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IL PIANO CORPORATIVO DI MUSSOLINI ( DI_VITTORIO GIUSEPPE , 1936 )
StampaPeriodica ,
Le corporazioni fascisti , organizzazioni della guerra e della dominazione del grande capitalismo . Il discorso pronunciato da Mussolini il 23 marzo scorso , all ' Assemblea nazionale delle corporazioni , ha evitato scrupolosamente di fare il bilancio riassuntivo del primo anno di esistenza del regime corporativo . Costituite con la legge del 6 febbraio 1934 , le 22 corporazioni , che abbracciano l ' insieme dell ' economia del paese , cominciarono a funzionare verso la fine del 1934 e il principio del 1935 . Ciascuna di esse ha discusso le questioni giudicate più importanti nella rispettiva sfera d ' azione , ed ha presentato le proprie conclusioni al governo , al quale sono riservate tutte le decisioni definitive . Era legittimo attendersi e la stampa fascista lo aveva annunciato che Mussolini , alla prima Assemblea generale delle corporazioni , avesse tirato le somme della esperienza del primo anno di vita corporativa . La ragione della volontaria omissione è comprensibile . Avendo esaltato per anni il futuro regime corporativo come un evento rivoluzionario , il quale avrebbe iniziata l ' era della « più alta giustizia sociale » , Mussolini ha sentito che gli sarebbe stato estremamente difficile dire che cosa si sia veramente realizzato sul cammino della nuova era promessa . Al contrario . Le questioni brucianti delle masse lavoratrici non sono mai state nemmeno messe all ' ordine del giorno delle corporazioni . Tutta l ' attività - di tutte le corporazioni è stata diretta verso un duplice obbiettivo fondamentale : rafforzare il monopolio economico e politico degli strati più potenti e reazionari del grande capitalismo ( a danno del popolo , delle piccole e medie aziende e anche degli strati inferiori della borghesia ) , monopolizzare e asservire tutta l ' economia del paese ai fini della guerra e del soprapprofitto del grande capitalismo . Il nostro partito non ha atteso né il recente discorso di Mussolini né il primo anno di esistenza del regime corporativo , per dare un giudizio esatto delle corporazioni , che l ' esperienza ha confermato in pieno . Già nel 1933 in un appello lanciato al popolo italiano , in risposta all ' ondata di demagogia scatenata dal fascismo sul tema del corporativismo , il nostro partito affermava : « ... l ' annuncio delle corporazioni è un annuncio di guerra . La corporazione è la forma organizzata della mobilitazione industriale e della organizzazione dell ' economia in vista della guerra ... La corporazione è l ' organizzazione di un più grande sfruttamento del proletariato e dei lavoratori da parte del grande capitale , di una più grande schiavitù delle masse ; essa è una preparazione immediata della guerra » . Se potesse sussistere il minimo dubbio sulla scrupolosa esattezza dell ' apprezzamento dato dal nostro partito ( in un momento in cui la demagogia di Mussolini aveva assunto una tale ampiezza da far dire persino a qualche compagno socialista , sulle colonne del Nuovo Avanti , che nel corporativismo ci poteva essere « qualche cosa di buono ! » ) , il piano corporativo annunciato dallo stesso Mussolini , nel suo discorso del 23 marzo , basterebbe a dissiparlo . In che cosa consiste realmente questo piano corporativo ? La presentazione che ne ha fatto il suo autore non lascia alcun dubbio . « Questo piano ha detto Mussolini è dominato da una premessa : la ineluttabilità che la nazione sia chiamata al cimento bellico . Quando ? Come ? Nessuno può dirlo , ma la ruota del destino corre veloce ... Questa drammatica eventualità deve guidare tutta la nostra azione . » Si tratta , dunque , in primo luogo , di un piano di guerra , di un piano per « l ' organizzazione dell ' economia in vista della guerra » . Mussolini non ha neppure parlato della guerra attuale contro l ' Abissinia , che viene considerata una semplice spedizione coloniale ! ... La guerra che Mussolini annuncia come prossima è la guerra europea e mondiale , la guerra per una nuova divisione del mondo , la cui punta principale è diretta contro l ' URSS e di cui Hitler e Mussolini sono i più accaniti fautori . E per sottolineare , a un tempo , l ' ampiezza della subordinazione alle esigenze della guerra , dei