StampaPeriodica ,
Un
arguto
e
gentile
scrittore
di
questo
giornale
due
settimane
fa
mi
domandava
:
«
Fa
il
piacere
,
lei
,
d
'
insegnarmi
che
cosa
è
un
poeta
porco
?
di
darmi
i
segni
caratteristici
,
o
,
alla
maniera
che
dicono
gli
impiegati
di
polizia
,
i
connotati
del
poeta
porco
?
»
E
soggiungeva
:
«
Se
si
parla
del
Casti
o
del
Batacchi
,
quell
'
aggettivo
viene
spontaneo
sulle
labbra
anche
a
me
;
ma
quando
siamo
in
presenza
di
un
artista
,
il
quale
crede
mostrare
serenamente
le
qualità
del
suo
ingegno
,
del
suo
gusto
e
del
suo
stile
,
quando
stiamo
a
sentire
un
periodo
o
una
strofa
magnifica
di
proprietà
,
di
fantasimi
e
di
armonia
,
ecc
.
,
ecc
.
,
come
faremo
e
in
che
modo
dovremo
fare
per
sapere
quando
comincia
la
porcheria
?
»
ecc
.
,
ecc
.
Poi
,
più
giù
,
detto
come
il
poeta
da
me
chiamato
porco
era
Gabriele
D
'
Annunzio
,
e
il
libro
pel
quale
io
lo
avevo
chiamato
porco
l
'
Intermezzo
di
rime
,
assicurava
i
lettori
di
aver
cercato
pagina
per
pagina
,
da
verso
a
verso
,
entro
l
'
elegante
volumetto
,
e
di
non
aver
trovato
nulla
,
proprio
nulla
,
né
di
porco
né
di
sporco
.
Queste
parole
io
me
le
sono
dovute
rileggere
più
volte
per
convincermi
che
c
'
era
proprio
scritto
quello
che
ci
leggevo
.
E
quando
mi
sono
convinto
,
ho
detto
fra
me
:
Che
giova
dare
al
mio
egregio
contradittore
le
spiegazioni
ch
'
egli
mi
chiede
?
che
giova
cercare
di
fargli
intendere
che
cosa
sono
la
decenza
e
la
moralità
nell
'
arte
?
che
giova
dargli
i
segni
caratteristici
del
poeta
porco
;
se
,
quando
io
glie
li
avrò
dati
,
lui
,
facendomi
una
risata
sul
viso
,
mi
risponderà
:
«
To
'
,
ma
questo
è
il
poeta
che
io
chiamo
verecondo
?
»
Posta
in
questi
,
che
sono
i
veri
suoi
termini
,
la
questione
è
bell
'
e
finita
.
Non
resta
che
citare
i
versi
pei
quali
io
chiamo
inverecondo
il
poeta
che
al
mio
contradittore
pare
verecondo
,
e
rimettersi
al
giudizio
delle
poche
persone
culte
e
serie
che
,
come
il
mio
contradittore
dice
,
sono
tuttavia
in
Italia
.
Apriamo
dunque
l
'
Intermezzo
di
rime
,
apriamolo
,
non
precisamente
dove
l
'
aprì
il
mio
contradittore
,
e
citiamo
:
Noi
ci
fermammo
.
A
noi
sovra
il
capo
il
fulgore
piovea
placido
e
fresco
;
ne
le
carni
un
languore
novo
metteane
,
quasi
penetrasse
la
cute
ammollendo
le
vene
.
Ora
un
desìo
di
acute
voluttà
mi
pungeva
,
innanzi
a
quella
bianca
vergine
inconsapevole
Io
sono
tanto
stanca
ella
disse
,
piegando
ne
la
persona
...
Oh
come
si
scoperse
la
gola
tra
l
'
onda
de
le
chiome
e
le
iridi
si
persero
,
fiori
ne
'
l
latte
,
in
fondo
a
'
l
cerchio
de
le
pàlpebre
!
Oh
come
il
sen
rotondo
sgorgò
fuor
de
la
tunica
!
Io
mi
sentii
su
li
occhi
scendere
un
denso
velo
;
e
le
caddi
ai
ginocchi
Adagio
a
'
ma
'
passi
.
Certi
dibattimenti
nei
tribunali
si
fanno
a
porte
chiuse
;
e
qui
non
c
'
è
porte
da
chiudere
;
qui
siamo
in
piazza
.
