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Lingua e linguistica ( Nencioni Giovanni , 1983 )
Saggistica ,
1 . Che cos ' è la linguistica ? È facile rispondere : È lo studio scientifico della lingua . Non è però facile andare oltre questa elementare affermazione , cioè risolverne le ambiguità , esplicitarne le implicazioni . Anzitutto : " la lingua " ; che valore daremo a questo singolare ? È un singolare specifico e quindi significa " la nostra lingua , la lingua materna " ? ; o un singolare generico , e quindi significa " la facoltà di linguaggio , il linguaggio " ? ; o è un singulare pro plurali e quindi significa " le lingue , tutte le lingue del globo , morte e viventi " ? Mettiamo di interpretare nel senso specifico , e apparente - mente più concreto , quel singolare " la lingua " come " la nostra lingua naturale , materna " . Ma è davvero possibile studiare scientificamente la nostra propria lingua senza avere idee generali sulla facoltà di linguaggio , su questa facoltà costitutiva dell ' uomo quale noi lo conosciamo e che evidentemente presiede a tutte le lingue naturali ? Se vogliamo una prova storica di questa impossibilità , pensiamo agli antichi grammatici greci che fecero la descrizione grammaticale del greco appoggiandola alla struttura logica del giudizio e alle categorie aristoteliche e fondarono le loro etimologie su opposte soluzioni del gran problema dell ' origine ( e quindi della natura ) della lingua . Ci limitiamo a questo solo esempio storico , perché è dirimente . Infatti dopo di allora non c ' è stato studio di lingua , fosse pure il più ristretto e il più episodico - dalla semplice normativa grammaticale alla storia di singoli fenomeni - , che non abbia implicato idee generali sul linguaggio ; le quali erano spesso quelle ereditate dalla tradizione greco - latina e perciò date come scontate , ma non perciò meno condizionatrici dei metodi e dei risultati . È poi facile constatare che il maggior rigoglio degli studi linguistici si è avuto quando , in età antica o moderna , lo studio delle singole lingue e di particolari fenomeni è stato accompagnato o addirittura promosso da nuove concezioni del linguaggio . Si potrebbe logicamente concludere che allo " studio scientifico della lingua " ( come abbiamo definito la linguistica ) è necessaria una teoria del linguaggio ; o , in termini più odierni , che alla linguistica applicata è indispensabile la linguistica teorica . Ma non affrettiamoci . Proviamo ad interpretare quel singolare " la lingua " come un singulare pro plurali . Ebbene : lo studio di più lingue naturali , se non fatto a scopo di pratico poliglottismo , ha sempre indotto lo studioso ad un confronto sistematico tra varie lingue ; confronto che può portare alla scoperta di una origine comune ( è stato il caso , modernamente , delle lingue indeuropee , ed anche , nel Rinascimento , di quelle neolatine ) o alla constatazione di profonde diversità strutturali . Dalla scoperta dell ' origine comune è sorta la ricerca della causa della separazione originaria o dei motivi del progressivo diversificarsi nel tempo ; dalla constatazione delle differenze strutturali è sorto il problema della diversità dei prodotti ( le lingue ) di un ' unica facoltà umana ( il linguaggio ) , e dei modi e limiti di tale diversità . Dalla linguistica comparata , insomma , o contrastiva ( come oggi si usa dire ) è nata la tipologia linguistica nella sua duplice dimensione : storica e teorica . Può dunque darsi che una seria osservazione empirica susciti esigenze teoriche e proponga problemi di portata generale ; come , all ' inverso , che una concezione teorica scopra aspetti nuovi della realtà e suggerisca sperimentazioni prima intentate . In ogni caso , resta confermato il principio che nessuna scienza , quindi neppure la scienza dei fenomeni linguistici , può prescindere da una teoria o , detto in termini più odierni , da un modello , unico o plurimo , dell ' oggetto . 2 . Ma qual è l ' oggetto della linguistica ? Abbiamo già detto che lo studio della lingua materna rinvia il linguista a delle idee generali sulla lingua intesa come facoltà di linguaggio ; e che lo studio comparato di lingue diverse , ivi compresa la materna del linguista , lo rinvia del pari all ' unica facoltà di linguaggio come problema della compatibilità di questa con la pluralità delle lingue umane in quanto prodotte da un ' unica facoltà fondamentale e tuttavia diverse . È il problema degli universali linguistici , che periodicamente risorge imponendo al linguista la ricerca degli elementi o caratteri presumibilmente comuni a tutte o alla maggior parte delle lingue . L ' oggetto della linguistica è dunque un oggetto complesso : anzitutto la facoltà di linguaggio ( o semplicemente linguaggio ) , poi la lingua materna , infine le lingue naturali non materne . Lo studio delle lingue naturali non materne implica la consapevole conoscenza della lingua materna , e lo studio della lingua materna implica l ' assunzione , magari acritica , di una concezione del linguaggio . La complessità e direi globalità dell ' oggetto si è fatta irrefutabile quando l ' attributo " scientifico " applicato allo studio dei fenomeni linguistici non si è più limitato a significare " descrittivo , classificatorio » , ma ha voluto significare " esplicativo " ; quando insomma la linguistica da empiria umanistica , cioè filologica , retorica e normativa , è assurta a sapere organico e formalizzato . Non si creda , però , che alla complessità e globalità dell ' oggetto della linguistica si sia addivenuti in epoca recente , come farebbero credere certi manuali che dividono la storia della linguistica in una fase prescientifica , che giungerebbe fino alle soglie dell ' età romantica , e in una fase scientifica , nella quale si affermerebbe , durante quasi tutto l ' Ottocento , la linguistica comparata come indirizzo prima storico e poi positivistico , e finalmente si aprirebbe , con Ferdinand de Saussure , la linguistica propriamente moderna , fondata su una teoria radicalmente nuova . Studiosi sagaci del passato , tra i quali è doveroso segnalare Luigi Rosiello , hanno dimostrato che ciò è vero solo al patto di ignorare la imponente tradizione speculativa di due secoli , abbassando una saracinesca nella continuità costruttiva della storia . In realtà i problemi e i temi che costituiscono la linguistica odierna sono stati impostati tra la seconda metà del Seicento e la fine del Settecento , col sorgere del pensiero moderno , e sono divenuti le costanti di uno sviluppo coerente e irreverso della disciplina , pur nel mutare delle professioni ideologiche . Mi si consenta di ripercorrere per sommi capi tale sviluppo , restaurando , insieme con la continuità di una linea , la possibilità di meglio valutare le peculiarità della linguistica dell ' età nostra . 3 . Il razionalismo cartesiano , sostenitore della corrispondenza fra la struttura della lingua e la innata struttura razionale del pensiero umano , mirò , attraverso la Scuola di Port - Royal , alla formulazione di una grammatica generale , cioè di un metodo di analisi e di descrizione che in ogni lingua storica reperisse gli universali logici presenti nella varietà dei fenomeni . Tale grammatica era l ' indubbio superamento di quella propria dell ' umanesimo , prescrittiva e retorica . D ' altra parte l ' empirismo inglese , concependo le parole , nominalisticamente , come segni delle idee ( e non delle cose ) costituiti al fine di assicurare la comunicazione fra gli uomini , si avviò a considerare il linguaggio come un sistema semiotico convenzionale , diversificato a seconda della cultura e dei bisogni dei vari popoli . Con ciò pose in termini non biblici il gran problema dell ' origine del linguaggio e affermò esplicitamente quel principio dell ' arbitrarietà del segno linguistico , cioè del suo rapporto non necessario con le cose , che alcuni hanno ritenuto una scoperta di Saussure . Alla metà del Settecento nell ' opera del sensista francese Condillac troviamo il culmine della speculazione illuministica sul linguaggio e già annunciati alcuni temi della linguistica odierna . Per lui il linguaggio , anziché il prodotto della mente razionale dell ' uomo , è un fattore costitutivo di quella mente , giacché organizza i contenuti sensibili . dell ' esperienza in segni che esprimono le idee e , combinandosi , le pongono in contatto reciproco . Il linguaggio è insomma la chiave e la garanzia della funzionalità operativa della mente . Il problema della origine delle facoltà dell ' intelletto , e del linguaggio stesso , si trasferiva così dalla metafisica alla psicologia , nel cui ambito si dava una classificazione dei segni fondata sul rapporto ( o accidentale o naturale o istituzionale [ cioè arbitrario ] ) col loro contenuto e con le reazioni psichiche degli uomini . È ovvio che la spiegazione psicologica e convenzionale della genesi del linguaggio , e l ' ammissione del suo condizionamento sociale , giustificassero la diversità delle lingue storiche assai meglio dell ' ontologismo linguistico cartesiano e invitassero allo studio della loro individualità . Fu così aperta la via da un lato all ' approfondimento dei rapporti della logica e dei linguaggi formalizzati con le lingue naturali , dall ' altro alla linguistica comparata e storica e alla tipologia linguistica dell ' età romantica , e finalmente allo psicologismo e sociologismo dell ' età positivistica . Non rileva poi molto , ai fini del progresso generale della disciplina , che questo o quel problema , questa o quella esperienza fossero affrontati all ' insegna dell ' idealismo o del positivismo : entrambi gli orientamenti contribuirono ad arricchire il patrimonio concettuale della linguistica , ad additare nuove soluzioni e prospettive . Faremo due soli grandi esempi . L ' idealismo di Humboldt mise in superba luce l ' aspetto attivo e creativo del linguaggio , da concepire non come prodotto inerte ( o èrgon ) ma come creazione continua ( o enèrgeia ) , come forma formante anziché come materia , come processo universale dell ' umanità e voce