StampaPeriodica ,
Primo
.
Che
la
poesia
e
la
prosa
presso
di
noi
non
siano
oramai
per
poter
rovinare
più
in
basso
,
l
'
ho
provato
con
le
mie
Lettere
Critiche
.
Imperciocché
non
i
più
sani
principi
dell
'
arte
,
ma
nemmeno
la
grammatica
del
Corticelli
e
del
Puoti
siano
in
onore
.
Ora
sarebbe
assunto
di
ingegno
critico
veramente
grande
il
provare
che
non
solo
ora
,
ma
sino
dal
principio
del
secolo
tutta
l
'
arte
precipita
.
Il
canonico
Balsimelli
co
'
suoi
aurei
dialoghetti
ha
provato
a
luce
meridiana
la
miseria
di
quell
'
Alessandro
Manzoni
che
i
nuovi
barbari
hanno
messo
sopra
gli
altari
come
vitello
d
'
oro
da
adorarsi
in
Israele
,
ed
altro
e
più
assai
,
camminando
sulle
sue
gloriose
pedate
,
posso
provare
io
.
Imperciocché
io
stesso
,
che
d
'
arte
non
mi
impaccio
,
sento
d
'
esser
capace
di
demolire
certe
fame
usurpate
che
i
satrapi
del
Fanfulla
della
Domenica
e
di
altri
giornali
della
stessa
farina
vogliono
imporre
ai
poveri
gonzi
.
Secondo
.
Chi
più
noto
in
Giudea
di
Giacomo
Leopardi
?
Ne
hanno
voluto
fare
un
semidio
,
ma
i
suoi
piedi
di
creta
,
solo
a
toccarli
,
si
sbriciolano
e
lo
fanno
crollare
.
Imperciocché
un
mediocre
buon
senso
basta
per
far
vedere
la
povertà
dell
'
intreccio
di
quelle
cantilene
battezzate
inni
,
e
la
inverisimiglianza
dei
caratteri
de
'
suoi
personaggi
.
Consalvo
che
muore
chiede
un
bacio
ad
Elvira
!
Come
?
Un
moribondo
può
avere
simili
pensieri
?
Sfido
chicchessia
a
provarmelo
.
Ma
,
non
volendo
io
rivedere
tutte
le
poesie
del
Leopardi
,
mi
contenterò
di
esporre
agli
onesti
ed
imparziali
le
mie
sentenze
senza
pretensione
intorno
al
più
breve
de
'
suoi
canti
.
Imperciocché
,
se
non
sono
artista
,
forse
e
senza
forse
,
posso
dire
anche
il
Baretti
non
lo
fu
,
e
pure
con
la
sua
Frusta
come
io
con
le
mie
Lettere
Critiche
,
mostrò
come
il
buon
giudizio
non
fosse
morto
,
fece
giustizia
delle
vanità
tronfie
e
prepotenti
.
Terzo
.
L
'
Infinito
!
Per
Bacco
!
Direte
che
sarà
un
poema
.
Ebbene
,
sono
quindici
versi
,
e
per
di
più
,
sono
sciolti
!
I
mezzi
debbono
essere
adatti
al
fine
.
Ci
voleva
quindi
un
canto
,
non
certo
infinito
,
ma
almeno
tale
che
potesse
abbracciare
tutta
la
grandezza
dell
'
argomento
.
Quindici
versi
!
Ma
perché
non
dieci
,
non
cinque
,
non
uno
?
Anzi
,
perché
non
una
sola
parola
Infinito
?
E
poi
quale
infinito
?
Quello
dei
versi
?
Come
si
fa
a
capirlo
?
Comincia
:
Sempre
caro
mi
fu
quest
'
ermo
colle
E
questa
siepe
.
E
comincia
con
uno
sproposito
.
La
siepe
e
il
colle
sono
due
,
quindi
bisogna
usare
il
plurale
e
dir
furono
.
Bastava
dare
un
'
occhiata
al
Puoti
.
Ma
il
Puoti
è
un
asino
,
e
il
Fanfulla
della
Domenica
un
grande
giornale
,
il
sommo
pontefice
della
nuova
letteratura
.
Dunque
si
potrà
dire
io
e
Carlambrogio
andò
a
Coccolìa
?
Queste
sono
le
belle
novità
grammaticali
che
ci
vogliono
dar
da
bere
come
se
fossero
roba
di
Dante
,
il
quale
,
a
dir
vero
,
spropositi
ne
fece
molti
,
come
provò
il
povero
Ricciardi
.
