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CONSIGLI DEL LIBRAIO ( - , 1915 )
StampaPeriodica ,
Critici che non leggono . In una fiera requisitoria contro Serra e la sua critica , scritta da Giovanni Boine , e stampata in tre fitte colonne sulla « Riviera Ligure » ( marzo 1915 ) , Si legge quest ’ acerba rampogna ... : « E , peggio di tutto , concede talvolta in tal modo alla corrente com ’ è ( non per il non aver letto , ora per piena complimentosità da gentiluomo in salotto di cui s ’ è detto ) che dedica a Marino Moretti parecchie pagine dove lo spazio e il tempo è perduto ad analizzare se sì o no le poesie col lapis siano un rifriggimento , uno smidollamento gozzanesco , dove si dice delle sue novelle , ma chissà perché per es . la Deledda tanto più profonda e significativa NON È NEPPUR NOMINATA » . Apro il libro del Serra ; e a pp . 112 e 113 trovo che si parla appunto di Grazia Deledda . Mi dispiace che sia sfuggito a Boine , che per altro è tanto coscienzioso e attento . Forse per certa stizza e acrimonia che si manifesta troppo chiaramente in tutta la nota : e per il nobile sdegno contro quel profanatore della critica letteraria che è Renato Serra . Ma già Boine , da un pezzo in qua va approfittando dei libri più diversi che gli capitano sotto mano , per comporre certi suoi bozzetti disinvolti , o frammenti d ’ una teorica sulla volubilità , ? quando non canta i suoi amori colle nuvole e il vino buono paesano ; o piglia la rincorsa per montare in cattedra e discorrere , a proposito di un piccolo libro d ’ arte , dell ’ Ecclesiaste , di Pascal , e di mille problemi eterni . Atteggiamenti gli uni e gli altri . E temo che bisogna tirar la somma tra questi termini opposti : ironia sanculotta e alto pathos ; e dividere per due . Si troverà allora il punto giusto , il punto medio ; di quest ’ uomo medio ; di questo spirito assai modesto e impermalito , avanzo di fogazzarismo e isteria intellettuale , con sopravi una spolveratura di filosofia tanto più spiacente , quanto la portata è più grande e più solenne . Veleno . Da un gazzettiere , in una gazzetta è stata fatta giustizia sommaria di Benedetto Croce , di Papini , Ruta , Soffici e Salvemini : gente ormai trapassata , che non conta più nulla , e a cui non resta che seppellirsi volontariamente , se vuol risparmiarsi pedate e insulti dall ’ ultima generazione sopravvenuta . « I filosofi son diventati giornalisti , i pittori letterati , i politicanti professori , i poeti impiegati ferroviari » i giornalisti , naturalmente sottinteso , geni , e illuminatori , in questa disavventurata stagione . Siamo alla fase estrema di una commedia intellettuale e morale che può diventare un pericolo , e per buona sorte si annunciano uomini e coscienze che ci salveranno . Rimorchieranno i vili dietro le loro barche solide e ben costruite , per portarli in una specie di limbo fiorito consolazione di vecchi e bambini , tutti insieme pargoleggianti . Primo , di questa razza radiata e maledetta , Giovanni Papini , gran cordone della santissima mafia , autore di un ’ ultima stroncatura , senza né spirito maligno , né strafottenza becera , e neppure eleganza di stile . « Il brano di prosa ricorda le più odiose polemiche che abbiano abbassato la civiltà italiana nei secoli del servaggio e della abbiezione nostra peggiore » . [ Pare di assistere a un comizio , in tempi elettorali , con discorsi comprati da chi è meglio disposto a prostituirsi ] . Quando , mio Dio , questi avvocati cesseranno di parlar d ’ arte ; smetteranno la più sporca delle letterature , a parole non contate , senza risparmio , per diletto d ’ un milione di gente sprovvista e diseredata ? Leggo , per mia consolazione , in una lettera di