Narrativa ,
CAMPAGNA
ROMANA
Caro
Cavacchioli
,
tu
mi
chiedi
qualche
spunto
autobiografico
.
Ti
ringrazio
sinceramente
,
ma
non
abbocco
.
Tutto
al
più
,
posso
raccontare
a
te
e
a
pochi
lettori
come
ho
passato
a
Roma
la
scorsa
estate
.
Torno
,
ormai
,
molto
di
rado
in
Toscana
,
e
sempre
per
pochi
giorni
.
Perciò
,
insieme
con
qualche
amico
,
quando
non
piglio
la
bicicletta
,
cerco
di
respirare
all
'
aria
aperta
e
non
mi
lascio
mai
alloppiare
dalla
vita
cittadina
.
Questa
estate
,
andavamo
a
Maccarese
:
tra
Roma
e
Civitavecchia
.
Bisognava
alzarsi
dal
letto
prima
di
giorno
;
e
alla
stazione
di
Termini
,
mentre
compravamo
il
biglietto
,
vedevamo
,
alla
luce
ancora
incerta
,
stormi
di
ragazze
che
invece
sceglievano
Ladispoli
o
Santa
Marinella
.
Sartine
,
dattilografe
,
impiegate
,
passavano
a
coppie
o
a
branchetti
,
di
rado
accompagnate
dai
parenti
,
portando
in
mano
l
'
asciugatoio
e
la
biancheria
per
il
bagno
.
Ce
ne
erano
di
anemiche
,
ma
anche
di
quelle
bellocce
o
belle
addirittura
.
E
noi
le
seguivamo
con
gli
occhi
e
con
una
voglia
matta
d
'
attaccare
discorso
e
portarne
due
o
tre
con
noi
,
di
quelle
più
piacevoli
e
benevole
.
Orio
Vergani
,
allora
,
faceva
sempre
la
proposta
di
distribuire
,
per
la
volta
prossima
,
parecchi
foglietti
dove
fosse
stampato
,
a
modo
di
pubblicità
,
che
i
bagni
di
Maccarese
erano
preferibili
anche
per
la
salute
a
quelli
di
qualunque
altra
spiaggia
.
E
,
intanto
,
da
bel
giovane
che
è
,
si
ficcava
in
mezzo
alle
ragazze
per
capire
se
ce
ne
fossero
disposte
a
farsi
tenere
compagnia
.
Ma
,
saliti
in
treno
,
non
ci
si
pensava
più
;
ed
era
meglio
.
A
scendere
alla
stazione
di
Maccarese
eravamo
noi
soli
,
salvo
qualche
buttero
;
e
,
dopo
aver
bevuto
un
bicchierino
di
acquavite
,
che
ci
levava
gli
ultimi
rimasugli
del
sonno
,
ci
mettevamo
in
cammino
.
L
'
aria
era
grossa
da
tagliarsi
con
il
coltello
,
e
la
strada
lunga
.
Ma
noi
prendevamo
attraverso
i
campi
,
per
una
scorciatoia
che
si
vedeva
dalla
stazione
fino
a
una
macchia
dove
s
'
interna
;
perché
l
'
erba
non
fa
in
tempo
a
rinascervi
,
e
la
terra
si
spacca
in
un
modo
che
a
non
stare
attenti
c
'
entrano
i
tacchi
dentro
.
Le
interminabili
file
degli
olmi
,
più
neri
che
verdi
,
s
'
incrociano
da
ogni
parte
;
chiudendo
in
mezzo
le
paludi
,
dentro
le
quali
i
giunchi
selvatici
sono
così
fitti
da
non
potercisi
muovere
.
Finalmente
,
quando
la
stanchezza
e
il
sudore
cominciavano
a
dar
noia
e
a
scoraggiare
,
tra
i
ginepri
enormi
,
si
sentiva
il
tuono
largo
,
quasi
sinistro
,
del
mare
.
Riprendevamo
forza
;
e
,
barcollando
su
la
rena
troppo
asciutta
,
che
faceva
inciampare
e
affondare
fino
ai
polpacci
delle
gambe
,
andavamo
avanti
.
Alla
fine
si
vedeva
il
mare
:
una
riga
turchina
e
immobile
che
sembrava
più
alta
di
noi
.
L
'
aria
si
faceva
respirabile
;
e
ci
guardavamo
lietamente
.
Facendo
a
chi
arrivava
prima
,
andavamo
sotto
una
specie
di
capanna
tutta
aperta
,
costruita
con
quattro
sostegni
di
legno
sorreggenti
una
copertura
di
frasche
secche
.
Io
mi
spogliavo
subito
,
e
mi
piaceva
sentire
quel
brivido
ghiaccio
su
tutta
la
persona
.
Michele
Abramich
apriva
i
cartocci
delle
provviste
e
cavava
fuori
,
da
un
tascapane
militare
,
un
uovo
sodo
per
ciascuno
.
Io
facevo
con
le
mani
una
buca
nella
sabbia
e
vi
mettevo
dentro
,
fino
alla
bocca
,
i
fiaschi
del
«
Chianti
»
.
L
'
Abramich
mi
guardava
ridendo
,
pronto
,
però
,
a
sgridarmi
se
non
facevo
le
cose
per
bene
;
e
l
'
ultima
manciatina
di
terra
che
ricopriva
il
«
Chianti
»
al
fresco
,
la
dava
sempre
lui
;
perché
nessuno
lo
avrebbe
contentato
.
Senza
Michele
Abramich
,
direttore
del
Museo
di
Aquileia
,
non
sono
mai
andato
a
Maccarese
.
Con
noi
,
oltre
allo
scultore
Ercole
Drei
e
a
Orio
Vergani
,
che
è
forse
il
più
intelligente
fra
i
suoi
coetanei
di
vent
'
anni
,
è
venuto
una
volta
Stefano
Pirandello
.
Il
Drei
si
fidava
un
poco
troppo
dei
suoi
nervi
romagnoli
e
la
sera
sghignazzava
meno
della
mattina
.
Il
Vergani
non
voleva
rinunciare
né
meno
la
notte
innanzi
ai
caffè
e
alle
amanti
;
e
il
sole
gli
faceva
girare
subito
la
testa
.
Qualche
volta
,
è
venuto
a
caccia
Alessandro
Salvini
;
che
per
quel
giorno
non
si
ricordava
di
essere
attore
cinematografico
e
drammatico
.
Ma
torniamo
in
carreggiata
!
La
spiaggia
,
completamente
deserta
,
cominciava
già
ad
essere
calda
;
e
le
onde
scintillavano
.
Io
,
completamente
nudo
,
facevo
una
corsa
di
un
mezzo
chilometro
,
e
poi
tornavo
addietro
;
e
dicevano
che
assomigliavo
a
un
fauno
piuttosto
grasso
.
L
'
Abramich
aveva
già
messo
insieme
un
mucchietto
di
fuscelli
e
di
legni
e
li
accendeva
in
modo
che
il
fumo
,
portato
dal
vento
sotto
il
riparo
di
frasche
,
ci
assicurava
di
più
che
nessuna
zanzara
ci
avrebbe
punto
regalandoci
la
malaria
.
Ad
una
certa
ora
il
sole
faceva
biancheggiare
,
quasi
splendere
addirittura
,
il
caseggiato
nuovo
di
Ladispoli
;
e
le
nebbie
uscivano
di
fra
gli
olmi
e
la
grande
pineta
solitaria
,
lunga
fra
i
cinque
e
i
sette
chilometri
.
Reso
sempre
di
più
impaziente
da
quella
meravigliosa
solitudine
,
entravo
nell
'
acqua
.
L
'
Abramich
aspettava
,
scrupolosamente
,
che
fossero
le
undici
.
Dopo
il
bagno
facevamo
,
per
lo
più
affiancati
insieme
,
un
'
altra
corsa
;
che
bastava
ad
asciugarci
;
e
,
poi
,
ci
sdraiavamo
in
terra
,
per
mangiare
.
E
siccome
l
'
appetito
era
sempre
pronto
,
bisognava
mandare
giù
i
bocconi
senza
masticare
troppo
,
perché
si
faceva
a
chi
era
più
lesto
.
Prima
veniva
il
prosciutto
crudo
,
poi
quello
cotto
;
poi
le
olive
.
In
un
batter
d
'
occhio
,
spariva
tutto
.
E
non
era
difficile
che
le
cinque
dita
aperte
d
'
uno
dovessero
contendere
con
quelle
d
'
un
altro
l
'
ultima
fetta
o
l
'
ultima
oliva
.
Qualche
volta
,
cucinavamo
da
noi
il
prosciutto
;
facendolo
bollire
dentro
un
catinaccio
scrostato
,
che
l
'
Abramich
aveva
preso
dentro
una
capanna
di
certi
pescatori
.
Intanto
,
rapidamente
,
il
vino
calava
.
L
'
Abramich
apriva
le
scatole
delle
acciughe
in
salsa
piccante
;
ed
io
,
ghiotto
di
quella
broda
oliosa
,
quand
'
erano
nuotate
,
me
le
scolavo
in
bocca
o
vi
inzuppavo
un
pezzo
di
pane
dentro
;
che
a
ricavarlo
dovevo
anche
bestemmiare
.
Non
bisognava
muoversi
senza
precauzione
,
perché
il
vento
copriva
subito
di
sabbia
ogni
cosa
;
e
,
allora
,
si
sentiva
scricchiolare
sotto
i
denti
.
Alle
frutta
,
l
'
appetito
cominciava
a
calmarsi
;
ma
mi
ricordo
come
,
in
mancanza
d
'
altro
,
succiavamo
lungamente
anche
i
noccioli
rossi
delle
pesche
o
finivamo
con
l
'
inghiottire
le
bucce
delle
mele
e
delle
pere
.
Allora
,
ricorrevamo
alla
distribuzione
delle
sigarette
.
Ma
,
già
,
la
stanchezza
,
e
il
caldo
ci
facevano
venir
sonno
;
ed
era
un
godimento
solenne
quello
di
chiudere
a
poco
a
poco
gli
occhi
e
di
chinare
la
testa
grave
e
avvinata
.
Ma
a
trovare
una
buona
posizione
non
era
facile
,
senza
indolenzirsi
o
i
fianchi
o
le
braccia
;
e
,
poi
,
a
mettersi
bocconi
,
come
sarebbe
stato
più
comodo
,
non
si
poteva
respirare
perché
entrava
la
sabbia
in
bocca
e
dentro
le
ciglia
.
Alla
fine
il
sonno
metteva
da
sé
le
cose
in
pace
,
e
dormivamo
anche
tre
ore
di
seguito
.
Guai
a
quello
che
si
destava
ultimo
,
perché
si
sentiva
giungere
un
calcio
su
le
chiappe
!
Qualche
volta
,
aprendo
sì
e
no
gli
occhi
,
vedevamo
i
branchi
delle
bufale
o
dei
bovi
passare
rasente
a
noi
,
soffermandosi
a
fiutare
e
a
curiosare
.
Le
bufale
,
con
gli
occhi
neri
e
acuti
,
avevano
un
'
insistenza
che
non
ci
piaceva
affatto
;
ma
il
sonno
e
il
vino
non
ci
consentivano
di
alzarci
da
terra
;
e
,
perciò
,
non
abbiamo
mai
avuto
paura
.
Anche
le
vipere
non
mancano
,
anzi
quelle
di
Maccarese
sono
famose
;
per
dire
la
verità
,
non
sono
mai
venute
dove
eravamo
noi
.
Con
gli
occhi
sempre
intontiti
,
guardavo
il
mare
più
turchino
e
più
bello
,
e
vedevo
stuoli
di
alcioni
alzarsi
a
volo
come
se
fossero
stati
scossi
dalle
onde
sempre
uguali
e
disuguali
.
Sopra
le
macchie
volavano
,
invece
,
corvi
e
falchi
.
Alla
foce
dell
'
Arrone
,
dove
al
tempo
degli
Etruschi
,
tanto
per
fare
un
poco
di
storia
,
era
la
città
di
Fregenae
,
e
dove
l
'
aria
e
le
fiamme
del
calore
ora
brulicavano
insieme
,
si
vedeva
un
polverio
enorme
:
guardando
meglio
si
capiva
che
vi
andavano
a
bere
le
bufale
e
i
bovi
.
Prima
che
il
sole
tramontasse
,
facevamo
un
altro
bagno
;
e
,
se
il
mare
era
molto
mosso
,
stavamo
a
prendere
i
colpi
delle
onde
su
le
spalle
e
su
la
nuca
:
tenendoci
a
catena
,
per
non
essere
travolti
.
Tuttavia
Ercole
Drei
,
un
giorno
,
corse
lo
stesso
il
pericolo
di
affogare
.
Verso
sera
,
quando
un
'
umidità
calda
e
pesante
cominciava
a
venire
da
tutte
le
parti
,
e
la
spiaggia
non
brillava
più
,
ci
rivestivamo
e
tornavamo
verso
la
stazione
.
E
siccome
era
già
l
'
ora
di
cena
,
entravamo
dentro
una
«
dispensa
»
;
dietro
il
castello
barocco
di
San
Giorgio
.
L
'
Arrone
,
che
viene
dal
lago
di
Bracciano
,
sembrava
bianco
da
quanti
moscerini
vi
stavano
sopra
.
Se
passava
qualche
bufala
,
anche
sopra
essa
s
'
aggirava
una
nuvola
di
moscerini
;
e
gli
eucalipti
odoravano
lungo
la
strada
,
dove
si
inciampava
a
motivo
della
polvere
alta
e
ammucchiata
dalle
ruote
dei
carri
.
A
quel
tempo
,
a
Porto
San
Giorgio
,
c
'
erano
parecchi
prigionieri
tedeschi
e
austriaci
;
e
quelli
presi
dalla
malaria
,
gialli
e
spolpati
,
li
vedevamo
seduti
sull
'
argine
dell
'
Arrone
con
le
spalle
a
qualche
eucalipto
.
Una
volta
capitò
loro
anche
il
vaiuolo
;
e
bruciavano
i
pagliericci
dei
morti
,
abbandonandoli
alla
corrente
;
che
,
a
poco
a
poco
,
li
portava
fino
al
mare
,
già
mezzi
inceneriti
e
distrutti
.
La
«
dispensa
»
era
uno
stanzone
con
il
soffitto
a
volta
;
e
ci
stava
un
oste
con
la
moglie
;
tutti
e
due
con
la
malaria
.
Al
nostro
arrivo
,
benché
non
fosse
prudenza
perché
si
attiravano
le
zanzare
,
accendeva
una
candela
di
sego
e
l
'
infilava
dentro
il
collo
d
'
una
bottiglia
.
Dopo
un
'
ora
di
attesa
,
quasi
al
buio
,
le
paste
nel
sugo
erano
pronte
;
nere
di
pepe
.
E
ne
trangugiavamo
sempre
due
piatti
per
ciascuno
:
non
c
'
era
di
meglio
e
bisognava
adattarsi
.
Il
vino
,
grosso
e
pesante
,
metteva
il
fuoco
nel
sangue
.
E
,
benché
rimpiangessimo
di
non
avere
più
il
«
Chianti
»
,
si
buttava
giù
a
litri
.
Alle
altre
tavole
dello
stanzone
stavano
i
lavoranti
della
tenuta
,
i
pastori
e
i
butteri
.
E
sempre
arrivava
qualcuno
con
la
febbre
addosso
,
presa
durante
la
giornata
;
il
quale
andava
a
sedersi
un
poco
in
disparte
,
verso
la
porta
.
La
poca
luce
non
ci
permetteva
di
scorgere
bene
i
visi
;
e
tra
le
gambe
venivano
almeno
cinque
o
sei
cani
randagi
che
non
erano
mai
gli
stessi
.
L
'
oste
era
sgarbato
e
svogliato
;
e
,
per
farlo
rispondere
,
bisognava
ripetergli
la
domanda
più
d
'
una
volta
.
Pareva
che
gli
mancasse
un
pezzo
di
testa
dietro
;
e
la
fronte
,
a
forza
di
stringersi
,
era
riuscita
ad
essere
piccola
quanto
una
noce
.
La
moglie
,
magra
e
cerea
,
legnosa
,
non
aveva
fiato
di
reggersi
in
piedi
;
e
,
quando
era
stata
costretta
ad
aiutare
lui
,
si
risedeva
subito
;
muovendo
gli
occhi
attorno
ai
piedi
,
come
fanno
quelli
che
non
ne
possono
più
dalla
stanchezza
.
Tanto
lui
che
lei
non
ci
guardavano
mai
;
anzi
,
non
guardavano
nulla
;
e
parlavano
solo
quando
non
potevano
farne
a
meno
.
Soltanto
l
'
oste
,
di
quando
in
quando
,
con
qualche
conoscente
,
malediceva
Maccarese
;
e
gli
rispondeva
un
sospiro
della
moglie
.
I
pastori
erano
più
loquaci
,
e
avevano
sempre
da
raccontare
quante
pecore
erano
morte
durante
la
giornata
;
con
la
pancia
scoppiata
per
aver
bevuto
l
'
acqua
cattiva
.
I
butteri
,
entrando
,
appoggiavano
dietro
la
porta
le
aste
,
con
le
quali
,
a
cavallo
,
picchiano
gli
armenti
quando
si
sbandano
:
avevano
gli
stivali
fin
sopra
i
ginocchi
e
compravano
,
avendo
più
denari
da
spendere
,
il
cacio
a
libbre
.
I
lavoranti
,
stavano
a
tavola
con
il
capo
giù
,
il
collo
irrigidito
,
i
gomiti
stesi
e
le
mani
allacciate
insieme
.
Si
mettevano
fermi
a
quel
modo
specialmente
dopo
aver
mangiato
,
e
non
aprivano
mai
bocca
altro
che
per
dolersi
della
fatica
e
del
disagio
.
Ogni
tanto
,
il
grido
di
qualche
civetta
,
sopra
un
eucalipto
,
faceva
volgere
la
testa
verso
la
porta
.
Restava
l
'
ultimo
tratto
di
strada
fino
alla
stazione
,
ed
era
già
buio
.
La
luna
,
sottile
e
larga
,
esciva
di
tra
gli
olmi
nebbiosi
;
e
rischiarava
abbastanza
,
e
io
provavo
non
poco
dispiacere
a
dover
salire
in
treno
;
perché
non
m
'
importava
più
nulla
di
Roma
,
e
m
'
aveva
fatto
bene
quella
giornata
senza
né
meno
ricordarmi
della
letteratura
e
dei
libri
.
Michele
Abramich
si
volgeva
verso
la
luna
;
e
,
scotendo
con
una
mano
i
soldi
di
rame
dentro
una
tasca
,
con
l
'
altra
le
mostrava
un
piccolo
Priapo
di
bronzo
,
che
aveva
trovato
in
certi
scavi
:
era
un
rito
pagano
.
Poi
la
guardava
tutto
soddisfatto
e
beato
;
e
,
a
quel
chiarore
,
gli
vedevo
brillare
gli
occhi
nella
faccia
rosolata
dal
sole
.
Mi
diceva
,
tutto
esaltato
:
-
Fa
'
così
anche
tu
!
Ma
io
camminavo
di
malavoglia
;
e
dentro
di
me
studiavo
invano
come
avrei
potuto
fare
per
non
tornare
a
Roma
.
Le
file
degli
olmi
erano
più
nere
della
notte
,
e
la
pianura
impiccioliva
.
Qualche
bosco
incendiato
,
sopra
una
collina
bassa
bassa
,
scintillava
con
una
giocondità
cattiva
.
Pareva
che
la
luna
mi
dicesse
:
«
Perché
non
torni
lungo
il
mare
?
Ti
tengo
compagnia
io
»
.
E
,
tra
un
passo
e
l
'
altro
,
rimpiangevo
di
sapere
che
il
giorno
dopo
qualcuno
mi
avrebbe
ricordato
la
mia
triste
ambizione
.
Come
,
lungo
il
mare
,
tutto
m
'
era
parso
inutile
e
fastidioso
!
Come
m
'
avevano
fatto
pietà
e
schifo
gli
scrittori
,
i
giornali
e
i
libri
!
Giunto
a
casa
,
non
potevo
pigliare
sonno
.
In
un
incubo
bollente
rivedevo
le
bufale
,
le
vipere
,
i
ramarri
;
e
mi
pareva
di
volare
,
come
un
uccellaccio
,
incontro
a
qualche
montagna
innalzate
dal
mio
pensiero
.
Ma
andavamo
anche
sul
Monte
Soratte
.
Scesi
dal
tranvai
,
alla
stazione
di
Sant
'
Oreste
,
prendevamo
su
per
una
oliveta
scura
e
immobile
;
addossata
sotto
il
macigno
crudo
tagliente
.
Prima
,
bisogna
arrivare
al
paese
di
Sant
'
Oreste
;
le
cui
case
hanno
lo
stesso
colore
della
pietra
dove
stanno
a
picco
;
su
una
vallata
che
si
stende
a
perdita
d
'
occhio
.
Per
entrare
in
paese
bisogna
varcarne
la
porta
;
ma
c
'
è
una
tabella
di
legno
dov
'
è
scritto
:
È
vietata
l
'
introduzione
e
la
circolazione
degli
animali
suini
nell
'
interno
del
paese
.
Perciò
,
noi
ci
guardavamo
sbigottiti
e
restavamo
di
fuori
.
Ci
si
ficcava
,
invece
,
dentro
la
trattoria
;
che
è
di
fianco
.
Le
pareti
hanno
un
colore
turchiniccio
;
e
,
in
fondo
,
dietro
il
bancone
padronale
,
c
'
è
il
busto
in
gesso
di
Vittorio
Emanuele
II
,
tra
due
grandi
corna
di
bue
e
sopra
una
mensola
verde
sovraccarica
di
bottiglie
e
di
scatole
da
conserva
.
L
'
ostessa
prima
non
risponde
;
poi
borbotta
sottovoce
,
scappando
;
poi
intende
a
traverso
;
e
,
alla
fine
,
data
un
'
occhiata
che
vorrebbe
divorarci
vivi
,
si
decide
a
cavare
la
voce
.
E
,
allora
,
si
capisce
che
è
una
burbera
molto
buona
e
tranquilla
.
Fatto
uno
spuntino
e
prese
le
provviste
,
cominciavamo
l
'
ascensione
del
Soratte
.
Dura
un
'
ora
o
poco
più
;
ma
noi
la
facevamo
anche
in
meno
;
non
badando
a
qualche
sdrucciolone
e
a
qualche
ginocchiata
.
L
'
aria
si
fa
più
leggera
quasi
ad
ogni
passo
;
e
la
vallata
del
Tevere
,
dalla
parte
opposta
a
quella
donde
siamo
saliti
fino
al
paese
,
comincia
a
spiegarsi
senza
usura
dinanzi
a
una
meravigliosa
vista
di
montagne
;
e
sono
tante
che
per
avvedersi
di
tutte
,
senza
saltarne
nessuna
,
bisogna
guardarle
a
una
per
volta
.
Ma
più
che
si
guardano
e
più
se
ne
scoprono
;
e
ognuna
sembra
desiderosa
di
essere
la
più
bella
.
Il
cielo
e
l
'
aria
vi
stanno
sopra
come
se
avessero
paura
di
toccarle
;
e
solo
il
vento
s
'
arrischia
,
almeno
a
sentirselo
passare
rasente
gli
orecchi
,
a
andare
fino
là
senza
perdere
la
strada
.
Il
Soratte
,
durante
l
'
estate
,
è
tutto
fiorito
.
Le
eriche
rosse
escono
dai
buchi
della
selce
;
e
,
qualche
volta
,
ci
sono
anche
certe
campanule
pallide
che
s
'
attorcigliano
come
ghirlandette
.
Testucchi
e
lecci
nani
,
a
cespugli
,
crescono
sul
fianco
del
monte
,
dalla
parte
del
Tevere
,
e
il
loro
colore
s
'
incupa
di
mano
in
mano
che
scende
giù
nella
vallata
,
insieme
con
il
mentastro
e
la
nepitella
.
L
'
ombra
del
monte
è
così
grande
che
il
sole
si
stende
soltanto
di
là
dal
fiume
,
che
,
di
lassù
,
pare
fermo
.
Mentre
,
dalla
parte
di
Roma
e
del
mare
,
la
vallata
se
è
un
poco
nebbiosa
,
abbarbaglia
e
luccica
in
tanti
seni
di
tutte
le
dimensioni
.
Il
silenzio
fa
udire
quel
che
si
pensa
.
L
'
ultima
volta
che
salii
,
le
cavalle
avevano
figliato
;
e
pascolavano
sul
dorso
acuminato
del
monte
.
Mi
ricordo
anche
d
'
aver
sentito
ragliare
un
asino
giù
in
fondo
alla
vallata
,
e
quel
raglio
mi
sembrò
dolcissimo
e
perfino
musicale
;
perché
la
distanza
gli
toglieva
il
troppo
e
lo
sgradevole
.
Sul
Soratte
,
una
volta
c
'
erano
quattro
conventi
;
uno
per
ogni
punta
:
San
Silvestro
,
Santa
Maria
delle
Grazie
,
Sant
'
Antonio
,
Santa
Lucia
.
Ora
,
intero
c
'
è
rimasto
soltanto
quello
di
Santa
Maria
delle
Grazie
;
e
i
ruderi
di
quello
di
San
Silvestro
.
Il
viottolo
mena
ad
essi
.
A
metà
della
salita
,
in
mezzo
a
una
boscaglia
di
lecci
,
c
'
è
una
cappellina
;
e
dentro
,
lungo
le
pareti
laterali
,
due
sedili
:
una
croce
fatta
con
il
carbone
dove
dovrebbe
essere
un
'
immagine
.
Seguitando
,
si
vede
la
cinta
del
convento
di
Santa
Maria
;
fatta
di
sassi
a
secco
,
sotto
una
greppaia
rossa
di
rosolacci
,
che
non
stanno
mai
fermi
.
E
sotto
la
cinta
,
una
pergola
di
viti
;
che
fa
ombra
a
una
striscia
larga
e
sbilenca
di
grano
.
Il
convento
è
disabitato
da
parecchi
anni
;
ma
c
'
è
andato
a
stare
Fra
'
Camillo
Coppini
,
nato
a
Grassina
,
nei
dintorni
di
Firenze
.
Non
è
difficile
che
venga
a
spalancare
la
porta
senza
scarpe
e
senza
calze
,
con
la
tonaca
nera
tirata
su
alla
cintola
;
e
una
falce
in
mano
,
con
la
quale
era
a
mietere
il
fieno
quando
abbiamo
tirato
la
campanella
.
Dopo
le
prime
parole
,
egli
dichiara
subito
di
essere
un
uomo
«
storico
»
;
cioè
un
uomo
che
appartiene
,
ormai
,
alla
storia
.
E
,
per
convincere
,
butta
in
terra
la
falce
,
si
ficca
le
mani
in
seno
e
tira
fuori
il
libro
che
sta
componendo
.
Il
titolo
del
libro
,
scritto
da
lui
stesso
con
una
penna
spuntata
e
con
l
'
inchiostro
di
more
mature
,
ha
questo
titolo
:
«
Il
trionfo
dell
'
Umanità
naturale
e
la
distruzione
della
Fisumana
;
dove
si
trova
il
proscioglimento
della
vera
filosofia
con
la
vera
difesa
della
Vita
;
ovverosia
il
Tesoro
secondo
l
'
epoca
e
il
tempo
»
.
E
,
per
accertare
che
si
tratta
d
'
una
cosa
seria
e
immortale
,
avverte
che
l
'
hanno
letto
Dante
Alighieri
e
cinque
o
sei
altre
persone
che
s
'
accostano
a
quel
calibro
.
Ma
non
basta
.
Sempre
dal
seno
,
cava
altri
suoi
libri
di
minore
importanza
,
che
sono
come
i
commentari
di
quello
;
e
allora
si
capisce
perché
la
tonaca
,
impataccata
e
sporca
,
gli
stia
gonfia
sopra
la
cintola
come
se
fosse
pregno
.
Il
suo
viso
scarno
,
dove
sono
soltanto
le
pieghe
della
pelle
,
si
fa
più
attento
e
si
illumina
;
gli
occhi
,
neri
e
dolci
,
pigliano
un
fanatismo
vigile
e
impaziente
.
Uno
di
noi
gli
chiede
:
-
Che
cosa
vuol
dire
Fisumana
?
Ed
egli
spiega
,
con
energica
enfasi
:
-
La
Fisumana
è
la
cattiveria
degli
uomini
,
e
io
ho
trovato
il
modo
di
renderla
innocua
.
Intanto
,
si
entra
in
un
praticello
erboso
;
in
mezzo
al
quale
c
'
è
soltanto
un
gelso
.
Fra
'
Camillo
ci
segue
e
ci
studia
;
per
capire
che
gente
siamo
.
Passatagli
la
diffidenza
,
la
sua
voce
si
fa
più
amichevole
;
e
si
capisce
che
ha
una
gran
voglia
di
confidarsi
.
Ma
noi
,
invece
,
secondo
il
solito
,
abbiamo
fame
,
e
glielo
diciamo
.
Egli
non
se
lo
fa
ripetere
due
volte
:
entra
,
quasi
di
corsa
,
dentro
il
convento
;
per
pigliare
un
tavolino
e
le
sedie
.
Poi
,
rispettosamente
ma
dignitosamente
,
domanda
:
-
Vogliono
bere
un
bicchiere
d
'
acqua
fresca
?
Dopo
due
o
tre
volte
che
siamo
stati
sul
Soratte
,
è
doventato
nostro
amico
;
e
io
voglio
ricordare
una
visita
più
lunga
delle
solite
.
Tralascio
l
'
arrivo
e
salto
al
desinare
.
Fra
'
Camillo
,
mentre
stiamo
per
finire
le
ultime
briciole
del
tonno
,
frugando
tra
le
pieghe
della
carta
unta
,
ci
propone
un
piatto
d
'
insalata
.
Si
leva
da
sedere
e
va
all
'
orticello
.
Per
entrare
,
deve
togliere
prima
,
ad
una
per
volta
,
un
mucchio
di
pietre
addossate
al
cancellino
sfasciato
.
Tra
due
sassi
piatti
e
incavati
,
dove
dovrebbero
essere
gli
arpioni
,
prende
un
falcetto
e
comincia
a
tagliare
erba
e
insalata
insieme
.
Quando
gli
pare
che
basti
,
ci
grida
:
-
Ora
vado
a
sciacquare
quel
che
ho
preso
.
È
inutile
protestare
che
l
'
erba
non
ci
piace
:
egli
ci
garantisce
che
è
buona
quanto
l
'
insalata
.
E
,
per
convincerci
,
se
ne
mette
in
bocca
una
pianta
.
Ma
l
'
olio
puzza
come
quello
delle
macchine
.
Quando
glielo
diciamo
,
resta
sorpreso
e
scontento
del
nostro
gusto
,
con
la
bocca
piena
e
l
'
erba
mezza
dentro
e
mezza
giù
per
il
mento
.
Noi
non
possiamo
andare
avanti
,
e
Fra
'
Camillo
Coppini
,
mortificato
,
finisce
da
solo
ogni
cosa
.
Povero
e
onesto
,
campa
con
quel
che
gli
frutta
l
'
orticello
e
la
fetta
di
terra
;
che
coltiva
da
sé
.
Intanto
,
vengono
due
ragazzi
che
pasturano
le
capre
fuori
della
cinta
.
Uno
tiene
per
le
gambe
un
falchetto
,
che
non
ha
messo
ancora
le
penne
.
Pare
involtato
in
una
lanugine
grigia
,
e
apre
il
becco
spenzolando
la
lingua
.
Gli
occhi
aperti
sbattono
,
ma
senza
chiudersi
;
e
torce
il
collo
,
come
può
,
per
guardare
verso
noi
.
Il
pastore
lo
butta
sopra
un
muricciolo
,
e
propone
al
compagno
di
ammazzarlo
lapidandolo
;
per
fare
la
scommessa
a
chi
tira
più
dritto
.
Io
dico
che
non
voglio
;
e
Michele
Abramich
,
gongolando
di
speranza
che
gli
accende
di
più
il
viso
sempre
infiammato
e
gli
brilla
negli
occhi
azzurri
,
domanda
loro
se
possono
procurargli
almeno
un
litro
di
latte
o
una
ricotta
di
qualche
chilo
.
I
due
ragazzi
spariscono
subito
a
mungere
le
capre
.
Allora
,
Fra
'
Camillo
piglia
il
falco
e
lo
mette
dentro
un
secchio
,
dicendo
che
ce
lo
friggerà
a
cena
.
Ma
noi
vogliamo
che
egli
faccia
un
discorso
;
e
ci
contenta
subito
.
Batte
le
mani
insieme
e
salta
sopra
un
sedile
di
pietra
,
all
'
ombra
di
un
leccio
.
Tossendo
,
si
spurga
;
poi
,
tende
un
braccio
.
La
nostra
attenzione
silenziosa
lo
anima
;
e
sorride
,
già
sicuro
che
lo
dovremo
acclamare
.
Comincia
:
«
Io
,
Fra
'
Camillo
Coppini
,
povero
fraticello
eremita
,
ho
scritto
il
gran
libro
della
Fisumana
;
ed
ora
dirò
due
parole
alla
buona
così
come
mi
vengono
»
.