individuale delle nazioni , come scoperta e comprensione del mondo piuttosto che come nomenclatura e strumento di comunicazione . Una teoria siffatta fu del pari idonea a promuovere gli studi di antropologia e tipologia linguistiche e quelli sulle grandi lingue di cultura . L ' altro esempio , che sta sotto l ' opposta insegna del positivismo , è quello di Schleicher . Egli concepì le lingue storiche come organismi naturali , che nascono , crescono e muoiono per proprie leggi interne , analoghe a quelle biologiche , cioè indipendenti dalla volontà e dall ' intelletto dell ' uomo . Il suo genealogismo e il rigoroso concetto di legge fonetica gli permisero di trattare le lingue come fenomeni oggettivi , quindi spiegabili , prevedibili , ricostruibili entro un loro sviluppo necessario , al quale fini col dare un definitivo crisma naturalistico la teoria evoluzionistica di Darwin . Luigi Rosiello tenta di chiudere in una formula il senso di questa storia bisecolare della linguistica dicendo che , dopo una fase di ricerca di universali razionali , fondata sull ' assunto cartesiano del linguaggio come rappresentazione della innata razionalità del pensiero , la linguistica mirò , attraverso la grammatica generale di Port - Royal e dell ' Encyclopédie , al conseguimento di universali metodologici , che successivamente , calati nella comparazione delle lingue storiche , divennero universali storici . 4 . Agli inizi del Novecento la linguistica disponeva dunque di una problematica essenziale e specifica , già sperimentata alla luce di orientamenti diversi e in diverse prospettive ; si era inoltre adusata alla collaborazione con discipline scientifiche quali la psicologia , l ' etnologia , la sociologia , le scienze naturali ; aveva accumulato una grande e preziosa quantità di dati concreti attraverso la comparazione di lingue affini e la ricostruzione di fasi comuni non documentate ( genealogia indeuropea , semitica ecc . ) , o l ' inchiesta dialettologica ed etnologica sul campo ( rilievi geolinguistici , atlanti linguistici , lessici dialettali ecc . ) . Ma nella seconda metà dell ' Ottocento le discipline con cui la linguistica aveva collaborato si erano profondamente mutate . La più antica di esse , la logica classica e medievale , aveva ceduto il posto alla teorizzazione del linguaggio simbolico come calcolo indipendente dal linguaggio naturale , cioè a quella logica matematica che rifonda la semantica e la sintassi e studia la forma del conoscere scientifico con un rigore che s ' imporrà all ' attenzione della linguistica teorica . La psicologia , superata la fase filosofica e divenuta empirica e poi sperimentale , abbandonava l ' originario associazionismo per una concezione totale della coscienza e per una analisi più complessa della percezione in rapporto alla costituzione dell ' intelligenza ; e sorgeva , a incontrare tali tendenze ; la psicanalisi . L ' etnologia si andava distaccando dall ' antropologia fisica e temperava la visione evoluzionistica con quella degli scambi e prestiti culturali , arricchendosi di una prospettiva storica . La sociologia con tecniche di rilevamento statistico innestava nell ' organicismo oggettivo della linguistica schleicheriana il riferimento ad organismi collettivi concreti , quali gruppi , ceti , sfere sociali e culturali . All ' interno , d ' altronde , della stessa linguistica positivistica la critica dell ' assolutezza della legge fonetica in nome del ricorso all ' analogia e a fattori soggettivi di eccezione , riproponeva la presenza e l ' intervento dell ' uomo in un ambito di fenomeni che pareva dovergli essere sottratto , e insinuava una concezione storica , anziché naturalistica , dell ' organismo della lingua . Le polemiche , poi , del risorgente idealismo sgretolavano l ' apparente compattezza della linguistica positivistica , sia con l ' asserire il carattere estetico dell ' attività linguistica e porre al suo centro la fantasia individuale , sia col ritenere la lingua un mero specchio della storia delle idee , sostituendo bene spesso allo studio del sistema linguistico lo studio delle singole parole come esponenti concettuali o come tessere stilistiche . La linguistica rischiava , specialmente in Italia , di ridursi a lessicologia storica di indirizzo semasiologico od onomasiologico , collocandosi ai margini di discipline ben più ricche di contenuti intellettuali . E ciò proprio nel tempo in cui le scienze naturali avevano superato lo stadio descrittivo ed erano entrate in quello esplicativo e predittivo , e fra di esse la fisiologia , allargando e affinando le proprie tecniche d ' indagine , offriva al grezzo naturalismo dei linguisti l ' occasione di rivedere a fondo i metodi e i programmi . 