No
,
io
non
andrò
innanzi
nella
citazione
;
io
debbo
rispetto
ai
miei
lettori
ed
a
me
;
io
non
debbo
contaminare
di
citazioni
immonde
l
'
onesta
mia
prosa
.
Ma
a
tutto
c
'
è
il
suo
rimedio
:
sèguiti
la
citazione
il
mio
contradittore
;
lui
,
al
quale
paiono
verecondi
versi
ch
'
io
debbo
per
verecondia
tacere
,
non
può
averci
difficoltà
;
séguiti
dunque
a
citare
fino
a
tutta
la
pagina
34;
citi
,
se
non
gli
basta
,
qualche
ottava
della
Venere
d
'
acqua
dolce
,
fermandosi
specialmente
alla
pagina
65
:
e
,
terminate
le
citazioni
,
ripeta
in
cospetto
delle
poche
persone
culte
e
serie
che
ci
sono
tuttavia
in
Italia
la
sua
affermazione
,
che
cioè
entro
l
'
elegante
volumetto
egli
non
ha
trovato
niente
né
di
porco
né
di
sporco
;
la
ripeta
,
e
ripeta
poi
la
domanda
:
«
Che
sia
io
il
poco
pulito
animale
?
»
Quando
le
poche
persone
culte
e
serie
che
sono
tuttavia
in
Italia
gli
avranno
risposto
,
mi
faccia
poi
sapere
la
risposta
;
con
la
quale
rimarrà
completamente
esaurita
e
risolta
,
senza
disputa
nessuna
,
la
nostra
questione
.
Ma
no
,
veda
,
mio
bravo
signor
Lodi
,
nei
versi
del
D
'
Annunzio
che
io
ho
stigmatizzati
non
è
questione
di
nudità
,
com
'
Ella
sembrò
credere
,
o
volle
forse
far
credere
.
Il
sonetto
che
Ella
riporta
,
come
uno
dei
più
nudi
e
dei
meno
belli
(
anche
a
me
piace
assai
poco
)
,
non
mi
dà
molta
noia
:
ciò
che
nei
versi
del
D
'
Annunzio
mi
dà
noia
,
ciò
che
fece
traboccare
il
mio
sdegno
,
ora
,
dopo
quelle
citazioni
,
lo
avrà
,
spero
,
capito
anche
Lei
:
caso
mai
non
lo
avesse
capito
bene
,
ci
torneremo
sopra
.
Il
nudo
,
quando
è
fuso
in
bronzo
,
o
scolpito
in
marmo
,
mi
dà
tanto
poca
noia
,
che
io
non
solo
non
pensai
a
scandalizzarmi
,
com
'
Ella
nota
,
davanti
al
Nettuno
del
Giambologna
,
ma
non
ci
pensai
nemmeno
nelle
gallerie
di
Firenze
e
di
Roma
,
e
nel
museo
di
Napoli
,
dove
del
nudo
,
come
Lei
sa
,
ce
n
'
è
da
cavarsene
la
voglia
.
Veda
,
però
,
proprio
al
museo
di
Napoli
,
che
ebbi
la
fortuna
di
visitare
parecchi
anni
sono
in
compagnia
di
un
illustre
personaggio
,
il
senatore
Fiorelli
che
ci
accompagnava
,
dopo
che
avemmo
veduto
tutto
,
trasse
fuori
da
una
stanza
,
chiusa
al
pubblico
,
un
piccolo
gruppo
,
dinanzi
al
quale
io
restai
meravigliato
:
poche
opere
d
'
arte
avevo
vedute
di
tanta
perfezione
.
«
Oh
perché
dirà
Lei
se
quel
gruppo
è
tanto
bello
,
lo
tengono
chiuso
?
»
E
veda
,
rispondo
io
,
quel
gruppo
è
molto
meno
nudo
delle
altre
statue
,
perché
rappresenta
una
capra
,
che
,
come
Lei
sa
,
non
ha
bisogno
,
per
vestirsi
,
d
'
incomodare
la
sarta
,
e
un
satiro
,
che
per
buona
parte
del
corpo
è
vestito
anche
lui
,
vestito
di
un
abito
non
confezionato
a
Parigi
,
ma
insomma
vestito
.
E
veda
ancora
:
né
il
satiro
né
la
capra
non
mostrano
nessuna
di
quelle
parti
per
le
quali
fu
inventata
la
foglia
di
fico
.
«
Oh
dunque
?
