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LA RIFORMA DEL SENATO IN ITALIA ( PALMA LUIGI , 1882 )
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I . Deve il nostro Senato riformarsi , e in qual modo ? La questione non è del tutto nuova . Dacché , si può dire , re Carlo Alberto emanò lo Statuto , e si trattò di estenderlo alle nuove provincie del Lombardo Veneto e degli antichi Ducati , si vide la convenienza di fare il Senato , non più di nomina regia , ma in qualche guisa elettivo : e se la fortuna delle armi ci avesse arriso nel 1818 , senza dubbio sarebbe stato riformato in questo senso . Si possono ricordare , ed io lo farò più innanzi , i ragionamenti del conte di Cavour in proposito . Le sventure della nazione avendo allora reso impossibile il regno della Alta Italia , e quindi la revisione della Costituzione , anzi avendo reso indispensabile il raccoglimento per usare e fecondare le libertà che si avevano , la questione fu messa a tacere . Dal 1859 al 1876 l ' Italia doveva esser troppo preoccupata dall ' ardua impresa di elevare l ’ edifizio nazionale . I partiti dovevano avere in cima dei loro pensieri , prima la liberazione di Milano , di Venezia , di Roma , l ’ acquisto ed il consolidamento della indipendenza e dell ' unità della patria , poi il pareggio finanziario , per poter porre , come suoi dirsi , all ' ordine del giorno la revisione delle leggi costitutive dei nostri organi legislativi . Solo gli studiosi potevano allora prevedere che la questione non avrebbe potuto mancare di risorgere , e quindi porne chiaramente i termini e tentarne la soluzione . Ma dacché , liberata Roma , trasferita qui la capitale , e fatta accettare la grande mutazione dalle nazioni più retrive ed ostili , pareggiato in qualche modo il bilancio , la vecchia Destra , come chi abbia compito la sua giornata , dové consegnare il potere alla parte che s ' intitolò progressista ; era inevitabile che la nazione , o una parte notevole di essa e la più potente , non si accontentasse di voler votata l ' abolizione del macinato e del corso forzoso , ma volesse riformare i suoi ordini politici . Quindi il 1° aprile 1878 , discorrendo della democrazia in Europa in questa stessa rivista , io scriveva : « Anche noi cominciamo a sentire il gonfiarsi delle onde , i venti democratici han cominciato a spirare nella nostra società , ad agitarla , a smuoverla , se non a turbarla ; e la nave del nostro ordinamento politico e sociale ne sarà senza dubbio combattuta . Chi se ne affligge , chi se ne impaura , chi se ne rallegra . Certo , sieno qualunque le paure , gli odii , i pericoli , sarebbe veramente puerile il credere che la nostra società non abbia a sostenere i contrasti e gl ' influssi di una forza simile , che ha agitato tutte le passate società politiche e che agita tutte le moderne . Il vecchio demos , così attivo ed irrequieto sempre e dovunque , non se ne starà mogio ed inerte in Italia . » Quindi le successive proposte di riforma elettorale , riuscite , non ostante tutte le opposizioni ed apprensioni , all ' incognita di un suffragio universale di quelli che hanno la minima coltura della seconda elementare , ossia in realtà del semplice leggere e scrivere . Si voglia o no , piaccia o non piaccia , chi bada alla realtà delle cose non può non vedere che anche in Italia noi abbiamo già , se non nella mutazione dei termini dello statuto e nelle leggi , nel fatto , una grande alterazione democratica . Né ciò del resto è particolare a noi . Anche in Inghilterra , comunque vi abbondino grandi forze sociali e costituzionali moderatrici , la costituzione apparentemente è poco cambiata . Vi è sempre alla testa della nazione e dei suoi pubblici poteri la Corona ereditaria , che sancisce le leggi , che nomina e revoca i ministri , nomina i giudici , esercita il diritto di grazia , convoca e scioglie la Camera dei deputati , arricchisce la Camera dei Lordi dei migliori elementi che vengono man mano formandosi ed elevandosi nella nazione . Pure l ' effettivo potere regio è ben lungi dall ' essere lo stesso di quello che era , non diciamo quello dei re Normanni , dei Plantageneti , dei Tudors , degli Stuardi , ma dello stesso iniziatore della costituzione parlamentare , Guglielmo III , e poi dei quattro Giorgi e di Guglielmo IV . La Camera dei lordi non è mutata da ciò che è stata sempre in questi ultimi secoli , pure la sua potenza effettiva nello Stato è ben diversa da quella che era fino al 1832 , a fronte della prevalente Camera dei Comuni e del Gabinetto ; così ignoto alla vecchia Inghilterra e così sconosciuto nella legge scritta , e pure così eminente nello odierno organismo costituzionale . In Italia lo statuto è lo stesso di quello del 4 marzo 1848 , gli organi costituzionali sono costituiti allo stesso modo , pure la loro azione e le loro relazioni effettive sono diverse . Man mano , dopo il 1861 , dopo che lo Stato non fu più il vecchio Piemonte ma il regno d ' Italia fondato sui plebisciti , e più ancora negli ultimi anni del re Vittorio Emanuele , dopo il 1876 ; col venir su della nuova generazione non ammaestrata dai dolori dei rovesci del 1848 e 1849 , e che non ha affrontato le lotte virili per la ricostituzione della patria , riuscite fortunate più che per altro per virtù di senno politico nel governo interno ed esterno ; la potenza della Camera dei deputati , organo del demos , è divenuta di fatto sempre più potente nello Stato . In realtà la Corona , salvo il supremo diritto di interrogare la nazione appellandosi agli elettori , e salvo l ' esercizio di un ' influenza morale moderatrice del re , sul governo dello Stato da parte dei ministri , influenza preziosissima ma indeterminabile , pare oramai abbia a proprio ufficio di incoronare i vincitori nelle battaglie incruente che si combattono nell ' aula di Montecitorio , e peggio nei suoi corridoi o dietro le sue quinte ; ed anche quando la maggioranza si chiarisce poco capace di comporsi ad unità di animi , deve penosamente indovinarne il pensiero fra i viluppi e i contrasti dei suoi gruppi e dei suoi atomi , per conferire il potere effettivo del governo e dell ' amministrazione dello Stato a quelli che paiono predominare nella Camera per numero od altra forza politica . Chi volesse un ' altra azione personale più vigorosa da parte della Corona , salvo almeno casi straordinarii , la porrebbe malamente di fronte al demos , potente e oltrepotente . La magistratura a parole e lettera di statuto è inamovibile ; di fatto , sotto pretesto di responsabilità ministeriale per la buona amministrazione della giustizia , è esposta alla oltrepotenza della maggioranza della Camera dei deputati , operante mediante quello fra i suoi membri o aderenti , che ha i sigilli dello Stato . L ' amministrazione , di fatto e in vario modo , è sotto la dipendenza o per lo meno una grande influenza dei rappresentanti alla Camera popolare , e peggio sotto la perniciosa segreta inframmettezza dei singoli membri . Il Senato di nome è la prima Camera dello Stato , inferiore soltanto in potenza finanziaria a questa per il divieto dell ' iniziativa in fatto di leggi d ' imposta ; ma superiore per altre parti , per la qualità dei suoi membri di legislatori a vita , e per l ’ attribuzione come alta corte di giustizia di giudicare i ministri ; di fatto è divenuto , o va divenendo quasi una alta corte di registro dei voleri della Camera dei deputati . Ogni volta che questa approva un progetto di legge di qualche importanza politica , che si sospetta non vada a genio del Senato , si contesta la sua autorità , poggiante meramente su regi decreti , e si minaccia anche di annullarlo coll ' infornata di nuovi membri che ne spostino la maggioranza . Ha potuto in questi ultimi anni , pel nucleo di uomini eminenti ed indipendenti dalla maggioranza , forniti dalle precedenti nomine , votare indipendentemente dal Ministero , nella questione degli abusi dei ministri del culto ; ha potuto anche per due anni tutelare la finanza dello Stato contro l ' intempestiva abolizione del macinato ; ma ha dovuto subire la pressione del ministero nella questione dei punti franchi , di quella della Camera dei deputati nella così detta riforma del Consiglio superiore d ' istruzione pubblica , che sotto colore di renderlo elettivo ha accresciuto il potere arbitrario ed incompetente del ministro ; di fatto , quale vera indipendenza di giudizio ha potuto spiegare nella più importante legge costituzionale dello Stato , la elettorale ? Questo ieri ed oggi . Cosa sarà del nostro Senato , anche senza alcuna clamorosa infornata , man mano che i vecchi gloriosi elementi andranno scomparendo , e che i nuovi i quali ogni anno vi s ' introducono ne mutano la composizione ; e più ancora quando in luogo di una Camera dei deputati nominata , nominalmente da 600,000 elettori , di fatto da 360,000 votanti , o meglio dalla loro semplice maggioranza , si costituirà una Camera di deputati gloriantesi della nomina da parte , come dicono , della nazione reale ? Quale