StampaPeriodica ,
«
Sì
,
lo
so
,
siete
sempre
animati
dalle
migliori
intenzioni
,
venite
in
Israele
per
capire
,
per
vedere
come
stanno
veramente
le
cose
.
Poi
dopo
una
settimana
ve
ne
ritornate
in
Europa
,
negli
Stati
Uniti
,
e
scrivete
i
vostri
articoli
-
intelligenti
,
acuti
,
qualche
volta
cattivi
-
credendo
di
aver
capito
.
Ma
dia
retta
a
me
che
sto
qui
da
30
anni
e
sono
israeliano
:
capire
è
impossibile
,
non
c
'
è
nulla
da
capire
.
Sono
dei
pazzi
e
questo
è
tutto
.
Si
possono
capire
dei
pazzi
?
Dei
pazzi
con
la
vocazione
al
suicidio
?
»
.
«
Guardi
quel
che
sta
accadendo
in
queste
settimane
.
Non
bastano
una
trentina
di
partiti
,
un
sistema
elettorale
dissennato
fondato
su
una
legge
proporzionale
ancora
più
rigida
di
quella
che
avete
voi
in
Italia
,
una
rissosità
politica
incredibile
.
Adesso
ci
si
mettono
pure
questi
gruppetti
di
fanatici
religiosi
,
finanziati
dagli
ebrei
americani
,
a
organizzare
il
"
Terrore
contro
il
Terrore
"
,
come
lo
chiamano
,
con
piani
di
rappresaglia
folli
contro
gli
arabi
.
La
verità
è
che
appena
gli
ebrei
vengono
in
contatto
con
lo
Stato
,
con
il
potere
,
scatta
nella
loro
testa
un
corto
circuito
micidiale
,
perché
gli
prende
immediatamente
la
smania
di
mischiare
lo
Stato
con
la
metafisica
,
con
la
morale
,
con
la
religione
.
E
alla
fine
il
risultato
è
quello
di
mandare
in
pezzi
tutto
,
di
distruggere
anche
il
proprio
Stato
.
F
successo
nell
'
epoca
biblica
,
sta
succedendo
di
nuovo
ora
»
.
«
Sa
cosa
si
riprometteva
il
gruppo
di
terroristi
ebrei
scoperti
un
mese
fa
che
avevano
in
mente
di
far
saltare
in
aria
la
moschea
di
al
-
Aqsa
nel
centro
di
Gerusalemme
?
Sa
cosa
vogliono
i
seguaci
del
rabbino
Meir
Kahane
,
una
parte
del
Gush
Emunin
(
Blocco
dei
credenti
)
?
Provocare
la
Guerra
santa
,
scatenare
orde
di
arabi
infuriati
contro
Israele
per
vedere
se
Dio
c
'
è
,
se
Dio
è
davvero
con
il
suo
popolo
.
Usare
lo
Stato
per
provocare
Dio
,
per
sistemare
i
propri
conti
con
l
'
Onnipotente
e
così
distruggere
lo
Stato
,
suicidarsi
:
mi
dica
in
quale
altro
Paese
potrebbe
succedere
qualcosa
di
più
folle
»
.
«
Prenda
l
'
esercito
.
Israele
non
ha
un
esercito
,
ha
una
cavalleria
crociata
.
Altrove
c
'
è
la
fanteria
,
il
genio
,
l
'
aviazione
;
in
Israele
no
,
qui
sono
tutti
marines
.
Se
l
'
immagina
cosa
vuoi
dire
un
esercito
di
600mila
marines
?
Credo
bene
che
vincono
tutte
le
guerre
.
Ma
da
guerre
combattute
in
questo
modo
,
inseguendo
un
sogno
,
regolarmente
non
riescono
poi
a
tirarsi
fuori
.
E
allora
si
chiedono
cos
'
è
che
non
va
,
perché
il
mondo
è
cattivo
,
perché
non
li
ama
.
Mi
creda
,
non
c
'
è
niente
da
capire
.
Io
ho
tentato
di
scriverlo
tante
volte
sul
mio
giornale
,
ma
so
che
è
inutile
:
voi
dell
'
Occidente
non
ci
credete
,
voi
volete
capire
,
siete
divorati
dalla
fissazione
di
capire
»
.
