StampaPeriodica ,
I
.
In
questa
gran
piena
di
poesia
che
passa
,
passa
,
travolgendo
forse
con
sé
qualche
cosa
buona
fra
le
molte
cattive
,
brutte
,
noiose
,
ridicole
,
mi
piace
stendere
oggi
la
mano
ad
un
recente
volumetto
elzeviriano
,
e
tentare
di
trarlo
a
riva
.
Più
che
seguitare
ad
esprimere
ogni
giorno
i
nostri
superbi
disdegni
,
il
nostro
disgusto
profondo
pei
poeti
novellini
,
più
che
esaurire
il
vocabolario
dei
medici
per
stigmatizzare
questa
naturale
malattia
dei
giovanetti
italiani
,
da
qualche
anno
un
po
'
rincrudita
;
mi
pare
convenga
a
noi
che
non
siamo
più
giovani
,
e
che
perciò
presumiamo
d
'
aver
più
giudizio
,
ragionare
un
po
'
con
questi
bravi
figliuoli
,
aver
la
pazienza
di
leggere
i
loro
libri
,
e
dir
loro
francamente
la
verità
;
francamente
sì
,
ma
con
amorevolezza
.
Tanto
,
dire
ad
Arno
che
non
corra
,
è
cosa
perfettamente
inutile
:
cerchiamo
piuttosto
,
se
si
può
,
di
regolare
il
corso
delle
acque
.
Il
mio
nuovo
poeta
è
un
giovinetto
di
sedici
anni
,
che
fa
ora
i
suoi
studi
liceali
nel
collegio
Cicognini
di
Prato
;
si
chiama
Gabriele
D
'
Annunzio
,
e
si
presenta
al
pubblico
nientemeno
che
con
un
intero
volume
di
odi
barbare
.
II
.
Una
volta
si
disputò
fra
il
Giordani
e
il
Leopardi
se
i
giovani
debbano
cominciare
colla
prosa
o
coi
versi
.
Il
Giordani
sosteneva
che
si
debba
cominciare
colla
prosa
.
«
La
principal
cosa
,
diceva
lui
,
nello
scrivere
mi
pare
la
proprietà
sì
dei
concetti
e
sì
delle
espressioni
.
Questa
proprietà
è
più
difficile
a
mantenere
nello
stile
che
deve
abbondar
di
modi
figurati
,
come
il
poetico
,
che
nel
più
semplice
e
naturale
,
com
'
è
il
prosaico
:
e
però
stimo
da
premettere
al
tentar
la
poesia
un
lungo
esercizio
di
prosare
»
.
Ma
il
Leopardi
che
aveva
allora
diciotto
anni
,
non
si
lasciava
persuadere
da
questo
discorso
,
e
rispondeva
:
«
Da
che
ho
cominciato
a
conoscere
un
poco
il
bello
,
a
me
quel
calore
e
quel
desiderio
ardentissimo
di
tradurre
e
far
mio
quello
che
leggo
non
han
dato
altri
che
i
poeti
,
e
quella
smania
violentissima
di
comporre
non
altri
che
la
natura
e
le
passioni
;
ma
in
modo
forte
ed
elevato
,
facendomi
quasi
ingigantire
l
'
animo
in
tutte
le
sue
parti
,
e
dire
fra
me
:
Questa
è
poesia
;
e
per
esprimere
quello
che
io
sento
ci
voglion
versi
e
non
prosa
;
e
darmi
a
far
versi
»
.
E
soggiungeva
:
«
Quando
io
vedo
la
natura
in
questi
luoghi
che
veramente
sono
ameni
(
unica
cosa
buona
che
abbia
la
patria
mia
)
,
e
in
questi
tempi
specialmente
(
era
la
primavera
)
,
mi
sento
così
trasportare
fuori
di
me
stesso
,
che
mi
parrebbe
di
far
peccato
mortale
a
non
curarmene
,
e
a
lasciar
passare
questo
ardore
di
gioventù
e
a
voler
divenire
buon
prosatore
,
e
aspettare
una
ventina
d
'
anni
per
darmi
alla
poesia
;
dopo
i
quali
,
primo
,
non
vivrò
,
secondo
,
questi
pensieri
saranno
iti
,
e
la
mente
sarà
più
fredda
,
o
certo
meno
calda
che
non
è
ora
.