Fissa
gli
occhi
da
una
parte
,
accanto
a
sé
;
fa
schioccare
le
dita
,
e
il
suo
viso
pare
tormentato
.
Ma
,
con
uno
scatto
fiero
,
quasi
maestoso
,
erge
la
testa
;
e
continua
:
«
Il
Paradiso
di
Satana
,
il
Purgatorio
di
Lucifero
,
e
il
Limbo
degli
uomini
temperati
,
com
'
io
nel
mio
pensiero
li
ho
visti
più
di
una
volta
...
»
.
Ma
la
parola
gli
manca
,
per
ora
;
ed
egli
ci
fa
comprendere
,
con
un
largo
gesto
esecratorio
della
mano
,
quel
che
vorrebbe
dire
.
Fa
una
lunga
risata
,
perché
ha
bisogno
di
tenere
i
nervi
al
posto
,
ma
l
'
occhio
gli
si
rischiara
,
le
righe
della
faccia
si
appianano
,
tutto
il
viso
ha
un
'
aria
ascetica
,
le
parole
vengono
con
una
facondia
irruente
ed
efficace
.
Ad
un
certo
punto
,
grida
:
«
La
spianata
delle
tombe
,
dei
re
,
dei
regni
,
delle
montagne
e
di
tutti
i
vigliacchi
che
sono
su
la
terra
,
dovrà
assicurare
all
'
umanità
il
trionfo
dei
buoni
e
degli
onesti
.
Il
mio
Libro
è
il
centro
aeroso
dell
'
Universo
;
e
io
,
frate
Camillo
Coppini
,
nutrirò
la
coscienza
di
tutti
.
Ciò
che
si
vede
su
la
pianura
della
terra
deve
divenire
,
un
giorno
,
cenere
e
polvere
.
Meno
che
cinque
cose
,
o
bene
sei
,
sono
eterne
:
la
luce
del
giorno
e
la
notte
;
i
venti
,
le
acque
e
la
terra
;
il
Padrone
del
macchinario
del
movimento
di
questo
mondo
,
ossia
Dio
!
»
La
sua
parola
fantastica
,
chiara
e
impetuosa
,
ormai
ha
preso
la
rincorsa
,
e
ci
trincia
sentenze
e
ammonimenti
.
Dopo
averlo
applaudito
,
lo
portiamo
di
peso
sopra
le
spalle
.
Fra
'
Camillo
ride
a
bocca
aperta
e
ringrazia
;
e
sappiamo
dai
suoi
occhi
che
ci
è
riconoscente
di
averlo
capito
e
di
prenderlo
sul
serio
.
Intanto
la
metà
della
giornata
è
trascorsa
,
e
il
Tevere
è
sempre
raggomitolato
nel
suo
letto
di
terre
incolte
.
Per
parecchi
chilometri
lustra
a
pezzi
,
secondo
i
suoi
giri
;
e
una
nebbiolina
,
trasparente
più
d
'
un
velo
che
sia
per
sparire
,
lo
segue
fin
dove
i
nostri
occhi
non
vedono
più
.
Questa
nebbiolina
è
anche
ai
piedi
delle
montagne
,
e
sembra
che
riesca
a
dissolverle
;
perché
si
giurerebbe
che
non
sono
soffici
e
molli
;
più
delle
ombre
turchine
che
le
nuvole
lasciano
cadere
giù
nella
vallata
.
Ma
,
quando
il
sole
è
per
discendere
,
le
montagne
fanno
biancheggiare
per
qualche
mezz
'
ora
i
loro
paesetti
;
e
poi
,
con
lo
sbiadirsi
della
sera
li
rinascondono
dentro
se
stesse
.
Allora
,
il
lago
di
Bracciano
sembra
uno
specchio
caliginoso
,
l
'
Appennino
Umbro
indossa
un
celeste
più
tranquillo
e
il
Gran
Sasso
si
schiara
.
Non
so
perché
,
Fra
'
Camillo
ci
parla
a
modo
suo
della
«
sventura
»
del
Calvario
;
mentre
ci
rechiamo
dalla
punta
di
Santa
Maria
a
quella
di
San
Silvestro
;
per
un
sentiero
non
sempre
piano
;
e
il
vento
ci
butta
quasi
in
terra
.
Sotto
a
noi
,
tra
le
sporgenze
acuminate
dei
macigni
,
s
'
intravede
il
gran
precipizio
del
baratro
;
e
fa
l
'
effetto
di
essere
tirati
giù
a
battere
la
testa
.
Ma
,
mentre
si
sta
lì
a
fare
queste
considerazioni
,
un
falco
,
con
le
ali
aperte
,
viene
a
oscillare
lentissimamente
nell
'
aria
;
e
poi
si
ferma
.
Guardando
meglio
nelle
lontananze
,
ne
vediamo
parecchi
altri
;
tutti
sospesi
a
quel
modo
.
Intanto
,
siamo
entrati
nella
Chiesa
di
San
Silvestro
;
che
è
monumento
nazionale
.
Squarciata
dai
fulmini
e
dai
temporali
,
ogni
anno
perde
qualche
pezzo
di
muro
;
che
si
sbriciola
su
la
roccia
.
Una
volta
,
i
pastori
ci
si
rifugiavano
con
le
pecore
e
ci
accendevano
il
fuoco
;
ma
Fra
'
Camillo
Coppini
,
ora
,
la
tiene
pulita
e
chiusa
a
chiave
.
Scendiamo
a
vedere
e
a
tastare
con
le
nocche
il
sasso
dove
dormiva
San
Silvestro
;
incastrato
dentro
una
grotta
buia
,
sotto
l
'
altare
.
Dove
è
stato
tolto
l
'
intonaco
,
le
pareti
sono
coperte
da
affreschi
del
Trecento
,
e
la
cripta
conserva
ancora
alcuni
bassorilievi
romanici
e
dell
'
antico
tempio
di
Apollo
;
sopra
il
quale
fu
eretta
la
chiesa
cristiana
.
Da
quella
cima
,
l
'
orizzonte
è
anche
più
vasto
;
e
si
vede
perfino
il
Monte
Amiata
,
al
confine
del
territorio
senese
.
Stiamo
lassù
fino
a
buio
fatto
,
dopo
che
il
sole
s
'
è
lasciato
pigliare
dentro
una
ragnaia
di
nuvole
.
Per
cena
,
riesciamo
ad
evitare
che
Fra
'
Camillo
tiri
il
collo
al
falchetto
;
ma
mentre
mangiamo
nel
refettorio
,
perché
fuori
è
troppo
freddo
,
sentiamo
l
'
uccello
lamentarsi
con
una
specie
di
fischio
intasato
e
sbattere
le
ali
dentro
il
secchio
.
Il
refettorio
è
tutto
polveroso
,
con
quattro
tavolinacci
rozzi
e
tarlati
.
Stiamo
vicino
a
una
finestrucola
inferriata
,
che
dà
a
picco
su
la
valle
.
Un
pipistrello
si
attacca
all
'
architrave
e
si
dondola
.
Dovremmo
mandare
giù
,
ma
non
ci
riesce
,
una
frittata
.
Fra
'
Camillo
ci
ha
messo
troppo
sale
;
e
,
volendola
fare
con
le
cipolle
,
ci
ha
tagliato
anche
i
gambi
,
che
sono
restati
crudi
.
Inoltre
,
non
avendo
più
vino
,
ci
propone
di
mettere
nell
'
acqua
un
poco
di
aceto
;
come
fa
sempre
lui
.
Il
buio
accresce
la
paura
che
la
giornata
non
finisca
allegramente
;
e
né
meno
a
cantare
con
quanto
fiato
abbiamo
in
corpo
ci
riesce
a
ridere
senza
essere
troppo
nervosi
.
Il
romito
,
sempre
attento
,
se
ne
avvede
;
e
reca
due
candele
accese
.
Allora
,
facciamo
un
ultimo
tentativo
di
baldoria
;
ma
il
nostro
amico
resta
inquieto
lo
stesso
;
e
noi
ci
convinciamo
che
è
meglio
andare
a
dormire
.
Intanto
,
veniamo
a
sapere
che
egli
è
stato
una
volta
frate
laico
e
andava
alla
cerca
,
ed
ora
veste
a
quel
modo
per
amore
all
'
abitudine
.
Ci
accompagna
in
una
stanzucola
,
dove
non
c
'
è
se
non
uno
strato
di
paglia
;
che
puzza
di
topi
e
di
muffa
;
e
qualche
tarpone
nero
,
infatti
,
s
'
è
visto
correre
su
per
le
scale
.
Ma
,
prima
che
ci
stendiamo
,
apre
una
finestruccia
,
e
ci
indica
Roma
:
un
bagliore
lontano
e
basta
.
Preso
sonno
,
senza
spegnere
le
candele
infilzate
in
un
ferro
a
punta
,
ci
viene
a
destare
,
per
sbaglio
,
un
'
ora
prima
.
Sono
soltanto
le
tre
e
mezzo
;
ma
esciamo
lo
stesso
,
per
avviarci
giù
alla
stazione
.
La
nebbia
è
fittissima
e
scura
;
e
lampeggia
proprio
all
'
altezza
del
convento
.
Per
non
rifare
la
stessa
strada
,
Fra
'
Camillo
ci
fa
prendere
una
scorciatoia
scavata
giù
per
la
china
più
ripida
del
monte
.
Non
vediamo
dove
mettere
i
piedi
e
ci
si
aiuta
con
le
mani
,
per
non
scivolare
in
dietro
.
Ma
egli
va
giù
a
salti
,
aprendo
le
braccia
e
facendo
rotolare
i
sassi
perché
si
sentano
rimbalzare
e
battere
fino
in
fondo
.
Allora
,
ci
piglia
paura
di
cadere
a
capofitto
;
e
,
prima
di
movere
il
passo
,
cerchiamo
sempre
di
afferrarci
a
qualche
sporgenza
o
a
qualche
cespuglio
.
Quando
il
frate
non
ci
aspetta
,
dopo
due
metri
non
si
scorge
più
.
I
falchi
,
di
mano
in
mano
che
scendiamo
,
spiccano
il
volo
;
e
sentiamo
ventare
le
loro
ali
.
Il
frate
,
che
pare
un
lugubre
fantoccio
nero
,
gesticola
e
grida
;
poi
,
sghignazza
del
nostro
impaccio
.
A
un
certo
punto
,
crediamo
che
si
debba
ammattire
anche
noi
;
e
la
china
non
finisce
mai
.
La
nebbia
pare
che
ci
pesi
su
le
spalle
,
e
proviamo
una
specie
di
disperazione
e
di
scoraggiamento
.
I
falchi
si
levano
da
tutte
le
parti
;
la
selce
,
urtata
dalle
scarpe
,
fa
un
rumore
secco
ed
aspro
.
Alla
fine
,
non
resta
che
da
attraversare
un
lunghissimo
prato
,
dove
c
'
è
una
vacca
soltanto
;
e
siamo
prossimi
alla
stazione
.
Fra
'
Camillo
ci
deve
salutare
,
e
si
duole
della
sua
solitudine
.
Ci
dice
:
-
Mi
troveranno
morto
,
come
un
falco
,
tramezzo
i
sassi
;
che
cade
giù
,
e
tutto
è
finito
!
Anche
quest
'
anno
conto
e
spero
di
tornare
a
Maccarese
e
al
Soratte
.
In
quanto
alla
letteratura
,
me
ne
sto
più
lontano
che
è
possibile
;
anzi
,
non
voglio
mai
che
se
ne
parli
in
mia
presenza
,
né
meno
dagli
amici
;
e
il
mio
più
forte
orgoglio
è
di
sentirmi
tutto
quanto
preso
dal
lavoro
senza
mai
insozzarmi
con
i
bacherozzoli
,
che
vengono
da
sé
a
farsi
spiaccicare
sotto
le
scarpe
.
L
'
AMORE
La
mattinata
nuvolosa
si
schiariva
,
ma
il
mare
restava
di
un
colore
pallido
.
Virginia
Secci
era
già
escita
,
e
s
'
allontanava
sempre
di
più
verso
la
punta
del
molo
fatto
di
spranghe
e
di
tavole
.
Io
la
guardavo
dalla
finestra
della
mia
casa
;
ch
'
era
a
pochi
metri
dalla
spiaggia
.
Le
barche
vicine
avevano
le
vele
gialle
e
aranciate
;
mentre
quelle
lontane
parevano
come
il
mare
o
quasi
bianche
.
I
miei
occhi
non
perdevano
di
vista
Virginia
,
perché
me
n
'
ero
innamorato
;
ed
ero
tanto
triste
,
che
non
mi
veniva
voglia
di
escire
.
Tutte
le
volte
che
la
guardavo
,
ero
triste
così
;
forse
,
perché
l
'
amavo
troppo
.
Avrei
voluto
dirle
tante
cose
buone
e
ingenue
;
anche
perché
dovevo
badarmi
da
suo
marito
.
Ma
io
l
'
amavo
a
malgrado
di
lui
,
e
non
volevo
rinunciare
al
mio
lungo
desiderio
.
Aspettai
,
perciò
,
ch
'
ella
stessa
tornasse
dalla
passeggiata
.
Intanto
,
mi
piaceva
di
pensare
a
quelle
cose
buone
e
ingenue
,
dolcissimamente
;
che
io
non
le
dicevo
mai
.
Quando
mi
passò
proprio
accanto
,
perché
io
m
'
ero
seduto
all
'
uscio
di
casa
,
ed
ella
abitava
per
lì
,
mi
riscossi
da
quella
specie
di
estasi
che
mi
pigliava
;
e
la
guardai
senza
né
meno
salutarla
.
Sentii
che
doventavo
bianco
,
e
dopo
aver
incontrato
i
suoi
occhi
,
fissai
il
mio
sguardo
su
la
rena
.
E
l
'
ascoltai
camminare
.
Se
avessi
avuto
la
voce
come
i
miei
pensieri
,
non
avrei
temuto
a
parlarle
;
ma
io
non
avevo
la
voce
di
tutti
gli
altri
giorni
,
quella
con
la
quale
parlavo
a
tutti
,
di
qualunque
cosa
.
Come
il
solito
,
dopo
averla
veduta
,
mi
chiusi
in
casa
.
Dalle
imposte
socchiuse
battevano
,
sul
muro
di
fronte
,
della
stanza
a
pianterreno
,
i
riflessi
chiari
e
luminosi
delle
onde
;
come
se
fossero
stati
specchi
mobili
e
leggieri
.
Nel
pomeriggio
,
mi
affacciai
alla
finestra
;
per
quanto
fossi
quasi
sicuro
che
non
avrei
rivisto
Virginia
;
e
provavo
un
dolore
che
mi
pareva
torvo
e
ambiguo
come
il
volto
del
suo
marito
.
Mentre
stavo
così
,
il
mare
cominciò
a
farsi
più
turchino
;
e
,
allora
,
il
cielo
era
più
pallido
di
esso
.
Sul
mare
,
c
'
erano
lunghissime
strisce
,
quasi
bianche
;
che
,
giunte
fin
quasi
alla
spiaggia
,
sparivano
.
Non
ricordavo
più
da
quanto
tempo
mi
trovassi
a
Cattolica
;
e
mi
pareva
,
quasi
,
di
essere
arrivato
in
quel
momento
.
E
,
allora
,
se
Virginia
mi
avesse
parlato
,
io
le
avrei
detto
che
l
'
amavo
.
Il
giorno
dopo
,
il
cielo
era
interamente
grigio
;
e
,
durante
le
ultime
ore
della
notte
,
aveva
piovuto
.
Il
mare
era
verdastro
verso
la
riva
;
e
violaceo
verso
l
'
orizzonte
.
E
io
non
vidi
Virginia
.
Non
so
perché
,
quasi
credevo
di
poterla
dimenticare
;
e
,
invece
,
a
sera
,
non
potei
darmi
pace
di
non
averla
veduta
.
Mi
sentivo
pronto
a
inventare
una
scusa
,
per
recarmi
alla
sua
casa
;
perché
,
se
avessi
saputo
ch
'
era
morta
,
non
avrei
sofferto
a
quel
modo
.
Ma
venne
un
temporale
;
con
uno
scirocco
fortissimo
,
che
lo
portò
sopra
Rimini
.
Molte
barche
di
pescatori
rientrarono
,
infilandosi
a
stento
in
un
fiumiciattolo
tortuoso
;
che
si
chiama
Tavollo
.
La
notte
non
potei
dormire
;
e
mi
proposi
,
non
so
se
sognando
o
pensando
da
vero
,
di
vedere
Virginia
il
giorno
dopo
;
anche
se
avessi
dovuto
cercarla
io
stesso
.
Ma
,
alzatomi
,
non
mi
sentivo
più
capace
di
mantenere
quel
proposito
;
e
restai
all
'
uscio
di
casa
,
aspettando
ch
'
ella
facesse
la
sua
passeggiata
fino
al
molo
.
E
invece
,
non
escì
.
Dopo
mezzogiorno
,
il
cielo
si
fece
chiaro
,
quasi
sereno
;
e
il
mare
prese
subitamente
un
turchino
stupendo
.
I
casotti
dei
bagnanti
facevano
tutti
una
piccola
ombra
,
oblunga
,
da
una
parte
.
A
non
vedere
Virginia
,
mi
pareva
quasi
una
cattiveria
folle
.
Ma
,
intanto
,
m
'
ero
dovuto
convincere
che
l
'
avvocato
Germano
Secci
,
suo
marito
,
veniva
a
passeggiare
sempre
più
a
lungo
attorno
alla
mia
casa
.
Se
avesse
voluto
parlarmi
,
come
da
prima
avevo
supposto
,
avrebbe
potuto
trovarne
il
modo
;
ma
certo
è
ch
'
egli
si
comportava
come
se
avesse
voluto
farsi
notare
da
me
.
E
io
,
invece
,
lo
evitavo
;
non
perché
ne
avessi
timore
,
ma
per
la
sua
aria
troppo
triste
.
Era
alto
,
pallido
e
magro
;
sempre
vestito
di
nero
;
e
i
pantaloni
gli
sventolavano
in
fondo
alle
gambe
e
alle
ginocchia
quando
tirava
anche
un
poco
di
vento
.
Aveva
un
grosso
bastone
in
mano
;
e
,
molte
volte
,
mi
faceva
l
'
effetto
che
quel
bastone
fosse
più
vivo
di
lui
.
Quest
'
uomo
metteva
nel
mio
sentimento
un
senso
di
angoscia
;
mentre
il
desiderio
di
Virginia
si
faceva
sempre
più
acuto
.
Verso
sera
il
mare
si
fece
di
un
turchino
lucente
,
con
strisce
più
scure
da
per
tutto
.
Le
vele
sembravano
d
'
oro
,
e
il
cielo
era
un
poco
roseo
in
fondo
all
'
orizzonte
.
Me
ne
ricordo
bene
,
perché
proprio
in
quell
'
ora
passò
Virginia
dinanzi
a
me
.
Me
n
'
accorsi
soltanto
quando
mi
fu
a
qualche
passo
;
e
a
pena
feci
in
tempo
ad
alzare
gli
occhi
per
vederla
in
viso
.
Mi
guardai
attorno
,
per
assicurarmi
che
non
ci
fosse
suo
marito
e
m
'
arrischiai
a
seguirla
;
perché
mi
proponevo
di
parlarle
da
vero
;
quando
fosse
più
sera
.
Ella
andò
sopra
il
molo
e
quando
fu
in
fondo
si
sedette
.
Io
feci
lo
stesso
,
ma
senza
sedermi
.
Guardavo
l
'
acqua
tra
le
spranghe
del
molo
;
con
le
mani
dietro
la
schiena
.
E
tendevo
gli
orecchi
,
senza
voltarmi
a
lei
.
Il
vento
mi
faceva
quasi
piangere
;
ma
più
forte
era
il
mio
sentimento
e
più
sentivo
che
m
'
era
impossibile
voltarmi
a
lei
;
e
mi
sentivo
attratto
a
cadere
nell
'
acqua
.
Il
fracasso
delle
onde
pareva
una
specie
di
scampanio
;
almeno
al
mio
udito
.
Intanto
cominciarono
a
escire
le
barche
per
la
pesca
.
Andavano
come
zoppicando
;
e
,
dopo
una
mezz
'
ora
,
sebbene
sembrassero
lentissime
,
erano
già
tutte
sparse
sul
mare
.
Vedendo
che
i
pescatori
,
rasentando
le
spranghe
del
molo
,
guardavano
più
in
dietro
a
me
,
capivo
che
Virginia
era
ancora
seduta
;
e
arrossivo
,
provando
una
vergogna
che
mi
faceva
male
anche
alla
testa
.
Quella
specie
di
scampanio
dentro
le
onde
spumose
,
che
increspavano
tutto
il
piano
dell
'
acqua
,
durava
ancora
;
e
lo
scricchiolio
delle
tavole
su
le
spranghe
,
qualche
volta
,
mi
pareva
come
una
voce
che
cominciasse
a
parlare
,
e
poi
si
spezzasse
subito
.
Tanto
ero
fuori
di
me
.
Che
faceva
Virginia
?
Pensava
a
me
o
forse
non
faceva
né
meno
caso
che
ci
fossi
?
Alla
fine
sentii
che
tornava
via
;
e
,
allora
,
anch
'
io
volli
fare
lo
stesso
;
ma
,
a
forza
di
stare
fermo
,
pareva
che
non
sapessi
più
camminare
,
e
inciampai
in
una
tavola
schiodata
.
Anche
la
distanza
tra
il
mare
e
la
mia
casa
mi
pareva
raddoppiata
.
In
certi
casi
,
la
solitudine
allunga
le
distanze
fino
all
'
infinito
.
Il
giorno
dopo
,
mentre
facevo
qualche
passo
dinanzi
a
casa
mia
,
fumando
una
sigaretta
,
mi
sentii
mettere
una
mano
sopra
una
spalla
.
Mi
voltai
,
e
l
'
avvocato
Secci
mi
disse
:
-
Lei
è
innamorato
di
mia
moglie
.
Mi
dispiacque
mentire
,
ma
risposi
:
-
Non
è
vero
.
-
Perché
non
dire
la
verità
?
Lei
non
è
un
uomo
come
tutti
gli
altri
e
non
le
parrà
ridicolo
come
io
le
voglio
parlare
.
Mi
ascolti
,
invece
.
Lei
non
riderà
di
me
;
ne
sono
sicuro
.
Anch
'
io
sono
innamorato
di
mia
moglie
.
L
'
amo
più
di
tutti
i
suoi
amanti
.
Ne
sono
sicuro
.
Ogni
anno
ella
mi
tradisce
con
un
nuovo
amante
.
Nessuno
,
quando
l
'
ha
guardata
,
può
fare
a
meno
di
non
innamorarsene
.
È
bella
.
Lei
sola
è
bella
.
Non
c
'
è
un
'
altra
donna
come
lei
.
Ma
quand
'
io
voglio
accarezzarla
ella
mi
dice
che
io
sono
sensuale
e
che
l
'
amo
soltanto
per
il
bisogno
ch
'
ella
sia
mia
.
Anche
i
suoi
amanti
li
rimprovera
con
le
stesse
parole
;
e
tutti
la
desiderano
soltanto
per
la
sua
bellezza
.
Sono
cinque
anni
che
io
l
'
ho
sposata
;
e
si
è
fatta
sempre
più
bella
.
Io
provavo
una
specie
di
ribrezzo
,
ma
il
Secci
seguitò
stringendomi
una
mano
:
-
Mi
sia
amico
,
e
comprenda
la
mia
amicizia
.
Non
si
disguidi
da
me
,
e
non
mi
giudichi
come
farebbe
un
uomo
qualunque
.
Lei
mi
deve
aiutare
.
Divenga
suo
amante
e
la
porti
via
con
sé
.
Non
la
lasci
mai
più
.
Io
voglio
avere
la
certezza
che
non
la
vedrò
mai
più
.
Non
la
dimenticherò
mai
,
ma
soffrirò
meno
.
La
prenda
lei
.
Allora
quest
'
uomo
,
che
prima
m
'
era
parso
perfino
tra
losco
e
stupido
,
mise
dentro
di
me
un
sentimento
inatteso
.
E
volli
rassicurarlo
che
potevo
sentirmi
suo
amico
.
Allora
,
passeggiammo
,
in
silenzio
,
lungo
il
mare
.
Il
vento
era
fortissimo
,
come
se
tonasse
.
Il
mare
fragoroso
.
Di
là
da
Rimini
,
lampeggiava
da
entro
una
nuvola
nerissima
.
Egli
mi
disse
:
-
Andiamo
in
casa
sua
,
perché
ella
escirà
;
e
non
deve
vederci
insieme
.
Entrammo
ma
ci
era
impossibile
parlare
,
e
restavamo
a
guardare
dalla
finestra
aperta
.
Io
ero
sconvolto
;
ed
egli
,
con
gli
occhi
e
con
il
volto
,
cercava
di
farmi
quietare
.
Ma
non
era
possibile
,
perché
m
'
aveva
detto
che
Virginia
sarebbe
escita
.
Il
mare
era
sempre
più
mosso
,
e
s
'
era
fatto
quasi
buio
.
I
lampi
illuminavano
,
a
tratti
,
tutto
il
mare
di
un
turchino
cupo
,
ma
tagliato
da
strisce
bianchissime
di
spuma
,
quasi
luccicanti
.
Il
Secci
mi
disse
,
tremando
:
-
Eccola
!
Io
mi
volsi
verso
Virginia
,
con
tutto
il
mio
animo
ansioso
.
Passò
rasente
la
finestra
,
alta
e
morbida
;
con
le
lunghe
gambe
e
il
petto
come
le
più
belle
statue
greche
.
Ma
pensando
che
ormai
le
avrei
dovuto
parlare
,
mi
sgomentò
il
presentimento
voluttuoso
;
e
caddi
in
ginocchio
.
Il
Secci
mi
sorresse
,
e
poi
mi
dette
un
bicchiere
di
acqua
.
UNA
SERA
PRESSO
IL
TEVERE
Avete
mai
amato
,
soltanto
a
sentirne
parlare
,
le
amanti
degli
altri
?
Io
,
sì
.
O
,
per
lo
meno
,
ho
avuto
per
queste
donne
una
simpatia
;
ch
'
era
più
dell
'
amicizia
.
Conoscendo
soltanto
le
loro
parole
e
il
loro
modo
di
amare
,
ho
avuto
il
desiderio
di
conoscerle
.
Nate
,
per
me
,
dalle
confidenze
de
'
miei
amici
,
hanno
cessato
di
esistere
sempre
troppo
presto
;
ma
più
presto
di
loro
finiscono
anche
quasi
tutte
le
cose
reali
,
che
sono
state
nostre
o
ci
hanno
interessato
.
Quelle
donne
,
invece
,
anche
se
ce
ne
ricordiamo
dopo
tanto
tempo
,
pigliano
sempre
un
senso
di
eternità
.
A
Roma
,
mangiavo
a
trattoria
ogni
giorno
con
molti
amici
;
tutti
pittori
e
scultori
.
Una
sera
,
io
e
uno
di
loro
,
Giovanni
Fossi
,
ci
prendemmo
a
braccetto
;
e
andammo
a
fumare
una
sigaretta
lungo
il
Tevere
.
Ci
trovammo
,
camminando
pian
piano
,
al
ponte
Sant
'
Angelo
,
dopo
aver
passato
per
non
so
quanti
vicoli
stretti
e
bui
;
dove
s
'
incontravano
sempre
donne
che
ci
sorridevano
non
si
sa
se
con
la
bocca
o
con
la
cicatrice
rossa
di
qualche
sfregio
lungo
le
guance
.
Era
caligine
,
e
il
primo
arco
del
ponte
Sant
'
Angelo
,
con
le
statue
,
illuminato
;
gli
altri
,
nel
buio
,
scuri
.
Di
là
dal
ponte
,
l
'
acqua
di
un
violetto
torbo
;
con
quattro
lunghi
riflessi
elettrici
,
a
punta
.
L
'
altro
parapetto
,
quello
incontro
a
noi
,
nero
.
Poi
,
il
fiume
doventava
di
un
verde
sudicio
;
e
l
'
acqua
,
scorrendo
,
si
raggrinziva
,
qua
e
là
,
alla
superficie
.
C
'
erano
ancora
i
resti
del
ponte
di
ferro
,
come
una
gabbia
ellittica
;
e
dietro
le
sbarre
si
vedevano
passare
i
tranvai
,
sul
nuovo
ponte
Vittorio
Emanuele
;
quasi
di
fianco
al
Palazzo
di
Giustizia
come
un
rettangolo
enorme
e
bianchiccio
,
illuminato
dalla
luce
elettrica
.
Alcuni
ragazzi
tiravano
sassi
contro
un
'
intavolatura
fatta
per
la
demolizione
del
ponte
di
ferro
.
Il
mio
amico
era
un
giovine
di
ventiquattro
anni
,
con
il
viso
glabro
,
di
vecchio
;
con
gli
occhi
febbricitanti
;
magrissimo
.
Il
fresco
della
sera
ci
faceva
bene
ad
ambedue
;
e
ci
piacevano
le
case
lungo
il
Tevere
;
silenziose
,
grigie
,
scure
;
con
qualche
lampadina
elettrica
su
per
le
scale
,
che
si
vedevano
dalle
finestre
aperte
.
Egli
mi
stringeva
le
braccia
;
e
la
voce
,
qualche
volta
tremolante
,
appassionata
e
secca
,
nervosa
,
mi
faceva
pensare
ai
suoi
tendini
tesi
.
Ad
un
tratto
,
senza
che
io
gli
avessi
chiesto
niente
,
mi
disse
:
-
Io
ti
dirò
perché
le
donne
non
mi
piacciono
più
.
Lo
guardai
bene
nel
viso
,
sorridendo
,
e
capii
ch
'
era
per
farmi
una
bellissima
confessione
;
un
poco
ingenua
e
sincera
.
-
T
'
ascolto
.
-
Ti
sarai
accorto
ch
'
io
molte
volte
sembro
trasognato
.
-
Sì
.
-
Devi
,
dunque
,
sapere
ch
'
io
penso
sempre
alla
stessa
cosa
.
Non
mi
riesce
non
pensarla
.
Due
mesi
fa
,
a
Lucca
,
io
mi
sono
innamorato
della
moglie
di
mio
zio
.
-
Ed
ella
ti
voleva
bene
?
-
Fu
lei
,
anzi
,
la
prima
.
-
T
'
ascolto
.
Parla
lentamente
.
-
Io
le
avevo
cominciato
un
ritratto
:
per
desiderio
del
suo
marito
...
Non
lo
chiamerò
mai
zio
.
È
lo
stesso
,
del
resto
.
Egli
non
stava
sempre
a
Lucca
,
perché
è
commesso
viaggiatore
.
Noi
due
potevamo
parlarci
a
comodo
nostro
.
Anzi
,
devi
sapere
ch
'
io
stavo
addirittura
in
casa
con
loro
.
«
Ti
dirò
soltanto
che
,
due
anni
innanzi
,
avevo
cominciato
a
capire
qualche
cosa
del
suo
sentimento
verso
di
me
.
«
Ma
io
me
ne
ripartii
senza
che
ci
fosse
stata
nessuna
parola
segreta
.
Quando
,
due
mesi
fa
,
tornai
,
allora
non
ebbi
più
riguardi
.
«
Io
,
da
principio
,
non
volevo
amarla
;
ma
non
mi
pareva
il
vero
che
cercasse
sempre
di
parlarmi
quando
eravamo
soli
.
Volevo
fare
in
modo
che
fosse
la
prima
a
dirmi
quel
che
sentiva
.
«
Intanto
,
io
le
raccontai
che
una
volta
avevo
sentito
così
il
bisogno
d
'
essere
amato
,
che
m
'
ero
messo
a
piangere
;
e
aggiunsi
che
,
se
avessi
trovato
una
donna
che
mi
amasse
altrettanto
,
sarei
stato
capace
,
per
lei
,
anche
di
uccidermi
.
In
parte
mi
pareva
vero
,
e
in
parte
esageravo
a
posta
.
La
seconda
volta
che
le
dissi
così
,
doventò
pallida
e
seria
;
e
mi
chiese
:
«
-
Non
si
può
,
dunque
,
voler
bene
a
te
?
«
E
pianse
.
Io
me
ne
andai
nella
mia
camera
.
La
sera
,
ci
rivedemmo
,
e
non
le
dissi
niente
.
Ma
,
sul
punto
di
lasciarci
per
andare
a
letto
,
mi
prese
il
viso
e
mi
baciò
.
Io
mi
sentii
venir
meno
.
Mi
baciò
,
mordendomi
il
labbro
di
sopra
;
e
non
dimenticherò
mai
più
quel
che
provai
in
quel
momento
.
Ebbi
a
pena
la
forza
di
ribaciarla
;
e
,
invece
di
andare
a
dormire
,
escimmo
nel
giardino
.
Era
un
giardino
tutto
chiuso
da
un
muro
.
«
Le
dissi
:
«
-
Credi
tu
di
volermi
bene
come
desidero
?
«
Volevo
ancora
essere
sicuro
,
e
stavo
bene
attento
a
quel
che
mi
rispondeva
.
«
Allora
,
mi
rispose
:
«
-
Tuo
zio
è
un
uomo
volgare
,
e
non
mi
ha
mai
compresa
.
Te
solo
voglio
amare
...
