StampaPeriodica ,
Si
chiude
un
periodo
,
e
se
ne
apre
un
altro
.
Tutti
gl
'
italiani
lo
sentono
.
Con
la
Legge
sulle
Corporazioni
la
Rivoluzione
fascista
è
giunta
alla
sua
maturità
,
e
l
'
Istituto
Nazionale
Fascista
di
cultura
riconosce
che
non
si
tratta
più
di
"
educare
"
il
popolo
italiano
alla
scuola
del
fascismo
,
ma
di
esporre
ormai
ed
enucleare
le
esigenze
del
nuovo
spirito
,
e
concorrere
,
per
la
propria
parte
,
all
'
opera
di
costruzione
della
nuova
civiltà
che
il
mondo
attende
dagl
'
italiani
o
a
cui
già
collabora
.
Certo
,
in
un
senso
assoluto
,
l
'
educazione
umana
non
finisce
mai
;
e
il
fascista
che
ha
la
sua
fede
non
dimenticherà
mai
,
che
ogni
giorno
ci
sarà
un
nuovo
dovere
per
lui
,
e
una
nuova
prova
;
alla
quale
resterà
impari
senza
nuovi
sforzi
e
un
superiore
perfezionamento
della
sua
personalità
.
Ma
c
'
è
pure
una
maturità
relativa
,
che
licenzia
i
giovani
da
ogni
obbligo
di
scuola
e
li
ammette
alla
vita
;
nella
quale
devono
dire
la
loro
parola
e
recare
il
contributo
della
loro
opera
,
assumendo
tutta
sopra
di
sé
la
responsabilità
d
'
ogni
loro
azione
.
Finisce
il
tirocinio
e
comincia
il
lavoro
della
produzione
e
della
creazione
.
L
'
uomo
comincia
socialmente
a
contare
,
ed
esser
lui
...
Quindici
anni
(
1919-1933
)
sono
passati
in
un
travaglio
che
ha
impegnato
dapprima
,
col
fondatore
del
nuovo
sistema
politico
e
morale
,
pochi
adepti
animosi
,
e
poi
schiere
sempre
più
numerose
e
serrate
di
italiani
attratti
dalla
luce
dell
'
idea
e
dalla
bellezza
dell
'
esempio
,
e
in
-
fine
tutta
la
nazione
.
Sono
passati
,
non
in
un
'
attesa
vana
;
ma
in
una
lenta
,
prudente
,
disciplinata
e
laboriosa
fatica
,
piena
di
fede
e
di
entusiasmo
,
diretta
costantemente
ad
un
fine
:
restaurare
lo
Stato
,
non
forma
astratta
e
quasi
soprastruttura
per
sé
stante
della
realtà
nazionale
,
ma
la
stessa
vivente
organizzazione
e
coscienza
di
tale
realtà
.
Azione
squisitamente
educativa
,
attraverso
la
scuola
e
il
Partito
,
attraverso
il
Parlamento
e
la
Milizia
,
ma
sopra
tutto
attraverso
la
potente
suggestione
del
Duce
sulla
massa
.
Oggi
con
la
legge
delle
Corporazioni
questa
fatica
trilustre
è
compiuta
,
poiché
lo
Stato
,
almeno
virtualmente
,
è
organizzato
;
e
s
'
affaccia
con
la
sua
caratteristica
fisionomia
nel
mondo
,
come
artefice
primario
di
quella
pace
mondiale
che
è
disarmo
di
frontiere
e
di
animi
,
lealmente
e
coraggiosamente
voluto
e
perciò
divenuto
realisticamente
possibile
;
e
come
portatore
di
una
nuova
idea
.
Questa
idea
non
è
un
'
astratta
dottrina
politica
,
né
un
astratto
sistema
economico
e
sociale
.
Lo
Stato
di
Mussolini
è
forza
;
ma
è
forza
perché
è
idea
.
È
concetto
dell
'
uomo
e
del
mondo
,
e
quindi
programma
totalitario
di
vita
,
così
pel
singolo
come
per
la
nazione
.
La
quale
,
a
sua
volta
,
non
è
quella
fittizia
entità
naturalistica
che
è
per
qualche
imitatore
esotico
del
fascismo
,
ossia
la
razza
,
presunta
realtà
naturale
misteriosa
.