»
Ecco
:
il
satiro
però
e
la
capra
stanno
fra
loro
in
una
certa
posizione
,
fanno
fra
loro
una
certa
faccenda
,
naturali
l
'
una
e
l
'
altra
fra
maschio
e
femmina
,
ma
che
tuttavia
le
leggi
e
le
usanze
della
nostra
civiltà
non
vogliono
,
per
molte
buone
ragioni
,
che
sieno
esposte
né
fatte
,
vuoi
realmente
,
vuoi
per
rappresentazione
artistica
,
sotto
gli
occhi
del
pubblico
.
Qui
,
vede
,
proprio
qui
,
mio
bravo
signor
Lodi
,
sta
il
punto
delicato
e
culminante
della
questione
:
qui
,
proprio
qui
,
comincia
,
anzi
è
cominciata
,
e
ci
siamo
proprio
in
mezzo
,
la
porcheria
dell
'
artista
che
crede
mostrare
serenamente
le
qualità
del
suo
ingegno
,
del
suo
gusto
e
del
suo
stile
;
qui
,
proprio
qui
,
io
potrei
cominciare
a
darle
(
se
oramai
non
fosse
inutile
)
i
connotati
del
poeta
porco
.
Io
non
sono
mica
un
impiegato
di
polizia
,
che
non
sappia
il
suo
mestiere
:
lo
so
almeno
tanto
bene
,
quanto
sanno
il
loro
gl
'
impiegati
,
diremo
così
,
di
pornografia
.
Mi
permetta
,
mio
bravo
signor
Lodi
,
Lei
che
ha
fatto
tante
domande
a
me
,
che
ne
faccia
una
io
a
Lei
.
Ecco
:
dica
,
Le
piacerebbe
,
Le
parrebbe
innocuo
,
decente
,
morale
,
che
quel
mirabile
gruppo
della
capra
e
del
satiro
,
riprodotto
in
terra
cotta
od
in
bronzo
,
stèsse
esposto
nelle
vetrine
del
Janetti
,
a
Roma
,
a
Torino
,
a
Firenze
,
dove
fanciulli
,
giovinetti
e
ragazze
potessero
liberamente
ammirarlo
?
Mi
risponda
schietto
e
franco
,
dimenticando
,
se
è
possibile
,
la
cattiva
causa
e
il
cattivo
poeta
che
ha
preso
a
difendere
;
mi
risponda
come
farebbe
a
caso
vergine
,
dopo
avere
interrogato
soltanto
la
sua
educazione
e
i
suoi
sentimenti
di
cittadino
onesto
,
che
desidera
alla
patria
una
generazione
d
'
uomini
sani
e
forti
di
corpo
e
di
mente
,
non
isfiaccolati
e
stupiditi
dalla
venere
terrena
e
solitaria
.
Se
Lei
mi
risponde
,
come
credo
,
di
no
(
e
me
lo
fanno
credere
i
nobili
sensi
e
il
forte
amor
patrio
pei
quali
mi
piacquero
parecchi
suoi
articoli
del
Don
Chisciotte
)
,
Lei
deve
anche
,
per
inesorabile
necessità
di
logica
,
convenire
che
è
tutt
'
altro
che
innocua
,
decente
e
morale
la
esposizione
che
il
D
'
Annunzio
ha
fatto
de
'
suoi
erotismi
nell
'
Intermezzo
di
rime
.
Andiamo
,
via
:
descrivere
tutte
le
particolarità
più
lascive
che
precedono
accompagnano
e
seguono
il
congresso
amoroso
di
un
giovinotto
con
una
signorina
che
gentilmente
si
presta
,
questo
Lei
lo
chiama
malinconie
profonde
,
amori
ardenti
e
nudità
candide
,
nobilmente
umane
,
che
non
hanno
mai
offeso
la
verecondia
di
alcuno
?
Andiamo
,
via
;
queste
cose
non
si
dicono
nemmeno
per
ridere
:
se
non
sapessi
che
Lei
è
uno
scrittore
onesto
e
gentile
,
quasi
quasi
crederei
che
,
scrivendole
,
avesse
voluto
farsi
beffe
de
'
suoi
lettori
e
di
me
.
Lei
finge
di
non
capire
la
cagione
del
mio
sdegno
per
il
richiamo
a
Virgilio
.
Ma
come
!
