Saggistica ,
ÿþIL
PIANETA
MARTE
.
Nelle
belle
sere
dell
'
autunno
passato
una
grande
stella
rossa
fu
veduta
per
più
mesi
brillare
sull
'
orizzonte
meridionale
del
cielo
;
era
il
pianeta
Marte
,
che
si
accostava
per
qualche
tempo
alla
Terra
in
una
delle
sue
apparizioni
,
solite
a
ripetersi
ad
intervalli
di
780
giorni
.
Nella
schiera
degli
otto
pianeti
principali
Marte
occupa
,
per
volume
,
il
penultimo
luogo
;
il
solo
Mercurio
è
più
piccolo
di
lui
.
Ma
in
certe
posizioni
,
in
cui
egli
ritorna
ad
intervalli
di
sedici
anni
,
Marte
può
avvicinarsi
alla
Terra
più
dell
'
usato
,
brillando
più
di
ogni
altro
pianeta
,
Venere
sola
eccettuata
;
ed
in
tali
contingenze
tanto
arde
di
luce
rossa
,
da
meritare
il
nome
,
che
i
Greci
gli
diedero
,
di
Pyrois
(
infocato
)
.
Nei
tempi
ormai
per
sempre
passati
,
quando
si
pretendeva
di
leggere
in
cielo
l
'
avvenire
degli
umani
eventi
,
queste
grandi
apparizioni
di
Marte
erano
lo
spavento
dei
popoli
,
e
davano
molto
da
fare
agli
astrologi
,
ai
quali
incombeva
il
compito
,
non
sempre
facile
,
di
studiare
l
'
influsso
del
pianeta
sulle
vicende
guerresche
e
sulle
costellazioni
politiche
del
momento
.
Anche
ora
la
grande
apparizione
testè
avvenuta
di
Marte
ha
destato
il
pubblico
interesse
;
ma
per
una
ragione
ben
diversa
.
Oggi
è
nata
presso
alcuni
la
speranza
,
che
da
osservazioni
diligenti
fatte
sulla
sua
superficie
con
giganteschi
telescopi
,
si
possa
ottenere
quando
che
sia
la
soluzione
di
un
gran
problema
cosmologico
;
arrivar
cioè
a
sapere
,
se
i
corpi
celesti
possano
dirsi
sede
di
esseri
intelligenti
,
o
,
almeno
,
di
esseri
organizzati
.
L
'
idea
di
popolare
gli
astri
e
le
sfere
celesti
d
'
intelligenze
pure
o
corporee
,
di
animali
e
di
piante
,
non
è
nuova
;
ed
una
curiosa
rassegna
sarebbe
a
farsi
di
tutti
gli
scrittori
antichi
e
moderni
che
si
esercitarono
su
questo
tema
,
incominciando
dal
Sogno
di
Scipione
di
Cicerone
,
e
dalla
Storia
veridica
di
Luciano
Samosatese
,
e
venendo
già
per
Dante
,
Giordano
Bruno
,
Ugenio
e
Kircher
a
quegli
eleganti
novellatori
francesi
Cyrano
di
Bergorac
,
Fontenelle
,
Voltaire
,
i
quali
posero
negli
spazi
celesti
il
teatro
delle
loro
argute
o
satiriche
descrizioni
,
per
arrivare
in
ultimo
al
celebre
Hans
Pfaal
d
'
Amsterdam
,
ben
noto
ai
lettori
di
Edgar
Poe
.
La
maggior
parte
di
questi
scritti
però
o
professano
di
esser
pure
immaginazioni
poetiche
,
o
sono
scherzi
di
ingegno
dei
quali
il
vero
pregio
deve
cercarsi
in
tutt
'
altra
parte
che
in
una
seria
discussione
dell
'
argomento
di
cui
stiamo
discorrendo
.
Ma
nel
presente
secolo
diversi
scrittori
tentarono
di
elevare
la
pluralità
dei
mondi
abitati
alla
dignità
di
questione
filosofica
.
Lasciando
da
parte
le
sedicenti
rivelazioni
degli
spiritisti
,
che
ai
nostri
tempi
hanno
rinnovato
ed
anzi
superato
le
visioni
di
Swedenborg
,
basterà
nominare
Giovanni
Reynaud
(
Terre
et
Ciel
)
e
Davide
Brewster
(
More
Worlds
than
one
)
i
quali
collocarono
negli
astri
le
speranze
della
nostra
vita
futura
e
seppero
trovare
,
non
dirò
dimostrazioni
(
che
in
questa
materia
non
ve
n
'
è
)
ma
pensieri
ed
aspirazioni
che
ebbero
e
sempre
avranno
eco
vivissima
nel
sentimento
di
molti
.
Metafisica
per
metafisica
,
preferiamo
questa
ai
dogmi
brutali
e
scoraggianti
del
materialismo
.
Quanto
ai
teologi
cristiani
,
essi
,
seguendo
l
'
esempio
di
San
Tommaso
,
quasi
tutti
osteggiarono
l
'
idea
che
possano
esistere
altri
mondi
simili
al
mondo
terrestre
.
Dico
,
quasi
tutti
,
perchè
noi
leggiamo
in
uno
di
loro
,
a
cui
certamente
nessuno
ha
potuto
far
rimprovero
d
'
empietà
,
le
parole
seguenti
(
)
«
Il
creato
,
che
contempla
l
'
astronomo
,
non
è
un
semplice
ammasso
di
materia
luminosa
;
è
un
prodigioso
organismo
,
in
cui
,
dove
cessa
l
'
incandescenza
della
materia
,
incomincia
la
vita
.
Benchè
questa
non
sia
penetrabile
ai
suoi
telescopii
,
tuttavia
,
dall
'
analogia
del
nostro
globo
,
possiamo
argomentarne
la
generale
esistenza
negli
altri
.
La
costituzione
atmosferica
degli
altri
pianeti
,
che
in
alcuno
è
cotanto
simile
alla
nostra
,
e
la
struttura
e
la
composizione
delle
stelle
simile
a
quella
del
nostro
sole
,
ci
persuadono
che
essi
,
o
sono
in
uno
stadio
simile
al
presente
del
nostro
sistema
,
o
percorrono
taluno
di
quei
periodi
,
che
esso
già
percorse
,
o
è
destinato
a
percorrere
.
Dall
'
immensa
varietà
delle
creature
che
furono
già
e
che
sono
sul
nostro
globo
,
possiamo
argomentare
le
diversità
di
quelle
che
possono
esistere
in
altri
.
Se
da
noi
l
'
aria
,
l
'
acqua
e
la
terra
sono
popolate
da
tante
varietà
di
esse
,
che
si
cambiarono
le
tante
volte
al
mutare
delle
semplici
circostanze
di
clima
e
di
mezzo
;
quante
più
se
ne
devon
trovare
in
quegli
sterminati
sistemi
,
ove
gli
astri
secondarii
son
rischiarati
talora
non
da
uno
,
ma
da
più
Soli
alternativamente
,
e
dove
le
vicende
climateriche
succedentisi
del
caldo
e
del
freddo
devono
essere
estreme
per
le
eccentricità
delle
orbite
,
e
per
le
varie
intensità
assolute
delle
loro
radiazioni
,
da
cui
neppure
il
nostro
Sole
è
esente
!
«
Sarebbe
però
ben
angusta
veduta
quella
di
voler
modellato
l
'
Universo
tutto
sul
tipo
del
nostro
piccolo
globo
,
mentre
il
nostro
stesso
relativamente
microscopico
sistema
ci
presenta
tante
varietà
;
nè
è
filosofico
il
pretendere
che
ogni
astro
debba
esser
abitato
come
il
nostro
,
e
che
in
ogni
sistema
la
vita
sia
limitata
ai
satelliti
oscuri
.
È
vero
,
che
essa
da
noi
non
può
esistere
che
entro
confini
di
temperatura
assai
limitati
,
cioè
tra
0°
e
40°-45°
gradi
centesimali
,
ma
chi
può
sapere
se
questi
non
sono
limiti
solo
pei
nostri
organismi
?
Tuttavia
,
anche
con
questi
limiti
,
se
essa
non
potrebbe
esistere
negli
astri
infiammati
,
questi
astri
maggiori
avrebbero
sempre
nella
creazione
il
grande
ufficio
di
sostenerla
,
regolando
il
corso
dei
corpi
secondarii
mediante
l
'
attrazione
delle
loro
masse
,
e
di
avvivarle
colla
luce
e
col
calore
.
E
qual
sorpresa
sarebbe
,
se
fra
tanti
milioni
,
anche
molti
e
molti
di
questi
sistemi
fossero
deserti
?
Non
vediamo
noi
che
sul
nostro
globo
regioni
,
in
proporzioni
assai
estese
,
sono
incapaci
di
vita
?
L
'
immensità
della
fabbrica
,
non
verrebbe
perciò
meno
alla
sua
dignità
,
nè
allo
scopo
inteso
dell
'
Architetto
.
«
La
vita
empie
l
'
universo
,
e
colla
vita
va
associata
l
'
intelligenza
;
e
come
abbondano
gli
esseri
a
noi
inferiori
,
così
possono
in
altre
condizioni
esisterne
di
quelli
immensamente
più
capaci
di
noi
.
Fra
il
debole
lume
di
questo
raggio
divino
,
che
rifulge
nel
nostro
fragile
composto
,
mercè
del
quale
potemmo
pur
conoscere
tante
meraviglie
,
e
la
sapienza
dell
'
autore
di
tutte
le
cose
è
una
infinita
distanza
,
che
può
essere
intercalata
da
gradi
infiniti
delle
sue
creature
,
per
le
quali
i
teoremi
,
che
per
noi
son
frutto
di
ardui
studi
potrebbero
essere
semplici
intuizioni
»
.
Mi
son
permesso
di
trascrivere
questo
passo
del
Secchi
,
perchè
è
difficile
dir
più
e
meglio
in
sì
poche
parole
.
Ai
nostri
tempi
la
dottrina
della
pluralità
dei
mondi
abitati
da
esseri
viventi
ed
intelligenti
ha
trovato
un
ardente
apostolo
in
Camillo
Flammarion
.
Questo
dotto
ed
immaginoso
scrittore
,
nel
quale
la
scienza
copiosa
ed
ordinata
dei
fatti
d
'
osservazione
non
impedisce
l
'
esercizio
di
una
fantasia
potente
e
della
più
seducente
eloquenza
,
già
da
trent
'
anni
va
svolgendo
la
questione
sotto
i
suoi
varii
aspetti
in
diverse
opere
,
le
quali
e
da
chi
consente
,
e
da
chi
dubita
si
fanno
leggere
assai
volentieri
(
)
.
Egli
si
è
proposto
di
sottrarre
questo
tema
alla
fantasia
dei
poeti
ed
all
'
arbitrio
dei
novellieri
,
e
di
circondare
l
'
ipotesi
della
pluralità
dei
mondi
abitati
con
tutto
l
'
apparato
scientifico
,
che
oggi
è
possibile
chiamare
in
suo
soccorso
;
di
darle
così
tutto
quel
grado
di
logica
consistenza
e
di
probabilità
empirica
di
cui
è
capare
.
«
Faire
converger
toutes
les
lumières
de
la
science
vers
ce
grand
point
,
la
Vie
universelle
;
l
'
éclairer
dans
son
aspect
réel
;
établir
ses
rayonnements
immenses
et
montrer
qu
'
il
est
le
but
mystérieux
autour
du
quel
gravite
la
création
toute
entière
;
agrandir
ainsi
jusque
par
de
là
les
bornes
du
visible
le
domaine
de
l
'
existence
vitale
,
si
longtemps
confiné
à
l
'
atome
terrestre
;
déchirer
les
voiles
qui
nous
cachaient
le
règne
de
l
'
existence
à
la
surface
des
mondes
;
et
sur
la
vie
à
l
'
infini
répandue
permettre
à
la
pensée
de
planer
dans
son
auréole
glorieuse
;
c
'
est
là
,
selon
nous
,
un
problème
,
dont
la
solution
importe
à
notre
temps
»
.
Questo
è
lo
splendido
programma
al
quale
il
cosmologo
francese
ha
consacrato
il
suo
ingegno
e
la
sua
varia
coltura
.
Leggendo
le
sue
pagine
animate
da
calda
eloquenza
ed
ardenti
del
desiderio
dell
'
ignoto
,
si
è
tratti
ad
esclamare
coll
'
Ettore
virgiliano
:
Si
Pergama
dextra
Defendi
possent
,
certe
hoc
defensa
fuissent
Se
fosse
stato
possibile
dimostrare
la
esistenza
della
vita
e
dell
'
intelligenza
nei
globi
celesti
con
altri
argomenti
,
che
con
quelli
della
diretta
osservazione
,
nessuno
più
del
Flammarion
avrebbe
meritato
di
farlo
.
Ma
pur
troppo
è
da
confessare
che
,
quanto
a
risultati
di
osservazione
,
finora
abbiamo
poche
speranze
e
nessun
fatto
.
La
Luna
,
che
di
tutti
gli
astri
è
senza
paragone
il
più
prossimo
a
noi
,
e
nella
quale
oggetti
di
400
e
500
metri
di
diametro
sono
visibili
senza
troppa
difficoltà
nei
potenti
telescopi
del
tempo
moderno
,
la
Luna
non
ha
dato
fatti
,
e
non
dà
neppure
speranze
.
Più
la
si
esamina
,
e
più
si
ha
ragione
di
credere
,
che
sia
un
deserto
di
aride
rupi
,
privo
d
'
ogni
elemento
necessario
alla
vita
organica
.
Nè
fatti
,
nè
speranze
si
possono
avere
dallo
studio
della
superficie
di
Venere
,
che
fra
tutti
i
pianeti
è
quello
che
può
avvicinarsi
maggiormente
alla
Terra
.
La
sua
atmosfera
è
perpetuamente
ingombra
di
dense
nuvole
,
le
quali
finora
hanno
impedito
,
ed
impediranno
probabilmente
ancora
per
lunghi
secoli
(
se
non
per
sempre
)
di
conoscere
i
particolari
del
suo
corpo
solido
,
e
quanto
su
di
esso
avviene
.
Per
ragioni
non
dissimili
(
a
cui
si
aggiunge
la
grande
lontananza
)
nulla
avremo
a
sperare
in
quest
'
ordine
di
idee
dallo
studio
dei
grandi
pianeti
superiori
,
Giove
,
Saturno
,
Urano
,
e
Nettuno
.
Quanto
a
Mercurio
,
le
sue
osservazioni
sono
di
una
estrema
difficoltà
,
avviluppato
com
'
egli
è
di
continuo
nella
luce
del
Sole
;
tanto
,
che
solamente
negli
ultimi
anni
è
stato
possibile
discernervi
entro
qualche
macchia
con
sufficiente
frequenza
e
determinare
il
vero
periodo
della
sua
rotazione
.
Non
parliamo
nè
del
Sole
,
nè
delle
stelle
,
nè
delle
comete
,
nè
delle
nebule
;
tutti
corpi
,
dei
quali
la
costituzione
fisica
non
sembra
propria
alla
produzione
e
alla
conservazione
della
vita
,
almeno
nelle
forme
con
cui
noi
l
'
intendiamo
.
Tutte
le
nostre
speranze
si
sono
quindi
poco
a
poco
concentrate
su
Marte
il
solo
astro
che
possa
giustificarle
sino
ad
un
certo
punto
,
siccome
or
ora
si
vedrà
.
Tali
speranze
si
sono
accresciute
ed
hanno
raggiunto
anzi
presso
alcuni
un
grado
di
esaltazione
quasi
febbrile
,
dopo
che
un
esame
accurato
di
quel
pianeta
ha
fatto
scoprire
in
esso
alcuni
cambiamenti
,
e
un
sistema
di
misteriose
configurazioni
,
in
cui
con
un
po
'
di
buona
volontà
si
potrebbe
congetturare
piuttosto
il
lavoro
di
esseri
intelligenti
,
anzi
che
la
semplice
opera
delle
forze
naturali
inorganiche
.
L
'
ultima
grande
apparizione
di
Marte
ha
dato
origine
ad
espressioni
entusiastiche
di
tali
speranze
,
specialmente
presso
i
Nordamericani
;
i
quali
,
possedendo
nel
loro
Osservatorio
di
California
il
più
gran
cannocchiale
che
mai
sia
stato
costrutto
,
avrebbero
tutto
il
diritto
al
vanto
di
aver
scoperto
non
solo
un
nuovo
mondo
,
ma
anche
una
nuova
umanità
.
Ma
in
Francia
l
'
agitazione
delle
menti
ispirata
dal
Flammarion
ha
prodotto
effetti
anche
più
straordinari
:
ivi
con
tutta
serietà
sono
proposte
ingenti
somme
come
premio
a
chi
sarà
primo
a
dimostrare
,
per
mezzo
della
diretta
osservazione
,
che
esistono
in
alcuno
degli
astri
indizî
certi
di
esseri
intelligenti
.
In
America
poi
ed
in
Francia
si
sta
macchinando
la
costruzione
di
nuovi
telescopi
d
'
inusata
potenza
,
il
costo
dei
quali
si
conterà
per
milioni
.
Fra
tanti
segni
dei
tempi
questo
almeno
ci
dà
diritto
a
sperar
bene
dell
'
avvenire
.
L
'
ansietà
con
cui
molti
guardano
alle
tenebre
del
futuro
non
mi
sembra
in
ogni
parte
giustificata
.
Non
è
vero
che
l
'
età
presente
,
più
delle
passate
,
manchi
di
elevati
principi
e
di
aspirazioni
ideali
.
Il
secolo
decimonono
può
considerare
con
orgoglio
quello
che
ha
fatto
;
il
suo
posto
negli
annali
del
progresso
umano
non
sarà
senza
gloria
.
A
costo
d
'
incredibili
fatiche
e
di
eroici
sacrifizi
esso
ha
compiuto
ormai
l
'
esplorazione
di
tutta
la
superficie
terrestre
,
sulle
cui
carte
non
restano
che
poche
lacune
.
Penetrando
nelle
viscere
del
nostro
pianeta
,
ha
mostrato
la
storia
delle
trasformazioni
a
cui
fu
soggetto
,
ed
ha
rievocato
dal
loro
sepolcro
le
infinite
generazioni
che
lo
popolarono
per
milioni
di
anni
.
Coll
'
investigazione
archeologica
,
collo
studio
dell
'
etnografia
e
della
filologia
ha
ritrovato
i
veri
titoli
di
nobiltà
del
genere
umano
,
e
fatto
risorgere
alla
luce
del
giorno
i
primi
prodotti
delle
sue
civiltà
.
Con
estese
associazioni
di
pazienti
e
di
instancabili
osservatori
ha
iniziato
lo
studio
dell
'
atmosfera
,
e
delle
sue
leggi
,
che
sarà
uno
dei
grandi
problemi
del
secolo
XX
.
Ma
tutto
questo
non
gli
è
bastato
;
e
dopo
aver
proseguito
energicamente
nello
studio
dei
cieli
,
della
materia
,
e
delle
forze
naturali
l
'
opera
dei
secoli
anteriori
e
fondata
la
chimica
degli
astri
,
di
cui
prima
pareva
follia
parlare
;
ora
aspira
a
più
alta
meta
,
e
ansiosamente
comincia
a
spiare
,
se
qualche
voce
di
simpatia
e
di
fratellanza
non
ci
possa
venir
dalle
profondità
cosmiche
;
e
per
ottenerne
indizio
è
pronto
a
spender
per
un
solo
telescopio
più
somme
,
di
quante
ne
abbian
spese
in
favore
della
scienza
pura
tutti
i
secoli
precedenti
insieme
considerati
.
Ecco
uno
,
un
solo
dei
tanti
aspetti
nobili
,
moralmente
grandiosi
,
poetici
,
sotto
cui
si
presenterà
alla
posterità
imparziale
quel
secolo
,
che
allo
spettatore
unilaterale
sembra
essere
per
eccellenza
il
secolo
della
prosa
,
dell
'
egoismo
,
della
meccanica
brutale
,
dei
godimenti
materiali
.
Noi
siamo
migliori
di
quello
che
crediamo
essere
!
La
stessa
difficoltà
che
proviamo
ad
esser
contenti
e
soddisfatti
di
noi
medesimi
,
è
un
segno
di
progresso
e
di
forza
.
Ma
torniamo
al
nostro
argomento
.
II
.
Nella
scala
delle
orbite
planetarie
,
la
Terra
occupa
,
a
partir
dal
Sole
,
il
terzo
posto
e
Marte
il
quarto
.
L
'
orbita
di
Marte
comprende
quindi
dentro
di
sè
l
'
orbita
della
Terra
;
ed
è
di
essa
più
grande
nel
rapporto
di
circa
3
a
2
.
Ambedue
le
orbite
sono
di
forma
leggermente
ovale
,
ma
così
per
l
'
una
come
per
l
'
altra
la
differenza
fra
il
più
grande
e
il
più
piccolo
diametro
è
relativamente
trascurabile
:
in
altre
parole
,
la
differenza
di
queste
orbite
da
un
circolo
perfetto
è
assai
poca
,
tanto
che
occorrebbero
disegni
in
molto
grande
scala
per
renderla
sensibile
a
misure
fatte
col
compasso
.
Il
Sole
non
si
trova
nel
centro
nè
dell
'
una
,
nè
dell
'
altra
,
e
questo
difetto
di
centratura
è
assai
maggiore
per
Marte
che
per
la
Terra
.
La
Terra
gira
intorno
al
Sole
in
ragione
di
30
chilometri
per
minuto
secondo
;
Marte
in
ragione
di
24
chilometri
.
Essendo
questi
più
lento
,
e
dovendo
percorrere
un
circolo
più
grande
,
impiega
,
a
far
il
suo
giro
completo
intorno
al
Sole
,
687
giorni
,
quasi
il
doppio
dei
365
che
impiega
la
Terra
a
fare
il
proprio
.
Quindi
appare
subito
manifesta
la
ragione
per
cui
così
di
raro
Marte
rifulge
in
tutto
il
suo
splendore
.