Non
voglio
già
dire
che
,
secondo
me
,
se
la
natura
ti
chiama
alla
poesia
,
tu
abbia
a
seguitarla
senza
curarti
di
altro
,
anzi
ho
per
certissimo
ed
evidentissimo
che
la
poesia
vuole
infinito
studio
e
fatica
,
e
che
l
'
arte
poetica
è
tanto
profonda
,
che
come
più
si
va
innanzi
più
si
conosce
che
la
perfezione
sta
in
un
luogo
al
quale
da
principio
né
pure
si
pensava
.
Solo
mi
pare
che
l
'
arte
non
debba
affogare
la
natura
;
e
quell
'
andare
per
gradi
e
voler
prima
esser
buon
prosatore
e
poi
poeta
,
mi
pare
che
sia
contro
la
natura
,
la
quale
anzi
prima
ti
fa
poeta
,
e
poi
col
raffreddarsi
dell
'
età
ti
concede
la
maturità
e
posatezza
necessaria
alla
prosa
»
.
A
queste
ragioni
pareva
arrendersi
il
Giordani
,
e
scrivendo
al
Leopardi
gli
diceva
:
«
Negli
studi
credo
che
principalmente
l
'
uom
debba
seguire
il
proprio
genio
.
E
s
'
ella
più
ama
la
poesia
,
bene
sta
.
Dante
adunque
sia
sempre
nelle
sue
mani
»
.
[
...
]
.
Mi
sia
lecito
frapporre
l
'
opinione
mia
ed
aggiungere
qualche
osservazione
all
'
opinione
ed
alle
osservazioni
dei
due
scrittori
da
me
citati
.
Il
Leopardi
ebbe
certo
ingegno
straordinariamente
grande
;
ma
non
è
vero
che
per
le
sue
precoci
attitudini
alla
poesia
egli
sia
un
'
eccezione
.
Quasi
tutti
i
più
grandi
poeti
di
tutte
le
nazioni
cominciarono
dallo
scrivere
in
versi
,
cominciarono
a
poetare
da
giovani
.
Lasciando
stare
gli
antichi
,
mi
basterà
citare
alcuni
dei
più
moderni
,
il
Byron
,
lo
Shelley
,
i
Browning
marito
e
moglie
,
il
Swinburne
,
Enrico
Heine
,
Victor
Hugo
,
Alfred
de
Musset
.
Io
non
dirò
con
un
gran
poeta
inglese
,
che
avrei
potuto
aggiungere
a
questi
,
il
Wordsworth
,
che
uno
scrittore
,
che
prima
dei
venticinque
anni
non
ha
fatto
un
buon
poema
,
non
lo
farà
mai
più
;
ma
dico
che
i
buoni
poeti
che
cominciarono
a
poetare
passata
la
prima
gioventù
sono
rarissimi
;
e
non
so
se
ci
sia
un
solo
grande
poeta
che
,
prima
di
mettersi
a
scrivere
in
versi
,
sia
stato
buon
prosatore
.
Non
basta
:
alcuni
dei
poeti
da
me
citati
scrissero
pochissimo
o
niente
di
prosa
;
e
ci
sono
degli
scrittori
di
poesia
pregevoli
assai
e
corretti
,
che
in
prosa
scrivono
molto
men
bene
.
Il
Giordani
,
secondo
me
,
considerava
un
po
'
troppo
la
poesia
come
affare
di
lingua
e
di
stile
;
la
considerava
come
un
po
'
troppo
strettamente
parente
della
prosa
,
come
una
specie
di
prosa
resa
più
difficile
dal
verso
,
dalla
rima
,
dal
linguaggio
figurato
.
Considerate
puramente
come
arti
,
nessuno
negherà
che
la
poesia
sia
più
difficile
della
prosa
:
ma
non
si
può
da
questo
ragionevolmente
argomentare
che
lo
scrivere
in
prosa
sia
il
naturale
e
necessario
avviamento
alla
poesia
.