Sentirsi
nelle
membra
i
fremiti
della
libidine
per
il
ricordo
di
una
avventura
amorosa
,
prendere
cotesti
fremiti
per
ispirazione
poetica
,
e
apostrofare
il
gentile
poeta
mantovano
:
olà
,
dammi
tu
la
tua
arte
,
sì
ch
'
io
racconti
ai
bravi
giovinetti
italiani
,
ammiratori
dei
miei
versi
e
frequentatori
dei
postriboli
,
come
qualmente
io
mi
presi
diletto
della
bianca
vergine
inconsapevole
(
fra
parentesi
le
raccomando
quella
po
'
po
'
d
'
inconsapevolezza
..
come
!
far
questo
non
è
per
Lei
un
profanare
l
'
arte
e
Virgilio
?
Mi
scusi
,
ma
non
Le
credo
:
e
da
Lei
difensore
di
una
causa
spallata
m
'
appello
a
Lei
scrivente
senza
nessuna
causa
da
difendere
.
«
Ma
se
il
grande
Mantovano
,
dice
Lei
,
invitava
sotto
l
'
ombre
compiacenti
dei
faggi
i
giovanetti
pastori
,
perché
non
potrà
il
D
'
Annunzio
chiamare
nel
silenzio
odoroso
d
'
un
bosco
una
fanciulla
innamorata
?
»
Non
confondiamo
:
io
non
ho
mai
negato
al
D
'
Annunzio
il
diritto
di
chiamare
nel
silenzio
odoroso
dei
boschi
quante
fanciulle
gli
pare
;
gli
ho
solamente
negato
(
che
è
cosa
molto
diversa
)
il
diritto
di
raccontare
in
poesia
quel
che
va
a
fare
con
loro
,
quando
va
a
far
cose
che
non
si
ridicono
fra
la
gente
per
bene
.
Certi
amori
,
abbominevoli
per
noi
,
non
avevano
niente
di
turpe
per
gli
antichi
greci
e
romani
.
Anche
di
ciò
va
tenuto
conto
.
Tuttavia
io
non
mi
ricordo
che
nelle
ecloghe
di
Virgilio
ci
sia
nulla
che
faccia
arrossire
una
persona
beneducata
.
Veda
:
se
il
D
'
Annunzio
,
invece
di
descrivere
i
carnosi
fiori
del
petto
di
Yella
,
drizzantisi
al
lascivo
tentare
delle
sue
dita
,
si
fosse
contentato
,
come
il
pastore
Coridone
apostrofante
il
formoso
Alessi
,
di
sfogare
gli
ardori
suoi
parlando
di
pecore
e
di
capretti
,
di
noci
e
di
corbezzole
,
di
latte
e
di
cacio
fresco
;
o
se
,
magari
,
si
fosse
messo
a
sedere
sull
'
erba
,
lui
da
una
parte
e
la
sua
Yella
dall
'
altra
,
e
lì
,
Arcades
ambo
Et
cantare
pares
et
respondere
parati
,
avessero
intonato
un
duetto
a
uso
Coridone
e
Tirsi
(
il
D
'
Annunzio
,
secondo
me
,
sarebbe
stato
meglio
in
carattere
)
;
io
,
veda
,
invece
di
rinfrescare
queste
che
Lei
chiama
anticaglie
polemiche
,
e
mettere
Lei
nell
'
impaccio
di
domandarmi
i
connotati
del
poeta
porco
,
sarei
stato
zitto
zitto
a
sentire
,
facendo
molto
volentieri
la
parte
di
Melibeo
.
Mi
spiego
?
La
questione
non
è
del
fatto
amoroso
,
ma
della
parte
di
esso
che
si
racconta
,
e
del
modo
come
si
racconta
.
Pare
a
Lei
che
in
ciò
siavi
nessun
punto
di
contatto
fra
le
ecloghe
di
Virgilio
e
il
Peccato
di
maggio
e
la
Venere
d
'
acqua
dolce
?
Chiedo
perdono
agli
ammiratori
del
poeta
latino
della
sacrilega
domanda
a
cui
la
discussione
m
'
ha
condotto
.
Io
diceva
dunque
che
nei
versi
del
D
'
Annunzio
non
è
questione
di
nudità
,
e
che
della
nudità
sola
io
non
sono
molto
facile
a
scandalizzarmi
.
Mi
pare
d
'
aver
dimostrato
e
chiarito
tanto
quanto
quel
ch
'
io
diceva
:
tuttavia
,
se
il
signor
Lodi
permette
,
mi
proverò
a
chiarirlo
anche
meglio
.
