Saggistica ,
1
.
Che
cos
'
è
la
linguistica
?
È
facile
rispondere
:
È
lo
studio
scientifico
della
lingua
.
Non
è
però
facile
andare
oltre
questa
elementare
affermazione
,
cioè
risolverne
le
ambiguità
,
esplicitarne
le
implicazioni
.
Anzitutto
:
"
la
lingua
"
;
che
valore
daremo
a
questo
singolare
?
È
un
singolare
specifico
e
quindi
significa
"
la
nostra
lingua
,
la
lingua
materna
"
?
;
o
un
singolare
generico
,
e
quindi
significa
"
la
facoltà
di
linguaggio
,
il
linguaggio
"
?
;
o
è
un
singulare
pro
plurali
e
quindi
significa
"
le
lingue
,
tutte
le
lingue
del
globo
,
morte
e
viventi
"
?
Mettiamo
di
interpretare
nel
senso
specifico
,
e
apparente
-
mente
più
concreto
,
quel
singolare
"
la
lingua
"
come
"
la
nostra
lingua
naturale
,
materna
"
.
Ma
è
davvero
possibile
studiare
scientificamente
la
nostra
propria
lingua
senza
avere
idee
generali
sulla
facoltà
di
linguaggio
,
su
questa
facoltà
costitutiva
dell
'
uomo
quale
noi
lo
conosciamo
e
che
evidentemente
presiede
a
tutte
le
lingue
naturali
?
Se
vogliamo
una
prova
storica
di
questa
impossibilità
,
pensiamo
agli
antichi
grammatici
greci
che
fecero
la
descrizione
grammaticale
del
greco
appoggiandola
alla
struttura
logica
del
giudizio
e
alle
categorie
aristoteliche
e
fondarono
le
loro
etimologie
su
opposte
soluzioni
del
gran
problema
dell
'
origine
(
e
quindi
della
natura
)
della
lingua
.
Ci
limitiamo
a
questo
solo
esempio
storico
,
perché
è
dirimente
.
Infatti
dopo
di
allora
non
c
'
è
stato
studio
di
lingua
,
fosse
pure
il
più
ristretto
e
il
più
episodico
-
dalla
semplice
normativa
grammaticale
alla
storia
di
singoli
fenomeni
-
,
che
non
abbia
implicato
idee
generali
sul
linguaggio
;
le
quali
erano
spesso
quelle
ereditate
dalla
tradizione
greco
-
latina
e
perciò
date
come
scontate
,
ma
non
perciò
meno
condizionatrici
dei
metodi
e
dei
risultati
.
È
poi
facile
constatare
che
il
maggior
rigoglio
degli
studi
linguistici
si
è
avuto
quando
,
in
età
antica
o
moderna
,
lo
studio
delle
singole
lingue
e
di
particolari
fenomeni
è
stato
accompagnato
o
addirittura
promosso
da
nuove
concezioni
del
linguaggio
.
Si
potrebbe
logicamente
concludere
che
allo
"
studio
scientifico
della
lingua
"
(
come
abbiamo
definito
la
linguistica
)
è
necessaria
una
teoria
del
linguaggio
;
o
,
in
termini
più
odierni
,
che
alla
linguistica
applicata
è
indispensabile
la
linguistica
teorica
.
Ma
non
affrettiamoci
.
Proviamo
ad
interpretare
quel
singolare
"
la
lingua
"
come
un
singulare
pro
plurali
.
Ebbene
:
lo
studio
di
più
lingue
naturali
,
se
non
fatto
a
scopo
di
pratico
poliglottismo
,
ha
sempre
indotto
lo
studioso
ad
un
confronto
sistematico
tra
varie
lingue
;
confronto
che
può
portare
alla
scoperta
di
una
origine
comune
(
è
stato
il
caso
,
modernamente
,
delle
lingue
indeuropee
,
ed
anche
,
nel
Rinascimento
,
di
quelle
neolatine
)
o
alla
constatazione
di
profonde
diversità
strutturali
.
Dalla
scoperta
dell
'
origine
comune
è
sorta
la
ricerca
della
causa
della
separazione
originaria
o
dei
motivi
del
progressivo
diversificarsi
nel
tempo
;
dalla
constatazione
delle
differenze
strutturali
è
sorto
il
problema
della
diversità
dei
prodotti
(
le
lingue
)
di
un
'
unica
facoltà
umana
(
il
linguaggio
)
,
e
dei
modi
e
limiti
di
tale
diversità
.
Dalla
linguistica
comparata
,
insomma
,
o
contrastiva
(
come
oggi
si
usa
dire
)
è
nata
la
tipologia
linguistica
nella
sua
duplice
dimensione
:
storica
e
teorica
.
Può
dunque
darsi
che
una
seria
osservazione
empirica
susciti
esigenze
teoriche
e
proponga
problemi
di
portata
generale
;
come
,
all
'
inverso
,
che
una
concezione
teorica
scopra
aspetti
nuovi
della
realtà
e
suggerisca
sperimentazioni
prima
intentate
.
In
ogni
caso
,
resta
confermato
il
principio
che
nessuna
scienza
,
quindi
neppure
la
scienza
dei
fenomeni
linguistici
,
può
prescindere
da
una
teoria
o
,
detto
in
termini
più
odierni
,
da
un
modello
,
unico
o
plurimo
,
dell
'
oggetto
.
2
.
Ma
qual
è
l
'
oggetto
della
linguistica
?
Abbiamo
già
detto
che
lo
studio
della
lingua
materna
rinvia
il
linguista
a
delle
idee
generali
sulla
lingua
intesa
come
facoltà
di
linguaggio
;
e
che
lo
studio
comparato
di
lingue
diverse
,
ivi
compresa
la
materna
del
linguista
,
lo
rinvia
del
pari
all
'
unica
facoltà
di
linguaggio
come
problema
della
compatibilità
di
questa
con
la
pluralità
delle
lingue
umane
in
quanto
prodotte
da
un
'
unica
facoltà
fondamentale
e
tuttavia
diverse
.
È
il
problema
degli
universali
linguistici
,
che
periodicamente
risorge
imponendo
al
linguista
la
ricerca
degli
elementi
o
caratteri
presumibilmente
comuni
a
tutte
o
alla
maggior
parte
delle
lingue
.
L
'
oggetto
della
linguistica
è
dunque
un
oggetto
complesso
:
anzitutto
la
facoltà
di
linguaggio
(
o
semplicemente
linguaggio
)
,
poi
la
lingua
materna
,
infine
le
lingue
naturali
non
materne
.
Lo
studio
delle
lingue
naturali
non
materne
implica
la
consapevole
conoscenza
della
lingua
materna
,
e
lo
studio
della
lingua
materna
implica
l
'
assunzione
,
magari
acritica
,
di
una
concezione
del
linguaggio
.