Quando
però
il
Leopardi
contrapponeva
,
che
anzi
la
prosa
è
più
difficile
della
poesia
,
perché
in
quella
l
'
affettazione
e
lo
stento
si
scoprono
più
facilmente
che
in
questa
;
perché
«
moltissime
cose
sono
affettazione
e
stiracchiatura
nella
prosa
e
nella
poesia
no
»
;
e
perché
«
anche
quelle
che
in
poesia
sono
veramente
affettazioni
,
dall
'
armonia
e
dal
linguaggio
poetico
sono
celate
facilmente
,
tanto
che
appena
si
travedono
»
;
il
Leopardi
(
sia
detto
con
la
debita
riverenza
)
avea
torto
.
L
'
affettazione
,
lo
stento
,
la
stiracchiatura
sono
difetti
così
nella
poesia
come
nella
prosa
.
L
'
affettazione
è
indizio
d
'
arte
viziata
,
perché
la
natura
ci
porta
a
scrivere
naturali
,
non
affettati
;
lo
stento
e
la
stiracchiatura
derivano
più
spesso
da
difetto
d
'
attitudini
naturali
,
che
da
mancanza
d
'
arte
:
ma
la
poesia
macchiata
di
questi
difetti
,
per
quanto
possano
essere
celati
dall
'
armonia
e
dal
linguaggio
poetico
,
sarà
sempre
una
poesia
imperfetta
;
e
tali
difetti
non
saranno
veramente
celati
se
non
alla
gente
di
vista
corta
e
di
gusto
poco
sicuro
.
Rammentiamoci
però
che
il
Leopardi
ragionava
così
a
diciotto
anni
,
quando
cioè
scriveva
le
prime
canzoni
,
dove
,
fra
lampi
di
bellissima
poesia
,
le
affettazioni
e
le
stiracchiature
non
mancano
e
si
vedono
,
dove
non
mancano
e
si
vedono
le
figure
e
le
frasi
cavate
dal
vecchio
arsenale
poetico
della
letteratura
italiana
;
ma
non
avrebbe
,
credo
,
ragionato
allo
stesso
modo
qualche
anno
più
tardi
quando
,
compiuta
la
sua
educazione
poetica
e
acquistata
la
piena
coscienza
e
indipendenza
dell
'
ingegno
suo
,
scriveva
il
Canto
di
un
pastore
errante
dell
'
Asia
,
Amore
e
morte
,
il
Pensiero
dominante
.
IV
.
Il
nodo
della
quistione
per
me
sta
qui
,
che
la
poesia
è
qualche
cosa
di
molto
distinto
dalla
prosa
.
Piuttosto
che
dire
col
Leopardi
che
la
natura
fa
l
'
uomo
prima
poeta
e
poi
prosatore
,
in
tesi
generale
io
direi
che
la
natura
fa
l
'
uno
prosatore
,
e
l
'
altro
poeta
;
o
meglio
che
la
natura
dà
a
taluni
facoltà
di
diventare
scrittori
di
prosa
,
dà
a
pochissimi
facoltà
di
diventare
poeti
.
Ad
essere
poeta
,
vero
poeta
,
si
richiedono
attitudini
speciali
,
come
,
per
modo
d
'
esempio
,
ad
essere
un
gran
compositore
di
musica
.
[
...
]
È
poeta
chi
vede
il
mondo
esteriore
e
i
fatti
dello
spirito
umano
in
un
modo
suo
particolare
,
diverso
da
quello
della
comune
degli
uomini
,
e
non
pertanto
rispondente
al
vero
e
al
reale
;
chi
afferra
le
più
lontane
relazioni
delle
cose
,
che
sfuggono
ai
più
;
chi
sente
più
profondamente
,
chi
pensa
più
altamente
degli
altri
;
chi
a
queste
visioni
,
a
questi
sentimenti
,
a
questi
pensieri
,
sa
trovare
senza
sforzo
l
'
espressione
propria
ed
accomodata
,
la
quale
è
,
e
deve
essere
,
essenzialmente
diversa
da
quella
della
prosa
.
Chi
sente
pensa
e
concepisce
nel
modo
agli
uomini
più
comune
,
quegli
non
è
poeta
.
Ora
non
è
chi
non
vegga
come
al
vero
poeta
l
'
esercizio
dello
scrivere
più
semplice
e
piano
della
prosa
possa
,
invece
che
utile
,
tornare
dannoso
.