5 . Se in Italia , e in altre aree periferiche , la linguistica rischiò di subordinarsi , pur con ottimi risultati parziali , alla filologia , alla storia delle idee , alla critica stilistica , nell ' Europa scientificamente più evoluta essa , la meno letteraria delle discipline umanistiche , senti il bisogno di adeguarsi al moto e al modo delle scienze . Il primo linguista ad avvertire lucidamente questo bisogno fu il ginevrino Ferdinand de Saussure , che volle anzitutto definire con precisione l ' oggetto della disciplina come un sistema di segni considerato in sé e per sé , rivendicandone la specificità e l ' autonomia di contro a interpretazioni ancillari , e ritenendo perciò la linguistica una semiologia . Approfondendo il concetto di segno , ne riaffermò l ' arbitrarietà ma al tempo stesso la sua solidarietà entro il sistema , in cui vide , anziché un agglomerato di sostanze monadiche , una rete di relazioni e di valori collettivi , di costanti differenziali presenti alla mente di ogni parlante come una tastiera potenziale per l ' attuazione del discorso . Così , senza negare l ' evoluzione delle lingue e quindi il loro studio diacronico , reagì ad uno storicismo frantumante col porre prioritario lo studio sincronico , cioè sistematico , che è proprio delle scienze naturali , e coerentemente , pur avendo dato un geniale contributo alla ricostruzione preistorica dell ' indeuropeo , costituì oggetto primario della linguistica la vivente lingua parlata , riassorbendo nella naturalità dell ' oggetto i processi psichici , quindi il fattore umano . Non si può dire che tutta la nuova linguistica del Novecento sia scaturita dall ' insegnamento teorico di Saussure . La linguistica statunitense , ad esempio , formatasi sulla ricerca etnologica ed etnolinguistica relativa agli indiani d ' America , trovò una sua via moderna nel contatto con lingue orali , prive di letteratura scritta e mal inseribili nei paradigmi della grammatica di tradizione classica . Essa ideò una tecnica descrittiva fondata sull ' analisi della frase in costituenti immediati , e sulla distribuzione delle parole nella frase , cioè elevò le posizioni costanti delle parole a categorie di equivalenza grammaticale , prescindendo per quanto possibile dal significato in senso concettualistico , anzi respingendolo in nome di una psicologia comportamentistica . Vide perciò la lingua come uno stimolo rivolto ad assicurare l ' interazione dei membri di una comunità ; come un sistema formale , autonomo dai contenuti mentali delle altre discipline ed esso stesso non mentalistico ( cioè indipendente da fattori non fisici , quali lo " spirito " , la " volontà " o la " mente " ) , ma meccanicistico , cioè retto dai meccanismi del sistema nervoso . Una grammatica così concepita , formalistica e operante sul corpus di ogni lingua con metodo rigorosamente induttivo , se da un lato costituiva un allineamento della linguistica con la psicologia prevalente in America e faceva esplicito ricorso alla fisiologia , dall ' altro riduceva semplicisticamente il gran problema del significato alla situazione schematica stimolo - reazione , cioè alle manifestazioni linguistiche meramente pratiche , e si appagava di risultati tassonomici e descrittivi . Va però detto che questa corrente della linguistica statunitense , benemerita sia per il risoluto tentativo di rinnovamento metodologico sia per l ' attenzione portata allo studio della sintassi ( cenerentola della linguistica tradizionale ) , fu la principale , non l ' unica . Di contro al nome di Leonard Bloomfield , suo capostipite , va posto il nome di Edward Sapir , che , provenendo dallo stesso campo dell ' etnolinguistica , collegò acutamente i fatti di lingua alla mentalità dei popoli primitivi e avanzò l ' ipotesi di una stretta correlazione fra le civiltà e le strutture delle lingue rispettive , in quanto implicanti un ' analisi dell ' esperienza e una visione del mondo . Orientamenti analoghi si affermavano quasi contemporaneamente nella scuola londinese , linguistica e antropologica , di Firth e Malinowski . 6 . Dalla teoria di Saussure , date le sue molte pregnanze , potevano diramarsi e si diramarono indirizzi diversi . Tutti però assunsero il carattere comune di strutturalismo linguistico , studiando ogni lingua come un insieme in cui " tout se tient , tout se rallie " , un insieme dunque raccolto in una coesione ed equilibrio interni che lo rendono sistematico . Il concetto di struttura largamente applicato nelle scienze della natura e nella tecnologia ora con valore ontologico ora come semplice metodo conoscitivo od operativo , ebbe una splendida affermazione nella Scuola di Praga , che alla fine degli anni Venti , sotto la guida di Trubeckoj , trasformò la fonetica da studio generale dei suoni linguistici in fonologia , ossia in studio dei fonemi delle singole lingue come sistemi chiusi di elementi fonici aventi valore distintivo delle parole . Si sottrasse così , per la prima volta , il suono linguistico ad una individuazione generica e fluttuante e lo si correlò direttamente al significato , ponendo un rapporto funzionale tra i due aspetti , il fonico e il semantico , del segno linguistico . Lo stesso criterio , applicato , oltre che al livello fonetico , a quello morfologico ( cioè ad un altro dei cosiddetti inventari chiusi della lingua ) , consenti eccellenti