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Il grande Lama e i piccoli indiani ( Mieli Paolo , 1977 )
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Roma , giovedì 17 febbraio . Passerà alla storia come « quel giovedì grasso del '77» in cui Luciano Lama , segretario del più grande sindacato comunista d ' Europa , fu preso a sassate dagli studenti ultras e costretto a lasciare la cittadella universitaria romana . Quasi sicuramente gli storici che nei prossimi anni si occuperanno di questi fatti lasceranno da parte le polemiche sulle origini materiali degli incidenti ( chi ha dato il primo spintone , la prima bastonata , chi ha tirato il primo sampietrino ? È più grave lanciare sacchetti di vernice sui sindacalisti come hanno fatto gli « indiani metropolitani » o innaffiare col getto di un estintore gli studenti come ha fatto un membro del servizio d ' ordine del PCI ? ) e si dedicheranno alla ricerca delle cause di quello che quasi all ' unanimità e un po ' ingenerosamente è stato definito l ' « errore di Lama » . E cosa diranno di questo errore ? Che è stato generato dalla convinzione di poter riportare l ' ordine nelle università con un misto di forza e di consenso ; che è stato reso possibile dalle false informazioni che il segretario della federazione comunista romana Paolo Ciofi , alcuni sindacalisti della CGIL - scuola , il segretario della Federazione giovanile comunista Massimo D ' Alema avevano trasmesso per quattordici giorni ai vertici del PCI ( « Andrà tutto liscio come l ' olio » aveva detto Ciofi la sera prima degli incidenti ) ; che è stato favorito dalla mancanza di precauzioni « psicologiche » come per esempio incontri tra sindacalisti e rappresentanti degli studenti , diretti ad allentare la tensione : una tensione che aveva raggiunto l ' apice proprio quel giorno ( alcuni lavoratori del PCI avevano forzato il blocco degli occupanti ai cancelli dell ' ateneo e la sera la Camera del Lavoro aveva chiesto la riapertura dell ' università ) . Ma la storia non ammette recriminazioni . I lamenti ( « Perché noi comunisti eravamo tremila e non trentamila ? » ) , le tardive esortazioni ( « È una questione di ordine pubblico : bisognava mandare subito i carabinieri a sgombrare l ' occupazione » gridava Giuliano Ferrara dirigente del PCI torinese ) , i giustificati timori ( « Se Cossiga fa sgombrare adesso l ' università sembrerà però che noi sindacalisti abbiamo bisogno della polizia per far valere le nostre ragioni » ) che quel giovedì nero animavano la discussione davanti alla sede del PCI di via dei Frentani , appena pronunciati venivano già superati dai fatti . Il ministro dell ' Interno aveva immediatamente deciso di sfruttare la situazione per espugnare l ' università e rilanciare la campagna sull ' ordine pubblico , accolta con ovazioni di consenso di tutta la stampa . I giornali , anche quelli che in passato avevano più strizzato l ' occhio al PCI , si rivolgevano al « grande partito della classe operaia » in tono brusco e risentito : « Ma come ? , vi stavamo spalancando le porte del governo nella speranza che riportaste l ' ordine nelle fabbriche e nelle piazze e ora scopriamo che non ne siete capaci » . Lentamente si metteva in moto anche il fronte di quelli che sperano nel ritorno a un governo di centrosinistra : dai democristiani di osservanza fanfaniana ( « Eccoli qui i comunisti di sempre , illiberali e prevaricatori » ) ad alcuni settori del PSI ( un dirigente della Federazione giovanile socialista ha dichiarato in un ' assemblea ad architettura : « Avete ragione voi , la venuta di Lama nell ' università è stata una grave provocazione » ) , erano tutti all ' erta . Il PCI si è sentito alle corde : Lama continuava a ricevere telegrammi di formale solidarietà ma appena chiedeva uno sciopero o almeno una manifestazione di solidarietà che lo riconfermasse leader prestigioso di un grande sindacato , riceveva risposte elusive . Nelle sezioni e nei consigli di fabbrica le spiegazioni ufficiali ( « Quell ' università lì è una Reggio Calabria zeppa di provocatori , fascisti , figli della borghesia agiata » ) erano accolte con sufficienza e in molti casi apertamente discusse ; nelle piazze che il sindacato , per le sue divisioni interne aveva lasciato deserte , non riusciva a riempire , affluivano invece , fin dal sabato , decine di migliaia di studenti inscenandovi manifestazioni che lasciavano poco spazio al teppismo . Conseguenze . Per la prima volta dall ' autunno del '69 , quando fu espulso il gruppo del Manifesto , il PCI è stato percorso da un terremoto interno di discussioni che continueranno per molte settimane . E l ' autocritica che la direzione del PCI si è fatta il 19 febbraio ( « È mancata da parte nostra una piena e immediata comprensione del clima che si era creato nell ' ateneo » ) contribuirà ad alimentare il dibattito . I termini del problema sono semplici . C ' è un partito che si presenta come « partito di lotta e di governo » e che una volta messo alla prova davanti a un movimento di massa è costretto a battere in ritirata fornendo spiegazioni improvvisate e convenzionali ( « È un fenomeno fascista » ha affermato Gianni Cervetti , membro della direzione del PCI davanti agli operai