StampaPeriodica ,
Napoli
.
Mi
reco
al
mercatino
della
Torretta
per
acquistare
una
decina
di
barattoli
di
birra
e
una
decina
di
bottiglie
di
vino
.
Il
venditore
può
soddisfare
un
terzo
della
mia
richiesta
.
Acque
minerali
,
vino
,
birra
,
coca
-
cola
sono
andate
a
ruba
.
«
Siete
soddisfatto
?
»
chiedo
all
'
uomo
.
«
Mi
farebbe
piacere
vendere
così
tutti
i
giorni
,
ma
non
in
occasioni
come
queste
.
Il
colera
non
fa
piacere
a
nessuno
.
»
Nella
conversazione
s
'
intromette
una
signora
,
in
quel
posto
per
il
mio
stesso
motivo
.
Ma
il
termine
signora
è
improprio
e
sommario
.
Sarebbe
uguale
se
la
definissi
semplicemente
una
donna
del
popolo
.
È
una
persona
anziana
,
ancora
fresca
,
bassa
,
grossa
,
tozza
di
gambe
,
la
faccia
larga
,
di
pelle
lucida
,
sguardo
luccicante
e
fiero
,
mammelle
immense
a
sfasciume
e
a
lava
sull
'
addome
e
la
pancia
,
una
di
quelle
cosiddette
madri
di
Napoli
,
che
possono
essere
tanto
state
progenitrici
di
una
razza
sterminata
di
figli
e
nipoti
,
quanto
sterili
signorine
senza
i
tratti
dello
zitellismo
,
una
specie
tutta
napoletana
,
nutrita
di
pane
,
pasta
e
insalata
e
a
dimensione
di
vicolo
e
di
basso
.
Per
rassicurarci
dice
:
«
Ce
l
'
abbiamo
fatta
con
la
spagnola
e
ce
la
faremo
con
il
colera
.
Allora
io
ero
ragazzina
e
ci
davano
da
mangiare
l
'
aglio
crudo
.
Due
,
tre
spicchi
d
'
aglio
nell
'
intestino
e
i
vermi
della
spagnola
se
ne
fuggivano
.
Allora
la
spagnola
la
portò
un
soldato
dalla
guerra
e
ora
il
colera
qualche
marittimo
corallaro
,
con
la
differenza
che
allora
Napoli
odorava
,
ora
puzza
.
Si
cammina
nella
porcheria
,
signore
mio
,
dentro
i
vicoli
.
Ho
lavato
e
sciacquato
il
mio
basso
con
la
varechina
-
di
lisoformio
non
se
ne
trova
da
nessuna
parte
-
ho
ucciso
cinque
scarafaggi
,
tolto
tutte
le
formiche
e
apro
solo
a
chi
conosco
»
.
«
Dove
abita
?
»
le
chiedo
.
Per
lei
risponde
una
seconda
signora
.
Costei
è
lunga
,
magra
,
la
pelle
olivastra
,
gli
occhi
di
marrone
giallo
,
cuneiformi
,
spiritati
,
la
voce
gonfia
come
uscente
da
una
diversa
conformazione
organica
.
«
Donna
Rita
abita
al
Vico
Forno
,
già
Vico
Cucca
.
Non
sapete
dove
si
trova
?
»
(
Lo
conosco
bene
.
C
'
è
una
trattoria
popolarissima
.
Bisogna
addentrarvisi
muniti
di
scafandro
.
)
«
È
una
gran
signora
:
una
pulitona
.
Sta
sempre
con
le
mani
nell
'
acqua
.
Prendessero
tutti
esempio
da
lei
.
Che
basso
!
Che
splendore
!
Ora
non
saremmo
dove
siamo
:
dentro
alla
schifezza
,
dentro
alla
purcaria
,
con
le
zoccole
[
topi
]
che
vanno
e
vengono
,
umide
di
merda
e
sempre
affamate
.
Nella
pulizia
generale
di
questa
notte
della
città
di
Napoli
,
mio
marito
e
mio
cognato
ne
hanno
uccise
quattro
.
»
«
Fatica
sprecata
»
risponde
la
madre
di
Napoli
.
«
Domani
saranno
otto
.
Da
cinquant
'
anni
pulisco
il
mio
basso
e
da
cinquant
'
anni
lo
sporco
avanza
.
È
che
il
basso
è
sporco
di
natura
.
Ha
mille
buchi
,
mille
fessure
e
in
ognuno
di
essi
,
di
notte
,
c
'
è
sempre
un
occhio
d
'
animale
che
sorveglia
.
La
colpa
è
del
vicolo
.
Il
vicolo
è
un
fiume
.
Se
piove
diventa
un
"
lavinaio
"
.
Se
va
in
secco
ci
crescono
ogni
sorta
di
bestie
.