bisogni economici più elementari del popolo e l ' imminenza della nuova carneficina mondiale , Mussolini ha soggiunto : « Andiamo verso un periodo durante il quale le grandi industrie non avranno né tempo né possibilità di lavorare per il consumo privato , ma dovranno lavorare esclusivamente o quasi per le forze armate della nazione » . Tutta l ' economia del paese , tutte le magre risorse ricavate dal lavoro del popolo italiano vengono monopolizzate e assorbite per la guerra e ... per i soprapprofitti del grande capitale . Uno degli aspetti essenziali del « piano regolatore e enunciato da Mussolini è il modo con il quale verrebbe realizzata l ' organizzazione dell ' economia del paese ai fini della guerra , cioè la particolare organizzazione che verrebbe data alla grande industria , e più specialmente all ' industria di guerra . Naturalmente Mussolini non dimentica mai che uno degli strumenti più efficaci di dominazione della dittatura fascista è la demagogia . Perciò , nel presentare il suo piano corporativo , egli si è preoccupato di dargli un ' apparenza di « nazionalizzazione » delle grandi industrie , per dare una soddisfazione esteriore alle aspirazioni anticapitalistiche delle masse operaie e di una parte importante della piccola borghesia , illudendole che le misure ch ' egli vuole adottare siano un colpo di mazza assestato al grande capitalismo , a quello che Mussolini chiama « supercapitalismo » . È precisamente del contrario che si tratta , come possiamo dimostrare seguendo con senso critico lo stesso ragionamento del supremo demagogo . « Quanto alla grande industria che lavora direttamente o indirettamente per la difesa della nazione ... e l ' altra industria sviluppatasi sino a diventare capitalistica o supercapitalistica ha detto Mussolini - essa sarà costituita in grandi unità corrispondenti a quelle che si chiamano le industrie - chiavi ed assumerà un carattere speciale nell ' orbita dello Stato . » Alcuni rami di queste industrie verrebbero gestiti direttamente dallo Stato , altre sottoposte a « efficiente controllo » , altre formerebbero delle « imprese miste » , nelle quali lo Stato e i privati formano il capitale e organizzano la gestione in comune . Si tratta , quindi , di una maggiore concentrazione delle grandi industrie nelle mani di gruppi sempre più ristretti di grandi capitalisti , che sono poi coloro stessi che determinano la politica dello Stato fascista . Gli strati più potenti e più fascisti del capitale finanziario accentrano nelle proprie mani , in associazione con lo Stato che è pure nelle loro mani le industrie - chiave del paese , per assicurarsi il dominio assoluto dell ' economia nazionale , e asservirla ai propri fini . I termini giuridici , sui quali sarà fondata l ' associazione di questi gruppi di grandi capitalisti e dello Stato , hanno importanza nella misura in cui sanzionano i nuovi mostruosi privilegi . Una pratica corrente da parecchi anni nella politica del governo fascista è consistita nell ' addossare allo Stato ( cioè al popolo ) le perdite delle principali società bancarie e industriali . Questa pratica avrà , ora , la forza di legge , per assicurare ai grandi capitalisti cointeressati nelle e unità industriali un profitto sicuro e tranquillo . Le industrie alle quali si riferisce il piano Mussolini , infatti , sono in gran parte le industrie già fortemente sovvenzionate dal governo fascista , e per somme che ammontano a parecchi miliardi , come lo stesso Mussolini dichiarò ( senz ' altre precisioni ) nel suo discorso del maggio 1934 . L ' essenza del piano Mussolini consiste nel porre ufficialmente e definitivamente a carico dello Stato tutte le passività delle industrie comprese nel piano , perpetuando , sotto una forma più diretta e più spicciativa , il saccheggio del popolo da parte dei grandi pescicani capitalisti . La riforma bancaria che il governo fascista aveva già precedentemente annunciata costituisce una delle premesse essenziali per la realizzazione del piano corporativo di guerra . Le piccole e medie industrie vengono escluse , nel piano corporativo , da ogni forma di sovvenzione e anche dai vantaggi che sono rappresentati dalle sempre profittevoli ordinazioni dello Stato ( interamente assorbite dal gigantesco monopolio capitalistico creato col piano corporativo ) ; e sono