E
sfido
chicchessia
a
dire
il
contrario
.
Quarto
.
Tiriamo
avanti
.
Sempre
caro
mi
fu
quest
'
ermo
colle
E
questa
siepe
,
che
da
tanta
parte
Dell
'
ultimo
orizzonte
il
guardo
esclude
.
Bello
e
fanfullesco
quell
'
ultimo
attribuito
all
'
orizzonte
!
C
'
è
dunque
il
primo
?
C
'
è
il
secondo
?
Né
mi
vengano
a
dire
che
anche
i
Latini
dicevano
ultima
all
'
isola
di
Tule
.
Per
essi
era
appunto
l
'
ultima
,
e
al
di
là
non
credevano
che
ce
ne
fossero
altre
.
Ma
si
dirà
forse
ultimo
all
'
orizzonte
,
perché
lo
sguardo
non
giunge
più
in
là
?
Per
Bacco
!
non
sanno
tutti
che
ciò
dipende
dalla
sfericità
della
terra
?
Dunque
l
'
attributo
di
ultimo
,
dato
all
'
orizzonte
,
è
uno
sproposito
.
E
domando
,
poi
,
se
è
la
siepe
che
esclude
l
'
orizzonte
dal
guardo
,
o
il
guardo
che
esclude
la
siepe
?
Poh
che
pasticcio
.
Quinto
:
Ma
sedendo
e
mirando
,
interminati
Spazi
di
là
da
quella
e
sovrumani
Silenzi
e
profondissima
quiete
Io
nel
pensier
mi
fingo
.
Bella
broda
!
Sedendo
e
mirando
assieme
,
come
se
fossero
due
operazioni
che
si
compiono
colle
stesse
parti
del
corpo
!
Sedeva
con
gli
occhi
o
mirava
col
sedere
?
Spazi
interminati
!
!
Questa
mo
è
ignoranza
bella
e
buona
!
Se
lo
spazio
è
interminato
,
non
ha
confini
e
quindi
è
infinito
.
Si
può
sentire
sproposito
maggiore
in
filosofia
?
Silenzi
sovrumani
!
!
!
Ma
chi
ha
mai
sentito
silenzi
sovrumani
?
Eccetto
che
gli
spiriti
non
ce
lo
vengano
a
dire
,
non
lo
sapremo
mai
.
Perché
dunque
il
poeta
adopera
un
aggettivo
che
non
si
può
intendere
da
mente
umana
,
quando
vuol
spiegare
e
rendere
più
evidente
un
'
idea
?
Viene
ultima
la
quiete
pro
fondissima
,
come
se
fosse
un
pozzo
o
un
buco
qualunque
.
La
quiete
non
è
né
alta
né
bassa
imperciocché
non
ha
corpo
o
figura
,
e
disse
uno
sproposito
Virgilio
quando
disse
altissima
quiete
.
E
per
finire
degnamente
questa
filza
di
spropositi
,
il
poeta
dice
:
ove
per
poco
Il
cor
non
si
spaura
.
Spaurarsi
sta
qui
per
impaurirsi
!
Il
bianco
pel
nero
,
imperciocché
,
da
che
la
lingua
italiana
è
lingua
italiana
,
anzi
da
che
mondo
è
mondo
,
spaurarsi
,
per
l
'
esse
privativa
,
vorrà
dire
smettere
la
paura
,
come
sfamarsi
è
cavarsi
la
fame
,
sfangarsi
togliersi
il
fango
,
spopolarsi
è
contrario
di
popolarsi
e
va
'
dicendo
.
E
poi
qual
'
è
la
nuova
fisiologia
che
insegna
che
la
paura
si
prova
col
cuore
?
Per
Bacco
!
Sbaglio
nell
'
idea
e
sbaglio
nella
parola
!
Sesto
:
E
come
il
vento
Odo
stormir
tra
queste
piante
,
io
quello
Infinito
silenzio
a
questa
voce
Vo
comparando
.
E
dagliela
con
questo
silenzio
infinito
,
che
viceversa
poi
finisce
subito
per
lo
stormire
del
vento
tra
le
piante
!
E
poi
,
perché
allora
la
poesia
è
intitolata
l
'
infinito
?
Bisognava
dire
l
'
infinito
silenzio
.
e
mi
sovvien
l
'
eterno
...
Quale
?
L
'
eterno
o
eternità
in
genere
,
il
Padre
Eterno
o
l
'
altro
eterno
Padre
di
Stradella
?
Mistero
!
!
