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TRA IL TALMUD E LA ROBOTICA ( Galli della Loggia Ernesto , 1984 )
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« Sì , lo so , siete sempre animati dalle migliori intenzioni , venite in Israele per capire , per vedere come stanno veramente le cose . Poi dopo una settimana ve ne ritornate in Europa , negli Stati Uniti , e scrivete i vostri articoli - intelligenti , acuti , qualche volta cattivi - credendo di aver capito . Ma dia retta a me che sto qui da 30 anni e sono israeliano : capire è impossibile , non c ' è nulla da capire . Sono dei pazzi e questo è tutto . Si possono capire dei pazzi ? Dei pazzi con la vocazione al suicidio ? » . « Guardi quel che sta accadendo in queste settimane . Non bastano una trentina di partiti , un sistema elettorale dissennato fondato su una legge proporzionale ancora più rigida di quella che avete voi in Italia , una rissosità politica incredibile . Adesso ci si mettono pure questi gruppetti di fanatici religiosi , finanziati dagli ebrei americani , a organizzare il " Terrore contro il Terrore " , come lo chiamano , con piani di rappresaglia folli contro gli arabi . La verità è che appena gli ebrei vengono in contatto con lo Stato , con il potere , scatta nella loro testa un corto circuito micidiale , perché gli prende immediatamente la smania di mischiare lo Stato con la metafisica , con la morale , con la religione . E alla fine il risultato è quello di mandare in pezzi tutto , di distruggere anche il proprio Stato . F successo nell ' epoca biblica , sta succedendo di nuovo ora » . « Sa cosa si riprometteva il gruppo di terroristi ebrei scoperti un mese fa che avevano in mente di far saltare in aria la moschea di al - Aqsa nel centro di Gerusalemme ? Sa cosa vogliono i seguaci del rabbino Meir Kahane , una parte del Gush Emunin ( Blocco dei credenti ) ? Provocare la Guerra santa , scatenare orde di arabi infuriati contro Israele per vedere se Dio c ' è , se Dio è davvero con il suo popolo . Usare lo Stato per provocare Dio , per sistemare i propri conti con l ' Onnipotente e così distruggere lo Stato , suicidarsi : mi dica in quale altro Paese potrebbe succedere qualcosa di più folle » . « Prenda l ' esercito . Israele non ha un esercito , ha una cavalleria crociata . Altrove c ' è la fanteria , il genio , l ' aviazione ; in Israele no , qui sono tutti marines . Se l ' immagina cosa vuoi dire un esercito di 600mila marines ? Credo bene che vincono tutte le guerre . Ma da guerre combattute in questo modo , inseguendo un sogno , regolarmente non riescono poi a tirarsi fuori . E allora si chiedono cos ' è che non va , perché il mondo è cattivo , perché non li ama . Mi creda , non c ' è niente da capire . Io ho tentato di scriverlo tante volte sul mio giornale , ma so che è inutile : voi dell ' Occidente non ci credete , voi volete capire , siete divorati dalla fissazione di capire … » . « È VERO : GLI ISRAELIANI SONO PAZZI . Ma forse la verità è che non potrebbero essere altrimenti . E il primo motivo della loro inevitabile follia è nello spazio , nell ' estensione ridicolmente minuscola del loro Paese . Una popolazione di circa 4 milioni di abitanti pigiata in un territorio grande all ' incirca come le Puglie passa il proprio tempo a raccontarvi e a raccontarsi quanti minuti ci metterebbe a morire nel caso di un attacco di sorpresa . Con i vecchi confini pre 1967 ( gli unici ancora oggi internazionalmente riconosciuti ) , 18 chilometri separavano la Giordania da Tel Aviv , 35 da Haifa , 36 da Ashdod . E dietro niente , solo le acque del Mediterraneo . Visitare Israele diviene così , per un europeo , un ' iniziazione quasi insopportabile alla realtà nei suoi dati più bruti , a una visione del mondo in cui una roccaforte naturale può far premio su qualsiasi buon proposito della ragione astratta . Ricattati , ecco come ci si sente quando si viene qui » . « Perché si fa presto , in un tinello europeo , a leggere distrattamente su un giornale " tiri di katiuscia d ' oltreconfine su Kiryat Shmona " o " colpi di artiglieria sul Golan " , e a pensare distrattamente alle solite scaramucce tra arabi e israeliani . Ma solo se uno va in cima al Golan capisce che fa una bella differenza stare sotto con il nemico che tiene l ' orlo dell ' altipiano e che può divertirsi