Narrativa ,
PARTE
PRIMA
CAPITOLO
PRIMO
La
pioggia
,
caduta
a
diluvio
durante
la
notte
,
aveva
reso
impraticabile
quel
lungo
stradone
di
campagna
,
tutto
a
volte
e
risvolte
,
quasi
in
cerca
di
men
faticose
erte
e
di
pendii
meno
ripidi
.
Il
guasto
dell
'
intemperie
appariva
tanto
più
triste
,
in
quanto
,
qua
e
là
,
già
era
evidente
il
disprezzo
e
quasi
il
dispetto
della
cura
di
chi
aveva
tracciato
e
costruito
la
via
per
facilitare
il
cammino
tra
le
asperità
di
quei
luoghi
con
gomiti
e
giravolte
e
opere
or
di
sostegno
or
di
riparo
:
i
sostegni
eran
crollati
,
i
ripari
abbattuti
,
per
dar
passo
a
dirupate
scorciatoje
.
Piovigginava
ancora
a
scosse
nell
'
alba
livida
tra
il
vento
che
spirava
gelido
a
raffiche
da
ponente
;
e
a
ogni
raffica
,
su
quel
lembo
di
paese
emergente
or
ora
,
appena
,
cruccioso
,
dalle
fosche
ombre
umide
della
notte
tempestosa
,
pareva
scorresse
un
brivido
,
dalla
città
,
alta
e
velata
sul
colle
,
alle
vallate
,
ai
poggi
,
ai
piani
irti
ancora
di
stoppie
annerite
,
fino
al
mare
laggiù
,
torbido
e
rabbuffato
.
Pioggia
e
vento
parevano
un
'
ostinata
crudeltà
del
cielo
sopra
la
desolazione
di
quelle
piagge
estreme
della
Sicilia
,
su
le
quali
Girgenti
,
nei
resti
miserevoli
della
sua
antichissima
vita
raccolti
lassù
,
si
levava
silenziosa
e
attonita
superstite
nel
vuoto
di
un
tempo
senza
vicende
,
nell
'
abbandono
d
'
una
miseria
senza
riparo
.
Le
alte
spalliere
di
fichidindia
,
ispide
,
carnute
e
stravolte
,
o
le
siepi
di
rovi
secchi
e
di
agavi
,
le
muricce
qua
e
là
screpolate
erano
di
tratto
in
tratto
interrotte
da
qualche
pilastro
cadente
che
reggeva
un
cancello
scontorto
e
arrugginito
o
da
rozzi
e
squallidi
tabernacoli
,
i
quali
,
nella
solitudine
immobile
,
guardati
dagl
'
ispidi
rami
degli
alberi
gocciolanti
,
anziché
conforto
ispiravano
un
certo
sgomento
,
posti
com
'
eran
lì
a
ricordare
la
fede
a
viandanti
(
per
la
maggior
parte
campagnuoli
e
carrettieri
)
che
troppo
spesso
,
con
aperta
o
nascosta
ferocia
,
dimostravano
di
non
ricordarsene
.
Qualche
triste
uccelletto
sperduto
veniva
,
col
timido
volo
delle
penne
bagnate
,
a
posarsi
su
essi
;
spiava
,
e
non
ardiva
mettere
neppure
un
lamento
in
mezzo
a
tanto
squallore
.
Vi
strillava
,
al
contrario
(
almeno
a
prima
vista
)
,
una
giumenta
bianca
montata
da
un
fantoccio
in
calzoni
rossi
e
cappotto
turchino
.
Se
non
che
,
a
guardar
bene
,
quella
giumenta
bianca
si
scopriva
anch
'
essa
compassionevole
:
vecchia
e
stanca
,
sbruffava
ogni
tanto
dimenando
la
testa
bassa
,
come
se
non
ne
potesse
più
di
sfangare
per
quello
stradone
;
e
il
cavaliere
,
che
la
esortava
amorevolmente
,
pur
in
quella
vivace
uniforme
di
soldato
borbonico
,
non
appariva
meno
avvilito
della
sua
bestia
,
le
mani
paonazze
,
gronchie
dal
freddo
,
e
tutto
ristretto
in
sé
contro
il
vento
e
la
pioggia
.
-
Coraggio
,
Titina
!
E
intanto
il
fiocco
del
berretto
a
barca
,
di
bassa
tenuta
,
pendulo
sul
davanti
,
gli
andava
in
qua
e
in
là
,
quasi
battendo
la
solfa
al
trotto
stracco
della
povera
giumenta
.
Dei
rari
passanti
a
piedi
o
su
pigri
asinelli
qualcuno
che
ignorava
come
qualmente
il
principe
don
Ippolito
Laurentano
tenesse
una
guardia
di
venticinque
uomini
con
la
divisa
borbonica
nel
suo
feudo
di
Colimbètra
,
dove
fin
dal
1860
si
era
esiliato
per
attestare
la
sua
fiera
fedeltà
al
passato
governo
delle
Due
Sicilie
,
si
voltava
stupito
e
si
fermava
un
pezzo
a
mirare
quel
buffo
fantasma
emerso
dai
velarii
strappati
di
quell
'
incerto
crepuscolo
,
e
non
sapeva
che
pensarne
.
Passando
innanzi
allo
stupore
di
questi
ignoranti
,
Placido
Sciaralla
,
capitano
di
quella
guardia
,
non
ostanti
il
freddo
e
la
pioggia
ond
'
era
tutto
abbrezzato
e
inzuppato
,
si
drizzava
sulla
vita
per
assumere
un
contegno
marziale
;
marzialmente
,
se
capitava
,
porgeva
con
la
mano
il
saluto
a
qualcuno
di
quei
tabernacoli
;
poi
,
chinando
gli
occhi
per
guardarsi
le
punte
tirate
su
a
forza
e
insegate
dei
radi
baffetti
neri
(
indegni
baffi
!
)
sotto
il
robusto
naso
aquilino
,
cangiava
l
'
amorevole
esortazione
alla
bestia
in
un
:
«
Su
!
su
!
»
imperioso
,
seguito
da
una
stratta
alla
briglia
e
da
un
colpetto
di
sproni
giunti
,
a
cui
talvolta
Titina
-
mannaggia
!
-
sforzata
così
nella
lenta
vecchiezza
,
soleva
rispondere
dalla
parte
di
dietro
con
poco
decoro
.
Ma
questi
incontri
,
tanto
graditi
al
capitano
,
avvenivano
molto
di
rado
.
Tutti
ormai
sapevano
di
quel
corpo
di
guardia
a
Colimbètra
,
e
ne
ridevano
o
se
n
'
indignavano
.
Il
Papa
in
Vaticano
con
gli
Svizzeri
;
don
Ippolito
Laurentano
,
nel
suo
fèudo
con
Sciaralla
e
compagnia
!
E
Sciaralla
,
che
dentro
la
cinta
di
Colimbètra
si
sentiva
a
posto
,
capitano
sul
serio
,
fuori
non
sapeva
più
qual
contegno
darsi
per
sfuggire
alle
beffe
e
alle
ingiurie
.
Già
cominciamo
che
tutti
lo
degradavano
,
chiamandolo
caporale
.
Stupidaggine
!
indegnità
!
Perché
lui
comandava
ben
venticinque
uomini
(
ohè
,
venticinque
!
)
e
bisognava
vedere
come
li
istruiva
in
tutti
gli
esercizii
militari
e
come
li
faceva
trottare
.
E
poi
,
del
resto
,
scusate
,
tutti
i
signoroni
non
tengono
forse
nelle
loro
terre
una
scorta
di
campieri
in
divisa
?
Veramente
,
dichiararsi
campiere
soltanto
,
scottava
un
po
'
al
povero
Sciaralla
,
che
«
nasceva
bene
»
e
aveva
la
patente
di
maestro
elementare
e
di
ginnastica
.
Tuttavia
,
a
colorar
così
la
cosa
s
'
era
piegato
talvolta
a
malincuore
,
per
non
essere
qualificato
peggio
.
Campiere
,
sì
.
Campiere
capo
.
-
Caporale
?
-
Capo
!
capo
!
Che
c
'
entra
caporale
?
Ammettete
allora
che
sia
milizia
?
Di
chi
?
come
?
e
perché
vestita
a
quel
modo
?
Sciaralla
si
stringeva
nelle
spalle
,
socchiudeva
gli
occhi
:
-
Un
'
uniforme
come
un
'
altra
.
Capriccio
di
Sua
Eccellenza
,
che
volete
farci
?
Con
alcuni
più
crèduli
,
tal
'
altra
,
si
lasciava
andare
a
confidenze
misteriose
:
che
il
principe
cioè
,
mal
visto
per
le
sue
idee
dal
governo
italiano
,
il
quale
-
figurarsi
!
-
avrebbe
alzato
il
fianco
a
saperlo
morto
assassinato
o
derubato
senza
pietà
,
avesse
davvero
bisogno
nella
solitudine
della
campagna
di
quella
scorta
,
di
cui
egli
,
Sciaralla
,
indegnamente
era
capo
.
Restava
però
sempre
da
spiegare
perché
quella
scorta
dovesse
andar
vestita
di
quell
'
uniforme
odiosa
-
Boja
,
piuttosto
!
-
s
'
era
sentito
più
volte
rispondere
il
povero
Sciaralla
,
il
quale
allora
pensava
con
un
po
'
di
fiele
quanto
fosse
facile
al
principe
il
serbare
con
tanta
dignità
e
tanta
costanza
quel
fiero
atteggiamento
di
protesta
,
rimanendo
sempre
chiuso
entro
i
confini
di
Colimbètra
,
mentre
a
lui
e
ai
suoi
subalterni
toccava
d
'
arrischiarsi
fuori
a
risponderne
.
Invano
,
a
quattr
'
occhi
,
giurava
e
spergiurava
,
che
mai
e
poi
mai
,
al
tempo
dei
Borboni
,
avrebbe
indossato
quell
'
uniforme
,
simbolo
di
tirannide
allora
,
simbolo
dell
'
oppressione
della
patria
;
e
soggiungeva
scotendo
le
mani
:
-
Ma
ora
,
signori
miei
,
via
!
Ora
che
siete
voi
i
padroni
...
Lasciatemi
stare
!
È
pane
.
Dite
sul
serio
?
Gli
volevano
amareggiare
il
sangue
a
ogni
costo
,
fingendo
di
non
comprendere
che
egli
poi
non
era
tutto
nell
'
abito
che
indossava
;
che
sotto
quell
'
abito
c
'
era
un
uomo
come
tutti
gli
altri
costretto
a
guadagnarsi
da
vivere
in
qualche
porca
maniera
.
Con
gli
sguardi
,
coi
sorrisi
,
componendo
il
volto
a
un
'
aria
di
vivo
interessamento
ai
casi
altrui
,
cercava
in
tutti
i
modi
di
stornar
l
'
attenzione
da
quell
'
abito
;
poi
,
di
tutte
quelle
arti
che
usava
,
di
tutte
quelle
smorfie
che
faceva
,
si
stizziva
fieramente
con
se
stesso
,
perché
,
a
guardar
quell
'
abito
senza
alcuna
idea
,
gli
pareva
bello
,
santo
Dio
!
e
che
gli
stésse
proprio
bene
;
e
quasi
quasi
gli
cagionava
rimorso
il
dover
fingersi
afflitto
di
portarlo
.
Aveva
sentito
dire
che
su
a
Girgenti
un
certo
«
funzionario
»
continentale
,
barbuto
e
bilioso
,
aveva
pubblicamente
dichiarato
con
furiosi
gesti
,
che
una
tale
sconcezza
,
una
siffatta
tracotanza
,
un
così
patente
oltraggio
alla
gloria
della
rivoluzione
,
al
governo
,
alla
patria
,
alla
civiltà
,
non
sarebbero
stati
tollerati
in
alcun
'
altra
parte
d
'
Italia
,
né
forse
in
alcun
'
altra
provincia
della
stessa
Sicilia
,
che
non
fosse
questa
di
Girgenti
,
così
...
così
...
-
e
non
aveva
voluto
dir
come
,
a
parole
;
con
le
mani
aveva
fatto
un
certo
atto
.
Oh
Dio
,
ma
proprio
per
lui
,
per
quell
'
uniforme
borbonica
dei
venticinque
uomini
di
guardia
,
tanto
sdegno
,
tanto
schifo
?
O
perché
non
badavan
piuttosto
codesti
indignati
al
signor
sindaco
,
ai
signori
assessori
e
consiglieri
comunali
e
provinciali
e
ai
più
cospicui
cittadini
,
che
venivano
a
gara
,
tutti
parati
e
impettiti
,
a
fare
ossequio
a
S
.
E
.
il
principe
di
Laurentano
,
che
li
accoglieva
nella
villa
come
un
re
nella
reggia
?
E
Sciaralla
non
diceva
dell
'
alto
clero
con
monsignor
vescovo
alla
testa
,
il
quale
,
si
sa
,
per
un
legittimista
come
Sua
Eccellenza
,
poteva
considerarsi
naturale
alleato
.
Sciaralla
gongolava
e
gonfiava
per
tutte
queste
visite
;
e
nulla
gli
era
più
gradito
che
impostarsi
ogni
volta
su
l
'
attenti
e
presentar
le
armi
.
Se
veniva
monsignore
,
se
veniva
il
sindaco
,
la
sentinella
chiamava
dal
cancello
il
drappelletto
dal
posto
di
guardia
vicino
,
e
un
primo
saluto
,
là
,
in
piena
regola
,
con
un
bel
fracasso
d
'
armi
,
levate
e
appiedate
di
scatto
;
un
altro
saluto
poi
,
sotto
le
colonne
del
vestibolo
esterno
della
villa
,
al
richiamo
dell
'
altra
sentinella
del
portone
.
Rispetto
al
salario
,
era
così
poco
il
da
fare
,
che
tanto
lui
quanto
i
suoi
uomini
se
ne
davano
apposta
,
cercandone
qua
e
là
il
pretesto
;
e
una
delle
faccende
più
serie
erano
appunto
questi
saluti
alla
militare
,
i
quali
servivano
a
meraviglia
a
toglier
loro
l
'
avvilenza
di
vedersi
,
così
ben
vestiti
com
'
erano
,
inutili
affatto
.
In
fondo
,
con
tali
e
tanti
protettori
,
Sciaralla
avrebbe
potuto
ridersi
della
baja
che
gli
dava
la
gente
minuta
,
se
,
come
tutti
i
vani
,
non
fosse
stato
desideroso
d
'
esser
veduto
e
accolto
da
ognuno
con
grazia
e
favore
.
Non
sapeva
ridersene
poi
,
e
anzi
da
un
pezzo
in
qua
ne
era
anche
più
d
'
un
po
'
costernato
,
per
un
'
altra
ragione
.
C
'
era
una
chiacchiera
in
paese
,
la
quale
di
giorno
in
giorno
si
veniva
sempre
più
raffermando
,
che
tutti
gli
operaj
delle
città
maggiori
dell
'
isola
,
e
le
contadinanze
e
,
più
da
presso
nei
grossi
borghi
dell
'
interno
,
i
lavoratori
delle
zolfare
si
volessero
raccogliere
in
corporazioni
o
,
come
li
chiamavano
in
fasci
,
per
ribellarsi
non
pure
ai
signori
,
ma
a
ogni
legge
,
dicevano
,
e
far
man
bassa
di
tutto
.
Più
volte
,
essendo
di
servizio
nell
'
anticamera
,
ne
aveva
sentito
discutere
nel
salone
.
Il
principe
ne
dava
colpa
,
s
'
intende
,
al
governo
usurpatore
che
prima
aveva
gabbato
le
popolazioni
dell
'
isola
col
lustro
della
libertà
e
poi
la
aveva
affamata
con
imposte
e
manomissioni
inique
;
gli
altri
gli
facevano
coro
;
ma
monsignor
vescovo
pareva
a
Sciaralla
che
meglio
di
tutti
sapesse
scoprir
la
piaga
.
Il
vero
male
,
il
più
gran
male
fatto
dal
nuovo
governo
non
consisteva
tanto
nell
'
usurpazione
che
faceva
ancora
e
giustamente
sanguinare
il
cuore
di
S
.
E
.
il
principe
di
Laurentano
.
Monarchie
,
istituzioni
civili
e
sociali
:
cose
temporanee
;
passano
;
si
farà
male
a
cambiarle
agli
uomini
o
a
toglierle
di
mezzo
,
se
giuste
e
sante
;
sarà
un
male
però
possibilmente
rimediabile
.
Ma
se
togliete
od
oscurate
agli
uomini
ciò
che
dovrebbe
splendere
eterno
nel
loro
spirito
:
la
fede
,
la
religione
?
Orbene
,
questo
aveva
fatto
il
nuovo
governo
!
E
come
poteva
più
il
popolo
starsi
quieto
tra
le
tante
tribolazioni
della
vita
,
se
più
la
fede
non
gliele
faceva
accettare
con
rassegnazione
e
anzi
con
giubilo
,
come
prova
e
promessa
di
premio
in
un
'
altra
vita
?
La
vita
è
una
sola
?
questa
?
le
tribolazioni
non
avranno
un
compenso
di
là
,
se
con
rassegnazione
sopportate
?
E
allora
per
qual
ragione
più
accettarle
e
sopportarle
?
Prorompa
allora
l
'
istinto
bestiale
di
soddisfare
quaggiù
tutti
i
bassi
appetiti
del
corpo
!
Parlava
proprio
bene
,
Monsignore
.
La
vera
vera
ragione
di
tutto
il
male
era
questa
.
Insieme
però
con
Monsignore
che
veramente
,
ricco
com
'
era
,
sentiva
poco
le
tribolazioni
della
vita
,
Sciaralla
avrebbe
voluto
che
tutti
i
poveri
la
riconoscessero
,
questa
ragione
.
Ma
non
riusciva
a
levarsi
dal
capo
un
vecchierello
mendico
,
presentatosi
un
giorno
al
cancello
della
villa
col
rosario
in
mano
,
il
quale
,
stando
ad
aspettar
l
'
elemosina
e
sentendo
un
lungo
brontolio
nel
suo
stomaco
,
gli
aveva
fato
notare
con
un
mesto
sorriso
:
-
Senti
?
Non
te
lo
dico
io
;
te
lo
dice
lui
che
ha
fame
...
La
costernazione
di
Sciaralla
,
per
quel
grave
pericolo
che
sovrastava
a
tutti
i
signori
,
proveniva
più
che
altro
dalla
sicurezza
con
cui
il
principe
,
là
nel
salone
,
pareva
lo
sfidasse
.
Riposava
certo
su
lui
e
sul
valore
e
la
devozione
dei
suoi
uomini
quella
sicurezza
del
principe
,
al
quale
poteva
bastare
che
dicesse
di
non
aver
paura
,
lasciando
poi
agli
altri
il
pensiero
del
rimanente
.
Fortuna
che
finora
lì
a
Girgenti
nessuno
si
moveva
,
né
accennava
di
volersi
muovere
!
Paese
morto
.
Tanto
vero
-
dicevano
i
maligni
-
che
vi
regnavano
i
corvi
,
cioè
i
preti
.
L
'
accidia
,
tanto
di
far
bene
quanto
di
far
male
,
era
radicata
nella
più
profonda
sconfidenza
della
sorte
,
nel
concetto
che
nulla
potesse
avvenire
,
che
vano
sarebbe
stato
ogni
sforzo
per
scuotere
l
'
abbandono
desolato
,
in
cui
giacevano
non
soltanto
gli
animi
,
ma
anche
tutte
le
cose
.
E
a
Sciaralla
parve
di
averne
la
prova
nel
triste
spettacolo
che
gli
offriva
,
quella
mattina
,
la
campagna
intorno
e
quello
stradone
.
Aveva
già
attraversato
il
tratto
incassato
nel
taglio
perpendicolare
del
lungo
ciglione
su
cui
sorgono
aerei
e
maestosi
gli
avanzi
degli
antichi
Tempii
akragantini
.
Si
apriva
là
,
un
tempo
,
la
Porta
Aurea
dell
'
antichissima
città
scomparsa
.
Ora
egli
ranchettava
giù
per
il
pendìo
che
conduce
alla
vallata
di
Sant
'
Anna
,
per
la
quale
scorre
,
intoppando
qua
e
là
,
un
fiumicello
di
povere
acque
:
l
'
Hypsas
antico
,
ora
Drago
,
secco
d
'
estate
e
cagione
di
malaria
in
tutte
le
terre
prossime
,
per
le
trosce
stagnanti
tra
gl
'
ispidi
ciuffi
del
greto
.
Impetuoso
e
torbido
per
la
grande
acquata
della
notte
scorsa
,
investiva
laggiù
,
quella
mattina
,
il
basso
ponticello
uso
,
d
'
estate
,
ad
accavalciare
i
ciottoli
e
la
rena
.
Veramente
da
quella
triste
contrada
maledetta
dai
contadini
,
costretti
a
dimorarvi
dalla
necessità
,
macilenti
,
ingialliti
,
febbricitanti
,
pareva
spirasse
nello
squallore
dell
'
alba
un
'
angosciosa
oppressione
di
cui
anche
i
rari
alberi
che
vi
sorgevano
fossero
compenetrati
:
qualche
centenario
olivo
saraceno
dal
tronco
stravolto
,
qualche
mandorlo
ischeletrito
dalle
prime
ventate
d
'
autunno
.
-
Che
acqua
,
eh
?
-
s
'
affrettava
a
dire
capitan
Sciaralla
,
imbattendosi
lungo
quel
tratto
nella
gente
di
campagna
o
nei
carrettieri
che
lo
conoscevano
,
per
prevenire
beffe
e
ingiurie
,
e
dava
di
sprone
alla
povera
Titina
.
Non
a
caso
però
,
quel
giorno
,
metteva
avanti
la
pioggia
della
notte
scorsa
.
Trottando
e
guardando
nel
cielo
la
nera
nuvolaglia
sbrendolata
e
raminga
,
pensava
proprio
a
essa
per
trovarvi
una
scusa
che
gli
quietasse
la
coscienza
,
avendo
trasgredito
a
un
ordine
positivo
ricevuto
la
sera
avanti
dal
segretario
del
principe
:
l
'
ordine
di
recare
sul
tamburo
una
lettera
a
don
Cosmo
Laurentano
,
fratello
di
don
Ippolito
,
che
viveva
segregato
anche
lui
nell
'
altro
fèudo
di
Valsanìa
,
a
circa
quattro
miglia
da
Colimbètra
.
Sciaralla
non
se
l
'
era
sentita
d
'
avventurarsi
a
quell
'
ora
,
con
quel
tempo
da
lupi
,
fin
laggiù
;
aveva
pensato
che
Lisi
Prèola
,
il
vecchio
segretario
,
avendo
una
forca
di
figliuolo
che
aspirava
a
diventar
capitano
della
guardia
,
non
cercava
di
meglio
che
mandar
lui
Sciaralla
all
'
altro
mondo
;
che
però
forse
quella
lettera
non
richiedeva
tale
urgenza
ch
'
egli
rischiasse
di
rompersi
il
collo
per
una
via
scellerata
,
al
bujo
,
sotto
la
pioggia
furiosa
,
tra
lampi
e
tuoni
;
e
che
infine
avrebbe
potuto
aspettar
l
'
alba
e
partir
di
nascosto
,
senza
rinunziare
per
quella
sera
alla
briscola
nella
casermuccia
sul
greppo
dello
Sperone
,
dove
si
riduceva
coi
tre
compagni
graduati
a
passar
la
notte
,
dandosi
il
cambio
ogni
tre
ore
nella
guardia
.
L
'
uscir
di
Colimbètra
era
sempre
penoso
per
capitan
Sciaralla
,
ma
una
vera
spedizione
allorché
doveva
recarsi
a
Valsanìa
,
dove
ogni
volta
gli
toccava
d
'
affrontar
paziente
l
'
odio
d
'
un
vecchio
energumeno
,
terrore
di
tutte
le
contrade
circonvicine
,
chiamato
Mauro
Mortara
,
il
quale
,
approfittando
della
dabbenaggine
di
don
Cosmo
,
a
cui
certo
i
libracci
di
filosofia
avevano
sconcertato
il
cervello
,
vi
stava
da
padrone
,
né
sopra
di
lui
riconosceva
altra
signoria
.
-
Coraggio
,
coraggio
,
Titina
!
-
sospirava
pertanto
Sciaralla
,
ogni
qual
volta
gli
si
presentava
alla
mente
la
figura
di
quel
vecchio
:
basso
di
statura
,
un
po
'
curvo
,
senza
giacca
,
con
una
ruvida
camicia
d
'
albagio
di
color
violaceo
a
quadri
rossi
aperta
sul
petto
irsuto
,
un
enorme
berretto
villoso
in
capo
,
ch
'
egli
da
se
stesso
s
'
era
fatto
dal
cuojo
d
'
un
agnello
,
la
cui
concia
col
sudore
gli
aveva
tinti
di
giallo
i
lunghi
cernecchi
e
,
ai
lati
,
l
'
incolta
barba
bianca
:
comico
e
feroce
,
con
due
grosse
pistole
sempre
alla
cintola
,
anche
di
notte
,
poiché
si
buttava
a
dormir
vestito
su
uno
strapunto
di
paglia
per
poche
ore
soltanto
:
a
settantasette
anni
sveglio
ancora
e
robusto
,
più
che
un
giovanotto
di
venti
.
-
E
non
morrà
mai
!
-
sbuffava
Sciaralla
.
-
Sfido
!
che
gli
manca
?
Dopo
tant
'
anni
è
considerato
come
parte
della
famiglia
anche
da
don
Ippolito
,
che
è
tutto
dire
.
Con
don
Cosmo
per
poco
non
si
dànno
del
tu
.
E
ripensava
,
proseguendo
la
via
,
alle
straordinarie
avventure
di
quell
'
uomo
che
,
al
Quarantotto
,
aveva
seguito
nell
'
esilio
a
Malta
il
principe
padre
,
don
Gerlando
Laurentano
,
il
quale
gli
s
'
era
affezionato
fin
da
quando
,
privato
del
grado
di
gentiluomo
di
camera
,
chiave
d
'
oro
,
per
uno
scandalo
di
corte
a
Napoli
,
sera
ritirato
a
Valsanìa
,
dove
il
Mortara
era
nato
,
figlio
di
poveri
contadini
,
contadinotto
anche
lui
,
anzi
guardiano
di
pecore
,
allora
.
A
un
'
avventura
segnatamente
,
tra
le
tante
,
si
fermava
il
pensiero
di
Placido
Sciaralla
:
a
quella
che
aveva
procurato
al
Mortara
il
nomignolo
di
Monaco
;
avventura
dei
primi
tempi
,
avanti
al
Quarantotto
,
quando
a
Valsanìa
,
attorno
al
vecchio
principe
di
Laurentano
,
acceso
di
vendetta
dopo
quello
scandalo
di
corte
a
Napoli
,
si
radunavano
di
nascosto
,
venendo
da
Girgenti
,
i
caporioni
del
comitato
rivoluzionario
.
Mauro
Mortara
faceva
la
guardia
ai
congiurati
a
piè
della
villa
.
Ora
una
volta
un
frate
francescano
ebbe
la
cattiva
ispirazione
di
avventurarsi
fin
là
per
la
questua
.
Il
Mortara
,
chi
sa
perché
,
lo
prese
per
una
spia
;
e
senza
tante
cerimonie
lo
afferrò
,
lo
legò
,
lo
tenne
appeso
a
un
albero
per
tutto
un
giorno
;
alla
notte
lo
sciolse
e
lo
mandò
via
;
ma
tanta
era
stata
la
paura
,
che
il
frate
non
poté
più
riaversene
e
ne
morì
poco
dopo
.
Quest
'
avventura
era
più
viva
delle
altre
nella
memoria
di
Sciaralla
,
non
solo
perché
in
essa
Mauro
Mortara
si
mostrava
,
come
a
lui
piaceva
crederlo
,
feroce
,
ma
anche
perché
l
'
albero
,
a
cui
il
francescano
era
stato
appeso
,
era
ancora
in
piedi
presso
la
villa
,
e
Mauro
non
tralasciava
mai
d
'
indicarglielo
,
accompagnando
il
cenno
con
un
muto
ghigno
e
un
lieve
tentennar
del
capo
,
atteggiato
il
volto
di
schifo
nel
vedergli
addosso
quell
'
uniforme
borbonica
.
-
Coraggio
,
coraggio
,
Titina
!
Conveniva
soffrirseli
in
pace
gli
sgarbi
e
i
raffacci
di
quel
vecchio
.
Il
quale
,
sì
,
guaj
e
rischi
d
'
ogni
sorta
ne
aveva
toccati
e
affrontati
in
vita
sua
,
senza
fine
;
ma
che
fortuna
,
adesso
,
servire
sotto
don
Cosmo
che
non
si
curava
mai
di
nulla
,
fuori
di
quei
suoi
libracci
che
lo
tenevano
tutto
il
giorno
vagante
come
in
un
sogno
per
i
viali
di
Valsanìa
!
Che
differenza
tra
il
principe
suo
padrone
e
questo
don
Cosmo
!
che
differenza
poi
tra
entrambi
questi
fratelli
e
la
sorella
donna
Caterina
Auriti
,
che
viveva
-
vedova
e
povera
-
a
Girgenti
!
Da
anni
e
anni
tutti
e
tre
erano
in
rotta
tra
loro
.
Donna
Caterina
Laurentano
aveva
seguito
lei
sola
le
nuove
idee
del
padre
;
e
poi
si
diceva
che
,
da
giovinetta
,
aveva
recato
onta
alla
famiglia
,
fuggendo
di
casa
con
Stefano
Auriti
,
morto
poi
nel
Sessanta
,
garibaldino
,
nella
battaglia
di
Milazzo
,
mentre
combatteva
accanto
al
Mortara
e
al
figlio
don
Roberto
,
che
ora
viveva
a
Roma
e
che
allora
era
ragazzo
di
appena
dodici
anni
,
il
più
piccolo
dei
Mille
.
Figurarsi
,
dunque
,
se
il
principe
poteva
andar
d
'
accordo
con
quella
sorella
!
Ma
con
Cosmo
,
intanto
,
perché
no
?
Questi
,
almeno
apparentemente
,
non
aveva
mai
parteggiato
per
alcuno
.
Ma
forse
non
approvava
la
protesta
del
fratello
maggiore
contro
il
nuovo
Governo
.
Chi
aveva
però
ragione
di
loro
due
?
Il
padre
,
prima
che
liberale
,
era
stato
borbonico
,
gentiluomo
di
camera
e
chiave
d
'
oro
:
che
meraviglia
,
dunque
,
se
il
figlio
,
stimando
fedifrago
il
padre
,
s
'
era
serbato
fedele
al
passato
Governo
?
Meritava
anzi
rispetto
per
tanta
costanza
:
rispetto
e
venerazione
;
e
non
c
'
era
nulla
da
ridire
,
se
voleva
che
tutti
sapessero
com
'
egli
la
pensava
,
anche
dal
modo
con
cui
vestiva
i
suoi
dipendenti
.
Sissignori
,
sono
borbonico
!
ho
il
coraggio
delle
mie
opinioni
!
Un
toffo
di
terra
arrivò
a
questo
punto
alle
spalle
di
capitan
Sciaralla
,
seguíto
da
una
sghignazzata
.
Il
capitano
diè
un
balzo
sulla
sella
e
si
voltò
,
furente
.
Non
vide
nessuno
.
Da
una
siepe
sopra
l
'
arginello
venne
fuori
però
questa
strofetta
,
declamata
con
tono
derisorio
,
lento
lento
:
Sciarallino
,
Sciarallino
,
dove
vai
con
tanta
boria
sul
ventoso
tuo
ronzino
?
Sei
scappato
dalla
storia
,
Sciarallino
,
Sciarallino
?
Capitan
Sciaralla
riconobbe
alla
voce
Marco
Prèola
,
il
figlio
scapestrato
del
segretario
del
principe
,
e
sentì
rimescolarsi
tutto
il
sangue
.
Ma
,
subito
dopo
,
il
Prèola
gli
apparve
in
tale
stato
,
che
le
ciglia
aggrottate
gli
balzarono
fino
al
berretto
e
la
bocca
serrata
dall
'
ira
gli
s
'
aprì
dallo
stupore
.
Non
pareva
più
un
uomo
,
colui
:
salvo
il
santo
battesimo
,
un
porco
pareva
,
fuori
del
brago
,
ritto
in
piedi
,
cretaceo
e
arruffato
.
Con
le
gambe
aperte
,
buttato
indietro
sulle
reni
a
modo
degli
ubriachi
,
il
Prèola
seguitò
da
lassù
a
declamare
con
ampii
e
stracchi
gesti
:
Oppur
vai
,
don
Chisciottino
,
all
'
assalto
d
'
un
molino
?
od
a
caccia
di
lumache
t
'
avventuri
col
mattino
,
così
rosso
nelle
brache
,
nel
giubbon
così
turchino
,
Sciarallino
,
Sciarallino
?
-
Quanto
sei
caro
!
-
sbuffò
Sciaralla
,
allungando
una
mano
alle
terga
,
ove
la
mota
gli
s
'
era
appiastrata
.
Marco
Prèola
si
calò
giù
,
sul
sedere
,
dall
'
arginello
lubrico
di
fango
,
e
gli
s
'
accostò
.
-
Caro
?
No
,
-
disse
,
-
mi
vendo
a
buon
mercato
!
Ti
piace
la
poesia
?
Bella
!
E
séguita
,
sai
?
La
stamperò
su
L
'
Empedocle
domenica
ventura
.
Capitan
Sciaralla
stette
ancora
un
pezzo
a
guardarlo
,
col
volto
contratto
,
ora
,
in
una
smorfia
tra
di
schifo
e
di
compassione
.
Sapeva
che
colui
andava
soggetto
ad
attacchi
d
'
epilessia
;
che
spesso
vagava
di
notte
come
un
cane
randagio
e
spariva
per
due
o
tre
giorni
finché
non
lo
ritrovavano
come
una
bestia
morta
,
con
la
faccia
a
terra
e
la
bava
alla
bocca
,
o
su
al
Culmo
delle
Forche
o
su
la
Serra
Ferlucchia
o
per
le
campagne
.
Gli
vide
la
faccia
gonfia
,
deturpata
da
una
livida
cicatrice
su
la
gota
destra
,
dall
'
occhio
alla
bocca
,
con
pochi
peli
ispidi
biondicci
sul
labbro
e
sul
mento
;
gli
guardò
il
vecchio
cappelluccio
stinto
e
roccioso
,
che
non
arrivava
a
nascondergli
la
laida
calvizie
precoce
;
notò
che
calvo
era
anche
di
ciglia
;
ma
non
poté
sostenere
lo
sguardo
di
quegli
occhi
chiari
,
verdastri
,
impudenti
,
in
cui
tutti
i
vizii
pareva
vermicassero
.
Cacciato
dalla
scuola
militare
di
Modena
,
il
Prèola
era
stato
a
Roma
circa
un
anno
nella
redazione
d
'
un
giornalucolo
di
ricattatori
;
scontata
una
condanna
di
otto
mesi
di
carcere
,
aveva
tentato
di
uccidersi
buttandosi
giù
da
un
ponte
nel
Tevere
;
salvato
per
miracolo
,
era
stato
rimpatriato
dalla
questura
,
e
ora
viveva
alle
spalle
del
padre
,
a
Girgenti
.
-
Che
hai
fatto
?
-
gli
domandò
Sciaralla
.
Il
Prèola
si
guardò
l
'
abito
cretoso
addosso
,
e
con
un
ghigno
frigido
rispose
:
-
Niente
.
Un
insultino
...
Con
le
mani
aggiunse
un
gesto
per
significare
che
s
'
era
voltolato
per
terra
.
Poi
,
all
'
improvviso
,
cangiando
aria
e
tono
,
gli
ghermì
un
braccio
e
gli
gridò
:
-
Qua
la
lettera
!
So
che
l
'
hai
!
-
Sei
matto
?
-
esclamò
Sciaralla
con
un
soprassalto
,
tirandosi
indietro
.
Il
Prèola
scoppiò
a
ridere
sguajatamente
.
-
Mi
serve
soltanto
per
annusarla
.
Càvala
fuori
.
Voglio
sentire
se
sa
odor
di
confetti
.
Animale
,
non
sai
che
il
tuo
padrone
sposa
?
Sciaralla
lo
guardò
,
stordito
.
-
Il
principe
?
-
Sua
Eccellenza
,
già
!
Non
credi
?
Scommetto
che
la
lettera
parla
di
questo
.
Il
principe
annunzia
le
prossime
nozze
al
fratello
.
Non
hai
visto
monsignor
Montoro
?
È
lui
il
paraninfo
!
Veramente
monsignor
Montoro
in
quegli
ultimi
giorni
s
'
era
fatto
vedere
molto
più
di
frequente
a
Colimbètra
.
Che
fosse
vero
?
Sciaralla
si
sforzò
d
'
impedire
che
quella
notizia
incredibile
,
di
un
avvenimento
così
inopinato
,
gli
accendesse
in
un
lampo
la
visione
di
splendide
feste
,
di
una
gaja
animazione
nuova
in
quel
silenzioso
,
austero
ritiro
;
la
speranza
di
regali
per
la
bella
comparsa
che
avrebbe
fatto
coi
suoi
uomini
e
il
servizio
inappuntabile
che
avrebbe
disimpegnato
...
Ma
il
principe
,
possibile
?
così
serio
...
alla
sua
età
?
E
poi
,
come
prestar
fede
al
Prèola
?
Cercando
di
nascondere
la
meraviglia
e
la
curiosità
con
un
sorriso
di
diffidenza
,
gli
domandò
:
-
E
chi
sposa
?
-
Se
mi
dài
la
lettera
,
te
lo
dico
,
-
rispose
quello
.
-
Domani
!
Va
'
là
!
Ho
capito
.
E
Sciaralla
si
spinse
col
busto
per
cacciar
la
giumenta
.
-
Aspetta
!
-
esclamò
il
Prèola
,
trattenendo
Titina
per
la
coda
.
-
M
'
importa
assai
delle
nozze
,
e
che
tu
non
ci
creda
!
Forse
...
vedi
?
questo
mi
premerebbe
più
di
sapere
...
forse
il
principe
parla
al
fratello
delle
elezioni
,
della
candidatura
del
nipote
.
Non
sai
neanche
questo
?
Non
sai
che
Roberto
Auriti
,
«
il
dodicenne
eroe
»
,
si
presenta
deputato
?
-
So
un
corno
io
;
chi
se
n
'
impiccia
?
-
fece
Sciaralla
.
-
Non
abbiamo
l
'
on
.
Fazello
per
deputato
?
-
Non
lo
dico
io
che
siete
fuori
della
storia
,
vojaltri
,
a
Colimbètra
!
-
ghignò
il
Prèola
.
-
Abbiamo
le
elezioni
generali
,
e
Fazello
non
si
ripresenta
,
somaro
,
per
la
morte
del
figliuolo
!
-
Del
figliuolo
?
Se
è
scapolo
!
Il
Prèola
tornò
a
ridere
sguajatamente
.
-
E
che
uno
scapolo
,
uomo
di
chiesa
per
giunta
,
non
può
aver
figliuoli
?
Bestione
!
Avremo
l
'
Auriti
,
sostenuto
dal
governo
,
contro
l
'
avvocato
Capolino
.
Fiera
lotta
,
singolar
tenzone
...
Dammi
la
lettera
!
Sciaralla
diede
una
spronata
a
Titina
e
con
uno
sfaglio
si
liberò
del
Prèola
.
Questi
allora
gli
tirò
dietro
una
e
due
sassate
;
stava
per
tirargli
la
terza
,
quando
dalla
svoltata
si
levò
una
voce
rabbiosa
:
-
Ohè
,
corpo
di
...
Chi
tira
?
E
un
'
altra
voce
,
rivolta
evidentemente
a
Sciaralla
che
fuggiva
:
-
Vergògnati
!
Fantoccio
!
Ignorante
!
Buffone
!
E
dalla
svoltata
apparvero
sotto
un
ombrellaccio
verde
sforacchiato
,
stanchi
e
inzaccherati
,
i
due
inseparabili
Luca
Lizio
e
Nocio
Pigna
,
o
,
come
tutti
da
un
pezzo
li
chiamavano
,
Propaganda
e
Compagnia
:
quegli
,
uno
spilungone
ispido
e
scialbo
,
con
un
pajo
di
lenti
che
gli
scivolavano
di
traverso
sul
naso
,
stretto
nelle
spalle
per
il
freddo
e
col
bavero
della
giacchettina
d
'
estate
tirato
su
;
questi
,
tozzo
,
deforme
,
dal
groppone
sbilenco
,
con
un
braccio
penzolante
quasi
fino
a
terra
e
l
'
altro
pontato
a
leva
sul
ginocchio
,
per
reggersi
alla
meglio
.
Erano
i
due
rivoluzionarii
del
paese
.
Capitan
Sciaralla
credeva
a
torto
che
nessuno
si
movesse
a
Girgenti
.
Si
movevano
loro
,
Lizio
e
Pigna
.
È
vero
che
,
l
'
uno
e
l
'
altro
,
quella
mattina
,
così
bagnati
e
intirizziti
,
sotto
quell
'
ombrello
sforacchiato
,
non
davano
a
vedere
che
potessero
esser
molto
temibili
le
loro
imprese
rivoluzionarie
.
Nessuno
poteva
vederlo
meglio
di
Marco
Prèola
,
il
quale
avendo
già
da
un
pezzo
abbandonato
al
caso
la
propria
vita
,
tenuta
per
niente
da
lui
stesso
più
che
dagli
altri
e
senza
più
né
affetti
né
fede
in
nulla
,
sciolta
non
pur
d
'
ogni
regola
,
ma
anche
d
'
ogni
abitudine
e
gettata
in
preda
a
ogni
capriccio
improvviso
e
violento
,
tutto
vedeva
buffo
e
vano
e
tutto
e
tutti
derideva
,
sfogando
in
questa
derisione
le
scomposte
energie
non
comuni
dell
'
animo
esacerbato
.
Sapeva
che
,
tre
giorni
addietro
,
quei
due
si
erano
recati
alla
marina
di
Porto
Empedocle
a
catechizzare
i
facchini
addetti
all
'
imbarco
dello
zolfo
,
gli
scaricatori
,
gli
stivatori
,
i
marinaj
delle
spigonare
,
i
carrettieri
,
i
pesatori
,
per
raccoglierli
in
fascio
.
Vedendoli
di
ritorno
a
quell
'
ora
,
in
quello
stato
,
arricciò
il
naso
,
si
fermò
in
mezzo
allo
stradone
ad
aspettarli
per
accompagnarsi
con
loro
fino
a
Girgenti
;
quando
gli
furon
vicini
,
aprì
le
braccia
,
quasi
per
reggere
un
fiasco
,
di
que
'
grossi
,
e
disse
loro
:
-
Andiamo
;
niente
:
lo
porto
io
.
Il
Pigna
si
fermò
e
,
sforzandosi
di
dirizzarsi
meglio
sul
braccio
,
squadrò
con
disprezzo
il
Prèola
.
Il
corpo
,
tutto
groppi
e
nodi
;
ma
una
faccia
da
bambolone
aveva
,
senza
un
pelo
,
arrossata
sulle
gote
dal
salso
che
gli
aveva
dato
fuori
alla
pelle
,
e
un
pajo
d
'
occhi
neri
,
smaltati
e
mobilissimi
da
matto
,
sotto
un
cappellaccio
tutto
sbertucciato
,
che
lo
faceva
somigliare
a
uno
di
quei
fantocci
che
schizzan
su
dalle
scàtole
a
scatto
.
Marco
Prèola
lo
chiamò
con
un
vezzeggiativo
dispettosamente
bonario
,
e
gli
disse
ammiccando
:
-
Nociarè
,
non
te
n
'
avere
a
male
!
Mondaccio
laido
è
questo
,
d
'
ingrati
.
Marinaj
,
piedi
piatti
.
Oh
,
e
chiudi
il
paracqua
,
Luca
!
Dio
ci
manda
l
'
acqua
,
e
non
te
ne
vuoi
profittare
?
Laviamoci
il
visino
,
così
...
E
levò
la
faccia
fangosa
verso
il
cielo
.
Spruzzolava
ancora
dalle
nuvole
che
s
'
imporporavano
negli
orli
frastagliati
,
correndo
incontro
al
sole
che
stava
per
levarsi
,
un
'
acquerugiola
gelida
e
pungente
.
-
Che
son
aghi
?
-
gridò
,
sbruffando
come
un
cavallo
,
squassando
la
testa
e
buttandosi
apposta
addosso
al
Pigna
.
Sozzo
com
'
era
già
da
capo
a
piedi
e
tutto
fradicio
di
pioggia
,
si
sentiva
ormai
libero
da
ogni
angustia
di
guardarsi
dall
'
acqua
e
dalla
zàcchera
,
e
provava
la
voluttà
,
sguazzando
nel
fango
senza
più
impaccio
né
ritegno
,
di
potere
insozzarne
gli
altri
impunemente
.
-
Scànsati
!
-
gli
gridò
il
Pigna
.
-
Chi
ti
cerca
?
chi
ti
vuole
?
chi
ti
ha
dato
mai
confidenza
?
Il
Prèola
,
senza
scomporsi
,
gli
rispose
:
-
Quanto
mi
piaci
arrabbiato
!
Creta
madre
,
caro
mio
.
Te
ne
volevo
attaccare
un
po
'
...
Mi
scansi
?
Poi
ti
lagni
degli
altri
,
che
sono
ingrati
.
-
Ci
vuole
una
faccia
...
-
brontolò
il
Pigna
,
rivolto
al
Lizio
.
Ma
questi
andava
chiuso
in
sé
,
non
curante
e
accigliato
.
Diede
una
spallata
,
come
per
dire
che
non
voleva
esser
frastornato
dai
suoi
pensieri
,
e
avanti
.
Il
Prèola
li
seguì
un
pezzo
in
silenzio
,
un
po
'
discosto
,
guardando
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
.
Aveva
nelle
viscere
la
smania
di
fare
qualche
cosa
,
quella
mattina
;
non
sapeva
quale
,
si
sarebbe
messo
a
urlare
come
un
lupo
.
Per
non
urlare
,
apriva
la
bocca
,
si
cacciava
una
mano
sui
denti
e
tirava
fin
quasi
a
slogarsi
la
mascella
;
poi
sospirava
o
si
scrollava
tutto
in
un
fremito
animalesco
.
Poteva
solo
sfogarsi
con
quei
due
;
ma
,
a
stuzzicare
il
Lizio
,
che
gusto
c
'
era
?
Disperatonaccio
come
lui
e
,
per
giunta
,
con
la
testa
piena
di
fumo
.
Due
disgrazie
,
una
sopra
l
'
altra
,
il
suicidio
del
padre
,
bravo
avvocato
ma
di
cervello
balzano
,
poi
quello
del
fratello
,
gli
avevano
cattivato
in
paese
una
certa
simpatia
,
mista
di
costernazione
,
e
anche
un
certo
rispetto
.
Studiava
molto
e
parlava
poco
,
anzi
non
parlava
quasi
mai
.
La
ragione
c
'
era
,
veramente
:
gli
mancava
quasi
mezzo
alfabeto
.
Di
lui
si
poteva
ridere
soltanto
per
questo
:
che
aveva
trovato
nel
Pigna
il
suo
organetto
;
e
organetto
e
sonatore
,
ogni
volta
,
ai
comizii
,
comparivano
insieme
.
Se
il
Pigna
stonava
,
egli
lo
rimetteva
in
tono
,
serio
serio
,
tirandolo
per
la
manica
.
Rivoluzione
sociale
...
fratellanza
dei
popoli
...
rivendicazione
dei
diritti
degli
oppressi
...
parole
grandi
,
insomma
!
E
forse
perciò
,
distratto
,
s
'
era
attaccato
intanto
a
un
tozzo
di
pane
faticato
da
altri
per
lui
.
Faceva
benone
,
oh
!
Solo
che
,
con
questo
po
'
po
'
di
freddo
...
-
Una
caffettierina
,
volesse
Iddio
!
-
invocò
con
improvviso
scatto
il
Prèola
,
levando
le
braccia
.
-
Tre
pezzetti
di
zucchero
,
un
vasetto
di
panna
,
quattro
fettine
di
pane
abbruscato
.
Oh
animucce
sante
del
Purgatorio
!
Luca
Lizio
si
voltò
,
brusco
,
a
guatarlo
.
Proprio
a
una
tazzina
di
caffè
pensava
in
quel
momento
,
così
accigliato
;
e
la
vedeva
,
e
se
ne
inebriava
quasi
in
sogno
,
aspirandone
il
fumante
aroma
;
e
stringeva
in
tasca
,
nel
desiderio
che
lo
struggeva
,
il
pugno
intirizzito
.
Partito
a
bujo
,
e
sconfitto
,
da
Porto
Empedocle
,
sentiva
un
freddo
da
morire
;
non
gli
pareva
l
'
ora
d
'
arrivare
.
Avvilito
da
quel
bisogno
meschino
,
si
vedeva
misero
,
degno
di
conforto
,
d
'
un
conforto
che
sapeva
di
non
poter
trovare
in
nessuno
.
Poc
'
anzi
,
tra
quel
fantoccio
fuggito
di
là
su
la
giumenta
bianca
e
il
Prèola
fermo
più
su
ad
aspettare
con
un
ghigno
rassegato
sulle
labbra
,
aveva
avuto
lui
stesso
un
'
improvvisa
strana
impressione
di
sé
,
che
gli
era
penetrata
fino
a
toccare
e
sommuovere
dal
fondo
del
suo
essere
un
sentimento
finora
sconosciuto
,
quasi
di
stupore
per
tutti
i
suoi
sdegni
,
per
tutte
le
sue
furie
ardenti
,
le
quali
a
un
tratto
gli
s
'
erano
scoperte
,
come
da
lontano
,
folli
e
vane
,
là
in
mezzo
a
quella
scena
di
desolato
squallore
.
Nella
magrezza
miserabile
del
suo
corpo
tremante
di
freddo
e
pur
madido
di
un
sudorino
vischioso
,
s
'
era
veduto
simile
a
quegli
alberi
che
s
'
affacciavano
dalle
muricce
,
stecchiti
e
gocciolanti
.
Gocciolavano
anche
a
lui
per
il
freddo
la
punta
del
naso
e
gli
occhi
miopi
dietro
le
lenti
.
S
'
era
ristretto
in
sé
;
e
,
quasi
quell
'
impressione
,
toccato
il
fondo
del
suo
essere
e
vanita
in
quello
stupore
,
gli
si
fosse
ora
serrata
attorno
come
un
'
irta
angustia
,
s
'
era
sentito
tutto
dolere
:
doler
le
tempie
schiacciate
,
le
aguzze
sporgenze
delle
scapole
,
su
cui
la
stoffa
della
giacchettina
d
'
estate
aveva
preso
il
lustro
,
e
i
polsi
scoperti
dalle
maniche
troppo
corte
e
i
piedi
bagnati
entro
le
scarpe
rotte
.
E
tutto
ora
gli
pareva
un
di
più
,
una
soperchieria
crudele
:
ogni
nuova
pettata
di
quello
stradone
divenuto
una
fiumara
di
creta
;
la
cruda
luce
dell
'
alba
che
,
non
ostante
la
cupezza
di
quelle
nuvole
,
si
rifletteva
su
la
motriglia
e
lo
abbagliava
;
ma
sopra
tutto
la
compagnia
di
quel
tristo
,
da
capo
a
piedi
imbrattato
di
fango
,
fango
fuori
,
fango
dentro
,
che
stuzzicava
il
Pigna
a
parlare
.
Avvezzo
ormai
da
anni
a
star
zitto
,
provava
uno
stordimento
a
mano
a
mano
più
confuso
per
quel
suo
silenzio
che
,
all
'
insaputa
di
tutti
,
si
nutriva
e
s
'
accresceva
dentro
di
lui
di
certe
stravaganti
impressioni
,
come
quella
di
poc
'
anzi
,
che
non
avrebbe
potuto
esprimere
neppure
a
se
stesso
,
se
non
a
costo
di
togliere
ogni
credito
e
ogni
fiducia
all
'
opera
sua
.
Marco
Prèola
,
intanto
,
seguitava
a
dire
,
quasi
tra
sé
:
-
Io
,
va
bene
;
che
sono
io
?
un
vagabondo
;
mi
merito
questo
e
altro
.
Ma
vedete
Domineddio
che
tempo
pensa
di
fare
,
quando
sono
in
cammino
per
una
santa
missione
due
poveri
umanitarii
che
una
turba
irriverente
ha
cacciato
via
,
di
notte
,
a
nerbate
!
Il
Pigna
accennò
di
fermarsi
,
fremente
;
ma
Luca
Lizio
lo
tirò
via
con
uno
strappo
alla
manica
e
un
grugnito
rabbioso
.
-
Nerbate
...
ma
bada
,
sai
!
-
masticò
quello
tra
i
denti
.
-
Gliele
darei
io
,
le
nerbate
...
-
E
da
te
me
le
piglierei
,
Nociarè
,
-
s
'
affrettò
a
dirgli
il
Prèola
con
un
inchino
,
-
perché
tu
,
non
sembri
,
ma
sei
un
eroe
.
Puzzi
,
mannaggia
,
ma
sei
un
eroe
;
e
quando
te
lo
dico
io
ci
puoi
credere
.
Il
popolo
non
ti
può
capire
.
Non
può
capire
la
tua
idea
,
perché
per
disgrazia
l
'
idea
non
ha
occhi
,
non
ha
gambe
,
e
non
ha
bocca
.
Parla
e
si
muove
per
bocca
e
con
le
gambe
degli
uomini
.
Se
dici
,
poniamo
:
«
Popolo
,
l
'
umanità
cammina
!
T
'
insegnerò
io
a
camminare
!
»
-
son
capaci
di
guardarti
le
cianche
,
come
le
butti
:
«
Ma
guarda
un
po
'
,
chi
vuole
insegnarci
a
camminare
!
»
.
-
Pezzo
d
'
asino
!
-
sbottò
Propaganda
,
non
potendo
più
tenersi
.
-
E
non
si
chiama
ragionare
coi
piedi
,
codesto
?
-
Io
?
Il
popolo
!
-
rimbeccò
il
Prèola
.
-
Il
Popolo
,
per
tua
norma
,
-
ribatté
il
Pigna
,
roteando
gli
occhi
da
matto
;
ma
subito
si
trattenne
.
-
Non
lo
nominare
,
il
Popolo
;
non
sei
degno
neanche
di
nominarlo
,
tu
,
il
Popolo
!
Troppe
cose
ha
capito
il
Popolo
,
caro
mio
,
per
tua
norma
;
e
prima
di
tutte
questa
:
che
i
tuoi
patrioti
lo
ingannarono
...
-
I
miei
?
-
fece
il
Prèola
,
ridendo
.
-
I
tuoi
,
quelli
che
lo
spinsero
a
fare
la
rivoluzione
del
Sessanta
,
promettendo
l
'
età
dell
'
oro
!
I
patrioti
e
i
preti
.
Noi
,
caro
mio
,
per
tua
norma
,
gli
dimostriamo
,
quattr
'
e
quattr
'
otto
e
con
le
prove
alla
mano
,
che
...
capisci
?
per
virtù
della
sua
stessa
forza
,
capisci
?
per
virtù
,
dico
bene
,
della
sua
stessa
forza
,
non
per
concessione
d
'
altri
,
esso
può
,
se
vuole
,
migliorare
le
sue
condizioni
.
-
Meglio
sarebbe
per
forza
della
sua
virtù
,
-
osservò
,
placido
,
il
Prèola
.
Il
Pigna
lo
guardò
,
stordito
.
Ma
subito
quello
s
'
affrettò
a
tranquillarlo
:
-
Niente
,
non
ci
badare
.
Giuoco
di
parole
!
-
Per
virtù
...
per
virtù
della
sua
stessa
forza
,
-
ribatté
a
bassa
voce
,
non
più
ben
sicuro
il
Pigna
,
rivolgendosi
al
Lizio
per
consigliarsi
con
gli
occhi
di
lui
se
aveva
detto
bene
;
e
seguitò
,
un
po
'
sconcertato
:
-
Migliorare
,
sissignore
,
questo
iniquo
ordinamento
economico
,
dove
uomini
vivono
...
cioè
,
no
...
oppure
,
sì
...
uomini
vivono
senza
lavorare
,
e
uomini
,
pur
lavorando
,
non
vivono
!
Capisci
?
Noi
diciamo
al
Popolo
:
«
Tu
sei
tutto
!
Tu
puoi
tutto
!
Unìsciti
e
detta
la
tua
legge
e
il
tuo
diritto
!
»
.
-
Bravissimo
!
-
esclamò
il
Prèola
.
-
Permetti
che
parli
io
,
adesso
?
-
La
tua
legge
e
il
tuo
diritto
!
-
ripeté
ancora
una
volta
il
Pigna
,
furioso
.
-
Parla
,
parla
.
-
E
non
t
'
offendi
?
-
Non
m
'
offendo
:
parla
.
-
Fosti
,
sì
o
no
,
sagrestano
fino
a
poco
tempo
fa
?
Propaganda
si
voltò
di
nuovo
a
guardarlo
,
stordito
.
-
Che
c
'
entra
questo
?
E
il
Prèola
,
placido
:
-
Hai
promesso
di
non
offenderti
!
Rispondi
.
-
Sagrestano
,
sissignore
,
-
riconobbe
il
Pigna
,
coraggiosamente
.
-
Ebbene
?
Che
vuoi
dire
con
ciò
?
Che
ho
cambiato
colore
?
-
No
,
che
colore
!
Lascia
stare
.
Al
massimo
,
casacca
.
-
Ho
imparato
a
conoscere
i
preti
,
ecco
tutto
!
-
E
a
far
figliuoli
,
-
raffibbiò
il
Prèola
:
-
sette
figlie
femmine
,
tutte
di
fila
;
lo
puoi
negare
?
Nocio
Pigna
si
fermò
per
la
terza
volta
a
guatarlo
.
Aveva
promesso
di
non
offendersi
.
Ma
dove
voleva
andare
a
parare
con
quell
'
interrogatorio
?
Aveva
perduto
il
posto
alla
chiesa
,
perché
una
delle
figliuole
,
la
maggiore
,
e
un
certo
canonico
Landolina
...
-
Col
patto
,
oh
,
di
non
toccare
certi
tasti
,
-
lo
prevenne
,
scombujandosi
e
abbassando
gli
occhi
.
-
No
no
no
,
-
disse
precipitosamente
il
Prèola
,
con
una
mano
al
petto
.
-
Senti
,
Nocio
,
io
sono
,
a
giudizio
de
'
savi
universale
,
quel
che
si
dice
un
farabutto
.
Va
bene
?
Sono
stato
otto
mesi
dentro
...
figùrati
!
E
vedi
qua
?
-
soggiunse
,
indicando
la
cicatrice
sulla
gota
.
-
Quando
mi
buttai
a
fiume
,
come
dicono
a
Roma
...
Già
!
...
Figùrati
dunque
se
certe
cose
mi
possono
fare
impressione
!
Sai
,
anzi
,
che
mi
fa
impressione
?
Che
tu
,
a
quella
disgraziata
...
-
Non
tocchiamo
,
t
'
ho
detto
,
certi
tasti
.
-
Caro
mio
!
-
sospirò
il
Prèola
,
socchiudendo
gli
occhi
.
-
Ti
faccio
una
confidenza
.
Quelli
che
combatto
sono
i
soli
per
cui
abbia
una
certa
stima
.
Ma
questi
tali
,
per
le
mie
...
diciamo
disgrazie
,
non
vogliono
averne
di
me
,
e
non
mi
vorrebbero
lasciar
vivere
.
Qui
sbagliano
.
Vivere
debbo
!
E
per
vivere
,
sto
coi
preti
.
Gli
uomini
non
perdonano
;
Dio
invece
,
a
detta
dei
preti
,
m
'
ha
da
un
pezzo
perdonato
;
e
con
questa
scusa
si
servono
di
me
.
Guarda
,
oh
,
che
piazza
,
Nocio
!
-
aggiunse
,
buttandosi
indietro
il
cappelluccio
per
mostrare
la
fronte
.
-
E
ce
n
'
ho
,
dentro
,
sai
!
Se
le
cose
mi
fossero
andate
per
il
loro
verso
...
Basta
,
lasciamo
stare
.
Io
,
voi
...
tutto
...
ma
guardate
!
Fango
.
Ci
stiamo
tutti
e
tre
,
coi
piedi
affondati
;
ebbene
,
parliamoci
chiaro
,
in
nome
di
Dio
,
diciamoci
le
cose
come
sono
,
senza
vestirle
di
frasi
,
nude
;
pigliamoci
questo
piacere
!
Io
sono
un
porco
,
sì
,
ma
tu
che
sei
,
Nociarè
?
che
lavoro
è
il
tuo
,
me
lo
dici
?
Pàssati
una
mano
sulla
coscienza
:
tu
non
lavori
!
-
Io
?
-
esclamò
il
Pigna
,
stupito
più
che
offeso
dell
'
ingiustizia
,
allungando
il
braccio
e
ripiegandolo
sul
petto
con
l
'
indice
teso
.
-
Lavori
per
la
causa
?
Frase
!
-
ribatté
il
Prèola
,
pronto
.
-
T
'
ho
pregato
:
la
verità
nuda
!
Poi
te
la
vesti
a
casa
come
vuoi
,
per
quietarti
la
coscienza
.
Lavoravi
...
ti
cacciarono
via
dalla
chiesa
;
poi
,
da
un
banco
di
lotto
...
Calunnia
,
lo
so
!
Ma
pure
,
se
davvero
ti
fossi
messo
in
tasca
i
bajocchi
dei
gonzi
che
venivano
a
giocare
al
botteghino
,
credi
che
per
me
avresti
fatto
male
?
Benone
avresti
fatto
!
Ma
ora
che
fai
?
Lavorano
le
tue
figliuole
,
e
tu
mangi
e
predichi
.
E
qua
,
quest
'
altro
San
Luca
evangelista
...
Come
lo
chiamate
?
Amore
libero
.
Va
bene
:
frase
!
Il
fatto
è
che
s
'
è
messo
con
un
'
altra
delle
tue
figliuole
,
e
...
Luca
Lizio
,
a
questo
punto
,
livido
e
scontraffatto
,
si
avventò
con
le
braccia
protese
alla
gola
del
Prèola
.
Ma
questi
si
trasse
indietro
,
ridendo
,
finché
poté
ghermirgli
i
polsi
e
respingerlo
senza
furia
.
-
Ma
va
'
!
-
gli
gridò
,
con
un
lustro
di
gioja
maligna
negli
occhi
e
nei
denti
.
-
Io
sto
dicendo
la
verità
.
-
Lascialo
perdere
!
-
s
'
interpose
il
Pigna
,
a
sua
volta
trattenendo
Luca
Lizio
e
riavviandosi
.
-
Non
vedi
che
fa
professione
di
mosca
canina
?
-
Canina
,
già
:
gli
ho
punzecchiato
la
nudità
,
-
sghignò
il
Prèola
.
-
E
con
questo
freddo
...
Sì
sì
,
meglio
nasconderla
!
Volevo
spiegarti
soltanto
,
caro
Nocio
,
senza
offenderti
,
perché
non
puoi
fare
effetto
.
-
Perché
questo
è
un
paese
di
carogne
!
-
gridò
il
Pigna
,
voltandosi
a
fulminarlo
con
tanto
d
'
occhi
.
-
D
'
accordo
!
-
approvò
subito
il
Prèola
.
-
E
io
,
piú
carogna
di
tutti
.
D
'
accordo
!
Ma
tu
non
lavori
:
le
tue
figliuole
lavorano
,
e
Luca
mangia
e
studia
,
e
tu
mangi
e
predichi
.
Studiare
,
predicare
:
parole
.
La
sostanza
è
il
boccone
che
si
mangia
.
Vorrei
sapere
come
non
vi
strozza
,
pensando
che
le
tue
figliuole
sgobbano
a
cucire
e
non
dormono
la
notte
per
procurarvelo
.
Il
Pigna
finse
di
non
udire
;
scrollò
più
volte
il
capo
e
brontolò
tra
sé
,
di
nuovo
:
-
Paese
di
carogne
!
Va
'
ad
Aragona
,
a
due
passi
da
Girgenti
;
va
'
a
Favara
,
a
Grotte
,
a
Casteltermini
,
a
Campobello
...
Paesi
di
contadini
e
solfaraj
,
poveri
analfabeti
.
Quattromila
,
soltanto
a
Casteltermini
!
Ci
sono
stato
la
settimana
scorsa
ho
assistito
all
'
inaugurazione
del
Fascio
.
-
Col
lumino
acceso
davanti
alla
Madonna
?
-
domandò
il
Prèola
.
-
Altro
è
Dio
,
altro
il
prete
,
imbecille
!
-
rispose
alteramente
il
Pigna
.
-
E
le
trombe
che
suonano
la
fanfara
reale
?
-
Disciplina
!
Disciplina
!
-
esclamò
il
Pigna
.
-
Fanno
bene
!
Bisognava
vederli
...
Tutti
pronti
e
serii
...
quattromila
...
compatti
...
parevano
la
terra
stessa
,
la
terra
viva
,
capisci
?
che
si
muove
e
pensa
...
ottomila
occhi
che
sanno
e
che
ti
guardano
...
ottomila
braccia
...
E
il
cuore
mi
si
voltava
in
petto
pensando
che
soltanto
da
noi
,
qua
a
Girgenti
,
capoluogo
,
a
Porto
Empedocle
,
paese
di
mare
,
aperto
al
commercio
,
niente
!
niente
!
non
si
può
far
niente
!
Come
i
bruti
!
Peggio
!
Ma
sai
come
vivono
giù
a
Porto
Empedocle
?
Come
si
fa
ancora
l
'
imbarco
dello
zolfo
?
Lo
sai
?
Marco
Prèola
era
stanco
:
crollò
il
capo
,
mormorò
:
-
Porto
Empedocle
...
E
a
tutti
e
tre
si
rappresentò
l
'
immagine
di
quella
borgata
di
mare
cresciuta
in
poco
tempo
a
spese
della
vecchia
Girgenti
e
divenuta
ora
comune
autonomo
.
Una
ventina
di
casupole
prima
,
là
sulla
spiaggia
,
battute
dal
vento
tra
la
spuma
e
la
rena
,
con
un
breve
ponitojo
da
legni
sottili
,
detto
ora
Molo
Vecchio
,
e
un
castello
a
mare
,
quadrato
e
fosco
dove
si
tenevano
ai
lavori
forzati
i
galeotti
,
quelli
che
poi
,
cresciuto
il
traffico
dello
zolfo
,
avevano
gettato
le
due
ampie
scogliere
del
nuovo
porto
,
lasciando
in
mezzo
quel
piccolo
Molo
,
al
quale
in
grazia
della
banchina
,
è
stato
serbato
l
'
onore
di
tener
la
sede
della
capitaneria
del
porto
e
la
bianca
torre
del
faro
principale
.
Non
potendo
allargarsi
per
l
'
imminenza
d
'
un
altipiano
marnoso
alle
sue
spalle
,
il
paese
s
'
è
allungato
sulla
stretta
spiaggia
,
e
fino
all
'
orlo
di
quell
'
altipiano
le
case
si
sono
addossate
,
fitte
,
oppresse
,
quasi
l
'
una
sull
'
altra
.
I
depositi
di
zolfo
s
'
accatastano
lungo
la
spiaggia
;
e
da
mane
a
sera
è
uno
stridor
continuo
di
carri
che
vengono
carichi
di
zolfo
dalla
stazione
ferroviaria
o
anche
,
direttamente
,
dalle
zolfare
vicine
;
e
un
rimescolìo
senza
fine
d
'
uomini
scalzi
e
di
bestie
,
ciattìo
di
piedi
nudi
sul
bagnato
,
sbaccaneggiar
di
liti
,
bestemmie
e
richiami
,
tra
lo
strepito
e
i
fischi
d
'
un
treno
che
attraversa
la
spiaggia
,
diretto
ora
all
'
una
ora
all
'
altra
delle
due
scogliere
sempre
in
riparazione
.
Oltre
il
braccio
di
levante
fanno
siepe
alla
spiaggia
le
spigonare
con
la
vela
ammainata
a
metà
su
l
'
albero
;
a
piè
delle
cataste
s
'
impiantano
le
stadere
su
le
quali
lo
zolfo
è
pesato
e
quindi
caricato
su
le
spalle
dei
facchini
,
detti
uomini
di
mare
,
i
quali
,
scalzi
,
in
calzoni
di
tela
,
con
un
sacco
su
le
spalle
rimboccato
sulla
fronte
e
attorto
dietro
la
nuca
,
immergendosi
nell
'
acqua
fino
all
'
anca
,
recano
il
carico
alle
spigonare
,
che
poi
,
sciolta
la
vela
,
vanno
a
scaricar
lo
zolfo
nei
vapori
mercantili
ancorati
nel
porto
,
o
fuori
.
-
Lavoro
da
schiavi
,
-
disse
il
Pigna
,
-
che
stringe
il
cuore
,
certi
giorni
d
'
inverno
.
Schiacciati
sotto
il
carico
,
con
l
'
acqua
fino
alle
reni
.
Uomini
?
Bestie
!
E
se
dici
loro
che
potrebbero
diventar
uomini
,
aprono
la
bocca
a
un
riso
scemo
o
t
'
ingiuriano
.
Sai
perché
non
si
costruiscono
le
banchine
sulle
scogliere
del
nuovo
porto
,
da
cui
l
'
imbarco
si
potrebbe
far
più
presto
e
comodamente
coi
carri
o
i
vagoncini
?
Perché
i
pezzi
grossi
del
paese
sono
i
proprietarii
delle
spigonare
!
E
intanto
,
con
tutti
i
tesori
che
si
ricavano
da
quel
commercio
,
le
fogne
sono
ancora
scoperte
sulla
spiaggia
e
la
gente
muore
appestata
;
con
tanto
mare
lì
davanti
,
manca
l
'
acqua
potabile
e
la
gente
muore
assetata
!
Nessuno
ci
pensa
;
nessuno
se
ne
lagna
.
Pajono
tutti
pazzi
,
là
,
imbestiati
nella
guerra
del
guadagno
,
bassa
e
feroce
!
-
Ma
sai
che
parli
bene
davvero
?
-
concluse
il
Prèola
,
approvando
.
-
Ma
sai
che
ti
giovarono
sul
serio
le
prediche
che
sentisti
da
sagrestano
?
-
Baibai
,
baibai
,
dice
l
'
Inglese
!
-
soggiunse
Nocio
Pigna
,
stendendo
minacciosamente
il
lunghissimo
braccio
.
-
Trecentomila
siamo
,
caro
mio
,
oggi
come
oggi
.
E
presto
ci
sentirete
.
Superata
l
'
erta
dello
stradone
,
appoggiato
di
là
all
'
altro
versante
della
vallata
,
Placido
Sciaralla
seguitava
intanto
a
trotterellare
su
Titina
per
Valsanìa
,
immerso
in
nuove
e
più
complicate
considerazioni
,
dopo
quelle
notizie
del
Prèola
.
A
un
certo
punto
se
ne
stancò
,
scrollò
le
spalle
e
si
mise
a
guardare
intorno
.
Gli
si
svolgeva
ora
,
a
sinistra
,
la
campagna
lieta
della
vicinanza
del
mare
,
tutta
a
mandorli
,
a
olivi
e
a
vigneti
.
Era
già
in
vista
della
Seta
,
casale
d
'
una
cinquantina
d
'
abituri
allineati
sullo
stradone
,
fondachi
e
taverne
per
i
carrettieri
,
la
maggior
parte
,
da
cui
esalava
un
tanfo
acuto
e
acre
di
mosto
,
un
tepor
grasso
di
letame
,
e
botteghe
di
maniscalchi
,
di
magnani
,
di
carraj
,
con
una
stamberguccia
in
mezzo
,
ridotta
a
chiesuola
per
le
funzioni
sacre
della
domenica
.
Per
schivare
la
vista
di
quei
borghigiani
zotici
che
lo
conoscevano
tutti
,
Sciaralla
imboccò
un
sentieruolo
tra
i
campi
e
in
breve
s
'
internò
nelle
terre
di
Valsanìa
.
Tranne
il
vigneto
,
cura
appassionata
e
orgoglio
di
Mauro
Mortara
,
e
l
'
antico
oliveto
saraceno
,
il
mandorleto
e
alcuni
ettari
di
campo
sativo
e
,
giù
nell
'
ampio
burrone
,
l
'
agrumeto
,
che
costituivano
la
parte
di
mezzo
riservata
a
don
Cosmo
,
tutto
il
resto
era
ceduto
in
piccoli
lotti
a
mezzadrìa
a
poveri
contadini
,
non
dal
principe
don
Ippolito
direttamente
,
a
cui
anche
quel
fèudo
apparteneva
,
ma
da
fittavoli
di
fittavoli
,
i
quali
non
contenti
di
vivere
in
città
da
signori
sulla
fatica
di
quei
poveri
disgraziati
,
li
vessavano
con
l
'
usura
più
spietata
e
con
un
raggiro
intricato
di
patti
esosi
.
L
'
usura
si
esercitava
sulla
semente
e
su
i
soccorsi
anticipati
durante
l
'
annata
;
l
'
angheria
più
iniqua
,
nei
prelevamenti
al
tempo
del
raccolto
.
Dopo
aver
faticato
un
anno
,
il
così
detto
mezzadro
si
vedeva
portar
via
dall
'
aja
a
tumulo
a
tumulo
quasi
tutto
il
raccolto
:
i
tumuli
per
la
semente
,
i
tumuli
per
la
pastura
,
e
questo
per
la
lampada
e
quello
per
il
campiere
e
quest
'
altro
per
la
Madonna
Addolorata
,
e
poi
per
San
Francesco
di
Paola
,
e
per
San
Calògero
,
e
insomma
per
quasi
tutti
i
santi
del
calendario
ecclesiastico
;
sicché
talvolta
,
sì
e
no
,
gli
restava
il
solame
,
cioè
quel
po
'
di
grano
misto
alla
paglia
e
alla
polvere
,
che
nella
trebbiatura
rimaneva
sull
'
aje
.
Il
sole
s
'
era
già
levato
,
e
capitan
Sciaralla
vedeva
qua
e
là
,
nella
distesa
delle
terre
,
sprazzar
di
luce
qualche
pozza
d
'
acqua
piovana
o
forse
qualche
piccolo
rottame
smaltato
.
Tutta
la
campagna
vaporava
,
quasi
un
velo
di
brina
vi
tremolasse
.
Di
tratto
in
tratto
,
qualche
tugurio
screpolato
e
affumicato
,
che
i
contadini
chiamavano
roba
,
stalla
e
casa
insieme
,
e
usciva
da
questo
la
moglie
d
'
uno
dei
mezzadri
per
legare
all
'
aperto
il
porchetto
grufolante
,
e
tre
,
quattro
gallinelle
la
seguivano
;
innanzi
alla
porta
rossigna
e
imporrita
di
quello
,
un
'
altra
donna
pettinava
una
ragazzetta
che
piagnucolava
;
mentre
gli
uomini
,
con
vecchi
aratri
primitivi
,
tirati
da
una
mula
stecchita
e
da
un
lento
asinello
che
si
sfiancava
nello
sforzo
,
grattavano
a
mala
pena
la
terra
,
dopo
quella
prim
'
acquata
della
notte
.
Tutta
questa
povera
gente
,
vedendo
passare
Sciaralla
su
la
giumenta
bianca
,
sospendeva
il
lavoro
per
salutarlo
con
riverenza
,
come
se
passasse
il
principe
in
persona
.
Capitan
Sciaralla
rispondeva
pieno
di
dignità
,
alzando
la
mano
al
berretto
,
militarmente
,
e
accoglieva
quelle
dimostrazioni
di
rispetto
come
un
anticipato
compenso
all
'
umiliazione
che
andava
a
patire
da
quella
vecchia
bestia
feroce
del
Mortara
.
Una
costernazione
tuttavia
gli
guastava
il
piacere
di
quei
saluti
:
tra
breve
,
entrando
nei
dominii
di
colui
,
sarebbe
stato
assaltato
dai
cani
,
da
quei
tre
mastini
più
feroci
del
padrone
,
il
quale
certo
aveva
loro
insegnato
a
fargli
ogni
volta
quell
'
accoglienza
.
E
aveva
un
bel
gridare
Sciaralla
,
mentre
quelli
gli
saltavano
addosso
,
di
qua
e
di
là
,
fino
all
'
altezza
di
Titina
,
la
quale
a
sua
volta
traeva
salti
da
montone
,
spaventata
:
Mauro
o
il
curàtolo
Vanni
di
Ninfa
si
presentavano
col
loro
comodo
a
richiamarli
,
quando
il
malcapitato
aveva
già
veduto
più
volte
la
morte
con
gli
occhi
.
Con
quei
tre
mastini
Mauro
Mortara
conversava
proprio
come
se
fossero
creature
ragionevoli
.
Diceva
che
gli
uomini
non
san
capire
i
cani
;
ma
questi
sì
,
gli
uomini
.
Il
male
è
-
diceva
-
che
,
poveretti
,
non
ce
lo
sanno
esprimere
;
e
noi
crediamo
che
non
ci
capiscano
e
non
sentano
.
Sciaralla
però
se
lo
spiegava
altrimenti
,
il
fenomeno
.
Quei
cani
intendevano
così
bene
il
padrone
,
perché
questo
era
più
cane
di
loro
.
E
gli
parve
d
'
averne
una
riprova
quella
mattina
stessa
.
Mauro
stava
innanzi
alla
villa
;
e
i
tre
amiconi
,
vigili
attorno
,
col
muso
all
'
aria
.
Ebbene
,
all
'
arrivo
di
lui
,
questa
volta
,
essi
se
ne
stettero
lì
(
uno
,
anzi
,
sbadigliò
)
,
quasi
avessero
compreso
che
il
padrone
avrebbe
fatto
ottimamente
le
loro
veci
.
-
Che
vuoi
tu
qua
,
a
quest
'
ora
,
mal
'
ombra
?
-
gli
disse
infatti
Mauro
,
tirandosi
giù
dal
capo
il
cappuccio
del
ruvido
cappotto
,
in
cui
era
avvolto
,
e
scoprendo
la
testa
oppressa
dall
'
enorme
berretto
villoso
.
Quand
'
era
prossima
la
vendemmia
,
Mauro
Mortara
non
dormiva
più
,
le
notti
:
stava
a
guardia
della
vigna
,
passeggiando
per
i
lunghi
filari
,
insieme
coi
tre
mastini
.
Forse
se
n
'
era
stato
all
'
aperto
anche
con
quella
notte
da
lupi
:
n
'
era
ben
capace
!
Sciaralla
lo
salutò
umilmente
,
poi
,
indicando
i
cani
,
domandò
:
-
Posso
scavalcare
?
-
Scavalca
,
-
borbottò
Mauro
.
-
Che
porti
?
-
Una
lettera
per
don
Cosmo
,
-
rispose
Sciaralla
,
smontando
dalla
giumenta
.
E
mentre
si
cercava
nella
tasca
interna
del
cappotto
,
si
sentiva
addosso
gli
occhi
di
Mauro
pieni
d
'
ira
e
di
scherno
.
-
Eccola
.
La
manda
Sua
Eccellenza
di
gran
fretta
.
-
Sta
'
qui
,
-
gl
'
intimò
Mauro
,
prendendo
la
lettera
.
-
E
bada
di
non
lasciare
la
giumenta
.
Sciaralla
sapeva
che
gli
era
proibito
di
salire
alla
villa
,
come
se
,
con
la
sua
uniforme
,
potesse
sconsacrare
quel
vecchiume
,
quella
rozza
cascinaccia
d
'
un
sol
piano
:
lui
che
veniva
dagli
splendori
di
Colimbètra
,
dove
uno
si
poteva
specchiare
anche
nei
muri
!
La
proibizione
non
partiva
certo
da
don
Cosmo
,
ma
dal
Mortara
stesso
,
il
quale
gli
vietava
perfino
di
legare
la
giumenta
agli
anelli
confitti
nell
'
aggetto
della
rustica
scala
a
collo
.
Doveva
tener
le
briglie
in
mano
e
star
lì
in
piedi
,
all
'
aperto
,
ad
aspettare
,
quasi
fosse
venuto
per
l
'
elemosina
.
Appena
Mauro
si
mosse
,
i
tre
cani
s
'
accostarono
pian
piano
a
capitan
Sciaralla
e
cominciarono
a
fiutarlo
.
Il
poveretto
,
fermo
e
con
l
'
anima
sospesa
,
alzò
gli
occhi
al
Mortara
che
saliva
la
scala
.
-
Non
vi
sporcate
il
muso
con
codesti
calzoni
!
-
disse
Mauro
,
dopo
aver
chiamato
a
sé
i
cani
;
e
soggiunse
,
rivolto
a
Sciaralla
:
-
Adesso
ti
mando
un
sorso
di
caffè
,
per
farti
rimettere
dalla
paura
.
Pervenuto
al
pianerottolo
,
fece
per
bussare
al
modo
convenuto
,
battendo
cioè
tre
volte
il
saliscendi
sul
dente
del
nasello
interno
;
ma
,
appena
alzato
il
saliscendi
,
la
porta
si
aprì
,
e
Mauro
entrò
esclamando
:
-
Aperta
?
Di
nuovo
aperta
?
L
'
avete
aperta
voi
?
-
soggiunse
poi
dietro
l
'
uscio
della
cucina
,
da
cui
per
un
istante
s
'
era
mostrata
la
testa
incuffiata
di
donna
Sara
Alàimo
,
la
casiera
(
cameriera
,
no
!
)
di
Valsanìa
.
-
Io
?
-
gridò
dall
'
interno
donna
Sara
.
-
Mi
alzo
adesso
,
io
!
E
,
sentendo
che
Mauro
si
allontanava
,
fece
le
corna
con
una
mano
e
le
scosse
più
volte
in
un
gesto
di
dispetto
.
Cameriera
,
no
-
lei
:
eh
perbacco
!
né
di
lui
,
né
di
nessuno
,
là
dentro
.
Aveva
la
ventola
in
mano
,
è
vero
;
stava
ad
accendere
il
fuoco
in
cucina
,
ma
era
vera
signora
,
di
nascita
e
d
'
educazione
,
lei
;
lontana
parente
di
Stefano
Auriti
,
cognato
dei
Laurentano
,
e
perciò
,
via
,
se
vogliamo
,
parte
della
famiglia
anche
lei
.
Stava
a
Valsanìa
da
molti
anni
a
badare
a
don
Cosmo
,
che
forse
non
avrebbe
mai
sentito
alcun
bisogno
di
lei
se
la
sorella
donna
Caterina
non
gliel
'
avesse
mandata
da
Girgenti
,
dove
da
vera
signora
non
le
restava
altra
consolazione
che
quella
di
morire
dignitosamente
di
fame
.
A
Valsanìa
le
giornate
le
passavano
a
strisciar
la
groppa
a
due
gatti
,
debitamente
castrati
,
che
le
andavano
sempre
dietro
a
coda
ritta
;
a
dir
corone
di
quindici
poste
,
a
labbreggiar
senza
fine
altre
preghiere
;
ma
,
a
starla
a
sentire
,
tutto
andava
bene
,
solo
perché
c
'
era
lei
;
senza
lei
,
addio
ogni
cosa
.
Se
le
messi
imbiondivano
,
se
gli
alberi
fruttificavano
,
se
veniva
a
tempo
la
pioggia
...
Insomma
si
dava
l
'
aria
di
governare
il
mondo
.
Mauro
non
la
poteva
soffrire
.
E
donna
Sara
in
questo
lo
contraccambiava
cordialmente
;
anzi
nulla
le
riusciva
più
penoso
che
il
dovere
apparecchiar
la
tavola
anche
per
lui
,
poiché
don
Cosmo
pur
troppo
s
'
era
ridotto
fino
a
tal
punto
,
fino
a
dar
quest
'
onore
a
un
figlio
di
contadini
e
quasi
contadino
zappaterra
anche
lui
;
sissignori
...
mentre
lei
,
donna
Sara
,
vera
signora
di
nascita
e
d
'
educazione
,
lì
,
in
cucina
lei
,
e
obbligata
a
servirlo
!
S
'
affacciò
alla
finestra
e
,
vedendo
giù
capitan
Sciaralla
,
emise
un
profondo
sospiro
con
un
breve
lamento
nella
gola
:
-
Ah
,
Placidino
,
Placidino
!
Offriamolo
al
Signore
in
penitenza
dei
nostri
peccati
...
Intanto
Mauro
era
entrato
nello
stanzino
da
bagno
di
don
Cosmo
.
Tutto
era
vecchio
e
rustico
in
quell
'
antica
villa
abbandonata
:
rosi
i
mattoni
dei
pavimenti
avvallati
;
le
pareti
e
i
soffitti
,
anneriti
;
le
imposte
e
i
mobili
,
stinti
e
corrosi
;
e
tutto
era
impregnato
come
d
'
un
tanfo
di
granaglie
secche
,
di
paglia
bruciata
,
d
'
erbe
appassite
nell
'
afa
delle
terre
assolate
.
Nello
stanzino
da
bagno
,
don
Cosmo
,
in
mutande
a
maglia
,
nudo
il
torso
peloso
,
nudi
i
piedi
nelle
vecchie
ciabatte
,
si
preparava
alla
consueta
abluzione
con
una
dozzina
di
spugne
,
grandi
e
piccole
,
disposte
sul
lavabo
.
Si
lavava
tutto
,
ogni
mattina
,
anche
d
'
inverno
,
con
l
'
acqua
diaccia
;
e
questa
era
l
'
unica
delizia
della
sua
vita
:
solennissima
pazzia
,
invece
,
per
Mauro
che
,
sì
e
no
,
ogni
mattina
si
lavava
«
la
semplice
maschera
»
,
com
'
egli
diceva
,
per
significare
la
sola
faccia
.
-
Avete
dormito
di
nuovo
con
la
porta
aperta
?
-
Sì
?
Oh
guarda
!
-
fece
don
Cosmo
,
come
ne
fosse
stupito
;
e
si
grattò
sul
mento
la
corta
barba
grigia
,
ricciuta
.
-
Mai
,
eh
?
gli
occhi
non
li
aprirete
mai
?
-
incalzò
Mauro
.
-
Non
lo
dico
io
?
Il
bamboccetto
!
l
'
ajo
,
la
bàlia
,
gli
dobbiamo
dare
...
Santissimo
Dio
,
che
cristiano
siete
?
Non
lo
avete
letto
il
giornale
di
jeri
?
Di
quei
lacci
di
forca
che
,
con
la
scusa
della
fame
,
vogliono
mandare
a
gambe
all
'
aria
tutto
quello
che
abbiamo
fatto
noi
,
a
costo
del
sangue
nostro
?
Don
Cosmo
,
tra
i
gesticolamenti
furiosi
di
Mauro
,
non
s
'
era
accorto
della
lettera
che
questi
teneva
in
mano
,
e
quietamente
aveva
cominciato
a
insaponarsi
il
capo
calvo
.
Stizzito
da
quella
calma
,
Mauro
seguitò
:
-
E
se
tutti
fossero
come
voi
...
Ma
ci
sono
anch
'
io
,
qua
per
grazia
di
Dio
!
Vecchio
come
sono
,
avrebbero
ancora
da
vedersela
con
me
!
Don
Cosmo
voltò
il
capo
tutto
luccicante
di
bolle
di
sapone
e
lo
guardò
:
-
Vedi
che
posso
dunque
seguitare
a
dormire
anche
con
la
porta
aperta
?
Ci
sei
tu
!
I
giornali
,
a
Valsanìa
,
capitavano
di
tanto
in
tanto
,
già
destinati
al
loro
più
umile
e
forse
più
utile
uso
d
'
involti
.
Mauro
se
li
rimetteva
in
sesto
amorosamente
,
ci
passava
sopra
le
mani
più
volte
per
appianarne
le
brancicature
e
gli
strambelli
;
e
,
vincendo
con
una
pazienza
da
certosino
l
'
enorme
stento
della
lettura
(
giacché
da
sé
assai
tardi
aveva
imparato
a
compitare
appena
)
,
se
ne
pascolava
per
intere
settimane
,
cacciandoseli
a
memoria
dal
primo
all
'
ultimo
rigo
.
Eran
tutte
notizie
nuove
per
lui
,
echi
sperduti
colà
della
vita
del
mondo
.
Nell
'
ultimo
giornale
,
venutogli
così
per
caso
tra
mano
,
aveva
letto
,
il
giorno
avanti
,
dl
uno
sciopero
di
solfaraj
in
un
paese
della
provincia
e
della
costituzione
di
essi
in
«
Fascio
di
lavoratori
»
.
-
Rivendicazione
del
proletariato
!
Uhm
!
si
era
fatte
spiegare
da
don
Cosmo
queste
due
parole
per
lui
sibilline
,
e
tutta
la
notte
,
chiuso
nel
boricco
sotto
l
'
acqua
furiosa
,
aveva
ruminato
e
ruminato
,
sbuffante
di
sacro
sdegno
contro
quei
nemici
della
patria
.
Non
degnò
di
risposta
le
ultime
parole
di
don
Cosmo
,
il
quale
anche
per
lui
non
doveva
avere
la
testa
a
segno
,
e
gli
porse
la
lettera
di
don
Ippolito
.
-
L
'
ha
portata
uno
dei
suoi
pagliacci
:
Sciarallino
il
capitano
.
-
Per
me
?
-
domandò
don
Cosmo
meravigliato
,
tenendo
l
'
acqua
nelle
mani
giunte
.
-
Mi
scrive
Ippolito
?
Oh
che
miracolo
...
Apri
,
leggi
:
ho
le
mani
bagnate
...
-
Asciugatevele
!
-
gli
disse
Mauro
,
brusco
.
-
Negli
affari
di
vostro
fratello
sapete
bene
che
non
voglio
entrarci
.
Ma
non
pare
la
sua
scrittura
.
-
Ah
,
Prèola
,
-
osservò
don
Cosmo
,
guardando
la
busta
.
La
lettera
era
scritta
dal
segretario
sotto
dettatura
e
firmata
da
don
Ippolito
.
Leggendola
,
don
Cosmo
alle
prime
righe
aggrottò
le
ciglia
,
poi
sciolse
man
mano
la
tensione
della
fronte
e
degli
occhi
in
uno
stupore
doloroso
;
abbassò
le
pàlpebre
;
abbassò
la
mano
con
la
lettera
.
-
Ah
,
dunque
è
vero
...
-
Vero
che
cosa
?
-
brontolò
Mauro
,
stizzito
della
sua
curiosità
.
Don
Cosmo
sporse
il
labbro
contraendo
in
giù
gli
angoli
della
bocca
in
un
gesto
d
'
amara
e
sdegnosa
commiserazione
,
tentennando
il
capo
,
poi
disse
:
-
Se
dà
questo
passo
,
non
c
'
è
più
rimedio
...
si
rovina
...
-
Ditemi
che
cos
'
è
,
santo
diavolo
!
-
ripeté
Mauro
,
vieppiù
stizzito
.
Ma
don
Cosmo
stette
a
guardarlo
un
pezzo
prima
di
rispondergli
.
-
Mi
domanda
la
villa
,
-
poi
disse
lasciandosi
cadere
a
una
a
una
le
parole
dalle
labbra
,
-
la
villa
,
per
Flaminio
Salvo
.
-
Qua
?
-
domandò
Mauro
con
un
soprassalto
,
quasi
don
Cosmo
gli
avesse
dato
un
pugno
in
faccia
.
-
Qua
?
-
ripeté
,
tirandosi
indietro
.
-
A
Flaminio
Salvo
,
la
villa
del
generale
Laurentano
?
Ma
don
Cosmo
non
s
'
infuriava
come
Mauro
per
l
'
immaginaria
profanazione
della
villa
:
era
sì
oppresso
di
doloroso
stupore
per
ciò
che
significava
quell
'
ospitalità
offerta
al
Salvo
dal
fratello
.
Pochi
giorni
addietro
un
amico
,
Leonardo
Costa
,
che
veniva
qualche
volta
a
trovarlo
dal
vicino
borgo
di
mare
,
gli
aveva
riferito
la
voce
che
correva
a
Girgenti
d
'
un
prossimo
matrimonio
di
don
Ippolito
con
la
sorella
nubile
,
zitellona
del
Salvo
.
Don
Cosmo
non
aveva
voluto
crederci
:
suo
fratello
Ippolito
aveva
due
anni
più
di
lui
,
sessantacinque
;
da
dieci
era
vedovo
e
s
'
era
mostrato
sempre
inconsolabile
,
pur
nella
sua
compostezza
,
della
morte
della
moglie
,
santa
donna
...
Impossibile
!
-
Eppure
...
-
Gli
risponderete
di
no
?
-
disse
Mauro
minaccioso
dopo
avere
atteso
un
momento
.
Don
Cosmo
aprì
le
braccia
e
sospirò
,
con
gli
occhi
chiusi
:
-
Sarebbe
inutile
!
E
poi
,
del
resto
...
-
Come
!
-
lo
interruppe
Mauro
.
-
Il
Salvo
,
quell
'
usuraio
baciapile
,
qua
?
Ma
me
ne
vado
io
,
allora
!
E
non
vi
ricordate
,
perdio
,
che
suo
padre
andò
ad
assistere
al
Te
Deum
quando
vostro
padre
fu
mandato
in
esilio
?
E
lui
,
lui
stesso
giovanotto
,
non
insegnò
alla
sbirraglia
borbonica
la
casa
dove
s
'
era
nascosto
don
Stefano
Auriti
con
vostra
sorella
,
quando
i
nobili
di
Palermo
portarono
a
Satriano
in
Caltanissetta
le
chiavi
della
città
?
Ve
le
siete
scordate
,
voi
,
queste
cose
?
Io
le
ho
tutte
qua
in
mente
,
come
in
un
libro
stampato
!
Fatelo
venire
a
Valsanìa
,
ora
,
se
n
'
avete
il
coraggio
!
Ma
la
stanza
del
Generale
,
no
!
quella
,
no
!
La
chiave
del
camerone
la
tengo
io
!
Là
non
metterà
piede
,
o
l
'
ammazzo
,
parola
di
Mauro
Mortara
!
Don
Cosmo
non
si
scompose
affatto
dal
suo
penoso
attonimento
a
quella
lunga
sfuriata
.
Parecchie
volte
era
stato
sul
punto
di
far
intendere
a
Mauro
che
a
Gerlando
Laurentano
suo
padre
non
era
mai
passata
per
il
capo
l
'
idea
dell
'
unità
italiana
,
e
che
il
Parlamento
siciliano
del
1848
,
nel
quale
suo
padre
era
stato
per
alcuni
mesi
ministro
della
guerra
,
non
aveva
mai
proposto
né
confederazione
italiana
né
annessione
all
'
Italia
,
ma
un
chiuso
regno
di
Sicilia
,
con
un
re
di
Sicilia
e
basta
.
Questa
l
'
aspirazione
di
tutti
i
buoni
vecchi
Siciliani
d
'
allora
;
la
quale
,
se
di
qualche
punto
,
all
'
ultimo
,
s
'
era
spinta
più
in
là
,
non
era
stato
mai
oltre
una
specie
di
federazione
,
in
cui
ciascuno
stato
dovesse
conservare
la
propria
autonomia
.
Non
glien
'
aveva
detto
mai
nulla
;
né
pensò
di
dirglielo
adesso
;
e
lasciò
che
Mauro
,
sbuffando
di
sdegno
,
gli
voltasse
le
spalle
e
andasse
a
rinchiudersi
in
quella
stanza
del
principe
padre
,
sacra
per
lui
quanto
la
patria
stessa
,
primo
covo
della
libertà
e
ora
quasi
tempio
di
essa
.
Giù
,
intanto
,
innanzi
alla
villa
,
il
povero
Sciaralla
stava
ad
aspettare
ancora
il
caffè
promesso
:
magari
un
sorso
,
e
una
bella
fiammata
per
stirizzirsi
...
Aspetta
,
aspetta
:
se
ne
scordò
anche
lui
e
cominciò
a
sentirsi
tra
le
spine
per
il
ritardo
della
risposta
.
Avrebbe
dovuto
averla
con
sé
dalla
sera
avanti
,
se
avesse
obbedito
al
Prèola
.
Pensava
che
a
quell
'
ora
il
principe
a
Colimbètra
s
'
era
forse
levato
e
domandava
al
segretario
quella
risposta
.
E
lui
,
ecco
,
era
ancora
là
,
ad
aspettarla
!
Ma
ci
voleva
tanto
a
legger
la
lettera
e
a
buttar
giù
due
righi
di
risposta
?
O
che
il
Mortara
,
a
bella
posta
,
non
l
'
avesse
ancora
data
a
don
Cosmo
?
E
capitan
Sciaralla
sbuffava
;
se
la
prendeva
ora
con
Titina
che
non
stava
ferma
un
momento
,
tormentata
dalle
mosche
.
-
Quieta
!
Quieta
!
Quieta
!
Tre
strattoni
di
briglia
.
Titina
chiuse
gli
occhi
lagrimosi
con
tanta
pena
rassegnata
,
che
Sciaralla
subito
si
pentì
dello
sgarbo
.
-
Hai
ragione
anche
tu
,
poveretta
!
Non
hanno
dato
neanche
a
te
una
manata
di
paglia
...
E
lasciò
andare
un
sospirone
.
Finalmente
don
Cosmo
s
'
affacciò
a
una
finestra
della
villa
.
Al
rumore
delle
imposte
,
Sciaralla
si
voltò
di
scatto
.
Ma
don
Cosmo
si
mostrò
meravigliato
di
vederlo
ancora
lì
.
-
Oh
,
Placido
!
E
che
fai
?
-
Ma
come
,
eccellenza
!
la
risposta
!
-
gemette
il
Capitano
,
giungendo
le
mani
.
Don
Cosmo
aggrottò
le
ciglia
.
-
C
'
è
bisogno
della
risposta
?
-
Come
!
-
ripeté
Sciaralla
,
esasperato
.
-
Se
sto
qui
da
un
'
ora
ad
aspettarla
!
Ecco
,
ecco
appunto
!
Quel
vecchio
boja
non
glien
'
aveva
detto
nulla
!
-
Hai
ragione
,
sì
,
aspetta
,
figliuolo
,
-
gli
disse
don
Cosmo
,
ritirandosi
dalla
finestra
.
Pensò
che
il
fratello
stava
attento
anche
alle
minime
formalità
(
minchionerie
,
le
chiamava
lui
)
,
e
che
avrebbe
considerato
come
un
affronto
,
o
un
grave
sgarbo
per
lo
meno
,
non
aver
risposta
;
prese
dunque
un
umile
foglietto
di
carta
ingiallito
,
intinse
la
penna
tutta
aggrumata
in
una
bottiglina
d
'
inchiostro
rugginoso
e
,
in
piedi
,
lì
sul
piano
di
marmo
del
cassettone
,
si
mise
a
ponzar
la
risposta
,
che
infine
,
dopo
molto
stento
,
gli
uscì
in
questi
termini
:
Da
Valsanìa
li
22
di
settembre
del
1892
.
Caro
mio
Ippolito
,
Tu
forse
non
sai
in
quali
miserevoli
condizioni
sia
ridotta
questa
decrepita
stamberga
,
dove
io
solamente
posso
abitare
,
che
mi
considero
già
fuori
del
mondo
,
e
non
me
ne
lagno
!
Se
tu
stimi
,
ciò
non
per
tanto
,
che
non
si
possa
fare
di
meno
,
che
ci
vengano
a
rusticare
li
Salvo
;
abbi
,
ti
prego
,
l
'
avvertenza
di
prevenirli
che
qua
difettiamo
di
tutto
,
e
che
però
seco
loro
si
portino
tutte
qelle
masserizie
di
Casa
et
ogni
altra
suppellettile
,
di
cui
reputino
aver
bisogno
.
Altro
vorrei
dirti
e
direi
,
se
vano
non
mi
paresse
lo
sperare
,
che
potesse
tornare
al
pro
la
mia
ragione
.
Onde
,
senz
'
altro
,
caramente
ti
abbraccio
.
Cosmo
Chiuse
la
lettera
,
sbuffando
,
e
si
recò
di
nuovo
alla
finestra
.
Capitan
Sciaralla
accorse
,
si
levò
il
berretto
e
vi
accolse
la
lettera
.
-
Bacio
le
mani
a
Vostra
Eccellenza
!
Un
salto
,
e
in
sella
.
-
Di
volo
,
Titina
!
Bau
!
bau
!
bau
!
i
tre
mastini
,
svegliati
di
soprassalto
,
gli
corsero
dietro
un
lungo
tratto
,
per
dargli
a
modo
loro
l
'
addio
.
Don
Cosmo
rimase
alla
finestra
:
seguì
con
gli
occhi
il
galoppo
di
capitan
Sciaralla
fino
alla
voltata
del
viale
;
poi
il
ritorno
ringhioso
e
sbuffante
dei
tre
mastini
,
dopo
la
vana
corsa
e
il
vano
abbajare
.
Quando
le
tre
bestie
alla
fine
si
sdrajarono
di
nuovo
a
terra
presso
la
scala
e
allungando
il
muso
sulle
zampe
anteriori
chiusero
gli
occhi
per
rimettersi
a
dormire
,
egli
,
mirandole
,
scrollò
lievemente
il
capo
e
sorrise
.
Davanti
a
quel
loro
ricomporsi
al
sonno
non
gli
sembrarono
più
vani
né
l
'
abbajare
né
la
corsa
di
poc
'
anzi
.
Ecco
:
le
tre
bestie
avevano
protestato
contro
la
venuta
di
quell
'
uomo
,
il
quale
aveva
loro
interrotto
il
sonno
,
ora
che
credevano
di
averlo
cacciato
via
,
tornavano
saggiamente
a
dormire
.
-
Perché
è
saggezza
del
cane
,
-
pensò
,
sospirando
profondamente
-
quand
'
abbia
mangiato
e
atteso
agli
altri
bisogni
del
corpo
,
lasciare
che
il
tempo
passi
dormendo
.
Guardò
gli
alberi
,
davanti
alla
villa
:
gli
parvero
assorti
anch
'
essi
in
un
sogno
senza
fine
,
da
cui
invano
la
luce
del
giorno
,
invano
l
'
aria
smovendo
loro
le
frondi
tentassero
di
scuoterli
.
Da
un
pezzo
ormai
,
nel
fruscìo
lungo
e
lieve
di
quelle
fronde
egli
sentiva
,
come
da
un
'
infinita
lontananza
,
la
vanità
di
tutto
e
il
tedio
angoscioso
della
vita
.
CAPITOLO
SECONDO
Pregati
da
Flaminio
Salvo
,
che
dagli
affari
di
banco
e
dai
tanti
altri
negozii
a
cui
attendeva
non
aveva
mai
un
momento
libero
,
Ignazio
Capolino
,
già
suo
cognato
,
e
Ninì
De
Vincentis
,
giovane
amico
di
casa
,
scendevano
il
giorno
dopo
in
carrozza
da
Girgenti
a
Valsanìa
per
dare
le
opportune
disposizioni
per
la
villeggiatura
:
incarico
graditissimo
all
'
uno
e
all
'
altro
,
per
due
diverse
,
anzi
opposte
ragioni
.
I
carri
,
sovraccarichi
di
suppellettile
,
erano
partiti
da
un
pezzo
da
Girgenti
,
e
a
quell
'
ora
dovevano
essere
già
arrivati
a
Valsanìa
.
Il
discorso
,
tra
i
due
in
quella
carrozza
padronale
del
Salvo
,
era
caduto
su
le
proposte
nozze
di
donna
Adelaide
sorella
di
don
Flaminio
,
col
principe
di
Laurentano
.
-
No
no
:
è
troppo
!
è
troppo
!
-
diceva
sogghignando
Capolino
.
-
Povera
Adelaide
,
è
troppo
,
dopo
cinquant
'
anni
d
'
attesa
!
Diciamo
la
verità
!
Ninì
De
Vincentis
batteva
di
continuo
le
pàlpebre
,
come
per
contenere
nei
begli
occhi
neri
a
mandorla
il
dispiacere
per
quella
derisione
.
Nello
stesso
tempo
,
con
l
'
atteggiamento
del
volto
pallido
affilato
avrebbe
voluto
mostrare
l
'
intenzione
almeno
d
'
un
sorriso
,
per
regger
la
cèlia
e
rispondere
in
qualche
maniera
all
'
ilarità
pur
così
smodata
e
sconveniente
di
Capolino
.
-
Già
,
nozze
per
modo
di
dire
!
-
seguitò
questi
,
implacabile
,
lì
che
nessuno
lo
sentiva
(
Ninì
,
il
buon
Ninì
,
pasta
d
'
angelo
,
era
men
che
nessuno
)
.
-
Per
modo
di
dire
...
perché
,
lasciamo
andare
!
sarà
bene
,
sarà
male
:
la
legge
è
legge
,
caro
mio
,
e
le
opinioni
politiche
e
religiose
,
se
còntano
,
còntano
poco
di
fronte
a
lei
.
Ora
il
principe
,
lo
sai
,
conditio
sine
qua
non
,
vuole
che
il
matrimonio
sia
soltanto
religioso
,
non
ammette
l
'
altro
per
le
sue
idee
.
Dunque
,
matrimonio
senza
effetti
legali
,
mi
spiego
?
Sarà
una
cosa
bella
,
oh
!
Gustosa
,
anche
coraggiosa
,
non
dico
di
no
:
ma
quella
povera
Adelaide
,
via
!
E
Capolino
si
mise
a
ghignar
di
nuovo
,
come
se
nel
suo
concetto
Adelaide
Salvo
non
fosse
la
donna
più
adatta
a
quell
'
eroismo
di
nuovo
genere
che
si
richiedeva
da
lei
,
a
quella
sfida
coraggiosa
alla
società
civilmente
costituita
.
Ninì
De
Vincentis
taceva
e
continuava
a
sbattere
gli
occhi
,
ancora
con
quel
sorriso
afflitto
,
rassegato
sulle
labbra
,
sperando
che
il
suo
silenzio
impacciasse
la
foga
derisoria
del
compagno
.
Ma
che
!
Ci
sguazzava
,
Capolino
.
-
Perché
lo
fa
?
-
riprese
,
ponendosi
davanti
la
sposa
zitellona
.
-
Per
entrare
nel
mondo
con
tutti
i
diritti
di
signora
?
Ma
io
direi
che
ne
esce
,
piuttosto
.
Va
a
rinchiudersi
a
Colimbètra
!
È
monacazione
sotto
tutti
i
rispetti
,
mi
spiego
?
Il
principe
,
a
buon
conto
,
ha
sessantacinque
anni
sonati
.
S
'
interruppe
a
un
atto
del
De
Vincentis
.
-
Eh
,
caro
mio
!
Lo
so
,
tu
fai
professione
d
'
angelo
;
ma
qua
si
tratta
di
matrimonio
;
e
ci
si
deve
pur
pensare
all
'
età
.
Vis
,
vis
,
vis
:
lo
dicono
anche
i
sacerdoti
!
Dunque
,
mondo
,
niente
.
Diventa
principessa
,
principessa
di
Laurentano
:
dirò
,
regina
di
Colimbètra
!
Sì
:
per
me
,
per
te
,
per
tutti
noi
che
riteniamo
il
matrimonio
religioso
,
non
pur
superiore
al
civile
,
ma
il
solo
,
il
vero
che
valga
;
quello
che
,
bastando
davanti
a
Dio
,
dovrebbe
strabastare
per
gli
uomini
.
Tutti
gli
altri
però
,
ohè
,
non
hanno
mica
l
'
obbligo
di
riconoscerlo
e
di
rispettare
lei
,
fuori
di
Colimbètra
,
quale
principessa
di
Laurentano
;
e
Lando
,
per
esempio
,
il
figlio
del
primo
letto
,
di
rispettarla
quale
seconda
madre
.
E
che
le
resta
allora
?
La
ricchezza
...
Non
lo
fa
per
questo
certamente
,
ricca
com
'
è
di
casa
sua
.
Se
lo
facesse
per
questo
,
oh
!
povera
Adelaide
,
ho
una
gran
paura
che
le
andrebbe
a
finire
come
a
me
...
E
qui
rise
di
nuovo
Capolino
,
ma
come
una
lumaca
nel
fuoco
.
Dopo
una
lunghissima
lotta
,
era
riuscito
a
ottenere
in
moglie
una
sorella
di
Flaminio
Salvo
,
mezza
gobba
,
minore
di
due
anni
di
donna
Adelaide
,
e
formarsi
con
la
dote
di
lei
uno
stato
invidiabile
.
Allegrezza
in
sogno
,
ahimè
!
Povero
mondo
,
e
chi
ci
crede
!
Cinque
anni
dopo
,
morta
la
moglie
,
sterile
per
colmo
di
sventura
,
aveva
dovuto
restituire
al
Salvo
la
dote
,
ed
era
ripiombato
nello
stato
di
prima
,
con
tante
e
tante
idee
,
una
più
bella
e
più
ardita
dell
'
altra
nel
fecondo
cervello
alle
quali
purtroppo
,
così
d
'
un
tratto
,
era
venuta
meno
la
benedetta
leva
del
denaro
.
S
'
era
concesso
sei
mesi
di
profondo
scoramento
e
poi
altri
sei
d
'
invincibile
malinconia
,
sperando
con
quello
e
con
questa
d
'
intenerire
il
cuore
dell
'
altra
sorella
del
Salvo
,
di
donna
Adelaide
appunto
.
Ma
il
cuore
di
donna
Adelaide
non
s
'
era
per
nulla
intenerito
:
ben
guardato
nell
'
ampia
e
solida
fortezza
del
busto
,
aveva
per
due
anni
resistito
all
'
assedio
di
lui
,
assedio
di
gentilezze
,
di
cortesie
,
di
devozione
;
aveva
infine
respinto
d
'
un
colpo
un
assalto
supremo
e
decisivo
,
e
Capolino
s
'
era
dovuto
ritirare
in
buon
ordine
.
Altri
sei
mesi
di
profondo
scoramento
,
d
'
invincibile
malinconia
;
e
,
finalmente
,
munito
d
'
una
seconda
moglie
,
giovane
,
bella
e
vivacissima
,
era
ritornato
con
più
fortuna
all
'
assalto
della
casa
di
Flaminio
Salvo
.
Le
male
lingue
dicevano
che
in
grazia
di
Nicoletta
Spoto
,
cioè
della
moglie
giovane
,
bella
e
vivacissima
,
la
quale
era
diventata
subito
quasi
la
dama
di
compagnia
di
donna
Adelaide
e
dell
'
unica
figliuola
di
don
Flaminio
,
Dianella
,
Capolino
era
bucato
nel
banco
in
qualità
di
segretario
e
d
'
avvocato
consulente
.
Ma
se
vogliamo
pigliare
tutte
le
mosche
che
volano
...
Da
un
anno
egli
viveva
nel
lusso
e
nell
'
abbondanza
;
tanto
lui
quanto
la
moglie
si
servivano
da
padroni
dei
landò
pomposi
e
dei
superbi
cavalli
della
scuderia
del
Salvo
;
elegantissimo
cavaliere
,
ogni
domenica
,
su
e
giù
per
il
viale
della
Passeggiata
,
pareva
che
egli
ne
facesse
la
mostra
;
e
infine
col
favore
incondizionato
di
Flaminio
Salvo
era
riuscito
a
imporsi
,
a
farsi
riconoscere
capo
del
partito
clericale
militante
,
il
quale
,
dopo
il
ritiro
dell
'
onorevole
Fazello
,
gli
avrebbe
offerta
fra
pochi
giorni
la
candidatura
alle
imminenti
elezioni
politiche
generali
.
All
'
anima
candida
di
Ninì
De
Vincentis
non
balenava
neppur
da
lontano
il
sospetto
che
tutta
quell
'
acredine
di
Capolino
per
donna
Adelaide
potesse
avere
una
ragione
recondita
e
inconfessabile
.
Come
non
credeva
che
qualcuno
mai
si
fosse
potuto
accorgere
del
suo
timido
,
puro
e
ardentissimo
amore
per
Dianella
Salvo
,
la
figlia
ora
inferma
di
don
Flaminio
,
così
non
s
'
era
mai
accorto
,
prima
,
del
vano
ostinato
assedio
di
Capolino
a
donna
Adelaide
,
né
credeva
ora
minimamente
alle
chiacchiere
maligne
sul
conto
di
quella
cara
signora
Nicoletta
,
seconda
moglie
di
Capolino
.
Non
sapeva
scoprir
secondi
fini
in
nessuno
;
meno
che
mai
poi
quello
del
denaro
.
Era
,
su
questo
punto
,
come
un
cieco
.
Da
parecchi
anni
dopo
la
morte
dei
genitori
,
si
lasciava
spogliare
,
insieme
col
fratello
maggiore
Vincente
,
da
un
amministratore
ladro
,
chiamato
Jaco
Pacia
,
il
quale
aveva
saputo
arruffar
così
bene
la
matassa
degli
affari
,
che
il
povero
Ninì
,
avendogliene
tempo
addietro
domandato
conto
,
per
poco
non
ne
aveva
avuto
il
capogiro
.
E
s
'
era
dovuto
recare
una
prima
volta
al
banco
del
Salvo
per
un
prestito
di
denaro
su
cambiali
.
Parecchie
altre
volte
era
poi
dovuto
ritornare
allo
stesso
banco
;
e
,
alla
fine
,
per
consiglio
dell
'
amministratore
,
aveva
fatto
al
Salvo
la
proposta
di
saldare
il
debito
con
la
cessione
della
magnifica
tenuta
di
Primosole
,
proposta
che
il
Salvo
aveva
subito
accettata
,
acquistandosi
per
giunta
la
più
fervida
gratitudine
di
Ninì
,
a
cui
naturalmente
non
era
passato
neppure
per
il
capo
il
sospetto
d
'
un
accordo
segreto
tra
il
Pacia
,
suo
amministratore
,
e
il
banchiere
.
Amava
Dianella
Salvo
e
in
don
Flaminio
non
sapeva
veder
altro
che
il
padre
di
lei
.
Ora
avrebbe
tanto
desiderato
che
la
fanciulla
,
scampata
per
miracolo
a
un
'
infezione
tifoidea
,
fosse
andata
a
recuperar
la
salute
a
Primosole
,
nell
'
antica
villa
di
sua
madre
,
dove
tutto
le
avrebbe
parlato
di
lui
,
con
la
mesta
,
amorosa
dolcezza
dei
ricordi
materni
.
Ma
i
medici
avevano
consigliato
al
Salvo
per
la
figliuola
aria
di
mare
.
E
Ninì
pensava
,
dolente
,
che
a
Valsanìa
sul
mare
egli
non
avrebbe
potuto
recarsi
a
vederla
se
non
di
rado
.
Si
confortava
per
il
momento
col
pensiero
che
avrebbe
sorvegliato
lui
alla
preparazione
della
camera
,
del
nido
che
l
'
avrebbe
accolta
per
qualche
mese
.
Come
se
Capolino
avesse
letto
il
pensiero
del
suo
giovane
amico
,
di
cui
facilmente
e
da
un
pezzo
aveva
indovinato
l
'
ingenua
aspirazione
,
suggellò
,
dopo
la
risata
,
con
un
basta
!
il
primo
discorso
,
e
riprese
,
fregandosi
le
mani
:
-
Tra
poco
saremo
arrivati
.
Tu
attenderai
alla
camera
di
Dianella
;
sarà
meglio
.
Io
penserò
per
donna
Vittoriona
.
Ninì
,
soprappreso
così
,
mostrò
una
viva
costernazione
per
quest
'
ultima
,
ch
'
era
la
moglie
del
Salvo
,
pazza
da
molti
anni
.
-
Sì
sì
,
-
disse
,
-
bisogna
star
bene
attenti
,
che
questo
cambiamento
,
Dio
liberi
,
non
la
turbi
troppo
.
-
Non
c
'
è
pericolo
!
-
lo
interruppe
Capolino
.
-
Vedrai
che
neppure
se
n
'
accorgerà
.
Seguiterà
tranquillamente
la
sua
interminabile
calza
.
Fa
le
calze
al
Padreterno
,
lo
sai
.
Notte
e
giorno
;
e
vuole
che
lavorino
con
lei
anche
le
due
suore
di
San
Vincenzo
che
l
'
assistono
.
Pare
che
questa
calza
sia
già
grande
come
un
tartanone
.
Ninì
crollò
il
capo
mestamente
.
La
vettura
,
poco
oltre
la
Seta
,
entrò
nel
fèudo
,
dallo
stradone
.
Il
cancello
era
rovinato
:
una
sola
banda
,
tutta
arrugginita
,
era
in
piedi
,
fissa
a
un
pilastro
;
l
'
altro
pilastro
era
da
gran
tempo
diroccato
.
La
strada
carrozzabile
,
che
attraversava
quest
'
altra
parte
del
fèudo
,
ceduta
anch
'
essa
a
mezzadria
,
era
come
tutto
il
resto
in
abbandono
,
irta
di
cespugli
,
tra
i
quali
si
vedevano
i
solchi
lasciati
di
recente
dai
carri
con
la
suppellettile
.
Ninì
De
Vincentis
guardò
tutt
'
intorno
quella
desolazione
senza
dir
nulla
,
ma
seguitò
a
parlar
per
sé
e
per
lui
Capolino
.
-
La
malatuccia
-
disse
,
facendo
una
smusata
-
avrà
poco
da
stare
allegra
qua
,
non
ti
pare
?
-
È
molto
triste
,
-
sospirò
Ninì
.
-
Non
dico
soltanto
per
il
luogo
-
soggiunse
Capolino
.
-
Anche
per
quelli
che
vi
stanno
.
Due
tomi
,
caro
mio
.
Adesso
vedrai
.
Mah
...
Questa
villeggiatura
si
farà
più
per
donna
Adelaide
che
non
ci
viene
,
che
per
Dianella
.
E
Dianella
,
che
forse
lo
sospetta
,
la
soffrirà
in
pace
,
al
solito
,
per
amore
della
zia
...
Eh
!
Flaminio
è
un
grand
'
uomo
,
non
c
'
è
che
dire
!
-
L
'
aria
però
è
buona
,
-
osservò
il
giovanotto
per
attenuare
,
almeno
un
po
'
,
l
'
aspro
giudizio
del
compagno
sul
Salvo
.
-
Ottima
!
ottima
!
-
sbuffò
Capolino
,
il
quale
,
da
questo
punto
,
si
chiuse
in
un
silenzio
accigliato
,
fino
all
'
arrivo
alla
villa
.
I
carri
erano
giunti
da
poco
,
insieme
con
la
giardiniera
che
aveva
portato
due
servi
del
Salvo
,
il
cuoco
,
una
cameriera
e
due
tappezzieri
.
Donna
Sara
Alàimo
,
sul
pianerottolo
in
cima
alla
scala
,
batteva
le
mani
,
festante
,
a
quelle
quattro
montagne
di
bella
roba
su
i
carri
.
-
Presto
,
scaricate
!
-
ordinò
ai
servi
e
ai
carrettieri
Capolino
,
smontando
dalla
vettura
e
agitando
la
mazzettina
.
Poi
,
salita
in
fretta
la
scala
,
domandò
a
donna
Sara
:
-
Don
Cosmo
?
Ed
entrò
senza
aspettar
risposta
,
nel
vecchio
cascinone
con
Ninì
De
Vincentis
,
che
gli
andava
dietro
come
un
cagnolino
sperduto
.
-
Scaricate
!
-
ripeté
uno
dei
servi
,
rifacendo
tra
le
risate
dei
compagni
il
tono
di
voce
e
il
gesto
imperioso
di
quel
padrone
improvvisato
.
Don
Cosmo
s
'
aggirava
come
una
mosca
senza
capo
per
le
stanze
lavate
di
fresco
da
donna
Sara
,
la
quale
fin
dal
giorno
avanti
,
appena
saputa
la
notizia
della
prossima
venuta
del
Salvo
,
s
'
era
sentita
tutta
allargare
dalla
contentezza
e
,
subito
messa
in
gran
da
fare
,
aveva
anche
persuaso
a
don
Cosmo
che
sarebbe
stato
bene
sgombrare
questa
e
quella
stanza
della
decrepita
mobilia
,
perché
gli
ospiti
ricconi
non
vedessero
tutta
quella
miseria
in
una
casa
di
principi
.
«
Ma
no
!
ma
no
!
ma
no
!
»
aveva
cominciato
subito
a
strillare
don
Cosmo
dalla
sua
stanza
,
udendo
il
fracasso
di
quei
poveri
vecchi
mobili
strappati
a
forza
dai
loro
posti
e
trascinati
;
e
donna
Sara
,
stupefatta
da
quella
protesta
:
«
No
?
Come
no
,
se
me
l
'
ha
detto
lei
?
»
.
Perché
avveniva
sempre
così
:
donna
Sara
parlava
,
parlava
,
e
don
Cosmo
,
dal
canto
suo
,
pensava
,
pensava
,
facendo
finta
di
tanto
in
tanto
d
'
udire
,
con
qualche
rapido
cenno
del
capo
,
quando
più
lo
pungeva
il
fastidio
del
suono
di
quelle
interminabili
parole
.
Questi
cenni
erano
interpretati
naturalmente
da
donna
Sara
come
segni
d
'
assentimento
;
la
sopportazione
con
cui
don
Cosmo
simulava
d
'
ascoltarla
,
come
riconoscimento
della
saggezza
con
cui
lei
governava
la
casa
e
il
mondo
;
e
tanto
lontana
era
arrivata
nell
'
interpretare
a
suo
modo
quei
segni
e
quella
sopportazione
del
suo
padrone
,
che
forse
qualche
sera
se
lo
sarebbe
preso
per
mano
e
condotto
a
letto
,
se
tutt
'
a
un
tratto
don
Cosmo
,
sbarrando
tanto
d
'
occhi
e
prorompendo
in
un
'
esclamazione
inopinata
,
non
le
avesse
fatto
crollare
tutto
il
castello
delle
sue
supposizioni
.
-
Don
Cosmo
onorandissimo
!
-
esclamò
Capolino
,
scoprendolo
alla
fine
,
dopo
aver
girato
anche
lui
di
qua
e
di
là
per
trovarlo
.
-
In
gran
confusione
,
eh
?
Perbacco
!
-
No
,
no
,
-
s
'
affrettò
a
rispondere
don
Cosmo
per
troncar
subito
le
cerimonie
,
con
le
nari
arricciate
per
il
lezzo
acre
di
muffa
che
ammorbava
il
cascinone
,
umido
ancora
per
l
'
insolita
lavatura
.
-
Cercavo
una
stanza
appartata
,
dove
starmene
senza
recare
incomodo
.
Capolino
fece
per
protestare
;
ma
don
Cosmo
lo
fermò
a
tempo
:
-
Lasciatemi
dire
!
Ecco
...
comodo
io
,
comodi
loro
:
va
bene
così
?
In
capo
,
in
capo
,
tenete
in
capo
!
Alzò
una
mano
,
così
dicendo
,
a
carezzare
l
'
elegantissima
barbetta
nera
di
Ninì
De
Vincentis
.
-
Ti
sei
fatto
un
bel
ragazzo
,
figliuolo
mio
,
e
così
cresciuto
,
mi
fai
accorgere
di
quanto
sono
vecchio
!
Tuo
fratello
Vincente
?
sempre
arabista
?
-
Sempre
!
-
rispose
Ninì
,
sorridendo
.
-
Ah
!
Quei
quattordici
volumi
d
'
arabo
manoscritti
dovrebbero
pesare
come
tanti
macigni
,
nel
mondo
di
là
,
sull
'
anima
del
conte
Lucchesi
-
Palli
che
volle
farne
dono
morendo
alla
nostra
Biblioteca
per
rovinare
codesto
povero
figliuolo
!
-
Ne
ha
già
interpretati
dieci
,
-
disse
Ninì
.
-
Gliene
restano
ancora
quattro
,
ma
grossi
così
!
-
Faccia
presto
!
faccia
presto
!
-
concluse
don
Cosmo
paternamente
.
-
E
,
anche
tu
,
figliuolo
mio
,
bada
...
badate
alle
cose
vostre
:
so
che
vanno
male
!
Giudizio
!
Capolino
intanto
,
presso
la
finestra
,
s
'
industriava
di
farsi
specchio
della
vetrata
aperta
,
e
si
lisciava
sulle
gote
le
fedine
,
già
un
po
'
brizzolate
.
Bello
non
era
davvero
,
ma
aveva
occhi
fervidi
e
penetranti
che
gli
accendevano
simpaticamente
tutto
il
volto
bruno
e
magro
.
Sentendo
cadere
il
discorso
tra
il
Laurentano
e
Ninì
,
finse
di
star
lì
a
determinare
i
punti
cardinali
della
villa
.
-
Esposizione
a
mezzogiorno
,
è
vero
?
Ma
se
l
'
era
scelta
per
lei
,
questa
camera
,
don
Cosmo
?
-
Questa
o
un
'
altra
,
-
rispose
il
Laurentano
.
-
Camere
ce
n
'
è
d
'
avanzo
,
vedrete
;
ma
tutte
così
,
vecchie
e
in
pessimo
stato
.
Uscendo
di
qua
...
(
no
,
senza
cerimonie
:
scusate
,
che
gusto
c
'
è
a
dire
che
non
è
vecchio
quello
che
è
vecchio
?
Si
vede
!
)
...
dicevo
,
uscendo
di
qua
,
abbiamo
questo
lungo
corridojo
,
che
divide
in
due
parti
il
casermone
:
le
camere
da
questa
parte
sono
a
mezzogiorno
;
quelle
di
là
,
a
tramontana
.
La
sala
d
'
ingresso
interrompe
di
qua
e
di
là
il
corridojo
,
e
divide
la
villa
in
due
quartieri
uguali
,
salvo
che
di
qua
,
in
fondo
,
abbiamo
un
camerone
,
il
cui
uscio
è
alle
mie
spalle
;
di
là
,
invece
,
abbiamo
una
terrazza
.
È
semplicissimo
.
-
Ah
bene
bene
bene
,
-
approvò
Capolino
.
-
E
dunque
abbiamo
anche
un
camerone
?
Don
Cosmo
sorrise
,
negando
col
capo
;
poi
spiegò
che
cosa
era
il
«
camerone
»
,
e
come
ridotto
e
da
chi
custodito
.
-
Per
amor
di
Dio
!
-
esclamò
Capolino
.
-
Sarebbe
meglio
perciò
,
-
concluse
don
Cosmo
,
-
che
disponeste
l
'
abitazione
nel
quartiere
di
là
,
libero
del
tutto
.
Io
m
'
ero
scelta
apposta
questa
camera
.
Capolino
approvò
di
nuovo
;
e
poiché
i
servi
eran
già
venuti
su
col
primo
carico
,
s
'
avviò
con
Ninì
per
l
'
altro
quartiere
.
Don
Cosmo
rimase
in
quella
camera
,
dove
con
l
'
ajuto
di
donna
Sara
trasportò
tutti
i
suoi
libracci
.
La
povera
casiera
,
sentendo
quanto
pesava
tutta
quella
erudizione
,
non
riusciva
a
capacitarsi
come
mai
don
Cosmo
che
se
l
'
era
messa
in
corpo
,
potesse
vivere
poi
così
sulle
nuvole
.
Don
Cosmo
,
ancora
con
le
nari
arricciate
,
non
riusciva
a
capacitarsi
,
invece
,
perché
quella
mattina
ci
fosse
tutto
quel
puzzo
d
'
umido
.
Ma
forse
non
distingueva
bene
tra
il
puzzo
e
il
fastidio
che
gli
veniva
dal
pensare
che
or
ora
,
per
l
'
arrivo
degli
ospiti
,
tutte
le
sue
antiche
abitudini
sarebbero
frastornate
,
e
chi
sa
per
quanto
tempo
.
Di
lì
a
poco
,
Capolino
ritornò
,
lasciando
solo
di
là
il
De
Vincentis
,
che
s
'
era
dimostrato
molto
più
adatto
di
lui
alla
bisogna
:
così
almeno
dichiarò
.
In
verità
,
veniva
per
porre
a
effetto
una
delle
ragioni
per
cui
s
'
era
volentieri
accollato
l
'
incarico
del
Salvo
:
quella
cioè
di
scoprir
l
'
umore
di
don
Cosmo
circa
il
matrimonio
del
fratello
,
o
di
«
tastargli
il
polso
»
su
quell
'
argomento
,
com
'
egli
diceva
tra
sé
.
Non
già
che
sperasse
che
ormai
quelle
nozze
potessero
andare
a
monte
;
ma
,
conoscendo
la
diversità
,
anzi
l
'
opposizione
inconciliabile
tra
i
due
modi
di
pensare
e
di
sentire
del
Salvo
e
di
don
Cosmo
,
gli
piaceva
supporre
che
qualche
attrito
,
qualche
urto
potesse
nascere
dal
soggiorno
di
quello
a
Valsanìa
.
Era
così
astratta
e
solitaria
l
'
anima
di
don
Cosmo
,
che
la
vita
comune
non
riusciva
a
penetrargli
nella
coscienza
con
tutti
quegli
infingimenti
e
quelle
arti
e
quelle
persuasioni
che
spontaneamente
la
trasfigurano
agli
altri
,
e
spesso
,
perciò
,
dalla
gelida
vetta
della
sua
stoica
noncuranza
lasciava
precipitar
come
valanghe
le
verità
più
crude
.
-
Uh
quanti
libri
!
-
esclamò
Capolino
entrando
.
-
Già
lei
studia
sempre
...
Romagnosi
,
Rosmini
,
Hegel
,
Kant
...
A
ogni
nome
letto
sul
dorso
di
quei
libri
sgranava
gli
occhi
,
come
se
vi
ponesse
punti
esclamativi
sempre
più
sperticati
.
-
Poesie
!
-
sospirò
don
Cosmo
,
con
un
gesto
vago
della
mano
,
socchiudendo
gli
occhi
.
-
Come
come
?
Don
Cosmo
,
non
capisco
.
Filosofia
,
vorrà
dire
.
-
Chiamatela
come
volete
,
-
rispose
il
Laurentano
,
con
un
nuovo
sospiro
.
-
Da
studiare
,
poco
o
niente
:
c
'
è
da
godere
,
sì
,
della
grandezza
dell
'
ingegnaccio
umano
,
che
su
un
'
ipotesi
,
cioè
su
una
nuvola
,
fabbrica
castelli
:
tutti
questi
varii
sistemi
di
filosofia
,
caro
avvocato
,
che
mi
pajono
...
sapete
che
mi
pajono
?
chiese
,
chiesine
,
chiesacce
,
di
vario
stile
,
campate
in
aria
.
-
Ah
già
,
ah
già
...
-
cercò
d
'
interrompere
Capolino
,
grattandosi
con
un
dito
la
nuca
.
Ma
don
Cosmo
,
che
non
parlava
mai
,
toccato
giusto
su
quell
'
unico
tasto
sensibile
,
non
seppe
trattenersi
:
-
Soffiate
,
rùzzola
tutto
;
perché
dentro
non
c
'
è
niente
:
il
vuoto
,
tanto
più
opprimente
,
quanto
più
alto
e
solenne
l
'
edifizio
.
Capolino
s
'
era
tutto
raccolto
in
sé
,
per
raccapezzarsi
,
incitato
dalla
passione
con
cui
don
Cosmo
parlava
,
a
rispondere
,
a
rintuzzare
;
e
aspettava
,
sospeso
,
una
pausa
;
avvenuta
,
proruppe
:
-
Però
...
-
No
,
niente
!
Lasciamo
stare
!
-
troncò
subito
don
Cosmo
,
posandogli
una
mano
su
la
spalla
.
-
Minchionerie
,
caro
avvocato
!
Per
fortuna
,
in
quella
,
Mauro
Mortara
,
sulla
spianata
innanzi
alla
villa
dalla
parte
che
guardava
la
vigna
e
il
mare
,
si
mise
a
chiamare
col
suo
solito
verso
-
pio
,
pio
,
pio
-
gl
'
innumerevoli
colombi
,
a
cui
soleva
dare
il
pasto
due
volte
al
giorno
.
Don
Cosmo
e
Capolino
s
'
affacciarono
al
balcone
.
Anche
Ninì
si
sporse
a
guardare
dalla
ringhiera
dell
'
ultimo
balcone
in
fondo
,
e
poi
dal
terrazzo
s
'
affacciarono
i
servi
e
le
cameriere
e
i
tappezzieri
.
Era
ogni
volta
,
tra
quel
candido
fermento
d
'
ali
,
una
zuffa
terribile
,
giacché
la
razione
delle
cicerchie
era
rimasta
da
tempo
la
stessa
,
mentre
i
colombi
s
'
erano
moltiplicati
all
'
infinito
e
vivevano
,
ormai
,
quasi
in
istato
selvaggio
per
il
fèudo
e
per
tutte
le
contrade
vicine
.
Sapevano
l
'
ora
dei
pasti
e
accorrevano
puntuali
a
fitti
nugoli
fruscianti
,
da
ogni
parte
:
invadevano
,
tubando
d
'
impazienza
,
in
gran
subbuglio
,
i
tetti
della
villa
,
della
casa
rustica
,
del
pagliajo
,
del
colombajo
,
del
granajo
,
del
palmento
e
della
cantina
,
e
se
Mauro
tardava
un
po
'
,
dimentico
o
assorto
nelle
sue
memorie
,
una
numerosa
comitiva
si
spiccava
dai
tetti
e
andava
a
sollecitarlo
dietro
la
porta
della
nota
camera
a
pianterreno
:
la
comitiva
a
poco
a
poco
diventava
folla
e
in
breve
tutta
la
spianata
ferveva
d
'
ali
e
grugava
,
mentre
per
aria
tant
'
altri
si
tenevan
su
le
ali
sospesi
a
stento
,
non
sapendo
dove
posarsi
.
Don
Cosmo
pensò
con
dispiacere
che
quel
giorno
,
intanto
,
Mauro
non
sarebbe
salito
a
desinare
;
gliel
'
aveva
detto
la
sera
avanti
:
-
Questa
è
l
'
ultima
volta
che
mangio
con
voi
.
Perché
mi
farete
la
grazia
di
credere
che
non
verrò
a
sedermi
a
tavola
con
Flaminio
Salvo
.
Ora
se
ne
stava
giù
tra
i
suoi
colombi
a
testa
bassa
,
aggrondato
.
Capolino
l
'
osservava
dal
balcone
,
come
se
avesse
sotto
gli
occhi
una
bestia
rara
.
-
Lo
saluto
?
-
domandò
piano
a
don
Cosmo
.
Questi
con
la
mano
gli
fe
'
cenno
di
no
.
-
Orso
,
eh
?
-
soggiunse
Capolino
.
-
Ma
un
gran
bel
tipo
!
-
Orso
,
-
ripeté
don
Cosmo
,
ritirandosi
dal
balcone
.
Andati
nella
sala
da
pranzo
dell
'
altro
quartiere
,
già
riccamente
addobbata
dai
tappezzieri
,
Capolino
tentò
di
nuovo
di
«
tastare
il
polso
»
a
don
Cosmo
sul
noto
argomento
.
Non
sarebbe
più
certo
ricascato
a
muovergliene
il
discorso
dai
libri
di
filosofia
.
Don
Cosmo
era
distratto
nell
'
ammirazione
di
quella
sala
resa
così
d
'
improvviso
irriconoscibile
-
Prodigio
d
'
Atlante
!
esclamava
,
battendo
una
mano
su
la
spalla
di
Ninì
De
Vincentis
.
-
Mi
par
d
'
essere
a
Colimbètra
!
Subito
Capolino
colse
la
palla
al
balzo
:
-
Lei
non
ci
va
più
da
anni
,
a
Colimbètra
,
eh
?
Don
Cosmo
stette
un
po
'
a
pensare
.
-
Da
circa
dieci
.
E
restò
sospeso
,
senza
aggiunger
altro
.
Ma
Capolino
,
fissando
il
gancio
per
tirarlo
a
parlare
:
-
Da
quando
vi
morì
sua
cognata
,
è
vero
?
-
Già
,
-
rispose
,
asciutto
,
il
Laurentano
.
E
Capolino
sospirò
:
-
Donna
Teresa
Montalto
...
che
dama
!
che
lutto
!
Vera
donna
di
stampo
antico
!
E
,
dopo
una
pausa
,
grave
di
simulato
rimpianto
,
un
nuovo
sospiro
,
d
'
altro
genere
:
-
Mah
!
Cosa
bella
mortal
passa
e
non
dura
!
Donna
Sara
Alàimo
,
la
casiera
,
che
si
trovava
in
quel
punto
a
servire
in
tavola
,
per
rialzarsi
agli
occhi
degli
ospiti
dalla
sua
indegna
condizione
di
serva
,
fu
tentata
d
'
interloquire
e
sospirò
timidamente
con
un
languido
risolino
:
-
Metastasio
!
Ninì
si
voltò
a
guardarla
,
stupito
;
don
Cosmo
accomodò
la
bocca
per
emettere
un
suo
riso
speciale
,
fatto
di
tre
oh
!
oh
!
oh
!
pieni
,
cupi
e
profondi
.
Ma
Capolino
,
nel
vedersi
minacciato
d
'
aver
guastate
le
uova
nel
paniere
sul
più
bello
,
rimbeccò
,
stizzito
:
-
Leopardi
,
Leopardi
...
-
Petrarca
,
Petrarca
,
scusate
,
caro
avvocato
!
-
protestò
don
Cosmo
,
aprendo
le
mani
.
-
Me
n
'
appello
a
Ninì
!
-
Ah
,
già
,
Petrarca
,
che
bestia
!
Muor
giovine
colui
che
al
cielo
è
caro
...
-
si
riprese
subito
Capolino
.
-
Confondevo
...
E
lei
dunque
...
dunque
lei
non
rivede
il
fratello
da
allora
?
Don
Cosmo
riprese
a
un
tratto
l
'
aria
addormentata
,
socchiuse
gli
occhi
;
confermò
col
capo
.
-
Sempre
sepolto
qui
!
-
spiegò
allora
Capolino
al
De
Vincentis
,
come
se
questi
non
lo
sapesse
.
-
Altri
gusti
,
capisco
...
anzi
diametralmente
opposti
,
perché
don
Ippolito
ama
la
...
la
compagnia
,
non
sa
farne
a
meno
...
E
forse
,
io
dico
,
dopo
la
sciagura
,
avrebbe
molto
desiderato
di
non
restar
solo
,
senza
parenti
attorno
...
Ma
,
lei
qui
;
il
figlio
sempre
a
Roma
...
e
...
Don
Cosmo
,
che
aveva
già
compreso
,
ma
a
suo
modo
,
l
'
intenzione
di
Capolino
,
per
tagliar
corto
uscì
a
dire
:
-
E
dunque
fa
bene
a
riammogliarsi
,
volete
dir
questo
?
D
'
accordo
!
Tu
intanto
,
-
soggiunse
,
rivolgendosi
a
Ninì
,
-
bello
mio
,
non
ti
risolvi
ancora
?
Ninì
,
nel
vedersi
così
d
'
improvviso
tirato
in
ballo
,
s
'
invermigliò
tutto
:
-
Io
?
-
Guarda
come
s
'
è
fatto
rosso
!
-
esclamò
Capolino
,
scoppiando
a
ridere
,
dalla
rabbia
.
-
Dunque
c
'
è
,
dunque
c
'
è
?
-
domandò
don
Cosmo
,
picchiandosi
con
un
dito
il
petto
,
dalla
parte
del
cuore
.
-
Altro
se
c
'
è
!
-
esclamò
Capolino
,
ridendo
più
forte
.
Ninì
,
tra
le
spine
,
mortificato
,
urtato
da
quella
risata
sconveniente
,
protestò
con
qualche
energia
:
-
Ma
non
c
'
è
nientissim
'
affatto
!
Per
carità
,
non
dicano
codeste
cose
!
-
Già
!
San
Luigi
Gonzaga
!
-
riprese
allora
Capolino
,
prolungando
sforzatamente
la
risata
.
-
O
piuttosto
...
sì
,
dov
'
è
donna
Sara
?
lui
sì
,
davvero
,
Metastasio
...
un
eroe
di
Metastasio
,
don
Cosmo
!
o
diciamo
meglio
,
un
angelo
...
ma
un
angelo
,
non
come
ad
Alcamo
,
badiamo
!
Sa
,
don
Cosmo
,
che
ad
Alcamo
chiamano
angelo
il
porchetto
?
Ninì
s
'
inquietò
sul
serio
;
impallidì
;
disse
con
voce
ferma
:
-
Lei
mi
secca
,
avvocato
!
-
Non
parlo
più
!
-
fece
allora
Capolino
,
ricomponendosi
.
Don
Cosmo
rimase
afflitto
,
senza
comprendere
in
prima
:
poi
aprì
la
bocca
a
un
ah
!
che
gli
rimase
in
gola
.
Si
trattava
forse
della
figlia
del
Salvo
?
Ah
,
ecco
,
ecco
...
Non
ci
aveva
pensato
.
Non
la
conosceva
ancora
.
Ma
sicuro
!
benissimo
!
Una
fortuna
per
quel
caro
Ninì
!
E
glielo
volle
dire
:
-
Non
ti
turbare
,
figliuolo
mio
.
È
una
cosa
molto
seria
.
Non
dovresti
perder
tempo
,
nella
tua
condizione
.
Ninì
si
torse
sulla
seggiola
quasi
per
resistere
,
senza
gridare
,
alla
puntura
di
cento
spilli
su
tutto
il
corpo
.
Capolino
rattenne
il
fiato
e
aspettò
che
la
valanga
precipitasse
.
Don
Cosmo
non
seppe
rendersi
ragione
dell
'
effetto
di
quelle
sue
parole
e
guardò
,
stordito
,
prima
l
'
uno
,
poi
l
'
altro
.
-
M
'
è
scappata
qualche
altra
minchioneria
?
-
domandò
.
-
Scusate
.
Non
parlo
più
neanche
io
.
Ninì
viveva
veramente
in
cielo
,
in
un
cielo
illuminato
da
un
suo
sole
particolare
,
lì
lì
per
sorgere
,
non
sorto
ancora
,
e
che
forse
non
sarebbe
sorto
mai
.
Lo
lasciava
lì
,
dietro
le
montagne
dure
della
realtà
,
e
preferiva
rimanere
nel
lume
roseo
e
vano
d
'
una
perpetua
aurora
,
perché
il
sole
,
sorgendo
,
non
dovesse
poi
tramontare
,
e
perché
le
ombre
,
inevitabili
,
rimanessero
tenui
e
quasi
diafane
.
Già
gli
s
'
era
affacciato
il
dubbio
che
il
Salvo
ormai
non
avrebbe
accolto
bene
la
sua
richiesta
di
nozze
,
dato
che
egli
si
fosse
mai
spinto
a
fargliela
.
Ma
aveva
sempre
rifuggito
dall
'
accogliere
e
ponderare
questo
dubbio
per
non
turbare
il
purissimo
sogno
di
tutta
la
sua
vita
.
E
non
perché
quel
dubbio
gliel
'
avesse
impedito
,
ma
perché
veramente
gli
mancava
il
coraggio
di
tradurre
in
atto
un
ideale
così
altamente
vagheggiato
che
quasi
temeva
si
potesse
guastare
al
minimo
urto
della
realtà
,
non
s
'
era
mai
risoluto
,
non
che
a
fare
la
richiesta
,
ma
nemmeno
a
dichiararsi
apertamente
con
Dianella
Salvo
.
Ora
,
il
sospetto
che
egli
potesse
farlo
per
la
dote
della
ragazza
che
avrebbe
rimesso
in
sesto
le
sue
finanze
,
gli
cagionò
un
acutissimo
cordoglio
,
gli
avvelenò
la
gioja
di
quel
servigio
reso
per
amore
,
e
che
invece
poteva
parere
interessato
;
e
,
come
se
tutt
'
a
un
tratto
il
suo
sole
avesse
dato
un
tracollo
,
tutto
improvvisamente
gli
s
'
oscurò
,
e
quando
le
stanze
furon
messe
in
ordine
,
ed
egli
con
la
gola
stretta
d
'
angoscia
fece
un
ultimo
giro
d
'
ispezione
,
non
seppe
posare
,
come
s
'
era
proposto
,
sul
guanciale
del
letto
di
Dianella
il
bacio
dell
'
arrivo
,
perché
ella
,
senza
saperlo
,
ve
lo
trovasse
la
sera
,
andando
a
dormire
.
Don
Cosmo
e
Capolino
,
piccoli
,
neri
,
sotto
un
cielo
altissimo
,
cupamente
infocato
dal
tramonto
,
s
'
erano
messi
intanto
a
passeggiare
innanzi
alla
vecchia
villa
,
per
il
lungo
,
diritto
viale
,
che
fa
quasi
orlo
,
a
manca
,
al
ciglio
,
d
'
onde
sprofonda
ripido
un
burrone
ampio
e
profondo
,
detto
il
vallone
.
Pareva
che
lì
l
'
altipiano
per
una
convulsione
tellurica
si
fosse
spaccato
innanzi
al
mare
.
La
tenuta
di
Valsanìa
restava
di
qua
,
scendeva
con
gli
ultimi
olivi
in
quel
burrone
,
gola
d
'
ombra
cinerulea
,
nel
cui
fondo
sornuotano
i
gelsi
,
i
carubi
,
gli
aranci
,
i
limoni
lieti
d
'
un
rivo
d
'
acqua
che
vi
scorre
da
una
vena
aperta
laggiù
in
fondo
nella
grotta
misteriosa
di
San
Calògero
.
Dall
'
altra
parte
del
burrone
,
alla
stessa
altezza
,
eran
le
terre
alberate
di
Platania
che
a
mezzogiorno
scendono
minacciose
sulla
linea
ferroviaria
,
la
quale
,
sbucando
dal
traforo
sotto
Valsanìa
,
corre
quasi
in
riva
al
mare
fino
a
Porto
Empedocle
.
La
zona
di
fiamma
e
d
'
oro
del
tramonto
traspariva
in
un
fantastico
frastaglio
di
tra
il
verde
intenso
degli
alberi
lontani
,
di
là
dal
burrone
.
Qua
,
su
i
mandorli
e
gli
olivi
di
Valsanìa
,
alitava
già
la
prima
frescura
d
'
ombra
,
dolce
,
lieve
e
malinconica
,
della
sera
.
Quest
'
ora
crepuscolare
,
in
cui
le
cose
,
nell
'
ombra
calante
,
ritenendo
più
intensamente
le
ultime
luci
,
quasi
si
smaltano
nei
lor
chiusi
colori
,
era
alla
solitudine
di
don
Cosmo
più
d
'
ogn
'
altra
gradita
.
Egli
aveva
costante
nell
'
animo
il
sentimento
della
sua
precarietà
nei
luoghi
dove
abitava
,
e
non
se
n
'
affliggeva
.
Per
questo
sentimento
che
si
trasfondeva
lieve
e
vago
nel
mistero
impenetrabile
di
tutte
le
cose
,
ogni
cura
,
ogni
pensiero
gli
erano
insopportabilmente
gravi
.
Figurarsi
,
ora
,
come
schiacciante
dovesse
riuscirgli
il
discorso
di
Capolino
,
che
s
'
aggirava
fervoroso
intorno
alle
imprese
fortunate
del
Salvo
,
a
un
gran
disegno
che
costui
meditava
,
insieme
col
direttore
delle
sue
zolfare
,
l
'
ingegnere
Aurelio
Costa
,
per
sollevar
le
sorti
dell
'
industria
zolfifera
,
miserrime
da
parecchi
anni
.
-
Coscienza
nuova
,
la
sua
,
-
diceva
Capolino
.
-
Lucida
,
precisa
e
complicata
,
don
Cosmo
,
come
un
macchinario
moderno
,
d
'
acciajo
.
Sa
sempre
quel
che
fa
.
E
non
sbaglia
mai
!
-
Beato
lui
!
-
ripeteva
don
Cosmo
con
gli
occhi
socchiusi
,
in
atto
di
rassegnata
sopportazione
.
-
E
credentissimo
,
sa
!
-
seguitava
Capolino
.
-
Veramente
divoto
!
-
Beato
lui
!
-
È
una
meraviglia
come
,
tra
tante
brighe
,
riesca
a
trovar
tempo
e
modo
di
badare
anche
al
nostro
partito
.
E
con
che
impegno
ne
ha
sposato
la
causa
!
Ma
,
poco
dopo
,
Capolino
cambiò
discorso
,
accorgendosi
che
don
Cosmo
non
gli
prestava
ascolto
.
Gli
si
fece
più
accosto
,
gli
toccò
il
braccio
e
aggiunse
piano
,
con
aria
mesta
:
-
Quel
povero
Ninì
!
Son
sicuro
che
ci
piange
,
sa
?
per
quel
po
'
di
baja
che
gli
abbiamo
dato
a
tavola
.
Innamoratissimo
,
povero
figliuolo
!
Ma
la
ragazza
,
eh
!
purtroppo
,
non
è
per
lui
.
-
Fidanzata
ad
altri
?
-
domandò
don
Cosmo
,
fermandosi
.
-
No
no
:
ufficialmente
,
no
!
-
negò
subito
Capolino
.
-
Ma
...
zitto
però
,
mi
raccomando
:
non
deve
saperlo
neanche
l
'
aria
!
Io
credo
,
caro
don
Cosmo
,
che
la
ragazza
sia
in
fondo
più
malata
d
'
anima
che
di
corpo
.
-
Toccata
,
eh
?
-
Toccata
.
Questa
forse
è
l
'
unica
cosa
mal
fatta
di
suo
padre
.
Qua
Flaminio
ha
sbagliato
...
eh
,
non
c
'
è
che
dire
,
ha
sbagliato
!
Don
Cosmo
si
rifermò
,
crollò
più
volte
il
capo
e
disse
,
serio
serio
:
-
Vedete
dunque
che
sbaglia
anche
lui
,
caro
avvocato
?
-
Ma
se
il
diavolo
,
creda
,
ci
volle
proprio
cacciar
la
coda
,
quella
volta
!
-
riprese
Capolino
.
-
Lei
saprà
che
Flaminio
...
sarà
dieci
anni
,
altro
che
dieci
!
saranno
quindici
di
sicuro
!
Insomma
lì
,
poco
più
poco
meno
,
fu
a
un
pelo
di
morire
affogato
...
Non
lo
sa
?
E
come
!
Ai
bagni
di
mare
,
a
Porto
Empedocle
.
Una
cosa
buffa
,
creda
,
buffa
e
atroce
al
tempo
stesso
!
Per
un
pajo
di
zucche
...
-
Di
zucche
?
Sentiamo
,
-
disse
don
Cosmo
,
contro
il
suo
solito
,
incuriosito
.
-
Ma
sì
,
-
seguitò
Capolino
.
-
Prendeva
un
bagno
,
ai
Casotti
.
Non
sa
nuotare
e
,
per
prudenza
,
si
teneva
tra
i
pali
del
recinto
,
dove
l
'
acqua
,
sì
e
no
,
gli
arrivava
al
petto
.
Ora
(
il
diavolo
!
)
vide
un
pajo
di
zucche
galleggiare
accanto
a
lui
,
lasciate
in
mare
forse
da
qualche
ragazzo
.
Le
prese
.
Stando
accoccolato
,
perché
l
'
acqua
lo
coprisse
fino
al
collo
-
(
com
'
è
brutto
l
'
uomo
nell
'
acqua
,
don
Cosmo
mio
,
l
'
uomo
che
non
sa
nuotare
!
)
-
gli
venne
la
cattiva
ispirazione
d
'
allungar
la
mano
a
quel
pajo
di
zucche
e
cacciarsele
sotto
con
la
cordicella
che
le
teneva
unite
;
ci
si
mise
a
seder
sopra
,
e
,
siccome
le
zucche
,
naturalmente
,
spingevano
,
e
lui
aveva
lasciato
il
sostegno
del
palo
per
veder
se
quelle
avessero
tanta
forza
da
sollevargli
i
piedi
dal
fondo
,
a
un
tratto
,
patapùmfete
!
perdette
l
'
equilibrio
e
tracollò
a
testa
giù
,
sott
'
acqua
!
-
Oh
,
guarda
!
-
esclamò
don
Cosmo
,
costernato
.
-
Si
figuri
,
-
riprese
Capolino
,
-
come
cominciò
a
fare
coi
piedi
per
tornare
a
galla
!
Ma
,
per
disgrazia
,
i
piedi
gli
s
'
erano
impigliati
nella
cordicella
e
,
naturalmente
,
per
quanti
sforzi
facesse
sott
'
acqua
,
non
li
poteva
più
tirare
al
fondo
.
-
Zitto
!
zitto
!
ohi
ohi
ohi
...
-
fece
con
Cosmo
contraendo
le
dita
e
tutto
il
volto
.
Ma
Capolino
seguitò
.
-
Badi
che
è
buffo
davvero
rischiar
d
'
affogare
in
un
recinto
di
bagni
,
in
mezzo
a
tanta
gente
che
non
se
ne
accorgeva
e
non
gli
dava
ajuto
,
non
sospettando
minimamente
ch
'
egli
fosse
lì
con
la
morte
in
bocca
!
E
sarebbe
affogato
,
affogato
com
'
è
vero
Dio
,
se
un
ragazzotto
di
tredici
anni
-
questo
Aurelio
Costa
,
che
ora
è
ingegnere
e
direttore
delle
zolfare
del
Salvo
ad
Aragona
e
a
Comitini
-
non
si
fosse
accorto
di
quei
due
piedi
che
si
azzuffavano
disperatamente
a
fior
d
'
acqua
e
non
fosse
accorso
,
ridendo
,
a
liberarlo
...
-
Ah
,
capisco
...
-
fece
don
Cosmo
.
3/4
E
la
figliuola
,
adesso
...
-
La
figliuola
...
la
figliuola
...
-
masticò
Capolino
.
-
Flaminio
,
capirà
,
dovette
disobbligarsi
con
quel
ragazzo
e
si
disobbligò
nella
misura
del
pericolo
che
aveva
corso
e
del
terrore
che
s
'
era
preso
.
Gli
dissero
che
era
figlio
d
'
un
povero
staderante
all
'
imbarco
dello
zolfo
...
-
Il
Costa
,
già
,
Leonardo
Costa
,
-
interruppe
don
Cosmo
.
-
Amico
mio
.
Viene
a
trovarmi
qua
,
qualche
domenica
,
da
Porto
Empedocle
.
-
Saprà
dunque
che
sta
con
Flaminio
,
adesso
?
-
soggiunse
Capolino
.
-
Flaminio
lo
levò
dalle
stadere
e
gli
diede
un
posto
nel
suo
gran
deposito
di
zolfo
su
la
spiaggia
di
levante
.
Al
figlio
Aurelio
,
poi
,
volle
dar
lui
la
riuscita
,
senza
badare
a
spese
;
non
solo
,
ma
se
lo
tolse
con
sé
,
lo
fece
crescere
in
casa
sua
coi
figliuoli
,
con
Dianella
e
con
quell
'
altro
bimbo
che
gli
morì
.
Anche
questa
disgrazia
contribuì
certo
a
fargli
crescere
l
'
affetto
per
il
giovine
.
Ma
,
affetto
,
dico
,
fino
a
un
certo
punto
.
Per
la
stessa
ragione
per
cui
ora
non
darebbe
la
figlia
a
Ninì
De
Vincentis
,
non
la
darebbe
mai
,
m
'
immagino
,
neanche
ad
Aurelio
Costa
,
suo
dipendente
,
si
figuri
!
-
Ma
!
-
esclamò
don
Cosmo
,
scrollando
le
spalle
.
-
Ricco
com
'
è
...
con
una
figlia
sola
...
-
Eh
no
...
eh
no
...
,
-
rispose
Capolino
.
-
Capisco
,
a
un
caso
di
lui
,
tutte
le
ricchezze
cascheranno
per
forza
in
mano
a
qualcuno
,
a
un
genero
,
a
quello
che
sarà
.
Ma
vorrà
ben
pesarlo
,
prima
,
Flaminio
!
Non
è
uomo
da
rosee
romanticherie
.
Può
averne
la
figlia
...
E
,
romanticherie
nel
vero
senso
della
parola
,
badi
!
Perché
,
di
questa
sua
vera
e
segreta
malattia
sono
a
conoscenza
io
,
per
certe
mie
ragioni
particolari
;
ne
è
a
conoscenza
credo
,
anche
Flaminio
,
o
almeno
ne
ha
il
sospetto
;
ma
lui
,
l
'
ingegnere
Costa
(
ottimo
giovine
,
badiamo
!
giovine
solido
,
cosciente
del
suo
stato
e
di
quanto
deve
al
suo
benefattore
)
non
ne
sa
nulla
di
nulla
,
non
se
l
'
immagina
neppur
lontanamente
;
glielo
posso
assicurare
,
perché
ne
ho
una
prova
di
fatto
,
intima
.
L
'
ingegnere
...
A
questo
punto
Capolino
s
'
interruppe
,
scorgendo
in
fondo
al
viale
un
uomo
,
che
veniva
loro
incontro
di
corsa
,
gesticolando
.
-
Chi
è
là
?
-
domandò
,
fermandosi
,
accigliato
.
Era
Marco
Prèola
,
tutto
impolverato
,
arrangolato
,
in
sudore
,
con
le
calze
ricadute
su
le
scarpacce
rotte
.
Stanco
morto
.
-
Ci
siamo
!
ci
siamo
!
-
si
mise
a
gridare
,
appressandosi
.
-
È
arrivato
!
-
L
'
Auriti
?
-
domandò
Capolino
.
-
Sissignore
!
-
riprese
il
Prèola
.
-
Per
le
elezioni
:
non
c
'
è
più
dubbio
!
Vengo
di
corsa
apposta
da
Girgenti
.
Si
tolse
il
cappelluccio
roccioso
,
e
con
un
fazzoletto
sudicio
s
'
asciugò
il
sudore
che
gli
grondava
dal
capo
tignoso
.
-
Mio
nipote
?
-
domandò
,
frastornato
e
stupito
,
don
Cosmo
.
Subito
Capolino
,
con
aria
rammaricata
,
prese
a
informarlo
delle
dimissioni
del
Fazello
,
e
delle
premure
che
si
facevano
su
lui
perché
accettasse
la
candidatura
,
e
delle
voci
che
correvano
a
Girgenti
su
questa
venuta
inattesa
di
Roberto
Auriti
.
Voci
...
voci
a
cui
egli
,
Capolino
,
non
voleva
prestar
fede
per
due
ragioni
:
prima
,
per
il
rispetto
che
aveva
per
l
'
Auriti
,
rispetto
che
non
gli
consentiva
di
supporre
che
,
non
chiamato
,
venisse
a
contendere
un
posto
che
il
Fazello
lasciava
volontariamente
.
La
compagine
del
partito
che
rappresentava
la
maggioranza
del
paese
,
come
per
tante
prove
indiscutibili
s
'
ra
veduto
,
rimaneva
salda
,
anche
dopo
il
ritiro
di
Giacinto
Fazello
.
L
'
altra
ragione
era
più
intima
,
ed
era
questa
:
che
gli
sarebbe
doluto
,
troppo
doluto
,
d
'
aver
per
avversario
non
temibile
,
in
una
lotta
impari
,
uno
che
,
non
ostanti
le
divergenze
d
'
opinioni
in
famiglia
,
era
parente
pur
sempre
dei
Laurentano
ch
'
egli
venerava
e
della
cui
amicizia
si
onorava
.
No
,
no
:
preferiva
credere
piuttosto
che
l
'
Auriti
fosse
venuto
a
Girgenti
solo
per
riveder
la
madre
e
la
sorella
.
-
Ma
che
dice
,
avvocato
?
-
proruppe
Marco
Prèola
,
scrollandosi
dalle
spalle
quel
lungo
,
faticoso
discorso
,
col
quale
Capolino
,
senza
parere
,
aveva
voluto
dare
un
saggio
delle
sue
attitudini
politiche
.
-
Se
sono
andati
a
prenderlo
alla
stazione
quattro
mascalzoni
,
studentelli
dell
'
Istituto
Tecnico
?
se
sono
arrivate
in
paese
la
mafia
e
la
massoneria
,
capitanate
da
Guido
Verònica
e
da
Giambattista
Mattina
?
Non
c
'
è
più
dubbio
,
le
dico
!
È
venuto
per
le
elezioni
.
Mentre
Capolino
e
il
Prèola
discutevano
tra
loro
,
gli
occhi
,
il
naso
,
la
bocca
di
don
Cosmo
facevano
una
mimica
speciosissima
:
si
strizzavano
,
s
'
arricciavano
,
si
storcevano
...
Vivendo
in
quell
'
esilio
,
assorto
sempre
in
pensieri
eterni
,
con
gli
occhi
alle
stelle
,
al
mare
lì
sotto
,
o
alla
campagna
solitaria
intorno
,
ora
,
così
investito
da
tutte
quelle
notizie
piccine
,
si
sentiva
come
pinzato
da
tanti
insettucci
fastidiosi
.
-
Gesù
!
Gesù
!
Pare
impossibile
...
Quante
minchionerie
...
-
E
allora
,
un
bicchiere
di
vino
,
si
-
don
Co
'
-
esclamò
,
per
concluder
bene
,
Marco
Prèola
.
-
Vossignoria
mi
deve
fare
la
grazia
d
'
un
bicchiere
di
vino
.
Non
ne
posso
più
!
Ho
girato
tutta
Girgenti
per
trovare
il
nostro
carissimo
avvocato
;
m
'
hanno
detto
che
si
trovava
qua
a
Valsanìa
,
e
subito
mi
sono
precipitato
a
piedi
per
la
Spina
Santa
.
Mi
guardino
!
Ho
la
gola
,
propriamente
,
arsa
.
-
Andate
,
andate
a
bere
alla
villa
,
-
gli
rispose
don
Cosmo
.
-
E
non
c
'
è
il
Mortara
?
-
domandò
il
Prèola
.
-
Ho
paura
...
-
aggiunse
ridendo
.
-
Mi
sparò
,
or
è
l
'
anno
...
Dice
che
venivo
qua
nel
fèudo
a
caccia
dei
suoi
colombi
.
Parola
d
'
onore
,
si
-
don
Cosmo
,
non
è
vero
!
Per
le
tortore
venivo
.
Forse
,
qualche
volta
,
non
dico
,
avrò
sbagliato
.
Tiro
e
,
botta
e
risposta
,
mi
sento
arrivare
...
Fortuna
che
mi
voltai
subito
.
Pum
!
Nelle
natiche
,
una
grandinata
...
Privo
di
Dio
,
le
giuro
,
si
-
don
Co
'
,
che
se
non
era
per
il
rispetto
alla
famiglia
Laurentano
...
La
doppietta
ce
l
'
avevo
anch
'
io
e
,
parola
d
'
onore
...
Dal
fondo
del
viale
giunse
in
quella
un
rumore
di
sonaglioli
.
I
tre
,
che
s
'
erano
accostati
alla
villa
conversando
,
si
voltarono
a
guardare
.
Capolino
chiamò
:
-
Ninì
!
Ninì
!
Ecco
le
vetture
!
Arrivano
!
Ninì
s
'
affrettò
a
scendere
dalla
villa
,
ne
scesero
anche
i
servi
,
donna
Sara
Alàimo
e
la
cameriera
,
già
amiche
tra
loro
.
Erano
due
vittorie
.
Nella
prima
stava
don
Flaminio
con
la
figliuola
;
nella
seconda
,
la
demente
con
due
infermiere
.
Don
Cosmo
s
'
aspettava
di
vedere
smontare
da
una
delle
vetture
anche
donna
Adelaide
,
la
sposa
:
restò
disilluso
.
Ninì
De
Vincentis
non
ebbe
il
coraggio
di
farsi
avanti
a
offrire
il
braccio
a
Dianella
.
Col
cuore
tremante
e
la
vista
annebbiata
dalla
commozione
,
le
intravide
il
volto
affilato
,
pallidissimo
sotto
la
spessa
veletta
da
viaggio
,
e
la
seguì
con
lo
sguardo
,
mentre
,
appoggiata
al
braccio
di
Capolino
,
tutta
avvolta
in
una
pesante
mantiglia
,
saliva
pian
piano
la
scala
,
come
una
vecchina
,
tra
gli
augurii
ossequiosi
di
donna
Sara
Alàimo
.
Donna
Vittoria
,
smontata
dalla
vettura
faticosamente
per
l
'
enorme
pinguedine
,
restò
tra
le
due
infermiere
con
gli
occhi
immobili
,
vani
nell
'
ampio
volto
pallido
,
incorniciato
dall
'
umile
scialle
nero
,
che
teneva
in
capo
;
guardò
così
un
pezzo
don
Cosmo
;
poi
aprì
le
labbra
carnose
e
quasi
bianche
un
sorriso
squallido
e
disse
in
un
inchino
:
-
Signor
Priore
!
Una
delle
infermiere
la
prese
per
mano
,
mentre
don
Cosmo
,
accanto
al
Salvo
,
socchiudeva
gli
occhi
,
afflitto
.
Ninì
andò
dietro
alla
demente
.
-
Grazie
,
-
disse
Flaminio
Salvo
,
stringendo
forte
la
mano
a
don
Cosmo
.
-
E
non
dico
altro
a
lei
.
-
No
,
no
...
s
'
affrettò
a
rispondere
il
Laurentano
,
turbato
e
commosso
ancora
dal
triste
spettacolo
,
sentendo
un
'
improvvisa
,
profonda
pietà
per
quell
'
uomo
che
,
nella
sua
invidiata
potenza
,
con
quella
stretta
di
mano
gli
confidava
in
quel
punto
il
sentimento
della
propria
miseria
.
CAPITOLO
TERZO
-
Di
qua
,
di
qua
,
mi
segua
,
-
disse
al
signore
che
gli
veniva
dietro
il
vecchio
cameriere
dalle
piote
sbieche
in
fuori
,
che
lo
facevano
andare
in
qua
e
in
là
con
le
gambe
piegate
.
Attraversarono
su
i
soffici
tappeti
polverosi
tre
stanze
morte
in
fila
,
in
ognuna
delle
quali
il
cameriere
,
passando
,
apriva
gli
scuri
dei
vecchi
finestroni
tinti
di
verde
.
Le
stanze
tuttavia
rimanevano
in
un
'
angustiosa
penombra
,
sia
per
la
pesantezza
dei
drappi
,
sia
per
la
bassezza
della
casa
sovrastata
dagli
edifizii
di
contro
che
paravano
.
Aperti
gli
scuri
,
il
cameriere
guardava
la
stanza
e
sospirava
,
come
per
dire
:
«
Vede
com
'
è
arredata
bene
?
E
intanto
non
figura
!
»
.
Pervennero
così
al
salone
in
fondo
,
lugubre
e
solenne
,
dal
palco
scompartito
,
in
rilievo
,
ornato
di
dorature
.
Il
signore
trasse
da
un
elegante
portafogli
un
biglietto
da
visita
stemmato
,
ne
piegò
un
lembo
e
lo
porse
al
cameriere
,
il
quale
,
indicando
un
uscio
nel
salone
,
disse
:
-
Un
momentino
.
C
'
è
di
là
il
cavalier
Prèola
.
-
Prèola
padre
?
-
Figlio
.
-
E
cavaliere
per
giunta
?
-
Per
me
,
-
protestò
il
vecchio
inchinandosi
profondamente
con
la
mano
al
petto
,
-
tutti
i
padroni
miei
,
cavalieri
!
E
,
andandosene
su
i
piedi
sbiechi
,
lesse
sottecchi
,
sul
biglietto
da
visita
:
Cav
.
Gian
Battista
Mattina
.
-
(
Costui
,
-
dunque
,
-
cavaliere
autentico
,
pare
)
.
Il
Mattina
rimase
in
piedi
,
cogitabondo
in
mezzo
al
salone
;
poi
scrollò
le
spalle
,
seccato
;
volse
uno
sguardo
distratto
in
giro
;
vide
uno
specchio
alla
parete
di
fronte
e
vi
s
'
appressò
.
In
quel
vasto
specchio
,
dalla
luce
tetra
,
la
propria
immagine
gli
apparve
come
uno
spettro
;
e
ne
provò
un
momentaneo
turbamento
indefinito
.
Spirava
da
tutti
i
mobili
,
dal
tappeto
,
dalle
tende
quel
tanfo
speciale
delle
case
antiche
,
d
'
una
vita
appassita
nell
'
abbandono
.
Quasi
il
respiro
d
'
un
altro
tempo
.
Il
Mattina
si
guardò
di
nuovo
attorno
con
una
strana
costernazione
per
la
immobilità
silenziosa
di
quei
vecchi
oggetti
,
chi
sa
da
quanti
anni
lì
senz
'
uso
,
e
si
accostò
di
più
allo
specchio
per
scrutarsi
davvicino
,
movendo
pian
piano
la
testa
,
stirandosi
fin
sotto
gli
occhi
stanchi
le
punte
dei
folti
baffi
conservati
neri
da
una
mistura
,
in
contrasto
coi
capelli
precocemente
grigi
che
conferivano
cotal
serietà
al
suo
volto
bruno
.
A
un
tratto
,
un
lunghissimo
sbadiglio
gli
fece
spalancare
e
storcere
la
bocca
,
e
all
'
emissione
del
fiato
fradicio
contrasse
il
volto
in
un
'
espressione
di
nausea
e
di
tedio
.
Stava
per
scostarsi
dallo
specchio
,
allorché
sul
piano
della
mensola
,
chinando
gli
occhi
,
scorse
qua
e
là
tanti
bei
mucchietti
di
tarlatura
disposti
quasi
con
arte
,
e
si
chinò
a
mirarli
con
curiosità
.
Avevano
lavorato
bene
quelle
tarme
,
e
nessuno
intanto
pareva
tenesse
in
debito
conto
la
lor
fatica
...
Eppure
,
il
frutto
,
eccolo
là
,
bene
in
vista
,
che
diceva
:
«
Questo
è
fatto
.
Portate
via
!
»
.
Stese
una
mano
a
uno
di
quei
mucchietti
,
ne
prese
un
pizzico
e
strofinò
le
dita
.
Niente
!
Neanche
polvere
...
E
,
guardandosi
i
polpastrelli
dell
'
indice
e
del
pollice
,
andò
a
sedere
su
una
comoda
poltrona
accanto
al
canapè
.
Seduto
,
la
scosse
un
po
'
,
come
per
accertarsi
della
solidità
.
-
Neanche
polvere
...
Niente
!
Con
una
smorfia
,
trasse
dal
tavolinetto
tondo
innanzi
al
canapè
un
album
,
in
capo
al
quale
era
il
ritratto
del
padrone
di
casa
,
il
canonico
Agrò
.
Era
sempre
parso
al
Mattina
che
il
canonico
Pompeo
Agrò
avesse
una
strana
somiglianza
con
un
uccellaccio
,
di
cui
non
rammentava
il
nome
.
Certo
il
naso
,
largo
alla
base
,
acuminato
in
punta
,
s
'
allungava
in
quel
volto
come
un
becco
Era
però
negli
occhietti
grigi
,
vivi
,
sotto
la
fronte
alta
e
angusta
,
tutta
la
malizia
astuta
,
sottile
e
tenace
,
di
cui
l
'
Agrò
godeva
fama
.
Il
Mattina
esaminò
quel
viso
,
come
se
nei
tratti
di
esso
volesse
scorgere
la
ragione
dell
'
invito
ricevuto
la
sera
avanti
.
Che
diamine
poteva
voler
da
lui
l
'
Agrò
?
Il
dissidio
di
questo
canonico
gran
signore
col
partito
clericale
,
dissidio
che
suscitava
tanto
scandalo
in
paese
,
era
proprio
proprio
vero
,
o
non
piuttosto
un
atteggiamento
concertato
,
insidioso
,
per
tradir
la
buona
fede
dell
'
Auriti
,
penetrar
nel
campo
avversario
e
sorprenderne
le
mosse
?
Eh
,
a
fidarsi
d
'
una
volpe
...
Quel
colloquio
segreto
col
Prèola
...
Fosse
tutto
un
tranello
?
Alzò
gli
occhi
,
volse
di
nuovo
lo
sguardo
attorno
e
di
nuovo
dall
'
immobilità
silenziosa
di
quei
vecchi
oggetti
senz
'
uso
e
senza
vita
si
sentì
turbato
,
quasi
che
essi
,
per
averne
egli
scoperto
le
magagne
,
lo
spiassero
ora
più
ostili
.
Udì
per
le
tre
stanze
in
fila
la
voce
del
vecchio
cameriere
,
che
ripeteva
:
-
Di
qua
,
di
qua
,
mi
segua
.
Posò
l
'
album
e
guardò
in
direzione
dell
'
uscio
.
-
Oh
!
Verònica
...
-
Caro
Titta
,
-
rispose
Guido
Verònica
,
fermandosi
in
mezzo
al
salone
.
Si
tolse
le
lenti
per
pulirle
col
fazzoletto
pronto
nell
'
altra
mano
;
strizzò
gli
occhi
fortemente
miopi
,
e
con
l
'
indice
e
il
pollice
della
mano
tozza
si
stropicciò
il
naso
maltrattato
dal
continuo
pinzar
delle
lenti
;
poi
si
appressò
per
sedere
su
la
poltrona
di
fronte
al
Mattina
;
ma
questi
,
alzandosi
,
lo
prese
sotto
il
braccio
e
gli
disse
piano
:
-
Aspetta
,
ti
voglio
far
vedere
...
E
lo
condusse
innanzi
alla
mensola
per
mostrargli
tutti
quei
mucchietti
di
polviglio
.
Il
Verònica
,
non
comprendendo
che
cosa
dovesse
guardare
,
miope
com
'
era
,
si
chinò
fin
quasi
a
toccar
col
naso
il
piano
della
mensola
.