Aggiungo
che
,
quando
la
rappresentazione
del
modo
non
è
fatta
a
sfogo
ed
eccitamento
di
sensualità
(
che
subito
si
conosce
)
,
io
non
me
ne
scandalizzo
niente
affatto
;
come
non
mi
scandalizzo
niente
affatto
se
prosatori
e
poeti
nominano
a
tempo
e
luogo
,
senza
reticenze
vigliacche
,
senza
impiastricciamenti
ipocriti
di
circonlocuzioni
e
di
metafore
,
cose
e
parole
che
fanno
arricciare
il
naso
alle
schifiltose
damine
.
Quando
il
Carducci
mandò
al
Fanfulla
della
Domenica
la
poesia
A
proposito
del
processo
Fadda
,
una
certa
strofe
diceva
:
Poi
se
un
puttin
di
bronzo
avvien
che
mostri
Un
po
'
di
pipi
al
sole
,
Protesterete
con
furor
d
'
inchiostri
,
Con
fulmin
di
parole
.
Il
Martini
,
allora
direttore
del
giornale
,
pregò
con
un
telegramma
il
Carducci
di
levare
quel
pipi
,
che
avrebbe
,
si
capiva
,
offeso
la
verecondia
delle
schifiltose
damine
,
le
quali
,
si
può
giurare
,
non
si
offendono
oggi
,
e
non
si
sarebbero
offese
allora
,
delle
nudità
candide
nobilmente
umane
,
come
dice
Lei
,
del
D
'
Annunzio
.
Io
son
fatto
d
'
una
pasta
molto
diversa
,
e
molto
più
rozza
,
s
'
intende
;
io
non
mi
scandalizzai
niente
affatto
di
quel
pipi
;
e
al
Carducci
che
me
ne
domandava
,
risposi
:
oh
lascialo
stare
!
Ma
il
Carducci
lo
levò
,
perché
non
metteva
il
conto
di
scontentare
per
così
poco
il
Martini
,
il
quale
dal
suo
punto
di
vista
aveva
centomila
ragioni
.
Intende
Lei
,
signor
Lodi
,
perché
io
,
che
non
mi
scandalizzai
di
quel
pipi
,
che
,
senza
turarmi
il
naso
,
leggo
in
Dante
la
parola
merda
,
che
non
mi
scandalizzo
al
resupina
jacens
,
con
quel
che
segue
,
di
Giovenale
,
chiamo
,
peggio
che
indecenti
,
oscene
e
corruttrici
certe
poesie
del
D
'
Annunzio
?
Se
non
lo
intende
ancora
,
cercherò
di
farglielo
intendere
con
un
esempio
.
E
giacché
ho
nominato
Giovenale
,
pigliamo
l
'
esempio
da
lui
.
Giovenale
dunque
e
il
D
'
Annunzio
(
chieggo
perdono
di
mettere
accanto
questi
due
nomi
)
descrivono
entrambi
il
petto
ignudo
d
'
una
donna
.
Tunc
nuda
papillis
prostitit
auratis
,
dice
con
le
parole
proprie
il
grande
poeta
latino
,
parlando
di
Messalina
:
il
piccolo
poeta
italiano
,
parlando
di
Yella
,
dice
,
come
vedemmo
,
con
una
similitudine
barocca
,
che
le
punte
del
suo
petto
si
dirizzavano
,
come
carnosi
fiori
,
ecc
.
La
rappresentazione
del
poeta
latino
per
me
è
moralissima
;
quella
dell
'
italiano
è
immorale
:
per
le
damine
,
la
cui
verecondia
sarebbe
stata
offesa
da
quel
po
'
di
pipi
del
puttino
di
bronzo
,
deve
,
io
credo
,
essere
perfettamente
il
contrario
.
Lei
,
signor
Lodi
,
dica
,
da
qual
parte
si
mette
?
Da
qualunque
parte
si
metta
,
non
Le
farò
il
torto
di
spiegarle
la
differenza
che
passa
fra
il
fatto
del
poeta
latino
e
quello
dell
'
italiano
.
A
Lei
parve
di
cogliermi
in
contradizione
perché
io
,
denunziante
al
procuratore
del
re
e
della
questura
la
poesia
del
D
'
Annunzio
,
non
denunziai
anche
quella
di
altri
poeti
ai
quali
dissi
mancare
il
senso
della
verecondia
.
