StampaPeriodica ,
Gli
ambienti
letterari
fascisti
italiani
hanno
fatto
la
congiura
del
silenzio
,
o
quasi
,
intorno
all
'
ultimo
romanzo
di
Alberto
Moravia
(
Le
ambizioni
sbagliate
,
Milano
,
Casa
Editrice
Mondadori
,
L
.
15
)
;
atteggiamento
stranamente
contrastante
con
il
favore
che
solo
un
anno
fa
aveva
accompagnato
la
pubblicazione
di
una
raccolta
di
novelle
dello
stesso
autore
(
La
bella
vita
,
Giuseppe
Carabba
,
Editore
)
e
salutato
l
'
annuncio
del
libro
in
preparazione
.
Al
di
là
e
al
di
sopra
di
tutte
le
vicissitudini
esterne
,
che
hanno
certo
il
loro
peso
ma
non
bastano
a
spiegare
questa
nuova
e
voluta
«
indifferenza
»
,
sarebbe
difficile
non
vedere
un
certo
sforzo
,
da
parte
della
società
fascista
,
per
separare
le
proprie
responsabilità
da
questo
giovane
e
forte
scrittore
,
nato
sul
suo
stesso
terreno
e
prodotto
`
dal
suo
stesso
clima
,
ch
'
essa
si
è
accorta
infine
di
portare
sulla
propria
pelle
come
il
sintomo
implacabile
di
una
malattia
organica
che
non
perdona
.
Le
autorità
ufficiali
e
i
censori
del
Sant
'
Ufficio
,
nella
loro
coerente
ipocrisia
,
si
sarebbero
probabilmente
accontentati
di
aver
fatto
sopprimere
qualche
dettaglio
di
anatomia
e
di
aver
trasformato
lo
sbocco
logico
del
romanzo
,
il
suicidio
,
in
una
risoluzione
altrettanto
scialba
quanto
imprevista
(
come
in
certi
film
moralizzanti
:
«
Visto
che
non
vuoi
fuggire
con
me
,
ora
che
ho
ucciso
e
rubato
,
andrò
a
consegnarmi
alla
polizia
»
...
)
.
Ma
l
'
istinto
di
classe
della
borghesia
fascista
,
vergognosa
di
un
male
che
la
mina
e
la
denuncia
in
modo
tanto
più
efficace
quanto
meno
diretto
,
ha
avuto
un
soprassalto
che
gli
stessi
tutelatori
d
'
ufficio
della
«
morale
»
pubblica
non
avevano
forse
previsto
.
È
tutta
l
'
opera
di
Alberto
Moravia
ch
'
essa
vorrebbe
oggi
gettar
lontano
da
sé
,
dopo
averla
in
un
primo
momento
celebrata
non
meno
istintivamente
,
perché
si
riconosceva
in
essa
.
È
il
ricordo
sferzante
delle
pagine
fredde
,
stridenti
,
mostruose
spesso
degli
Indifferenti
ch
'
essa
vorrebbe
oggi
soffocare
con
rabbia
,
quando
circonda
di
un
falso
velo
di
silenzio
la
lunga
vicenda
del
nuovo
romanzo
,
superiore
forse
al
primo
dal
punto
di
vista
stilistico
e
letterario
,
ma
infinitamente
meno
efficace
dal
punto
di
vista
umano
,
documentario
e
anche
artistico
.
Nessuno
scatto
di
collera
o
di
angoscia
,
nessuna
tardiva
velleità
di
sconfessione
potranno
mai
far
sì
che
gli
Indifferenti
non
siano
stati
scritti
e
non
siano
quello
che
sono
.
L
'
imitazione
di
altre
scuole
o
tendenze
letterarie
,
più
sensibile
nell
'
ultimo
romanzo
(
come
non
pensare
a
Dostoievski
,
a
certi
tormentosi
soliloqui
di
Raskolnikov
soprattutto
,
in
alcune
delle
pagine
più
drammatiche
di
Le
ambizioni
sbagliate
?
)
,
non
costituiva
là
che
un
elemento
molto
secondario
.
Che
dopo
anni
di
sbandierata
rivalorizzazione
di
tutti
i
principi
«
morali
»
,
sui
quali
la
società
fascista
edifica
la
propria
sovrastruttura
ideologica
(
onore
,
orgoglio
,
famiglia
,
religione
,
affetti
,
ecc
.
