
.
Ne
avevamo
per
il
consumo
di
molti
anni
di
una
casa
commerciale
ben
piú
attiva
della
nostra
.
Per
un
paio
di
mesi
quel
piccolo
ufficio
luminoso
,
nel
centro
della
città
,
fu
per
noi
un
ritrovo
gradevole
.
Vi
si
lavorava
ben
poco
(
io
credo
vi
si
abbiano
conchiusi
in
tutto
due
affari
in
imballaggi
usati
vuoti
per
i
quali
nello
stesso
giorno
s
'
incontrarono
da
noi
la
domanda
e
l
'
offerta
e
da
cui
ricavammo
un
piccolo
utile
)
e
vi
si
chiacchierava
molto
,
da
buoni
ragazzi
,
anche
con
quell
'
innocente
di
Luciano
,
il
quale
,
quando
si
parlava
d
'
affari
,
s
'
agitava
come
altri
della
sua
età
quando
sente
dire
di
donne
.
Allora
m
'
era
facile
di
divertirmi
da
innocente
con
gl
'
innocenti
perché
non
avevo
ancora
perduta
Carla
.
E
di
quell
'
epoca
ricordo
con
piacere
la
giornata
intera
.
La
sera
,
a
casa
,
avevo
molte
cose
da
raccontare
ad
Augusta
e
potevo
dirle
tutte
quelle
che
si
riferivano
all
'
ufficio
,
senz
'
alcun
'
eccezione
e
senza
dover
aggiungervi
qualche
cosa
per
falsarle
.
Non
mi
preoccupava
affatto
quando
Augusta
impensierita
esclamava
:
-
Ma
quando
comincerete
a
guadagnare
dei
denari
?
Denari
?
A
quelli
non
ci
avevamo
ancora
neppur
pensato
.
Noi
sapevamo
che
prima
bisognava
fermarsi
a
guardare
,
studiare
le
merci
,
il
paese
e
anche
il
nostro
Hinterland
.
Non
s
'
improvvisava
mica
cosí
una
casa
di
commercio
!
E
anche
Augusta
s
'
acquietava
alle
mie
spiegazioni
.
Poi
nel
nostro
ufficio
fu
ammesso
un
ospite
molto
rumoroso
.
Un
cane
da
caccia
di
pochi
mesi
,
agitato
e
invadente
.
Guido
lo
amava
molto
e
aveva
organizzato
per
lui
un
approvvigionamento
regolare
di
latte
e
di
carne
.
Quando
non
avevo
da
fare
né
da
pensare
,
lo
vedevo
anch
'
io
con
piacere
saltellare
per
l
'
ufficio
in
quei
quattro
o
cinque
atteggiamenti
che
noi
sappiamo
interpretare
dal
cane
e
che
ce
lo
rendono
tanto
caro
.
Ma
non
mi
pareva
fosse
al
suo
posto
con
noi
,
cosí
rumoroso
e
sudicio
!
Per
me
la
presenza
di
quel
cane
nel
nostro
ufficio
,
fu
la
prima
prova
che
Guido
forní
di
non
essere
degno
di
dirigere
una
casa
commerciale
.
Ciò
provava
un
'
assenza
assoluta
di
serietà
.
Tentai
di
spiegargli
che
il
cane
non
poteva
promovere
i
nostri
affari
,
ma
non
ebbi
il
coraggio
di
insistere
ed
egli
con
una
risposta
qualunque
mi
fece
tacere
.
Perciò
mi
parve
di
dover
dedicarmi
io
all
'
educazione
di
quel
mio
collega
e
gli
assestai
con
grande
voluttà
qualche
calcio
quando
Guido
non
c
'
era
.
Il
cane
guaiva
e
dapprima
ritornava
a
me
credendo
io
l
'
avessi
urtato
per
errore
.
Ma
un
secondo
calcio
gli
spiegava
meglio
il
primo
ed
allora
egli
si
rincantucciava
e
finché
Guido
non
arrivava
nell
'
ufficio
non
v
'
era
pace
.
Mi
pentii
poi
di
aver
imperversato
su
di
un
innocente
,
ma
troppo
tardi
.
Colmai
il
cane
di
gentilezze
,
ma
esso
non
si
fidò
piú
di
me
ed
in
presenza
di
Guido
diede
chiaro
segno
della
sua
antipatia
.
-
Strano
!
-
disse
Guido
.
-
Fortuna
che
so
chi
tu
sia
,
perché
altrimenti
diffiderei
di
te
.
I
cani
di
solito
non
sbagliano
con
le
loro
antipatie
.
Per
far
dileguare
i
sospetti
di
Guido
,
quasi
quasi
gli
avrei
raccontato
in
quale
modo
io
avevo
saputo
conquistarmi
l
'
antipatia
del
cane
.
Ebbi
presto
una
scaramuccia
con
Guido
su
una
questione
che
veramente
non
avrebbe
dovuto
importarmi
tanto
.
Occupatosi
con
tanta
passione
di
contabilità
,
egli
si
mise
in
capo
di
mettere
le
sue
spese
di
famiglia
nel
conto
delle
spese
generali
.
Dopo
di
essermi
consultato
con
l
'
Olivi
,
io
mi
vi
opposi
e
difesi
gl
'
interessi
del
vecchio
Cada
.
Non
era
infatti
possibile
di
mettere
in
quel
conto
tutto
ciò
che
spendeva
Guido
,
Ada
eppoi
anche
quello
che
costarono
i
due
gemelli
quando
nacquero
.
Erano
delle
spese
che
incombevano
personalmente
a
Guido
e
non
alla
ditta
.
Poi
,
in
compenso
,
suggerii
di
scrivere
a
Buenos
Aires
per
accordarsi
per
un
salario
per
Guido
.
Il
padre
si
rifiutò
di
concederlo
osservando
che
Guido
percepiva
già
il
settantacinque
per
cento
dei
benefici
mentre
a
lui
non
toccava
che
il
residuo
.
A
me
parve
una
risposta
giusta
mentre
Guido
si
mise
a
scrivere
delle
lunghe
lettere
al
padre
per
discutere
la
questione
da
un
punto
di
vista
superiore
,
come
egli
diceva
.
Buenos
Aires
era
molto
lontana
e
cosí
la
corrispondenza
durò
finché
durò
la
nostra
casa
.
Ma
io
vinsi
il
mio
punto
!
Il
conto
spese
generali
rimase
puro
e
non
fu
inquinato
dalle
spese
particolari
di
Guido
e
il
capitale
fu
compromesso
intero
dal
crollo
della
casa
,
ma
proprio
intero
senza
deduzioni
.
La
quinta
persona
ammessa
nel
nostro
ufficio
(
calcolando
anche
Argo
)
fu
Carmen
.
Io
assistetti
alla
sua
assunzione
all
'
impiego
.
Ero
venuto
all
'
ufficio
dopo
di
essere
stato
da
Carla
e
mi
sentivo
molto
sereno
,
di
quella
serenità
delle
otto
di
mattina
del
principe
di
Taillerand
.
Nell
'
oscuro
corridoio
vidi
una
signorina
,
e
Luciano
mi
disse
ch
'
essa
voleva
parlare
con
Guido
in
persona
.
Io
avevo
qualche
cosa
da
fare
e
la
pregai
di
attendere
là
fuori
.
Guido
entrò
poco
dopo
nella
nostra
stanza
evidentemente
senz
'
aver
vista
la
signorina
e
Luciano
venne
a
porgergli
il
biglietto
di
presentazione
di
cui
la
signorina
era
fornita
.
Guido
lo
lesse
eppoi
:
-
No
!
-
disse
seccamente
levandosi
la
giubba
perché
faceva
caldo
.
Ma
subito
dopo
ebbe
un
'
esitazione
:
-
Bisognerà
che
le
parli
per
riguardo
a
chi
la
raccomanda
.
La
fece
entrare
ed
io
la
guardai
soltanto
quando
vidi
che
Guido
s
'
era
gettato
con
un
balzo
sulla
propria
giubba
per
indossarla
e
s
'
era
rivolto
alla
fanciulla
con
la
bella
faccia
bruna
arrossata
e
gli
occhi
scintillanti
.
Ora
io
sono
sicuro
di
aver
viste
delle
fanciulle
altrettanto
belle
di
Carmen
,
ma
non
di
una
bellezza
tanto
aggressiva
cioè
tanto
evidente
alla
prima
occhiata
.
Di
solito
le
donne
prima
si
creano
per
il
proprio
desiderio
mentre
questa
non
aveva
il
bisogno
di
tale
prima
fase
.
Guardandola
sorrisi
e
anche
risi
.
Mi
pareva
simile
ad
un
industriale
che
corresse
per
il
mondo
gridando
l
'
eccellenza
dei
suoi
prodotti
.
Si
presentava
per
avere
un
impiego
,
ma
io
avrei
avuto
voglia
d
'
intervenire
nelle
trattative
per
domandarle
:
-
Quale
impiego
?
Per
un
'
alcova
?
Io
vidi
che
la
sua
faccia
non
era
tinta
,
ma
i
colori
ne
erano
tanto
precisi
,
tanto
azzurro
il
candore
e
tanto
simile
a
quello
delle
frutta
mature
il
rossore
,
che
l
'
artificio
vi
era
simulato
alla
perfezione
.
I
suoi
grandi
occhi
bruni
rifrangevano
una
tale
quantità
di
luce
che
ogni
loro
movimento
aveva
una
grande
importanza
.
Guido
l
'
aveva
fatta
sedere
ed
essa
modestamente
guardava
la
punta
del
proprio
ombrellino
o
piú
probabilmente
il
proprio
stivaletto
verniciato
.
Quand
'
egli
le
parlò
,
essa
levò
rapidamente
gli
occhi
e
glieli
rivolse
sulla
faccia
cosí
luminosi
,
che
il
mio
povero
principale
ne
fu
proprio
abbattuto
.
Era
vestita
modestamente
,
ma
ciò
non
le
giovava
perché
ogni
modestia
sul
suo
corpo
s
'
annullava
.
Solo
gli
stivaletti
erano
di
lusso
e
ricordavano
un
po
'
la
carta
bianchissima
che
Velasquez
metteva
sotto
ai
piedi
dei
suoi
modelli
.
Anche
Velasquez
,
per
staccare
Carmen
dall
'
ambiente
,
l
'
avrebbe
poggiata
sul
nero
di
lacca
.
Nella
mia
serenità
io
stetti
a
sentire
curiosamente
,
Guido
le
domandò
se
conoscesse
la
stenografia
.
Essa
confessò
di
non
conoscerla
affatto
,
ma
aggiunse
che
aveva
una
grande
pratica
di
scrivere
sotto
dettatura
.
Curioso
!
Quella
figura
alta
,
slanciata
e
tanto
armonica
,
produceva
una
voce
roca
.
Non
seppi
celare
la
mia
sorpresa
:
-
È
raffreddata
?
-
le
domandai
.
-
No
!
-
mi
rispose
-
Perché
me
lo
domanda
?
-
e
fu
tanto
sorpresa
che
l
'
occhiata
in
cui
m
'
avvolse
fu
anche
piú
intensa
.
Non
sapeva
di
avere
una
voce
tanto
stonata
ed
io
dovetti
supporre
che
anche
il
suo
piccolo
orecchio
non
fosse
tanto
perfetto
come
appariva
.
Guido
le
domandò
se
conoscesse
l
'
inglese
,
il
francese
o
il
tedesco
.
Egli
le
lasciava
la
scelta
visto
che
noi
ancora
non
sapevamo
di
quale
lingua
avremmo
avuto
bisogno
.
Carmen
rispose
che
sapeva
un
po
'
di
tedesco
,
ma
pochissimo
.
Guido
non
prendeva
mai
alcuna
decisione
senza
ragionare
:
-
Noi
non
abbiamo
bisogno
del
tedesco
perché
lo
so
molto
bene
io
.
La
signorina
aspettava
la
parola
decisiva
che
a
me
pareva
fosse
già
stata
detta
e
,
per
affrettarla
,
raccontò
ch
'
essa
nel
nuovo
impiego
cercava
anche
la
possibilità
d
'
impratichirsi
e
che
perciò
si
sarebbe
contentata
di
un
salario
ben
modesto
.
Uno
dei
primi
effetti
della
bellezza
femminile
su
di
un
uomo
è
quello
di
levargli
l
'
avarizia
.
Guido
si
strinse
nelle
spalle
per
significare
che
di
cose
tanto
insignificanti
non
si
occupava
,
le
stabilí
il
salario
ch
'
essa
riconoscente
accettò
e
le
raccomandò
con
grande
serietà
di
studiare
la
stenografia
.
Questa
raccomandazione
egli
la
fece
solo
per
riguardo
a
me
col
quale
s
'
era
compromesso
dichiarando
che
il
primo
impiegato
ch
'
egli
avrebbe
assunto
sarebbe
stato
uno
stenografo
perfetto
.
Quella
sera
stessa
raccontai
del
mio
nuovo
collega
a
mia
moglie
.
Essa
ne
fu
oltremodo
spiacente
.
Senza
ch
'
io
gliel
'
avessi
detto
,
essa
pensò
subito
che
Guido
avesse
assunta
al
suo
servizio
quella
fanciulla
per
farsene
un
'
amante
.
Io
discussi
con
lei
e
,
pur
ammettendo
che
Guido
si
comportava
un
poco
da
innamorato
,
asserii
ch
'
egli
avrebbe
potuto
riaversi
da
quel
colpo
di
fulmine
senza
che
vi
fossero
delle
conseguenze
.
La
fanciulla
,
in
complesso
,
pareva
dabbene
.
Pochi
giorni
dopo
-
non
so
se
per
caso
-
ebbimo
in
ufficio
la
visita
di
Ada
.
Guido
non
c
'
era
ancora
ed
essa
si
fermò
con
me
per
un
istante
per
domandarmi
a
che
ora
sarebbe
venuto
.
Poi
,
con
passo
esitante
,
si
recò
nella
stanza
vicina
ove
in
quel
momento
non
c
'
erano
che
Carmen
e
Luciano
.
Carmen
stava
esercitandosi
alla
macchina
da
scrivere
,
tutt
'
assorta
a
rintracciarvi
le
singole
lettere
.
Alzò
i
begli
occhi
per
guardare
Ada
che
la
fissava
.
Come
erano
differenti
le
due
donne
!
Si
somigliavano
un
poco
,
ma
Carmen
pareva
un
'
Ada
caricata
.
Io
pensai
che
veramente
l
'
una
che
pur
era
vestita
piú
riccamente
,
fosse
fatta
per
divenire
una
moglie
o
una
madre
mentre
all
'
altra
,
ad
onta
che
in
quell
'
istante
portasse
un
modesto
grembiule
per
non
insudiciare
il
suo
vestito
alla
macchina
,
toccava
la
parte
di
amante
.
Non
so
se
a
questo
mondo
vi
sieno
dei
dotti
che
saprebbero
dire
perché
il
bellissimo
occhio
di
Ada
adunasse
meno
luce
di
quello
di
Carmen
e
fosse
perciò
un
vero
organo
per
guardare
le
cose
e
le
persone
e
non
per
sbalordirle
.
Cosí
Carmen
ne
sopportò
benissimo
l
'
occhiata
sdegnosa
,
ma
anche
curiosa
;
v
'
era
dentro
fors
'
anche
un
poco
d
'
invidia
,
o
ve
la
misi
io
?
Questa
fu
l
'
ultima
volta
in
cui
io
vidi
Ada
ancora
bella
,
proprio
quale
s
'
era
rifiutata
a
me
.
Poi
venne
la
sua
disastrosa
gravidanza
e
i
due
gemelli
ebbero
bisogno
dell
'
intervento
del
chirurgo
per
venire
all
'
aria
.
Subito
dopo
fu
colpita
da
quella
malattia
che
le
tolse
ogni
bellezza
.
Perciò
io
ricordo
tanto
bene
quella
visita
.
Ma
la
ricordo
anche
perché
in
quel
momento
tutta
la
mia
simpatia
andò
a
lei
dalla
bellezza
mite
e
modesta
abbattuta
da
quella
tanto
differente
dell
'
altra
.
Io
non
amavo
certo
Carmen
e
non
ne
sapevo
altro
che
i
magnifici
occhi
,
gli
splendidi
colori
,
poi
la
voce
roca
e
infine
il
modo
-
di
cui
essa
era
innocente
-
come
era
stata
ammessa
lí
dentro
.
Volli
invece
proprio
bene
ad
Ada
in
quel
momento
,
ed
è
una
cosa
ben
strana
di
voler
bene
ad
una
donna
che
si
desiderò
ardentemente
,
che
non
si
ebbe
e
di
cui
ora
non
importa
niente
.
In
complesso
si
arriva
cosí
alle
stesse
condizioni
in
cui
ci
si
troverebbe
qualora
essa
avesse
aderito
ai
nostri
desiderii
,
ed
è
sorprendente
di
poter
constatare
ancora
una
volta
come
certe
cose
per
cui
viviamo
hanno
una
ben
piccola
importanza
.
Volli
abbreviarle
il
dolore
e
la
precedetti
all
'
altra
stanza
.
Guido
,
che
subito
dopo
entrò
,
si
fece
molto
rosso
alla
vista
della
moglie
.
Ada
gli
disse
una
ragione
plausibilissima
per
cui
era
venuta
,
ma
subito
dopo
e
in
atto
di
lasciarci
,
gli
domandò
:
-
Avete
assunto
in
ufficio
una
nuova
impiegata
?
-
Si
!
-
disse
Guido
e
,
per
celare
la
sua
confusione
,
non
trovò
di
meglio
che
d
'
interrompersi
per
domandare
se
qualcuno
fosse
venuto
a
cercarlo
.
Poi
,
avuta
la
mia
risposta
negativa
,
ebbe
ancora
una
smorfia
di
dispiacere
come
se
avesse
sperata
una
visita
importante
,
mentre
io
sapevo
che
non
aspettavamo
proprio
nessuno
e
appena
allora
disse
ad
Ada
con
un
aspetto
d
'
indifferenza
che
finalmente
gli
riuscí
di
assumere
:
-
Avevamo
bisogno
di
uno
stenografo
!
Io
mi
divertii
moltissimo
all
'
udire
ch
'
egli
sbagliava
anche
il
sesso
della
persona
di
cui
aveva
bisogno
.
La
venuta
di
Carmen
apportò
una
grande
vita
nel
nostro
ufficio
.
Non
parlo
della
vivacità
che
veniva
dai
suoi
occhi
,
dalla
gentile
sua
figura
e
dai
colori
della
sua
faccia
;
parlo
proprio
di
affari
.
Guido
ebbe
una
spinta
al
lavoro
dalla
presenza
di
quella
fanciulla
.
Prima
di
tutto
volle
dimostrare
a
me
e
a
tutti
gli
altri
che
la
nuova
impiegata
era
necessaria
,
ed
ogni
giorno
inventava
dei
nuovi
lavori
cui
partecipava
anche
lui
.
Poi
,
per
lungo
tempo
,
la
sua
attività
fu
un
mezzo
per
corteggiare
piú
efficacemente
la
fanciulla
.
Raggiunse
un
'
efficacia
inaudita
.
Doveva
insegnarle
la
forma
della
lettera
ch
'
egli
dettava
e
correggerle
l
'
ortografia
di
molte
moltissime
parole
.
Lo
fece
sempre
dolcemente
.
Qualunque
compenso
da
parte
della
fanciulla
non
sarebbe
stato
eccessivo
.
Pochi
degli
affari
inventati
da
lui
in
amore
gli
diedero
un
frutto
.
Una
volta
lavorò
lungamente
intorno
ad
un
affare
in
un
articolo
che
risultò
essere
proibito
.
Ci
trovammo
ad
un
certo
punto
di
fronte
ad
un
uomo
dalla
faccia
contratta
dal
dolore
sui
cui
calli
noi
,
senza
saperlo
,
eravamo
montati
.
Voleva
sapere
quest
'
uomo
che
cosa
c
'
entrassimo
noi
in
quell
'
articolo
e
supponeva
fossimo
stati
mandatarii
di
potenti
concorrenti
esteri
.
La
prima
volta
era
sconvolto
e
temeva
il
peggio
.
Quando
indovinò
la
nostra
ingenuità
,
ci
rise
in
faccia
e
ci
assicurò
che
non
saremmo
riusciti
a
nulla
.
Finí
ch
'
ebbe
ragione
,
ma
prima
che
ci
acconciassimo
alla
condanna
durò
non
poco
tempo
e
da
Carmen
furono
scritte
non
poche
lettere
.
Trovammo
che
l
'
articolo
era
irraggiungibile
perché
circondato
da
trincee
.
Io
non
dissi
nulla
di
tale
affare
ad
Augusta
,
ma
essa
ne
parlò
a
me
perché
Guido
ne
aveva
parlato
ad
Ada
per
dimostrarle
quanto
da
fare
avesse
il
nostro
stenografo
.
Ma
l
'
affare
che
non
fu
fatto
,
rimase
molto
importante
per
Guido
.
Ne
parlò
ogni
giorno
.
Era
convinto
che
in
nessun
'
altra
città
del
mondo
sarebbe
avvenuta
una
cosa
simile
.
Il
nostro
ambiente
commerciale
era
miserabile
ed
ogni
commerciante
intraprendente
vi
veniva
strangolato
.
Cosí
toccava
anche
a
lui
Nella
folle
,
disordinata
sequela
di
affari
che
in
quell
'
epoca
passò
per
le
nostre
mani
,
ve
ne
fu
uno
che
addirittura
ce
le
bruciò
.
Non
lo
cercammo
noi
;
fu
l
'
affare
che
ci
assaltò
.
Vi
fummo
cacciati
dentro
da
un
dalmata
,
certo
Tacich
,
il
cui
padre
aveva
lavorato
all
'
Argentina
col
padre
di
Guido
.
Venne
dapprima
a
trovarci
solo
per
avere
da
noi
delle
informazioni
commerciali
che
noi
seppimo
procurargli
.
Il
Tacich
era
un
bellissimo
giovine
,
anzi
troppo
bello
.
Alto
,
forte
,
aveva
una
faccia
olivastra
in
cui
si
fondevano
in
un
'
intonazione
deliziosa
l
'
azzurro
fosco
degli
occhi
,
le
lunghe
sopracciglia
e
i
brevi
folti
mustacchi
bruni
dai
riflessi
aurei
.
Insomma
v
'
era
in
lui
un
tale
intonato
studio
di
colore
che
a
me
parve
l
'
uomo
nato
per
accompagnarsi
a
Carmen
.
Anche
a
lui
parve
cosí
e
venne
a
trovarci
ogni
giorno
.
La
conversazione
nel
nostro
ufficio
durava
ogni
giorno
per
delle
ore
,
ma
non
fu
mai
noiosa
.
I
due
uomini
lottavano
per
conquistare
la
donna
e
,
come
tutti
gli
animali
in
amore
,
sfoggiavano
le
loro
migliori
qualità
.
Guido
era
un
po
'
trattenuto
dal
fatto
che
il
dalmata
veniva
a
trovarlo
anche
a
casa
sua
e
conosceva
perciò
Ada
,
ma
niente
poteva
piú
danneggiarlo
agli
occhi
di
Carmen
;
io
,
che
conoscevo
tanto
bene
quegli
occhi
,
lo
seppi
subito
,
mentre
il
Tacich
lo
apprese
molto
piú
tardi
e
,
per
avere
piú
frequente
il
pretesto
di
vederla
,
comperò
da
noi
anziché
dal
fabbricante
,
varii
vagoni
di
sapone
che
pagò
per
qualche
percento
piú
cari
.
Poi
,
sempre
per
amore
,
ci
ficcò
in
quell
'
affare
disastroso
.
Suo
padre
aveva
osservato
che
,
costantemente
,
in
certe
stagioni
,
il
solfato
di
rame
saliva
e
in
altre
calava
di
prezzo
.
Decise
perciò
di
comperarne
per
speculazione
nel
momento
piú
favorevole
,
in
Inghilterra
,
una
sessantina
di
tonnellate
.
Noi
parlammo
a
lungo
di
quell
'
affare
ed
anzi
lo
preparammo
mettendoci
in
relazione
con
una
casa
inglese
.
Poi
il
padre
telegrafò
al
figlio
che
il
buon
momento
gli
sembrava
giunto
e
disse
anche
il
prezzo
al
quale
sarebbe
stato
disposto
di
concludere
l
'
affare
.
Il
Tacich
,
innamorato
com
'
era
,
corse
da
noi
e
ci
consegnò
l
'
affare
avendone
in
premio
una
bella
,
grande
,
carezzevole
occhiata
da
Carmen
.
Il
povero
dalmata
incassò
riconoscente
l
'
occhiata
non
sapendo
ch
'
era
una
manifestazione
d
'
amore
per
Guido
.
Mi
ricordo
la
tranquillità
e
la
sicurezza
con
cui
Guido
s
'
accinse
all
'
affare
che
infatti
si
presentava
facilissimo
perché
in
Inghilterra
si
poteva
fissare
la
merce
per
consegna
al
nostro
porto
donde
veniva
ceduta
,
senz
'
esserne
rimossa
,
al
nostro
compratore
.
Egli
fissò
esattamente
l
'
importo
che
voleva
guadagnare
e
col
mio
aiuto
stabilí
quale
limite
dovesse
stabilire
al
nostro
amico
inglese
per
l
'
acquisto
.
Con
l
'
aiuto
del
vocabolario
combinammo
insieme
il
dispaccio
in
inglese
.
Una
volta
speditolo
,
Guido
si
fregò
le
mani
e
si
mise
a
calcolare
quante
corone
gli
sarebbero
piovute
in
cassa
in
premio
di
quella
lieve
e
breve
fatica
.
Per
tenersi
favorevoli
gli
dei
,
trovò
giusto
di
promettere
una
piccola
provvigione
a
me
e
quindi
,
con
qualche
malizia
,
anche
a
Carmen
che
all
'
affare
aveva
collaborato
con
i
suoi
occhi
.
Ambedue
volemmo
rifiutare
,
ma
egli
ci
supplicò
di
fingere
almeno
di
accettare
.
Temeva
altrimenti
il
nostro
malocchio
ed
io
lo
compiacqui
subito
per
rassicurarlo
.
Sapevo
con
certezza
matematica
che
da
me
non
potevano
venirgli
che
i
migliori
auguri
,
ma
capivo
ch
'
egli
potesse
dubitarne
.
Quaggiú
quando
non
ci
vogliamo
male
ci
amiamo
tutti
,
ma
però
i
nostri
vivi
desideri
accompagnano
solo
gli
affari
cui
partecipiamo
.
L
'
affare
fu
vagliato
in
tutti
i
sensi
ed
anzi
ricordo
che
Guido
calcolò
persino
per
quanti
mesi
,
col
beneficio
che
ne
avrebbe
tratto
,
avrebbe
potuto
mantenere
la
sua
famiglia
e
l
'
ufficio
,
cioè
le
sue
due
famiglie
,
come
egli
diceva
talvolta
o
i
suoi
due
uffici
come
diceva
tale
altra
quando
si
seccava
molto
in
casa
.
Fu
vagliato
troppo
,
quell
'
affare
,
e
non
riuscí
forse
per
questo
.
Da
Londra
capitò
un
breve
dispaccio
:
Notato
eppoi
l
'
indicazione
del
prezzo
di
quel
giorno
del
solfato
,
piú
elevato
di
molto
di
quello
concessoci
dal
nostro
compratore
.
Addio
affare
.
Il
Tacich
ne
fu
informato
e
poco
dopo
abbandonò
Trieste
.
In
quell
'
epoca
io
cessai
per
circa
un
mese
di
frequentare
l
'
ufficio
e
perciò
,
per
le
mie
mani
,
non
passò
una
lettera
che
giunse
alla
ditta
,
dall
'
aspetto
inoffensivo
,
ma
che
doveva
avere
gravi
conseguenze
per
Guido
.
Con
essa
,
quella
ditta
inglese
ci
confermava
il
suo
dispaccio
e
finiva
con
l
'
informarci
che
notava
il
nostro
ordine
valido
sino
a
revoca
.
Guido
non
ci
pensò
affatto
di
dare
tale
revoca
ed
io
,
quando
ritornai
in
ufficio
,
non
ricordai
piú
quell
'
affare
.
Cosí
varii
mesi
appresso
,
una
sera
,
Guido
venne
a
cercarmi
a
casa
con
un
dispaccio
ch
'
egli
non
intendeva
e
che
credeva
fosse
stato
indirizzato
a
noi
per
errore
ad
onta
che
portasse
chiaro
il
nostro
indirizzo
telegrafico
che
io
avevo
fatto
regolarmente
notare
non
appena
fummo
installati
nel
nostro
ufficio
.
Il
dispaccio
conteneva
solo
tre
parole
:
60
tons
settled
,
ed
io
lo
intesi
subito
,
ciò
che
non
era
difficile
perché
quello
del
solfato
di
rame
era
il
solo
affare
grosso
che
avessimo
trattato
.
Glielo
dissi
:
si
capiva
da
quel
dispaccio
che
il
prezzo
,
che
noi
avevamo
fissato
per
l
'
esecuzione
del
nostro
ordine
,
era
stato
raggiunto
e
che
perciò
eravamo
felici
proprietari
di
sessanta
tonnellate
di
solfato
di
rame
.
Guido
protestò
:
-
Come
si
può
pensare
ch
'
io
accetti
tanto
in
ritardo
l
'
esecuzione
del
mio
ordine
?
Pensai
subito
io
che
nel
nostro
ufficio
dovesse
esserci
la
lettera
di
conferma
del
primo
dispaccio
,
mentre
Guido
non
ricordava
di
averla
ricevuta
.
Lui
,
inquieto
,
propose
di
correre
subito
all
'
ufficio
per
vedere
se
ci
fosse
,
ciò
che
mi
fu
molto
gradito
perché
mi
seccava
quella
discussione
dinanzi
ad
Augusta
la
quale
ignorava
che
io
per
un
mese
non
m
'
ero
fatto
vedere
in
ufficio
.
Corremmo
all
'
ufficio
.
Guido
era
tanto
dispiacente
di
vedersi
costretto
a
quel
primo
grande
affare
che
,
per
esimersene
,
sarebbe
corso
fino
a
Londra
.
Aprimmo
l
'
ufficio
;
poi
,
a
tastoni
nell
'
oscurità
,
trovammo
la
via
alla
nostra
stanza
e
raggiungemmo
il
gas
,
per
accenderlo
.
Allora
la
lettera
fu
subito
trovata
ed
era
fatta
come
io
l
'
avevo
supposta
;
c
'
informava
cioè
che
il
nostro
ordine
valido
sino
a
revoca
era
stato
eseguito
.
Guido
guardò
la
lettera
con
la
fronte
contratta
non
so
se
dal
dispiacere
o
dallo
sforzo
di
voler
annientare
col
suo
sguardo
quanto
si
annunciava
esistente
con
tanta
semplicità
di
parola
.
-
E
pensare
-
osservò
-
che
sarebbe
bastato
di
scrivere
due
parole
per
risparmiarsi
un
danno
simile
.
Non
era
certo
un
rimprovero
diretto
a
me
perché
io
ero
stato
assente
dall
'
ufficio
e
,
per
quanto
avessi
saputo
trovare
subito
la
lettera
sapendo
ove
doveva
trovarsi
,
prima
di
allora
non
l
'
avevo
mai
vista
.
Ma
per
nettarmi
piú
radicalmente
da
ogni
rimprovero
,
lo
rivolsi
deciso
a
lui
:
-
Durante
la
mia
assenza
avresti
pur
dovuto
leggere
accuratamente
tutte
le
lettere
!
La
fronte
di
Guido
si
spianò
.
Alzò
le
spalle
e
mormorò
:
-
Può
ancora
finire
coll
'
essere
una
fortuna
quest
'
affare
.
Poco
dopo
mi
lasciò
ed
io
ritornai
a
casa
mia
.
Ma
il
Tacich
ebbe
ragione
:
in
certe
stagioni
il
solfato
di
rame
andava
giú
,
giú
,
ogni
giorno
piú
giú
e
noi
avevamo
nell
'
esecuzione
del
nostro
ordine
e
nella
immediata
impossibilità
di
cedere
la
merce
a
quel
prezzo
ad
altri
,
l
'
opportunità
di
studiare
tutto
il
fenomeno
.
La
nostra
perdita
aumentò
.
Il
primo
giorno
Guido
mi
domandò
consiglio
.
Avrebbe
potuto
vendere
con
una
perdita
piccola
in
confronto
di
quella
che
dovette
sopportare
poi
.
Io
non
volli
dare
dei
consigli
,
ma
non
trascurai
di
ricordargli
la
convinzione
del
Tacich
secondo
la
quale
il
ribasso
avrebbe
dovuto
continuare
per
oltre
cinque
mesi
.
Guido
rise
:
-
Adesso
non
mi
mancherebbe
altro
che
farmi
dirigere
nei
miei
affari
da
un
provinciale
!
Ricordo
che
tentai
pure
di
correggerlo
,
dicendogli
che
quel
provinciale
da
molti
anni
passava
il
suo
tempo
nella
piccola
cittadina
dalmata
a
guardare
il
solfato
di
rame
.
Io
non
posso
avere
alcun
rimorso
per
la
perdita
che
Guido
subí
in
quell
'
affare
.
Se
mi
avesse
ascoltato
gli
sarebbe
stata
risparmiata
.
Piú
tardi
discutemmo
l
'
affare
del
solfato
di
rame
con
un
agente
,
un
uomo
piccolo
,
grassoccio
,
vivo
e
accorto
,
che
ci
biasimò
di
aver
fatto
quell
'
acquisto
,
ma
che
non
sembrava
di
dividere
l
'
opinione
del
Tacich
.
Secondo
lui
il
solfato
di
rame
,
per
quanto
facesse
un
mercato
a
sé
,
pur
risentiva
la
fluttuazione
del
prezzo
del
metallo
.
Guido
da
quell
'
intervista
acquistò
una
certa
sicurezza
.
Pregò
l
'
agente
di
tenerlo
informato
di
ogni
movimento
nel
prezzo
;
avrebbe
aspettato
volendo
vendere
non
soltanto
senza
perdita
,
ma
con
un
piccolo
utile
.
L
'
agente
rise
discretamente
eppoi
nel
corso
del
discorso
disse
una
parola
ch
'
io
notai
perché
mi
parve
molto
vera
:
-
Curioso
come
a
questo
mondo
vi
sia
poca
gente
che
si
rassegni
a
perdite
piccole
;
sono
le
grandi
che
inducono
immediatamente
alla
grande
rassegnazione
.
Guido
non
ne
fece
caso
.
Io
ammirai
però
anche
lui
,
perché
all
'
agente
non
raccontò
per
quale
via
noi
fossimo
arrivati
a
quell
'
acquisto
.
Glielo
dissi
ed
egli
ne
menò
vanto
.
Avrebbe
temuto
,
mi
disse
,
di
screditare
noi
e
anche
la
nostra
merce
raccontando
la
storia
di
quell
'
acquisto
.
Poi
,
per
parecchio
tempo
,
non
parlammo
piú
del
solfato
,
finché
cioè
non
venne
da
Londra
una
lettera
con
la
quale
ci
si
invitava
al
pagamento
e
a
dare
istruzioni
per
la
spedizione
.
Ricevere
,
immagazzinare
sessanta
tonnellate
!
A
Guido
cominciò
a
girare
la
testa
.
Facemmo
i
calcoli
di
quanto
avremmo
speso
per
conservare
tale
merce
per
varii
mesi
.
Una
somma
enorme
!
Io
non
dissi
niente
,
ma
il
sensale
che
volontieri
avrebbe
vista
la
merce
arrivare
a
Trieste
perché
allora
prima
o
poi
avrebbe
avuto
lui
l
'
incarico
di
venderla
,
fece
osservare
a
Guido
che
quella
somma
che
a
lui
pareva
enorme
,
non
era
gran
cosa
se
espressa
in
percenti
sul
valore
della
merce
.
Guido
si
mise
a
ridere
perché
l
'
osservazione
gli
pareva
strana
:
-
Io
non
ho
mica
soli
cento
chili
di
solfato
;
ne
ho
sessanta
tonnellate
,
purtroppo
!
Egli
avrebbe
finito
col
lasciarsi
convincere
dal
calcolo
dell
'
agente
,
evidentemente
giusto
,
visto
che
con
un
piccolo
movimento
in
sú
del
prezzo
,
le
spese
sarebbero
state
coperte
ad
usura
,
se
in
quel
momento
non
fosse
stato
arrestato
da
una
sua
cosidetta
ispirazione
.
Quando
gli
avveniva
di
avere
un
'
idea
commerciale
proprio
sua
,
egli
ne
era
addirittura
allucinato
e
non
c
'
era
posto
nella
sua
mente
per
altre
considerazioni
.
Ecco
la
sua
idea
:
la
merce
gli
era
stata
venduta
franco
Trieste
da
gente
che
doveva
pagarne
il
trasporto
dall
'
Inghilterra
.
Se
egli
ora
avesse
ceduta
la
merce
ai
suoi
stessi
venditori
che
avrebbero
perciò
risparmiate
le
spese
per
tale
trasporto
,
egli
avrebbe
potuto
fruire
di
un
prezzo
ben
piú
vantaggioso
di
quello
che
gli
veniva
offerto
a
Trieste
.
La
cosa
non
era
tanto
vera
,
ma
,
per
fargli
piacere
,
nessuno
la
discusse
.
Una
volta
liquidata
la
faccenda
,
egli
ebbe
un
sorriso
un
po
'
amarognolo
sulla
sua
faccia
che
allora
parve
proprio
di
pensatore
pessimista
e
disse
:
-
Non
ne
parliamo
piú
.
La
lezione
fu
alquanto
cara
;
bisogna
ora
saperne
approfittare
.
Invece
se
ne
parlò
ancora
.
Egli
non
ebbe
mai
piú
quella
sua
bella
sicurezza
nel
rifiutare
degli
affari
e
,
quando
alla
fine
d
'
anno
gli
feci
vedere
quanti
denari
avevamo
perduti
,
egli
mormorò
:
-
Quel
maledetto
solfato
di
rame
fu
la
mia
disgrazia
!
Sentivo
sempre
il
bisogno
di
rimettermi
di
quella
perdita
!
La
mia
assenza
dall
'
ufficio
era
stato
provocato
dall
'
abbandono
di
Carla
.
Non
avevo
piú
potuto
assistere
agli
amori
di
Carmen
e
Guido
.
Essi
si
guardavano
,
si
sorridevano
,
in
mia
presenza
.
Me
ne
andai
sdegnosamente
con
una
risoluzione
che
presi
di
sera
al
momento
di
chiudere
l
'
ufficio
e
senza
dirne
nulla
a
nessuno
.
M
'
aspettavo
che
Guido
m
'
avrebbe
chiesta
la
ragione
di
tale
abbandono
e
mi
preparavo
allora
di
dargli
il
fatto
suo
.
Io
potevo
essere
molto
severo
con
lui
visto
ch
'
egli
non
sapeva
assolutamente
nulla
delle
mie
gite
al
Giardino
Pubblico
.
Era
una
specie
di
gelosia
la
mia
,
perché
Carmen
m
'
appariva
quale
la
Carla
di
Guido
,
una
Carla
piú
mite
e
sottomessa
.
Anche
con
la
seconda
donna
egli
era
stato
piú
fortunato
di
me
,
come
con
la
prima
.
Ma
forse
-
e
ciò
mi
forniva
la
ragione
ad
un
nuovo
rimprovero
per
lui
-
egli
doveva
anche
tale
fortuna
a
quelle
sue
qualità
ch
'
io
gl
'
invidiavo
e
che
continuavo
a
considerare
quali
inferiori
:
parallelamente
alla
sua
sicurezza
sul
violino
,
correva
anche
la
sua
disinvoltura
nella
vita
.
Io
oramai
sapevo
con
certezza
di
aver
sacrificata
Carla
ad
Augusta
.
Quando
riandavo
col
pensiero
a
quei
due
anni
di
felicità
che
Carla
m
'
aveva
concessi
,
m
'
era
difficile
d
'
intendere
come
essa
-
essendo
fatta
nel
modo
che
ora
sapevo
-
avesse
potuto
sopportarmi
per
tanto
tempo
.
Non
l
'
avevo
io
offesa
ogni
giorno
per
amore
ad
Augusta
?
Di
Guido
invece
sapevo
con
certezza
ch
'
egli
avrebbe
saputo
godersi
Carmen
senza
neppur
ricordarsi
di
Ada
.
Nel
suo
animo
disinvolto
due
donne
non
erano
di
troppo
.
Confrontandomi
con
lui
,
a
me
pareva
di
essere
addirittura
innocente
.
Io
avevo
sposata
Augusta
senz
'
amore
e
tuttavia
non
sapevo
tradirla
senza
soffrirne
.
Forse
anche
lui
aveva
sposata
Ada
senz
'
amarla
,
ma
-
per
quanto
ora
di
Ada
non
m
'
importasse
affatto
-
ricordavo
l
'
amore
ch
'
essa
mi
aveva
ispirato
e
mi
pareva
che
poiché
io
l
'
avevo
amata
tanto
,
al
suo
posto
sarei
stato
anche
piú
delicato
di
quanto
non
lo
fossi
ora
al
mio
.
Non
fu
Guido
che
venne
a
cercarmi
.
Fui
io
che
da
solo
ritornai
a
quell
'
ufficio
a
cercare
il
sollievo
ad
una
grande
noia
.
Egli
si
comportò
in
conformità
ai
patti
del
nostro
contratto
secondo
i
quali
io
non
avevo
alcun
obbligo
ad
un
'
attività
regolare
nei
suoi
affari
e
quando
s
'
imbatteva
in
me
a
casa
o
altrove
,
mi
dimostrava
la
solita
grande
amicizia
di
cui
gli
ero
sempre
grato
e
non
sembrava
ricordare
ch
'
io
avessi
lasciato
vuoto
il
posto
a
quel
tavolo
ch
'
egli
aveva
comperato
per
me
.
Fra
noi
due
non
c
'
era
che
un
solo
imbarazzo
:
il
mio
.
Quando
ritornai
al
mio
posto
m
'
accolse
come
se
dall
'
ufficio
io
fossi
stato
assente
per
un
giorno
solo
,
m
'
espresse
con
calore
il
suo
piacere
di
aver
riconquistata
la
mia
compagnia
e
,
sentito
il
mio
proposito
di
riprendere
il
mio
lavoro
,
esclamò
:
-
Ho
fatto
dunque
bene
a
non
permettere
a
nessuno
di
toccare
i
tuoi
libri
!
Infatti
trovai
il
mastro
ed
anche
il
giornale
al
punto
ove
li
avevo
lasciati
.
Luciano
mi
disse
:
-
Speriamo
che
ora
che
lei
è
qui
,
ci
moveremo
di
nuovo
.
Penso
che
il
signor
Guido
sia
scoraggiato
per
un
paio
di
affari
che
tentò
e
che
non
gli
riuscirono
.
Non
gli
dica
nulla
che
io
le
parlo
cosí
,
ma
guardi
se
può
incoraggiarlo
.
M
'
accorsi
infatti
che
in
quell
'
ufficio
si
lavorava
ben
poco
e
finché
la
perdita
subita
col
solfato
di
rame
non
ci
vivificò
,
vi
si
menò
una
vita
veramente
idillica
.
Io
ne
conclusi
subito
che
Guido
non
sentisse
piú
tanto
urgente
il
bisogno
di
lavorare
per
far
muovere
Carmen
sotto
la
sua
direzione
e
,
altrettanto
presto
,
che
il
periodo
della
corte
da
loro
fosse
passato
e
che
oramai
essa
fosse
divenuta
la
sua
amante
.
L
'
accoglienza
di
Carmen
mi
portò
una
sorpresa
perché
essa
subito
sentí
il
bisogno
di
ricordarmi
una
cosa
che
io
avevo
completamente
dimenticata
.
Pare
che
prima
di
abbandonare
quell
'
ufficio
,
in
quei
giorni
in
cui
ero
corso
dietro
a
tante
donne
perché
non
m
'
era
stato
piú
possibile
di
raggiungere
la
mia
,
io
avessi
aggredita
anche
Carmen
.
Essa
mi
parlò
con
grande
serietà
e
con
qualche
imbarazzo
:
aveva
piacere
di
rivedermi
perché
pensava
io
volessi
bene
a
Guido
e
che
i
miei
consigli
potrebbero
essergli
utili
,
e
voleva
intrattenere
con
me
-
se
io
vi
consentivo
-
una
bella
,
una
fraterna
amicizia
.
Mi
disse
proprio
qualche
cosa
di
simile
porgendomi
con
gesto
largo
la
sua
destra
.
Sulla
sua
faccia
tanto
bella
che
sempre
pareva
dolce
,
vi
fu
un
atteggiamento
molto
severo
per
rilevare
la
pura
fraternità
della
relazione
che
mi
veniva
offerta
.
Allora
ricordai
e
arrossii
.
Forse
se
avessi
ricordato
prima
,
non
sarei
ritornato
a
quell
'
ufficio
mai
piú
.
Era
stata
una
cosa
tanto
breve
e
ficcata
in
mezzo
a
tante
altre
azioni
dello
stesso
valore
,
che
se
ora
non
fosse
stata
ricordata
,
si
avrebbe
potuto
credere
non
fosse
esistita
mai
.
Pochi
giorni
dopo
l
'
abbandono
di
Carla
,
io
m
'
ero
messo
a
esaminare
i
libri
facendomi
aiutare
da
Carmen
e
pian
pianino
,
per
veder
meglio
nella
stessa
pagina
,
avevo
passato
il
mio
braccio
intorno
alla
sua
vita
che
poi
avevo
stretta
sempre
piú
.
Con
un
balzo
Carmen
s
'
era
sottratta
a
me
ed
io
allora
avevo
abbandonato
l
'
ufficio
.
Io
avrei
potuto
difendermi
con
un
sorriso
inducendola
a
sorridere
con
me
perché
le
donne
sono
tanto
propense
a
sorridere
di
delitti
siffatti
!
Avrei
potuto
dirle
:
-
Ho
tentato
una
cosa
che
non
m
'
è
riuscita
e
me
ne
duole
,
ma
non
vi
tengo
rancore
e
voglio
esservi
amico
finché
non
vi
piacerà
altrimenti
.
O
avrei
potuto
rispondere
anche
da
persona
seria
,
scusandomi
con
lei
e
anche
con
Guido
:
-
Scusatemi
e
non
giudicatemi
prima
di
sapere
in
quali
condizioni
io
mi
sia
trovato
allora
.
Invece
mi
mancò
la
parola
.
La
mia
gola
-
credo
-
era
chiusa
dal
rancore
solidificatovisi
e
non
potevo
parlare
.
Tutte
queste
donne
che
mi
respingevano
risolutamente
davano
addirittura
una
tinta
tragica
alla
mia
vita
.
Non
avevo
mai
avuto
un
periodo
tanto
disgraziato
.
Invece
di
una
risposta
non
mi
sarei
trovato
pronto
che
a
digrignare
i
denti
,
cosa
poca
comoda
dovendo
celarla
.
Forse
mi
mancò
la
parola
anche
pel
dolore
di
veder
cosí
recisamente
esclusa
una
speranza
che
tuttavia
accarezzavo
.
Non
posso
fare
a
meno
di
confessarlo
:
meglio
che
con
Carmen
non
avrei
potuto
rimpiazzare
l
'
amante
ch
'
io
avevo
perduta
,
quella
fanciulla
tanto
poco
compromettente
che
non
m
'
aveva
chiesto
altro
che
il
permesso
di
vivermi
accanto
finché
non
domandò
quello
di
non
vedermi
piú
.
Un
'
amante
in
due
è
l
'
amante
meno
compromettente
.
Certamente
allora
non
avevo
chiarite
tanto
bene
le
mie
idee
,
ma
le
sentivo
e
adesso
le
so
.
Divenendo
l
'
amante
di
Carmen
,
io
avrei
fatto
il
bene
di
Ada
e
non
avrei
danneggiato
di
troppo
Augusta
.
Ambedue
sarebbero
state
tradite
molto
meno
che
se
Guido
ed
io
avessimo
avuta
una
donna
intera
per
ciascuno
.
La
risposta
a
Carmen
io
la
diedi
varii
giorni
appresso
,
ma
ancor
oggidí
ne
arrossisco
.
L
'
orgasmo
in
cui
m
'
aveva
gettato
l
'
abbandono
di
Carla
doveva
sussistere
tuttavia
per
farmi
arrivare
ad
un
punto
simile
.
Ne
ho
rimorso
come
di
nessun
'
altra
azione
della
mia
vita
.
Le
parole
bestiali
che
ci
lasciamo
scappare
rimordono
piú
fortemente
delle
azioni
piú
nefande
cui
la
nostra
passione
c
'
induca
.
Naturalmente
designo
come
parole
solo
quelle
che
non
sono
azioni
,
perché
so
benissimo
che
le
parole
di
Jago
,
per
esempio
,
sono
delle
vere
e
proprie
azioni
.
Ma
le
azioni
,
comprese
le
parole
di
Jago
,
si
commettono
per
averne
un
piacere
o
un
beneficio
e
allora
tutto
l
'
organismo
,
anche
quella
parte
che
poi
dovrebbe
erigersi
a
giudice
,
vi
partecipa
e
diventa
dunque
un
giudice
molto
benevolo
.
Ma
la
stupida
lingua
agisce
a
propria
e
a
soddisfazione
di
qualche
piccola
parte
dell
'
organismo
che
senza
di
essa
si
sente
vinta
e
procede
alla
simulazione
di
una
lotta
quando
la
lotta
è
finita
e
perduta
.
Vuole
ferire
o
vuole
accarezzare
.
Si
muove
sempre
in
mezzo
a
dei
traslati
mastodontici
.
E
quando
son
roventi
,
le
parole
scottano
chi
le
ha
dette
.
Io
avevo
osservato
ch
'
essa
non
aveva
piú
i
colori
che
l
'
avevano
fatta
ammettere
tanto
prontamente
nel
nostro
ufficio
.
Mi
figurai
fossero
andati
perduti
per
una
sofferenza
che
non
ammisi
avesse
potuto
essere
fisica
e
l
'
attribuii
all
'
amore
per
Guido
.
Del
resto
noi
uomini
siamo
molto
inclinati
a
compiangere
le
donne
che
si
abbandonarono
agli
altri
.
Non
vediamo
mai
quale
vantaggio
se
ne
possano
aspettare
.
Possiamo
magari
amare
l
'
uomo
di
cui
si
tratta
-
come
avveniva
nel
caso
mio
-
ma
non
sappiamo
neppur
allora
dimenticare
come
di
solito
vadano
a
finire
quaggiú
le
avventure
d
'
amore
.
Sentii
una
sincera
compassione
per
Carmen
come
non
l
'
avevo
sentita
mai
per
Augusta
o
per
Carla
.
Le
dissi
:
-
E
giacché
avete
avuta
la
gentilezza
d
'
invitarmi
ad
esservi
amico
,
mi
permettereste
di
farvi
degli
ammonimenti
?
Essa
non
me
lo
permise
,
perché
,
come
tutte
le
donne
in
quei
frangenti
,
anch
'
essa
credette
che
ogni
ammonimento
sia
un
'
aggressione
.
Arrossí
e
balbettò
:
-
Non
capisco
!
Perché
dice
cosí
?
-
E
subito
dopo
,
per
farmi
tacere
:
-
Se
avessi
bisogno
di
consigli
ricorrerei
certamente
a
lei
,
signor
Cosini
.
Perciò
non
mi
fu
concesso
di
predicarle
la
morale
e
fu
un
danno
per
me
.
Predicandole
la
morale
certamente
sarei
arrivato
ad
un
grado
superiore
di
sincerità
,
magari
tentando
di
prenderla
di
nuovo
fra
le
mie
braccia
.
Non
m
'
arrovellerei
piú
di
aver
voluto
assumere
quell
'
aspetto
bugiardo
di
Mentore
.
Per
varii
giorni
di
ogni
settimana
,
Guido
non
si
faceva
neppur
vedere
in
ufficio
perché
s
'
era
appassionato
alla
caccia
e
alla
pesca
.
Io
,
invece
,
dopo
il
mio
ritorno
,
per
qualche
tempo
vi
fui
assiduo
,
occupatissimo
nel
mettere
a
giorno
i
libri
.
Ero
spesso
solo
con
Carmen
e
Luciano
che
mi
consideravano
quale
il
loro
capo
ufficio
.
Non
mi
pareva
che
Carmen
soffrisse
per
l
'
assenza
di
Guido
e
mi
figurai
ch
'
essa
l
'
amasse
tanto
da
gioire
al
sapere
che
si
divertiva
.
Doveva
anche
essere
avvisata
dei
giorni
in
cui
egli
sarebbe
stato
assente
,
perché
non
tradiva
alcuna
attesa
ansiosa
.
Sapeva
da
Augusta
che
Ada
invece
non
era
fatta
cosí
,
perché
si
lagnava
amaramente
delle
frequenti
assenze
del
marito
.
Del
resto
non
era
questa
la
sua
unica
lagnanza
.
Come
tutte
le
donne
non
amate
,
essa
si
lagnava
con
lo
stesso
calore
delle
offese
grandi
e
di
quelle
piccole
.
Non
soltanto
Guido
la
tradiva
,
ma
quando
era
in
casa
suonava
sempre
il
violino
.
Quel
violino
,
che
m
'
aveva
fatto
tanto
soffrire
,
era
una
specie
di
lancia
di
Achille
per
la
varietà
delle
sue
prestazioni
.
Appresi
ch
'
era
passato
anche
per
il
nostro
ufficio
ove
aveva
promossa
la
corte
a
Carmen
con
delle
bellissime
variazioni
sul
Barbiere
.
Poi
era
ripartito
perché
in
ufficio
non
occorreva
piú
ed
era
ritornato
a
casa
ove
risparmiava
a
Guido
la
noia
di
dover
conversare
con
la
moglie
.
Fra
me
e
Carmen
non
ci
fu
mai
piú
nulla
.
Ben
presto
io
ebbi
per
lei
un
sentimento
d
'
indifferenza
assoluta
come
se
essa
avesse
cambiato
di
sesso
,
qualche
cosa
di
simile
a
quello
che
provavo
per
Ada
.
Una
viva
compassione
per
ambedue
e
nient
'
altro
.
Proprio
cosí
!
Guido
mi
colmava
di
gentilezze
.
Io
credo
che
in
quel
mese
in
cui
l
'
avevo
lasciato
solo
,
avesse
imparato
ad
apprezzare
la
mia
conpagnia
.
Una
donnina
come
Carmen
può
essere
gradevole
di
tempo
in
tempo
,
ma
non
si
può
mica
sopportarla
per
giornate
intere
.
Egli
m
'
invitò
a
caccia
e
a
pesca
.
Aborro
la
caccia
e
decisamente
mi
rifiutai
di
accompagnarvelo
.
Invece
,
una
sera
,
spintovi
dalla
noia
,
finii
con
l
'
andare
con
lui
a
pesca
.
Al
pesce
manca
ogni
mezzo
di
comunicazione
con
noi
e
non
può
destare
la
nostra
compassione
.
Se
boccheggia
anche
quand
'
è
sano
e
salvo
in
acqua
!
Persino
la
morte
non
ne
altera
l
'
aspetto
.
Il
suo
dolore
,
se
esiste
,
è
celato
perfettamente
sotto
le
sue
squame
.
Quando
un
giorno
m
'
invitò
ad
una
pesca
notturna
,
mi
riservai
di
vedere
se
Augusta
m
'
avrebbe
permesso
di
uscire
quella
sera
e
di
restar
fuori
tanto
tardi
.
Gli
dissi
che
avrei
ricordato
che
la
sua
barchetta
si
sarebbe
staccata
dal
molo
Sartorio
alle
nove
di
sera
e
che
,
potendo
,
mi
vi
sarei
trovato
.
Pensai
perciò
che
anche
lui
dovette
sapere
subito
che
per
quella
sera
non
m
'
avrebbe
riveduto
e
che
come
avevo
fatto
tante
altre
volte
,
non
mi
sarei
recato
all
'
appuntamento
.
Invece
quella
sera
fui
cacciato
di
casa
dalle
strida
della
mia
piccola
Antonia
.
Piú
la
madre
l
'
accarezzava
e
piú
la
piccina
strillava
.
Allora
tentai
un
mio
sistema
che
consisteva
nel
gridar
delle
insolenze
nel
piccolo
orecchio
di
quella
scimmietta
urlante
.
N
'
ebbi
il
solo
risultato
di
far
cambiare
il
ritmo
alle
sue
strida
,
perché
si
mise
a
gridare
dallo
spavento
.
Poi
avrei
voluto
tentare
un
altro
sistema
un
poco
piú
energico
,
ma
Augusta
ricordò
in
tempo
l
'
invito
di
Guido
e
m
'
accompagnò
alla
porta
promettendomi
di
coricarsi
sola
se
io
non
fossi
rincasato
che
tardi
.
Anzi
,
pur
di
mandarmi
via
,
si
sarebbe
anche
adattata
di
prendere
senza
di
me
il
caffè
la
mattina
appresso
,
se
fossi
rimasto
fuori
fino
allora
.
C
'
è
un
piccolo
dissidio
tra
me
e
Augusta
-
l
'
unico
-
sul
modo
di
trattare
i
bambini
fastidiosi
:
a
me
pare
che
il
dolore
del
bambino
sia
meno
importante
del
nostro
e
che
valga
la
pena
d
'
infliggerglielo
pur
di
risparmiare
un
grande
disturbo
all
'
adulto
;
a
lei
invece
sembra
che
noi
,
che
abbiamo
fatti
i
bambini
,
dobbiamo
anche
subirli
.
Avevo
tutto
il
tempo
per
arrivare
all
'
appuntamento
e
attraversai
lentamente
la
città
guardando
le
donne
e
nello
stesso
tempo
inventando
un
ordigno
speciale
che
avrebbe
impedito
ogni
dissidio
fra
me
ed
Augusta
.
Ma
per
il
mio
ordigno
l
'
umanità
non
era
abbastanza
evoluta
!
Esso
era
destinato
al
futuro
lontano
e
non
poteva
piú
giovare
a
me
se
non
dimostrandomi
per
quale
piccola
ragione
si
rendevano
possibili
le
mie
dispute
con
Augusta
:
la
mancanza
di
un
piccolo
ordigno
!
Esso
sarebbe
stato
semplice
,
un
tramvai
casalingo
,
una
sediola
fornita
di
ruote
e
rotaie
sulla
quale
la
mia
bimba
avrebbe
passata
la
sua
giornata
:
poi
un
bottone
elettrico
toccando
il
quale
la
sediola
con
la
bimba
urlante
si
sarebbe
messa
a
correre
via
fino
a
raggiungere
il
punto
piú
lontano
della
casa
donde
la
sua
voce
affievolita
dalla
lontananza
ci
sarebbe
sembrata
perfino
gradevole
.