«
E
quella
fu
la
prima
volta
.
»
Io
risi
;
e
guardai
il
Tevere
,
che
ora
pareva
di
olio
verdastro
e
sporco
.
Ma
una
grande
dolcezza
mi
aveva
invaso
.
Anche
il
mio
amico
guardava
il
fiume
,
tacendo
.
-
E
poi
?
Egli
tacque
ancora
.
-
Raccontami
tutto
.
-
Ti
ripeto
ch
'
io
volli
assicurarmi
che
mi
voleva
bene
;
e
,
finché
non
ne
fui
sicuro
,
ero
io
che
mi
ricusavo
a
lei
.
La
mattina
,
prima
di
scendere
giù
in
salotto
dove
stava
il
marito
,
apriva
l
'
uscio
della
mia
camera
e
veniva
a
baciarmi
.
Il
Fossi
si
mise
le
mani
su
gli
occhi
.
-
Mi
pare
ancora
di
rivederla
,
quando
la
pregai
di
farsi
vedere
tutta
.
-
Era
fatta
bene
?
-
Ah
,
tu
vedessi
!
E
poi
si
mise
da
sé
in
una
posa
;
che
io
voglio
dipingere
.
Io
risi
un
'
altra
volta
.
Ma
egli
mi
guardò
serio
,
ed
io
allora
smisi
.
Pareva
che
Roma
ci
si
chiudesse
attorno
;
prima
con
gli
argini
del
fiume
,
poi
con
le
case
;
poi
con
il
cielo
.
Egli
mi
dette
un
colpo
forte
sul
braccio
,
perché
non
mi
distraessi
;
e
proseguì
:
-
Voleva
,
a
tutti
i
costi
,
fuggire
di
casa
con
me
;
era
pronta
a
portar
via
i
suoi
gioielli
.
Avevamo
già
combinato
di
andare
in
un
villaggio
delle
Alpi
;
dove
io
ero
stato
a
fare
certi
studii
.
E
dove
,
forse
,
tornerò
.
-
E
perché
non
andaste
?
-
Per
colpa
mia
.
Io
scrissi
una
lettera
anonima
a
mio
zio
,
facendogli
sapere
tutto
.
E
gli
dissi
anche
dove
avrebbe
potuto
sorprenderci
.
In
fatti
,
egli
ci
trovò
insieme
.
-
E
allora
?
Il
Fossi
stette
zitto
lungo
tempo
.
Ma
io
lo
spiavo
troppo
intensamente
;
e
,
benché
con
meno
franchezza
,
convenne
che
seguitasse
:
-
Lei
negò
tutto
;
e
se
n
'
andò
,
fingendosi
sdegnata
di
me
e
del
marito
.
-
Ma
tu
facesti
male
,
mi
pare
!
Avresti
avuto
un
altro
mezzo
per
farla
finita
.
-
Io
volli
che
mio
zio
sapesse
tutto
,
per
umiliarlo
.
Perché
non
mi
credeva
intelligente
e
non
capiva
la
mia
arte
.
-
Ma
ci
voleva
riguardo
per
la
donna
che
ti
amava
.
-
Di
lei
volli
vendicarmi
,
perché
era
riescita
a
prendermi
in
quel
modo
.
-
Non
ti
capisco
.
Allora
il
Fossi
cominciò
a
dirmi
:
-
Tu
non
puoi
farti
un
'
idea
di
quel
che
valevo
io
allora
per
me
stesso
,
e
com
'
era
necessario
che
allontanassi
ogni
donna
.
Mio
zio
,
poi
,
avrebbe
dovuto
capire
quant
'
io
valevo
più
di
lui
,
per
tutto
,
e
perciò
tenermi
lontano
da
lei
.
-
E
non
l
'
hai
più
vista
?
-
Mai
più
.
So
che
mio
zio
ha
creduto
a
lei
e
non
a
me
.
E
l
'
altra
settimana
mi
scrisse
dicendomi
ch
'
era
pronto
a
perdonarmi
anche
d
'
avere
inventato
una
cosa
simile
.
-
Dovresti
,
almeno
,
rispondere
.
-
Io
non
risponderò
affatto
.
Non
gli
scrivo
né
meno
ora
,
che
non
mi
vengono
più
i
denari
che
mia
madre
mi
manda
dall
'
America
.
Sono
certo
che
,
se
tornassi
a
casa
sua
,
sarebbe
lo
stesso
come
prima
.
-
E
con
lei
come
ti
conterresti
?
-
Se
mi
facesse
qualche
allusione
,
sarei
pronto
anche
a
prenderla
a
schiaffi
.
Perché
quel
che
importa
a
me
è
di
non
passare
da
bugiardo
.
-
Allora
,
vuol
dire
che
non
l
'
hai
amata
mai
.
Gli
dissi
così
con
una
voce
strozzata
dalla
voluttà
.
Una
voluttà
che
riescii
a
dominare
contrapponendole
l
'
odio
per
lui
.
Se
quella
donna
l
'
avessi
conosciuta
io
,
mi
sarei
fatto
sfinire
dal
suo
amore
e
dalla
sua
bocca
.
Avevo
io
,
per
lui
,
il
rimorso
che
fosse
stata
trattata
a
quel
modo
.
La
mia
anima
sensuale
mi
stordiva
.
Ma
il
mio
amico
era
convinto
del
contrario
;
e
capii
che
,
inoltre
,
per
puntiglio
,
non
mi
avrebbe
mai
dato
ragione
.
Aveva
incrociato
le
braccia
,
e
guardava
verso
la
cupola
di
San
Pietro
;
a
pena
visibile
.
Indovinando
che
voleva
essere
più
forte
di
me
,
gli
chiesi
:
-
Vuoi
che
andiamo
là
?
Ma
,
indispettito
dei
contrasti
trovati
in
me
,
rispose
quasi
disprezzandomi
:
-
Stiamo
bene
qui
.
Anzi
,
sediamoci
sul
muro
del
fiume
.
Io
,
però
,
restai
in
piedi
;
accendendo
un
'
altra
sigaretta
alla
cicca
di
quella
già
consumata
.
Stemmo
qualche
tempo
senza
parlarci
,
e
parve
che
la
nostra
amicizia
finisse
tutto
a
un
tratto
.
Io
lo
guardai
;
ed
egli
,
tutte
le
volte
che
incontrava
i
miei
occhi
,
si
rimetteva
a
guardare
il
fiume
.
Poi
,
disse
:
-
Senti
:
comincia
a
piovere
.
Passarono
due
soldati
e
un
uomo
con
l
'
ombrello
aperto
.
Pioveva
poco
;
e
uno
degli
alberi
che
sono
lungo
il
Tevere
ci
riparava
abbastanza
.
Tuttavia
,
ormai
,
mi
sentivo
solo
,
e
avrei
voluto
ch
'
egli
se
ne
andasse
.
Pensavo
di
scrivere
una
lunga
lettera
appassionata
a
quella
donna
.
Ma
prese
,
dalla
tasca
interna
della
giubba
,
un
fazzolettino
di
seta
;
e
me
lo
dette
,
dicendomi
:
-
Questo
è
un
regalo
di
lei
.
Subito
sperai
ch
'
egli
l
'
amasse
ancora
;
e
gli
chiesi
con
dolcezza
:
-
Lo
porti
sempre
?
Si
mise
a
ridere
.
E
io
chiesi
:
-
Perché
,
dunque
,
lo
porti
?
-
Questo
è
soltanto
un
ricordo
e
non
di
più
.
-
E
lo
tieni
volentieri
?
-
Se
tu
vuoi
,
io
lo
regalo
a
te
.
Odoralo
:
è
ancora
profumato
come
quando
l
'
ebbi
io
.
Lo
fissai
negli
occhi
con
ira
impaziente
e
gli
risposi
per
sgarbo
:
-
No
:
tienlo
tu
.
-
Come
vuoi
.
E
lo
rimise
in
tasca
.
Poi
,
disse
:
-
Ora
andiamo
:
dev
'
essere
tardi
.
Mi
riprese
a
braccetto
,
ma
non
avevamo
più
nulla
da
dirci
.
Pioveva
sempre
più
forte
,
e
camminavamo
in
fretta
.
Sul
marciapiede
,
i
tavolini
di
un
caffè
erano
bagnati
di
pioggia
.
I
colori
dei
manifesti
sembravano
più
vivaci
,
e
le
lampade
elettriche
perdevano
una
luce
violacea
sopra
i
ciòttoli
delle
vie
.
Quando
,
in
Piazza
Venezia
,
ci
lasciammo
,
mi
disse
:
-
Forse
,
non
vengo
più
a
mangiare
a
quella
trattoria
!
-
E
,
allora
,
quando
ci
rivediamo
?
Egli
non
rispose
;
e
salì
sopra
un
tranvai
,
mentre
correva
.
Da
allora
,
io
ho
amato
quella
donna
.
AI
BAGNI
Era
di
luglio
,
e
mi
trovavo
da
tre
giorni
a
Levanto
;
annoiatissimo
,
per
non
avervi
potuto
fare
nessuna
relazione
.
Ero
per
tornarmene
via
e
cambiare
spiaggia
,
quando
capitò
,
proprio
nello
stesso
albergo
,
il
mio
giovane
amico
Michele
Pagni
con
sua
moglie
Cesarina
.
E
siccome
egli
,
dopo
pranzo
,
dovette
andare
a
Spezia
per
certi
suoi
impegni
,
tornando
la
sera
stessa
a
Levanto
,
io
gli
promisi
che
avrei
accompagnato
sua
moglie
alla
stazione
.
Intanto
,
per
tenerle
compagnia
,
nel
salotto
dell
'
albergo
,
ci
mettemmo
a
fumare
.
Ella
stava
in
una
sedia
a
dondolo
;
io
sul
canapè
,
mezzo
steso
,
ma
con
le
gambe
in
terra
.
Cesarina
faceva
dondolare
la
sua
sedia
e
non
toglieva
mai
i
suoi
occhi
dai
miei
;
quando
aveva
finito
la
sigaretta
,
io
glie
ne
davo
un
'
altra
,
mettendogliela
in
bocca
;
e
poi
accendevo
il
fiammifero
.
Ella
,
allora
,
perché
io
non
dovessi
scomodarmi
troppo
,
si
chinava
verso
me
;
avanzandosi
in
punta
alla
sedia
tutta
piegata
in
avanti
;
e
mi
ringraziava
con
quel
suo
sorriso
così
nervoso
che
,
se
non
fosse
stata
la
moglie
di
un
amico
,
l
'
avrei
subito
baciata
.
Era
un
poco
magra
e
pallida
;
con
gli
occhi
turchini
;
e
,
sotto
,
erano
cerchiati
di
pavonazzo
.
Non
mi
ricordo
né
meno
di
quel
che
parlammo
;
ma
,
dopo
un
'
ora
,
eravamo
seduti
più
vicini
.
Mi
disse
:
-
Che
fate
qua
solo
in
questo
paese
?
-
Niente
!
Ma
ella
non
ci
credette
;
ed
io
ero
imbarazzato
a
provarle
che
era
vero
.
-
E
non
state
male
così
solo
?
-
Ma
certo
!
Se
voi
non
foste
venuta
,
io
stasera
sarei
andato
via
.
Tutto
il
suo
viso
mi
pareva
madreperlaceo
,
e
que
'
suoi
occhi
,
contro
luce
,
lustravano
.
Ella
,
forse
per
farmele
vedere
,
mise
le
mani
su
i
bracciali
della
sedia
di
vimini
:
le
sue
mani
con
le
unghie
lucide
e
rosee
.
Poi
,
mise
una
gamba
sopra
un
'
altra
;
e
ricominciò
a
dondolarsi
.
Io
,
con
il
volto
proteso
verso
di
lei
,
il
mento
appoggiato
a
una
mano
,
e
il
gomito
sopra
un
ginocchio
,
le
dissi
:
-
Stasera
,
invece
,
penserò
sempre
a
voi
.
-
A
me
da
vero
?
E
mi
prese
una
mano
.
Io
pensai
di
baciargliela
subito
;
ma
qualcuno
attraversò
l
'
andito
dinanzi
al
salotto
ch
'
era
senz
'
uscio
:
mi
parve
una
cameriera
.
Ella
si
rimise
a
dondolarsi
,
tutta
appoggiata
alla
spalliera
della
sedia
;
con
le
mani
sotto
le
gambe
.
Mi
disse
,
pallida
e
sconvolta
:
-
Domani
,
alle
undici
,
venite
a
trovarmi
.
Ora
,
usciamo
.
-
Ma
dove
andiamo
?
Perché
non
restiamo
qui
?
Ella
si
bagnò
il
labbro
di
sotto
con
quello
di
sopra
,
si
lisciò
una
gamba
;
e
rispose
:
-
No
,
esciamo
,
esciamo
!
Si
alzò
,
e
mi
parve
come
esaltata
.
Io
n
'
ero
già
innamorato
,
e
credevo
perfino
di
amarla
.
Mi
sarei
innamorato
di
qualunque
donna
.
Andammo
lungo
il
mare
,
dove
erano
i
camerini
e
i
bagnanti
;
e
Cesarina
pareva
che
si
fermasse
a
posta
vicino
ai
loro
gruppi
,
di
mano
in
mano
che
l
'
incontravamo
;
per
non
restare
a
sola
con
me
.
E
quando
al
Kursaal
si
accesero
i
lumi
e
cominciò
la
musica
,
la
spiaggia
e
il
mare
si
fecero
deserti
.
Soltanto
qualche
barca
,
che
però
non
era
di
Levanto
;
qualche
barca
che
si
muoveva
come
rasente
l
'
orizzonte
.
Tornato
il
mio
amico
,
cenammo
tutti
e
tre
insieme
;
poi
,
li
lasciai
.
La
mia
amicizia
con
Cesarina
aveva
avuto
momenti
in
cui
m
'
era
sembrata
già
di
lungo
tempo
;
in
altri
momenti
(
almeno
pareva
a
me
)
si
scopriva
tutta
la
sua
superficialità
;
e
allora
anche
la
nostra
voce
ridoventava
estranea
,
quasi
sarcastica
,
benché
sempre
molle
.
Io
ero
stato
compagno
di
scuola
di
Michele
;
ma
,
da
quando
aveva
avuto
il
posto
di
professore
di
matematica
,
non
l
'
avevo
più
visto
;
e
Cesarina
m
'
era
stata
presentata
soltanto
pochi
mesi
prima
che
io
la
incontrassi
a
Levanto
,
da
certi
parenti
di
lui
.
Quei
tre
giorni
a
Levanto
li
avevo
passati
con
un
crescente
desiderio
di
amare
qualche
donna
,
allettato
da
certe
bellissime
bagnanti
,
qualcuna
forestiera
,
che
poi
la
sera
ritrovavo
nel
giardinetto
del
paese
,
trasformato
in
birreria
.
Elle
non
portavano
calze
e
andavano
in
sandali
.
Quando
vedevo
un
uomo
e
una
donna
insieme
,
io
guardavo
la
donna
come
se
l
'
uomo
non
ci
fosse
stato
o
avessi
potuto
mandarlo
via
a
mio
comodo
.
La
mattina
dopo
mi
svegliai
pensando
subito
,
e
non
ad
altro
,
al
mio
appuntamento
.
Era
,
come
ho
detto
,
alle
undici
;
e
non
erano
né
meno
le
nove
.
Mi
vestii
e
scesi
.
Cesarina
e
Michele
avevano
la
camera
sopra
la
mia
.
Andai
,
dopo
aver
preso
un
cognac
,
non
dalla
parte
dove
la
spiaggia
è
tutta
visibile
come
una
specie
di
arco
di
rena
e
di
ghiaia
gialliccia
,
ma
dalla
parte
opposta
dove
non
ero
mai
stato
.
Percorsi
due
o
tre
vicoletti
,
dovetti
quasi
scavalcare
un
muricciolo
le
cui
pietre
però
erano
state
smosse
per
poterci
passare
meglio
.
Sempre
lungo
il
mare
,
le
cui
onde
venivano
a
biancheggiare
sul
viottolo
e
a
cozzare
in
una
distesa
di
ghiaia
molto
grossa
,
che
rotolava
in
giù
quando
l
'
onda
si
ritraeva
,
girai
uno
di
quegli
scogli
che
sporgono
verso
l
'
acqua
,
mi
soffermai
in
una
piccola
insenatura
pendente
,
poi
passai
un
altro
scoglio
,
trovai
un
'
altra
insenatura
anche
più
piccola
,
tutta
chiusa
dalle
rocce
intorno
come
una
specie
di
grotta
se
non
fosse
stata
aperta
sopra
la
testa
dove
il
macigno
della
roccia
è
a
picco
ed
altissimo
.
Non
volendo
allontanarmi
molto
,
mi
sedei
nella
quarta
insenatura
:
non
potevo
vedere
che
il
mare
;
e
nessuno
avrebbe
potuto
vedere
me
.
Alzai
la
testa
:
ma
di
lassù
non
poteva
che
rotolare
qualche
sasso
.
Sulla
ghiaia
vidi
un
piccolo
fazzoletto
;
e
soltanto
a
passarci
vicino
si
sentiva
che
era
profumato
.
Con
un
calcio
,
lo
tirai
in
mare
.
C
'
era
una
luce
immensa
:
il
mare
era
quasi
trasparente
,
calmo
,
ma
le
sue
onde
così
bianche
e
spumeggianti
che
mi
pareva
impossibile
il
turchino
potesse
cambiare
così
di
colore
.
Del
resto
,
m
'
annoiavo
:
e
su
quella
ghiaia
non
stavo
molto
bene
.
Ma
bisognava
che
facessi
l
'
ora
.
Sbadigliando
,
procurai
di
pensare
a
qualcosa
;
ma
all
'
infuori
di
Cesarina
mi
pareva
che
non
ci
fosse
altro
.
Quando
mancò
una
mezz
'
ora
soltanto
,
mi
alzai
perché
non
avevo
più
calma
:
avrei
perso
il
rimanente
del
tempo
al
caffè
.
Ma
quando
fui
per
entrare
nell
'
altra
insenatura
,
tornando
indietro
,
un
grido
mi
fermò
.
Guardai
e
la
vidi
quasi
piena
di
donne
.
Parevano
tutte
popolane
e
venute
a
bagnarsi
lì
,
per
non
spendere
niente
.
Quelle
che
s
'
erano
già
tolte
la
camicia
,
se
l
'
appoggiarono
sul
petto
;
quelle
che
erano
per
spogliarsi
,
smisero
;
un
'
altra
che
non
aveva
niente
in
mano
,
si
buttò
bocconi
.
Ce
ne
erano
di
tutte
le
età
,
e
saranno
state
almeno
otto
.
Io
tornai
a
dietro
e
impaziente
gridai
:
-
Quando
posso
passare
,
ditelo
.
Aspetto
qua
:
non
vedo
nulla
.
Sentii
ridere
;
e
,
probabilmente
,
non
mi
capirono
;
com
'
io
non
avrei
capito
il
loro
dialetto
.
Aspettai
un
quarto
,
poi
altri
dieci
minuti
.
Mi
riavvicinai
e
chiesi
:
-
Cosa
fate
costà
?
Ho
bisogno
di
passare
!
Non
mi
risposero
,
ma
alzarono
le
voci
per
parlare
tra
sé
,
tutte
insieme
.
Poi
,
riescii
a
capire
una
;
che
,
certo
,
voleva
farsi
udire
da
me
;
ma
senza
parlarmi
direttamente
:
-
Siamo
senza
costume
,
e
,
perciò
,
se
non
andate
via
di
costà
,
non
possiamo
bagnarci
.
Io
m
'
infuriai
,
e
mi
venne
l
'
idea
di
passare
lo
stesso
.
Ma
come
potevo
fare
a
suggerire
loro
questa
cosa
?
D
'
altra
parte
avevo
paura
che
qualcuno
dei
loro
uomini
avesse
poi
voluto
leticare
con
me
.
Allora
dissi
che
se
non
volevano
farsi
vedere
nude
,
siccome
io
non
potevo
restare
là
dietro
lo
scoglio
altro
tempo
,
si
rivestissero
alla
meglio
.
Io
sarei
passato
;
e
,
poi
,
si
sarebbero
bagnate
.
Prima
risero
,
poi
non
intesero
,
poi
strillarono
,
poi
dovettero
mettersi
d
'
accordo
.
Quando
,
persa
tutta
la
pazienza
,
passai
senza
chiedere
se
fossero
pronte
,
le
più
erano
ancora
con
la
camicia
tra
le
braccia
come
prima
.
Allora
,
invece
di
voltarmi
verso
il
mare
,
per
quanto
pensassi
all
'
appuntamento
con
Cesarina
,
le
guardai
tutte
.
Di
mano
in
mano
che
ne
guardavo
una
,
il
suo
sorriso
smetteva
;
e
le
altre
non
facevano
più
chiasso
.
A
tutte
le
rimanenti
insenature
,
successe
lo
stesso
;
e
io
,
dietro
le
spalle
,
sentivo
insultarmi
e
vociare
con
collera
.
Quando
riescii
ad
entrare
in
paese
,
era
già
tardi
d
'
una
mezz
'
ora
.
Salii
,
ansimante
,
tutta
la
scala
dell
'
albergo
,
bussai
alla
camera
:
nessuno
rispose
.
Accortomi
che
l
'
uscio
non
era
chiuso
,
lo
spinsi
.
La
camera
era
vuota
.
Entrai
e
vidi
che
c
'
erano
ancora
le
valigie
del
mio
amico
.
Che
dovevo
fare
?
Aspettarla
lì
?
Il
marito
era
tornato
a
Spezia
per
una
ripetizione
,
questa
volta
,
a
un
alunno
che
doveva
fare
un
esame
.
Ma
Cesarina
dove
era
?
Sarebbe
stato
bene
e
prudente
chiedere
di
lei
all
'
albergatore
?
Non
ero
nella
possibilità
di
giudicare
da
me
;
ma
per
quanto
ne
avessi
voglia
non
mi
decidevo
.
Allora
,
piano
piano
,
escii
di
camera
,
e
mi
misi
ad
aspettare
nell
'
andito
.
Gli
occhi
mi
bruciavano
,
per
aver
guardato
troppo
il
sole
;
e
sentivo
la
testa
congestionata
.
Dov
'
era
?
Dov
'
era
?
Mi
veniva
voglia
di
toccare
la
sua
vestaglia
,
che
avevo
vista
sopra
il
ferro
del
letto
.
Una
sensualità
improvvisa
,
piena
di
sole
,
mi
chiudeva
la
gola
;
mi
faceva
palpitare
come
se
mi
fossi
spaventato
.
Era
inutile
ch
'
io
escissi
per
andare
a
cercarla
lungo
la
spiaggia
!
Come
avrebbe
fatto
Cesarina
a
tornare
a
dietro
,
anche
se
l
'
avessi
trovata
?
Mi
pareva
che
fossero
di
sole
anche
le
pareti
dell
'
albergo
,
ch
'
erano
perfino
sporche
e
scalcinate
invece
.
Mi
girava
la
testa
;
mi
pareva
di
sentirmi
agitato
da
una
lunga
onda
,
sempre
la
stessa
,
che
mi
moveva
avanti
e
indietro
,
quasi
facendomi
cadere
.
E
,
in
fatti
,
mi
attenni
al
muro
.
Quelle
donne
le
rivedevo
gesticolare
,
le
riudivo
urlare
;
con
una
precisione
,
che
m
'
illudeva
.
Le
loro
risa
mi
straziavano
;
provavo
un
odio
feroce
contro
tutto
;
e
specie
,
non
so
perché
,
contro
il
mare
.
Sentivo
venirmi
la
febbre
,
non
ci
vedevo
più
.
Sarei
entrato
nella
camera
di
Cesarina
,
a
piangere
.
Stetti
lassù
,
senza
che
venisse
nessuno
,
fino
a
mezzodì
.
Poi
,
la
fame
mi
vinse
;
e
discesi
,
per
prendere
prima
un
poco
di
aria
libera
e
calmarmi
e
poi
per
mangiare
:
forse
,
Cesarina
l
'
avrei
trovata
a
tavola
.
Ma
,
del
resto
,
ella
m
'
aveva
dato
appuntamento
così
inattesamente
che
mi
pareva
reale
soltanto
il
tempo
che
si
ricollegava
,
ora
,
con
la
mia
delusione
.
Era
un
'
avventura
che
non
doveva
accadere
,
e
mai
più
!
Ma
,
quando
l
'
avrei
riveduta
,
che
cosa
ci
saremmo
detti
?
E
pure
,
ero
certo
di
rivederla
:
e
questa
certezza
mi
faceva
piacere
!
E
progettavo
già
quel
che
inventare
per
tenermi
in
corrispondenza
con
Michele
.
Quando
ero
per
escire
dall
'
albergo
,
un
cameriere
mi
chiamò
e
mi
consegnò
un
biglietto
.
Era
di
lui
e
diceva
:
«
Mia
moglie
sarebbe
restata
a
Levanto
;
ma
non
avendoti
visto
in
tutta
la
mattinata
,
e
non
sapendo
dove
tu
fossi
,
s
'
è
decisa
a
venire
a
Spezia
con
me
.
E
siccome
non
vuole
più
tornare
a
Levanto
,
verrò
io
a
salutarti
domani
»
.
Provai
lo
stesso
effetto
di
un
gran
colpo
su
la
testa
.
E
,
prima
che
tornasse
Michele
,
fuggii
con
il
treno
di
Genova
.
IL
VINO
Teofilo
Bettarini
aveva
il
viso
come
una
rammendatura
,
dove
era
a
pena
posto
per
gli
occhi
.
I
capelli
sempre
pettinati
e
lisci
;
neri
.
Beveva
per
mandar
via
la
tristezza
dei
quarant
'
anni
.
Non
andava
alle
bettole
;
ma
,
dopo
mangiato
,
si
chiudeva
nella
sua
camera
di
scapolo
scontento
;
poi
levava
l
'
olio
a
un
fiasco
di
Chianti
,
e
si
sedeva
con
dignità
dopo
averlo
posato
con
tutte
le
precauzioni
sul
tavolino
.
Quando
aveva
fiori
,
glieli
infilava
alla
rivestitura
di
stiancia
.
Lasciava
che
il
mento
gli
s
'
appoggiasse
sul
petto
,
per
il
peso
delle
lunghe
riflessioni
;
e
,
di
quando
in
quando
,
sospirava
,
alzando
gli
occhi
verso
il
lume
a
petrolio
fasciato
di
cartavelina
rossa
.
Ripensava
a
quel
che
aveva
fatto
durante
la
giornata
;
poi
sputava
due
o
tre
volte
;
ed
empiva
il
primo
bicchiere
.
Lo
beveva
tutto
d
'
una
sorsata
,
lo
riempiva
subito
,
e
ribeveva
.
Soltanto
allora
gli
pareva
che
il
vino
gli
tenesse
compagnia
.
Ma
,
per
esserne
più
sicuro
,
il
bicchiere
doveva
restare
sempre
pieno
;
avendolo
così
a
disposizione
a
pena
cominciasse
ad
accorgersi
d
'
essere
solo
.
Il
terzo
bicchiere
e
i
successivi
li
vuotava
metà
per
volta
;
con
una
specie
di
dolcezza
piuttosto
cupa
;
una
dolcezza
indefinibile
,
che
però
cominciava
a
farlo
sognare
da
vero
.
E
,
allora
,
si
prendeva
le
mani
,
se
le
stringeva
insieme
;
sentendo
il
bisogno
di
parlarsi
a
voce
alta
.
Egli
doventava
buono
;
e
si
commoveva
di
qualunque
cosa
che
gli
passasse
per
la
mente
.
Cominciava
a
ricordarsi
della
cena
:
la
padrona
di
casa
,
un
donnone
grasso
,
di
una
grassezza
quasi
bella
,
gli
aveva
domandato
se
la
minestra
era
salata
come
voleva
lui
.
E
perciò
ora
egli
ne
sentiva
tale
riconoscenza
che
avrebbe
voluto
farla
doventare
ricca
.
Era
proprio
un
suo
dovere
!
Lui
solo
doveva
far
questo
!
La
mattina
dopo
,
a
pena
desto
.
Ma
come
avrebbe
potuto
?
Non
gl
'
importava
di
trovare
il
come
;
ma
doveva
fare
così
.
Non
beveva
,
forse
,
per
lei
?
Ma
c
'
era
anche
la
donna
che
veniva
a
lavare
i
piatti
.
O
a
lei
non
ci
doveva
pensare
lo
stesso
?
Poi
l
'
amico
dell
'
ufficio
che
gli
aveva
regalato
mezzo
sigaro
.
Si
metteva
,
allora
,
a
giurare
.
Sicuro
!
E
giù
un
altro
bicchiere
!
Com
'
era
buono
il
vino
!
Avrebbe
baciato
il
fiasco
.
Già
da
parecchi
mesi
faceva
così
,
di
nascosto
.
Una
sera
,
a
mezzo
fiasco
,
non
riescì
più
a
ricordarsi
di
quel
che
aveva
pensato
prima
di
riempire
il
bicchiere
.
Egli
si
ostinava
a
volersene
ricordare
.
Quasi
si
vergognasse
,
e
gli
veniva
da
piangere
.
Gli
girava
un
poco
la
testa
.
E
si
sentiva
la
bocca
asciutta
.
Allora
si
alzò
,
e
fece
per
aprire
la
porta
;
perché
,
forse
,
parlando
alla
padrona
di
casa
,
gli
sarebbe
andata
via
quell
'
angoscia
così
malinconica
che
non
la
sopportava
più
.
Ma
tornò
a
dietro
,
e
si
mise
ritto
ad
una
parete
.
Poi
bevve
un
altro
bicchiere
;
e
cominciò
a
canticchiare
.
Gli
pareva
,
allora
,
che
tutti
nella
casa
cantassero
,
e
dall
'
appartamento
di
sotto
veniva
una
musica
che
gli
metteva
la
voglia
di
ballare
;
e
le
voci
che
ricordava
avevano
una
dolcezza
meravigliosa
.
«
Dio
,
come
sono
tutti
buoni
!
»
Ma
la
sua
tristezza
cresceva
sempre
;
con
un
sapor
di
rimorso
immenso
;
che
non
sapeva
spiegare
.
Disse
al
muro
:
«
Abbracciamoci
»
.
E
bevve
un
altro
bicchiere
.
Ma
,
ad
un
tratto
,
sentì
picchiare
all
'
uscio
.
Era
la
padrona
di
casa
,
Gegia
.
-
Può
entrare
!
Ma
quella
,
senza
aprire
,
disse
:
-
Ero
venuta
a
prendere
la
giubba
,
per
smacchiarla
.
Egli
si
mise
a
ridere
.
-
La
giubba
!
La
giubba
!
Ma
entri
,
se
la
vuole
!
Gegia
si
fece
avanti
.
Egli
s
'
inginocchiò
,
le
baciò
le
mani
:
-
Senta
:
mi
deve
dire
se
con
lei
sono
stato
cattivo
e
se
ha
da
dolersi
di
me
.
Creda
che
,
se
non
me
lo
dice
,
mi
ammazzo
subito
.
Mi
butto
dalla
finestra
.
Gegia
si
spaventò
.
Era
possibile
che
all
'
improvviso
fosse
impazzito
fino
a
quel
segno
?
-
Com
'
è
bella
,
signora
Gegia
!
-
Io
bella
?
-
Bellissima
.
Stasera
la
vedo
bene
.
Ne
sono
sicurissimo
.
Ella
si
sforzò
di
ridere
;
ma
,
siccome
egli
cominciava
ad
accarezzarla
,
se
n
'
andò
e
richiuse
lesta
lesta
la
porta
.
Allora
,
fu
preso
da
un
'
allegrezza
tale
che
cominciò
a
ballettare
;
tenendosi
le
mani
su
i
fianchi
.
In
vece
Gegia
,
preoccupata
,
andò
a
chiamare
gli
altri
pigionali
che
stavano
accanto
:
un
calzolaio
con
la
moglie
e
la
figliola
.
E
così
tutti
e
quattro
si
misero
ad
ascoltare
dietro
l
'
uscio
.
Teofilo
fischiava
:
s
'
interrompeva
soltanto
per
bere
.
Allora
,
aprirono
;
perché
smettesse
di
ubriacarsi
a
quel
modo
.
Avevano
deciso
di
metterlo
a
letto
e
di
portargli
via
il
fiasco
.
Ma
Teofilo
li
accolse
con
una
risata
,
che
fece
ridere
anche
loro
.
Poi
il
calzolaio
disse
:
-
Signor
Teofilo
!
-
Sì
:
è
vero
:
io
sono
un
signore
,
un
gran
signore
.
La
sposo
io
la
tua
figliola
.
Dammi
la
tua
figliola
.
Con
un
'
occhiata
,
decisero
,
per
il
meglio
,
di
secondare
lo
scherzo
;
e
Gegia
rispose
:
-
Sta
bene
,
come
dice
.
Palmira
,
dagli
la
mano
.
Palmira
,
una
scioccarella
che
ridendo
si
scoteva
tutta
senza
smettere
più
,
fece
un
passo
verso
di
lui
.
-
Ti
sposerò
a
pena
che
saranno
finiti
questi
fiaschi
di
vino
.
E
il
Bettarini
,
che
voleva
abbracciarla
,
giurò
che
da
quella
sera
si
riteneva
fidanzato
con
lei
.