Serra , questo preciso giudizio : « A proposito della « Voce » e delle polemiche , che bellezza quella Sor ’ Emilia di Papini . Che sapore e che nerbo di scrittura , e suono e schiocco e pizzicore di frustate ; e precisione e figura e libertà di spirito . È in un momento superbo Papini : anche i suoi tentativi di poesia in versi hanno qualche cosa di raro . È quasi un peccato , quand ’ uno è così felice , accanirsi contro un disgraziato che pure ha tante qualità nascoste e guaste nella sua ingrata natura » . A me basta . Io sto sicuro a questa verità . Tra dieci anni , passato il rumore di questa farsa , si rifaranno i conti . Gazzette e gazzettieri in fumo : un certo puzzo d ’ arsiccio : e quel poco d ’ oro lucerà di più . Zampirone . « Nessuno proprio ci crede più alla pontificale infallibilità di Croce » ... « Non mi pare che il Senatore Croce , il quale , quando si mette a tavolino per giudicare di qualcosa , ha per lo più delle felici trovate ... » ... « I filosofi son diventati giornalisti » ... Se non ci fosse stato il nome ripetuto e stampato , con quella qualifica di senatore che ritorna in poche pagine dieci volte precise , avrei giurato che si parlasse di Arnaldo Cervesato . Ma no ; qui i Signori Nello Quilici e Alberto Spaini vogliono dir proprio Benedetto Croce , che da gran tempo si son presi l ’ impegno di radiare dal corso della storia , con una lunga serie di saggi e discussioni , e intuizioni rivelatrici di nuovi cieli formazione spirituale della generazione che vien su , e promette di rivoltare il mondo , capovolgere valori vecchi , cassare di sulla crosta terrestre le cariatidi dell ’ antica coscienza italiana : e ha già inventato , all ’ uopo , tante cose giovini e fresche : eticità , vita interiore , coerenza , onestà ; ma un ’ onestà d ’ altra specie , direi quasi d ’ un ’ essenza sopraffina e volatilizzabile ; impalpabile ; qualità e sostanza d ’ una superiore grandezza , che permette d ’ infischiarsi di quelle tal ’ altre virtù , più banali , più comuni , ma senza di cui gli uomini mediocri non sanno vivere : decenza , riserbo , conoscenza di sé , valore reale , moralità tanto meno alta e più fattiva , studi severi , esperienza piena , amore di comprendere , senso delle distanze e dell ’ altrui genio , umiltà : quel piccolo bagaglio insomma che ogni uomo mortale serio finora era abituato a portarsi con sé , come regola di vita ; anche se non straordinaria . Oggi invece è tutt ’ altro affare . Hanno spalancato le vie dell ’ avvenire ; madonna mia ; come grandi ! Non ci si raccapezza più : abbiam persa la bussola : c ’ è aria troppo fina per noi . Siamo in un ’ età eroica ; e i piccoli uomini vi fanno una ben magra figura , con le loro idee che non superano la portata della loro statura . A guardarci intorno , dei nostri compagni non si ritrova più nessuno : un deserto . Quelli che s ’ incontrano non so più che faccia abbiano ; e appena riusciamo a vedere i ginocchi . E sento puzzo come di formiche spiaccicate ; sangue magro . Sono i nostri poveri amici dispersi e uccisi . Questi omaccioni ci rotolano su , e neppure lasciano la traccia . Effetto di che ? Effetto , io credo , di deformazione cutanea , e null ’ altro ; con incrostamenti alla superficie , che han mangiato cuore , anima , tutto . Non si tratta né di eroi né di giganti . Son pachidermi ; con un corno in fronte , in continua furia ; ciechi . Non sentono , non vedono più . Ora , di primavera , sono in amore , e corrono per i prati come una maledizione . Nasceranno dei mostri e li metteranno sugli altari . Ecce miraculum novum , qui santificabit mundum . Adoramus fidenter ! Benedetto Croce è uno degli « spodestati » . A rinnegarlo si trovan d ’ accordo giovani profeti