«
È
VERO
:
GLI
ISRAELIANI
SONO
PAZZI
.
Ma
forse
la
verità
è
che
non
potrebbero
essere
altrimenti
.
E
il
primo
motivo
della
loro
inevitabile
follia
è
nello
spazio
,
nell
'
estensione
ridicolmente
minuscola
del
loro
Paese
.
Una
popolazione
di
circa
4
milioni
di
abitanti
pigiata
in
un
territorio
grande
all
'
incirca
come
le
Puglie
passa
il
proprio
tempo
a
raccontarvi
e
a
raccontarsi
quanti
minuti
ci
metterebbe
a
morire
nel
caso
di
un
attacco
di
sorpresa
.
Con
i
vecchi
confini
pre
1967
(
gli
unici
ancora
oggi
internazionalmente
riconosciuti
)
,
18
chilometri
separavano
la
Giordania
da
Tel
Aviv
,
35
da
Haifa
,
36
da
Ashdod
.
E
dietro
niente
,
solo
le
acque
del
Mediterraneo
.
Visitare
Israele
diviene
così
,
per
un
europeo
,
un
'
iniziazione
quasi
insopportabile
alla
realtà
nei
suoi
dati
più
bruti
,
a
una
visione
del
mondo
in
cui
una
roccaforte
naturale
può
far
premio
su
qualsiasi
buon
proposito
della
ragione
astratta
.
Ricattati
,
ecco
come
ci
si
sente
quando
si
viene
qui
»
.
«
Perché
si
fa
presto
,
in
un
tinello
europeo
,
a
leggere
distrattamente
su
un
giornale
"
tiri
di
katiuscia
d
'
oltreconfine
su
Kiryat
Shmona
"
o
"
colpi
di
artiglieria
sul
Golan
"
,
e
a
pensare
distrattamente
alle
solite
scaramucce
tra
arabi
e
israeliani
.
Ma
solo
se
uno
va
in
cima
al
Golan
capisce
che
fa
una
bella
differenza
stare
sotto
con
il
nemico
che
tiene
l
'
orlo
dell
'
altipiano
e
che
può
divertirsi
quando
gli
va
a
genio
a
sparacchiare
un
colpo
qui
un
colpo
là
.
Qui
le
distanze
non
sono
chilometri
,
ma
da
35
anni
tutto
si
è
sempre
giocato
in
poche
centinaia
di
metri
che
hanno
fatto
la
differenza
tra
la
vita
e
la
morte
,
lungo
un
confine
che
correva
tra
le
case
,
di
fronte
a
un
balcone
»
.
«
È
UNA
SORPRESA
sconvolgente
,
questa
della
crucialità
dello
spazio
che
riporta
chi
viene
dall
'
Europa
al
Medioevo
,
quando
scoppiavano
guerre
feroci
per
il
possesso
di
un
guado
.
Ed
è
una
sorpresa
che
incrina
molte
certezze
intinte
nella
sicumera
.
Sì
,
gli
israeliani
sono
dei
pazzi
.
Dentro
ognuno
di
loro
sonnecchia
un
potenziale
capo
di
Stato
maggiore
.
La
vede
Gerusalemme
laggiù
,
chiusa
dentro
un
muro
di
colline
a
doppio
ferro
di
cavallo
con
due
piccoli
passaggi
,
uno
verso
ovest
,
verso
Tel
Aviv
e
il
mare
,
e
l
'
altro
verso
est
,
verso
il
deserto
di
Giudea
e
la
Giordania
?
»
.
«
Prima
del
1967
noi
avevamo
nelle
nostre
mani
,
in
pratica
,
solo
una
striscia
d
'
asfalto
che
attraversava
il
primo
passaggio
e
la
parte
occidentale
della
città
.
Qui
,
sulle
creste
tutt
'
intorno
,
c
'
era
in
permanenza
mezzo
esercito
giordano
in
postazione
,
con
cannoni
,
bunker
,
mitragliatrici
;
le
sue
linee
arrivavano
fin
dentro
Gerusalemme
.