Ed
io
ed
Augusta
saremmo
rimasti
insieme
tranquilli
ed
affettuosi
.
Era
una
notte
ricca
di
stelle
e
priva
di
luna
,
una
di
quelle
notti
in
cui
si
vede
molto
lontano
e
perciò
addolcisce
e
quieta
.
Guardai
le
stelle
che
avrebbero
potuto
ancora
portare
il
segno
dell
'
occhiata
d
'
addio
di
mio
padre
moribondo
.
Sarebbe
passato
il
periodo
orrendo
in
cui
i
miei
bimbi
sporcavano
e
urlavano
.
Poi
sarebbero
stati
simili
a
me
;
io
li
avrei
amati
secondo
il
mio
dovere
e
senza
sforzo
.
Nella
bella
,
vasta
notte
mi
rasserenai
del
tutto
e
senz
'
aver
bisogno
di
fare
dei
propositi
.
Alla
punta
del
molo
Sartorio
le
luci
provenienti
dalla
città
erano
tagliate
dall
'
antica
casetta
da
cui
sporge
la
punta
stessa
quale
una
breve
fondamenta
.
L
'
oscurità
era
perfetta
e
l
'
acqua
alta
e
fosca
e
quieta
mi
pareva
pigramente
gonfia
.
Non
guardai
piú
né
il
cielo
né
il
mare
.
A
pochi
passi
da
me
c
'
era
una
donna
che
destò
la
mia
curiosità
per
uno
stivaletto
verniciato
che
per
un
istante
brillò
nell
'
oscurità
.
Nel
breve
spazio
e
nel
buio
,
a
me
parve
che
quella
donna
alta
e
forse
elegante
,
si
trovasse
chiusa
in
una
stanza
con
me
.
Le
avventure
piú
gradevoli
possono
capitare
quando
meno
ci
si
pensa
,
e
vedendo
che
quella
donna
tutt
'
ad
un
tratto
deliberatamente
s
'
avvicinava
,
ebbi
per
un
istante
un
sentimento
piacevolissimo
,
che
sparve
subito
quando
sentii
la
voce
roca
di
Carmen
.
Voleva
fingere
di
aver
piacere
d
'
apprendere
ch
'
ero
anch
'
io
della
partita
.
Ma
nell
'
oscurità
e
con
quella
specie
di
voce
non
si
poteva
fingere
.
Le
dissi
rudemente
:
-
Guido
m
'
ha
invitato
.
Ma
se
volete
,
io
trovo
altro
da
fare
e
vi
lascio
soli
!
Ella
protestò
dichiarando
che
anzi
era
felice
di
vedermi
per
la
terza
volta
in
quel
giorno
.
Mi
raccontò
che
in
quella
piccola
barchetta
si
sarebbe
trovato
riunito
l
'
ufficio
intero
perché
c
'
era
anche
Luciano
.
Guai
per
i
nostri
affari
se
fosse
andata
a
picco
!
M
'
aveva
detto
che
c
'
era
anche
Luciano
,
certo
per
darmi
la
prova
dell
'
innocenza
del
ritrovo
.
Poi
chiacchierò
ancora
volubilmente
,
dapprima
dicendomi
ch
'
era
la
prima
volta
che
andava
con
Guido
a
pesca
eppoi
confessando
ch
'
era
la
seconda
.
S
'
era
lasciato
sfuggire
che
non
le
dispiaceva
di
star
seduta
a
pagliolo
in
una
barchetta
e
a
me
era
sembrato
strano
ch
'
essa
conoscesse
quel
termine
.
Cosí
dovette
confessarmi
di
averlo
appreso
la
prima
volta
ch
'
era
stata
a
pesca
con
Guido
.
-
Quel
giorno
-
aggiunse
per
rivelare
la
completa
innocenza
di
quella
prima
gita
-
andammo
alla
pesca
degli
sgombri
e
non
delle
orate
.
Di
mattina
.
Peccato
che
non
abbia
avuto
il
tempo
di
farla
chiacchierare
di
piú
,
perché
avrei
potuto
sapere
tutto
quello
che
m
'
importava
,
ma
dall
'
oscurità
della
Sacchetta
uscí
e
s
'
approssimò
a
noi
rapidamente
la
barchetta
di
Guido
.
Io
ero
sempre
in
dubbio
:
dal
momento
che
c
'
era
Carmen
,
non
avrei
dovuto
allontanarmi
?
Forse
Guido
non
aveva
neppur
avuto
l
'
intenzione
d
'
invitarci
ambedue
perché
io
ricordavo
di
aver
quasi
rifiutato
il
suo
invito
.
Intanto
la
barchetta
approdò
e
,
giovanilmente
sicura
anche
nell
'
oscurità
,
Carmen
vi
scese
trascurando
di
appoggiarsi
alla
mano
che
Luciano
le
aveva
offerta
.
Poiché
esitavo
,
Guido
urlò
:
-
Non
farci
perder
tempo
!
Con
un
balzo
fui
anch
'
io
nella
barchetta
.
Il
balzo
mio
era
quasi
involontario
:
un
prodotto
dell
'
urlo
di
Guido
.
Guardavo
con
grande
desiderio
la
terra
,
ma
bastò
un
istante
di
esitazione
per
rendermi
impossibile
lo
sbarco
.
Finii
col
sedermi
a
prua
della
non
grande
barchetta
.
Quando
m
'
abituai
all
'
oscurità
,
vidi
che
a
poppa
,
di
faccia
a
me
,
sedeva
Guido
e
ai
suoi
piedi
,
a
pagliolo
,
Carmen
.
Luciano
,
che
vogava
,
ci
divideva
.
Io
non
mi
sentivo
né
molto
sicuro
né
molto
comodo
nella
piccola
barca
,
ma
presto
mi
vi
abituai
e
guardai
le
stelle
che
di
nuovo
mi
mitigarono
.
Era
vero
che
in
presenza
di
Luciano
-
un
servo
devoto
delle
famiglie
delle
nostre
mogli
-
Guido
non
si
sarebbe
rischiato
di
tradire
Ada
e
non
c
'
era
perciò
niente
di
male
che
io
fossi
con
loro
.
Desideravo
vivamente
di
poter
godere
di
quel
cielo
,
quel
mare
e
la
vastissima
quiete
.
Se
avessi
dovuto
sentirne
rimorso
e
perciò
soffrire
,
avrei
fatto
meglio
di
restare
a
casa
mia
a
farmi
torturare
dalla
piccola
Antonia
.
L
'
aria
fresca
notturna
mi
gonfiò
i
polmoni
e
compresi
ch
'
io
potevo
divertirmi
in
compagnia
di
Guido
e
Carmen
,
cui
in
fondo
volevo
bene
.
Passammo
dinanzi
al
faro
e
arrivammo
al
mare
aperto
.
Qualche
miglio
piú
in
là
brillavano
le
luci
d
'
innumerevoli
velieri
:
là
si
tendevano
ben
altre
insidie
al
pesce
.
Dal
Bagno
Militare
,
-
una
mole
poderosa
nereggiante
sui
suoi
pali
,
-
cominciammo
a
moverci
su
e
giú
lungo
la
riviera
di
Sant
'
Andrea
.
Era
il
posto
prediletto
dei
pescatori
.
Accanto
a
noi
,
silenziosamente
,
molte
altre
barche
facevano
la
stessa
nostra
manovra
.
Guido
preparò
le
tre
lenze
e
inescò
gli
ami
configgendovi
dei
gamberelli
per
la
coda
.
Consegnò
una
lenza
ad
ognuno
di
noi
dicendo
che
la
mia
,
a
prua
,
-
la
sola
munita
di
piombino
-
sarebbe
stata
preferita
dal
pesce
.
Scorsi
nell
'
oscurità
il
mio
gamberello
dalla
coda
trafitta
e
mi
parve
che
movesse
lentamente
la
parte
superiore
del
corpo
,
quella
parte
che
non
era
diventata
una
guaina
.
Per
questo
movimento
mi
parve
piuttosto
meditabondo
che
spasimante
dal
dolore
.
Forse
ciò
che
produce
il
dolore
nei
grandi
organismi
,
nei
piccolissimi
può
ridursi
fino
a
divenire
un
'
esperienza
nuova
,
un
solletico
al
pensiero
.
Lo
ficcai
nell
'
acqua
calandovelo
,
come
mi
fu
detto
da
Guido
,
per
dieci
braccia
.
Dopo
di
me
Carmen
e
Guido
calarono
le
loro
lenze
.
Guido
aveva
ora
a
poppa
anche
un
remo
col
quale
spingeva
la
barca
con
l
'
arte
che
occorreva
perché
le
lenze
non
s
'
aggrovigliassero
.
Pare
che
Luciano
non
fosse
ancora
al
caso
di
dirigere
in
tale
modo
la
barchetta
.
Del
resto
Luciano
aveva
ora
l
'
incarico
della
piccola
rete
con
la
quale
avrebbe
levato
dall
'
acqua
il
pesce
portato
dall
'
amo
fino
alla
superficie
.
Per
lungo
tempo
egli
non
ebbe
nulla
da
fare
.
Guido
ciarlava
molto
.
Chissà
che
non
sia
stato
attaccato
a
Carmen
dalla
sua
passione
per
l
'
insegnamento
piuttosto
che
dall
'
amore
.
Io
avrei
voluto
non
starlo
a
sentire
per
continuare
a
pensare
al
piccolo
animaletto
che
tenevo
esposto
alla
voracità
dei
pesci
,
sospeso
nell
'
acqua
e
che
coi
cenni
della
testolina
-
se
li
continuava
anche
in
acqua
-
avrebbe
adescato
meglio
il
pesce
.
Ma
Guido
mi
chiamò
ripetute
volte
e
dovetti
star
a
sentire
la
sua
teoria
sulla
pesca
.
Il
pesce
avrebbe
toccato
varie
volte
l
'
esca
e
noi
l
'
avremmo
sentito
,
ma
dovevamo
guardarci
dal
tirare
la
lenza
finché
non
si
fosse
tesa
.
Allora
dovevamo
essere
pronti
per
dare
lo
strappo
che
avrebbe
infilzato
sicuramente
l
'
amo
nella
bocca
del
pesce
.
Guido
,
come
al
solito
,
fu
lungo
nelle
sue
spiegazioni
.
Voleva
spiegarci
chiaramente
quello
che
avremmo
sentito
nella
mano
quando
il
pesce
avrebbe
annusato
l
'
amo
.
E
continuava
le
sue
spiegazioni
quando
io
e
Carmen
conoscevamo
già
per
esperienza
la
quasi
sonora
ripercussione
sulla
mano
di
ogni
contatto
che
l
'
amo
subiva
.
Piú
volte
dovemmo
raccogliere
la
lenza
per
rinnovare
l
'
esca
.
Il
piccolo
animaluccio
pensieroso
finiva
invendicato
nelle
fauci
di
qualche
pesce
accorto
che
sapeva
evitare
l
'
amo
.
A
bordo
c
'
era
della
birra
e
dei
panini
.
Guido
condiva
tutto
ciò
con
la
sua
chiacchiera
inesauribile
.
Parlava
ora
delle
enormi
ricchezze
che
giacevano
nel
mare
.
Non
si
trattava
,
come
Luciano
credeva
,
né
del
pesce
né
delle
ricchezze
immersevi
dall
'
uomo
.
Nell
'
acqua
del
mare
c
'
era
disciolto
dell
'
oro
.
Improvvisamente
ricordò
ch
'
io
avevo
studiato
chimica
e
mi
disse
:
-
Anche
tu
devi
sapere
qualche
cosa
di
quest
'
oro
.
Io
non
ne
ricordavo
molto
,
ma
annuii
arrischiando
un
'
osservazione
della
cui
verità
non
potevo
essere
sicuro
.
Dichiarai
:
-
L
'
oro
del
mare
è
il
piú
costoso
di
tutti
.
Per
avere
uno
di
quei
napoleoni
che
giacciono
qui
disciolti
,
bisognerebbe
spenderne
cinque
.
Luciano
che
ansiosamente
s
'
era
rivolto
a
me
per
sentirmi
confermare
le
ricchezze
su
cui
nuotavamo
,
mi
volse
disilluso
la
schiena
.
A
lui
di
quell
'
oro
non
importava
piú
.
Guido
invece
mi
diede
ragione
credendo
di
ricordare
che
il
prezzo
di
quell
'
oro
era
esattamente
di
cinque
volte
tanto
,
proprio
come
avevo
detto
io
.
Mi
glorificava
addirittura
confermando
la
mia
asserzione
,
che
io
sapevo
del
tutto
cervellotica
.
Si
vedeva
che
mi
sentiva
poco
pericoloso
e
che
in
lui
non
c
'
era
ombra
di
gelosia
per
quella
donna
coricata
ai
suoi
piedi
.
Pensai
per
un
istante
di
metterlo
in
imbarazzo
dichiarando
che
ricordavo
ora
meglio
e
che
per
trarre
dal
mare
uno
di
quei
napoleoni
ne
sarebbero
bastati
tre
o
che
ne
sarebbero
abbisognati
addirittura
dieci
.
Ma
in
quell
'
istante
fui
chiamato
dalla
mia
lenza
che
improvvisamente
s
'
era
tesa
per
uno
strappo
poderoso
.
Strappai
anch
'
io
e
gridai
.
Con
un
balzo
Guido
mi
fu
vicino
e
mi
prese
di
mano
la
lenza
.
Gliel
'
abbandonai
volentieri
.
Egli
si
mise
a
tirarla
su
,
prima
a
piccoli
tratti
,
poi
,
essendo
diminuita
la
resistenza
,
a
grandissimi
.
E
nell
'
acqua
fosca
si
vide
brillare
l
'
argenteo
corpo
del
grosso
animale
.
Correva
oramai
rapidamente
e
senza
resistenza
dietro
al
suo
dolore
.
Perciò
compresi
anche
il
dolore
dell
'
animale
muto
,
perché
era
gridato
da
quella
fretta
di
correre
alla
morte
.
Presto
l
'
ebbi
boccheggiante
ai
miei
piedi
.
Luciano
l
'
aveva
tratto
dall
'
acqua
con
la
rete
e
,
strappandonelo
senza
riguardo
,
gli
aveva
levato
di
bocca
l
'
amo
.
Palpò
il
grosso
pesce
:
-
Un
'
orata
di
tre
chilogrammi
!
Ammirando
,
disse
il
prezzo
che
se
ne
sarebbe
domandato
in
pescheria
.
Poi
Guido
osservò
che
l
'
acqua
era
ferma
a
quell
'
ora
e
che
sarebbe
stato
difficile
di
pigliare
dell
'
altro
pesce
.
Raccontò
che
i
pescatori
ritenevano
che
quando
l
'
acqua
non
cresceva
né
calava
,
i
pesci
non
mangiavano
e
perciò
non
potevano
essere
presi
.
Fece
della
filosofia
sul
pericolo
che
risultava
ad
un
animale
dal
suo
appetito
.
Poi
,
mettendosi
a
ridere
,
senz
'
accorgersi
che
si
comprometteva
,
disse
:
-
Tu
sei
l
'
unico
che
sappia
pescare
questa
sera
.
La
mia
preda
si
dibatteva
tuttavia
nella
barca
,
quando
Carmen
diede
uno
strido
.
Guido
domandò
senza
muoversi
e
con
una
gran
voglia
di
ridere
nella
voce
:
-
Un
'
altra
orata
?
Carmen
confusa
rispose
:
-
Mi
pareva
!
Ma
ha
già
abbandonato
l
'
amo
!
Io
sono
sicuro
che
,
trascinato
dal
suo
desiderio
,
egli
le
aveva
dato
un
pizzicotto
.
Io
oramai
mi
sentivo
a
disagio
in
quella
barca
.
Non
accompagnavo
piú
col
desiderio
l
'
opera
del
mio
amo
,
anzi
agitavo
la
lenza
in
modo
che
i
poveri
animali
non
potessero
abboccare
.
Dichiarai
che
avevo
sonno
e
pregai
Guido
di
sbarcarmi
a
Sant
'
Andrea
.
Poi
mi
preoccupai
di
togliergli
il
sospetto
ch
'
io
me
ne
andassi
perché
infastidito
da
quanto
doveva
avermi
rivelato
lo
strido
di
Carmen
,
e
gli
raccontai
della
scena
che
aveva
fatta
la
mia
piccina
quella
sera
e
il
mio
desiderio
di
accertarmi
presto
che
non
stesse
male
.
Compiacente
come
sempre
,
Guido
accostò
la
barca
alla
riva
.
M
'
offerse
l
'
orata
ch
'
io
avevo
pescata
,
ma
io
rifiutai
.
Proposi
di
ridarle
la
libertà
gettandola
in
mare
,
ciò
che
fece
dare
un
urlo
di
protesta
a
Luciano
,
mentre
Guido
bonariamente
disse
:
-
Se
sapessi
di
poter
ridarle
la
vita
e
la
salute
lo
farei
.
Ma
a
quest
'
ora
la
povera
bestia
non
può
servire
che
in
piatto
!
Li
seguii
con
gli
occhi
e
potei
accertarmi
che
non
approfittarono
dello
spazio
lasciato
libero
da
me
.
Stavano
bene
serrati
insieme
e
la
barchetta
andò
via
un
po
'
sollevata
a
prua
dal
troppo
peso
a
poppa
.
Mi
parve
una
punizione
divina
all
'
apprendere
che
la
mia
bambina
era
stata
colta
dalla
febbre
.
Non
l
'
avevo
resa
malata
io
,
simulando
con
Guido
una
preoccupazione
che
non
sentivo
per
la
sua
salute
?
Augusta
non
s
'
era
ancora
coricata
,
ma
poco
prima
c
'
era
stato
il
dottor
Paoli
che
l
'
aveva
rassicurata
dicendo
di
essere
sicuro
che
una
febbre
improvvisa
tanto
violenta
non
poteva
annunziare
una
malattia
grave
.
Restammo
lungamente
a
guardare
Antonia
che
giaceva
abbandonata
sul
piccolo
giaciglio
,
la
faccina
dalla
pelle
asciutta
arrossata
intensamente
sotto
i
bruni
ricci
scomposti
.
Non
gridava
,
ma
si
lamentava
di
tempo
in
tempo
con
un
lamento
breve
che
veniva
interrotto
da
un
torpore
imperioso
.
Dio
mio
!
Come
il
male
me
la
portava
vicina
!
Avrei
data
una
parte
della
mia
vita
per
liberarle
il
respiro
.
Come
togliermi
il
rimorso
di
aver
pensato
di
non
saper
amarla
,
eppoi
di
aver
passato
tutto
quel
tempo
in
cui
soffriva
,
lontano
da
lei
e
in
quella
compagnia
?
-
Somiglia
ad
Ada
!
-
disse
Augusta
con
un
singulto
.
Era
vero
!
Ce
ne
accorgemmo
allora
per
la
prima
volta
e
quella
somiglianza
divenne
sempre
piú
evidente
a
mano
a
mano
che
Antonia
crebbe
,
tanto
che
io
talvolta
mi
sento
tremare
il
cuore
al
pensiero
che
le
potrebbe
toccare
il
destino
della
poverina
a
cui
assomiglia
.
Ci
coricammo
dopo
di
aver
posto
il
letto
della
bambina
accanto
a
quello
di
Augusta
.
Ma
io
non
potevo
dormire
:
avevo
un
peso
al
cuore
come
quelle
sere
in
cui
i
miei
trascorsi
della
giornata
si
specchiavano
in
immagini
notturne
di
dolore
e
di
rimorso
.
La
malattia
della
bambina
mi
pesava
come
un
'
opera
mia
.
Mi
ribellai
!
Io
ero
puro
e
potevo
parlare
,
potevo
dire
tutto
.
E
dissi
tutto
.
Raccontai
ad
Augusta
dell
'
incontro
con
Carmen
,
della
posizione
ch
'
essa
occupava
nella
barca
,
eppoi
del
suo
strido
che
io
dubitai
fosse
stato
provocato
da
una
carezza
brutale
di
Guido
senza
però
poter
esserne
sicuro
.
Ma
Augusta
ne
era
sicura
.
Perché
altrimenti
,
subito
dopo
,
la
voce
di
Guido
sarebbe
stata
alterata
dall
'
ilarità
?
Cercai
di
attenuare
la
sua
convinzione
,
ma
poi
dovetti
ancora
raccontare
.
Feci
una
confessione
anche
per
quanto
concerneva
me
,
descrivendo
la
noia
che
m
'
aveva
cacciato
di
casa
e
il
mio
rimorso
di
non
amare
meglio
Antonia
.
Mi
sentii
subito
meglio
e
m
'
addormentai
profondamente
.
La
mattina
appresso
,
Antonia
stava
meglio
;
era
quasi
priva
di
febbre
.
Giaceva
calma
e
libera
di
affanno
,
ma
era
pallida
e
affranta
come
se
si
fosse
consunta
in
uno
sforzo
sproporzionato
al
suo
piccolo
organismo
;
evidentemente
essa
era
già
uscita
vittoriosa
dalla
breve
battaglia
.
Nella
calma
che
ne
derivò
anche
a
me
,
ricordai
,
dolendomene
,
di
aver
compromesso
orribilmente
Guido
e
volli
da
Augusta
la
promessa
ch
'
essa
non
avrebbe
comunicato
a
nessuno
i
miei
sospetti
.
Ella
protestò
che
non
si
trattava
di
sospetti
,
ma
di
evidenza
certa
ciò
che
io
negai
senza
riuscire
a
convincerla
.
Poi
essa
mi
promise
tutto
quello
che
volli
ed
io
me
ne
andai
tranquillamente
in
ufficio
.
Guido
non
c
'
era
ancora
e
Carmen
mi
raccontò
ch
'
erano
stati
ben
fortunati
dopo
la
mia
partenza
.
Avevano
prese
altre
due
orate
,
piú
piccole
della
mia
,
ma
di
un
peso
considerevole
.
Io
non
volli
crederlo
e
pensai
che
essa
volesse
convincermi
che
alla
mia
partenza
avessero
abbandonata
l
'
occupazione
a
cui
avevano
atteso
finché
c
'
ero
stato
io
.
L
'
acqua
non
s
'
era
fermata
?
Fino
a
che
ora
erano
stati
in
mare
?
Carmen
per
convincermi
mi
fece
confermare
anche
da
Luciano
la
pesca
delle
due
orate
ed
io
da
quella
volta
pensai
che
Luciano
per
ingraziarsi
Guido
sia
stato
capace
di
qualunque
azione
.
Sempre
durante
la
calma
idillica
che
precorse
l
'
affare
del
solfato
di
rame
,
avvenne
in
quell
'
ufficio
una
cosa
abbastanza
strana
che
non
so
dimenticare
,
tanto
perché
mette
in
evidenza
la
smisurata
presunzione
di
Guido
,
quanto
perché
pone
me
in
una
luce
nella
quale
m
'
è
difficile
di
ravvisarmi
.
Un
giorno
eravamo
tutt
'
e
quattro
in
ufficio
e
il
solo
che
fra
di
noi
parlasse
di
affari
era
,
come
sempre
,
Luciano
.
Qualche
cosa
nelle
sue
parole
suonò
all
'
orecchio
di
Guido
quale
una
rampogna
che
,
in
presenza
di
Carmen
,
gli
era
difficile
di
sopportare
.
Ma
altrettanto
difficile
era
difendersene
,
perché
Luciano
aveva
le
prove
che
un
affare
ch
'
egli
aveva
consigliato
mesi
prima
e
che
da
Guido
era
stato
rifiutato
,
aveva
finito
col
rendere
una
quantità
di
denaro
a
chi
se
ne
era
occupato
.
Guido
finí
col
dichiarare
di
disprezzare
il
commercio
e
asserire
che
se
la
fortuna
non
l
'
avesse
assistito
in
questo
,
egli
avrebbe
trovato
il
mezzo
di
guadagnare
del
denaro
con
altre
attività
molto
piú
intelligenti
.
Col
violino
,
per
esempio
.
Tutti
furono
d
'
accordo
con
lui
ed
anch
'
io
,
ma
con
la
riserva
:
-
A
patto
di
studiare
molto
.
La
mia
riserva
gli
dispiacque
e
disse
subito
che
se
si
trattava
di
studiare
,
egli
allora
avrebbe
potuto
fare
molte
altre
cose
,
per
esempio
,
della
letteratura
.
Anche
qui
gli
altri
furono
d
'
accordo
,
ed
io
stesso
,
ma
con
qualche
esitazione
.
Non
ricordavo
bene
le
fisonomie
dei
nostri
grandi
letterati
e
le
evocavo
per
trovarne
una
che
somigliasse
a
Guido
.
Egli
allora
urlò
:
-
Volete
delle
buone
favole
?
Io
ve
ne
improvviso
come
Esopo
!
Tutti
risero
,
meno
lui
.
Si
fece
dare
la
macchina
da
scrivere
e
,
correntemente
,
come
se
avesse
scritto
sotto
dettatura
,
con
gesti
piú
ampi
di
quanto
esigesse
un
lavoro
utile
alla
macchina
,
stese
la
prima
favola
.
Porgeva
già
il
foglietto
a
Luciano
,
ma
si
ricredette
,
lo
riprese
e
lo
rimise
a
posto
nella
macchina
,
scrisse
una
seconda
favola
,
ma
questa
gli
costò
piú
fatica
della
prima
tanto
che
dimenticò
di
continuare
a
simulare
con
gesti
l
'
ispirazione
e
dovette
correggere
il
suo
scritto
piú
volte
.
Perciò
io
ritengo
che
la
prima
delle
due
favole
non
sia
stata
sua
e
che
invece
la
seconda
sia
veramente
uscita
dal
suo
cervello
di
cui
mi
sembra
degna
.
La
prima
favola
diceva
di
un
uccelletto
al
quale
avvenne
d
'
accorgersi
che
lo
sportellino
della
sua
gabbia
era
rimasto
aperto
.
Dapprima
pensò
di
approfittarne
per
volar
via
,
ma
poi
si
ricredette
temendo
che
se
,
durante
la
sua
assenza
,
lo
sportellino
fosse
stato
rinchiuso
egli
avrebbe
perduta
la
sua
libertà
.
La
seconda
trattava
di
un
elefante
ed
era
veramente
elefantesca
.
Soffrendo
di
debolezza
alle
gambe
,
il
grosso
animale
andava
a
consultare
un
uomo
,
celebre
medico
,
il
quale
al
vedere
quegli
arti
poderosi
gridava
:
-
Non
vidi
giammai
delle
gambe
tanto
forti
.
Luciano
non
si
lasciò
imporre
da
quelle
favole
anche
perché
non
le
capiva
.
Rideva
abbondantemente
,
ma
si
vedeva
che
gli
sembrava
comico
che
una
cosa
simile
gli
fosse
presentata
come
commerciabile
.
Rise
poi
anche
per
compiacenza
quando
gli
fu
spiegato
che
l
'
uccellino
temeva
di
essere
privato
della
libertà
di
ritornare
in
gabbia
e
l
'
uomo
ammirava
le
gambe
per
quanto
deboli
dell
'
elefante
.
Ma
poi
chiese
:
-
Quanto
si
ricava
da
due
favole
cosí
?
Guido
fece
da
uomo
superiore
:
-
Il
piacere
d
'
averle
fatte
eppoi
,
volendo
farne
di
piú
,
anche
molti
denari
.
Carmen
invece
era
agitata
dall
'
emozione
.
Domandò
il
permesso
di
poter
copiare
quelle
due
favole
e
ringraziò
riconoscente
quando
Guido
le
offerse
in
dono
il
foglietto
ch
'
egli
aveva
scritto
dopo
di
averlo
anche
firmato
a
penna
.
Che
cosa
c
'
entravo
io
?
Non
avevo
da
battermi
per
l
'
ammirazione
di
Carmen
della
quale
,
come
ho
detto
,
non
m
'
importava
nulla
,
ma
ricordando
il
mio
modo
di
fare
,
devo
credere
che
anche
una
donna
che
non
sia
rilevata
dal
nostro
desiderio
possa
spingerci
alla
lotta
.
Infatti
non
si
battevano
gli
eroi
medievali
anche
per
donne
che
non
avevano
mai
viste
?
A
me
quel
giorno
avvenne
che
i
dolori
lancinanti
del
mio
povero
organismo
improvvisamente
si
facessero
acuti
e
mi
parve
di
non
poterli
attenuare
altrimenti
che
battendomi
con
Guido
facendo
subito
delle
favole
anch
'
io
.
Mi
feci
consegnare
la
macchina
ed
io
veramente
improvvisai
.
Vero
è
che
la
prima
delle
favole
che
feci
,
stava
da
molti
giorni
nel
mio
animo
.
Ne
improvvisai
il
titolo
:
Inno
alla
vita
.
Poi
,
dopo
breve
riflessione
,
scrissi
di
sotto
:
Dialogo
.
Mi
pareva
piú
facile
di
far
parlare
le
bestie
che
descriverle
.
Cosí
nacque
la
mia
favola
dal
dialogo
brevissimo
:
Il
gamberello
meditabondo
:
-
La
vita
è
bella
ma
bisogna
badare
al
posto
dove
ci
si
siede
.
L
'
orata
,
correndo
dal
dentista
:
-
La
vita
è
bella
ma
bisognerebbe
eliminare
quegli
animalucci
traditori
che
celano
nella
carne
saporita
il
metallo
acuminato
.
Ora
bisognava
fare
la
seconda
favola
ma
mi
mancavano
le
bestie
.
Guardai
il
cane
che
giaceva
nel
suo
cantuccio
ed
anch
'
esso
guardò
me
.
Da
quegli
occhi
timidi
trassi
un
ricordo
:
pochi
giorni
prima
Guido
era
ritornato
da
caccia
pieno
di
pulci
ed
era
andato
a
nettarsi
nel
nostro
ripostiglio
.
Ebbi
allora
subito
la
favola
e
la
scrissi
correntemente
:
C
'
era
una
volta
un
principe
morso
da
molte
pulci
.
S
'
appellò
agli
dei
che
affliggessero
una
sola
pulce
,
grossa
e
famelica
,
ma
una
sola
,
e
destinassero
le
altre
agli
altri
uomini
.
Ma
nessuna
delle
pulci
accettò
di
restare
sola
con
quella
bestia
d
'
uomo
,
ed
egli
dovette
tenersele
tutte
.
In
quel
momento
le
mie
favole
mi
parvero
splendide
.
Le
cose
ch
'
escono
dal
nostro
cervello
hanno
un
aspetto
sovranamente
amabile
specie
quando
si
esaminano
non
appena
nate
.
Per
dire
la
verità
il
mio
dialogo
mi
piace
anche
adesso
,
che
ho
fatta
tanta
pratica
nel
comporre
.
L
'
inno
alla
vita
fatto
dal
morituro
è
una
cosa
molto
simpatica
per
coloro
che
lo
guardano
morire
ed
è
anche
vero
che
molti
moribondi
spendono
l
'
ultimo
fiato
per
dire
quella
che
a
loro
sembra
la
causa
per
cui
muoiono
,
innalzando
cosí
un
inno
alla
vita
degli
altri
che
sapranno
evitare
quell
'
accidente
.
In
quanto
alla
seconda
favola
non
voglio
parlarne
e
fu
commentata
argutamente
da
Guido
stesso
che
gridò
ridendo
:
-
Non
è
una
favola
,
ma
un
modo
di
darmi
della
bestia
.
Risi
con
lui
e
i
dolori
che
m
'
avevano
spinto
a
scrivere
s
'
attenuarono
subito
.
Luciano
rise
quando
gli
spiegai
quello
che
avevo
voluto
dire
e
trovò
che
nessuno
avrebbe
pagato
qualche
cosa
né
per
le
mie
né
per
le
favole
di
Guido
.
Ma
a
Carmen
le
mie
favole
non
piacquero
.
Mi
diede
un
'
occhiataccia
indagatrice
ch
'
era
veramente
nuova
per
quegli
occhi
e
che
io
intesi
come
se
fosse
stata
una
parola
detta
:
-
Tu
non
ami
Guido
!
Ne
fui
addirittura
sconvolto
perché
in
quel
momento
essa
certamente
non
sbagliava
.
Pensai
che
avevo
torto
di
comportarmi
come
se
non
amassi
Guido
,
io
che
poi
lavoravo
disinteressatamente
per
lui
.
Dovevo
far
attenzione
al
mio
modo
di
comportarmi
.
Dissi
mitemente
a
Guido
:
-
Riconosco
volentieri
che
le
tue
favole
sono
migliori
delle
mie
.
Bisogna
però
ricordare
che
sono
le
prime
favole
che
ho
fatte
in
vita
mia
.
Egli
non
s
'
arrese
:
-
Credi
forse
ch
'
io
ne
abbia
fatte
delle
altre
?
Lo
sguardo
di
Carmen
s
'
era
già
raddolcito
e
,
per
ottenerlo
piú
dolce
ancora
,
io
dissi
a
Guido
:
-
Tu
hai
certamente
un
talento
speciale
per
le
favole
.
Ma
il
complimento
fece
ridere
tutti
e
due
e
subito
dopo
anche
me
,
ma
tutti
bonariamente
perché
si
vedeva
che
avevo
parlato
senz
'
alcuna
intenzione
maligna
.
L
'
affare
del
solfato
di
rame
diede
una
maggiore
serietà
al
nostro
ufficio
.
Non
c
'
era
piú
tempo
per
le
favole
.
Quasi
tutti
gli
affari
che
ci
venivano
proposti
erano
ormai
da
noi
accettati
.
Alcuni
diedero
qualche
utile
,
ma
piccolo
;
altri
delle
perdite
,
ma
grandi
.
Una
strana
avarizia
era
il
principale
difetto
di
Guido
che
fuori
degli
affari
era
tanto
generoso
.
Quando
un
affare
si
dimostrava
buono
,
egli
lo
liquidava
frettolosamente
,
avido
d
'
incassare
il
piccolo
utile
che
gliene
derivava
.
Quando
invece
si
trovava
involto
in
un
affare
sfavorevole
,
non
si
decideva
mai
ad
uscirne
pur
di
ritardare
il
momento
in
cui
doveva
toccare
la
propria
tasca
.
Per
questo
io
credo
che
le
sue
perdite
sieno
state
sempre
rilevanti
e
i
suoi
utili
piccoli
.
Le
qualità
di
un
commerciante
non
sono
altro
che
le
risultanti
di
tutto
il
suo
organismo
,
dalla
punta
dei
capelli
fino
alle
unghie
dei
piedi
.
A
Guido
si
sarebbe
adattata
una
parola
che
hanno
i
Greci
:
astuto
imbecille
.
Veramente
astuto
,
ma
anche
veramente
uno
scimunito
.
Era
pieno
di
accortezze
che
non
servivano
ad
altro
che
ad
ungere
il
piano
inclinato
sul
quale
scivolava
sempre
piú
in
giú
.
Assieme
al
solfato
di
rame
gli
capitarono
tra
capo
e
collo
i
due
gemelli
.
La
sua
prima
impressione
fu
di
sorpresa
tutt
'
altro
che
piacevole
,
ma
subito
dopo
di
avermi
annunziato
l
'
avvenimento
,
gli
riuscí
di
dire
una
facezia
che
mi
fece
ridere
molto
,
per
cui
,
compiacendosi
del
successo
,
non
seppe
conservare
il
cipiglio
.
Associando
i
due
bambini
alle
sessanta
tonnellate
di
solfato
,
disse
:
-
Sono
condannato
a
lavorare
all
'
ingrosso
,
io
!
Per
confortarlo
gli
ricordai
che
Augusta
era
di
nuovo
nel
settimo
mese
e
che
ben
presto
in
fatto
di
bambini
avrei
raggiunto
il
suo
tonnellaggio
.
Rispose
sempre
argutamente
:
-
A
me
,
da
buon
contabile
,
non
sembra
la
stessa
cosa
.
Dopo
qualche
giorno
,
per
qualche
tempo
,
fu
preso
da
un
grande
affetto
per
i
due
marmocchi
.
Augusta
che
passava
una
parte
della
sua
giornata
dalla
sorella
,
mi
raccontò
ch
'
egli
dedicava
loro
ogni
giorno
qualche
ora
.
Li
carezzava
,
e
ninnava
e
Ada
gliene
era
tanto
riconoscente
che
fra
i
due
coniugi
sembrava
rifiorire
un
nuovo
affetto
.
In
quei
giorni
egli
versò
un
importo
abbastanza
vistoso
ad
una
società
d
'
Assicurazioni
per
far
trovare
ai
figli
a
vent
'
anni
una
piccola
sostanza
.
Lo
ricordo
per
aver
io
registrato
quell
'
importo
a
suo
debito
.
Fui
invitato
anch
'
io
a
vedere
i
due
gemelli
;
anzi
da
Augusta
m
'
era
stato
detto
che
avrei
potuto
salutare
anche
Ada
,
che
invece
non
poté
ricevermi
dovendo
stare
a
letto
ad
onta
che
fossero
passati
già
dieci
giorni
dal
parto
.
I
due
bambini
giacevano
in
due
culle
in
un
gabinetto
attiguo
alla
stanza
da
letto
dei
genitori
.
Ada
,
dal
suo
letto
,
mi
gridò
:
-
Sono
belli
,
Zeno
?
Restai
sorpreso
dal
suono
di
quella
voce
.
Mi
parve
piú
dolce
:
era
un
vero
grido
perché
vi
si
sentiva
uno
sforzo
,
eppure
rimaneva
tanto
dolce
.
Senza
dubbio
la
dolcezza
in
quella
voce
veniva
dalla
maternità
,
ma
io
ne
fui
commosso
perché
ve
la
scoprivo
proprio
quand
'
era
rivolta
a
me
.
Quella
dolcezza
mi
fece
sentire
come
se
Ada
non
m
'
avesse
chiamato
col
solo
mio
nome
,
ma
premettendovi
anche
qualche
qualificativo
affettuoso
come
caro
o
fratello
mio
!
Ne
sentii
una
viva
riconoscenza
e
divenni
buono
ed
affettuoso
.
Risposi
festosamente
:
-
Belli
,
cari
,
somiglianti
,
due
meraviglie
.
-
Mi
parevano
invece
due
morticini
scoloriti
.
Vagivano
ambedue
e
non
andavano
d
'
accordo
.
Presto
Guido
ritornò
alla
vita
di
prima
.
Dopo
l
'
affare
del
solfato
veniva
piú
assiduo
in
ufficio
,
ma
ogni
settimana
,
al
sabato
,
partiva
per
la
caccia
e
non
ritornava
che
al
lunedí
mattina
tardi
e
giusto
in
tempo
per
dare
un
'
occhiata
all
'
ufficio
prima
di
colazione
.
Alla
pesca
andava
di
sera
e
passava
spesso
la
notte
in
mare
.
Augusta
mi
raccontava
dei
dispiaceri
di
Ada
,
la
quale
soffriva
bensí
di
una
frenetica
gelosia
,
ma
anche
di
trovarsi
sola
per
tanta
parte
della
giornata
.
Augusta
tentava
di
calmarla
ricordandole
che
a
caccia
e
a
pesca
non
c
'
erano
donne
.
Però
-
non
si
sapeva
da
chi
-
Ada
era
stata
informata
che
Carmen
talvolta
aveva
accompagnato
Guido
a
pesca
.
Guido
,
poi
,
l
'
aveva
confessato
aggiungendo
che
non
c
'
era
niente
di
male
in
una
gentilezza
ch
'
egli
usava
ad
un
'
impiegata
che
gli
era
tanto
utile
.
Eppoi
non
c
'
era
stato
sempre
presente
Luciano
?
Egli
finí
col
promettere
che
non
l
'
avrebbe
invitata
piú
,
visto
che
ad
Ada
ciò
dispiaceva
.
Dichiarava
di
non
voler
rinunciare
né
alla
sua
caccia
che
gli
costava
tanti
denari
né
alla
pesca
.
Diceva
di
lavorare
molto
(
e
infatti
in
quell
'
epoca
nel
nostro
ufficio
c
'
era
molto
da
fare
)
e
gli
pareva
che
un
po
'
di
svago
gli
spettasse
.
Ada
non
era
di
tale
parere
e
le
sembrava
che
il
miglior
svago
egli
l
'
avrebbe
avuto
in
famiglia
,
e
trovava
in
ciò
l
'
assenso
incondizionato
di
Augusta
,
mentre
a
me
quello
sembrava
uno
svago
troppo
sonoro
.
Augusta
allora
esclamava
:
-
E
tu
non
sei
forse
a
casa
ogni
giorno
,
ad
ore
debite
?
Era
vero
ed
io
dovevo
confessare
che
fra
me
e
Guido
c
'
era
una
grande
differenza
,
ma
non
sapevo
vantarmene
.
Dicevo
ad
Augusta
accarezzandola
:
-
Il
merito
è
tuo
perché
hai
usato
dei
metodi
molto
drastici
di
educazione
.
D
'
altronde
per
il
povero
Guido
le
cose
andavano
peggiorandosi
ogni
giorno
di
piú
:
dapprima
c
'
erano
stati
bensí
due
bambini
,
ma
una
balia
sola
perché
si
sperava
che
Ada
avrebbe
potuto
nutrire
uno
dei
bambini
.
Invece
essa
non
lo
poté
e
dovettero
far
venire
un
'
altra
balia
.
Quando
Guido
voleva
farmi
ridere
,
camminava
su
e
giú
per
l
'
ufficio
battendosi
il
tempo
con
le
parole
:
-
Una
moglie
...
due
bambini
...
due
balie
!
C
'
era
una
cosa
che
Ada
specialmente
odiava
:
Il
violino
di
Guido
.
Essa
sopportava
i
vagiti
dei
bambini
,
ma
soffriva
orrendamente
per
il
suono
del
violino
.
Aveva
detto
ad
Augusta
:
-
Mi
sentirei
di
abbaiare
come
un
cane
contro
quei
suoni
!
Strano
!
Augusta
invece
era
beata
quando
passando
dinanzi
al
mio
studiolo
sentiva
uscirne
i
miei
suoni
aritmici
!
-
Eppure
anche
il
matrimonio
di
Ada
è
stato
un
matrimonio
d
'
amore
,
-
dicevo
io
stupito
.
-
Non
è
il
violino
la
miglior
parte
di
Guido
?
Tali
chiacchiere
furono
del
tutto
dimenticate
quando
io
rividi
per
la
prima
volta
Ada
.
Fui
proprio
io
che
per
il
primo
m
'
accorsi
della
sua
malattia
.
Uno
dei
primi
giorni
del
Novembre
-
una
giornata
fredda
,
priva
di
sole
,
umida
,
-
abbandonai
eccezionalmente
l
'
ufficio
alle
tre
del
pomeriggio
e
corsi
a
casa
pensando
di
riposare
e
sognare
per
qualche
ora
nel
mio
studiolo
caldo
.
Per
recarmivi
dovevo
passare
il
lungo
corridoio
,
e
dinanzi
alla
stanza
di
lavoro
di
Augusta
mi
fermai
perché
sentii
la
voce
di
Ada
.
Era
dolce
o
malsicura
(
ciò
che
si
equivale
,
io
credo
)
come
quel
giorno
in
cui
era
stata
indirizzata
a
me
.
Entrai
in
quella
stanza
spintovi
dalla
strana
curiosità
di
vedere
come
la
serena
,
la
calma
Ada
,
potesse
vestirsi
di
quella
voce
che
ricordava
un
po
'
quella
di
qualche
nostra
attrice
quando
vuol
far
piangere
senza
saper
piangere
essa
stessa
.
Infatti
era
una
voce
falsa
o
io
la
sentivo
cosí
,
solo
perché
senza
neppur
aver
visto
chi
la
emetteva
,
la
percepivo
per
la
seconda
volta
dopo
tanti
giorni
sempre
ugualmente
commossa
e
commovente
.
Pensai
parlassero
di
Guido
,
perché
quale
altro
argomento
avrebbe
potuto
commuovere
a
quel
modo
Ada
?
Invece
le
due
donne
,
prendendo
una
tazza
di
caffè
insieme
,
parlavano
di
cose
domestiche
:
biancheria
,
servitú
eccetera
.
Ma
mi
bastò
di
aver
vista
Ada
per
intendere
che
quella
voce
non
era
falsa
.
Commovente
era
anche
la
sua
faccia
ch
'
io
per
primo
scoprivo
tanto
alterata
,
e
quella
voce
,
se
non
si
accordava
con
un
sentimento
,
rispecchiava
esattamente
tutto
un
organismo
,
ed
era
perciò
vera
e
sincera
.
Questo
io
sentii
subito
.
Io
non
sono
un
medico
e
perciò
non
pensai
ad
una
malattia
,
ma
cercai
di
spiegarmi
l
'
alterazione
nell
'
aspetto
di
Ada
come
un
effetto
della
convalescenza
dopo
il
parto
.
Ma
come
si
poteva
spiegare
che
Guido
non
si
fosse
accorto
di
tanto
mutamento
avvenuto
nella
sua
donna
?
Intanto
io
,
che
sapevo
a
mente
quell
'
occhio
,
quell
'
occhio
ch
'
io
tanto
avevo
temuto
perché
subito
m
'
ero
accorto
che
freddamente
esaminava
cose
e
persone
per
ammetterle
o
respingerle
,
potei
constatare
subito
ch
'
era
mutato
,
ingrandito
,
come
se
per
vedere
meglio
avesse
forzata
l
'
orbita
.
Stonava
quell
'
occhio
grande
nella
faccina
immiserita
e
scolorita
.
Mi
stese
con
grande
affetto
la
mano
:
-
Già
lo
so
,
-
mi
disse
-
tu
approfitti
di
ogni
istante
per
venir
a
riveder
tua
moglie
e
la
tua
bambina
.
Aveva
la
mano
madida
di
sudore
ed
io
so
che
ciò
denota
debolezza
.
Tanto
piú
mi
figurai
che
,
rimettendosi
,
avrebbe
riacquistati
gli
antichi
colori
e
le
linee
sicure
delle
guancie
e
dell
'
incassatura
dell
'
occhio
.
Interpretai
le
parole
che
m
'
aveva
indirizzate
quale
un
rimprovero
rivolto
a
Guido
,
e
bonariamente
risposi
che
Guido
,
quale
proprietario
della
ditta
,
aveva
maggiori
responsabilità
delle
mie
che
lo
legavano
all
'
ufficio
.
Mi
guardò
indagatrice
per
assicurarsi
ch
'
io
parlavo
sul
serio
.
-
Ma
pure
-
disse
-
mi
sembra
che
potrebbe
trovare
un
po
'
di
tempo
per
sua
moglie
e
i
suoi
figli
,
-
e
la
sua
voce
era
piena
di
lacrime
.
Si
rimise
con
un
sorriso
che
domandava
indulgenza
e
soggiunse
:
-
Oltre
agli
affari
ci
sono
anche
la
caccia
e
la
pesca
!
Quelle
,
quelle
portano
via
tanto
tempo
.
Con
una
volubilità
che
mi
stupí
raccontò
dei
cibi
prelibati
che
si
mangiavano
alla
loro
tavola
in
seguito
alla
caccia
e
alla
pesca
di
Guido
.
-
Tuttavia
vi
rinunzierei
volentieri
!
-
soggiunse
poi
con
un
sospiro
e
una
lagrima
.
Non
si
diceva
però
infelice
,
anzi
!
Raccontava
che
ormai
non
sapeva
neppur
figurarsi
che
non
le
fossero
nati
i
due
bambini
ch
'
essa
adorava
!
Con
un
po
'
di
malizia
aggiungeva
sorridendo
che
li
amava
di
piú
ora
che
ciascuno
aveva
la
sua
balia
.
Essa
non
dormiva
molto
,
ma
almeno
,
quando
arrivava
a
prender
sonno
,
nessuno
la
disturbava
.
E
quando
le
chiesi
se
davvero
dormisse
tanto
poco
,
si
rifece
seria
e
commossa
per
dirmi
ch
'
era
il
suo
maggior
disturbo
.
Poi
,
lieta
,
aggiunse
:
-
Ma
va
già
meglio
!
Poco
dopo
ci
lasciò
per
due
ragioni
:
prima
di
sera
doveva
andar
a
salutare
la
madre
eppoi
non
sapeva
sopportare
la
temperatura
delle
nostre
stanze
munite
di
grandi
stufe
.
Io
,
che
ritenevo
quella
temperatura
appena
gradevole
,
pensai
fosse
un
segno
di
forza
quello
di
sentirla
eccessivamente
calda
:
-
Non
pare
che
tu
sia
tanto
debole
,
-
dissi
sorridendo
,
-
vedrai
come
sentirai
diversamente
alla
mia
età
.
Essa
si
compiacque
molto
di
sentirsi
designare
come
troppo
giovine
.
Io
ed
Augusta
l
'
accompagnammo
fino
al
pianerottolo
.
Pareva
sentisse
un
grande
bisogno
della
nostra
amicizia
perché
per
fare
quei
pochi
passi
camminò
in
mezzo
a
noi
e
si
prese
prima
al
braccio
di
Augusta
eppoi
al
mio
che
io
subito
irrigidii
per
paura
di
cedere
ad
un
'
antica
abitudine
di
premere
ogni
braccio
femminile
che
s
'
offrisse
al
mio
contatto
.
Sul
pianerottolo
parlò
ancora
molto
e
,
avendo
ricordato
il
padre
suo
,
ebbe
gli
occhi
di
nuovo
umidi
,
per
la
terza
volta
in
un
quarto
d
'
ora
.
Quando
se
ne
fu
andata
,
io
dissi
ad
Agusta
che
quella
non
era
una
donna
ma
una
fontana
.
Benché
avessi
vista
la
malattia
di
Ada
,
non
vi
diedi
alcun
'
importanza
.
Aveva
l
'
occhio
ingrandito
;
aveva
la
faccina
magra
;
la
sua
voce
s
'
era
trasformata
ed
anche
il
carattere
in
quell
'
affettuosità
che
non
era
sua
,
ma
io
attribuivo
tutto
ciò
alla
doppia
maternità
e
alla
debolezza
.
Insomma
io
mi
dimostrai
un
magnifico
osservatore
perché
vidi
tutto
,
ma
un
grande
ignorante
perché
non
dissi
la
vera
parola
:
malattia
!
Il
giorno
appresso
l
'
ostetrico
,
che
curava
Ada
,
domandò
l
'
assistenza
del
dottor
Paoli
il
quale
subito
pronunziò
la
parola
ch
'
io
non
avevo
saputo
dire
:
Morbus
Basedowii
.
Guido
me
lo
raccontò
descrivendomi
con
grande
dottrina
la
malattia
e
compiangendo
Ada
che
soffriva
molto
.
Senz
'
alcuna
malizia
io
penso
che
la
sua
compassione
e
la
sua
scienza
non
fossero
grandi
.
Assumeva
un
aspetto
accorato
quando
parlava
della
moglie
,
ma
quando
dettava
delle
lettere
a
Carmen
manifestava
tutta
la
gioia
di
vivere
e
insegnare
;
credeva
poi
che
colui
che
aveva
dato
il
suo
nome
alla
malattia
fosse
il
Basedow
ch
'
era
stato
l
'
amico
di
Goethe
,
mentre
quando
io
studiai
quella
malattia
in
un
'
enciclopedia
,
m
'
accorsi
subito
che
si
trattava
di
un
altro
.
Grande
,
importante
malattia
quella
di
Basedow
!
Per
me
fu
importantissimo
di
averla
conosciuta
.
La
studiai
in
varie
monografie
e
credetti
di
scoprire
appena
allora
il
segreto
essenziale
del
nostro
organismo
.
Io
credo
che
da
molti
come
da
me
vi
sieno
dei
periodi
di
tempo
in
cui
certe
idee
occupino
e
ingombrino
tutto
il
cervello
chiudendolo
a
tutte
le
altre
.
Ma
se
anche
alla
collettività
succede
la
stessa
cosa
!
Vive
di
Darwin
dopo
di
essere
vissuta
di
Robespierre
e
di
Napoleone
eppoi
di
Liebig
o
magari
di
Leopardi
quando
su
tutto
il
cosmo
non
troneggi
Bismark
!
Ma
di
Basedow
vissi
sol
io
!
Mi
parve
ch
'
egli
avesse
portate
alla
luce
le
radici
della
vita
la
quale
è
fatta
cosí
:
tutti
gli
organismi
si
distribuiscono
su
una
linea
,
ad
un
capo
della
quale
sta
la
malattia
di
Basedow
che
implica
il
generosissimo
,
folle
consumo
della
forza
vitale
ad
un
ritmo
precipitoso
,
il
battito
di
un
cuore
sfrenato
,
e
all
'
altro
stanno
gli
organismi
immiseriti
per
avarizia
organica
,
destinati
a
perire
di
una
malattia
che
sembrerebbe
di
esaurimento
ed
è
invece
di
poltronaggine
.
Il
giusto
medio
fra
le
due
malattie
si
trova
al
centro
e
viene
designato
impropriamente
come
la
salute
che
non
è
che
una
sosta
.
E
fra
il
centro
ed
un
'
estremità
-
quella
di
Basedow
-
stanno
tutti
coloro
ch
'
esasperano
e
consumano
la
vita
in
grandi
desiderii
.
ambizioni
,
godimenti
e
anche
lavoro
,
dall
'
altra
quelli
che
non
gettano
sul
piatto
della
vita
che
delle
briciole
e
risparmiano
preparando
quegli
abietti
longevi
che
appariscono
quale
un
peso
per
la
società
.
Pare
che
questo
peso
sia
anch
'
esso
necessario
.
La
società
procede
perché
i
Basedowiani
la
sospingono
,
e
non
precipita
perché
gli
altri
la
trattengono
.
Io
sono
convinto
che
volendo
costruire
una
società
,
si
poteva
farlo
piú
semplicemente
,
ma
è
fatta
cosí
,
col
gozzo
ad
uno
dei
suoi
capi
e
l
'
edema
all
'
altro
,
e
non
c
'
è
rimedio
.
In
mezzo
stanno
coloro
che
hanno
incipiente
o
gozzo
o
edema
e
su
tutta
la
linea
,
in
tutta
l
'
umanità
,
la
salute
assoluta
manca
.
Anche
ad
Ada
il
gozzo
mancava
a
quanto
mi
diceva
Augusta
,
ma
aveva
tutti
gli
altri
sintomi
della
malattia
.
Povera
Ada
!
M
'
era
apparsa
come
la
figurazione
della
salute
e
dell
'
equilibrio
,
tanto
che
per
lungo
tempo
avevo
pensato
avesse
scelto
il
marito
con
lo
stesso
animo
freddo
col
quale
suo
padre
sceglieva
la
sua
merce
,
ed
ora
era
stata
afferrata
da
una
malattia
che
la
trascinava
a
tutt
'
altro
regime
:
le
perversioni
psichiche
!
Ma
io
ammalai
con
lei
di
una
malattia
lieve
,
ma
lunga
.
Per
troppo
tempo
pensai
a
Basedow
.
Già
credo
che
in
qualunque
punto
dell
'
universo
ci
si
stabilisca
si
finisce
coll
'
inquinarsi
.
Bisogna
moversi
.
La
vita
ha
dei
veleni
,
ma
poi
anche
degli
altri
veleni
che
servono
di
contravveleni
.
Solo
correndo
si
può
sottrarsi
ai
primi
e
giovarsi
degli
altri
.
La
mia
malattia
fu
un
pensiero
dominante
,
un
sogno
,
e
anche
uno
spavento
.
Deve
aver
avuto
origine
da
un
ragionamento
:
con
la
designazione
di
perversione
si
vuole
intendere
una
deviazione
dalla
salute
,
quella
specie
di
salute
che
ci
accompagnò
per
un
tratto
della
vita
.
Ora
sapevo
che
cosa
fosse
stata
la
salute
da
Ada
.
Non
poteva
la
sua
perversione
portarla
ad
amare
me
,
che
da
sana
aveva
respinto
?
Io
non
so
come
questo
terrore
(
o
questa
speranza
)
sia
nato
nel
mio
cervello
!
Forse
perché
la
voce
dolce
e
spezzata
di
Ada
mi
parve
di
amore
quando
s
'
indirizzò
a
me
?
La
povera
Ada
s
'
era
fatta
ben
brutta
ed
io
non
sapevo
piú
desiderarla
.
Ma
andavo
rivedendo
i
nostri
rapporti
passati
e
mi
pareva
che
se
essa
fosse
stata
còlta
da
un
improvviso
amore
per
me
,
mi
sarei
trovato
nelle
brutte
condizioni
che
ricordavano
un
poco
quelle
di
Guido
verso
l
'
amico
inglese
dalle
sessanta
tonnellate
di
solfato
di
rame
.
Proprio
lo
stesso
caso
!
Pochi
anni
prima
io
le
avevo
dichiarato
il
mio
amore
e
non
avevo
fatto
alcun
atto
di
revoca
fuori
di
quello
di
sposarne
la
sorella
.
In
tale
contratto
essa
non
era
protetta
dalla
legge
ma
dalla
cavalleria
.
A
me
pareva
di
essere
tanto
fortemente
impegnato
con
lei
,
che
se
essa
si
fosse
presentata
da
me
molti
ma
molti
anni
piú
tardi
,
perfezionata
magari
nella
malattia
di
Basedow
da
un
bel
gozzo
,
io
avrei
dovuto
far
onore
alla
mia
firma
.
Ricordo
però
che
tale
prospettiva
rese
il
mio
pensiero
piú
affettuoso
per
Ada
.
Fino
ad
allora
,
quando
m
'
avevano
informato
dei
dolori
di
Ada
causati
da
Guido
,
io
non
ne
avevo
certamente
goduto
,
ma
pure
avevo
rivolto
il
pensiero
con
una
certa
soddisfazione
alla
mia
casa
nella
quale
Ada
aveva
rifiutato
di
entrare
ed
ove
non
si
soffriva
affatto
.
Ora
le
cose
avevano
cambiato
:
quell
'
Ada
che
m
'
aveva
respinto
con
disdegno
non
c
'
era
piú
,
a
meno
che
i
miei
testi
di
medicina
non
sbagliassero
.
La
malattia
di
Ada
era
grave
.
Il
dottor
Paoli
,
pochi
giorni
dopo
,
consigliò
di
allontanarla
dalla
famiglia
e
di
mandarla
in
una
casa
di
salute
a
Bologna
.
Seppi
ciò
da
Guido
,
ma
Augusta
poi
mi
raccontò
che
alla
povera
Ada
anche
in
quel
momento
non
furono
risparmiati
dei
grandi
dispiaceri
.