descrizioni , ovviamente sincroniche , di lingue vive e morte , e forni anche la spiegazione di fenomeni diacronici presentandoli come alterazione dell ' equilibrio di parti del sistema in una certa fase e come suo riassestamento in una fase ulteriore ; una diacronia , insomma , vista come la successiva stratificazione di più stadi subsistematici entro un sistema a tendenza autoconservativa e stabilizzatrice . Il difetto di questa filiazione della teoria saussuriana ( come del parallelo strutturalismo americano di cui abbiamo parlato ) era la visione eccessivamente oggettuale e statica della lingua , la cui coesione , dovuta alle forze interne , alla entelechia del sistema , non poteva ricevere da interventi esterni , primi fra tutti quelli dei parlanti , se non impulsi turbatori e destabilizzanti . Venne però al soccorso dello strutturalismo il concetto di funzione , concetto della matematica e della fisiologia , ma già diffuso in altri rami del sapere scientifico e tecnologico ; il quale , formalizzato algebricamente dalla glossematica del danese Hjelmslev per la combinatoria degli elementi del sistema , assurse a principio informatore di un cospicuo ramo dello strutturalismo che ben si poté chiamare funzionale ; dove il concetto di funzione non solo mise in evidenza il dinamismo delle strutture , cioè i fattori che le muovono governando l ' uso della lingua e ne provocano le modificazioni diacroniche , ma intervenne nel definire i fini stessi dell ' istituto . Non posso non ricordare qui la griglia funzionale proposta dal maggior esponente di questo strutturalismo , Roman Jakobson , uno dei capi del formalismo russo e dei fondatori della Scuola di Praga ; griglia che , assorbendo e arricchendo quella precedentemente formulata dallo psicologo tedesco Karl Bühler , intreccia e distingue sei funzioni della lingua : referenziale ( o rappresentativa o denotativa ) , conativa ( o appellativa o ingiuntiva ) , emotiva ( o espressiva o affettiva ) , fatica ( individuata da Malinowski ) , metalinguistica , poetica . L ' inclusione della poetica nella griglia delle funzioni della lingua segna una svolta storica , in quanto rivendica alla linguistica e al linguista quella " grammatica ( per dirla con lo stesso Jakobson ) della poesia " che per secoli ha gravitato sulla retorica e , più modernamente , sulla stilistica , senza trarne motivazione sufficiente . Questa griglia funzionale s ' imposta su uno schema dell ' atto di parola , o atto linguistico , che Jakobson mutua dalla teoria ingegneresca delle comunicazioni : la comunicazione verbale presuppone un emittente e un destinatario - ricevente che abbiano un codice comune e si tengano in contatto mediante un canale entro cui passi il messaggio . Tale schema e la connessa , non meno ingegneresca , teoria dell ' informazione , che ha reso possibile la quantificazione del significato , nonostante la loro rigidità tecnologica hanno aperto nuove prospettive e possibilità allo studio del parlato nella situazione comunicativa , tanto sotto l ' aspetto attivo che ricettivo . È grande merito di Jakobson non aver mai trascurato di collegare la linguistica con discipline scientifiche e tecnologiche da cui essa potesse trarre spunti , suggerimenti , occasioni di avanzamento . Si pensi ai suoi famosi saggi sull ' apprendimento infantile del linguaggio e sulle menomazioni afasiche , nei quali egli ha utilizzato i risultati degli esperimenti psicolinguistici sui bambini , e delle osservazioni neurologiche sugli afasici , come indizi della fondazione delle leggi strutturali fonologiche e delle leggi di codificazione e decodificazione in cagione dei rapporti di similarità ( o metafora ) e di contiguità ( o metonimia ) su cui si impernia la libertà selettiva e combinatoria del parlante . L ' idea nuova che unisce questi saggi è che tanto i processi di instaurazione che quelli di degradazione o dissoluzione dell ' attività linguistica ( disturbi di contiguità , o combinazione , e disturbi di similarità , o selezione ) possono dare al linguista preziose indicazioni sull ' origine , la struttura , il funzionamento e i mutamenti del linguaggio . Ma anche gli psicologi e i neurologi dalla interpretazione linguistica dei fenomeni fisiologici o patologici osservati possono trarre orientamento sia per la sperimentazione sia per la localizzazione e interpretazione dei disturbi , se è vero quanto asserisce Jakobson che non è assurdo pensare ad una correlazione tra la topografia cerebrale e le coordinate di simultaneità e successione che presiedono all ' uso del linguaggio ; e la terapia trova senza dubbio un gran vantaggio nella collaborazione iatrolinguistica . 