Lo
so
,
voi
non
volete
trasferire
qui
la
vostra
ambasciata
perché
non
siete
disposti
a
riconoscere
la
nostra
annessione
della
parte
est
della
città
e
della
zona
collinare
,
ma
mi
dica
:
lei
cosa
pensa
che
avremmo
dovuto
fare
quando
re
ibn
Talal
Hussein
,
credendo
di
sbatterci
fuori
in
poche
ore
,
fu
così
pazzo
da
cedere
alle
pressioni
di
Gamal
Abdel
Nasser
e
da
attaccarci
?
Lo
dica
,
cosa
1
avremmo
dovuto
fare
?
»
.
Il
mio
accompagnatore
israeliano
mi
guarda
con
l
'
aria
effettivamente
incuriosita
di
chi
in
cuor
suo
ha
già
deciso
da
un
pezzo
che
da
Gerusalemme
non
se
ne
andrà
neanche
morto
.
Così
come
c
'
è
da
giurarci
che
non
se
ne
andranno
mai
dalle
loro
case
gli
abitanti
degli
insediamenti
ebrei
in
quella
che
noi
ci
ostiniamo
ancora
a
chiamare
Cisgiordania
o
"
West
Bank
"
e
per
loro
è
invece
la
Giudea
e
la
Samaria
.
Da
anni
tutto
il
Paese
è
un
immenso
cantiere
.
In
una
nuvola
di
polvere
,
tra
bulldozer
e
camion
giganteschi
,
lo
spazio
israeliano
si
sta
trasformando
,
specialmente
lungo
l
'
asse
costituito
dalle
due
nuove
strade
che
collegano
rapidamente
la
Cisgiordania
con
il
territorio
entro
i
confini
pre
1967
:
la
Allon
Road
,
che
da
Gerusalemme
percorre
la
Valle
del
Giordano
in
direzione
nord
-
sud
parallelamente
al
fiume
,
e
la
Transamaria
che
su
una
direttrice
est
-
ovest
congiunge
Tel
Aviv
con
il
cuore
dei
territori
occupati
.
Lungo
il
loro
tracciato
,
così
come
sulle
colline
che
circondano
Gerusalemme
,
crescono
a
vista
d
'
occhio
agglomerati
urbani
stranissimi
.
Da
lontano
hanno
l
'
aspetto
di
maestose
fortezze
,
muraglie
grigiastre
poste
a
guardia
delle
valli
che
si
aprono
ai
loro
piedi
.
E
in
effetti
di
questo
si
tratta
,
di
veri
e
propri
quartieri
concepiti
innanzitutto
a
scopi
militari
.
Due
cinture
di
questi
agglomerati
-
a
un
paio
di
chilometri
dalla
città
la
prima
,
a
una
quindicina
la
seconda
-
serrano
Gerusalemme
in
una
protezione
impenetrabile
e
la
fanno
israeliana
,
ebrea
per
sempre
.
I
blocchi
di
appartamenti
hanno
in
genere
forma
circolare
o
poligonale
,
con
all
'
interno
una
corte
cui
si
accede
attraverso
uno
stretto
portoncino
;
finestre
,
terrazzi
,
ballatoi
sono
studiati
per
respingere
un
attacco
,
per
piazzarci
una
mitragliatrice
e
vender
cara
la
pelle
.
Autentici
castelli
feudali
del
ventesimo
secolo
,
hanno
il
fascino
un
po
'
sinistro
delle
architetture
dei
fumetti
di
fantascienza
.
Identici
sono
il
senso
e
la
funzione
delle
decine
di
nuove
città
nel
cuore
della
Giudea
e
della
Samaria
,
sempre
sulla
cresta
dei
monti
a
controllare
il
fondovalle
sulla
cui
poca
terra
coltivabile
,
a
quel
che
è
dato
di
vedere
,
la
popolazione
araba
sembra
essere
restata
indisturbata
con
i
suoi
villaggi
e
le
sue
cose
.
Solo
che
qui
gli
appartamenti
fortezza
a
quattro
o
cinque
piani
sono
sostituiti
da
lunghe
file
di
villette
a
uno
o
al
massimo
due
piani
,
ognuna
con
il
suo
bravo
giardinetto
.
Ma
se
lo
sguardo
si
leva
alla
collina
di
fronte
è
comune
scorgere
un
impianto
radar
,
una
batteria
missilistica
en
plein
air
,
un
'
altra
qualunque
attrezzatura
militare
cui
la
città
è
organicamente
collegata
.