Sarebbe
come
,
a
uno
che
avesse
attitudine
a
diventare
e
volesse
diventare
un
bravo
cavallerizzo
,
consigliargli
d
'
aspettare
l
'
età
matura
prima
di
montare
a
cavallo
e
intanto
esercitarsi
a
fare
delle
lunghe
passeggiate
a
piedi
.
Ci
sono
,
è
vero
,
nei
tempi
moderni
alcuni
eccellenti
poeti
,
che
sono
stati
al
tempo
stesso
anche
eccellenti
prosatori
;
e
molti
di
quelli
che
ai
giorni
nostri
scrivono
in
versi
,
scrivono
anche
in
prosa
.
Ma
i
primi
,
come
appunto
il
Leopardi
,
sono
rarissimi
;
e
gli
uni
e
gli
altri
generalmente
cominciarono
collo
scrivere
in
versi
.
[
...
]
.
Aggiungi
finalmente
che
nelle
nazioni
moderne
,
presso
le
quali
si
nota
più
particolarmente
il
fatto
degli
scrittori
che
sono
a
un
tempo
prosatori
e
poeti
,
il
senso
poetico
è
men
forte
e
generale
che
presso
gli
antichi
.
Gli
scrittori
greci
e
romani
erano
quasi
tutti
o
esclusivamente
prosatori
o
esclusivamente
poeti
.
Vivendo
in
più
stretto
commercio
di
noi
con
la
natura
,
essi
sentivano
molto
meglio
di
noi
la
differenza
grande
che
la
natura
stessa
ha
posto
fra
il
prosatore
e
il
poeta
.
Non
è
senza
ragione
il
dettato
romano
:
poetae
nascuntur
,
oratores
fiunt
.
V
.
Veniamo
(
ché
mi
par
tempo
)
ai
nostri
poeti
novellini
,
pei
quali
ho
fatto
questa
lunga
chiacchierata
intorno
alla
disputa
fra
il
Leopardi
e
il
Giordani
.
Lo
Gnoli
,
indispettito
anche
lui
di
questa
recrudescenza
della
malattia
poetica
elzeviriana
de
'
nostri
giovinetti
,
propone
,
come
rimedio
,
una
legge
per
la
quale
sia
impedito
di
pubblicare
versi
a
chiunque
non
abbia
prima
con
uno
scritto
in
prosa
dato
saggio
d
'
aver
fatto
certi
studi
.
Lo
Gnoli
ha
ragione
:
i
poeti
primitivi
non
nascon
più
;
qualunque
facoltà
poetica
uno
abbia
dalla
natura
,
oggi
non
può
esser
poeta
senza
una
sufficiente
cultura
letteraria
,
senza
una
lunga
e
seria
educazione
di
quella
facoltà
.
Chi
si
sente
chiamato
fortemente
alla
poesia
,
si
eserciti
pure
in
essa
fino
da
giovane
;
legga
pure
versi
fin
che
vuole
;
legga
anzi
quanto
più
può
di
versi
;
legga
i
poeti
antichi
e
i
moderni
;
legga
anche
gli
stranieri
,
ma
questi
,
quando
potrà
leggerli
nelle
loro
lingue
;
legga
e
traduca
;
traduca
prima
dagli
antichi
,
e
poi
dai
moderni
;
e
scriva
anche
del
suo
,
se
gli
pare
;
scriva
quanto
gli
pare
e
piace
:
ma
prima
di
stampare
,
ci
pensi
bene
due
volte
;
e
quando
ci
avrà
pensato
bene
,
dia
retta
a
me
,
finché
dura
la
prima
giovinezza
non
ne
faccia
niente
.
S
'
egli
ha
veramente
ingegno
,
come
suppongo
,
che
sugo
e
che
piacere
c
'
è
a
pubblicare
cose
,
delle
quali
forse
un
giorno
dovrà
vergognarsi
e
pentirsi
?
Lo
stampare
il
primo
libro
,
o
grosso
o
piccino
che
sia
,
specialmente
di
versi
,
dovrebbe
considerarsi
come
un
avvenimento
grave
e
importante
nella
vita
di
un
uomo
;
ed
invece
oggi
quasi
non
se
ne
fa
caso
.