-
Tarli
?
-
disse
poi
,
ma
senza
farci
caso
,
anzi
guardando
freddamente
il
Mattina
,
come
per
domandargli
perché
glieli
avesse
mostrati
:
e
andò
a
sedere
su
la
poltrona
.
-
Tu
quoque
?
-
domandò
allora
il
Mattina
,
rimasto
male
e
volendo
dissimular
la
stizza
.
-
Non
so
di
che
si
tratti
,
-
gli
rispose
il
Verònica
con
l
'
aria
di
chi
voglia
nascondere
un
segreto
.
-
Neanch
'
io
,
-
s
'
affrettò
a
soggiungere
il
Mattina
con
indifferenza
..
-
Ho
ricevuto
un
invito
...
E
posò
gli
occhi
senza
sguardo
su
la
fronte
del
Verònica
sconciata
da
tre
lunghi
raffrigni
in
vario
senso
:
ferite
riportate
in
duello
.
-
Torni
da
Roma
?
-
No
.
Da
Palermo
.
-
E
ti
trattieni
molto
?
-
Non
so
.
Dimostrava
chiaramente
il
Verònica
con
quelle
secche
risposte
che
voleva
restar
chiuso
in
sé
,
per
non
darsi
importanza
con
ciò
che
-
volendo
-
avrebbe
potuto
dire
.
Difatti
il
suo
còmpito
,
adesso
,
era
questo
:
mostrarsi
seccato
,
anzi
stanco
e
sfiduciato
.
Per
sua
disgrazia
,
egli
-
e
tutti
lo
sapevano
-
aveva
un
ideale
:
la
Patria
,
rappresentata
,
anzi
incarnata
tutta
quanta
nella
persona
di
un
vecchio
glorioso
statista
,
il
Crispi
,
battuto
alcuni
anni
addietro
in
una
tumultuosa
seduta
parlamentare
,
dopo
una
lotta
piccina
e
sleale
.
Per
questo
vecchio
glorioso
s
'
era
cimentato
in
tanti
e
tanti
duelli
,
riportandone
quasi
sempre
la
peggio
;
aveva
respinto
su
i
giornali
con
inaudita
violenza
di
linguaggio
le
ingiurie
degli
oppositori
.
Ma
ormai
,
caduto
quel
Vecchio
,
anche
la
patria
per
lui
era
caduta
:
trionfava
la
marmaglia
;
non
era
noja
,
la
sua
;
era
propriamente
schifo
di
vivere
.
Non
credeva
affatto
che
Roberto
Auriti
potesse
vincere
,
quantunque
sostenuto
dal
Governo
;
ma
quel
suo
Vecchio
venerato
-
che
ancora
intorno
all
'
avvenire
della
patria
s
'
illudeva
come
un
fanciullo
-
gli
aveva
imposto
di
recarsi
a
Girgenti
a
combattere
per
l
'
Auriti
;
sapeva
che
questi
,
più
che
per
le
premure
del
Governo
,
s
'
era
piegato
ad
accettare
la
lotta
per
la
spinta
del
vecchio
statista
;
ed
eccolo
a
Girgenti
.
Tanto
per
non
venir
meno
al
dovere
,
rispondeva
ora
all
'
invito
dell
'
Agrò
,
d
'
un
canonico
,
lui
che
amava
i
preti
quanto
il
fumo
negli
occhi
.
C
'
era
;
bisognava
che
s
'
adattasse
.
Non
ostante
però
la
sfiducia
con
cui
s
'
era
lasciato
andare
a
quella
impresa
elettorale
,
si
sentiva
alquanto
stizzito
nel
vedersi
messo
ora
alla
pari
con
un
Mattina
qualunque
,
appajato
con
costui
nella
piccola
congiura
che
il
canonico
Agrò
pareva
volesse
ordire
.
Il
Mattina
si
mosse
su
la
poltrona
,
sbuffando
e
prendendo
un
'
altra
positura
.
-
Si
fa
aspettare
...
-
Chi
c
'
è
di
là
?
-
domandò
Guido
Verònica
,
senz
'
ombra
d
'
impazienza
.
Il
Mattina
si
protese
e
disse
sottovoce
:
-
Prèola
figlio
,
la
lancia
spezzata
d
'
Ignazio
Capolino
.
L
'
ho
saputo
dal
cameriere
.
Che
te
ne
pare
?
Domando
e
dico
,
che
cosa
ci
stiamo
a
fare
qua
noi
due
?
-
Sentiremo
...
-
sospirò
il
Verònica
.
-
Non
vorrei
che
...
Il
Mattina
s
'
interruppe
,
vedendo
aprir
l
'
uscio
ed
entrare
,
lungo
e
curvo
su
la
sua
magrezza
,
il
canonico
Pompeo
Agrò
Facendo
cenno
con
ambo
le
mani
ai
due
ospiti
di
rimaner
seduti
,
disse
con
vocetta
stridente
:
-
Chiedo
vènia
...
Stieno
,
stieno
seduti
,
prego
.
Caro
Verònica
;
cavaliere
esimio
.
Qua
,
cavaliere
,
segga
qua
,
accanto
a
me
;
non
ho
paura
de
'
suoi
peccatacci
di
gioventú
.
-
Sì
,
gioventù
!
-
sorrise
il
Mattina
,
mostrando
il
capo
grigio
.
Il
Canonico
trasse
dal
petto
un
vecchio
orologino
d
'
argento
.
-
Il
pelo
,
eh
,
lei
m
'
insegna
,
e
non
il
vizio
.
Già
le
dieci
perbacco
!
Ho
perduto
molto
tempo
...
Mah
!
S
'
alterò
in
volto
;
restò
un
momento
perplesso
,
se
dire
o
non
dire
;
poi
,
come
attaccando
una
coda
al
sospiro
rimasto
in
tronco
:
-
La
gratitudine
,
un
mito
!
Tentennò
il
capo
,
e
riprese
:
-
Sarebbero
disposti
lor
signori
a
venire
un
momentino
con
me
?
-
Dove
?
-
domandò
il
Mattina
.
-
In
casa
di
Roberto
Auriti
...
tanto
amico
mio
,
tanto
fin
dall
'
infanzia
,
lo
sanno
.
I
nostri
padri
,
più
che
fratelli
,
compagni
d
'
arme
;
quello
di
Roberto
a
Milazzo
,
e
il
mio
cadde
al
Volturno
.
Storia
,
questa
.
Se
ne
dovrebbe
tener
conto
in
paese
,
invece
di
menare
tanto
scalpore
per
la
mia
...
come
la
chiamano
?
diserzione
...
eh
?
diserzione
,
già
.
La
veste
!
Sissignori
.
Ma
sotto
la
veste
c
'
è
pure
un
cuore
;
e
ce
l
'
ho
anch
'
io
per
la
santa
amicizia
,
e
anche
...
e
anche
...
Il
Canonico
forse
voleva
aggiungere
«
per
la
patria
»
;
lo
lasciò
intendere
col
gesto
e
pose
un
freno
alla
foga
del
sentimento
generoso
.
Si
sforzava
di
parlar
dipinto
,
con
un
risolino
arguto
sulle
labbra
,
strofinandosi
di
continuo
sotto
il
mento
le
mani
ossute
,
come
se
le
lavasse
alla
fontanella
delle
sue
frasi
polite
,
sì
,
non
però
fluenti
e
limpide
e
continue
,
ma
quasi
a
sbruffi
,
esitanti
spesso
e
con
curiosi
ingorghi
esclamativi
.
Di
tratto
in
tratto
,
nel
sollevar
le
pàlpebre
stanche
,
lasciava
intravedere
qualche
obliquo
sguardo
fuggevole
,
così
diverso
dall
'
ordinario
,
che
subito
ciascuno
immaginava
quell
'
uomo
dovesse
,
nell
'
intimità
,
non
esser
quale
appariva
,
aver
più
d
'
una
afflizione
profondamente
segreta
che
lo
rendeva
astuto
e
cattivo
,
e
travagli
d
'
animo
oscuri
.
-
Prima
d
'
andare
,
-
riprese
cangiando
tono
,
-
due
paroline
per
intenderci
.
Avrei
meditato
...
messo
su
,
o
mi
sembra
,
un
piccolo
piano
di
battaglia
.
Non
la
pretendo
a
generale
,
veh
!
Lor
signori
combatteranno
;
io
porterò
il
gamellino
.
Ecco
.
Ben
ponderato
tutto
,
il
nostro
più
temibile
avversario
chi
è
?
Il
Capolino
?
No
;
ma
chi
gli
fa
spalla
:
il
Salvo
,
già
suo
cognato
,
potentissimo
.
Ora
io
da
buona
fonte
so
che
il
Salvo
fino
a
pochi
giorni
fa
non
voleva
permettere
in
verun
modo
questa
...
questa
comparsa
del
Capolino
.
-
Sì
,
sì
,
-
confermò
il
Mattina
.
-
A
causa
delle
trattative
di
matrimonio
tra
la
sorella
e
il
principe
di
Laurentano
.
-
Oh
!
Benissimo
,
-
approvò
il
Canonico
.
-
Ma
il
Salvo
concesse
la
grazia
di
fargli
spalla
appena
seppe
che
il
principe
non
intendeva
d
'
aver
riguardo
alla
parentela
dell
'
Auriti
e
ordinava
non
ne
avesse
parimenti
il
partito
.
Stando
così
le
cose
,
le
sorti
del
nostro
Roberto
sono
quasi
disperate
.
Non
c
'
illudiamo
.
-
Eh
,
lo
so
!
-
sbuffò
il
Verònica
.
Subito
il
Canonico
lo
fermò
con
un
gesto
della
mano
,
seguitando
:
-
Ma
se
noi
,
ecco
,
pognamo
che
noi
,
signori
miei
,
a
dispetto
della
libertà
concessa
dal
principe
,
riuscissimo
a
legar
mani
e
piedi
al
colosso
,
al
Salvo
...
eh
?
Come
?
Ecco
:
sarebbe
questo
il
mio
piano
.
Pompeo
Agrò
,
data
così
l
'
esca
alla
curiosità
,
stette
un
pezzo
con
le
mani
spalmate
,
sospese
sotto
il
mento
;
poi
le
ritrasse
,
richiudendole
;
chiuse
anche
gli
occhi
per
raccogliersi
meglio
;
lasciò
andar
fuori
un
altro
:
«
Ecco
!
»
,
come
un
gancio
per
sostener
l
'
attenzione
dei
due
ascoltatori
,
e
rimase
ancora
un
po
'
in
silenzio
.
-
Lor
signori
sanno
le
condizioni
con
cui
si
effettuerà
il
matrimonio
per
espressa
volontà
del
Laurentano
.
Ora
queste
condizioni
,
secondo
che
io
ho
divisato
,
dovrebbero
diventare
il
punto
...
come
diremo
?
vulnerabile
del
Salvo
.
-
Il
tallone
d
'
Achille
,
-
suggerí
il
Mattina
,
scotendosi
,
per
dire
una
cosa
nuova
.
-
Benissimo
!
d
'
Achille
!
-
approvò
l
'
Agrò
.
-
E
mi
spiego
.
Preme
al
Salvo
certamente
,
avendole
accettate
,
che
il
figlio
del
principe
,
residente
a
Roma
(
mi
par
che
si
chiami
Gerlando
,
eh
?
come
il
nonno
:
Gerlandino
,
Landino
)
non
sia
o
almeno
,
non
si
mostri
apertamente
contrario
a
questo
matrimonio
del
padre
.
Anzi
so
che
il
Salvo
ha
posto
come
patto
la
presenza
del
giovine
alla
cerimonia
nuzialc
,
per
il
riconoscimento
del
vincolo
da
parte
sua
e
come
impegno
da
gentiluomo
per
l
'
avvenire
.
Io
non
conosco
codesto
Gerlandino
,
ma
so
che
è
di
pelo
...
cioè
,
diciamo
,
di
stampa
ben
altra
dal
padre
.
-
Opposta
!
-
esclamò
il
Veronica
.
-
Io
lo
conosco
bene
.
-
Oh
bravo
!
-
soggiunse
l
'
Agrò
.
-
Ammesso
dunque
che
non
abbia
neppure
le
idee
di
Roberto
Auriti
,
tra
i
due
,
voglio
dire
tra
questo
e
un
Capolino
,
dovrebbe
aver
più
cara
,
m
'
immagino
,
la
vittoria
del
parente
.
Guido
Verònica
,
a
questo
punto
,
si
scosse
e
sospirò
a
lungo
,
come
per
votarsi
dell
'
illusione
accolta
per
un
momento
,
e
disse
:
-
Ah
,
no
,
non
credo
,
sa
!
non
credo
proprio
che
Lando
si
impicci
di
codeste
cose
...
-
Mi
lasci
dire
,
-
riprese
il
Canonico
,
con
voce
agretta
.
-
A
me
non
cale
che
se
ne
impicci
:
vorrei
saper
solamente
da
lei
che
è
stato
tanto
tempo
a
Roma
e
conosce
il
giovine
,
se
l
'
antagonismo
,
diciamo
così
,
tra
don
Ippolito
Laurentano
e
donna
Caterina
Auriti
sussista
anche
tra
i
loro
figliuoli
.
-
No
,
questo
no
!
-
rispose
subito
il
Verònica
.
-
Sono
anzi
in
buon
accordo
,
amici
.
-
Mi
basta
!
-
esclamò
allora
il
Canonico
picchiandosi
col
dorso
d
'
una
mano
la
palma
dell
'altra.-
Mi
strabasta
!
Se
della
parentela
con
l
'
Auriti
non
vuole
tener
conto
il
padre
,
può
invece
,
o
potrebbe
,
tener
conto
il
figlio
.
Ed
ecco
legato
il
Salvo
,
il
colosso
!
Pompeo
Agrò
volle
godere
un
momento
di
quella
prima
vittoria
guardando
acutamente
,
con
un
sorrisino
un
po
'
smorfioso
,
il
Verònica
,
poi
il
Mattina
,
già
accampati
entrambi
nel
suo
piano
,
stimato
almeno
meditabile
.
Quindi
,
come
un
generale
non
contento
di
vincere
soltanto
a
tavolino
,
con
le
leggi
della
tattica
,
scese
a
osservare
le
difficoltà
materiali
dell
'
impresa
.
-
Il
punto
,
-
disse
,
-
sarà
persuadere
a
quel
benedetto
Roberto
di
servirsi
di
questo
spediente
.
Giacché
,
per
lo
meno
abbiamo
bisogno
di
una
lettera
privata
di
Gerlandino
,
da
far
vedere
o
conoscere
in
qualche
modo
al
Salvo
,
ecco
!
o
diretta
al
Salvo
stesso
,
che
sarà
difficile
,
o
a
Roberto
,
o
a
qualche
amico
:
a
lei
,
per
esempio
,
caro
Verònica
:
insomma
,
una
prova
,
un
documento
...
Guido
Verònica
non
volle
dichiarare
ch
'
egli
non
poteva
attendersi
una
lettera
da
Lando
,
col
quale
non
aveva
alcuna
intimità
;
stimò
,
sì
,
ingegnoso
il
piano
dell
'
Agrò
,
ma
forse
inattuabile
per
la
troppa
schifiltà
di
Roberto
il
quale
...
il
quale
...
sì
,
benemerenze
patriottiche
...
-
«
Onestà
immacolata
!
»
-
soggiunse
l
'
Agrò
.
-
Sì
,
-
concesse
il
Verònica
,
-
e
anche
ingegno
,
se
vogliamo
;
ma
...
ma
...
ma
...
al
dì
d
'
oggi
...
e
gli
secca
il
Prefetto
e
par
che
gli
secchino
anche
gli
amici
...
basta
!
Sarà
un
affar
serio
!
Io
,
per
me
,
mi
metterei
anche
la
pelle
alla
rovescia
per
ajutarlo
,
però
...
S
'
interruppe
;
si
batté
la
fronte
con
una
mano
;
esclamò
:
-
Ho
trovato
!
Giulio
...
c
'
è
Giulio
...
il
fratello
di
Roberto
,
giusto
in
questo
momento
nella
segreteria
particolare
di
S
.
E
.
il
ministro
D
'
Atri
:
eh
,
perbacco
!
a
lui
sì
posso
scrivere
...
è
intimissimo
di
Lando
.
Da
Giulio
si
otterrà
facilmente
quello
che
vogliamo
,
senza
farne
saper
nulla
a
Roberto
,
che
opporrebbe
chi
sa
quanti
ostacoli
.
Ecco
fatto
!
-
Bravissimo
!
bravissimo
!
-
non
rifiniva
più
d
'
esclamare
il
Canonico
,
gongolante
.
Solo
il
Mattina
era
rimasto
come
una
barca
,
la
cui
vela
non
riuscisse
a
pigliar
vento
.
Vedendo
quell
'
altre
due
barche
filar
così
leste
senza
più
curarsi
di
lui
rimasto
floscio
indietro
si
sentì
umiliato
,
volle
dir
la
sua
e
,
non
potendo
altro
,
si
provò
a
soffiare
un
po
'
di
vento
contrario
e
a
parar
qualche
secca
o
qualche
scoglio
.
-
Già
,
-
disse
,
-
ma
non
sarà
troppo
tardi
,
signori
miei
?
Riflettiamo
!
Prima
che
la
lettera
arrivi
,
anche
facendo
con
la
massima
sollecitudine
,
di
qui
a
Roma
,
chiama
e
rispondi
!
Ci
vorrà
una
settimana
;
dico
poco
.
Il
Salvo
avrà
tutto
il
tempo
,
di
compromettersi
e
non
si
potrà
più
tirare
indietro
.
-
Eh
,
lo
vorrò
vedere
!
-
esclamò
il
Canonico
con
un
sogghignetto
,
e
alzando
una
mano
,
come
per
salutarlo
da
lontano
.
-
No
,
sa
!
no
,
sa
!
Mai
piùù
mai
piùù
,
mai
piùù
...
Vuole
che
gli
stia
poi
tanto
a
cuore
il
Capolino
?
-
Ma
la
propria
dignità
,
scusi
!
-
si
risentì
il
cavaliere
,
come
se
fosse
in
ballo
la
sua
.
-
Bella
figura
ci
farebbe
!
Ma
sa
che
oggi
stesso
nella
sala
di
redazione
dell
'
Empedocle
si
proclamerà
ufficialmente
la
candidatura
di
Capolino
con
l
'
intervento
del
Salvo
e
di
tutti
i
maggiorenti
del
partito
?
Non
scherziamo
!
-
In
questo
caso
,
-
saltò
a
dire
il
Verònica
,
-
per
far
più
presto
,
si
spedirà
a
Giulio
ora
stesso
,
d
'
urgenza
,
un
telegramma
in
cifre
.
Roberto
ha
un
cifrario
particolare
col
fratello
.
Non
perdiamo
più
tempo
...
Piuttosto
...
aspetti
!
...
ora
che
ci
penso
...
il
Selmi
...
perdio
!
-
Selmi
?
-
domandò
il
Canonico
,
stordito
da
quel
nome
che
cadeva
all
'
improvviso
come
un
ostacolo
insormontabile
su
la
via
così
bene
spianata
.
-
Il
deputato
Selmi
?
-
Corrado
Selmi
,
sì
,
-
rispose
il
Verònica
.
-
L
'
ho
visto
a
Palermo
...
Ha
promesso
a
Roberto
di
venire
qua
,
per
lui
,
e
che
anzi
avrebbe
tenuto
un
discorso
...
-
Ebbene
?
-
fece
l
'
Agrò
.
-
Anzi
,
un
parlamentare
di
tanta
autorità
...
vero
patriota
...
-
Lasci
andare
!
lasci
andare
!
-
lo
interruppe
il
Verònica
,
socchiudendo
gli
occhi
,
scotendo
una
mano
.
-
Patriota
...
va
bene
!
Bacato
,
bacato
,
bacato
,
caro
Canonico
...
Debiti
...
compromissioni
...
storie
...
e
Dio
non
voglia
che
il
povero
Roberto
per
causa
di
lui
...
Basta
.
Non
è
per
questo
,
adesso
...
Ma
per
Lando
Laurentano
...
E
Guido
Verònica
fece
piú
volte
schioccar
le
dita
,
come
per
strigarsele
dell
'
impiccio
che
gli
dava
il
pensiero
del
Selmi
.
-
Non
capisco
...
-
osservò
il
Canonico
.
-
Forse
tra
il
Laurentano
e
il
Selmi
?
...
-
Eh
,
altro
!
-
esclamò
il
Verònica
.
-
Nimicizia
mortale
!
-
Affar
di
donne
,
-
aggiunse
il
Mattina
,
serio
,
socchiudendo
gli
occhi
,
soddisfattissimo
di
quella
contrarietà
.
E
il
Canonico
,
incuriosito
:
-
Ah
sì
?
di
donne
?
-
Storia
vecchia
,
-
rispose
il
Verònica
.
-
Finita
,
a
quanto
pare
,
ma
,
fino
a
un
anno
fa
,
Corrado
Selmi
-
lo
dico
perché
tutta
Roma
lo
sa
-
fu
l
'
amante
di
donna
Giannetta
D
'
Atri
,
moglie
del
Ministro
d
'
oggi
.
Il
Canonico
levò
una
mano
:
-
Uh
,
che
cose
!
E
questa
...
e
questa
donna
Giannetta
chi
sarebbe
?
-
Ma
una
Montalto
!
-
disse
il
Verònica
.
-
Cugina
di
Lando
...
Lei
sa
che
la
prima
moglie
del
principe
fu
una
Montalto
.
-
Ah
,
ecco
!
E
forse
il
giovine
...
?
-
Da
ragazzo
,
tra
cugini
...
Questo
non
lo
so
bene
.
Il
fatto
è
che
Lando
Laurentano
provocò
due
volte
il
Selmi
...
Ora
,
capirà
,
se
questi
viene
qua
a
sostenere
la
candidatura
di
Roberto
...
-
Già
,
già
,
già
...
ora
comprendo
!
-
esclamò
il
Canonico
.
-
si
dovrebbe
impedire
!
Ah
,
si
dovrebbe
impedire
!
-
Forse
non
sarà
difficile
,
-
concluse
il
Verònica
.
-
Perché
Corrado
Selmi
avrà
da
combattere
per
sé
nel
suo
collegio
.
Basta
,
vedremo
.
Adesso
andiamo
subito
da
Roberto
.
Il
Canonico
si
alzò
.
-
Pronti
,
-
disse
.
-
La
vettura
è
giù
.
Un
momentino
,
col
loro
permesso
.
Prendo
il
cappello
e
il
tabarro
.
Poco
dopo
,
il
Verònica
e
il
Mattina
rividero
il
vecchio
cameriere
dai
piedi
sbiechi
,
parato
da
automedonte
,
e
salirono
in
vettura
con
l
'
Agrò
.
Venendo
su
dal
Ràbato
,
per
piazza
San
Domenico
notarono
subito
un
movimento
insolito
lungo
la
via
maestra
.
Quattro
,
cinque
monellacci
,
correndo
e
fermandosi
qua
e
là
,
strillavano
il
giornaletto
clericale
Empedocle
,
che
pareva
andasse
a
ruba
.
-
L
'
Impiducli
!
L
'
Impiducli
!
E
per
tutto
si
formavano
capannelli
,
qua
a
leggere
,
là
a
commentar
vivamente
qualche
articolo
,
certo
violento
,
stampato
in
quel
foglio
.
Il
Verònica
,
vedendo
passare
presso
la
vettura
uno
di
quegli
strilloni
,
non
seppe
resistere
alla
tentazione
,
e
mentre
il
Canonico
-
che
per
le
vie
della
città
,
in
quei
giorni
,
si
sentiva
in
mezzo
a
un
campo
nemico
-
consigliava
:
-
«
Meglio
a
casa
!
meglio
a
casa
!
»
-
si
fece
buttare
nella
vettura
una
copia
del
giornale
.
La
prese
il
Mattina
.
-
Leggo
io
?
E
cominciò
a
leggere
sottovoce
l
'
articolo
di
fondo
,
quello
che
,
indubbiamente
,
suscitava
tanto
fermento
nel
pubblico
.
Era
intitolato
Patrioti
per
bisogni
di
famiglia
,
e
si
riferiva
-
senza
far
nomi
,
ma
con
turpe
evidenza
-
alla
memoria
di
Stefano
Auriti
,
padre
di
Roberto
,
alterando
con
vilissima
calunnia
la
storia
romanzesca
del
suo
amore
per
Caterina
Laurentano
;
la
fuga
dei
due
giovani
poco
prima
della
rivoluzione
del
1848;
la
parte
presa
da
Stefano
Auriti
a
questa
rivoluzione
«
non
già
per
amor
di
patria
,
ma
appunto
per
bisogni
di
famiglia
,
cioè
per
la
conquista
d
'
una
dote
insieme
con
le
grazie
del
suocero
per
forza
,
ricco
,
liberale
,
sì
,
ma
,
ahimè
,
d
'
una
inflessibilità
superiore
a
ogni
previsione
»
.
Man
mano
,
leggendo
,
la
voce
del
Mattina
si
alterava
dallo
sdegno
,
acceso
maggiormente
dall
'
indignazione
dell
'
Agrò
,
che
prorompeva
di
tratto
in
tratto
,
accennando
di
turarsi
le
orecchie
e
buttandosi
indietro
:
-
Oh
vigliacchi
!
oh
vigliacchi
!
A
un
certo
punto
il
Mattina
si
vide
strappar
di
mano
il
giornale
.
Guido
Verònica
,
pallidissimo
,
col
volto
scontraffatto
dall
'
ira
,
aprì
lo
sportello
della
vettura
,
ne
balzò
fuori
e
,
senza
sentire
i
richiami
del
Canonico
,
tanto
per
cominciare
,
si
lanciò
di
furia
tra
un
crocchio
di
gente
,
in
mezzo
al
quale
stava
il
Capolino
,
a
cui
schiaffò
in
faccia
il
giornale
,
stropicciandoglielo
sul
muso
.
L
'
aggressione
fu
così
fulminea
,
che
tutti
restarono
per
un
momento
storditi
e
sgomenti
,
poi
s
'
avventarono
addosso
all
'
aggressore
:
accorse
gente
,
vociando
,
da
tutte
le
parti
:
nel
mezzo
era
la
mischia
,
fitta
:
volavano
bastonate
,
tra
urli
e
imprecazioni
.
Il
Mattina
non
ebbe
tempo
né
modo
di
cacciarsi
in
difesa
del
Verònica
;
ma
,
poco
dopo
,
l
'
abbaruffìo
,
lì
nel
forte
,
si
allargò
:
la
rissa
era
partita
.
Il
Canonico
chiamava
il
Mattina
,
smaniando
,
dalla
vettura
.
Questi
udì
alla
fine
e
si
volse
;
ma
vide
in
quella
il
Verònica
,
senza
cappello
,
senza
lenti
,
strappato
,
ansimante
tra
una
frotta
di
giovani
che
evidentemente
lo
difendevano
,
e
accorse
.
Ritornò
,
poco
dopo
,
alla
vettura
del
Canonico
:
-
Niente
-
dice
;
-
stia
tranquillo
;
andiamo
pure
;
è
tra
amici
;
se
l
'
è
cavata
bene
.
Il
Canonico
tremava
tutto
.
-
Signore
Iddio
,
Signore
Iddio
...
che
scandalo
...
Ma
perché
?
...
Schifosi
...
Non
conveniva
sporcarsi
le
mani
...
E
ora
che
avverrà
?
-
Oh
,
-
fece
con
una
certa
sprezzatura
il
Mattina
.
-
Un
duello
;
è
semplicissimo
...
o
una
querela
,
se
la
santa
religione
non
consentirà
a
quel
farabutto
di
dar
conto
delle
turpitudini
che
pure
gli
ha
permesso
di
sfognare
.
-
La
religione
,
scusi
,
lasciamola
stare
,
cavaliere
,
-
disse
Pompeo
Agrò
pacatamente
.
-
Non
c
'
entra
e
...
mi
lasci
dire
!
non
c
'
entra
neppure
il
Capolino
.
-
Come
no
?
-
Mi
lasci
dire
.
Io
so
chi
ha
scritto
l
'
articolo
,
quella
sozzura
.
Il
Prèola
,
il
Prèola
venuto
stamani
da
me
,
non
so
da
chi
spedito
...
Brutto
ingrato
!
feccia
d
'
uomo
!
-
Ma
il
Capolino
,
-
obbiettò
il
Mattina
,
-
è
direttore
del
giornale
e
ha
lasciato
passar
l
'
articolo
.
-
Giurerei
,
metterei
le
mani
sul
fuoco
,
-
rispose
il
Canonico
,
-
che
non
lo
lesse
prima
.
È
mio
avversario
,
veda
,
eppure
lo
riconosco
incapace
d
'
una
siffatta
bassezza
...
E
ora
che
troveremo
in
casa
di
Roberto
?
Donna
Caterina
Auriti
-
Laurentano
abitava
con
la
figlia
Anna
,
vedova
anch
'
essa
,
e
col
nipote
,
una
vecchia
e
triste
casa
sotto
la
Badìa
Grande
.
La
casa
era
appartenuta
a
Michele
Del
Re
,
marito
di
Anna
,
che
null
'
altro
aveva
potuto
lasciare
in
eredità
alla
vedova
giovanissima
,
all
'
unico
figliuolo
,
Antonio
,
che
ora
aveva
circa
diciott
'
anni
.
Vi
si
saliva
per
angusti
vicoli
sdruccioli
,
a
scalini
,
malamente
acciottolati
,
sudici
spesso
,
intanfati
dai
cattivi
odori
misti
esalanti
dalle
botteghe
buje
come
antri
,
botteghe
per
lo
più
di
fabbricatori
di
pasta
al
tornio
,
stesa
lì
su
canne
e
cavalletti
ad
asciugare
,
e
dalle
catapecchie
delle
povere
donne
,
che
passavano
le
giornate
a
seder
su
l
'
uscio
,
le
giornate
eguali
tutte
,
vedendo
la
stessa
gente
alla
stess
'
ora
,
udendo
le
solite
liti
che
s
'
accendevano
da
un
uscio
all
'
altro
tra
due
o
più
comari
linguacciute
per
i
loro
monelli
che
,
giocando
,
s
'
erano
strappati
i
capelli
o
rotta
la
testa
.
Unica
novità
,
di
tanto
in
tanto
,
il
Viatico
;
il
prete
sotto
il
baldacchino
,
il
campanello
,
il
coro
delle
divote
:
Oggi
e
sempre
sia
lodato
Nostro
Dio
Sacramentato
...
Morto
il
marito
,
dopo
appena
tre
anni
di
matrimonio
,
Anna
Auriti
era
quasi
morta
anch
'
essa
per
il
mondo
.
Fin
dal
giorno
della
sciagura
non
era
uscita
mai
più
di
casa
,
neanche
per
andare
a
messa
le
domeniche
;
né
s
'
era
mai
più
mostrata
,
nemmeno
attraverso
i
vetri
delle
finestre
sempre
socchiuse
.
Soltanto
le
monache
della
Badìa
Grande
,
affacciandosi
alle
grate
a
gabbia
,
avevano
potuto
vederla
dall
'
alto
,
quand
'
ella
veniva
a
prendere
,
sul
vespro
,
un
po
'
d
'
aria
nell
'
angusto
giardinetto
pensile
della
casa
,
ch
'
era
addossata
alla
tetra
,
altissima
fabbrica
di
quella
badìa
,
già
antico
castello
baronale
dei
Chiaramonte
.
Né
certo
quelle
monache
avevano
potuto
sentire
alcuna
invidia
di
lei
,
reclusa
come
loro
.
Come
loro
,
se
non
più
semplicemente
,
vestiva
di
nero
,
sempre
;
come
loro
nascondeva
,
sotto
un
fazzoletto
nero
di
seta
annodato
al
mento
,
i
capelli
,
se
non
recisi
,
non
più
curati
affatto
,
appena
ravviati
in
due
bande
e
attorti
alla
lesta
dietro
la
nuca
;
que
'
bei
capelli
castani
,
voluminosi
,
che
tanta
grazia
un
giorno
,
acconciati
con
arte
,
avevano
dato
al
suo
pallido
,
mite
,
soavissimo
volto
.
Donna
Caterina
aveva
condiviso
strettamente
questa
clausura
della
figlia
,
vestita
anch
'
essa
di
nero
,
fin
dal
1860
,
data
della
morte
eroica
del
marito
,
a
Milazzo
.
Rigida
,
magra
,
non
aveva
l
'
aria
di
mesta
rassegnazione
della
figlia
.
La
macerazione
cupa
dell
'
orgoglio
,
la
fierezza
del
carattere
che
,
a
costo
d
'
incredibili
sacrifizii
,
non
s
'
era
mai
smentita
di
fronte
alle
più
crudeli
avversità
della
sorte
,
le
avevano
alterato
così
i
lineamenti
del
volto
,
che
nessuna
traccia
esso
ormai
serbava
più
dell
'
antica
bellezza
.
Il
naso
le
si
era
allungato
,
affilato
e
teso
sulla
bocca
vizza
,
qua
e
là
rientrante
per
la
perdita
di
alcuni
denti
;
le
gote
le
si
erano
affossate
;
aguzzato
il
mento
.
Ma
sopra
tutto
gli
occhi
,
sotto
le
folte
sopracciglia
nere
,
mostravano
la
rovina
di
quel
volto
:
le
pàlpebre
s
'
eran
rilassate
,
una
più
,
l
'
altra
meno
;
e
quell
'
occhio
più
dell
'
altro
socchiuso
,
dallo
sguardo
lento
,
velato
d
'
intensa
angoscia
,
conferiva
a
quella
faccia
spenta
l
'
aspetto
d
'
una
maschera
di
cera
,
orribilmente
dolorosa
.
I
capelli
,
intanto
,
le
erano
rimasti
nerissimi
e
lucidi
,
quasi
per
dileggio
,
per
far
risaltare
meglio
lo
scempio
di
quelle
fattezze
e
smentir
la
credenza
che
i
dolori
facciano
incanutire
.
Aveva
sofferto
tutto
donna
Caterina
Laurentano
,
anche
la
fame
,
lei
nata
nel
fasto
,
allevata
e
cresciuta
fra
gli
splendori
d
'
una
casa
principesca
:
la
fame
,
quando
,
domata
la
rivoluzione
del
1848
,
a
diciotto
anni
,
col
primo
figliuolo
neonato
,
Roberto
,
aveva
dovuto
seguire
nell
'
esilio
,
in
Piemonte
,
il
marito
,
escluso
con
altri
quarantatré
dall
'
amnistia
,
e
condannato
alla
confisca
dei
pochi
beni
.
Il
padre
,
don
Gerlando
Laurentano
,
anch
'
egli
tra
quei
quarantatré
esclusi
,
la
aveva
allora
invitata
ad
andare
con
lui
a
Malta
,
suo
luogo
d
'
esilio
,
a
patto
però
che
avesse
abbandonato
per
sempre
Stefano
Auriti
.
Lei
?
Aveva
rifiutato
sdegnosamente
;
e
con
più
sdegno
aveva
poi
rifiutato
l
'
elemosina
del
fratello
Ippolito
,
il
quale
con
altri
pochi
indegni
della
nobiltà
siciliana
era
andato
a
ossequiar
Satriano
a
Palermo
,
e
ne
aveva
ottenuto
la
restituzione
dei
beni
confiscati
al
padre
.
Ed
era
andata
a
Torino
col
marito
,
tutti
e
due
sperduti
e
come
ciechi
,
a
mendicare
per
quel
figlioletto
la
vita
.
Nessuno
degli
esuli
,
dei
fuorusciti
siciliani
colà
,
aveva
voluto
credere
dapprima
che
ella
,
di
così
cospicui
natali
,
unica
figliuola
femmina
del
principe
di
Laurentano
,
non
avesse
portato
nulla
con
sé
,
né
ricevesse
soccorsi
dalla
famiglia
;
e
Stefano
Auriti
era
stato
perciò
in
tutti
i
modi
ostacolato
dagli
stessi
compagni
di
sventura
nella
ricerca
affannosa
d
'
un
posticino
che
gli
avesse
dato
pane
,
solo
pane
per
la
moglie
e
per
sé
.
E
allora
ella
s
'
era
gravemente
ammalata
e
per
cinque
mesi
era
stata
in
un
ospedale
,
ricoverata
per
carità
dopo
infiniti
stenti
,
e
per
carità
il
piccolo
Roberto
era
stato
allevato
in
un
altro
ospizio
.
S
'
erano
ravveduti
finalmente
e
commossi
i
compagni
d
'
esilio
e
avevano
ajutato
a
gara
Stefano
Auriti
.
Uscita
dall
'
ospedale
,
ella
aveva
ricevuto
la
notizia
che
il
padre
,
don
Gerlando
Laurentano
,
era
morto
volontariamente
a
Bùrmula
,
di
veleno
.
Dei
dodici
anni
passati
a
Torino
,
fino
al
1860
,
donna
Caterina
serbava
ormai
una
memoria
vaga
,
confusa
,
come
di
una
vita
non
vissuta
propriamente
da
lei
,
ma
piuttosto
immaginata
in
un
sogno
strano
e
violento
,
in
cui
tuttavia
sprazzavano
visioni
liete
,
qualche
momento
felice
e
ardente
,
d
'
entusiasmo
patriottico
.
Incancellabilmente
impressa
nel
cuore
aveva
invece
l
'
ora
del
risveglio
da
questo
sogno
:
allorché
le
era
pervenuta
la
notizia
che
Stefano
Auriti
,
partito
col
figliuolo
appena
dodicenne
da
Quarto
con
Garibaldi
per
la
liberazione
della
Sicilia
,
era
caduto
nella
battaglia
campale
di
Milazzo
.
Neanche
la
grazia
di
farla
impazzire
aveva
voluto
concederle
Iddio
in
quel
momento
!
E
aveva
dovuto
sentire
,
vedere
quasi
,
il
suo
cuore
di
moglie
straziato
,
colpito
a
morte
,
là
in
Sicilia
,
trascinarsi
sanguinando
dietro
al
figliuolo
giovinetto
,
rimasto
ora
senza
il
presidio
del
padre
a
seguitare
la
guerra
.
Le
avevano
fatto
a
Torino
una
colletta
,
e
coi
due
orfanelli
,
Giulio
e
Anna
,
nati
colà
,
era
ritornata
in
Sicilia
,
nella
patria
già
liberata
;
ma
da
vedova
,
in
gramaglie
,
e
più
misera
di
come
ne
era
partita
:
tra
l
'
esultanza
di
tutti
,
lei
,
con
quei
due
piccini
,
vestiti
anch
'
essi
di
nero
.
Roberto
era
già
entrato
a
Napoli
con
Garibaldi
,
e
ora
combatteva
sotto
Caserta
,
accanto
a
Mauro
Mortara
.
Era
stata
accolta
in
casa
degli
Alàimo
,
parenti
poveri
di
Stefano
Auriti
.
Novamente
il
fratello
Ippolito
,
ora
riparato
a
Colimbètra
,
le
aveva
profferto
ajuto
;
e
novamente
,
con
pari
sdegno
,
ella
lo
aveva
rifiutato
,
meravigliando
e
gettando
nella
costernazione
gli
Alàimo
,
che
la
ospitavano
.
Povera
gente
,
anche
d
'
intelletto
povera
e
di
cuore
,
quante
amarezze
non
le
aveva
cagionate
!
S
'
era
dovuta
guardare
da
loro
,
come
da
nemici
acerrimi
della
sua
dignità
,
ch
'
essi
non
intendevano
;
capacissimi
com
'
erano
di
chiedere
e
d
'
accettare
di
nascosto
quell
'
ajuto
che
ella
aveva
rifiutato
,
non
contenti
del
lavoro
che
faceva
in
casa
e
che
si
procacciava
da
fuori
per
cavarne
un
giusto
compenso
al
poco
dispendio
che
dava
loro
.
S
'
era
rialzata
per
poco
da
quell
'
orribile
avvilimento
al
ritorno
di
Roberto
,
accolto
da
tutto
il
paese
quasi
in
delirio
.
Ancora
,
ricordando
quel
giorno
,
quel
momento
,
le
sue
misere
carni
eran
corse
da
brividi
.
Ah
con
quale
esultanza
,
con
che
spasimo
d
'
amore
e
di
dolore
s
'
era
serrato
al
seno
il
figliuolo
,
che
ritornava
solo
,
senza
il
padre
,
l
'
eroe
giovinetto
dalla
camicia
rossa
,
che
il
popolo
le
aveva
recato
su
le
braccia
in
trionfo
!
Il
Governo
provvisorio
le
aveva
accordato
un
sussidio
mensile
,
e
a
Roberto
-
non
potendo
altro
,
per
l
'
età
-
aveva
accordato
una
borsa
di
studio
in
Palermo
.
L
'
aveva
perduta
pochi
anni
dopo
,
questa
borsa
,
Roberto
,
per
seguir
Garibaldi
alla
conquista
di
Roma
.
Ma
al
torrente
di
sangue
giovanile
,
che
avrebbe
ristorato
le
vene
esauste
di
Roma
,
la
ragion
di
Stato
aveva
opposto
,
ad
Aspromonte
,
un
argine
di
petti
fraterni
;
e
Roberto
,
con
gli
altri
,
era
stato
preso
e
imprigionato
,
prima
alla
Spezia
,
poi
al
forte
Monteratti
a
Genova
.
Liberato
,
aveva
ripreso
gli
studii
,
per
poco
.
Nel
1866
,
dietro
a
Garibaldi
,
di
nuovo
.
Solo
nel
1871
gli
era
venuto
fatto
di
laurearsi
in
legge
;
e
subito
era
andato
a
Roma
per
provvedere
,
dopo
tante
vicende
tumultuose
,
alla
propria
esistenza
e
a
quella
dei
suoi
.
Qualche
anno
dopo
,
lo
aveva
raggiunto
il
fratello
Giulio
.
Anna
,
a
Girgenti
,
aveva
già
trovato
marito
,
e
donna
Caterina
-
aspettando
che
Roberto
a
Roma
si
facesse
largo
e
si
preparasse
un
avvenire
degno
del
suo
passato
,
e
la
consolasse
infine
di
tutte
le
amarezze
patite
e
dell
'
avvilimento
per
cui
maggiormente
aveva
sofferto
-
era
andata
a
vivere
in
casa
del
genero
Michele
Del
Re
.
La
morte
di
questo
,
tre
anni
dopo
,
la
sciagura
della
figlia
,
la
miseria
sopravvenuta
di
nuovo
,
quasi
non
avevano
avuto
potere
di
scuoterla
da
un
dolore
più
cupo
e
profondo
,
in
cui
era
caduta
.
Il
figlio
,
il
figlio
da
cui
tanto
si
aspettava
,
il
suo
Roberto
,
fra
il
trambusto
violento
della
nuova
vita
nella
terza
Capitale
,
tra
la
baraonda
oscena
dei
tanti
che
vi
s
'
abbaruffavano
reclamando
compensi
,
carpendo
onori
e
favori
,
il
suo
Roberto
si
era
perduto
!
Stimando
semplicemente
come
suo
dovere
quanto
aveva
fatto
per
la
patria
,
non
aveva
voluto
né
saputo
accampare
alcun
diritto
a
compensi
,
aveva
forse
sperato
e
atteso
che
gli
amici
,
i
compagni
,
si
fossero
ricordati
di
lui
dignitoso
e
modesto
.
Poi
forse
lo
schifo
lo
aveva
vinto
e
tratto
in
disparte
.
E
qual
rovinìo
era
sopravvenuto
in
Sicilia
di
tutte
le
illusioni
,
di
tutta
la
fervida
fede
,
con
cui
s
'
era
accesa
alla
rivolta
!
Povera
isola
,
trattata
come
terra
di
conquista
!
Poveri
isolani
,
trattati
come
barbari
che
bisognava
incivilire
!
Ed
eran
calati
i
Continentali
a
incivilirli
:
calate
le
soldatesche
nuove
,
quella
colonna
infame
comandata
da
un
rinnegato
,
l
'
ungherese
colonnello
Eberhardt
,
venuto
per
la
prima
volta
in
Sicilia
con
Garibaldi
e
poi
tra
i
fucilatori
di
Lui
ad
Aspromonte
,
e
quell
'
altro
tenentino
savojardo
Dupuy
,
l
'
incendiatore
;
calati
tutti
gli
scarti
della
burocrazia
;
e
liti
e
duelli
e
scene
selvagge
;
e
la
prefettura
del
Medici
,
e
i
tribunali
militari
,
e
i
furti
,
gli
assassinii
,
le
grassazioni
,
orditi
ed
eseguiti
dalla
nuova
polizia
in
nome
del
Real
Governo
;
e
falsificazioni
e
sottrazioni
di
documenti
e
processi
politici
ignominiosi
:
tutto
il
primo
governo
della
Destra
parlamentare
!
E
poi
era
venuta
la
Sinistra
al
potere
,
e
aveva
cominciato
anch
'
essa
con
provvedimenti
eccezionali
per
la
Sicilia
;
e
usurpazioni
e
truffe
e
concussioni
e
favori
scandalosi
e
scandaloso
sperpero
del
denaro
pubblico
;
prefetti
,
delegati
,
magistrati
messi
a
servizio
dei
deputati
ministeriali
,
e
clientele
spudorate
e
brogli
elettorali
;
spese
pazze
,
cortigianerie
degradanti
;
l
'
oppressione
dei
vinti
e
dei
lavoratori
,
assistita
e
protetta
dalla
legge
,
e
assicurata
l
'
impunità
agli
oppressori
...
Da
due
giorni
-
dacché
Roberto
era
arrivato
a
Girgenti
-
usciva
dalla
bocca
amara
di
donna
Caterina
Auriti
questo
fiotto
veemente
di
crudeli
ricordi
,
d
'
acerbe
rampogne
,
di
fiere
accuse
.
Guardando
il
figlio
,
a
traverso
le
pàlpebre
rilassate
,
con
quell
'
occhio
quasi
spento
,
si
votava
il
cuore
di
tutte
le
amarezze
accumulate
in
tanti
anni
,
di
tutto
il
dolore
,
di
cui
l
'
anima
sua
s
'
era
nutrita
e
attossicata
.
-
Che
speri
?
che
vuoi
?
-
gli
domandava
.
-
Che
sei
venuto
a
far
qui
?
E
Roberto
Auriti
,
investito
dalla
furia
della
madre
,
taceva
aggrondato
,
a
capo
chino
,
con
gli
occhi
chiusi
.
Aveva
ormai
quarantatré
anni
:
già
calvo
,
ma
vigoroso
,
col
volto
fortemente
inquadrato
dalle
folte
sopracciglia
nere
,
quasi
giunte
,
e
dalla
corta
barba
pur
nera
,
se
ne
stava
avvilito
e
addogliato
,
come
un
fanciullo
debole
al
cospetto
di
quella
madre
che
,
pur
così
debellata
dai
dolori
e
dagli
anni
,
serbava
tanta
energia
e
così
fieri
spiriti
.
Si
sentiva
veramente
sconfitto
.
L
'
animo
,
troppo
teso
negli
sforzi
della
prima
gioventù
,
gli
era
venuto
meno
a
poco
a
poco
,
di
fronte
alla
nuova
,
laida
guerra
,
guerra
di
lucro
,
guerra
per
la
conquista
indegna
dei
posti
.
E
ne
aveva
chiesto
uno
anche
lui
,
non
per
sé
,
per
il
fratello
Giulio
,
e
lo
aveva
ottenuto
al
Ministero
del
tesoro
.
Egli
s
'
era
affidato
agli
scarsi
,
incerti
proventi
della
professione
d
'
avvocato
:
proventi
che
tuttavia
,
tal
volta
,
non
gli
lasciavano
al
tutto
tranquilla
la
coscienza
,
non
già
perché
non
li
credesse
meritato
compenso
al
proprio
lavoro
,
allo
zelo
;
ma
perché
la
maggior
parte
delle
liti
gli
venivano
per
il
tramite
dei
deputati
siciliani
suoi
amici
,
di
Corrado
Selmi
specialmente
,
e
per
parecchie
aveva
il
dubbio
che
le
avesse
vinte
,
non
tanto
per
la
sua
bravura
,
quanto
per
l
'
indebita
e
non
gratuita
ingerenza
di
quelli
.
Ma
egli
,
morto
il
cognato
Michele
Del
Re
,
aveva
la
madre
e
la
sorella
vedova
e
il
nipote
da
mantenere
a
Girgenti
;
oltre
che
a
Roma
,
da
parecchi
anni
,
non
era
più
solo
.
Certo
la
madre
non
ignorava
la
convivenza
di
lui
a
Roma
con
una
donna
,
di
cui
per
antichi
pregiudizii
e
per
la
puritana
rigidezza
dei
costumi
non
poteva
avere
alcuna
stima
;
non
glien
'
aveva
mai
fatto
parola
;
ma
egli
sentiva
l
'
aspra
condanna
nel
cuore
materno
,
un
'
altra
amarezza
-
secondo
lui
ingiusta
-
che
la
madre
non
gli
mostrava
per
non
avvilirlo
,
per
non
ferirlo
vieppiù
.
Ma
forse
donna
Caterina
,
in
quei
momenti
,
non
ci
pensava
nemmeno
,
tutt
'
intesa
com
'
era
a
mettere
innanzi
al
figlio
,
con
foga
inesausta
,
insieme
coi
ricordi
luttuosi
della
famiglia
,
le
condizioni
tristissime
del
paese
.
E
durante
quest
'
esposizione
,
la
sorpresero
il
canonico
Pompeo
Agrò
e
il
Mattina
.
Dalla
cordialità
vivace
,
con
cui
Roberto
Auriti
lo
accolse
,
l
'
Agrò
comprese
subito
ch
'
egli
ignorava
ancora
la
pubblicazione
di
quel
turpe
articolo
.
Presentò
il
Mattina
,
ossequiò
la
signora
.
Donna
Caterina
aspettò
che
i
primi
convenevoli
fossero
scambiati
e
che
i
due
amici
esprimessero
la
gioja
di
rivedersi
dopo
tanti
anni
;
e
riprese
,
rivolta
all
'
Agrò
:
-
Per
carità
,
Monsignore
,
glielo
faccia
intendere
anche
lei
,
che
è
amico
sincero
.
Qua
siamo
tra
noi
.
Anche
questo
signore
,
se
l
'
ha
condotto
lei
,
sarà
un
amico
.
Io
voglio
persuadere
mio
figlio
a
non
accettare
questa
lotta
.
-
Mamma
...
-
pregò
Roberto
,
con
un
sorriso
afflitto
.
-
Sì
,
sì
,
-
incalzò
la
madre
.
-
Lo
dicano
loro
.
Che
ha
fatto
Roberto
,
e
perché
,
in
nome
di
che
cosa
viene
oggi
a
chiedere
il
suffragio
del
suo
paese
?
Forse
in
nome
di
tutto
ciò
che
fece
da
giovinetto
,
in
nome
del
padre
morto
,
dei
sacrifizii
e
degli
ideali
santi
per
cui
quei
sacrifizii
furono
fatti
e
quello
strazio
sofferto
?
Farà
ridere
!
-
Oh
,
no
,
perché
,
donna
Caterina
?
-
si
provò
a
interrompere
il
canonico
Agrò
,
portandosi
una
mano
al
petto
,
quasi
ferito
.
-
Non
dica
così
.
-
Ridere
!
ridere
!
-
incalzò
quella
con
più
foga
.
-
Lo
sa
bene
anche
lei
come
quegli
ideali
si
sono
tradotti
in
realtà
per
il
popolo
siciliano
!
Che
n
'
ha
avuto
?
com
'
è
stato
trattato
?
Oppresso
,
vessato
,
abbandonato
e
vilipeso
!
Gli
ideali
del
Quarantotto
e
del
Sessanta
?
Ma
tutti
i
vecchi
,
qua
,
gridano
:
Meglio
prima
!
Meglio
prima
!
E
lo
grido
anch
'
io
,
sa
?
io
,
Caterina
Laurentano
,
vedova
di
Stefano
Auriti
.
-
Mamma
!
mamma
!
-
supplicò
Roberto
,
con
le
mani
agli
orecchi
.
E
subito
la
madre
:
-
Sì
,
figlio
:
perché
prima
almeno
avevamo
una
speranza
,
quella
che
ci
sostenne
in
mezzo
a
tutti
i
triboli
che
tu
sai
e
non
sai
,
là
,
a
Torino
...
Nessuno
vuol
più
saperne
,
ora
,
credi
.
Troppo
cari
si
son
pagati
,
quegli
ideali
;
e
ora
basta
!
Ritòrnatene
a
Roma
!
Non
voglio
,
non
posso
ammettere
che
tu
sia
venuto
qua
in
nome
del
Governo
che
ci
regge
.
Tu
non
hai
rubato
,
figlio
,
non
hai
prestato
man
forte
a
tutte
le
ingiustizie
e
le
turpitudini
che
qua
si
perpetrano
protette
dai
prefetti
e
dai
deputati
,
non
hai
favorito
la
prepotenza
delle
consorterie
locali
che
appestano
l
'
aria
delle
nostre
città
come
la
malaria
le
nostre
campagne
!
E
allora
perché
?
che
titoli
hai
per
essere
eletto
?
chi
ti
sostiene
?
chi
ti
vuole
?
Entrò
,
in
questo
punto
,
Guido
Verònica
,
rassettato
e
ricomposto
.
Era
salito
all
'
albergo
dopo
la
rissa
per
cambiarsi
d
'
abito
,
e
vi
aveva
lasciato
detto
che
se
qualcuno
fosse
venuto
a
cercar
di
lui
,
egli
sarebbe
ritornato
alle
ore
tre
del
pomeriggio
.
Subito
l
'
Agrò
e
il
Mattina
gli
fecero
cenno
con
gli
occhi
,
che
Roberto
non
sapeva
nulla
.
Donna
Caterina
Auriti
s
'
era
levata
in
piedi
,
per
incitare
il
figlio
a
rifiutare
l
'
ajuto
del
Governo
,
che
del
resto
non
avrebbe
avuto
alcun
valore
nell
'
imminente
lotta
,
e
ad
accettar
questa
,
invece
,
in
nome
dell
'
isola
oppressa
.
Non
avrebbe
vinto
,
certamente
;
ma
la
sconfitta
almeno
non
sarebbe
stata
disonorevole
e
sarebbe
servita
di
mònito
al
Governo
.
-
Perché
voi
lo
vedrete
,
-
concluse
.
-
Faccio
una
facile
profezia
:
non
passerà
un
anno
,
assisteremo
a
scene
di
sangue
.
Guido
Verònica
parò
le
mani
grassocce
.
-
Per
carità
,
signora
mia
,
per
carità
,
non
dica
codeste
cose
,
che
sono
orribili
in
bocca
a
lei
!
Le
lasci
dire
ai
sobillatori
che
,
senza
volerlo
,
fanno
il
giuoco
dei
clericali
!
Scusi
,
Canonico
;
ma
è
proprio
così
!
Quattro
mascalzoni
ambiziosi
che
seminano
la
discordia
per
assaltare
i
Consigli
comunali
e
provinciali
e
anche
il
Parlamento
;
altri
quattro
ignobili
nemici
della
patria
che
sognano
la
separazione
della
Sicilia
sotto
il
protettorato
inglese
,
uso
Malta
!
E
c
'
è
poi
la
Francia
,
la
nostra
cara
sorella
latina
,
che
soffia
nel
fuoco
e
manda
denari
per
trar
partito
domani
di
qualche
sommossa
brigantesca
,
ispirata
dalla
mafia
!
-
Ah
sì
?
-
proruppe
donna
Caterina
,
che
s
'
era
tenuta
a
stento
.
-
Lei
si
conforta
così
?
Sono
tutte
calunnie
,
le
solite
,
quelle
che
ripetono
i
ministri
,
facendo
eco
ai
prefetti
e
ai
tirannelli
locali
capi
-
elettori
;
per
mascherare
trenta
e
più
anni
di
malgoverno
!
Qua
c
'
è
la
fame
,
caro
signore
,
nelle
campagne
e
nelle
zolfare
;
i
latifondi
,
la
tirannia
feudale
dei
cosiddetti
cappelli
,
le
tasse
comunali
che
succhiano
l
'
ultimo
sangue
a
gente
che
non
ha
neanche
da
comperarsi
il
pane
!
si
stia
zitto
!
si
stia
zitto
!
Guido
Verònica
sorrise
nervosamente
,
aprendo
le
braccia
;
poi
si
rivolse
a
Roberto
:
-
Oh
senti
...
(
col
suo
permesso
,
signora
!
)
:
avrei
bisogno
del
tuo
cifrario
,
per
spedire
un
telegramma
d
'
urgenza
a
Roma
.
-
Ah
già
,
bravo
,
bravo
!
-
esclamò
il
canonico
Agrò
,
riscotendosi
dal
doloroso
atteggiamento
preso
durante
la
violenta
intemerata
di
donna
Caterina
.
Roberto
si
recò
di
là
per
il
cifrario
.
La
conversazione
cadde
fra
i
tre
amici
e
la
vecchia
signora
;
poi
l
'
Agrò
per
rompere
il
silenzio
penoso
sopravvenuto
,
sospirò
:
-
Eh
,
certo
sono
tristi
assai
le
condizioni
del
nostro
povero
paese
!
E
la
conversazione
fu
ripresa
un
po
'
,
ma
senza
più
calore
.
I
tre
avevano
un
'
intesa
segreta
tra
loro
ed
erano
anche
gonfii
e
costernati
dello
scandalo
di
quell
'
articolo
:
si
scambiavano
occhiate
d
'
intelligenza
,
avrebbero
voluto
rimanere
soli
un
momento
per
accordarsi
sul
miglior
modo
di
preparare
Roberto
.
Ma
donna
Caterina
non
se
n
'
andava
.
-
Sa
se
Corrado
Selmi
,
-
le
domandò
Guido
Verònica
,
-
ha
scritto
a
Roberto
che
verrà
?
-
Verrà
,
verrà
,
-
rispose
ella
,
scrollando
il
capo
con
amaro
sdegno
.
-
Ci
ho
pensato
,
-
disse
piano
il
Verònica
all
'
Agrò
e
al
Mattina
.
-
Tanto
meglio
,
se
viene
.
Anzi
gli
spedirò
io
stesso
un
telegramma
perché
venga
subito
,
per
me
,
capite
?
Cosí
Lando
...
zitti
,
ecco
Roberto
.
Ma
non
era
Roberto
:
entrò
invece
nella
sala
un
giovinotto
alto
,
smilzo
,
a
cui
le
lenti
serrate
in
cima
al
naso
,
congiungendo
le
folte
sopracciglia
,
davano
un
'
aria
di
cupa
e
rigida
tenacia
.
Era
Antonio
Del
Re
,
il
nipote
.
Pallidissimo
di
solito
,
appariva
in
quel
momento
quasi
cèreo
.
-
Hanno
letto
nell
'
Empedocle
?
-
domandò
con
un
fremito
nelle
labbra
e
nel
naso
.
Il
canonico
Agrò
e
il
Mattina
alzarono
subito
le
mani
per
impedire
che
seguitasse
.
-
Contro
Roberto
?
-
domandò
donna
Caterina
.
-
Contro
il
nonno
!
-
rispose
,
vibrante
,
il
giovinotto
.
-
una
manata
di
fango
!
E
contro
te
!
-
Sozzure
!
sozzure
!
-
esclamò
l
'
Agrò
.
-
Per
carità
,
non
ne
sappia
nulla
il
povero
Roberto
!
-
Già
sta
a
leggerlo
,
-
disse
il
nipote
,
sprezzante
.
-
No
!
no
!
gridò
allora
l
'
Agrò
,
levandosi
in
piedi
.
-
Oh
Signore
Iddio
,
bisogna
prevenirlo
!
Già
questi
farabutti
hanno
avuto
la
lezione
che
si
meritavano
dal
nostro
Verònica
!
Per
carità
,
vada
lei
,
donna
Caterina
...
Imprudenza
,
imprudenza
,
ragazzo
mio
!
Donna
Caterina
accorse
;
ma
troppo
tardi
.
Roberto
Auriti
,
ignorando
quel
che
poc
'
anzi
aveva
fatto
il
Verònica
,
era
corso
pallido
,
col
volto
contratto
da
un
sorriso
spasmodico
,
e
come
un
cieco
alla
redazione
di
quel
giornalucolo
,
presso
Porta
Atenèa
.
Vi
aveva
trovati
già
raccolti
i
maggiorenti
del
partito
,
con
Flaminio
Salvo
alla
testa
,
per
proclamare
,
subito
dopo
l
'
aggressione
,
la
candidatura
di
Ignazio
Capolino
.
Al
vecchio
usciere
,
che
stava
di
guardia
nella
saletta
d
'
ingresso
innanzi
all
'
uscio
a
vetri
della
sala
di
redazione
,
aveva
detto
-
ancor
sorridendo
a
quel
modo
-
che
Roberto
Auriti
voleva
parlare
col
direttore
.
Nella
sala
di
redazione
s
'
era
fatto
un
improvviso
silenzio
;
poi
agli
orecchi
di
Roberto
eran
venute
queste
parole
concitate
:
-
Nossignori
!
Vado
io
,
tocca
a
me
;
l
'
articolo
l
'
ho
scritto
io
,
e
io
ne
rispondo
!
Non
aveva
neppur
visto
chi
gli
s
'
era
fatto
innanzi
:
gli
s
'
era
lanciato
addosso
come
una
belva
,
lo
aveva
levato
di
peso
e
scagliato
con
tale
impeto
contro
l
'
uscio
,
che
questo
s
'
era
sfondato
,
sfasciato
,
con
gran
fracasso
e
rovinìo
di
vetri
infranti
.
Quando
il
Verònica
,
il
Mattina
e
il
nipote
Del
Re
sopraggiunsero
a
precipizio
,
tra
la
ressa
della
gente
accorsa
da
ogni
parte
agli
urli
che
s
'
eran
levati
altissimi
dalla
sala
di
redazione
,
Marco
Prèola
col
volto
insanguinato
e
un
coltello
in
mano
si
dibatteva
ferocemente
sbraitando
:
-
Lasciatemi
,
maledetti
,
lasciatemi
!
Se
lo
liberate
adesso
,
l
'
ammazzo
più
tardi
!
Lasciatemi
!
Lasciatemi
!
CAPITOLO
QUARTO
In
fondo
al
vestibolo
,
tra
i
lauri
e
le
palme
,
su
lo
sfondo
della
gran
porta
a
vetri
colorati
,
la
preziosa
statua
acefala
di
Venere
Urania
,
scavata
a
Colimbètra
nello
stesso
posto
ove
ora
sorge
la
villa
,
pareva
che
non
per
vergogna
della
sua
nudità
tenesse
sollevato
un
braccio
davanti
al
volto
ideale
che
ciascuno
,
ammirandola
,
le
immaginava
subito
,
lievemente
inclinato
,
come
se
in
realtà
vi
fosse
;
ma
per
non
vedere
inginocchiati
alla
soglia
della
cappella
che
si
apriva
a
destra
tutti
quegli
uomini
così
stranamente
parati
:
la
compagnia
borbonica
di
capitan
Sciaralla
.
La
messa
era
per
finire
.
Dentro
la
cappella
,
lucida
di
marmi
e
di
stucchi
,
stavano
soltanto
il
principe
don
Ippolito
,
raccolto
nella
preghiera
su
l
'
inginocchiatojo
dorato
e
damascato
,
innanzi
all
'
altare
;
più
indietro
,
Lisi
Prèola
,
il
segretario
;
più
indietro
ancora
,
le
donne
di
servizio
:
la
governante
e
due
giovani
cameriere
.
La
servitù
mascolina
doveva
contentarsi
d
'
assistere
alla
messa
dal
vestibolo
;
solo
a
Liborio
,
cameriere
favorito
del
principe
,
in
brache
corte
e
calze
di
seta
,
era
concesso
di
star
su
l
'
entrata
,
più
dentro
che
fuori
;
e
questa
pareva
a
Sciaralla
un
'
ingiustizia
del
Prèola
,
bell
'
e
buona
.
In
qualità
di
capitano
,
egli
si
riteneva
degno
di
sedere
per
lo
meno
accanto
al
Prèola
stesso
,
se
non
subito
dopo
il
principe
,
ecco
.
Apertamente
,
no
,
non
se
ne
lagnava
,
per
prudenza
;
ma
ci
pigliava
certe
bili
!
E
come
d
'
un
peccato
d
'
invidia
se
n
'
era
confessato
a
don
Lagàipa
,
che
ogni
domenica
veniva
a
Colimbètra
a
dir
messa
.
-
Almeno
davanti
a
Dio
dovremmo
essere
tutti
eguali
,
ecco
!
Tutti
,
escluso
il
principe
;
non
c
'
era
bisogno
di
dirlo
.
Ma
lui
,
Sciaralla
,
non
si
lagnava
perché
voleva
esser
favorito
,
messo
avanti
agli
altri
,
distinto
dai
suoi
subalterni
al
cospetto
di
Dio
?
Le
corna
aveva
dunque
,
le
corna
e
la
coda
del
demonio
,
quella
sua
riflessione
,
che
pur
sembrava
giusta
a
prima
giunta
.
Così
don
Illuminato
Lagàipa
aveva
tappata
la
bocca
a
Sciaralla
.
E
Sciaralla
,
un
sospirone
.
Vera
tentazione
del
demonio
era
intanto
quella
statua
nuda
,
lì
davanti
la
cappella
,
per
tutti
quegli
uomini
di
guardia
che
dovevano
star
fuori
.
Mentre
le
labbra
recitavano
le
preghiere
,
gli
occhi
eran
quasi
costretti
a
peccare
guardando
senza
volerlo
quella
nudità
,
che
S
.
E
.
il
principe
,
tanto
divoto
,
non
avrebbe
dovuto
tenere
così
esposta
!
Oh
maledetta
!
Sembrava
viva
,
sembrava
...
Le
povere
donne
di
servizio
abbassavano
gli
occhi
,
ogni
volta
,
passando
;
e
anche
don
Illuminato
li
abbassava
,
pezzo
d
'
ipocrita
!
Ridevano
intanto
,
fiorenti
,
le
mirabili
forme
della
dea
decapitata
,
emersa
dal
tempo
remoto
,
nata
da
uno
scalpello
greco
,
da
un
artefice
ignaro
che
la
sua
opera
dovesse
tanto
sopravvivere
e
parlare
a
profana
gente
un
linguaggio
diabolico
,
ornamento
d
'
un
vestibolo
,
tra
cassoni
di
lauri
e
di
palme
.
Finita
la
messa
,
gli
uomini
della
compagnia
di
guardia
fecero
ala
su
l
'
attenti
,
al
passaggio
del
principe
che
si
recava
al
Museo
.
Così
eran
chiamate
le
sale
a
pianterreno
dell
'
altro
lato
del
vestibolo
,
nelle
quali
tra
alte
piante
di
serra
erano
raccolti
gli
oggetti
antichi
,
d
'
inestimabile
valore
:
statue
,
sarcofaghi
,
vasi
,
iscrizioni
,
scavati
a
Colimbètra
,
e
che
don
Ippolito
aveva
illustrati
molti
anni
addietro
nelle
sue
Memorie
d
'
Akragas
,
insieme
col
prezioso
medagliere
esposto
su
,
nel
salone
della
villa
.
L
'
antica
famosa
Colimbètra
akragantina
era
veramente
molto
più
giù
,
nel
punto
più
basso
del
pianoro
,
dove
tre
vallette
si
uniscono
e
le
rocce
si
dividono
e
la
linea
dell
'
aspro
ciglione
,
su
cui
sorgono
i
Tempii
,
è
interrotta
da
una
larga
apertura
.
In
quel
luogo
,
ora
detto
dell
'
Abbadia
bassa
,
gli
Akragantini
,
cento
anni
dopo
la
fondazione
della
loro
città
,
avevano
formato
la
pescheria
,
gran
bacino
d
'
acqua
che
si
estendeva
fino
all
'
Hypsas
e
la
cui
diga
concorreva
col
fiume
alla
fortificazione
della
città
.
Colimbètra
aveva
chiamato
don
Ippolito
la
sua
tenuta
,
perché
anch
'
egli
lassù
,
nella
parte
occidentale
di
essa
,
aveva
raccolto
un
bacino
d
'
acqua
,
alimentato
d
'
inverno
dal
torrentello
che
scorreva
sotto
Bonamorone
e
d
'
estate
da
una
nòria
,
la
cui
ruota
stridula
era
da
mane
a
sera
girata
da
una
giumenta
cieca
.
Tutt
'
intorno
a
quel
bacino
sorgeva
un
boschetto
delizioso
d
'
aranci
e
melograni
.
Nel
museo
don
Ippolito
soleva
passare
tutta
la
mattinata
,
intento
allo
studio
appassionato
e
non
mai
interrotto
delle
antichità
akragantine
.
Attendeva
ora
a
tracciare
,
in
una
nuova
opera
,
la
topografia
storica
dell
'
antichissima
città
,
col
sussidio
delle
lunghe
minuziose
investigazioni
sui
luoghi
,
giacché
la
sua
Colimbètra
si
estendeva
appunto
dov
'
era
prima
il
cuore
della
greca
Akragante
.
Presso
una
delle
ampie
finestre
della
seconda
sala
,
guarnite
di
lievi
tende
rosee
,
era
la
scrivania
massiccia
,
intagliata
;
ma
don
Ippolito
componeva
quasi
sempre
a
memoria
,
passeggiando
per
le
sale
;
architettava
all
'
antica
due
,
tre
periodoni
gravi
di
laonde
e
di
conciossiaché
,
e
poi
andava
a
trascriverli
su
i
grandi
fogli
preparati
su
la
scrivania
,
spesso
senza
neppur
sedere
.
Tenendosi
con
una
mano
sul
mento
la
barba
maestosa
,
che
serbava
tuttavia
un
ultimo
vestigio
,
quasi
un
'
aria
del
primo
color
biondo
d
'
oro
,
egli
,
alto
,
aitante
,
bellissimo
ancora
,
non
ostanti
l
'
età
e
la
calvizie
,
si
fermava
davanti
a
questo
o
a
quel
monumento
,
e
pareva
che
con
gli
occhi
ceruli
,
limpidi
sotto
le
ciglia
contratte
,
fosse
intento
a
interpretare
una
iscrizione
o
le
figure
simboliche
d
'
un
vaso
arcaico
.
Talvolta
anche
gestiva
o
apriva
a
un
lieve
sorriso
di
soddisfazione
le
labbra
perfette
,
giovanilmente
fresche
,
se
gli
pareva
d
'
aver
trovato
un
argomento
decisivo
,
vittorioso
,
contro
i
precedenti
topografi
.
Su
la
scrivania
era
quel
giorno
aperto
un
volume
delle
storie
di
Polibio
,
nel
testo
greco
,
Lib
.
IX
,
Cap
.
27
,
alla
pagina
ov
'
è
un
accenno
all
'
acropoli
akragantina
.
Un
gravissimo
problema
travagliava
da
parecchi
mesi
don
Ippolito
circa
alla
destinazione
di
questa
acropoli
.
-
Disturbo
?
-
domandò
,
inchinandosi
su
la
soglia
di
quella
seconda
sala
,
don
Illuminato
Lagàipa
,
che
già
si
era
spogliato
degli
arredi
sacri
e
aveva
fatto
la
solita
colazione
di
cioccolato
e
biscottini
.
Era
un
prete
di
mezz
'
età
,
tondo
di
corpo
,
dal
volto
bruciato
dal
sole
,
nel
quale
gli
occhi
cilestri
,
troppo
chiari
,
pareva
vaneggiassero
smarriti
.
Buon
uomo
,
in
fondo
,
pacifico
e
noncurante
,
lì
,
in
presenza
del
principe
,
che
ogni
domenica
lo
tratteneva
a
colazione
,
si
dava
,
per
fargli
piacere
,
arie
di
rigida
e
battagliera
intransigenza
,
di
cui
rideva
poi
,
discorrendo
filosoficamente
con
la
sua
vecchia
e
fedele
Fifa
,
l
'
asina
mansueta
,
che
lo
riconduceva
al
campicello
presso
il
camposanto
di
Bonamorone
,
pochi
ettari
di
terra
,
che
-
se
sapevano
il
rapido
passar
della
vita
-
pure
,
sotto
questo
o
quel
re
,
gli
producevano
ogni
anno
quel
tanto
che
modestamente
gli
bisognava
.
-
Domenica
,
oggi
,
e
non
si
lavora
!
-
soggiunse
,
levando
le
mani
e
sorridendo
.
-
Non
è
lavoro
,
il
mio
,
propriamente
,
-
gli
disse
con
un
sobrio
gesto
garbato
don
Ippolito
.
-
Già
,
già
!
otia
,
otia
,
secondo
Cicerone
!
-
si
corresse
don
Lagàipa
.
-
Ha
ragione
.
Venivo
per
dirle
che
jeri
mattina
,
prima
che
mi
recassi
al
mio
campicello
,
Monsignore
mi
fece
l
'
onore
d
'
incaricarmi
d
'
un
'
ambasciata
per
Vostra
Eccellenza
.
-
Monsignor
Montoro
?
-
Già
.
Mi
disse
di
avvertir
Vostra
Eccellenza
che
oggi
,
nel
pomeriggio
,
con
l
'
ajuto
di
Dio
,
verrà
qua
,
per
parlare
,
suppongo
,
delle
prossime
elezioni
.
Eh
,
-
sospirò
,
intrecciando
le
dita
e
scotendo
le
mani
così
giunte
,
-
pare
che
il
diavolaccio
maledetto
si
senta
prudere
le
corna
...
Guerra
,
guerra
...
tempesta
!
Ho
sentito
che
sono
arrivate
da
Palermo
,
per
richiamo
,
dicono
,
del
canonico
Agrò
,
due
certe
gallinelle
d
'
acqua
...
già
!
due
famosi
galoppini
al
comando
dell
'
alta
mafia
e
della
famigerata
banda
massonica
...
un
tal
Mattina
,
un
tal
Verònica
...
-
L
'
Agrò
?
-
disse
cupo
don
Ippolito
Laurentano
,
che
s
'
era
impuntato
a
quel
nome
,
senza
più
badare
al
resto
.
-
Dunque
l
'
Agrò
vuole
proprio
scendere
in
piazza
,
senza
alcun
ritegno
,
senza
alcun
riguardo
,
nemmeno
per
l
'
abito
che
indossa
?
-
Eh
!
-
tornò
a
sospirare
don
Lagàipa
.
-
Superiore
mio
...
superiore
...
ma
dico
ciò
che
si
dice
...
relata
refero
...
non
manda
giù
,
dicono
,
che
non
l
'
abbiano
fatto
vescovo
al
posto
del
nostro
Eccellentissimo
monsignor
Montoro
.
Crede
di
salvare
le
apparenze
con
...
con
la
scusa
dell
'
antica
amicizia
che
lo
lega
all
'
Auriti
,
ecco
...
-
Bell
'
amicizia
,
da
gloriarsene
!
-
brontolò
il
Laurentano
.
-
Per
un
sacerdote
!
-
Ma
l
'
Agrò
...
-
osservò
don
Illuminato
.
E
non
aggiunse
altro
.
Chiuse
gli
occhi
,
tentennò
il
capo
,
emise
un
terzo
sospiro
:
-
Eh
,
si
complica
...
la
faccenda
si
complica
...
sì
,
dico
...
si
fa
molto
delicata
...
-
Per
me
?
-
salto
su
a
dire
don
Ippolito
(
e
il
lucido
cranio
gli
s
'
infiammò
)
.
-
Delicata
per
me
?
Sappia
monsignor
Montoro
...
già
dovrebbe
saperlo
;
io
non
riconosco
,
non
ho
mai
riconosciuto
per
nipote
codesto
Roberto
Auriti
garibaldesco
.
Non
lo
conosco
neppur
di
vista
:
qua
non
è
mai
venuto
,
né
io
del
resto
gli
avrei
fatto
oltrepassar
la
soglia
del
mio
cancello
.
Per
ordine
del
suo
Governo
,
non
invitato
dalla
cittadinanza
,
viene
con
la
folle
speranza
di
prendere
il
posto
di
Giacinto
Fazello
?
Bene
.
Avrà
ciò
che
si
merita
.
Senza
alcuna
considerazione
per
la
mia
sciagurata
parentela
in
-
vo
-
lon
-
ta
-
ria
,
si
lotti
e
si
vinca
!
-
Ah
,
lottare
,
lottare
,
sicuro
!
bisogna
lottare
!
disse
don
Illuminato
,
aggrottando
fieramente
le
ciglia
su
quegli
occhi
vani
.
-
Anche
se
non
si
dovesse
vincere
.
-
E
perché
no
?
-
domandò
severo
don
Ippolito
.
-
Che
probabilità
di
vittoria
può
aver
l
'
Auriti
?
Che
conta
l
'
Agrò
?
-
Ma
...
dicono
...
la
prefettura
...
e
don
Iluminato
grattò
la
guancia
raschiosa
.
-
Non
è
base
!
-
ribatté
subito
il
principe
.
-
L
'
abbiamo
veduto
nelle
elezioni
comunali
.
-
Già
,
già
...
-
si
rimise
don
Lagàipa
.
-
Però
...
la
mafia
in
campo
,
adesso
...
la
polizia
favoreggiatrice
...
tutte
le
male
arti
...
dicono
...
e
deve
arrivare
...
non
so
,
un
pezo
grosso
...
un
deputato
...
Selmi
,
mi
par
d
'
avere
inteso
...
Don
Ippolito
rimase
in
silenzio
per
un
pezzo
,
col
volto
atteggiato
di
nausea
;
poi
,
scotendo
un
pugno
,
proruppe
:
-
Filangieri
!
Filangieri
!
Il
Lagàipa
scrollò
il
capo
,
sospirando
a
questa
esclamazione
,
frequente
su
le
labbra
del
principe
e
accompagnata
sempre
da
quel
gesto
di
rabbioso
rammarico
:
-
Filangieri
!
Sapeva
quanta
venerazione
don
Ippolito
Laurentano
serbasse
ancora
alla
memoria
del
Satriano
,
repressore
benedetto
della
rivoluzione
siciliana
del
1848
,
provvido
,
energico
restauratore
dell
'
ordine
sociale
dopo
i
sedici
mesi
dell
'
oscena
baldoria
rivoluzionaria
.
Di
quei
sedici
mesi
era
rimasto
vivo
di
raccapriccio
nel
principe
il
ricordo
,
copra
tutto
per
la
minaccia
brutale
del
volgo
ai
privilegi
nobiliari
e
alla
credenza
religiosa
.
Satriano
era
stato
per
lui
il
sole
trionfatore
di
quella
bufera
sovvertitrice
;
e
come
un
sole
,
ritornata
la
calma
,
aveva
brillato
su
nel
cielo
di
Sicilia
dalla
reggia
normanna
di
Palermo
,
riaperta
alle
splendide
feste
per
circondare
di
prestigio
napoleonico
il
suo
potere
.
Lì
,
nella
reggia
,
don
Ippolito
aveva
conosciuto
donna
Teresa
Montalto
,
giovinetta
,
a
cui
poi
il
Satriano
stesso
aveva
voluto
far
da
padrino
nelle
nozze
,
ottenendo
a
lui
,
sposo
,
con
sommo
stento
dal
Re
l
'
ordine
di
cavaliere
di
San
Gennaro
,
di
cui
già
il
padre
era
stato
insignito
.
La
bufera
s
'
era
scatenata
di
nuovo
nel
1860
:
dal
ritiro
di
Colimbètra
egli
ne
udiva
il
rombo
lontano
:
lottava
di
là
con
tutte
le
forze
,
nel
piccolo
àmbito
della
città
natale
:
la
causa
dei
Borboni
era
per
il
momento
perduta
;
bisognava
lottare
per
il
trionfo
del
potere
ecclesiastico
;
restituita
Roma
al
Pontefice
,
chi
sa
!
Intanto
si
doveva
a
ogni
costo
impedire
che
la
rappresentanza
di
Giacinto
Fazello
fosse
usurpata
da
Roberto
Auriti
.
-
Del
resto
,
-
riprese
,
-
l
'
Auriti
non
ha
più
alcun
prestigio
nel
paese
.
Ne
manca
da
circa
vent
'
anni
...
-
Simpatie
,
però
...
-
oppose
reticente
il
Lagàipa
,
-
ecco
,
sì
...
qualche
simpatia
forse
la
gode
...
-
Non
contano
nulla
,
oggi
,
le
simpatie
,
-
rispose
don
Ippolito
recisamente
.
-
Di
fronte
agl
'
interessi
,
nulla
!
Prese
dalla
scrivania
,
così
dicendo
,
il
volume
delle
storie
di
Polibio
che
vi
stava
aperto
e
istintivamente
se
l
'
appressò
agli
occhi
.
Subito
questi
gli
andarono
sul
passo
,
tante
volte
riletto
e
tormentato
,
della
controversia
su
quella
benedetta
acropoli
.
Si
distrasse
dal
discorso
;
rilesse
ancora
una
volta
il
passo
,
con
la
mente
già
piena
di
nuovo
della
controversia
che
l
'
agitava
;
sospirò
;
chiuse
il
libro
,
lasciandovi
l
'
indice
in
mezzo
e
,
ponendoselo
dietro
il
dorso
:
-
Insomma
,
-
disse
,
-
bisogna
vincere
,
don
Illuminato
!
Io
,
guardi
,
in
questo
momento
ho
contro
me
un
esercito
di
eruditi
tedeschi
;
di
topografi
;
di
storici
antichi
e
nuovi
d
'
ogni
nazione
;
la
tradizione
popolare
;
eppure
non
mi
do
per
vinto
.
Il
campo
di
battaglia
è
qua
.
Qua
li
aspetto
!
Gli
mostrò
il
libro
,
picchiando
con
le
nocche
delle
dita
su
la
pagina
,
e
soggiunse
:
-
Come
tradurrebbe
lei
queste
parole
:
kat
'
autàs
tàs
derinàs
anatolàs
?
Investito
da
quei
quattro
às
,
às
,
às
,
às
,
come
da
quattro
schiaffi
improvvisi
,
il
povero
don
Illuminato
Lagàipa
restò
quasi
basito
.
Credeva
di
non
meritarsi
un
simile
trattamento
.
Don
Ippolito
sorrise
;
poi
,
introducendo
il
braccio
sotto
il
braccio
di
lui
,
soggiunse
:
-
Venga
con
me
.
Le
spiegherò
in
due
parole
di
che
si
tratta
.
Uscirono
sul
vasto
spiazzo
innanzi
alla
villa
;
se
ne
scostarono
un
tratto
a
destra
;
quindi
,
voltando
le
spalle
,
il
principe
mostrò
al
prete
l
'
ampia
zona
di
terreno
,
dietro
la
villa
,
in
scosceso
pendìo
,
coronata
in
cima
da
un
greppo
isolato
,
ferrigno
,
da
un
cocuzzolo
tutt
'
intorno
tagliato
a
scarpa
.
-
Questa
,
è
vero
?
la
collina
akrea
,
-
disse
.
-
Quella
lassù
,
la
nostra
famosa
Rupe
Atenèa
.
Bene
.
Polibio
dice
:
«
La
parte
alta
(
l
'
arce
,
la
così
detta
acropoli
,
insomma
)
sovrasta
la
città
,
noti
bene
!
,
in
corrispondenza
a
gli
orienti
estivi
»
.
Ora
,
dica
un
po
'
lei
:
donde
sorge
il
sole
,
d
'
estate
?
Forse
dal
colle
dove
sta
Girgenti
?
No
!
Sorge
di
là
,
dalla
Rupe
.
E
dunque
lassù
se
mai
,
era
l
'
Acropoli
,
e
non
su
l
'
odierna
Girgenti
,
come
vogliono
questi
dottoroni
tedeschi
.
Il
colle
di
Girgenti
restava
oltre
il
perimetro
delle
antiche
mura
.
Lo
dimostrerò
...
lo
dimostrerò
!
Mettano
lassù
Camìco
...
la
reggia
di
Còcale
...
Omface
...
quello
che
vogliono
...
l
'
Acropoli
,
no
.
E
scartò
con
la
mano
Girgenti
,
che
si
vedeva
per
un
tratto
,
lassù
,
a
sinistra
della
Rupe
,
più
bassa
.
-
Lì
,
-
riprese
,
additando
di
nuovo
la
Rupe
Atenèa
e
ispirandosi
,
-
lì
,
sublime
vedetta
e
sacrario
soltanto
,
non
acropoli
,
sacrario
dei
numi
protettori
,
Gellia
ascese
,
fremebondo
d
'
ira
e
di
sdegno
,
al
tempio
della
diva
Athena
dedicato
anche
a
Giove
Atabirio
,
e
vi
appiccò
il
fuoco
per
impedirne
la
profanazione
.
Dopo
otto
mesi
d
'
assedio
,
stremati
dalla
fame
,
gli
Akragantini
,
cacciati
dal
terrore
e
dalla
morte
,
abbandonano
vecchi
,
fanciulli
e
infermi
e
fuggono
,
protetti
dal
siracusano
Dafnèo
,
da
porta
Gela
.
Gli
ottocento
Campani
si
sono
ritirati
dal
colle
;
il
vile
Desippo
s
'
è
messo
in
salvo
;
ogni
resistenza
è
ormai
inutile
.
Solo
Gellia
non
fugge
!
Spera
d
'
avere
incolume
la
vita
mercé
la
fede
,
e
si
riduce
al
santuario
d
'
Athena
.
Smantellate
le
mura
,
ruinati
i
meravigliosi
edifizii
,
brucia
qua
sotto
la
città
intera
;
e
lui
dall
'
alto
,
mirando
l
'
incendio
spaventoso
che
innalza
una
funerea
cortina
di
fiamme
e
di
fumo
su
la
vista
del
mare
,
vuol
ardere
nel
fuoco
della
Dea
.
-
Stupenda
,
stupenda
descrizione
!
-
esclamò
il
Lagàipa
con
gli
occhi
sbarrati
.
Giù
,
nel
secondo
dei
tre
ampii
ripiani
fioriti
,
degradanti
innanzi
alla
villa
,
come
tre
enormi
gradini
d
'
una
scalea
colossale
,
Placido
Sciaralla
e
Lisi
Prèola
,
appoggiati
alla
balaustrata
marmorea
,
avevano
interrotto
la
conversazione
e
ora
tentennavano
il
capo
,
ammirati
anch
'
essi
del
calore
con
cui
il
principe
aveva
parlato
,
sebbene
per
la
distanza
non
ne
avessero
colto
una
parola
.
Don
Ippolito
Laurentano
restò
acceso
a
mirare
con
gli
occhi
intensi
il
magnifico
panorama
.
Dov
'
egli
aveva
rappresentato
l
'
incendio
formidabile
e
la
distruzione
,
ora
s
'
abbandonava
la
pace
inconsapevole
della
campagna
;
dov
'
era
il
cuore
dell
'
antica
città
sorgeva
ora
un
bosco
di
mandorli
e
d
'
olivi
,
il
bosco
detto
perciò
ancora
della
Civita
.
Le
chiome
dei
mandorli
s
'
erano
con
l
'
autunno
diradate
e
,
tra
quelle
perenni
degli
olivi
cinerulei
,
parevano
aeree
,
assumevano
sotto
il
sole
una
tinta
roseo
-
dorata
.
Oltre
il
bosco
,
sul
lungo
ciglione
,
sorgevano
i
famosi
Tempii
superstiti
,
che
parevano
collocati
apposta
,
a
distanza
,
per
accrescere
la
meravigliosa
vista
della
villa
principesca
.
Oltre
il
ciglione
,
il
pianoro
,
ove
stette
splendida
e
potente
l
'
antica
città
,
strapiombava
aspro
e
roccioso
a
precipizio
sul
piano
dell
'
Akragas
,
tranquillo
piano
luminoso
,
che
spaziava
fino
a
terminare
laggiù
laggiù
,
nel
mare
.
-
Non
posso
soffrire
questi
Tèutoni
,
-
disse
il
principe
,
rientrando
con
don
Illuminato
Lagàipa
nel
Museo
,
-
questi
Tèutoni
che
,
non
potendo
più
con
le
armi
,
invadono
coi
libri
e
vengono
a
dire
spropositi
in
casa
nostra
,
dove
già
tanti
se
ne
fanno
e
se
ne
dicono
.
S
'
intese
in
quel
punto
il
rotolìo
d
'
una
vettura
per
la
strada
incassata
,
dietro
la
villa
,
e
don
Ippolito
contrasse
le
ciglia
.
Entrò
poco
dopo
,
turbato
,
smarrito
nella
sorpresa
,
Liborio
,
il
cameriere
.
-
Pe
...
perdoni
,
eccellenza
,
-
balbettò
.
-
È
arrivata
da
Girgenti
la
...
la
signora
...
-
Che
signora
?
-
domandò
il
principe
.
-
Sua
sorella
...
donna
Caterina
...
Don
Ippolito
restò
dapprima
come
stordito
da
un
improvviso
colpo
alla
testa
.
Arricciò
il
naso
,
impallidì
.
Poi
,
d
'
un
subito
,
il
sangue
gli
balzò
al
capo
.
Chiuse
gli
occhi
,
impallidì
di
nuovo
,
aggrottò
le
ciglia
,
serrò
le
pugna
e
,
col
cuore
che
gli
martellava
in
petto
,
domandò
:
-
Qua
?
Dov
'
è
?
-
Su
,
eccellenza
...
nel
salone
,
-
rispose
Liborio
;
e
,
poco
dopo
,
vedendo
che
il
principe
restava
perplesso
,
chiese
:
Ho
fatto
male
?
Don
Ippolito
si
voltò
a
guardarlo
per
un
pezzo
,
come
se
non
avesse
inteso
;
poi
disse
:
-
No
...
E
si
mosse
,
senza
neppur
volgere
uno
sguardo
al
Lagàipa
.
Con
l
'
animo
in
tumulto
,
cercò
di
fissare
un
pensiero
che
gli
spiegasse
il
perché
di
quella
visita
straordinaria
,
non
volendo
,
non
sapendo
ammettere
quel
che
gli
era
in
prima
balenato
,
che
la
sorella
cioè
,
colei
che
in
tante
e
tante
sciagure
aveva
sempre
rifiutato
con
ostinata
fierezza
,
anzi
con
disprezzo
,
ogni
soccorso
,
venisse
ora
a
intercedere
per
il
figlio
Roberto
.
Ma
che
altro
poteva
voler
da
lui
?
Salì
la
scala
.
Era
tanto
oppresso
d
'
angoscia
e
in
preda
a
un
'
agitazione
così
soffocante
,
che
dovette
fermarsi
per
un
momento
davanti
la
soglia
.
Entrare
?
presentarsi
a
lei
in
quello
stato
?
No
.
Doveva
prima
ricomporsi
.
E
in
punta
di
piedi
si
diresse
alla
camera
da
letto
.
Qua
,
istintivamente
,
s
'
appressò
allo
scrigno
dove
erano
conservati
un
medaglioncino
di
lei
in
miniatura
,
di
quand
'
ella
era
giovinetta
di
sedici
anni
,
e
i
due
biglietti
che
gli
aveva
scritti
,
senza
intestazione
e
senza
firma
,
uno
da
Torino
,
dopo
la
morte
violenta
del
padre
,
l
'
altro
da
Girgenti
,
al
ritorno
dall
'
esilio
dopo
la
morte
del
marito
.
Il
primo
,
più
ingiallito
,
diceva
:
«
I
beni
,
confiscati
a
Gerlando
Laurentano
dal
governo
borbonico
,
furono
restituiti
al
figlio
Ippolito
da
Carlo
Filangieri
di
Satriano
.
Nulla
dunque
mi
spetta
dell
'
eredità
paterna
.
La
moglie
e
il
figlio
di
Stefano
Auriti
non
mangeranno
il
pane
d
'
un
nenico
della
patria
»
.
L
'
altro
,
più
laconico
,
diceva
:
«
Grazie
.
Alla
vedova
,
agli
orfani
,
provvedono
i
parenti
poveri
di
Stefano
Atriti
.
Da
te
,
nulla
.
Grazie
»
.
Scostò
con
la
mano
quei
due
biglietti
e
fissò
gli
occhi
sul
medaglioncino
,
che
egli
aveva
tolto
dal
salone
della
casa
paterna
dopo
la
fuga
della
sorella
con
Stefano
Auriti
.
Da
allora
-
eran
già
quarantacinque
anni
-
non
l
'
aveva
più
riveduta
!
Come
avrebbe
riveduto
,
ora
,
dopo
tanto
tempo
,
dopo
tante
vicende
funeste
,
quella
giovinetta
bellissima
che
gli
stava
davanti
,
rosea
,
ampiamente
scollata
,
nell
'
antica
acconciatura
,
con
quegli
occhi
ardenti
e
pensosi
?
Richiuse
lo
scrigno
,
dopo
aver
gettato
un
altro
sguardo
su
i
due
biglietti
sprezzanti
;
e
,
grave
,
accigliato
,
s
'
avviò
al
salone
.
Sollevata
la
tenda
dell
'
uscio
,
intravide
con
gli
occhi
intorbidati
dalla
commozione
la
sorella
in
piedi
,
alta
,
vestita
di
nero
.
Si
fermò
poco
oltre
la
soglia
,
oppresso
d
'
angoscioso
stupore
alla
vista
di
quel
volto
disfatto
,
irriconoscibile
.
-
Caterina
,
-
mormorò
,
sostando
;
e
le
tese
istintivamente
le
braccia
,
pur
con
l
'
impressione
in
contrasto
,
che
quella
era
ormai
un
'
estranea
,
al
tutto
ignota
.
Ella
non
si
mosse
:
rimase
lì
,
in
mezzo
al
salone
,
cerea
tra
le
fitte
gramaglie
,
col
volto
contratto
e
gli
occhi
chiusi
,
altera
,
indurita
nello
spasimo
di
quell
'
attesa
.
Aspettò
che
egli
le
si
accostasse
e
gli
toccò
appena
la
mano
con
la
sua
,
gelida
,
guardandolo
ora
con
quegli
occhi
stanchi
,
velati
di
cordoglio
,
quasi
a
metà
nascosti
dalle
palpebre
,
uno
più
,
l
'
altro
meno
.
-
Siedi
,
-
disse
,
con
gli
occhi
bassi
,
quasi
intimidito
,
il
fratello
,
indicando
il
divano
e
le
poltrone
nella
parete
a
sinistra
.
Seduti
,
stettero
un
lungo
pezzo
entrambi
senza
poter
parlare
,
in
un
silenzio
che
fremeva
d
'
intensa
,
violenta
commozione
.
Don
Ippolito
chiuse
gli
occhi
.
La
sorella
,
dopo
aver
soffocato
parecchie
volte
con
sforzo
un
singhiozzo
che
le
faceva
impeto
alla
gola
,
disse
alla
fine
,
con
voce
rauca
:
-
Roberto
è
qui
.
Don
Ippolito
si
scosse
;
riaprì
gli
occhi
e
,
senza
volere
,
li
volse
in
giro
per
la
sala
,
come
se
-
smarrito
tra
gl
'
interni
ricordi
tumultuanti
-
avesse
temuto
un
'
imboscata
.
-
Non
qui
,
-
riprese
donna
Caterina
,
con
un
freddo
,
amaro
,
lievissimo
sorriso
,
-
nel
tuo
dominio
straniero
.
A
Girgenti
,
da
due
giorni
.
Don
Ippolito
,
aggrondato
,
chinò
più
volte
la
testa
per
significarle
che
sapeva
.
-
E
so
perché
è
venuto
,
-
aggiunse
con
voce
cupa
;
poi
levò
il
capo
e
guardò
la
sorella
con
penosissimo
sforzo
.
-
Che
potrei
...
-
Nulla
...
oh
!
nulla
,
-
s
'
affrettò
a
rispondergli
donna
Caterina
.
-
Voglio
che
tu
lo
combatta
con
tutte
le
tue
forze
.
Non
ci
mancherebbe
altro
,
che
anche
tu
lo
sostenessi
e
che
egli
andasse
su
anche
coi
vostri
voti
!
-
Sai
bene
...
-
si
provò
a
dirle
il
fratello
.
-
So
,
so
,
-
troncò
recisamente
con
un
gesto
della
mano
donna
Caterina
.
-
Ma
combatterlo
,
Ippolito
,
non
col
coltello
alla
mano
,
non
andando
a
scavar
le
fosse
,
come
le
jene
,
a
scoperchiare
certe
tombe
sacre
,
da
cui
i
morti
potrebbero
levarsi
e
farvi
morire
di
paura
.
-
Piano
,
piano
,
-
disse
don
Ippolito
tendendo
le
mani
che
gli
tremavano
,
non
tanto
per
protestare
,
quanto
per
placare
quell
'
ombra
tragica
della
sorella
così
agitata
.
-
Io
non
t
'
intendo
...
-
Mi
brucia
le
mani
,
-
disse
allora
donna
Caterina
,
gettando
sul
tavolinetto
innanzi
al
divano
una
copia
dell
'
Empedocle
tutta
brancicata
.
Don
Ippolito
prese
quel
foglio
,
lo
spiegò
e
cominciò
a
leggerlo
.
-
Con
codeste
sozze
armi
...
Contro
un
morto
...
-
mormorò
donna
Caterina
,
accompagnando
la
lettura
del
fratello
.
Ansava
,
seguendo
quella
lettura
e
osservando
sul
volto
di
lui
l
'
impressione
disgustosa
ch
'
egli
ne
riceveva
.
-
Roberto
-
riprese
,
-
è
andato
alla
redazione
di
codesto
giornale
.
Gli
si
è
fatto
innanzi
l
'
autore
dell
'
articolo
,
che
è
figlio
,
m
'
hanno
detto
,
d
'
un
tuo
...
schiavo
qui
,
il
Prèola
.
L
'
ha
preso
e
scagliato
contro
una
porta
.
Glielo
hanno
strappato
dalle
mani
...
Ora
costui
,
armato
di
coltello
(
e
l
'
ha
cavato
fuori
!
)
minaccia
d
'
uccidere
;
e
questa
mattina
stessa
è
stato
visto
in
agguato
presso
la
mia
casa
.
Ma
io
non
temo
di
lui
;
temo
che
Roberto
si
comprometta
di
nuovo
e
torni
a
insozzarsi
le
mani
...
Così
volete
combatterlo
?
Don
Ippolito
che
,
seguitando
a
leggere
,
aveva
ascoltato
con
animo
sospeso
il
racconto
,
a
quest
'
ultima
domanda
si
scosse
,
indignato
,
come
se
la
sorella
lo
avesse
percosso
sul
viso
,
accomunandolo
con
quell
'
abietto
che
aveva
scritto
l
'
articolo
.
Si
levò
in
piedi
,
alteramente
;
ma
si
frenò
subito
,
e
andò
a
premere
un
campanello
.
A
Liborio
,
che
subito
si
presentò
su
la
soglia
:
-
Il
Prèola
!
-
ordinò
.
Poco
dopo
il
vecchio
segretario
entrò
curvo
,
ossequioso
,
anzi
strisciante
,
quasi
cacciato
lì
dentro
a
frustate
.
Vestiva
un
'
ampia
e
greve
napoleona
.
Dal
colletto
basso
,
troppo
largo
,
la
grossa
testa
calva
,
inteschiata
,
sbarbata
,
gli
usciva
come
quella
d
'
un
vitello
scorticato
.
-
Eccellenza
...
eccellenza
...
-
Manda
subito
a
chiamare
tuo
figlio
a
Girgenti
,
-
comandò
il
principe
.
-
Che
venga
subito
qua
!
Debbo
parlargli
.
-
Eccellenza
,
mi
conceda
,
-
s
'
arrischiò
a
dire
il
Prèola
,
storcendosi
e
curvandosi
vieppiù
,
con
una
mano
sul
petto
,
mentre
la
trama
delle
vene
gli
si
gonfiava
sul
cranio
paonazzo
,
-
mi
conceda
che
all
'
eccellentissima
sua
signora
sorella
io
,
umilmente
...
-
Basta
,
basta
,
basta
!
-
gridò
seccamente
il
principe
.
-
So
io
quel
che
debbo
dire
a
tuo
figlio
.
Anzi
,
ascolta
!
Mi
fa
troppo
schifo
,
e
non
voglio
né
vederlo
,
né
parlargli
.
Gli
dirai
tu
che
se
si
arrischia
ancora
a
mostrare
la
sua
laida
grinta
per
le
vie
di
Girgenti
,
tu
sei
messo
alla
strada
:
ti
caccio
via
su
due
piedi
!
Inteso
?
Il
Prèola
cavò
un
fazzoletto
dalla
tasca
posteriore
della
napoleona
e
approvò
,
approvò
più
volte
,
asciugandosi
il
cranio
;
poi
si
portò
il
fazzoletto
agli
occhi
e
si
scosse
tutto
per
un
impeto
di
singhiozzi
:
-
Sforcato
...
sforcato
...
-
gemette
.
-
Mi
disonora
,
eccellenza
...
Lo
manderò
via
,
a
Tunisi
...
Ho
già
fatto
le
pratiche
...
Intanto
subito
,
lo
faccio
venire
qua
.
Mi
perdoni
,
mi
compatisca
,
eccellenza
.
E
uscì
,
rinculando
,
ossequiando
,
col
fazzoletto
su
la
bocca
.
Donna
Caterina
si
alzò
.
Con
questo
,
-
le
disse
don
Ippolito
,
-
non
intendo
affatto
di
derogare
a
me
stesso
,
alla
lotta
per
i
miei
principii
,
contro
tuo
figlio
.
Donna
Caterina
alzò
gli
occhi
a
un
grande
ritratto
a
olio
di
Francesco
II
,
a
un
altro
del
Re
Bomba
,
che
troneggiavano
nel
magnifico
salone
,
da
una
parete
:
chinò
il
capo
e
disse
:
-
Sta
bene
.
Non
desidero
altro
.
E
si
mosse
per
uscire
.
-
Caterina
!
-
chiamò
don
Ippolito
,
quand
'
ella
era
già
presso
l
'
uscio
.
-
Te
ne
vai
così
?
Forse
non
ci
rivedremo
mai
più
...
Tu
sei
venuta
qua
...
-
Come
dall
'
altro
mondo
...
-
diss
'
ella
,
crollando
il
capo
.
-
E
non
t
'
avrei
riconosciuta
,
-
soggiunse
il
fratello
.
-
Perché
...
attendi
un
po
'
qua
:
ti
farò
vedere
come
io
ti
ricordavo
,
Caterina
.
Corse
a
prendere
dallo
scrigno
nella
camera
da
letto
il
medaglioncino
in
miniatura
,
e
glielo
mostrò
:
-
Guarda
...
Ti
ricordi
?
Donna
Caterina
provò
dapprima
come
un
urto
violento
alla
vista
della
sua
immagine
giovanile
,
e
ritrasse
il
capo
;
poi
prese
dalle
mani
di
lui
il
medaglioncino
,
si
appressò
al
balcone
e
si
mise
a
contemplarlo
.
Da
un
pezzo
quegli
occhi
quasi
spenti
non
avevano
più
lacrime
,
e
l
'
ebbero
.
Pianse
silenziosamente
anche
lui
,
il
fratello
.
-
Lo
vuoi
?
-
le
disse
infine
.
Ella
negò
col
capo
,
asciugandosi
gli
occhi
col
fazzoletto
listato
di
nero
,
e
gli
porse
in
fretta
il
medaglioncino
.
-
Morta
,
-
disse
.
-
Addio
.
Don
Ippolito
l
'
accompagnò
a
piè
della
villa
;
l
'
ajutò
a
montare
in
vettura
;
le
baciò
lungamente
la
mano
;
poi
la
seguì
con
gli
occhi
,
finché
la
vettura
non
svoltò
dal
breve
viale
a
manca
per
uscire
dal
cancello
.
Là
uno
della
compagnia
,
in
divisa
borbonica
,
pensò
bene
d
'
impostarsi
militarmente
per
presentar
le
armi
.
Don
Ippolito
se
n
'
accorse
e
si
scrollò
rabbiosamente
.
-
Codeste
pagliacciate
!
-
muggì
fulminando
con
gli
occhi
capitan
Sciaralla
,
che
si
trovava
presso
il
vestibolo
.
Risalì
alla
villa
,
si
chiuse
in
camera
,
e
di
lì
mandò
a
far
le
scuse
a
don
Illuminato
,
se
per
quel
giorno
non
lo
tratteneva
a
desinare
con
lui
.
Monsignor
Montoro
arrivò
alle
quattro
del
pomeriggio
con
la
sua
vettura
silenziosa
,
tirata
da
un
pajo
di
vispi
muletti
accappucciati
.
Lo
accompagnava
Vincente
De
Vincentis
,
l
'
arabista
,
che
aveva
lasciato
quel
giorno
la
biblioteca
di
Itria
per
il
vicino
palazzo
vescovile
e
s
'
era
sfogato
a
parlare
per
tutti
i
giorni
e
i
mesi
,
in
cui
,
quasi
avesse
lasciato
la
lingua
per
segnalibro
tra
un
foglio
e
l
'
altro
di
quei
benedetti
codici
arabi
,
restava
muto
come
un
pesce
.
Aveva
parlato
anche
in
vettura
,
durante
il
tragitto
,
con
certi
scatti
e
schizzi
e
sbruffi
che
gli
scotevano
tutto
il
corpicciuolo
ossuto
,
sparuto
,
convulso
.
Gli
occhi
duri
,
dietro
le
lenti
fortissime
da
miope
,
nel
volto
scavato
,
sanguigno
,
avevano
la
fissità
della
pazzia
.
Parecchie
volte
il
vescovo
con
le
mani
molli
feminee
e
la
voce
melata
,
dalle
inflessioni
misurate
e
quasi
soffuse
di
pura
autorità
protettrice
,
gli
aveva
consigliato
calma
,
calma
;
gli
consigliò
adesso
,
piano
,
prudenza
,
prudenza
,
oltrepassando
il
cancello
della
villa
tra
il
riverente
ossequio
degli
uomini
di
guardia
;
e
,
di
nuovo
,
col
gesto
,
prudenza
,
prima
di
smontare
dalla
vettura
.
I
due
ospiti
furono
subito
introdotti
da
Liborio
nel
salone
;
ma
confidenzialmente
il
vescovo
si
permise
d
'
uscire
sul
terrazzo
marmoreo
aggettato
su
le
colonne
del
vestibolo
esterno
,
per
godere
del
grandioso
spettacolo
della
campagna
e
del
mare
.
Si
delineava
tutta
di
lassù
la
lontana
riviera
su
l
'
aspro
azzurro
del
mare
sconfinato
,
da
Punta
Bianca
,
a
levante
,
che
pareva
uno
sprone
d
'
argento
,
via
via
,
con
insenature
e
lunate
più
o
meno
lievi
fino
a
Monte
Rossello
a
ponente
,
di
cui
soltanto
nella
notte
si
vedeva
il
faro
sanguigno
.
Solo
per
breve
tratto
,
quasi
nel
mezzo
della
dolce
amplissima
curva
,
la
riviera
era
interrotta
dalla
foce
dell
'
Hypsas
.
Don
Ippolito
sopravvenne
poco
dopo
,
premuroso
,
non
ancor
ben
rimesso
dal
grave
turbamento
che
la
visita
della
sorella
gli
aveva
cagionato
.
-
Ho
condotto
con
me
il
nostro
De
Vincentis
,
-
disse
subito
monsignor
Montoro
,
-
perché
vorrebbe
vedere
non
so
che
cosa
nel
vostro
Museo
,
caro
principe
.
Lo
farete
accompagnare
,
e
noi
resteremo
qua
,
su
questo
pergamo
di
delizia
:
non
saprei
staccarmene
.
Ma
prima
il
De
Vincentis
vorrebbe
rivolgervi
una
preghiera
.
-
Sì
,
-
scattò
questi
,
come
se
avesse
ricevuto
una
scossa
elettrica
.
-
Volevo
venire
da
solo
,
questa
mattina
stessa
.
Monsignore
,
invece
,
no
,
dice
,
meglio
che
vieni
con
me
.
È
una
cosa
molto
seria
,
molto
seria
...
-
Sentiamo
,
-
disse
il
principe
,
invitandolo
col
gesto
a
rimettersi
a
sedere
sulla
seggiola
di
giunco
del
terrazzo
.
Il
De
Vincentis
si
curvò
goffamente
per
vedere
dove
fosse
la
seggiola
;
poi
,
sedendo
e
afferrando
i
bracciuoli
con
le
piccole
mani
secche
e
adunche
,
proruppe
:
-
Don
Ippolito
,
rovinati
!
rovinati
!
-
Ma
no
...
ma
no
...
-
si
provò
a
correggere
Monsignore
,
protendendo
la
mano
gravata
dall
'
anello
vescovile
.
-
Rovinati
,
Monsignore
,
mi
lasci
dire
!
-
ribatté
il
De
Vincentis
;
e
le
cave
gote
sanguigne
gli
diventarono
livide
.
-
E
causa
della
rovina
è
mio
fratello
Niní
!
È
andato
lui
dal
...
dal
...
Ancora
una
volta
le
mani
del
vescovo
si
protesero
;
il
De
Vincentis
le
intravide
a
tempo
e
si
poté
tenere
.
Ma
già
il
principe
aveva
compreso
.
-
Dal
Salvo
,
-
disse
pacatamente
.
-
So
che
gli
avete
ceduto
...
-
Ninì
!
Ninì
!
-
squittì
il
De
Vincentis
.
-
Primosole
...
Ninì
!
Lui
gliel
'
ha
ceduto
...
Non
so
nulla
io
;
nulla
di
nulla
;
al
bujo
,
cieco
...
E
lui
più
cieco
di
me
,
stupido
,
pazzo
,
innamorato
...
Come
dice
?
Transeat
per
Primosole
...
Sì
!
Ci
ho
fatto
la
croce
...
benché
...
benché
il
podere
solo
,
sa
,
è
stato
pagato
,
e
in
un
modo
che
fa
ridere
...
-
Ma
no
,
perché
?
-
interruppe
di
nuovo
,
serio
,
Monsignore
.
-
Piangere
,
allora
!
-
rimbeccò
il
De
Vincentis
,
che
aveva
già
perduto
le
staffe
.
-
Va
bene
?
Ottantacinquemila
lire
,
e
la
villa
in
groppa
!
La
villa
di
mia
madre
,
là
...
E
con
la
mano
accennò
verso
levante
,
oltre
il
greppo
dello
Sperone
,
al
colle
più
alto
,
detto
di
Torre
che
parla
,
dall
'
aspetto
d
'
un
leone
posato
,
a
cui
faceva
da
giubba
un
folto
bosco
di
ulivi
.
-
Quarantaduemila
,
-
riprese
,
-
erano
di
cambiali
scadute
:
il
resto
,
sfumato
,
volato
via
in
meno
di
due
anni
?
Dove
?
ora
sento
che
si
tratta
di
cedere
al
Salvo
anche
le
terre
di
Milione
.
E
che
ci
resta
?
I
debiti
col
Salvo
...
gli
altri
debiti
...
Lo
so
,
ho
saputo
...
Lei
sposerà
,
dice
,
la
sorella
...
donna
Adelaide
...
-
E
che
c
'
entra
?
-
domandò
,
stordito
,
dolente
,
il
principe
,
guardando
monsignor
Montoro
.
-
Mi
congratulo
,
badi
,
mi
congratulo
...
-
soggiunse
subito
il
De
Vincentis
,
rosso
come
un
gambero
.
-
Noi
però
siamo
rovinati
!
E
si
alzò
per
non
far
vedere
le
lagrime
sotto
le
lenti
cerchiate
d
'
oro
.
Don
Ippolito
guardò
di
nuovo
il
vescovo
.
senza
comprendere
.
-
Vi
dirò
,
-
disse
questi
con
tono
grave
,
di
risentimento
per
la
disubbidienza
del
giovine
e
calò
su
gli
occhi
chiari
,
pallidi
,
globulenti
,
le
palpebre
esilissime
come
veli
di
cipolla
.
-
Vi
dirò
.
So
che
Flaminio
Salvo
ha
già
fatto
donazione
alla
sorella
delle
terre
di
Primosole
e
che
è
disposto
a
farle
donazione
,
quando
sarà
,
anche
di
quelle
del
feudo
di
Milione
.
Ma
sono
addolorato
del
modo
con
cui
il
nostro
Vincente
si
è
espresso
,
perché
...
perché
non
è
il
modo
,
codesto
,
di
parlare
di
persone
onorandissime
,
da
cui
forse
,
senza
saperlo
,
abbiamo
ricevuto
qualche
beneficio
.
Il
De
Vincentis
,
che
stava
con
le
spalle
voltate
ad
asciugarsi
gli
occhi
,
si
voltò
a
queste
ultime
parole
del
vescovo
.
-
Beneficio
?
-
Sì
,
figliuolo
.
Tu
non
puoi
comprenderlo
perché
disgraziatamente
non
ti
sei
dato
mai
cura
de
'
tuoi
affari
.
Vedi
ora
il
dissesto
e
senti
il
bisogno
d
'
incolparne
qualcuno
,
a
torto
;
invece
di
portarvi
rimedio
.
Non
eri
venuto
qua
per
questo
?
Il
De
Vincentis
,
che
non
poteva
ancora
parlare
dalla
commozione
,
chinò
più
volte
il
capo
.
-
È
meglio
-
riprese
Monsignore
,
-
che
tu
vada
giù
;
col
vostro
permesso
,
principe
.
Esporrò
io
il
tuo
desiderio
.
Don
Ippolito
si
alzò
e
invitò
il
De
Vincentis
a
seguirlo
;
poi
,
su
la
scala
,
lo
affidò
a
Liborio
,
cui
diede
la
chiave
del
Museo
,
e
ritornò
dal
vescovo
,
che
lo
accolse
con
un
sospiro
,
scotendo
le
mani
intrecciate
.
-
Due
sciagurati
,
lui
e
il
fratello
!
Flaminio
Salvo
,
vi
assicuro
,
principe
,
ha
usato
loro
un
trattamento
da
vero
amico
.
Senz
'
alcuna
...
non
diciamo
usura
per
carità
,
non
se
ne
parla
nemmeno
;
senz
'
alcun
interesse
ha
prestato
loro
dapprima
somme
rilevantissime
;
ha
avuto
poi
offerta
da
loro
stessi
una
terra
,
di
cui
egli
,
banchiere
,
dedito
ai
commercii
,
capirete
,
non
sa
che
farsi
:
un
altro
creditore
avrebbe
mandato
al
pubblico
incanto
la
terra
,
per
riavere
il
suo
danaro
.
Egli
invece
ha
fatto
all
'
amichevole
e
ha
continuato
a
tenere
aperta
la
cassa
ai
due
fratelli
che
spendono
,
spendono
...
non
so
come
,
in
che
cosa
...
senza
vizii
,
poverini
,
bisogna
dirlo
,
ottimi
,
ottimi
giovani
,
ma
di
poco
cervello
.
Il
fatto
è
che
navigano
proprio
in
cattive
acque
.
-
Vorrebbero
ajuto
da
me
?
-
domandò
don
Ippolito
,
con
un
tono
che
lasciava
intendere
che
sarebbe
stato
dispostissimo
a
darlo
.
-
No
,
no
,
-
rispose
afflitto
Monsignore
.
-
Una
preghiera
che
,
stimo
,
non
potrà
avere
alcun
effetto
.
Il
De
Vincentis
crede
che
Ninì
,
suo
fratello
minore
,
sia
innamorato
della
figlia
di
Flaminio
Salvo
,
e
...
-
E
...
?
-
fece
il
principe
.
Ma
aveva
già
compreso
;
e
il
dialogo
terminò
sicilianamente
in
uno
scambio
di
gesti
espressivi
.
Don
Ippolito
si
pose
le
mani
sul
petto
e
domandò
con
gli
occhi
:
«
Dovrei
farne
io
la
richiesta
al
Salvo
?
»
.
Monsignore
assentì
malinconicamente
col
capo
;
col
capo
dapprima
negò
l
'
altro
,
poi
alzò
le
spalle
e
una
mano
a
un
gesto
vago
,
per
significare
:
«
Non
lo
faccio
;
ma
quand
'
anche
lo
facessi
?...»
.
Monsignore
sospirò
,
e
basta
.
Stettero
un
pezzo
in
silenzio
entrambi
.
Don
Ippolito
,
già
da
parecchi
anni
,
avvertiva
confusamente
che
quel
monsignor
Montoro
gli
era
non
tanto
davanti
agli
occhi
,
quanto
nello
spirito
,
un
grave
ingombro
,
quasi
che
col
peso
inerte
di
quelle
sue
carni
rosee
troppo
curate
si
adagiasse
a
impedire
che
tante
cose
attorno
a
lui
e
per
mezzo
di
lui
si
movessero
.
Quali
,
in
verità
,
non
avrebbe
saputo
dire
;
ma
certo
,
con
quella
figura
lì
,
con
quella
mollezza
rosea
inerte
ingombrante
,
molte
e
molte
colui
doveva
trascurarne
,
che
forse
un
altro
,
al
posto
suo
,
più
àlacre
e
men
femineo
,
avrebbe
mosse
,
anzi
scosse
e
avviate
.
Dal
canto
suo
,
Monsignore
avvertiva
,
che
tra
lui
e
il
principe
c
'
era
un
sentimento
non
ben
definibile
,
che
spesso
da
una
parte
e
dall
'
altra
s
'
arricciava
,
si
ritraeva
,
lasciando
tra
loro
un
vuoto
impiccioso
,
dal
quale
venisse
dentro
a
ciascuno
de
'
due
una
certa
lieve
acredine
rodente
.
Forse
questo
vuoto
era
fatto
da
un
argomento
,
che
Monsignore
sapeva
di
non
poter
toccare
,
e
che
pure
era
tanta
parte
della
vita
del
principe
:
cioè
,
i
suoi
studii
archeologici
,
il
suo
culto
per
le
antiche
memorie
.
Non
poteva
toccarlo
,
quest
'
argomento
,
per
timore
che
fosse
pretesto
a
don
Ippolito
di
riparlargli
d
'
una
cosa
,
di
cui
egli
,
uomo
di
mondo
e
senza
ubbìe
d
'
alcuna
sorta
,
non
voleva
sapere
.
Più
volte
il
principe
aveva
cercato
d
'
indurlo
a
consacrare
almeno
una
piccola
parte
della
sua
cospicua
mensa
vescovile
al
restauro
dell
'
antico
Duomo
,
insigne
monumento
d
'
arte
normanna
,
deturpato
nel
Settecento
da
orribili
sostruzioni
di
stucco
e
volgarissime
dorature
.
Egli
s
'
era
rifiutato
,
dicendogli
che
,
se
mai
fosse
riuscito
a
metter
da
parte
qualche
risparmio
,
lo
avrebbe
piuttosto
destinato
a
costituire
una
rendita
,
per
cui
al
convento
di
Sant
'
Alfonso
,
lì
presso
la
cattedrale
,
potessero
ritornare
i
Padri
Liguorini
cacciati
dopo
il
1860
.
A
don
Ippolito
non
importava
nulla
dei
miglioramenti
arrecati
alla
sua
città
natale
dalle
nuove
amministrazioni
succedute
alle
decurie
e
agli
intendenti
del
suo
tempo
.
Per
quanto
non
si
desse
requie
nella
lotta
e
mostrasse
animo
risoluto
a
raggiungerne
il
fine
,
non
aveva
più
fiducia
,
in
fondo
,
di
potere
un
giorno
rivedere
la
città
,
da
cui
s
'
era
esiliato
.
La
vedeva
col
pensiero
,
com
'
era
prima
di
quell
'
anno
fatale
,
ancora
coi
burgi
e
gli
stazzoni
,
cioè
coi
pagliaj
e
le
fornaci
nella
piazza
paludosa
fuori
Porta
di
Ponte
;
ancora
coi
tre
crocioni
del
Calvario
sul
declivio
del
colle
,
da
cui
ogni
anno
,
il
venerdì
santo
,
si
faceva
la
predica
a
tutto
il
popolo
lì
adunato
,
e
ancora
con
l
'
antico
giardinetto
che
un
suo
amico
devoto
,
il
colonnello
Flores
,
comandante
la
guarnigione
borbonica
,
per
ingraziarsi
gli
animi
dei
cittadini
,
vi
aveva
fatto
costruire
dieci
anni
prima
della
rivoluzione
.
Sapeva
che
quel
giardinetto
era
stato
abbattuto
per
ingrandire
il
piano
dalla
parte
che
guarda
il
mare
;
e
sapeva
che
su
la
vasta
piazza
sorge
adesso
un
gran
palazzo
,
destinato
agli
ufficii
della
Provincia
e
sede
della
Prefettura
.
Ma
anche
questa
era
per
lui
un
'
usurpazione
indegna
,
perché
la
prima
pietra
di
quel
palazzo
era
stata
posta
nel
1858
da
un
munifico
vescovo
,
che
voleva
farne
un
grande
ospizio
per
i
poveri
,
onde
ancora
i
vecchi
lo
chiamavano
il
Palazzo
della
Beneficenza
.
Gli
sarebbe
piaciuto
che
il
Duomo
fosse
restaurato
da
monsignor
Montoro
,
perché
le
chiese
...
eh
,
quelle
non
erano
edifizii
che
la
nuova
gente
potesse
aver
piacere
d
'
abbellire
;
ed
eran
la
sola
cosa
,
di
cui
egli
sentisse
profondo
il
rimpianto
.
Gli
arrivavano
lì
,
nel
suo
esilio
,
le
voci
delle
campane
delle
chiese
più
vicine
.
Egli
le
riconosceva
tutte
,
e
diceva
:
-
Ecco
,
ora
suona
la
Badìa
Grande
...
ora
suona
San
Pietro
...
ora
suona
San
Francesco
...
Arrivò
,
anche
quella
sera
,
a
rompere
il
lungo
silenzio
,
in
cui
egli
e
il
vescovo
lì
sul
terrazzo
eran
caduti
,
il
suono
dell
'
avemaria
dalla
chiesetta
di
San
Pietro
.
Il
cielo
,
poc
'
anzi
d
'
un
turchino
intenso
,
s
'
era
tutto
soffuso
di
viola
;
e
sotto
,
nella
campagna
già
raccolta
nella
prima
ombra
,
spiccava
tra
i
mandorli
spogli
una
fila
di
alti
cipressi
notturni
,
come
un
vigile
drappello
a
guardia
del
vicino
tempio
della
Concordia
,
maestoso
,
sul
ciglione
.
Monsignor
Montoro
si
tolse
lo
zucchetto
,
si
curvò
un
poco
,
chiudendo
gli
occhi
;
il
principe
si
segnò
,
e
tutti
e
due
recitarono
mentalmente
la
preghiera
.
-
Avete
sentito
di
questi
scandali
,
-
disse
poi
il
vescovo
gravemente
,
-
che
turberanno
certo
la
nostra
tranquilla
diocesi
?
Don
Ippolito
chinò
più
volte
il
capo
,
con
gli
occhi
socchiusi
.
-
È
stata
qui
mia
sorella
.
-
Qui
?
-
domandò
con
vivo
stupore
il
vescovo
.
Don
Ippolito
allora
gli
parlò
brevemente
della
visita
e
della
violenta
scossa
ch
'
egli
ne
aveva
avuto
.
-
Oh
comprendo
!
comprendo
!
-
esclamò
Monsignore
,
scotendo
le
bianche
mani
intrecciate
e
socchiudendo
gli
occhi
anche
lui
.
-
Come
ridotta
...
-
sospirò
don
Ippolito
profondamente
.
Per
cangiar
tono
al
discorso
,
monsignor
Montoro
,
dopo
aver
tirato
dentro
aria
e
aria
,
sbuffò
:
-
E
intanto
il
nostro
paladino
vuol
montare
a
ogni
costo
in
arcione
;
e
sarà
un
nuovo
scandalo
,
che
avrei
voluto
almeno
evitare
...
-
Capolino
?
-
domandò
,
accigliandosi
,
don
Ippolito
.
-
Battersi
?
-
Ma
sì
!
Aggredito
...
-
Lui
?
Il
Prèola
!
-
Lui
,
anche
lui
!
Non
sapete
tutto
,
dunque
?
Il
nostro
Capolino
fu
aggredito
la
mattina
da
un
tal
Verònica
,
che
si
trovava
insieme
con
l
'
Agrò
,
che
tanto
m
'
addolora
...
-
Non
me
lo
disse
,
-
mormorò
quasi
tra
sé
don
Ippolito
.
-
Perché
pare
,
-
spiegò
Monsignore
,
-
almeno
a
quel
che
si
dice
in
paese
,
pare
che
l
'
Auriti
non
sapesse
della
rissa
della
mattina
.
Basta
.
Bisognerà
chiudere
un
occhio
,
perché
lo
sfregio
,
eh
,
lo
sfregio
è
stato
molto
grave
:
gli
hanno
strappato
il
giornale
in
faccia
,
su
la
pubblica
via
...
Sapete
che
il
nostro
Capolino
è
focoso
,
cavaliere
compito
...
Non
è
stato
possibile
ridurlo
a
ragione
,
all
'
osservanza
del
precetto
cristiano
...
Ha
già
mandato
il
cartello
di
sfida
...
-
So
che
tira
bene
di
spada
,
-
disse
don
Ippolito
,
cupo
e
fiero
.
-
In
fin
dei
conti
,
non
sarà
male
dare
una
lezione
a
uno
di
costoro
per
abbassare
a
tutti
la
cresta
.
Per
me
,
Monsignore
,
l
'
ho
dichiarato
alla
stessa
mia
sorella
,
lotta
senza
quartiere
!
-
Ma
sì
!
la
vittoria
,
la
vittoria
sarà
nostra
senza
dubbio
,
-
concluse
il
vescovo
.
Seguì
un
altro
silenzio
;
poi
Monsignore
domandò
,
riscotendosi
:
-
Landino
?
-
come
se
per
caso
gli
fosse
venuto
di
far
quella
domanda
,
ch
'
era
in
fondo
la
vera
ragione
della
sua
visita
.
Aveva
combinato
lui
quelle
prossime
nozze
di
Adelaide
Salvo
con
don
Ippolito
;
aveva
lasciato
intendere
a
questo
che
solo
per
un
riguardo
a
lui
Flaminio
Salvo
consentiva
che
la
sorella
contraesse
quel
matrimonio
illegittimo
,
almeno
a
giudizio
della
società
civile
;
ma
voleva
-
ed
era
giusto
-
che
il
figlio
del
primo
letto
riconoscesse
la
seconda
madre
,
e
fosse
presente
alla
celebrazione
religiosa
:
trattando
con
gentiluomini
di
quella
sorte
,
questo
solo
atto
di
presenza
gli
sarebbe
bastato
.
Don
Ippolito
s
'
infoscò
.
Dopo
una
lunga
lotta
con
se
stesso
,
aveva
scritto
al
figlio
che
gli
era
cresciuto
sempre
lontano
;
prima
a
Palermo
nella
casa
dei
Montalto
,
poi
a
Roma
,
e
col
quale
perciò
non
aveva
alcuna
confidenza
.
Lo
sapeva
d
'
idee
e
di
sentimenti
al
tutto
opposti
ai
suoi
,
quantunque
non
fosse
mai
venuto
con
lui
ad
alcuna
discussione
.
Era
molto
malcontento
del
modo
con
cui
gli
aveva
comunicato
la
decisione
di
contrarre
queste
seconde
nozze
e
del
modo
con
cui
gli
aveva
espresso
il
desiderio
di
averlo
a
Colimbètra
per
l
'
avvenimento
.
Troppe
ragioni
in
iscusa
:
la
solitudine
,
l
'
età
,
il
bisogno
di
cure
affettuose
...
Gli
pareva
d
'
essersi
avvilito
agli
occhi
del
figlio
.
Il
disgusto
però
e
l
'
avvilimento
non
erano
soltanto
per
effetto
d
'
una
lettera
mal
riuscita
:
provenivano
da
una
causa
più
intima
e
profonda
nel
cuore
di
lui
.
Senza
troppo
volerlo
da
principio
,
s
'
era
lasciato
persuadere
a
ridurre
a
effetto
un
disegno
stimato
su
le
prime
inattuabile
;
superato
l
'
ostacolo
della
sua
grave
pretesa
,
trovata
la
sposa
,
stabilite
le
nozze
,
d
'
un
tratto
s
'
era
veduto
stretto
da
un
impegno
non
ben
ponderato
avanti
,
e
non
aveva
potuto
più
tirarsi
indietro
per
nessuna
ragione
.
La
famiglia
Salvo
,
se
non
aveva
titoli
nobiliari
,
era
pur
d
'
antico
sangue
,
conveniente
l
'
età
della
sposa
;
nulla
in
fondo
da
ridire
su
l
'
immagine
che
gli
avevano
mostrata
di
donna
Adelaide
in
una
fotografia
;
e
poi
la
soddisfazione
per
la
deferenza
ai
suoi
principii
politici
e
religiosi
...
Sì
,
sì
;
ma
la
memoria
venerata
di
donna
Teresa
Montalto
?
e
l
'
avvilimento
per
la
coscienza
della
propria
debolezza
?
Non
aveva
saputo
resistere
allo
sgomento
che
gl
'
incuteva
segretamente
,
da
qualche
tempo
in
qua
,
la
solitudine
,
la
sera
,
quando
si
chiudeva
in
camera
e
,
guardandosi
le
mani
,
si
dava
a
pensare
che
...
sì
,
la
morte
è
sempre
accanto
a
tutti
,
bimbi
,
giovani
,
vecchi
,
invisibile
,
pronta
a
ghermire
da
un
momento
all
'
altro
;
ma
allorché
man
mano
si
fa
sempre
più
prossimo
il
limite
segnato
alla
vita
umana
e
già
per
tanti
anni
e
tanto
cammino
si
è
sfuggiti
comunque
all
'
assalto
di
questa
compagna
invisibile
,
scema
da
un
canto
,
grado
grado
,
l
'
illusione
d
'
un
probabile
scampo
,
e
cresce
dall
'
altro
e
s
'
impone
il
sentimento
gelido
e
oscuro
della
tremenda
necessità
di
incontrarla
,
di
trovarsi
a
un
tratto
a
tu
per
tu
con
essa
in
quella
strettura
del
tempo
che
avanza
.
E
sentiva
mancarsi
il
respiro
;
si
sentiva
stringer
la
gola
da
un
'
angoscia
inesprimibile
.
Le
sue
mani
gli
facevano
orrore
.
Soltanto
le
mani
in
lui
,
per
ora
,
erano
da
vecchio
:
ingrossate
le
nocche
,
la
pelle
aggrinzita
.
Sì
,
le
sue
mani
avevano
cominciato
a
morire
.
Gli
si
intorpidivano
spesso
.
E
non
poteva
più
,
la
notte
,
stando
a
giacer
supino
sul
letto
,
vedersele
congiunte
sul
ventre
.
Ma
quella
era
pure
la
sua
positura
naturale
:
doveva
distendersi
così
per
conciliare
il
sonno
.
Ebbene
,
no
:
si
vedeva
morto
,
con
quelle
mani
fredde
come
di
pietra
sul
ventre
;
e
subito
si
scomponeva
,
prendeva
un
'
altra
positura
,
e
smaniava
a
lungo
.
Per
questo
aveva
manifestato
il
desiderio
d
'
un
'
intima
compagnia
;
e
il
desiderio
,
ecco
,
si
attuava
;
ma
egli
ne
provava
in
segreto
stizza
e
avvilimento
.
Gli
pareva
che
questo
suo
desiderio
avesse
acquistato
su
lui
una
volontà
che
non
era
più
la
sua
.
Altri
infatti
lo
aveva
assunto
e
lo
guidava
e
trascinava
lui
,
che
non
poteva
più
opporsi
:
come
il
cavallo
,
che
aveva
dato
la
prima
spinta
a
una
vettura
in
discesa
,
ora
dalla
vettura
stessa
si
sentiva
premere
e
spingere
suo
malgrado
.
-
Nessuna
risposta
?
-
soggiunse
Monsignore
,
per
rompere
subito
il
fosco
silenzio
in
cui
il
principe
s
'
era
chiuso
.
-
Bene
,
bene
;
tanto
per
sapere
.
Risponderà
.
Intanto
...
ecco
:
abbiamo
parlato
con
Flaminio
circa
alla
presentazione
.
Si
può
fare
a
Valsanìa
,
è
vero
?
Donna
Adelaide
scenderà
a
visitar
la
nipote
e
la
povera
cognata
;
voi
,
di
qua
stesso
,
per
lo
stradone
,
senza
toccar
la
città
,
vi
recherete
a
visitare
il
fratello
e
i
vostri
ospiti
.
Va
bene
così
?
In
settimana
.
Sceglierete
voi
il
giorno
.
-
Subito
,
-
disse
il
principe
,
riavendosi
con
una
mossa
energica
.
-
Domani
.
-
Troppo
presto
...
-
osservò
sorridendo
Monsignore
.
-
Bisognerà
avvertire
...
dar
tempo
...
Doman
l
'
altro
poi
,
no
:
è
martedì
.
Le
donne
,
sapete
bene
,
badano
a
codeste
cose
.
Sarà
per
mercoledì
.
E
si
alzò
,
con
stento
e
con
riguardo
per
la
sua
molle
rosea
grassezza
donnescamente
curata
,
sospirando
:
-
Bene
eveniat
!
Quel
povero
figliuolo
...
-
soggiunse
poi
,
alludendo
al
De
Vincentis
.
-
Si
trovasse
modo
di
tranquillarlo
...
Ne
sarei
proprio
lieto
...
Mah
!
A
piè
della
scala
monsignor
Montoro
trattenne
il
principe
e
,
indicando
la
porta
del
Museo
ove
era
il
De
Vincentis
,
disse
piano
:
-
Non
vi
fate
vedere
.
Lo
saluterete
dal
terrazzo
.
Buona
sera
.
Il
principe
gli
baciò
la
mano
e
risalì
la
scala
.
Poco
dopo
dal
terrazzo
s
'
inchinò
al
vescovo
e
salutò
con
la
mano
il
De
Vincentis
che
si
scappellava
,
evidentemente
senza
scorgerlo
.
Rimase
lì
,
seduto
presso
la
balaustrata
a
guardar
nella
campagna
l
'
ombra
che
man
mano
s
'
incupiva
,
la
striscia
rossastra
del
crepuscolo
che
diveniva
livida
e
quasi
fumosa
sul
cerulo
mare
lontano
,
su
cui
,
laggiù
in
fondo
,
nereggiavano
gli
uliveti
di
Montelusa
,
a
destra
della
lucida
foce
dell
'
Hypsas
.
In
mezzo
al
cielo
cominciava
ad
accendersi
la
falce
della
luna
.
Don
Ippolito
guardò
i
Tempii
che
si
raccoglievano
austeri
e
solenni
nell
'
ombra
,
e
sentì
una
pena
indefinita
per
quei
superstiti
d
'
un
altro
mondo
e
d
'
un
'
altra
vita
.
Tra
tanti
insigni
monumenti
della
città
scomparsa
solo
ad
essi
era
toccato
in
sorte
di
veder
quegli
anni
lontani
:
vivi
essi
soli
già
,
tra
la
rovina
spaventevole
della
città
;
morti
ora
essi
soli
in
mezzo
a
tanta
vita
d
'
alberi
palpitanti
,
nel
silenzio
,
di
foglie
e
d
'
ali
.
Dal
prossimo
poggio
di
Tamburello
pareva
che
movesse
al
tempio
di
Hera
Lacinia
,
sospeso
lassù
,
quasi
a
precipizio
sul
burrone
dell
'
Akragas
,
una
lunga
e
folta
teoria
d
'
antichi
chiomati
olivi
;
e
uno
era
là
,
innanzi
a
tutti
,
curvo
sul
tronco
ginocchiuto
,
come
sopraffatto
dalla
maestà
imminente
delle
sacre
colonne
;
e
forse
pregava
pace
per
quei
clivi
abbandonati
,
pace
da
quei
Tempii
,
spettri
d
'
un
altro
mondo
e
di
ben
altra
vita
.
Sonò
a
un
tratto
,
nel
bujo
sopravvenuto
,
il
chiurlo
lontano
d
'
un
assiolo
,
come
un
singulto
.
Don
Ippolito
si
sentì
stringere
improvvisamente
la
gola
da
un
nodo
di
pianto
.
Guardò
le
stelle
che
già
sfavillavano
nel
cielo
,
e
gli
parve
che
al
loro
lucido
tremolìo
rispondesse
dalle
campagne
deserte
il
tremulo
canto
sonoro
dei
grilli
.
Poi
vide
oltre
il
burrone
del
fiume
,
a
levante
,
vacillare
il
lume
di
quattro
lanterne
cieche
su
per
l
'
aspro
greppo
dello
Sperone
.
Era
Sciaralla
,
che
si
arrampicava
coi
tre
compagni
per
montar
la
vana
guardia
alla
casermuccia
lassù
.
CAPITOLO
QUINTO
Appena
il
primo
albore
filtrò
lieve
attraverso
le
foglie
coriacee
del
caprifico
in
fondo
alla
vigna
,
Mauro
Mortara
,
che
vi
stava
sotto
,
con
le
spalle
appoggiate
al
tronco
,
aggrottò
le
ciglia
,
ritirò
le
braccia
e
stirò
la
schiena
rugliando
;
poi
s
'
allargò
tutto
in
un
lungo
sbadiglio
e
si
rilassò
richiudendo
gli
occhi
come
a
cercar
di
nuovo
il
tepido
bujo
del
sonno
;
ma
udì
un
gallo
cantare
da
un
'
aja
lontana
,
un
altro
da
più
lontano
rispondere
;
udì
un
frullo
d
'
ali
vicino
,
e
si
riscosse
.
I
tre
mastini
,
accucciati
sotto
l
'
albero
intorno
a
lui
,
lo
guardavano
con
occhi
umidi
,
intenti
,
salutandolo
amorosamente
con
la
coda
.
Ma
il
padrone
li
guatò
,
seccato
che
lo
avessero
veduto
dormire
;
poi
si
guatò
le
gambe
distese
aperte
,
rigide
,
su
la
terra
cretosa
della
vigna
;
si
scrollò
dalle
spalle
il
cappotto
d
'
albagio
;
si
stropicciò
gli
occhi
acquosi
col
dorso
delle
mani
,
cavò
in
fine
dalla
sacca
,
pendula
da
un
ramo
,
tre
tozzi
di
pan
secco
e
li
buttò
in
bocca
alle
bestie
;
si
tirò
su
su
in
piedi
e
,
appeso
il
cappotto
all
'
albero
,
lo
schioppo
alla
spalla
,
si
mosse
ancor
mezzo
trasognato
per
la
vigna
.
Non
gli
riusciva
più
vegliar
tutta
la
notte
:
guardingo
,
a
una
cert
'
ora
,
come
se
qualcuno
se
ne
potesse
accorgere
,
andava
a
rintanarsi
sotto
quel
caprifico
;
per
poco
,
diceva
a
se
stesso
;
ma
stentava
a
destarsi
di
giorno
in
giorno
vieppiù
.
Le
gambe
non
eran
più
quelle
d
'
una
volta
;
anche
la
forza
del
polso
non
era
più
quella
.
Ah
,
la
sua
bella
vigna
!
Forse
il
vino
di
quell
'
anno
lo
avrebbe
ancora
bevuto
;
ma
quello
dell
'
anno
venturo
?
Diede
una
spallata
,
come
per
dire
:
«
Oh
,
alla
fin
fine
...
»
,
e
tornò
a
sbadigliare
a
quella
prima
luce
del
giorno
che
pareva
provasse
pena
a
ridestare
la
terra
alle
fatiche
;
guardò
la
distesa
vasta
dei
campi
,
da
cui
tardava
a
diradarsi
l
'
ultimo
velo
d
'
ombra
della
notte
;
poi
si
voltò
a
guardare
il
mare
,
laggiù
,
d
'
un
turchino
fosco
,
vaporoso
,
di
tra
le
agavi
ispide
e
i
pingui
ceppi
glauchi
dei
fichidindia
,
che
sorgevano
e
si
storcevano
in
quella
scialba
caligine
.
La
luna
calante
,
sorta
tardi
nella
notte
,
era
rimasta
a
mezzo
cielo
,
sorpresa
dal
giorno
,
e
già
smoriva
nella
crudezza
della
prima
luce
.
Qua
e
là
nella
campagna
entro
quel
velo
lieve
di
nebbiolina
bianchiccia
fumigavano
i
fornelli
dove
si
bruciava
il
mallo
delle
mandorle
,
e
quel
fumichìo
nell
'
immobilità
dell
'
aria
,
saliva
dritto
al
cielo
.
Tuttavia
,
da
due
giorni
,
Mauro
Mortara
era
meno
aggrondato
.
Guardava
ancora
in
cagnesco
la
villa
;
ma
poi
,
pensando
che
Flaminio
Salvo
ogni
mattina
,
a
quell
'
ora
,
se
ne
partiva
in
carrozza
o
per
Girgenti
o
per
Porto
Empedocle
,
e
che
non
vi
ritornava
se
non
a
tarda
sera
,
tirava
un
respiro
di
sollievo
,
Come
se
la
vista
del
cascinone
gli
diventasse
più
lieve
,
sapendo
che
colui
non
c
'
era
.
Vi
rimanevano
,
sì
,
coi
servi
,
la
moglie
e
la
figliuola
;
ma
quella
,
una
povera
pazza
,
tranquilla
e
innocua
;
e
questa
...
-
pareva
impossibile
!
-
questa
,
quantunque
figlia
di
quel
«
malo
cristiano
»
,
non
era
cattiva
,
no
,
anzi
...
E
Mauro
,
senza
volerlo
,
volse
in
giro
uno
sguardo
per
vedere
se
donna
Dianella
fosse
già
per
la
vigna
.
In
pochi
giorni
,
da
che
era
a
Valsanìa
,
s
'
era
rimessa
quasi
del
tutto
;
si
levava
per
tempo
,
ogni
mattina
;
aspettava
che
il
padre
partisse
con
la
carrozza
,
e
veniva
a
raggiunger
lui
là
per
la
vigna
,
e
gli
domandava
tante
cose
della
campagna
:
degli
olivi
,
come
si
governano
;
dei
gelsi
,
che
a
marzo
colgono
sangue
di
nuovo
e
,
quando
sono
in
amore
,
per
gettare
,
son
molli
come
una
pasta
,
poi
si
fermava
sotto
l
'
ombrellone
del
pino
solitario
laggiù
dove
l
'
altipiano
strapiomba
sul
mare
,
per
assistere
alla
levata
del
sole
dalle
alture
della
Crocca
,
in
fondo
in
fondo
all
'
orizzonte
,
livide
prima
,
poi
man
mano
cerulee
,
aeree
e
quasi
fragili
.
Il
primo
a
indorarsi
al
sole
,
ogni
mattina
,
era
quel
pino
là
,
che
si
stagliava
maestoso
su
l
'
azzurro
aspro
e
denso
del
mare
,
su
l
'
azzurro
tenue
e
vano
del
cielo
.
In
pochi
giorni
Dianella
aveva
fatto
il
miracolo
:
l
'
orso
era
domato
.
L
'
aria
del
volto
,
la
nobiltà
gentile
e
pure
altera
del
portamento
,
la
dolcezza
mesta
dello
sguardo
e
del
sorriso
,
la
soavità
della
voce
avevano
fatto
il
miracolo
,
pianamente
,
naturalmente
,
andando
incontro
e
vincendo
la
ruvidezza
ombrosa
del
vecchio
selvaggio
.
Parlando
,
a
volte
,
ella
aveva
nella
voce
e
negli
sguardi
certe
improvvise
opacità
,
come
se
,
di
tratto
in
tratto
,
l
'
anima
le
si
partisse
dietro
qualche
parola
e
le
andasse
lontano
lontano
,
chi
sa
dove
;
smarrita
,
se
tardava
a
ritornarle
,
domandava
:
«
Che
dicevamo
?
»
e
sorrideva
,
perché
lei
stessa
non
sapeva
spiegarsi
ciò
che
le
era
avvenuto
.
Spesso
anche
,
a
ogni
minimo
tocco
rude
della
realtà
,
provava
quasi
un
improvviso
sgomento
,
o
,
piuttosto
,
l
'
impressione
di
un
'
ombra
fredda
che
le
si
serrasse
attorno
,
e
aggrottava
un
po
'
le
ciglia
.
Subito
però
cancellava
con
un
altro
dolce
sorriso
il
gesto
ombroso
involontario
,
sgranando
e
ilarando
gli
occhi
,
rinfrancata
.
«
Perché
mi
si
dovrebbe
far
male
?
»
pareva
dicesse
a
se
stessa
.
«
Non
vado
innanzi
alla
vita
,
fiduciosa
e
serena
?
»
La
fiducia
le
raggiava
da
ogni
atto
,
da
ogni
sguardo
,
e
avvinceva
.
Anche
quei
tre
mastini
feroci
del
Mortara
bisognava
vedere
che
festa
le
facevano
ogni
volta
!
Si
voltavano
anch
'
essi
,
or
l
'
uno
or
l
'
altro
,
a
guardare
verso
la
villa
,
come
se
l
'
aspettassero
.
E
Mauro
,
per
non
allontanarsi
troppo
,
s
'
indugiava
a
esaminare
ora
questo
ora
quel
tralcio
,
i
cui
grappoli
,
tesori
gelosamente
custoditi
,
aveva
già
mostrati
quasi
a
uno
a
Dianella
,
gongolando
accigliato
alle
lodi
ch
'
ella
gli
profondeva
tra
vivaci
esclamazioni
di
meraviglia
:
-
Uh
,
quanti
qua
!
-
Carica
,
eh
?
E
questo
tralcio
,
guardate
...
-
Un
albero
...
pare
un
albero
!
-
E
qua
,
qua
...
-
Oh
,
più
uva
che
pampini
!
E
può
sostenerla
tant
'
uva
,
questa
vite
?
-
Se
non
avrà
male
dal
tempo
...
-
Che
peccato
sarebbe
!
E
questa
?
-
domandava
,
vedendo
qualche
vite
atterrata
.
-
È
stato
il
vento
?
Ah
,
dev
'
essere
ancora
legata
...
Oppure
,
più
là
:
-
E
questi
?
Vitigni
selvaggi
?
Innesti
nuovi
,
ho
capito
.
Evviva
,
evviva
...
Ah
,
c
'
è
pure
compensi
nella
vita
!
E
nella
voce
pareva
avesse
la
gioja
dell
'
aria
pura
e
del
sole
,
quella
stessa
gioja
che
tremava
nella
gola
delle
allodole
.
Per
quel
giorno
Mauro
le
aveva
promesso
una
visita
al
«
camerone
»
del
Generale
:
al
«
santuario
della
libertà
»
.
Ma
i
cani
,
a
un
tratto
,
drizzarono
le
orecchie
;
poi
l
'
uno
dopo
l
'
altro
s
'
avventarono
senza
abbajare
verso
il
sentieruolo
sotto
la
vigna
,
sul
ciglio
del
burrone
.
-
Don
Ma
'
!
Don
Ma
'
!
-
chiamò
poco
dopo
,
di
lì
,
una
voce
affannata
.
Mauro
la
riconobbe
per
quella
di
Leonardo
Costa
,
l
'
amico
di
Porto
Empedocle
;
e
chiamò
a
sé
i
cani
.
-
Te
'
,
Scampirro
!
Te
'
,
Nèula
!
Qua
,
Turco
!
Ma
i
cani
avevano
riconosciuto
anch
'
essi
il
Costa
e
s
'
erano
fermati
al
limite
della
vigna
,
scodinzolandogli
dall
'
alto
.
Sopravvenne
Mauro
.
-
Il
principale
?
È
partito
?
-
gli
domandò
subito
Leonardo
Costa
,
trafelato
,
ansante
.
Era
un
omaccione
dalla
barba
e
dai
capelli
rossi
,
crespi
,
la
faccia
cotta
dal
sole
e
gli
occhi
bruciati
dalla
polvere
dello
zolfo
.
Portava
agli
orecchi
due
cerchietti
d
'
oro
;
in
capo
,
un
cappellaccio
bianco
tutto
impolverato
e
macchiato
di
sudore
.
Veniva
di
corsa
da
Porto
Empedocle
,
per
la
spiaggia
,
lungo
la
linea
ferroviaria
.
-
Non
so
,
-
gli
rispose
Mauro
,
fosco
.
-
Per
favore
,
date
una
voce
di
costà
,
che
aspetti
;
debbo
parlargli
di
cosa
grave
.
Mauro
scosse
il
capo
.
-
Correte
,
farete
a
tempo
...
Che
vi
è
avvenuto
?
Leonardo
Costa
,
riprendendo
la
corsa
,
gli
gridò
:
-
Guaj
!
guaj
grossi
alle
zolfare
!
-
Maledetto
lui
e
le
zolfare
!
-
brontolò
Mauro
tra
sé
.
Flaminio
Salvo
scendeva
la
scala
della
villa
per
montar
su
la
vettura
già
pronta
,
quando
Leonardo
Costa
sbucò
dal
sentieruolo
a
ponente
,
di
tra
gli
olivi
,
gridando
:
-
Ferma
!
Ferma
!
-
Chi
è
?
Cos
'
è
?
-
domandò
il
Salvo
,
con
un
soprassalto
.
-
Bacio
le
mani
a
Vossignoria
,
-
disse
il
Costa
,
togliendosi
il
cappellaccio
e
accostandosi
senza
più
fiato
e
tutto
grondante
di
sudore
.
-
Non
ne
posso
più
...
Volevo
venire
stanotte
...
ma
poi
...
-
Ma
poi
?
Che
cos
'
è
?
che
hai
?
-
lo
interruppe
,
brusco
,
il
Salvo
.
-
Ad
Aragona
,
a
Comitini
,
tutti
i
solfaraj
,
sciopero
!
-
annunziò
il
Costa
.
Flaminio
Salvo
lo
guardò
con
freddo
cipiglio
,
lisciandosi
le
lunghe
basette
grige
che
,
insieme
con
le
lenti
d
'
oro
,
gli
davano
una
certa
aria
diplomatica
,
e
disse
,
sprezzante
:
-
Questo
lo
sapevo
.
-
Sissignore
.
Ma
jersera
,
sul
tardi
,
-
riprese
il
Costa
,
-
è
arrivata
a
Porto
Empedocle
gente
da
Aragona
e
ha
raccontato
che
tutto
jeri
hanno
fatto
l
'
ira
di
Dio
nel
paese
...
-
I
solfaraj
?
-
Sissignore
:
picconieri
,
carusi
,
calcheronaj
,
carrettieri
,
pesatori
:
tutti
!
Hanno
finanche
rotto
il
filo
telegrafico
.
Dice
che
hanno
assaltato
la
casa
di
mio
figlio
,
e
che
Aurelio
ha
tenuto
testa
,
come
meglio
ha
potuto
...
Flaminio
Salvo
,
a
questo
punto
,
si
voltò
a
spiare
acutamente
gli
occhi
di
Dianella
che
s
'
era
accostata
alla
vettura
.
Quello
sguardo
strano
,
rivolto
alla
figlia
a
mezzo
del
discorso
,
frastornò
il
Costa
,
il
quale
si
voltò
anche
lui
a
guardare
la
«
signorinella
»
,
com
'
egli
la
chiamava
.
Questa
di
pallida
si
fece
vermiglia
,
poi
subito
pallida
di
nuovo
.
-
Dunque
?
-
gridò
Flaminio
Salvo
,
con
ira
.
-
Dunque
,
sissignore
,
-
riprese
il
Costa
,
sconcertato
.
-
Guajo
grosso
,
non
c
'
è
soldati
;
il
paese
,
nelle
loro
mani
.
Due
carabinieri
soli
,
il
maresciallo
e
il
delegato
...
Che
possono
fare
?
-
E
che
posso
fare
io
di
qua
,
me
lo
dici
?
-
gridò
il
Salvo
su
le
furie
.
-
Tuo
figlio
Aurelio
che
cos
'
è
?
il
signor
ingegnere
direttore
,
venuto
dall
'
École
des
Mines
di
Parigi
,
che
cos
'
è
?
Marionetta
?
Ha
bisogno
che
gli
tiri
io
il
filo
di
qua
,
per
farlo
muovere
?
-
Ma
nossignore
,
-
disse
Leonardo
Costa
,
ritraendosi
d
'
un
passo
,
come
se
il
Salvo
lo
avesse
sferzato
in
faccia
.
-
Può
star
sicuro
Vossignoria
che
mio
figlio
Aurelio
sa
quello
che
deve
fare
.
Testa
e
coraggio
...
non
tocca
a
dirlo
a
me
...
ma
di
fronte
a
duemila
uomini
tra
solfaraj
e
carrettieri
,
mi
dica
Vossignoria
...
Del
resto
,
il
guajo
è
un
altro
,
fuori
del
paese
.
Aurelio
ha
mandato
ad
avvertirmi
jeri
sera
che
quelli
hanno
catturato
per
lo
stradone
gli
otto
carri
di
carbone
che
andavano
alle
zolfare
di
Monte
Diesi
.
-
Ah
,
sí
?
-
fece
il
Salvo
,
sghignando
.
-
Vossignoria
sa
-
seguitò
il
Costa
-
che
il
carbone
lassù
per
le
pompe
dei
cantieri
è
come
il
pane
pei
poverelli
,
e
anche
piú
necessario
.
Vossignoria
va
a
Girgenti
?
Vada
subito
dal
prefetto
perché
mandi
soldati
alla
stazione
d
'
Aragona
,
quanti
più
può
,
per
fare
scorta
al
carbone
fino
alle
zolfare
.
Ci
son
sette
vagoni
pieni
per
rinnovare
il
deposito
;
i
carrettieri
sono
in
isciopero
anch
'
essi
;
ma
il
carbone
si
potrà
caricare
su
i
muli
e
su
gli
asini
,
scortati
dalla
forza
:
ci
metteranno
più
tempo
,
ma
almeno
si
potrà
scongiurare
il
pericolo
che
la
zolfara
grande
,
la
Cace
,
Dio
liberi
,
s
'
allaghi
...
-
E
s
'
allaghi
!
s
'
allaghi
!
s
'
allaghi
!
-
scattò
,
furente
,
Flaminio
Salvo
,
levando
le
braccia
.
-
Vada
tutto
alla
malora
!
Non
m
'
importa
più
di
niente
!
Io
chiudo
,
sai
!
e
mando
tutti
a
spasso
,
te
,
tuo
figlio
,
tutti
,
dal
primo
all
'
ultimo
,
tutti
!
Caccia
via
!
Andiamo
!
-
ordinò
al
cocchiere
.
La
carrozza
si
mosse
,
e
Flaminio
Salvo
partì
senza
neppur
voltarsi
a
salutare
la
figlia
.
Alla
sfuriata
insolita
,
don
Cosmo
s
'
era
affacciato
a
una
finestra
della
villa
e
donna
Sara
Alàimo
s
'
era
fatta
sul
pianerottolo
della
scala
.
L
'
uno
e
l
'
altra
,
e
giù
Dianella
e
il
Costa
rimasero
come
intronati
.
Il
Costa
alla
fine
si
scosse
,
alzò
il
capo
verso
la
finestra
e
salutò
amaramente
:
-
Bacio
le
mani
,
si
-
don
Cosmo
!
Ha
ragione
,
lui
:
è
il
padrone
!
Ma
per
quel
Dio
messo
in
croce
,
creda
pure
,
si
-
don
Cosmo
mio
,
creda
,
Signorinella
:
non
sono
prepotenze
!
La
fame
è
fame
,
e
quando
non
si
può
soddisfare
...
Donna
Sara
dal
pianerottolo
scrollò
il
capo
incuffiato
,
con
gli
occhi
al
cielo
.
-
Mangia
il
Governo
,
-
seguitò
il
Costa
,
-
mangia
la
Provincia
;
mangia
il
Comune
e
il
capo
e
il
sottocapo
e
il
direttore
e
l
'
ingegnere
e
il
sorvegliante
...
Che
può
avanzare
per
chi
sta
sotto
terra
e
sotto
di
tutti
e
deve
portar
tutti
sulle
spalle
e
resta
schiacciato
?
...
Ah
Dio
!
Sono
un
miserabile
,
un
ignorante
sono
;
e
va
bene
:
mi
pesti
pure
sotto
i
piedi
finché
vuole
.
Ma
mio
figlio
,
no
!
mio
figlio
non
me
lo
deve
toccare
!
Gli
dobbiamo
tutto
,
è
vero
;
ma
anche
lui
,
se
è
ancora
lì
,
padrone
mio
riverito
,
che
mi
può
anche
schiaffeggiare
,
ché
da
lui
mi
piglio
tutto
e
gli
bacio
anzi
le
mani
;
se
ancora
è
lì
che
comanda
e
si
gode
le
sue
belle
ricchezze
,
lo
deve
pure
a
mio
figlio
,
lo
deve
:
lei
lo
sa
,
Signorinella
,
e
fors
'
anche
lei
,
si
-
don
Cosmo
...
siamo
giusti
!
-
Già
,
già
,
-
sospirò
il
Laurentano
dalla
finestra
,
-
l
'
affare
delle
zucche
...
-
Che
zucche
?
-
domandò
,
incuriosita
,
donna
Sara
Alàimo
.
-
Ma
!
-
fece
il
Costa
.
-
Ve
lo
farete
raccontare
qualche
volta
dalla
Signorinella
qua
,
che
conosce
bene
mio
figlio
,
perché
son
cresciuti
insieme
,
anche
con
quell
'
altro
ragazzo
,
suo
fratellino
,
che
il
Signore
volle
per
sé
e
fu
una
rovina
per
tutti
.
La
povera
signora
,
là
,
che
me
la
ricordo
io
,
bella
un
occhio
di
sole
!
ci
perdette
la
ragione
;
e
lui
,
povero
galantuomo
...
chi
ha
figli
lo
compatisce
...
Dianella
,
col
cuore
gonfio
per
la
durezza
del
padre
,
a
questo
ricordo
non
poté
più
reggere
e
per
nascondere
il
turbamento
,
prese
il
sentieruolo
per
cui
il
Costa
era
venuto
,
e
sparve
tra
gli
olivi
.
Subito
donna
Sara
,
poi
anche
don
Cosmo
invitarono
il
Costa
ad
andar
su
,
per
farlo
rimettere
un
po
'
dalla
corsa
e
non
lasciarlo
così
sudato
alla
brezza
del
mattino
.
Donna
Sara
avrebbe
voluto
far
di
più
:
offrirgli
una
tazzina
di
caffè
;
ma
per
non
perdere
una
parola
del
discorso
fitto
fitto
che
il
Costa
aveva
attaccato
subito
con
don
Cosmo
sul
Salvo
,
ora
che
la
figliuola
non
poteva
più
sentirlo
,
finse
di
non
pensarci
.
-
Ci
conosciamo
,
santo
Dio
,
ci
conosciamo
,
si
-
don
Co
'
!
Che
era
lui
,
alla
fin
fine
?
Io
,
sì
,
coi
piedi
scalzi
,
ho
portato
in
collo
,
lo
dico
e
me
ne
vanto
;
in
collo
lo
zolfo
e
il
carbone
,
dalla
spiaggia
alle
spigonare
.
Il
latino
come
dice
?
Necessitas
non
abita
legge
.
Sissignore
;
e
sono
stato
stivatore
,
e
me
ne
vanto
,
misero
staderante
agl
'
imbarchi
per
la
dogana
,
e
me
ne
vanto
.
Lui
,
però
,
che
cos
'
era
?
Di
nobile
casato
,
sissignore
;
ma
un
sensaluccio
era
,
che
veniva
da
Girgenti
a
Porto
Empedocle
,
tutto
impolverato
per
lo
stradone
della
Spinasanta
,
perché
non
aveva
neanche
da
pagarsi
la
carrozza
o
d
'
affittarsi
un
asinello
,
allora
che
la
ferrovia
non
c
'
era
.
E
i
primi
pìccioli
,
come
li
fece
?
Lo
sa
Dio
e
tanti
lo
sanno
,
tra
i
morti
e
i
morti
.
Poi
prese
l
'
appalto
delle
prime
ferrovie
,
insieme
col
cognato
che
ora
sta
a
Roma
,
signor
ingegnere
,
banchiere
,
commendatore
,
don
Francesco
Vella
,
che
conosciamo
anche
lui
...
-
Ah
,
-
fece
donna
Sara
,
-
ha
un
'
altra
sorella
,
lui
?
-
Come
no
?
-
rispose
il
Costa
,
sospendendo
gli
inchini
con
cui
aveva
accompagnato
ogni
titolo
del
Vella
,
-
donna
Rosa
,
maggiore
di
tutti
,
moglie
del
-
(
e
s
'
inchinò
ancora
una
volta
)
-
commendatore
Francesco
Vella
,
pezzo
grosso
dell
'
Amministrazione
delle
ferrovie
adesso
.
La
linea
qua
,
da
Girgenti
a
Porto
Empedocle
,
non
la
fece
lui
?
Balla
comare
,
che
fortuna
suona
!
Centinaja
di
migliaja
di
lire
,
sorella
mia
;
denari
a
cappellate
,
come
fossero
stati
rena
...
Due
ponti
e
quattro
gallerie
...
Allunga
là
un
gomito
;
taglia
qua
a
scarpa
...
Poi
altre
imprese
di
linee
...
Tutta
la
ricchezza
gli
è
venuta
di
là
,
dico
bene
,
si
-
don
Co
'
?
Ci
conosciamo
!
-
E
le
zucche
?
le
zucche
?
-
tornò
a
domandare
donna
Sara
.
Bisognò
che
il
Costa
gliela
narrasse
per
minuto
,
quella
famosa
storia
delle
zucche
;
e
donna
Sara
lo
compensò
con
le
più
vivaci
esclamazioni
di
stupore
,
di
raccapriccio
,
d
'
ammirazione
del
vocabolario
paesano
,
battendo
di
tratto
in
tratto
le
mani
,
per
scuotere
don
Cosmo
,
il
quale
,
conoscendo
la
storia
,
era
ricaduto
nel
suo
solito
letargo
filosofico
.
Si
scosse
alla
fine
,
ma
senza
aprir
gli
occhi
;
pose
una
mano
avanti
,
disse
:
-
Però
...
-
Ah
,
sì
!
-
riattaccò
subito
con
enfasi
il
Costa
,
battendosi
le
due
manacce
sul
petto
.
-
In
coscienza
,
un
'
anima
sola
abbiamo
,
davanti
a
Dio
,
e
debbo
dire
la
verità
.
Ma
mio
figlio
,
oh
,
si
-
don
Cosmo
-
(
e
il
Costa
levò
una
mano
con
l
'
indice
e
il
pollice
giunti
,
in
atto
di
pesare
)
-
tutti
i
figli
saranno
figli
,
ma
quello
!
cima
!
diritto
come
una
bandiera
!
in
tutte
le
scuole
,
il
primo
!
Appena
laureato
,
subito
il
concorso
per
la
borsa
di
studio
all
'
estero
...
Erano
,
sorella
mia
,
più
di
quattrocento
giovani
ingegneri
d
'
ogni
parte
d
'
Italia
:
tutti
sotto
,
tutti
sotto
se
li
mise
!
E
mi
stette
fuori
quattr
'
anni
,
a
Parigi
,
a
Londra
,
nel
Belgio
,
in
Austria
.
Appena
tornato
a
Roma
,
senza
neanche
farlo
fiatare
,
il
Governo
gli
diede
il
posto
nel
Corpo
degli
ingegneri
minerarii
,
e
lo
mandò
in
Sardegna
,
a
Iglesias
,
dove
ci
fece
un
lavoro
tutto
colorato
su
una
montagna
...
Sarrubbas
...
non
so
...
ah
,
Sarrabus
,
già
,
dico
bene
,
Sarrabus
(
parlano
turco
,
in
Sardegna
)
,
un
lavoro
che
fa
restare
,
sorella
mia
,
allocchiti
.
Ci
stette
poco
,
un
anno
,
poco
più
,
perché
una
Società
francese
,
di
quelle
che
...
i
marenghi
,
a
sacchi
...
vedendo
quella
carta
,
rimase
a
bocca
aperta
.
Non
lo
dico
perché
è
figlio
mio
;
ma
quanti
ingegneri
c
'
è
,
qua
e
fuorivia
?
se
li
mette
in
tasca
tutti
!
Basta
.
Questa
Società
francese
,
dice
,
qua
c
'
è
la
cassa
,
figlio
mio
,
tutto
quello
che
volete
.
Aurelio
,
tra
il
sì
e
il
no
d
'
accettare
,
venne
qua
in
permesso
-
saranno
sei
o
sette
mesi
-
per
consigliarsi
con
me
e
col
principale
,
suo
benefattore
,
ch
'
egli
rispetta
come
suo
secondo
padre
e
fa
bene
!
Il
principale
stesso
gli
sconsigliò
d
'
accettare
,
perché
lo
volle
per
sé
,
capite
?
per
badare
alle
sue
zolfare
d
'
Aragona
e
Comitini
.
Noi
diciamo
:
il
poco
mi
basta
,
l
'
assai
mi
soverchia
...
Accettò
,
ma
ci
scàpita
,
parola
d
'
onore
!
E
con
tutto
questo
,
ora
...
ora
è
marionetta
,
l
'
avete
inteso
?
...
Cristo
sacrato
!
Leonardo
Costa
levò
un
braccio
,
si
alzò
,
sbuffò
per
il
naso
,
scrollando
il
capo
,
e
prese
dalla
sedia
il
cappellaccio
bianco
.
Doveva
andar
via
subito
;
ma
ogni
qual
volta
si
metteva
a
parlare
di
quel
suo
figliuolo
,
lustro
,
colonna
d
'
oro
della
sua
casa
,
non
la
smetteva
più
.
-
Bacio
le
mani
,
si
-
don
Cosmo
,
mi
lasci
scappare
.
Donna
Sara
,
servo
vostro
umilissimo
.
-
Oh
,
e
aspettate
!
-
esclamò
questa
,
fingendo
di
ricordarsi
,
ora
che
il
discorso
era
finito
.
-
Un
sorsellino
di
caffè
...
-
No
no
,
grazie
-
si
schermí
il
Costa
.
-
Ho
tanta
fretta
!
-
Cinque
minuti
!
-
fece
donna
Sara
,
levando
le
mani
a
un
gesto
che
voleva
dire
:
«
Non
casca
il
mondo
!
»
.
E
s
'
avviò
.
Ma
il
Costa
,
sedendo
di
nuovo
,
sospirò
,
rivolto
a
don
Cosmo
:
-
C
'
è
una
mala
femmina
,
si
-
don
Co
'
,
una
mala
femmina
che
da
qualche
tempo
a
questa
parte
mette
male
tra
mio
figlio
e
don
Flaminio
;
io
lo
so
!
E
donna
Sara
non
poté
piú
varcare
la
soglia
:
si
voltò
,
strizzò
gli
occhi
,
arricciò
il
naso
e
chiese
con
una
mossettina
del
capo
:
-
Chi
è
?
-
Non
mi
fate
sparlare
ancora
,
donna
Sara
mia
!
-
sbuffò
il
Costa
.
-
Ho
parlato
già
troppo
!
Ma
,
tanto
,
donna
Sara
Alàimo
aveva
già
compreso
di
quale
mala
femmina
egli
intendesse
parlare
,
e
uscì
,
esclamando
con
le
mani
per
aria
:
-
Che
mondo
!
che
mondo
!
Dianella
non
s
'
affrettò
quella
mattina
a
raggiungere
Mauro
alla
vigna
.
Quello
sguardo
duro
del
padre
nell
'
ira
,
mentre
il
Costa
parlava
del
pericolo
da
cui
il
figlio
era
minacciato
in
Aragona
,
le
aveva
in
un
baleno
richiamato
alla
memoria
un
altro
sguardo
di
lui
,
di
tanti
anni
addietro
,
quando
il
fratellino
era
morto
e
la
madre
impazzita
.
Aveva
undici
anni
,
lei
,
allora
.
E
più
della
morte
del
fratello
,
più
della
sciagura
orrenda
della
madre
le
era
rimasta
indelebile
nell
'
anima
l
'
impressione
di
quello
sguardo
d
'
odio
che
a
lei
-
ragazzetta
ancor
quasi
ignara
,
incerta
e
smarrita
tra
i
giuochi
e
la
pena
-
aveva
lanciato
il
padre
,
nel
cordoglio
rabbioso
:
-
Non
potevi
morir
tu
invece
?
-
le
aveva
detto
chiaramente
quello
sguardo
.
Così
.
Proprio
così
.
E
Dianella
comprendeva
bene
adesso
perché
il
padre
non
avrebbe
esitato
un
momento
a
dar
la
vita
di
lei
in
cambio
di
quella
del
fratello
.
Tutte
le
cure
e
l
'
affetto
e
le
carezze
e
i
doni
,
di
cui
egli
l
'
aveva
poi
colmata
,
non
erano
più
valsi
a
scioglierle
dal
fondo
dell
'
anima
il
gelo
,
in
cui
quello
sguardo
s
'
era
quasi
rappreso
e
indurito
.
Spesso
se
n
'
adontava
con
se
stessa
,
sentendo
che
il
calore
dell
'
affetto
paterno
non
riusciva
più
a
penetrare
in
lei
quasi
respinto
istintivamente
da
quel
gelo
.
Per
qual
ragione
seguitava
egli
ormai
a
lavorare
con
tanto
accanimento
?
ad
accumulare
tanta
ricchezza
?
Non
per
lei
certamente
;
sì
per
un
bisogno
spontaneo
,
prepotente
,
della
sua
stessa
natura
;
per
dominare
su
tutti
;
per
esser
temuto
e
rispettato
;
o
fors
'
anche
per
stordirsi
negli
affari
o
per
prendersi
a
suo
modo
una
rivincita
su
la
sorte
che
lo
aveva
colpito
.
Ma
in
certi
momenti
d
'
ira
(
come
dianzi
)
,
o
di
stanchezza
o
di
sfiducia
,
lasciava
pur
vedere
apertamente
che
tutte
le
sue
imprese
e
i
suoi
sforzi
e
la
sua
vita
stessa
non
avevano
più
scopo
per
lui
,
perduto
l
'
erede
del
nome
,
colui
che
sarebbe
stato
il
continuatore
della
sua
potenza
e
della
sua
fortuna
.
Da
un
pezzo
,
convinta
di
questo
,
Dianella
,
pur
non
sapendo
neanche
immaginare
la
propria
vita
priva
di
tutto
quel
fasto
che
la
circondava
,
aveva
cominciato
a
sentire
un
segreto
dispetto
per
quella
ricchezza
del
padre
,
di
cui
un
giorno
(
il
piú
lontano
possibile
!
)
ella
sarebbe
stata
l
'
unica
erede
,
per
forza
e
senza
alcuna
soddisfazione
per
lei
.
Quante
volte
,
nel
vederlo
stanco
e
irato
,
non
avrebbe
voluto
gridargli
:
«
Basta
!
Lascia
!
Perché
la
accresci
ancora
,
se
dev
'
esser
poi
questa
la
fine
?
»
.
E
altro
ancora
,
ben
altro
avrebbe
voluto
gridargli
,
se
con
l
'
anima
avesse
potuto
arrivare
all
'
anima
del
padre
,
senza
che
le
labbra
si
movessero
e
udissero
gli
orecchi
.
Da
quanto
aveva
potuto
intendere
col
finissimo
intuito
e
penetrare
con
quegli
occhi
silenziosamente
vigili
e
da
certi
discorsi
colti
a
volo
senza
volerlo
,
aveva
già
coscienza
che
la
ricchezza
del
padre
,
se
non
al
tutto
male
acquistata
,
aveva
pur
fatto
molte
vittime
in
paese
.
Crudele
con
lui
la
sorte
,
crudele
la
rivincita
che
si
prendeva
su
essa
.
Voleva
tutto
per
sé
,
tutto
in
suo
pugno
:
zolfare
e
terre
e
opificii
,
il
commercio
e
l
'
industria
dell
'
intera
provincia
.
Ora
perché
gravare
su
le
esili
spalle
di
lei
-
figlia
...
sí
,
amata
,
ma
non
prediletta
,
quantunque
rimasta
sola
-
il
fardello
di
tutte
quelle
ricchezze
,
che
molti
forse
maledicevano
in
segreto
e
che
certo
non
le
avrebbero
portato
fortuna
?
Eppure
s
'
era
illusa
,
fino
a
poco
tempo
fa
,
che
il
padre
l
'
avrebbe
lasciata
libera
nella
scelta
;
che
anzi
egli
stesso
l
'
avesse
ajutata
a
scegliere
,
beneficando
colui
che
,
da
ragazzo
,
gli
aveva
salvato
la
vita
.
Bruno
,
come
fuso
nel
bronzo
,
coi
capelli
ricci
,
neri
,
e
gli
occhi
fermi
e
serii
,
Aurelio
Costa
le
era
apparso
la
prima
volta
,
a
tredici
anni
;
era
stato
poi
per
tanto
tempo
suo
compagno
di
giuoco
,
suo
e
del
fratellino
.
Tutt
'
e
tre
,
ragazzi
,
non
capivano
allora
che
differenza
fosse
tra
loro
.
Alla
morte
del
fratellino
però
,
Aurelio
era
man
mano
divenuto
con
lei
sempre
più
timido
e
circospetto
;
non
aveva
piú
voluto
giocare
come
prima
;
era
cresciuto
tanto
;
gli
s
'
era
alterata
la
voce
;
s
'
era
messo
a
studiare
,
a
studiare
;
e
lei
,
che
allora
non
aveva
più
di
dodici
anni
,
s
'
era
contentata
d
'
assistere
zitta
zitta
al
suo
studio
,
fingendo
di
studiare
anche
lei
;
ogni
tanto
,
in
punta
di
piedi
,
andava
a
tirargli
un
ricciolo
sulla
nuca
.