Ma
,
restato
solo
,
si
mise
a
sedere
sul
letto
,
riflettendo
al
suo
fidanzamento
.
Come
!
Sposava
Palmira
!
E
siccome
prendeva
sul
serio
quel
che
aveva
detto
e
non
voleva
aver
moglie
a
nessun
costo
,
tentò
di
rivestirsi
;
per
mandare
tutto
a
monte
subito
.
-
Io
non
la
sposo
!
Non
la
voglio
!
Non
è
brutta
,
è
giovine
.
Ma
che
m
'
importa
?
E
come
l
'
hanno
data
subito
!
Che
buona
gente
!
Che
cuore
!
Lo
sapevo
che
non
me
l
'
avrebbero
rifiutata
!
Ma
bada
come
hanno
creduto
subito
a
uno
scherzo
qualunque
!
Parrebbe
perfino
impossibile
!
Ma
è
vero
,
capisci
,
Teofilo
!
Ti
sei
fidanzato
!
Ma
domani
fuggo
:
non
mi
faccio
più
vedere
.
Piuttosto
m
'
ammazzo
da
vero
!
Sono
venuti
in
camera
a
posta
!
Come
stavano
là
pronti
!
Signora
Gegia
!
Signora
Gegia
!
Finge
di
non
udirmi
:
anche
lei
c
'
è
d
'
accordo
.
Ma
perché
?
Piuttosto
,
bevo
un
altro
fiasco
di
vino
!
Alla
fine
,
si
addormentò
;
mezzo
svestito
.
La
mattina
dopo
si
destò
più
tardi
del
solito
.
Cominciò
a
bestemmiare
e
a
maledire
il
vino
,
quando
la
signora
Gegia
picchiò
all
'
uscio
per
dirgli
che
era
già
tardi
,
e
non
gli
fece
nessuna
parola
su
Palmira
,
come
aveva
desiderato
lui
!
Ma
la
sera
,
dopo
i
primi
bicchieri
,
ricominciò
ad
aspettare
che
Palmira
tornasse
;
e
così
,
per
una
settimana
intera
,
quando
aveva
la
sbornia
,
credeva
sempre
di
essere
fidanzato
.
Alla
fine
ci
pensò
anche
il
giorno
;
e
non
distingueva
più
se
era
sempre
l
'
effetto
dei
fiaschi
.
Perché
egli
sentiva
di
aver
promesso
;
e
non
avrebbe
voluto
mancare
di
parola
.
D
'
altra
parte
,
il
calzolaio
e
la
moglie
cominciavano
a
dirsi
che
se
il
Bettarini
avesse
fatto
sul
serio
non
sarebbe
stato
un
brutto
partito
;
e
,
per
quanto
paresse
loro
troppa
fortuna
,
si
proposero
di
fargliene
riparlare
.
E
cercarono
di
incontrarlo
il
più
possibile
:
la
moglie
del
calzolaio
,
Carolina
,
andava
con
una
scusa
a
trovare
Gegia
quando
sapeva
che
Teofilo
era
tornato
dall
'
ufficio
;
e
gli
domandava
notizie
della
salute
,
invitandolo
a
farle
visita
.
Il
Bettarini
credeva
che
Carolina
aspettasse
da
lui
una
conferma
definitiva
;
e
,
per
non
passare
da
ridicolo
,
avrebbe
pagato
non
si
sa
che
a
non
vedersela
ormai
dinanzi
tutte
le
volte
che
s
'
era
seduto
a
tavola
.
Ma
pigliar
moglie
mai
!
A
lui
bastava
di
sentirsi
fidanzato
quando
aveva
la
sbornia
.
Era
una
debolezza
,
dopo
tutto
,
innocua
;
e
non
c
'
era
bisogno
che
s
'
incattivissero
con
lui
.
Carolina
,
vedendolo
impacciato
a
quel
modo
,
prese
anche
più
speranza
;
e
si
confidò
con
Gegia
perché
l
'
aiutasse
.
Gegia
stette
tre
giorni
a
riflettere
se
si
trattava
di
una
cosa
lecita
o
no
,
perché
le
pareva
che
ad
approfittarsi
di
un
momento
d
'
incoscienza
non
fosse
una
buona
azione
.
Bisognava
,
però
,
capire
se
per
caso
il
Bettarini
ci
fosse
stato
disposto
anche
senza
sbornia
.
Perché
,
per
dire
la
verità
,
non
sapeva
spiegarsi
quella
sua
scappata
.
E
,
allora
,
durante
un
pranzo
più
lauto
dei
soliti
,
gli
chiese
:
-
E
alla
sua
Palmira
quando
glielo
dà
l
'
anello
?
Egli
arrossì
fino
alla
congestione
,
tentò
di
balbettare
qualche
risposta
:
ma
non
ci
riescì
:
abbassò
gli
occhi
e
finì
di
mangiare
il
parmigiano
senza
dire
più
niente
.
Ma
Gegia
,
tremando
dalla
paura
di
quel
turbamento
che
non
riesciva
a
capire
,
e
temendo
che
le
lasciasse
sfitta
la
camera
,
quando
gli
portò
il
caffè
gli
mise
proprio
sotto
il
naso
la
zuccheriera
colma
:
-
Se
n
'
è
avuto
a
male
?
-
Io
?
E
la
guardò
fisso
.
Poi
riprese
:
-
Io
?
Gegia
aveva
voglia
di
sorridere
,
ma
si
torse
la
bocca
perché
non
se
n
'
accorgesse
.
Ed
egli
continuò
,
con
una
voce
doventata
infantile
:
-
Io
?
E
,
poi
,
con
una
voce
che
si
spezzò
tremando
:
-
Io
?
-
Prenda
il
caffè
,
e
sia
tranquillo
.
Egli
allora
le
dette
un
'
occhiata
così
dolce
,
che
le
fece
battere
il
cuore
.
Poi
si
alzò
,
cozzando
la
sedia
,
che
cadde
:
-
Signora
Gegia
!
Lei
mi
conosce
ormai
da
parecchi
anni
.
Ho
mai
detto
una
menzogna
io
?
Mai
.
Non
per
niente
ho
tra
i
miei
colleghi
un
rispetto
che
è
superiore
ai
miei
meriti
d
'
ufficio
.
Mi
consigli
lei
,
dunque
:
se
crede
che
io
debba
sposare
Palmira
,
benché
la
mia
volontà
sia
contraria
a
qualsiasi
matrimonio
,
e
benché
per
me
meglio
si
convenga
piuttosto
una
donna
della
mia
età
...
A
questo
punto
,
Gegia
,
sperando
in
una
legittima
allusione
,
si
sentì
commovere
.
E
lo
ascoltò
di
più
.
Egli
s
'
interruppe
e
riprese
:
-
Dico
:
piuttosto
una
donna
della
mia
età
...
Ma
se
mi
sono
compromesso
,
sono
pronto
a
tutto
per
il
mio
onore
e
il
mio
decoro
.
Nessuno
potrà
dire
mai
che
Teofilo
Bettarini
ha
rifiutato
di
adempiere
un
impegno
,
sia
pure
che
non
ci
avesse
mai
pensato
.
Non
ci
crede
?
Vedo
che
lei
non
ci
crede
.
Gegia
,
non
disse
né
sì
né
no
;
ed
egli
insisté
:
-
Glielo
giuro
,
glielo
giuro
.
Porti
qua
un
crocifisso
:
sono
pronto
a
giurare
.
-
E
perché
non
ha
promesso
a
me
quella
sera
?
Egli
rimase
esterrefatto
.
Ma
Gegia
arrossì
e
si
chiuse
in
cucina
.
Ascoltando
,
la
sentì
piangere
.
Stette
un
poco
in
ascolto
,
e
uscì
di
casa
;
per
evitare
una
spiegazione
.
Quando
tornò
,
la
sera
,
Gegia
aveva
già
mangiato
da
sola
;
e
trovò
tutti
i
piatti
preparati
su
la
tavola
;
coperti
perché
non
si
freddassero
.
Anch
'
egli
mangiò
da
solo
;
e
poi
si
chiuse
in
camera
;
dopo
avere
atteso
in
vano
Gegia
.
Non
la
sentì
né
meno
razzolare
.
In
camera
,
tolse
l
'
olio
a
un
altro
fiasco
;
e
ricominciò
a
bere
.
Ma
non
ci
provava
più
la
stessa
dolcezza
di
una
volta
:
il
vino
non
gli
piaceva
più
.
E
perciò
,
dopo
né
meno
un
mese
,
Teofilo
sposò
Gegia
.
LA
GALLINA
DISFATTISTA
Il
signor
Demetrio
Serti
,
a
cinquant
'
anni
,
si
era
fatto
sentimentale
.
In
villeggiatura
ci
andava
perché
,
dopo
cena
,
quando
la
digestione
gli
faceva
passare
quei
deliziosi
brividi
di
freddo
su
lo
stomaco
,
era
certo
di
provare
,
stando
alla
finestra
,
certe
emozioni
indefinibili
che
gli
inumidivano
gli
occhi
;
e
allora
,
difatti
,
guardava
sopra
le
olivete
come
un
innamorato
,
e
sospirava
.
Per
l
'
appunto
,
proprio
nel
caldo
del
luglio
,
una
sera
che
aveva
invitato
gli
altri
villeggianti
e
i
contadini
per
festeggiare
con
un
ballo
su
l
'
aia
quattro
giovinotti
che
dal
Piave
erano
venuti
in
licenza
,
un
colpo
d
'
aria
gli
fece
gonfiare
una
gengiva
.
Spasimava
da
battere
la
testa
nel
muro
,
ma
impossibile
rimandare
la
festa
!
Poteva
,
anzitutto
cambiare
il
tempo
;
poi
,
alcuni
degli
altri
villeggianti
dovevano
tornare
in
città
;
e
,
infine
,
perché
le
cose
riescono
bene
quando
si
fanno
a
pena
dette
.
C
'
era
la
sua
figliuola
,
in
vacanze
,
Paolina
,
che
doveva
divertirsi
!
C
'
era
la
moglie
!
E
quei
quattro
giovinotti
non
meritavano
un
poco
di
affetto
?
Per
una
gengiva
infiammata
farsi
deridere
proprio
da
quelli
che
tornavano
dalla
guerra
?
E
la
patria
non
contava
più
d
'
una
gengiva
gonfia
?
Egli
lo
sapeva
,
perché
portava
la
cravatta
tricolore
e
nelle
dimostrazioni
non
si
risparmiava
.
Dunque
,
dopo
aver
bevuto
alcune
tazze
di
brodo
,
perché
a
masticare
non
gli
sarebbe
stato
possibile
,
si
fasciò
con
un
fazzoletto
di
seta
e
con
la
bambagia
,
si
sciacquò
la
bocca
con
il
cognacche
e
poi
biascicò
un
garofano
.
Egli
avrebbe
sonato
la
chitarra
;
e
Berto
,
uno
dei
quattro
soldati
,
l
'
organetto
.
Bisognava
che
ridessero
per
forza
!
Quando
apparve
con
lo
strumento
sotto
il
braccio
,
lo
accolsero
con
evviva
.
Ma
egli
si
mise
una
mano
sul
fazzoletto
,
dalla
parte
gonfia
,
scosse
la
testa
;
e
,
ritto
nel
mezzo
dell
'
aia
,
cominciò
ad
accordare
.
Berto
pigiò
qualche
tasto
,
ma
tutti
gli
gridarono
:
-
Tu
aspetta
!
Volevano
la
chitarra
e
l
'
eroico
signor
Demetrio
!
Le
donne
,
specie
le
serve
delle
quattro
famiglie
riunite
,
provarono
come
uno
strappo
giocondo
dentro
il
cuore
;
e
,
senza
né
meno
accorgersene
fecero
qualche
passo
ballando
.
Subito
i
giovanotti
andarono
intorno
a
loro
chiudendosele
in
mezzo
.
Le
signorine
,
guidate
da
Paolina
che
strillava
anche
per
dire
una
parola
sola
,
canticchiarono
,
un
poco
sottovoce
,
un
ballabile
.
Berto
esclamò
:
-
Codesto
sarebbe
bello
da
vero
,
ma
qui
con
l
'
organetto
non
lo
so
suonare
.
Una
di
loro
rispose
:
-
Non
importa
!
Non
importa
!
Ci
divertiremo
di
più
se
suonerete
a
modo
vostro
,
come
se
foste
in
trincea
.
Uno
dei
soldati
rispose
:
-
In
trincea
si
suonava
anche
con
il
fucile
!
Le
ragazze
restarono
un
poco
mortificate
,
ma
avevano
creduto
di
far
piacere
a
ricordare
la
guerra
.
I
giovinotti
dei
villeggianti
(
c
'
erano
fra
essi
due
studenti
e
due
impiegati
)
convennero
di
ballare
con
le
contadine
.
E
allora
le
signorine
,
contente
,
decisero
subito
di
prendersi
i
reduci
.
I
babbi
e
le
mamme
restarono
a
sedere
,
chi
su
le
sedie
,
chi
sopra
un
muricciolo
e
chi
sopra
un
mucchio
di
travi
.
Non
ci
mancava
che
cominciare
!
Il
signor
Demetrio
provò
due
accordi
,
ma
mentre
tutti
s
'
erano
presi
per
mano
,
e
aspettavano
la
prima
nota
per
moversi
,
si
sentì
fare
crac
:
s
'
era
rotta
una
corda
!
Il
signor
Demetrio
,
come
offeso
,
disse
:
-
È
l
'
umidità
:
lo
sapevo
che
sarebbe
stato
difficile
che
tutto
andasse
bene
!
-
Ed
ora
?
-
gli
chiese
la
figliola
,
mettendogli
una
mano
sopra
una
spalla
e
tenendo
un
piede
alzato
.
Alcuni
gridarono
:
-
Suoni
l
'
organino
solo
!
Berto
,
che
l
'
invidia
della
chitarra
aveva
fatto
doventare
serio
e
taciturno
,
sentì
tremarsi
tutto
dalla
gioia
:
senza
né
meno
rispondere
,
cominciò
una
polca
;
e
,
per
non
sbagliare
,
si
accompagnava
fischiettando
.
I
primi
balli
andarono
benissimo
:
i
vecchi
si
sbellicavano
dalle
risa
;
e
per
ridere
si
torcevano
,
mettendo
il
capo
quasi
tra
le
ginocchia
.
Il
signor
Demetrio
era
escito
dal
mezzo
e
s
'
era
steso
,
con
la
chitarra
accanto
,
sul
muricciolo
,
perché
la
guancia
gli
stesse
calda
.
Si
esaltava
;
e
,
mentre
gli
altri
ballavano
come
dannati
,
gridava
con
quanta
voce
aveva
in
gola
:
-
Viva
l
'
Italia
!
Ma
,
al
quinto
ballo
,
e
Berto
suonava
sempre
la
stessa
cosa
,
qualche
coppia
sparì
:
al
sesto
eran
rimasti
soltanto
una
serva
e
un
giovanotto
,
una
signorina
e
un
reduce
:
il
più
grullo
e
il
più
impacciato
.
Quelli
seduti
avevano
una
certa
sonnolenza
e
una
pesantezza
dentro
la
testa
,
che
i
ballabili
aumentavano
sempre
di
più
.
A
un
tratto
,
senza
saper
perché
,
una
delle
signore
s
'
accorse
che
mancavano
quasi
tutti
.
Si
alzò
;
e
,
andando
accanto
alla
moglie
del
signor
Demetrio
,
le
disse
,
sottovoce
,
con
un
'
aria
di
rimprovero
:
-
Signora
Caterina
,
ma
dove
sono
andati
tutti
gli
altri
?
La
signora
Caterina
arrossì
,
e
decise
di
chiederlo
al
marito
;
ma
il
signor
Demetrio
s
'
era
addormentato
,
sognando
trincee
e
battaglie
;
e
quando
,
destandosi
,
si
stropicciò
gli
occhi
e
sentì
come
una
trafitta
di
spillo
nella
gengiva
,
non
seppe
raccapezzarsi
di
niente
;
anzi
voleva
ostinarsi
a
dire
ch
'
erano
già
andati
a
letto
e
che
perciò
erano
più
furbi
di
lui
.
Ma
siccome
la
signora
insisteva
che
si
trattava
di
una
cosa
quasi
indecente
,
egli
fece
chetare
Berto
facendogli
un
cenno
con
una
mano
e
mandò
i
quattro
ballerini
rimasti
in
cerca
degli
altri
.
Prima
che
fossero
tutti
ritrovati
e
ritornati
su
l
'
aia
,
era
già
mezzanotte
:
i
più
dissero
che
erano
andati
a
chiappare
le
lucciole
.
La
mattina
dopo
,
però
,
Paolina
aveva
un
raffreddore
forte
;
e
le
altre
signorine
chi
più
e
chi
meno
,
si
sentivano
poco
bene
e
temevano
i
dolori
reumatici
.
Dicevano
:
-
Non
siamo
buone
a
niente
!
Figuriamoci
se
dovessimo
vivere
come
i
soldati
!
E
si
vergognavano
.
Ma
quella
signora
,
si
chiamava
Egidia
,
che
aveva
fatto
notare
alla
moglie
di
Demetrio
la
diminuzione
delle
coppie
,
aveva
perso
una
spilla
d
'
oro
di
quasi
seicento
lire
,
diceva
lei
.
Come
si
poteva
fare
per
ritrovarla
?
Il
signor
Demetrio
non
ci
credeva
e
scoteva
la
faccia
gonfia
:
la
signora
Caterina
supponeva
che
l
'
avesse
persa
per
strada
e
che
dicesse
così
perché
il
marito
si
arrabbiasse
meno
contro
di
lei
.
Tutti
i
contadini
,
interrogati
uno
per
volta
,
avevano
detto
di
non
aver
trovato
niente
,
le
serve
,
perfino
minacciate
,
lo
stesso
.
E
allora
?
Per
tre
giorni
non
fu
parlato
d
'
altro
,
ma
senza
resultato
.
La
signora
Egidia
,
che
aveva
perduto
da
vero
la
spilla
,
s
'
adirò
;
e
il
signor
Demetrio
ebbe
da
leticare
con
il
marito
di
lei
;
ma
Paolina
,
a
malgrado
della
questione
scoppiata
,
andava
scrupolosamente
la
mattina
e
la
sera
a
cercare
la
spilla
per
conto
suo
.
La
vedevano
curva
,
con
il
mento
su
la
gola
e
una
bacchetta
in
mano
,
girare
da
per
tutto
;
ed
ella
,
quando
incontrava
uno
dei
contadini
,
chiedeva
:
-
Né
meno
voi
?
-
Né
meno
io
,
signorina
!
Finirono
con
il
sospettare
,
chi
sa
perché
,
uno
zio
di
Berto
;
ma
lo
zio
di
Berto
,
giurando
e
bestemmiando
,
con
certe
bestemmie
che
facevano
fare
ognuna
un
passo
in
dietro
alla
signora
Caterina
,
convinse
ch
'
era
innocente
;
e
dovettero
chiedergli
scusa
.
Dei
reduci
non
sospettavano
:
anzi
,
davanti
a
loro
,
nessuno
parlava
né
meno
della
spilla
:
tutti
,
irresistibilmente
,
sentivano
del
rispetto
dinanzi
ai
soldati
:
tutti
,
dinanzi
a
loro
,
si
sentivano
piccoli
.
Ma
,
allora
,
gli
altri
contadini
cominciarono
a
dire
che
se
i
signori
non
si
fidavano
di
loro
,
avrebbero
fatto
meglio
a
non
invitarli
a
ballare
.
Nacque
,
così
,
un
malumore
sordo
in
tutti
,
che
i
villeggianti
non
erano
né
meno
più
salutati
.
Invano
il
signor
Demetrio
,
guarito
della
gengiva
,
andava
pazientemente
a
prendere
gli
uomini
per
le
maniche
della
camicia
,
e
le
donne
per
i
grembiuli
!
Alzavano
le
spalle
e
non
lo
guardavano
né
meno
in
faccia
.
Egli
diceva
disperato
:
-
Ma
se
vi
difendo
io
!
È
quella
strega
della
signora
Egidia
,
venuta
a
metter
sottosopra
anche
la
casa
nostra
!
Ora
per
colpa
sua
non
si
potrà
più
né
meno
mettere
su
una
festa
ai
vostri
figlioli
finché
sono
in
licenza
!
E
io
che
avevo
perfino
comprato
una
damigiana
di
vino
,
per
farla
bere
a
loro
una
di
queste
sere
!
E
la
mia
figliola
che
con
le
sue
amiche
voleva
imbandire
tutti
gli
alberi
attorno
all
'
aia
!
Ma
se
vedevano
il
signor
Demetrio
,
i
ragazzi
scappavano
tirandogli
i
sassi
;
la
signora
Caterina
piangeva
quasi
tutto
il
giorno
;
e
Paolina
non
s
'
arrischiava
più
ad
andare
sola
.
Era
evidente
che
tutto
quel
sacro
patriottismo
stava
passando
un
pericolo
grave
!
Dopo
quasi
due
settimane
,
una
contadina
trovò
,
sotto
un
mucchio
di
travi
,
una
gallina
morta
.
Ella
l
'
aprì
con
il
coltello
per
sapere
di
che
male
era
morta
:
dentro
,
pareva
sana
;
e
le
interiora
e
il
fegato
non
avevano
colori
sospetti
.
Quando
fu
allo
stomaco
,
vide
la
spilla
.
Era
stata
lei
,
dunque
,
la
ladra
a
far
nascere
tanti
malumori
!
Rimessasi
dalla
sorpresa
,
corse
nell
'
aia
;
e
,
gridando
di
gioia
,
chiamò
tutti
quanti
intorno
a
sé
.
E
tutti
quanti
non
staccavano
gli
occhi
da
quella
carne
spezzata
e
sanguinolente
dove
luccicava
la
capocchia
della
spilla
.
Venne
anche
la
signora
Egidia
,
che
,
convintasi
di
come
stavano
le
cose
e
dell
'
onestà
dei
suoi
amici
,
fece
il
viso
rosso
e
non
trovava
a
dire
parola
.
Ma
la
contadina
le
disse
:
-
Come
!
Per
colpa
di
questa
bestia
ingorda
,
non
vorrebbe
fare
la
pace
?
Il
signor
Demetrio
sentì
che
toccava
a
lui
;
e
,
inchinatosi
alla
signora
Egidia
,
la
invitò
a
restare
.
Allora
,
tutte
le
donne
si
baciarono
,
a
due
a
due
.
La
sera
stessa
fu
data
la
festa
ai
soldati
;
e
ognuno
volle
mangiare
almeno
un
boccone
di
quella
gallina
,
che
da
vile
disfattista
era
stata
punita
come
si
meritava
.
LA
MIA
AMICIZIA
Mi
parve
che
suonassero
il
campanello
.
Mi
alzai
ed
andai
ad
aprire
:
non
c
'
era
nessuno
.
Vidi
anche
che
il
campanello
non
era
stato
mosso
.
Ma
siccome
non
ammettevo
che
mi
fossi
sbagliato
,
stetti
un
pezzetto
ad
ascoltare
alle
scale
.
Da
quel
giorno
odiai
la
mia
casa
;
e
passavo
le
giornate
intere
a
cercarmene
un
'
altra
.
Allora
mi
venne
in
mente
che
avrei
potuto
andare
dal
mio
amico
Guglielmo
,
che
con
la
moglie
stava
verso
la
Via
Angelica
;
dietro
i
quartieri
dei
Prati
di
Castello
.
Quelle
località
mi
piacevano
,
tra
la
campagna
e
la
città
.
Quando
mi
decisi
a
provare
,
erano
i
primi
di
febbraio
;
ma
una
giornata
con
un
cielo
anche
troppo
turchino
:
mi
faceva
proprio
l
'
effetto
di
una
tinta
che
non
si
è
potuta
sciogliere
bene
perché
manca
lo
spazio
sufficiente
.
Le
case
bianche
come
il
gesso
,
alte
e
rettangolari
,
lasciate
lì
senza
compagnia
,
avevano
ombre
verdognole
sopra
le
finestre
.
Su
l
'
immenso
prato
erboso
accanto
agli
avanzi
dell
'
esposizione
per
il
cinquantenario
di
Roma
,
calcinacci
sgretolati
e
cenci
ad
asciugare
.
Quasi
in
mezzo
al
prato
,
affatto
deserto
,
un
uomo
,
steso
bocconi
,
dormiva
;
poi
,
una
fontana
di
cemento
,
sfasciata
,
vicino
a
certi
alberelli
patiti
e
secchi
.
Monte
Mario
era
un
poco
nebbioso
;
e
,
nei
suoi
colori
,
tutti
i
segni
dell
'
inverno
.
Verso
una
strada
bianca
,
un
branco
di
pecore
con
un
filo
di
luce
addosso
,
che
accendeva
i
loro
contorni
;
e
,
più
in
là
,
alta
,
la
cupola
di
San
Pietro
.
Una
tromba
suonava
stonando
,
dalle
caserme
.
Io
mi
sentivo
sempre
di
più
invogliato
,
giungendo
al
villino
.
Credetti
che
il
campanello
elettrico
suonasse
per
il
contatto
dei
miei
nervi
.
Trovai
il
mio
amico
Guglielmo
a
fumare
a
pipa
,
steso
nella
poltrona
,
con
i
piedi
sopra
una
sedia
;
al
sole
.
La
moglie
era
in
terrazza
;
e
la
sentivo
discorrere
con
non
so
chi
.
-
Mio
caro
-
gli
dissi
-
io
di
casa
solo
non
ci
sto
più
!
Egli
mi
guardò
con
i
suoi
occhi
azzurri
,
da
sopra
gli
occhiali
;
sorridendo
.
Io
continuai
:
-
Vengo
a
stare
con
te
.
-
Questo
deve
essere
uno
scherzo
imaginato
bene
.
Io
gli
misi
una
mano
su
le
ginocchia
,
e
gli
dissi
:
-
Trovo
giusto
che
tu
mi
risponda
così
;
ma
ti
voglio
convincere
che
ho
pensato
questa
cosa
sul
serio
.
Guglielmo
,
continuando
a
guardarmi
da
sopra
gli
occhiali
,
smise
di
sorridere
;
e
ficcò
la
pipa
dentro
un
recipiente
di
coccio
.
Sembrava
sbigottito
.
Io
pensai
che
non
fosse
un
buon
amico
,
al
quale
potevo
ricorrere
in
caso
di
bisogno
;
e
mi
sentii
molto
contrariato
,
quasi
offeso
.
Perciò
,
gli
dissi
con
più
forza
di
prima
:
-
Ora
si
starà
a
vedere
come
ti
dovrò
giudicare
.
Rifletti
bene
a
quello
che
mi
rispondi
;
perché
io
sono
capace
di
vendicarmi
,
e
di
trattarti
come
tu
tratti
me
.
Egli
tirò
giù
le
gambe
dalla
sedia
.
Allora
io
cominciai
a
supplicarlo
.
Sentivo
di
volergli
così
bene
che
,
se
avessi
saputo
di
fargli
piacere
,
mi
sarei
inginocchiato
.
Ma
Guglielmo
non
capiva
il
mio
sentimento
:
non
se
ne
curava
né
meno
.
Ero
proprio
afflitto
e
disperato
;
e
mi
sentivo
umiliare
sempre
più
.
Non
avevo
parole
per
fargli
intendere
tutto
il
mio
affetto
e
la
mia
amicizia
.
Egli
mi
pareva
il
più
puro
e
il
migliore
degli
uomini
,
e
non
capivo
perché
mi
rifiutasse
quel
che
gli
chiedevo
.
Che
amarezza
!
Metteva
forse
in
dubbio
la
mia
sincerità
?
Ci
voleva
molto
a
rendersi
conto
che
si
portava
male
verso
di
me
?
Ma
speravo
di
non
dovermi
piegare
a
questa
delusione
.
Egli
chiamò
la
moglie
.
Subito
io
credetti
che
la
chiamasse
per
contentarmi
:
non
era
possibile
che
anche
da
lei
avessi
soltanto
un
rifiuto
,
che
mi
faceva
tanto
male
.
Ma
Gina
mi
parve
perfino
finta
quando
disse
:
-
Signor
Giuseppe
,
non
possiamo
da
vero
!
Se
ella
m
'
avesse
detto
che
,
per
dare
loro
una
prova
della
mia
amicizia
,
mi
dovevo
far
tagliare
la
testa
,
avrei
obbedito
volentieri
.
Anzi
,
ero
dispiacente
che
da
sé
non
me
ne
parlassero
.
Era
così
naturale
!
Io
,
allora
,
cominciai
a
supplicare
anche
lei
,
ma
il
suo
viso
in
vece
si
faceva
sempre
più
risoluto
.
Mi
rispose
lui
:
-
Caro
Beppe
,
io
non
so
spiegarmi
come
ti
sia
venuta
questa
idea
!
-
Se
lo
vuoi
sapere
,
te
lo
dirò
.
Non
te
lo
volevo
dire
per
non
annoiarti
.
Egli
scambiò
un
'
occhiata
con
la
moglie
,
e
mi
disse
:
-
Non
voglio
sapere
delle
tue
cose
intime
...
-
Ma
io
per
te
non
ho
nessun
segreto
.
Non
voglio
averne
,
capisci
,
con
te
!
Perché
tu
non
puoi
mettere
in
dubbio
la
mia
amicizia
...
La
signora
Gina
disse
:
-
Anche
se
non
ci
fossero
altre
ragioni
,
mancherebbe
una
stanza
in
più
per
darla
a
lei
.
-
Lo
so
.
-
E
dunque
?
Vedi
bene
,
Beppe
,
che
tu
ci
chiedi
quel
che
non
possiamo
fare
.
Allora
,
doventai
furente
.
Non
era
quello
il
modo
di
comportarsi
con
me
.
E
io
che
avevo
sempre
creduto
alla
loro
amicizia
!
Cominciavo
ad
accorgermi
che
non
bisogna
mai
confidare
troppo
in
nessuno
.
-
Ascolta
-
gli
dissi
.
-
Se
io
sono
venuto
da
te
,
vuol
dire
che
mi
aspettavo
di
essere
accolto
in
un
altro
modo
!
Guglielmo
si
alzò
dalla
poltrona
,
scosse
la
cenere
che
gli
era
restata
tra
le
pieghe
della
giubba
;
e
mi
disse
:
-
Piuttosto
,
son
pronto
ad
aiutarti
in
tutto
quello
che
hai
bisogno
.
-
Ma
io
,
ora
,
ho
bisogno
di
questo
e
non
d
'
altro
.
-
Non
insistere
.
Se
non
ti
conoscessi
da
parecchi
anni
,
crederei
che
tu
fossi
pazzo
.
Questa
parola
mi
fece
fare
il
viso
rosso
,
e
non
seppi
più
quel
che
dire
.
Ma
se
,
prima
ch
'
egli
l
'
avesse
detta
,
io
ero
disposto
ad
andarmene
,
mi
sentii
di
più
ostinato
a
far
valere
la
mia
buona
ragione
.
E
se
,
per
caso
gli
avessi
chiesto
diecimila
lire
,
perché
non
avrebbe
voluto
darmele
?
Il
mio
sentimento
d
'
amicizia
non
ammetteva
nessuna
differenza
tra
me
e
lui
.
Tanto
più
che
,
senza
quell
'
amicizia
,
io
non
mi
credevo
più
nulla
.
Stavo
,
appunto
,
per
farglielo
capire
,
quando
m
'
accorsi
che
la
signora
Gina
aveva
sorriso
di
me
a
lui
,
credendo
che
io
non
la
vedessi
.
Io
lo
guardai
e
gli
dissi
:
-
Non
so
quel
che
tu
pensi
di
me
.
Non
lo
so
.
Egli
mi
rispose
con
stizza
:
-
Né
meno
io
!
Ebbi
la
certezza
che
dissimulava
;
e
,
perciò
,
persi
ogni
rispetto
.
La
signora
Gina
era
seccata
e
faceva
capire
bene
che
aspettava
ch
'
io
me
ne
andassi
;
perché
non
ne
poteva
più
.
Ma
io
,
ormai
,
come
affascinato
di
me
stesso
,
continuai
:
-
Lasciami
dire
tutto
quello
che
voglio
!
Guglielmo
riprese
rabbiosamente
la
pipa
,
e
mi
rispose
:
-
Ti
ascolto
.
Soffriva
:
lo
vedevo
bene
.
La
signora
Gina
mi
disse
:
-
L
'
ascolto
anch
'
io
.
-
Da
vero
?
-
Certamente
.
Allora
fui
invasato
un
'
altra
volta
,
in
un
modo
violento
,
dalla
mia
amicizia
e
avrei
voluto
trovare
le
parole
più
belle
.
-
È
inutile
ch
'
io
mi
rifaccia
da
capo
,
però
!
-
dissi
quasi
con
angoscia
.
Presi
il
mio
cappello
da
dove
l
'
avevano
messo
,
ed
escii
senza
né
meno
salutare
.
Quando
giunsi
a
casa
,
volevo
subito
troncare
ogni
amicizia
con
Guglielmo
.
E
mi
misi
a
letto
con
una
febbre
nervosa
;
con
certi
brividi
che
mi
facevano
saltare
.