7 . All ' analisi dell ' atto linguistico in situazione comunicativa si sono rivolti negli ultimi decenni studiosi di indirizzi affatto diversi . Si è accennato allo schema ingegneresco ripreso da Jakobson e da lui sotteso alla sua griglia funzionale . Un filosofo inglese , John Austin , capo della Scuola analitica di Oxford , ne ha data invece una formulazione fondata non tanto sulla funzione e quindi natura del messaggio , quanto sulla sua forza illocutiva , definita con criteri psico - semantici . La quale forza illocutiva prende , secondo l ' intenzione del parlante , il modo della domanda o del consiglio o dell ' asserzione o dell ' ordine o della promessa ecc . , e mira ad un effetto perlocutivo , che può essere di ottenere una . risposta , di convincere , d ' impedire , di spaventare ecc . , e può non essere raggiunto . Importante è stata la scoperta di una categoria di verbi che , usati in enunciati affermativi alla prima persona del tempo presente , hanno un effetto performativo o , per dirla italianamente , esecutivo , giacché il parlante ( o scrivente ) col solo emettere il proprio enunciato compie un ' azione pragmatica : quali ì verbi ordinare , promettere , approvare , attestare , comunicare ecc . ; a patto , ovviamente , che i relativi enunciati siano emessi in una condizione di " felicità " , che cioè siano presenti i presupposti necessari all ' effetto . Con tale concezione l ' atto linguistico da intellettivo che era entra in pieno dentro il mondo della prassi , dell ' azione , e rifonda modernamente le intuizioni dell ' antica retorica . Un passo ulteriore si deve al filosofo americano Paul Grice , che si è adoperato ad accorciare la distanza tra la semantica dei linguaggi formali e quella dei linguaggi naturali , tra la logica del vero e del falso e la logica di quell ' opera di collaborazione che è la conversazione , governata da una serie di massime e di implicature conversazionali che Grice formula con vivo senso del contesto situazionale dell ' atto linguistico , del suo carattere pragmatico e dell ' importanza dell ' ascoltatore collaborante . Queste teorie hanno promosso nell ' ultimo decennio un crescente interesse per la pragmatica , cioè per l ' effettivo studio di quella lingua parlata che , nonostante gli appelli di Saussure e dei suoi seguaci , non è mai stata esaminata nella globalità e nella immediatezza del suo manifestarsi . È evidente la complessità di una tale analisi : resta arduo , anzitutto , delimitare il contesto pragmatico dell ' interazione dialogica , le componenti di sua pertinenza ( nozioni generali presupposte comuni ai parlanti , o loro " enciclopedia " ; presupposizioni particolari ; differenze sociolinguistiche ecc . ) , e ipotizzare modelli di complementarizzazione fra tali componenti e la materia linguistica . Si deve poi tener conto che il messaggio orale è pluricodice , giacché il codice linguistico viene integrato , quando non duplicato , dal codice gestuale , e il profferimento degli enunciati è modulato da un andamento prosodico , cioè da fattori di intonazione , durata e intensità che incidono profondamente sul significato degli enunciati e sugli effetti perlocutivi ; fattori sinora scarsamente considerati , ma che la fonetica strumentale , ormai dotata di apparecchiature raffinate , sta analizzando con la indispensabile collaborazione di acustici , audiologi , matematici . L ' osservazione diretta del parlato , come ha contribuito a distaccare il significato dal concettualismo , e dal vero funzionalismo della logica , così ha indotto il linguista a superare i limiti della grammatica di frase per entrare in quella del discorso , la cui concatenazione e progressione non erano state finora sottoposte a rilievi sistematici . Tanto sul versante del parlato che sul versante dello scritto si va elaborando quella " linguistica del testo " che cerca di render conto di una compagine discorsiva con ragioni linguistiche ignote alla tradizionale teoria dei generi letterari . In che modo può cominciare un discorso ( o un testo ) , e come certi modi sono condizionati da certe situazioni e da certi presupposti ; con quali elementi s ' imposta la deissi spazio - temporale del dialogo o del racconto ; in che modo si attua la connessione e progressione tematica o rematica del discorso ( o testo ) ; che cosa assicura l ' unità e identità di esso : ecco i principali problemi di questa linguistica in cui confluiscono , oltre a metodologie letterarie e semiotiche ( basta fare il nome del geniale filologo e critico tedesco Harald Weinrich e richiamare i numerosi studi di semiotica del racconto o narratologia ) , la semantica generativa e la semantica logica rispettivamente applicate all ' analisi del testo dalla scuola olandese di van Dijk e dalla scuola tedesca di Petöfi . Né va dimenticato che l ' analisi approfondita del testo parlato ha giovato ad una migliore definizione , per differentiam , del testo scritto e dei suoi caratteri relativamente autonomi dalla situazione pragmatica ; testo scritto il cui organismo linguistico è stato dato per conosciuto durante molti secoli ed ha servito soltanto come documento di lingua o come oggetto di rilievi stilistici . Ovviamente l ' attenzione all ' atto linguistico in situazione comunicativa non poteva non avere conseguenze sulle ricerche dialettologiche di campo . Accanto al tradizionale carattere della raccolta lessicologica e della cartografia