I
TERMINI
COLONI
,
insediamenti
,
settlement
,
con
cui
la
stampa
designa
abitualmente
queste
città
e
i
loro
abitanti
,
fanno
pensare
all
'
agricoltura
,
a
contadini
che
si
rompono
la
schiena
sotto
il
sole
e
"
fanno
fiorire
il
deserto
"
.
Invece
non
è
così
.
Le
due
cinture
intorno
a
Gerusalemme
,
gli
insediamenti
in
Cisgiordania
,
sono
per
lo
più
abitati
da
colletti
bianchi
,
da
ingegneri
,
da
tecnici
,
da
media
e
piccola
borghesia
,
che
qui
trova
case
a
miglior
prezzo
,
aria
fina
,
la
piscina
in
giardino
,
una
vita
comunitaria
più
intensa
,
anche
se
ogni
giorno
è
costretta
a
pendolare
su
e
giù
con
Tel
Aviv
,
con
Gerusalemme
,
con
Haifa
.
E
fa
molto
film
di
fantascienza
-
Rollerball
o
1997
:
Fuga
da
New
York
-
anche
questo
fenomeno
dei
quartieri
-
fortezza
per
pendolari
.
Città
come
Ariel
in
Samaria
,
ancora
in
costruzione
,
costituiranno
tra
qualche
anno
la
punta
di
diamante
della
formidabile
spinta
al
progresso
tecnologico
in
cui
già
oggi
Israele
appare
lanciata
.
Parlando
con
chiunque
,
girando
per
il
Paese
,
si
tocca
con
mano
il
progetto
di
fare
di
questo
lembo
di
terra
asiatica
un
duplicato
a
scala
nazionale
della
Silicon
Valley
californiana
,
e
proprio
a
partire
dagli
insediamenti
nei
nuovi
territori
.
Avionica
,
elettronica
,
robotica
,
bioingegneria
,
impianti
per
telecomunicazioni
già
oggi
stanno
cambiando
il
volto
di
Israele
.
Scienziati
di
molte
parti
del
mondo
si
trasferiscono
negli
avanzatissimi
centri
di
ricerca
che
il
Paese
offre
,
mentre
un
numero
sempre
maggiore
si
trasferisce
dalle
università
alle
industrie
,
che
spesso
sono
costituite
con
la
partecipazione
di
capitale
straniero
.
La
corsa
al
modello
tecnologico
avanzato
e
i
successi
già
conseguiti
diffondono
un
clima
elettrizzante
,
una
voglia
di
fare
,
di
tentare
strade
nuove
,
una
venerazione
generale
per
il
progresso
e
la
scienza
,
che
si
respirano
nell
'
aria
e
che
stanno
formando
,
almeno
in
parte
,
un
nuovo
Paese
.
Ancora
una
decina
d
'
anni
fa
Israele
appariva
come
uno
strano
incrocio
tra
l
'
Ucraina
e
il
Texas
,
tra
l
'
utopia
tolstoiana
-
egualitaria
del
sionismo
socialista
delle
origini
e
il
pragmatismo
degli
Stati
Uniti
.
Oggi
sembra
essere
rimasto
solo
il
Texas
,
l
'
americanismo
.
Ma
l
'
americanismo
israeliano
non
è
imitazione
:
nasce
dalla
storia
stessa
del
Paese
.
La
quale
lo
porta
su
vie
singolarmente
coincidenti
con
quelle
percorse
dagli
Stati
Uniti
.
È
PER
QUESTE
PROFONDE
affinità
culturali
che
Israele
oggi
può
apparire
-
come
dice
con
maligno
sottinteso
politico
la
propaganda
anti
-
israeliana
-
il
cinquantunesimo
Stato
dell
'
Unione
.
Ma
le
cose
non
stanno
così
.