Guido
aveva
avuto
la
sfacciataggine
di
proporre
di
metter
Carmen
alla
direzione
della
famiglia
durante
l
'
assenza
di
sua
moglie
.
Ada
non
ebbe
il
coraggio
di
dire
apertamente
quello
che
pensava
di
una
simile
proposta
,
ma
dichiarò
che
non
si
sarebbe
mossa
di
casa
se
non
le
fosse
stato
permesso
di
affidarne
la
direzione
alla
zia
Maria
,
e
Guido
si
adattò
senz
'
altro
.
Egli
però
continuò
ad
accarezzare
l
'
idea
di
poter
aver
Carmen
a
sua
disposizione
al
posto
lasciato
libero
da
Ada
.
Un
giorno
disse
a
Carmen
che
se
essa
non
fosse
stata
tanto
occupata
in
ufficio
,
egli
le
avrebbe
volentieri
affidata
la
direzione
della
sua
casa
.
Luciano
ed
io
ci
guardammo
,
e
certamente
scoprimmo
ognuno
nella
faccia
dell
'
altro
un
'
espressione
maliziosa
.
Carmen
arrossí
e
mormorò
che
non
avrebbe
potuto
accettare
.
-
Già
-
disse
Guido
con
ira
-
per
quegli
sciocchi
riguardi
al
mondo
non
si
può
fare
quello
che
gioverebbe
tanto
!
Però
tacque
anche
lui
presto
ed
era
sorprendente
abbreviasse
una
predica
tanto
interessante
.
Tutta
la
famiglia
accompagnò
Ada
alla
stazione
.
Augusta
m
'
aveva
pregato
di
portare
dei
fiori
per
la
sorella
.
Arrivai
un
po
'
in
ritardo
con
un
bel
mazzo
di
orchidee
che
porsi
ad
Augusta
.
Ada
ci
sorvegliava
e
quando
Augusta
le
offerse
i
fiori
ci
disse
:
-
Vi
ringrazio
di
cuore
!
Voleva
significare
di
aver
ricevuto
i
fiori
anche
da
me
,
ma
io
sentii
ciò
come
una
manifestazione
di
affetto
fraterno
,
dolce
e
anche
un
po
'
fredda
.
Basedow
certo
non
ci
entrava
.
Pareva
una
sposina
,
la
povera
Ada
con
quegli
occhi
ingranditi
smisuratamente
dalla
felicità
.
La
sua
malattia
sapeva
simulare
tutte
le
emozioni
.
Guido
partiva
con
lei
per
accompagnarla
e
ritornare
dopo
pochi
giorni
.
Aspettammo
sulla
banchina
la
partenza
del
treno
.
Ada
rimase
affacciata
alla
finestra
della
sua
vettura
e
continuò
ad
agitare
il
fazzoletto
finché
poté
vederci
.
Poi
accompagnammo
la
signora
Malfenti
lacrimante
a
casa
.
Al
momento
di
dividerci
mia
suocera
dopo
di
aver
baciata
Augusta
,
baciò
anche
me
.
-
Scusa
!
-
desse
ridendo
fra
le
lacrime
-
l
'
ho
fatto
senza
proposito
,
ma
se
lo
permetti
ti
dò
anche
un
altro
bacio
.
Anche
la
piccola
Anna
,
ormai
dodicenne
,
volle
baciarmi
.
Alberta
,
ch
'
era
in
procinto
di
abbandonare
il
teatro
nazionale
per
fidanzarsi
,
e
che
di
solito
era
un
po
'
sostenuta
con
me
,
quel
giorno
mi
porse
calorosamente
la
mano
.
Tutte
mi
volevano
bene
perché
mia
moglie
era
fiorente
,
e
facevano
cosí
delle
manifestazioni
di
antipatia
per
Guido
,
la
cui
moglie
era
malata
.
Ma
proprio
allora
corsi
il
rischio
di
divenire
un
marito
meno
buono
.
Diedi
un
grande
dolore
a
mia
moglie
,
senza
mia
colpa
,
per
un
sogno
cui
innocentemente
la
feci
addirittura
partecipare
.
Ecco
il
sogno
:
eravamo
in
tre
,
Augusta
,
Ada
ed
io
che
ci
eravamo
affacciati
ad
una
finestra
e
precisamente
alla
piú
piccola
che
ci
fosse
stata
nelle
nostre
tre
abitazioni
,
cioè
la
mia
,
quella
di
mia
suocera
e
quella
di
Ada
.
Eravamo
cioè
alla
finestra
della
cucina
della
casa
di
mia
suocera
che
veramente
si
apre
sopra
un
piccolo
cortile
mentre
nel
sogno
dava
proprio
sul
Corso
.
Al
piccolo
davanzale
c
'
era
tanto
poco
spazio
che
Ada
,
che
stava
in
mezzo
a
noi
tenendosi
alle
nostre
braccia
,
aderiva
proprio
a
me
.
Io
la
guardai
e
vidi
che
il
suo
occhio
era
ridivenuto
freddo
e
preciso
e
le
linee
della
sua
faccia
purissime
fino
alla
nuca
ch
'
io
vedevo
coperta
dei
suoi
riccioli
lievi
,
quei
riccioli
ch
'
io
avevo
visti
tanto
spesso
quando
Ada
mi
volgeva
le
spalle
.
Ad
onta
di
tanta
freddezza
(
tale
mi
pareva
la
sua
salute
)
essa
rimaneva
aderente
a
me
come
avevo
creduto
lo
fosse
quella
sera
del
mio
fidanzamento
intorno
al
tavolino
parlante
.
Io
,
giocondamente
,
dissi
ad
Augusta
(
certo
facendo
uno
sforzo
per
occuparmi
anche
di
lei
)
:
Vedi
com
'
è
risanata
?
Ma
dov
'
è
Basedow
?
.
Non
vedi
?
,
domandò
Augusta
ch
'
era
la
sola
fra
di
noi
che
arrivasse
a
guardare
sulla
via
.
Con
uno
sforzo
ci
sporgemmo
anche
noi
e
scorgemmo
una
grande
folla
che
s
'
avanzava
minacciosa
urlando
.
Ma
dov
'
è
Basedow
?
domandai
ancora
una
volta
.
Poi
lo
vidi
.
Era
lui
che
s
'
avanzava
inseguito
da
quella
folla
:
un
vecchio
pezzente
coperto
di
un
grande
mantello
stracciato
,
ma
di
broccato
rigido
,
la
grande
testa
coperta
di
una
chioma
bianca
disordinata
,
svolazzante
all
'
aria
,
gli
occhi
sporgenti
dall
'
orbita
che
guardavano
ansiosi
con
uno
sguardo
ch
'
io
avevo
notato
in
bestie
inseguite
,
di
paura
e
di
minaccia
.
E
la
folla
urlava
:
Ammazzate
l
'
untore
!
.
Poi
ci
fu
un
intervallo
di
notte
vuota
.
Indi
,
subito
,
Ada
ed
io
ci
trovavamo
soli
sulla
piú
erta
scala
che
ci
fosse
nelle
nostre
tre
case
,
quella
che
conduce
alla
soffitta
della
mia
villa
.
Ada
era
posta
per
alcuni
scalini
piú
in
alto
,
ma
rivolta
a
me
ch
'
ero
in
atto
di
salire
,
mentre
lei
sembrava
volesse
scendere
.
Io
le
abbracciavo
le
gambe
e
lei
si
piegava
verso
di
me
non
so
se
per
debolezza
o
per
essermi
piú
vicina
.
Per
un
istante
mi
parve
sfigurata
dalla
sua
malattia
,
ma
poi
,
guardandola
con
affanno
,
riuscivo
a
rivederla
come
m
'
era
apparsa
alla
finestra
,
bella
e
sana
.
Mi
diceva
con
la
sua
voce
soda
:
Precedimi
,
ti
seguo
subito
!
Io
,
pronto
,
mi
volgevo
per
precederla
correndo
,
ma
non
abbastanza
presto
per
non
scorgere
che
la
porta
della
mia
soffitta
veniva
aperta
pian
pianino
e
ne
sporgeva
la
testa
chiomata
e
bianca
di
Basedow
con
quella
sua
faccia
fra
timorosa
e
minacciosa
.
Ne
vidi
anche
le
gambe
malsicure
e
il
povero
misero
corpo
che
il
mantello
non
arrivava
a
celare
.
Arrivai
a
correre
via
,
ma
non
so
se
per
precedere
Ada
o
per
fuggirla
.
Ora
pare
che
trafelato
io
mi
sia
destato
nella
notte
,
e
nell
'
assopimento
abbia
raccontato
tutto
o
parte
del
sogno
ad
Augusta
per
riprendere
poi
il
sonno
piú
tranquillo
e
piú
profondo
.
Credo
che
nella
mezza
coscienza
io
abbia
seguito
ciecamente
l
'
antico
desiderio
di
confessare
i
miei
trascorsi
.
Alla
mattina
,
sulla
faccia
di
Augusta
,
c
'
era
il
cereo
pallore
delle
grandi
occasioni
.
Io
ricordavo
perfettamente
il
sogno
,
ma
non
esattamente
quello
che
gliene
avessi
riferito
.
Con
un
aspetto
di
rassegnazione
dolorosa
essa
mi
disse
:
-
Ti
senti
infelice
perché
essa
è
malata
ed
è
partita
e
perciò
sogni
di
lei
.
Io
mi
difesi
ridendo
ed
irridendo
.
Non
Ada
era
importante
per
me
,
ma
Basedow
,
e
le
raccontai
dei
miei
studi
e
anche
delle
applicazioni
che
avevo
fatte
.
Ma
non
so
se
riuscii
di
convincerla
.
Quando
si
viene
colti
nel
sogno
è
difficile
di
difendersi
.
È
tutt
'
altra
cosa
che
arrivare
alla
moglie
freschi
freschi
dall
'
averla
tradita
in
piena
coscienza
.
Del
resto
,
per
tali
gelosie
di
Augusta
,
io
non
avevo
nulla
da
perdere
perché
essa
amava
tanto
Ada
che
da
quel
lato
la
sua
gelosia
non
gettava
alcun
'
ombra
e
,
in
quanto
a
me
,
essa
mi
trattava
con
un
riguardo
anche
piú
affettuoso
e
m
'
era
anche
piú
grata
di
ogni
mia
piú
lieve
manifestazione
di
affetto
.
Pochi
giorni
dopo
,
Guido
ritornò
da
Bologna
con
le
migliori
notizie
.
Il
direttore
della
casa
di
salute
garantiva
una
guarigione
definitiva
a
patto
che
Ada
trovasse
poi
in
casa
una
grande
quiete
.
Guido
riferí
con
semplicità
e
bastevole
incoscienza
la
prognosi
del
sanitario
non
avvedendosi
che
in
famiglia
Malfenti
quel
verdetto
veniva
a
confermare
molti
sospetti
sul
suo
conto
.
Ed
io
dissi
ad
Augusta
:
-
Ecco
che
sono
minacciato
di
altri
baci
di
tua
madre
.
Pare
che
Guido
non
si
trovasse
molto
bene
nella
casa
diretta
da
zia
Maria
.
Talvolta
camminava
su
e
giú
per
l
'
ufficio
mormorando
:
-
Due
bambini
...
tre
balie
...
nessuna
moglie
.
Anche
dall
'
ufficio
rimaneva
piú
spesso
assente
perché
sfogava
il
suo
malumore
imperversando
sulle
bestie
a
caccia
e
a
pesca
.
Ma
quando
verso
la
fine
dell
'
anno
,
ebbimo
da
Bologna
la
notizia
che
Ada
veniva
considerata
guarita
e
che
s
'
accingeva
a
rimpatriare
,
non
mi
parve
che
egli
ne
fosse
troppo
felice
.
S
'
era
abituato
a
zia
Maria
oppure
la
vedeva
tanto
poco
che
gli
era
facile
e
gradevole
di
sopportarla
?
Con
me
naturalmente
non
manifestò
il
suo
malumore
se
non
esprimendo
il
dubbio
che
forse
Ada
s
'
affrettava
troppo
a
lasciare
la
casa
di
salute
prima
di
essersi
assicurata
contro
una
ricaduta
.
Infatti
quand
'
essa
,
dopo
breve
tempo
e
ancora
nel
corso
di
quello
stesso
inverno
,
dovette
ritornare
a
Bologna
,
egli
mi
disse
trionfante
:
-
L
'
avevo
detto
io
?
Non
credo
però
che
in
quel
trionfo
ci
fosse
stata
altra
gioia
che
quella
da
lui
tanto
viva
di
aver
saputo
prevedere
qualche
cosa
.
Egli
non
augurava
del
male
ad
Ada
,
ma
l
'
avrebbe
tenuta
volentieri
per
lungo
tempo
a
Bologna
.
Quando
Ada
ritornò
,
Augusta
era
relegata
a
letto
per
la
nascita
del
mio
piccolo
Alfio
e
in
quell
'
occasione
fu
veramente
commovente
.
Volle
io
andassi
alla
stazione
con
dei
fiori
e
dicessi
ad
Ada
ch
'
essa
voleva
vederla
quello
stesso
giorno
.
E
se
Ada
non
avesse
potuto
venire
da
lei
addirittura
dalla
stazione
,
mi
pregava
ritornassi
subito
a
casa
,
per
saperle
descrivere
Ada
e
dirle
se
la
sua
bellezza
,
di
cui
in
famiglia
erano
tanto
orgogliosi
,
le
fosse
stata
restituita
intera
.
Alla
stazione
eravamo
io
,
Guido
e
la
sola
Alberta
,
perché
la
signora
Malfenti
passava
una
gran
parte
delle
sue
giornate
presso
Augusta
.
Sulla
banchina
,
Guido
cercava
di
convincerci
della
sua
grande
gioia
per
l
'
arrivo
di
Ada
,
ma
Alberta
lo
ascoltava
fingendo
una
grande
distrazione
allo
scopo
-
come
poi
mi
disse
-
di
non
dover
rispondergli
.
In
quanto
a
me
la
simulazione
con
Guido
mi
costava
oramai
poca
fatica
.
M
'
ero
abituato
a
fingere
di
non
accorgermi
delle
sue
preferenze
per
Carmen
e
non
avevo
mai
osato
alludere
ai
suoi
torti
verso
la
moglie
.
Non
m
'
era
perciò
difficile
di
avere
un
atteggiamento
d
'
attenzione
come
se
ammirassi
la
sua
gioia
per
il
ritorno
della
sua
amata
moglie
.
Quando
il
treno
in
punto
a
mezzodí
entrò
in
stazione
,
egli
ci
precedette
per
raggiungere
la
moglie
che
ne
scendeva
.
La
prese
fra
le
braccia
e
la
baciò
affettuosamente
.
Io
,
che
gli
vedevo
il
dorso
piegato
per
arrivare
a
baciare
la
moglie
piú
piccola
di
lui
,
pensai
:
Un
bravo
attore
!
.
Poi
prese
Ada
per
mano
e
la
condusse
a
noi
:
-
Eccola
riconquistata
al
nostro
affetto
!
Allora
si
rivelò
quale
era
,
cioè
falso
e
simulatore
,
perché
se
egli
avesse
guardata
meglio
in
faccia
la
povera
donna
,
si
sarebbe
accorto
che
invece
che
al
nostro
affetto
essa
veniva
consegnata
alla
nostra
indifferenza
.
La
faccia
di
Ada
era
male
costruita
perché
aveva
riconquistate
delle
guancie
ma
fuori
di
posto
come
se
la
carne
,
quando
ritornò
,
avesse
dimenticato
dove
apparteneva
e
si
fosse
poggiata
troppo
in
basso
.
Avevano
perciò
l
'
aspetto
di
gonfiezze
anziché
di
guancie
.
E
l
'
occhio
era
ritornato
nell
'
orbita
,
ma
nessuno
aveva
saputo
riparare
i
danni
ch
'
esso
aveva
prodotto
uscendone
.
Aveva
spostate
o
distrutte
delle
linee
precise
e
importanti
.
Quando
ci
congedammo
fuori
della
stazione
,
al
sole
invernale
abbacinante
vidi
che
tutto
il
colorito
di
quella
faccia
non
era
piú
quello
che
io
avevo
tanto
amato
.
Era
impallidito
e
sulle
parti
carnose
si
arrossava
per
chiazzette
rosse
.
Pareva
che
la
salute
non
appartenesse
piú
a
quella
faccia
e
si
fosse
riusciti
di
fingervela
.
Raccontai
subito
ad
Augusta
che
Ada
era
bellissima
proprio
come
era
stata
da
fanciulla
ed
essa
ne
fu
beata
.
Poi
,
dopo
di
averla
vista
,
a
mia
sorpresa
essa
confermò
piú
volte
come
se
fossero
state
evidenti
verità
le
mie
pietose
bugie
.
Essa
diceva
:
-
È
bella
com
'
era
da
fanciulla
e
come
lo
sarà
mia
figlia
!
Si
vede
che
l
'
occhio
di
una
sorella
non
è
molto
acuto
.
Per
lungo
tempo
non
rividi
Ada
.
Essa
aveva
troppi
figliuoli
e
cosí
pure
noi
.
Tuttavia
Ada
e
Augusta
facevano
in
modo
di
trovarsi
insieme
varie
volte
alla
settimana
,
ma
sempre
in
ore
in
cui
io
ero
fuori
di
casa
.
Si
approssimava
l
'
epoca
del
bilancio
ed
io
avevo
molto
da
fare
.
Fu
anzi
quella
l
'
epoca
della
mia
vita
in
cui
lavorai
di
piú
.
Qualche
giorno
restai
a
tavolino
persino
per
dieci
ore
.
Guido
m
'
aveva
offerto
di
farmi
assistere
da
un
contabile
,
ma
io
non
ne
volli
sapere
.
Avevo
assunto
un
incarico
e
dovevo
corrispondervi
.
Intendevo
compensare
Guido
di
quella
mia
funesta
assenza
di
un
mese
,
e
mi
piaceva
anche
dimostrare
a
Carmen
la
mia
diligenza
,
che
non
poteva
essere
ispirata
da
altro
che
dal
mio
affetto
per
Guido
.
Ma
come
procedetti
nel
regolare
i
conti
,
incominciai
a
scoprire
la
grossa
perdita
in
cui
eravamo
incorsi
in
quel
primo
anno
di
esercizio
.
Impensierito
ne
dissi
a
quattr
'
occhi
qualche
cosa
a
Guido
,
ma
lui
,
che
s
'
apprestava
a
partire
per
la
caccia
,
non
volle
starmi
a
sentire
:
-
Vedrai
che
non
è
tanto
grave
come
ti
sembra
eppoi
l
'
anno
non
è
ancora
finito
.
Infatti
mancavano
ancora
otto
giorni
interi
a
capo
d
'
anno
.
Allora
mi
confidai
ad
Augusta
.
Dapprima
essa
vide
in
quella
faccenda
solo
il
danno
che
ne
avrebbe
potuto
derivare
a
me
.
Le
donne
sono
sempre
fatte
cosí
,
ma
Augusta
era
straordinaria
persino
fra
le
donne
quando
qui
si
doleva
del
proprio
danno
.
Non
avrei
finito
anch
'
io
-
essa
domandava
-
con
l
'
essere
ritenuto
un
po
'
responsabile
delle
perdite
subite
da
Guido
?
Voleva
si
consultasse
subito
un
avvocato
.
Bisognava
intanto
staccarsi
da
Guido
e
cessare
dal
frequentare
quell
'
ufficio
.
Non
mi
fu
facile
di
convincerla
ch
'
io
non
potevo
essere
tenuto
responsabile
di
niente
non
essendo
io
altra
cosa
che
un
impiegato
di
Guido
.
Essa
sosteneva
che
chi
non
ha
un
emolumento
fisso
non
possa
essere
considerato
quale
un
impiegato
,
ma
qualche
cosa
di
simile
ad
un
padrone
.
Quando
fu
ben
convinta
,
naturalmente
restò
della
sua
opinione
perché
allora
scoprí
che
non
avrei
perduto
niente
se
avessi
cessato
di
frequentare
quell
'
ufficio
dove
sicuramente
avrei
finito
col
diffamarmi
commercialmente
.
Diamine
:
la
mia
fama
commerciale
!
Fui
anch
'
io
d
'
accordo
ch
'
era
importante
di
salvarla
e
,
per
quanto
essa
avesse
avuto
torto
negli
argomenti
,
si
conchiuse
che
dovevo
fare
com
'
ella
voleva
.
Consentí
ch
'
io
terminassi
il
bilancio
poiché
l
'
avevo
iniziato
,
ma
poi
avrei
dovuto
trovare
il
modo
di
ritornare
al
mio
studiolo
nel
quale
non
si
guadagnavano
dei
denari
,
ma
nemmeno
se
ne
perdevano
.
Feci
però
allora
una
curiosa
esperienza
su
me
stesso
.
Io
non
fui
capace
di
abbandonare
quella
mia
attività
per
quanto
lo
avessi
deciso
.
Ne
fui
stupito
!
Per
intendere
bene
le
cose
,
occorre
lavorare
di
immagini
.
Ricordai
allora
che
una
volta
in
Inghilterra
la
condanna
ai
lavori
forzati
veniva
applicata
appendendo
il
condannato
al
disopra
di
una
ruota
azionata
a
forza
d
'
acqua
,
obbligando
cosí
la
vittima
a
muovere
in
un
certo
ritmo
le
gambe
che
altrimenti
gli
sarebbero
state
sfracellate
.
Quando
si
lavora
si
ha
sempre
il
senso
di
una
costrizione
di
quel
genere
.
È
vero
che
quando
non
si
lavora
la
posizione
è
la
stessa
e
credo
giusto
di
asserire
che
io
e
l
'
Olivi
fummo
sempre
ugualmente
appesi
;
soltanto
che
io
lo
fui
in
modo
da
non
dover
movere
le
gambe
.
La
nostra
posizione
dava
bensí
un
risultato
differente
,
ma
ora
so
con
certezza
ch
'
esso
non
legittimava
né
un
biasimo
né
una
lode
.
Insomma
dipende
dal
caso
se
si
viene
attaccati
ad
una
ruota
mobile
o
ad
una
immobile
.
Staccarsene
è
sempre
difficile
.
Per
varii
giorni
,
dopo
chiuso
il
bilancio
,
continuai
ad
andare
all
'
ufficio
pur
avendo
deciso
di
non
andarci
affatto
.
Uscivo
di
casa
incerto
;
incerto
prendevo
una
direzione
ch
'
era
quasi
sempre
quella
dell
'
ufficio
e
,
come
procedevo
,
tale
direzione
si
precisava
finché
non
mi
trovavo
seduto
sulla
solita
sedia
in
faccia
a
Guido
.
Per
fortuna
a
un
dato
momento
fui
pregato
di
non
lasciare
il
mio
posto
ed
io
subito
vi
accondiscesi
visto
che
nel
frattempo
m
'
ero
accorto
d
'
esservi
inchiodato
.
Per
il
quindici
di
Gennaio
il
mio
bilancio
era
chiuso
.
Un
vero
disastro
!
Chiudevamo
con
la
perdita
di
metà
del
capitale
.
Guido
non
avrebbe
voluto
farlo
vedere
al
giovine
Olivi
temendone
qualche
indiscrezione
,
ma
io
insistetti
nella
speranza
che
costui
,
con
la
sua
grande
pratica
,
vi
avesse
trovato
qualche
errore
tale
da
mutare
tutta
la
posizione
.
Poteva
esserci
qualche
importo
spostato
dal
dare
,
ove
apparteneva
,
all
'
avere
,
e
con
una
rettifica
si
sarebbe
arrivati
ad
una
differenza
importante
.
Sorridendo
,
l
'
Olivi
promise
a
Guido
la
massima
discrezione
e
lavorò
poi
con
me
per
una
giornata
intera
.
Disgraziatamente
non
trovò
alcun
errore
.
Devo
dire
che
io
da
quella
revisione
fatta
in
due
,
appresi
molto
e
che
oramai
saprei
affrontare
e
chiudere
dei
bilanci
anche
piú
importanti
di
quello
.
-
E
che
cosa
farete
ora
?
-
domandò
l
'
occhialuto
giovinotto
prima
di
andarsene
.
Io
sapevo
già
quello
ch
'
egli
avrebbe
suggerito
.
Mio
padre
,
che
spesso
mi
aveva
parlato
di
commercio
nella
mia
infanzia
,
me
l
'
aveva
già
insegnato
.
Secondo
le
leggi
vigenti
,
data
la
perdita
di
metà
del
capitale
,
noi
si
avrebbe
dovuto
liquidare
la
ditta
e
magari
ristabilirla
subito
su
nuove
basi
.
Lasciai
ch
'
egli
mi
ripetesse
il
consiglio
.
Aggiunse
:
-
Si
tratta
di
una
formalità
.
-
Poi
,
sorridendo
:
-
Può
costare
caro
il
non
attenervisi
!
Alla
sera
anche
Guido
si
mise
a
rivedere
il
bilancio
cui
non
sapeva
adattarsi
ancora
.
Lo
fece
senz
'
alcun
metodo
,
verificando
questo
o
quell
'
importo
a
casaccio
.
Volli
interrompere
quel
lavoro
inutile
e
gli
comunicai
il
consiglio
dell
'
Olivi
di
liquidare
subito
,
ma
pro
forma
,
la
gestione
.
Fino
ad
allora
Guido
aveva
avuto
la
faccia
contratta
dallo
sforzo
di
trovare
in
quei
conti
l
'
errore
liberatore
:
un
cipiglio
complicato
dalla
contrazione
di
chi
ha
in
bocca
un
sapore
disgustoso
.
Alla
mia
comunicazione
alzò
la
faccia
che
si
spianò
in
uno
sforzo
d
'
attenzione
.
Non
comprese
subito
,
ma
quando
capí
si
mise
subito
a
ridere
di
cuore
.
Io
interpretai
l
'
espressione
della
sua
faccia
cosí
:
aspra
,
acida
finché
si
trovava
di
fronte
a
quelle
cifre
che
non
si
potevano
alterare
;
lieta
e
risoluta
quando
il
doloroso
problema
fu
spinto
in
disparte
da
una
proposta
che
gli
dava
agio
di
riavere
il
sentimento
di
padrone
e
arbitro
.
Non
comprendeva
.
Gli
pareva
il
consiglio
di
un
nemico
.
Gli
spiegai
che
il
consiglio
dell
'
Olivi
aveva
il
suo
valore
specialmente
per
il
pericolo
,
che
incombeva
in
modo
evidente
sulla
ditta
,
di
perdere
degli
altri
denari
e
fallire
.
Un
'
eventuale
bancarotta
sarebbe
stata
colposa
se
dopo
questo
bilancio
,
oramai
consegnato
nei
nostri
libri
,
non
si
fossero
prese
le
misure
consigliate
dall
'
Olivi
.
E
aggiunsi
:
-
La
pena
comminata
dalle
nostre
leggi
per
il
fallimento
colposo
è
il
carcere
!
La
faccia
di
Guido
si
coperse
di
tanto
rosso
che
temetti
egli
fosse
minacciato
da
una
congestione
cerebrale
.
Urlò
:
-
In
questo
caso
l
'
Olivi
non
ha
bisogno
di
darmi
dei
consigli
!
Se
mai
ciò
dovesse
avverarsi
saprei
risolvere
da
solo
!
La
sua
decisione
m
'
impose
ed
ebbi
il
sentimento
di
trovarmi
di
fronte
a
persona
perfettamente
conscia
della
propria
responsabilità
.
Abbassai
il
tono
della
mia
voce
.
Mi
buttai
poi
tutto
dalla
sua
parte
e
,
dimenticando
di
aver
già
presentato
il
consiglio
dell
'
Olivi
come
degno
di
esser
preso
in
considerazione
,
gli
dissi
:
-
È
quello
che
obiettai
anch
'
io
all
'
Olivi
.
La
responsabilità
è
tua
e
noi
non
ci
entriamo
quando
tu
decidi
qualche
cosa
circa
il
destino
della
ditta
che
appartiene
a
te
ed
a
tuo
padre
.
Veramente
io
questo
l
'
avevo
detto
a
mia
moglie
e
non
all
'
Olivi
,
ma
insomma
era
vero
che
a
qualcuno
l
'
avevo
detto
.
Ora
,
dopo
aver
sentita
la
virile
dichiarazione
di
Guido
,
sarei
stato
anche
capace
di
dirlo
all
'
Olivi
,
perché
la
decisione
e
il
coraggio
m
'
hanno
sempre
conquistato
.
Se
amavo
già
tanto
anche
la
sola
disinvoltura
che
può
risultare
da
quelle
qualità
,
ma
anche
da
altre
inferiori
di
molto
.
Poiché
volevo
riferire
tutte
le
sue
parole
ad
Augusta
per
tranquillarla
,
insistetti
:
-
Tu
sai
che
di
me
,
e
probabilmente
a
ragione
,
si
dice
che
io
non
abbia
alcun
talento
per
il
commercio
.
Io
posso
eseguire
quello
che
tu
mi
ordini
,
ma
non
posso
mica
assumermi
una
responsabilità
per
quello
che
fai
tu
.
Egli
assentí
vivamente
.
Si
sentiva
tanto
bene
nella
parte
che
io
gli
attribuivo
,
da
dimenticare
il
suo
dolore
per
il
cattivo
bilancio
.
Dichiarò
:
-
Io
sono
il
solo
responsabile
.
Tutto
porta
il
mio
nome
ed
io
non
ammetterei
neppure
che
altri
accanto
a
me
volesse
addossarsi
delle
responsabilità
.
Ciò
andava
benissimo
per
essere
riferito
ad
Augusta
,
ma
molto
di
piú
di
quanto
io
avevo
domandato
.
E
bisognava
vedere
l
'
aspetto
ch
'
egli
assumeva
facendo
quella
dichiarazione
:
invece
di
un
mezzo
fallito
sembrava
un
apostolo
!
S
'
era
adagiato
comodamente
sul
suo
bilancio
passivo
e
da
lí
diventava
il
mio
padrone
e
signore
.
Questa
volta
come
tante
altre
nel
corso
della
nostra
vita
in
comune
,
il
mio
slancio
d
'
affetto
per
lui
fu
soffocato
dalle
sue
espressioni
rivelanti
la
spropositata
stima
ch
'
egli
faceva
di
se
stesso
.
Egli
stonava
.
Sí
:
bisogna
dire
proprio
cosí
;
quel
grande
musicista
stonava
!
Gli
domandai
bruscamente
:
-
Vuoi
che
domani
faccia
una
copia
del
bilancio
per
tuo
padre
?
Per
un
momento
ero
stato
in
procinto
di
fargli
una
dichiarazione
ben
piú
rude
dicendogli
che
subito
dopo
chiuso
il
bilancio
io
mi
sarei
astenuto
dal
frequentare
il
suo
ufficio
.
Non
lo
feci
non
sapendo
come
avrei
impiegate
le
tante
ore
libere
che
mi
sarebbero
rimaste
.
Ma
la
mia
domanda
sostituiva
quasi
perfettamente
la
dichiarazione
che
m
'
ero
rimangiata
.
Intanto
gli
avevo
ricordato
ch
'
egli
in
quell
'
ufficio
non
era
il
solo
padrone
.
Si
dimostrò
sorpreso
delle
mie
parole
perché
gli
parevano
non
conformi
a
quanto
fino
ad
allora
,
col
mio
evidente
consenso
,
s
'
era
parlato
e
,
col
tono
di
prima
,
mi
disse
:
-
Ti
dirò
io
come
si
dovrà
fare
quella
copia
.
Protestai
gridando
.
In
tutta
la
mia
vita
non
gridai
tanto
come
con
Guido
perché
talvolta
mi
sembrava
sordo
.
Gli
dichiarai
che
esisteva
in
legge
anche
una
responsabilità
del
contabile
ed
io
non
ero
disposto
di
gabellare
per
copie
esatte
dei
raggruppamenti
cervellotici
di
cifre
.
Egli
impallidí
e
riconobbe
che
avevo
ragione
,
ma
soggiunse
ch
'
egli
era
padrone
d
'
ordinare
che
non
si
dessero
affatto
degli
estratti
dai
suoi
libri
.
In
ciò
riconobbi
volentieri
che
aveva
ragione
e
allora
,
rinfrancatosi
,
dichiarò
che
a
suo
padre
avrebbe
scritto
lui
.
Parve
anzi
che
volesse
immediatamente
mettersi
a
scrivere
,
ma
poi
cambiò
d
'
idea
e
mi
propose
di
andar
a
pigliare
una
boccata
d
'
aria
.
Volli
compiacerlo
.
Supponevo
che
non
avesse
ancora
digerito
bene
il
bilancio
e
volesse
moversi
per
cacciarlo
giú
.
La
passeggiata
mi
ricordò
quella
della
notte
dopo
il
mio
fidanzamento
.
Mancava
la
luna
perché
in
alto
c
'
era
molta
nebbia
,
ma
giú
era
la
stessa
cosa
,
perché
si
camminava
sicuri
traverso
un
'
aria
limpida
.
Anche
Guido
ricordò
quella
sera
memoranda
:
-
È
la
prima
volta
che
camminiamo
di
nuovo
insieme
di
notte
.
Ricordi
?
Tu
allora
mi
spiegasti
che
anche
nella
luna
ci
si
baciava
come
quaggiú
.
Adesso
invece
nella
luna
continuano
il
bacio
eterno
;
ne
sono
sicuro
ad
onta
che
questa
sera
non
si
veda
.
Quaggiú
,
invece
...
Voleva
ricominciare
a
dir
male
di
Ada
?
Della
povera
malata
?
Lo
interruppi
,
ma
mitemente
,
quasi
associandomi
a
lui
(
non
l
'
avevo
forse
accompagnato
per
aituarlo
a
dimenticare
?
)
:
-
Già
!
Quaggiú
non
si
può
sempre
baciare
!
Lassú
poi
non
c
'
è
che
l
'
immagine
del
bacio
.
Il
bacio
è
soprattutto
movimento
.
Tentavo
di
allontanarmi
da
tutte
le
sue
questioni
,
cioè
bilancio
e
Ada
,
tant
'
è
vero
che
a
tempo
seppi
eliminare
una
frase
ch
'
ero
stato
in
procinto
di
dire
che
cioè
lassú
il
bacio
non
generava
dei
gemelli
.
Ma
lui
,
per
liberarsi
dal
bilancio
,
non
trovava
di
meglio
che
lagnarsi
delle
altre
sue
disgrazie
.
Come
avevo
presentito
,
disse
male
di
Ada
.
Cominciò
col
rimpiangere
che
quel
suo
primo
anno
di
matrimonio
fosse
stato
per
lui
tanto
disastroso
.
Non
parlava
dei
due
gemelli
ch
'
erano
tanto
cari
e
belli
,
ma
della
malattia
di
Ada
.
Egli
pensava
che
la
malattia
la
rendesse
irascibile
,
gelosa
e
nello
stesso
tempo
poco
affettuosa
.
Terminò
coll
'
esclamare
sconsolato
:
-
La
vita
è
ingiusta
e
dura
!
A
me
sembrava
assolutamente
che
mi
fosse
vietato
di
dire
una
sola
parola
che
implicasse
un
mio
giudizio
fra
lui
e
Ada
.
Ma
mi
pareva
di
dover
pur
dire
qualche
cosa
.
Egli
aveva
finito
col
parlare
della
vita
e
le
aveva
appioppati
due
predicati
che
non
peccavano
di
soverchia
originalità
.
Io
scopersi
il
meglio
proprio
perché
m
'
ero
messo
a
fare
la
critica
di
quello
ch
'
egli
aveva
detto
.
Tante
volte
si
dicono
delle
cose
seguendo
il
suono
delle
parole
come
s
'
associarono
casualmente
.
Poi
,
appena
,
si
va
a
vedere
se
quello
che
si
disse
valeva
il
fiato
che
vi
si
è
consumato
e
qualche
volta
si
scopre
che
la
casuale
associazione
partorí
un
'
idea
.
Dissi
:
-
La
vita
non
è
né
brutta
né
bella
,
ma
è
originale
!
Quando
ci
pensai
mi
parve
d
'
aver
detta
una
cosa
importante
.
Designata
cosí
,
la
vita
mi
parve
tanto
nuova
che
stetti
a
guardarla
come
se
l
'
avessi
veduta
per
la
prima
volta
coi
suoi
corpi
gassosi
,
fluidi
e
solidi
.
Se
l
'
avessi
raccontata
a
qualcuno
che
non
vi
fosse
stato
abituato
e
fosse
perciò
privo
del
nostro
senso
comune
,
sarebbe
rimasto
senza
fiato
dinanzi
all
'
enorme
costruzione
priva
di
scopo
.
M
'
avrebbe
domandato
:
Ma
come
l
'
avete
sopportata
?
E
,
informatosi
di
ogni
singolo
dettaglio
,
da
quei
corpi
celesti
appesi
lassú
perché
si
vedano
ma
non
si
tocchino
,
fino
al
mistero
che
circonda
la
morte
,
avrebbe
certamente
esclamato
:
Molto
originale
!
-
Originale
la
vita
!
-
disse
Guido
ridendo
.
-
Dove
l
'
hai
letto
?
Non
m
'
importò
di
assicurargli
che
non
l
'
avevo
letto
in
nessun
posto
perché
altrimenti
le
mie
parole
avrebbero
avuta
meno
importanza
per
lui
.
Ma
,
piú
che
ci
pensavo
,
piú
originale
trovavo
la
vita
.
E
non
occorreva
mica
venire
dal
di
fuori
per
vederla
messa
insieme
in
un
modo
tanto
bizzarro
.
Bastava
ricordare
tutto
quello
che
noi
uomini
dalla
vita
si
è
aspettato
,
per
vederla
tanto
strana
da
arrivare
alla
conclusione
che
forse
l
'
uomo
vi
è
stato
messo
dentro
per
errore
e
che
non
vi
appartiene
.
Senza
esserci
accordati
sulla
direzione
della
nostra
passeggiata
,
avevamo
finito
come
l
'
altra
volta
sull
'
erta
di
via
Belvedere
.
Trovato
il
muricciuolo
su
cui
s
'
era
steso
quella
notte
,
Guido
vi
salí
e
vi
si
coricò
proprio
come
l
'
altra
volta
.
Egli
canticchiava
,
forse
sempre
oppresso
dai
suoi
pensieri
,
e
meditava
certamente
sulle
inesorabili
cifre
della
sua
contabilità
.
Io
invece
ricordai
che
in
quel
luogo
l
'
avevo
voluto
uccidere
,
e
confrontando
i
miei
sentimenti
di
allora
con
quelli
di
adesso
,
ammiravo
una
volta
di
piú
l
'
incomparabile
originalità
della
vita
.
Ma
improvvisamente
ricordai
che
poco
prima
e
per
una
bizza
di
persona
ambiziosa
,
avevo
imperversato
contro
il
povero
Guido
e
ciò
in
una
delle
peggiori
giornate
della
sua
vita
.
Mi
dedicai
ad
un
'
indagine
:
assistevo
senza
grande
dolore
alla
tortura
che
veniva
inflitta
a
Guido
dal
bilancio
messo
insieme
da
me
con
tanta
cura
e
me
ne
venne
un
dubbio
curioso
e
subito
dopo
un
curiosissimo
ricordo
.
Il
dubbio
:
ero
io
buono
o
cattivo
?
Il
ricordo
,
provocato
improvvisamente
dal
dubbio
che
non
era
nuovo
:
mi
vedevo
bambino
e
vestito
(
ne
sono
certo
)
tuttavia
in
gonne
corte
,
quando
alzavo
la
mia
faccia
per
domandare
a
mia
madre
sorridente
:
Sono
buono
o
cattivo
,
io
?
.
Allora
il
dubbio
doveva
essere
stato
ispirato
al
bimbo
dai
tanti
che
l
'
avevano
detto
buono
e
dai
tanti
altri
che
,
scherzando
,
l
'
avevano
qualificato
cattivo
.
Non
era
affatto
da
meravigliarsi
che
il
bimbo
fosse
stato
imbarazzato
da
quel
dilemma
.
Oh
incomparabile
originalità
della
vita
!
Era
meraviglioso
che
il
dubbio
ch
'
essa
aveva
già
inflitto
al
bimbo
in
forma
tanto
puerile
,
non
fosse
stato
sciolto
dall
'
adulto
quando
aveva
già
varcata
la
metà
della
sua
vita
.
Nella
notte
fosca
,
proprio
su
quel
posto
ove
io
una
volta
avevo
già
voluto
uccidere
,
quel
dubbio
mi
angosciò
,
profondamente
.
Certamente
il
bimbo
quando
aveva
sentito
vagare
quel
dubbio
nella
testa
da
poco
libera
dalla
cuffia
,
non
ne
aveva
sofferto
tanto
perché
ai
bambini
si
racconta
che
dalla
cattiveria
si
guarisce
.
Per
liberarmi
da
tanta
angoscia
volli
credere
di
nuovo
cosí
,
e
vi
riuscii
.
Se
non
vi
fossi
riuscito
avrei
dovuto
piangere
per
me
,
per
Guido
e
per
la
tristissima
nostra
vita
.
Il
proposito
rinnovò
l
'
illusione
!
Il
proposito
di
mettermi
accanto
a
Guido
e
di
collaborare
con
lui
allo
sviluppo
del
suo
commercio
da
cui
dipendeva
la
sua
e
la
vita
dei
suoi
e
ciò
senz
'
alcun
utile
per
me
.
Intravvidi
la
possibilità
di
correre
,
brigare
e
studiare
per
lui
e
ammisi
la
possibilità
di
divenire
,
per
aiutarlo
,
un
grande
,
un
intraprendente
,
un
geniale
negoziante
.
Proprio
cosí
pensai
in
quella
fosca
sera
di
questa
vita
originalissima
!
Guido
intanto
cessò
di
pensare
al
bilancio
.
Abbandonò
il
suo
posto
e
parve
rasserenato
.
Come
se
avesse
tratta
una
conclusione
da
un
ragionamento
di
cui
io
non
sapevo
niente
,
mi
disse
che
al
padre
non
avrebbe
detto
nulla
perché
altrimenti
il
povero
vecchio
avrebbe
intrapreso
quell
'
enorme
viaggio
dal
suo
sole
estivo
alla
nostra
nebbia
invernale
.
Mi
disse
poi
che
la
perdita
a
prima
vista
sembrava
ingente
,
ma
che
non
lo
era
poi
tanto
se
non
doveva
sopportarla
tutta
da
solo
.
Avrebbe
pregata
Ada
di
addossarsene
la
metà
e
in
compenso
le
avrebbe
concesso
una
parte
degli
utili
dell
'
anno
seguente
.
L
'
altra
metà
della
perdita
l
'
avrebbe
sopportata
lui
.
Io
non
dissi
nulla
.
Pensai
anche
che
mi
fosse
proibito
di
dare
dei
consigli
,
perché
altrimenti
avrei
finito
col
fare
quello
che
assolutamente
non
volevo
,
erigendomi
a
giudice
fra
i
due
coniugi
.
Del
resto
in
quel
momento
ero
tanto
pieno
di
buoni
propositi
che
mi
pareva
che
Ada
avrebbe
fatto
un
buon
affare
partecipando
ad
un
'
impresa
diretta
da
noi
.
Accompagnai
Guido
fino
alla
porta
di
casa
sua
e
gli
strinsi
lungamente
la
mano
per
rinnovare
silenziosamente
il
proposito
di
volergli
bene
.
Poi
mi
studiai
di
dirgli
qualche
cosa
di
gentile
e
finii
col
trovare
questa
frase
:
-
Che
i
tuoi
gemelli
abbiano
una
buona
notte
e
ti
lascino
dormire
perché
certamente
hai
bisogno
di
riposo
.
Andando
via
mi
morsi
le
labbra
al
rimpianto
di
non
aver
trovato
di
meglio
.
Ma
se
sapevo
che
i
gemelli
oramai
che
avevano
ciascuno
la
loro
balia
dormivano
a
mezzo
chilometro
da
lui
e
non
avrebbero
potuto
turbargli
il
sonno
!
Ad
ogni
modo
egli
aveva
capita
l
'
intenzione
dell
'
augurio
perché
l
'
aveva
accettato
riconoscente
.
Giunto
a
casa
,
trovai
che
Augusta
s
'
era
ritirata
nella
stanza
da
letto
coi
bambini
.
Alfio
era
attaccato
al
suo
petto
mentre
Antonia
dormiva
nel
suo
lettino
volgendoci
la
nuca
ricciuta
.
Dovetti
spiegare
la
ragione
del
mio
ritardo
e
perciò
le
raccontai
anche
il
mezzo
escogitato
da
Guido
per
liberarsi
delle
sue
passività
.
Ad
Augusta
la
proposta
di
Guido
parve
indegna
:
-
Al
posto
di
Ada
io
rifiuterei
,
-
esclamò
con
violenza
per
quanto
a
bassa
voce
per
non
spaventare
il
piccino
.
Diretto
dai
miei
propositi
di
bontà
,
discussi
:
-
Perciò
,
se
io
capitassi
nelle
stesse
difficoltà
di
Guido
tu
non
m
'
aiuteresti
?
Essa
rise
:
-
La
cosa
è
ben
differente
!
Fra
noi
due
si
vedrebbe
quello
che
sarebbe
piú
vantaggioso
per
loro
!
-
e
accennò
al
bambino
che
teneva
in
braccio
e
ad
Antonia
.
Poi
,
dopo
un
momento
di
riflessione
,
continuò
:
-
E
se
noi
ora
consigliassimo
ad
Ada
di
concedere
il
suo
denaro
per
continuare
quell
'
affare
di
cui
tu
fra
breve
non
farai
piú
parte
,
non
saremmo
poi
impegnati
ad
indennizzarla
se
dovesse
poi
perderlo
?
Era
un
'
idea
da
ignorante
,
ma
nel
mio
nuovo
altruismo
esclamai
:
-
E
perché
no
?
-
Ma
non
vedi
che
ne
abbiamo
due
dei
bambini
cui
dobbiamo
pensare
?
Se
li
vedevo
!
La
domanda
era
una
figura
rettorica
veramente
vuota
di
senso
.
-
E
non
ne
hanno
anche
loro
due
dei
bambini
?
-
domandai
vittoriosamente
.
Essa
si
mise
a
ridere
clamorosamente
facendo
spaventare
Alfio
che
lasciò
di
poppare
per
piangere
subito
.
Essa
s
'
occupò
di
lui
,
ma
sempre
ridendo
,
ed
io
accettai
il
suo
riso
come
se
me
lo
fossi
conquistato
col
mio
spirito
mentre
,
in
verità
,
nel
momento
in
cui
avevo
fatta
quella
domanda
,
m
'
ero
sentito
movere
nel
petto
un
grande
amore
per
i
genitori
di
tutti
i
bambini
e
per
i
bambini
di
tutti
i
genitori
.
Avendone
poi
riso
,
di
quell
'
affetto
non
restò
piú
niente
.
Ma
anche
il
cruccio
di
non
sapermi
essenzialmente
buono
si
mitigò
.
Mi
pareva
di
aver
sciolto
il
problema
angoscioso
.
Non
si
era
né
buoni
né
cattivi
come
non
si
era
tante
altre
cose
ancora
.
La
bontà
era
la
luce
che
a
sprazzi
e
ad
istanti
illuminava
l
'
oscuro
animo
umano
.
Occorreva
la
fiaccola
bruciante
per
dare
la
luce
(
nell
'
animo
mio
c
'
era
stata
e
prima
o
poi
sarebbe
sicuramente
anche
ritornata
)
e
l
'
essere
pensante
a
quella
luce
poteva
scegliere
la
direzione
per
moversi
poi
nell
'
oscurità
.
Si
poteva
perciò
manifestarsi
buoni
,
tanto
buoni
,
sempre
buoni
,
e
questo
era
l
'
importante
.
Quando
la
luce
sarebbe
ritornata
non
avrebbe
sorpreso
e
non
avrebbe
abbacinato
.
Ci
avrei
soffiato
su
per
spegnerla
prima
,
visto
ch
'
io
non
ne
avevo
bisogno
.
Perché
io
avrei
saputo
conservare
il
proposito
,
cioè
la
direzione
.
Il
proposito
di
bontà
è
placido
e
pratico
ed
io
ora
ero
calmo
e
freddo
.
Curioso
!
L
'
eccesso
di
bontà
m
'
aveva
fatto
eccedere
nella
stima
di
me
stesso
e
del
mio
potere
.
Che
cosa
potevo
io
fare
per
Guido
?
Era
vero
ch
'
io
nel
suo
ufficio
sovrastavo
di
tanto
agli
altri
quanto
nel
mio
ufficio
l
'
Olivi
padre
stava
al
disopra
di
me
.
Ma
ciò
non
provava
molto
.
E
per
essere
ben
pratico
:
che
cosa
avrei
io
consigliato
a
Guido
il
giorno
appresso
?
Forse
una
mia
ispirazione
?
Ma
se
neppure
al
tavolo
di
giuoco
si
seguivano
le
ispirazioni
quando
si
giuocava
coi
denari
altrui
!
Per
far
vivere
una
casa
commerciale
bisogna
crearle
un
lavoro
di
ogni
giorno
e
questo
si
può
raggiungere
lavorando
ogni
ora
attorno
ad
una
organizzazione
.
Non
ero
io
che
potevo
fare
una
cosa
simile
,
né
mi
pareva
giusto
di
sottopormi
a
forza
di
bontà
alla
condanna
della
noia
a
vita
.
Sentivo
tuttavia
l
'
impressione
fattami
dal
mio
slancio
di
bontà
come
un
impegno
che
avessi
preso
con
Guido
,
e
non
potevo
addormentarmi
.
Sospirai
piú
volte
profondamente
e
una
volta
persino
gemetti
,
certamente
nel
momento
in
cui
mi
pareva
di
essere
obbligato
di
legarmi
all
'
ufficio
di
Guido
come
l
'
Olivi
era
legato
al
mio
.
Nel
dormiveglia
Augusta
mormorò
:
-
Che
hai
?
Hai
trovato
di
nuovo
da
dire
con
l
'
Olivi
?
Ecco
l
'
idea
che
cercavo
!
Io
avrei
consigliato
Guido
di
prendere
con
sé
quale
direttore
il
giovine
Olivi
!
Quel
giovinotto
tanto
serio
e
tanto
laborioso
e
ch
'
io
vedevo
tanto
malvolentieri
nei
miei
affari
perché
pareva
s
'
apprestasse
di
succedere
a
suo
padre
nella
loro
direzione
per
tenermene
definitivamente
fuori
,
apparteneva
evidentemente
e
a
vantaggio
di
tutti
,
nell
'
ufficio
di
Guido
.
Facendogli
una
posizione
in
casa
sua
,
Guido
si
sarebbe
salvato
e
il
giovine
Olivi
sarebbe
stato
piú
utile
in
quell
'
ufficio
che
non
nel
mio
.
L
'
idea
mi
esaltò
e
destai
Augusta
per
comunicargliela
.
Anch
'
essa
ne
fu
tanto
entusiasmata
da
destarsi
del
tutto
.
Le
pareva
che
cosí
io
avrei
piú
facilmente
potuto
levarmi
dagli
affari
compromettenti
di
Guido
.
Mi
addormentai
con
la
coscienza
tranquilla
:
avevo
trovato
il
modo
di
salvare
Guido
senza
condannare
me
;
anzi
tutt
'
altro
.
Non
c
'
è
niente
di
piú
disgustoso
che
di
vedersi
respinto
un
consiglio
ch
'
è
stato
sinceramente
studiato
con
uno
sforzo
che
costò
persino
delle
ore
di
sonno
.
Da
me
c
'
era
poi
stato
un
altro
sforzo
:
quello
di
spogliarmi
dell
'
illusione
di
poter
giovare
io
stesso
agli
affari
di
Guido
.
Uno
sforzo
immane
.
Ero
dapprima
arrivato
ad
una
vera
bontà
,
poi
ad
un
'
assoluta
oggettività
e
mi
si
mandava
a
quel
paese
!
Guido
rifiutò
il
mio
consiglio
addirittura
con
disdegno
.
Non
credeva
capace
il
giovine
Olivi
eppoi
gli
spiaceva
il
suo
aspetto
di
giovine
vecchio
e
piú
ancora
gli
spiacevano
quei
suoi
occhiali
tanto
lucenti
sulla
sua
scialba
faccia
.
Gli
argomenti
erano
veramente
atti
a
farmi
credere
che
di
fondato
non
ce
ne
fosse
che
uno
:
il
desiderio
di
farmi
dispetto
.
Finí
col
dirmi
che
avrebbe
accettato
come
capo
del
suo
ufficio
non
il
giovine
ma
il
vecchio
Olivi
.
Ma
io
non
credevo
di
potergli
procurare
la
collaborazione
di
questi
,
eppoi
io
non
mi
credevo
pronto
per
assumere
da
un
momento
all
'
altro
la
direzione
dei
miei
affari
.
Ebbi
il
torto
di
discutere
e
gli
dissi
che
il
vecchio
Olivi
valeva
poco
.
Gli
raccontai
quanto
denaro
mi
avesse
costato
la
sua
caparbietà
di
non
aver
voluto
comperare
a
tempo
quella
tale
frutta
secca
.
-
Ebbene
!
-
esclamò
Guido
.
-
Se
il
vecchio
non
vale
piú
di
cosí
,
che
valore
potrà
avere
il
giovine
che
non
è
altro
che
un
suo
scolaro
?
Ecco
finalmente
un
buon
argomento
,
e
tanto
piú
dispiacevole
per
me
in
quanto
lo
avevo
fornito
io
con
la
mia
chiacchiera
imprudente
.
Pochi
giorni
appresso
,
Augusta
mi
raccontò
che
Guido
aveva
proposto
ad
Ada
di
sopportare
col
suo
denaro
metà
della
perdita
del
bilancio
.
Ada
vi
si
rifiutava
dicendo
ad
Augusta
:
-
Mi
tradisce
e
vuole
anche
il
mio
denaro
!
Augusta
non
aveva
avuto
il
coraggio
di
consigliarle
di
darglielo
,
ma
assicurava
che
aveva
fatto
del
suo
meglio
per
far
ricredere
Ada
dal
suo
giudizio
sulla
fedeltà
del
marito
.
Costei
aveva
risposto
in
modo
da
far
ritenere
ch
'
essa
a
quel
proposito
la
sapesse
piú
lunga
di
quanto
noi
si
credesse
.
E
Augusta
con
me
ragionava
cosí
:
-
Per
il
marito
bisogna
saper
portare
qualunque
sacrificio
,
ma
valeva
tale
assioma
anche
per
Guido
?
Nei
giorni
seguenti
il
contegno
di
Guido
si
fece
veramente
straordinario
.
Veniva
in
ufficio
di
tempo
in
tempo
e
non
vi
restava
mai
per
piú
di
mezz
'
ora
.
Correva
via
come
chi
ha
dimenticato
il
fazzoletto
a
casa
.
Seppi
poi
che
andava
a
portare
nuovi
argomenti
ad
Ada
che
gli
parevano
decisivi
per
indurla
a
fare
il
voler
suo
.
Aveva
veramente
l
'
aspetto
di
persona
che
ha
pianto
troppo
o
troppo
gridato
o
che
s
'
è
addirittura
battuto
,
e
neppure
in
nostra
presenza
arrivava
a
domare
l
'
emozione
che
gli
contraeva
la
gola
e
gli
faceva
venire
le
lacrime
agli
occhi
.
Gli
domandai
che
cosa
avesse
.
Mi
rispose
con
un
sorriso
triste
,
ma
amichevole
per
dimostrarmi
che
non
l
'
aveva
con
me
.
Poi
si
raccolse
onde
poter
parlarmi
senz
'
agitarsi
di
troppo
.
Infine
disse
poche
parole
:
Ada
lo
faceva
soffrire
con
la
sua
gelosia
.
Egli
dunque
mi
raccontava
che
discutevano
le
loro
storie
intime
mentre
io
pur
sapevo
che
c
'
era
anche
quella
storia
del
conto
utili
e
danni
fra
di
loro
.
Ma
pareva
che
questo
non
avesse
importanza
.
Me
lo
diceva
lui
e
lo
diceva
anche
Ada
ad
Augusta
non
parlandole
d
'
altro
che
della
sua
gelosia
.
Anche
la
violenza
di
quelle
discussioni
,
che
lasciava
traccie
tanto
profonde
sulla
faccia
di
Guido
,
faceva
credere
dicessero
il
vero
.
Invece
poi
risultò
che
fra
'
due
coniugi
non
si
parlò
che
della
questione
del
denaro
.
Ada
per
superbia
e
per
quanto
si
facesse
dirigere
dai
suoi
dolori
passionali
,
non
li
aveva
mai
menzionati
,
e
Guido
,
forse
per
la
coscienza
della
sua
colpa
e
per
quanto
sentisse
che
in
Ada
imperversasse
l
'
ira
della
donna
,
continuò
a
discutere
gli
affari
come
se
il
resto
non
esistesse
.
Egli
s
'
affannò
sempre
piú
a
correre
dietro
a
quei
denari
,
mentre
lei
,
che
non
era
affatto
toccata
da
quistioni
d
'
affari
,
protestava
contro
la
proposta
di
Guido
con
un
solo
argomento
:
i
denari
dovevano
restare
ai
bambini
.
E
quand
'
egli
trovava
altri
argomenti
,
la
sua
pace
,
il
vantaggio
che
sarebbe
derivato
ai
bambini
stessi
dal
suo
lavoro
,
la
sicurezza
di
trovarsi
in
regola
con
le
prescrizioni
di
legge
,
essa
lo
saldava
con
un
duro
No
.
Ciò
esasperava
Guido
e
-
come
dai
bambini
-
anche
il
suo
desiderio
.
Ma
ambedue
-
quando
ne
parlavano
ad
altri
-
credevano
di
essere
esatti
asserendo
di
soffrire
per
amori
e
gelosie
.
Fu
una
specie
di
malinteso
che
m
'
impedí
d
'
intervenire
a
tempo
per
far
cessare
l
'
incresciosa
quistione
del
denaro
.
Io
potevo
provare
a
Guido
ch
'
essa
effettivamente
mancava
d
'
importanza
.
Quale
contabile
sono
un
po
'
tardo
e
non
capisco
le
cose
che
quando
le
ho
distribuite
nei
libri
,
nero
sul
bianco
,
ma
mi
pare
che
presto
io
abbia
capito
che
il
versamento
che
Guido
esigeva
da
Ada
non
avrebbe
mutate
di
molto
le
cose
.
A
che
serviva
infatti
di
farsi
fare
un
versamento
di
denari
?
La
perdita
cosí
non
appariva
mica
minore
,
a
meno
che
Ada
non
avesse
accettato
di
far
getto
del
denaro
in
quella
contabilità
ciò
che
Guido
non
domandava
.