quando gli va a genio a sparacchiare un colpo qui un colpo là . Qui le distanze non sono chilometri , ma da 35 anni tutto si è sempre giocato in poche centinaia di metri che hanno fatto la differenza tra la vita e la morte , lungo un confine che correva tra le case , di fronte a un balcone » . « È UNA SORPRESA sconvolgente , questa della crucialità dello spazio che riporta chi viene dall ' Europa al Medioevo , quando scoppiavano guerre feroci per il possesso di un guado . Ed è una sorpresa che incrina molte certezze intinte nella sicumera . Sì , gli israeliani sono dei pazzi . Dentro ognuno di loro sonnecchia un potenziale capo di Stato maggiore . La vede Gerusalemme laggiù , chiusa dentro un muro di colline a doppio ferro di cavallo con due piccoli passaggi , uno verso ovest , verso Tel Aviv e il mare , e l ' altro verso est , verso il deserto di Giudea e la Giordania ? » . « Prima del 1967 noi avevamo nelle nostre mani , in pratica , solo una striscia d ' asfalto che attraversava il primo passaggio e la parte occidentale della città . Qui , sulle creste tutt ' intorno , c ' era in permanenza mezzo esercito giordano in postazione , con cannoni , bunker , mitragliatrici ; le sue linee arrivavano fin dentro Gerusalemme . Lo so , voi non volete trasferire qui la vostra ambasciata perché non siete disposti a riconoscere la nostra annessione della parte est della città e della zona collinare , ma mi dica : lei cosa pensa che avremmo dovuto fare quando re ibn Talal Hussein , credendo di sbatterci fuori in poche ore , fu così pazzo da cedere alle pressioni di Gamal Abdel Nasser e da attaccarci ? Lo dica , cosa 1 avremmo dovuto fare ? » . Il mio accompagnatore israeliano mi guarda con l ' aria effettivamente incuriosita di chi in cuor suo ha già deciso da un pezzo che da Gerusalemme non se ne andrà neanche morto . Così come c ' è da giurarci che non se ne andranno mai dalle loro case gli abitanti degli insediamenti ebrei in quella che noi ci ostiniamo ancora a chiamare Cisgiordania o " West Bank " e per loro è invece la Giudea e la Samaria . Da anni tutto il Paese è un immenso cantiere . In una nuvola di polvere , tra bulldozer e camion giganteschi , lo spazio israeliano si sta trasformando , specialmente lungo l ' asse costituito dalle due nuove strade che collegano rapidamente la Cisgiordania con il territorio entro i confini pre 1967 : la Allon Road , che da Gerusalemme percorre la Valle del Giordano in direzione nord - sud parallelamente al fiume , e la Transamaria che su una direttrice est - ovest congiunge Tel Aviv con il cuore dei territori occupati . Lungo il loro tracciato , così come sulle colline che circondano Gerusalemme , crescono a vista d ' occhio agglomerati urbani stranissimi . Da lontano hanno l ' aspetto di maestose fortezze , muraglie grigiastre poste a guardia delle valli che si aprono ai loro piedi . E in effetti di questo si tratta , di veri e propri quartieri concepiti innanzitutto a scopi militari . Due cinture di questi agglomerati - a un paio di chilometri dalla città la prima , a una quindicina la seconda - serrano Gerusalemme in una protezione impenetrabile e la fanno israeliana , ebrea per sempre . I blocchi di appartamenti hanno in genere forma circolare o poligonale , con all ' interno una corte cui si accede attraverso uno stretto portoncino ; finestre , terrazzi , ballatoi sono studiati per respingere un attacco , per piazzarci una mitragliatrice e vender cara la pelle . Autentici castelli feudali del ventesimo secolo , hanno il fascino un po ' sinistro delle architetture dei fumetti di fantascienza . Identici sono il senso e la funzione delle decine di nuove città nel cuore della Giudea e della Samaria , sempre sulla cresta dei monti a controllare il fondovalle sulla cui poca terra coltivabile , a quel che è dato di vedere , la popolazione araba sembra essere restata indisturbata con i suoi villaggi e le sue cose . Solo che qui gli appartamenti fortezza a quattro o cinque piani sono sostituiti da lunghe file di villette a uno o al massimo due piani , ognuna con il suo bravo giardinetto . Ma se lo sguardo si leva alla collina di fronte è comune scorgere un impianto radar , una batteria missilistica en plein air , un ' altra qualunque attrezzatura militare cui la città è organicamente collegata . I TERMINI COLONI , insediamenti , settlement , con cui la stampa designa abitualmente queste città e i loro abitanti , fanno pensare all ' agricoltura , a contadini che si rompono la schiena sotto il sole e " fanno fiorire il deserto " . Invece non è così . Le due cinture intorno a Gerusalemme , gli insediamenti in Cisgiordania , sono per lo più abitati da colletti bianchi , da ingegneri , da tecnici , da media e piccola borghesia , che qui trova case a miglior prezzo , aria fina , la piscina in giardino , una vita comunitaria più intensa , anche se ogni giorno è costretta a pendolare su e giù con Tel Aviv , con Gerusalemme , con Haifa . E fa molto film di fantascienza - Rollerball o 1997 : Fuga da New York - anche questo fenomeno dei quartieri - fortezza per pendolari . Città come Ariel in Samaria , ancora in costruzione , costituiranno tra qualche anno la punta di diamante della formidabile spinta al progresso tecnologico in cui già oggi Israele appare lanciata . Parlando con chiunque , girando per il Paese , si tocca con mano il progetto di fare di questo lembo di terra asiatica un duplicato a scala nazionale della Silicon Valley californiana , e proprio a partire dagli insediamenti nei nuovi territori . Avionica , elettronica , robotica , bioingegneria , impianti per telecomunicazioni già oggi stanno cambiando il volto di Israele . Scienziati di molte parti del mondo si trasferiscono negli avanzatissimi centri di ricerca che il Paese offre , mentre un numero sempre maggiore si trasferisce dalle università alle industrie , che spesso sono costituite con la partecipazione di capitale straniero . La corsa al modello tecnologico avanzato e i successi già conseguiti diffondono un clima elettrizzante , una voglia di fare , di tentare strade nuove , una venerazione generale per il progresso e la scienza , che si respirano nell ' aria e che stanno formando , almeno in parte , un nuovo Paese . Ancora una decina d ' anni fa Israele appariva come uno strano incrocio tra l ' Ucraina e il Texas , tra l ' utopia tolstoiana - egualitaria del sionismo socialista delle origini e il pragmatismo degli Stati Uniti . Oggi sembra essere rimasto solo il Texas , l ' americanismo . Ma l ' americanismo israeliano non è imitazione : nasce dalla storia stessa del Paese . La quale lo porta su vie singolarmente coincidenti con quelle percorse dagli Stati Uniti . È PER QUESTE PROFONDE affinità culturali che Israele oggi può apparire - come dice con maligno sottinteso politico la propaganda anti - israeliana - il cinquantunesimo Stato dell ' Unione . Ma le cose non stanno così . È vero che tutta l ' élite del Paese parla correttamente l ' inglese e in buona parte ha trascorso un periodo di studi negli Stati Uniti , che le strade di Tel Aviv rigurgitano di gadget elettronici di ogni tipo , che il Jerusalem Post pubblica settimanalmente un inserto di otto pagine tratto dall ' edizione domenicale del New York Times , che per ragioni anche politiche la gente si sente più vicina e in sintonia con gli Usa che non con l ' Europa ( il tracollo dell ' immagine europea in Israele meriterebbe da solo un discorso a parte ) ; tutto questo è vero , ma assai più strabiliante è scoprire , per esempio , in quale misura il progresso tecnico sia stato accolto e integrato nella cultura religiosa . Non solo nelle yeshiva ( scuole religiose ) si mettono su memoria elettronica la Bibbia , il Talmud e gli altri testi della tradizione sapienziale , non solo sono sorti istituti di alta tecnologia che accoppiano lo studio delle materie scientifiche a quello religioso , ma molto spesso sono proprio i kibbutz degli ortodossi che , specialmente per aggirare le rigide prescrizioni sul riposo del sabato , hanno fatto più largo posto all ' impiego dell ' elettronica nella vita quotidiana . È il computer che provvede ad accendere e a spegnere la luce , a riscaldare le vivande all ' ora giusta . Ma alla fin fine il computer , il progresso tecnico vogliono dire soprattutto la sicurezza . Rappresentano nel medio periodo l ' unica carta su cui Israele punta per colmare il divario strategico con il blocco arabo che le si contrappone . Oggi , per esempio , il Paese produce nelle sue fabbriche - e dunque senza dover ricorrere all ' importazione - forse il miglior carro armato dell ' ultima generazione ( il Merkava ) , un fucile