La
complessità
e
direi
globalità
dell
'
oggetto
si
è
fatta
irrefutabile
quando
l
'
attributo
"
scientifico
"
applicato
allo
studio
dei
fenomeni
linguistici
non
si
è
più
limitato
a
significare
"
descrittivo
,
classificatorio
»
,
ma
ha
voluto
significare
"
esplicativo
"
;
quando
insomma
la
linguistica
da
empiria
umanistica
,
cioè
filologica
,
retorica
e
normativa
,
è
assurta
a
sapere
organico
e
formalizzato
.
Non
si
creda
,
però
,
che
alla
complessità
e
globalità
dell
'
oggetto
della
linguistica
si
sia
addivenuti
in
epoca
recente
,
come
farebbero
credere
certi
manuali
che
dividono
la
storia
della
linguistica
in
una
fase
prescientifica
,
che
giungerebbe
fino
alle
soglie
dell
'
età
romantica
,
e
in
una
fase
scientifica
,
nella
quale
si
affermerebbe
,
durante
quasi
tutto
l
'
Ottocento
,
la
linguistica
comparata
come
indirizzo
prima
storico
e
poi
positivistico
,
e
finalmente
si
aprirebbe
,
con
Ferdinand
de
Saussure
,
la
linguistica
propriamente
moderna
,
fondata
su
una
teoria
radicalmente
nuova
.
Studiosi
sagaci
del
passato
,
tra
i
quali
è
doveroso
segnalare
Luigi
Rosiello
,
hanno
dimostrato
che
ciò
è
vero
solo
al
patto
di
ignorare
la
imponente
tradizione
speculativa
di
due
secoli
,
abbassando
una
saracinesca
nella
continuità
costruttiva
della
storia
.
In
realtà
i
problemi
e
i
temi
che
costituiscono
la
linguistica
odierna
sono
stati
impostati
tra
la
seconda
metà
del
Seicento
e
la
fine
del
Settecento
,
col
sorgere
del
pensiero
moderno
,
e
sono
divenuti
le
costanti
di
uno
sviluppo
coerente
e
irreverso
della
disciplina
,
pur
nel
mutare
delle
professioni
ideologiche
.
Mi
si
consenta
di
ripercorrere
per
sommi
capi
tale
sviluppo
,
restaurando
,
insieme
con
la
continuità
di
una
linea
,
la
possibilità
di
meglio
valutare
le
peculiarità
della
linguistica
dell
'
età
nostra
.
3
.
Il
razionalismo
cartesiano
,
sostenitore
della
corrispondenza
fra
la
struttura
della
lingua
e
la
innata
struttura
razionale
del
pensiero
umano
,
mirò
,
attraverso
la
Scuola
di
Port
-
Royal
,
alla
formulazione
di
una
grammatica
generale
,
cioè
di
un
metodo
di
analisi
e
di
descrizione
che
in
ogni
lingua
storica
reperisse
gli
universali
logici
presenti
nella
varietà
dei
fenomeni
.
Tale
grammatica
era
l
'
indubbio
superamento
di
quella
propria
dell
'
umanesimo
,
prescrittiva
e
retorica
.
D
'
altra
parte
l
'
empirismo
inglese
,
concependo
le
parole
,
nominalisticamente
,
come
segni
delle
idee
(
e
non
delle
cose
)
costituiti
al
fine
di
assicurare
la
comunicazione
fra
gli
uomini
,
si
avviò
a
considerare
il
linguaggio
come
un
sistema
semiotico
convenzionale
,
diversificato
a
seconda
della
cultura
e
dei
bisogni
dei
vari
popoli
.
Con
ciò
pose
in
termini
non
biblici
il
gran
problema
dell
'
origine
del
linguaggio
e
affermò
esplicitamente
quel
principio
dell
'
arbitrarietà
del
segno
linguistico
,
cioè
del
suo
rapporto
non
necessario
con
le
cose
,
che
alcuni
hanno
ritenuto
una
scoperta
di
Saussure
.
Alla
metà
del
Settecento
nell
'
opera
del
sensista
francese
Condillac
troviamo
il
culmine
della
speculazione
illuministica
sul
linguaggio
e
già
annunciati
alcuni
temi
della
linguistica
odierna
.
Per
lui
il
linguaggio
,
anziché
il
prodotto
della
mente
razionale
dell
'
uomo
,
è
un
fattore
costitutivo
di
quella
mente
,
giacché
organizza
i
contenuti
sensibili
.
dell
'
esperienza
in
segni
che
esprimono
le
idee
e
,
combinandosi
,
le
pongono
in
contatto
reciproco
.
Il
linguaggio
è
insomma
la
chiave
e
la
garanzia
della
funzionalità
operativa
della
mente
.
Il
problema
della
origine
delle
facoltà
dell
'
intelletto
,
e
del
linguaggio
stesso
,
si
trasferiva
così
dalla
metafisica
alla
psicologia
,
nel
cui
ambito
si
dava
una
classificazione
dei
segni
fondata
sul
rapporto
(
o
accidentale
o
naturale
o
istituzionale
[
cioè
arbitrario
]
)
col
loro
contenuto
e
con
le
reazioni
psichiche
degli
uomini
.
È
ovvio
che
la
spiegazione
psicologica
e
convenzionale
della
genesi
del
linguaggio
,
e
l
'
ammissione
del
suo
condizionamento
sociale
,
giustificassero
la
diversità
delle
lingue
storiche
assai
meglio
dell
'
ontologismo
linguistico
cartesiano
e
invitassero
allo
studio
della
loro
individualità
.
Fu
così
aperta
la
via
da
un
lato
all
'
approfondimento
dei
rapporti
della
logica
e
dei
linguaggi
formalizzati
con
le
lingue
naturali
,
dall
'
altro
alla
linguistica
comparata
e
storica
e
alla
tipologia
linguistica
dell
'
età
romantica
,
e
finalmente
allo
psicologismo
e
sociologismo
dell
'
età
positivistica
.
Non
rileva
poi
molto
,
ai
fini
del
progresso
generale
della
disciplina
,
che
questo
o
quel
problema
,
questa
o
quella
esperienza
fossero
affrontati
all
'
insegna
dell
'
idealismo
o
del
positivismo
:
entrambi
gli
orientamenti
contribuirono
ad
arricchire
il
patrimonio
concettuale
della
linguistica
,
ad
additare
nuove
soluzioni
e
prospettive
.
Faremo
due
soli
grandi
esempi
.
L
'
idealismo
di
Humboldt
mise
in
superba
luce
l
'
aspetto
attivo
e
creativo
del
linguaggio
,
da
concepire
non
come
prodotto
inerte
(
o
èrgon
)
ma
come
creazione
continua
(
o
enèrgeia
)
,
come
forma
formante
anziché
come
materia
,
come
processo
universale
dell
'
umanità
e
voce
individuale
delle
nazioni
,
come
scoperta
e
comprensione
del
mondo
piuttosto
che
come
nomenclatura
e
strumento
di
comunicazione
.