linguistica esse hanno assunto quelle dell ' inchiesta sociolinguistica . La degradazione dei dialetti sotto la pressione della lingua nazionale o della emigrazione interna , la condizione delle minoranze linguistiche , la correlazione tra inferiorità linguistica e inferiorità sociale , la questione della lingua comune come problema politico nel quadro della cultura dominante , della scuola dell ' obbligo e della lotta di classe , ecco le principali prospettive di un ramo della odierna linguistica che assume toni impegnati laddove si presentano dislivelli e travagli sociali e dove più ferve il dibattito ideologico . Siamo in quel campo della linguistica applicata dove l ' interesse teorico per il linguaggio cede a quello per la vita delle singole lingue nel contesto delle comunità storiche , interesse che può sfociare , attraverso programmazioni glottodidattiche , in una vera e propria politica della lingua . Un documento tipico della ideologizzazione del problema della lingua nella società e nella scuola contemporanee è la Lettera a una professoressa scritta da don Lorenzo Milani nel 1967 , lettera che riuscì a sommuovere l ' opinione degli insegnanti e ad avviare un fortemoto di contestazione dell ' insegnamento tradizionale nel suo aspetto non soltanto linguistico ; giacché toccare la lingua come problema sociale significa , specialmente in Italia , toccare anche la cultura di cui la lingua è stata strumento . 8 . La più importante e originale teoria linguistica apparsa dopo lo strutturalismo di Saussure e della Scuola di Praga è _ senza dubbio la grammatica generativa proposta dal linguista statunitense Noam Chomsky col celebre libretto Syntactic Structures del 1957 e instancabilmente , fino ad oggi , rielaborata . Per rendersi conto della sua portata speculativa e metodologica occorre rifarsi all ' ambiente culturale da cui è emersa e a cui si è contrapposta : quello strutturalismo formalistico e antimentalistico americano che era approdato ad una descrizione tassonomica fondata sull ' analisi della frase in costituenti , sulla categorizzazione delle parole secondo la loro distribuzione nella frase e sul significato come meccanismo comportamentistico ; analisi condotta con metodo induttivo sopra un corpus di enunciati . Chomsky non rinnega l ' analisi in costituenti né la maggiore innovazione di quell ' indirizzo : lo straordinario rilievo dato alla sintassi come oggetto primo dell ' analisi linguistica . Ma respinge la concezione comportamentistica che esteriorizza e meccanizza banalmente il processo linguistico , e afferma la necessità di riportarlo all ' interno , alla mente del parlante . Una mente , però , non contrapposta al corpo , concetto d ' altronde aperto ed in rapido svolgimento , ma biologicamente costituita ; e non unitaria , ma composta di varie facoltà che possiamo assimilare agli organi del corpo e analizzare come analizziamo quelli . Una di tali facoltà è appunto il linguaggio , il cui studio fa dunque parte della biologia umana . Il linguaggio è una facoltà " computazionale " , cioè un processing di principi e regole per larga parte inconsci , che determinano la forma e il significato delle frasi e si dividono in due sistemi : un sistema geneticamente innato , che definisce la facoltà di linguaggio per tutto il genere umano ed è perciò composto di universali linguistici , i quali si manifestano con straordinaria rapidità e facilità nell ' acquisizione infantile della lingua materna ; ed un sistema più ricco , più complesso , diversificato da lingua a lingua , che viene acquisito per costruzione lenta nel contatto con l ' ambiente . Ad una grammatica universale o centrale si unisce dunque , in ogni lingua storica , una grammatica particolare , intendendo col termine " grammatica " tanto l ' insieme finito delle regole che costituiscono nella mente del parlante la facoltà di linguaggio e quindi producono o , con termine matematico , " generano " mediante processi ricorsivi le infinite possibili frasi di una data lingua , quanto la teoria scientifica , formalizzata , che corrisponde a quella grammatica e che ha la più forte capacità di " generare " la descrizione strutturale delle stesse frasi . La grammatica interiorizzata costituisce quella che Chomsky chiama la competenza del parlante ( e dell ' ascoltatore ) e che non è identificabile né al " sentimento linguistico " degli studiosi di formazione storico - idealistica , né alla " lingua " degli strutturalisti , cioè al sistema linguistico come virtuale compagine di tostanti , ma è la facoltà stessa di linguaggio nella sua incessante generatività o " creatività " ( non però in accezione idealistica ) , che consiste nell ' applicare con ordine ciclico le regole e , anche , nel cambiarle . Il codice e programma computazionale , il software della facoltà di linguaggio è l ' insieme delle regole sintattiche , il cui dinamico processing porta alla superficie enunciativa gli elementi lessicali nella loro veste fonetica e nella loro " forma logica ' ' , che è quella forma per cui - come