e professori universitari . L ’ incontro casuale è assai significativo ; e a me particolarmente dà un gran piacere . Ma come lo rinnegano ? Con una sorta di sorriso acerbo , e un ’ aria di degnazione ; come dire : parliamo l ’ ultima volta di questo disgraziato . E sì , i disgraziati sono proprio essi : questi giovanotti , e questi letteratoni geniali . Che cosa oramai non considerano inferiore a sé ? Fino a pochi mesi fa si son ciucciati latte e vita ; ma basta così . Un calcio ben inchiodato , e non se ne parli più . Non vale neppur la pena di una discussione . Tanto , se mi guardo addietro , in dieci volumi non ci sono che « felici trovate » ; e il miglior titolo che possa dare a questo povero di spirito è quel che gli altri gli hanno affibbiato [ Senatore ! ] ; e lui non è stato buono a meritarsene uno suo , più solido , più adatto , per chi voleva essere Maestro della gioventù . Ma queste son cose , cari miei , che vanno un poco dimostrate . A un imbecille può esser concesso anche di giudicare un grande , Benedetto Croce compreso : a patto che ragioni , documenti , discuta . E per assalti personali e polemici va chiesta giustificazione e stato di servizio di chi ci s ’ impegna . Fuori le carte ! Siete uomini d ’ ingegno ; avete lavorato e scritto ; può bastare per pigliarvi spasso di chi vi piace . C ’ è opposizione di uomo a uomo . E una vostra bestemmia ha il peso di tutta la vostra esperienza e coscienza . Ma se siete appena vermi e lombrichi ; esenti d ’ ogni umanità ! Provatevi ad assaltare , da bravi ; ma fatemi avanti un piccolo discorso . Ho paura siate ammalati di balbuzie intellettuale . Non so se arrivate a concepire e dire una sola proposizione . Voglio sperimentarvi . E non sarebbe da chiederlo a voi , che dovreste saperlo per vostro conto , giacché vi date l ’ aria di essere d ’ altra razza , che sa il fatto suo , e a ogni cosa che dice attribuisce valore di assoluta verità , documentabile , certa , sacramentale e cristiana . Perché c ’ è gente intorno che ha poca fiducia nelle vostre parole senza costrutto ; e aspetta uno schiarimento . E per nausea della vostra miseria , indignazione , e dispetto , andiamo meditando un colpo di stato . Di mutare questa eterna repubblica letteraria in una monarchia più che assoluta , con Benedetto Croce re , padrone , e tiranno . Rimetteremo ordine alle nostre faccende . Le « pause » . È di moda oggi chiamarle così , farne un segno anzi dell ’ arte novissima , due o tre giovani scrittori a cui ho paura si voglia creare un posto a parte nella storia della letteratura italiana e universale . Perché ? Hanno inventato la « spiritualità » . Davvero che non ce n ’ eravamo accorti , da quella gente grossolana che ci vantiamo d ’ essere : e tanto arretrata e grammaticale , che per intendere la « lettera » , per ricercare la « lettera » , dimentichiamo , disgraziati , lo spirito . Perché sapevo che in poesia ci sono cose belle e brutte , cioè vive e morte , riuscite e non riuscite . Sapevo che è poeta chi realizza , poco o molto , non importa ; ma realizza . Crea immagini , sentimenti , stati d ’ animo , figure , drammi , un grande o piccolo mondo . Le pause che c ’ entrano ? E che vale stabilire differenze e lacune odiose ? Si trovano da per tutto , dove c ’ è arte . Che vogliono dire sottintesi , riferimenti , suggerimenti , quei gradi intermedi insomma , e di passaggio , che ogni poeta sagrifica per cogliere una linea essenziale , fissare un atteggiamento di significato e valore assoluto . De Sanctis , che se n ’ intendeva , lasciò scritto almeno questa pagina sacramentale . « Quando il poeta compone ha innanzi un fantasma che lo tira fuori dal suo stato ordinario e prosaico , gli agita la fantasia , gli scalda il cuore . Non crediate però ch ’ egli gitti sulla carta tutta intera la sua visione e tutte le sue impressioni . La sua penna riposa , ma non il suo cervello ; rimane agitato , pensoso , la poesia si continua nella sua testa dove fluttuano molte altre immagini , parte proprie di essa visione , parte estranee e affatto personali . Il poeta , concedetemi il paragone , è un ’ eco armoniosa , che ripete di una parola solo alcune sillabe , ma un ’ eco animata e dotata di coscienza , che sente e vede più di quello che ci dà il suo suono . Il critico raccoglie quelle poche sillabe , e indovina la parola tutta intera . Pone le gradazioni ed i passaggi ; coglie le idee intermedie ed accessorie ; trova i sentimenti da cui sgorga quell ’ azione , il pensiero che determina quel gesto , l ’ immagine che produce que ’ palpiti ; spinge il suo sguardo nelle parti interiori ed invisibili di quel mondo , di cui il poeta ti dà il velo corporeo . Il critico è simile all ’ attore ; entrambi non riproducono semplicemente il mondo poetico , ma lo integrano , empiono le lacune . Il dramma ti dà la parola , ma non il gesto , non il suono della voce , non la persona ; indi la necessità dell ’ attore . Il simile è della critica » . Oltre che può servire a far intendere quale è l ’ ufficio di un critico davanti a un poeta , senza che si sciupi più troppa carta , ad almanaccare , costruire , ideologizzare sulla poesia , invece di semplicemente capirla , e per capirla mostrare d ’ aver capito e far capire ad altri , analizzando , interpretando , ponendo appunto quelle tali gradazioni e quei tali passaggi , cogliendo idee intermedie e accessorie , indovinando insomma la parola tutta intera , controllando cioè , e controllandosi , oltre che a chiarire questi piccoli problemi ; i quali non sono senza importanza ; serve a spiegare che cosa significano queste benedette pause ; e come ci sono più pause , ad esempio , in un così detto poeta « animale » , che vede e realizza , realizza naturalmente l ’ essenziale , che non in chi si perde in anfrattuosità stilistiche e mastica e rimastica , e non arriva a smaltire quel po ’ di companatico che vorrebbe vendere per una cena luculliana . Precisamente in questi scrittorelli mancano le pause , che son punti sospesi , interruzioni di silenzi , che devono esistere così , non toccare , come un ’ atmosfera , o un sentore di cosa viva , a cui s ’ addice questa forma d ’ interrogativo che ogni poeta vero pone , e il critico risolve . Oggi si son messi per l ’ appunto a indicare , segnare , additare , questi spazi emotivi , e credono di realizzarli . Operano delle scomposizioni ; e quel che prima era interstizio , in mezzo , di accordi profondi , è eliminato via . Credono di tener su l ’ arco del ponte , e son crollati i piloni sopra cui poggiava . Hanno invertito relazioni e proporzioni , annullando l ’ essenziale , accettando l ’ inessenziale . C ’ è l ’ accompagnamento e manca la musica È detto tutto , perché non è detto nulla . Ci son tanti viottoli perché manca la via maestra . Volete provarvi a smontare di questi scrittori ? Tentate una qualunque analisi o interpretazione . Non avete da aggiungere una sillaba . Hanno scritto e testimoniato tutto loro . Vi tocca per il momento chiudere bottega . Così si son divisi il campo , a restaurare questa nuova spiritualità latina : o lavorando d ’ intarsio , con ricami sottili , e con una caparbietà cocciuta di gente sterile , tentennando , esitando , toccandosi il polso , per la paura di non reggere a questa minuziosità vertiginosa ; o sopra costruendo e risolvendo con imposizioni e architetture intellettuali quella vita che non son riusciti a dare con mezzi più semplici e persuasivi .