È
vero
che
tutta
l
'
élite
del
Paese
parla
correttamente
l
'
inglese
e
in
buona
parte
ha
trascorso
un
periodo
di
studi
negli
Stati
Uniti
,
che
le
strade
di
Tel
Aviv
rigurgitano
di
gadget
elettronici
di
ogni
tipo
,
che
il
Jerusalem
Post
pubblica
settimanalmente
un
inserto
di
otto
pagine
tratto
dall
'
edizione
domenicale
del
New
York
Times
,
che
per
ragioni
anche
politiche
la
gente
si
sente
più
vicina
e
in
sintonia
con
gli
Usa
che
non
con
l
'
Europa
(
il
tracollo
dell
'
immagine
europea
in
Israele
meriterebbe
da
solo
un
discorso
a
parte
)
;
tutto
questo
è
vero
,
ma
assai
più
strabiliante
è
scoprire
,
per
esempio
,
in
quale
misura
il
progresso
tecnico
sia
stato
accolto
e
integrato
nella
cultura
religiosa
.
Non
solo
nelle
yeshiva
(
scuole
religiose
)
si
mettono
su
memoria
elettronica
la
Bibbia
,
il
Talmud
e
gli
altri
testi
della
tradizione
sapienziale
,
non
solo
sono
sorti
istituti
di
alta
tecnologia
che
accoppiano
lo
studio
delle
materie
scientifiche
a
quello
religioso
,
ma
molto
spesso
sono
proprio
i
kibbutz
degli
ortodossi
che
,
specialmente
per
aggirare
le
rigide
prescrizioni
sul
riposo
del
sabato
,
hanno
fatto
più
largo
posto
all
'
impiego
dell
'
elettronica
nella
vita
quotidiana
.
È
il
computer
che
provvede
ad
accendere
e
a
spegnere
la
luce
,
a
riscaldare
le
vivande
all
'
ora
giusta
.
Ma
alla
fin
fine
il
computer
,
il
progresso
tecnico
vogliono
dire
soprattutto
la
sicurezza
.
Rappresentano
nel
medio
periodo
l
'
unica
carta
su
cui
Israele
punta
per
colmare
il
divario
strategico
con
il
blocco
arabo
che
le
si
contrappone
.
Oggi
,
per
esempio
,
il
Paese
produce
nelle
sue
fabbriche
-
e
dunque
senza
dover
ricorrere
all
'
importazione
-
forse
il
miglior
carro
armato
dell
'
ultima
generazione
(
il
Merkava
)
,
un
fucile
mitragliatore
,
l
'
Uzi
,
adottato
perfino
dalla
scorta
del
presidente
degli
Stati
Uniti
,
il
Mastiff
(
o
Mini
Remotely
Piloted
Vehicle
)
,
un
gingilletto
volante
di
due
metri
e
mezzo
per
la
sorveglianza
elettronica
del
terreno
-
anch
'
esso
acquistato
in
decine
di
esemplari
dagli
Usa
-
che
si
è
rivelato
decisivo
nella
mazzata
militare
inferta
alla
Siria
in
Libano
,
nell
'
estate
del
1982
.
La
sicurezza
,
la
guerra
,
il
nemico
arabo
,
l
'
esercito
;
come
vuole
la
regola
,
volenti
o
nolenti
,
ogni
volta
che
si
parla
di
Israele
non
si
può
evitare
di
arrivarci
.
Ma
,
sempre
come
vuole
la
regola
,
ci
si
accorge
che
tutto
è
stato
già
detto
,
che
ben
poco
,
anzi
nulla
,
c
'
è
da
aggiungere
ai
dati
conosciutissimi
del
problema
.
Solo
che
molte
cose
cambiano
se
da
problema
politico
-
militare
,
da
questione
di
cancellerie
e
di
Stati
maggiori
,
i
dati
divengono
,
sia
pure
in
minima
parte
,
un
frammento
di
esperienza
.
UN
EUROPEO
CHE
VA
in
Israele
,
prima
e
più
che
con
il
fatto
politico
che
ogni
guerra
,
anche
la
guerra
arabo
-
israeliana
,
rappresenta
,
è
costretto
a
misurarsi
con
ciò
che
la
guerra
è
,
con
ciò
che
la
guerra
significa
di
profondamente
,
di
drammaticamente
vero
e
ineludibile
nelle
vicende
umane
.
È
costretto
a
misurarsi
con
la
sua
terribile
moralità
.
Tsahal
,
l
'
esercito
israeliano
,
questa
pupilla
della
nazione
,
autentico
diamante
affilato
nel
diadema
di
Sion
,
gli
offre
l
'
immagine
di
un
tale
senso
di
appartenenza
,
di
un
tale
spirito
di
sacrificio
e
di
determinazione
,
di
competenza
tecnica
e
insieme
di
genialità
improvvisatrice
,
da
lasciarlo
comunque
stupito
e
ammirato
.
