StampaPeriodica ,
I
.
Deve
il
nostro
Senato
riformarsi
,
e
in
qual
modo
?
La
questione
non
è
del
tutto
nuova
.
Dacché
,
si
può
dire
,
re
Carlo
Alberto
emanò
lo
Statuto
,
e
si
trattò
di
estenderlo
alle
nuove
provincie
del
Lombardo
Veneto
e
degli
antichi
Ducati
,
si
vide
la
convenienza
di
fare
il
Senato
,
non
più
di
nomina
regia
,
ma
in
qualche
guisa
elettivo
:
e
se
la
fortuna
delle
armi
ci
avesse
arriso
nel
1818
,
senza
dubbio
sarebbe
stato
riformato
in
questo
senso
.
Si
possono
ricordare
,
ed
io
lo
farò
più
innanzi
,
i
ragionamenti
del
conte
di
Cavour
in
proposito
.
Le
sventure
della
nazione
avendo
allora
reso
impossibile
il
regno
della
Alta
Italia
,
e
quindi
la
revisione
della
Costituzione
,
anzi
avendo
reso
indispensabile
il
raccoglimento
per
usare
e
fecondare
le
libertà
che
si
avevano
,
la
questione
fu
messa
a
tacere
.
Dal
1859
al
1876
l
'
Italia
doveva
esser
troppo
preoccupata
dall
'
ardua
impresa
di
elevare
l
edifizio
nazionale
.
I
partiti
dovevano
avere
in
cima
dei
loro
pensieri
,
prima
la
liberazione
di
Milano
,
di
Venezia
,
di
Roma
,
l
acquisto
ed
il
consolidamento
della
indipendenza
e
dell
'
unità
della
patria
,
poi
il
pareggio
finanziario
,
per
poter
porre
,
come
suoi
dirsi
,
all
'
ordine
del
giorno
la
revisione
delle
leggi
costitutive
dei
nostri
organi
legislativi
.
Solo
gli
studiosi
potevano
allora
prevedere
che
la
questione
non
avrebbe
potuto
mancare
di
risorgere
,
e
quindi
porne
chiaramente
i
termini
e
tentarne
la
soluzione
.
Ma
dacché
,
liberata
Roma
,
trasferita
qui
la
capitale
,
e
fatta
accettare
la
grande
mutazione
dalle
nazioni
più
retrive
ed
ostili
,
pareggiato
in
qualche
modo
il
bilancio
,
la
vecchia
Destra
,
come
chi
abbia
compito
la
sua
giornata
,
dové
consegnare
il
potere
alla
parte
che
s
'
intitolò
progressista
;
era
inevitabile
che
la
nazione
,
o
una
parte
notevole
di
essa
e
la
più
potente
,
non
si
accontentasse
di
voler
votata
l
'
abolizione
del
macinato
e
del
corso
forzoso
,
ma
volesse
riformare
i
suoi
ordini
politici
.
Quindi
il
1°
aprile
1878
,
discorrendo
della
democrazia
in
Europa
in
questa
stessa
rivista
,
io
scriveva
:
«
Anche
noi
cominciamo
a
sentire
il
gonfiarsi
delle
onde
,
i
venti
democratici
han
cominciato
a
spirare
nella
nostra
società
,
ad
agitarla
,
a
smuoverla
,
se
non
a
turbarla
;
e
la
nave
del
nostro
ordinamento
politico
e
sociale
ne
sarà
senza
dubbio
combattuta
.
Chi
se
ne
affligge
,
chi
se
ne
impaura
,
chi
se
ne
rallegra
.
Certo
,
sieno
qualunque
le
paure
,
gli
odii
,
i
pericoli
,
sarebbe
veramente
puerile
il
credere
che
la
nostra
società
non
abbia
a
sostenere
i
contrasti
e
gl
'
influssi
di
una
forza
simile
,
che
ha
agitato
tutte
le
passate
società
politiche
e
che
agita
tutte
le
moderne
.
Il
vecchio
demos
,
così
attivo
ed
irrequieto
sempre
e
dovunque
,
non
se
ne
starà
mogio
ed
inerte
in
Italia
.
