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Il ministro delle allegre Finanze ( Scalfari Eugenio , 1974 )
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Vorrei occuparmi questa settimana del ruolo avuto dall ' onorevole Emilio Colombo nella storia della finanza italiana . Credo sia giusto parlare già di storia e non di semplice cronaca a proposito dell ' onorevole Colombo : un personaggio che emana autorevolezza ad ogni movimento che fa e ad ogni pensiero che esprime . Colombo è oggi più che mai d ' attualità . Infatti le finanze italiane stanno inesorabilmente affondando ; a causa di molti errori e di vere c proprie colpe commesse dai governi e dai partiti che si sono susseguiti per anni ed anni alla direzione della cosa pubblica . Tra le varie e molteplici responsabilità sarebbe ingiusto addossare a lui un peso esclusivo , ma sarebbe altrettanto ingiusto dar credito al cliché del ministro del Tesoro lungoveggente , solo consapevole del pericolo e solo pronto ad opporvisi . Ahimè , le cose non stanno così . Forse Colombo non merita il titolo di " affondatore " che si sarebbe tentati di attribuirgli ; ma certo la sua gestione finanziaria non si può definir brillante . L ' onorevolc Emilio Colombo appare molto per tempo all ' orizzonte politico italiano , debutta giovanissimo come sottosegretario all ' Agricoltura , si fa luce quale diletto allievo di Antonio Segni e , dopo il piccolo " golpe " della Donius Mariae che detronizza Fanfani nel 1959 , fa già parte dei cinque o sei cavalli di razza del gruppo doroteo . Da allora inizia un ' ascesa ininterrotta nell ' olimpo ministeriale che lo porterà anche , tra il '70 e il '72 , alla presidenza del Consiglio . In quest ' ultima carica ( a detta di lutti ed anche mia che allora ero deputato ) fece malissimo . Ma in queste valutazioni non voglio entrare . Qui interessa discutere il suo ruolo principale , quello cioè di ministro del Tesoro del centro - sinistra , carica che con brevi intervalli ha ricoperto dal giugno 1963 ad oggi . Il suo arrivo al Tesoro coincise con l ' inizio d ' una grave crisi inflazionistica che fu poi domata dalla brusca frenata monetaria della Banca d ' Italia tra l ' ottobre del '63 e il marzo del '64 . Colombo ( va detto ) non aveva alcuna colpa di quella crisi . Va egualmente detto che ebbe poco merito per quanto accadde dopo : se merito ci fu ( e ancora se ne discute tra gli economisti ) esso spetta interamente a Carli e a Baffi che idearono e attuarono la strategia di risanamento della bilancia dei pagamenti . Di Colombo in quell ' occasione va semmai ricordata una grave scorrettezza politica nei confronti del suo collega al Bilancio e dei socialisti , quando , auspice l ' allora suo capo di gabinetto Ferdinando Ventriglia , fu resa nota ai giornali una sua lettera riservata che strumentalizzava alcuni pareri della commissione economica di Bruxelles nei quadro d ' una strategia di terrorismo economico che ben si adattava all ' atmosfera pesante di quella losca primavera . Lasciamo andare , acqua passata . Dominata alla bell ' e meglio la febbre del '63 con la gelata del '64 , si apre per l ' economia italiana una lunga fase di stasi e di declino . Con limitate oscillazioni , quella fase è durata fino al 1972 e Colombo l ' ha gestita . Otto anni , sei dei quali passati al Tesoro e uno e mezzo alla presidenza del Consiglio . Quando arrivò alla Tesoreria trovò una spesa complessiva di 6 mila miliardi e un disavanzo globale nel bilancio di competenza di circa 700 miliardi ; dieci anni dopo ( sempre lui ministro del Tesoro ) la spesa era salita a quasi 24 mila miliardi ( quadruplicata ) e il disavanzo di competenza a 5300 ( otto volte in più ) . I dati del bilancio di cassa sono anche peggiori : nel '63 il ministro del Tesoro trovò un disavanzo di 375 miliardi ; dieci anni dopo il disavanzo era salito a 7.400 miliardi , con un coefficiente di moltiplicazione di venti volte . S ' e poi venuto a sapere che la cifra esatta non è 7.400 ma 9.200 o giù di lì . Il coefficiente di moltiplicazione sale dunque a poco meno che trenta volte . Le cifre del bilancio statale , naturalmente , non rappresentano la verità tutta intera , nel senso che essa è ben peggiore se si prendono in considerazione i disavanzi degli enti locali , quelli degli enti di previdenza , le operazioni di debito della Cassa Depositi e Prestiti e quant ' altro afferisce all ' attività della pubblica amministrazione . Anche facendo il dovuto posto alla svalutazione della moneta e rettificando le cifre in unita di misura costanti , s ' arriva sempre a coefficienti d ' aumento da capogiro . E poiché nel Frattempo le Ferrovie , le Poste , gli ospedali , l ' assistenza delle mutue , l ' industrializzazione del Mezzogiorno , l ' amministrazione della giustizia , l ' insegnamento nelle scuole hanno continuato a peggiorare in quantità e qualità , ci si domanda dove siano finite quelle migliaia e migliaia di miliardi che il ministro del Tesoro ha consentito fossero spesi . La domanda è pertinente e la risposta è questa : quelle somme immense sono servite a mettere in piedi la più gigantesca struttura clientelare che la storia europea abbia mai registrato dalla rivoluzione dell'89 in poi . Le cifre della spesa corrente e del disavanzo di gestione dello Stato hanno scandito per dieci anni l ' avanzata d ' una borghesia di Stato famelica e corrotta , il dissanguamento dell ' area economicamente sana del paese . il declino degli investimenti produttivi . II Tesoro si sostiene ormai soltanto perché obbliga le banche a sottoscrivere i suoi titoli che i privati non accettano più . E su questa montagna di debiti prospera un ' immensa camorra nazionale annidata negli enti , nelle mutue , nei Comuni , negli ospedali , nelle opere pie , nelle industrie decotte , nel parastato . Di quell ' esercito mantenuto dall ' Italia che lavora e produce , il ministro del Tesoro a vita Emilio Colombo è stato l ' intendente . Della finanza italiana , spiace doverlo dire , è stato il becchino .