Lo
scopo
pel
quale
si
pubblica
un
libro
non
dovrebbe
mica
esser
quello
di
procurare
ai
critici
il
gusto
,
o
la
noia
,
di
trovarci
dentro
gli
errori
a
diecine
.
Io
capisco
,
e
compatisco
,
la
impazienza
dei
giovani
,
il
loro
desiderio
di
prender
parte
alla
vita
,
di
attirare
sopra
di
sé
l
'
attenzione
della
gente
,
di
farsi
avanti
con
qualche
cosa
,
e
dire
:
olà
,
badate
a
me
,
che
ci
sono
anch
'
io
in
questo
mondo
.
L
'
uomo
,
e
sopratutto
il
giovine
,
ha
bisogno
di
vivere
:
chi
,
per
vivere
,
corre
dietro
ai
denari
,
chi
alle
donne
,
chi
alla
gloria
;
tutte
vanità
,
dice
il
filosofo
;
ma
,
fra
tutte
,
quella
di
procacciarsi
nome
colle
opere
dell
'
ingegno
è
certamente
una
delle
più
nobili
.
Bisognerebbe
però
che
i
giovani
imparassero
per
tempo
a
frenare
le
loro
impazienze
,
e
si
rammentassero
del
volgarissimo
proverbio
,
che
la
gatta
frettolosa
fece
i
gattini
ciechi
;
bisognerebbe
che
a
ciò
li
aiutassero
gli
educatori
loro
,
i
parenti
,
i
maestri
;
i
quali
invece
sono
spettatori
indifferenti
,
se
non
consiglieri
e
complici
,
del
loro
peccato
.
Io
ho
parlato
di
giovani
fortemente
chiamati
dalla
natura
alla
poesia
:
ma
,
per
dire
la
verità
,
di
molti
,
della
maggior
parte
,
de
'
nostri
poeti
nuovi
,
c
'
è
da
dubitare
grandemente
se
abbiano
avuto
mai
nessuna
chiamata
,
né
forte
né
debole
.
Bisogna
guardar
bene
di
non
ingannarsi
intorno
a
ciò
;
giacché
l
'
ingannarsi
,
giudicando
dal
numero
di
quelli
che
s
'
ingannano
,
par
molto
facile
.
Leggere
un
libro
di
poesia
moderna
,
che
fa
un
po
'
di
chiasso
,
che
va
per
le
mani
di
tutti
,
che
diventa
di
moda
;
leggerlo
,
rileggerlo
,
e
quasi
impararlo
a
memoria
;
e
poi
con
la
testa
piena
de
'
concetti
,
delle
immagini
,
delle
frasi
di
quel
libro
,
provarsi
a
rifare
qualche
cosa
di
simile
,
e
trovare
che
la
prova
è
forse
men
difficile
di
quel
che
si
credeva
,
e
darsi
anche
ad
intendere
d
'
averla
superata
;
ciò
non
vuoi
dire
essere
chiamati
alla
poesia
;
ciò
vuoi
dire
solamente
saper
copiare
un
po
'
alla
meglio
,
o
alla
peggio
,
quel
che
altri
ha
saputo
fare
.
Chi
sente
dentro
di
sé
quel
desiderio
ardentissimo
,
quella
smania
violentissima
di
comporre
che
diceva
il
Leopardi
,
quegli
solo
ha
ragione
di
credere
d
'
essere
dalla
natura
chiamato
alla
poesia
.
VI
.
Facciamo
ora
un
po
'
i
conti
col
nostro
poeta
sedicenne
.
E
giacché
m
'
è
venuto
fatto
di
prendere
un
po
'
il
tuono
di
padre
predicatore
,
chiamiamolo
a
render
conto
de
'
suoi
peccati
al
nostro
tribunale
di
penitenza
.
Il
suo
primo
peccato
e
il
più
grosso
è
(
ho
bisogno
di
dirlo
?
)
quello
d
'
aver
pubblicato
i
suoi
versi
;
peccato
del
quale
io
non
saprei
assolverlo
,
s
'
egli
non
avesse
per
sé
una
grande
scusa
:
tuttavia
non
lo
assolvo
senza
dargli
questa
grossa
penitenza
,
ch
'
egli
stia
un
anno
intero
senza
leggere
le
poesie
del
Carducci
e
del
Guerrini
:
legga
Omero
,
Virgilio
,
Orazio
,
Dante
e
quanti
altri
poeti
vuole
,
ma
lasci
stare
que
'
due
.