Una
teoria
siffatta
fu
del
pari
idonea
a
promuovere
gli
studi
di
antropologia
e
tipologia
linguistiche
e
quelli
sulle
grandi
lingue
di
cultura
.
L
'
altro
esempio
,
che
sta
sotto
l
'
opposta
insegna
del
positivismo
,
è
quello
di
Schleicher
.
Egli
concepì
le
lingue
storiche
come
organismi
naturali
,
che
nascono
,
crescono
e
muoiono
per
proprie
leggi
interne
,
analoghe
a
quelle
biologiche
,
cioè
indipendenti
dalla
volontà
e
dall
'
intelletto
dell
'
uomo
.
Il
suo
genealogismo
e
il
rigoroso
concetto
di
legge
fonetica
gli
permisero
di
trattare
le
lingue
come
fenomeni
oggettivi
,
quindi
spiegabili
,
prevedibili
,
ricostruibili
entro
un
loro
sviluppo
necessario
,
al
quale
fini
col
dare
un
definitivo
crisma
naturalistico
la
teoria
evoluzionistica
di
Darwin
.
Luigi
Rosiello
tenta
di
chiudere
in
una
formula
il
senso
di
questa
storia
bisecolare
della
linguistica
dicendo
che
,
dopo
una
fase
di
ricerca
di
universali
razionali
,
fondata
sull
'
assunto
cartesiano
del
linguaggio
come
rappresentazione
della
innata
razionalità
del
pensiero
,
la
linguistica
mirò
,
attraverso
la
grammatica
generale
di
Port
-
Royal
e
dell
'
Encyclopédie
,
al
conseguimento
di
universali
metodologici
,
che
successivamente
,
calati
nella
comparazione
delle
lingue
storiche
,
divennero
universali
storici
.
4
.
Agli
inizi
del
Novecento
la
linguistica
disponeva
dunque
di
una
problematica
essenziale
e
specifica
,
già
sperimentata
alla
luce
di
orientamenti
diversi
e
in
diverse
prospettive
;
si
era
inoltre
adusata
alla
collaborazione
con
discipline
scientifiche
quali
la
psicologia
,
l
'
etnologia
,
la
sociologia
,
le
scienze
naturali
;
aveva
accumulato
una
grande
e
preziosa
quantità
di
dati
concreti
attraverso
la
comparazione
di
lingue
affini
e
la
ricostruzione
di
fasi
comuni
non
documentate
(
genealogia
indeuropea
,
semitica
ecc
.
)
,
o
l
'
inchiesta
dialettologica
ed
etnologica
sul
campo
(
rilievi
geolinguistici
,
atlanti
linguistici
,
lessici
dialettali
ecc
.
)
.
Ma
nella
seconda
metà
dell
'
Ottocento
le
discipline
con
cui
la
linguistica
aveva
collaborato
si
erano
profondamente
mutate
.
La
più
antica
di
esse
,
la
logica
classica
e
medievale
,
aveva
ceduto
il
posto
alla
teorizzazione
del
linguaggio
simbolico
come
calcolo
indipendente
dal
linguaggio
naturale
,
cioè
a
quella
logica
matematica
che
rifonda
la
semantica
e
la
sintassi
e
studia
la
forma
del
conoscere
scientifico
con
un
rigore
che
s
'
imporrà
all
'
attenzione
della
linguistica
teorica
.
La
psicologia
,
superata
la
fase
filosofica
e
divenuta
empirica
e
poi
sperimentale
,
abbandonava
l
'
originario
associazionismo
per
una
concezione
totale
della
coscienza
e
per
una
analisi
più
complessa
della
percezione
in
rapporto
alla
costituzione
dell
'
intelligenza
;
e
sorgeva
,
a
incontrare
tali
tendenze
;
la
psicanalisi
.
L
'
etnologia
si
andava
distaccando
dall
'
antropologia
fisica
e
temperava
la
visione
evoluzionistica
con
quella
degli
scambi
e
prestiti
culturali
,
arricchendosi
di
una
prospettiva
storica
.
La
sociologia
con
tecniche
di
rilevamento
statistico
innestava
nell
'
organicismo
oggettivo
della
linguistica
schleicheriana
il
riferimento
ad
organismi
collettivi
concreti
,
quali
gruppi
,
ceti
,
sfere
sociali
e
culturali
.
All
'
interno
,
d
'
altronde
,
della
stessa
linguistica
positivistica
la
critica
dell
'
assolutezza
della
legge
fonetica
in
nome
del
ricorso
all
'
analogia
e
a
fattori
soggettivi
di
eccezione
,
riproponeva
la
presenza
e
l
'
intervento
dell
'
uomo
in
un
ambito
di
fenomeni
che
pareva
dovergli
essere
sottratto
,
e
insinuava
una
concezione
storica
,
anziché
naturalistica
,
dell
'
organismo
della
lingua
.
Le
polemiche
,
poi
,
del
risorgente
idealismo
sgretolavano
l
'
apparente
compattezza
della
linguistica
positivistica
,
sia
con
l
'
asserire
il
carattere
estetico
dell
'
attività
linguistica
e
porre
al
suo
centro
la
fantasia
individuale
,
sia
col
ritenere
la
lingua
un
mero
specchio
della
storia
delle
idee
,
sostituendo
bene
spesso
allo
studio
del
sistema
linguistico
lo
studio
delle
singole
parole
come
esponenti
concettuali
o
come
tessere
stilistiche
.
La
linguistica
rischiava
,
specialmente
in
Italia
,
di
ridursi
a
lessicologia
storica
di
indirizzo
semasiologico
od
onomasiologico
,
collocandosi
ai
margini
di
discipline
ben
più
ricche
di
contenuti
intellettuali
.
E
ciò
proprio
nel
tempo
in
cui
le
scienze
naturali
avevano
superato
lo
stadio
descrittivo
ed
erano
entrate
in
quello
esplicativo
e
predittivo
,
e
fra
di
esse
la
fisiologia
,
allargando
e
affinando
le
proprie
tecniche
d
'
indagine
,
offriva
al
grezzo
naturalismo
dei
linguisti
l
'
occasione
di
rivedere
a
fondo
i
metodi
e
i
programmi
.
5
.
Se
in
Italia
,
e
in
altre
aree
periferiche
,
la
linguistica
rischiò
di
subordinarsi
,
pur
con
ottimi
risultati
parziali
,
alla
filologia
,
alla
storia
delle
idee
,
alla
critica
stilistica
,
nell
'
Europa
scientificamente
più
evoluta
essa
,
la
meno
letteraria
delle
discipline
umanistiche
,
senti
il
bisogno
di
adeguarsi
al
moto
e
al
modo
delle
scienze
.