Il
giorno
dopo
tornai
difilato
da
Guglielmo
;
e
gli
chiesi
:
-
Hai
ripensato
a
quel
che
mi
bisogna
?
Mi
rispose
,
quasi
adirato
:
-
No
.
Io
gli
diedi
un
pugno
sul
viso
,
e
me
ne
andai
.
Speravo
di
guarire
.
Volevo
guarire
.
E
in
vece
sono
stato
più
di
cinque
anni
al
manicomio
.
Ora
che
mi
hanno
lasciato
perché
dicono
che
sono
guarito
non
ho
più
voglia
di
vivere
.
Sento
che
forse
c
'
è
ancora
in
me
qualche
forza
di
giovanezza
;
ma
io
non
mi
arrischio
né
meno
a
lasciare
la
casa
.
È
come
se
io
fossi
stato
di
legno
e
ora
fossi
bruciato
;
e
restasse
di
me
soltanto
la
possibilità
di
concepirmi
.
La
gente
che
conoscevo
non
ha
più
nulla
a
fare
con
me
.
Non
penso
né
meno
,
e
comincio
a
gustare
sempre
di
più
la
mia
idiozia
.
Perché
l
'
idiozia
è
una
cosa
dolce
.
Scrivo
in
un
libriccino
i
sogni
che
faccio
la
notte
;
e
cerco
di
ricordarmeli
tutti
.
Sto
lunghe
ore
a
ripassarli
,
uno
alla
volta
;
con
una
pazienza
scrupolosa
;
abituandomi
a
questa
specie
d
'
esercizio
spirituale
;
all
'
infuori
del
quale
mi
sento
insoddisfatto
.
Me
ne
vengono
alcuni
bellissimi
e
lunghi
.
Non
avrei
mai
creduto
che
,
alla
fine
,
potessi
vivere
a
modo
mio
,
così
separato
dagli
uomini
e
da
tutto
il
resto
;
e
credo
alla
mia
esistenza
soltanto
quando
sogno
.
IL
MARITO
Avevano
detto
a
Mariano
che
la
moglie
lo
tradiva
.
Ma
egli
,
che
non
ci
credeva
,
non
rispondeva
né
meno
;
scotendo
la
testa
,
con
un
sorriso
di
uomo
furbo
e
sicuro
di
se
stesso
.
-
Credete
che
io
me
la
prenda
,
se
volete
scherzare
anche
su
l
'
onestà
della
mia
moglie
?
Fate
pure
,
e
dite
quel
che
volete
.
Io
non
me
la
prendo
da
vero
!
Io
agli
scherzi
ci
so
stare
!
Allora
,
una
volta
,
anche
Quaglia
si
mise
a
ridere
;
divertendosi
a
guardarlo
:
-
Credi
che
anche
io
te
lo
dica
per
scherzo
?
-
O
che
mi
prendi
per
uno
che
non
capisce
?
-
Come
credi
meglio
.
E
siccome
in
quel
mentre
la
moglie
tornava
con
due
brocche
empite
giù
alla
fonte
dell
'
orto
,
Mariano
la
prese
per
una
gamba
,
per
farla
inciampare
.
E
le
disse
:
-
Lo
senti
quel
che
dicono
di
te
,
Càtera
?
La
donna
,
per
non
cadere
,
si
fermò
.
Era
tutta
sudata
,
ma
non
poteva
asciugarsi
la
fronte
con
le
maniche
del
vestito
,
finché
non
avesse
posato
quei
due
pesi
su
l
'
acquaio
.
Sorrise
a
Quaglia
,
e
rispose
:
-
E
tu
non
ti
vergogni
a
far
dire
certe
cose
di
me
?
Il
marito
le
lasciò
la
gamba
,
ed
ella
entrò
in
casa
.
Poi
,
tornò
su
l
'
uscio
,
e
tutta
inviperita
si
volse
a
Quaglia
.
-
Che
vi
fa
di
male
il
mio
Mariano
?
Se
io
avessi
le
sue
braccia
,
vi
romperei
il
ceffo
.
Lasciatelo
stare
!
Perché
è
un
buon
uomo
,
ve
ne
volete
approfittare
tutti
.
Quaglia
sghignazzava
,
ma
ella
lo
fece
smettere
;
prendendo
la
granata
e
battendogliela
addosso
.
Mariano
la
guardava
;
tutto
orgoglioso
di
lei
,
così
risoluta
.
E
si
arrischiava
ad
approvare
.
Ora
,
a
tutti
quelli
che
conoscevano
Mariano
era
venuto
in
proposito
di
fargli
trovare
la
moglie
proprio
mentr
'
era
con
qualcuno
;
sul
fatto
,
come
dicevano
loro
.
Ma
come
potevano
?
Ella
era
furba
quanto
tutti
loro
messi
insieme
,
e
poi
le
volevano
bene
perché
non
diceva
di
no
a
nessuno
,
quando
la
sapevano
pigliare
con
le
buone
.
Per
lei
era
doventata
un
'
abitudine
;
e
a
farla
smettere
se
ne
sarebbe
avuta
a
male
.
Per
lei
era
una
cosa
come
se
le
avessero
impedito
di
far
del
bene
agli
altri
.
Era
una
specie
di
mania
,
che
la
convinceva
a
fare
il
comodo
suo
e
che
le
faceva
piacere
.
Come
poteva
smettere
se
ormai
aveva
cominciato
,
e
tutti
lo
sapevano
?
Le
sarebbe
parso
una
vergogna
;
come
se
non
avesse
avuto
più
da
dare
un
pezzo
di
pane
a
un
povero
.
Ed
ella
stessa
difendeva
il
marito
;
e
voleva
anzitutto
che
gli
altri
fossero
più
umili
con
lui
e
gli
volessero
bene
.
Ella
temeva
anche
che
,
smettendo
,
la
rifacessero
con
lui
;
e
si
vendicassero
troppo
.
Le
domeniche
lo
mandava
alla
messa
più
pulito
degli
altri
;
con
una
bella
ciarpa
che
aveva
imparato
a
stirargli
da
una
serva
d
'
una
villeggiante
.
E
quando
sapeva
ch
'
era
escito
di
casa
tutto
contento
e
magari
che
andasse
a
pigliare
una
mezza
sbornia
,
allora
ella
cercava
di
trovarsi
con
qualcuno
.
Anche
Mariano
aveva
per
lei
un
rispetto
che
avrebbe
potuto
chiamarsi
ammirazione
.
Tutto
quel
che
ella
diceva
era
giusto
,
tutto
quel
che
ella
faceva
dinotava
una
saggezza
che
egli
apprezzava
sempre
di
più
.
Figlioli
,
chi
sa
perché
,
non
ne
avevano
;
e
i
due
sposi
erano
andati
sempre
d
'
accordo
,
proprio
tutti
i
giorni
.
Mariano
era
uno
spilungone
magro
,
con
le
maniche
della
camicia
che
gli
tiravano
e
gli
facevano
male
ai
polsi
quando
erano
abbottonate
,
perché
gli
restavano
sempre
corte
.
Anche
i
pantaloni
non
gli
arrivavano
bene
fino
agli
zoccoli
.
Aveva
una
faccia
che
pareva
affondata
a
posta
da
due
fitte
dietro
la
bocca
,
in
modo
che
il
naso
appariva
anche
più
lungo
di
quel
che
non
fosse
.
Portava
i
capelli
piuttosto
lunghi
;
ed
essendo
lisci
,
gli
stavano
a
zazzera
su
gli
orecchi
e
su
le
sopracciglia
.
Le
mani
così
magre
che
facevano
pensare
al
suo
scheletro
.
Càtera
era
olivastra
,
con
gli
occhi
piccoli
e
neri
;
con
un
ciuffo
di
peli
agli
angoli
della
bocca
grassoccia
.
Una
volta
,
tutti
i
contadini
più
giovani
del
vicinato
studiarono
il
modo
perché
riescissero
a
far
trovare
da
Mariano
la
sua
Càtera
con
qualcuno
di
loro
.
Ce
lo
avrebbero
portato
magari
per
forza
!
Pronti
,
però
,
a
reggerlo
se
avesse
voluto
bastonarla
.
Decisero
che
il
più
svelto
e
il
più
malizioso
,
il
Rossino
,
andasse
con
lei
,
la
sera
,
in
mezzo
all
'
oliveta
;
e
gli
altri
sarebbero
andati
a
prendere
lui
.
Non
volevano
far
saper
niente
a
Càtera
,
pensando
che
non
si
sarebbe
prestata
alla
burla
;
ma
ella
,
che
da
certi
discorsi
e
da
certi
preparativi
aveva
capito
tutto
,
fu
contenta
lo
stesso
;
e
stette
anche
lei
d
'
accordo
con
loro
.
Si
mise
a
braccetto
del
Rossino
;
e
,
voltandosi
in
dietro
ridendo
agli
altri
,
si
nascose
con
lui
dietro
una
pianta
.
L
'
oliveta
era
deserta
;
ma
c
'
erano
tanti
grilli
che
saltavano
perfino
addosso
.
La
luna
si
levava
allora
,
come
un
pezzo
di
coccio
;
e
il
cielo
era
pieno
di
stelle
cadenti
.
Nel
silenzio
della
sera
si
udiva
qualche
barrocciaio
che
cantava
,
forse
briaco
;
poi
qualche
campana
che
smetteva
quasi
subito
come
se
si
rompesse
;
e
nient
'
altro
.
Gli
altri
andarono
a
casa
di
Mariano
,
e
lo
trovarono
che
,
benché
avesse
già
cenato
,
mangiava
una
fetta
di
lardo
con
il
pane
.
La
stringeva
così
forte
che
le
dita
ci
facevano
i
buchi
.
-
Mariano
,
sei
in
casa
?
Egli
rispose
,
con
la
bocca
piena
:
-
Lasciatemi
in
pace
!
-
Hai
paura
che
ti
leviamo
il
boccone
di
bocca
?
Esci
fuori
.
-
Non
esco
.
Ora
deve
tornare
la
mia
moglie
.
Venite
dentro
voi
.
Allora
,
entrarono
tutti
insieme
.
Erano
sette
o
otto
;
e
non
facevano
altro
che
ridere
.
Mariano
,
vedendoli
,
doventò
allegro
subito
anche
lui
.
Uno
chiese
:
-
Dov
'
è
andata
Càtera
?
-
Io
non
lo
so
.
E
che
m
'
importa
?
Essi
non
sapevano
quel
che
dire
,
benché
si
fossero
consigliati
prima
.
La
cucina
era
brutta
.
Al
muro
dell
'
acquaio
,
sopra
una
mensola
fatta
con
una
tavola
senza
piallare
,
c
'
era
una
fila
di
pignatte
;
in
ordine
di
grossezza
.
Al
muro
più
largo
,
una
madonna
a
colori
e
un
sant
'
Isidoro
dentro
una
cornice
senza
vetro
.
E
,
vicino
,
il
fucile
,
a
due
canne
,
sempre
carico
;
perché
,
nel
caso
avessero
sentito
i
ladri
dentro
il
pollaio
,
Mariano
avrebbe
tirato
.
Ma
le
cariche
a
stoppaccio
ci
stavano
da
un
anno
all
'
altro
,
con
i
cani
alzati
in
vano
;
e
il
fucile
si
arrugginiva
;
finché
a
Pasqua
non
lo
ripulivano
,
quando
il
prete
andava
a
benedire
le
case
.
Sopra
la
tavola
c
'
era
un
tegame
ormai
diaccio
e
vuoto
,
dove
Càtera
aveva
cucinato
mezzo
coniglio
.
La
gatta
,
rosicchiava
un
ossicino
.
Mariano
disse
:
-
Mettetevi
a
sedere
.
-
No
:
in
vece
,
vieni
con
noi
nella
tua
oliveta
.
-
A
fare
che
?
A
quest
'
ora
?
Non
mi
moverei
né
meno
se
pigliasse
fuoco
il
pagliaio
.
-
Vieni
con
noi
.
-
Io
credo
che
siate
briachi
fradici
.
Volete
bere
dell
'
altro
,
piuttosto
?
Non
so
dove
quella
strega
della
mia
moglie
ha
nascosto
il
vino
,
ma
piglio
la
chiave
di
cantina
,
e
si
beve
tutti
alla
botte
;
finché
ce
n
'
è
.
Allora
,
uno
disse
:
-
La
tua
moglie
è
con
il
Rossino
.
Mariano
lo
guardò
:
-
E
che
ci
fa
con
il
Rossino
?
-
Vieni
a
vedere
:
siamo
venuti
a
posta
a
prenderti
.
-
Ragazzi
,
sono
troppo
stracco
.
Ho
lavorato
tutto
il
giorno
:
non
mi
frastornate
.
Tutti
sbruffarono
dal
troppo
ridere
.
-
Vieni
sì
o
no
,
con
le
buone
?
-
Non
vengo
.
Quando
torna
mi
dirà
dove
è
stata
.
Lasciatela
in
pace
anche
lei
,
povera
donna
.
Sarà
andata
a
mangiar
due
fichi
alla
pianta
;
perché
s
'
è
alzata
da
sedere
e
aveva
sempre
fame
.
-
Ti
diciamo
dov
'
è
in
vece
.
Vieni
a
vederla
con
i
tuoi
occhi
.
-
Insomma
,
ve
ne
volete
andare
o
no
?
Lo
scherzo
dura
da
troppo
,
ed
è
sempre
lo
stesso
.
Ora
basta
.
Levatevi
di
qui
.
La
pazienza
finisce
anche
a
me
.
E
rispetto
lo
voglio
anch
'
io
.
Mariano
s
'
era
già
impermalito
;
e
,
drittosi
in
piedi
,
anche
perché
aveva
mangiato
tutto
il
companatico
,
incrociò
le
braccia
.
Cominciava
a
sdegnarsi
da
vero
:
gli
si
vedeva
dal
viso
.
I
giovani
non
sapevano
come
contenersi
,
e
non
riescivano
a
ridere
più
.
Quasi
s
'
erano
pentiti
d
'
aver
pensato
quello
scherzo
.
Ma
allora
la
presero
sul
serio
,
e
qualcuno
gli
disse
sottovoce
,
per
provocarlo
,
qualche
mala
parola
.
Ora
volevano
sul
serio
che
Mariano
andasse
con
loro
nell
'
oliveta
,
magari
a
costo
di
far
succedere
qualche
brutta
cosa
.
Allora
uno
disse
,
arrabbiato
:
-
Ecco
:
non
ce
n
'
andiamo
finché
tu
non
ci
dai
retta
.
Essi
dimenticavano
completamente
lo
scopo
,
per
il
quale
s
'
erano
riuniti
e
messi
d
'
accordo
.
Mariano
gli
rispose
:
-
Se
tu
non
mi
dici
la
verità
,
t
'
apro
la
testa
con
la
vanga
;
com
'
è
vero
Dio
!
Dovete
farla
finita
!
-
È
la
verità
.
-
Andiamo
,
dunque
.
Andiamo
!
E
dette
un
'
occhiata
al
fucile
,
il
cui
scheggiale
di
cuoio
,
per
portarlo
a
tracolla
,
si
recideva
a
forza
di
stare
in
vece
su
al
chiodo
del
muro
.
-
Il
fucile
non
lo
prendere
!
-
Piglierai
,
invece
,
un
palo
da
qualche
vite
;
se
ce
ne
sarà
bisogno
.
-
Io
piglio
quel
che
voglio
.
Oppure
affilo
la
coltella
alla
pietra
;
prima
di
venire
.
-
Non
c
'
è
tempo
:
è
meglio
che
tu
ti
spicci
.
-
Ma
mi
volete
dire
,
sì
o
no
,
perché
la
mia
moglie
dovrebbe
essere
con
il
Rossino
?
-
Lo
vedrai
da
te
.
-
Siete
un
branco
di
gentaccia
.
E
non
vorrei
che
mi
capitasse
qualche
dispiacere
,
a
darvi
retta
.
-
La
colpa
non
è
nostra
.
Egli
rispose
minaccioso
:
-
E
di
chi
è
?
-
Zitto
,
Mariano
.
Lo
presero
chi
per
una
manica
e
chi
per
il
panciotto
;
mentre
un
altro
lo
spinse
per
le
spalle
.
Ma
egli
disse
:
-
Fate
piano
,
perché
non
voglio
farmi
del
male
.
Attraversarono
l
'
aia
;
e
siccome
egli
era
scalzo
,
sentì
freddo
ai
piedi
.
Pensò
se
non
doveva
infilarsi
almeno
gli
zoccoli
;
ma
gli
altri
seguitavano
a
tirarlo
e
a
spingerlo
.
Dentro
di
sé
si
pentiva
d
'
aver
dato
retta
,
e
pensava
con
dolcezza
alla
moglie
;
sperando
che
si
trattasse
di
una
burla
,
ch
'
ella
non
venisse
né
meno
a
risapere
.
Era
certo
che
non
ci
fosse
Càtera
nell
'
oliveta
;
e
,
forse
,
ci
avevano
portato
qualche
spauracchio
vestito
da
donna
;
e
dentro
di
sé
cercava
d
'
indovinare
quel
che
avessero
inventato
,
per
volersi
divertire
.
Era
scontento
,
ma
nello
stesso
tempo
ci
provava
piacere
anche
lui
;
e
gli
pareva
già
di
fare
una
lunga
risata
tutti
insieme
.
Almeno
che
la
moglie
,
poi
,
non
lo
brontolasse
!
E
perciò
,
pur
prestandosi
volentieri
,
camminava
di
malavoglia
.
Giunti
al
cominciare
dell
'
oliveta
,
gli
altri
alzarono
la
voce
per
avvertire
Càtera
e
il
Rossino
.
E
ricominciarono
a
ridacchiare
.
Mariano
,
fingendo
di
credere
a
loro
,
ficcava
gli
occhi
da
tutte
le
parti
e
s
'
atteggiava
a
irato
,
stringendo
i
pugni
.
Pareva
che
volesse
dire
:
«
Ho
capito
bene
la
parte
che
devo
fare
?
Siete
contenti
ora
?
Che
ci
sarà
?
Uno
spauracchio
o
una
cagna
legata
?
»
Gli
altri
,
che
capivano
,
si
sollazzavano
anche
di
più
;
ed
erano
impazienti
di
giungere
al
punto
stabilito
.
Ad
un
tratto
,
uno
disse
sottovoce
:
-
Eccoli
là
:
ci
son
tutti
e
due
.
Mariano
si
spinse
innanzi
;
e
aguzzò
gli
occhi
,
protendendosi
con
tutta
la
persona
.
Sentiva
nel
cuore
non
si
sa
che
miscuglio
di
allegria
e
di
sospetto
.
E
quando
credette
di
avere
riconosciuto
la
moglie
,
che
stava
vicina
a
un
'
ombra
che
pareva
da
vero
quella
del
Rossino
,
chiamò
forte
,
fermandosi
:
-
Càtera
!
Càtera
!
Gli
altri
le
fecero
cenno
che
non
rispondesse
;
ma
il
contadino
si
volse
a
loro
con
mal
garbo
:
-
Se
è
lei
,
perché
volete
che
non
mi
risponda
?
E
chiamò
più
forte
,
mettendosi
le
mani
alla
bocca
:
-
Càtera
.
Ella
allora
,
temendo
che
lo
scherzo
finisse
male
,
gli
mosse
incontro
;
e
gli
disse
:
-
Sono
io
,
non
aver
paura
.
Egli
rispose
teneramente
,
abbracciandola
.
-
Lo
sapevo
che
eri
tu
.
E
chi
c
'
era
con
te
?
La
donna
facendogli
la
bocca
dolce
,
gli
disse
:
-
Il
Rossino
.
Non
ci
credi
?
E
,
per
convincerlo
,
chiamò
:
-
Vieni
qua
anche
tu
,
Rossino
!
Tutti
erano
stupefatti
e
scornati
;
perché
capivano
che
ormai
non
succedeva
niente
.
E
lo
volevano
pigliare
a
zollate
.
Ma
egli
,
ora
era
desolato
ed
esclamava
piangendo
:
-
Perché
,
dunque
,
quegli
impazziti
mi
hanno
fatto
venire
nel
campo
al
buio
?
Càtera
si
fece
risoluta
:
-
Io
non
lo
so
.
Lo
domando
a
te
.
Faresti
meglio
a
non
moverti
di
casa
altro
che
quando
te
lo
dico
io
.
-
Sono
giovani
,
e
non
hanno
cervello
.
E
poi
,
volgendosi
agli
amici
:
-
Io
credevo
che
mi
aveste
fatto
un
bello
scherzo
da
vero
.
Non
siete
capaci
.
Lo
dovevo
indovinare
prima
.
Ma
un
'
altra
volta
,
lo
giuro
sul
Vangelo
,
non
vi
do
retta
da
vero
.
E
,
presa
per
mano
la
moglie
,
li
lasciò
tutti
a
dietro
.
Singhiozzava
così
forte
,
anche
con
la
voce
,
che
pareva
il
guaito
di
un
cane
.
UN
PEZZO
DI
LETTERA
...
Qualche
volta
,
non
posso
fare
a
meno
delle
cose
ripugnanti
.
Mi
sento
arrossire
e
ne
provo
una
sensazione
di
rimorso
;
ma
resisto
per
essere
disgustato
quanto
è
possibile
,
fino
in
fondo
;
finché
nella
mia
anima
non
pare
quasi
un
sogno
.
Tu
mi
dirai
,
mia
amica
,
perché
scrivo
così
.
Ecco
:
ricopio
qui
una
lettera
che
ti
avevo
scritto
l
'
altro
ieri
e
che
non
osai
mandarti
.
Ma
la
leggerai
ora
...
Ho
un
appuntamento
con
quella
solita
donna
maritata
,
di
cui
t
'
ho
parlato
altre
volte
.
Erano
più
di
sei
mesi
che
non
la
vedevo
perché
quella
che
ci
tiene
di
mano
l
'
avevano
mandata
via
di
casa
,
e
non
aveva
potuto
trovarne
subito
un
'
altra
dove
fosse
possibile
trovarci
.
Ora
,
sta
in
via
del
Pignattello
,
in
un
casamento
dove
sono
almeno
quaranta
inquilini
,
tutti
poveri
;
all
'
ultimo
piano
.
Non
sapevo
se
era
meglio
salire
in
fretta
per
tentare
che
non
mi
vedesse
nessuno
;
o
se
fingere
di
esserci
stato
già
un
'
altra
volta
.
Non
ho
fatto
né
in
un
modo
né
in
un
altro
;
cioè
,
ho
salito
quasi
di
corsa
una
branca
di
scale
,
al
pianerottolo
dove
s
'
aprono
subito
due
lunghissimi
corridoi
,
pieni
di
usci
.
Mi
dimenticavo
di
dirti
che
questo
casamento
prima
era
un
vastissimo
seminario
,
e
che
mi
soffermavo
per
assicurarmi
che
non
scendeva
nessuno
.
Siccome
era
di
mattina
e
l
'
aria
non
ancora
cambiata
bene
,
ho
sentito
ogni
specie
di
odori
:
latrina
,
cavolo
bollito
,
lezzo
,
sudiciume
ed
altro
ancora
.
M
'
è
venuta
la
sputarella
.
Finalmente
ho
trovato
l
'
uscio
.
-
Marianna
!
-
Oh
!
Entri
pure
.
Marianna
lavava
,
con
uno
strofinaccio
,
una
di
quelle
lanterne
che
attaccano
sotto
il
carro
i
contadini
.
-
Richiuda
subito
l
'
uscio
.
-
Non
è
venuta
ancora
?
Ella
mi
ha
fatto
cenno
di
no
,
sorridendo
;
e
s
'
è
rimessa
al
suo
lavoro
.
-
La
pulisco
perché
è
vergogna
restituirla
così
:
me
la
prestò
un
contadino
,
perché
feci
buio
e
avevo
da
attraversare
una
trave
sopra
un
borro
.
Io
non
ho
risposto
.
Ho
guardato
com
'
è
la
cucina
.
Siccome
siamo
al
tetto
e
senza
soffitta
,
da
una
parte
,
sopra
il
focolare
,
bisogna
chinarsi
per
non
battere
la
testa
.
Ho
dato
un
'
occhiata
alla
camera
,
dall
'
uscio
aperto
,
e
ho
visto
due
enormi
letti
,
alti
quasi
due
metri
;
fatti
con
materassi
sopra
due
caprette
di
legno
.
Tre
piccioni
beccavano
il
granturco
,
sul
cassettone
,
cozzando
con
la
coda
,
per
moversi
e
girare
intorno
,
una
pettinina
unta
e
piena
di
capelli
sporchi
.
Un
pezzo
di
specchio
è
appoggiato
al
muro
.
Gli
orinali
non
sono
stati
vuotati
.
-
Quanti
dormite
di
là
?
M
'
ha
risposto
,
ridendo
:
-
In
quattro
!
Io
,
il
mio
cognato
,
il
mio
figliolo
e
...
-
E
...
-
Perché
lo
vuol
sapere
?
-
Ho
capito
.
-
E
il
mio
ganzo
.
S
'
è
asciugata
le
mani
;
e
,
battendosele
sul
ventre
,
ha
seguitato
:
-
E
un
altro
figliolo
l
'
ho
qui
dentro
.
Ho
riso
anch
'
io
.
-
Se
la
vuole
aspettare
in
camera
,
ci
vada
pure
.
Le
porto
una
sedia
.
Si
metta
a
sedere
!
Sono
entrato
in
camera
,
facendo
paura
ai
piccioni
.
Marianna
,
togliendosi
il
grembiule
bagnato
d
'
acqua
,
e
accennandomi
i
letti
,
m
'
ha
detto
:
-
Almeno
,
là
sopra
,
c
'
è
sollo
!
Io
ho
risposto
:
-
Voi
andate
in
cucina
,
e
state
alla
finestra
.
Io
mi
chiudo
di
qua
:
così
se
viene
qualcuno
da
voi
,
non
mi
vedono
.
-
Ora
!
Ora
!
C
'
è
tempo
!
Io
credo
che
si
sia
mezzo
spogliata
non
per
cambiarsi
,
ma
per
piacermi
.
Infatti
,
sbottonandosi
il
giacchetto
,
mi
guardava
fissa
e
sorridente
;
perché
io
le
dicessi
qualche
parola
.
È
così
sudicia
che
quando
s
'
è
grattata
il
collo
il
sudicio
nero
e
grasso
le
veniva
via
;
appastellandosi
tra
le
dita
.
Ha
anche
un
occhio
pieno
di
cipicchia
;
che
pare
catarro
.
Agli
angoli
della
bocca
c
'
è
qualche
cosa
biancastra
e
filaccicosa
.
Le
mancano
i
due
denti
di
mezzo
.
È
andata
in
cucina
;
e
io
,
quasi
atterrito
d
'
essere
qui
ad
aspettare
,
mi
son
messo
a
scrivere
a
te
.
Ora
,
ti
racconto
tutto
di
mano
in
mano
.
Torna
,
all
'
improvviso
,
con
un
bicchiere
che
sarebbe
impossibile
lavare
.
-
Vuol
bere
?
E
alzando
l
'
altra
mano
da
dietro
il
dorso
,
dove
la
teneva
nascosta
,
mi
fa
vedere
un
fiaschetto
.
Io
rispondo
:
-
Grazie
!
-
È
buono
sa
!
Guardi
che
bel
colore
.
E
mesce
un
vinello
torbido
,
che
odora
di
aceto
:
l
'
ho
sentito
perfino
con
tutto
il
puzzo
della
camera
;
puzzo
,
forse
,
di
piedi
non
lavati
.
Il
mio
stomaco
si
chiude
.
E
perché
scrivo
a
te
che
sei
l
'
anima
più
pura
che
io
amo
?
Io
non
lo
so
.
Me
lo
dirai
tu
.
Dalla
finestra
,
che
pare
una
gattaiola
,
vedo
soltanto
il
tetto
di
una
chiesa
,
un
tetto
vecchio
;
e
di
là
,
come
se
non
ci
fossero
altre
case
,
benché
ce
ne
siano
parecchie
invece
,
la
campagna
;
che
non
pare
lontana
.
Vedo
,
anzi
,
un
pezzo
di
campagna
piena
di
alberi
,
vicino
ad
una
strada
dove
noi
siamo
stati
insieme
.
E
vedo
anche
il
cielo
,
se
m
'
abbasso
e
guardo
in
su
.
Ma
ho
paura
che
ci
sia
gente
alle
finestre
di
faccia
.
Sento
,
giù
nella
strada
,
ruzzare
i
ragazzi
e
qualche
donna
che
chiacchiera
.
Spero
che
Angelina
non
venga
,
perché
dovrei
salire
su
uno
di
quei
due
letti
;
che
mi
fanno
lo
stesso
effetto
del
letame
ammucchiato
.
Certo
,
qui
non
torneremo
più
.
E
temevo
che
su
quel
letto
,
anche
Angelina
m
'
avesse
ripugnato
;
e
che
non
avessi
avuto
,
dopo
,
più
desiderio
di
lei
,
ma
ricordavo
com
'
ella
si
profuma
con
la
cipria
,
e
n
'
ero
eccitato
.
Si
mette
un
odore
che
si
mescola
così
bene
con
quello
della
sua
carne
che
pare
uno
solo
.
Allora
,
sul
letto
,
è
come
una
rosa
che
si
stropiccia
tra
le
mani
;
e
l
'
odore
della
carne
si
fa
sempre
più
acuto
...
Marianna
riapre
l
'
uscio
,
e
mi
chiede
:
-
S
'
annoia
?
Venga
di
qua
con
me
.
-
Ma
ci
sentono
parlare
?
-
Oh
!
Che
importa
?
In
casa
mia
non
posso
far
venire
chi
voglio
?
-
E
se
,
poi
,
vedono
salire
anche
lei
?
-
La
signora
Angelina
?
-
E
,
poi
,
sapete
che
posso
essere
riconosciuto
...
Ella
si
gratta
i
capelli
con
una
forcella
e
mi
risponde
:
-
Faccia
come
vuole
!
-
Scusate
:
bisogna
far
così
per
precauzione
,
e
non
per
altro
!
-
Dio
cristiano
,
ho
capito
!
M
'
ero
messa
a
pensare
ad
una
cosa
:
non
mi
ero
mica
avuta
a
male
di
niente
!
-
A
che
pensate
?
-
Il
fornaio
deve
avere
diciotto
lire
,
e
m
'
ha
mandato
a
far
sapere
,
per
il
mio
ragazzo
,
che
se
domani
non
lo
pago
,
non
mi
dà
più
pane
.
Accidenti
!
E
si
piglia
la
testa
tra
le
mani
.
-
Il
mio
cognato
è
troppo
vecchio
;
e
,
in
questi
giorni
,
per
di
più
,
è
piovuto
;
sicché
non
ha
potuto
lavorare
.
Fa
il
manovale
!
Il
mio
ganzo
,
anche
lui
,
bisogna
che
pensi
a
'
suoi
fatti
.
Ci
ha
un
figliolo
che
lo
vuole
ammazzare
;
perché
viene
da
me
.
-
Ora
,
prima
d
'
andarmene
,
vi
darò
qualcosa
io
.
-
Non
ho
mica
detto
così
perché
lei
mi
desse
qualcosa
!
Io
lo
fo
per
amicizia
:
è
tanto
tempo
che
conosco
la
signora
Angelina
.
-
Ma
io
vi
darò
qualcosa
lo
stesso
!
Ella
s
'
è
messa
a
spazzolarsi
le
scarpe
e
io
sono
rientrato
in
camera
.
È
passata
una
mezz
'
ora
già
:
ho
sentito
battere
l
'
orologio
della
chiesa
.
Mi
alzo
,
e
dico
a
Marianna
:
-
Scommetto
che
non
viene
.
È
già
tardi
!
-
Accidenti
anche
a
lei
!
Non
è
la
prima
volta
che
fa
così
.
Che
si
senta
male
la
sua
bambina
?
Io
richiudo
l
'
uscio
,
stringendo
,
con
impazienza
,
il
croccino
;
mi
rimetto
a
sedere
,
su
questa
seggiola
che
a
pena
sta
ritta
,
e
penso
:
«
Se
crede
di
burlarsi
di
me
,
sbaglia
!
Non
mi
vuol
più
bene
!
Non
me
n
'
ero
accorto
quando
la
incontravo
per
la
strada
?
Ma
è
l
'
ultima
volta
che
le
parlo
!
»
Tuttavia
,
nella
mia
rabbia
,
c
'
è
anche
una
esasperazione
sensuale
.
Non
posso
fare
a
meno
di
averne
desiderio
.
Angelina
entrerà
,
domanderà
sottovoce
se
ci
sono
,
poi
mi
verrà
quasi
addosso
;
io
le
bacerò
la
bocca
;
lei
si
discosterà
subito
e
mi
dirà
:
-
Quante
volte
m
'
hai
tradito
?
Io
,
in
quel
momento
,
non
me
lo
ricorderò
da
vero
,
in
buona
fede
,
e
subito
la
ribacerò
;
pregandola
,
in
un
orecchio
,
che
si
spogli
...
Ella
sorriderà
,
guardandomi
,
con
quella
sua
aria
tranquilla
ma
così
bella
e
sensuale
.
-
Mi
devo
spogliare
anch
'
oggi
?
Io
le
prenderò
i
polsi
e
le
griderò
sottovoce
:
-
Non
mi
vuoi
bene
!