La
legge
non
si
sarebbe
mica
lasciata
ingannare
al
trovare
che
,
dopo
di
aver
perduto
tanto
,
si
voleva
rischiare
un
po
'
di
piú
attirando
nell
'
azienda
dei
nuovi
capitalisti
.
Una
mattina
Guido
non
si
fece
veder
in
ufficio
ciò
che
ci
sorprese
perché
sapevamo
che
la
sera
prima
non
era
partito
per
la
caccia
.
A
colazione
appresi
da
Augusta
commossa
e
agitata
che
Guido
la
sera
prima
aveva
attentato
alla
propria
vita
.
Oramai
era
fuori
di
pericolo
.
Devo
confessare
che
la
notizia
,
che
ad
Augusta
sembrava
tragica
,
a
me
fece
rabbia
.
Egli
era
ricorso
a
quel
mezzo
drastico
per
spezzare
la
resistenza
della
moglie
!
Appresi
anche
subito
che
l
'
aveva
fatto
con
tutte
le
prudenze
,
perché
prima
di
prendere
la
morfina
se
ne
era
fatta
vedere
la
boccetta
stappata
in
mano
.
Cosí
al
primo
torpore
in
cui
cadde
,
Ada
chiamò
il
medico
ed
egli
fu
subito
fuori
di
pericolo
.
Ada
aveva
passata
una
notte
orrenda
perché
il
dottore
credette
di
dover
fare
delle
riserve
sull
'
esito
dell
'
avvelenamento
,
eppoi
la
sua
agitazione
fu
prolungata
da
Guido
che
,
quando
rinvenne
,
forse
non
ancora
in
piena
coscienza
,
la
colmò
di
rimproveri
dicendola
la
sua
nemica
,
la
sua
persecutrice
,
colei
che
gl
'
impediva
il
sano
lavoro
cui
egli
voleva
accingersi
.
Ada
gli
accordò
subito
il
prestito
ch
'
egli
domandava
,
ma
poi
,
finalmente
,
nell
'
intenzione
di
difendersi
,
parlò
chiaro
e
gli
fece
tutti
i
rimproveri
ch
'
essa
tanto
tempo
aveva
trattenuti
.
Cosí
arrivarono
a
intendersi
perché
a
lui
riuscí
-
cosí
Augusta
credeva
-
di
dissipare
in
Ada
ogni
sospetto
sulla
sua
fedeltà
.
Fu
energico
e
quando
lei
gli
parlò
di
Carmen
,
egli
gridò
:
-
Ne
sei
gelosa
?
Ebbene
,
se
lo
vuoi
la
mando
via
oggi
stesso
.
Ada
non
aveva
risposto
e
credette
cosí
di
avere
accettata
quella
proposta
e
ch
'
egli
vi
si
fosse
impegnato
.
Mi
meravigliai
che
Guido
avesse
saputo
comportarsi
cosí
nel
dormiveglia
e
giunsi
fino
a
credere
ch
'
egli
non
avesse
ingoiata
neppure
la
piccola
dose
di
morfina
ch
'
egli
diceva
.
A
me
pareva
che
uno
degli
effetti
degli
annebbiamenti
del
cervello
per
sonno
,
fosse
di
sciogliere
l
'
animo
piú
indurito
,
inducendolo
alle
piú
ingenue
confessioni
.
Non
ero
io
recente
di
una
tale
avventura
?
Ciò
aumentò
il
mio
sdegno
e
il
mio
disprezzo
per
Guido
.
Augusta
piangeva
raccontando
in
quale
stato
avesse
trovata
Ada
.
No
!
Ada
non
era
piú
bella
con
quegli
occhi
che
sembravano
spalancati
dal
terrore
.
Fra
me
e
mia
moglie
ci
fu
una
lunga
discussione
se
io
avessi
dovuto
far
subito
una
visita
a
Guido
e
Ada
oppure
se
non
fosse
stato
meglio
di
fingere
di
non
saper
di
nulla
e
aspettare
di
rivederlo
in
ufficio
.
A
me
quella
visita
sembrava
una
seccatura
insopportabile
.
Vedendolo
,
come
avrei
fatto
di
non
dirgli
l
'
animo
mio
?
Dicevo
:
-
È
un
'
azione
indegna
per
un
uomo
!
Io
non
ho
alcuna
voglia
di
ammazzarmi
,
ma
non
v
'
è
dubbio
che
se
decidessi
di
farlo
vi
riuscirei
subito
!
Sentivo
proprio
cosí
e
volevo
dirlo
ad
Augusta
.
Ma
mi
sembrava
di
far
troppo
onore
a
Guido
paragonandolo
a
me
:
-
Non
occorre
mica
essere
un
chimico
per
saper
distruggere
questo
nostro
organismo
ch
'
è
anche
troppo
sensibile
.
Non
c
'
è
quasi
ogni
settimana
,
nella
nostra
città
,
la
sartina
che
ingoia
la
soluzione
di
fosforo
preparata
in
segreto
nella
sua
povera
stanzetta
,
e
da
quel
veleno
rudimentale
,
ad
onta
di
ogni
intervento
,
viene
portata
alla
morte
con
la
faccina
ancora
contratta
dal
dolore
fisico
e
da
quello
morale
che
subí
la
sua
animuccia
innocente
?
Augusta
non
ammetteva
che
l
'
anima
della
sartina
suicida
fosse
tanto
innocente
,
ma
,
fatta
una
lieve
protesta
,
ritornò
al
suo
tentativo
d
'
indurmi
a
quella
visita
.
Mi
raccontò
che
non
dovevo
temere
di
trovarmi
in
imbarazzo
.
Essa
aveva
parlato
anche
con
Guido
il
quale
aveva
trattato
con
lei
con
tanta
serenità
come
se
egli
avesse
commessa
l
'
azione
piú
comune
.
Uscii
di
casa
senza
dare
la
soddisfazione
ad
Augusta
di
mostrarmi
convinto
delle
sue
ragioni
.
Dopo
lieve
esitazione
mi
avviai
senz
'
altro
a
compiacere
mia
moglie
.
Per
quanto
breve
fosse
il
percorso
,
il
ritmo
del
mio
passo
m
'
addusse
ad
una
mitigazione
del
mio
giudizio
sul
conto
di
Guido
.
Ricordai
la
direzione
segnatami
dalla
luce
che
pochi
giorni
prima
aveva
illuminato
il
mio
animo
.
Guido
era
un
fanciullo
,
un
fanciullo
cui
avevo
promessa
la
mia
indulgenza
.
Se
non
gli
riusciva
di
ammazzarsi
prima
,
anche
lui
prima
o
poi
sarebbe
arrivato
alla
maturità
.
La
fantesca
mi
fece
entrare
in
uno
stanzino
che
doveva
essere
lo
studio
di
Ada
.
La
giornata
era
fosca
e
il
piccolo
ambiente
,
con
la
sola
finestra
coperta
da
una
fitta
tenda
,
era
buio
.
Sulla
parete
v
'
erano
i
ritratti
dei
genitori
di
Ada
e
di
Guido
.
Vi
restai
poco
perché
la
fantesca
ritornò
a
chiamarmi
e
mi
condusse
da
Guido
e
Ada
nella
loro
stanza
da
letto
.
Questa
era
vasta
e
luminosa
anche
quel
giorno
,
per
le
sue
due
ampie
finestre
e
per
la
tappezzeria
e
i
mobili
chiari
.
Guido
giaceva
nel
suo
letto
con
la
testa
fasciata
e
Ada
era
seduta
accanto
a
lui
.
Guido
mi
ricevette
senz
'
alcun
imbarazzo
,
anzi
con
la
piú
viva
riconoscenza
.
Sembrava
assonnato
,
ma
per
salutarmi
eppoi
darmi
le
sue
disposizioni
,
seppe
scotersi
e
apparire
desto
del
tutto
.
Indi
s
'
abbandonò
sul
guanciale
e
chiuse
gli
occhi
.
Ricordava
che
doveva
simulare
il
grande
effetto
della
morfina
?
Ad
ogni
modo
faceva
pietà
e
non
ira
ed
io
mi
sentii
molto
buono
.
Non
guardai
subito
Ada
:
avevo
paura
della
fisonomia
di
Basedow
.
Quando
la
guardai
,
ebbi
una
gradevole
sorpresa
perché
mi
aspettavo
di
peggio
.
I
suoi
occhi
erano
veramente
ingranditi
a
dismisura
,
ma
le
gonfiezze
che
sulla
sua
faccia
avevano
sostituito
le
guancie
,
erano
sparite
e
a
me
essa
parve
piú
bella
.
Vestiva
un
'
ampia
veste
rossa
,
chiusa
fino
al
mento
,
nella
quale
il
suo
povero
corpicciuolo
si
perdeva
.
C
'
era
in
lei
qualcosa
di
molto
casto
e
,
per
quegli
occhi
,
qualche
cosa
di
molto
severo
.
Non
seppi
chiarire
del
tutto
i
miei
sentimenti
,
ma
davvero
pensai
mi
stesse
accanto
una
donna
che
assomigliava
a
quell
'
Ada
che
io
avevo
amata
.
A
un
certo
momento
Guido
spalancò
gli
occhi
,
trasse
di
sotto
al
guanciale
un
assegno
su
cui
subito
vidi
la
firma
di
Ada
,
me
lo
consegnò
,
mi
pregò
di
farlo
incassare
e
di
accreditarne
l
'
importo
in
un
conto
che
dovevo
aprire
al
nome
di
Ada
.
-
Al
nome
di
Ada
Malfenti
o
Ada
Speier
?
-
domandò
scherzosamente
ad
Ada
.
Essa
si
strinse
nelle
spalle
e
disse
:
-
Lo
saprete
voi
due
come
sia
meglio
.
-
Ti
dirò
poi
come
devi
fare
le
altre
registrazioni
,
-
aggiunse
Guido
con
una
brevità
che
mi
offese
.
Ero
sul
punto
di
interrompergli
la
sonnolenza
cui
s
'
era
subito
abbandonato
,
dichiarandogli
che
se
voleva
delle
registrazioni
se
le
facesse
da
sé
.
Intanto
fu
portata
una
grande
tazza
di
caffè
nero
che
Ada
gli
porse
.
Egli
trasse
le
braccia
di
sotto
le
coperte
e
con
ambe
le
mani
si
portò
la
tazza
alla
bocca
.
Ora
,
col
naso
nella
tazza
,
pareva
proprio
un
bambino
.
Quando
mi
congedai
,
egli
m
'
assicurò
che
il
giorno
seguente
sarebbe
venuto
in
ufficio
.
Io
avevo
già
salutata
Ada
e
perciò
fui
non
poco
sorpreso
quand
'
essa
mi
raggiunse
alla
porta
d
'
uscita
.
Ansava
:
-
Te
ne
prego
,
Zeno
!
Vieni
qui
per
un
istante
.
Ho
bisogno
di
dirti
una
cosa
.
La
seguii
nel
salottino
ove
ero
stato
poco
prima
e
da
cui
adesso
si
sentiva
il
pianto
di
uno
dei
gemelli
.
Restammo
in
piedi
guardandoci
in
faccia
.
Essa
ansava
ancora
e
per
questo
,
solo
per
questo
,
io
per
un
momento
pensai
che
m
'
avesse
fatto
entrare
in
quella
stanzuccia
buia
per
domandarmi
l
'
amore
che
le
avevo
offerto
.
Nell
'
oscurità
i
suoi
grandi
occhi
erano
terribili
.
Pieno
d
'
angoscia
mi
domandavo
quello
che
avrei
dovuto
fare
.
Non
sarebbe
stato
mio
dovere
di
prenderla
fra
le
mie
braccia
e
risparmiarle
cosí
di
dover
domandarmi
qualche
cosa
?
In
un
istante
quale
avvicendarsi
di
propositi
!
È
una
delle
grandi
difficoltà
della
vita
d
'
indovinare
ciò
che
una
donna
vuole
.
Ascoltarne
le
parole
non
serve
,
perché
tutto
un
discorso
può
essere
annullato
da
uno
sguardo
e
neppure
questo
sa
dirigerci
quando
ci
si
trova
con
lei
,
per
suo
volere
,
in
una
comoda
buia
stanzuccia
.
Non
sapendo
indovinare
lei
,
io
tentavo
d
'
intendere
me
stesso
.
Quale
era
il
mio
desiderio
?
Volevo
baciare
quegli
occhi
e
quel
corpo
scheletrico
?
Non
sapevo
dare
una
risposta
decisa
perché
poco
prima
l
'
avevo
vista
nella
severa
castità
di
quella
soffice
vestaglia
,
desiderabile
come
la
fanciulla
ch
'
io
avevo
amata
.
Alla
sua
ansia
s
'
era
intanto
associato
anche
il
pianto
e
cosí
s
'
allungò
il
tempo
in
cui
io
non
sapevo
quello
ch
'
ella
volesse
e
che
io
desiderassi
.
Finalmente
,
con
voce
spezzata
,
essa
mi
disse
ancora
una
volta
il
suo
amore
per
Guido
,
cosí
ch
'
io
non
ebbi
piú
con
lei
né
doveri
né
diritti
.
Balbettò
:
-
Augusta
m
'
ha
detto
che
tu
vorresti
lasciare
Guido
e
non
occuparti
piú
dei
fatti
suoi
.
Devo
pregarti
di
continuare
ad
assisterlo
.
Io
non
credo
ch
'
egli
sia
in
grado
di
fare
da
sé
.
Mi
domandava
di
continuare
a
fare
quello
che
già
facevo
.
Era
poco
,
ben
poco
ed
io
tentai
di
concedere
di
piú
:
-
Giacché
lo
vuoi
,
continuerò
ad
assistere
Guido
;
farò
anzi
del
mio
meglio
per
assisterlo
piú
efficacemente
di
quanto
non
abbia
fatto
finora
.
Ecco
di
nuovo
l
'
esagerazione
!
Me
ne
avvidi
nello
stesso
momento
in
cui
v
'
incappavo
,
ma
non
seppi
rinunziarvi
.
Io
volevo
dire
ad
Ada
(
o
forse
mentirle
)
che
ella
mi
premeva
.
Essa
non
voleva
il
mio
amore
,
ma
il
mio
appoggio
ed
io
le
parlavo
in
modo
che
potesse
credere
ch
'
io
ero
pronto
a
concederle
ambedue
.
Ada
m
'
afferrò
subito
la
mano
.
Ebbi
un
brivido
.
Offre
molto
una
donna
porgendo
la
mano
!
Ho
sempre
sentito
questo
.
Quando
mi
fu
concessa
una
mano
mi
parve
di
afferrare
tutta
una
donna
.
Sentii
la
sua
statura
e
nell
'
evidente
confronto
fra
la
mia
e
la
sua
,
mi
parve
di
fare
atto
somigliante
all
'
abbraccio
.
Certo
fu
un
contatto
intimo
.
Ella
soggiunse
:
-
Io
devo
ritornare
subito
a
Bologna
in
casa
di
salute
e
mi
sarà
di
grande
tranquillità
di
saperti
con
lui
.
-
Resterò
con
lui
!
-
risposi
con
aspetto
rassegnato
.
Ada
dovette
credere
che
quel
mio
aspetto
di
rassegnazione
significasse
il
sacrificio
ch
'
io
consentivo
di
farle
.
Invece
io
stavo
rassegnandomi
a
ritornare
ad
una
vita
molto
ma
molto
comune
,
visto
ch
'
essa
non
ci
pensava
di
seguirmi
in
quella
d
'
eccezione
ch
'
io
avevo
sognata
.
Feci
uno
sforzo
per
discendere
del
tutto
a
terra
,
e
scopersi
immediatamente
nella
mia
mente
un
problema
di
contabilità
non
semplice
.
Dovevo
accreditare
dell
'
importo
dell
'
assegno
che
tenevo
in
tasca
il
conto
di
Ada
.
Questo
era
chiaro
e
invece
non
chiaro
affatto
come
tale
registrazione
avrebbe
potuto
toccare
il
conto
Utili
e
Danni
.
Non
ne
dissi
nulla
per
il
dubbio
che
forse
Ada
non
sapesse
che
c
'
era
a
questo
mondo
un
libro
mastro
contenente
dei
conti
di
sí
varia
natura
.
Ma
non
volli
uscire
da
quella
stanza
senz
'
aver
detto
altro
.
Fu
cosí
che
invece
di
parlare
di
contabilità
,
dissi
una
frase
che
in
quel
momento
gettai
lí
negligentemente
solo
per
dire
qualche
cosa
,
ma
che
poi
sentii
di
grande
importanza
per
me
per
Ada
e
per
Guido
,
ma
prima
di
tutto
per
me
stesso
che
compromisi
una
volta
di
piú
.
Tanto
importante
fu
quella
frase
che
per
lunghi
anni
ricordai
come
,
con
movimento
trascurato
,
avessi
mosse
le
labbra
per
dirla
in
quello
stanzino
buio
in
presenza
dei
quattro
ritratti
dei
genitori
di
Ada
e
Guido
sposatisi
anch
'
essi
fra
di
loro
sulla
parete
.
Dissi
:
-
Hai
finito
con
lo
sposare
un
uomo
ancora
piú
bizzarro
di
me
,
Ada
!
Come
la
parola
sa
varcare
il
tempo
!
Essa
stessa
avvenimento
che
si
riallaccia
agli
avvenimenti
!
Diveniva
avvenimento
,
tragico
avvenimento
,
perché
diretta
ad
Ada
.
Nel
mio
pensiero
non
avrei
mai
saputo
evocare
con
tanta
vivacità
l
'
ora
in
cui
Ada
aveva
scelto
fra
me
e
Guido
su
quella
via
soleggiata
ove
,
dopo
giorni
di
attesa
,
avevo
saputo
incontrarla
per
camminarle
accanto
e
affaticarmi
di
conquistare
il
suo
riso
che
scioccamente
accoglievo
come
una
promessa
!
E
ricordai
anche
che
allora
io
ero
già
reso
inferiore
per
l
'
imbarazzo
dei
muscoli
delle
mie
gambe
mentre
Guido
si
moveva
ancora
piú
disinvolto
di
Ada
stessa
e
non
era
segnato
da
alcuna
inferiorità
se
come
tale
non
si
avesse
dovuto
considerare
quello
strano
bastone
ch
'
egli
si
adattava
di
portare
.
Essa
disse
a
bassa
voce
:
-
È
vero
!
Poi
,
sorridendo
affettuosamente
:
-
Ma
sono
lieta
per
Augusta
che
tu
sia
stato
tanto
migliore
di
quanto
ti
credevo
.
-
Poi
,
con
un
sospiro
:
-
Tanto
,
che
mi
attenua
un
poco
il
dolore
che
Guido
non
sia
quello
che
io
m
'
aspettavo
.
Io
tacevo
sempre
,
ancora
dubbioso
.
Mi
pareva
che
m
'
avesse
detto
che
io
fossi
divenuto
quello
ch
'
essa
si
era
aspettata
dovesse
divenire
Guido
.
Era
dunque
amore
?
Ed
essa
disse
ancora
:
-
Sei
il
migliore
uomo
della
nostra
famiglia
,
la
nostra
fiducia
,
la
nostra
speranza
.
-
Mi
riafferrò
la
mano
e
io
la
serrai
forse
troppo
.
Essa
me
la
sottrasse
però
tanto
presto
,
che
fu
dissipato
ogni
dubbio
.
E
in
quella
buia
stanzuccia
io
seppi
di
nuovo
come
dovevo
comportarmi
.
Forse
per
attenuare
il
suo
atto
mi
mandò
un
'
altra
carezza
:
-
È
perché
ti
so
cosí
che
mi
dolgo
tanto
di
averti
fatto
soffrire
.
Hai
veramente
sofferto
tanto
?
Io
ficcai
subito
l
'
occhio
nell
'
oscurità
del
mio
passato
per
ritrovare
quel
dolore
e
mormorai
:
-
Sí
!
A
poco
a
poco
ricordai
il
violino
di
Guido
eppoi
come
m
'
avrebbero
gettato
fuori
di
quel
salotto
se
non
mi
fossi
aggrappato
ad
Augusta
,
e
poi
ancora
il
salotto
in
casa
Malfenti
,
ove
intorno
al
tavolino
Luigi
XIV
si
faceva
all
'
amore
mentre
dall
'
altro
tavolino
si
guardava
.
Improvvisamente
ricordai
anche
Carla
perché
anche
con
lei
c
'
era
stata
Ada
.
Allora
sentii
viva
la
voce
di
Carla
che
mi
diceva
ch
'
io
appartenevo
a
mia
moglie
,
cioè
ad
Ada
.
Ripetei
,
mentre
le
lacrime
mi
salivano
agli
occhi
:
-
Molto
!
Sí
!
Molto
!
Ada
singhiozzava
addirittura
:
-
Mi
dispiace
tanto
,
tanto
!
Si
fece
forza
e
disse
:
-
Ma
adesso
tu
ami
Augusta
!
Un
singhiozzo
l
'
interruppe
per
un
istante
ed
io
trasalii
non
sapendo
se
essa
si
fosse
fermata
per
sentire
se
io
avrei
affermato
o
negato
quell
'
amore
.
Per
mia
fortuna
non
mi
diede
il
tempo
di
parlare
perché
continuò
:
-
Adesso
c
'
è
fra
noi
due
e
dev
'
esserci
un
vero
affetto
fraterno
.
Io
ho
bisogno
di
te
.
Per
quel
ragazzo
di
là
,
io
ormai
dovrò
essere
una
madre
,
dovrò
proteggerlo
.
Vuoi
aiutarmi
nel
mio
difficile
compito
?
Nella
sua
grande
emozione
ella
quasi
s
'
appoggiava
a
me
,
come
nel
sogno
.
Ma
io
m
'
attenni
alle
sue
parole
.
Mi
domandava
un
affetto
fraterno
;
l
'
impegno
di
amore
che
pensavo
mi
legasse
a
lei
si
trasformava
cosí
in
un
altro
suo
diritto
,
epperò
le
promisi
subito
di
aiutare
Guido
,
di
aiutare
lei
,
di
fare
quello
che
avrebbe
voluto
.
Se
fossi
stato
piú
sereno
avrei
dovuto
parlare
della
mia
insufficienza
al
compito
ch
'
essa
m
'
assegnava
,
ma
avrei
distrutta
tutta
l
'
indimenticabile
emozione
di
quel
momento
.
Del
resto
ero
tanto
commosso
che
non
potevo
sentire
la
mia
insufficenza
.
In
quel
momento
pensavo
che
non
esistessero
affatto
per
nessuno
delle
insufficienze
.
Anche
quella
di
Guido
poteva
essere
soffiata
via
con
alcune
parole
che
gli
dessero
il
necessario
entusiasmo
.
Ada
m
'
accompagnò
sul
pianerottolo
e
restò
lí
,
appoggiata
alla
ringhiera
,
a
vedermi
scendere
.
Cosí
aveva
fatto
sempre
Carla
,
ma
era
strano
lo
facesse
Ada
che
amava
Guido
,
ed
io
gliene
fui
tanto
grato
che
,
prima
di
passare
alla
seconda
branca
della
scala
,
alzai
anche
una
volta
il
capo
per
vederla
e
salutarla
.
Cosí
si
faceva
in
amore
ma
,
si
vedeva
,
anche
quando
si
trattava
di
amore
fraterno
.
Cosí
me
ne
andai
via
lieto
.
Essa
m
'
aveva
accompagnato
fino
su
quel
pianerottolo
,
e
non
oltre
.
Non
v
'
erano
piú
dubbii
.
Restavamo
cosí
:
io
l
'
avevo
amata
ed
ora
amavo
Augusta
,
ma
il
mio
antico
amore
le
dava
il
diritto
alla
mia
devozione
.
Essa
poi
continuava
ad
amare
quel
fanciullo
,
ma
riservava
a
me
un
grande
affetto
fraterno
e
non
solo
perché
avevo
sposata
sua
sorella
,
ma
per
indennizzarmi
dei
dolori
che
m
'
aveva
procurati
e
che
costituivano
un
legame
segreto
fra
di
noi
.
Tutto
ciò
era
ben
dolce
,
di
un
sapore
raro
in
questa
vita
.
Tanta
dolcezza
non
avrebbe
potuto
darmi
una
vera
salute
?
Infatti
io
camminai
quel
giorno
senza
imbarazzo
e
senza
dolori
,
mi
sentii
magnanimo
e
forte
e
nel
cuore
un
sentimento
di
sicurezza
che
m
'
era
nuovo
.
Dimenticai
di
aver
tradito
mia
moglie
ed
anche
nel
modo
piú
sconcio
oppure
mi
proposi
di
non
farlo
piú
ciò
che
si
equivale
,
e
mi
sentii
veramente
quale
Ada
mi
voleva
,
l
'
uomo
migliore
della
famiglia
.
Allorché
tanto
eroismo
s
'
affievolí
,
io
avrei
voluto
ravvivarlo
,
ma
intanto
Ada
era
partita
per
Bologna
ed
ogni
mio
sforzo
per
trarre
un
nuovo
stimolo
da
quanto
essa
m
'
aveva
già
detto
restava
vano
.
Sí
!
Avrei
fatto
quel
poco
che
potevo
per
Guido
,
ma
un
proposito
simile
non
aumentava
né
l
'
aria
nei
miei
polmoni
né
il
sangue
nelle
mie
vene
.
Per
Ada
mi
rimase
nel
cuore
una
grande
nuova
dolcezza
rinnovata
ogni
qualvolta
essa
nelle
sue
lettere
ad
Augusta
mi
ricordava
con
qualche
parola
affettuosa
.
Le
ricambiavo
di
cuore
il
suo
affetto
e
accompagnavo
la
sua
cura
coi
voti
migliori
.
Magari
le
fosse
riuscito
di
riconquistare
tutta
la
sua
salute
e
tutta
la
sua
bellezza
!
Il
giorno
seguente
,
Guido
venne
in
ufficio
e
si
mise
subito
a
studiare
le
registrazioni
ch
'
egli
voleva
fare
.
Propose
:
-
Storniamo
ora
il
Conto
Utili
e
Danni
a
metà
con
quello
di
Ada
.
Era
proprio
questo
ch
'
egli
voleva
e
che
non
serviva
a
nulla
.
Se
io
fossi
stato
l
'
esecutore
indifferente
della
sua
volontà
come
lo
ero
stato
fino
a
pochi
giorni
prima
,
con
tutta
semplicità
avrei
eseguite
quelle
registrazioni
e
non
ci
avrei
pensato
piú
.
Invece
sentii
il
dovere
di
dirgli
tutto
;
mi
pareva
di
stimolarlo
al
lavoro
facendogli
sapere
che
non
era
tanto
facile
di
cancellare
la
perdita
in
cui
si
era
incorsi
.
Gli
spiegai
che
a
quanto
ne
sapevo
io
,
Ada
aveva
dato
quel
denaro
perché
fosse
posto
a
suo
credito
nel
suo
conto
e
ciò
non
avveniva
piú
se
noi
lo
saldavamo
ficcandoci
dentro
,
dall
'
altra
parte
,
metà
della
perdita
del
bilancio
.
Poi
,
che
la
parte
della
perdita
ch
'
egli
voleva
trasportare
nel
conto
proprio
,
vi
apparteneva
e
vi
avrebbe
anzi
appartenuta
tutta
,
ma
ciò
non
era
il
suo
annullamento
e
invece
la
constatazione
della
stessa
.
Ci
avevo
pensato
tanto
che
m
'
era
facile
di
spiegargli
tutto
,
e
conclusi
:
-
Ammettendo
che
si
capitasse
-
cosí
non
voglia
Iddio
!
-
nelle
circostanze
previste
dall
'
Olivi
,
la
perdita
sarebbe
tuttavia
risultata
evidente
dai
nostri
libri
,
non
appena
fossero
stati
visti
da
un
perito
pratico
.
Egli
mi
guardava
attonito
.
Sapeva
abbastanza
di
contabilità
per
intendermi
e
invece
non
ci
arrivava
perché
il
desiderio
gl
'
impediva
di
adattarsi
all
'
evidenza
.
Poi
aggiunsi
,
per
fargli
veder
chiaramente
tutto
:
-
Vedi
che
non
c
'
era
nessuno
scopo
che
Ada
facesse
tale
versamento
?
Quando
finalmente
comprese
,
impallidí
fortemente
e
si
mise
a
rosicchiarsi
nervosamente
le
unghie
.
Restò
trasognato
,
ma
volle
vincersi
e
con
quel
suo
comico
fare
di
comandante
,
dispose
che
tuttavia
quelle
registrazioni
fossero
fatte
,
aggiungendo
:
-
Per
esonerarti
di
ogni
responsabilità
sono
disposto
di
scrivere
io
nei
libri
e
magari
di
firmare
!
Compresi
!
Voleva
continuare
a
sognare
in
luogo
ove
non
c
'
è
posto
a
sogni
:
la
partita
doppia
!
Ricordai
quanto
avevo
promesso
a
me
stesso
là
sull
'
erta
di
via
Belvedere
,
eppoi
ad
Ada
,
nel
salottino
buio
di
casa
sua
e
parlai
generosamente
:
-
Farò
subito
le
registrazioni
che
desideri
:
non
sento
il
bisogno
di
essere
difeso
dalla
tua
firma
.
Sono
qui
per
aiutarti
,
non
per
ostacolarti
!
Egli
mi
strinse
affettuosamente
la
mano
:
-
La
vita
è
difficile
-
disse
-
ed
è
un
grande
conforto
per
me
di
avere
accanto
un
amico
quale
sei
tu
.
Ci
guardammo
commossi
negli
occhi
.
I
suoi
lucevano
.
Per
sottrarmi
alla
commozione
che
minacciava
anche
me
,
dissi
ridendo
:
-
La
vita
non
è
difficile
,
ma
molto
originale
.
Ed
anche
lui
rise
di
cuore
.
Poi
egli
mi
restò
accanto
per
vedere
come
avrei
saldato
quel
Conto
Utili
e
Danni
.
Fu
fatto
in
pochi
minuti
.
Quel
conto
morí
,
ma
trascinò
nel
nulla
anche
il
conto
di
Ada
a
cui
però
notammo
il
credito
in
un
libercolo
,
per
il
caso
in
cui
ogni
altra
testimonianza
in
seguito
a
qualche
cataclisma
fosse
sparita
e
per
avere
l
'
evidenza
che
dovevamo
pagarle
gl
'
interessi
.
L
'
altra
metà
del
Conto
Utili
e
Danni
andò
ad
aumentare
il
Dare
già
considerevole
del
conto
di
Guido
.
Per
loro
natura
i
contabili
sono
un
genere
di
animali
molto
disposti
all
'
ironia
.
Facendo
quelle
registrazioni
io
pensavo
:
Un
conto
-
quello
intitolato
agli
utili
e
danni
-
era
morto
ammazzato
,
l
'
altro
-
quello
di
Ada
-
era
morto
di
morte
naturale
perché
non
ci
riusciva
di
tenerlo
in
vita
e
invece
non
sapevamo
ammazzare
quello
di
Guido
,
ch
'
essendo
di
un
debitore
dubbioso
,
tenuto
cosí
,
era
una
vera
tomba
aperta
nella
nostra
azienda
.
Di
contabilità
si
continuò
a
parlare
per
lungo
tempo
,
in
quell
'
ufficio
.
Guido
s
'
arrabattava
per
trovare
un
altro
modo
che
avesse
potuto
proteggerlo
meglio
da
eventuali
insidie
(
cosí
egli
le
chiamava
)
della
legge
.
Io
credo
che
egli
abbia
anche
consultato
qualche
contabile
perché
un
giorno
venne
in
ufficio
a
propormi
di
distruggere
i
libri
vecchi
dopo
averne
fatti
di
nuovi
sui
quali
avremmo
registrata
una
vendita
falsa
ad
un
nome
qualunque
che
avrebbe
poi
figurato
di
averla
pagata
con
l
'
importo
prestato
da
Ada
.
Era
doloroso
dover
disilluderlo
perché
era
corso
all
'
ufficio
animato
da
una
tanta
speranza
!
Proponeva
una
falsificazione
che
proprio
mi
ripugnava
.
Finora
non
avevamo
fatto
altro
che
spostare
delle
realtà
minacciando
di
danneggiare
chi
implicitamente
vi
aveva
dato
il
suo
consenso
.
Ora
,
invece
,
egli
voleva
inventare
dei
movimenti
di
merci
.
Vedevo
anch
'
io
che
cosí
e
solo
cosí
,
si
poteva
cancellare
ogni
traccia
della
perdita
subita
ma
a
quale
prezzo
!
Bisognava
anche
inventare
il
nome
del
compratore
o
prendere
il
consenso
di
chi
volevamo
far
figurare
come
tale
.
Non
avevo
niente
in
contrario
di
veder
distruggere
i
libri
che
pur
avevo
scritti
con
tanta
cura
,
ma
era
seccante
farne
di
nuovi
.
Feci
delle
obbiezioni
che
finirono
col
convincere
Guido
.
Una
fattura
non
si
simula
facilmente
.
Bisognerebbe
saper
falsificare
anche
i
documenti
comprovanti
l
'
esistenza
e
la
proprietà
della
merce
.
Egli
rinunziò
al
suo
piano
,
ma
il
giorno
seguente
capitò
in
ufficio
con
un
altro
piano
che
anch
'
esso
implicava
la
distruzione
dei
libri
vecchi
.
Stanco
di
veder
intralciato
ogni
altro
lavoro
da
discussioni
simili
,
protestai
:
-
Vedendo
che
ci
pensi
tanto
,
si
crederebbe
tu
voglia
proprio
prepararti
al
fallimento
!
Altrimenti
quale
importanza
può
aver
una
diminuzione
tanto
esigua
del
tuo
capitale
?
Finora
nessuno
ha
il
diritto
di
guardare
nei
tuoi
libri
.
Bisogna
ora
lavorare
,
lavorare
e
non
occuparsi
di
sciocchezze
.
Mi
confessò
che
quel
pensiero
era
la
sua
ossessione
.
E
come
avrebbe
potuto
essere
altrimenti
?
Con
un
po
'
di
sfortuna
poteva
incappare
dritto
dritto
in
quella
sanzione
penale
e
finire
in
carcere
!
Dai
miei
studi
giuridici
io
sapevo
che
l
'
Olivi
aveva
esposto
con
grande
esattezza
quali
fossero
i
doveri
di
un
commerciante
che
ha
fatto
un
simile
bilancio
,
ma
per
liberare
Guido
e
anche
me
da
tale
ossessione
,
lo
consigliai
di
consultare
qualche
avvocato
amico
.
Mi
rispose
di
averlo
già
fatto
ossia
di
non
essere
stato
da
un
avvocato
espressamente
a
quello
scopo
perché
non
voleva
confidare
nemmeno
ad
un
avvocato
quel
suo
segreto
,
ma
di
aver
fatto
ciarlare
un
avvocato
suo
amico
col
quale
s
'
era
trovato
a
caccia
.
Sapeva
perciò
che
l
'
Olivi
non
aveva
né
sbagliato
né
esagerato
...
purtroppo
!
Vedendone
l
'
inanità
,
cessò
dal
fare
delle
scoperte
per
falsare
la
sua
contabilità
,
ma
non
perciò
riacquistò
la
calma
.
Ogni
qualvolta
veniva
in
ufficio
si
rabbuiava
guardando
i
suoi
libroni
.
Mi
confessò
,
un
giorno
,
che
entrando
nella
nostra
stanza
gli
era
parso
di
trovarsi
nell
'
anticamera
della
galera
e
avrebbe
voluto
correr
via
.
Un
giorno
mi
domandò
:
-
Augusta
sa
tutto
del
nostro
bilancio
?
Arrossii
perché
nella
domanda
mi
parve
sentire
un
rimprovero
.
Ma
evidentemente
se
Ada
sapeva
del
bilancio
poteva
saperne
anche
Augusta
.
Non
pensai
subito
cosí
,
ma
mi
parve
invece
di
meritare
il
rimprovero
che
egli
intendeva
di
muovermi
.
Perciò
mormorai
:
-
L
'
avrà
saputo
da
Ada
o
forse
da
Alberta
cui
Ada
l
'
avrà
detto
!
Rivedevo
tutti
i
rigagnoli
che
potevano
condurre
ad
Augusta
e
non
mi
pareva
con
ciò
di
negare
che
essa
avesse
avuto
tutto
dalla
prima
fonte
,
cioè
da
me
,
ma
di
asserire
che
sarebbe
stato
inutile
per
me
di
tacere
.
Peccato
!
Se
avessi
invece
confessato
subito
ch
'
io
con
Augusta
non
avevo
segreti
,
mi
sarei
sentito
tanto
piú
leale
e
onesto
!
Un
lieve
fatto
cosí
,
cioè
la
dissimulazione
di
un
atto
che
sarebbe
stato
meglio
di
confessare
e
proclamare
innocente
,
basta
ad
imbarazzare
la
piú
sincera
amicizia
.
Registro
qui
,
quantunque
non
abbia
avuto
alcun
'
importanza
né
per
Guido
né
per
la
mia
storia
,
il
fatto
che
alcuni
giorni
appresso
,
quel
chiacchierone
di
sensale
col
quale
avevamo
avuto
da
fare
per
il
solfato
di
rame
,
mi
fermò
per
istrada
e
,
guardandomi
dal
basso
in
alto
,
come
ve
lo
obbligava
la
sua
bassa
statura
ch
'
egli
sapeva
esagerare
abbassandosi
sulle
gambe
,
mi
disse
ironicamente
:
-
Si
dice
che
abbiate
fatti
degli
altri
buoni
affari
come
quello
del
solfato
!
Poi
,
vedendomi
allibire
,
mi
strinse
la
mano
e
soggiunse
:
-
Per
conto
mio
io
vi
auguro
i
migliori
affari
.
Spero
non
ne
dubiterete
!
E
mi
lasciò
.
Io
suppongo
che
i
fatti
nostri
gli
sieno
stati
riferiti
dalla
figliuola
sua
che
frequentava
al
Liceo
la
stessa
classe
della
piccola
Anna
.
Non
riferii
a
Guido
la
piccola
indiscrezione
.
Il
mio
compito
precipuo
era
di
difenderlo
da
inutili
angustie
.
Fui
stupito
che
Guido
non
prendesse
alcuna
disposizione
per
Carmen
,
perché
sapevo
che
aveva
formalmente
promesso
alla
moglie
di
congedarla
.
Io
credevo
che
Ada
sarebbe
ritornata
a
casa
dopo
qualche
mese
come
la
prima
volta
.
Ma
essa
,
senza
passare
per
Trieste
,
si
recò
invece
a
soggiornare
in
una
villetta
sul
Lago
Maggiore
ove
poco
dopo
Guido
le
portò
i
bambini
.
Ritornato
da
quel
viaggio
e
non
so
se
egli
avesse
ricordata
la
sua
promessa
da
sé
oppure
che
Ada
gliel
'
avesse
richiamata
alla
mente
-
mi
domandò
se
non
sarebbe
stato
possibile
di
impiegare
Carmen
nel
mio
ufficio
,
cioè
in
quello
dell
'
Olivi
.
Io
sapevo
già
che
in
quell
'
ufficio
tutti
i
posti
erano
occupati
,
ma
visto
che
Guido
me
ne
pregava
calorosamente
,
acconsentii
di
andar
a
parlarne
col
mio
amministratore
.
Per
un
caso
fortunato
,
un
impiegato
dell
'
Olivi
se
ne
andava
proprio
in
quei
giorni
,
ma
aveva
una
paga
inferiore
di
quella
che
era
stata
concessa
a
Carmen
negli
ultimi
mesi
con
grande
liberalità
da
Guido
il
quale
,
secondo
me
,
faceva
cosí
pagare
le
sue
donne
dal
Conto
Spese
Generali
.
Il
vecchio
Olivi
s
'
informò
da
me
sulla
capacità
di
Carmen
e
per
quanto
io
gli
dessi
le
migliori
informazioni
,
offerse
di
prenderla
intanto
alle
stesse
condizioni
dell
'
impiegato
congedato
.
Riferii
ciò
a
Guido
il
quale
afflitto
e
imbarazzato
si
grattò
la
testa
.
-
Come
si
fa
ad
offrirle
un
salario
inferiore
di
quello
che
percepisce
?
Non
si
potrebbe
indurre
l
'
Olivi
di
arrivare
a
concederle
intanto
quello
che
ha
già
?
Io
sapevo
che
non
si
poteva
eppoi
l
'
Olivi
non
usava
considerarsi
sposato
con
i
suoi
impiegati
come
facevamo
noi
.
Quando
si
fosse
accorto
che
Carmen
avesse
meritata
una
corona
di
meno
della
paga
concessale
,
gliel
'
avrebbe
levata
senza
misericordia
.
E
si
finí
col
restare
cosí
:
l
'
Olivi
non
ebbe
e
non
chiese
neppure
mai
una
risposta
decisiva
e
Carmen
continuò
a
far
roteare
i
suoi
begli
occhi
nel
nostro
ufficio
.
Fra
me
e
Ada
c
'
era
un
segreto
e
restava
importante
proprio
perché
rimaneva
un
segreto
.
Essa
scriveva
assiduamente
ad
Augusta
,
ma
mai
le
raccontò
di
aver
avute
delle
spiegazioni
con
me
e
neppure
di
avermi
raccomandato
Guido
.
Neppure
io
ne
parlai
.
Un
giorno
Augusta
mi
fece
vedere
una
lettera
di
Ada
che
mi
riguardava
.
Essa
domandava
prima
notizie
di
me
e
finiva
con
l
'
appellarsi
alla
mia
bontà
perché
le
dicessi
qualche
cosa
sull
'
andamento
degli
affari
di
Guido
.
Mi
turbai
quando
sentii
ch
'
essa
si
dirigeva
a
me
e
mi
rasserenai
quando
vidi
che
come
al
solito
si
dirigeva
a
me
per
informarsi
di
Guido
.
Di
nuovo
non
avevo
da
osare
niente
.
D
'
accordo
con
Augusta
e
senza
parlarne
a
Guido
,
scrissi
io
a
Ada
.
Mi
misi
al
tavolo
col
proposito
di
scriverle
veramente
una
lettera
di
affari
e
le
comunicai
ch
'
ero
tanto
contento
del
modo
come
ora
Guido
dirigeva
gli
affari
,
cioè
con
assiduità
e
accortezza
.
Ciò
era
vero
o
almeno
ero
contento
di
lui
quel
giorno
,
poiché
gli
era
riuscito
di
guadagnare
del
denaro
vendendo
della
merce
che
teneva
depositata
in
città
da
varii
mesi
.
Era
pur
vero
che
egli
sembrava
piú
assiduo
,
ma
andava
tuttavia
ogni
settimana
a
caccia
e
a
pesca
.
Io
esageravo
volontieri
nella
mia
lode
perché
cosí
mi
pareva
di
giovare
alla
guarigione
di
Ada
.
Rilessi
la
lettera
e
non
mi
bastò
.
Ci
mancava
qualche
cosa
.
Ada
s
'
era
rivolta
a
me
ed
era
certo
che
voleva
anche
mie
notizie
.
Perciò
mancavo
di
cortesia
non
dandogliene
.
E
a
poco
a
poco
-
lo
ricordo
come
se
mi
avvenisse
ora
-
mi
sentii
imbarazzato
a
quel
tavolo
come
se
mi
fossi
trovato
di
nuovo
faccia
a
faccia
con
Ada
,
in
quello
stanzino
buio
.
Dovevo
stringere
molto
la
manina
offertami
?
Scrissi
ma
poi
dovetti
rifare
la
lettera
perché
m
'
ero
lasciato
sfuggire
parole
addirittura
compromettenti
:
anelavo
di
rivederla
e
speravo
riconquistasse
tutta
la
sua
salute
e
tutta
la
sua
bellezza
.
Questo
poi
significava
prendere
per
la
vita
la
donna
che
m
'
aveva
offerta
solo
la
mano
.
Il
mio
dovere
era
di
stringere
solo
quella
manina
,
stringerla
dolcemente
e
lungamente
per
significare
che
intendevo
tutto
,
tutto
quello
che
non
doveva
essere
detto
giammai
.
Non
dirò
tutto
il
frasario
che
passai
in
rivista
per
trovarci
qualche
cosa
che
potesse
sostituire
quella
stretta
di
mano
lunga
e
dolce
e
significativa
,
ma
soltanto
quelle
frasi
che
poi
scrissi
.
Parlai
lungamente
della
vecchiaia
incombente
su
di
me
.
Non
potevo
stare
un
momento
tranquillo
senz
'
invecchiare
.
Ad
ogni
giro
del
mio
sangue
qualche
cosa
s
'
aggiungeva
alle
mie
ossa
e
alle
mie
vene
che
significava
vecchiaia
.
Ogni
mattina
,
quando
mi
destavo
,
il
mondo
appariva
piú
grigio
ed
io
non
me
ne
accorgevo
perché
tutto
restava
intonato
;
non
v
'
era
in
quel
giorno
neppure
una
pennellata
del
colore
del
giorno
prima
,
altrimenti
l
'
avrei
scorta
ed
il
rimpianto
m
'
avrebbe
fatto
disperare
.
Mi
ricordo
benissimo
di
aver
spedita
la
lettera
con
piena
soddisfazione
.
Non
m
'
ero
affatto
compromesso
con
quelle
parole
,
ma
mi
pareva
anche
certo
che
se
il
pensiero
di
Ada
fosse
stato
uguale
al
mio
,
essa
avrebbe
compresa
quella
stretta
di
mano
amorosa
.
Ci
voleva
poco
acume
per
indovinare
che
quella
lunga
disquisizione
sulla
vecchiaia
non
significava
altro
che
il
mio
timore
che
trovandomi
in
corsa
traverso
il
tempo
,
non
potessi
piú
essere
raggiunto
dall
'
amore
.
Pareva
gridassi
all
'
amore
:
Vieni
,
vieni
!
Invece
non
sono
sicuro
di
aver
voluto
quell
'
amore
e
,
se
v
'
è
un
dubbio
,
risulta
solo
dal
fatto
che
so
di
aver
scritto
circa
cosí
.
Per
Augusta
feci
una
copia
di
quella
lettera
lasciandone
fuori
la
disquisizione
sulla
vecchiaia
.
Essa
non
l
'
avrebbe
intesa
,
ma
la
prudenza
non
nuoce
.
Avrei
potuto
arrossire
sentendo
com
'
essa
mi
guardava
mentre
io
stringevo
la
mano
della
sorella
!
Sí
!
Io
sapevo
ancora
arrossire
.
E
arrossii
anche
quando
ricevetti
un
biglietto
di
ringraziamento
di
Ada
in
cui
essa
non
menzionava
affatto
le
mie
chiacchiere
sulla
mia
vecchiaia
.
Mi
parve
ch
'
essa
si
compromettesse
molto
di
piú
con
me
di
quanto
io
mai
mi
fossi
compromesso
con
lei
.
Non
sottraeva
la
sua
manina
alla
mia
pressione
.
La
lasciava
giacere
inerte
nella
mia
e
,
per
la
donna
,
l
'
inerzia
è
un
modo
di
consentire
.
Pochi
giorni
dopo
di
aver
scritta
quella
lettera
,
scopersi
che
Guido
s
'
era
messo
a
giocare
in
Borsa
.
Lo
appresi
per
un
'
indiscrezione
del
sensale
Nilini
.
Io
conoscevo
costui
da
lunghi
anni
perché
eravamo
stati
condiscepoli
al
liceo
ch
'
egli
aveva
dovuto
abbandonare
per
entrare
subito
nell
'
ufficio
di
un
suo
zio
.
Ci
eravamo
poi
rivisti
qualche
volta
,
e
ricordo
che
la
differenza
del
nostro
destino
aveva
costituito
nei
nostri
rapporti
una
mia
superiorità
.
Mi
salutava
allora
per
primo
e
talvolta
cercava
di
avvicinarmi
.
Ciò
mi
sembrava
naturale
,
e
invece
m
'
apparve
meno
spiegabile
quando
in
un
'
epoca
che
non
so
precisare
egli
si
fece
con
me
molto
altezzoso
.
Non
mi
salutava
piú
e
a
pena
a
pena
rispondeva
al
saluto
mio
.
Me
ne
preoccupai
un
poco
perché
la
mia
cute
è
molto
sensibile
ed
è
facilmente
scalfita
.
Ma
che
farci
?
Forse
m
'
aveva
scoperto
nell
'
ufficio
di
Guido
ove
gli
pareva
occupassi
un
posto
di
subalterno
e
mi
spregiava
perciò
,
o
,
con
la
stessa
probabilità
,
si
poteva
supporre
ch
'
essendo
morto
un
suo
zio
e
lasciatolo
indipendente
sensale
di
Borsa
,
fosse
montato
in
superbia
.
Nei
piccoli
ambienti
ci
sono
frequentemente
di
simili
relazioni
.
Senza
che
ci
sia
stato
un
atto
nemico
,
ci
si
guarda
un
bel
giorno
con
avversione
e
disprezzo
.
Fui
sorpreso
perciò
di
vederlo
entrare
nell
'
ufficio
,
ove
mi
trovavo
solo
,
e
domandare
di
Guido
.
S
'
era
levato
il
cappello
e
m
'
aveva
porta
la
mano
.
Poi
s
'
era
subito
abbandonato
con
grande
libertà
su
una
delle
nostre
grandi
poltrone
.
Io
lo
guardai
con
interessamento
.
Non
lo
avevo
visto
da
anni
tanto
da
vicino
ed
ora
,
con
l
'
avversione
che
mi
manifestava
,
si
era
conquistata
la
mia
piú
intensa
attenzione
.
Egli
aveva
allora
circa
quarant
'
anni
ed
era
ben
brutto
per
una
calvizie
quasi
generale
interrotta
da
un
'
oasi
di
capelli
neri
e
fitti
alla
nuca
e
un
'
altra
alle
tempie
,
la
faccia
gialla
e
troppo
ricca
di
pelle
ad
onta
del
grosso
naso
.
Era
piccolo
e
magro
e
si
ergeva
come
poteva
,
tanto
che
quando
parlavo
con
lui
mi
sentivo
un
lieve
dolore
simpatico
al
collo
,
la
sola
simpatia
che
provassi
per
lui
.
Quel
giorno
mi
parve
che
si
trattenesse
dal
ridere
e
che
la
sua
faccia
fosse
contratta
da
un
'
ironia
o
da
un
disprezzo
che
non
poteva
ferire
me
,
visto
ch
'
egli
m
'
aveva
salutato
con
tanta
gentilezza
.
Invece
poi
scopersi
che
quell
'
ironia
gli
era
stata
stampata
in
faccia
da
madre
natura
bizzarra
.
Le
sue
piccole
mascelle
non
combaciavano
esattamente
e
fra
di
esse
,
da
una
parte
della
bocca
,
era
rimasto
un
buco
nel
quale
abitava
stereotipata
la
sua
ironia
.
Forse
per
conformarsi
alla
maschera
da
cui
non
sapeva
liberarsi
che
allorquando
sbadigliava
,
egli
amava
deridere
il
prossimo
.
Non
era
affatto
uno
sciocco
e
lanciava
delle
frecciate
velenose
,
ma
di
preferenza
agli
assenti
.
Ciarlava
molto
ed
era
immaginoso
specie
per
affari
di
Borsa
.
Parlava
della
Borsa
come
se
si
fosse
trattato
di
una
sola
persona
ch
'
egli
descriveva
trepidante
per
una
minaccia
o
addormentata
nell
'
inerzia
e
con
una
faccia
che
sapeva
ridere
e
anche
piangere
.
Egli
la
vedeva
salire
la
scala
dei
corsi
ballando
o
scenderne
a
rischio
di
precipitare
,
eppoi
l
'
ammirava
come
accarezzava
un
valore
,
come
ne
strangolava
un
altro
,
oppure
anche
come
insegnava
alla
gente
la
moderazione
e
l
'
attività
.
Perché
solo
chi
aveva
del
senno
poteva
trattare
con
lei
.
V
'
erano
tanti
di
quei
denari
sparsi
per
terra
in
Borsa
,
ma
chinarsi
a
raccoglierli
non
era
facile
.
Lo
lasciai
attendere
dopo
di
avergli
offerta
una
sigaretta
e
mi
diedi
da
fare
con
certa
corrispondenza
.
Dopo
un
po
'
di
tempo
egli
si
stancò
e
disse
che
non
poteva
restare
di
piú
.
Del
resto
era
venuto
solo
per
raccontare
a
Guido
che
certe
azioni
dallo
strano
nome
di
Rio
Tinto
e
di
cui
egli
a
Guido
aveva
consigliato
l
'
acquisto
il
giorno
prima
-
sí
,
proprio
ventiquattr
'
ore
prima
-
erano
quel
giorno
balzate
in
alto
di
circa
il
dieci
per
cento
.
Si
mise
a
ridere
di
cuore
.
-
Intanto
che
noi
parliamo
qui
,
ossia
che
io
attendo
,
il
dopo
-
Borsa
avrà
fatto
il
resto
.
Se
il
signor
Speier
ora
volesse
comperare
quelle
azioni
chissà
a
quale
prezzo
dovrebbe
pagarle
.
Come
ho
indovinato
io
dove
mirava
la
Borsa
.
Si
vantò
del
suo
colpo
d
'
occhio
dovuto
alla
sua
lunga
intimità
con
la
Borsa
.
S
'
interruppe
per
domandarmi
:
-
Chi
credi
istruisca
meglio
:
l
'
Università
o
la
Borsa
?
La
sua
mandibola
calò
ancora
un
poco
e
il
buco
dell
'
ironia
s
'
ingrandí
.
-
Evidentemente
la
Borsa
!
-
dissi
io
con
convinzione
.
Ciò
mi
valse
da
lui
una
stretta
di
mano
affettuosa
quando
mi
lasciò
.
Dunque
Guido
giocava
in
Borsa
!
Se
fossi
stato
piú
attento
avrei
potuto
indovinarlo
prima
,
perché
quando
io
gli
avevo
presentato
un
conto
esatto
degli
importi
non
insignificanti
che
avevamo
guadagnati
con
gli
ultimi
nostri
affari
,
egli
lo
aveva
guardato
sorridendo
,
ma
con
qualche
disprezzo
.
Trovava
che
avevamo
dovuto
lavorare
troppo
per
guadagnare
quel
denaro
.
E
si
noti
che
con
qualche
decina
di
quegli
affari
si
avrebbe
potuto
coprire
la
perdita
in
cui
eravamo
incorsi
l
'
anno
precedente
!
Che
cosa
dovevo
far
ora
,
io
che
pochi
giorni
prima
avevo
scritte
le
sue
lodi
?
Poco
dopo
Guido
venne
in
ufficio
ed
io
fedelmente
gli
riferii
le
parole
del
Nilini
.
Stette
a
sentire
con
tanta
ansietà
che
neppure
si
accorse
che
io
avevo
cosí
appreso
ch
'
egli
giocava
,
e
corse
via
.
Alla
sera
ne
parlai
con
Augusta
,
che
ritenne
si
dovesse
lasciare
in
pace
Ada
e
invece
avvisare
la
signora
Malfenti
dei
pericoli
cui
s
'
esponeva
Guido
.
Mi
domandò
di
fare
anch
'
io
del
mio
meglio
per
impedirgli
spropositi
.
Preparai
lungamente
le
parole
che
dovevo
dirgli
.
Finalmente
attuavo
i
miei
propositi
di
bontà
attiva
e
mantenevo
la
promessa
che
avevo
fatta
ad
Ada
.
Sapevo
come
dovevo
afferrare
Guido
per
indurlo
ad
obbedirmi
.
Ognuno
commette
una
leggerezza
,
-
gli
avrei
spiegato
,
-
giocando
in
Borsa
,
ma
piú
di
tutti
un
commerciante
che
abbia
un
simile
bilancio
dietro
di
sé
.
Il
giorno
seguente
cominciai
benissimo
:
-
Tu
dunque
ora
giochi
alla
Borsa
?
Vuoi
finire
in
carcere
?
-
gli
domandai
severamente
.
Ero
preparato
ad
una
scena
e
tenevo
anche
in
serbo
la
dichiarazione
che
giacché
egli
procedeva
in
modo
da
compromettere
la
ditta
,
io
avrei
abbandonato
senz
'
altro
l
'
ufficio
.
Guido
seppe
disarmarmi
subito
.
Avevo
tenuto
sinora
il
segreto
,
ma
ora
,
con
un
abbandono
da
buon
ragazzo
,
mi
disse
ogni
particolare
di
quei
suoi
affari
.
Lavorava
in
valori
minerarii
di
non
so
che
paese
,
che
gli
avevano
già
dato
un
utile
che
quasi
sarebbe
bastato
a
coprire
la
perdita
del
nostro
bilancio
.
Oramai
era
cessato
ogni
rischio
e
poteva
raccontarmi
tutto
.
Quando
avesse
avuta
la
sfortuna
di
perdere
quello
che
aveva
guadagnato
,
avrebbe
semplicemente
cessato
di
giocare
.
Se
invece
la
fortuna
avesse
continuato
ad
assisterlo
,
si
sarebbe
affrettato
di
mettere
in
regola
le
mie
registrazioni
di
cui
sentiva
sempre
la
minaccia
.
Vidi
che
non
era
il
caso
di
arrabbiarsi
e
che
si
doveva
invece
congratularsi
con
lui
.
In
quanto
alle
questioni
di
contabilità
,
gli
dissi
che
poteva
oramai
essere
tranquillo
,
perché
ove
c
'
era
disponibile
del
contante
era
facilissimo
di
regolare
la
contabilità
piú
fastidiosa
.
Quando
nei
nostri
libri
fosse
stato
reintegrato
come
di
diritto
il
conto
di
Ada
e
almeno
diminuito
quello
ch
'
io
dicevo
l
'
abisso
della
nostra
azienda
,
cioè
il
conto
di
Guido
,
la
nostra
contabilità
non
avrebbe
fatta
una
grinza
.
Poi
gli
proposi
di
fare
tale
regolazione
subito
e
mettere
in
conto
della
ditta
le
operazioni
di
Borsa
.
Per
fortuna
egli
non
accettò
perché
altrimenti
io
sarei
divenuto
il
contabile
del
giocatore
e
mi
sarei
addossata
una
maggiore
responsabilità
.
Cosí
invece
le
cose
procedettero
come
se
io
non
avessi
esistito
.
Egli
rifiutò
la
mia
proposta
con
delle
ragioni
che
mi
parvero
buone
.
Era
di
malaugurio
di
pagare
cosí
subito
i
suoi
debiti
ed
è
una
superstizione
divulgatissima
a
tutti
i
tavoli
da
giuoco
che
il
denaro
altrui
porti
fortuna
.