La
grande
scusa
che
il
giovine
poeta
ha
del
suo
fallo
è
,
ch
'
egli
deve
aver
sentito
dentro
di
sé
quel
desiderio
ardentissimo
,
quella
smania
violenta
,
che
sono
prova
quasi
certa
d
'
esser
chiamato
alla
poesia
.
Fra
mezzo
alle
molte
imitazioni
e
reminiscenze
,
questo
,
pare
a
me
,
si
vede
chiaro
in
tutti
i
componimenti
del
D
'
Annunzio
.
Spesso
e
volentieri
egli
prende
l
'
intonazione
dal
Carducci
,
va
per
un
poco
sulle
sue
orme
,
poi
piglia
l
'
andare
da
sé
,
e
trova
delle
immagini
felici
,
degli
accenti
veri
,
delle
espressioni
giuste
,
de
'
suoni
armoniosi
.
Ne
giudichino
i
lettori
.
In
una
poesia
intitolata
Palude
,
che
rammenta
qua
e
là
il
Chiarone
del
Carducci
,
il
poeta
descrive
i
poveri
mietitori
che
cacciati
dalla
fame
scendono
dai
monti
a
lavorare
nella
maremma
.
Lasciano
i
vecchi
adusti
,
le
madri
cadenti
,
le
mogli
,
i
bimbi
che
piangono
tra
le
carezze
e
i
baci
:
lascian
le
tenui
case
lassù
fra
le
libere
balze
,
lascian
la
lieta
vista
del
cerulo
mare
,
tra
'
pini
,
e
traggono
,
e
traggono
qui
co
la
falce
e
col
ronco
a
mille
a
mille
per
guadagnarsi
un
pane
!
Quivi
non
dolce
canto
di
lieto
augello
al
tramonto
rompe
'
l
silenzio
lungo
,
rallegra
i
mesti
cuori
:
i
patrii
stornelli
non
balzan
quivi
dal
petto
con
i
giocondi
suoni
d
'
amore
e
di
speranza
.
Qui
tra
l
'
erbaccia
densa
,
tra
i
pallidi
fiori
,
su
l
'
acque
le
serpi
strisciano
,
s
'
attorcon
sibilando
,
e
,
maligno
qual
serpe
,
da
'
petti
immiti
trabocca
l
'
odio
gigante
:
le
bestemmie
scoppiano
;
mentre
l
'
augure
vento
tra
l
'
arse
alberelle
e
le
spiche
Sorgete
,
o
genti
!
sembra
talor
che
frema
.
Ho
tagliato
qua
e
là
qualche
cosa
,
perché
anche
in
questa
poesia
,
come
in
quasi
tutte
le
altre
,
c
'
è
della
esuberanza
,
difetto
molto
naturale
e
molto
scusabile
in
tanta
giovinezza
dell
'
autore
.
Ma
questi
versi
,
e
molti
altri
di
egual
valore
,
che
sono
nel
volume
,
attestano
,
pare
a
me
,
luminosamente
attitudini
alla
poesia
non
comuni
.
Gli
altri
peccati
del
D
'
Annunzio
sono
tutti
conseguenza
della
sua
giovinezza
e
della
fretta
.
Io
ho
voluto
,
per
lui
e
per
gli
altri
giovani
impazienti
come
lui
,
riferire
,
e
mi
piace
ripetere
quelle
parole
del
Leopardi
:
«
che
la
poesia
vuole
infinito
studio
e
fatica
,
e
che
l
'
arte
poetica
è
tanto
profonda
,
che
come
più
si
va
innanzi
,
più
si
conosce
che
la
perfezione
sta
in
un
luogo
al
quale
da
principio
né
pure
si
pensava
.
»
Il
nostro
giovine
poeta
ha
già
il
senso
del
ritmo
e
del
periodo
poetico
;
in
generale
fa
assai
bene
il
verso
e
la
strofa
;
si
sente
che
la
frase
gli
si
affaccia
agile
e
numerosa
alla
mente
insieme
colla
immagine
:
anche
sa
cercare
,
e
trova
non
di
rado
felicemente
la
proprietà
,
l
'
esattezza
e
l
'
efficacia
della
espressione
.