Glielo
dirò
tante
volte
ch
'
ella
,
perché
io
non
glielo
dica
più
,
risponderà
senza
guardarmi
:
-
Non
è
mica
vero
!
In
vece
te
lo
voglio
.
E
,
poi
,
smettendo
di
slacciarsi
,
e
appoggiandosi
con
una
mano
a
me
:
-
Zitto
!
Chi
c
'
è
?
Non
è
mica
Marianna
sola
!
Oh
,
che
paura
!
Allora
finisco
io
di
spogliarla
.
Toltasi
la
camicia
,
ella
ha
meno
pudore
di
me
.
Quasi
tutte
le
donne
,
o
tutte
,
sono
così
.
Mi
dimenticavo
che
scrivo
per
te
!
Il
lapis
mi
ha
fatto
indolenzire
le
dita
;
e
perciò
interrompo
la
lettera
...
La
riprendo
.
Sono
così
contento
di
scrivere
a
te
!
Ormai
,
Angelina
non
verrà
di
certo
;
ma
,
ora
,
più
di
dianzi
,
l
'
aspetto
e
mi
illudo
che
debba
venire
.
Mi
pare
perfino
impossibile
che
io
sia
stato
qui
solo
tutto
questo
tempo
!
E
pure
è
proprio
così
.
Suonano
le
undici
:
è
già
un
'
ora
!
A
mezzogiorno
,
il
suo
marito
torna
a
casa
e
quindi
non
ci
sarebbe
né
meno
più
tempo
.
Che
le
sia
avvenuto
?
L
'
ha
chiusa
a
chiave
?
È
andata
ad
un
altro
appuntamento
?
Si
è
fermata
in
qualche
bottega
?
S
'
è
ammalata
la
sua
bambina
?
Chiamo
Marianna
,
perché
sono
molto
stizzito
:
-
È
un
bel
modo
!
Mi
fa
venire
quassù
,
e
lei
non
si
vede
.
-
Se
ne
sia
dimenticata
?
Questa
domanda
mi
fa
dubitare
che
Marianna
la
conosca
meglio
di
me
:
avevo
già
notato
ch
'
ella
è
molto
astuta
.
In
generale
,
io
detesto
l
'
astuzia
;
ma
quando
,
magari
quella
degli
altri
,
mi
può
essere
utile
,
mi
fa
piacere
:
è
una
specie
di
vendetta
giusta
che
difende
la
mia
fiducia
.
Tuttavia
,
rispondo
:
-
È
impossibile
!
Ella
mi
guarda
;
capisce
che
c
'
entra
il
mio
amor
proprio
;
e
,
a
capo
basso
,
dice
:
-
E
allora
?
-
Io
non
lo
so
.
Lo
sapete
voi
?
Scuotendo
la
testa
,
e
pulendosi
il
naso
con
le
unghie
,
mi
risponde
:
-
Io
né
meno
.
-
Me
ne
vado
,
dunque
!
-
Aspetti
un
altro
poco
:
se
la
incontra
per
le
scale
?
-
È
vero
:
non
potrei
risalire
,
per
via
dei
pigionali
.
Rientro
in
camera
e
mi
rimetto
a
scriverti
.
Di
quando
in
quando
,
il
puzzo
della
stanza
vince
la
mia
pazienza
,
e
io
mi
vergogno
di
star
qui
;
e
mi
vien
voglia
di
trattare
male
Marianna
.
Ma
è
inutile
:
il
desiderio
di
Angelina
è
troppo
.
Quando
richiamo
Marianna
,
bisogna
che
nasconda
il
tremito
della
voce
.
Ed
io
guardo
questa
donna
di
quarant
'
anni
,
sporca
e
puzzolente
,
quasi
provando
piacere
.
Ella
se
n
'
accorge
e
mi
sta
intorno
,
cozzandomi
qualche
volta
.
Non
vedo
i
suoi
capelli
e
il
suo
collo
,
ma
soltanto
le
calze
sdrucite
con
la
pelle
scoperta
,
e
allora
mi
viene
la
tentazione
di
alzarle
le
sottane
.
Non
so
come
mi
reggo
.
Ella
se
n
'
accorge
sempre
di
più
,
ride
,
fa
la
lasciva
;
mi
picchia
sopra
una
mano
.
Sento
che
dopo
soffrirei
,
con
una
umiliazione
terribile
:
devo
fare
uno
sforzo
per
nasconderle
la
nausea
che
mi
fa
la
sua
faccia
.
Ella
ride
e
aspetta
.
Mi
tremano
le
mani
e
non
potrei
parlarle
:
o
l
'
uccido
o
cedo
...
Mi
distraggo
;
pensando
a
te
:
fra
lei
e
me
sento
la
tua
anima
.
E
perché
questo
bestiale
obbrobrio
?
Se
lo
risapesse
Angelina
?
È
una
cosa
sozza
.
No
!
No
!
Mi
par
d
'
aver
in
bocca
il
suo
odore
disgustoso
!
Sarà
lo
stesso
che
una
cagna
.
Penso
a
te
,
continuamente
;
e
,
allora
,
mi
pare
una
cosa
ridicola
.
Penso
ad
Angelina
,
e
mi
vergogno
.
Ma
ho
atteso
troppo
e
non
so
più
quel
che
faccio
...
Dio
mio
!
Com
'
è
stato
possibile
?
Mi
par
d
'
essere
ancora
sporco
;
e
quell
'
odore
,
ancora
su
dentro
il
naso
!
Non
vedrò
mai
più
Angelina
.
E
questa
lettera
ti
parrà
pazzesca
.
Ma
se
,
in
quella
camera
,
non
avessi
pensato
a
te
,
vorrebbe
dire
che
io
non
avrei
l
'
anima
che
ho
.
Appunto
,
tutto
quel
putridume
lercio
innalzava
la
mia
anima
verso
te
;
e
di
più
sentivo
come
è
meravigliosa
e
pura
la
nostra
amicizia
.
La
mia
anima
respirava
dentro
la
tua
,
e
tutte
quelle
cose
così
indegne
le
insegnavano
quanta
gratitudine
io
ti
devo
.
Sei
convinta
,
come
me
,
ch
'
ero
tuo
anche
allora
?
...
ELIA
E
VANNINA
Elìa
amava
la
moglie
più
di
quando
se
n
'
era
innamorato
;
e
desiderava
di
amarla
sempre
di
più
.
Era
alto
e
magro
,
con
il
volto
a
fetta
,
schiacciato
dalle
parti
,
con
gli
orecchi
rossi
che
parevano
tutti
attaccati
;
sempre
imberbe
,
benché
avesse
trent
'
anni
.
La
moglie
,
Vannina
,
era
in
vece
piacente
e
delicata
;
ma
di
una
delicatezza
sensuale
.
Quando
escivano
fuori
insieme
,
egli
la
guardava
continuamente
;
mentre
ella
non
guardava
nulla
,
e
camminava
un
poco
avanti
a
lui
,
come
distratta
.
Tornati
a
casa
,
egli
le
chiedeva
:
-
Volevi
passeggiare
ancora
?
Ma
Vannina
,
senza
rispondergli
,
andava
dritta
in
camera
a
togliersi
i
guanti
e
il
cappello
.
Elìa
la
seguiva
,
e
le
si
metteva
vicino
,
aspettando
che
dicesse
qualche
cosa
.
Ma
ella
si
spogliava
,
per
infilarsi
subito
la
vestaglia
da
casa
.
Egli
l
'
aiutava
,
le
prendeva
il
volto
,
e
voleva
baciarle
la
bocca
:
-
Ti
voglio
bene
,
sai
?
Ella
lo
fissava
come
per
avventarglisi
addosso
:
-
Me
lo
devi
volere
.
Una
sera
,
mentre
egli
le
accomodava
dietro
le
spalle
il
bavero
della
vestaglia
,
ella
disse
:
-
Lasciami
,
perché
devo
riscaldare
la
cena
.
C
'
è
rimasto
d
'
oggi
un
pezzo
di
agnello
arrosto
.
Ci
aggiunterò
l
'
insalata
.
-
Vengo
in
cucina
con
te
.
Vannina
si
mise
al
focolare
senza
aprire
più
bocca
.
Ma
,
quand
'
egli
accese
una
sigaretta
,
si
voltò
e
gli
disse
,
con
quella
falsa
dolcezza
che
fa
sentire
fino
in
fondo
il
proposito
e
l
'
abitudine
d
'
imporsi
a
tutti
i
costi
:
-
Aspetta
a
fumare
.
Egli
spense
la
sigaretta
e
le
chiese
scusa
.
-
Tutte
le
sere
devo
dirti
lo
stesso
!
Perché
non
vai
a
fumare
su
la
terrazza
?
Egli
ci
andò
;
ma
,
quando
fu
per
accendere
un
'
altra
volta
la
sigaretta
,
preferì
buttarla
via
,
e
tornò
in
cucina
.
Fuori
,
nel
cielo
,
c
'
erano
le
stelle
che
bruciavano
come
i
carboni
del
fornello
;
e
,
nella
strada
buia
,
si
udiva
parlare
la
gente
che
passava
.
Poi
,
riveniva
il
silenzio
.
Elìa
,
allora
,
quando
era
sicuro
che
sotto
non
c
'
era
più
nessuno
,
sputava
;
restando
ad
ascoltare
lo
sputo
battere
sopra
il
lastrico
,
dopo
aver
rasentato
il
lampione
acceso
.
Vannina
guardava
il
marito
;
ma
smetteva
quando
egli
aveva
voltato
un
'
altra
volta
le
spalle
alla
finestra
.
Elìa
,
quella
sera
,
si
sentiva
tutto
invaso
dal
suo
sentimento
;
ed
ella
gli
disse
:
-
Bisogna
che
ti
ricucia
una
tasca
della
giubba
:
ho
visto
che
ti
s
'
è
sdrucita
.
Perché
ti
s
'
è
sciupata
?
-
Non
so
...
Forse
,
a
qualche
chiodo
?
-
Non
lo
sai
da
vero
?
-
No
:
ti
giuro
che
non
lo
so
.
-
Allora
,
vuol
dire
che
non
te
ne
sei
accorto
,
perché
certo
ti
devi
essere
accostato
troppo
a
qualche
chiodo
,
in
ufficio
.
Hai
guardato
se
nel
tuo
ufficio
c
'
è
qualche
chiodo
che
sporge
in
fuori
?
-
Domani
ci
guarderò
,
e
te
lo
dirò
.
-
Bisogna
che
tu
stia
attento
,
perché
cotesta
giubba
te
l
'
ho
ricucita
un
'
altra
volta
.
-
Un
mese
fa
,
mi
pare
.
-
Pare
anche
a
me
.
Vieni
qua
sotto
il
lume
:
guardo
meglio
se
si
è
scucita
o
se
si
è
strappata
.
Elìa
si
avvicinò
,
prendendo
in
mano
il
pinzo
della
giubba
dove
era
la
tasca
;
e
alzandolo
.
Ella
rovesciò
l
'
orlo
della
tasca
,
poi
disse
:
-
C
'
è
uno
strappo
.
Come
hai
fatto
,
Dio
mio
?
Egli
sorrise
,
ma
siccome
la
moglie
era
tutta
agitata
e
tremante
,
e
si
faceva
bianca
in
viso
,
si
pentì
d
'
essere
andato
a
casa
con
la
tasca
che
ella
doveva
ricucire
.
-
Non
so
né
meno
se
ci
ho
il
cotone
di
cotesto
colore
.
-
Lo
comprerai
domani
.
-
Ma
io
te
la
volevo
ricucire
per
domani
mattina
,
prima
che
tu
escissi
!
-
Mi
metterò
un
'
altra
giubba
!
-
E
se
ti
sciupi
anche
quella
?
Vannina
lo
guardò
con
una
tale
paura
,
ch
'
egli
si
vergognò
come
un
ragazzo
.
E
,
allora
,
si
sentì
timido
;
e
non
osò
più
né
meno
di
starle
vicino
.
Ella
stessa
,
quando
ebbe
finito
di
preparare
la
cena
,
dovette
dirgli
che
si
mettesse
a
sedere
.
Intanto
egli
,
udendo
passare
altra
gente
,
aveva
pensato
che
non
poteva
andare
alla
finestra
per
sputare
.
Dette
un
'
occhiata
alle
stelle
,
e
andò
a
sedersi
.
Perché
non
aveva
studiato
astronomia
?
La
moglie
tagliò
l
'
agnello
e
fece
le
parti
;
poi
condì
l
'
insalata
.
Ruppe
il
sale
tra
le
dita
e
lo
sparse
su
le
foglie
;
dove
l
'
olio
era
restato
a
gocciole
,
senza
mescolarsi
con
l
'
aceto
.
Si
udiva
la
fiamma
del
lume
a
petrolio
,
che
saliva
a
filo
su
per
il
tubo
.
Ad
un
tratto
,
da
qualche
finestra
,
buttavano
una
cartata
di
avanzi
;
giù
ai
gatti
,
che
la
razzolavano
.
Elìa
si
sentiva
così
contento
che
non
osava
né
meno
dirlo
.
Ma
ella
,
inghiottendo
quel
che
aveva
in
bocca
,
senza
finire
di
masticarlo
,
si
pulì
le
labbra
con
il
tovagliolo
,
e
disse
con
la
voce
afflitta
che
faceva
venire
le
lacrime
a
lui
:
-
La
cravatta
comincia
a
recidersi
.
Te
la
vedranno
anche
gli
altri
che
non
è
più
nuova
!
Egli
cercò
di
guardarsela
;
ma
se
la
tappava
,
in
vece
,
con
il
mento
sopra
.
Allora
volle
cavarla
fuori
dal
panciotto
e
sganciarla
dietro
il
colletto
.
Ella
gridò
:
-
Fermo
,
fermo
!
Hai
le
mani
unte
!
Te
la
guarderai
allo
specchio
.
-
Ma
anche
lo
specchio
non
fa
bene
,
perché
è
troppo
distante
dalla
luce
della
finestra
.
-
E
dove
vorresti
tenerlo
?
È
un
'
idea
tua
,
questa
!
Dove
vorresti
tenerlo
?
Dimmelo
.
Tu
hai
sempre
avuto
voglia
di
ravversare
la
camera
a
modo
tuo
;
tanto
per
fare
lo
scontento
.
Ma
se
levi
lo
specchio
da
dove
è
ora
,
dove
metti
il
canterano
?
Come
volti
il
nostro
letto
?
Come
si
farebbe
a
passare
di
lì
,
per
spolverare
o
per
qualunque
altro
bisogno
?
Vannina
discuteva
con
tale
sicurezza
,
ch
'
egli
s
'
imbrogliava
subito
,
come
quando
all
'
ufficio
gli
parlavano
di
qualche
cosa
troppo
difficile
.
Ma
sorrise
,
persuaso
di
aver
detto
una
sciocchezza
troppo
grossa
;
che
,
prima
di
addormentarsi
,
avrebbe
cercato
di
spiegare
.
Ma
la
moglie
non
sorrideva
.
Con
tutto
il
viso
e
il
collo
teso
verso
lui
,
gli
faceva
capire
che
aspettava
in
vano
una
risposta
ragionevole
.
Le
si
gonfiava
certa
carne
del
collo
.
Poi
,
alla
fine
,
stanca
di
quello
sforzo
,
smise
.
Elìa
,
per
togliersi
d
'
imbarazzo
,
cercò
di
farla
doventare
allegra
.
Per
solito
,
raccontava
qualche
cosa
dell
'
ufficio
,
oppure
si
metteva
a
fischiettare
qualche
romanza
dell
'
ultima
operetta
rappresentata
al
teatro
.
Gli
piaceva
molto
fischiare
a
quel
modo
;
e
la
moglie
l
'
ascoltava
con
una
serietà
che
mostrava
quanto
lo
apprezzasse
.
Anche
quella
sera
fischiò
,
e
l
'
effetto
venne
;
perché
ella
gli
disse
:
-
Ecco
una
cosa
di
cui
sei
bravo
!
Fischi
così
bene
!
-
Perché
ci
metto
tutta
la
mia
anima
.
Non
vedi
che
mi
commovo
?
-
Basta
,
però
;
perché
ti
fa
male
.
-
Fischierei
tre
ore
di
seguito
!
E
siccome
,
per
caso
,
passò
un
ragazzo
cantando
,
si
sentì
sdegnare
:
-
Lo
farei
mettere
in
prigione
.
Ma
non
senti
che
sudiceria
canta
?
Quando
fischiavo
io
,
era
musica
da
vero
!
-
Ma
tu
sei
un
uomo
serio
!
Ti
vuoi
paragonare
con
un
ragazzo
?
Esultò
che
la
moglie
lo
sapesse
così
subito
capire
;
proteggendolo
,
quasi
.
Poi
,
le
disse
:
-
Peccato
che
né
tu
né
io
sappiamo
suonare
il
pianoforte
!
Allora
,
sottovoce
,
si
misero
a
cantare
insieme
.
Alla
fine
,
egli
l
'
abbracciò
,
guardandosela
come
quando
se
n
'
era
innamorato
.
No
:
egli
,
ancora
,
in
dieci
anni
di
matrimonio
,
non
aveva
finito
di
dirle
quanto
l
'
amava
!
Se
fosse
stato
poeta
,
come
si
sentiva
nell
'
anima
e
come
qualche
suo
collega
d
'
ufficio
,
le
avrebbe
scritto
un
sonetto
,
ricopiandolo
con
bella
calligrafia
e
a
lettere
filettate
d
'
oro
.
A
ogni
onomastico
suo
,
ci
s
'
era
provato
;
ma
non
gli
era
venuto
fuori
né
meno
una
parola
.
Doveva
contentarsi
di
regalarle
un
mazzo
di
fiori
;
e
Vannina
,
per
fargli
piacere
,
finché
non
glielo
dicesse
lui
stesso
,
lo
teneva
sempre
allo
stesso
posto
nel
mezzo
del
canterano
,
anche
quando
perfino
i
gambi
s
'
erano
avvizziti
e
puzzavano
dentro
l
'
acqua
.
Egli
non
si
doleva
che
la
moglie
fosse
meno
espansiva
;
perché
,
secondo
lui
,
non
stava
bene
che
le
donne
facessero
capire
che
amano
:
dovevano
soltanto
fingere
di
lasciarsi
amare
.
Era
certo
che
una
donna
come
lei
non
l
'
aveva
nessuno
.
Era
sicuro
d
'
aver
trovato
la
migliore
e
la
più
onesta
;
e
,
quando
ne
parlava
agli
amici
,
faceva
sempre
ridere
con
le
sue
esagerazioni
.
Arrivava
perfino
ad
assicurar
questo
:
-
Mia
moglie
sarebbe
più
brava
e
più
intelligente
del
nostro
capodivisione
.
Vedreste
come
filerebbe
dritto
il
ministero
!
Egli
si
faceva
raccontare
da
lei
stessa
tutto
ciò
che
ricordava
di
quando
era
bambina
e
poi
giovinetta
;
perché
voleva
amarla
anche
prima
di
averla
conosciuta
.
Glielo
diceva
sempre
.
Ma
,
quando
ella
gli
rispondeva
,
scherzando
,
che
prima
di
sposarla
aveva
conosciuto
altre
donne
,
la
supplicava
che
tacesse
.
Diceva
:
-
Si
sa
forse
quel
che
si
fa
,
quando
non
si
capisce
niente
?
Che
colpa
ho
io
se
non
ti
conoscevo
fin
da
ragazzo
?
-
Ma
se
tu
non
mi
avessi
conosciuta
mai
?
-
Non
è
possibile
.
-
E
se
io
fossi
morta
quand
'
ero
ancora
giovane
?
-
Non
lo
dire
,
perché
tu
vedi
che
effetto
mi
fa
.
Ed
ella
,
non
per
contraddirlo
,
ma
per
bisogno
di
ragionare
logicamente
,
gli
presentava
altre
difficoltà
,
sempre
più
debolmente
,
però
:
per
non
affliggerlo
e
per
contentarlo
.
E
perché
era
superba
che
egli
l
'
amasse
a
quel
modo
.
Con
il
passare
del
tempo
,
egli
giunse
a
tal
punto
che
la
moglie
doveva
suggerirgli
qualunque
cosa
.
Senza
di
lei
,
non
pensava
né
meno
più
;
e
ne
era
tutto
soddisfatto
.
Un
cervello
,
in
fatti
,
bastava
per
tutti
e
due
.
Si
doleva
soltanto
che
anche
prima
non
avessero
fatto
così
;
ma
anche
la
moglie
pensava
sempre
di
meno
,
contentandosi
delle
sue
abitudini
,
che
anch
'
esse
,
alla
loro
volta
,
diminuivano
e
si
restringevano
.
La
vita
dei
due
sposi
si
attenuava
come
un
dipinto
che
si
scolora
.
Benché
ancora
abbastanza
giovani
,
avevano
ormai
soltanto
quegli
istinti
che
resistono
fino
al
giorno
della
morte
:
simili
alle
corde
d
'
un
istrumento
che
si
siano
allentate
.
Erano
doventati
da
vero
un
'
unica
persona
,
con
un
solo
egoismo
.
Non
vedevano
che
se
stessi
.
Tra
loro
e
il
rimanente
della
vita
,
c
'
era
una
distanza
sempre
più
vasta
.
Invecchiando
,
quell
'
egoismo
era
indispensabile
a
loro
quanto
il
respirare
;
quell
'
egoismo
fatto
delle
loro
mani
,
dei
loro
piedi
,
del
loro
stomaco
,
della
loro
bocca
.
Guardandosi
negli
occhi
,
ne
erano
affascinati
sempre
di
più
.
Elìa
le
aveva
fatto
fare
,
qualche
diecina
d
'
anni
prima
,
un
medaglione
.
Era
un
medaglione
piuttosto
piccolo
,
da
spilla
,
a
miniatura
,
incastonato
in
un
cerchio
d
'
oro
.
Era
per
lui
la
stessa
cosa
tanto
amare
la
moglie
quanto
il
medaglione
.
Egli
aveva
soltanto
lo
scrupolo
di
essere
infedele
ad
esso
o
a
lei
.
Non
altro
.
LA
STESSA
DONNA
Quando
i
due
amici
si
rividero
dopo
tre
anni
,
ebbero
quasi
vergogna
di
se
stessi
:
benché
si
fossero
scritti
sempre
,
era
come
una
riconciliazione
timida
,
che
li
molestava
.
E
Raffaello
,
per
tentare
l
'
amicizia
di
Felice
,
gli
chiese
:
-
Che
hai
fatto
in
tutto
questo
tempo
?
Felice
,
con
un
'
ostilità
involontaria
,
rispose
:
-
Lo
sai
.
E
allora
ebbero
voglia
di
rimescolare
insieme
tutti
i
loro
sentimenti
.
Il
tempo
della
lontananza
si
scorciava
sempre
di
più
,
rapidamente
.
Ma
non
si
dicevano
nulla
.
Stavano
bene
insieme
,
e
basta
.
-
Guarda
:
piove
!
Guardarono
insieme
la
pioggia
,
quasi
con
gli
stessi
occhi
;
e
,
poi
,
Felice
disse
come
per
fare
un
confronto
ironico
:
-
Ti
ricordi
di
quando
ci
ammollavamo
per
ore
intere
?
E
desiderarono
,
ambedue
,
che
piovesse
;
perché
avevano
bisogno
di
credere
che
non
si
sarebbero
separati
troppo
presto
.
Felice
era
stato
sul
punto
di
prendere
moglie
.
Raffaello
lo
sapeva
e
vi
pensava
con
un
fremito
di
curiosità
.
Ma
felice
non
voleva
parlarne
;
perché
amava
ancora
.
E
Raffaello
soffriva
in
vece
che
non
gliene
parlasse
.
Alla
fine
,
chiese
:
-
Perché
non
hai
preso
moglie
?
Felice
gli
strinse
una
mano
e
gli
disse
:
-
Un
giorno
lo
saprai
.
L
'
altro
lo
guardò
.
-
Lo
vuoi
sapere
subito
?
Non
mi
riesce
a
parlarne
con
calma
,
a
te
.
-
Ma
le
hai
voluto
bene
da
vero
?
Felice
poteva
dire
la
verità
,
ma
sentì
che
doveva
rispondere
di
no
.
Egli
doveva
parlargli
di
questa
donna
non
secondo
la
verità
,
ma
secondo
quel
che
in
quel
momento
gli
faceva
piacere
.
E
gli
pareva
,
perciò
,
d
'
essere
più
buono
con
il
suo
amico
.
-
Io
-
disse
Raffaello
-
ho
continuato
sempre
la
vita
che
anche
tu
una
volta
facevi
insieme
a
me
.
E
mentì
anche
lui
,
perché
gli
dispiaceva
raccontare
la
verità
.
Ognuno
di
loro
doveva
dissimulare
.
Ora
,
la
loro
amicizia
li
molestava
da
vero
:
era
come
una
sorpresa
della
loro
coscienza
.
Sentivano
che
,
se
fossero
stati
sempre
insieme
,
avrebbero
vissuto
in
un
altro
modo
.
Ma
il
passato
parve
loro
egualmente
dolce
e
tanto
intimo
.
La
pioggia
seguitava
,
sempre
più
forte
;
come
se
avesse
avuto
fretta
di
distruggere
tutti
i
loro
ricordi
che
formavano
i
loro
sentimenti
.
Raffaello
tentò
di
cambiare
discorso
:
-
È
bella
la
città
dove
ora
stai
?
Ma
Felice
pensava
troppo
al
suo
amore
,
e
perciò
non
rispose
.
Non
riesciva
più
a
dimenticarsene
;
e
si
alzò
,
impallidendo
.
Raffaello
disse
:
-
Anch
'
io
soffro
!
-
Come
ci
avvengono
le
stesse
cose
!
Io
capisco
che
anche
tu
hai
amato
.
-
Ma
ho
voluto
vincermi
.
-
E
perché
non
me
ne
hai
scritto
niente
?
-
Perché
tu
mi
parlavi
di
te
,
e
io
non
volevo
dirti
che
anch
'
io
ero
come
te
.
-
Proprio
come
me
?
Si
misero
a
ridere
.
Poi
Raffaello
disse
:
-
È
meglio
parlare
d
'
altro
.
-
Non
ci
riesce
.
Il
caffè
,
dov
'
erano
,
s
'
empiva
di
gente
;
che
v
'
entrava
per
ripararsi
dalla
pioggia
.
I
due
grandi
specchi
messi
alle
pareti
riflettevano
la
gente
e
i
tavolini
;
come
se
anche
essi
avessero
ripreso
a
fare
qualche
cosa
;
quello
che
dovevano
far
sempre
.
Giacché
erano
gli
specchi
di
un
caffè
,
pareva
che
avessero
l
'
incarico
di
accogliere
subito
la
gente
.
Alcuni
giovani
entrarono
nella
stanza
dei
bigliardi
,
e
si
sentirono
poco
dopo
i
colpi
dei
birilli
.
A
un
tavolino
,
coperto
con
un
piccolo
tappeto
verde
,
giocavano
a
carte
;
a
un
altro
,
sfogliavano
i
giornali
illustrati
,
fumando
.
Lungo
le
pareti
verniciate
di
bianco
,
stavano
i
divani
coperti
di
velluto
rosso
.
Nel
caffè
c
'
era
una
certa
allegria
un
poco
sommessa
.
Felice
disse
,
con
un
'
allegria
più
nervosa
:
-
Se
io
avessi
preso
moglie
,
non
sarei
più
tornato
a
Roma
.
L
'
amico
rispose
,
come
si
fosse
trattato
di
una
bravata
:
-
Sarei
venuto
io
a
trovarti
.
Felice
,
di
rimando
,
come
se
parlasse
chi
sa
di
quali
paesi
lontani
,
gli
chiese
:
-
Fino
a
Bologna
?
Allora
ci
presero
gusto
,
benché
con
sospetto
.
-
Certo
:
qualche
volta
,
avrei
avuto
modo
di
venire
.
Ma
chi
è
,
dunque
,
questa
donna
che
volevi
sposare
?
È
una
principessa
?
Ad
un
tratto
,
allora
,
sentirono
che
la
voce
si
cambiava
:
-
L
'
hai
conosciuta
anche
tu
.
L
'
amico
,
istintivamente
,
si
vendicò
:
-
Anche
tu
hai
conosciuto
la
mia
.
Risero
tutti
e
due
,
ma
con
una
certa
paura
.
Ormai
,
era
certo
che
si
sarebbero
detti
il
nome
.
Sentivano
ch
'
era
male
;
ma
Felice
non
si
tenne
:
-
Si
chiama
Ines
.
Raffaello
ebbe
una
scossa
di
rabbia
;
e
disse
sottovoce
:
-
Era
Ines
?
-
Lei
.
Raffaello
voleva
ridere
e
non
poteva
.
Continuò
,
invece
,
a
vendicarsi
quasi
balbettando
:
-
E
non
ti
ha
detto
mai
che
ne
ero
innamorato
io
,
prima
che
venisse
a
Bologna
?
Ma
Felice
era
più
mite
.
-
Mai
.
Poi
si
passò
una
mano
su
gli
occhi
,
e
disse
:
-
Ora
mi
sembra
un
'
allucinazione
.
Raffaello
taceva
,
esasperato
e
dolente
.
-
Bisognerebbe
ritrovarla
insieme
.
So
che
è
a
Roma
.
-
Andiamo
subito
a
cercarla
.
-
Ma
,
prima
,
raccontiamoci
tutto
.
Era
come
se
si
aiutassero
a
rivederla
insieme
;
era
come
se
l
'
amassero
insieme
,
senza
pensare
a
togliersela
l
'
uno
all
'
altro
.
Felice
si
sentiva
come
un
colpevole
;
e
restarono
un
pezzo
senza
potersi
parlare
e
né
meno
guardare
.
Credevano
anche
che
si
dovesse
rompere
la
loro
amicizia
;
e
ciascuno
ripensava
ad
Ines
secondo
come
gli
era
sembrata
.
Ma
nessuno
dei
due
si
figurava
che
Ines
era
andata
dall
'
uno
all
'
altro
soltanto
per
il
capriccio
di
farsi
amare
da
due
amici
così
sinceri
tra
sé
.
Ella
già
aveva
calcolato
di
non
essere
né
dell
'
uno
né
dell
'
altro
.
Ma
anch
'
ella
,
più
che
per
civetteria
,
aveva
voluto
far
questa
prova
con
una
certa
serietà
;
quasi
con
il
desiderio
di
far
piacere
a
tutti
e
due
appunto
perché
si
volevano
bene
.
Quando
aveva
capito
che
il
sentimento
era
da
vero
per
comprometterla
,
trovava
il
modo
di
allontanarsi
;
e
tutto
per
lei
restava
una
specie
di
amicizia
un
poco
sensuale
;
senza
ch
'
ella
volesse
rendersi
conto
che
i
due
giovani
s
'
erano
lasciati
prendere
da
un
sentimento
molto
più
profondo
e
di
un
'
altra
natura
.
Da
ultimo
se
n
'
era
pentita
;
e
desiderava
non
incontrarli
più
.
Era
bionda
e
magra
;
e
bella
quando
sorrideva
.
Ora
,
lì
,
in
quel
caffè
,
dove
la
gente
entrava
tutta
bagnata
di
pioggia
,
essi
silenziosamente
se
la
competevano
per
difenderla
e
per
odiarla
nello
stesso
tempo
.
Raffaello
disse
:
-
Ti
riesce
a
capire
perché
ha
fatto
così
con
tutti
e
due
?
-
Io
non
lo
so
;
ma
non
me
ne
parlare
.
Felice
si
sentiva
,
all
'
improvviso
,
pieno
di
gelosia
.
E
,
quando
doveva
convincersi
ch
'
ella
non
lo
aveva
amato
di
più
,
soffriva
.
Egli
sarebbe
andato
a
trovarla
,
ma
solo
;
per
farsi
amare
e
per
toglierla
tutta
all
'
amico
.
Ma
avrebbe
voluto
toglierla
perfino
dal
ricordo
;
e
questo
non
era
possibile
.
Anche
Raffaello
aveva
lo
stesso
diritto
;
e
perciò
si
sentiva
furioso
e
ridicolo
.
Avrebbe
desiderato
che
si
trattasse
soltanto
di
un
sogno
morboso
.
Raffaello
aveva
tutto
il
suo
amor
proprio
sottosopra
;
si
riteneva
il
più
tradito
,
e
perciò
era
quello
che
odiava
di
più
Ines
.
Quantunque
,
contro
la
sua
volontà
,
gli
piacesse
pensare
ch
'
egli
l
'
aveva
amata
prima
di
Felice
.
Guardando
la
gente
agli
altri
tavolini
;
credevano
di
essere
beffati
.
Si
fermarono
,
perciò
,
a
guardare
le
bocche
che
sorridevano
;
i
gesti
e
i
movimenti
.
Ma
Felice
chiese
:
-
Che
colpa
ne
abbiamo
tra
noi
?
Raffaello
avrebbe
voluto
rispondere
male
;
ma
sentiva
che
non
poteva
;
e
,
a
suo
malgrado
,
dovette
essere
buono
anche
lui
.
E
rispose
:
-
Nessuna
.
-
Perché
,
dunque
,
non
ci
parliamo
più
?
-
Io
credo
che
abbiamo
pensato
le
stesse
cose
.