E
tutte
vorrebbero
entrare
a
farvi
visita
:
gatti
,
cani
,
topi
,
lumache
,
lucertole
,
ragni
,
vermi
,
scarafaggi
,
serpenti
,
mosche
,
moschilli
e
zanzare
.
Dovreste
stare
sempre
con
una
scopa
in
mano
.
Sono
proprio
queste
bestie
che
portano
dentro
i
peli
e
le
ali
,
le
farfalline
delle
malattie
.
Altro
che
cozze
!
»
«
Sì
,
le
cozze
!
»
esclama
la
lunga
.
«
Ogni
mattina
dovrebbero
fare
una
pulizia
radicale
,
con
la
pompa
grossa
,
con
acqua
e
lisoformio
e
dovrebbero
rimettere
in
servizio
i
vecchi
spazzini
:
quelli
che
non
si
schifavano
di
mettere
le
mani
dovunque
.
Questi
di
oggi
,
signore
mio
,
vengono
con
i
guanti
...
con
gli
stivali
...
»
«
Qualcuno
,
l
'
avrete
visto
»
aggiunge
la
madre
di
Napoli
«
col
fazzoletto
sulla
bocca
,
quasi
noi
fossimo
davvero
gente
infetta
...
»
«
Si
prendono
le
sacchette
»
riprende
la
lunga
,
«
e
lo
sporco
a
strati
resta
là
dove
sta
.
Ma
a
loro
che
cosa
importa
?
Hanno
la
goccia
fissa
tutti
i
mesi
!
»
[
il
mensile
]
.
«
Vergogna
,
ci
voleva
il
colera
per
fare
un
po
'
di
pulizia
»
dice
il
venditore
di
acque
.
«
Se
ci
salviamo
,
se
quella
bella
Madonna
del
Rosario
ci
fa
la
grazia
e
ce
la
deve
fare
,
altrimenti
sarebbe
troppo
un
'
ingiustizia
,
sapete
che
vi
dico
»
dice
la
lunga
,
«
che
bisogna
ringraziare
questa
specie
di
colera
se
rivedremo
Napoli
un
poco
più
pulita
.
»
Mi
dispiace
per
noi
tutti
,
napoletani
e
italiani
,
ma
questa
conversazione
,
non
insolita
e
al
limite
dell
'
assurdo
nel
1973
,
retrodatabile
a
piacere
nella
storia
napoletana
,
meritava
di
esser
riportata
.
Io
mi
sono
limitato
ad
aggiustare
il
tiro
del
linguaggio
;
a
depurarlo
di
una
serie
di
anatemi
contro
la
cosiddetta
autorità
;
ma
in
essa
ci
sono
tutte
le
chiavi
per
aprire
le
vecchie
e
cadenti
porte
del
sottomondo
napoletano
,
schiacciato
da
insulti
e
vituperi
d
'
ogni
specie
e
più
che
in
antico
staccato
,
come
un
satellite
alla
deriva
,
dall
'
altra
Napoli
,
che
ha
la
funzione
di
un
mero
insediamento
coloniale
.
La
confusione
nasce
dal
fatto
che
non
sai
mai
bene
se
stai
rileggendo
le
pagine
più
corpose
e
promiscue
dei
napoletanisti
italiani
e
stranieri
d
'
ogni
tempo
;
se
sei
in
preda
continua
a
un
incubo
senza
schiarite
o
stai
attraversando
le
vie
di
una
vera
città
in
cui
la
corte
dei
miracoli
,
degli
sciancati
,
degli
storpi
,
degli
afflitti
,
dei
miti
,
dei
buoni
,
dei
vinti
,
della
gente
che
parla
da
sola
,
continua
a
dar
spettacolo
a
entrata
continua
.
Tutti
i
luoghi
comuni
,
vieti
,
vecchi
,
insopportabili
,
che
si
debbono
rifiutare
per
un
impegno
di
volontà
,
come
il
detto
colonialista
e
razzista
«
Napoli
è
una
città
orientale
senza
un
quartiere
occidentale
»
,
alla
verifica
risultano
validi
.
Sembrano
cose
di
colore
,
ma
poi
le
smuovi
e
sotto
c
'
è
la
gente
che
soffre
,
che
patisce
e
che
si
brucia
il
regalo
della
vita
sotto
le
bandiere
del
folclore
,
che
è
una
sporca
bandiera
di
orrori
.
Trent
'
anni
fa
scrivevo
dei
trecentomila
napoletani
che
la
mattina
si
alzavano
in
cerca
di
qualcosa
da
fare
,
oggi
l
'
esercito
si
è
ingrossato
,
trent
'
anni
fa
la
gente
si
metteva
a
vendere
carnicotte
,
lupini
,
ceci
,
semi
,
lumachine
,
cozze
,
polipi
,
bolliti
,
tutti
cibi
da
porre
al
bando
e
,
oggi
,
a
Mergellina
,
alla
riviera
,
sui
quartieri
,
a
Porta
Capuana
e
al
Vasto
e
in
mille
vicoli
e
labirinti
,
si
contano
a
migliaia
le
vecchie
con
i
banchetti
davanti
che
cercano
di
arrangiare
e
arraffare
la
giornata
,
vendendo
ciuciù
e
mosche
,
pannocchie
arrostite
o
lesse
e
parassiti
.