A
diciott
'
anni
Aurelio
era
poi
partito
per
iscriversi
all
'
Università
di
Palermo
nella
facoltà
d
'
ingegneria
.
Senza
più
lui
,
la
casa
per
tanti
mesi
era
rimasta
per
lei
come
vuota
;
aveva
l
'
impressione
di
quella
sua
prima
solitudine
,
come
se
avesse
passato
tutto
un
inverno
interminabile
con
la
fronte
appoggiata
ai
vetri
d
'
una
finestra
su
cui
le
gocce
della
pioggia
scorrevano
come
lagrime
,
su
cui
qualche
mosca
superstite
,
morta
di
freddo
,
rimaneva
attaccata
e
lei
con
un
dito
,
toccandola
appena
,
la
faceva
cadere
.
Forse
da
allora
la
sua
fronte
,
per
il
contatto
di
quei
vetri
gelati
,
le
era
rimasta
così
come
fasciata
di
gelo
.
Ma
che
esultanza
poi
al
ritorno
di
lui
,
finito
l
'
anno
scolastico
!
Era
stata
così
vivace
e
piena
di
giubilo
quella
festa
,
che
il
padre
,
appena
andato
via
Aurelio
,
se
l
'
era
chiamata
in
disparte
e
pian
piano
,
con
garbo
,
carezzandole
i
capelli
,
le
aveva
lasciato
intendere
che
sarebbe
stato
bene
frenarsi
,
perché
era
ormai
un
giovanotto
quel
suo
antico
compagno
di
giuoco
,
a
cui
non
bisognava
più
dare
del
tu
.
Senza
saperne
bene
il
perché
s
'
era
fatta
di
bragia
:
oh
Dio
,
e
come
allora
,
del
lei
?
non
era
più
lo
stesso
Aurelio
?
No
,
non
era
più
lo
stesso
Aurelio
,
neanche
per
lei
;
e
se
n
'
era
accorta
sempre
di
più
di
anno
in
anno
ai
ritorni
di
lui
,
finché
all
'
ultimo
,
presa
la
laurea
,
egli
aveva
manifestato
l
'
intenzione
di
concorrere
a
una
borsa
di
studio
all
'
estero
.
Lui
,
proprio
lui
non
era
piú
lo
stesso
;
perché
lei
,
invece
...
sì
,
con
la
bocca
,
signor
Aurelio
,
ma
con
gli
occhi
seguitava
a
dargli
del
tu
.
Prima
di
partire
per
Parigi
,
era
venuto
a
ringraziare
il
suo
benefattore
,
a
giurargli
eterna
gratitudine
;
a
lei
non
aveva
saputo
quasi
dir
nulla
,
quasi
non
aveva
osato
guardarla
,
fors
'
anche
non
s
'
era
accorto
né
del
pallore
del
volto
né
del
tremito
della
mano
di
lei
.
E
tuttavia
non
s
'
era
perduta
;
aveva
fatto
anzi
tanto
più
certo
in
sé
il
suo
sentimento
,
quanto
più
incerta
era
rimasta
sul
conto
di
lui
.
Era
sicura
,
superstiziosamente
,
ch
'
egli
le
fosse
destinato
.
Dopo
la
partenza
,
più
volte
aveva
sentito
il
padre
parlare
del
valore
eccezionale
di
quel
giovine
e
dello
splendido
avvenire
che
avrebbe
avuto
,
e
lodarsi
di
quanto
aveva
fatto
per
lui
,
di
averlo
trattato
come
un
figliuolo
.
Naturalmente
questi
discorsi
le
avevano
ravvivato
sempre
più
nel
cuore
il
fuoco
segreto
e
sempre
più
acceso
la
speranza
che
il
padre
,
avendo
perduto
l
'
unico
figliuolo
,
e
avendo
quasi
creato
lui
quest
'
altro
al
quale
pur
doveva
la
vita
,
avrebbe
preferito
che
a
lui
,
anziché
a
un
altro
più
estraneo
,
andassero
un
giorno
le
ricchezze
e
la
figlia
.
S
'
era
maggiormente
raffermata
in
questa
speranza
pochi
mesi
fa
,
quando
Aurelio
,
ritornato
dalla
Sardegna
,
era
stato
assunto
dal
padre
alla
direzione
delle
zolfare
.
Non
lo
aveva
più
riveduto
dal
giorno
della
partenza
per
Parigi
.
Oppressa
,
tra
il
vano
fasto
,
dalla
vita
meschina
di
Girgenti
,
vecchia
città
,
non
zotica
veramente
,
ma
attediata
nel
vuoto
desolato
dei
lunghi
giorni
tutti
uguali
,
sempre
con
quel
giro
di
visite
delle
tre
o
quattro
famiglie
conoscenti
che
gareggiavano
d
'
affetto
e
di
confidenza
verso
di
lei
,
ch
'
era
come
la
reginetta
del
paese
,
fra
le
spiritosaggini
solite
dei
soliti
giovanotti
eleganti
,
anneghittiti
,
immelensiti
nella
povera
e
ristretta
vita
provinciale
,
s
'
era
riscossa
alla
vista
di
lui
così
maschio
e
padrone
di
sé
.
La
gioja
di
rivederlo
le
s
'
era
però
d
'
un
subito
offuscata
al
sopravvenire
di
Nicoletta
Spoto
,
da
un
anno
appena
moglie
del
Capolino
.
Aveva
notato
uno
strano
imbarazzo
,
un
vivo
turbamento
tanto
in
costei
quanto
in
Aurelio
,
allorché
questi
,
introdotto
nel
salone
,
s
'
era
inchinato
a
salutare
.
Poi
,
appena
il
padre
aveva
condotto
via
con
sé
nello
studio
Aurelio
,
la
Capolino
,
rifiatando
,
aveva
narrato
con
focosa
vivacità
a
lei
e
alla
zia
Adelaide
,
che
quel
poveretto
lì
,
tutto
impacciato
,
aveva
nientemeno
osato
di
mandare
a
chiederla
in
isposa
,
subito
dopo
ottenuto
il
posto
d
'
ingegnere
governativo
in
Sardegna
,
ricordandosi
forse
di
qualche
occhiatina
scambiata
tanti
e
tanti
anni
addietro
,
quand
'
egli
era
ancora
studentello
all
'
Istituto
.
Figurarsi
che
orrore
aveva
provato
lei
,
Lellè
Spoto
,
a
una
tal
richiesta
,
e
come
s
'
era
affrettata
a
rifiutare
,
tanto
più
che
già
erano
avviate
le
prime
pratiche
per
il
matrimonio
con
Ignazio
Capolino
.
S
'
era
sentita
voltare
il
cuore
in
petto
a
questa
notizia
inattesa
;
s
'
era
fatta
certo
di
mille
colori
e
certo
s
'
era
tradita
con
quella
donna
,
di
cui
già
conosceva
la
relazione
segreta
e
illecita
col
padre
.
Non
le
aveva
detto
nulla
;
ma
quando
Aurelio
,
dopo
la
lunga
udienza
,
era
ritornato
in
salone
,
lei
,
tutta
accesa
in
volto
,
lo
aveva
accolto
apposta
con
premure
esagerate
ricordandogli
i
giorni
passati
insieme
,
i
giuochi
,
le
confidenze
.
E
più
volte
,
con
gioja
,
aveva
veduto
colei
mordersi
il
labbro
e
impallidire
.
Dianella
sperava
che
Aurelio
,
almeno
quella
volta
,
avesse
compreso
.
Lo
aveva
subito
scusato
in
cuor
suo
del
tradimento
,
di
cui
non
poteva
aver
coscienza
,
non
credendo
di
poter
ardire
di
alzar
gli
occhi
fino
a
lei
;
ma
...
intanto
,
ah
!
proprio
a
quella
donna
lì
,
sotto
ogni
riguardo
indegna
di
lui
,
era
andato
a
pensare
!
E
il
rifiuto
di
quella
donna
le
era
sembrato
quasi
un
'
offesa
diretta
anche
a
lei
.
Però
,
ecco
,
egli
era
stato
a
Parigi
;
la
vivacità
,
la
capricciosa
disinvoltura
di
Nicoletta
Spoto
avevano
forse
acquistato
allora
un
gran
pregio
agli
occhi
di
lui
,
ricordandogli
probabilmente
le
donne
conosciute
e
ammirate
colà
.
D
'
umilissimi
natali
,
aveva
creduto
forse
di
fare
un
gran
salto
imparentandosi
con
una
famiglia
come
quella
della
Spoto
,
molto
ricca
un
giorno
,
ora
decaduta
,
ma
tuttavia
tra
le
più
cospicue
del
paese
.
Costei
ora
,
certo
,
avvalendosi
del
potere
che
aveva
sul
padre
,
si
vendicava
dell
'
affronto
patito
quella
volta
.
Anche
lei
,
Dianella
,
aveva
notato
che
da
qualche
tempo
il
padre
non
si
mostrava
più
contento
di
Aurelio
;
e
che
da
alcune
sere
lì
,
nella
villa
,
parlando
con
don
Cosmo
Laurentano
,
insisteva
su
certe
domande
che
le
davano
da
pensare
.
Segretamente
,
lei
disapprovava
quelle
nozze
strane
della
zia
col
principe
don
Ippolito
,
ne
aveva
quasi
onta
,
sospettando
nel
padre
un
pensiero
nascosto
:
che
cioè
si
volesse
servire
di
quelle
nozze
non
certo
onorevoli
per
introdursi
nella
casa
dei
Laurentano
e
attrarre
a
sé
a
poco
a
poco
anche
le
sostanze
di
questa
.
Da
alcune
sere
,
a
cena
,
il
discorso
di
don
Cosmo
cadeva
,
insistente
,
sul
figlio
del
principe
,
su
Lando
Laurentano
,
che
viveva
a
Roma
.
Perché
?
Assorta
in
questi
pensieri
,
Dianella
s
'
era
seduta
sotto
un
olivo
sul
ciglio
del
profondo
burrone
e
guardava
la
dirupata
costa
dirimpetto
,
dove
pascolava
una
greggiola
di
capre
scesa
dalle
terre
di
Platanìa
.
Il
giorno
dopo
l
'
arrivo
in
quella
campagna
,
s
'
era
sentita
quasi
rinascere
.
L
'
aria
di
selvatica
rustichezza
,
che
la
vecchia
villa
aveva
preso
nell
'
abbandono
;
la
malinconia
profonda
che
da
quell
'
abbandono
pareva
si
fosse
diffusa
tutt
'
intorno
,
nei
viali
,
nei
sentieri
solinghi
,
quasi
scomparsi
sotto
le
borracine
e
le
tignàmiche
,
ove
l
'
aria
-
fresca
dell
'
ombra
degli
olivi
e
dei
mandorli
o
delle
alte
spalliere
di
fichidindia
-
era
satura
di
fragranze
,
amare
di
prugnole
,
dense
e
acute
di
mentastri
e
di
salvie
;
e
quell
'
ampio
burrone
precipite
;
e
la
chiara
e
gaja
vicinanza
del
mare
;
e
quegli
alberi
antichi
,
non
curati
,
irti
di
polloni
selvaggi
,
sognanti
nel
silenzio
della
solitudine
immensa
,
si
accordavano
soavemente
con
l
'
animo
in
cui
ella
si
trovava
.
Ora
,
invece
,
quei
discorsi
del
padre
...
l
'
ira
contro
Aurelio
...
e
quello
sciopero
di
solfaraj
ad
Aragona
...
le
minacce
...
E
lei
,
lì
sola
,
senza
nessuno
veramente
con
cui
votarsi
il
cuore
...
Aver
la
madre
e
non
potersi
rivolgere
a
lei
,
e
vedersela
davanti
,
peggio
che
morta
-
viva
e
vana
...
Lustreggiava
per
un
tratto
,
tra
i
culmi
radi
delle
canne
in
fondo
al
burrone
un
ruscelletto
che
a
un
certo
punto
era
stato
tagliato
dai
lavori
di
presa
per
la
linea
ferroviaria
.
Vi
fissò
gli
occhi
e
le
sorse
allora
spontanea
l
'
immagine
che
lei
fosse
rimasta
appunto
come
un
ruscello
a
cui
una
mano
ignota
per
malvagio
capriccio
avesse
traviato
la
vena
presso
la
fonte
con
irti
e
gravi
sassi
;
e
l
'
acqua
di
là
si
fosse
sparsa
stagnante
,
e
di
qua
il
ruscello
si
fosse
raddensato
in
rena
e
in
ciottoli
.
Ah
,
che
sete
inestinguibile
le
era
rimasta
dell
'
amore
materno
!
Ma
s
'
appressava
alla
madre
,
e
questa
non
la
riconosceva
per
figlia
.
Il
dolore
di
lei
così
vicino
e
urgente
non
si
ripercoteva
per
nulla
in
quella
coscienza
spenta
.
-
Vittoria
Vivona
d
'
Alessandria
della
Rocca
,
-
diceva
la
madre
di
se
stessa
,
con
voce
che
pareva
arrivasse
di
lontano
.
-
Bella
figlia
!
bella
figlia
!
Aveva
una
treccia
di
capelli
che
non
finiva
mai
;
tre
donne
gliela
pettinavano
...
Cantava
e
sonava
.
Sonava
anche
l
'
organo
in
chiesa
,
a
Santa
Maria
dell
'
Udienza
,
e
gli
angioletti
stavano
a
sentirla
,
in
ginocchio
e
a
mani
giunte
,
cosí
...
Doveva
sposare
un
riccone
di
Girgenti
;
le
venne
un
mal
di
capo
,
e
morì
...
Dianella
non
poté
più
frenare
le
lagrime
e
si
mise
a
piangere
silenziosamente
,
con
amara
voluttà
in
quella
solitudine
.
Ma
il
silenzio
attorno
era
così
attonito
,
e
così
intenso
e
immemore
il
trasognamento
della
terra
e
di
tutte
le
cose
,
che
a
poco
a
poco
se
ne
sentì
attratta
e
affascinata
.
Le
parvero
allora
gravati
da
una
tristezza
infinita
e
rassegnata
quegli
alberi
assorti
nel
loro
sogno
perenne
,
da
cui
invano
il
vento
cercava
di
scuoterli
.
Percepì
,
in
quella
intimità
misteriosa
con
la
natura
,
il
brulichìo
delle
foglie
,
il
ronzìo
degli
insetti
,
e
non
sentì
più
di
vivere
per
sé
;
visse
per
un
istante
quasi
incosciente
,
con
la
terra
,
come
se
l
'
anima
le
si
fosse
diffusa
e
confusa
in
tutte
le
cose
della
campagna
.
Ah
,
che
freschezza
d
'
infanzia
nell
'
erbetta
che
le
sorgeva
accanto
!
e
come
appariva
rosea
la
sua
mano
sul
tenero
verde
di
quelle
foglie
!
oh
,
ecco
un
maggiolino
sperduto
,
fuor
di
stagione
,
che
le
scorreva
su
la
mano
...
Com
'
era
bello
!
piccolo
e
lucido
più
d
'
una
gemma
!
E
poteva
dunque
la
terra
,
tra
tante
cose
brutte
e
tristi
,
produrne
pure
di
così
gentili
e
graziose
?
Trascorse
,
quasi
in
risposta
,
su
quelle
foglie
,
su
la
sua
mano
come
un
lieve
e
fresco
alito
di
gioja
.
Dianella
trasse
un
sospiro
e
aspettò
con
la
mano
su
l
'
erba
che
l
'
insetto
ritrovasse
la
sua
via
tra
le
foglie
,
poi
si
scosse
di
soprassalto
all
'
arrivo
festoso
improvviso
dei
tre
mastini
che
le
si
fecero
attorno
,
anzi
sopra
,
impazienti
,
scostandosi
l
'
un
l
'
altro
,
per
aver
sul
capo
la
carezza
delle
sue
mani
.
E
non
la
lasciavano
alzare
.
Alla
fine
sopraggiunse
Mauro
Mortara
.
-
Vi
siete
sentita
male
?
-
le
domandò
,
cupo
,
senza
guardarla
.
-
No
...
niente
...
-
gli
rispose
,
schermendosi
con
le
braccia
dalle
piote
e
dalle
linguate
dei
cani
,
e
sorridendo
mestamente
.
-
Un
po
'
stanca
...
-
Qua
!
-
gridò
forte
Mauro
ai
tre
mastini
,
perché
la
lasciassero
in
pace
.
E
subito
quelli
restarono
,
come
impietriti
dal
grido
.
Dianella
sorse
in
piedi
e
si
chinò
a
carezzarli
di
nuovo
,
in
compenso
della
sgridata
.
-
Poverini
...
poverini
...
-
Se
volete
venire
...
-
propose
Mauro
.
-
Eccomi
.
A
veder
la
stanza
del
Generale
?
Ho
tanta
curiosità
...
Era
impacciata
nel
parlargli
,
non
sapendo
ancor
bene
se
dargli
del
voi
o
del
tu
.
-
Vostro
padre
è
partito
?
-
Sì
,
sì
,
-
s
'
affrettò
a
rispondergli
;
e
subito
si
pentì
della
fretta
che
poteva
dimostrare
in
lei
quel
sollievo
stesso
che
provavano
tutti
quando
il
padre
era
assente
.
-
Ad
Aragona
,
-
disse
-
si
sono
ribellati
i
solfaraj
.
Bisognerà
mandarci
soldati
e
carabinieri
.
-
Piombo
!
piombo
!
-
approvò
Mauro
subito
,
scotendo
energicamente
il
capo
.
-
Sbirro
,
vi
giuro
,
andrei
a
farmi
,
vecchio
come
sono
!
-
Forse
...
-
si
provò
a
dire
Dianella
.
Ma
il
Mortara
la
interruppe
con
una
sua
abituale
esclamazione
:
-
Oh
Marasantissima
,
lasciatevi
servire
!
Non
ammetteva
repliche
,
Mauro
Mortara
.
Nelle
sue
perpetue
ruminazioni
vagabonde
tra
la
solitudine
della
campagna
s
'
era
a
modo
suo
sistemato
il
mondo
,
e
ci
camminava
dentro
,
sicuro
,
da
padreterno
,
lisciandosi
la
lunga
barba
bianca
e
sorridendo
con
gli
occhi
alle
spiegazioni
soddisfacenti
che
aveva
saputo
darsi
d
'
ogni
cosa
.
Tutto
ciò
che
accadeva
,
doveva
rientrar
nelle
regole
di
quel
suo
mondo
.
Se
qualche
cosa
non
poteva
entrarci
,
egli
la
tagliava
fuori
,
senz
'
altro
,
o
fingeva
di
non
accorgersene
.
Guaj
a
contraddirlo
!
-
Oh
Marasantissima
,
lasciatevi
servire
!
Che
pretendono
?
Voglio
sapere
che
pretendono
!
Dobbiamo
tutti
ubbidire
,
dal
primo
all
'
ultimo
,
tutti
,
e
ognuno
stare
al
suo
posto
,
e
guardare
alla
comunità
!
Perché
questi
pezzi
di
galera
figli
di
cane
ingrati
e
sconoscenti
debbono
guastare
a
noi
vecchi
la
soddisfazione
di
vedere
questa
comunità
,
l
'
Italia
,
divenuta
per
opera
nostra
quella
che
è
?
Che
ne
sanno
,
di
cos
'
era
prima
l
'
Italia
?
Hanno
trovato
la
tavola
apparecchiata
,
la
pappa
scodellata
,
e
ora
ci
sputano
sopra
,
capite
?
Intanto
,
guardate
:
Tunisi
è
là
!
Si
voltò
verso
il
mare
e
col
braccio
teso
indicò
,
fosco
,
un
punto
nell
'
orizzonte
lontano
.
Dianella
si
volse
a
guardare
,
senza
comprendere
come
c
'
entrasse
Tunisi
.
Ella
lo
lasciava
dire
e
non
l
'
interrompeva
mai
,
se
non
per
approvare
tutti
quegli
sproloquii
patriottici
ch
'
egli
le
faceva
.
-
È
là
!
-
ripeté
Mauro
fieramente
.
-
E
ci
sono
i
Francesi
là
che
ce
l
'
hanno
presa
a
tradimento
!
E
domani
possiamo
averli
qua
,
in
casa
nostra
,
capite
?
Vi
giuro
che
non
ci
dormo
,
certe
notti
,
e
mi
mordo
le
mani
dalla
rabbia
!
E
invece
d
'
impensierirsi
di
questo
,
quei
mascalzoni
là
pensano
a
fare
scioperi
,
ad
azzuffarsi
tra
loro
!
Tutta
opera
dei
preti
,
sapete
?
Cima
di
birbanti
!
schiuma
d
'
ogni
vizio
!
abissi
di
malizia
!
Soffiano
nel
fuoco
,
sotto
sotto
,
per
smembrare
di
nuovo
l
'
Italia
...
I
Sanfedisti
!
I
Sanfedisti
!
Io
debbo
guardarmi
davanti
e
dietro
,
perché
me
l
'
hanno
giurata
e
mi
contano
i
passi
.
Ma
con
me
le
spese
ci
perdono
...
Guardate
qua
!
E
mostrò
a
Dianella
i
due
pistoloni
napoletani
che
gli
pendevano
dalla
cintola
.
Quella
visita
alla
famosa
stanza
del
Generale
,
detta
per
antonomasia
il
Camerone
,
era
una
grazia
veramente
particolare
concessa
a
Dianella
.
Mauro
Mortara
,
che
ne
teneva
la
chiave
,
non
vi
lasciava
entrar
mai
nessuno
.
E
non
l
'
uscio
soltanto
,
ma
anche
le
persiane
dei
due
terrazzini
e
della
finestra
stavano
sempre
chiuse
,
quasi
che
l
'
aria
e
la
luce
,
entrandovi
apertamente
,
potessero
fugare
i
ricordi
raccolti
e
custoditi
con
tanta
gelosa
venerazione
.
Certo
,
dopo
la
partenza
del
vecchio
principe
per
l
'
esilio
,
uscio
e
finestre
erano
stati
spalancati
chi
sa
quante
volte
;
ma
il
Mortara
,
da
che
era
ritornato
a
Valsanìa
,
aveva
tenute
almeno
le
persiane
sempre
chiuse
così
,
e
aveva
l
'
illusione
che
così
appunto
fossero
rimaste
da
allora
,
sempre
,
e
che
però
quelle
pareti
serbassero
ancora
il
respiro
del
Generale
,
l
'
aria
di
quel
tempo
.
Questa
illusione
era
sostenuta
dalla
vista
della
suppellettile
rimasta
intatta
,
tranne
la
lettiera
d
'
ottone
a
baldacchino
,
che
non
aveva
più
né
materasse
,
né
tavole
,
né
l
'
ampio
parato
a
padiglione
.
Quella
penombra
era
così
propizia
alla
rievocazione
dei
lontani
ricordi
!
Mauro
,
ogni
volta
,
girava
un
po
'
per
la
stanza
;
si
fermava
innanzi
a
questo
o
a
quel
mobile
decrepito
,
dall
'
impiallacciatura
gonfia
e
crepacchiata
qua
e
là
;
poi
andava
a
sedere
sul
divano
imbottito
d
'
una
stoffa
verde
,
ora
ingiallita
,
con
due
rulli
alla
base
di
ciascuna
testata
,
e
lì
,
con
gli
occhi
socchiusi
,
lisciandosi
con
la
piccola
mano
tozza
e
vigorosa
la
lunga
barba
bianca
,
pensava
,
e
più
spesso
ricordava
,
assorto
,
come
in
chiesa
un
divoto
nella
preghiera
.
Non
lo
disturbavano
neppure
i
topi
che
facevano
talvolta
una
gazzarra
indiavolata
sul
terrazzo
di
sopra
,
il
cui
piano
,
per
impedire
che
il
soffitto
del
camerone
rovinasse
,
s
'
era
dovuto
ricoprire
di
lastre
di
bandone
.
Il
rimedio
era
giovato
poco
e
per
poco
tempo
;
le
lastre
di
bandone
s
'
erano
staccate
e
accartocciate
al
sole
,
con
molta
soddisfazione
dei
topi
che
,
rincorrendosi
,
vi
s
'
appiattavano
;
e
il
soffitto
già
s
'
era
aggobbato
,
gocciava
d
'
inverno
per
due
o
tre
stillicidii
,
e
le
pareti
serbavano
,
anche
d
'
estate
,
due
larghe
chiose
d
'
umido
,
grommose
di
muffa
.
Don
Cosmo
non
se
ne
dava
pensiero
:
non
entrava
quasi
mai
nel
camerone
;
Mauro
non
voleva
che
si
riattasse
:
poco
più
gli
restava
da
vivere
e
voleva
che
tutto
lì
rimanesse
com
'
era
;
sapeva
che
,
morto
lui
,
nessuno
si
sarebbe
preso
più
cura
di
custodire
quel
«
santuario
della
libertà
»
;
e
il
soffitto
allora
poteva
anche
crollare
o
essere
riattato
.
Intanto
,
ogni
anno
,
al
sopravvenire
dell
'
autunno
,
egli
si
recava
sul
terrazzo
a
rassettare
e
fissar
le
lastre
di
bandone
con
grosse
pietre
,
e
sul
pavimento
del
camerone
collocava
concole
e
concoline
sotto
gli
stillicidii
.
Le
gocce
vi
piombavan
sonore
,
ad
una
ad
una
;
e
quel
tin
-
tan
cadenzato
pareva
gli
conciliasse
il
raccoglimento
Dianella
,
entrando
,
ebbe
subito
come
un
urto
dalla
vista
inattesa
d
'
una
belva
imbalsamata
che
,
nella
penombra
,
pareva
viva
,
là
,
nella
parete
di
fronte
,
presso
l
'
angolo
,
con
la
coda
bassa
e
la
testa
volta
da
un
lato
,
felinamente
.
-
Che
paura
!
-
esclamò
,
levando
le
mani
verso
il
volto
e
sorridendo
d
'
un
riso
nervoso
.
-
Non
me
l
'
aspettavo
...
Che
è
?
-
Leopardo
.
-
Bello
!
E
Dianella
abbassò
una
mano
a
carezzare
quel
pelame
variegato
;
ma
subito
la
ritrasse
tutta
impolverata
,
e
notò
che
alla
belva
mancava
uno
degli
occhi
di
vetro
,
il
sinistro
.
-
Un
altro
,
compagno
a
questo
,
-
riprese
Mauro
-
l
'
ho
regalato
al
Museo
dell
'
Istituto
,
a
Girgenti
.
Non
l
'
avete
mai
veduto
?
C
'
è
una
vetrina
mia
,
nel
Museo
.
Accanto
al
leopardo
una
jena
,
bella
grossa
,
e
,
sopra
un
'
aquila
imperiale
.
Su
la
vetrina
sta
scritto
:
Cacciati
,
inbalsamati
e
donati
da
Mauro
Mortara
.
Gnorsì
.
Ma
venite
qua
,
prima
.
Voglio
farvi
vedere
un
'
altra
cosa
.
La
condusse
davanti
al
vecchio
divano
sgangherato
.
Appese
alla
parete
,
sopra
il
divano
,
eran
quattro
medaglie
,
due
d
'
argento
,
due
di
bronzo
,
fisse
in
una
targhetta
di
velluto
rosso
ragnato
e
scolorito
.
Sopra
la
targhetta
era
una
lettera
,
chiusa
in
cornice
,
scritta
di
minutissimo
carattere
in
un
foglietto
cilestrino
,
sbiadito
.
-
Ah
,
le
medaglie
!
-
esclamò
Dianella
.
-
No
,
-
disse
Mauro
,
turbato
,
con
gli
occhi
chiusi
.
-
La
lettera
.
Leggete
la
lettera
.
Dianella
s
'
accostò
di
più
al
divano
e
lesse
prima
la
firma
:
GERLANDO
LAURENTANO
.
-
Del
Generale
?
Mauro
,
ancora
con
gli
occhi
chiusi
,
accenno
di
sì
col
capo
,
gravemente
.
E
Dianella
lesse
:
Amici
,
Le
notizie
di
Francia
,
il
colpo
di
Stato
di
Luigi
Napoleone
recheranno
certamente
una
grave
e
lunga
sosta
al
momento
per
la
nostra
santa
causa
e
ritarderanno
,
chi
sa
fino
a
quando
,
il
nostro
ritorno
in
Sicilia
.
Vecchio
come
sono
,
non
so
né
posso
più
sopportare
il
peso
di
questa
vita
d
'
esilio
.
Penso
che
non
sarò
più
in
grado
di
prestare
il
mio
braccio
alla
Patria
,
quand
'
essa
,
meglio
maturati
gli
eventi
,
ne
avrà
bisogno
.
Viene
meno
pertanto
la
ragione
di
trascinare
così
un
'
esistenza
incresciosa
a
me
,
dannosa
a
'
miei
figli
.
Voi
,
più
giovani
,
questa
ragione
avete
ancora
,
epperò
vivete
per
essa
e
ricordatevi
qualche
volta
con
affetto
del
vostro
Gerlando
Laurentano
Dianella
si
volse
a
guardare
il
Mortara
che
,
tutto
ristretto
in
sé
,
con
gli
occhi
ora
strizzati
,
il
volto
contratto
e
una
mano
su
la
bocca
,
si
sforzava
di
soffocare
nel
barbone
abbatuffolato
i
singhiozzi
irrompenti
.
-
Non
la
rileggevo
piú
da
anni
,
-
mormorò
quando
poté
parlare
.
Tentennò
a
lungo
la
testa
,
poi
prese
a
dire
:
-
Mi
fece
questo
tradimento
.
Scrisse
la
lettera
e
si
vestì
di
tutto
punto
,
come
dovesse
andare
a
una
festa
da
ballo
.
Ero
in
cucina
;
mi
chiamò
.
«
Questa
lettera
a
Mariano
Gioéni
,
a
La
Valletta
»
.
C
'
erano
a
La
Valletta
gli
altri
esiliati
siciliani
,
ch
'
erano
stati
tutti
qua
,
in
questa
camera
,
prima
del
Quarantotto
,
al
tempo
della
cospirazione
.
Mi
pare
di
vederli
ancora
:
don
Giovanni
Ricci
-
Gramitto
,
il
poeta
;
don
Mariano
Gioèni
e
suo
fratello
don
Francesco
;
don
Francesco
De
Luca
;
don
Gerlando
Bianchini
;
don
Vincenzo
Barresi
:
tutti
qua
;
e
io
sotto
a
far
la
guardia
.
Basta
!
Portai
la
lettera
...
Come
avrei
potuto
supporre
?
Quando
ritornai
a
Burmula
,
lo
trovai
morto
.
-
S
'
era
ucciso
?
-
domandò
,
intimidita
,
Dianella
.
-
Col
veleno
,
-
rispose
Mauro
.
-
Non
aveva
fatto
neanche
in
tempo
a
tirare
sul
letto
l
'
altra
gamba
.
Come
era
bello
'
Conoscete
don
Ippolito
?
Più
bello
.
Diritto
,
con
un
pajo
d
'
occhi
che
fulminavano
:
un
San
Giorgio
!
Anche
da
vecchio
,
innamorava
le
donne
.
Richiuse
gli
occhi
e
a
bassa
voce
recitò
la
chiusa
della
lettera
,
che
sapeva
a
memoria
:
-
Voi
,
più
giovani
,
questa
ragione
avete
ancora
,
epperò
vivete
per
essa
e
ricordatevi
qualche
volta
con
affetto
del
vostro
Gerlando
Laurentano
.
Vedete
?
E
vissi
io
,
come
lui
volle
.
E
qua
,
sotto
la
lettera
,
che
mi
feci
restituire
da
don
Mariano
Gioèni
,
ho
voluto
appendere
,
come
in
risposta
,
le
mie
medaglie
.
Ma
prima
di
guadagnarmele
!
Sedete
,
qua
;
non
vi
stancate
...
Dianella
sedette
sul
vecchio
divano
.
In
quel
punto
,
donna
Sara
Alàimo
,
sentendo
parlare
nel
camerone
e
vedendo
insolitamente
l
'
uscio
socchiuso
,
sporse
il
capo
incuffiato
a
guardare
.
-
Che
volete
voi
qua
?
-
saltò
su
Mauro
Mortara
,
come
avrebbe
fatto
,
se
vivo
,
quel
leopardo
.
-
Qua
non
c
'
è
nulla
per
voi
!
-
Puh
!
-
fece
donna
Sara
,
ritraendo
subito
il
capo
.
-
E
chi
vi
tocca
?
Mauro
corse
a
sprangar
l
'
uscio
.
-
La
strozzerei
!
Non
la
posso
soffrire
,
non
la
posso
vedere
,
questa
spïaccia
dei
preti
!
S
'
arrischia
anche
a
ficcare
il
naso
qua
dentro
ora
?
Non
l
'
aveva
mai
fatto
!
La
tengono
qua
i
preti
,
sapete
?
approfittandosi
di
quel
babbeo
di
don
Cosmo
.
I
Sanfedisti
,
i
Sanfedisti
...
-
Ma
ci
sono
ancora
davvero
codesti
Sanfedisti
?
-
domandò
Dianella
con
un
benevolo
sorriso
.
-
Oh
Marasantissima
,
lasciatevi
servire
!
-
tornò
ad
esclamare
il
Mortara
.
-
Se
ci
sono
!
Forse
ora
si
fanno
chiamare
d
'
un
'
altra
maniera
;
ma
sono
sempre
quelli
.
Setta
infernale
,
sparsa
per
tutto
il
mondo
!
Spie
dappertutto
:
ne
trovai
una
finanche
in
Turchia
,
figuratevi
!
a
Costantinopoli
.
-
Siete
stato
fin
là
?
-
domandò
Dianella
.
-
Fin
là
?
Ma
più
lontano
ancora
!
-
rispose
Mauro
con
un
sorriso
di
soddisfazione
.
-
Dove
non
sono
stato
e
che
cosa
non
ho
fatto
io
?
Contiamo
;
ma
non
bastano
le
dita
delle
mani
:
pecorajo
,
contadino
,
servitore
,
mozzo
di
nave
,
scaricatore
di
bordo
,
stivatore
,
fochista
,
cuoco
,
bagnino
,
cacciatore
di
bestie
feroci
,
poi
volontario
garibaldino
,
attendente
di
Bixio
;
poi
,
dopo
la
Rivoluzione
,
capo
-
carcerario
:
trecento
galeotti
ho
tenuto
in
un
pugno
a
Santo
Vito
,
che
volevano
scappare
;
e
alla
fine
,
qua
,
campagnuolo
di
nuovo
.
La
mia
vita
?
Non
parrebbe
vera
,
se
qualcuno
la
volesse
raccontare
.
Stette
un
pezzo
a
lisciarsi
la
barba
,
mentre
gli
occhi
verdastri
gli
ridevano
lucidi
,
al
fremito
interno
dei
ricordi
.
-
Tagliate
un
tronco
d
'
albero
,
-
disse
,
-
e
buttatelo
a
mare
,
lontano
dalla
spiaggia
.
Dove
andrà
a
finire
?
Ero
come
un
tronco
d
'
albero
,
nato
e
cresciuto
qua
,
a
Valsanìa
.
Venne
la
bufera
e
mi
schiantò
.
Prima
partì
il
Generale
coi
compagni
;
io
partii
due
giorni
dopo
,
di
notte
,
sopra
un
bastimento
a
vela
,
com
'
usava
a
quei
tempi
:
una
barcaccia
di
quelle
che
chiamano
tartane
.
Ora
rido
.
Sapeste
però
che
spavento
,
quella
notte
,
sul
mare
!
-
La
prima
volta
?
-
Chi
c
'
era
mai
stato
!
Nero
,
tutto
nero
,
cielo
e
mare
.
Solo
la
vela
,
stesa
,
biancheggiava
.
Le
stelle
,
fitte
fitte
,
alte
,
parevano
polvere
.
Il
mare
si
rompeva
urtando
contro
i
fianchi
della
tartana
,
e
l
'
albero
cigolava
.
Poi
spuntò
la
luna
,
e
il
bestione
si
abbonacciò
.
I
marinai
,
a
prua
,
fumavano
la
pipa
e
chiacchieravano
tra
loro
;
io
,
buttato
là
,
tra
le
balle
e
il
cordame
incatramato
,
vedevo
il
fuoco
delle
loro
pipe
;
piangevo
,
con
gli
occhi
spalancati
,
senz
'
accorgermene
.
Le
lagrime
mi
cadevano
su
le
mani
.
Ero
come
una
creatura
di
cinque
anni
;
e
ne
avevo
trentatré
!
Addio
,
Sicilia
;
addio
,
Valsanìa
;
Girgenti
che
si
vede
da
lontano
,
lassù
,
alta
;
addio
,
campane
di
San
Gerlando
,
di
cui
nel
silenzio
della
campagna
m
'
arrivava
il
ronzìo
;
addio
,
alberi
che
conoscevo
a
uno
a
uno
...
Voi
non
vi
potete
immaginare
,
come
da
lontano
vi
s
'
avvistino
le
cose
care
che
lasciate
e
vi
afferrino
e
vi
strappino
l
'
anima
!
Io
vedevo
certi
luoghi
,
qua
,
di
Valsanìa
,
proprio
come
se
vi
fossi
;
meglio
,
anzi
;
notavo
certe
cose
,
che
prima
non
avevo
mai
notato
;
come
tremavano
i
fili
d
'
erba
alla
brezza
grecalina
,
un
sasso
caduto
dal
murello
,
un
albero
un
po
'
storto
a
pendìo
,
che
si
sarebbe
potuto
raddrizzare
,
e
di
cui
potevo
contare
le
foglie
,
a
una
a
una
...
Basta
!
All
'
alba
,
giunsi
a
Malta
.
Prima
si
tocca
l
'
isola
di
Gozzo
...
Malta
,
capite
?
tutta
come
un
golfo
,
abbraccia
il
mare
.
Qua
e
là
,
tante
insenature
.
In
una
di
queste
è
Burmula
,
dove
il
Generale
aveva
preso
stanza
.
Grossi
porti
,
selve
di
navi
;
e
gente
d
'
ogni
razza
,
d
'
ogni
nazione
:
Arabi
,
Turchi
,
Beduini
,
Marocchini
;
e
poi
Inglesi
,
Francesi
,
Spagnuoli
.
Cento
lingue
.
Nel
Cinquanta
,
ci
scoppiò
il
colera
,
portato
dagli
Ebrei
di
Susa
che
avevano
con
loro
belle
femmine
,
belle
!
ma
,
sapete
?
ragazzette
fresche
,
di
sedici
e
diciott
'
anni
come
voi
...
-
Oh
,
ne
ho
di
piú
io
!
-
sorrise
Dianella
.
-
Di
piú
?
Non
pare
.
Si
dipingevano
.
Senza
bisogno
,
-
seguitò
Mauro
,
-
come
se
fossero
state
vecchie
.
Peccato
!
Belle
femmine
!
Portarono
il
colera
,
vi
dicevo
:
un
'
epidemia
terribile
!
Figuratevi
che
a
Burmula
,
paesettuccio
,
in
una
sola
giornata
,
ottocento
morti
.
Come
le
mosche
si
moriva
.
Ma
la
morte
a
un
disgraziato
che
paura
può
fare
?
Io
mangiavo
,
come
niente
,
petronciani
e
pomodori
:
lo
facevo
apposta
.
Avevo
imparato
una
canzonetta
maltese
e
la
cantavo
giorno
e
notte
,
a
cavalcioni
d
'
una
finestra
.
Perché
ero
innamorato
.
-
Ah
sí
?
Là
?
-
domandò
Dianella
,
sorpresa
.
-
Non
là
,
-
rispose
Mauro
.
-
Avevo
lasciato
qua
,
a
Valsanìa
,
una
villanella
con
cui
facevo
all
'
amore
:
Serafina
...
Si
maritò
con
un
altro
,
dopo
un
anno
appena
.
E
io
cantavo
...
Volete
sentire
la
canzonetta
?
Me
la
ricordo
ancora
.
Socchiuse
gli
occhi
,
buttò
indietro
il
capo
e
si
mise
a
canticchiare
in
falsetto
,
pronunciando
a
suo
modo
le
parole
di
quella
canzonetta
popolare
:
Ahi
me
kalbi
,
kentu
giani
...
Dianella
lo
guardava
,
ammirata
,
con
un
intenerimento
e
una
dolcezza
accorata
,
che
spirava
anche
dal
mesto
ritmo
di
quell
'
arietta
d
'
un
tempo
e
d
'
un
paese
lontano
,
la
quale
affiorava
su
le
labbra
di
quel
vecchio
,
fievole
eco
della
remota
,
avventurosa
gioventù
.
Non
sospettava
minimamente
sotto
la
ruvida
scorza
del
Mortara
la
tenerezza
di
tali
ricordi
.
-
Com
'
è
bella
!
-
disse
.
-
Ricantatela
.
Mauro
,
commosso
,
fece
cenno
di
no
,
con
un
dito
.
-
Non
posso
;
non
ho
voce
.
Sapete
che
vogliono
dire
le
prime
parole
?
Ahimè
,
il
cuore
come
mi
duole
.
Il
senso
delle
altre
non
lo
ricordo
piú
.
Piaceva
tanto
al
Generale
,
questa
canzonetta
.
Me
la
faceva
cantare
sempre
.
Eh
,
avevo
buon
voce
,
allora
...
Voi
guardate
il
leopardo
?
Ora
vi
racconto
.
E
seguitò
a
raccontarle
come
,
dopo
la
morte
del
Generale
,
rimasto
solo
a
Burmula
,
non
volendo
ritornare
in
Sicilia
dove
s
'
era
già
compromesso
,
si
fosse
recato
a
La
Valletta
.
Qua
,
gli
esiliati
siciliani
avrebbero
voluto
ajutarlo
;
ma
egli
,
sapendo
in
che
misere
condizioni
si
trovassero
,
aveva
rifiutato
ogni
soccorso
e
s
'
era
messo
a
lavorare
nel
porto
,
come
mozzo
,
come
scaricatore
,
come
stivatore
.
Mancavano
le
braccia
,
decimata
la
popolazione
dal
colera
.
Poi
s
'
era
imbarcato
su
un
piroscafo
inglese
da
fochista
.
Per
più
di
sei
mesi
era
stato
sepolto
lì
,
nel
saldo
ventre
strepitoso
della
nave
,
ad
arrostirsi
al
fuoco
alimentato
notte
e
giorno
,
senza
mai
sapere
dove
s
'
andasse
.
I
macchinisti
inglesi
lo
guardavano
e
ridevano
-
chi
sa
perché
-
e
un
giorno
,
per
forza
,
avevano
voluto
presentarlo
,
così
tutto
affumicato
com
'
era
,
al
capitano
-
pezzo
d
'
omone
sanguigno
,
con
una
barbaccia
fulva
che
gli
arrivava
fin
quasi
ai
ginocchi
-
e
il
capitano
gli
aveva
più
volte
battuto
la
spalla
,
lodandolo
forse
per
lo
zelo
.
Egli
,
difatti
,
in
tutti
quei
mesi
,
non
s
'
era
dato
un
momento
di
requie
,
neanche
per
prendere
un
boccone
;
aveva
perduto
l
'
appetito
:
beveva
soltanto
,
per
temprar
l
'
arsura
del
corpo
che
,
là
sotto
,
smaniava
il
respiro
,
un
po
'
d
'
aria
!
Unico
svago
,
quando
si
approdava
in
qualche
porto
,
un
vecchio
libro
di
cucina
,
tutto
squinternato
,
sul
quale
aveva
imparato
a
compitare
con
l
'
ajuto
del
cuoco
di
bordo
,
anch
'
esso
italiano
,
da
lungo
tempo
spatriato
a
Malta
.
Svago
e
tesoro
,
per
lui
,
quel
libro
!
Perché
,
un
giorno
,
il
cuoco
,
ammalatosi
gravemente
,
era
stato
sbarcato
a
Smirne
e
,
in
mancanza
d
'
altri
,
alla
prova
di
quest
'
altro
fuoco
era
stato
messo
lui
,
erede
del
libro
e
della
dottrina
culinaria
di
quello
.
S
'
era
dato
con
tutto
l
'
impegno
a
questo
nuovo
ufficio
e
in
breve
aveva
saputo
contentar
così
bene
il
capitano
,
che
questi
poi
,
vedendolo
lì
lì
per
ammalarsi
come
quell
'
altro
cuoco
,
spontaneamente
lo
aveva
allogato
quale
sguattero
in
una
famiglia
inglese
,
ricchissima
,
domiciliata
a
Costantinopoli
.
Ma
la
malattia
contratta
a
bordo
non
lo
aveva
lasciato
lungo
tempo
a
quel
posto
,
per
un
tristo
accidente
capitatogli
uno
di
quei
giorni
.
Un
droghieruccio
d
'
Alcamo
,
stabilito
da
molti
anni
là
a
Costantinopoli
,
dal
quale
egli
si
recava
qualche
volta
per
sentir
parlare
il
dialetto
nativo
,
aveva
voluto
avvelenarlo
.
Sì
!
Invece
d
'
una
pozione
d
'
olio
di
mandorle
dolci
,
gli
aveva
dato
forse
olio
di
mandorle
amare
.
Spia
dei
preti
,
dei
Sanfedisti
,
anche
quello
!
Sbaglio
involontario
?
Ma
che
!
Ricordava
bene
che
una
volta
colui
aveva
osato
rimproverarlo
acerbamente
per
l
'
avventura
del
francescano
appeso
,
ch
'
egli
,
così
per
ridere
,
gli
aveva
narrata
.
Ah
,
ma
rimessosi
per
miracolo
,
dopo
circa
tre
mesi
,
dall
'
avvelenamento
,
gli
aveva
fatto
pagar
caro
il
delitto
.
Con
un
pugno
(
e
Mauro
mostrò
sorridendo
il
pugno
)
lo
aveva
steso
là
,
nella
bottega
.
Aveva
al
dito
un
grosso
anello
di
ferro
,
come
un
chiodo
ritorto
,
comperato
a
Smirne
,
e
con
esso
-
senza
volerlo
,
veh
!
-
gli
aveva
sfracellato
la
tempia
.
Ripresosi
dal
pauroso
sbalordimento
nel
vederselo
cascare
giù
tutto
in
un
fascio
sotto
gli
occhi
,
insanguinato
,
s
'
era
dato
alla
fuga
e
poche
ore
dopo
era
partito
con
una
nave
che
si
recava
a
un
piccolo
porto
dell
'
Asia
Minore
.
Non
ricordava
più
il
nome
del
paesello
di
mare
in
cui
era
disceso
:
era
d
'
estate
e
aveva
trovato
subito
da
allogarsi
come
bagnino
.
-
Avete
sentito
nominare
Orazio
Antinori
?
-
domandò
a
questo
punto
il
Mortara
.
-
L
'
esploratore
?
Sì
,
-
disse
Dianella
.
-
Venne
là
,
ai
bagni
,
un
giorno
,
-
seguitò
Mauro
,
-
con
un
altro
italiano
.
Li
sentii
parlare
e
m
'
accostai
.
L
'
Antinori
assoldava
cacciatori
per
la
caccia
delle
fiere
,
nel
deserto
di
Libia
.
Gli
piacqui
,
mi
prese
con
sé
.
Noi
andavamo
;
gli
mandavamo
le
fiere
uccise
;
egli
le
imbalsamava
e
poi
le
spediva
ai
musei
,
a
Londra
,
a
Vienna
...
Quando
ritornavo
dalle
cacce
,
siccome
lui
mi
voleva
bene
sapendomi
fidato
,
lo
ajutavo
a
preparar
le
droghe
,
e
intanto
,
zitto
zitto
,
gli
rubavo
l
'
arte
.
Così
imparai
a
imbalsamare
;
e
quando
lui
andò
via
,
seguitai
per
conto
mio
la
caccia
e
la
spedizione
.
Vi
voglio
raccontare
una
certa
avventura
.
Un
giorno
,
eravamo
sperduti
,
io
e
lui
,
morti
di
fame
e
di
sete
.
A
un
certo
punto
avvistammo
alcum
alberi
di
fico
e
li
prendemmo
d
'
assalto
,
figuratevi
!
Ma
i
fichi
migliori
erano
in
alto
e
non
potevamo
prenderli
.
Allora
io
,
contadino
,
che
feci
?
m
'
allontanai
e
ritornai
poco
dopo
,
munito
d
'
una
canna
bella
lunga
;
la
spaccai
un
po
'
in
cima
e
con
essa
mi
misi
a
cogliere
i
fichi
alti
piú
maturi
,
con
la
lagrima
di
latte
:
un
miele
,
vi
dico
!
L
'
Antinori
mi
guardava
e
si
rodeva
dentro
.
Alla
fine
non
poté
più
reggere
e
mi
gridò
:
«
Che
fai
?
La
smetti
?
Vuoi
farmi
ammazzare
dai
Turchi
?
»
Capii
l
'
antifona
.
Zitto
,
stesi
il
braccio
e
gli
porsi
la
canna
.
Andai
a
prenderne
un
'
altra
,
e
tutti
e
due
seguitammo
a
rubar
fichi
tranquillamente
.
Ah
,
l
'
Antinori
...
mi
voleva
bene
,
e
m
'
ajutò
tanto
,
anche
da
lontano
.
Stetti
lì
più
di
sei
anni
.
Poi
sentii
che
Garibaldi
era
sbarcato
a
Marsala
,
volai
subito
in
Sicilia
.
Sbarco
a
Messina
;
raggiungo
i
volontarii
a
Milazzo
.
Don
Stefano
Auriti
mi
morì
tra
le
braccia
.
Non
poteva
più
parlare
,
mi
raccomandava
con
gli
occhi
il
figlio
,
don
Roberto
,
il
suo
leonetto
di
dodici
anni
...
Ci
battemmo
!
A
Reggio
aprii
il
fuoco
io
,
sapete
?
la
prima
fucilata
fu
la
mia
!
Poi
Bixio
mi
prese
per
attendente
...
Che
giornata
,
quella
del
Volturno
!
Ma
ora
,
dopo
aver
visto
tante
cose
,
dopo
averne
passate
tante
,
sono
soddisfatto
,
che
volete
!
L
'
Italia
è
grande
!
L
'
Italia
è
alla
testa
delle
nazioni
!
Detta
legge
nel
mondo
!
E
posso
dire
che
anch
'
io
,
così
da
povero
ignorante
e
meschino
come
sono
,
ho
fatto
qualche
cosa
,
senza
tante
chiacchiere
.
Posso
andare
dal
re
e
dirgli
:
«
Maestà
,
alla
sedia
su
cui
voi
sedete
,
se
non
una
gamba
o
una
traversa
,
un
piccolo
pernio
,
qualche
cavicchio
,
l
'
ho
messo
anch
'
io
.
La
mia
parte
te
l
'
ho
fatta
,
figlio
mio
!
»
E
sono
contento
.
Cammino
qua
per
Valsanìa
,
vedo
i
fili
del
telegrafo
,
sento
ronzare
il
palo
,
come
se
ci
fosse
dentro
un
nido
di
calabroni
,
e
il
petto
mi
s
'
allarga
;
dico
:
«
Frutto
della
Rivoluzione
!
»
Vado
piú
là
,
vedo
la
ferrovia
,
il
treno
che
si
caccia
sottoterra
,
nel
traforo
sotto
Valsanìa
,
che
mi
pare
un
sogno
;
e
dico
:
«
Frutto
della
Rivoluzione
!
»
Vado
sotto
il
pino
,
guardo
il
mare
,
vedo
laggiù
a
ponente
Porto
Empedocle
,
che
al
tempo
della
mia
partenza
per
Malta
non
aveva
altro
che
la
Torre
,
il
Rastiglio
,
il
Molo
Vecchio
e
quattro
casucce
,
e
ora
è
diventato
quasi
una
città
;
vedo
le
due
lunghe
scogliere
del
nuovo
porto
,
che
mi
pajono
due
braccia
tese
a
tutte
le
navi
di
tutti
i
paesi
civili
del
mondo
,
come
per
dire
:
«
Venite
!
venite
!
l
'
Italia
è
risorta
,
l
'
Italia
abbraccia
tutti
,
dà
a
tutti
la
ricchezza
del
suo
zolfo
,
la
ricchezza
dei
suoi
giardini
!
»
.
Frutto
della
Rivoluzione
,
anche
questo
,
penso
,
e
-
vedete
?
-
mi
metto
a
piangere
come
un
bambino
,
dalla
gioja
...
Cavò
,
cosí
dicendo
,
dall
'
apertura
della
ruvida
camicia
d
'
albagio
un
grosso
fazzoletto
di
cotone
turchino
,
e
si
asciugò
gli
occhi
,
che
gli
s
'
erano
veramente
riempiti
di
lagrime
.
Dianella
sentì
anche
lei
inumidirsi
gli
occhi
.
Quel
vecchio
che
incuteva
tanta
paura
,
che
aveva
ucciso
un
uomo
come
niente
e
ne
aveva
fatto
morire
un
altro
per
l
'
ombra
d
'
un
sospetto
maniaco
;
che
andava
così
armato
,
in
procinto
sempre
di
versare
altro
sangue
,
pronto
com
'
era
all
'
ira
e
irsuto
e
ombroso
;
quel
vecchio
,
ecco
,
piangeva
come
un
fanciullo
per
l
'
opera
compiuta
,
ch
'
egli
vedeva
senza
mende
e
gloriosa
;
piangeva
esaltandosi
nella
sua
gesta
e
nella
grandezza
della
patria
,
per
cui
aveva
tanto
sofferto
e
combattuto
,
senza
chieder
mai
nulla
,
generoso
e
feroce
,
fedele
come
un
cane
e
coraggioso
come
un
leone
.
Né
i
suoi
colombi
,
né
la
pace
dei
campi
,
né
il
governo
della
vigna
,
né
il
canto
delle
allodole
,
riuscivano
a
rasserenargli
lo
spirito
dopo
tanto
tempo
:
quel
camerone
era
come
la
sua
chiesa
;
e
usciva
di
là
com
'
ebbro
,
e
s
'
aggirava
per
la
campagna
sotto
i
mandorli
e
gli
olivi
,
parlando
tra
sé
di
battaglie
e
di
congiure
,
guardando
biecamente
il
mare
dalla
parte
di
Tunisi
,
donde
immaginava
un
improvviso
assalto
dei
Francesi
...
Un
rumore
di
sonaglioli
e
il
rotolìo
d
'
una
vettura
vennero
a
un
tratto
a
scuotere
Dianella
da
queste
considerazioni
e
Mauro
dal
pianto
.
-
Vostro
padre
?
-
domandò
questi
,
infoscandosi
d
'
un
subito
e
ricacciandosi
nell
'
apertura
della
camicia
il
fazzoletto
.
Dianella
si
levò
,
costernata
,
e
corse
alla
finestra
a
guardare
attraverso
le
stecche
delle
persiane
.
Restò
.
Dalla
vettura
,
che
s
'
era
fermata
davanti
alla
villa
,
scendevano
il
padre
,
di
ritorno
,
e
Aurelio
Costa
-
lui
!
-
in
tenuta
da
campagna
.
-
Andate
,
andate
,
-
le
disse
Mauro
,
quasi
spingendola
.
-
Chiudo
e
me
ne
scappo
!
Dianella
uscì
sul
corridojo
e
vide
in
fondo
a
esso
il
Costa
e
il
padre
,
diretti
alla
camera
di
questo
,
nella
quale
si
chiusero
.
Allora
Mauro
Mortara
,
come
una
bestia
sorpresa
nel
giaccio
,
sgattajolò
ranco
ranco
,
senza
dirle
nulla
.
Ella
rimase
perplessa
,
profondamente
turbata
,
non
sapendo
che
pensare
di
quell
'
improvviso
insolito
ritorno
del
padre
.
Evidentemente
,
tanto
questo
ritorno
quanto
la
venuta
d
'
Aurelio
Costa
si
connettevano
con
le
notizie
dei
tumulti
d
'
Aragona
.
Qualcosa
di
molto
grave
doveva
essere
accaduto
.
Era
fuggito
Aurelio
?
No
:
Dianella
non
volle
nemmeno
supporlo
.
Forse
il
padre
stesso
aveva
mandato
a
chiamarlo
.
Con
quale
animo
?
Fu
tentata
di
recarsi
nella
sua
camera
,
attigua
a
quella
del
padre
,
se
le
riuscisse
di
cogliere
qualche
parola
attraverso
la
parete
,
ma
ricordò
lo
sguardo
del
padre
,
quella
mattina
,
e
se
n
'
astenne
;
rimase
tuttavia
come
tenuta
tra
due
,
nella
sala
d
'
ingresso
.
-
Suo
papà
,
-
le
annunziò
donna
Sara
Alàimo
,
sporgendo
il
capo
dall
'
uscio
della
cucina
.
Dianella
le
accennò
di
sì
col
capo
.
-
Con
l
'
ingegnere
,
-
aggiunse
donna
Sara
,
sottovoce
.
Dianella
le
accennò
di
nuovo
col
capo
che
sapeva
,
e
uscì
sul
pianerottolo
della
scala
esterna
.
La
vettura
era
lì
ancora
,
in
attesa
,
a
piè
della
scala
.
Dunque
il
padre
doveva
ripartire
subito
?
Forse
era
venuto
per
prendere
qualche
carta
.
-
Andrete
a
Porto
Empedocle
adesso
?
-
domandò
al
cocchiere
.
-
Eccellenza
,
sì
-
rispose
questi
.
Ed
ecco
il
padre
e
il
Costa
frettolosi
.
Flaminio
Salvo
non
s
'
aspettava
di
trovar
la
figlia
sul
pianerottolo
della
scala
,
e
,
vedendola
,
si
tirò
un
po
'
indietro
,
senza
fermarsi
,
le
fece
un
sorriso
e
la
salutò
con
la
mano
.
Aurelio
Costa
,
che
gli
veniva
dietro
,
rimase
un
istante
confuso
,
accennò
di
togliersi
il
berretto
da
viaggio
ma
il
Salvo
gli
gridò
:
-
Andiamo
,
andiamo
...
Dianella
,
pallida
,
col
fiato
rattenuto
,
li
vide
montare
su
la
vettura
,
partire
senza
volgere
il
capo
,
e
li
seguí
con
gli
occhi
finché
non
scomparvero
tra
gli
alberi
del
viale
.
Com
'
era
cangiato
Aurelio
!
Sconvolto
...
Pareva
malato
,
invecchiato
,
con
la
barba
non
rifatta
...
Dianella
pensò
al
giudizio
che
ne
aveva
dato
Nicoletta
Capolino
.
Avrebbe
voluto
vederlo
più
altero
di
fronte
al
padre
;
avrebbe
voluto
che
,
non
ostante
il
richiamo
imperioso
di
questo
,
egli
si
fosse
fermato
lì
sul
pianerottolo
,
almeno
per
salutarla
.
Invece
subito
aveva
obbedito
...
Forse
il
momento
...
Chi
sa
che
era
accaduto
alle
zolfare
!
Flaminio
Salvo
ritornò
tardi
,
la
sera
,
d
'
umor
gajo
,
come
ogni
qual
volta
prendeva
una
grave
decisione
.
A
cena
,
si
scusò
con
don
Cosmo
della
sfuriata
della
mattina
;
disse
che
n
'
aveva
fino
alla
gola
,
delle
innumerevoli
seccature
che
gli
erano
diluviate
da
quelle
zolfare
d
'
Aragona
,
e
che
aveva
deciso
di
chiuderle
.
-
Così
sciopereranno
un
po
'
per
piacer
mio
,
i
signori
solfaraj
,
e
avranno
piú
tempo
d
'
assistere
alle
prediche
dei
loro
sacerdoti
umanitarii
.
Mangino
prediche
!
Bello
,
il
vangelo
umanitario
,
don
Cosmo
,
letto
su
una
pagina
sola
!
Se
voltassero
pagina
.
Ma
se
ne
guardano
bene
!
Hanno
ragione
;
ma
la
loro
ragione
è
qua
!
E
si
toccò
il
ventre
.
-
Andate
a
far
loro
intendere
che
la
politica
doganale
seguìta
dal
Governo
italiano
è
stata
tutta
una
cuccagna
per
l
'
industria
e
gl
'
industriali
dell
'
alta
Italia
e
una
rovina
spaventosa
per
il
Mezzogiorno
e
per
la
nostra
povera
isola
;
che
da
anni
e
anni
l
'
aumento
delle
tasse
e
di
tutti
i
pesi
è
continuo
e
continuo
il
ribasso
dei
prodotti
;
che
col
prezzo
a
cui
è
disceso
lo
zolfo
non
solo
è
assolutamente
impossibile
trattarli
meglio
,
ma
è
addirittura
una
follìa
seguitar
l
'
industria
...
Io
non
avevo
chiuso
le
zolfare
per
loro
,
per
dar
loro
almeno
un
tozzo
di
pane
.
Scioperano
?
Tante
grazie
!
Vuol
dire
che
possono
fare
a
meno
di
lavorare
.
Tutti
a
spasso
!
Allegria
!
-
La
vita
!
-
sospirò
don
Cosmo
,
con
gli
angoli
della
bocca
contratti
in
giù
.
-
A
pensarci
bene
...
Lo
zolfo
,
sicuro
...
le
industrie
..
questa
tovaglia
qua
,
damascata
,
questo
bicchiere
arrotato
...
il
lume
di
bronzo
...
tutte
queste
minchionerie
sulla
tavola
...
e
per
la
casa
...
e
per
le
strade
...
piroscafi
sul
mare
,
ferrovie
,
palloni
per
aria
...
Siamo
pazzi
,
parola
d
'
onore
!
...
Sì
,
servono
,
servono
per
riempire
in
qualche
modo
questa
minchioneria
massima
che
chiamiamo
vita
,
per
darle
una
certa
apparenza
,
una
certa
consistenza
...
Mah
!
Vi
giuro
che
non
so
,
in
certi
momenti
,
se
sono
più
pazzo
io
che
non
ci
capisco
nulla
o
quelli
che
credono
sul
serio
di
capirci
qualche
cosa
e
parlano
e
si
muovono
,
come
se
avessero
veramente
un
qualche
scopo
davanti
a
loro
,
il
quale
poi
,
raggiunto
,
non
dovesse
a
loro
stessi
apparir
vano
.
Io
comincerei
,
signor
mio
,
dal
rompere
questo
bicchiere
.
Poi
butterei
giù
la
casa
...
Ricominciando
daccapo
,
chi
sa
!
...
Voi
dite
che
quei
disgraziati
la
ragione
l
'
hanno
qua
?
Beati
loro
,
signor
mio
!
E
guaj
se
si
saziano
...
Dove
l
'
avete
più
voi
,
la
ragione
?
Dove
l
'
ho
piú
io
?
Poco
dopo
,
Flaminio
Salvo
e
Dianella
erano
affacciati
alla
finestra
.
La
notte
era
scurissima
.
Le
stelle
profonde
,
che
pungevano
e
allargavano
il
cielo
,
non
arrivavano
a
far
lume
in
terra
.
I
grilli
scampanellavano
lontano
ininterrottamente
e
,
a
quando
a
quando
,
dal
fondo
del
vallone
saliva
il
verso
accorato
d
'
un
gufo
,
come
un
singulto
.
Il
bujo
,
il
silenzio
intorno
alla
villa
era
qua
e
là
a
tratti
punto
e
vibrante
di
rapidi
stridi
di
nottole
invisibili
.
Poi
la
luna
emerse
,
paonazza
,
su
dall
'
ampia
chiostra
di
Monserrato
in
fondo
,
e
s
'
avvertì
un
lievissimo
brulichìo
di
foglie
per
tutta
la
campagna
.
Un
cane
,
lontano
,
abbajò
.
-
Tu
non
hai
niente
,
Dianella
,
proprio
niente
da
dire
a
tuo
padre
?
-
domandò
il
Salvo
senza
guardarla
,
con
tono
mesto
,
come
se
con
l
'
anima
vagasse
lontano
assai
da
quella
finestra
.
-
Io
?
-
fece
Dianella
,
incerta
e
quasi
sbigottita
.
-
Niente
...
Che
potrei
dirti
?
-
Niente
,
dunque
,
-
riprese
il
padre
.
-
Nessun
piccolo
,
piccolo
segreto
...
niente
,
eh
?
Sono
contento
.
Perché
tu
,
povera
figliuola
mia
,
purtroppo
hai
soltanto
me
,
preso
da
tante
brighe
...
E
oggi
...
che
giornataccia
!
...
Sai
che
manca
a
molti
?
Il
senso
dell
'
opportunità
.
Non
dico
che
avrei
risposto
di
sí
,
se
la
domanda
mi
fosse
stata
rivolta
in
altro
giorno
,
in
altro
modo
;
ma
avrei
risposto
di
no
,
almeno
con
piú
garbo
,
ecco
,
dopo
aver
parlato
con
te
.
Dianella
temette
,
ascoltando
queste
parole
calme
e
lente
del
padre
,
che
questi
potesse
udire
il
violento
martellare
del
cuore
di
lei
,
sospeso
in
un
'
aspettazione
angosciosa
,
tra
l
'
impetuoso
ribollimento
di
tutto
il
sangue
per
le
vene
.
-
Mi
hanno
chiesto
...
tu
m
'
intendi
,
-
seguitò
il
Salvo
,
voltandosi
a
spiarla
negli
occhi
.
-
E
io
,
certo
che
la
mia
buona
figliuola
,
così
savia
,
non
poteva
aver
fissato
neanche
per
un
momento
la
propria
attenzione
su
un
giovane
-
oh
,
buono
,
sì
;
ma
pure
,
per
tante
ragioni
,
non
adatto
né
degno
-
preso
in
quel
momento
proprio
inopportuno
,
ho
rifiutato
senz
'
altro
.
Vediamo
un
po
'
,
non
indovini
?
-
No
...
-
rispose
,
più
col
fiato
che
con
la
voce
,
Dianella
.
-
Non
indovini
proprio
?
-
insistette
il
padre
,
sorridendo
come
conscio
della
tortura
che
le
infliggeva
.
-
Su
,
pròvati
...
-
Non
...
non
saprei
...
-
balbettò
lei
.
-
E
allora
bisognerà
che
te
lo
dica
,
-
concluse
il
padre
-
perché
tu
sappia
regolarti
.
Il
De
Vincentis
...
-
Ah
!
-
esclamò
Dianella
,
con
uno
scatto
di
riso
irresistibile
.
-
Quel
povero
Ninì
?
-
Quel
povero
Ninì
,
-
ripeté
il
padre
,
scrollando
il
capo
e
sorridendo
anche
lui
.
-
Dunque
,
te
l
'
aspettavi
?
-
No
,
ti
giuro
,
-
s
'
affrettò
a
rispondergli
Dianella
,
con
vivacità
.
-
M
'
ero
accorta
,
sì
...
-
Ma
t
'
aspettavi
qualche
altro
?
-
tornò
a
domandare
il
padre
,
pronto
,
guardandola
più
acutamente
.
Dianella
allora
s
'
impuntò
e
sostenne
lo
sguardo
del
padre
con
fredda
fermezza
.
-
Ti
ho
detto
di
no
.
Il
sospetto
che
il
padre
con
quel
discorso
avesse
voluto
tenderle
un
'
insidia
era
divenuto
certezza
.
Forse
non
era
neanche
vero
che
Ninì
De
Vincentis
gli
avesse
fatto
quella
richiesta
.
E
l
'
essersi
il
padre
servito
di
lui
,
povero
giovane
troppo
dabbene
,
quasi
per
metterlo
in
dileggio
,
le
parve
odioso
,
sapendo
il
De
Vincentis
anche
peraltro
vittima
del
padre
.
Questi
non
disse
più
nulla
;
rimase
ancora
un
pezzo
alla
finestra
,
a
guardar
fuori
,
poi
se
ne
ritrasse
con
un
sospiro
e
salutò
la
figlia
per
andare
a
dormire
.
-
Buona
notte
-
gli
rispose
Dianella
,
freddamente
.
Appena
sola
,
si
nascose
il
volto
tra
le
mani
e
pianse
.
Le
parve
che
il
padre
si
fosse
divertito
a
straziarle
il
cuore
,
come
un
gatto
col
topo
.
Oh
Dio
,
perché
,
perché
così
cattivo
anche
con
la
propria
figlia
,
quando
gli
sarebbe
stato
così
facile
esser
buono
con
tutti
?
Se
veramente
voleva
ch
'
ella
gli
dicesse
il
suo
segreto
,
ricordandole
che
non
aveva
più
da
confidarsi
con
altri
,
se
non
con
lui
,
perché
,
nello
stesso
momento
che
le
poneva
innanzi
la
sorte
crudele
che
le
aveva
tolto
il
consiglio
e
l
'
amore
della
madre
,
le
tendeva
un
'
insidia
?
Dunque
,
no
;
era
certo
ormai
:
egli
non
voleva
che
lei
amasse
Aurelio
.
Aveva
chiuso
le
zolfare
;
forse
aveva
posto
a
effetto
la
minaccia
della
mattina
:
«
Caccio
via
tutti
!
»
.
Anche
Aurelio
?
Oh
,
Aurelio
non
aveva
più
bisogno
di
lui
,
adesso
!
Perduto
quel
posto
,
tanti
altri
,
anche
migliori
,
avrebbe
potuto
trovarne
subito
.
E
questo
forse
,
ecco
,
faceva
più
dispetto
al
padre
,
aver
dato
a
quel
giovane
il
mezzo
di
non
aver
più
bisogno
di
lui
,
e
averglielo
dato
per
un
dovere
che
a
lui
lo
legava
.
Voleva
che
tutti
fossero
docili
strumenti
nelle
sue
mani
;
e
Aurelio
invece
avrebbe
potuto
levarglisi
contro
,
dov
'
egli
più
temeva
la
ribellione
:
nel
cuore
di
sua
figlia
.
Sì
,
sì
,
perché
sapeva
bene
che
ella
lo
amava
.
Così
lo
avesse
saputo
Aurelio
!
Ma
che
sarebbe
intanto
avvenuto
,
se
davvero
il
padre
,
chiuse
le
zolfare
,
lo
aveva
licenziato
?
Aurelio
se
ne
sarebbe
andato
di
nuovo
lontano
,
sarebbe
ritornato
in
Sardegna
,
senz
'
alcun
sospetto
dell
'
amore
di
lei
,
e
forse
,
là
...
Dianella
tornò
a
nascondersi
il
volto
tra
le
mani
.
Nel
vuoto
angoscioso
,
fissando
l
'
udito
,
senza
volerlo
,
nel
fitto
continuo
scampanellìo
dei
grilli
,
le
parve
ch
'
esso
nel
silenzio
diventasse
di
punto
in
punto
più
intenso
e
più
sonoro
;
pensò
ai
tumulti
d
'
Aragona
e
di
Comitini
;
e
quel
fervido
concento
divenne
allora
per
lei
,
a
un
tratto
,
il
clamore
lontano
,
indefinito
d
'
un
popolo
in
rivolta
,
di
cui
Aurelio
,
ribelle
,
andava
a
farsi
duce
e
vendicatore
.
E
lei
?
e
lei
?
Scoprì
il
volto
:
come
un
sogno
le
apparve
allora
la
pace
smemorata
della
campagna
,
lì
presente
,
all
'
umido
e
blando
albore
lunare
.
E
un
fresco
rivo
inatteso
di
tenerezza
le
scaturì
dal
cuore
;
e
altre
lagrime
le
velarono
gli
occhi
.
Ah
,
era
pur
bello
lo
spettacolo
di
quella
profonda
notte
lunare
su
la
campagna
,
con
quegli
alberi
antichi
,
immobili
nel
loro
triste
sogno
perenne
,
sorgente
col
fusto
dal
grembo
della
terra
,
con
quei
monti
laggiú
che
chiudevano
,
cupi
contro
il
cielo
,
il
mistero
degli
evi
più
remoti
,
con
quel
tremulo
limpido
assiduo
canto
dei
grilli
che
,
sparsi
tra
le
erbe
dei
piani
,
pareva
persuadessero
all
'
oblio
d
'
ogni
cosa
.
Tra
quei
grilli
e
quegli
alberi
e
quella
luna
e
quei
monti
non
era
forse
un
concerto
misterioso
,
a
cui
gli
uomini
restavano
estranei
?
Tanta
bellezza
non
era
fatta
per
gli
uomini
,
che
chiudevano
stanchi
,
a
quell
'
ora
,
gli
occhi
al
sonno
;
sarebbe
durata
tutta
la
notte
non
veduta
più
da
nessuno
,
nella
solitudine
della
campagna
,
quando
anche
lei
avrebbe
chiuso
la
finestra
.
Forse
voleva
questo
la
nottola
invisibile
che
strideva
svolando
lì
innanzi
,
offesa
e
attratta
dal
lume
:
voleva
ch
'
ella
non
disturbasse
più
oltre
con
la
sua
veglia
il
notturno
misterioso
concerto
della
natura
solitaria
?
E
Dianella
chiuse
la
finestra
:
lasciò
aperto
appena
appena
uno
scuro
e
,
attraverso
quello
spiraglio
,
con
le
mani
congiunte
innanzi
alla
bocca
,
pregò
silenziosamente
per
tutta
quella
bellezza
rimasta
fuori
,
animata
a
un
tratto
agli
occhi
di
lei
dallo
spirito
di
Dio
che
gli
uomini
offendono
con
le
loro
torbide
e
tristi
passioni
.
Volgendo
un
ultimo
sguardo
al
viale
innanzi
alla
villa
,
scorse
un
'
ombra
che
vi
passeggiava
,
un
cranio
lucido
sotto
la
luna
.
Don
Cosmo
?
Lui
.
Ah
,
immerso
là
nello
spirito
di
Dio
,
egli
forse
non
lo
sentiva
!
Andava
a
quell
'
ora
su
e
giù
per
il
viale
,
con
le
mani
dietro
la
schiena
,
assorto
tuttavia
,
certo
,
nelle
sue
buje
e
vane
meditazioni
.
CAPITOLO
SESTO
Né
inviti
agli
elettori
stampati
a
caratteri
cubitali
su
carta
d
'
ogni
colore
,
né
alcuna
animazione
insolita
per
le
vie
tortuose
della
vecchia
città
.
Eppure
il
giorno
fissato
per
le
elezioni
politiche
era
imminente
.
Ma
il
tedio
da
gran
tempo
aveva
soffiato
in
bocca
alla
ciarlataneria
,
e
questa
aveva
perduto
la
voce
.
La
scala
per
dar
l
'
assalto
ai
muri
le
si
era
imporrita
e
rotto
il
pentolino
della
colla
.
S
'
era
camuffata
decorosamente
da
prete
la
ciarlataneria
a
Girgenti
,
e
raccolta
,
guardinga
,
a
collo
torto
,
andava
per
via
,
nascondendo
tra
le
pieghe
del
tabarro
il
mazzocchio
della
grancassa
cangiato
in
aspersorio
.
I
cittadini
,
sotto
a
quel
travestimento
,
la
riconoscevano
bene
:
la
lasciavano
andare
e
fare
;
la
rispettavano
anche
;
oh
,
perché
non
seccava
nemmeno
con
troppe
prediche
;
prestava
denaro
poi
,
sottomano
-
a
usura
,
ma
ne
prestava
-
;
pubblicamente
,
con
molti
carati
del
Salvo
e
con
altri
di
socii
minori
,
aveva
aperto
una
banca
popolare
cattolica
-
all
'
interesse
consentito
da
santa
madre
Chiesa
.
I
pubblici
ufficii
,
prefettura
,
intendenza
delle
finanze
,
scuole
governative
,
tribunali
,
davano
ancora
un
po
'
di
movimento
,
ma
quasi
meccanico
,
alla
città
:
altrove
ormai
urgeva
la
vita
.
L
'
industria
,
il
commercio
,
la
vera
attività
insomma
,
s
'
era
da
un
pezzo
trasferita
a
Porto
Empedocle
giallo
di
zolfo
,
bianco
di
marna
,
polverulento
e
romoroso
,
in
poco
tempo
divenuto
uno
de
'
piú
affollati
e
affaccendati
emporii
dell
'
isola
.
Ma
anche
là
,
la
sovrabbondanza
dello
zolfo
per
le
condizioni
mal
proprie
con
cui
si
svolgeva
l
'
industria
,
l
'
ignoranza
degli
usi
a
cui
quel
minerale
era
destinato
e
dei
profitti
che
se
ne
potevano
ricavare
,
il
difetto
di
grossi
capitali
,
il
bisogno
o
l
'
avidità
di
un
pronto
guadagno
,
eran
cagione
che
quella
ricchezza
del
suolo
,
che
avrebbe
dovuto
esser
ricchezza
degli
abitanti
,
se
n
'
andasse
giorno
per
giorno
ingojata
dalle
stive
dei
vapori
mercantili
inglesi
,
americani
,
tedeschi
e
francesi
,
lasciando
tutti
coloro
che
vivevano
di
quell
'
industria
e
di
quel
commercio
con
le
ossa
rotte
dalla
fatica
,
la
tasca
vuota
e
gli
animi
inveleniti
dalla
guerra
insidiosa
e
feroce
,
con
cui
si
eran
conteso
il
misero
prezzo
o
lo
scotto
o
il
nolo
della
merce
da
loro
stessi
rinvilita
.
A
Girgenti
,
solo
i
tribunali
e
i
circoli
d
'
Assise
davano
da
fare
veramente
,
aperti
com
'
erano
tutto
l
'
anno
.
Su
al
Culmo
delle
Forche
il
carcere
di
San
Vito
rigurgitava
sempre
di
detenuti
,
che
talvolta
dovevano
aspettare
tre
o
quattro
anni
per
essere
giudicati
.
E
meno
male
che
l
'
innocenza
,
nel
maggior
numero
dei
casi
,
di
questo
forzato
indugio
non
aveva
a
patire
.
La
città
era
piuttosto
tranquilla
;
ma
nelle
campagne
e
nei
paesi
della
provincia
i
reati
di
sangue
,
aperti
o
per
mandato
,
per
risse
improvvise
o
per
vendette
meditate
,
e
le
grassazioni
e
l
'
abigeato
e
i
sequestri
di
persona
e
i
ricatti
erano
continui
e
innumerevoli
,
frutto
della
miseria
,
della
selvaggia
ignoranza
,
dell
'
asprezza
delle
fatiche
che
abbrutivano
,
delle
vaste
solitudini
arse
,
brulle
e
mal
guardate
.
In
piazza
Sant
'
Anna
,
ov
'
erano
i
tribunali
,
nel
centro
della
città
,
s
'
affollavano
i
clienti
di
tutta
la
provincia
,
gente
tozza
e
rude
,
cotta
dal
sole
,
gesticolante
in
mille
guise
vivacemente
espressive
:
proprietarii
di
campagne
e
di
zolfare
in
lite
con
gli
affittuarii
o
coi
magazzinieri
di
Porto
Empedocle
,
e
sensali
e
affaristi
e
avvocati
e
galoppini
;
s
'
affollavano
storditi
i
paesani
zotici
di
Grotte
o
di
Favara
,
di
Racalmuto
o
di
Raffadali
o
di
Montaperto
,
solfaraj
e
contadini
,
la
maggior
parte
,
dalle
facce
terrigne
e
arsicce
,
dagli
occhi
lupigni
,
vestiti
dei
grevi
abiti
di
festa
di
panno
turchino
,
con
berrette
di
strana
foggia
:
a
cono
,
di
velluto
;
a
calza
,
di
cotone
;
o
padovane
;
con
cerchietti
o
catenaccetti
d
'
oro
agli
orecchi
;
venuti
per
testimoniare
o
per
assistere
i
parenti
carcerati
.
Parlavano
tutti
con
cupi
suoni
gutturali
o
con
aperte
protratte
interiezioni
.
Il
lastricato
della
strada
schizzava
faville
al
cupo
fracasso
dei
loro
scarponi
imbullettati
,
di
cuojo
grezzo
,
erti
,
massicci
e
scivolosi
.
E
avevan
seco
le
loro
donne
,
madri
e
mogli
e
figlie
e
sorelle
,
dagli
occhi
spauriti
o
lampeggianti
d
'
un
'
ansietà
torbida
e
schiva
,
vestite
di
baracane
,
avvolte
nelle
brevi
mantelline
di
panno
,
bianche
o
nere
,
col
fazzoletto
dai
vivaci
colori
in
capo
,
annodato
sotto
il
mento
,
alcune
coi
lobi
degli
orecchi
strappati
dal
peso
degli
orecchini
a
cerchio
,
a
pendagli
,
a
lagrimoni
;
altre
vestite
di
nero
e
con
gli
occhi
e
le
guance
bruciati
dal
pianto
,
parenti
di
qualche
assassinato
.
Fra
queste
,
quand
'
eran
sole
,
s
'
aggirava
occhiuta
e
obliqua
qualche
vecchia
mezzana
a
tentar
le
più
giovani
e
appariscenti
che
avvampavano
per
l
'
onta
e
che
pur
non
di
meno
talvolta
cedevano
ed
eran
condotte
,
oppresse
di
angoscia
e
tremanti
,
a
fare
abbandono
del
proprio
corpo
,
senz
'
alcun
loro
piacere
,
per
non
ritornare
al
paese
a
mani
vuote
,
per
comperare
ai
figliuoli
lontani
,
orfani
,
un
pajo
di
scarpette
,
una
vesticciuola
.
(
«
Occasioni
!
Una
poverella
bisognava
che
ne
profittasse
.
Nessuno
avrebbe
saputo
...
Presto
presto
...
Peccato
,
sì
,
ma
Dio
leggeva
in
cuore
...
»
)
.
I
molti
sfaccendati
della
città
andavano
intanto
su
e
giù
,
sempre
d
'
un
passo
,
cascanti
di
noja
,
con
l
'
automatismo
dei
dementi
,
su
e
giù
per
la
strada
maestra
,
l
'
unica
piana
del
paese
,
dal
bel
nome
greco
,
Via
Atenèa
,
ma
angusta
come
le
altre
e
tortuosa
.
Via
Atenèa
,
Rupe
Atenèa
,
Empedocle
...
-
nomi
:
luce
di
nomi
che
rendeva
più
triste
la
miseria
e
la
bruttezza
delle
cose
e
dei
luoghi
.
L
'
Akragas
dei
Greci
,
l
'
Agrigentum
dei
Romani
,
eran
finiti
nella
Kerkent
dei
Musulmani
,
e
il
marchio
degli
Arabi
era
rimasto
indelebile
negli
animi
e
nei
costumi
della
gente
.
Accidia
taciturna
,
diffidenza
ombrosa
e
gelosia
.
Dal
bosco
della
Civita
,
cuore
della
scomparsa
città
vetusta
,
saliva
un
tempo
al
colle
,
su
cui
siede
misera
la
nuova
,
una
lunga
fila
di
altissimi
e
austeri
cipressi
,
quasi
a
segnar
la
via
della
morte
.
Pochi
ormai
ne
restavano
;
uno
,
il
più
alto
e
il
più
fosco
si
levava
ancora
sotto
l
'
unico
viale
della
città
,
detto
della
Passeggiata
,
la
sola
cosa
bella
che
la
città
avesse
,
aperto
com
'
era
alla
vista
magnifica
di
tutta
la
piaggia
,
sotto
,
svariata
di
poggi
,
di
valli
,
di
piani
,
e
del
mare
in
fondo
,
nella
sterminata
curva
dell
'
orizzonte
.
Quel
cipresso
,
stagliandosi
nero
e
maestoso
dopo
il
fiammeggiare
dei
meravigliosi
tramonti
su
la
piaggia
che
s
'
ombrava
tutta
di
notturno
azzurro
,
pareva
riassumesse
in
sé
la
tristezza
infinita
del
silenzio
che
spirava
dai
luoghi
,
sonori
un
tempo
di
tanta
vita
.
Era
qua
,
ora
,
il
regno
della
morte
.
Dominata
,
in
vetta
al
colle
,
dall
'
antica
cattedrale
normanna
,
dedicata
a
San
Gerlando
,
dal
Vescovado
e
dal
Seminario
,
Girgenti
era
la
città
dei
preti
e
delle
campane
a
morto
.
Dalla
mattina
alla
sera
,
le
trenta
chiese
si
rimandavano
con
lunghi
e
lenti
rintocchi
il
pianto
e
l
'
invito
alla
preghiera
,
diffondendo
per
tutto
un
'
angosciosa
oppressione
.
Non
passava
giorno
che
non
si
vedessero
per
via
in
processione
funebre
le
orfanelle
grige
del
Boccone
del
povero
:
squallide
,
curve
,
tutte
occhi
nei
visini
appassiti
,
col
velo
in
capo
,
la
medaglina
sul
petto
,
e
un
cero
in
mano
.
Tutti
,
per
poca
mancia
,
potevano
averne
l
'
accompagnamento
;
e
nulla
era
più
triste
che
la
vista
di
quella
fanciullezza
oppressa
dallo
spettro
della
morte
,
seguito
così
ogni
giorno
,
a
passo
a
passo
,
con
un
cero
in
mano
,
dalla
fiamma
vana
nella
luce
del
sole
.
Chi
poteva
curarsi
,
in
tale
animo
,
delle
elezioni
politiche
imminenti
?
E
poi
,
perché
?
Nessuno
aveva
fiducia
nelle
istituzioni
,
né
mai
l
'
aveva
avuta
.
La
corruzione
era
sopportata
come
un
male
cronico
,
irrimediabile
;
e
considerato
ingenuo
o
matto
,
impostore
o
ambizioso
,
chiunque
si
levasse
a
gridarle
contro
.
In
quei
giorni
,
più
che
delle
imminenti
elezioni
politiche
,
gli
sfaccendati
parlavano
del
duello
del
candidato
Ignazio
Capolino
con
Guido
Verònica
.
Per
l
'
intromissione
violenta
di
Roberto
Auriti
,
la
questione
cavalleresca
s
'
era
complicata
.
Guido
Verònica
aveva
accettato
subito
la
sfida
del
Capolino
;
aveva
chiesto
però
qualche
giorno
di
tempo
per
provvedersi
di
padrini
.
Ed
era
arrivato
da
Palermo
il
deputato
Corrado
Selmi
,
con
un
altro
signore
,
che
si
diceva
famoso
spadaccino
.
Roberto
Auriti
,
intanto
,
non
potendo
battersi
col
Prèola
e
non
volendo
che
altri
vendicasse
della
turpe
offesa
la
memoria
del
padre
,
aveva
preteso
di
battersi
lui
per
primo
col
Capolino
.
I
padrini
di
questo
,
il
Verònica
stesso
,
si
erano
opposti
a
tale
pretesa
.
A
nome
del
Capolino
quelli
avevano
lealmente
dichiarato
di
deplorar
l
'
articolo
del
Prèola
,
pubblicato
di
furto
nel
giornale
.
Squalificato
così
dai
suoi
stessi
partigiani
il
vero
autore
dell
'
offesa
,
peraltro
riconosciuto
indegno
di
scendere
sul
terreno
e
ormai
cacciato
via
da
Girgenti
,
l
'
Auriti
non
aveva
più
da
domandare
altra
soddisfazione
;
e
un
solo
duello
doveva
aver
luogo
,
perché
l
'
affare
si
terminasse
lodevolmente
:
tra
il
Veronica
e
il
Capolino
,
per
l
'
aggressione
da
questo
patita
sulla
pubblica
via
.
Troppo
giusto
!
La
vertenza
tanto
dibattuta
aveva
appassionato
vivamente
la
cittadinanza
,
tra
la
quale
d
'
improvviso
s
'
erano
scoperti
tanti
calorosi
dilettanti
di
cavalleria
;
e
la
passione
sopra
tutto
s
'
era
accesa
per
l
'
intervento
d
'
un
uomo
così
noto
come
il
Selmi
e
per
le
arie
spagnolesche
e
provocanti
dell
'
altro
testimonio
del
Verònica
,
spadaccino
.
Ma
,
dal
canto
suo
,
il
campione
paesano
,
Ignazio
Capolino
s
'
era
affidato
anche
lui
in
buone
mani
:
a
un
certo
D
'
Ambrosio
lontano
parente
della
moglie
,
che
sapeva
tener
bene
la
spada
in
pugno
e
non
si
sarebbe
lasciato
imporre
né
dal
prestigio
di
Corrado
Selmi
né
dalla
spocchia
di
quell
'
altro
messere
.
E
lui
solo
,
ohè
!
perché
l
'
altro
testimonio
di
Capolino
faceva
ridere
:
Ninì
De
Vincentis
,
figurarsi
!
Povero
Ninì
,
vi
era
stato
tirato
proprio
pei
capelli
!
Sciabole
,
sangue
-
lui
che
era
una
damigella
,
un
San
Luigi
col
giglio
in
mano
.
Sarebbe
svenuto
certamente
,
assistendo
allo
scontro
!
Che
idea
,
quel
Capolino
,
andare
a
scegliere
proprio
Ninì
,
come
se
non
ci
fossero
stati
altri
piú
adatti
in
paese
!
Ma
forse
lo
aveva
scelto
il
D
'
Ambrosio
,
apposta
,
per
una
bravata
,
per
rispondere
ironicamente
alla
chiamata
dello
spadaccino
dalla
parte
avversaria
.
Ninì
ignorava
ancora
il
rifiuto
reciso
opposto
dal
Salvo
alla
domanda
di
matrimonio
che
-
costretto
dal
fratello
Vincente
-
gli
aveva
fatto
rivolgere
da
monsignor
Montoro
.
Il
Capolino
lo
aveva
forzato
ad
accettar
quell
'
ufficio
per
lui
terribile
di
secondo
testimonio
al
duello
,
dandogli
a
intendere
che
il
Salvo
lo
avrebbe
molto
gradito
.
Perbacco
,
doveva
sì
o
no
sfatare
una
buona
volta
la
fama
di
verginale
timidezza
che
s
'
era
fatta
in
paese
?
Uomo
!
uomo
!
bisognava
che
si
dimostrasse
uomo
!
Del
resto
,
pancia
e
presenza
:
non
si
voleva
altro
da
lui
.
Che
pancia
?
Dove
aveva
la
pancia
Ninì
?
Fino
e
diritto
come
un
bastoncino
...
Via
,
era
un
modo
di
dire
,
pancia
e
presenza
.
Composto
,
elegantissimo
come
un
vero
zerbinotto
di
Parigi
,
avrebbe
fatto
una
splendida
figura
.
Tutti
e
quattro
i
padrini
s
'
erano
recati
nella
mattinata
alla
villa
del
principe
di
Laurentano
,
a
Colimbètra
,
dove
il
duello
avrebbe
avuto
luogo
,
per
i
concerti
opportuni
e
la
scelta
del
terreno
.
Nessuno
lì
si
sarebbe
attentato
a
disturbare
lo
scontro
.
Il
principe
,
la
mattina
seguente
,
si
sarebbe
recato
a
Valsanìa
per
la
presentazione
con
la
sposa
,
com
'
era
già
convenuto
;
subito
dopo
la
partenza
del
principe
,
si
sarebbe
fatto
il
duello
.
Gli
sfaccendati
peripatetici
assistettero
dal
viale
della
Passeggiata
al
ritorno
in
carrozza
dei
quattro
padrini
da
Colimbètra
.
Ignazio
Capolino
,
intanto
,
aspettava
i
suoi
,
passeggiando
coi
maggiorenti
del
partito
su
l
'
ampia
terrazza
marmorea
,
davanti
al
Circolo
che
,
come
tant
'
altre
cose
,
aveva
anch
'
esso
nome
da
Empedocle
.
Quel
duello
,
proprio
alla
vigilia
delle
elezioni
,
gli
aveva
accresciuto
importanza
e
simpatia
.
Mostrava
di
non
curarsene
affatto
,
e
questa
noncuranza
per
nulla
ostentata
destava
ammirazione
e
compiacimento
negli
amici
che
gli
passeggiavano
accanto
.
Aveva
già
intrapreso
il
giro
elettorale
,
e
ora
descriveva
le
festose
accoglienze
ricevute
il
giorno
avanti
nel
vicino
borgo
di
Favara
.
Avrebbe
voluto
recarsi
quel
giorno
stesso
nell
'
altro
borgo
di
Siculiana
,
dove
gli
elettori
lo
attendevano
impazienti
;
ma
il
D
'
Ambrosio
,
suo
padrone
,
suo
tiranno
in
quel
momento
,
gliel
'
aveva
assolutamente
proibito
,
per
paura
che
si
strapazzasse
troppo
.
Gli
dispiaceva
per
gli
amici
di
Siculiana
,
ecco
.
Gli
avevano
preparato
anch
'
essi
una
gran
festa
.
La
vittoria
era
sicura
,
non
ostanti
le
minacce
e
le
prepotenze
del
Governo
e
gli
ordini
del
Prefetto
e
le
persecuzioni
della
polizia
.
Roberto
Auriti
avrebbe
avuto
,
sì
e
no
,
una
maggioranza
di
pochi
voti
soltanto
nel
borgo
di
Comitini
,
dove
Pompeo
Agrò
contava
molti
amici
.
Capolino
dava
queste
notizie
con
sincero
rammarico
per
il
suo
avversario
,
e
sinceramente
questo
rammarico
era
condiviso
da
quanti
lo
ascoltavano
.
Perché
si
sapeva
che
l
'
Auriti
non
aveva
mai
cavato
alcun
profitto
dai
principii
liberali
,
per
cui
da
giovine
aveva
combattuto
,
né
dalla
fedeltà
che
sempre
aveva
serbato
ad
essi
;
certamente
non
per
cavarne
profitto
adesso
era
venuto
a
chiedere
il
suffragio
dei
suoi
concittadini
,
bensì
quasi
per
un
dovere
impostogli
,
o
forse
per
l
'
ingenua
illusione
che
potesse
bastargli
a
chiederlo
il
rispetto
che
si
doveva
alla
sua
onestà
.
Nessuno
gli
negava
questo
rispetto
,
e
tutti
si
sentivano
anche
disposti
a
rendergli
qualche
onore
consentaneo
ai
suoi
meriti
.
Quello
della
deputazione
,
no
,
via
:
non
era
,
né
poteva
essere
per
lui
;
e
la
prova
più
evidente
era
appunto
nell
'
ingenuità
di
quella
sua
illusione
.
Venuti
i
padrini
,
Capolino
s
'
appartò
con
essi
in
un
angolo
dell
'
ampio
salone
del
Circolo
.
Ninì
De
Vincentis
pareva
imbalordito
,
col
viso
chiazzato
,
come
se
gli
avessero
dato
qua
e
là
tanti
pizzichi
,
e
gli
occhi
lustri
,
assenti
e
scontrosi
.
Il
D
'
Ambrosio
,
alto
e
biondo
,
miope
,
irrequieto
,
dalla
faccia
equina
,
le
spalle
in
capo
,
il
torace
enorme
e
le
gambe
secche
e
lunghe
,
parlava
arruffato
,
ruzzolando
le
parole
.
Era
sguajatissimo
,
e
tutti
tolleravano
le
sue
sguajataggini
,
non
solo
perché
lo
sapevano
manesco
,
ma
anche
perché
spesso
faceva
ridere
.
Le
sue
ingiurie
si
spuntavano
e
perdevano
il
fiele
nelle
risate
da
cui
erano
accolte
,
e
così
egli
poteva
ingiuriar
tutti
e
scagliare
in
faccia
le
villanie
più
crude
senza
che
nessuno
se
ne
sentisse
offeso
o
ferito
.
-
Fammi
il
santissimo
piacere
,
-
cominciò
,
-
di
dire
a
mia
cugina
Nicoletta
che
questa
sera
si
stia
quieta
,
perché
tu
devi
combattere
per
i
santi
diavoli
.
Voglio
dire
per
i
santi
ideali
.
Sei
vecchio
,
Gnazio
,
lo
vuoi
capire
?
Stendi
il
braccio
fammi
vedere
se
ti
trema
.
Capolino
,
sorridendo
,
stese
il
braccio
.
-
Va
bene
,
-
riprese
il
D
'
Ambrosio
.
-
Gli
daremo
le
palle
,
caro
mio
.
Sul
serio
!
Prima
,
alla
pistola
.
Scambio
di
tre
palle
,
a
venticinque
passi
.
(
Raccomandazione
a
Ninì
di
non
turarsi
gli
orecchi
,
al
botto
)
.
Poi
,
alla
sciabola
.
Quanto
alla
sciabola
,
siamo
a
cavallo
;
ma
per
la
pistola
,
Gnazio
mio
,
sei
vecchio
,
e
ho
paura
che
...
Basta
;
vieni
con
me
,
a
casa
mia
.
C
'
è
il
cortile
.
Voglio
vedere
come
tiri
.
Capolino
tentò
d
'
opporsi
;
ma
non
ci
fu
verso
:
dovette
andare
,
e
anche
Ninì
,
per
esercitarsi
gli
orecchi
al
botto
.
Presero
per
l
'
erta
via
di
Lena
,
dove
pareva
fosse
un
tumulto
attorno
a
qualcuno
che
cantava
.
Niente
!
Erano
pescivendoli
che
,
arrivati
or
ora
dalla
marina
,
scavalcati
dalle
mule
cariche
,
gridavano
tra
la
folla
il
pesce
fresco
,
con
lunga
e
gaja
cantilena
.
I
tre
proseguirono
per
la
salita
sempre
più
erta
di
Bac
Bac
,
finché
non
giunsero
presso
la
porta
piú
alta
della
città
,
a
settentrione
,
il
cui
nome
,
arabo
anchesso
,
Bâb
-
er
-
rijah
(
Porta
dei
venti
)
,
era
divenuto
Biberia
.
Il
D
'
Ambrosio
stava
lassù
,
in
una
casa
antica
,
col
baglio
(
vasto
cortile
acciottolato
)
e
un
cisternone
in
mezzo
,
insieme
con
la
madre
vecchissima
,
per
cui
aveva
una
devozione
più
che
religiosa
.
La
povera
vecchina
era
sorda
,
e
viveva
in
continua
ansia
,
in
continui
palpiti
per
quel
suo
figliuolo
impetuoso
.
Sempre
con
la
calza
in
collo
,
stava
a
guardare
dai
vetri
d
'
una
finestra
.
Vedeva
il
colle
,
su
cui
sta
Girgenti
,
scoscendere
in
ripido
pendìo
su
la
Val
Sollano
,
tutta
intersecata
di
polverosi
stradoni
.
Il
panorama
,
di
fronte
,
era
profondo
e
montuoso
.
A
destra
,
si
levava
fosco
e
imminente
monte
Caltafaraci
;
più
là
,
in
fondo
,
il
San
Benedetto
;
quindi
s
'
allargava
il
piano
di
Consòlida
,
e
a
mano
a
mano
,
sempre
più
verso
ponente
,
il
pian
di
Clerici
,
di
là
dalla
montagna
di
Carapezza
e
di
Montaperto
più
qua
.
Giù
,
dirimpetto
,
la
Serra
Ferlucchia
,
gessosa
,
mostrava
le
bocche
cavernose
delle
zolfare
e
i
lividi
tufi
arsicci
dei
calcheroni
spenti
.
In
fondo
in
fondo
,
dai
confini
della
provincia
sorgeva
maestoso
e
invaporato
Monte
Gemini
,
tra
i
più
alti
della
Sicilia
.
La
grigia
,
arida
asperità
ferrigna
era
solo
interrotta
qua
e
là
da
qualche
cupo
carubo
.
Il
D
'
Ambrosio
fece
aspettare
i
due
amici
nel
cortile
;
andò
su
e
ridiscese
subito
con
una
grossa
rivoltella
da
cavalleggere
e
una
scatola
di
cartucce
;
tracciò
con
un
pezzo
di
carbone
sul
muro
,
presso
la
stalla
vuota
,
quattro
segnacci
,
un
uomo
,
Guido
Verònica
;
poi
contò
dal
muro
venticinque
passi
.
-
Qua
,
Gnazio
!
Batto
tre
volte
le
mani
;
alla
terza
,
fuoco
!
In
guardia
.
Capolino
si
prestava
a
quella
prova
come
a
uno
scherzo
,
svogliato
.
Tuttavia
,
quando
si
vide
innanzi
,
sul
muro
,
quella
quintana
là
,
che
ora
smorfiosamente
inerte
pareva
aspettasse
i
suoi
colpi
ma
che
domani
gli
si
sarebbe
fatta
incontro
staccandosi
da
quel
muro
,
con
gambe
e
braccia
vive
,
presentandogli
la
bocca
d
'
un
'
altra
pistola
,
Capolino
,
col
sorriso
rassegato
sulle
labbra
,
aggrottò
le
ciglia
e
tirò
con
impegno
.
Il
D
'
Ambrosio
si
dichiarò
molto
soddisfatto
della
prova
.
Poi
,
per
ridere
,
volle
forzare
Ninì
a
tirare
anche
lui
al
bersaglio
.
Ninì
recalcitrò
come
un
mulo
.
Ma
il
D
'
Ambrosio
tanto
disse
,
tanto
fece
,
che
lo
costrinse
a
sparare
;
poi
,
subito
dopo
,
scoppiò
in
una
matta
risata
:
-
Parola
mia
d
'
onore
,
ha
chiuso
gli
occhi
,
tutti
e
due
!
Un
bicchier
d
'
acqua
!
un
bicchier
d
'
acqua
!
E
corse
a
sostenerlo
,
come
se
davvero
Ninì
stesse
per
svenire
.
Ma
non
insistette
molto
su
quello
scherzo
.
Prese
a
parlare
con
molto
fervore
di
Corrado
Selmi
:
-
Simpaticone
!
Pare
un
giovanotto
,
sai
?
ed
è
del
4
aprile
,
della
campana
della
Gancia
...
Deve
avere
per
lo
meno
cinquant
'
anni
...
Ne
dimostra
trentacinque
,
trentotto
al
più
...
Geniale
,
spregiudicato
,
alla
mano
.
Dicono
che
ha
più
debiti
che
capelli
.
Me
l
'
immagino
!
E
...
gallo
,
oh
!
Matto
per
le
pollastrelle
.
Sua
Eccellenza
il
ministro
D
'
Atri
pare
ne
debba
sapere
qualche
cosa
...
Presi
gli
accordi
per
la
mattina
seguente
,
Capolino
andò
via
con
Ninì
De
Vincentis
.
-
Mi
raccomando
per
Nicoletta
!
Prudenza
alla
vigilia
!
-
gli
gridò
dietro
il
D
'
Ambrosio
dall
'
usciolo
del
cortile
,
facendosi
portavoce
delle
mani
;
poi
,
come
se
avesse
veduto
un
cane
arrabbiato
:
-
Scànsati
,
Gnazio
!
scànsati
!
Passa
là
!
passa
là
!
Capolino
e
Ninì
De
Vincentis
si
voltarono
a
guardare
,
ridendo
,
e
videro
alle
loro
spalle
Nocio
Pigna
,
Propaganda
,
che
scendeva
per
la
stessa
via
col
lungo
braccio
penzoloni
e
l
'
altro
pontato
a
leva
sul
ginocchio
.
Propaganda
si
voltò
anche
lui
,
iroso
,
verso
il
D
'
Ambrosio
,
sbarrò
gli
occhi
lustri
da
matto
e
levando
il
braccio
,
gli
scagliò
la
parola
,
ch
'
era
per
lui
il
più
grave
marchio
d
'
infamia
:
-
Ignorante
!
E
aveva
più
che
mai
il
diritto
,
adesso
,
di
bollar
con
questo
marchio
tutti
i
suoi
nemici
,
borghesi
e
preti
e
titolati
,
Propaganda
:
il
Fascio
,
a
dispetto
della
Prefettura
e
del
Municipio
della
Polizia
e
del
Comando
militare
,
era
riuscito
finalmente
a
metterlo
su
.
Sissignori
,
anche
a
Girgenti
,
nel
paese
dei
corvi
e
delle
campane
a
morto
,
un
Fascio
,
con
tutti
i
sagramenti
.
Guardava
lassù
,
gonfio
d
'
orgoglio
e
con
aria
di
protezione
,
quelle
vecchie
casupole
del
quartiere
di
San
Michele
,
tane
di
miseria
;
quelle
anguste
viuzze
storte
,
sudice
,
affossate
,
piene
tutte
di
quel
tanfo
che
suol
lasciare
la
spazzatura
marcita
;
gli
occhi
gli
sfavillavano
.
Più
che
con
gli
uomini
,
se
la
intendeva
per
ora
con
le
pietre
corrose
e
annerite
di
quelle
casupole
,
coi
ciottoli
mal
connessi
di
quelle
viuzze
fetide
e
dirupate
;
parlava
con
esse
in
cuor
suo
;
diceva
loro
:
«
Bai
bai
!
»
.
Sopra
tutto
per
l
'
onore
del
paese
,
infatti
,
aveva
lottato
e
lottava
,
perché
non
si
dicesse
che
Girgenti
sola
,
quando
tutta
l
'
isola
era
in
fermento
,
restava
muta
e
come
morta
.
Presto
in
quelle
case
,
presto
per
quelle
vie
una
nuova
vita
avrebbe
tripudiato
.
Era
un
gran
dire
però
,
che
gli
dovesse
costar
tanta
fatica
il
persuadere
agli
altri
di
fare
il
proprio
bene
;
e
che
tutti
lo
dovessero
costringere
ad
affannarsi
,
a
incalorirsi
in
quell
'
opera
di
persuasione
così
,
che
quasi
quasi
si
poteva
sospettare
ci
avesse
qualche
tornaconto
!
Chi
glielo
faceva
fare
?
Oh
bella
!
Era
stato
messo
da
parte
,
espulso
dalla
società
,
reso
nella
sua
stessa
casa
superfluo
.
Con
le
buone
e
con
le
cattive
gli
avevano
detto
e
dimostrato
che
se
ne
poteva
pure
andare
;
che
non
si
aveva
più
alcun
bisogno
di
lui
.
Dopo
averlo
spremuto
come
un
limone
,
avergli
disonorato
una
figlia
,
o
,
come
lui
diceva
,
«
inzaccherata
di
fango
la
canizie
»
,
averlo
calunniato
e
infamato
,
volevano
buttarlo
via
?
Ah
,
no
!
Queste
cose
al
Pigna
non
si
facevano
.
Non
solo
non
era
superfluo
,
ma
anzi
necessario
,
perdio
,
voleva
essere
:
necessario
,
a
dispetto
di
tutti
!
E
presto
se
ne
sarebbero
accorti
gli
ignoranti
che
non
volevano
riconoscerlo
.
Se
altri
lavorava
per
il
suo
mantenimento
,
egli
non
ne
profittava
che
per
lavorare
a
sua
volta
per
gli
altri
;
con
questo
per
giunta
,
che
l
'
ajuto
dato
a
lui
era
misero
,
in
fondo
,
e
per
meschine
,
infime
necessità
,
mentre
l
'
ajuto
ch
'
egli
dava
agli
altri
,
l
'
opera
ch
'
egli
metteva
,
era
grande
e
per
necessità
superiori
.
Facile
,
comoda
,
quest
'
opera
?
Ah
,
sì
,
tutta
rose
,
difatti
!
Ma
scalmanarsi
da
mane
a
sera
,
correr
di
qua
e
di
là
con
quelle
belle
cianche
che
Dio
gli
aveva
date
,
perderci
la
voce
,
sprecarci
il
fiato
,
ognuno
poteva
immaginare
che
bel
piacere
dovesse
essere
!
Come
una
rocca
assediata
,
che
di
tutto
ciò
che
aveva
dentro
si
fosse
fatto
arma
e
puntello
per
resistere
agli
assalti
di
fuori
,
e
dentro
fosse
rimasta
vuota
,
Nocio
Pigna
aveva
posto
davanti
e
dietro
e
tutt
'
intorno
a
sé
ragioni
e
sentimenti
,
tutte
le
sue
disgrazie
,
com
'
armi
di
difesa
contro
a
quelli
che
lavoravano
accanitamente
per
levargli
ogni
credito
.
Più
parlava
e
più
le
sue
stesse
parole
accrescevano
la
sua
persuasione
e
la
sua
passione
.
Ma
a
furia
di
ripetere
sempre
le
medesime
cose
,
col
medesimo
giro
,
queste
alla
fine
gli
s
'
erano
fissate
in
una
forma
che
aveva
perduto
ogni
efficacia
;
gli
s
'
erano
,
per
dir
così
,
impostate
su
le
labbra
,
come
bocche
di
fuoco
che
non
mandavano
più
fuori
se
non
botto
,
fumo
e
stoppaccio
.
Dentro
,
non
aveva
più
nulla
.
Era
un
uomo
che
parlava
,
e
nient
'
altro
.
Il
Fascio
,
intanto
,
lo
aveva
messo
su
.
Che
fosse
proprio
tutto
di
lavoratori
,
si
poteva
dubitare
.
Neanch
'
egli
,
Propaganda
,
forse
arrebbe
avuto
il
coraggio
d
'
affermare
che
quegli
stessi
non
lavoratori
iscritti
fossero
molti
per
ora
.
Ma
il
forte
era
cominciare
;
e
così
,
a
poco
a
poco
,
si
comincia
.
Certo
,
una
bella
retata
,
un
'
entratura
solenne
con
qualche
migliajo
di
socii
raccolti
in
un
sol
giorno
sarebbe
stata
possibile
a
Porto
Empedocle
soltanto
,
tra
gli
uomini
di
mare
,
i
carrettieri
,
i
mozzi
delle
spigonare
,
i
giovani
di
magazzino
,
i
pesatori
e
gli
scaricatori
.
Ma
a
Porto
Empedocle
...
Piano
,
per
amor
di
Dio
!
non
poteva
più
sentirlo
nominare
,
Nocio
Pigna
:
la
memoria
della
baja
che
gli
avevano
data
laggiù
era
come
una
piaga
sempre
aperta
nel
cuore
di
lui
e
,
a
toccargliela
appena
appena
,
non
avrebbe
finito
più
di
strillare
.
Figli
di
cane
,
ributto
d
'
ogni
civiltà
!
avere
il
mare
,
signori
miei
,
lì
sempre
davanti
agli
occhi
;
che
si
scherza
?
il
mare
,
l
'
immensità
!
aver
posto
le
proprie
case
su
la
spiaggia
in
attesa
delle
navi
di
lontani
paesi
,
cioè
la
propria
vita
alla
mercé
delle
genti
;
e
,
sissignori
,
nessuno
spirito
di
fratellanza
umana
!
di
tutto
quel
mare
non
sapevano
veder
altro
che
la
spiaggia
,
anzi
le
immondizie
soltanto
della
spiaggia
,
le
loro
fecce
scorrenti
lungo
le
fogne
scoperte
.
Quel
mare
,
ah
quel
mare
avrebbe
dovuto
gonfiarsi
d
'
ira
,
di
sdegno
,
alzare
un
'
ondata
e
sommergerlo
,
ingojarselo
,
quel
paese
di
carognoni
!
Qua
,
a
Girgenti
,
bisognava
lavorare
come
le
formiche
,
pazienza
!
Aveva
cominciato
a
trattare
con
qualche
presidente
delle
maestranze
locali
:
ma
quelle
due
mani
afferrate
,
simbolo
delle
società
di
mutuo
soccorso
,
mani
tagliate
,
senza
sangue
,
cioè
senza
colore
politico
,
o
mani
col
santo
rosario
e
la
rametta
d
'
olivo
di
qualche
circolo
cattolico
,
stentavano
a
staccarsi
,
stentavano
a
tendersi
fraternamente
ai
lavoratori
d
'
altre
arti
e
d
'
altri
mestieri
,
come
avevano
fatto
a
Catania
,
a
Palermo
,
per
comporre
un
più
ampio
circolo
,
l
'
unione
di
tutte
le
forze
proletarie
,
il
Fascio
dei
Fasci
,
insomma
.
Luca
Lizio
aveva
già
scritto
a
Roma
a
don
Lando
Laurentano
(
ch
'
era
dei
loro
,
vivaddio
,
principe
e
socialista
!
)
,
perché
désse
lui
la
spinta
a
tutti
i
perplessi
e
i
titubanti
:
una
sola
parola
di
lui
,
un
cenno
sarebbe
bastato
.
Si
aspettava
di
giorno
in
giorno
la
risposta
,
la
quale
forse
tardava
per
il
dispiacere
che
quel
buffo
matrimonio
del
padre
doveva
cagionare
al
giovine
principe
.
Intanto
lui
,
Nocio
Pigna
,
non
perdeva
tempo
e
non
s
'
avviliva
tra
gli
ostacoli
.
Comprendeva
che
sarebbe
stata
ingenuità
far
troppo
assegnamento
su
quelle
maestranze
:
in
un
paese
morto
come
Girgenti
,
privo
d
'
ogni
industria
,
ove
da
anni
non
si
fabbricavan
più
case
e
tutto
deperiva
in
lento
silenzioso
abbandono
;
ove
non
solo
non
si
cercavano
mai
svaghi
costosi
,
ma
ciascuno
si
sforzava
di
restringere
i
più
modesti
bisogni
;
muratori
e
fabbri
-
ferraj
,
sarti
e
calzolaj
dipendevano
troppo
dai
pochi
così
detti
signori
;
e
il
segreto
malcontento
non
avrebbe
trovato
certo
in
loro
il
coraggio
d
'
affermarsi
apertamente
,
all
'
occasione
.
Domani
avrebbero
votato
tutti
per
quel
farabutto
di
Capolino
,
a
un
cenno
di
don
Flaminio
Salvo
.
Ma
pure
,
entrando
,
iscrivendosi
al
Partito
,
gli
operaj
potevano
servire
d
'
esempio
ai
contadini
;
tirarseli
dietro
,
ecco
.
Come
le
pecore
-
questi
-
poveretti
!
Pecore
però
,
che
sapevan
la
crudeltà
delle
mani
rapaci
che
le
tosavano
e
le
mungevano
;
pecore
che
,
se
riuscivano
ad
acquistar
coscienza
dei
loro
diritti
,
a
compenetrarsi
minimamente
di
quella
famosa
«
virtú
della
loro
forza
»
,
sarebbero
diventate
lupi
in
un
punto
.
Parte
di
essi
,
intanto
,
dimorava
sparsa
nelle
campagne
e
non
saliva
alla
città
,
alta
sul
colle
,
se
non
le
domeniche
e
le
feste
.
Quelli
tra
loro
che
si
chiamavano
garzoni
,
i
meno
imbecilliti
dalla
miseria
,
perché
riscotevano
tutto
l
'
anno
un
meschino
salario
,
temevan
troppo
i
castaldi
,
o
curàtoli
,
o
soprastanti
,
feroci
aguzzini
a
servizio
dei
padroni
.
Restavano
i
braccianti
a
giornata
,
quelli
che
,
dopo
sedici
ore
di
fatica
(
quando
avevan
la
fortuna
di
trovar
lavoro
)
,
si
riducevano
la
sera
in
città
con
la
zappa
in
collo
,
la
schiena
rotta
e
quindici
soldi
in
tasca
,
sì
e
no
.
A
questi
mirava
Nocio
Pigna
;
erano
i
più
;
ma
creta
,
creta
,
creta
,
su
cui
Dio
non
aveva
soffiato
,
o
la
miseria
aveva
da
tempo
spento
quel
soffio
;
creta
indurita
,
che
destava
pena
e
stupore
se
,
guardando
,
moveva
gli
occhi
e
,
parlando
,
le
labbra
.
Aveva
preso
in
affitto
il
vasto
magazzino
d
'
un
pastificio
abbandonato
al
Piano
di
Gamez
,
accanto
alla
sua
casa
:
capace
di
cinquecento
e
più
socii
.
Umido
e
bujo
,
di
giorno
,
senza
l
'
ajuto
di
due
o
tre
candele
non
ci
si
vedeva
;
ma
con
quelle
candele
accese
e
certi
vecchi
paramenti
sacri
di
finto
damasco
appesi
alle
pareti
,
aveva
l
'
aria
d
'
un
funerale
.
Quei
paramenti
avevano
ornato
,
un
tempo
,
nelle
feste
solenni
,
la
chiesa
di
San
Pietro
di
cui
Nocio
Pigna
era
stato
sagrestano
;
li
aveva
avuti
in
dono
dal
padre
beneficiale
d
'
allora
,
quando
s
'
erano
fatti
i
nuovi
;
e
li
aveva
conservati
con
la
canfora
e
col
pepe
in
una
vecchia
cassapanca
,
tesoro
ormai
screditato
.
Ora
,
con
le
dieci
tabelle
sopra
,
cinque
di
qua
e
cinque
di
là
,
coi
motti
sacramentali
del
Partito
,
Luca
Lizio
poteva
pur
dire
di
no
,
ma
agli
occhi
di
Pigna
facevano
una
magnifica
figura
.
Del
resto
,
per
attirare
i
contadini
,
non
vedeva
male
che
il
Fascio
avesse
quell
'
aria
di
chiesa
;
e
su
la
tavola
della
presidenza
aveva
posto
anche
un
Crocefisso
.
Dietro
la
tavola
troneggiava
lo
stendardo
rosso
ricamato
da
sua
figlia
Rita
,
la
compagna
di
Luca
.
E
Luca
stava
lì
,
dalla
mattina
alla
sera
,
a
studiare
Marx
(
Marchis
,
diceva
il
Pigna
)
,
a
prendere
appunti
,
a
corrispondere
coi
presidenti
degli
altri
Fasci
della
provincia
e
con
quelli
di
tutta
l
'
isola
e
con
Milano
e
con
Roma
.
Qualcuno
,
passando
davanti
al
portone
del
Fascio
,
talvolta
lo
poteva
vedere
magari
intento
a
cavarsi
qualche
caccoletta
dal
naso
;
quand
'
uno
è
assorto
e
perduto
nei
suoi
pensieri
,
un
dito
nel
naso
è
niente
,
le
maleducazioni
a
cui
,
senza
saperlo
,
può
lasciarsi
andare
,
sono
senza
fine
e
imprevedibili
;
in
quei
momenti
Luca
non
avvertiva
neppur
le
strombettate
dei
cinque
fratelli
addetti
alla
fanfara
;
i
quali
,
per
dire
la
verità
,
erano
un
'
ira
di
Dio
.
Ma
non
conveniva
raffreddare
l
'
entusiasmo
giovanile
.
Cinque
tra
gli
studenti
dell
'
Istituto
Tecnico
accorsi
tra
i
primi
a
iscriversi
al
Partito
:
Rocco
Ventura
,
che
aveva
preso
quell
'
anno
il
diploma
di
ragioniere
,
Mondino
Miccichè
,
Bernardo
Raddusa
,
Totò
Licasi
ed
Emanuele
Garofalo
ajutavano
Luca
nella
corrispondenza
.
Avevan
trovato
un
galoppino
che
s
'
era
assunto
l
'
ufficio
della
polizia
segreta
,
un
certo
Pìspisa
,
che
bazzicava
tutto
il
giorno
con
quelli
della
questura
.
I
quaranta
socii
,
che
presto
sarebbero
diventati
quattrocento
,
quattromila
,
avevano
già
eletto
i
loro
decurioni
,
ciascuno
con
la
sua
brava
fascia
rossa
a
tracolla
.
In
previsione
di
qualche
arresto
del
presidente
,
cioè
di
Luca
Lizio
,
era
stato
eletto
dal
Consiglio
presidente
segreto
Rocco
Ventura
.
Perché
già
,
tanto
lui
Pigna
,
quanto
il
Lizio
erano
stati
chiamati
insieme
ad
audiendum
verbum
dal
cavalier
Franco
,
commissario
di
polizia
.
Uh
,
garbatissimo
,
biondo
e
sorridente
,
strizzando
i
begli
occhi
languidi
o
carezzandosi
con
le
bianche
mani
di
dama
l
'
aurea
barbetta
spartita
sul
mento
,
il
cavalier
Franco
aveva
tenuto
loro
un
discorsetto
che
Pigna
non
si
stancava
di
ripetere
a
tutti
,
imitando
i
gesti
e
la
voce
.
Il
rosso
,
il
rosso
del
gonfalone
e
delle
fasce
aveva
urtato
sopra
tutto
il
signor
commissario
.
Eh
già
come
i
tori
,
la
sbirraglia
davanti
al
rosso
perdeva
il
lume
degli
occhi
.
Ma
non
s
'
era
mica
infuriato
il
cavalier
Franco
:
tutt
'
altro
;
aveva
voluto
sapere
perché
rosso
,
ecco
,
quando
c
'
erano
tant
'
altri
bei
colori
.
E
un
'
altra
cosa
aveva
voluto
sapere
:
perché
proprio
loro
due
,
Lizio
e
Pigna
,
s
'
erano
messi
a
quell
'
impresa
.
Che
speravano
?
che
se
n
'
aspettavano
?
Un
seggio
al
Consiglio
comunale
,
o
anche
più
su
,
al
Parlamento
?
Niente
di
tutto
questo
?
E
allora
perché
?
Per
disinteressata
carità
di
prossimo
?
Oh
guarda
!
Ma
erano
poi
certi
di
rendere
al
popolo
un
servizio
rialzandolo
dalle
condizioni
in
cui
si
trovava
?
Chi
sta
al
bujo
non
spende
per
il
lume
;
e
il
lume
costa
,
e
fa
veder
certe
cose
che
prima
non
si
vedevano
;
e
più
se
ne
vedono
e
più
se
ne
vogliono
.
Ora
,
in
che
consiste
la
vera
ricchezza
,
la
vera
felicità
?
Nell
'
aver
pochi
bisogni
.
E
dunque
...
e
dunque
...
-
Insomma
,
uno
squarcio
di
filosofia
e
questa
conclusione
:
-
Cari
signori
,
io
non
vi
faccio
arrestare
,
neanche
se
voi
voleste
.
Voi
dite
che
l
'
urto
avverrà
per
forza
,
se
non
migliora
la
sorte
dei
vostri
protetti
?
Bene
.
Io
vi
prego
di
ricordarvi
della
brocca
che
tanto
andò
al
pozzo
...
E
non
aggiungo
altro
!
Era
rimasto
un
po
'
tra
indispettito
e
sconcertato
il
cavalier
Franco
dal
silenzio
di
Luca
;
parlando
,
s
'
era
rivolto
sempre
a
lui
,
e
a
stento
aveva
nascosto
la
stizza
nel
sentirsi
invece
rispondere
dal
Pigna
.
Ma
avrebbe
potuto
dirgli
,
questi
,
la
ragione
di
quel
silenzio
?
Povero
Luca
,
che
supplizio
!
Sarebbe
stato
meno
da
compiangere
,
se
cieco
.
Oratore
nato
,
nato
per
arringar
le
folle
,
vero
tipo
dell
'
uomo
pubblico
,
tutto
per
gli
altri
,
niente
per
sé
-
bollato
nella
lingua
dal
destino
buffone
!
Scriveva
,
si
sfogava
a
scrivere
,
e
schizzava
fuoco
dalla
penna
,
schegge
d
'
inferno
;
poi
s
'
arrabbiava
,
poveretto
,
si
mangiava
le
mani
,
mugolava
,
quando
sentiva
leggere
la
roba
sua
senza
il
giusto
tono
,
il
giusto
rilievo
,
la
fiamma
che
ci
aveva
messo
lui
dentro
,
nello
scriverla
.
Nessuno
lo
contentava
,
neanche
Celsina
,
quella
tra
le
figliuole
del
Pigna
,
che
sola
s
'
era
tutta
accesa
delle
nuove
idee
.
Anche
Rita
,
sì
,
un
poco
,
prima
che
le
nascesse
il
bambino
...
Ma
che
cos
'
era
Rita
a
confronto
di
Celsina
?
Altra
spina
,
questa
,
che
faceva
sanguinare
il
cuore
di
Nocio
Pigna
:
non
poter
mandare
all
'
Università
questa
figliuola
,
che
aveva
preso
la
licenza
d
'
onore
all
'
Istituto
Tecnico
,
sbalordendo
tutti
,
preside
,
professori
e
condiscepoli
.
A
tanti
scemi
,
figli
di
ricchi
signori
,
la
via
aperta
e
piana
;
a
Celsina
,
troncata
ogni
via
;
condannata
Celsina
a
funghir
lì
in
quel
paese
marcio
,
d
'
ignoranti
.
Ecco
la
giustizia
sociale
!
Intanto
,
quella
sera
,
vigilia
delle
elezioni
,
Celsina
avrebbe
fatto
la
sua
prima
comparsa
in
pubblico
:
avrebbe
tenuto
una
conferenza
nella
sede
del
Fascio
.
Era
in
giro
dalla
mattina
,
Nocio
Pigna
,
per
questo
solenne
avvenimento
.
Mancavano
le
seggiole
.
Se
ogni
socio
si
fosse
portata
la
sua
con
sé
,
e
l
'
avesse
poi
lasciata
lì
...
Per
ora
,
egli
non
pretendeva
neppure
che
pagassero
con
la
dovuta
puntualità
la
misera
quota
settimanale
.
Ma
avessero
almeno
regalato
una
seggiola
,
santo
Dio
,
da
servire
per
loro
stessi
!
Niente
.
Sì
e
no
,
aveva
potuto
metterne
insieme
una
ventina
.
Pensava
a
tutte
le
seggiole
delle
chiese
,
a
quelle
ch
'
erano
sotto
la
sua
custodia
,
un
tempo
,
a
San
Pietro
;
pensava
alle
carrettate
che
ogni
domenica
sera
se
ne
trasportavano
all
'
emiciclo
in
fondo
al
viale
della
Passeggiata
,
ove
sonava
la
banda
militare
.
Seggiole
d
'
avanzo
,
là
per
le
bigotte
,
qua
per
le
civette
!
e
nel
Fascio
,
niente
!
Colpa
dei
socii
,
però
,
alla
fin
fine
;
e
dunque
,
peggio
per
loro
!
Sarebbero
rimasti
in
piedi
.
Stava
per
rincasare
,
quando
da
un
vicoletto
che
sboccava
nella
piazza
sentì
chiamarsi
piano
da
qualcuno
in
agguato
lì
ad
aspettarlo
,
incappucciato
.
-
Ps
,
ps
...
Un
contadino
!
Il
cuore
gli
diede
un
balzo
in
petto
.
Gli
s
'
accostò
premuroso
.
-
Serv
'
a
Voscenza
.
Posso
dirle
una
parolina
?
-
Come
dici
?
-
gli
domandò
Nocio
Pigna
,
facendoglisi
più
presso
,
costernato
dall
'
aria
di
sospetto
e
di
mistero
con
cui
quell
'
uomo
gli
stava
davanti
,
parlando
dentro
il
cappuccio
che
gli
lasciava
scoperti
appena
gli
occhi
soltanto
.
-
Vuoi
parlare
con
me
?
-
Sissignore
,
-
rispose
quegli
più
col
cenno
che
con
la
voce
.
-
Eccomi
,
figlio
mio
,
-
s
'
affrettò
a
dir
Pigna
.
-
Vieni
qua
...
entriamo
qua
...
E
gl
'
indicò
il
portone
del
Fascio
.
Ma
quegli
negò
col
capo
e
subito
si
trasse
più
indietro
nel
vicoletto
.
Pigna
lo
seguì
.
-
Non
aver
paura
.
Non
c
'
è
nessuno
.
Che
vuoi
dirmi
?
L
'
uomo
incappucciato
esitò
ancora
un
po
'
,
prima
di
rispondere
;
volse
intorno
gli
occhi
sospettosi
,
poi
mormorò
,
sempre
dentro
il
cappuccio
:
-
M
'
hanno
parlato
a
quattr
'
occhi
...
Persona
fidata
...
Dice
che
...
E
s
'
interruppe
di
nuovo
.
-
Parla
,
parla
,
figlio
mio
,
-
lo
esortò
il
Pigna
.
-
Siamo
qua
soli
...
Che
t
'
hanno
detto
?
Gli
occhi
sospettosi
sotto
il
cappuccio
espressero
lo
sforzo
penoso
che
colui
faceva
su
se
stesso
per
vincere
il
ritegno
di
parlare
.
Alla
fine
,
stringendosi
più
al
muro
e
stendendo
appena
fuor
del
cappotto
una
mano
sul
braccio
del
Pigna
,
domandò
a
bassissima
voce
:
-
È
qua
che
si
spartiscono
le
terre
?
Nocio
Pigna
,
mezzo
imbalordito
per
tutto
quel
mistero
,
restò
a
guardarlo
un
pezzo
di
traverso
,
a
bocca
aperta
.
-
Le
terre
?
-
disse
.
-
Le
terre
,
no
,
figlio
mio
.
Quegli
allora
alzò
il
mento
e
chiuse
gli
occhi
,
per
un
cenno
d
'
intesa
.
Sospirò
:
-
Ho
capito
.
Mi
pareva
assai
!
Mi
hanno
burlato
.
E
si
mosse
per
andar
via
.
Nocio
Pigna
lo
trattenne
.
-
Perché
burlato
?
No
,
figlio
mio
...
Senti
...
-
Mi
scusi
Voscenza
,
-
disse
quegli
,
fermandosi
per
farsi
dar
passo
.
-
È
inutile
.
Ho
capito
.
Mi
lasci
andare
...
-
E
aspetta
,
caro
mio
,
se
non
mi
dài
il
tempo
di
spiegarmi
...
-
s
'
affrettò
a
soggiungere
il
Pigna
.
-
Le
terre
,
sissignore
,
verranno
anche
quelle
...
Basta
volere
!
Se
noi
vogliamo
...
Sta
tutto
qui
!
Quegli
seguitò
a
scuotere
il
capo
con
amara
e
cupa
incredulità
;
poi
disse
:
-
Ma
che
dobbiamo
volere
,
noi
poveretti
?
che
possiamo
volere
?
Pigna
si
scrollò
,
urtato
:
-
E
allora
,
scusa
,
tie
'
,
ti
do
le
terre
,
è
vero
?
Prima
di
tutto
dev
'
esserci
la
volontà
,
in
te
e
in
tutti
,
senza
paura
,
capisci
?
Non
c
'
è
bisogno
di
guerra
,
mettiti
bene
in
mente
questo
!
Noi
vogliamo
anzi
cantare
inni
di
pace
,
caro
mio
.
Il
Fascio
è
come
una
chiesa
!
E
chi
entra
nel
Fascio
...
-
Voscenza
mi
lasci
andare
...
-
Aspetta
,
ti
voglio
dir
questo
soltanto
:
chi
entra
nel
Fascio
,
entra
a
far
parte
d
'
una
corporazione
che
abbraccia
,
puoi
calcolare
,
i
quattro
quinti
dell
'
umanità
,
capisci
?
i
quattro
quinti
non
ti
dico
altro
.
E
agitò
innanzi
a
quegli
occhi
le
quattro
dita
d
'
una
mano
:
poi
riprese
:
-
Unione
,
corpo
di
Dio
,
e
siamo
tutto
,
possiamo
tutto
!
La
legge
la
detteremo
noi
:
debbono
per
forza
venire
a
patti
con
noi
.
Chi
lavora
?
chi
zappa
?
chi
semina
?
chi
miete
?
O
date
tanto
,
o
niente
!
Questo
per
il
momento
.
Il
nostro
programma
...
Vieni
,
ti
spiego
tutto
...
-
Voscenza
mi
lasci
andare
...
Non
è
per
me
...
-
Come
non
è
per
te
,
pezzo
d
'
asino
?
se
si
tratta
proprio
di
te
,
della
tua
vita
,
del
tuo
diritto
?
Pensaci
,
figlio
!
Guarda
:
il
Fascio
è
qua
.
Mi
trovi
sempre
.
-
Sissignore
,
bacio
le
mani
...
Per
carità
,
come
se
non
le
avessi
detto
niente
...
E
,
voltate
le
spalle
,
se
n
'
andò
randa
randa
,
guardingo
.
Nocio
Pigna
lo
seguì
per
un
pezzo
con
gli
occhi
,
scrollando
il
capo
.
Trambusto
,
a
casa
,
più
del
solito
.
Si
progrediva
notevolmente
,
di
giorno
in
giorno
,
verso
la
rivoluzione
sociale
.
C
'
erano
-
e
s
'
indovinava
subito
fin
dalla
strada
-
i
cinque
studenti
,
già
condiscepoli
di
Celsina
.
C
'
era
anche
,
ma
ingrugnato
e
tutto
aggruppato
in
un
angolo
,
Antonio
Del
Re
,
il
nipote
di
donna
Caterina
Laurentano
e
di
Roberto
Auriti
.
Parlavano
tutti
insieme
a
voce
alta
.
Il
gigante
,
cioè
Emanuele
Garofalo
,
e
quel
piccolo
Miccichè
che
friggeva
in
ogni
membro
e
scattava
e
schizzava
come
un
saltamartino
,
e
il
recalmutese
atticciato
e
violento
Bernardo
Raddusa
gridavano
,
non
si
capiva
bene
che
cosa
,
attorno
a
sua
figlia
Mita
,
la
maggiore
delle
sei
rimaste
in
casa
,
quella
che
lavorava
tutto
il
giorno
e
talvolta
anche
la
notte
insieme
con
Annicchia
,
ch
'
era
la
terza
.
Attorno
a
questa
strillavano
le
sorelle
Tina
e
Lilla
con
Totò
Licasi
e
Rocco
Ventura
;
Rita
cercava
di
quietare
il
bimbo
che
piangeva
,
spaventato
,
Celsina
,
accesa
di
stizza
,
litigava
con
Antonio
Del
Re
;
e
,
come
se
tutto
quel
badanai
fosse
poco
,
'
Nzulu
,
il
vecchio
barbone
nero
baffuto
e
mezzo
cieco
,
acculato
su
una
seggiola
,
levando
alto
il
muso
,
si
esercitava
in
lunghi
e
modulati
guaiti
di
protesta
.
Luca
Lizio
,
appartato
,
si
teneva
il
capo
con
tutt
'
e
due
le
mani
,
quasi
per
paura
che
quegli
strilli
glielo
portassero
via
.
-
Signori
miei
,
che
cos
'
è
?
dove
siamo
?
-
gridò
Nocio
Pigna
,
entrando
.
Tutti
si
voltarono
,
gli
corsero
incontro
e
,
accalorati
,
presero
a
rispondergli
a
coro
.
Nocio
Pigna
si
turò
gli
orecchi
.
-
Piano
!
Mi
stordite
!
Parli
uno
!
-
Mita
e
Annicchia
,
al
solito
!
-
strillò
Tina
.
-
Smorfie
!
-
aggiunse
Lilla
.
Ed
Emanuele
Garofalo
,
il
gigante
,
scotendo
le
braccia
levate
,
con
voce
da
cannone
:
-
Tutti
giù
!
tutti
giù
!
-
S
'
imponga
l
'
autorità
paterna
!
-
saltò
a
dire
Mondino
Miccichè
,
facendo
il
mulinello
in
aria
col
bastoncino
.
-
Non
capisco
nulla
!
zitti
!
-
urlò
Nocio
Pigna
.
Tacquero
tutti
;
ma
subito
,
nel
silenzio
sopravvenuto
,
sonò
un
:
«
Mammalucco
!
»
rivolto
da
Celsina
ad
Antonio
Del
Re
con
tale
espressione
di
rabbia
concentrata
,
che
le
risa
si
levarono
fragorose
.
Celsina
si
fece
avanti
,
snella
su
i
fianchi
procaci
,
col
seno
colmo
in
sussulto
,
il
bruno
volto
in
fiamme
e
gli
occhi
sfavillanti
.
In
mezzo
a
tutte
quelle
risa
,
l
'
espressione
di
fierissima
stizza
accennò
in
un
baleno
di
scomporsi
,
le
labbra
di
fuoco
le
si
atteggiarono
per
un
momento
a
un
riso
involontario
,
ma
subito
si
riprese
e
gridò
imperiosamente
e
con
sprezzo
:
-
Andiamo
!
andiamo
!
andiamo
!
Chi
vuol
sentire
,
senta
!
Chi
non
vuol
sentire
...
me
n
'
importa
un
corno
!
-
Insomma
,
-
gemette
Nocio
Pigna
,
raggruppando
le
dita
delle
due
mani
e
giungendole
per
le
punte
,
-
posso
sapere
che
diavolo
è
avvenuto
?
-
E
subito
aggiunse
,
sbarrando
gli
occhi
:
-
Ma
parli
uno
!
Parlò
Rocco
Ventura
,
piccolo
e
tondo
,
col
naso
a
pallottola
in
su
e
due
baffetti
spelati
che
gli
cominciavano
agli
angoli
della
bocca
e
subito
finivano
lì
,
come
due
virgolette
:
-
Niente
,
-
disse
,
-
proponevamo
semplicemente
di
scendere
tutti
giù
,
nella
stanza
a
pianterreno
,
per
assistere
alla
prova
generale
della
conferenza
di
Celsina
,
ecco
.
-
E
Mita
e
Annicchia
,
al
solito
...
-
aggiunse
Tina
,
tutta
scarmigliata
.
-
Smorfie
!
-
ripeté
Lilla
.
-
Non
vogliono
scendere
?
e
lasciatele
stare
!
-
disse
Celsina
,
dalla
soglia
.
-
Loro
sono
le
formiche
,
si
sa
,
io
la
cicala
.
Andiamo
,
andiamo
giù
,
e
basta
!
Pigna
guardò
le
due
figlie
Mita
e
Annicchia
rimaste
sedute
,
tutt
'
e
due
vestite
di
nero
,
pallide
in
volto
e
con
gli
occhi
dolenti
;
poi
guardò
Antonio
Del
Re
,
rimasto
anch
'
egli
seduto
,
torbido
in
faccia
,
con
un
gomito
appoggiato
sul
ginocchio
e
le
unghie
tra
i
denti
.
-
Andate
,
andate
,
-
disse
a
quelli
che
già
si
disponevano
a
scendere
dietro
Celsina
nella
stanza
terrena
.
-
Ora
vengo
...
Debbo
dire
una
parola
a
don
Nino
Del
Re
.
-
Nient
'
affatto
!
-
gridò
Celsina
,
risalendo
gli
scalini
della
scaletta
di
legno
e
ripresentandosi
tutta
vibrante
su
la
soglia
.
-
Te
lo
proibisco
,
papà
!
A
Nino
ho
parlato
io
,
e
basta
!
Vieni
giù
!
-
Va
bene
,
va
bene
,
-
disse
il
Pigna
.
-
Che
furia
!
Debbo
tenergli
un
altro
discorsetto
io
...
Piano
piano
...
Antonio
Del
Re
si
sgruppò
,
scattò
in
piedi
per
un
improvviso
ribollimento
di
sdegno
;
ma
,
subito
pentito
della
risoluzione
d
'
andarsene
,
restò
lì
,
cercando
soltanto
con
gli
occhi
,
in
giro
per
la
stanza
,
il
cappello
.
-
Uh
,
santo
Dio
,
come
fate
presto
a
pigliar
ombra
anche
voi
!
Non
vi
precipitate
!
-
esclamò
Nocio
Pigna
.
-
Ma
no
!
ma
lascialo
andare
,
se
vuole
andarsene
!
-
soggiunse
aizzosa
Celsina
.
-
Mi
fa
un
gran
piacere
,
se
va
via
;
già
gliel
'
ho
detto
!
Anzi
,
aspetta
...
Corse
nel
camerino
accanto
,
in
cui
dormiva
;
trasse
da
un
cassetto
del
canterano
una
vecchia
bambola
,
la
sua
ultima
bambola
di
tant
'
anni
fa
,
ritrovata
per
caso
alcuni
giorni
addietro
e
a
cui
quel
bestione
di
Emanuele
Garofalo
,
senz
'
intendere
la
pena
che
le
avrebbe
cagionato
,
aveva
fatto
di
nascosto
con
la
penna
un
pajo
di
baffoni
da
brigadiere
;
e
venne
a
posarla
sul
petto
d
'
Antonio
Del
Re
;
gli
tirò
su
un
braccio
,
perché
se
la
tenesse
lì
stretta
,
dicendo
:
-
Tieni
;
questa
è
per
te
!
questa
tu
puoi
amare
!
-
E
di
corsa
scomparve
per
la
scaletta
.
Antonio
Del
Re
buttò
la
bambola
nel
grosso
canestro
da
lavoro
,
che
stava
tra
Mita
e
Annicchia
.
Nocio
Pigna
rimase
un
po
'
a
guardarla
,
accigliato
;
si
curvò
a
osservarla
davvicino
;
domandò
:
-
Che
sono
,
baffi
?
Per
tutta
risposta
,
Nino
riprese
la
bambola
e
se
la
ficcò
in
tasca
a
capo
all
'
ingiú
.
Le
due
gambette
,
una
calzata
e
l
'
altra
no
,
rimasero
fuori
.
-
E
cosí
il
sangue
le
andrà
alla
testa
!
-
disse
allora
Nocio
Pigna
.
-
Calma
,
calma
,
don
Ninì
!
Ragioniamo
.
Veramente
sarebbe
meglio
che
voi
ve
n
'
andaste
.
La
vostra
condizione
,
in
questo
momento
,
con
vostro
zio
a
Girgenti
,
in
ballo
...
Noi
qua
dobbiamo
lavorare
.
Si
comincia
adesso
;
poco
possiamo
fare
,
ma
una
voce
almeno
dobbiamo
levarla
,
di
protesta
.
Ora
,
io
entro
nel
vostro
cuore
di
nipote
,
e
comprendo
.
Siete
ancora
ragazzo
,
figlio
di
famiglia
:
so
come
la
pensate
;
certe
cose
non
vi
possono
far
piacere
.
Dovreste
però
entrare
anche
voi
un
poco
nel
mio
cuore
di
padre
,
comprendere
la
mia
responsabilità
,
mi
spiego
?
e
anche
...
Don
Ninì
,
sono
un
uomo
esposto
,
voi
lo
sapete
;
un
pover
'
uomo
lapidato
di
calunnie
da
tutte
le
parti
:
me
ne
rido
;
ma
quanto
a
voi
e
al
vostri
parenti
,
anche
per
riguardo
a
...
-
come
sarebbe
di
voi
don
Landino
Laurentano
?
zio
?
cugino
?
zio
,
è
vero
?
già
...
cugino
carnale
di
vostra
madre
-
anche
per
un
riguardo
a
lui
,
dicevo
,
non
vorrei
che
si
sospettasse
...
Parlo
bene
,
Mitina
?
Mita
alzò
gli
occhi
appena
appena
dal
lavoro
e
li
riabbassò
subito
,
seguitando
a
cucire
.
Antonio
Del
Re
era
andato
presso
la
vetrata
del
balconcino
e
guardava
fuori
,
nel
Piano
di
Gamez
deserto
,
seguitando
a
rodersi
le
unghie
.
-
Sentite
,
-
riprese
il
Pigna
.
-
È
la
verità
sacrosanta
:
non
ha
fatto
tanto
male
a
sé
,
a
tutta
la
sua
famiglia
e
a
voi
,
vostra
nonna
...
A
questo
punto
il
Del
Re
si
voltò
di
scatto
,
gli
venne
incontro
,
scotendo
le
pugna
,
e
gridò
:
-
Basta
!
basta
!
basta
!
Nocio
Pigna
lo
guardò
un
pezzo
,
sbalordito
,
poi
disse
:
-
Ma
sapete
che
mi
sembrate
pazzi
tutti
quanti
,
oggi
,
qua
?
Sto
dicendo
che
il
più
gran
male
lo
fece
al
paese
,
lasciando
tutto
il
ben
di
Dio
che
le
spettava
nelle
mani
di
quel
fratello
che
...
Ma
poi
,
ohè
don
Ninì
,
lasciamo
svaporar
le
smanie
e
parliamoci
chiaro
!
Di
che
colore
siete
?
Così
non
facciamo
niente
!
Io
non
vi
sforzo
.
Ma
è
tempo
di
risolvervi
,
caro
mio
:
o
qua
con
noi
,
dico
col
Partito
,
a
viso
scoperto
;
o
ve
ne
state
coi
vostri
.
Se
non
sapete
neanche
voi
stesso
...
-
Ma
giusto
lei
?
giusto
lei
?
-
proruppe
Antonio
Del
Re
,
quasi
piangendo
dalla
rabbia
,
facendoglisi
di
nuovo
incontro
,
con
le
dita
artigliate
(
alludeva
a
Celsina
)
.
-
Perché
lei
?
Non
c
'
eravate
voi
?
non
c
'
erano
quegli
stupidi
là
,
Raddusa
o
Garofalo
?
-
Che
,
lei
?
-
fece
il
Pigna
,
stordito
.
-
La
conferenza
,
-
spiegò
,
a
bassa
voce
,
Annicchia
.
-
Ah
,
la
conferenza
?
E
che
fa
?
...
Ah
,
già
...
Ma
scusate
tanto
,
don
Nino
mio
!
A
voi
non
brucia
!
Voi
ora
ve
n
'
andate
a
Roma
con
vostro
zio
,
a
seguitare
gli
studii
,
nella
bella
città
;
andate
a
sedere
a
tavola
a
pappa
scodellata
;
tasse
,
libri
,
tutto
pagato
...
Ma
pensate
,
Cristo
di
Dio
,
che
anche
mia
figlia
qua
...
Ve
l
'
immaginate
come
le
deve
ribollire
il
sangue
,
povera
figlia
mia
,
pensando
che
ha
fatto
tanto
,
stentato
tanto
,
per
niente
?
che
deve
finire
così
tutto
il
suo
amore
per
lo
studio
,
tutta
la
sua
smania
di
riuscire
?
Lasciatela
sfogare
!
Dovrebbe
dar
fuoco
a
tutto
il
paese
!
Vorreste
metterle
la
museruola
,
per
giunta
?
E
con
quale
diritto
,
scusate
?
Che
potete
far
voi
per
lei
?
Se
non
me
ne
vado
,
schiatto
...
Scappò
via
,
anche
lui
,
infuriato
,
per
la
scaletta
di
legno
.
Antonio
Del
Re
era
ritornato
presso
la
vetrata
a
guardar
fuori
.
Mita
e
Annicchia
seguitarono
a
lavorare
in
silenzio
,
a
testa
bassa
.
In
quel
silenzio
tutti
e
tre
avvertirono
l
'
affanno
del
proprio
respiro
,
che
palesava
a
loro
stessi
l
'
interno
cordoglio
esasperato
dal
pensiero
di
non
poter
opporsi
a
quello
stato
di
cose
contrario
alla
loro
natura
,
ai
loro
affetti
,
alle
loro
aspirazioni
.
Il
più
combattuto
era
Antonio
Del
Re
.
Tutta
la
cupa
amarezza
della
nonna
gli
s
'
era
trasfusa
,
sin
dall
'
infanzia
,
nel
sangue
,
e
glielo
aveva
avvelenato
;
la
tenerezza
quasi
morbosa
,
piena
di
palpiti
e
di
sgomento
,
della
madre
gli
dava
pena
e
fastidio
,
un
'
angustia
che
lo
avviliva
;
la
remissione
dello
zio
,
sopraffatto
dalle
tristi
vicende
,
rimasto
indietro
,
pur
avendo
corso
da
giovinetto
con
tanta
fiamma
e
tanto
ardire
,
e
che
tuttavia
non
voleva
parer
vinto
e
sorrideva
per
mostrar
fiducia
ancora
in
un
ideale
che
tanti
torti
,
tanti
errori
,
avevano
offeso
e
offuscato
,
gli
cagionava
dispetto
.
Sentiva
,
sapeva
che
quel
sorriso
avrebbe
voluto
nascondere
un
marcio
insanabile
,
per
una
pietà
mal
intesa
.
Ma
perché
,
invece
di
nasconderlo
,
non
lo
scopriva
zio
Roberto
quel
marcio
,
come
la
nonna
,
come
qua
in
casa
del
Pigna
,
i
suoi
compagni
,
tutti
giovani
?
In
un
modo
,
però
,
questi
lo
scoprivano
,
che
gli
faceva
nausea
e
stizza
.
Quelli
che
avevano
operato
,
combattuto
e
sofferto
,
quelli
sì
avrebbero
dovuto
gridar
forte
contro
tante
colpe
e
tante
miserie
e
domandar
giustizia
e
vendetta
in
nome
dell
'
opera
loro
e
del
loro
sangue
e
delle
loro
sofferenze
;
non
questi
che
nulla
avevano
fatto
,
che
nulla
dimostravano
di
saper
fare
,
altro
che
chiacchiere
per
passatempo
,
e
metter
tutti
in
un
fascio
gli
onesti
e
i
disonesti
,
suo
zio
coi
mestatori
e
gl
'
intriganti
,
coi
tanti
patrioti
per
burla
o
per
tornaconto
!
Non
questa
ingiustizia
soltanto
,
però
,
rendeva
avverso
Antonio
Del
Re
ai
suoi
compagni
.
Educato
alla
scuola
di
un
dolor
cupo
e
fiero
che
sdegnava
di
sfogarsi
a
parole
,
d
'
una
rinunzia
ancor
piú
fiera
che
sdegnava
ogni
bassa
invidia
,
se
egli
si
fosse
gettato
nella
lotta
,
spezzando
ogni
legame
ideale
coi
suoi
,
non
avrebbe
né
proferito
una
parola
né
cercato
compagni
:
a
testa
bassa
,
coi
denti
serrati
e
la
mano
armata
,
subito
all
'
atto
si
sarebbe
avventato
.
Quelli
invece
eran
lì
per
ciarlare
,
lì
per
spassarsi
con
le
figlie
del
Pigna
.
Non
avrebbe
voluto
riconoscere
Antonio
Del
Re
che
la
sua
avversione
e
il
suo
sdegno
erano
in
gran
parte
gelosia
feroce
.
Con
lo
stesso
ardor
chiuso
con
cui
si
sarebbe
lanciato
a
un
'
azione
violenta
,
s
'
era
innamorato
perdutamente
di
Celsina
fin
dal
primo
giorno
che
questa
,
ragazzetta
allora
con
la
vestina
fino
al
ginocchio
,
s
'
era
presentata
alle
scuole
tecniche
maschili
.
E
Celsina
,
pure
corteggiata
da
tutti
i
compagni
,
aveva
risposto
all
'
amore
di
lui
,
prima
in
segreto
,
poi
lasciandolo
intravedere
agli
altri
,
dichiarandosi
infine
apertamente
e
sfidando
la
baja
dei
disillusi
.
Non
s
'
era
chiusa
però
nel
suo
amore
,
non
s
'
era
accostata
e
stretta
a
lui
com
'
egli
avrebbe
voluto
:
era
rimasta
lì
,
in
mezzo
a
tutti
,
col
cuore
aperto
,
la
mente
qua
e
là
,
prodiga
di
parole
,
di
sguardi
e
di
sorrisi
,
inebriata
dei
suoi
trionfi
,
della
sua
gloriola
di
ribelle
a
tutti
i
pregiudizii
,
conscia
del
suo
valore
e
smaniosa
di
farsi
notare
,
ammirare
,
applaudire
.
Più
ella
gli
appariva
così
,
e
più
Antonio
riconosceva
che
non
avrebbe
dovuto
amarla
,
non
solo
perché
così
non
era
secondo
il
sentimento
suo
,
ma
anche
perché
,
pensando
alla
madre
e
alla
nonna
,
comprendeva
che
l
'
una
ne
avrebbe
avuto
orrore
e
l
'
altra
l
'
avrebbe
stimata
una
fraschetta
sciocca
.
Eppure
,
no
:
non
era
né
cattiva
né
sciocca
Celsina
,
egli
lo
sapeva
bene
;
e
anzi
,
se
avesse
dovuto
ascoltar
la
voce
più
intima
e
profonda
della
sua
coscienza
,
voce
soffocata
dal
rispetto
,
dalla
suggezione
,
dall
'
amore
,
anziché
la
ribellione
aperta
di
Celsina
avrebbe
condannato
la
fierezza
troppo
chiusa
della
nonna
,
la
rassegnazione
troppo
ligia
della
madre
.
-
Don
Ninì
,
-
chiamò
con
dolce
voce
Mita
.
-
Volete
venire
un
po
'
qua
?
Antonio
si
scosse
,
le
s
'
accostò
,
ma
nel
vederle
sollevare
il
capo
di
biancheria
ch
'
ella
stava
a
cucire
come
per
prendergli
una
misura
,
si
trasse
subito
indietro
,
urtato
,
scrollandosi
tutto
.
-
No
!
...
no
,
adesso
...
-
Caro
don
Ninì
,
-
sospirò
Mita
.
-
Pazienza
ci
vuole
!
Bisogna
far
presto
...
Voi
partite
...
Beato
voi
!
Mita
stava
ad
allestirgli
,
insieme
con
la
sorella
,
la
biancheria
che
doveva
portarsi
a
Roma
.
Tutte
le
migliori
famiglie
della
città
,
e
anche
la
nonna
e
la
madre
d
'
Antonio
,
davan
lavoro
a
quelle
due
povere
sorelle
che
si
recavano
spesso
anche
a
giornata
qua
e
là
.
La
considerazione
era
per
esse
soltanto
,
anzi
la
pietà
;
ed
esse
lo
comprendevano
bene
,
e
di
giorno
in
giorno
si
facevano
più
umili
per
meritarsela
meglio
,
per
dimostrar
la
loro
gratitudine
e
non
essere
abbandonate
.
Capivano
che
a
troppe
cose
si
doveva
passar
sopra
per
ajutarle
,
a
troppe
cose
che
il
padre
e
le
sorelle
,
anziché
attenuare
,
facevan
di
tutto
perché
avventassero
di
piú
,
come
se
apposta
volessero
concitarsi
contro
tutto
il
paese
e
stancare
la
pazienza
e
la
carità
del
prossimo
.
Ma
il
danno
poi
non
sarebbe
stato
anche
loro
?
Che
doveva
dir
la
gente
?
Noi
,
estranei
,
dobbiamo
aver
considerazione
per
voi
,
dobbiamo
ajutarvi
,
mentre
il
vostro
sangue
stesso
,
quelli
che
voi
mantenete
con
l
'
ajuto
nostro
,
debbono
farci
la
guerra
?
Disordini
,
scandali
,
inimicizie
!
Per
scusare
in
certo
qual
modo
il
padre
,
Mita
e
Annicchia
si
forzavano
a
credere
che
veramente
il
cervello
gli
avesse
dato
di
volta
dopo
la
sciagura
di
Rosa
,
la
sorella
maggiore
.
Certo
,
da
allora
s
'
era
aperto
l
'
inferno
in
casa
loro
.
Più
che
del
padre
,
Mita
e
Annicchia
si
lagnavano
,
si
crucciavano
in
cuore
delle
sorelle
.
Come
mai
non
comprendevano
queste
,
che
solamente
col
silenzio
,
con
la
modestia
più
umile
e
più
schiva
si
poteva
,
se
non
cancellare
del
tutto
,
render
meno
evidente
il
marchio
d
'
infamia
di
cui
la
loro
casa
era
ormai
segnata
?
Rita
,
quando
il
bambino
le
lasciava
un
po
'
le
mani
libere
,
e
anche
Tina
e
Lilla
,
sì
,
le
ajutavano
a
cucire
,
a
imbastire
o
a
passare
a
macchina
,
nei
giorni
non
frequenti
che
il
lavoro
abbondava
;
ma
lavoravano
senz
'
amore
,
svogliate
,
specialmente
le
due
ultime
,
perché
non
rassegnate
dopo
quella
sciagura
alla
rinunzia
di
ogni
speranza
e
di
ogni
desiderio
.
Nel
vederle
acconciarsi
e
rabbellirsi
ogni
mattina
,
si
sentivano
stringere
il
cuore
,
intendendo
che
non
si
acconciavano
,
non
si
facevano
belle
per
speranze
e
desiderii
onesti
:
dovevano
sapere
anch
'
esse
purtroppo
che
nessuno
più
,
ormai
,
avrebbe
voluto
mettersi
con
loro
.
E
da
un
giorno
all
'
altro
s
'
aspettavano
che
Tina
e
Lilla
,
con
tutti
quei
giovanotti
lì
sempre
tra
i
piedi
,
avrebbero
finito
come
Rita
.
Ma
avessero
trovato
almeno
un
buon
giovine
,
come
Luca
!
Poteva
cader
peggio
Rita
...
Perché
,
in
fondo
,
sì
,
sì
,
dovevano
riconoscere
che
Luca
era
buono
.
Solo
non
potevano
passargli
l
'
ostinazione
di
non
regolare
davanti
alla
legge
e
all
'
altare
la
sua
unione
con
Rita
.
Era
così
buono
con
tutti
,
e
amava
tanto
il
bambino
e
non
pesava
nulla
in
casa
.
Certo
,
se
non
si
fosse
fatti
tanti
nemici
per
quelle
sue
idee
,
e
non
fosse
stato
così
disgraziato
,
avrebbe
potuto
recar
molto
ajuto
alla
famiglia
,
ché
,
quanto
a
lavorare
,
lavorava
sempre
e
doveva
esser
dotto
davvero
,
a
giudicare
dai
tanti
libri
che
aveva
letti
e
leggeva
!
Un
po
'
di
questo
rispetto
imposto
dall
'
ingegno
e
dall
'
istruzione
,
Mita
e
Annicchia
lo
estendevano
anche
a
Celsina
,
perché
veramente
pareva
loro
,
per
tante
prove
,
fuori
dell
'
ordinario
,
e
riconoscevano
col
padre
che
,
in
altro
luogo
,
in
altre
condizioni
,
ella
avrebbe
fatto
davvero
chi
sa
che
spicco
!
La
vedevano
piena
di
sprezzo
per
gli
uomini
-
e
questo
per
un
verso
le
rassicurava
.
Ah
,
gli
uomini
ella
era
andata
a
sfidarli
là
,
nelle
loro
stesse
scuole
;
e
tutti
li
aveva
superati
!
Veramente
,
quella
sfida
non
avevano
saputo
approvarla
:
con
maggior
profitto
,
se
pur
con
minore
soddisfazione
,
avrebbe
potuto
frequentare
le
scuole
femminili
e
diventar
maestra
.
Così
,
invece
,
era
rimasta
senza
professione
.
Ma
non
temevano
per
l
'
avvenire
:
qualche
via
,
certo
,
Celsina
se
la
sarebbe
aperta
,
in
paese
o
altrove
.
Quel
povero
don
Ninì
,
intanto
,
che
l
'
amava
e
ne
era
geloso
...
Tanto
buono
,
poveretto
!
Ma
non
era
per
lui
,
Celsina
.
Guaj
se
lo
avessero
saputo
i
suoi
parenti
!
Pareva
loro
mill
'
anni
che
partisse
per
Roma
.
Annicchia
toccò
pian
piano
un
braccio
a
Mita
per
mostrarle
le
due
gambette
della
bambola
,
che
uscivano
dalla
tasca
di
lui
ancora
lì
,
dietro
la
vetrata
del
balconcino
.
Mita
rispose
con
un
mesto
sorriso
al
sorriso
della
sorella
;
poi
sovvenendosi
di
una
preghiera
che
dalla
notte
aveva
in
animo
di
rivolgere
al
giovine
,
si
levò
in
piedi
,
posando
il
lavoro
nel
canestro
,
e
gli
si
accostò
timidamente
.
-
Don
Ninì
,
-
gli
disse
piano
,
-
prima
di
partire
per
Roma
,
dovreste
farmi
per
l
'
ultima
volta
quella
tal
grazia
,
se
...
-
No
,
per
carità
,
no
,
Mita
,
non
me
ne
parlate
!
-
la
interruppe
con
violenza
Antonio
Del
Re
,
premendosi
le
mani
sulle
tempie
e
strizzando
gli
occhi
.
-
L
'
avete
a
disonore
,
è
vero
?
-
disse
afflitta
,
con
gli
occhi
bassi
,
Mita
.
-
No
,
non
per
questo
!
non
per
questo
!
-
s
'
affrettò
a
soggiungere
Antonio
.
-
Ma
ora
,
in
questo
momento
...
non
posso
...
non
posso
sentir
parlare
di
nulla
,
Mita
!
Una
cosa
atroce
voleva
da
lui
quella
poveretta
,
un
ricordo
atroce
gli
ridestava
proprio
in
quel
momento
.
La
guardò
,
temendo
che
l
'
orrore
che
traspariva
attraverso
il
suo
rifiuto
avesse
potuto
farle
sorgere
qualche
sospetto
.
Ma
le
vide
più
che
mai
dolenti
e
umili
i
begli
occhi
,
che
tante
lagrime
versate
avevano
velati
e
quasi
intorbidati
per
sempre
.
Quasi
ogni
notte
,
infatti
,
ella
piangeva
col
cuore
sfranto
per
Rosa
,
la
sorella
sua
disgraziata
,
la
sorella
sua
perduta
,
caduta
nell
'
ultimo
fondo
dell
'
ignominia
.
Più
volte
,
non
potendo
andarla
a
trovare
nel
luogo
infame
,
dove
ora
stava
chiusa
,
aveva
pregato
Antonio
di
andarci
per
lei
.
E
Antonio
,
l
'
ultima
volta
che
c
'
era
andato
,
trovandola
mezzo
brilla
,
era
stato
attratto
da
lei
e
...
Un
fracasso
di
grida
,
d
'
applausi
,
misti
agli
strilli
del
bambino
e
agli
abbajamenti
del
cane
,
giunse
in
quel
punto
dalla
stanza
a
terreno
;
e
poco
dopo
'
Nzulu
,
il
vecchio
barbone
,
cacciato
via
a
pedate
da
giù
,
tutto
tremante
,
piegato
sulle
zampe
di
dietro
come
se
volesse
col
fiocchetto
della
coda
convulsa
spazzare
il
suolo
,
venne
ad
allungare
il
naso
baffuto
su
le
ginocchia
di
Mita
,
che
s
'
era
rimessa
a
sedere
.
Le
due
sorelle
,
nel
veder
la
povera
bestia
implorante
ajuto
e
riparo
da
loro
,
si
misero
a
piangere
.
E
allora
Antonio
Del
Re
,
non
sapendo
più
tenersi
,
si
cacciò
in
capo
il
cappello
,
aprì
la
vetrata
del
balconcino
e
,
scavalcata
la
ringhiera
di
ferro
,
mentra
Mita
e
Annicchia
,
spaventate
,
gridavano
:
«
Oh
,
Dio
,
don
Ninì
...
che
fate
?
che
fate
?
»
,
si
calò
giù
,
reggendosi
prima
con
le
mani
a
due
bacchette
della
ringhiera
,
poi
si
lasciò
cadere
nella
piazza
sottostante
.
S
'
udì
il
tonfo
e
quindi
il
rumore
di
qualcosa
andata
in
frantumi
.
Mita
accorse
a
guardare
e
lo
vide
,
curvo
,
che
cercava
con
le
braccia
protese
,
come
un
cieco
,
il
cappello
che
gli
era
cascato
lì
presso
.
-
Don
Niní
,
vi
siete
fatto
male
?
-
Nulla
...
-
rispose
egli
di
sotto
.
-
Le
lenti
...
Mi
sono
cascate
le
lenti
.
E
,
ghermito
il
cappello
,
scappò
via
.
-
Impazzisce
!
-
disse
Mita
.
-
Ma
possibile
?
E
accennò
con
la
mano
la
stanza
giù
,
dove
Celsina
predicava
.
Precipitandosi
per
la
via
di
Gamez
,
Antonio
Del
Re
,
che
senza
lenti
non
vedeva
di
qui
là
,
inciampò
in
qualcuno
all
'
imboccatura
della
via
Atenea
.
-
Oh
Nino
!
Riconobbe
alla
voce
l
'
on
.
Corrado
Selmi
.
-
Mi
lasci
andare
!
-
gli
gridò
,
scrollandosi
rabbiosamente
.
Corrado
Selmi
aveva
lasciato
il
Verònica
all
'
albergo
in
compagnia
dell
'
altro
testimonio
,
e
si
recava
ora
in
casa
di
Roberto
Auriti
che
l
'
ospitava
.
Da
quattro
giorni
,
appena
si
mostrava
per
via
,
si
vedeva
tutti
gli
occhi
addosso
;
parecchi
curiosi
si
fermavano
anche
a
mirarlo
a
bocca
aperta
;
altri
sbucavano
dalle
botteghe
e
si
piantavan
sulla
soglia
,
addossati
gli
uni
agli
altri
.
Tanta
curiosità
l
'
obbligava
a
darsi
un
certo
contegno
,
contro
il
suo
solito
.
Ma
gli
veniva
da
ridere
.
Non
sapeva
più
dove
guardare
,
perché
gli
occhi
naturalmente
gaj
e
l
'
aria
aperta
e
fresca
del
volto
non
déssero
di
lui
un
falso
concetto
di
petulanza
.
Era
davvero
e
si
sentiva
giovanissimo
ancora
,
nel
corpo
e
nell
'
anima
,
non
ostanti
l
'
età
,
le
vicende
fortunose
e
le
tante
lotte
sostenute
.
Non
un
pelo
bianco
,
né
per
nulla
ancora
appassito
il
color
biondo
dei
baffi
e
dei
capelli
.
Vestiva
con
naturale
eleganza
e
spirava
da
tutta
la
persona
,
da
ogni
gesto
,
da
ogni
sguardo
,
una
freschezza
e
una
grazia
che
incantavano
.
Questa
persistente
gioventù
Corrado
Selmi
di
Rosàbia
la
doveva
al
vivace
,
costante
amore
per
la
vita
e
,
nello
stesso
tempo
,
al
pochissimo
peso
che
sempre
le
aveva
dato
.
Né
di
troppi
ricordi
,
né
di
troppi
studii
,
né
di
troppi
scrupoli
,
né
d
'
aspirazioni
tenaci
se
l
'
era
voluta
mai
gravare
,
come
fanno
tanti
a
cui
per
forza
poi
,
sotto
un
tal
fardello
,
debbono
le
gambe
piegarsi
e
aggobbirsi
le
spalle
.
Viaggiatore
senza
bagaglio
,
soleva
definirsi
.
E
sempre
s
'
era
imbarcato
così
,
spiccio
e
leggero
,
per
viaggi
lunghi
,
avventurosi
e
difficili
.
Niente
da
perdere
,
e
avanti
!
Fallita
l
'
insurrezione
del
4
aprile
,
scampato
per
miracolo
dal
convento
della
Gancia
,
aveva
dapprima
guerrigliato
con
le
squadre
attorno
a
Palermo
;
aveva
poi
fatto
la
campagna
del
1860
con
Garibaldi
fino
al
Volturno
;
ma
come
?
senza
munizioni
e
con
un
fucilaccio
che
non
tirava
,
venuto
da
Malta
per
sei
ducati
.
Alla
Camera
,
tra
tanti
colleghi
dalla
fronte
gravida
di
pensieri
e
dalla
cartella
gonfia
di
note
e
d
'
appunti
,
aveva
fatto
parte
delle
Commissioni
più
difficili
,
senza
né
un
lapis
né
un
taccuino
.
E
sempre
s
'
era
dato
da
fare
,
comunque
;
senza
mai
sforzarsi
;
e
tutto
gli
era
riuscito
facile
e
agevole
non
schivando
mai
,
anzi
sfidando
e
bravando
i
più
gravi
pericoli
,
le
più
difficili
imprese
,
le
avventure
più
intricate
.
Non
ammetteva
che
ci
potessero
essere
difficoltà
per
uno
come
lui
,
sempre
pronto
a
tutto
.
Non
andava
incontro
alla
vita
;
si
faceva
innanzi
,
e
passava
.
Passava
,
disarmando
tutti
con
la
sicurezza
convinta
e
la
gaja
tranquillità
:
d
'
ogni
retorica
ostentazione
,
la
rigida
virtú
dei
Catoni
;
d
'
ogni
scrupolo
di
pudore
,
l
'
onestà
delle
donne
.
Né
s
'
era
mai
fermato
un
momento
in
questa
corsa
della
vita
per
giudicare
fra
sé
se
fosse
bene
o
male
ciò
che
aveva
fatto
pur
dianzi
.
Non
bisognava
dar
tempo
al
giudizio
,
come
né
peso
ai
proprii
atti
.
Oggi
,
male
;
bene
,
domani
.
Inutile
richiamarlo
indietro
a
considerare
il
mal
fatto
;
scrollava
le
spalle
,
sorrideva
,
e
avanti
;
avanti
a
ogni
modo
,
per
ogni
via
,
senza
mai
indugiarsi
,
lasciandosi
purificare
dall
'
attività
incessante
e
dall
'
amore
per
la
vita
e
rimanendo
sempre
alacre
e
schietto
,
largo
di
favori
a
tutti
,
con
tutti
alla
mano
.
La
vita
era
per
lui
piena
di
ganci
che
lo
tiravano
di
qua
e
di
là
.
Fermarlo
,
sospenderlo
a
uno
solo
per
giudicarlo
sarebbe
stata
un
'
ingiustizia
crudele
.
Ora
Corrado
Selmi
temeva
che
la
minaccia
d
'
una
tale
ingiustizia
gli
stesse
sopra
:
che
lo
si
volesse
cioè
agganciare
per
i
molti
debiti
ch
'
era
stato
costretto
a
contrarre
,
per
le
molte
cambiali
che
aveva
in
sofferenza
presso
una
delle
primarie
banche
,
di
cui
già
si
cominciavano
a
denunziare
le
magagne
.
Forse
all
'
apertura
della
nuova
Camera
lo
scandalo
sarebbe
scoppiato
.
Prevedeva
lo
spettacolo
che
avrebbero
offerto
tutti
i
gelosi
irsuti
guardiani
dell
'
onestà
,
a
cui
il
timore
di
commettere
qualche
atto
men
che
corretto
aveva
sempre
impedito
di
far
qualche
cosa
oltre
alle
insulse
chiacchiere
retoriche
;
egoisti
meschini
e
miopi
,
diligenti
coltivatori
dell
'
arido
giardinetto
del
loro
senso
morale
,
cinto
tutt
'
intorno
da
un
'
irta
siepe
di
scrupoli
,
la
quale
non
aveva
poi
nulla
da
custodire
,
giacché
quel
loro
giardinetto
non
aveva
mai
dato
altro
che
frutti
imbozzacchiti
o
inutili
fiori
pomposi
.
Debiti
?
Cambiali
?
Oh
bella
!
Aveva
firmato
sempre
cambiali
,
lui
,
in
vita
sua
.
A
diciott
'
anni
,
a
Palermo
,
nei
primi
mesi
del
1860
,
il
Comitato
rivoluzionario
non
sapeva
come
fare
:
si
sperava
in
Garibaldi
,
si
sperava
in
Vittorio
Emanuele
e
nel
Piemonte
,
si
sperava
in
Mazzini
;
ma
i
mezzi
mancavano
e
le
armi
e
le
munizioni
.
Ebbene
,
chi
aveva
proposto
di
prendere
dalla
Cassa
di
sconto
del
Banco
di
Sicilia
seimila
ducati
con
le
firme
dei
signori
piú
facoltosi
?
Lui
.
E
aveva
firmato
lui
,
capolista
,
per
duecento
ducati
,
lui
che
non
aveva
neppure
un
carlino
in
tasca
.
Il
Governo
provvisorio
avrebbe
poi
pagato
.
Come
s
'
era
fatta
l
'
insurrezione
del
4
aprile
?
S
'
era
fatta
cosí
!
E
come
aveva
compiuto
,
lui
solo
,
il
bonificamento
dei
terreni
paludosi
che
ammorbavano
gran
parte
del
suo
collegio
elettorale
?
Ma
anche
a
furia
di
cambiali
!
Poi
,
il
collegio
s
'
era
liberato
della
malaria
,
e
i
debiti
,
si
sa
,
erano
rimasti
a
lui
,
perché
l
'
impresa
della
coltivazione
,
affidata
a
certi
suoi
parenti
inesperti
,
era
fallita
,
e
i
frutti
dell
'
opera
sua
ora
se
li
godevano
per
la
maggior
parte
tanti
altri
che
gli
davan
solo
le
bucce
come
e
quando
volevano
,
ma
che
però
gli
facevano
costantemente
l
'
onore
di
eleggerlo
deputato
.
Era
vero
,
sí
:
oltre
ai
denari
attinti
alle
banche
per
questa
impresa
e
per
altre
ugualmente
vantaggiose
a
molti
e
solo
disgraziate
per
lui
,
altri
e
non
pochi
ne
aveva
presi
per
il
suo
mantenimento
.
Vivere
doveva
;
e
poveramente
non
sapeva
,
né
voleva
.
Da
giovane
,
aveva
interrotto
gli
studii
per
prender
parte
alla
rivoluzione
.
Per
undici
anni
,
finché
Roma
non
era
stata
presa
,
non
s
'
era
dato
un
momento
di
requie
.
Posate
le
armi
,
rimasto
senza
professione
e
senza
alcuno
stato
,
dopo
avere
speso
per
gli
altri
i
suoi
anni
migliori
,
che
doveva
fare
?
Impiccarsi
?
La
fortuna
non
aveva
voluto
favorirlo
nei
negozii
;
gli
aveva
accordato
altri
favori
,
ma
che
gli
eran
costati
cari
,
e
qualcuno
-
il
maggiore
e
il
peggiore
-
non
alla
tasca
soltanto
.
Corrado
Selmi
vietava
a
se
stesso
ogni
rimpianto
.
Pure
,
di
tratto
in
tratto
,
quello
dell
'
amore
di
donna
Giannetta
D
'
Atri
-
Montalto
gli
assaltava
e
gli
strizzava
improvvisamente
il
cuore
.
Ma
più
che
pena
per
l
'
amore
perduto
,
era
rabbia
per
il
cieco
abbandono
di
sé
nelle
mani
di
quella
donna
che
per
più
d
'
un
anno
lo
aveva
reso
la
favola
di
tutta
Roma
,
facendogli
commettere
vere
e
proprie
pazzie
.
Pareva
che
colei
avesse
giurato
a
se
stessa
di
compromettersi
e
di
comprometterlo
in
tutti
i
modi
,
presa
da
una
furia
di
scandalo
.
Più
per
lei
che
per
sé
,
aveva
cercato
prima
di
frenarla
;
ma
s
'
era
poi
sfrenato
anche
lui
per
timore
che
i
suoi
ritegni
la
offendessero
o
che
la
sua
prudenza
le
paresse
dappocaggine
.