Non
riescivano
però
ancora
a
guardarsi
negli
occhi
,
perché
erano
in
collera
;
e
bastava
che
tacessero
un
poco
perché
il
loro
risentimento
ripigliasse
il
sopravvento
.
Ambedue
si
sentivano
in
balia
della
stessa
cosa
cattiva
e
spiacevole
.
Volevano
mandarla
via
,
subito
;
e
non
era
possibile
.
-
Le
riparlerai
mai
più
?
Raffaello
fu
preso
da
una
gran
voglia
di
essere
sincero
,
che
lo
scuoteva
tutto
.
-
Mai
.
-
Né
meno
io
.
E
,
vedendosi
negli
occhi
,
capirono
che
ambedue
erano
stati
afflitti
fino
in
fondo
;
ambedue
volevano
togliersi
dall
'
anima
questa
colpa
involontaria
.
Allora
,
Raffaello
disse
:
-
Andiamo
insieme
a
casa
mia
,
e
bruciamo
tutto
ciò
che
serbiamo
di
lei
:
lettere
,
fiori
,
fotografie
,
i
libri
regalati
...
Vuoi
?
Felice
non
voleva
averla
amata
in
vano
.
Ma
acconsentì
.
Pagarono
e
escirono
;
sotto
lo
stesso
ombrello
.
Prima
,
Felice
passò
dall
'
albergo
,
dove
teneva
le
valigie
;
e
prese
tutto
ciò
che
aveva
di
Ines
.
Le
mani
gli
tremavano
,
ma
si
sforzava
di
ridere
.
In
casa
di
Raffaello
misero
tutto
insieme
;
sopra
un
tavolino
.
Felice
cercava
di
non
guardare
più
;
e
lasciava
fare
all
'
altro
.
Ma
anche
l
'
altro
non
era
più
forte
;
e
i
suoi
occhi
s
'
inumidivano
di
lacrime
.
Avrebbe
desiderato
che
fosse
stato
Felice
a
buttare
tutte
quelle
cose
dentro
il
caminetto
;
che
ardeva
come
se
aspettasse
per
fare
la
fiamma
più
grande
.
-
Pigliamo
quel
che
è
sul
tavolino
con
le
nostre
mani
insieme
.
Felice
obbedì
;
ma
,
al
contatto
delle
mani
di
Raffaello
,
discostò
le
sue
;
con
avversione
.
L
'
altro
se
ne
accorse
,
e
cercò
di
affrettare
.
Le
lettere
e
i
libri
cominciarono
a
fiammeggiare
,
dopo
aver
fatto
un
fumo
denso
che
esciva
fuori
della
stufa
.
-
Anche
le
fotografie
?
-
Anche
quelle
.
Le
videro
tra
le
fiamme
,
come
se
fossero
andate
a
rifugiarsi
tra
le
pagine
ancora
intatte
.
Poi
,
dopo
essersi
tese
al
calore
,
si
piegarono
;
divennero
irriconoscibili
;
si
bruciarono
,
quasi
senza
fiamma
.
I
libri
,
con
le
pagine
mangiate
dal
fuoco
,
s
'
appiattivano
sempre
di
più
,
aprendosi
e
incenerendosi
.
Essi
non
avevano
tolto
gli
occhi
dal
caminetto
;
sentendosi
troppo
vicini
l
'
uno
all
'
altro
.
E
quando
si
fissarono
in
viso
,
i
loro
sguardi
erano
pieni
di
odio
violento
.
Felice
,
allora
,
si
mise
il
cappello
ed
escì
;
perché
ambedue
si
vergognavano
a
non
avere
la
forza
di
uccidere
.
LA
VENDETTA
Questa
necessità
di
ucciderlo
io
l
'
ho
percepita
da
prima
come
un
'
idea
affatto
indipendente
da
me
,
una
specie
di
nucleo
distaccato
e
che
io
potevo
isolare
anche
di
più
;
sebbene
fosse
capace
di
procurarmi
un
malessere
diffusamente
intimo
.
Era
come
una
specie
di
formazione
;
a
cui
io
non
prendevo
parte
.
Una
volta
mi
son
sentito
invece
invaso
da
una
vera
vertigine
,
che
era
più
forte
della
mia
volontà
:
sono
stato
sul
punto
di
commettere
il
delitto
,
quasi
provando
il
principio
di
uno
svenimento
,
che
mi
avrebbe
dato
giusto
il
tempo
di
agire
.
Sentivo
che
le
mie
mani
erano
per
moversi
per
la
forza
di
un
fascino
;
ma
sono
stato
in
tempo
a
pregare
Dio
,
sebbene
sentissi
che
veramente
si
trattava
per
me
di
una
rinuncia
che
m
'
avrebbe
fatto
sopportare
uno
stato
morale
molto
depresso
.
Dunque
,
da
questo
sintomo
,
devo
convenire
che
veramente
io
sono
stato
capace
di
effettuare
l
'
omicidio
:
altrimenti
non
avrei
provato
quel
deprezzamento
involontario
di
me
stesso
;
nel
quale
non
entra
affatto
quel
che
si
chiama
orgoglio
o
amor
proprio
.
Ma
l
'
uomo
,
ne
concludo
,
si
trova
in
certi
casi
,
per
i
quali
non
può
fare
a
meno
di
uccidere
.
Se
non
uccide
,
deve
corrompersi
;
e
rassegnarsi
a
sentirsi
per
tutto
il
rimanente
della
vita
capace
anche
di
essere
immorale
senza
rimorso
.
Quella
volta
l
'
omicidio
mi
parve
una
naturale
conseguenza
;
ed
avendola
evitata
,
per
uno
spavento
morale
,
quasi
per
un
rimorso
preventivo
,
io
non
mi
sento
maggiormente
buono
,
ma
piuttosto
cattivo
;
anzi
,
direi
corrotto
.
L
'
omicidio
è
il
mio
dovere
morale
.
Ora
sento
il
ritorno
di
questa
forza
sotto
la
specie
di
tentazione
;
ma
però
non
sufficiente
a
farmi
agire
.
Mi
piace
,
anzi
,
la
sensazione
di
questa
voluttà
senza
annettervi
la
necessità
di
doverla
seguire
.
Ma
so
che
mi
dà
una
melanconia
che
insiste
molto
,
una
melanconia
che
diviene
anche
violenta
;
e
che
mi
strazia
,
perché
non
mi
sono
vendicato
.
Allora
mi
domando
perché
io
voglia
contenermi
.
Ho
forse
preso
a
sfruttare
quei
sentimenti
che
stanno
attorno
alla
mia
anima
?
E
se
io
compiessi
questo
omicidio
,
non
smetterei
forse
di
piangere
?
Ma
dopo
?
Che
cosa
sarebbe
della
mia
anima
,
dopo
?
Sarebbe
veramente
una
soddisfazione
,
com
'
ora
mi
pare
?
Certo
è
che
la
vendetta
,
agli
uomini
onesti
e
forti
,
è
necessaria
.
Ne
abbiamo
il
diritto
;
perché
nessuno
può
sapere
quanto
un
uomo
onesto
e
forte
ne
soffre
.
A
giornate
,
io
non
penso
ad
altro
;
senza
riescire
mai
a
distrarmi
.
Anzi
,
tutto
mi
porge
l
'
occasione
di
dirmi
:
«
Che
fai
?
Perché
non
ti
decidi
?
»
Certo
,
io
sono
straziato
troppo
.
Ma
,
a
quel
che
sembra
,
non
basta
né
meno
pensare
che
quest
'
atto
mi
riporterebbe
all
'
innocenza
dei
miei
primi
anni
.
Lo
sento
:
ne
sono
sicuro
.
Se
io
uccidessi
,
doventerei
da
vero
un
ragazzo
.
Ora
,
no
:
questa
insoddisfazione
agisce
nella
mia
anima
in
troppe
guise
,
influisce
in
tutto
quel
che
io
faccia
.
Non
c
'
è
un
mio
sentimento
che
ne
sia
immune
,
anche
quelli
che
sono
tra
i
più
delicati
e
spirituali
.
I
miei
pensieri
,
ora
,
hanno
un
'
ombra
:
quella
dell
'
insoddisfazione
.
E
,
per
contrasto
,
certe
cose
del
passato
hanno
una
serenità
innocente
;
che
mi
spinge
a
riacquistarla
.
C
'
era
in
me
,
questo
istinto
;
o
forse
è
nato
fin
da
quando
la
mia
anima
è
stata
troncata
?
Io
non
lo
so
.
Certo
,
mi
sentirei
più
uomo
rispettabile
se
avessi
già
ucciso
da
vero
.
Quegli
che
io
voglio
e
devo
ammazzare
è
forse
un
uomo
invidioso
,
cupo
,
triste
,
affezionato
soltanto
alla
propria
casa
;
e
diffidente
di
tutto
.
Questa
è
l
'
idea
che
di
lui
m
'
ero
fatto
prima
che
mi
venisse
il
desiderio
di
ammazzarlo
.
Ora
,
invece
,
non
saprei
né
meno
quel
che
ne
penso
!
Ma
è
bene
raccontare
come
stanno
le
cose
.
Da
ragazzo
mi
chiudevo
in
una
capanna
,
perché
non
mi
vedesse
più
nessuno
.
Sotto
di
me
,
il
mucchio
del
fieno
pareva
che
cadesse
come
quando
lo
taglia
la
falce
;
e
il
suo
odore
specie
quando
non
era
ancora
secco
bene
,
mi
piaceva
tanto
che
io
con
le
braccia
mi
facevo
una
buca
sempre
più
fonda
;
e
ficcavo
giù
la
faccia
per
sentirlo
tutto
,
sino
all
'
impiantito
.
Se
udivo
il
volo
di
qualche
uccello
,
allora
mettevo
gli
occhi
a
uno
spacco
tra
due
mattoni
;
da
dove
però
vedevo
soltanto
la
luce
nel
cielo
.
E
ridevo
di
gioia
.
Quest
'
uomo
,
che
io
non
voglio
né
meno
nominare
ma
che
tutti
conosceranno
quando
avrò
il
processo
,
una
volta
mi
trovò
così
in
mezzo
al
fieno
.
Egli
non
mi
disse
nulla
;
né
meno
quando
s
'
avvide
che
m
'
aveva
fatto
paura
e
che
cercavo
di
rassicurarmi
.
Eppure
egli
sapeva
chi
fossi
,
perché
stava
come
la
mia
famiglia
nella
stessa
casa
!
Avrei
voluto
sempre
parlargli
di
quel
giorno
,
ma
egli
mi
voltava
sempre
il
dorso
e
poi
si
divertiva
a
guardarmi
quando
io
ero
già
allontanato
da
lui
.
Aveva
i
capelli
riccioli
e
neri
;
gli
occhi
luccicanti
.
Quando
,
molti
anni
dopo
,
presi
moglie
,
egli
ridacchiava
tutte
le
volte
che
c
'
imbattevamo
fuori
o
per
le
scale
.
Io
mi
indignavo
e
m
'
arrabbiavo
;
ma
egli
non
ne
faceva
nessun
conto
.
Una
volta
,
io
ero
in
casa
e
credevo
che
mia
moglie
non
fosse
ancora
tornata
.
Perciò
,
l
'
aspettavo
;
seduto
sul
nostro
canapè
.
La
mia
gattina
saltò
giù
dalla
sedia
dove
stava
a
sonnecchiare
;
e
,
come
faceva
sempre
,
tremando
tutta
,
mi
s
'
arrampicò
sopra
le
spalle
e
cominciò
a
leccarmi
il
collo
.
Allora
,
non
mi
riesciva
a
farla
smettere
;
né
meno
se
cercavo
di
tirarla
giù
per
forza
,
senza
farle
male
però
.
E
se
l
'
avevo
costretta
a
scendere
,
essa
restava
ferma
dinanzi
alle
mie
ginocchia
,
a
guardarmi
con
gli
occhi
aperti
e
addirittura
verdi
:
dov
'
era
una
specie
di
voluttà
profonda
e
incosciente
.
Poi
,
alzando
il
muso
verso
di
me
,
metteva
le
unghie
su
le
ginocchia
;
e
risaliva
sopra
le
spalle
.
Impaziente
che
mia
moglie
non
tornasse
,
la
tirai
giù
con
una
stratta
;
ed
essa
andò
a
sbattere
contro
la
porta
di
cucina
.
Allora
io
,
pentito
,
perché
da
lì
continuava
a
guardarmi
,
senza
sapere
se
potesse
tornare
da
me
,
mi
alzai
per
accarezzarla
.
Chinatomi
giù
,
sentii
parlare
sommesso
in
cucina
.
Aprii
la
porta
,
e
vidi
mia
moglie
insieme
con
quell
'
uomo
che
io
ormai
aborrivo
con
un
senso
di
ripugnanza
perfino
pazzesca
.
Io
non
dissi
una
parola
e
stetti
immobile
a
fissarli
ambedue
con
lo
sguardo
,
benché
la
vista
mi
si
velasse
,
come
non
m
'
aveva
fatto
mai
.
Egli
,
dopo
qualche
minuto
di
questo
silenzio
,
si
fece
alla
porta
,
mi
scansò
con
uno
spintone
ed
escì
fuori
.
I
miei
occhi
,
allora
,
si
empirono
di
lacrime
e
mi
buttai
a
piangere
sopra
il
canapè
.
Quando
smisi
di
piangere
avevo
deciso
,
non
so
con
quanta
logica
di
riflessioni
,
che
non
avrei
parlato
mai
più
a
mia
moglie
.
E
così
feci
per
tutta
quella
giornata
.
Io
speravo
ch
'
ella
si
pentisse
e
che
venisse
almeno
a
giustificarsi
;
ma
tutto
era
come
prima
,
per
lei
.
E
nessuno
sforzo
mio
di
mostrarle
quanto
soffrivo
le
faceva
il
più
piccolo
effetto
.
Il
giorno
dopo
,
quella
mia
decisione
mi
era
insopportabile
;
e
avrei
desiderato
troncarla
io
per
primo
.
Mi
doleva
il
cuore
e
temevo
che
mi
ci
venisse
male
.
Nei
miei
occhi
era
restato
il
pianto
rasciutto
;
e
mi
bruciavano
,
dandomi
fastidio
;
e
non
li
potevo
chiudere
.
Per
un
mese
intero
,
io
e
mia
moglie
non
ci
parlammo
.
Quel
silenzio
era
terribile
.
Quando
incontravo
il
mio
nemico
,
per
evitare
che
io
lo
vedessi
sorridere
,
abbassavo
subito
la
testa
.
Perché
soltanto
a
pensare
che
avrebbe
potuto
sorridere
,
mi
sentivo
scoppiare
di
vergogna
.
Il
mio
stato
nervoso
non
era
più
come
prima
:
e
al
cuore
sentivo
certe
trafitte
,
che
mi
facevano
disperare
.
Ma
,
ormai
,
credevo
che
fosse
ridicolo
dire
qualche
cosa
a
mia
moglie
o
chiederle
perché
quell
'
uomo
fosse
stato
in
casa
con
lei
.
Già
m
'
ero
rassegnato
,
e
provavo
una
dolcezza
melanconica
che
mi
distraeva
abbastanza
.
Dalla
finestra
della
mia
stanza
,
dove
passavo
quasi
tutto
il
tempo
,
vedevo
ogni
domenica
,
giù
nella
vecchia
piazza
,
due
saltimbanchi
che
davano
sempre
gli
stessi
spettacoli
alla
gente
uscita
dalla
messa
.
Erano
un
uomo
e
una
donna
,
forse
marito
e
moglie
;
vestiti
ambedue
di
una
maglia
rossa
;
un
poco
come
il
sangue
.
Siccome
la
finestra
era
alta
e
chiusa
,
e
abbastanza
distante
,
io
non
udivo
nulla
.
Ma
i
loro
movimenti
che
facevano
ridere
gli
altri
,
aumentavano
la
mia
disperazione
.
Io
li
guardavo
con
terrore
;
come
se
avessi
visto
la
mia
pazzia
con
sempre
più
certezza
,
come
un
pericolo
senza
scampo
.
Quando
se
ne
andavano
,
mi
pareva
che
la
morte
mi
dovesse
schiacciare
da
sopra
la
testa
.
Ma
io
ero
in
grado
di
sentirmi
interamente
liberato
dalla
moglie
.
E
non
mi
capacitavo
perché
continuasse
a
stare
con
me
,
se
io
non
le
volevo
più
bene
.
Tuttavia
,
non
la
odiavo
;
e
mi
teneva
compagnia
lo
stesso
,
seguitando
a
fare
tutte
le
faccende
di
casa
come
una
volta
.
Ma
io
avevo
un
desiderio
enorme
di
mostrarle
che
con
una
altra
donna
avrei
avuto
una
vita
felice
;
e
,
benché
mi
dispiacesse
per
lei
,
le
davo
a
capire
,
più
che
non
fosse
vero
,
ch
'
io
m
'
ero
come
innamorato
d
'
una
giovane
che
veniva
a
fare
la
sarta
su
all
'
ultimo
piano
della
nostra
casa
.
Purché
non
se
n
'
accorgesse
,
il
mio
nemico
!
Alla
fine
,
dopo
qualche
mese
,
io
m
'
arrischiai
a
parlare
a
quella
giovane
;
una
sera
che
era
più
buio
del
solito
.
Ella
era
figliola
di
contadini
e
cominciava
allora
a
ingentilirsi
e
a
vestirsi
con
più
garbo
.
Per
quanto
avessi
moglie
,
ella
mi
disse
che
mi
amava
e
che
le
ero
rimasto
sempre
simpatico
,
fino
da
ragazzo
.
Perché
ella
era
della
mia
età
;
e
mi
conosceva
benché
io
non
avessi
mai
fatto
caso
a
lei
.
Io
me
ne
innamorai
da
vero
,
con
tutta
la
mia
forza
;
benché
il
legame
che
sentivo
ancora
con
la
moglie
,
che
era
stato
più
forte
,
desse
un
disgustoso
impedimento
al
mio
animo
.
Io
non
ero
capace
,
né
meno
allora
,
a
tradire
la
moglie
!
Elisa
non
aveva
mai
amato
nessuno
;
ma
,
quando
me
ne
parlava
,
mi
faceva
capire
che
aveva
un
gran
segreto
da
confidarmi
e
che
se
ne
asteneva
per
non
farmi
dispiacere
.
Alla
fine
,
dopo
avercela
costretta
,
in
un
momento
di
passione
,
con
molte
lagrime
mie
e
sue
insieme
,
mi
disse
che
da
bambina
un
uomo
era
riescito
a
sorprenderla
mentre
era
sola
:
e
aveva
voluto
baciarla
.
Poi
,
impaurendola
con
certe
minacce
,
alle
quali
ella
aveva
creduto
,
era
riescito
a
farsi
promettere
che
,
prima
di
essere
di
un
altro
,
sarebbe
stata
di
lui
.
Io
le
chiesi
:
-
E
continua
ancora
a
molestarti
?
Ella
,
con
un
gran
singhiozzo
che
pareva
dovesse
scioglierle
anche
la
veste
,
mi
rispose
in
un
modo
che
appena
la
intesi
:
-
Sempre
.
Mi
venne
un
gran
brivido
su
dalla
pianta
dei
piedi
:
e
volli
sapere
,
a
tutti
i
costi
,
chi
fosse
.
Ma
ella
,
per
paura
di
lui
,
mi
supplicò
che
non
insistessi
.
Tuttavia
,
un
'
altra
sera
,
dopo
avermi
fatto
giurare
che
non
gli
avrei
fatto
niente
di
male
,
perché
non
si
vendicasse
peggio
,
mi
disse
chi
era
.
I
miei
occhi
non
videro
più
nulla
;
e
l
'
abbracciai
stretta
perché
mi
parve
che
allora
il
mio
nemico
fosse
riescito
a
entrare
anche
dentro
il
mio
cuore
e
la
mia
carne
.
Era
sempre
quell
'
uomo
,
a
cui
io
non
avevo
fatto
niente
di
male
,
che
per
la
terza
volta
mi
faceva
piangere
;
sconvolgendomi
la
vita
!
Il
dolore
fu
più
forte
di
tutti
gli
altri
;
e
decisi
di
farmi
cattivo
e
risoluto
come
lui
.
E
io
,
un
giorno
che
avrò
pianto
troppo
,
l
'
ammazzerò
con
il
coltello
che
ho
avuto
il
coraggio
di
comprare
a
posta
.
Ho
fatto
male
a
comprare
il
coltello
,
ma
lo
ammazzerò
.
ROBERTO
E
NATALIA
Roberto
spalancò
la
finestra
;
e
una
ventata
umida
gli
batté
su
la
faccia
,
gli
entrò
sotto
le
palpebre
.
Il
solito
pensiero
,
rapido
più
della
ventata
,
gli
chiese
:
-
Sei
ben
certo
di
amare
Natalia
?
Ed
egli
si
mise
a
scriverle
.
Scriveva
in
fretta
,
perché
si
immaginava
ch
'
ella
leggesse
la
lettera
di
mano
in
mano
che
gli
venivano
le
parole
;
e
non
voleva
farla
smettere
.
Alla
fine
della
seconda
pagina
egli
non
scrisse
più
;
e
stette
ad
ascoltare
,
dentro
di
sé
,
quel
che
gli
diceva
l
'
amica
.
Stava
come
se
ascoltasse
da
vero
,
pigiando
l
'
unghia
del
pollice
sopra
la
carta
;
attento
e
immobile
in
tutto
il
resto
della
persona
.
Poi
,
disse
a
voce
alta
:
-
Se
volete
,
noi
ci
vedremo
stasera
;
e
ci
parleremo
.
Ella
gli
rispose
:
-
Perché
?
-
Voglio
portarvi
un
mazzo
di
rose
.
Egli
sentì
il
peso
del
mazzo
e
poi
gli
parve
che
Natalia
glielo
togliesse
di
mano
:
erano
proprio
le
dita
di
lei
.
Allora
il
suo
cuore
fu
più
largo
.
Ritornò
in
sé
,
lesse
quel
che
aveva
scritto
;
e
poi
riprese
la
penna
.
Sentiva
una
dolcezza
così
forte
che
aveva
paura
gli
venisse
male
.
Chiuse
la
lettera
e
la
portò
da
sé
alla
pensione
dove
stava
Natalia
.
Come
tutti
gli
innamorati
,
egli
aveva
paura
che
venisse
voglia
a
qualcuno
di
aprire
la
busta
;
ed
era
difficile
convincerlo
che
non
avrebbero
né
meno
tentato
.
Ripensava
a
quattro
giorni
innanzi
,
quando
ella
era
stata
alla
sua
villa
;
su
la
collina
del
Gianicolo
.
Le
parlava
tenendo
dentro
l
'
acqua
d
'
una
vecchia
vasca
rotonda
la
cima
del
bastone
;
e
Natalia
,
con
la
punta
di
un
guanto
,
che
s
'
era
sfilato
per
dargli
la
mano
,
toccava
lieve
lieve
le
piante
di
capelvenere
.
Roberto
le
disse
:
-
Perché
vuoi
andartene
?
-
Per
non
avere
rimorsi
.
Egli
impallidì
;
e
le
sue
guancie
si
contrassero
,
mentre
i
muscoli
si
sollevavano
lungo
la
linea
piatta
della
mandibola
.
Ma
Natalia
gli
spiegò
:
-
Sono
troppo
più
anziana
di
te
.
Tu
stesso
,
dianzi
,
hai
detto
di
avermi
visto
un
capello
bianco
.
Egli
alzò
gli
occhi
alle
sue
trecce
nere
;
e
sorrise
;
come
per
dirle
che
non
era
vero
.
Ma
non
seppe
trovare
né
meno
una
parola
adatta
.
Non
s
'
arrischiava
né
meno
a
guardarla
,
tenendo
gli
occhi
alla
cima
del
bastone
dentro
l
'
acqua
.
Ma
,
piegatosi
un
poco
verso
il
viso
di
lei
,
vide
i
suoi
occhi
arrossati
bagnarsi
di
lacrime
.
E
il
viso
colorirsi
come
quello
di
una
febbricitante
.
Tutte
le
volte
che
la
vedeva
a
quel
modo
,
era
incapace
di
consolarla
;
ed
era
costretto
quasi
a
scostarsi
da
lei
.
Anche
quella
volta
Natalia
se
n
'
avvide
e
lo
seguì
,
anzi
,
senza
rimproverarlo
.
Quand
'
egli
finalmente
trovò
quel
che
dirle
,
gli
occhi
di
lei
erano
tornati
asciutti
;
e
il
volto
era
soffuso
di
un
pallore
sereno
e
fermo
.
E
,
forse
,
non
ce
n
'
era
più
bisogno
.
Egli
ora
ricordava
ciò
;
e
,
dopo
aver
lasciata
la
lettera
,
si
sentiva
meno
colpevole
;
con
la
sicurezza
che
Natalia
sarebbe
andata
a
trovarlo
un
'
altra
volta
.
Anche
gli
alberi
della
villa
pareva
che
l
'
attendessero
come
lui
;
con
le
loro
fronde
fitte
,
che
chiudevano
tutto
.
Anche
la
fontana
era
là
;
come
una
colpevole
che
avrebbe
saputo
comportarsi
meglio
;
con
il
capelvenere
alto
,
che
tremolava
sotto
lo
spruzzo
dello
zampillo
debole
;
perché
intasato
dal
tartaro
giallo
e
rosso
.
Egli
pensò
:
«
Perché
non
debbo
riescire
ad
amarla
come
ne
ho
il
desiderio
?
»
.
E
il
bel
volto
di
Natalia
gli
apparve
nel
ricordo
come
una
risposta
.
Gli
parve
di
vederla
in
uno
dei
loro
momenti
più
buoni
e
più
tranquilli
;
quando
negli
occhi
di
lei
c
'
era
tutta
la
dolcezza
dell
'
aria
serena
;
e
dalla
sua
bocca
non
escivano
che
parole
soavi
.
Ma
quand
'
ella
andò
da
vero
,
Roberto
non
era
più
lo
stesso
.
Ad
attenderla
troppo
,
era
doventato
esigente
ed
inquieto
;
ed
ella
si
mise
a
rimproverarlo
.
Egli
le
chiese
:
-
Perché
,
dunque
,
sei
venuta
?
Subito
il
viso
di
lei
mostrò
un
dolore
quasi
disgustoso
.
Allora
Roberto
la
trasse
a
sé
;
per
baciarla
subito
,
su
gli
orecchi
e
su
la
bocca
,
perché
non
si
allargasse
di
più
quel
senso
di
allontanamento
ch
'
era
già
tra
loro
.
Ma
,
per
la
prima
volta
,
sentì
che
anche
a
baciarla
era
inutile
.
Anzi
,
peggio
;
perché
gli
parve
di
fare
una
cosa
stupida
e
senza
senso
.
Così
egli
avrebbe
potuto
mettere
le
labbra
su
qualunque
oggetto
della
stanza
dove
erano
.
Ella
era
soltanto
la
cosa
vivente
,
che
respirava
come
lui
,
in
mezzo
alle
altre
cose
inanimate
.
Ma
la
differenza
era
poca
.
Forse
,
se
si
fosse
avvicinato
al
mazzo
di
rose
fresche
su
la
scrivania
,
si
sarebbe
scosso
di
più
;
avrebbe
avuto
di
più
la
sensazione
di
fare
una
cosa
piacevole
.
Perché
doveva
amarla
?
Non
c
'
era
nessun
motivo
.
La
pettinatura
dei
capelli
gli
parve
un
artificio
quasi
antipatico
;
la
pelle
di
lei
una
cosa
meno
bella
di
tante
altre
.
Anzi
,
non
doveva
né
meno
permetterle
di
farla
avvicinare
con
le
mani
!
L
'
illusione
di
tutti
gli
esseri
gli
apparve
in
un
modo
irreparabile
e
maligno
.
Egli
non
doveva
amare
né
lei
né
un
'
altra
;
ma
doveva
soltanto
capire
in
che
consistesse
il
senso
indefinibile
di
una
bellezza
più
vasta
che
si
schiariva
sempre
di
più
nella
sua
intelligenza
.
Egli
viveva
piuttosto
in
balia
della
sua
intelligenza
e
ad
essa
soltanto
doveva
credere
.
Tutta
la
cura
di
Natalia
per
essere
più
bella
,
lo
irritò
:
le
unghie
lucidate
,
la
catena
d
'
oro
a
un
polso
,
un
nastro
che
doveva
essere
nuovo
,
il
cappello
scelto
forse
per
piacergli
di
più
.
Tutta
quella
roba
,
che
si
poteva
comprare
!
Egli
pensò
ironicamente
:
«
Forse
,
se
si
spogliasse
!
»
Ma
,
guardandola
attentamente
,
continuò
:
«
Né
meno
allora
,
perché
forse
si
lascerebbe
le
calze
o
le
vedrei
qualche
pettine
tra
i
capelli
!
E
perché
io
l
'
amo
adesso
se
qualche
anno
fa
io
non
la
conoscevo
né
meno
?
Quand
'
era
bambina
,
la
sua
esistenza
non
aveva
niente
a
che
fare
con
me
.
Che
mi
piaccia
,
non
basta
perché
io
l
'
ami
.
Io
non
amo
né
meno
me
stesso
;
ma
soltanto
le
cose
che
io
penso
,
quando
non
si
riferiscono
a
quelle
presenti
;
quando
non
so
né
meno
che
cosa
siano
e
non
saprei
nominarle
»
.
Natalia
,
accorgendosi
ch
'
egli
le
era
ostile
,
si
alzò
subito
e
andò
allo
specchio
;
come
faceva
tutte
le
volte
ch
'
era
per
andarsene
.
Egli
continuò
a
pensare
:
«
Che
si
specchi
pure
.
Non
mi
riguarda
.
Quando
mi
vedo
io
,
dov
'
ella
ora
si
guarda
,
sono
anche
più
triste
»
.
Ma
le
vide
gli
occhi
rossi
di
lacrime
come
,
tre
giorni
innanzi
,
alla
fontana
;
e
disse
a
se
stesso
:
«
È
venuta
a
piangere
!
Ora
la
devo
abbracciare
;
perché
smetta
»
.
Si
alzò
anch
'
egli
,
e
l
'
abbracciò
.
E
,
istantaneamente
,
come
per
un
miracolo
,
la
baciò
con
tutto
il
suo
sentimento
sopra
il
collo
un
poco
scoperto
;
tra
i
capelli
e
il
bavero
della
veste
.
Allora
,
di
nuovo
,
fu
deluso
:
«
Se
le
baciassi
la
veste
,
sarebbe
lo
stesso
!
»
.
Ma
Natalia
lo
aveva
preso
con
le
sue
mani
larghe
,
che
talvolta
gli
facevano
quasi
paura
;
e
allora
gli
parve
che
lì
,
accanto
a
lei
,
ci
fosse
un
senso
di
vastità
che
non
trovava
né
meno
restando
solo
e
dritto
,
per
mezze
ore
,
a
guardare
con
gli
occhi
immobili
l
'
orizzonte
dal
balcone
della
sua
villa
.
C
'
era
lì
,
accanto
a
lei
,
l
'
appagamento
di
tutti
quei
suoi
desideri
;
che
sembravano
nascere
dall
'
istinto
della
morte
.
E
disse
a
se
stesso
:
«
Ha
ragione
lei
:
io
la
devo
amare
»
.
No
:
i
suoi
anni
non
dovevano
restare
in
una
solitudine
isolata
e
arcigna
!
Non
doveva
essere
sempre
intelligente
.
Doveva
fare
come
tutti
gli
altri
.
Dipendeva
soltanto
da
lui
,
perché
Natalia
lo
amava
e
non
gli
chiedeva
niente
di
più
.
Roberto
,
ormai
,
sapeva
quel
che
doveva
dirle
per
avere
da
lei
una
risposta
piuttosto
che
un
'
altra
;
cioè
quella
risposta
che
gli
avrebbe
fatto
piacere
ed
era
conforme
al
suo
stato
d
'
animo
.
Poteva
fare
così
con
tutti
.
Nessuno
era
capace
a
distrarlo
o
a
capirlo
,
se
egli
non
avesse
voluto
.
Toccava
sempre
a
lui
ad
avere
l
'
iniziativa
di
attuare
i
suoi
desideri
.
Dagli
altri
egli
poteva
trarre
quel
che
voleva
e
bastava
.
Non
c
'
era
mai
caso
che
si
stancasse
a
fare
così
;
perché
gli
era
possibile
,
per
natura
,
di
vedere
e
di
pensare
più
di
tutti
gli
altri
.
Specie
in
certe
giornate
,
i
suoi
pensieri
erano
come
evidenti
e
visibili
;
e
lo
appagavano
.
Natalia
non
era
che
l
'
essere
scelto
tra
tutti
gli
altri
;
l
'
essere
che
gli
era
capitato
;
e
non
di
più
.
L
'
essere
a
cui
si
confidava
.
Ma
,
forse
,
avrebbe
potuto
confidarsi
non
a
lei
soltanto
;
e
,
allora
,
non
c
'
era
nessuna
ragione
che
le
fosse
fedele
perché
ella
lo
amava
.
Infatti
,
non
poteva
essere
amato
anche
da
altre
donne
?