Allora
si
diceva
fossero
commerci
,
residui
di
folclore
.
Oggi
come
li
dobbiamo
definire
?
Trent
'
anni
fa
andavi
al
Borgo
Marinaro
,
alle
trattorie
a
mare
,
ma
come
dire
alle
Isole
Capoverde
e
trovavi
i
ragazzi
che
per
un
soldo
si
tuffavano
nell
'
acqua
e
oggi
per
cento
lire
fanno
lo
stesso
.
Gridano
:
«
A
me
!
a
me
!
»
e
Cristo
li
solleverebbe
nel
cielo
.
Gli
uomini
li
sprofondano
sott
'
acqua
.
Trent
'
anni
fa
passavano
gli
uomini
-
cavallo
sotto
una
carretta
in
cerca
di
rifiuti
e
ogni
mattina
,
in
quest
'
anno
stupefacente
,
verso
le
undici
appare
una
madre
-
cavallo
e
una
figlia
-
bilancino
,
carretta
dietro
,
che
si
chinano
a
raccogliere
qualunque
cosa
e
caricano
.
Quest
'
estate
la
gente
ha
cercato
di
resistere
,
di
far
muro
al
caldo
.
Ma
i
bambini
piangevano
,
«
sfrenesiavano
»
e
alla
fine
si
sono
decisi
ad
affrontare
l
'
ultima
spiaggia
:
i
bagni
popolari
lungo
i
fianchi
della
costa
metropolitana
.
Mi
ci
sono
recato
anche
io
una
mattina
.
Ma
ho
dovuto
farmi
forza
.
Dirmi
:
sei
come
loro
,
non
devi
provare
schifo
e
con
questo
messaggio
nell
'
animo
sono
riuscito
a
discendere
dalle
cabine
palafitte
sulla
spiaggia
.
Era
di
fango
.
Ci
si
affondava
dentro
.
Fatto
il
bagno
nell
'
acqua
nera
e
spessa
come
bitume
,
risalito
a
riva
,
dovevi
asciugarti
all
'
impiedi
.
Un
vocio
terribile
.
Richiami
stentorei
.
Le
mamme
dividevano
pane
e
frittata
,
pane
e
melanzane
,
pane
e
mortadella
,
ruoti
di
maccheroni
.
Passavano
venditori
di
uva
,
lupini
di
mare
,
cozze
,
pagnottelle
.
A
vendere
e
a
comprare
,
a
dare
e
a
prendere
,
tutto
con
le
mani
.
I
ragazzi
saltavano
,
scappavano
,
entravano
e
uscivano
dall
'
acqua
,
nuotatori
formidabili
,
felicissimi
,
bellissimi
.
Ma
a
quale
prezzo
?
Un
ambiente
di
dannati
.
Una
promiscuità
e
una
densità
ferine
.
Ammesso
il
caso
che
l
'
acqua
del
mare
fosse
stata
pura
,
la
spiaggia
molliccia
di
rifiuti
riportava
alle
condizioni
di
metodica
sporcizia
.
«
La
crasse
est
comme
une
chemise
naturelle
dont
les
napolitains
semblent
craindre
se
dépouiller
.
»
Colette
ha
torto
.
Se
fosse
stata
una
plebea
napoletana
in
quella
camicia
ci
sarebbe
entrata
per
forza
anche
lei
.
Quella
camicia
sembra
che
ci
stia
addosso
anche
quando
ce
ne
siamo
disfatti
.
Qua
tutto
è
vecchio
,
rognoso
,
umido
,
puzzolente
;
e
lo
diventa
sempre
di
più
,
incarnito
,
perché
per
un
po
'
di
pulizia
,
ben
lontana
da
una
raggiunta
nettezza
,
c
'
è
bisogno
del
cataclisma
di
una
peste
o
un
colera
,
della
paura
collettiva
.
«
L
'
autorità
»
-
ente
astratto
,
che
chi
sa
dove
si
trova
-
,
come
dice
la
gente
,
addebita
alle
cozze
o
all
'
arrivo
di
«
un
marittimo
»
infetto
il
focolaio
originario
dell
'
infezione
.
E
sarà
.
Ma
questa
è
una
giustificazione
valida
per
gli
altri
paesi
non
per
l
'
abitato
napoletano
dove
chiunque
,
dopo
una
fuggevole
visita
,
è
costretto
a
domandarsi
come
mai
non
vi
siano
un
colera
e
una
peste
cronici
.