Non
è
l
'
ammirazione
per
un
esercito
che
ha
sempre
avuto
la
meglio
,
non
si
tratta
di
una
forma
di
vile
simpatia
per
il
vincitore
.
Niente
affatto
.
L
'
ammirazione
nasce
da
ben
altro
:
è
l
'
ammirazione
e
lo
stupore
per
un
esercito
-
popolo
che
visibilmente
,
per
segni
inequivocabili
,
è
pronto
in
ogni
momento
a
farsi
uccidere
fino
all
'
ultimo
uomo
,
a
morire
in
una
comunione
di
valori
che
non
teme
incrinature
.
Alzi
la
mano
chi
in
caso
di
pericolo
-
di
pericolo
vero
,
intendo
,
quando
si
trattasse
della
vita
e
della
morte
-
non
desidererebbe
avere
lo
scudo
di
Tsahal
.
E
così
chi
viene
dall
'
Europa
,
se
non
ha
paura
di
guardare
in
faccia
ai
fatti
e
di
chiamarli
con
il
loro
nome
,
deve
ammettere
di
essere
piano
piano
attraversato
da
una
sensazione
sottile
di
rimpianto
e
di
vergogna
.
Rimpianto
e
vergogna
per
aver
perduto
,
anzi
per
non
sapere
più
neppure
cosa
sia
,
la
dimensione
della
lotta
,
del
sacrificio
,
dell
'
unione
morale
di
una
società
.
Naturalmente
è
facile
riacquistare
la
propria
virtuosa
tranquillità
e
scoccare
sui
soldati
d
'
Israele
l
'
accusa
di
essere
una
massa
di
fascistoidi
inebriati
di
potenza
;
del
resto
non
è
forse
vero
che
loro
mostrano
chiaramente
di
guardare
a
noi
europei
come
a
una
massa
di
vigliacchi
,
pronti
a
buttarci
in
ginocchio
davanti
a
un
barile
di
petrolio
e
all
'
imperatore
di
tutte
le
Russie
?
Eppure
è
proprio
a
questi
europei
smidollati
e
imbelli
che
il
guerriero
di
Tsahal
-
per
i
vincoli
misteriosi
che
legano
i
popoli
e
le
culture
-
sente
il
bisogno
di
rivolgersi
in
qualcosa
che
a
tratti
hail
sapore
di
una
richiesta
di
assoluzione
:
«
Certo
che
siamo
dei
cattivi
occupanti
,
ma
quando
mai
se
ne
sono
visti
di
buoni
sulla
faccia
della
Terra
?
Ogni
occupante
è
un
cattivo
occupante
per
definizione
.
Ma
quale
altra
occupazione
militare
nella
storia
è
stata
sottoposta
,
in
ogni
suo
atto
,
come
la
nostra
,
al
vaglio
,
alla
censura
e
,
se
del
caso
,
alla
punizione
della
Corte
suprema
,
cioè
di
uno
degli
organi
di
giustizia
più
imparziali
del
mondo
?
Certo
,
sul
nostro
onore
pesa
la
macchia
di
Sabra
e
Chatila
,
ma
in
quale
altro
Paese
del
mondo
600mila
persone
si
sarebbero
rovesciate
in
piazza
per
reclamare
giustizia
?
E
in
quale
altro
Paese
l
'
avrebbero
ottenuta
grazie
a
una
Commissione
d
'
inchiesta
che
non
ha
guardato
in
faccia
nessuno
?
A
prezzo
di
molte
cose
,
sulla
nostra
pelle
,
abbiamo
dimostrato
di
voler
essere
fedeli
ai
valori
dell
'
Occidente
,
di
saperli
mantenere
.
Noi
,
non
voi
,
non
il
resto
del
mondo
,
abbiamo
cercato
la
verità
,
abbiamo
fatto
giustizia
.
Noi
non
siamo
come
gli
arabi
;
mai
,
mai
diventeremo
come
gli
arabi
.
Ma
voi
non
immaginate
neppure
cosa
significhi
vivere
,
dover
sopravvivere
qui
,
nel
Medio
Oriente
»
.