»
Quindi
le
successive
proposte
di
riforma
elettorale
,
riuscite
,
non
ostante
tutte
le
opposizioni
ed
apprensioni
,
all
'
incognita
di
un
suffragio
universale
di
quelli
che
hanno
la
minima
coltura
della
seconda
elementare
,
ossia
in
realtà
del
semplice
leggere
e
scrivere
.
Si
voglia
o
no
,
piaccia
o
non
piaccia
,
chi
bada
alla
realtà
delle
cose
non
può
non
vedere
che
anche
in
Italia
noi
abbiamo
già
,
se
non
nella
mutazione
dei
termini
dello
statuto
e
nelle
leggi
,
nel
fatto
,
una
grande
alterazione
democratica
.
Né
ciò
del
resto
è
particolare
a
noi
.
Anche
in
Inghilterra
,
comunque
vi
abbondino
grandi
forze
sociali
e
costituzionali
moderatrici
,
la
costituzione
apparentemente
è
poco
cambiata
.
Vi
è
sempre
alla
testa
della
nazione
e
dei
suoi
pubblici
poteri
la
Corona
ereditaria
,
che
sancisce
le
leggi
,
che
nomina
e
revoca
i
ministri
,
nomina
i
giudici
,
esercita
il
diritto
di
grazia
,
convoca
e
scioglie
la
Camera
dei
deputati
,
arricchisce
la
Camera
dei
Lordi
dei
migliori
elementi
che
vengono
man
mano
formandosi
ed
elevandosi
nella
nazione
.
Pure
l
'
effettivo
potere
regio
è
ben
lungi
dall
'
essere
lo
stesso
di
quello
che
era
,
non
diciamo
quello
dei
re
Normanni
,
dei
Plantageneti
,
dei
Tudors
,
degli
Stuardi
,
ma
dello
stesso
iniziatore
della
costituzione
parlamentare
,
Guglielmo
III
,
e
poi
dei
quattro
Giorgi
e
di
Guglielmo
IV
.
La
Camera
dei
lordi
non
è
mutata
da
ciò
che
è
stata
sempre
in
questi
ultimi
secoli
,
pure
la
sua
potenza
effettiva
nello
Stato
è
ben
diversa
da
quella
che
era
fino
al
1832
,
a
fronte
della
prevalente
Camera
dei
Comuni
e
del
Gabinetto
;
così
ignoto
alla
vecchia
Inghilterra
e
così
sconosciuto
nella
legge
scritta
,
e
pure
così
eminente
nello
odierno
organismo
costituzionale
.
In
Italia
lo
statuto
è
lo
stesso
di
quello
del
4
marzo
1848
,
gli
organi
costituzionali
sono
costituiti
allo
stesso
modo
,
pure
la
loro
azione
e
le
loro
relazioni
effettive
sono
diverse
.
Man
mano
,
dopo
il
1861
,
dopo
che
lo
Stato
non
fu
più
il
vecchio
Piemonte
ma
il
regno
d
'
Italia
fondato
sui
plebisciti
,
e
più
ancora
negli
ultimi
anni
del
re
Vittorio
Emanuele
,
dopo
il
1876
;
col
venir
su
della
nuova
generazione
non
ammaestrata
dai
dolori
dei
rovesci
del
1848
e
1849
,
e
che
non
ha
affrontato
le
lotte
virili
per
la
ricostituzione
della
patria
,
riuscite
fortunate
più
che
per
altro
per
virtù
di
senno
politico
nel
governo
interno
ed
esterno
;
la
potenza
della
Camera
dei
deputati
,
organo
del
demos
,
è
divenuta
di
fatto
sempre
più
potente
nello
Stato
.