sarà la condizione effettiva del Senato , intendo la sua forza reale di prestigio , di valore sociale e politico , davanti a un tal nuovo corpo elettorale composto di milioni , davanti alla Camera ed al Gabinetto che ne risulteranno , davanti alla stessa Corona ? Come provvedere a queste nuove ineluttabili condizioni ? Non vi è da far nulla ? Io so bene che abbondano nel nostro paese , né solo fra i più conservatori di Destra , i paurosi cui sembra un attentato , una rivoluzione , il toccare menomamente alla presente costituzione del Senato ; non mancheranno nemmeno fra i così detti progressisti quelli che preferiranno un Senato senza prestigio e potere reale . Ma giova sperare sia grande il numero di coloro i quali guardando in faccia la realtà delle cose , e le necessità organiche di uno Stato libero , non si accontentino di un progresso , che consiste nello sviluppo eccessivo , nella sua Costituzione , di un solo organo della nazione ; quello rappresentante la moltitudine numerica , in cui debbono prevalere quelli che meno hanno e meno sanno , e sopratutto la più ciecamente accessibile alle mobili correnti del momento , che fanno velo all ' intelletto dei popoli meglio dotati . Si comprende bene perciò , che fra gli stessi senatori l ' illustre relatore della Commissione sulla riforma elettorale , il Lampertico , si sia fatto l ' organo di quelli che più non possono guardare la costituzione odierna del Senato cogli stessi occhi di questi anni scorsi ; e se non ha stimato di addivenire ad una positiva e determinata proposta di riforma , ha tuttavia ben rilevato il disquilibrio procedente dalla trasformazione più democratica della Camera dei deputati . Si comprende bene ancora come un altro cospicuo senatore , il marchese Alfieri , abbia testé , nella discussione della riforma elettorale , proposto apertamente al Senato stesso di indirizzare una petizione a S . M . il Re ; perché nelle presenti nuove condizioni , rivegga la sua regia prerogativa sulla nomina dei senatori . La proposta è stata per verità ritirata dall ' autore medesimo , ma il suo concetto non è di quelli che non abbiano a risorgere più vigorosamente . Il problema in verità presenta molte e gravi questioni , e principalmente queste : può la riforma conciliarsi col nostro Statuto , e col bisogno che abbiamo di conservazione dello Stato e dei nostri ordini costituzionali ? E posto che la riforma abbia a farsi , come farla ? Come annodarla al Senato esistente ? Io mi propongo di dire su ciò il mio modesto avviso . II . I molti avversarî di una riforma del Senato in Italia argomentano principalmente da questi motivi : dal toccarsi che con ciò si farebbe all ' arca del nostro statuto , e dal nessun bisogno che si ha , dicono , di una tal riforma in Italia , ove il nostro Senato ha provato e prova egregiamente ; viene quindi in campo la gran difficoltà di ordinarne uno migliore . Ebbene vediamole in faccia codeste non lievi ragioni . Io non sono di quelli pei quali possa aver poco valore la stabilità dello Statuto . È innegabile che una delle principali e più benefiche forze della nostra ricostituzione nazionale si è questo Statuto , sotto il quale , e per la cui virtù si son potute raccogliere , ordinare e rendere attive e fortunate tutte le forze vive della nazione , atte a formarla e a mantenerla ; che ormai ci regge da oltre trent ' anni , attraverso la fusione di tanti antichi Stati , attraverso tante vicende e la successione di diversi Re . Senza dubbio le migliori costituzioni non sono quelle che possano sembrar tali alla mente astratta degli architetti politici , ma quelle che sono nate dalle condizioni storiche di una nazione , e che abbiano preso salda radice nelle medesime . Che il nostro Senato non corrisponda alle idee astratte di certi filosofi politici è possibile ; ma esso è una delle parti precipue e non delle meno gloriose della nostra storia contemporanea ; venne costituito così dalla mente sovrana di re Carlo Alberto , consigliato da uomini eminenti e ricchi , si è visto a prova , di capacità pratica , come un organo adatto a completare la rappresentanza e l ' organismo politico della nazione ; tale da contemperare colla nomina regia fra certe alte categorie , e colla qualità vitalizia dei suoi membri , ciò che vi ha di troppo esclusivo e di mobile nella sua rappresentanza elettiva popolare . Il riformarlo rende inevitabile il toccare , non già ad una legge ordinaria , ma all ' organismo fondamentale della nazione , che occorre invece mantener saldo ; oggi specialmente che il demos vorrebbe rinnovar tutto , sotto pretesto di meglio assestarlo . E toccata una tal pietra , quale argine opporre ai perpetui invasori e sconvolgitori ? Tutto possiamo riformare , ma soltanto nell ' orbita dello Statuto , quando si tocca ai suoi articoli , alto là ; si entrerebbe in un recinto sacro , che è sommo dovere giuridico e bene politico mantenere inviolato e inviolabile . È poi esatto tuttociò ? Chi sono i veri conservatori , potremmo domandare , quelli che vogliono tutto mantenere immobile , anche ciò che , se non minaccia immediata rovina per vetustà o cattiva costruzione , pure non più consente colle altre parti dell ' edificio , più non risponde al suo fine ? Ogni storia , ogni speculazione politica fondata sui fatti , c ’ insegna quanto sia vana la pretesa di voler conservar tutto immobilmente . Tutto si rinnova intorno a noi , tutto si muove ; invecchiano gli uomini , si rinnovano le generazioni , si manifestano nuovi bisogni , nuove idee , crescono gli ammaestramenti della legislazione comparata ; ed è possibile mantenere sempre alla stessa guisa gli organi costituzionali che più non operino bene in certe condizioni ? Lo Statuto è stato dichiarato perpetuo ed irrevocabile , ma rispetto al volere del principe che lo aveva largito , come legge fondamentale dello Stato , in quanto si trasformava da monarchia assoluta a monarchia rappresentativa ; non già come forma , come modo preciso di essere di codesta monarchia . Questa ultima pretesa non è stata e non poteva essere scritta nello Statuto , perché contrasta alla natura delle cose , che è legge superiore , universale ed ineluttabile . Machiavelli , che se ne intendeva tanto , insegnò che quegli Stati sono meglio ordinati ed hanno più lunga vita « che mediante gli ordini suoi si possono spesso rinnovare , ovvero che per accidente , fuori di detto ordine vengano a rinnovazione ; ed è cosa più chiara che la luce , che non si rinnovando questi corpi non durano . » Quei legislatori che hanno avuto la fantasia di volere in certe condizioni restare immobili a ogni costo , non han potuto reggere davanti alla realtà delle cose e delle forze esigenti le inevitabili alterazioni ; e , o han dovuto cedere in qualsiasi modo , o sono stati violentemente soverchiati . Nessuna costituzione scritta ha potuto mai resistere all ' azione del tempo ; quelle che hanno retto sono quelle che in un modo o in un altro , sia espressamente , sia per via di larghissima interpretazione , hanno saputo adattarsi alle nuove condizioni delle rinnovantisi generazioni ; le quali non hanno meno delle precedenti , e in particolare di quella del momento storico in cui la costituzione stessa è nata , il diritto di adattarla ai loro bisogni . La costituzione insomma non può essere come qualche cosa di fisso e di inalterabile dalle successive generazioni di coloro cui deve servire ; è qualche cosa di vivente , che è perciò suscettibile di accrescimento , di sviluppo , di modificazioni . Una costituzione che non abbia a sentire gl ' influssi del tempo e delle nuove condizioni è cosa morta , da museo o da collezione storica , non già organismo vivo e operante ; appartiene alla paleontologia non alla fisiologia politica delle nazioni . S ' intende che noi parliamo di una possibilità di movimento ossia di emendamento od adattamento , di cui sia dimostrata la convenienza e la necessità , non già per accattare perniciosa popolarità , o per correr dietro a vani ideali di cervelli fantastici , malsani e irrequieti . E ancora fuori di dubbio che nel toccare alle costituzioni , Come si esprimeva il Sismondi , fa d ' uopo avvalersi della lima non già dell ' accetta . La questione vera si è dunque se vi sieno oggi in Italia tali nuove condizioni morali politiche e sociali , da doverci far rinunciare , per evitare dei mali maggiori , al bene astratto od ideale di mantenere più a lungo tal quale il nostro Statuto , in ciò che concerne la costituzione del Senato . Però si aggiunge : sta bene che non si può pretendere che le costituzioni siano eternamente aut sunt , ma qui abbiamo una costituzione , la quale non prescrive nulla intorno al modo di riformarsi ; posto dunque pure che lo si possa in principio , bisognerebbe almeno determinare previamente il modo come esercitare questo diritto di riforma , in quali limiti , con quali procedimenti e guarentigie . È vero : noi abbiamo sotto questo aspetto due tipi di costituzioni . Alcune si sono considerate come di ordine