Movendosi
i
due
astri
intorno
al
Sole
in
periodi
così
differenti
,
per
lo
più
si
troveranno
in
parti
molto
distanti
dello
spazio
celeste
,
e
soltanto
saranno
vicini
,
quando
l
'
uno
e
l
'
altro
giaceranno
nella
medesima
direzione
a
partir
dal
sole
.
Trovandosi
allora
i
tre
corpi
(
Sole
,
Terra
,
Marte
)
in
linea
retta
,
e
la
Terra
(
come
quella
che
è
più
vicina
al
Sole
)
occupando
il
posto
di
mezzo
,
allo
spettatore
terrestre
,
Marte
ed
il
Sole
appariranno
in
plaghe
opposte
al
cielo
;
e
questo
intendono
dire
gli
astronomi
quando
parlano
di
Marte
in
opposizione
col
Sole
.
Le
epoche
adunque
in
cui
Marte
si
presenta
a
noi
più
vicino
,
sono
quelle
delle
opposizioni
,
le
quali
ricorrono
ad
intervalli
di
circa
ventisei
mesi
,
o
780
giorni
.
Ma
non
in
tutte
le
opposizioni
Marte
giunge
ad
avvicinarsi
alla
Terra
in
egual
misura
.
Mentre
l
'
orbita
della
Terra
è
quasi
esattamente
centrata
sul
Sole
,
quella
di
Marte
è
invece
notabilmente
eccentrica
:
la
loro
proporzione
e
disposizione
può
vedersi
rappresentata
nella
figura
qui
a
lato
,
dove
S
rappresenta
il
Sole
,
il
circolo
minore
è
quello
della
Terra
,
il
maggiore
quello
di
Marte
.
Ora
si
vede
subito
,
che
quando
i
due
pianeti
si
avvicinano
fra
loro
nella
parte
più
serrata
dell
'
intervallo
fra
le
due
orbite
,
la
Terra
essendo
in
T
e
Marte
in
M
,
si
ha
il
massimo
avvicinamento
possibile
,
siccome
(
con
poca
differenza
)
è
accaduto
nel
1877
e
nel
1892
,
e
di
nuovo
accadrà
nel
1909
.
Queste
,
che
ricorrono
ad
intervalli
alternati
di
15
e
di
17
anni
,
diconsi
le
grandi
opposizioni
.
Marte
allora
è
veramente
stupendo
a
considerare
coll
'
occhio
nudo
,
ma
più
ancora
col
telescopio
.
Tuttavia
anche
in
tale
favorevolissima
posizione
il
suo
diametro
apparente
non
supera
la
settantacinquesima
parte
del
diametro
apparente
del
Sole
o
della
Luna
:
così
che
occorre
un
telescopio
amplificante
75
volte
perchè
in
esso
Marte
si
presenti
come
la
Luna
all
'
occhio
nudo
.
Ma
nelle
comuni
opposizioni
non
si
arriva
neppure
a
tanto
:
e
quando
i
due
pianeti
occupano
i
punti
designati
sulla
figura
con
T
'
M
'
,
la
minima
loro
distanza
T
'
M
'
è
quasi
doppia
della
TM
.
In
queste
opposizioni
meno
fortunate
il
massimo
diametro
apparente
a
cui
Marte
può
arrivare
non
supera
1/150
del
diametro
lunare
,
ed
è
necessario
amplificarlo
150
volte
per
vederlo
come
la
Luna
ad
occhio
nudo
.
La
sua
superficie
apparente
e
la
sua
luce
sono
allora
soltanto
il
quarto
di
quella
che
si
vede
nelle
grandi
opposizioni
.
Non
conviene
dunque
illudersi
su
questi
,
che
abbiam
chiamato
avvicinamenti
di
Marte
alla
Terra
;
sono
vicinanze
relative
,
e
la
Luna
,
che
pure
dista
da
noi
trenta
diametri
del
globo
terrestre
,
ha
ancora
su
Marte
un
grandissimo
vantaggio
.
Il
2
Settembre
1877
e
il
6
Agosto
1892
,
giorni
delle
ultime
grandi
opposizioni
,
ebbe
luogo
la
minima
distanza
possibile
del
pianeta
,
che
fu
di
quasi
57
milioni
di
chilometri
e
di
146
volte
la
distanza
della
Luna
.
Mentre
adunque
in
questa
un
telescopio
di
mediocre
potenza
è
capace
di
rilevare
montagne
,
valli
,
circhi
e
crateri
senza
numero
ed
un
'
infinità
di
altri
particolari
topografici
(
)
,
ben
altro
potere
ottico
sarà
necessario
,
perchè
si
possano
vedere
distintamente
in
Marte
anche
soltanto
le
configurazioni
delle
macchie
principali
.
L
'
esperienza
ha
fatto
vedere
che
non
è
difficile
di
rilevar
nella
Luna
,
col
soccorso
dei
maggiori
telescopi
,
un
oggetto
rotondeggiante
di
mezzo
chilometro
di
diametro
,
o
una
striscia
di
200
metri
di
larghezza
.
In
Marte
si
può
arrivare
a
distinguere
come
punto
un
oggetto
rotondeggiante
di
60
a
70
chilometri
di
diametro
,
e
come
linea
sottile
una
striscia
di
30
chilometri
di
larghezza
.
Il
corso
di
un
fiume
come
il
Po
sarebbe
facile
a
distinguersi
nella
Luna
su
quasi
tutta
la
sua
lunghezza
,
ma
nessuno
dei
maggiori
fiumi
della
Terra
riuscirebbe
a
noi
visibile
in
Marte
.
E
mentre
nella
Luna
una
città
come
Milano
(
od
anche
soltanto
Pavia
)
sarebbe
già
un
oggetto
ben
vidibile
a
noi
,
in
Marte
non
potremmo
sperare
di
vedere
neppure
Parigi
e
Londra
,
ed
appena
con
molta
attenzione
sarebbe
possibile
distinguervi
isole
rotondeggianti
della
grandezza
di
Majorca
,
od
isole
allungate
,
grandi
come
Candia
e
Cipro
.
Non
farà
dunque
meraviglia
,
che
Galileo
,
i
cui
telescopi
non
superarono
mai
l
'
amplificazione
di
30
diametri
,
non
abbia
potuto
fare
in
Marte
alcuna
scoperta
.
Primo
ad
osservare
con
qualche
sicurezza
le
macchie
di
questo
pianeta
fu
il
celebre
Ugenio
,
che
le
vide
coll
'
aiuto
di
telescopi
lavorati
da
lui
stesso
,
assai
più
perfetti
e
più
grandi
di
quelli
di
Galileo
(
1656-1659
)
.
Pochi
anni
dopo
,
Domenico
Cassini
a
Bologna
(
1666
)
non
solo
riconobbe
diverse
macchie
,
ma
dal
loro
rapido
spostarsi
sul
disco
fu
condotto
a
scoprire
la
rotazione
del
pianeta
intorno
ad
un
asse
obliquo
,
a
similitudine
della
Terra
:
dalla
qual
rotazione
definì
la
durata
in
24
ore
e
40
minuti
.
I
telescopi
usati
da
Cassini
erano
lavorati
in
Roma
dal
più
celebre
artefice
ottico
di
quei
tempi
,
Giuseppe
Campani
,
i
cui
lavori
godettero
di
un
incontrastabile
primato
per
quasi
cent
'
anni
,
fino
a
che
per
opera
di
Short
,
di
Dollond
e
di
Herschel
tale
vanto
passò
per
qualche
tempo
all
'
Inghilterra
.
E
con
telescopi
di
Campani
fece
Bianchini
in
Verona
nel
1719
i
primi
disegni
alquanto
accurati
delle
macchie
di
Marte
,
scoprendo
in
esse
particolari
abbastanza
difficili
,
quale
per
esempio
la
sottile
penisola
che
nella
carta
annessa
porta
il
nome
di
Hesperia
.
Verso
la
fine
del
secolo
scorso
Herschel
e
Schroeter
dallo
studio
delle
candide
macchie
polari
del
pianeta
dedussero
l
'
obliquità
del
suo
asse
di
rotazione
rispetto
al
piano
dell
'
orbita
,
quell
'
angolo
,
cioè
,
che
per
la
Terra
costituisce
l
'
obliquità
dell
'
eclittica
,
ed
è
poco
diverso
nell
'
uno
e
nell
'
altro
pianeta
.
Così
fu
determinato
anche
per
i
due
emisferi
di
Marte
il
corso
periodico
delle
stagioni
,
e
la
legge
delle
variazioni
dei
climi
,
che
tanta
analogia
mostrano
con
le
nostre
.
Tutte
queste
osservazioni
però
non
erano
sufficienti
a
dare
una
descrizione
completa
della
superficie
di
Marte
.
Come
vero
fondatore
dell
'
Areografia
(
)
dobbiamo
considerare
il
tedesco
Maedler
,
il
quale
nel
1830
,
valendosi
di
un
perfettissimo
telescopio
di
Fraunhofer
(
celebre
ottico
di
Monaco
,
per
cui
opera
il
primato
nella
costruzione
dei
telescopi
passò
verso
il
1820
alla
Germania
)
,
vide
e
descrisse
le
macchie
del
pianeta
incomparabilmente
meglio
che
tutti
gli
astronomi
anteriori
.
Maedler
fu
il
primo
a
determinare
con
misure
bene
ordinate
la
posizione
di
un
certo
numero
di
punti
principali
sulla
superficie
di
Marte
rispetto
all
'
equatore
e
ad
un
primo
meridiano
,
che
è
quello
notato
zero
sull
'
annessa
carta
.
Ordinando
rispetto
a
questi
punti
le
diverse
particolarità
topografiche
riuscì
a
costruire
la
prima
carta
areografica
:
la
quale
,
comechè
ancora
incompleta
e
necessariamente
limitata
a
poche
macchie
principali
,
è
tuttavia
monumento
onorevole
della
sua
cura
e
diligenza
,
e
rappresenta
per
la
descrizione
di
Marte
quello
che
2000
anni
fa
la
carta
di
Eratostene
fu
per
la
geografia
terrestre
.
Questa
carta
per
più
di
30
anni
fu
non
soltanto
la
migliore
,
ma
anzi
l
'
unica
;
e
soltanto
verso
il
1860
si
cominciò
a
fare
nello
studio
del
pianeta
qualche
progresso
ulteriore
,
specialmente
per
le
osservazioni
di
Secchi
,
Dawes
,
Kaiser
,
e
Lockyer
.
Da
quell
'
epoca
e
specialmente
a
partire
dalla
grande
opposizione
del
1862
quei
progressi
si
vennero
accelerando
,
ed
a
ciò
contribuirono
non
poco
i
grandissimi
telescopi
,
che
negli
ultimi
tempi
gli
ottici
,
specialmente
quelli
d
'
America
,
hanno
imparato
a
costruire
(
)
.
Dalla
comparazione
di
tutte
le
nuove
ed
antiche
osservazioni
risultò
come
primo
fatto
importante
,
che
la
forma
e
disposizione
delle
macchie
del
pianeta
è
invariabile
nei
suoi
tratti
principali
,
com
'
è
sulla
Terra
la
distribuzione
dei
mari
e
della
parte
asciutta
.
Noi
possiamo
,
per
esempio
,
riconoscere
nei
disegni
di
Ugenio
(
1659
)
il
golfo
appellato
Gran
Sirte
(
vedi
l
'
annessa
carta
)
;
nei
disegni
di
Maraldi
(
1704
)
il
Mare
Cimmerio
e
il
Mare
delle
Sirene
;
nei
disegni
di
Bianchini
(
1719
)
il
Mare
Tirreno
e
la
penisola
Esperia
.
Anche
le
posizioni
dei
punti
principali
determinate
da
Maedler
(
1830
)
,
da
Kaiser
(
1862
)
e
da
me
(
1877-1879
)
si
accordano
fra
loro
in
modo
da
escludere
affatto
l
'
idea
di
Schroeter
,
che
le
macchie
di
Marte
siano
nuvole
o
formazioni
atmosferiche
transitorie
,
come
certamente
sono
quelle
di
Giove
e
di
Saturno
.
Marte
ha
dunque
una
topografia
stabile
,
come
la
Terra
e
la
Luna
,
e
per
quanto
si
può
sapere
,
anche
Mercurio
.
Tale
stabilità
si
ravvisa
tuttavia
per
Marte
soltanto
nelle
forme
generali
,
e
non
si
estende
agli
ultimi
particolari
.
Osservazioni
continuate
han
posto
fuor
d
'
ogni
dubbio
negli
ultimi
tempi
che
molte
regioni
mutano
di
colore
fra
certi
limiti
,
secondo
la
stagione
che
domina
su
quei
luoghi
,
e
secondo
l
'
inclinazione
,
con
cui
sono
percossi
dai
raggi
solari
.
Tali
mutazioni
di
colori
hanno
certamente
luogo
anche
per
molte
parti
della
Terra
,
e
sarebbero
visibili
ad
uno
spettatore
collocato
in
Marte
.
Ma
si
osserva
in
questo
una
cosa
,
che
certamente
sulla
Terra
non
ha
luogo
:
i
contorni
delle
grandi
macchie
possono
subire
cioè
leggiere
mutazioni
,
piccole
rispetto
alle
dimensioni
delle
macchie
stesse
,
ma
pur
tuttavia
abbastanza
grandi
per
rendersi
cospicue
anche
a
noi
.
Anche
questi
contorni
non
sono
sempre
ugualmente
ben
definiti
.
Molte
minutissime
particolarità
si
vedono
meglio
in
certe
epoche
,
e
meno
bene
in
certe
altre
;
e
possono
da
un
tempo
all
'
altro
anche
variar
d
'
aspetto
e
di
forma
,
senza
che
tuttavia
si
possa
concepire
alcun
dubbio
sulla
loro
identità
.
E
finalmente
è
da
notare
,
che
Marte
ha
un
'
atmosfera
abbastanza
densa
,
ed
una
propria
meteorologia
,
come
sarà
spiegato
più
innanzi
.
Tutte
queste
variazioni
annunziano
un
sistema
grandioso
di
processi
naturali
,
che
conferisce
allo
studio
di
Marte
un
interesse
molto
più
grande
di
quello
che
deriverebbe
dal
semplice
studio
topografico
di
una
superficie
immutabile
ed
inerte
,
come
sembra
esser
quella
della
Luna
.
Insomma
il
pianeta
non
è
un
deserto
di
arido
sasso
;
esso
vive
,
e
la
sua
vita
si
manifesta
alla
superficie
con
un
insieme
molto
complicato
di
fenomeni
,
ed
una
parte
di
questi
fenomeni
si
sviluppa
su
scala
abbastanza
grande
per
riuscire
osservabile
agli
abitatori
della
Terra
.
Vi
è
in
Marte
un
mondo
intiero
di
cose
nuove
da
studiare
,
eminentemente
proprie
a
destare
la
curiosità
degli
osservatori
e
dei
filosofi
,
le
quali
daranno
da
lavorare
a
molti
telescopi
per
molti
anni
,
e
saranno
un
grande
impulso
al
perfezionamento
dell
'
Ottica
.
Tale
è
la
varietà
e
la
complicazione
dei
fenomeni
,
che
soltanto
uno
studio
completo
e
paziente
potrà
rischiarare
le
leggi
secondo
cui
quelli
si
producono
,
e
condurre
a
conclusioni
sicure
e
definite
sulla
costituzione
fisica
di
un
mondo
tanto
analogo
al
nostro
sotto
certi
rispetti
,
e
pur
sotto
altri
tanto
diverso
.
Non
si
creda
tuttavia
di
poter
accedere
a
questo
studio
così
attraente
senza
aiuto
ottico
proporzionato
alla
difficoltà
della
cosa
.
La
sempre
grande
distanza
del
pianeta
,
e
la
piccolezza
relativa
(
)
del
medesimo
non
permettono
di
usare
con
molto
frutto
amplificazioni
inferiori
a
200
e
300
,
nè
telescopi
di
lente
obbiettiva
inferiore
in
diametro
a
20
centimetri
:
questo
nelle
grandi
opposizioni
,
come
quelle
del
1877
e
del
1892
.
Ma
nelle
opposizioni
meno
favorevoli
(
ed
in
quelle
appunto
suole
Marte
dispiegare
i
suoi
fenomeni
più
curiosi
)
lo
studio
dei
più
delicati
particolari
non
si
può
far
bene
con
amplificazioni
minori
di
500
e
600
diametri
,
quali
si
possono
avere
soltanto
da
telescopi
dell
'
apertura
di
40
centimetri
o
più
.
Le
due
carte
annesse
sono
state
fatte
appunto
con
istrumenti
della
forza
che
ho
detto
.
L
'
emisfero
australe
,
il
quale
a
causa
dell
'
inclinato
asse
di
Marte
suole
presentarsi
meglio
alla
nostra
vista
nelle
grandi
opposizioni
,
che
nelle
altre
,
è
stato
rilevato
principalmente
negli
anni
1877-1879
,
con
un
telescopio
di
22
centimetri
d
'
apertura
.
Ma
per
l
'
emisfero
boreale
,
che
si
presenta
in
prospettiva
conveniente
soltanto
nelle
opposizioni
meno
favorevoli
,
si
è
potuto
negli
anni
1888
e
1890
approfittare
di
un
istrumento
molto
più
grande
,
il
cui
vetro
obbiettivo
ha
49
centimetri
di
diametro
,
e
permette
di
spingere
l
'
amplificazione
di
Marte
fino
a
500
e
650
.
Non
senza
qualche
interesse
vedrà
il
lettore
rappresentato
nell
'
annessa
pagina
quest
'
ultimo
istrumento
,
il
più
potente
che
sia
uscito
delle
officine
di
Germania
.
La
sua
collocazione
a
Brera
fu
decretata
dal
Re
e
dal
Parlamento
nel
1878;
ogni
volta
che
lo
consideriamo
esso
richiama
a
noi
la
memoria
di
quell
'
uomo
non
facilmente
dimenticabile
,
che
fu
Quintino
Sella
,
ai
cui
uffici
la
Specola
di
Milano
deve
questo
suo
principale
ornamento
.
La
lente
obbiettiva
,
lavorata
in
Monaco
da
Merz
successore
di
Fraunhofer
,
ha
49
centimetri
di
diametro
nella
parte
libera
;
la
macchina
che
porta
il
telescopio
e
permette
di
dirigere
con
tutta
facilità
in
cinque
minuti
la
gran
mole
verso
qualunque
plaga
del
cielo
,
è
un
vero
prodigio
della
meccanica
moderna
e
fu
lavorata
in
Amburgo
dai
fratelli
Repsold
.
La
sua
parte
mobile
(
che
son
parecchie
tonnellate
di
metallo
)
può
essere
mossa
dalla
pressione
di
un
dito
ed
aggiustato
su
qualunque
astro
colla
stessa
esattezza
che
si
potrebbe
ottenere
per
il
più
delicato
microscopio
.
Un
meccanismo
d
'
orologio
la
porta
in
giro
insieme
al
cielo
intorno
all
'
asse
del
mondo
,
per
guisa
,
che
diretto
il
telescopio
ad
un
astro
,
segue
di
questo
la
rivoluzione
diurna
,
e
l
'
astro
appare
immobile
nel
campo
telescopico
per
tutto
il
tempo
che
si
vuole
.
I
molti
organi
sussidiari
,
che
si
veggono
nella
parte
inferiore
del
tubo
a
portata
dell
'
osservatore
,
servono
alle
diverse
specie
di
operazioni
,
che
con
questo
strumento
si
devono
compiere
.
È
questo
il
massimo
dei
telescopi
esistenti
in
Italia
(
)
ma
otto
o
dieci
altri
di
esso
maggiori
sono
stati
costrutti
o
si
stanno
costruendo
in
diverse
parti
.
Fra
tutti
giganteggia
quello
dell
'
Osservatorio
di
California
,
eretto
sulla
cima
del
Monte
Hamilton
,
presso
S
.
Francisco
per
legato
di
James
Lick
,
ricco
negoziante
,
che
in
tal
modo
volle
assicurata
presso
i
posteri
la
sua
memoria
.
L
'
obbiettivo
di
questo
colosso
dell
'
ottica
moderna
ha
91
1/2
centimetri
di
diametro
,
e
da
sè
solo
è
costato
l
'
egregia
somma
di
50
mila
dollari
(
275000
lire
a
un
dipresso
)
.
Tutto
l
'
istrumento
è
,
nella
sua
generale
disposizione
,
poco
dissimile
da
quello
che
qui
sopra
fu
descritto
,
ma
è
due
volte
più
grande
in
ogni
dimensione
.
Ma
fra
non
molto
il
telescopio
Californiano
sarà
superato
da
un
altro
,
per
il
quale
già
si
hanno
fusi
i
vetri
in
America
:
questo
avrà
non
meno
di
102
centimetri
d
'
apertura
,
ed
il
suo
costo
è
calcolato
in
200
mila
dollari
(1.100.000
lire
)
.
E
sarà
collocato
,
non
già
nei
climi
variabili
della
nostra
zona
temperata
,
e
tanto
meno
poi
in
mezzo
al
fumo
e
alla
luce
elettrica
di
una
città
grande
;
ma
sopra
una
mediocre
elevazione
delle
Ande
peruviane
,
in
un
clima
sereno
,
di
aria
tranquilla
e
temperata
,
benchè
posto
nella
zona
torrida
.
Quanto
al
telescopio
di
tre
metri
di
diametro
che
si
vuoi
preparare
in
Francia
per
l
'
esposizione
del
1900
,
e
sul
quale
già
si
è
mosso
tanto
rumore
,
aspetteremo
a
parlarne
quando
sarà
fatto
.
Non
ha
da
essere
un
telescopio
a
vetri
,
come
i
precedenti
,
ma
un
telescopio
riflettore
nel
quale
la
lente
obbiettiva
sarà
surrogata
da
un
grande
specchio
.