In
realtà
la
Corona
,
salvo
il
supremo
diritto
di
interrogare
la
nazione
appellandosi
agli
elettori
,
e
salvo
l
'
esercizio
di
un
'
influenza
morale
moderatrice
del
re
,
sul
governo
dello
Stato
da
parte
dei
ministri
,
influenza
preziosissima
ma
indeterminabile
,
pare
oramai
abbia
a
proprio
ufficio
di
incoronare
i
vincitori
nelle
battaglie
incruente
che
si
combattono
nell
'
aula
di
Montecitorio
,
e
peggio
nei
suoi
corridoi
o
dietro
le
sue
quinte
;
ed
anche
quando
la
maggioranza
si
chiarisce
poco
capace
di
comporsi
ad
unità
di
animi
,
deve
penosamente
indovinarne
il
pensiero
fra
i
viluppi
e
i
contrasti
dei
suoi
gruppi
e
dei
suoi
atomi
,
per
conferire
il
potere
effettivo
del
governo
e
dell
'
amministrazione
dello
Stato
a
quelli
che
paiono
predominare
nella
Camera
per
numero
od
altra
forza
politica
.
Chi
volesse
un
'
altra
azione
personale
più
vigorosa
da
parte
della
Corona
,
salvo
almeno
casi
straordinarii
,
la
porrebbe
malamente
di
fronte
al
demos
,
potente
e
oltrepotente
.
La
magistratura
a
parole
e
lettera
di
statuto
è
inamovibile
;
di
fatto
,
sotto
pretesto
di
responsabilità
ministeriale
per
la
buona
amministrazione
della
giustizia
,
è
esposta
alla
oltrepotenza
della
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
,
operante
mediante
quello
fra
i
suoi
membri
o
aderenti
,
che
ha
i
sigilli
dello
Stato
.
L
'
amministrazione
,
di
fatto
e
in
vario
modo
,
è
sotto
la
dipendenza
o
per
lo
meno
una
grande
influenza
dei
rappresentanti
alla
Camera
popolare
,
e
peggio
sotto
la
perniciosa
segreta
inframmettezza
dei
singoli
membri
.
Il
Senato
di
nome
è
la
prima
Camera
dello
Stato
,
inferiore
soltanto
in
potenza
finanziaria
a
questa
per
il
divieto
dell
'
iniziativa
in
fatto
di
leggi
d
'
imposta
;
ma
superiore
per
altre
parti
,
per
la
qualità
dei
suoi
membri
di
legislatori
a
vita
,
e
per
l
attribuzione
come
alta
corte
di
giustizia
di
giudicare
i
ministri
;
di
fatto
è
divenuto
,
o
va
divenendo
quasi
una
alta
corte
di
registro
dei
voleri
della
Camera
dei
deputati
.
Ogni
volta
che
questa
approva
un
progetto
di
legge
di
qualche
importanza
politica
,
che
si
sospetta
non
vada
a
genio
del
Senato
,
si
contesta
la
sua
autorità
,
poggiante
meramente
su
regi
decreti
,
e
si
minaccia
anche
di
annullarlo
coll
'
infornata
di
nuovi
membri
che
ne
spostino
la
maggioranza
.
Ha
potuto
in
questi
ultimi
anni
,
pel
nucleo
di
uomini
eminenti
ed
indipendenti
dalla
maggioranza
,
forniti
dalle
precedenti
nomine
,
votare
indipendentemente
dal
Ministero
,
nella
questione
degli
abusi
dei
ministri
del
culto
;
ha
potuto
anche
per
due
anni
tutelare
la
finanza
dello
Stato
contro
l
'
intempestiva
abolizione
del
macinato
;
ma
ha
dovuto
subire
la
pressione
del
ministero
nella
questione
dei
punti
franchi
,
di
quella
della
Camera
dei
deputati
nella
così
detta
riforma
del
Consiglio
superiore
d
'
istruzione
pubblica
,
che
sotto
colore
di
renderlo
elettivo
ha
accresciuto
il
potere
arbitrario
ed
incompetente
del
ministro
;
di
fatto
,
quale
vera
indipendenza
di
giudizio
ha
potuto
spiegare
nella
più
importante
legge
costituzionale
dello
Stato
,
la
elettorale
?
Questo
ieri
ed
oggi
.
Cosa
sarà
del
nostro
Senato
,
anche
senza
alcuna
clamorosa
infornata
,
man
mano
che
i
vecchi
gloriosi
elementi
andranno
scomparendo
,
e
che
i
nuovi
i
quali
ogni
anno
vi
s
'
introducono
ne
mutano
la
composizione
;
e
più
ancora
quando
in
luogo
di
una
Camera
dei
deputati
nominata
,
nominalmente
da
600,000
elettori
,
di
fatto
da
360,000
votanti
,
o
meglio
dalla
loro
semplice
maggioranza
,
si
costituirà
una
Camera
di
deputati
gloriantesi
della
nomina
da
parte
,
come
dicono
,
della
nazione
reale
?