I
più
grossi
debiti
li
aveva
contratti
allora
,
sebbene
non
figurassero
sotto
il
suo
nome
per
un
riguardo
alla
donna
che
glieli
faceva
contrarre
.
Roberto
Auriti
s
'
era
prestato
con
fraterna
abnegazione
a
prender
denari
per
lui
alla
banca
,
dopo
una
segreta
intesa
però
col
governatore
di
essa
.
La
minacciata
denunzia
dei
disordini
di
questa
banca
costernava
pertanto
Corrado
Selmi
,
forse
più
che
per
sé
,
per
Roberto
Auriti
.
Ma
la
grave
costernazione
gli
era
in
parte
ovviata
dalla
fiducia
che
il
Governo
aveva
interesse
,
per
tante
ragioni
,
a
impedire
che
lo
scandalo
scoppiasse
.
Sapeva
bene
che
questo
scandalo
non
avrebbe
prodotto
soltanto
il
fallimento
d
'
una
banca
,
ma
anche
il
fallimento
di
tutto
un
ordine
di
cose
.
L
'
appoggio
del
Governo
alla
sua
rielezione
,
nonostante
che
Francesco
D
'
Atri
fosse
al
potere
,
e
l
'
appoggio
alla
candidatura
di
Roberto
Auriti
lo
raffermavano
in
questa
fiducia
.
Prima
di
partire
da
Roma
,
aveva
promesso
a
Roberto
di
venire
a
Girgenti
a
sostenerlo
nella
lotta
;
chiamato
in
fretta
in
furia
dal
telegramma
del
Verònica
,
era
accorso
,
e
subito
s
'
era
reso
conto
delle
condizioni
difficilissime
in
cui
Roberto
si
trovava
di
fronte
agli
avversarii
,
aggravate
ora
,
per
giunta
,
da
quel
duello
.
Avrebbe
fatto
di
tutto
per
liberar
Roberto
dalle
tante
angustie
da
cui
lo
vedeva
oppresso
,
per
tirarlo
su
a
respirare
un
'
altr
'
aria
,
per
innalzarlo
a
quel
posto
di
cui
lo
sapeva
meritevole
per
le
doti
della
mente
e
del
cuore
,
per
tutto
ciò
che
aveva
fatto
in
gioventù
;
ma
da
che
aveva
posto
il
piede
nella
casa
di
lui
,
a
Girgenti
,
e
conosciuto
la
madre
e
la
sorella
,
s
'
era
sentito
cascar
le
braccia
;
d
'
un
tratto
gli
era
apparsa
chiara
la
ragione
per
cui
l
'
Auriti
era
nella
vita
uno
sconfitto
.
Un
reclusorio
gli
era
sembrata
quella
casa
!
Ma
possibile
che
due
creature
umane
si
fossero
adattate
a
trascinar
l
'
esistenza
in
quella
cupa
ombra
di
tedio
amaro
e
sdegnoso
?
che
si
fossero
fatto
un
così
tetro
concetto
della
vita
?
Non
aveva
saputo
resistere
alla
tentazione
di
muoverne
il
discorso
alla
madre
,
con
la
speranza
di
scuoterla
un
po
'
.
-
Ma
se
la
vita
è
una
piuma
,
donna
Caterina
!
Un
soffio
,
e
via
...
Lei
vuol
dar
peso
a
una
piuma
?
-
Voglio
,
caro
Selmi
?
-
gli
aveva
risposto
donna
Caterina
.
-
Non
l
'
ho
voluto
io
...
Per
voi
la
vita
è
una
piuma
;
un
soffio
e
via
;
per
me
,
è
diventata
di
piombo
,
caro
mio
.
-
Appunto
questo
è
il
male
!
-
aveva
subito
rimbeccato
lui
.
-
Farla
diventar
di
piombo
,
una
piuma
!
Dovendo
vivere
,
scusi
,
non
le
sembra
che
sia
necessario
mantenere
l
'
anima
nostra
in
uno
stato
...
dirò
così
,
di
fusione
continua
?
Perché
fermare
questa
fusione
e
far
rapprendere
l
'
anima
,
fissarla
irrigidirla
in
codesta
forma
triste
,
di
piombo
?
Donna
Caterina
aveva
tentennato
un
po
'
il
capo
,
con
le
labbra
atteggiate
d
'
amaro
sorriso
.
-
La
fusione
...
già
!
Ma
per
mantener
l
'
anima
,
come
voi
dite
,
in
codesto
stato
di
fusione
,
ci
vuole
il
fuoco
,
caro
amico
!
E
quando
,
dentro
di
voi
,
il
fornellino
è
spento
?
-
Non
bisogna
lasciarlo
spegnere
,
perbacco
!
-
Eh
,
caro
:
quando
il
vento
è
troppo
forte
;
quando
la
morte
viene
e
ci
soffia
su
;
quando
cercate
attorno
e
non
trovate
più
un
fuscello
per
alimentarlo
...
-
Ma
dove
lo
cerca
lei
?
qua
?
chiusa
sempre
fra
queste
quattro
mura
come
in
una
carcere
?
La
signora
Anna
,
scusi
...
possibile
che
la
signora
Anna
...
io
non
so
...
S
'
era
interrotto
per
un
subito
imbarazzo
,
notando
che
la
sorella
di
Roberto
,
nel
vedersi
tirata
in
ballo
quando
men
se
l
'
aspettava
,
s
'
era
tutta
invermigliata
.
Fin
dal
primo
vederla
,
Corrado
Selmi
era
rimasto
ammirato
della
pura
e
delicata
bellezza
di
lei
e
istintivamente
aveva
sofferto
nel
veder
quella
bellezza
così
mortificata
da
quelle
ostinate
gramaglie
e
,
più
che
trascurata
,
sprezzata
.
A
quel
rossore
improvviso
,
aveva
temuto
d
'
essersi
spinto
un
po
'
troppo
oltre
;
ma
poi
,
vincendo
il
momentaneo
imbarazzo
,
aveva
soggiunto
:
-
Non
ha
un
figliuolo
,
lei
?
E
l
'
obbligo
,
dunque
,
di
vivere
per
lui
,
di
amar
la
vita
per
lui
...
no
?
Che
so
io
...
forse
manifesto
un
po
'
troppo
vivacemente
quel
che
penso
,
vedendo
qua
tutta
questa
tetraggine
che
non
mi
par
ragionevole
,
ecco
!
Che
ne
dice
lei
,
signora
Anna
?
Ella
s
'
era
di
nuovo
invermigliata
,
s
'
era
penosamente
costretta
a
non
abbassar
gli
occhi
,
e
con
la
vista
intorbidata
e
un
sorriso
nervoso
sulle
labbra
,
stringendosi
un
po
'
nelle
spalle
,
aveva
risposto
,
alludendo
al
figlio
:
-
È
giovane
,
lui
...
La
vita
,
se
la
farà
da
sé
...
-
Ma
lei
,
dunque
...
è
vecchia
,
lei
?
Con
quest
'
ultima
domanda
,
quasi
involontaria
,
s
'
era
chiusa
quella
prima
conversazione
.
Ora
Corrado
Selmi
rientrava
in
casa
di
Roberto
,
esilarato
di
quanto
aveva
veduto
nella
villa
di
Colimbètra
.
Tutti
quei
fantocci
là
con
la
divisa
borbonica
,
che
gli
avevano
presentato
le
armi
!
Roba
da
matti
!
Ma
che
splendore
,
quella
villa
!
Il
principe
-
no
-
non
s
'
era
fatto
vedere
.
Che
peccato
!
Avrebbe
tanto
desiderato
di
conoscerlo
.
Ecco
là
uno
che
s
'
era
fissato
anche
lui
,
nei
suoi
affetti
,
in
un
tempo
oltrepassato
...
ma
che
pur
seguitava
a
vivere
,
fuori
del
tempo
,
fuori
della
vita
...
in
un
modo
curiosissimo
,
che
bellezza
!
protendendo
da
quel
suo
tempo
certe
immagini
di
vita
che
per
forza
,
nella
realtà
dell
'
oggi
,
dovevano
apparire
inconsistenti
,
maschere
,
giocattoli
:
tutti
quei
fantocci
là
...
che
bellezza
!
-
Eppure
quei
fantocci
là
,
caro
Selmi
,
che
vi
hanno
fatto
ridere
,
-
gli
disse
donna
Caterina
,
-
nelle
elezioni
di
domani
,
qua
,
vinceranno
voi
,
il
vostro
amico
Roberto
,
il
signor
Prefetto
,
il
vostro
Governo
e
tutti
quanti
...
Ridete
ancora
,
se
vi
riesce
.
Ombre
?
Ma
siamo
noi
,
le
ombre
!
-
Io
no
,
la
prego
,
donna
Caterina
,
-
disse
allora
,
ridendo
e
toccandosi
,
il
Selmi
.
-
Mi
lasci
almeno
questa
illusione
!
Guardi
,
il
principe
,
innanzi
a
me
,
s
'
è
dileguato
lui
come
un
'
ombra
...
Avrei
pagato
non
so
che
cosa
per
vedermelo
venire
incontro
,
anche
per
rifarmi
...
eh
,
Roberto
lo
sa
...
per
rifarmi
d
'
un
certo
incontro
con
suo
figlio
a
Roma
,
in
cui
toccò
a
me
,
per
forza
,
far
la
parte
dell
'
ombra
...
Beh
!
pazienza
..
Ma
sì
,
lei
dice
bene
,
donna
Caterina
;
ci
ostiniamo
purtroppo
a
volere
esser
ombre
noi
,
qua
,
in
Sicilia
.
O
inetti
o
sfiduciati
o
servili
.
La
colpa
è
un
po
'
del
sole
.
Il
sole
ci
addormenta
finanche
le
parole
in
bocca
!
Guardi
,
non
fo
per
dire
:
ho
studiato
bene
la
questione
,
io
.
La
Sicilia
è
entrata
nella
grande
famiglia
italiana
con
un
debito
pubblico
di
appena
ottantacinque
milioni
di
capitale
e
con
un
lieve
bilancio
di
circa
ventidue
milioni
.
Vi
recò
inoltre
tutto
il
tesoro
dei
suoi
beni
ecclesiastici
e
demaniali
,
accumulato
da
tanti
secoli
.
Ma
poi
,
povera
d
'
opere
pubbliche
,
senza
vie
,
senza
porti
,
senza
bonifiche
,
di
nessun
genere
.
Sa
come
fu
fatta
la
vendita
dei
beni
demaniali
e
la
censuazione
di
quelli
ecclesiastici
?
Doveva
esser
fatta
a
scopo
sociale
,
a
sollievo
delle
classi
agricole
.
Ma
sì
!
Fu
fatta
a
scopo
di
lucro
e
di
finanza
.
E
abbiamo
dovuto
ricomprare
le
nostre
terre
chiesiastiche
e
demaniali
e
allibertar
le
altre
proprietà
immobiliari
con
la
somma
colossale
di
circa
settecento
milioni
,
sottratta
naturalmente
alla
bonifica
delle
altre
terre
nostre
.
E
il
famoso
quarto
dei
beni
ecclesiastici
attribuitoci
dalla
legge
del
7
luglio
1866
?
Che
irrisione
!
Già
,
prima
di
tutto
il
valore
di
questi
beni
fu
calcolato
su
le
dichiarazioni
vilissime
del
clero
siciliano
,
per
soddisfar
la
tassa
di
manomorta
,
e
da
questo
valore
nominale
,
noti
bene
,
furon
dedotte
tutte
le
percentuali
attribuite
allo
Stato
e
le
tasse
e
le
spese
d
'
amministrazione
.
Poi
però
tutte
queste
deduzioni
furon
ragionate
sul
valore
effettivo
e
furon
sottratte
inoltre
le
pensioni
dovute
ai
membri
degli
enti
soppressi
.
Cosicché
nulla
,
quasi
nulla
,
han
percepito
fin
oggi
i
nostri
Comuni
.
Ora
,
dopo
tanti
sacrificii
fatti
e
accettati
per
patriottismo
,
non
avrebbe
il
diritto
l
'
isola
nostra
d
'
essere
equiparata
alle
altre
regioni
d
'
Italia
in
tutti
i
beneficii
,
nei
miglioramenti
d
'
ogni
genere
che
queste
hanno
già
ottenuto
?
Non
c
'
è
stato
mai
verso
,
per
quanti
sforzi
io
abbia
fatto
,
di
raccogliere
in
un
fascio
operoso
tutta
la
deputazione
siciliana
.
Via
,
via
,
non
ne
parliamo
donna
Caterina
!
Dovrei
guastarmi
il
sangue
.
Io
faccio
quanto
posso
.
Poi
alzo
le
spalle
e
dico
:
«
Vuol
dire
che
questo
ci
meritiamo
,
noi
»
.
Si
voltò
verso
Roberto
,
per
cambiar
discorso
,
e
aggiunse
:
-
Sai
?
Ho
visto
jeri
,
per
via
,
la
moglie
del
tuo
avversario
.
Caro
mio
,
tu
devi
perdere
per
forza
.
Ah
che
bella
donnina
!
Scusatemi
,
signore
mie
,
se
parlo
così
;
ma
io
non
avrei
proprio
il
coraggio
di
vincere
,
neanche
nel
nome
santo
della
Patria
e
della
Libertà
,
per
non
far
piangere
gli
occhi
di
quella
bella
signora
!
CAPITOLO
SETTIMO
Nicoletta
Capolino
entrò
nello
studio
del
marito
già
abbigliata
,
con
uno
strano
cappellone
piumato
di
feltro
su
i
bellissimi
capelli
corvini
.
Florida
,
snella
e
procacissima
,
ardente
negli
occhi
e
nelle
labbra
,
spirava
dalle
segrete
sapienti
cure
della
persona
un
profumo
voluttuoso
,
inebriante
.
Era
quello
un
momento
drammatico
,
d
'
intermezzo
alla
commedia
che
marito
e
moglie
rappresentavano
da
due
anni
ogni
giorno
,
anche
nell
'
intimità
delle
pareti
domestiche
,
l
'
una
di
fronte
all
'
altro
,
compiacendosi
reciprocamente
della
loro
finezza
e
della
loro
bravura
.
Sapevano
bene
l
'
uno
e
l
'
altra
che
non
sarebbero
mai
riusciti
a
ingannarsi
e
non
tentavan
nemmeno
.
Che
lo
facessero
per
puro
amore
dell
'
arte
,
non
si
poteva
dire
,
ché
odiavano
entrambi
in
segreto
la
necessità
di
quelle
loro
finzioni
.
Ma
se
volevano
vivere
insieme
,
senza
scandalo
per
gli
altri
,
senza
troppo
disgusto
per
sé
,
riconoscevano
di
non
poterne
far
di
meno
.
Ed
eccoli
dunque
premurosi
a
vestire
o
meglio
,
a
mascherare
di
garbata
e
graziosa
menzogna
quel
loro
odio
;
a
trattar
la
menzogna
come
un
mesto
e
caro
esercizio
di
carità
reciproca
,
che
si
manifestava
in
un
impegno
,
in
una
gara
di
compitezze
ammirevoli
,
per
cui
alla
fine
marito
e
moglie
avevano
acquistato
non
solo
una
stima
affettuosa
del
loro
merito
,
ma
anche
una
sincera
gratitudine
l
'
uno
per
l
'
altra
.
E
quasi
si
amavano
davvero
.
-
Gnazio
,
non
vado
via
tranquilla
!
-
diss
'
ella
,
entrando
,
come
imbronciata
d
'
un
supposto
inganno
che
la
addolorava
e
costernava
.
-
Giurami
che
non
vai
a
batterti
questa
mattina
.
-
Oh
Dio
,
Lellè
,
ma
se
t
'
ho
detto
che
vado
a
Siculiana
!
-
rispose
Capolino
,
levando
le
mani
per
posargliele
lievemente
sulle
braccia
.
-
Dovevo
andarci
jeri
,
lo
sai
.
Sta
'
tranquilla
,
cara
.
Il
duello
è
stato
rimandato
alla
fine
delle
elezioni
.
-
Debbo
crederci
,
proprio
?
-
insistette
lei
,
mentre
stentava
ad
abbottonarsi
il
guanto
con
l
'
altra
mano
già
inguantata
.
Capolino
volentieri
avrebbe
risposto
a
quell
'
insistenza
con
uno
sbuffo
;
invece
,
sorrise
;
si
accostò
premuroso
;
le
prese
la
mano
per
abbottonarle
lui
quel
guanto
,
e
vi
s
'
indugiò
,
come
un
innamorato
.
-
Sapessi
quanto
mi
secca
d
'
andare
a
Valsanìa
!
-
soggiunse
lei
allora
,
parlandogli
quasi
all
'
orecchio
,
con
abbandono
.
-
Ma
va
'
!
-
esclamò
egli
,
guardandola
negli
occhi
,
come
per
farle
avvertire
che
quella
nota
tenera
(
molto
cara
e
graziosa
,
del
resto
)
era
per
lo
meno
fuor
di
tempo
e
di
luogo
.
-
Ti
giuro
!
-
replicò
lei
,
ostinandosi
,
ma
pur
rispondendo
al
sorriso
.
Capolino
scattò
a
ridere
forte
:
-
Ma
va
'
!
ma
va
'
!
che
ti
divertirai
un
mondo
!
Vedere
quella
foca
di
Adelaide
davanti
allo
sposo
...
Sarà
uno
spettacolo
impagabile
!
Dici
sul
serio
,
Lellè
?
-
Se
avessi
il
cuore
tranquillo
...
-
ripeté
Nicoletta
.
-
Jersera
ti
sei
trattenuto
qua
,
chi
sa
quanto
...
Non
t
'
ho
sentito
venire
a
letto
...
-
Ma
tutta
questa
corrispondenza
elettorale
,
non
vedi
?
-
le
disse
egli
,
indicando
la
scrivania
.
-
Zio
Salesio
,
santo
Dio
,
almeno
in
questo
,
potrebbe
ajutarmi
...
-
Oh
sì
,
zio
Salesio
!
Fossero
pasticcini
...
-
Basta
.
Non
perder
tempo
,
va
'
va
'
...
O
aspetti
la
carrozza
?
Nicoletta
fece
con
gli
occhi
il
gesto
di
chi
si
rassegna
a
credere
non
convinto
,
e
sospirò
:
-
Se
è
vero
che
vai
a
Siculiana
,
al
ritorno
verso
sera
,
passando
dallo
stradone
,
non
potresti
venire
a
Valsanìa
?
-
Ah
,
potendo
,
figùrati
!
-
rispose
egli
.
-
Ma
se
gli
amici
...
Non
ritornerò
solo
...
Se
potrò
...
dico
,
se
potrò
lasciarli
...
Tese
le
labbra
per
baciarla
.
Ella
ritrasse
il
capo
,
istintivamente
,
temendo
di
guastarsi
l
'
acconciatura
.
-
Perché
?
-
disse
.
-
Perché
mi
piaci
,
così
...
Non
vuoi
darmi
un
bacio
?
-
Piano
,
però
...
Furono
sorpresi
dalla
vecchia
cameriera
,
la
quale
veniva
ad
annunziare
che
la
carrozza
del
Salvo
era
arrivata
.
Nicoletta
si
staccò
subito
dal
marito
.
-
Ecco
,
vengo
-
disse
alla
serva
;
poi
,
tendendo
la
mano
al
marito
:
-
E
allora
,
a
rivederci
.
-
Divèrtiti
-
le
augurò
Capolino
.
Quella
vettura
,
per
una
cittaduzza
come
Girgenti
,
era
proprio
di
più
;
goffa
ostentazione
di
lusso
e
di
ricchezza
che
soltanto
al
Salvo
si
poteva
passare
.
Dal
sobborgo
Ràbato
,
ove
Capolino
abitava
,
al
viale
della
Passeggiata
,
ove
il
Salvo
da
alcuni
anni
s
'
era
fatto
costruire
un
'
amenissima
villa
,
si
poteva
andare
a
piedi
in
mezz
'
ora
.
Nicoletta
non
aveva
alcun
dubbio
che
il
marito
andava
a
battersi
quella
mattina
.
Ma
non
doveva
saperlo
per
potersi
divertire
.
Quante
e
quant
'
altre
cose
non
doveva
allo
stesso
modo
sapere
,
per
poter
essere
così
,
gaja
e
amante
della
vita
!
Ci
riusciva
,
spesso
,
a
forza
di
volontà
,
non
già
a
non
saperle
,
che
non
le
sarebbe
stato
possibile
,
ma
a
fare
,
proprio
,
come
se
non
le
sapesse
.
Di
nascosto
,
quando
ne
aveva
fino
alla
gola
,
uno
sbuffo
,
e
là
!
sollevava
l
'
anima
sopra
tutte
le
miserie
che
la
avevano
oppressa
sempre
,
fin
dalla
nascita
.
Non
doveva
sapere
,
ad
esempio
,
che
la
madre
le
aveva
fatto
morire
,
se
non
proprio
di
veleno
,
come
qualcuno
in
paese
aveva
malignato
,
certo
però
di
crepacuore
il
padre
,
per
unirsi
in
seconde
nozze
con
colui
ch
'
ella
chiamava
zio
Salesio
,
antico
scritturale
del
banco
Spoto
.
Aveva
appena
cinque
anni
,
quando
il
padre
le
era
morto
,
eppure
lo
ricordava
bene
;
tanto
che
la
madre
non
aveva
potuto
mai
persuaderla
a
chiamar
babbo
quel
suo
secondo
marito
molto
più
giovine
di
lei
.
Non
era
cattivo
,
no
,
zio
Salesio
;
ma
fatuo
,
e
vano
come
la
stessa
vanità
.
Appena
marito
della
vedova
di
Baldassare
Spoto
,
aveva
creduto
sul
serio
che
da
quel
matrimonio
gli
fosse
derivato
quasi
un
titolo
di
nobiltà
;
e
i
più
strani
fumi
gli
erano
saliti
al
cervello
;
tutta
l
'
anima
anzi
gli
si
era
convertita
in
fumo
.
Presto
però
la
brace
per
quei
fumi
aveva
cominciato
a
languire
.
Spese
pazze
...
E
n
'
avesse
almeno
goduto
!
Che
supplizio
cinese
dovevano
essere
per
lui
,
tuttora
,
quelle
scarpine
di
coppale
,
che
lo
costringevano
ad
andare
a
passetti
di
pernice
,
quasi
in
punta
di
piedi
!
Le
male
lingue
dicevano
che
sotto
il
panciotto
teneva
il
busto
,
come
le
donne
.
Il
busto
,
no
;
una
fascia
di
lana
teneva
,
stretta
e
rigirata
più
volte
attorno
alla
vita
,
anche
a
salvaguardia
delle
reni
che
gli
s
'
erano
ingommate
.
Non
era
poi
tanto
vecchio
:
aveva
appena
qualche
annetto
più
di
Capolino
:
ma
lo
sfacimento
,
ad
onta
di
tutte
le
diligenze
e
delle
piú
amorose
e
disperate
cure
,
era
cominciato
in
lui
prestissimo
.
Pareva
adesso
un
fantoccio
automatico
:
tutto
aggiustato
,
tutto
congegnato
,
tutto
finto
:
nei
denti
,
nel
roseo
delle
gote
,
nel
nero
dei
baffetti
incerati
e
del
piccolo
pappafico
e
delle
esili
sopracciglia
e
dei
radi
capelli
;
e
camminava
e
si
moveva
come
per
virtù
di
molle
,
giovanilmente
.
Gli
occhi
,
però
,
tra
tanta
chimica
,
quasi
smarriti
entro
le
borse
gonfie
e
acquose
delle
pàlpebre
,
esprimevano
una
pena
infinita
.
Perché
erano
venuti
i
guaj
,
purtroppo
,
dopo
la
morte
della
moglie
.
Nicoletta
avrebbe
potuto
sbarazzarsi
di
lui
,
ma
ne
aveva
avuto
pietà
;
s
'
era
presa
però
lei
l
'
amministrazione
di
quel
po
'
ch
'
era
restato
;
e
le
apparenze
,
sì
,
aveva
voluto
salvarle
,
e
zio
Salesio
(
ormai
quasi
mummificato
)
aveva
seguitato
a
mostrarsi
per
via
come
un
milordino
,
prodigio
d
'
eleganza
,
sempre
in
calze
di
seta
e
scarpine
di
coppale
,
in
punta
di
piedi
;
ma
,
in
casa
,
eh
,
in
casa
la
più
stretta
economia
.
Tanto
che
un
giorno
Nicoletta
se
l
'
era
visto
arrivare
con
un
involto
di
due
polli
arrosto
finti
,
di
cartone
,
sotto
il
braccio
.
Sicuro
:
due
polli
arrosto
di
cartone
da
figurare
su
la
magra
mensa
sotto
il
paramosche
di
rete
metallica
.
Ogni
giorno
il
povero
vecchio
se
li
metteva
lì
davanti
,
su
la
tavola
,
per
illudersi
:
non
poteva
farne
a
meno
!
E
quei
due
polli
di
cartone
e
un
tozzo
di
pane
(
vero
,
ma
duro
per
i
suoi
denti
non
veri
)
erano
adesso
per
intere
settimane
tutto
il
suo
pranzo
giornaliero
!
Perché
Capolino
non
aveva
voluto
prenderlo
con
sé
,
e
zio
Salesio
Marullo
,
rimasto
solo
nella
vecchia
e
triste
casa
che
Nicoletta
gli
aveva
ceduto
con
quel
po
'
ch
'
era
riuscita
a
salvare
dalla
rovina
,
spesso
,
non
sapendo
limitarsi
nelle
spese
,
per
comperarsi
una
bella
cravatta
o
un
bel
bastoncino
,
restava
digiuno
-
quando
,
beninteso
,
non
si
presentava
in
casa
di
Flaminio
Salvo
nell
'
ora
del
desinare
,
sapendo
che
la
figliastra
era
lì
.
E
Nicoletta
,
che
per
l
'
onta
segreta
gli
avrebbe
strappato
il
pappafico
o
gli
occhi
,
doveva
accoglierlo
sorridente
.
Sentiva
che
avrebbe
potuto
esser
buona
,
in
fondo
,
e
veramente
buona
le
pareva
d
'
essersi
dimostrata
in
certi
momenti
della
sua
vita
;
ma
che
intanto
un
perfido
destino
non
aveva
voluto
permetterle
d
'
esser
tale
.
Cattiva
per
forza
doveva
essere
!
Tutto
falso
in
lei
,
dentro
e
fuori
e
intorno
.
E
una
lotta
segreta
,
continua
,
per
vincer
l
'
afa
del
disgusto
,
per
non
sentir
l
'
impiccio
della
maschera
,
quantunque
già
sul
volto
le
fosse
divenuta
fina
come
la
stessa
pelle
.
Ma
aveva
su
la
fronte
un
cerro
di
capelli
svoltato
,
ribelle
,
Nicoletta
Capolino
,
e
temeva
in
certe
ore
che
così
l
'
anima
qualche
giorno
le
si
sarebbe
svoltata
in
petto
,
in
un
subito
prorompimento
contro
la
soffocazione
di
tanti
e
tanti
anni
.
Per
ora
,
il
marito
andava
a
battersi
?
E
lei
a
festa
!
Per
non
vedere
,
per
non
esser
veduta
da
troppa
gente
,
ordinò
al
cocchiere
di
lasciar
la
via
Atenea
e
di
prendere
per
la
strada
esterna
di
Santa
Lucia
,
sotto
la
città
.
Non
si
curava
più
da
un
pezzo
di
ciò
che
la
gente
pensava
nel
vederla
nella
carrozza
del
Salvo
.
Era
ormai
cosa
risaputa
.
Del
resto
,
anche
qua
,
le
apparenze
in
certo
qual
modo
erano
salvate
dalla
parentela
che
Capolino
aveva
avuto
col
Salvo
e
dall
'
ufficio
ch
'
ella
rappresentava
presso
la
figlia
di
don
Flaminio
.
L
'
audacia
aveva
sfidato
la
malignità
e
,
se
non
vinta
del
tutto
,
l
'
aveva
costretta
a
tacere
e
a
far
di
cappello
in
pubblico
;
a
spettegolare
solo
in
privato
,
ed
anche
con
una
certa
filosofica
indulgenza
.
Perché
la
filosofia
ha
questo
di
buono
:
che
alla
fine
dà
sempre
ragione
a
chi
,
comunque
,
riesca
a
imporsi
.
Villa
Salvo
era
situata
in
alto
,
aerea
,
e
dominava
il
viale
tagliato
su
la
collina
dal
lato
meridionale
.
Vi
si
saliva
per
ampie
scalee
,
che
superavano
l
'
altezza
con
agevoli
fughe
.
A
ogni
ripiano
,
su
i
pilastrini
,
eran
quattro
statue
d
'
arcigna
bruttezza
,
che
certo
non
facevano
buona
accoglienza
ai
visitatori
né
si
congratulavano
molto
con
essi
della
branca
superata
.
Si
godeva
però
di
lassù
la
vista
incantevole
dell
'
intera
campagna
tutta
a
pianure
e
convalli
e
del
mare
lontano
.
Prima
di
salire
al
piano
superiore
della
villa
,
Nicoletta
corse
diviata
allo
studio
del
Salvo
a
pianterreno
;
ma
si
arrestò
d
'
un
tratto
su
la
soglia
,
vedendo
ch
'
egli
non
era
solo
.
-
Avanti
,
avanti
,
-
disse
,
inchinandosi
,
Flaminio
Salvo
,
che
stava
in
piedi
davanti
alla
scrivania
,
a
cui
era
seduto
un
giovine
,
intento
a
scrivere
:
Aurelio
Costa
.
-
Domando
scusa
,
se
...
-
cominciò
a
dire
Nicoletta
,
guardando
il
Costa
che
si
levava
da
sedere
.
-
Ma
non
lo
dica
!
-
la
interruppe
il
Salvo
,
lisciandosi
le
basette
,
con
un
sorriso
freddo
,
a
cui
lo
sguardo
lento
degli
occhi
sotto
le
grosse
palpebre
dava
un
'
espressione
di
lieve
ironia
.
-
Venga
avanti
...
stavo
qui
a
chiacchierare
col
mio
ingegnere
.
Poi
,
notando
l
'
impaccio
di
questo
per
la
presenza
della
signora
,
aggiunse
:
-
Non
vi
conoscete
?
-
Veramente
,
di
nome
sì
,
-
rispose
con
una
certa
disinvoltura
Nicoletta
.
-
Credo
però
non
ci
sia
mai
stata
presentazione
fra
noi
...
-
Oh
!
e
allora
,
-
riprese
il
Salvo
,
-
per
la
formalità
:
l
'
ingegnere
Aurelio
Costa
,
la
signora
Lellè
Capolino
-
Spoto
.
Aurelio
Costa
,
con
gli
occhi
bassi
,
senza
scostarsi
dalla
scrivania
,
chinò
lievemente
il
capo
.
Era
ben
messo
,
senza
ombra
di
ricercatezza
,
composto
e
altero
nella
maschia
bellezza
,
cui
l
'
insolito
abito
cittadino
,
di
fresca
fattura
,
faceva
forse
apparire
un
po
'
rude
.
-
Sarà
pronta
Adelaide
?
-
domandò
Nicoletta
al
Salvo
dopo
aver
osservato
il
giovane
e
risposto
con
un
lieve
sorriso
all
'
inchino
sostenuto
di
lui
.
-
Ecco
,
un
momento
,
-
rispose
il
Salvo
.
-
Segga
,
segga
,
donna
Lellè
.
Io
vado
e
torno
.
Credo
che
Adelaide
sia
pronta
.
E
s
'
avviò
per
uscire
.
-
Ma
sarà
meglio
che
venga
su
anch
'
io
!
-
gli
gridò
dietro
Nicoletta
.
-
No
,
perché
?
-
disse
il
Salvo
,
voltandosi
su
la
soglia
.
-
Viene
giù
subito
Adelaide
.
E
uscì
.
Nicoletta
non
volle
sedere
;
girò
un
po
'
,
dimenandosi
capricciosamente
per
l
'
ampia
sala
addobbata
con
sobria
ricchezza
.
Aurelio
,
rimasto
in
piedi
,
non
sapeva
se
dovesse
,
o
no
,
rimettersi
a
sedere
;
temeva
di
commettere
un
atto
indelicato
;
ma
,
d
'
altra
parte
,
era
urtato
dal
pensiero
che
,
per
il
capriccio
di
colei
,
dovesse
star
lì
come
un
servitore
in
attesa
.
E
come
una
padrona
veramente
ella
era
lì
:
ma
a
qual
prezzo
?
E
dire
che
lui
aveva
sognato
tant
'
anni
di
farla
sua
,
quella
donna
!
Era
anche
lui
lì
al
servizio
del
Salvo
,
come
lei
,
come
Capolino
,
come
tutti
;
ma
se
ella
fosse
stata
sua
moglie
,
il
Salvo
non
avrebbe
certamente
osato
neppur
di
pensare
che
avrebbe
potuto
servirsene
pe
'
i
suoi
senili
allettamenti
.
Là
,
tra
due
vecchi
si
trovava
ella
ora
,
con
la
sua
florida
bellezza
voluttuosa
,
contaminata
.
Ne
godeva
?
Ostentava
di
fronte
a
lui
quella
sfacciata
padronanza
?
Godeva
di
quel
lusso
?
degli
onori
che
le
si
rendevano
per
l
'
onore
perduto
?
Ma
sì
!
Anche
deputato
sarebbe
stato
tra
poco
suo
marito
...
E
lei
,
moglie
d
'
un
deputato
!
Con
lui
,
invece
,
che
sarebbe
stata
,
se
pur
fosse
riuscita
a
vincere
l
'
orrore
-
già
,
l
'
orrore
!
-
d
'
unirsi
a
uno
di
così
bassi
natali
?
L
'
onestà
,
la
gioventù
,
l
'
amore
puro
e
santo
?
Ma
valevan
di
più
per
lei
le
piume
ondeggianti
e
il
velo
dell
'
ampio
cappello
!
Stanco
e
sdegnato
,
sedette
.
-
Oh
bravo
,
sì
,
-
esclamò
allora
Nicoletta
,
voltandosi
a
guardarlo
.
-
Mi
scusi
tanto
,
se
non
gliel
'
ho
detto
...
Distratta
,
pensavo
...
Si
appressò
;
venne
a
porsi
innanzi
alla
scrivania
,
di
fronte
a
lui
,
con
una
mossa
repentina
,
risoluta
e
provocante
della
persona
.
-
Lei
ora
starà
qui
,
ingegnere
?
-
Forse
...
Non
so
...
-
le
rispose
egli
,
guardandola
a
sua
volta
con
fermezza
.
-
Attendiamo
per
ora
a
tracciare
un
disegno
...
Se
si
attua
...
-
Rimarrà
qui
?
-
Ci
sarà
bisogno
d
'
un
direttore
...
Nicoletta
rimase
un
po
'
a
guardarlo
,
sopra
pensiero
;
poi
,
rialzandosi
lievemente
con
una
mano
i
capelli
su
la
fronte
:
-
Lei
studiò
a
Parigi
,
è
vero
?
-
Sì
,
-
rispose
lui
,
reciso
,
sentendo
il
profumo
inebbriante
che
ella
esalava
dalla
procacissima
persona
.
-
Parigi
!
-
esclamò
Nicoletta
Capolino
,
levando
il
mento
e
socchiudendo
gli
occhi
.
-
Ci
sono
stata
,
nel
mio
viaggio
di
nozze
...
e
dica
un
po
'
,
volendo
,
adesso
,
lei
non
potrebbe
più
ritornare
ingegnere
governativo
?
Aurelio
la
guardò
,
stordito
da
questa
subitanea
diversione
Aggrottò
le
ciglia
;
rispose
:
-
Non
so
.
Non
credo
.
Ma
non
tenterei
neppure
.
Ritornerei
per
mio
conto
in
Sardegna
.
Sono
qua
per
fare
un
piacere
al
signor
Salvo
.
Non
perderei
nulla
,
andandomene
.
-
Oh
lo
so
!
-
disse
subito
lei
.
-
Coi
suoi
meriti
...
Volevo
dir
questo
appunto
!
E
il
signor
Salvo
certamente
non
se
lo
lascerà
scappare
,
se
ha
in
mente
,
come
lei
dice
,
un
disegno
.
Strizzò
un
po
'
gli
occhi
,
e
portò
un
dito
alle
labbra
,
stette
un
po
'
assorta
e
riprese
con
altro
tono
di
voce
:
-
Eppure
io
mi
ricordo
bene
di
lei
,
sa
?
di
quando
lei
era
qua
,
ancora
studente
...
giovanottino
...
sì
!
me
ne
ricordo
benissimo
ora
...
Aurelio
fece
un
violento
sforzo
su
se
stesso
per
resistere
al
turbamento
,
all
'
urto
che
le
parole
di
lei
,
dette
con
così
calma
improntitudine
,
gli
cagionavano
.
Che
voleva
da
lui
quella
donna
?
Perché
gli
parlava
così
?
Era
veramente
difficile
a
indovinare
;
e
per
Aurelio
,
anzi
,
impossibile
.
L
'
improvviso
,
inopinato
incontro
con
lui
;
l
'
impressione
che
ne
aveva
ricevuta
;
i
pensieri
che
coi
feminei
sguardi
furtivi
gli
aveva
letti
in
fronte
dopo
il
suo
irrompere
con
tanta
libertà
nello
studio
del
Salvo
,
e
poi
durante
quell
'
attesa
;
l
'
avvilimento
segreto
per
la
sua
condizione
,
che
in
fondo
non
poteva
non
sentire
davanti
a
quel
giovine
che
un
giorno
l
'
aveva
chiesta
in
moglie
onestamente
,
per
amore
;
il
pensiero
ch
'
egli
ora
sarebbe
rimasto
lì
,
nella
casa
del
Salvo
,
e
che
Dianella
lo
amava
in
segreto
,
e
che
presto
egli
,
con
la
vicinanza
,
avrebbe
potuto
accorgersene
;
e
che
tra
poco
dunque
-
ostinandosi
Dianella
fino
a
vincere
l
'
opposizione
del
padre
-
lei
avrebbe
potuto
soffrir
l
'
onta
d
'
assistere
al
fidanzamento
di
colui
con
la
figlia
del
suo
padrone
,
avevano
messo
in
subbuglio
l
'
anima
di
Nicoletta
Capolino
.
Sarebbe
toccato
a
lei
,
allora
,
di
sorvegliare
,
di
far
la
guardia
ai
fidanzati
;
e
quel
giovine
là
,
che
si
mostrava
ancor
tanto
mortificato
del
rifiuto
ch
'
ella
sdegnosamente
aveva
opposto
alla
domanda
di
lui
;
quel
giovine
là
si
sarebbe
presa
una
tale
rivincita
su
lei
:
sarebbe
diventato
domani
suo
padrone
anche
lui
,
marito
di
quella
Diana
,
da
cui
ella
si
sentiva
sprezzata
e
odiata
.
Ed
era
pur
bello
,
e
forte
,
e
fiero
!
E
ancora
(
se
n
'
era
accorta
bene
!
)
,
ancora
sotto
il
fascino
di
lei
,
per
quanto
offeso
e
sdegnato
...
Perché
poi
Flaminio
Salvo
,
che
sapeva
tutto
,
se
n
'
era
subito
uscito
e
l
'
aveva
lasciata
lì
,
sola
con
lui
?
Tornò
a
strizzar
gli
occhi
,
quasi
per
smorzare
lo
sfavillìo
dei
segreti
pensieri
;
e
aggiunse
con
un
tono
strano
:
-
Anche
lei
forse
si
ricorderà
...
Aurelio
,
sconvolto
,
levò
gli
occhi
a
guardarla
con
una
espressione
fosca
e
dura
.
-
Non
me
ne
voglia
male
,
-
disse
allora
ella
con
triste
dolcezza
,
piegando
da
un
lato
la
testa
.
-
Poiché
lei
rimarrà
qui
e
noi
avremo
occasione
di
vederci
spesso
,
cogliamo
questa
,
intanto
,
per
togliere
con
franchezza
un
'
ombra
tra
noi
,
che
ci
aduggerebbe
.
Io
passo
per
sventata
;
sarò
tale
,
non
nego
;
ma
non
posso
soffrire
le
simulazioni
,
le
dissimulazioni
d
'
ogni
sorta
,
per
nessuna
ragione
,
i
pensieri
coperti
...
Vogliamo
essere
buoni
amici
?
Gli
tese
,
così
dicendo
,
la
bella
mano
inanellata
;
e
,
dopo
la
stretta
,
gliela
lasciò
ancora
un
poco
per
aggiungere
:
-
Tanto
,
creda
,
non
glielo
dico
per
civetteria
,
né
per
avere
un
complimento
;
lei
ancora
ha
la
sua
bella
libertà
;
nessuna
perdita
e
nessun
rimpianto
.
Buoni
amici
?
E
,
sentendo
l
'
ànsito
affannoso
e
il
fruscìo
della
veste
di
seta
di
donna
Adelaide
Salvo
,
tornò
a
stringergli
la
mano
in
fretta
,
apposta
,
come
per
dar
senso
e
sapore
d
'
un
patto
segreto
a
quella
conversazione
.
-
Alla
fiera
!
alla
fiera
!
-
esclamò
donna
Adelaide
,
entrando
con
le
mani
per
aria
,
accaldata
,
sbuffante
.
-
Guarda
,
Lellè
,
guarda
,
ingegnere
,
figlio
mio
,
come
mi
hanno
parata
!
Oh
,
Maria
Santissima
,
mi
sembro
io
stessa
una
bella
puledra
stagionata
,
tutta
infiocchettata
,
da
condurre
alla
fiera
...
Ma
con
Flaminio
non
si
può
combattere
,
picciotti
miei
;
bisogna
fare
:
Su
,
bubbolino
,
salutami
il
re
;
dir
sempre
di
sì
,
dir
sempre
di
sì
.
Ridete
?
ridete
pure
...
Ridevano
,
infatti
,
Nicoletta
Capolino
e
Aurelio
Costa
,
mentre
donna
Adelaide
con
le
braccia
aperte
si
girava
intorno
come
una
trottola
;
ridevano
anche
,
irresistibilmente
,
per
il
piacere
d
sentire
espressa
con
tanta
disinvoltura
e
tanta
comicità
la
loro
segreta
impressione
,
che
essi
si
sarebbero
guardati
bene
,
non
che
d
'
esprimere
,
ma
anche
di
riflettere
,
con
quella
crudezza
,
su
la
propria
coscienza
.
Appunto
questo
voleva
donna
Adelaide
.
La
quale
sentiva
il
ridicolo
di
quelle
nozze
strane
e
tardive
,
e
poneva
le
mani
avanti
per
disarmar
l
'
altrui
malignità
.
Dotata
di
buon
senso
e
d
'
un
certo
spirito
,
aveva
stimato
di
poter
senz
'
altro
approfittare
della
sua
privilegiata
condizione
e
di
quella
dello
sposo
,
che
mascheravano
con
pompa
sdegnosa
quanto
vi
era
d
'
illegale
in
quelle
nozze
.
Ma
vi
si
prestava
senza
entusiasmo
,
quasi
per
fare
un
piacere
al
fratello
più
che
a
se
stessa
.
Sapeva
però
che
il
principe
era
un
bellissimo
e
garbatissimo
uomo
.
Ella
,
già
anziana
,
dopo
l
'
entrata
di
quella
simpatica
Nicoletta
in
casa
,
che
aveva
preso
tanto
impero
su
Flaminio
(
e
giustamente
,
veh
!
bella
figliuola
,
sacrificata
,
poverina
,
da
quel
cagliostro
del
marito
!
)
,
ella
s
'
era
stancata
della
sua
«
terribile
signorinaggine
»
come
la
chiamava
,
e
aveva
detto
di
sì
:
-
Su
,
bubbolino
,
salutami
il
re
!
Senza
municipio
;
con
la
chiesa
soltanto
.
Che
glien
'
importava
?
Vecchia
,
non
avrebbe
fatto
figli
di
certo
.
L
'
assoluzione
del
prete
,
per
lei
,
bastava
,
per
i
parenti
e
gli
amici
bastava
,
e
dunque
avanti
,
alla
fiera
!
allegramente
!
La
musoneria
,
la
musoneria
non
poteva
soffrire
,
donna
Adelaide
.
Era
impensierita
soltanto
di
questo
:
che
le
avevano
detto
che
il
principe
aveva
la
barba
lunga
.
Un
uomo
con
la
barba
lunga
doveva
essere
molto
serio
per
forza
,
o
averne
per
lo
meno
l
'
impostatura
.
Sperava
di
fargliela
accorciare
.
Bella
Madre
Santissima
,
non
ci
avrebbe
avuto
pazienza
,
lei
,
a
lisciar
peli
lunghi
come
fiumi
!
Più
corta
,
la
barba
,
più
corta
...
Chionza
popputa
,
quasi
senza
collo
,
non
era
tuttavia
brutta
,
donna
Adelaide
;
aveva
anzi
bello
il
viso
,
ma
gli
occhi
troppo
lucenti
,
d
'
una
lucentezza
cruda
,
quasi
di
smalto
,
e
lucentissimi
i
denti
che
le
si
scoprivano
tutti
nelle
sonore
risate
frequenti
.
Smaniava
sempre
,
oppressa
com
'
era
e
soffocata
da
quelle
enormi
poppe
sotto
il
mento
,
«
prepotenti
escrescenze
»
,
com
'
ella
le
chiamava
.
E
caldo
,
caldo
,
caldo
;
aveva
sempre
caldo
,
e
voleva
aria
!
aria
!
aria
!
Non
se
l
'
aspettava
,
intanto
,
il
vecchio
cascinone
di
Valsanìa
,
nel
desolato
abbandono
in
cui
da
tanti
anni
viveva
,
tutti
quei
fronzoli
e
quei
pennacchi
,
tutti
quei
paramenti
sfarzosi
che
i
tappezzieri
gli
appendevano
dalla
mattina
.
Pareva
se
li
guardasse
addosso
,
triste
e
un
po
'
stupito
,
con
gli
occhi
delle
sue
finestre
.
Oh
!
oh
!
gli
avevano
appeso
anche
un
lungo
festone
di
lauro
,
come
una
collana
;
un
'
altra
collana
,
più
su
,
di
mortella
,
sotto
le
gronde
,
con
certi
rosoni
di
carta
che
avevano
spaventato
i
passeri
del
tetto
.
Povere
care
creaturine
,
a
cui
esso
,
buon
vecchione
ospitale
,
voleva
tanto
bene
!
Eccoli
là
,
tutti
scappati
via
,
nascosti
tra
le
foglie
degli
alberi
attorno
.
E
di
là
gli
mandavano
,
sgomenti
,
certi
acuti
squittìi
,
che
volevano
dire
:
-
Oh
Dio
,
che
ti
fanno
,
vecchione
,
che
ti
fanno
?
Mah
!
S
'
era
da
gran
tempo
addormentato
,
il
vecchione
,
nella
pace
dei
campi
.
Lontano
dalla
vita
degli
uomini
e
quasi
abbandonato
da
essa
,
aveva
da
un
pezzo
cominciato
a
sentirsi
,
nel
sogno
,
cosa
della
natura
:
le
sue
pietre
,
nel
sogno
,
a
risentire
la
montagna
nativa
da
cui
erano
state
cavate
e
intagliate
;
e
l
'
umidore
della
terra
profonda
era
salito
e
s
'
era
diffuso
nei
muri
,
come
la
linfa
nei
rami
degli
alberi
e
qua
e
là
per
le
crepe
erano
spuntati
ciuffi
d
'
erba
,
e
le
tegole
del
tetto
s
'
eran
tutte
vestite
di
musco
.
Il
vecchio
cascinone
,
dormendo
,
godeva
di
sentirsi
così
riprendere
dalla
terra
,
di
sentire
in
sé
la
vita
della
montagna
e
delle
piante
,
per
cui
ora
intendeva
meglio
la
voce
dei
venti
,
la
voce
del
mare
vicino
,
lo
sfavillìo
delle
stelle
lontane
e
la
blanda
carezza
lunare
.
Che
bel
tappeto
nuovo
fiammante
su
la
vecchia
scala
rustica
,
che
aveva
due
stanghe
verdi
per
ringhiera
!
che
scorta
di
lauri
e
di
bambù
su
per
i
gradini
e
poi
sul
pianerottolo
!
e
che
drappi
damascati
ai
davanzali
delle
finestre
e
al
terrazzo
di
levante
per
nascondere
la
ringhiera
arrugginita
!
che
tappeto
anche
lì
,
su
quel
terrazzo
,
e
sedie
di
giunco
e
tavolini
e
vasi
di
fiori
...
Ora
vi
rizzavano
una
tenda
a
padiglione
.
Il
ricevimento
e
la
presentazione
degli
sposi
avrebbero
avuto
luogo
lì
,
poiché
non
s
'
era
potuta
strappare
a
Mauro
Mortara
la
chiave
del
camerone
.
Dall
'
alba
egli
era
andato
a
rintanarsi
,
non
si
sapeva
dove
.
Don
Cosmo
,
in
maniche
di
camicia
,
sbuffava
e
smaniava
per
la
camera
in
disordine
,
mentre
donna
Sara
Alàimo
,
ancora
spettinata
,
cercava
dentro
un
'
arca
antica
di
faggio
,
stretta
e
lunga
come
una
bara
,
un
abito
decente
per
farlo
comparire
nella
solenne
cerimonia
.
Spirava
da
quell
'
arca
piena
d
'
abiti
vecchi
un
denso
acutissimo
odore
di
canfora
.
-
Mi
tenga
il
coperchio
,
almeno
,
santo
Dio
!
-
gemeva
soffocata
,
come
da
sotterra
,
la
povera
«
casiera
»
.
Già
due
volte
il
coperchio
le
era
caduto
addosso
,
su
le
reni
.
E
don
Cosmo
:
-
Gnornò
!
Siamo
in
campagna
!
Lasciatemi
in
pace
!
-
Ma
si
lasci
servire
...
-
seguitava
a
gemere
dentro
l
'
arca
donna
Sara
.
-
Verrà
monsignor
vescovo
...
verrà
la
sposa
...
Vuol
comparire
in
giacchetta
?
Mi
lasci
cercare
...
So
che
c
'
è
!
-
E
io
vi
dico
,
invece
,
che
non
c
'
è
piú
!
-
Ma
se
l
'
ho
vista
io
!
C
'
è
!
C
'
è
!
Cercava
un
'
antica
napoleona
,
che
don
Cosmo
al
tempo
dei
tempi
aveva
indossata
una
o
due
volte
,
e
rimasta
perciò
nuova
nuova
,
lì
sepolta
sotto
la
canfora
,
di
foggia
antica
,
sì
,
ma
«
abito
di
tono
»
almeno
...
-
Eccola
qua
!
gridò
alla
fine
,
trionfante
,
donna
Sara
,
rizzandosi
su
le
reni
indolenzite
.
E
tira
e
tira
e
tira
...
oh
,
Dio
,
cosí
lunga
?
...
e
tira
...
Le
si
allentarono
le
braccia
,
a
donna
Sara
.
Era
una
tonaca
,
quella
.
La
tonaca
da
seminarista
di
don
Cosmo
Laurentano
.
Finì
di
tirarla
fuori
tutta
,
mogia
mogia
,
per
ripiegarla
a
modo
e
riseppellirla
coi
debiti
riguardi
.
Tentennò
il
capo
;
sospirò
:
-
Vero
peccato
!
Chi
sa
che
,
invece
di
monsignor
Montoro
,
non
sarebbe
lei
a
quest
'
ora
vescovo
di
Girgenti
...
-
Starebbe
fresca
la
diocesi
!
-
borbottò
don
Cosmo
.
-
Buttatela
via
,
giù
!
S
'
era
turbato
alla
vista
inaspettata
di
quella
tonaca
,
spettro
della
sua
antica
fede
giovanile
.
Vuota
e
nera
come
quella
tonaca
era
rimasta
di
poi
l
'
anima
sua
!
Che
angosce
,
che
torture
gli
resuscitava
...
Con
gli
angoli
della
bocca
in
giù
e
gli
occhi
chiusi
,
don
Cosmo
s
'
immerse
nelle
memorie
lontane
e
tuttavia
dolenti
della
sua
gioventù
tormentata
per
anni
dalla
ragione
in
lotta
con
la
fede
.
E
la
ragione
aveva
vinto
la
fede
,
ma
per
naufragare
poi
in
quella
nera
,
fredda
e
profonda
disperazione
.
-
C
'
era
o
non
c
'
era
?
-
gli
disse
donna
Sara
alla
fine
,
parandoglisi
davanti
con
la
napoleona
su
le
braccia
protese
.
Don
Cosmo
fece
appena
in
tempo
a
indossarla
.
Uno
degli
uomini
di
guardia
(
ne
erano
venuti
otto
,
alla
spicciolata
,
da
Colimbètra
,
in
gran
tenuta
)
entrò
di
corsa
ad
annunziar
l
'
arrivo
di
Monsignore
.
Don
Cosmo
tornò
a
sbuffare
;
volle
alzar
le
braccia
per
esprimere
il
fastidio
che
gli
recava
quell
'
annunzio
;
ma
non
poté
;
la
napoleona
...
-
Giusta
!
attillata
!
dipinta
!
-
lo
prevenne
donna
Sara
.
-
Dipinta
un
corno
!
-
gridò
don
Cosmo
.
-
Mi
sega
le
ascelle
,
mi
strozza
!
E
scappò
via
.
Sperava
che
arrivasse
per
ultimo
il
vescovo
e
che
non
toccasse
a
lui
d
'
accoglierlo
e
di
tenergli
compagnia
fino
all
'
arrivo
degli
altri
ospiti
.
Gli
seccavano
anche
questi
,
gli
seccava
enormemente
tutta
quella
pagliacciata
pomposa
;
ma
più
di
tutto
e
di
tutti
la
vista
di
monsignor
vescovo
,
di
quell
'
alto
rappresentante
d
'
un
mondo
da
cui
egli
s
'
era
allontanato
dopo
tanto
strazio
,
urtato
specialmente
dall
'
ipocrisia
di
tanti
altri
suoi
compagni
,
i
quali
,
pur
assaliti
in
segreto
dai
suoi
stessi
dubbii
,
vi
erano
rimasti
.
E
monsignor
Montoro
era
appunto
fra
questi
.
Ora
si
faceva
baciar
la
mano
,
colui
,
e
aveva
la
cura
suprema
delle
anime
di
un
'
intera
diocesi
.
Le
illusioni
incoscienti
,
le
finzioni
spontanee
e
necessarie
dell
'
anima
,
don
Cosmo
,
sì
,
le
scusava
e
le
commiserava
e
compativa
;
ma
le
finzioni
coscienti
,
no
,
segnatamente
in
quell
'
ufficio
supremo
,
in
quel
ministero
della
vita
e
della
morte
.
-
Oh
bello
!
oh
bene
!
-
diceva
intanto
Monsignore
,
molle
molle
,
smontato
dalla
vettura
e
guardando
la
campagna
intorno
,
tra
Dianella
Salvo
e
il
suo
segretario
,
giovane
prete
,
smilzo
e
pallidissimo
,
dagli
occhi
profondi
e
intelligenti
.
-
Col
mare
vicino
...
oh
bello
!
...
oh
bene
!
...
e
la
valle
...
e
la
valle
...
e
che
...
S
'
interruppe
,
vedendo
don
Cosmo
scender
la
scala
della
vecchia
villa
infronzolata
.
-
Oh
eccolo
!
Caro
mio
don
Cosmo
...
-
Monsignore
riveritissimo
,
-
disse
questi
,
inchinandosi
goffamente
.
-
Caro
...
Caro
...
-
ripeté
Monsignore
,
quasi
abbraccianolo
e
battendogli
una
mano
sulla
spalla
.
-
Da
quanti
mai
anni
non
ci
vediamo
più
...
Vecchi
...
eh
!
vecchi
...
Tu
...
(
ci
daremo
del
tu
,
spero
,
come
un
tempo
noi
due
)
tu
devi
avere
,
se
non
sbaglio
,
qualche
annetto
più
di
me
...
-
Forse
...
sì
,
-
sospirò
don
Cosmo
.
-
Ma
chi
li
conta
piú
,
Montoro
mio
?
So
che
n
'
ho
molti
dietro
;
pochi
,
davanti
;
e
quelli
mi
pesano
,
e
questi
mi
pajono
enormemente
lunghi
...
Non
so
altro
.
Dianella
Salvo
,
guardando
don
Cosmo
,
aveva
atteggiato
involontariamente
il
volto
di
riso
nel
vedergli
addosso
quell
'
antica
napoleona
che
gli
serrava
le
spalle
e
le
braccia
.
Sorrideva
sotto
il
naso
anche
il
giovine
e
pallido
prete
;
e
gli
otto
uomini
di
guardia
,
postati
e
impalati
a
piè
della
scala
,
miravano
il
fratello
del
principe
loro
padrone
,
a
quel
solenne
ricevimento
,
tra
afflitti
e
mortificati
.
Donna
Sara
Alàimo
s
'
era
accomodati
alla
bell
'
e
meglio
i
capelli
sotto
la
cuffia
ed
era
scesa
a
baciar
la
mano
al
vescovo
,
piegando
un
ginocchio
fino
a
terra
;
erano
scese
con
lei
le
due
cameriere
insieme
col
cuoco
e
il
servitore
,
e
s
'
era
accostata
anche
la
moglie
del
curàtolo
Vanni
di
Ninfa
coi
tre
marmocchi
sbracati
,
dalle
zampe
a
roncolo
.
Monsignore
tendeva
la
mano
al
bacio
e
sorrideva
a
tutti
,
chinando
il
capo
.
Poi
presentò
il
segretario
a
don
Cosmo
e
,
salendo
la
scala
della
villa
,
parlò
della
visita
che
aveva
fatto
testé
,
di
passata
,
alla
chiesuola
della
Seta
,
e
della
festa
che
gli
avevano
fatta
tutti
gli
abitanti
di
quel
casale
.
-
Che
buona
gente
...
che
buona
gente
...
E
domandò
a
Dianella
e
a
donna
Sara
se
la
domenica
andavano
a
messa
lì
,
a
quella
chiesuola
.
-
So
che
ci
viene
apposta
un
sacerdote
da
Porto
Empedocle
,
e
che
quei
buoni
borghigiani
raccolgono
l
'
obolo
dai
viandanti
tutta
la
settimana
,
per
lo
stradone
...
Entrando
nella
villa
si
rivolse
a
Dianella
e
le
domandò
:
-
La
mamma
?
Dianella
gli
rispose
con
un
gesto
sconsolato
delle
braccia
,
impallidendo
e
guardandolo
negli
occhi
amaramente
.
-
Che
pena
!
-
sospirò
Monsignore
,
andando
a
sedere
nel
terrazzo
già
addobbato
.
-
Ma
calma
,
eh
,
almeno
è
calma
?
-
Non
si
sente
!
-
esclamò
donna
Sara
.
-
E
seguita
a
pregare
,
è
vero
?
-
aggiunse
il
vescovo
.
-
Sempre
,
-
rispose
Dianella
.
-
Consolante
per
voi
,
-
osservò
Monsignore
,
tentennando
lievemente
il
capo
,
con
gli
occhi
globulenti
socchiusi
,
-
che
nel
bujo
della
mente
,
soltanto
il
lume
della
fede
le
sia
rimasto
acceso
...
Divina
misericordia
...
-
Perdere
la
ragione
!
-
mormorò
don
Cosmo
.
Monsignore
si
voltò
a
guardarlo
,
piccato
.
Ma
don
Cosmo
,
assorto
,
non
lo
vide
:
pensava
per
conto
suo
.
-
Dico
serbar
la
fede
,
pur
avendo
perduto
la
ragione
,
-
spiegò
Monsignore
.
-
Sì
,
sì
!
-
sospirò
don
Cosmo
,
riscotendosi
.
-
Ma
difficile
è
il
contrario
,
Monsignore
mio
!
-
Credo
che
non
sia
prudente
,
è
vero
,
farmi
vedere
da
lei
?
-
domandò
il
vescovo
,
rivolgendosi
a
Dianella
,
come
se
non
avesse
inteso
le
parole
di
don
Cosmo
.
-
Lasciamola
,
lasciamola
tranquilla
...
Con
te
,
-
soggiunse
poi
,
piano
e
con
un
benevolo
sorriso
a
don
Cosmo
,
-
vorrei
pur
riprendere
le
fervide
discussioni
nostre
d
'
un
tempo
,
ma
non
ora
e
non
qui
...
Se
tu
volessi
venire
a
trovarmi
...
-
Discutere
?
Stolido
perfetto
!
-
esclamò
don
Cosmo
.
-
Sono
diventato
stolido
perfetto
,
caro
Montoro
mio
...
Non
connetto
più
!
Se
uno
mi
dice
che
due
e
due
fanno
sei
e
un
altro
mi
dice
che
fanno
tre
...
-
Ecco
il
principe
!
-
lo
interruppe
donna
Sara
,
che
guardava
verso
il
viale
dalla
ringhiera
del
terrazzo
.
Monsignore
si
alzò
con
Dianella
e
don
Cosmo
per
vederlo
arrivare
.
Questi
accorse
,
per
abbracciarlo
appena
smontato
dalla
vettura
.
Cavalcavano
ai
due
lati
capitan
Sciaralla
e
un
altro
graduato
,
anch
'
essi
in
alta
tenuta
.
Il
rosso
acceso
dei
calzoni
spiccava
gajamente
tra
il
verde
degli
alberi
e
sotto
l
'
azzurro
del
cielo
.
La
vettura
era
chiusa
.
Il
segretario
Lisi
Prèola
sedeva
dirimpetto
al
principe
.
Donna
Sara
si
ritrasse
dal
terrazzo
,
ove
rimasero
soltanto
Monsignore
,
Dianella
Salvo
e
il
segretario
ad
assistere
dalla
ringhiera
all
'
abbraccio
che
i
due
fratelli
si
sarebbero
scambiato
.
Don
Ippolito
Laurentano
smontò
dalla
vettura
con
giovanile
agilità
.
Vestiva
da
mattina
e
aveva
in
capo
un
cappello
avana
dalle
ampie
tese
.
Baciò
il
fratello
e
subito
si
trasse
indietro
a
osservarlo
.
-
Cosmo
,
e
come
ti
sei
conciato
?
-
gli
domandò
sorridendo
.
-
Ma
no
!
ma
no
!
Vai
subito
a
levarti
codesto
monumento
dalle
spalle
...
Don
Cosmo
si
guardò
addosso
la
napoleona
,
di
cui
non
si
ricordava
più
,
quantunque
se
ne
sentisse
segar
le
ascelle
.
-
Sì
,
difatti
,
-
disse
,
-
sento
un
certo
odore
...
-
Odore
?
Ma
tu
appesti
,
caro
!
-
esclamò
don
Ippolito
.
-
Senti
di
canfora
lontano
un
miglio
!
E
sorrise
a
Monsignore
e
si
levò
il
cappello
per
salutare
Dianella
Salvo
nel
terrazzo
;
poi
s
'
avviò
per
la
scala
.
-
Vi
do
la
consolante
notizia
che
siete
molto
più
stolida
di
me
!
ma
molto
!
molto
!
-
diceva
poco
dopo
don
Cosmo
alla
«
casiera
»
avvilita
e
stizzita
,
punto
persuasa
che
quell
'
«
abito
di
tono
»
fosse
fuor
di
luogo
in
un
avvenimento
come
quello
,
con
la
presenza
d
'
un
monsignore
.
-
E
mi
avete
fatto
girar
la
testa
,
-
incalzava
don
Cosmo
,
-
e
mi
avete
ubriacato
con
tutta
la
vostra
canfora
...
Tirate
,
giù
!
tirate
subito
...
Non
mi
posso
scorticare
da
me
!
Datemi
la
mia
solita
giacca
,
adesso
.
Quando
ricomparve
sul
terrazzo
,
don
Ippolito
levò
le
braccia
.
-
Ah
,
sia
lodato
Dio
!
così
va
bene
!
Monsignore
e
Dianella
ridevano
.
-
Pensate
di
donna
Sara
!
che
vuoi
farci
?
-
sospirò
don
Cosmo
,
alzando
le
spalle
.
-
Vi
assicuro
che
è
molto
più
stolida
di
me
.
-
Questo
poi
!
-
disse
il
principe
,
ridendo
.
-
E
di
'
un
po
'
,
Mauro
dov
'
è
?
non
si
fa
vedere
?
-
Uhm
!
-
fece
don
Cosmo
.
-
Sparito
!
Non
ne
ho
più
nuova
da
tanti
giorni
,
da
che
abbiamo
l
'
onore
...
-
Io
so
dov
'
è
,
-
disse
Dianella
,
inchinando
graziosamente
il
capo
al
complimento
di
don
Cosmo
,
che
volle
interrompere
.
-
Sotto
un
carubo
giù
nel
vallone
...
Ma
,
per
carità
non
deve
saperlo
nessuno
!
Noi
abbiamo
fatto
amicizia
...
-
Ah
sí
?
-
domandò
don
Ippolito
,
ammirando
con
occhi
ridenti
la
gentilezza
e
la
grazia
della
fanciulla
.
-
Con
quell
'
orso
?
-
È
un
gran
pazzo
!
-
sentenziò
gravemente
don
Cosmo
.
-
No
,
perché
?
-
fece
Dianella
.
-
E
guardi
poi
chi
lo
dice
,
Monsignore
!
-
esclamò
il
principe
.
-
Non
so
che
pagherei
per
assistere
,
non
visto
,
alle
scene
che
debbono
avvenire
qua
fra
tutti
e
due
,
quando
son
soli
...
Don
Cosmo
approvò
col
capo
ed
emise
il
suo
solito
riso
di
tre
oh
!
oh
!
oh
!
-
Dev
'
essere
uno
spasso
!
-
aggiunse
don
Ippolito
.
Dianella
guardava
con
piacere
e
indefinibile
soddisfazione
quel
vecchio
,
a
cui
la
virile
bellezza
,
la
composta
vigoria
,
la
sicura
padronanza
di
sé
davano
una
nobiltà
così
altera
e
così
serena
a
un
tempo
;
indovinava
il
tratto
squisito
che
doveva
avere
senza
il
minimo
studio
e
però
senz
'
ombra
d
'
affettazione
,
e
soffriva
nel
porgli
accanto
col
pensiero
sua
zia
Adelaide
di
così
diversa
,
anzi
opposta
natura
:
scoppiante
e
sempliciona
.
Che
impressione
ne
avrebbe
ricevuta
tra
poco
?
Si
mossero
tutti
dal
terrazzo
e
tutti
,
tranne
Monsignore
e
il
suo
segretario
che
rimasero
sul
pianerottolo
innanzi
alla
porta
,
scesero
a
piè
della
scala
,
quando
i
sonaglioli
d
'
argento
annunziarono
per
il
viale
la
vettura
di
Flaminio
Salvo
.
Don
Ippolito
si
fece
avanti
per
ajutar
le
signore
a
smontare
,
e
sorprese
la
sposa
nell
'
atto
di
sbuffare
un
Eccoci
qua
!
con
le
braccia
protese
verso
il
cielo
della
carrozza
,
come
per
spiccicarsele
.
Finse
di
non
accorgersi
di
quell
'
atto
sguajato
,
facendo
più
profondo
l
'
inchino
,
poi
le
baciò
la
mano
;
la
baciò
a
donna
Nicoletta
Capolino
,
e
strinse
vigorosamente
quella
di
Flaminio
Salvo
,
mentre
le
due
signore
abbracciavano
festosamente
Dianella
,
e
don
Cosmo
restava
impacciato
,
non
sapendo
se
e
come
farsi
avanti
.
Capitan
Sciaralla
su
la
giumenta
bianca
pareva
una
statua
,
a
piè
della
scala
,
innanzi
al
plotone
su
l
'
attenti
.
-
Ah
,
i
militari
!
lasciatemi
vedere
i
militari
!
-
esclamò
donna
Adelaide
,
accorrendo
come
una
papera
,
senza
accorgersi
che
dall
'
alto
della
scala
,
tra
i
cassoni
di
lauro
e
di
bambù
,
monsignor
Montoro
col
volto
atteggiato
di
benevolo
condiscendente
sorriso
per
la
terza
volta
si
inchinava
invano
.
Dianella
,
scorgendo
alla
fine
l
'
imbarazzo
di
don
Cosmo
,
troncò
le
espansioni
d
'
affetto
di
Nicoletta
Capolino
,
e
trattenne
la
zia
per
indicargli
e
presentargli
il
futuro
cognato
.
-
Ah
già
-
fece
donna
Adelaide
,
ridendo
e
stringendogli
forte
la
mano
.
-
Tanto
piacere
!
Il
romito
di
Valsanìa
,
è
vero
?
Piacerone
!
E
come
l
'
hanno
parata
bella
la
villa
!
Uh
,
guarda
!
guarda
!
ma
c
'
è
già
Monsignore
...
E
nessuno
me
lo
diceva
!
S
'
avviò
in
fretta
per
la
scala
;
subito
il
principe
accorse
per
offrirle
il
braccio
;
don
Cosmo
lo
offrì
a
donna
Nicoletta
,
e
Dianella
seguì
col
padre
.
-
Vestiti
proprio
bene
codesti
militari
!
-
disse
donna
Adelaide
al
principe
,
tirandosi
su
davanti
con
la
mano
libera
la
veste
,
per
non
incespicar
nella
salita
.
-
Graziosi
davvero
!
pajono
pupi
di
zucchero
!
Poi
,
prima
d
'
arrivare
al
pianerottolo
in
cima
alla
scala
:
-
Monsignore
eccellentissimo
!
Credevo
che
Vostra
Eccellenza
dovesse
arrivare
col
comodo
suo
,
ed
eccola
qua
invece
...
puntuale
!
Il
vescovo
sorrise
,
tese
la
mano
perché
donna
Adelaide
baciasse
l
'
anello
,
e
le
disse
:
-
Per
aver
la
gioja
di
vedervi
così
,
a
braccio
del
principe
e
darvi
la
benvenuta
,
donna
Adelaide
,
nelle
case
dei
Laurentano
.
-
Ma
che
degnazione
,
grazie
,
grazie
,
proprio
gentile
,
Vostra
Eccellenza
!
-
rispose
donna
Adelaide
,
entrando
nella
villa
a
un
invito
del
principe
.
Entrò
Monsignore
e
poi
donna
Nicoletta
e
poi
Dianella
e
il
Salvo
e
il
segretario
del
vescovo
e
anche
don
Cosmo
:
il
principe
volle
entrare
per
ultimo
.
Quando
si
fece
nel
terrazzo
,
sorprese
i
dolci
occhi
di
Dianella
che
lo
aspettavano
,
indagatori
.
Istintivamente
rispose
a
quello
sguardo
con
un
lievissimo
sorriso
.
-
Bell
'
uomo
,
no
?
-
disse
piano
a
Dianella
Nicoletta
Capolino
.
-
Non
ci
sarà
punto
bisogno
d
'
accorciargli
la
barba
,
come
dice
Adelaide
.
-
Accorciargli
la
barba
?
-
domandò
Dianella
.
-
Sì
,
-
riprese
l
'
altra
.
-
Ci
ha
fatto
tanto
ridere
in
carrozza
,
con
la
paura
della
barba
lunga
del
principe
.
-
Che
avete
da
dire
voi
due
là
?
-
saltò
a
domandare
a
questo
punto
donna
Adelaide
.
-
Ridete
di
noi
?
Ridono
di
me
e
di
voi
,
caro
principe
.
Ragazzacce
!
Ma
non
c
'
è
che
fare
:
siamo
qua
per
questo
;
oggi
è
la
nostra
giornata
...
Come
alla
fiera
!
Flaminio
,
figlio
mio
,
non
mi
mangiare
con
gli
occhi
.
Fammi
coraggio
,
piuttosto
!
Io
ti
dico
di
sì
,
sempre
di
sì
...
Ma
lasciami
stare
allegra
!
Dico
sciocchezze
,
perché
sono
commossa
...
Andiamo
,
Nicoletta
!
Con
licenza
vostra
,
principe
,
vado
a
salutare
la
mia
povera
cognata
.
E
andò
seguita
dalla
nipote
e
da
Nicoletta
.
Subito
il
Salvo
,
per
rimediare
all
'
impressione
sgradevole
di
quella
scappata
della
sorella
nell
'
animo
del
principe
,
spiegò
con
aria
misteriosa
che
la
signora
Capolino
ignorava
affatto
che
il
marito
forse
in
quel
momento
stesso
si
batteva
e
che
lo
credeva
invece
a
Siculiana
per
il
giro
elettorale
.
-
Preghiamo
Iddio
che
avvenga
bene
!
-
sospirò
Monsignore
,
afflittissimo
,
levando
gli
occhi
al
cielo
.
-
Oh
,
non
c
'
è
da
dubitarne
!
-
sorrise
il
Salvo
.
-
Un
avversario
ridicolo
,
che
le
ha
prese
da
tutti
,
sempre
:
corto
,
grassoccio
e
miope
forte
.
Il
nostro
Capolino
,
invece
...
-
Ho
visto
da
lontano
,
per
lo
stradone
,
appena
uscito
dalla
villa
,
-
disse
don
Ippolito
,
-
le
due
carrozze
che
venivano
a
Colimbètra
.
-
Eh
già
,
-
soggiunse
il
Salvo
,
-
a
quest
'
ora
,
certamente
...
E
s
'
interruppe
.
Tacquero
tutti
per
un
istante
,
sopraffatti
senza
volerlo
dalla
costernazione
,
e
volarono
col
pensiero
alla
villa
lontana
,
dove
in
quel
momento
avveniva
lo
scontro
.
Lì
era
una
ben
diversa
realtà
:
due
uomini
a
fronte
,
due
sciabole
nude
,
guizzanti
nell
'
aria
;
qua
,
in
mezzo
al
silenzio
della
campagna
,
gli
addobbi
sfarzosi
,
improvvisati
per
una
festa
,
che
ora
,
stranamente
,
appariva
a
tutti
quasi
fuor
di
luogo
.
C
'
era
veramente
,
fin
dall
'
arrivo
,
in
fondo
a
gli
animi
una
certa
freddezza
impicciosa
,
che
tanto
il
principe
quanto
il
Salvo
cercavano
di
dissimulare
alla
meglio
.
Tale
freddezza
proveniva
dalla
risposta
di
Landino
,
finalmente
arrivata
,
alla
lettera
del
padre
:
solite
congratulazioni
,
soliti
augurii
,
espressioni
ricercate
di
compiacimento
per
la
buona
e
affettuosa
compagnia
che
il
padre
avr
'
ebbe
avuto
;
ma
nessun
accenno
alla
sua
venuta
per
assistere
alle
nozze
.
Don
Ippolito
,
partendo
da
Colimbètra
,
aveva
divisato
di
mandare
a
Roma
Mauro
Mortara
,
perché
facesse
intendere
a
Landino
quanto
dispiacere
gli
cagionasse
la
sua
condotta
,
e
lo
inducesse
a
ritornare
con
sé
in
Sicilia
.
Sapeva
che
Landino
fin
dalla
prima
infanzia
nutriva
un
affetto
tenerissimo
e
profondo
per
il
vecchio
Mauro
e
una
viva
ammirazione
per
il
carattere
di
lui
,
per
la
fedeltà
fanatica
alla
memoria
e
alle
idee
del
nonno
,
per
l
'
atteggiamento
quasi
sdegnoso
che
aveva
assunto
fin
da
principio
e
manteneva
tuttora
di
fronte
al
padre
,
cioè
di
fronte
a
lui
don
Ippolito
,
che
pure
era
il
suo
padrone
.
Nessun
ambasciatore
forse
sarebbe
stato
più
efficace
di
lui
.
Perché
quel
vecchio
selvaggio
era
come
radicato
nel
cuore
della
famiglia
.
Volle
approfittare
di
quel
momento
che
le
due
signore
s
'
erano
assentate
,
per
uscire
sul
pianerottolo
della
scala
a
ordinare
a
Sciaralla
di
mandar
giù
nel
burrone
Vanni
di
Ninfa
in
cerca
di
Mauro
,
a
cui
voleva
parlare
.
Quando
ritornò
sul
terrazzo
,
vi
ritrovò
donna
Adelaide
,
donna
Nicoletta
e
Dianella
.
Le
prime
due
s
'
erano
tolti
i
cappelli
Donna
Adelaide
aveva
gli
occhi
rossi
di
pianto
e
Dianella
era
più
pallida
e
più
fosco
il
Salvo
.
-
Io
non
v
'
ho
chiesto
,
don
Flaminio
,
-
disse
il
principe
afflitto
,
-
d
'
essere
presentato
alla
vostra
signora
,
perché
so
purtroppo
...
-
Oh
,
grazie
,
grazie
,
-
lo
interruppe
il
Salvo
,
stringendosi
nel
suo
cordoglio
e
scrollando
lievemente
il
capo
,
con
gli
occhi
socchiusi
,
come
per
dire
:
«
Tanto
...
è
come
se
non
ci
fosse
!
»
.
Donna
Adelaide
s
'
era
accostata
alla
ringhiera
del
terrazzo
e
,
con
le
spalle
voltate
,
s
'
asciugava
gli
occhi
,
si
soffiava
forte
il
naso
,
dicendo
a
Nicoletta
Capolino
che
la
esortava
a
calmarsi
:
-
Sono
un
'
asinaccia
,
lo
so
!
Ma
che
ci
posso
fare
?
Quando
la
vedo
...
quando
le
vedo
quegli
occhi
...
mi
fa
una
pena
!
una
pena
!
A
un
tratto
,
facendo
uno
sforzo
,
alzò
le
braccia
,
si
provò
a
sollevare
e
a
scuotere
il
capo
,
come
soffocata
,
sbuffò
:
-
Uff
,
e
basta
ora
!
-
e
si
voltò
sorridente
.
Vennero
nel
terrazzo
due
camerieri
in
livrea
con
vassoj
pieni
di
tazze
e
di
paste
.
Dopo
la
colazione
,
monsignor
Montoro
prese
la
parola
per
dichiarare
con
un
forbito
sermoncino
(
che
pur
voleva
aver
l
'
aria
d
'
essere
improvvisato
lì
per
lì
,
alla
buona
)
la
promessa
formale
delle
prossime
nozze
,
ed
esaltò
naturalmente
i
bei
tempi
,
in
cui
alla
società
degli
uomini
bastava
d
'
intendersi
solamente
con
Dio
per
il
vincolo
matrimoniale
,
che
soltanto
la
religione
può
render
sacro
e
nobile
,
laddove
la
legge
umana
e
così
detta
civile
lo
avvilisce
e
quasi
lo
abietta
...
Tutti
ascoltavano
a
occhi
bassi
,
religiosamente
,
le
parole
dipinte
del
vescovo
.
Solo
don
Cosmo
teneva
le
ciglia
aggrottate
e
gli
occhi
serrati
,
come
se
in
qualcuna
di
quelle
parole
volesse
trovar
l
'
appiglio
per
una
discussione
filosofica
.
Don
Ippolito
,
nel
vederlo
in
quell
'
atteggiamento
,
se
ne
impensierì
sul
serio
.
Flaminio
Salvo
,
dal
canto
suo
,
con
quella
lettera
da
Roma
attraverso
all
'
anima
,
pensava
che
eran
belle
e
buone
,
sì
,
quelle
considerazioni
del
vescovo
,
ma
che
intanto
il
signor
figlio
del
principe
faceva
orecchie
da
mercante
,
e
che
non
si
stava
ai
patti
,
e
che
la
sorella
senz
'
alcuna
garanzia
si
lasciava
andare
a
quella
prima
compromissione
.
Per
donna
Adelaide
quell
'
orazioncina
era
come
una
funzione
sacra
,
quasi
come
sentir
messa
:
una
formalità
,
insomma
.
Tutta
una
commedia
,
invece
,
non
molto
divertente
in
quel
punto
era
per
Nicoletta
Capolino
,
e
nauseosa
per
Dianella
che
guardava
costei
e
chiaramente
le
leggeva
in
fronte
ciò
che
pensava
.
S
'
era
levata
una
brezzolina
dal
mare
,
e
la
tenda
a
padiglione
si
gonfiava
a
tratti
come
un
pallone
,
e
un
lembo
del
drappo
damascato
sbatteva
insolentemente
contro
le
bacchette
della
ringhiera
nascosta
.
Questo
battìo
distrasse
alla
fine
l
'
attenzione
non
molto
intensa
che
donna
Adelaide
prestava
all
'
orazioncina
oramai
troppo
lunga
e
,
come
una
nuvola
portata
dal
vento
offuscò
a
un
tratto
il
sole
,
ella
si
chinò
alquanto
a
sbirciare
il
cielo
di
sotto
la
tenda
e
non
poté
tenersi
dal
mormorare
:
-
Purché
non
piova
...
Queste
tre
parole
,
appena
mormorate
,
ebbero
un
effetto
disastroso
,
come
se
tutti
irresistibilmente
(
tranne
Monsignore
s
'
intende
)
scoprissero
una
relazione
immediata
tra
la
minaccia
della
pioggia
e
quel
ponderoso
e
interminabile
sermone
.
Don
Cosmo
sbarrò
gli
occhi
,
stralunato
;
donna
Nicoletta
non
poté
frenare
uno
scatto
di
riso
;
don
Flaminio
si
accigliò
;
Monsignore
s
'
interruppe
,
si
smarrí
,
disse
:
-
Speriamo
di
no
,
-
e
subito
soggiunse
:
-
Conchiudo
.
Conchiuse
,
naturalmente
,
con
augurii
e
rallegramenti
,
e
tutti
si
levarono
con
molto
sollievo
.
Donna
Adelaide
,
sentendosi
proprio
soffocare
sotto
quel
parato
a
padiglione
,
propose
di
scendere
a
passeggiare
per
il
viale
.
Il
principe
tornò
a
offrirle
il
braccio
,
Nicoletta
scese
con
Dianella
,
e
Monsignore
,
il
Salvo
,
don
Cosmo
e
il
segretario
tennero
dietro
.
Don
Ippolito
Laurentano
si
sentiva
la
lingua
inaridita
e
legata
,
per
la
lotta
crudele
dentro
di
lui
tra
il
sentimento
cavalleresco
che
lo
spingeva
a
mostrarsi
premuroso
e
galante
con
la
dama
,
e
il
disinganno
e
la
repulsione
invincibile
che
i
modi
di
lei
,
il
tratto
,
i
gesti
,
la
voce
,
il
riso
gli
avevano
subito
ispirato
;
tra
il
bisogno
istintivo
,
prepotente
,
irresistibile
di
liberarsene
al
più
presto
,
mandando
a
monte
senz
'
altro
quel
disegno
che
ora
,
in
atto
,
gli
appariva
così
intollerabilmente
minore
dell
'
idea
che
se
n
'
era
formata
,
e
il
pensiero
della
difficoltà
dopo
quella
prima
compromissione
,
e
il
puntiglio
inoltre
,
segreto
e
acerbo
,
contro
il
figlio
lontano
,
a
cui
gli
pareva
di
darla
vinta
,
dopo
che
s
'
era
abbassato
fin
quasi
a
chiedergli
il
permesso
di
quelle
nozze
.
Gli
bolliva
dentro
,
infine
,
acerrima
,
la
stizza
contro
Monsignore
che
così
ingannevolmente
gli
aveva
dipinto
la
sposa
:
-
briosetta
,
gran
cuore
,
indole
aperta
,
sincera
,
vivace
,
remissiva
...
-
Che
dirle
intanto
?
da
che
rifarsi
a
parlarle
?
Per
fortuna
sopravvenne
capitan
Sciaralla
ad
annunziargli
,
su
l
'
attenti
,
che
il
Mortara
era
venuto
su
dal
«
vallone
»
.
-
E
dov
'
è
?
-
domandò
il
principe
aspramente
.
-
Digli
che
venga
qua
.
-
Mauro
?
-
domandò
don
Cosmo
.
-
Eh
no
,
lascialo
stare
,
poveretto
...
Sai
com
'
è
...
-
Ah
,
quello
che
chiamano
il
monaco
?
-
esclamò
donna
Adelaide
.
-
Andiamo
a
vederlo
,
andiamo
subito
,
principe
,
per
favore
!
-
No
,
zia
!
-
pregò
Dianella
,
che
si
pentiva
d
'
avere
indicato
il
nascondiglio
...
-
Lo
faremmo
soffrire
...
-
Ma
è
proprio
così
orso
?
-
disse
,
stupita
,
donna
Adelaide
.
-
Orsissimo
!
-
confermò
don
Cosmo
.
-
Figuratevi
,
-
soggiunse
Flaminio
Salvo
,
-
che
,
dopo
tanti
giorni
,
non
ho
potuto
ancora
vederlo
.
E
Nicoletta
domandò
:
-
È
vero
che
ha
una
pelle
di
capro
in
testa
e
va
armato
fino
ai
denti
?
-
Andiamo
noi
due
soli
,
principe
!
-
propose
di
nuovo
donna
Adelaide
.
-
Vorrei
proprio
vederlo
...
non
so
resistere
,
andiamo
!
Mauro
se
ne
stava
davanti
alla
porta
della
sua
camera
a
terreno
,
e
guardava
torvo
la
vigna
e
il
mare
.
Vedendo
il
principe
con
una
signora
,
s
'
infoscò
vieppiù
;
ma
,
come
don
Ippolito
lo
chiamò
amorevolmente
,
s
'
accostò
e
si
curvò
a
baciarlo
sul
petto
.
Il
bacio
fu
seguìto
da
una
specie
di
singulto
.
-
Vecchio
mio
,
-
disse
don
Ippolito
,
intenerito
da
quel
bacio
sul
cuore
,
-
sai
chi
è
questa
signora
?
-
Me
lo
figuro
;
e
Dio
vi
faccia
contento
!
-
rispose
Mauro
,
guardando
serio
donna
Adelaide
che
lo
mirava
con
gli
occhi
lucenti
,
sbarrati
,
e
la
bocca
ridente
.
-
Vorrei
far
contento
anche
te
,
-
riprese
il
principe
.
-
Vuoi
andare
a
Roma
?
-
A
Roma
?
io
?
-
esclamò
Mauro
,
stordito
.
-
A
Roma
?
E
me
lo
domandate
?
Chi
sa
quante
volte
ci
sarei
andato
a
piedi
,
pellegrino
,
se
le
mie
gambe
...
-
Bene
,
-
lo
interruppe
il
principe
,
-
ci
andrai
col
vapore
e
con
la
ferrovia
.
Ho
da
darti
un
incarico
per
Lando
.
Vieni
domani
a
Colimbètra
...
cioè
,
domani
no
...
lasciami
pensare
!
Manderò
io
a
chiamarti
in
settimana
.
Devo
parlarti
a
lungo
.
-
E
poi
...
presto
a
Roma
?
-
domandò
,
titubante
,
Mauro
.
-
Prestissimo
!
-
Perché
sono
vecchio
,
-
soggiunse
Mauro
.
-
Su
la
forca
dei
due
7
...
e
morire
senza
veder
Roma
è
stata
sempre
la
spina
mia
!
-
Ma
ci
andrete
vestito
così
,
a
Roma
?
-
gli
domandò
donna
Adelaide
.
-
Nossignora
,
-
le
rispose
Mauro
.
-
Ci
ho
l
'
abito
buono
,
di
panno
,
e
un
bel
cappello
nero
,
come
codesto
del
vostro
sposo
.
-
E
codesta
berretta
lanosa
,
-
tornò
a
domandargli
donna
Adelaide
,
-
come
potete
sopportarla
?
Oh
Dio
,
io
soffro
soltanto
a
vederla
!
-
Questa
berretta
...
-
cominciò
a
dir
Mauro
;
ma
un
grido
improvviso
,
dall
'
altra
parte
della
cascina
,
lo
interruppe
.
Sopraggiunse
,
sconvolto
,
con
passo
concitato
,
Flaminio
Salvo
.
-
Don
Ippolito
,
venite
!
venite
!
...
Il
nostro
Capolino
...
-
Che
è
stato
?
-
gridò
donna
Adelaide
.
-
Ferito
?
-
domandò
il
principe
.
-
Sì
,
pare
gravemente
...
-
rispose
il
Salvo
.
-
Venite
!
-
Ma
chi
l
'
ha
detto
?
-
È
venuto
di
corsa
uno
dei
vostri
uomini
da
Colimbètra
...
L
'
hanno
portato
su
da
voi
ferito
al
petto
...
non
so
ancora
se
di
sciabola
o
di
pistola
...
E
la
povera
signora
Nicoletta
che
è
qua
con
noi
!
Quando
salirono
alla
villa
,
Nicoletta
si
dibatteva
tra
Monsignore
e
Dianella
,
gemendo
di
continuo
:
-
Il
cuore
me
lo
diceva
!
il
cuore
mi
parlava
!
Il
mio
cappello
...
il
mio
cappello
...
Presto
,
la
vettura
...
Infami
,
assassini
...
O
Gnazio
mio
!
-
La
vettura
è
pronta
!
-
venne
ad
annunziare
capitan
Sciaralla
.
Nicoletta
si
lanciò
senza
salutar
nessuno
.
-
Voi
,
principe
?
-
disse
il
Salvo
.
-
Debbo
andare
anch
'
io
?
-
domandò
don
Ippolito
.
E
il
Salvo
:
-
Sarebbe
meglio
.
Tu
,
Adelaide
,
questa
sera
rimarrai
qua
.
Andiamo
.
Andiamo
.
La
vettura
con
Nicoletta
,
il
principe
e
il
Salvo
partì
di
galoppo
.
-
Oh
bella
Madre
Santissima
,
che
jettatura
!
-
rimase
a
esclamare
sul
pianerottolo
della
scala
donna
Adelaide
,
battendo
le
mani
.
-
Ma
che
c
'
entrava
proprio
oggi
il
duello
,
che
c
'
entrava
?
Son
cose
giuste
?
Lasci
star
Dio
,
Monsignore
!
Mi
faccia
il
piacere
!
Che
ci
prega
?
...
Mi
scusi
Vostra
Eccellenza
,
ma
sono
parti
,
queste
,
da
fare
a
una
povera
donna
come
me
?
CAPITOLO
OTTAVO
Nella
casa
di
donna
Caterina
Auriti
Laurentano
,
il
giorno
delle
elezioni
,
erano
raccolti
intorno
a
Roberto
i
pochi
amici
rimasti
fedeli
,
riveduti
in
quei
giorni
,
mutati
come
lui
dal
tempo
e
dalle
vicende
della
vita
.
Per
un
momento
,
negli
occhi
di
ciascuno
,
abbracciando
l
'
amico
,
era
guizzato
lo
sguardo
della
gioventù
,
di
quei
giorni
lontani
,
ignari
di
ciò
che
la
sorte
riserbava
;
e
,
subito
dopo
,
fra
un
lieve
tentennìo
del
capo
,
quegli
occhi
s
'
eran
velati
di
commozione
mentre
le
labbra
si
schiudevano
a
uno
squallido
sorriso
.
«
Chi
ci
avrebbe
detto
,
-
esprimevano
quello
sguardo
velato
e
quel
sorriso
-
chi
ci
avrebbe
detto
allora
,
che
un
giorno
ci
saremmo
ritrovati
così
?
che
tante
cose
avremmo
perdute
,
che
erano
tutta
la
nostra
vita
allora
,
e
che
ci
sarebbe
parso
impossibile
perdere
?
Eppure
le
abbiamo
perdute
;
e
la
vita
ci
è
rimasta
così
:
questa
!
»
.
Più
penosa
ancora
era
la
vista
di
qualcuno
che
non
s
'
era
accorto
,
o
fingeva
di
non
accorgersi
tuttavia
delle
sue
perdite
,
e
lo
mostrava
nella
cura
della
propria
persona
rinvecchignita
,
da
cui
spiravano
,
compassionevolmente
affievolite
,
le
arie
e
le
maniere
d
'
un
'
altra
età
.
Ciascuno
s
'
era
adattato
alla
meglio
alla
propria
sorte
,
s
'
era
fatto
un
covo
,
uno
stato
.
Sebastiano
Ceràulo
,
avvocato
di
scarsi
studii
,
fervido
improvvisatore
di
poesie
patriottiche
negli
anni
della
Rivoluzione
,
giovine
allora
animoso
,
impetuoso
,
con
una
selva
di
capelli
scarmigliati
,
era
entrato
per
favore
come
segretario
negli
ufficii
della
Provincia
,
e
si
raffilava
ora
sul
cranio
con
miserevole
studio
i
quattro
lunghi
peli
incerottati
che
gli
erano
rimasti
;
s
'
era
ingrassato
enormemente
;
aveva
preso
moglie
;
ne
aveva
avuto
cinque
figliole
,
ora
tutte
smaniose
di
trovar
marito
.
Un
altro
,
Marco
Sala
,
condannato
a
morte
dal
governo
borbonico
,
e
pur
non
di
meno
tante
volte
dall
'
esilio
venuto
in
Sicilia
travestito
da
frate
per
diffondervi
segretamente
i
proclami
del
Mazzini
,
s
'
era
dato
prima
al
commercio
dello
zolfo
;
aveva
avuto
fortuna
per
alcuni
anni
;
poi
un
tracollo
;
e
per
parecchio
tempo
aveva
mantenuto
col
giuoco
la
famiglia
;
alla
fine
aveva
avuto
il
posto
di
magazziniere
dei
tabacchi
.
Rosario
Trigòna
,
che
nella
giornata
del
maggio
del
1860
,
a
Girgenti
,
mentre
Garibaldi
combatteva
a
Calatafimi
,
era
uscito
solo
,
pazzescamente
,
con
altri
quattro
compagni
,
la
bandiera
tricolore
in
una
mano
e
uno
sciabolone
nell
'
altra
incontro
ai
tre
mila
uomini
del
presidio
borbonico
,
e
che
,
inseguito
,
tempestato
di
fucilate
,
era
scampato
per
miracolo
e
aveva
raggiunto
a
piedi
Garibaldi
vittorioso
,
correndo
di
giorno
e
di
notte
e
sfuggendo
all
'
esercito
regio
che
s
'
internava
nella
Sicilia
in
cerca
del
Filibustiere
,
il
quale
era
intanto
a
Gibilrossa
sopra
Palermo
;
Rosario
Trigòna
,
disfatto
adesso
dalla
nefrite
,
gonfio
,
calvo
,
sdentato
e
quasi
cieco
,
sovraccarico
anch
'
esso
di
famiglia
,
vivucchiava
miseramente
col
magro
stipendio
di
vice
-
segretario
alla
Camera
di
Commercio
.
E
Mattia
Gangi
,
che
aveva
buttato
la
tonaca
alle
ortiche
per
prender
parte
alla
Rivoluzione
,
ora
,
asmatico
,
rabbioso
,
con
la
barba
,
i
capelli
e
le
foltissime
sopracciglia
ritinti
d
'
un
color
rosso
di
carota
,
insegnava
nel
ginnasio
inferiore
alauda
est
laeta
,
e
«
lieta
un
corno
!
»
soggiungeva
ai
ragazzi
con
tanto
d
'
occhi
sbarrati
:
«
ma
che
lieta
!
non
ci
credete
,
canta
perché
ha
fame
,
canta
per
chiamare
!
lieta
un
corno
!
»
Contrastava
con
questi
Filippo
Noto
,
alto
,
magro
,
appassito
,
ma
ancora
biondiccio
e
azzimato
.
Prima
del
'60
s
'
era
battuto
in
duello
con
un
ufficialetto
borbonico
per
motivo
di
donne
ed
era
stato
perseguitato
;
quell
'
avventura
amorosa
era
divenuta
per
lui
un
precedente
patriottico
;
ma
s
'
impacciava
poco
di
politica
:
studiando
molto
,
era
riuscito
a
tenersi
a
galla
,
a
rinnovarsi
coi
tempi
,
pur
rimanendo
malva
,
conservatore
;
passava
per
uno
degli
avvocati
più
dotti
del
foro
siciliano
,
ed
era
spesso
chiamato
a
difendere
le
più
importanti
cause
civili
anche
a
Palermo
,
a
Messina
,
a
Catania
.
Questi
cinque
amici
e
il
canonico
Agrò
si
sforzavano
di
tener
desta
la
conversazione
,
parlando
di
cose
aliene
,
di
avvenimenti
lontani
,
ricordando
aneddoti
che
promovevano
qualche
riso
stentato
;
tanto
per
impedire
che
col
silenzio
il
peso
della
sconfitta
,
quantunque
prevista
,
gravasse
maggiormente
su
gli
animi
oppressi
.
Ma
veramente
,
a
poco
a
poco
,
dopo
la
prima
scossa
nel
riveder
l
'
amico
e
ora
per
la
commozione
crescente
nel
rievocare
gli
antichi
ricordi
della
gioventù
,
cominciava
a
scomporsi
in
loro
la
coscienza
presente
,
e
con
una
specie
di
turbamento
segreto
che
li
inteneriva
avvertivano
in
sé
la
sopravvivenza
di
loro
stessi
quali
erano
stati
tanti
e
tanti
anni
addietro
,
con
quegli
stessi
pensieri
e
sentimenti
che
già
da
un
lungo
oblìo
credevano
oscurati
,
cancellati
,
spenti
.
Si
dimostrava
vivo
in
quel
momento
in
ciascuno
di
loro
un
altro
essere
insospettato
,
quello
che
ognun
d
'
essi
era
stato
trent
'
anni
fa
,
tal
quale
;
ma
così
vivo
,
così
presente
che
,
nel
guardarsi
,
provavano
una
strana
impressione
,
triste
e
ridicola
insieme
,
dei
loro
aspetti
cangiati
,
che
quasi
quasi
a
loro
medesimi
non
sembravano
veri
.
Di
tratto
in
tratto
,
però
,
entrava
nel
salotto
Antonio
Del
Re
,
che
li
vedeva
vecchi
com
'
erano
,
e
che
,
stando
un
pezzo
a
udire
i
loro
discorsi
,
provava
una
tristezza
indefinita
,
la
tristezza
che
si
prova
nel
veder
nei
vecchi
,
che
per
un
tratto
si
dimenticano
d
'
esser
tali
,
ancora
verdi
certe
passioni
che
hanno
radici
in
un
terreno
oltrepassato
,
che
noi
ignoriamo
.
-
Ci
eravamo
trattenuti
a
San
Gerlando
,
-
raccontava
Marco
Sala
,
-
a
giocare
fin
quasi
a
mezzanotte
in
casa
di
Giacinto
Lumìa
,
buon
'
anima
.
-
Povero
Giacinto
!
-
sospirò
il
Trigòna
,
scrollando
il
capo
.
-
C
'
era
con
noi
Vincenzo
Guarnotta
di
Siculiana
,
-
seguitò
il
Sala
.
-
Ah
,
Vincenzo
!
-
disse
Roberto
Auriti
.
-
Che
ne
è
?
-
Morto
,
-
rispose
il
Sala
.
-
Anche
lui
?
-
Eh
,
sarà
nove
o
dieci
anni
!
Con
quel
suo
sorriso
perenne
,
più
degli
occhi
che
della
bocca
...
occhi
chiari
,
di
mare
,
col
nudo
faccione
di
terracotta
...
«
Ah
!
sti
cazzi
!
chi
mi
pigli
pi
fissa
?
»
-
scomparso
anche
lui
.
-
Era
venuto
a
Girgenti
per
affari
,
e
alloggiava
,
come
usava
allora
che
non
c
'
erano
alberghi
,
nel
convento
di
Sant
'
Anna
.
Adesso
,
neanche
il
convento
c
'
è
piú
!
Nottata
da
lupi
:
vento
,
lampi
,
tuoni
e
acqua
,
acqua
che
il
tetto
pareva
ne
dovesse
subissare
.
Tanto
che
Giacinto
Lumìa
alla
fine
propose
a
tutti
di
rimanere
a
dormire
in
casa
sua
.
Ci
saremmo
accomodati
alla
meglio
.
Gli
altri
,
scapoli
,
e
il
Guarnotta
,
forestiere
,
accettarono
l
'
invito
;
io
,
non
ostanti
le
preghiere
insistenti
,
volli
andarmene
per
non
tenere
in
pensiero
mia
madre
,
sant
'
anima
,
e
mia
moglie
.
Prima
d
'
andarmene
,
il
Guarnotta
,
sapendo
che
per
arrivare
a
casa
dovevo
passare
per
lo
stretto
di
Sant
'
Anna
,
mi
pregò
di
bussare
alla
porta
del
convento
per
avvertire
il
frate
portinajo
ch
'
egli
quella
notte
avrebbe
dormito
fuori
.
Glielo
promisi
e
andai
.
Vi
assicuro
che
,
appena
su
la
via
,
mi
pentii
di
non
avere
accettato
l
'
ospitalità
del
Lumìa
.
Che
vento
!
portava
via
!
frustava
la
pioggia
,
densa
come
piombo
;
e
freddo
e
bujo
,
un
bujo
che
s
'
affettava
,
dopo
gli
sprazzi
paurosi
dei
lampi
.
Tuttavia
,
passando
per
lo
stretto
di
Sant
'
Anna
,
mi
ricordai
di
quel
che
m
'
aveva
detto
il
Guarnotta
e
mi
fermai
a
picchiare
alla
porta
del
convento
.
Picchia
e
ripicchia
:
niente
!
non
mi
sentiva
nessuno
!
Per
miracolo
non
buttai
la
porta
a
terra
.
Stavo
per
andarmene
,
su
le
furie
,
quando
sentii
schiudere
una
finestra
ferrata
in
alto
;
e
un
vocione
:
«
Chi
è
là
?
»
«
Sala
,
-
dico
,
-
Marco
Sala
!
»
«
Va
bene
!
»
risponde
allora
il
vocione
di
lassù
;
e
subito
dopo
sento
sbattere
di
nuovo
e
sprangare
la
finestra
.
Restai
come
un
allocco
.
Non
mi
avevano
dato
il
tempo
di
parlare
,
e
andava
bene
?
Mi
scrollai
dalla
rabbia
,
pensando
che
per
far
piacere
al
Guarnotta
che
se
ne
stava
al
coperto
,
io
,
col
rischio
di
prendere
un
malanno
,
per
giunta
ero
passato
forse
per
matto
o
per
ubriaco
.
Chi
poteva
girare
a
quell
'
ora
,
con
quel
tempo
?
Fatti
pochi
passi
,
sento
per
lo
Stretto
un
rintocco
di
campana
,
-
don
-
lento
,
che
mi
fece
sobbalzare
;
e
il
vento
propagò
il
suono
,
lugubremente
,
nella
notte
;
poi
,
di
nuovo
,
don
,
don
,
altri
rintocchi
;
saranno
stati
quindici
;
non
ci
badai
più
.
Arrivato
a
casa
,
mi
strappai
gli
abiti
,
che
mi
s
'
erano
incollati
addosso
;
mi
asciugai
ben
bene
;
mi
cacciai
a
letto
,
e
buona
notte
.
La
mattina
dopo
m
'
alzo
presto
,
com
'
è
mia
abitudine
,
vado
per
aprire
la
porta
,
e
indovinate
chi
mi
trovo
davanti
?
I
portantini
col
cataletto
.
Appena
mi
vedono
,
levano
le
braccia
,
dànno
un
balzo
indietro
;
rimangono
basiti
:
«
Don
Marco
!
Ma
come
?
Voscenza
non
è
morto
?
»
«
Figliacci
di
cane
!
»
grido
io
,
levando
il
bastone
.
E
quelli
:
«
Sissignore
...
A
Sant
'
Anna
,
stanotte
,
sono
venuti
ad
avvertire
che
Voscenza
era
morto
!
»
Quella
campana
,
capite
?
aveva
sonato
a
morto
per
me
.
Ed
ero
andato
io
stesso
ad
annunziare
la
mia
morte
.
Benché
la
storiella
non
fosse
allegra
,
le
ultime
parole
del
Sala
furono
accolte
dalle
risa
degli
amici
.
-
Ridete
.
-
diss
'
egli
.
-
Eppure
chi
sa
se
non
sono
morto
davvero
,
io
,
allora
,
cari
miei
!
Ma
sì
!
Posso
dire
che
quella
fu
l
'
ultima
nottata
allegra
della
mia
gioventù
!
Forse
,
ripensandoci
,
l
'
impressione
di
quei
rintocchi
mi
s
'
è
fissata
,
mal
augurosa
;
ma
mi
sembra
che
proprio
da
allora
la
vita
mi
si
sia
chiusa
tra
un
diluvio
di
guaj
,
sia
divenuta
per
me
come
era
lo
stretto
di
Sant
'
Anna
in
quella
notte
da
lupi
,
e
che
quei
don
don
della
campana
a
morto
mi
abbiano
seguito
per
tutto
il
cammino
...
Rientrò
,
in
quel
punto
,
Antonio
Del
Re
con
un
nuovo
telegramma
.
Ne
erano
già
arrivati
parecchi
dalle
varie
sezioni
elettorali
del
collegio
.
Il
canonico
Agrò
lo
aprì
,
lo
lesse
con
gli
occhi
soltanto
e
lo
buttò
in
un
canto
,
su
la
sedia
presso
al
canapè
.
Né
Roberto
né
gli
altri
si
curarono
di
sapere
da
che
sezione
venisse
,
che
esito
recasse
.
Il
gesto
e
il
silenzio
dell
'
Agrò
avevano
reso
inutile
ogni
domanda
.
La
sconfitta
del
momento
,
che
toccava
all
'
Auriti
,
rendeva
più
evidente
quella
,
ben
piú
grave
e
irrimediabile
,
che
a
ciascuno
era
toccata
dal
tempo
e
dalla
vita
.
E
questa
sconfitta
pareva
avesse
la
propria
immagine
scolpita
in
donna
Caterina
Auriti
Laurentano
,
taciturna
e
scura
.
Di
tratto
in
tratto
gli
amici
e
Roberto
le
volgevano
uno
sguardo
fuggevole
,
come
a
uno
spettro
del
tempo
,
di
cui
essi
erano
i
superstiti
vani
.
Altre
voci
erano
nel
nuovo
tempo
,
che
non
trovavano
eco
negli
animi
loro
;
altri
pensieri
che
non
entravano
nelle
loro
menti
;
altre
energie
,
altri
ideali
,
innanzi
a
cui
i
loro
animi
si
chiudevano
ostili
.
E
la
prova
era
patente
e
cruda
in
quel
mucchio
di
telegrammi
su
la
sedia
.
Era
sorta
improvvisamente
,
negli
ultimi
giorni
,
ma
certo
preparata
in
segreto
da
lunga
mano
,
la
candidatura
d
'
un
tale
Zappalà
di
Grotte
,
perito
minerario
:
candidatura
esplicitamente
dichiarata
come
di
protesta
e
d
'
affermazione
dei
lavoratori
delle
zolfare
e
delle
campagne
della
provincia
,
già
raccolti
in
fasci
.
Roberto
Auriti
era
passato
in
terza
linea
.
In
quasi
tutte
le
sezioni
quello
Zappalà
aveva
raccolto
più
voti
di
lui
,
mettendolo
così
fuori
di
combattimento
,
d
'
un
tratto
spiccio
e
sprezzante
,
come
si
butterebbe
da
canto
con
un
piede
uno
straccio
inutile
,
ingombro
più
che
inciampo
.
A
un
certo
punto
,
quando
arrivò
il
telegramma
da
Grotte
ch
'
era
uno
dei
maggiori
centri
zolfiferi
della
provincia
con
l
'
esito
della
votazione
quasi
unanime
per
lo
Zappalà
,
parve
che
costui
dovesse
finanche
contender
seriamente
la
vittoria
al
Capolino
ed
entrare
in
ballottaggio
,
non
ostante
il
suffragio
entusiastico
che
il
campione
clericale
aveva
raccolto
a
Girgenti
,
in
compenso
della
grave
ferita
riportata
nel
duello
.
Il
Trigòna
,
per
coprire
con
pietoso
inganno
la
verità
,
voleva
attribuire
principalmente
la
sconfitta
all
'
esito
di
quel
duello
inconsulto
,
alle
maniere
troppo
violente
del
Verònica
,
forestiere
,
e
al
contegno
arrogante
d
'
uno
dei
suoi
padrini
,
quel
signor
tale
,
spadaccino
,
che
aveva
urtato
e
indignato
veramente
la
cittadinanza
girgentana
,
non
ostante
che
il
Selmi
,
già
partito
per
il
suo
collegio
,
avesse
fatto
di
tutto
per
attenuare
l
'
indignazione
.
Il
canonico
Agrò
approvò
col
capo
,
in
silenzio
.
Non
sapeva
perdonare
al
Verònica
di
avergli
mandato
a
monte
,
con
quella
indegna
piazzata
,
il
piano
strategico
meditato
e
disegnato
da
lui
con
astuzia
così
sottile
.
E
quell
'
altro
cavaliere
Giovan
Battista
Mattina
!
Mandato
a
Grotte
a
sostenervi
la
candidatura
dell
'
Auriti
,
aveva
fatto
la
parte
di
Giuda
,
mettendosi
d
'
accordo
all
'
ultimo
momento
coi
popolari
.
-
Ma
chi
è
costui
?
-
domandò
col
solito
piglio
feroce
Mattia
Gangi
.
-
Chi
rappresenta
?
come
vive
?
che
fa
?
da
qual
chiavica
è
scappato
fuori
?
Lindo
,
attillato
,
con
quell
'
aria
di
principe
regnante
...
Il
canonico
Agrò
scosse
leggermente
la
testa
con
un
sogghignetto
su
le
labbra
,
poi
disse
:
-
Aquiloni
,
cari
amici
,
aquiloni
!
Lui
,
il
Verònica
e
quanti
altri
mai
!
Aquiloni
...
Li
vedete
in
alto
,
ai
sette
cieli
,
rimanete
a
bocca
aperta
a
mirarli
;
e
chi
sa
intanto
qual
è
la
mano
che
dà
loro
il
filo
!
Può
esser
quella
di
qualche
mala
femmina
;
o
il
filo
può
venire
dalla
Questura
,
o
da
qualche
bisca
notturna
...
Nessuno
può
saperlo
!
L
'
aquilone
intanto
è
là
,
piglia
il
vento
,
lo
segue
e
par
che
lo
domini
.
Di
tratto
in
tratto
,
uno
svarione
,
una
vertigine
,
l
'
accenno
d
'
un
crollo
a
capofitto
.
Ma
la
mano
ignota
,
sotto
,
subito
lo
rialza
con
lievi
scossettine
sapienti
o
con
larghe
stratte
energiche
e
lo
rimette
a
vento
e
torna
a
dar
filo
e
filo
e
filo
.
Gli
aquiloni
,
cari
miei
...
Quanti
ce
n
'
è
!
E
hanno
tutti
la
coda
,
et
in
cauda
venenum
...
Sei
teste
si
scossero
per
approvare
silenziosamente
e
con
profonda
amarezza
l
'
immaginoso
paragone
del
canonico
Agrò
,
che
ne
rimase
egli
stesso
un
pezzetto
come
abbagliato
,
e
trasse
un
respiro
di
sollievo
,
quasi
con
esso
si
fosse
scrollato
dall
'
anima
il
peso
della
sconfitta
.
Roberto
Auriti
soffriva
maggiormente
per
quell
'
ostinato
,
cupo
silenzio
della
madre
.
Ella
aveva
parlato
molto
prima
,
contro
il
suo
solito
,
per
dissuaderlo
dall
'
impresa
;
e
gravi
erano
state
allora
le
sue
parole
;
più
grave
,
adesso
,
era
il
suo
silenzio
.
Voleva
che
soltanto
i
fatti
parlassero
ora
,
crudamente
,
a
conferma
di
quanto
aveva
detto
.
Se
ne
irritò
,
e
disse
:
-
Del
resto
,
amici
miei
,
aquiloni
o
serpi
...
lasciamoli
andare
!
A
parlarne
,
parrebbe
che
io
,
venendo
,
mi
fossi
fatta
qualche
illusione
.
Nessuna
,
lo
sapete
.
Mi
ha
mandato
qua
Uno
,
a
cui
non
potevo
dir
di
no
:
mi
sarebbe
parso
di
disertare
.
-
Povero
Cristo
!
-
esclamò
Mattia
Gangi
.
-
Per
farti
mettere
in
croce
sei
venuto
!
-
In
croce
no
,
veramente
,
-
sorrise
Roberto
.
-
Perché
la
mia
offerta
,
col
valore
che
poteva
avere
nella
presente
lotta
,
venisse
respinta
dai
miei
concittadini
;
e
questa
risposta
data
sul
mio
nome
al
Governo
,
facesse
pensare
che
ormai
basta
,
qua
si
vuol
altro
!
-
Zappalà
,
Zappalà
si
vuole
!
-
sghignò
allora
Mattia
Gangi
.
-
Quanto
mi
piacerebbe
che
fosse
eletto
Zappalà
!
-
Mamma
,
-
soggiunse
piano
Roberto
,
toccandole
un
braccio
,
con
un
sorriso
d
'
amara
rassegnazione
,
-
asini
vecchi
...
La
madre
sporse
il
labbro
e
aggrottò
le
ciglia
mentre
gli
altri
gridavano
,
approvando
l
'
augurio
di
Mattia
Gangi
,
che
fosse
eletto
Zappalà
.
Un
Zappalà
solo
?
No
!
Cinquecentootto
Zappalà
,
uno
per
ogni
collegio
della
penisola
!
Che
sedute
allora
alla
Camera
!
Subito
,
abolizione
di
tutte
le
scuole
!
abolizione
di
tutte
le
tasse
!
abolizione
dell
'
esercito
e
della
polizia
!
della
polizia
e
della
pulizia
!
spianare
i
confini
,
e
tutti
fratelli
!
già
,
già
,
decapitare
le
montagne
,
ridurle
tutte
a
colline
d
'
uguale
altezza
!
E
Mattia
Gangi
,
sorto
in
piedi
,
si
mise
a
declamare
:
Al
ronzio
di
quella
lira
Ci
uniremo
,
gira
gira
,
Tutti
in
un
gomitolo
.
Varietà
d
'
usi
e
di
clima
Le
son
fisime
di
prima
;
È
mutata
l
'
aria
.
I
deserti
,
i
monti
,
i
mari
,
Son
confini
da
lunari
,
Sogni
di
geografi
...
...
E
tu
pur
chetati
,
o
Musa
,
Che
mi
secchi
con
la
scusa
Dell
'
amor
di
patria
.
Son
figliuol
dell
'
universo
,
E
mi
sembra
tempo
perso
Scriver
per
l
'
Italia
.
S
'
eran
levati
tutti
in
piedi
,
tranne
Pompeo
Agrò
,
e
applaudivano
calorosamente
.
-
Signori
miei
,
signori
miei
,
-
disse
allora
Filippo
Noto
,
tirandosi
con
le
dita
adunche
i
polsini
di
sotto
le
maniche
,
-
siamo
giusti
,
signori
miei
;
non
pigliamocela
con
loro
,
perché
il
torto
è
tutto
nostro
!
di
noi
cristianelli
!
Quando
noi
sentiamo
dire
:
«
Vogliamo
che
a
ciascuno
si
dia
secondo
le
sue
opere
!
Vogliamo
che
la
personalità
umana
possa
elevarsi
sopra
la
vita
materiale
!
Vogliamo
che
ciascuno
trovi
pane
e
lavoro
!
»
noi
borghesucci
ignoranti
,
noi
cristianelli
pietosi
,
siamo
i
primi
ad
applaudire
...
-
Sfido
!
-
gridò
il
Ceràulo
.
-
Nei
voti
per
la
felicità
universale
,
sfido
!
tutti
gli
animi
onesti
si
trovano
d
'
accordo
.
-
E
i
socialisti
,
ahm
!
aprono
la
bocca
,
e
voi
ci
cascate
dentro
,
-
rimbeccò
pronto
Filippo
Noto
.
-
Fanno
intravedere
un
ideale
d
'
umanità
e
di
giustizia
che
a
nessuno
può
dispiacere
,
di
cui
tutti
dovrebbero
esser
contenti
;
e
così
fanno
proseliti
alla
loro
causa
tra
quanti
non
sanno
distinguere
le
ragioni
astratte
da
quelle
pratiche
della
vita
sociale
,
caro
Ceràulo
!
Ingenui
che
non
si
domandano
neppure
se
i
nuovi
metodi
non
siano
tali
da
render
mille
volte
maggiori
le
ingiustizie
e
la
tristezza
della
nostra
valle
di
lacrime
;
dico
bene
,
Monsignore
?
Pompeo
Agrò
chinò
più
volte
il
capo
in
segno
di
approvazione
.
-
Il
pericolo
vero
,
signori
miei
,
è
qua
,
-
seguitò
con
più
calore
il
Noto
:
-
nella
persuasione
in
cui
siamo
venuti
noi
cristianelli
,
che
il
movimento
del
così
detto
quarto
stato
sia
inevitabile
,
irresistibile
...
-
È
,
è
,
è
,
purtroppo
!
-
lo
interruppe
di
nuovo
il
Ceràulo
.
-
Ma
nient
'
affatto
!
nientissimo
affatto
!
Fandonie
!
Fandonie
!
-
gridò
Filippo
Noto
.
-
Alla
teoria
dei
socialisti
manca
l
'
appoggio
della
scienza
,
caro
mio
,
della
scienza
,
della
logica
,
della
morale
e
anche
della
civiltà
,
e
non
può
reggersi
,
e
cadrà
per
forza
come
un
sogno
pazzo
,
come
uno
sproloquio
da
ubriachi
!
Vorrei
dimostrartelo
,
vorrei
dimostrarlo
a
tutti
,
e
prima
agli
uomini
di
governo
che
ci
fanno
assistere
allo
spettacolo
miserando
dello
Stato
che
si
piega
,
dello
Stato
che
si
smarrisce
e
s
'
impaccia
di
cose
di
cui
non
dovrebbe
impacciarsi
!
Si
calmò
alquanto
,
protese
le
mani
e
riprese
con
altro
tono
di
voce
:
-
Lasciatemi
dire
,
in
poche
parole
.
Tutto
il
procedimento
è
sbagliato
,
dall
'
a
alla
z
.
Guardate
!
Il
provvedere
ai
vecchi
,
alle
donne
,
ai
fanciulli
abbandonati
,
agli
infermi
,
può
esser
cosa
,
realmente
,
d
'
interesse
pubblico
.
-
Interesse
d
'
umanità
,
-
disse
il
Trigòna
.
-
Benissimo
!
D
'
accordo
!
-
approvò
il
Noto
.
-
Ma
dal
soccorrere
la
miseria
presente
per
mezzo
d
'
asili
,
di
dormitorii
,
di
cucine
economiche
,
è
stato
facile
,
inavvertito
il
passo
,
signori
miei
,
a
salvaguardare
il
proletariato
...
-
Il
cosí
detto
proletariato
,
-
masticò
tra
i
denti
il
Gangi
.
-
...
dalla
miseria
anche
possibile
,
-
seguitò
il
Noto
,
-
mercé
le
assicurazioni
obbligatorie
contro
gl
'
infortunii
del
lavoro
e
contro
la
futura
inabilità
dell
'
operajo
per
età
o
per
malattia
.
Ora
non
vi
sembra
facile
,
cari
miei
,
dati
questi
primi
passi
,
il
darne
altri
che
ci
conducano
sempre
più
verso
quello
Stato
-
Provvidenza
tanto
biasimato
dai
più
illustri
scrittori
positivi
?
Perché
,
quando
sia
entrato
nella
coscienza
pubblica
il
concetto
che
la
comunità
deve
occuparsi
di
coloro
che
per
inabilità
fisica
non
possono
lavorare
,
è
facile
saltare
il
fosso
che
ci
separa
dalla
regione
vera
del
socialismo
,
estendendo
il
principio
anche
agli
uomini
validi
e
disoccupati
.
E
valga
il
vero
!
Se
questi
,
non
ostante
la
buona
volontà
,
non
trovano
lavoro
,
o
se
le
loro
fatiche
non
sono
sufficientemente
retribuite
,
sono
forse
meno
da
compiangere
di
coloro
che
,
per
un
difetto
fisico
,
non
possono
lavorare
?
L
'
effetto
è
il
medesimo
,
signori
miei
:
la
fame
non
meritata
!
E
con
la
proclamazione
del
diritto
al
lavoro
,
si
può
vedere
da
tutti
dove
si
andrà
a
finire
;
si
è
già
veduto
,
del
resto
,
in
Francia
,
nel
1848
...
Un
'
improvvisa
esclamazione
di
sdegno
del
canonico
Agrò
interruppe
a
questo
punto
il
discorso
di
Filippo
Noto
,
che
cominciava
ad
assumere
proporzioni
e
tono
di
vera
concione
.
Era
arrivata
da
Comitini
,
paese
nativo
dell
'
Agrò
,
una
lettera
che
denunziava
un
altro
tradimento
.
Il
figlio
di
Rosario
Trigòna
s
'
era
venduto
colà
al
partito
Capolino
,
spargendo
la
voce
che
Roberto
Auriti
si
ritirava
dalla
lotta
e
pregava
gli
amici
di
votare
per
il
candidato
clericale
contro
il
socialista
Zappalà
.
L
'
Agrò
non
si
poté
frenare
:
senz
'
alcuna
pietà
per
il
povero
padre
mezzo
cieco
lì
presente
,
ebbe
parole
di
fuoco
per
quel
tristo
che
gli
faceva
patire
un
così
grave
smacco
là
,
nella
sua
stessa
cittadella
.
Roberto
Auriti
tentò
più
volte
di
interromperlo
,
s
'
affrettò
poi
a
consolare
l
'
amico
,
il
quale
dapprima
s
'
era
levato
in
piedi
inorridito
,
lì
per
lì
per
lanciarsi
su
quella
lettera
e
su
l
'
Agrò
,
poi
s
'
era
lasciato
cader
di
peso
su
la
seggiola
,
rompendo
in
singhiozzi
,
col
volto
tra
le
mani
.
-
Ma
sarà
una
calunnia
,
Rosario
...
una
calunnia
,
vedrai
!
Tuo
figlio
avrà
agito
in
buona
fede
,
credendo
di
interpretare
il
mio
pensiero
...
Difatti
,
tra
i
due
,
tra
il
Capolino
e
quello
Zappalà
,
via
!
meglio
che
i
voti
siano
andati
al
Capolino
...
Ha
stimato
insostenibile
da
parte
mia
la
lotta
...
e
...
-
No
...
no
...
-
muggiva
tra
i
singhiozzi
Rosario
Trigòna
,
inconsolabile
.
-
Infame
!
Infame
!
Per
fortuna
,
sopravvenne
Mauro
Mortara
,
che
da
Valsanìa
s
'
era
recato
a
Colimbètra
per
accordarsi
col
principe
circa
alla
sua
andata
a
Roma
.
Non
sapeva
nulla
delle
elezioni
.
Accolto
con
festa
da
Marco
Sala
,
dal
Ceràulo
,
dal
Gangi
,
i
quali
non
lo
vedevano
da
tanto
tempo
,
scostò
tutti
con
le
braccia
e
quasi
s
'
inginocchiò
ai
piedi
di
donna
Caterina
,
prendendole
una
mano
e
baciandogliela
più
e
più
volte
;
abbracciò
poi
Roberto
e
si
chinò
a
baciarlo
al
suo
solito
in
petto
,
sul
cuore
.
-
A
Roma
!
-
disse
.
-
Sapete
?
Vengo
a
Roma
!
Ma
il
suo
giubilo
non
trovò
eco
:
tutti
erano
ancora
sconcertati
e
commossi
dal
pianto
del
Trigòna
.
-
Oh
,
don
Rosario
!
-
esclamò
Mauro
.
-
E
che
avete
?
Perché
piangete
?
Guardò
tutti
in
giro
e
appuntò
gli
occhi
sul
canonico
Agrò
che
appariva
il
più
scuro
e
il
più
turbato
.
-
Niente
,
-
disse
subito
Roberto
.
-
Una
notizia
,
senza
dubbio
,
infondata
.
Signori
miei
,
per
carità
!
Soffro
...
soffro
della
vostra
pena
...
molto
più
che
per
me
.
Volete
farmi
contento
?
Non
parliamo
più
di
nulla
.
Quel
che
è
stato
è
stato
.
Basta
!
Voi
sapete
quanto
mi
siete
cari
e
per
qual
ragione
.
Io
non
vi
ringrazio
di
quel
che
avete
fatto
per
me
in
questa
occasione
,
perché
so
che
,
se
sono
cangiati
i
tempi
,
non
è
cangiato
il
nostro
cuore
,
e
voi
dunque
non
potevate
non
fare
per
me
quel
che
avete
fatto
.
Il
torto
è
nostro
,
veramente
,
cari
miei
!
E
lo
sappiamo
tutti
,
da
un
pezzo
,
chi
per
un
verso
,
chi
per
un
altro
.
Dunque
...
dunque
basta
:
perché
lagnarci
adesso
?
È
stata
un
'
altra
prova
,
di
cui
io
,
per
conto
mio
,
non
sentivo
alcun
bisogno
...
Basta
!
Non
ne
poteva
proprio
più
Roberto
Auriti
.
La
vista
di
quegli
amici
e
il
silenzio
della
madre
,
il
pianto
del
Trigòna
,
la
stizza
acerba
dell
'
Agrò
,
la
frigida
saccenteria
del
Noto
gli
eran
divenuti
insopportabili
.
Gli
premeva
di
scrivere
a
Roma
,
di
dar
subito
notizia
della
lotta
perduta
alla
sua
donna
,
a
colei
che
da
tanto
tempo
gli
aveva
addormentato
aspirazioni
e
sdegni
,
e
nella
quale
affogato
ormai
nell
'
incuria
di
tutto
ciò
che
non
si
riferisse
direttamente
e
minutamente
alla
sua
persona
,
neghittoso
e
dimentico
,
saziava
soltanto
la
fame
bruta
del
senso
.
Di
fronte
alla
nobiltà
della
madre
,
alla
purezza
della
sorella
,
si
sentiva
quasi
istintivamente
costretto
a
nascondere
anche
a
se
stesso
la
sua
schiavitù
d
'
affetto
per
quella
donna
che
conosceva
tutte
le
sue
miserie
;
e
le
scriveva
di
notte
.
Falsando
i
proprii
sentimenti
,
per
stare
in
pace
con
lei
e
averla
docile
e
pronta
alle
sue
voglie
,
non
aveva
osato
confessarle
prima
di
partire
la
vera
ragione
per
cui
s
'
esponeva
a
quella
lotta
:
le
aveva
dato
a
intendere
ch
'
era
per
migliorare
la
sua
condizione
,
ponendosi
da
deputato
più
in
vista
.
E
nelle
prime
lettere
le
aveva
lasciato
sperare
non
improbabile
la
vittoria
;
poi
man
mano
l
'
aveva
messa
in
dubbio
;
le
aveva
scritto
infine
che
gli
premeva
ormai
soltanto
di
ritornar
presto
a
lei
.
Andava
lui
stesso
a
impostare
quelle
lettere
,
mentre
per
tutte
le
altre
si
serviva
del
nipote
.
Eppure
sapeva
che
questi
,
il
giorno
appresso
,
sarebbe
partito
con
lui
per
intraprendere
a
Roma
gli
studii
universitarii
e
avrebbe
abitato
in
casa
sua
e
veduto
,
dunque
,
e
saputo
tutto
.
Ma
voleva
,
finché
era
lì
,
serbare
il
segreto
.
Quel
giovanotto
ispido
e
angoloso
non
era
fatto
certamente
per
attirar
la
confidenza
di
alcuno
.
E
Roberto
soffriva
al
pensiero
di
condurlo
con
sé
,
di
fargli
conoscere
e
di
far
quindi
conoscere
per
mezzo
di
lui
alla
madre
e
alla
sorella
la
vita
ch
'
egli
viveva
a
Roma
.
Ma
come
esimersi
?
Donna
Caterina
,
intanto
,
domandava
a
Mauro
notizie
del
fratello
Cosmo
,
«
di
quel
matto
»
,
e
di
donna
Sara
Alàimo
.
-
Non
me
ne
parlate
,
per
carità
!
-
esclamò
Mauro
.
-
Vado
a
Roma
,
vi
dico
,
e
non
so
altro
,
non
voglio
saper
altro
in
questo
momento
!
-
Caro
Mauro
mio
,
-
gli
rispose
allora
donna
Caterina
,
sorridendo
amaramente
,
-
se
è
così
,
chiudi
gli
occhi
,
tùrati
bene
gli
orecchi
e
ritòrnatene
subito
subito
in
campagna
:
segui
il
consiglio
mio
!
Quando
dalla
Badia
Grande
gli
amici
scesero
alla
via
Atenea
,
si
trovarono
presi
in
mezzo
a
una
fiumana
di
popolo
che
esaltava
la
proclamazione
d
'
Ignazio
Capolino
.
La
carrozza
del
canonico
Agrò
si
dovette
fermare
;
Il
vecchio
servo
-
cocchiere
dalle
zampe
sbieche
faceva
schioccar
la
frusta
:
-
Ohi
,
favorì
!
Ohi
,
favorì
!
-
Poteva
mai
figurarsi
che
si
dovesse
mancar
di
rispetto
al
suo
padrone
,
o
che
questi
dovesse
aver
paura
?
E
,
tra
il
clamore
e
la
confusione
,
non
udiva
la
voce
del
Canonico
che
gli
gridava
:
«
Indietro
,
Cola
!
indietro
!
Per
la
via
del
Purgatorio
!
»
.
Un
fischio
,
e
due
,
e
tre
...
Figli
di
cane
!
Ma
Capolino
era
ancora
a
letto
,
convalescente
nella
villa
del
principe
di
Laurentano
a
Colimbètra
,
e
la
dimostrazione
di
giubilo
,
per
darsi
uno
sfogo
diretto
,
fu
proprio
tentata
di
cangiarsi
lì
per
lì
in
dimostrazione
di
protesta
contro
il
canonico
Agrò
.
Per
fortuna
,
i
caporioni
riuscirono
a
stornar
la
bufera
che
stava
per
rovesciarsi
sulla
carrozza
mal
capitata
,
non
per
riguardo
a
Pompeo
Agrò
che
non
ne
meritava
alcuno
,
ma
all
'
abito
che
indossava
indegnamente
.
Qualche
fischio
sì
,
passando
,
non
sarebbe
stato
sprecato
;
poi
via
,
via
,
alla
Passeggiata
,
sotto
la
villa
di
Flaminio
Salvo
.
-
Viva
Ignazio
Capolinòòò
!
-
Vivààà
!
-
Viva
il
nostro
deputatòòò
!
-
Vivààà
!
Nel
bujo
della
sera
,
sotto
il
pallore
dei
lampioni
,
per
l
'
angusta
via
passò
tumultuando
quel
torrente
di
popolo
,
che
si
lasciava
trascinare
senza
il
minimo
entusiasmo
,
come
un
armento
belante
,
dalla
volontà
di
due
o
tre
interessati
.
La
villa
di
Flaminio
Salvo
era
illuminata
tutta
,
splendidamente
,
perché
si
vedesse
come
segno
di
trionfo
dalla
lontana
Colimbètra
.
Vi
erano
raccolti
i
maggiorenti
del
partito
che
si
affacciarono
tutti
al
gran
balcone
dalla
balaustrata
di
marmo
,
appena
i
clamori
della
dimostrazione
si
fecero
sentire
giú
per
il
viale
.
-
Viva
Flaminio
Salvòòò
!
-
Vivààà
!
-
Viva
Ignazio
Capolinòòò
!
-
Vivààà
!
Salì
alla
villa
una
commissione
di
dimostranti
,
che
fu
accolta
dal
Salvo
con
quel
solito
sorriso
freddo
,
a
cui
lo
sguardo
lento
degli
occhi
sotto
le
grosse
pàlpebre
dava
un
'
espressione
di
lieve
ironia
.
E
veramente
quei
quindici
o
sedici
cittadini
accaldati
,
usciti
or
ora
dalla
moltitudine
anonima
,
che
giù
nel
bujo
del
viale
aveva
tanta
imponenza
,
assumendo
lì
ciascuno
il
proprio
nome
,
il
proprio
aspetto
,
timidi
,
impacciati
,
smarriti
,
ossequiosi
,
facevano
una
ben
misera
figura
,
tra
gli
splendori
del
magnifico
salone
.
Flaminio
Salvo
si
dichiarò
grato
alla
cittadinanza
di
quella
spontanea
affermazione
del
sentimento
popolare
;
diede
notizie
della
salute
dell
'
on
.
Capolino
e
,
in
presenza
della
commissione
stessa
,
pregò
l
'
ingegnere
Aurelio
Costa
di
recarsi
sul
momento
alla
villa
del
principe
,
a
Colimbètra
,
per
darvi
l
'
annunzio
della
proclamazione
e
di
quella
manifestazione
di
giubilo
di
tutto
il
popolo
di
Girgenti
.
Uno
dei
quindici
,
allora
,
s
'
affacciò
al
balcone
e
,
tra
i
lumi
sorretti
da
due
camerieri
,
arringò
con
impeto
la
folla
.
Nessuno
badò
allo
scompiglio
delle
povere
nottole
del
viale
che
abbarbagliate
piombavan
dall
'
alto
a
strisciare
sulle
teste
dei
dimostranti
,
quindi
al
clamore
,
al
battìo
delle
mani
,
si
risollevavano
disperatamente
,
lanciando
acutissimi
stridi
,
come
per
chiedere
ajuto
e
vendetta
alle
stelle
che
sfavillavano
ilari
in
cielo
.
L
'
oratore
improvvisato
diceva
che
l
'
elezione
di
Capolino
era
un
avvenimento
dei
più
memorabili
della
storia
italiana
contemporanea
;
ma
nessuno
certamente
avrà
potuto
levar
dal
capo
a
quelle
nottole
,
che
invece
tutta
la
città
,
quella
sera
,
si
fosse
raccolta
soltanto
per
dare
a
loro
una
immeritatissima
guerra
.
Arringava
ancora
quell
'
oratore
,
quando
Aurelio
Costa
su
un
sauro
del
Salvo
,
sellato
in
fretta
in
furia
,
partì
di
galoppo
per
Colimbètra
.
Giù
,
confuso
tra
la
folla
,
era
il
Pigna
,
arrivato
in
coda
alla
dimostrazione
,
espurgato
smaltito
evacuato
da
essa
con
molta
violenza
di
conati
lungo
tutto
il
percorso
.
Prepotenza
!
Sopraffazione
!
Andava
per
i
fatti
suoi
,
stava
a
traversar
la
via
Atenea
,
quando
la
folla
gli
era
venuta
addosso
;
non
aveva
fatto
in
tempo
a
ritrarsi
,
e
allora
quelli
che
stavano
alla
fronte
lo
avevano
strappato
indietro
per
passare
,
e
così
la
fiumana
se
l
'
era
ingojato
:
sguizzare
,
con
quelle
cianche
e
quel
groppone
,
non
gli
era
stato
possibile
;
furibondo
,
urlando
,
s
'
era
messo
a
tirare
spinte
da
tutte
le
parti
e
pugni
e
calci
e
gomitate
,
per
farsi
un
po
'
di
largo
e
uscirne
;
ma
quelli
per
il
gusto
di
portarselo
via
con
sé
come
in
ostaggio
gli
s
'
eran
pigiati
con
furia
addosso
,
gridando
:
«
Ecco
Pigna
!
c
'
è
Pigna
!
viva
Pigna
!
abbasso
Propaganda
!
no
,
viva
!
giù
,
giù
con
noi
!
»
e
qualche
lattone
e
qualche
scapaccione
era
pur
volato
;
più
che
mai
inferocito
,
come
un
cinghiale
in
mezzo
a
una
muta
di
cani
,
aveva
avventato
anche
morsi
ai
più
vicini
;
più
d
'
una
volta
,
puntando
i
piedi
e
le
spalle
per
svincolare
un
braccio
e
credendo
che
la
folla
dietro
lo
avrebbe
parato
,
trovando
invece
un
po
'
di
largo
fatto
da
qualcuno
che
voleva
scansarlo
,
era
stato
per
cadere
;
ma
subito
altri
lo
avevan
scaraventato
con
un
nuovo
urtone
alle
spalle
di
chi
stava
davanti
,
e
lì
,
rinserrato
compresso
,
boccheggiante
come
un
pesce
,
altri
lattoni
e
scapaccioni
e
dileggi
;
e
tira
e
spingi
,
se
l
'
erano
sballottato
così
,
malmenandolo
in
tutti
i
modi
,
fino
a
che
,
pesto
,
disfatto
,
non
s
'
era
lasciato
andare
alla
corrente
,
ma
con
le
proprie
gambe
no
,
no
:
là
,
così
,
trascinato
...
Selvaggi
!
Mascalzoni
!
Coscienze
vendute
!
Che
spettacolo
!
Oh
Girgenti
,
disonore
della
Sicilia
e
dell
'
umanità
!
ludibrio
,
vituperio
!
Tutti
in
sagrestia
domani
,
sì
,
sì
,
ad
attaccar
con
le
ostie
della
chiesa
le
mezze
carte
da
cinque
lire
...
Sì
,
viva
Capolino
e
viva
Salvo
!
viva
Bacco
e
viva
Mammone
!
-
Così
esclamando
,
e
guardando
con
aria
di
dispetto
minaccioso
la
folla
sotto
la
villa
del
Salvo
,
ora
s
'
accomodava
una
spalla
,
ora
soffiava
o
sbruffava
,
ora
sorsava
col
naso
,
e
puh
,
feccia
della
umanità
!
puh
,
vili
ignoranti
!
-
Domani
,
Propaga
'
,
sta
'
zitto
!
-
gli
gridavano
alcuni
.
-
Domani
c
'
inscriveremo
tutti
al
Fascio
!
Ora
,
qua
:
Viva
Capolinòòò
!
(
Non
ci
credere
,
sai
?
è
per
minchionare
)
.
Viva
!
vivààà
!
Questa
la
conclusione
d
'
una
giornata
campale
,
questo
il
rinfranco
di
tutte
le
corse
che
s
'
era
fatte
fin
dalla
mattina
da
un
seggio
elettorale
all
'
altro
,
per
assegnar
le
parti
ai
compagni
,
per
dare
istruzioni
,
e
qua
regolare
,
e
là
persuadere
,
e
incitare
,
e
pregare
,
secondo
i
casi
,
che
il
suffragio
di
tutti
i
lavoratori
fosse
per
un
lavoratore
,
loro
compagno
,
perdio
!
Angelo
Zappalà
,
che
li
avrebbe
difesi
,
che
avrebbe
perorato
la
loro
causa
in
Parlamento
!
Sì
,
dato
che
quella
candidatura
popolare
doveva
valer
soltanto
quale
protesta
,
egli
in
fondo
avrebbe
potuto
dichiararsi
soddisfatto
dell
'
esito
:
sì
,
ma
della
votazione
dei
paeselli
vicini
!
il
cuore
gli
faceva
sangue
invece
per
la
vergogna
di
Girgenti
capoluogo
,
della
sua
città
natale
!
Ludibrio
,
vituperio
...
Quando
,
alla
fine
,
il
Pigna
,
senza
più
voce
,
cascante
a
pezzi
dalla
stanchezza
,
si
ridusse
a
casa
,
al
Piano
di
Gamez
,
per
mandar
giù
un
boccone
di
cena
avvelenato
dalla
bile
,
salendo
i
primi
gradini
della
scaletta
di
legno
che
dalla
stanza
terrena
conduceva
a
quella
di
sopra
,
vi
trovò
al
bujo
in
fitto
colloquio
Celsina
e
Antonio
Del
Re
.
-
Ohè
,
voi
qua
?
-
Va
'
su
;
passa
,
papà
!
-
gli
disse
Celsina
,
come
a
un
cane
.
-
Sto
a
salutarlo
.
Parte
domani
.
-
Ah
,
buona
sera
,
allora
,
-
disse
il
Pigna
.
-
Cioè
,
buon
viaggio
...
Partite
subito
,
dunque
?
V
'
invidio
,
caro
mio
.
Oh
,
vedrete
certo
a
Roma
...
come
viene
a
essere
di
voi
don
Landino
Laurentano
?
già
,
zio
,
l
'
abbiamo
detto
:
riveritelo
tanto
per
me
,
ditegli
che
Girgenti
ha
bisogno
di
lui
;
sta
disonorando
l
'
isola
,
Girgenti
...
-
Abbiamo
inteso
,
papà
,
-
lo
interruppe
Celsina
infastidita
.
-
Lasciaci
parlare
adesso
!
Vattene
!
-
Paese
di
carogne
!
-
brontolò
il
Pigna
,
tirando
su
a
stento
le
cianche
per
la
scala
.
-
Farabutti
...
ohi
ohi
...
ignoranti
...
E
svoltò
.
Subito
i
due
giovani
si
riabbracciarono
.
Antonio
non
si
reggeva
più
;
ebro
,
perduto
,
non
poteva
più
staccarsi
da
lei
;
le
cercò
la
bocca
,
com
'
arso
di
sete
,
per
un
altro
bacio
che
le
penetrasse
nel
fondo
più
fondo
dell
'
anima
;
un
altro
bacio
smanioso
,
cocente
,
infinito
,
col
quale
darle
tutto
se
stesso
e
prendersela
tutta
,
nello
spasimo
del
più
violento
desiderio
.
-
Basta
,
-
gemette
ella
,
esausta
,
abbandonandogli
il
capo
sul
petto
.
Ma
egli
la
stringeva
ancora
,
più
ardente
;
più
tremante
;
voleva
ancora
la
bocca
.
-
No
,
basta
,
Nino
,
-
disse
allora
Celsina
,
riavendosi
.
-
Basta
...
basta
...
Gli
prese
le
mani
,
gliele
strinse
;
se
le
posò
sul
seno
ansante
,
senza
lasciargliele
;
riprese
:
-
Così
!
...
Dunque
,
senti
...
tu
vedrai
,
è
vero
?
cercherai
...
Devi
far
di
tutto
...
-
Sì
...
-
M
'
ascolti
?
-
Sì
.
-
Non
m
'
ascolti
!
Basta
,
ora
,
Nino
!
T
'
ho
detto
,
basta
.
Non
m
'
ascolti
...
-
Sì
...
cercherò
...
-
Che
cercherai
?
Lasciami
,
per
carità
!
-
Non
so
...
farò
di
tutto
...
figùrati
!
Dammi
ancora
un
bacio
...
-
No
!
Dove
cercherai
?
-
Ma
per
tutto
,
per
tutto
...
-
Sì
,
un
posticino
qualunque
...
infimo
anche
...
per
cominciare
,
capisci
?
...
Tu
sai
che
posso
...
m
'
adatterò
a
fare
ogni
cosa
!
Debbo
,
debbo
essere
a
Roma
al
più
presto
,
m
'
ascolti
?
-
Sì
,
amore
...
amore
...
amore
mio
!
-
alitò
egli
;
poi
,
stringendole
le
braccia
e
smaniando
:
-
Come
faccio
?
oh
Celsina
mia
...
come
faccio
?
-
Zitto
!
-
gli
intimò
Celsina
.
-
Non
voglio
che
ti
sentano
su
.
-
Allora
vado
...
non
posso
...
-
Sì
,
va
'
va
'
...
è
tardi
!
Mi
chiamano
.
Scrivimi
subito
,
sai
?
-
Sì
...
-
Addio
,
addio
.
Ma
egli
non
sapeva
lasciarle
ancora
la
mano
;
le
accostò
il
volto
al
volto
,
le
domandò
:
-
Che
mi
dài
?
-
Che
vuoi
?
-
Te
,
tutta
!
Vieni
con
me
,
vieni
con
me
!
-
Potessi
!
Subito
!
-
Oh
amore
...
Che
mi
dài
?
Qualcosa
tua
..
-
Non
ho
nulla
,
Nino
mio
...
-
Eppure
ho
qualcosa
di
te
,
sai
?
che
tu
m
'
hai
data
.
-
Io
?
-
Non
m
'
hai
dato
niente
tu
?
Neppure
il
cuore
,
un
poco
?
-
Ah
,
quello
...
-
E
un
'
altra
cosa
...
Non
ti
ricordi
?
-
No
...
-
La
bambola
...
-
Ah
,
-
sorrise
Celsina
,
-
quella
coi
baffi
?
-
Non
ridere
,
non
ridere
.
Glieli
ho
cancellati
,
sai
?
Me
la
porto
con
me
.
-
Ragazzo
...
-
Sai
?
stanotte
è
stata
con
me
,
abbracciata
con
me
,
a
letto
.
E
sempre
...
-
Ma
va
'
!
Non
sono
io
,
quella
,
sai
!
-
Lo
so
;
ma
è
tua
,
è
stata
tua
...
Non
l
'
hai
baciata
tu
?
-
Tanto
,
da
bambina
...
-
E
dunque
...
-
Va
'
,
va
'
,
Nino
.
Mi
richiamano
.
Addio
.
Ricòrdati
,
sai
?
Scrivimi
!
Addio
.
Un
altro
lungo
,
lungo
bacio
sulla
porta
,
e
Antonio
andò
via
.
Si
fermò
nel
Piano
di
Gamez
deserto
;
e
si
guardò
intorno
,
smarrito
;
guardò
su
nel
vano
immoto
dell
'
aria
ed
ebbe
un
senso
di
stupore
,
come
se
,
sveglio
,
fosse
entrato
in
un
sogno
.
Come
sfavillavano
le
stelle
!
Sentì
schiudere
la
vetrata
del
balconcino
.
Celsina
s
'
affacciò
.
-
Addio
.
Ricòrdati
.
-
Sì
.
Addio
!
Era
già
lontana
;
lontana
la
voce
,
lontana
la
figura
;
e
quella
casetta
,
sulla
cui
facciata
chiara
in
mezzo
al
Piano
umido
e
nero
si
rifletteva
la
luna
,
e
quel
Piano
stesso
,
il
chioccolìo
della
fontanella
,
e
quelle
anguste
viuzze
storte
,
nere
,
tutto
il
paese
silenzioso
nella
notte
,
alto
sul
colle
,
sotto
le
stelle
,
ogni
cosa
gli
parve
come
lontana
ormai
;
gli
parve
come
se
egli
da
lontano
,
con
tristezza
infinita
,
con
infinita
angoscia
contemplasse
la
propria
vita
che
rimaneva
lì
,
strappata
da
lui
.
Quando
Aurelio
Costa
arrivò
a
Colimbètra
,
don
Ippolito
Laurentano
sapeva
già
della
proclamazione
di
Capolino
;
e
ne
parlava
nel
salone
con
don
Salesio
Marullo
e
con
Ninì
De
Vincentis
.
Il
primo
,
accorso
subito
da
Girgenti
appena
conosciuto
l
'
esito
del
duello
;
il
secondo
,
dopo
lo
scontro
a
cui
aveva
assistito
da
testimonio
,
rimasto
a
Colimbètra
accanto
al
letto
del
ferito
.
Zio
Salesio
ascoltava
il
principe
con
un
'
aria
di
degnazione
contegnosa
,
come
se
Capolino
lo
avesse
fatto
elegger
lui
.
Ma
sì
,
via
!
non
gli
aveva
dato
in
moglie
la
figliastra
?
Da
cinque
giorni
si
sentiva
proprio
rinato
,
là
tra
gli
splendori
di
Colimbètra
,
nei
quali
s
'
invaniva
e
si
ricreava
,
come
se
fossero
suoi
.
Camminava
su
gli
spessi
tappeti
più
che
mai
in
punta
di
piedi
;
faceva
il
bocchino
a
tutte
le
cose
belle
e
preziose
che
vedeva
;
a
tavola
per
poco
non
sveniva
dal
piacere
davanti
a
quelle
finissime
stoviglie
luccicanti
,
o
quando
Liborio
in
marsina
e
guanti
bianchi
gli
presentava
i
cibi
prelibati
.
E
,
sul
tramonto
,
non
ostante
che
i
piedi
gli
facessero
male
,
scendeva
su
lo
spiazzo
e
andava
fino
al
cancello
per
il
gusto
di
farsi
salutare
militarmente
dall
'
uomo
di
guardia
in
calzoni
rossi
e
cappotto
turchino
.
L
'
uomo
di
guardia
prendeva
lo
stesso
gusto
a
salutare
;
e
tutti
e
due
,
dopo
il
saluto
,
si
guardavano
e
si
sorridevano
.
Ninì
De
Vincentis
pareva
non
si
fosse
rimesso
ancora
del
tutto
dallo
spavento
che
s
'
era
preso
nel
veder
Capolino
piegarsi
sulle
gambe
,
ferito
in
petto
dalla
pistola
del
Verònica
,
al
secondo
colpo
.
Era
stata
,
veramente
,
una
terribile
sorpresa
per
tutti
,
quella
ferita
.
Le
pistole
,
per
tacita
intesa
fra
i
padrini
,
erano
state
caricate
in
modo
da
non
produrre
alcun
effetto
,
volendosi
che
il
vero
duello
avvenisse
alla
sciabola
.
E
meno
male
che
la
palla
,
arrivata
senza
troppa
violenza
,
aveva
appena
appena
intaccato
una
costola
ed
era
deviata
dal
cuore
!
Ma
non
solo
quello
spavento
teneva
ancora
il
povero
Ninì
tanto
abbattuto
e
sbalordito
;
Nicoletta
Capolino
gli
aveva
lasciato
intendere
chiaramente
che
Dianella
Salvo
non
era
né
sarebbe
mai
stata
per
lui
,
quand
'
anche
il
padre
non
avesse
opposto
un
così
reciso
rifiuto
alla
domanda
.
Dopo
la
prima
notte
vegliata
accanto
al
letto
del
marito
,
non
ostante
l
'
assicurazione
dei
medici
che
ogni
pericolo
per
fortuna
fosse
scongiurato
,
Nicoletta
si
era
persuasa
che
non
era
piú
il
caso
di
rappresentar
la
parte
della
moglie
disperata
,
come
aveva
fatto
a
Valsanìa
all
'
annunzio
della
ferita
toccata
«
a
Gnazio
suo
»
.
E
s
'
era
messa
ad
alternar
le
cure
amorose
e
diligenti
al
suo
povero
«
paladino
»
ferito
con
lo
studio
sapiente
di
rimaner
lì
a
Colimbètra
,
nella
memoria
di
don
Ippolito
Laurentano
,
ospite
graditissima
.
Ah
,
se
al
posto
di
quella
foca
di
Adelaide
Salvo
fosse
stata
lei
,
là
,
tra
poco
,
regina
di
quel
piccolo
regno
!
Era
certa
che
tutte
le
parti
buone
,
di
cui
si
sentiva
pur
dotata
e
che
la
sorte
aveva
voluto
opprimere
e
soffocare
in
lei
,
si
sarebbero
ridestate
liberamente
e
avrebbero
preso
alla
fine
in
lei
il
sopravvento
;
certo
che
avrebbe
saputo
render
felici
gli
ultimi
anni
di
quell
'
altero
e
bellissimo
vecchio
,
ancora
così
vegeto
,
e
fresco
!
Indovinava
in
lui
l
'
amaro
disinganno
provato
alla
vista
della
futura
sposa
;
ma
intuiva
che
nessun
'
arte
di
seduzione
sarebbe
valsa
su
quell
'
uomo
,
il
quale
della
fedeltà
alla
parola
data
s
'
era
fatta
quasi
una
religione
.
Neppur
l
'
ombra
della
civetteria
,
dunque
,
in
lei
,
ma
una
gara
di
cortesie
e
di
compitezze
con
lui
,
in
quei
giorni
,
senza
la
minima
affettazione
.
E
che
prediche
a
quattro
occhi
allo
zio
Salesio
,
il
quale
non
voleva
capire
che
non
c
'
era
più
nessuna
ragione
,
proprio
,
perché
si
trattenesse
ancora
a
Colimbètra
.
Sapeva
star
bene
a
posto
,
sì
-
troppo
bene
,
anzi
-
zio
Salesio
;
ma
...
ma
...
ma
...
E
del
suo
sogno
inattuabile
,
della
nostalgia
della
bontà
,
dell
'
incubo
che
le
cagionava
la
vista
del
patrigno
così
compito
e
ridicolo
,
della
nausea
che
in
quel
momento
le
dava
la
sua
lunga
odiosa
finzione
d
'
affetto
per
quel
marito
,
per
quel
degno
compagno
della
parte
peggiore
di
sé
,
Nicoletta
si
vendicava
tormentando
Ninì
De
Vincentis
,
segnatamente
la
sera
,
su
quel
terrazzo
aggettato
su
le
colonne
del
vestibolo
esterno
.
Gli
parlava
di
Dianella
.
Lo
straziava
quasi
con
voluttà
.
Sapeva
che
nessun
dolore
,
nessuna
ingiustizia
,
non
solo
non
avrebbero
fatto
commettere
alcunché
di
male
a
quel
giovine
incorruttibile
,
ma
non
gli
avrebbero
neppure
strappato
una
parola
acerba
dalle
labbra
,
tanto
era
schiavo
della
propria
bontà
e
rassegnato
a
essa
!
Gli
parlava
misteriosamente
,
con
frasi
smozzicate
,
quasi
per
non
farlo
saziare
in
una
volta
sola
del
proprio
dolore
.
Ninì
voleva
sapere
per
qual
ragione
gli
avesse
detto
che
Dianella
Salvo
non
sarebbe
stata
mai
per
lui
,
nemmeno
se
il
padre
avesse
accondisceso
.
-
Perché
?
Eh
,
caro
Ninì
...
C
'
è
una
ragione
,
una
ragione
che
non
è
cattiva
soltanto
per
voi
!
-
Che
ragione
?
-
Non
ve
la
posso
dire
.
-
Cattiva
anche
per
chi
?
-
Anche
per
me
,
Ninì
!
-
Per
lei
?
-
domandava
Ninì
,
stupito
.
E
lei
,
sorridendo
:
-
Sicuro
.
Voi
non
la
vedete
;
ma
c
'
è
.
C
'
è
una
relazione
tra
me
,
voi
e
...
lei
.
Che
relazione
?
Che
ci
può
esser
di
comune
tra
me
e
voi
?
Eppure
c
'
è
,
Ninì
.
Io
e
voi
siamo
uniti
da
qualche
cosa
.
Pare
impossibile
,
no
?
Eppure
!
Ninì
De
Vincentis
restava
assorto
ad
almanaccare
su
quella
ragione
misteriosa
e
si
struggeva
dentro
.
Quando
Aurelio
Costa
,
introdotto
da
Liborio
,
si
presentò
nel
salone
,
Nicoletta
era
presso
il
marito
;
ma
sopravvenne
poco
dopo
e
provò
un
gran
piacere
nel
farsi
veder
da
lui
in
quella
casa
principesca
,
tra
gli
ossequii
e
il
rispetto
di
tutti
.
Don
Ippolito
s
'
affrettò
a
riferirle
la
notizia
della
dimostrazione
popolare
.
-
Ora
riposa
,
-
diss
'
ella
.
-
Temo
che
si
turberebbe
troppo
...
Ma
,
se
vogliono
...
-
No
,
no
,
-
soggiunse
subito
il
principe
.
-
si
troverà
modo
d
'
annunziarglielo
domani
.
-
Ma
sì
,
credo
che
don
Flaminio
,
-
aggiunse
Aurelio
Costa
,
-
mi
abbia
mandato
così
di
fretta
a
quest
'
ora
,
per
far
sapere
lì
per
lì
agli
elettori
che
l
'
onorevole
Capolino
e
il
principe
sarebbero
stati
subito
informati
della
dimostrazione
.
-
Mi
dispiace
tanto
per
lei
,
ingegnere
,
-
disse
allora
Nicoletta
,
-
che
ha
dovuto
farsi
codesta
corsa
...
-
Ma
non
lo
dica
!
-
la
interruppe
subito
il
Costa
.
-
L
'
ho
fatta
anzi
con
piacere
.
-
Anche
perché
,
scommetto
,
-
interloquì
zio
Salesio
,
-
lei
non
era
mai
stato
a
Colimbètra
,
eh
?
Meravigliosa
dimora
caro
ingegnere
...
meravigliosa
!
Vero
paradiso
in
terra
!
Il
principe
sorrise
chinando
lievemente
il
capo
e
invitò
Aurelio
Costa
a
rimanere
a
cena
.
Per
quella
serata
Ninì
De
Vincentis
fu
lasciato
in
pace
da
Nicoletta
;
ma
non
gliene
fu
grato
affatto
.
Aveva
preso
gusto
alla
tortura
.
Fu
tutta
per
Aurelio
Costa
Nicoletta
quella
sera
.
E
volle
proprio
inebriarlo
;
volle
ch
'
egli
interpretasse
segretamente
tutte
le
premure
e
gli
sguardi
e
i
sorrisi
di
lei
come
un
compenso
all
'
incarico
ingrato
impostogli
da
Flaminio
Salvo
,
di
venire
cioè
là
a
Colimbètra
ad
annunziare
il
trionfo
del
marito
;
e
volle
che
in
quel
compenso
ch
'
ella
gli
dava
,
egli
sentisse
un
sapor
di
vendetta
contro
il
Salvo
stesso
,
il
quale
,
pur
conoscendo
i
sentimenti
di
lui
,
lo
aveva
mandato
lì
come
un
servo
.
Considerava
egli
tutti
come
suoi
schiavi
venduti
?
Poteva
anche
darsi
però
che
questi
schiavi
alla
fine
,
così
provocati
,
accettassero
la
sfida
e
s
'
intendessero
tra
loro
!
Non
s
'
intendevano
già
?
Non
c
'
era
già
tra
loro
un
accordo
,
un
patto
segreto
?
E
gli
occhi
di
Nicoletta
Capolino
fissi
in
quelli
di
lui
ora
sfolgoravano
aizzosi
e
ardenti
,
ora
s
'
illanguidivano
velati
e
turbati
,
quasi
nella
promessa
di
un
'
intensa
voluttà
.
Schiavo
,
schiavo
con
lei
!
si
sarebbero
vendicati
di
tutti
quei
vecchi
che
volevano
tenere
schiavi
loro
due
giovani
!
Per
lei
,
d
'
ora
innanzi
,
egli
avrebbe
amata
la
sua
schiavitù
;
e
non
avrebbe
più
pensato
di
diventar
padrone
anche
se
Dianella
Salvo
gli
avesse
fatto
intendere
apertamente
il
suo
amore
.
Schiavo
,
schiavo
con
lei
!
Era
veramente
com
'
ebro
Aurelio
Costa
,
avvampato
in
volto
da
una
gioja
riconoscente
verso
quella
donna
,
quando
,
a
sera
tarda
,
lasciò
Colimbètra
.
Non
sapeva
che
pensare
.
Il
sangue
gli
frizzava
per
le
vene
,
le
orecchie
quasi
gli
rombavano
.
Era
ella
così
,
per
abito
o
per
natura
,
lusinghiera
con
tutti
,
o
per
lui
unicamente
aveva
formato
quei
sorrisi
e
trovato
quegli
sguardi
e
quelle
premure
?
Doveva
dubitarne
o
esserne
certo
?
E
se
certo
,
per
qual
ragione
s
'
era
indotta
così
d
'
improvviso
a
tentarlo
,
a
provocarlo
,
dopo
avere
opposto
,
anni
fa
,
un
così
deciso
e
sdegnoso
rifiuto
all
'
onesta
domanda
di
lui
?
Se
n
'
era
pentita
?
Stanca
,
nauseata
della
parte
infame
che
le
aveva
assegnato
il
marito
,
voleva
ribellarsi
e
vendicarsi
,
scegliendo
per
la
vendetta
chi
onestamente
un
giorno
aveva
voluto
farla
sua
?
Voleva
ora
dargli
questa
rivincita
sopra
colui
per
il
quale
lo
aveva
allora
rifiutato
?
O
voleva
tendergli
un
'
insidia
?
Questo
sospetto
,
per
quanto
gli
paresse
indegno
in
quel
momento
,
gli
s
'
era
pure
insinuato
tra
le
varie
ondeggianti
supposizioni
.
Non
poteva
aver
molta
stima
di
lei
.
Ma
quale
insidia
?
Innamorarlo
,
fargli
perdere
la
testa
,
fino
al
punto
di
suscitar
la
gelosia
di
Flaminio
Salvo
,
e
farlo
cacciar
via
da
questo
?
Ma
non
le
aveva
egli
detto
che
nessuna
perdita
sarebbe
stata
per
lui
,
ormai
,
lasciare
il
Salvo
?
E
poi
,
qual
interesse
avrebbe
avuto
ad
allontanarlo
?
che
ombra
le
dava
?
Le
ricordava
nella
miseria
presente
,
il
passato
?
Ma
se
lei
stessa
,
stringendogli
forte
,
segretamente
la
mano
,
aveva
voluto
ricordare
a
lui
invece
quel
passato
,
per
toglier
l
'
ombra
di
esso
fra
loro
due
?
E
gli
era
parsa
sincera
!
Sì
,
franca
e
sincera
!
E
com
'
era
bella
!
Qual
fascino
si
sprigionava
da
tutta
la
persona
di
lei
!
Oh
,
esserne
amato
...
Giunto
alla
villa
di
Flaminio
Salvo
,
ora
silenziosa
e
buja
,
Aurelio
Costa
lasciò
nella
scuderia
il
cavallo
e
salì
nello
studio
,
ove
il
Salvo
lo
aspettava
.
Questi
notò
subito
il
turbamento
,
l
'
animazione
insolita
nel
volto
e
nelle
parole
del
giovine
che
si
scusava
del
ritardo
per
essere
stato
trattenuto
a
cena
dal
principe
.
Ascoltandolo
,
lo
fissava
con
acuta
investigazione
;
e
,
appena
Aurelio
chinava
gli
occhi
,
accentuava
un
po
'
più
il
solito
sorriso
,
effuso
in
tutti
i
lineamenti
del
volto
,
che
un
po
'
di
stanchezza
,
quella
sera
,
faceva
apparir
più
floscio
.
-
Me
l
'
aspettavo
-
gli
disse
,
carezzandosi
le
basette
.
-
Credetti
che
...
-
si
provò
ad
aggiungere
Aurelio
.
-
Ma
sì
!
hai
fatto
bene
,
-
lo
interruppe
subito
il
Salvo
.
-
Che
buon
'
aria
porti
da
fuori
!
Deve
far
bene
una
cavalcata
a
quest
'
ora
in
campagna
...
Bella
serata
!
Qua
si
soffoca
...
Quando
sarai
vecchio
te
ne
ricorderai
...
-
Io
?
-
domandò
Aurelio
,
indotto
a
sorridere
dal
tono
amorevole
con
cui
il
Salvo
gli
parlava
,
quantunque
le
parole
,
dopo
le
riflessioni
fatte
nel
venire
,
lo
ponessero
in
sospetto
.
-
Perché
?
-
Mah
...
dico
,
forse
...
-
sospirò
il
Salvo
,
accompagnando
un
'
alzata
di
spalle
con
un
gesto
vago
della
mano
.
-
Veramente
,
tu
ci
sei
avvezzo
...
Di
giorno
,
di
notte
,
in
giro
...
Vita
mossa
,
la
tua
!
Ma
forse
questa
gita
è
stata
speciale
.
Quando
siamo
vecchi
,
ci
si
accendono
,
così
,
a
lampi
,
ricordi
,
visioni
lontane
di
noi
stessi
quali
fummo
in
certi
momenti
...
e
non
sappiamo
neppure
perché
quel
momento
e
non
un
altro
ci
sia
rimasto
impresso
e
,
a
un
tratto
,
ci
si
stacchi
e
guizzi
sperduto
nella
memoria
.
Era
forse
un
ricordo
più
ampio
,
di
tutto
un
brano
di
vita
.
S
'
è
spezzato
.
Resta
viva
una
sola
scena
,
vivo
un
sol
momento
,
un
attimo
...
E
ti
rivedrai
a
cavallo
,
in
una
notte
serena
sotto
le
stelle
...
e
forse
invano
ti
sforzerai
di
ricordarti
quali
pensieri
avevi
in
quel
punto
in
mente
,
quali
sentimenti
nel
cuore
...
-
Ma
questo
avviene
anche
senz
'
esser
vecchi
-
osservò
Aurelio
.
-
Non
è
lo
stesso
,
-
rispose
il
Salvo
.
-
Te
n
'
accorgerai
.
E
restò
un
pezzo
con
gli
occhi
immobili
e
fissi
senza
attenzione
.
C
'
era
veramente
anche
nel
Salvo
,
quella
sera
,
non
so
che
di
strano
,
e
anche
Aurelio
lo
notò
,
come
se
,
durante
la
sua
assenza
,
quegli
,
lì
nello
studio
austero
,
se
ne
fosse
stato
immerso
in
pensieri
che
gli
avessero
ingenerato
una
tristezza
nuova
.
Quali
pensieri
?
Certo
,
se
n
'
era
stato
coi
gomiti
su
la
scrivania
e
la
testa
tra
le
mani
,
poiché
sul
capo
,
calvo
su
l
'
occipite
,
erano
scomposti
i
pochi
capelli
grigi
attorno
alla
fronte
.
Aurelio
sapeva
ch
'
era
profondamente
triste
il
fondo
di
quell
'
anima
torbida
e
imperiosa
,
e
che
il
tratto
duro
,
i
modi
risentiti
e
irruenti
eran
come
rigurgiti
istantanei
di
quella
tristezza
inveterata
,
nascosta
,
compressa
,
inconsolabile
.
Ma
perché
si
era
tanto
abbandonato
ad
essa
proprio
in
quella
sera
che
doveva
esser
lieto
della
vittoria
?
-
Tutti
bene
laggiú
?
-
domandò
il
Salvo
,
riscotendosi
.
-
Lui
,
lo
hai
visto
?
-
No
,
-
rispose
Aurelio
,
dissimulando
l
'
impaccio
e
il
turbamento
che
forse
gli
trasparivano
sul
viso
,
col
timore
d
'
aver
mancato
a
una
cosa
che
doveva
fare
;
e
però
aggiunse
in
iscusa
,
arrossendo
:
-
Perché
la
signora
disse
che
riposava
.
-
Su
gli
allori
,
eh
?
-
aggiunse
il
Salvo
;
quindi
,
levando
il
mento
e
sorridendo
apertamente
,
domandò
:
-
E
...
dimmi
,
contenta
,
lei
...
la
signora
?
Aurelio
aprì
le
braccia
,
e
con
l
'
aria
di
chi
si
fa
nuovo
di
una
cosa
:
-
Non
mi
parve
,
-
rispose
.
-
Perché
?
-
Dev
'
esser
contenta
.
Va
a
Roma
...
-
Già
,
col
marito
adesso
...
-
Deputato
,
deputato
,
-
concluse
il
Salvo
,
dimenando
il
capo
.
-
Era
necessario
!
Deputato
.
E
si
alzò
.
-
Vedi
,
caro
mio
,
quali
sono
le
nostre
colpe
imperdonabili
?
Poi
ci
lamentiamo
!
In
un
momento
come
questo
,
con
un
'
impresa
come
quella
che
abbiamo
in
animo
di
tentare
,
che
ci
costa
già
tanti
studii
,
che
mi
espone
già
a
tanti
rischi
,
ho
fatto
eleggere
deputato
Capolino
.
Proprio
l
'
uomo
che
mi
ci
voleva
,
non
ti
pare
?
per
parlar
forte
a
Roma
,
domani
,
al
Ministero
dell
'
Industria
e
del
Commercio
...
Ma
era
necessario
.
Vedrai
che
Ignazio
starà
benissimo
a
Roma
:
è
il
posto
suo
,
quello
.
Qua
m
'
ingombrava
...
Piazza
pulita
,
piazza
pulita
...
Caso
mai
,
andrò
io
a
parlare
col
signor
Ministro
,
a
Roma
.
Bisogna
però
che
prima
qua
sottoscrivano
tutti
i
produttori
di
zolfo
,
grossi
e
piccini
;
li
voglio
tutti
;
e
con
questo
,
che
limitino
occorrendo
,
l
'
estrazione
del
minerale
e
lo
depositino
tutto
nei
magazzini
generali
.
Se
no
,
niente
.
Arrischio
i
miei
capitali
per
la
salvezza
dell
'
industria
siciliana
.
Ho
diritto
di
pretendere
l
'
unione
e
l
'
accordo
di
tutti
gl
'
interessati
e
qualche
lieve
sacrifizio
,
se
occorre
.
Intanto
,
mentre
qua
si
studia
sul
serio
per
portar
rimedio
a
questa
condizione
di
cose
disperata
per
tutti
,
hai
sentito
a
Grotte
?
Vogliono
imporsi
col
numero
...
Stupidi
!
Imporsi
a
chi
,
e
perché
?
la
rovina
,
oggi
,
è
più
per
chi
ha
,
che
per
chi
non
ha
!
Il
numero
...
Che
forza
può
avere
il
numero
?
Ti
può
dar
l
'
urto
bestiale
;
ma
la
valanga
che
atterra
,
si
frantuma
anch
'
essa
nello
stesso
tempo
.
Ah
che
nausea
!
che
nausea
!
A
uno
a
uno
,
hanno
paura
,
capisci
?
e
si
raccolgono
in
mille
per
dare
un
passo
che
non
saprebbero
da
soli
;
a
uno
a
uno
,
non
hanno
un
pensiero
;
e
mille
teste
vuote
,
raccolte
insieme
,
si
figurano
che
l
'
avranno
,
e
non
s
'
accorgono
che
è
quello
del
matto
o
dell
'
imbroglione
che
le
guida
.
Questo
,
là
.
E
qua
?
Qua
un
altro
spettacolo
,
più
nauseante
.
Io
forse
invecchio
,
Aurelio
.
-
Lei
?
-
Invecchio
,
sì
;
perdo
il
gusto
di
comandare
.
Me
lo
fa
perdere
la
servilità
che
scopro
in
tutti
.
Uomini
,
vorrei
uomini
!
Mi
vedo
attorno
automi
,
fantocci
che
devo
atteggiare
così
o
così
,
e
che
mi
restano
davanti
,
quasi
a
farmi
dispetto
,
nell
'
atteggiamento
che
ho
dato
loro
,
finché
non
lo
cambio
con
una
manata
.
Soltanto
di
fuori
però
,
capisci
?
si
lasciano
atteggiare
!
Dentro
...
eh
,
dentro
,
restano
duri
,
coi
loro
pensieri
coperti
,
nemici
,
vivi
solamente
per
loro
.
Che
puoi
su
questi
?
Docili
di
fuori
,
miti
,
malleabili
,
visi
ridenti
,
schiene
ossequiose
,
t
'
approvano
,
t
'
approvano
sempre
.
Ah
,
che
sdegno
!
Vorrei
sapere
perché
mi
arrovello
così
;
perché
e
per
chi
lo
faccio
...
Domani
morrò
.
Ho
comandato
!
Sì
,
ecco
:
ho
assegnato
la
parte
a
questo
e
a
quello
,
a
tanti
che
non
hanno
mai
saputo
veder
altro
in
me
che
la
parte
che
rappresento
per
loro
.
E
di
tant
'
altra
vita
,
vita
d
'
affetti
e
di
idee
che
mi
s
'
agita
dentro
,
nessuno
che
abbia
mai
avuto
il
più
lontano
sospetto
...
Con
chi
vuoi
parlarne
?
Sono
fuori
della
parte
che
devo
rappresentare
...
Certe
volte
,
a
qualcuno
che
viene
qua
a
visitarmi
,
a
incensarmi
,
mi
diverto
a
rivolgere
certi
sguardi
,
certi
sguardi
che
sfondano
la
parete
,
e
me
lo
vedo
allora
per
un
attimo
,
restar
davanti
sospeso
,
impacciato
,
goffo
;
Dio
sa
che
forza
devo
far
su
me
stesso
per
non
scoppiargli
a
ridere
in
faccia
.
Mi
crederebbe
ammattito
,
per
lo
meno
.
E
anche
tu
,
caro
mio
,
se
vedessi
con
che
occhi
mi
stai
guardando
in
questo
momento
...
-
Io
no
!
-
disse
subito
Aurelio
,
riscotendosi
.
Flaminio
Salvo
rise
,
scotendo
il
capo
:
-
Anche
tu
,
anche
tu
...
È
così
;
per
forza
è
così
...
Ti
posso
io
dire
quel
che
vorrei
veramente
da
te
?
il
piacere
che
mi
faresti
,
se
tu
agissi
com
'
io
forse
al
tuo
posto
agirei
?
-
E
perché
no
?
-
domandò
Aurelio
,
levandosi
.
-
Mi
dica
...
-
Ma
perché
no
,
-
negò
subito
il
Salvo
,
stringendosi
nelle
spalle
,
-
perché
non
posso
...
Puoi
dirmi
tu
quel
che
pensi
,
quel
che
senti
,
la
vita
che
hai
dentro
in
questo
momento
?
...
Non
puoi
...
Sei
davanti
a
me
nelle
relazioni
che
possono
correre
fra
me
e
te
:
tu
sei
il
mio
ingegnere
,
il
mio
buon
figliuolo
che
amo
,
a
cui
questa
sera
,
davanti
a
una
ventina
di
marionette
,
ho
dato
l
'
incarico
di
recarsi
a
Colimbètra
,
messaggero
di
trionfo
:
e
basta
!
Che
altro
potrei
dirti
?
Questo
soltanto
,
forse
,
per
il
tuo
bene
...
E
Flaminio
Salvo
posò
una
mano
sulla
spalla
di
Aurelio
:
-
Non
ti
tracciar
vie
da
seguire
,
figliuolo
mio
;
né
abitudini
,
né
doveri
;
va
'
,
va
'
,
muoviti
sempre
;
scròllati
di
tratto
in
tratto
d
'
addosso
ogni
incrostatura
di
concetti
;
cerca
il
tuo
piacere
e
non
temere
il
giudizio
degli
altri
e
neanche
il
tuo
,
che
puoi
stimar
giusto
oggi
e
falso
domani
.
Conosci
don
Cosmo
Laurentano
?
Se
sapessi
quanta
ragione
ha
quel
matto
!
Va
'
,
va
'
,
è
tardi
;
andiamo
a
dormire
.
