StampaPeriodica ,
Vorrei
occuparmi
questa
settimana
del
ruolo
avuto
dall
'
onorevole
Emilio
Colombo
nella
storia
della
finanza
italiana
.
Credo
sia
giusto
parlare
già
di
storia
e
non
di
semplice
cronaca
a
proposito
dell
'
onorevole
Colombo
:
un
personaggio
che
emana
autorevolezza
ad
ogni
movimento
che
fa
e
ad
ogni
pensiero
che
esprime
.
Colombo
è
oggi
più
che
mai
d
'
attualità
.
Infatti
le
finanze
italiane
stanno
inesorabilmente
affondando
;
a
causa
di
molti
errori
e
di
vere
c
proprie
colpe
commesse
dai
governi
e
dai
partiti
che
si
sono
susseguiti
per
anni
ed
anni
alla
direzione
della
cosa
pubblica
.
Tra
le
varie
e
molteplici
responsabilità
sarebbe
ingiusto
addossare
a
lui
un
peso
esclusivo
,
ma
sarebbe
altrettanto
ingiusto
dar
credito
al
cliché
del
ministro
del
Tesoro
lungoveggente
,
solo
consapevole
del
pericolo
e
solo
pronto
ad
opporvisi
.
Ahimè
,
le
cose
non
stanno
così
.
Forse
Colombo
non
merita
il
titolo
di
"
affondatore
"
che
si
sarebbe
tentati
di
attribuirgli
;
ma
certo
la
sua
gestione
finanziaria
non
si
può
definir
brillante
.
L
'
onorevolc
Emilio
Colombo
appare
molto
per
tempo
all
'
orizzonte
politico
italiano
,
debutta
giovanissimo
come
sottosegretario
all
'
Agricoltura
,
si
fa
luce
quale
diletto
allievo
di
Antonio
Segni
e
,
dopo
il
piccolo
"
golpe
"
della
Donius
Mariae
che
detronizza
Fanfani
nel
1959
,
fa
già
parte
dei
cinque
o
sei
cavalli
di
razza
del
gruppo
doroteo
.
Da
allora
inizia
un
'
ascesa
ininterrotta
nell
'
olimpo
ministeriale
che
lo
porterà
anche
,
tra
il
'70
e
il
'72
,
alla
presidenza
del
Consiglio
.
In
quest
'
ultima
carica
(
a
detta
di
lutti
ed
anche
mia
che
allora
ero
deputato
)
fece
malissimo
.
Ma
in
queste
valutazioni
non
voglio
entrare
.
Qui
interessa
discutere
il
suo
ruolo
principale
,
quello
cioè
di
ministro
del
Tesoro
del
centro
-
sinistra
,
carica
che
con
brevi
intervalli
ha
ricoperto
dal
giugno
1963
ad
oggi
.
Il
suo
arrivo
al
Tesoro
coincise
con
l
'
inizio
d
'
una
grave
crisi
inflazionistica
che
fu
poi
domata
dalla
brusca
frenata
monetaria
della
Banca
d
'
Italia
tra
l
'
ottobre
del
'63
e
il
marzo
del
'64
.
Colombo
(
va
detto
)
non
aveva
alcuna
colpa
di
quella
crisi
.
Va
egualmente
detto
che
ebbe
poco
merito
per
quanto
accadde
dopo
:
se
merito
ci
fu
(
e
ancora
se
ne
discute
tra
gli
economisti
)
esso
spetta
interamente
a
Carli
e
a
Baffi
che
idearono
e
attuarono
la
strategia
di
risanamento
della
bilancia
dei
pagamenti
.
Di
Colombo
in
quell
'
occasione
va
semmai
ricordata
una
grave
scorrettezza
politica
nei
confronti
del
suo
collega
al
Bilancio
e
dei
socialisti
,
quando
,
auspice
l
'
allora
suo
capo
di
gabinetto
Ferdinando
Ventriglia
,
fu
resa
nota
ai
giornali
una
sua
lettera
riservata
che
strumentalizzava
alcuni
pareri
della
commissione
economica
di
Bruxelles
nei
quadro
d
'
una
strategia
di
terrorismo
economico
che
ben
si
adattava
all
'
atmosfera
pesante
di
quella
losca
primavera
.
Lasciamo
andare
,
acqua
passata
.