Io
non
ci
credo
,
ma
quando
giuoco
non
trascuro
neppur
io
alcuna
prudenza
.
Per
un
certo
tempo
mi
feci
dei
rimproveri
di
aver
accolte
le
comunicazioni
di
Guido
senz
'
alcuna
protesta
.
Ma
quando
vidi
comportarsi
allo
stesso
modo
la
signora
Malfenti
che
mi
raccontò
come
suo
marito
aveva
saputo
guadagnare
dei
bei
denari
alla
borsa
,
eppoi
anche
Ada
,
dalla
quale
sentii
considerare
il
giuoco
come
un
qualsiasi
genere
di
commercio
,
compresi
che
assolutamente
a
questo
riguardo
non
si
avrebbe
potuto
movermi
alcun
rimprovero
.
Per
arrestare
Guido
su
quella
china
non
sarebbe
bastata
la
mia
protesta
che
non
avrebbe
avuta
alcun
'
efficacia
se
non
fosse
stata
appoggiata
da
tutti
i
membri
della
famiglia
.
Fu
cosí
che
Guido
continuò
a
giocare
,
e
tutta
la
sua
famiglia
con
lui
.
Ero
anch
'
io
della
comitiva
,
tant
'
è
vero
ch
'
entrai
in
una
relazione
d
'
amicizia
alquanto
curiosa
col
Nilini
.
È
sicuro
ch
'
io
non
potevo
soffrirlo
perché
lo
sentivo
ignorante
e
presuntuoso
,
ma
pare
che
per
riguardo
a
Guido
,
che
da
lui
aspettava
i
buoni
consigli
,
sapessi
celare
tanto
bene
i
miei
sentimenti
ch
'
egli
finí
col
credere
di
avere
in
me
un
amico
devoto
.
Non
nego
che
forse
la
mia
gentilezza
con
lui
fosse
anche
dovuta
al
desiderio
di
evitare
quel
malessere
che
m
'
aveva
dato
la
sua
inimicizia
,
tanto
forte
causa
quell
'
ironia
che
rideva
sulla
sua
brutta
faccia
.
Ma
non
gli
usai
mai
altre
gentilezze
fuori
di
quella
di
porgergli
la
mano
e
il
saluto
quando
veniva
e
se
ne
andava
.
Egli
invece
fu
gentilissimo
ed
io
non
seppi
non
accettare
le
sue
cortesie
con
gratitudine
,
ciò
ch
'
è
veramente
la
massima
gentilezza
che
si
possa
usare
a
questo
mondo
.
Mi
procurava
delle
sigarette
di
contrabbando
e
me
le
faceva
pagare
quello
che
gli
costavano
,
cioè
molto
poco
.
Se
mi
fosse
stato
piú
simpatico
avrebbe
potuto
indurmi
a
giocare
col
suo
mezzo
;
non
lo
feci
mai
,
solo
per
non
vederlo
piú
di
spesso
.
Lo
vedevo
anzi
troppo
!
Passava
delle
ore
nel
nostro
ufficio
ad
onta
che
-
com
'
era
facile
di
accorgersene
-
non
fosse
innamorato
di
Carmen
.
Veniva
a
tener
compagnia
proprio
a
me
.
Pare
si
fosse
prefisso
d
'
istruirmi
nella
politica
in
cui
egli
era
profondo
causa
la
Borsa
.
Mi
presentava
le
grandi
potenze
come
un
giorno
si
stringevano
la
mano
e
si
pigliavano
a
schiaffi
il
giorno
seguente
.
Non
so
se
abbia
indovinato
il
futuro
perché
io
per
antipatia
non
lo
stetti
mai
a
sentire
.
Conservavo
un
sorriso
ebete
,
stereotipato
.
Il
nostro
malinteso
sarà
certo
dipeso
da
un
'
interpretazione
errata
del
mio
sorriso
che
gli
sarà
parso
d
'
ammirazione
.
Io
non
ne
ho
colpa
.
So
solo
le
cose
che
ripeteva
ogni
giorno
.
Potei
accorgermi
ch
'
egli
era
un
italiano
di
color
dubbio
perché
gli
pareva
che
per
Trieste
fosse
meglio
di
restare
austriaca
.
Adorava
la
Germania
e
specialmente
i
treni
ferroviari
tedeschi
che
arrivavano
con
tanta
precisione
.
Era
socialista
a
modo
suo
e
avrebbe
voluto
fosse
proibito
che
una
singola
persona
possedesse
piú
di
centomila
corone
.
Non
risi
un
giorno
in
cui
,
conversando
con
Guido
,
egli
ammise
di
possedere
proprio
centomila
corone
e
non
un
centesimo
in
piú
.
Non
risi
,
e
non
gli
domandai
neppure
se
guadagnando
dell
'
altro
denaro
avrebbe
modificata
la
sua
teoria
.
La
nostra
era
una
relazione
veramente
strana
.
Io
non
sapevo
ridere
né
con
lui
né
di
lui
.
Quando
aveva
snocciolata
qualche
sua
sentenza
,
si
ergeva
di
tanto
sulla
sua
poltrona
che
i
suoi
occhi
guardavano
il
soffitto
mentre
a
me
restava
rivolto
il
buco
che
io
dicevo
mandibolare
.
E
vedeva
con
quel
buco
!
Volli
talvolta
approfittare
di
quella
sua
posizione
per
pensare
ad
altro
,
ma
egli
richiamava
la
mia
attenzione
domandandomi
subito
:
-
Mi
stai
a
sentire
?
Dopo
di
quella
sua
simpatica
effusione
,
Guido
per
lungo
tempo
non
mi
parlò
dei
suoi
affari
.
Qualche
cosa
me
ne
diceva
dapprima
il
Nilini
,
ma
anche
lui
si
fece
poi
piú
riservato
.
Da
Ada
stessa
seppi
che
Guido
continuava
a
guadagnare
.
Quand
'
essa
ritornò
,
la
trovai
di
nuovo
imbruttita
parecchio
.
Era
piuttosto
imbolsita
che
ingrassata
.
Le
sue
guancie
,
ricresciute
,
erano
anche
questa
volta
fuori
di
posto
e
le
facevano
una
faccia
quasi
quadrata
.
Gli
occhi
avevano
continuato
a
sformare
la
loro
incassatura
.
La
mia
sorpresa
fu
grande
,
perché
da
Guido
ed
altri
ch
'
erano
stati
a
trovarla
,
avevo
sentito
dire
che
ogni
giorno
che
passava
le
apportava
nuova
forza
e
salute
.
Ma
la
salute
della
donna
è
in
primo
luogo
la
sua
bellezza
.
Con
Ada
ebbi
altre
sorprese
.
Mi
salutò
affettuosamente
,
ma
non
altrimenti
di
quanto
avesse
salutata
Augusta
.
Non
c
'
era
fra
di
noi
piú
alcun
segreto
e
certamente
essa
non
ricordava
piú
di
aver
pianto
al
ricordo
di
avermi
fatto
soffrire
tanto
.
Tanto
meglio
!
Essa
dimenticava
infine
i
suoi
diritti
su
di
me
!
Ero
il
suo
buon
cognato
e
mi
amava
solo
perché
ritrovava
immutati
i
miei
affettuosi
rapporti
con
mia
moglie
,
che
formavano
sempre
l
'
ammirazione
di
casa
Malfenti
.
Un
giorno
feci
una
scoperta
che
mi
sorprese
assai
.
Ada
si
credeva
ancora
bella
!
Lontano
,
sul
lago
,
le
avevano
fatta
la
corte
ed
era
evidente
ch
'
essa
gioiva
dei
suoi
successi
.
Probabilmente
li
esagerava
perché
mi
pareva
fosse
un
eccesso
il
pretendere
di
aver
dovuto
lasciare
quella
villeggiatura
per
sottrarsi
alle
persecuzioni
di
un
innamorato
.
Ammetto
che
qualche
cosa
di
vero
ci
possa
essere
stato
,
perché
probabilmente
ella
poteva
apparire
meno
brutta
a
chi
prima
non
l
'
aveva
conosciuta
.
Ma
già
,
non
tanto
,
con
quegli
occhi
e
quel
colorito
e
quella
forma
di
faccia
!
A
noi
essa
appariva
piú
brutta
perché
,
ricordando
com
'
era
stata
,
scorgevamo
piú
evidenti
le
devastazioni
compiute
dalla
malattia
.
Invitammo
una
sera
Guido
e
lei
a
casa
nostra
.
Fu
un
ritrovo
gradevole
,
veramente
di
famiglia
.
Pareva
la
continuazione
di
quel
nostro
fidanzamento
a
quattro
.
Ma
la
chioma
di
Ada
non
era
illuminata
da
alcuna
luce
.
Al
momento
di
dividerci
,
io
,
per
aiutarla
a
indossare
il
mantello
,
restai
per
un
istante
solo
con
lei
.
Ebbi
subito
un
senso
un
po
'
differente
delle
nostre
relazioni
.
Eravamo
lasciati
soli
e
forse
potevamo
dirci
quello
che
in
presenza
degli
altri
non
volevamo
.
Mentre
l
'
aiutavo
,
riflettei
e
finii
col
trovare
quello
che
dovevo
dirle
:
-
Tu
sai
ch
'
egli
ora
giuoca
!
-
le
dissi
con
voce
seria
.
Mi
viene
talvolta
il
dubbio
ch
'
io
con
tali
parole
avessi
voluto
rievocare
l
'
ultimo
nostro
ritrovo
che
non
ammettevo
fosse
talmente
dimenticato
.
-
Sí
-
essa
disse
sorridendo
,
-
e
fa
molto
bene
.
È
divenuto
bravo
abbastanza
,
a
quanto
mi
dicono
.
Risi
con
lei
,
forte
.
Mi
sentivo
sollevato
da
ogni
responsabilità
.
Andandosene
essa
mormorò
:
-
Quella
Carmen
è
sempre
nel
vostro
ufficio
?
Non
arrivai
a
rispondere
perché
corse
via
.
Fra
di
noi
non
c
'
era
piú
il
nostro
passato
.
C
'
era
però
la
sua
gelosia
.
Quella
era
viva
come
nell
'
ultimo
nostro
incontro
.
Adesso
,
ripensandoci
,
trovo
che
avrei
dovuto
accorgermi
molto
tempo
prima
di
esserne
espressamente
avvisato
,
che
Guido
aveva
cominciato
a
perdere
in
Borsa
.
Sparve
dalla
sua
faccia
l
'
aria
di
trionfo
che
l
'
aveva
illuminata
e
manifestò
di
nuovo
quella
grande
ansietà
per
quel
bilancio
chiuso
a
quel
modo
.
-
Perché
te
ne
preoccupi
-
gli
domandai
io
nella
mia
innocenza
-
quando
hai
già
in
tasca
quello
che
occorre
per
rendere
del
tutto
reali
queste
registrazioni
?
Avendo
tanti
denari
non
si
va
in
carcere
.
-
Allora
,
come
lo
seppi
poi
,
egli
in
tasca
non
aveva
piú
nulla
.
Credetti
tanto
fermamente
ch
'
egli
avesse
legata
a
sé
la
fortuna
che
non
tenni
conto
di
tanti
indizii
che
avrebbero
potuto
convincermi
altrimenti
.
Una
sera
,
di
Agosto
,
egli
mi
trascinò
di
nuovo
a
pesca
con
lui
.
Alla
luce
abbagliante
di
una
luna
quasi
piena
c
'
era
poca
probabilità
di
pigliare
qualche
cosa
all
'
amo
.
Ma
egli
insistette
dicendo
che
in
mare
avremmo
trovato
qualche
sollievo
al
caldo
.
Infatti
non
vi
trovammo
altro
.
Dopo
un
solo
tentativo
,
non
inescammo
neppure
piú
gli
ami
e
lasciammo
pendere
le
lenze
dalla
barchetta
che
Luciano
spinse
al
largo
.
I
raggi
della
luna
raggiungevano
certo
il
fondo
del
mare
affinando
la
vista
agli
animali
grossi
e
rendendoli
accorti
dell
'
insidia
ed
anche
agli
animalucci
piccoli
capaci
di
rosicchiarci
l
'
esca
,
ma
non
d
'
arrivare
con
la
piccola
bocca
all
'
amo
.
Le
nostre
esche
non
erano
altro
che
un
dono
alla
minutaglia
.
Guido
si
coricò
a
poppa
ed
io
a
prua
.
Egli
mormorò
poco
dopo
:
-
Che
tristezza
tutta
questa
luce
!
Probabilmente
diceva
cosí
perché
la
luce
gl
'
impediva
di
dormire
ed
io
assentii
per
fargli
piacere
ed
anche
per
non
turbare
con
una
sciocca
discussione
la
quiete
solenne
in
cui
lentamente
ci
movevamo
.
Ma
Luciano
protestò
dicendo
che
a
lui
quella
luce
piaceva
moltissimo
.
Visto
che
Guido
non
rispondeva
,
volli
farlo
tacere
dicendogli
che
la
luce
era
certamente
una
cosa
triste
perché
si
vedevano
le
cose
di
questo
mondo
.
Eppoi
impediva
la
pesca
.
Luciano
rise
e
tacque
.
Stemmo
zitti
molto
tempo
.
Io
sbadigliai
piú
volte
in
faccia
alla
luna
.
Rimpiangevo
di
essermi
lasciato
indurre
di
montare
in
quella
barchetta
.
Guido
improvvisamente
mi
domandò
:
-
Tu
che
sei
chimico
,
sapresti
dirmi
se
sia
piú
efficace
il
veronal
puro
o
il
veronal
al
sodio
?
Io
veramente
non
sapevo
neppure
che
ci
fosse
un
veronal
al
sodio
.
Non
si
può
mica
pretendere
che
un
chimico
sappia
il
mondo
a
mente
.
Io
di
chimica
so
tanto
da
poter
trovare
subito
nei
miei
libri
qualsiasi
informazione
e
inoltre
da
poter
discutere
-
come
si
vide
in
quel
caso
-
anche
delle
cose
che
ignoro
.
Al
sodio
?
Ma
se
era
saputo
da
tutti
che
le
combinazioni
al
sodio
erano
quelle
che
piú
facilmente
si
assimilavano
.
Anzi
a
proposito
del
sodio
ricordai
-
e
riprodussi
piú
o
meno
esattamente
-
un
inno
a
quell
'
elemento
elevato
da
un
mio
professore
all
'
unica
sua
prelezione
cui
avessi
assistito
.
Il
sodio
era
un
veicolo
sul
quale
gli
elementi
montavano
per
moversi
piú
rapidi
.
E
il
professore
aveva
ricordato
come
il
cloruro
di
sodio
passava
da
organismo
ad
organismo
e
come
andava
adunandosi
per
la
sola
gravità
nel
buco
piú
profondo
della
terra
,
il
mare
.
Io
non
so
se
riproducessi
esattamente
il
pensiero
del
mio
professore
,
ma
in
quel
momento
,
dinanzi
a
quell
'
enorme
distesa
di
cloruro
di
sodio
,
parlai
del
sodio
con
un
rispetto
infinito
.
Dopo
un
'
esitazione
,
Guido
domandò
ancora
:
-
Sicché
chi
volesse
morire
dovrebbe
prendere
il
veronal
al
sodio
?
-
Sí
,
-
risposi
.
Poi
ricordando
che
ci
sono
dei
casi
in
cui
si
può
voler
simulare
un
suicidio
e
non
accorgendomi
subito
che
ricordavo
a
Guido
un
episodio
spiacevole
della
sua
vita
,
aggiunsi
:
-
E
chi
non
vuole
morire
deve
prendere
del
veronal
puro
.
Gli
studii
di
Guido
sul
veronal
avrebbero
potuto
darmi
da
pensare
.
Invece
io
non
compresi
nulla
,
preoccupato
com
'
ero
dal
sodio
.
Nei
giorni
seguenti
fui
in
grado
di
portare
a
Guido
nuove
prove
delle
qualità
che
io
avevo
attribuite
al
sodio
:
anche
per
accelerare
gli
amalgami
che
non
sono
altro
che
degli
abbracci
intensi
fra
due
corpi
,
abbracci
che
sostituiscono
la
combinazione
o
l
'
assimilazione
,
si
aggiungeva
al
mercurio
del
sodio
.
Il
sodio
era
il
mezzano
fra
l
'
oro
e
il
mercurio
.
Ma
a
Guido
il
veronal
non
importava
piú
,
ed
io
ora
penso
che
in
quel
momento
le
sue
viste
alla
Borsa
si
fossero
migliorate
.
Nel
corso
di
una
settimana
,
Ada
venne
in
ufficio
ben
tre
volte
.
Soltanto
dopo
la
seconda
,
sorse
in
me
l
'
idea
ch
'
essa
mi
volesse
parlare
.
La
prima
s
'
imbatté
nel
Nilini
che
s
'
era
messo
una
volta
di
piú
ad
educarmi
.
Essa
attese
per
un
'
ora
intera
che
se
ne
andasse
,
ma
ebbe
il
torto
di
ciarlare
con
lui
ed
egli
credette
perciò
di
dover
restare
.
Dopo
fatte
le
presentazioni
,
io
respirai
,
sollevato
che
il
buco
mandibolare
del
Nilini
non
fosse
rivolto
a
me
.
Non
presi
parte
alla
loro
conversazione
.
Il
Nilini
fu
persino
spiritoso
e
sorprese
Ada
raccontando
che
si
facevano
altrettante
maldicenze
al
Tergesteo
come
nel
salotto
di
una
signora
.
Soltanto
,
secondo
lui
,
alla
Borsa
,
come
sempre
,
si
era
meglio
informati
che
altrove
.
Ad
Ada
sembrò
ch
'
egli
calunniasse
le
donne
.
Disse
di
non
saper
neppure
ciò
che
fosse
la
maldicenza
.
A
questo
punto
intervenni
io
per
confermare
che
,
nei
lunghi
anni
in
cui
la
conoscevo
,
non
avevo
mai
sentita
venir
dalla
sua
bocca
una
parola
che
avesse
neppur
ricordato
la
maldicenza
.
Sorrisi
dicendo
ciò
perché
mi
parve
di
moverle
un
rimprovero
.
Essa
non
era
maldicente
perché
dei
fatti
altrui
non
s
'
occupava
.
Dapprima
,
in
piena
salute
,
aveva
pensato
ai
fatti
proprii
e
,
quando
la
malattia
l
'
invase
,
non
restò
in
lei
che
un
piccolo
posticino
libero
,
occupato
dalla
sua
gelosia
.
Era
una
vera
egoista
,
ma
essa
accolse
la
mia
testimonianza
con
gratitudine
.
Il
Nilini
finse
di
non
prestar
fede
né
a
lei
né
a
me
.
Disse
di
conoscermi
da
molti
anni
e
di
credermi
di
una
grande
ingenuità
.
Ciò
mi
divertí
e
divertí
anche
Ada
.
Fui
molto
seccato
invece
quand
'
egli
-
per
la
prima
volta
dinanzi
a
terzi
-
proclamò
ch
'
ero
uno
dei
migliori
suoi
amici
e
che
perciò
mi
conosceva
a
fondo
.
Non
osai
protestare
,
ma
da
quella
dichiarazione
sfacciata
mi
sentii
offeso
nel
mio
pudore
,
come
una
fanciulla
cui
in
pubblico
fosse
stato
rimproverato
di
aver
fornicato
.
Io
ero
tanto
ingenuo
,
diceva
il
Nilini
,
che
Ada
,
con
la
solita
furberia
delle
donne
,
avrebbe
potuto
fare
della
maldicenza
in
mia
presenza
senza
ch
'
io
me
ne
accorgessi
.
A
me
parve
che
Ada
continuasse
a
divertirsi
a
quei
complimenti
di
carattere
dubbio
mentre
poi
seppi
ch
'
essa
lo
lasciava
parlare
sperando
si
esaurisse
e
se
ne
andasse
.
Ma
ebbe
un
bell
'
attendere
.
Quando
Ada
ritornò
per
la
seconda
volta
,
mi
trovò
con
Guido
.
Allora
lessi
sulla
sua
faccia
un
'
espressione
d
'
impazienza
e
indovinai
ch
'
essa
voleva
proprio
me
.
Finché
non
ritornò
,
io
mi
baloccai
coi
miei
soliti
sogni
.
In
fondo
essa
da
me
non
domandava
amore
,
ma
troppo
frequentemente
voleva
trovarsi
da
sola
a
solo
con
me
.
Per
gli
uomini
era
difficile
d
'
intendere
quello
che
le
donne
volevano
anche
perché
esse
stesse
talvolta
lo
ignoravano
.
Non
mi
derivò
invece
alcun
nuovo
sentimento
dalle
sue
parole
.
Essa
,
non
appena
poté
parlarmi
,
ebbe
la
voce
strozzata
dall
'
emozione
,
ma
non
già
perché
avesse
rivolta
la
parola
a
me
.
Voleva
sapere
per
quale
ragione
Carmen
non
fosse
stata
mandata
via
.
Io
le
raccontai
tutto
quanto
ne
sapevo
,
compreso
quel
nostro
tentativo
di
procurarle
un
posto
presso
l
'
Olivi
.
Essa
fu
subito
piú
calma
perché
quello
che
le
dicevo
corrispondeva
esattamente
a
quanto
gliene
era
stato
detto
da
Guido
.
Poi
seppi
che
gli
accessi
di
gelosia
si
seguivano
da
lei
a
periodi
.
Venivano
senza
causa
apparente
e
andavano
via
per
una
parola
che
la
convincesse
.
Mi
fece
ancora
due
domande
:
se
era
proprio
tanto
difficile
di
trovare
un
posto
per
un
'
impiegata
e
se
la
famiglia
di
Carmen
si
trovasse
in
tali
condizioni
da
dipendere
dal
guadagno
della
fanciulla
.
Le
spiegai
che
infatti
a
Trieste
era
difficile
allora
di
trovare
del
lavoro
per
le
donne
,
negli
uffici
.
In
quanto
alla
sua
seconda
domanda
,
non
potevo
risponderle
perché
della
famiglia
di
Carmen
io
non
conoscevo
nessuno
.
-
Guido
invece
conosce
tutti
in
quella
casa
,
-
mormorò
Ada
con
ira
e
le
lacrime
le
irorarono
di
nuovo
le
guancie
.
Poi
mi
strinse
la
mano
per
congedarsi
e
mi
ringraziò
.
Sorridendo
traverso
le
lacrime
,
disse
che
sapeva
di
poter
contare
su
di
me
.
Il
sorriso
mi
piacque
perché
certamente
non
era
rivolto
al
cognato
,
ma
a
chi
era
legato
a
lei
da
vincoli
segreti
.
Tentai
di
dar
prova
che
meritavo
quel
sorriso
e
mormorai
:
-
Quello
ch
'
io
temo
per
Guido
non
è
Carmen
,
ma
il
suo
giuoco
alla
Borsa
!
Essa
si
strinse
nelle
spalle
:
-
Quello
non
ha
importanza
.
Ne
parlai
anche
con
mamma
.
Papà
giuocava
anche
lui
alla
Borsa
e
vi
guadagnò
tanti
di
quei
denari
!
Io
rimasi
sconcertato
dalla
risposta
e
insistetti
:
-
Quel
Nilini
non
mi
piace
.
Non
è
mica
vero
ch
'
io
sia
suo
amico
!
Essa
mi
guardò
sorpresa
:
-
A
me
pare
un
gentiluomo
.
Anche
Guido
gli
vuole
molto
bene
.
Io
credo
,
poi
,
che
Guido
sia
ora
molto
attento
ai
suoi
affari
.
Ero
ben
deciso
di
non
dirle
male
di
Guido
e
tacqui
.
Quando
mi
trovai
solo
non
pensai
a
Guido
,
ma
a
me
stesso
.
Era
forse
bene
che
Ada
finalmente
m
'
apparisse
quale
una
mia
sorella
e
null
'
altro
.
Essa
non
prometteva
e
non
minacciava
amore
.
Per
varii
giorni
corsi
la
città
inquieto
e
squilibrato
.
Non
arrivavo
a
intendermi
.
Perché
mi
sentivo
come
se
Carla
m
'
avesse
lasciato
in
quell
'
istante
?
Non
m
'
era
avvenuto
niente
di
nuovo
.
Sinceramente
credo
ch
'
io
abbia
avuto
sempre
bisogno
dell
'
avventura
o
di
qualche
complicazione
che
le
somigli
.
I
miei
rapporti
con
Ada
non
erano
ormai
piú
complicati
affatto
.
Il
Nilini
dal
suo
seggiolone
un
giorno
predicò
piú
del
solito
:
dall
'
orizzonte
s
'
avanzava
un
nembo
,
nient
'
altro
che
il
rincaro
del
denaro
.
La
Borsa
era
tutt
'
ad
un
tratto
satura
e
non
poteva
assorbire
piú
nulla
!
-
Gettiamoci
del
sodio
!
-
proposi
io
.
L
'
interruzione
non
gli
piacque
affatto
,
ma
per
non
dover
arrabbiarsi
,
la
trascurò
:
tutt
'
ad
un
tratto
il
denaro
a
questo
mondo
era
divenuto
scarso
e
perciò
caro
.
Egli
era
sorpreso
che
ciò
avvenisse
ora
mentre
egli
l
'
aveva
preveduto
per
un
mese
piú
tardi
.
-
Avranno
mandato
tutto
il
denaro
alla
luna
!
-
dissi
io
.
-
Sono
cose
serie
di
cui
non
bisogna
ridere
,
-
affermò
il
Nilini
guardando
sempre
il
soffitto
.
-
Adesso
si
vedrà
chi
avrà
l
'
anima
del
vero
lottatore
e
chi
invece
al
primo
colpo
soggiacerà
.
Come
non
intesi
perché
il
denaro
a
questo
mondo
potesse
divenire
piú
scarso
,
cosí
non
indovinai
che
il
Nilini
ponesse
Guido
fra
i
lottatori
di
cui
si
doveva
provare
il
valore
.
Ero
tanto
abituato
a
difendermi
dalle
sue
prediche
con
la
disattenzione
,
che
anche
questa
,
che
pur
sentii
,
passò
via
senza
neppur
scalfirmi
.
Ma
pochi
giorni
appresso
il
Nilini
intonò
tutt
'
altra
musica
.
Era
avvenuto
un
fatto
nuovo
.
Egli
aveva
scoperto
che
Guido
aveva
fatti
degli
affari
con
un
altro
agente
di
cambio
.
Il
Nilini
cominciò
col
protestare
in
un
tono
concitato
che
egli
non
aveva
mai
mancato
in
nulla
verso
Guido
,
neppure
nella
dovuta
discrezione
.
Di
questo
egli
voleva
la
mia
testimonianza
.
Non
aveva
tenuto
celati
gli
affari
di
Guido
persino
a
me
ch
'
egli
continuava
a
ritenere
quale
il
suo
miglior
amico
?
Ma
ormai
egli
era
svincolato
da
qualunque
riserbo
e
poteva
gridarmi
nelle
orecchie
che
Guido
era
in
perdita
fino
alla
punta
dei
capelli
.
Per
gli
affari
ch
'
erano
stati
fatti
col
suo
mezzo
,
egli
assicurava
che
alla
piú
lieve
miglioria
si
sarebbe
potuto
resistere
e
aspettare
tempi
migliori
.
Era
però
enorme
che
alla
prima
avversità
Guido
gli
avesse
fatto
torto
.
Altro
che
Ada
!
La
gelosia
del
Nilini
era
indomabile
.
Io
volevo
avere
da
lui
delle
notizie
ed
egli
invece
si
esasperava
sempre
piú
e
continuava
a
parlare
del
torto
che
gli
era
stato
fatto
.
Perciò
,
contro
ogni
suo
proposito
,
egli
continuò
a
rimanere
discreto
.
Nel
pomeriggio
trovai
Guido
in
ufficio
.
Era
sdraiato
sul
nostro
sofà
in
un
curioso
stato
intermedio
fra
la
disperazione
e
il
sonno
.
Gli
domandai
:
-
Tu
sei
ora
in
perdita
fino
agli
occhi
?
Non
mi
rispose
subito
.
Levò
il
braccio
col
quale
si
copriva
il
volto
sfatto
e
disse
:
-
Hai
mai
visto
un
uomo
piú
disgraziato
di
me
?
Riabbassò
il
braccio
e
cambiò
di
posizione
mettendosi
supino
.
Rinchiuse
gli
occhi
e
parve
avesse
già
dimenticata
la
mia
presenza
.
Io
non
seppi
offrirgli
alcun
conforto
.
Davvero
mi
offendeva
ch
'
egli
credesse
di
essere
l
'
uomo
piú
disgraziato
del
mondo
.
Non
era
un
'
esagerazione
la
sua
;
era
una
vera
e
propria
menzogna
.
L
'
avrei
soccorso
se
avessi
potuto
,
ma
mi
era
impossibile
di
confortarlo
.
Secondo
me
neanche
chi
è
piú
innocente
e
piú
disgraziato
di
Guido
merita
compassione
,
perché
altrimenti
nella
nostra
vita
non
ci
sarebbe
posto
che
per
quel
sentimento
,
ciò
che
sarebbe
un
grande
tedio
.
La
legge
naturale
non
dà
il
diritto
alla
felicità
,
ma
anzi
prescrive
la
miseria
e
il
dolore
.
Quando
viene
esposto
il
commestibile
,
vi
accorrono
da
tutte
le
parti
i
parassiti
e
,
se
mancano
,
s
'
affrettano
di
nascere
.
Presto
la
preda
basta
appena
,
e
subito
dopo
non
basta
piú
perché
la
natura
non
fa
calcoli
,
ma
esperienze
.
Quando
non
basta
piú
,
ecco
che
i
consumatori
devono
diminuire
a
forza
di
morte
preceduta
dal
dolore
e
cosí
l
'
equilibrio
,
per
un
istante
,
viene
ristabilito
.
Perché
lagnarsi
?
Eppure
tutti
si
lagnano
.
Quelli
che
non
hanno
avuto
niente
della
preda
muoiono
gridando
all
'
ingiustizia
e
quelli
che
ne
hanno
avuto
parte
trovano
che
avrebbero
avuto
diritto
ad
una
parte
maggiore
.
Perché
non
muoiono
e
non
vivono
tacendo
?
È
invece
simpatica
la
gioia
di
chi
ha
saputo
conquistarsi
una
parte
esuberante
del
commestibile
e
si
manifesti
pure
al
sole
in
mezzo
agli
applausi
.
L
'
unico
grido
ammissibile
è
quello
del
trionfatore
.
Guido
,
poi
!
Egli
mancava
di
tutte
le
qualità
per
conquistare
od
anche
solo
per
tenere
la
ricchezza
.
Veniva
dal
tavolo
di
giuoco
e
piangeva
per
aver
perduto
.
Non
si
comportava
dunque
neppure
da
gentiluomo
e
a
me
faceva
nausea
.
Perciò
e
solo
perciò
,
nel
momento
in
cui
Guido
avrebbe
avuto
tanto
bisogno
del
mio
affetto
,
non
lo
trovò
.
Neppure
i
miei
ripetuti
propositi
poterono
accompagnarmi
fin
là
.
Intanto
la
respirazione
di
Guido
andava
facendosi
sempre
piú
regolare
e
rumorosa
.
S
'
addormentava
!
Com
'
era
poco
virile
nella
sventura
!
Gli
avevano
portato
via
il
commestibile
e
chiudeva
gli
occhi
forse
per
sognare
di
possederlo
tuttavia
,
invece
di
aprirli
ben
bene
per
vedere
di
strapparne
una
piccola
parte
.
Mi
venne
la
curiosità
di
sapere
se
Ada
fosse
stata
informata
della
disgrazia
che
gli
era
toccata
.
Glielo
domandai
ad
alta
voce
.
Egli
trasalí
ed
ebbe
bisogno
di
una
pausa
per
assuefarsi
alla
sua
disgrazia
che
improvvisamente
rivide
intera
.
-
No
!
-
mormorò
.
Poi
rinchiuse
gli
occhi
.
Certamente
tutti
coloro
che
sono
stati
duramente
percossi
inclinano
al
sonno
.
Il
sonno
ridà
le
forze
.
Stetti
ancora
a
guardarlo
esitante
.
Ma
come
si
poteva
aiutarlo
se
dormiva
?
Non
era
questo
il
momento
per
dormire
.
Lo
afferrai
rudemente
per
una
spalla
e
lo
scossi
:
-
Guido
!
Aveva
proprio
dormito
.
Mi
guardò
incerto
con
l
'
occhio
ancora
velato
dal
sonno
eppoi
mi
domandò
:
-
Che
vuoi
?
-
Subito
dopo
,
adirato
,
ripeté
la
sua
domanda
:
-
Che
vuoi
dunque
?
Io
volevo
aiutarlo
,
altrimenti
non
avrei
neppure
avuto
il
diritto
di
destarlo
.
M
'
arrabbiai
anch
'
io
e
gridai
che
questo
non
era
il
momento
di
dormire
perché
bisognava
affrettarsi
di
vedere
come
si
avrebbe
potuto
correre
ai
ripari
.
C
'
era
da
calcolare
e
discutere
con
tutti
i
membri
della
nostra
famiglia
e
quelli
della
sua
di
Buenos
Aires
.
Guido
si
mise
a
sedere
.
Era
ancora
un
po
'
sconvolto
di
essere
stato
destato
a
quel
modo
.
Mi
disse
amaramente
:
-
Avresti
fatto
meglio
di
lasciarmi
dormire
.
Chi
vuoi
che
ora
m
'
aiuti
?
Non
ricordi
a
quale
punto
dovetti
giungere
l
'
altra
volta
per
avere
quel
poco
di
cui
abbisognavo
per
salvarmi
?
Adesso
si
tratta
di
somme
considerevoli
!
A
chi
vuoi
mi
rivolga
?
Senza
nessun
affetto
e
anzi
con
l
'
ira
di
dover
dare
e
privare
me
e
i
miei
,
esclamai
:
-
E
non
ci
sono
anch
'
io
qui
?
-
Poi
l
'
avarizia
mi
suggerí
di
attenuare
da
bel
principio
il
mio
sacrificio
:
-
Non
c
'
è
Ada
?
Non
c
'
è
nostra
suocera
?
Non
possiamo
unirci
per
salvarti
?
Egli
si
levò
e
mi
si
appressò
con
l
'
evidente
intenzione
di
abbracciarmi
.
Ma
era
proprio
questo
ch
'
io
non
volevo
.
Avendogli
offerto
il
mio
aiuto
,
avevo
ora
il
diritto
di
rampognarlo
,
e
ne
feci
l
'
uso
piú
largo
.
Gli
rimproverai
la
sua
attuale
debolezza
eppoi
anche
la
sua
presunzione
durata
fino
a
quel
momento
e
che
l
'
aveva
tratto
alla
rovina
.
Aveva
agito
di
propria
testa
non
consultandosi
con
nessuno
.
Tante
volte
io
avevo
tentato
di
avere
sue
comunicazioni
per
trattenerlo
e
salvarlo
ed
egli
me
le
aveva
rifiutate
serbando
la
sua
fiducia
per
il
solo
Nilini
.
Qui
Guido
sorrise
,
proprio
sorrise
,
il
disgraziato
!
Mi
disse
che
da
quindici
giorni
egli
non
lavorava
piú
col
Nilini
essendosi
fitto
in
capo
che
il
grugno
di
costui
gli
portasse
sventura
.
Egli
era
caratterizzato
da
quel
sonno
e
da
quel
sorriso
:
rovinava
tutti
attorno
a
sé
e
sorrideva
.
M
'
atteggiai
a
giudice
severo
perché
per
salvare
Guido
bisognava
prima
educarlo
.
Volli
sapere
quanto
egli
avesse
perduto
e
m
'
arrabbiai
quando
mi
disse
di
non
saperlo
esattamente
.
M
'
arrabbiai
ancora
quand
'
egli
mi
disse
una
cifra
relativamente
piccola
che
poi
risultò
rappresentare
l
'
importo
che
bisognava
pagare
alla
liquidazione
del
quindici
del
mese
da
cui
distavamo
di
soli
due
giorni
.
Ma
Guido
asseriva
che
fino
alla
fine
del
mese
c
'
era
del
tempo
e
che
le
cose
potevano
mutarsi
.
La
scarsezza
del
denaro
sul
mercato
non
sarebbe
durata
eternamente
.
Gridai
:
-
Se
a
questo
mondo
manca
il
denaro
,
vuoi
riceverne
dalla
luna
?
-
Aggiunsi
che
non
bisognava
giocare
neppure
per
un
giorno
di
piú
.
Non
si
doveva
rischiare
di
veder
aumentare
la
perdita
già
enorme
.
Dissi
anche
che
la
perdita
sarebbe
stata
divisa
in
quattro
parti
che
avremmo
sopportate
io
,
lui
(
cioè
suo
padre
)
,
la
signora
Malfenti
e
Ada
,
che
bisognava
ritornare
al
nostro
commercio
privo
di
rischi
e
che
non
volevo
mai
piú
vedere
nel
nostro
ufficio
né
il
Nilini
né
alcun
altro
sensale
di
cambio
.
Egli
,
mite
,
mite
,
mi
pregò
di
non
gridare
tanto
,
perché
avremmo
potuto
essere
sentiti
dai
vicini
.
Feci
un
grande
sforzo
per
calmarmi
e
vi
riuscii
anche
a
patto
di
poter
dirgli
a
bassavoce
delle
altre
insolenze
.
La
sua
perdita
era
addirittura
l
'
effetto
di
un
crimine
.
Bisognava
essere
un
bestione
per
mettersi
in
frangenti
simili
.
Proprio
mi
pareva
ch
'
era
necessario
egli
subisse
intera
la
lezione
.
Qui
Guido
mitemente
protestò
.
Chi
non
aveva
giocato
in
Borsa
?
Nostro
suocero
,
ch
'
era
stato
un
commerciante
tanto
solido
,
non
era
stato
un
giorno
solo
della
sua
vita
privo
di
qualche
impegno
.
Eppoi
-
Guido
lo
sapeva
-
avevo
giocato
anch
'
io
.
Protestai
che
fra
gioco
e
gioco
c
'
era
una
differenza
.
Egli
aveva
rischiato
alla
Borsa
tutto
il
suo
patrimonio
,
io
le
rendite
di
un
mese
.
Mi
fece
un
triste
effetto
che
Guido
tentasse
puerilmente
di
liberarsi
della
sua
responsabilità
.
Egli
asserí
che
il
Nilini
lo
aveva
indotto
a
giocare
piú
di
quanto
egli
avesse
voluto
,
facendogli
credere
di
avviarlo
ad
una
grande
fortuna
.
Io
risi
e
lo
derisi
.
Il
Nilini
non
era
da
biasimarsi
perché
faceva
gli
affari
suoi
.
E
-
del
resto
-
dopo
di
aver
lasciato
il
Nilini
,
non
si
era
egli
precipitato
ad
aumentare
la
propria
posta
col
mezzo
di
un
altro
sensale
?
Avrebbe
potuto
vantarsi
della
nuova
relazione
se
con
essa
si
fosse
messo
a
giocare
al
ribasso
ad
insaputa
del
Nilini
.
Per
riparare
non
poteva
certo
bastare
di
cambiare
di
rappresentante
e
continuare
sulla
stessa
via
perseguitato
dallo
stesso
malocchio
.
Egli
volle
indurmi
finalmente
a
lasciarlo
in
pace
,
e
,
con
un
singhiozzo
nella
gola
,
riconobbe
di
aver
sbagliato
.
Cessai
dal
rampognarlo
.
Ora
mi
faceva
veramente
compassione
e
l
'
avrei
anche
abbracciato
se
egli
avesse
voluto
.
Gli
dissi
che
mi
sarei
occupato
subito
di
provvedere
il
denaro
che
io
dovevo
fornire
e
che
avrei
potuto
anche
occuparmi
di
parlare
con
nostra
suocera
.
Egli
,
invece
,
si
sarebbe
incaricato
di
Ada
.
La
mia
compassione
aumentò
quand
'
egli
mi
confidò
che
volentieri
avrebbe
parlato
con
nostra
suocera
in
vece
mia
,
ma
che
lo
tormentava
di
dover
parlare
con
Ada
.
-
Tu
sai
come
son
fatte
le
donne
!
Gli
affari
non
li
capiscono
o
soltanto
quando
finiscono
bene
!
-
Egli
non
avrebbe
parlato
affatto
e
avrebbe
pregata
la
signora
Malfenti
d
'
informarla
lei
di
tutto
.
Questa
decisione
l
'
alleggerí
grandemente
e
uscimmo
insieme
.
Lo
vedevo
camminare
accanto
a
me
con
la
testa
bassa
e
mi
sentivo
pentito
di
averlo
trattato
con
tanta
rudezza
.
Ma
come
fare
altrimenti
se
lo
amavo
?
Doveva
pur
ravvedersi
,
se
non
voleva
andare
incontro
alla
sua
rovina
!
Come
dovevano
essere
fatte
le
sue
relazioni
con
la
moglie
se
temeva
tanto
di
parlare
con
lei
!
Ma
intanto
egli
scoperse
un
modo
per
indispettirmi
di
nuovo
.
Camminando
aveva
trovato
di
perfezionare
il
piano
che
gli
era
tanto
piaciuto
.
Non
soltanto
egli
non
avrebbe
avuto
da
parlare
con
la
moglie
,
ma
avrebbe
fatto
in
modo
di
non
vederla
per
quella
sera
,
perché
sarebbe
subito
partito
per
la
caccia
.
Dopo
quel
proposito
,
fu
libero
da
ogni
nube
.
Pareva
fosse
bastata
la
prospettiva
di
poter
recarsi
all
'
aria
aperta
,
lontano
da
ogni
pensiero
,
per
avere
l
'
aspetto
di
trovarvisi
diggià
e
di
goderne
pienamente
.
Io
ne
fui
indignato
!
Con
lo
stesso
aspetto
,
certo
,
avrebbe
potuto
ritornare
in
Borsa
per
riprendervi
il
giuoco
nel
quale
rischiava
la
fortuna
della
famiglia
e
anche
la
mia
.
Mi
disse
:
-
Voglio
concedermi
quest
'
ultimo
divertimento
e
t
'
invito
di
venire
con
me
a
patto
che
tu
prenda
l
'
impegno
di
non
rammentare
con
una
sola
parola
gli
avvenimenti
di
oggi
.
Fin
qui
aveva
parlato
sorridendo
.
Dinanzi
alla
mia
faccia
seria
,
si
fece
piú
serio
anche
lui
.
Aggiunse
:
-
Vedi
anche
tu
che
ho
bisogno
di
un
riposo
dopo
un
colpo
simile
.
Poi
mi
sarà
piú
facile
di
riprendere
il
mio
posto
nella
lotta
.
La
sua
voce
s
'
era
velata
di
un
'
emozione
della
cui
sincerità
non
seppi
dubitare
.
Perciò
seppi
rattenere
il
mio
dispetto
o
manifestarlo
solo
col
rifiuto
del
suo
invito
,
dicendogli
che
io
dovevo
restare
in
città
per
provvedere
al
denaro
necessario
.
Era
già
un
rimprovero
il
mio
!
Io
,
innocente
,
restavo
al
mio
posto
,
mentre
lui
,
il
colpevole
,
poteva
andare
a
spassarsela
.
Eravamo
giunti
dinanzi
alla
porta
di
casa
della
signora
Malfenti
.
Egli
non
aveva
piú
ritrovato
l
'
aspetto
di
gioia
per
il
divertimento
di
alcune
ore
che
l
'
aspettava
e
,
finché
rimase
con
me
,
conservò
stereotipata
sulla
faccia
l
'
espressione
del
dolore
cui
io
l
'
avevo
richiamato
.
Ma
prima
di
lasciarmi
,
trovò
uno
sfogo
in
una
manifestazione
d
'
indipendenza
e
-
come
a
me
parve
-
di
rancore
.
Mi
disse
ch
'
era
veramente
stupito
di
scoprire
in
me
un
tale
amico
.
Esitava
di
accettare
il
sacrificio
che
gli
volevo
portare
e
intendeva
(
proprio
intendeva
)
ch
'
io
sapessi
ch
'
egli
non
mi
riteneva
impegnato
in
alcun
modo
e
ch
'
ero
perciò
libero
di
dare
o
non
dare
.
Son
sicuro
di
aver
arrossito
.
Per
levarmi
dall
'
imbarazzo
gli
dissi
:
-
Perché
vuoi
ch
'
io
desideri
di
ritirarmi
quando
pochi
minuti
or
sono
senza
che
tu
m
'
abbia
chiesto
nulla
,
mi
son
profferto
di
aiutarti
?
Egli
mi
guardò
un
po
'
incerto
eppoi
disse
:
-
Giacché
lo
vuoi
,
accetto
senz
'
altro
e
ti
ringrazio
.
Ma
faremo
un
contratto
di
società
nuovo
del
tutto
,
perché
ognuno
abbia
quello
che
gli
compete
.
Anzi
se
ci
sarà
lavoro
e
vorrai
continuare
ad
attendervi
,
dovrai
avere
il
tuo
salario
.
Metteremo
la
nuova
società
su
tutt
'
altra
base
.
Cosí
non
avremo
piú
da
temere
altri
danni
dall
'
aver
occultata
la
perdita
del
nostro
primo
anno
d
'
esercizio
.
Risposi
:
-
Questa
perdita
non
ha
piú
alcuna
importanza
e
non
devi
pensarci
piú
.
Cerca
ora
di
mettere
dalla
parte
tua
nostra
suocera
.
Questo
e
null
'
altro
per
adesso
importa
.
Cosí
ci
lasciammo
.
Io
credo
di
aver
sorriso
dell
'
ingenuità
con
cui
Guido
manifestava
i
suoi
piú
intimi
sentimenti
.
Egli
m
'
aveva
tenuto
quel
lungo
discorso
solo
per
poter
accettare
il
mio
dono
senz
'
aver
da
manifestarmi
della
gratitudine
.
Ma
io
non
pretendevo
nulla
.
Mi
bastava
di
sapere
che
tale
riconoscenza
egli
proprio
me
la
doveva
.
Del
resto
,
staccatomi
da
lui
,
anch
'
io
sentii
un
sollievo
come
se
fossi
andato
appena
allora
all
'
aria
libera
.
Sentivo
veramente
la
libertà
che
m
'
era
tolta
per
i
propositi
di
educarlo
e
rimetterlo
sulla
buona
strada
.
In
fondo
il
pedagogo
è
incatenato
peggio
dell
'
alunno
.
Ero
ben
deciso
di
procurargli
quel
denaro
.
Naturalmente
non
so
dire
se
lo
facessi
per
affetto
a
lui
o
ad
Ada
,
o
forse
per
liberarmi
da
quella
piccola
parte
di
responsabilità
che
poteva
toccarmi
per
aver
lavorato
nel
suo
ufficio
.
Insomma
avevo
deciso
di
sacrificare
una
parte
del
mio
patrimonio
e
ancora
oggidí
guardo
a
quel
giorno
della
mia
vita
con
una
grande
soddisfazione
.
Quel
denaro
salvava
Guido
e
a
me
garantiva
una
grande
tranquillità
di
coscienza
.
Camminai
fino
a
sera
nella
piú
grande
tranquillità
e
cosí
perdetti
il
tempo
utile
per
andar
a
rintracciare
alla
Borsa
l
'
Olivi
cui
dovevo
rivolgermi
per
procurarmi
una
somma
cosí
forte
.
Poi
pensai
che
la
cosa
non
fosse
tanto
urgente
.
Io
avevo
parecchio
denaro
a
mia
disposizione
e
quello
bastava
intanto
per
partecipare
alla
regolazione
che
si
doveva
fare
il
quindici
del
mese
.
Per
la
fine
del
mese
avrei
provveduto
piú
tardi
.
Per
quella
sera
non
pensai
piú
a
Guido
.
Piú
tardi
,
e
cioè
quando
i
bambini
furono
coricati
,
m
'
accinsi
varie
volte
a
dire
ad
Augusta
del
disastro
finanziario
di
Guido
e
del
danno
che
doveva
riverberarne
a
me
,
ma
poi
non
volli
seccarmi
con
discussioni
e
pensai
sarebbe
meglio
mi
riservassi
di
convincere
Augusta
nel
momento
in
cui
la
regolazione
di
quegli
affari
sarebbe
stata
decisa
da
tutti
.
Eppoi
mentre
Guido
stava
divertendosi
sarebbe
stato
curioso
che
io
mi
fossi
seccato
.
Dormii
benissimo
e
,
alla
mattina
,
con
la
tasca
non
molto
carica
di
denaro
(
ci
avevo
l
'
antica
busta
abbandonatami
da
Carla
e
che
fino
ad
allora
religiosamente
avevo
conservato
per
lei
stessa
o
per
qualche
sua
erede
e
qualche
po
'
di
altro
denaro
che
avevo
potuto
prelevare
da
una
Banca
)
mi
recai
in
ufficio
.
Passai
la
mattina
a
leggere
giornali
,
fra
Carmen
che
cuciva
e
Luciano
che
s
'
addestrava
in
moltipliche
e
addizioni
.
Quando
ritornai
a
casa
all
'
ora
della
colazione
,
trovai
Augusta
perplessa
e
abbattuta
.
La
sua
faccia
era
coperta
da
quel
grande
pallore
che
non
si
produceva
che
per
dolori
che
le
provenivano
da
me
.
Mitemente
mi
disse
:
-
Ho
saputo
che
hai
deciso
di
sacrificare
una
parte
del
tuo
patrimonio
per
salvare
Guido
!
Io
so
che
non
avevo
il
diritto
di
esserne
informata
...
Era
tanto
dubbiosa
del
suo
diritto
che
esitò
.
Poi
riprese
a
rimproverarmi
il
mio
silenzio
:
-
Ma
è
vero
ch
'
io
non
sono
come
Ada
,
perché
mai
mi
sono
opposta
alla
tua
volontà
.
Ci
volle
del
tempo
per
apprendere
quello
ch
'
era
avvenuto
.
Augusta
era
capitata
da
Ada
quando
stava
discutendo
la
quistione
di
Guido
con
la
madre
.
Vedendola
,
Ada
s
'
era
abbandonata
ad
un
gran
pianto
e
le
aveva
detto
della
mia
generosità
ch
'
essa
assolutamente
non
voleva
accettare
.
Aveva
anzi
pregata
Augusta
d
'
invitarmi
a
desistere
dalla
mia
profferta
.
M
'
accorsi
subito
che
Augusta
soffriva
della
sua
antica
malattia
,
la
gelosia
per
la
sorella
,
ma
non
vi
diedi
peso
.
Mi
sorprendeva
l
'
attitudine
assunta
da
Ada
:
-
Ti
parve
risentita
?
-
domandai
facendo
tanto
d
'
occhi
per
la
sorpresa
.
-
No
!
No
!
Non
offesa
!
-
gridò
la
sincera
Augusta
.
-
Mi
baciò
e
abbracciò
...
forse
perché
abbracci
te
.
Pareva
un
modo
di
esprimersi
assai
comico
.
Essa
mi
guardava
,
studiandomi
,
diffidente
.
Protestai
.
-
Credi
che
Ada
sia
innamorata
di
me
?
cosa
ti
salta
in
testa
?
Ma
non
riuscii
a
calmar
Augusta
la
cui
gelosia
mi
seccava
orribilmente
.
Sta
bene
che
Guido
a
quell
'
ora
non
era
piú
a
divertirsi
e
passava
certamente
un
brutto
quarto
d
'
ora
fra
sua
suocera
e
sua
moglie
ma
ero
seccatissimo
anch
'
io
e
mi
pareva
di
dover
soffrir
troppo
essendo
del
tutto
innocente
.
Tentai
di
calmare
Augusta
facendole
delle
carezze
.
Essa
allontanò
la
sua
faccia
dalla
mia
per
vedermi
meglio
e
mi
fece
dolcemente
un
mite
rimprovero
che
mi
commosse
molto
:
-
Io
so
che
ami
anche
me
,
-
mi
disse
.
Evidentemente
lo
stato
d
'
animo
di
Ada
non
aveva
importanza
per
lei
,
ma
il
mio
ed
ebbi
un
'
ispirazione
per
provarle
la
mia
innocenza
:
-
Ada
è
dunque
innamorata
di
me
?
-
feci
ridendo
.
Poi
staccatomi
da
Augusta
per
farmi
veder
meglio
,
gonfiai
un
po
'
le
guancie
e
spalancai
in
modo
innaturale
gli
occhi
cosí
da
somigliare
ad
Ada
malata
.
Augusta
mi
guardò
stupita
,
ma
presto
indovinò
la
mia
intenzione
.
Fu
colta
da
uno
scoppio
d
'
ilarità
di
cui
subito
si
vergognò
.
-
No
!
-
mi
disse
,
-
ti
prego
di
non
deriderla
.
-
Poi
confessò
,
sempre
ridendo
,
ch
'
ero
riuscito
di
imitare
proprio
quelle
protuberanze
che
davano
alla
faccia
di
Ada
un
aspetto
tanto
sorprendente
.
Ed
io
lo
sapevo
perché
imitandola
m
'
era
parso
di
abbracciare
Ada
.
E
quando
fui
solo
,
piú
volte
ripetei
quello
sforzo
con
desiderio
e
disgusto
.
Nel
pomeriggio
andai
all
'
ufficio
nella
speranza
di
trovarvi
Guido
.
Ve
l
'
attesi
per
qualche
tempo
eppoi
decisi
di
recarmi
a
casa
sua
.
Dovevo
pur
sapere
se
era
necessario
di
domandare
del
denaro
all
'
Olivi
.
Dovevo
compiere
il
mio
dovere
per
quanto
mi
seccasse
di
rivedere
Ada
alterata
una
volta
di
piú
dalla
riconoscenza
.
Chissà
quali
sorprese
mi
potevano
ancora
provenire
da
quella
donna
!
Sulle
scale
della
casa
di
Guido
m
'
imbattei
nella
signora
Malfenti
che
pesantemente
le
saliva
.
Mi
raccontò
per
lungo
e
per
largo
quanto
fino
ad
allora
era
stato
deciso
nell
'
affare
di
Guido
.
La
sera
prima
s
'
erano
divisi
circa
d
'
accordo
nella
convinzione
che
bisognava
salvare
quell
'
uomo
che
aveva
una
disdetta
disastrosa
.
Soltanto
alla
mattina
Ada
aveva
appreso
ch
'
io
dovevo
collaborare
a
coprire
la
perdita
di
Guido
e
s
'
era
recisamente
rifiutata
di
accettare
.
La
signora
Malfenti
la
scusava
:
-
Che
vuoi
farci
?
Essa
non
vuole
caricarsi
del
rimorso
di
aver
impoverita
la
sua
sorella
prediletta
.
Sul
pianerottolo
,
la
signora
si
fermò
per
respirare
e
anche
per
parlare
,
e
mi
disse
ridendo
che
la
cosa
sarebbe
finita
senza
danno
per
nessuno
.
Prima
di
colazione
,
lei
,
Ada
e
Guido
s
'
erano
recati
per
averne
consiglio
da
un
avvocato
,
vecchio
amico
di
famiglia
e
ora
anche
tutore
della
piccola
Anna
.
L
'
avvocato
aveva
detto
che
non
occorreva
pagare
perché
per
legge
non
vi
si
era
obbligati
.
Guido
s
'
era
vivamente
opposto
parlando
di
onore
e
di
dovere
,
ma
senza
dubbio
,
una
volta
che
tutti
,
compresa
Ada
,
decidevano
di
non
pagare
,
anche
lui
avrebbe
dovuto
rassegnarvisi
.
-
Ma
la
sua
ditta
alla
Borsa
sarà
dichiarata
bancarotta
?
-
dissi
io
perplesso
.
-
Probabilmente
!
-
disse
la
signora
Malfenti
con
un
sospiro
prima
d
'
imprendere
la
salita
dell
'
ultima
scala
.
Guido
dopo
colazione
usava
di
riposare
e
perciò
fummo
ricevuti
dalla
sola
Ada
in
quel
salottino
ch
'
io
conoscevo
tanto
bene
.
Al
vedermi
essa
fu
per
un
istante
confusa
,
per
un
solo
istante
,
ch
'
io
però
afferrai
e
ritenni
,
chiaro
,
evidente
,
come
se
la
sua
confusione
mi
fosse
stata
detta
.
Poi
si
fece
forza
e
mi
stese
la
mano
con
un
movimento
deciso
,
virile
,
che
doveva
cancellare
l
'
esitazione
femminea
che
l
'
aveva
precorso
.
Mi
disse
:
-
Augusta
ti
avrà
detto
come
io
ti
sia
riconoscente
.
Non
saprei
ora
dirti
quello
che
sento
perché
sono
confusa
.
Sono
anche
malata
.
Sí
,
molto
malata
!
Avrei
di
nuovo
bisogno
della
casa
di
salute
di
Bologna
!
Un
singhiozzo
l
'
interruppe
:
-
Ti
domando
ora
un
favore
.
Ti
prego
di
dire
a
Guido
che
neppure
tu
sei
al
caso
di
dargli
quel
denaro
.
Cosí
ci
sarà
piú
facile
d
'
indurlo
a
fare
quello
che
deve
.
Prima
aveva
avuto
un
singhiozzo
ricordando
la
propria
malattia
;
singhiozzò
poi
di
nuovo
prima
di
continuare
a
parlare
del
marito
:
-
È
un
ragazzo
,
e
bisogna
trattarlo
come
tale
.
Se
egli
sa
che
tu
consenti
di
dargli
quel
denaro
,
s
'
ostinerà
ancora
maggiormente
nella
sua
idea
di
sacrificare
anche
il
resto
inutilmente
.
Inutilmente
,
perché
oramai
sappiamo
con
assoluta
certezza
che
il
fallimento
in
Borsa
è
permesso
.
L
'
ha
detto
l
'
avvocato
.
Mi
comunicava
il
parere
di
un
'
alta
autorità
senza
domandarmi
il
mio
.
Come
vecchio
frequentatore
di
Borsa
,
il
mio
parere
,
anche
accanto
a
quello
dell
'
avvocato
,
avrebbe
potuto
avere
il
suo
peso
,
ma
non
ricordai
neppure
il
mio
parere
seppure
ne
avevo
uno
.
Ricordai
invece
che
venivo
messo
in
una
posizione
difficile
.
Io
non
potevo
ritirarmi
dall
'
impegno
che
avevo
preso
con
Guido
:
era
in
compenso
di
quell
'
impegno
,
che
m
'
ero
creduto
autorizzato
di
gridargli
nelle
orecchie
tante
insolenze
,
intascando
cosí
una
specie
d
'
interessi
sul
capitale
che
ora
non
potevo
piú
rifiutargli
.
-
Ada
!