Il
primo
linguista
ad
avvertire
lucidamente
questo
bisogno
fu
il
ginevrino
Ferdinand
de
Saussure
,
che
volle
anzitutto
definire
con
precisione
l
'
oggetto
della
disciplina
come
un
sistema
di
segni
considerato
in
sé
e
per
sé
,
rivendicandone
la
specificità
e
l
'
autonomia
di
contro
a
interpretazioni
ancillari
,
e
ritenendo
perciò
la
linguistica
una
semiologia
.
Approfondendo
il
concetto
di
segno
,
ne
riaffermò
l
'
arbitrarietà
ma
al
tempo
stesso
la
sua
solidarietà
entro
il
sistema
,
in
cui
vide
,
anziché
un
agglomerato
di
sostanze
monadiche
,
una
rete
di
relazioni
e
di
valori
collettivi
,
di
costanti
differenziali
presenti
alla
mente
di
ogni
parlante
come
una
tastiera
potenziale
per
l
'
attuazione
del
discorso
.
Così
,
senza
negare
l
'
evoluzione
delle
lingue
e
quindi
il
loro
studio
diacronico
,
reagì
ad
uno
storicismo
frantumante
col
porre
prioritario
lo
studio
sincronico
,
cioè
sistematico
,
che
è
proprio
delle
scienze
naturali
,
e
coerentemente
,
pur
avendo
dato
un
geniale
contributo
alla
ricostruzione
preistorica
dell
'
indeuropeo
,
costituì
oggetto
primario
della
linguistica
la
vivente
lingua
parlata
,
riassorbendo
nella
naturalità
dell
'
oggetto
i
processi
psichici
,
quindi
il
fattore
umano
.
Non
si
può
dire
che
tutta
la
nuova
linguistica
del
Novecento
sia
scaturita
dall
'
insegnamento
teorico
di
Saussure
.
La
linguistica
statunitense
,
ad
esempio
,
formatasi
sulla
ricerca
etnologica
ed
etnolinguistica
relativa
agli
indiani
d
'
America
,
trovò
una
sua
via
moderna
nel
contatto
con
lingue
orali
,
prive
di
letteratura
scritta
e
mal
inseribili
nei
paradigmi
della
grammatica
di
tradizione
classica
.
Essa
ideò
una
tecnica
descrittiva
fondata
sull
'
analisi
della
frase
in
costituenti
immediati
,
e
sulla
distribuzione
delle
parole
nella
frase
,
cioè
elevò
le
posizioni
costanti
delle
parole
a
categorie
di
equivalenza
grammaticale
,
prescindendo
per
quanto
possibile
dal
significato
in
senso
concettualistico
,
anzi
respingendolo
in
nome
di
una
psicologia
comportamentistica
.
Vide
perciò
la
lingua
come
uno
stimolo
rivolto
ad
assicurare
l
'
interazione
dei
membri
di
una
comunità
;
come
un
sistema
formale
,
autonomo
dai
contenuti
mentali
delle
altre
discipline
ed
esso
stesso
non
mentalistico
(
cioè
indipendente
da
fattori
non
fisici
,
quali
lo
"
spirito
"
,
la
"
volontà
"
o
la
"
mente
"
)
,
ma
meccanicistico
,
cioè
retto
dai
meccanismi
del
sistema
nervoso
.
Una
grammatica
così
concepita
,
formalistica
e
operante
sul
corpus
di
ogni
lingua
con
metodo
rigorosamente
induttivo
,
se
da
un
lato
costituiva
un
allineamento
della
linguistica
con
la
psicologia
prevalente
in
America
e
faceva
esplicito
ricorso
alla
fisiologia
,
dall
'
altro
riduceva
semplicisticamente
il
gran
problema
del
significato
alla
situazione
schematica
stimolo
-
reazione
,
cioè
alle
manifestazioni
linguistiche
meramente
pratiche
,
e
si
appagava
di
risultati
tassonomici
e
descrittivi
.
Va
però
detto
che
questa
corrente
della
linguistica
statunitense
,
benemerita
sia
per
il
risoluto
tentativo
di
rinnovamento
metodologico
sia
per
l
'
attenzione
portata
allo
studio
della
sintassi
(
cenerentola
della
linguistica
tradizionale
)
,
fu
la
principale
,
non
l
'
unica
.
Di
contro
al
nome
di
Leonard
Bloomfield
,
suo
capostipite
,
va
posto
il
nome
di
Edward
Sapir
,
che
,
provenendo
dallo
stesso
campo
dell
'
etnolinguistica
,
collegò
acutamente
i
fatti
di
lingua
alla
mentalità
dei
popoli
primitivi
e
avanzò
l
'
ipotesi
di
una
stretta
correlazione
fra
le
civiltà
e
le
strutture
delle
lingue
rispettive
,
in
quanto
implicanti
un
'
analisi
dell
'
esperienza
e
una
visione
del
mondo
.
Orientamenti
analoghi
si
affermavano
quasi
contemporaneamente
nella
scuola
londinese
,
linguistica
e
antropologica
,
di
Firth
e
Malinowski
.
6
.
Dalla
teoria
di
Saussure
,
date
le
sue
molte
pregnanze
,
potevano
diramarsi
e
si
diramarono
indirizzi
diversi
.
Tutti
però
assunsero
il
carattere
comune
di
strutturalismo
linguistico
,
studiando
ogni
lingua
come
un
insieme
in
cui
"
tout
se
tient
,
tout
se
rallie
"
,
un
insieme
dunque
raccolto
in
una
coesione
ed
equilibrio
interni
che
lo
rendono
sistematico
.
Il
concetto
di
struttura
largamente
applicato
nelle
scienze
della
natura
e
nella
tecnologia
ora
con
valore
ontologico
ora
come
semplice
metodo
conoscitivo
od
operativo
,
ebbe
una
splendida
affermazione
nella
Scuola
di
Praga
,
che
alla
fine
degli
anni
Venti
,
sotto
la
guida
di
Trubeckoj
,
trasformò
la
fonetica
da
studio
generale
dei
suoni
linguistici
in
fonologia
,
ossia
in
studio
dei
fonemi
delle
singole
lingue
come
sistemi
chiusi
di
elementi
fonici
aventi
valore
distintivo
delle
parole
.
Si
sottrasse
così
,
per
la
prima
volta
,
il
suono
linguistico
ad
una
individuazione
generica
e
fluttuante
e
lo
si
correlò
direttamente
al
significato
,
ponendo
un
rapporto
funzionale
tra
i
due
aspetti
,
il
fonico
e
il
semantico
,
del
segno
linguistico
.