)
,
un
giovane
poco
più
che
ventenne
,
staccato
da
contatti
letterari
o
filosofici
troppo
pronunciati
,
ma
abbarbicato
al
suo
mondo
,
al
mondo
dell
'
Italia
fascista
abbia
soltanto
potuto
pensare
un
libro
come
quello
,
realizzato
con
quella
forza
artistica
,
creatrice
,
che
nessuno
può
sognarsi
di
negare
:
ecco
che
cosa
costituisce
essenzialmente
,
ai
nostri
occhi
,
il
«
caso
Moravia
»
.
Molti
sono
i
nostri
compagni
che
hanno
letto
gli
Indifferenti
e
ne
hanno
riportato
un
'
impressione
spesso
penosa
,
talora
di
disgusto
quasi
fisico
,
e
hanno
sentito
sorgere
in
sé
una
reazione
istintiva
e
profonda
.
È
bene
,
è
sano
che
sia
così
:
e
molti
altri
dovrebbero
fare
la
stessa
esperienza
.
Ricordate
quei
monaci
medioevali
che
obbligavano
il
novizio
a
passare
le
notti
accanto
a
un
cadavere
in
putrefazione
,
perché
meditasse
a
suo
agio
sulla
bruttura
della
carne
?
Noi
invece
,
che
amiamo
le
bellezze
della
vita
e
denunciamo
la
bruttura
di
un
mondo
sociale
che
vogliamo
distruggere
dalle
radici
,
il
mondo
dei
tristi
personaggi
di
Moravia
,
non
abbiamo
meditazioni
da
compiere
,
ma
conclusioni
di
azione
da
trarre
:
ecco
il
volto
ripugnante
dei
pretesi
moralizzatori
e
difensori
delle
tradizioni
italiane
,
ecco
i
profittatori
e
gli
sfruttatori
del
popolo
,
i
nemici
della
pace
e
della
patria
!
Senza
volerlo
,
Moravia
ha
lavorato
anche
per
noi
,
operai
,
contadini
,
rivoluzionari
italiani
,
che
lottiamo
per
spazzar
via
tutto
il
marciume
di
questa
società
in
putrefazione
,
di
questa
gente
che
non
ha
rossore
delle
più
sconcertanti
aberrazioni
psicologiche
e
morali
,
che
gioca
con
l
'
idea
del
vizio
e
del
delitto
,
ma
prova
«
un
senso
di
ripugnanza
,
di
umiliazione
»
quando
passa
attraverso
una
folla
di
scioperanti
in
lotta
per
il
pane
e
per
un
mondo
migliore
(
Gli
Indifferenti
,
Ed
.
Corbaccio
,
p
.
27
)
.
Bisogna
riconoscere
che
sotto
questo
aspetto
,
il
solo
sul
quale
per
il
momento
vogliamo
attirare
l
'
attenzione
dei
compagni
,
il
secondo
romanzo
di
Moravia
è
infinitamente
meno
rappresentativo
.
L
'
autore
,
in
virtù
stessa
della
sua
arte
,
si
è
ormai
staccato
idealmente
da
quegli
ambienti
che
gli
nascevano
lucidi
e
freddi
sotto
la
penna
quando
scriveva
il
suo
primo
libro
.
Oggi
,
che
egli
lo
voglia
o
no
,
non
c
'
è
più
soltanto
l
'
analisi
di
una
situazione
,
di
uno
stato
d
'
animo
,
di
un
pensiero
o
dell
'
assenza
di
un
pensiero
:
c
'
è
già
il
principio
di
un
giudizio
,
si
sente
già
affiorare
una
valutazione
di
carattere
filosofico
o
morale
.
Quella
spaventosa
assenza
di
volontà
,
di
reazione
sentimentale
o
morale
,
che
colpisce
fin
dalle
prime
pagine
degli
Indifferenti
e
si
sviluppa
metodica
ed
esasperante
fino
alla
chiusa
,
quasi
a
riflettere
la
suprema
indifferenza
degli
strati
decisivi
della
società
borghese
,
del
capitale
finanziario
,
del
regime
fascista
,
di
fronte
ai
problemi
del
dolore
,
del
lavoro
,
dell
'
elevazione
umana
,
cede
il
posto
nelle
Ambizioni
sbagliate
a
una
forma
di
introspezione
,
di
tormento
,
di
«
autocritica
»
,
ancora
ossessionante
ma
molto
meno
originale
e
significativa
.
Non
si
trasportano
a
piacere
in
una
determinata
atmosfera
sociale
le
esperienze
di
un
altro
ambiente
o
di
un
altro
momento
storico
.