Senza
dubbio
,
la
maggior
facilità
e
la
minore
spesa
di
questa
maniera
di
telescopio
permetterà
di
raggiungere
dimensioni
molto
maggiori
che
colle
lenti
di
vetro
:
anzi
esistono
già
in
Inghilterra
ed
in
Francia
parecchi
di
tali
strumenti
da
uno
a
due
metri
di
diametro
,
i
quali
prestano
utillissimi
servizi
in
molte
ricerche
e
segnatamente
in
tutte
quelle
che
richiedono
gran
copia
di
luce
senza
molto
riguardo
alla
precisione
dell
'
immagine
ottica
:
per
esempio
nello
studio
del
calore
lunare
e
nella
chimica
celeste
.
Ma
quanto
a
visione
distinta
,
gli
specchi
di
grande
dimensione
finora
si
son
dimostrati
troppo
inferiori
alle
lenti
di
corrispondente
potenza
:
e
riguardo
all
'
esplorazione
dei
mondi
planetari
non
sarà
permesso
di
fondare
sul
futuro
telescopio
di
Parigi
molto
grandi
speranze
.
III
.
Già
i
primi
Astronomi
,
che
studiarono
Marte
col
telescopio
,
ebbero
occasione
di
notare
sul
contorno
del
suo
disco
due
macchie
bianco
-
splendenti
di
forma
rotondeggiante
e
di
estensione
variabile
.
In
progresso
di
tempo
fu
osservato
,
che
mentre
le
macchie
comuni
di
Marte
si
spostano
rapidamente
in
conseguenza
della
sua
rotazione
diurna
,
mutando
in
poche
ore
di
posizione
e
di
prospettiva
;
quelle
due
macchie
bianche
rimangono
sensibilmente
immobili
al
loro
posto
.
Si
concluse
giustamente
da
questo
,
dover
esse
occupare
i
poli
di
rotazione
del
pianeta
,
o
almeno
trovarsi
molto
prossime
a
quei
poli
.
Perciò
furono
designate
col
nome
di
macchie
o
calotte
polari
.
E
non
senza
fondamento
si
è
congetturato
,
dover
esse
rappresentare
per
Marte
quelle
immense
congerie
di
nevi
e
di
ghiacci
,
che
ancor
oggi
impediscono
ai
navigatori
di
giungere
ai
poli
della
terra
.
A
ciò
conduce
non
solo
l
'
analogia
d
'
aspetto
e
di
luogo
,
ma
anche
un
'
altra
osservazione
importante
.
Come
è
noto
dai
principî
di
cosmografia
,
l
'
asse
della
terra
è
inclinato
sul
piano
dell
'
orbe
che
essa
descrive
intorno
al
sole
;
l
'
equatore
pertanto
non
coincide
al
piano
di
detto
orbe
,
ma
è
inclinato
rispetto
ad
esso
piano
dell
'
angolo
di
23
1/2
gradi
,
detto
l
'
obliquità
dello
zodiaco
o
dell
'
eclittica
.
Ed
è
noto
pure
,
come
da
questa
semplice
e
quasi
accidentale
circostanza
tragga
origine
una
varietà
di
fatti
,
che
sono
del
più
grande
influsso
sui
climi
dei
diversi
paesi
,
producendo
l
'
estate
e
l
'
inverno
,
e
la
diversa
durata
dei
giorni
e
delle
notti
.
Ora
lo
stesso
precisamente
avviene
in
Marte
.
Il
suo
equatore
è
inclinato
rispetto
al
piano
dell
'
orbita
di
quasi
25
gradi
;
e
da
tal
disposizione
ha
origine
la
stessa
vicenda
delle
stagioni
e
dell
'
irradiamento
solare
,
la
stessa
varietà
di
climi
e
di
giorni
,
che
ha
luogo
sulla
Terra
.
Marte
ha
dunque
le
sue
zone
climatiche
,
i
suoi
equinozi
e
i
suoi
solstizi
,
e
simili
vicende
d
'
illuminazione
.
Per
quanto
concerne
la
durata
dei
giorni
e
delle
notti
il
parallelismo
è
quasi
completo
nella
zona
torrida
e
nelle
temperate
:
perchè
mentre
il
giorno
terrestre
solare
è
di
24
ore
,
il
giorno
solare
di
Marte
è
di
24
ore
e
quaranta
minuti
prossimamente
.
Circa
l
'
andamento
delle
stagioni
e
delle
lunghe
giornate
e
notti
del
polo
vi
è
questa
differenza
,
che
le
nostre
stagioni
durano
tre
mesi
ciascuna
,
quelle
di
Marte
hanno
una
durata
poco
men
che
doppia
,
di
171
giorni
in
media
:
e
i
giorni
e
le
notti
del
polo
,
che
presso
di
noi
sono
di
sei
mesi
a
un
dipresso
in
Marte
durano
per
un
medio
undici
mesi
(
)
.
Tal
differenza
è
dovuta
a
questo
principalmente
,
che
l
'
anno
di
Marte
è
di
687
giorni
terrestri
,
mentre
il
nostro
è
di
soli
365
.
Così
stando
le
cose
,
è
manifesto
,
che
se
le
suddette
macchie
bianche
polari
di
Marte
rappresentano
nevi
e
ghiacci
,
dovranno
andar
decrescendo
di
ampiezza
col
sopravvenire
dell
'
estate
in
quei
luoghi
,
ed
accrescersi
durante
l
'
inverno
.
Or
questo
appunto
si
osserva
nel
modo
più
evidente
.
Nel
secondo
semestre
dell
'
anno
decorso
1892
fu
in
prospetto
la
calotta
del
polo
australe
;
durante
quell
'
intervallo
,
e
specialmente
nei
mesi
di
Luglio
e
d
'
Agosto
,
anche
osservando
con
cannocchiali
affatto
comuni
era
chiarissima
di
settimana
in
settimana
la
sua
rapida
diminuzione
;
quelle
nevi
(
ora
ben
possiamo
chiamarle
tali
)
,
che
da
principio
giungevano
fino
al
70.°
parallelo
di
latitudine
,
e
formavano
una
calotta
di
oltre
2000
chilometri
di
diametro
,
si
vennero
progressivamente
ritraendo
al
punto
,
che
due
o
tre
mesi
dopo
pochissimo
più
ne
rimaneva
,
una
estensione
di
forse
300
chilometri
al
maximum
;
e
anche
meno
se
ne
vede
adesso
,
negli
ultimi
giorni
del
1892
.
In
questi
mesi
l
'
emisfero
australe
di
Marte
ebbe
la
sua
estate
;
il
solstizio
estivo
essendo
avvenuto
il
13
Ottobre
.
Corrispondentemente
ha
dovuto
accrescersi
la
massa
delle
nevi
intorno
al
polo
boreale
;
ma
il
fatto
non
fu
osservabile
,
trovandosi
quel
polo
nell
'
emisfero
di
Marte
opposto
a
quello
che
riguarda
la
Terra
.
Lo
squagliarsi
delle
nevi
boreali
è
stato
invece
osservabile
negli
anni
1882
,
1884
,
1886
.
Queste
osservazioni
del
crescere
e
decrescere
alterno
delle
nevi
polari
,
abbastanza
facili
anche
con
cannocchiali
di
mediocre
potenza
,
diventano
molto
più
interessanti
ed
istruttive
,
quando
se
ne
seguano
assiduamente
le
vicende
nei
più
minuti
particolari
,
usando
di
strumenti
maggiori
.
Si
vede
allora
lo
strato
nevoso
sfaldarsi
successivamente
agli
orli
;
buchi
neri
e
larghe
fessure
formarsi
nel
suo
interno
;
grandi
pezzi
isolati
,
lunghi
e
larghi
molte
miglia
staccarsi
dalla
massa
principale
,
e
sparire
sciogliendosi
poco
dopo
.
Si
vedono
insomma
presentarsi
qui
d
'
un
colpo
d
'
occhio
quelle
divisioni
e
quei
movimenti
dei
campi
ghiacciati
,
che
succedono
durante
l
'
estate
delle
nostre
regioni
artiche
secondo
le
descrizioni
degli
esploratori
.
Le
nevi
australi
offrono
questa
particolarità
,
che
il
centro
della
loro
figura
irregolarmente
rotondeggiante
non
cade
proprio
sul
polo
,
ma
in
un
altro
punto
,
che
è
sempre
press
'
a
poco
il
medesimo
,
e
dista
dal
polo
di
circa
300
chilometri
nella
direzione
del
Mare
Eritreo
.
Da
questo
deriva
,
che
quando
l
'
estensione
delle
nevi
è
ridotta
ai
minimi
termini
,
il
polo
australe
di
Marte
ne
rimane
scoperto
;
e
quindi
forse
il
problema
di
raggiungerlo
è
su
quel
pianeta
più
facile
che
sulla
Terra
.
Le
nevi
australi
sono
in
mezzo
di
una
gran
macchia
oscura
,
che
colle
sue
ramificazioni
occupa
circa
un
terzo
di
tutta
la
superficie
di
Marte
,
e
si
suppone
rappresenti
l
'
Oceano
principale
di
esso
.
Se
questo
è
,
l
'
analogia
con
le
nostre
nevi
artiche
ed
antartiche
si
può
dire
completa
,
e
specialmente
colle
antartiche
.
La
massa
delle
nevi
boreali
di
Marte
è
invece
centrata
quasi
esattamente
sul
polo
;
essa
è
collocata
nelle
regioni
di
color
giallo
,
che
soglionsi
considerare
come
i
continenti
del
pianeta
.
Da
ciò
nascono
fenomeni
singolari
,
che
non
hanno
sulla
Terra
alcun
confronto
.
Allo
squagliarsi
delle
nevi
accumulate
su
quel
polo
durante
la
lunghissima
notte
di
dieci
mesi
e
più
,
le
masse
liquide
prodotte
in
tale
operazione
si
diffondono
sulla
circonferenza
della
regione
nevata
,
convertendo
in
mare
temporaneo
una
larga
zona
di
terreno
circostante
;
e
riempiendo
tutte
le
regioni
più
basse
producono
una
gigantesca
inondazione
,
la
quale
ad
alcuni
osservatori
diede
motivo
di
supporre
in
quella
parte
un
altro
Oceano
,
che
però
in
quel
luogo
non
esiste
,
almeno
come
mare
permanente
.
Vedesi
allora
(
l
'
ultima
occasione
a
ciò
opportuna
fu
nel
1884
)
la
macchia
bianca
delle
nevi
circondata
da
una
zona
oscura
,
la
quale
segue
il
perimetro
delle
nevi
nella
loro
progressiva
diminuzione
,
e
va
con
esso
restringendosi
sopra
una
circonferenza
sempre
più
angusta
.
Questa
zona
si
ramifica
dalla
parte
esterna
con
strisce
oscure
,
le
quali
occupano
tutta
la
regione
circostante
,
e
sembrano
essere
i
canali
distributori
,
per
cui
le
masse
liquide
ritornano
alle
loro
sedi
naturali
.
Nascono
in
quelle
parti
laghi
assai
estesi
,
come
quello
segnato
sulla
carta
col
nome
di
Lacus
Hyperboreus
;
il
vicino
mare
interno
detto
Mare
Acidalio
,
diventa
più
nero
e
più
appariscente
.
Ed
è
a
ritenere
come
cosa
assai
probabile
,
che
lo
scolo
di
queste
nevi
liquefatte
sia
la
causa
che
determina
principalmente
lo
stato
idrografico
del
pianeta
,
e
le
vicende
che
nel
suo
aspetto
periodicamente
si
osservano
.
Qualche
cosa
di
simile
si
vedrebbe
sulla
Terra
,
quando
uno
dei
nostri
poli
venisse
a
collocarsi
subitamente
nel
centro
dell
'
Asia
o
dell
'
Africa
.
Come
stanno
oggi
le
cose
,
possiamo
trovare
un
'
immagine
microscopica
di
questi
fatti
nel
gonfiarsi
che
si
osserva
dei
nostri
torrenti
allo
sciogliersi
dei
nevai
alpini
.
I
viaggiatori
delle
regioni
artiche
hanno
frequente
occasione
di
notare
,
come
lo
stato
dei
ghiacci
polari
nel
principio
della
state
,
ed
ancor
al
principio
di
Luglio
,
è
sempre
poco
favorevole
al
progresso
dei
viaggiatori
;
la
stagione
migliore
per
le
esplorazioni
è
nel
mese
di
Agosto
,
e
Settembre
è
il
mese
,
in
cui
l
'
ingombro
dei
ghiacci
è
minimo
.
Così
pure
nel
Settembre
sogliono
essere
le
nostre
Alpi
più
praticabili
che
in
ogni
altra
epoca
.
E
la
ragione
ne
è
chiara
;
lo
scioglimento
delle
nevi
richiede
tempo
;
non
basta
l
'
alta
temperatura
,
bisogna
che
essa
continui
,
ed
il
suo
effetto
sarà
tanto
maggiore
,
quanto
più
prolungato
.
Se
quindi
noi
potessimo
rallentare
il
corso
delle
stagioni
,
così
che
ogni
mese
durasse
sessanta
giorni
invece
di
trenta
;
nell
'
estate
in
tal
modo
raddoppiata
lo
scioglimento
dei
ghiacci
progredirebbe
molto
di
più
e
forse
non
sarebbe
esagerazione
il
dire
che
la
calotta
polare
al
fine
della
calda
stagione
andrebbe
interamente
distrutta
.
Ma
non
si
può
dubitare
ad
ogni
modo
,
che
la
parte
stabile
di
tale
calotta
sarebbe
ridotta
a
termini
molto
più
angusti
,
che
oggi
non
si
veda
.
Ora
questo
appunto
succede
in
Marte
.
Il
lunghissimo
anno
quasi
doppio
del
nostro
permette
ai
ghiacci
di
accumularsi
durante
la
notte
polare
di
10
o
12
mesi
in
modo
,
da
scendere
sotto
forma
di
strato
continuo
fino
al
parallelo
70°
ed
anche
più
basso
;
ma
nel
giorno
che
segue
di
12
o
10
mesi
il
Sole
ha
tempo
di
liquefare
tutta
o
quasi
tutta
quella
neve
di
recente
formazione
,
riducendola
a
sì
poca
estensione
,
da
sembrare
a
noi
nulla
più
che
un
punto
bianchissimo
.
E
forse
tali
nevi
si
struggono
intieramente
,
ma
di
questo
finora
non
si
ha
alcuna
sicura
osservazione
.
Altre
macchie
bianche
di
carattere
transitorio
e
di
disposizione
meno
regolare
si
formano
sull
'
emisfero
australe
nelle
isole
vicine
al
polo
;
e
così
pure
nell
'
emisfero
opposto
regioni
biancheggianti
appaiono
talvolta
intorno
al
polo
boreale
fino
al
50°
e
55°
parallelo
.
Sono
forse
nevicate
effimere
,
simili
a
quelle
che
si
osservano
nelle
nostre
latitudini
.
Ma
anche
nella
zona
torrida
di
Marte
si
vedono
talora
piccolissime
macchie
bianche
più
o
meno
persistenti
,
fra
le
quali
una
fu
da
me
veduta
in
tre
opposizioni
consecutive
(
1877-1882
)
nel
punto
segnato
sui
nostri
planisferi
dalla
longitudine
268°
e
dalla
latitudine
16°
nord
.
Forse
è
permesso
congetturare
in
questi
luoghi
la
esistenza
di
montagne
capaci
di
nutrire
vasti
ghiacciai
.
L
'
esistenza
di
tali
montagne
è
stata
supposta
anche
da
alcuni
recenti
osservatori
,
sul
fondamento
di
altri
fatti
.
Quanto
si
è
narrato
delle
nevi
polari
di
Marte
prova
in
modo
incontrastabile
,
che
questo
pianeta
,
come
la
Terra
,
è
circondato
da
un
'
atmosfera
capace
di
trasportar
vapori
da
un
luogo
all
'
altro
.
Quelle
nevi
infatti
sono
precipitazioni
di
vapori
condensati
dal
freddo
e
colà
successivamente
portati
;
ora
come
portati
,
se
non
per
via
di
movimenti
atmosferici
?
L
'
esistenza
di
un
'
atmosfera
carica
di
vapori
è
stata
confermata
anche
dalle
osservazioni
spettrali
,
principalmente
da
quelle
di
Vogel
;
secondo
il
quale
tale
atmosfera
sarebbe
di
composizione
poco
diversa
dalla
nostra
,
e
sopratutto
molto
ricca
di
vapore
acqueo
.
Fatto
questo
sommamente
importante
,
perchè
ci
dà
il
diritto
di
affermare
con
molta
probabilità
,
che
d
'
acqua
e
non
d
'
altro
liquido
siano
i
mari
di
Marte
e
le
sue
nevi
polari
.
Quando
sarà
assicurata
sopra
ogni
dubbio
questa
conclusione
,
un
'
altra
ne
discenderà
non
meno
grave
;
che
le
temperature
dei
climi
marziali
,
malgrado
la
maggior
distanza
dal
Sole
,
sono
del
medesimo
ordine
che
le
temperature
terrestri
.
Perchè
se
fosse
vero
quanto
fu
supposto
da
alcuni
investigatori
,
che
la
temperatura
di
Marte
sia
in
media
molto
bassa
(
di
50°
a
60°
sotto
lo
zero
!
)
non
potrebbe
più
il
vapor
acqueo
essere
uno
degli
elementi
principali
dell
'
atmosfera
di
Marte
,
nè
potrebbe
l
'
acqua
essere
uno
dei
fattori
importanti
delle
sue
vicende
fisiche
;
ma
dovrebbe
lasciare
il
luogo
all
'
acido
carbonico
o
ad
altro
liquido
,
il
cui
punto
di
congelazione
sia
molto
più
basso
.
Gli
elementi
della
meteorologia
di
Marte
sembrano
dunque
aver
molta
analogia
con
quelli
della
meteorologia
terrestre
.
Non
mancano
però
,
come
è
da
aspettarsi
,
le
cause
di
dissomiglianza
.
Anche
qui
,
da
circostanze
di
piccol
momento
trae
la
Natura
un
'
infinita
varietà
nelle
sue
operazioni
.
Di
grandissima
influenza
dev
'
esser
la
diversa
maniera
,
con
cui
in
Marte
e
sulla
Terra
veggonsi
ordinati
i
mari
ed
i
continenti
;
su
di
che
uno
sguardo
alla
carta
dice
più
che
non
si
farebbe
con
molte
parole
.
Già
abbiamo
accennato
al
fatto
delle
straordinarie
inondazioni
periodiche
,
che
ad
ogni
rivoluzione
di
Marte
ne
allagano
le
regioni
polari
boreali
allo
sciogliersi
delle
nevi
:
aggiungeremo
ora
,
che
queste
inondazioni
diramate
a
grandi
distanze
per
una
rete
di
numerosi
canali
,
forse
costituiscono
il
meccanismo
principale
(
se
non
unico
)
,
per
cui
l
'
acqua
(
e
con
essa
la
vita
organica
)
può
diffondersi
sulla
superficie
asciutta
del
pianeta
.
Perchè
infatti
su
Marte
piove
molto
raramente
,
o
forse
anche
non
piove
affatto
.
Ed
eccone
la
prova
.
Portiamoci
coll
'
immaginazione
nello
spazio
celeste
,
in
un
punto
distante
dalla
Terra
così
,
da
poterla
abbracciare
d
'
un
solo
colpo
d
'
occhio
.
Molto
andrebbe
errato
colui
,
che
sperasse
veder
di
là
riprodotta
in
grande
scala
la
immagine
dei
nostri
continenti
coi
loro
golfi
ed
isole
e
coi
mari
che
li
circondano
,
quale
si
vede
nei
nostri
globi
artificiali
.
Qua
e
là
senza
dubbio
si
vedrebbero
trasparire
sotto
un
velo
vaporoso
le
note
forme
,
o
parti
di
esse
.
Ma
una
buona
parte
(
forse
la
metà
)
della
superficie
sarebbe
fatta
invisibile
da
immensi
campi
di
nuvole
,
continuamente
variabili
di
densità
,
di
forma
e
di
estensione
.
Tale
ingombro
,
più
frequente
e
più
continuato
nelle
regioni
polari
,
impedirebbe
ancora
per
circa
la
metà
del
tempo
,
la
vista
delle
regioni
temperate
,
distribuendosi
su
di
esse
in
capricciose
e
perpetuamente
variate
configurazioni
;
sui
mari
della
zona
torrida
si
vedrebbe
disposto
in
lunghe
fasce
parallele
,
corrispondenti
alle
zone
delle
calme
equatoriali
e
tropicali
.
Per
uno
spettatore
posto
nella
Luna
,
lo
studio
della
nostra
geografia
non
sarebbe
un
'
impresa
tanto
semplice
,
quanto
si
potrebbe
immaginare
.
Nulla
di
questo
in
Marte
.
In
ogni
clima
e
sotto
ogni
zona
la
sua
atmosfera
è
quasi
perpetuamente
serena
e
trasparente
abbastanza
per
lasciar
riconoscere
a
qualunque
momento
i
contorni
dei
mari
e
dei
continenti
,
e
per
lo
più
anche
le
configurazioni
minori
.
Non
già
che
manchino
vapori
di
un
certo
grado
di
opacità
;
ma
ben
poco
impedimento
danno
essi
allo
studio
della
topografia
del
pianeta
.
Qua
e
là
vedonsi
comparire
di
quando
in
quando
alcune
chiazze
biancastre
,
mutar
di
posizione
e
di
forma
,
di
raro
estendersi
sopra
aree
alquanto
ampie
;
esse
prediligono
di
preferenza
alcune
regioni
,
come
le
isole
del
Mare
Australe
e
sui
continenti
le
parti
segnate
sulla
carta
coi
nomi
di
Elysium
e
di
Tempe
.
Il
loro
candore
generalmente
diminuisce
e
scompare
nelle
ore
meridiane
del
luogo
,
e
si
rinforza
la
mattina
e
la
sera
con
vicenda
molto
spiccata
.
È
possibile
che
siano
strati
di
nuvole
,
perchè
così
bianche
appajono
pure
le
nubi
terrestri
nella
parte
superiore
illuminata
dal
Sole
.