milanesi dell ' Alfa Romeo riuniti a congresso nella sezione Ho Ci - Minh ) . C ' è un sindacato che ha paura di mobilitarsi su temi estranei alla difesa del salario perché non vuole disperdere le sue energie , ma teme anche che , una volta decisa la ritirata su un fronte , ci sia il rischio di diventare vulnerabile anche su tutti gli altri fronti . Cosa accadrà nei prossimi giorni ? Esaminiamo le mosse che presumibilmente faranno i protagonisti di questa vicenda . Il movimento degli studenti . Lo scontro con Lama , per loro , è stato provvidenziale . Nei giorni precedenti quel giovedì grasso il movimento degli studenti aveva conosciuto una fase di stanca tale che l ' avrebbe potuto portare alla dissoluzione . La visita di Lama lo ha rilanciato . Nelle ore di battaglia calda contro il servizio d ' ordine del PCI e del sindacato , contro il senato accademico e la polizia , gli studenti ultras hanno ritrovato l ' unità e la galvanizzazione perdute . Ora si dettano obiettivi « mobilitanti » : « Rioccupiamo appena possibile l ' ateneo e riprendiamo a batterci per gli appelli d ' esame settimanali , per l ' orario a cartellino dei professori , per l ' università aperta il sabato e la domenica , per i corsi serali , per la ristrutturazione dell ' insegnamento » . Ma gli obiettivi reali del movimento non riescono a definirli . Senza questi è probabile che gli studenti conosceranno una seconda impasse . Come fare allora ? Sabato e domenica prossimi gli studenti di tutta Italia si incontreranno a Roma per discuterne . Probabilmente metteranno a punto un programma che le forze politiche dovranno valutare con grande attenzione perché sarà il testo base a cui faranno riferimento i disoccupati intellettuali italiani . Cosa chiederanno ? Nientemeno che il salario generalizzato per tutti coloro che hanno più di diciotto anni . Poi chiederanno , anche , la diminuzione delle ore di lavoro nelle fabbriche e l ' aumento invece di quelle di studio per gli operai . In questo modo sperano che si creino nuovi posti di lavoro . Si tratta in altre parole di trasformare le 150 ore in 500 ore di studio annuali per ogni operaio . Soluzione , com ' è facile arguire , del tutto utopistica . Il Partito comunista italiano . Cosa farà il PCI lo ha annunciato con un articolo sull ' « Unità » Alberto Asor Rosa , l ' unico intellettuale comunista che abbia capito fin dai primi giorni cosa stava succedendo nelle università . « Noi comunisti » afferma Asor Rosa « abbiamo fatto la scelta di difendere un tipo di società in trasformazione al cui centro sta la classe operaia organizzata . Gli studenti sono invece una " seconda società " , che intende scaricare addosso alla società che noi difendiamo un turbine distruttivo . » D ' altra parte , continua Asor Rosa , come possiamo stupircene ? « L ' austerità ha un senso in quanto è rivolta ai settori produttivi della società , ai lavoratori , i quali in quanto produttori e consumatori al tempo stesso possono se vogliono calibrare un rapporto diverso tra questi due aspetti della vita . » Ma chi non lavora , e ha la prospettiva di non lavorare e non guadagnare per anni , come fa a praticare su se stesso l ' austerità ? Come fa a ridurre i consumi chi non consuma niente ? Tra le righe Asor Rosa denuncia l ' assenza di una proposta del PCI nei confronti dei disoccupati . E si può leggere anche un invito alla chiarezza : se il PCI ha deciso di difendere ad oltranza gli occupati lo dica , e non si stupisca poi se i disoccupati reagiscono anche contro di lui . Oltre a questo problema generale c ' è poi la questione più specifica della riforma universitaria . Come può il PCI , dopo aver appoggiato per dieci anni la « scuola liberalizzata e di massa » , favorire adesso la creazione di una università che sforni quadri veramente selezionati da inserire nei gangli del sistema produttivo per rimetterlo in moto ? Qualcuno a mezza voce suggerisce l ' unica risposta possibile : accordare il salario minimo ai disoccupati e ricominciare con la scuola selettiva a partire dalla prossima generazione . Si chiede , cioè , alla società un sacrificio per sostentare la generazione che ha compiuto gli studi tra il 1968 e oggi , in vista di prepararne una culturalmente e professionalmente più attrezzata . Il sindacato . Di quel che farà il sindacato si occupa Sandro Magister nell ' articolo che segue . C ' è però da sottolineare un elemento . Se il PCI decide di seguire i suggerimenti di Asor Rosa e cioè di difendere ad oltranza gli operai occupati , sarà quasi inevitabile che questi entrino in rotta di collisione con i giovani disoccupati . Quel giorno il movimento operaio italiano non si potrà presentare all ' appuntamento con in tasca soltanto l ' accusa di « fascismo » da lanciare contro i senza lavoro arrabbiati . Anche perché può succedere che , nel clima incandescente che si verrebbe a creare , gli stessi operai occupati si uniscano alla battaglia contro « l ' aumento della produttività basato sull ' intensificazione dello sfruttamento » . Non sarebbe la prima volta , nella storia , che un sindacato forte e potente viene travolto sotto il fuoco concentrico del governo , degli industriali , degli operai stanchi e dei disoccupati arrabbiati .