diverso dalle altre leggi e superiori , in guisa da richiedere modi diversi e più difficili per emendarsi . Tali sono , ad esempio , quella degli Stati Uniti di America , che richiede l ' approvazione , non solo dei due terzi delle Camere , ma anche la ratifica dei tre quarti degli Stati o delle loro convenzioni ; la belga , la quale esige che il bisogno della revisione del patto fondamentale sia dichiarato dal potere legislativo , quindi prescrive lo scioglimento di diritto delle due Camere , lo stabilimento , da parte delle nuove , di concerto col Re , dei punti della revisione , e la loro approvazione da ogni ramo del Parlamento nel numero dei due terzi dei suoi membri , e dei due terzi dei votanti . Più semplicemente , in questo stesso ordine di idee , le odierne costituzioni della Prussia , dell ' Impero germanico e dell ' Austria , salvo naturalmente la sanzione del sovrano , si accontentano della approvazione delle due Camere a due terzi dei voti . E a questa semplice guisa le abbiamo viste difatti modificarsi nel 1873 , ora in Prussia per ciò che concerne le condizioni delle chiese , ora nell ' Impero germanico sulla competenza di esso , ora in Austria per abolire la elezione dei deputati da parte delle diete dei vari regni o paesi , e per sostituirvi le elezioni dirette . Altri invece non hanno fatto differenza , e hanno detto che quando lo Stato ha stabilito gli organi della sua vita politica , e questi organi hanno nei modi ordinari riconosciuto la necessità o la convenienza di una riforma , questa è pienamente legittima . Tipo di questi ultimi la vecchia Roma e la moderna Inghilterra , che nei modi ordinari hanno per secoli sviluppato le loro costituzioni , le più ricche e gloriose del mondo antico e del moderno . A quale di questi tipi deve appartenere l ' Italia ? Per verità si potrebbe disputare se , anche in Italia , non ostante la mancanza dei potenti freni conservatori della società politica romana antica e della inglese moderna , non valga meglio il sistema di emendare i nostri articoli costituzionali , sia adattandone la interpretazione ai nuovi bisogni , sia correggendoli espressamente nella forma ordinaria ; anziché suscitando , non diciamo con apposite costituenti , ma con procedure ed elezioni particolari come nel Belgio , tutte le correnti rivoluzionarie . A ogni modo io non disconosco potersi preferire idealmente , come fa il Bonghi , il sistema prudente e più generale oggidì , di determinare , innanzi di avventurarsi a riformare gli statuti , il modo e le condizioni particolari come emendarli ; richiedendo , per esempio , la presenza dei due terzi dei membri in ogni Camera , e l ' approvazione dei due terzi dei votanti . Ma occorre non esagerare . Dove questo esercizio di un diritto fondamentale non sia determinato in un modo particolare , vuol dire forse che questo diritto non ci sia ? Ogni Stato ha tra i suoi precipui diritti quello di conservarsi e di perfezionarsi come tutti gli organismi viventi ; ed ove sia dimostrato abbisognare alla sua conservazione ed al suo perfezionamento una certa riforma , nulla importa che non esista una legge particolare come effettuarla o conseguirla ; il diritto e l ' organismo per provvedervi esiste sempre nel potere sovrano e quindi nei poteri legislativi dello Stato , in Italia , nella Camera dei deputati , nel Senato e nel Re , che sono appunto istituiti per provvedere secondo il bisogno agli ordini occorrenti allo Stato . In Italia insomma il tacersi nello Statuto del modo come riformarlo non vuol dire che questo diritto immanente in ogni Stato , sia scritto o no , non vi sia , ma che il così detto potere costituente è compenetrato nel legislativo ; per usare un ' espressione del Guizot , vuol dire che il potere dei dì di festa vi è identico a quello dei dì di lavoro . D ' altra parte è poi vero che lo Statuto in Italia sia rimasto affatto inalterato , né soltanto per la diversa azione relativa ed effettiva dei vari organi da esso costituiti ? Già prima ancora che si adunasse il primo Parlamento , l ' art . 77 che dichiarava la coccarda azzurra come la sola bandiera nazionale fu abrogato espressamente dallo stesso Re Carlo Alberto . Ma è forse scritto nello Statuto , ed è abbisognato , non diciamo una costituente ma una previa legge particolare sulle emendazioni di esso , per istituire le guarentigie della Santa Sede ; ossia per riconoscere al Sommo Pontefice i privilegi personali di sovrano , che secondo lo Statuto non possono appartenere che al solo capo della dinastia nazionale , esercitante le prerogative della Corona sotto la responsabilità dei suoi consiglieri e ministri davanti al Parlamento ? Sicuramente in Italia quando , per certi provvedimenti richiesti dal progresso e dai bisogni dello Stato , ci siamo trovati a fronte di certi articoli dello Statuto , la cui lettera poteva parere di fare ostacolo , i poteri competenti han preferito di interpretarli largamente e liberamente , in guisa da fare a meno della loro esplicita abolizione . Così segnatamente , cito un solo esempio , si è fatto ripetute volte rispetto all ' art . 1 che dichiara il cattolicismo la religione dello Stato , e gli altri culti ora esistenti semplicemente tollerati ; che per poterlo mantenere nello Statuto , davanti allo sviluppo della nostra coscienza giuridica , è bisognato intenderlo in modo da conciliarlo colla piena sovranità dello Stato e coll ' eguaglianza dei cittadini davanti la legge . Similmente , ove fosse dimostrata la convenienza di emendare lo Statuto in ciò che concerne la nomina dei senatori , da rendere elettivi , si potrebbe benissimo continuare a farli nominare dal Re , però in seguito alla designazione o presentazione dei corpi o collegi investiti di codesto potere . La vera questione dunque non è nella mancanza del diritto di emendare lo Statuto , diritto in sé incontestabile , e che potrebbe in questo caso del Senato continuarsi ad esercitare per via di adattamento senza abrogarne esplicitamente gli articoli ; non istà nemmeno nella mancanza di un ' apposita legge costituzionale che determini le condizioni e i modi delle emendazioni esplicite dello Statuto ; legge che si potrebbe facilmente introdurre , esigendo previamente per esse emendazioni , oltre la sanzione del sovrano , l ' approvazione dei due terzi della Camera e del Senato ; ma consiste nella ragione intrinseca di mutare o pur no l ' odierno modo di nominare i nostri senatori . Anche qui molti argomentano contro la riforma dalla prova del Senato medesimo , che dicono buonissima . È vero . Colla nomina regia , ben più facilmente di quello che avrebbe potuto farsi dalla volubile marea popolare , si è raccolto sempre in esso il meglio della nazione per altezza intellettuale e servigi resi al Re e alla patria , come per censo ; il modo più atto , aggiungono , per comporre un senato autorevole , per la qualità personale dei suoi membri , a fronte di una Camera di deputati fondata sulla quantità degli elettori . Esso talvolta ha potuto opporsi a certe risoluzioni della maggioranza della Camera , ma sempre quando erano poco mature , e incontravano soverchia resistenza nella nazione o in certe sue parti ; ma non è stato mai ostinato . Ha rigettato i progetti sul matrimonio civile e sul pareggiamento dei chierici nei doveri militari , ma li ha accolti quando la riforma si era chiarita matura ; così lo abbiam visto recentemente procedere nella abolizione del macinato . Nessun progresso è stato realmente da esso impedito , mentre l ' essere stato composto dalla nomina regia ha giovato al prestigio così prezioso della Corona , di cui non è lecito e non giova sfrondare le prerogative , oggi particolarmente che il demos si eleva tanto nella vita pubblica . D ' altro lato un Senato elettivo , in qualunque modo ciò si faccia , non solo isola il Re nello organismo della nazione , e dà una troppa ampia ed esclusiva parte alla elezione popolare negli organi legislativi dello Stato , ma finirà col riuscire una seconda edizione dell ' altra Camera . È un illusione il credere che i senati , in qualsiasi modo composti , possano mai riuscire atti a fronteggiare realmente le Camere dei deputati , organi rappresentativi diretti della nazione ; e se mai riuscissero così forti , si creerebbe un vero dualismo nello Stato , il quale renderebbe impossibile quella elasticità fra i poteri che occorre nella vita pubblica . Si crea non un organo di giusta moderazione della Camera dei deputati , ma una doppia rappresentanza , che nei contrasti rende impossibile o più difficile la loro composizione . Valga all ' uopo l ' esempio di quelle colonie inglesi nelle quali , essendo il Senato fatto elettivo , esso ha preteso , anche nelle materie finanziarie , agli stessi poteri dei deputati , come una seconda Camera popolare ; e si son resi così lunghi ed aspri i conflitti da far proporre autorevolmente in quella di Vittoria l ' abolizione della elezione popolare , e la sostituzione della nomina regia . Mantenendo insomma il Senato presente in Italia , non solo si continua il beneficio inestimabile di mantenere inviolate le basi dello Stato , lo Statuto e le prerogative della Corona , ma si mantiene un corpo , che colla sua origine indipendente dalle correnti della piazza e colla qualità vitalizia dei suoi autorevoli membri , offre un eccellente organo di conservazione dell ' ordinamento costituzionale , e altresì un organo d ' inapprezzabile saggezza politica . Se non che sta d ' altra parte che il Senato del tutto regio , come da noi , è stato provato in più di una nazione , eppure non solo cadde in Francia nel 1848 , e ristabilito nel 1852 ricadde malamente nel 1870 e più non risorse ; ma è stato abolito anche negli altri Stati che lo avevano adottato , come in Olanda e in Spagna . Oggi , tranne che in Italia , e se si vuole alcune colonie parlamentari inglesi come il Canadà , tutte le costituzioni delle varie monarchie di Europa e di America , come vedremo or ora , o hanno rigettato del tutto i senati regi , e han fatto eleggere i senati in vario modo dalla nazione , o li han fatti misti di elementi diversi , regi ed ereditari , di ufficio ed elettivi . Egli è vero essersi opposto che , se il Senato regio è caduto o è stato rigettato altrove , vorrà dire che non si adattava alle loro condizioni , ma non vorrà dire che non si debba adattare alle nostre . Però ciò non distrugge l ' importanza del fatto che è troppo generale per essere accidentale o arbitrario ; e inoltre è pienamente giustificato con ragioni che si applicano a tutti i paesi nel periodo di civiltà o di sviluppo politico odierno . Codeste ragioni , quando si trattava di rivedere lo Statuto di Re Carlo Alberto , vennero esposte con grande acume e giustezza da un uomo politico di mente sovrana , quale si chiari poi il conte di Cavour ; e le sue parole meritano di essere ricordata ancor oggi . Per ottenere , egli osservava , non l ' equilibrio dei poteri che è una vana metafora dei vecchi pubblicisti , ma lo svolgimento ordinato e progressivo degli Stati liberi : « è indispensabile dividere il potere legislativo fra due assemblee , nell ' una delle quali l ' elemento popolare , la forza motrice predomini , mentre nell ' altra l ' elemento conservatore , coordinatore , eserciti una larga influenza . Respingendo l ' idea dello equilibrio , vogliamo costituire la gran macchina politica in modo che lo impulso acceleratore sia combinato colla forza moderatrice ; vogliamo accanto alla molla che spinge , il pendolo che regola e rende il moto uniforme . Ma per ciò ottenere non basta scrivere nello Statuto che vi saranno due Camere ; bisogna far sì che quella il cui ufficio è di temperare l ' ardore dell ' altra , possegga una forza intrinseca tale da opporre un ' efficace resistenza alle passioni violente degl ' impeti popolari disordinati , alle fazioni incomposte e sovvertrici dell ' ordine . » Detto quindi essere impossibile conseguire questo scopo in Italia con una Camera ereditaria come in Inghilterra , rigettava del pari un Senato di nomina del Re . « Una Camera , osservava , scelta dal potere esecutivo , fra certe categorie dalla legge stabilite , sarà probabilmente un corpo politico rispettato per i suoi lumi , per la sua integrità , ma non eserciterà mai un ' influenza tale da potere contrabilanciare l ' azione della Camera popolare . L ' opinione pubblica , questa vera regina della società moderna , considererà i membri chiamati a comporla come i deputati del governo , quindi le loro deliberazioni non saranno mai reputate pienamente indipendenti e non avrà mai grande autorità ... Quindi essa sarà ridotta ad esercitare le funzioni di Consiglio di Stato perfezionato , cioè a migliorare la redazione delle leggi che escono imperfette dalla Camera popolare , ed a preparare gli argomenti che versano sui punti più difficili della legislazione . La Camera dei Pari francesi , dopo la rivoluzione di luglio , quantunque racchiudesse , oltre le antiche illustrazioni dell ' Impero , molti uomini distinti per meriti letterarii , scientifici e per glorie militari , non che varii dei primi magistrati e dei più abili amministratori del Regno , non fu mai un vero potere politico , piegò avanti a tutti i ministeri , né contrastò mai colle mutabili maggiorità della Camera dei deputati . » Finiva col propugnare il Senato elettivo , sebbene per verità non approfondisse la questione del modo di elezione più degno di preferenza , e lasciasse perciò molto a dir in proposito . Il difetto grave ed invincibile dei senati regi , come il nostro , non ostante l ' alto merito dei suoi membri , è difatti la mancanza del primo fondamento di un vero potere politico , l ' indipendenza e il prestigio . Si può comporlo come si voglia di persone indipendenti per condizione sociale , per carattere , per ufficii , e a vita ; ma avendo lo Statuto sancito che il loro numero è illimitato , cioè data al governo la così detta libertà dell ' infornata , e potendosi così sempre spostare la maggioranza del senato , non si ha un vero corpo politico libero e indipendente . E in verità ammesso il sistema non si può fare a meno di ciò , perocché altrimenti si darebbe a un solo organo un potere di sconoscere le esigenze dello Stato ; diritto che non hanno né la Camera dei Deputati che è dissolubile , né in certo modo lo stesso Re , le cui prerogative nel loro esercizio sono soggette a molteplici guarentigie costituzionali . Soprattutto l ' esperienza ha messo fuori di ogni ragionevole contestazione che le nomine regie non valgono oggidì a conferire quel prestigio che occorre a costituire i corpi politici , e a moderare le intemperanze delle maggioranze dominanti nella Camera dei deputati . Qualunque siano gli eletti , essi hanno sempre un peccato di origine , di essere non un potere proprio , ma una seconda edizione di un altro potere . L ' ultimo dei deputati ha una autorità effettiva e un potere politico incomparabile , perché dietro a lui ci stanno i 50 , i 100,000 , il cui collegio gli ha dato l ’ ufficio di rappresentarli ; i più illustri senatori non paiono che individui . Non sono quindi atti né a sostenere efficacemente la Corona , né a moderare l ' altra Camera , più di quello che questa medesima voglia concedere . L ' arco che non è capace di resistere non è capace nemmeno di appoggiare , e non può dare nessun appoggio efficace una assemblea da cui non può aspettarsi alcuna efficace resistenza . In Italia abbiamo già accennato che la nomina regia ha potuto valere a comporre un Senato composto di elementi degnissimi , e personalmente superiori alla più gran parte dei deputati , per capacità intellettuale e pratica , e per condizione sociale , ma essi sono senza comparazione alcuna scarsi di forza politica . Il Senato diviene così un più alto Consiglio di Stato , chiamato ad approvare le proposte del Governo e della Camera , raddrizzandole nelle parti secondarie . Le sue dotte discussioni son poco considerate , gli stessi ministri , nemmeno nella distribuzione del lavoro legislativo , e nelle presentazioni delle leggi , fatte in guisa che non sempre può studiarle ad agio e correggerle , non gli hanno avuto e non gli hanno quel riguardo che gli dovrebbero , perché non hanno a temerne ; e continuerà sempre più ad esser ridotto a votare le leggi più importanti poco più che pro forma , perché sanno che pieno di alti ufficiali pubblici ed uomini di senno , i quali debbono sentire la necessità e le convenienze della vita pubblica , non assumono la responsabilità , non votando certe leggi o modificandole , di porre ostacoli alla volontà della Camera dei deputati . Essi non han forza davanti al governo che può spostarne la maggioranza , né davanti al popolo che è stato estraneo alla composizione del Senato . I senatori stessi , nei casi gravi , quando si trattasse di correggere un ' intemperanza della Camera dei deputati , per lo meno esitano , perché sanno di esser deboli a fronte di essa , quasi quasi si direbbe che si sentano paralizzati dalla accusa di non essere legislatori che per decreti del potere esecutivo . E , ripetiamolo , questi mali lungi di poter andar scemando non potranno che crescere collo allargamento della base popolare della Camera dei deputati . Il demos , se ne persuadano bene gli oppositori , continuandosi come adesso , sarà sempre più esigente verso un tal Senato , e quindi senza freni costituzionali . Di nome noi avremo le due Camere , di fatto la Camera unica e oltrepotente ; tanto più oltrepotente in quanto gli elementi moderatori dello Stato , per il modo col quale vengono chiamati a comporre il Senato , sono fatti impotenti . Finalmente è ad osservare a quei che temono per la Corona e quindi per le forze conservative da una riforma del Senato , che esso in Italia non è regio che in apparenza . Tutti sanno che le nomine oramai son fatte in realtà dai ministri . Senza dubbio appartiene al Re la prerogativa di comporre il Senato , ma sappiamo ancora come questo diritto è astratto e potenziale ; di fatto , in una monarchia parlamentare