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VECCHIO E NUOVO UMANISMO ( DELLA VOLPE GALVANO , 1940 )
StampaPeriodica ,
Aspetto capitale della grande rivoluzione in corso è la esaltazione del lavoro e della tecnica , che è quanto dire una nuova concezione etica , filosofica , della vita : un nuovo Umanismo addirittura . Il riflesso profondo di questo nella pedagogia , la italiana Carta della Scuola , coi suoi concetti , ad esempio , di lavoro manuale scolastico , di cultura del popolo e non di una determinata classe , di selezione e orientamento delle scolaresche al di là di ogni privilegio di casta cioè di censo , esige un discorso a parte . Che presuppone , peraltro , un concetto chiaro di quel che fosse il vecchio Umanismo . Quale esso fosse e in particolare la sua filosofia dell ' educazione ce lo riassume , meglio di ogni altro documento , qualche frammento ( che sottolineo ) di un notevole discorso , del 1922 , di Giovanni Gentile , intitolato Lavoro e cultura . « Io sento profondamente egli dice la differenza che c ' è fra la dignità del lavoro propriamente detto e la dignità del pensiero ... la differenza fra il lavoro delle mani e la cultura , che è il lavoro dello spirito , è una differenza che ha grande importanza nel sistema dei valori umani . Il quale non si può mantenere , né garantire , se non concorra la normalità dei suoi rapporti , la differenza degli elementi che vi concorrono ... Il concetto di questo valore prodotto dal lavoro , onde l ' uomo si rivolge alla natura e ne fa mezzo di appagamento dei propri bisogni , è un concetto meramente relativo ... Se noi soffocassimo dentro di noi questo bisogno che ci fa tendere la mano al frutto della terra , il frutto della terra non sarebbe mai colto ... Il vero , l ' assoluto valore conosce e sente chi vive raccolto nella vita del pensiero ... Il carattere dei valori economici ... non è la natura dei valori propriamente spirituali , corrispondenti ai bisogni veramente essenziali e costitutivi della nostra vita ... La poesia o l ' arte , in generale , e la verità , ciò che rappresenta un fine supremo dello spirito umano , questo è il valore assoluto ... A questa coltura superiore dobbiamo guardare ... ; di tutta la coltura ... il lavoratore ha bisogno per essere lavoratore e per essere uomo » . È , come si vede , con quel tanto di semplicismo intellettualistico che comporta , la concezione illuministico - hegeliana della cultura come regno della Ragione e dello Spirito ( maiuscoli ) , cui deve restar soggiogata la provincia del lavoro e della tecnica , cioè la zona dell ' economico , del bisogno ( del particolare o sentimento nella sua positività ) : col risultato , in pratica , di un calcolo o raziocinio utilitaristico sullo sfondo , beninteso , astratto e però retorico dell ' Etica e della Spiritualità : col risultato concreto , politico , insomma , del predominio di una classe quella « colta » e « elevata » sulle altre . Bisogna allora dire che l ' intellettuale degno di questo nome deve avere oggi il coraggio di guardare la verità fino in fondo : e che per la difesa della civiltà che sorge la civiltà antiborghese della tecnica deve sapere andare oltre le ragioni immediate o empiriche a favore della tecnica e del lavoro , e affrontare il problema o i problemi della nuova concezione laica della vita . Non basta soltanto , per intenderci , dire , come si è detto , che , se il meccanico esclude lo spirituale , il meccanico non è la tecnica , ma la sua preconcetta astrazione ; che tecnica e lavoro non escludono ma presuppongono un ' etica che può giungere fino al sacrificio e all ' ascesi ; che nel lavoro si attua la necessità di sentir battere il proprio cuore all ' unisono col resto dell ' umanità ; che c ' è la « gioia del lavoro » , la « fatica senza fatica » , e una spiritualità del lavoro finora insospettata ; che la tecnica è « tattica » e « teologia » , e via dicendo . ( Vedi gli autori citati in proposito nel Commento alla Carta della Scuola del Volpicelli ) . Non basta . Bisognerà , un giorno , coordinare e organizzare queste sparse verità e però saldarle a un qualche principio generale , necessariamente antitetico ai principi generali dell ' illuminismo hegeliano ( o « liberalismo dialettico » ) , tutt ' ora diffusi . E intanto , occorre acquistare una coscienza vieppiù chiara delle deficienze organiche di questi ultimi principi tradizionali , se ci si vuole avviare veramente a una comprensione seria del nuovo Umanismo , per il quale non già è vero che la cultura è lavoro , ma bensì che il lavoro è cultura . Sono d ' accordo col Volpicelli che l ' avvento della tecnica è il fatto più importante della cultura del mondo dopo il Cristianesimo , e che il gran paradosso è che la tecnica è stata resa possibile dalla cultura moderna , ma poi la cultura che ha creato la tecnica si è mostrata incapace di sentirne l ' umanità e il valore , e che , infine , le opposizioni alla tecnica non son basate che su rimpianti e negazioni , con un argomentare ben strano per una cultura « la cui fondamentale categoria dovrebbe essere la storicità » . Sono anche d ' accordo con un altro dei pochissimi studiosi serii di questi problemi : con Luca Pignato che , in un recente dibattito su cultura , tecnica e morale , dopo aver opposto ai nostri neohegeliani la profonda , e però attuale verità enunciata dal patriarca Kant , che , cioè , « è un dovere dell ' uomo verso se stesso di essere un membro utile del mondo , perché questo fa parte dell ' umanità » , sia poi esso operaio o negoziante o erudito ( « secondo il suo piacere » e « l ' apprezzamento delle proprie forze » ) , osserva che appunto , se una legge morale ci accomuna , dei minatori ad esempio a noi , ci troveremo veramente in una universalità : e che « solo questa legge ( universale ) è cultura » : il resto sarà o l ' estrazione dello zolfo o la traduzione dal greco ; restando a vedere , in sede di politica scolastica , « se convenga in generale imparare il greco e il latino o migliorare le condizioni dell ' estrazione dello zolfo » . E altrove , il Pignato , a rincalzo dell ' osservazione di Giuseppe Bottai , che nella vecchia scuola gli studi classici si erano ridotti a fenomeno tipicamente letterario , conclude molto giustamente che non ha senso porsi il problema : come il vecchio Umanismo possa costituire il nocciolo del nuovo ; giacché le cose restano come stavano se si sposta un pezzetto di grammatica da una classe ad un ' altra , e che insomma riconosciuto il nuovo principio della tecnica come valore spirituale ogni discussione che si faccia sulla Carta della Scuola « deve tenerne presente lo spirito rivoluzionario , in senso sociale e politico . Rivoluzionario e non riformistico » . Parole chiare , oneste . Dovrebbe esserne giunto il momento , anche in questo campo .