Lo
stesso
criterio
,
applicato
,
oltre
che
al
livello
fonetico
,
a
quello
morfologico
(
cioè
ad
un
altro
dei
cosiddetti
inventari
chiusi
della
lingua
)
,
consenti
eccellenti
descrizioni
,
ovviamente
sincroniche
,
di
lingue
vive
e
morte
,
e
forni
anche
la
spiegazione
di
fenomeni
diacronici
presentandoli
come
alterazione
dell
'
equilibrio
di
parti
del
sistema
in
una
certa
fase
e
come
suo
riassestamento
in
una
fase
ulteriore
;
una
diacronia
,
insomma
,
vista
come
la
successiva
stratificazione
di
più
stadi
subsistematici
entro
un
sistema
a
tendenza
autoconservativa
e
stabilizzatrice
.
Il
difetto
di
questa
filiazione
della
teoria
saussuriana
(
come
del
parallelo
strutturalismo
americano
di
cui
abbiamo
parlato
)
era
la
visione
eccessivamente
oggettuale
e
statica
della
lingua
,
la
cui
coesione
,
dovuta
alle
forze
interne
,
alla
entelechia
del
sistema
,
non
poteva
ricevere
da
interventi
esterni
,
primi
fra
tutti
quelli
dei
parlanti
,
se
non
impulsi
turbatori
e
destabilizzanti
.
Venne
però
al
soccorso
dello
strutturalismo
il
concetto
di
funzione
,
concetto
della
matematica
e
della
fisiologia
,
ma
già
diffuso
in
altri
rami
del
sapere
scientifico
e
tecnologico
;
il
quale
,
formalizzato
algebricamente
dalla
glossematica
del
danese
Hjelmslev
per
la
combinatoria
degli
elementi
del
sistema
,
assurse
a
principio
informatore
di
un
cospicuo
ramo
dello
strutturalismo
che
ben
si
poté
chiamare
funzionale
;
dove
il
concetto
di
funzione
non
solo
mise
in
evidenza
il
dinamismo
delle
strutture
,
cioè
i
fattori
che
le
muovono
governando
l
'
uso
della
lingua
e
ne
provocano
le
modificazioni
diacroniche
,
ma
intervenne
nel
definire
i
fini
stessi
dell
'
istituto
.
Non
posso
non
ricordare
qui
la
griglia
funzionale
proposta
dal
maggior
esponente
di
questo
strutturalismo
,
Roman
Jakobson
,
uno
dei
capi
del
formalismo
russo
e
dei
fondatori
della
Scuola
di
Praga
;
griglia
che
,
assorbendo
e
arricchendo
quella
precedentemente
formulata
dallo
psicologo
tedesco
Karl
Bühler
,
intreccia
e
distingue
sei
funzioni
della
lingua
:
referenziale
(
o
rappresentativa
o
denotativa
)
,
conativa
(
o
appellativa
o
ingiuntiva
)
,
emotiva
(
o
espressiva
o
affettiva
)
,
fatica
(
individuata
da
Malinowski
)
,
metalinguistica
,
poetica
.
L
'
inclusione
della
poetica
nella
griglia
delle
funzioni
della
lingua
segna
una
svolta
storica
,
in
quanto
rivendica
alla
linguistica
e
al
linguista
quella
"
grammatica
(
per
dirla
con
lo
stesso
Jakobson
)
della
poesia
"
che
per
secoli
ha
gravitato
sulla
retorica
e
,
più
modernamente
,
sulla
stilistica
,
senza
trarne
motivazione
sufficiente
.
Questa
griglia
funzionale
s
'
imposta
su
uno
schema
dell
'
atto
di
parola
,
o
atto
linguistico
,
che
Jakobson
mutua
dalla
teoria
ingegneresca
delle
comunicazioni
:
la
comunicazione
verbale
presuppone
un
emittente
e
un
destinatario
-
ricevente
che
abbiano
un
codice
comune
e
si
tengano
in
contatto
mediante
un
canale
entro
cui
passi
il
messaggio
.
Tale
schema
e
la
connessa
,
non
meno
ingegneresca
,
teoria
dell
'
informazione
,
che
ha
reso
possibile
la
quantificazione
del
significato
,
nonostante
la
loro
rigidità
tecnologica
hanno
aperto
nuove
prospettive
e
possibilità
allo
studio
del
parlato
nella
situazione
comunicativa
,
tanto
sotto
l
'
aspetto
attivo
che
ricettivo
.
È
grande
merito
di
Jakobson
non
aver
mai
trascurato
di
collegare
la
linguistica
con
discipline
scientifiche
e
tecnologiche
da
cui
essa
potesse
trarre
spunti
,
suggerimenti
,
occasioni
di
avanzamento
.
Si
pensi
ai
suoi
famosi
saggi
sull
'
apprendimento
infantile
del
linguaggio
e
sulle
menomazioni
afasiche
,
nei
quali
egli
ha
utilizzato
i
risultati
degli
esperimenti
psicolinguistici
sui
bambini
,
e
delle
osservazioni
neurologiche
sugli
afasici
,
come
indizi
della
fondazione
delle
leggi
strutturali
fonologiche
e
delle
leggi
di
codificazione
e
decodificazione
in
cagione
dei
rapporti
di
similarità
(
o
metafora
)
e
di
contiguità
(
o
metonimia
)
su
cui
si
impernia
la
libertà
selettiva
e
combinatoria
del
parlante
.
L
'
idea
nuova
che
unisce
questi
saggi
è
che
tanto
i
processi
di
instaurazione
che
quelli
di
degradazione
o
dissoluzione
dell
'
attività
linguistica
(
disturbi
di
contiguità
,
o
combinazione
,
e
disturbi
di
similarità
,
o
selezione
)
possono
dare
al
linguista
preziose
indicazioni
sull
'
origine
,
la
struttura
,
il
funzionamento
e
i
mutamenti
del
linguaggio
.
Ma
anche
gli
psicologi
e
i
neurologi
dalla
interpretazione
linguistica
dei
fenomeni
fisiologici
o
patologici
osservati
possono
trarre
orientamento
sia
per
la
sperimentazione
sia
per
la
localizzazione
e
interpretazione
dei
disturbi
,
se
è
vero
quanto
asserisce
Jakobson
che
non
è
assurdo
pensare
ad
una
correlazione
tra
la
topografia
cerebrale
e
le
coordinate
di
simultaneità
e
successione
che
presiedono
all
'
uso
del
linguaggio
;
e
la
terapia
trova
senza
dubbio
un
gran
vantaggio
nella
collaborazione
iatrolinguistica
.
7
.
All
'
analisi
dell
'
atto
linguistico
in
situazione
comunicativa
si
sono
rivolti
negli
ultimi
decenni
studiosi
di
indirizzi
affatto
diversi
.
Si
è
accennato
allo
schema
ingegneresco
ripreso
da
Jakobson
e
da
lui
sotteso
alla
sua
griglia
funzionale
.