Però
diverse
osservazioni
conducono
a
pensare
,
che
si
tratti
piuttosto
di
sottili
veli
di
nebbia
,
anzichè
di
veri
nembi
apportatori
di
temporali
e
di
piogge
:
se
pure
non
sono
temporanee
condensazioni
di
vapore
sotto
forma
di
rugiada
o
di
brina
.
Adunque
,
per
quanto
è
lecito
argomentare
dalle
cose
osservate
,
il
clima
di
Marte
nel
suo
generale
complesso
dovrebbe
rassomigliare
a
quello
delle
giornate
serene
nelle
alte
montagne
.
Di
giorno
un
'
insolazione
fortissima
,
quasi
punto
mitigata
da
nuvole
o
da
vapori
;
di
notte
una
copiosa
irradiazione
del
suolo
verso
lo
spazio
celeste
,
e
quindi
un
grande
raffreddamento
.
Da
ciò
un
clima
eccessivo
e
grandi
sbalzi
di
temperatura
dal
giorno
alla
notte
e
da
una
stagione
all
'
altra
.
E
come
sulla
Terra
ad
altezze
di
5000
e
6000
metri
i
vapori
dell
'
atmosfera
più
non
si
condensano
che
sotto
forma
solida
,
formando
quelle
masse
biancastre
di
diacciuoli
sospesi
,
che
si
chiamano
cirri
;
così
nell
'
atmosfera
di
Marte
saranno
raramente
possibili
(
od
anche
non
saranno
possibili
)
vere
agglomerazioni
di
nuvole
capaci
di
dar
luogo
a
piogge
di
qualche
momento
.
Lo
squilibrio
di
temperatura
fra
una
stagione
ed
un
'
altra
sarà
poi
accresciuto
notabilmente
dalla
lunga
durata
delle
medesime
;
e
così
si
comprende
la
grande
coagulazione
e
dissoluzione
di
nevi
,
che
si
rinnova
intorno
ai
poli
ad
ogni
rivoluzione
compiuta
dal
pianeta
intorno
al
Sole
.
IV
.
Come
le
nostre
carte
dimostrano
(
)
,
nella
sua
generale
topografia
Marte
non
presenta
alcuna
analogia
colla
Terra
.
Un
terzo
della
sua
superficie
è
occupato
dal
gran
Mare
Australe
,
che
è
sparso
di
molte
isole
,
e
spinge
entro
ai
continenti
golfi
e
ramificazioni
di
varia
forma
;
al
suo
sistema
appartiene
un
'
intiera
serie
di
piccoli
mari
interni
,
dei
quali
l
'
Adriatico
ed
il
Tirreno
comunicano
con
esso
per
ampie
bocche
,
mentre
il
Cimmerio
,
quello
delle
Sirene
,
e
il
Lago
del
Sole
non
hanno
con
esso
relazione
che
per
mezzo
di
angusti
canali
.
Si
noterà
nei
quattro
primi
una
disposizione
parallela
,
che
certo
non
è
accidentale
,
come
pure
non
senza
ragione
è
la
corrispondente
positura
delle
penisole
Ausonia
,
Esperia
ed
Atlantide
.
Il
colore
dei
mari
di
Marte
è
generalmente
bruno
misto
di
grigio
,
non
sempre
però
di
uguale
intensità
in
tutti
i
luoghi
,
nè
nel
medesimo
luogo
è
uguale
in
ogni
tempo
.
Dal
nero
completo
si
può
scendere
al
grigio
chiaro
ed
al
cinereo
.
Tal
diversità
di
colore
può
aver
origine
da
varie
cause
,
e
non
è
senza
analogia
anche
sulla
Terra
,
dove
è
noto
che
i
mari
delle
zone
calde
sogliono
essere
più
oscuri
che
i
mari
più
vicini
al
polo
.
Le
acque
del
Baltico
,
per
esempio
,
hanno
un
color
luteo
chiaro
,
che
non
si
osserva
nel
Mediterraneo
.
E
così
pure
nei
mari
di
Marte
si
vede
il
colore
farsi
più
cupo
quando
il
sole
si
avvicina
alla
loro
verticale
e
l
'
estate
comincia
a
dominare
in
quelle
regioni
.
Tutto
il
resto
del
pianeta
fino
al
polo
Nord
è
occupato
dalle
masse
dei
continenti
,
nelle
quali
,
salvo
alcune
aree
di
estensione
relativamente
piccola
,
predomina
il
colore
aranciato
,
che
talvolta
sale
al
rosso
più
cupo
,
altre
volte
scende
al
giallo
ed
al
biancastro
.
La
varietà
di
questa
colorazione
è
in
parte
d
'
origine
meteorica
,
in
parte
può
dipendere
dalla
diversa
natura
del
suolo
,
e
sulle
sue
cause
ancora
non
è
possibile
appoggiare
ipotesi
molto
fondate
.
Neppure
è
nota
la
causa
di
questo
predominio
delle
tinte
rosse
e
gialle
sulla
superficie
del
vecchio
Pyrois
.
Alcuno
ha
creduto
di
attribuire
questa
colorazione
all
'
atmosfera
del
pianeta
,
attraverso
alla
quale
si
vedrebbe
colorata
la
superficie
di
Marte
,
come
rosso
diventa
un
oggetto
terrestre
qualsiasi
,
veduto
a
traverso
vetri
di
tal
colore
.
Ma
a
ciò
si
oppongono
più
fatti
,
fra
gli
altri
questo
,
che
le
nevi
polari
appajono
sempre
del
bianco
più
puro
,
benchè
i
raggi
di
luce
da
esse
derivati
attraversino
due
volte
l
'
atmosfera
di
Marte
sotto
una
grande
obliquità
.
Noi
dobbiamo
dunque
concludere
che
i
continenti
marziali
ci
appajono
rossi
e
gialli
,
perchè
tali
veramente
sono
.
Oltre
a
queste
regioni
oscure
e
luminose
,
che
noi
abbiamo
qualificato
per
mari
e
continenti
,
e
la
cui
natura
ormai
non
lascia
luogo
che
a
poco
dubbio
,
alcune
altre
ne
esistono
,
veramente
poco
estese
,
di
natura
anfibia
,
le
quali
talvolta
ingialliscono
e
sembrano
continenti
,
in
altri
tempi
vestono
il
bruno
(
anche
il
nero
in
certi
casi
)
e
assumono
l
'
apparenza
dei
mari
;
mentre
in
altre
epoche
la
loro
colorazione
intermedia
lascia
dubitare
a
qual
classe
di
regioni
esse
appartengano
.
Quasi
tutte
le
isole
sparse
nel
Mare
Australe
e
nel
Mare
Eritreo
appartengono
a
questa
categoria
,
così
pure
le
lunghe
penisole
chiamate
Regioni
di
Deucalione
e
di
Pirra
,
e
in
contiguità
del
Mare
Acidalio
le
regioni
sognate
coi
nomi
di
Baltia
e
di
Nerigos
.
L
'
idea
più
naturale
e
più
conforme
all
'
analogia
sembra
quella
di
supporre
in
esse
vaste
lagune
,
su
cui
variando
le
profondità
dell
'
acqua
si
produca
la
diversità
del
colore
,
predominando
il
giallo
in
quelle
parti
dove
la
profondità
del
velo
liquido
è
ridotta
a
poco
od
anche
a
niente
,
e
il
colore
bruno
più
o
meno
oscuro
nei
luoghi
dove
le
acque
sono
tanto
alte
da
assorbire
molta
luce
e
da
rendere
più
o
meno
invisibile
il
fondo
.
Che
l
'
acqua
del
mare
o
qualsiasi
acqua
profonda
e
trasparente
veduta
dall
'
alto
appaja
tanto
più
oscura
quanto
maggiore
è
l
'
altezza
dello
strato
liquido
,
e
che
le
terre
in
confronto
di
esse
appajano
chiare
sotto
l
'
illuminazione
del
Sole
,
è
cosa
nota
e
confermata
da
certissime
ragioni
fisiche
.
Chi
viaggia
nelle
Alpi
spesso
ha
occasione
di
convincersene
,
vedendo
dalle
cime
neri
come
l
'
inchiostro
stendersi
sotto
i
suoi
piedi
i
profondi
laghetti
di
cui
sono
seminate
,
in
confronto
dei
quali
luminose
appajono
anche
le
rupi
più
nereggianti
percosse
dal
sole
(
)
.
Non
senza
fondamento
adunque
abbiamo
finora
attribuito
alle
macchie
oscure
di
Marte
la
parte
di
mari
e
quella
di
continenti
alle
aree
rosseggianti
che
occupano
quasi
i
due
terzi
di
tutto
il
pianeta
,
e
troveremo
più
tardi
altre
ragioni
che
confermano
tal
modo
di
vedere
.
I
continenti
formano
nell
'
emisfero
boreale
una
massa
quasi
unica
e
continua
,
sola
eccezione
importante
essendo
il
gran
lago
detto
Mare
Acidalio
,
del
quale
l
'
estensione
pare
mutarsi
secondo
i
tempi
e
connettersi
in
qualche
modo
colle
inondazioni
che
dicemmo
prodotte
dallo
sciogliersi
delle
nevi
intorno
al
polo
boreale
.
Al
sistema
del
Mare
Acidalio
appartiene
senza
dubbio
il
lago
temporario
denominato
Iperboreo
ed
il
Lago
Niliaco
:
quest
'
ultimo
ordinariamente
separato
dal
Mare
Acidalio
per
mezzo
di
un
istmo
o
diga
regolare
,
la
cui
continuità
soltanto
nel
1888
fu
vista
interrompersi
per
qualche
tempo
.
Altre
macchie
oscure
minori
si
trovano
qua
e
là
nella
parte
continentale
,
le
quali
potrebbero
rappresentare
dei
laghi
,
ma
non
certo
laghi
permanenti
come
i
nostri
;
tanto
sono
variabili
d
'
aspetto
e
di
grandezza
secondo
le
stagioni
,
al
punto
da
scomparire
affatto
in
date
circostanze
.
Il
Lago
Ismenio
,
quello
della
Luna
,
il
Trivio
di
Caronte
e
la
Propontide
sono
i
più
cospicui
e
i
più
durevoli
.
Ve
ne
sono
di
piccolissimi
,
quali
il
Lago
Meride
e
il
Fonte
di
Gioventù
,
che
nella
loro
maggiore
appariscenza
non
superano
i
100
o
150
chilometri
di
diametro
e
contano
fra
gli
oggetti
più
difficili
del
pianeta
.
Tutta
la
vasta
estensione
dei
continenti
è
solcata
per
ogni
verso
da
una
rete
di
numerose
linee
o
strisce
sottili
di
color
oscuro
più
o
meno
pronunziato
,
delle
quali
l
'
aspetto
è
molto
variabile
.
Esse
percorrono
sul
pianeta
spazi
talvolta
lunghissimi
con
corso
regolare
,
che
in
nulla
rassomiglia
l
'
andamento
serpeggiante
dei
nostri
fiumi
;
alcune
più
brevi
non
arrivano
a
500
chilometri
,
altre
invece
si
estendono
a
più
migliaja
,
occupando
un
quarto
ed
anche
talvolta
un
terzo
di
tutto
il
giro
del
pianeta
.
Alcuna
di
esse
è
abbastanza
facile
a
vedere
,
e
più
di
tutte
quella
che
è
presso
l
'
estremo
limite
sinistro
delle
nostre
carte
,
designata
col
nome
di
Nilosyrtis
:
altre
invece
sono
estremamente
difficili
,
e
rassomigliano
a
tenuissimi
fili
di
ragno
tesi
attraverso
al
disco
.
Quindi
molto
varia
è
altresì
la
loro
larghezza
,
che
può
raggiungere
200
od
anche
300
chilometri
per
la
Nilosirte
,
mentre
per
altre
forse
non
arriva
a
30
chilometri
.
Queste
linee
o
strisce
sono
i
famosi
canali
di
Marte
,
di
cui
tanto
si
è
parlato
.
Per
quanto
si
è
fino
ad
oggi
potuto
osservare
,
sono
certamente
configurazioni
stabili
del
pianeta
;
la
Nilosirte
è
stata
veduta
in
quel
luogo
da
quasi
cent
'
anni
,
ed
alcune
altre
da
trent
'
anni
almeno
.
La
loro
lunghezza
e
giacitura
è
costante
,
o
non
varia
che
entro
strettissimi
limiti
;
ognuna
di
esse
comincia
e
finisce
sempre
fra
i
medesimi
termini
.
Ma
il
loro
aspetto
e
il
loro
grado
di
visibilità
sono
assai
variabili
per
tutte
da
un
'
opposizione
ad
un
altra
,
anzi
talvolta
da
una
settimana
all
'
altra
;
e
tali
variazioni
non
hanno
luogo
simultaneamente
e
con
ugual
legge
per
tutte
,
ma
nel
più
dei
casi
succedono
quasi
a
capriccio
,
od
almeno
secondo
regole
non
abbastanza
semplici
per
essere
subito
intese
da
noi
.
Spesso
una
o
più
diventano
indistinte
od
anche
affatto
invisibili
,
mentre
altre
loro
vicine
ingrossano
al
punto
da
diventar
evidenti
anche
in
cannocchiali
di
mediocre
potenza
.
La
prima
delle
nostre
carte
presenta
tutte
quelle
che
sono
state
vedute
in
una
lunga
serie
di
osservazioni
;
essa
tuttavia
non
corrisponde
all
'
aspetto
di
Marte
in
alcuna
epoca
,
perchè
generalmente
soltanto
poche
sono
visibili
di
un
tratto
(
)
Ogni
canale
(
per
ora
chiamiamoli
così
)
alle
sue
estremità
sbocca
o
in
un
mare
,
od
in
un
lago
,
od
in
un
altro
canale
,
o
nell
'
intersezione
di
più
altri
canali
.
Non
si
è
mai
veduto
uno
di
essi
rimaner
troncato
nel
mezzo
del
continente
,
rimanendo
senza
uscita
e
senza
continuazione
.
Questo
fatto
è
della
più
alta
importanza
.
I
canali
possono
intersecarsi
fra
di
loro
sotto
tutti
gli
angoli
possibili
;
ma
di
preferenza
convergono
verso
le
piccole
macchie
cui
abbiamo
dato
il
nome
di
laghi
.
Per
esempio
sette
se
ne
veggono
convergere
nel
Lago
della
Fenice
,
otto
nel
Trivio
di
Caronte
,
sei
nel
Lago
della
Luna
,
sei
nel
Lago
Ismenio
.
L
'
aspetto
normale
di
un
canale
è
quello
di
una
striscia
quasi
uniforme
nera
o
almeno
di
colore
oscuro
simile
a
quello
dei
mari
,
in
cui
la
regolarità
del
generale
andamento
non
esclude
piccole
diversità
di
larghezza
e
piccole
sinuosità
nei
due
contorni
laterali
.
Spesso
avviene
che
tal
filetto
oscuro
,
mettendo
capo
al
mare
,
si
allarghi
in
forma
di
tromba
,
formando
una
vasta
baja
,
simile
agli
estuari
di
certi
fiumi
terrestri
:
il
Golfo
delle
Perle
,
il
Golfo
Aonio
,
il
Golfo
dell
'
Aurora
,
e
i
due
corni
del
Golfo
Sabeo
sono
così
formati
dalla
foce
di
uno
o
più
canali
sboccanti
nel
Mare
Eritreo
o
nel
Mare
Australe
.
L
'
esempio
più
grandioso
di
tali
golfi
è
la
Gran
Sirte
,
formata
dalla
vastissima
foce
della
Nilosirte
già
nominata
;
questo
golfo
non
ha
manco
di
1800
chilometri
di
larghezza
e
quasi
altrettanti
di
profondità
nel
senso
longitudinale
,
e
la
sua
superficie
è
di
poco
minore
che
quella
del
golfo
di
Bengala
.
In
questi
casi
si
vede
manifestamente
la
superficie
oscura
del
mare
continuarsi
senza
apparente
interruzione
in
quella
del
canale
;
quindi
,
ammesso
che
le
superficie
chiamate
mari
siano
veramente
espansioni
liquide
,
non
si
può
dubitare
che
i
canali
siano
di
esse
un
semplice
prolungamento
a
traverso
delle
aree
gialle
,
o
dei
continenti
.
Che
del
resto
le
linee
dette
canali
siano
veramente
grandi
solchi
o
depressioni
delle
superficie
del
pianeta
destinate
al
passaggio
di
masse
liquide
,
e
costituiscano
su
di
esso
un
vero
sistema
idrografico
,
è
dimostrato
dai
fenomeni
che
in
quelli
si
osservano
durante
lo
struggersi
delle
nevi
boreali
.
Già
dicemmo
che
queste
,
nello
sciogliersi
appaiono
circondate
da
una
zona
oscura
,
formante
una
specie
di
mare
temporario
.
In
tale
epoca
i
canali
delle
regioni
circostanti
si
fanno
più
neri
e
più
larghi
,
ingrossando
al
punto
da
ridurre
,
in
un
certo
momento
,
ad
isole
di
poca
estensione
tutto
le
aree
gialle
comprese
fra
l
'
orlo
della
neve
e
il
60°
parallelo
nord
.
Tale
stato
di
cose
non
cessa
,
se
non
quando
le
nevi
,
ridotte
ormai
al
loro
minimo
di
estensione
,
cessano
di
struggersi
.
Si
attenuano
allora
le
larghezze
dei
canali
,
scompare
il
mare
temporario
,
e
le
aree
gialle
riprendono
l
'
estensione
primitiva
.
Le
diverse
fasi
di
questa
grandiosa
operazione
si
rinnovano
ad
ogni
giro
di
stagioni
ed
i
loro
particolari
si
son
potuti
osservare
con
molta
evidenza
nelle
opposizioni
1882
,
1884
,
1886
,
quando
il
pianeta
presentava
allo
spettatore
terrestre
il
suo
polo
boreale
.
L
'
interpretazione
più
naturale
e
più
semplice
è
quella
che
abbiam
riferito
,
di
una
grande
inondazione
prodotta
dallo
squagliarsi
delle
nevi
;
essa
è
interamente
logica
,
e
sostenuta
da
evidenti
analogie
con
fenomeni
terrestri
.
Concludiamo
pertanto
,
che
i
canali
son
tali
di
fatto
,
e
non
solo
di
nome
.
La
rete
da
essi
formata
probabilmente
fu
determinata
in
origine
dallo
stato
geologico
del
pianeta
,
e
si
è
venuta
lentamente
elaborando
nel
corso
dei
secoli
.
Non
occorre
suppor
qui
l
'
opera
di
esseri
intelligenti
;
e
malgrado
l
'
apparenza
quasi
geometrica
di
tutto
il
loro
sistema
,
per
ora
incliniamo
a
credere
che
essi
siano
prodotti
dell
'
evoluzione
del
pianeta
,
appunto
come
sulla
Terra
il
canale
della
Manica
e
quello
di
Mozambico
.
Sarà
un
problema
non
men
curioso
che
complicato
e
difficile
lo
studiare
il
regime
di
questi
immensi
corsi
d
'
acqua
,
da
cui
forse
dipende
principalmente
la
vita
organica
sul
pianeta
,
dato
che
vita
organica
vi
sia
.
Le
variazioni
del
loro
aspetto
dimostrano
che
questo
regime
non
è
costante
:
quando
scompaiono
o
lasciano
di
loro
traccie
dubbie
e
mal
definite
è
lecito
supporre
,
che
siano
in
magra
,
od
asciutti
affatto
.
Allora
nel
luogo
dei
canali
rimane
o
niente
,
oppure
al
più
una
striscia
di
colore
giallastro
poco
diverso
dal
fondo
circostante
.
Talvolta
prendono
un
aspetto
nebuloso
,
di
cui
per
ora
non
si
saprebbe
assegnar
la
ragione
.
Altre
volte
invece
producono
veri
allagamenti
,
espandendosi
a
100
,
200
o
più
chilometri
di
larghezza
,
e
questo
avviene
anche
per
canali
molto
lontani
dal
polo
boreale
secondo
norme
fin
qui
sconosciute
.
Così
è
avvenuto
dell
'
Idaspe
nel
1864
,
del
Simoenta
nel
1879
,
dell
'
Acheronte
nel
1884
,
del
Tritone
nel
1888
.
Lo
studio
diligente
e
minuto
delle
trasformazioni
di
ciascun
canale
condurrà
più
tardi
a
conoscere
le
cause
di
questi
fatti
.
Ma
il
fenomeno
più
sorprendente
dei
canali
di
Marte
è
la
loro
geminazione
;
la
quale
sembra
prodursi
principalmente
nei
mesi
che
precedono
e
in
quelli
che
seguono
la
grande
inondazione
boreale
,
intorno
alle
epoche
degli
equinozi
.
In
conseguenza
di
un
rapido
processo
,
che
certamente
dura
pochissimi
giorni
,
od
anche
forse
solo
poche
ore
,
e
del
quale
i
particolari
non
si
sono
ancora
potuti
afferrare
con
sicurezza
,
un
dato
canale
muta
d
'
aspetto
e
d
'
un
tratto
si
trova
trasformato
su
tutta
la
sua
lunghezza
in
due
linee
o
strisce
uniformi
,
per
lo
più
parallele
fra
di
loro
,
che
corrono
dritte
ed
uguali
con
tracciamento
geometricamente
tanto
esatto
,
quanto
suole
esser
presso
di
noi
quello
di
due
rotaje
di
ferrovia
.
Ma
questo
esatto
andamento
è
il
solo
termine
di
rassomiglianza
colle
dette
rotaje
:
perchè
nelle
dimensioni
non
vi
è
alcun
paragone
possibile
,
come
del
resto
è
facile
immaginare
.
Le
due
linee
seguono
a
un
dipresso
la
direzione
del
primitivo
canale
,
e
terminano
nei
luoghi
dov
'
esso
terminava
.
L
'
una
di
esse
spesso
si
sovrappone
quanto
più
è
possibile
all
'
antica
linea
,
l
'
altra
essendo
di
nuovo
tracciamento
;
ma
anche
in
questo
caso
l
'
antica
linea
perde
tutte
le
piccole
irregolarità
e
curvature
che
poteva
avere
.