La
nazione
del
fascista
è
,
mazzinianamente
,
coscienza
di
sé
e
missione
.
Tanto
fiera
di
sé
e
gelosa
della
sua
individualità
storicamente
privilegiata
,
quanto
è
aperta
e
pronta
al
riconoscimento
ed
esaltamento
di
ciò
che
nell
'
italiano
è
umano
,
e
che
all
'
italiano
rende
possibile
un
linguaggio
significativo
per
tutte
le
genti
.
Lo
Stato
di
Mussolini
è
perciò
riordinamento
e
potenziamento
delle
energie
nazionali
radunate
e
unificate
nella
disciplina
dell
'
autorità
,
che
sola
è
capace
di
stringerle
in
un
vivo
fascio
;
ma
anche
nuova
civiltà
.
Che
vuoi
dire
nuovo
pensiero
in
tutta
la
ricchezza
delle
sue
determinazioni
:
arte
e
religione
,
scienza
e
visione
speculativa
della
vita
,
costume
e
legge
,
stile
dell
'
uomo
.
Ciò
che
lo
Stato
di
Mussolini
non
potrebbe
essere
,
se
si
limitasse
a
quel
semplicistico
principio
dell
'
autorità
,
a
cui
l
'
osservatore
superficiale
guarda
come
al
suo
carattere
più
rilevato
.
Come
forma
essenzialmente
etica
della
personalità
umana
,
lo
Stato
fascista
è
autorità
.
Ma
è
autorità
in
quanto
è
libertà
,
od
espressione
della
volontà
nazionale
.
Tutt
'
è
che
questa
volontà
non
vada
cercata
ne
'
suoi
accidentali
e
fallaci
erramenti
,
come
il
capriccio
od
arbitrio
insofferente
e
insolente
dell
'
individuo
,
o
come
l
'
inconsapevole
,
nervosa
,
stravagante
velleità
degli
irresponsabili
che
,
pur
di
mettere
a
fuoco
la
presunzione
del
lorocervello
,
non
esiterebbero
a
rischiare
l
'
esistenza
stessa
del
cielo
e
della
terra
:
fiat
experimentum
et
pereat
mundus
.
La
volontà
nazionale
è
invece
lì
,
nel
suo
storico
,
normale
,
sano
,
razionale
indirizzo
,
qual
è
determinato
dal
complesso
de
'
bisogni
della
nazione
economici
e
politici
,
materiali
e
morali
.
Perciò
lo
Stato
di
Mussolini
è
Stato
corporativo
:
che
vuol
dire
la
forma
più
adeguata
e
più
aderente
di
una
democrazia
,
che
non
sia
quel
mito
comodo
ai
politicanti
anarcoidi
del
vecchio
parlamentarismo
di
una
volta
,
ma
la
realtà
stessa
ed
effettiva
del
popolo
.
Il
quale
popolo
,
poi
ormai
si
sa
,
è
cosa
molto
diversa
dalla
somma
o
maggioranza
dei
singoli
cittadini
che
il
materialistico
liberalismo
fantasticava
,
ma
si
incontra
e
si
manifesta
nel
sistema
organico
delle
forze
produttive
della
nazione
.
Quelle
forze
d
'
ogni
genere
,
che
creano
la
storia
,
e
che
,
se
sfuggono
allo
sguardo
dei
più
,
che
ne
sono
in
certo
modo
governati
e
come
vissuti
,
sono
ravvisate
e
tratte
alla
luce
e
rese
consapevoli
dall
'
uomo
di
genio
nella
universalità
chiaroveggente
e
gagliarda
del
suo
spirito
.
L
'
uomo
di
genio
non
è
certo
un
istituto
,
che
il
diritto
pubblico
possa
postulare
e
teorizzare
.
Ma
appunto
perciò
riveste
il
carattere
provvidenziale
proprio
dei
grandi
eventi
e
personaggi
della
storia
.
Che
gli
uomini
s
'
illudono
sempre
di
creare
o
guidare
,
laddove
essa
è
già
in
atto
,
tutta
determinata
,
quando
gli
uomini
cominciano
a
pensarci
su
e
a
studiarla
...