StampaPeriodica ,
Caro
Gravelli
Ti
chiedo
e
ti
prego
di
perdonarmi
se
dopo
aver
tanto
tardato
a
mandarti
l
'
articolo
...
non
te
lo
mando
.
Eccone
la
ragione
.
Dopo
il
bellissimo
articolo
pubblicato
da
Giorgio
Pasquali
nel
"
Corriere
della
Sera
,
"
quali
ricerche
filologiche
e
storiche
che
avessero
sapore
di
originalità
,
avrei
potuto
fare
io
,
povero
untorello
?
E
occorrono
poi
prove
e
documentazioni
della
italianità
,
starei
per
dire
della
naturalezza
,
del
"
voi
"
?
Basta
ripensare
agli
anni
della
nostra
vita
,
che
ci
parevano
tutti
dialogati
col
"
lei
,
"
per
accorgerci
presto
che
anche
in
essi
l
'
uso
del
"
voi
"
era
spontaneo
frequente
agevole
.
Chi
di
noi
dell
'
Ottocento
non
ricorda
con
dolcezza
maestri
molto
amati
che
ci
trattavano
con
un
"
voi
"
pieno
di
protettrice
e
incoraggiante
bontà
,
cui
rispondevamo
con
un
"
voi
"
pieno
di
affettuoso
rispetto
?
Nella
vita
del
teatro
,
poi
,
il
"
voi
"
si
è
sempre
usato
;
il
"
voi
"
o
il
"
tu
"
;
il
"
lei
"
era
,
tra
le
quinte
,
raro
,
frigido
,
fuori
clima
.
S
'
è
detto
che
in
certe
classi
sociali
l
'
italianissimo
"
voi
"
era
stato
,
un
tempo
,
adottato
per
mimetismo
esotico
,
per
il
gusto
di
imitare
il
tono
conversativo
francese
o
inglese
;
ma
sta
di
fatto
che
,
in
realtà
,
si
tornava
,
invece
,
a
un
'
antica
e
pura
tradizione
italiana
.
Chi
credeva
di
imitare
gli
stranieri
,
riprendeva
agli
stranieri
ciò
che
essi
avevano
preso
a
noi
;
come
il
Pasquali
ha
perfettamente
dimostrato
.
E
quanto
alla
bellezza
del
"
voi
,
"
ecco
un
piacevole
esperimento
da
fare
.
Apriamo
a
caso
i
nostri
libri
più
belli
,
e
,
nella
più
pura
poesia
o
nella
più
viva
prosa
italiana
,
proviamo
a
sostituire
con
tanti
"
lei
"
i
"
voi
"
che
vi
troviamo
:
il
risultato
sarà
comico
,
come
di
un
abbassamento
di
tono
,
o
della
ricerca
di
un
garbetto
lustro
cerimonioso
e
caricaturale
.
Mutiamo
invece
in
"
voi
"
il
"
lei
"
dove
il
"
lei
"
è
;
subito
il
"
voi
"
si
calerà
entro
il
periodo
senza
alterarne
lo
stile
,
senza
esservi
anacronistico
,
senza
sembrare
una
intarsiatura
estranea
a
ciò
che
esso
ha
di
più
tipico
e
di
più
rappresentativo
.
Segno
che
il
"
voi
,
"
oltre
che
di
oggi
,
è
di
tutti
i
tempi
.
In
verità
chi
si
indugia
ancora
nell
'
uso
del
"
lei
,
"
non
può
avere
obiezioni
serie
da
opporre
al
"voi."
Una
certa
pigrizia
mentale
lo
lega
ancora
alla
consuetudine
;
ma
tra
breve
i
"
lei
"
superstiti
,
accerchiati
da
tanti
"
voi
,
"
si
arrenderanno
e
andranno
a
tenere
compagnia
ai
"
molto
riveriti
signori
,
"
ai
"
padroni
colendissimi
"
e
ad
altre
ossequiosità
pallide
e
impolverate
del
passato
.