Ma
accade
ancora
,
che
ambe
le
linee
geminate
occupino
dalle
due
parti
dell
'
ex
canale
un
terreno
interamente
nuovo
.
La
distanza
fra
le
due
linee
è
diversa
nelle
diverse
geminazioni
,
e
da
600
chilometri
e
più
scende
fino
all
'
ultimo
limite
,
in
cui
due
linee
possono
apparir
separate
nei
grandi
occhi
telescopici
,
meno
di
50
chilometri
d
'
intervallo
;
la
larghezza
di
ciascuna
striscia
per
sè
può
variare
dal
limite
di
visibilità
,
che
supponiamo
30
chilometri
,
fino
a
più
di
100
.
Il
colore
delle
due
linee
varia
dal
nero
ad
un
rosso
scialbo
,
che
appena
si
distingue
dal
fondo
giallo
generale
delle
superficie
continentali
;
l
'
intervallo
è
per
lo
più
di
questo
giallo
,
ma
in
più
casi
è
sembrato
bianco
.
Le
geminazioni
poi
non
sono
necessariamente
legate
ai
soli
canali
,
ma
tendono
anche
prodursi
sui
laghi
.
Spesso
si
vede
uno
di
questi
trasformarsi
in
due
brevi
e
larghe
liste
oscure
fra
loro
parallele
,
tramezzate
da
una
lista
gialla
.
In
questi
casi
naturalmente
la
geminazione
è
breve
,
e
non
esce
dai
limiti
del
lago
primitivo
.
Le
geminazioni
non
si
manifestano
tutte
insieme
,
ma
arrivata
la
loro
stagione
cominciano
a
prodursi
or
qua
,
or
là
,
isolate
in
modo
irregolare
,
o
almeno
senza
ordine
facilmente
riconoscibile
.
Per
molti
canali
mancano
affatto
(
come
per
la
Nilosirte
,
a
cagion
d
'
esempio
)
,
o
sono
poco
visibili
.
Dopo
aver
durato
qualche
mese
,
si
affievoliscono
gradatamente
e
scompajono
fino
ad
una
nuova
stagione
egualmente
propizia
a
questo
fenomeno
.
Così
avviene
che
in
certe
altre
stagioni
(
specialmente
presso
il
solstizio
australe
del
pianeta
)
se
ne
vedono
poche
,
od
anche
non
se
ne
vede
affatto
.
In
diverse
apparizioni
la
geminazione
del
medesimo
canale
può
presentare
diversi
aspetti
quanto
a
larghezza
,
intensità
e
disposizione
delle
due
strisce
:
anche
in
qualche
caso
la
direzione
delle
linee
può
mutarsi
,
benchè
di
pochissima
quantità
;
sempre
però
deviando
di
piccolo
spazio
dal
canale
con
cui
è
associata
strettamente
.
Da
questa
importante
circostanza
si
comprende
immediatamente
,
che
le
geminazioni
non
possono
essere
formazioni
stabili
della
superficie
di
Marte
,
e
di
carattere
geografico
,
come
i
canali
.
La
seconda
delle
nostre
carte
può
dare
un
'
idea
approssimativa
dell
'
aspetto
che
presentano
queste
singolarissime
formazioni
.
Essa
comprende
tutte
le
geminazioni
osservate
dal
1882
fino
al
presente
;
nel
riguardarla
bisogna
tener
a
mente
,
che
non
di
tutte
l
'
apparizione
è
stata
simultanea
,
e
che
pertanto
quella
carta
non
rappresenta
lo
stato
di
Marte
in
nessun
'
epoca
;
essa
non
è
che
una
specie
di
registro
topografico
delle
osservazioni
finora
fatte
in
diversi
tempi
su
quel
fenomeno
.
L
'
osservazione
delle
geminazioni
è
una
delle
più
difficili
,
e
non
può
farsi
che
da
un
occhio
bene
esercitato
,
ajutato
da
un
telescopio
di
accurata
costruzione
e
di
grande
potenza
.
Ciò
spiega
perchè
non
siano
state
vedute
prima
del
1882
.
Nei
dieci
anni
trascorsi
da
quel
tempo
esse
sono
state
vedute
e
descritte
da
otto
o
dieci
osservatori
.
Nondimeno
alcuni
ancora
negano
che
siano
fenomeni
reali
e
tacciano
d
'
illusione
(
o
anche
d
'
impostura
)
coloro
che
affermano
d
'
averle
osservate
.
Il
loro
singolare
aspetto
e
l
'
esser
disegnate
con
assoluta
precisione
geometrica
,
come
se
fossero
lavori
di
riga
o
di
compasso
,
ha
indotto
alcuni
a
ravvisare
nelle
medesime
l
'
opera
di
esseri
intelligenti
,
abitatori
del
pianeta
.
Io
mi
guarderò
bene
dal
combattere
questa
supposizione
,
la
quale
nulla
include
d
'
impossibile
.
Notisi
però
che
in
ogni
caso
non
potrebbero
essere
opere
di
carattere
permanente
,
essendo
certo
,
che
una
stessa
geminazione
può
cambiare
di
aspetto
e
di
misura
da
una
stagione
all
'
altra
.
Si
possono
tuttavia
assumere
opere
tali
,
da
cui
una
certa
variabilità
non
sia
esclusa
,
per
esempio
,
lavori
estesi
di
coltura
e
di
irrigazione
su
larga
scala
.
Aggiungerò
ancora
,
che
l
'
intervento
di
esseri
intelligenti
può
spiegare
l
'
apparenza
geometrica
delle
geminazioni
,
ma
non
è
punto
necessario
a
tale
intento
.
La
geometria
della
Natura
si
manifesta
in
molti
altri
fatti
,
dai
quali
è
esclusa
l
'
idea
di
un
lavoro
artificiale
qualunque
.
Gli
sferoidi
così
perfetti
dei
corpi
celesti
e
l
'
anello
di
Saturno
non
furon
lavorati
al
tornio
,
e
non
è
col
compasso
che
Iride
descrive
nelle
nubi
i
suoi
archi
così
belli
e
così
regolari
;
e
che
diremo
delle
infinite
varietà
di
bellissimi
e
regolarissimi
poliedri
onde
è
ricco
il
mondo
dei
cristalli
?
E
nel
mondo
organico
,
non
è
geometria
bella
e
buona
quella
che
presiede
alla
distribuzione
delle
foglie
di
certe
piante
,
che
ordina
in
figure
stellate
così
simmetriche
tanti
fiori
del
prato
,
tanti
animali
del
mare
;
che
produce
nelle
conchiglie
quelle
spirali
coniche
così
eleganti
,
da
disgradarne
ciò
che
di
più
bello
ha
fatto
l
'
architettura
gotica
?
In
tutte
queste
cose
le
forme
geometriche
sono
conseguenze
semplici
e
necessarie
di
principi
e
di
leggi
che
governano
il
mondo
fisico
e
fisiologico
.
Che
poi
questi
principi
e
queste
leggi
siano
esplicazioni
di
una
potenza
intelligente
superiore
,
possiamo
ammetterlo
;
ma
ciò
nulla
fa
al
presente
argomento
.
In
omaggio
dunque
al
principio
,
che
nella
spiegazione
dei
fatti
naturali
convenga
sempre
cominciare
dalle
supposizioni
più
semplici
,
le
prime
ipotesi
proposte
sulla
natura
e
sulla
causa
delle
geminazioni
hanno
per
lo
più
messo
in
opera
solamente
le
azioni
della
natura
inorganica
.
Sono
o
effetti
di
luce
nell
'
atmosfera
di
Marte
,
o
illusioni
ottiche
prodotte
da
vapori
in
vario
modo
,
o
fenomeni
glaciali
d
'
un
inverno
perpetuo
a
cui
sarebbe
condannato
tutto
il
pianeta
,
o
crepature
raddoppiate
nella
superficie
di
esso
,
o
crepature
semplici
,
di
cui
si
duplica
l
'
immagine
per
effetto
di
fumo
eruttato
su
lunghe
linee
e
spostato
lateralmente
dal
vento
.
L
'
esame
di
questi
ingegnosi
tentativi
conduce
tuttavia
a
concludere
,
che
nessuno
di
essi
sembra
corrispondere
per
intiero
ai
fatti
osservati
nel
loro
insieme
e
nei
particolari
.
Alcune
di
tali
ipotesi
non
sarebbero
neppur
nate
,
se
i
loro
Autori
avessero
potuto
esaminare
le
geminazioni
coi
proprii
occhi
.
Che
se
alcuno
di
questi
,
ragionando
ad
hominem
,
mi
domandasse
:
sapete
voi
immaginar
qualche
cosa
di
meglio
?
risponderei
candidamente
di
no
.
Più
facile
sarebbe
il
compito
,
se
volessimo
introdurre
forze
appartenenti
alla
natura
organica
.
Qui
è
immenso
il
campo
delle
supposizioni
plausibili
,
potendosi
immaginare
infinite
combinazioni
capaci
di
soddisfare
alle
apparenze
,
anche
con
piccoli
e
semplici
mezzi
.
Vicende
di
vegetazione
su
vaste
aree
e
generazioni
d
'
animali
anche
minimi
in
enorme
moltitudine
potrebbero
benissimo
rendersi
visibili
a
tanta
distanza
.
A
quel
modo
che
un
osservatore
posto
nella
Luna
potrebbe
avvedersi
delle
epoche
,
in
cui
sulle
nostre
vaste
pianure
succede
l
'
aratura
dei
campi
,
il
nascere
e
la
messe
del
frumento
;
a
quel
modo
che
il
fiorir
dell
'
erba
nelle
vastissime
steppe
dell
'
Europa
e
dell
'
Asia
deve
rendersi
sensibile
anche
alla
distanza
di
Marte
per
una
varietà
di
colorazione
;
così
può
certamente
rendersi
visibile
a
noi
un
eguale
sistema
di
operazioni
che
si
produca
in
quegli
astri
.
Ma
come
difficilmente
i
Lunari
ed
i
Marziali
potrebbero
immaginare
le
vere
cause
di
tali
mutazioni
d
'
aspetto
senza
aver
prima
qualche
conoscenza
almeno
superficiale
della
natura
terrestre
:
così
anche
per
noi
,
che
tanto
poco
conosciamo
dello
stato
fisico
di
Marte
e
nulla
del
suo
mondo
organico
,
la
grande
libertà
di
supposizioni
possibili
rende
arbitrarie
tutte
le
spiegazioni
di
tal
genere
,
e
costituisce
il
più
grave
ostacolo
all
'
acquisto
di
nozioni
fondate
.
Tutto
quello
che
possiamo
sperare
è
,
che
col
tempo
si
diminuisca
gradatamente
l
'
indeterminazione
del
problema
,
dimostrando
,
se
non
quello
che
le
geminazioni
sono
,
almeno
quello
che
non
possono
essere
.
Dobbiamo
anche
confidare
un
poco
in
ciò
,
che
Galileo
chiamava
la
cortesia
della
Natura
,
in
grazia
della
quale
talvolta
da
parte
inaspettata
sorge
un
raggio
di
luce
ad
illuminare
argomenti
prima
creduti
inaccessibili
alle
nostre
speculazioni
;
di
che
un
bell
'
esempio
abbiamo
nella
chimica
celeste
.
Speriamo
adunque
,
e
studiamo
.
GIOVANNI
SCHIAPARELLI
.
G
.
SCHIAPPARELLI
LA
VITA
SUL
PIANETA
MARTE
Estratto
dal
fascicolo
N
.
°
11
Anno
IV
-
1895
della
Rivista
«
Natura
ed
Arte
»
Semel
in
anno
licet
insanire
Il
singolar
globo
di
Marte
,
che
sotto
più
riguardi
tanto
rassomiglia
al
nostro
,
e
nel
quale
sembrano
celarsi
così
interessanti
misteri
,
ogni
giorno
più
chiama
a
sè
l
'
attenzione
pubblica
,
e
sempre
più
è
fatto
oggetto
di
accurati
studi
e
di
ardite
speculazioni
.
Esso
non
è
intieramente
sconosciuto
ai
lettori
di
Natura
ed
Arte
,
i
quali
ricorderanno
senza
dubbio
la
descrizione
accompagnata
da
disegni
,
che
ne
fu
pubblicata
nei
due
fascicoli
di
febbraio
1893
.
Non
senza
ammirazione
essi
han
potuto
vedere
quelle
macchie
oscure
e
quelle
regioni
più
chiare
della
sua
superficie
,
che
si
considerano
come
rappresentanti
mari
e
continenti
;
le
misteriose
linee
,
dette
canali
,
or
semplici
or
doppie
,
che
lo
solcano
per
ogni
verso
in
forma
di
fitto
reticolato
;
le
vicissitudini
del
clima
nei
suoi
due
emisferi
;
e
specialmente
le
nevi
che
biancheggiano
intorno
ai
suoi
poli
,
e
con
alterna
vece
crescono
e
decrescono
secondo
le
stagioni
,
nè
più
nè
meno
di
quello
che
si
osserva
nelle
regioni
agghiacciate
che
occupano
le
zone
polari
del
nostro
globo
.
Nell
'
anno
decorso
1894
il
pianeta
essendosi
molto
avvicinato
alla
Terra
(
siccome
suol
fare
periodicamente
ad
intervalli
di
circa
26
mesi
)
,
si
trovò
a
buona
portata
dei
grandi
telescopi
astronomici
;
e
così
fu
possibile
di
fare
alcune
osservazioni
importanti
.
Durante
l
'
epoca
del
massimo
avvicinamento
(
che
fu
nei
mesi
di
settembre
e
di
ottobre
)
la
posizione
dell
'
asse
di
Marte
rispetto
al
sole
,
e
le
stagioni
dei
suoi
emisferi
furono
press
'
a
poco
quelle
che
han
luogo
per
la
Terra
ogni
anno
durante
il
mese
di
gennaio
.
Per
l
'
emisfero
boreale
di
Marte
era
appena
passato
il
solstizio
d
'
inverno
;
l
'
emisfero
australe
,
invece
,
che
si
trovava
principalmente
in
vista
,
era
nelle
condizioni
atmosferiche
che
noi
esperimentiamo
nel
mese
di
luglio
,
cioè
al
principio
e
al
colmo
della
state
.
Le
regioni
polari
australi
e
il
polo
antartico
del
pianeta
brillavano
nell
'
illuminazione
perpetua
;
e
sotto
la
sferza
incessante
del
sole
le
nevi
di
quel
polo
parvero
decrescere
a
colpo
d
'
occhio
.
Le
prime
osservazioni
si
fecero
in
Australia
alla
fine
di
maggio
col
gran
telescopio
dell
'
osservatorio
di
Melbourne
,
essendo
il
pianeta
ancora
a
grande
distanza
della
terra
.
Il
25
maggio
(
epoca
,
che
per
l
'
emisfero
australe
di
Marte
corrispondeva
press
'
a
poco
alla
metà
della
primavera
)
i
ghiacci
si
estendevano
tutt
'
intorno
al
polo
australe
fino
a
67°
di
latitudine
;
l
'
area
nevosa
formava
una
calotta
ben
terminata
e
simmetrica
di
2800
chilometri
di
diametro
.
A
partir
da
quel
punto
fino
alla
metà
d
'
agosto
,
per
lo
spazio
di
80
giorni
e
più
,
l
'
orlo
circolare
della
regione
nevata
andò
restringendosi
con
molta
regolarità
,
avvicinandosi
al
polo
in
ragione
di
13
chilometri
al
giorno
:
così
che
a
mezzo
agosto
il
diametro
delle
nevi
da
2800
chilometri
si
trovò
ridotto
a
600
.
Durante
questo
intervallo
,
e
precisamente
verso
la
fine
di
giugno
,
si
manifestò
nella
calotta
bianca
una
grande
spaccatura
,
che
ne
separava
un
segmento
di
considerabile
ampiezza
.
Quest
'
ultimo
scomparve
presto
,
e
non
restò
che
la
massa
principale
,
notabilmente
diminuita
.
Da
mezzo
agosto
alla
fine
di
settembre
la
diminuzione
delle
nevi
intieramente
si
arrestò
,
quantunque
appunto
in
quell
'
intervallo
avesse
luogo
il
solstizio
australe
del
pianeta
(
31
agosto
)
e
con
esso
la
massima
irradiazione
del
Sole
su
quelle
regioni
.
Il
24
di
settembre
l
'
area
circolare
nevosa
aveva
ancora
quasi
lo
stesso
diametro
di
600
chilometri
,
che
era
stato
misurato
il
13
di
agosto
.
La
causa
sconosciuta
,
che
produsse
questo
arresto
nel
ritirarsi
dei
ghiacci
,
parve
cessare
negli
ultimi
giorni
di
settembre
;
il
limite
delle
nevi
continuò
a
progredire
verso
il
polo
,
questa
volta
in
ragione
di
dieci
chilometri
al
giorno
;
e
non
fini
che
colla
distruzione
totale
delle
nevi
stesse
,
la
quale
da
diversi
osservatori
fu
assegnata
ad
epoche
alquanto
diverse
,
ma
si
può
stimare
che
avesse
luogo
intorno
al
23
ottobre
,
coll
'
incertezza
di
alcuni
giorni
in
più
od
in
meno
.
Così
rimase
il
polo
australe
di
Marte
affatto
nudo
di
ghiacci
fino
a
questo
giorno
in
cui
scrivo
(
4
aprile
1895
)
.
Nell
'
intervallo
si
videro
bensì
di
quando
in
quando
comparire
certe
macchie
bianche
in
molta
vicinanza
del
polo
;
nessuna
di
queste
però
è
stata
permanente
,
e
si
deve
credere
che
rappresentassero
nevicate
di
carattere
locale
e
transitorio
.
Quale
fortuna
sarebbe
pei
nostri
geografi
,
se
un
simile
scioglimento
completo
dei
ghiacci
si
producesse
anche
una
sola
volta
sopra
ciascuno
dei
due
poli
della
Terra
!
Da
che
si
è
incominciato
a
studiar
Marte
con
qualche
attenzione
,
è
questa
la
prima
volta
in
cui
è
accaduto
di
osservare
la
completa
dissoluzione
delle
sue
nevi
antartiche
.
Essa
si
può
stimare
avvenuta
circa
55
giorni
dopo
il
solstizio
australe
,
cioè
dopo
l
'
epoca
,
in
cui
la
massima
intensità
della
radiazione
solare
si
fece
sentire
in
quella
regione
.
Nel
1862
,
trovandosi
il
pianeta
in
una
stagione
identica
,
Lassell
vide
quelle
medesime
nevi
ancora
molto
estese
:
94
giorni
dopo
il
solstizio
australe
il
loro
diametro
non
era
minore
di
500
chilometri
.
Nell
'
anno
1880
io
le
vidi
ancora
a
Brera
144
giorni
dopo
il
solstizio
australe
.
Possiamo
argomentare
da
questo
,
che
in
Marte
,
come
sulla
Terra
,
il
corso
delle
stagioni
non
è
perfettamente
il
medesimo
in
tutti
gli
anni
,
e
che
si
danno
colà
,
come
presso
di
noi
,
estati
più
lunghe
o
più
calde
,
ed
altre
più
brevi
o
più
fresche
.
La
rapida
fusione
di
così
ingenti
quantità
di
neve
non
può
essere
senza
conseguenze
sulle
condizioni
idrografiche
del
pianeta
.
Sulla
terra
la
fusione
delle
nevi
artiche
ed
antartiche
non
può
essere
di
molta
conseguenza
,
prima
perchè
le
aree
ghiacciate
polari
sono
ambedue
circondate
dal
medesimo
mare
,
il
quale
,
se
cresce
di
livello
per
lo
sciogliersi
di
una
parte
delle
nevi
artiche
,
d
'
altrettanto
decresce
pel
contemporaneo
coagularsi
di
nuove
nevi
antartiche
.
Una
simil
compensazione
non
può
aver
luogo
su
Marte
in
modo
così
semplice
od
immediato
,
essendo
il
maggior
mare
,
che
circonda
il
polo
antartico
,
intieramente
separato
da
quegli
altri
mari
assai
minori
o
piuttosto
laghi
,
che
stanno
vicino
al
polo
artico
;
siccome
si
può
vedere
dando
uno
sguardo
alla
carta
di
Marte
qui
unita
(
)
.
L
'
equilibrio
nelle
masse
liquide
dei
due
emisferi
può
stabilirsi
soltanto
per
mezzo
di
deflusso
attraverso
ai
continenti
che
occupano
le
regioni
intermedie
;
e
questa
è
la
causa
per
cui
all
'
alternato
coagularsi
e
dissolversi
dello
nevi
intorno
ai
due
poli
sono
da
attribuire
in
gran
parte
le
mutazioni
che
si
osservano
nel
sistema
idraulico
del
pianeta
.
Mutazioni
,
che
ai
nostri
telescopi
son
rese
manifeste
dalla
modificata
estensione
dei
mari
,
e
dalla
varietà
d
'
aspetto
di
quelle
strisce
oscure
che
segnano
le
zone
d
'
inondazione
e
di
deflusso
;
le
quali
pertanto
non
senza
un
po
'
di
ragione
furon
chiamate
canali
,
quantunque
tal
nome
si
debba
intendere
in
senso
assai
largo
.
Piuttosto
che
veri
canali
della
forma
a
noi
più
familiare
,
dobbiamo
immaginarci
depressioni
del
suolo
non
molto
profonde
,
estese
in
direzione
rettilinea
per
migliaia
di
chilometri
,
sopra
larghezza
di
100
,
200
chilometri
od
anche
più
.
Io
ho
già
fatto
notare
altra
volta
,
che
,
mancando
sopra
Marte
le
pioggie
,
questi
canali
probabilmente
costituiscono
il
meccanismo
principale
,
con
cui
l
'
acqua
(
e
con
essa
la
vita
organica
)
può
diffondersi
sulla
superficie
asciutta
del
pianeta
.
Non
è
un
problema
privo
d
'
interesse
quello
di
rendersi
conto
del
modo
,
con
cui
può
avvenire
una
tale
diffusione
.
II
.