Un
filosofo
inglese
,
John
Austin
,
capo
della
Scuola
analitica
di
Oxford
,
ne
ha
data
invece
una
formulazione
fondata
non
tanto
sulla
funzione
e
quindi
natura
del
messaggio
,
quanto
sulla
sua
forza
illocutiva
,
definita
con
criteri
psico
-
semantici
.
La
quale
forza
illocutiva
prende
,
secondo
l
'
intenzione
del
parlante
,
il
modo
della
domanda
o
del
consiglio
o
dell
'
asserzione
o
dell
'
ordine
o
della
promessa
ecc
.
,
e
mira
ad
un
effetto
perlocutivo
,
che
può
essere
di
ottenere
una
.
risposta
,
di
convincere
,
d
'
impedire
,
di
spaventare
ecc
.
,
e
può
non
essere
raggiunto
.
Importante
è
stata
la
scoperta
di
una
categoria
di
verbi
che
,
usati
in
enunciati
affermativi
alla
prima
persona
del
tempo
presente
,
hanno
un
effetto
performativo
o
,
per
dirla
italianamente
,
esecutivo
,
giacché
il
parlante
(
o
scrivente
)
col
solo
emettere
il
proprio
enunciato
compie
un
'
azione
pragmatica
:
quali
ì
verbi
ordinare
,
promettere
,
approvare
,
attestare
,
comunicare
ecc
.
;
a
patto
,
ovviamente
,
che
i
relativi
enunciati
siano
emessi
in
una
condizione
di
"
felicità
"
,
che
cioè
siano
presenti
i
presupposti
necessari
all
'
effetto
.
Con
tale
concezione
l
'
atto
linguistico
da
intellettivo
che
era
entra
in
pieno
dentro
il
mondo
della
prassi
,
dell
'
azione
,
e
rifonda
modernamente
le
intuizioni
dell
'
antica
retorica
.
Un
passo
ulteriore
si
deve
al
filosofo
americano
Paul
Grice
,
che
si
è
adoperato
ad
accorciare
la
distanza
tra
la
semantica
dei
linguaggi
formali
e
quella
dei
linguaggi
naturali
,
tra
la
logica
del
vero
e
del
falso
e
la
logica
di
quell
'
opera
di
collaborazione
che
è
la
conversazione
,
governata
da
una
serie
di
massime
e
di
implicature
conversazionali
che
Grice
formula
con
vivo
senso
del
contesto
situazionale
dell
'
atto
linguistico
,
del
suo
carattere
pragmatico
e
dell
'
importanza
dell
'
ascoltatore
collaborante
.
Queste
teorie
hanno
promosso
nell
'
ultimo
decennio
un
crescente
interesse
per
la
pragmatica
,
cioè
per
l
'
effettivo
studio
di
quella
lingua
parlata
che
,
nonostante
gli
appelli
di
Saussure
e
dei
suoi
seguaci
,
non
è
mai
stata
esaminata
nella
globalità
e
nella
immediatezza
del
suo
manifestarsi
.
È
evidente
la
complessità
di
una
tale
analisi
:
resta
arduo
,
anzitutto
,
delimitare
il
contesto
pragmatico
dell
'
interazione
dialogica
,
le
componenti
di
sua
pertinenza
(
nozioni
generali
presupposte
comuni
ai
parlanti
,
o
loro
"
enciclopedia
"
;
presupposizioni
particolari
;
differenze
sociolinguistiche
ecc
.
)
,
e
ipotizzare
modelli
di
complementarizzazione
fra
tali
componenti
e
la
materia
linguistica
.
Si
deve
poi
tener
conto
che
il
messaggio
orale
è
pluricodice
,
giacché
il
codice
linguistico
viene
integrato
,
quando
non
duplicato
,
dal
codice
gestuale
,
e
il
profferimento
degli
enunciati
è
modulato
da
un
andamento
prosodico
,
cioè
da
fattori
di
intonazione
,
durata
e
intensità
che
incidono
profondamente
sul
significato
degli
enunciati
e
sugli
effetti
perlocutivi
;
fattori
sinora
scarsamente
considerati
,
ma
che
la
fonetica
strumentale
,
ormai
dotata
di
apparecchiature
raffinate
,
sta
analizzando
con
la
indispensabile
collaborazione
di
acustici
,
audiologi
,
matematici
.
L
'
osservazione
diretta
del
parlato
,
come
ha
contribuito
a
distaccare
il
significato
dal
concettualismo
,
e
dal
vero
funzionalismo
della
logica
,
così
ha
indotto
il
linguista
a
superare
i
limiti
della
grammatica
di
frase
per
entrare
in
quella
del
discorso
,
la
cui
concatenazione
e
progressione
non
erano
state
finora
sottoposte
a
rilievi
sistematici
.
Tanto
sul
versante
del
parlato
che
sul
versante
dello
scritto
si
va
elaborando
quella
"
linguistica
del
testo
"
che
cerca
di
render
conto
di
una
compagine
discorsiva
con
ragioni
linguistiche
ignote
alla
tradizionale
teoria
dei
generi
letterari
.
In
che
modo
può
cominciare
un
discorso
(
o
un
testo
)
,
e
come
certi
modi
sono
condizionati
da
certe
situazioni
e
da
certi
presupposti
;
con
quali
elementi
s
'
imposta
la
deissi
spazio
-
temporale
del
dialogo
o
del
racconto
;
in
che
modo
si
attua
la
connessione
e
progressione
tematica
o
rematica
del
discorso
(
o
testo
)
;
che
cosa
assicura
l
'
unità
e
identità
di
esso
:
ecco
i
principali
problemi
di
questa
linguistica
in
cui
confluiscono
,
oltre
a
metodologie
letterarie
e
semiotiche
(
basta
fare
il
nome
del
geniale
filologo
e
critico
tedesco
Harald
Weinrich
e
richiamare
i
numerosi
studi
di
semiotica
del
racconto
o
narratologia
)
,
la
semantica
generativa
e
la
semantica
logica
rispettivamente
applicate
all
'
analisi
del
testo
dalla
scuola
olandese
di
van
Dijk
e
dalla
scuola
tedesca
di
Petöfi
.
Né
va
dimenticato
che
l
'
analisi
approfondita
del
testo
parlato
ha
giovato
ad
una
migliore
definizione
,
per
differentiam
,
del
testo
scritto
e
dei
suoi
caratteri
relativamente
autonomi
dalla
situazione
pragmatica
;
testo
scritto
il
cui
organismo
linguistico
è
stato
dato
per
conosciuto
durante
molti
secoli
ed
ha
servito
soltanto
come
documento
di
lingua
o
come
oggetto
di
rilievi
stilistici
.
Ovviamente
l
'
attenzione
all
'
atto
linguistico
in
situazione
comunicativa
non
poteva
non
avere
conseguenze
sulle
ricerche
dialettologiche
di
campo
.
Accanto
al
tradizionale
carattere
della
raccolta
lessicologica
e
della
cartografia
linguistica
esse
hanno
assunto
quelle
dell
'
inchiesta
sociolinguistica
.