chiamate , insieme al popolo lavoratore , a pagare le spese del festino che la dittatura fascista offre ai gruppi più rapaci del capitale finanziario . Col piano corporativo , l ' obbiettivo del grande capitale di assorbire o annientare la media e piccola industria diventa più concreto e più immediato . La politica detta di « autarchia economica » che pratica il governo fascista , e di cui le corporazioni sono lo strumento , viene presentata , nel discorso recente di Mussolini , come una necessità per realizzare il massimo di indipendenza economica soprattutto in tempo di guerra presupposto della indipendenza politica del paese . Questa utopia soddisfa le illusioni della piccola borghesia fascista . Ma il capitale monopolistico , che non insegue delle chimere , si preoccupa di controllare le importazioni allo scopo di monopolizzare il mercato interno , anche con dei prodotti scadenti o con dei surrogati , a prezzi d ' imperio , onde realizzare altissimi profitti , sfruttando il mercato interno e riducendo il popolo italiano ad una colonia . D ' altra parte , il piano corporativo di Mussolini , che assicura un più stretto regime di monopolio e di soprapprofitti agli strati più privilegiati del grande capitalismo , accentua i contrasti interni tra i gruppi capitalisti : contrasti fra gli strati privilegiati e quelli meno favoriti , fra la grande industria monopolistica e la piccola e media industria , e , soprattutto , fra il gigantesco monopolio corporativo della grande industria e l ' agricoltura . Quest ' ultima è chiamata ad accollarsi una larga parte delle spese dei privilegi che si assicurano nel piano Mussolini gli strati dominanti del capitale finanziario . Mussolini lo ha annunciato nel suo discorso , in una forma velata , ma pure abbastanza chiara . « Nessuna innovazione alle forme tradizionali della economia agricola italiana . Esse rispondono bene allo scopo , che è quello di assicurare il fabbisogno alimentare del popolo italiano e di fornire talune materie prime all ' industria » . Nulla di nuovo per l ' agricoltura , quindi . Tutti i privilegi sono riservati al capitale finanziario e ... ai grandi capitalisti terrieri che si sono inseriti nella banca e partecipano al monopolio corporativo . I maggiori sforzi della dittatura fascista saranno volti a far ricadere sui piccoli contadini e sui ceti medi della campagna i nuovi carichi che Mussolini addossa all ' agricoltura . L ' affermazione di Mussolini concernente l ' agricoltura ci interessa sotto l ' aspetto più propriamente sociale . Secondo Mussolini , non v ' è nulla da innovare « alle forme tradizionali dell ' economia agricola » . Si potrebbe pensare che tutto vada bene alla campagna ! Ma quale è la situazione nella campagna italiana ? Essa si può sintetizzare press ' a poco così . Qualche migliaio di grandi agrari e di latifondisti , posseggono più della metà delle terre coltivabili d ' Italia . Per contro , almeno 5 milioni di lavoratori agricoli ( fra salariati e braccianti , mezzadri e piccoli fittavoli ) non posseggono neppure un metro quadrato di terra . La miseria di questa massa è spaventosa . Milioni di braccianti sono disoccupati semipermanenti e senza sussidio che soffrono letteralmente la fame . Centinaia di migliaia di mezzadri e di piccoli fittavoli sono indebitati e rovinati . Altrettanti piccoli proprietari , presi alla morsa delle imposte schiaccianti del fascismo e dello sfruttamento spietato dei monopoli industriali , della banca e degli usurai , sono espropriati e ricacciati nella massa dei braccianti affamati . A questa situazione spaventosa e insopportabile , Mussolini dice che non vi è nulla da modificare ! Anche i proprietari fondiari della vecchia Russia erano dello stesso parere , nei riguardi dei mugik . Ma i mugik trovarono che vi era « qualcosa » da modificare ... e trovarono anche il partito di Lenin che indicò loro la strada per realizzare le aspirazioni che vibravano più forte nei loro cuori : la terra ai contadini che la lavorano ! Questa parola d ' ordine è divenuta ormai la bandiera dei contadini poveri e dei braccianti del mondo intero . È compito nostro di farla riecheggiare nelle campagne italiane , per affrettare il momento in cui dai tetri casolari e dai villaggi resi squallidi e tristi dalla miseria , la fiumana dei lavoratori agricoli