Sulla
terra
le
vicende
delle
stagioni
si
corrispondono
nei
due
emisferi
con
effetti
quasi
intieramente
simmetrici
nella
loro
alternativa
.
I
periodi
di
freddo
e
di
caldo
,
di
siccità
e
di
pioggia
si
producono
con
fasi
alternate
,
ma
analoghe
,
ad
intervalli
di
sei
mesi
,
sotto
paralleli
di
ugual
latitudine
ai
due
lati
dell
'
equatore
.
Le
diversità
di
clima
,
che
si
osservano
in
tal
caso
,
sono
di
carattere
puramente
locale
,
dovute
per
lo
più
a
condizioni
accidentali
di
natura
topografica
.
Qualche
piccola
differenza
nella
meteorologia
dei
due
emisferi
veramente
si
manifesta
a
chi
consideri
le
cose
con
molta
precisione
;
differenza
principalmente
derivata
da
ciò
,
che
nell
'
emisfero
australe
le
aree
continentali
sono
meno
estese
che
nell
'
emisfero
boreale
.
Ma
questo
fatto
,
quantunque
degno
di
studio
per
il
suo
carattere
generale
,
praticamente
è
di
poca
importanza
nella
considerazione
del
clima
di
una
data
regione
australe
o
boreale
della
Terra
.
In
Marte
le
cose
sembrano
proceder
molto
diversamente
.
Come
dimostra
uno
sguardo
dato
alla
carta
,
tutto
o
quasi
tutto
l
'
Oceano
è
concentrato
intorno
al
polo
australe
,
al
quale
per
conseguenza
,
e
alle
circostanti
regioni
deve
corrispondere
una
vasta
depressione
nel
suolo
solido
del
pianeta
.
Al
contrario
,
dall
'
esser
l
'
emisfero
boreale
quasi
tutto
occupato
da
un
gran
continente
non
interrotto
,
siamo
indotti
ragionevolmente
a
credere
,
che
da
quella
parte
si
abbian
le
regioni
più
elevate
,
e
che
più
alti
di
tutti
siano
i
paesi
circostanti
al
polo
nord
.
Questa
disposizione
di
cose
fa
si
,
che
lo
sciogliersi
delle
nevi
polari
può
avere
,
pel
clima
e
per
la
vita
organica
,
conseguenze
ben
diverse
,
secondo
che
si
tratta
delle
nevi
australi
o
delle
nevi
boreali
.
È
questo
un
punto
,
il
quale
merita
di
essere
esaminato
con
qualche
cura
.
Consideriamo
dapprima
la
calotta
dei
ghiacci
australi
,
che
tutta
si
forma
entro
all
'
Oceano
di
Marte
,
e
può
giungere
ad
occupare
di
questo
Oceano
una
parte
considerabile
,
forse
un
terzo
od
un
quarto
.
Lo
sciogliersi
progressivo
della
medesima
avrà
per
ultimo
risultato
un
innalzamento
del
livello
generale
di
tutto
l
'
Oceano
,
e
dei
mari
interni
minori
,
che
lo
circondano
come
appendici
.
Tale
elevazione
potrà
bastare
ad
inondare
tutte
le
parti
più
basse
dei
continenti
e
specialmente
quelle
che
all
'
Oceano
sono
più
vicine
.
In
tale
stagione
infatti
si
vedono
molto
più
marcati
ed
oscuri
,
non
solo
i
mani
interni
segnati
col
nome
di
Adriatico
,
Tirreno
,
Cimmerio
,
Sirenio
,
ecc
..
ma
anche
gli
stretti
più
o
meno
spaziosi
che
li
uniscono
all
'
Oceano
,
e
l
'
Oceano
stesso
.
I
golfi
,
onde
appare
frastagliato
il
continente
,
diventano
più
visibili
,
e
con
essi
anche
taluno
dei
grandi
canali
che
dall
'
Oceano
direttamente
si
spingono
entro
terra
,
per
esempio
la
Gran
Sirte
e
la
Nilosirte
,
che
da
essa
procede
.
Questa
maggior
espansione
dell
'
Oceano
però
non
arriva
nelle
parti
più
interne
dei
continenti
e
nelle
regioni
boreali
;
impedita
a
quanto
sembra
dalla
troppo
grande
elevazione
di
queste
.
L
'
effetto
dello
sciogliersi
delle
nevi
australi
è
dunque
di
far
uscire
il
mare
dai
suoi
confini
,
e
di
produrre
qua
e
là
parziali
inondazioni
del
medesimo
sopra
alcuni
lembi
del
continente
.
Ora
è
molto
dubbio
,
se
un
tal
fenomeno
possa
riuscire
di
molto
vantaggio
per
la
vita
organica
,
e
sopratutto
pei
supposti
abitatori
del
pianeta
.
Simili
usurpazioni
periodiche
del
mare
sul
continente
hanno
anche
luogo
presso
di
noi
in
conseguenza
del
flusso
e
del
riflusso
:
e
,
quantunque
siano
di
periodo
breve
e
si
facciano
su
piccolissima
scala
,
non
credo
si
possano
considerare
come
una
benedizione
pei
paesi
dove
si
producono
(
Olanda
,
Frisia
,
litorale
nord
-
ovest
della
Germania
)
:
vediamo
anzi
gli
abitanti
tentare
di
difendersene
con
immense
dighe
.
Per
Marte
molto
dipenderà
dalla
natura
chimica
delle
sostanze
disciolte
nell
'
Oceano
.
Se
,
per
esempio
,
quelle
acque
fossero
salate
come
quelle
dei
mari
terrestri
,
la
zona
delle
aree
invase
dal
mare
ad
ogni
ritorno
dell
'
estate
(
che
si
fa
su
Marte
a
periodi
di
23
mesi
circa
dei
nostri
)
potrebbe
servire
alla
formazione
di
vaste
saline
,
o
dar
luogo
a
vegetazioni
di
carattere
speciale
.
In
nessun
caso
potrebbero
quelle
acquo
supplire
alla
coltivazione
delle
aree
continentali
,
ed
ai
bisogni
dell
'
agricoltura
quale
noi
l
'
intendiamo
.
Ben
diverso
è
lo
stato
di
cose
che
ci
si
presenta
allo
sciogliersi
delle
nevi
boreali
.
Essendo
queste
collocate
nel
centro
del
continente
,
le
masse
liquide
prodotte
dalla
liquefazione
si
diffondono
sulla
circonferenza
della
regione
nevata
,
convertendo
in
mare
temporaneo
una
larga
zona
del
terreno
circostante
;
e
,
correndo
verso
le
regioni
più
basse
,
producono
una
gigantesca
inondazione
molto
bene
osservabile
ai
nostri
telescopi
.
Tale
inondazione
si
estende
per
molte
e
grosse
ramificazioni
sopra
terre
prima
asciutte
,
formando
presso
il
polo
nord
laghi
molto
estesi
,
che
la
carta
nostra
designa
sotto
i
nomi
di
Mare
Acidalio
e
di
Lago
Iperboreo
.
Da
tal
regione
inondata
si
diramano
grosse
strisce
oscure
,
rappresentanti
al
nostro
sguardo
altrettante
larghe
correnti
,
per
le
quali
le
nevi
liquefatte
ritornano
,
o
tendono
almeno
a
ritornare
verso
la
loro
sede
naturale
che
sta
nell
'
altro
emisfero
,
cioè
verso
le
bassure
australi
occupate
dall
'
Oceano
.
Riflettiamo
ora
,
che
la
neve
è
il
prodotto
di
una
distillazione
atmosferica
,
nella
quale
l
'
acqua
si
riduce
alla
purezza
quasi
completa
.
Se
ciò
non
fosse
,
l
'
evaporazione
dei
nostri
mari
condurrebbe
alla
formazione
di
pioggie
d
'
acqua
salata
,
e
di
nevi
salate
;
dove
tutti
sanno
,
che
l
'
acqua
piovana
caduta
a
traverso
di
una
atmosfera
non
inquinata
è
acqua
quasi
assolutamente
pura
,
come
assolutamente
pura
o
quasi
è
l
'
acqua
delle
nostre
nevi
.
Adunque
la
grande
inondazione
boreale
di
Marte
,
risultando
dallo
scioglimento
di
nevi
cadute
in
terreno
prima
asciutto
,
e
non
essendo
mescolata
alle
acque
di
un
Oceano
,
sarà
libera
da
quei
sali
e
da
quelle
mescolanze
,
da
cui
non
si
può
dubitare
che
sia
inquinato
l
'
Oceano
australe
del
pianeta
.
Ne
possiamo
concludere
,
che
se
nelle
parti
asciutte
o
continentali
della
superficie
di
Marte
vi
è
vita
organica
,
gli
è
esclusivamente
o
quasi
esclusivamente
allo
sciogliersi
delle
nevi
boreali
che
deve
la
sua
esistenza
:
gli
è
dalla
giusta
e
opportuna
ripartizione
delle
acque
venenti
dal
polo
nord
,
che
dipende
il
suo
progresso
e
il
suo
sviluppo
.
E
se
in
Marte
esiste
una
popolazione
di
esseri
ragionevoli
capace
di
vincere
la
Natura
e
di
costringerla
a
servire
ai
propri
intenti
,
la
regolata
distribuzione
di
quelle
acque
sopra
le
regioni
atte
a
coltura
deve
costituire
il
problema
principale
e
la
continua
preoccupazione
degli
ingegneri
e
degli
statisti
.
III
.
Fino
a
questo
punto
abbiam
potuto
arrivare
,
combinando
il
risultato
delle
osservazioni
telescopiche
con
probabili
deduzioni
tratte
da
principi
conosciuti
della
Fisica
,
e
da
plausibili
analogie
.
Concediamo
ora
alla
fantasia
un
più
libero
volo
;
sempre
appoggiati
,
per
quanto
è
concesso
,
al
fondamento
sicuro
dell
'
osservazione
e
del
ragionamento
,
tentiamo
di
renderci
conto
del
modo
,
con
cui
sarebbe
possibile
in
Marte
l
'
esistenza
e
lo
sviluppo
di
una
popolazione
d
'
esseri
intelligenti
,
dotati
di
qualità
e
soggetti
a
necessità
non
troppo
diverse
dalle
nostre
:
e
sotto
quali
condizioni
si
potrebbe
ammettere
,
che
i
fenomeni
dei
così
detti
canali
e
delle
loro
geminazioni
possano
rappresentare
il
lavoro
di
una
simil
popolazione
.
Ciò
che
diremo
non
avrà
il
valore
di
un
risultato
scientifico
,
ed
anzi
confinerà
in
parte
col
romanzo
.
Ma
le
probabilità
a
cui
per
tal
modo
arriveremo
non
saranno
minori
che
per
tanti
altri
romanzi
più
audaci
e
meno
innocui
,
che
sotto
il
sacro
nome
di
scienza
si
stampano
nei
libri
e
si
predicano
nelle
assemblee
e
nelle
Università
.
Comparando
il
globo
della
Terra
con
quello
di
Marte
sotto
il
rispetto
della
loro
costituzione
meteorologica
ed
idrografica
,
subito
ci
appare
manifesto
,
dalle
cose
dette
di
sopra
,
quanto
il
primo
dei
due
sia
meglio
disposto
per
accogliere
la
vita
organica
e
per
favorirne
lo
sviluppo
nelle
sue
forme
superiori
.
Ai
fortunati
terricoli
l
'
acqua
fecondatrice
è
distribuita
gratuitamente
dalla
periodica
e
regolare
operazione
del
gran
meccanismo
atmosferico
.
Piove
sui
nostri
campi
senza
alcun
nostro
merito
:
per
noi
,
senza
alcuna
nostra
fatica
si
condensa
sulle
montagne
il
liquido
prezioso
,
che
per
mezzo
dei
ruscelli
e
dei
fiumi
può
in
molti
modi
esser
rivolto
a
nostro
vantaggio
,
coll
'
irrigazione
,
colla
navigazione
interna
,
colle
macchine
idrauliche
:
e
senza
di
questo
dono
,
che
sarebbe
il
genere
umano
?
Assai
più
dure
condizioni
di
esistenza
ha
fatto
la
Natura
ai
poveri
Marziali
.
Dove
rare
sono
le
nuvole
e
mille
le
pioggie
,
ivi
mancano
certamente
le
fonti
ed
i
corsi
d
'
acqua
(
)
.
Tutto
per
loro
sembra
dipendere
,
come
già
si
è
accennato
,
dalla
grande
inondazione
prodotta
nello
sciogliersi
delle
nevi
polari
boreali
.
La
loro
conservazione
o
la
loro
prosperità
richiede
ad
ogni
costo
,
che
siano
arrestate
nella
maggior
quantità
possibile
,
e
trattenute
per
tutto
il
tempo
necessario
quelle
acque
,
prima
che
vadano
a
perdersi
nel
mare
australe
;
che
se
ne
approfitti
nel
modo
più
efficace
alla
coltura
di
aree
abbastanza
vaste
per
assicurare
durante
un
intero
anno
Marziale
(
23
mesi
nostri
)
l
'
esistenza
di
tutto
ciò
che
vive
sul
pianeta
.
Problema
forse
non
tanto
facile
e
non
tanto
semplice
!
perchè
la
somma
di
acqua
disponibile
è
al
più
quella
che
hanno
formato
le
nevi
boreali
d
'
una
sola
invernata
;
quantità
certamente
assai
grande
,
la
quale
però
,
ripartita
sopra
tutti
i
continenti
,
potrebbe
presto
diventare
insufficiente
,
anche
non
tenendo
conto
delle
perdite
inevitabili
per
evaporazione
,
filtrazione
,
errori
di
distribuzione
,
ecc
.
Bastan
questi
riflessi
a
persuaderci
,
che
le
molte
strisce
oscure
,
onde
il
pianeta
è
solcato
per
ogni
verso
,
larghe
talvolta
quanto
il
Mar
Adriatico
od
il
Mar
Rosso
e
quasi
sempre
assai
più
lunghe
,
non
possono
,
malgrado
il
nome
da
noi
loro
assegnato
di
canali
,
rappresentare
nella
loro
vera
larghezza
arterie
di
deflusso
delle
acque
boreali
.
Se
tali
fossero
,
basterebbero
a
dar
passo
in
poche
ore
a
tutta
quanta
la
grande
inondazione
.
Non
solo
le
acque
non
potrebbero
esser
impiegate
a
colture
che
richiedessero
la
durata
di
alcuni
mesi
,
ma
giungerebbero
al
mare
e
vi
si
perderebbero
prima
che
un
vantaggio
qualunque
se
ne
potesse
trarre
.
Certo
per
le
vie
segnate
da
quelle
strisce
ha
luogo
un
deflusso
,
ma
non
tutte
intiere
quelle
strisce
servono
al
deflusso
.
La
loro
larghezza
è
per
tale
scopo
eccessiva
,
nè
a
questo
scopo
corrisponde
bene
il
loro
variabile
aspetto
,
e
la
loro
geminazione
.
Ciò
che
noi
vediamo
là
,
o
che
finora
abbiam
chiamati
canali
,
non
sono
larghissimi
corsi
d
'
acqua
,
come
da
alcuno
fu
creduto
.
L
'
ipotesi
più
plausibile
è
quella
di
considerarle
come
zone
di
vegetazione
,
estese
a
destra
e
a
sinistra
dei
veri
canali
,
i
quali
esistono
sì
lungo
le
medesime
linee
,
ma
non
sono
abbastanza
larghi
da
poter
esser
veduti
dalla
Terra
(
)
.
Queste
zone
di
vegetazione
facilmente
si
distaccano
sulle
circostanti
regioni
del
pianeta
per
un
colore
più
cupo
,
dovuto
,
com
'
è
da
credere
,
al
fatto
stesso
dell
'
inaffiatura
(
si
sa
che
il
terreno
bagnato
è
di
color
più
oscuro
che
l
'
asciutto
e
disseccato
dal
sole
)
e
anche
in
parte
senza
dubbio
alla
presenza
stessa
della
vegetazione
;
mentre
per
le
aree
aride
e
condannate
a
perpetua
sterilità
rimane
invariato
il
color
giallo
uniforme
che
predomina
su
tutti
i
continenti
.
Questo
colore
dobbiamo
d
'
or
innanzi
considerare
come
rappresentante
il
deserto
puro
ed
assoluto
;
e
pur
troppo
si
può
far
stima
,
che
i
nove
decimi
della
superficie
continentale
di
Marte
ad
esso
appartengano
.
Proseguendo
nelle
nostre
deduzioni
arriveremo
a
comprendere
senza
difficoltà
,
che
,
regnando
in
Marte
il
potere
della
gravità
,
quantunque
in
misura
assai
minore
che
sulla
Terra
(
)
,
i
liquidi
diffusi
alla
superficie
del
pianeta
tenderanno
a
scendere
ai
luoghi
più
bassi
;
e
che
le
zone
oscure
destinate
alla
vegetazione
saranno
più
basse
delle
aree
luminose
circostanti
,
in
cui
l
'
acqua
non
può
penetrare
.
Quello
pertanto
che
a
noi
appare
sotto
aspetto
di
striscia
oscura
,
e
che
da
tutti
finora
si
è
chiamato
canale
,
sarà
un
grande
avvallamento
della
superficie
,
esteso
secondo
la
linea
retta
o
secondo
il
circolo
massimo
,
sopra
larghezze
e
lunghezze
comparabili
a
quelle
del
Mar
Rosso
.
D
'
or
innanzi
daremo
ad
esso
il
nome
più
proprio
di
valle
.
La
larghezza
di
una
tal
valle
è
in
tutti
i
casi
presso
che
uniforme
,
e
tale
dobbiamo
credere
ne
sia
pure
la
profondità
,
che
diverse
ragioni
c
'
inducono
a
credere
molto
piccola
,
e
certamente
poi
molte
volte
minore
della
larghezza
.
L
'
osservazione
ci
accerta
che
una
tal
valle
fa
sempre
capo
co
'
suoi
estremi
o
ad
un
mare
,
o
ad
un
lago
,
o
ad
un
'
altra
valle
consimile
.
E
poichè
il
color
oscuro
,
effetto
della
vegetazione
e
dell
'
irrigazione
,
ne
occupa
tutta
l
'
apparente
larghezza
,
dobbiamo
ritenere
,
che
i
due
pendii
laterali
siano
accessibili
alle
acque
tanto
bene
quanto
il
fondo
.
Quale
poi
sia
stata
l
'
origine
di
tali
valli
così
numerose
ed
intrecciate
,
come
si
vede
sulla
carta
,
non
è
ora
opportuno
discutere
;
però
l
'
enorme
loro
larghezza
non
ci
dà
confidenza
di
soscrivere
all
'
opinione
di
coloro
,
che
le
credono
prodotto
di
uno
scavo
artificiale
.
La
mente
nostra
non
è
avvezza
a
concepire
tali
grandiose
opere
come
effetto
di
potenze
comparabili
a
quella
dell
'
uomo
.
Quando
però
dalla
considerazione
generale
di
questi
fatti
si
scende
allo
studio
minuto
dei
loro
particolari
,
e
sopratutto
si
ferma
l
'
attenzione
sopra
le
misteriose
geminazioni
e
sulla
straordinaria
regolarità
di
forma
ch
'
esse
presentano
,
l
'
idea
che
qualche
parte
almeno
secondaria
vi
possa
avere
una
razza
di
esseri
intelligenti
non
può
esser
considerata
come
intieramente
assurda
.
Anzi
,
al
punto
in
cui
siamo
giunti
,
e
data
la
verità
delle
cose
sin
qui
esposte
,
tale
supposizione
perde
quel
carattere
d
'
audacia
che
ci
spaventava
da
principio
,
e
diventa
quasi
una
conseguenza
necessaria
.
Poniamo
infatti
per
un
momento
,
che
lassù
tutto
si
faccia
per
conseguenza
cieca
di
leggi
fisiche
,
senza
intervento
alcuno
di
mente
direttiva
.
Le
nevi
del
polo
boreale
,
a
misura
che
saranno
disciolte
,
correranno
all
'
Oceano
seguendo
le
ampie
valli
,
che
loro
offrono
la
strada
più
facile
.
Se
il
fondo
delle
valli
è
concavo
(
come
nella
maggior
parte
delle
nostre
)
,
l
'
acqua
vi
si
riunirà
in
una
corrente
di
larghezza
molto
limitata
,
e
non
potrà
occupare
i
pendii
laterali
,
nè
produrre
sopra
di
essi
l
'
innaffiamento
e
le
vegetazioni
che
soli
possono
renderli
a
noi
visibili
.
Il
corso
d
'
acqua
o
canale
esisterà
,
ma
difficilmente
prenderà
tale
ampiezza.da
rendersi
sensibile
al
telescopio
.
Insomma
noi
non
ne
vedremmo
nulla
.
Perchè
l
'
acqua
e
la
vegetazione
potessero
espandersi
sopra
larghezze
di
100
e
200
chilometri
,
bisognerebbe
che
il
fondo
della
valle
fosse
piano
e
quasi
assolutamente
uniforme
.
Avremo
allora
qualche
cosa
di
simile
ad
un
vasto
impaludamento
,
nel
quale
potrebbero
ottimamente
svolgersi
una
flora
ed
una
fauna
somiglianti
a
quelle
della
nostra
epoca
carbonifera
.
Con
tali
ipotesi
è
possibile
renderci
conto
delle
strisce
oscure
semplici
;
rimane
però
inesplicato
il
fenomeno
della
loro
temporanea
geminazione
.
Non
si
riesce
a
comprendere
perchè
in
una
medesima
valle
l
'
innaffiamento
e
la
vegetazione
si
faccian
talvolta
sopra
una
linea
unica
,
tal
'
altra
invece
si
dividano
sopra
due
linee
parallele
di
larghezza
e
d
'
intervallo
non
sempre
eguale
in
ogni
tempo
,
tra
le
quali
resta
uno
spazio
infecondo
o
almeno
non
irrigato
.
Qui
la
supposizione
di
un
intervento
intelligente
è
più
che
mai
indicata
.
E
il
modo
di
questo
intervento
dev
'
esser
determinato
dalle
condizioni
particolari
fatte
dalla
natura
ai
supposti
abitatori
del
pianeta
.