Addio
.
Sceso
nel
viale
della
Passeggiata
,
sotto
gli
alberi
spioventi
,
nell
'
ampio
silenzio
della
notte
,
Aurelio
Costa
ebbe
l
'
impressione
di
non
trovar
più
se
stesso
in
sé
,
e
si
fermò
come
per
cercarsi
.
I
pensieri
che
lo
avevano
agitato
intorno
al
suo
avvenire
,
per
quel
vasto
disegno
del
Salvo
;
gli
sguardi
provocanti
,
le
parole
e
le
premure
di
Nicoletta
Capolino
,
poc
'
anzi
,
a
Colimbètra
;
e
qua
,
adesso
,
questo
discorso
triste
,
sinuoso
e
inatteso
del
Salvo
,
gli
avevano
quasi
disperso
,
sparpagliato
lo
spirito
.
Una
parte
era
rimasta
là
a
Colimbètra
;
l
'
altra
qua
nella
villa
.
Frastornato
,
messo
in
sospetto
,
ripensava
alle
parole
del
Salvo
.
E
dunque
sarebbe
andata
a
Roma
Nicoletta
?
E
allora
?
Ma
come
?
Il
Salvo
s
'
era
voluto
sbarazzare
del
Capolino
?
Sì
,
lo
aveva
detto
chiaramente
:
Piazza
pulita
.
Aveva
alluso
fors
'
anche
a
lei
?
C
'
era
una
certa
ironia
nella
domanda
che
gli
aveva
rivolta
:
Contenta
,
la
signora
?
Aveva
voluto
allontanare
anche
lei
dalla
sua
casa
?
O
forse
ella
gli
si
era
ribellata
?
Era
egli
così
triste
,
in
un
animo
così
insolito
,
per
questo
?
E
che
voleva
da
lui
?
Che
senso
cavare
dalle
strane
cose
che
gli
aveva
dette
?
Ti
posso
io
dire
il
piacere
che
mi
faresti
,
se
tu
agissi
com
'
io
forse
al
tuo
posto
agirei
?
Che
piacere
?
che
aveva
inteso
dire
?
Un
desiderio
segreto
,
inconfessabile
?
O
aveva
detto
così
,
in
genere
?
S
'
era
lamentato
d
'
aver
attorno
automi
,
fantocci
...
E
quei
consigli
,
infine
!
Per
quanto
si
sforzasse
,
non
riuscì
a
raccapezzarsi
.
E
allora
,
quasi
lasciando
fuori
,
a
vagar
dove
volevano
pensieri
e
dubbii
e
sospetti
,
si
restrinse
nel
guscio
sicuro
della
sua
coscienza
,
nel
sentimento
modesto
,
tranquillo
e
solido
che
aveva
sempre
avuto
di
sé
.
Per
il
caso
fortuito
d
'
aver
cavato
,
un
giorno
,
quasi
senza
volerlo
,
dalle
mani
della
morte
il
Salvo
,
era
stato
sollevato
a
una
condizione
invidiabile
,
di
cui
con
le
sue
stesse
doti
naturali
,
e
la
buona
volontà
,
aveva
poi
saputo
rendersi
degno
.
Il
favore
stesso
della
fortuna
,
che
tutti
riconoscevano
meritato
,
l
'
eco
ingrandita
degli
onori
a
cui
era
venuto
negli
studii
,
nei
concorsi
,
nella
professione
,
gli
avevano
dato
di
poi
un
'
importanza
che
egli
stesso
riconosceva
soverchia
,
e
che
lo
metteva
qualche
volta
in
imbarazzo
.
Il
modo
con
cui
si
vedeva
accolto
e
trattato
,
quel
che
si
diceva
di
lui
,
gli
dimostravano
di
continuo
ch
'
egli
era
per
gli
altri
qualcosa
di
più
che
per
se
stesso
;
un
altro
Aurelio
Costa
,
ch
'
egli
non
conosceva
bene
,
di
cui
non
si
rendeva
ben
conto
;
restava
perciò
sempre
innanzi
agli
altri
in
uno
stato
d
'
animo
angustioso
,
in
una
strana
apprensione
confusa
,
di
venir
meno
all
'
aspettativa
altrui
,
di
decadere
dalla
sua
reputazione
.
Sapeva
star
bene
al
suo
posto
,
ma
avrebbe
voluto
starci
quieto
e
sicuro
;
invece
gli
pareva
che
gli
altri
,
avendo
egli
preso
a
salire
fin
da
ragazzo
,
gli
indicassero
ancora
come
a
lui
pertinente
un
posto
più
alto
,
e
lo
spingessero
e
non
lo
lasciassero
star
tranquillo
.
Non
era
timidezza
la
sua
;
era
un
ritegno
impiccioso
,
che
spesso
lo
irritava
contro
gli
altri
o
contro
se
stesso
,
una
costernazione
assidua
che
si
scoprisse
in
lui
qualche
manchevolezza
,
se
appena
appena
si
fosse
allontanato
dal
campo
delle
sue
conoscenze
,
ove
si
sentiva
sicuro
,
dal
posto
,
ove
poteva
stare
,
ov
'
era
arrivato
da
sé
per
suo
merito
effettivo
.
La
irritazione
contro
se
stesso
nasceva
anche
dal
veder
che
tanti
,
da
lui
stesso
stimati
inferiori
in
tutto
,
sapevano
farsi
avanti
con
disinvoltura
ed
erano
lasciati
passare
;
mentre
lui
,
ritenuto
da
tutti
superiore
anche
al
concetto
ch
'
egli
aveva
di
se
medesimo
,
lui
si
tirava
indietro
e
,
se
spinto
,
si
sentiva
spesso
impacciato
nei
movimenti
,
nel
parlare
,
e
arrossiva
talvolta
come
una
fanciulla
.
Quella
sera
,
Aurelio
Costa
avvertì
più
che
mai
quel
senso
di
inesplicabile
fastidio
che
gli
cagionava
sempre
la
propria
ombra
nell
'
allungarsi
sperticatamente
,
assottigliandosi
innanzi
a
lui
,
a
mano
a
mano
che
si
allontanava
dai
lampioni
accesi
.
Dopo
il
frastuono
della
dimostrazione
popolare
,
il
silenzio
della
città
addormentata
,
vegliata
da
quei
lugubri
lampioni
,
gl
'
incuteva
ora
una
cupa
ambascia
.
A
metà
della
via
Atenea
deserta
,
scorse
Roberto
Auriti
,
solo
;
si
voltò
a
guardarlo
con
profonda
pena
e
lo
seguì
con
gli
occhi
finché
non
lo
vide
svoltare
per
una
delle
erte
viuzze
a
manca
che
conducevano
alla
Badia
Grande
.
Tutta
quella
notte
si
vegliò
in
casa
di
donna
Caterina
Laurentano
,
dovendo
Roberto
e
il
nipote
partire
a
bujo
,
alle
quattro
del
mattino
.
La
vecchia
casa
era
ancora
illuminata
a
petrolio
,
e
s
'
andava
col
lume
in
mano
da
una
stanza
all
'
altra
.
Anna
Del
Re
s
'
indugiava
amorosamente
negli
ultimi
preparativi
per
il
figliuolo
.
Che
strazio
,
per
lei
,
quella
partenza
!
Tutto
il
suo
mondo
,
tutta
la
sua
vita
,
da
anni
e
anni
,
erano
raccolti
nell
'
amore
e
nelle
cure
per
quel
suo
unico
bene
.
Come
avrebbe
vissuto
più
ora
senza
di
lui
?
E
piangeva
silenziosamente
.
Se
l
'
era
allevato
,
lo
aveva
custodito
con
l
'
anima
e
col
fiato
,
non
badando
ai
rimproveri
della
madre
che
temeva
lo
avviziasse
troppo
.
Ma
no
,
no
!
che
avviziare
!
Era
tanto
impensierita
e
tormentata
,
lei
,
nel
vederlo
crescere
così
freddo
e
arcigno
,
sempre
e
tutto
chiuso
in
sé
,
e
procurava
con
le
sue
maniere
,
con
le
cure
sempre
vigili
,
d
'
addolcirlo
,
ecco
,
di
riscaldarlo
con
l
'
amore
materno
,
di
renderlo
più
espansivo
e
confidente
.
Non
sapeva
che
cosa
egli
covasse
in
fondo
al
cuore
,
che
lo
allontanava
anche
dalla
compagnia
dei
giovani
della
sua
età
.
Studiare
,
studiava
anche
troppo
,
con
nocumento
finanche
della
salute
;
e
quando
non
studiava
,
stava
acutamente
assorto
in
certi
pensieri
che
gli
rendevano
più
irsute
le
ciglia
,
più
duro
e
scontroso
lo
sguardo
dietro
le
lenti
da
miope
.
-
Oh
Dio
,
Ninuccio
,
se
vedessi
come
ti
fai
brutto
...
Egli
le
rispondeva
con
una
spallata
.
Forse
soffriva
,
il
suo
Ninuccio
,
delle
angustiose
condizioni
della
famiglia
,
forse
pensava
che
la
nonna
anche
senza
derogare
affatto
a
se
stessa
,
ai
suoi
sentimenti
,
avrebbe
potuto
essere
ricca
.
Troppo
,
certo
,
l
'
infanzia
di
lui
e
la
prima
giovinezza
erano
state
aduggiate
dall
'
ombra
cupa
di
tante
sventure
in
quella
vecchia
e
vasta
casa
sempre
silenziosa
,
nella
quale
il
sole
,
entrando
,
pareva
non
recasse
mai
né
luce
né
calore
.
Che
casa
!
Lo
notava
quella
notte
,
presentendo
lo
squallore
in
cui
domani
le
sarebbe
apparsa
!
Logorati
i
mobili
,
anneriti
i
soffitti
,
consunto
il
pavimento
,
inaridite
e
stinte
le
cornici
delle
imposte
,
sbiadita
in
tutte
le
stanze
la
carta
da
parato
.
Pur
curata
e
pulita
e
rassettata
sempre
,
pareva
che
anch
'
essa
sentisse
oscuramente
la
doglia
della
vita
.
Aveva
ragione
Corrado
Selmi
;
aveva
interpretato
bene
il
segreto
sentimento
di
lei
...
Già
da
tempo
rassegnata
,
avrebbe
desiderato
,
se
non
per
sé
,
almeno
per
quel
figliuolo
,
che
alla
fine
qualche
sorriso
di
pace
alleviasse
un
po
'
l
'
oppressione
delle
memorie
dolorose
,
quel
cupo
rancore
contro
la
vita
,
la
muta
,
disperata
amaritudine
della
madre
.
Calma
,
e
non
pace
!
Non
poteva
aver
pace
l
'
anima
di
donna
Caterina
Laurentano
.
Forse
perché
non
credeva
più
in
nulla
?
Lei
sì
,
Anna
,
credeva
;
credeva
fervidamente
in
Dio
,
pur
senza
seguire
alcuna
delle
pratiche
religiose
.
Le
donne
del
vicinato
non
la
vedevano
mai
andare
a
messa
,
come
la
madre
;
e
tuttavia
distinguevano
tra
l
'
una
e
l
'
altra
,
indovinavano
che
la
signora
giovane
era
religiosa
e
,
nell
'
intravederla
qualche
volta
da
lontano
,
così
bella
e
mite
,
sempre
vestita
di
nero
,
se
l
'
additavano
come
una
santa
.
Anna
stava
sopra
tutto
in
pensiero
per
la
nuova
vita
,
in
mezzo
alla
quale
si
sarebbe
trovato
fra
poco
il
figlio
nella
casa
del
fratello
,
a
Roma
.
Non
dubitava
che
Roberto
avrebbe
avuto
le
più
diligenti
cure
per
il
nipote
;
ma
la
donna
ch
'
egli
aveva
con
sé
?
i
parenti
,
gli
amici
?
quel
Corrado
Selmi
che
,
col
suo
fascino
strano
,
era
finanche
riuscito
a
turbar
lei
?
Chi
sa
quale
impressione
ne
avrebbe
ricevuto
il
suo
Ninuccio
,
vissuto
sempre
qua
,
rinchioccito
presso
lei
e
la
nonna
!
L
'
una
e
l
'
altra
avevano
parlato
spesso
e
a
lungo
,
con
amarezza
,
della
vita
mancata
del
loro
Roberto
,
della
falsa
famiglia
che
s
'
era
formata
,
su
le
notizie
che
ne
aveva
dato
loro
Giulio
,
l
'
altro
fratello
;
notizie
piuttosto
vaghe
,
perché
Giulio
,
cresciuto
sempre
a
Roma
,
aveva
perduto
del
tutto
l
'
aria
,
il
sentimento
della
famiglia
,
non
pareva
più
affatto
neanche
siciliano
;
e
forse
scusava
il
fratello
maggiore
;
certo
non
dava
alcun
peso
,
alcuna
importanza
a
tante
cose
che
per
poco
a
lei
e
alla
madre
non
facevano
orrore
.
Era
una
maestra
di
canto
,
moglie
d
'
un
tenore
che
aveva
perduto
la
voce
,
la
compagna
di
Roberto
.
E
Giulio
aveva
detto
,
ridendo
,
che
questo
tenore
,
buon
uomo
,
sedeva
ogni
giorno
alla
tavola
di
Roberto
e
dormiva
poi
,
la
sera
,
presso
un
fratello
della
moglie
che
teneva
una
specie
di
collegio
,
di
conservatorio
di
musica
privato
,
dove
colei
insegnava
canto
c
il
marito
fungeva
nientemeno
che
da
censore
.
Roberto
era
come
in
pensione
in
quella
casa
,
dove
qualche
volta
,
nelle
annate
di
maggiore
affluenza
,
alloggiava
anche
qualche
convittore
che
non
aveva
trovato
posto
nel
collegio
del
fratello
.
A
contatto
di
tal
gente
si
sarebbe
trovato
dunque
,
tra
poco
,
il
figliuolo
.
Parecchie
volte
Anna
aveva
cercato
di
persuadere
la
madre
di
proporre
a
Roberto
il
loro
trasferimento
a
Roma
.
Avrebbero
venduto
quella
casa
,
albergo
di
tante
sventure
e
si
sarebbero
accomodate
a
vivere
alla
meglio
a
Roma
,
magari
sole
dapprima
,
sole
o
con
Giulio
soltanto
.
Chi
sa
che
,
a
poco
a
poco
,
col
tempo
,
la
madre
non
sarebbe
poi
riuscita
a
liberar
Roberto
da
quella
compagnia
...
Non
sarebbe
stato
anche
un
risparmio
,
di
tre
case
farne
una
sola
?
E
tutta
la
famiglia
raccolta
insieme
...
-
Sogni
!
-
le
aveva
detto
la
madre
.
E
non
aveva
voluto
neanche
mettere
in
discussione
la
proposta
.
Sapeva
che
né
Giulio
avrebbe
voluto
perdere
la
propria
libertà
,
né
Roberto
avrebbe
saputo
sciogliersi
dalla
schiavitù
di
quella
donna
.
Anche
lei
,
poi
,
all
'
età
sua
,
non
avrebbe
potuto
resistere
a
un
cambiamento
così
radicale
di
vita
e
d
'
abitudini
.
-
Sogni
!
Quand
'
io
morrò
,
e
Nino
sarà
cresciuto
,
tu
andrai
con
lui
...
Ci
penserà
lui
a
farti
una
nuova
vita
.
-
Ma
intanto
!
...
-
sospirava
Anna
,
e
guardava
nell
'
altra
stanza
il
figlio
,
che
ascoltava
i
discorsi
della
nonna
e
dello
zio
,
con
una
mano
tra
i
capelli
,
un
gomito
su
la
tavola
,
sotto
la
lampada
che
pendeva
dal
soffitto
.
Eccolo
:
non
dimostrava
né
pena
d
'
allontanarsi
da
lei
per
circa
un
anno
,
né
gioja
di
recarsi
a
Roma
.
Sempre
così
!
Una
volta
sola
su
i
primi
dello
scorso
anno
,
infatuato
d
'
una
scoperta
che
credeva
d
'
aver
fatto
,
d
'
un
suo
speciale
congegno
per
trarre
-
diceva
-
l
'
energia
elettrica
dalle
onde
del
mare
(
era
venuto
,
quell
'
anno
,
all
'
Istituto
Tecnico
un
bravo
professore
di
fisica
,
il
quale
era
riuscito
a
infervorare
per
la
sua
scienza
tutti
gli
scolari
)
le
aveva
parlato
con
vero
calore
,
per
indurla
a
spingere
la
nonna
a
chiedere
in
prestito
qualche
migliajo
di
lire
,
-
non
allo
Zio
Borbonico
,
no
!
-
ma
allo
zio
Cosmo
,
magari
:
un
migliajo
di
lire
in
prestito
,
per
costruire
alla
meglio
gli
attrezzi
necessarii
agli
esperimenti
che
si
sarebbe
recato
a
fare
a
Valsanìa
,
su
la
piaggia
.
Povero
figliuolo
!
Gli
aveva
fatto
cascar
le
braccia
,
subito
.
La
nonna
?
chieder
denaro
in
prestito
ai
fratelli
?
E
non
la
conosceva
?
S
'
era
subito
rinchiuso
nel
suo
ispido
silenzio
,
e
non
aveva
voluto
darle
nemmeno
una
spiegazione
su
quella
sua
famosa
scoperta
.
Chi
sa
quanto
c
'
era
di
vero
...
Forse
un
'
illusione
puerile
!
Ma
pure
,
tutto
quell
'
anno
,
aveva
seguitato
a
studiare
accanitamente
quella
scienza
,
e
ora
,
andando
a
Roma
,
si
proponeva
di
dedicarsi
a
essa
interamente
.
Altri
affetti
-
pur
essendo
così
giovane
-
altre
cure
,
altre
voglie
pareva
non
avesse
.
-
Ninuccio
,
-
chiamò
.
Aveva
finito
di
preparare
la
valigia
,
e
voleva
l
'
ajuto
di
lui
,
per
chiuderla
.
Egli
accorse
subito
.
-
Troppo
piena
?
-
gli
domandò
.
-
Hai
voluto
metterci
tutti
quei
libri
...
Non
sarebbe
meglio
levarli
di
qua
e
porli
insieme
con
gli
altri
nella
cassetta
?
Tanto
,
te
la
spediremo
subito
.
-
Me
la
porto
via
con
me
,
la
cassetta
,
-
diss
'egli.-
Non
mi
fido
.
Chi
sa
quando
m
'
arriverebbe
...
-
Ma
ti
peserà
troppo
,
figlio
mio
,
che
dici
?
Impossibile
...
Non
dubitare
,
l
'
avrai
subito
.
Ci
penserò
io
...
-
E
allora
qua
nella
valigia
,
lasciali
qua
,
questi
libri
.
Chiudo
?
-
Non
ha
detto
nulla
la
nonna
di
là
,
a
zio
Roberto
?
-
domandò
lei
allora
,
alludendo
a
quella
sua
proposta
.
-
Nulla
,
-
rispose
il
figlio
.
-
Capisco
anch
'
io
,
-
sospirò
Anna
,
-
che
è
quasi
impossibile
...
L
'
avrei
voluto
per
te
...
Mah
!
Ninuccio
mio
,
mi
raccomando
:
mi
devi
scrivere
tutto
,
sempre
...
se
hai
bisogno
di
qualche
cosa
...
come
stai
...
se
ti
trovi
bene
...
Tutto
!
Mi
contento
anche
di
poche
righe
...
Ma
le
prime
lettere
,
no
,
sai
?
lunghe
,
le
prime
lettere
...
Voglio
saper
tutto
!
E
bada
,
Ninuccio
...
un
po
'
più
d
'
ordine
!
Ti
disporrai
bene
tutta
la
biancheria
nei
cassetti
...
Non
fare
al
solito
tuo
!
Zio
Roberto
è
molto
ordinato
,
lo
sai
...
Ordinato
anche
tu
!
E
non
ti
dico
altro
...
So
che
farai
il
tuo
dovere
e
che
contenterai
tua
madre
e
la
nonna
,
che
restiamo
qua
...
sole
...
Basta
,
basta
...
Presto
sarà
l
'
ora
...
Entrarono
nella
sala
da
pranzo
,
dove
la
nonna
e
Roberto
sedevano
accanto
sul
canapè
.
-
Vedrai
,
-
diceva
donna
Caterina
.
-
Io
vorrei
prima
finir
di
chiudere
questi
occhi
.
Ma
toccherà
forse
di
vedere
anche
a
me
,
per
conchiudere
bene
,
questo
spettacolo
qua
.
Ci
sarà
,
non
dico
,
chi
mette
male
apposta
;
ma
alla
mala
semenza
il
terreno
è
preparato
da
anni
.
Voi
state
a
Roma
,
e
non
sentite
e
non
vedete
nulla
.
Vorrei
ingannarmi
!
Ma
non
m
'
inganno
.
Alzò
il
capo
a
guardar
la
figlia
e
il
nipote
,
vide
negli
occhi
di
Anna
le
lagrime
,
ed
esclamò
,
levando
un
braccio
:
-
Lascialo
partire
,
lascialo
andar
via
!
Aria
!
Aria
!
Respirerà
...
Buca
l
'
uovo
,
figliuolo
mio
;
e
lascia
star
qua
nojaltri
,
ad
aspettare
la
manna
del
cielo
!
Nel
Sessanta
,
caro
Roberto
,
sai
che
facemmo
noi
qua
?
sciogliemmo
in
tante
tazzoline
le
animucce
nostre
,
come
pezzetti
di
sapone
;
il
Governo
ci
mandò
in
regalo
un
cannellino
per
uno
;
e
allora
noi
qua
,
poveri
imbecilli
,
ci
mettemmo
tutti
a
soffiare
nella
nostra
acqua
saponata
e
che
bolle
!
che
bolle
!
una
più
bella
e
più
variopinta
dell
'
altra
!
Ma
poi
il
popolo
cominciò
a
sbadigliare
per
fame
,
e
con
gli
sbadigli
,
addio
!
fece
scoppiare
a
una
a
una
tutte
quelle
magnifiche
bolle
che
sono
finite
,
figlio
mio
,
con
licenza
parlando
,
in
tanti
sputi
...
Questa
è
la
verità
!
La
serva
venne
ad
annunziare
che
la
carrozza
era
arrivata
e
che
il
vetturino
,
un
po
'
in
ritardo
,
faceva
fretta
.
C
'
era
circa
mezz
'
ora
di
vettura
da
Girgenti
alla
stazione
ferroviaria
in
Val
Sollano
.
Anna
,
con
la
candela
in
mano
innanzi
alla
porta
,
presso
la
madre
,
rimase
come
sopraffatta
,
insaziata
dell
'
ultimo
abbraccio
frettoloso
al
figlio
,
che
correva
accanto
allo
zio
,
giù
per
la
ripida
viuzza
a
scalini
,
nel
bujo
ancor
fitto
.
-
Figlio
mio
!
figlio
mio
!
-
gemeva
tra
sé
.
-
Tu
,
Ninuccio
,
lo
rivedrai
,
-
le
disse
piano
la
madre
.
-
Io
,
Roberto
...
chi
sa
!
Udirono
nel
silenzio
profondo
il
rotolìo
della
vettura
che
s
'
allontanava
.
E
Anna
levò
gli
occhi
pieni
di
lagrime
al
cielo
,
dove
le
stelle
,
per
lei
,
vegliavano
religiosamente
.
PARTE
SECONDA
CAPITOLO
PRIMO
Seduto
innanzi
all
'
ampia
scrivania
,
su
cui
stavano
schierati
tutt
'
intorno
prospetti
e
relazioni
irti
di
cifre
,
il
segretario
aspettava
che
S
.
E
.
il
Ministro
si
ricordasse
che
doveva
riprendere
a
dettare
.
Già
era
la
terza
notte
che
il
cav
.
Cao
...
-
ohè
,
lavorare
,
va
bene
;
ma
...
ma
...
ma
...
-
un
'
intera
giornata
a
sgobbare
al
Ministero
;
poi
la
sera
lì
,
al
palazzo
di
Sua
Eccellenza
;
di
questo
passo
,
non
sarebbe
venuta
più
a
fine
quella
esposizione
finanziaria
.
Eppure
,
tra
pochi
giorni
avrebbe
dovuto
esser
letta
alla
Camera
dei
deputati
.
Non
ne
poteva
più
!
Ma
veramente
non
era
tanto
la
stanchezza
,
quanto
la
sofferenza
che
da
qualche
tempo
gli
cagionava
la
vista
di
quell
'
uomo
venerando
,
per
cui
sentiva
ancora
profondo
e
sincero
affetto
,
se
non
più
l
'
ammiraione
di
prima
.
Aveva
già
veduto
tante
cose
il
cav
.
Cao
,
prima
da
lontano
,
cert
'
altre
ne
vedeva
adesso
da
vicino
!
Non
si
può
vivere
,
è
vero
,
settanta
e
più
anni
,
commettendo
sempre
eroiche
azioni
.
Per
forza
qualche
sciocchezza
,
o
piccola
o
grande
,
si
deve
pur
commettere
.
E
una
oggi
,
una
domani
,
tirando
infine
le
somme
...
si
tirava
,
invece
,
così
pensando
,
il
cav
.
Cao
un
ispido
pelo
dei
baffi
,
inverosimilmente
lungo
.
Perbacco
!
Fin
sul
capo
,
gli
arrivava
...
Un
pelo
solo
.
Nero
.
Per
avvertir
meno
la
stanchezza
e
la
noja
di
quell
'
attesa
,
lavorava
di
fantasia
.
Un
pajo
di
lenti
di
Sua
Eccellenza
,
lì
su
la
scrivania
,
eran
diventate
due
laghetti
gemelli
;
uno
spazzolino
da
penne
,
un
fitto
boschetto
di
elci
;
il
piano
della
scrivania
,
dov
'
era
sgombro
,
una
sterminata
pianura
,
che
forse
primitive
tribù
migratrici
attraversavano
,
sperdute
.
Sua
Eccellenza
passeggiava
per
lo
scrittojo
,
aggrondato
,
a
capo
chino
,
con
le
mani
dietro
la
schiena
.
E
il
cav
.
Cao
,
alzando
gli
occhi
a
guardarlo
,
con
l
'
immagine
di
quello
spazzolino
da
penne
nella
retina
,
pensò
che
Sua
Eccellenza
aveva
la
schiena
pelosa
.
Pelosa
la
schiena
e
peloso
il
petto
.
Lo
aveva
veduto
un
giorno
nel
bagno
.
Pareva
un
orso
,
pareva
.
Ah
quante
cose
,
quante
particolarità
ridicole
non
aveva
scoperto
nella
persona
di
Sua
Eccellenza
,
da
che
non
lo
ammirava
più
come
prima
!
Quella
nuca
,
per
esempio
,
così
grossa
e
liscia
e
lucente
,
e
tutti
quei
nerellini
che
gli
pinticchiavano
il
naso
,
e
quelle
sopracciglia
...
là
zi
!
e
zì
!
come
due
virgolette
.
Finanche
negli
occhi
,
negli
occhi
che
gli
incutevano
un
tempo
tanta
suggezione
,
aveva
scoperto
certe
macchioline
curiose
,
che
pareva
gli
forassero
la
cornea
verdastra
.
Proprio
vero
:
minuit
praesentia
famam
.
E
si
meravigliava
il
cav
.
Cao
e
si
rattristava
insieme
di
poter
vedere
ora
così
quell
'
uomo
che
in
altri
tempi
lo
aveva
addirittura
abbagliato
,
acceso
d
'
entusiasmo
per
le
gesta
eroiche
che
si
raccontavano
di
lui
garibaldino
e
poi
per
le
memorabili
lotte
parlamentari
«
strenuamente
combattute
»
.
Mah
!
Ormai
Francesco
D
'
Atri
non
pensava
che
a
sporcarsi
timidamente
,
d
'
una
tinta
gialligna
,
canarina
,
i
pochi
capelli
che
gli
erano
rimasti
attorno
al
capo
e
l
'
ampia
barba
che
sarebbe
stata
così
bella
,
se
bianca
.
Anche
lui
,
è
vero
,
il
cav
.
Cao
,
da
circa
un
anno
,
poco
poco
...
i
baffi
soltanto
.
Ma
per
non
averli
,
ecco
,
un
po
'
bianchi
,
un
po
'
neri
.
Gli
seccava
.
E
poi
del
resto
,
per
lui
quella
tintura
non
avrebbe
mai
avuto
le
disastrose
conseguenze
che
aveva
avuto
per
Sua
Eccellenza
.
Quantunque
infine
non
avesse
ancora
quaran
...
ah
già
,
sì
,
quarant
'
anni
,
da
tre
giorni
:
ebbene
,
quaranta
:
non
avrebbe
mai
preso
moglie
,
lui
.
E
Francesco
D
'
Atri
,
invece
,
sì
l
'
aveva
presa
,
a
ses
-
san
-
ta
-
set
-
te
anni
sonati
;
e
giovane
per
giunta
l
'
aveva
presa
.
Segno
evidentissimo
di
rammollimento
cerebrale
.
Bisognava
metterlo
da
parte
-
(
la
vita
ha
le
sue
leggi
!
)
-
da
parte
,
senza
considerazione
e
senza
pietà
.
Pietà
,
tutt
'
al
più
,
poteva
averne
lui
,
perché
gli
voleva
bene
,
perché
lo
vedeva
sofrire
atrocemente
,
in
silenzio
,
dell
'
enorme
sciocchezza
commessa
;
ma
provava
anche
sdegno
,
ecco
,
per
la
remissione
di
cui
gli
vedeva
dar
prova
di
fronte
a
quella
moglie
che
,
quasi
subito
dopo
le
nozze
,
s
'
era
messa
a
far
pubblicamente
strazio
dell
'
onore
di
lui
.
Tutti
,
o
quasi
tutti
,
ammogliati
tardi
e
male
,
questi
benedetti
uomini
della
Rivoluzione
.
Da
giovani
,
si
sa
,
avevano
da
pensare
a
ben
altro
!
Amare
,
sì
...
la
bella
Gigogin
...
un
bacio
,
e
:
Addio
,
mia
bella
,
addio
;
l
'
armata
se
ne
va
...
In
fondo
,
a
voler
dir
proprio
,
non
avevano
potuto
far
nulla
a
tempo
e
bene
,
né
studii
,
né
altro
.
Nelle
congiure
,
nelle
battaglie
erano
stati
come
nel
loro
elemento
;
in
pace
,
erano
ora
come
pesci
fuor
d
'
acqua
.
In
vista
,
e
senza
uno
stato
;
anziani
,
e
senza
una
famiglia
attorno
...
Dovevan
purtroppo
commettere
tardi
e
male
tutte
quelle
corbellerie
che
non
avevano
avuto
tempo
di
commettere
da
giovani
,
quando
,
per
l
'
età
,
sarebbero
stati
più
scusabili
.
E
poi
,
anche
...
Il
cav
.
Cao
,
a
questo
punto
,
tornò
a
scuotersi
come
per
un
brivido
alla
schiena
.
Da
alcuni
giorni
era
veramente
sbigottito
della
gravità
e
della
tristezza
del
momento
.
Tutte
le
sere
,
tutte
le
mattine
,
i
rivenditori
di
giornali
vociavano
per
le
vie
di
Roma
il
nome
di
questo
o
di
quel
deputato
al
Parlamento
nazionale
,
accompagnandolo
con
lo
squarciato
bando
ora
di
una
truffa
ora
di
uno
scrocco
a
danno
di
questa
o
di
quella
banca
.
In
certi
momenti
climaterici
,
ogni
uomo
cosciente
che
sdegni
di
mettersi
con
gli
altri
a
branco
,
che
fa
?
si
raccoglie
;
pòndera
;
assume
secondo
i
proprii
convincimenti
una
parte
,
e
la
sostiene
.
Così
aveva
fatto
il
cav
.
Cao
.
Aveva
assunto
la
parte
dell
'
indignato
e
la
sosteneva
.
Non
poteva
tuttavia
negare
a
se
stesso
,
che
godeva
in
fondo
dello
scandalo
enorme
.
Ne
godeva
sopra
tutto
perché
,
investito
bene
della
sua
parte
,
trovava
in
sé
in
quei
giorni
una
facilità
di
parola
che
quasi
lo
inebriava
,
certe
frasi
che
gli
parevano
d
'
una
efficacia
meravigliosa
e
lo
riempivano
di
stupore
e
d
'
ammirazione
.
Ma
sì
,
ma
sì
:
dai
cieli
d
'
Italia
,
in
quei
giorni
,
pioveva
fango
,
ecco
,
e
a
palle
di
fango
si
giocava
;
e
il
fango
s
'
appiastrava
da
per
tutto
,
su
le
facce
pallide
e
violente
degli
assaliti
e
degli
assalitori
,
su
le
medaglie
già
guadagnate
su
i
campi
di
battaglia
(
che
avrebbero
dovuto
,
almeno
queste
,
perdio
!
esser
sacre
)
e
su
le
croci
e
le
commende
e
su
le
marsine
gallonate
e
su
le
insegne
dei
pubblici
uffici
e
delle
redazioni
dei
giornali
.
Diluviava
il
fango
;
e
pareva
che
tutte
le
cloache
della
Città
si
fossero
scaricate
e
che
la
nuova
vita
nazionale
della
terza
Roma
dovesse
affogare
in
quella
torbida
fetida
alluvione
di
melma
,
su
cui
svolazzavano
stridendo
,
neri
uccellacci
,
il
sospetto
e
la
calunnia
.
Sotto
il
cielo
cinereo
,
nell
'
aria
densa
e
fumicosa
,
mentre
come
scialbe
lune
all
'
umida
tetra
luce
crepuscolare
si
accendevano
ronzando
le
lampade
elettriche
,
e
nell
'
agitazione
degli
ombrelli
,
tra
l
'
incessante
spruzzolìo
di
un
'
acquerugiola
lenta
,
la
folla
spiaccicava
tutt
'
intorno
,
il
cav
.
Cao
vedeva
in
quei
giorni
ogni
piazza
diventare
una
gogna
;
esecutore
,
ogni
giornalajo
cretoso
,
che
brandiva
come
un
'
arma
il
sudicio
foglio
sfognato
dalle
officine
del
ricatto
,
e
vomitava
oscenamente
le
più
laide
accuse
.
E
nessuna
guardia
s
'
attentava
a
turargli
la
bocca
!
Ma
già
,
più
oscenamente
i
fatti
stessi
urlavano
da
sé
.
Uomo
d
'
ordine
,
il
cav
.
Cao
avrebbe
voluto
difendere
a
ogni
costo
il
Governo
contro
la
denunzia
delle
vergognose
complicità
tra
i
Ministeri
e
le
Banche
e
la
Borsa
attraverso
le
gazzette
e
il
Parlamento
.
Non
voleva
credere
che
le
banche
avessero
largheggiato
verso
il
Governo
per
fini
elettorali
,
per
altri
più
loschi
fini
coperti
;
e
che
,
favore
per
favore
,
il
Governo
avesse
proposto
leggi
che
per
le
banche
erano
privilegi
,
e
difeso
i
prevaricatori
,
proponendoli
agli
onori
della
commenda
e
del
Senato
.
Ma
non
poteva
negare
che
fosse
stato
aperto
il
credito
a
certi
uomini
politici
carezzati
,
che
in
Parlamento
e
per
mezzo
della
stampa
avevano
combattuto
a
profitto
delle
banche
falsarie
,
tradendo
la
buona
fede
del
paese
;
e
che
questi
gaudenti
avessero
voluto
occultare
ciò
che
da
tempo
si
sapeva
o
si
poteva
sapere
;
e
che
,
ora
che
le
colpe
avventavano
,
si
volesse
percuotere
,
ma
colla
speranza
che
la
percossa
ai
più
deboli
salvasse
i
più
forti
.
Certo
,
lo
sdegno
del
paese
nel
veder
così
bruttati
di
fango
alcuni
uomini
pubblici
che
nei
begli
anni
dell
'
eroico
riscatto
avevano
prestato
il
braccio
alla
patria
,
si
rivoltava
acerrimo
,
adesso
,
anche
contro
la
gloria
della
Rivoluzione
,
scopriva
fango
pur
lì
e
il
cav
.
Cao
si
sentiva
propriamente
sanguinare
il
cuore
.
Era
la
bancarotta
del
patriottismo
,
perdio
!
E
fremeva
sotto
certi
nembi
d
'
ingiurie
che
s
'
avventavano
in
quei
giorni
da
tutta
Italia
contro
Roma
,
rappresentata
come
una
putrida
carogna
.
In
un
giornale
di
Napoli
aveva
letto
che
tutte
le
forze
s
'
erano
infiacchite
al
contatto
del
Cadavere
immane
;
sbolliti
gli
entusiasmi
;
e
tutte
le
virtù
corrotte
.
Meglio
,
meglio
quand
'
essa
viveva
d
'
indulgenze
e
di
giubilei
,
affittando
camere
ai
pellegrini
,
vendendo
corone
e
immagini
benedette
ai
divoti
!
Ne
fremeva
il
cav
.
Cao
,
perché
i
clericali
,
naturalmente
,
ne
tripudiavano
.
Accompagnando
talvolta
Sua
Eccellenza
a
Montecitorio
,
vedeva
per
i
corridoi
e
le
sale
tutti
i
deputati
,
giovani
e
vecchi
,
novellini
e
anziani
,
amici
o
avversarii
del
Ministero
,
come
avvolti
in
una
nebbia
di
diffidenza
e
di
sospetto
.
Gli
pareva
che
tutti
si
sentissero
spiati
,
scrutati
;
che
alcuni
ridessero
per
ostentazione
,
e
altri
,
costernati
del
colore
del
loro
volto
,
fingessero
di
sprofondarsi
con
tutto
il
capo
in
letture
assorbenti
.
Per
certuni
,
non
ostante
il
freddo
della
stagione
,
i
caloriferi
erano
mal
regolati
:
troppo
caldo
!
troppo
caldo
!
Chi
sa
in
quante
coscienze
era
il
terrore
che
da
un
momento
all
'
altro
gli
occhi
d
'
un
giudice
istruttore
penetrassero
in
esse
a
indagare
,
a
frugare
,
armati
di
crudelissime
lenti
.
Al
cav
.
Cao
era
sembrato
,
il
giorno
avanti
,
che
alcuni
deputati
,
i
quali
discutevano
accalorati
in
una
sala
,
avessero
troncato
a
un
tratto
la
discussione
vedendo
passare
Sua
Eccellenza
D
'
Atri
.
S
'
era
fermato
un
po
'
a
guardare
,
accigliato
,
e
da
uno
di
quei
deputati
,
che
aveva
subito
voltato
le
spalle
,
aveva
sentito
ripetere
chiaramente
più
volte
,
sottovoce
ma
con
accento
vibrato
e
impeto
di
sdegno
,
il
nome
di
Corrado
Selmi
che
in
quei
giorni
correva
sulla
bocca
di
tutti
.
Il
cav
.
Cao
sapeva
bene
che
nessuno
avrebbe
osato
mettere
in
dubbio
l
'
illibatezza
di
Francesco
D
'
Atri
;
ma
poteva
darsi
che
,
per
via
della
moglie
,
fosse
coinvolto
anche
lui
nella
rovina
del
Selmi
che
pareva
ormai
a
tutti
irreparabile
.
Eppure
,
eccolo
lì
:
passeggiando
per
lo
scrittojo
e
non
ricordandosi
più
evidentemente
né
di
chi
stava
ad
aspettarlo
né
dell
'
esposizione
finanziaria
,
Sua
Eccellenza
pareva
soltanto
impensierito
d
'
un
pianto
infantile
angoscioso
che
,
nel
silenzio
della
casa
,
arrivava
fin
lì
,
da
una
camera
remota
,
non
ostanti
gli
usci
chiusi
.
Già
una
volta
si
era
recato
di
là
a
vedere
che
cosa
avesse
la
figliuola
.
Il
cav
.
Cao
non
seppe
frenar
più
oltre
la
stizza
-
(
perché
,
santo
Dio
,
tutta
Roma
sapeva
che
quella
bambina
...
quella
bambina
...
)
-
si
alzò
come
sospinto
da
una
susta
,
soffiando
per
le
nari
uno
sbuffo
.
Sua
Eccellenza
si
fermò
e
si
volse
a
guardarlo
.
Subito
il
cav
.
Cao
contrasse
la
faccia
,
come
per
un
fitto
spasimo
improvviso
,
e
disse
,
sorridendo
e
stropicciandosi
con
una
mano
la
gamba
:
-
Crampo
,
eccellenza
...
-
Già
...
lei
aspettava
...
Scusi
tanto
,
cavaliere
.
M
'
ero
distratto
...
Basta
per
questa
sera
,
eh
?
Lei
sarà
stanco
;
io
non
mi
sento
disposto
.
Saranno
le
undici
,
è
vero
?
-
Mezzanotte
,
eccellenza
!
Ecco
qua
:
le
dodici
e
dieci
...
-
Ah
sì
?
E
...
e
questo
teatro
,
dunque
,
quando
finisce
?
-
Che
teatro
,
eccellenza
?
-
Ma
,
non
so
;
il
Costanzi
,
credo
.
Dico
per
...
per
quella
bambina
...
Sente
come
strilla
?
Non
si
vuol
quietare
.
Forse
,
se
ci
fosse
la
mamma
...
-
Vuole
che
passi
dal
Costanzi
,
ad
avvertire
?
-
No
,
no
,
grazie
...
Tanto
,
adesso
,
poco
potrà
tardare
.
Piuttosto
,
guardi
:
avrei
bisogno
urgente
di
parlare
con
l
'
Auriti
.
-
Col
cav
.
Giulio
?
-
Sì
.
E
con
mia
moglie
.
Può
darsi
che
non
venga
su
alla
fine
del
teatro
.
Mi
farebbe
un
gran
piacere
,
se
lo
avvertisse
.
-
Di
venir
su
?
Vado
subito
,
eccellenza
.
-
Grazie
.
Buona
notte
,
cavaliere
.
A
domani
.
Il
cav
.
Cao
s
'
inchinò
profondamente
,
tirando
per
il
naso
aria
aria
aria
;
appena
varcata
la
soglia
,
la
buttò
fuori
con
un
versaccio
di
rabbia
,
che
mutò
subito
però
in
un
sorriso
grazioso
alla
vista
del
cameriere
in
livrea
che
gli
si
faceva
incontro
.
Rimasto
solo
,
Francesco
D
'
Atri
si
premé
forte
le
mani
sul
volto
.
Il
lucido
cranio
gli
s
'
infiammò
sotto
le
lampadine
elettriche
della
lumiera
che
pendeva
dal
soffitto
.
Si
trattenne
ancora
un
pezzo
nello
scrittojo
a
passeggiare
col
viso
disfatto
dalla
stanchezza
e
alterato
dai
foschi
pensieri
in
cui
era
assorto
.
Con
la
piccola
mano
grinzosa
e
indurita
dagli
anni
si
lisciava
quella
lunga
barba
canarina
in
contrasto
così
penoso
e
ridicolo
con
tutta
l
'
aria
del
volto
e
la
gravità
della
persona
.
Come
mai
non
s
'
accorgeva
egli
stesso
,
che
quella
barba
,
così
mal
dipinta
,
nelle
circostanze
presenti
,
era
una
smorfia
orrenda
?
Non
se
n
'
accorgeva
,
perché
da
un
pezzo
ormai
Francesco
D
'
Atri
non
aveva
più
la
guida
di
sé
,
né
più
lui
soltanto
comandava
in
sé
a
se
stesso
.
Non
eran
più
suoi
gli
occhi
con
cui
si
guardava
;
eran
d
'
un
altro
Francesco
D
'
Atri
che
dallo
specchio
gli
si
faceva
incontro
ogni
mattina
con
aria
rabbuffata
e
di
sdegnoso
avvilimento
nel
vedergli
gonfie
e
ammaccate
le
borse
delle
pàlpebre
,
e
tutte
quelle
rughe
e
quel
bianco
attorno
alla
faccia
.
Né
questo
era
il
solo
Francesco
D
'
Atri
che
si
rifacesse
vivo
in
lui
nella
senile
disgregazione
della
coscienza
,
e
lo
tirasse
a
pensare
,
a
sentire
,
a
muoversi
,
com
'
egli
adesso
non
poteva
,
non
poteva
più
,
con
quelle
membra
e
il
cervello
e
il
cuore
imbecilliti
dall
'
età
.
Era
ormai
un
povero
vecchio
che
volentieri
si
sarebbe
rannicchiato
in
un
cantuccio
per
non
muoversene
più
;
ma
tanti
altri
lui
spietati
che
gli
sopravvivevano
dentro
,
approfittando
di
quel
suo
smarrimento
,
non
volevano
lasciarlo
in
pace
;
se
lo
disputavano
,
se
lo
giocavano
,
gli
proibivano
di
lamentarsi
e
di
dirsi
stanco
,
di
dichiarare
che
non
si
ricordava
più
di
nulla
;
e
lo
costringevano
a
mentire
senza
bisogno
,
a
sorridere
quando
non
ne
aveva
voglia
,
a
pararsi
,
a
far
tante
cose
che
gli
parevano
di
più
.
E
uno
,
ecco
,
gli
tingeva
in
quel
modo
ridicolo
la
barba
;
un
altro
gli
aveva
fatto
prender
moglie
,
quando
sapeva
bene
che
non
era
più
tempo
;
un
altro
ancora
gli
faceva
tener
tuttavia
quel
posto
supremo
,
pur
riconoscendolo
di
tanto
superiore
alle
sue
forze
;
un
altro
poi
lo
persuadeva
ad
amare
con
infinita
pena
quella
bambina
,
che
anch
'
egli
sapeva
non
sua
,
adducendo
una
ragione
quanto
mai
speciosa
,
che
cioè
,
avendo
egli
avuto
da
giovine
una
figliuola
a
cui
altri
aveva
dato
e
nome
e
amore
e
cure
e
sostanze
,
in
compenso
e
in
espiazione
toccasse
a
lui
ora
di
dare
a
questa
il
proprio
nome
e
amore
e
cure
e
sostanze
,
come
se
questa
fosse
veramente
quella
sua
povera
piccina
d
'
allora
.
Cedendo
però
a
questo
sentimento
,
riconoscendo
davanti
agli
altri
come
sua
la
figliuola
,
«
eh
»
lo
avvertiva
quello
della
barba
,
armato
di
pennello
e
di
tintura
«
bisogna
pure
che
tu
,
caro
,
per
esser
creduto
padre
,
con
codesta
moglie
giovine
accanto
,
dia
una
mano
di
giallo
a
tutta
la
tua
canutiglia
!
»
;
consiglio
sciocco
,
a
cui
avrebbe
voluto
opporsi
,
per
non
profanare
,
non
solo
la
sua
figura
veneranda
,
ma
anche
,
in
fondo
,
il
suo
vero
sentimento
verso
quella
bambina
.
Non
sapeva
però
opporsi
più
,
se
non
timidamente
.
E
questa
timidità
penosa
e
ridicola
si
rispecchiava
appunto
nella
tintura
della
barba
.
Preso
in
mezzo
,
tenuto
lì
come
fra
tanti
,
che
ognuno
pareva
facesse
per
sé
e
lui
non
ci
fosse
per
nulla
,
non
sapeva
dove
voltarsi
prima
;
niente
gli
piaceva
;
ma
,
a
muoversi
per
un
verso
o
per
l
'
altro
,
temeva
di
far
dispiacere
a
questo
o
a
quello
dei
suoi
crudeli
padroni
;
e
ogni
risoluzione
,
anche
lieve
,
gli
costava
pena
e
fatica
.
Vedeva
purtroppo
in
qual
ginepraio
si
fosse
cacciato
,
contro
ogni
sua
voglia
;
e
non
trovava
più
modo
a
uscirne
.
Tutto
a
soqquadro
,
tutto
!
Qua
a
Roma
,
l
'
abbaruffio
osceno
d
'
una
enorme
frode
scellerata
;
in
Sicilia
,
un
fermento
di
rivolta
.
Tra
gli
urli
delle
passioni
più
abiette
,
scatenatesi
nello
sfacelo
della
coscienza
nazionale
,
non
s
'
era
quasi
avvertito
un
rombo
di
fucilate
lontane
,
prima
scarica
d
'
una
terribile
tempesta
che
s
'
addensava
con
spaventosa
rapidità
.
Una
sola
voce
s
'
era
levata
nel
Parlamento
a
porre
avanti
al
Governo
lo
spettro
sanguinoso
di
alcuni
contadini
massacrati
in
Sicilia
,
a
Caltavutùro
;
ad
agitare
innanzi
a
tutti
con
fiera
minaccia
il
pericolo
,
non
si
radicasse
nel
paese
la
credenza
perniciosa
che
si
potessero
impunemente
colpire
i
miseri
e
salvare
i
barattieri
rifugiati
a
Montecitorio
.
Sì
,
aveva
esposto
la
verità
dei
fatti
quel
deputato
siciliano
:
quei
contadini
di
Sicilia
,
trovando
nella
rabbia
per
l
'
ingiustizia
altrui
il
coraggio
d
'
affermare
con
violenza
un
loro
diritto
,
s
'
erano
recati
a
zappare
le
terre
demaniali
usurpate
dai
maggiorenti
del
paese
,
amministratori
ladri
dei
beni
patrimoniali
del
Comune
:
intimoriti
dall
'
intervento
dei
soldati
,
avevano
sospeso
il
lavoro
ed
erano
accorsi
a
reclamare
al
Municipio
la
divisione
di
quelle
terre
;
assente
il
capo
,
s
'
era
affacciato
al
balcone
un
subalterno
che
,
per
allontanare
il
tumulto
,
li
aveva
consigliati
di
ritornar
pure
a
zappare
;
ma
per
via
la
folla
aveva
trovato
il
passo
ingombro
dalla
milizia
rinforzata
;
accennando
di
voler
resistere
,
s
'
era
veduta
prima
assaltare
alla
bajonetta
;
poi
,
a
fucilate
,
per
avere
agitato
in
aria
le
zappe
a
intimorir
gli
assalitori
.
Dodici
,
i
morti
;
più
di
cinquanta
,
i
feriti
:
tra
questi
,
alcuni
bambini
,
uno
dei
quali
crivellato
da
ben
sette
bajonettate
.
Questo
particolare
orrendo
s
'
era
rappresentato
agli
occhi
di
Francesco
D
'
Atri
così
vivo
,
che
da
tre
giorni
pur
tra
tante
cure
e
tanto
tumulto
di
pensieri
,
di
tratto
in
tratto
,
riaffacciandosi
,
gli
dava
raccapriccio
.
Perché
la
ferocia
di
quel
soldato
,
accanita
sul
corpo
d
'
un
bambino
innocente
,
gli
pareva
l
'
espressione
più
precisa
del
tempo
:
la
vedeva
in
tutti
,
quella
stessa
ferocia
,
e
n
'
era
sbalordito
.
Non
più
rispetto
,
né
carità
per
le
cose
più
sacre
;
una
furia
cieca
,
una
rabbia
d
'
odio
,
una
selvaggia
voluttà
di
basse
vendette
.
S
'
aspettava
d
'
esser
preso
per
il
petto
da
un
forsennato
qualunque
,
per
dar
conto
di
tutti
i
suoi
errori
,
antichi
e
nuovi
.
Errori
?
E
chi
non
ne
aveva
commessi
?
Ma
era
un
momento
,
quello
,
che
anche
i
più
lievi
,
quelli
a
cui
in
altro
tempo
s
'
era
soliti
di
passar
sopra
,
saltavano
agli
occhi
di
tutti
,
pigliavan
dalla
sinistra
luce
di
quei
giorni
un
certo
ispido
rilievo
,
un
certo
color
misterioso
,
che
subito
aizzavano
la
smania
di
frugar
sotto
,
per
la
soddisfazione
atroce
o
la
feroce
consolazione
di
scoprire
altre
più
gravi
magagne
nascoste
.
Il
coraggio
più
difficile
,
quello
della
pubblica
accusa
,
legato
e
persuaso
con
tanti
argomenti
a
non
rompere
i
freni
della
prudenza
,
ora
che
tutti
si
trovavan
d
'
accordo
,
s
'
era
svincolato
,
sferrato
da
tutti
i
ritegni
e
riguardi
sociali
;
era
diventato
tracotanza
inaudita
;
e
nessuna
coscienza
poteva
più
sentirsi
tranquilla
e
sicura
.
Quelle
sue
nozze
tardive
con
una
giovine
;
l
'
illusione
che
il
prestigio
del
suo
passato
e
degli
altissimi
onori
a
cui
era
venuto
sarebbe
valso
a
compensare
,
nella
stima
e
nel
cuore
di
lei
,
quanto
di
fervor
giovanile
doveva
di
necessità
mancare
al
suo
affetto
grato
e
profondo
;
il
lusso
avventato
;
la
relazione
scandalosa
della
moglie
col
Selmi
,
quella
bambina
...
potevano
da
un
momento
all
'
altro
diventar
pretesto
d
'
accusa
e
di
maligne
insinuazioni
,
cagione
di
chi
sa
quali
sospetti
oltraggiosi
.
Tra
i
fantasmi
dell
'
incertezza
,
in
quella
vuota
,
oscura
realtà
in
cui
gli
pareva
d
'
esser
avviluppato
,
Francesco
D
'
Atri
sentiva
di
punto
in
punto
crescere
in
sé
la
costernazione
,
ora
che
le
grida
rinfuriavano
per
il
salvataggio
violento
,
da
parte
del
Governo
,
di
alcuni
parlamentari
più
in
vista
e
più
compromessi
.
Tra
questi
era
il
Selmi
,
che
pure
fino
a
quel
giorno
s
'
era
lasciato
esposto
allo
scandalo
.
Non
glien
'
avevano
detto
nulla
i
suoi
colleghi
del
Gabinetto
;
ma
s
'
era
accorto
dalle
loro
arie
che
gli
si
voleva
dare
a
intendere
che
il
Selmi
si
salvava
per
lui
.
Non
era
vero
!
Non
per
lui
,
se
mai
;
ma
perché
egli
era
con
loro
;
e
,
in
quel
momento
,
la
sua
caduta
avrebbe
potuto
determinare
il
crollo
di
tutti
.
Non
era
intanto
peggiore
del
male
quel
rimedio
?
Non
aveva
saputo
opporsi
.
Come
proferir
quel
nome
?
Mondo
d
'
ogni
colpa
,
integro
,
per
una
sola
debolezza
,
per
quella
illusione
così
presto
perduta
,
si
vedeva
trascinato
dalla
moglie
giù
nel
fango
della
piazza
,
ove
una
canea
famelica
di
scandalo
lo
aspettava
per
farne
strazio
,
accozzando
in
uno
sconcio
impasto
il
suo
corpo
e
quello
della
moglie
e
del
Selmi
.
Ora
,
con
una
nuova
violenza
si
vedeva
strappato
dalla
piazza
,
ma
insieme
col
Selmi
,
aggrappato
a
lui
e
alla
moglie
,
insieme
con
tutta
la
canaglia
aggrappata
al
Selmi
.
Gli
pareva
che
glielo
rimettessero
in
casa
,
là
,
con
tutta
la
folla
urlante
,
beffarda
e
ingiuriosa
.
Tutti
,
ora
,
tutti
avrebbero
creduto
che
lo
salvava
lui
il
Selmi
,
non
per
generosità
,
ma
per
paura
.
E
fors
'
anche
il
Selmi
stesso
...
Ma
qual
paura
,
in
fondo
,
poteva
aver
lui
?
Per
generosità
,
se
mai
,
avrebbe
potuto
farlo
,
perché
lo
ricordava
prode
e
nobile
,
un
giorno
,
sprezzante
della
vita
tra
i
pericoli
e
tutto
acceso
dell
'
ideale
santo
della
patria
.
Ma
no
,
no
,
neanche
per
questa
generosità
lo
avrebbe
fatto
:
troppo
,
oltre
all
'
odio
e
allo
sdegno
per
il
tradimento
(
quantunque
ne
facesse
più
carico
alla
moglie
)
,
troppo
gli
coceva
il
sospetto
in
lui
di
quella
paura
.
Intanto
,
sottratte
tutte
le
carte
che
avrebbero
potuto
perdere
il
Selmi
,
era
rimasto
esposto
,
senza
difesa
,
e
compromesso
,
un
innocente
:
Roberto
Auriti
.
S
'
era
trovato
a
carico
di
lui
un
debito
di
circa
quarantamila
lire
;
e
,
quel
ch
'
era
peggio
,
più
d
'
un
biglietto
laconico
e
misterioso
,
in
cui
si
faceva
allusione
a
un
amico
che
assicurava
il
governatore
della
banca
,
o
prometteva
che
avrebbe
fatto
o
parlato
o
scritto
secondo
le
istruzioni
ricevute
.
Questi
biglietti
erano
già
in
mano
dell
'
autorità
giudiziaria
,
e
di
questo
egli
doveva
informare
tra
poco
Giulio
Auriti
,
fratello
di
Roberto
.
S
'
era
già
abituato
all
'
orrore
della
situazione
;
ne
aveva
acquistato
il
sentimento
quasi
d
'
una
necessità
fatale
;
e
il
suo
sbalordimento
era
pieno
d
'
uggia
,
di
ribrezzo
e
greve
d
'
una
stanchezza
dolorosa
.
Nessun
conforto
dalle
memorie
del
passato
:
a
richiamarle
per
un
momento
,
non
sarebbero
valse
ad
altro
che
ad
accrescere
la
vergogna
e
la
miseria
del
presente
.
E
in
quell
'
uggia
,
la
vista
di
tutte
le
cose
,
anche
dei
ninnoli
della
stanza
,
acquistava
agli
occhi
suoi
una
insopportabile
gravezza
.
Ah
,
il
bujo
,
il
bujo
,
un
luogo
di
riposo
:
la
morte
,
sì
!
Tutta
quella
guerra
faceva
vincere
volentieri
il
ribrezzo
della
morte
.
Che
crudeltà
!
Egli
era
uno
che
doveva
presto
morire
...
Serbargli
quella
feccia
per
gli
ultimi
giorni
,
da
ingojare
nel
bicchiere
della
staffa
...
Francesco
D
'
Atri
si
fermò
,
con
gli
occhi
immobili
e
vani
.
Immaginò
il
tempo
dopo
la
sua
fine
:
il
tempo
per
gli
altri
...
Ecco
tornata
la
calma
...
per
gli
altri
!
rabbonite
quelle
onde
,
squarciato
l
'
orrore
di
quella
tempesta
;
e
nessuna
pietà
,
nessun
rimpianto
,
nessuna
memoria
di
chi
s
'
era
trovato
in
quei
frangenti
e
vi
era
perito
.
A
un
tratto
,
su
la
mensola
,
a
cui
teneva
fissi
gli
occhi
,
gli
s
'
avvistò
una
piccola
bertuccia
di
porcellana
,
che
gli
rideva
in
faccia
sguajatamente
.
Gli
venne
quasi
la
tentazione
di
romperla
;
voltò
le
spalle
;
avvertì
di
nuovo
il
pianto
angoscioso
della
bambina
e
s
'
avviò
a
quella
camera
remota
.
Era
la
camera
della
bàlia
.
Un
lumino
da
notte
,
riparato
da
una
ventola
litofana
,
sul
cassettone
,
la
rischiarava
a
mala
pena
.
La
vecchia
governante
,
magra
e
linda
,
passeggiava
con
la
bimba
in
braccio
che
,
convulsa
dagli
spasimi
,
pareva
volesse
sguizzarle
dalle
mani
;
procurava
di
tenersela
adagiata
sul
seno
e
:
-
Nooo
...
nooo
...
-
le
ripeteva
,
come
in
risposta
ai
vagiti
angosciosi
,
dimenandosi
in
ritmo
con
tutta
la
persona
e
battendole
di
continuo
,
lievemente
,
una
mano
alle
spalle
.
La
bàlia
,
con
un
'
enorme
mammella
tirata
fuori
del
busto
,
piangeva
anche
lei
:
piangeva
in
silenzio
e
giurava
alla
cameriera
che
le
sedeva
accanto
di
non
aver
mangiato
nulla
che
avesse
potuto
cagionare
quella
colica
alla
bambina
.
Francesco
D
'
Atri
si
fermò
un
pezzo
a
guardarla
con
occhi
assenti
:
e
i
tratti
del
volto
espressero
lo
sforzo
quasi
istintivo
ch
'
egli
,
col
cervello
altrove
,
faceva
per
intendere
ciò
che
essa
stava
a
dire
tra
le
lagrime
copiose
.
Intanto
guardava
nauseato
quella
sconcia
mammella
dal
cui
capezzolo
paonazzo
pendeva
una
goccia
di
latte
.
La
cameriera
pensò
bene
di
tirar
su
il
corpetto
della
bàlia
per
nascondere
quella
vista
.
E
allora
Francesco
D
'
Atri
si
volse
a
guardar
la
governante
.
Stordito
dai
vagiti
della
bimba
trangosciata
,
strizzò
gli
occhi
;
poi
si
recò
a
prendere
dal
tavolino
da
notte
un
campanello
e
si
mise
a
farlo
tintinnire
pian
piano
innanzi
agli
occhi
della
piccina
,
per
distrarla
,
andando
dietro
alla
governante
che
seguitava
a
passeggiare
,
dondolandosi
.
Così
lo
trovò
,
poco
dopo
,
donna
Giannetta
di
ritorno
dal
teatro
,
tutta
frusciante
di
seta
.
Alzò
le
ciglia
e
schiuse
appena
le
labbra
a
un
impercettibile
sorriso
canzonatorio
dinanzi
a
quel
notturno
commovente
quadro
familiare
,
credendo
che
Sua
Eccellenza
si
compiacesse
,
sotto
gli
occhi
delle
serve
,
di
mostrare
la
sua
ridicola
tenerezza
paterna
dopo
le
gravi
cure
dello
Stato
.
Ma
la
cameriera
,
accorsa
a
prendere
il
velo
nero
tutto
luccicante
di
dischetti
d
'
argento
ch
'
ella
si
levava
dal
capo
e
a
slacciarle
la
mantiglia
,
le
spiegò
,
piano
,
che
cosa
era
accaduto
.
-
Ah
sì
?
Poverina
...
-
disse
,
ostentando
indifferenza
,
ma
con
una
voce
calda
,
melodiosa
,
e
si
accostò
alla
governante
,
così
tutta
fragrante
di
profumo
e
di
cipria
e
ampiamente
scollata
.
Ma
il
D
'
Atri
le
fe
'
cenno
di
tacere
.
La
bambina
si
era
finalmente
quietata
.
Donna
Giannetta
allora
con
un
lieve
sbuffo
di
stanchezza
s
'
avviò
per
la
sua
camera
.
Su
la
soglia
si
volse
e
disse
al
marito
,
quasi
cantando
:
-
Oh
,
Giulio
Auriti
è
di
là
.
Francesco
D
'
Atri
chinò
il
capo
;
le
si
avvicinò
e
le
disse
a
voce
bassa
e
grave
,
senza
guardarla
:
-
Aspettami
.
Ho
da
parlarti
.
-
Discorso
lungo
?
-
domandò
ella
.
-
Non
potresti
domani
?
Temo
d
'
esser
troppo
stanca
e
d
'
aver
sonno
.
Mi
sono
orribilmente
annojata
.
-
Mi
farai
il
piacere
d
'
aspettarmi
,
-
insistette
egli
.
E
andò
allo
scrittojo
,
ove
lo
attendeva
l
'
Auriti
.
Ah
,
come
volentieri
,
adesso
,
avrebbe
fatto
a
meno
di
veder
quel
giovine
a
cui
doveva
dare
una
tremenda
notizia
!
Se
n
'
era
già
dimenticato
...
si
moveva
,
in
quei
giorni
,
dava
ordini
istruzioni
,
imponeva
a
se
stesso
atti
,
parole
,
risoluzioni
,
di
cui
subito
dopo
non
riusciva
più
a
veder
bene
la
ragione
,
l
'
opportunità
,
lo
scopo
.
Chiuse
gli
occhi
e
sospirò
profondamente
,
con
le
ciglia
gravate
da
un
'
oppressione
tenebrosa
.
Aveva
or
ora
detto
alla
moglie
che
lo
aspettasse
perché
doveva
parlarle
.
Ma
di
che
?
a
che
scopo
?
E
lui
stesso
,
poc
'
anzi
,
aveva
pregato
il
suo
segretario
d
'
avvertir
l
'
Auriti
,
all
'
uscita
dal
teatro
,
che
venisse
su
da
lui
,
perché
aveva
urgente
bisogno
di
vederlo
.
Era
necessario
,
sì
,
che
quel
povero
giovine
avesse
al
più
presto
notizia
dell
'
orrenda
sciagura
che
gli
stava
sopra
.
Non
poteva
comunicargliela
altri
che
lui
.
Sollevata
la
tenda
dell
'
uscio
e
vedendolo
,
provò
intanto
un
certo
rancore
per
la
pietà
e
la
commozione
che
colui
già
gli
suscitava
.
Giulio
Auriti
non
somigliava
punto
al
fratello
:
alto
,
smilzo
,
elegantissimo
,
spirava
dalla
temprata
agilità
del
corpo
una
energia
vigorosa
,
che
gli
occhi
d
'
un
bel
grigio
d
'
acciajo
,
attenuavano
con
un
certo
sguardo
d
'
orgoglio
svogliato
.
Si
cangiò
tutto
,
d
'
un
subito
,
alla
vista
del
vecchio
Ministro
che
gli
si
faceva
innanzi
così
scombujato
.
Uno
dei
guanti
,
che
teneva
in
mano
,
gli
cadde
sul
tappeto
.
-
Ebbene
?
-
domandò
.
Francesco
D
'
Atri
socchiuse
gli
occhi
per
sottrarsi
alla
pena
dell
'
ansia
smaniosa
che
gli
leggeva
nel
viso
.
Aprì
le
mani
e
mormorò
scotendo
il
capo
:
-
Non
s
'
è
trovata
.
-
Ah
,
no
!
-
scattò
allora
l
'
Auriti
con
una
nuova
subitanea
alterazione
del
viso
,
che
esprimeva
sdegno
,
rabbia
e
insieme
risoluzione
fierissima
di
ribellarsi
a
un
'
iniquità
,
senza
alcun
riguardo
più
per
nessuno
.
-
Ah
,
no
,
mi
perdoni
,
eccellenza
:
la
carta
c
'
è
,
e
si
deve
trovare
!
Lei
sa
che
mio
fratello
Roberto
...
-
So
,
so
...
-
cercò
d
'
interromperlo
,
con
durezza
,
il
D
'
Atri
.
-
Ma
dunque
-
incalzò
l
'
Auriti
.
-
Quella
sola
dichiarazione
può
salvarlo
,
e
non
deve
sparire
!
O
via
anche
tutto
ciò
che
può
compromettere
Roberto
!
Il
D
'
Atri
sedette
,
tornò
a
premersi
forte
le
mani
sul
volto
e
si
lasciò
cader
dalle
labbra
:
-
Il
guajo
è
questo
:
che
l
'
autorità
giudiziaria
...
-
Ma
no
,
eccellenza
!
-
insorse
di
nuovo
l
'
Auriti
.
-
L
'
autorità
giudiziaria
ha
in
potere
soltanto
ciò
che
il
Governo
le
ha
voluto
lasciare
.
Lo
sanno
tutti
ormai
!
Il
D
'
Atri
lo
guardò
come
se
egli
,
intanto
,
non
lo
sapesse
:
si
rizzò
su
la
vita
e
,
facendo
viso
fermo
,
parve
lo
ammonisse
che
non
poteva
permettere
si
desse
corso
,
in
sua
presenza
,
a
una
voce
così
piena
di
scandalo
.
Ma
l
'
Auriti
,
smaniando
,
torcendosi
le
mani
,
aggiunse
:
-
E
io
...
io
che
riposavo
tranquillo
...
Ma
come
,
eccellenza
?
Io
riposavo
tranquillo
perché
c
'
era
lei
!
Il
D
'
Atri
s
'
accasciò
;
ma
subito
,
come
se
qualcosa
dentro
gli
facesse
impeto
nello
spirito
,
tornò
a
rizzarsi
e
gridò
con
rabbia
,
guardando
odiosamente
il
giovine
:
-
Che
c
'
entro
io
?
che
posso
io
?
-
Come
!
-
esclamò
l
'
Auriti
.
-
Il
Selmi
...
-
Il
Selmi
...
-
ruggì
Francesco
D
'
Atri
,
serrando
le
pugna
,
come
se
avesse
voluto
averlo
fra
le
unghie
.
-
Ma
sì
,
lo
salvino
pure
!
-
esclamò
Giulio
Auriti
.
-
Per
salvarlo
però
...
-
Già
!
ti
figuri
anche
tu
che
lo
salvi
io
...
-
disse
lentamente
il
D
'
Atri
,
scrollando
il
capo
con
amarissimo
sdegno
.
-
Ma
il
Selmi
stesso
,
eccellenza
,
-
ripigliò
subito
,
con
diverso
sdegno
l
'
Auriti
,
-
vedrà
che
il
Selmi
stesso
non
tollererà
d
'
esser
salvato
a
costo
dell
'
assassinio
morale
di
mio
fratello
.
E
poi
,
eccellenza
,
se
non
parla
lui
,
se
tacerà
Roberto
,
griderò
io
!
C
'
è
mia
madre
di
mezzo
,
eccellenza
!
L
'
arresto
di
Roberto
?
Mia
madre
ne
morrebbe
!
E
il
nostro
nome
?
A
questo
grido
,
il
volto
di
Francesco
D
'
Atri
si
scompose
.
-
Tua
madre
...
sì
...
tua
madre
...
-
mormorò
;
e
,
curvo
,
si
portò
di
nuovo
le
mani
sul
volto
;
stette
un
pezzo
così
,
finché
non
cominciò
a
sussultare
violentemente
come
per
un
impeto
di
singhiozzi
soffocati
.
Aveva
conosciuto
a
Torino
,
giovane
,
donna
Caterina
Laurentano
e
Stefano
Auriti
che
quel
figliuolo
gli
ricordava
in
tutto
;
pensò
a
quegli
anni
lontani
;
vide
se
stesso
com
'
era
allora
;
vide
Roberto
ragazzo
;
pensò
a
una
notte
sul
mare
,
con
quel
ragazzo
su
le
ginocchia
un
'
ora
dopo
la
partenza
da
Quarto
...
ah
,
da
quella
notte
a
questa
,
che
baratro
!
Giulio
Auriti
,
vedendo
sussultare
le
spalle
poderose
del
vecchio
Ministro
,
allibì
.
Questi
alla
fine
scoprì
il
volto
e
,
rimanendo
curvo
,
guardando
verso
terra
,
scotendo
le
mani
a
ogni
parola
:
-
Che
gridi
?
che
gridi
?
-
gli
disse
.
-
La
vergogna
di
tutti
?
Tutti
impeciati
!
Vuoi
dirmi
che
sai
perché
il
Selmi
prese
quel
denaro
sotto
il
nome
di
tuo
fratello
?
E
griderai
anche
la
mia
vergogna
!
-
No
,
eccellenza
!
-
negò
subito
con
sbalordimento
d
'
orrore
,
l
'
Auriti
.
-
Ma
sì
!
-
rispose
Francesco
D
'
Atri
,
levandosi
.
-
Tutti
impeciati
,
ti
dico
!
Tutti
...
tutti
...
Muojo
di
schifo
...
Il
fango
,
fino
qua
!
E
s
'
afferrò
con
le
mani
la
gola
.
-
M
'
affoga
!
Questo
...
dovevo
veder
questo
!
I
più
bei
nomi
...
Tu
vedi
soltanto
tuo
fratello
!
Niente
,
sì
,
non
glien
'
è
venuto
niente
in
mano
;
ma
ha
tenuto
di
mano
a
quello
lì
...
E
non
è
vergogna
,
questa
?
come
lo
scusi
?
che
gridi
?
Tuo
fratello
promette
,
il
tuo
signor
fratello
assicura
,
in
quei
biglietti
là
,
i
laidi
ufficii
dell
'
amico
...
-
E
non
lo
nomina
!
-
disse
coi
denti
stretti
,
ridendo
d
'
ira
,
d
'
onta
,
di
dispetto
,
Giulio
Auriti
.
-
Ecco
perché
non
sono
stati
sottratti
!
-
Ma
quando
la
paura
ha
preso
possesso
!
-
venne
a
gridargli
in
faccia
,
con
voce
soffocata
,
Francesco
D
'
Atri
.
-
Zuffa
di
ladri
che
rubano
di
notte
con
mani
tremanti
e
come
ciechi
;
rimestano
,
arraffano
,
ficcano
dentro
;
e
intanto
di
qua
,
di
là
,
dal
sacco
,
dalle
tasche
,
il
furto
scappa
via
,
e
nella
ressa
,
tra
i
piedi
,
c
'
è
chi
ruba
ai
ladri
,
chi
ghermisce
questa
o
quella
carta
caduta
e
corre
a
far
bottega
su
la
vergogna
:
«
Ecco
,
signori
,
i
più
bei
nomi
d
'
Italia
!
Ecco
l
'
onore
!
ecco
le
glorie
della
patria
!
»
Non
mi
far
parlare
...
So
a
chi
parlo
!
Ma
ormai
...
tanto
,
n
'
ho
fino
alla
gola
...
Non
è
umano
,
capisco
che
non
è
umano
pretendere
da
Roberto
il
silenzio
:
per
sé
,
per
sua
madre
,
per
te
,
per
il
nome
che
portate
...
-
Roberto
?
-
fece
l
'
Auriti
.
-
Ma
Roberto
,
Vostra
Eccellenza
lo
conosce
,
sarà
anche
capace
di
tacere
.
Il
Selmi
stesso
...
-
Se
Roberto
tacerà
?
-
domandò
il
D
'
Atri
,
come
se
ne
dubitasse
.
-
Ma
io
no
,
eccellenza
!
-
s
'
affrettò
allora
a
ripetere
l
'
Auriti
.
-
Glielo
dico
avanti
:
io
no
,
per
mia
madre
!
-
Aspetta
!
-
riprese
il
D
'
Atri
,
quasi
imponendogli
di
tacere
.
-
Se
ho
voluto
vederti
,
è
segno
che
ho
da
dirti
qualche
cosa
.
Giulio
Auriti
lo
guardò
ansiosamente
negli
occhi
.
Ma
il
D
'
Atri
non
sostenne
quello
sguardo
;
n
'
ebbe
fastidio
,
anzi
dispetto
;
scorse
per
terra
il
guanto
caduto
fin
da
principio
dalle
mani
del
giovine
e
riebbe
fortissima
l
'
impressione
di
gravezza
insopportabile
,
che
in
quei
giorni
gli
faceva
la
vista
di
tutto
.
Ne
distrasse
gli
occhi
e
disse
,
cupamente
:
-
Tu
intendi
che
in
tutta
questa
faccenda
...
io
non
posso
cacciar
le
mani
...
Si
guardò
le
mani
e
le
ritirò
con
atto
di
schifo
.
-
Pure
,
-
seguitò
,
-
per
Roberto
,
ho
parlato
...
questa
sera
stessa
;
ho
detto
...
ho
...
ricordato
...
ricordato
le
sue
benemerenze
...
Forse
-
ascolta
bene
-
quei
biglietti
compromettenti
,
per
cui
è
già
spiccato
il
mandato
di
cattura
...
sì
!
Ma
ascolta
bene
-
quei
biglietti
...
Non
volle
dire
:
significò
con
un
rapido
gesto
espressivo
della
mano
:
via
!
-
Però
,
-
riprese
subito
,
-
tu
sai
che
i
giornali
hanno
già
pubblicato
il
nome
di
tuo
fratello
.
Bisognerà
,
per
togliere
ogni
sospetto
di
compromissione
losca
e
per
non
lasciare
nessuna
traccia
,
nessuno
strascico
...
-
Pagare
?
-
domandò
,
smorendo
,
l
'
Auriti
.
-
E
dove
...
come
?
Il
D
'
Atri
si
strinse
rabbiosamente
nelle
spalle
.
-
Sono
quarantamila
lire
,
eccellenza
...
-
Io
non
posso
dartele
...
Procura
...
E
presto
!
Tu
intendi
,
è
l
'
unico
mezzo
...
-
Un
denaro
preso
da
altri
...
-
gemette
l
'
Auriti
.
-
Ma
come
preso
?
-
domandò
con
ira
il
D
'
Atri
.
-
Questo
devi
vedere
!
-
Per
altri
!
-
protestò
Giulio
.
-
Sei
un
ragazzo
?
-
No
,
eccellenza
:
è
la
difficoltà
...
Dove
lo
trovo
?
come
lo
trovo
?
-
Cerca
...
tu
hai
parenti
ricchi
...
tuo
cugino
...
-
Lando
?
-
O
i
tuoi
zii
...
Giulio
Auriti
rimase
pensieroso
,
a
considerare
quale
,
quanta
probabilità
di
riuscita
gli
offrisse
quella
via
indicata
tra
gli
ostacoli
che
già
gli
si
paravano
davanti
:
per
Lando
,
l
'
ombra
odiosa
del
Selmi
;
per
gli
zii
,
la
fierezza
incrollabile
della
madre
.
Come
si
sarebbe
piegata
questa
a
chiedere
ajuto
di
danaro
,
per
quel
debito
non
netto
del
figlio
,
a
quel
fratello
?
A
piegarla
,
si
sarebbe
certo
spezzata
!
Decise
senz
'
altro
di
tentar
lui
presso
Lando
:
lui
,
a
costo
di
tutto
,
per
risparmiare
quel
sacrifizio
estremo
della
madre
.
-
Che
tempo
?
-
domandò
.
-
Presto
...
-
ripeté
il
D
'Atri.-
Vedi
tu
...
cinque
,
sei
giorni
...
Giulio
Auriti
,
perduta
lì
per
lì
la
nozione
dell
'
ora
,
compreso
già
della
parte
che
doveva
sostenere
,
si
licenziò
e
s
'
avviò
in
fretta
,
accigliato
,
come
se
dovesse
subito
correre
a
casa
del
cugino
.
Francesco
D
'
Atri
lo
seguì
con
gli
occhi
fino
alla
soglia
dell
'
uscio
;
poi
rimase
perplesso
,
aggrondato
,
a
stropicciarsi
con
una
mano
il
dorso
dell
'
altra
,
quasi
cercasse
nella
memoria
ciò
che
ancora
gli
restava
da
fare
.
A
un
tratto
,
scorse
di
nuovo
per
terra
,
sul
rosso
del
tappeto
,
il
guanto
bianco
,
caduto
di
mano
all
'
Auriti
.
Quel
guanto
,
lasciato
lì
,
gli
parve
il
segno
che
egli
ormai
non
avrebbe
potuto
più
allontanare
del
tutto
da
sé
le
cose
,
la
gente
,
i
pensieri
da
cui
si
sentiva
soffocare
:
sempre
una
traccia
,
sempre
un
'
orma
,
un
vestigio
,
ne
sarebbero
rimasti
,
risorgenti
o
incancellabili
,
come
nell
'
incubo
di
un
sogno
.
E
come
se
in
quel
guanto
si
potesse
scorgere
una
sua
compromissione
,
Francesco
D
'
Atri
si
chinò
guardingo
a
raccattarlo
con
ribrezzo
e
se
lo
cacciò
in
tasca
,
furtivamente
.
Donna
Giannetta
,
in
accappatojo
,
con
una
graziosa
cuffia
di
trine
e
di
nastri
in
capo
,
aspettava
intanto
nella
sua
camera
su
un
'
ampia
e
bassa
poltrona
massiccia
di
cuojo
grigio
;
una
gamba
su
l
'
altra
,
tormentandosi
il
labbro
inferiore
con
le
dita
irrequiete
.
Teneva
gli
occhi
fissi
acutamente
alla
punta
della
babbuccia
di
velluto
rosso
,
che
compariva
e
spariva
dall
'
orlo
della
veste
al
lieve
dondolìo
della
gamba
accavalciata
.
Era
la
prima
volta
che
il
marito
con
quell
'
aria
e
quel
tono
le
annunziava
di
voler
parlare
con
lei
.
Non
le
aveva
detto
mai
nulla
,
prima
,
quando
avrebbe
avuto
ragione
di
parlare
.
Che
poteva
più
dirle
,
ora
?
Aveva
notato
che
,
da
alcuni
mesi
,
era
più
cupo
e
più
oppresso
del
solito
;
ma
,
certo
,
non
per
lei
;
forse
,
per
difficoltà
parlamentari
.
Non
aveva
mai
voluto
saper
di
politica
,
lei
:
aveva
sempre
proibito
assolutamente
agli
amici
che
ne
parlassero
davanti
a
lei
;
non
leggeva
giornali
e
si
gloriava
della
sua
ignoranza
,
si
compiaceva
delle
risate
con
cui
erano
accolte
certe
sue
confessioni
,
come
ad
esempio
quella
di
non
sapere
chi
fossero
i
colleghi
del
marito
.
Che
ora
egli
volesse
annunziarle
,
come
aveva
già
fatto
una
volta
,
dopo
il
primo
anno
di
matrimonio
,
che
aveva
in
animo
di
lasciare
il
«
potere
»
?
Oh
,
non
le
avrebbe
fatto
più
né
caldo
né
freddo
,
ormai
.
Ma
eccolo
...
Subito
donna
Giannetta
si
sgruppò
,
si
abbandonò
con
gli
occhi
chiusi
su
la
spalliera
della
poltrona
,
volendo
fingere
di
dormire
;
come
però
il
D
'
Atri
aprì
l
'
uscio
,
riaprì
gli
occhi
con
molle
stanchezza
,
quasi
veramente
avesse
dormito
.
-
Domani
,
no
?
-
gli
domandò
di
nuovo
,
con
grazia
languida
.
-
Ho
proprio
sonno
,
Francesco
!
Temo
di
perdere
il
filo
del
discorso
.
-
Non
lo
perderai
,
-
diss
'
egli
aggrondato
,
lisciandosi
la
barba
con
la
mano
tremolante
.
-
Del
resto
,
se
vuoi
,
il
mio
discorso
potrà
anche
essere
breve
.
-
Ti
dimetti
?
-
domandò
lei
,
placidamente
.
-
No
...
-
disse
.
-
Perché
?
-
Credevo
...
-
sbadigliò
donna
Giannetta
,
portandosi
una
mano
alla
bocca
.
-
No
,
qui
,
qui
,
di
cose
nostre
,
della
casa
,
devo
parlarti
-
riprese
egli
.
-
Abbi
un
po
'
di
pazienza
.
Sono
anch
'
io
tanto
stanco
!
Se
vuoi
del
resto
che
il
mio
discorso
sia
breve
non
offenderti
.
Donna
Giannetta
sgranò
gli
occhi
:
-
Offendermi
?
Perché
?
-
Ma
perché
,
se
dev
'
esser
breve
.
sarà
pure
per
conseguenza
un
po
'
rude
,
senza
frasi
,
-
rispose
egli
.
-
Mi
lascerai
dire
;
poi
farai
,
spero
,
quel
che
ti
dirò
io
,
e
basterà
così
.
Dunque
,
senti
.
-
Sento
,
-
sospirò
ella
,
richiudendo
gli
occhi
.
Francesco
D
'
Atri
agitò
più
volte
con
stento
due
dita
:
-
Due
sciagure
ti
sono
capitate
,
-
cominciò
.
Donna
Giannetta
tornò
a
scuotersi
:
-
Due
?
a
me
?
-
Una
,
l
'
hai
proprio
voluta
,
-
seguitò
egli
.
-
Vecchia
sciagura
.
Sono
io
.
-
Oh
,
-
esclamò
ella
,
abbandonandosi
di
nuovo
su
la
poltrona
.
-
Mi
hai
spaventata
!
Sorridendo
e
intrecciando
le
mani
sul
capo
,
soggiunse
:
-
Ma
no
...
perché
?
Le
larghe
maniche
dell
'
accappatojo
scivolarono
e
le
scoprirono
le
braccia
bellissime
-
Finora
,
no
,
-
riprese
egli
.
-
Non
te
ne
sei
accorta
bene
,
perché
al
fastidio
che
ho
potuto
recarti
di
quando
in
quando
...
-
Francesco
,
ho
tanto
sonno
,
-
gemette
lei
-
Permetti
...
permetti
...
permetti
...
-
diss
'
egli
con
stizza
.
-
Voglio
dirti
,
che
al
fastidio
hai
trovato
un
compenso
assai
largo
nella
mia
...
nella
mia
...
dirò
,
filosofia
...
-
Dimmi
subito
l
'
altra
sciagura
,
ti
prego
!
-
sospirò
quasi
nel
sonno
donna
Giannetta
.
Francesco
D
'
Atri
si
mise
a
sedere
.
Veniva
adesso
il
difficile
del
discorso
,
e
voleva
esprimersi
quanto
meno
crudamente
gli
fosse
possibile
.
Poggiò
i
gomiti
su
i
ginocchi
,
si
prese
la
testa
tra
le
mani
per
concentrarsi
meglio
,
e
parlò
,
guardando
vero
terra
.
-
Eccomi
.
Aspetta
.
L
'
ho
dovuto
...
ho
dovuto
scontare
...
Ma
già
tu
,
in
questo
,
non
hai
nessuna
colpa
.
Era
naturale
che
,
tra
i
diritti
della
tua
gioventù
e
i
tuoi
doveri
di
moglie
,
tu
seguissi
piuttosto
quelli
che
questi
.
Avrei
potuto
farti
osservare
da
un
pezzo
che
tu
stessa
,
accettando
spontaneamente
,
anzi
con
...
con
giubilo
,
un
giorno
,
questi
doveri
verso
un
vecchio
,
avevi
implicitamente
rinunciato
a
quei
diritti
;
ma
neanche
di
ciò
ti
fo
colpa
perché
forse
anche
tu
,
allora
,
ti
facesti
l
'
illusione
che
...
A
questo
punto
Francesco
D
'
Atri
sollevò
il
capo
e
s
'
interruppe
.
Donna
Giannetta
dormiva
,
con
un
braccio
ancora
sul
capo
e
l
'
altro
proteso
verso
di
lui
,
come
per
implorar
misericordia
.
-
Gianna
!
-
chiamò
,
ma
non
tanto
forte
,
frenando
la
stizza
e
lo
sdegno
,
come
se
al
suo
amor
proprio
dolesse
che
ella
,
destandosi
a
quel
richiamo
,
dovesse
riconoscere
d
'
aver
ceduto
così
presto
al
sonno
mentr
'
egli
le
parlava
di
cosa
tanto
grave
.
Riabbassò
il
capo
e
terminò
a
voce
alta
il
discorso
rimasto
sospeso
:
-
Ti
facesti
l
'
illusione
che
...
sì
,
che
avresti
potuto
facilmente
adempiere
ai
tuoi
doveri
.
Donna
Giannetta
non
si
destò
;
anzi
,
pian
piano
l
'
altro
braccio
le
scivolò
dal
capo
,
le
cadde
in
grembo
con
pesante
abbandono
.
Allora
Francesco
D
'
Atri
sorse
in
piedi
,
fremente
;
fu
lì
lì
per
afferrarle
quel
braccio
nudo
proteso
e
scoterglielo
con
estrema
violenza
,
gridandole
in
faccia
le
ingiurie
più
crude
.
Ma
la
calma
incosciente
del
sonno
di
lei
,
per
quanto
gli
paresse
spudorata
e
quasi
una
sfida
,
lo
trattenne
.
Sembrava
che
così
giacente
nel
sonno
,
gli
dicesse
:
«
Guardami
come
son
giovane
e
come
son
bella
!
Che
pretendi
,
tu
vecchio
,
da
me
?
»
.
Ah
,
che
pretendeva
!
Ma
di
quella
sua
bellezza
che
ne
aveva
fatto
?
e
che
ne
stava
facendo
della
sua
gioventù
?
Scempio
vergognoso
!
Sì
,
dandosi
a
lui
,
a
un
vecchio
,
dapprima
!
Ma
egli
almeno
,
quei
tesori
li
avrebbe
adorati
con
animo
tremante
e
traboccante
di
gratitudine
,
come
un
premio
divino
!
Ella
,
invece
,
con
obbrobrioso
disprezzo
,
con
incosciente
crudeltà
,
li
aveva
violati
!
E
nulla
più
poteva
ormai
rifar
sacre
quella
bellezza
e
quella
gioventù
così
indegnamente
profanate
!
Scosse
il
capo
e
uscì
pian
piano
dalla
camera
.
Subito
donna
Giannetta
balzò
in
piedi
,
sbuffando
.
Auff
!
sul
serio
,
a
quell
'
ora
,
una
spiegazione
?
E
perché
?
Quando
avrebbe
dovuto
parlare
,
zitto
;
ora
che
lei
s
'
annojava
soltanto
,
mortalmente
,
pretendeva
una
spiegazione
?
Eh
via
!
Troppo
tardi
.
Se
lui
stesso
,
del
resto
,
col
suo
contegno
,
tra
le
inevitabili
relazioni
della
nuova
vita
in
cui
l
'
aveva
messa
,
di
fronte
alle
tentazioni
a
cui
questa
vita
la
esponeva
,
agli
esempii
che
di
continuo
le
poneva
sotto
gli
occhi
,
l
'
aveva
indotta
,
certo
senza
volerlo
,
a
stimar
troppo
ingenuo
,
puerile
e
tale
da
attirar
l
'
altrui
derisione
il
bel
sogno
da
lei
accarezzato
,
sposandolo
?
Con
la
massima
sincerità
aveva
sognato
di
rallegrare
col
riso
della
sua
giovinezza
gli
ultimi
anni
della
vita
eroica
di
Francesco
D
'
Atri
,
vecchio
amico
e
fratello
d
'
armi
del
padre
.
Gli
era
forse
sembrato
che
con
troppa
avventatezza
ella
avesse
preso
la
risoluzione
di
sposarlo
,
quella
sera
ormai
lontana
,
in
cui
,
discorrendosi
in
casa
del
padre
di
donne
,
di
vecchi
,
di
matrimonii
,
a
una
domanda
di
lei
egli
aveva
risposto
per
ischerzo
,
sorridendo
malinconicamente
:
«
Eh
,
bellina
mia
,
se
mi
sposi
tu
...
»
?
Ma
fors
'
anche
aveva
sospettato
in
lei
l
'
ambizione
di
diventar
moglie
d
'
un
ministro
!
Per
il
parentado
,
per
le
condizioni
della
sua
nascita
,
era
quasi
povera
.
Avrebbe
dovuto
saper
bene
però
che
in
casa
di
lei
,
sempre
,
le
risoluzioni
più
serie
erano
state
prese
così
;
e
che
la
precipitazione
nel
prenderle
non
era
stata
mai
a
scàpito
della
fermezza
nel
mantenerle
.
Suo
padre
,
Emanuele
Montalto
,
giovine
,
nella
compagnia
spensierata
e
gioconda
di
tant
'
altri
giovani
dell
'
aristocrazia
palermitana
,
quasi
per
una
picca
da
un
giorno
all
'
altro
s
'
era
ribellato
alla
famiglia
devota
ai
Borboni
;
e
non
solo
per
quella
ribellione
aveva
sofferto
persecuzioni
,
prigionia
,
esilio
dal
governo
oppressore
,
ma
era
stato
anche
diseredato
dal
padre
a
beneficio
del
fratello
maggiore
e
della
sorella
Teresa
,
moglie
di
don
Ippolito
Laurentano
e
madre
di
Lando
.
E
anche
lei
,
già
una
volta
,
proprio
per
una
picca
,
da
un
giorno
all
'
altro
s
'
era
guastata
col
cugino
Lando
il
quale
,
vivendo
a
Palermo
in
casa
dello
zio
principe
di
Montalto
,
veniva
di
furto
ad
amoreggiar
con
lei
,
cuginetta
eretica
,
figlia
dello
zio
eretico
,
a
cui
quello
(
il
principe
)
come
per
un
'
elemosina
della
quale
si
dovesse
vergognare
,
faceva
passar
sotto
mano
un
assegno
appena
appena
decente
.
Da
un
giorno
all
'
altro
,
tutto
finito
,
per
sempre
:
non
aveva
più
voluto
sapere
del
cugino
e
aveva
indotto
il
padre
a
lasciar
Palermo
per
Roma
,
con
la
speranza
che
,
allontanando
il
padre
dall
'
isola
,
in
una
più
larga
cerchia
e
meno
oppressa
da
pregiudizii
,
egli
avesse
alla
fine
condisceso
a
lasciarle
prendere
la
via
per
cui
il
sangue
materno
la
chiamava
.
Sua
madre
era
stata
un
'
attrice
piemontese
,
la
Berio
,
conosciuta
dal
padre
a
Torino
,
durante
l
'
esilio
,
e
sposata
colà
.
Il
sangue
,
proprio
il
sangue
,
non
l
'
esempio
la
chiamava
,
perché
la
mamma
lei
non
l
'
aveva
nemmeno
conosciuta
:
morta
nel
darla
alla
luce
;
e
tutti
,
a
Palermo
,
e
più
di
tutti
il
padre
,
s
'
erano
sempre
guardati
dal
farle
sapere
ciò
che
la
madre
era
stata
.
Ma
una
Montalto
sul
palcoscenico
?
Orrore
!
E
anche
lei
,
sì
,
doveva
riconoscerlo
,
provava
tra
sé
e
sé
un
certo
segreto
ribrezzo
.
Tuttavia
,
per
lanciare
una
sfida
al
cugino
Lando
e
per
far
onta
a
quello
zio
che
si
vergognava
finanche
di
mantenerli
di
nascosto
,
oh
,
non
solo
questo
ribrezzo
avrebbe
saputo
vincere
facilmente
,
ma
qualunque
altro
!
Lando
,
poco
dopo
,
era
venuto
anche
lui
a
stabilirsi
a
Roma
,
e
insieme
col
padre
aveva
cercato
di
ammansarla
,
di
rabbonirla
.
No
,
no
e
no
.
Già
s
'
era
innamorata
di
quel
suo
sogno
per
Francesco
D
'
Atri
,
che
,
fin
dal
primo
vederla
,
era
rimasto
come
abbagliato
di
lei
.
Perché
poi
non
l
'
aveva
ritenuta
capace
Francesco
D
'
Atri
di
serbarsi
fedele
a
quel
sogno
?
come
non
aveva
compreso
che
un
tal
dubbio
,
un
tal
timore
,
manifestati
con
certi
sguardi
pietosi
,
con
certi
mezzi
sorrisi
afflitti
,
l
'
avrebbero
offesa
acerbamente
,
al
pari
della
libertà
concessa
,
anzi
quasi
imposta
,
non
ostanti
quel
dubbio
e
quel
timore
?
Dunque
per
lui
una
sua
caduta
era
inevitabile
e
ci
si
rassegnava
?
E
se
lui
non
credeva
,
qual
merito
,
qual
premio
,
a
non
cadere
?
Per
se
stessa
?
Ah
sì
,
per
se
stessa
!
Le
era
morto
il
padre
,
da
poco
.
Addolorata
,
amareggiata
profondamente
,
eppur
costretta
a
far
buon
viso
a
tutti
,
s
'
era
veduta
,
pure
in
quei
giorni
di
lutto
,
vigilata
da
Lando
con
occhi
freddamente
sdegnosi
.
In
un
momento
d
'
angoscia
,
di
esasperazione
,
in
un
momento
di
vera
pazzia
,
perché
lo
sdegno
di
quegli
occhi
si
ritorcesse
anche
contro
di
lui
,
gli
s
'
era
offerta
.
Probo
,
intemerato
,
incorruttibile
,
Lando
l
'
aveva
respinta
.
Oh
,
e
allora
,
più
per
vendicarsi
di
lui
che
della
triste
e
muta
sconfidenza
del
vecchio
marito
,
s
'
era
buttata
in
braccio
di
Corrado
Selmi
,
e
giù
,
giù
,
giù
...
orribilmente
,
sì
...
come
un
'
ubriaca
,
come
una
pazza
aveva
sguazzato
un
anno
nello
scandalo
.
Ma
via
!
Non
le
aveva
detto
anche
or
ora
il
vecchio
,
che
non
trovava
nulla
da
ridire
?
Perché
dunque
avrebbe
dovuto
farsene
un
rimorso
?
Oh
,
non
si
era
davvero
divertita
in
quell
'
anno
della
sua
relazione
col
Selmi
.
Che
voleva
da
lei
ora
,
il
marito
?
Donna
Giannetta
scrollò
le
spalle
,
e
subito
vide
quel
suo
gesto
,
come
se
l
'
avesse
fatto
un
'
altra
davanti
a
lei
.
Aveva
spiccatissima
la
facoltà
strana
di
osservarsi
così
,
quasi
da
fuori
anche
nei
momenti
di
maggior
concitazione
,
di
vedersi
muovere
,
di
sentirsi
parlare
o
ridere
;
e
ne
aveva
quasi
sgomento
,
talvolta
,
e
spesso
fastidio
;
temeva
che
i
suoi
atteggiamenti
,
i
suoi
gesti
,
il
suono
della
sua
voce
,
gli
scatti
dei
suoi
sorrisi
potessero
apparire
studiati
;
soffriva
di
quel
raggelarsi
improvviso
dei
moti
più
spontanei
e
men
pensati
del
suo
essere
,
sorpresi
in
sul
nascere
da
lei
stessa
in
sé
.
Si
passò
parecchie
volte
la
mano
su
la
fronte
e
cercò
d
'
affondarsi
in
un
pensiero
che
le
togliesse
la
visione
di
sé
,
così
costernata
.
Ecco
.
L
'
altra
sciagura
...
Quale
poteva
essere
l
'
altra
sciagura
di
cui
il
marito
avrebbe
voluto
parlarle
?
Il
volto
le
si
fece
scuro
.
Davanti
agli
occhi
le
sorse
l
'
immagine
del
Selmi
,
che
,
o
sbigottito
,
per
romper
quella
furia
di
scandalo
,
o
per
timore
di
perderla
,
cominciando
ella
a
essere
stufa
,
o
con
la
speranza
di
legarla
a
sé
maggiormente
,
o
forse
anche
per
vendetta
,
non
aveva
saputo
impedire
che
divenisse
madre
.
Sì
,
non
c
'
era
dubbio
:
l
'
altra
sciagura
,
a
cui
il
vecchio
alludeva
,
era
la
figlia
,
quella
bambina
...
-
Due
sciagure
ti
sono
capitate
...
Una
,
l
'
hai
proprio
voluta
.
L
'
altra
,
dunque
,
no
.
E
aveva
ragione
:
quest
'
altra
sciagura
,
non
l
'
aveva
proprio
voluta
.
Ma
se
egli
sapeva
tutto
,
e
sapeva
che
lei
non
poteva
sentire
alcun
affetto
per
quella
creatura
che
le
ricordava
l
'
amante
odiato
,
perché
poc
'
anzi
s
'
era
fatto
trovare
presso
quella
bambina
piangente
,
con
un
campanello
in
mano
?
Perché
tanta
ostentazione
di
tenerezza
per
quella
creatura
?
Perché
aveva
voluto
accomunarla
a
sé
,
come
per
mettersi
con
essa
di
fronte
a
lei
,
dicendo
che
entrambi
-
lui
e
la
bambina
-
rappresentavano
per
lei
due
sciagure
?
Che
voleva
concludere
?
Donna
Giannetta
si
pentì
d
'
aver
finto
di
dormire
.
Rimase
ancora
un
pezzo
a
riflettere
;
poi
uscì
dalla
camera
in
punta
di
piedi
e
,
al
bujo
,
trattenendo
il
respiro
,
si
recò
fino
all
'
uscio
della
camera
del
marito
.
Origliò
,
poi
si
chinò
a
guardare
attraverso
il
buco
della
serratura
.
Francesco
D
'
Atri
,
seduto
lì
nella
sua
camera
,
come
dianzi
nella
camera
di
lei
,
coi
gomiti
sui
ginocchi
e
la
testa
tra
le
mani
,
piangeva
.
Donna
Giannetta
si
sentì
fendere
la
schiena
da
un
brivido
e
si
ritrasse
sconvolta
,
in
preda
a
uno
stupore
che
era
anche
sgomento
.
-
Piange
...
Restò
lì
,
tremante
,
senza
riuscire
a
formare
un
pensiero
.
Poi
,
improvvisamente
,
temendo
ch
'
egli
aprisse
l
'
uscio
e
la
scoprisse
lì
in
agguato
,
si
mosse
per
rientrare
nella
sua
camera
.
Ma
,
passando
come
una
ladra
davanti
all
'
uscio
della
camera
ove
dormiva
la
bambina
,
si
fermò
.
Anche
la
bambina
,
qua
,
piangeva
!
Tutt
'
e
due
...
Inconsciamente
,
quasi
per
trovare
un
rifugio
che
la
nascondesse
a
se
medesima
in
quel
momento
,
schiuse
quell
'
uscio
,
entrò
.
La
bàlia
,
seduta
in
mezzo
al
letto
,
smaniava
,
disperata
.
La
bambina
,
dopo
un
breve
sonno
inquieto
,
aveva
ripreso
a
contorcersi
per
le
doglie
e
a
vagire
così
.
Donna
Giannetta
non
intese
bene
dapprima
ciò
che
la
bàlia
diceva
;
allungò
una
mano
su
la
bambina
trangosciata
e
subito
la
ritrasse
,
quasi
per
ribrezzo
.
Com
'
era
fredda
!
Ma
bisognava
farla
tacere
...
Quel
pianto
era
insopportabile
...
Non
voleva
latte
?
Era
fasciata
forse
troppo
stretta
?
Volle
sfasciarla
lei
,
con
le
sue
mani
.
Oh
che
gambette
misere
,
paonazze
...
e
come
tremavano
,
contratte
dallo
spasimo
...
si
provò
a
tenergliele
;
ma
erano
gelate
!
Era
tutta
gelata
,
quella
povera
piccina
...
Fosse
stato
almeno
un
maschio
;
ma
no
,
ecco
,
femminuccia
...
Con
che
ravvolgerla
?
Ecco
là
,
la
copertina
della
culla
...
Su
,
su
,
Donna
Giannetta
se
la
prese
in
braccio
,
se
la
strinse
contro
il
seno
,
forte
e
delicatamente
,
e
si
mise
a
passeggiare
per
la
camera
,
cullando
la
figlioletta
col
dondolìo
della
persona
,
come
non
aveva
mai
fatto
.
E
stupì
di
saperlo
fare
.
Sentiva
sul
seno
le
contrazioni
del
piccolo
ventre
addogliato
e
quasi
il
gorgoglio
del
pianto
dentro
quel
corpicciolo
tenero
e
freddo
.
Quasi
senza
volerlo
,
allora
,
si
mise
a
piangere
anche
lei
,
non
per
pietà
della
piccina
,
no
...
o
fors
'
anche
,
sì
,
perché
la
vedeva
soffrire
...
ma
piangeva
anche
perché
...
perché
non
lo
sapeva
neppur
lei
.
A
poco
a
poco
la
piccina
,
come
se
sentisse
il
calore
dell
'
amor
materno
che
per
la
prima
volta
la
confortava
,
si
quietò
di
nuovo
.
Donna
Giannetta
era
già
stanca
,
tanto
stanca
,
e
pur
non
di
meno
seguitò
ancora
un
pezzo
a
passeggiare
e
a
batter
lievemente
,
a
ogni
passo
,
una
mano
sulle
spallucce
della
piccina
.
Poi
si
fermò
;
con
la
massima
cautela
,
per
non
farla
svegliare
,
se
la
tolse
dal
seno
;
si
mise
a
sedere
e
se
la
adagiò
su
le
ginocchia
;
fe
'
cenno
alla
bàlia
di
rimanersene
a
letto
e
,
al
lume
del
lampadino
da
notte
,
si
diede
a
contemplare
la
figliuola
.
Vide
quella
creaturina
,
tranquilla
ora
per
opera
sua
,
lì
in
grembo
a
lei
,
come
non
l
'
aveva
mai
veduta
.
Forse
perché
non
aveva
mai
fatto
nulla
per
lei
,
povera
piccina
,
cresciuta
finora
senz
'
affetto
,
senza
cure
...
E
che
colpa
aveva
lei
?
Strizzò
gli
occhi
,
come
per
ricacciare
,
indietro
un
sentimento
odioso
...
Ma
no
!
Che
colpa
aveva
la
piccina
d
'
esser
nata
?
E
a
un
tratto
,
guardando
così
la
figlia
,
comprese
quel
che
il
marito
voleva
dirle
.
Egli
era
e
si
sentiva
vecchio
,
e
sapeva
di
non
poter
riempire
la
vita
di
lei
;
ma
ella
aveva
una
figlia
ora
;
e
una
figlia
può
e
deve
riempir
la
vita
d
'
una
madre
.
Egli
poteva
fare
uno
scandalo
,
e
non
l
'
aveva
fatto
;
non
solo
,
ma
aveva
dato
anzi
a
quella
bambina
,
che
non
era
sua
,
il
prestigio
del
nome
,
del
grado
,
e
anche
...
sì
,
anche
la
sua
tenerezza
.
Orbene
,
lei
,
madre
,
poteva
dar
bene
alla
propria
figlia
l
'
affetto
,
le
cure
,
l
'
esempio
d
'
una
condotta
illibata
.
Ecco
,
sì
,
questo
,
questo
senza
dubbio
,
egli
voleva
dirle
.
E
lei
aveva
fatto
finta
di
dormire
...
A
lungo
donna
Giannetta
rimase
lì
,
quella
notte
,
a
pensare
,
con
la
bambina
in
grembo
.
Pensò
con
amarissimo
rimpianto
al
suo
sogno
giovanile
;
e
,
con
nausea
,
a
quel
che
gli
uomini
le
avevano
offerto
in
cambio
di
quel
sogno
...
Stupide
finzioni
,
volgarità
schifose
...
Poi
,
a
poco
a
poco
,
cedette
al
sonno
.
Prima
dell
'
alba
,
Francesco
D
'
Atri
,
attraversando
il
corridojo
per
recarsi
allo
studio
,
vide
aperto
l
'
uscio
della
camera
della
bàlia
e
sporse
il
capo
a
guardare
.
Rimase
stupito
nel
trovare
la
moglie
lì
addormentata
su
una
poltrona
,
con
la
bambina
in
braccio
.
Le
s
'
accostò
pian
piano
per
contemplarla
e
sentì
lo
stupore
sciogliersi
,
con
un
tremore
per
le
vene
,
in
una
tenerezza
infinita
.
si
chinò
e
le
sfiorò
con
un
bacio
la
fronte
.
Donna
Giannetta
si
destò
;
provò
anche
lei
stupore
,
dapprima
,
nel
ritrovarsi
lì
,
con
la
piccina
su
le
ginocchia
;
poi
sorrise
-
vide
quel
suo
sorriso
-
e
,
tendendo
una
mano
al
marito
e
guardandolo
con
gli
occhi
pieni
d
'
una
gioja
nuova
,
gli
domandò
:
-
Va
bene
così
?
CAPITOLO
SECONDO
Da
una
ventina
di
giorni
,
tutti
,
anche
quelli
che
andavano
per
via
frettolosi
e
sopra
pensiero
,
si
voltavano
,
si
fermavano
a
mirare
un
vecchiotto
nodoso
e
ferrigno
,
con
un
piccolo
zàino
alle
spalle
,
quattro
medaglie
al
petto
e
un
cappellaccio
nero
,
da
cui
scappava
un
arruffio
di
peli
,
i
gialli
cernecchi
confusi
col
barbone
lanoso
,
abbatuffolato
.
Camminava
quel
vecchiotto
come
in
sogno
,
gli
occhi
lustri
,
ilari
e
lagrimosi
,
senz
'
alcun
sospetto
della
sua
straordinaria
apparizione
per
le
vie
e
le
piazze
di
Roma
,
in
quella
comica
acconciatura
e
con
quella
goffa
aria
di
selvaggio
intenerito
.
Ma
,
lasciati
a
Valsanìa
il
berretto
villoso
,
gli
scarponi
imbullettati
e
il
fucile
,
indossato
il
vestito
nuovo
di
panno
turchino
e
,
sotto
alla
ruvida
camicia
d
'
albagio
violacea
,
un
'
altra
camicia
di
tela
che
gli
sovrabbondava
bianca
e
floscia
dal
collo
e
dalle
maniche
;
con
quel
cappellaccio
nero
e
le
scarpe
pulite
,
Mauro
Mortara
era
sicuro
d
'
essersi
acconciato
da
compìto
cittadino
.
La
giacca
,
sì
,
aveva
su
i
fianchi
certi
rigonfii
...
ma
le
pistole
,
eh
quelle
aveva
fatto
voto
di
non
lasciarle
mai
.
Le
quattro
medaglie
poi
che
gli
s
'
intravedevano
appese
alla
camicia
d
'
albagio
,
sul
petto
,
se
le
era
portate
(
chiestane
licenza
al
Generale
)
unicamente
per
dimostrare
ch
'
era
degno
di
passare
per
Roma
,
che
s
'
era
meritata
la
grazia
e
guadagnato
l
'
onore
di
vederla
.
Tutti
i
documenti
erano
dentro
lo
zainetto
.
Come
avrebbe
potuto
supporre
che
quelle
medaglie
,
a
Roma
,
attufata
d
'
odio
e
tutta
imbrattata
di
fango
in
quei
lividi
giorni
,
dovessero
chiamare
su
le
labbra
un
ghigno
di
scherno
,
diventata
quasi
titolo
d
'
infamia
la
qualifica
di
«
vecchio
patriota
»
?
Senza
il
più
lontano
sospetto
che
ridessero
di
lui
,
Mauro
Mortara
rideva
a
tutti
coloro
che
gli
ridevano
in
faccia
,
credendo
che
partecipassero
alla
sua
gioja
,
a
quella
sua
gioja
rigata
di
lagrime
che
,
quasi
grillandogli
attorno
come
una
luce
,
gli
abbagliava
ogni
cosa
.
Non
vedeva
altro
di
Roma
,
che
questa
sua
gioja
di
esserci
;
e
tutto
in
quella
fiamma
d
'
allucinazione
gli
si
presentava
magico
e
vaporoso
;
e
non
sentiva
la
terra
sotto
i
piedi
.
Tre
,
quattro
volte
,
nell
'
allungare
il
passo
,
gli
era
venuto
meno
il
marciapiedi
,
e
per
poco
non
era
ruzzolato
.
Andava
com
'
ebro
,
senza
mèta
,
smarrito
,
annegato
nella
sua
beatitudine
;
e
appena
gli
fantasmeggiava
davanti
un
aspetto
grandioso
,
giù
altre
lagrime
dagli
occhi
gonfii
di
commozione
.
Lando
Laurentano
avrebbe
voluto
dargli
una
guida
;
ma
che
guida
!
non
voleva
saper
nulla
;
non
voleva
che
gli
si
precisasse
nulla
;
temeva
istintivamente
che
ogni
notizia
,
ogn
'
indicazione
,
ogni
conoscenza
anche
sommaria
gli
rimpiccolisse
quella
smisurata
,
fluttuante
immagine
di
grandezza
,
che
il
sentimento
gli
creava
.
Roma
doveva
rimanere
per
lui
,
come
il
mare
,
sconfinata
.
E
ritornando
la
sera
,
stanco
e
non
sazio
,
al
villino
di
via
Sommacampagna
dove
Lando
abitava
,
alle
domande
se
avesse
veduto
il
Colosseo
,
il
Foro
,
il
Campidoglio
:
-
Ho
visto
,
ho
visto
!
-
rispondeva
in
fretta
.
-
Non
mi
dite
niente
...
Ho
visto
!
-
Anche
San
Pietro
?
-
Oh
Marasantissima
!
Vi
dico
che
ho
visto
.
Non
voglio
saper
niente
!
Questo
...
quello
...
che
me
n
'
importa
?
È
tutto
Roma
!
Che
gl
'
importava
di
sapere
chi
fosse
quel
cavaliere
con
le
gambe
nude
e
la
corona
in
capo
sul
gran
cavallo
di
bronzo
in
quell
'
alta
piazza
vegliata
da
statue
in
capo
alla
salita
,
dominata
da
una
torre
e
porticata
a
destra
e
a
sinistra
?
Era
a
Roma
?
E
dunque
era
un
grande
,
certo
,
un
eroe
dell
'
antichità
,
un
vittorioso
,
un
padrone
del
mondo
.
E
quella
statua
lì
,
rossa
,
seduta
sopra
la
fontana
,
con
una
palla
in
mano
?
Roma
:
quella
era
Roma
,
col
mondo
in
pugno
,
e
basta
.
Se
per
quella
piazza
non
fosse
passata
di
continuo
tanta
gente
,
si
sarebbe
chinato
a
baciar
l
'
orlo
di
quella
fontana
,
accostato
a
baciare
il
piedestallo
di
quel
cavaliere
con
le
gambe
nude
.
E
perché
s
'
affaccendava
lassù
tutta
quella
gente
?
Ma
perché
lavorava
a
far
più
grande
Roma
:
ecco
perché
!
si
davano
tutti
da
fare
per
questo
.
E
Roma
,
Roma
...
eccola
là
:
di
nuovo
,
tra
poco
,
tutto
il
mondo
in
pugno
avrebbe
tenuto
,
così
!
Era
lui
davvero
,
Mauro
Mortara
,
a
Roma
?
respirava
proprio
lui
lassù
quell
'
aria
di
Roma
?
toccava
proprio
lui
coi
piedi
il
suolo
di
Roma
?
vedeva
lui
tutte
quelle
grandezze
?
o
era
sogno
?
Ah
,
si
potevano
chiudere
ora
gli
occhi
suoi
,
dopo
tanta
grazia
?
Veduta
Roma
,
avevano
veduto
tutto
.
Posta
la
sua
firma
nel
registro
del
Pantheon
,
alla
tomba
del
Re
,
poteva
morire
:
aveva
dato
atto
di
presenza
nella
vita
,
risposto
all
'
appello
della
storia
.
Che
stupore
!
Se
le
era
trovate
davanti
all
'
improvviso
,
quelle
colonne
scure
e
maestose
.
Nel
dubbio
che
fosse
una
chiesa
,
s
'
era
tenuto
in
prima
d
'
entrare
per
il
cancello
semichiuso
della
ringhiera
,
come
vedeva
fare
a
tanti
.
Venendo
a
Roma
,
aveva
stabilito
che
,
dalle
chiese
,
alla
larga
!
Rispettare
Dio
,
sì
,
ma
in
cielo
...
E
non
era
entrato
difatti
neanche
in
San
Pietro
.
In
mano
ai
preti
,
lui
?
Maramèo
!
Con
occhi
torvi
aveva
guatato
il
Vaticano
,
premendo
coi
gomiti
su
i
fianchi
il
calcio
delle
due
pistole
.
Era
dunque
una
chiesa
anche
quella
?
Stava
per
domandarlo
,
quando
gli
s
'
era
accostato
un
venditore
di
vedute
di
Roma
:
-
Il
Pantheon
...
la
tomba
del
Re
...
-
Là
dentro
?
E
subito
allora
era
entrato
.
Quell
'
occhio
tondo
aperto
nella
cupola
,
da
cui
si
vedeva
il
cielo
,
l
'
altare
di
fronte
lo
avevano
un
po
'
sconcertato
.
Dov
'
era
la
tomba
del
Re
?
Eccola
là
,
a
destra
,
in
alto
,
di
bronzo
...
E
s
'
era
avvicinato
,
timoroso
;
aveva
veduto
sotto
la
tomba
i
due
veterani
di
guardia
,
con
le
medaglie
al
petto
,
il
registro
per
le
firme
dei
visitatori
e
,
con
gli
occhi
ridenti
e
invetrati
di
lagrime
,
aveva
sollevato
un
po
'
la
giacca
per
far
vedere
a
quelli
che
aveva
il
diritto
,
lui
,
di
firmare
.
Quei
due
veterani
non
avevano
compreso
bene
,
forse
,
ciò
che
avesse
voluto
dire
e
,
vedendolo
ridere
e
piangere
insieme
,
lo
avevano
preso
fors
'
anche
per
matto
.
Sì
,
aveva
risposto
lui
,
col
capo
:
or
ora
,
dopo
tutti
gli
altri
;
ché
,
un
po
'
per
la
mano
poco
avvezza
,
un
po
'
per
gli
occhi
e
sopra
tutto
poi
per
la
commozione
,
chi
sa
quanto
tempo
ci
avrebbe
messo
!
Alla
fine
,
rimasto
solo
davanti
ai
veterani
dopo
aver
raspato
alla
meglio
sul
registro
,
a
lettera
a
lettera
,
nome
,
cognome
e
luogo
di
nascita
:
-
Ah
,
da
Girgenti
...
siciliano
?
-
s
'
era
sentito
domandare
da
uno
di
quelli
,
che
con
gli
occhi
aveva
tenuto
dietro
alla
penna
.
-
Avete
fatto
la
campagna
del
Sessanta
?
-
Eccole
qua
!
-
gli
aveva
risposto
,
gongolante
,
mostrando
le
medaglie
.
-
E
questa
,
del
Quarantotto
!
-
Ah
,
reduce
del
Quarantotto
...
E
siete
danneggiato
?
-
Come
,
danneggiato
?
Che
vuol
dire
?
-
Se
avete
la
pensione
dei
danneggiati
politici
...
Ma
che
pensione
!
Lui
?
Perché
la
pensione
?
Non
aveva
niente
,
lui
.
Non
sapeva
neppure
che
ci
fosse
,
quella
pensione
;
e
se
l
'
avesse
saputo
,
non
l
'
avrebbe
mai
chiesta
.
Prender
danaro
per
quel
che
aveva
fatto
?
Ma
gli
dovevano
prima
cascar
le
mani
!
Quelli
,
ch
'
eran
due
piemontesi
,
s
'
erano
messi
a
ridere
,
guardandosi
negli
occhi
.
Lo
avevano
approvato
-
credeva
lui
-
sicuramente
.
Sì
,
come
lo
approvavano
,
nel
villino
,
ogni
sera
,
Raffaele
il
cameriere
e
Torello
il
servitorino
,
dopo
la
severa
riprensione
del
padrone
che
li
aveva
sorpresi
in
un
momento
che
se
lo
pigliavano
a
godere
proprio
di
gusto
.
Alle
esclamazioni
di
gioja
,
di
meraviglia
,
di
entusiasmo
,
di
soddisfazione
,
alle
ingenue
considerazioni
di
Mauro
sulla
grandezza
della
patria
,
Lando
Laurentano
,
benché
pieno
in
quei
giorni
di
sdegno
e
di
nausea
,
non
aveva
mai
replicato
;
aveva
trattenuto
il
sorriso
anche
quando
il
suo
caro
vecchio
,
una
di
quelle
sere
,
era
entrato
ad
annunziargli
ancor
tutto
esultante
:
-
Ho
visto
il
Re
!
ho
visto
il
Re
!
Oh
,
povero
figlio
mio
,
come
avrei
potuto
mai
crederlo
?
tutto
bianco
...
bianco
come
me
...
Chi
sa
quanto
gli
costa
sedere
lassù
!
quanti
pensieri
!
Eh
,
il
palo
è
lui
!
c
'
è
poco
da
dire
:
il
palo
che
regge
tutto
...
E
sapete
?
M
'
ha
salutato
!
se
la
carrozza
andava
più
piano
,
mi
buttavo
in
ginocchio
,
com
'
è
vero
Dio
!
«
Sentirsi
in
petto
per
un
momento
quel
cuore
!
»
aveva
pensato
con
tenerezza
e
con
invidia
Lando
Laurentano
.
«
Potere
con
quella
stessa
fede
,
con
quella
stessa
purezza
d
'
intenti
,
nutrire
un
sogno
,
un
più
vasto
sogno
;
affrontare
per
esso
più
aspre
lotte
e
vincere
,
per
goder
poi
una
gioja
più
pura
e
più
grande
di
quella
!
»
.
Come
per
ritemprarsi
e
lavarsi
lo
spirito
di
tutte
le
sozzure
sbomicanti
in
quei
giorni
dalla
vita
nazionale
,
s
'
era
immerso
nei
discorsi
di
quel
vecchio
,
strambi
,
sì
,
ma
vero
lavacro
di
purezza
e
di
fede
.
La
sua
vista
,
la
sua
presenza
a
Roma
,
in
quei
giorni
,
gli
facevano
apparir
più
sozzi
,
più
turpi
tutti
coloro
che
della
fortuna
insigne
d
'
esser
nati
in
un
momento
supremo
e
glorioso
s
'
erano
avvantaggiati
come
ingordi
mercanti
e
ladri
speculatori
.
Che
ne
sapeva
,
che
poteva
saperne
quel
vecchio
,
il
quale
,
dopo
aver
dato
il
meglio
della
sua
forte
e
ingenua
natura
alla
patria
,
s
'
era
ritratto
in
solitudine
a
fantasticare
sul
frutto
che
l
'
opera
sua
avrebbe
certamente
recato
,
sicuro
che
tutti
gli
altri
avevano
fatto
come
lui
?
Egli
non
pensava
:
sentiva
soltanto
:
fiamma
accesa
,
che
si
beava
nel
suo
lume
e
nel
suo
calore
,
e
tutto
avvivava
intorno
a
sé
di
questo
lume
.
E
,
certo
,
come
ora
qua
non
avvertiva
la
tempesta
di
fango
in
mezzo
alla
quale
passava
raggiante
di
gioja
e
d
'
entusiasmo
,
da
trent
'
anni
in
Sicilia
non
aveva
mai
avvertito
gli
orrori
delle
tante
ingiustizie
,
la
desolazione
dell
'
abbandono
,
il
crollo
delle
illusioni
,
il
grido
e
le
minacce
della
miseria
.
Impensierito
dalle
notizie
di
giorno
in
giorno
più
gravi
che
gli
arrivavano
di
laggiù
,
Lando
avrebbe
voluto
qualche
ragguaglio
da
lui
,
almeno
intorno
alla
provincia
di
Girgenti
;
ma
non
glien
'
aveva
neppur
fatto
cenno
,
sicuro
che
gli
avrebbe
oscurato
d
'
un
tratto
tutta
la
festa
col
fargli
sapere
ch
'
egli
,
il
nipote
del
Generale
,
era
per
quelli
che
egli
in
buona
fede
doveva
stimar
nemici
della
patria
,
e
dunque
un
nemico
della
patria
anche
lui
.
Gli
aveva
domandato
invece
notizie
del
padre
.
-
Giù
,
dovete
venire
giù
con
me
!
-
gli
aveva
risposto
Mauro
recisamente
.
-
Voi
siete
il
ladro
;
io
,
il
carabiniere
.
E
ringraziate
Dio
che
ha
mandato
me
!
Poteva
mandarvi
un
plotone
di
quei
suoi
terribili
pagliacci
,
con
Sciaralla
il
capitano
.
Lando
aveva
schiuso
le
labbra
a
un
sorriso
afflitto
.
E
allora
Mauro
,
picchiandosi
la
fronte
con
una
mano
:
-
Testa
!
Che
volete
farci
?
Me
li
manda
anche
lì
,
a
Valsanìa
,
vestiti
a
quel
modo
,
nella
casa
di
suo
Padre
!
Il
cuore
mi
si
volta
in
petto
e
vedo
rosso
,
vi
giuro
,
certe
volte
!
Basta
,
che
dicevamo
?
Ah
...
anche
questa
vi
pare
che
sia
da
meno
?
andare
a
sposar
di
nuovo
,
alla
sua
età
,
e
una
di
quella
razza
!
Santo
e
santissimo
non
so
chi
e
non
so
come
,
il
padre
di
quello
,
vi
dico
,
quando
vostro
nonno
fu
mandato
in
esilio
,
andò
in
chiesa
a
cantare
il
Te
Deum
.
E
lui
,
lui
,
questo
don
Flaminio
Salvo
...
Corpo
di
Dio
,
sapete
che
ho
dovuto
sopportarmelo
per
un
mese
a
Valsanìa
?
Ah
,
che
bracalone
quel
vostro
zio
don
Cosmo
!
«
Come
!
»
doveva
dire
.
«
Flaminio
Salvo
a
Valsania
?
»
E
invece
,
niente
!
Padronissimo
.
E
sapete
come
sono
stato
io
per
un
mese
?
Come
una
bestia
che
va
cercando
tutti
i
buchi
e
i
bucherelli
per
nascondersi
.
Se
lo
vedevo
...
sangue
di
...
per
qua
lo
afferravo
,
vi
dico
,
per
la
gola
,
e
là
,
suona
che
ti
suono
,
cazzotti
dove
coglievo
coglievo
!
Sapete
che
quando
mi
piglia
quel
momentaccio
,
bestiale
come
sono
...
Lasciamo
andare
!
Questo
don
Flaminio
Salvo
,
al
quarantotto
,
che
fece
?
ve
lo
dico
io
che
fece
,
andò
dritto
filato
a
denunziare
alla
sbirraglia
borbonica
il
luogo
dove
s
'
era
nascosto
don
Stefano
Auriti
con
vostra
zia
donna
Caterina
.
Storia
!
E
ora
,
a
Girgenti
,
porta
tutti
i
preti
in
pianta
di
mano
!
Ma
Dio
,
ah
Dio
l
'
ha
castigato
!
La
moglie
,
pazza
!
Peccato
che
la
figlia
...
quella
,
no
:
buona
,
la
figlia
;
buona
e
bella
...
Ma
non
vi
venisse
in
mente
,
oh
,
di
pigliarvela
in
moglie
!
Voi
,
caro
mio
,
portate
il
nome
di
vostro
nonno
,
ricordatevelo
!
E
il
nome
di
Gerlando
Laurentano
dev
'
essere
per
voi
...
che
dico
?
no
,
caro
mio
,
non
ridete
...
di
queste
cose
non
dovete
ridere
davanti
a
me
!
-
Rido
,
-
gli
aveva
risposto
Lando
,
-
perché
ha
mandato
un
buon
ambasciatore
mio
padre
per
persuadermi
ad
assistere
alle
sue
nozze
!
E
Mauro
,
mettendo
le
mani
avanti
:
-
Ah
no
,
che
c
'
entra
?
io
le
cose
le
dico
papali
in
faccia
,
anche
a
lui
.
E
,
tanto
,
se
non
le
dico
,
mi
si
leggono
in
fronte
lo
stesso
...
Ciascuno
col
sentimento
suo
.
Ma
voi
dovete
venire
con
me
,
perché
il
padre
è
padrone
,
caro
mio
.
Non
andate
di
vostra
volontà
.
Lui
,
com
'
ha
cominciato
,
deve
finire
.
Se
s
'
è
messo
per
quella
via
,
che
volete
farci
?
Ve
ne
verrete
per
un
po
'
di
giorni
a
Valsanìa
,
a
ristorarvi
;
vi
arrabbierete
un
po
'
con
quello
stolido
di
vostro
zio
don
Cosmo
;
ma
poi
ci
sono
io
,
c
'
è
il
camerone
del
Generale
,
intatto
,
tal
quale
...
Entrando
là
,
il
petto
...
ah
!
vi
s
'
allarga
e
il
cuore
vi
si
fa
tanto
...
Voi
,
non
so
,
mi
parete
...
Con
permesso
,
lasciatemi
sentir
l
'
orologio
.
Gli
s
'
era
accostato
,
gli
aveva
posato
un
orecchio
sul
petto
,
dalla
parte
del
cuore
e
,
ridendo
furbescamente
,
aveva
concluso
:
-
Ho
capito
!
L
'
ora
delle
femmine
.
Calmo
e
freddo
in
apparenza
,
Lando
Laurentano
covava
in
segreto
un
dispetto
amaro
e
cocente
del
tempo
in
cui
gli
era
toccato
in
sorte
di
vivere
;
dispetto
che
non
si
sfogava
mai
in
invettive
o
in
rampogne
,
conoscendo
che
,
quand
'
anche
avessero
trovato
eco
negli
altri
,
come
ne
trovavano
difatti
quelle
dei
tanti
malcontenti
in
buona
o
in
mala
fede
,
non
avrebbero
approdato
a
nulla
.
Era
,
quel
suo
dispetto
,
come
il
fermento
d
'
un
mosto
inforzato
,
in
una
botte
che
già
sapeva
di
secco
.
La
vigna
era
stata
vendemmiata
.
Tutti
i
pampini
ormai
erano
ingialliti
;
s
'
accartocciavano
aridi
;
cadevano
;
i
tralci
nudi
si
storcevano
nella
nebbia
autunnale
,
come
chi
si
stiri
in
un
lungo
e
sordo
spasimo
di
noja
;
nella
grigia
distesa
dei
campi
,
tra
la
caligine
umida
,
non
rimaneva
più
altro
che
un
accennar
muto
e
lieve
e
lento
di
pàlmiti
vagabondi
.
Aveva
dato
il
suo
frutto
,
il
tempo
.
E
lui
era
venuto
a
vendemmia
già
fatta
.
Il
mosto
generoso
e
grosso
,
raccolto
in
Sicilia
con
gioja
impetuosa
,
mescolato
con
l
'
asciutto
e
brusco
del
Piemonte
,
poi
col
frizzante
e
aspretto
di
Toscana
,
ora
col
passante
,
raccolto
tardi
e
quasi
di
furto
nella
vigna
del
Signore
,
mal
governato
in
tre
tini
e
nelle
botti
,
mal
conciato
ora
con
tiglio
or
con
allume
,
s
'
era
irrimediabilmente
inacidito
.
Età
sterile
,
per
forza
,
la
sua
,
come
tutte
quelle
che
succedono
a
un
tempo
di
straordinario
rigoglio
.
Bisognava
assistere
,
tristi
e
inerti
,
allo
spettacolo
di
tutti
coloro
che
avevan
dato
mano
all
'
opera
e
volevano
ora
esser
soli
a
darle
assetto
;
alcuni
tuttavia
sovreccitati
e
quasi
farneticanti
,
altri
già
lassi
e
crogiolantisi
con
senile
sorriso
di
sufficienza
nella
soddisfazione
d
'
un
'
ardua
fatica
comunque
terminata
,
di
cui
non
volevano
vedere
i
difetti
,
né
che
altri
li
vedesse
.
Ah
,
in
verità
,
sorte
miserabile
quella
dell
'
eroe
che
non
muore
,
dell
'
eroe
che
sopravvive
a
se
stesso
!
Già
l
'
eroe
,
veramente
,
muore
sempre
,
col
momento
:
sopravvive
l
'
uomo
e
resta
male
.
Guaj
se
non
scoppia
l
'
anima
con
veemenza
,
investita
da
quel
vento
propulsore
che
la
gonfia
,
la
sforza
e
le
fa
assumere
a
un
tratto
una
terribile
maschera
di
grandezza
!
Dopo
quello
sforzo
,
caduto
il
vento
,
l
'
anima
violentata
non
sa
,
non
può
più
ricomporsi
nelle
sue
naturali
proporzioni
non
trova
più
il
suo
equilibrio
:
qua
ancora
abbottata
e
intumidita
,
là
floscia
,
ammaccata
,
casca
da
tutte
le
parti
e
,
come
un
pallone
in
cui
si
sia
consumato
lo
stoppaccio
,
incespica
e
si
straccia
in
tutti
gli
sterpi
della
via
dianzi
sorvolata
.
Lando
Laurentano
non
sfogava
il
dispetto
,
perché
,
non
avendo
potuto
prima
per
l
'
età
,
non
potendo
più
ora
per
l
'
inerzia
dei
tempi
far
nulla
,
sdegnava
come
troppo
facile
dir
che
gli
altri
avevano
fatto
male
.
Fare
...
ecco
,
poter
fare
,
senza
punte
parole
!
Avevano
fatto
gli
altri
.
Ora
era
il
tempo
delle
parole
.
Ne
facevano
tante
gli
altri
inutilmente
,
ch
'
egli
poteva
bene
risparmiar
le
sue
.
Vedeva
che
coloro
,
a
cui
era
stato
dato
di
fare
,
s
'
erano
dibattuti
a
lungo
tra
due
concezioni
,
una
vacua
e
l
'
altra
servile
:
quella
di
un
'
Italia
classica
e
quella
di
un
'
Italia
romantica
:
una
fantasima
in
toga
e
un
manichino
da
vestire
con
la
livrea
e
il
beneplacito
altrui
:
un
'
Italia
retorica
,
fatta
di
ricordi
di
scuola
,
quella
stessa
forse
vagheggiata
dal
Petrarca
e
suggerita
a
Cola
di
Rienzo
,
repubblicana
;
e
un
'
Italia
forestiera
,
o
inforestierata
tutta
nell
'
anima
e
negli
ordini
.
Purtroppo
,
le
necessità
storiche
dovevano
effettuar
questa
.
E
,
in
fondo
,
non
si
era
fatto
altro
che
sostituire
una
retorica
a
un
'
altra
;
alla
scolastica
imitazione
degli
antichi
,
la
spropositata
imitazione
degli
stranieri
.
Imitare
,
sempre
.
«
Oh
Italiani
,
-
aveva
gridato
dalle
Murate
di
Firenze
il
Guerrazzi
,
-
scimmie
e
non
uomini
!
»
.
Soffocati
dalle
così
dette
ragioni
di
Stato
gl
'
impeti
più
generosi
,
la
nazione
era
stata
messa
su
per
accomodamenti
e
compromissioni
,
per
incidenze
e
coincidenze
.
Un
solo
fuoco
,
una
sola
fiamma
avrebbe
dovuto
correre
da
un
capo
all
'
altro
d
'
Italia
per
fondere
e
saldare
le
varie
membra
di
essa
in
un
sol
corpo
vivo
.
La
fusione
era
mancata
per
colpa
di
coloro
che
avevano
stimato
pericolosa
la
fiamma
e
più
adatto
il
freddo
lume
dei
loro
intelletti
accorti
e
calcolatori
.
Ma
,
se
la
fiamma
s
'
era
lasciata
soffocare
,
non
era
pur
segno
che
non
aveva
in
sé
quella
forza
e
quel
calore
che
avrebbe
dovuto
avere
?
Che
nembo
di
fuoco
allegro
e
violento
dalla
Sicilia
su
su
fino
a
Napoli
!
Ancora
da
laggiù
,
più
tardi
,
la
fiamma
s
'
era
spiccata
per
arrivare
fino
a
Roma
...
Dovunque
era
stata
costretta
ad
arrestarsi
,
ad
Aspromonte
o
su
le
balze
del
Trentino
,
era
rimasto
un
vuoto
sordo
,
una
smembratura
.
Non
poteva
l
'
Italia
farsi
in
altro
modo
?
Segno
che
non
erano
ancora
ben
maturi
gli
eventi
,
o
che
eran
mancati
in
alcuni
l
'
energia
e
l
'
ardire
per
secondarli
.
Troppi
calcoli
e
riflessioni
ombrose
e
tentennamenti
e
scrupoli
e
ritegni
e
soggezioni
avevano
mortificato
la
creazione
della
patria
.
Che
fare
,
adesso
?
Per
chi
vuole
,
sì
,
è
sempre
tempo
di
far
bene
.
Ma
un
bene
modesto
,
umile
,
paziente
,
Lando
Laurentano
sentiva
che
non
era
per
lui
.
Gli
avevano
offerto
,
nelle
ultime
elezioni
generali
,
la
candidatura
in
uno
dei
collegi
di
Palermo
:
né
preghiere
,
né
pressioni
,
né
richiami
alla
disciplina
del
partito
erano
valsi
a
farlo
recedere
dal
rifiuto
.
Lui
,
a
Montecitorio
,
in
quel
momento
?
Meglio
affogarsi
in
una
fogna
!
Fin
da
giovinetto
s
'
era
nutrito
di
forti
e
severi
studii
,
non
tanto
per
bisogno
di
coltura
o
per
passione
,
quanto
per
poter
pensare
e
giudicare
a
suo
modo
,
e
serbare
così
,
conversando
con
gli
altri
,
l
'
indipendenza
del
proprio
spirito
.
Aveva
qua
,
nel
villino
solitario
di
via
Sommacampagna
,
una
ricca
biblioteca
,
ove
soleva
passare
parecchie
ore
del
giorno
.
Ma
,
leggendo
,
era
tratto
irresistibilmente
a
tradurre
in
azione
,
in
realtà
viva
quanto
leggeva
;
e
,
se
aveva
per
le
mani
un
libro
di
storia
,
provava
un
sentimento
indefinibile
di
pena
angustiosa
nel
veder
ridotta
lì
in
parole
quella
che
un
giorno
era
stata
vita
,
ridotto
in
dieci
o
venti
righe
di
stampa
,
tutte
allo
stesso
modo
interlineate
con
ordine
preciso
,
quello
ch
'
era
stato
movimento
scomposto
,
rimescolìo
,
tumulto
.
Buttava
via
il
libro
,
con
uno
scatto
di
sdegno
,
e
si
metteva
a
passeggiare
per
la
sala
.
Che
strana
impressione
gli
facevano
allora
tutti
quei
libri
nella
prigione
degli
alti
e
ampii
scaffali
che
coprivano
da
un
capo
all
'
altro
le
quattro
pareti
!
Dalle
due
finestre
basse
,
che
davano
sul
giardino
,
entrava
il
passerajo
fitto
,
assiduo
,
assordante
degl
'
innumerevoli
uccelletti
che
ogni
giorno
si
davan
convegno
sul
pino
là
,
palpitante
più
d
'
ali
che
di
foglie
.
Paragonava
quel
fremito
continuo
,
instancabile
,
quell
'
ebro
tumulto
di
voci
vive
,
con
le
parole
racchiuse
in
quei
libri
muti
,
e
gliene
cresceva
lo
sdegno
.
Composizioni
artificiose
,
vita
fissata
,
rappresa
in
forme
immutabili
,
costruzioni
logiche
,
architetture
mentali
,
induzioni
,
deduzioni
-
via
!
via
!
via
!
Muoversi
,
vivere
,
non
pensare
!
Che
angoscia
,
che
smanie
talvolta
,
se
s
'
affondava
nel
pensiero
che
anch
'
egli
,
inevitabilmente
,
coi
concetti
e
le
opinioni
che
cercava
di
formarsi
su
uomini
e
cose
,
con
le
finzioni
che
si
creava
,
con
gli
affetti
,
coi
desiderii
che
gli
sorgevano
,
fermava
,
fissava
in
sé
e
tutt
'
intorno
a
sé
in
forme
determinate
il
flusso
continuo
della
vita
!
Ma
se
già
egli
stesso
,
con
quel
suo
corpo
,
era
una
forma
determinata
,
una
forma
che
si
moveva
,
che
poteva
seguire
fino
a
un
certo
punto
questo
flusso
della
Vita
,
fino
a
tanto
che
,
man
mano
irrigidendosi
sempre
più
,
il
movimento
già
a
poco
a
poco
rallentato
non
sarebbe
cessato
del
tutto
!
Ebbene
,
certi
giorni
,
arrivava
a
sentire
per
il
suo
stesso
corpo
,
così
alto
e
smilzo
,
per
il
suo
volto
bruno
pallido
,
dalla
fronte
troppo
ampia
,
dalla
barba
nera
,
quadra
,
dal
naso
imperioso
in
contrasto
con
gli
occhi
da
arabo
sonnolento
e
voluttuoso
,
una
strana
antipatia
.
Se
li
guardava
nello
specchio
come
se
fossero
d
'
un
estraneo
.
Dentro
quel
suo
stesso
corpo
,
intanto
,
in
ciò
che
egli
chiamava
anima
,
il
flusso
continuava
indistinto
,
sotto
gli
argini
,
oltre
i
limiti
ch
'
egli
imponeva
per
comporsi
una
coscienza
,
per
costruirsi
una
personalità
.
Ma
potevano
anche
tutte
quelle
forme
fittizie
,
investite
dal
flusso
in
un
momento
di
tempesta
,
crollare
,
e
anche
quella
parte
del
flusso
che
non
scorreva
ignota
sotto
gli
argini
e
oltre
i
limiti
ma
che
si
scopriva
a
lui
distinta
,
e
ch
'
egli
aveva
con
cura
incanalato
nei
suoi
affetti
,
nei
doveri
che
si
era
imposti
,
nelle
abitudini
che
si
era
tracciate
,
poteva
in
un
momento
di
piena
straripare
e
sconvolger
tutto
.
Ecco
:
a
uno
di
questi
momenti
di
piena
egli
anelava
!
si
era
perciò
immerso
tutto
nello
studio
delle
nuove
questioni
sociali
,
nella
critica
di
coloro
che
,
armati
di
poderosi
argomenti
,
tendevano
ad
abbattere
dalle
fondamenta
una
costituzione
di
cose
comoda
per
alcuni
,
iniqua
per
la
maggioranza
degli
uomini
,
e
a
destare
nello
stesso
tempo
in
questa
maggioranza
una
volontà
e
un
sentimento
che
facessero
impeto
a
scalzare
,
a
distruggere
,
a
disperdere
tutte
quelle
forme
imposte
da
secoli
,
in
cui
la
vita
s
'
era
ponderosamente
irrigidita
.
Sarebbero
sorti
nelle
maggioranze
quella
volontà
e
quel
sentimento
così
forti
da
promuover
subito
il
crollo
?
Mancava
in
esse
ancora
la
coscienza
e
l
'
educazione
necessarie
.
Renderle
coscienti
,
educarle
,
prepararle
:
ecco
un
ideale
!
Ma
a
quando
l
'
attuazione
?
Opera
lenta
,
lunga
e
paziente
anche
questa
,
purtroppo
.
Nei
suoi
vasti
possedimenti
in
Sicilia
,
nella
provincia
di
Palermo
,
ereditati
dalla
madre
,
aveva
già
accordato
ai
contadini
la
più
equa
mezzadria
,
proibendo
assolutamente
al
suo
amministratore
di
gravare
anche
d
'
un
minimo
interesse
le
anticipazioni
concesse
con
liberalità
per
la
semente
e
per
tutte
le
altre
spese
necessarie
alla
coltura
dei
campi
;
vi
aveva
fondato
e
manteneva
a
sue
spese
parecchie
scuole
rurali
,
più
volte
,
a
ogni
richiesta
,
aveva
contribuito
largamente
ai
fondi
di
riserva
per
la
resistenza
dei
contadini
e
dei
solfaraj
nelle
lotte
contro
i
proprietarii
di
terre
e
i
produttori
di
zolfo
;
pagava
le
spese
di
stampa
d
'
un
giornale
del
partito
:
La
Nuova
età
,
che
si
pubblicava
ogni
domenica
a
Palermo
.
L
'
amministratore
Rosario
Piro
protestava
da
laggiù
,
mese
per
mese
,
con
lunghissime
lettere
piene
di
buon
senso
e
di
spropositi
di
lingua
:
protestava
e
si
lavava
le
mani
.
Povero
Piro
!
Chi
sa
come
se
l
'
era
ridotte
,
quelle
mani
,
a
furia
di
lavarsele
!
Lando
,
forse
senza
neppure
accorgersene
,
o
credendo
fors
'
anche
di
viver
sobriamente
,
spendeva
molto
per
sé
.
L
'
esperienza
di
quanto
vacua
e
insulsa
fosse
la
vita
di
tutti
coloro
che
per
professione
facevano
bella
figura
nel
così
detto
bel
mondo
,
nei
circoli
,
nei
saloni
dei
grandi
alberghi
,
nelle
sale
da
giuoco
,
nelle
piste
delle
corse
,
nelle
cacce
a
cavallo
,
se
l
'
era
pagata
,
non
per
voglia
che
n
'
avesse
,
ma
per
non
apparir
singolare
dagli
altri
in
una
cosa
di
così
poco
valore
per
lui
e
che
in
fondo
non
gli
costava
alcun
sacrificio
,
date
le
sue
abitudini
signorili
e
le
sue
relazioni
sociali
;
seguitava
ancora
a
pagarsela
di
tratto
in
tratto
,
e
pur
cara
,
nei
momenti
in
cui
più
forte
sentiva
il
bisogno
d
'
afferrarsi
al
solido
fondamento
della
bestialità
umana
per
sottrarsi
o
resistere
a
certi
impulsi
strani
,
a
certi
capricci
dell
'
immaginazione
,
alle
smaniose
incertezze
dell
'
intelletto
.
Si
abbandonava
allora
a
esercizii
violenti
con
una
freddezza
che
a
lui
stesso
talvolta
incuteva
raccapriccio
,
o
a
piaceri
sensuali
,
la
cui
profumata
e
luccicante
squisitezza
esteriore
non
riusciva
a
nascondergli
la
trista
volgarità
.
Ma
nell
'
inerzia
si
sentiva
rodere
;
tra
le
smanie
della
forzata
inazione
,
soffocare
,
tanto
più
in
quanto
si
costringeva
a
respingere
quelle
smanie
per
non
dare
alcuno
spettacolo
di
sé
,
mai
.
E
mentre
sorrideva
,
ascoltando
al
circolo
o
in
qualche
altro
ritrovo
le
baggianate
dei
suoi
conoscenti
,
dondolando
un
piede
o
carezzandosi
la
barba
,
immaginava
freddamente
qualche
scoppio
improvviso
che
mettesse
in
iscompiglio
ridicolo
a
un
tempo
e
spaventoso
tutto
quel
mondo
fatuo
,
fittizio
,
di
cui
gli
pareva
incredibile
che
gli
altri
sul
serio
potessero
vivere
e
appagarsi
.
Gli
altri
?
E
lui
?
Di
che
viveva
lui
?
Non
se
ne
appagava
,
è
vero
;
ma
che
ci
guadagnava
a
non
appagarsene
?
Ecco
,
quelle
smanie
.
Non
cupidigie
effimere
,
non
appetiti
da
soddisfare
vi
trovavano
i
suoi
sensi
:
ritrarsene
,
non
gli
sarebbe
costato
alcuno
sforzo
di
volontà
;
anzi
doveva
sforzarsi
per
rimanervi
,
come
se
fosse
per
lui
esercizio
di
un
dovere
increscioso
,
condanna
.
D
'
altro
canto
,
non
sarebbe
impazzito
a
restar
solo
con
se
stesso
?
Tanta
era
la
mala
contentezza
della
propria
esistenza
arida
,
senza
germogli
di
desiderii
vivi
.
Certe
notti
,
rincasando
oppresso
dalla
più
cupa
noja
,
aveva
così
forte
l
'
impressione
d
'
andare
a
ritrovar
nella
solitudine
del
suo
villino
il
proprio
spirito
che
non
se
n
'
era
mosso
e
che
lo
avrebbe
accolto
dallo
specchio
con
atteggiamento
di
scherno
e
gli
avrebbe
domandato
se
fuori
faceva
bel
tempo
,
se
c
'
era
la
luna
,
se
qualche
lampada
elettrica
non
si
fosse
per
caso
stizzita
lungo
la
via
,
o
se
San
Paolo
,
stanco
di
stare
in
piedi
,
non
si
fosse
messo
a
sedere
su
la
colonna
Antonina
;
così
forte
aveva
questa
impressione
,
che
tornava
indietro
,
per
lasciar
fuori
la
propria
persona
e
non
presentarla
a
quella
derisione
.
Eccola
,
eccola
lì
,
la
sua
bella
persona
,
ben
curata
,
ben
lisciata
,
azzimata
...
chi
se
la
voleva
prendere
a
quell
'
ora
di
notte
?
si
fermava
un
po
'
per
sentire
intorno
a
sé
il
silenzio
notturno
;
gli
pareva
che
questo
silenzio
si
profondasse
nel
tempo
,
nel
passato
di
Roma
,
e
diventasse
terribile
.
Un
brivido
lo
scoteva
.
Gravava
quella
notte
su
una
città
di
mille
e
mille
anni
,
per
cui
egli
passava
,
ombra
vana
,
minima
,
che
un
lieve
soffio
avrebbe
spazzata
via
.
Da
questi
momenti
non
rari
lo
richiamava
in
sé
ogni
volta
,
accorrendo
da
Palermo
senza
invito
e
sempre
in
punto
un
amico
,
forse
il
solo
che
avesse
sincero
:
Lino
Apes
,
direttore
della
Nuova
Età
:
Socrate
,
com
'
egli
lo
chiamava
.
E
di
Socrate
veramente
Lino
Apes
aveva
l
'
umore
e
la
bruttezza
:
alto
,
tutto
collo
e
senza
spalle
,
con
le
braccia
scimmiesche
che
gli
scivolavano
fin
quasi
ai
ginocchi
,
la
fronte
sfuggente
,
il
naso
schiacciato
,
e
certi
occhi
ilari
e
acuti
,
che
ridendo
gli
lagrimavano
,
quasi
nascosti
dalle
folte
sopracciglia
spioventi
.
Poverissimo
,
con
incredibili
stenti
superati
allegramente
,
s
'
era
mantenuto
da
sé
agli
studii
,
fino
a
laurearsi
in
lettere
e
filosofia
;
senza
ambizioni
di
sorta
,
s
'
adattava
a
insegnare
a
suo
modo
in
un
ginnasio
inferiore
,
con
molto
godimento
dei
ragazzi
,
con
molto
struggimento
del
direttore
che
non
osava
muovergli
alcuna
riprensione
.
Passava
il
resto
della
giornata
sperperando
nella
conversazione
l
'
inesauribile
ricchezza
delle
idee
che
,
dopo
un
lungo
giro
,
gli
ritornavano
appena
appena
riconoscibili
,
ciascuna
col
marchio
della
sciocchezza
o
della
vanità
di
chi
se
l
'
era
appropriata
.
Era
il
suo
discorso
una
fonte
perenne
di
speciosissimi
argomenti
,
da
cui
sprazzava
a
un
tratto
una
luce
nuova
e
strana
che
,
inaspettatamente
,
rendeva
tutto
semplice
e
chiaro
.
Lino
Apes
aveva
più
volte
dimostrato
a
Lando
Laurentano
che
,
dicendosi
socialista
,
mentiva
con
la
più
ingenua
sincerità
;
si
vedeva
non
qual
era
,
ma
quale
avrebbe
voluto
essere
.
Il
che
,
sosteneva
lui
,
avviene
a
tutti
,
ed
è
la
sorgente
prima
del
ridicolo
.
Socialista
,
un
indisciplinato
?
socialista
,
un
nemico
,
non
di
questo
o
quell
'
ordine
,
ma
dell
'
ordine
in
genere
,
d
'
ogni
forma
determinata
?
Socialista
era
per
il
momento
:
per
quel
tal
momento
di
piena
,
a
cui
anelava
.
Ma
la
maggior
parte
dei
socialisti
,
del
resto
,
erano
come
lui
e
perciò
poteva
consolarsi
,
o
piuttosto
,
provarne
dispetto
.
A
ogni
modo
,
una
specialità
l
'
avrebbe
sempre
avuta
:
quella
di
esser
ricco
tra
tanti
consimili
poveri
e
di
farsi
cavar
sangue
da
tutti
e
da
lui
,
Lino
Apes
,
direttore
della
Nuova
Età
e
privato
ispettore
delle
scuole
rurali
dipendenti
da
S
.
E
.
il
giovane
principe
di
Laurentano
.
Lando
lo
ascoltava
con
piacere
.
Tutto
quello
che
gli
altri
dicevano
lo
lasciava
scontento
e
insoddisfatto
,
come
tutto
quello
che
diceva
lui
stesso
,
pur
riconoscendo
che
,
sì
,
era
spesso
sensato
.
Riconosceva
anche
che
tanti
e
tanti
parlavano
meglio
di
lui
;
ma
che
valevano
poi
tutte
quelle
parole
,
tutti
quei
ragionamenti
,
tutte
quelle
idee
giuste
,
tutte
quelle
cose
sensate
?
Dentro
di
lui
scattava
,
esasperata
,
una
protesta
:
-
No
,
no
,
non
è
questo
!
-
senza
che
poi
egli
stesso
sapesse
dire
che
cosa
dovesse
essere
in
cambio
.
Ma
tutto
il
resto
,
i
guizzi
,
i
lampi
che
gli
s
'
accendevano
nello
spirito
non
erano
esprimibili
:
sarebbe
sembrato
pazzo
,
se
li
avesse
espressi
.
Ebbene
,
Lino
Apes
,
Socrate
,
aveva
questo
:
che
sapeva
esprimerli
,
ed
era
stimato
saggio
.
Riceveva
da
lui
in
quei
giorni
lettere
su
lettere
,
e
ognuna
con
agro
stile
lo
pressava
ad
accorrere
in
Sicilia
.
Tutti
i
galli
nelle
aje
bruciate
non
avevano
avuto
mai
così
rossa
e
così
irta
la
cresta
,
né
mai
più
spavaldo
avevan
lanciato
nei
campi
il
loro
grido
a
salutare
il
nuovo
sole
che
,
per
la
prima
volta
dopo
una
notte
di
secoli
,
sbadigliava
nelle
coscienze
dei
lavoratori
.
Coscienze
?
Per
modo
di
dire
.
Alla
chiesa
avevano
sostituito
il
Fascio
;
e
aspettavan
da
questo
tutti
i
miracoli
impetrati
invano
da
quella
.
Ma
il
fanatismo
era
al
colmo
:
e
dunque
possibili
i
miracoli
e
facile
il
còmpito
dei
taumaturghi
.
La
piena
stava
per
irrompere
,
e
in
un
momento
avrebbe
potuto
travolgere
«
le
impure
sedi
del
dominio
borghese
»
ora
senza
presidio
di
soldatesche
.
Bisognava
accorrere
e
agire
prima
che
la
Sicilia
fosse
invasa
militarmente
e
la
reazione
cominciasse
.
Lando
fremeva
,
ma
non
sapeva
staccarsi
da
Roma
in
quel
momento
.
Lo
scandalo
bancario
era
come
una
voragine
di
fuoco
aperta
davanti
al
Parlamento
nazionale
:
a
una
a
una
uscendo
di
là
,
le
putride
carcasse
del
vecchio
patriottismo
vi
sarebbero
precipitate
;
e
quel
fuoco
,
divorandole
,
avrebbe
purificato
la
patria
.
Lo
spettacolo
era
allegro
nella
sua
oscena
terribilità
.
Ma
forse
non
sarebbe
stato
tale
per
Lando
,
se
in
quella
voragine
non
avesse
aspettato
con
ansia
feroce
uno
:
Corrado
Selmi
.
Ah
finalmente
!
Già
lo
vedeva
come
un
albero
mezzo
sfrondato
all
'
appressarsi
della
lava
:
fors
'
anche
prima
d
'
esser
toccato
dal
liquido
fuoco
vorace
,
sarebbe
sparito
in
una
stridula
vampata
.
E
Lando
sperava
che
il
suo
spirito
si
sarebbe
rischiarato
a
quella
vampata
.
Ah
,
per
un
momento
almeno
!
Il
male
che
quell
'
uomo
gli
aveva
fatto
non
era
più
rimediabile
:
gli
aveva
per
sempre
ottenebrato
la
vita
,
tolto
per
sempre
la
speranza
di
volgersi
,
di
riaccostarsi
a
colei
che
nella
prima
giovinezza
gli
aveva
fatto
intendere
l
'
eternità
in
un
attimo
di
luce
:
luce
sfavillante
da
due
occhi
neri
e
da
un
vanente
sorriso
,
una
sera
di
maggio
,
lungo
la
marina
di
Palermo
illuminata
,
tra
il
fragor
delle
vetture
,
l
'
odore
delle
alghe
che
veniva
dal
mare
il
profumo
delle
zagare
che
veniva
dai
giardini
.
Per
il
divino
ricordo
incancellabile
di
quest
'
attimo
si
sarebbe
certamente
riaccostato
alla
cugina
,
appena
senza
rimorso
,
senza
profanazione
almeno
dal
suo
canto
,
morto
il
vecchio
marito
avrebbe
potuto
farla
sua
di
nuovo
.
Ben
per
questo
l
'
aveva
respinta
,
quand
'
ella
,
in
un
momento
di
follia
,
aveva
voluto
con
rabbiosa
disperazione
aggrapparsi
a
lui
.
E
quell
'
uomo
vigliaccamente
ne
aveva
profittato
.
No
,
non
poteva
allontanarsi
da
Roma
in
quel
momento
.
Ora
,
chiamato
con
tanta
premura
da
ben
altre
ragioni
in
Sicilia
,
quella
per
cui
Mauro
Mortara
era
venuto
non
poteva
non
sembrargli
una
grottesca
irrisione
.
Pensò
che
non
certo
per
il
piacere
di
vederlo
lo
si
voleva
presente
a
quel
festino
di
nozze
,
ma
per
una
diffidenza
del
Salvo
,
che
l
'
offendeva
.
E
,
per
sbarazzarsene
,
decise
di
scrivere
a
costui
una
lettera
che
lo
rassicurasse
pienamente
e
per
cui
quel
matrimonio
potesse
aver
luogo
senza
il
suo
intervento
.
A
Lino
Apes
rispose
che
,
prima
di
muoversi
,
avrebbe
voluto
consultare
tutti
quei
compagni
che
tra
pochi
giorni
dovevano
passare
per
Roma
diretti
al
Congresso
di
Reggio
Emilia
.
Si
sarebbe
tenuta
un
'
adunanza
in
casa
sua
,
alla
quale
anche
lui
,
Socrate
,
doveva
prender
parte
.
A
suo
carico
le
spese
di
viaggio
,
tanto
sue
quanto
quelle
dei
rappresentanti
dei
maggiori
Fasci
,
di
cui
voleva
un
preciso
ragguaglio
delle
condizioni
in
cui
si
sarebbe
impegnata
la
lotta
;
e
se
queste
veramente
erano
favorevoli
,
non
avrebbe
esitato
un
momento
a
cimentarsi
,
ad
arrischiar
tutto
,
là
e
addio
!
Due
giorni
dopo
la
spedizione
di
questa
lettera
,
gli
arrivò
all
'
orecchio
la
notizia
del
salvataggio
scandaloso
del
Selmi
tentato
dal
Governo
.
Sentì
rompersene
lo
stomaco
,
e
in
un
furioso
ribollimento
di
sdegno
decise
di
partir
subito
per
dar
fuoco
alle
polveri
preparate
in
Sicilia
.
La
mattina
dopo
,
mentre
parlava
con
Mauro
Mortara
della
partenza
imminente
,
gli
fu
annunziata
la
visita
del
cugino
Giulio
Auriti
.
Mauro
era
andato
due
volte
a
casa
di
Roberto
in
via
delle
Colonnette
,
e
non
l
'
aveva
trovato
.
Prima
di
partire
,
avrebbe
voluto
almeno
salutarlo
.
Non
conosceva
Giulio
,
avendolo
veduto
due
o
tre
volte
soltanto
da
ragazzo
;
diede
un
balzo
,
appena
lo
vide
entrare
nella
stanza
:
-
Don
Stefano
!
-
esclamò
.
-
Oh
figlio
mio
!
Don
Stefano
nelle
forme
...
Tutto
,
tutto
lui
!
La
stessa
faccia
...
lo
stesso
corpo
...
Ma
,
notando
che
il
giovine
,
nell
'
agitazione
a
cui
era
in
preda
,
gli
restava
dinanzi
con
fredda
e
accigliata
perplessità
:
-
Non
sapete
chi
sono
io
?
-
aggiunse
.
-
Sono
Mauro
Mortara
.
Morì
qua
,
tra
queste
braccia
,
vostro
padre
,
con
una
palla
in
petto
,
qua
sotto
la
gola
.
Aveva
al
collo
il
fazzoletto
,
e
una
cocca
gli
era
entrata
nella
ferita
:
non
poteva
parlare
;
con
codesti
vostri
occhi
,
nell
'
agonia
,
mentre
lo
sorreggevo
,
mi
raccomandò
il
figliuolo
,
vostro
fratello
,
che
io
scostavo
col
gomito
,
coprendo
con
tutta
la
persona
il
corpo
di
vostro
padre
caduto
,
per
non
farglielo
vedere
...
Giulio
Auriti
si
premé
forte
le
mani
sul
volto
e
scoppiò
in
singhiozzi
.
Lando
,
conoscendo
la
rigida
tempra
del
cugino
,
il
dominio
freddo
che
aveva
di
se
stesso
,
si
voltò
a
guardarlo
,
turbato
e
costernato
.
Gli
s
'
accostò
;
gli
posò
una
mano
su
la
spalla
:
-
Giulio
!
-
Avreste
fatto
meglio
a
lasciarglielo
vedere
!
-
disse
allora
questi
,
rivolto
a
Mauro
,
riavendosi
d
'
un
tratto
,
al
richiamo
.
-
Gli
sarebbe
rimasto
più
impresso
.
Era
troppo
piccolo
!
E
piccolo
è
rimasto
.
Piccolo
e
cieco
.
Ho
da
parlarti
,
-
aggiunse
poi
,
rivolgendosi
a
Lando
,
e
con
la
mano
si
strinse
gli
occhi
,
quasi
per
portarne
via
ogni
traccia
di
pianto
.
Mauro
non
intese
,
non
comprese
nulla
:
con
gli
occhi
fissi
nella
lontana
visione
della
battaglia
,
scosse
il
capo
a
lungo
,
sospirò
:
-
Bella
morte
!
Bella
morte
!
Può
piangerla
un
figlio
;
ma
a
pensarci
,
è
una
festa
.
Una
festa
era
per
noi
morire
!
Che
morte
faremo
adesso
?
Vecchi
,
sporcheremo
il
letto
...
Basta
;
me
ne
vado
.
È
in
casa
don
Roberto
?
Voglio
andare
a
salutarlo
.
Ho
visto
Roma
,
però
,
e
anche
in
un
canto
,
mangiato
dalle
mosche
,
posso
morir
contento
...
Fece
con
la
mano
un
gesto
di
noncuranza
e
se
ne
andò
.
Tutta
la
notte
,
dopo
il
colloquio
con
Francesco
D
'
Atri
,
Giulio
Auriti
invece
di
pensare
a
ciò
che
avrebbe
dovuto
dire
al
cugino
per
ottener
l
'
ajuto
che
doveva
chiedergli
,
prevedendolo
nemico
,
per
farsi
animo
all
'
impresa
aveva
richiamato
,
tra
un
continuo
incalzar
di
smanie
rabbiose
,
pensieri
e
ragioni
che
non
avrebbe
potuto
manifestargli
;
s
'
era
compiaciuto
nel
dire
a
se
stesso
ciò
che
non
avrebbe
potuto
dire
a
lui
;
aveva
voluto
vedere
in
sé
quasi
un
diritto
a
quell
'
ajuto
.
E
s
'
era
accorto
che
soltanto
in
apparenza
era
stata
finora
cordiale
la
sua
relazione
con
lui
.
Quanta
invidia
ignorata
e
qual
rancore
non
gli
aveva
sommosso
dal
fondo
segreto
dell
'
anima
,
in
quella
notte
,
il
bisogno
!
Finora
aveva
pensato
che
la
meschinità
della
condizione
sua
d
'
impiegato
in
un
Ministero
,
nascosta
con
tanti
sacrifizii
sotto
vesti
signorili
,
non
poteva
avvilirlo
di
fronte
al
cugino
ricco
e
titolato
,
perché
Lando
doveva
sapere
che
essa
era
conseguenza
dell
'
altera
e
sdegnosa
rinunzia
della
madre
;
e
che
,
quanto
alla
nobiltà
,
non
era
da
meno
la
sua
,
per
ciò
che
il
padre
era
stato
.
Ma
ora
?
Compromesso
indegnamente
Roberto
in
quel
turpe
scandalo
bancario
,
e
costretto
lui
a
chieder
soccorso
,
crollavano
miseramente
le
ragioni
della
sua
alterezza
,
e
con
esse
,
a
un
tratto
,
anche
quelle
della
cordialità
verso
il
cugino
.
E
s
'
era
preparato
a
quel
colloquio
con
lui
come
a
un
assalto
contro
un
nemico
.
Nemico
,
sì
,
perché
Lando
certamente
avrebbe
negato
l
'
ajuto
,
sapendo
che
quel
denaro
era
stato
preso
dal
Selmi
.
Avrebbe
dovuto
per
forza
confessarglielo
.
Ma
Lando
doveva
anche
pensare
,
perdìo
,
che
né
Roberto
si
sarebbe
ridotto
a
prestar
come
un
cieco
di
quei
favori
al
Selmi
,
in
ricambio
d
'
altri
favori
;
né
lui
a
chiedergli
ora
quell
'
ajuto
,
se
la
madre
non
avesse
rinunziato
all
'
eredità
paterna
!
Il
danaro
che
gli
avrebbe
chiesto
,
rappresentava
in
fondo
una
minima
parte
di
quello
lasciato
sdegnosamente
dalla
madre
al
fratello
maggiore
;
ed
egli
avrebbe
potuto
chiederlo
a
titolo
di
restituzione
,
data
quell
'
orribile
necessità
.
Il
sacrificio
suo
nel
chiederlo
non
sarebbe
stato
minore
di
quello
di
Lando
nel
darlo
.
Ora
,
uscito
Mauro
Mortara
,
che
gli
aveva
cagionato
quella
improvvisa
commozione
col
ricordo
della
morte
eroica
del
padre
,
egli
,
di
fronte
al
cugino
che
lo
guardava
turbato
,
in
attesa
ansiosa
e
benigna
,
restò
per
un
pezzo
come
smarrito
,
in
preda
a
un
orgasmo
crudele
.
Contrasse
tutto
il
volto
nella
rabbia
del
cordoglio
e
,
stringendo
le
mani
intrecciate
fin
quasi
a
spezzarsi
le
dita
:
-
Ho
bisogno
di
te
,
Lando
,
-
disse
.
-
È
per
me
un
momento
terribile
,
da
cui
solamente
tu
puoi
liberarmi
,
ma
...
te
ne
prevengo
,
con
un
grande
sacrifizio
anche
da
parte
tua
,
morale
e
materiale
.
Lando
,
confuso
,
perplesso
,
soffrendo
alla
vista
del
cugino
così
agitato
e
presentendo
anche
dalle
parole
di
lui
la
gravità
di
ciò
che
gli
avrebbe
chiesto
,
mormorò
,
aprendo
le
braccia
:
-
Parla
...
tutto
quello
che
posso
...
-
Ah
,
no
!
-
troncò
subito
Giulio
,
urtato
dalla
frase
comune
.
-
È
difficile
,
è
difficile
,
tanto
per
me
,
quanto
per
te
,
sai
!
Ma
devi
pensare
che
la
mia
vita
,
Lando
,
la
vita
di
mia
madre
,
l
'
onore
nostro
,
sono
...
sono
nelle
tue
mani
,
ecco
!
Pensa
a
questo
,
e
allora
forse
...
spero
...
troverai
la
forza
di
compiere
il
sacrifizio
che
ti
domando
.
-
Tu
mi
spaventi
!
-
esclamò
Lando
.
-
Parla
;
che
ti
è
accaduto
?
Giulio
tornò
a
stringersi
le
mani
,
convulsamente
;
se
le
batté
più
volte
,
così
strette
,
su
la
bocca
,
tenendo
gli
occhi
serrati
.
Le
vene
gonfie
,
nella
fronte
contratta
,
mostravano
lo
sforzo
atroce
che
faceva
su
se
stesso
.
-
Se
dico
tutto
,
-
scattò
,
smaniando
,
-
mi
darai
ajuto
?
-
Ma
perché
no
?
-
domandò
Lando
,
con
pena
.
-
Che
c
'
è
?
Se
non
so
di
che
si
tratta
!
-
Di
me
,
-
rispose
pronto
Giulio
.
-
Pensa
che
si
tratta
di
me
soltanto
,
o
,
piuttosto
,
di
mia
madre
.
Tieni
presente
mia
madre
e
tutte
tutte
le
sciagure
della
mia
famiglia
.
Tu
hai
rispetto
e
affezione
per
mia
madre
,
non
è
vero
?
-
Ma
sì
,
lo
sai
!
-
affermò
Lando
,
con
sincero
interessamento
.
-
Non
mi
tener
così
sospeso
,
per
carità
!
-
Aspetta
...
aspetta
...
-
scongiurò
l
'
Auriti
;
come
se
non
sapesse
staccarsi
da
quel
rivo
di
tenerezza
,
nell
'
amaritudine
in
cui
affogava
.
-
Per
noi
,
per
me
è
tutto
;
l
'
orgoglio
suo
,
il
suo
sentimento
...
per
cui
,
senza
lagnarci
mai
,
ci
siamo
ridotti
...
così
...
Non
so
,
non
so
proprio
come
debba
dirti
;
ma
noi
non
abbiamo
altro
,
non
abbiamo
mai
avuto
altro
che
questo
orgoglio
...
e
ora
...
ora
...
-
Càlmati
,
Giulio
!
-
lo
esortò
di
nuovo
Lando
,
con
un
moto
d
'
impazienza
.
-
Non
comprendo
...
Hai
bisogno
di
me
.
Di
'
...
Tua
madre
...
-
Debbo
impedire
che
ne
muoja
!
-
gridò
Giulio
.
-
A
qualunque
costo
!
E
tu
devi
ajutarmi
,
Lando
;
e
per
ajutarmi
devi
fare
il
sacrifizio
di
vincere
ogni
risentimento
,
ogni
ragione
d
'
odio
verso
un
uomo
che
è
la
causa
di
tutta
questa
rovina
e
che
io
detesto
e
maledico
come
te
e
vorrei
morto
con
la
stessa
tortura
che
infligge
ora
a
noi
!
Lando
s
'
irrigidì
a
un
tratto
,
aggrottò
le
ciglia
.
-
Il
Selmi
?
-
domandò
.
-
Roberto
...
col
Selmi
?
Giulio
crollò
più
volte
il
capo
;
poi
,
in
breve
,
concitatamente
,
espose
la
situazione
del
fratello
e
quel
che
si
doveva
fare
per
salvarlo
,
tacendo
del
colloquio
avuto
la
sera
avanti
con
S
.
E
.
il
ministro
D
'
Atri
.
Ma
Lando
,
già
prevenuto
,
col
pensiero
fisso
in
un
sol
punto
,
dalle
parole
affannose
del
cugino
non
comprese
altro
,
in
prima
,
che
salvare
così
Roberto
voleva
dire
salvare
anche
il
Selmi
,
e
che
la
salvezza
di
questo
poteva
ancor
dipendere
da
quella
del
cugino
.
Guardò
Giulio
negli
occhi
,
quasi
ora
soltanto
lo
vedesse
davanti
a
sé
:
-
E
come
?
-
esclamò
,
stupito
.
-
Tu
vieni
da
me
,
Giulio
,
per
questo
?
proprio
da
me
?
Sopraffatto
da
questa
domanda
piena
di
tanto
stupore
,
Giulio
si
perdette
per
un
momento
e
,
come
se
l
'
orgasmo
gli
si
sciogliesse
dentro
in
un
'
agrezza
velenosa
:
-
A
chi
...
a
chi
altro
...
?
-
balbettò
.
-
Tu
sai
che
la
mia
famiglia
...
E
poi
..
ricòrdati
,
t
'
ho
chiesto
,
entrando
,
un
sacrifizio
...
-
Ma
che
sacrifizio
!
No
!
-
gridò
Lando
.
-
Non
è
umano
!
Vieni
da
me
per
questo
?
Ma
come
!
Non
sai
che
cosa
rappresenta
per
me
quell
'
uomo
?
-
T
'
ho
detto
perciò
...
-
si
provò
a
soggiungere
Giulio
.
-
Che
m
'
hai
detto
?
No
!
-
scattò
di
nuovo
Lando
.
-
Tu
vieni
a
dirmi
,
Giulio
,
così
:
«
Eccoti
l
'
arma
,
l
'
unica
arma
con
cui
puoi
uccidere
il
nemico
che
sta
per
sfuggire
alla
tua
vendetta
;
ma
no
!
quest
'
arma
,
tu
non
devi
usarla
;
tu
devi
anzi
ajutarmi
a
nasconderla
,
a
levarla
di
mezzo
,
per
salvarlo
!
»
.
Questo
vieni
a
dirmi
!
-
Perché
vedi
il
Selmi
,
ecco
,
vedi
il
Selmi
e
non
sai
veder
altro
!
-
smaniò
,
esasperato
,
l
'
Auriti
.
-
Lo
sapevo
!
Quando
ti
dirò
tutto
,
mi
darai
più
ajuto
?
-
Ma
che
ajuto
?
-
ribatté
ancora
una
volta
Lando
.
-
Lo
chiami
ajuto
,
codesto
?
Questa
è
,
da
parte
mia
,
complicità
!
Mi
vuoi
complice
nel
salvataggio
del
Selmi
?
-
E
dàlli
!
-
gridò
Giulio
.
-
Roberto
!
Io
voglio
salvare
Roberto
!
Mia
madre
!
Che
m
'
importa
del
Selmi
?
L
'
odio
,
ti
ho
detto
,
lo
detesto
più
di
te
!
Ma
devo
salvar
Roberto
...
Lando
con
un
violento
sforzo
su
se
stesso
si
costrinse
alla
calma
di
fronte
a
quella
cieca
,
disperata
ostinazione
del
cugino
.
Volle
provarsi
a
ragionare
con
lui
.
-
Scusa
,
-
disse
.
-
Guarda
...
guarda
,
Giulio
,
rispondi
a
me
.
È
colpevole
Roberto
?
lo
credi
tu
colpevole
?
-
Colpevole
o
non
colpevole
,
-
rispose
Giulio
,
scrollandosi
,
-
non
si
tratta
di
questo
!
è
compromesso
!
-
Ma
può
difendersi
,
perdìo
!
-
ribatté
subito
Lando
.
-
Grazie
!
Lo
so
.
Ma
io
devo
impedire
che
sia
accusato
,
che
sia
tratto
in
arresto
,
non
capisci
?
-
spiegò
l
'
Auriti
.
-
Lo
so
che
può
difendersi
!
E
se
non
vorrà
difendersi
lui
...
-
Ecco
,
ecco
...
benissimo
!
-
approvò
Lando
.
-
Anch
'
io
con
te
...
-
Ma
no
!
grazie
!
-
ricusò
di
nuovo
,
con
sdegno
,
Giulio
.
-
Ajuto
di
parole
,
grazie
!
Basto
io
solo
.