Lo
sanno
bene
quelli
dell
'
altra
Napoli
i
quali
,
se
non
vi
sono
costretti
da
forza
maggiore
,
evitano
di
attraversare
quartieri
come
il
Pallonetto
;
non
soltanto
per
non
vedervi
la
realtà
e
per
non
riconoscersi
nei
loro
concittadini
,
vittime
di
una
nascita
sbagliata
-
giacché
stiamo
ancora
a
questo
-
ma
per
non
venire
a
contatto
con
gente
,
pulitissima
per
se
stessa
,
ma
che
entra
ed
esce
da
edifizi
e
fabbriche
in
cui
uno
finisce
per
infarinarsi
,
se
non
nella
sporcizia
,
nel
cattivo
odore
,
nel
muffido
di
secoli
.
Del
resto
il
sudiciume
nel
vicolo
è
un
frutto
spontaneo
,
fatale
.
Sul
vicolo
si
affacciano
i
bassi
.
I
bassi
sono
a
forma
di
piccoli
cubi
.
Aria
e
luce
provengono
dal
cielo
remoto
del
vicolo
.
Un
'
idea
.
Il
vicolo
è
inoltre
anche
entrata
,
uscita
,
balcone
,
terrazzo
,
spiazzo
,
pattumiera
.
Per
vivere
in
lindura
ci
vorrebbero
degli
acrobati
.
Non
bisognerebbe
mangiare
,
lavare
le
vesti
e
gl
'
indumenti
.
Bisognerebbe
rimanere
chiusi
dentro
,
immobili
,
paralizzati
:
una
imposizione
atroce
per
gente
per
la
quale
muoversi
,
uscire
,
entrare
,
parlare
,
amare
e
odiarsi
è
la
vita
stessa
.
Ma
la
sporcizia
non
è
una
mania
,
una
deformazione
,
una
tendenza
.
È
l
'
eredità
di
un
'
educazione
che
non
c
'
è
mai
stata
.
Se
oggi
i
nobili
o
i
paranobili
con
il
seguito
degli
arricchiti
e
dei
superburocrati
vivono
a
Caracciolo
,
a
Posillipo
o
a
via
Petrarca
-
strade
sommariamente
pulite
-
quando
vivevano
a
Spaccanapoli
si
mantenevano
al
riparo
come
sui
trampoli
al
piano
nobile
e
giù
,
agli
altri
di
cattiva
nascita
,
buttavano
gli
avanzi
.
Collegati
a
questi
avanzi
c
'
è
il
termine
«
zandraglia
»
.
Lunghissima
la
diatriba
filologica
su
questo
lessema
.
Ci
hanno
messo
bocca
Croce
,
Nicolini
,
Doria
e
altri
numi
della
storia
patria
e
si
è
addivenuti
a
un
accordo
nel
dire
che
fosse
il
richiamo
dei
soldati
francesi
accampati
sui
quartieri
i
quali
,
dopo
il
rancio
,
uscivano
fuori
la
caserma
e
al
grido
di
:
«
Zandrà
!
Zandrà
!
»
buttavano
sul
lastrico
,
allora
privo
di
fogne
,
i
rimasugli
delle
loro
brodaglie
.
La
gente
,
ossia
i
napoletani
,
non
lo
si
dimentichi
,
si
buttavano
carponi
e
succhiavano
la
sbobba
.
È
orribile
,
mortificante
,
poco
snob
ricordarlo
,
ma
è
vero
e
documentato
.
Con
questi
precedenti
c
'
è
da
chiedersi
due
cose
:
come
mai
la
nostra
razza
non
si
sia
estinta
e
come
,
oggi
,
a
duecento
anni
di
distanza
sprecati
in
chiacchiere
,
sarebbe
possibile
avere
un
concetto
più
illuminato
e
razionale
dell
'
igiene
.
Viviamo
sul
filo
del
miracolo
.
I
bassi
hanno
ancora
i
cessi
a
terra
,
spesso
in
un
angolo
della
cucina
.
Vi
sono
trattorie
(
a
Mergellina
)
dove
si
lavano
ancora
i
piatti
nelle
bacinelle
,
dove
gli
scarafaggi
marciano
in
fila
indiana
.
Prendere
un
tram
o
un
autobus
,
via
,
non
è
sempre
un
affare
olezzante
.
Le
signore
bene
ne
discendono
disgustate
.
Il
ricordo
degli
inferi
corporali
le
sconvolge
.
E
gli
altri
?
Le
centinaia
di
migliaia
di
altri
?
Ma
chi
sono
?
Dove
sono
?
Nell
'
altra
Napoli
.
La
mancanza
di
spirito
di
socialità
e
di
solidarietà
ha
in
questa
terra
la
sua
ultima
e
imprendibile
roccaforte
.