come la nostra , non è possibile che il Senato non riesca una emanazione del ministero , cioè della maggioranza della Camera dei deputati ; senza che ciò per altro riesca a conferire al Senato quel prestigio , di cui avrebbe bisogno per il migliore adempimento delle sue funzioni . Il diritto del Re praticamente non può essere che l ' esercizio di una influenza , e di una persuasione sui ministri . La ragione è chiara . Oltre ai motivi che renderebbero impossibile a un ministero di sfuggire ogni responsabilità davanti al Parlamento nelle nomine dei senatori , motivi che non crediamo qui necessario di ricordare , basterebbe questa considerazione . Ove il Re volesse delle nomine sgradite al ministero , o ne rifiutasse le proposte senza riuscire a farlo rinunciare alle medesime , il che vuol dire alla loro politica ; non avrebbe altra via che accettare la loro dimissione , chiamare altri ministri e sciogliere la Camera . Ma ciò evidentemente non sarebbe possibile se non in certe condizioni politiche del paese ; bisogna ci sia in esso una tale ragionevole presunzione di appoggio , da potere avere una tal politica di resistenza l ' approvazione della maggioranza ; il che vuol dire essere questo un rimedio estremo cui appigliarsi in casi straordinari ed eccezionalmente gravi , non già nell ' esercizio ordinario della regia prerogativa . La questione dunque si è , non tra il sistema di nomina regia , e la elettiva della nazione , ma tra la nomina ministeriale cioè indiretta della maggioranza della Camera dei deputati , e quell ' altra qualsiasi del paese , in tutto o in parte , che si voglia sostituire . Quando si propugna oggidì la nomina , in tutto o in parte , dei senatori dalla nazione , in realtà non si sfronda la prerogativa della Corona , non si diminuisce il potere effettivo del Re , ma si limita il prepotere della maggioranza della Camera dei deputati , e del ministero che ne è la risultante . E oggi che la Camera dei deputati acquista un prestigio incomparabile mediante la sua elezione dai milioni della moltitudine , e che i nostri futuri ministri come capi di questa maggioranza saranno per necessità più alti e più forti nello organismo dello Stato ; non si toglie nulla al Re facendogli rinunciare alla firma della nomina dei senatori , specialmente se in parte , ma si tempera alquanto la oltrepotenza ministeriale ; si rende migliore la rappresentanza complessiva ed organica della nazione , dando anche al Senato una parte di quel prestigio che forma la grandezza dei deputati . IV . Però se non è malagevole il dimostrare che si ha diritto , convenienza e opportunità a riformare il nostro Senato , il difficile si è di riformarlo bene ; tale da farlo riuscire un eminente ed autorevole organo di saggezza legislativa e di conservazione degli ordini liberi dello Stato , senza riuscire , si noti ciò bene , antipatico od ostile al demos ; tale da essere popolare eppure non riuscire ad una seconda edizione della Camera dei deputati ; atto a moderarla senza porsele sistematicamente a fronte . Senza fare una completa rassegna , che sarebbe troppo lunga soverchia , di ciò che è stato fatto in proposito dagli altri legislatori , mi basta ricordare i tipi principali . I Belgi hanno ricorso al sistema più semplice , quello di fare eleggere i senatori dagli stessi elettori che eleggono la Camera dei deputati ; ristringendo solo , quanto all ' età e al censo , le condizioni della eleggibilità , prolungando la durata della funzione e il periodo di rinnovazione parziale ; il che dà al Senato un ' eguale base popolare , e riesce , senza porlo in opposizione alla Camera dei deputati , a comporlo di elementi più temperati , a modificarlo più lentamente , e quindi a mantenere in esso più facilmente una tradizione politica , e a renderlo meno accessibile agli sbalzi e ai capricci momentanei della marea democratica . E parrà forse il sistema più accettevole , ma ha il difetto di essere composto degli stessi elementi dell ' altra Camera , di avere gli stessi influssi , epperciò di poter riuscire difficilmente un corpo che valga a supplire alle deficienze di una Camera popolare rappresentante solo l ' elemento numerico della moltitudine . Si aggiunga che nel Belgio , ove l ’ elettorato è fondato puramente sul censo , questo difetto è solo latente ; ma il problema è tutt ' altro quando i deputati siano nominati a suffragio universale o quasi universale . Può allora appagare un tal sistema che fa nominare deputati e senatori dalla sola moltitudine , che per propria natura annega nella sua maggioranza di mero numero i vari elementi dello Stato , e quelli che più specialmente possono ben moderarlo ? Si capisce quindi come in Danimarca , in cui il Senato o Landsthing è ancora eletto dagli stessi elettori , abbiano cercato di contemperare ciò con alcuni senatori nominati dal Re ; e forse più ancora facendo nominare gli stessi senatori elettivi col sistema proporzionale del quoziente , la cui discussione mi condurrebbe troppo lungi e che non sarebbe ora opportuno ripigliare . Il sistema che abbia provato meglio di tutti è senza dubbio quello degli Stati Uniti di America , di far nominare il Senato non dagli stessi elettori , ma dalle legislature locali degli Stati che compongono la Federazione ; ed è riuscito , senza eccettuarne nemmeno la Camera dei Lordi e quella dei Magnati di Ungheria , comunque fondate su forze storiche sociali e politiche eccezionali , il solo Senato degli Stati moderni più autorevole e più forte della stessa Camera dei deputati . Ma è un sistema che nella sua precisa forma è troppo legato al complesso della Costituzione americana federale per potere essere adottato altrove . Nelle monarchie unitarie non potrebbe essere applicato che al modo dell ' Olanda nel 1848 , quando abolirono il Senato regio , e della Svezia nel 1865 , quando abolirono le vecchie Camere medioevali dei quattro Stati , e vi sostituirono una Camera dei deputati , e un Senato eletto dai Consigli provinciali . È parso che essendo questi eletti dal corpo elettorale comune , e componendosi perciò degli elementi più autorevoli delle provincie , dovessero mandare al Senato i migliori uomini dello Stato ; e questi avessero ampia e salda base nel suffragio pubblico senza riuscire organi immediati della moltitudine . Io ho proposto altra volta l ' imitazione di questo sistema come relativamente il migliore ; ma mi si è opposto principalmente che con ciò si cacciava la politica nei consigli provinciali , da cui converrebbe tenerli lontani . E debbo lealmente aggiungere che , riflettendoci sempre più , non solo questa ragione mi è parsa più grave di quello che prima non mi sembrasse ; ma ho osservato che al modo come riescono eletti od operano in molte provincie d ' Italia i Consigli provinciali , il sistema non potrebbe affidare . Da una parte essi sono i rappresentanti del demos , e il Senato eletto da loro non potrebbe rappresentare che lo stesso elemento ; dall ' altra si vede che uno dei gravi difetti della nostra vita pubblica si è la soverchia prevalenza in certe provincie delle deputazioni provinciali , e il cumulo nelle stesse persone di consiglieri o deputati provinciali , presidenti o consiglieri delle opere pie e delle altre amministrazioni pubbliche locali , senatori e deputati al Parlamento ; epperciò così oltrepotenti sui Prefetti e sul Governo da far considerare come precipuo fra i nostri problemi odierni , l ' indipendenza della giustizia e delle varie amministrazioni dai deputati e dalle ingerenze politiche . Il dare anche la nomina dei senatori ai soli consigli provinciali , rischierebbe di accrescere nelle provincie l ' oligarchia delle loro deputazioni e peggiorare la pubblica amministrazione . Per parte mia , lo dichiaro schiettamente , queste ragioni mi han fatto rinunciare alle proposte fatte precedentemente in proposito . Io non ho paura di essere accusato di aver mutato alquanto in questa parte di opinione . A che servirebbe il procedere negli anni , negli studi e nelle riflessioni , a che gioverebbe la pubblica discussione , se non dovesse trarsene lume ? I più hanno istituito dei senati misti svariatissimi . Il Brasile ha timidamente fatta proporre i senatori dalle provincie interne , e ne ha dato la scelta fra esse alla Corona ; ma è un sistema bastardo su cui non giova insistere , parendo manifesto cumulare malamente i difetti della nomina dei Consigli provinciali e della regia . In Austria la Camera dei Signori si è composta , oltre degli elementi di diritto , quali i principi della casa regnante , di membri ereditari e di membri a vita nominati dal sovrano . Nel regno di Rumania il Senato è composto di membri di diritto , e di altri eletti dai proprietari fondiari di un certo censo . La Prussia ha composto il suo Senato di 304; di cui 66 ereditari , 85 a vita , 4 per ragione di ufficio , 100 rappresentanti della gran proprietà , 11 di Università e fondazioni , 38 nominati dalle principali città . Tutti questi concetti , nella elaborazione dell ' odierna