Quale
sarà
la
condizione
effettiva
del
Senato
,
intendo
la
sua
forza
reale
di
prestigio
,
di
valore
sociale
e
politico
,
davanti
a
un
tal
nuovo
corpo
elettorale
composto
di
milioni
,
davanti
alla
Camera
ed
al
Gabinetto
che
ne
risulteranno
,
davanti
alla
stessa
Corona
?
Come
provvedere
a
queste
nuove
ineluttabili
condizioni
?
Non
vi
è
da
far
nulla
?
Io
so
bene
che
abbondano
nel
nostro
paese
,
né
solo
fra
i
più
conservatori
di
Destra
,
i
paurosi
cui
sembra
un
attentato
,
una
rivoluzione
,
il
toccare
menomamente
alla
presente
costituzione
del
Senato
;
non
mancheranno
nemmeno
fra
i
così
detti
progressisti
quelli
che
preferiranno
un
Senato
senza
prestigio
e
potere
reale
.
Ma
giova
sperare
sia
grande
il
numero
di
coloro
i
quali
guardando
in
faccia
la
realtà
delle
cose
,
e
le
necessità
organiche
di
uno
Stato
libero
,
non
si
accontentino
di
un
progresso
,
che
consiste
nello
sviluppo
eccessivo
,
nella
sua
Costituzione
,
di
un
solo
organo
della
nazione
;
quello
rappresentante
la
moltitudine
numerica
,
in
cui
debbono
prevalere
quelli
che
meno
hanno
e
meno
sanno
,
e
sopratutto
la
più
ciecamente
accessibile
alle
mobili
correnti
del
momento
,
che
fanno
velo
all
'
intelletto
dei
popoli
meglio
dotati
.
Si
comprende
bene
perciò
,
che
fra
gli
stessi
senatori
l
'
illustre
relatore
della
Commissione
sulla
riforma
elettorale
,
il
Lampertico
,
si
sia
fatto
l
'
organo
di
quelli
che
più
non
possono
guardare
la
costituzione
odierna
del
Senato
cogli
stessi
occhi
di
questi
anni
scorsi
;
e
se
non
ha
stimato
di
addivenire
ad
una
positiva
e
determinata
proposta
di
riforma
,
ha
tuttavia
ben
rilevato
il
disquilibrio
procedente
dalla
trasformazione
più
democratica
della
Camera
dei
deputati
.
Si
comprende
bene
ancora
come
un
altro
cospicuo
senatore
,
il
marchese
Alfieri
,
abbia
testé
,
nella
discussione
della
riforma
elettorale
,
proposto
apertamente
al
Senato
stesso
di
indirizzare
una
petizione
a
S
.
M
.
il
Re
;
perché
nelle
presenti
nuove
condizioni
,
rivegga
la
sua
regia
prerogativa
sulla
nomina
dei
senatori
.
La
proposta
è
stata
per
verità
ritirata
dall
'
autore
medesimo
,
ma
il
suo
concetto
non
è
di
quelli
che
non
abbiano
a
risorgere
più
vigorosamente
.
Il
problema
in
verità
presenta
molte
e
gravi
questioni
,
e
principalmente
queste
:
può
la
riforma
conciliarsi
col
nostro
Statuto
,
e
col
bisogno
che
abbiamo
di
conservazione
dello
Stato
e
dei
nostri
ordini
costituzionali
?
E
posto
che
la
riforma
abbia
a
farsi
,
come
farla
?
Come
annodarla
al
Senato
esistente
?
Io
mi
propongo
di
dire
su
ciò
il
mio
modesto
avviso
.
II
.