affamati irromperà e farà sentire ai padroni attuali della terra che anche nelle campagne italiane vi è « qualcosa » da innovare ! Per comprendere meglio l ' essenza del regime corporativo , è necessario dare uno sguardo all ' attività pratica svolta dalle singole corporazioni nel primo anno di esistenza , per vedere quali questioni sono state discusse , quali soluzioni sono state proposte e nell ' interesse di quali classi . Troveremo , nell ' esame , la conferma documentata dell ' apprezzamento che il nostro partito ha dato del corporativismo . Non possiamo esaminare qui l ' attività di tutte le 22 corporazioni , non solamente per ragioni di spazio , ma anche per evitare una eccessiva monotonia , giacché le decisioni delle 22 corporazioni si rassomigliano tutte , ispirate come sono ad una sola direttiva : quella di realizzare il monopolio degli strati più ricchi e fascisti del capitalismo nelle diverse branche economiche ; di eliminare ogni possibilità di libera concorrenza per imporre prezzi briganteschi ; di diminuire le imposte ai capitalisti ; di assicurare le migliori condizioni possibili alla « produzione » , cioè ai padroni . Nessuna delle 22 corporazioni ha discusso una sola questione che interessi la classe operaia ed i lavoratori in genere ( rapporto tra i salari e l ' aumento del costo della vita , intensità del lavoro , sistemi di cottimi , durata del lavoro e disoccupazione , indebitamento crescente dei piccoli contadini ) . Secondo la stampa fascista vi sarebbero due eccezioni a questa regola generale : l ' estensione ai mezzadri del beneficio dell ' assicurazione contro la ... tubercolosi ( che si risolve soprattutto nell ' imporre ai poveri mezzadri un nuovo contributo ) , ed il voto espresso da alcune corporazioni a favore dell ' apprendistato ( non già beninteso nel senso di migliorare le condizioni degli apprendisti , ma nel senso di facilitare la formazione di nuove maestranze specializzate , di cui l ' industria di guerra ha particolarmente bisogno ) . La Rivista del Lavoro , diretta dal gerarca Cianetti , in un articolo che vorrebbe essere un « esame dell ' azione svolta dalle corporazioni » dal punto di vista degli interessi dei lavoratori , oltre all ' accennato « beneficio » concesso ai mezzadri , non ha potuto indicare nessun ' altra misura presa dalle corporazioni a favore dei lavoratori , all ' infuori del famigerato accordo interconfederale del novembre 1934 , che scaccia dal lavoro il maggior numero possibile di donne e di giovani , per occuparvi un certo numero di disoccupati adulti , con dei salari dimezzati ... Il sottosegretario di Stato alle Corporazioni , parlando alla Camera sul bilancio del suo dicastero , ha saputo scoprire un ' altra misura corporativa a favore degli operai : il libretto del lavoro . Libretto d ' infamia , che mira a stabilire la sorveglianza speciale sugli operai da parte dei padroni , i quali avranno una nuova arma per ricattare i propri dipendenti : la minaccia di una cattiva annotazione sul libretto che influenzerebbe negativamente su tutta la vita degli operai ! Come si vede , in mancanza di misure realmente o anche solo apparentemente favorevoli ai lavoratori , i gerarchi fascisti presentano come « concessioni » del regime corporativo delle misure che sono dirette chiarissimamente contro i lavoratori ! Il gerarca Cianetti , in un articolo pubblicato nella citata Rivista del Lavoro ( anno V , n . 1 , gennaio 1936 ) , è costretto a riconoscere a denti stretti il nulla del regime corporativo in favore del lavoro ; è costretto ad ammettere la forte delusione che il primo anno di vita delle corporazioni suscita tra quei lavoratori che avevano creduto alla demagogia corporativa , ma se la prende coi « critici » ; protesta contro gli « irresponsabili della strada » , contro gli « stati d ' animo fondati sul pessimismo » e se ne viene fuori con questo pietoso lamento : « Organizzare una società ( quella corporativa ) in un mondo di egoismi e in un momento in cui i rapporti tra gli uomini e la morale ( sic ! ) subiscono una dura prova , non è certo facile impresa » . Ecco , secondo gli stessi gerarchi , a che cosa si riduce il consuntivo del primo anno di corporativismo , per quanto riguarda il lavoro . È interessante rilevare l ' urto che si è manifestato in seno a quasi tutte le corporazioni , fra la preoccupazione di alcuni gerarchi i quali vorrebbero delle misure illusorie sulle quali appoggiare la propria demagogia , mediante l ' apparenza di un « controllo » corporativo sui monopoli industriali ed i capitalisti i quali vogliono ben coprire i monopoli sotto il manto della corporazione , ma sono gelosissimi della loro indipendenza e non ammettono neppure l ' apparenza di ingerenze « estranee » . Questo è , in sostanza , il senso della polemica molto istruttiva che si è svolta fra la stampa dei gerarchi e quella che esprime più direttamente gli interessi padronali , a proposito dei consorzi e dei comitati corporativi . I grandi industriali , coscienti che la corporazione è lo strumento per rafforzare i propri monopoli , si sono affrettati a costituire in ogni branca importante dell ' economia il proprio consorzio , nel quale essi decidono i prezzi da imporre in nome della corporazione e le misure più severe contro i possibili concorrenti , esigono leggi speciali per impedire il sorgere di nuove aziende similari e per stritolare i piccoli e medi industriali , chiedono che sia obbligatorio il consumo dei propri prodotti e sottoprodotti , ecc . I gerarchi fascisti ribattono che tutto questo è legittimo , ma che le decisioni debbono essere prese in seno a un comitato corporativo di cui essi pure facciano parte , se no sarà molto difficile far passare le decisioni prese esclusivamente da consorzi padronali come misure corporative prese nel nome del famosissimo a « interesse nazionale » . Mussolini ha posto fine alla polemica , con una decisione tipicamente fascista , che serba l ' arrosto agli industriali e dà un po ' di fumo ai gerarchi e all ' anticapitalismo delle masse : ha deciso che i comitati corporativi saranno costituiti in tutte le branche in cui « risulteranno necessari » , ma le loro conclusioni non avranno valore deliberativo , ma semplicemente di « voti » presentati alle rispettive corporazioni e al governo . I consorzi padronali , naturalmente , restano e continueranno , come prima , ad assolvere alla loro funzione di saccheggiatori del popolo . Vediamo , ora , a titolo di esempio , le misure prese da due corporazioni e , prima di tutto da quella dello zucchero e delle bietole , nella quale il « regime corporativo » , cioè il più perfetto monopolio , vige da lunghi anni . Esiste un consorzio nazionale che comprende le 24 fabbriche di zucchero . Questo consorzio impone il prezzo di vendita del prezioso prodotto , la quantità e la qualità di barbabietole da coltivare e insieme all ' alleato consorzio dei bieticultori , che sono degli agrari e degli stessi zuccherieri fissa il prezzo da pagare ai contadini che producono le barbabietole . I profitti che realizzano gli zuccherieri sono assolutamente scandalosi . Nel 1934 , le 24 fabbriche realizzarono un utile netto di 300 milioni , distribuendo un dividendo di L . 11 per ogni azione di 25 Lire , cioè , il 44 % del capitale azionario ! E perché questi profitti briganteschi siano possibili , il prezzo dello zucchero in Italia è più caro che in tutta l ' Europa , il doppio di quello della Francia . E anche per questo l ' Italia è il paese che consuma meno zucchero in Europa . Cosa importa agli zuccherieri se milioni di bambini poveri d ' Italia si può dire che ignorano lo zucchero ? Ebbene , anche in questa branca si è costituita la brava corporazione , la quale dovrebbe tutelare i famosi « interessi generali del paese » e preoccuparsi della sanità della « razza » e , quindi , della sua alimentazione , ecc . Dopo un anno di esistenza della corporazione , non solamente non si è discussa la possibilità di diminuire gli scandalosi profitti degli industriali , per far diminuire il prezzo proibitivo dello zucchero , non solamente non si è nemmeno accennato alla possibilità di spezzare questo consorzio di briganti associati contro la salute del popolo italiano e , in particolare , dei bambini , ma si è stabilito , invece , di regolamentare per legge la limitazione della coltura delle barbabietole , di esigere l ' autorizzazione per tale coltivazione e per l ' apertura di eventuali nuove fabbriche , di rendere obbligatorio il consumo dell ' alcool derivante dalle barbabietole in miscela con altri combustibili , ecc . Cioè , tutte le misure che il monopolio degli zuccherieri