Ora
prego
il
lettore
di
considerare
l
'
annessa
figura
,
nella
quale
si
è
inteso
di
rappresentare
il
taglio
o
sezione
traversale
di
una
delle
larghe
valli
di
Marte
.
In
A
A
sono
le
sponde
della
valle
,
in
B
il
suo
fondo
.
Se
al
giungere
delle
inondazioni
s
'
immettesse
l
'
acqua
nella
valle
senza
altro
apparato
,
essa
si
raccoglierebbe
tutta
al
fondo
sotto
forma
di
un
gran
fiume
in
quantità
probabilmente
eccessiva
,
mentre
i
pendii
laterali
rimarrebbero
asciutti
.
Per
dare
a
tutta
la
valle
la
irrigazione
necessaria
così
in
quantità
come
in
durata
,
i
nostri
ingegneri
avrebbero
scavato
(
e
così
dobbiam
supporre
abbiano
fatto
anche
gl
'
ingegneri
di
Marte
)
a
diverse
altezze
sui
due
pendii
una
serie
di
canali
paralleli
fra
loro
e
paralleli
alle
sponde
della
valle
;
canali
di
dimensioni
comparabili
alla
nostra
Muzza
,
al
Canale
Cavour
,
al
gran
Canale
del
Gange
(
)
.
Simili
canali
,
di
cui
non
è
necessario
qui
precisare
il
numero
,
sono
rappresentati
sulla
figura
dallo
incavature
segnate
colle
lettere
m
,
n
,
p
...
Fra
due
canali
contigui
il
terreno
segue
il
pendio
naturale
verso
l
'
asse
della
valle
,
in
modo
che
l
'
acqua
da
un
canale
più
alto
(
come
quello
segnato
m
)
possa
arrivare
a
quello
che
gli
sta
sotto
(
come
quello
segnato
n
)
espandendosi
gradatamente
su
tutta
la
zona
coltivata
intermedia
m
n
.
I
due
canali
più
bassi
serviranno
ad
irrigare
la
zona
più
bassa
di
coltivazione
,
che
occupa
il
fondo
della
valle
.
All
'
estremità
boreale
di
questa
stanno
i
robusti
argini
,
che
trattengono
entro
i
dovuti
limiti
,
e
fino
al
tempo
opportuno
,
le
acque
della
grande
inondazione
;
ivi
si
chiudono
e
si
aprono
le
porte
d
'
afflusso
:
mentre
per
l
'
estremità
australe
e
più
bassa
accadrà
l
'
uscita
delle
acque
residue
,
che
vanno
a
raccogliersi
nell
'
Oceano
australe
.
Già
si
è
accennato
,
che
la
copia
d
'
acque
provenienti
dalle
nevi
di
una
sola
invernata
sembra
piuttosto
inferiore
che
superiore
ai
bisogni
dell
'
irrigazione
;
la
poca
area
delle
superficie
coltivate
in
confronto
colle
deserte
favorisce
questa
conclusione
.
L
'
apertura
dei
canali
e
l
'
immissione
delle
acque
nelle
campagne
di
una
data
valle
non
si
potranno
quindi
fare
a
caso
,
ma
dovranno
succedersi
con
certa
regola
,
onde
tutte
le
zone
,
anche
le
più
alte
,
possano
ricevere
il
fluido
benefico
e
conservarlo
per
tanto
tempo
,
quanto
ne
richiede
il
ciclo
vegetativo
delle
colture
adottate
.
Male
si
provvederebbe
a
questo
,
se
,
per
esempio
,
prima
che
la
grande
inondazione
sia
giunta
al
colmo
,
si
cominciasse
a
consumar
l
'
acqua
per
uso
delle
zone
più
basse
:
perchè
in
tal
modo
potrebbe
avvenire
che
l
'
inondazione
non
raggiungesse
il
livello
necessario
per
irrigare
le
zone
più
alte
.
Queste
ultime
pertanto
dovranno
avere
la
precedenza
in
ogni
caso
.
Così
stando
dunque
disposte
le
cose
;
essendo
giunta
l
'
estate
dell
'
emisfero
Nord
,
e
la
grande
inondazione
boreale
essendo
arrivata
alla
massima
altezza
;
il
Gran
Prefetto
dell
'
Agricoltura
ordina
che
si
apran
le
chiuse
più
alte
,
e
che
sia
immessa
l
'
acqua
nei
due
canali
più
elevati
a
destra
e
a
sinistra
della
valle
(
segnati
colle
lettere
m
m
'
nella
figura
qui
sopra
)
.
L
'
irrigazione
si
estenderà
sopra
le
due
zone
laterali
più
alte
(
cioè
mn
m
'
n
'
)
;
la
superficie
della
valle
cambierà
colore
in
queste
due
zone
,
l
'
abitante
della
Terra
vedrà
due
strisce
parallele
colorate
,
cioè
una
geminazione
.
Trascorso
il
tempo
sufficiente
per
assicurare
il
completo
ciclo
vegetativo
in
quelle
due
prime
zone
,
e
la
grande
inondazione
boreale
essendo
già
in
sul
decrescere
,
si
aprono
le
chiuse
conducenti
a
due
canali
più
bassi
n
n
'
,
i
quali
frattanto
avranno
ricevuto
anche
i
residui
delle
due
zone
già
irrigate
.
Così
sarà
aperta
alle
acque
la
via
per
fecondare
due
altre
zone
fra
loro
parallele
,
np
n
'
p
'
le
quali
a
loro
volta
diventeranno
visibili
all
'
osservatore
terrestre
.
A
quest
'
ultimo
la
geminazione
sembrerà
or
composta
di
due
linee
più
larghe
,
l
'
una
proveniente
dall
'
insieme
delle
due
zone
irrigate
di
destra
,
l
'
altra
dall
'
insieme
delle
due
zone
irrigate
di
sinistra
.
Ma
col
cessare
della
vegetazione
nelle
zone
più
alte
,
mn
m
'
n
'
,
queste
riprenderanno
il
loro
colore
primitivo
,
e
cesseranno
d
'
esser
visibili
;
onde
a
un
dato
momento
nel
telescopio
non
si
vedranno
che
le
sole
zone
np
n
'
p
'
più
interne
;
la
geminazione
sarà
di
nuovo
composta
di
due
linee
sottili
,
ma
l
'
intervallo
fra
queste
sarà
minore
di
quanto
fosse
in
principio
,
quando
erano
irrigate
le
sole
zone
mn
m
'
n
'
.
Così
di
grado
in
grado
,
abbassandosi
le
acque
della
grande
inondazione
,
si
passerà
ad
irrigare
zone
sempre
più
basse
;
da
ultimo
,
esaurite
ormai
quelle
acque
,
se
ne
profitterà
per
immetterle
nella
zona
che
forma
il
fondo
della
valle
,
cioè
nell
'
intervallo
rappresentato
con
pp
'
.
Allo
spettatore
terrestre
apparirà
una
striscia
sola
;
la
geminazione
avrà
cessato
di
esistere
.
E
quando
il
ciclo
vegetativo
sarà
compiuto
su
tutte
le
zone
della
valle
,
allora
soltanto
si
potranno
aprire
le
porte
inferiori
per
lasciare
l
'
uscita
alle
acque
residue
,
non
senza
prima
aver
riempito
i
vasti
serbatoi
necessari
all
'
uso
quotidiano
di
quegli
abitanti
,
e
alla
coltura
dei
giardini
durante
l
'
intervallo
della
lunga
siccità
.
Dell
'
irrigazione
avvenuta
non
rimarrà
che
qualche
traccia
accidentale
,
il
terreno
ritornerà
arido
,
e
l
'
osservatore
terrestre
o
non
vedrà
più
affatto
la
valle
,
o
appena
ne
discernerà
qualche
lieve
indizio
.
Questo
piano
d
'
operazioni
,
che
io
ho
descritto
qui
per
fissare
le
idee
su
di
un
caso
concreto
,
non
sarà
probabilmente
il
solo
ad
esser
praticato
.
Non
è
necessario
che
l
'
ordine
d
'
irrigazione
delle
successive
zone
sia
sempre
ed
ovunque
così
completo
e
così
regolare
.
Se
,
per
esempio
per
le
colture
di
Marte
fosse
necessaria
la
pratica
del
maggese
,
qualche
zona
dovrebbe
esser
lasciata
senza
irrigazione
.
A
norma
poi
delle
diverse
specie
di
coltura
dovendo
l
'
irrigazione
esser
più
lunga
o
più
breve
,
non
si
avrà
sempre
la
completa
simmetria
sui
due
pendii
della
valle
;
ma
potrà
tale
irrigazione
esser
più
estesa
e
più
durevole
or
da
una
parte
or
dall
'
altra
,
od
anche
da
una
parte
mancar
totalmente
.
E
sul
fondo
della
valle
,
che
sarebbe
il
luogo
più
opportuno
per
boschi
,
si
cercherebbe
di
mantenere
l
'
umidità
per
il
tempo
più
lungo
che
sia
possibile
.
Così
potrebbe
anche
nascere
una
zona
permanente
di
vegetazione
,
sempre
più
o
meno
osservabile
dai
telescopi
terrestri
.
In
tal
modo
senza
supporre
cose
miracolose
e
senza
vagare
all
'
impazzata
nei
campi
dell
'
ignoto
,
con
sobrio
uso
d
'
analogie
e
con
plausibili
deduzioni
,
possiamo
spiegarci
non
solo
la
varia
lunghezza
e
il
vario
aspetto
sotto
cui
ci
appaiono
i
così
detti
canali
,
cioè
le
valli
coltivate
di
Marte
;
ma
ancora
dalle
necessità
pratiche
della
vita
degl
'
ipotetici
suoi
abitanti
possiamo
dedurre
e
l
'
esistenza
delle
geminazioni
,
e
la
varia
larghezza
delle
linee
che
le
compongono
,
le
mutazioni
del
loro
intervallo
.
E
si
riesce
a
comprendere
perchè
le
strisce
,
dette
canali
,
qualche
volta
sembrano
portarsi
più
verso
destra
,
e
qualche
altra
volta
più
verso
sinistra
,
sempre
conservando
il
medesimo
orientamento
.
Ammesse
le
linee
principali
del
nostro
quadro
,
non
sarà
difficile
il
compierlo
nei
particolari
,
e
disegnare
coll
'
immaginazione
i
grandiosi
argini
necessari
per
contenere
nei
giusti
limiti
l
'
inondazione
boreale
;
i
laghi
o
serbatoi
secondari
di
distribuzione
,
necessari
per
dare
le
acque
a
quelle
valli
,
che
non
fanno
capo
direttamente
a
quella
inondazione
;
le
opere
occorrenti
per
regolare
la
distribuzione
secondo
il
tempo
e
secondo
il
luogo
;
i
canali
di
primo
,
secondo
,
terzo
...
ordine
destinati
a
condurre
le
acque
su
tutto
il
terreno
irrigabile
;
i
numerosi
opifici
,
a
cui
le
acque
potranno
dar
moto
nel
loro
scendere
dai
ciglioni
laterali
della
valle
al
fondo
della
medesima
.
Marte
dev
'
esser
certamente
il
paradiso
degli
idraulici
!
E
passando
ad
un
ordine
più
elevato
d
'
idee
,
interessante
sarà
ricercare
qual
forma
d
'
ordinamento
sociale
sia
più
conveniente
ad
un
tale
stato
di
cose
,
quale
abbiamo
descritto
;
se
l
'
intreccio
,
anzi
la
comunità
d
'
interessi
,
onde
son
fra
loro
inevitabilmente
legati
gli
abitanti
d
'
ogni
valle
,
non
rendano
qui
assai
più
pratica
e
più
opportuna
,
che
sulla
Terra
non
sia
,
l
'
istituzione
del
socialismo
collettivo
,
formando
di
ciascuna
valle
e
dei
suoi
abitanti
qualche
cosa
di
simile
ad
un
colossale
falanstero
,
per
cui
Marte
potrebbe
diventare
anche
il
paradiso
dei
socialisti
.
Bello
altresì
sarà
indagare
,
se
sia
meglio
ordinar
politicamente
il
pianeta
in
una
gran
federazione
,
di
cui
ogni
valle
costituisca
uno
stato
indipendente
,
oppure
se
forse
,
a
reggere
quel
grande
organismo
idraulico
da
cui
dipende
la
vita
di
tutti
,
e
a
conciliare
le
diverse
necessità
delle
diverse
valli
,
non
sia
forse
più
opportuna
la
monarchia
universale
di
Dante
.
Ed
ancora
si
potrà
discutere
,
a
quale
rigorosa
logica
dovrà
essere
subordinata
la
legislazione
destinata
a
regolare
un
così
grandioso
,
vario
e
complicato
complesso
d
'
affari
:
quali
progressi
debbano
aver
fatto
colà
la
Matematica
,
la
Meteorologia
,
la
Fisica
,
l
'
Idraulica
e
l
'
arte
delle
costruzioni
,
per
arrivare
alla
soluzione
dei
problemi
estremamente
difficili
e
varii
,
che
si
presentano
ad
ogni
tratto
.
Qual
singolare
disciplina
,
concordia
,
osservanza
dello
leggi
e
dei
diritti
altrui
debba
regnare
sopra
un
pianeta
,
dove
la
salute
di
ciascuno
è
così
intimamente
legata
alla
salute
di
tutti
;
dove
son
certamente
sconosciuti
i
dissidii
internazionali
e
le
guerre
:
dove
quella
somma
ingente
di
studio
e
di
lavoro
e
di
mezzi
,
che
i
pazzi
abitanti
d
'
un
altro
globo
vicino
consumano
nel
nuocersi
reciprocamente
,
è
tutta
rivolta
a
combattere
il
comune
nemico
,
cioè
le
difficoltà
che
l
'
avara
Natura
oppone
ad
ogni
passo
.
Di
tutto
questo
,
o
caro
lettore
,
lascio
a
te
l
'
ulteriore
considerazione
.
Io
scendo
dall
'
Ippogrifo
;
tu
,
se
ti
aggrada
,
puoi
continuare
la
volata
.
Messo
t
'
ho
innanzi
,
omai
per
te
ti
ciba
.
G
.
SCHIAPARELLI
.
GIOVANNI
V
.
SCHIAPARELLI
IL
PIANETA
MARTE
Estratto
dalla
rivista
Natura
ed
Arte
,
Anno
XIX
,
n
°
1,1°
dicembre
1909
Come
suol
fare
a
periodi
alternati
ora
di
15
anni
,
ora
di
17
anni
,
il
pianeta
Marte
nell
'
autunno
scorso
passò
ad
una
delle
sue
minori
distanze
da
noi
,
avvicinandosi
alla
Terra
fino
a
47
milioni
di
chilometri
,
ed
apparve
luminoso
e
magnifico
più
che
mai
non
sia
stato
dal
1877
a
questa
parto
.
A
quella
distanza
,
il
globo
di
Marte
,
di
cui
il
diametro
arriva
a
circa
7600
chilometri
,
sottendeva
nell
'
occhio
dell
'
osservatore
terrestre
un
angolo
di
25
"
.
Sopra
un
tal
globo
ed
a
tale
distanza
si
possono
discernere
,
con
telescopi
di
sufficiente
potenza
,
le
configurazioni
topografiche
del
pianeta
con
un
grado
di
minutezza
e
di
precisione
di
cui
si
può
avere
un
'
idea
dai
qui
annessi
disegni
.
E
reciprocamente
,
ad
uno
spettatore
collocato
in
Marte
non
riuscirebbe
troppo
difficile
distinguere
sulla
Terra
particolarità
del
medesimo
ordine
di
grandezza
.
L
'
esperienza
dimostra
,
che
con
un
istrumento
di
dimensioni
affatto
comuni
,
munito
di
una
lente
obbiettiva
di
20
centimetri
di
diametro
,
una
macchia
luminosa
su
fondo
oscuro
(
od
oscura
su
fondo
luminoso
)
si
può
distinguere
senza
troppa
difficoltà
in
Marte
alla
sopradetta
distanza
di
47
milioni
di
chilometri
,
quando
ad
un
discreto
contrasto
di
colore
essa
congiunga
un
diametro
reale
uguale
a
1/50
del
diametro
del
pianeta
,
cioè
a
153
chilometri
.
Epperciò
,
usando
sufficiente
diligenza
,
si
potranno
scoprire
in
Marte
,
con
un
obbiettivo
della
detta
dimensione
,
tutte
le
isole
non
minori
della
Sicilia
e
tutti
i
laghi
non
minori
del
Ladoga
,
isole
come
l
'
Islanda
e
Ceylan
;
laghi
come
quello
di
Aral
ed
il
Victoria
Nyanza
devono
esser
molto
cospicui
.
Similmente
una
striscia
luminosa
su
fondo
più
oscuro
,
secondo
le
fatte
esperienze
,
dovrebbe
essere
ancora
visibile
quando
la
sua
larghezza
non
fosso
minore
di
1/100
del
diametro
di
Marte
,
cioè
di
80
chilometri
o
giù
di
lì
.
Quindi
lingue
di
Terra
od
isole
oblunghe
come
la
Jutlandia
e
Cuba
e
l
'
istmo
centrale
Americano
;
stretti
di
mare
e
laghi
oblunghi
come
il
Tanganyika
,
il
Nyassa
od
il
Mar
Vermiglio
di
California
dovrebbero
esser
visibili
da
un
ipotetico
abitante
di
Marte
,
che
vi
ponesse
molta
attenzione
.
Facilissimi
dovrebbero
essere
per
lui
oggetti
come
l
'
Italia
,
l
'
Adriatico
,
il
Mar
Rosso
,
Sumatra
e
Nippon
.
Tali
sono
press
'
a
poco
i
limiti
a
cui
può
arrivare
la
visione
dei
particolari
di
Marte
esaminato
con
una
lente
obbiettiva
di
20
centimetri
in
quelle
occasioni
,
in
cui
si
trova
alla
minor
possibile
sua
distanza
da
noi
.
Negli
ultimi
tempi
tuttavia
gli
ottici
hanno
imparato
a
costruire
lenti
obbiettive
di
molto
maggior
potenza
così
per
riguardo
alla
amplificazione
,
come
per
riguardo
alla
precisione
delle
immagini
;
quindi
i
limiti
sovra
accennati
sono
stati
spesso
oltrepassati
,
malgrado
che
le
difficoltà
di
esatta
costruzione
crescano
in
misura
assai
maggiore
che
le
dimensioni
di
questi
telescopi
giganti
.
La
superficie
di
Marte
presenta
un
insieme
di
macchie
diversamente
colorate
,
che
costituiscono
un
sistema
topografico
sotto
certi
rispetti
analogo
a
ciò
che
si
vede
sulla
terra
,
sotto
altri
invece
molto
differente
.
Marte
ruota
intorno
ad
un
asse
come
la
Terra
,
ed
ai
due
poli
si
veggono
per
lo
più
brillare
di
luce
vivissima
due
macchie
bianche
,
le
quali
presentano
vicende
periodiche
di
grandezza
,
e
alternamente
crescono
e
diminuiscono
secondo
il
ciclo
delle
stagioni
,
che
per
Marte
è
di
687
giorni
,
mentre
per
noi
è
un
poco
più
di
365
.
Appena
si
può
dubitare
che
tali
macchie
bianche
polari
siano
immense
estensioni
di
nevi
o
di
ghiacci
.
Non
sono
esse
da
confondere
con
altre
macchie
di
candore
per
lo
più
meno
puro
e
meno
intenso
,
che
talvolta
appajono
qua
e
là
in
tutte
le
latitudini
,
prediligendo
anche
certe
regioni
della
superficie
,
e
che
sono
state
interpretato
talvolta
come
nuvole
,
o
strati
di
nebbia
o
condensazioni
simili
alla
nostra
brina
;
si
vedono
or
qua
or
là
senza
regola
manifesta
,
e
coprono
talora
vastissime
estensioni
.
Fuori
di
queste
regioni
bianche
o
biancastre
la
superficie
del
pianeta
non
è
tutta
di
colore
uniforme
;
nella
maggior
parte
dei
luoghi
il
fondo
è
formato
da
diverse
gradazioni
di
rosso
chiaro
,
o
di
aranciato
o
di
giallo
.
Quello
che
rimane
è
occupato
da
vere
macchie
,
in
cui
dominano
colori
di
un
tipo
più
scuro
,
diversi
in
diversa
località
,
con
intensità
differente
.
Prevalgono
il
grigio
,
il
bruno
,
qualche
volta
il
nero
,
ma
solo
sopra
linee
o
strisce
di
poca
ampiezza
.
Spesso
le
aree
coperte
da
colori
differenti
sono
divise
da
una
netta
linea
di
separazione
;
ma
non
di
raro
accade
che
dall
'
un
colore
all
'
altro
v
'
è
un
passaggio
graduale
,
quello
che
si
dice
una
sfumatura
.
Tutto
l
'
insieme
dà
l
'
idea
di
un
magnifico
e
ricco
musaico
di
gemme
sparse
su
fondo
d
'
oro
diversamente
ombreggiato
,
che
nessun
pittore
fino
ad
oggi
ha
saputo
rappresentare
nemmeno
con
lontana
approssimazione
.
Le
immagini
di
Marte
che
gli
astronomi
disegnano
il
meglio
che
sanno
stando
ai
loro
telescopi
,
oltre
all
'
imitazione
quasi
sempre
molto
imperfetta
della
linea
,
per
difficoltà
che
qui
sarebbe
lungo
e
inutile
descrivere
,
non
danno
alcuna
esatta
idea
dei
colori
.
Ciò
che
si
stampa
nei
libri
sono
figure
assai
imperfette
,
per
lo
più
assai
lontane
dal
vero
,
e
trattate
in
semplice
chiaroscuro
:
da
esse
altro
non
si
può
ricavare
che
un
'
idea
approssimata
della
grandezza
e
della
disposizione
delle
macchie
più
salienti
,
senza
che
dei
colori
si
possa
dedurne
alcuna
notizia
.