Non
c
'
era
bisogno
che
venissi
da
te
.
-
Scusa
,
-
disse
Lando
,
risentito
.
-
L
'
ajuto
onesto
...
la
difesa
vera
,
onorevole
,
è
soltanto
questa
.
Pagare
è
complicità
.
Roberto
deve
parlare
;
non
rendersi
complice
del
Selmi
,
tacendo
e
pagando
per
lui
.
-
E
tu
vuoi
dunque
,
-
domandò
Giulio
,
-
ch
'
egli
subisca
l
'
ignominia
dell
'
arresto
e
del
carcere
,
quand
'
io
posso
ancora
risparmiargliela
?
-
Col
denaro
?
-
Col
denaro
,
col
denaro
,
-
ripeté
Giulio
.
-
Onestà
,
disonestà
che
vuoi
che
m
'
importi
adesso
?
Basta
a
me
saperlo
onesto
!
Chi
lo
crederebbe
più
tale
,
domani
,
se
oggi
fosse
arrestato
?
Chi
crede
più
alle
difese
di
chi
è
stato
in
carcere
?
Lando
,
per
carità
,
stiamo
all
'
esperienza
.
Guarda
soltanto
a
Roberto
!
Tu
,
bada
bene
,
ora
mi
neghi
l
'
ajuto
,
non
per
altro
,
ma
perché
vuoi
far
Roberto
strumento
della
tua
vendetta
!
-
No
,
questo
no
!
-
negò
energicamente
Lando
.
-
Ma
non
posso
farmi
,
io
,
strumento
della
salvezza
del
Selmi
,
lo
capisci
?
Tu
m
'
infliggi
un
supplizio
disumano
!
Io
non
posso
,
non
devo
subirlo
!
Per
Roberto
,
tutto
!
Ma
se
Roberto
è
coinvolto
col
Selmi
,
e
il
mio
ajuto
può
giovare
a
costui
,
no
,
io
non
posso
dartelo
,
né
tu
puoi
chiedermelo
!
Giulio
Auriti
rimase
un
pezzo
in
silenzio
,
assorto
cupamente
.
-
Dunque
,
no
?
-
disse
poi
,
levando
il
capo
e
guardando
negli
occhi
il
cugino
.
A
questa
domanda
categorica
,
Lando
,
compreso
di
profonda
pietà
,
non
seppe
rispondere
con
un
nuovo
reciso
rifiuto
.
Giunse
le
mani
,
s
'
accostò
all
'
Auriti
,
disse
:
-
Ma
,
a
parte
ogni
ragione
mia
propria
,
Giulio
,
pensa
...
pensa
alle
relazioni
mie
,
al
mio
modo
di
sentire
,
alle
idee
per
cui
combatto
...
Io
non
potrei
più
domani
trovarmi
coi
miei
compagni
in
quest
'
opera
d
'
epurazione
che
abbiamo
intrapresa
...
S
'
accorse
subito
che
non
doveva
dire
così
,
e
tuttavia
non
seppe
frenarsi
,
pur
notando
quasi
con
sgomento
l
'
alterazione
del
volto
del
cugino
a
ogni
parola
che
proferiva
.
Lo
vide
alla
fine
scattare
in
piedi
,
scontraffatto
.
-
Voi
epurate
,
già
!
-
esclamò
Giulio
Auriti
,
con
un
ghigno
orribile
.
-
Tu
puoi
epurare
!
Siete
i
puri
,
vojaltri
!
Noi
,
io
,
Roberto
,
anche
mio
padre
,
se
vivesse
...
-
Giulio
...
Giulio
!
-
cercò
di
richiamarlo
Lando
,
addolorato
.
Ma
l
'
Auriti
,
fuori
di
sé
,
seguitò
:
-
Tutti
quanti
sporcati
,
nojaltri
.
E
conierei
moneta
falsa
,
sì
,
e
ruberei
per
aver
queste
quarantamila
lire
,
che
tu
hai
e
ch
'
io
non
ho
.
E
perché
non
le
ho
,
sono
uno
sporcato
!
Tu
le
hai
,
e
sei
puro
!
Ma
pensa
che
mia
madre
,
intanto
,
non
volle
averle
,
perché
le
parvero
sporche
!
Lando
si
drizzò
su
la
persona
,
e
,
fermo
in
mezzo
alla
stanza
,
squadrò
il
cugino
con
fredda
alterezza
:
-
Il
denaro
mio
,
-
disse
,
-
tu
lo
sai
,
è
quello
soltanto
di
mia
madre
.
Ma
anche
dopo
aver
proferite
queste
parole
si
pentì
subito
,
e
atteggiò
il
volto
di
schifo
per
la
crudezza
triviale
,
a
cui
la
discussione
trascendeva
.
Pensò
in
un
attimo
che
,
per
un
'
iniqua
disposizione
,
anche
nella
famiglia
materna
uno
aveva
scontato
con
la
povertà
la
ribellione
generosa
;
pensò
che
tra
le
tante
ragioni
,
per
cui
nel
fervore
giovanile
aveva
voluto
far
sua
Giannetta
Montalto
,
egli
aveva
posto
anche
questa
,
di
ridarle
cioè
almeno
una
parte
di
quanto
era
stato
tolto
al
padre
di
lei
,
diseredato
.
Previde
che
il
cugino
avrebbe
risposto
a
quella
sua
altera
e
inconsulta
affermazione
,
trascinando
ancor
più
in
basso
la
contesa
vergognosa
.
E
difatti
Giulio
Auriti
,
scontorcendo
il
torbido
volto
,
cozzando
tra
loro
le
pugna
serrate
e
poi
aprendole
innanzi
agli
occhi
sfavillanti
di
un
lustro
di
scherno
,
ghignò
:
-
Ma
anche
il
denaro
di
tua
madre
,
via
!
E
Lando
,
di
fronte
alla
provocazione
,
ancora
una
volta
non
seppe
frenarsi
.
-
Il
denaro
di
mia
madre
?
-
domandò
,
facendoglisi
avanti
a
petto
.
Giulio
Auriti
si
passò
una
mano
su
la
fronte
ghiaccia
di
sudore
,
si
nascose
gli
occhi
,
s
'
accasciò
dolorosamente
.
-
Non
mi
far
dire
altro
!
Lando
rimase
a
guardarlo
,
o
piuttosto
,
a
guardargli
dentro
;
poi
disse
con
cruda
freddezza
,
piano
,
tra
i
denti
,
quasi
sillabando
:
-
E
anche
ammesso
ciò
che
tu
pensi
,
vuoi
che
paghi
io
un
debito
contratto
dal
Selmi
per
lo
spasso
d
'
una
donna
,
che
potrebbe
aver
da
ridire
sul
denaro
di
mia
madre
?
Va
'
,
va
'
,
va
'
,
...
per
carità
,
vàttene
!
-
proruppe
poi
,
nascondendosi
anche
lui
gli
occhi
.
-
Non
posso
più
guardarti
in
faccia
!
Udì
andar
via
il
cugino
,
stette
ancora
a
lungo
con
le
mani
sul
volto
,
per
il
ribrezzo
che
sentiva
d
'
aver
toccato
il
fondo
lurido
d
'
una
realtà
,
a
cui
non
si
sarebbe
mai
aspettato
di
poter
discendere
,
e
della
quale
sempre
gli
sarebbe
rimasta
nell
'
anima
l
'
impressione
orrenda
.
Ora
,
risorgendo
da
quel
fondo
,
nel
quale
per
un
momento
era
scivolato
,
non
gli
sarebbe
sembrato
falso
e
vacuo
e
lercio
tutto
intorno
?
In
ogni
suo
sentimento
,
in
ogni
idea
,
in
ogni
atto
,
in
ogni
parola
,
non
sarebbe
rimasto
un
segno
,
l
'
impronta
di
quel
fango
toccato
?
Con
gli
occhi
strizzati
,
i
denti
serrati
e
le
labbra
schiuse
,
aride
e
amare
,
si
stropicciò
forte
le
mani
.
Poi
aprì
gli
occhi
,
guardò
la
stanza
;
si
sentì
soffocare
,
e
andò
a
una
finestra
che
dava
sul
giardino
.
Ah
,
tutto
,
tutto
così
!
...
Tutto
era
vergogna
in
quel
momento
!
La
peste
era
nell
'
aria
.
La
carcassa
sociale
si
sfaceva
tutta
,
e
anche
la
sua
anima
,
ogni
suo
pensiero
,
ogni
suo
sentimento
...
tutto
era
insozzato
...
Tre
giorni
dopo
,
nella
sala
della
biblioteca
erano
adunati
i
compagni
che
dovevano
recarsi
al
Congresso
socialista
di
Reggio
Emilia
;
i
rappresentanti
dei
Fasci
più
numerosi
dell
'
isola
,
invitati
da
Lando
;
alcuni
deputati
amici
,
quattro
milanesi
del
Partito
italiano
dei
lavoratori
e
Lino
Apes
.
Spiccava
tra
tanti
uomini
una
giovinetta
in
giacchettino
rosso
e
berretto
nero
a
barca
,
con
una
penna
di
gallo
ritta
spavaldamente
da
un
lato
:
Celsina
Pigna
,
venuta
invece
di
Luca
Lizio
a
rappresentare
il
Fascio
di
Girgenti
.
Nessuno
voleva
far
le
viste
di
meravigliarsene
;
ma
ella
s
'
accorgeva
bene
dei
rapidi
sguardi
furtivi
che
tutti
le
lanciavano
,
in
ispecie
i
meno
giovani
;
e
notava
,
ridendo
dentro
di
sé
,
che
quei
pochi
,
i
quali
ostinatamente
si
vietavano
di
guardarla
,
prendevano
per
lei
arie
languide
o
fiere
impostature
e
,
per
lei
,
parlando
,
davan
certe
modulazioni
alla
voce
,
chi
flebili
e
chi
vivaci
,
le
quali
tradivano
tutte
quel
tale
orgasmo
che
la
presenza
d
'
una
donna
suscita
di
solito
.
Notava
anche
in
più
d
'
uno
un
'
altra
ostentazione
:
quella
di
una
disinvoltura
quasi
sprezzante
,
che
tradiva
il
disagio
segreto
di
trovarsi
in
una
casa
ricca
e
ben
messa
.
Lando
Laurentano
non
c
'
era
ancora
.
Lino
Apes
,
a
nome
di
lui
,
aveva
pregato
gli
amici
d
'
avere
un
po
'
di
pazienza
,
che
presto
sarebbe
venuto
.
Nell
'
attesa
s
'
erano
formati
alcuni
crocchi
:
due
presso
le
finestre
che
davano
sul
giardino
,
uno
presso
la
tavola
preparata
in
capo
alla
sala
per
chi
doveva
presiedere
all
'
adunanza
.
Alcuni
passeggiavano
cogitabondi
,
altri
leggevano
sul
dorso
delle
rilegature
i
titoli
dei
libri
negli
scaffali
,
tendendo
gli
orecchi
,
senza
parere
,
a
ciò
che
si
diceva
in
questo
e
in
quel
crocchio
.
Parecchi
spiavano
obliquamente
uno
dei
deputati
che
,
passeggiando
per
la
sala
con
le
dita
inserte
nei
taschini
del
panciotto
,
alzava
di
tratto
in
tratto
le
spalle
,
protendeva
il
collo
e
in
segno
di
meraviglia
e
di
commiserazione
stirava
la
bocca
sotto
i
ruvidi
baffi
rossastri
già
mezzo
scoloriti
.
Era
il
deputato
repubblicano
Spiridione
Covazza
che
in
quei
giorni
aveva
scritto
male
,
su
una
rassegna
francese
,
dell
'
organamento
delle
forze
proletarie
in
Sicilia
.
Vedendosi
sfuggito
da
tutti
,
con
quel
gesto
pareva
dicesse
:
-
Incredibile
!
-
Ma
pur
doveva
sapere
che
il
suo
torto
era
quello
di
veder
tante
cose
che
gli
altri
non
vedevano
e
di
dare
ad
esse
quel
peso
che
gli
altri
ancora
non
sentivano
,
perché
nel
calore
della
passione
ogni
cosa
par
che
si
sollevi
con
chi
la
porta
in
sé
.
Illusioni
:
bolle
di
sapone
,
che
possono
a
un
tratto
diventar
palle
di
piombo
.
Lo
sapevano
bene
quei
poveri
contadini
massacrati
a
Caltavutùro
.
Aveva
scritto
su
quella
rassegna
francese
ciò
che
in
coscienza
credeva
la
verità
;
al
solito
suo
,
rudemente
e
crudamente
.
Ma
volevano
dire
ch
'
egli
provasse
un
acre
piacere
nel
mettere
avanti
così
,
fuor
di
tempo
e
di
luogo
,
le
verità
più
spiacevoli
,
nello
spegnere
col
gelo
delle
sue
argomentazioni
ogni
entusiasmo
,
ogni
fiamma
d
'
idealità
,
a
cui
pur
tuttavia
era
tratto
irresistibilmente
ad
accostarsi
.
Scarafaggio
con
ali
di
falena
-
lo
aveva
definito
su
la
Nuova
età
Lino
Apes
:
-
accostatosi
alla
fiamma
,
spariva
la
falena
,
restava
lo
scarafaggio
.
Calunnia
e
ingratitudine
!
Egli
stimava
dover
suo
,
invece
,
serbarsi
così
frigido
in
mezzo
a
tante
fiamme
giovanili
;
che
se
queste
non
eran
fuochi
di
paglia
,
alla
fine
si
sarebbe
scaldato
anche
lui
,
e
se
erano
,
faceva
il
bene
di
tutti
,
spegnendoli
.
Forse
la
sua
stessa
figura
,
grassa
e
pure
ispida
,
quegli
occhi
vitrei
,
aguzzi
dietro
gli
occhiali
a
staffa
,
quel
naso
di
civetta
,
il
suono
della
voce
,
suscitavano
in
tutti
una
repulsione
tanto
più
irritante
,
in
quanto
ciascuno
poi
era
costretto
a
riconoscere
che
quasi
sempre
il
tempo
e
gli
avvenimenti
gli
avevano
dato
ragione
,
a
pregiarne
la
dottrina
vasta
e
profonda
,
la
dirittura
della
mente
e
della
coscienza
,
la
onestà
degli
intenti
e
ad
avere
stima
e
anche
ammirazione
di
quella
sua
franchezza
rude
e
dispettosa
e
del
coraggio
con
cui
sfidava
l
'
impopolarità
.
Quell
'
accoglienza
ostile
,
intanto
,
Spiridione
Covazza
sapeva
di
doverla
sopra
tutto
a
tre
giovani
siciliani
,
che
erano
nella
sala
circondati
in
quel
momento
dalla
fervida
simpatia
di
tutti
:
Bixio
Bruno
,
Cataldo
Sclàfani
e
Nicasio
Ingrao
,
i
quali
più
degli
altri
s
'
eran
sentiti
ferire
dalla
sua
critica
.
Stava
ciascun
d
'
essi
in
mezzo
ai
tre
crocchi
che
si
erano
formati
nella
sala
.
Bixio
Bruno
,
svelto
,
dal
volto
olivastro
animoso
e
i
capelli
crespi
gremiti
da
negro
,
spiegava
con
fluida
e
colorita
loquela
,
storcendo
in
un
mezzo
sorriso
di
soddisfazione
la
bocca
rossa
e
carnuta
,
come
in
poco
tempo
fosse
riuscito
a
raccogliere
a
Palermo
in
un
sol
fascio
i
ventisei
sodalizii
operai
,
le
maestranze
discordi
,
le
cui
bandiere
smesse
erano
adesso
conservate
in
una
sala
,
quali
trofei
di
vittoria
.
Appariva
pieno
di
fiducia
e
sicuro
del
trionfo
.
Si
aspettava
,
credeva
anzi
imminente
la
reazione
da
parte
del
Governo
:
scioglimento
dei
Fasci
,
arresti
,
invasione
militare
.
Ma
il
buon
seme
era
sparso
!
Ogni
sopraffazione
,
ogni
persecuzione
avrebbe
reso
più
grande
la
vittoria
.
Potevano
esser
tratti
in
arresto
trecentomila
uomini
?
No
.
I
capi
soltanto
,
qualche
dozzina
di
socii
se
mai
.
Bene
,
eran
già
pronti
i
capi
segreti
,
ignorati
ancora
dalla
polizia
,
e
la
propaganda
avrebbe
seguitato
più
efficace
che
mai
.
Cataldo
Sclàfani
,
tarchiato
,
con
gli
occhi
un
po
'
strabi
e
un
barbone
che
pareva
un
fascio
di
pruni
,
parlava
nell
'
altro
crocchio
,
profeticamente
ispirato
;
diceva
con
sorridente
commozione
che
là
dove
prima
era
spuntata
l
'
alba
dell
'
unità
della
patria
,
era
fatale
spuntasse
ora
quella
più
rossa
e
più
fulgida
della
rivendicazione
degli
oppressi
.
Sapeva
,
sì
,
che
già
prima
nelle
Romagne
,
nel
Modenese
,
nelle
province
di
Reggio
Emilia
e
di
Parma
,
nel
Cremonese
,
nel
Mantovano
,
nel
Polesine
,
era
sorto
a
far
le
prime
armi
il
socialismo
italiano
;
ma
tutt
'
altra
cosa
era
adesso
in
Sicilia
!
Rivelazione
improvvisa
,
prodigiosa
!
Lino
Apes
,
ascoltandolo
,
si
tirava
i
baffi
fino
a
strapparseli
,
per
tenere
a
freno
il
sorriso
.
Nelle
sue
lettere
a
Lando
,
chiamava
Cataldo
Sclàfani
il
Messia
dei
Fasci
.
Nel
terzo
crocchio
Nicasio
Ingrao
,
tozzo
,
rude
,
con
un
'
atra
voglia
di
sangue
che
gli
prendeva
mezza
faccia
,
parlava
coi
deputati
,
arrotondando
alla
meglio
il
dialetto
nativo
,
e
balzando
con
strana
mimica
da
una
sconcia
bestemmia
a
una
ingenua
invocazione
infantile
;
parlava
della
crisi
dell
'
industria
zolfifera
in
Sicilia
e
della
spaventevole
miseria
dei
solfaraj
già
da
alcuni
mesi
in
isciopero
forzato
.
Un
compagno
,
direttore
del
Fascio
di
Comitini
,
si
provò
a
far
sapere
a
quei
deputati
quanto
l
'
Ingrao
,
proprietario
di
terre
e
di
case
in
Aragona
,
avesse
fatto
e
facesse
per
quei
solfaraj
,
per
impedire
che
trascendessero
a
rapine
,
incendii
e
tumulti
sanguinosi
;
ma
l
'
Ingrao
gli
saltò
addosso
e
gli
turò
la
bocca
,
minacciando
di
attondarlo
con
un
pugno
,
se
seguitava
.
Celsina
Pigna
,
dal
posto
in
cui
si
teneva
appartata
,
scoppiò
a
ridere
,
a
quel
violento
gesto
burlesco
,
e
l
'
Ingrao
le
domandò
,
ridendo
anche
lui
:
-
Lo
attondo
,
signorina
?
Nei
tre
crocchi
tutti
gli
altri
Isolani
,
giovinotti
dai
venti
ai
trent
'
anni
,
sentendo
parlare
quei
tre
capi
piú
in
vista
,
gonfiavano
d
'
orgoglio
,
s
'
intenerivano
fin
quasi
alle
lagrime
.
Erano
certi
,
nella
loro
sincera
fatuità
giovanile
,
di
rappresentare
una
parte
nuova
nella
storia
,
pur
lí
a
Roma
.
Avevano
veduto
davanti
a
quei
tre
duci
del
Comitato
centrale
migliaja
di
donne
,
migliaja
di
contadini
,
intere
popolazioni
dell
'
isola
in
delirio
,
gettar
fiori
,
prosternarsi
con
la
faccia
a
terra
,
piangere
e
gridare
,
come
prima
davanti
alle
immagini
dei
loro
santi
.
Tutti
si
volsero
a
un
tratto
e
si
mossero
verso
Lando
Laurentano
che
entrava
di
fretta
.
Chiedendo
scusa
del
ritardo
,
strinse
la
mano
ai
primi
che
gli
si
fecero
innanzi
;
pregò
tutti
di
prender
posto
,
e
appena
fu
fatto
silenzio
,
disse
:
-
Ho
perduto
tempo
,
signori
,
per
una
ragione
forse
non
estranea
agli
interessi
nostri
,
agli
interessi
specialmente
di
tanti
nostri
compagni
che
più
degli
altri
,
credo
,
hanno
bisogno
in
questo
momento
di
ajuto
,
giù
in
Sicilia
.
-
I
solfaraj
!
-
gridò
l
'
Ingrao
,
balzando
in
piedi
,
come
se
egli
ne
fosse
il
più
legittimo
difensore
.
-
Ho
capito
!
-
aggiunse
.
-
Vuoi
dire
che
c
'
è
qua
l
'
ingegnere
Aurelio
Costa
?
Ho
capito
.
Eh
,
ha
viaggiato
con
me
questo
signore
!
Abbiamo
discorso
a
lungo
e
...
Lando
con
un
gesto
lo
pregò
di
tacere
:
-
L
'
ingegnere
Aurelio
Costa
,
appunto
,
-
riprese
,
-
direttore
delle
zolfare
del
Salvo
,
che
credo
sia
uno
dei
piú
ricchi
proprietarii
di
miniere
della
provincia
di
Girgenti
,
è
venuto
a
Roma
per
interessare
la
deputazione
siciliana
a
un
disegno
...
-
Permesso
?
-
interruppe
di
nuovo
l
'
Ingrao
.
-
Non
perdiamo
tempo
,
signori
miei
!
Vi
spiego
io
il
fatto
com
'
è
.
Il
signor
Salvo
sta
per
imparentarsi
,
per
via
d
'
una
sorella
,
col
principe
di
Laurentano
...
Un
mormorio
di
protesta
si
levò
per
il
tratto
ruvido
dell
'
Ingrao
verso
Lando
,
a
cui
tutti
gli
occhi
si
volsero
a
chiedere
scusa
dello
sgarbo
.
Ma
Lando
,
sorridendo
,
s
'
affrettò
a
dire
:
-
Non
con
me
,
vi
prego
!
non
con
me
.
E
l
'
Ingrao
allora
,
scrollandosi
irosamente
,
gridò
:
-
Madonna
santissima
,
per
chi
mi
prendete
?
Se
dico
il
principe
!
Avrei
chiamato
principe
il
nostro
amico
riverito
,
ospite
e
compagno
amatissimo
?
Non
per
cosa
oh
!
ma
egli
sa
di
non
salire
,
se
lo
chiamiamo
principe
,
e
sa
che
noi
non
vogliamo
abbassarlo
chiamandolo
semplicemente
Laurentano
.
Io
alludo
al
principe
suo
padre
,
e
Lando
Laurentano
non
può
offendersi
delle
parole
mie
.
Se
si
offende
,
è
uno
sciocco
!
Parlo
io
invece
di
lui
,
perché
egli
sta
a
Roma
,
io
sto
in
mezzo
alle
zolfare
,
e
so
che
il
progetto
del
signor
Salvo
non
tende
ad
altro
che
ad
ingraziarsi
il
figlio
del
principe
,
facendogli
vedere
che
gli
stanno
a
cuore
le
sorti
degli
operaj
delle
zolfare
.
Bubbole
!
Panzane
!
Polvere
negli
occhi
!
Sa
meglio
di
me
il
signor
Salvo
che
il
suo
progetto
è
una
coglionatura
!
Sissignori
,
io
parlo
nudo
,
così
.
Se
veramente
vuol
fare
qualche
cosa
,
tolga
il
signor
Salvo
dalle
zolfare
di
sua
proprietà
le
così
dette
botteghe
,
dove
gli
operaj
sono
costretti
a
provvedersi
con
l
'
usura
del
cento
per
cento
dei
generi
di
prima
necessità
:
vino
,
che
è
aceto
;
pane
,
che
è
pietra
!
Spiridione
Covazza
domandò
allora
di
parlare
,
e
tutti
si
voltarono
con
viso
ostile
a
guardarlo
.
-
Volete
adesso
difendere
le
botteghe
?
-
lo
apostrofò
l
'
Ingrao
.
Il
Covazza
non
si
voltò
nemmeno
.
-
Vorrei
sapere
-
disse
piano
-
le
idee
generali
di
questo
disegno
.
-
Vi
dico
che
è
una
coglionatura
!
-
tornò
a
gridare
l
'
Ingrao
.
Il
Covazza
tese
una
mano
,
senza
scomporsi
.
-
Prego
,
-
disse
,
-
urlare
non
è
ragionare
.
Sono
stato
anch
'
io
nelle
zolfare
:
ho
studiato
attentamente
le
condizioni
dell
'
industria
zolfifera
,
le
ragioni
complesse
della
sua
crisi
e
vi
so
dire
che
,
se
nelle
condizioni
presenti
quelli
che
hanno
da
sperar
meno
sono
i
solfaraj
,
picconieri
e
carusi
,
non
meno
tristi
sono
però
le
sorti
dei
coltivatori
delle
miniere
e
dei
proprietarii
;
e
se
questo
disegno
...
Non
poté
seguitare
.
Tutti
i
rappresentanti
dei
Fasci
scattarono
in
piedi
protestando
.
Lando
s
'
interpose
,
cercò
di
calmarli
,
ammonì
che
si
avesse
rispetto
per
le
opinioni
altrui
e
propose
che
uno
fosse
subito
chiamato
a
dirigere
la
discussione
.
-
Bruno
!
Bruno
!
Bixio
Bruno
!
-
si
gridò
da
varie
parti
.
E
Bixio
Bruno
,
avvezzo
ormai
a
vedersi
designato
a
quell
'
ufficio
,
in
due
salti
fu
alla
tavola
preparata
in
capo
alla
sala
.
-
Signori
,
-
disse
.
-
Di
straforo
,
incidentalmente
,
siamo
entrati
nel
pieno
della
discussione
.
L
'
on
.
Covazza
,
in
un
suo
scritto
recente
...
-
Pubblicato
all
'
estero
!
-
interruppe
uno
in
fondo
alla
sala
.
-
All
'
estero
,
o
in
Italia
,
sciocchezze
!
-
ribatté
il
Bruno
.
-
Le
nostre
idee
,
il
nostro
partito
non
riconoscono
confini
di
nazionalità
.
In
questo
scritto
l
'
on
.
Covazza
ha
criticato
l
'
opera
mia
e
dei
miei
compagni
.
Spiridione
Covazza
,
con
le
braccia
incrociate
sul
petto
,
negò
più
volte
col
capo
.
-
No
?
-
domandò
il
Bruno
.
-
Come
no
?
Non
ha
ella
detto
che
la
nostra
propaganda
è
fatta
di
miraggi
?
-
Io
ho
detto
,
-
rispose
il
Covazza
,
levandosi
in
piedi
,
-
che
le
vostre
dimostrazioni
oneste
d
'
una
libertà
che
dia
intero
realmente
il
diritto
di
soddisfare
ai
bisogni
della
vita
,
le
spiegazioni
che
voi
date
della
lotta
di
classe
,
sfruttati
contro
sfruttatori
,
e
del
programma
della
scuola
marxista
in
genere
e
di
quello
minimo
che
vi
siete
tracciato
,
si
traducono
,
inevitabilmente
e
sciaguratamente
,
in
miraggi
,
per
la
ignoranza
di
coloro
a
cui
sono
rivolte
.
Questo
ho
detto
!
E
ho
soggiunto
...
Nuove
proteste
confuse
si
levarono
nella
sala
.
Il
Bruno
batté
il
pugno
sulla
tavola
e
impose
silenzio
.
-
Lasciatelo
parlare
!
-
Ho
soggiunto
,
-
riprese
il
Covazza
,
-
che
voi
,
abbagliati
,
nel
fervore
della
vostra
sincera
fede
giovanile
,
credete
che
le
vostre
dimostrazioni
e
spiegazioni
siano
veramente
comprese
.
-
Sono
!
sono
!
sono
!
-
gridarono
molti
a
coro
.
-
Non
sono
!
Non
possono
essere
!
-
negò
energicamente
il
Covazza
.
-
Come
volete
che
siano
,
se
non
le
comprendete
bene
neanche
voi
stessi
?
Una
tempesta
di
urli
si
scatenò
a
questa
affermazione
.
Il
Bruno
,
Lando
Laurentano
,
Lino
Apes
,
i
colleghi
deputati
stentarono
un
pezzo
a
domarla
.
Spiridione
Covazza
aspettò
a
capo
chino
,
con
gli
occhi
chiusi
,
che
fosse
domata
;
a
un
certo
punto
,
giunse
le
mani
e
,
tenendole
alte
,
piegò
di
più
il
capo
tra
esse
,
curvò
con
fatica
l
'
obesa
persona
;
poi
,
aprendole
in
un
ampio
gesto
e
risollevandosi
,
pregò
quasi
piangente
:
-
Non
mi
costringete
,
signori
,
per
falsi
riguardi
al
vostro
malinteso
amor
proprio
,
non
mi
costringete
ad
attenuare
d
'
un
punto
la
verità
,
con
concessioni
che
farebbero
a
me
e
a
voi
stessi
vergogna
,
e
che
potrebbero
essere
perniciose
in
questo
momento
!
Quanti
tra
voi
conoscono
veramente
Marx
?
Quattro
,
cinque
,
non
piú
!
Siate
franchi
!
Tutti
gli
altri
non
hanno
coscienza
vera
di
quel
che
si
vuole
:
sì
,
sì
,
proprio
così
!
né
dei
mezzi
congrui
per
conseguirlo
,
infatuati
d
'
un
socialismo
sentimentale
,
che
s
'
inghirlanda
delle
magiche
promesse
di
giustizia
e
d
'
uguaglianza
.
Ma
sapete
voi
che
cosa
vuol
dire
giustizia
per
i
contadini
e
i
solfaraj
siciliani
?
Vuol
dire
violenza
!
sangue
,
vuol
dire
!
vuol
dire
strage
!
Perché
alla
giustizia
legale
,
alla
giustizia
fondata
sul
diritto
e
sulla
ragione
essi
non
hanno
mai
creduto
,
vedendola
sempre
a
loro
danno
conculcata
!
Li
conosco
io
,
molto
meglio
di
voi
,
i
contadini
e
i
solfaraj
siciliani
...
sì
,
sì
,
purtroppo
,
molto
meglio
di
voi
!
Voi
vi
illudete
!
Voi
dite
loro
collettivismo
?
ed
essi
traducono
:
divisione
delle
terre
,
tanto
io
e
tanto
tu
!
Dite
loro
abolizione
del
salario
?
ed
essi
traducono
:
padroni
tutti
,
fuori
le
borse
contiamo
il
denaro
,
e
tanto
io
tanto
tu
.
-
Non
è
vero
!
Non
è
vero
!
-
gridarono
alcuni
.
-
Lasciatemi
finire
!
-
esclamò
stanco
,
anelante
,
il
Covazza
.
-
L
'
altra
illusione
,
che
voi
vi
fate
,
è
sul
numero
degli
iscritti
ai
vostri
Fasci
:
tremila
qua
,
quattromila
là
,
ottocento
,
mille
,
diecimila
...
Dove
,
come
li
contate
?
Son
ombre
vane
,
signori
,
filze
di
nomi
e
nient
'
altro
!
Sì
,
lo
so
anch
'
io
:
appena
si
aprono
le
iscrizioni
,
come
le
pecore
:
una
dà
l
'
esempio
,
tutte
le
altre
dietro
!
Ma
volete
sul
serio
dar
peso
,
fondarvi
su
questo
,
ch
'
è
frutto
d
'
un
inevitabile
contagio
psichico
?
Quanti
,
sbollito
il
primo
entusiasmo
,
restano
effettivamente
nei
vostri
Fasci
?
Basta
ad
allontanare
il
maggior
numero
la
prima
richiesta
della
misera
quota
settimanale
!
E
quanti
Fasci
,
sorti
oggi
,
non
si
sciolgono
domani
?
Lasciatevelo
dire
da
uno
che
non
s
'
inganna
e
che
non
vi
inganna
,
signori
!
So
che
voi
oggi
qua
volete
stabilire
se
si
debba
,
o
no
,
secondare
la
tendenza
delle
moltitudini
a
un
'
azione
immediata
.
So
che
parecchi
tra
voi
sono
contrarii
,
e
io
li
stimo
saggi
e
li
approvo
.
Un
movimento
serio
come
voi
l
'
intendete
,
non
è
possibile
ancora
in
Sicilia
!
Se
credete
che
già
ci
sia
per
opera
vostra
,
v
'
ingannate
!
Per
me
non
è
altro
che
febbre
passeggera
,
delirio
di
incoscienti
!
Spiridione
Covazza
sedette
,
asciugandosi
il
sudore
dal
volto
congestionato
,
mentre
dieci
,
quindici
,
tutt
'
insieme
,
si
levavano
a
domandar
la
parola
.
Parlò
Cataldo
Sclàfani
con
voce
tonante
e
col
volto
atteggiato
più
di
dolore
che
di
sdegno
,
giacché
non
l
'
accusa
per
se
stessa
poteva
offenderlo
,
ma
che
uno
potesse
accusarlo
e
accusar
con
lui
i
suoi
compagni
.
-
Non
mi
difendo
,
-
disse
,
-
espongo
!
Quanti
erano
i
Fasci
?
Eran
presenti
i
capi
dei
piú
importanti
,
e
ciascuno
poteva
dire
all
'
on
.
Covazza
come
erano
contati
i
socii
e
quanti
fossero
.
I
Fasci
,
secondo
gli
ultimi
dati
del
Comitato
centrale
,
erano
centosessantatré
fermamente
costituiti
,
trentacinque
in
via
di
formazione
.
C
'
era
dunque
davvero
un
grande
esercito
di
lavoratori
in
Sicilia
,
nel
quale
non
si
sapeva
se
ammirar
più
il
fervore
,
la
coscienza
,
o
la
disciplina
con
cui
obbediva
a
un
cenno
del
Comitato
centrale
.
Il
capo
d
'
ogni
Fascio
passava
la
parola
d
'
ordine
ai
singoli
capi
di
sezione
,
e
questi
a
lor
volta
ai
capi
dei
rioni
e
delle
strade
:
in
un
batter
d
'
occhio
,
sia
di
giorno
,
sia
di
notte
,
tutti
i
socii
dei
Fasci
potevano
ricevere
un
avviso
.
E
se
domani
i
lavoratori
si
fossero
mossi
,
tutta
la
gente
siciliana
sarebbe
stata
travolta
come
da
una
corrente
di
fuoco
.
Perché
già
da
lunghi
anni
covava
il
fuoco
in
Sicilia
,
da
che
essa
cioè
,
nel
mare
,
si
era
veduta
come
una
pietra
a
cui
lo
stivale
d
'
Italia
allungava
un
calcio
in
premio
di
quanto
aveva
fatto
per
la
così
detta
unità
e
indipendenza
della
patria
.
Perché
dire
che
solo
da
un
anno
si
parlava
di
socialismo
in
Sicilia
?
Non
vi
era
già
,
diciott
'
anni
addietro
,
una
sezione
dell
'
Internazionale
?
E
da
allora
non
vi
si
eran
sempre
pubblicati
giornali
del
partito
;
e
circoli
,
gruppi
,
nuclei
non
si
erano
formati
qua
e
là
,
sicché
appena
sorta
la
prima
idea
dei
Fasci
,
era
stato
un
subito
accorrere
e
un
subito
riaggregarsi
di
antichi
compagni
di
fede
?
Non
era
vero
dunque
che
la
rapidissima
formazione
dei
Fasci
era
dovuta
solo
all
'
assidua
e
vigorosa
propaganda
dei
giovani
:
il
terreno
era
già
da
lunga
mano
preparato
;
mancava
l
'
unione
,
un
indirizzo
;
e
ai
giovani
era
bastato
soltanto
dare
una
voce
e
indicar
la
via
,
la
stessa
via
che
da
anni
batteva
il
proletariato
di
altri
paesi
.
I
contadini
e
gli
operaj
di
Sicilia
erano
accorsi
ai
giovani
con
le
braccia
tese
,
gridando
:
-
Voi
,
voi
siete
i
veri
amici
!
-
e
si
erano
mossi
a
seguirli
con
la
gioja
nel
cuore
,
e
con
la
piena
coscienza
di
ciò
che
si
disponevano
a
fare
.
E
,
a
provar
questa
coscienza
,
Cataldo
Sclàfani
parlò
,
commosso
,
dei
discorsi
tenuti
nell
'
ultimo
congresso
di
Palermo
da
alcune
donne
di
Piana
dei
Greci
e
di
Corleone
;
discorsi
che
dimostravano
,
nel
modo
più
lampante
,
come
non
il
lume
artificiale
d
'
una
coltura
accademica
,
né
teorie
di
scuola
bisognavano
a
destar
quella
coscienza
,
ma
la
pratica
quotidiana
del
dolore
e
dell
'
ingiustizia
,
e
l
'
indicazione
più
semplice
e
più
spontanea
del
rimedio
a
tanti
mali
:
l
'
unione
!
Socialismo
sentimentale
?
Ma
la
forza
che
crea
è
appunto
il
sentimento
,
non
la
fredda
ragione
,
armata
di
dottrina
!
Che
importava
la
nozione
astratta
d
'
un
diritto
,
quando
c
'
era
il
sentimento
immediato
e
prepotente
di
un
bisogno
?
Sentire
il
proprio
diritto
con
la
forza
stessa
con
cui
si
sente
la
fame
valeva
mille
volte
più
d
'
ogni
precisa
dimostrazione
teorica
di
esso
.
Peraltro
,
ora
questo
sentimento
era
già
divenuto
coscienza
lucida
e
ferma
,
e
si
dimostrava
in
tutti
i
modi
.
Un
vero
spirito
fraterno
s
'
era
diffuso
tra
i
contadini
e
gli
operaj
,
per
cui
nei
numerosi
arresti
recenti
s
'
eran
veduti
i
compagni
liberi
mantenere
i
carcerati
e
le
loro
famiglie
;
nella
disgrazia
di
qualcuno
,
il
pronto
soccorso
di
tutti
e
l
'
assistenza
e
la
sorveglianza
amorosa
.
Ecco
la
ronda
dei
decurioni
,
la
sera
,
per
le
strade
e
le
osterie
delle
città
e
delle
campagne
,
perché
i
fratelli
non
trascendessero
ad
atti
violenti
,
eccitati
dal
vino
.
-
Questi
sono
gli
arruffapopoli
,
on
.
Covazza
!
-
esclamò
a
questo
punto
,
concludendo
,
Cataldo
Sclàfani
con
gli
occhi
lustri
d
'
ebrezza
e
commozione
.
-
Vergognatevi
delle
vostre
accuse
!
Siamo
qua
oggi
,
a
Roma
,
di
fronte
,
due
generazioni
.
Guardate
allo
spettacolo
che
dànno
i
vecchi
,
e
guardate
a
noi
giovani
!
Domani
da
qui
il
Governo
,
che
protegge
tutti
coloro
che
dell
'
amor
di
patria
affagottato
e
tolto
in
braccio
si
fecero
scudo
per
tanti
anni
ai
sassi
del
popolo
censore
,
manderà
in
Sicilia
l
'
esercito
e
l
'
armata
per
soffocare
con
la
violenza
questo
gran
palpito
di
vita
nuova
che
noi
giovani
vi
abbiamo
destato
!
Fin
oggi
la
maggioranza
del
Comitato
centrale
,
di
cui
fo
parte
,
è
contraria
a
un
'
azione
immediata
.
Ma
presto
verrà
il
giorno
,
lo
prevedo
,
che
le
smanie
dell
'
impazienza
da
tanto
tempo
represse
scoppieranno
,
e
noi
capi
non
potremo
più
frenare
il
popolo
senza
immolare
noi
stessi
.
Lando
Laurentano
,
seduto
accanto
a
Lino
Apes
,
ascoltò
il
lungo
discorso
dello
Sclàfani
a
capo
chino
,
stirandosi
qua
e
là
con
le
dita
nervose
la
barba
e
lanciando
occhiate
a
destra
e
a
sinistra
.
Quell
'
adunanza
in
casa
sua
gli
pareva
la
prova
generale
di
una
rappresentazione
.
Tutti
quei
giovani
si
erano
anche
loro
assegnate
le
parti
,
e
gli
pareva
che
,
a
furia
di
ripeterle
,
se
le
fossero
cacciate
a
memoria
e
le
recitassero
con
artificioso
calore
.
Mancava
il
coro
innumerevole
,
che
era
in
Sicilia
.
Oh
sì
,
parlava
bene
,
con
bella
enfasi
apostolica
,
Cataldo
Sclàfani
;
meritava
in
qualche
punto
l
'
applauso
caldo
e
scrosciante
,
le
lodi
del
coro
,
se
fosse
stato
presente
.
Innamorato
della
sua
parte
,
l
'
avrebbe
rappresentata
con
perfetta
coerenza
anche
davanti
ai
fucili
dei
soldati
,
in
piazza
;
e
,
se
tratto
in
arresto
,
davanti
ai
giudici
,
in
una
corte
di
giustizia
.
Perché
lui
solo
non
riusciva
ancora
a
comporsi
una
parte
?
perché
ancora
,
ancora
dentro
,
esasperatamente
,
gli
scattava
la
protesta
:
-
No
,
non
è
questo
?
-
Che
volevano
infatti
tutti
quei
suoi
compagni
?
Ben
poco
,
per
il
momento
,
in
Sicilia
.
Volevano
che
,
per
l
'
unione
e
la
resistenza
dei
lavoratori
,
venissero
a
patti
più
umani
i
proprietarii
di
terre
e
di
zolfare
,
e
cessasse
il
salario
della
fame
,
cessassero
l
'
usura
,
lo
sfruttamento
,
le
vessazioni
delle
inique
tasse
comunali
,
per
modo
che
a
quelli
fosse
assicurato
,
non
già
il
benessere
,
ma
almeno
tanto
da
provvedere
ai
bisogni
primi
della
vita
.
Volevano
,
adattandosi
modestamente
alle
condizioni
locali
,
l
'
impianto
di
cooperative
di
consumo
e
di
lavoro
e
la
conquista
dei
pubblici
poteri
;
fra
qualche
anno
trionfare
nelle
elezioni
comunali
e
provinciali
dell
'
isola
;
riuscir
vittoriosi
in
qualche
collegio
politico
,
per
aver
controlli
e
banditori
delle
più
urgenti
necessità
dei
miseri
nei
Consigli
comunali
e
provinciali
e
nella
Camera
dei
deputati
.
Questo
volevano
.
Ed
era
giusto
.
Degne
d
'
ammirazione
la
fede
e
la
costanza
con
cui
seguitavano
quest
'
opera
di
protezione
e
di
rivendicazione
.
Che
altro
voleva
lui
?
Non
c
'
era
altro
da
volere
,
altro
da
fare
,
per
ora
.
E
tanta
esaltazione
,
dunque
,
e
tanto
fermento
per
ottenere
ciò
che
forse
nessuno
,
fuori
dell
'
isola
,
avrebbe
mai
creduto
che
già
non
ci
fosse
:
che
in
ogni
casolare
sparso
nella
campagna
la
lucernetta
a
olio
non
mostrasse
più
ai
padri
che
ritornavano
disfatti
dal
lavoro
lo
squallido
sonno
dei
figliuoli
digiuni
e
il
focolare
spento
;
che
fossero
posti
in
grado
di
divenire
e
di
sentirsi
uomini
,
tanti
cui
la
miseria
rendeva
peggio
che
bruti
.
Una
buona
legge
agraria
,
una
lieve
riforma
dei
patti
colonici
,
un
lieve
miglioramento
dei
magri
salarii
,
la
mezzadria
a
oneste
condizioni
,
come
quelle
della
Toscana
e
della
Lombardia
,
come
quelle
accordate
da
lui
nei
suoi
possedimenti
,
sarebbero
bastati
a
soddisfare
e
a
quietare
quei
miseri
,
senza
tanto
fragor
di
minacce
,
senza
bisogno
d
'
assumere
quelle
arie
d
'
apostoli
,
di
profeti
di
paladini
.
Oneste
,
modeste
aspirazioni
,
quasi
evangelicamente
disciplinate
,
da
raggiungere
grado
grado
,
col
tempo
e
con
la
chiara
coscienza
del
diritto
negato
!
Poteva
egli
pascersi
di
esse
,
e
non
pensare
ad
altro
?
No
,
no
:
troppo
poco
per
lui
!
Se
fosse
bastato
,
magari
avrebbe
dato
tutto
il
suo
denaro
,
e
chi
sa
,
forse
allora
,
da
povero
,
avrebbe
trovato
in
quelle
aspirazioni
un
pascolo
per
l
'
anima
irrequieta
.
Ma
così
,
no
,
non
potevano
bastargli
!
All
'
improvviso
,
voltandosi
a
guardar
Lino
Apes
,
si
sentì
sonar
dentro
,
come
una
feroce
irrisione
,
i
versi
del
Leopardi
nella
canzone
all
'
Italia
:
L
'
armi
,
qua
l
'
armi
:
io
solo
Combatterò
,
procomberò
sol
io
!
E
scattò
in
piedi
agli
applausi
che
in
quel
punto
stesso
scoppiavano
nella
sala
a
coronar
l
'
eloquente
discorso
di
Cataldo
Sclàfani
,
e
anche
lui
con
tutti
gli
altri
,
senza
volerlo
,
si
recò
a
stringere
la
mano
all
'
oratore
.
Ma
Lino
Apes
,
dal
suo
posto
,
col
socratico
sorriso
su
le
labbra
e
negli
occhi
,
domandò
allora
a
gran
voce
:
-
Signori
miei
,
e
che
si
conclude
?
Pareva
tutto
finito
;
assolto
il
còmpito
;
e
ciascuno
si
sentiva
come
sollevato
e
liberato
da
un
gran
peso
.
Al
richiamo
dell
'
Apes
tutti
si
guardarono
negli
occhi
,
sorpresi
,
con
pena
,
e
ritornarono
mogi
mogi
ai
loro
posti
.
-
La
natura
,
signori
miei
,
-
seguitò
Lino
Apes
,
appena
li
vide
seduti
,
-
la
natura
,
nella
sua
eternità
,
può
non
concludere
,
anzi
non
può
concludere
,
perché
se
conclude
,
è
finita
.
Ma
l
'
uomo
no
,
deve
concludere
;
ha
bisogno
di
concludere
;
o
almeno
di
credere
che
abbia
concluso
qualche
cosa
,
l
'
uomo
!
Ebbene
,
signori
miei
,
che
concluderemo
noi
?
Siamo
uomini
,
e
venuti
qua
per
questo
.
Ma
vi
leggo
negli
occhi
.
Voi
non
avete
nessuna
voglia
di
concludere
,
pur
non
essendo
eterni
!
Voi
avete
viaggiato
.
Molti
tra
voi
seguiteranno
il
viaggio
fino
a
Reggio
Emilia
.
Qua
a
Roma
,
chi
ci
viene
per
la
prima
volta
,
ha
da
veder
tante
cose
;
e
il
tempo
stringe
.
Scusatemi
,
se
parlo
così
:
sapete
che
io
vedo
per
minuto
,
e
parlo
come
vedo
.
Ho
poca
fiducia
nelle
conclusioni
degli
uomini
,
i
quali
tutti
,
a
un
certo
punto
,
guardandosi
dietro
,
considerando
le
opere
e
i
giorni
loro
,
scuotono
amaramente
il
capo
e
riconoscono
:
«
Sí
,
ci
siamo
arricchiti
»
,
oppure
:
«
Sì
,
abbiamo
fatto
questo
o
quest
'
altro
-
ma
che
abbiamo
infine
concluso
?
»
.
Veramente
,
a
dir
proprio
,
non
si
conclude
mai
nulla
,
perché
siamo
tutti
nella
natura
eterna
.
Ma
ciò
non
toglie
che
noi
oggi
qua
,
dato
il
momento
,
non
dobbiamo
venire
a
una
qualsiasi
,
magari
illusoria
,
conclusione
.
Io
vi
dico
che
questa
s
'
impone
,
perché
altrimenti
ci
verranno
da
sé
,
senza
la
vostra
guida
illuminata
e
il
vostro
consenso
,
gli
operaj
delle
città
,
delle
campagne
,
delle
zolfare
.
E
sarà
cieco
scompiglio
,
tumulto
feroce
,
quello
che
potrebbe
essere
invece
movimento
ordinato
,
premeditato
,
sicuro
.
Le
conseguenze
?
Signori
,
usa
prevederle
chi
non
è
nato
a
fare
.
Credete
voi
che
ci
sia
ragione
d
'
agire
?
Avvisiamo
ai
modi
e
ai
mezzi
.
Tutta
la
Sicilia
è
ora
senza
milizie
.
Tre
,
quattro
compagnie
di
fantaccini
vi
fan
la
comparsa
dei
gendarmi
offenbachiani
,
oggi
qua
,
domani
là
,
dove
il
bisogno
li
chiama
.
E
contro
ad
essi
,
come
voi
dite
,
un
intero
,
compatto
esercito
di
lavoratori
.
Non
c
'
è
neanche
bisogno
d
'
armarlo
;
basterà
disarmar
quei
pochi
e
si
resta
padroni
del
campo
.
No
?
Dite
di
no
?
Aspettate
!
Lasciatemi
dire
...
santo
Dio
,
concludere
!
Ma
non
poté
più
dire
.
Come
i
ranocchi
quatti
a
musare
all
'
orlo
d
'
un
pantano
,
se
uno
se
ne
spicca
e
dà
un
tonfo
,
tutti
gli
altri
a
due
,
a
tre
,
tuffandosi
,
vi
fanno
un
crepitìo
via
via
più
fitto
;
gli
ascoltatori
incantati
dapprima
dall
'
arguto
dire
dell
'
Apes
,
cominciarono
alla
fine
dietro
un
primo
interruttore
a
interromperlo
a
due
,
a
tre
insieme
,
e
quasi
d
'
un
subito
,
tra
fautori
e
avversarii
,
schizzò
da
ogni
parte
violenta
la
contesa
.
Di
qua
Lando
Laurentano
quasi
pregava
:
-
Sì
,
ecco
,
se
c
'
è
da
fare
qualche
cosa
,
amici
...
Di
là
Bixio
Bruno
e
Cataldo
Sclàfani
gridavano
:
-
No
!
no
!
Sarebbe
una
pazzia
!
Ma
che
!
La
rovina
!
E
sfide
,
invettive
,
proposte
,
s
'
abbaruffarono
per
un
pezzo
nella
sala
.
Alcuni
,
e
tra
questi
il
Covazza
,
scapparono
via
,
indignati
.
A
un
certo
punto
,
uno
,
tutto
spaurito
,
si
cacciò
zittendo
e
con
le
braccia
levate
nel
crocchio
dove
più
ferveva
la
contesa
e
annunziò
:
-
Signori
miei
,
siamo
spiati
!
Tutti
gli
occhi
si
volsero
alle
due
finestre
.
Dietro
la
ringhiera
del
giardino
due
uomini
stavano
difatti
a
spiare
,
cercando
di
farsi
riparo
delle
piante
.
Celsina
Pigna
guardò
alla
finestra
anche
lei
e
,
appena
scorse
quei
due
,
diventò
in
volto
di
bragia
.
-
Ma
no
!
-
saltò
a
dire
irresistibilmente
.
-
Li
conosco
io
...
Aspettano
me
.
Innanzi
al
vermiglio
sorriso
e
agli
occhi
sfavillanti
di
lei
,
la
contesa
cadde
,
come
se
a
nessuno
paresse
più
possibile
seguitarla
,
quando
quel
fior
di
giovinetta
,
a
cui
s
'
era
fatto
le
viste
di
non
badare
,
si
faceva
avanti
d
'
un
tratto
,
quasi
ad
ammonire
:
-
Ci
sono
io
,
finitela
:
sono
aspettata
!
Poco
dopo
,
come
tutti
,
tranne
Lino
Apes
,
furono
andati
via
,
Celsina
si
accostò
a
Lando
Laurentano
e
gli
domandò
,
alludendo
a
uno
di
quei
due
che
stavano
dietro
la
ringhiera
ad
aspettarla
:
-
Non
lo
conosce
?
È
suo
nipote
...
-
Mio
nipote
?
-
disse
con
meraviglia
Lando
che
ignorava
affatto
d
'
averne
uno
.
-
Ma
sì
,
Antonio
Del
Re
,
-
affermò
Celsina
.
-
Figlio
di
sua
cugina
Anna
,
sorella
del
signor
Roberto
Auriti
.
-
Ah
!
-
sclamò
Lando
.
-
E
perché
non
è
entrato
?
Celsina
notò
sul
volto
del
Laurentano
un
improvviso
turbamento
subito
dopo
la
domanda
,
e
lo
interpretò
a
suo
modo
,
che
egli
cioè
,
sospettando
qualche
intrigo
fra
lei
e
il
nipote
,
si
fosse
pentito
della
domanda
inopportuna
,
e
si
affrettò
a
rispondere
:
-
Non
è
dei
nostri
,
sa
!
Sta
qui
a
Roma
in
casa
del
signor
Roberto
,
all
'
Università
...
Ma
temo
che
...
S
'
interruppe
,
accorgendosi
che
il
Laurentano
,
astratto
,
assorto
,
non
le
badava
;
e
subito
riprese
:
-
Le
reco
i
saluti
del
Lizio
,
presidente
del
Fascio
di
Girgenti
,
e
i
saluti
di
mio
padre
.
Anch
'
io
credo
,
se
posso
esprimere
il
mio
parere
,
che
non
sia
tempo
d
'
agire
.
Abbiamo
nel
Fascio
di
Girgenti
circa
ottocento
iscritti
...
Ma
sono
nomi
soltanto
,
pochi
vengono
,
pochi
pagano
...
-
Ma
sì
,
ma
sì
,
ma
sì
...
-
le
disse
allora
,
graziosamente
ridendo
con
tutto
il
volto
bruttissimo
,
Lino
Apes
,
quasi
per
farle
intendere
che
egli
aveva
parlato
a
quel
modo
col
solo
intento
di
cacciar
via
tutti
.
-
Agire
?
Ma
sarebbe
una
pazzia
!
L
'
ho
detto
per
celia
,
signorina
!
Gli
occhi
di
Celsina
schizzarono
fiamme
.
Lo
avrebbe
schiaffeggiato
.
Gli
sorrise
.
Tese
la
mano
a
Lando
Laurentano
e
:
-
Mi
permettano
-
disse
.
-
Li
lascio
in
libertà
.
Il
quondam
tenore
Olindo
Passalacqua
,
marito
onorario
della
maestra
di
canto
signora
Lalla
Passalacqua
-
Bonomè
,
nonché
censore
effettivo
del
Privato
Conservatorio
Bonomè
,
da
circa
due
ore
cercava
in
tutti
i
modi
di
tenere
a
freno
la
muta
rabbiosa
impazienza
di
Antonio
Del
Re
.
Parlava
sottovoce
,
e
ogni
tanto
,
di
nascosto
,
se
Antonio
Del
Re
sbuffando
guardava
altrove
,
cavava
fuori
lesto
lesto
l
'
orologino
della
moglie
e
«
Poveretto
ha
ragione
!
»
diceva
prima
con
la
mimica
degli
occhi
,
delle
ciglia
,
della
bocca
,
e
subito
dopo
,
con
altra
mimica
:
«
Qua
sono
:
avanti
;
seguitiamo
!
»
E
seguitava
a
parlare
,
a
parlare
quasi
per
commissione
;
ma
in
una
particolar
maniera
comicissima
e
quasi
incomprensibile
,
perché
a
voli
a
salti
a
precipizii
per
sottintesi
che
si
riferivano
a
lontane
e
bizzarre
vicende
della
sua
scompigliata
esistenza
.
E
a
ogni
salto
,
a
ogni
volo
,
eran
subitanee
alterazioni
di
viso
e
di
voce
,
esclamazioni
e
ghigni
e
gesti
o
di
rabbia
o
di
gioja
o
di
minaccia
o
di
commiserazione
o
di
sdegno
,
che
facevano
restare
intronato
,
a
bocca
aperta
chi
,
ignorando
quelle
vicende
,
riuscisse
per
un
po
'
,
senza
ridere
,
a
prestargli
ascolto
.
Olindo
Passalacqua
,
di
fronte
a
questo
intronamento
,
restava
soddisfatto
;
era
per
lui
la
misura
dell
'
effetto
;
e
con
le
mani
aperte
a
ventaglio
si
tirava
su
,
su
,
su
,
da
ogni
parte
i
lunghi
grigi
capelli
riccioluti
per
modo
che
gli
nascondessero
la
radura
sul
cocuzzolo
,
e
quindi
coi
due
indici
tesi
si
toccava
gli
aghi
incerati
dei
baffetti
ritinti
,
quasi
per
mettere
il
punto
a
quel
gesto
abituale
o
per
accertarsi
che
nella
foga
del
parlare
,
non
gli
fossero
cascati
.
-
Una
miseria
,
basterebbe
una
miseria
!
-
diceva
.
-
Guarda
,
che
sono
due
lirette
al
giorno
,
che
sono
?
E
vorrei
dire
anche
meno
!
Una
miseria
...
Sciagurato
!
Quanti
ne
butta
via
con
quei
farabutti
là
che
gl
'
insudiciano
il
come
si
chiama
...
sicuro
...
lo
stemma
avito
!
Porci
!
E
mio
suocero
per
l
'
Italia
rovina
l
'
impresa
del
Carolino
a
Palermo
...
Tesori
!
Bastava
la
semplice
Jone
...
povero
Petrella
!
...
mio
cavallo
di
battaglia
...
Là
,
tutto
a
catafascio
...
per
questi
porci
qua
!
Senti
come
strillano
?
Ed
è
principe
,
sissignore
...
Vergognosi
...
Dico
io
,
due
lirette
al
giorno
per
un
'
opera
meritoria
...
Dio
dei
cieli
,
una
fortuna
come
questa
!
Tutto
gratis
...
E
tu
che
ne
sai
?
Certi
patti
infernali
...
schiavitù
per
tutta
la
vita
...
Io
,
io
,
per
più
di
dieci
anni
,
trionfatore
e
schiavo
...
Qua
,
invece
,
solo
ch
'
egli
dicesse
di
sì
...
M
'
impegnerei
io
,
Nino
,
m
'
impegnerei
io
di
portarla
in
meno
d
'
un
anno
su
i
primari
palcoscenici
d
'
Italia
.
Tu
mi
conosci
;
mi
spezzo
,
non
mi
...
non
mi
...
frangar
...
come
si
dice
?
lo
sapevo
pure
in
latino
,
mannaggia
!
La
parola
...
se
do
la
parola
!
E
che
mi
resta
?
Unico
patrimonio
.
Bisognerà
nutrirla
un
tantino
meglio
nei
primi
tempi
:
questo
sì
!
Ma
se
ne
viene
...
se
ne
viene
...
oh
se
se
ne
viene
..
E
la
bastarda
musica
moderna
...
Aveva
scoperto
,
Olindo
Passalacqua
,
una
portentosa
voce
di
soprano
nella
gola
di
Celsina
Pigna
,
subito
,
appena
l
'
aveva
sentita
parlare
.
-
E
con
quella
figurina
là
,
che
scherzi
?
Furore
,
m
'
impegno
io
:
farà
furore
!
Basterebbe
a
mio
cognato
,
per
rispetto
a
Roberto
e
a
te
,
un
misero
assegnino
,
anche
di
una
lira
e
cinquanta
al
giorno
;
per
le
spese
del
vitto
...
Nutrirla
bene
...
e
in
meno
di
un
anno
...
dici
di
no
?
Antonio
Del
Re
tornava
a
scrollarsi
tutto
,
rabbiosamente
,
appena
una
parola
del
Passalacqua
riusciva
a
cacciarsi
tra
il
tumulto
dei
pensieri
violenti
a
cui
era
in
preda
.
Il
giorno
avanti
,
Celsina
gli
s
'
era
presentata
all
'
improvviso
in
casa
dello
zio
Roberto
,
durante
il
desinare
.
Frastornato
,
stordito
dalla
vita
rumorosa
della
grande
città
,
dagli
aspetti
nuovi
,
dalle
nuove
e
strane
abitudini
,
non
aveva
potuto
attendere
in
alcun
modo
alla
promessa
che
le
aveva
fatto
prima
di
partire
,
di
trovarle
subito
,
cioè
,
un
collocamento
a
Roma
.
Le
aveva
scritto
tuttavia
che
presto
,
appena
un
po
'
rassettato
,
si
sarebbe
messo
a
cercare
;
con
la
certezza
però
,
dentro
di
sé
,
che
non
solo
non
sarebbe
riuscito
,
ma
che
non
avrebbe
avuto
né
animo
né
modo
di
provarcisi
,
sospeso
come
si
sentiva
,
e
come
per
un
pezzo
avrebbe
seguitato
a
sentirsi
,
in
uno
smarrimento
che
quasi
gli
toglieva
il
respiro
e
gli
faceva
apparir
tutto
intorno
vacillante
e
inconsistente
.
Questo
smarrimento
,
difatti
,
non
solo
gli
era
durato
,
ma
gli
era
via
via
cresciuto
,
in
mezzo
a
quella
precarietà
d
'
esistenza
eccentrica
,
scombussolata
,
in
casa
dello
zio
.
Come
mai
aveva
potuto
questi
adattarsi
a
vivere
così
,
comporsi
in
un
certo
suo
ordine
meticoloso
,
in
mezzo
a
tanto
disordine
,
trovarvi
un
po
'
di
terra
da
gettarvi
le
radici
?
Capiva
Olindo
Passalacqua
,
la
signora
Lalla
(
Nanna
,
come
la
chiamavano
)
e
il
fratello
di
lei
,
Pilade
Bonomè
:
zingari
;
il
primo
,
chi
sa
donde
venuto
;
gli
altri
due
,
figli
d
'
un
impresario
teatrale
,
capitato
prima
del
1860
a
Palermo
e
travolto
nella
corrente
liberale
dai
giovani
signori
dell
'
aristocrazia
palermitana
,
frequentatori
assidui
del
palcoscenico
del
teatro
Carolino
.
Fallita
dopo
alcuni
anni
l
'
impresa
,
poveri
,
vittime
della
rivoluzione
,
come
diceva
ancora
Olindo
Passalacqua
,
il
quale
,
subito
dopo
avere
sposato
la
figlia
dell
'
impresario
,
aveva
perduto
la
voce
;
erano
venuti
a
Roma
,
poco
dopo
il
'70
,
e
s
'
erano
rovesciati
addosso
a
zio
Roberto
,
raccomandati
da
un
amico
di
Palermo
.
Avventurarsi
nel
bujo
della
sorte
,
gettarsi
alle
più
stravaganti
imprese
,
prendere
da
un
momento
all
'
altro
le
più
strampalate
risoluzioni
,
era
per
essi
come
bere
un
bicchier
d
'
acqua
.
Oggi
qua
,
domani
là
;
oggi
abbondanza
,
domani
carestia
;
bastava
loro
ogni
giorno
arrivare
alla
sera
,
comunque
,
senza
indietreggiare
di
fronte
a
tutti
i
possibili
ostacoli
,
ai
sacrifizii
più
duri
,
buttando
in
mare
le
cose
più
care
e
più
sacre
pur
di
salvar
la
barca
,
barca
senza
più
né
bussola
,
né
àncora
,
né
timone
,
assaltata
dalle
onde
incessanti
in
quella
perpetua
bufera
ch
'
era
stata
la
loro
vita
.
Ma
tuttavia
questo
era
in
essi
meraviglioso
e
pietoso
e
comico
a
un
tempo
,
che
pur
avendo
fatto
getto
di
tutto
senza
alcun
ritegno
,
eran
rimasti
nell
'
anima
schietti
,
d
'
una
ingenuità
vivida
e
tutta
alata
di
palpiti
gentili
,
eran
rimasti
affettuosi
,
generosi
,
pronti
sempre
a
spendersi
per
gli
altri
,
a
confortare
,
a
soccorrere
,
ad
accendersi
d
'
entusiasmo
per
ogni
nobile
azione
.
Quel
che
di
scorretto
,
di
male
,
di
vergognoso
era
nella
loro
vita
,
forse
stimavano
sinceramente
non
imputabile
a
essi
.
Necessità
su
cui
bisognava
chiudere
un
occhio
,
e
se
uno
non
bastava
,
tutt
'
e
due
.
Con
quanta
dignità
,
per
esempio
,
Olindo
Passalacqua
,
dopo
aver
mangiato
alla
tavola
di
zio
Roberto
e
aver
raccomandato
a
questo
di
non
dimenticarsi
di
far
prendere
a
Nanna
le
gocce
per
il
mal
di
cuore
o
di
far
toglier
subito
dalla
tavola
il
trionfino
delle
frutta
per
paura
che
,
toccando
inavvertitamente
la
buccia
di
qualche
pesca
,
non
le
si
avesse
a
rompere
,
Dio
liberi
,
il
sangue
del
naso
come
tante
volte
le
soleva
avvenire
,
lasciava
a
lui
il
letto
maritale
e
,
augurando
alla
moglie
la
buona
notte
,
felicissimi
sogni
a
tutti
;
anche
ai
canarini
e
al
merlo
nelle
gabbie
,
al
pappagallo
Cocò
sul
tréspolo
;
a
Titì
,
la
scimmietta
tisica
,
su
l
'
anello
;
a
Ragnetta
,
la
gattina
in
colletto
e
cravatta
;
ai
due
vecchi
cani
Bobbi
e
Piccinì
,
invalidi
entrambi
in
una
cesta
,
quello
cieco
e
questo
con
la
groppa
impeciata
;
se
n
'
andava
coi
due
indici
su
le
punte
dei
baffi
,
impalato
già
nella
rigida
severità
di
censore
inflessibile
,
a
dormire
nel
Privato
Conservatorio
del
cognato
Bonomè
in
via
dei
Pontefici
!
E
che
barca
di
matti
quella
tavola
a
cui
sedevano
ogni
sera
quattro
o
cinque
estranei
,
invitati
lì
per
lì
,
o
che
venivano
a
invitarsi
da
sé
,
deputati
amici
di
zio
Roberto
e
di
Corrado
Selmi
,
maestri
di
musica
chiomati
,
cantanti
d
'
ambo
i
sessi
!
Che
discorsi
vi
si
tenevano
,
a
quali
scherzi
spesso
si
trascendeva
!
E
che
pena
vedere
zio
Roberto
lì
in
mezzo
,
zio
Roberto
ch
'
egli
da
lontano
s
'
era
immaginato
con
le
stesse
idee
e
gli
stessi
sentimenti
della
nonna
e
della
mamma
(
e
non
a
torto
,
ché
ogni
giorno
poi
glieli
dimostrava
con
le
più
squisite
attenzioni
e
le
cure
paterne
)
,
che
pena
vederlo
lì
in
mezzo
,
partecipare
a
quei
discorsi
,
a
quegli
scherzi
,
e
di
tratto
in
tratto
sorprendergli
nel
volto
uno
sguardo
,
un
sorriso
afflitto
,
di
mortificazione
,
se
incontrava
gli
occhi
suoi
che
lo
osservavano
stupiti
e
addolorati
!
Qual
guida
più
poteva
dargli
quello
zio
?
Avrebbe
potuto
permettersi
tutto
,
sicuro
di
non
potere
aver
da
lui
né
un
richiamo
,
né
un
rimprovero
.
S
'
era
iscritto
alla
facoltà
di
scienze
;
ma
come
studiare
in
quella
casa
che
cinfolava
,
gargarizzava
,
guagnolava
dalla
mattina
alla
sera
di
trilli
e
scivoli
e
solfeggi
e
vocalizzi
?
Del
resto
,
l
'
Università
così
lontana
,
i
numerosi
studenti
gaj
e
spensierati
,
gli
avevano
destato
fin
dal
primo
giorno
un
'
avversione
invincibile
,
uggia
,
scoramento
,
sdegno
,
dispetto
;
e
,
pigliando
scusa
da
ogni
cosa
,
non
era
più
andato
.
S
'
era
figurato
,
e
subito
aveva
ritenuto
per
certo
,
che
a
qualcuno
di
quei
ragazzacci
potesse
venire
la
cattiva
ispirazione
di
farsi
beffe
di
lui
così
serio
e
diverso
:
e
che
sarebbe
allora
accaduto
?
Solo
a
pensarci
,
gli
s
'
artigliavano
le
mani
.
Un
incentivo
qualunque
,
in
quel
punto
,
una
favilla
,
e
il
furore
,
represso
con
tanto
sforzo
,
sarebbe
divampato
terribile
.
Aveva
l
'
impressione
che
la
vita
gli
si
fosse
come
ingorgata
dentro
e
gli
ribollisse
,
fomentata
dal
rimorso
di
quell
'
ozio
e
dal
bisogno
prepotente
di
darsi
comunque
uno
sfogo
.
Ma
come
sottrarsi
a
quell
'
ozio
,
se
aveva
ormai
acquistato
la
certezza
di
non
poter
più
far
nulla
,
poiché
tutto
gli
si
era
come
intralciato
e
confuso
nel
cervello
?
e
dove
trovar
lo
sfogo
?
Aveva
corso
Roma
da
un
capo
all
'
altro
,
come
un
matto
,
quasi
senza
veder
nulla
,
tutto
assorto
in
sé
,
in
quella
cupa
scontentezza
di
tutto
e
di
tutti
,
in
quel
ribollimento
continuo
di
pensieri
impetuosi
che
,
prima
di
precisarsi
,
gli
svaporavano
dentro
,
lasciandolo
vuoto
e
come
stordito
,
coi
lineamenti
del
volto
alterati
,
le
pugna
serrate
,
le
unghie
affondate
nel
palmo
della
mano
.
Infine
,
dalla
sorda
rabbia
che
lo
divorava
,
da
quell
'
agra
inerzia
fosca
,
un
'
idea
truce
,
mostruosa
,
aveva
cominciato
a
germinargli
nel
cervello
,
la
quale
subito
aveva
preso
a
nutrirsi
voracemente
di
tutto
il
rancore
contro
la
vita
,
fin
dall
'
infanzia
accolto
e
covato
.
L
'
idea
gli
era
balenata
,
sentendo
una
sera
a
tavola
discorrere
del
modello
delle
bombe
recate
da
Francesco
Crispi
in
Sicilia
alla
vigilia
della
Rivoluzione
del
1860
e
della
preparazione
di
esse
.
Corrado
Selmi
aveva
detto
che
ne
aveva
preparate
alcune
anche
lui
,
di
notte
,
nel
magazzino
preso
in
affitto
da
Francesco
Riso
presso
il
convento
della
Gancia
.
Forte
delle
sue
nozioni
di
chimica
moderna
,
s
'
era
messo
a
ridere
e
aveva
dimostrato
quanto
fosse
puerile
quella
preparazione
,
e
come
adesso
si
sarebbero
potuti
ottenere
effetti
più
micidiali
con
ordigni
di
molto
piú
piccolo
volume
.
-
Ecco
!
-
aveva
esclamato
allora
Corrado
Selmi
.
-
Per
fare
un
po
'
di
festa
,
bisognerebbe
buttare
dalle
tribune
uno
di
questi
giocattolini
nell
'
aula
del
Parlamento
!
D
'
improvviso
s
'
era
sentito
prendere
e
predominar
tutto
da
quest
'
idea
.
Gli
urli
d
'
indignazione
della
piazza
per
la
frode
scoperta
delle
banche
,
e
prima
il
sospetto
e
poi
la
certezza
che
anche
zio
Roberto
col
Selmi
era
coinvolto
nello
scandalo
di
quella
frode
,
le
notizie
sempre
più
gravi
che
arrivavano
dalla
Sicilia
,
lo
avevano
deciso
a
cercare
i
mezzi
e
il
modo
d
'
attuare
al
più
presto
quell
'
idea
.
Tanto
,
ormai
,
era
finita
per
lui
!
Se
zio
Giulio
,
partito
a
precipizio
per
Girgenti
,
non
riusciva
a
ottenere
dal
fratello
della
nonna
il
denaro
,
zio
Roberto
sarebbe
stato
arrestato
;
e
allora
il
crollo
,
il
baratro
...
Ah
,
ma
prima
!
Sì
,
sì
,
questa
sarebbe
la
giusta
vendetta
,
questo
lo
sfogo
di
tutte
le
amarezze
,
che
avevano
attossicato
la
sua
vita
e
quella
dei
suoi
;
e
a
quei
suoi
compagni
là
,
di
Sicilia
,
cianciatori
,
avrebbe
dimostrato
che
lui
solo
sapeva
far
quello
che
loro
tutti
insieme
non
avrebbero
mai
saputo
.
Ebbene
,
proprio
in
quel
momento
era
capitata
Celsina
a
Roma
.
Nel
vedersela
comparir
dinanzi
tutta
accesa
in
volto
e
ridente
nell
'
imbarazzo
,
aveva
provato
un
fierissimo
dispetto
.
Gli
pareva
ormai
che
nulla
più
potesse
accadere
,
nulla
più
muoversi
senza
una
sua
spinta
;
che
tutti
dovessero
stare
al
loro
posto
,
immobili
e
come
sospesi
nell
'
attesa
dell
'
atto
grandioso
e
terribile
ch
'
egli
doveva
compiere
.
Donde
,
come
era
venuta
Celsina
,
se
egli
non
aveva
fatto
nulla
per
farla
venire
?
I
denari
di
Lando
...
già
!
quei
denari
negati
a
zio
Roberto
...
Il
Fascio
di
Girgenti
...
Buffonate
!
E
che
rabbia
nel
veder
Celsina
accolta
con
tanta
festa
da
quei
Passalacqua
,
per
i
quali
era
la
cosa
più
naturale
del
mondo
che
una
ragazza
si
avventurasse
sola
fino
a
Roma
con
un
pretesto
come
quello
,
e
si
presentasse
lì
in
cerca
dell
'
innamorato
,
ferma
nel
proposito
di
non
ritornar
più
in
Sicilia
.
S
'
era
fatto
di
tutti
i
colori
nel
vedersi
guardato
da
quelli
con
certi
occhi
ridenti
di
malizia
e
di
indulgenza
,
che
gli
dicevano
chiaramente
:
«
Via
,
che
c
'
è
di
male
?
abbiamo
capito
!
Non
ti
vergognare
!
»
.
E
anche
zio
Roberto
era
rimasto
lì
,
col
suo
solito
sorriso
afflitto
,
sotto
al
quale
voleva
nascondere
il
fastidio
che
gli
recava
ogni
novità
:
soltanto
il
fastidio
.
Anche
per
lui
nulla
di
male
che
una
ragazza
fosse
venuta
a
trovare
il
nipote
in
casa
sua
,
in
un
momento
come
quello
,
col
baratro
aperto
in
cui
stavano
per
precipitare
tutti
.
Per
quei
Passalacqua
quel
baratro
era
niente
:
una
delle
tante
difficoltà
della
vita
da
superare
;
e
per
superarla
fidavano
ciecamente
in
Corrado
Selmi
.
Bastava
poi
a
tranquillarli
la
calma
che
zio
Roberto
s
'
imponeva
per
non
agitar
la
sua
Nanna
malata
di
cuore
.
Via
,
via
quel
signor
Antonio
e
quel
lei
,
con
cui
Celsina
s
'
era
messa
a
parlargli
!
a
chi
voleva
darla
a
intendere
?
ma
si
dessero
pure
del
tu
!
Oh
,
cara
...
Ma
sì
,
brava
,
ridere
...
Se
non
si
rideva
di
cuore
a
quell
'
età
,
e
con
quegli
occhi
e
con
quel
musino
...
Uh
,
che
voce
!
ma
senti
?
...
un
campanello
!
Non
s
'
era
mai
provata
la
voce
?
Non
aveva
mai
cantato
,
neanche
così
per
ischerzo
?
mai
mai
?
Ma
bisognava
provare
,
subito
subito
...
Impossibile
che
non
ci
fosse
la
voce
,
con
quelle
inflessioni
,
con
quelle
modulazioni
...
Via
,
su
,
una
canzoncina
qualunque
,
là
,
nel
salottino
,
subito
subito
...
Ecco
il
terno
!
Nulla
meglio
di
questo
espediente
per
non
ritornar
più
in
Sicilia
!
I
mezzi
per
studiare
?
Ma
c
'
era
lei
,
la
signora
Lalla
,
e
il
Privato
Conservatorio
Bonomè
.
Lezioni
gratis
,
carte
e
pianoforte
gratis
:
soltanto
un
piccolo
assegno
per
il
vitto
.
E
Olindo
Passalacqua
,
saputo
che
Celsina
era
compagna
di
fede
socialista
di
Lando
Laurentano
,
subito
aveva
suggerito
di
chiedere
a
lui
quell
'
assegno
.
No
?
perché
no
?
Opera
meritoria
!
Maledetti
certi
scrupoli
,
certi
pudori
che
impediscono
alla
coscienza
di
fare
il
bene
!
si
sarebbe
potuto
proporre
al
Laurentano
la
restituzione
di
quel
piccolo
assegno
coi
primi
guadagni
;
ma
,
nossignori
,
queste
cose
le
fanno
gli
sfruttatori
,
gli
strozzini
,
ragion
per
cui
un
gentiluomo
deve
astenersi
dal
farle
...
Stupidaggini
!
Miserie
!
S
'
era
contorto
su
la
seggiola
,
Antonio
,
udendo
questi
discorsi
.
Avrebbe
voluto
strappare
per
un
braccio
Celsina
e
gridarle
sul
volto
:
«
Va
'
,
tòrnatene
donde
sei
venuta
!
Costoro
son
pazzi
che
danzano
su
l
'
abisso
.
Va
'
!
va
'
!
L
'
abisso
lo
spalancherò
io
!
Non
c
'
è
piú
nulla
;
io
stesso
non
sono
più
:
tutto
è
finito
!
»
.
Ma
pure
,
eccolo
lì
,
aveva
col
Passalacqua
accompagnato
Celsina
fino
al
villino
di
Lando
,
e
ora
stava
ad
aspettare
che
l
'
adunanza
si
sciogliesse
ed
ella
ne
uscisse
.
Celsina
gli
aveva
promesso
in
confidenza
che
non
avrebbe
neppur
fatto
cenno
al
Laurentano
di
quella
ridicola
proposta
dell
'
assegno
;
solo
lo
avrebbe
pregato
d
'
interessarsi
in
qualche
modo
per
farle
trovare
,
con
le
sue
tante
aderenze
,
un
posticino
a
Roma
.
L
'
assegno
,
Celsina
si
era
proposto
di
domandarlo
invece
per
lui
,
per
Antonio
.
Egli
le
aveva
confidato
la
sera
avanti
la
terribile
condizione
in
cui
si
trovava
lo
zio
.
-
E
tu
?
-
gli
aveva
domandato
lei
.
Non
aveva
avuto
altra
risposta
che
un
gesto
furioso
,
di
disperazione
.
Le
era
balenato
il
sospetto
ch
'
egli
covasse
un
proposito
violento
,
ma
contro
sé
;
e
aveva
cercato
di
scuoterlo
,
di
rincorarlo
.
Era
venuta
con
l
'
animo
tutto
acceso
di
sogni
e
di
speranze
,
piena
di
fiducia
in
sé
,
e
pronta
e
preparata
a
vinccre
tutti
gli
ostacoli
.
Ebbene
,
sarebbero
stati
in
due
,
ora
,
a
dividerli
e
ad
affrontarli
;
ella
lo
avrebbe
trascinato
nella
sua
foga
.
Possibile
ch
'
egli
,
col
suo
parentado
,
perisse
?
E
non
c
'
era
poi
l
'
altro
zio
?
Via
,
via
!
Le
difficoltà
sarebbero
state
per
lei
.
Ma
ecco
,
ne
rideva
!
Uscì
dal
villino
,
su
le
furie
.
-
Niente
!
Buffoni
...
Andiamo
!
andiamo
!
-
disse
,
spingendo
i
due
compagni
.
-
Non
ha
parlato
?
-
domandò
,
sospeso
e
afflitto
,
il
Passalacqua
.
-
Ma
che
parlare
!
-
si
scrollò
Celsina
.
-
Sono
tanti
pazzi
,
scemi
,
stupidi
,
imbecilli
...
Chiacchiere
,
chiacchiere
,
declamazioni
o
ciance
insipide
che
vorrebbero
parere
spiritose
...
Via
,
via
,
via
!
Ma
ci
ho
guadagnato
questo
almeno
,
che
sono
qua
,
a
Roma
!
Nino
,
per
carità
,
Nino
,
non
mi
far
quella
faccia
!
Vattene
...
sì
,
sì
...
è
meglio
che
te
ne
vada
,
se
mi
devi
affliggere
così
!
Olindo
Passalacqua
corse
dietro
ad
Antonio
che
,
gonfio
di
rabbia
,
tutto
rabbuffato
,
aveva
allungato
il
passo
;
lo
trattenne
,
invitò
con
la
mano
Celsina
ad
avvicinarsi
subito
,
raccomandando
con
cenni
calma
e
prudenza
.
Ma
Celsina
,
sorridendo
e
avvicinandosi
pian
piano
,
gli
accennò
col
capo
che
lo
lasciasse
pure
andare
.
-
Ma
pazzie
,
scusate
...
calma
,
ragazzi
!
Così
v
'
accecate
...
E
il
rimedio
?
il
rimedio
così
,
accecandovi
con
le
furie
,
non
lo
trovate
più
.
Il
rimedio
c
'
è
sempre
,
cari
amici
;
a
tutto
c
'
è
rimedio
;
più
o
meno
duro
,
più
o
meno
radicale
...
ma
c
'
è
!
Non
bisogna
spaventarsi
...
In
prima
,
come
!
dice
,
questo
?
Questo
no
!
questo
mai
!
...
Poi
...
eh
,
cari
miei
,
l
'
avrei
a
sapere
!
Questo
e
altro
!
...
Però
,
però
,
però
...
dico
,
intendiamoci
,
rispettando
sempre
le
leggi
del
...
del
...
della
...
Siamo
gentiluomini
!
Nino
,
tu
lo
sai
,
mi
spezzo
,
non
mi
...
non
mi
...
-
Che
fai
?
che
vuoi
?
che
ti
stilli
cosí
?
-
domandò
Celsina
a
Nino
,
rimasto
ansante
in
atteggiamento
truce
.
-
Finiscila
!
Sono
proprio
furie
sprecate
...
Io
mi
sento
così
tranquilla
e
contenta
!
Su
,
su
,
per
dove
si
prende
,
signor
Olindo
?
Tu
...
tu
guardami
...
no
,
no
,
guardami
bene
negli
occhi
...
qua
,
dentro
gli
occhi
...
Prima
di
partire
,
ti
ricordi
?
Nino
contrasse
tutto
il
volto
,
nel
tremendo
orgasmo
,
e
singultò
nel
naso
,
premendosi
forte
un
pugno
su
la
bocca
.
-
Via
!
basta
,
ora
!
Andiamo
!
-
riprese
Celsina
.
-
Lei
,
signor
Olindo
,
mi
deve
dir
questo
soltanto
,
ma
me
lo
deve
dire
proprio
in
coscienza
:
Ho
la
voce
?
Olindo
Passalacqua
si
tirò
un
passo
indietro
,
con
le
due
mani
sul
petto
:
-
Ma
io
ho
cantato
con
la
Pasta
,
sa
lei
?
con
la
Lucca
ho
cantato
;
io
ho
cantato
con
le
due
Brambilla
...
-
Va
bene
,
va
bene
,
-
lo
interruppe
Celsina
.
-
E
lei
è
certo
dunque
che
io
abbia
la
voce
?
-
Ma
d
'
oro
!
-
esclamò
il
Passalacqua
.
-
D
'
oro
,
d
'
oro
,
d
'
oro
,
glielo
dico
io
!
E
in
meno
d
'
un
anno
lei
...
-
Va
bene
,
-
tornò
a
interromperlo
Celsina
.
-
E
allora
senta
....
un
altro
favore
!
A
procurarmi
l
'
assegnino
,
come
dice
lei
,
ci
penso
io
.
Son
capace
di
presentarmi
in
tutte
le
botteghe
che
vedo
,
in
tutti
gli
alberghi
,
ufficii
,
banche
,
caffè
,
se
han
bisogno
d
'
una
contabile
,
giovane
di
negozio
,
interprete
,
quel
che
diavolo
sia
!
Ho
il
diploma
in
ragioneria
,
licenza
d
'
onore
;
possiedo
due
lingue
,
inglese
e
francese
...
Ma
anche
per
sarta
mi
metto
,
per
modista
...
Non
so
neppur
tenere
l
'
ago
in
mano
;
imparerò
!
...
maestra
,
governante
,
istitutrice
...
Lasci
fare
a
me
!
Lei
ora
se
ne
vada
.
Mi
lasci
sola
con
questo
bel
tomo
!
A
rivederla
.
E
,
preso
Antonio
sotto
il
braccio
,
scappò
via
.
-
Fammi
veder
Roma
!
Ma
che
vedere
!
Non
poteva
veder
nulla
,
col
cervello
in
subbuglio
.
Parlava
,
parlava
,
e
gli
occhi
le
sfavillavano
ardenti
,
sotto
quel
cappellino
dalla
piuma
spavalda
;
le
labbra
accese
le
fremevano
,
e
rideva
senz
'
ombra
di
malizia
a
tutti
quelli
che
si
voltavano
a
mirarla
.
-
Nino
,
senti
,
-
gli
disse
a
un
certo
punto
,
piano
,
in
un
orecchio
.
-
Portami
lontano
...
in
un
punto
solitario
...
lontano
...
voglio
cantare
!
...
Ho
bisogno
di
sentire
come
canto
...
Se
fosse
vero
!
Tu
ci
pensi
?
Ah
,
se
fosse
vero
,
Nino
mio
!
Andiamo
,
andiamo
...
Seguitò
a
cinguettare
per
tutta
la
via
.
Gli
disse
che
per
forza
lei
,
prima
di
diventare
un
soprano
,
un
contralto
celebre
,
per
forza
doveva
trovar
marito
,
dato
quel
brutto
cognome
che
l
'
affliggeva
.
-
Celsa
,
va
bene
;
ma
Pigna
!
ti
pare
possibile
?
Vediamo
un
po
'
,
mettiamo
...
Celsa
...
come
?
Celsa
Del
Re
?
Oh
Dio
no
!
Le
mie
opinioni
politiche
...
Del
re
?
Impossibile
,
Nino
!
non
posso
diventare
tua
moglie
,
è
fatale
!
Ma
tu
del
resto
non
mi
vuoi
...
Ahi
,
ahi
no
!
mi
hai
fatto
un
livido
nel
braccio
...
Mi
vuoi
?
E
allora
Celsina
Del
Re
,
e
non
se
ne
parli
più
!
Celsina
di
Sua
Maestà
,
è
buffo
,
sai
?
di
Sua
Maestà
Antonio
I
.
Arrivarono
,
ch
'
era
già
il
tramonto
,
di
là
dal
recinto
militare
,
in
prossimità
del
Poligono
,
su
la
sponda
destra
del
Tevere
.
Monte
Mario
drizzava
il
suo
cimiero
di
cipressi
nel
cielo
purpureo
e
vaporoso
,
e
la
vasta
pianura
,
che
serve
da
campo
di
esercitazione
alle
milizie
,
e
le
sponde
erbose
del
fiume
,
nell
'
ombra
soffusa
di
viola
,
parevano
smaltate
.
Nel
silenzio
quasi
attonito
,
più
che
la
voce
si
sentiva
il
movimento
delle
acque
dense
,
d
'
un
verde
morto
,
tinte
dai
riflessi
rosei
del
cielo
e
qua
e
là
macchiate
da
qualche
cuora
nera
.
-
Bello
!
-
sospirò
Celsina
,
guardandosi
intorno
.
E
con
l
'
impressione
che
la
vita
vera
se
ne
fosse
come
andata
via
di
là
,
e
ne
fosse
rimasta
quasi
una
larva
,
nel
ricordo
o
nel
sogno
,
dolce
e
malinconica
,
aggiunse
piano
:
-
Dove
siamo
qua
?
Poi
,
volgendosi
ad
Antonio
,
che
si
era
seduto
su
un
masso
e
guardava
verso
terra
,
curvo
,
con
le
mani
strette
tra
le
gambe
:
-
Ma
che
fai
?
-
gli
domandò
.
-
Ma
tu
non
vedi
,
tu
non
senti
più
nulla
?
Alza
il
capo
,
guarda
,
senti
...
questo
silenzio
qua
...
il
fiume
...
e
là
Roma
...
e
io
che
sono
qua
con
te
!
Gli
s
'
accostò
,
gli
posò
una
mano
sui
capelli
,
si
chinò
a
guardarlo
in
faccia
,
e
:
-
Tu
non
hai
ancora
vent
'
anni
!
-
gli
disse
.
-
E
io
ne
ho
diciotto
...
Antonio
si
scrollò
rabbiosamente
,
per
respingerla
,
e
allora
ella
,
sdegnata
,
alzò
una
spalla
e
si
allontanò
.
Poco
dopo
,
da
lontano
,
giunse
ad
Antonio
il
suono
della
voce
di
lei
che
cantava
,
in
quel
silenzio
,
limpida
e
fervida
.
Disperato
,
serrando
le
pugna
nella
furia
della
gelosia
,
la
vide
parata
da
attrice
,
in
un
vasto
teatro
,
davanti
ai
lumi
della
ribalta
.
Si
alzò
,
fremente
;
andò
a
raggiungerla
.
-
Andiamo
!
andiamo
!
andiamo
!
-
Che
te
ne
pare
?
-
gli
domandò
lei
,
con
un
fresco
sorriso
di
beatitudine
.
Antonio
le
strinse
un
braccio
e
,
guardandola
odiosamente
negli
occhi
:
-
Tu
ti
perderai
!
-
le
gridò
tra
i
denti
.
Celsina
scoppiò
a
ridere
.
-
Io
?
-
disse
.
-
Ma
se
tu
non
mi
vuoi
,
si
perderanno
quelli
che
mi
verranno
appresso
,
caro
mio
!
Io
ho
le
ali
...
le
ali
...
Volerò
!
CAPITOLO
TERZO
L
'
on
.
Ignazio
Capolino
non
capiva
nei
panni
dalla
gioja
.
Migliaja
d
'
operaj
,
nel
suo
collegio
,
inferociti
dalla
fame
per
la
chiusura
delle
zolfare
del
Salvo
,
minacciavano
tumulti
,
rapine
,
incendii
,
strage
;
Aurelio
Costa
,
esposto
all
'
ira
di
quelli
per
le
promesse
fatte
a
nome
del
Salvo
,
fremeva
d
'
indignazione
alle
lepide
ciance
di
S
.
E
.
il
Sottosegretario
di
Stato
al
Ministero
d
'
agricoltura
;
e
lui
gongolava
beato
dell
'
insperata
affabilità
,
del
tratto
confidenziale
,
da
vecchio
amico
,
con
cui
quella
sotto
-
eccellenza
lo
aveva
accolto
.
Chiedendo
per
il
Costa
quell
'
udienza
,
aveva
temuto
che
l
'
ostentato
prestigio
,
la
vantata
amicizia
personale
coi
membri
del
Governo
,
messi
alla
prova
,
avrebbero
sofferto
la
più
affliggente
mortificazione
;
e
invece
...
Ma
sì
,
ma
sì
,
matti
da
legare
,
benissimo
!
nemici
dell
'
ordine
sociale
,
quei
solfaraj
là
!
gente
facinorosa
,
ma
sì
!
esaltata
da
quattro
impostori
degni
della
forca
!
Misure
estreme
?
di
estremo
rigore
?
ma
sì
!
benissimo
!
Non
ci
voleva
altro
...
Viso
fermo
,
già
!
polso
duro
!
Umanità
...
ah
sicuro
...
fin
dov
'
era
possibile
...
Già
,
già
,
oh
caro
...
ma
come
no
?
ma
come
no
?
E
accennava
,
con
timidezza
mal
dissimulata
,
d
'
allungare
una
mano
per
batterla
o
su
la
gamba
o
dietro
le
spalle
del
Sottosegretario
di
Stato
,
come
un
cagnolino
che
,
dopo
essersi
storcignato
per
far
le
feste
al
padrone
che
teme
severo
,
s
'
arrischia
a
levare
uno
zampino
per
far
la
prova
d
'
averlo
placato
.
Quanto
a
quel
disegno
d
'
un
consorzio
obbligatorio
tra
tutti
i
produttori
di
zolfo
della
Sicilia
,
studiato
dall
'
amico
ingegnere
lì
presente
...
-
oh
,
valorosissimo
e
tanto
modesto
,
già
del
corpo
minerario
governativo
,
sì
,
e
uscito
dall
'
École
des
Mines
di
Parigi
-
quanto
a
quel
disegno
,
ecco
,
se
almeno
S
.
E
.
il
Ministro
avesse
voluto
degnarlo
d
'
uno
sguardo
...
No
,
eh
?
impossibile
,
è
vero
?
il
momento
...
già
!
già
!
non
era
il
momento
quello
!
nuova
esca
al
fuoco
,
sicuro
!
ci
voleva
altro
...
ma
sì
!
bravissimo
!
oh
caro
...
come
no
?
come
no
?
Uscì
dal
palazzo
del
Ministero
,
tronfio
e
congestionato
come
un
tacchino
,
mentre
Aurelio
Costa
,
per
sottrarsi
alla
tentazione
di
schiaffeggiarlo
o
sputargli
in
faccia
,
pallido
e
muto
allungava
il
passo
e
lo
lasciava
indietro
.
-
Ingegnere
!
Il
Costa
,
senza
voltarsi
,
gli
rispose
con
un
gesto
rabbioso
della
mano
.
-
Ingegnere
!
-
lo
richiamò
Capolino
,
raggiungendolo
,
fieramente
accigliato
.
-
Ma
scusi
,
è
pazzo
lei
?
o
che
pretendeva
di
più
?
-
Mi
lasci
andare
!
per
carità
,
mi
lasci
andare
,
-
gli
rispose
Aurelio
Costa
,
convulso
.
-
Corro
al
telegrafo
.
Venga
qua
lui
,
don
Flaminio
!
Io
me
ne
riparto
domani
.
-
Ma
si
calmi
!
Dice
sul
serio
?
-
riprese
,
con
tono
tra
arrogante
e
derisorio
,
Capolino
.
-
Che
voleva
lei
da
un
Sottosegretario
di
Stato
?
che
le
buttasse
le
braccia
al
collo
?
Io
non
so
...
Meglio
di
così
?
Non
m
'
aspettavo
io
stesso
una
simile
accoglienza
...
-
Eh
,
sfido
!
-
ghignò
,
fremente
,
il
Costa
.
-
Se
lei
...
-
Io
che
cosa
?
-
rimbeccò
pronto
Capolino
.
-
Voleva
promesse
vaghe
?
fumo
?
Mi
ha
trattato
,
mi
ha
parlato
da
amico
,
da
vero
amico
!
E
metta
ch
'
io
sono
deputato
d
'
opposizione
;
che
sono
stato
combattuto
dal
Governo
,
accanitamente
,
nelle
elezioni
.
E
lei
lo
sa
bene
!
-
Non
so
nulla
io
!
-
sbuffò
il
Costa
.
-
So
questo
soltanto
:
che
avevo
l
'
ordine
,
ordine
positivo
,
che
il
disegno
almeno
fosse
preso
subito
in
considerazione
dal
Governo
.
E
lei
non
ha
speso
una
parola
;
lei
non
ha
fatto
che
approvare
...
Capolino
lo
arrestò
,
squadrandolo
da
capo
a
piedi
.
-
Parlo
con
un
uomo
,
o
parlo
con
un
ragazzino
?
Dove
vive
lei
?
Può
credere
sul
serio
che
in
un
momento
come
questo
,
in
mezzo
a
questo
pandemonio
,
si
possa
attendere
all
'
esame
del
suo
disegno
?
L
'
ordine
!
Abbia
pazienza
!
Quando
ricevette
lei
quest
'
ordine
da
Flaminio
Salvo
?
Prima
di
partire
,
è
vero
?
Ma
scusi
,
ormai
...
ecco
qua
!
E
Capolino
con
furioso
gesto
di
sdegno
trasse
fuori
dal
fascio
di
carte
che
teneva
sotto
il
braccio
la
partecipazione
delle
speciose
nozze
di
S
.
E
.
il
principe
don
Ippolito
Laurentano
con
donna
Adelaide
Salvo
.
-
L
'
avrà
ricevuta
anche
lei
!
-
disse
.
-
si
stia
zitto
,
e
non
pensi
più
né
a
ordini
né
a
progetti
!
-
Ah
,
dunque
,
un
giuoco
?
-
esclamò
Aurelio
Costa
.
-
Con
la
pelle
degli
altri
?
-
Ma
che
pelle
!
-
fece
Capolino
,
con
una
spallata
.
-
Con
la
mia
pelle
!
con
la
mia
pelle
,
sissignore
!
-
raffermò
il
Costa
infiammato
d
'
ira
.
-
Con
la
mia
pelle
,
perché
dovrò
tornarci
io
laggiù
,
ad
Aragona
,
tra
i
solfaraj
!
E
sa
lei
come
li
ritroverò
,
dopo
sette
mesi
di
sciopero
forzato
?
Tante
jene
!
Ma
perché
dunque
mi
ha
fatto
promettere
a
tutti
...
anche
qua
,
anche
qua
adesso
a
Nicasio
Ingrao
,
al
figlio
del
principe
?
E
tutti
gli
studii
fatti
?
-
Caro
ingegnere
,
scusi
,
-
disse
pacatamente
Capolino
,
con
gli
occhi
socchiusi
,
trattenendo
il
sorriso
,
-
lei
pratica
con
Flaminio
da
tanti
anni
,
e
ancora
non
s
'
è
accorto
che
Flaminio
non
è
soltanto
uomo
d
'
affari
,
ma
anche
uomo
politico
.
Ora
la
politica
,
sa
?
bisogna
viverci
un
po
'
in
mezzo
;
la
politica
,
signor
mio
,
che
cos
'
è
in
gran
parte
?
giuoco
di
promesse
,
via
!
E
lei
,
scusi
,
va
a
cacciarsi
in
mezzo
proprio
in
questo
momento
...
-
Io
?
-
proruppe
Aurelio
Costa
,
portandosi
le
mani
al
petto
.
-
Io
,
in
mezzo
?
-
Ma
sì
,
ma
sì
,
-
affermò
con
forza
Capolino
.
-
Come
un
cieco
,
scusi
!
E
non
dico
soltanto
per
questa
faccenda
qua
,
del
progetto
.
Lei
non
vede
nulla
,
lei
non
capisce
...
non
capisce
tante
cose
!
Dia
ascolto
a
me
,
ingegnere
:
non
s
'
impicci
più
di
nulla
!
se
ne
torni
al
suo
posto
...
Mi
duole
,
creda
,
sinceramente
,
veder
fare
a
un
uomo
come
lei
,
per
cui
ho
tanta
stima
,
una
figura
...
non
bella
,
via
!
non
bella
...
Aurelio
Costa
restò
dapprima
,
a
queste
parole
,
a
bocca
aperta
,
trasecolato
;
poi
si
fece
pallido
e
abbassò
gli
occhi
per
un
momento
;
infine
,
non
riuscendo
a
frenar
l
'
impeto
della
stizza
:
-
A
me
,
-
balbettò
,
-
a
me
dice
così
?
a
me
?
...
Ma
io
...
Quando
mai
io
...
a
quali
cose
io
mi
son
cacciato
in
mezzo
,
di
mia
volontà
?
Vi
sono
stato
sempre
trascinato
,
io
,
tirato
per
i
capelli
,
e
sono
stufo
,
sa
?
stufo
,
stufo
di
queste
imprese
,
di
questi
intrighi
,
e
bizze
,
e
scandali
...
-
Scandali
,
poi
!
-
fece
Capolino
.
-
Sissignori
,
scandali
!
-
seguitò
Aurelio
,
senza
più
freno
.
-
Scandali
qua
,
laggiù
...
e
se
non
li
vede
lei
,
li
vedo
io
!
Basta
!
basta
!
Io
non
ho
voluto
mai
nulla
!
non
ho
aspirato
mai
a
nulla
,
per
sua
norma
,
altro
che
di
stare
in
pace
con
la
mia
coscienza
,
e
tranquillo
,
facendo
ciò
che
so
fare
.
E
basta
!
Venga
qua
lui
,
ora
,
e
pensi
,
dopo
le
promesse
fatte
,
ad
aggiustar
bene
le
cose
,
perché
laggiù
,
ripeto
,
debbo
tornarci
io
,
e
la
pelle
non
ce
la
voglio
lasciare
.
La
riverisco
.
Ignazio
Capolino
lo
seguì
un
tratto
con
gli
occhi
;
poi
si
scosse
con
un
altro
ghigno
muto
,
e
tentennò
a
lungo
il
capo
.
Se
avesse
saputo
che
la
vera
ragione
,
per
cui
Aurelio
Costa
voleva
che
Flaminio
Salvo
venisse
a
Roma
,
era
quella
stessa
appunto
per
cui
egli
voleva
che
non
venisse
:
sua
moglie
!
Il
calore
con
cui
difendeva
quel
disegno
,
studiato
veramente
con
tutto
lo
zelo
scrupoloso
che
metteva
in
ogni
sua
opera
,
e
la
stizza
nel
vederlo
mandato
a
monte
,
buttato
lì
,
senz
'
alcuna
considerazione
e
quasi
deriso
,
provenivano
in
fondo
dal
calore
d
'
un
'
altra
passione
,
dalla
stizza
per
un
altro
smacco
,
di
cui
egli
,
per
non
mortificare
innanzi
a
se
stesso
il
suo
amor
proprio
,
non
si
voleva
accorgere
.
Allontanato
da
Flaminio
Salvo
da
Girgenti
con
la
scusa
di
quel
disegno
,
proprio
nel
momento
in
cui
la
figlia
sapeva
che
Nicoletta
Capolino
era
a
Roma
col
marito
,
era
accorso
come
un
assetato
alla
fonte
.
Aveva
creduto
di
ritrovar
qui
Nicoletta
come
la
aveva
veduta
l
'
ultima
volta
a
Colimbètra
,
piena
di
lusinghe
per
lui
,
ardente
e
aizzosa
.
E
invece
...
per
miracolo
non
s
'
era
messa
a
ridere
nel
leggergli
nello
sguardo
profondo
il
ricordo
di
quella
sera
indimenticabile
!
Capolino
,
che
aveva
tanto
da
ridire
su
la
condotta
della
moglie
in
quei
giorni
,
se
ne
sarebbe
potuto
accorgere
;
ma
da
che
,
a
Colimbètra
,
ancora
col
petto
fasciato
per
la
ferita
,
aveva
sentito
il
bisogno
d
'
un
pajo
d
'
occhiali
,
non
riusciva
a
veder
più
nulla
con
l
'
antica
chiarezza
,
Capolino
,
né
in
sé
né
attorno
a
sé
.
Lo
scherzo
di
quella
palla
,
scappata
fuori
con
inopinata
violenza
dalla
pistola
del
Verònica
,
gli
aveva
turbato
profondamente
la
concezione
della
vita
.
Fino
a
quel
punto
,
aveva
creduto
di
farlo
lui
agli
altri
,
lo
scherzo
,
uno
scherzo
che
gli
era
riuscito
sempre
bene
;
ora
,
all
'
improvviso
e
sul
più
bello
,
s
'
era
accorto
che
,
ad
onta
di
tutte
le
diligenze
e
contro
ogni
previsione
,
ridendosi
d
'
ogni
arte
e
d
'
ogni
riparo
,
il
caso
,
nella
sua
cecità
,
può
e
sa
scherzare
anche
lui
,
facendone
passare
agli
altri
la
voglia
.
E
Capolino
era
diventato
seriissimo
.
Già
,
subito
,
o
per
la
violenta
emozione
o
per
il
sangue
perduto
,
gli
s
'
era
indebolita
la
vista
.
Il
principe
don
Ippolito
,
graziosamente
,
aveva
voluto
regalargli
lui
gli
occhiali
,
un
bel
pajo
d
'
occhiali
serii
,
con
staffe
,
cerchietti
e
sellino
di
tartaruga
.
E
la
vita
veduta
con
quegli
occhiali
,
e
da
deputato
,
gli
aveva
fatto
d
'
improvviso
un
curioso
effetto
:
le
sue
mani
,
tutte
le
cose
intorno
,
sua
moglie
,
il
suo
passato
,
il
suo
avvenire
,
gli
s
'
erano
presentati
con
linee
,
luci
e
colori
nuovi
,
innanzi
a
cui
egli
si
era
veduto
quasi
costretto
ad
assumer
subito
un
certo
cipiglio
tra
freddo
e
grave
,
che
aveva
fatto
rompere
,
la
prima
volta
,
in
una
risata
sua
moglie
:
-
Oh
povero
Gnazio
mio
!
Ed
ecco
,
segnatamente
sua
moglie
non
aveva
più
saputo
vedersi
d
'
attorno
,
Capolino
:
sua
moglie
che
gli
cercava
gli
occhi
dietro
quei
nuovi
occhiali
,
e
non
poteva
in
alcun
modo
prenderlo
sul
serio
.
Venuta
a
Roma
con
lui
per
quindici
o
venti
giorni
,
per
un
mese
al
più
,
Lellè
vi
si
tratteneva
da
più
di
tre
mesi
e
non
accennava
ancora
,
neppur
lontanamente
,
di
volersene
partire
.
O
ch
'
era
matta
?
Tripudiava
,
Lellè
.
Aveva
trovato
finalmente
il
suo
elemento
.
Dai
Vella
,
parenti
di
Flaminio
Salvo
,
e
un
po
'
anche
del
marito
per
via
della
prima
moglie
,
era
diventata
subito
di
casa
.
A
Francesco
Vella
piaceva
il
fasto
,
donna
Rosa
Vella
era
tal
quale
la
sorella
minore
donna
Adelaide
,
sbuffante
e
sempliciona
,
e
i
loro
due
figli
,
Ciccino
e
Lillina
,
se
Nicoletta
fosse
andata
a
ordinarseli
apposta
,
non
avrebbe
potuto
trovarli
più
di
suo
gusto
.
Che
amore
quella
Lillina
!
Rimasta
nubile
,
ormai
spighita
nella
simpatica
bruttezza
tutta
pepe
,
era
la
compagna
inseparabile
del
fratello
Ciccino
:
più
scaltra
,
più
ardita
,
più
vivace
di
lui
,
lo
ajutava
,
lo
difendeva
,
lo
guidava
,
a
parte
di
tutti
i
suoi
segreti
più
intimi
.
Fratello
e
sorella
non
avevano
mai
pensato
ad
altro
che
a
darsi
buon
tempo
;
e
Nicoletta
,
con
loro
,
in
pochi
giorni
era
diventata
una
cavallerizza
perfetta
;
era
già
andata
tre
volte
alla
caccia
della
volpe
;
e
teatri
e
feste
e
gite
:
una
cuccagna
!
Lillina
sapeva
sempre
con
precisione
quando
doveva
farsi
venire
un
po
'
di
emicrania
o
qualche
altro
dolorino
,
per
lasciare
in
libertà
Ciccino
e
la
nuova
amica
Lellè
.
Ora
Capolino
,
per
quanto
Roma
fosse
grande
,
da
deputato
e
con
gli
occhiali
serii
,
non
vi
si
vedeva
minimo
,
e
temeva
che
quello
sbrigliamento
della
moglie
potesse
dare
all
'
occhio
.
Del
resto
,
non
poteva
soffrirlo
,
non
tanto
per
quello
che
potevano
pensarne
gli
altri
quanto
per
sé
.
Da
deputato
e
con
gli
occhiali
,
voleva
che
anche
sua
moglie
,
ormai
,
diventasse
più
seria
.
A
Roma
e
con
quei
Vella
attorno
e
con
la
libertà
in
cui
era
costretto
a
lasciarla
,
non
gli
pareva
possibile
.
Flaminio
Salvo
,
ora
che
donna
Adelaide
era
andata
a
nozze
,
certamente
avrebbe
avuto
bisogno
di
lei
,
a
Girgenti
.
Per
la
figliuola
,
s
'
intende
;
per
quella
cara
Dianella
senza
mamma
.
Se
non
oggi
,
domani
,
avrebbe
scritto
per
pregarla
di
ritornare
.
Non
gli
pareva
l
'
ora
all
'
onorevole
Ignazio
Capolino
!
Ma
ecco
,
adesso
,
quell
'
imbecille
del
Costa
che
veniva
a
guastargli
le
uova
nel
paniere
!
La
pelle
...
Temeva
per
la
pelle
...
Pezzo
d
'
asino
!
Ma
già
,
se
non
era
stato
buono
in
tanti
anni
neanche
d
'
accorgersi
che
Dianella
lo
amava
,
che
aveva
sotto
mano
la
fortuna
,
una
simile
fortuna
!
come
avrebbe
riconosciuto
ora
,
che
meglio
di
così
un
deputato
d
'
opposizione
non
poteva
essere
accolto
da
un
Sottosegretario
di
Stato
?
E
aveva
osato
rimproverargli
le
approvazioni
...
Ma
sicuro
!
per
far
piacere
a
lui
doveva
difendere
i
solfaraj
,
quasi
che
,
nelle
ultime
elezioni
egli
fosse
andato
su
anche
col
suffragio
di
quei
galantuomini
!
Messo
tra
il
Governo
e
i
socialisti
,
poteva
un
deputato
conservatore
,
d
'
opposizione
,
esitare
nella
scelta
?
Ma
andate
a
ragionare
di
queste
cose
con
uno
,
a
cui
la
fortuna
dava
il
pane
perché
lo
sapeva
senza
denti
!
Intanto
Flaminio
Salvo
,
per
seguitare
da
un
canto
la
commedia
di
quel
progetto
e
aver
modo
dall
'
altro
d
'
abboccarsi
con
Lando
Laurentano
,
che
non
aveva
voluto
assistere
alle
nozze
del
padre
,
senza
dubbio
sarebbe
accorso
alla
chiamata
;
e
certo
avrebbe
condotto
con
sé
Dianella
,
che
non
poteva
restar
sola
a
Girgenti
.
E
sarebbe
forse
rimasta
a
Roma
per
un
pezzo
,
Dianella
,
presso
gli
zii
,
per
divagarsi
e
...
chi
sa
!
-
gli
occhi
di
Flaminio
Salvo
vedevano
molto
lontano
-
Lando
andava
qualche
volta
in
casa
Vella
,
e
...
chi
sa
!
Rimanendo
Dianella
a
Roma
,
addio
ritorno
di
Lellè
a
Girgenti
.
Così
pensando
,
Capolino
sbuffava
,
e
gli
occhiali
serii
,
con
staffe
,
cerchietti
e
sellino
di
tartaruga
,
gli
s
'
appannavano
.
Non
passò
neanche
una
settimana
,
che
Flaminio
Salvo
fu
a
Roma
insieme
con
Dianella
,
come
Capolino
aveva
preveduto
.
Dianella
arrivò
come
una
morta
;
Flaminio
Salvo
,
al
solito
,
sicuro
di
sé
,
con
quel
sorriso
freddo
su
le
labbra
,
a
cui
lo
sguardo
lento
degli
occhi
sotto
le
grosse
pàlpebre
dava
un
'
espressione
di
lieve
ironia
.
Furono
ospitati
dai
Vella
,
che
insieme
coi
coniugi
Capolino
e
il
Costa
si
recarono
ad
accoglierli
alla
stazione
.
Donna
Rosa
,
Ciccino
e
Lillina
non
conoscevano
ancora
Dianella
.
-
Figlia
mia
,
o
che
mangi
lucertole
?
-
le
domandò
in
prima
la
zia
Rosa
,
nel
vederle
il
volto
come
di
cera
e
con
gli
occhi
dolenti
e
smarriti
.
-
Ma
capisco
,
sai
?
con
un
uomo
insulso
come
tuo
padre
,
difficile
passarsela
bene
.
Ah
,
io
gliele
dico
,
sai
?
Non
sono
come
tua
zia
Adelaide
che
cala
a
tutto
la
testa
.
Sono
più
grande
di
lui
,
e
mi
deve
rispettare
.
-
Io
ti
bacio
sempre
la
mano
,
-
disse
don
Flaminio
,
inchinandosi
.
-
Sicuro
!
Ecco
qua
:
bacia
,
bacia
!
-
riprese
donna
Rosa
stendendo
la
mano
tozza
,
paffuta
.
-
Sicuro
che
me
la
devi
baciare
!
Sta
'
un
po
'
con
noi
qua
a
Roma
,
figlia
mia
,
e
vedrai
che
ti
farò
ritornare
in
Sicilia
bella
grossa
come
una
madre
badessa
.
Vedi
questa
signora
?
-
aggiunse
,
indicando
Nicoletta
Capolino
.
-
Come
ti
pare
?
Brutta
è
,
bisogna
dirglielo
;
ma
da
che
Ciccino
e
Lillina
le
hanno
fatto
far
la
cura
di
trotto
a
cavallo
,
vedi
l
'
occhio
?
più
vivo
!
Lascia
fare
ai
tuoi
cugini
,
cara
mia
.
Andiamo
,
andiamo
!
Ridere
,
ridere
...
Cosa
da
ridere
,
la
vita
,
te
lo
dico
io
.
A
casa
,
don
Flaminio
narrò
mirabilia
alla
sorella
,
al
cognato
,
ai
nipoti
,
agli
amici
,
degli
sponsali
del
principe
con
donna
Adelaide
,
celebrati
da
monsignor
Montoro
nella
cappella
di
Colimbètra
,
tra
il
fior
fiore
della
cittadinanza
girgentana
.
S
.
A
.
R
.
il
Conte
di
Caserta
aveva
avuto
la
degnazione
di
mandare
dalla
Costa
Azzurra
una
lettera
autografa
d
'
augurii
e
rallegramenti
agli
sposi
.
-
E
chi
è
?
-
domandò
donna
Rosa
,
guardando
tutti
in
giro
;
poi
,
picchiandosi
la
fronte
:
-
Ah
già
,
ho
capito
,
il
fratello
di
Cecco
Bomba
...
Ho
un
cognato
borbonico
,
coi
militari
...
Me
l
'
ha
scritto
Adelaide
!
Ora
è
mai
possibile
che
stia
allegra
codesta
povera
figliuola
con
tale
razza
di
Altezze
Reali
che
scrivono
lettere
autografe
per
le
nozze
di
sua
zia
?
Va
'
avanti
,
va
'
avanti
...
Ah
se
ci
fossi
stata
io
!
Codesto
tuo
principe
di
Laurentano
...
Seguitando
,
don
Flaminio
si
dichiarò
particolarmente
grato
della
presenza
di
don
Cosmo
,
fratello
dello
sposo
,
alla
magnifica
festa
,
e
del
dono
prezioso
mandato
da
Lando
alla
matrigna
.
-
L
'
ho
visto
!
-
disse
Ciccino
.
-
L
'
ha
comperato
con
noi
!
-
aggiunse
Lillina
.
-
Ah
,
dunque
lo
conoscete
bene
?
-
domandò
,
contento
,
don
Flaminio
.
E
volle
sapere
dai
nipoti
in
che
intrinsechezza
fossero
con
lui
,
e
che
aspetto
e
che
umore
avesse
,
chiamando
a
parte
la
figliuola
con
vivaci
esclamazioni
,
della
sua
meraviglia
e
del
suo
compiacimento
per
le
risposte
che
quelli
gli
davano
.
Ma
Dianella
si
turbò
in
viso
così
manifestamente
e
mostrò
negli
occhi
un
così
strano
sbigottimento
,
ch
'
egli
cangiò
a
un
tratto
aria
e
tono
,
e
finse
di
meravigliarsi
,
perché
la
gravità
delle
cose
che
avvenivano
in
quei
giorni
in
Sicilia
,
e
nelle
quali
il
giovane
principe
,
a
quanto
si
diceva
,
doveva
essere
più
d
'
un
po
'
immischiato
,
gli
pareva
non
comportasse
in
lui
quell
'
umor
gajo
,
che
i
nipoti
dicevano
.
E
prese
a
raccontare
,
con
atteggiamento
di
grave
costernazione
,
i
fatti
avvenuti
di
recente
in
Sicilia
,
a
Serradifalco
,
a
Catenanuova
,
ad
Alcamo
,
a
Casale
Floresta
,
i
quali
provavano
come
in
tutta
l
'
isola
covasse
un
gran
fuoco
,
che
presto
sarebbe
divampato
;
e
a
rappresentar
la
Sicilia
come
una
catasta
immane
di
legna
,
d
'
alberi
morti
per
siccità
,
e
da
anni
e
anni
abbattuti
senza
misericordia
dall
'
accetta
,
poiché
la
pioggia
dei
benefizi
s
'
era
riversata
tutta
su
l
'
Italia
settentrionale
,
e
mai
una
goccia
ne
era
caduta
su
le
arse
terre
dell
'
isola
.
Ora
i
giovincelli
s
'
erano
divertiti
ad
accendere
sotto
la
catasta
i
fasci
di
paglia
delle
loro
predicazioni
socialistiche
,
ed
ecco
che
i
vecchi
ceppi
cominciavano
a
prender
fuoco
.
Erano
per
adesso
piccoli
scoppii
striduli
,
crepitìi
qua
e
là
;
scappava
fuori
ora
da
una
parte
ora
dall
'
altra
qualche
lingua
di
fiamma
minacciosa
;
ma
già
s
'
addensava
nell
'
aria
come
una
fumicaja
soffocante
.
E
il
peggio
era
questo
:
che
il
Governo
,
invece
d
'
accorrere
a
gettar
acqua
,
mandava
soldati
a
suscitare
altro
fuoco
col
fuoco
delle
armi
.
Ma
avesse
almeno
avuto
soldati
abbastanza
,
da
fronteggiare
l
'
impeto
delle
popolazioni
irritate
!
Gli
scarsi
presidii
,
bestialmente
incitati
a
sparare
su
le
folle
inermi
,
si
vedevano
costretti
,
subito
dopo
,
a
rinserrarsi
nelle
caserme
;
e
allora
la
folla
,
inselvaggita
dagli
eccidii
,
restava
padrona
del
campo
e
assaltava
furibonda
i
municipii
e
vi
appiccava
il
fuoco
.
Lo
sgomento
intanto
si
propagava
per
tutta
l
'
isola
;
sindaci
e
prefetti
e
commissarii
di
polizia
perdevano
la
testa
;
e
dove
si
sarebbe
andati
a
finire
?
Queste
cose
disse
,
rivolto
specialmente
al
cognato
Francesco
Vella
,
al
Capolino
e
ad
Aurelio
Costa
:
volle
dedicare
alle
signore
il
racconto
d
'
una
recente
prodezza
compiuta
da
cinquecento
donne
in
un
villaggio
dell
'
interno
della
Sicilia
,
chiamato
Milocca
.
Per
la
speciosa
denuncia
di
un
mucchio
di
concime
sparso
non
già
fuori
,
ma
nelle
terre
medesime
d
'
un
proprietario
che
non
aveva
voluto
arrendersi
ai
nuovi
patti
colonici
dei
contadini
del
Fascio
,
la
forza
pubblica
aveva
tratto
in
arresto
iniquamente
e
sottoposto
a
processo
per
associazione
a
delinquere
il
presidente
e
i
quattro
consiglieri
del
Fascio
stesso
.
E
allora
le
donne
del
villaggio
,
in
numero
di
cinquecento
,
indignate
dell
'
ingiustizia
e
della
prepotenza
,
s
'
erano
scagliate
come
tante
furie
contro
la
caserma
dei
carabinieri
,
ne
avevano
sfondato
la
porta
e
tratto
fuori
i
cinque
arrestati
;
poi
,
ebbre
di
gioja
per
la
liberazione
dei
prigionieri
,
avevano
condotto
in
trionfo
sulle
braccia
,
per
le
vie
del
paese
,
uno
dei
carabinieri
e
le
armi
strappate
loro
dalle
mani
.
Donna
Rosa
,
Nicoletta
Capolino
e
Lillina
approvarono
festosamente
la
vittoria
di
quelle
donne
gagliarde
;
ma
don
Flaminio
parò
le
mani
gridando
:
-
Piano
,
piano
!
Aspettate
!
L
'
allegrezza
è
stata
breve
...
I
milocchesi
,
dico
gli
uomini
,
che
non
s
'
erano
affatto
immischiati
in
questa
rivolta
delle
loro
donne
,
saputo
che
il
prefetto
della
provincia
mandava
un
rinforzo
di
soldati
e
delegati
e
giudici
a
Milocca
,
cavalcarono
le
mule
e
,
armati
di
fucile
,
presero
il
largo
.
Sono
ancora
sparsi
per
le
campagne
,
decisi
a
vender
cara
la
loro
libertà
.
Ma
i
signori
giudici
,
a
Milocca
,
hanno
arrestato
trentadue
donne
,
di
cui
alcune
gestanti
,
altre
coi
bambini
lattanti
in
collo
,
e
le
hanno
tradotte
ammanettate
nelle
carceri
di
Mussomeli
.
-
Valorosi
!
valorosi
!
-
esclamò
allora
donna
Rosa
.
-
Ma
come
?
E
voi
,
Gnazio
,
deputato
siciliano
,
non
levate
la
voce
in
Parlamento
neanche
contro
l
'
arresto
delle
donne
gravide
e
delle
mamme
coi
bambini
in
collo
?
Don
Flaminio
sorrise
e
,
lisciandosi
le
basette
:
-
Non
gli
conviene
,
-
disse
.
-
Sono
gestanti
e
mamme
socialiste
.
Lui
è
conservatore
.
Quantunque
laggiù
,
sai
?
don
Ippolito
Laurentano
vorrebbe
che
il
partito
clericale
secondasse
il
movimento
proletario
e
se
n
'
avvalesse
,
stabilendo
anche
con
esso
qualche
accordo
segreto
.
Ma
monsignor
Montoro
,
confòrtati
,
è
contrario
;
forse
perché
il
canonico
Pompeo
Agrò
è
da
un
mese
a
Comitini
a
far
propaganda
,
non
so
quanto
evangelica
,
contro
me
,
tra
i
solfaraj
.
Basta
.
Vedremo
di
stare
tra
il
padre
e
il
figlio
.
Domani
mi
recherò
dal
giovane
principe
socialista
a
lasciargli
un
biglietto
da
visita
.
Capolino
accompagnò
Flaminio
Salvo
in
quella
gita
al
villino
di
via
Sommacampagna
,
tanto
nell
'
andata
quanto
nel
ritorno
.
La
strana
impressione
,
quasi
di
sgomento
,
che
gli
aveva
fatta
la
vista
di
Dianella
,
all
'
arrivo
,
si
raffermò
al
discorso
che
gli
tenne
il
Salvo
lungo
la
via
.
Fu
al
solito
un
discorso
sinuoso
,
pieno
di
sottintesi
e
di
velate
allusioni
,
da
cui
parve
a
Capolino
di
poter
desumele
questo
:
che
il
Salvo
era
davvero
fortemente
impensierito
non
dalle
condizioni
politiche
della
Sicilia
,
ma
dalle
condizioni
di
spirito
della
figliuola
,
le
quali
tanto
piú
dovevano
dar
da
pensare
,
in
quanto
che
la
madre
era
pazza
;
ch
'
egli
intendeva
perciò
di
contentarla
,
se
quel
viaggio
a
Roma
non
riusciva
agli
effetti
che
se
ne
riprometteva
;
contentarla
,
anche
perché
,
uscita
ormai
di
casa
la
sorella
,
egli
,
non
avendo
più
alcuno
che
stésse
attorno
alla
figliuola
bisognosa
di
cure
,
d
'
affettuosa
compagnia
,
di
distrazioni
,
avrebbe
dovuto
sacrificare
troppo
gli
affari
,
e
non
poteva
(
qui
parve
a
Capolino
di
dover
notare
un
grave
rimprovero
per
sua
moglie
,
che
aveva
osato
lasciar
sola
anche
donna
Adelaide
nell
'
avvenimento
delle
nozze
)
;
contentarla
,
infine
,
anche
per
dare
ad
Aurelio
Costa
(
che
presto
,
fra
due
o
tre
giorni
,
sarebbe
tornato
in
Sicilia
)
un
premio
degno
,
se
riusciva
a
ridurre
a
ragione
gli
operaj
delle
zolfare
.
Queste
deduzioni
così
chiare
del
lungo
discorso
a
mezz
'
aria
del
Salvo
costarono
a
Capolino
un
così
intenso
sforzo
,
che
uno
dei
cristalli
degli
occhiali
,
continuamente
appannati
dagli
sbuffi
,
gli
s
'
infranse
tra
le
dita
nervose
,
a
furia
di
ripulirlo
.
Fortuna
che
le
scagliette
del
cristallo
s
'
infissero
soltanto
nel
fazzoletto
,
senza
ferirgli
le
dita
.
Ma
la
sera
dovette
parlare
,
e
seriamente
,
alla
moglie
,
senza
occhiali
.
Nicoletta
sapeva
che
l
'
improvviso
arrivo
di
Flaminio
Salvo
e
di
Dianella
a
Roma
era
dovuto
al
Costa
.
Più
perspicace
del
marito
,
aveva
subito
preveduto
che
questo
arrivo
avrebbe
segnato
la
fine
della
sua
cuccagna
,
ed
era
perciò
così
gonfia
d
'
odio
contro
quello
che
lo
avrebbe
ucciso
senza
esitare
,
se
le
avessero
assicurato
l
'
impunità
.
Già
aveva
veduto
il
primo
effetto
dell
'
arrivo
:
Ciccino
e
Lillina
Vella
se
n
'
erano
andati
in
giro
per
Roma
con
la
cuginetta
pallida
e
smarrita
,
mettendo
lei
da
parte
fin
dal
primo
giorno
.
Scelto
male
,
dunque
,
il
momento
per
un
discorso
serio
!
-
Debbo
partire
?
-
domandò
subito
,
per
tagliar
corto
.
-
Parto
anche
domani
.
Senza
chiacchiere
.
Ma
sola
,
no
!
-
E
con
chi
?
-
fece
Capolino
.
-
Io
...
-
Tu
hai
le
sorti
d
'
Italia
su
le
braccia
,
lo
so
!
-
esclamò
Nicoletta
.
-
Come
potrebbe
sedere
la
Camera
,
domani
,
se
tu
mancassi
?
-
Ti
prego
,
-
fece
Capolino
,
con
un
gesto
delle
mani
,
che
significava
freno
,
prudenza
,
da
un
canto
,
e
dall
'
altro
,
sdegno
di
avviare
il
discorso
,
senza
scopo
,
per
una
china
facile
,
per
quanto
sdrucciolevole
.
-
Io
sono
qui
per
fare
il
mio
dovere
.
-
Anch
'
io
!
-
rimbeccò
,
pronta
,
Nicoletta
.
-
Non
ti
pare
?
Tu
,
di
deputato
;
io
,
di
moglie
.
Lo
dice
anche
il
sindaco
:
la
moglie
deve
seguire
il
marito
.
Caro
mio
,
se
la
pigli
così
!
...
Lascia
stare
i
doveri
,
non
mi
far
ridere
!
Te
l
'
ho
detto
:
tu
,
caro
mio
,
hai
perduto
da
un
pezzo
in
qua
la
bussola
!
Parliamoci
come
prima
,
o
piuttosto
,
intendiamoci
come
prima
,
senza
parlare
affatto
,
per
il
tuo
e
per
il
mio
meglio
!
Bada
,
Gnazio
,
tu
sei
stufo
,
ma
io
più
che
più
,
e
capace
...
non
so
,
capace
in
questo
momento
di
commettere
qualunque
pazzia
.
Te
n
'
avverto
!
-
Santo
Dio
,
ma
perché
?
-
gemette
Capolino
con
le
mani
giunte
.
-
Ah
,
perché
?
-
gridò
Nicoletta
,
andandogli
incontro
,
vampante
d
'
ira
e
di
sprezzo
.
-
Mi
domandi
perché
?
Mi
dici
di
partire
,
di
ritornarmene
laggiù
,
e
mi
domandi
perché
?
-
Prego
,
prego
...
-
cercò
d
'
interromperla
Capolino
,
protendendo
adesso
le
mani
,
per
arrestare
anche
col
gesto
quella
furia
.
-
Nel
nostro
...
nel
tuo
stesso
interesse
,
scusa
!
Se
non
mi
lasci
parlare
...
-
Ma
che
vuoi
dire
!
Lascia
stare
!
-
esclamò
Nicoletta
.
-
So
come
debbo
dire
,
non
dubitare
,
-
riprese
Capolino
con
molta
gravità
,
abbassando
gli
occhi
.
-
Tu
ignori
il
discorso
che
mi
ha
tenuto
Flaminio
questa
mattina
.
T
'
ho
detto
nulla
,
finora
,
del
tuo
prolungato
soggiorno
a
Roma
?
Nulla
...
E
tu
stessa
ti
sei
rimproverata
di
non
esser
partita
per
assistere
Adelaide
nel
giorno
delle
nozze
.
Ora
la
tua
assenza
da
Girgenti
sai
qual
effetto
ha
prodotto
?
Questo
,
semplicemente
:
che
Flaminio
Salvo
,
lasciato
solo
e
stanco
,
ha
deciso
di
contentar
fnalmente
la
figliuola
.
Nicoletta
restò
a
questa
notizia
.
-
Ah
sì
?
-
disse
;
e
si
morse
il
labbro
,
fissando
nel
vuoto
gli
occhi
,
odiosamente
.
-
Capisci
?
-
seguitò
Capolino
.
-
Teme
che
le
dia
di
volta
il
cervello
,
come
alla
madre
.
E
mi
pare
che
il
timore
non
sia
infondato
.
L
'
hai
veduta
?
Fa
pietà
.
-
Schifo
!
-
scattò
Nicoletta
.
-
Se
ne
dovrebbe
vergognare
!
-
L
'
amore
...
-
sospirò
Capolino
,
alzando
le
spalle
,
socchiudendo
gli
occhi
.
-
E
Flaminio
fors
'
anche
pensa
che
,
con
l
'
ombra
della
pazzia
della
madre
,
un
degno
partito
per
la
figlia
non
sarebbe
facile
trovarlo
.
Ha
messo
poi
in
gravissimi
imbarazzi
il
Costa
laggiù
,
tra
i
solfaraj
,
e
pensa
di
premiar
la
devozione
,
l
'
abnegazione
...
-
Quanti
pensieri
!
...
quante
dolcezze
!
...
-
disse
Nicoletta
.
-
E
io
dovrei
sguazzarci
in
mezzo
,
è
vero
?
come
un
'
ape
nel
miele
...
-
Tu
?
perché
?
-
domandò
Capolino
.
-
Ma
la
custode
della
figlia
non
sono
io
?
-
inveì
Nicoletta
.
-
Non
toccherà
a
me
allora
covar
con
gli
occhi
la
coppia
innamorata
?
assistere
alle
loro
carezze
,
ai
loro
colloquii
?
accogliere
in
seno
le
confidenze
della
timida
colombella
risanata
?
Capolino
si
strinse
nelle
spalle
,
come
per
dire
:
«
Dopo
tutto
,
che
male
?...»
.
-
Ah
,
no
,
caro
mio
!
-
riprese
con
impeto
la
moglie
.
-
Non
me
ne
importerebbe
nulla
se
,
per
il
mio
interesse
,
come
tu
dici
,
non
mi
vedessi
costretta
a
far
questa
parte
...
E
tu
dimentichi
un
'
altra
cosa
!
Che
codesto
signor
ingegnere
chiese
un
giorno
la
mia
mano
,
e
che
io
la
rifiutai
,
perché
non
mi
parve
degno
di
me
!
Bella
vendetta
,
adesso
,
per
lui
,
diventare
sotto
gli
occhi
miei
il
fidanzato
della
figlia
di
Flaminio
Salvo
!
-
Ma
questo
,
se
mai
,
di
fronte
a
te
che
l
'
hai
rifiutato
,
-
le
fece
osservar
Capolino
,
-
potrà
esser
ragione
d
'
avvilimento
per
la
figlia
di
Flaminio
Salvo
...
-
Già
!
-
esclamò
Nicoletta
,
levandosi
.
-
Perché
io
adesso
sono
la
moglie
dell
'
onorevole
deputato
Ignazio
Capolino
!
-
Che
vale
molto
di
piú
,
ti
prego
di
credere
!
-
gridò
questi
,
dando
un
pugno
sulla
tavola
e
levandosi
in
piedi
anche
lui
,
fiero
.
Nicoletta
lo
squadrò
,
calma
,
di
sotto
in
su
;
poi
disse
:
-
Uh
,
quanto
a
meriti
,
non
oserei
metterlo
in
dubbio
!
Però
...
però
io
debbo
partire
,
ecco
,
sempre
per
il
mio
interesse
,
come
tu
dici
...
Che
vuoi
?
i
meriti
,
caro
,
non
hanno
spesso
fortuna
.
-
Fa
rabbia
anche
a
me
,
-
disse
allora
Capolino
,
-
che
uno
stupido
,
un
imbecille
di
quella
fatta
debba
salire
così
,
tirato
su
dal
favore
della
sorte
,
cacciato
a
spintoni
,
come
una
bestia
bendata
e
restìa
...
Perché
egli
,
sai
?
l
'
ha
detto
a
me
:
non
vorrebbe
nulla
...
Questo
è
il
bello
.
Non
s
'
accorge
di
nulla
,
non
capisce
nulla
,
e
la
fortuna
lo
ajuta
!
Domani
,
genero
di
Flaminio
Salvo
!
-
Ah
no
!
-
scattò
Nicoletta
.
-
Questo
matrimonio
non
si
farà
!
Te
l
'
assicuro
io
:
non
-
si
-
fa
-
rà
!
Capolino
tornò
a
stringersi
nelle
spalle
e
a
socchiudere
gli
occhi
:
-
Se
Flaminio
vuole
...
come
potresti
impedirlo
?
-
Come
?
-
rispose
Nicoletta
.
-
Come
...
non
so
!
Ma
a
ogni
costo
...
ah
,
a
ogni
costo
!
puoi
esserne
certo
!
Capolino
insistette
:
-
Ma
via
,
tu
credi
che
il
Costa
sia
capace
di
sentir
la
vendetta
che
tu
dici
,
per
il
tuo
rifiuto
?
No
,
sai
!
Non
è
capace
neanche
di
questo
!
Io
l
'
ho
studiato
:
è
con
te
riguardoso
,
ossequioso
...
anzi
,
tutto
impacciato
in
tua
presenza
...
non
ci
penserà
mai
!
E
se
tu
...
se
tu
saprai
vincer
lo
sdegno
,
e
trattarlo
...
dico
,
trattarlo
con
una
certa
...
disinvoltura
cortese
...
Sotto
gli
occhi
di
Nicoletta
,
che
lo
fissavano
con
freddo
e
calmo
sprezzo
,
smorì
,
si
scompose
il
sorriso
con
cui
aveva
accompagnato
le
ultime
parole
.
-
Come
,
del
resto
,
lo
hai
trattato
finora
,
-
soggiunse
dignitosamente
.
Poi
,
cangiando
discorso
:
-
Oh
,
volevo
proporti
d
'
uscire
...
Ceneremo
fuori
...
Ti
va
?
Di
ritorno
a
casa
a
tarda
notte
,
Nicoletta
,
nel
mettersi
a
letto
,
domandò
al
marito
:
-
Non
deve
ripartire
fra
due
o
tre
giorni
l
'
ingegnere
Costa
per
la
Sicilia
?
-
Sì
,
-
rispose
Capolino
.
-
Me
l
'
ha
detto
Flaminio
stamattina
.
-
E
tu
a
Flaminio
potresti
dire
,
-
seguitò
Nicoletta
,
raccogliendosi
sotto
le
coperte
,
-
che
sono
pronta
anch
'
io
a
partire
;
ma
non
sola
.
Poiché
parte
l
'
ingegnere
...
-
Ah
,
già
!
-
esclamò
Capolino
.
-
Benissimo
!
Potresti
accompagnarti
con
lui
.
-
Buona
notte
,
caro
!
-
Buona
notte
.
Fermamente
convinto
d
'
aver
sempre
avuto
contraria
la
sorte
,
fin
dalla
nascita
,
Flaminio
Salvo
credeva
che
soltanto
con
l
'
assidua
difesa
d
'
una
volontà
sempre
vigile
e
incrollabile
,
e
opponendosi
con
atti
che
egli
stesso
stimava
duri
,
contro
tutti
coloro
che
s
'
eran
fatti
e
si
facevano
strumenti
ciechi
di
essa
,
avesse
potuto
vincerla
finora
.
Ma
l
'
avversione
della
sorte
non
potendo
su
lui
,
s
'
era
rivolta
con
ferocia
su
i
suoi
,
su
la
moglie
,
sul
figlio
:
ora
anche
,
con
quella
passione
invincibile
,
su
la
figlia
.
In
queste
sciagure
sentiva
veramente
come
una
vendetta
vile
e
crudele
;
e
questo
sentimento
non
solo
gli
toglieva
il
rimorso
di
tutto
il
male
che
sapeva
d
'
aver
commesso
,
ma
gl
'
ispirava
anzi
vergogna
di
qualche
debolezza
passeggera
,
e
quasi
lo
abilitava
a
commettere
altro
male
,
sia
per
vendicarsi
a
sua
volta
della
sorte
,
sia
per
non
essere
egli
stesso
sopraffatto
.
Non
si
poneva
neppur
lontanamente
il
dubbio
che
potesse
in
fondo
non
essere
un
male
quella
passione
della
figliuola
per
Aurelio
Costa
.
Era
per
lui
sicuramente
un
male
;
e
non
già
per
la
disparità
della
nascita
o
della
condizione
sociale
(
fisime
!
)
;
ma
perché
essa
aveva
origine
da
una
sua
debolezza
,
dalla
gratitudine
per
tanti
anni
dimostrata
al
suo
piccolo
salvatore
.
Da
un
bene
non
poteva
venirgli
altro
che
un
male
.
Domma
,
questo
,
per
lui
.
E
nessun
filosofo
avrebbe
potuto
indurlo
a
riconoscere
che
il
suo
ragionamento
,
fondato
su
un
pregiudizio
,
era
vizioso
.
La
logica
?
Che
logica
contro
l
'
esperienza
di
tutta
una
vita
?
E
poi
,
se
per
un
solo
caso
si
fosse
indotto
a
riconoscere
il
vizio
del
suo
ragionamento
,
addio
scusa
di
tutto
il
male
in
tanti
altri
casi
coscientemente
commesso
!
Ogni
qual
volta
un
negozio
,
una
faccenda
qualsiasi
accennava
fin
da
principio
di
volgergli
a
seconda
,
egli
,
anziché
rallegrarsene
,
s
'
adombrava
,
sospettava
subito
una
insidia
e
si
parava
in
difesa
.
Accolse
male
perciò
,
da
un
canto
,
la
notizia
e
la
proposta
di
Capolino
,
che
cioè
Nicoletta
era
pronta
a
partire
il
giorno
appresso
e
che
avrebbe
voluto
accompagnarsi
nel
viaggio
col
Costa
;
dall
'
altro
,
l
'
annunzio
recato
da
Ciccino
e
Lillina
che
Lando
Laurentano
,
il
quale
tutta
quella
mattina
era
stato
in
giro
con
essi
e
con
Dianella
,
sarebbe
venuto
quella
sera
stessa
a
salutarlo
.
Lo
avevano
incontrato
per
caso
,
e
quantunque
avesse
detto
loro
in
prima
d
'
esser
fortemente
irritato
per
una
certa
pubblicazione
in
un
giornale
del
mattino
,
s
'
era
poi
dimostrato
gajo
in
loro
compagnia
e
gratissimo
della
distrazione
procuratagli
.
Flaminio
Salvo
era
nella
stanza
da
studio
di
Francesco
Vella
e
dava
ad
Aurelio
Costa
le
ultime
istruzioni
circa
il
ritorno
di
questo
in
Sicilia
,
fissato
per
la
mattina
seguente
,
quando
i
due
nipoti
gli
recarono
quest
'
annunzio
,
irrompendo
rumorosamente
e
tirandosi
dietro
Dianella
.
Egli
notò
subito
nel
viso
della
figlia
un
'
alterazione
molto
diversa
dalle
solite
alla
vista
di
Aurelio
,
e
rimase
per
un
attimo
quasi
stordito
,
allorché
,
parlando
i
due
cugini
della
graziosa
affabilità
del
Laurentano
verso
di
loro
,
ella
con
voce
vibrante
,
che
non
pareva
più
la
sua
,
e
con
un
'
aria
di
sfida
,
confermò
:
-
Sì
,
gentilissimo
!
proprio
gentilissimo
!
-
Piacere
...
-
rispose
freddamente
,
guardandola
di
su
gli
occhiali
.
-
Ma
,
vi
prego
,
io
ora
qua
...
E
accennò
il
Costa
con
un
gesto
che
significava
:
«
Ho
da
pensare
a
ben
altro
per
il
momento
...
»
.
Era
vero
,
del
resto
.
Si
trattava
d
'
esporre
a
un
rischio
di
morte
quel
giovane
dabbene
,
ignaro
affatto
della
parte
,
che
stava
a
rappresentare
;
si
trattava
di
gettarlo
in
preda
alla
rabbia
d
'
un
intero
paese
affamato
e
disilluso
.
Nell
'
anima
del
Salvo
si
svolse
allora
uno
strano
giuoco
di
finzioni
coscienti
.
Il
piacere
di
quell
'
annunzio
doveva
mutarsi
in
lui
in
dispiacere
,
la
speranza
in
diffidenza
;
e
però
non
solo
non
doveva
tener
conto
di
quella
fortunata
combinazione
dell
'
incontro
del
Laurentano
e
della
buona
impressione
che
la
figlia
pareva
ne
avesse
avuto
,
ma
considerarla
anzi
come
una
vera
e
propria
contrarietà
,
nel
momento
ch
'
egli
,
per
contentare
appunto
la
figliuola
,
faceva
intravvedere
a
quel
buon
giovane
del
Costa
il
premio
della
pericolosissima
impresa
a
cui
lo
gettava
.
E
seguitò
in
quella
finzione
cosciente
,
acceso
di
stizza
contro
la
figliuola
,
la
quale
,
dopo
averlo
costretto
a
piegarsi
fino
a
tanto
,
eccola
lì
,
veniva
ora
a
fargli
intendere
,
con
aria
nuova
,
che
il
giovane
principe
Laurentano
non
le
era
punto
dispiaciuto
!
Né
s
'
arrestava
qui
il
giuoco
delle
finzioni
nell
'
anima
del
Salvo
.
Fingeva
di
non
comprendere
ancora
quell
'
aria
nuova
della
figlia
,
che
pure
aveva
già
compreso
bene
;
era
sicuro
infatti
che
Dianella
,
facendo
quella
lode
del
Laurentano
in
presenza
di
Aurelio
,
s
'
era
intesa
di
vendicarsi
di
questo
,
e
ora
di
là
certo
piangeva
e
si
straziava
in
segreto
.
La
stizza
finta
per
quel
premio
ch
'
egli
doveva
far
balenare
al
Costa
,
era
dunque
in
fondo
stizza
vera
,
tanto
che
,
per
non
avvertire
il
rimorso
di
quello
strazio
che
cagionava
alla
figlia
,
seguitò
a
fingere
di
credere
sul
serio
,
che
veramente
,
sì
,
veramente
,
se
il
Costa
fosse
riuscito
a
ridurre
a
ragione
gli
operaj
delle
zolfare
in
Sicilia
,
gli
avrebbe
dato
in
premio
Dianella
.
Intanto
,
lo
faceva
partire
il
giorno
appresso
in
compagnia
di
Nicoletta
Capolino
.
La
sera
,
fu
compìto
,
ma
con
una
certa
sostenutezza
,
verso
Lando
Laurentano
,
accolto
con
molta
festa
dai
Vella
,
specialmente
da
Ciccino
e
Lillina
.
Dianella
era
pallidissima
,
e
si
teneva
su
per
continui
sforzi
a
scatti
,
che
facevano
pena
e
paura
.
I
dolci
occhi
ora
le
s
'
accendevano
come
in
un
confuso
spavento
,
ora
le
smorivano
quasi
in
una
torba
opacità
.
Nicoletta
Capolino
,
invitata
a
tavola
dai
Vella
quell
'
ultimo
giorno
,
le
aveva
fatto
sapere
che
la
mattina
appresso
sarebbe
partita
col
Costa
;
e
adesso
,
ecco
,
era
lì
e
parlava
senza
vezzi
affettati
,
ma
con
la
vivace
disinvoltura
consueta
al
giovane
principe
di
Laurentano
della
cortesia
squisita
di
don
Ippolito
,
là
a
Colimbètra
,
nella
disgraziata
congiuntura
del
duello
del
marito
.
Questi
entrò
,
poco
dopo
,
nel
ricco
salone
insieme
con
l
'
ingegnere
Aurelio
Costa
,
che
veniva
a
licenziarsi
dai
Vella
.
Fu
per
Dianella
e
per
Nicoletta
un
momento
d
'
angosciosa
sospensione
.
Quanto
composto
e
grave
e
costernato
l
'
onorevole
Ignazio
Capolino
con
quei
funebri
occhiali
di
tartaruga
,
tanto
appariva
stordito
,
acceso
,
abbagliato
,
Aurelio
Costa
.
Gli
si
leggeva
chiaramente
in
viso
l
'
emozione
profonda
,
che
la
notizia
della
sua
prossima
partenza
con
Nicoletta
gli
aveva
suscitato
.
Non
sentiva
più
la
terra
sotto
i
piedi
;
non
riusciva
ad
articolar
parola
.
Nel
vederlo
entrare
,
Nicoletta
ne
ebbe
quasi
sgomento
:
sentì
,
senza
guardarlo
,
che
egli
la
cercava
con
gli
occhi
,
senza
più
badare
a
nessuno
.
Respirò
nel
sentirlo
poco
dopo
discutere
animatamente
col
Laurentano
su
i
moti
dei
Fasci
in
Sicilia
.
Ogni
costernazione
gli
era
svanita
,
svanita
ogni
considerazione
per
quei
solfaraj
affamati
d
'
Aragona
,
svanito
il
dispetto
per
quel
suo
disegno
d
'
un
consorzio
obbligatorio
mandato
a
monte
:
avrebbe
ora
affrontato
col
frustino
in
mano
tutti
quei
ribelli
laggiù
.
Flaminio
Salvo
,
per
prudenza
di
fronte
al
Laurentano
,
lo
richiamò
sorridendo
a
più
miti
propositi
.
-
Perché
le
diano
fuoco
alle
zolfare
?
-
gli
domandò
tutto
infervorato
il
Costa
.
-
Li
conosco
io
,
quei
bruti
!
Guaj
a
mostrare
di
temerli
!
Con
la
verga
si
riducono
a
ragione
!
Lasci
fare
a
me
...
Abbandonato
da
tutti
,
senza
neanche
la
soddisfazione
di
veder
degnato
d
'
uno
sguardo
il
mio
progetto
,
andrò
solo
,
laggiù
...
e
ci
guarderemo
in
faccia
...
Nell
'
esaltazione
,
non
avvertiva
la
stonatura
di
quella
sua
apostrofe
bellicosa
;
né
si
mortificò
affatto
nell
'
accorgersi
alla
fine
che
nessuno
gli
badava
più
,
si
lasciò
condurre
da
Capolino
nell
'
ampio
balcone
della
sala
,
mentre
Flaminio
Salvo
,
Francesco
Vella
e
Lando
Laurentano
seguitavano
a
conversare
tra
loro
pacatamente
,
e
Ciccino
prometteva
a
Nicoletta
che
presto
sarebbe
venuto
a
trovarla
a
Girgenti
,
e
donna
Rosa
e
Lillina
davano
consigli
a
Dianella
che
si
regolasse
così
e
così
,
se
voleva
presto
recuperare
la
salute
e
la
gajezza
.
Chiamato
dal
Salvo
,
Capolino
rientrò
poco
dopo
,
e
Aurelio
Costa
restò
solo
nel
balcone
.
Quanto
vi
restò
?
Guardava
le
stelle
,
guardava
come
in
un
sogno
il
chiaror
della
luna
che
si
rifletteva
su
i
vetri
di
lontane
finestre
dirimpetto
,
nella
piazza
;
stretto
da
un
'
ansia
smaniosa
e
dolce
;
senza
più
pensare
al
luogo
ove
si
trovava
;
con
una
sola
immagine
davanti
agli
occhi
,
quella
di
lei
che
ora
,
tra
poco
,
senza
dubbio
sarebbe
venuta
a
trovarlo
là
per
dirgli
:
A
domani
!
Per
sempre
!
-
A
domani
,
per
sempre
,
-
si
ripeteva
,
serrando
le
pugna
,
con
gli
occhi
socchiusi
voluttuosamente
.
Aveva
già
parlato
con
lei
la
mattina
.
S
'
erano
già
accordati
.
Tutto
,
tutto
ella
avrebbe
lasciato
,
per
seguir
lui
!
Sì
,
anche
laggiù
,
nel
pericolo
,
da
cui
egli
non
avrebbe
potuto
in
quel
momento
ritrarsi
.
Del
resto
,
per
forza
,
doveva
andar
laggiù
;
lì
era
la
sua
casa
,
lì
il
suo
lavoro
,
che
avrebbe
ora
messo
a
disposizione
di
altri
,
lasciando
il
Salvo
.
Che
gl
'
importava
?
Di
qual
premio
gli
aveva
ella
parlato
?
Un
grosso
premio
ch
'
egli
avrebbe
perduto
lasciando
il
Salvo
...
Che
gl
'
importava
?
Qual
premio
maggiore
della
felicità
che
ella
gli
avrebbe
data
,
amandolo
?
Così
farneticava
Aurelio
nel
balcone
,
in
attesa
,
tornando
a
ripetere
di
tratto
in
tratto
,
smaniosamente
:
-
A
domani
!
per
sempre
!
Nel
salone
,
intanto
,
Ignazio
Capolino
parlava
con
aria
afflitta
del
subbuglio
,
in
cui
la
pubblicazione
d
'
una
denunzia
in
un
giornale
del
mattino
aveva
messo
tutto
quel
giorno
i
corridoj
della
Camera
.
Si
trattava
delle
quarantamila
lire
,
di
cui
appariva
debitore
verso
la
Banca
Romana
Roberto
Auriti
,
(
«
notoriamente
prestanome
»
diceva
il
giornale
«
d
'
un
deputato
meridionale
molto
conosciuto
e
nelle
grazie
,
fino
a
poco
tempo
fa
,
se
non
proprio
del
Governo
,
di
qualche
membro
(
hic
et
haec
)
di
esso
»
)
.
E
quel
giornale
,
seguitando
,
parlava
delle
carte
sottratte
per
salvare
questo
deputato
meridionale
.
Ma
nella
fretta
,
all
'
ultimo
momento
,
qualche
biglietto
era
rimasto
fuori
e
caduto
in
mano
all
'
autorità
giudiziaria
,
qualche
biglietto
appunto
dell
'
Auriti
,
ora
in
ricerca
affannosa
di
quelle
quarantamila
lire
,
per
salvare
sé
e
l
'
amico
.
Capolino
diceva
che
parecchi
deputati
dell
'
Estrema
Sinistra
avrebbero
portato
la
denunzia
alla
Camera
,
e
prevedeva
imminente
l
'
arresto
dell
'
Auriti
.
Lando
Laurentano
era
su
le
spine
.
Tutto
il
pomeriggio
di
quel
giorno
aveva
cercato
d
'
appurare
donde
quella
notizia
fosse
pervenuta
al
giornale
del
mattino
:
pareva
riferita
da
qualcuno
che
fosse
stato
a
origliare
all
'
uscio
della
stanza
,
in
cui
Giulio
Auriti
aveva
implorato
ajuto
da
lui
;
e
temeva
che
questi
potesse
ora
sospettarlo
autore
della
denunzia
.
Il
Salvo
,
il
Vella
e
il
Capolino
,
notando
il
turbamento
del
giovane
principe
,
si
misero
a
compiangere
Roberto
Auriti
,
come
una
vittima
,
e
il
Salvo
lasciò
intendere
chiaramente
che
egli
sarebbe
stato
disposto
ad
approntare
quella
somma
per
salvarlo
;
ma
il
Capolino
disse
che
ormai
era
troppo
tardi
.
Non
restava
che
di
prendere
una
tazza
di
tè
,
che
Lillina
aveva
già
preparato
.
Le
prime
due
tazze
,
recate
da
Ciccino
,
erano
andate
a
donna
Rosa
e
a
Dianella
.
Nicoletta
ne
porgeva
ora
una
tazza
a
Lando
Laurentano
.
-
Latte
?
-
Sì
,
grazie
.
Poco
.
E
Dianella
,
sorbendo
la
sua
,
aspettava
che
Nicoletta
si
recasse
al
balcone
con
l
'
ultima
tazza
per
Aurelio
.
Ma
Nicoletta
,
vedendosi
spiata
,
finse
in
prima
di
dimenticarsene
,
e
tenne
la
tazza
per
sé
.
-
Uh
,
e
per
il
mio
cavaliere
?
-
esclamò
poi
,
come
sovvenendosi
all
'
improvviso
.
E
andò
al
balcone
.
Appena
Aurelio
la
vide
comparire
,
si
ritrasse
istintivamente
nell
'
ombra
quanto
più
poté
,
per
attirarla
.
Ma
ella
varcò
appena
la
soglia
del
balcone
e
,
porgendogli
la
tazza
,
disse
piano
,
rigida
:
-
Rientri
,
per
carità
:
lei
si
fa
notare
.
Non
faccia
ragazzate
!
-
Ma
mi
dica
soltanto
...
-
scongiurò
egli
.
-
Sì
,
questo
;
e
se
lo
imprima
bene
in
mente
,
-
soggiunse
lei
,
subito
:
-
che
ho
fatto
di
tutto
per
impedir
la
sua
e
la
mia
rovina
.
Non
mi
accusi
,
domani
;
perché
l
'
ha
voluta
anche
lei
.
Basta
!
E
rientrò
nel
salone
.
CAPITOLO
QUARTO
Corrado
Selmi
uscì
dalla
Camera
dei
deputati
livido
,
stravolto
,
con
un
tremor
convulso
per
tutto
il
corpo
.
Appena
su
la
piazza
,
nel
sole
,
fece
uno
sforzo
disperato
su
se
stesso
per
riaversi
,
per
riafferrare
in
sé
e
rimettere
sotto
il
suo
dominio
la
vita
che
gli
sfuggiva
in
un
tremendo
scompiglio
;
ma
restò
,
avvertendo
che
non
aveva
neanche
la
forza
di
trarre
il
respiro
,
quasi
avesse
il
petto
,
il
ventre
squarciati
.
Un
sentimento
nuovo
gli
sorse
allora
improvviso
:
la
paura
.
Non
degli
altri
;
ma
di
sé
.
Or
ora
gli
altri
li
aveva
sfidati
e
assaliti
,
nell
'
aula
del
Parlamento
,
con
estrema
violenza
.
Ancora
ne
tremava
tutto
.
Nessuno
,
là
,
aveva
osato
fiatare
.
Ma
quel
silenzio
...
ah
,
quel
silenzio
era
stato
per
lui
peggiore
di
ogni
invettiva
,
d
'
ogni
tumultuoso
insorgere
di
tutta
l
'
assemblea
.
Quel
silenzio
lo
aveva
ucciso
.
Aveva
ancora
negli
orecchi
il
suono
dei
suoi
passi
nell
'
uscire
dall
'
aula
.
Nel
silenzio
formidabile
,
quei
passi
avevano
sonato
come
colpi
di
martello
su
una
cassa
da
morto
.
Sentiva
una
grande
arsione
;
e
le
gambe
,
come
...
come
se
gli
si
fossero
stroncate
sotto
.
Schiacciato
dall
'
accusa
,
aveva
voluto
rilevarsene
con
tutto
l
'
impeto
delle
energie
vitali
,
ancora
possenti
in
lui
;
ma
appena
aveva
finito
di
parlare
,
quel
silenzio
.
Nessun
dubbio
che
l
'
assemblea
,
subito
dopo
la
sua
uscita
dall
'
aula
,
avesse
votato
l
'
autorizzazione
a
procedere
contro
di
lui
.
Eppure
tutti
lo
sapevano
povero
;
sapevano
che
il
denaro
preso
alle
banche
non
poteva
essere
rinfacciato
a
lui
come
a
tanti
altri
.
Dall
'
avere
affrontato
la
morte
,
quando
più
bella
suol
essere
per
tutti
la
vita
,
non
gli
veniva
il
diritto
di
vivere
?
Nella
losca
complicazione
di
tante
oblique
vicende
la
semplicità
di
questo
diritto
appariva
quasi
ingenua
e
tale
,
che
tutti
,
ridendo
,
dovessero
negarglielo
.
Morto
;
non
solo
,
ma
anche
svergognato
lo
volevano
!
Doveva
morire
allora
,
e
sarebbe
stato
un
eroe
per
tutti
questi
vivi
d
'
oggi
che
gli
rinfacciavano
come
un
delitto
l
'
aver
vissuto
.
Ma
non
tanto
l
'
accusa
,
in
fondo
,
gli
sembrava
ingiusta
,
quanto
ingiusti
gli
accusatori
;
e
,
più
che
ingiusti
,
ingrati
e
vili
:
vili
perché
,
dopo
aver
per
tanti
anni
compreso
che
egli
aveva
pure
questo
diritto
di
vivere
,
si
levavano
ora
a
dimostrargliene
con
ischerno
l
'
ingenuità
;
dopo
aver
per
tanti
anni
compreso
il
suo
bisogno
,
si
levavano
ora
a
rinfacciarglielo
come
un
'
onta
.
Né
si
sarebbero
arrestati
qui
!
Ora
,
il
processo
,
la
condanna
,
il
carcere
.
Corrado
Selmi
rise
,
e
avvertì
ancora
lo
sforzo
che
gli
costava
lo
scomporre
la
truce
espressione
del
volto
in
quel
riso
orribile
.
Il
sorriso
schietto
e
lieve
,
che
aveva
accompagnato
sempre
tutti
gli
atti
della
sua
vita
,
anche
i
più
gravi
e
i
più
rischiosi
,
s
'
era
tramutato
in
quella
triste
smorfia
dura
e
amara
?
Ebbe
di
nuovo
paura
di
sé
:
paura
di
assumere
coscienza
precisa
di
un
certo
che
oscuro
e
orrendo
che
gli
s
'
era
cacciato
all
'
improvviso
nel
fondo
dell
'
essere
e
glielo
scompaginava
,
dandogli
quell
'
impressione
d
'
esser
come
squarciato
dentro
,
irrimediabilmente
.
E
per
ricomporre
comunque
la
compagine
del
suo
essere
,
per
vincere
il
ribrezzo
e
l
'
orrore
di
quell
'
impressione
,
si
guardò
attorno
,
quasi
chiedendo
sostegno
e
conforto
ai
noti
aspetti
delle
cose
.
Gli
parvero
anche
questi
cangiati
e
come
evanescenti
.
Sentì
con
terrore
che
non
gli
era
più
possibile
ristabilire
una
relazione
qual
si
fosse
tra
sé
e
tutto
ciò
che
lo
circondava
.
Sì
,
poteva
guardare
;
ma
che
vedeva
?
poteva
parlare
;
ma
che
dire
?
poteva
muoversi
;
ma
dove
andare
?
Parlò
,
tanto
per
udire
il
suono
della
sua
voce
,
e
gli
parve
anch
'
esso
cangiato
.
Disse
:
-
Che
faccio
?
Sapeva
bene
quel
che
gli
restava
da
fare
.
Ma
nello
schiacciar
con
la
lingua
contro
il
palato
le
due
c
di
faccio
,
non
avvertì
altro
che
l
'
annodatura
della
lingua
e
l
'
amarezza
aspra
della
bocca
;
e
rimase
col
viso
disgustato
e
arcigno
.
-
No
,
-
soggiunse
.
-
Prima
...
che
altro
?
Qualunque
altra
cosa
gli
apparve
inutile
,
vana
.
Poteva
soltanto
,
ancor
per
poco
,
per
passarsi
la
voglia
e
darsi
così
fuor
fuori
uno
sfogo
,
dire
e
fare
sciocchezze
.
Pensare
seriamente
,
agire
seriamente
non
avrebbe
potuto
se
non
a
costo
di
cedere
al
proposito
oscuro
e
violento
che
stava
a
distruggergli
dentro
tutti
gli
elementi
della
vita
.
Baloccarsi
poteva
coi
frantumi
di
essa
che
dal
tumulto
interno
balzavano
a
galla
della
sua
coscienza
squarciata
:
baloccarsi
un
poco
...
Sì
,
in
casa
di
Roberto
Auriti
!
Doveva
vederlo
,
dirgli
che
per
lui
,
per
coprirlo
,
si
era
messo
da
sé
sotto
accusa
.
Ecco
che
aveva
ancora
dove
andare
.
Chiamò
una
vettura
,
per
non
avvertire
il
tremore
e
la
debolezza
delle
gambe
,
e
diede
al
vetturino
l
'
indirizzo
:
via
delle
Colonnette
.
Appena
montato
,
se
ne
pentì
,
prevedendo
,
in
compenso
di
quanto
aveva
fatto
,
una
scenata
.
Ma
no
:
a
ogni
costo
avrebbe
saputo
impedirla
.
Più
che
doveroso
,
il
suo
atto
gli
appariva
generoso
verso
Roberto
Auriti
.
E
,
in
quel
momento
,
non
poteva
sentir
che
disprezzo
della
sua
stessa
generosità
.
S
'
era
spogliato
d
'
ogni
prestigio
,
d
'
ogni
prerogativa
,
per
subir
la
stessa
sorte
d
'
uno
sconfitto
,
che
delle
sue
doti
,
dei
suoi
meriti
non
aveva
saputo
avvalersi
per
farsi
uno
stato
,
per
imporsi
,
come
avrebbe
potuto
,
alla
considerazione
altrui
.
Non
pietà
,
ma
dispetto
,
poteva
ispirare
Roberto
Auriti
.
Che
se
pure
egli
,
navigando
alla
ventura
,
lo
aveva
gittato
con
sé
in
quei
frangenti
,
non
meritava
certo
quel
naufrago
che
Corrado
Selmi
,
già
quasi
scampato
,
si
ributtasse
in
mare
per
perire
con
lui
:
non
lo
meritava
,
perché
non
aveva
saputo
mai
vivere
,
quell
'
uomo
,
mai
disimpacciarsi
da
ostacoli
anche
lievi
:
era
già
per
se
stesso
un
annegato
,
a
cui
tante
e
tante
volte
egli
aveva
gettato
una
corda
per
ajutarlo
a
trarsi
in
salvo
.
L
'
unica
volta
che
quest
'
uomo
s
'
era
messo
a
dar
lui
ajuto
,
ecco
,
con
la
stessa
mano
che
gli
aveva
teso
,
lo
tirava
con
sé
nel
baratro
,
giù
,
giù
,
costringendolo
a
rinunziare
al
salvataggio
altrui
.
E
quel
suo
fratello
corso
in
Sicilia
per
salvare
entrambi
:
ma
sì
!
tutti
dovevano
stare
ad
aspettare
che
andasse
e
ritornasse
col
denaro
!
a
comodo
!
senza
fretta
!
e
dopo
avere
svelato
tutto
a
Lando
Laurentano
!
imbecille
!
Ecco
:
per
questo
solo
fatto
,
egli
avrebbe
potuto
fare
a
meno
d
'
esporsi
per
coprire
un
inetto
.
Ma
ormai
...
Arrivato
in
via
delle
Colonnette
,
salendo
la
scala
semibuja
,
incontrò
Olindo
Passalacqua
che
scendeva
gli
scalini
a
quattro
a
quattro
.
-
Ah
!
giusto
lei
,
onorevole
!
Correvo
in
cerca
di
lei
...
Dica
,
che
c
'
è
?
che
c
'
è
?
-
Vento
,
-
rispose
Corrado
Selmi
,
placidamente
.
Olindo
Passalacqua
restò
come
un
ceppo
.
-
Vento
?
Che
dice
?
Quella
denunzia
infame
?
Ma
come
?
chi
è
stato
?
roba
da
sputargli
in
faccia
!
Andate
a
far
l
'
Italia
per
questa
canaglia
!
Corrado
Selmi
gli
prese
il
mento
fra
due
dita
:
-
Bravo
,
Olindo
!
Nobili
sensi
,
invero
...
Su
,
andiamo
!
-
Aspetti
,
onorevole
,
-
pregò
il
Passalacqua
,
trattenendolo
.
-
La
prevengo
!
Nanna
mia
non
sa
ancora
nulla
.
Non
sapevamo
nulla
neanche
noi
.
Per
combinazione
a
mio
cognato
Pilade
càpita
tra
le
mani
il
giornale
di
due
giorni
fa
...
apre
e
vede
...
ce
lo
manda
su
,
segnato
...
Roberto
stava
ad
annaffiare
i
fiori
in
terrazzo
...
legge
,
casca
dalle
nuvole
...
Ma
ci
si
crede
?
un
uomo
,
un
uomo
come
lui
,
non
leggere
i
giornali
,
in
un
momento
come
questo
?
Capisce
?
come
quell
'
uccello
...
qual
è
?
che
caccia
la
testa
nella
rena
...
E
gliene
compro
tre
,
sa
?
ogni
sera
:
tre
giornali
!
Ne
leggesse
uno
!
Appena
lo
apre
,
si
mette
a
pisolare
;
e
poi
dice
che
li
ha
letti
tutti
e
tre
e
che
dorme
poco
!
-
Lo
struzzo
,
-
disse
Corrado
Selmi
.
-
Permetti
?
E
alzò
le
mani
per
aggiustare
sotto
la
gola
a
Olindo
Passalacqua
la
cravatta
rossa
sgargiante
,
annodata
a
farfalla
.
-
Lo
struzzo
,
-
ripeté
.
-
Quell
'
uccello
che
dicevi
...
Così
va
bene
!
Olindo
Passalacqua
restò
di
nuovo
a
bocca
aperta
.
-
Grazie
,
-
disse
.
-
Ma
dunque
...
dunque
possiamo
star
tranquilli
?
Corrado
Selmi
lo
guardò
negli
occhi
,
serio
;
gli
posò
le
mani
sugli
omeri
,
e
:
-
Non
sei
censore
tu
?
-
gli
domandò
.
-
Censore
...
già
,
-
rispose
perplesso
,
quasi
non
ne
fosse
ben
sicuro
,
il
Passalacqua
.
-
E
dunque
lascia
crollare
il
mondo
!
-
esclamò
il
Selmi
con
un
gesto
di
noncuranza
sdegnosa
.
-
Censore
,
te
ne
impipi
.
Su
,
su
,
vieni
su
con
me
.
Trovarono
Roberto
abbattuto
su
una
poltrona
,
con
la
faccia
rivolta
al
soffitto
,
le
braccia
abbandonate
,
l
'
annaffiatojo
accanto
.
Appena
vide
il
Selmi
,
fece
per
balzare
in
piedi
,
e
,
arrangolando
in
una
irrompente
convulsione
,
andò
a
buttarglisi
sul
petto
.
-
Per
carità
!
per
carità
!
-
scongiurò
Olindo
Passalacqua
,
correndo
a
chiudere
l
'
uscio
e
accennando
con
le
mani
di
far
piano
,
che
Nanna
non
sentisse
di
là
.
Attraverso
l
'
uscio
chiuso
,
all
'
arrangolìo
di
Roberto
sul
petto
di
Corrado
Selmi
rispondeva
di
là
il
vocalizzo
miagolante
di
una
studentessa
di
canto
.
Corrado
Selmi
,
gravato
dal
peso
di
Roberto
,
stette
un
po
'
a
guardare
i
cenni
del
Passalacqua
,
che
seguitava
a
implorar
carità
per
il
cuore
malato
della
sua
povera
moglie
,
carità
per
Roberto
così
perduto
,
carità
per
la
casa
che
sarebbe
andata
a
soqquadro
;
e
scattò
alla
fine
,
scrollandosi
,
in
una
risata
pazzesca
:
-
Ma
da
'
qui
!
-
disse
,
ghermendo
l
'
annaffiatojo
e
avviandosi
di
furia
al
terrazzo
.
-
Ma
che
facciamo
sul
serio
?
Annaffiavi
?
E
seguitiamo
ad
annaffiare
!
Qua
...
qua
...
così
!
così
!
Pioggia
,
Olindo
!
pioggia
!
pioggia
!
E
una
vera
pioggia
furiosa
si
rovesciò
dalla
mela
dell
'
annaffiatojo
addosso
a
Olindo
Passalacqua
,
che
prese
a
fuggire
per
il
terrazzo
,
gridando
e
riparandosi
con
le
mani
la
testa
,
inseguito
dal
Selmi
che
seguitava
a
ridere
,
dicendo
:
-
Io
passo
l
'
acqua
,
tu
passi
l
'
acqua
,
egli
passa
l
'
acqua
,
tutti
passiamo
l
'
acqua
!
-
Oh
Dio
!
per
carità
...
no
!
caro
...
nòooo
...
ma
che
fa
?
basta
...
per
carità
...
non
è
scherzo
!
basta
...
uuuh
...
basta
!
...
Alle
grida
,
sopravvennero
Nanna
,
la
studentessa
di
canto
,
Antonio
Del
Re
e
Celsina
.
Subito
Corrado
Selmi
,
ansante
,
corse
a
stringere
la
mano
alla
signora
Lalla
che
rideva
,
guardando
il
marito
che
si
scrollava
come
un
pulcino
bagnato
.
Ridevano
anche
le
due
giovinette
.
-
La
pianta
,
Nanna
mia
,
-
gridò
il
Selmi
,
-
quale
è
la
pianta
più
utile
?
Il
riso
!
Coltiviamo
il
riso
e
annacquiamo
Olindo
che
fa
ridere
!
-
Ma
io
piango
,
invece
...
-
gemette
il
Passalacqua
.
-
E
appunto
perché
piangi
,
fai
ridere
!
-
ribatté
il
Selmi
.
-
Chi
fa
ridere
,
invece
...
-
borbottò
Antonio
Del
Re
,
serrando
le
pugna
.
-
Fa
piangere
,
è
vero
?
-
compì
la
frase
il
Selmi
.
-
Bravo
,
giovanotto
!
Sempre
serio
!
Tu
le
tue
sciocchezze
le
farai
sempre
sode
,
bene
azzampate
e
con
tanto
di
grugno
.
Noi
,
le
nostre
...
qua
,
censore
...
ballando
,
ballando
...
Su
,
di
là
,
Nanna
,
di
là
...
al
pianoforte
!
Lei
suona
,
e
noi
balliamo
!
Roberto
si
metterà
i
calzoncini
con
lo
spacco
di
dietro
e
la
falda
della
camicina
fuori
;
prenderà
la
sciaboletta
e
il
cavalluccio
di
legno
,
quelli
con
cui
giocò
alla
guerra
,
al
Sessanta
;
gli
faremo
l
'
elmo
di
carta
,
e
si
metterà
a
girare
attorno
...
arri
!
...
arri
!
...
mentre
io
e
Olindo
balleremo
al
suono
dell
'
inno
di
Garibaldi
...
Va
'
fuori
d
'
Italia
...
Va
'
fuori
d
'
Italia
...
Va
'
fuori
d
'
talia
...
Va
'
fuori
,
o
stranier
!
Non
aveva
finito
l
'
ultima
battuta
,
che
su
la
soglia
del
terrazzo
si
presentò
,
con
gli
occhi
ilari
e
lagrimosi
,
raggiante
di
commossa
beatitudine
,
Mauro
Mortara
,
con
le
medaglie
sul
petto
e
lo
zainetto
dietro
le
spalle
.
Appena
lo
vide
,
Corrado
Selmi
fece
un
gesto
d
'
orrore
e
scappò
via
per
l
'
altro
finestrone
che
dava
sul
terrazzo
,
gridando
:
-
Ah
perdio
,
no
!
Questo
poi
è
troppo
!
Roberto
Auriti
gli
corse
dietro
per
trattenerlo
:
-
Corrado
!
Corrado
!
Mauro
Mortara
,
a
quella
fuga
,
restò
come
smarrito
davanti
allo
stupore
della
signora
Lalla
,
del
Passalacqua
e
della
studentessa
di
canto
,
alla
meraviglia
sorridente
di
Celsina
e
a
quella
ingrugnita
di
Antonio
Del
Re
.
-
Vengo
,
se
non
c
'
è
offesa
,
-
disse
,
-
a
salutare
don
Roberto
.
Parto
domani
.
-
Ma
chi
siete
?
-
gli
domandò
la
signora
Lalla
,
come
se
avesse
davanti
un
abitante
della
luna
,
piovuto
dal
cielo
.
-
Sono
...
-
prese
a
rispondere
Mauro
Mortara
;
ma
s
'
interruppe
riconoscendo
Antonio
Del
Re
.
-
Non
siete
il
nipote
di
donna
Caterina
,
voi
?
E
,
pronunziando
questo
nome
,
si
levò
il
cappello
.
-
Diteglielo
voi
,
-
soggiunse
,
-
chi
sono
io
.
Sono
venuto
due
altre
volte
;
non
mi
hanno
fatto
salire
,
perché
don
Roberto
non
era
in
casa
.
Il
Passalacqua
,
tutto
bagnato
,
gli
s
'
accostò
,
gli
sbirciò
le
medaglie
sul
petto
,
e
:
-
Patriota
siciliano
?
-
domandò
.
-
Ai
patrioti
siciliani
,
perdio
,
statue
d
'
oro
!
sta
...
statu
...
statue
...
Uno
starnuto
,
tardo
a
scoppiare
,
lo
tenne
un
tratto
a
bocca
aperta
,
le
nari
frementi
,
le
mani
tese
come
a
pararlo
;
finalmente
scoppiò
e
:
-
D
'
oro
!