Anzi
,
nota
Lei
«
ch
'
io
promisi
di
tradurre
le
Odi
amatorie
d
'
Orazio
»
;
e
noto
che
io
tradussi
parecchie
poesie
del
Heine
,
poeti
ambedue
non
verecondi
.
Scrissi
anche
,
è
vero
,
com
'
Ella
ricorda
,
che
«
la
verecondia
non
entra
per
nulla
nel
merito
artistico
di
un
poeta
e
dell
'
opera
sua
;
che
il
difetto
della
verecondia
nel
Byron
,
nel
De
Musset
,
nel
Heine
,
fu
parte
della
loro
sincerità
;
e
che
perciò
essi
rimangono
grandi
poeti
,
e
la
storia
del
loro
cuore
c
'
interessa
.
»
Dalle
quali
mie
parole
Ella
si
fa
strada
a
domandare
:
«
Se
interessa
ai
critici
di
ricercare
come
i
poeti
morti
sentirono
l
'
amore
,
perché
sarà
negato
ai
poeti
vivi
di
raccontarcelo
essi
stessi
?
»
Adagio
un
po
'
.
Qui
bisogna
distinguere
:
i
poeti
morti
son
morti
,
e
i
vivi
son
vivi
:
i
morti
non
si
può
fare
che
non
sieno
stati
ciò
che
furono
:
ai
vivi
,
se
non
ci
pare
che
siano
quel
che
vorremmo
,
abbiamo
il
diritto
,
e
in
certi
casi
il
dovere
,
di
dirlo
.
La
sincerità
è
una
bella
cosa
;
l
'
amo
anch
'
io
,
non
solo
nei
poeti
,
come
fu
notato
da
Lei
,
ma
in
tutti
gli
uomini
;
sotto
certe
condizioni
però
.
Se
io
,
puta
caso
,
conoscessi
un
giovinetto
dedito
all
'
ubriachezza
,
o
al
rubare
,
o
allo
scrivere
cose
oscene
(
io
qui
considero
lo
scrivere
non
come
opera
d
'
arte
,
ma
come
un
'
altra
azione
umana
qualunque
,
onesta
o
disonesta
)
,
io
non
mi
sentirei
mica
di
dirgli
:
figliuolo
mio
,
bisogna
esser
sinceri
,
fa
'
quello
a
che
ti
porta
la
tua
natura
,
cioè
séguita
ad
ubriacarti
,
o
a
rubare
,
o
a
scrivere
cose
oscene
,
gli
direi
piuttosto
:
quel
che
tu
fai
è
male
,
cerca
di
correggerti
.
Io
,
critico
,
studio
tutti
i
fatti
e
i
sentimenti
umani
rappresentati
dalla
parola
,
così
la
magnanimità
di
Dante
e
del
Petrarca
come
le
infamie
dell
'
Aretino
;
ma
io
,
uomo
,
desidero
ai
tempi
miei
(
poiché
desiderarlo
ai
passati
non
giova
)
dei
poeti
che
si
rassomiglino
piuttosto
agli
amanti
di
Beatrice
e
di
Laura
che
all
'
autore
dei
sonetti
illustranti
le
tavole
di
Giulio
Romano
.
Ho
detto
che
bisogna
distinguere
:
e
distinguo
anche
(
oh
come
distinguo
!
)
fra
i
grandi
poeti
che
dissi
mancare
di
verecondia
e
il
D
'
Annunzio
.
E
noto
che
,
quando
accennai
questo
difetto
in
essi
della
verecondia
,
lo
chiamai
difetto
,
non
pregio
.
In
Orazio
,
nel
Heine
e
nel
Byron
,
quel
che
c
'
è
di
men
verecondo
sono
quasi
sempre
accenni
fugaci
,
cui
spesso
scusa
od
attenua
lo
scherzo
o
la
satira
;
e
non
hanno
perciò
nel
lettore
anche
giovane
alcuna
trista
,
efficacia
:
in
ogni
modo
quelli
accenni
rimangono
come
piccole
macchie
in
grandi
opere
,
i
cui
intendimenti
sono
spesso
nobili
ed
alti
,
non
mai
corruttori
;
mentre
nelle
poesie
del
D
'
Annunzio
di
cui
ci
occupiamo
,
l
'
argomento
principale
,
lo
scopo
unico
di
tutta
l
'
arte
,
di
tutto
il
lavoro
dello
scrittore
,
è
la
pittura
della
sensualità
nelle
sue
manifestazioni
più
basse
.