-
dissi
esitante
.
-
Io
non
credo
di
potermi
disdire
cosí
da
un
giorno
all
'
altro
.
Non
sarebbe
meglio
che
tu
convincessi
Guido
di
fare
le
cose
come
le
desideri
tu
?
La
signora
Malfenti
con
la
grande
simpatia
che
sempre
mi
dimostrava
,
disse
che
intendeva
benissimo
la
mia
speciale
posizione
e
che
del
resto
,
quando
Guido
si
sarebbe
visto
messo
a
disposizione
soltanto
un
quarto
dell
'
importo
di
cui
abbisognava
,
avrebbe
pur
dovuto
adattarsi
al
loro
volere
.
Ma
Ada
non
aveva
esaurite
le
sue
lacrime
.
Piangendo
con
la
faccia
celata
nel
fazzoletto
,
disse
:
-
Hai
fatto
male
,
molto
male
di
fare
quell
'
offerta
veramente
straordinaria
!
Ora
si
vede
quanto
male
hai
fatto
!
Mi
pareva
esitante
fra
una
grande
gratitudine
e
un
grande
rancore
.
Poi
soggiunse
che
non
voleva
si
parlasse
mai
piú
di
quella
mia
offerta
e
mi
pregava
di
non
provvedere
quel
denaro
,
perché
essa
m
'
avrebbe
impedito
di
darlo
o
avrebbe
impedito
a
Guido
di
accettarlo
.
Ero
tanto
imbarazzato
che
finii
col
dire
una
bugia
.
Le
dissi
cioè
che
quel
denaro
io
l
'
avevo
già
procurato
e
accennai
alla
mia
tasca
di
petto
dove
giaceva
quella
busta
dal
peso
tanto
lieve
.
Ada
mi
guardò
questa
volta
con
un
'
espressione
di
vera
ammirazione
di
cui
forse
mi
sarei
compiaciuto
se
non
avessi
saputo
di
non
meritarla
.
Ad
ogni
modo
fu
proprio
questa
mia
bugia
per
la
quale
non
so
dare
altra
spiegazione
che
una
mia
strana
tendenza
a
rappresentarmi
dinanzi
ad
Ada
maggiore
di
quanto
non
sia
,
che
m
'
impedí
di
attendere
Guido
e
mi
cacciò
da
quella
casa
.
Avrebbe
potuto
anche
avvenire
che
a
un
dato
punto
,
contrariamente
a
quanto
appariva
,
mi
fosse
stato
chiesto
di
consegnare
il
denaro
che
dicevo
di
avere
con
me
,
e
allora
che
figura
ci
avrei
fatta
?
Dissi
che
avevo
degli
affari
urgenti
in
ufficio
e
corsi
via
.
Ada
m
'
accompagnò
alla
porta
e
m
'
assicurò
ch
'
essa
avrebbe
indotto
Guido
di
venire
lui
da
me
per
ringraziarmi
della
mia
bontà
e
per
rifiutarla
.
Fece
tale
dichiarazione
con
tale
risolutezza
che
io
trasalii
.
A
me
parve
che
quel
fermo
proposito
andasse
a
colpire
in
parte
anche
me
.
No
!
In
quel
momento
essa
non
mi
amava
.
Il
mio
atto
di
bontà
era
troppo
grande
.
Schiacciava
la
gente
su
cui
s
'
abbatteva
e
non
c
'
era
da
meravigliarsi
che
i
beneficati
protestassero
.
Andando
all
'
ufficio
cercai
di
liberarmi
del
malessere
che
m
'
aveva
dato
il
contegno
di
Ada
,
ricordando
che
io
portavo
quel
sacrificio
a
Guido
e
a
nessun
altro
.
Che
c
'
entrava
Ada
?
Mi
ripromisi
di
farlo
sapere
ad
Ada
stessa
alla
prima
occasione
.
Andai
all
'
ufficio
proprio
per
non
avere
il
rimorso
di
aver
mentito
una
volta
di
piú
.
Nulla
mi
vi
attendeva
.
Cadeva
dalla
mattina
una
pioggerella
minuta
e
continua
che
aveva
rinfrescata
considerevolmente
l
'
aria
di
quella
primavera
esitante
.
In
due
passi
sarei
stato
a
casa
,
mentre
per
andare
all
'
ufficio
dovevo
percorrere
una
strada
ben
piú
lunga
ciò
ch
'
era
abbastanza
fastidioso
.
Ma
mi
pareva
di
dover
corrispondere
ad
un
impegno
.
Poco
dopo
vi
fui
raggiunto
da
Guido
.
Allontanò
dall
'
ufficio
Luciano
per
restare
solo
con
me
.
Aveva
quel
suo
aspetto
sconvolto
che
l
'
aiutava
nelle
sue
lotte
con
la
moglie
e
che
io
conoscevo
tanto
bene
.
Doveva
aver
pianto
e
gridato
.
Mi
domandò
che
cosa
mi
paresse
dei
progetti
di
sua
moglie
e
di
nostra
suocera
ch
'
egli
sapeva
m
'
erano
già
stati
comunicati
.
Gli
parvi
esitante
.
Non
volevo
dire
la
mia
opinione
che
non
poteva
accordarsi
con
quella
delle
due
donne
e
sapevo
che
se
avessi
adottata
la
loro
,
avrei
provocate
delle
nuove
scene
da
parte
di
Guido
.
Poi
mi
sarebbe
dispiaciuto
troppo
di
far
apparire
esitante
il
mio
aiuto
e
infine
eravamo
d
'
accordo
con
Ada
che
la
decisione
doveva
venire
da
Guido
e
non
da
me
.
Gli
dissi
che
bisognava
calcolare
,
vedere
,
sentire
anche
altre
persone
.
Io
non
ero
un
tale
uomo
d
'
affari
da
poter
dare
un
consiglio
in
argomento
tanto
importante
.
E
,
per
guadagnare
del
tempo
,
gli
domandai
se
voleva
che
consultassi
l
'
Olivi
.
Bastò
questo
per
farlo
gridare
:
-
Quell
'
imbecille
!
-
urlò
.
-
Te
ne
prego
lascialo
da
parte
!
Non
ero
affatto
disposto
di
accalorarmi
alla
difesa
dell
'
Olivi
,
ma
non
bastò
la
mia
calma
per
rasserenare
Guido
.
Eravamo
nell
'
identica
situazione
del
giorno
prima
,
ma
ora
era
lui
che
gridava
e
toccava
a
me
di
tacere
.
È
quistione
di
disposizione
.
Io
ero
pieno
di
un
imbarazzo
che
mi
legava
le
membra
.
Ma
egli
assolutamente
volle
io
dicessi
il
mio
parere
.
Per
un
'
ispirazione
che
credo
divina
parlai
molto
bene
,
tanto
bene
che
se
le
mie
parole
avessero
avuto
un
effetto
qualunque
,
la
catastrofe
che
poi
seguí
sarebbe
stata
evitata
.
Gli
dissi
che
io
intanto
avrei
scisse
le
due
quistioni
,
quella
della
liquidazione
del
quindici
da
quella
di
fine
mese
.
In
complesso
al
quindici
non
si
aveva
da
pagare
un
importo
troppo
rilevante
e
bisognava
intanto
indurre
le
donne
a
sottostare
a
quella
perdita
relativamente
lieve
.
Poi
avremmo
avuto
il
tempo
necessario
per
provvedere
saggiamente
all
'
altra
liquidazione
.
Guido
m
'
interruppe
per
domandarmi
:
-
Ada
m
'
ha
detto
che
tu
hai
già
pronto
il
denaro
in
tasca
.
L
'
hai
qui
?
Arrossii
.
Ma
trovai
subito
pronta
un
'
altra
bugia
che
mi
salvò
:
-
Visto
che
a
casa
tua
non
accettarono
quel
denaro
,
lo
depositai
poco
fa
alla
Banca
.
Ma
possiamo
riaverlo
quando
vorremo
,
anche
subito
domattina
.
Allora
egli
mi
rimproverò
di
aver
cambiato
di
parere
.
Se
proprio
io
il
giorno
prima
avevo
dichiarato
di
non
voler
aspettare
l
'
altra
liquidazione
per
mettere
in
regola
tutto
!
E
qui
egli
ebbe
uno
scoppio
d
'
ira
violenta
che
finí
col
gettarlo
privo
di
forze
sul
sofà
!
Egli
avrebbe
gettato
fuori
d
'
ufficio
il
Nilini
e
quegli
altri
agenti
che
lo
avevano
trascinato
al
giuoco
.
Oh
!
Giuocando
egli
aveva
bensí
intravvista
la
possibilità
della
rovina
,
ma
mai
piú
la
soggezione
a
donne
che
non
capivano
niente
di
niente
.
Andai
a
stringergli
la
mano
e
se
lo
avesse
permesso
lo
avrei
abbracciato
.
Non
volevo
nient
'
altro
che
vederlo
arrivare
a
quella
decisione
.
Niente
piú
giuoco
,
ma
il
lavoro
di
ogni
giorno
!
Questo
sarebbe
stato
il
nostro
avvenire
e
la
sua
indipendenza
.
Ora
si
trattava
di
passare
quel
breve
duro
periodo
,
ma
poi
tutto
sarebbe
stato
facile
e
semplice
.
Abbattuto
,
ma
piú
calmo
,
egli
poco
dopo
mi
lasciò
.
Anche
lui
nella
sua
debolezza
era
tutto
pervaso
da
una
forte
decisione
,
-
Ritorno
da
Ada
!
-
mormorò
ed
ebbe
un
sorriso
amaro
,
ma
sicuro
.
L
'
accompagnai
fino
alla
porta
e
l
'
avrei
accompagnato
fino
a
casa
sua
se
egli
non
avesse
avuta
alla
porta
la
vettura
che
l
'
attendeva
.
La
Nemesi
perseguitava
Guido
.
Mezz
'
ora
dopo
ch
'
egli
m
'
aveva
lasciato
,
io
pensai
che
sarebbe
stato
prudente
da
parte
mia
di
recarmi
a
casa
sua
ad
assisterlo
.
Non
che
io
avessi
sospettato
che
su
lui
potesse
incombere
un
pericolo
,
ma
ormai
io
ero
tutto
dalla
parte
sua
e
avrei
potuto
contribuire
a
convincere
Ada
e
la
signora
Malfenti
ad
aiutarlo
.
Il
fallimento
in
Borsa
non
era
una
cosa
che
mi
piaceva
ed
in
complesso
la
perdita
ripartita
fra
noi
quattro
non
era
insignificante
,
ma
non
rappresentava
per
nessuno
di
noi
la
rovina
.
Poi
ricordai
che
il
mio
maggior
dovere
era
oramai
non
di
assistere
Guido
,
ma
di
fargli
trovare
pronto
il
giorno
appresso
l
'
importo
che
gli
avevo
promesso
.
Andai
subito
in
cerca
dell
'
Olivi
e
mi
preparai
ad
una
nuova
lotta
.
Avevo
escogitato
un
sistema
di
rifondere
alla
mia
firma
il
grosso
importo
in
varii
anni
,
versando
però
di
lí
ad
alcuni
mesi
tutto
quello
che
ancora
restava
dell
'
eredità
di
mia
madre
.
Speravo
che
l
'
Olivi
non
avrebbe
fatte
delle
difficoltà
,
perché
io
fino
ad
allora
non
gli
avevo
mai
domandato
piú
di
quanto
mi
fosse
spettato
per
utili
ed
interessi
e
potevo
anche
promettere
di
non
inquietarlo
mai
piú
con
domande
simili
.
Era
evidente
che
pur
potevo
sperare
di
ricuperare
da
Guido
almeno
parte
di
quell
'
importo
.
Quella
sera
non
seppi
trovare
l
'
Olivi
.
Era
appena
uscito
dall
'
ufficio
quand
'
io
entrai
.
Supponevano
si
fosse
recato
alla
Borsa
.
Non
lo
trovai
neppure
colà
e
allora
mi
recai
a
casa
sua
ove
appresi
che
si
trovava
ad
una
seduta
di
un
'
associazione
economica
nella
quale
occupava
un
posto
onorifico
.
Avrei
potuto
raggiungerlo
colà
,
ma
oramai
s
'
era
fatto
notte
,
e
cadeva
ininterrotta
una
pioggia
abbondante
che
convertiva
le
vie
in
tanti
ruscelli
.
Fu
un
diluvio
che
durò
per
tutta
la
notte
e
di
cui
per
lunghi
anni
non
si
perdette
il
ricordo
.
La
pioggia
cadeva
tranquilla
,
tranquilla
,
addirittura
perpendicolarmente
,
sempre
nella
stessa
abbondanza
.
Dalle
alture
che
circondano
la
città
scese
il
fango
che
,
associato
alle
scorie
della
nostra
vita
cittadina
,
andò
ad
ostruire
i
nostri
scarsi
canali
.
Quando
mi
decisi
a
rincasare
dopo
di
aver
atteso
inutilmente
in
un
rifugio
che
la
pioggia
cessasse
e
quand
'
ebbi
chiara
la
visione
che
il
tempo
s
'
era
assestato
nella
pioggia
e
ch
'
era
vano
di
sperare
un
mutamento
,
si
camminava
nell
'
acqua
anche
movendosi
sulla
parte
piú
alta
del
selciato
.
Corsi
a
casa
bestemmiando
e
fracido
fino
alle
ossa
.
Bestemmiavo
anche
perché
avevo
perduto
tanto
buon
tempo
per
rintracciare
l
'
Olivi
.
Può
essere
che
il
mio
tempo
non
sia
poi
tanto
prezioso
,
ma
è
sicuro
ch
'
io
soffro
orrendamente
quando
posso
constatare
di
aver
lavorato
invano
.
E
correndo
pensavo
:
Lasciamo
tutto
per
domani
quando
sarà
chiaro
e
bello
e
asciutto
.
Domani
andrò
dall
'
Olivi
e
domani
mi
recherò
da
Guido
.
Magari
mi
leverò
di
buon
'
ora
,
ma
sarà
chiaro
e
asciutto
.
Ero
tanto
convinto
della
giustezza
della
mia
decisione
che
dissi
ad
Augusta
che
da
tutti
si
era
stabilito
di
rimandare
ogni
decisione
alla
dimane
.
Mi
cambiai
,
mi
rasciugai
e
con
le
comode
e
calde
pantofole
sui
piedi
torturati
,
dapprima
cenai
eppoi
mi
coricai
per
dormire
profondamente
fino
alla
mattina
mentre
ai
vetri
delle
mie
finestre
batteva
la
pioggia
grossa
come
funi
.
Cosí
seppi
solo
tardi
gli
avvenimenti
della
notte
.
Dapprima
apprendemmo
che
la
pioggia
aveva
finito
col
provocare
in
varie
parti
della
città
delle
inondazioni
,
poi
che
Guido
era
morto
.
Molto
piú
tardi
seppi
come
poté
accadere
una
cosa
simile
.
Alle
undici
di
sera
circa
,
quando
la
signora
Malfenti
si
fu
allontanata
,
Guido
avvertí
la
moglie
ch
'
egli
aveva
ingoiata
una
quantità
enorme
di
veronal
.
Volle
convincere
la
moglie
che
era
condannato
.
L
'
abbracciò
,
la
baciò
,
le
domandò
perdono
di
averla
fatta
soffrire
.
Poi
,
ancora
prima
che
la
sua
parola
si
convertisse
in
un
balbettio
,
l
'
assicurò
ch
'
essa
era
stata
il
solo
amore
della
sua
vita
.
Essa
non
credette
per
allora
né
a
quest
'
assicurazione
né
ch
'
egli
avesse
ingoiato
tanto
veleno
da
poter
morirne
.
Non
credette
neppure
ch
'
egli
avesse
perduti
i
sensi
,
ma
si
figurò
che
fingesse
per
strapparle
di
nuovo
dei
denari
.
Poi
,
trascorsa
quasi
un
'
ora
,
vedendo
ch
'
egli
dormiva
sempre
piú
profondamente
,
ebbe
un
certo
terrore
e
scrisse
un
biglietto
ad
un
medico
che
abitava
non
lontano
dalla
sua
abitazione
.
Su
quel
biglietto
scisse
che
suo
marito
abbisognava
di
pronto
aiuto
avendo
ingoiato
una
grande
quantità
di
veronal
.
Fino
ad
allora
non
c
'
era
stata
in
quella
casa
alcun
'
emozione
che
avesse
potuto
avvisare
la
fantesca
,
una
vecchia
donna
ch
'
era
in
casa
da
poco
tempo
,
della
gravità
della
sua
missione
.
La
pioggia
fece
il
resto
.
La
fantesca
si
trovò
con
l
'
acqua
a
mezza
gamba
e
smarrí
il
biglietto
.
Se
ne
accorse
solo
quando
si
trovò
alla
presenza
del
dottore
.
Seppe
però
dirgli
che
c
'
era
urgenza
e
lo
indusse
a
seguirla
.
Il
dottor
Mali
era
un
uomo
di
circa
cinquant
'
anni
,
tutt
'
altro
che
una
genialità
,
ma
un
medico
pratico
che
aveva
fatto
sempre
il
suo
dovere
come
meglio
aveva
potuto
.
Non
aveva
una
grande
clientela
propria
,
ma
invece
aveva
molto
da
fare
per
conto
di
una
società
dai
numerosissimi
membri
,
che
lo
retribuiva
poco
lautamente
.
Era
rincasato
poco
prima
ed
era
arrivato
finalmente
a
riscaldarsi
e
rasciugarsi
accanto
al
fuoco
.
Si
può
immaginare
con
quale
animo
abbandonasse
ora
il
suo
caldo
cantuccio
.
Quando
io
mi
misi
ad
indagare
meglio
le
cause
della
morte
del
mio
povero
amico
,
mi
preoccupai
anche
di
fare
la
conoscenza
del
dottor
Mali
.
Da
lui
non
seppi
altro
che
questo
:
quando
giunse
all
'
aperto
e
si
sentí
bagnare
dalla
pioggia
traverso
l
'
ombrello
,
si
pentí
d
'
aver
studiato
medicina
invece
di
agricoltura
,
ricordando
che
il
contadino
,
quando
piove
,
resta
a
casa
.
Giunto
al
letto
di
Guido
,
trovò
Ada
del
tutto
calmata
.
Ora
che
aveva
accanto
il
dottore
,
ricordava
meglio
come
Guido
l
'
avesse
giocata
mesi
prima
simulando
un
suicidio
.
Non
toccava
piú
a
lei
di
assumersi
una
responsabilità
,
ma
al
dottore
il
quale
doveva
essere
informato
di
tutto
,
anche
delle
ragioni
che
dovevano
far
credere
in
una
simulazione
di
suicidio
.
E
queste
ragioni
il
dottore
le
ebbe
tutte
come
prestava
nello
stesso
tempo
l
'
orecchio
alle
onde
che
spazzavano
la
via
.
Non
essendo
stato
avvisato
che
lo
si
aveva
chiamato
per
curare
un
caso
di
avvelenamento
,
egli
mancava
di
ogni
ordigno
necessario
alla
cura
.
Lo
deplorò
balbettando
qualche
parola
che
Ada
non
intese
.
Il
peggio
era
che
,
per
poter
imprendere
un
lavacro
dello
stomaco
,
egli
non
avrebbe
potuto
mandar
a
prendere
le
cose
necessarie
,
ma
avrebbe
dovuto
andar
a
prenderle
lui
stesso
traversando
per
due
volte
la
via
.
Toccò
il
polso
di
Guido
e
lo
trovò
magnifico
.
Domandò
ad
Ada
se
forse
Guido
avesse
sempre
avuto
un
sonno
molto
profondo
.
Ada
rispose
di
sí
,
ma
non
a
quel
punto
.
Il
dottore
esaminò
gli
occhi
di
Guido
:
reagivano
prontamente
alla
luce
!
Se
ne
andò
raccomandando
di
dargli
di
tempo
in
tempo
dei
cucchiaini
di
caffè
nero
fortissimo
.
Seppi
anche
che
,
giunto
sulla
via
,
mormorò
con
rabbia
:
-
Non
dovrebbe
essere
permesso
di
simulare
un
suicidio
con
questo
tempo
!
Io
,
quando
lo
conobbi
,
non
osai
di
fargli
un
rimprovero
per
la
sua
negligenza
,
ma
egli
l
'
indovinò
e
si
difese
:
mi
disse
che
rimase
stupito
all
'
apprendere
alla
mattina
che
Guido
era
morto
,
tanto
che
sospettò
fosse
rinvenuto
e
avesse
preso
dell
'
altro
veronal
.
Poi
soggiunse
che
i
profani
d
'
arte
medica
non
potevano
immaginare
come
nel
corso
della
sua
pratica
il
dottore
venisse
abituato
a
difendere
la
sua
vita
contro
i
clienti
che
vi
attentavano
non
pensando
che
alla
loro
.
Dopo
poco
piú
di
un
'
ora
,
Ada
si
stancò
di
cacciare
a
Guido
il
cucchiaino
fra
'
denti
e
vedendo
ch
'
egli
ne
sorbiva
sempre
meno
e
che
il
resto
andava
a
bagnare
il
guanciale
,
si
spaventò
di
nuovo
e
pregò
la
fantesca
di
recarsi
dal
dottor
Paoli
.
Questa
volta
la
fantesca
tenne
da
conto
il
bigliettino
.
Ma
ci
mise
piú
di
un
'
ora
per
raggiungere
l
'
abitazione
del
medico
.
È
naturale
che
quando
piove
tanto
si
senta
il
bisogno
di
tempo
in
tempo
di
fermarsi
sotto
qualche
portico
.
Una
pioggia
simile
non
solo
bagna
,
ma
sferza
.
Il
dottor
Paoli
non
era
in
casa
.
Era
stato
chiamato
poco
prima
da
un
cliente
e
se
ne
era
andato
dicendo
che
sperava
di
ritornare
presto
.
Ma
poi
pare
avesse
preferito
di
attendere
presso
il
cliente
che
la
pioggia
cessasse
.
La
sua
donna
di
servizio
,
una
buonissima
persona
in
età
,
fece
sedere
la
fantesca
di
Ada
accanto
al
fuoco
e
si
preoccupò
di
rifocillarla
.
Il
dottore
non
aveva
lasciato
l
'
indirizzo
del
suo
cliente
e
cosí
le
due
donne
passarono
insieme
varie
ore
accanto
al
fuoco
.
Il
dottore
ritornò
,
solo
quando
la
pioggia
fu
cessata
.
Quando
poi
arrivò
da
Ada
con
tutti
gli
ordigni
che
già
aveva
esperiti
su
Guido
,
albeggiava
.
A
quel
letto
ebbe
un
solo
compito
:
celare
ad
Ada
che
Guido
era
già
morto
e
far
venire
la
signora
Malfenti
prima
che
Ada
se
ne
accorgesse
,
per
assisterla
nel
primo
dolore
.
Per
questo
la
notizia
ci
pervenne
molto
tardi
e
imprecisa
.
Levatomi
dal
letto
ebbi
per
l
'
ultima
volta
uno
slancio
d
'
ira
contro
il
povero
Guido
:
complicava
ogni
sventura
con
le
sue
commedie
!
Uscii
di
casa
senza
Augusta
che
non
poteva
abbandonare
il
bimbo
cosí
su
due
piedi
.
Fuori
,
fui
trattenuto
da
un
dubbio
!
Non
avrei
potuto
attendere
che
le
Banche
si
aprissero
e
l
'
Olivi
fosse
nel
suo
ufficio
per
comparire
dinanzi
a
Guido
fornito
del
denaro
che
avevo
promesso
?
Tanto
poco
credevo
alla
notizia
della
gravità
delle
condizioni
di
Guido
che
pur
m
'
era
stata
annunziata
!
La
verità
la
ebbi
dal
dottor
Paoli
in
cui
m
'
imbattei
sulle
scale
.
Ne
ebbi
uno
sconvolgimento
che
quasi
mi
fece
precipitare
.
Guido
,
dacché
vivevo
con
lui
,
era
divenuto
per
me
un
personaggio
di
grande
importanza
.
Finché
era
vivo
lo
vedevo
in
una
data
luce
ch
'
era
la
luce
di
parte
delle
mie
giornate
.
Morendo
,
quella
luce
si
modificava
in
modo
come
se
improvvisamente
fosse
passata
traverso
un
prisma
.
Era
proprio
questo
che
m
'
abbacinava
.
Egli
aveva
sbagliato
,
ma
io
subito
vidi
ch
'
essendo
morto
,
dei
suoi
errori
non
restava
niente
.
Secondo
me
era
un
imbecille
quel
buffone
che
in
un
cimitero
coperto
di
epigrafi
laudatorie
domandò
dove
si
seppellissero
in
quel
paese
i
peccatori
.
I
morti
non
sono
mai
stati
peccatori
.
Guido
era
ormai
un
puro
!
La
morte
l
'
aveva
purificato
.
Il
dottore
era
commosso
per
aver
assistito
al
dolore
di
Ada
.
Mi
disse
qualche
cosa
dell
'
orrenda
notte
ch
'
essa
aveva
passata
.
Oramai
si
era
riusciti
a
farle
credere
che
la
quantità
di
veleno
ingerita
da
Guido
era
stata
tale
che
nessun
soccorso
avrebbe
potuto
giovare
.
Guai
se
avesse
saputo
altrimenti
!
-
Invece
-
aggiunse
il
dottore
con
sconforto
-
se
io
fossi
arrivato
qualche
ora
prima
l
'
avrei
salvato
.
Ho
trovate
le
boccette
vuote
del
veleno
.
Le
esaminai
.
Una
dose
forte
ma
poco
piú
forte
dell
'
altra
volta
.
Mi
fece
vedere
alcune
boccette
sulle
quali
lessi
stampato
:
Veronal
.
Dunque
non
veronal
al
sodio
.
Come
nessun
altro
io
potevo
ora
essere
certo
che
Guido
non
aveva
voluto
morire
.
Non
lo
dissi
però
mai
a
nessuno
.
Il
Paoli
mi
lasciò
dopo
di
avermi
detto
che
per
il
momento
non
cercassi
di
vedere
Ada
.
Egli
le
aveva
propinati
dei
forti
calmanti
e
non
dubitava
che
presto
avrebbero
avuto
il
loro
effetto
.
Sul
corridoio
sentii
venire
da
quella
stanzuccia
,
ove
ero
stato
ricevuto
due
volte
da
Ada
,
il
suo
pianto
mite
.
Erano
parole
singole
che
non
intendevo
,
ma
pregne
di
affanno
.
La
parola
lui
era
ripetuta
piú
volte
ed
io
immaginai
quello
ch
'
essa
diceva
.
Stava
ricostruendo
la
sua
relazione
col
povero
morto
.
Non
doveva
somigliare
affatto
a
quella
ch
'
essa
aveva
avuta
col
vivo
.
Per
me
era
evidente
ch
'
essa
col
marito
vivo
aveva
sbagliato
.
Egli
moriva
per
un
delitto
commesso
da
tutti
insieme
perché
egli
aveva
giocato
alla
Borsa
col
consenso
di
tutti
loro
.
Quando
s
'
era
trattato
di
pagare
allora
l
'
avevano
lasciato
solo
.
E
lui
s
'
era
affrettato
di
pagare
.
Unico
dei
congiunti
io
,
che
veramente
non
ci
entravo
,
avevo
sentito
il
dovere
di
soccorrerlo
.
Nella
stanza
da
letto
matrimoniale
il
povero
Guido
giaceva
abbandonato
,
coperto
dal
lenzuolo
.
La
rigidezza
già
avanzata
,
esprimeva
qui
non
una
forza
ma
la
grande
stupefazione
di
essere
morto
senz
'
averlo
voluto
.
Sulla
sua
faccia
bruna
e
bella
era
impronto
un
rimprovero
.
Certamente
non
diretto
a
me
.
Andai
da
Augusta
a
sollecitarla
di
venire
ad
assistere
la
sorella
.
Io
ero
molto
commosso
ed
Augusta
pianse
abbracciandomi
:
-
Tu
sei
stato
un
fratello
per
lui
,
-
mormorò
.
-
Solo
adesso
io
sono
d
'
accordo
con
te
di
sacrificare
una
parte
del
nostro
patrimonio
per
purificare
la
sua
memoria
.
Mi
preoccupai
di
rendere
ogni
onore
al
mio
povero
amico
.
Intanto
affissi
alla
porta
dell
'
ufficio
un
bollettino
che
ne
annunciava
la
chiusura
per
la
morte
del
proprietario
.
Composi
io
stesso
l
'
avviso
mortuario
.
Ma
soltanto
il
giorno
seguente
,
d
'
accordo
con
Ada
,
furono
prese
le
disposizioni
per
il
funerale
.
Seppi
allora
che
Ada
aveva
deciso
di
seguire
il
feretro
al
cimitero
.
Voleva
concedergli
tutte
le
prove
d
'
affetto
che
poteva
.
Poverina
!
Io
sapevo
quale
dolore
fosse
quello
del
rimorso
su
una
tomba
.
Ne
avevo
tanto
sofferto
anch
'
io
alla
morte
di
mio
padre
.
Passai
il
pomeriggio
chiuso
nell
'
ufficio
in
compagnia
del
Nilini
.
Si
arrivò
cosí
a
fare
un
piccolo
bilancio
della
situazione
di
Guido
.
Spaventevole
!
Non
solo
era
distrutto
il
capitale
della
ditta
,
ma
Guido
restava
debitore
di
altrettanto
,
se
avesse
dovuto
rispondere
di
tutto
.
Io
avrei
avuto
bisogno
di
lavorare
,
proprio
lavorare
a
vantaggio
del
mio
povero
defunto
amico
,
ma
non
sapevo
far
altro
che
sognare
.
La
prima
mia
idea
sarebbe
stata
di
sacrificare
tutta
la
mia
vita
in
quell
'
ufficio
e
di
lavorare
a
vantaggio
di
Ada
e
dei
suoi
figliuoli
.
Ma
ero
poi
sicuro
di
saper
far
bene
?
Il
Nilini
,
come
al
solito
,
chiacchierava
mentre
io
guardavo
tanto
,
tanto
lontano
.
Anche
lui
sentiva
il
bisogno
di
mutare
radicalmente
le
sue
relazioni
con
Guido
.
Ora
comprendeva
tutto
!
Il
povero
Guido
,
quando
gli
aveva
fatto
di
torto
,
era
stato
già
colto
dalla
malattia
che
doveva
condurlo
al
suicidio
.
Perciò
tutto
era
dimenticato
oramai
.
E
predicò
dicendosi
proprio
fatto
cosí
.
Non
poteva
serbare
rancore
a
nessuno
.
Egli
aveva
sempre
voluto
bene
a
Guido
e
gliene
voleva
tuttavia
.
Finí
che
i
sogni
del
Nilini
s
'
associarono
ai
miei
e
vi
si
sovrapposero
.
Non
era
nel
lento
commercio
che
si
avrebbe
potuto
trovare
il
riparo
ad
una
catastrofe
simile
,
ma
alla
Borsa
stessa
.
E
il
Nilini
mi
raccontò
di
persona
a
lui
amica
che
all
'
ultimo
momento
aveva
saputo
salvarsi
raddoppiando
la
posta
.
Parlammo
insieme
per
molte
ore
,
ma
la
proposta
del
Nilini
di
proseguire
nel
gioco
iniziato
da
Guido
,
arrivò
in
ultimo
,
poco
prima
del
mezzodí
e
fu
subito
accettata
da
me
.
L
'
accettai
con
una
gioia
tale
come
se
cosí
fossi
riuscito
di
far
rivivere
il
mio
amico
.
Finí
che
io
comperai
a
nome
del
povero
Guido
una
quantità
di
altre
azioni
dal
nome
bizzarro
:
Rio
Tinto
,
South
French
e
cosí
via
.
Cosí
s
'
iniziarono
per
me
le
cinquanta
ore
di
massimo
lavoro
cui
abbia
atteso
in
tutta
la
mia
vita
.
Dapprima
e
fino
a
sera
restai
a
misurare
a
grandi
passi
su
e
giú
l
'
ufficio
in
attesa
di
sentire
se
i
miei
ordini
fossero
stati
eseguiti
.
Io
temevo
che
alla
Borsa
si
fosse
risaputo
del
suicidio
di
Guido
e
che
il
suo
nome
non
venisse
piú
ritenuto
buono
per
impegni
ulteriori
.
Invece
per
varii
giorni
non
si
attribuí
quella
morte
a
suicidio
.
Poi
,
quando
il
Nilini
finalmente
poté
avvisarmi
che
tutti
i
miei
ordini
erano
stati
eseguiti
,
incominciò
per
me
una
vera
agitazione
,
aumentata
dal
fatto
che
al
momento
di
ricevere
gli
stabiliti
,
fui
informato
che
su
tutti
io
perdevo
già
qualche
frazione
abbastanza
importante
.
Ricordo
quell
'
agitazione
come
un
vero
e
proprio
lavoro
.
Ho
la
curiosa
sensazione
nel
mio
ricordo
che
ininterrottamente
,
per
cinquanta
ore
,
io
fossi
rimasto
assiso
al
tavolo
da
giuoco
succhiellando
le
carte
.
Io
non
conosco
nessuno
che
per
tante
ore
abbia
saputo
resistere
ad
una
fatica
simile
.
Ogni
movimento
di
prezzo
fu
da
me
registrato
,
sorvegliato
,
eppoi
(
perché
non
dirlo
?
)
ora
spinto
innanzi
ed
ora
trattenuto
,
come
a
me
,
ossia
al
mio
povero
amico
,
conveniva
.
Persino
le
mie
notti
furono
insonni
.
Temendo
che
qualcuno
della
famiglia
avesse
potuto
intervenire
ad
impedirmi
l
'
opera
di
salvataggio
cui
m
'
ero
accinto
,
non
parlai
a
nessuno
della
liquidazione
di
metà
del
mese
quando
giunse
.
Pagai
tutto
io
,
perché
nessun
altro
si
ricordò
di
quegli
impegni
,
visto
che
tutti
erano
intorno
al
cadavere
che
attendeva
la
tumulazione
.
Del
resto
,
in
quella
liquidazione
era
da
pagare
meno
di
quanto
fosse
stato
stabilito
a
suo
tempo
,
perché
la
fortuna
m
'
aveva
subito
assecondato
.
Era
tale
il
mio
dolore
per
la
morte
di
Guido
,
che
mi
pareva
di
attenuarlo
compromettendomi
in
tutti
i
modi
tanto
con
la
mia
firma
che
con
l
'
esposizione
del
mio
danaro
.
Fin
qui
m
'
accompagnava
il
sogno
di
bontà
che
avevo
fatto
lungo
tempo
prima
accanto
a
lui
.
Soffersi
tanto
di
quell
'
agitazione
,
che
non
giuocai
mai
piú
in
Borsa
per
conto
mio
.
Ma
a
forza
di
succhiellare
(
questa
era
la
mia
occupazione
precipua
)
finii
col
non
intervenire
al
funerale
di
Guido
.
La
cosa
avvenne
cosí
.
Proprio
quel
giorno
i
valori
in
cui
eravamo
impegnati
fecero
un
balzo
in
alto
.
Il
Nilini
ed
io
passammo
il
nostro
tempo
a
fare
il
calcolo
di
quanto
avessimo
ricuperato
della
perdita
.
Il
patrimonio
del
vecchio
Speier
figurava
ora
solamente
dimezzato
!
Un
magnifico
risultato
che
mi
riempiva
di
orgoglio
.
Avveniva
proprio
quello
che
il
Nilini
aveva
preveduto
in
tono
molto
dubitativo
bensí
ma
che
ora
,
naturalmente
,
quando
ripeteva
le
parole
dette
,
spariva
ed
egli
si
presentava
quale
un
sicuro
profeta
.
Secondo
me
egli
aveva
previsto
questo
e
anche
il
contrario
.
Non
avrebbe
fallato
mai
,
ma
non
glielo
dissi
perché
a
me
conveniva
ch
'
egli
restasse
nell
'
affare
con
la
sua
ambizione
.
Anche
il
suo
desiderio
poteva
influire
sui
prezzi
.
Partimmo
dall
'
ufficio
alle
tre
e
corremmo
perché
allora
ricordammo
che
il
funerale
doveva
aver
luogo
alle
due
e
tre
quarti
.
All
'
altezza
dei
volti
di
Chiozza
,
vidi
in
lontananza
il
convoglio
e
mi
parve
persino
di
riconoscere
la
carrozza
di
un
amico
mandata
al
funerale
per
Ada
.
Saltai
col
Nilini
in
una
vettura
di
piazza
,
dando
ordine
al
cocchiere
di
seguire
il
funerale
.
E
in
quella
vettura
il
Nilini
ed
io
continuammo
a
succhiellare
.
Eravamo
tanto
lontani
dal
pensiero
al
povero
defunto
che
ci
lagnavamo
dell
'
andatura
lenta
della
vettura
.
Chissà
quello
che
intanto
avveniva
alla
Borsa
non
sorvegliata
da
noi
?
Il
Nilini
,
a
un
dato
momento
,
mi
guardò
proprio
con
gli
occhi
e
mi
domandò
perché
non
facessi
alla
Borsa
qualche
cosa
per
conto
mio
.
-
Per
il
momento
-
dissi
io
,
e
non
so
perché
arrossissi
,
-
io
non
lavoro
che
per
conto
del
mio
povero
amico
.
Quindi
,
dopo
una
lieve
esitazione
,
aggiunsi
:
-
Poi
penserò
a
me
stesso
.
-
Volevo
lasciargli
la
speranza
di
poter
indurmi
al
giuoco
sempre
nello
sforzo
di
conservarmelo
interamente
amico
.
Ma
fra
me
e
me
formulai
proprio
le
parole
che
non
osavo
dirgli
:
Non
mi
metterò
mai
in
mano
tua
!
.
Egli
si
mise
a
predicare
.
-
Chissà
se
si
può
cogliere
un
'
altra
simile
occasione
!
-
Dimenticava
d
'
avermi
insegnato
che
alla
Borsa
v
'
era
l
'
occasione
ad
ogni
ora
.
Quando
si
arrivò
al
posto
dove
di
solito
le
vetture
si
fermano
,
il
Nilini
sporse
la
testa
dalla
finestra
e
diede
un
grido
di
sorpresa
.
La
vettura
continuava
a
procedere
dietro
al
funerale
che
s
'
avviava
al
cimitero
greco
.
-
Il
signor
Guido
era
greco
?
-
domandò
sorpreso
.
Infatti
il
funerale
passava
oltre
al
cimitero
cattolico
e
s
'
avviava
a
qualche
altro
cimitero
,
giudaico
,
greco
,
protestante
o
serbo
.
-
Può
essere
che
sia
stato
protestante
!
-
dissi
io
dapprima
,
ma
subito
mi
ricordai
d
'
aver
assistito
al
suo
matrimonio
nella
chiesa
cattolica
.
-
Dev
'
essere
un
errore
!
-
esclamai
pensando
dapprima
che
volessero
seppellirlo
fuori
di
posto
.
Il
Nilini
improvvisamente
scoppiò
a
ridere
di
un
riso
irrefrenabile
che
lo
gettò
privo
di
forze
in
fondo
alla
vettura
con
la
sua
boccaccia
spalancata
nella
piccola
faccia
.
-
Ci
siamo
sbagliati
!
-
esclamò
.
Quando
arrivò
a
drenare
lo
scoppio
della
sua
ilarità
,
mi
colmò
di
rimproveri
.
Io
avrei
dovuto
vedere
dove
si
andava
perché
io
avrei
dovuto
sapere
l
'
ora
e
le
persone
ecc
.
Era
il
funerale
di
un
altro
!
Irritato
,
io
non
avevo
riso
con
lui
ed
ora
m
'
era
difficile
di
sopportare
i
suoi
rimproveri
.
Perché
non
aveva
guardato
meglio
anche
lui
?
Frenai
il
mio
malumore
solo
perché
mi
premeva
piú
la
Borsa
,
che
il
funerale
.
Scendemmo
dalla
vettura
per
orizzontarci
meglio
e
ci
avviammo
verso
l
'
entrata
del
cimitero
cattolico
.
La
vettura
ci
seguí
.
M
'
accorsi
che
i
superstiti
dell
'
altro
defunto
ci
guardavano
sorpresi
non
sapendo
spiegarsi
perché
dopo
di
aver
onorato
fino
a
quell
'
estremo
limite
quel
poverino
lo
abbandonassimo
sul
piú
bello
.
Il
Nilini
spazientito
mi
precedeva
.
Domandò
al
portiere
dopo
una
breve
esitazione
:
-
Il
funerale
del
signor
Guido
Speier
è
già
arrivato
?
Il
portiere
non
sembrò
sorpreso
della
domanda
che
a
me
parve
comica
.
Rispose
che
non
lo
sapeva
.
Sapeva
solo
dire
che
nel
recinto
erano
entrati
nell
'
ultima
mezz
'
ora
due
funerali
.
Perplessi
ci
consultammo
.
Evidentemente
non
si
poteva
sapere
se
il
funerale
si
trovasse
già
dentro
o
fuori
.
Allora
decisi
per
mio
conto
.
A
me
non
era
permesso
d
'
intervenire
alla
funzione
forse
già
cominciata
e
turbarla
.
Dunque
non
sarei
entrato
in
cimitero
.
Ma
d
'
altronde
non
potevo
rischiare
d
'
imbattermi
nel
funerale
,
ritornando
.
Rinunziavo
perciò
ad
assistere
all
'
interramento
e
sarei
ritornato
in
città
facendo
un
lungo
giro
oltre
Servola
.
Lasciai
la
vettura
al
Nilini
che
non
voleva
rinunziare
di
far
atto
di
presenza
per
riguardo
ad
Ada
ch
'
egli
conosceva
.
Con
passo
rapido
,
per
sfuggire
a
qualunque
incontro
,
salii
la
strada
di
campagna
che
conduceva
al
villaggio
.
Oramai
non
mi
dispiaceva
affatto
di
essermi
sbagliato
di
funerale
e
di
non
aver
reso
gli
ultimi
onori
al
povero
Guido
.
Non
potevo
indugiarmi
in
quelle
pratiche
religiose
.
Altro
dovere
m
'
incombeva
:
dovevo
salvare
l
'
onore
del
mio
amico
e
difenderne
il
patrimonio
a
vantaggio
della
vedova
e
dei
figli
.
Quando
avrei
informata
Ada
ch
'
ero
riuscito
di
ricuperare
tre
quarti
della
perdita
(
e
riandavo
con
la
mente
su
tutto
il
conto
fatto
tante
volte
:
Guido
aveva
perduto
il
doppio
del
patrimonio
del
padre
e
,
dopo
il
mio
intervento
,
la
perdita
si
riduceva
a
metà
di
quel
patrimonio
.
Era
perciò
esatto
.
Io
avevo
ricuperata
proprio
tre
quarti
della
perdita
)
,
essa
certamente
m
'
avrebbe
perdonato
di
non
essere
intervenuto
al
suo
funerale
.
Quel
giorno
il
tempo
s
'
era
rimesso
al
bello
.
Brillava
un
magnifico
sole
primaverile
e
,
sulla
campagna
ancora
bagnata
,
l
'
aria
era
nitida
e
sana
.
I
miei
polmoni
,
nel
movimento
che
non
m
'
ero
concesso
da
varii
giorni
,
si
dilatavano
.
Ero
tutto
salute
e
forza
.
La
salute
non
risalta
che
da
un
paragone
.
Mi
paragonavo
al
povero
Guido
e
salivo
,
salivo
in
alto
con
la
mia
vittoria
nella
stessa
lotta
nella
quale
egli
era
soggiaciuto
.
Tutto
era
salute
e
forza
intorno
a
me
.
Anche
la
campagna
dall
'
erba
giovine
.
L
'
estesa
e
abbondante
bagnatura
,
la
catastrofe
dell
'
altro
giorno
,
dava
ora
soli
benefici
effetti
ed
il
sole
luminoso
era
il
tepore
desiderato
dalla
terra
ancora
ghiacciata
.
Era
certo
che
quanto
piú
ci
si
sarebbe
allontanati
dalla
catastrofe
,
tanto
piú
discaro
sarebbe
stato
quel
cielo
azzurro
se
non
avesse
saputo
oscurarsi
a
tempo
.
Ma
questa
era
la
previsione
dell
'
esperienza
ed
io
non
la
ricordai
;
m
'
afferra
solo
ora
che
scrivo
.
In
quel
momento
c
'
era
nel
mio
animo
solo
un
inno
alla
salute
mia
e
di
tutta
la
natura
;
salute
perenne
.
Il
mio
passo
si
fece
piú
rapido
.
Mi
beavo
di
sentirlo
tanto
leggero
.
Scendendo
dalla
collina
di
Servola
s
'
affrettò
fin
qui
quasi
alla
corsa
.
Giunto
al
passeggio
di
Sant
'
Andrea
,
sul
piano
,
si
rallentò
di
nuovo
,
ma
avevo
sempre
il
senso
di
una
grande
facilità
.
L
'
aria
mi
portava
.
Avevo
perfettamente
dimenticato
che
venivo
dal
funerale
del
mio
piú
intimo
amico
.
Avevo
il
passo
e
il
respiro
del
vittorioso
.
Però
la
mia
gioia
per
la
vittoria
era
un
omaggio
al
mio
povero
amico
nel
cui
interesse
era
sceso
in
lizza
.
Andai
all
'
ufficio
a
vedere
i
corsi
di
chiusa
.
Erano
un
po
'
piú
deboli
,
ma
non
fu
questo
che
mi
tolse
la
fiducia
.
Sarei
tornato
a
succhiellare
e
non
dubitavo
che
sarei
arrivato
allo
scopo
.
Dovetti
finalmente
recarmi
alla
casa
di
Ada
.
Venne
ad
aprirmi
Augusta
.
Mi
domandò
subito
:
-
Come
hai
fatto
a
mancare
al
funerale
,
tu
,
l
'
unico
uomo
nella
nostra
famiglia
?
Deposi
l
'
ombrello
e
il
cappello
,
e
un
po
'
perplesso
le
dissi
che
avrei
voluto
parlare
subito
anche
con
Ada
per
non
dover
ripetermi
.
Intanto
potevo
assicurarla
che
avevo
avute
le
mie
buone
ragioni
per
mancare
dal
funerale
.
Non
ne
ero
piú
tanto
sicuro
e
improvvisamente
il
mio
fianco
s
'
era
fatto
dolente
forse
per
la
stanchezza
.
Doveva
essere
quell
'
osservazione
di
Augusta
,
che
mi
faceva
dubitare
della
possibilità
di
far
scusare
la
mia
assenza
che
doveva
aver
causato
uno
scandalo
;
vedevo
dinanzi
a
me
tutti
i
partecipi
alla
mesta
funzione
che
si
distraevano
dal
loro
dolore
per
domandarsi
dove
io
potessi
essere
.
Ada
non
venne
.
Poi
seppi
che
non
era
stata
neppure
avvisata
ch
'
io
l
'
attendessi
.
Fui
ricevuto
dalla
signora
Malfenti
che
incominciò
a
parlarmi
con
un
cipiglio
severo
quale
non
le
avevo
mai
visto
.
Cominciai
a
scusarmi
,
ma
ero
ben
lontano
dalla
sicurezza
con
cui
ero
volato
dal
cimitero
in
città
.
Balbettavo
.
Le
raccontai
anche
qualche
cosa
di
meno
vero
in
appendice
della
verità
,
ch
'
era
la
mia
coraggiosa
iniziativa
alla
Borsa
a
favore
di
Guido
,
e
cioè
che
poco
prima
dell
'
ora
del
funerale
avevo
dovuto
spedire
un
dispaccio
a
Parigi
per
dare
un
ordine
e
che
non
m
'
ero
sentito
di
allontanarmi
dall
'
ufficio
prima
di
aver
ricevuta
la
risposta
.
Era
vero
che
il
Nilini
ed
io
avevamo
dovuto
telegrafare
a
Parigi
,
ma
due
giorni
prima
,
e
due
giorni
prima
avevamo
ricevuta
anche
la
risposta
.
Insomma
comprendevo
che
la
verità
non
bastava
a
scusarmi
fors
'
anche
perché
non
potevo
dirla
tutta
e
raccontare
dell
'
operazione
tanto
importante
cui
io
da
giorni
attendevo
cioè
a
regolare
col
mio
desiderio
i
cambii
mondiali
.
Ma
la
signora
Malfenti
mi
scusò
quando
sentí
la
cifra
cui
ora
ammontava
la
perdita
di
Guido
.
Mi
ringraziò
con
le
lacrime
agli
occhi
.
Ero
di
nuovo
non
l
'
unico
uomo
della
famiglia
,
ma
il
migliore
.
Mi
domandò
di
venire
di
sera
con
Augusta
a
salutare
Ada
cui
essa
nel
frattempo
avrebbe
raccontato
tutto
.
Per
il
momento
Ada
non
era
al
caso
di
ricevere
nessuno
.
Ed
io
,
volentieri
,
me
ne
andai
con
mia
moglie
.
Neppure
essa
,
prima
di
lasciare
quella
casa
,
sentí
il
bisogno
di
congedarsi
da
Ada
,
che
passava
da
pianti
disperati
ad
abbattimenti
che
le
impedivano
persino
di
accorgersi
della
presenza
di
chi
le
parlava
.
Ebbi
una
speranza
:
-
Allora
non
è
Ada
che
si
è
accorta
della
mia
assenza
?
Augusta
mi
confessò
che
avrebbe
voluto
tacerne
,
tanto
le
era
sembrata
eccessiva
la
manifestazione
di
risentimento
di
Ada
per
tale
mia
mancanza
.
Ada
esigette
delle
spiegazioni
da
lei
e
quando
Augusta
dovette
dirle
di
non
saperne
nulla
non
avendomi
ancora
visto
,
essa
s
'
abbandonò
di
nuovo
alla
sua
disperazione
urlando
che
Guido
aveva
dovuto
finire
cosí
essendo
stato
odiato
da
tutta
la
famiglia
.
A
me
parve
che
Augusta
avrebbe
dovuto
difendermi
e
ricordare
ad
Ada
come
io
solo
ero
stato
pronto
di
soccorrere
Guido
nel
modo
che
si
doveva
.
Se
fossi
stato
ascoltato
,
Guido
non
avrebbe
avuto
alcun
motivo
di
tentare
o
simulare
un
suicidio
.
Augusta
invece
aveva
taciuto
.
Era
stata
tanto
commossa
dalla
disperazione
di
Ada
che
avrebbe
temuto
di
oltraggiarla
mettendosi
a
discutere
.
Del
resto
essa
era
fiduciosa
che
ora
le
spiegazioni
della
signora
Malfenti
avrebbero
convinto
Ada
dell
'
ingiustizia
ch
'
essa
mi
usava
.
Devo
dire
che
avevo
anch
'
io
tale
fiducia
ed
anzi
confessare
che
da
quel
momento
gustai
la
certezza
di
assistere
alla
sorpresa
di
Ada
e
alle
sue
manifestazioni
di
gratitudine
.
Già
da
lei
,
causa
Basedow
,
tutto
era
eccessivo
.
Ritornai
all
'
ufficio
ove
appresi
che
c
'
era
alla
Borsa
di
nuovo
un
lieve
accenno
all
'
ascesa
,
lievissimo
,
ma
già
tale
che
si
poteva
sperare
di
ritrovare
il
giorno
dopo
,
all
'
apertura
,
i
corsi
della
mattina
.
Dopo
cena
dovetti
andar
da
Ada
da
solo
perché
Augusta
fu
impedita
di
accompagnarmi
per
una
indisposizione
della
bambina
.
Fui
ricevuto
dalla
signora
Malfenti
che
mi
disse
che
doveva
attendere
a
qualche
lavoro
in
cucina
e
che
perciò
avrebbe
dovuto
lasciarmi
solo
con
Ada
.
Poi
mi
confessò
che
Ada
l
'
aveva
pregata
di
lasciarla
sola
con
me
perché
voleva
dirmi
qualche
cosa
che
non
doveva
esser
sentito
da
altri
.
Prima
di
lasciarmi
in
quel
salottino
ove
già
due
volte
m
'
ero
trovato
con
Ada
,
la
signora
Malfenti
mi
disse
sorridendo
:
-
Sai
,
non
è
ancora
disposta
a
perdonarti
la
tua
assenza
dal
funerale
di
Guido
,
ma
...
quasi
!
In
quel
camerino
mi
batteva
sempre
il
cuore
.
Questa
volta
non
per
il
timore
di
vedermi
amato
da
chi
non
amavo
.
Da
pochi
istanti
e
solo
per
le
parole
della
signora
Malfenti
,
avevo
riconosciuto
di
aver
commessa
una
grave
mancanza
verso
la
memoria
del
povero
Guido
.
La
stessa
Ada
,
ora
che
sapeva
che
a
scusare
tale
mancanza
le
offrivo
un
patrimonio
,
non
sapeva
perdonarmi
subito
.
M
'
ero
seduto
e
guardavo
i
ritratti
dei
genitori
di
Guido
.
Il
vecchio
Cada
aveva
un
'
aria
di
soddisfazione
che
mi
pareva
dovuta
al
mio
operato
,
mentre
la
madre
di
Guido
,
una
donna
magra
vestita
di
un
vestito
dalle
maniche
abbondanti
e
un
cappellino
che
le
stava
in
equilibrio
su
una
montagna
di
capelli
,
aveva
l
'
aria
molto
severa
.
Ma
già
!
Ognuno
dinanzi
alla
macchina
fotografica
assume
un
altro
aspetto
ed
io
guardai
altrove
sdegnato
con
me
stesso
d
'
indagare
quelle
faccie
.
La
madre
non
poteva
certo
aver
previsto
ch
'
io
non
avrei
assistito
all
'
interramento
del
figlio
!
Ma
il
modo
come
Ada
mi
parlò
fu
una
dolorosa
sorpresa
.
Essa
doveva
aver
studiato
a
lungo
quello
ch
'
essa
voleva
dirmi
e
non
tenne
addirittura
conto
delle
mie
spiegazioni
,
delle
mie
proteste
e
delle
mie
rettifiche
ch
'
essa
non
poteva
aver
previste
e
cui
perciò
non
era
preparata
.
Corse
la
sua
via
come
un
cavallo
spaventato
,
fino
in
fondo
.
Entrò
vestita
semplicemente
di
una
vestaglia
nera
,
la
capigliatura
nel
grande
disordine
di
capelli
sconvolti
e
fors
'
anche
strappati
da
una
mano
che
s
'
accanisce
a
trovar
da
far
qualche
cosa
,
quando
non
può
altrimenti
lenire
.
Giunse
fino
al
tavolino
a
cui
ero
seduto
e
vi
si
appoggiò
con
le
mani
per
vedermi
meglio
.
La
sua
faccina
era
di
nuovo
dimagrata
e
liberata
da
quella
strana
salute
che
le
cresceva
fuori
di
posto
.
Non
era
bella
come
quando
Guido
l
'
aveva
conquistata
,
ma
nessuno
guardandola
avrebbe
ricordata
la
malattia
.
Non
c
'
era
!
C
'
era
invece
un
dolore
tanto
grande
che
la
rilevava
tutta
.
Io
lo
compresi
tanto
bene
quell
'
enorme
dolore
,
che
non
seppi
parlare
.
Finché
la
guardai
pensai
:
quali
parole
potrei
dirle
che
potrebbero
equivalere
a
prenderla
fraternamente
fra
le
mie
braccia
per
confortarla
e
indurla
a
piangere
e
sfogarsi
?
.
Poi
,
quando
mi
sentii
aggredito
,
volli
reagire
,
ma
troppo
debolmente
ed
essa
non
mi
sentí
.
Essa
disse
,
disse
,
disse
ed
io
non
so
ripetere
tutte
le
sue
parole
.
Se
non
sbaglio
cominciò
col
ringraziarmi
seriamente
,
ma
senza
calore
di
aver
fatto
tanto
per
lei
e
per
i
bambini
.
Poi
subito
rimproverò
:
-
Cosí
hai
fatto
in
modo
ch
'
egli
è
morto
proprio
per
una
cosa
che
non
ne
valeva
la
pena
!
Poi
abbassò
la
voce
come
se
avesse
voluto
tener
segreto
quello
che
mi
diceva
e
nella
sua
voce
vi
fu
maggior
calore
,
un
calore
che
risultava
dal
suo
affetto
per
Guido
e
(
o
mi
parve
?
)
anche
per
me
:
-
Ed
io
ti
scuso
per
non
esser
venuto
al
suo
funerale
.
Tu
non
potevi
farlo
ed
io
ti
scuso
.
Anche
lui
ti
scuserebbe
se
fosse
ancora
vivo
.
Che
ci
avresti
fatto
tu
al
suo
funerale
?
Tu
che
non
lo
amavi
!
Buono
come
sei
,
avresti
potuto
piangere
per
me
,
per
le
mie
lagrime
,
ma
non
per
lui
che
tu
...
odiavi
!
Povero
Zeno
!
Fratello
mio
!
Era
enorme
che
mi
si
potesse
dire
una
cosa
simile
alterando
in
tale
modo
la
verità
.
Io
protestai
,
ma
essa
non
mi
sentí
.
Credo
di
aver
urlato
o
almeno
ne
sentii
lo
sforzo
nella
strozza
:
-
Ma
è
un
errore
,
una
menzogna
,
una
calunnia
.
Come
fai
a
credere
una
cosa
simile
?
Essa
continuò
sempre
a
bassa
voce
:
-
Ma
neppure
io
seppi
amarlo
.
Non
lo
tradii
neppure
col
pensiero
,
ma
sentivo
in
modo
che
non
ebbi
la
forza
di
proteggerlo
.
Guardavo
ai
tuoi
rapporti
con
tua
moglie
e
li
invidiavo
.
Mi
parevano
migliori
di
quelli
ch
'
egli
mi
offriva
.
Ti
sono
grata
di
non
essere
intervenuto
al
funerale
perché
altrimenti
non
avrei
neppur
oggi
compreso
nulla
.
Cosí
invece
vedo
e
intendo
tutto
.
Anche
che
io
non
l
'
amai
:
altrimenti
come
avrei
potuto
odiare
persino
il
suo
violino
,
l
'
espressione
piú
completa
del
suo
grande
animo
?
Fu
allora
che
io
poggiai
la
mia
testa
sul
braccio
e
nascosi
la
mia
faccia
.
Le
accuse
ch
'
essa
mi
rivolgeva
erano
tanto
ingiuste
che
non
si
potevano
discutere
ed
anche
la
loro
irragionevolezza
era
tanto
mitigata
dal
suo
tono
affettuoso
che
la
mia
reazione
non
poteva
essere
aspra
come
avrebbe
dovuto
per
riuscire
vittoriosa
.