Tuttavia
io
ho
notato
nel
suo
libro
più
d
'
un
verso
sbagliato
;
ho
notato
altre
imperfezioni
di
metro
e
di
ritmo
non
poche
né
piccole
;
ho
notato
qualche
improprietà
,
qualche
superfluità
,
qualche
debolezza
di
parola
e
di
frase
;
ho
notato
qualche
cosa
di
peggio
,
una
licenza
come
questa
,
Muta
,
invecchiata
,
pien
di
caligine
è
la
natura
!
licenza
che
è
uno
sproposito
bello
e
buono
.
Ma
,
oltre
questi
,
c
'
è
nel
libro
del
D
'
Annunzio
un
peccato
più
grosso
,
la
ostentazione
di
sentimenti
e
desiderii
,
che
mi
piace
non
creder
veri
.
La
poesia
intitolata
Ora
satanica
è
una
cosa
poeticamente
e
moralmente
brutta
.
Un
giovinetto
di
sedici
anni
,
pieno
d
'
ingegno
e
di
cuore
,
pieno
d
'
entusiasmo
per
le
cose
belle
e
per
l
'
arte
,
come
è
di
certo
il
nostro
poeta
,
deve
desiderare
qualche
cosa
di
meglio
che
ridde
infernali
con
strepiti
e
grida
insensate
,
che
seni
d
'
etère
su
cui
passar
le
notti
.
Simili
desiderii
non
possono
essere
che
schiuma
del
suo
cervello
in
un
momento
di
poco
sana
ispirazione
,
o
poco
felice
imitazione
.
Forse
le
etére
da
lui
desiderate
son
donne
tanto
reali
quanto
la
Musa
,
di
cui
sente
sul
labbro
i
fervidi
baci
,
sul
cui
petto
ricolmo
passa
sognando
l
'
ore
felici
:
ma
ciò
non
scusa
,
anzi
aggrava
la
colpa
del
poeta
.
L
'
età
e
lo
studio
purgheranno
di
questa
e
d
'
ogni
altra
scoria
la
poesia
del
D
'
Annunzio
;
perch
'
egli
non
è
solamente
un
giovane
d
'
ingegno
;
egli
ama
l
'
arte
e
studia
;
egli
legge
e
studia
e
gusta
i
grandi
poeti
dell
'
antichità
classica
;
egli
ama
e
ammira
e
intende
il
più
perfetto
dei
lirici
latini
,
Orazio
.
E
nel
nome
di
Orazio
mi
piace
,
quasi
per
modo
d
'
augurio
,
prender
congedo
dal
nostro
giovine
poeta
e
dai
lettori
.
Sentano
essi
come
gusta
e
sa
rendere
la
poesia
d
'
Orazio
questo
giovinetto
di
sedici
anni
:
O
Fauno
amante
di
fuggiasche
ninfe
,
per
le
mie
terre
e
per
i
campi
aprichi
placido
incedi
,
e
nel
partire
i
molli
parti
rispetta
,
se
per
te
cade
sul
morir
de
l
'
anno
mite
un
capretto
,
né
a
la
tazza
amica
de
l
'
alma
Diva
il
vino
manca
,
e
l
'
ara
d
'
incensi
fuma
.
Scherzan
le
greggi
su
l
'
erboso
campo
quando
il
decembre
co
le
feste
torna
:
pieto
pe
'
prati
il
paèsan
col
bove
oziando
corre
:
e
il
lupo
vaga
tra
l
'
agnelle
audaci
:
per
te
la
selva
agresti
foglie
sparge
:
gode
il
villan
col
piè
la
terra
odiosa
urtar
tre
volte
.
Non
do
,
s
'
intende
,
questa
traduzione
per
una
cosa
perfetta
:
imperfezioni
ce
ne
sono
,
e
facilmente
visibili
;
alcune
anche
facilmente
correggibili
;
ma
c
'
è
franchezza
e
scioltezza
;
c
'
è
,
quel
che
manca
a
molti
traduttori
de
'
più
solenni
,
l
'
intonazione
dell
'
originale
.