L
'
indifferente
di
ieri
,
espressione
cruda
,
allucinante
,
di
uno
strato
notevole
della
gioventù
intellettuale
italiana
del
dopoguerra
,
cresciuta
all
'
ombra
del
fascismo
,
e
isterilita
dalla
sua
ideologia
,
incomincia
a
studiarsi
;
ma
invece
di
guardare
intorno
a
sé
,
nella
realtà
economica
e
sociale
che
lo
condiziona
,
si
è
messo
a
studiare
Proust
,
Dreiser
o
Dostoievski
(
per
non
citare
che
alcune
delle
influenze
più
appariscenti
)
.
Senza
ancora
condannarsi
,
si
vede
vivere
:
e
non
può
reprimere
un
movimento
di
disgusto
,
un
senso
di
vuoto
,
di
scoramento
,
di
noia
.
Siamo
già
sulla
soglia
di
un
nuovo
,
desolato
pessimismo
:
qualcosa
di
molto
diverso
dall
'
indifferenza
.
Quando
Leopardi
,
oltre
un
secolo
fa
,
ironizzava
nelle
Operette
morali
contro
gli
«
stupidi
»
progressi
della
scienza
e
dell
'
industria
(
trovatemi
una
macchina
che
ci
dia
un
vero
amico
,
una
donna
fedele
,
ecc
.
ecc
.
)
,
e
proclamava
l
'
infinita
vanità
del
tutto
,
non
ci
si
può
sottrarre
alla
sensazione
che
nel
suo
pessimismo
trovasse
sfogo
l
'
ansia
e
il
risentimento
della
vecchia
società
feudale
italiana
,
che
vedeva
avanzare
con
successo
sulla
scena
del
mondo
la
sua
antagonista
,
la
classe
borghese
.
Artisticamente
e
letterariamente
,
l
'
indifferenza
moraviana
(
i
due
termini
di
confronto
non
hanno
che
un
valore
di
indizio
,
si
capisce
)
poteva
forse
essere
l
'
equivalente
storico
di
certo
pessimismo
del
secolo
scorso
,
nella
nuova
situazione
in
cui
la
borghesia
fascista
vede
sorgere
e
giganteggiare
il
suo
antagonista
e
becchino
,
il
proletariato
.
Ma
la
confusa
ideologia
che
si
districa
dall
'
ultimo
romanzo
,
se
non
rappresenta
il
primo
passo
verso
una
decisa
presa
di
posizione
in
tutti
i
campi
contro
una
società
che
solo
vagamente
si
condanna
,
non
farà
che
straniare
Moravia
dalla
realtà
italiana
.
Solo
servendo
la
verità
,
ripeteva
ancora
recentemente
André
Gide
,
lo
scrittore
può
servire
lo
sviluppo
artistico
dell
'
umanità
,
e
quindi
la
rivoluzione
.
Moravia
non
è
certo
uno
scrittore
rivoluzionario
,
ma
si
stupirebbe
ancor
più
se
si
dovesse
negare
alla
sua
arte
un
carattere
umano
,
se
vogliamo
umanistico
.
I
tristi
eroi
degli
Indifferenti
ci
hanno
colpito
fin
dal
principio
come
qualcosa
di
repellente
,
come
dei
mostri
,
ma
dei
mostri
veri
,
viventi
,
scaturiti
dalla
fermentazione
di
tutta
un
'
epoca
;
e
finita
la
lettura
non
possiamo
fare
a
meno
di
sentirci
grati
al
giovane
romanziere
,
che
ci
ha
forgiato
un
'
arma
vera
per
la
nostra
lotta
,
per
la
lotta
contro
la
società
degli
istinti
più
biechi
e
dello
sfruttamento
più
avido
.
Ma
guai
se
l
'
arte
vigorosa
di
Alberto
Moravia
dovesse
cedere
il
posto
a
un
sottile
e
sterile
gioco
psicologico
,
come
talora
accade
nelle
Ambizioni
sbagliate
:
si
finirebbe
così
con
l
'
uscir
dal
vero
,
dall
'
umano
di
oggi
.
C
'
è
da
augurarsi
che
al
rude
contatto
con
la
realtà
l
'
arte
di
Alberto
Moravia
non
si
smarrisca
nell
'
artificio
e
sappia
trovare
infine
la
propria
strada
:
la
strada
di
coloro
che
sanno
maneggiare
lo
scalpello
non
soltanto
per
modellare
,
ma
anche
per
abbattere
.