E
le
morte
stagioni
...
Già
;
morte
con
tutti
i
sacramenti
!
e
la
presente
E
viva
,
e
il
suon
di
lei
...
La
presente
chi
?
La
stagione
?
Ma
che
suono
ha
una
stagione
?
E
poi
,
che
si
ricordi
le
stagioni
passate
,
si
può
capire
,
ma
che
si
ricordi
la
stagione
presente
,
in
un
uomo
dotato
di
tanta
memoria
come
il
Leopardi
,
non
si
capisce
.
Così
tra
queste
Immensità
s
'
annega
il
pensier
mio
...
Sudate
o
fuochi
!
Un
pensiero
che
s
'
annega
!
E
poi
l
'
infinito
che
si
contenta
di
diventare
immensità
.
Poh
,
che
broda
!
E
il
naufragar
m
'
è
dolce
in
questo
mare
.
Tombola
!
E
qual
mare
?
L
'
infinito
?
il
silenzio
?
le
stagioni
?
Indovinala
grillo
!
E
così
si
chiude
questa
tra
le
migliori
poesie
del
Leopardi
,
con
un
seicentismo
,
una
oscurità
ed
uno
sproposito
,
imperciocché
è
sproposito
il
dire
che
naufragare
sia
dolce
!
!
D
'
infinito
in
questi
versi
non
ci
sono
che
la
miseria
e
gli
errori
,
persino
di
grammatica
.
Settimo
.
Mi
si
potrà
obiettare
il
solito
pictoribus
atque
poetis
,
e
mi
si
obietta
una
sciocchezza
.
È
lecito
ai
pittori
ed
ai
poeti
muoversi
liberamente
nel
campo
del
verisimile
e
del
corretto
,
non
altrove
.
Il
padre
Bisso
ha
dato
le
regole
della
poesia
,
e
dentro
quelle
,
si
voglia
o
non
si
voglia
,
bisogna
stare
.
Imperciocché
si
dimentica
che
Orazio
appunto
quando
concede
la
libertà
ai
poeti
,
due
versi
dopo
vieta
loro
di
fare
dei
mostri
.
E
poi
la
poesia
non
deve
proprio
dir
nulla
né
al
cuore
né
alla
mente
?
Il
Leopardi
dice
che
s
'
immagina
l
'
infinito
e
se
ne
compiace
.
Ebbene
,
che
sugo
c
'
è
?
Egli
non
bandisce
qualche
grande
sentenza
e
nuova
,
come
per
esempio
:
Le
liti
sono
sorelle
delle
febbri
-
Nessuno
crede
d
'
esser
brutto
-
La
politica
è
una
solenne
impostura
-
Meglio
dubitare
che
credere
-
L
'
uomo
sincero
non
gode
favori
-
e
va
'
dicendo
.
Egli
non
alza
la
poesia
sino
alla
satira
civile
e
religiosa
.
Non
è
egli
che
avrebbe
cantato
,
coll
'
audacia
superba
dell
'
anima
grande
e
libera
:
Mentre
avea
Morfeo
velate
Le
mie
luci
,
in
sogno
ho
visto
In
un
trivio
Gesù
Cristo
Che
faceva
alle
sassate
.
Io
gli
dissi
:
Redentore
,
Così
fatta
occupazione
Non
vi
fa
gran
fatto
onore
:
Suvvia
,
abbiate
educazione
.
E
il
resto
.
Questi
sono
i
versi
che
occorrono
all
'
evo
nostro
,
e
debbono
andarsi
a
riporre
i
Manzoni
,
i
Leopardi
,
i
Carducci
e
simili
altre
fame
usurpate
.
La
critica
soltanto
,
la
critica
larga
,
serena
e
grande
,
non
ispirata
a
sentimenti
di
bassa
invidia
,
di
bile
impotente
,
di
pedanteria
miserabile
e
cretina
(
i
pedanti
sono
più
molesti
dei
tafani
)
,
la
critica
,
dico
,
ha
l
'
obbligo
di
rivedere
tutte
le
false
sentenze
in
letteratura
.
Si
vedrebbe
allora
quanto
siano
pochi
i
grandi
poeti
e
prosatori
nostri
.
Due
o
tre
,
a
dir
molto
,
nel
passato
;
uno
solo
vivente
,
ma
che
vivrà
molto
,
ad
eterna
confusione
degli
sciocchi
e
dei
maligni
.
Imperciocché
,
per
Bacco
,
sfido
chicchessia
a
negarlo
.
La
riverisco
.