La
degradazione
dei
dialetti
sotto
la
pressione
della
lingua
nazionale
o
della
emigrazione
interna
,
la
condizione
delle
minoranze
linguistiche
,
la
correlazione
tra
inferiorità
linguistica
e
inferiorità
sociale
,
la
questione
della
lingua
comune
come
problema
politico
nel
quadro
della
cultura
dominante
,
della
scuola
dell
'
obbligo
e
della
lotta
di
classe
,
ecco
le
principali
prospettive
di
un
ramo
della
odierna
linguistica
che
assume
toni
impegnati
laddove
si
presentano
dislivelli
e
travagli
sociali
e
dove
più
ferve
il
dibattito
ideologico
.
Siamo
in
quel
campo
della
linguistica
applicata
dove
l
'
interesse
teorico
per
il
linguaggio
cede
a
quello
per
la
vita
delle
singole
lingue
nel
contesto
delle
comunità
storiche
,
interesse
che
può
sfociare
,
attraverso
programmazioni
glottodidattiche
,
in
una
vera
e
propria
politica
della
lingua
.
Un
documento
tipico
della
ideologizzazione
del
problema
della
lingua
nella
società
e
nella
scuola
contemporanee
è
la
Lettera
a
una
professoressa
scritta
da
don
Lorenzo
Milani
nel
1967
,
lettera
che
riuscì
a
sommuovere
l
'
opinione
degli
insegnanti
e
ad
avviare
un
fortemoto
di
contestazione
dell
'
insegnamento
tradizionale
nel
suo
aspetto
non
soltanto
linguistico
;
giacché
toccare
la
lingua
come
problema
sociale
significa
,
specialmente
in
Italia
,
toccare
anche
la
cultura
di
cui
la
lingua
è
stata
strumento
.
8
.
La
più
importante
e
originale
teoria
linguistica
apparsa
dopo
lo
strutturalismo
di
Saussure
e
della
Scuola
di
Praga
è
_
senza
dubbio
la
grammatica
generativa
proposta
dal
linguista
statunitense
Noam
Chomsky
col
celebre
libretto
Syntactic
Structures
del
1957
e
instancabilmente
,
fino
ad
oggi
,
rielaborata
.
Per
rendersi
conto
della
sua
portata
speculativa
e
metodologica
occorre
rifarsi
all
'
ambiente
culturale
da
cui
è
emersa
e
a
cui
si
è
contrapposta
:
quello
strutturalismo
formalistico
e
antimentalistico
americano
che
era
approdato
ad
una
descrizione
tassonomica
fondata
sull
'
analisi
della
frase
in
costituenti
,
sulla
categorizzazione
delle
parole
secondo
la
loro
distribuzione
nella
frase
e
sul
significato
come
meccanismo
comportamentistico
;
analisi
condotta
con
metodo
induttivo
sopra
un
corpus
di
enunciati
.
Chomsky
non
rinnega
l
'
analisi
in
costituenti
né
la
maggiore
innovazione
di
quell
'
indirizzo
:
lo
straordinario
rilievo
dato
alla
sintassi
come
oggetto
primo
dell
'
analisi
linguistica
.
Ma
respinge
la
concezione
comportamentistica
che
esteriorizza
e
meccanizza
banalmente
il
processo
linguistico
,
e
afferma
la
necessità
di
riportarlo
all
'
interno
,
alla
mente
del
parlante
.
Una
mente
,
però
,
non
contrapposta
al
corpo
,
concetto
d
'
altronde
aperto
ed
in
rapido
svolgimento
,
ma
biologicamente
costituita
;
e
non
unitaria
,
ma
composta
di
varie
facoltà
che
possiamo
assimilare
agli
organi
del
corpo
e
analizzare
come
analizziamo
quelli
.
Una
di
tali
facoltà
è
appunto
il
linguaggio
,
il
cui
studio
fa
dunque
parte
della
biologia
umana
.
Il
linguaggio
è
una
facoltà
"
computazionale
"
,
cioè
un
processing
di
principi
e
regole
per
larga
parte
inconsci
,
che
determinano
la
forma
e
il
significato
delle
frasi
e
si
dividono
in
due
sistemi
:
un
sistema
geneticamente
innato
,
che
definisce
la
facoltà
di
linguaggio
per
tutto
il
genere
umano
ed
è
perciò
composto
di
universali
linguistici
,
i
quali
si
manifestano
con
straordinaria
rapidità
e
facilità
nell
'
acquisizione
infantile
della
lingua
materna
;
ed
un
sistema
più
ricco
,
più
complesso
,
diversificato
da
lingua
a
lingua
,
che
viene
acquisito
per
costruzione
lenta
nel
contatto
con
l
'
ambiente
.
Ad
una
grammatica
universale
o
centrale
si
unisce
dunque
,
in
ogni
lingua
storica
,
una
grammatica
particolare
,
intendendo
col
termine
"
grammatica
"
tanto
l
'
insieme
finito
delle
regole
che
costituiscono
nella
mente
del
parlante
la
facoltà
di
linguaggio
e
quindi
producono
o
,
con
termine
matematico
,
"
generano
"
mediante
processi
ricorsivi
le
infinite
possibili
frasi
di
una
data
lingua
,
quanto
la
teoria
scientifica
,
formalizzata
,
che
corrisponde
a
quella
grammatica
e
che
ha
la
più
forte
capacità
di
"
generare
"
la
descrizione
strutturale
delle
stesse
frasi
.
La
grammatica
interiorizzata
costituisce
quella
che
Chomsky
chiama
la
competenza
del
parlante
(
e
dell
'
ascoltatore
)
e
che
non
è
identificabile
né
al
"
sentimento
linguistico
"
degli
studiosi
di
formazione
storico
-
idealistica
,
né
alla
"
lingua
"
degli
strutturalisti
,
cioè
al
sistema
linguistico
come
virtuale
compagine
di
tostanti
,
ma
è
la
facoltà
stessa
di
linguaggio
nella
sua
incessante
generatività
o
"
creatività
"
(
non
però
in
accezione
idealistica
)
,
che
consiste
nell
'
applicare
con
ordine
ciclico
le
regole
e
,
anche
,
nel
cambiarle
.
Il
codice
e
programma
computazionale
,
il
software
della
facoltà
di
linguaggio
è
l
'
insieme
delle
regole
sintattiche
,
il
cui
dinamico
processing
porta
alla
superficie
enunciativa
gli
elementi
lessicali
nella
loro
veste
fonetica
e
nella
loro
"
forma
logica
'
'
,
che
è
quella
forma
per
cui
-
come
osservò
il
vecchio
Aristotele
-
il
significato
della
frase
(
o
significato
linguistico
)
non
è
la
somma
dei
significati
delle
parole
(
significato
nozionale
)
che
la
compongono
.