Egli
non
viveva
soltanto
per
la
realtà
del
presente
;
ma
c
'
era
anche
un
'
altra
realtà
eguale
a
quella
:
il
mondo
non
era
limitato
da
un
giorno
qualsiasi
e
né
meno
dai
suoi
gusti
personali
.
Tanto
meno
dalle
circostanze
.
La
realtà
era
eterna
,
sempre
identica
;
ed
egli
la
preferiva
.
Quando
gli
pareva
che
Natalia
appartenesse
a
quella
specie
di
eternità
,
poteva
amarla
;
altrimenti
,
no
.
Egli
non
voleva
.
Sarebbe
stato
uno
sbaglio
.
Se
tutti
e
due
non
fossero
mai
morti
e
avessero
continuato
a
vivere
come
un
'
eccezione
,
allora
si
sarebbe
sentito
attratto
verso
di
lei
.
Perciò
,
essendo
giunto
a
queste
riflessioni
,
le
disse
:
-
Come
sei
bella
!
Natalia
ebbe
su
la
bocca
un
segno
rapido
di
angoscia
;
e
lo
guardò
.
Ed
egli
proseguì
:
-
Perché
ti
lascio
andare
via
,
se
ti
amo
così
?
Non
andartene
mai
più
.
Come
farò
senza
di
te
?
Resta
con
me
.
Non
te
n
'
andare
.
Ho
tanto
bisogno
di
stringermi
a
te
.
E
le
mise
la
faccia
tra
il
collo
e
il
petto
.
Natalia
piegò
un
poco
la
testa
,
per
tenerlo
più
chiuso
dove
s
'
era
messo
.
Roberto
sentiva
il
caldo
della
sua
pelle
,
ma
quel
caldo
era
meno
forte
del
brivido
diaccio
che
non
smetteva
mai
.
Perciò
si
strinse
di
più
a
lei
,
ed
ella
piegò
di
più
la
testa
.
Allora
,
gli
parve
che
un
poco
della
vita
di
Natalia
gli
si
comunicasse
;
e
non
pianse
.
Ma
avrebbe
voluto
dirle
:
«
Io
voglio
che
tu
sia
libera
.
Non
voglio
che
tu
sacrifichi
a
me
la
tua
giovinezza
.
Lasciami
soffrire
da
solo
.
Perché
io
so
soltanto
soffrire
»
.
Ma
ella
voltò
in
su
la
faccia
e
lo
baciò
sopra
la
bocca
;
e
poi
gli
disse
:
-
Tu
sei
come
un
ragazzo
.
Non
mi
lasciare
.
Come
sono
fredde
le
tue
mani
!
Hai
un
tremito
da
per
tutto
!
Roberto
le
rispose
:
-
Come
ti
amo
!
-
È
bene
che
tu
mi
ami
così
.
Egli
sorrise
con
amarezza
,
e
le
disse
:
-
Bisognerebbe
che
tu
non
dovessi
più
andartene
.
Bisognerebbe
che
tu
fossi
libera
come
me
.
E
tu
non
fossi
costretta
ad
andartene
.
Io
guardo
sempre
la
tua
fotografia
di
quando
eri
giovinetta
,
perché
mi
sembra
di
amarti
da
allora
;
e
che
siamo
stati
sempre
insieme
.
Invece
non
è
vero
!
Ma
come
ti
avrei
voluto
sempre
bene
!
Ora
che
credo
al
nostro
amore
,
soffro
troppo
quando
penso
che
non
sei
libera
!
-
Ti
amo
lo
stesso
!
-
Ma
anche
tra
poco
le
tue
mani
non
mi
potranno
tenere
più
.
Natalia
gli
disse
,
con
dolcezza
:
-
Non
ci
pensare
!
-
Ci
penso
sempre
,
invece
.
Ma
giungeva
l
'
ora
che
Natalia
doveva
essere
alla
pensione
;
perché
,
forse
,
il
marito
l
'
aspettava
già
.
Allora
,
egli
,
all
'
improvviso
,
capì
perché
non
potevano
amarsi
quanto
avevano
bisogno
.
Non
per
nessuna
paura
o
per
qualche
pregiudizio
;
ma
a
lui
ripugnava
amare
una
donna
sposata
ad
un
altro
.
A
Natalia
non
gliel
'
aveva
mai
detto
,
perché
gli
sarebbe
parso
di
essere
troppo
cattivo
;
ma
,
d
'
altra
parte
,
egli
non
era
capace
a
passare
sopra
a
una
cosa
simile
.
Era
proprio
il
suo
istinto
di
amare
che
glielo
vietava
.
E
non
riesciva
né
meno
a
vincere
il
disgusto
che
gli
faceva
Natalia
;
sebbene
gli
sembrasse
una
profanazione
vile
e
bassa
.
Egli
voleva
scuoterla
da
quella
ripugnanza
,
e
non
gli
riesciva
;
sentendo
che
o
prima
o
dopo
avrebbe
dovuto
separarsi
per
sempre
da
lei
.
Perché
non
gli
riesciva
ad
amarla
lo
stesso
?
Egli
avrebbe
voluto
confessarsi
a
lei
;
ma
sentiva
ch
'
ella
non
avrebbe
potuto
capire
e
si
sarebbe
offesa
.
Perciò
,
quando
si
sentiva
costretto
a
tacere
proprio
con
lei
,
aveva
voglia
di
lasciarla
.
Sarebbe
bastato
che
ella
avesse
capito
com
'
egli
soffriva
per
questa
ragione
!
Ma
ella
era
inerme
contro
di
lui
;
ed
egli
le
avrebbe
fatto
soltanto
del
male
.
Come
poteva
invece
Natalia
amarlo
senza
avere
gli
stessi
disgusti
?
Forse
lo
amava
per
consolarsi
di
non
amare
il
marito
;
ma
questo
gli
pareva
una
debolezza
antipatica
;
e
non
la
scusava
.
Anzi
lo
faceva
irare
contro
di
lei
;
e
il
suo
amore
era
contraddetto
sempre
;
senza
scampo
,
senza
mai
una
possibilità
di
rendere
pura
la
donna
come
voleva
essere
puro
il
loro
legame
.
E
perché
allora
non
vi
rinunciavano
tutti
e
due
?
Non
era
un
controsenso
che
si
amassero
a
quel
modo
?
Egli
prevedeva
già
,
inesorabilmente
,
che
avrebbe
dovuto
lasciarla
,
rinunciando
alla
sola
donna
che
gli
fosse
piaciuta
a
quel
modo
.
Si
sentiva
condannato
a
lasciarla
;
e
ne
aveva
ribrezzo
.
Come
sarebbe
stato
meglio
ch
'
egli
l
'
avesse
avvicinata
come
tante
altre
donne
!
Ma
Natalia
era
per
lui
la
donna
a
cui
ci
si
lega
per
sempre
;
alla
quale
si
consegna
la
propria
esistenza
.
La
donna
che
porta
l
'
uomo
dove
ella
vuole
;
la
sola
donna
che
pare
bella
.
Che
raccapriccio
angoscioso
a
non
averla
per
sé
!
Perché
non
essere
certi
che
resterà
nella
propria
casa
per
sempre
?
Roberto
ci
s
'
era
attaccato
con
quell
'
amore
che
non
smette
mai
;
con
quell
'
amore
che
piglia
tutti
i
sentimenti
,
facendoli
buoni
e
dolci
,
perché
gli
si
obbedisce
più
che
a
noi
stessi
.
Egli
sentiva
il
bisogno
di
parlare
a
lei
;
come
quando
,
senza
la
donna
amata
,
si
vorrebbe
piuttosto
impazzire
e
smettere
di
essere
vivi
.
Eppure
la
doveva
lasciare
!
Soltanto
a
pensarci
,
gli
pareva
che
un
brivido
tagliente
dovesse
risolvere
tutto
.
Quel
brivido
avrebbe
dovuto
avere
la
forza
di
uccidere
:
forse
il
marito
,
forse
Natalia
,
forse
lui
stesso
.
Egli
soffriva
come
quando
aveva
pensato
alla
propria
morte
.
E
,
quando
se
ne
scordava
invece
,
gli
pareva
di
sorridere
di
gaudio
,
come
si
fa
nei
sogni
;
e
d
'
avere
tra
le
labbra
una
dolcezza
un
poco
umida
e
fresca
.
Pensando
così
,
egli
non
osava
guardarla
;
ed
aveva
orrore
di
se
stesso
;
quasi
disistima
.
Natalia
stava
lì
,
ed
avrebbe
dovuto
essere
sua
perché
si
amavano
;
invece
non
era
sua
,
ed
egli
,
con
l
'
angoscia
mortale
,
che
gli
pigliava
il
cuore
,
con
le
mani
incapaci
a
tenerla
,
la
doveva
tradire
;
perché
non
gli
riesciva
ad
amarla
.
Ma
con
quanta
devozione
le
voleva
bene
,
allora
!
Egli
la
temeva
perfino
.
Si
sentiva
indegno
di
lei
;
e
le
sue
carezze
gli
parevano
prese
ad
inganno
.
Le
guardava
le
belle
mani
,
larghe
e
chiare
;
e
gli
pareva
che
avessero
la
forza
di
mandare
via
quella
ripugnanza
disagevole
.
Glielo
voleva
dire
;
e
gli
veniva
da
piangere
.
Era
lì
,
accanto
a
lui
;
la
poteva
piegare
a
sé
,
e
non
bastava
.
La
voleva
nascondere
,
farla
vivere
dentro
la
villa
.
Ed
era
inorridito
che
non
fosse
sua
da
vero
,
perché
nessun
'
altra
perdita
avrebbe
potuto
colpirlo
con
maggiore
atrocia
.
E
siccome
s
'
avvicinava
la
decisione
di
non
rivederla
più
,
per
accertarsi
ch
'
era
già
tardi
,
come
per
fare
forza
a
se
stesso
,
guardò
verso
la
finestra
.
C
'
era
già
su
le
cime
degli
alberi
quel
colore
che
ha
il
sole
quando
deve
tramontare
;
e
che
scoraggia
.
Ai
piedi
del
Gianicolo
,
Roma
pareva
frantumata
.
Essi
sentirono
freddo
;
e
stettero
accanto
senza
parlarsi
.
Allora
videro
la
città
come
se
si
sbriciolasse
tutta
e
divenisse
un
'
alta
stesa
di
polvere
grigia
,
un
poco
dorata
e
luccicante
.
Poi
,
si
disfece
anche
di
più
;
e
divenne
simile
alla
cenere
leggiera
che
se
ne
va
.
I
monti
Albani
sparirono
.
Soltanto
allora
udirono
la
fontana
della
villa
.
Egli
disse
:
-
Vattene
:
fai
tardi
.
Natalia
prese
in
fretta
i
guanti
,
e
si
mise
il
cappello
.
Quando
fu
uscita
,
la
sentì
ancora
muovere
per
la
stanza
;
e
i
suoi
occhi
,
aperti
nel
buio
della
sera
,
non
la
potevano
dimenticare
.
LA
CAPANNA
Alberto
Dallati
,
benché
ormai
non
fosse
più
un
ragazzo
,
non
aveva
voglia
di
lavorare
.
Si
alzava
tardi
e
si
sedeva
al
sole
,
appoggiato
al
muro
;
fumando
sigarette
e
tirando
sassate
al
gatto
quando
attraversava
l
'
aia
.
La
casa
era
stata
fatta
su
per
una
salita
,
in
modo
che
la
fila
delle
cinque
persiane
era
sempre
meno
alta
da
terra
;
e
,
all
'
uscio
,
dalla
parte
della
strada
,
una
pietra
murata
in
piano
faceva
da
scalino
.
A
quindici
anni
egli
seguitava
a
dimagrire
e
ad
assottigliarsi
;
con
gli
occhi
chiari
e
le
ciglia
piccole
e
lucide
;
la
bocca
e
le
dita
di
bambina
;
e
i
capelli
come
il
pelame
di
un
topo
nero
.
Una
malattia
di
petto
l
'
aveva
lasciato
parecchio
gracile
;
e
seduto
al
sole
,
divertendosi
anche
a
battere
la
punta
d
'
un
bastone
sempre
su
lo
stesso
posto
,
egli
pensava
cose
cattive
;
e
gli
ci
veniva
da
sorridere
,
credendo
che
qualcuno
se
ne
accorgesse
.
Quando
c
'
era
l
'
uva
,
benché
suo
padre
fosse
anche
proprietario
del
podere
,
andava
a
mangiarla
nei
vigneti
degli
altri
;
e
le
frutta
dove
le
trovava
più
belle
.
Gli
restava
sempre
un
bisogno
vivo
di
essere
allegro
,
benché
in
tutto
il
giorno
facesse
quel
che
voleva
;
gli
restava
qualche
idea
stravagante
,
che
non
poteva
reprimere
.
E
,
allora
,
gli
pigliavano
certi
scatti
di
gatto
;
che
graffia
quand
'
uno
meno
se
l
'
aspetta
.
Dava
noia
,
da
dietro
le
persiane
,
alle
persone
che
non
conosceva
,
e
non
veniva
il
verso
di
farlo
obbedire
per
nessuna
cosa
;
specie
quando
,
in
una
fonte
vicino
a
casa
,
c
'
erano
le
rane
;
per
imparare
ad
ammazzarle
mentre
saltavano
dentro
.
D
'
inverno
,
in
vece
,
si
metteva
vicino
al
focolare
,
e
sembrava
tutto
disposto
a
quel
che
voleva
la
sua
famiglia
.
Ma
,
a
poco
a
poco
,
ricominciava
a
dire
:
-
Io
non
posso
sopportare
le
vostre
prediche
!
Se
mi
lasciate
fare
,
può
darsi
che
vi
contenti
;
e
,
se
no
,
conto
di
non
conoscervi
né
meno
.
Spartaco
,
da
padre
risoluto
,
ci
s
'
arrabbiava
,
ma
non
gli
diceva
quasi
mai
niente
.
In
vece
,
maltrattava
la
moglie
.
Allora
,
Alberto
,
dopo
essere
stato
a
sentire
,
in
disparte
,
lo
biasimava
battendosi
le
mani
sul
petto
:
-
Lei
non
ci
ha
colpa
.
Dillo
a
me
quel
che
vuoi
dire
.
Ma
il
padre
,
guardatolo
,
faceva
una
specie
di
grugnito
;
e
,
bestemmiando
contro
le
donne
e
la
famiglia
,
se
ne
andava
nel
campo
a
fumare
la
pipa
.
Alberto
diceva
:
-
È
un
imbecille
,
benché
io
sia
suo
figlio
.
E
tu
perché
non
gli
rispondi
male
?
Perché
ti
metti
a
piangere
in
vece
?
Raffaella
,
spaventata
,
allora
lo
supplicava
che
fosse
buono
e
si
cambiasse
.
Ella
ci
aveva
quasi
perso
la
salute
;
e
le
era
venuta
sul
viso
e
nella
persona
un
'
aria
dolorosa
.
Spartaco
,
soprannominato
Rampino
perché
piuttosto
piccolo
e
perché
camminava
come
se
avesse
gli
artigli
e
li
attaccasse
,
guardava
,
anche
parlando
,
dentro
la
pipa
,
e
ci
ficcava
continuamente
le
dita
;
e
credeva
di
far
del
bene
alla
moglie
,
abituandola
a
esser
forte
.
E
siccome
Alberto
dichiarava
ch
'
egli
ormai
non
aveva
più
bisogno
di
ascoltare
i
discorsi
di
nessuno
e
che
ormai
gli
s
'
addiceva
il
comodo
proprio
,
perché
non
c
'
era
niente
di
meglio
,
ella
gli
rispondeva
:
-
Perché
non
sei
buono
al
meno
tu
?
Perché
,
secondo
la
sua
testa
,
tutti
dovevano
essere
buoni
.
E
anche
parlando
dei
suoi
canarini
,
che
Alberto
e
Spartaco
volevano
ammazzare
,
buttando
al
letamaio
la
gabbia
,
diceva
:
-
Sono
tanto
buoni
!
Il
marito
l
'
assordava
con
le
sue
grida
;
come
quando
domava
i
cavalli
,
facendoli
correre
attorno
all
'
aia
;
mentre
Alberto
stava
nel
mezzo
a
tenere
ferma
la
fune
legata
al
loro
collo
.
E
questa
era
per
lui
la
sola
fatica
non
antipatica
.
Dopo
,
si
metteva
un
fazzoletto
perché
era
sudato
;
e
andava
subito
a
sedersi
dove
batteva
il
sole
.
Si
sentiva
già
uomo
fatto
,
e
pensava
a
tante
cose
ch
'
egli
desiderava
soltanto
per
sé
.
E
perciò
si
proponeva
di
rendersi
più
indipendente
,
liberandosi
dal
padre
e
dalla
madre
.
Qualche
volta
diceva
ai
contadini
:
-
Io
non
so
che
pretendono
da
me
.
Ma
egli
si
sentiva
anche
solo
;
e
una
grande
tristezza
gli
gravava
attorno
.
Il
podere
e
la
casa
erano
poco
per
lui
.
Sapeva
che
in
quelle
sei
stanze
ci
si
era
,
da
bambino
,
trascinato
con
le
mani
e
con
i
piedi
;
certe
pareti
erano
restate
sciupate
dalle
sue
unghie
.
Egli
sentiva
troppo
a
ridosso
l
'
infanzia
;
e
le
voci
dei
genitori
non
s
'
erano
ancora
cambiate
ai
suoi
orecchi
.
Ora
egli
era
già
a
un
altro
autunno
,
senza
che
avesse
fatto
niente
.
S
'
era
abbastanza
distratto
a
vedere
vendemmiare
,
da
un
podere
a
un
altro
;
aiutando
un
poco
tutti
,
anche
in
cose
di
strapazzo
.
Il
sole
ci
stava
poco
all
'
uscio
della
casa
,
e
già
c
'
erano
nell
'
aria
i
primi
freddi
.
Una
sera
,
dopo
essere
stato
tutto
il
giorno
con
le
mani
in
tasca
nel
mezzo
della
strada
,
in
su
e
in
giù
,
entrò
nella
stalla
,
e
si
mise
a
guardare
i
due
cavalli
che
rodevano
l
'
avena
.
Prese
la
frusta
e
cominciò
a
picchiarli
.
I
due
cavalli
si
misero
a
scalciare
,
cercando
di
rompere
le
cavezze
.
Raffaella
,
che
su
da
casa
aveva
sentito
tutto
quel
rumore
,
scese
;
e
vide
di
che
si
trattava
.
Cercò
subito
di
levargli
di
mano
la
frusta
;
ma
Alberto
,
per
ripicco
,
si
mise
a
dare
anche
con
più
forza
.
Raffaella
andò
a
dirlo
al
marito
;
che
,
infuriato
,
la
schiaffeggiò
perché
non
era
stata
capace
di
farlo
smettere
lei
stessa
;
e
andò
di
corsa
nella
stalla
.
Senza
che
Alberto
se
ne
accorgesse
,
prese
un
pezzo
di
legno
;
e
glielo
batté
dietro
la
testa
.
Il
ragazzo
cadde
disteso
,
insanguinando
un
mucchio
di
paglia
,
che
era
dietro
l
'
uscio
.
Spartaco
posò
il
pezzo
di
legno
e
stette
zitto
a
guardare
quel
sangue
;
mentre
i
cavalli
respiravano
forte
e
non
stavano
fermi
.
Dopo
due
giorni
di
febbre
,
con
il
pericolo
della
commozione
cerebrale
,
Alberto
scese
nell
'
aia
.
Aveva
la
testa
fasciata
;
ma
se
ne
teneva
come
quando
per
la
prima
comunione
aveva
portato
i
guanti
.
Non
parlava
al
padre
;
che
s
'
era
pentito
di
avergli
fatto
male
a
quel
modo
.
Anzi
,
cominciò
a
dire
a
tutti
che
si
voleva
vendicare
.
Guardando
la
luce
,
sentiva
che
anche
la
sua
giovinezza
era
più
larga
;
e
che
la
sua
casa
era
quasi
niente
.
Allora
egli
,
per
vendicarsi
,
cominciò
a
parlare
male
del
padre
con
tutti
i
conoscenti
di
casa
.
E
siccome
seppe
che
stava
per
vendere
una
cavalla
,
andò
dal
compratore
e
gli
disse
ch
'
era
ombrosa
e
che
aveva
il
vizio
di
tirare
i
calci
.
Facendo
così
,
egli
si
sentiva
più
eguale
alla
vita
;
gli
pareva
di
non
essere
più
il
solito
buon
ragazzo
che
si
lascia
ingannare
e
non
se
ne
avvede
.
Gli
pareva
di
conoscere
tutti
gli
altri
e
come
doveva
contenersi
.
Non
era
più
l
'
ingenuo
,
che
aveva
rispettato
tutto
e
che
non
si
era
permesso
mai
niente
.
Aveva
trovato
la
maniera
di
farsi
innanzi
da
sé
,
senza
attendere
che
passassero
gli
anni
.
Si
compiaceva
della
sua
malizia
e
di
non
avere
più
scrupoli
.
Maligno
,
anzi
,
doveva
essere
da
qui
in
avanti
.
Maligno
!
Maligno
sempre
!
Gli
pareva
di
sentire
che
i
suoi
occhi
raggiassero
,
e
che
non
ci
fossero
più
ostacoli
per
lui
.
Credeva
di
essere
doventato
forte
,
e
voleva
rifarsi
del
tempo
perduto
.
E
siccome
voleva
fare
a
meno
del
padre
ed
essere
più
forte
di
lui
,
benché
ne
avesse
anche
paura
,
si
dette
a
lavorare
;
ma
facendo
quel
che
gli
piaceva
di
più
.
E
cominciò
a
coltivare
,
a
modo
suo
,
un
pezzo
di
terreno
.
Perché
guarisse
,
e
temendo
sempre
che
tutto
fosse
la
conseguenza
di
quella
bastonata
,
non
gli
dicevano
più
niente
.
Invece
non
guariva
;
e
tutte
le
volte
che
vedeva
un
bastone
,
sbiancava
allontanandosi
lesto
lesto
.
Allora
lo
fecero
visitare
da
un
medico
,
che
non
capì
niente
;
e
rise
di
Spartaco
e
di
Raffaella
.
Ma
qualche
cosa
era
successo
da
vero
,
perché
Alberto
s
'
era
fatto
sempre
più
irritabile
,
e
non
poteva
dormire
.
Avrebbe
voluto
,
prima
d
'
andare
a
letto
,
far
capire
al
padre
tutte
le
ragioni
che
ormai
sentiva
dentro
di
sé
;
ma
,
quando
ci
si
provava
,
non
gli
poteva
parlare
;
e
invece
avrebbe
voluto
mettergli
un
braccio
al
collo
tenendolo
stretto
a
sé
.
Tuttavia
sentiva
che
qualche
cosa
di
male
e
di
amaro
era
nel
suo
destino
;
e
ne
era
contento
.
Allora
egli
faceva
su
la
tavola
,
con
la
punta
delle
dita
,
certe
macchie
d
'
inchiostro
che
gli
parevano
cipressi
;
e
gli
piacevano
perché
erano
più
neri
di
quelli
nei
campi
.
Oppure
pensava
che
una
vipera
,
entrata
sotto
il
letto
dalla
siepe
della
strada
,
gli
mordesse
un
polpastrello
della
mano
o
le
dita
dei
piedi
,
ed
egli
dovesse
morirne
in
poco
meno
di
una
mezz
'
ora
.
E
perciò
,
prima
d
'
entrare
a
letto
,
guardava
in
tutti
i
cantucci
.
Una
volta
gli
parve
di
stare
capovolto
e
di
cadere
giù
tra
le
stelle
.
Addormentandosi
pensava
al
padre
con
una
intensità
acuta
,
mettendo
sempre
di
più
una
spalla
fuori
delle
coperte
come
se
avesse
potuto
avvicinarglisi
;
sembrandogli
di
parlare
e
invece
facendo
piccoli
gridi
con
la
bocca
che
restava
chiusa
.
Una
mattina
,
arrivarono
tre
carri
di
vino
.
A
ogni
barile
che
portavano
giù
in
cantina
egli
doveva
guardare
di
quanti
litri
era
e
segnarli
sopra
un
pezzo
di
carta
,
in
colonna
,
per
fare
,
dopo
,
la
somma
.
Ma
egli
non
ci
riesciva
:
sbagliava
sempre
.
E
non
s
'
accorse
quando
suo
padre
,
che
voleva
sapere
la
somma
,
gli
saltò
addosso
per
picchiarlo
.
Rialzatosi
da
terra
sbalordito
,
ebbe
voglia
di
fuggire
.
Ma
a
pena
egli
si
moveva
,
Spartaco
con
un
grido
lo
faceva
stare
fermo
,
ritto
al
muro
della
casa
.
Allora
gli
venne
da
piangere
.
Voleva
chiudere
gli
occhi
per
non
vedere
più
niente
;
perché
non
osava
guardarsi
né
meno
attorno
.
Aveva
perfino
paura
che
avrebbe
potuto
essere
un
albero
e
non
un
uomo
;
un
albero
come
quello
rasente
alla
casa
.
Quando
,
alla
fine
,
Spartaco
si
scordò
di
lui
,
egli
poté
staccarsi
dal
muro
e
nascondersi
dentro
l
'
erba
.
Ma
il
padre
,
vistolo
,
lo
minacciò
di
picchiarlo
più
forte
.
Tuttavia
la
sua
voce
era
dolce
:
Alberto
sentiva
nella
voce
del
padre
la
stessa
dolcezza
sua
.
Spartaco
gli
prese
il
viso
e
guardò
negli
occhi
,
perché
credette
che
ci
fosse
entrata
la
terra
.
Poi
disse
:
-
Vai
a
lavarteli
alla
pompa
!
-
Ma
non
c
'
è
niente
.
-
Non
importa
.
Vieni
:
te
li
lavo
io
:
ti
farà
bene
.
Spartaco
allora
,
fece
pompare
l
'
acqua
e
gli
rinfrescò
gli
occhi
.
Poi
glieli
asciugò
con
il
fazzoletto
.
Ma
,
ormai
,
il
ragazzo
si
sentiva
triste
e
scoraggiato
;
benché
non
avesse
più
paura
di
essere
un
albero
,
e
gli
sembrasse
di
sentirsi
crescere
,
così
,
mentre
respirava
.
Gli
sembrava
,
in
un
momento
,
di
doventare
grande
;
e
perciò
un
poco
si
riebbe
.
Spartaco
gli
disse
:
-
Non
stare
così
.
Vai
a
ruzzare
.
Bastarono
queste
parole
,
perché
né
meno
lui
pensasse
più
a
quel
che
era
avvenuto
.
Ora
egli
voleva
stare
sempre
con
il
padre
;
e
perché
non
lo
mandasse
via
e
sopra
a
tutto
non
gli
dicesse
di
lavorare
,
cercava
di
aiutarlo
e
di
farsi
benvolere
.
Quando
lo
vedeva
andare
nel
campo
,
egli
aspettava
un
poco
e
poi
si
alzava
da
sedere
al
sole
e
lo
seguiva
,
tenendosi
a
una
certa
distanza
;
finché
non
poteva
fare
a
meno
d
'
essergli
vicino
se
udiva
che
comandava
o
spiegava
qualche
cosa
ai
contadini
.
Una
volta
,
non
vedendolo
riescire
subito
dalla
capanna
,
gli
venne
paura
che
si
fosse
sentito
male
là
in
mezzo
alla
paglia
.
Non
era
più
curiosità
!
Il
cuore
gli
batteva
forte
forte
,
quasi
tremando
.
Attraversò
l
'
aia
e
scostò
l
'
uscio
,
perché
entrasse
la
luce
dentro
.
Poi
restò
su
la
soglia
come
allibito
:
suo
padre
accarezzava
la
faccia
alla
donna
di
servizio
,
una
giovinetta
grassa
,
che
non
riesciva
mai
né
a
pettinarsi
né
a
legarsi
i
legacci
delle
scarpe
.
Gli
venne
voglia
di
gridare
e
di
picchiarli
tutti
e
due
.
Ma
tornò
a
dietro
e
si
rimise
a
sedere
;
senza
più
la
forza
di
alzarsi
.
Teneva
gli
occhi
,
con
la
fronte
abbassata
,
all
'
uscio
della
capanna
;
aspettando
che
suo
padre
e
Concetta
uscissero
.
Dopo
un
pezzo
,
chi
sa
quanto
,
escì
prima
Concetta
che
,
rossa
rossa
,
andò
in
casa
;
senza
né
meno
guardarlo
.
Poi
venne
fuori
Spartaco
che
,
accigliato
e
burbero
,
andò
dritto
nella
stalla
.
Alberto
aveva
paura
.
Avrebbe
voluto
rassicurarlo
che
non
aveva
pensato
niente
di
male
e
che
gli
voleva
molto
bene
;
ma
non
ebbe
animo
di
alzarsi
né
meno
allora
.
E
la
sera
,
a
cena
,
meno
che
Spartaco
era
un
poco
pallido
,
non
si
sarebbe
capito
niente
.
È
vero
che
i
giorni
dopo
fu
di
meno
parole
e
non
lo
voleva
più
dietro
a
lui
.
Glielo
faceva
capire
alzando
la
voce
mentre
parlava
con
gli
altri
;
e
Alberto
mogio
mogio
tornava
via
.
Era
sempre
smilzo
e
i
contadini
dicevano
che
era
leggero
come
il
gatto
e
che
anche
lui
sarebbe
stato
capace
di
saltare
fino
al
cornicione
delle
finestre
.
Ma
,
dopo
qualche
settimana
,
la
madre
gli
disse
che
suo
padre
aveva
stabilito
di
mandarlo
in
un
collegio
a
studiare
agricoltura
;
in
un
collegio
molto
lontano
che
egli
non
aveva
né
meno
sentito
nominare
.
Dopo
quattro
anni
sarebbe
stato
già
capace
di
amministrare
una
fattoria
.
Egli
allora
,
invece
di
rispondere
male
,
si
sentì
tutto
disposto
ad
obbedire
.
E
benché
Spartaco
avesse
diffidato
sempre
finché
non
lo
vide
in
treno
,
il
ragazzo
era
quasi
lieto
di
andarsene
.
Non
sapeva
né
meno
se
la
madre
si
fosse
accorta
di
niente
.
Quand
'
era
per
finire
il
primo
anno
di
collegio
il
direttore
gli
disse
che
doveva
partire
immediatamente
perché
suo
padre
stava
male
e
desiderava
parlargli
.
Alberto
lo
trovò
già
morto
.
Anche
Concetta
s
'
era
tutta
abbrunata
e
Raffaella
parlava
con
lei
come
se
fosse
stata
un
'
altra
figliola
.
Egli
,
mentre
sentiva
il
pianto
dentro
gli
occhi
,
aveva
un
gran
rancore
invece
;
e
pensava
come
fare
per
vendicarsi
.
La
giovinetta
era
sempre
la
stessa
.
Egli
,
invece
,
s
'
era
fatto
un
quarto
di
metro
più
alto
;
s
'
era
perfino
un
po
'
ingrassato
e
gli
spuntavano
sopra
la
bocca
i
primi
peli
vani
.
Dire
ogni
cosa
alla
madre
non
gli
piaceva
;
sopra
a
tutto
perché
ormai
si
sentiva
un
uomo
e
un
uomo
non
doveva
fare
a
quel
modo
.
Doveva
pensarci
da
solo
!
La
giovinetta
gli
si
teneva
lontana
e
sembrava
più
appenata
per
lui
che
per
la
morte
del
padrone
.
Questo
contegno
gli
piaceva
;
e
il
rancore
si
mutava
sempre
di
più
in
simpatia
.
Era
una
simpatia
un
poco
ambigua
;
ma
non
poteva
trattenerla
.
E
Concetta
,
sempre
più
sicura
di
questo
cambiamento
,
gli
parlava
con
una
voce
sempre
meno
dura
e
più
aperta
.
Allora
,
una
volta
,
avendola
vista
entrare
nella
capanna
,
proprio
come
quel
giorno
,
egli
si
assicurò
che
sua
madre
non
era
a
nessuna
finestra
;
poi
si
fece
all
'
uscio
e
lo
scostò
,
ma
più
risolutamente
.
La
giovinetta
,
vedendolo
entrare
,
si
fece
bianca
e
stette
ferma
ad
attendere
ch
'
egli
dicesse
quel
che
voleva
.
Era
bianca
e
sudava
.
Le
sue
tempie
s
'
inumidivano
come
se
la
vena
che
andava
verso
l
'
occhio
dovesse
doventare
senza
colore
e
farsi
piena
d
'
acqua
.
Concetta
aveva
una
bella
bocca
ed
era
tanto
buona
.
Che
male
gli
aveva
fatto
?
Egli
si
sentì
come
lacerare
tutto
,
con
un
piacere
rapido
:
in
collegio
,
aveva
finito
con
il
desiderarla
.
Fissandola
a
lungo
,
le
disse
:
-
Perché
fai
la
stupidaggine
di
non
dirmi
niente
,
ora
?
Ella
si
rigirò
di
scatto
,
per
andarsene
.
Ma
egli
la
prese
tra
le
braccia
e
la
baciò
.
Anche
lui
,
finalmente
l
'
aveva
baciata
!
Anche
lui
,
quando
era
stanco
e
aveva
sudato
a
domare
un
cavallo
,
si
faceva
portare
da
lei
un
bicchiere
di
vino
!