I
molti
avversarî
di
una
riforma
del
Senato
in
Italia
argomentano
principalmente
da
questi
motivi
:
dal
toccarsi
che
con
ciò
si
farebbe
all
'
arca
del
nostro
statuto
,
e
dal
nessun
bisogno
che
si
ha
,
dicono
,
di
una
tal
riforma
in
Italia
,
ove
il
nostro
Senato
ha
provato
e
prova
egregiamente
;
viene
quindi
in
campo
la
gran
difficoltà
di
ordinarne
uno
migliore
.
Ebbene
vediamole
in
faccia
codeste
non
lievi
ragioni
.
Io
non
sono
di
quelli
pei
quali
possa
aver
poco
valore
la
stabilità
dello
Statuto
.
È
innegabile
che
una
delle
principali
e
più
benefiche
forze
della
nostra
ricostituzione
nazionale
si
è
questo
Statuto
,
sotto
il
quale
,
e
per
la
cui
virtù
si
son
potute
raccogliere
,
ordinare
e
rendere
attive
e
fortunate
tutte
le
forze
vive
della
nazione
,
atte
a
formarla
e
a
mantenerla
;
che
ormai
ci
regge
da
oltre
trent
'
anni
,
attraverso
la
fusione
di
tanti
antichi
Stati
,
attraverso
tante
vicende
e
la
successione
di
diversi
Re
.
Senza
dubbio
le
migliori
costituzioni
non
sono
quelle
che
possano
sembrar
tali
alla
mente
astratta
degli
architetti
politici
,
ma
quelle
che
sono
nate
dalle
condizioni
storiche
di
una
nazione
,
e
che
abbiano
preso
salda
radice
nelle
medesime
.
Che
il
nostro
Senato
non
corrisponda
alle
idee
astratte
di
certi
filosofi
politici
è
possibile
;
ma
esso
è
una
delle
parti
precipue
e
non
delle
meno
gloriose
della
nostra
storia
contemporanea
;
venne
costituito
così
dalla
mente
sovrana
di
re
Carlo
Alberto
,
consigliato
da
uomini
eminenti
e
ricchi
,
si
è
visto
a
prova
,
di
capacità
pratica
,
come
un
organo
adatto
a
completare
la
rappresentanza
e
l
'
organismo
politico
della
nazione
;
tale
da
contemperare
colla
nomina
regia
fra
certe
alte
categorie
,
e
colla
qualità
vitalizia
dei
suoi
membri
,
ciò
che
vi
ha
di
troppo
esclusivo
e
di
mobile
nella
sua
rappresentanza
elettiva
popolare
.
Il
riformarlo
rende
inevitabile
il
toccare
,
non
già
ad
una
legge
ordinaria
,
ma
all
'
organismo
fondamentale
della
nazione
,
che
occorre
invece
mantener
saldo
;
oggi
specialmente
che
il
demos
vorrebbe
rinnovar
tutto
,
sotto
pretesto
di
meglio
assestarlo
.
E
toccata
una
tal
pietra
,
quale
argine
opporre
ai
perpetui
invasori
e
sconvolgitori
?
Tutto
possiamo
riformare
,
ma
soltanto
nell
'
orbita
dello
Statuto
,
quando
si
tocca
ai
suoi
articoli
,
alto
là
;
si
entrerebbe
in
un
recinto
sacro
,
che
è
sommo
dovere
giuridico
e
bene
politico
mantenere
inviolato
e
inviolabile
.
È
poi
esatto
tuttociò
?
Chi
sono
i
veri
conservatori
,
potremmo
domandare
,
quelli
che
vogliono
tutto
mantenere
immobile
,
anche
ciò
che
,
se
non
minaccia
immediata
rovina
per
vetustà
o
cattiva
costruzione
,
pure
non
più
consente
colle
altre
parti
dell
'
edificio
,
più
non
risponde
al
suo
fine
?
Ogni
storia
,
ogni
speculazione
politica
fondata
sui
fatti
,
c
insegna
quanto
sia
vana
la
pretesa
di
voler
conservar
tutto
immobilmente
.
Tutto
si
rinnova
intorno
a
noi
,
tutto
si
muove
;
invecchiano
gli
uomini
,
si
rinnovano
le
generazioni
,
si
manifestano
nuovi
bisogni
,
nuove
idee
,
crescono
gli
ammaestramenti
della
legislazione
comparata
;
ed
è
possibile
mantenere
sempre
alla
stessa
guisa
gli
organi
costituzionali
che
più
non
operino
bene
in
certe
condizioni
?