imponeva prima con la forza e coi mezzi propri , oggi la corporazione le fa imporre dalla legge ! La corporazione , quindi , rafforza il monopolio dei più odiosi pescicani italiani e pone ufficialmente lo Stato al loro servizio ! Il solo provvedimento proposto in favore dei consumatori è stato quello di chiedere al governo di diminuire di due Lire al chilogrammo l ' imposta , per diminuire di due Lire e non di più il prezzo dello zucchero . Si chiede , dunque , di far pagare al popolo stesso , sotto forma di altre imposte , la riduzione eventuale del prezzo dello zucchero , ma senza toccare i favolosi profitti degli industriali . Anzi , nella misura in cui la riduzione dell ' imposta e del prezzo di vendita determinasse un aumento del consumo dello zucchero , i profitti degli zuccherieri aumenterebbero proporzionalmente . Quale miglior prova che la corporazione è la cuccagna dei grandi capitalisti ? Altro esempio caratteristico è stato dato dalla corporazione dell ' elettricità . Alcuni industriali consumatori di energia elettrica hanno condotto una campagna contro il trust dell ' elettricità , esigendo una forte riduzione del prezzo dell ' energia . L ' ing . Pizzarda , su La Sera di Milano , ha dimostrato con cifre inconfutabili che il grande trust dell ' elettricità poteva diminuire fortemente il prezzo dell ' energia e del nolo dei contatori , assicurandosi sempre dei « ragionevoli benefici » . Particolarmente suggestivo è il confronto fra Milano e Torino . In quest ' ultima città , l ' Azienda elettrica comunale distribuisce energia ad un prezzo inferiore della metà a quello che il trust dell ' elettricità fa pagare ai milanesi . Nella corporazione della elettricità , il deputato Giarratana ha ripetuto la stessa dimostrazione ed ha rilevato che « le grandi società elettriche mirano ad eliminare le concorrenze che si manifestano e quei controlli che , pur non disturbando ... le iniziative idroelettriche , possono dare garanzie ad alcune categorie di utenti » . Il rappresentante del trust dell ' elettricità non è riuscito a dimostrare che il prezzo dell ' energia e dei noli non si poteva diminuire . Sembrava evidente a tutti che la conclusione della corporazione sarebbe stata quella di proporre una riduzione , anche minima . No . Mussolini in persona è intervenuto per tagliar corto agli attacchi fondati su cifre di cui erano oggetto i magnati della elettricità e , da buon prestigiatore , ha annunciato solennemente : « Il prezzo dell ' energia elettrica non verrà aumentato ! » . L ' indomani tutti i giornali della penisola annunciavano questa notizia come una grande « concessione » fatta agli utenti . Tutti hanno finto di dimenticare che non l ' aumento del prezzo era in discussione , poiché gli stessi magnati dell ' elettricità non avevano osato neppure chiederlo , ma bensì la riduzione ! ... Questa è stata la conclusione dei lavori della corporazione , insieme ad altre misure dirette a rafforzare il monopolio del grande trust ( obbligo alle piccole aziende di sviluppare i propri impianti , per entrare nella categoria trustificabile , o di scomparire ... ; applicazione di tariffe differenziate , ma sempre d ' imperio , perché non vi sia alcuna concorrenza , ecc . ) . Una delle decisioni ha un particolare interesse . Rifiutando la diminuzione del prezzo dell ' energia per il popolo , la corporazione ha deciso che « fra le Federazione dei produttori di energia elettrica e i rappresentanti di categorie speciali di utenti ... saranno presi accordi , nel comune interesse » . Comprendete ? La riduzione di tariffa ci sarà soltanto per i grandi industriali consumatori di energia , mediante Accordi speciali ... Quelli che hanno condotto la campagna contro il trust dell ' elettricità vengono tacitati , a spese del popolo che non può parlare e deve pagare ! I lavori di questa corporazione dimostrano due cose interessanti : la prima è la manifestazione aperta dei contrasti fra i monopoli capitalistici delle varie branche , specialmente fra quelle indipendenti ( in questo caso fra metallurgici e produttori elettrici ) ; la seconda è la manifestazione della tendenza dominante di cercare di risolvere o di attenuare questi contrasti fra gruppi di capitalisti monopolisti , a spese del popolo . La « giustificazione » morale che il fascismo cerca di dare dei