costituzione francese del 1875 , furono vagliati e rigettati in Francia , e si riuscì a comporre il presente Senato di 300 ; per un quarto , cioè di 75 , eletti a vita , dapprima dall ' Assemblea nazionale , i quali membri vengono poi di mano in mano sostituiti dal Senato stesso , vale a dire per cooptazione ; gli altri tre quarti sono nominati a tempo da speciali collegi elettorali dipartimentali , composti degli eletti dal suffragio universale a più gradi : cioè dei deputati al Corpo legislativo , dei consiglieri provinciali e circondariali , e di un delegato di ogni comune . Ora essendo i comuni in Francia sminuzzatissimi , il più miserabile comunello rurale si è così pareggiato alle grandi città in cui si agglomera il demos operaio , quali Parigi , Lione , Marsiglia , che sono perciò rimaste annullate nella elezione dei Senatori . In tal guisa codesto Senato , senza riuscire ostile alla repubblica , è riuscito moderatore , e così forte da poter frenare la Camera dei deputati ; tanto che il demos vorrebbe , se non abolirlo , modo radicale di superare certe difficoltà troppo caro ai Francesi , almeno trasformarlo , non sappiamo ancora in qual forma precisa . Finalmente il Senato più recentemente formato in Europa , quello della monarchia spagnuola , secondo la vigente costituzione del 1876 , si è composto di 360 membri ; dei quali 30 di diritto ( Principi reali , Grandi di Spagna , Capitani generali , Arcivescovi e Presidenti dei tribunali supremi ) e 150 nominati dalla Corona , a vita , tra certe alte categorie simili a quelle del nostro Statuto ; in tutto indipendenti dalla nomina pubblica 180; gli altri 180 , di 30 eletti da certe corporazioni eminenti dello Stato , quali le nove provincie ecclesiastiche , le sei accademie , le dieci università e le cinque società economiche ; e gli altri 150 eletti dai collegi speciali delle provincie , composti delle deputazioni provinciali , dei delegati e dei maggiori imposti di ogni comune . Il mondo civile contemporaneo ci offre dunque in proposito tutti i tipi e tutte le mescolanze possibili , fra cui scegliere ciò che meglio si adatterebbe alla nostra Italia . V . Scrivendo in Italia sulla riforma del Senato , fortunatamente si può fare a meno di insistere sul principio che di solito occorre previamente stabilire in argomento , cioè l ' utilità e la necessità di una seconda Camera in uno Stato che voglia mantenersi libero e bene ordinato . In Francia potrà ancora disputarsene contro i democratici superlativi ; da noi , che io sappia o ricordi , non vi è forse uomo o giornale di qualche conto che non l ’ ammetta . Vero è che poi , in pratica , da certuni si vorrebbe umilissimo servitore o registratore dei voleri della maggioranza della Camera dei deputati . È ammesso da tutti che il dare un solo organo alla formazione ed espressione della volontà nazionale , si è render codesta formazione ed espressione troppo subitanea , precipitosa , inconsiderata . L ' esperienza giornaliera insegna ai più sordi e ciechi che le leggi , quali vengono dalla Camera dei deputati , riescono troppo bisognose di correzioni per non reputare indispensabile un altro organo di riconsiderazione . E sebbene non sia così chiaro alla coscienza di tutti , è abbastanza sentito che una sola Camera popolare vorrebbe dire praticamente il dispotismo di una maggioranza , il maggior pericolo di una democrazia ; la quale appunto , se non vuole corrompersi come tante altre che ci ricorda la storia , ha d ' uopo , come insegnava lo stesso eminente filosofo del radicalismo inglese , lo Stuart Mill , che ordini un centro di resistenza verso il suo prepotere . Se non che non tutti convengono in ciò per gli stessi motivi , e occorre ben determinarli , perché secondo che prevalgono gli uni o gli altri , la composizione del Senato avrà a riuscire di uno o di un altro modo . Io non intendo qui di rifare una disputa puramente scientifica , ma è evidente che , se si volesse un Senato , come al tempo del dominio della scuola dei tre poteri , il Re , i Grandi ed il Popolo , il Senato dovrebbe costituirsi dei capi dell ' aristocrazia . La scienza odierna ha rigettato una tal teoria , e non è necessario combatterla qui . Noto soltanto che nemmeno il nostro presente Senato è una rappresentanza dell ' aristocrazia a fronte del Re e del popolo ; tutti sanno che da noi esso è un ' accolta di notabili , per ufficî : e per censo , scelti anzi a preferenza fra i più alti ufficiali pubblici . Nello stato odierno delle società politiche , almeno della italiana , l ' aristocrazia come classe sociale , intitolata giuridicamente ad una privilegiata costituzione , rappresentanza ed azione politica non esiste . Inutile disputare se sarebbe o pur no bene che vi sia certo non vi è , e non saprebbe esserci . Può concepirsi in Inghilterra , in Ungheria , e fino a un certo punto in Germania , in Austria in Russia , ove non è passato il livello della rivoluzione francese e del codice Napoleone , e ove non sono prevalenti i concetti della più democratica civiltà latina ; ma la società vi è ancora costituita gerarchicamente , e i nobili hanno grande potenza sociale prima di averla politica . In Italia nessuno può quindi pensare a riformare il Senato nel senso di farne una rappresentanza dell ' aristocrazia , o della maggior ricchezza fondiaria per contrapporlo alla Camera della moltitudine dei nulla o dei meno abbienti . Altri concepiscono il Senato come un potere a perfetto equilibrio della Camera dei deputati e della Corona . Nemmeno questo concetto è esatto , e lo abbiamo già visto colle parole di Cavour . Questo equilibrio non ha esistito mai , nemmeno nei popoli meglio equilibrati del mondo antico o moderno ; non nella vecchia Roma , ove nei migliori tempi della repubblica , per esempio al tempo di Annibale , prevaleva il Senato , il quale appunto per ciò poté opporre la sua virtù di resistenza al formidabile cartaginese ; non nella Inghilterra , ove secondo i tempi prevalsero il Re , i Lordi , e oggi i Comuni . Il Senato , nello stato attuale delle nazioni europee , in qualunque modo si costituisca , non equilibrerà mai effettivamente la Camera dei deputati , e nemmeno la potenza morale di una dinastia popolare o storica . E non è necessario un tale equilibrio , che è una creazione di vecchi ideologi politici . L ’ ufficio , la ragion di essere del Senato non solo non è quello di contrapporre alla rappresentanza del demos quella dei nobili o ricchi , e nemmeno di equilibrare perfettamente i poteri , ma quello di dare alla nazione e alla società una rappresentanza dei diversi elementi sociali più notevoli per qualità ; che giova avere nello Stato libero , e che non è possibile si abbiano in una Camera popolare ; e questa rappresentanza non è fatta a fine di contrapporsele , ma di completarla e migliorarla ; di costituire un altro organo della ragione razionale , che possa supplire alla deficienza inevitabile di quello della moltitudine semplicemente numerica ; atto non già ad annullare il volere maturamente considerato ed espresso del popolo ma a meglio elaborarlo e formarlo , dando in esso corpo , voce ed azione moderatrice a vari elementi degni di conto nella formazione della volontà della nazione . A quest ' uopo , per me , non reputando accettevole né il citato sistema belga di fare eleggere il Senato dagli stessi elettori della Camera dei deputati , né lo americano o meglio olandese e svedese di farlo eleggere dai Consigli provinciali ; tutto considerato , nelle nostre condizioni , il meglio mi parrebbe di costituirlo misto di vari elementi , la cui contemperanza meglio valga a fargli conseguire il suo fine . Oltre i principi della Casa reale , che in una monarchia non possono non essere Senatori di diritto , prima di tutto a me parrebbe che non sia il caso di abolire del tutto la nomina regia nella composizione del nostro Senato . So bene che il Re non può avere , in una monarchia parlamentare come la nostra , un potere affatto personale in proposito , e che di fatto sarebbe esercitata la nomina dal Ministero . Ma è sempre bene non escludere del tutto il Sovrano , che per propria natura , per il pubblico bene , partecipa a tutti i poteri dello Stato , dalla composizione del Senato . Il suo intervento può aver sempre una certa influenza moderatrice e complementare rispetto alla azione degli altri elementi , una forza morale preziosissima che giova tenere in riserva . Si avrebbe con ciò anche il vantaggio non dispregevole di annodare meglio il diritto esistente col nuovo , e di non andare colla scure nella costituzione degli organi politici . Il costruire ab imis fundamentis potrà valere nei terreni vergini di umane costruzioni , non già sui campi politici nei quali è per lo meno un ' illusione di cervelli fantastici quello di potere bene fabbricare a nuovo , e senza radici nelle istituzioni esistenti . La stessa azione del Ministero nelle nomine della Corona , in certi limiti , giova allo scopo , fornendo il modo di introdurvi dei cittadini più meritevoli , specie fra i più eminenti ufficiali pubblici , più ricchi di capacità legislativa , politica e pratica , riconosciuti da tutti come elemento preziosissimo di ogni Senato , e che possono tuttavia essere trascurati dal corpo elettorale qualsiasi che dovrebbe eleggere i Senatori . Un ' altra parte si potrebbe dare alla elezione del Senato stesso . La cooptazione , se come modo esclusivo di comporre un Senato non può essere sostenuto , perché creerebbe un Senato affatto indipendente dalla nazione e dalle correnti di esso , in certi limiti si giustifica pienamente . Il Senato è meglio di ogni altro interessato a chiamare nel suo seno gli uomini più eminenti della nazione , che fossero trascurati dalle intolleranze popolari e ministeriali ; e si può metter pegno , che come in tutti gli organismi , non fosse altro l ' istinto della propria conservazione , in vita e in potenza , gli farà scegliere le persone più adatte a dargli la maggiore autorità morale , sociale e politica ; le migliori nomine in complesso saranno le sue . Per il resto bisogna sempre affidarsi alla elezione nazionale . Qui sorge la questione più grave , quella degli elettori speciali del Senato . Il miglior concetto , astrattamente , parrebbe forse essere quello prevalente in Germania di fare eleggere il Senato moderatore dagli organismi , dalle corporazioni sociali , che possano essere considerati come i naturali elementi moderatori della società ; l ' alta aristocrazia , la Chiesa , la gran proprietà , e potrebbe aggiungersi la scienza , la magistratura , l ' alta industria e l ' alto commercio . Ma in Italia evidentemente , finché almeno il papato non avrà rinunciato a ogni pretesa di ristabilimento del potere temporale , la Chiesa è ostile al Regno d ' Italia , ed è assurdo il chiamarla a conservarlo e a svilupparlo ; l ' aristocrazia come classe politica non esiste , e i privilegi che si conferissero ai nobili di sangue parrebbero per lo meno un anacronismo . Resterebbero per verità altre istituzioni , altri elementi sociali più o meno organizzati o capaci di organizzazione e non ostili al demos , anzi la parte più eletta del popolo , epperciò degni di considerazione in proposito . Ma quanti e quali sono essi , e come proporzionare i Senatori fra loro ? Quanti bisognerebbe darne , per esempio , alla Magistratura , alle Università , alle Camere di Commercio , e così via seguendo ? Il sistema potrà essere seducente a primo aspetto , ma , in questa forma , mi pare aperto a troppe obbiezioni ed inapplicabile . Io credo il miglior sistema sarebbe in Italia di far nominare codesti Senatori elettivi da collegi speciali ; i cui elettori , come principio generale , si comporrebbero degli appartenenti alle categorie fra le quali il Senato odierno è scelto . Carattere precipuo di questi elettori senatoriali sarebbe perciò di essere degli elementi più elevati del popolo , non già per privilegio di nascita , ma per uffici popolari o pubblici , per altezza di scienza e per condizione economica o sociale . In complesso , salvo alcune aggiunte o modificazioni indispensabili nelle nostre condizioni odierne , i presenti nominabili al Senato si trasformerebbero in elettori senatoriali . Io non intendo di formulare un progetto di legge elettorale del Senato , ma noto che potrebbero essere elettori dei nuovi Senatori elettivi : I deputati al Parlamento , e quelli che hanno fatto parte delle precedenti legislature . I consiglieri provinciali attuali , e quelli che vennero eletti precedentemente a rappresentare le provincie . Quelli che sono stati ministri di Stato , ambasciatori e inviati straordinari . I presidenti e i consiglieri in attività di servizio o in riposo delle Corti di Cassazione e di Appello , del Consiglio di Stato , della Corte dei Conti e del Tribunale supremo di guerra , e i membri delle loro procure generali . I membri delle regie Accademie , i professori delle Università governative . I generali , e forse anche gli ufficiali superiori della armata di terra e di mare che sono eleggibili a deputati . I membri dei Consigli superiori dei ministeri , del pari eleggibili a deputati , costituiti per legge , come quello di pubblica istruzione , di sanità , dei lavori pubblici e delle miniere . I maggiori imposti delle provincie . I membri delle Camere di Commercio . I Sindaci delle principali città ; per esempio , dei capoluoghi di provincia o sedi di Corti di Appello . A questa guisa i collegi degli elettori senatoriali si comporrebbero del complesso dei cittadini più notevoli per fiducia pubblica attestata dalle elezioni , per uffici pubblici , per elevate professioni sociali , per scienza , per censo , industria o commercio ; i migliori elementi per comporre un Senato autorevole , fornito di prestigio e quindi di forza propria sociale e morale , atto a moderare la Camera dei deputati , senza porsele di fronte , si noti bene , come rappresentante di una classe speciale contro la maggioranza numerica del paese , prevalente nella Camera dei deputati . Senonché qui si presentano altre questioni : I senatori devono essere in numero illimitato o pur no , e in qual numero ? E debbono esserlo a vita , o a tempo ? E il Senato dev ' essere soggetto a dissoluzione da parte della Corona ? Alla prima questione non è difficile una soddisfacente risposta . Che i senatori per nomina regia siano in numero illimitato , si capisce e giustifica , per la ragione detta di tenere aperta la via all ' armonia tra gli organi legislativi della nazione . Ma posto che il Senato sia anche in parte elettivo , senza dubbio deve prevalere il principio del numero fisso . In Italia , nazione calcolata oggi di 28 milioni e mezzo di abitanti , in cui la Camera dei deputati è di 508 , un Senato di 300 , salvo s ' intende i Principi reali , mi pare non poter suscitare obbiezioni . Col sistema misto qui proposto , a me pare che la parte giusta da dare ad ognuno sarebbe questa : 150 sarebbero di elezione pubblica , 75 di nomina della Corona , 75 di nomina del Senato stesso . Si ricordi bene che i 75 di nomina della Corona realmente sarebbero fatti su proposta o accettazione del Ministero che emana dalla maggioranza della Camera ; perciò il Senato , o direttamente o indirettamente , sarebbe sempre rappresentativo della nazione . Meno agevole parrà a qualcuno la risposta al quesito se abbiano ad essere a vita o a tempo . Ma che quelli nominati dalla Corona o dal Senato stesso , come in Francia , abbiano a esserlo a vita , s ' intende facilmente da sé per renderli affatto indipendenti dal potere e dalla maggioranza , e per costituire un saldo centro di fermezza rispetto alle mobili correnti del giorno ; ma si potrebbe dubitare quanto agli elettivi dai collegi nazionali disegnati . Gioverebbe da una parte che tutti i senatori , corpo conservatore dello Stato , nel miglior senso , lo siano a vita , quindi indipendenti affatto dalle mobili correnti della piazza ; sta d ' altro lato ch ' è carattere fondamentale degli ufficii elettivi che lo siano a tempo ; sia per applicare il principio della responsabilità degli eletti davanti alla nazione , sia per aprire il Senato alle correnti vive di essa , e rendere più facile l ' armonia col paese e coll ' altra Camera . Tutto considerato mi parrebbe preferibile fare i senatori elettivi , a tempo , però al doppio della Camera dei deputati , cioè per 10 anni , rinnovabili per metà ogni cinque . Si sa che in generale se le Camere dei deputati si rinnovano integralmente , i senatori adempiono meglio alle loro funzioni rinnovandosi a periodi parziali . Cotesta parte elettiva del Senato potrebbe esser dichiarata suscettiva , di scioglimento da parte della Corona ; e ciò per le stesse ragioni che han conferito al sovrano codesta preziosa prerogativa rispetto alla Camera dei deputati , cioè per interrogare in certi casi la nazione , illuminarsi sui suoi veri sentimenti , e per aver modo di ristabilire coi verdetti di essa la turbata armonia fra gli organi legislativi ed esecutivi dello Stato . L ' eleggibilità dovrebbe essere retta dallo Statuto , cioè sarebbe ristretta fra i cittadini di almeno 40 anni , e fra le categorie attuali , cui si potrebbe aggiungerne una dimenticata , e pure degna di novero , e di fatti annoverata nella categoria degli eleggibili al presente Senato spagnuolo ; quella dei professori ordinarii di università , dopo un certo numero di anni , per esempio sette , come pei membri del Consiglio superiore di istruzione e delle regie Accademie , coi quali hanno maggiore analogia . VI . Difficoltà più grave è quella della ripartizione dei senatori fra le varie parti dello Stato , e la costituzione dei singoli Collegi senatoriali . L ' idea prima più semplice che si presenta a questo riguardo si è la elezione per provincia , ma non mi pare applicabile per una gran ragione , cioè per la troppo disuguale costituzione delle nostre provincie . L ' Italia essendo oggi calcolata di circa 28 milioni e mezzo di abitanti , e i nostri senatori elettivi dovendo essere 150 , in ragione di popolazione , che è sempre il criterio più equo , ne toccherebbe uno ad ogni circa 190,000 anime . E siccome le elezioni , salvo caso straordinario di dissoluzione e quindi di elezione generale , dovrebbero essere ogni cinque anni per metà , ne toccherebbe uno ogni circa 380,000 abitanti . Ora le nostre provincie sono 69 , e alcune di esse come Sondrio , Livorno , Porto Maurizio , hanno poco più di 100,000 abitanti , e altre come Milano , Torino , Napoli , Roma ne hanno incirca a un milione ; è evidente che non si potrebbero pareggiare fra loro nel numero dei senatori , come altrettanti Stati federati , eguali nel numero dei rappresentanti , non ostante ogni disparità loro per altri rispetti . A me parrebbe la difficoltà si possa agevolmente superare , ripartendo i senatori da eleggere , non fra le provincie , né egualmente , né disugualmente secondo la popolazione , e nemmeno per regioni storiche , il che susciterebbe le aspre questioni inerenti alla risurrezione delle nostre vecchie regioni politiche , ma per gruppi di provincie omogenee , di una giusta grandezza e proporzione . Essi gruppi o collegi senatoriali , nel disegno da me studiato potrebbero essere i seguenti : Il Piemonte occidentale ( provincie di Torino e di Cuneo ) che avrebbe in tutto 9 senatori ; Il Piemonte orientale ( provincie di Alessandria e di Novara ) che ne avrebbe 7; La Liguria ( Genova e Porto Maurizio ) che ne avrebbe 5; La Lombardia occidentale ( Milano , Como , Sondrio , Pavia ) senatori 11 ; La Lombardia orientale ( Brescia , Bergamo , Cremona , Mantova ) senatori 8 ; Il Veneto occidentale ( Verona , Vicenza , Padova , Rovigo ) senatori 7; Il Veneto orientale ( Venezia , Treviso , Belluno , Udine ) senatori 8 ; L ' Emilia occidentale ( Parma , Piacenza , Reggio d ' Emilia , Modena ) senatori 6; L ' Emilia orientale ( Bologna , Ferrara , Ravenna , Forlì ) senatori 6; La Toscana settentrionale ( Firenze , Arezzo , Lucca , Massa ) senatori 8; La Toscana meridionale ( Livorno , Pisa , Siena , Grosseto ) senatori 4; Le Marche ( Ancona , Pesaro , Macerata , Ascoli ) senatori 5; Il Lazio e l ’ Umbria ( Roma e Perugia ) senatori 8; Gli Abruzzi e Molise ( Aquila , Chieti , Teramo , Campobasso ) senatori 7 ; La Campania ( Napoli , Caserta , Benevento ) senatori 10 ; La Lucania ( Salerno , Avellino , Potenza ) senatori 8; Le Puglie ( Bari , Foggia , Lecce ) senatori 8 ; La Calabria ( Catanzaro , Cosenza , Reggio ) senatori 7 ; La Sicilia orientale ( Catania , Messina , Siracusa , Caltanisetta ) senatori 8; La Sicilia occidentale ( Palermo , Trapani , Girgenti ) senatori 6; La Sardegna ( Cagliari e Sassari ) senatori 4 . Con questo disegno tutta l ' Italia sarebbe divisa in 21 collegi senatoriali , ognuno composto delle provincie più omogenee per condizioni geografiche , demografiche , economiche , storiche e morali ; non troppo grandi né troppo piccoli , né troppo disuguali fra loro , almeno rispetto alla composizione delle provincie attuali , ed anche rispetto alla natura delle nostre regioni geografiche e storiche . Checché si faccia è evidente , per esempio , che la popolazione della Sardegna non potrà pareggiarsi alla Sicilia , né la Liguria al Piemonte o alla Lombardia . Tutti i collegi avrebbero ripartiti per modo i 150 senatori loro spettanti , da eleggerne regolarmente nel primo quinquennio la prima metà , e nel secondo gli altri 75 . Io sarei tentato qui a riprodurre le ragioni di giustizia , di equità e di sana politica , che dovrebbero far nominare ai detti singoli collegi senatoriali , i loro 2 , 3 , 4 , 5 o più senatori , non già a puro e semplice scrutinio di lista , ma con qualche metodo di rappresentanza proporzionale ; segnatamente con quello , se si vuole , più empirico ed imperfetto , ma più semplice e chiaro , cioè col sistema del così detto voto limitato . Basterebbe prescrivere che ogni votante , a seconda che nel suo collegio si debbano eleggere , poniamo l ' esempio più comune , due , tre , quattro o cinque senatori , abbia a scrivere soltanto nella sua scheda , rispettivamente , uno , due , o tre candidati . Ma se , per i noti pregiudizii contro un tale vero progresso negli ordini rappresentativi , non si volesse complicare con siffatta questione la riforma del Senato , questa potrebbe anche effettuarsi indipendentemente : vero è che riuscirebbe meno soddisfacente . D ' altra parte è chiaro che uno dei grandi argomenti contro lo scrutinio di lista comune , l ' impossibilità dell ' elettore di votare con cognizione di causa e con propria coscienza , qui non saprebbe applicarsi , essendo gli elettori un corpo dei migliori cittadini dello Stato per coltura , per censo ed uffici pubblici , e che per votare si raccoglierebbero , se non nel capoluogo di tutto il collegio , in quello della loro sezione provinciale . La difficoltà pratica più grave parrebbe a prima vista la coordinazione del nuovo sistema col vecchio ; imperocché nessuno , io spero , potendo mettere in dubbio il rispetto del diritto di senatori a vita dei senatori presenti , l ' aggiunta di troppi nuovi farebbe di soverchio crescere il numero del Senato . Pure pensandoci un po ' la difficoltà non è così grave . Oggi si sa che ogni anno la pallida mors , che aequo pede pulsat anche nelle magioni e nelle case dei senatori , falcia ogni anno la vita di trenta circa fra essi ; perciò facendo nominare per il primo quinquennio i 75 elettivi dai collegi elettorali delle provincie non si altererebbe di troppo il numero del Senato , e a ogni modo l ' alterazione scomparirebbe fra non molto . Non così sarebbe se si facessero nominare d ' un tratto anche gli altri 75 spettanti al Re e i 75 dal Senato stesso . Fintantoché i senatori a vita non siano naturalmente ridotti al numero di 150 , loro spettante normalmente , a me parrebbe che la difficoltà sarebbe ben superata , stabilendo che ogni 4 mancanze che avvengano fra gli attuali senatori ne vengano loro sostituiti 2 , 1 nominato dalla Corona . , l ' altro dal Senato . Quando in tal guisa tutti i senatori vitalizii fossero ridotti a meno di 150 , la Corona ed il Senato rispettivamente ne nominerebbero tanti , quanti servirebbero a completare il numero normale di membri loro attribuito dalla legge , cioè di 5 . In tal guisa il Senato sarebbe apertissimo alla giusta influenza delle elezioni nazionali , senza procedere a modo rivoluzionario , senza sconoscere la inapprezzabile continuità del diritto , e annodando perfettamente il vecchio col nuovo . Io non presumo di aver risolto perfettamente il problema , e in tutti i suoi particolari . Ho inteso soltanto di chiarire che una riforma del Senato in Italia non è un concetto rivoluzionario , antimonarchico o anticostituzionale ; ma invece bisognerebbe affrontarla nell ' interesse della conservazione dello Stato e della sua costituzione . Oggi in realtà non abbiamo che una sola Camera , dotata di un vero potere politico , e quindi la sua oltrepotenza ; la nomina dei senatori non è regia ma dei ministri , e per lo meno il restringerla non è scemare le prerogative effettive del Re , ma un limitare l ’ oltrepotenza , corrompitrice di sé medesima , della maggioranza pro tempore della Camera dei deputati . Di modo che , se non fosse la solita così detta logica democratica , la quale combatte certe istituzioni perché non conformi al suo ideale astratto , quelli che più potrebbero sostenere il Senato regio sarebbero appunto certi democratici ; i quali , non potendo abbatterlo , potrebbero amar meglio un Senato impotente , che pone lo Stato in piena balìa della maggioranza della Camera dei deputati e dei ministri che li rappresentano nei Consigli della Corona . D ' altra parte bisogna ancora richiamarsi in mente che certe riforme , come già l ' emancipazione dei cattolici , l ' abolizione delle leggi dei cereali e la riforma elettorale inglese , quando per qualsiasi ragione sono divenute inevitabili , l ’ arte e il merito degli uomini di Stato , particolarmente dei conservatori , si è , come è avvenuto in Inghilterra nei casi citati , di farle essi ; perché a ogni modo bisognando farle , sarebbero altrimenti fatte meno bene dagli avversari . Questo abbiam potuto veder anche in Italia colla riforma elettorale . Essa non è stata o voluta o potuta o saputa fare dai moderati , e invano poi opponendosi essi , e ben poco giovando il senno moderatore del Senato , è stata fatta dagli avversarii come tutti sappiamo . Per me son certo che la riforma del nostro Senato è inevitabile , sia perché come in tutti gli altri Stati a noi somiglianti , la sua composizione odierna ripugna allo spirito democratico che ha tanta prevalenza nella nostra civiltà ; sia , e questo è più grave , perché realmente , come è oggi costituito , nelle nostre condizioni presenti e più ancora nelle prossime future , non può ben adempiere al suo ufficio . La questione dunque si è sul modo come farla . Se fatta a tempo e da uomini savii potrà riuscir meglio , se fatta sotto la pressione democratica riuscirà peggio . Ecco tutto .