Nè
bisogna
immaginarsi
di
veder
sempre
in
Marte
le
medesime
cose
;
e
che
,
messo
il
pianeta
nel
campo
telescopico
,
ad
altro
non
si
debba
pensare
,
che
a
far
un
ritratto
somigliante
più
o
meno
a
quello
che
si
vede
nel
suo
dischetto
.
Appena
cominciato
il
suo
lavoro
,
l
'
osservatore
si
avvede
ben
presto
che
le
macchie
,
le
linee
e
tutto
il
resto
vanno
cambiando
d
'
aspetto
lentamente
,
ma
pur
in
modo
sensibile
in
capo
ad
una
mezz
'
ora
;
la
scena
dopo
tre
o
quattro
ore
si
trova
intieramente
diversa
,
nuove
cose
compajono
mentre
gli
oggetti
di
prima
o
sono
scomparsi
,
oppure
se
ancora
si
vedono
,
sono
talmente
cambiati
di
posto
,
e
deformati
nel
loro
contorno
,
da
esser
appena
riconoscibili
.
Questa
è
una
conseguenza
della
rotazione
di
Marte
intorno
al
suo
asse
,
la
quale
si
compie
in
24
ore
e
40
minuti
:
ed
è
facile
vedere
quale
imbarazzo
nasca
da
questo
fatto
a
chi
debba
rappresentare
tante
particolarità
a
misura
d
'
occhio
.
Considerando
le
cose
in
massa
,
si
distinguono
nella
superficie
di
Marte
le
regioni
di
color
più
chiaro
,
le
quali
sono
anche
le
più
luminose
;
ad
esse
,
in
conformità
di
ciò
che
si
usa
anche
per
la
Luna
,
si
suole
dare
la
qualificazione
di
terre
o
di
continenti
,
mentre
alle
parti
ombreggiate
con
tinte
più
oscure
si
assegna
il
nome
,
egualmente
convenzionale
,
di
mari
e
di
laghi
.
Questi
nomi
non
servono
che
per
uso
di
classificazione
non
interamente
rigorosa
,
essendovi
(
oltre
alle
bianche
calotte
polari
)
alcune
regioni
di
carattere
intermedio
.
Vi
sono
anche
regioni
di
colore
variabile
,
che
sembrano
appartenere
ora
all
'
una
ora
all
'
altra
classe
secondo
la
direzione
in
cui
il
Sole
le
illumina
,
o
secondo
la
direzione
in
cui
son
vedute
dall
'
osservatore
,
in
dipendenza
di
cause
per
adesso
ancora
sconosciute
.
Tali
variazioni
possono
farsi
entro
limiti
estesissimi
,
che
dal
bianco
puro
possono
andare
sino
al
nero
assoluto
,
passando
per
gradazioni
diverse
di
rosso
,
di
giallo
,
di
grigio
e
di
bruno
.
Di
tali
vicende
alcune
si
ripetono
ad
ogni
rotazione
del
pianeta
con
una
certa
regolarità
,
altre
hanno
un
andamento
parallelo
alla
stagione
che
domina
nella
località
considerata
del
pianeta
.
Il
quale
è
soggetto
alle
stesse
varietà
di
riscaldamento
e
d
'
illuminazione
che
ha
luogo
nelle
diverse
regioni
della
Terra
.
Alcune
di
tali
vicende
d
'
aspetto
sono
in
diretta
connessione
collo
stato
meteorologico
e
termico
,
ed
è
possibile
che
vi
si
rendano
in
qualche
modo
visibili
a
noi
i
diversi
stadi
di
un
ciclo
vegetativo
,
secondo
un
'
ipotesi
abbastanza
probabile
,
studiata
e
propugnata
principalmente
dall
'
astronomo
americano
Lowell
.
Ma
l
'
osservazione
prolungata
per
molti
anni
ha
fatto
riconoscere
un
'
altra
classe
di
fenomeni
che
non
sembrano
dipendere
dal
periodo
delle
stagioni
,
e
potrebbero
anche
essere
irregolari
.
In
certe
località
un
dato
aspetto
di
cose
che
sembrava
permanente
,
viene
a
mutarsi
d
'
un
tratto
per
intervalli
,
dà
luogo
ad
altre
combinazioni
,
che
scompajono
alla
loro
volta
,
per
dar
luogo
ad
un
rinnovamento
più
o
meno
esatto
del
primitivo
stato
di
cose
;
tutto
questo
saltuariamente
ed
in
modo
che
si
potrebbe
dire
accidentale
.
La
carta
annessa
può
dare
un
'
idea
approssimata
del
modo
con
cui
sono
distribuite
le
macchie
principali
di
Marte
e
la
loro
disposizione
rispetto
ai
poli
ed
all
'
equatore
del
pianeta
.
Essa
è
divisa
in
due
emisferi
al
modo
dei
mappamondi
ordinari
,
in
maniera
però
da
collocare
in
alto
il
polo
australe
ed
in
basso
il
polo
boreale
;
ciò
per
render
più
facile
la
comparazione
con
quello
che
si
vede
nel
telescopio
astronomico
.
In
questo
,
infatti
,
che
rovescia
le
immagini
degli
oggetti
,
suole
il
polo
nord
apparire
nelle
parti
inferiori
del
disco
,
e
il
polo
sud
nelle
parti
superiori
(
)
.
La
figura
è
di
carattere
schematico
,
come
accade
nelle
nostre
carte
geografiche
;
essa
non
ha
per
iscopo
di
dare
una
pittura
imitante
l
'
aspetto
del
pianeta
come
se
si
volesse
farne
un
ritratto
,
ma
serve
soltanto
a
facilitarne
l
'
esposizione
descrittiva
.
Astraendo
dalle
regioni
polari
,
le
quali
sono
sempre
o
quasi
sempre
occupate
dal
bianco
polare
,
si
vede
subito
che
le
aree
più
o
meno
ombreggiate
,
dette
mari
,
occupano
forse
un
terzo
della
superficie
intiera
di
Marte
,
e
sono
divise
in
due
parti
o
gruppi
molto
disuguali
.
In
basso
abbiamo
il
Mar
Boreo
,
che
circonda
quasi
da
ogni
parte
il
polo
nord
,
e
da
una
parte
si
avvicina
all
'
equatore
fin
quasi
al
parallelo
40°
.
In
alto
abbiamo
il
Mare
Australe
che
è
molto
più
vasto
e
spinge
entro
le
aree
continentali
una
gran
quantità
di
ramificazioni
denominate
sulla
carta
coi
nomi
di
Gran
Sirte
,
Mare
Eritreo
,
Golfo
delle
Perle
,
Mare
Cimmerio
,
Mare
Tirreno
,
Lago
del
Sole
,
ecc
.
Fra
quei
due
mari
Boreo
ed
Australe
si
stende
la
zona
continentale
,
sparsa
qua
e
là
di
linee
e
di
macchie
più
oscure
.
Entro
i
due
grandi
mari
poi
sono
sparse
regioni
che
si
mostrano
come
grandi
isole
o
penisole
,
quali
Hesperia
,
Atlantis
,
Hellas
,
Argyre
,
Baltià
,
Nerigos
,
colorate
in
giallo
per
lo
più
,
ma
non
in
modo
permanente
;
talora
impallidiscono
,
ed
anche
si
oscurano
e
prendono
il
colore
grigiastro
o
bruno
delle
macchie
propriamente
dette
;
solo
mostrano
questo
colore
con
minor
intensità
.
Già
verso
la
metà
del
secolo
passato
molti
particolari
di
questa
topografia
areografica
erano
stati
esplorati
o
disegnati
da
abili
osservatori
,
quali
Secchi
,
Dawes
,
Kaiser
,
Maedler
,
Lockyer
,
ed
alcuno
di
essi
aveva
anche
intraveduto
qua
e
là
curiose
configurazioni
di
macchiette
o
di
linee
:
ma
non
erano
riusciti
ad
afferrarne
con
evidenza
la
forma
.
Soltanto
nel
1877
,
trovandosi
il
pianeta
in
una
delle
sue
maggiori
vicinanze
alla
Terra
(
in
posizione
poco
diversa
da
quella
occupata
nell
'
autunno
ora
decorso
)
,
si
ebbe
l
'
opportunità
di
studiare
in
buone
condizioni
e
con
maggior
successo
quei
particolari
prima
confusamente
intraveduti
e
di
convincersi
che
tutta
la
superficie
di
Marte
,
ma
più
specialmente
le
aree
luminose
continentali
,
sono
occupate
da
un
reticolato
di
linee
sottili
,
formanti
una
specie
di
triangolazione
o
di
poligonazione
,
come
si
può
vedere
nella
carta
qui
annessa
.
Queste
linee
sono
tracciate
sulla
superficie
del
pianeta
o
forse
entro
la
sua
atmosfera
;
ognuna
d
'
esse
corre
per
lunghissimi
tratti
,
serbando
per
lo
più
una
direzione
costante
senza
angoli
nè
curvature
violente
,
formando
anzi
(
rigorosamente
o
almeno
prossimamente
)
sul
globo
di
Marte
ciò
che
i
geometri
chiamano
un
circolo
massimo
.
Il
loro
corso
appare
continuo
,
senza
lacune
apprezzabili
alla
visione
telescopica
,
e
si
estende
da
pochi
gradi
(
un
grado
di
Marte
equivale
press
'
a
poco
a
60
dei
nostri
chilometri
)
,
fino
ad
occupare
talvolta
in
lunghezza
un
terzo
od
un
quarto
della
circonferenza
totale
del
pianeta
(
la
quale
è
di
21.600
chilometri
)
.
La
larghezza
è
molto
varia
;
per
alcuni
giunge
a
100
o
200
chilometri
,
altri
ad
alcune
decine
di
chilometri
,
per
alcuni
più
sottili
e
più
difficili
a
vedere
la
larghezza
non
supera
che
alcune
unità
della
stessa
misura
.
Perciò
assai
diversa
è
la
facilità
con
cui
si
possono
riconoscere
e
figurare
con
disegno
;
e
bisogna
aggiungere
,
che
questa
facilità
è
molto
variabile
secondo
il
tempo
e
sembra
dipendere
in
molti
casi
dalla
stagione
che
domina
lungo
il
loro
corso
.
Spesso
si
vede
qualcuno
di
essi
traversare
una
delle
nevi
polari
,
formando
una
traccia
nerissima
,
che
ha
tutto
l
'
aspetto
di
una
spaccatura
di
esse
nevi
.
Queste
linee
sono
i
così
detti
canali
di
Marte
,
così
denominati
per
pura
convenzione
analoga
a
quella
per
cui
alle
grandi
macchie
si
è
dato
il
nome
di
mari
e
di
continenti
.
Ma
della
loro
natura
finora
poco
o
niente
si
è
potuto
accertare
.
Il
nome
di
canali
però
e
la
regolarità
loro
apparente
ha
indotto
molti
uomini
di
calda
fantasia
a
ravvisare
in
essi
opere
artificiali
gigantesche
di
esseri
intelligenti
;
ipotesi
questa
che
per
ora
non
è
ancora
stato
possibile
dimostrare
che
sia
vera
o
falsa
.
Gli
spiriti
scettici
hanno
poi
facilmente
troncato
la
questione
,
negando
a
queste
formazioni
ogni
esistenza
obbiettiva
,
e
dichiarandole
come
fantasmi
creati
dall
'
immaginazione
sulla
base
di
visione
confusa
ed
imperfetta
.
Quando
un
canale
è
collocato
in
modo
da
attraversare
il
disco
di
Marte
nel
suo
centro
,
appare
come
una
linea
retta
formante
un
diametro
.
Ma
girando
il
pianeta
intorno
al
suo
asse
,
in
capo
ad
una
o
più
ore
,
il
canale
si
presenta
in
prospettiva
molto
diversa
,
e
s
'
incurva
tanto
più
fortemente
in
apparenza
,
quanto
più
è
distante
dal
centro
.
Queste
variazioni
di
forma
e
di
curvatura
apparente
si
possono
spiegare
esattamente
secondo
lo
regole
della
prospettiva
facendo
l
'
ipotesi
,
che
i
canali
siano
aderenti
alla
superficie
del
pianeta
,
o
almeno
pochissimo
distanti
;
la
concordanza
è
tale
,
che
di
quell
'
ipotesi
nessuno
può
dubitare
.
Questo
fatto
,
che
è
stato
verificato
centinaja
e
migliaja
di
volte
,
basta
da
solo
a
dissipare
qualunque
dubbio
potesse
nascere
intorno
alla
realtà
dei
canali
,
e
non
lascia
luogo
a
parlar
d
'
illusioni
ottiche
.
Tutti
i
canali
hanno
la
proprietà
di
correre
da
un
mare
ad
un
altro
,
o
dal
mare
ad
un
lago
o
fra
due
laghi
,
o
finalmente
da
un
canale
ad
un
altro
.
Non
si
ha
esempio
di
un
canale
,
di
cui
un
'
estremità
sia
libera
e
termini
isolata
nello
spazio
continentale
che
la
circonda
,
senza
connettersi
da
qualche
parte
con
un
mare
,
o
con
un
lago
,
o
con
un
canale
o
con
un
gruppo
d
'
intersezione
di
più
canali
.
Anzi
tutte
lo
estremità
dei
canali
là
dove
terminano
in
uno
dei
mari
o
dei
laghi
,
sogliono
esser
molto
ben
definite
e
spesso
sono
segnate
da
una
macchia
oscura
,
che
in
molti
casi
presenta
l
'
aspetto
di
una
larga
foce
in
forma
di
tromba
,
per
cui
l
'
ipotetico
canale
potrebbe
dirsi
sboccare
nell
'
ipotetico
mare
vicino
,
o
nell
'
ipotetico
lago
vicino
.
E
similmente
quando
due
canali
s
'
incontrano
,
spesso
nella
loro
intersezione
si
vede
una
piccola
macchia
oscura
,
per
lo
più
di
aspetto
rotondeggiante
e
di
diametro
non
molto
superiore
alla
larghezza
dei
canali
medesimi
.
Simili
macchiette
sono
denominate
fonti
,
per
analogia
col
resto
della
nomenclatura
.
Il
loro
numero
è
assai
variabile
,
in
alcuni
anni
se
ne
videro
non
più
di
due
o
tre
,
in
altri
anni
più
decine
e
sembrano
trovarsi
frequenti
in
certe
regioni
del
pianeta
a
preferenza
di
certe
altre
.
Nel
1907
la
fotografia
ne
ha
rivelato
un
gran
numero
di
nuovi
,
mentre
altri
prima
evidenti
cessarono
di
esser
visibili
.
Quando
un
canale
ne
incontra
parecchi
altri
,
avviene
qualche
volta
che
nelle
sue
intersezioni
con
questi
si
vedono
lungh
'
esso
allineati
molti
di
questi
punti
oscuri
,
i
quali
formano
una
serie
bene
ordinata
,
come
perle
infilzate
in
un
filo
.
È
da
credere
,
che
tutte
queste
fonti
o
piccole
macchie
rotondeggianti
siano
ciascuna
il
risultato
dell
'
incontro
di
due
canali
;
ma
ciò
non
risulta
con
evidenza
dall
'
osservazione
,
essendo
frequenti
i
casi
in
cui
essi
appajono
isolati
affatto
nel
mezzo
dei
continenti
senza
alcuna
connessione
.
Ma
è
probabile
che
la
connessione
esista
e
si
faccia
per
canali
troppo
sottili
per
esser
veduti
coi
nostri
attuali
telescopi
.
In
parecchi
luoghi
della
superficie
dei
continenti
,
i
canali
s
'
incontrano
tre
o
quattro
o
più
insieme
formando
piccolo
poligonazioni
e
dando
luogo
ad
un
insieme
di
macchie
più
complicate
.
Nascono
allora
macchie
oscure
per
lo
più
irregolari
del
diametro
di
più
centinaja
di
chilometri
,
e
si
vedono
sulla
carta
designati
con
nomi
speciali
,
come
Lago
del
Sole
,
Trivio
di
Caronte
,
Propontide
,
ecc
.
Sono
di
forma
più
o
meno
regolare
,
secondo
che
i
canali
da
cui
sono
formati
concorrono
più
o
meno
esattamente
in
un
medesimo
punto
.
Questi
laghi
sono
anch
'
essi
molto
variabili
di
colore
,
di
forma
e
di
estensione
;
talvolta
scompajono
affatto
,
o
si
dividono
in
più
parti
,
e
presentano
fenomeni
singolarissimi
.
Ma
riguardo
ai
canali
e
ai
laghi
il
fenomeno
più
generale
e
più
notabile
,
e
che
nel
mondo
degli
scettici
ha
provocato
il
maggiore
scandalo
è
quello
assai
frequente
del
loro
sdoppiarsi
,
quando
formano
ciò
che
si
chiama
geminazione
.
Un
canale
che
prima
appariva
come
linea
schiettamente
semplice
,
d
'
un
tratto
si
trasforma
in
un
sistema
di
due
linee
,
quasi
sempre
uguali
e
parallele
fra
di
loro
.
L
'
intervallo
fra
le
due
linee
è
diverso
da
un
caso
all
'
altro
,
come
pure
la
sua
proporzione
alla
grossezza
delle
linee
stesse
.
Anche
queste
geminazioni
sono
variabili
col
tempo
.
Non
solo
sembra
esser
diverso
in
diversi
tempi
l
'
intervallo
fra
le
due
linee
,
ma
la
visibilità
di
essa
è
soggetta
a
vicende
,
di
cui
non
è
ancora
stato
possibile
scoprire
la
norma
.
Talvolta
una
linea
diventa
più
debole
dell
'
altra
e
finisce
per
sparire
,
l
'
altra
rimanendo
immutata
e
visibile
come
canale
isolato
.
I
fenomeni
che
accompagnano
la
formazione
delle
geminazioni
non
si
sono
ancora
potuti
completamente
studiare
;
ma
la
durata
del
processo
non
è
mai
molto
lunga
;
le
geminazioni
compajono
tali
da
un
giorno
all
'
altro
,
durano
qualche
giorno
o
qualche
settimana
,
poi
si
riducono
di
nuovo
a
canali
semplici
,
od
anche
entrambi
i
loro
canali
scompajono
affatto
.
La
loro
apparizione
succede
in
diverse
epoche
con
diversa
frequenza
;
talora
mancano
affatto
o
sono
in
piccol
numero
,
in
altre
epoche
il
pianeta
ne
è
quasi
tutto
occupato
,
ed
in
certe
occasioni
se
ne
son
viste
fino
a
30
simultaneamente
.
Esse
mancarono
affatto
nel
1877
:
frequentissime
invece
si
mostrarono
nel
1882
,
nel
1888
ed
in
altre
epoche
.
Nell
'
apparizione
dell
'
autunno
passato
(
per
quanto
risulta
dalle
notizie
fino
ad
oggi
pubblicate
)
esse
non
sono
mancate
,
ma
non
sembra
fossero
molto
abbondanti
.
Un
certo
numero
se
ne
trova
pure
nelle
splendide
fotografie
di
Marte
,
che
il
professor
Lowell
ottenne
durante
l
'
apparizione
del
1907
.
Di
tutti
i
svariati
e
complicati
fenomeni
di
Marte
quello
delle
geminazioni
è
il
più
singolare
ed
anche
,
a
quanto
sembra
,
il
più
difficile
a
interpretare
.
Ad
esso
correlativo
,
e
quasi
contrapposto
è
un
altro
,
l
'
apparizione
e
disparizione
dei
ponti
.
Sono
striscie
luminose
,
regolari
,
rettilinee
ed
uniformi
,
che
di
quando
in
quando
compajono
attraverso
dei
mari
e
dei
laghi
,
formando
di
essi
una
separazione
completa
.
Il
più
facile
e
più
visibile
di
tutti
è
quello
designato
sulla
carta
col
nome
di
Ponte
di
Achille
,
che
rassomiglia
ad
un
argine
o
una
diga
posta
fra
il
Lago
Niliaco
e
quella
parte
del
Mar
Boreo
che
è
distinta
col
nome
di
Golfo
Acidalio
.
Il
Ponte
d
'
Achille
è
largo
forse
200
chilometri
e
lungo
poco
meno
di
1000
.
È
quasi
permanente
,
ma
talvolta
si
vede
interrotto
più
o
meno
completamente
,
come
è
avvenuto
nel
1888
.
Un
altro
ponte
divide
in
due
parti
quasi
uguali
il
Lago
del
Sole
,
ma
non
è
sempre
visibile
:
esso
è
apparso
nel
1890
ed
ultimamente
nel
1907
.
Queste
zone
luminose
in
campo
oscuro
sembrano
aver
qualche
relazione
con
le
zone
luminose
,
che
nelle
geminazioni
separano
l
'
una
dall
'
altra
le
due
linee
oscure
che
costituiscono
la
geminazione
.
Lo
studio
di
tutti
questi
enigmi
è
appena
cominciato
;
nulla
ancora
vi
ha
di
certo
sui
principi
a
cui
si
dovrà
appoggiare
una
razionale
interpretazione
dei
medesimi
.
Tutto
dipenderà
dai
progressi
che
farà
nei
prossimi
anni
la
rappresentazione
fotografica
di
Marte
.
La
questione
farà
un
gran
passo
quando
si
otterranno
fotografie
tali
,
che
sopra
di
esso
sia
possibile
prendere
misure
precise
.
Un
altro
passo
importante
è
stato
fatto
dal
signor
Lowell
,
inaugurando
lo
studio
spettroscopico
dell
'
atmosfera
di
Marte
(
)
.
Egli
dimostrò
che
quest
'
atmosfera
comprende
,
fra
i
suoi
componenti
il
vapor
d
'
acqua
e
l
'
ossigeno
.
Con
queste
scoperte
egli
ha
trovato
un
importante
argomento
in
favore
dell
'
ipotesi
da
lui
con
molto
ingegno
e
con
gran
copia
di
osservazioni
sostenuta
,
che
Marte
sia
pur
sede
della
vita
,
come
la
Terra
;
e
che
i
fenomeni
di
variazione
osservati
sul
pianeta
sian
dovuti
principalmente
alla
vegetazione
razionalmente
governata
da
esseri
intelligenti
.