D
'
altronde
già
Augusta
m
'
aveva
dato
l
'
esempio
di
un
silenzio
riguardoso
per
non
oltraggiare
ed
esasperare
tanto
dolore
.
Quando
però
i
miei
occhi
si
chiusero
,
nell
'
oscurità
vidi
che
le
sue
parole
avevano
creato
un
mondo
nuovo
come
tutte
le
parole
non
vere
.
Mi
parve
d
'
intendere
anch
'
io
di
aver
sempre
odiato
Guido
e
di
essergli
stato
accanto
,
assiduo
,
in
attesa
di
poter
colpirlo
.
Essa
poi
aveva
messo
Guido
insieme
al
suo
violino
.
Se
non
avessi
saputo
ch
'
essa
brancolava
nel
suo
dolore
e
nel
suo
rimorso
,
avrei
potuto
credere
che
quel
violino
fosse
stato
sfoderato
come
parte
di
Guido
per
convincere
dell
'
accusa
di
odio
l
'
animo
mio
.
Poi
nell
'
oscurità
rividi
il
cadavere
di
Guido
e
nella
sua
faccia
sempre
stampato
lo
stupore
di
essere
là
,
privato
dalla
vita
.
Spaventato
rizzai
la
testa
.
Era
preferibile
affrontare
l
'
accusa
di
Ada
che
io
sapevo
ingiusta
che
guardare
nell
'
oscurità
.
Ma
essa
parlava
sempre
di
me
e
di
Guido
:
-
E
tu
,
povero
Zeno
,
senza
saperlo
,
continuavi
a
vivergli
accanto
odiandolo
.
Gli
facevi
del
bene
per
mio
amore
.
Non
si
poteva
!
Doveva
finire
cosí
!
Anch
'
io
credetti
una
volta
di
poter
approfittare
dell
'
amore
ch
'
io
sapevo
tu
mi
serbavi
per
aumentare
d
'
intorno
a
lui
la
protezione
che
poteva
essergli
utile
.
Non
poteva
essere
protetto
che
da
chi
lo
amava
e
,
fra
noi
,
nessuno
l
'
amò
.
-
Che
cosa
avrei
potuto
fare
di
piú
per
lui
?
-
domandai
io
piangendo
a
calde
lacrime
per
far
sentire
a
lei
e
a
me
stesso
la
mia
innocenza
.
Le
lacrime
sostituiscono
talvolta
un
grido
.
Io
non
volevo
gridare
ed
ero
persino
dubbioso
se
dovessi
parlare
.
Ma
dovevo
soverchiare
le
sue
asserzioni
e
piansi
.
-
Salvarlo
,
caro
fratello
!
Io
o
tu
,
noi
si
avrebbe
dovuto
salvarlo
.
Io
invece
gli
stetti
accanto
e
non
seppi
farlo
per
mancanza
di
vero
affetto
e
tu
restasti
lontano
,
assente
,
sempre
assente
finché
egli
non
fu
sepolto
.
Poi
apparisti
sicuro
armato
di
tutto
il
tuo
affetto
.
Ma
,
prima
,
di
lui
non
ti
curasti
.
Eppure
fu
con
te
fino
alla
sera
.
E
tu
avresti
potuto
immaginare
,
se
di
lui
ti
fossi
preoccupato
,
che
qualche
cosa
di
grave
stava
per
succedere
.
Le
lacrime
m
'
impedivano
di
parlare
,
ma
borbottai
qualche
cosa
che
doveva
stabilire
il
fatto
che
la
notte
innanzi
egli
l
'
aveva
passata
a
divertirsi
in
palude
a
caccia
,
per
cui
nessuno
a
questo
mondo
avrebbe
potuto
prevedere
quale
uso
egli
avrebbe
fatto
della
notte
seguente
.
-
Egli
abbisognava
della
caccia
,
egli
ne
abbisognava
!
-
mi
rampognò
essa
ad
alta
voce
.
Eppoi
,
come
se
lo
sforzo
di
quel
grido
fosse
stato
soverchio
,
essa
tutt
'
ad
un
tratto
crollò
e
s
'
abbatté
priva
di
sensi
sul
pavimento
.
Mi
ricordo
che
per
un
istante
esitai
di
chiamare
la
signora
Malfenti
.
Mi
pareva
che
quello
svenimento
rivelasse
qualche
cosa
di
quanto
aveva
detto
.
Accorsero
la
signora
Malfenti
e
Alberta
.
La
signora
Malfenti
sostenendo
Ada
mi
domandò
:
-
Ha
parlato
con
te
di
quelle
benedette
operazioni
di
Borsa
?
-
Poi
:
-
È
il
secondo
svenimento
quest
'
oggi
!
Mi
pregò
di
allontanarmi
per
un
istante
ed
io
andai
sul
corridoio
ove
attesi
per
sapere
se
dovevo
rientrare
o
andarmene
.
Mi
preparavo
ad
ulteriori
spiegazioni
con
Ada
.
Essa
dimenticava
che
se
si
fosse
proceduto
come
io
l
'
avevo
proposto
,
la
disgrazia
sicuramente
sarebbe
stata
evitata
.
Bastava
dirle
questo
per
convincerla
del
torto
ch
'
essa
mi
faceva
.
Poco
dopo
,
la
signora
Malfenti
mi
raggiunse
e
mi
disse
che
Ada
era
rinvenuta
e
che
voleva
salutarmi
.
Riposava
sul
divano
su
cui
fino
a
poco
prima
ero
stato
seduto
io
.
Vedendomi
,
si
mise
a
piangere
e
furono
le
prime
lagrime
ch
'
io
le
vidi
spargere
.
Mi
porse
la
manina
madida
di
sudore
:
-
Addio
,
caro
Zeno
!
Te
ne
prego
,
ricorda
!
Ricorda
sempre
!
Non
dimenticarlo
!
Intervenne
la
signora
Malfenti
a
domandare
quello
che
avessi
da
ricordare
ed
io
le
dissi
che
Ada
desiderava
che
subito
fosse
liquidata
tutta
la
posizione
di
Guido
alla
Borsa
.
Arrossii
della
mia
bugia
e
temetti
anche
una
smentita
da
parte
di
Ada
.
Invece
di
smentirmi
essa
si
mise
ad
urlare
:
-
Sí
!
Sí
!
Tutto
dev
'
essere
liquidato
!
Di
quell
'
orribile
Borsa
non
voglio
piú
sentirne
parlare
!
Era
di
nuovo
piú
pallida
e
la
signora
Malfenti
,
per
quietarla
,
l
'
assicurò
che
subito
sarebbe
stato
fatto
com
'
essa
desiderava
.
Poi
la
signora
Malfenti
m
'
accompagnò
alla
porta
e
mi
pregò
di
non
precipitare
le
cose
:
facessi
il
meglio
che
credessi
nell
'
interesse
di
Guido
.
Ma
io
risposi
che
non
mi
fidavo
piú
.
Il
rischio
era
enorme
e
non
potevo
piú
osare
di
trattare
a
quel
modo
gl
'
interessi
altrui
.
Non
credevo
piú
nel
giuoco
di
Borsa
o
almeno
mi
mancava
la
fiducia
che
il
mio
succhiellare
potesse
regolarne
l
'
andamento
.
Dovevo
liquidare
perciò
subito
,
ben
contento
che
fosse
andata
cosí
.
Non
ripetei
ad
Augusta
le
parole
di
Ada
.
Perché
avrei
dovuto
affliggerla
?
Ma
quelle
parole
,
anche
perché
non
le
riferii
ad
alcuno
,
restarono
a
martellarmi
l
'
orecchio
,
e
m
'
accompagnarono
per
lunghi
anni
.
Risuonano
tuttavia
nell
'
anima
mia
.
Tante
volte
ancora
oggidí
le
analizzo
.
Io
non
posso
dire
di
aver
amato
Guido
,
ma
ciò
solo
perché
era
stato
uno
strano
uomo
.
Ma
gli
stetti
accanto
fraternamente
e
lo
assistetti
come
seppi
.
Il
rimprovero
di
Ada
non
lo
merito
.
Con
lei
non
mi
trovai
mai
piú
da
solo
.
Essa
non
sentí
il
bisogno
di
dirmi
altro
né
io
osai
esigere
una
spiegazione
,
forse
per
non
rinnovarle
il
dolore
.
In
Borsa
la
cosa
finí
come
avevo
previsto
e
il
padre
di
Guido
,
dopo
che
col
primo
dispaccio
gli
era
stata
avvisata
la
perdita
di
tutta
la
sua
sostanza
,
ebbe
certamente
piacere
a
ritrovarne
la
metà
intatta
.
Opera
mia
di
cui
non
seppi
godere
come
m
'
ero
atteso
.
Ada
mi
trattò
affettuosamente
tutto
il
tempo
fino
alla
sua
partenza
per
Buenos
Aires
ove
coi
suoi
bambini
andò
a
raggiungere
la
famiglia
del
marito
.
Amava
di
ritrovarsi
con
me
ed
Augusta
.
Io
talvolta
volli
figurarmi
che
tutto
quel
suo
discorso
fosse
stato
dovuto
ad
uno
scoppio
di
dolore
addirittura
pazzesco
e
ch
'
essa
neppure
lo
ricordasse
.
Ma
poi
una
volta
che
si
riparlò
in
nostra
presenza
di
Guido
,
essa
ripeté
e
confermò
in
due
parole
tutto
quello
che
quel
giorno
essa
m
'
aveva
detto
:
-
Non
fu
amato
da
nessuno
,
il
poverino
!
Al
momento
d
'
imbarcarsi
con
in
braccio
uno
dei
suoi
bambini
lievemente
indisposto
,
essa
mi
baciò
.
Poi
,
in
un
momento
in
cui
nessuno
ci
stava
accanto
essa
mi
disse
:
-
Addio
,
Zeno
,
fratello
mio
.
Io
ricorderò
sempre
che
non
seppi
amarlo
abbastanza
.
Devi
saperlo
!
Io
abbandono
volentieri
il
mio
paese
.
Mi
pare
di
allontanarmi
dai
miei
rimorsi
!
La
rimproverai
di
crucciarsi
cosí
.
Dichiarai
ch
'
essa
era
stata
una
buona
moglie
e
che
io
lo
sapevo
e
avrei
potuto
testimoniarlo
.
Non
so
se
riuscii
a
convincerla
.
Essa
non
parlò
piú
,
vinta
dai
singhiozzi
.
Poi
,
molto
tempo
dopo
,
sentii
che
congedandosi
da
me
,
essa
aveva
voluto
con
quelle
parole
rinnovare
anche
i
rimproveri
fatti
a
me
.
Ma
so
ch
'
essa
mi
giudicò
a
torto
.
Certo
io
non
ho
da
rimproverarmi
di
non
aver
voluto
bene
a
Guido
.
La
giornata
era
torbida
e
fosca
.
Pareva
che
una
sola
nube
distesa
e
niente
minacciosa
offuscasse
il
cielo
.
Dal
porto
tentava
di
uscire
a
forza
di
remi
un
grande
bragozzo
le
cui
vele
pendevano
inerti
dagli
alberi
.
Due
soli
uomini
vogavano
e
,
con
colpi
innumeri
,
arrivavano
appena
a
muovere
il
grosso
bastimento
.
Al
largo
avrebbero
trovata
una
brezza
favorevole
,
forse
.
Ada
,
dalla
tolda
del
piroscafo
,
salutava
agitando
il
suo
fazzoletto
.
Poi
ci
volse
le
spalle
.
Certo
guardava
verso
sant
'
Anna
ove
riposava
Guido
.
La
sua
figurina
elegante
diveniva
piú
perfetta
quanto
piú
si
allontanava
.
Io
ebbi
gli
occhi
offuscati
dalle
lacrime
.
Ecco
ch
'
essa
ci
abbandonava
e
che
mai
piú
avrei
potuto
provarle
la
mia
innocenza
.
8
.
Psico
-
analisi
3
Maggio
1915
L
'
ho
finita
con
la
psico
-
analisi
.
Dopo
di
averla
praticata
assiduamente
per
sei
mesi
interi
sto
peggio
di
prima
.
Non
ho
ancora
congedato
il
dottore
,
ma
la
mia
risoluzione
è
irrevocabile
.
Ieri
intanto
gli
mandai
a
dire
ch
'
ero
impedito
,
e
per
qualche
giorno
lascio
che
m
'
aspetti
.
Se
fossi
ben
sicuro
di
saper
ridere
di
lui
senz
'
adirarmi
,
sarei
anche
capace
di
rivederlo
.
Ma
ho
paura
che
finirei
col
mettergli
le
mani
addosso
.
In
questa
città
,
dopo
lo
scoppio
della
guerra
,
ci
si
annoia
piú
di
prima
e
,
per
rimpiazzare
la
psico
-
analisi
,
io
mi
rimetto
ai
miei
cari
fogli
.
Da
un
anno
non
avevo
scritto
una
parola
,
in
questo
come
in
tutto
il
resto
obbediente
alle
prescrizioni
del
dottore
il
quale
asseriva
che
durante
la
cura
dovevo
raccogliermi
solo
accanto
a
lui
perché
un
raccoglimento
da
lui
non
sorvegliato
avrebbe
rafforzati
i
freni
che
impedivano
la
mia
sincerità
,
il
mio
abbandono
.
Ma
ora
mi
trovo
squilibrato
e
malato
piú
che
mai
e
,
scrivendo
,
credo
che
mi
netterò
piú
facilmente
del
male
che
la
cura
m
'
ha
fatto
.
Almeno
sono
sicuro
che
questo
è
il
vero
sistema
per
ridare
importanza
ad
un
passato
che
piú
non
duole
e
far
andare
via
piú
rapido
il
presente
uggioso
.
Tanto
fiduciosamente
m
'
ero
abbandonato
al
dottore
che
quando
egli
mi
disse
ch
'
ero
guarito
,
gli
credetti
con
fede
intera
e
invece
non
credetti
ai
miei
dolori
che
tuttavia
m
'
assalivano
.
Dicevo
loro
:
Non
siete
mica
voi
!
.
Ma
adesso
non
v
'
è
dubbio
!
Son
proprio
loro
!
Le
ossa
delle
mie
gambe
si
sono
convertite
in
lische
vibranti
che
ledono
la
carne
e
i
muscoli
.
Ma
di
ciò
non
m
'
importerebbe
gran
fatto
e
non
è
questa
la
ragione
per
cui
lascio
la
cura
.
Se
le
ore
di
raccoglimento
presso
il
dottore
avessero
continuato
ad
essere
interessanti
apportatrici
di
sorprese
e
di
emozioni
,
non
le
avrei
abbandonate
o
,
per
abbandonarle
,
avrei
atteso
la
fine
della
guerra
che
m
'
impedisce
ogni
altra
attività
.
Ma
ora
che
sapevo
tutto
,
cioè
che
non
si
trattava
d
'
altro
che
di
una
sciocca
illusione
,
un
trucco
buono
per
commuovere
qualche
vecchia
donna
isterica
,
come
potevo
sopportare
la
compagnia
di
quell
'
uomo
ridicolo
,
con
quel
suo
occhio
che
vuole
essere
scrutatore
e
quella
sua
presunzione
che
gli
permette
di
aggruppare
tutti
i
fenomeni
di
questo
mondo
intorno
alla
sua
grande
,
nuova
teoria
?
Impiegherò
il
tempo
che
mi
resta
libero
scrivendo
.
Scriverò
intanto
sinceramente
la
storia
della
mia
cura
.
Ogni
sincerità
fra
me
e
il
dottore
era
sparita
ed
ora
respiro
.
Non
m
'
è
piú
imposto
alcuno
sforzo
.
Non
debbo
costringermi
ad
una
fede
né
ho
da
simulare
di
averla
.
Proprio
per
celare
meglio
il
mio
vero
pensiero
,
credevo
di
dover
dimostrargli
un
ossequio
supino
e
lui
ne
approfittava
per
inventarne
ogni
giorno
di
nuove
.
La
mia
cura
doveva
essere
finita
perché
la
mia
malattia
era
stata
scoperta
.
Non
era
altra
che
quella
diagnosticata
a
suo
tempo
dal
defunto
Sofocle
sul
povero
Edipo
:
avevo
amata
mia
madre
e
avrei
voluto
ammazzare
mio
padre
.
Né
io
m
'
arrabbiai
!
Incantato
stetti
a
sentire
.
Era
una
malattia
che
mi
elevava
alla
piú
alta
nobiltà
.
Cospicua
quella
malattia
di
cui
gli
antenati
arrivavano
all
'
epoca
mitologica
!
E
non
m
'
arrabbio
neppure
adesso
che
sono
qui
solo
con
la
penna
in
mano
.
Ne
rido
di
cuore
.
La
miglior
prova
ch
'
io
non
ho
avuta
quella
malattia
risulta
dal
fatto
che
non
ne
sono
guarito
.
Questa
prova
convincerebbe
anche
il
dottore
.
Se
ne
dia
pace
:
le
sue
parole
non
poterono
guastare
il
ricordo
della
mia
giovinezza
.
Io
chiudo
gli
occhi
e
vedo
subito
puro
,
infantile
,
ingenuo
,
il
mio
amore
per
mia
madre
,
il
mio
rispetto
ed
il
grande
mio
affetto
per
mio
padre
.
Il
dottore
presta
una
fede
troppo
grande
anche
a
quelle
mie
benedette
confessioni
che
non
vuole
restituirmi
perché
le
riveda
.
Dio
mio
!
Egli
non
studiò
che
la
medicina
e
perciò
ignora
che
cosa
significhi
scrivere
in
italiano
per
noi
che
parliamo
e
non
sappiamo
scrivere
il
dialetto
.
Una
confessione
in
iscritto
è
sempre
menzognera
.
Con
ogni
nostra
parola
toscana
noi
mentiamo
!
Se
egli
sapesse
come
raccontiamo
con
predilezione
tutte
le
cose
per
le
quali
abbiamo
pronta
la
frase
e
come
evitiamo
quelle
che
ci
obbligherebbero
di
ricorrere
al
vocabolario
!
È
proprio
cosí
che
scegliamo
dalla
nostra
vita
gli
episodi
da
notarsi
.
Si
capisce
come
la
nostra
vita
avrebbe
tutt
'
altro
aspetto
se
fosse
detta
nel
nostro
dialetto
.
Il
dottore
mi
confessò
che
,
in
tutta
la
sua
lunga
pratica
,
giammai
gli
era
avvenuto
di
assistere
ad
un
'
emozione
tanto
forte
come
la
mia
all
'
imbattermi
nelle
immagini
ch
'
egli
credeva
di
aver
saputo
procurarmi
.
Perciò
anche
fu
tanto
pronto
a
dichiararmi
guarito
.
Ed
io
non
simulai
quell
'
emozione
.
Fu
anzi
una
delle
piú
profonde
ch
'
io
abbia
avuta
in
tutta
la
mia
vita
.
Madida
di
sudore
quando
l
'
immagine
creai
,
di
lagrime
quando
l
'
ebbi
.
Io
avevo
già
adorata
la
speranza
di
poter
rivivere
un
giorno
d
'
innocenza
e
d
'
ingenuità
.
Per
mesi
e
mesi
tale
speranza
mi
resse
e
m
'
animò
.
Non
si
trattava
forse
di
ottenere
col
vivo
ricordo
in
pieno
inverno
le
rose
del
Maggio
?
Il
dottore
stesso
assicurava
che
il
ricordo
sarebbe
stato
lucente
e
completo
,
tale
che
avrebbe
rappresentato
un
giorno
di
piú
della
mia
vita
.
Le
rose
avrebbero
avuto
il
loro
pieno
effluvio
e
magari
anche
le
loro
spine
.
È
cosí
che
a
forza
di
correr
dietro
a
quelle
immagini
,
io
le
raggiunsi
.
Ora
so
di
averle
inventate
.
Ma
inventare
è
una
creazione
,
non
già
una
menzogna
.
Le
mie
erano
delle
invenzioni
come
quelle
della
febbre
,
che
camminano
per
la
stanza
perché
le
vediate
da
tutti
i
lati
e
che
poi
anche
vi
toccano
.
Avevano
la
solidità
,
il
colore
,
la
petulanza
delle
cose
vive
.
A
forza
di
desiderio
,
io
proiettai
le
immagini
,
che
non
c
'
erano
che
nel
mio
cervello
,
nello
spazio
in
cui
guardavo
,
uno
spazio
di
cui
sentivo
l
'
aria
,
la
luce
ed
anche
gli
angoli
contundenti
che
non
mancarono
in
alcuno
spazio
per
cui
io
sia
passato
.
Quando
arrivai
al
torpore
che
doveva
facilitare
l
'
illusione
e
che
mi
pareva
nient
'
altro
che
l
'
associazione
di
un
grande
sforzo
con
una
grande
inerzia
,
credetti
che
quelle
immagini
fossero
delle
vere
riproduzioni
di
giorni
lontani
.
Avrei
potuto
sospettare
subito
che
non
erano
tali
perché
,
appena
svanite
,
le
ricordavo
,
ma
senz
'
alcun
'
eccitazione
o
commozione
.
Le
ricordavo
come
si
ricorda
il
fatto
raccontato
da
chi
non
vi
assistette
.
Se
fossero
state
vere
riproduzioni
avrei
continuato
a
riderne
e
a
piangerne
come
quando
le
avevo
avute
.
E
il
dottore
registrava
.
Diceva
:
Abbiamo
avuto
questo
,
abbiamo
avuto
quello
.
In
verità
,
noi
non
avevamo
piú
che
dei
segni
grafici
,
degli
scheletri
d
'
immagini
.
Fui
indotto
a
credere
che
si
trattasse
di
una
rievocazione
della
mia
infanzia
perché
la
prima
delle
immagini
mi
pose
in
un
'
epoca
relativamente
recente
di
cui
avevo
conservato
anche
prima
un
pallido
ricordo
ch
'
essa
parve
confermare
.
C
'
è
stato
un
anno
nella
mia
vita
in
cui
io
andavo
a
scuola
e
mio
fratello
non
ancora
.
E
pareva
fosse
appartenuta
a
quell
'
anno
l
'
ora
che
rievocai
.
Io
mi
vidi
uscire
dalla
mia
villa
una
mattina
soleggiata
di
primavera
,
passare
per
il
nostro
giardino
per
scendere
in
città
,
giú
,
giú
,
tenuto
per
mano
da
una
nostra
vecchia
fantesca
,
Catina
.
Mio
fratello
nella
scena
che
sognai
non
appariva
,
ma
ne
era
l
'
eroe
.
Io
lo
sentivo
in
casa
libero
e
felice
mentre
io
andavo
a
scuola
.
Vi
andavo
coi
singhiozzi
nella
gola
,
il
passo
riluttante
e
,
nell
'
animo
,
un
intenso
rancore
.
Io
non
vidi
che
una
di
quelle
passeggiate
alla
scuola
,
ma
il
rancore
nel
mio
animo
mi
diceva
che
ogni
giorno
io
andavo
a
scuola
ed
ogni
giorno
mio
fratello
restava
a
casa
.
All
'
infinito
,
mentre
in
verità
credo
che
,
dopo
non
lungo
tempo
,
mio
fratello
piú
giovine
di
me
di
un
anno
solo
,
sia
andato
a
scuola
anche
lui
.
Ma
allora
la
verità
del
sogno
mi
parve
indiscutibile
:
io
ero
condannato
ad
andare
sempre
a
scuola
mentre
mio
fratello
aveva
il
permesso
di
restare
a
casa
.
Camminando
a
canto
a
Catina
calcolavo
la
durata
della
tortura
:
fino
a
mezzodí
!
Mentre
lui
è
a
casa
!
E
ricordavo
anche
che
nei
giorni
precedenti
dovevo
essere
stato
turbato
a
scuola
da
minaccie
e
rampogne
e
che
io
avevo
pensato
anche
allora
:
a
lui
non
possono
toccare
.
Era
stata
una
visione
di
un
'
evidenza
enorme
.
Catina
che
io
avevo
conosciuta
piccola
,
m
'
era
parsa
grande
,
certamente
perché
io
ero
tanto
piccolo
.
Vecchissima
m
'
era
sembrata
anche
allora
,
ma
si
sa
che
i
giovanissimi
vedono
sempre
vecchi
gli
anziani
.
E
sulla
via
che
io
dovevo
percorrere
per
andare
a
scuola
,
scorsi
anche
i
colonnini
strani
che
arginavano
in
quel
tempo
i
marciapiedi
della
nostra
città
.
Vero
è
che
io
nacqui
abbastanza
presto
per
vedere
ancora
da
adulto
quei
colonnini
nelle
nostre
vie
centriche
.
Ma
nella
via
che
io
con
Catina
quel
giorno
percorsi
,
non
ci
furono
piú
non
appena
io
uscii
dall
'
infanzia
.
La
fede
nell
'
autenticità
di
quelle
immagini
perdurò
nel
mio
animo
anche
quando
,
presto
,
stimolata
da
quel
sogno
,
la
mia
fredda
memoria
scoperse
altri
particolari
di
quell
'
epoca
.
Il
principale
:
anche
mio
fratello
invidiava
me
perché
io
andavo
a
scuola
.
Ero
sicuro
d
'
essermene
avvisto
,
ma
non
subito
ciò
bastò
ad
infirmare
la
verità
del
sogno
.
Piú
tardi
gli
tolse
ogni
aspetto
di
verità
:
la
gelosia
in
realtà
c
'
era
stata
,
ma
nel
sogno
era
stata
spostata
.
La
seconda
visione
mi
riportò
anch
'
essa
ad
un
'
epoca
recente
,
benché
anteriore
di
molto
a
quella
della
prima
:
una
stanza
della
mia
villa
,
ma
non
so
quale
,
perché
piú
vasta
di
qualunque
altra
che
vi
è
realmente
.
È
strano
che
io
mi
vedevo
chiuso
in
quella
stanza
e
che
subito
ne
seppi
un
particolare
che
dalla
semplice
visione
non
poteva
essere
risultato
:
la
stanza
era
lontana
dal
posto
ove
allora
soggiornavano
mia
madre
e
Catina
.
Ed
un
secondo
:
io
ancora
non
sono
stato
a
scuola
.
La
stanza
era
tutta
bianca
ed
anzi
io
non
vidi
giammai
una
stanza
tanto
bianca
né
tanto
completamente
illuminata
dal
sole
.
Il
sole
di
allora
passava
traverso
le
pareti
?
Esso
era
certamente
già
alto
,
ma
io
mi
trovavo
tuttavia
nel
mio
letto
con
in
mano
una
tazza
da
cui
avevo
sorbito
tutto
il
caffelatte
e
nella
quale
continuavo
a
lavorare
con
un
cucchiaino
traendone
lo
zucchero
.
Ad
un
certo
punto
il
cucchiaio
non
arrivò
piú
a
raccoglierne
altro
ed
allora
io
tentai
di
arrivare
al
fondo
della
tazza
con
la
mia
lingua
.
Ma
non
vi
riuscii
.
Perciò
finii
col
tenere
la
tazza
in
una
mano
e
il
cucchiaio
nell
'
altra
e
stetti
a
guardare
mio
fratello
coricato
nel
letto
accanto
al
mio
come
,
tardivo
,
stava
ancora
sorbendo
il
caffè
col
naso
nella
tazza
.
Quando
levò
finalmente
la
faccia
,
io
la
vidi
tutta
come
si
contrasse
ai
raggi
del
sole
che
la
colpirono
in
pieno
mentre
la
mia
(
Dio
ne
sa
il
perché
)
si
trovava
nell
'
ombra
.
Il
suo
viso
era
pallido
ed
un
poco
imbruttito
da
un
lieve
prognatismo
.
Mi
disse
:
-
Mi
presti
il
tuo
cucchiaio
?
Allora
appena
m
'
avvidi
che
Catina
aveva
dimenticato
di
portargli
il
cucchiaio
.
Subito
e
senz
'
alcuna
esitazione
gli
risposi
:
-
Sí
!
Se
mi
dài
in
compenso
un
poco
del
tuo
zucchero
.
Tenni
in
alto
il
cucchiaio
per
farne
rilevare
il
valore
.
Ma
subito
la
voce
di
Catina
risuonò
nella
stanza
:
-
Vergogna
!
Strozzino
!
Lo
spavento
e
la
vergogna
mi
fecero
ripiombare
nel
presente
.
Avrei
voluto
discutere
con
Catina
,
ma
lei
,
mio
fratello
ed
io
,
come
ero
fatto
allora
,
piccolo
,
innocente
e
strozzino
,
sparimmo
ripiombando
nell
'
abisso
.
Rimpiansi
di
aver
sentita
tanto
forte
quella
vergogna
da
aver
distrutta
l
'
immagine
cui
ero
arrivato
con
tanta
fatica
.
Avrei
fatto
tanto
bene
di
offrire
invece
mitemente
e
gratis
il
cucchiaino
e
non
discutere
quella
mia
mala
azione
ch
'
era
probabilmente
la
prima
che
avessi
commessa
.
Forse
Catina
avrebbe
invocato
l
'
ausilio
di
mia
madre
per
infliggermi
una
punizione
ed
io
finalmente
l
'
avrei
rivista
.
La
vidi
però
pochi
giorni
appresso
o
credetti
di
rivederla
.
Avrei
potuto
intendere
subito
ch
'
era
un
'
illusione
perché
l
'
immagine
di
mia
madre
,
come
l
'
avevo
evocata
,
somigliava
troppo
al
suo
ritratto
che
ho
sul
mio
letto
.
Ma
devo
confessare
che
nell
'
apparizione
mia
madre
si
mosse
come
una
persona
viva
.
Molto
,
molto
sole
,
tanto
da
abbacinare
!
Da
quella
ch
'
io
credevo
la
mia
giovinezza
mi
perveniva
tanto
di
quel
sole
ch
'
era
difficile
dubitare
non
fosse
dessa
.
Il
nostro
tinello
nelle
ore
pomeridiane
.
Mio
padre
è
ritornato
a
casa
e
siede
su
un
sofà
accanto
a
mamma
che
sta
imprimendo
con
certo
inchiostro
indelebile
delle
iniziali
su
molta
biancheria
distribuita
sul
tavolo
a
cui
essa
siede
.
Io
mi
trovo
sotto
il
tavolo
dove
giuoco
con
delle
pallottole
.
M
'
avvicino
sempre
piú
a
mamma
.
Probabilmente
desidero
ch
'
essa
s
'
associ
ai
miei
giuochi
.
A
un
dato
punto
,
per
rizzarmi
in
piedi
fra
di
loro
,
m
'
aggrappo
alla
biancheria
che
pende
dal
tavolo
e
allora
avviene
un
disastro
.
La
boccetta
d
'
inchiostro
mi
capita
sulla
testa
,
bagna
la
mia
faccia
e
le
mie
vesti
,
la
gonna
di
mamma
e
produce
una
lieve
macchia
anche
sui
calzoni
di
papà
.
Mio
padre
alza
una
gamba
per
appiopparmi
un
calcio
...
Ma
io
in
tempo
ero
ritornato
dal
mio
lontano
viaggio
e
mi
trovavo
al
sicuro
qui
,
adulto
,
vecchio
.
Devo
dirlo
!
Per
un
istante
soffersi
della
punizione
minacciatami
e
subito
dopo
mi
dolse
di
non
aver
potuto
assistere
all
'
atto
di
protezione
che
senza
dubbio
sarà
partito
da
mamma
.
Ma
chi
può
arrestare
quelle
immagini
quando
si
mettono
a
fuggire
traverso
quel
tempo
che
giammai
somigliò
tanto
allo
spazio
?
Quest
'
era
il
mio
concetto
finché
credetti
nell
'
autenticità
di
quelle
immagini
!
Ora
,
purtroppo
(
oh
!
quanto
me
ne
dolgo
!
)
non
ci
credo
piú
e
so
che
non
erano
le
immagini
che
correvano
via
,
ma
i
miei
occhi
snebbiati
che
guardavano
di
nuovo
nel
vero
spazio
in
cui
non
c
'
è
posto
per
fantasmi
.
Racconterò
ancora
delle
immagini
di
un
altro
giorno
alle
quali
il
dottore
attribuí
tale
importanza
da
dichiararmi
guarito
.
Nel
mezzo
sonno
cui
m
'
abbandonai
ebbi
un
sogno
dall
'
immobilità
dell
'
incubo
.
Sognai
di
me
stesso
ridivenuto
bambino
e
soltanto
per
vedere
quel
bambino
come
sognava
anche
lui
.
Giaceva
muto
in
preda
ad
una
letizia
che
pervadeva
il
suo
minuto
organismo
.
Gli
pareva
di
aver
finalmente
raggiunto
il
suo
antico
desiderio
.
Eppure
giaceva
là
solo
e
abbandonato
!
Ma
vedeva
e
sentiva
con
quell
'
evidenza
come
si
sa
vedere
e
sentire
nel
sogno
anche
le
cose
lontane
.
Il
bambino
,
giacendo
in
una
stanza
della
mia
villa
,
vedeva
(
Dio
sa
in
quale
modo
)
che
sul
tetto
della
stessa
ci
fosse
una
gabbia
murata
su
basi
solidissime
,
priva
di
porte
e
di
finestre
,
ma
illuminata
di
quanta
luce
può
far
piacere
e
fornita
di
aria
pura
e
profumata
.
Ed
il
bambino
sapeva
che
a
quella
gabbia
egli
solo
avrebbe
saputo
giungere
e
senza
neppur
andare
perché
forse
la
gabbia
sarebbe
venuta
a
lui
.
In
quella
gabbia
non
v
'
era
che
un
solo
mobile
,
una
poltrona
e
su
questa
sedeva
una
donna
formosa
,
costruita
deliziosamente
,
vestita
di
nero
,
bionda
,
dagli
occhi
grandi
e
azzurri
,
le
mani
bianchissime
e
i
piedi
piccoli
in
scarpine
laccate
delle
quali
,
di
sotto
alle
gonne
,
sporgeva
solo
un
lieve
bagliore
.
Devo
dire
che
quella
donna
mi
pareva
una
cosa
sola
col
suo
vestito
nero
e
le
sue
scarpine
di
lacca
.
Tutto
era
lei
!
Ed
il
bambino
sognava
di
possedere
quella
donna
,
ma
nel
modo
piú
strano
:
era
sicuro
cioè
di
poter
mangiarne
dei
pezzettini
al
vertice
e
alla
base
.
Adesso
,
pensandoci
,
sono
stupito
che
il
dottore
che
ha
letto
,
a
quanto
ne
dice
,
con
tanta
attenzione
il
mio
manoscritto
non
abbia
ricordato
il
sogno
ch
'
io
ebbi
prima
di
andar
a
raggiungere
Carla
.
A
me
qualche
tempo
dopo
,
quando
ci
ripensai
,
parve
che
questo
sogno
non
fosse
altro
che
l
'
altro
un
po
'
variato
,
reso
piú
infantile
.
Invece
il
dottore
registrò
accuratamente
tutto
eppoi
mi
domandò
con
aspetto
un
po
'
melenso
:
-
Vostra
madre
era
bionda
e
formosa
?
Fui
stupito
della
domanda
e
risposi
che
anche
mia
nonna
era
stata
tale
.
Ma
per
lui
ero
guarito
,
ben
guarito
.
Spalancai
la
bocca
per
gioirne
con
lui
e
m
'
adattai
a
quanto
doveva
seguire
,
cioè
non
piú
indagini
,
ricerche
,
meditazioni
,
ma
una
vera
e
assidua
rieducazione
.
Da
allora
quelle
sedute
furono
una
vera
tortura
ed
io
le
continuai
solo
perché
m
'
è
sempre
stato
tanto
difficile
di
fermarmi
quando
mi
movo
o
di
mettermi
in
movimento
quando
son
fermo
.
Qualche
volta
,
quando
egli
me
ne
diceva
di
troppo
grosse
,
arrischiavo
qualche
obbiezione
.
Non
era
mica
vero
-
com
'
egli
lo
credeva
-
che
ogni
mia
parola
,
ogni
mio
pensiero
fosse
di
delinquente
.
Egli
allora
faceva
tanto
d
'
occhi
.
Ero
guarito
e
non
volevo
accorgermene
!
Era
una
vera
cecità
questa
:
avevo
appreso
che
avevo
desiderato
di
portar
via
la
moglie
-
mia
madre
!
-
a
mio
padre
e
non
mi
sentivo
guarito
?
Inaudita
ostinazione
la
mia
:
però
il
dottore
ammetteva
che
sarei
guarito
ancora
meglio
quando
fosse
finita
la
mia
rieducazione
in
seguito
alla
quale
mi
sarei
abituato
a
considerare
quelle
cose
(
il
desiderio
di
uccidere
il
padre
e
di
baciare
la
propria
madre
)
come
cose
innocentissime
per
le
quali
non
c
'
era
da
soffrire
di
rimorsi
,
perché
avvenivano
frequentemente
nelle
migliori
famiglie
.
In
fondo
che
cosa
ci
perdevo
?
Egli
un
giorno
mi
disse
ch
'
io
oramai
ero
come
un
convalescente
che
ancora
non
s
'
era
abituato
a
vivere
privo
di
febbre
.
Ebbene
:
avrei
atteso
di
abituarmivi
.
Egli
sentiva
che
non
ero
ancora
ben
suo
ed
oltre
alla
rieducazione
,
di
tempo
in
tempo
,
ritornava
anche
alla
cura
.
Tentava
di
nuovo
i
sogni
,
ma
di
autentici
non
ne
ebbimo
piú
alcuno
.
Seccato
di
tanta
attesa
,
finii
coll
'
inventarne
uno
.
Non
l
'
avrei
fatto
se
avessi
potuto
prevedere
la
difficoltà
di
una
simile
simulazione
.
Non
è
mica
facile
di
balbettare
come
se
ci
si
trovasse
immersi
in
un
mezzo
sogno
,
coprirsi
di
sudore
o
sbiancarsi
,
non
tradirsi
,
eventualmente
diventar
vermigli
dallo
sforzo
e
non
arrossire
:
parlai
come
se
fossi
ritornato
alla
donna
della
gabbia
e
l
'
avessi
indotta
a
porgermi
per
un
buco
improvvisamente
prodottosi
nella
parete
dello
stanzino
un
suo
piede
da
succhiare
e
mangiare
.
Il
sinistro
,
il
sinistro
!
,
mormorai
mettendo
nella
visione
un
particolare
curioso
che
potesse
farla
somigliare
meglio
ai
sogni
precedenti
.
Dimostravo
cosí
anche
di
aver
capito
perfettamente
la
malattia
che
il
dottore
esigeva
da
me
.
Edipo
infantile
era
fatto
proprio
cosí
:
succhiava
il
piede
sinistro
della
madre
per
lasciare
il
destro
al
padre
.
Nel
mio
sforzo
d
'
immaginare
realmente
(
tutt
'
altro
che
una
contraddizione
,
questa
)
ingannai
anche
me
stesso
col
sentire
il
sapore
di
quel
piede
.
Quasi
dovetti
recere
.
Non
solo
il
dottore
ma
anch
'
io
avrei
desiderato
di
esser
visitato
ancora
da
quelle
care
immagini
della
mia
gioventú
,
autentiche
o
meno
,
ma
che
io
non
avevo
avuto
bisogno
di
costruire
.
Visto
che
accanto
al
dottore
non
venivano
piú
,
tentai
di
evocarle
lontano
da
lui
.
Da
solo
ero
esposto
al
pericolo
di
dimenticarle
,
ma
già
io
non
miravo
mica
ad
una
cura
!
Io
volevo
ancora
rose
del
Maggio
in
Dicembre
.
Le
avevo
già
avute
;
perché
non
avrei
potuto
riaverle
?
Anche
nella
solitudine
m
'
annoiai
abbastanza
,
ma
poi
,
invece
delle
immagini
venne
qualche
cosa
che
per
qualche
tempo
le
sostituí
.
Semplicemente
credetti
di
aver
fatta
un
'
importante
scoperta
scientifica
.
Mi
credetti
chiamato
a
completare
tutta
la
teoria
dei
colori
fisiologici
.
I
miei
predecessori
,
Goethe
e
Schopenhauer
,
non
avevano
mai
immaginato
dove
si
potesse
arrivare
maneggiando
abilmente
i
colori
complementari
.
Bisogna
sapere
ch
'
io
passavo
il
mio
tempo
gettato
sul
sofà
di
faccia
alla
finestra
del
mio
studio
donde
vedevo
un
pezzo
di
mare
e
d
'
orizzonte
.
Ora
una
sera
dal
tramonto
colorito
nel
cielo
frastagliato
di
nubi
,
m
'
indugiai
lungamente
ad
ammirare
su
un
lembo
limpido
,
un
colore
magnifico
,
verde
,
puro
e
mite
.
Nel
cielo
c
'
era
anche
molto
color
rosso
ancora
pallido
,
sbiaccato
dai
diretti
,
bianchi
raggi
del
sole
.
Abbacinato
,
dopo
un
certo
intervallo
di
tempo
,
chiusi
gli
occhi
e
si
vide
che
al
verde
era
stata
rivolta
la
mia
attenzione
,
il
mio
affetto
,
perché
sulla
mia
rètina
si
produsse
il
suo
colore
complementare
,
un
rosso
smagliante
che
non
aveva
nulla
da
fare
col
rosso
luminoso
,
ma
pallido
nel
cielo
.
Guardai
,
accarezzai
quel
colore
fabbricato
da
me
.
La
grande
sorpresa
la
ebbi
quando
una
volta
aperti
gli
occhi
,
vidi
quel
rosso
fiammeggiante
invadere
tutto
il
cielo
e
coprire
anche
il
verde
smeraldo
che
per
lungo
tempo
non
ritrovai
piú
.
Ma
io
,
dunque
,
avevo
scoperto
il
modo
di
tingere
la
natura
!
Naturalmente
l
'
esperimento
fu
da
me
ripetuto
piú
volte
.
Il
bello
si
è
che
v
'
era
anche
del
movimento
in
quella
colorazione
.
Quando
riaprivo
gli
occhi
,
il
cielo
non
accettava
subito
il
colore
dalla
mia
rètina
.
V
'
era
anzi
un
istante
di
esitazione
nel
quale
arrivavo
ancora
a
rivedere
il
verde
smeraldo
che
aveva
figliato
quel
rosso
da
cui
sarebbe
stato
distrutto
.
Questo
sorgeva
dal
fondo
,
inaspettato
e
si
dilatava
come
un
incendio
spaventoso
.
Quando
fui
sicuro
dell
'
esattezza
della
mia
osservazione
,
la
portai
al
dottore
nella
speranza
di
ravvivare
con
essa
le
nostre
noiose
sedute
.
Il
dottore
mi
saldò
dicendomi
che
io
avevo
la
rètina
piú
sensibile
causa
la
nicotina
.
Quasi
mi
sarei
lasciato
scappar
detto
che
in
allora
anche
le
immagini
,
che
noi
avevamo
attribuite
a
riproduzioni
di
avvenimenti
della
mia
gioventú
,
potevano
invece
esser
derivate
dall
'
effetto
dello
stesso
veleno
.
Ma
cosí
gli
avrei
rivelato
che
non
ero
guarito
ed
egli
avrebbe
cercato
d
'
indurmi
a
ricominciare
la
cura
da
capo
.
Eppure
quel
bestione
non
sempre
mi
credette
tanto
avvelenato
.
Ciò
viene
provato
anche
dalla
rieducazione
ch
'
egli
tentò
per
guarirmi
da
quella
ch
'
egli
diceva
la
mia
malattia
del
fumo
.
Ecco
le
sue
parole
:
il
fumo
non
mi
faceva
male
e
quando
mi
fossi
convinto
ch
'
era
innocuo
sarebbe
stato
veramente
tale
.
Eppoi
continuava
:
oramai
che
i
rapporti
con
mio
padre
erano
stati
riportati
alla
luce
del
giorno
e
ripresentati
al
mio
giudizio
di
adulto
,
potevo
intendere
che
avevo
assunto
quel
vizio
per
competere
con
mio
padre
e
attribuito
un
effetto
velenoso
al
tabacco
per
il
mio
intimo
sentimento
morale
che
volle
punirmi
della
mia
competizione
con
lui
.
Quel
giorno
lasciai
la
casa
del
dottore
fumando
come
un
turco
.
Si
trattava
di
fare
una
prova
ed
io
mi
vi
prestai
volontieri
.
Per
tutto
il
giorno
fumai
ininterrottamente
.
Seguí
poi
una
notte
del
tutto
insonne
.
La
mia
bronchite
cronica
aveva
rifiorito
e
di
quella
non
c
'
era
dubbio
perché
era
facile
scoprirne
le
conseguenze
nella
sputacchiera
.
Il
giorno
appresso
raccontai
al
dottore
di
aver
fumato
molto
e
che
ora
non
me
ne
importava
piú
.
Il
dottore
mi
guardò
sorridendo
e
io
indovinai
che
il
petto
gli
si
gonfiava
dall
'
orgoglio
.
Con
calma
riprese
la
mia
rieducazione
!
Procedeva
con
la
sicurezza
di
veder
fiorire
ogni
zolla
su
cui
poneva
il
piede
.
Di
quella
rieducazione
ricordo
pochissimo
.
Io
la
subii
e
quando
uscivo
da
quella
stanza
mi
scotevo
come
un
cane
ch
'
esce
dall
'
acqua
ed
anch
'
io
restavo
umido
,
ma
non
bagnato
.
Ricordo
però
con
indignazione
che
il
mio
educatore
asseriva
che
il
dottor
Coprosich
avesse
avuto
ragione
di
dirigermi
le
parole
che
avevano
provocato
tanto
mio
risentimento
.
Ma
allora
io
avrei
meritato
anche
lo
schiaffo
che
mio
padre
volle
darmi
morendo
?
Non
so
se
egli
abbia
detto
anche
questo
.
So
invece
con
certezza
ch
'
egli
asseriva
ch
'
io
avessi
odiato
anche
il
vecchio
Malfenti
che
avevo
messo
al
posto
di
mio
padre
.
Tanti
a
questo
mondo
credono
di
non
saper
vivere
senza
un
dato
affetto
;
io
,
invece
,
secondo
lui
,
perdevo
l
'
equilibrio
se
mi
mancava
un
dato
odio
.
Ne
sposai
una
o
l
'
altra
delle
figliuole
ed
era
indifferente
quale
perché
si
trattava
di
mettere
il
loro
padre
ad
un
posto
dove
il
mio
odio
potesse
raggiungerlo
.
Eppoi
sfregiai
la
casa
che
avevo
fatta
mia
come
meglio
seppi
.
Tradii
mia
moglie
ed
è
evidente
che
se
mi
fosse
riuscito
avrei
sedotta
Ada
ed
anche
Alberta
.
Naturalmente
io
non
penso
di
negare
questo
ed
anzi
mi
fece
da
ridere
quando
dicendomelo
il
dottore
assunse
l
'
aspetto
di
Cristoforo
Colombo
allorché
raggiunge
l
'
America
.
Credo
però
ch
'
egli
sia
il
solo
a
questo
mondo
il
quale
sentendo
che
volevo
andare
a
letto
con
due
bellissime
donne
si
domanda
:
vediamo
perché
costui
vuole
andare
a
letto
con
esse
.
Mi
fu
anche
piú
difficile
di
sopportare
quello
ch
'
egli
credette
di
poter
dire
dei
miei
rapporti
con
Guido
.
Dal
mio
stesso
racconto
egli
aveva
appreso
dell
'
antipatia
che
aveva
accompagnato
l
'
inizio
della
mia
relazione
con
lui
.
Tale
antipatia
non
cessò
mai
secondo
lui
e
Ada
avrebbe
avuto
ragione
di
vederne
l
'
ultima
manifestazione
nella
mia
assenza
dal
suo
funerale
.
Non
ricordò
ch
'
io
ero
allora
intento
nella
mia
opera
d
'
amore
di
salvare
il
patrimonio
di
Ada
,
né
io
mi
degnai
di
ricordarglielo
.
Pare
che
il
dottore
a
proposito
di
Guido
abbia
fatte
anche
delle
indagini
.
Egli
asserisce
che
,
scelto
da
Ada
,
egli
non
poteva
essere
quale
io
lo
descrissi
.
Scoperse
che
un
grandioso
deposito
di
legnami
,
vicinissimo
alla
casa
dove
noi
pratichiamo
la
psico
-
analisi
,
era
appartenuto
alla
ditta
Guido
Speier
e
C
.
Perché
non
ne
avevo
io
parlato
?
Se
ne
avessi
parlato
sarebbe
stata
una
nuova
difficoltà
nella
mia
esposizione
già
tanto
difficile
.
Quest
'
eliminazione
non
è
che
la
prova
che
una
confessione
fatta
da
me
in
italiano
non
poteva
essere
né
completa
né
sincera
.
In
un
deposito
di
legnami
ci
sono
varietà
enormi
di
qualità
che
noi
a
Trieste
appelliamo
con
termini
barbari
presi
dal
dialetto
,
dal
croato
,
dal
tedesco
e
qualche
volta
persino
dal
francese
(
zapin
p.e.
e
non
equivale
mica
a
sapin
)
.
Chi
m
'
avrebbe
fornito
il
vero
vocabolario
?
Vecchio
come
sono
avrei
dovuto
prendere
un
impiego
da
un
commerciante
in
legnami
toscano
?
Del
resto
il
deposito
legnami
della
ditta
Guido
Speier
e
C
.
non
diede
che
delle
perdite
.
Eppoi
non
avevo
da
parlarne
perché
rimase
sempre
inerte
,
salvo
quando
intervennero
i
ladri
e
fecero
volare
quel
legname
dai
nomi
barbari
,
come
se
fosse
stato
destinato
a
costruire
dei
tavolini
per
esperimenti
spiritistici
.
Io
proposi
al
dottore
di
prendere
delle
informazioni
su
Guido
da
mia
moglie
,
da
Carmen
oppure
da
Luciano
ch
'
è
un
grande
commerciante
noto
a
tutti
.
A
mio
sapere
egli
non
s
'
indirizzò
a
nessuno
di
costoro
e
devo
credere
che
se
ne
astenne
per
la
paura
di
veder
precipitare
per
quelle
informazioni
tutto
il
suo
edificio
di
accuse
e
di
sospetti
.
Chissà
perché
si
sia
preso
di
tale
odio
per
me
?
Anche
lui
dev
'
essere
un
istericone
che
per
aver
desiderata
invano
sua
madre
se
ne
vendica
su
chi
non
c
'
entra
affatto
.
Finí
che
mi
sentii
molto
stanco
di
quella
lotta
che
dovevo
sostenere
col
dottore
ch
'
io
pagavo
.
Credo
che
anche
quei
sogni
non
m
'
abbiano
fatto
bene
,
eppoi
la
libertà
di
fumare
quanto
volevo
finí
con
l
'
abbattermi
del
tutto
.
Ebbi
una
buona
idea
:
andai
dal
dottor
Paoli
.
Non
l
'
avevo
visto
da
molti
anni
.
Era
un
po
'
incanutito
,
ma
la
sua
figura
di
granatiere
non
era
ancora
troppo
arrotondata
dall
'
età
,
né
piegata
.
Guardava
sempre
le
cose
con
un
'
occhiata
che
pareva
una
carezza
.
Quella
volta
scopersi
perché
mi
sembrasse
cosí
.
Evidentemente
a
lui
fa
piacere
di
guardare
e
guarda
le
belle
e
le
brutte
cose
con
la
compiacenza
con
cui
altri
accarezza
.
Ero
salito
da
lui
col
proposito
di
domandargli
se
credeva
dovessi
continuare
la
psico
-
analisi
.
Ma
quando
mi
trovai
dinanzi
a
quel
suo
occhio
,
freddamente
indagatore
,
non
ne
ebbi
il
coraggio
.
Forse
mi
rendevo
ridicolo
raccontando
che
alla
mia
età
m
'
ero
lasciato
prendere
ad
una
ciarlataneria
simile
.
Mi
spiacque
di
dover
tacere
,
perché
se
il
Paoli
m
'
avesse
proibita
la
psico
-
analisi
,
la
mia
posizione
sarebbe
stata
semplificata
di
molto
,
ma
mi
sarebbe
spiaciuto
troppo
di
vedermi
troppo
a
lungo
carezzato
da
quel
suo
grande
occhio
.
Gli
raccontai
delle
mie
insonnie
,
della
mia
bronchite
cronica
,
di
un
'
espulsione
alle
guancie
che
allora
mi
tormentava
,
di
certi
dolori
lancinanti
alle
gambe
e
infine
di
strane
mie
smemoratezze
.
Il
Paoli
analizzò
la
mia
orina
in
mia
presenza
.
Il
miscuglio
si
colorí
in
nero
e
il
Paoli
si
fece
pensieroso
.
Ecco
finalmente
una
vera
analisi
e
non
piú
una
psico
analisi
.
Mi
ricordai
con
simpatia
e
commozione
del
mio
passato
lontano
di
chimico
e
di
analisi
vere
:
io
,
un
tubetto
e
un
reagente
!
L
'
altro
,
l
'
analizzato
,
dorme
finché
il
reagente
imperiosamente
non
lo
desti
.
La
resistenza
nel
tubetto
non
c
'
è
o
cede
alla
minima
elevazione
della
temperatura
e
la
simulazione
manca
del
tutto
.
In
quel
tubetto
non
avveniva
nulla
che
potesse
ricordare
il
mio
comportamento
quando
per
far
piacere
al
dottor
S
.
inventavo
nuovi
particolari
della
mia
infanzia
che
dovevano
confermare
la
diagnosi
di
Sofocle
.
Qui
,
invece
,
tutto
era
verità
.
La
cosa
da
analizzarsi
era
imprigionata
nel
provino
e
,
sempre
uguale
a
se
stessa
,
aspettava
il
reagente
.
Quand
'
esso
arrivava
essa
diceva
sempre
la
stessa
parola
.
Nella
psico
analisi
non
si
ripetono
mai
né
le
stesse
immagini
né
le
stesse
parole
.
Bisognerebbe
chiamarla
altrimenti
.
Chiamiamola
l
'
avventura
psichica
.
Proprio
cosí
:
quando
s
'
inizia
una
simile
analisi
è
come
se
ci
si
recasse
in
un
bosco
non
sapendo
se
c
'
imbatteremo
in
un
brigante
o
in
un
amico
.
E
non
lo
si
sa
neppure
quando
l
'
avventura
è
passata
.
In
questo
la
psico
-
analisi
ricorda
lo
spiritismo
.
Ma
il
Paoli
non
credeva
che
si
trattasse
di
zucchero
.
Voleva
rivedermi
il
giorno
appresso
dopo
di
aver
analizzato
quel
liquido
per
polarizzazione
.
Io
,
intanto
,
me
ne
andai
glorioso
,
carico
di
diabete
.
Fui
in
procinto
di
andare
dal
dottor
S
.
a
domandargli
com
'
egli
avrebbe
ora
analizzato
nel
mio
seno
le
cause
di
tale
malattia
per
annullarle
.
Ma
di
quell
'
individuo
ne
avevo
avuto
abbastanza
e
non
volevo
rivederlo
neppure
per
deriderlo
.
Devo
confessare
che
il
diabete
fu
per
me
una
grande
dolcezza
.
Ne
parlai
ad
Augusta
ch
'
ebbe
subito
le
lacrime
agli
occhi
:
-
Hai
parlato
tanto
di
malattie
in
tutta
la
tua
vita
,
che
dovevi
pur
finire
coll
'
averne
una
!
-
disse
;
poi
cercò
di
consolarmi
.
Io
amavo
la
mia
malattia
.
Ricordai
con
simpatia
il
povero
Copler
che
preferiva
la
malattia
reale
all
'
immaginaria
.
Ero
oramai
d
'
accordo
con
lui
.
La
malattia
reale
era
tanto
semplice
:
bastava
lasciarla
fare
.
Infatti
,
quando
lessi
in
un
libro
di
medicina
la
descrizione
della
mia
dolce
malattia
,
vi
scopersi
come
un
programma
di
vita
(
non
di
morte
!
)
nei
varii
suoi
stadii
.
Addio
propositi
:
finalmente
ne
ero
libero
.
Tutto
avrebbe
seguito
la
sua
via
senz
'
alcun
mio
intervento
.
Scopersi
anche
che
la
mia
malattia
era
sempre
o
quasi
sempre
molto
dolce
.
Il
malato
mangia
e
beve
molto
e
di
grandi
sofferenze
non
ci
sono
se
si
bada
di
evitare
i
bubboni
.
Poi
si
muore
in
un
dolcissimo
coma
.
Poco
dopo
il
Paoli
mi
chiamò
al
telefono
.
Mi
comunicò
che
non
v
'
era
traccia
di
zucchero
.
Andai
da
lui
il
giorno
appresso
e
mi
prescrisse
una
dieta
che
non
seguii
che
per
pochi
giorni
e
un
intruglio
che
descrisse
in
una
ricetta
illeggibile
e
che
mi
fece
bene
per
un
mese
intero
.
-
Il
diabete
le
ha
fatto
molta
paura
?
-
mi
domandò
sorridendo
.
Protestai
,
ma
non
gli
dissi
che
ora
che
il
diabete
m
'
aveva
abbandonato
mi
sentivo
molto
solo
.
Non
m
'
avrebbe
creduto
.
In
quel
torno
di
tempo
mi
capitò
in
mano
la
celebre
opera
del
dottor
Beard
sulla
nevrastenia
.
Seguii
il
suo
consiglio
e
cambiai
di
medicina
ogni
otto
giorni
con
le
sue
ricette
che
copiai
con
scrittura
chiara
.
Per
alcuni
mesi
la
cura
mi
parve
buona
.
Neppure
il
Copler
aveva
avuto
in
vita
sua
tale
abbondante
consolazione
di
medicinali
come
io
allora
.
Poi
passò
anche
quella
fede
,
ma
intanto
io
avevo
rimandato
di
giorno
in
giorno
il
mio
ritorno
alla
psico
-
analisi
.
M
'
imbattei
poi
nel
dottor
S
.
Mi
domandò
se
avevo
deciso
di
lasciare
la
cura
.
Fu
però
molto
cortese
,
molto
piú
che
non
quando
mi
teneva
in
mano
sua
.
Evidentemente
voleva
riprendermi
.
Io
gli
dissi
che
avevo
degli
affari
urgenti
,
delle
quistioni
di
famiglia
che
mi
occupavano
e
preoccupavano
e
che
non
appena
mi
fossi
trovato
in
quiete
sarei
ritornato
da
lui
.
Avrei
voluto
pregarlo
di
restituirmi
il
mio
manoscritto
,
ma
non
osai
;
sarebbe
equivaluto
a
confessargli
che
della
cura
non
volevo
piú
saperne
.