La
sintassi
è
dunque
al
centro
della
concezione
chomskiana
;
la
quale
lascia
in
ombra
la
semantica
,
pur
riconoscendo
la
sua
presenza
e
problematicità
(
e
in
penombra
la
fonetica
,
affidandola
alla
naturalità
dell
'
esecuzione
)
.
È
per
questo
che
una
corrente
,
per
così
dire
scismatica
,
della
scuola
di
Chomsky
,
la
Semantica
generativa
,
ha
tentato
di
restituire
al
significato
una
funzione
primaria
,
ponendo
le
funzioni
semantiche
della
frase
(
i
"
casi
"
)
come
struttura
profonda
.
E
,
più
o
meno
indipendentemente
dalla
stessa
concezione
chomskiana
,
la
teorizzazione
sul
segno
linguistico
(
semiotica
)
e
recenti
indirizzi
della
logica
(
Montague
,
Searle
,
Cresswel
ecc
.
)
hanno
riportato
il
significato
nell
'
orbita
problematica
delle
lingue
naturali
e
lo
hanno
riproposto
ai
linguisti
.
Dei
risultati
della
grammatica
generativa
nella
descrizione
ed
esplicazione
delle
singole
lingue
faranno
un
bilancio
preciso
gli
anni
futuri
.
Nel
presente
s
'
impone
la
novità
e
l
'
audacia
di
una
teoria
che
,
fondandosi
sopra
una
epistemologia
rigorosa
,
ha
rimosso
la
lingua
dalla
oggettività
oggettuale
e
dal
funzionalismo
astratto
in
cui
aveva
finito
col
bloccarla
lo
strutturalismo
e
l
'
ha
in
toto
richiamata
all
'
interno
del
soggetto
.
9
.
Il
mio
sommario
discorso
ha
tentato
o
,
per
essere
più
onesti
,
ha
presunto
di
dare
una
risposta
alla
domanda
:
Che
cos
'
è
la
linguistica
?
,
che
meglio
sarebbe
stato
formulare
:
Che
cosa
sono
le
linguistiche
?
,
tante
specializzazioni
vanta
ormai
questa
disciplina
per
la
quale
può
valere
il
motto
"
Quantumvis
circumi
;
numquam
me
complecteris
"
.
Una
disciplina
,
comunque
,
non
è
mai
ciò
che
parrebbe
indicare
la
sua
tramandata
e
corrente
etichetta
;
una
disciplina
non
è
,
ma
si
fa
,
si
fa
incessantemente
,
e
incessantemente
plasma
il
proprio
oggetto
;
aggiungerei
"
inquietamente
"
,
perché
l
'
inquietudine
mentale
,
la
"
santa
impazienza
"
di
Valéry
,
è
la
ragion
di
vita
della
scienza
e
dello
scienziato
.
Perciò
ho
voluto
e
quasi
dovuto
presentare
la
linguistica
,
sia
pur
schematicamente
,
nel
suo
rincorrere
se
stessa
attraverso
l
'
imponente
maturazione
scientifica
dell
'
età
moderna
;
e
ho
tenuto
a
mettere
in
evidenza
,
accanto
alle
sue
giuste
pretese
di
autonomia
,
l
'
appello
che
essa
rivolge
,
soprattutto
oggi
,
non
solo
alle
discipline
che
le
furono
sempre
compagne
,
come
la
logica
,
l
'
etnologia
e
la
psicologia
,
ma
alla
fisica
,
alla
cibernetica
,
alla
fisiologia
,
alla
neurologia
,
a
tutte
quelle
scienze
,
insomma
,
che
possono
far
luce
sulle
strategie
di
percezione
,
di
acquisizione
,
di
memorizzazione
,
di
programmazione
,
di
esecuzione
dell
'
individuo
parlante
e
ascoltante
.
Questo
appello
essa
rivolge
non
per
esorbitare
presuntuosamente
dal
proprio
compito
di
studiare
le
lingue
naturali
negli
accettati
livelli
di
struttura
(
fonetico
,
morfologico
-
sintattico
e
semantico
)
e
nel
dinamico
rapporto
fra
tali
livelli
solo
conoscitivamente
separabili
,
ma
per
non
potersi
oggi
esimere
dall
'
estendere
la
sua
intellezione
alla
integrale
fenomenologia
del
linguaggio
come
facoltà
costitutiva
dell
'
essere
umano
,
né
dal
fondarsi
sopra
assunti
teorici
che
,
al
punto
di
esigenza
metodologica
ed
esplicativa
cui
è
giunta
oggi
,
la
linguistica
ritiene
tanto
indispensabili
quanto
non
più
formulabili
in
via
di
domestica
ipotesi
.
Chi
insomma
oggi
fa
della
linguistica
,
sa
e
deve
sapere
che
,
o
faccia
della
modesta
grammatica
storica
o
della
formalizzata
grammatica
generativa
,
egli
si
muove
in
un
flusso
di
pensiero
e
in
una
prospettiva
giudicante
cui
il
suo
operare
non
può
sottrarsi
,
ma
solo
il
dato
nella
sua
ingenua
e
disponibile
datità
.
Al
postutto
,
siano
le
linguistiche
molte
o
una
sola
,
siano
i
loro
temi
e
problemi
costanti
o
ricorrenti
e
le
loro
motivazioni
alternative
o
complementari
,
sta
di
fatto
che
è
il
loro
oggetto
,
la
lingua
,
ad
essere
indelimitabile
e
inesauribile
da
qualsiasi
approccio
,
cioè
non
riassorbibile
in
nessuno
di
essi
.
Al
di
là
della
logica
,
dell
'
acustica
,
della
biologia
resta
sempre
la
lingua
,
e
il
vero
linguista
se
la
ritrova
davanti
,
circolarmente
,
oltre
le
griglie
cognitive
di
cui
essa
è
pur
sempre
un
presupposto
.
L
'
approccio
logico
o
biologico
,
che
punta
sugli
universali
mentali
o
fisiologici
,
e
l
'
approccio
idealistico
,
che
punta
sull
'
individualità
storica
e
creatrice
,
sono
stati
e
sono
momenti
alterni
e
ricorrenti
,
che
rispondono
a
istanze
complementari
dei
loro
oggetti
,
cioè
di
quella
facoltà
di
linguaggio
che
non
è
un
mero
automatismo
e
di
quelle
lingue
storiche
che
non
sono
né
mera
naturalità
né
meri
codici
,
e
sono
pertanto
non
passibili
di
"
calcoli
"
di
precisione
,
e
di
previsione
se
non
probabilistica
,
stando
al
loro
centro
un
principio
d
'
indeterminazione
,
quel
principio
d
'
indeterminazione
della
storia
umana
che
è
,
secondo
il
parere
di
un
fisico
molto
autorevole
,
l
'
individuo
.