Dominata
alla
bell
'
e
meglio
la
febbre
del
'63
con
la
gelata
del
'64
,
si
apre
per
l
'
economia
italiana
una
lunga
fase
di
stasi
e
di
declino
.
Con
limitate
oscillazioni
,
quella
fase
è
durata
fino
al
1972
e
Colombo
l
'
ha
gestita
.
Otto
anni
,
sei
dei
quali
passati
al
Tesoro
e
uno
e
mezzo
alla
presidenza
del
Consiglio
.
Quando
arrivò
alla
Tesoreria
trovò
una
spesa
complessiva
di
6
mila
miliardi
e
un
disavanzo
globale
nel
bilancio
di
competenza
di
circa
700
miliardi
;
dieci
anni
dopo
(
sempre
lui
ministro
del
Tesoro
)
la
spesa
era
salita
a
quasi
24
mila
miliardi
(
quadruplicata
)
e
il
disavanzo
di
competenza
a
5300
(
otto
volte
in
più
)
.
I
dati
del
bilancio
di
cassa
sono
anche
peggiori
:
nel
'63
il
ministro
del
Tesoro
trovò
un
disavanzo
di
375
miliardi
;
dieci
anni
dopo
il
disavanzo
era
salito
a
7.400
miliardi
,
con
un
coefficiente
di
moltiplicazione
di
venti
volte
.
S
'
e
poi
venuto
a
sapere
che
la
cifra
esatta
non
è
7.400
ma
9.200
o
giù
di
lì
.
Il
coefficiente
di
moltiplicazione
sale
dunque
a
poco
meno
che
trenta
volte
.
Le
cifre
del
bilancio
statale
,
naturalmente
,
non
rappresentano
la
verità
tutta
intera
,
nel
senso
che
essa
è
ben
peggiore
se
si
prendono
in
considerazione
i
disavanzi
degli
enti
locali
,
quelli
degli
enti
di
previdenza
,
le
operazioni
di
debito
della
Cassa
Depositi
e
Prestiti
e
quant
'
altro
afferisce
all
'
attività
della
pubblica
amministrazione
.
Anche
facendo
il
dovuto
posto
alla
svalutazione
della
moneta
e
rettificando
le
cifre
in
unita
di
misura
costanti
,
s
'
arriva
sempre
a
coefficienti
d
'
aumento
da
capogiro
.
E
poiché
nel
Frattempo
le
Ferrovie
,
le
Poste
,
gli
ospedali
,
l
'
assistenza
delle
mutue
,
l
'
industrializzazione
del
Mezzogiorno
,
l
'
amministrazione
della
giustizia
,
l
'
insegnamento
nelle
scuole
hanno
continuato
a
peggiorare
in
quantità
e
qualità
,
ci
si
domanda
dove
siano
finite
quelle
migliaia
e
migliaia
di
miliardi
che
il
ministro
del
Tesoro
ha
consentito
fossero
spesi
.
La
domanda
è
pertinente
e
la
risposta
è
questa
:
quelle
somme
immense
sono
servite
a
mettere
in
piedi
la
più
gigantesca
struttura
clientelare
che
la
storia
europea
abbia
mai
registrato
dalla
rivoluzione
dell'89
in
poi
.
Le
cifre
della
spesa
corrente
e
del
disavanzo
di
gestione
dello
Stato
hanno
scandito
per
dieci
anni
l
'
avanzata
d
'
una
borghesia
di
Stato
famelica
e
corrotta
,
il
dissanguamento
dell
'
area
economicamente
sana
del
paese
.
il
declino
degli
investimenti
produttivi
.
II
Tesoro
si
sostiene
ormai
soltanto
perché
obbliga
le
banche
a
sottoscrivere
i
suoi
titoli
che
i
privati
non
accettano
più
.
E
su
questa
montagna
di
debiti
prospera
un
'
immensa
camorra
nazionale
annidata
negli
enti
,
nelle
mutue
,
nei
Comuni
,
negli
ospedali
,
nelle
opere
pie
,
nelle
industrie
decotte
,
nel
parastato
.
Di
quell
'
esercito
mantenuto
dall
'
Italia
che
lavora
e
produce
,
il
ministro
del
Tesoro
a
vita
Emilio
Colombo
è
stato
l
'
intendente
.
Della
finanza
italiana
,
spiace
doverlo
dire
,
è
stato
il
becchino
.