vani aggi incommensurabili che il corporativismo assicura al grande capitalismo è quella di mantenere nella massima efficienza l ' industria per i bisogni della guerra « ineluttabile » ! L ' esperienza di questo primo anno di esistenza del corporativismo - che non per caso è anche l ' anno in cui Mussolini ha scatenato una guerra criminale e disastrosa per il nostro paese costituisce la più eloquente prefazione al piano corporativo che Mussolini ha esposto nel suo discorso del 23 marzo , il quale , per la classe operaia e per la grande massa del popolo che lavora e che pensa , si riassume in poche e tragiche espressioni : maggiore sfruttamento , più grande miseria , più soffocante schiavitù , guerra ! Tuttavia , nell ' annunciare un piano che è di fame e di guerra , Mussolini non ha potuto esimersi dal legare a questo piano le false promesse che , imperturbabile , egli ripete sfacciatamente al popolo italiano da 14 anni ! « Il triste fenomeno del pescecanismo ha detto Mussolini non si verificherà più nell ' Italia fascista » , mentre tutte le società anonime , bancarie e industriali , hanno fortemente aumentato i loro profitti , a causa della guerra fascista contro l ' Abissinia , nello stesso tempo che le miserabili condizioni di vita dei lavoratori peggiorano continuamente ! « Si realizzerà nell ' economia fascista quella più alta giustizia sociale che , dal tempo dei tempi , è l ' anelito delle moltitudini ... » E il gerarca Cianetti traduce alla radio : « Sapete perché Mussolini ha tanti nemici ? Perché costoro hanno compreso che Mussolini vuol fare la rivoluzione sul serio ! ... » . Queste promesse vengono , stavolta , subordinate alla realizzazione degli obbiettivi militari e politici dell ' imperialismo italiano . « Noi sentiamo che l ' impresa abissina accelera i tempi ... della rivoluzione sociale ... Noi sentiamo che la più alta giustizia sociale , promessa dal duce agli operai di Milano , si realizzerà domani , se nel segno di questa guerra , punto cruciale della rivoluzione , il lavoro inizia il ciclo della sua potenza ... » ( Lavoro Fascista del 29 novembre 1935 ) . La rivista Gerarchia ( febbraio 1936 ) è ancora più esplicita : « Il fascismo ... per un complesso di cause dipendenti dalla necessità di ambientare numerosi abitanti nel poco e non tutto fertile suolo , non ha potuto adattare la sua dottrina alla pratica ed è per questo mal compreso ... Fino a quando non ci saranno terre da colonizzare , materie prime da lavorare , il vero compito delle corporazioni non può cominciare ... » . Il miraggio dell ' « alta giustizia sociale » era dunque riportato nel mese di febbraio a ... dopo la conquista dell ' Abissinia ! Ma Mussolini non parla ormai più della guerra abissina , ma della « vera » , della grande guerra europea e mondiale . Le realizzazioni delle promesse vengono rinviate all ' « altra » guerra ! E così Mussolini porta il nostro paese alla catastrofe . Le delusioni sofferte cominciano a rendere le masse incredule delle promesse mai realizzate di Mussolini . Noi dobbiamo legarci con spirito largo con queste masse e unire tutto il popolo italiano nella lotta contro i piani corporativi dei magnati del capitale , contrapponendo a questi piani la lotta per il soddisfacimento immediato delle rivendicazioni brucianti dei lavoratori . Dobbiamo ravvivare e sviluppare la lotta per il pane ; per dei salari adeguati al crescente costo della vita ; per il sussidio ai disoccupati ; per il diritto al lavoro pei giovani e per le donne ; per un forte sgravio fiscale ai contadini , agli artigiani , ai piccoli commercianti rovinati ; per far pagare ai capitalisti le spese della guerra disastrosa d ' Abissinia . Dobbiamo estendere la lotta per la libertà , perché il popolo possa decidere liberamente dei propri destini , che sono quelli del nostro paese ! Dobbiamo rendere popolare la lotta contro la guerra e per la pace ; smentire e combattere la menzogna di Mussolini sulla « ineluttabilità » della guerra . Al piano corporativo del grande capitale che saccheggia il popolo italiano e rovina il paese , dobbiamo contrapporre la volontà di pace e di libertà del popolo , facendo della classe operaia l ' avanguardia e la guida del vasto fronte popolare italiano che salverà il nostro paese dalla dittatura dei pescicani , dalla fame e dalla guerra !