mitragliatore , l ' Uzi , adottato perfino dalla scorta del presidente degli Stati Uniti , il Mastiff ( o Mini Remotely Piloted Vehicle ) , un gingilletto volante di due metri e mezzo per la sorveglianza elettronica del terreno - anch ' esso acquistato in decine di esemplari dagli Usa - che si è rivelato decisivo nella mazzata militare inferta alla Siria in Libano , nell ' estate del 1982 . La sicurezza , la guerra , il nemico arabo , l ' esercito ; come vuole la regola , volenti o nolenti , ogni volta che si parla di Israele non si può evitare di arrivarci . Ma , sempre come vuole la regola , ci si accorge che tutto è stato già detto , che ben poco , anzi nulla , c ' è da aggiungere ai dati conosciutissimi del problema . Solo che molte cose cambiano se da problema politico - militare , da questione di cancellerie e di Stati maggiori , i dati divengono , sia pure in minima parte , un frammento di esperienza . UN EUROPEO CHE VA in Israele , prima e più che con il fatto politico che ogni guerra , anche la guerra arabo - israeliana , rappresenta , è costretto a misurarsi con ciò che la guerra è , con ciò che la guerra significa di profondamente , di drammaticamente vero e ineludibile nelle vicende umane . È costretto a misurarsi con la sua terribile moralità . Tsahal , l ' esercito israeliano , questa pupilla della nazione , autentico diamante affilato nel diadema di Sion , gli offre l ' immagine di un tale senso di appartenenza , di un tale spirito di sacrificio e di determinazione , di competenza tecnica e insieme di genialità improvvisatrice , da lasciarlo comunque stupito e ammirato . Non è l ' ammirazione per un esercito che ha sempre avuto la meglio , non si tratta di una forma di vile simpatia per il vincitore . Niente affatto . L ' ammirazione nasce da ben altro : è l ' ammirazione e lo stupore per un esercito - popolo che visibilmente , per segni inequivocabili , è pronto in ogni momento a farsi uccidere fino all ' ultimo uomo , a morire in una comunione di valori che non teme incrinature . Alzi la mano chi in caso di pericolo - di pericolo vero , intendo , quando si trattasse della vita e della morte - non desidererebbe avere lo scudo di Tsahal . E così chi viene dall ' Europa , se non ha paura di guardare in faccia ai fatti e di chiamarli con il loro nome , deve ammettere di essere piano piano attraversato da una sensazione sottile di rimpianto e di vergogna . Rimpianto e vergogna per aver perduto , anzi per non sapere più neppure cosa sia , la dimensione della lotta , del sacrificio , dell ' unione morale di una società . Naturalmente è facile riacquistare la propria virtuosa tranquillità e scoccare sui soldati d ' Israele l ' accusa di essere una massa di fascistoidi inebriati di potenza ; del resto non è forse vero che loro mostrano chiaramente di guardare a noi europei come a una massa di vigliacchi , pronti a buttarci in ginocchio davanti a un barile di petrolio e all ' imperatore di tutte le Russie ? Eppure è proprio a questi europei smidollati e imbelli che il guerriero di Tsahal - per i vincoli misteriosi che legano i popoli e le culture - sente il bisogno di rivolgersi in qualcosa che a tratti hail sapore di una richiesta di assoluzione : « Certo che siamo dei cattivi occupanti , ma quando mai se ne sono visti di buoni sulla faccia della Terra ? Ogni occupante è un cattivo occupante per definizione . Ma quale altra occupazione militare nella storia è stata sottoposta , in ogni suo atto , come la nostra , al vaglio , alla censura e , se del caso , alla punizione della Corte suprema , cioè di uno degli organi di giustizia più imparziali del mondo ? Certo , sul nostro onore pesa la macchia di Sabra e Chatila , ma in quale altro Paese del mondo 600mila persone si sarebbero rovesciate in piazza per reclamare giustizia ? E in quale altro Paese l ' avrebbero ottenuta grazie a una Commissione d ' inchiesta che non ha guardato in faccia nessuno ? A prezzo di molte cose , sulla nostra pelle , abbiamo dimostrato di voler essere fedeli ai valori dell ' Occidente , di saperli mantenere . Noi , non voi , non il resto del mondo , abbiamo cercato la verità , abbiamo fatto giustizia . Noi non siamo come gli arabi ; mai , mai diventeremo come gli arabi . Ma voi non immaginate neppure cosa significhi vivere , dover sopravvivere qui , nel Medio Oriente » .