-
ripeté
il
Passalacqua
.
-
Mannaggia
il
Selmi
che
m
'
ha
fatto
raffreddare
!
Ma
perché
è
scappato
?
Che
è
pazzo
?
...
Guardate
come
mi
...
mi
ha
...
ma
dove
è
andato
?
-
Roberto
!
-
strillò
a
questo
punto
la
signora
Lalla
,
accorrendo
dal
terrazzo
nella
stanza
,
attraverso
la
quale
il
Selmi
era
poc
'
anzi
fuggito
.
Rientrarono
tutti
,
spaventati
,
dietro
a
lei
.
Un
estraneo
,
col
cappello
in
mano
e
gli
occhi
bassi
,
stava
rigido
su
la
soglia
di
quella
camera
,
mentre
Roberto
,
col
viso
terreo
,
chiazzato
qua
e
là
,
si
guardava
attorno
,
convulso
,
indeciso
.
Al
grido
di
lei
,
protese
le
mani
,
ma
come
per
impedire
il
prorompere
della
sua
più
che
dell
'
altrui
commozione
.
-
Vi
prego
,
vi
prego
,
-
disse
,
-
senza
chiasso
...
Nulla
...
Una
...
una
chiamata
in
questura
...
-
Lo
arrestano
!
-
fischiò
allora
tra
i
denti
Antonio
Del
Re
,
col
volto
scontraffatto
e
tutto
vibrante
.
Nanna
cacciò
uno
strillo
e
cadde
in
convulsione
tra
le
braccia
del
marito
.
-
Lo
arrestano
?
-
domandò
Mauro
Mortara
,
facendosi
innanzi
,
mentre
Roberto
Auriti
cercava
nella
camera
gli
abiti
da
indossare
e
con
le
mani
accennava
a
tutti
di
non
gridare
,
di
non
far
confusione
.
-
Come
?
-
seguitò
Mauro
,
guardando
Antonio
Del
Re
.
Non
ottenendo
risposta
da
nessuno
,
andò
incontro
a
quell
'
estraneo
e
,
levando
un
braccio
,
lo
apostrofò
:
-
Voi
!
voi
siete
venuto
qua
ad
arrestare
don
Roberto
Auriti
?
-
Mauro
!
-
lo
interruppe
questi
.
-
Per
carità
,
Mauro
...
lascia
!
-
Ma
come
?
-
ripeté
Mauro
Mortara
,
rivolgendosi
a
Roberto
.
-
Arrestano
voi
?
Perché
?
Roberto
accorse
a
dare
una
mano
al
Passalacqua
,
alla
studentessa
di
canto
,
a
Celsina
,
che
non
riuscivano
a
sorreggere
la
signora
Lalla
,
la
quale
si
dibatteva
e
si
scontorceva
,
tra
urli
,
singhiozzi
,
gemiti
e
risa
convulse
.
-
Di
là
,
per
carità
,
di
là
,
portatela
di
là
!
-
scongiurò
.
Ma
non
fu
possibile
.
Il
Passalacqua
,
invece
di
avvalersi
dell
'
ajuto
di
Roberto
,
pensò
bene
di
buttargli
le
braccia
al
collo
,
rompendo
in
singhiozzi
ed
esclamando
:
-
Cireneo
!
Cireneo
!
Cireneo
!
Roberto
si
divincolò
,
quasi
con
schifo
,
e
si
turò
gli
orecchi
,
mentre
il
Passalacqua
,
rivolto
a
Mauro
Mortara
,
seguitava
:
-
Patriota
,
vedete
?
così
l
'
Italia
compensa
i
suoi
martiri
!
così
!
-
Il
figlio
di
Stefano
Auriti
!
-
diceva
tra
sé
Mauro
Mortara
,
con
gli
occhi
sbarrati
,
battendosi
una
mano
sul
petto
.
-
Il
figlio
di
donna
Caterina
Laurentano
!
...
E
dovevo
veder
questo
a
Roma
?
Ma
che
avete
fatto
?
-
corse
a
domandare
a
Roberto
,
afferrandolo
per
le
braccia
e
scotendolo
.
-
Ditemi
che
siete
sempre
lo
stesso
!
Sì
?
E
allora
...
Si
afferrò
con
una
mano
le
medaglie
sul
petto
;
se
le
strappò
;
le
scagliò
a
terra
;
vi
andò
sopra
col
piede
e
le
calpestò
;
poi
,
rivolgendosi
al
delegato
:
-
Ditelo
al
vostro
Governo
!
-
gridò
.
-
Ditegli
che
un
vecchio
campagnuolo
,
venuto
a
veder
Roma
con
le
sue
medaglie
garibaldine
,
vedendo
arrestare
il
figlio
d
'
un
eroe
che
gli
morì
tra
le
braccia
nella
battaglia
di
Milazzo
,
si
strappò
dal
petto
le
medaglie
e
le
calpestò
!
così
!
Tornò
a
Roberto
,
lo
abbracciò
,
e
sentendolo
singhiozzare
su
la
sua
spalla
:
-
Figlio
mio
!
figlio
mio
!
-
si
mise
a
dirgli
,
battendogli
dietro
una
mano
.
A
questo
punto
,
Antonio
Del
Re
scappò
via
dalla
camera
mugolando
e
rovesciando
nella
furia
una
seggiola
.
Celsina
,
che
lo
spiava
,
gli
corse
dietro
,
sgomenta
,
chiamandolo
per
nome
.
Mauro
Mortara
si
voltò
felinamente
,
come
se
a
quell
'
uscita
precipitosa
gli
fosse
balenato
in
mente
che
si
volesse
impedire
comunque
l
'
arresto
;
e
si
mostrò
pronto
a
qualunque
violenza
.
Sciolto
dall
'
abbraccio
di
lui
,
Roberto
Auriti
si
fece
innanzi
al
delegato
:
-
Eccomi
.
-
No
!
-
gridò
Mauro
,
riafferrandolo
per
un
braccio
.
-
Don
Roberto
!
Così
vi
consegnate
?
-
Ti
prego
,
lasciami
...
-
disse
Roberto
Auriti
;
e
,
rivolgendosi
al
delegato
:
-
Lei
scusi
...
Con
la
mano
chiamò
Nanna
,
che
fiatava
ora
a
stento
,
con
ambo
le
mani
sul
cuore
,
e
la
baciò
in
fronte
,
dicendole
:
-
Coraggio
...
-
E
che
dirò
a
vostra
madre
?
-
esclamò
allora
Mauro
agitando
in
aria
le
mani
.
Roberto
Auriti
si
gonfiò
,
si
portò
le
mani
sul
volto
per
far
argine
all
'
impeto
della
commozione
e
andò
via
,
seguito
dal
delegato
,
mentre
la
signora
Lalla
,
sostenuta
dal
marito
e
dalla
studentessa
di
canto
,
riprendeva
più
a
gemere
che
a
gridare
:
-
Roberto
!
Roberto
!
Roberto
!
Mauro
Mortara
restò
a
guatare
,
come
annichilito
.
Quando
il
Passalacqua
lo
ragguagliò
di
tutto
,
e
,
fresco
della
recente
lettura
del
giornale
,
gli
espose
tutta
la
miseria
e
la
vergogna
del
momento
:
-
Questa
,
-
disse
,
-
questa
è
l
'
Italia
?
E
,
nel
crollo
del
suo
gran
sogno
,
non
pensò
più
a
Roberto
Auriti
,
all
'
arresto
di
lui
,
non
sentì
,
non
vide
più
nulla
.
Le
sue
medaglie
rimasero
lì
per
terra
,
calpestate
.
Uscendo
dalla
casa
di
Roberto
,
Corrado
Selmi
s
'
imbatté
per
le
scale
nel
delegato
e
nelle
guardie
che
salivano
ad
arrestar
l
'
innocente
.
Si
fermò
un
istante
,
indeciso
;
ma
subito
si
sentì
occupare
il
cervello
da
una
densa
oscurità
,
e
in
quella
tenebra
d
'
ira
e
d
'
angoscia
udì
una
voce
che
dal
fondo
della
coscienza
lo
ammoniva
ch
'
egli
non
poteva
in
alcun
modo
sul
momento
impedire
quell
'
atroce
ingiustizia
.
Seguitò
a
scendere
la
scala
;
rimontò
in
vettura
e
provò
quasi
stupore
alla
domanda
del
vetturino
,
ove
dovesse
condurlo
.
Ma
a
casa
;
c
'
era
bisogno
di
dirlo
?
dove
poteva
più
andare
?
che
più
gli
restava
da
fare
?
-
Via
San
Niccolò
da
Tolentino
.
E
,
come
se
già
vi
fosse
,
si
vide
per
le
scale
della
sua
casa
:
ecco
,
entrava
in
camera
;
si
recava
all
'
angolo
,
ov
'
era
uno
stipetto
a
muro
,
di
lacca
verde
;
lo
apriva
;
ne
traeva
una
boccetta
,
e
...
Istintivamente
,
s
'
era
cacciata
una
mano
nel
taschino
del
panciotto
,
ov
'
era
la
chiave
di
quello
stipetto
.
Cosa
strana
:
pensava
ora
allo
specchio
,
a
un
piccolo
specchio
ovale
,
appeso
accanto
a
quello
stipetto
,
al
quale
egli
non
avrebbe
dovuto
volger
lo
sguardo
,
per
non
vedersi
.
Ma
pure
,
ecco
,
si
vedeva
:
sì
,
in
quello
specchio
,
con
la
boccetta
in
mano
:
vedeva
l
'
espressione
dei
suoi
occhi
,
ridente
,
quasi
non
credessero
ch
'
egli
avrebbe
fatto
quella
cosa
.
No
!
Prima
doveva
scrivere
e
suggellare
una
dichiarazione
per
l
'
Auriti
:
poche
righe
,
esplicite
.
Non
meritavano
gli
accusatori
un
suo
ultimo
sfogo
.
Due
righe
soltanto
,
per
salvar
l
'
amico
,
già
in
carcere
.
I
nemici
...
-
ma
quali
?
quanti
erano
?
Tutti
!
Possibile
?
Tutti
gli
amici
di
jeri
.
Tutti
e
nessuno
,
a
prenderli
a
uno
a
uno
.
Ché
nulla
egli
aveva
fatto
a
nessuno
di
loro
perché
le
liete
accoglienze
di
jeri
si
convertissero
così
d
'
un
tratto
in
tanta
alienazione
d
'
animi
,
in
tanta
ostilità
.
Ma
era
il
momento
,
la
furia
cieca
del
momento
,
che
s
'
abbatteva
su
lui
,
che
in
lui
trovava
la
preda
,
e
lo
abbrancava
,
ecco
,
e
lo
sbranava
in
un
attimo
.
Ah
come
andava
lenta
quella
vettura
!
Parve
a
Corrado
Selmi
ch
'
essa
gli
prolungasse
con
feroce
dispetto
l
'
agonia
.
-
Non
sono
in
casa
per
nessuno
,
-
disse
a
Pietro
,
il
vecchio
servo
che
stava
da
tanti
anni
con
lui
.
E
il
primo
suo
moto
,
entrando
in
camera
,
fu
verso
quello
stipetto
.
Si
trattenne
.
Pensò
alla
dichiarazione
da
scrivere
.
Ma
pur
volle
prendere
prima
la
boccetta
e
,
senza
guardarla
,
la
recò
con
sé
alla
scrivania
dello
studio
.
Restò
un
pezzo
lì
in
piedi
,
come
sospeso
in
cerca
di
qualche
cosa
che
s
'
era
proposto
di
fare
e
a
cui
non
pensava
più
.
Istintivamente
,
pian
piano
,
rientrò
nella
camera
;
gli
occhi
gli
andarono
al
piccolo
specchio
ovale
,
appeso
alla
parete
presso
lo
stipetto
.
Aveva
dimenticato
di
guardarsi
lì
.
Scrollò
le
spalle
e
tornò
indietro
,
alla
scrivania
;
sedette
;
trasse
dalla
cartella
un
foglio
e
una
busta
;
guardò
se
su
la
scrivania
ci
fosse
il
cannello
di
ceralacca
e
il
sigillo
;
si
alzò
di
nuovo
e
rientrò
nella
camera
per
prendere
dal
tavolino
da
notte
la
bugia
con
la
candela
.
La
dichíarazione
gli
venne
men
breve
di
quanto
aveva
divisato
,
poiché
a
maggior
salvaguardia
dell
'
innocenza
dell
'
Auriti
pensò
di
chiamare
in
testimonio
lo
stesso
governatore
della
banca
,
già
anche
lui
tratto
in
arresto
,
col
quale
,
prima
di
contrarre
sott
'
altro
nome
quel
debito
,
si
era
segretamente
accordato
.
Finito
di
scrivere
,
guardò
su
la
scrivania
la
boccetta
,
e
sentì
mancarsi
a
un
tratto
la
voglia
di
rileggere
quanto
aveva
scritto
.
Gli
parvero
enormi
tutte
le
piccole
cose
che
gli
restavano
ancora
da
fare
:
piegare
in
quattro
quel
foglio
,
chiuderlo
nella
busta
;
accendere
la
candela
;
bruciarvi
il
cannello
di
ceralacca
;
apporre
i
sigilli
...
si
diede
a
far
tutto
con
esasperazione
.
Ansava
;
le
dita
,
senza
più
tatto
,
gli
ballavano
.
Stava
per
chiudere
la
busta
,
quando
giù
dalla
via
scattò
stridulo
,
sguajato
,
il
suono
d
'
un
organetto
.
Parve
al
Selmi
che
quel
suono
,
in
quel
punto
,
gli
spaccasse
il
cranio
:
si
turò
gli
orecchi
,
balzò
in
piedi
,
contrasse
tutto
il
volto
come
per
uno
strazio
insopportabile
,
fu
per
avventarsi
alla
finestra
a
scagliare
ingiurie
a
quel
sonatore
ambulante
.
Ah
no
perdio
!
così
,
no
!
al
suono
d
'
una
canzonetta
napoletana
,
no
no
,
no
.
Si
sentì
avvilito
da
tutta
quella
furia
.
O
che
era
un
ladro
davvero
?
Piano
,
piano
,
senza
tremor
di
mani
,
senza
quell
'
aridezza
in
bocca
;
dopo
aver
sedato
i
nervi
,
e
sorridente
,
egli
doveva
uccidersi
,
come
a
lui
si
conveniva
.
Prese
la
busta
con
la
dichiarazione
e
la
cacciò
dentro
la
cartella
;
si
pose
in
tasca
la
boccetta
del
veleno
.
Voleva
uscir
di
nuovo
per
un
'
ultima
passeggiata
,
per
salutar
la
vita
,
scevro
ormai
d
'
ogni
cura
,
esente
d
'
ogni
peso
,
libero
d
'
ogni
passione
,
con
occhi
limpidi
e
animo
sereno
;
salutar
la
vita
,
col
suo
lieve
antico
sorriso
;
bearsi
per
l
'
ultima
volta
delle
cose
che
restavano
,
liete
in
quel
giorno
di
sole
,
ignare
in
mezzo
al
torbido
fluttuare
di
tante
vicende
che
presto
il
tempo
avrebbe
travolte
con
sé
.
Ridiscese
in
istrada
,
fe
'
cenno
a
un
vetturino
d
'
accostarsi
e
si
fece
condurre
al
Gianicolo
.
Dapprima
,
come
in
preda
a
quello
stordimento
rombante
cagionato
da
un
improvviso
otturarsi
degli
orecchi
,
non
poté
avvertire
,
né
vedere
,
né
pensar
nulla
;
solo
quando
passò
con
la
vettura
per
la
via
della
Lungara
,
innanzi
le
carceri
di
Regina
Coeli
,
pensò
che
forse
a
quell
'
ora
Roberto
Auriti
vi
era
rinchiuso
;
ma
non
volle
affliggersene
più
.
Tra
poco
,
con
quella
sua
dichiarazione
,
ne
sarebbe
uscito
,
per
seguitare
la
sua
incerta
e
penosa
esistenza
tra
quella
sua
signora
Lalla
e
il
Passalacqua
e
il
Bonomè
,
mentre
egli
,
invece
-
ah
!
si
sarebbe
liberato
!
Giunto
in
cima
al
colle
,
gli
parve
davvero
una
liberazione
quell
'
altezza
,
da
cui
poté
contemplare
Roma
luminosa
nel
sole
,
sotto
l
'
azzurro
intenso
del
cielo
;
liberazione
da
tutte
le
piccole
miserie
acerbe
che
laggiù
lo
avevano
offeso
e
soffocato
,
dall
'
urto
di
tutte
le
meschine
volgarità
quotidiane
;
dalle
fastidiose
risse
dei
piccoli
uomini
che
volevano
contendergli
il
passo
e
il
respiro
.
Si
sentì
lassù
libero
e
solo
,
libero
e
sereno
,
sopra
tutti
gli
odii
,
sopra
tutte
le
passioni
,
sopra
e
oltre
il
tempo
,
inalzato
,
assunto
a
quella
altezza
dal
suo
grande
amore
per
la
vita
ch
'
egli
difendeva
,
uccidendosi
.
E
in
esso
e
con
esso
si
sentì
puro
,
in
un
attimo
,
per
sempre
.
Nell
'
eternità
di
quell
'
attimo
si
cancellarono
,
sparvero
assolte
le
sue
debolezze
,
i
suoi
trascorsi
,
le
sue
colpe
,
già
che
egli
era
pure
stato
un
uomo
e
soggetto
a
contrarie
necessità
.
Ora
,
con
la
morte
,
le
avrebbe
vinte
tutte
.
Restava
solo
,
in
quel
punto
,
luminoso
indefettibile
immortale
il
suo
amore
per
la
vita
,
l
'
amore
per
la
sua
terra
,
per
la
sua
patria
,
per
cui
aveva
combattuto
e
vinto
.
Sì
,
come
i
tanti
che
avevano
avuto
lassù
,
in
difesa
di
Roma
,
una
bella
morte
,
troncati
nel
frenetico
ardore
della
gioventù
e
resi
immuni
di
tutte
le
miserie
,
liberi
di
tutti
gli
ostacoli
che
forse
nel
tempo
li
avrebbero
deformati
e
avviliti
.
Ora
in
quel
momento
anch
'
egli
,
spogliandosi
di
tutte
le
miserie
,
liberandosi
di
tutti
gli
ostacoli
,
acceso
e
vibrante
dell
'
ardore
antico
,
con
negli
occhi
l
'
oro
dell
'
ultimo
sole
su
le
case
della
grande
città
quadrata
,
si
foggiava
com
'
essi
una
bella
morte
,
una
morte
che
lo
inalzava
a
se
stesso
,
senza
invidia
per
quelli
effigiati
e
composti
lassù
per
la
gloria
in
un
mezzo
busto
di
marmo
.
Pensò
che
aveva
con
sé
la
boccetta
del
veleno
;
ma
no
!
a
casa
!
a
casa
!
tranquillamente
,
sul
suo
letto
:
senza
dare
spettacolo
!
E
ridiscese
alla
città
.
Ridisceso
,
gli
parve
di
aver
lasciato
la
propria
anima
lassù
,
nel
sole
.
Qua
,
nell
'
ombra
era
il
corpo
ancor
vivo
,
per
poco
si
guardò
le
mani
,
le
gambe
,
e
provò
subito
un
brivido
d
'
orrore
.
Ma
,
come
se
di
lassù
una
voce
severamente
lo
richiamasse
,
egli
si
riprese
e
a
quella
voce
rispose
che
sì
,
quel
suo
corpo
,
egli
lo
avrebbe
tra
poco
ucciso
,
senza
esitare
.
Passato
il
ponte
di
ferro
,
udì
strillare
da
alcuni
giornalaj
un
'
edizione
straordinaria
del
foglio
più
diffuso
di
Roma
.
Pensò
che
fosse
per
lui
,
e
fece
fermar
la
vettura
;
comprò
quel
foglio
.
Difatti
,
in
prima
pagina
era
il
resoconto
della
seduta
parlamentare
,
e
nella
sesta
colonna
spiccava
in
cima
il
suo
nome
CORRADO
SELMI
come
titolo
dell
'
articolo
del
giorno
.
Prese
a
leggerlo
;
ma
presto
n
'
ebbe
un
fastidio
strano
:
avvertì
che
quello
era
già
per
lui
un
linguaggio
vuoto
e
vano
,
che
non
aveva
più
alcun
potere
di
muovere
in
lui
alcun
sentimento
,
quasi
fatto
di
parole
senza
significato
.
Gli
parve
che
lo
scrittore
di
quell
'
articolo
non
avesse
altra
mira
che
quella
di
dimostrare
che
egli
era
vivo
,
ben
vivo
,
e
che
,
come
tale
,
poteva
e
sapeva
giocare
con
le
parole
,
perché
gli
altri
vivi
,
i
lettori
,
potessero
dire
:
«
Guarda
com
'
è
bravo
!
guarda
come
scrive
bene
!
»
.
Quel
foglio
,
così
leggero
,
gli
parve
a
un
tratto
,
con
quel
suo
nome
stampato
lì
in
cima
,
una
lapide
,
la
sua
lapide
,
ch
'
egli
stesso
per
uno
strano
caso
si
portasse
in
carrozza
,
diretto
alla
fossa
;
strana
lapide
,
in
cui
,
anziché
le
solite
lodi
menzognere
,
fossero
incise
accuse
e
ingiurie
.
Ma
che
importavano
più
a
lui
?
Era
morto
.
Voltò
la
pagina
del
giornale
.
Subito
gli
occhi
gli
andarono
su
un
'
intestazione
a
grossi
caratteri
,
che
prendeva
cinque
colonne
di
quella
seconda
pagina
:
L
'
ECCIDIO
D
'
ARAGONA
IN
SICILIA
e
sotto
,
a
caratteri
piú
piccoli
:
Gli
operaj
delle
zolfare
in
rivolta
-
L
'
assalto
alla
vettura
dell
'
ingegnere
minerario
Costa
-
Scene
selvagge
-
Lo
uccidono
con
la
moglie
del
deputato
Capolino
e
bruciano
i
cadaveri
.
Corrado
Selmi
restò
,
oppresso
d
'
orrore
e
di
ribrezzo
,
con
gli
occhi
fissi
su
quelle
notizie
.
Comprese
che
per
esse
e
non
per
lui
era
uscita
quell
'
edizione
straordinaria
del
giornale
.
La
moglie
del
deputato
Capolino
?
Egli
l
'
aveva
veduta
a
Girgenti
,
quando
vi
si
era
recato
per
sostenere
la
candidatura
di
Roberto
Auriti
e
assistere
il
Verònica
nel
duello
col
marito
di
lei
.
Bellissima
donna
...
Uccisa
?
E
come
si
trovava
in
vettura
,
ad
Aragona
,
con
quell
'
ingegnere
?
Ah
,
partita
da
Roma
con
lui
...
Una
fuga
?
...
Era
l
'
ingegnere
del
Salvo
...
Gli
operaj
delle
zolfare
si
recavano
in
colonna
dal
paese
alla
stazione
,
risoluti
a
non
farlo
entrare
,
se
da
Roma
non
portava
l
'
assicurazione
che
le
promesse
sarebbero
state
mantenute
...
Oh
,
guarda
...
quel
Prèola
...
Marco
Prèola
,
quel
miserabile
che
Roberto
Auriti
aveva
scaraventato
contro
l
'
uscio
a
vetri
della
redazione
del
giornalucolo
clericale
...
capitanava
lui
,
adesso
,
quella
turba
selvaggia
di
facinorosi
...
li
incitava
all
'
assalto
della
vettura
,
al
macello
.
Ah
,
vili
!
colpire
una
donna
...
Il
Costa
sparava
...
e
allora
...
Il
Selmi
non
poté
leggere
più
oltre
;
restò
,
nel
raccapriccio
,
col
giornale
aperto
tra
le
mani
,
come
soffocato
da
quella
strage
;
gli
parve
di
sentirsi
investito
dal
feroce
affanno
di
tutto
un
popolo
inselvaggito
.
Appallottò
in
un
impeto
di
schifo
il
foglio
e
lo
scagliò
dalla
vettura
.
Domani
,
o
la
sera
di
quello
stesso
giorno
,
in
una
nuova
edizione
straordinaria
esso
avrebbe
annunziato
con
quei
grossi
caratteri
il
suicidio
di
lui
.
Rientrando
in
casa
,
da
Pietro
,
il
vecchio
servo
,
fu
avvertito
che
c
'
era
in
salotto
il
nipote
dell
'
Auriti
,
Antonio
Del
Re
.
-
Sta
bene
,
-
disse
.
-
Lo
farai
entrare
nello
studio
,
appena
sonerò
.
Forse
Pietro
si
aspettava
una
riprensione
per
aver
fatto
entrare
quel
giovanotto
,
e
aveva
pronta
la
risposta
,
che
questi
cioè
s
'
era
introdotto
di
prepotenza
in
casa
,
non
ostante
che
lui
già
una
prima
volta
gli
avesse
detto
che
il
padrone
non
c
'
era
e
avesse
fatto
poi
di
tutto
per
impedirgli
il
passo
.
Aprì
le
braccia
e
s
'
inchinò
al
reciso
ordine
del
Selmi
;
ma
,
come
questi
s
'
avviò
per
la
sua
camera
,
rimase
perplesso
,
se
non
lo
dovesse
prevenire
circa
al
contegno
minaccioso
e
all
'
aspetto
stravolto
di
quel
giovanotto
.
Socchiuse
gli
occhi
,
si
strinse
nelle
spalle
,
come
per
dire
:
«
L
'
ordine
è
questo
!
»
e
si
recò
nel
salotto
per
tener
d
'
occhio
quell
'
insolente
visitatore
.
-
Ecco
-
gli
disse
,
indicando
con
una
mossa
del
volto
l
'
uscio
di
fronte
.
-
Adesso
,
appena
suona
...
Antonio
Del
Re
non
stava
più
alle
mosse
;
friggeva
.
Il
viso
,
nello
spasimo
dell
'
attesa
terribile
,
gli
si
scomponeva
.
Teneva
una
mano
irrequieta
in
tasca
.
E
il
vecchio
servo
gli
guatava
quella
mano
che
,
dentro
la
giacca
,
pareva
brancicasse
un
'
arma
.
Il
suono
del
campanello
,
intanto
,
tardava
;
e
più
tardava
,
più
cresceva
l
'
ansito
,
invano
dissimulato
,
del
giovine
e
l
'
irrequietezza
di
quella
mano
.
Il
vecchio
servo
,
ormai
al
colmo
della
costernazione
,
si
accostò
all
'
uscio
,
vi
si
parò
davanti
,
appena
a
tempo
,
ché
allo
squillo
del
campanello
Antonio
Del
Re
s
'
avventò
all
'
uscio
come
una
belva
con
un
pugnale
brandito
,
trascinandosi
dietro
nella
furia
il
vecchio
che
lo
teneva
abbrancato
.
Corrado
Selmi
,
pallidissimo
,
seduto
innanzi
alla
scrivania
,
col
bicchiere
ancora
in
mano
,
da
cui
aveva
bevuto
or
ora
il
veleno
della
boccetta
rovesciata
presso
la
cartella
,
si
volse
e
arrestò
d
'
un
tratto
con
uno
sguardo
gelido
e
un
sorriso
appena
sdegnoso
,
tremulo
su
le
labbra
,
la
violenza
del
giovine
.
-
Non
t
'
incomodare
!
-
gli
disse
.
-
Vedi
?
Ho
fatto
da
me
...
Lascialo
!
-
ordinò
al
servo
.
-
E
ti
proibisco
di
gridare
o
di
correre
a
soccorsi
.
Prese
dalla
scrivania
la
busta
sigillata
e
la
mostrò
al
giovine
che
ansimava
e
mirava
,
ora
,
allibito
.
-
Tu
butti
male
,
ragazzo
,
-
gli
disse
.
-
Hai
una
trista
faccia
...
Ma
sta
'
tranquillo
:
questa
busta
è
per
tuo
zio
.
Sarà
liberato
.
Lasciala
stare
qua
.
Posò
di
nuovo
la
busta
su
la
scrivania
;
strizzò
gli
occhi
;
serrò
i
denti
;
s
'
interì
,
mentre
nel
pallore
cadaverico
il
viso
gli
si
chiazzava
di
lividi
.
Fece
per
alzarsi
;
il
servo
accorse
a
sostenerlo
.
-
Accompagnami
...
al
letto
...
Si
voltò
al
Del
Re
,
con
gli
occhi
già
un
po
'
vagellanti
.
Quasi
l
'
ombra
d
'
un
sorriso
gli
tremò
ancora
nella
faccia
spenta
.
E
disse
con
strana
voce
:
-
Impara
a
ridere
,
giovanotto
...
Va
'
fuori
:
oggi
è
una
bellissima
giornata
.
E
scomparve
dall
'
uscio
,
sostenuto
dal
servo
.
Come
da
via
delle
Colonnette
,
all
'
arresto
di
Roberto
Auriti
,
Antonio
Del
Re
era
scappato
alla
casa
del
Selmi
,
così
,
ma
con
altro
animo
,
Mauro
Mortara
era
corso
in
cerca
di
Lando
Laurentano
.
Al
villino
di
via
Sommacampagna
,
Raffaele
il
cameriere
gli
aveva
detto
che
il
padrone
,
letta
nel
giornale
la
notizia
di
quell
'
eccidio
avvenuto
in
Sicilia
,
dalle
parti
di
Girgenti
,
era
saltato
in
vettura
,
diretto
alla
casa
dei
Vella
.
-
E
dov
'
è
?
Come
faccio
a
trovar
la
via
?
-
Se
volete
,
in
vettura
vi
ci
accompagno
io
.
In
vettura
,
vedendolo
affannato
e
smanioso
d
'
arrivare
,
gli
aveva
chiesto
se
conosceva
quella
signora
e
quell
'
ingegnere
.
-
Che
signora
?
che
ingegnere
?
-
Come
?
Non
avete
inteso
?
Non
sapete
nulla
?
Li
hanno
assassinati
ad
Aragona
...
-
Ad
Aragona
?
-
I
solfaraj
.
-
Ma
dunque
...
E
s
'
era
interrotto
,
con
un
balzo
,
per
guardar
prima
fiso
in
faccia
,
con
occhi
stralunati
,
il
cameriere
,
poi
dalla
vettura
la
gente
che
passava
per
via
,
quasi
tutt
'
a
un
tratto
assaltato
dal
dubbio
che
una
gran
catastrofe
fosse
accaduta
,
senza
ch
'
egli
ne
sapesse
nulla
.
-
Ma
dunque
,
che
succede
?
Tutto
sottosopra
?
Là
ammazzano
!
Qua
arrestano
!
Sapete
che
hanno
arrestato
don
Roberto
Auriti
?
-
Il
cugino
del
padrone
?
-
Il
cugino
!
il
cugino
!
E
lui
se
ne
va
dal
Vella
!
Gli
arrestano
il
cugino
,
don
Roberto
Auriti
,
uno
dei
Mille
,
che
al
Sessanta
aveva
dodici
anni
,
e
combatteva
!
E
suo
padre
mi
morì
fra
le
braccia
,
a
Milazzo
...
Arrestato
!
Sotto
gli
occhi
miei
!
A
questo
,
a
questo
mi
dovevo
ritrovare
!
S
'
era
messo
a
gridare
in
vettura
e
a
gesticolare
e
a
pianger
forte
;
e
tutta
la
gente
,
a
voltarsi
,
a
fermarsi
,
a
commentare
,
nel
vederlo
così
stranamente
parato
,
con
quello
zainetto
dietro
le
spalle
,
in
fuga
su
quella
vettura
e
vociferante
.
-
Statevi
zitto
!
statevi
zitto
!
Ma
che
zitto
!
Voleva
giustizia
e
vendetta
Mauro
Mortara
di
quell
'
arresto
;
e
come
Raffaele
,
per
farlo
tacere
,
gli
parlò
della
visita
che
,
alcuni
giorni
addietro
,
forse
per
questo
don
Giulio
,
il
fratello
di
don
Roberto
,
aveva
fatto
al
padrone
:
-
Ma
sicuro
!
-
gridò
,
sovvenendosi
.
-
C
'
ero
io
!
c
'
ero
io
!
E
l
'
ho
visto
piangere
.
Per
questo
,
dunque
,
piangeva
quel
povero
figliuolo
?
Voleva
ajuto
...
E
dunque
...
e
dunque
don
Landino
gliel
'
ha
negato
?
Possibile
?
-
Forse
perché
la
somma
era
troppo
forte
...
-
Ma
che
troppo
forte
mi
andate
dicendo
!
Quando
si
tratta
dell
'
onore
d
'
un
patriota
!
E
lui
è
ricco
!
E
sua
zia
non
ebbe
nulla
dei
tesori
del
padre
,
ché
si
prese
tutto
il
fratello
maggiore
...
Oh
Dio
!
Dio
!
Donna
Caterina
...
l
'
unica
degna
figlia
di
suo
padre
...
Ora
donna
Caterina
ne
morrà
di
crepacuore
...
Ma
se
è
vero
questo
,
per
la
Madonna
,
che
gli
ha
negato
ajuto
,
non
lo
guardo
più
in
faccia
,
com
'
è
vero
Dio
!
Non
ci
credo
!
non
ci
voglio
credere
!
Arrivato
in
casa
Vella
,
però
,
vi
trovò
tale
scompiglio
,
che
non
poté
più
pensare
a
domandar
conto
a
Lando
dell
'
arresto
di
Roberto
Auriti
.
Dianella
Salvo
,
la
sua
amicuccia
donna
Dianella
,
la
sua
colomba
,
che
in
quel
mese
passato
a
Valsanìa
aveva
saputo
avvincerlo
e
intenerirlo
con
la
grazia
soave
degli
sguardi
e
della
voce
,
nel
vederlo
entrare
aggrondato
e
smarrito
nel
salone
,
gli
si
precipitò
subito
incontro
quasi
con
un
nitrito
di
polledra
spaurita
,
e
gli
s
'
aggrappò
al
petto
,
tutta
tremante
,
affondandogli
la
testa
scarmigliata
entro
la
camicia
d
'
albagio
,
quasi
volesse
nascondersi
dentro
di
lui
,
e
gridando
,
con
una
mano
protesa
indietro
,
verso
il
padre
:
-
Il
lupo
!
...
Il
lupo
!
Mauro
Mortara
,
così
soprappreso
,
frugato
nel
petto
da
quella
fanciulla
in
quello
stato
,
levò
il
capo
,
sbalordito
,
a
cercar
negli
occhi
degli
astanti
una
spiegazione
:
mirò
visi
sbigottiti
,
afflitti
,
piangenti
,
mani
alzate
in
gesti
di
timore
,
di
riparo
,
di
pena
e
di
maraviglia
.
Non
comprese
che
la
fanciulla
fosse
impazzita
.
Le
prese
il
capo
tra
le
mani
e
provò
di
scostarselo
dal
petto
per
guardarla
negli
occhi
:
-
Figlia
mia
!
-
disse
.
-
Che
vi
hanno
fatto
?
che
vi
hanno
fatto
?
Ditelo
a
me
!
Assassini
...
Il
cuore
...
hanno
strappato
il
cuore
...
il
cuore
anche
a
me
!
Ma
,
come
poté
vederle
gli
occhi
e
la
faccia
disfatta
,
stravolta
,
aperta
ora
a
uno
squallido
riso
,
con
un
filo
di
sangue
tra
i
denti
,
inorridì
:
guatò
di
nuovo
tutti
in
giro
e
,
riponendosi
sul
petto
il
capo
di
lei
e
lasciandovi
sui
capelli
scarmigliati
la
mano
in
atto
di
protezione
e
di
pietà
:
-
Come
la
madre
?
-
disse
in
un
brivido
,
e
addietrò
spinto
dalla
fanciulla
che
,
seguitando
sul
petto
di
lui
quell
'
orribile
riso
come
un
nitrito
,
con
ansia
frenetica
lo
incitava
:
-
Da
Aurelio
...
da
Aurelio
...
Accorse
,
col
volto
inondato
di
lagrime
,
la
cugina
Lillina
,
mentre
in
fondo
al
salone
Lando
Laurentano
e
don
Francesco
Vella
cercavano
di
far
coraggio
a
Flaminio
Salvo
che
,
a
quella
scena
,
s
'
era
nascosto
il
volto
con
le
mani
,
imprecando
.
-
Sì
,
Dianella
,
sii
buona
!
sii
buona
!
Ora
lui
ti
porterà
...
ti
porterà
dove
tu
vuoi
...
sii
buona
,
cara
,
sii
buona
!
da
Aurelio
!
Ma
Dianella
,
sentendo
la
voce
del
padre
,
invasa
di
nuovo
dal
terrore
,
aveva
ripreso
ad
affondar
la
testa
sul
petto
di
Mauro
e
a
riaggrapparsi
a
lui
più
freneticamente
,
urlando
:
-
Il
lupo
!
...
il
lupo
!
...
-
Ci
sono
qua
io
!
Dov
'
è
il
lupo
?
-
le
gridò
allora
Mauro
,
ricingendola
con
le
braccia
.
-
Non
abbiate
paura
!
Ci
sono
io
,
qua
!
-
Vedi
?
c
'
è
lui
,
ora
!
c
'
è
lui
!
-
le
ripeteva
Lillina
.
E
anche
Ciccino
e
la
zia
Rosa
le
si
fecero
attorno
a
ripetere
:
-
C
'
è
lui
!
Vedi
che
è
venuto
per
te
?
per
difenderti
,
cara
...
Levò
,
felice
e
tremante
,
il
volto
,
appena
appena
,
la
poverina
,
a
mostrare
un
sorriso
di
riconoscenza
,
e
seguitò
a
spinger
Mauro
verso
la
porta
:
-
Sì
...
sì
...
da
Aurelio
...
da
Aurelio
...
Strozzato
dalla
commozione
Mauro
,
così
respinto
indietro
,
tra
quella
gente
che
non
conosceva
e
gli
si
stringeva
attorno
,
domandò
con
rabbia
:
-
Ma
insomma
,
che
è
?
com
'
è
stato
?
che
dice
?
dice
Aurelio
?
Chi
è
?
Il
figlio
di
don
Leonardo
Costa
?
Ah
,
è
lui
...
quello
che
hanno
assassinato
?
Con
gli
occhi
,
con
le
mani
,
tutti
gli
facevano
cenno
di
tacere
,
e
qualcuno
gli
rispondeva
chinando
il
capo
.
-
Lo
amava
?
Oh
figlia
...
Lando
Laurentano
e
don
Francesco
Vella
si
portarono
via
di
là
Flaminio
Salvo
.
-
Ditemi
,
ditemi
che
vi
hanno
fatto
,
-
seguitò
Mauro
rivolto
a
Dianella
,
con
tenerezza
quasi
rabbiosa
.
-
Ora
andiamo
da
Aurelio
...
Ma
ditemi
che
vi
hanno
fatto
!
Chi
è
il
lupo
,
che
lo
ammazzo
?
Chi
è
il
lupo
?
-
domandò
agli
altri
con
viso
fermo
.
Ma
nessuno
sapeva
con
certezza
che
cosa
fosse
accaduto
,
a
chi
veramente
alludesse
Dianella
con
quel
suo
grido
.
Pareva
al
padre
,
ma
poi
,
chi
sa
?
Forse
lo
scambiava
per
un
altro
.
Era
stato
lì
,
durante
la
loro
assenza
,
Ignazio
Capolino
.
Dianella
era
rimasta
in
casa
,
lei
sola
,
perché
si
sentiva
poco
bene
;
e
certo
sopra
di
lei
Capolino
,
senza
misericordia
,
forsennato
per
l
'
orrenda
sciagura
,
aveva
dovuto
rovesciar
la
furia
della
sua
disperazione
.
Ciccino
e
Lillina
,
che
erano
stati
i
primi
a
rincasare
,
gli
avevano
sentito
gridare
:
-
Tuo
padre
!
tuo
padre
,
capisci
?
Ma
al
loro
entrare
,
quegli
era
scappato
via
,
furibondo
,
lasciando
questa
poveretta
come
insensata
,
come
intronata
da
tanti
colpi
spietati
alla
testa
,
e
,
subito
dopo
,
dando
segni
di
terrore
,
s
'
era
messa
a
urlare
:
-
Il
lupo
!
...
il
lupo
!
...
Che
le
aveva
detto
Capolino
?
Uno
solo
poteva
saperlo
,
così
bene
come
se
fosse
stato
presente
alla
scena
:
Flaminio
Salvo
,
che
di
là
,
tra
Lando
Laurentano
e
il
cognato
Francesco
Vella
,
sentiva
prepotente
il
bisogno
di
confessare
il
suo
rimorso
,
ma
che
tuttavia
,
senza
che
potesse
impedirlo
,
si
scusava
accusandosi
.
Francesco
Vella
gli
aveva
domandato
,
se
si
fosse
mai
accorto
che
la
figliuola
amava
il
Costa
.
-
Se
tu
non
lo
sapevi
!
-
Io
lo
sapevo
.
Ma
potevo
io
,
io
padre
,
profferire
la
mia
figliuola
a
un
mio
dipendente
?
Quel
disgraziato
,
lui
,
non
se
n
'
era
mai
accorto
,
per
la
modestia
della
mia
figliuola
,
e
perché
a
lui
stesso
non
poteva
passare
per
il
capo
una
tal
cosa
;
tanto
più
che
,
da
un
pezzo
,
era
invescato
nella
passione
per
quell
'
altra
disgraziata
...
Ma
il
torto
è
mio
,
il
torto
è
mio
:
io
non
ho
scuse
!
Nessuno
meglio
di
me
può
sapere
che
il
torto
è
mio
!
Avevo
beneficato
quel
povero
giovine
,
come
avevo
beneficato
tutti
coloro
che
laggiù
lo
hanno
assassinato
!
Qual
altro
frutto
poteva
recare
il
beneficio
?
Il
Costa
era
cresciuto
a
casa
mia
,
come
un
figliuolo
;
e
quella
mia
povera
ragazza
...
Ma
sì
,
certo
!
E
io
,
io
vedevo
bene
la
necessità
che
il
male
da
me
fatto
in
principio
,
beneficando
,
si
dovesse
compiere
con
un
matrimonio
;
però
,
lo
confesso
,
mi
ripugnava
,
e
cercavo
d
'
allontanarlo
quanto
più
mi
fosse
possibile
.
Ma
,
vedete
:
intanto
,
avevo
richiamato
quel
figliuolo
dalla
Sardegna
,
e
lo
avevo
assunto
alla
direzione
delle
zolfare
d
'
Aragona
;
e
ora
,
qua
a
Roma
,
avevo
detto
al
Capolino
che
,
se
il
Costa
fosse
riuscito
a
domare
quei
bruti
laggiù
,
io
gli
avrei
dato
in
premio
la
mia
figliuola
.
Notate
questo
:
che
dunque
Capolino
sapeva
e
,
per
conseguenza
,
sapeva
anche
la
moglie
,
che
questo
era
il
mio
disegno
.
Sì
,
è
vero
,
sotto
,
avevo
altre
intenzioni
,
o
piuttosto
,
una
speranza
...
Signori
miei
,
io
potevo
bene
per
la
mia
figliuola
aspirare
a
ben
altro
...
(
e
,
così
dicendo
,
fissò
negli
occhi
Lando
Laurentano
)
.
L
'
avevo
perciò
condotta
a
Roma
e
mi
proponevo
di
lasciarla
qua
in
casa
di
mia
sorella
,
con
la
speranza
che
si
distraesse
da
quella
sua
puerile
ostinazione
.
Ebbene
,
la
signora
Capolino
volle
profittare
di
questa
mia
speranza
per
render
vano
quel
mio
disegno
:
volle
partire
col
Costa
per
toglierlo
per
sempre
alla
mia
figliuola
.
E
il
signor
Capolino
forse
sperava
che
,
sposo
Aurelio
,
domani
,
di
mia
figlia
e
già
amante
di
sua
moglie
,
egli
potesse
seguitare
a
tenere
un
posto
in
casa
mia
.
E
ora
,
ora
che
tutto
gli
è
crollato
così
d
'
un
tratto
,
ha
gridato
a
mia
figlia
,
come
mie
,
le
sue
macchinazioni
!
Ma
io
vi
giuro
,
signori
,
che
lo
schiaccerò
,
lo
schiaccerò
...
Seppure
...
ormai
...
ormai
...
Scrollò
le
spalle
,
scartò
con
le
mani
quella
sua
minaccia
come
se
ogni
proposito
gli
désse
ora
un
'
invincibile
nausea
.
E
andò
a
buttarsi
su
una
poltrona
,
come
atterrito
a
mano
a
mano
dal
vuoto
arido
,
orrido
,
che
dopo
quel
lungo
sfogo
gli
s
'
era
fatto
dentro
.
Nulla
:
non
sentiva
piú
nulla
:
nessuna
pietà
,
né
affetto
per
nessuno
.
Un
fastidio
enorme
,
anzi
afa
,
afa
sentiva
ormai
di
tutto
,
e
specialmente
della
parte
che
doveva
rappresentare
,
di
padre
inconsolabile
per
quella
sciagura
della
figliuola
,
che
invece
non
gli
moveva
altro
che
irritazione
,
ecco
,
e
dispetto
,
e
quasi
vergogna
,
sì
,
vergogna
.
Quella
smania
folle
della
figliuola
per
l
'
innamorato
lo
rivoltava
come
alcunché
di
vergognoso
.
E
si
domandava
,
con
bieca
crudezza
,
se
avesse
mai
amato
veramente
,
di
cuore
,
quella
sua
figliuola
.
No
.
Come
per
dovere
l
'
aveva
amata
.
E
ora
che
questo
dovere
gli
si
rendeva
così
grave
e
penoso
,
non
poteva
provarne
altro
che
uggia
e
nausea
.
Ma
sì
,
perché
era
anche
fatalmente
condannata
quella
sua
figliuola
!
Non
era
pazza
la
madre
?
E
ormai
,
tutto
quello
che
poteva
accadergli
,
ecco
,
gli
era
accaduto
.
La
misura
era
colma
,
e
basta
ormai
!
Lo
sterminio
della
sorte
su
la
sua
esistenza
era
compiuto
;
in
quel
vuoto
arido
,
orrido
,
restava
padrone
,
senza
più
nulla
da
temere
.
La
morte
non
la
temeva
.
E
guardò
il
brillìo
della
grossa
pietra
preziosa
dell
'
anello
nel
tozzo
mignolo
della
sua
mano
pelosa
,
posata
su
la
gamba
.
Quel
brillìo
,
chi
sa
perché
,
gli
richiamò
un
lembo
delle
carni
di
Nicoletta
Capolino
che
laggiù
quei
bruti
avevano
arse
.
Sollevò
il
capo
,
con
le
nari
arricciate
.
Ah
come
volentieri
avrebbe
fumato
un
sigaro
!
Ma
pensò
che
non
poteva
fumare
,
perché
in
quel
momento
sarebbe
sembrato
scandaloso
.
Sentì
che
Francesco
Vella
diceva
a
Lando
Laurentano
:
-
Ma
sì
,
è
certo
:
erano
fuggiti
!
Partiti
da
quattro
giorni
,
arrivavano
allora
appena
ad
Aragona
...
Dove
erano
stati
in
questi
quattro
giorni
?
E
interloquì
,
con
altra
voce
,
con
altro
aspetto
,
come
se
non
fosse
più
quello
di
prima
:
-
Non
c
'
è
luogo
a
dubbio
,
-
disse
.
-
Già
l
'
altro
jeri
da
Napoli
m
'
era
arrivata
una
lettera
del
Costa
,
con
la
quale
si
licenziava
da
me
.
È
andato
dunque
a
morire
per
conto
suo
laggiù
:
e
anche
di
questo
,
dunque
,
posso
non
aver
rimorsi
.
Entrò
a
questo
punto
Ciccino
come
sospeso
e
smarrito
nell
'
ambascia
della
notizia
che
recava
.
-
Lando
,
-
disse
esitante
,
-
bisogna
che
ti
avverta
...
Quel
vecchio
...
-
Mauro
?
-
Ecco
,
sì
...
era
venuto
qua
col
tuo
domestico
a
cercarti
per
...
dice
che
...
dice
che
hanno
arrestato
Roberto
Auriti
.
Lando
impallidì
,
poi
arrossì
,
aggrottando
le
ciglia
come
per
un
pensiero
che
,
contro
la
sua
volontà
,
gli
si
fosse
imposto
;
si
mostrò
imbarazzato
lì
tra
gente
che
aveva
per
sé
una
sciagura
ben
più
grave
.
-
Vada
,
vada
,
-
s
'
affrettò
a
dirgli
Flaminio
Salvo
,
tendendogli
una
mano
e
posandogli
l
'
altra
su
una
spalla
per
accompagnarlo
.
-
Le
auguro
,
-
gli
disse
allora
Lando
,
-
che
sia
un
turbamento
passeggero
questo
della
sua
figliuola
.
Flaminio
Salvo
socchiuse
gli
occhi
e
negò
col
capo
:
-
Non
mi
faccio
illusioni
.
E
rientrarono
nel
salone
,
così
,
con
le
mani
afferrate
.
Mauro
Mortara
,
già
da
un
pezzo
esasperato
,
soffocato
,
ancora
con
la
povera
fanciulla
demente
aggrappata
al
petto
,
non
seppe
trattenersi
a
quello
spettacolo
:
si
scrollò
con
un
muggito
nella
gola
,
e
gridò
alle
due
donne
che
gli
stavano
attorno
:
-
Tenetela
...
prendetevela
...
Gli
dà
la
mano
...
Non
posso
vederlo
...
Sapete
come
si
chiama
?
Ha
il
nome
di
suo
nonno
:
Gerlando
Laurentano
!
E
,
strappandosi
dalle
braccia
di
Dianella
,
scappò
via
.
Flaminio
Salvo
schiuse
le
labbra
a
un
sorriso
amaro
,
più
di
commiserazione
derisoria
che
di
sdegno
:
e
,
alle
scuse
che
gli
porgeva
Lando
Laurentano
,
rispose
:
-
Contagio
...
Niente
,
principe
...
La
pazzia
purtroppo
è
contagiosa
...
CAPITOLO
QUINTO
A
Girgenti
,
tutto
il
popolo
si
accalcava
nel
vasto
piano
fuori
Porta
di
Ponte
,
all
'
entrata
della
città
,
in
attesa
che
dalla
stazione
,
giù
in
Val
Sollano
,
arrivassero
con
le
vetture
di
quella
corsa
i
resti
(
che
si
dicevano
raccolti
in
una
sola
cassa
)
di
Nicoletta
Capolino
e
di
Aurelio
Costa
.
Sbalordimento
,
angoscia
,
ribrezzo
erano
dipinti
su
tutti
i
volti
per
quell
'
efferato
delitto
,
che
da
due
giorni
teneva
in
subbuglio
la
città
e
tutta
la
provincia
intorno
.
Era
in
tutti
quegli
occhi
un
'
attenzione
intensa
e
dolorosa
,
un
'
ansietà
guardinga
di
raccoglier
nuove
notizie
di
più
precisi
particolari
e
di
non
lasciarsi
nulla
sfuggire
;
perché
nessuno
era
pago
di
quanto
sapeva
,
e
tutti
volevano
vedere
e
quasi
toccare
con
gli
occhi
,
in
quella
cassa
che
si
aspettava
,
la
prova
che
ciò
che
era
avvenuto
lontano
,
e
che
pareva
per
la
sua
ferocia
incredibile
,
era
vero
.
Non
avendo
potuto
assistere
allo
spettacolo
di
quella
ferocia
,
volevano
vedere
almeno
,
per
quanto
or
ora
sarebbe
possibile
,
i
miserandi
effetti
di
essa
.
Antiche
ragioni
,
per
una
almeno
delle
vittime
;
altre
nuove
che
ora
si
divulgavano
e
accrescevano
,
tra
lo
stupore
e
la
pietà
,
il
tragico
dell
'
avvenimento
,
se
trattenevano
il
rimpianto
,
non
potevano
impedir
la
commiserazione
per
l
'
atrocità
di
quella
morte
,
l
'
indignazione
per
l
'
infamia
che
si
riversava
per
essa
su
l
'
intera
provincia
.
Viva
ancora
davanti
agli
occhi
di
tutti
era
l
'
immagine
della
bellissima
donna
,
quando
,
altera
,
squisitamente
abbigliata
,
passava
nella
vettura
del
Salvo
e
chinava
appena
il
capo
per
rispondere
ai
saluti
con
un
sorriso
quasi
di
mesta
compiacenza
.
Tutti
vedevano
entro
di
sé
,
con
una
strana
nitidezza
di
percezione
,
qualche
particolarità
viva
del
corpo
o
dell
'
espressione
di
lei
,
il
bianco
dei
denti
appena
trasparente
tra
il
roseo
delle
labbra
,
in
quel
sorriso
;
il
brillare
degli
occhi
tra
le
ciglia
nere
;
e
si
domandavano
,
con
una
indefinibile
inquietudine
,
chi
avrebbe
potuto
immaginare
,
allora
,
che
dovesse
esser
questa
la
sua
fine
.
Per
lasciare
,
così
d
'
un
tratto
,
gli
agi
e
gli
onori
a
cui
,
col
Salvo
amico
e
col
marito
deputato
,
era
salita
,
e
prender
la
fuga
con
uno
,
al
quale
prima
aveva
ricusato
d
'
unirsi
in
matrimonio
,
via
,
certo
il
cervello
doveva
averle
dato
di
volta
.
Ma
forse
per
astio
,
ecco
,
per
astio
contro
Dianella
Salvo
che
amava
segretamente
il
Costa
...
Forse
?
E
non
si
sapeva
già
che
quella
poverina
,
appena
avuta
la
notizia
della
fuga
e
di
quel
macello
,
era
impazzita
come
la
madre
?
Dunque
,
dal
tradimento
quei
due
,
da
un
'
avventura
che
forse
per
uno
solo
di
essi
era
d
'
amore
,
e
che
già
di
per
sé
avrebbe
suscitato
tanto
scandalo
in
paese
,
erano
balzati
a
quella
morte
.
Ma
come
,
perché
si
erano
diretti
ad
Aragona
dov
'
egli
doveva
sapersi
aspettato
da
quelle
jene
fameliche
da
tanti
mesi
per
la
chiusura
delle
zolfare
del
Salvo
?
Ma
perché
alla
volta
di
Girgenti
,
così
fuggiti
insieme
,
non
potevano
avviarsi
.
Quella
fuga
,
più
che
in
onta
al
marito
,
era
in
onta
al
Salvo
,
e
perciò
là
appunto
s
'
era
volta
,
dove
tutti
erano
contro
il
Salvo
.
Forse
egli
,
il
Costa
,
credeva
,
o
almeno
sperava
che
,
annunziando
subito
all
'
arrivo
che
anche
lui
si
era
ribellato
al
Salvo
,
quelli
dovessero
accoglierlo
come
uno
dei
loro
e
non
tenerlo
più
responsabile
delle
mancate
promesse
.
E
poi
,
lì
,
ad
Aragona
,
aveva
la
casa
;
forse
vi
andava
soltanto
per
prendere
la
roba
,
gli
strumenti
del
suo
lavoro
,
i
libri
,
col
proposito
di
ripartirsene
subito
,
di
ritornarsene
in
Sardegna
al
posto
di
prima
.
Sì
;
ma
con
la
donna
?
doveva
andar
lì
,
tra
nemici
,
con
la
donna
?
Poteva
almeno
lasciar
questa
,
prima
,
in
qualche
posto
!
Eh
,
ma
forse
lei
,
lei
stessa
aveva
voluto
affrontare
insieme
il
pericolo
.
Aveva
animo
fiero
,
quella
donna
,
e
aveva
saputo
mostrarlo
di
fronte
a
quell
'
orda
di
selvaggi
,
levandosi
in
piedi
su
la
carrozza
,
a
fare
scudo
del
suo
corpo
ad
Aurelio
Costa
,
e
gridando
che
questi
per
loro
s
'
era
licenziato
dal
Salvo
,
per
le
promesse
non
mantenute
!
Ma
quel
ribaldo
di
Marco
Prèola
aveva
levato
la
voce
:
-
Morte
alla
sgualdrina
!
E
l
'
orda
dei
selvaggi
,
rimasta
dapprima
come
sbigottita
dalla
temerità
superba
di
quella
signora
,
aveva
avuto
un
fremito
.
Forse
ancora
Nicoletta
Capolino
sarebbe
riuscita
a
dominarla
,
a
farsi
ascoltare
,
se
inconsultamente
a
quel
grido
di
morte
,
a
quell
'
ingiuria
volgare
,
Aurelio
Costa
non
fosse
balzato
in
difesa
di
lei
,
con
l
'
arma
in
pugno
.
Allora
la
carrozza
era
stata
assaltata
da
ogni
parte
,
e
l
'
uno
e
l
'
altra
,
tempestati
prima
di
coltellate
,
di
martellate
,
erano
stramazzati
,
poi
sbranati
addirittura
,
come
da
una
canea
inferocita
;
anche
la
carrozza
,
anche
la
carrozza
era
stata
sconquassata
,
ridotta
in
pezzi
;
e
,
quando
su
la
catasta
formata
dai
razzi
delle
ruote
,
dagli
sportelli
,
dai
sedili
,
erano
stati
gettati
i
miserandi
resti
irriconoscibili
dei
due
corpi
,
s
'
era
visto
uno
versare
su
di
essi
da
un
grosso
lume
d
'
ottone
a
spera
,
trafugato
dalla
vicina
stazione
ferroviaria
,
il
petrolio
,
e
tanti
e
tanti
con
cupida
ansia
affannosa
appiccare
il
fuoco
,
come
per
toglier
subito
ai
loro
stessi
occhi
l
'
atroce
vista
di
quello
scempio
.
Così
,
i
particolari
della
strage
erano
per
minuto
e
quasi
con
voluttà
d
'
orrore
descritti
e
rappresentati
,
come
se
tutti
vi
avessero
assistito
e
la
avessero
ancora
davanti
agli
occhi
.
Vedevano
tutti
quel
bruto
insanguinato
,
che
versava
il
petrolio
da
quella
lampa
d
'
ottone
su
le
membra
oscenamente
squarciate
e
ammucchiate
su
la
catasta
,
e
quegli
altri
chini
e
ansanti
a
suscitare
il
fuoco
.
Si
sapeva
che
molti
,
più
di
sessanta
,
erano
gli
arrestati
insieme
con
Marco
Prèola
,
aborto
di
natura
;
prima
,
lancia
spezzata
dei
clericali
;
poi
,
presidente
di
quel
fascio
di
solfaraj
ad
Aragona
.
Tra
breve
,
dunque
,
forse
quel
giorno
stesso
,
un
nuovo
avvenimento
spettacoloso
:
il
trasporto
di
tutti
quei
manigoldi
,
in
catena
,
a
due
a
due
,
dalla
stazione
al
carcere
di
San
Vito
,
tra
una
scorta
solenne
di
guardie
,
di
carabinieri
a
cavallo
e
di
soldati
.
-
Ecco
,
ecco
intanto
le
carrozze
!
-
Là
,
eccola
!
-
Dov
'
era
la
cassa
?
-
Uh
,
come
piccola
!
-
Eccola
là
!
-
Su
la
terza
carrozza
là
,
su
quella
che
aveva
in
serpe
un
maresciallo
!
-
Uh
,
capiva
tutta
sul
sedile
davanti
!
-
Quella
,
quella
cassetta
là
!
quella
cassettina
di
latta
!
-
Quella
?
che
nell
'
altro
sedile
c
'
era
il
commissario
di
polizia
?
-
Sì
,
sì
!
-
E
chi
era
quell
'
altro
accanto
?
Ah
,
Leonardo
Costa
!
il
padre
!
il
padre
!
-
Ah
,
povero
padre
,
con
quella
cassetta
là
davanti
!
Un
urlo
di
pietà
,
di
raccapriccio
si
levò
da
tutta
la
folla
alla
vista
del
padre
che
pareva
impietrato
in
una
espressione
di
rabbia
,
ma
come
stupefatta
nell
'
orrore
;
con
gli
occhi
fissi
su
quella
cassetta
,
quasi
chiedesse
come
poteva
esser
là
il
suo
figliuolo
,
la
sua
colonna
!
Ma
che
poteva
dunque
esser
restato
,
del
suo
figliuolo
,
se
due
corpi
,
due
,
erano
là
,
due
?
Le
teste
sole
?
Forse
,
spiccate
,
sì
,
e
qualche
membro
,
arsicchiato
.
Oh
Dio
!
oh
Dio
!
E
quasi
tutti
piangevano
,
e
tanti
singhiozzavano
forte
.
Udendo
quegli
urli
,
quei
inghiozzi
,
Leonardo
Costa
,
passando
,
levò
un
urlo
anche
lui
,
esalò
la
ferocia
del
suo
cordoglio
in
un
ruglio
che
non
aveva
più
nulla
di
umano
;
poi
s
'
abbatté
,
si
contorse
,
tra
le
braccia
del
commissario
di
polizia
.
La
carrozza
si
fermò
alla
voltata
della
piazza
,
dove
sorge
il
palazzo
della
Prefettura
,
sede
anche
del
commissariato
di
polizia
.
Due
guardie
presero
la
cassetta
;
il
cavalier
Franco
ajutò
Leonardo
Costa
a
smontare
.
Il
povero
vecchio
,
per
quanto
massiccio
,
non
si
reggeva
più
su
le
gambe
;
un
'
orecchia
gli
sanguinava
,
perché
alla
stazione
,
in
un
impeto
di
rabbia
,
s
'
era
strappato
uno
dei
cerchietti
d
'
oro
.
Altre
guardie
si
schierarono
davanti
al
portone
,
per
impedire
alla
folla
d
'
invadere
l
'
atrio
del
palazzo
.
E
la
folla
restò
lì
davanti
,
irritata
,
delusa
,
insoddisfatta
.
Che
sarebbe
avvenuto
adesso
?
Era
tutto
finito
così
?
Sarebbe
rimasta
lì
,
nel
commissariato
,
quella
cassetta
?
Non
si
farebbe
il
trasporto
al
camposanto
di
Bonamorone
?
C
'
era
lì
la
gentilizia
della
famiglia
Spoto
.
Ormai
più
nessuno
restava
di
quella
famiglia
.
Per
Aurelio
Costa
c
'
era
il
padre
;
per
Nicoletta
Capolino
,
nessuno
:
non
poteva
esserci
il
marito
;
avrebbe
potuto
esserci
il
patrigno
,
don
Salesio
Marullo
;
ma
si
sapeva
che
il
poverino
,
abbandonato
da
tutti
,
era
andato
a
cercar
rifugio
per
carità
a
Colimbètra
,
e
si
trovava
lì
da
qualche
mese
,
ammalato
.
Forse
Leonardo
Costa
reclamava
per
sé
i
resti
del
suo
figliuolo
,
per
trasportarli
al
camposanto
di
Porto
Empedocle
;
e
ragioni
giudiziarie
si
opponevano
a
questo
suo
desiderio
.
La
folla
,
a
poco
a
poco
,
cominciò
a
sbandarsi
tra
infiniti
commenti
.
Leonardo
Costa
voleva
proprio
ciò
che
la
folla
aveva
immaginato
.
Il
commissario
,
cav
.
Franco
,
cercava
di
persuaderlo
ad
avere
un
po
'
di
pazienza
,
che
prima
tutte
le
pratiche
giudiziarie
fossero
,
come
egli
diceva
,
esperite
,
là
in
ufficio
...
Ma
sì
,
in
giornata
;
dopo
la
visita
del
giudice
istruttore
.
Il
Costa
,
come
se
non
capisse
,
insisteva
,
ripetendo
ostinatamente
,
con
le
stesse
parole
,
la
richiesta
pietosa
.
E
il
cavalier
Franco
,
quantunque
compreso
di
pietà
per
quel
povero
padre
,
sbuffava
,
non
ne
poteva
più
.
Erano
momenti
terribili
,
per
lui
,
e
non
sapeva
da
qual
parte
voltarsi
prima
,
giacché
da
ogni
canto
della
provincia
,
da
tutta
la
Sicilia
,
giungevano
notizie
di
giorno
in
giorno
più
gravi
;
pareva
che
da
un
istante
all
'
altro
dovesse
scoppiare
una
generale
sommossa
e
il
presidio
delle
milizie
era
scarso
,
e
più
scarso
ancora
quello
di
polizia
.
Ma
che
voleva
,
che
altro
voleva
adesso
quel
benedett
'
uomo
?
Voleva
...
voleva
che
i
resti
di
suo
figlio
-
quali
che
fossero
-
non
rimanessero
mescolati
là
con
quelli
della
donna
,
di
quella
donna
esecrata
!
Perché
,
perché
cosí
insieme
li
avevano
raccolti
?
-
Perché
?
-
gli
gridò
.
-
Ma
che
vi
figurate
che
ci
sia
più
là
dentro
?
E
indicò
la
cassetta
,
deposta
su
una
tavola
.
-
Oh
figlio
!
-
Tutto
quello
che
si
è
potuto
raccogliere
,
tra
le
fiamme
.
Niente
!
quasi
niente
!
-
Oh
figlio
!
-
Che
volete
più
scartare
,
distinguere
?
Si
arrivò
troppo
tardi
.
Alla
stazione
non
c
'
erano
guardie
.
Prima
che
arrivasse
il
delegato
d
'
Aragona
,
il
fuoco
...
Niente
,
vi
dico
...
qualche
residuo
d
'
ossa
...
-
Oh
figlio
!
-
Non
si
conosce
più
nulla
...
Sì
,
sì
,
pover
'
uomo
,
sì
,
piangete
,
piangete
,
che
è
meglio
...
Povero
Costa
,
sì
...
sì
...
È
una
cosa
che
...
oh
Dio
,
oh
Dio
,
che
cosa
...
sì
,
fa
rinnegare
l
'
umanità
!
Ma
voi
pensate
,
per
levarvi
almeno
questa
spina
dal
cuore
,
pensate
che
lì
non
c
'
è
...
vostro
figlio
lì
non
c
'
è
:
non
c
'
è
più
niente
lì
...
E
del
resto
,
poverino
,
pensate
che
quella
donna
,
se
voi
la
odiate
,
egli
la
amò
;
e
forse
non
gli
dispiace
adesso
,
che
ciò
che
di
lui
ci
può
essere
là
dentro
,
sia
insieme
,
mescolato
,
coi
resti
di
lei
...
Povera
donna
!
Avrà
avuto
i
suoi
torti
,
ma
via
,
che
sorte
anche
la
sua
!
-
No
...
no
...
lei
...
non
posso
...
non
posso
parlare
...
lei
...
a
perdizione
...
mio
figlio
...
lei
!
Ma
non
sapete
,
signor
commissario
,
che
mio
figlio
era
amato
dalla
figlia
del
principale
?
Si
sa
sicuro
...
sicuro
,
questo
...
è
impazzita
quella
povera
figlia
mia
,
come
la
mamma
!
È
stata
...
è
stata
tutta
una
macchina
...
Costei
e
quell
'
assassino
del
padre
...
che
se
la
intendevano
tra
loro
...
per
rovinare
questo
figlio
mio
...
per
toglierlo
all
'
amore
di
quella
santa
creatura
...
Oh
,
signor
commissario
,
legatemi
,
legatemi
le
braccia
;
signor
commissario
,
chiudetemi
,
chiudetemi
in
prigione
,
perché
se
io
lo
vedo
,
quell
'
assassino
che
mi
ha
fatto
morire
il
figlio
così
,
io
lo
ammazzo
,
signor
commissario
,
io
non
rispondo
di
me
,
lo
ammazzo
!
lo
ammazzo
!
Il
cavalier
Franco
intrecciò
le
mani
,
le
strinse
,
le
scosse
piú
volte
in
aria
:
-
Ma
vi
pare
,
-
gli
gridò
poi
,
con
gli
occhi
sbarrati
-
vi
pare
,
scusate
,
che
io
debba
sentire
simili
spropositi
?
Vi
compatisco
,
siete
arrabbiato
dal
dolore
e
non
sapete
più
quel
che
vi
dite
.
Ma
perdio
,
vostro
figlio
,
vostro
figlio
...
in
un
momento
come
questo
,
che
basta
un
niente
...
una
favilla
,
a
mandare
in
fiamme
tutta
la
Sicilia
...
non
si
contenta
di
prender
la
fuga
come
un
ragazzino
con
la
moglie
d
'
un
deputato
...
ma
va
a
cacciarsi
da
sé
,
là
,
come
a
dire
:
«
Eccoci
qua
,
fateci
a
pezzi
!
Cercate
l
'
esca
?
Eccola
qua
!
Ci
siamo
noi
!
»
Perdio
,
bisogna
esser
pazzi
,
ciechi
...
io
non
so
!
Con
chi
ve
la
prendete
?
E
noi
siamo
qua
a
dover
rispondere
di
tutto
...
anche
d
'
una
pazzia
come
questa
!
E
per
giunta
,
mi
tocca
di
sentire
anche
voi
:
«
ammazzo
!
ammazzo
!
ammazzo
!
»
Chi
ammazzate
?
Credete
che
il
Salvo
,
se
pur
è
vero
tutto
quel
che
voi
farneticate
,
ha
bisogno
della
vostra
punizione
?
Gli
basta
la
pazzia
della
figlia
!
Il
Costa
,
dopo
questa
sfuriata
,
non
ebbe
più
ardire
di
parlar
forte
;
lo
guardò
con
gli
occhi
invetrati
di
lagrime
;
e
si
morse
un
dito
;
mormorò
:
-
Se
fosse
capace
di
rimorso
,
signor
commissario
!
Ma
non
è
!
Il
cavalier
Franco
si
scrollò
;
uscì
dalla
stanza
.
-
Andate
,
andate
...
-
gli
disse
dietro
,
il
Costa
;
poi
cauto
,
s
'
appressò
alla
cassetta
deposta
su
la
tavola
,
e
si
provò
ad
alzarla
.
Un
groppo
di
singulti
muti
,
fitti
,
nella
gola
e
nel
naso
,
gli
scrollarono
in
convulsione
la
testa
.
Non
pesava
,
non
pesava
niente
,
quella
cassetta
!
S
'
inginocchiò
davanti
alla
tavola
,
appoggiò
la
fronte
al
freddo
di
quella
latta
,
e
si
mise
a
gemere
:
-
Figlio
!
...
figlio
...
figlio
!
...
Due
giorni
dopo
,
arrivò
a
Girgenti
,
inatteso
,
funebre
,
l
'
on
.
Ignazio
Capolino
.
La
condizione
,
in
cui
lo
aveva
messo
non
tanto
forse
la
sciagura
improvvisa
quanto
lo
scatto
violento
per
cui
Dianella
Salvo
aveva
perduto
la
ragione
,
era
così
difficile
e
incerta
,
che
egli
aveva
bisogno
di
raccogliere
a
consulto
,
lì
sul
posto
,
tutte
le
sue
forze
per
trovare
una
via
da
uscirne
in
qualche
modo
,
al
più
presto
.
Lo
scandalo
della
fuga
della
moglie
era
soffocato
nell
'
orrore
della
morte
;
il
tragico
,
che
spirava
da
questa
morte
,
lo
rendeva
immune
dal
ridicolo
che
poteva
venirgli
da
quella
fuga
.
Bastava
dunque
presentarsi
ai
suoi
concittadini
compunto
nell
'
aspetto
,
ma
nello
stesso
tempo
austeramente
riservato
,
per
trarre
profitto
della
commozione
generale
,
senza
tuttavia
parteciparvi
,
giacché
dalla
moglie
era
stato
offeso
.
La
simpatia
degli
altri
doveva
venirgli
come
giusto
e
meritato
compenso
a
questa
offesa
.
E
dovevano
tutti
vedere
che
egli
soffriva
,
schiantato
dall
'
atrocissimo
fatto
,
e
che
lui
più
di
tutti
meritava
compianto
,
poiché
finanche
dalle
due
vittime
tanto
commiserate
era
stato
offeso
,
così
da
non
poter
piangere
,
neanche
piangere
ora
la
sua
sciagura
!
Eppure
...
come
mai
?
Rientrando
in
casa
,
in
quella
casa
che
le
squisite
e
sapienti
cure
della
moglie
avevano
reso
così
bene
adatta
alla
commedia
di
garbate
e
graziose
menzogne
,
alla
gara
di
compitezze
ammirevoli
,
nella
quale
entrambi
avevano
preso
tanto
gusto
a
esercitarsi
perché
la
loro
vita
non
fosse
troppo
di
scandalo
agli
altri
,
troppo
disgustosa
a
loro
stessi
;
e
sentendo
nel
silenzio
cupo
delle
stanze
,
rimaste
con
tutti
i
mobili
come
in
attesa
,
il
vuoto
,
il
vuoto
in
cui
dal
primo
momento
della
sciagura
si
vedeva
perduto
...
-
come
mai
?
-
nell
'
aprir
la
camera
da
letto
e
nell
'
avvertirvi
affievolito
,
ma
pur
presente
ancora
,
il
voluttuoso
profumo
di
lei
,
ecco
,
per
un
irresistibile
impeto
che
lo
stordì
per
la
sua
incoerenza
,
ma
che
pur
gli
piacque
come
un
ristoro
insperato
di
accorata
tenerezza
-
pianse
,
sì
,
pianse
per
il
ricordo
di
lei
,
pianse
per
la
prima
volta
dopo
l
'
annunzio
di
quella
morte
,
pianse
come
non
aveva
mal
pianto
in
vita
sua
,
sentendo
in
quel
pianto
quasi
un
dolore
non
suo
,
ma
delle
sue
lagrime
stesse
che
gli
sgorgavano
dagli
occhi
senza
ch
'
egli
le
volesse
,
ma
,
appunto
perché
non
le
voleva
,
con
tanto
sapor
di
dolcezza
e
di
refrigerio
!
Non
doveva
però
,
no
,
no
,
non
doveva
...
perché
...
si
fermò
un
momento
a
considerare
perché
non
avrebbe
dovuto
piangerla
.
Non
era
stata
forse
la
compagna
sua
necessaria
e
insurrogabile
?
la
compagna
preziosa
dei
suoi
sottili
e
complicati
accorgimenti
,
la
quale
,
correndo
-
più
per
sé
,
forse
,
quella
volta
,
che
per
lui
-
a
un
riparo
a
cui
anch
'
egli
però
l
'
aveva
spinta
-
era
caduta
?
Sì
,
e
così
orribilmente
,
così
orribilmente
caduta
!
Eppure
,
no
;
apparentemente
,
ecco
,
almeno
apparentemente
non
doveva
piangerla
...
Così
in
segreto
sì
,
anche
perché
quel
pianto
gli
faceva
bene
,
ora
.
Era
restato
solo
;
e
da
sé
solo
,
ora
,
doveva
ajutarsi
,
difendersi
;
e
non
sapeva
ancora
,
non
vedeva
come
.
Piangendo
,
no
,
intanto
,
di
certo
!
E
Capolino
sorse
in
piedi
;
si
portò
via
,
prima
con
le
mani
,
poi
a
lungo
,
col
fazzoletto
,
accuratamente
,
le
lagrime
dagli
occhi
,
dalle
guance
;
si
rimise
le
lenti
cerchiate
di
tartaruga
,
e
si
presentò
,
fosco
,
severo
,
aggrondato
,
allo
specchio
dell
'
armadio
.
Dio
,
come
il
suo
viso
era
sbattuto
,
invecchiato
in
pochi
giorni
!
Il
dolore
?
Che
dolore
?
Non
poteva
riconoscere
d
'
aver
provato
dolore
...
se
non
forse
or
ora
,
un
poco
.
Ma
no
,
anche
prima
,
in
fondo
,
aveva
certo
dovuto
provarne
uno
e
ben
grande
,
se
a
Roma
,
all
'
annunzio
della
sciagura
,
era
stato
accecato
da
quella
rabbia
che
lo
aveva
scagliato
su
Dianella
Salvo
.
Doveva
pentirsi
di
quello
scatto
?
Si
era
con
esso
attirato
per
sempre
l
'
odio
,
la
nimicizia
mortale
del
Salvo
.
Ma
se
pur
fosse
riuscito
a
reprimersi
in
quel
primo
momento
,
a
vietarsi
la
soddisfazione
feroce
di
quella
vendetta
,
che
avrebbe
ottenuto
?
A
lui
,
restato
solo
,
senza
più
la
moglie
,
avrebbe
forse
Flaminio
Salvo
seguitato
a
dare
ajuto
e
sostegno
,
per
il
rimorso
e
la
complicità
segreta
nel
sacrifizio
di
quella
?
Forse
la
figlia
,
già
inferma
,
sarebbe
impazzita
anche
senza
quel
suo
scatto
,
al
solo
annunzio
della
morte
del
Costa
.
E
allora
?
Flaminio
Salvo
avrebbe
creduto
di
pagare
già
abbastanza
con
la
pazzia
della
figliuola
;
e
per
lui
non
avrebbe
avuto
più
alcuna
considerazione
;
anzi
lo
avrebbe
respinto
da
sé
,
come
lo
spettro
del
suo
rimorso
.
Caso
pensato
.
Se
poi
Dianella
non
fosse
impazzita
e
si
fosse
a
poco
a
poco
quietata
,
era
uomo
Flaminio
Salvo
,
avendo
raggiunto
lo
scopo
,
da
restar
grato
alla
memoria
di
chi
gliel
'
aveva
fatto
raggiungere
,
a
costo
della
propria
vita
;
e
,
per
essa
,
al
marito
,
rimasto
vedovo
?
Ma
se
già
,
subito
,
per
scrollarsi
d
'
addosso
ogni
responsabilità
,
subito
aveva
gridato
ai
quattro
venti
che
Nicoletta
Capolino
e
Aurelio
Costa
avevano
preso
la
fuga
e
che
il
Costa
s
'
era
licenziato
ed
era
andato
dunque
a
morire
per
conto
suo
,
ad
Aragona
,
insieme
con
l
'
amante
!
Sì
:
fuggita
col
Costa
,
sua
moglie
;
ma
chi
l
'
aveva
spinta
a
commettere
questa
pazzia
?
Chi
aveva
spedito
a
Roma
il
Costa
con
la
scusa
di
quel
disegno
da
presentare
al
Ministero
?
Chi
aveva
aizzato
la
gelosia
,
o
piuttosto
,
il
puntiglio
di
lei
,
facendole
balenare
prossimo
il
matrimonio
della
figlia
col
Costa
?
Ed
egli
,
Capolino
,
egli
,
il
marito
,
aveva
dovuto
prestarsi
a
tutte
queste
perfide
manovre
che
dovevano
condurre
a
una
tale
tragedia
;
così
,
è
vero
?
per
restar
poi
abbandonato
,
senza
più
alcuna
ragione
d
'
ajuto
,
raccolto
il
frutto
di
tante
scellerate
perfidie
!
Ah
,
no
,
perdio
!
Di
quel
suo
scatto
non
doveva
pentirsi
.
Se
egli
aveva
perduto
la
moglie
,
e
lui
la
figlia
!
Pari
,
e
di
fronte
l
'
uno
all
'
altro
.
Ora
il
Salvo
gli
avrebbe
soppresso
ogni
assegno
.
Toccava
a
lui
,
dunque
,
di
provvedere
subito
anche
ai
bisogni
più
immediati
.
E
ogni
credito
presso
gli
altri
,
con
l
'
amicizia
del
Salvo
,
gli
veniva
meno
.
Che
fare
?
Come
fare
?
Così
pensando
,
Capolino
brancicava
con
le
dita
irrequiete
la
medaglietta
da
deputato
appesa
alla
catena
dell
'
orologio
.
Aveva
per
sé
,
ancora
,
il
prestigio
che
gli
veniva
da
quella
medaglietta
.
Per
ora
,
il
Salvo
non
poteva
strappargliela
dalla
catena
dell
'
orologio
.
E
con
essa
,
per
uno
che
valeva
,
se
non
più
,
certo
non
meno
del
Salvo
in
paese
,
egli
era
ancora
il
deputato
.
Don
Ippolito
Laurentano
non
avrebbe
permesso
,
che
colui
che
rappresentava
alla
Camera
il
paladino
della
sua
fede
,
si
dibattesse
tra
meschine
difficoltà
materiali
.
Ecco
:
subito
,
prima
che
Flaminio
Salvo
arrivasse
a
Girgenti
e
si
recasse
a
Colimbètra
a
preoccupare
l
'
animo
del
principe
contro
di
lui
,
egli
vi
correrebbe
e
parlerebbe
aperto
a
don
Ippolito
della
perfidia
di
colui
.
Dopo
tanti
mesi
di
convivenza
con
donna
Adelaide
,
non
doveva
il
principe
essere
in
animo
da
tenere
più
tanto
dalla
parte
del
cognato
;
oltreché
,
in
favor
suo
,
egli
avrebbe
in
quel
momento
la
commiserazione
per
la
sua
sciagura
.
Poteva
,
sì
,
contro
a
questa
,
il
Salvo
porre
in
bilancia
quella
della
propria
figliuola
;
ma
appunto
su
ciò
egli
andrebbe
a
prevenire
il
principe
,
dimostrandogli
che
non
lui
,
con
quel
suo
scatto
naturale
e
legittimo
,
nella
rabbia
del
cordoglio
,
era
stato
cagione
di
quella
pazzia
;
ma
il
padre
,
il
padre
stesso
che
con
tanta
violenza
aveva
voluto
impedire
che
la
figlia
sposasse
il
Costa
,
sacrificando
costui
e
distruggendolo
insieme
con
la
moglie
.
Ora
,
per
sgabellarsi
d
'
ogni
rimorso
,
voleva
gettar
la
colpa
addosso
a
lui
,
e
anche
di
lui
sbarazzarsi
,
come
già
del
Costa
e
della
moglie
.
Ecco
il
piano
!
Ma
né
quel
giorno
,
né
il
giorno
appresso
,
Capolino
ebbe
tempo
di
recarsi
a
Colimbètra
ad
attuarlo
.
Una
processione
ininterrotta
di
visite
lo
trattenne
in
casa
,
con
molta
sua
soddisfazione
,
quantunque
sapesse
e
vedesse
chiaramente
che
più
per
curiosità
che
per
pietà
di
lui
si
fosse
mossa
tutta
quella
gente
,
la
quale
certo
,
domani
,
a
un
cenno
del
Salvo
,
gli
avrebbe
voltato
le
spalle
.
A
ogni
modo
,
andando
dal
principe
,
avrebbe
potuto
parlare
di
questo
solenne
attestato
di
condoglianza
e
di
simpatia
dell
'
intera
cittadinanza
;
oltreché
,
in
tanti
animi
che
,
per
la
commozione
del
tragico
avvenimento
,
eran
come
un
terreno
ben
rimosso
e
preparato
,
poteva
intanto
seminar
odio
per
il
Salvo
,
così
senza
parere
.
-
Non
me
ne
parlate
,
per
carità
!
-
protestava
,
alterandosi
in
viso
al
minimo
accenno
.
-
Dovrei
dir
cose
,
cose
che
...
no
,
niente
;
per
carità
,
non
mi
fate
parlare
...
E
se
qualcuno
,
esitante
,
insisteva
:
-
Quella
povera
figliuola
...
-
La
figliuola
?
-
scattava
.
-
Ah
,
sì
,
povera
,
povera
vittima
anche
lei
!
Non
sopra
tutte
le
altre
,
però
,
certo
...
Per
carità
,
non
mi
fate
parlare
...
Il
salotto
era
pieno
zeppo
di
gente
quando
entrò
il
D
'
Ambrosio
,
quello
che
gli
aveva
fatto
da
testimonio
nel
duello
col
Verònica
e
che
era
lontano
parente
di
Nicoletta
Spoto
.
Avvenne
allora
una
scena
che
,
neanche
se
Capolino
l
'
avesse
preparata
apposta
,
gli
sarebbe
riuscita
più
favorevole
.
Il
D
'
Ambrosio
entrò
tutto
gonfio
di
commozione
,
e
con
le
braccia
protese
.
In
piedi
,
tutti
e
due
si
abbracciarono
in
mezzo
alla
stanza
,
si
tennero
stretti
un
pezzo
piangendo
forte
.
Forte
,
con
la
sua
abituale
irruenza
,
parlò
il
D
'
Ambrosio
,
staccandosi
dall
'
abbraccio
:
-
Dicono
tutti
,
qua
,
che
Nicoletta
mia
cugina
era
la
ganza
di
quell
'
imbecille
del
Costa
:
è
vero
?
Tu
puoi
dirlo
meglio
di
tutti
:
è
vero
?
Sbigottiti
,
gli
astanti
si
volsero
a
guatare
il
Capolino
.
Questi
cadde
a
sedere
,
come
trafitto
,
su
la
poltrona
,
con
le
braccia
abbandonate
su
le
gambe
,
e
scosse
amaramente
il
capo
.
Poi
,
facendo
un
atto
appena
appena
con
le
mani
,
parlò
:
-
Troppe
...
troppe
cose
dovrei
dire
,
che
non
posso
...
Anche
la
pietà
,
capirete
...
sì
,
sì
...
anche
queste
lacrime
,
amici
,
mi
bruciano
!
Perché
anche
da
quei
due
che
le
meritano
per
la
loro
sorte
,
ma
da
voi
,
cari
,
da
voi
;
non
da
me
...
anche
da
quei
due
io
ebbi
male
;
ma
sopra
tutto
da
chi
li
guidò
a
quel
passo
;
da
chi
li
teneva
in
pugno
,
e
...
-
Il
Salvo
!
-
proruppe
il
D
'
Ambrosio
.
-
Hanno
arrestato
ad
Aragona
Marco
Prèola
;
ma
lui
,
il
Salvo
,
per
la
Madonna
,
debbono
arrestare
!
lui
affamò
là
tutto
il
paese
!
lui
è
il
vero
assassino
!
E
giustamente
Dio
l
'
ha
punito
,
con
la
pazzia
della
figlia
!
Così
,
tra
due
pazze
,
se
ne
starà
ora
con
tutte
le
sue
ricchezze
!
Capolino
,
allora
,
scattò
in
piedi
,
sublime
.
-
Ma
per
carità
!
no
!
no
!
Non
posso
permettere
che
si
dicano
di
queste
cose
alla
mia
presenza
!
Vuoi
difendere
quegli
assassini
?
Via
!
Sappiamo
tutti
che
il
Salvo
era
nel
suo
diritto
,
chiudendo
là
le
zolfare
!
Ognuno
provvede
,
come
sa
e
crede
,
ai
proprii
interessi
.
E
,
del
resto
,
non
si
è
forse
adoperato
in
tanti
modi
qua
,
al
risorgimento
dell
'
industria
?
No
,
no
!
Signori
miei
,
vedete
?
parlo
io
,
io
,
in
questo
momento
,
e
arrivo
fino
a
dirvi
che
egli
,
dal
suo
canto
,
anche
come
padre
,
ha
creduto
di
agire
per
il
bene
della
figliuola
!
Voi
tutti
non
avete
alcuna
ragione
per
non
riconoscer
questo
;
potrei
non
riconoscerlo
io
,
io
solo
,
perché
i
mezzi
di
cui
si
è
servito
mi
hanno
distrutto
la
casa
,
spezzato
la
vita
!
Ma
egli
mirava
,
là
,
al
bene
di
tutti
quei
bruti
;
e
qua
,
al
bene
della
sua
figliuola
!
Dieci
,
quindici
,
venti
mani
si
tesero
a
Capolino
,
in
un
prorompimento
d
'
ammirazione
per
così
magnanima
generosità
;
e
Capolino
si
sentì
levato
d
'
un
cubito
sopra
se
stesso
.
-
Forse
mi
vedrò
costretto
,
-
soggiunse
con
triste
gravità
,
-
a
restituirvi
il
mandato
,
di
cui
avete
voluto
onorarmi
.
-
No
!
no
!
che
c
'
entra
questo
?
E
perché
?
-
protestarono
alcuni
.
Capolino
,
sorridendo
mestamente
,
levò
le
mani
ad
arrestare
quell
'
affettuosa
protesta
:
-
La
condizione
mia
,
-
disse
.
-
Considerate
.
Potrei
più
aver
rapporti
,
non
dico
di
parentela
o
d
'
amicizia
,
ma
pur
soltanto
d
'
interessi
,
con
Flaminio
Salvo
?
No
,
certo
.
E
allora
?
Devo
provvedere
a
me
stesso
,
signori
miei
,
mentre
il
mandato
che
ho
da
voi
esige
un
'
assoluta
indipendenza
,
quella
appunto
che
avevo
per
i
miei
ufficii
nel
banco
del
Salvo
.
Ora
...
ora
bisognerà
che
mi
raccolga
a
pensar
seriamente
ai
miei
casi
.
Non
son
cose
da
decidere
così
su
due
piedi
e
in
questo
momento
.
-
Ma
sì
!
ma
sì
!
-
ripresero
quelli
a
confortarlo
a
coro
.
-
Questi
sono
affari
privati
!
La
rappresentanza
politica
...
-
Eh
eh
...
-
Ma
che
!
non
c
'
entra
...
-
Altra
cosa
...
-
E
poi
,
per
ora
...
-
Per
ora
,
-
disse
,
-
mi
basta
,
miei
cari
,
di
avervi
dimostrato
questo
:
che
sono
pronto
a
tutto
,
e
che
guardo
le
cose
e
la
mia
stessa
sciagura
con
animo
equo
e
,
per
quanto
mi
è
possibile
,
sereno
.
Grazie
,
intanto
,
a
tutti
,
amici
miei
.
Più
tardi
,
recatosi
al
Vescovado
a
visitar
Monsignore
,
ebbe
da
questo
tali
notizie
su
don
Ippolito
Laurentano
e
donna
Adelaide
,
che
stimò
da
abbandonare
senz
'
altro
il
piano
dapprima
architettato
,
e
che
anzi
gli
convenisse
aspettare
il
ritorno
di
Flaminio
Salvo
da
Roma
,
per
recarsi
a
Colimbètra
a
tentarne
un
altro
,
che
già
gli
balenava
,
audacissimo
.
Flaminio
Salvo
non
volle
lasciare
a
Roma
Dianella
in
qualche
«
casa
di
salute
»
,
come
i
medici
e
la
sorella
e
il
cognato
gli
consigliavano
;
disse
che
,
se
mai
,
l
'
avrebbe
lasciata
in
una
di
queste
case
a
Palermo
,
per
averla
più
vicina
e
poterla
più
spesso
visitare
;
ma
la
sua
casa
ormai
-
soggiunse
-
poteva
pur
trasformarsi
in
uno
di
questi
privati
ospizii
della
pazzia
,
sotto
il
governo
d
'
uno
o
più
medici
e
con
l
'
assistenza
di
altre
infermiere
adatte
:
vi
restava
egli
solo
provvisto
di
ragione
;
ma
sperava
che
presto
,
con
l
'
esempio
e
un
po
'
di
buona
volontà
,
la
perderebbe
anche
lui
.
Quando
fu
sul
punto
di
partire
,
però
,
si
vide
costretto
a
ricorrere
a
Lando
Laurentano
,
perché
gli
désse
a
compagno
di
viaggio
Mauro
Mortara
,
da
cui
Dianella
non
avrebbe
voluto
più
staccarsi
,
e
che
forse
era
il
solo
che
avrebbe
potuto
indurla
a
uscire
da
uno
stanzino
bujo
ove
s
'
era
rintanata
,
e
a
partire
.
Lando
Laurentano
,
che
si
preparava
in
gran
fretta
anche
lui
,
chiamato
a
Palermo
dai
compagni
del
Comitato
centrale
del
partito
,
rispose
al
Salvo
,
che
avrebbero
potuto
fare
insieme
il
viaggio
,
e
che
la
mattina
seguente
sarebbe
venuto
con
Mauro
a
prenderlo
in
casa
Vella
.
Flaminio
Salvo
notò
nell
'
aspetto
,
nella
voce
,
nei
gesti
del
giovane
principe
una
strana
agitazione
febbrile
,
e
fu
più
volte
sul
punto
di
domandargliene
premurosamente
il
motivo
;
ma
se
n
'
astenne
.
Lando
Laurentano
era
in
quell
'
animo
per
una
ragione
,
a
cui
il
Salvo
non
avrebbe
potuto
neppur
lontanamente
pensare
in
quel
momento
:
cioè
,
l
'
enorme
impressione
prodotta
in
tutta
Roma
dal
suicidio
di
Corrado
Selmi
.
Se
n
'
era
divulgata
la
notizia
la
sera
stessa
,
che
egli
usciva
con
Mauro
da
casa
Vella
.
Il
grido
d
'
un
giornalajo
glien
'
aveva
dato
l
'
annunzio
.
Aveva
fatto
fermar
la
vettura
per
comperare
il
giornale
.
Ma
,
anziché
dargli
gioja
,
quell
'
annunzio
improvviso
lo
aveva
in
prima
stordito
.
Aveva
ordinato
al
vetturino
d
'
accostarsi
a
un
fanale
,
per
leggere
,
non
ostante
l
'
impazienza
di
Mauro
;
aveva
saltato
il
lungo
commento
necrologico
premesso
alle
notizie
sul
suicidio
,
ed
era
corso
con
gli
occhi
a
queste
.
Dal
racconto
del
cameriere
del
Selmi
aveva
saputo
,
prima
,
l
'
aggressione
a
mano
armata
del
nipote
di
Roberto
Auriti
,
quando
già
il
Selmi
aveva
ingojato
il
veleno
;
poi
...
ah
poi
!
...
una
visita
,
che
il
giornalista
diceva
drammaticissima
,
al
Selmi
appena
spirato
,
«
d
'
una
dama
velata
»
di
cui
,
per
degni
rispetti
,
non
si
faceva
il
nome
,
«
accorsa
»
,
seguitava
il
cronista
,
«
ignara
del
suicidio
,
forse
per
dare
ajuto
e
conforto
all
'
amico
,
dopo
la
sfida
da
lui
lanciata
,
la
mattina
,
all
'
intera
assemblea
»
.
Lando
Laurentano
non
aveva
avuto
alcun
dubbio
,
che
quella
dama
velata
fosse
donna
Giannetta
D
'
Atri
,
sua
cugina
;
e
aveva
strappato
il
giornale
,
con
schifo
e
con
rabbia
,
gridando
al
vetturino
di
correre
a
casa
.
Qua
aveva
trovato
in
smaniosa
ambascia
Celsina
Pigna
e
Olindo
Passalacqua
,
che
cercavano
disperatamente
Antonio
Del
Re
,
scomparso
dalla
mattina
.
Eran
sembrate
così
inopportune
a
Lando
in
quel
momento
la
vista
buffa
di
quell
'
uomo
,
le
smaniette
di
quella
ragazza
,
tutta
quell
'
ansia
attorno
a
lui
per
la
ricerca
d
'
un
giovane
ch
'
egli
non
conosceva
e
ch
'
era
tanto
lontano
dai
suoi
pensieri
,
che
aveva
avuto
contro
il
suo
solito
un
violento
scatto
d
'
ira
.
Aveva
chiamato
Raffaele
,
il
cameriere
,
per
ordinargli
di
mettersi
a
disposizione
di
quei
due
,
ed
era
rimasto
solo
con
Mauro
.
Questi
,
interpretando
quello
scatto
come
un
segno
di
sprezzante
noncuranza
per
l
'
arresto
del
cugino
,
non
s
'
era
potuto
trattenere
;
gli
s
'
era
fatto
innanzi
tutto
acceso
di
sdegno
,
gridando
:
-
Me
ne
voglio
andare
,
subito
!
ora
stesso
!
Non
voglio
più
guardarvi
in
faccia
!
-
Mauro
!
Mauro
!
Mauro
!
-
aveva
esclamato
Lando
,
scotendo
in
aria
le
mani
afferrate
.
Mauro
allora
s
'
era
cacciato
una
mano
in
tasca
,
per
trarne
fuori
le
medaglie
:
-
Guardate
!
Dal
petto
me
l
'
ero
strappate
,
davanti
al
delegato
,
quando
ho
visto
arrestare
vostro
cugino
!
Ora
quella
ragazza
è
venuta
a
riportarmele
...
Che
sangue
avete
voi
nelle
vene
?
È
questa
la
gioventù
d
'
oggi
?
è
questa
?
-
La
gioventù
...
-
s
'
era
messo
a
rispondere
con
veemenza
Lando
;
ma
s
'
era
subito
frenato
,
premendosi
forte
le
pugna
serrate
su
la
bocca
e
andando
a
sedere
,
coi
gomiti
su
le
ginocchia
e
la
testa
tra
le
mani
.
La
gioventù
?
Che
poteva
la
gioventù
,
se
l
'
avara
paurosa
prepotente
gelosia
dei
vecchi
la
schiacciava
così
,
col
peso
della
più
vile
prudenza
e
di
tante
umiliazioni
e
vergogne
?
Se
toccava
a
lei
l
'
espiazione
rabbiosa
,
nel
silenzio
,
di
tutti
gli
errori
e
le
transazioni
indegne
,
la
macerazione
d
'
ogni
orgoglio
e
lo
spettacolo
di
tante
brutture
?
Ecco
come
l
'
opera
dei
vecchi
qua
,
ora
,
nel
bel
mezzo
d
'
Italia
,
a
Roma
,
sprofondava
in
una
cloaca
;
mentre
su
,
nel
settentrione
,
s
'
irretiva
in
una
coalizione
spudorata
di
loschi
interessi
;
e
giù
,
nella
bassa
Italia
,
nelle
isole
,
vaneggiava
apposta
sospesa
,
perché
vi
durassero
l
'
inerzia
,
la
miseria
e
l
'
ignoranza
e
ne
venisse
al
Parlamento
il
branco
dei
deputati
a
formar
le
maggioranze
anonime
e
supine
!
Soltanto
,
in
Sicilia
forse
,
or
ora
,
la
gioventù
sacrificata
potrebbe
dare
un
crollo
a
questa
oltracotante
oppressione
dei
vecchi
,
e
prendersi
finalmente
uno
sfogo
,
e
affermarsi
vittoriosa
!
Lando
era
balzato
in
piedi
per
gridare
questa
sua
speranza
a
Mauro
Mortara
;
ma
s
'
era
trattenuto
per
carità
,
alla
vista
di
lui
che
piangeva
,
con
quelle
sue
pietose
medaglie
in
mano
.
Il
giorno
appresso
Antonio
Del
Re
era
stato
ritrovato
.
Olindo
Passalacqua
era
venuto
a
mostrare
a
Lando
due
telegrammi
e
un
vaglia
spediti
d
'
urgenza
da
Girgenti
per
far
subito
partire
il
giovine
;
ma
aveva
soggiunto
che
il
Del
Re
si
ricusava
ostinatamente
di
ritornare
in
Sicilia
.
Lando
allora
aveva
pregato
Mauro
di
recarsi
a
prendere
il
giovine
per
invitarlo
a
partire
con
loro
il
giorno
appresso
e
Mauro
a
questa
preghiera
si
era
arreso
di
buon
grado
.
Ma
come
proporgli
adesso
di
viaggiare
insieme
con
Flaminio
Salvo
?
La
mattina
per
tempo
venne
al
villino
di
via
Sommacampagna
Ciccino
Vella
per
concertare
il
modo
di
spinger
fuori
dal
nascondiglio
Dianella
e
farla
partire
.
Guaj
,
se
vedeva
il
padre
!
Durante
tutto
il
viaggio
non
doveva
vederlo
.
Zio
Flaminio
e
Lando
dovevano
viaggiare
in
un
altro
scompartimento
della
vettura
,
senza
mai
farsi
scorgere
.
C
'
era
anche
quel
giovanotto
,
il
Del
Re
?
Bene
:
tutti
e
tre
,
appartati
,
nascosti
.
Mauro
e
Dianella
sarebbero
stati
soli
,
nello
scompartimento
attiguo
:
tutt
'
intera
una
vettura
sarebbe
stata
a
loro
disposizione
.
Fu
men
difficile
,
a
tali
condizioni
,
persuadere
Mauro
a
render
questo
servizio
al
Salvo
.
Quando
seppe
che
né
ora
,
a
casa
Vella
,
né
poi
,
durante
tutto
il
tragitto
,
lo
avrebbe
veduto
,
e
che
non
si
trattava
tanto
di
rendere
un
servizio
a
lui
quanto
un
'
opera
di
carità
a
quella
povera
fanciulla
demente
,
si
arrese
aggrondato
,
e
andò
avanti
con
Raffaele
in
casa
Vella
.
Non
ci
fu
bisogno
né
di
preghiere
né
di
esortazioni
:
appena
Dianella
rivide
Mauro
,
balzò
dal
nascondiglio
e
tornò
a
riaggrapparsi
a
lui
,
incitandolo
a
fuggire
insieme
.
Si
dovette
all
'
incontro
stentare
a
trattenerla
un
po
'
per
rassettarla
alla
meglio
,
ravviarle
i
capelli
scarmigliati
,
metterle
un
cappello
in
capo
,
perché
almeno
non
desse
tanto
spettacolo
alla
gente
,
in
compagnia
di
quel
vecchio
che
già
per
suo
conto
attirava
la
curiosità
di
tutti
.
Quando
l
'
uno
e
l
'
altra
,
tenendosi
per
mano
,
quello
col
viso
tutto
scombujato
,
lo
zainetto
alle
spalle
,
questa
con
gli
occhi
e
la
bocca
spalancati
a
un
'
ilarità
squallida
e
vana
,
i
capelli
cascanti
,
scompigliati
sotto
il
cappello
assettato
male
sul
capo
,
attraversarono
il
salone
per
andarsene
,
chi
li
vide
non
se
ne
poté
più
levar
l
'
immagine
dalla
memoria
.
Che
discorsi
tennero
tra
loro
,
nel
viaggio
?
Dietro
l
'
usciolino
dello
scompartimento
,
il
Salvo
e
il
Laurentano
,
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
,
li
intesero
conversar
tra
loro
,
a
lungo
,
e
s
'
illusero
dapprima
che
tra
loro
il
vecchio
e
la
fanciulla
s
'
intendessero
.
Ma
sì
,
a
maraviglia
s
'
intendevano
,
perché
l
'
uno
e
l
'
altra
,
ciascuno
per
sé
,
non
parlavano
se
non
con
la
propria
follia
.
E
le
due
follie
sedevano
accanto
e
si
tenevano
per
mano
.
-
Una
donna
...
vergogna
!
...
Non
si
dice
Aurelio
...
Signor
Aurelio
...
Signor
Aurelio
!
...
Ma
com
'
è
possibile
che
l
'
abbia
dimenticato
?
...
Una
così
grossa
ferita
al
dito
...
Vieni
,
vieni
qua
,
al
bujo
...
nell
'
andito
...
Te
lo
succhio
io
,
il
sangue
dal
dito
...
Una
donna
?
Vergogna
...
Signor
Aurelio
...
-
Questi
...
sono
questi
,
i
figli
!
La
nuova
gioventù
...
Per
veder
questo
,
oh
assassini
,
abbiamo
tanto
combattuto
,
sacrificato
la
vita
nostra
...
per
veder
questo
,
donna
Dianella
!
E
che
ci
vado
più
ad
appendere
,
adesso
,
sotto
la
lettera
del
Generale
nel
camerone
?
che
ci
vado
più
ad
appendere
,
dopo
tutto
quello
che
ho
visto
?
-
Eh
,
ma
chi
lo
sa
l
'
anno
che
viene
?
Il
gelso
,
a
marzo
,
coglie
sangue
di
nuovo
...
E
allora
,
quand
'
è
in
amore
,
per
gettare
,
è
molle
,
molle
come
una
pasta
,
e
se
ne
fa
quello
che
se
ne
vuole
...
Chi
lo
sa
l
'
anno
che
viene
?
-
Incerto
il
bene
,
ma
certe
le
pene
,
figlia
mia
!
Incerto
il
bene
,
ma
certe
le
pene
!
Così
conversavano
di
là
,
quei
due
.
Né
Lando
né
Flaminio
Salvo
badavano
intanto
a
un
altro
,
di
qua
con
loro
,
che
non
diceva
nulla
,
ma
che
pure
non
meno
di
quei
due
vaneggiava
col
cervello
.
Non
vedeva
,
non
sentiva
,
non
pensava
più
nulla
,
Antonio
Del
Re
.
La
furia
della
disperazione
,
con
la
quale
s
'
era
avventato
sopra
il
Selmi
,
gli
aveva
come
folgorato
lo
spirito
.
Uscito
dalla
casa
del
Selmi
,
era
rimasto
vuoto
,
sospeso
in
una
tetraggine
attonita
,
spaventevole
;
e
non
ricordava
più
nulla
,
dove
fosse
andato
,
che
avesse
fatto
,
come
e
dove
avesse
passato
la
notte
,
se
proprio
la
notte
,
una
notte
fosse
passata
.
Non
rispondeva
a
nessuna
domanda
;
forse
non
udiva
.
Vedere
,
vedeva
;
stava
per
lo
meno
a
guardare
;
ma
la
ragione
non
vedeva
più
,
la
ragione
degli
aspetti
delle
cose
e
degli
atti
degli
uomini
.
Non
si
era
già
opposto
al
suo
ritorno
in
Sicilia
;
ma
a
muoversi
da
sé
dal
luogo
ove
i
piedi
lo
avevano
condotto
e
la
stanchezza
accasciato
.
Si
era
mosso
,
allorché
Mauro
lo
aveva
strappato
per
il
petto
;
ma
senza
udir
nulla
di
quanto
quegli
gli
aveva
detto
della
nonna
e
della
mamma
.
Il
Passalacqua
e
Celsina
lo
avevano
accompagnato
,
la
mattina
,
al
villino
di
Lando
;
prima
di
partire
aveva
veduto
Celsina
sorridere
a
Ciccino
Vella
,
accettarne
il
braccio
,
montare
in
carrozza
con
lui
e
col
Passalacqua
:
tutto
questo
aveva
veduto
,
e
più
là
,
col
pensiero
;
e
nulla
,
più
nulla
gli
s
'
era
rimosso
dentro
.
Quando
,
passato
lo
stretto
di
Messina
,
Lando
Laurentano
scese
dal
treno
per
proseguire
su
un
altro
alla
volta
di
Palermo
,
Flaminio
Salvo
provò
una
certa
costernazione
al
pensiero
di
restar
solo
nella
vettura
per
un
'
intera
giornata
fino
a
Girgenti
con
quel
giovane
a
lui
ignoto
,
che
due
giorni
avanti
aveva
levato
il
pugnale
per
uccidere
il
Selmi
,
e
che
ora
gli
teneva
gli
occhi
addosso
con
tanta
fissità
di
sguardo
,
tra
il
torvo
e
l
'
insensato
.
Ecco
,
con
tre
pazzi
egli
viaggiava
;
e
forse
non
meno
pazzo
di
questi
tre
era
quello
or
ora
sceso
dal
treno
con
l
'
intenzione
di
mettere
a
soqquadro
tutta
l
'
isola
!
Lui
solo
,
dunque
,
per
terribile
condanna
,
doveva
serbare
intatto
il
privilegio
di
non
aver
minimamente
velata
,
offuscata
,
né
per
rimorso
,
né
per
pietà
,
né
più
da
alcun
affetto
,
né
più
da
alcuna
speranza
,
né
più
da
alcun
desiderio
,
quella
lucida
,
crudele
limpidità
di
spirito
?
Lui
solo
.
E
,
come
per
assaporare
lo
scherno
della
sua
sorte
,
si
accostò
ancora
una
volta
all
'
usciolino
dello
scompartimento
,
con
l
'
orecchio
allo
spiraglio
,
ad
ascoltare
i
discorsi
vani
del
vecchio
e
della
figliuola
.
Appena
Mauro
Mortara
,
arrivato
a
Girgenti
,
poté
strapparsi
dalle
braccia
di
Dianella
Salvo
,
corse
di
furia
alla
casa
di
donna
Caterina
Laurentano
.
Vi
trovò
Antonio
Del
Re
ancora
tra
le
braccia
della
madre
che
invano
,
stringendolo
,
scotendolo
,
smaniando
,
cercava
di
spetrarlo
.
Come
Anna
vide
entrar
Mauro
,
gli
corse
incontro
,
lasciando
il
figlio
:
-
Che
ha
?
Che
ha
?
Ditemi
voi
che
ha
!
Che
gli
hanno
fatto
?
Ma
il
Mortara
le
scostò
le
braccia
e
gridò
più
forte
di
lei
:
-
Vostra
madre
?
Dov
'
è
vostra
madre
?
Sopravvenne
Giulio
,
in
pochi
giorni
invecchiato
di
dieci
anni
.
Negli
occhi
,
nelle
braccia
protese
aveva
la
speranza
di
aver
da
Mauro
qualche
notizia
precisa
sull
'
arresto
di
Roberto
,
sul
suicidio
del
Selmi
,
se
questi
veramente
avesse
lasciato
qualche
dichiarazione
in
favore
del
fratello
,
come
dicevano
i
giornali
.
Dal
nipote
non
aveva
potuto
saper
nulla
,
per
quanto
,
tra
le
braccia
della
madre
,
lo
avesse
furiosamente
scrollato
per
farlo
parlare
.
Ma
il
Mortara
scostò
anche
lui
,
ripetendo
,
testardo
e
violento
:
-
Vostra
madre
?
Non
so
nulla
!
So
che
l
'
hanno
arrestato
sotto
i
miei
occhi
!
Non
voglio
veder
nessuno
!
Voglio
vedere
lei
sola
!
Giulio
restò
perplesso
,
se
permettergli
d
'
entrare
nella
camera
della
madre
,
così
all
'
improvviso
.
Dal
giorno
che
egli
,
sotto
l
'
urgenza
della
necessità
,
vincendo
ogni
riluttanza
,
dapprima
con
circospezione
,
poi
risolutamente
,
con
crudezza
,
le
aveva
detto
che
bisognava
si
recasse
dal
fratello
Ippolito
per
salvare
il
figlio
,
era
caduta
,
di
schianto
,
in
un
attonimento
quasi
di
apatia
,
come
se
la
vista
di
tutte
le
cose
intorno
le
si
fosse
a
un
tratto
vuotata
d
'
ogni
senso
.
Non
un
gesto
,
non
una
parola
.
Più
niente
.
E
quella
immobilità
e
quel
silenzio
avevano
avuto
fin
da
principio
un
che
di
così
assoluto
e
invincibile
,
che
né
un
gesto
,
né
una
parola
eran
più
stati
possibili
agli
altri
per
scuoterla
o
esortarla
.
Giulio
sapeva
che
avrebbe
ucciso
la
madre
,
parlando
.
E
difatti
,
ecco
,
subito
,
parlando
,
l
'
aveva
uccisa
.
Ella
non
poteva
andare
dal
fratello
per
salvare
il
figlio
:
sarebbe
stata
la
sua
morte
.
Ed
ecco
,
era
morta
.
Tanto
egli
quanto
Anna
avevano
sperato
,
dapprima
,
che
non
volesse
più
muoversi
né
parlare
;
non
che
,
veramente
,
non
potesse
.
Ma
ben
presto
s
'
erano
accorti
che
non
poteva
.
Pure
,
una
lieve
contrazione
rimasta
su
la
fronte
,
tra
ciglio
e
ciglio
,
diceva
chiaramente
che
,
anche
potendo
,
non
avrebbe
voluto
.
La
avevano
sollevata
di
peso
dalla
seggiola
e
adagiata
sul
letto
.
Erano
di
morte
la
immobilità
e
il
silenzio
;
soltanto
,
ancora
,
non
era
fredda
.
E
per
impedire
che
anche
quel
freddo
le
sopravvenisse
,
si
erano
affrettati
a
coprirla
bene
sul
letto
,
con
mani
amorose
,
piangendo
.
L
'
ultima
crudeltà
doveva
compiersi
così
sopra
di
lei
,
e
,
perché
fosse
più
iniqua
,
per
mano
stessa
dei
figli
.
Ora
,
vegliandola
e
piangendo
,
i
figli
le
dimostravano
,
o
piuttosto
dimostravano
a
se
stessi
,
che
non
erano
stati
loro
a
compierla
.
Se
ella
,
per
tutto
ciò
che
aveva
fatto
,
non
poteva
pagare
per
il
figlio
,
bisognava
che
pagasse
così
,
ora
.
Giulio
lo
sapeva
;
e
,
pur
sapendolo
,
non
aveva
potuto
impedirlo
.
Doveva
parlare
,
spingerla
a
quella
morte
,
darle
il
crollo
.
L
'
aveva
poi
raccolta
su
le
braccia
,
e
ora
le
rincalzava
le
coperte
e
le
stringeva
attorno
alle
braccia
lo
scialle
nero
di
lana
,
per
ripararla
dall
'
ultimo
freddo
,
e
andava
in
punta
di
piedi
,
perché
nessun
rumore
arrivasse
più
a
quel
silenzio
.
Anche
il
volo
d
'
una
mosca
sarebbe
stato
di
più
,
ora
,
oltre
a
quello
che
egli
aveva
fatto
,
perché
doveva
.
Un
pensiero
,
se
non
fosse
anche
di
più
la
sua
vita
,
il
suo
respiro
,
dopo
quello
che
aveva
fatto
,
gli
era
anche
passato
per
la
mente
.
Fuori
di
quella
madre
,
fuori
della
Sicilia
,
egli
,
fin
da
giovinetto
,
aveva
preso
mondo
.
Era
vissuto
senza
né
ricordi
,
né
affetti
,
né
aspirazioni
,
quasi
giorno
per
giorno
:
freddo
,
svogliato
,
ironico
,
sdegnoso
.
D
'
improvviso
,
quando
men
se
l
'
aspettava
,
il
destino
della
sua
famiglia
aveva
allungato
una
spira
a
involgerlo
,
a
invilupparlo
,
e
lo
aveva
attratto
a
sé
e
piombato
là
,
a
rinsertarsi
,
a
riaffiggersi
alla
radice
,
da
cui
s
'
era
strappato
;
a
sentire
tutto
ciò
che
non
aveva
voluto
mai
sentire
,
a
ricordarsi
di
tutto
ciò
di
cui
non
aveva
voluto
mai
ricordarsi
.
La
fine
di
colei
,
che
aveva
sempre
e
tutto
sentito
,
e
di
tutto
e
sempre
si
era
ricordata
,
schiantata
ora
dall
'
urto
con
cui
egli
era
tornato
a
inviscerarsi
in
lei
,
non
doveva
essere
adesso
anche
la
sua
fine
?
Schiantato
il
tronco
,
schiantati
i
rami
.
Nel
tetro
squallore
della
casa
,
era
rimasto
inorridito
del
suo
apparire
a
se
stesso
coi
sentimenti
e
i
ricordi
tutti
di
quella
madre
.
Ma
gli
era
apparsa
anche
Anna
,
la
sorella
:
il
ramo
che
non
s
'
era
mai
staccato
da
quel
tronco
;
che
miseramente
una
volta
sola
,
per
poco
,
era
fiorito
,
per
dare
il
frutto
ispido
e
attossicato
di
quel
figlio
,
in
cui
neanche
l
'
amore
della
madre
riusciva
a
penetrare
.
E
fratello
e
sorella
si
erano
stretti
,
allora
,
fusi
in
un
abbraccio
d
'
infinita
tenerezza
,
d
'
infinita
angoscia
,
all
'
ombra
della
tetra
casa
,
assaporando
la
dolcezza
del
pianto
che
li
univa
per
la
prima
volta
e
che
pur
rompeva
loro
il
cuore
.
Egli
doveva
vivere
per
quella
sorella
e
per
quel
ragazzo
.
La
notizia
dell
'
arresto
di
Roberto
,
ormai
inevitabile
,
attesa
da
un
momento
all
'
altro
,
era
finalmente
arrivata
insieme
con
quella
del
suicidio
di
Corrado
Selmi
,
ma
vaga
,
ristretta
in
poche
righe
nei
giornali
siciliani
,
come
una
notizia
a
cui
i
lettori
non
avrebbero
dato
importanza
,
presi
com
'
erano
tutti
,
allora
,
dalla
morbosa
curiosità
di
conoscere
fin
nei
minimi
particolari
l
'
eccidio
d
'
Aragona
.
La
trepidazione
di
Anna
per
il
figlio
solo
a
Roma
,
il
pensiero
dell
'
ajuto
da
portare
a
Roberto
avevano
spinto
dapprima
Giulio
a
ritornar
subito
alla
Capitale
.
Ma
come
abbandonar
la
madre
in
quello
stato
,
sola
lì
con
Anna
che
s
'
aggirava
per
le
stanze
chiamando
il
figlio
,
quasi
forsennata
?
E
che
ajuto
avrebbe
potuto
portare
a
Roberto
?
L
'
unico
ajuto
possibile
sarebbe
stato
il
denaro
,
il
rimborso
alla
banca
di
quelle
quarantamila
lire
,
così
che
tutti
potessero
credere
che
queste
fossero
state
prese
da
lui
,
per
bisogni
suoi
.
Il
suicidio
del
Selmi
ora
,
avrebbe
forse
aperta
la
porta
del
carcere
a
Roberto
,
ma
gli
sarebbe
rimasta
,
incancellabile
,
dopo
la
denunzia
e
l
'
arresto
,
la
macchia
d
'
una
losca
complicità
.
Quanti
avrebbero
creduto
,
domani
,
che
disinteressatamente
egli
si
fosse
prestato
a
contrarre
il
debito
,
sotto
il
suo
nome
,
per
conto
d
'
un
altro
?
La
dichiarazione
del
Selmi
,
se
davvero
esisteva
come
i
giornali
asserivano
,
non
sarebbe
valsa
a
cancellare
del
tutto
quella
macchia
.
Di
là
,
nella
camera
della
madre
,
c
'
era
il
canonico
Pompeo
Agrò
,
che
da
tanti
giorni
,
per
ore
e
ore
,
non
si
staccava
dalla
poltrona
a
pie
'
del
letto
,
fissi
gli
occhi
nella
faccia
spenta
della
giacente
,
forse
con
la
speranza
di
scoprirvi
un
indizio
che
ella
-
non
avendo
più
nulla
da
dire
agli
uomini
-
desiderasse
per
suo
mezzo
comunicare
con
Dio
.
Più
d
'
una
volta
con
profonda
voce
l
'
aveva
chiamata
per
nome
,
a
più
riprese
,
senza
ottener
risposta
.
Giulio
disse
a
Mauro
di
attendere
un
poco
:
voleva
consigliarsi
con
l
'
Agrò
,
se
questi
désse
più
peso
alla
sua
speranza
o
al
suo
timore
che
la
vista
o
la
voce
del
Mortara
,
scotendo
la
madre
da
quel
torpore
di
morte
,
potessero
farle
bene
o
male
.
-
Credo
,
-
gli
rispose
l
'
Agrò
,
-
che
non
ci
sia
più
né
da
sperare
né
da
temere
.
Non
avvertirà
nulla
.
Provate
.
Tanto
se
dura
così
,
è
la
morte
lo
stesso
.
Mauro
entrò
come
un
cieco
nella
camera
quasi
al
bujo
,
chiamando
forte
,
con
affanno
di
commozione
:
-
Donna
Caterina
...
donna
Caterina
...
Restò
,
davanti
al
letto
,
alla
vista
di
quella
faccia
volta
al
soffitto
,
sui
guanciali
ammontati
,
cadaverica
,
con
gli
occhi
che
s
'
immaginavano
torbidi
e
densi
di
disperata
angoscia
sotto
la
chiusura
perpetua
delle
gravi
pàlpebre
annerite
,
con
una
ostinata
,
assoluta
volontà
di
morte
negli
zigomi
tesi
,
nelle
tempie
affossate
,
nelle
pinne
stirate
del
naso
aguzzo
,
nelle
livide
,
sottili
labbra
,
non
solo
serrate
,
ma
anche
in
qualche
punto
attaccate
dall
'
essiccamento
degli
umori
.
-
Oh
figlia
...
oh
figlia
...
-
esclamò
.
-
Donna
Caterina
...
sono
io
...
Mauro
...
il
cane
guardiano
di
vostro
padre
...
Guardatemi
...
aprite
gli
occhi
...
da
voi
voglio
essere
guardato
...
Aprite
gli
occhi
,
donna
Caterina
;
guardando
me
,
guardate
la
vostra
stessa
pena
...
Sentitemi
:
debbo
dirvi
una
cosa
...
torno
da
Roma
...
Urtando
contro
la
rigida
impassibilità
funerea
della
morente
,
la
commozione
di
Mauro
Mortara
si
spezzò
a
un
tratto
in
striduli
singhiozzi
,
molto
simili
a
una
risata
.
L
'
Agrò
e
Giulio
,
anch
'
essi
piangenti
,
se
lo
presero
in
mezzo
,
e
,
sorreggendolo
per
le
braccia
,
lo
trassero
fuori
della
camera
.
La
morente
,
rimasta
sola
nell
'
ombra
,
immobile
su
i
guanciali
ammontati
,
udì
tardi
la
voce
,
come
se
questa
avesse
dovuto
far
molto
cammino
per
raggiungerla
nelle
profonde
lontananze
misteriose
,
ove
già
il
suo
spirito
s
'
era
inoltrato
.
E
da
queste
lontananze
,
in
risposta
a
quella
voce
,
tardi
venne
alle
sue
pàlpebre
chiuse
una
lagrima
,
ultima
,
che
nessuno
vide
.
Sgorgò
da
un
occhio
;
scorse
su
la
gota
;
cadde
e
scomparve
tra
le
rughe
del
collo
.
Quando
Pompeo
Agrò
tornò
a
sedere
su
la
poltrona
a
pie
'
del
letto
,
né
più
nell
'
occhio
,
né
più
su
la
gota
ve
n
'
era
traccia
.
Donna
Caterina
era
morta
.
CAPITOLO
SESTO
Per
donna
Adelaide
e
don
Ippolito
Laurentano
era
cominciato
,
fin
dalla
prima
sera
che
eran
rimasti
soli
nella
villa
di
Colimbètra
,
un
supplizio
previsto
da
entrambi
difficilissimo
da
sopportare
,
per
quanta
buona
volontà
l
'
uno
e
l
'
altra
ci
avrebbero
messo
.
Appena
andati
via
gl
'
invitati
alla
cerimonia
nuziale
,
don
Ippolito
,
con
molto
garbo
prendendole
una
mano
,
ma
pur
senza
guardargliela
per
non
avvertire
quanto
fosse
diversa
da
quella
tenuta
un
tempo
tra
le
sue
(
pallida
e
lunga
mano
morbida
,
tenera
e
lieve
!
)
,
aveva
cercato
di
farle
intendere
il
bene
che
da
lei
si
riprometteva
in
quella
solitudine
d
'
esilio
,
di
cui
supponeva
le
dovessero
esser
note
le
ragioni
,
se
non
tutte
,
almeno
in
parte
.
Il
discorso
tenuto
sul
terrazzo
,
davanti
alla
campagna
silenziosa
,
già
invasa
dal
bujo
della
notte
,
era
stato
,
in
verità
,
un
po
'
troppo
lungo
e
un
tantino
anche
faticoso
.
La
povera
donna
Adelaide
,
oppressa
dalla
violenza
di
tanti
sentimenti
nuovi
durante
quella
giornata
,
e
ora
da
tutta
quell
'
ombra
e
da
quel
silenzio
che
le
vaneggiavano
intorno
e
le
rendevano
più
che
mai
soffocante
l
'
ambascia
per
ciò
che
misteriosamente
incombeva
ancora
su
la
sua
«
terribile
signorinaggine
»
,
a
un
certo
punto
,
per
quanto
si
fosse
sforzata
,
non
aveva
potuto
udir
più
nulla
di
quel
pacato
interminabile
discorso
.
Aveva
avuto
l
'
impressione
che
esso
,
proprio
fuor
di
tempo
,
la
volesse
trarre
per
forza
quasi
in
una
cima
di
monte
altissima
e
nebbiosa
,
dalla
quale
le
sarebbe
stato
difficile
se
non
addirittura
impossibile
,
ridiscendere
ancora
in
grado
di
resistere
ad
altre
sorprese
,
ad
altre
emozioni
che
quella
notte
certamente
le
apparecchiava
.
Non
per
cattiva
volontà
,
ma
per
l
'
aria
,
ecco
,
per
l
'
aria
che
,
a
un
certo
punto
,
cominciava
a
sentirsi
mancare
,
non
le
era
stato
mai
possibile
prestare
ascolto
a
lunghi
discorsi
.
Oh
,
buon
Dio
,
e
perché
poi
prendere
di
questi
giri
così
alla
lontana
,
se
alla
fine
pur
sempre
bisognava
ridursi
a
fare
,
su
per
giù
,
le
stesse
cose
,
quelle
che
la
natura
comanda
?
Che
brutto
vizio
,
buon
Dio
!
E
senz
'
altro
effetto
che
la
stanchezza
e
la
stizza
.
Anche
la
stizza
,
sì
.
Perché
le
cose
da
fare
sono
semplici
,
e
da
contarsi
tutte
su
le
dita
d
'
una
mano
;
cosicché
,
alla
fine
,
ciascuno
deve
riconoscere
che
tutto
quel
girare
attorno
a
esse
,
non
solo
è
inutile
,
ma
anche
sciocco
e
dannoso
,
in
quanto
che
poi
,
per
la
stanchezza
appunto
e
con
la
stizza
di
questo
riconoscimento
,
si
fanno
tardi
e
si
fanno
male
.
Dapprima
s
'
era
messa
a
guardare
,
con
occhi
tra
imploranti
e
spaventati
,
il
principe
,
o
piuttosto
,
quella
sua
lunga
,
lunghissima
barba
.
Poi
,
nell
'
intronamento
,
aveva
sentito
un
prepotente
bisogno
di
ritirare
la
mano
e
di
soffiare
,
di
soffiare
un
poco
almeno
,
non
potendo
sbuffare
,
non
potendo
gridare
per
dare
uno
sfogo
alla
soffocazione
e
alle
smanie
.
Alla
fine
,
era
riuscita
a
vincere
l
'
intronamento
:
gli
orecchi
le
si
erano
rifatti
vivi
un
istante
,
ma
per
fuggire
lontano
,
per
afferrarsi
a
un
qualche
filo
di
suono
,
nell
'
oscurità
della
notte
,
che
le
avesse
dato
sollievo
,
distrazione
.
Veniva
dalla
riviera
,
laggiù
laggiù
,
invisibile
,
un
sordo
borboglìo
continuo
.
E
tutt
'
a
un
tratto
,
proprio
nel
punto
che
il
discorso
del
principe
s
'
era
fatto
più
patetico
,
donna
Adelaide
era
uscita
a
domandargli
:
-
Ma
che
è
,
il
mare
?
si
sente
così
forte
,
ogni
notte
?
Don
Ippolito
,
dapprima
stordito
(
il
mare
?
che
mare
?
-
)
si
era
poi
sentito
cascar
le
braccia
:
-
Ah
sì
...
è
il
mare
,
è
il
mare
...
E
le
aveva
lasciato
la
mano
e
si
era
scostato
.
Donna
Adelaide
,
imbarazzata
,
non
sapendo
come
rimediare
alla
evidente
mortificazione
del
principe
per
quella
domanda
inopportuna
,
era
rimasta
come
appesa
balordamente
alla
sua
domanda
.
La
risposta
s
'
era
fatta
aspettare
un
po
'
;
alla
fine
era
arrivata
da
lontano
,
grave
:
-
Grida
così
,
quand
'
è
scirocco
...
Quella
remota
voce
del
mare
era
a
lui
cara
e
pur
triste
.
Tante
volte
,
nella
pace
profonda
delle
notti
,
gli
aveva
dato
angoscia
e
compagnia
.
Abbandonato
su
la
sedia
a
sdrajo
,
s
'
era
lasciato
cullare
da
quel
cupo
fremito
continuo
delle
acque
che
gli
parlavano
di
terre
lontane
,
d
'
una
vita
diversa
e
tumultuosa
ch
'
egli
non
avrebbe
mai
conosciuta
.
S
'
era
sentito
ripiombare
tutt
'
a
un
tratto
da
quel
richiamo
nella
profondità
della
sua
antica
solitudine
.
Come
più
riprendere
il
discorso
,
adesso
?
E
,
d
'
altra
parte
,
come
rimaner
così
in
silenzio
,
lasciar
lì
discosta
nel
terrazzo
quella
donna
che
ora
gli
apparteneva
per
sempre
e
che
s
'
era
affidata
alla
sua
cortesia
,
in
quella
solitudine
per
lei
nuova
e
certo
non
gradita
?
Bisognava
farsi
forza
,
vincere
la
ripugnanza
e
riaccostarsi
.
Ma
certo
,
ormai
,
di
non
potere
entrare
con
lei
in
altra
intimità
che
di
corpo
,
don
Ippolito
s
'
era
domandato
amaramente
qual
altro
effetto
questa
intimità
avrebbe
potuto
avere
,
se
non
lo
scàpito
irreparabile
della
sua
considerazione
.
E
difatti
,
quella
notte
...
Ah
,
la
povera
donna
Adelaide
non
avrebbe
potuto
mai
immaginare
un
simile
spettacolo
,
di
pietà
a
un
tempo
e
di
paura
!
Le
veniva
di
farsi
ancora
la
croce
con
tutt
'
e
due
le
mani
.
Ah
,
Bella
Madre
Santissima
!
Un
uomo
con
tanto
di
barba
...
un
uomo
serio
...
Dio
!
Dio
!
Lo
aveva
veduto
,
a
un
certo
punto
,
scappar
via
,
avvilito
e
inselvaggito
.
Forse
era
andato
a
rintanarsi
di
notte
tempo
nelle
sale
del
Museo
,
a
pianterreno
.
E
lei
era
rimasta
a
passare
il
resto
della
notte
,
semivestita
,
dietro
una
finestra
,
a
sentire
i
singhiozzi
d
'
un
chiú
innamorato
,
forse
nel
bosco
della
Civita
,
forse
in
quello
più
là
,
di
Torre
-
che
-
parla
.
Meno
male
che
,
la
mattina
dopo
,
la
vista
della
campagna
e
dello
squisito
arredo
della
villa
l
'
aveva
un
po
'
racconsolata
e
rimessa
anche
in
parte
nelle
consuete
disposizioni
di
spirito
,
per
cui
volentieri
,
ove
non
avesse
temuto
di
far
peggio
,
si
sarebbe
lei
per
prima
riaccostata
al
principe
a
dirgli
,
così
alla
buona
,
senza
stare
a
pesar
le
parole
,
che
,
via
,
non
si
désse
pensiero
né
afflizione
di
nulla
,
perché
lei
...
lei
era
contenta
,
proprio
contenta
,
così
...
Le
aveva
fatto
pena
quel
viso
rabbujato
!
Pover
'
uomo
,
non
aveva
saputo
neanche
alzar
gli
occhi
a
guardarla
,
quando
a
colazione
si
era
rimesso
a
parlarle
.
Ma
sì
,
ma
sì
,
certo
:
era
una
condizione
insolita
,
la
loro
:
trovarsi
così
,
a
essere
marito
e
moglie
,
quasi
senza
conoscersi
.
A
poco
a
poco
,
certo
,
sarebbe
nata
tra
loro
la
confidenza
,
e
...
ma
sì
!
ma
sì
!
certo
!
S
'
era
accorta
però
che
,
dicendo
così
,
le
smanie
del
principe
erano
cresciute
,
s
'
erano
anzi
più
che
più
esacerbate
;
e
con
vero
terrore
aveva
veduto
riapprossimarsi
la
notte
.
Per
parecchie
notti
di
fila
s
'
era
rinnovato
questo
terrore
;
alla
fine
aveva
ottenuto
in
grazia
d
'
esser
lasciata
in
pace
,
a
dormir
sola
,
in
una
camera
a
parte
.
Se
non
che
,
il
giorno
dopo
,
era
sceso
a
Colimbètra
monsignor
Montoro
a
farle
a
quattr
'
occhi
un
certo
sermoncino
.
E
allora
lei
,
di
nuovo
:
-
Oh
Bella
Madre
Santissima
!
Ma
che
!
...
no
...
Ah
,
come
?
...
che
?
...
che
doveva
far
lei
?
...
Gesù
!
Gesù
!
...
Alla
sua
età
,
smorfie
,
moine
?
Ah
!
questo
mai
!
no
no
!
no
no
!
questo
mai
!
Non
erano
della
sua
natura
,
ecco
.
E
,
del
resto
,
perché
?
Non
si
poteva
restar
così
?
Non
chiedeva
di
meglio
,
lei
.
Che
faccia
aveva
fatto
Monsignore
!
E
la
povera
donna
Adelaide
,
da
quel
momento
in
poi
,
non
aveva
saputo
più
in
che
mondo
si
fosse
o
,
com
'
ella
diceva
,
aveva
cominciato
a
sentirsi
«
presa
dai
turchi
»
.
Ma
come
?
il
torto
era
suo
?
Il
principe
,
tutto
il
giorno
tappato
nel
Museo
,
non
s
'
era
più
fatto
vedere
,
se
non
a
pranzo
e
a
cena
,
rigido
aggrondato
taciturno
.
Aria
!
aria
!
aria
!
Sì
,
ce
n
'
era
tanta
,
lì
:
ma
per
donna
Adelaide
non
era
più
respirabile
.
E
il
bello
era
questo
:
che
della
soffocazione
,
avvertita
da
lei
,
le
era
parso
che
dovessero
soffrire
tutte
le
cose
,
gli
alberi
segnatamente
!
Sul
principio
dei
tre
ripiani
fioriti
innanzi
alla
villa
c
'
era
da
più
che
cent
'
anni
un
olivo
saraceno
,
il
cui
tronco
robusto
,
pieno
di
groppi
e
di
nodi
,
per
contrarietà
dei
venti
o
del
suolo
,
era
cresciuto
di
traverso
e
pareva
sopportasse
con
pena
infinita
i
molti
rami
sorti
da
una
sola
parte
,
ritti
,
per
conto
loro
.
Nessuno
aveva
potuto
levar
dal
capo
a
donna
Adelaide
che
quell
'
albero
,
così
pendente
e
gravato
da
tutti
quei
rami
,
soffrisse
.
-
Oh
Dio
,
ma
non
vedete
?
soffre
!
ve
lo
dico
io
che
soffre
!
poverino
!
E
lo
aveva
fatto
atterrare
.
Atterrato
,
guardando
il
posto
dove
prima
sorgeva
:
-
Ah
!
-
aveva
rifiatato
.
-
Così
va
bene
!
L
'
ho
liberato
.
Né
s
'
era
fermata
qui
.
Altre
prove
di
buon
cuore
aveva
dato
,
le
sere
senza
luna
,
durante
la
cena
,
verso
le
bestioline
alate
che
il
lume
del
lampadario
attirava
nella
sala
da
pranzo
.
Un
certo
Pertichino
,
ragazzotto
di
circa
tredici
anni
,
figlio
del
sergente
delle
guardie
,
era
incaricato
di
star
dietro
la
sedia
di
donna
Adelaide
e
di
dar
subito
la
caccia
a
quelle
bestioline
,
appena
entravano
.
Se
non
che
,
Pertichino
spesso
si
distraeva
nella
contemplazione
dei
grossi
guanti
bianchi
di
filo
,
in
cui
gli
avevano
insaccato
le
mani
;
e
donna
Adelaide
,
ogni
volta
,
doveva
strapparlo
a
quella
contemplazione
con
strilli
e
sobbalzi
per
lo
springare
di
qualche
grillo
o
per
il
ronzare
di
qualche
parpaglione
.
-
Niente
!
Farfalletta
...
Non
si
spaventi
!
Eccola
qua
,
farfalletta
...
-
Povera
bestiola
,
non
farla
patire
:
staccale
subito
la
testa
;
se
no
,
rientra
...
Fatto
?
-
Fatto
,
eccellenza
.
Eccola
qua
.
-
No
,
no
,
che
fai
?
non
me
la
mostrare
,
poverina
!
Farfalletta
era
?
proprio
farfalletta
?
Povera
bestiolina
...
Ma
chi
gliel
'
aveva
detto
d
'
entrare
?
Con
tanta
bella
campagna
fuori
...
Ah
,
avessi
io
le
ali
,
avessi
io
le
ali
!
Come
dire
che
,
senza
pensarci
due
volte
,
se
ne
sarebbe
volata
via
.
Don
Ippolito
,
per
quanto
urtato
e
disgustato
,
la
aveva
lasciata
fare
e
dire
.
Ma
una
sera
,
finalmente
,
non
s
'
era
più
potuto
tenere
.
Erano
tutti
e
due
seduti
discosti
sul
terrazzo
.
Egli
aspettava
che
su
dalle
chiome
dense
degli
olivi
,
sorgenti
sul
pendìo
della
collina
dietro
la
ripa
,
spuntasse
la
luna
piena
,
per
rinnovare
in
sé
una
cara
,
antica
impressione
.
Gli
pareva
,
ogni
volta
,
che
la
luna
piena
,
affacciandosi
dalle
chiome
di
quegli
olivi
allo
spettacolo
della
vasta
campagna
sottostante
e
del
mare
lontano
,
ancora
dopo
tanti
secoli
restasse
compresa
di
sgomento
e
di
stupore
,
mirando
giù
piani
deserti
e
silenziosi
dove
prima
sorgeva
una
delle
più
splendide
e
fastose
città
del
mondo
.
Ora
la
luna
stava
per
sorgere
,
s
'
intravvedeva
già
di
tra
il
brulichìo
dei
cimoli
argentei
degli
olivi
,
e
don
Ippolito
disponeva
la
sua
malinconia
attonita
e
ansiosa
a
ricevere
l
'
antica
impressione
insieme
con
tutta
la
campagna
,
ove
era
un
sommesso
e
misterioso
scampanellìo
di
grilli
e
gemeva
a
tratti
un
assiolo
,
quando
,
all
'
improvviso
,
dalla
casermuccia
sul
greppo
dello
Sperone
,
era
scoppiato
a
rompere
,
a
fracassare
quell
'
incanto
,
il
suono
stridulo
e
sguajato
del
fischietto
di
canna
di
capitan
Sciaralla
.
Donna
Adelaide
s
'
era
messa
a
battere
le
mani
,
festante
.
-
Oh
bello
!
Oh
bravo
il
capitano
che
ci
fa
la
sonatina
!
Don
Ippolito
era
balzato
in
piedi
,
fremente
d
'
ira
e
di
sdegno
,
s
'
era
turati
gli
orecchi
,
gridando
esasperato
:
-
Maledetti
!
maledetti
!
maledetti
!
E
,
afferrando
per
le
spalle
Pertichino
e
scrollandolo
furiosamente
,
gli
aveva
ingiunto
di
correre
a
gridare
a
quella
canaglia
dal
ciglio
del
burrone
dirimpetto
,
che
smettesse
subito
.
-
E
poi
,
fuori
di
qua
!
fuori
dai
piedi
!
Non
voglio
più
vederti
!
Chi
ha
qua
fastidio
delle
mosche
se
le
cacci
da
sé
!
zitta
,
da
sé
!
Sono
stanco
,
sono
stufo
di
tutte
queste
volgarità
che
mi
tolgono
il
respiro
!
Basta
!
basta
!
basta
!
Ed
era
scappato
via
dal
terrazzo
,
con
gli
occhi
strizzati
e
le
mani
su
le
tempie
.
Fortuna
che
,
pochi
giorni
dopo
,
s
'
era
presentato
alla
villa
don
Salesio
Marullo
,
con
un
viso
sparuto
e
quasi
affumicato
,
guardingo
e
sgomento
,
a
chiedere
ajuto
e
ospitalità
.
Era
diventato
,
fin
dal
primo
giorno
,
cavaliere
di
compagnia
di
donna
Adelaide
,
la
quale
credette
che
gliel
'
avesse
mandato
Iddio
.
-
Don
Salesio
,
per
carità
,
mangiate
!
Per
carità
,
don
Salesio
,
rimettetevi
subito
!
Subito
,
Pertichino
,
due
altri
ovetti
a
don
Salesio
!
S
'
era
messa
a
ingozzarlo
come
un
pollo
d
'
India
prima
di
Natale
.
Il
povero
gentiluomo
,
ridotto
una
larva
,
non
aveva
saputo
opporre
alcuna
resistenza
;
aveva
ingollato
,
ingollato
,
ingollato
tutto
ciò
che
gli
era
stato
messo
davanti
,
e
quasi
in
bocca
,
a
manate
;
poi
...
eh
,
poi
l
'
aveva
scontato
con
tremende
coliche
e
disturbi
viscerali
d
'
ogni
genere
,
per
cui
,
nel
bel
mezzo
d
'
uno
svago
o
d
'
un
passatempo
concertato
con
capitan
Sciaralla
per
distrarre
la
principessa
,
si
faceva
in
volto
di
tanti
colori
e
alla
fine
doveva
scappare
,
non
è
a
dire
con
quanta
sofferenza
della
sua
dignità
,
per
quanto
ormai
intisichita
.
Ma
donna
Adelaide
ne
gongolava
.
Non
potendo
nulla
contro
quella
del
principe
suo
marito
,
per
vendetta
s
'
era
gettata
a
fare
strazio
d
'
ogni
dignità
mascolina
che
le
si
parasse
davanti
:
anche
di
quella
di
Sciaralla
il
capitano
.
Aveva
trovato
per
caso
tra
le
carte
della
scrivania
,
nella
stanza
del
segretario
Lisi
Prèola
,
una
vecchia
poesia
manoscritta
contro
il
capitano
,
dove
tra
l
'
altro
era
detto
:
Oppur
vai
,
don
Chisciottino
,
all
'
assalto
d
'
un
molino
?
od
a
caccia
di
lumache
t
'
avventuri
col
mattino
,
così
rosso
nelle
brache
,
nel
giubbon
così
turchino
,
Sciarallino
,
Sciarallino
?
E
un
giorno
,
ch
'
era
piovuto
a
dirotto
,
appena
cessata
la
pioggia
,
era
scesa
nello
spiazzo
sotto
il
corpo
di
guardia
dove
«
i
militari
»
facevano
le
esercitazioni
,
e
chiamando
misteriosamente
in
disparte
capitan
Sciaralla
,
gli
aveva
ordinato
di
mandare
i
suoi
uomini
,
con
la
zappetta
in
una
mano
e
un
corbellino
nell
'
altra
,
in
cerca
di
babbaluceddi
,
ossia
delle
lumachelle
che
dopo
quell
'
acquata
dovevano
essere
schiumate
dalla
terra
.
Il
povero
capitano
,
a
quell
'
ordine
,
era
rimasto
basito
.
Come
dare
militarmente
un
siffatto
comando
ai
suoi
uomini
?
Perché
donna
Adelaide
,
per
metterlo
alla
prova
,
aveva
preteso
che
quella
cerca
di
lumache
avesse
tutta
l
'
aria
d
'
una
spedizione
militare
.
-
Eccellenza
,
e
come
faccio
?
-
Perché
?
-
Se
perdiamo
il
prestigio
,
eccellenza
...
-
Che
prestigio
?
-
Ma
...
capirà
,
io
debbo
comandare
...
e
in
momenti
come
questi
...
-
Io
voglio
i
babbaluceddi
.
-
Sì
,
eccellenza
...
piú
tardi
,
quando
rompo
le
file
...
-
Quando
rompete
...
che
cosa
?
-
Le
file
,
eccellenza
.
-
No
no
!
E
allora
finisce
il
bello
,
che
c
'
entra
!
Io
voglio
babbaleddi
militari
!
E
non
c
'
era
stato
verso
di
farla
recedere
da
quella
tirannia
capricciosa
.
Con
quali
effetti
per
la
disciplina
,
Sciaralla
il
giorno
dopo
lo
aveva
lasciato
considerare
amaramente
a
don
Salesio
Marullo
,
già
da
un
pezzo
messo
a
parte
della
sua
costernazione
per
le
notizie
che
arrivavano
da
tutta
la
Sicilia
,
del
gran
fermento
dei
Fasci
,
a
cui
pareva
non
potessero
più
tener
testa
né
la
polizia
,
né
la
milizia
,
«
quella
vera
»
.
-
Capissero
almeno
che
qua
siamo
anche
noi
contro
il
governo
...
Ma
no
,
caro
sì
-
don
Salesio
:
perché
sono
una
lega
,
non
tanto
contro
il
governo
,
quanto
contro
la
proprietà
,
capisce
?
-
Capisco
,
capisco
...
-
Vogliono
le
terre
!
E
se
,
cacciati
dalle
città
,
si
buttano
nelle
campagne
?
Quattro
gatti
siamo
...
E
più
diamo
all
'
occhio
,
perché
figuriamo
in
assetto
di
guerra
,
capisce
?
-
Capisco
,
capisco
.
-
Qua
,
così
armati
,
diciamo
quasi
noi
stessi
che
c
'
è
pericolo
;
sfidiamo
l
'
assalto
;
siamo
come
un
piccolo
stato
,
a
cui
si
può
fare
benissimo
una
guerra
a
parte
,
mi
spiego
?
E
domani
il
prefetto
un
'
offesa
a
noi
sa
come
la
prenderebbe
?
come
una
giusta
retribuzione
.
Guarderà
gli
altri
,
e
per
noi
dirà
:
«
Ah
,
S
.
E
.
il
principe
di
Laurentano
,
vuol
fare
il
re
,
con
la
sua
milizia
?
Bene
,
e
ora
si
difenda
da
sé
!
»
Ma
con
che
ci
difendiamo
noi
?
Me
lo
dica
lei
...
Che
roba
è
questa
?
-
Piano
...
eh
,
con
le
armi
...
-
Armi
?
Non
mi
faccia
ridere
!
Armi
,
queste
?
Ma
quando
si
vuol
tener
gente
così
...
e
vestita
,
dico
,
lei
mi
vede
...
coraggio
ci
vuole
,
creda
,
coraggio
a
indossare
in
tempi
come
questi
un
abito
che
strilla
così
...
e
io
mi
sento
scolorir
la
faccia
,
quando
mi
guardo
addosso
il
rosso
di
questi
calzoni
.
Dico
,
sì
-
don
Salesio
,
che
scherziamo
?
Quando
,
dico
,
si
sta
sul
puntiglio
di
non
volersi
abbassare
a
nessuno
...
-
Forse
,
-
suggeriva
,
esitante
,
don
Salesio
,
-
sarebbe
prudente
raccogliere
...
-
Altra
gente
?
E
chi
?
Sarebbe
questo
il
mio
piano
!
Ma
chi
?
I
contadini
?
E
se
sono
anch
'
essi
della
lega
?
I
nemici
in
casa
?
-
Già
...
già
...
-
Ma
che
!
L
'
unica
,
sa
quale
sarebbe
?
...
A
voce
,
non
lo
disse
:
con
due
dita
si
prese
sul
petto
la
giubba
;
guardingo
,
la
scosse
un
poco
;
poi
,
quasi
di
furto
,
fece
altri
due
gesti
che
significavano
:
ripiegarla
e
riporla
,
e
subito
domandò
:
-
Che
?
No
?
Lei
dice
di
no
?
Don
Salesio
si
strinse
nelle
spalle
:
-
Dico
che
il
principe
...
forse
...
-
Eh
già
,
perché
non
deve
portarla
lui
!
Sì
-
don
Salesìo
,
il
cielo
s
'
incaverna
,
s
'
incaverna
sempre
più
da
ogni
parte
;
e
i
primi
fulmini
li
attireremo
noi
qua
,
con
questi
ferracci
in
mano
,
vedrà
se
sbaglio
!
Scoppiò
difatti
il
fulmine
,
e
terribile
,
pochi
giorni
dopo
,
e
fu
la
notizia
dell
'
eccidio
d
'
Aragona
.
Parve
che
scoppiasse
proprio
su
Colimbètra
,
poiché
lì
,
per
combinazione
,
sotto
lo
stesso
tetto
si
trovarono
il
padre
dell
'
autore
principale
dell
'
eccidio
,
cioè
il
segretario
Lisi
Prèola
,
e
il
patrigno
della
vittima
,
il
povero
don
Salesio
.
E
lo
sbigottimento
e
l
'
orrore
crebbero
ancor
più
,
allorché
da
Rona
,
come
il
rimbombo
di
quel
fulmine
caduto
così
da
presso
,
giunse
l
'
altra
notizia
dell
'
impazzimento
di
Dianella
.
Donna
Adelaide
,
colpita
ora
direttamente
dalla
sciagura
,
lasciò
d
'
accoppare
con
la
sua
fragorosa
e
affannosa
carità
don
Salesio
e
si
mise
a
strillare
per
conto
suo
che
,
con
Dianella
impazzita
a
causa
di
quell
'
eccidio
,
non
era
più
possibile
che
rimanesse
lì
a
Colimbètra
il
padre
dell
'
assassino
!
E
il
principe
,
per
farla
tacere
,
quantunque
stimasse
ingiusto
incrudelire
su
quel
vecchio
già
atterrato
dalla
colpa
nefanda
del
figlio
,
si
vide
costretto
a
mandarlo
via
dalla
villa
,
con
un
assegno
.
Prima
d
'
andare
,
il
Prèola
,
strascicandosi
a
stento
,
col
grosso
capo
venoso
e
inteschiato
ciondoloni
,
volle
baciar
la
mano
anche
alla
signora
principessa
e
le
disse
che
volentieri
offriva
ai
suoi
padroni
,
per
il
delitto
del
figlio
,
la
penitenza
di
lasciare
dopo
trentatré
anni
il
servizio
in
quella
casa
,
compiuto
con
tanto
amore
e
tanta
devozione
.
Donna
Adelaide
,
commossa
e
pentita
,
cominciò
a
dare
in
ismanie
e
chiamò
innanzi
a
Dio
responsabile
il
principe
del
suo
rimorso
per
l
'
ingiusta
punizione
di
quel
povero
vecchio
;
sì
,
il
principe
,
sì
,
per
l
'
orgasmo
continuo
in
cui
la
teneva
,
così
che
ella
non
sapeva
più
quel
che
si
volesse
e
,
pur
di
darsi
uno
sfogo
,
diceva
e
faceva
cose
contrarie
alla
sua
natura
.
Le
sue
smanie
divennero
più
furiose
che
mai
,
come
seppe
ch
'
erano
ritornati
da
Roma
suo
fratello
Flaminio
e
Dianella
.
A
monsignor
Montoro
,
sceso
a
Colimbètra
in
visita
di
condoglianza
per
la
morte
di
donna
Caterina
,
domandò
con
gli
occhi
gonfii
dal
pianto
,
se
gli
pareva
umano
che
le
si
proibisse
d
'
andare
a
vedere
e
assistere
la
nipote
,
a
cui
aveva
fatto
da
madre
!
Don
Ippolito
,
in
quel
momento
,
non
era
in
villa
.
S
'
era
recato
al
camposanto
di
Bonamorone
,
poco
discosto
da
Colimbètra
,
a
pregare
su
la
fossa
della
sorella
.
Quando
entrò
,
scuro
,
nel
salone
,
finse
di
non
vedere
il
pianto
della
moglie
,
e
al
vescovo
che
gli
si
fece
innanzi
compunto
e
con
le
mani
tese
,
disse
:
-
È
morta
disperata
,
Monsignore
.
Disperata
.
Il
figlio
in
carcere
,
compromesso
con
tanti
altri
di
questi
patrioti
,
nella
frode
delle
banche
.
E
quel
Selmi
venuto
qua
padrino
avversario
del
Capolino
,
ha
saputo
?
s
'
è
ucciso
.
Scontano
tutti
le
loro
belle
imprese
!
È
lo
sfacelo
,
Monsignore
!
Dio
abbia
pietà
dei
morti
.
Io
mi
sento
il
cuore
così
arso
di
sdegno
,
che
non
m
'
è
stato
possibile
pregare
.
Un
fremito
ai
ginocchi
m
'
ha
fatto
levare
dalla
fossa
della
mia
povera
sorella
,
e
mi
sono
domandato
se
questo
era
il
momento
di
pregare
e
di
piangere
,
o
non
piuttosto
d
'
agire
,
Monsignore
!
Ma
dobbiamo
proprio
rimanere
inerti
,
mentre
tutto
si
sfascia
e
le
popolazioni
insorgono
?
Ha
sentito
,
ha
letto
nei
giornali
?
Le
folle
hanno
un
bell
'
essere
incitate
da
predicazioni
anarchiche
;
scendendo
in
piazza
a
gridare
contro
la
gravezza
delle
tasse
,
recano
ancora
con
sé
il
Crocefisso
e
le
immagini
dei
Santi
!
-
Anche
quelle
,
però
,
del
re
e
della
regina
,
don
Ippolito
,
-
gli
fece
osservare
amaramente
Monsignore
.
-
Per
disarmare
i
soldati
,
queste
!
-
rispose
pronto
don
Ippolito
.
-
Il
segno
che
l
'
animo
del
popolo
è
ancora
con
noi
,
è
in
quelle
!
è
chiaro
in
quelle
!
Sa
che
mio
figlio
è
in
Sicilia
?
Monsignore
chinò
il
capo
più
volte
con
mesta
gravità
,
credendo
che
il
principe
gli
avesse
fatto
quella
domanda
per
chiamarlo
a
parte
d
'
un
dispiacere
.
-
Ha
viaggiato
insieme
con
don
Flaminio
,
-
aggiunse
con
un
sospiro
,
-
e
con
la
povera
figliuola
.
Donna
Adelaide
ruppe
in
nuovi
e
più
forti
singhiozzi
.
Don
Ippolito
pestò
un
piede
rabbiosamente
.
-
Bisogna
vincere
i
proprii
dolori
,
-
disse
con
fierezza
-
e
guardar
oltre
!
Saper
vivere
per
qualche
cosa
che
stia
sopra
alle
nostre
miserie
quotidiane
e
a
tutte
le
afflizioni
che
ci
procaccia
la
vita
!
Io
ho
scritto
a
mio
figlio
,
Monsignore
,
e
ho
fatto
anche
chiamare
il
Capolino
per
proporgli
d
'
andare
ad
abboccarsi
con
lui
,
se
fosse
possibile
venire
a
qualche
intesa
...
-
Ma
come
,
don
Ippolito
?
-
esclamò
,
con
stupore
e
afflizione
,
Monsignore
.
-
Con
quelli
che
gli
hanno
or
ora
assassinato
barbaramente
la
moglie
?
Don
Ippolito
tornò
a
pestare
un
piede
sul
tappeto
,
strinse
e
scosse
le
pugna
,
e
col
volto
levato
e
atteggiato
di
sdegno
,
fremette
:
-
Schiavitù
!
schiavitù
!
schiavitù
!
Ah
se
io
non
fossi
inchiodato
qui
!
-
Ma
che
siamo
sbanditi
?
davvero
sbanditi
?
-
domandò
allora
,
tra
le
lagrime
,
donna
Adelaide
,
rivolta
al
vescovo
.
-
Chi
ci
proibisce
d
'
uscire
di
qui
,
d
'
andare
dove
ci
pare
,
Monsignore
?
-
Chi
?
-
gridò
don
Ippolito
,
volgendosi
di
scatto
,
col
volto
scolorito
dall
'ira.-
Non
lo
sapete
ancora
?
Monsignore
,
non
ha
posto
lei
chiaramente
i
patti
di
queste
mie
nuove
nozze
sciagurate
?
Come
non
sa
ancora
costei
chi
ci
proibisce
d
'
uscire
di
qui
?
-
Ma
in
un
caso
come
questo
!
-
gemette
donna
Adelaide
.
-
Vado
io
sola
!
Egli
può
restare
!
Santo
Dio
,
ci
vuole
anche
un
po
'
di
cuore
,
ci
vuole
!
Monsignor
Montoro
la
supplicò
con
le
mani
di
tacere
,
d
'
usar
prudenza
.
Don
Ippolito
si
portò
e
si
premette
forte
le
mani
sul
volto
,
a
lungo
;
poi
mostrando
un
'
aria
al
tutto
cangiata
,
di
profonda
amarezza
,
di
profondo
avvilimento
,
disse
:
-
Monsignore
,
procuri
d
'
indurre
mio
cognato
a
portar
qui
la
figliuola
,
presso
la
zia
.
Forse
la
quiete
,
la
novità
del
luogo
le
potranno
far
bene
.
-
Ah
,
qui
?
davvero
qui
?
Ah
se
viene
qui
...
-
proruppe
allora
con
furia
di
giubilo
donna
Adelaide
,
dimenandosi
,
quasi
ballando
sulla
seggiola
.
-
Sì
,
sì
,
sì
,
Monsignore
mio
.
Sente
?
lo
dice
lui
!
La
faccia
venire
qui
,
Monsignore
,
subito
subito
,
qui
,
la
mia
povera
figliuola
!
Lieto
della
concessione
,
Monsignore
parò
le
candide
mani
paffute
ad
arrestare
quella
furia
:
-
Aspettate
...
permettete
?
Ecco
...
vi
devo
dire
...
oh
,
una
cosa
che
mi
ha
tanto
,
tanto
intenerito
...
Qua
,
sì
...
ma
aspettate
...
vedrete
che
è
meglio
lasciare
per
ora
a
Girgenti
la
povera
figliuola
...
Forse
abbiamo
un
mezzo
per
guarirla
.
Sì
,
ecco
,
l
'
altro
jer
sera
,
sapete
chi
è
venuto
a
trovarmi
al
vescovado
?
Il
De
Vincentis
,
quel
povero
Ninì
De
Vincentis
innamorato
da
lungo
tempo
della
ragazza
,
lo
sapete
.
Caro
giovine
!
Oh
se
l
'
aveste
veduto
!
In
uno
stato
,
vi
assicuro
,
che
faceva
pietà
.
Si
mise
a
piangere
,
a
piangere
perdutamente
,
e
mi
pregò
,
mi
scongiurò
di
dire
a
don
Flaminio
che
si
fidasse
di
lui
e
lo
mettesse
accanto
alla
ragazza
,
ché
egli
col
suo
amore
,
con
la
sua
calda
pietà
insistente
sperava
di
scuoterla
,
di
richiamarla
alla
ragione
,
alla
vita
.
Ebbene
,
che
ne
dite
?
-
Magari
!
-
esclamò
donna
Adelaide
.
-
E
Flaminio
?
Flaminio
?
-
Ho
fatto
subito
,
jeri
mattina
,
l
'
ambasciata
,
-
rispose
Monsignore
.
-
E
don
Flaminio
,
che
conosce
il
cuore
,
la
gentilezza
e
l
'
onestà
illibata
del
giovine
,
ha
accettato
la
proposta
,
promettendo
al
De
Vincentis
che
la
figliuola
sarà
sua
se
farà
il
miracolo
di
guarirla
.
Ora
il
giovine
è
lì
,
presso
la
povera
figliuola
.
Lasciamola
stare
,
donna
Adelaide
,
e
preghiamo
Iddio
insieme
,
che
il
miracolo
si
compia
!
Con
questa
esortazione
,
monsignor
Montoro
tolse
commiato
.
Per
le
scale
disse
a
don
Ippolito
che
aveva
in
animo
di
mandare
una
pastorale
ai
fedeli
della
diocesi
,
e
che
fra
qualche
giorno
sarebbe
venuto
a
fargliela
sentire
,
prima
di
mandarla
.
Don
Ippolito
aprì
le
braccia
e
,
appena
il
vescovo
partì
con
la
vettura
,
andò
a
rinchiudersi
nelle
sale
del
Museo
.
Donna
Adelaide
rimase
a
piangere
,
prima
di
tenerezza
per
quell
'
atto
del
povero
Ninì
,
poi
per
disperazione
,
poiché
sapeva
purtroppo
in
che
conto
la
nipote
tenesse
un
tempo
quel
giovine
.
Forse
,
se
anche
lei
avesse
potuto
esserle
accanto
,
a
persuaderla
...
chi
sa
!
E
cominciò
a
fremere
di
nuovo
e
a
struggersi
tra
le
smanie
e
a
sentirsi
divorata
dalla
rabbia
per
quella
barbarie
del
principe
,
che
la
costringeva
a
star
lì
.
E
perché
poi
?
che
cosa
rappresentava
,
che
cosa
stava
a
far
lì
,
lei
?
No
,
no
,
no
;
voleva
andar
via
,
scappare
,
fuggire
,
o
sarebbe
anch
'
essa
impazzita
!
Decise
di
scrivere
al
fratello
,
scongiurandolo
di
venir
subito
a
riprendersela
,
a
liberarla
da
quella
galera
,
o
con
le
buone
o
con
le
cattive
.
Lieto
della
chiamata
del
principe
di
Laurentano
,
Ignazio
Capolino
si
disponeva
a
scendere
a
Colimbètra
,
quando
nella
saletta
d
'
ingresso
udì
la
vecchia
serva
respingere
sgarbatamente
qualcuno
,
che
chiedeva
di
lui
.
Si
fece
avanti
,
sporse
il
capo
a
guardare
,
vide
due
donne
vestite
di
nero
,
con
uno
scialle
pur
nero
in
capo
,
stretto
attorno
al
viso
pallido
e
smunto
.
Erano
le
due
figliuole
del
Pigna
,
Mita
e
Annicchia
.
Capolino
,
come
intese
il
nome
,
le
fece
entrare
nel
salotto
e
,
dopo
averle
costrette
a
sedere
,
domandò
loro
che
cosa
desiderassero
.
Per
pudore
della
loro
miseria
e
per
sostenere
con
dignità
il
cordoglio
,
resistevano
entrambe
alla
commozione
irrompente
.
Lo
sforzo
che
facevano
per
non
piangere
,
intanto
,
e
la
suggezione
,
impedivano
la
voce
.
E
tutte
e
due
stropicciavano
forte
,
sotto
lo
scialle
nero
,
il
pollice
della
mano
sinistra
sulla
costa
dell
'
ultima
falange
dell
'
indice
,
ottusa
,
incallita
,
annerita
e
bucherata
dall
'
assiduo
passaggio
dell
'
ago
e
del
filo
,
quasi
che
soltanto
nella
sensibilità
perduta
di
quel
dito
potessero
trovar
la
forza
e
il
coraggio
di
parlare
.
Alla
fine
,
Mita
,
levando
appena
gli
occhi
offuscati
,
riuscì
a
dire
:
-
Signor
deputato
,
siamo
venute
a
pregarla
...
E
l
'
altra
subito
suggerì
,
corresse
:
-
Le
diamo
l
'
incomodo
...
col
dolore
che
deve
avere
in
sé
...
-
Dite
,
dite
pure
,
-
le
esortò
Capolino
.
-
Sono
qua
ad
ascoltarvi
.
-
Sissignore
,
ecco
...
Vossignoria
saprà
,
-
riprese
Mita
facendosi
improvvisamente
rossa
in
viso
,
-
che
nostro
padre
e
il
Lizio
,
che
è
...
-
Marito
d
'
una
nostra
sorella
,
-
tornò
a
suggerire
Annicchia
.
Mita
le
rivolse
con
gli
occhi
un
pietoso
rimprovero
.
-
Sono
stati
arrestati
,
signor
deputato
!
-
Innocenti
,
signor
deputato
,
innocenti
!
-
Siamo
testimonie
noi
,
che
non
sapevano
nulla
,
proprio
nulla
del
fatto
...
Capolino
,
confuso
tra
l
'
ansia
affannosa
e
incalzante
con
cui
le
due
sorelle
ora
parlavano
,
domandò
:
-
Di
qual
fatto
?
-
Come
!
-
fece
Mita
.
-
Del
fatto
,
che
vossignoria
,
purtroppo
...
-
Oh
Signore
!
-
esclamò
Annicchia
.
-
Ce
ne
trema
ancora
il
cuore
.
E
Mita
riprese
:
-
Sono
stati
arrestati
anch
'
essi
,
innocenti
come
Cristo
...
Siamo
testimonie
noi
,
che
sono
rimasti
sbalorditi
e
senza
fiato
,
quando
se
ne
sparse
la
notizia
;
non
sapevano
nulla
di
nulla
...
-
E
vossignoria
può
credere
,
-
aggiunse
Annicchia
,
-
che
non
avremmo
avuto
il
coraggio
di
venire
qua
a
parlarne
a
vossignoria
,
se
non
fossimo
più
che
sicure
che
sono
innocenti
...
E
Mita
con
gli
occhi
bassi
,
tremante
:
-
La
sua
signora
,
disse
,
noi
l
'
abbiamo
servìta
e
sappiamo
quant
'
era
buona
...
signora
affabile
...
e
bella
,
oh
quant
'
era
bella
...
che
pena
!
Capolino
strizzò
gli
occhi
,
si
torse
un
po
'
sulla
seggiola
,
e
domandò
con
voce
grossa
:
-
Avete
avuto
una
perquisizione
in
casa
?
-
Sissignore
,
-
risposero
a
una
voce
le
due
sorelle
.
Seguitò
Mita
:
-
Guardie
,
delegati
,
giudici
...
come
tanti
diavoli
..
hanno
messo
tutto
sossopra
..
-
E
che
hanno
trovato
?
-
Niente
!
-
Oh
Maria
,
proprio
niente
...
Qualche
lettera
...
giornali
...
l
'
elenco
dei
socii
.
-
Socii
per
modo
di
dire
...
non
veniva
nessuno
...
-
Libri
...
carte
...
si
son
portato
via
tutto
...
anche
un
capo
di
biancheria
,
signor
deputato
,
con
una
goccia
di
sangue
che
m
'
ero
fatto
io
,
qua
al
dito
,
cucendo
...
Capolino
si
strinse
la
bocca
con
una
mano
sotto
il
naso
,
e
rimase
un
pezzo
accigliato
,
a
pensare
;
poi
disse
:
-
Se
non
verrà
fuori
qualche
compromissione
...
-
Ah
,
nossignore
!
-
esclamò
subito
Mita
.
-
Col
fatto
per
cui
sono
stati
arrestati
,
nessuna
;
certo
nessuna
!
Vossignoria
può
crederlo
...
-
Non
saremmo
venute
da
vossignoria
...
-
ripeté
Annicchia
.
Capolino
tese
le
mani
per
fermarle
,
si
raccolse
di
nuovo
a
pensare
.
-
Sapete
,
-
poi
domandò
-
che
io
non
sono
benvisto
dall
'
autorità
?
Sapete
che
,
per
scusare
trenta
e
più
anni
di
malgoverno
,
si
vuol
far
credere
che
tutti
questi
torbidi
in
Sicilia
siano
suscitati
sotto
sotto
dal
partito
clericale
,
a
cui
io
appartengo
?
-
Vossignoria
...
ma
come
!
disse
Annicchia
,
con
le
mani
giunte
.
-
Se
vossignoria
ha
avuto
...
se
a
vossignoria
...
-
Tanto
più
!
Tanto
più
!
-
troncò
Capolino
.
-
Diranno
:
«
Ecco
,
vedete
che
c
'
è
l
'
accordo
?
Il
cuore
è
una
cosa
;
la
politica
,
un
'
altra
!
Viene
lui
,
lui
stesso
,
a
intercedere
per
gli
arrestati
»
.
Così
diranno
!
Le
due
sorelle
restarono
smarrite
,
oppresse
.
-
E
come
si
può
credere
una
tal
cosa
?
...
-
domandò
.
-
Ma
non
la
credono
affatto
!
-
rispose
con
un
sorriso
di
sdegno
Capolino
.
-
Fingono
di
credere
!
È
la
loro
scusa
.
E
io
,
andando
,
voi
lo
capite
,
farei
il
loro
gioco
,
senza
ottenere
nulla
per
voi
.
Proprio
cosí
!
Anche
nel
1866
,
che
voi
altre
non
eravate
neppur
nate
,
la
sommossa
popolare
a
causa
delle
iniquità
politiche
e
amministrative
,
fu
addebitata
a
questo
capro
espiatorio
del
partito
clericale
.
È
la
scusa
più
comoda
,
per
i
governanti
,
e
di
sicuro
effetto
!
Le
due
sorelle
rimasero
un
pezzo
in
silenzio
,
assorte
,
quasi
a
veder
la
speranza
che
le
aveva
condotte
lì
,
rintanarsi
nella
pena
,
cacciata
da
una
ragione
inattesa
che
non
riuscivano
a
intendere
chiaramente
.
-
C
'
eravamo
figurate
,
-
disse
poi
Mita
,
-
che
se
vossignoria
avesse
detto
una
parola
...
non
solo
di
fronte
all
'
autorità
...
ma
anche
per
il
paese
...
Viviamo
del
lavoro
che
facciamo
noi
due
,
io
e
questa
mia
sorella
...
Nessuno
ce
ne
vuol
più
dare
adesso
,
perché
tutti
,
per
quest
'
arresto
,
credono
che
nostro
padre
e
nostro
cognato
siano
complici
nel
fatto
che
giustamente
ha
indignato
tutto
il
paese
...
Ora
,
se
vossignoria
,
che
è
stato
più
di
tutti
offeso
,
dice
una
parola
...
l
'
innocenza
...
-
E
c
'
è
anche
questo
,
signor
deputato
!
-
proruppe
Annicchia
,
non
riuscendo
più
a
trattenere
le
lagrime
,
-
che
nostra
sorella
,
signor
deputato
,
quando
sono
venute
le
guardie
ad
arrestare
il
marito
e
nostro
padre
,
aveva
il
bambinello
attaccato
al
petto
.
Le
si
è
attossicato
il
latte
,
signor
deputato
;
e
ora
il
bambino
sta
morendo
,
e
non
sappiamo
come
curarlo
;
e
nostra
sorella
pare
impazzita
per
il
figlio
che
le
muore
,
col
padre
in
carcere
!
Siamo
rimaste
cinque
sorelle
in
casa
;
ci
volgiamo
da
tutte
le
parti
e
non
sappiamo
che
ajuto
darle
...
Per
questo
siamo
venute
qua
,
a
supplicarla
,
signor
deputato
!
Capolino
s
'
alzò
,
come
sospinto
dalla
commozione
.
-
Vedrò
...
vedrò
di
fare
qualche
cosa
...
-
disse
.
-
Datemi
un
po
'
di
tempo
...
Bisogna
che
veda
..
per
la
mia
...
dico
per
la
mia
responsabilità
politica
...
Il
cuore
,
ve
l
'
ho
detto
,
è
una
cosa
;
la
politica
,
un
'
altra
...
Ma
vedrò
...
non
m
'
impegno
...
Quietatevi
,
quietatevi
...
e
coraggio
,
figliuole
mie
...
È
un
momento
orribile
per
tutti
,
credete
...
e
nessuno
riesce
a
vederci
uno
scampo
...
Le
accompagnò
,
così
dicendo
,
fino
alla
saletta
d
'
ingresso
non
volle
scuse
né
ringraziamenti
;
richiuse
pian
piano
la
porta
alle
loro
spalle
.
Pur
senz
'
alcuna
fiducia
in
quella
vaga
promessa
d
'
ajuto
,
le
due
sorelle
,
appena
uscite
su
la
via
,
provarono
un
certo
sollievo
per
il
passo
che
avevano
fatto
,
quasi
un
'
ebbrezza
d
'
aver
saputo
parlare
,
per
cui
si
sentirono
alquanto
riconfortate
.
Ma
presto
,
pensando
al
luogo
ove
erano
avviate
,
ricaddero
nell
'
avvilimento
d
'
una
vergogna
scottante
.
Si
recavano
alla
Posta
a
riscuotere
un
po
'
di
denaro
che
Celsina
aveva
mandato
da
Roma
,
e
di
cui
non
sapevano
che
pensare
...
E
altro
danaro
in
quei
giorni
,
poco
,
oh
poco
,
e
frutto
d
'
un
'
altra
vergogna
ben
nota
,
veniva
dalla
sorella
maggiore
,
da
Rosa
,
a
quelle
loro
povere
mani
logorate
dal
lavoro
e
ora
forzate
dall
'
ozio
,
forzate
ad
accogliere
il
tristo
peso
di
quei
soccorsi
non
chiesti
.
Che
agli
occhi
altrui
figurasse
d
'
andare
a
Colimbètra
non
di
sua
volontà
,
ma
chiamato
,
piaceva
molto
a
Capolino
.
Era
là
,
adesso
,
appesa
al
ramo
una
pera
,
rimasta
un
tempo
acerba
alla
sua
brama
;
ma
che
ora
,
a
quanto
poteva
congetturare
da
notizie
recenti
,
doveva
esser
più
che
matura
,
lì
lì
per
cadere
a
una
scrollatina
cauta
e
ardita
della
sua
mano
.
Sarebbe
stato
questo
,
il
perfetto
compimento
della
sua
vendetta
!
E
tutto
pareva
meravigliosamente
preordinato
perché
si
compisse
presto
e
bene
.
Adelaide
Salvo
figurava
nubile
tuttora
davanti
allo
stato
civile
.
L
'
avrebbe
spinta
a
fuggire
con
lui
a
Roma
,
a
riparare
in
casa
della
sorella
Rosa
.
Prudentemente
,
per
raffermar
bene
il
suo
diritto
di
salvatore
,
si
sarebbe
prima
trattenuto
alcuni
giorni
a
Napoli
con
lei
che
,
poverina
,
doveva
aver
tanto
bisogno
di
quegli
svaghi
che
solamente
una
città
come
Napoli
poteva
offrirle
.
A
Roma
,
si
poteva
senza
chiasso
contrar
le
nozze
civili
.
Francesco
Vella
avrebbe
trovato
modo
di
farlo
entrare
in
qualità
d
'
avvocato
consulente
nell
'
amministrazione
delle
ferrovie
;
e
non
era
detto
che
non
dovesse
piacergli
che
egli
,
divenuto
di
nuovo
suo
cognato
,
restasse
con
quella
medaglietta
ciondolante
sul
panciotto
.
Col
tempo
anche
Flaminio
Salvo
,
per
intercessione
di
don
Francesco
e
di
donna
Rosa
,
si
sarebbe
forse
placato
e
non
gli
avrebbe
attraversato
la
via
.
Il
vero
punto
,
adesso
era
persuadere
Adelaide
d
'
affrontar
lo
scandalo
della
fuga
,
in
quel
momento
sciagurato
della
pazzia
della
nipote
.