Riservai
un
tentativo
simile
ad
altra
epoca
quand
'
egli
si
sarebbe
accorto
che
alla
cura
non
ci
pensavo
piú
e
vi
si
fosse
rassegnato
.
Prima
di
lasciarmi
egli
mi
disse
alcune
parole
intese
a
riprendermi
:
-
Se
lei
esamina
il
suo
animo
,
lo
troverà
mutato
.
Vedrà
che
ritornerà
subito
a
me
solo
che
s
'
accorga
come
io
seppi
in
un
tempo
relativamente
breve
avvicinarla
alla
salute
.
Ma
io
,
in
verità
,
credo
che
col
suo
aiuto
,
a
forza
di
studiare
l
'
animo
mio
,
vi
abbia
cacciato
dentro
delle
nuove
malattie
.
Sono
intento
a
guarire
della
sua
cura
.
Evito
i
sogni
ed
i
ricordi
.
Per
essi
la
mia
povera
testa
si
è
trasformata
in
modo
da
non
saper
sentirsi
sicura
sul
collo
.
Ho
delle
distrazioni
spaventose
.
Parlo
con
la
gente
e
mentre
dico
una
cosa
tento
involontariamente
di
ricordarne
un
'
altra
che
poco
prima
dissi
o
feci
e
che
non
ricordo
piú
o
anche
un
mio
pensiero
che
mi
pare
di
un
'
importanza
enorme
,
di
quell
'
importanza
che
mio
padre
attribuí
a
quei
pensieri
ch
'
ebbe
poco
prima
di
morire
e
che
pur
lui
non
seppe
ricordare
.
Se
non
voglio
finire
al
manicomio
,
via
con
questi
giocattoli
.
15
Maggio
1915
Passammo
due
giorni
di
festa
a
Lucinico
nella
nostra
villa
.
Mio
figlio
Alfio
deve
rimettersi
di
un
'
influenza
e
resterà
nella
villa
con
la
sorella
per
qualche
settimana
.
Noi
ritorneremo
qui
per
le
Pentecoste
.
Sono
riuscito
finalmente
di
ritornare
alle
mie
dolci
abitudini
,
e
a
cessar
di
fumare
.
Sto
già
molto
meglio
dacché
ho
saputo
eliminare
la
libertà
che
quello
sciocco
di
un
dottore
aveva
voluto
concedermi
.
Oggi
che
siamo
alla
metà
del
mese
sono
rimasto
colpito
della
difficoltà
che
offre
il
nostro
calendario
ad
una
regolare
e
ordinata
risoluzione
.
Nessun
mese
è
uguale
all
'
altro
.
Per
rilevare
meglio
la
propria
risoluzione
si
vorrebbe
finire
di
fumare
insieme
a
qualche
cosa
d
'
altro
,
il
mese
p.e.
Ma
salvo
il
Luglio
e
Agosto
e
il
Dicembre
e
il
Gennaio
non
vi
sono
altri
mesi
che
si
susseguano
e
facciano
il
paio
in
quanto
a
quantità
di
giorni
.
Un
vero
disordine
nel
tempo
!
Per
raccogliermi
meglio
passai
il
pomeriggio
del
secondo
giorno
solitario
alle
rive
dell
'
Isonzo
.
Non
c
'
è
miglior
raccoglimento
che
star
a
guardare
un
'
acqua
corrente
.
Si
sta
fermi
e
l
'
acqua
corrente
fornisce
lo
svago
che
occorre
perché
non
è
uguale
a
se
stessa
nel
colore
e
nel
disegno
neppure
per
un
attimo
.
Era
una
giornata
strana
.
Certamente
in
alto
soffiava
un
forte
vento
perché
le
nubi
vi
mutavano
continuamente
di
forma
,
ma
giú
l
'
atmosfera
non
si
moveva
.
Avveniva
che
di
tempo
in
tempo
,
traverso
le
nubi
in
movimento
,
il
sole
già
caldo
trovasse
il
pertugio
per
inondare
dei
suoi
raggi
questo
o
quel
tratto
di
collina
o
una
cima
di
montagna
,
dando
risalto
al
verde
dolce
del
Maggio
in
mezzo
all
'
ombra
che
copriva
tutto
il
paesaggio
.
La
temperatura
era
mite
ed
anche
quella
fuga
di
nubi
nel
cielo
,
aveva
qualche
cosa
di
primaverile
.
Non
v
'
era
dubbio
:
il
tempo
stava
risanando
!
Fu
un
vero
raccoglimento
il
mio
,
uno
di
quegl
'
istanti
rari
che
l
'
avara
vita
concede
,
di
vera
grande
oggettività
in
cui
si
cessa
finalmente
di
credersi
e
sentirsi
vittima
.
In
mezzo
a
quel
verde
rilevato
tanto
deliziosamente
da
quegli
sprazzi
di
sole
,
seppi
sorridere
alla
mia
vita
ed
anche
alla
mia
malattia
.
La
donna
vi
ebbe
un
'
importanza
enorme
.
Magari
a
pezzi
,
i
suoi
piedini
,
la
sua
cintura
,
la
sua
bocca
,
riempirono
i
miei
giorni
.
E
rivedendo
la
mia
vita
e
anche
la
mia
malattia
le
amai
,
le
intesi
!
Com
'
era
stata
piú
bella
la
mia
vita
che
non
quella
dei
cosidetti
sani
,
coloro
che
picchiavano
o
avrebbero
voluto
picchiare
la
loro
donna
ogni
giorno
salvo
in
certi
momenti
.
Io
,
invece
,
ero
stato
accompagnato
sempre
dall
'
amore
.
Quando
non
avevo
pensato
alla
mia
donna
,
vi
avevo
pensato
ancora
per
farmi
perdonare
che
pensavo
anche
alle
altre
.
Gli
altri
abbandonavano
la
donna
delusi
e
disperando
della
vita
.
Da
me
la
vita
non
fu
mai
privata
del
desiderio
e
l
'
illusione
rinacque
subito
intera
dopo
ogni
naufragio
,
nel
sogno
di
membra
,
di
voci
,
di
atteggiamenti
piú
perfetti
.
In
quel
momento
ricordai
che
fra
le
tante
bugie
che
avevo
propinate
a
quel
profondo
osservatore
ch
'
era
il
dottor
S
.
,
c
'
era
anche
quella
ch
'
io
non
avessi
piú
tradita
mia
moglie
dopo
la
partenza
di
Ada
.
Anche
su
questa
bugia
egli
fabbricò
le
sue
teorie
.
Ma
là
,
alla
riva
di
quel
fiume
,
improvvisamente
,
con
spavento
,
ricordai
ch
'
era
vero
che
da
qualche
giorno
,
forse
dacché
avevo
abbandonata
la
cura
,
io
non
avevo
ricercata
la
compagnia
di
altre
donne
.
Che
fossi
stato
guarito
come
il
dottor
S
.
pretende
?
Vecchio
come
sono
,
da
un
pezzo
le
donne
non
mi
guardano
piú
.
Se
io
cesso
dal
guardare
loro
,
ecco
che
ogni
relazione
fra
di
noi
è
tagliata
.
Se
un
dubbio
simile
mi
fosse
capitato
a
Trieste
,
avrei
saputo
solverlo
subito
.
Qui
era
alquanto
piú
difficile
.
Pochi
giorni
prima
avevo
avuto
in
mano
il
libro
di
memorie
del
Da
Ponte
,
l
'
avventuriere
contemporaneo
del
Casanova
.
Anche
lui
era
passato
certamente
per
Lucinico
ed
io
sognai
d
'
imbattermi
in
quelle
sue
dame
incipriate
dalle
membra
celate
dalla
crinolina
.
Dio
mio
!
Come
facevano
quelle
donne
ad
arrendersi
cosí
presto
e
tanto
di
frequente
essendo
difese
da
tutti
quegli
stracci
?
Mi
parve
che
il
ricordo
della
crinolina
,
ad
onta
della
cura
,
fosse
abbastanza
eccitante
.
Ma
il
mio
era
un
desiderio
alquanto
fatturato
e
non
bastò
a
rassicurarmi
.
L
'
esperienza
che
cercavo
l
'
ebbi
poco
dopo
e
fu
sufficiente
per
rassicurarmi
,
ma
non
mi
costò
poco
.
Per
averla
,
turbai
e
guastai
la
relazione
piú
pura
che
avessi
avuta
nella
mia
vita
.
M
'
imbattei
in
Teresina
,
la
figlia
anziana
del
colono
di
una
tenuta
situata
accanto
alla
mia
villa
.
Il
padre
,
da
due
anni
,
era
rimasto
vedovo
e
la
sua
numerosa
figliuolanza
aveva
ritrovata
la
madre
in
Teresina
,
una
robusta
fanciulla
che
si
levava
di
mattina
per
lavorare
,
e
cessava
il
lavoro
per
coricarsi
e
raccogliersi
per
poter
riprendere
il
lavoro
.
Quel
giorno
essa
guidava
l
'
asinello
di
solito
affidato
alle
cure
del
fratellino
e
camminava
accanto
al
carretto
carico
di
erba
fresca
,
perché
il
non
grande
animale
non
avrebbe
saputo
portare
su
per
l
'
erta
lieve
anche
il
peso
della
fanciulla
.
L
'
anno
prima
Teresina
m
'
era
sembrata
tuttavia
una
bimba
e
non
avevo
avuta
per
lei
che
una
simpatia
sorridente
e
paterna
.
Ma
anche
il
giorno
prima
,
quando
l
'
avevo
rivista
per
la
prima
volta
,
ad
onta
che
l
'
avessi
ritrovata
cresciuta
,
la
bruna
faccina
divenuta
piú
seria
,
le
esili
spalle
allargate
sopra
il
seno
che
andava
arcuandosi
nello
sviluppo
parco
del
piccolo
corpo
affaticato
,
avevo
continuato
a
vederla
una
bimba
immatura
di
cui
non
potevo
amare
che
la
straordinaria
attività
e
l
'
istinto
materno
di
cui
fruivano
i
fratellini
.
Se
non
ci
fosse
stata
quella
maledetta
cura
e
la
necessità
di
verificare
subito
in
quale
stato
si
trovasse
la
mia
malattia
,
anche
quella
volta
avrei
potuto
lasciare
Lucinico
senz
'
aver
turbata
tanta
innocenza
.
Essa
non
aveva
la
crinolina
.
E
la
faccina
pienotta
e
sorridente
non
conosceva
la
cipria
.
Aveva
i
piedi
nudi
e
faceva
vedere
nuda
anche
metà
della
gamba
.
La
faccina
e
i
piedini
e
la
gamba
non
seppero
accendermi
.
La
faccia
e
le
membra
che
Teresina
lasciava
vedere
erano
dello
stesso
colore
;
all
'
aria
appartenevano
tutte
e
non
c
'
era
niente
di
male
che
all
'
aria
fossero
abbandonate
.
Forse
perciò
non
riuscivano
ad
accendermi
.
Ma
al
sentirmi
tanto
freddo
mi
spaventai
.
Che
dopo
la
cura
mi
fosse
occorsa
la
crinolina
?
Cominciai
coll
'
accarezzare
l
'
asinello
cui
avevo
procurato
un
po
'
di
riposo
.
Poi
tentai
di
ritornare
a
Teresina
e
le
misi
in
mano
niente
meno
che
dieci
corone
.
Era
il
primo
attentato
!
L
'
anno
prima
,
a
lei
e
ai
suoi
fratellini
,
per
esprimere
loro
il
mio
affetto
paterno
,
avevo
messo
nelle
manine
solo
dei
centesimi
.
Ma
si
sa
che
l
'
affetto
paterno
è
altra
cosa
.
Teresina
fu
stupita
del
ricco
dono
.
Accuratamente
sollevò
il
suo
gonnellino
per
riporre
in
non
so
che
tasca
celata
il
prezioso
pezzo
di
carta
.
Cosí
vidi
un
ulteriore
pezzo
di
gamba
,
ma
anch
'
esso
sempre
bruno
e
casto
.
Ritornai
all
'
asinello
e
gli
diedi
un
bacio
sulla
testa
.
La
mia
affettuosità
provocò
la
sua
.
Allungò
il
muso
ed
emise
il
suo
grande
grido
d
'
amore
che
io
ascoltai
sempre
con
rispetto
.
Come
varca
le
distanze
e
com
'
è
significante
con
quel
primo
grido
che
invoca
e
si
ripete
,
attenuandosi
poi
e
terminando
in
un
pianto
disperato
.
Ma
sentito
cosí
da
vicino
,
mi
fece
dolere
il
timpano
.
Teresina
rideva
e
il
suo
riso
m
'
incoraggiò
.
Ritornai
a
lei
e
subito
l
'
afferrai
per
l
'
avambraccio
sul
quale
salii
con
la
mano
,
lento
,
verso
la
spalluccia
,
studiando
le
mie
sensazioni
.
Grazie
al
cielo
non
ero
guarito
ancora
!
Avevo
cessata
la
cura
in
tempo
.
Ma
Teresina
con
una
legnata
fece
procedere
l
'
asino
per
seguirlo
e
lasciarmi
.
Ridendo
di
cuore
perché
io
restavo
lieto
anche
se
la
villanella
non
voleva
saperne
di
me
,
le
dissi
:
-
Hai
lo
sposo
?
Dovresti
averlo
.
E
peccato
tu
non
l
'
abbia
già
!
Sempre
allontanandosi
da
me
,
essa
mi
disse
:
-
Se
ne
prendo
uno
,
sarà
certamente
piú
giovine
di
lei
!
La
mia
letizia
non
s
'
offuscò
per
questo
.
Avrei
voluto
dare
una
lezioncina
a
Teresina
e
cercai
di
ricordarmi
come
da
Boccaccio
Maestro
Alberto
da
Bologna
onestamente
fa
vergognare
una
donna
la
quale
lui
d
'
esser
di
lei
innamorato
voleva
far
vergognare
.
Ma
il
ragionamento
di
Maestro
Alberto
non
ebbe
il
suo
effetto
perché
Madonna
Malgherida
de
'
Ghisolieri
gli
disse
:
Il
vostro
amor
m
'
è
caro
sí
come
di
savio
e
valente
uomo
esser
dee
;
e
per
ciò
,
salva
la
mia
onestà
,
come
a
cosa
vostra
ogni
vostro
piacere
imponete
sicuramente
.
Tentai
di
fare
di
meglio
:
-
Quando
ti
dedicherai
ai
vecchi
,
Teresina
?
-
gridai
per
essere
inteso
da
lei
che
m
'
era
già
lontana
.
-
Quando
sarò
vecchia
anch
'
io
,
-
urlò
essa
ridendo
di
gusto
e
senza
fermarsi
.
-
Ma
allora
i
vecchi
non
vorranno
piú
saperne
di
te
.
Ascoltami
!
Io
li
conosco
!
Urlavo
,
compiacendomi
del
mio
spirito
che
veniva
direttamente
dal
mio
sesso
.
In
quel
momento
,
in
qualche
punto
del
cielo
le
nubi
s
'
apersero
e
lasciarono
passare
dei
raggi
di
sole
che
andarono
a
raggiungere
Teresina
che
oramai
era
lontana
da
me
di
una
quarantina
di
metri
e
di
me
piú
in
alto
di
una
decina
o
piú
.
Era
bruna
,
piccola
,
ma
luminosa
!
Il
sole
non
illuminò
me
!
Quando
si
è
vecchi
si
resta
all
'
ombra
anche
avendo
dello
spirito
.
26
Giugno
1915
La
guerra
m
'
ha
raggiunto
!
Io
che
stavo
a
sentire
le
storie
di
guerra
come
se
si
fosse
trattato
di
una
guerra
di
altri
tempi
di
cui
era
divertente
parlare
,
ma
sarebbe
stato
sciocco
di
preoccuparsi
,
ecco
che
vi
capitai
in
mezzo
stupefatto
e
nello
stesso
tempo
stupito
di
non
essermi
accorto
prima
che
dovevo
esservi
prima
o
poi
coinvolto
.
Io
avevo
vissuto
in
piena
calma
in
un
fabbricato
di
cui
il
pianoterra
bruciava
e
non
avevo
previsto
che
prima
o
poi
tutto
il
fabbricato
con
me
si
sarebbe
sprofondato
nelle
fiamme
.
La
guerra
mi
prese
,
mi
squassò
come
un
cencio
,
mi
privò
in
una
sola
volta
di
tutta
la
mia
famiglia
ed
anche
del
mio
amministratore
.
Da
un
giorno
all
'
altro
io
fui
un
uomo
del
tutto
nuovo
,
anzi
,
per
essere
piú
esatto
,
tutte
le
mie
ventiquattr
'
ore
furono
nuove
del
tutto
.
Da
ieri
sono
un
po
'
piú
calmo
perché
finalmente
,
dopo
l
'
attesa
di
un
mese
,
ebbi
le
prime
notizie
della
mia
famiglia
.
Si
trova
sana
e
salva
a
Torino
mentre
io
già
avevo
perduta
ogni
speranza
di
rivederla
.
Devo
passare
la
giornata
intera
nel
mio
ufficio
.
Non
vi
ho
niente
da
fare
,
ma
gli
Olivi
,
quali
cittadini
italiani
,
hanno
dovuto
partire
e
tutti
i
miei
pochi
migliori
impiegati
sono
andati
a
battersi
di
qua
o
di
là
e
perciò
devo
restare
al
mio
posto
quale
sorvegliante
.
Alla
sera
vado
a
casa
carico
delle
grosse
chiavi
del
magazzino
.
Oggi
che
mi
sento
tanto
piú
calmo
,
portai
con
me
in
ufficio
questo
manoscritto
che
potrebbe
farmi
passar
meglio
il
lungo
tempo
.
Infatti
esso
mi
procurò
un
quarto
d
'
ora
meraviglioso
in
cui
appresi
che
ci
fu
a
questo
mondo
un
'
epoca
di
tanta
quiete
e
silenzio
da
permettere
di
occuparsi
di
giocattoletti
simili
.
Sarebbe
anche
bello
che
qualcuno
m
'
invitasse
sul
serio
di
piombare
in
uno
stato
di
mezza
coscienza
tale
da
poter
rivivere
anche
soltanto
un
'
ora
della
mia
vita
precedente
.
Gli
riderei
in
faccia
.
Come
si
può
abbandonare
un
presente
simile
per
andare
alla
ricerca
di
cose
di
nessun
'
importanza
?
A
me
pare
che
soltanto
ora
sono
staccato
definitivamente
dalla
mia
salute
e
dalla
mia
malattia
.
Cammino
per
le
vie
della
nostra
misera
città
,
sentendo
di
essere
un
privilegiato
che
non
va
alla
guerra
e
che
trova
ogni
giorno
quello
che
gli
occorre
per
mangiare
.
In
confronto
a
tutti
mi
sento
tanto
felice
-
specie
dacché
ebbi
notizie
dei
miei
-
che
mi
sembrerebbe
di
provocare
l
'
ira
degli
dei
se
stessi
anche
perfettamente
bene
.
La
guerra
ed
io
ci
siamo
incontrati
in
un
modo
violento
,
ma
che
adesso
mi
pare
un
poco
buffo
.
Augusta
ed
io
eravamo
ritornati
a
Lucinico
a
passarvi
le
Pentecoste
insieme
ai
figliuoli
.
Il
23
di
Maggio
io
mi
levai
in
buon
'
ora
.
Dovevo
prendere
il
sale
di
Carlsbad
e
fare
anche
una
passeggiata
prima
del
caffè
.
Fu
durante
questa
cura
a
Lucinico
che
m
'
accorsi
che
il
cuore
,
quando
si
è
a
digiuno
,
attende
piú
attivamente
ad
altre
riparazioni
irraggiando
su
tutto
l
'
organismo
un
grande
benessere
.
La
mia
teoria
doveva
perfezionarsi
quel
giorno
stesso
in
cui
mi
si
costrinse
di
soffrire
la
fame
che
mi
fece
tanto
bene
.
Augusta
,
per
salutarmi
,
levò
la
testa
tutta
bianca
dal
guanciale
e
mi
ricordò
che
avevo
promesso
a
mia
figlia
di
procurarle
delle
rose
.
Il
nostro
unico
rosaio
era
appassito
e
bisognava
perciò
provvedere
.
Mia
figlia
s
'
è
fatta
una
bella
fanciulla
e
somiglia
ad
Ada
.
Da
un
momento
all
'
altro
,
con
essa
avevo
dimenticato
il
fare
dell
'
educatore
burbero
ed
ero
passato
a
quello
del
cavaliere
che
rispetta
la
femminilità
anche
nella
propria
figliuola
.
Subito
essa
s
'
accorse
del
suo
potere
e
con
grande
divertimento
mio
e
d
'
Augusta
ne
abusò
.
Voleva
delle
rose
e
bisognava
procurargliene
.
Mi
proposi
di
camminare
per
un
due
orette
.
Faceva
un
bel
sole
e
visto
che
il
mio
proposito
era
di
camminare
sempre
e
di
non
arrestarmi
finché
non
ero
ritornato
a
casa
,
non
presi
meco
neppure
la
giubba
e
il
cappello
.
Per
fortuna
ricordai
che
avrei
dovuto
pagare
le
rose
e
non
lasciai
perciò
a
casa
insieme
alla
giubba
anche
il
portafoglio
.
Prima
di
tutto
mi
recai
alla
campagna
vicina
,
dal
padre
di
Teresina
,
per
pregarlo
di
tagliare
le
rose
che
sarei
venuto
a
prendere
al
mio
ritorno
.
Entrai
nel
grande
cortile
cinto
da
un
muro
alquanto
rovinato
e
non
vi
trovai
nessuno
.
Urlai
il
nome
di
Teresina
.
Uscí
dalla
casa
il
piú
piccolo
dei
bambini
che
allora
avrà
avuto
sei
anni
.
Posi
nella
sua
manina
qualche
centesimo
ed
egli
mi
raccontò
che
tutta
la
famigliuola
di
buon
'
ora
s
'
era
recata
al
di
là
dell
'
Isonzo
,
per
una
giornata
di
lavoro
,
su
un
suo
campo
di
patate
di
cui
la
terra
aveva
bisogno
di
essere
rassodata
.
Ciò
non
mi
spiaceva
.
Io
conoscevo
quel
campo
e
sapevo
che
per
giungervi
abbisognavo
di
circa
un
'
ora
di
tempo
.
Visto
che
avevo
stabilito
di
camminare
per
un
due
ore
,
mi
piaceva
di
poter
attribuire
alla
mia
passeggiata
uno
scopo
determinato
.
Cosí
non
c
'
era
la
paura
d
'
interromperla
per
un
assalto
improvviso
d
'
infingardaggine
.
M
'
avviai
traverso
la
pianura
ch
'
è
piú
alta
della
strada
e
di
cui
perciò
non
vedevo
che
i
margini
e
qualche
corona
d
'
albero
in
fiore
.
Ero
veramente
giocondo
:
cosí
in
maniche
di
camicia
e
senza
cappello
mi
sentivo
molto
leggero
.
Aspiravo
quell
'
aria
tanto
pura
e
,
come
usavo
spesso
da
qualche
tempo
,
camminando
facevo
la
ginnastica
polmonare
del
Niemeyer
che
m
'
era
stata
insegnata
da
un
amico
tedesco
,
una
cosa
utilissima
a
chi
fa
una
vita
piuttosto
sedentaria
.
Arrivato
in
quel
campo
,
vidi
Teresina
che
lavorava
proprio
dalla
parte
della
strada
.
M
'
avvicinai
a
lei
e
allora
m
'
accorsi
che
piú
in
là
lavoravano
insieme
al
padre
i
due
fratellini
di
Teresina
di
un
'
età
che
io
non
avrei
saputo
precisare
,
fra
'
dieci
e
i
quattordici
anni
.
Nella
fatica
i
vecchi
si
sentono
magari
esausti
,
ma
per
l
'
eccitazione
che
l
'
accompagna
,
sempre
piú
giovini
che
nell
'
inerzia
.
Ridendo
m
'
accostai
a
Teresina
:
-
Sei
ancora
in
tempo
,
Teresina
.
Non
tardare
.
Essa
non
m
'
intese
ed
io
non
le
spiegai
nulla
.
Non
occorreva
.
Giacché
essa
non
ricordava
,
si
poteva
ritornare
con
lei
ai
nostri
antichi
rapporti
.
Avevo
già
ripetuto
l
'
esperimento
ed
aveva
avuto
anche
questa
volta
un
risultato
favorevole
.
Indirizzandole
quelle
poche
parole
l
'
avevo
accarezzata
altrimenti
che
col
solo
occhio
.
Col
padre
di
Teresina
m
'
accordai
facilmente
per
le
rose
.
Mi
permetteva
di
tagliarne
quante
volevo
eppoi
non
si
avrebbe
litigato
per
il
prezzo
.
Egli
voleva
subito
ritornare
al
lavoro
mentre
io
m
'
accingevo
di
mettermi
sulla
via
del
ritorno
,
ma
poi
si
pentí
e
mi
corse
dietro
.
Raggiuntomi
,
a
voce
molto
bassa
,
mi
domandò
:
-
Lei
non
ha
sentito
niente
?
Dicono
sia
scoppiata
la
guerra
.
-
Già
!
Lo
sappiamo
tutti
!
Da
un
anno
circa
,
-
risposi
io
.
-
Non
parlo
di
quella
,
-
disse
lui
spazientito
.
-
Parlo
di
quella
con
...
-
e
fece
un
segno
dalla
parte
della
vicina
frontiera
italiana
.
-
Lei
non
ne
sa
nulla
?
-
Mi
guardò
ansioso
della
risposta
.
-
Capirai
,
-
gli
dissi
io
con
piena
sicurezza
,
-
che
se
io
non
so
nulla
vuol
proprio
dire
che
nulla
c
'
è
.
Vengo
da
Trieste
e
le
ultime
parole
che
sentii
colà
significavano
che
la
guerra
è
proprio
definitivamente
scongiurata
.
A
Roma
hanno
ribaltato
il
Ministero
che
voleva
la
guerra
e
ci
hanno
ora
il
Giolitti
.
Egli
si
rasserenò
immediatamente
:
-
Perciò
queste
patate
che
stiamo
coprendo
e
che
promettono
tanto
bene
saranno
poi
nostre
!
Vi
sono
tanti
di
quei
chiacchieroni
a
questo
mondo
!
-
Con
la
manica
della
camicia
s
'
asciugò
il
sudore
che
gli
colava
dalla
fronte
.
Vedendolo
tanto
contento
,
tentai
di
renderlo
piú
contento
ancora
.
Amo
tanto
le
persone
felici
,
io
.
Perciò
dissi
delle
cose
che
veramente
non
amo
di
rammentare
.
Asserii
che
se
anche
la
guerra
fosse
scoppiata
,
non
sarebbe
stata
combattuta
colà
.
C
'
era
prima
di
tutto
il
mare
dove
era
ora
si
battessero
,
eppoi
oramai
in
Europa
non
mancavano
dei
campi
di
battaglia
per
chi
ne
voleva
.
C
'
erano
le
Fiandre
e
varii
dipartimenti
della
Francia
.
Avevo
poi
sentito
dire
-
non
sapevo
piú
da
chi
-
che
a
questo
mondo
c
'
era
oramai
tale
un
bisogno
di
patate
che
le
raccoglievano
accuratamente
anche
sui
campi
di
battaglia
.
Parlai
molto
,
sempre
guardando
Teresina
che
piccola
,
minuta
,
s
'
era
accovacciata
sulla
terra
per
tastarla
prima
di
applicarvi
la
vanga
.
Il
contadino
perfettamente
tranquillizzato
ritornò
al
suo
lavoro
.
Io
,
invece
,
avevo
consegnato
una
parte
della
mia
tranquillità
a
lui
e
ne
restava
a
me
molto
di
meno
.
Era
certo
che
a
Lucinico
eravamo
troppo
vicini
alla
frontiera
.
Ne
avrei
parlato
ad
Augusta
.
Avremmo
forse
fatto
bene
di
ritornare
a
Trieste
e
forse
andare
anche
piú
in
là
o
in
qua
.
Certamente
Giolitti
era
ritornato
al
potere
,
ma
non
si
poteva
sapere
se
,
arrivato
lassú
,
avrebbe
continuato
a
vedere
le
cose
nella
luce
in
cui
le
vedeva
quando
lassú
c
'
era
qualcuno
d
'
altro
.
Mi
rese
anche
piú
nervoso
l
'
incontro
casuale
con
un
plotone
di
soldati
che
marciava
sulla
strada
in
direzione
di
Lucinico
.
Erano
dei
soldati
non
giovini
e
vestiti
ed
attrezzati
molto
male
.
Dal
loro
fianco
pendeva
quella
che
noi
a
Trieste
dicevamo
la
Durlindana
,
quella
baionetta
lunga
che
in
Austria
,
nell
'
estate
del
1915
,
avevano
dovuto
levare
dai
vecchi
depositi
.
Per
qualche
tempo
camminai
dietro
di
loro
inquieto
d
'
essere
presto
a
casa
.
Poi
mi
seccò
un
certo
odore
di
selvatico
frollo
che
emanava
da
loro
e
rallentai
il
passo
.
La
mia
inquietudine
e
la
mia
fretta
erano
sciocche
.
Era
pure
sciocco
d
'
inquietarsi
per
aver
assistito
all
'
inquietudine
di
un
contadino
.
Oramai
vedevo
da
lontano
la
mia
villa
ed
il
plotone
non
c
'
era
piú
sulla
strada
.
Accelerai
il
passo
per
arrivare
finalmente
al
mio
caffelatte
.
Fu
qui
che
cominciò
la
mia
avventura
.
Ad
uno
svolto
di
via
,
mi
trovai
arrestato
da
una
sentinella
che
urlò
:
-
Zurück
!
-
mettendosi
addirittura
in
posizione
di
sparare
.
Volli
parlargli
in
tedesco
giacché
in
tedesco
aveva
urlato
,
ma
egli
del
tedesco
non
conosceva
che
quella
sola
parola
che
ripeté
sempre
piú
minacciosamente
.
Bisognava
andare
zurück
ed
io
guardandomi
sempre
dietro
nel
timore
che
l
'
altro
,
per
farsi
intendere
meglio
,
sparasse
,
mi
ritirai
con
una
certa
premura
che
non
m
'
abbandonò
neppure
quando
il
soldato
non
vidi
piú
.
Ma
ancora
non
avevo
rinunciato
di
arrivare
subito
alla
mia
villa
.
Pensai
che
varcando
la
collina
alla
mia
destra
,
sarei
arrivato
molto
dietro
la
sentinella
minacciosa
.
L
'
ascesa
non
fu
difficile
specie
perché
l
'
alta
erba
era
stata
curvata
da
molta
gente
che
doveva
essere
passata
per
di
là
prima
di
me
.
Certamente
doveva
esservi
stata
costretta
dalla
proibizione
di
passare
per
la
strada
.
Camminando
riacquistai
la
mia
sicurezza
e
pensai
che
al
mio
arrivo
a
Lucinico
mi
sarei
subito
recato
a
protestare
dal
capovilla
per
il
trattamento
che
avevo
dovuto
subire
.
Se
permetteva
che
i
villeggianti
fossero
trattati
cosí
,
presto
a
Lucinico
non
ci
sarebbe
venuto
nessuno
!
Ma
arrivato
alla
cima
della
collina
,
ebbi
la
brutta
sorpresa
di
trovarla
occupata
da
quel
plotone
di
soldati
dall
'
odore
di
selvatico
.
Molti
soldati
riposavano
all
'
ombra
di
una
casetta
di
contadini
che
io
conoscevo
da
molto
tempo
e
che
a
quell
'
ora
era
del
tutto
vuota
;
tre
di
essi
parevano
messi
a
guardia
,
ma
non
verso
il
versante
da
cui
io
ero
venuto
,
e
alcuni
altri
stavano
in
un
semi
circolo
dinanzi
ad
un
ufficiale
che
dava
loro
delle
istruzioni
che
illustrava
con
una
carta
topografica
ch
'
egli
teneva
in
mano
.
Io
non
possedevo
neppure
un
cappello
che
potesse
servirmi
per
salutare
.
Inchinandomi
varie
volte
e
col
mio
piú
bel
sorriso
,
m
'
appressai
all
'
ufficiale
il
quale
,
vedendomi
,
cessò
di
parlare
coi
suoi
soldati
e
si
mise
a
guardarmi
.
Anche
i
cinque
mammelucchi
che
lo
circondavano
mi
regalavano
tutta
la
loro
attenzione
.
Sotto
tutti
quegli
sguardi
e
sul
terreno
non
piano
era
difficilissimo
di
moversi
.
L
'
ufficiale
urlò
:
-
Was
will
der
dumme
Kerl
hier
?
-
(
Che
cosa
vuole
quello
scimunito
?
)
.
Stupito
che
senz
'
alcuna
provocazione
mi
si
offendesse
cosí
,
volli
dimostrarmi
offeso
virilmente
ma
tuttavia
con
la
discrezione
del
caso
,
deviai
di
strada
e
tentai
di
arrivare
al
versante
che
m
'
avrebbe
portato
a
Lucinico
.
L
'
ufficiale
si
mise
ad
urlare
che
,
se
facevo
un
solo
passo
di
piú
,
m
'
avrebbe
fatto
tirare
adosso
.
Ridivenni
subito
molto
cortese
e
da
quel
giorno
a
tutt
'
oggi
che
scrivo
,
rimasi
sempre
molto
cortese
.
Era
una
barbarie
d
'
essere
costretto
di
trattare
con
un
tomo
simile
,
ma
intanto
si
aveva
il
vantaggio
ch
'
egli
parlava
correntemente
il
tedesco
.
Era
un
tale
vantaggio
che
,
ricordandolo
,
riusciva
piú
facile
di
parlargli
con
dolcezza
.
Guai
se
bestia
come
era
non
avesse
neppur
compreso
il
tedesco
.
Sarei
stato
perduto
.
Peccato
che
io
non
parlavo
abbastanza
correntemente
quella
lingua
perché
altrimenti
mi
sarebbe
stato
facile
di
far
ridere
quell
'
arcigno
signore
.
Gli
raccontai
che
a
Lucinico
m
'
aspettava
il
mio
caffelatte
da
cui
ero
diviso
soltanto
dal
suo
plotone
.
Egli
rise
,
in
fede
mia
rise
.
Rise
sempre
bestemmiando
e
non
ebbe
la
pazienza
di
lasciarmi
finire
.
Dichiarò
che
il
caffelatte
di
Lucinico
sarebbe
stato
bevuto
da
altri
e
quando
sentí
che
oltre
al
caffè
c
'
era
anche
mia
moglie
che
m
'
aspettava
,
urlò
:
-
Auch
Ihre
Frau
wird
von
anderen
gegessen
werden
.
-
(
Anche
vostra
moglie
sarà
mangiata
da
altri
)
.
Egli
era
oramai
di
miglior
umore
di
me
.
Pare
poi
gli
fosse
spiaciuto
di
avermi
dette
delle
parole
che
,
sottolineate
dal
riso
clamoroso
dei
cinque
mammalucchi
,
potevano
apparire
offensive
;
si
fece
serio
e
mi
spiegò
che
non
dovevo
sperare
di
rivedere
per
qualche
giorno
Lucinico
ed
anzi
in
amicizia
mi
consigliava
di
non
domandarlo
piú
perché
bastava
quella
domanda
per
compromettermi
!
-
Haben
Sie
verstanden
?
-
(
Avete
capito
?
)
Io
avevo
capito
,
ma
non
era
mica
facile
di
adattarsi
di
rinunziare
al
caffelatte
da
cui
distavo
non
piú
di
mezzo
chilometro
.
Solo
perciò
esitavo
di
andarmene
perché
era
evidente
che
quando
fossi
disceso
da
quella
collina
,
alla
mia
villa
,
per
quel
giorno
,
non
sarei
giunto
piú
.
E
,
per
guadagnar
tempo
,
mitemente
domandai
all
'
ufficiale
:
-
Ma
a
chi
dovrei
rivolgermi
per
poter
ritornare
a
Lucinico
a
prendere
almeno
la
mia
giubba
e
il
mio
cappello
?
Avrei
dovuto
accorgermi
che
all
'
ufficiale
tardava
di
esser
lasciato
solo
con
la
sua
carta
e
i
suoi
uomini
,
ma
non
m
'
aspettavo
di
provocare
tanta
sua
ira
.
Urlò
,
in
modo
da
intronarmi
l
'
orecchie
,
che
m
'
aveva
già
detto
che
non
dovevo
piú
domandarlo
.
Poi
m
'
impose
di
andare
dove
il
diavolo
vorrà
portarmi
(
wo
der
Teufel
Sie
tragen
will
)
.
L
'
idea
di
farmi
portare
non
mi
spiaceva
molto
perché
ero
molto
stanco
,
ma
esitavo
ancora
.
Intanto
però
l
'
ufficiale
a
forza
d
'
urlare
s
'
accese
sempre
piú
e
con
accento
di
grande
minaccia
chiamò
a
sé
uno
dei
cinque
uomini
che
l
'
attorniavano
e
appellandolo
signor
caporale
gli
diede
l
'
ordine
di
condurmi
già
della
collina
e
di
sorvegliarmi
finché
non
fossi
sparito
sulla
via
che
conduce
a
Gorizia
,
tirandomi
addosso
se
avessi
esitato
ad
ubbidire
.
Perciò
scesi
da
quella
cima
piuttosto
volontieri
:
-
Danke
schön
,
-
dissi
anche
senz
'
alcun
'
intenzione
d
'
ironia
.
Il
caporale
era
uno
slavo
che
parlava
discretamente
l
'
italiano
.
Gli
parve
di
dover
essere
brutale
in
presenza
dell
'
ufficiale
e
,
per
indurmi
a
precederlo
nella
discesa
,
mi
gridò
:
-
Marsch
!
-
Ma
quando
fummo
un
po
'
piú
lontani
si
fece
dolce
e
familiare
.
Mi
domandò
se
avevo
delle
notizie
sulla
guerra
e
se
era
vero
ch
'
era
imminente
l
'
intervento
italiano
.
Mi
guardava
ansioso
in
attesa
della
risposta
.
Dunque
neppure
loro
che
la
facevano
sapevano
se
la
guerra
ci
fosse
o
no
!
Volli
renderlo
piú
felice
che
fosse
possibile
e
gli
diedi
le
notizie
che
avevo
propinate
anche
al
padre
di
Teresina
.
Poi
mi
pesarono
sulla
coscienza
.
Nell
'
orrendo
temporale
che
scoppiò
,
probabilmente
tutte
le
persone
ch
'
io
rassicurai
perirono
.
Chissà
quale
sorpresa
ci
sarà
stata
sulla
loro
faccia
cristallizzata
dalla
morte
.
Era
un
ottimismo
incoercibile
il
mio
.
Non
avevo
sentita
la
guerra
nelle
parole
dell
'
ufficiale
e
meglio
ancora
nel
loro
suono
?
Il
caporale
si
rallegrò
molto
e
,
per
compensarmi
,
mi
diede
anche
lui
il
consiglio
di
non
tentare
piú
di
arrivare
a
Lucinico
.
Date
le
notizie
mie
,
egli
riteneva
che
le
disposizioni
che
m
'
impedivano
di
rincasare
sarebbero
state
levate
il
giorno
appresso
.
Ma
intanto
mi
consigliava
di
andare
a
Trieste
al
Platzkommando
dal
quale
forse
avrei
potuto
ottenere
un
permesso
speciale
.
-
Fino
a
Trieste
?
-
domandai
io
spaventato
.
-
A
Trieste
,
senza
giubba
,
senza
cappello
e
senza
caffelatte
?
A
quanto
ne
sapeva
il
caporale
,
mentre
parlavamo
,
un
fitto
cordone
di
fanteria
chiudeva
il
transito
per
l
'
Italia
,
creando
una
nuova
ed
insuperabile
frontiera
.
Con
un
sorriso
di
persona
superiore
mi
dichiarò
che
,
secondo
lui
,
la
via
piú
breve
per
Lucinico
era
quella
che
conduceva
oltre
Trieste
.
A
forza
di
sentirmelo
dire
,
io
mi
rassegnai
e
m
'
avviai
verso
Gorizia
pensando
di
prendere
il
treno
del
mezzodí
per
recarmi
a
Trieste
.
Ero
agitato
,
ma
devo
dire
che
mi
sentivo
molto
bene
.
Avevo
fumato
poco
e
non
mangiato
affatto
.
Mi
sentivo
di
una
leggerezza
che
da
lungo
tempo
m
'
era
mancata
.
Non
mi
dispiaceva
affatto
di
dover
ancora
camminare
.
Mi
dolevano
un
poco
le
gambe
,
ma
mi
pareva
che
avrei
potuto
reggere
fino
a
Gorizia
,
tanto
era
libero
e
profondo
il
mio
respiro
.
Scaldatemi
le
gambe
con
un
buon
passo
,
il
camminare
infatti
non
mi
pesò
.
E
nel
benessere
,
battendomi
il
tempo
,
allegro
perché
insolitamente
celere
,
ritornai
al
mio
ottimismo
.
Minacciavano
di
qua
,
minacciavano
di
là
,
ma
alla
guerra
non
sarebbero
giunti
.
Ed
è
cosí
che
,
quando
giunsi
a
Gorizia
,
esitai
se
non
avessi
dovuto
stabilire
una
stanza
all
'
albergo
nella
quale
passare
la
notte
e
ritornare
il
giorno
appresso
a
Lucinico
per
presentare
le
mie
rimostranze
al
capovilla
.
Corsi
intanto
all
'
ufficio
postale
per
telefonare
ad
Augusta
.
Ma
dalla
mia
villa
non
si
rispose
.
L
'
impiegato
,
un
omino
dalla
barbetta
rada
che
pareva
nella
sua
piccolezza
e
rigidezza
qualche
cosa
di
ridicolo
e
d
'
ostinato
-
la
sola
cosa
che
di
lui
ricordi
-
sentendomi
bestemmiare
furibondo
al
telefono
muto
,
mi
si
avvicinò
e
mi
disse
:
-
È
già
la
quarta
volta
oggi
che
Lucinico
non
risponde
.
Quando
mi
rivolsi
a
lui
,
nel
suo
occhio
brillò
una
grande
lieta
malizia
(
sbagliavo
!
anche
quella
ricordo
ancora
!
)
e
quel
suo
occhio
brillante
cercò
il
mio
per
vedere
se
proprio
ero
tanto
sorpreso
e
arrabbiato
.
Ci
vollero
un
dieci
buoni
minuti
perché
comprendessi
.
Allora
non
ci
furono
dubbii
per
me
.
Lucinico
si
trovava
o
fra
pochi
istanti
si
troverebbe
sulla
linea
del
fuoco
.
Quando
intesi
perfettamente
quell
'
occhiata
eloquente
ero
avviato
al
caffè
per
prendere
in
aspettativa
della
colazione
la
tazza
di
caffè
che
m
'
era
dovuta
dalla
mattina
.
Deviai
subito
e
andai
alla
stazione
.
Volevo
trovarmi
piú
vicino
ai
miei
e
-
seguendo
le
indicazioni
del
mio
amico
caporale
-
mi
recavo
a
Trieste
.
Fu
durante
quel
mio
breve
viaggio
che
la
guerra
scoppiò
.
Pensando
di
arrivare
tanto
presto
a
Trieste
,
alla
stazione
di
Gorizia
e
per
quanto
ne
avessi
avuto
il
tempo
,
non
presi
neppure
la
tazza
di
caffè
cui
anelavo
da
tanto
tempo
.
Salii
nella
mia
vettura
e
,
lasciato
solo
,
rivolsi
il
mio
pensiero
ai
miei
cari
da
cui
ero
stato
staccato
in
un
modo
tanto
strano
.
Il
treno
camminò
bene
fino
oltre
Monfalcone
.
Pareva
che
la
guerra
non
fosse
giunta
ancora
fin
là
.
Io
mi
conquistai
la
tranquillità
pensando
che
probabilmente
a
Lucinico
le
cose
si
sarebbero
svolte
come
al
di
qua
della
frontiera
.
A
quell
'
ora
Augusta
e
i
miei
figli
si
sarebbero
trovati
in
viaggio
verso
l
'
interno
dell
'
Italia
.
Questa
tranquillità
associatasi
a
quella
enorme
,
sorprendente
,
della
mia
fame
,
mi
procurò
un
lungo
sonno
.
Fu
probabilmente
la
stessa
fame
che
mi
destò
.
Il
mio
treno
s
'
era
fermato
in
mezzo
alla
cosidetta
Sassonia
di
Trieste
.
Il
mare
non
si
vedeva
,
per
quanto
dovesse
essere
vicinissimo
,
perché
una
leggera
foschia
impediva
di
guardare
lontano
.
Il
Carso
ha
una
grande
dolcezza
nel
Maggio
,
ma
la
può
intendere
solo
chi
non
è
viziato
dalle
primavere
esuberanti
di
colore
e
di
vita
di
altre
campagne
.
Qui
la
pietra
che
sporge
dappertutto
è
circondata
da
un
mite
verde
che
non
è
umile
perché
presto
diventa
la
nota
predominante
del
paesaggio
.
In
altre
condizioni
io
mi
sarei
adirato
enormemente
di
non
poter
mangiare
avendo
tanta
fame
.
Invece
quel
giorno
la
grandezza
dell
'
avvenimento
storico
cui
avevo
assistito
,
m
'
imponeva
e
m
'
induceva
alla
rassegnazione
.
Il
conduttore
cui
regalai
delle
sigarette
non
seppe
procurarmi
neppure
un
tozzo
di
pane
.
Non
raccontai
a
nessuno
delle
mie
esperienze
della
mattina
.
Ne
avrei
parlato
a
Trieste
a
qualche
intimo
.
Dalla
frontiera
verso
la
quale
tendevo
il
mio
orecchio
non
veniva
alcun
suono
di
combattimento
.
Noi
eravamo
fermi
a
quel
posto
per
lasciar
passare
un
otto
o
nove
treni
che
scendevano
turbinando
verso
l
'
Italia
.
La
piaga
cancrenosa
(
come
in
Austria
si
appellò
subito
la
fronte
italiana
)
s
'
era
aperta
e
abbisognava
di
materiale
per
nutrire
la
sua
purulenza
.
E
i
poveri
uomini
vi
andavano
sghignazzando
e
cantando
.
Da
tutti
quei
treni
uscivano
i
medesimi
suoni
di
gioia
o
di
ebbrezza
.
Quando
arrivai
a
Trieste
la
notte
era
già
scesa
sulla
città
.
La
notte
era
illuminata
dal
bagliore
di
molti
incendi
e
un
amico
che
mi
vide
andare
verso
casa
mia
in
maniche
di
camicia
mi
gridò
:
-
Hai
preso
parte
ai
saccheggi
?
Finalmente
arrivai
a
mangiare
qualche
cosa
e
subito
mi
coricai
.
Una
vera
,
grande
stanchezza
mi
spingeva
a
letto
.
Io
credo
fosse
prodotta
dalle
speranze
e
dai
dubbii
che
tenzonavano
nella
mia
mente
.
Stavo
sempre
molto
bene
e
nel
periodo
breve
che
precedette
il
sogno
di
cui
con
la
psico
-
analisi
m
'
ero
esercitato
a
ritenere
le
immagini
,
ricordo
che
conclusi
la
mia
giornata
con
un
'
ultima
infantile
idea
ottimistica
:
alla
frontiera
non
era
morto
ancora
nessuno
e
perciò
la
pace
si
poteva
rifare
.
Adesso
che
so
che
la
mia
famiglia
è
sana
e
salva
,
la
vita
che
faccio
non
mi
spiace
.
Non
ho
molto
da
fare
ma
non
si
può
dire
che
io
sia
inerte
.
Non
si
deve
né
comperare
né
vendere
.
Il
commercio
risanerà
quando
ci
sarà
la
pace
.
L
'
Olivi
dalla
Svizzera
mi
fece
pervenire
dei
consigli
.
Se
sapesse
come
i
suoi
consigli
stonano
in
quest
'
ambiente
ch
'
è
mutato
del
tutto
!
Io
,
intanto
,
per
il
momento
,
non
faccio
nulla
.
24
Marzo
1916
Dal
Maggio
dell
'
anno
scorso
non
avevo
piú
toccato
questo
libercolo
.
Ecco
che
dalla
Svizzera
il
dr
.
S
.
mi
scrive
pregandomi
di
mandargli
quanto
avessi
ancora
annotato
.
È
una
domanda
curiosa
,
ma
non
ho
nulla
in
contrario
di
mandargli
anche
questo
libercolo
dal
quale
chiaramente
vedrà
come
io
la
pensi
di
lui
e
della
sua
cura
.
Giacché
possiede
tutte
le
mie
confessioni
,
si
tenga
anche
queste
poche
pagine
e
ancora
qualcuna
che
volentieri
aggiungo
a
sua
edificazione
.
Ma
al
signor
dottor
S
.
voglio
pur
dire
il
fatto
suo
.
Ci
pensai
tanto
che
oramai
ho
le
idee
ben
chiare
.
Intanto
egli
crede
di
ricevere
altre
confessioni
di
malattia
e
debolezza
e
invece
riceverà
la
descrizione
di
una
salute
solida
,
perfetta
quanto
la
mia
età
abbastanza
inoltrata
può
permettere
.
Io
sono
guarito
!
Non
solo
non
voglio
fare
la
psico
-
analisi
,
ma
non
ne
ho
neppur
di
bisogno
.
E
la
mia
salute
non
proviene
solo
dal
fatto
che
mi
sento
un
privilegiato
in
mezzo
a
tanti
martiri
.
Non
è
per
il
confronto
ch
'
io
mi
senta
sano
.
Io
sono
sano
,
assolutamente
.
Da
lungo
tempo
io
sapevo
che
la
mia
salute
non
poteva
essere
altro
che
la
mia
convinzione
e
ch
'
era
una
sciocchezza
degna
di
un
sognatore
ipnagogico
di
volerla
curare
anziché
persuadere
.
Io
soffro
bensí
di
certi
dolori
,
ma
mancano
d
'
importanza
nella
mia
grande
salute
.
Posso
mettere
un
impiastro
qui
o
là
,
ma
il
resto
ha
da
moversi
e
battersi
e
mai
indugiarsi
nell
'
immobilità
come
gl
'
incancreniti
.
Dolore
e
amore
,
poi
,
la
vita
insomma
,
non
può
essere
considerata
quale
una
malattia
perché
duole
.
Ammetto
che
per
avere
la
persuasione
della
salute
il
mio
destino
dovette
mutare
e
scaldare
il
mio
organismo
con
la
lotta
e
sopratutto
col
trionfo
.
Fu
il
mio
commercio
che
mi
guarí
e
voglio
che
il
dottor
S
.
lo
sappia
.
Attonito
e
inerte
,
stetti
a
guardare
il
mondo
sconvolto
,
fino
al
principio
dell
'
Agosto
dell
'
anno
scorso
.
Allora
io
cominciai
a
comperare
.
Sottolineo
questo
verbo
perché
ha
un
significato
piú
alto
di
prima
della
guerra
.
In
bocca
di
un
commerciante
,
allora
,
significava
ch
'
egli
era
disposto
a
comperare
un
dato
articolo
.
Ma
quando
io
lo
dissi
,
volli
significare
ch
'
io
ero
compratore
di
qualunque
merce
che
mi
sarebbe
stata
offerta
.
Come
tutte
le
persone
forti
,
io
ebbi
nella
mia
testa
una
sola
idea
e
di
quella
vissi
e
fu
la
mia
fortuna
.
L
'
Olivi
non
era
a
Trieste
,
ma
è
certo
ch
'
egli
non
avrebbe
permesso
un
rischio
simile
e
lo
avrebbe
riservato
agli
altri
.
Invece
per
me
non
era
un
rischio
.
Io
ne
sapevo
il
risultato
felice
con
piena
certezza
.
Dapprima
m
'
ero
messo
,
secondo
l
'
antico
costume
in
epoca
di
guerra
,
a
convertire
tutto
il
patrimonio
in
oro
,
ma
v
'
era
una
certa
difficoltà
di
comperare
e
vendere
dell
'
oro
.
L
'
oro
per
cosí
dire
liquido
,
perché
piú
mobile
,
era
la
merce
e
ne
feci
incetta
.
Io
effettuo
di
tempo
in
tempo
anche
delle
vendite
ma
sempre
in
misura
inferiore
agli
acquisti
.
Perché
cominciai
nel
giusto
momento
i
miei
acquisti
e
le
mie
vendite
furono
tanto
felici
che
queste
mi
davano
i
grandi
mezzi
di
cui
abbisognavo
per
quelli
.
Con
grande
orgoglio
ricordo
che
il
mio
primo
acquisto
fu
addirittura
apparentemente
una
sciocchezza
e
inteso
unicamente
a
realizzare
subito
la
mia
nuova
idea
:
una
partita
non
grande
d
'
incenso
.
Il
venditore
mi
vantava
la
possibilità
d
'
impiegare
l
'
incenso
quale
un
surrogato
della
resina
che
già
cominciava
a
mancare
,
ma
io
quale
chimico
sapevo
con
piena
certezza
che
l
'
incenso
mai
piú
avrebbe
potuto
sostituire
la
resina
di
cui
era
differente
toto
genere
.
Secondo
la
mia
idea
il
mondo
sarebbe
arrivato
ad
una
miseria
tale
da
dover
accettare
l
'
incenso
quale
un
surrogato
della
resina
.
E
comperai
!
Pochi
giorni
or
sono
ne
vendetti
una
piccola
parte
e
ne
ricavai
l
'
importo
che
m
'
era
occorso
per
appropriarmi
della
partita
intera
.
Nel
momento
in
cui
incassai
quei
denari
mi
si
allargò
il
petto
al
sentimento
della
mia
forza
e
della
mia
salute
.
Il
dottore
,
quando
avrà
ricevuta
quest
'
ultima
parte
del
mio
manoscritto
,
dovrebbe
restituirmelo
tutto
.
Lo
rifarei
con
chiarezza
vera
perché
come
potevo
intendere
la
mia
vita
quando
non
ne
conoscevo
quest
'
ultimo
periodo
?
Forse
io
vissi
tanti
anni
solo
per
prepararmi
ad
esso
!
Naturalmente
io
non
sono
un
ingenuo
e
scuso
il
dottore
di
vedere
nella
vita
stessa
una
manifestazione
di
malattia
.
La
vita
somiglia
un
poco
alla
malattia
come
procede
per
crisi
e
lisi
ed
ha
i
giornalieri
miglioramenti
e
peggioramenti
.
A
differenza
delle
altre
malattie
la
vita
è
sempre
mortale
.
Non
sopporta
cure
.
Sarebbe
come
voler
turare
i
buchi
che
abbiamo
nel
corpo
credendoli
delle
ferite
.
Morremmo
strangolati
non
appena
curati
.
La
vita
attuale
è
inquinata
alle
radici
.
L
'
uomo
s
'
è
messo
al
posto
degli
alberi
e
delle
bestie
ed
ha
inquinata
l
'
aria
,
ha
impedito
il
libero
spazio
.
Può
avvenire
di
peggio
.
Il
triste
e
attivo
animale
potrebbe
scoprire
e
mettere
al
proprio
servizio
delle
altre
forze
.
V
'
è
una
minaccia
di
questo
genere
in
aria
.
Ne
seguirà
una
grande
ricchezza
...
nel
numero
degli
uomini
.
Ogni
metro
quadrato
sarà
occupato
da
un
uomo
.
Chi
ci
guarirà
dalla
mancanza
di
aria
e
di
spazio
?
Solamente
al
pensarci
soffoco
!
Ma
non
è
questo
,
non
è
questo
soltanto
.
Qualunque
sforzo
di
darci
la
salute
è
vano
.
Questa
non
può
appartenere
che
alla
bestia
che
conosce
un
solo
progresso
,
quello
del
proprio
organismo
.
Allorché
la
rondinella
comprese
che
per
essa
non
c
'
era
altra
possibile
vita
fuori
dell
'
emigrazione
,
essa
ingrossò
il
muscolo
che
muove
le
sue
ali
e
che
divenne
la
parte
piú
considerevole
del
suo
organismo
.
La
talpa
s
'
interrò
e
tutto
il
suo
corpo
si
conformò
al
suo
bisogno
.
Il
cavallo
s
'
ingrandí
e
trasformò
il
suo
piede
.
Di
alcuni
animali
non
sappiamo
il
progresso
,
ma
ci
sarà
stato
e
non
avrà
mai
leso
la
loro
salute
.
Ma
l
'
occhialuto
uomo
,
invece
,
inventa
gli
ordigni
fuori
del
suo
corpo
e
se
c
'
è
stata
salute
e
nobiltà
in
chi
li
inventò
,
quasi
sempre
manca
in
chi
li
usa
.
Gli
ordigni
si
comperano
,
si
vendono
e
si
rubano
e
l
'
uomo
diventa
sempre
piú
furbo
e
piú
debole
.
Anzi
si
capisce
che
la
sua
furbizia
cresce
in
proporzione
della
sua
debolezza
.
I
primi
suoi
ordigni
parevano
prolungazioni
del
suo
braccio
e
non
potevano
essere
efficaci
che
per
la
forza
dello
stesso
,
ma
,
oramai
,
l
'
ordigno
non
ha
piú
alcuna
relazione
con
l
'
arto
.
Ed
è
l
'
ordigno
che
crea
la
malattia
con
l
'
abbandono
della
legge
che
fu
su
tutta
la
terra
la
creatrice
.
La
legge
del
piú
forte
sparí
e
perdemmo
la
selezione
salutare
.
Altro
che
psico
-
analisi
ci
vorrebbe
:
sotto
la
legge
del
possessore
del
maggior
numero
di
ordigni
prospereranno
malattie
e
ammalati
.
Forse
traverso
una
catastrofe
inaudita
prodotta
dagli
ordigni
ritorneremo
alla
salute
.
Quando
i
gas
velenosi
non
basteranno
piú
,
un
uomo
fatto
come
tutti
gli
altri
,
nel
segreto
di
una
stanza
di
questo
mondo
,
inventerà
un
esplosivo
incomparabile
,
in
confronto
al
quale
gli
esplosivi
attualmente
esistenti
saranno
considerati
quali
innocui
giocattoli
.
Ed
un
altro
uomo
fatto
anche
lui
come
tutti
gli
altri
,
ma
degli
altri
un
po
'
piú
ammalato
,
ruberà
tale
esplosivo
e
s
'
arrampicherà
al
centro
della
terra
per
porlo
nel
punto
ove
il
suo
effetto
potrà
essere
il
massimo
.
Ci
sarà
un
'
esplosione
enorme
che
nessuno
udrà
e
la
terra
ritornata
alla
forma
di
nebulosa
errerà
nei
cieli
priva
di
parassiti
e
di
malattie
.
-
FINE
-