StampaPeriodica ,
Beati
i
giovani
.
Io
non
li
invidio
più
di
tanto
perché
crescere
è
faticoso
.
Ma
ormai
abbondano
i
giovani
che
non
crescono
mai
.
E
il
giovane
beato
a
vita
,
che
non
cresce
faticando
,
comincia
a
fare
storia
nel
1968
.
La
generazione
che
maturava
negli
anni
Sessanta
è
stata
una
generazione
benedetta
da
tutte
le
fortune
.
Non
ha
conosciuto
guerre
in
casa
,
è
stata
coccolata
dal
boom
del
benessere
e
ha
visto
sparire
la
tirannide
dei
genitori
.
Quei
giovani
si
affacciavano
a
una
vita
che
non
era
più
,
ai
loro
occhi
,
labor
e
cioè
pena
,
sforzo
,
affanno
.
La
durezza
del
vivere
a
loro
era
ignota
.
A
tanta
maggior
ragione
le
energie
da
scaricare
erano
tante
.
Erano
anche
pronti
gli
strumenti
del
contagio
,
del
fare
massa
,
e
cioè
adeguatissime
comunicazioni
di
massa
.
E
dunque
tutto
era
pronto
per
una
rivoluzione
dei
giovani
.
L
'
evento
ci
prese
di
sorpresa
,
anche
perché
le
rivoluzioni
del
passato
avvenivano
per
fame
(
le
rivoluzioni
contadine
)
oppure
erano
rivoluzioni
contro
il
tiranno
.
Nel
1968
non
c
'
era
né
fame
né
tiranno
.
Così
la
rivoluzione
dei
giovani
divenne
universitaria
.
Scese
anche
per
strada
,
è
vero
.
Ma
il
suo
bersaglio
concreto
era
,
per
la
prima
volta
nella
storia
,
la
cultura
.
I
sessantottini
volevano
disfare
e
rifare
ab
imis
il
sapere
,
l
'
insegnamento
e
chi
insegnava
.
È
un
peccato
che
la
dizione
«
rivoluzione
culturale
»
sia
stata
accaparrata
da
Mao
.
In
Cina
quella
di
Mao
fu
una
spietata
purga
di
stampo
staliniano
.
La
vera
rivoluzione
culturale
è
stata
la
nostra
.
E
ha
prodotto
,
ahimè
,
una
riuscitissima
distruzione
culturale
.
Il
giovane
,
proprio
perché
è
giovane
,
scopre
.
E
la
grande
scoperta
dei
sessantottini
era
che
il
passato
era
da
azzerare
(
perché
marcio
o
comunque
perché
inutile
e
dannosa
zavorra
)
,
e
che
la
storia
ricominciava
da
loro
.
In
politica
i
problemi
sarebbero
stati
risolti
dalla
«
immaginazione
al
potere
»
,
e
nella
cultura
dalla
«
matematica
rossa
»
.
Erano
bambinate
.
In
passato
si
aspettava
che
la
fase
bambinesca
passasse
.
Sunt
pueri
et
puerilia
tractant
.
Liberi
i
fanciulli
di
fanciulleggiare
.
Ma
oggi
sunt
pueri
,
tamen
seria
tractant
.
Sono
fanciulli
e
tuttavia
trattano
di
cose
serie
.
Veniamo
,
allora
,
al
discorso
serio
.
Questo
:
che
la
scienza
infusa
,
la
scienza
innata
,
non
esiste
.
Ogni
neonato
parte
da
zero
.
Nasce
non
sapendo
niente
.
Gli
deve
essere
tutto
insegnato
facendolo
studiare
.
Può
saperne
di
più
-
nel
corso
della
sua
educazione
-
dei
suoi
educatori
,
e
cioè
di
chi
ha
già
studiato
?
Può
essere
(
esistono
autodidatti
prodigiosi
)
,
ma
è
molto
raro
.
Certo
,
ci
sono
educatori
pessimi
.
Ma
se
il
cattivo
maestro
è
da
sostituire
,
il
maestro
deve
pur
sempre
restare
.
E
se
i
maestri
sono
aboliti
(
perché
sostituiti
dai
loro
studenti
)
,
allora
le
scuole
vanno
abolite
.
Eppure
i
rivoluzionari
ancora
imberbi
(
ancorché
barbuti
)
del
Sessantotto
erano
convinti
di
sapere
e
di
essere
portatori
di
nuovo
sapere
.
In
realtà
il
sapere
(
pochissimo
e
soltanto
settario
)
dei
sessantottini
era
anch
'
esso
un
retaggio
del
passato
e
non
nasceva
per
nulla
dal
loro
cervello
.
Nella
sua
parte
rispettabile
(
e
quindi
prescindendo
dalle
puerili
Bibbie
di
Mao
,
del
Che
e
di
Gheddafi
)
quei
giovani
ripetevano
,
con
Marx
,
Marcuse
e
la
Scuola
di
Francoforte
,
il
percorso
della
dissoluzione
della
filosofia
hegeliana
.
Raymond
Aron
(
a
proposito
,
chi
era
?
)
scrisse
del
Sessantotto
che
si
trattava
di
una
«
rivoluzione
introvabile
»
.
Io
ho
scritto
che
era
una
«
rivoluzione
del
nulla
»
,
nel
senso
che
si
alimentava
di
vuoto
e
creava
vuoto
.
Passata
la
vampata
,
del
Sessantotto
è
restata
solo
la
pars
destruens
:
il
messaggio
anticulturale
-
il
rifiuto
della
cultura
come
patrimonio
di
millenni
di
sapere
-
e
il
messaggio
antielitista
.
Che
resta
,
ad
oggi
,
il
distintivo
del
sessantottino
.
Per
Mario
Capanna
gli
anni
della
rivoluzione
studentesca
furono
«
formidabili
»
.
Certo
,
formidabili
per
lui
e
per
i
molti
,
troppi
,
che
ne
hanno
ricavato
rendite
di
rivoluzione
.
Ma
nient
'
affatto
formidabili
per
chi
si
aggira
tra
le
rovine
della
scuola
prodotte
dalla
cultura
dell
'
anticultura
.
È
sempre
vero
,
probabilmente
,
che
in
ogni
epoca
il
numero
degli
stolti
è
infinito
.
Ma
una
cultura
dominata
da
stolti
e
intrisa
di
stoltezza
antielitista
è
un
inedito
.
Qualcuno
ha
detto
che
«
l
'
ignoranza
è
sempre
pronta
ad
ammirarsi
»
.
Difatti
mi
aspetto
,
per
il
trentennio
del
Sessantotto
,
una
travolgente
valanga
di
autoincensamenti
.