osservò il vecchio Aristotele - il significato della frase ( o significato linguistico ) non è la somma dei significati delle parole ( significato nozionale ) che la compongono . La sintassi è dunque al centro della concezione chomskiana ; la quale lascia in ombra la semantica , pur riconoscendo la sua presenza e problematicità ( e in penombra la fonetica , affidandola alla naturalità dell ' esecuzione ) . È per questo che una corrente , per così dire scismatica , della scuola di Chomsky , la Semantica generativa , ha tentato di restituire al significato una funzione primaria , ponendo le funzioni semantiche della frase ( i " casi " ) come struttura profonda . E , più o meno indipendentemente dalla stessa concezione chomskiana , la teorizzazione sul segno linguistico ( semiotica ) e recenti indirizzi della logica ( Montague , Searle , Cresswel ecc . ) hanno riportato il significato nell ' orbita problematica delle lingue naturali e lo hanno riproposto ai linguisti . Dei risultati della grammatica generativa nella descrizione ed esplicazione delle singole lingue faranno un bilancio preciso gli anni futuri . Nel presente s ' impone la novità e l ' audacia di una teoria che , fondandosi sopra una epistemologia rigorosa , ha rimosso la lingua dalla oggettività oggettuale e dal funzionalismo astratto in cui aveva finito col bloccarla lo strutturalismo e l ' ha in toto richiamata all ' interno del soggetto . 9 . Il mio sommario discorso ha tentato o , per essere più onesti , ha presunto di dare una risposta alla domanda : Che cos ' è la linguistica ? , che meglio sarebbe stato formulare : Che cosa sono le linguistiche ? , tante specializzazioni vanta ormai questa disciplina per la quale può valere il motto " Quantumvis circumi ; numquam me complecteris " . Una disciplina , comunque , non è mai ciò che parrebbe indicare la sua tramandata e corrente etichetta ; una disciplina non è , ma si fa , si fa incessantemente , e incessantemente plasma il proprio oggetto ; aggiungerei " inquietamente " , perché l ' inquietudine mentale , la " santa impazienza " di Valéry , è la ragion di vita della scienza e dello scienziato . Perciò ho voluto e quasi dovuto presentare la linguistica , sia pur schematicamente , nel suo rincorrere se stessa attraverso l ' imponente maturazione scientifica dell ' età moderna ; e ho tenuto a mettere in evidenza , accanto alle sue giuste pretese di autonomia , l ' appello che essa rivolge , soprattutto oggi , non solo alle discipline che le furono sempre compagne , come la logica , l ' etnologia e la psicologia , ma alla fisica , alla cibernetica , alla fisiologia , alla neurologia , a tutte quelle scienze , insomma , che possono far luce sulle strategie di percezione , di acquisizione , di memorizzazione , di programmazione , di esecuzione dell ' individuo parlante e ascoltante . Questo appello essa rivolge non per esorbitare presuntuosamente dal proprio compito di studiare le lingue naturali negli accettati livelli di struttura ( fonetico , morfologico - sintattico e semantico ) e nel dinamico rapporto fra tali livelli solo conoscitivamente separabili , ma per non potersi oggi esimere dall ' estendere la sua intellezione alla integrale fenomenologia del linguaggio come facoltà costitutiva dell ' essere umano , né dal fondarsi sopra assunti teorici che , al punto di esigenza metodologica ed esplicativa cui è giunta oggi , la linguistica ritiene tanto indispensabili quanto non più formulabili in via di domestica ipotesi . Chi insomma oggi fa della linguistica , sa e deve sapere che , o faccia della modesta grammatica storica o della formalizzata grammatica generativa , egli si muove in un flusso di pensiero e in una prospettiva giudicante cui il suo operare non può sottrarsi , ma solo il dato nella sua ingenua e disponibile datità . Al postutto , siano le linguistiche molte o una sola , siano i loro temi e problemi costanti o ricorrenti e le loro motivazioni alternative o complementari , sta di fatto che è il loro oggetto , la lingua , ad essere indelimitabile e inesauribile da qualsiasi approccio , cioè non riassorbibile in nessuno di essi . Al di là della logica , dell ' acustica , della biologia resta sempre la lingua , e il vero linguista se la ritrova davanti , circolarmente , oltre le griglie cognitive di cui essa è pur sempre un presupposto . L ' approccio logico o biologico , che punta sugli universali mentali o fisiologici , e l ' approccio idealistico , che punta sull ' individualità storica e creatrice , sono stati e sono momenti alterni e ricorrenti , che rispondono a istanze complementari dei loro oggetti , cioè di quella facoltà di linguaggio che non è un mero automatismo e di quelle lingue storiche che non sono né mera naturalità né meri codici , e sono pertanto non passibili di " calcoli " di precisione , e di previsione se non probabilistica , stando al loro centro un principio d ' indeterminazione , quel principio d ' indeterminazione della storia umana che è , secondo il parere di un fisico molto autorevole , l ' individuo .