Ma
monsignor
Montoro
gli
aveva
detto
che
il
principe
proibiva
assolutamente
alla
moglie
di
recarsi
a
Girgenti
anche
per
una
visita
in
casa
del
fratello
.
Un
'
altra
congiuntura
maravigliosamente
propizia
era
nell
'
opera
pietosa
offerta
da
quel
caro
Ninì
De
Vincentis
alla
povera
ragazza
.
Che
se
Dianella
fosse
stata
portata
a
Colimbètra
presso
la
zia
come
il
principe
aveva
proposto
,
altro
che
pensare
alla
fuga
,
egli
non
avrebbe
potuto
più
neanche
mettervi
il
piede
!
Ma
poteva
bastare
ad
Adelaide
questa
vaga
speranza
,
questa
magra
consolazione
da
lontano
,
di
sapere
inginocchiato
innanzi
alla
nipote
demente
quel
povero
San
Luigi
?
In
fondo
tutto
quell
'
ardore
,
per
quanto
sincero
,
di
visitare
la
nipote
,
doveva
essere
un
pretesto
per
uscir
da
Colimbètra
.
Le
ragioni
delle
sue
smanie
perduravano
tutte
,
esacerbate
per
giunta
da
quella
proibizione
.
Né
Flaminio
Salvo
si
sarebbe
mai
indotto
a
persuadere
il
principe
di
concedere
alla
sorella
quell
'
uscita
.
Bisognava
insistere
su
questo
punto
,
dimostrare
ad
Adelaide
che
il
fratello
non
era
uomo
da
venir
meno
ai
patti
stabiliti
col
principe
per
nessuna
considerazione
;
cosicché
ella
,
perduta
ogni
speranza
nell
'
ajuto
del
fratello
e
vedendosi
condannata
a
struggersi
lì
nel
dispetto
e
nella
noja
,
non
vedesse
più
altro
scampo
che
in
lui
,
e
trovasse
nella
disperazione
il
coraggio
della
fuga
.
Questi
pensieri
e
ricordi
e
propositi
rivolgeva
in
sé
Capolino
,
scendendo
da
Girgenti
a
Colimbètra
in
vettura
.
Ma
non
gli
suscitavano
dentro
né
ansia
,
né
calore
.
Avvertiva
anzi
una
frigidità
nauseosa
,
come
se
la
vita
gli
si
fosse
rassegata
;
sentiva
che
quella
sua
vendetta
era
per
cose
che
restavano
indietro
nel
tempo
,
irrevocabili
,
e
già
morte
nel
cuore
,
e
che
però
non
ne
avrebbe
avuto
né
gioja
,
né
promessa
di
bene
per
l
'
avvenire
.
Vendicava
uno
che
,
un
giorno
,
era
stato
respinto
da
Adelaide
Salvo
;
ma
era
più
ormai
quell
'
uno
?
Tante
cose
non
avrebbero
dovuto
accadere
,
che
purtroppo
erano
accadute
,
e
di
cui
sentiva
in
sé
,
nel
cuore
,
il
peso
morto
,
perché
avesse
ora
qualche
gioja
della
sua
vendetta
.
E
appunto
tutte
queste
cose
morte
gliela
rendevano
cosí
facile
.
Ecco
perché
sentiva
quella
frigidità
nauseosa
.
In
Nicoletta
Spoto
aveva
potuto
trovare
un
certo
compenso
,
un
rinfranco
alla
nausea
della
sua
abiezione
,
per
quella
e
con
quella
,
valeva
quasi
la
pena
d
'
esser
vile
...
Ma
suscitare
adesso
un
nuovo
scandalo
,
fare
un
affronto
a
un
uomo
come
don
Ippolito
Laurentano
,
per
Adelaide
Salvo
...
Forse
però
,
in
fin
dei
conti
,
sarebbe
stato
anche
un
sollievo
per
don
Ippolito
portargli
via
quella
moglie
!
Sul
momento
,
l
'
amor
proprio
ne
avrebbe
un
po
'
sofferto
;
ma
non
era
male
che
a
lui
così
favorito
sempre
dalla
sorte
,
bello
,
nobile
,
ricco
,
che
aveva
potuto
prendersi
il
gusto
e
la
soddisfazione
di
tener
sempre
alta
la
fronte
,
la
sorte
stessa
,
ora
,
all
'
ultimo
,
con
la
mano
di
lui
Capolino
,
allungasse
uno
scappellotto
,
così
di
passata
.
Ancora
un
'
altra
agevolazione
,
e
questa
davvero
inaspettata
,
e
tale
da
fargli
quasi
cader
le
braccia
,
trovò
,
appena
arrivato
alla
villa
.
Don
Ippolito
,
sdegnato
da
un
canto
dalla
sfiducia
del
vescovo
,
dall
'
altra
al
tutto
disilluso
dalla
risposta
di
Lando
,
arrivatagli
la
sera
avanti
da
Palermo
,
circa
la
possibilità
di
venire
a
un
accordo
col
partito
clericale
,
s
'
era
rifugiato
,
come
in
tante
altre
occasioni
bisognoso
di
conforto
,
nel
culto
delle
antiche
memorie
,
nell
'
opera
da
lungo
tempo
intrapresa
sulla
topografia
akragantina
.
Come
per
l
'
acropoli
,
così
per
l
'
emporio
d
'
Akragante
,
s
'
era
messo
contro
tutti
i
topografi
vecchi
e
nuovi
,
che
lo
designavano
alla
foce
dell
'
Hypsas
.
Quivi
egli
invece
sosteneva
che
fosse
soltanto
un
approdo
,
e
che
l
'
emporio
,
il
vero
emporio
,
Akragante
,
come
altre
antiche
città
greche
non
poste
propriamente
sul
mare
,
lo
avesse
lontano
,
in
qualche
insenatura
che
potesse
offrire
sicuro
ricovero
alle
navi
:
Atene
,
al
Pireo
;
Megara
attica
,
al
Niseo
;
Megara
sicula
,
allo
Xiphonio
.
Ora
,
qual
era
l
'
insenatura
piú
vicina
ad
Akragante
?
Era
la
così
detta
Cala
della
Junca
,
tra
Punta
Bianca
e
Punta
del
Piliere
.
Ebbene
là
,
dunque
,
nella
Cala
della
Junca
,
doveva
essere
l
'
emporio
akragantino
.
A
questa
conclusione
era
arrivato
con
la
scorta
d
'
un
antico
leggendario
di
Santa
Agrippina
.
Ed
era
lieto
e
soddisfatto
di
una
pagina
che
aveva
trovato
modo
d
'
inserire
nell
'
arida
discussione
topografica
,
per
descrivere
il
viaggio
delle
tre
vergini
Bassa
,
Paola
e
Agatonica
,
che
avevano
recato
per
mare
da
Roma
il
corpo
della
santa
martire
dell
'
imperatore
Valeriano
.
Non
era
dubbio
che
le
tre
vergini
fossero
approdate
col
corpo
della
santa
alla
spiaggia
agrigentina
,
in
un
luogo
detto
Lithos
in
greco
e
Petra
in
latino
,
quello
stesso
oggi
chiamato
Petra
Patella
,
o
Punta
Bianca
.
Orbene
,
nell
'
antico
agiografo
si
leggeva
che
al
momento
dell
'
approdo
delle
tre
vergini
un
monaco
che
usciva
dal
monastero
di
Santo
Stefano
nel
villaggio
di
Tyro
presso
l
'
emporio
,
avviato
ad
Agrigento
,
s
'
era
fermato
,
attratto
dal
soave
odore
che
emanava
dal
corpo
della
santa
,
ed
era
poi
corso
alla
città
ad
annunziare
quel
prodigio
al
vescovo
San
Gregorio
.
Se
,
come
volevano
i
vecchi
e
nuovi
topografi
,
l
'
emporio
era
alla
foce
dell
'
Hypsas
,
e
dunque
pur
lì
il
vicus
di
Tyro
e
il
monastero
di
Santo
Stefano
,
come
mai
quel
monaco
,
avviato
ad
Agrigento
,
s
'
era
potuto
imbattere
a
Punta
Bianca
nelle
tre
vergini
che
approdavano
col
corpo
della
santa
martire
?
Era
del
tutto
inammissibile
.
Il
monastero
di
Santo
Stefano
di
Tyro
doveva
esser
lì
,
presso
Punta
Bianca
,
e
dunque
pur
lì
l
'
emporio
.
E
la
prova
piú
convincente
era
nel
nome
di
quel
villaggio
,
uguale
a
quello
della
grande
città
fenicia
:
Tyro
.
Questo
nome
probabilmente
lo
avevano
dato
i
Cartaginesi
al
tempo
del
loro
attivo
commercio
con
gli
Akragantini
,
e
tale
per
qualche
monte
che
doveva
sorgere
presso
il
villaggio
:
tur
,
difatti
,
in
fenicio
significa
monte
.
Ne
sorgeva
forse
qualcuno
presso
la
foce
dell
'
Hypsas
?
No
;
il
monte
,
designato
anzi
come
per
antonomasia
il
Monte
Grande
,
sorge
là
appunto
,
presso
Punta
Bianca
,
e
domina
la
Cala
della
Junca
.
Don
Ippolito
,
quella
mattina
per
tempissimo
,
s
'
era
recato
a
cavallo
,
con
la
scorta
di
Sciaralla
e
di
altri
quattro
uomini
,
a
visitar
più
attentamente
quei
luoghi
,
e
in
ispecie
la
costa
di
quel
Monte
Grande
,
nella
contrada
detta
Litrasi
,
ove
sono
certi
loculi
creduti
da
alcuni
topografi
tombe
fenicie
,
ma
che
a
lui
parevano
molto
più
recenti
e
disposti
e
scavati
in
uno
stile
uso
in
Sicilia
al
tempo
del
basso
impero
,
sicché
potevano
risalire
agli
anni
del
vescovado
di
San
Gregorio
,
cioè
al
tempo
che
colà
erano
sbarcate
le
tre
fedeli
vergini
Bassa
,
Paola
e
Agatonica
con
la
salma
odorosa
della
santa
martire
Agrippina
.
Di
ritorno
,
benché
da
ogni
parte
gli
si
stendessero
amenissimi
allo
sguardo
nel
tepore
quasi
primaverile
immensi
tappeti
vellutati
di
verzura
,
qua
dorati
dal
sole
,
là
vaporosi
di
violente
ombre
violacee
,
sotto
il
turchino
intenso
e
ardente
del
cielo
,
don
Ippolito
,
guardando
le
sue
mani
appoggiate
su
l
'
arcione
della
sella
,
non
aveva
pensato
più
ad
altro
che
alla
morte
,
alla
sua
scomparsa
da
quei
luoghi
,
che
ormai
non
doveva
essere
lontana
.
Ma
contemplata
così
,
sotto
quel
sole
,
in
mezzo
a
tutto
quel
verde
,
mentre
il
corpo
si
dondolava
ai
movimenti
uguali
della
placida
cavalcatura
,
la
morte
non
gli
aveva
ispirato
orrore
,
bensì
un
'
alta
serenità
soffusa
di
rammarico
e
insieme
di
compiacenza
,
per
la
gentilezza
e
la
nobiltà
dei
pensieri
e
delle
cure
,
di
cui
aveva
sempre
intessuto
la
sua
vita
in
quei
luoghi
cari
,
a
cui
tra
poco
avrebbe
dato
l
'
ultimo
addio
.
E
s
'
era
immerso
a
lungo
in
quel
sentimento
nuovo
di
serenità
,
come
per
mondarsi
del
terrore
angoscioso
ch
'
essa
,
la
morte
,
gli
aveva
cagionato
finora
,
e
a
cui
doveva
quelle
indegne
sue
seconde
nozze
che
avevano
profanato
il
decoro
della
sua
vecchiezza
,
l
'
austerità
del
suo
esilio
.
Poco
dopo
mezzogiorno
,
rientrando
a
Colimbètra
,
stanco
della
lunga
cavalcata
,
sorprese
nel
salone
Capolino
e
donna
Adelaide
in
fitto
colloquio
:
questa
,
accesa
e
in
lacrime
;
quello
,
pallido
e
in
fervida
agitazione
.
si
fermò
su
la
soglia
,
con
un
piglio
più
di
nausea
che
di
sdegno
.
-
Oh
,
principe
...
-
fece
subito
Capolino
,
levandosi
in
piedi
,
smarrito
.
-
State
,
state
...
-
disse
don
Ippolito
,
protendendo
una
mano
,
più
per
impedirgli
d
'
accostarsi
,
che
per
fargli
cenno
di
restar
seduto
.
-
Non
vi
chiedo
scusa
del
ritardo
,
perché
la
signora
,
vedo
...
mi
avrà
dipinto
anche
a
voi
per
un
così
barbaro
uomo
,
che
non
vi
sarete
doluto
se
vi
è
mancata
finora
la
mia
compagnia
...
-
No
...
la
...
la
principessa
...
veramente
...
-
barbugliò
Capolino
.
Don
Ippolito
s
'
impostò
fieramente
e
disse
con
accigliata
freddezza
:
-
Può
andare
,
se
vuole
.
Ma
sappia
che
ciò
che
oggi
le
impedisce
di
uscire
dal
cancello
della
mia
villa
,
le
impedirà
domani
di
rientrarvi
.
E
ora
seguitate
pure
la
vostra
conversazione
.
Si
mosse
per
uscire
dal
salone
.
Capolino
tentò
di
sostenere
,
innanzi
alla
donna
,
la
sua
dignità
maschile
,
e
gli
disse
dietro
,
quasi
con
aria
di
sfida
,
ma
che
poteva
anche
parer
di
scusa
:
-
Voi
,
principe
,
mi
avete
fatto
chiamare
...
Don
Ippolito
,
già
arrivato
all
'
uscio
,
si
voltò
appena
,
tenendo
scostata
con
la
mano
la
portiera
:
-
Oh
,
per
una
cosa
da
nulla
,
-
disse
.
-
Ormai
...
ubbie
!
ubbie
!
E
passò
,
lasciando
ricadere
la
portiera
.
-
La
risposta
...
la
risposta
...
-
proruppe
subito
donna
Adelaide
,
alzandosi
soffocata
e
con
gli
occhi
tumidi
e
insanguati
dal
pianto
,
-
aspetto
fino
a
domani
la
risposta
,
o
che
venga
lui
qua
a
dirmi
se
debbo
proprio
crepare
e
farmi
pestar
la
faccia
cosí
-
Ma
certo
!
ma
certo
!
ma
certo
!
-
ribatté
Capolino
,
andandole
dietro
.
-
Come
vuoi
che
Flaminio
ti
dica
...
-
Me
lo
deve
dire
!
-
lo
interruppe
lei
,
frenetica
,
mostrando
i
denti
e
le
pugna
.
-
Questo
mi
deve
dire
,
con
la
sua
bocca
;
e
allora
sì
,
allora
sì
,
subito
!
faccio
lo
sproposito
!
sono
pronta
!
faccio
lo
sproposito
!
Entrò
in
quel
punto
Liborio
,
il
cameriere
favorito
del
principe
,
in
preda
a
un
'
ansia
spaventata
,
e
restò
un
momento
perplesso
alla
vista
del
pianto
e
dell
'
agitazione
della
signora
.
-
Eccellenza
...
Eccellenza
...
-
disse
,
-
il
signor
don
Salesio
...
-
Che
cos
'
è
?
-
domandò
con
rabbia
donna
Adelaide
.
-
Che
vuole
?
-
Niente
,
eccellenza
...
pare
che
...
E
Liborio
alzò
una
mano
a
un
gesto
vago
,
di
benedizione
.
-
Ah
,
fece
allora
donna
Adelaide
,
-
piantando
duramente
gli
occhi
in
faccia
a
Capolino
e
restando
un
tratto
a
guardarlo
accigliata
e
a
bocca
aperta
,
come
per
saper
da
lui
se
fosse
bene
o
male
,
che
giusto
in
quel
punto
quel
poveretto
morisse
.
-
Meglio
...
meglio
così
!
-
esclamò
poi
,
-
meglio
cosí
,
pover
'
uomo
...
Andiamo
,
Gnazio
,
andiamo
a
vederlo
...
E
corse
dietro
a
Liborio
,
seguita
da
Capolino
,
frastornato
e
turbato
.
-
L
'
ho
tenuto
qua
con
me
...
-
gli
diceva
,
andando
,
-
l
'
ho
trattato
...
l
'
ho
curato
...
Bella
gente
siete
stati
vojaltri
,
ad
abbandonarlo
così
...
povero
vecchio
...
Meglio
,
meglio
...
si
leva
di
patire
...
Anch
'
io
l
'
ho
trascurato
in
questi
ultimi
giorni
...
Assassini
!
Gli
hanno
dato
il
colpo
di
grazia
...
Ma
anche
lui
però
,
bisogna
dirlo
,
mangiava
troppo
...
troppi
dolci
...
-
Eh
sì
,
eccellenza
,
-
sospirò
Liborio
,
-
glielo
dicevo
anch
'
io
...
troppi
...
-
Piglia
,
piglia
,
Gnazio
...
m
'
è
caduto
il
fazzoletto
.
Oh
Bella
Madre
Santissima
,
che
puzzo
qui
!
E
si
turò
il
naso
con
una
mano
,
restando
davanti
alla
soglia
della
cameretta
in
cui
il
povero
vecchio
moriva
,
sostenuto
sul
letto
dal
cuoco
,
accorso
alla
chiamata
di
Liborio
.
Trattenuti
dall
'
orrore
istintivo
della
morte
,
ma
forse
più
dal
ribrezzo
per
l
'
estrema
magrezza
di
quel
volto
cartilaginoso
,
dai
peli
stinti
,
dai
globi
degli
occhi
già
induriti
sotto
le
pàlpebre
semichiuse
,
donna
Adelaide
e
Capolino
stavano
a
guardare
,
ancora
lì
su
la
soglia
,
allorché
videro
la
bocca
del
moribondo
aprirsi
,
aprirsi
sempre
più
,
spalancarsi
smisuratamente
,
come
forzata
con
violenza
crudele
da
una
molla
interna
.
-
Oh
Dio
!
-
gemette
donna
Adelaide
.
-
Perché
fa
così
?
Non
aveva
finito
di
dirlo
,
che
da
quella
bocca
springò
fuori
,
di
scatto
,
qualcosa
,
orribilmente
.
Donna
Adelaide
gettò
un
grido
di
raccapriccio
e
levò
le
mani
quasi
a
riparo
del
volto
.
Liborio
andò
a
guardare
sul
letto
e
,
scorgendovi
una
dentiera
aperta
:
-
Niente
,
eccellenza
!
-
disse
con
un
sorriso
pietoso
.
-
Ha
finito
di
mangiare
...
Il
cuoco
intanto
adagiava
sul
cuscino
il
capo
esanime
del
povero
vecchio
.
CAPITOLO
SETTIMO
Nella
vasta
sala
sonora
dell
'
antica
cancelleria
nel
palazzo
vescovile
,
dal
tetro
soffitto
affrescato
e
coperto
di
polvere
,
dalle
alte
pareti
dall
'
intonaco
ingiallito
,
ingombre
di
vecchi
ritratti
di
prelati
,
coperti
anch
'
essi
di
polvere
e
di
muffa
,
appesi
qua
e
là
senz
'
ordine
sopra
armarii
e
scansìe
stinte
e
tarlate
,
si
levò
un
brusìo
d
'
approvazioni
appena
monsignor
Montoro
,
con
la
sua
bella
voce
dalle
inflessioni
misurate
quasi
soffuse
di
pura
autorità
protettrice
,
finì
di
leggere
al
capitolo
della
cattedrale
e
a
molti
altri
canonici
e
beneficiali
,
lì
apposta
radunati
,
la
pastorale
ai
reverendi
parroci
della
diocesi
su
i
luttuosi
avvenimenti
che
funestavano
la
Sicilia
e
contristavano
ogni
cuor
cristiano
.
Da
un
versetto
di
San
Matteo
,
Monsignore
aveva
intitolato
quella
sua
pastorale
:
Semper
pauperes
habetis
vobiscum
.
Era
una
giornataccia
rigida
e
ventosa
di
gennajo
;
e
più
volte
durante
la
lettura
il
vescovo
e
anche
gli
ascoltatori
avevano
rivolto
gli
occhi
ai
vetri
dei
finestroni
che
pareva
volessero
cedere
alla
furia
urlante
della
libecciata
.
Tutta
la
lettura
calma
di
quella
mansueta
omelìa
aveva
avuto
l
'
accompagnamento
sinistro
di
sibili
acuti
e
veementi
,
di
cupi
,
lunghi
mugolìi
che
spesso
avevano
distratto
più
d
'
uno
,
diffondendo
nella
vasta
sala
vegliata
da
quei
ritratti
antichi
impolverati
e
ammuffiti
uno
sbigottito
rammarico
della
vanità
di
quella
interminabile
esercitazione
oratoria
.
Parecchi
se
n
'
erano
stati
a
guardare
attraverso
uno
di
quei
finestroni
il
terrazzino
d
'
una
vecchia
casa
dirimpetto
,
sul
quale
un
povero
matto
pareva
provasse
chi
sa
che
voluttà
,
forse
quella
del
volo
,
esposto
lì
al
vento
furioso
che
gli
faceva
svolazzare
attorno
al
corpo
la
coperta
del
letto
,
di
lana
gialla
,
posta
su
le
spalle
:
rideva
con
tutto
il
viso
squallido
,
e
aveva
negli
occhi
acuti
,
spiritati
,
come
un
lustro
di
lagrime
,
mentre
gli
scappavan
via
di
qua
e
di
là
,
come
fiamme
,
le
lunghe
ciocche
dei
capelli
rossigni
.
Quel
poverino
era
il
giovane
fratello
del
canonico
Batà
,
il
quale
si
trovava
anche
lui
nella
sala
,
attentissimo
in
vista
alla
lettura
del
vescovo
,
ma
dentro
di
sé
assorto
di
certo
in
pensieri
estranei
che
più
volte
lo
avevano
fatto
gestire
comicamente
.
Terminata
la
lettura
,
quelli
tra
i
più
vecchi
canonici
che
conoscevano
meglio
il
debole
del
loro
eccellentissimo
vescovo
s
'
affrettarono
a
circondar
la
tavola
,
innanzi
alla
quale
egli
stava
seduto
,
per
farsi
ripetere
chi
una
frase
e
chi
un
'
altra
fra
le
tante
,
di
cui
Monsignore
,
dal
modo
con
cui
le
aveva
proferite
,
era
parso
loro
dovesse
essere
più
contento
e
soddisfatto
.
-
Quella
,
quella
dell
'
esercito
di
Satana
,
eccellenza
,
come
dice
?
-
Allude
alla
massoneria
,
non
è
vero
,
vostra
eccellenza
?
come
dice
?
E
Monsignore
,
dentro
gongolante
,
ma
fuori
con
un
'
aria
di
stanca
condiscendenza
,
abbassando
su
i
chiari
occhi
ovati
quelle
sue
pàlpebre
lievi
come
veli
di
cipolla
,
e
crollando
il
capo
in
segno
di
affermazione
,
e
facendo
cenno
con
la
mano
d
'
aspettare
,
cercava
nel
foglio
e
ripeteva
:
-
Malvagia
e
ria
setta
...
malvagia
e
ria
setta
,
che
a
suo
architetto
ha
scelto
il
demonio
,
a
gerofante
il
giudeo
...
-
Ah
,
ecco
!
A
gerofante
il
giudeo
!
-
esclamavano
quelli
.
-
Stupenda
espressione
,
eccellenza
!
stupenda
...
-
Gagliarda
...
gagliarda
...
-
Ma
che
ventaccio
,
buon
Dio
!
-
riprendeva
a
lamentarsi
il
vescovo
,
afflitto
,
come
d
'
un
ingiusto
compenso
al
merito
di
quella
sua
fatica
.
I
più
giovani
canonici
,
intanto
,
che
piú
di
tutti
avevano
prestato
ascolto
alla
lettura
,
si
scambiavano
tra
loro
occhiate
di
disgusto
per
quei
vecchi
e
sciocchi
piaggiatori
,
o
di
dolorosa
rassegnazione
per
l
'
accoglienza
che
il
popolo
avrebbe
fatto
a
quel
vaniloquio
che
s
'
aggirava
tutto
quanto
attorno
a
una
non
più
ingenua
che
crudele
domanda
che
i
reverendi
parroci
avrebbero
dovuto
rivolgere
ai
poveri
della
diocesi
:
perché
mai
la
miseria
,
che
sempre
era
stata
e
sempre
sarebbe
stata
,
solamente
ora
perturbasse
così
gli
animi
e
gli
ordini
e
prorompesse
in
così
deplorabili
eccessi
.
Pareva
ad
alcuni
di
quei
giovani
prelati
,
che
Monsignore
avrebbe
potuto
almeno
parafrasare
per
gli
avvenimenti
dell
'
isola
l
'
enciclica
recente
di
S
.
S
.
Leone
XIII
,
De
conditione
opificum
,
nella
quale
era
pur
detto
che
i
proprietarii
dovessero
cessare
dall
'
usura
aperta
o
palliata
,
e
dal
tener
gli
operaj
in
conto
di
schiavi
,
e
dal
trafficare
sul
bisogno
dei
miseri
,
invece
di
mostrarsi
così
avverso
a
coloro
che
«
osavano
attentare
all
'
antica
rigidità
del
diritto
quiritario
»
.
Tanto
più
s
'
affliggevano
del
tono
di
quella
pastorale
del
loro
vescovo
,
in
quanto
che
,
proprio
il
giorno
avanti
,
in
difesa
dei
poveri
Pompeo
Agrò
aveva
pubblicato
un
fiero
opuscolo
,
nel
quale
,
dopo
aver
paragonato
le
condizioni
della
Sicilia
a
quelle
dell
'
Irlanda
,
e
messo
in
rilievo
il
linguaggio
e
l
'
atteggiamento
assunti
da
illustri
prelati
cattolici
,
inglesi
e
americani
,
nelle
questioni
economiche
e
sociali
del
momento
,
aveva
-
quasi
per
sfida
-
citato
l
'
insolente
risposta
del
reverendo
Mac
Glynn
,
curato
cattolico
di
New
York
,
all
'
invito
del
suo
vescovo
di
moderare
la
propaganda
rivoluzionaria
:
«
Ho
sempre
insegnato
,
Monsignore
,
e
sempre
insegnerò
,
fino
all
'
ultimo
respiro
,
che
la
terra
è
di
diritto
proprietà
comune
del
popolo
,
e
che
il
diritto
di
proprietà
individuale
sul
suolo
è
opposto
alla
giustizia
naturale
,
quantunque
sancito
dalle
leggi
civili
e
religiose
!
»
.
Era
quell
'
opuscolo
dell
'
Agrò
tutto
un
'
acerba
requisitoria
contro
l
'
ignoranza
e
l
'
accidia
del
clero
siciliano
.
Ed
ecco
che
,
a
un
giorno
di
distanza
,
quella
pastorale
del
loro
vescovo
veniva
a
darne
la
prova
più
schiacciante
.
Altri
in
crocchio
si
consigliavano
,
se
non
fosse
prudente
mandare
più
tardi
,
in
segreto
,
qualcuno
dei
vecchi
più
accetti
a
Monsignore
,
per
fargli
notare
a
quattr
'
occhi
anche
l
'
inopportunità
di
quella
pastorale
,
ora
che
in
paese
correva
la
voce
che
,
per
l
'
imperversare
ovunque
della
bufera
,
fosse
imminente
se
non
di
già
avvenuta
la
proclamazione
dello
stato
d
'
assedio
in
tutta
la
Sicilia
.
Si
faceva
anzi
il
nome
d
'
un
generale
dell
'
esercito
,
nominato
commissario
straordinario
con
pieni
poteri
;
quello
stesso
che
,
da
alcuni
giorni
,
era
sbarcato
a
Palermo
con
un
intero
corpo
d
'
armata
.
Si
diceva
che
per
prima
cosa
costui
aveva
fatto
arrestare
i
membri
del
Comitato
centrale
dei
Fasci
,
i
quali
la
sera
avanti
avevano
lanciato
un
proclama
rivoluzionario
ai
lavoratori
dell
'
isola
.
-
Sì
,
sì
,
eccolo
...
l
'
ho
qua
in
tasca
...
è
vero
!
è
vero
!
-
disse
uno
,
misteriosamente
.
-
Or
ora
,
fuori
,
lo
leggeremo
...
Ma
a
frastornare
e
ad
accrescere
la
curiosità
ansiosa
di
quel
crocchio
,
sopraggiunse
in
quel
punto
nella
sala
,
più
pallido
del
solito
e
anelante
,
il
giovane
segretario
del
vescovo
,
che
recava
evidentemente
la
conferma
di
quelle
gravissime
notizie
.
Si
affollarono
tutti
attorno
alla
tavola
.
-
Proclamato
?
-
Sì
,
sì
,
lo
stato
d
'
assedio
,
proclamato
;
e
ordinato
il
disarmo
della
popolazione
.
-
Anche
il
disarmo
?
Oh
bene
...
bene
...
-
E
arrestati
i
membri
del
Comitato
centrale
dei
Fasci
,
in
Palermo
.
-
Tutti
?
-
Non
tutti
;
alcuni
sono
riusciti
a
fuggire
.
Tra
questi
si
dice
,
anche
il
figlio
del
principe
di
Laurentano
.
-
Oh
Dio
,
che
sento
!
-
gemette
il
vescovo
.
-
Già
...
c
'
era
anche
lui
!
...
Fuggito
?
Fuggito
?
La
notizia
non
era
certa
:
molti
asserivano
che
anche
il
Laurentano
era
stato
arrestato
.
Subito
,
del
resto
,
tutta
la
Sicilia
sarebbe
occupata
militarmente
,
fin
nelle
più
piccole
borgate
,
cosicché
anche
quei
fuggiaschi
sarebbero
presi
e
tratti
in
arresto
.
-
Oh
Dio
,
che
sento
!
oh
Dio
,
che
sento
!
-
riprese
a
esclamare
Monsignore
.
-
Ma
dunque
...
siamo
davvero
a
questo
?
Di
nascosto
,
dalla
tasca
di
quel
giovine
prelato
venne
fuori
il
proclama
del
Comitato
,
diffuso
in
gran
copia
su
fogli
volanti
per
tutte
le
città
dell
'
isola
;
passò
dall
'
uno
all
'
altro
attorno
alla
tavola
;
ma
molti
non
sapevano
che
fosse
,
e
ognuno
,
saputolo
,
si
ricusava
d
'
aprirlo
e
ne
faceva
passaggio
al
più
presto
,
come
se
quella
carta
ripiegata
e
brancicata
bruciasse
o
insudiciasse
le
mani
,
finché
arrivò
a
quelle
del
giovine
segretario
che
la
spiegò
e
cominciò
a
leggerla
forte
alla
presenza
del
vescovo
,
tra
lo
stupore
e
lo
sgomento
d
'
alcuni
e
i
vivaci
commenti
o
di
derisione
o
d
'
indignazione
degli
altri
.
Trattando
come
da
potenza
a
potenza
col
Governo
,
il
Comitato
,
in
tono
solenne
,
domandava
a
nome
dei
lavoratori
della
Sicilia
:
l
'
abolizione
del
dazio
delle
farine
(
-
Eh
,
fin
qui
!
-
)
;
un
'
inchiesta
su
le
pubbliche
amministrazioni
,
col
concorso
dei
Fasci
(
-
Oh
bravi
!
Eh
,
scaltri
...
già
!
-
)
;
la
sanzione
legale
dei
patti
colonici
e
minerarii
deliberati
nei
congressi
del
partito
socialista
(
-
Come
come
?
Sanzione
legale
?
Eh
già
,
legale
!
Il
bollo
governativo
!
-
)
;
la
costituzione
di
collettività
agricole
e
industriali
,
mediante
i
beni
incolti
dei
privati
o
i
beni
comunali
dello
Stato
e
dell
'
asse
ecclesiastico
non
ancora
venduti
(
e
qui
si
scatenò
una
furia
di
proteste
,
una
confusione
di
gridi
,
tra
cui
predominavano
:
-
La
spoliazione
!
...
Briganti
!
...
Roba
di
nessuno
!
-
mentre
il
giovane
segretario
con
la
mano
faceva
cenno
di
tacere
,
ché
c
'
era
dell
'
altro
,
di
meglio
,
di
meglio
,
e
ripeteva
,
leggendo
nella
carta
:
-
Nonché
...
nonché
...
-
)
;
nonché
l
'
espropriazione
forzata
dei
latifondi
,
con
la
concessione
temporanea
agli
espropriati
di
una
lieve
rendita
annua
(
-
Oh
,
troppo
buoni
!
-
Troppa
grazia
!
-
Che
generosità
!
-
Che
degnazione
!
-
)
;
leggi
sociali
per
il
miglioramento
economico
e
morale
dei
proletarii
,
e
infine
la
bomba
:
stanziamento
nel
bilancio
dello
Stato
della
somma
di
venti
milioni
di
lire
per
procedere
alle
spese
necessarie
all
'
esecuzione
di
queste
domande
,
per
l
'
acquisto
degli
strumenti
da
lavoro
tanto
per
le
collettività
agricole
quanto
per
quelle
industriali
,
e
per
anticipare
alimenti
ai
socii
e
porre
le
collettività
in
grado
d
'
agire
utilmente
.
-
Ma
sono
pazzi
!
ma
sono
pazzi
!
-
proruppe
,
tra
il
baccano
generale
,
Monsignore
,
levandosi
in
piedi
.
-
Oh
Signore
Iddio
,
che
tracotanza
!
Ma
è
certo
,
eh
?
è
certo
l
'
arrivo
di
questo
corpo
d
'
armata
?
è
certo
,
eh
?
Qua
non
si
scherza
!
Oh
Dio
!
oh
Dio
!
Il
giovine
segretario
s
'
affrettò
a
rassicurarlo
,
poi
terminò
la
lettura
del
proclama
che
,
concludendo
,
raccomandava
la
calma
,
perché
coi
moti
isolati
e
convulsionarii
non
si
sarebbero
raggiunti
benefizii
duraturi
,
e
ammoniva
che
dalle
decisioni
del
governo
si
sarebbe
tratta
la
norma
della
condotta
da
tenere
.
Ma
Monsignore
,
scartando
con
ambo
le
mani
come
superflue
quelle
raccomandazioni
e
quegli
ammonimenti
,
ordinò
al
segretario
subito
di
mandare
a
stampa
la
sua
pastorale
che
certo
sonerebbe
gradita
a
quel
Generale
comandante
il
corpo
d
'
armata
;
e
sciolse
la
riunione
per
recarsi
in
fretta
a
Colimbètra
a
confortare
il
principe
di
Laurentano
.
Con
lungo
e
strepitoso
svolazzìo
di
tonache
e
di
tabarri
quella
frotta
di
canonici
,
investita
dal
vento
,
discese
dalle
alture
di
San
Gerlando
a
mescolarsi
al
subbuglio
della
città
.
Il
matto
,
sul
terrazzino
,
gridava
,
felice
,
agitando
la
coperta
gialla
,
come
per
rispondere
allo
svolazzare
di
tutti
quei
tabarri
neri
.
Correndo
a
Colimbètra
,
monsignor
Montoro
non
supponeva
di
certo
che
sentimenti
molto
simili
a
quelli
espressi
da
lui
con
tanta
untuosità
letteraria
nella
sua
pastorale
agitavano
l
'
animo
d
'
uno
di
coloro
ch
'
egli
aveva
poc
'
anzi
chiamato
pazzi
.
Al
primo
contatto
diretto
con
quei
così
detti
compagni
,
alle
ripercussioni
piú
vicine
e
più
frequenti
degli
episodii
sanguinosi
di
quella
sollevazione
popolare
,
Lando
Laurentano
s
'
era
veduto
chiamato
dagli
amici
in
Sicilia
a
rispondere
,
se
non
d
'
un
vero
delitto
,
poiché
non
poteva
diffidare
della
loro
buona
fede
,
certo
d
'
una
enorme
pazzia
.
Sempre
per
quella
infatuazione
,
dovuta
forse
in
gran
parte
,
quasi
un
abbagliamento
,
al
calore
stesso
della
terra
che
dava
tanta
teatralità
di
voce
e
di
gesti
alla
vita
dei
suoi
compaesani
,
e
di
cui
egli
-
volontariamente
rigido
-
aveva
avuto
sempre
un
così
aspro
dispetto
!
Come
avevano
potuto
illudersi
i
suoi
amici
d
'
essere
riusciti
in
pochi
mesi
,
con
le
loro
prediche
,
a
rompere
quella
dura
scorza
secolare
di
stupidità
armata
di
diffidenza
e
d
'
astuzie
animalesche
,
che
incrostava
la
mente
dei
contadini
e
dei
solfaraj
di
Sicilia
?
Come
avevano
potuto
credere
possibile
una
lotta
di
classe
,
dove
mancava
ogni
connessione
e
saldezza
di
principii
,
di
sentimenti
e
di
propositi
,
non
solo
,
ma
la
più
rudimentale
cultura
,
ogni
coscienza
?
Tutta
,
da
cima
a
fondo
,
la
tattica
era
sbagliata
.
Non
una
lotta
di
classe
,
impossibile
in
quelle
condizioni
,
ma
una
cooperazione
delle
classi
era
da
tentare
,
poiché
in
tutti
gli
ordini
sociali
in
Sicilia
era
vivo
e
profondo
il
malcontento
contro
il
governo
italiano
,
per
l
'
incuria
sprezzante
verso
l
'
isola
fin
dal
1860
.
Da
una
parte
il
costume
feudale
,
l
'
uso
di
trattar
come
bestie
i
contadini
,
e
l
'
avarizia
e
l
'
usura
;
dall
'
altra
l
'
odio
inveterato
e
feroce
contro
i
signori
e
la
sconfidenza
assoluta
nella
giustizia
,
si
paravano
come
ostacoli
insormontabili
a
ogni
tentativo
per
quella
cooperazione
.
Ma
se
disperata
poteva
apparire
l
'
impresa
,
forse
non
meno
disperata
si
scopriva
adesso
quella
che
i
suoi
amici
avevano
voluto
tentare
,
agevolati
sul
principio
,
inconsciamente
e
sciaguratamente
,
dall
'
inerzia
del
Governo
che
incoraggiava
tutti
a
osare
?
Sprofondato
in
quel
momento
a
Roma
fino
alla
gola
nel
pantano
dello
scandalo
bancario
e
fiducioso
qua
in
Sicilia
nella
sua
polizia
o
inetta
o
arrogante
e
soverchiatrice
,
il
Governo
,
senza
darsi
cura
dei
mali
che
da
tanti
anni
affliggevano
l
'
isola
,
senza
rispetto
né
per
la
legge
né
per
le
pubbliche
libertà
,
con
l
'
inerzia
o
con
le
provocazioni
aveva
favorito
e
stimolato
il
rapido
formarsi
di
quelle
associazioni
proletarie
che
,
se
avessero
subito
ottenuto
qualche
miglioramento
anche
lieve
dei
patti
colonici
e
minerarii
,
e
se
non
fossero
state
sanguinosamente
aizzate
,
presto
,
senz
'
alcun
dubbio
,
si
sarebbero
sciolte
da
sé
,
prive
com
'
erano
d
'
ogni
sentimento
solidale
e
senz
'
alcun
lievito
di
coscienza
o
ombra
d
'
idealità
.
Questo
,
Lando
Laurentano
aveva
compreso
ora
,
troppo
tardi
,
sul
luogo
;
e
l
'
animo
esacerbato
con
cui
era
accorso
all
'
invito
gli
era
rimasto
oppresso
da
uno
stupore
pieno
di
tetra
ambascia
,
come
se
i
suoi
amici
gli
avessero
empito
di
stoppa
la
bocca
arsa
di
sete
.
Scosso
dall
'
urgenza
di
correre
a
qualche
riparo
sotto
la
minaccia
incombente
d
'
una
violenta
,
schiacciante
repressione
da
parte
del
governo
,
s
'
era
opposto
con
indignazione
ai
consigli
di
prudenza
dei
suoi
amici
,
smarriti
e
sbigottiti
dalla
gravità
estrema
del
mornento
.
Prudenza
?
Ora
che
,
a
distanza
di
pochi
giorni
,
nei
piccoli
paesi
dell
'
interno
,
a
Giardinello
,
di
appena
ottocento
abitanti
,
a
Lercara
,
a
Pietraperzìa
,
a
Gibellina
,
a
Marinèo
,
uscivano
e
si
raccoglievano
in
piazza
mandre
di
gente
senz
'
alcuna
intesa
,
senz
'
altra
bandiera
che
i
ritratti
del
re
e
della
regina
,
senz
'
altra
arma
che
una
croce
imbracciata
da
qualche
donna
lacera
e
infuriata
in
capo
alla
processione
,
e
s
'
avviavano
cieche
incontro
ai
fucili
d
'
una
ventina
di
soldati
,
a
cui
più
che
altro
la
paura
di
vedersi
sopraffatti
consigliava
all
'
improvviso
di
far
fuoco
,
senza
neppure
aspettarne
il
comando
?
sì
,
nessuno
aveva
suggerito
loro
quelle
processioni
che
finivano
in
eccidii
;
ma
di
esse
e
di
tutti
gli
atti
inconsulti
e
del
sangue
di
quei
macellati
si
doveva
ora
rispondere
,
appunto
perché
quelle
mandre
cieche
s
'
eran
credute
atte
e
mature
ad
accogliere
la
dimostrazione
dei
loro
diritti
.
Come
tirarsi
più
indietro
,
ora
,
e
consigliar
prudenza
?
No
,
non
c
'
era
più
altro
scampo
,
ormai
,
che
nell
'
ultimo
prorompimento
di
quella
pazzia
:
bisognava
immolarsi
insieme
con
quelle
vittime
.
E
Lando
Laurentano
aveva
sdegnosamente
rifiutato
di
apporre
la
firma
a
quel
manifesto
del
Comitato
centrale
ai
lavoratori
dell
'
isola
,
che
nella
solennità
del
tono
perentorio
gli
era
sembrato
anche
ridicolo
,
non
tanto
per
i
patti
e
le
condizioni
che
poneva
al
Governo
,
ma
in
quanto
mancava
ogni
realtà
di
coscienza
e
di
forza
in
coloro
nel
cui
nome
li
poneva
.
Di
reale
,
non
c
'
era
altro
che
la
disperazione
di
tanti
infelici
,
condannati
dall
'
ignoranza
a
una
perpetua
miseria
;
e
il
sangue
,
il
sangue
di
quelle
vittime
.
A
viva
forza
,
appena
proclamato
lo
stato
d
'
assedio
,
s
'
era
fatto
trascinare
da
Lino
Apes
alla
fuga
.
Era
fuggito
,
non
per
le
ragioni
che
l
'
Apes
nella
concitazione
del
momento
gli
aveva
gridate
,
ma
per
l
'
invincibile
repugnanza
di
far
la
figura
dell
'
apostolo
o
dell
'
eroe
o
del
martire
,
esposto
nella
gabbia
d
'
un
tribunale
militare
alla
curiosità
e
all
'
ammirazione
delle
dame
dell
'
aristocrazia
palermitana
a
lui
ben
note
.
A
compagni
nella
fuga
,
oltre
l
'
Apes
,
aveva
avuto
il
Bruno
,
l
'
Ingrao
e
Cataldo
Sclàfani
,
tutti
e
tre
travestiti
.
Che
riso
,
misto
di
sdegno
e
di
compassione
,
che
avvilimento
insieme
e
che
ribrezzo
,
gli
aveva
destato
la
vista
irriconoscibile
di
quest
'
ultimo
,
senza
più
quel
fascio
di
pruni
che
gli
copriva
le
guance
e
il
mento
!
Pareva
che
gli
occhi
e
la
voce
ancora
non
lo
sapessero
,
e
producevano
un
ridicolissimo
effetto
di
smarrimento
nelle
loro
espressioni
,
di
cui
già
tanta
parte
era
quella
barba
che
adesso
mancava
.
Ma
quel
travestimento
non
tradiva
,
in
verità
,
alcuna
paura
in
nessuno
dei
tre
;
era
come
imposto
dalla
parte
che
la
necessità
della
fuga
assegnava
loro
in
quel
momento
;
ed
entrava
in
esso
anche
,
e
non
per
poco
,
il
fatuo
puntiglio
della
scaltrezza
isolana
,
di
fuggire
alla
sopraffazione
della
forza
pubblica
.
S
'
erano
internati
nell
'
isola
,
correndo
innanzi
alle
milizie
che
da
Palermo
si
disponevano
a
invadere
le
altre
provincie
.
Se
fossero
riusciti
a
traversarla
tutta
,
si
sarebbero
rifugiati
a
Valsanìa
,
e
di
là
si
sarebbero
imbarcati
per
Malta
o
per
Tunisi
.
Sarebbe
piaciuto
a
Lando
di
spatriare
a
Malta
,
luogo
d
'
esilio
di
suo
nonno
,
non
perché
ardisse
di
comparar
la
sua
sorte
a
quella
di
lui
,
ma
perché
da
un
pezzo
aveva
in
animo
di
recarsi
a
Bùrmula
a
rintracciarne
,
se
gli
fosse
possibile
,
i
resti
mortali
,
con
le
indicazioni
di
Mauro
Mortara
,
non
ben
sicure
veramente
,
poiché
il
seppellimento
era
avvenuto
nella
confusione
della
gran
morìa
a
Malta
nel
1852
.
Invano
Lino
Apes
,
pigliando
pretesto
dagli
incidenti
e
dai
disagi
della
fuga
precipitosa
,
ora
a
piedi
,
ora
su
carretti
senza
molle
,
ora
su
vetturette
sgangherate
,
su
per
monti
,
giù
per
vallate
,
in
cerca
di
cibo
e
di
ricovero
,
aveva
tentato
di
dimostrare
agli
amici
che
,
dopo
tutto
,
quello
che
facevano
non
era
cosa
tanto
seria
,
di
cui
,
volendo
,
non
si
potesse
anche
ridere
.
Era
,
per
esempio
,
lo
strappo
alle
loro
illusioni
una
ragione
sufficiente
perché
non
si
désse
alcuna
importanza
a
quello
che
egli
s
'
era
fatto
ai
calzoni
,
scendendo
da
un
carretto
?
Più
vecchie
di
Tiberio
Gracco
,
quelle
illusioni
;
e
i
suoi
calzoni
erano
nuovi
!
Dove
aveva
lasciato
Cataldo
Sclàfani
il
pacco
della
sua
magnifica
barba
?
Niente
meglio
che
un
pelo
di
quella
barba
-
pensando
filosoficamente
-
avrebbe
potuto
rammendare
i
suoi
calzoni
!
Lo
squallido
aspetto
dei
luoghi
,
nella
desolazione
invernale
,
la
costernazione
per
il
cammino
incerto
e
faticoso
,
l
'
ansia
di
apprendere
notizie
qua
e
là
di
quanto
era
accaduto
dal
momento
della
loro
fuga
,
avevano
lasciato
senz
'
eco
di
riso
le
arguzie
di
Lino
Apes
.
Dalle
impressioni
a
mano
a
mano
raccolte
,
internandosi
sempre
più
,
su
quelle
misure
eccezionali
adottate
all
'
improvviso
dal
governo
,
era
sorto
nell
'
animo
di
Lando
più
fermo
il
convincimento
dello
sbaglio
commesso
dai
suoi
amici
.
L
'
antico
,
profondo
malcontento
dei
Siciliani
era
d
'
un
tratto
diventato
ovunque
fierissima
indignazione
:
per
quanto
i
più
alti
ordini
sociali
fossero
spaventati
dalle
agitazioni
popolari
,
ora
,
di
fronte
a
quella
sopraffazione
militare
,
a
quell
'
aria
di
nemico
invasore
della
milizia
che
aboliva
per
tutti
ogni
legge
e
sopprimeva
ogni
garanzia
costituzionale
,
si
sentivano
inclinati
se
non
ad
affratellarsi
con
gli
infimi
,
se
non
a
scusarli
,
almeno
a
riconoscere
che
infine
questi
,
finora
,
nei
conflitti
,
avevano
avuto
sempre
la
peggio
,
né
mai
s
'
erano
sollevati
a
mano
armata
,
e
che
,
se
a
qualche
eccesso
erano
trascesi
,
vi
erano
stati
crudelmente
e
balordamente
aizzati
dagli
eccidii
.
La
nativa
fierezza
,
comune
a
tutti
gli
isolani
,
si
ribellava
a
questa
nuova
onta
che
il
governo
italiano
infliggeva
alla
Sicilia
,
invece
di
un
tardo
riparo
ai
vecchi
mali
;
e
per
tutto
era
un
fremito
di
odio
alle
notizie
che
giungevano
,
di
paesi
circondati
da
reggimenti
di
fanteria
,
da
squadroni
di
cavalleria
,
per
trarre
in
arresto
a
centinaja
,
senz
'
alcun
discernimento
e
con
furia
selvaggia
,
ricchi
e
poveri
,
studenti
e
operaj
,
e
qua
consiglieri
e
là
maestri
e
segretarii
comunali
,
e
donne
e
vecchi
e
finanche
fanciulli
:
soppressa
la
stampa
;
sottoposta
a
censura
anche
la
corrispondenza
privata
;
tutta
l
'
isola
tagliata
fuori
dal
consorzio
civile
e
resa
legata
e
disarmata
all
'
arbitrio
d
'
una
dittatura
militare
.
Come
un
cavallo
riottoso
,
cacciato
contro
sua
voglia
lontano
dagli
ostacoli
che
avrebbe
dovuto
superare
,
a
un
tratto
,
investito
da
una
raffica
turbinosa
,
aombra
e
s
'
impenna
e
recalcitra
,
fremendo
in
tutti
i
muscoli
,
Lando
Laurentano
,
investito
dalla
veemenza
di
quell
'
indignazione
generale
,
a
un
certo
punto
s
'
era
impuntato
,
sentendosi
soffocare
dall
'
avvilimento
della
sua
fuga
.
Era
proprio
il
momento
di
fuggire
,
quello
?
di
lasciare
il
campo
?
Il
terreno
scottava
sotto
i
piedi
;
l
'
aria
era
tutta
una
fiamma
.
Possibile
che
l
'
isola
,
da
un
capo
all
'
altro
fremente
,
si
lasciasse
schiacciare
,
pestare
così
,
senza
insorgere
con
l
'
esasperazione
dell
'
odio
sì
lungamente
represso
e
ora
sì
brutalmente
provocato
?
Forse
bastava
un
grido
!
Forse
bastava
che
uno
si
facesse
avanti
!
Giunti
a
Imera
,
alla
notizia
che
in
un
paese
lì
presso
,
a
Santa
Caterina
Villarmosa
,
il
popolo
era
insorto
,
Lando
non
poté
piú
stare
alle
mosse
,
e
,
non
ostante
che
gli
amici
facessero
di
tutto
per
trattenerlo
,
gridandogli
che
non
c
'
era
più
nulla
da
tentare
,
da
sperare
e
che
andrebbe
a
cacciarsi
da
sé
balordamente
tra
le
grinfie
della
forza
pubblica
,
volle
andare
.
Solo
Lino
Apes
lo
seguì
,
ma
con
la
speranza
di
raffreddarlo
e
d
'
arrestarlo
a
mezza
via
,
assumendo
per
l
'
occasione
,
come
meglio
poté
,
la
parte
di
Sancio
,
perché
l
'
amico
,
che
sapeva
sensibile
al
ridicolo
,
si
scoprisse
accanto
a
lui
Don
Chisciotte
.
E
difatti
,
presto
,
i
giganti
che
Lando
nell
'
esaltazione
s
'
era
figurato
di
vedere
in
quei
popolani
di
Santa
Caterina
Villarmosa
,
insorgenti
a
sfida
della
proclamazione
dello
stato
d
'
assedio
,
gli
si
scoprirono
molini
a
vento
.
Nei
pressi
del
paese
,
seppero
che
colà
non
si
sapeva
ancor
nulla
di
quella
proclamazione
:
un
manifesto
era
stato
attaccato
ai
muri
,
ma
il
popolino
lo
ignorava
;
e
,
ignorandolo
,
al
solito
,
come
altrove
,
coi
ritratti
del
re
e
della
regina
,
un
crocefisso
in
capo
alla
processione
,
gridando
-
Viva
il
re
!
abbasso
le
tasse
!
-
s
'
era
messo
a
percorrere
le
vie
del
paese
,
finché
,
uscendo
dalla
piazza
e
imboccando
una
strada
angusta
che
la
fronteggiava
,
vi
aveva
trovato
otto
soldati
e
quattro
carabinieri
appostati
.
L
'
ufficiale
che
li
comandava
(
non
per
niente
si
chiamava
Colleoni
)
aveva
preso
questo
partito
con
strategia
sopraffina
,
perché
la
folla
inerme
,
lì
calcata
e
pigiata
,
alle
intimazioni
di
sbandarsi
non
si
potesse
più
muovere
;
e
lì
non
una
,
ma
più
volte
,
aveva
ordinato
contro
di
essa
il
fuoco
.
Undici
morti
,
innumerevoli
feriti
,
tra
cui
donne
,
vecchi
,
bambini
.
Ora
,
tutto
era
calmo
,
come
in
un
cimitero
.
Solo
,
qua
e
là
,
il
grido
dei
parenti
che
piangevano
gli
uccisi
,
e
i
gemiti
dei
feriti
.
-
Ti
basta
?
-
domandò
Lino
Apes
a
Lando
.
Questi
si
volse
al
vecchio
contadino
che
aveva
dato
quei
ragguagli
e
che
,
paragonando
il
paese
a
un
cimitero
,
aveva
indicato
una
collina
lì
presso
su
cui
sorgevano
alcuni
cipressi
,
e
gli
domandò
:
-
Sono
lì
?
Il
vecchio
contadino
,
con
gli
occhi
aguzzi
d
'
odio
e
intensi
di
pietà
,
crollò
più
volte
il
capo
;
poi
tese
le
dita
delle
due
mani
deformi
e
terrose
,
per
significare
prima
dieci
e
poi
uno
;
e
con
lo
sguardo
e
col
silenzio
,
che
seguì
a
quel
muto
parlare
,
espresse
chiaramente
ch
'
egli
li
aveva
veduti
.
Lando
si
mosse
verso
la
collina
.
-
Ho
capito
!
-
sospirò
Lino
Apes
.
-
Ora
divento
Orazio
...
Seconda
rappresentazione
:
Amleto
al
cimitero
.
Nel
piccolo
,
squallido
camposanto
su
la
collina
,
tranne
il
custode
freddoloso
,
con
un
leggero
scialle
di
lana
appeso
alle
spalle
,
non
c
'
era
nessuno
.
Seduto
su
uno
sgabelletto
,
a
sinistra
dell
'
entrata
,
quegli
stava
a
guardare
apaticamente
,
nel
silenzio
desolato
,
le
casse
schierate
per
terra
innanzi
a
sé
,
come
un
pastore
la
sua
mandra
.
Aspettava
la
visita
e
le
disposizioni
dell
'
autorità
giudiziaria
,
per
il
seppellimento
.
Vedendo
entrare
quei
due
,
si
voltò
,
poi
subito
s
'
alzò
e
si
tolse
il
berretto
,
credendo
che
fossero
il
giudice
e
il
commissario
di
polizia
.
Lino
Apes
gli
si
diede
a
conoscere
per
giornalista
,
insieme
col
compagno
,
e
Lando
lo
pregò
di
fargli
vedere
qualcuno
di
quei
cadaveri
.
Il
custode
allora
si
chinò
su
una
delle
casse
,
più
grande
delle
altre
,
tinta
di
grigio
,
con
due
fasce
nere
in
croce
,
e
tolse
una
grossa
pietra
che
stava
sul
coperchio
Due
cadaveri
in
quella
cassa
,
uno
su
l
'
altro
:
uno
con
la
faccia
sotto
i
piedi
dell
'
altro
.
Quello
di
sopra
era
d
'
un
ragazzo
.
Divaricate
,
le
gambe
;
la
testa
,
affondata
tra
i
piedi
del
compagno
.
A
guardarlo
così
capovolto
,
pareva
dicesse
,
in
quell
'
atteggiamento
:
-
No
!
No
!
-
con
tutto
il
visino
smunto
,
dagli
occhi
appena
socchiusi
,
contratti
ancora
dall
'
angoscia
dell
'
agonia
.
No
,
quella
morte
;
no
,
quell
'
orrore
;
no
,
quella
cassa
per
due
,
attufata
da
quel
lezzo
crudo
e
acre
di
carneficina
.
La
piú
raccapricciante
era
la
vista
dell
'
altro
,
di
tra
le
scarpe
logore
del
ragazzo
,
coi
grandi
occhi
neri
ancora
sbarrati
e
un
po
'
di
barba
fulva
sotto
il
mento
.
Era
d
'
un
contadino
nel
pieno
vigore
delle
forze
.
Con
quei
terribili
occhi
sbarrati
al
cielo
,
dal
corpo
supino
chiedeva
vendetta
di
quell
'
ultima
atrocità
,
del
peso
di
quell
'
altra
vittima
sopra
di
sé
.
-
Vedete
,
Signore
,
-
pareva
dicesse
,
-
vedete
che
hanno
fatto
!
Non
una
parola
poté
uscire
dalle
labbra
di
Lando
e
dell
'
Apes
;
e
il
custode
richiuse
il
coperchio
e
di
nuovo
vi
impose
la
grossa
pietra
.
Dopo
altre
e
altre
casse
di
nudo
abete
,
misere
,
una
ve
n
'
era
,
foderata
di
chiara
stoffa
celeste
,
piccola
,
così
piccola
,
che
a
Lando
sorse
,
nel
dubbio
,
la
speranza
che
almeno
quella
non
fosse
della
strage
.
Guardò
il
custode
che
vi
si
era
affisato
,
e
dal
modo
con
cui
la
mirava
comprese
che
,
sì
,
anche
quella
...
anche
quella
...
Glielo
domandò
e
il
custode
,
dopo
avere
un
po
'
tentennato
il
capo
,
rispose
:
-
Una
'
nnucenti
...
(
Una
fanciullina
)
.
-
Si
può
vederla
?
Lino
Apes
,
rivoltato
e
su
le
spine
,
si
ribellò
:
-
No
,
lascia
,
via
,
Lando
!
Non
vedi
?
La
cassa
è
inchiodata
...
-
Oh
,
per
questo
...
-
fece
il
custode
,
togliendo
di
tasca
un
ferruzzo
.
-
Devo
schiodarla
per
il
giudice
istruttore
.
Ci
vuol
poco
...
E
si
chinò
a
schiodare
il
lieve
coperchio
,
con
cura
per
la
gentilezza
di
quella
stoffa
celeste
.
I
chiodi
si
staccavano
docili
dal
legno
molle
,
a
ogni
spinta
.
Scoperchiata
la
piccola
bara
,
vi
apparve
dentro
la
fanciullina
non
ancora
irrigidita
dalla
morte
,
ancora
rosea
in
viso
,
con
la
testina
ricciuta
,
un
po
'
volta
da
un
lato
,
e
le
braccia
distese
lungo
i
fianchi
.
Ma
la
boccuccia
rossa
era
coperta
di
bava
e
dal
nasino
le
colava
una
schiuma
sanguigna
,
gorgogliante
ancora
,
a
intervalli
che
pareva
avessero
la
regolarità
del
respiro
.
-
Ma
è
viva
!
-
esclamò
Lando
,
con
raccapriccio
.
Il
custode
sorrise
amaramente
:
-
Viva
?
-
e
ripose
il
coperchio
.
La
avrebbe
fatta
andar
via
ancora
viva
quella
mamma
che
così
l
'
aveva
pettinata
e
acconciata
,
che
con
tanto
amore
aveva
adornato
di
quella
chiara
stoffa
celeste
la
piccola
bara
?
-
Questo
hanno
fatto
...
-
mormorò
Lando
.
E
Lino
Apes
e
il
custode
credettero
ch
'
egli
alludesse
ai
soldati
,
che
avevano
ucciso
quella
povera
bimba
.
Lando
Laurentano
,
invece
,
alludeva
ai
suoi
compagni
,
e
aveva
innanzi
alla
mente
non
più
l
'
immagine
di
quella
piccina
,
la
quale
almeno
aveva
avuto
le
cure
della
gentile
pietà
materna
,
ma
l
'
immagine
atroce
di
quell
'
altra
vittima
grande
,
con
su
la
faccia
le
scarpe
dell
'
altro
cadavere
,
e
gli
occhi
sbarrati
,
pieni
di
smisurata
angoscia
,
rivolti
al
cielo
.
Nell
'
antico
palazzo
dei
De
Vincentis
,
fuori
annerito
dal
tempo
e
tutto
screpolato
come
una
rovina
,
dai
balconi
e
dalla
vasta
terrazza
vellutati
di
muschio
,
con
le
ringhiere
a
gabbia
arrugginite
,
ma
dentro
,
negli
ampii
cameroni
,
pieno
di
luce
e
di
pace
,
con
quei
santi
e
fiori
di
cera
nelle
campane
di
cristallo
che
pareva
diffondessero
per
tutto
un
odor
di
badìa
,
il
silenzio
stampato
sui
mattoni
coi
rettangoli
di
sole
delle
invetriate
che
s
'
allungavano
lentissimamente
sempre
più
,
seguiti
dal
fervor
lento
e
lieve
del
pulviscolo
,
era
rotto
da
un
cupo
romore
cadenzato
di
passi
.
Da
una
settimana
Vincente
De
Vincentis
,
dimentico
dei
codici
arabi
della
biblioteca
di
Itria
,
se
ne
stava
in
una
camera
,
avvolto
in
un
vecchio
pastrano
stinto
,
col
bavero
alzato
,
a
passeggiare
dalla
mattina
alla
sera
,
con
le
mani
adunche
,
afferrate
dietro
il
dorso
,
il
capo
ciondoloni
e
gli
occhi
tra
i
peli
,
quasi
ciechi
,
poiché
in
casa
non
portava
mai
gli
occhiali
.
Nella
stanza
accanto
,
presso
la
vetrata
del
balcone
,
stava
seduta
a
far
la
calza
,
con
uno
scialle
grigio
di
lana
addosso
e
un
fazzoletto
nero
in
capo
di
lana
,
anch
'
esso
annodato
sotto
il
mento
,
boffice
e
placida
come
una
balla
,
donna
Fana
,
la
vecchia
casiera
.
Per
metà
dentro
al
rettangolo
di
sole
,
quasi
vaporava
nella
luce
,
e
la
calugine
dello
scialle
di
lana
,
accesa
,
brillava
con
gli
atomi
volteggianti
del
pulviscolo
.
Donna
Fana
aveva
composto
con
le
sue
mani
nelle
bare
prima
il
padrone
,
morto
giovane
,
poi
la
padrona
,
di
cui
,
più
che
la
serva
,
era
stata
l
'
amica
e
la
consigliera
,
e
aveva
veduto
nascere
e
crescere
tra
le
sue
braccia
i
due
padroncini
,
ora
affidati
del
tutto
alle
sue
cure
.
Da
giovane
,
era
stata
conversa
nel
monastero
di
San
Vincenzo
,
ed
era
rimasta
«
senza
mondo
»
com
'
ella
diceva
,
cioè
vergine
e
quasi
monaca
di
casa
.
Traeva
a
quando
a
quando
,
come
nel
monastero
,
certi
sospiri
ardenti
,
seguiti
dall
'
immancabile
esclamazione
:
-
Se
fossi
là
!
Ma
non
c
'
era
più
nessuno
che
le
domandasse
,
come
usava
tra
le
monache
:
«
Dove
,
sorella
mia
?
»
perché
ella
potesse
rispondere
in
un
altro
sospiro
:
-
Con
gli
angeletti
!
Ma
nella
pace
degli
angeli
,
veramente
,
era
stata
sempre
,
in
quella
casa
.
La
padrona
:
una
vera
santa
,
ingenua
fino
a
grande
come
una
bambina
,
incapace
di
pensare
il
male
,
e
tutta
dedita
alla
religione
e
alle
opere
di
misericordia
;
quei
due
figliuoli
:
anch
'
essi
uno
più
buono
dell
'
altro
,
costumati
e
timorati
di
Dio
.
Ora
,
poteva
mai
il
Signore
abbandonare
quella
casa
e
lasciarla
andare
in
rovina
?
Donna
Fana
pareva
fosse
a
parte
di
tutti
i
voleri
di
Dio
;
e
parlava
del
Paradiso
,
come
se
già
vi
fosse
e
seguitasse
a
farvi
la
calza
sotto
gli
occhi
del
Padre
Eterno
,
di
cui
sapeva
dire
dove
e
come
stava
seduto
,
insieme
con
Gesù
Nostro
Salvatore
e
la
Bella
Madre
.
Da
tempo
aveva
preparato
i
capi
di
biancheria
e
la
veste
e
le
pianelle
di
panno
e
il
fazzoletto
di
seta
per
comparire
al
Giudizio
Universale
,
sicurissima
che
il
Giudice
Supremo
l
'
avrebbe
chiamata
tra
gli
eletti
,
così
tutta
bella
pulita
e
rassettata
;
e
ogni
sera
faceva
una
speciale
orazione
a
Santa
Brigida
,
che
doveva
annunziarle
in
sogno
,
tre
giorni
prima
,
l
'
ora
precisa
della
morte
,
perché
fosse
pronta
e
in
regola
coi
sagramenti
.
Non
si
angustiava
dunque
di
nulla
;
e
per
lei
tutta
quella
costernazione
di
Vincente
(
ch
'
ella
chiamava
don
Tinuzzo
)
era
una
fanciullaggine
.
La
raffermava
in
questa
opinione
,
non
solo
la
fiducia
in
Dio
,
ma
anche
la
fede
incrollabile
che
la
ricchezza
di
quel
casato
non
potesse
aver
mai
fine
.
E
seguitava
a
governare
con
l
'
antica
abbondanza
,
per
modo
che
tutte
le
poverelle
del
vicinato
venissero
a
fin
di
tavola
a
spartirsi
il
superfluo
e
i
resti
del
desinare
,
come
al
solito
per
tanti
anni
;
e
a
tener
provvista
la
dispensa
d
'
ogni
ben
di
Dio
,
e
a
preparare
con
le
sue
mani
ai
padroncini
i
rosolii
e
i
dolci
tradizionali
,
imparati
alla
badìa
,
il
cùscusu
di
riso
e
pistacchi
,
i
pesci
dolci
di
pasta
di
mandorla
,
le
pignoccate
,
e
tutte
le
conserve
e
le
cotognate
e
i
frutti
in
giulebbe
.
Forse
,
sì
,
qualche
cosa
raspava
,
sotto
sotto
,
don
Jaco
Pàcia
,
l
'
amministratore
.
-
Ma
che
?
-
domandava
a
Ninì
,
dopo
qualche
sfuriata
del
fratello
maggiore
.
-
Mollichelle
,
figlio
mio
,
mollichelle
!
Uomo
di
chiesa
anche
lui
,
don
Jaco
Pàcia
,
era
mai
possibile
che
rubasse
come
e
quanto
diceva
don
Tinuzzo
?
Ma
se
a
lei
don
Jaco
seguitava
a
dare
per
l
'
andamento
di
casa
quello
stesso
che
aveva
dato
sempre
,
senza
far
mai
la
più
piccola
osservazione
?
Tutto
il
maneggio
dei
denari
lo
aveva
lui
;
via
!
bisognava
chiudere
un
occhio
,
se
qualcosina
gli
restava
attaccata
alle
dita
.
Donna
Fana
lo
difendeva
,
in
coscienza
,
perché
della
onestà
dei
pensieri
e
delle
azioni
del
Pàcia
credeva
d
'
avere
una
prova
nel
fatto
che
,
l
'
anno
che
don
Jaco
era
andato
a
Roma
,
le
aveva
portato
di
là
una
corona
benedetta
e
una
tabacchiera
col
ritratto
del
Santo
Padre
.
Se
avesse
saputo
che
,
quel
giorno
stesso
,
don
Jaco
,
per
far
denari
,
oltre
la
cessione
delle
terre
di
Milione
a
don
Flaminio
Salvo
,
sarebbe
venuto
a
proporre
un
'
ipoteca
su
quel
palazzo
,
ov
'
ella
stava
così
tranquillamente
a
far
la
calza
!
Quest
'
ultima
bomba
,
veramente
,
non
se
l
'
aspettava
neanche
Vincente
.
Oltre
quella
delle
terre
da
cedere
egli
aveva
,
sì
,
un
'
altra
grave
preoccupazione
,
che
non
gli
dava
requie
da
due
giorni
,
ma
d
'
indole
affatto
diversa
.
Aveva
scoperto
nell
'
angolo
d
'
uno
stanzone
ov
'
era
affastellata
la
roba
fuori
d
'
uso
,
un
fucilaccio
antico
,
di
quelli
a
pietra
focaja
,
tutto
incrostato
di
ruggine
e
di
polvere
.
Proclamato
lo
stato
d
'
assedio
e
il
disarmo
in
tutta
la
Sicilia
,
non
era
egli
in
obbligo
di
consegnare
quell
'
arnese
là
?
Ninì
e
donna
Fana
dicevano
di
no
;
Ninì
anzi
sosteneva
che
sarebbe
sembrata
,
più
che
una
impertinenza
,
uno
scherno
oltraggioso
all
'
autorità
la
consegna
d
'
un
'
arma
come
quella
.
Ma
che
ne
sapevano
essi
?
Come
lo
dicevano
?
Così
,
di
testa
loro
!
L
'
ordine
di
consegnare
tutte
quante
le
armi
,
senza
eccezioni
,
era
positivo
e
perentorio
.
Era
un
'
arma
,
quella
,
sì
o
no
?
Poteva
essere
antica
,
anzi
era
antica
e
mangiata
dalla
ruggine
,
ma
sempre
arma
era
!
E
fors
'
anche
carica
e
pronta
a
sparare
...
si
vedeva
la
pietra
focaja
;
e
l
'
acciarino
,
eccolo
lì
,
pendeva
da
una
catenella
...
-
Ebbene
,
prendila
e
va
'
a
consegnarla
!
-
gli
aveva
gridato
,
Ninì
,
scrollandosi
,
il
giorno
avanti
.
Aveva
ben
altro
da
pensare
,
lui
,
in
quei
momenti
,
nelle
rare
comparse
che
faceva
in
casa
,
tutto
stravolto
e
impaziente
di
ritornare
al
suo
supplizio
,
presso
Dianella
.
Vincente
avrebbe
preteso
che
Ninì
perdesse
una
mezza
giornata
,
nelle
condizioni
d
'
animo
in
cui
si
trovava
,
per
chiedere
informazioni
su
quell
'
arma
.
Una
parola
,
prenderla
!
E
se
scoppiava
?
Consegnarla
poi
a
chi
,
dove
?
Alla
prefettura
?
al
municipio
?
al
commissariato
di
polizia
?
Egli
non
ne
sapeva
niente
;
e
ad
andare
a
domandarlo
così
,
fingendo
d
'
averne
curiosità
,
dopo
due
giorni
,
c
'
era
il
rischio
di
far
nascere
qualche
sospetto
e
d
'
attirarsi
una
perquisizione
in
casa
.
Lo
stato
d
'
assedio
aveva
messo
e
teneva
Vincente
De
Vincentis
in
tale
orgasmo
,
da
fargli
vedere
ovunque
minacce
e
pericoli
terribili
.
S
'
era
proposto
di
non
uscir
più
di
casa
,
fintanto
che
fosse
durato
.
Ma
se
,
per
il
maledetto
vizio
di
donna
Fana
di
chiamare
a
parte
tutto
il
vicinato
d
'
ogni
minimo
incidente
in
famiglia
,
la
polizia
fosse
venuta
a
sapere
di
quell
'
arma
?
All
'
improvviso
,
la
vecchia
casiera
lo
vide
uscire
,
frenetico
,
dalla
camera
in
cui
stava
chiuso
,
con
le
braccia
in
aria
e
gridando
:
-
Scoppii
!
m
'
ammazzi
!
non
me
n
'
importa
niente
!
Vado
a
prenderlo
,
vado
a
prenderlo
io
!
-
Per
carità
,
lasci
,
don
Tinuzzo
!
-
esclamò
donna
Fana
,
correndogli
dietro
.
-
Non
sia
mai
,
Dio
,
con
questa
furia
...
Vede
come
trema
tutto
?
Lasci
fare
!
Chiamerò
qualcuno
dal
balcone
...
-
Chi
chiamate
?
Non
v
'
arrischiate
...
-
s
'
era
messo
a
urlare
,
paonazzo
in
volto
,
Vincente
,
quando
dalla
porta
,
sempre
aperta
di
giorno
,
comparve
don
Jaco
Pàcia
con
la
sua
solita
aria
di
santo
,
caduto
dal
cielo
in
un
mondo
di
guaj
e
d
'
imbrogli
.
Era
lungo
e
secco
,
come
di
legno
,
con
la
faccia
squallida
,
segnata
con
trista
durezza
dalle
sopracciglia
nere
ad
accento
circonflesso
,
in
contrasto
col
largo
sorriso
scemo
,
beato
,
sotto
gl
'
ispidi
baffi
bianchi
.
Gli
occhi
,
dalle
pàlpebre
stirate
come
quelle
dei
giapponesi
,
non
scoprivano
il
bianco
e
restavano
opachi
e
come
estranei
alla
durezza
di
quegli
accenti
circonflessi
e
alla
scema
beatitudine
dell
'
eterno
sorriso
.
Con
le
braccia
raccolte
sempre
sul
petto
e
le
grosse
mani
slavate
e
nocchierute
prendeva
atteggiamenti
di
umiltà
rassegnata
.
Udito
di
che
si
trattava
,
prese
sopra
di
sé
l
'
affare
di
quel
fucile
,
e
disse
che
aveva
,
non
una
,
ma
cento
ragioni
don
Tinuzzo
di
costernarsi
così
.
Sicuro
,
era
un
'
arma
!
E
,
Dio
liberi
,
in
un
momento
come
quello
...
Momento
terribile
per
tutta
la
Sicilia
!
Ma
c
'
era
lui
,
c
'
era
lui
,
lì
,
per
quei
due
bravi
giovanotti
e
,
con
l
'
ajuto
di
Dio
,
niente
paura
,
da
questa
parte
!
I
guaj
,
guaj
grossi
,
erano
invece
da
un
'
altra
.
E
cominciò
a
rappresentare
tutte
le
sue
fatiche
per
rintracciare
gl
'
incartamenti
delle
terre
di
Milione
,
prima
all
'
archivio
notarile
,
poi
nella
cancelleria
del
tribunale
e
in
quella
del
Vescovado
per
tutti
i
piccoli
e
grossi
censi
che
gravavano
su
quelle
terre
.
Ora
gl
'
incartamenti
erano
pronti
e
in
ordine
dal
notajo
;
ma
don
Flaminio
Salvo
non
voleva
pagar
le
spese
dell
'
atto
di
vendita
,
e
forse
dal
suo
canto
aveva
ragione
,
perché
,
dopo
tutto
,
faceva
un
gran
favore
...
lui
banchiere
...
-
Ah
sì
,
un
gran
favore
?
un
gran
favore
?
-
scattò
furibondo
Vincente
,
-
come
per
Primosole
,
è
vero
?
un
gran
favore
!
Don
Jaco
lo
lasciò
sfogare
,
in
uno
dei
soliti
atteggiamenti
di
santo
martire
;
poi
disse
:
-
Ma
abbiate
pazienza
,
don
Tinuzzo
mio
!
Che
forse
don
Flaminio
ha
altri
figliuoli
,
oltre
quella
già
fidanzata
a
vostro
fratello
don
Ninì
?
Non
vedete
che
è
tutta
una
finta
,
santo
Dio
?
Domani
si
fa
lo
sposalizio
e
,
gira
e
volta
,
alla
fine
tutto
ritornerà
qui
!
-
Tutto
,
eh
?
Bello
..
facile
...
liscio
come
l
'
olio
...
-
prese
a
dire
Vincente
,
con
furiosi
inchini
.
-
Lo
sposalizio
dei
matti
!
Ma
se
è
così
,
perché
don
Flaminio
si
ricusa
di
pagar
le
spese
dell
'
atto
?
Segno
che
non
ci
crede
!
Chi
vi
dice
che
questo
matrimonio
si
farà
?
chi
vi
dice
che
...
-
Don
Tinuzzo
!
-
lo
interruppe
quello
.
-
Vostro
fratello
don
Ninì
è
entrato
,
sí
o
no
,
in
casa
del
Salvo
?
o
me
l
'
invento
io
?
Santo
nome
di
Dio
benedetto
!
Sono
ormai
parecchi
giorni
?
Dunque
,
che
vuol
dire
?
Vuol
dire
che
la
ragazza
ci
sta
!
Ora
volete
che
la
paglia
accanto
al
fuoco
...
Del
resto
,
oh
!
ecco
qua
don
Ninì
in
persona
...
Nessuno
meglio
di
lui
ve
lo
potrà
confermare
.
Vincente
corse
innanzi
al
fratello
che
entrava
;
gli
s
'
accostò
a
petto
,
fremente
;
gli
afferrò
con
le
mani
adunche
le
braccia
,
e
alzò
da
un
lato
la
faccia
congestionata
per
sbirciarlo
bene
in
volto
,
da
vicino
,
con
gli
occhi
miopi
.
-
Sì
!
guardatelo
!
-
poi
sghignò
,
allontanandosi
e
mostrandolo
.
-
Vedete
che
faccia
ha
!
Pare
un
morto
,
lo
sposo
!
Ninì
,
così
soprappreso
,
restò
in
mezzo
alla
stanza
a
guardare
il
fratello
e
don
Jaco
e
donna
Fana
,
come
insensato
.
Aveva
veramente
dipinta
una
torbida
angoscia
nel
volto
che
di
solito
esprimeva
la
bontà
mite
e
gentile
dell
'
animo
;
e
i
begli
occhi
neri
,
vellutati
,
erano
intensi
di
tetro
cordoglio
,
eppur
quasi
smemorati
.
Come
seppe
che
cosa
si
voleva
da
lui
e
per
qual
fine
,
s
'
adontò
fieramente
,
agitando
le
braccia
,
col
volto
atteggiato
di
schifo
.
Don
Jaco
da
una
parte
,
donna
Fana
dall
'
altra
,
cercarono
di
calmarlo
,
d
'
interrogarlo
con
garbo
;
ma
invano
:
si
storceva
,
scotendo
il
capo
,
con
un
grido
soffocato
in
gola
.
-
Ma
dite
almeno
se
c
'
è
qualche
speranza
,
per
tranquillare
vostro
fratello
!
-
gli
gridò
alla
fine
don
Jaco
a
mani
giunte
.
Ninì
lo
guatò
con
un
lampo
strano
negli
occhi
.
Ma
se
non
ci
fosse
più
alcuna
speranza
di
richiamare
Dianella
alla
ragione
,
che
sarebbe
più
importato
a
lui
della
rovina
della
casa
,
della
miseria
,
di
tutto
?
Era
mai
possibile
che
qualcuno
potesse
sperar
la
salvezza
di
Dianella
soltanto
per
questo
,
per
salvar
dalla
rovina
la
casa
?
che
tutto
il
suo
impegno
,
il
suo
supplizio
dovessero
per
quella
gente
servire
a
questo
scopo
?
Ecco
,
lo
costringevano
a
gettare
la
sua
speranza
come
un
'
offa
per
placar
la
paura
di
quella
miseria
!
Ebbene
,
sì
,
c
'
era
una
speranza
,
c
'
era
,
c
'
era
...
E
Ninì
,
coprendosi
il
volto
,
ruppe
in
uno
stridulo
pianto
convulso
.
Flaminio
Salvo
aveva
stentato
molto
a
decifrare
la
lettera
della
sorella
Adelaide
,
la
cui
scrittura
,
non
soltanto
per
gli
spropositi
d
'
ortografia
quasi
sempre
illeggibile
,
pareva
quella
volta
più
che
mai
una
furiosa
raspatura
di
gallina
.
Tutta
un
grido
d
'
ajuto
e
di
minaccia
,
quella
lettera
,
tra
imprecazioni
ed
esclamazioni
disperate
.
Le
aveva
risposto
brevemente
e
pacatamente
,
che
presto
sarebbe
venuto
a
visitarla
a
Colimbètra
e
che
intanto
stésse
tranquilla
,
come
si
conveniva
a
una
donna
della
sua
età
e
della
sua
condizione
.
Un
sorriso
frigido
gli
era
venuto
alle
labbra
,
sogguardando
dopo
la
lettura
quel
foglietto
di
carta
che
avrebbe
voluto
recargli
ancora
un
dispiacere
.
Pian
piano
lo
aveva
ripiegato
e
s
'
era
messo
a
lacerarlo
lentamente
,
per
lungo
e
per
largo
,
in
pezzetti
sempre
più
piccoli
,
senza
più
badare
a
quello
che
faceva
,
caduto
in
un
attonimento
grave
,
d
'
uggia
aggrondata
;
alla
fine
,
aveva
guardato
sul
piano
della
scrivania
l
'
opera
delle
sue
dita
:
tutto
quel
mucchietto
di
minuzzoli
di
carta
.
Chi
sa
se
non
aveva
fatto
soffrire
anche
quel
foglietto
,
a
lacerarlo
e
ridurlo
così
,
in
tutti
quei
minuzzoli
!
Gli
era
rimasto
un
bruciorino
ai
polpastrelli
dell
'
indice
e
del
pollice
,
che
s
'
erano
accaniti
in
quell
'
opera
di
distruzione
,
senza
ch
'
egli
la
volesse
;
da
sé
,
per
il
gusto
di
distruggere
.
Ah
,
poter
ridurre
in
minuzzoli
così
,
senza
pensarci
,
la
vita
,
tutta
quanta
:
ripiegarla
in
quattro
,
come
un
foglio
sporco
di
spropositi
,
e
strapparla
per
lungo
e
per
largo
,
dieci
,
venti
,
trenta
volte
,
pezzo
per
pezzo
,
lentamente
!
Con
uno
sbuffo
aveva
sparpagliato
su
la
scrivania
e
per
terra
tutti
quei
minuzzoli
,
e
s
'
era
alzato
.
Guardando
dai
vetri
del
balcone
la
distesa
ben
nota
,
sempre
uguale
,
delle
campagne
,
le
due
scogliere
lontane
di
Porto
Empedocle
,
protese
nel
mare
laggiù
a
occidente
,
come
due
braccia
;
le
macchie
scure
dei
piroscafi
ancorati
,
e
immaginando
il
traffico
di
tanta
gente
lì
a
'
suoi
servizii
per
l
'
imbarco
dello
zolfo
delle
sue
miniere
accatastato
su
la
spiaggia
,
s
'
era
sentito
soffocare
da
tutte
le
noje
,
da
tutti
i
pensieri
che
da
anni
e
anni
gli
venivano
da
quel
traffico
per
lui
ormai
superfluo
,
necessario
a
tanti
che
ne
traevano
i
mezzi
per
provvedere
ai
meschini
bisogni
quotidiani
e
affrontar
le
miserie
,
i
dolori
,
di
cui
è
intessuta
la
loro
vita
e
quella
di
tutti
.
E
s
'
era
messo
a
pensare
che
,
lui
sazio
e
stanco
,
con
la
nausea
della
sazietà
e
l
'
abbandono
della
stanchezza
,
restava
lì
come
disteso
a
farsi
mangiare
da
tanti
irrequieti
affamati
di
cui
non
gl
'
importava
nulla
.
Ma
avrebbe
potuto
forse
impedirlo
?
L
'
opera
sua
,
di
tutta
la
sua
vita
,
aveva
preso
corpo
fuori
di
lui
,
e
stava
lì
per
gli
altri
.
Poteva
forse
quella
distesa
di
campagne
impedire
che
tanti
uomini
vi
affondassero
le
zappe
e
gli
aratri
,
vi
piantassero
gli
alberi
e
ne
raccogliessero
i
frutti
?
Così
era
ormai
di
lui
.
E
,
come
la
terra
,
egli
non
sentiva
alcuna
gioja
del
lavoro
che
gli
altri
facevano
sopra
di
lui
per
raccogliere
il
frutto
;
né
questi
altri
,
quantunque
gli
camminassero
sopra
,
potevano
dargli
compagnia
,
penetrare
,
rompere
la
sua
solitudine
che
aveva
ormai
l
'
insensibilità
della
pietra
.
Sentiva
solamente
un
enorme
fastidio
di
tutto
,
che
gli
schiacciava
la
volontà
di
liberarsene
,
e
solo
gli
moveva
ancora
inconsciamente
le
dita
,
come
dianzi
,
a
far
del
male
a
un
foglietto
di
carta
.
Ma
tutte
le
cose
ormai
per
lui
avevano
il
valore
di
quel
foglietto
di
carta
;
e
bisognava
pur
lasciare
che
le
dita
,
almeno
le
dita
,
facessero
qualche
cosa
,
da
sé
,
poiché
il
fastidio
le
moveva
.
Se
si
fossero
rivoltate
e
accanite
anche
contro
di
lui
,
le
avrebbe
lasciate
fare
,
allo
stesso
modo
.
Davvero
?
O
non
fingeva
l
'
incoscienza
delle
sue
dita
nel
lacerar
la
lettera
della
sorella
,
per
poter
dire
a
se
stesso
che
anche
allo
stesso
modo
,
aveva
lacerato
,
dopo
il
suo
ritorno
a
Girgenti
,
certe
altre
lettere
appena
intraviste
nei
cassetti
della
scrivania
o
nel
palchetto
a
casellario
che
gli
stava
davanti
?
Certe
lettere
con
la
firma
di
Nicoletta
Capolino
?
Veramente
,
no
:
le
immagini
di
Aurelio
Costa
e
di
Nicoletta
Capolino
non
erano
mai
venute
a
piantarglisi
di
fronte
,
cosicché
egli
potesse
respingerle
con
un
logico
sorriso
,
dando
le
sue
ragioni
e
facendo
loro
notare
che
a
essi
mancavano
per
perseguitarlo
coi
rimorsi
.
La
persecuzione
loro
era
più
d
'
ogni
altra
irritante
,
perché
non
appariva
.
Non
appariva
,
per
questa
ragione
certissima
e
solida
e
pesante
come
una
pietra
di
sepoltura
:
che
erano
stati
anch
'
essi
,
l
'
uno
per
il
suo
proprio
accecamento
,
l
'
altra
per
un
suo
motivo
particolarissimo
,
a
volere
quella
loro
morte
.
Eppure
...
Eppure
,
sotto
questa
ragione
che
li
seppelliva
e
glieli
rendeva
invisibili
,
essi
,
in
un
modo
ch
'
egli
non
avrebbe
saputo
definire
,
gli
erano
...
non
presenti
,
no
,
mai
;
anzi
costantemente
assenti
:
ma
con
questa
loro
assenza
intanto
lo
perseguitavano
.
Erano
tutti
e
due
di
là
,
con
Dianella
,
nell
'
assenza
della
sua
ragione
.
Egli
non
li
vedeva
,
ma
pur
li
sentiva
nelle
parole
vuote
di
senso
,
negli
sguardi
e
nei
sorrisi
vani
della
figliuola
.
E
allora
,
anche
a
lui
irresistibilmente
come
dal
fondo
delle
viscere
contratte
dall
'
esasperazione
,
venivano
alle
labbra
parole
vuote
di
senso
,
del
tutto
impensate
;
strane
,
vaghe
parole
che
gli
atteggiavano
il
viso
a
seconda
delle
diverse
espressioni
che
contenevano
in
sé
,
per
conto
loro
,
fuori
assolutamente
della
sua
coscienza
e
senz
'
alcuna
relazione
col
suo
stato
presente.Ed
ecco
che
,
quel
giorno
,
per
seguitar
la
finzione
della
sua
incoscienza
,
dopo
aver
lacerato
la
lettera
della
sorella
,
si
era
anche
messo
a
dire
,
allo
stesso
modo
,
parole
impensate
:
-
Quello
che
serve
...
quello
che
serve
...
Se
non
che
,
alla
fine
,
aveva
mutato
in
ragionamento
la
finzione
,
apparsa
a
lui
stesso
troppo
evidente
:
-
Quello
che
serve
...
sì
.
Devo
accendere
un
sigaro
?
Mi
serve
un
fiammifero
.
Ecco
il
sigaro
...
ecco
il
fiammifero
:
per
sé
,
due
cose
;
ma
fatte
per
il
mio
bisogno
di
fumare
.
Prima
l
'
uno
,
poi
l
'
altro
,
li
accendo
e
li
distruggo
...
Quanti
fiammiferi
ho
accesi
!
Troppi
...
E
tutta
l
'
opera
mia
è
andata
in
fumo
!
Male
,
perché
non
sono
riuscito
allo
scopo
...
ma
io
volevo
maritar
bene
la
mia
figliuola
,
perché
avessero
almeno
una
bella
corona
...
già
!
una
corona
principesca
...
tutte
le
mie
fatiche
e
le
mie
lotte
.
Una
corona
principesca
!
...
Fumo
?
Vanità
?
Eh
,
ma
almeno
questo
compenso
alla
morte
del
mio
bambino
!
Vanità
,
per
forza
,
se
la
sorte
volle
togliermi
ogni
ragione
di
attendere
a
cose
più
serie
,
e
mi
lasciò
una
povera
figliuola
con
l
'
ombra
intorno
della
pazzia
materna
.
E
ormai
...
ormai
...
se
servo
io
,
per
il
bisogno
che
qualcuno
abbia
di
fumare
...
Ma
sì
,
ecco
:
non
aveva
lasciato
entrare
in
casa
quello
stupido
buon
figliuolo
del
De
Vincentis
?
E
gli
aveva
messo
davanti
la
figliuola
:
là
!
per
l
'
esperimento
!
E
se
l
'
avesse
guarita
,
con
quei
suoi
begli
occhi
a
mandorla
vellutati
,
con
quelle
sue
dolci
manierine
di
dama
,
ecco
che
don
Jaco
Pàcia
,
seduto
lì
davanti
a
quella
scrivania
,
maestro
e
donno
,
in
pochi
anni
si
sarebbe
fumati
a
uno
a
uno
tutti
i
suoi
biglietti
di
banca
e
le
sue
cartelle
di
rendita
e
le
zolfare
e
le
campagne
e
le
case
e
gli
opificii
.
-
Quello
che
serve
...
quello
che
serve
...
Questa
seccatura
della
sorella
Adelaide
,
intanto
,
no
,
era
proprio
di
più
.
Che
voleva
da
lui
?
Non
stava
comoda
al
suo
posto
?
C
'
erano
spine
?
Oh
cara
!
E
voleva
le
rose
da
lui
?
Con
tutti
quei
«
militari
»
che
le
facevano
scorta
;
con
quei
ritratti
dei
Re
Borboni
che
la
proteggevano
,
via
,
poteva
esser
lieta
e
contenta
...
Fosse
stato
lui
al
posto
di
lei
!
Fallito
ogni
scopo
,
il
solo
pensiero
di
rivedere
don
Ippolito
e
di
parlargli
,
era
per
lui
ora
un
'
oppressione
intollerabile
.
Come
resistere
,
con
l
'
arida
nudità
del
suo
animo
desolato
,
senza
più
uno
straccio
d
'
illusione
,
alla
vista
di
quell
'
uomo
tutto
quanto
composto
e
addobbato
e
parato
di
nobile
decoro
?
Gli
pareva
ora
incredibile
che
avesse
potuto
prendere
sul
serio
quella
via
per
arrivare
al
suo
scopo
...
Povera
Adelaide
!
C
'
era
andata
di
mezzo
lei
...
Ma
,
dopo
tutto
,
via
!
la
villa
era
sontuosa
e
il
posto
ameno
;
con
un
po
'
di
pazienza
e
di
buona
volontà
,
poteva
sopportar
la
noja
di
quell
'
uomo
non
fatto
propriamente
per
lei
.
In
tale
disposizione
d
'
animo
,
scese
due
giorni
dopo
,
in
vettura
,
a
Colimbètra
.
Il
sorriso
,
venutogli
alle
labbra
,
su
l
'
entrare
,
al
saluto
degli
uomini
di
guardia
parati
,
sì
,
ancora
militarmente
,
ma
senza
più
armi
,
non
gli
andò
via
per
tutto
il
tempo
che
durò
la
visita
.
Sorridendo
ascoltò
sotto
le
colonne
del
vestibolo
esterno
la
risposta
di
capitan
Sciaralla
impostato
su
l
'
attenti
,
che
le
armi
,
nossignore
,
non
erano
state
consegnate
all
'
autorità
,
ma
si
tenevano
riposte
per
prudenza
;
sorridendo
accolse
l
'
invito
di
Liborio
d
'
accomodarsi
nel
salone
,
e
,
poco
dopo
,
l
'
irrompere
come
una
bufera
della
sorella
Adelaide
e
le
prime
domande
affannose
,
tra
il
pianto
,
intorno
a
Dianella
.
-
Mah
...
fa
cura
d
'
amore
,
-
le
rispose
.
E
sorrise
allo
sbalordimento
quasi
feroce
della
sorella
,
per
la
sua
placida
risposta
.
-
Ridi
?
...
Dunque
può
guarire
?
-
Guarire
...
Speriamo
!
La
cura
è
buona
...
Sorrise
di
più
alle
improperie
che
donna
Adelaide
gli
scagliò
in
un
impeto
aggressivo
,
e
poi
alla
rappresentazione
di
tutte
le
ambasce
,
di
tutte
le
sofferenze
e
dei
maltrattamenti
ch
'
ella
chiamava
«
pestate
di
faccia
»
,
da
parte
del
marito
.
-
Bada
,
Flaminio
!
-
proruppe
a
un
certo
punto
la
sorella
;
vedendolo
sorridere
a
quel
modo
.
-
Bada
!
Finisce
ch
'
io
la
faccio
davvero
,
la
pazzia
!
Egli
la
guardò
un
poco
,
e
poi
,
aprendo
le
braccia
:
-
Ma
perché
?
Scusa
,
se
hai
una
bellissima
cera
!
A
questa
uscita
,
la
sorella
scappò
via
come
per
porre
a
effetto
,
subito
subito
,
la
minaccia
.
E
allora
,
attendendo
che
entrasse
il
principe
per
la
seconda
scena
,
sorrise
ai
ritratti
dei
due
re
di
Napoli
e
Sicilia
che
lo
guardavano
con
molta
serietà
dall
'
alto
della
parete
.
Don
Ippolito
,
scuro
in
viso
e
,
dentro
,
in
gran
pensiero
per
la
sorte
del
figliuolo
di
cui
non
aveva
più
notizie
,
entrò
nel
salone
,
maldisposto
anche
lui
a
quell
'
incontro
,
dal
quale
l
'
unico
bene
che
potesse
ripromettersi
sarebbe
stato
certamente
a
costo
d
'
uno
scandalo
,
dopo
la
nauseante
amarezza
di
volgari
spiegazioni
.
Ma
si
rischiarò
alla
vista
di
quel
sorriso
sulle
labbra
del
cognato
.
Lo
interpretò
nel
senso
che
due
uomini
com
'
essi
erano
,
non
potessero
e
non
dovessero
dare
alcuna
importanza
alle
lagrimucce
facili
,
alle
smaniette
passeggere
d
'
una
donna
,
che
la
loro
generosità
maschile
poteva
e
doveva
senza
stento
compatire
.
Sorrise
allora
anche
lui
,
ma
con
mestizia
,
don
Ippolito
,
stringendo
la
mano
al
cognato
;
e
,
seguitando
a
sorridere
,
gli
parlò
pacatamente
e
in
quel
tono
di
superiorità
maschile
del
suo
dispiacere
per
i
dissapori
sorti
tra
lui
e
la
moglie
,
perché
tardava
ancora
...
eh
,
tardava
purtroppo
a
stabilirsi
l
'
accordo
tra
i
loro
sentimenti
e
i
loro
pensieri
,
non
volendo
ella
intendere
le
ragioni
per
cui
...
-
Ma
via
,
principe
!
-
cercò
d
'
interromperlo
il
Salvo
.
-
No
no
,
-
s
'
ostinò
a
dire
don
Ippolito
.
-
Perché
io
apprezzo
moltissimo
il
sentimento
da
cui
ella
è
mossa
a
chiedermi
quel
che
non
posso
accordarle
.
Io
partecipo
,
credetemi
,
con
tutto
il
cuore
,
alla
vostra
sciagura
,
e
...
-
Ma
se
sarebbe
,
tra
l
'
altro
,
inutile
la
sua
presenza
!
-
disse
,
per
troncare
il
discorso
,
il
Salvo
.
E
con
gran
sollievo
d
'
entrambi
presero
a
parlar
d
'
altro
,
cioè
dei
gravi
avvenimenti
del
giorno
.
Se
non
che
,
allora
,
il
principe
restò
sconcertato
nel
notare
la
permanenza
di
quel
sorriso
su
le
labbra
del
cognato
,
mentr
'
egli
manifestava
con
tanto
calore
la
sua
indignazione
,
sia
per
le
misure
oltraggiose
del
governo
,
sia
per
la
tracotanza
popolare
.
Quale
sarebbe
stato
il
suo
stupore
se
,
interrompendosi
all
'
improvviso
e
domandando
a
Flaminio
Salvo
perché
seguitasse
a
sorridere
a
quel
modo
,
questi
gli
avesse
risposto
:
-
Perché
?
...
Ah
...
Perché
in
questo
momento
sto
pensando
che
Colimbètra
ha
,
tra
l
'
altro
,
la
bella
comodità
d
'
esser
molto
vicina
al
cimitero
,
sicché
voi
tra
poco
,
morendo
,
avrete
l
'
insigne
vantaggio
d
'
esser
seppellito
a
due
passi
da
qui
,
senza
attraversare
la
città
,
neanche
da
morto
.
Ma
gli
sovvenne
che
il
principe
s
'
era
fatto
edificare
nella
stessa
tenuta
,
e
propriamente
nel
boschetto
d
'
aranci
e
melograni
attorno
al
bacino
d
'
acqua
che
le
dava
il
nome
,
un
tumulo
uguale
a
quello
di
Terone
,
e
gli
sorse
una
viva
curiosità
di
andarlo
a
vedere
.
Appena
poté
,
interruppe
anche
quel
discorso
e
propose
al
cognato
una
giratina
in
quel
boschetto
.
Donna
Adelaide
approfittò
di
quel
momento
per
spedire
Pertichino
di
corsa
a
Girgenti
a
consegnare
un
biglietto
all
'
onorevole
deputato
Ignazio
Capolino
:
S.P.M.
(
sue
pregiatissime
mani
)
.
Quando
,
sul
far
della
sera
,
Flaminio
Salvo
rientrò
in
casa
,
nell
'
aprir
l
'
uscio
della
stanza
ove
di
solito
stava
Dianella
guardata
dalla
vecchia
governante
e
da
una
infermiera
,
ebbe
la
sorpresa
di
trovar
la
figliuola
appesa
al
collo
di
Ninì
De
Vincentis
,
con
gli
occhi
che
le
si
scoprivano
appena
di
su
la
spalla
del
giovine
,
ilari
,
sfavillanti
di
felicità
,
sotto
i
capelli
scarmigliati
,
e
le
due
mani
aggrovigliate
nella
stretta
.
-
Dianella
...
Dianella
...
-
la
chiamò
,
con
l
'
ansia
nella
voce
,
di
saperla
guarita
.
Ma
Ninì
De
Vincentis
,
piegando
a
stento
il
capo
e
mostrando
il
volto
congestionato
da
un
orgasmo
atroce
,
gli
rispose
disperatamente
:
-
Mi
chiama
Aurelio
...
CAPITOLO
OTTAVO
Reduce
da
quel
suo
pellegrinaggio
a
Roma
,
da
cui
tanta
gioja
e
tanta
luce
di
sogni
gloriosi
s
'
era
promesso
di
riportare
a
Valsanìa
per
i
suoi
ultimi
giorni
,
Mauro
Mortara
,
dopo
la
visita
a
donna
Caterina
Laurentano
morente
,
a
testa
bassa
,
senza
arrischiar
neppure
un
'
occhiata
intorno
,
quasi
avesse
temuto
d
'
esser
deriso
dagli
alberi
ai
quali
per
tanti
anni
aveva
parlato
delle
sue
avventure
,
della
grandezza
e
della
potenza
derivate
alla
patria
dall
'
opera
dei
vecchi
suoi
compagni
di
cospirazione
,
d
'
esilio
,
di
guerra
,
era
andato
a
cacciarsi
nella
sua
stanza
a
terreno
,
come
nel
suo
covo
una
fiera
ferita
a
morte
.
Invano
don
Cosmo
,
per
circa
una
settimana
,
aveva
cercato
di
scuoterlo
,
di
farlo
parlare
,
compreso
di
quella
sua
pietà
sconsolata
per
tutti
coloro
che
giustamente
rifuggivano
dal
rimedio
ch
'
egli
aveva
trovato
per
guarire
d
'
ogni
male
.
Alle
sue
insistenze
,
che
almeno
salisse
alla
villa
per
il
desinare
e
la
cena
,
Mauro
aveva
risposto
,
scrollandosi
:
-
Corpo
di
Dio
,
lasciatemi
stare
!
-
E
che
mangi
?
-
Le
mani
,
mi
mangio
!
Andàtevene
!
In
un
modo
più
spiccio
e
più
brusco
,
il
giorno
dopo
il
suo
arrivo
,
aveva
risposto
ai
colombi
,
che
durante
la
sua
assenza
erano
stati
governati
due
volte
al
giorno
,
all
'
ora
solita
,
dal
curàtolo
Vanni
di
Ninfa
:
bum
!
bum
!
due
schioppettate
in
aria
;
e
li
aveva
dispersi
con
fragoroso
scompiglio
.
Né
migliore
accoglienza
aveva
fatto
alla
festa
dei
tre
mastini
quasi
impazziti
dalla
gioja
di
rivederlo
.
La
placida
immobilità
dei
vecchi
oggetti
della
stanza
,
impregnati
tutti
da
un
lezzo
quasi
ferino
,
i
quali
parevano
in
attesa
ch
'
egli
riprendesse
tra
loro
la
vita
consueta
,
gli
aveva
suscitato
una
fierissima
irritazione
:
avrebbe
preso
a
due
mani
lo
strapunto
di
paglia
abballinato
in
un
angolo
e
lo
avrebbe
scagliato
fuori
con
le
tavole
e
i
trespoli
che
lo
sorreggevano
,
e
fuori
quel
torchio
guasto
delle
ulive
,
fuori
seggiole
e
casse
e
capestri
e
bardelle
e
bisacce
.
Solo
gli
era
piaciuto
riveder
nel
muro
l
'
impronta
degli
sputi
gialli
di
tabacco
masticato
che
,
stando
a
giacer
sul
letto
,
era
solito
scaraventare
alla
faccia
dei
nemici
della
patria
,
sanfedisti
e
borbonici
.
Più
volte
,
la
lusinga
degli
antichi
ricordi
aveva
cercato
di
riaffascinarlo
;
più
volte
,
dalla
porta
aperta
,
i
lunghi
filari
della
vigna
,
con
gli
alberetti
già
verzicanti
sparsi
qua
e
là
nel
silenzio
attonito
di
certe
ore
piene
di
smemorato
abbandono
,
gli
avevano
per
un
momento
ricomposto
la
visione
quasi
lontana
di
quel
mondo
,
per
cui
fino
a
poco
tempo
addietro
vagava
nei
dì
sereni
,
gonfio
d
'
orgoglio
,
da
padreterno
,
lisciandosi
la
barba
.
D
'
improvviso
,
ogni
volta
,
l
'
anima
che
già
s
'
avviava
affascinata
da
quella
visione
,
s
'
era
ritratta
all
'
aspro
e
fosco
ronzare
di
qualche
calabrone
che
,
entrando
nella
stanza
,
lo
richiamava
con
violenza
al
presente
e
rompeva
il
fascino
e
sconvolgeva
la
visione
.
Che
fare
?
che
fare
?
come
vedersi
più
in
quei
luoghi
testimonii
della
sua
passata
esaltazione
?
come
più
attendere
alle
cure
pacifiche
della
campagna
,
mentre
sapeva
che
tutta
la
Sicilia
era
sossopra
e
tanti
vili
rinnegati
si
levavano
ad
abbattere
e
scompigliare
l
'
opera
dei
vecchi
?
Da
anni
e
anni
,
tutti
i
suoi
pensieri
,
tutti
i
suoi
sentimenti
,
tutti
i
suoi
sogni
consistevano
dei
ricordi
e
della
soddisfazione
di
quest
'
opera
compiuta
.
Come
aver
più
requie
al
pensiero
ch
'
essa
era
minacciata
e
stava
per
essere
abbattuta
?
Contro
ogni
seduzione
delle
antiche
,
tranquille
abitudini
,
si
vedeva
costretto
dalla
sua
logica
ingenua
a
riconoscere
ch
'
era
debito
d
'
onore
,
per
quanti
come
lui
portavano
al
petto
le
medaglie
in
premio
di
quell
'
opera
,
accorrere
ora
in
difesa
di
essa
.
-
La
vecchia
guardia
nazionale
!
la
vecchia
guardia
!
Tutti
i
veterani
a
raccolta
!
E
alla
fine
,
in
un
momento
di
più
intensa
esaltazione
,
era
corso
come
un
cieco
,
per
rifugio
e
per
consiglio
,
al
camerone
del
Generale
,
ove
finora
non
gli
era
bastato
l
'
animo
di
rimetter
piede
.
Appena
entrato
,
era
scoppiato
in
singhiozzi
,
e
senza
osare
di
riaprir
gli
scuri
delle
finestre
e
dei
balconi
,
serrati
con
cura
amorosa
prima
di
partire
,
era
rimasto
al
bujo
,
a
lungo
,
con
le
mani
sul
volto
,
a
piangere
su
l
'
antico
divano
sgangherato
e
polveroso
.
A
poco
a
poco
,
i
fremiti
,
le
ansie
degli
antichi
leoni
congiurati
del
Quarantotto
che
si
riunivano
lì
in
quel
camerone
attorno
al
vecchio
Generale
,
s
'
erano
ridestati
in
lui
a
farlo
vergognare
del
suo
pianto
;
le
ombre
di
quei
leoni
,
terribilmente
sdegnate
,
gli
eran
sorte
intorno
e
gli
avevan
gridato
d
'
accorrere
,
sì
,
sì
,
d
'
accorrere
,
pur
così
vecchio
com
'
era
,
a
impedire
con
gli
altri
vecchi
superstiti
la
distruzione
della
patria
.
Nel
bujo
,
da
un
canto
di
quel
camerone
,
il
malinconico
leopardo
imbalsamato
,
privo
d
'
un
occhio
,
non
gli
aveva
potuto
mostrare
quanti
ragnateli
lo
tenevano
alla
parete
,
quanta
polvere
fosse
caduta
sul
suo
pelo
maculato
ormai
anche
qua
e
là
da
molte
gromme
di
muffa
!
E
Mauro
Mortara
era
riuscito
con
occhi
atroci
,
gonfii
e
rossi
dal
pianto
,
e
per
poco
non
era
saltato
addosso
a
don
Cosmo
che
,
passeggiando
per
il
corridojo
,
s
'
era
fermato
stupito
,
dapprima
,
a
mirarlo
in
quello
stato
,
e
aveva
poi
cercato
di
trattenerlo
e
di
calmarlo
.
-
Se
non
sapessi
che
vostra
madre
fu
una
santa
,
direi
che
siete
un
bastardo
!
-
gli
aveva
gridato
,
quasi
con
le
mani
in
faccia
.
Don
Cosmo
non
s
'
era
scomposto
,
se
non
per
sorridere
mestamente
,
tentennando
il
capo
,
in
segno
di
commiserazione
;
e
gli
aveva
domandato
dove
volesse
andare
,
contro
chi
combattere
alla
sua
età
.
Mauro
se
n
'
era
scappato
,
senza
dargli
risposta
.
E
veramente
,
giù
,
nella
sua
stanza
a
terreno
,
aveva
cominciato
a
darsi
attorno
per
la
partenza
.
Alla
sua
età
?
Sangue
della
Madonna
,
che
età
?
si
parlava
d
'
età
,
a
lui
!
Dove
voleva
andare
?
Non
lo
sapeva
.
Armato
,
pronto
a
qualunque
cimento
,
sarebbe
salito
a
Girgenti
,
a
consigliarsi
e
accordarsi
con
gli
altri
veterani
,
con
Marco
Sala
,
col
Ceràulo
,
col
Trigòna
,
con
Mattia
Gangi
che
certo
come
lui
,
se
avevano
ancora
sangue
nelle
vene
,
dovevano
sentire
il
bisogno
d
'
armarsi
e
correre
in
difesa
dell
'
opera
comune
.
Se
i
nemici
s
'
erano
uniti
,
raccolti
in
fasci
,
perché
non
potevano
unirsi
,
raccogliersi
in
fascio
anche
loro
,
della
vecchia
guardia
?
I
soldati
non
bastavano
;
bisognava
dar
loro
man
forte
;
sciogliere
con
la
forza
quei
fasci
,
cacciarne
via
tutti
quei
cani
a
fucilate
,
se
occorreva
.
Certo
c
'
erano
i
preti
,
sotto
,
che
fomentavano
;
e
anche
la
Francia
,
anche
la
Francia
dicevano
che
mandava
denari
,
sottomano
,
per
smembrare
l
'
Italia
e
rimettere
in
trono
,
a
Roma
,
il
papa
.
E
chi
sa
che
,
scoppiata
la
rivoluzione
,
non
volesse
sbarcar
da
Tunisi
in
Sicilia
?
Come
rimaner
lì
con
le
mani
in
mano
,
senza
nemmeno
tentare
una
difesa
,
senza
nemmeno
farsi
vedere
dagli
antichi
compagni
e
dir
loro
:
-
Son
qua
-
?
Bisognava
partire
,
partir
subito
!
Se
non
che
,
a
poco
a
poco
,
quella
sua
furia
s
'
era
trovata
impigliata
,
come
in
una
ragna
,
dalle
tante
reliquie
della
sua
vita
avventurosa
,
esumate
da
vecchie
casse
e
cassette
e
sacche
logore
e
rattoppate
e
involti
di
carta
ingiallita
,
strettamente
legati
con
lo
spago
.
Avrebbe
voluto
farne
uno
scarto
e
portarsene
addosso
quante
più
poteva
tra
le
più
care
.
Confuso
,
stordito
,
frastornato
dai
ricordi
risorgenti
da
ognuna
,
a
un
certo
punto
s
'
era
sentito
fumar
la
testa
e
aveva
dovuto
smettere
.
No
,
non
era
possibile
liberarsi
con
tanta
precipitazione
da
tutti
quei
legami
.
E
aveva
rimandato
la
partenza
al
giorno
dopo
.
Tutta
la
notte
era
stato
fuori
,
per
la
campagna
,
farneticando
.
La
voce
del
mare
era
quella
del
Generale
;
le
ombre
degli
alberi
erano
quelle
degli
antichi
congiurati
di
Valsanìa
;
e
quella
e
queste
seguitavano
a
incitarlo
a
partire
.
Sì
,
domani
,
domani
:
sarebbe
andato
incontro
a
quegli
assassini
;
lo
avrebbero
sopraffatto
e
ucciso
;
ma
sì
,
questo
voleva
,
se
la
distruzione
doveva
compiersi
!
Che
valore
avrebbero
più
avuto
,
altrimenti
,
le
sue
medaglie
?
Bisognava
morire
per
esse
e
con
esse
!
E
se
le
sarebbe
appese
al
petto
,
domani
,
correndo
incontro
ai
nuovi
nemici
della
patria
.
Perché
la
Sicilia
non
doveva
essere
disonorata
,
no
,
no
,
non
doveva
essere
disonorata
di
fronte
alle
altre
regioni
d
'
Italia
che
si
erano
unite
a
farla
grande
e
gloriosa
!
Il
giorno
dopo
,
con
l
'
enorme
berretto
villoso
in
capo
,
tutto
affagottato
e
imbottito
di
carte
e
di
reliquie
,
le
quattro
medaglie
al
petto
,
lo
zàino
dietro
le
spalle
e
armato
fino
ai
denti
,
s
'
era
presentato
a
don
Cosmo
per
licenziarsi
.
E
sarebbe
partito
senza
dubbio
,
se
insieme
con
don
Cosmo
non
si
fosse
adoperato
in
tutti
i
modi
a
trattenerlo
Leonardo
Costa
,
sopravvenuto
da
Porto
Empedocle
.
Licenziatosi
dal
Salvo
,
dopo
la
morte
del
figlio
,
e
ricaduto
nella
misera
e
incerta
condizione
di
sorvegliante
alle
stadere
,
Leonardo
Costa
aveva
accettato
,
più
per
non
vedersi
solo
che
per
altro
,
l
'
offerta
pietosa
di
don
Cosmo
,
di
venire
ogni
sera
da
Porto
Empedocle
a
cenare
e
a
dormire
a
Valsanìa
.
Il
cammino
non
era
breve
né
facile
al
bujo
,
le
sere
senza
luna
,
per
quella
stradella
ferroviaria
ingombra
e
irta
di
brecce
.
Dopo
la
sciagura
,
una
stanchezza
mortale
gli
aveva
reso
le
gambe
gravi
,
come
di
piombo
.
Più
volte
s
'
era
veduto
venire
incontro
minaccioso
il
treno
;
più
volte
aveva
avuto
la
tentazione
di
buttarcisi
sotto
e
finirla
.
Quando
giù
alla
marina
non
trovava
lavoro
,
se
ne
risaliva
presto
alla
campagna
,
e
per
suo
mezzo
,
da
un
po
'
di
tempo
,
le
notizie
a
Valsanìa
arrivavano
senza
ritardo
.
Se
quel
giorno
,
non
avesse
recato
quella
dello
sbarco
a
Palermo
del
corpo
d
'
armata
che
in
un
batter
d
'
occhio
avrebbe
certamente
domato
e
spazzato
la
rivolta
,
né
lui
né
don
Cosmo
sarebbero
riusciti
a
trattenere
Mauro
con
la
forza
.
A
calmarlo
ancor
più
,
era
poi
venuta
la
notizia
della
proclamazione
dello
stato
d
'
assedio
e
del
disarmo
.
Nemmen
per
ombra
gli
era
passato
il
dubbio
,
che
l
'
ordine
di
consegnare
le
armi
potesse
riferirsi
anche
a
lui
,
o
che
potesse
correre
il
rischio
d
'
esser
tratto
in
arresto
,
se
fosse
salito
alla
città
armato
.
Le
sue
armi
erano
come
quelle
dei
soldati
;
il
permesso
di
portarle
gli
veniva
dalle
sue
medaglie
.
Le
notizie
recate
dopo
dal
Costa
avevano
fatto
su
l
'
anima
di
lui
quel
che
su
una
macchia
già
arruffata
dalla
tempesta
suol
fare
una
rapida
vicenda
di
sole
e
di
nuvole
.
S
'
era
schiarito
un
poco
,
sapendo
che
a
Roma
Roberto
Auriti
era
stato
scarcerato
,
quantunque
soltanto
per
la
concessione
della
libertà
provvisoria
,
e
che
il
fratello
Giulio
aveva
condotto
con
sé
a
Roma
la
sorella
e
il
nipote
;
e
scombujato
alla
rivelazione
inattesa
che
Landino
,
il
nipote
del
Generale
,
colui
che
ne
portava
il
nome
,
era
tra
i
caporioni
della
sommossa
,
e
che
era
fuggito
da
Palermo
,
dopo
la
proclamazione
dello
stato
d
'
assedio
,
per
sottrarsi
all
'
arresto
.
Dopo
questa
notizia
s
'
era
messo
a
guardare
con
cipiglio
feroce
Leonardo
Costa
,
appena
lo
vedeva
arrivare
stanco
e
affannato
da
Porto
Empedocle
.
L
'
ansia
di
sapere
era
fieramente
combattuta
in
lui
dal
timore
rabbioso
che
,
a
cuor
leggero
,
quell
'
uomo
lo
costringesse
ad
armarsi
e
a
partire
da
Valsanìa
.
Dacché
era
stato
sul
punto
di
farlo
,
conosceva
per
prova
quel
che
gli
sarebbe
costato
staccarsi
da
quella
terra
,
strapparsi
da
tutti
i
ricordi
che
ve
lo
legavano
,
abbandonar
la
custodia
del
camerone
,
la
sua
vigna
,
i
suoi
colombi
,
gli
alberi
,
che
per
tanto
tempo
avevano
ascoltato
i
suoi
discorsi
.
Ma
Leonardo
Costa
,
dopo
le
furie
dell
'
altra
volta
,
sapeva
ormai
quali
notizie
erano
per
lui
,
quali
per
don
Cosmo
e
per
donna
Sara
Alàimo
.
Si
era
lasciata
scappar
quella
intorno
al
figlio
del
principe
,
perché
supponeva
che
Mauro
già
lo
sapesse
socialista
e
dovesse
aver
piacere
conoscendo
ch
'
era
riuscito
a
fuggire
.
L
'
ultima
notizia
che
il
Costa
recò
,
nuova
nuova
,
fu
tra
i
lampi
,
il
vento
e
la
pioggia
d
'
una
serataccia
infernale
.
Mauro
aveva
apparecchiato
da
cena
,
in
vece
di
donna
Sara
da
due
giorni
a
letto
per
una
forte
costipazione
,
e
ora
stava
con
don
Cosmo
nella
sala
da
pranzo
in
attesa
dell
'
ospite
che
,
forse
a
causa
del
cattivo
tempo
,
tardava
a
venire
.
Quell
'
attesa
lo
irritava
,
non
tanto
perché
avesse
voglia
di
mangiare
,
quanto
perché
temeva
andasse
a
male
la
cena
apparecchiata
.
Aveva
fatto
sempre
ogni
cosa
con
impegno
,
e
tra
i
tanti
ricordi
che
gli
davano
soddisfazione
c
'
era
anche
quello
d
'
aver
fatto
«
leccar
le
dita
»
agli
Inglesi
,
quando
era
stato
cuoco
prima
a
bordo
e
poi
a
Costantinopoli
.
Una
delle
ragioni
del
suo
odio
per
donna
Sara
era
appunto
la
gioja
maligna
manifestata
più
volte
da
questa
per
la
pessima
riuscita
di
qualche
lezione
di
culinaria
che
aveva
voluto
impartirle
.
Fuori
d
'
esercizio
e
con
l
'
animo
sconvolto
e
distratto
da
tanti
pensieri
,
si
cimentava
da
due
giorni
con
coraggio
imperterrito
nella
confezione
dei
più
complicati
intingoli
,
e
avvelenava
l
'
ospite
e
il
povero
don
Cosmo
.
-
Come
vi
pare
?
-
Ah
,
un
miele
,
-
rispondeva
questi
,
invariabilmente
.
-
Forse
,
però
,
ho
poco
appetito
.
-
Al
senso
mio
,
-
arrischiava
il
Costa
,
-
mi
pare
che
ci
manchi
un
tantino
di
sale
.
-
O
Marasantissima
,
-
prorompeva
Mauro
,
-
eccovi
la
saliera
!
Donna
Sara
era
da
due
giorni
digiuna
.
Tra
gli
urli
del
vento
,
i
boati
spaventosi
del
mare
,
lo
scroscio
della
pioggia
,
si
udivano
i
suoi
scoppii
di
tosse
,
e
lamenti
e
preghiere
recitate
ad
alta
voce
.
In
preda
,
certo
,
a
un
assalto
furioso
di
mania
religiosa
,
s
'
era
asserragliata
nella
sua
cameretta
e
rifiutava
ogni
cibo
e
ogni
cura
.
Di
tanto
in
tanto
don
Cosmo
,
sentendola
tossire
più
forte
e
più
a
lungo
,
si
recava
premuroso
a
chiamarla
dietro
l
'
uscio
e
a
domandarle
se
volesse
qualche
cosa
.
Per
tutta
risposta
donna
Sara
gli
gridava
,
appena
poteva
,
con
voce
soffocata
:
-
Pentìtevi
,
diavolacci
!
E
riprendeva
a
gridare
avemarie
e
paternostri
.
Finalmente
arrivò
Leonardo
Costa
,
in
uno
stato
miserando
,
tutto
scompigliato
dal
vento
,
con
l
'
acqua
che
gli
colava
a
ruscelli
dal
cappotto
e
con
tre
dita
di
fango
attaccato
agli
scarponi
.
Non
tirava
più
fiato
e
non
poteva
più
tener
ritta
la
testa
,
dalla
stanchezza
.
Mauro
,
per
ricetta
,
gli
fece
subito
trangugiare
un
bicchierone
di
vino
,
opponendo
alla
resistenza
la
solita
esclamazione
:
-
Oh
Marasantissima
,
lasciatevi
servire
!
Don
Cosmo
s
'
affrettò
a
condurselo
in
camera
e
lo
ajutò
a
cangiarsi
d
'
abito
,
facendogliene
indossare
uno
suo
che
gli
andava
molto
stretto
,
ma
almeno
non
era
bagnato
.
Intanto
Mauro
aveva
portato
in
tavola
e
gridava
dalla
sala
da
pranzo
:
-
Santo
diavolone
,
venite
o
non
venite
?
Quando
vide
comparire
l
'
uno
e
l
'
altro
con
due
visi
stralunati
,
si
mise
in
apprensione
e
domandò
aggrondato
:
-
Che
altro
c
'
è
?
Nessuno
dei
due
gli
rispose
.
Don
Cosmo
,
invece
,
domandò
al
Costa
:
-
E
Ippolito
?
Ippolito
?
-
Dormiva
,
-
rispose
quello
.
-
Alle
tre
di
notte
!
Dormiva
.
Ma
dice
che
,
quando
l
'
uomo
di
guardia
,
costretto
ad
aprire
il
cancello
,
corse
alla
villa
ad
avvertire
...
-
Parlate
di
don
Landino
?
-
lo
interruppe
a
questo
punto
Mauro
,
cacciandosi
tra
i
due
furiosamente
.
-
Ditemi
che
cos
'
è
!
-
No
,
che
don
Landino
!
-
gli
rispose
il
Costa
,
mostrando
sul
volto
una
trista
gajezza
.
-
Gli
hanno
fatto
l
'
ultima
a
quel
degno
galantuomo
che
è
stato
qua
un
mese
a
pestarvi
la
faccia
!
So
che
voi
lo
amate
quanto
me
!
-
Il
Salvo
?
-
Già
!
E
il
Costa
alzò
un
piede
come
per
darlo
sul
collo
del
caduto
.
Seguitò
:
-
Sua
sorella
,
la
moglie
del
principe
,
ha
preso
la
fuga
,
questa
notte
,
col
deputato
Capolino
...
-
La
fuga
?
Come
,
la
fuga
?
-
Come
,
eh
?
Ci
vuol
poco
...
Quello
è
venuto
a
pigliarsela
con
la
carrozza
,
e
son
partiti
di
nottetempo
,
con
la
corsa
delle
tre
,
per
Palermo
.
Certo
s
'
erano
accordati
avanti
...
Don
Cosmo
,
ancora
stralunato
,
mormorava
tra
sé
in
disparte
:
-
Povero
Ippolito
...
povero
Ippolito
...
-
Gli
sta
bene
!
-
corse
a
gridargli
Mauro
in
faccia
.
-
Mescolarsi
con
una
tal
razza
di
gente
,
-
aggiunse
il
Costa
con
una
smorfia
di
schifo
.
-
Del
resto
,
sa
,
sì
-
don
Cosmo
?
una
certa
mortificazione
,
forse
,
non
dico
di
no
...
Lo
scandalo
è
grosso
:
non
si
parla
d
'
altro
a
Girgenti
e
alla
marina
...
Ma
,
dopo
tutto
...
già
non
la
trattava
nemmeno
da
moglie
...
dice
che
dormivano
divisi
e
che
...
a
sentir
le
male
lingue
...
quel
cagliostro
,
dice
,
se
la
piglia
com
'
era
prima
del
matrimonio
...
Quando
l
'
uomo
di
guardia
corse
alla
villa
ad
annunziare
la
fuga
e
il
cameriere
andò
a
svegliare
il
principe
,
dice
che
egli
non
alzò
neanche
la
testa
dal
cuscino
e
rispose
al
cameriere
:
«
Ah
sí
?
Buon
viaggio
!
Penserò
domani
ad
averne
dispiacere
,
quando
mi
sarò
levato
...
»
.
Don
Cosmo
negò
più
volte
energicamente
col
capo
e
aggiunse
:
-
Non
sono
parole
d
'
Ippolito
,
codeste
!
-
Per
conto
mio
,
-
riprese
il
Costa
,
sedendo
con
gli
altri
a
tavola
e
cominciando
a
cenare
,
-
che
vuole
che
le
dica
?
Mi
dispiace
per
il
principe
;
ma
ci
ho
gusto
,
un
gran
gusto
per
l
'
onta
che
n
'
avrà
il
fratello
...
Ah
,
sì
-
don
Cosmo
,
non
so
davvero
perché
vivo
!
Vorrei
salvarmi
l
'
anima
,
glielo
giuro
;
vorrei
darle
tempo
di
superar
la
pena
,
perché
almeno
in
punto
di
morte
potesse
perdonare
e
salirsene
a
Dio
...
Ma
no
,
sì
-
don
Cosmo
:
la
pena
è
più
forte
e
si
mangia
l
'
anima
;
l
'
odio
mi
cresce
e
si
fa
più
rabbioso
di
giorno
in
giorno
;
e
allora
dico
:
perché
?
non
sarebbe
meglio
ammazzar
prima
lui
e
poi
me
,
e
farla
finita
?
-
Forse
,
-
mormorò
don
Cosmo
,
-
gli
fareste
un
regalo
...
-
Ecco
ciò
che
mi
tiene
!
-
esclamò
il
Costa
.
-
Perché
sarebbe
un
regalo
anche
per
me
!
-
Mangiate
e
non
piangete
!
-
gli
gridò
Mauro
.
-
Abbiate
pazienza
,
don
Mauro
,
-
gli
disse
allora
il
Costa
,
forzandosi
a
sorridere
.
-
Nei
vostri
piatti
,
per
il
palato
mio
,
ci
manca
sempre
un
tantino
di
sale
.
Qualche
lagrimuccia
è
condimento
.
Don
Cosmo
,
intanto
,
assorto
,
mirando
attentamente
un
pezzetto
di
carne
infilzato
nella
forchetta
sospesa
,
diceva
tra
sé
:
-
Come
due
ragazzini
...
E
tra
i
colpi
di
tosse
donna
Sara
seguitava
a
gridar
di
là
:
-
Pentìtevi
,
diavolacci
!
pentìtevi
!
All
'
improvviso
,
mentre
i
tre
seduti
a
tavola
finivano
di
cenare
,
da
fuori
,
ove
il
vento
e
la
pioggia
infuriavano
,
tra
il
fragorìo
continuo
degli
alberi
e
del
mare
,
s
'
intesero
i
furibondi
latrati
dei
mastini
che
ogni
sera
,
su
i
gradini
della
scala
,
stavano
ad
aspettar
l
'
uscita
del
padrone
dopo
la
cena
.
Mauro
,
accigliato
,
si
rizzò
sul
busto
e
tese
l
'
orecchio
.
Quei
latrati
avvisavano
che
qualcuno
era
presso
la
villa
.
E
chi
poteva
essere
a
quell
'
ora
,
con
quel
tempo
da
lupi
?
si
udirono
grida
confuse
.
Mauro
balzò
in
piedi
,
corse
a
prendere
il
fucile
appoggiato
a
un
angolo
della
sala
,
e
s
'
avviò
alla
porta
.
Prima
d
'
aprire
,
applicò
l
'
orecchio
al
battente
e
subito
,
intendendo
che
giù
,
innanzi
alla
villa
,
i
cani
cercavano
d
'
impedire
il
passo
a
parecchi
che
se
ne
difendevano
gridando
,
spense
il
lume
,
spalancò
la
porta
e
,
tra
lo
scroscio
violento
della
pioggia
,
nella
tenebra
sconvolta
,
spianando
il
fucile
,
urlò
dal
pianerottolo
:
-
Chi
è
là
?
Un
palpito
di
luce
sinistra
mostrò
per
un
attimo
,
in
confuso
,
la
scena
.
Mauro
credette
d
'
intravedere
quattro
o
cinque
che
,
minacciando
disperatamente
,
indietreggiavano
all
'
assalto
dei
mastini
.
-
Mauro
,
perdio
!
Questi
cani
!
Ne
ammazzo
qualcuno
!
Ti
chiamo
da
tre
ore
!
-
Don
Landino
?
E
Mauro
,
fremente
,
si
precipitò
dalla
scala
,
tra
il
vento
,
sotto
la
pioggia
furiosa
.
-
Dove
siete
?
dove
siete
?
Alla
voce
del
padrone
i
cani
desistettero
dall
'
assalto
,
pur
seguitando
ad
abbajare
.
-
Mauro
!
-
Voi
qua
?
-
gridò
questi
,
cercando
,
invece
dei
cani
,
d
'
impedir
lui
ora
il
passo
.
-
Avete
il
coraggio
di
rifugiarvi
qua
coi
vostri
compagni
d
'
infamia
?
Non
vi
ricevo
!
Andatevene
!
Questa
è
la
casa
di
vostro
Nonno
!
Non
vi
ricevo
!
-
Mauro
,
sei
pazzo
?
-
In
nome
di
Gerlando
Laurentano
,
via
!
Andatevene
!
Là
,
da
vostro
padre
è
il
rifugio
per
voi
e
pei
vostri
compagni
,
non
qua
!
Non
vi
ricevo
!
-
Sei
pazzo
?
Lasciami
!
-
gridò
Lando
,
strappandosi
dalla
mano
di
Mauro
,
che
lo
teneva
afferrato
per
un
braccio
.
Sprazzò
sul
pianerottolo
della
scala
un
lume
,
che
subito
il
vento
spense
.
E
don
Cosmo
,
accorso
col
Costa
,
chiamò
di
là
:
-
Landino
!
Landino
!
Questi
rispose
:
-
Zio
Cosmo
!
-
e
,
rivolto
ai
compagni
:
-
Su
,
su
,
andiamo
su
!
-
Don
Landino
!
-
gl
'
intimò
allora
Mauro
con
voce
squarciata
dall
'
esasperazione
.
-
Non
salite
alla
villa
di
vostro
Nonno
!
Se
voi
salite
,
io
me
ne
vado
per
sempre
!
Ringraziate
Iddio
che
vi
chiamate
Gerlando
Laurentano
!
Questo
solo
mi
tiene
dal
farvi
fare
una
vampa
,
a
voi
e
a
codeste
carogne
,
sacchi
di
merda
,
che
avete
accanto
!
Ah
sì
?
salite
?
Un
fulmine
,
Dio
,
che
la
dirocchi
e
vi
schiacci
tutti
quanti
!
Aspettate
,
ecco
qua
,
tenete
,
compite
la
vostra
prodezza
!
Vi
consegno
la
chiave
!
E
la
grossa
chiave
del
camerone
venne
a
sbattere
contro
la
porta
che
si
richiudeva
.
-
E
pazzo
!
è
pazzo
!
-
ripetevano
al
bujo
Lando
,
don
Cosmo
,
il
Costa
cercando
in
tasca
i
fiammiferi
per
riaccendere
il
lume
,
mentre
i
compagni
di
Lando
,
storditi
da
quell
'
accoglienza
nel
ricovero
tanto
sospirato
e
ora
finalmente
raggiunto
,
domandavano
ansimanti
e
perplessi
:
-
Ma
chi
è
?
-
Pazzo
davvero
?
-
O
perché
?
Riacceso
il
lume
,
i
cinque
fuggiaschi
,
Lando
,
Lino
Apes
,
Bixio
Bruno
,
Cataldo
Sclàfani
e
l
'
Ingrao
,
apparvero
come
ripescati
da
una
fiumara
di
fango
.
Cataldo
Sclàfani
,
dalla
faccia
spiritata
,
già
ispida
su
le
gote
,
sul
labbro
e
sul
mento
della
barba
che
gli
rispuntava
,
era
più
di
tutti
compassionevole
:
pareva
un
convalescente
atterrito
,
scappato
di
notte
da
un
ospedale
schiantato
dalla
tempesta
.
Fu
per
un
momento
uno
scoppiettìo
di
brevi
domande
e
di
risposte
affannose
,
tra
esclamazioni
,
sospiri
e
sbuffi
di
stanchezza
;
e
chi
si
scrollava
,
e
chi
pestava
i
piedi
,
e
chi
cercava
una
sedia
per
buttarcisi
di
peso
.
-
Inseguiti
?
-
No
,
no
...
-
Scoperti
?
...
-
Forse
!
...
-
Ma
che
!
no
...
-
Sì
...
-
Forse
Lando
...
-
A
piedi
!
E
come
?
...
-
Da
tre
giorni
!
-
Diluvio
!
diluvio
!
...
-
Ma
come
,
dico
io
,
senz
'
avvertire
?
senz
'
avvertire
?
Quest
'
ultima
esclamazione
era
-
s
'
intende
-
di
don
Cosmo
.
L
'
andava
ripetendo
all
'
uno
e
all
'
altro
,
sforzandosi
di
concentrarsi
nella
gran
confusione
che
gli
faceva
grattar
la
barba
su
le
gote
con
ambo
le
mani
.
-
Dico
...
dico
...
Ma
come
?
...
senz
'
avvertire
?
...
E
chi
sa
fino
a
quando
l
'
avrebbe
ripetuto
,
se
finalmente
non
gli
fosse
balenata
l
'
idea
che
bisognava
dare
ajuto
in
qualche
modo
a
quei
giovanotti
.
Che
ajuto
?
-
Ecco
,
venite
,
venite
qua
!
-
prese
a
dire
,
afferrando
per
le
braccia
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
.
-
Spogliatevi
,
subito
...
Ho
roba
...
roba
per
tutti
...
qua
,
qua
in
camera
mia
...
nella
cassapanca
,
venite
con
me
!
Bixio
Bruno
e
l
'
Ingrao
,
meno
storditi
e
meno
stanchi
degli
altri
,
s
'
opposero
energicamente
a
quella
strana
insistenza
.
-
Ma
no
!
Ma
lasci
!
-
gridò
il
primo
.
-
Non
c
'
è
da
perder
tempo
...
È
distante
molto
Porto
Empedocle
da
qua
?
-
Ecco
,
sì
,
-
esclamò
Lando
,
rivolto
allo
zio
.
-
Qualcuno
...
un
contadino
fidato
,
da
spedire
a
Porto
Empedocle
subito
,
per
noleggiare
una
barca
...
qualche
grossa
barca
da
pesca
...
-
Prima
che
spunti
il
giorno
,
per
carità
!
-
raccomandò
lo
Sclàfani
,
facendosi
avanti
con
la
sua
aria
spiritata
.
-
Dovremmo
essere
in
mare
prima
che
spunti
il
giorno
!
Forse
siamo
stati
scoperti
...
-
E
dàlli
!
Ti
dico
di
no
-
gli
gridò
l
'
Ingrao
.
-
E
io
ti
dico
invece
di
sì
-
ribatté
lo
Sclàfani
.
-
Alla
stazione
cli
Girgenti
,
Lando
,
potrei
giurare
,
è
stato
riconosciuto
...
Leonardo
Costa
fece
osservare
che
il
noleggio
di
una
barca
,
in
un
frangente
come
quello
,
non
era
incarico
da
affidare
a
un
contadino
.
-
Posso
andare
io
,
se
volete
!
Anzi
,
andrò
io
,
ora
stesso
!
-
Con
questo
tempo
?
-
domandò
angustiato
don
Cosmo
.
-
Signori
miei
,
non
precipitate
così
le
cose
...
Spogliatevi
,
date
ascolto
a
me
:
prenderete
un
malanno
...
Vedete
...
ecco
qua
...
quest
'
amico
mio
...
vedete
...
l
'
ho
fatto
cambiare
io
,
or
ora
...
C
'
è
roba
...
roba
per
tutti
..
nella
cassapanca
,
venite
a
vedere
!
Il
Costa
con
un
gesto
d
'
impazienza
,
domandò
ai
giovani
:
-
Vorreste
che
venisse
qua
sotto
Valsanìa
,
la
barca
?
-
Sì
,
sì
,
qua
!
-
rispose
Lando
.
-
No
,
zio
,
per
carità
,
mi
lasci
stare
!
-
Spògliati
,
ti
dico
...
-
Non
è
prudente
,
-
seguitò
Lando
,
rivolto
al
Costa
,
mentre
lo
zio
gli
strappava
per
forza
il
soprabito
,
-
non
è
prudente
mostrarci
a
Porto
Empedocle
.
A
quest
'
ora
a
tutti
i
porti
di
mare
sarà
certo
venuto
da
Palermo
l
'
ordine
della
nostra
cattura
.
-
Ma
sarà
difficile
,
-
fece
notare
allora
il
Costa
,
-
che
approdi
qua
sotto
,
di
notte
,
una
tartana
,
con
questo
mare
grosso
...
Basta
;
non
mi
tiro
indietro
...
si
potrà
tentare
...
E
corse
a
prendere
in
sala
l
'
ampio
mantello
a
cappuccio
,
ancora
zuppo
di
pioggia
.
-
Amici
!
-
gridò
l
'
Ingrao
,
-
non
sarebbe
meglio
seguire
questo
signore
,
ora
che
è
notte
e
nessuno
ci
vede
?
Ci
terremo
nascosti
in
prossimità
del
paese
,
fintanto
che
egli
non
avrà
noleggiato
la
barca
!
Il
consiglio
non
fu
accettato
per
una
savia
considerazione
di
Lino
Apes
:
-
Ma
che
dite
?
Credete
che
una
tartana
si
noleggi
in
quattro
e
quattr
'
otto
,
di
nottetempo
e
con
questo
tempo
?
Bisognerà
trovare
il
padrone
...
-
Lo
conosco
!
-
interruppe
il
Costa
.
-
Ne
conosco
uno
io
,
mio
amico
,
fidatissimo
.
-
E
i
marinaj
?
-
domandò
l
'
Apes
.
-
Il
padrone
solo
non
basta
.
-
Certo
!
Bisognerà
trovare
anche
i
marinaj
,
-
riconobbe
il
Costa
,
-
e
allestir
la
barca
...
Prima
di
giorno
non
si
farà
a
tempo
.
-
E
allora
,
no
!
-
gridò
subito
lo
Sclàfani
,
rifacendosi
avanti
impetuosamente
.
-
A
Porto
Empedocle
,
no
,
di
giorno
!
Converrà
imbarcarci
qua
!
-
Intanto
,
io
vado
!
-
disse
Leonardo
Costa
,
che
si
era
già
incappucciato
.
-
Povero
amico
!
-
gemette
don
Cosmo
.
-
Ma
proprio
?
...
Il
Costa
non
volle
sentir
commiserazioni
né
ringraziamenti
e
s
'
avventurò
nella
tenebra
tempestosa
.
Allorché
Lando
seppe
che
costui
era
il
padre
di
Aurelio
Costa
,
barbaramente
assassinato
insieme
con
la
moglie
del
deputato
Capolino
dai
solfaraj
del
Fascio
d
'
Aragona
,
guardò
cupamente
l
'
Ingrao
e
gli
altri
compagni
.
Interpretando
male
quello
sguardo
,
il
Bruno
manifestò
,
sebbene
esitante
,
il
sospetto
non
si
fosse
quegli
recato
a
Porto
Empedocle
per
vendicarsi
,
denunziandoli
.
Don
Cosmo
allora
,
accomodando
la
bocca
,
emise
il
suo
solito
riso
di
tre
oh
!
oh
!
oh
!
-
Quello
?
-
disse
;
e
spiegò
il
sentimento
e
la
devozione
del
suo
povero
amico
,
il
quale
,
facendo
carico
della
morte
del
figliuolo
soltanto
a
Flaminio
Salvo
,
non
pensava
neppur
lontanamente
ai
socii
del
Fascio
d
'
Aragona
.
-
Oh
,
a
proposito
!
-
disse
poi
,
colpito
dal
nome
del
Salvo
,
venutogli
così
per
caso
alle
labbra
.
E
si
chiamò
Lando
in
disparte
per
annunziargli
la
fuga
di
donna
Adelaide
.
-
Come
una
ragazzina
,
capisci
?
Alle
tre
di
notte
!
Nel
trambusto
,
era
rimasta
finora
inavvertita
la
voce
di
donna
Sara
Alàimo
che
,
credendo
forse
a
una
vera
invasione
di
demonii
in
quella
notte
di
tempesta
,
ripeteva
più
arrabbiata
che
mai
dalla
sua
remota
cameretta
in
fondo
al
corridojo
:
-
Pentìtevi
,
diavolacci
!
Il
grido
strano
giunse
spiccatissimo
in
quel
momento
di
silenzio
,
e
tutti
,
tranne
don
Cosmo
,
ne
rimasero
sbalorditi
;
anche
Lando
,
già
sbalordito
per
conto
suo
dalla
notizia
che
gli
aveva
dato
lo
zio
.
-
Chi
è
?
-
Ah
,
niente
,
donna
Sara
!
-
rispose
quegli
,
come
se
Lando
e
i
compagni
conoscessero
da
un
pezzo
la
vecchia
casiera
di
Valsanìa
.
-
Mi
sta
facendo
impazzire
,
parola
d
'
onore
...
S
'
è
chiusa
da
due
giorni
in
camera
,
e
grida
così
...
È
malata
,
poverina
.
Anche
di
...
E
si
picchiò
con
un
dito
la
fronte
.
I
quattro
compagni
di
Lando
si
guardarono
l
'
un
l
'
altro
negli
occhi
.
Dov
'
erano
venuti
a
cacciarsi
dopo
tre
giorni
di
fuga
disperata
?
Pazzo
era
stato
dichiarato
il
vecchio
,
che
aveva
fatto
loro
in
principio
quella
bella
accoglienza
;
pazza
era
dichiarata
ora
anche
quest
'
altra
vecchia
;
e
che
fosse
perfettamente
in
sensi
chi
dichiarava
pazzi
con
tanta
sicurezza
quegli
altri
due
,
non
appariva
loro
,
in
verità
,
molto
evidente
.
Finora
quello
zio
di
Lando
,
tranne
che
per
i
loro
abiti
bagnati
e
inzaccherati
,
non
aveva
mostrato
altra
costernazione
.
-
State
ancora
così
?
-
esclamò
,
difatti
,
meravigliato
,
don
Cosmo
,
dopo
aver
dato
quel
ragguaglio
sul
grido
di
donna
Sara
,
e
corse
ad
aprir
la
cassapanca
,
ov
'
eran
riposti
i
suoi
abiti
smessi
.
-
Qua
,
qua
...
prendete
...
vi
dico
che
c
'
è
roba
per
tutti
I
quattro
giovani
non
poterono
piú
tenersi
dal
ridere
,
e
presero
ad
ajutarsi
a
vicenda
per
spiccicarsi
d
'
addosso
gli
abiti
inzuppati
di
pioggia
-
L
'
importante
,
v
'
assicuro
io
,
-
diceva
don
Cosmo
,
-
è
questo
soltanto
,
per
ora
:
di
non
prendere
un
raffreddore
.
Minchionatemi
pure
,
ma
cambiatevi
.
Che
ci
fosse
roba
per
tutti
,
intanto
,
era
soverchia
presunzione
.
Lino
Apes
,
non
trovando
più
nella
cassapanca
nessun
capo
di
vestiario
per
sé
,
gli
si
fece
innanzi
con
la
tonaca
da
seminarista
distesa
su
le
braccia
come
una
bambina
da
portare
al
battesimo
:
-
Posso
prender
questa
?
-
E
perché
no
?
Ah
,
che
cos
'
è
,
la
tonaca
?
Eh
...
se
vi
andrà
...
E
sorrise
alle
risa
di
quei
quattro
che
si
paravano
goffamente
degli
altri
abiti
,
esalanti
tutti
un
acutissimo
odore
di
canfora
.
Cataldo
Sclàfani
s
'
era
acconciato
con
la
napoleona
e
,
poiché
gli
faceva
male
il
capo
,
s
'
era
annodato
alla
carrettiera
un
bel
fazzolettone
giallo
,
di
cotone
,
a
quadri
rossi
.
La
gioventù
a
poco
a
poco
riprendeva
il
sopravvento
.
Nessuno
pensò
più
alla
disfatta
,
all
'
incertezza
dell
'
avvenire
.
Tra
gli
spintoni
e
la
baja
dei
compagni
,
Lino
Apes
,
stremenzito
in
quella
tonaca
di
seminarista
,
corse
in
cucina
a
riaccendere
il
fuoco
.
Avevano
fame
!
avevano
sete
!
Ma
qua
don
Cosmo
sentì
cascarsi
l
'
asino
:
sapeva
appena
dove
fosse
la
dispensa
;
e
la
chiave
forse
l
'
aveva
Mauro
con
sé
.
-
La
chiave
?
-
gridò
l
'
Ingrao
.
-
L
'
ho
trovata
!
E
corse
a
raccattare
dal
pianerottolo
della
scala
quella
che
Mauro
aveva
scagliata
contro
la
porta
,
rimasta
là
fuori
.
-
Eccola
qua
!
eccola
qua
!
Don
Cosmo
stette
un
pezzo
a
osservarla
.
-
Questa
?
-
disse
.
-
No
...
Oh
che
cos
'
è
?
questa
è
la
chiave
del
camerone
!
Dove
l
'
avete
presa
?
Nella
confusione
non
aveva
inteso
l
'
ultimo
grido
di
Mauro
;
e
,
come
gli
fu
detto
che
quella
chiave
era
stata
scagliata
contro
Lando
,
subito
s
'
impensierí
e
,
volgendosi
a
questo
:
-
Ma
allora
vedrai
che
...
oh
per
Dio
!
-
esclamò
,
-
se
ti
ha
buttato
la
chiave
,
vedrai
che
se
ne
va
davvero
...
Forse
se
n
'
è
già
andato
!
-
Andato
?
dove
?
-
domandò
Lando
,
costernato
anche
lui
e
addolorato
.
-
E
chi
lo
sa
?
-
sospirò
don
Cosmo
.
E
narrò
in
breve
come
già
a
stento
fosse
riuscito
una
prima
volta
a
trattenerlo
;
poi
,
siccome
gli
altri
quattro
giovani
ridevano
dei
pazzi
propositi
e
del
sentimento
di
quello
strano
vecchio
,
gli
bisognò
dir
loro
chi
fosse
,
che
avesse
fatto
,
che
cosa
fosse
per
lui
quel
camerone
e
che
contenesse
.
-
Ah
sì
?
Anche
un
leopardo
imbalsamato
?
E
,
incuriositi
,
Lino
Apes
,
l
'
Ingrao
,
il
Bruno
,
lo
Sclàfani
,
appena
don
Cosmo
e
Lando
si
recarono
a
cercar
di
Mauro
,
ripresa
quella
chiave
,
entrarono
nel
camerone
.
Sott
'
esso
appunto
era
la
stanza
di
Mauro
Mortara
.
Don
Cosmo
e
Lando
,
con
una
candela
in
mano
,
erano
entrati
in
uno
stanzino
segreto
,
ov
'
era
una
botola
che
conduceva
al
pianterreno
della
villa
;
senza
far
rumore
avevano
sollevato
da
terra
la
caditoja
ed
erano
scesi
per
la
ripida
scala
di
legno
non
ben
sicura
alla
cantina
;
di
qua
eran
passati
nel
palmento
;
avevano
poi
attraversato
due
ampii
magazzini
vuoti
,
uno
sgabuzzino
pieno
di
vecchi
arnesi
rurali
affastellati
,
ed
erano
arrivati
a
un
uscio
interno
della
stanza
di
Mauro
.
Chinandosi
a
guardare
,
Lando
s
'
accorse
,
dalla
soglia
,
che
c
'
era
lume
.
-
Mauro
!
-
chiamò
allora
don
Cosmo
.
-
Mauro
!
Nessuna
risposta
.
Lando
tornò
a
chinarsi
per
guardare
attraverso
il
buco
della
serratura
.
Veniva
,
di
su
,
il
frastuono
di
quei
quattro
,
che
rincorrevano
per
il
camerone
Lino
Apes
vestito
da
seminarista
,
e
gridavano
,
e
ridevano
.
Mauro
Mortara
,
seduto
davanti
a
una
cassa
,
tratta
da
sotto
il
letto
,
stava
con
le
braccia
appoggiate
su
l
'
orlo
del
coperchio
sollevato
,
e
il
viso
affondato
tra
le
braccia
.
-
C
'
è
?
che
fa
?
-
domandò
don
Cosmo
.
Lando
levò
rabbiosamente
un
pugno
verso
il
soffitto
,
donde
veniva
il
fracasso
dei
compagni
.
Sentiva
,
tra
il
dispetto
acerbo
contro
questi
e
contro
se
stesso
,
un
vivo
rimorso
della
fiera
offesa
recata
al
sentimento
di
quel
suo
caro
vecchio
,
e
un
angoscioso
cordoglio
di
non
potere
in
quel
momento
unire
il
suo
richiamo
affettuoso
a
quello
dello
zio
.
-
Che
fa
?
-
ridomandò
questi
,
più
piano
.
Che
cosa
facesse
Mauro
,
col
viso
così
nascosto
tra
le
braccia
,
lo
dicevano
chiaramente
le
medaglie
che
,
appese
al
petto
e
ciondolanti
per
la
positura
in
cui
stava
,
traballavano
a
tratti
.
Piangeva
...
sì
...
ecco
...
piangeva
...
e
aveva
alle
spalle
quel
suo
comico
zainetto
che
già
gli
aveva
veduto
a
Roma
.
-
Mauro
!
-
chiamò
di
nuovo
don
Cosmo
.
A
questo
nuovo
richiamo
,
Lando
,
ancora
con
l
'
occhio
al
buco
della
serratura
,
gli
vide
sollevar
la
faccia
e
tenerla
un
po
'
sospesa
,
senza
tuttavia
voltarla
verso
l
'
uscio
;
lo
vide
poi
alzarsi
e
accostarsi
di
furia
al
tavolino
.
-
Ha
spento
il
lume
,
-
disse
allo
zio
,
rizzandosi
.
Stettero
entrambi
un
pezzo
in
ascolto
,
perplessi
nell
'
attesa
di
sentirgli
aprir
la
porta
.
Si
videro
lì
,
allora
,
come
imprigionati
;
non
avevan
le
chiavi
né
dei
magazzini
,
né
del
palmento
,
né
della
cantina
,
e
dovevano
dunque
ritornar
su
,
se
volevano
impedirgli
d
'
andare
;
bisognava
far
presto
,
per
non
dargli
tempo
d
'
allontanarsi
troppo
.
Ma
nessun
rumore
veniva
più
dalla
stanza
.
Don
Cosmo
fe
'
cenno
al
nipote
di
risalire
,
in
silenzio
.
Quando
furono
nel
primo
dei
due
magazzini
,
si
fermò
e
disse
sottovoce
:
-
Tanto
,
se
vuole
andare
,
né
tu
né
io
potremmo
trattenerlo
con
la
forza
.
Forse
ritornerà
,
quando
voi
sarete
partiti
e
gli
sarà
sbollita
la
collera
.
Lando
guardò
quel
suo
vecchio
zio
,
da
lui
appena
conosciuto
,
in
quel
vasto
magazzino
,
in
cui
il
lume
della
candela
projettava
mostruosamente
ingrandite
le
ombre
dei
loro
corpi
ed
ebbe
l
'
impressione
che
una
strana
realtà
impensata
gli
s
'
avventasse
agli
occhi
all
'
improvviso
,
con
la
stramba
inconseguenza
d
'
un
sogno
.
Da
un
pezzo
non
vedeva
più
la
ragione
dei
suoi
atti
che
gli
lasciavan
tutti
uno
strascico
di
rincrescimento
,
un
amaro
sapore
d
'
avvilimento
;
ma
ora
,
più
che
mai
,
di
fronte
alla
realtà
così
stranamente
spiccata
di
quel
suo
zio
fuori
della
vita
,
in
quell
'
antica
solitaria
campagna
,
lì
davanti
a
lui
,
in
quel
magazzino
vuoto
,
con
quella
candela
in
mano
.
Fu
tentato
di
spegnerla
,
come
dianzi
Mauro
aveva
spento
il
lume
nella
sua
stanza
di
là
.
Udì
la
voce
del
vento
,
i
boati
del
mare
:
fuori
era
il
bujo
tempestoso
;
anche
quello
della
sorte
che
lo
aspettava
.
Bisognava
che
in
quel
bujo
,
a
ogni
costo
,
assolutamente
,
trovasse
una
ragione
d
'
agire
,
in
cui
tutte
le
sue
smanie
si
quietassero
,
tutte
le
incertezze
del
suo
intelletto
cessassero
dal
tormentarlo
.
Ma
quale
?
ma
quando
?
ma
dove
?
-
Passerà
,
-
diceva
poco
dopo
don
Cosmo
,
con
gli
angoli
della
bocca
contratti
in
giù
,
la
fronte
increspata
come
da
onde
di
pensieri
ricacciati
indietro
dal
riflusso
della
sua
sconsolata
saggezza
,
e
con
quegli
occhi
che
pareva
allontanassero
e
disperdessero
nella
vanità
del
tempo
tutte
le
contingenze
amare
e
fastidiose
della
vita
.
-
Passerà
,
cari
miei
...
passerà
...
I
quattro
giovani
avevano
trovato
da
sé
la
dispensa
e
,
poiché
era
aperta
,
avevan
portato
di
là
in
tavola
quanto
poteva
servire
al
loro
bisogno
;
ora
,
dopo
il
pasto
e
saziata
la
sete
,
facevano
sforzi
disperati
per
resistere
alla
stanchezza
aggravatasi
su
le
loro
pàlpebre
all
'
improvviso
.
Quell
'
esclamazione
di
don
Cosmo
era
in
risposta
alla
rievocazione
ch
'
essi
avevano
fatta
,
alcuni
con
cupa
amarezza
,
altri
con
rabbioso
rammarico
e
Lino
Apes
con
la
sua
solita
arguzia
,
degli
ultimi
avvenimenti
tumultuosi
.
Guardandoli
come
già
lontanissimi
nel
tempo
,
don
Cosmo
non
riusciva
a
scorgerne
più
né
il
senso
né
lo
scopo
.
Dal
suo
aspetto
,
agli
occhi
di
Lando
,
spirava
quello
stesso
sentimento
che
spira
dalle
cose
che
assistono
impassibili
alla
fugacità
delle
vicende
umane
.
-
Avete
visto
il
leopardo
?
-
Sì
,
bello
...
bello
-
brontolò
l
'
Ingrao
,
cacciando
il
volto
,
deturpato
dall
'
atra
voglia
di
sangue
,
tra
le
braccia
appoggiate
su
la
tavola
.
-
Quello
era
un
leopardo
vivo
!
Lino
Apes
spalancò
gli
occhi
e
domandò
,
quasi
con
spavento
:
-
Mangiava
?
-
Lo
dico
,
-
riprese
don
Cosmo
,
-
perché
ora
,
cari
miei
,
è
pieno
di
stoppa
e
non
mangia
più
.
E
quella
lettera
di
mio
padre
?
L
'
avete
letta
?
Un
foglietto
di
carta
sbiadito
...
E
la
scrisse
una
mano
viva
,
come
questa
mia
,
guardate
...
Che
cos
'
è
ora
?
Quel
povero
pazzo
l
'
ha
messa
in
cornice
...
Luigi
Napoleone
...
il
colpo
di
Stato
...
gli
avvenimenti
della
Francia
...
Raccolse
le
dita
delle
mani
a
pigna
e
le
scosse
in
aria
,
come
a
dire
:
«
Che
ce
n
'
è
più
?
che
senso
hanno
?
»
.
-
Realtà
d
'
un
momento
...
minchionerie
...
Si
alzò
;
s
'
appressò
ai
vetri
del
balcone
che
da
un
pezzo
non
facevano
più
rumore
,
e
si
voltò
al
nipote
:
-
Senti
che
silenzio
?
-
disse
.
-
Ti
do
la
consolante
notizia
che
il
vento
è
cessato
...
-
Cessato
?
-
domandò
Cataldo
Sclàfani
,
levando
di
scatto
dalle
braccia
,
che
teneva
anche
lui
appoggiate
alla
tavola
,
la
faccia
spiritata
,
da
convalescente
,
col
fazzoletto
giallo
tirato
fin
su
le
ciglia
.
-
Bene
bene
...
C
'
imbarcheremo
qua
...
Buona
notte
!
E
si
ricompose
a
dormire
.
-
Così
tutte
le
cose
...
-
sospirò
don
Cosmo
,
mettendosi
a
passeggiare
per
la
sala
;
e
seguitò
,
fermandosi
di
tratto
in
tratto
:
-
Una
sola
cosa
è
triste
,
cari
miei
:
aver
capito
il
giuoco
!
Dico
il
giuoco
di
questo
demoniaccio
beffardo
che
ciascuno
di
noi
ha
dentro
e
che
si
spassa
a
rappresentarci
di
fuori
,
come
realtà
,
ciò
che
poco
dopo
egli
stesso
ci
scopre
come
una
nostra
illusione
,
deridendoci
degli
affanni
che
per
essa
ci
siamo
dati
,
e
deridendoci
anche
,
come
avviene
a
me
,
del
non
averci
saputo
illudere
,
poiché
fuori
di
queste
illusioni
non
c
'
è
più
altra
realtà
...
E
dunque
,
non
vi
lagnate
!
Affannatevi
e
tormentatevi
,
senza
pensare
che
tutto
questo
non
conclude
.
Se
non
conclude
,
è
segno
che
non
deve
concludere
,
e
che
è
vano
dunque
cercare
una
conclusione
.
Bisogna
vivere
,
cioè
illudersi
;
lasciar
giocare
in
noi
il
demoniaccio
beffardo
finché
non
si
sarà
stancato
;
e
pensare
che
tutto
questo
passerà
...
passerà
...
Guardò
in
giro
alla
tavola
e
mostrò
a
Lando
i
suoi
compagni
già
addormentati
.
-
Anzi
,
vedi
?
è
già
passato
...
E
lo
lasciò
lì
solo
,
innanzi
alla
tavola
.
Lando
mirò
i
penosi
atteggiamenti
sguajati
,
le
comiche
acconciature
,
le
facce
disfatte
dalla
stanchezza
de
'
suoi
amici
e
invidiò
il
loro
sonno
e
ne
provò
sdegno
allo
stesso
tempo
.
Avevano
potuto
scherzare
;
ora
potevano
dormire
,
dimentichi
che
dei
disordini
provocati
dalle
loro
predicazioni
a
una
gente
oppressa
da
tante
iniquità
ma
ancor
sorda
e
cieca
,
s
'
avvaleva
ora
il
governo
per
calpestare
ancora
una
volta
quella
terra
,
che
sola
,
senza
patti
,
con
impeto
generoso
s
'
era
data
all
'
Italia
e
in
premio
non
ne
aveva
avuto
altro
che
la
miseria
e
l
'
abbandono
.
Potevano
dormire
,
quei
suoi
amici
,
dimentichi
del
sangue
di
tante
vittime
,
dimentichi
dei
compagni
caduti
in
mano
della
polizia
,
i
quali
certo
,
domani
,
sarebbero
stati
condannati
dai
tribunali
militari
...
Si
alzò
anche
lui
;
si
recò
alla
sala
d
'
ingresso
,
desideroso
d
'
uscire
all
'
aperto
,
a
trarre
una
boccata
d
'
aria
,
per
liberarsi
dell
'
angoscia
che
l
'
opprimeva
,
ora
che
il
vento
e
la
pioggia
erano
cessati
.
Ma
innanzi
alla
porta
si
fermò
,
vinto
dall
'
odore
di
antica
vita
che
covava
in
quella
villa
ove
suo
nonno
era
vissuto
,
ove
con
quel
desolato
sentimento
di
precarietà
lasciava
invano
passare
i
suoi
tristi
giorni
quel
suo
zio
,
ove
Mauro
Mortara
...
Subito
si
scosse
al
ricordo
del
suo
vecchio
snidato
da
lui
crudelmente
negli
ultimi
giorni
da
quella
dimora
che
il
culto
di
tante
memorie
gli
rendeva
sacra
;
più
che
per
tutto
il
resto
sentì
dispetto
e
onta
dell
'
opera
sua
e
dei
suoi
compagni
per
quest
'
ultima
conseguenza
ch
'
essa
cagionava
:
di
cacciar
via
da
Valsanìa
il
suo
vecchio
custode
,
colui
che
gli
appariva
da
un
pezzo
come
la
più
schietta
incarnazione
dell
'
antica
anima
isolana
;
e
corse
per
tentar
di
placarlo
,
per
gridargli
il
suo
pentimento
e
forzarlo
a
rimanere
.
La
porta
della
stanza
di
Mauro
era
aperta
;
la
stanza
era
al
bujo
e
vuota
.
Su
la
soglia
stavano
incerti
e
come
smarriti
i
tre
mastini
.
Non
abbajarono
.
Anzi
,
gli
si
fecero
attorno
ansiosi
,
drizzando
le
aguzze
orecchie
,
scotendo
la
breve
coda
,
quasi
gli
chiedessero
perché
il
loro
padrone
,
seguito
da
essi
come
ogni
notte
,
a
un
certo
punto
si
fosse
voltato
a
cacciarli
,
a
rimandarli
indietro
rudemente
:
perché
?
Da
un
balcone
in
fondo
venne
la
voce
di
don
Cosmo
:
-
Se
n
'
è
andato
?
-
Sì
,
-
rispose
Lando
.
Don
Cosmo
non
disse
più
nulla
.
Nella
tetraggine
,
solenne
e
come
sospesa
,
della
notte
ancora
inquieta
,
rimase
a
udire
il
fragore
del
mare
sotto
le
frane
di
Valsanìa
e
l
'
abbajare
più
o
men
remoto
dei
cani
;
poi
,
con
una
mano
sul
capo
calvo
,
si
affisò
ad
alcune
stelle
,
chiodi
del
mistero
com
'
egli
le
chiamava
,
apparse
in
una
cala
di
cielo
,
tra
le
nuvole
squarciate
.
Senza
curarsi
del
fango
della
strada
,
dove
i
suoi
stivaloni
ferrati
affondavano
e
spiaccicavano
;
con
gli
occhi
aggrottati
sotto
le
ciglia
e
quasi
chiusi
;
tutto
il
viso
contratto
dallo
sdegno
;
un
agro
bruciore
al
petto
e
la
mente
occupata
da
una
tenebra
più
cupa
di
quella
che
gli
era
intorno
,
Mauro
Mortara
era
,
intanto
,
più
d
'
un
miglio
lontano
da
Valsanìa
.
Andava
nella
notte
ancora
agitata
dagli
ultimi
fremiti
della
tempesta
,
investito
di
tratto
in
tratto
da
raffiche
gelate
che
gli
spruzzavano
in
faccia
la
pioggia
stillante
dagli
alberi
,
di
qua
e
di
là
dalle
muricce
,
lungo
lo
stradone
.
Andava
curvo
,
a
testa
bassa
,
il
fucile
appeso
a
una
spalla
,
le
due
pistole
ai
fianchi
,
un
pugnale
col
fodero
in
cuojo
alla
cintola
,
lo
zàino
alle
spalle
,
il
berretto
villoso
in
capo
e
le
medaglie
al
petto
.
Saliva
verso
Girgenti
;
ma
voleva
andare
più
lontano
;
lasciare
a
un
certo
punto
lo
stradone
e
mettersi
per
la
linea
ferroviaria
;
attraversare
una
breve
galleria
,
sboccare
in
Val
Sollano
,
e
di
lì
,
nei
pressi
della
stazione
,
avviarsi
per
un
altro
stradone
al
paese
di
Favara
,
ove
,
in
un
poderetto
di
là
dall
'
abitato
,
viveva
un
suo
nipote
contadino
,
figlio
d
'
una
sorella
morta
da
tanti
anni
,
il
quale
più
volte
gli
aveva
offerto
tetto
e
cure
nel
caso
che
,
infermo
,
avesse
voluto
ritirarsi
da
Valsanìa
.
Andava
lì
,
da
quel
suo
nipote
;
ma
non
ci
voleva
pensare
.
La
testa
,
il
cuore
gli
erano
rimasti
come
pestati
,
schiacciati
e
macerati
dallo
stropiccìo
dei
passi
di
quei
giovani
,
che
per
supremo
oltraggio
s
'
erano
introdotti
a
profanare
il
camerone
del
Generale
,
mentr
'
egli
nella
sua
stanza
,
sotto
,
s
'
apparecchiava
a
partire
.
Non
voleva
più
pensare
né
sentir
nulla
;
nulla
immaginare
dei
giorni
che
gli
restavano
.
Tuttavia
,
il
cuore
calpestato
,
a
poco
a
poco
,
sotto
l
'
assillo
del
pensiero
che
,
forse
,
quel
suo
nipote
contadino
gli
aveva
offerto
ricetto
perché
s
'
aspettava
da
lui
chi
sa
quali
tesori
,
cominciò
a
rimuoverglisi
dentro
,
a
riallargarglisi
in
émpiti
d
'
orgoglio
.
Soltanto
da
giovane
e
dalle
mani
del
Generale
,
fino
alla
partenza
per
l
'
esilio
a
Malta
,
egli
aveva
avuto
un
salario
.
Ritornato
a
Valsanìa
,
dopo
le
vicende
fortunose
della
sua
vita
errabonda
,
per
mare
,
in
Turchia
,
nell
'
Asia
Minore
,
in
Africa
,
e
dopo
la
campagna
del
Sessanta
,
aveva
prestato
sempre
la
sua
opera
,
colà
,
disinteressatamente
.
E
ora
,
ecco
,
a
settantotto
anni
,
se
ne
partiva
povero
,
senza
neppure
un
soldo
in
tasca
,
con
la
sola
ricchezza
di
quelle
sue
medaglie
al
petto
.
Ma
appunto
perché
questa
sola
ricchezza
aveva
cavato
dall
'
opera
di
tutta
la
sua
vita
,
-
Sciocco
,
-
poteva
dire
a
quel
suo
nipote
,
-
tu
sei
padrone
di
tre
palmi
di
terra
;
e
se
te
ne
scosti
d
'
un
passo
,
non
sei
più
nel
tuo
;
io
,
invece
,
sono
qua
,
sempre
nel
mio
ovunque
posi
il
piede
,
per
tutta
la
Sicilia
!
Perché
io
la
corsi
da
un
capo
all
'
altro
per
liberarla
dal
padrone
che
la
teneva
schiava
!
Preso
così
l
'
aire
,
la
sua
esaltazione
crebbe
di
punto
in
punto
,
fomentata
per
un
verso
dal
cordoglio
d
'
essersi
strappato
per
sempre
da
Valsanìa
,
e
per
l
'
altro
dal
bisogno
di
riempire
con
la
rievocazione
di
tutti
i
ricordi
che
potevano
dargli
conforto
il
vuoto
che
si
vedeva
davanti
.
Rideva
e
parlava
forte
e
gestiva
,
senza
badare
alla
via
:
rideva
al
binario
della
linea
ferroviaria
,
ai
pali
del
telegrafo
,
frutti
della
Rivoluzione
,
e
si
picchiava
forte
il
petto
e
diceva
:
-
Che
me
n
'
importa
?
Io
...
io
...
la
Sicilia
...
oh
Marasantissima
...
vi
dico
la
Sicilia
...
Se
non
era
per
la
Sicilia
...
Se
la
Sicilia
non
voleva
...
La
Sicilia
si
mosse
e
disse
all
'
Italia
:
eccomi
qua
!
vengo
a
te
!
Muoviti
tu
dal
Piemonte
col
tuo
Re
,
io
vengo
di
qua
con
Garibaldi
,
e
tutti
e
due
ci
uniremo
a
Roma
!
Oh
Marasantissima
,
lo
so
:
Aspromonte
,
ragione
di
Stato
,
lo
so
!
Ma
la
Sicilia
voleva
far
prima
,
di
qua
...
sempre
la
Sicilia
...
E
ora
quattro
canaglie
hanno
voluto
disonorarla
...
Ma
la
Sicilia
è
qua
,
qua
,
qua
con
me
...
la
Sicilia
,
che
non
si
lascia
disonorare
,
è
qua
con
me
!
Si
trovò
tutt
'
a
un
tratto
davanti
alla
breve
galleria
che
sbocca
in
Val
Sollano
,
e
stupì
d
'
esservi
giunto
cosí
presto
,
senza
saper
come
;
prima
d
'
entrarvi
,
guardò
in
cielo
per
conoscere
dalle
stelle
che
ora
fosse
.
Potevano
essere
le
tre
del
mattino
.
Forse
all
'
alba
sarebbe
alla
Favara
.
Attraversata
la
galleria
e
giunto
nei
pressi
della
stazione
di
Girgenti
,
al
punto
in
cui
s
'
imbocca
lo
stradone
che
conduce
a
quel
grosso
borgo
tra
le
zolfare
,
dovette
però
fermarsi
davanti
alla
sfilata
di
due
compagnie
di
soldati
che
,
muti
,
ansanti
,
a
passo
accelerato
,
si
recavano
di
notte
colà
.
Dal
cantoniere
di
guardia
ebbe
notizia
che
,
nonostante
la
proclamazione
dello
stato
d
'
assedio
,
alla
Favara
tutti
i
socii
del
Fascio
disciolto
,
nelle
prime
ore
della
sera
,
s
'
erano
dati
convegno
nella
piazza
e
avevano
assaltato
e
incendiato
il
municipio
,
il
casino
dei
nobili
,
i
casotti
del
dazio
,
e
che
gl
'
incendii
e
la
sommossa
duravano
ancora
e
già
c
'
erano
parecchi
morti
e
molti
feriti
.
-
Ah
sì
?
Ah
sì
?
-
fremette
Mauro
.
-
Ancora
?
E
si
svincolò
dalle
braccia
di
quel
cantoniere
che
voleva
trattenerlo
,
vedendolo
così
armato
,
per
salvarlo
dal
rischio
a
cui
si
esponeva
d
'
esser
catturato
da
quei
soldati
.
-
Io
,
dai
soldati
d
'
Italia
?
E
corse
per
unirsi
a
loro
.
Una
gioja
impetuosa
,
frenetica
,
gli
ristorò
le
forze
che
già
cominciavano
a
mancargli
;
ridiede
l
'
antico
vigore
alle
sue
vecchie
gambe
garibaldine
;
l
'
esaltazione
diventò
delirio
;
sentì
veramente
in
quel
punto
d
'
esser
la
Sicilia
,
la
vecchia
Sicilia
che
s
'
univa
ai
soldati
d
'
Italia
per
la
difesa
comune
,
contro
i
nuovi
nemici
.
Divorò
la
via
,
tenendosi
a
pochi
passi
da
quelle
due
compagnie
che
a
un
certo
punto
,
per
l
'
avviso
di
alcuni
messi
incontrati
lungo
lo
stradone
,
s
'
eran
lanciate
di
corsa
.
Quando
,
alla
prima
luce
dell
'
alba
,
tutto
inzaccherato
da
capo
a
piedi
,
trafelato
,
ebbro
della
corsa
,
stordito
dalla
stanchezza
,
si
cacciò
coi
soldati
nel
paese
,
non
ebbe
tempo
di
veder
nulla
,
di
pensare
a
nulla
:
travolto
,
tra
una
fitta
sassajola
,
in
uno
scompiglio
furibondo
,
ebbe
come
un
guazzabuglio
di
impressioni
così
rapide
e
violente
da
non
poter
nulla
avvertire
,
altro
che
lo
strappo
spaventoso
d
'
una
fuga
compatta
che
si
precipitava
urlante
;
un
rimbombo
tremendo
;
uno
stramazzo
e
...
La
piazza
,
come
schiantata
e
in
fuga
anch
'
essa
dietro
gli
urli
del
popolo
che
la
disertava
,
appena
il
fumo
dei
fucili
si
diradò
nel
livido
smortume
dell
'
alba
,
parve
agli
occhi
dei
soldati
come
trattenuta
dal
peso
di
cinque
corpi
inerti
,
sparsi
qua
e
là
.
Un
bisogno
strano
,
invincibile
,
obbligò
il
capitano
a
dare
subito
ai
suoi
soldati
un
comando
qualunque
,
pur
che
fosse
.
Quei
cinque
corpi
rimasti
là
,
traboccati
sconciamente
,
in
una
orrenda
immobilità
,
su
la
motriglia
della
piazza
striata
dall
'
impeto
della
fuga
,
erano
alla
vista
d
'
una
gravezza
insopportabile
.
E
un
furiere
e
un
caporale
,
al
comando
del
capitano
,
si
mossero
sbigottiti
per
la
piazza
e
si
accostarono
al
primo
di
quei
cinque
cadaveri
.
Il
furiere
si
chinò
e
vide
ch
'
esso
,
caduto
con
la
faccia
a
terra
,
era
armato
come
un
brigante
.
Gli
tolse
il
fucile
dalla
spalla
e
,
levando
il
braccio
,
lo
mostrò
al
capitano
;
poi
diede
quel
fucile
al
caporale
,
e
si
chinò
di
nuovo
sul
cadavere
per
prendergli
dalla
cintola
prima
una
e
poi
l
'
altra
pistola
,
che
mostrò
ugualmente
al
capitano
.
Allora
questi
,
incuriosito
,
sebbene
avesse
ancora
un
forte
tremito
a
una
gamba
e
temesse
che
i
soldati
se
ne
potessero
accorgere
,
si
appressò
anche
lui
a
quel
cadavere
,
e
ordinò
che
lo
rimovessero
un
poco
per
vederlo
in
faccia
.
Rimosso
,
quel
cadavere
mostrò
sul
petto
insanguinato
quattro
medaglie
.
I
tre
,
allora
,
rimasero
a
guardarsi
negli
occhi
,
stupiti
e
sgomenti
.
Chi
avevano
ucciso
?