Tutto
quel
che
c
'
è
nel
Peccato
di
maggio
,
è
preparazione
,
è
frangia
e
cornice
della
descrizione
dal
fatto
erotico
;
son
pennellate
di
colori
accesi
messe
nei
fondo
del
quadro
per
dare
risalto
agli
sdilinquimenti
afrodisiaci
della
coppia
in
amore
.
Quanto
al
De
Musset
,
non
l
'
ho
nominato
con
gli
altri
,
perché
lui
ha
veramente
la
gran
colpa
di
essere
un
po
'
il
babbo
di
tutta
questa
poesia
del
senso
,
che
,
oltre
farci
schifo
e
dispetto
,
ci
secca
maledettamente
con
la
monotonia
dei
suoi
fantasmi
,
dei
suoi
suoni
,
dei
suoi
colori
.
Il
linguaggio
di
essa
sta
tutto
in
dieci
paginette
del
vocabolario
;
il
cielo
nel
quale
spazia
servirebbe
egregiamente
di
sfondo
al
palcoscenico
di
un
teatrino
di
marionette
.
Ma
almeno
nel
De
Musset
,
oltre
i
fremiti
e
gli
spasimi
del
senso
,
c
'
è
anche
il
sentimento
ed
il
pensiero
,
che
mancano
affatto
nei
nostri
poetini
sensualisti
.
E
'
mi
fanno
l
'
effetto
di
giovani
scostumati
che
,
avendo
qualche
suono
musicale
negli
orecchi
,
e
qualche
diecina
di
aggettivi
luccicanti
nella
memoria
,
ma
niente
nel
cervello
e
nel
cuore
,
mettono
in
versi
le
loro
porcherie
e
credono
fare
della
poesia
.
Io
inchino
molto
a
credere
che
questa
brutta
fioritura
di
poesia
sensualistica
sia
indizio
,
non
solo
di
decadenza
morale
e
letteraria
come
fu
sempre
,
ma
fisica
.
Un
medico
e
scienziato
amico
mio
mi
faceva
osservare
che
uno
dei
segni
più
certi
e
costanti
di
rammollimento
cerebrale
negli
infelici
che
ne
sono
minacciati
è
il
mostrare
le
parti
pudende
.
Parlando
della
poesia
sensualistica
del
D
'
Annunzio
,
io
non
ho
voluto
affatto
entrare
nel
merito
letterario
di
essa
e
nella
questione
dell
'
arte
;
io
l
'
ho
,
come
dissi
,
considerata
semplicemente
come
un
'
azione
umana
,
secondo
i
criteri
dell
'
onesto
e
del
disonesto
.
Ciò
deve
apparire
evidente
in
questa
mia
chiacchierata
;
ma
mi
piace
dichiararlo
esplicitamente
e
richiamarci
sopra
l
'
attenzione
del
mio
gentile
contradittore
;
perché
,
caso
mai
gli
saltasse
in
testa
di
rispondermi
,
e
'
dovrebbe
non
uscire
dal
campo
morale
,
e
sforzarsi
di
mostrarmi
,
solamente
in
quello
,
non
dico
l
'
onestà
,
ma
la
non
disonestà
del
Peccato
di
maggio
e
della
Venere
d
'
acqua
dolce
.
Quanto
al
merito
letterario
di
queste
e
delle
altre
poesie
del
D
'
Annunzio
,
i
lettori
si
saranno
accorti
ch
'
io
sono
molte
miglia
lontano
dagli
apprezzamenti
e
dal
giudizio
del
mio
bravo
signor
Lodi
:
ma
,
quando
anche
lui
avesse
ragione
ed
io
torto
,
ciò
non
farebbe
nulla
alla
presente
questione
.
Le
due
poesie
del
D
'
Annunzio
potrebbero
,
come
opera
d
'
arte
,
essere
perfette
quanto
il
gruppo
della
capra
e
del
satiro
;
resterebbero
sempre
,
secondo
me
,
due
azioni
disoneste
.
L
'
arte
e
la
poesia
furono
sempre
uno
dei
più
costanti
affetti
,
una
delle
più
care
consolazioni
della
mia
vita
;
ma
se
dovessero
condurmi
ad
amare
,
o
anche
solamente
a
scusare
e
tollerare
la
disonestà
,
preferirei
diventare
analfabeta
.