Lo
Statuto
è
stato
dichiarato
perpetuo
ed
irrevocabile
,
ma
rispetto
al
volere
del
principe
che
lo
aveva
largito
,
come
legge
fondamentale
dello
Stato
,
in
quanto
si
trasformava
da
monarchia
assoluta
a
monarchia
rappresentativa
;
non
già
come
forma
,
come
modo
preciso
di
essere
di
codesta
monarchia
.
Questa
ultima
pretesa
non
è
stata
e
non
poteva
essere
scritta
nello
Statuto
,
perché
contrasta
alla
natura
delle
cose
,
che
è
legge
superiore
,
universale
ed
ineluttabile
.
Machiavelli
,
che
se
ne
intendeva
tanto
,
insegnò
che
quegli
Stati
sono
meglio
ordinati
ed
hanno
più
lunga
vita
«
che
mediante
gli
ordini
suoi
si
possono
spesso
rinnovare
,
ovvero
che
per
accidente
,
fuori
di
detto
ordine
vengano
a
rinnovazione
;
ed
è
cosa
più
chiara
che
la
luce
,
che
non
si
rinnovando
questi
corpi
non
durano
.
»
Quei
legislatori
che
hanno
avuto
la
fantasia
di
volere
in
certe
condizioni
restare
immobili
a
ogni
costo
,
non
han
potuto
reggere
davanti
alla
realtà
delle
cose
e
delle
forze
esigenti
le
inevitabili
alterazioni
;
e
,
o
han
dovuto
cedere
in
qualsiasi
modo
,
o
sono
stati
violentemente
soverchiati
.
Nessuna
costituzione
scritta
ha
potuto
mai
resistere
all
'
azione
del
tempo
;
quelle
che
hanno
retto
sono
quelle
che
in
un
modo
o
in
un
altro
,
sia
espressamente
,
sia
per
via
di
larghissima
interpretazione
,
hanno
saputo
adattarsi
alle
nuove
condizioni
delle
rinnovantisi
generazioni
;
le
quali
non
hanno
meno
delle
precedenti
,
e
in
particolare
di
quella
del
momento
storico
in
cui
la
costituzione
stessa
è
nata
,
il
diritto
di
adattarla
ai
loro
bisogni
.
La
costituzione
insomma
non
può
essere
come
qualche
cosa
di
fisso
e
di
inalterabile
dalle
successive
generazioni
di
coloro
cui
deve
servire
;
è
qualche
cosa
di
vivente
,
che
è
perciò
suscettibile
di
accrescimento
,
di
sviluppo
,
di
modificazioni
.
Una
costituzione
che
non
abbia
a
sentire
gl
'
influssi
del
tempo
e
delle
nuove
condizioni
è
cosa
morta
,
da
museo
o
da
collezione
storica
,
non
già
organismo
vivo
e
operante
;
appartiene
alla
paleontologia
non
alla
fisiologia
politica
delle
nazioni
.
S
'
intende
che
noi
parliamo
di
una
possibilità
di
movimento
ossia
di
emendamento
od
adattamento
,
di
cui
sia
dimostrata
la
convenienza
e
la
necessità
,
non
già
per
accattare
perniciosa
popolarità
,
o
per
correr
dietro
a
vani
ideali
di
cervelli
fantastici
,
malsani
e
irrequieti
.
E
ancora
fuori
di
dubbio
che
nel
toccare
alle
costituzioni
,
Come
si
esprimeva
il
Sismondi
,
fa
d
'
uopo
avvalersi
della
lima
non
già
dell
'
accetta
.
La
questione
vera
si
è
dunque
se
vi
sieno
oggi
in
Italia
tali
nuove
condizioni
morali
politiche
e
sociali
,
da
doverci
far
rinunciare
,
per
evitare
dei
mali
maggiori
,
al
bene
astratto
od
ideale
di
mantenere
più
a
lungo
tal
quale
il
nostro
Statuto
,
in
ciò
che
concerne
la
costituzione
del
Senato
.
Però
si
aggiunge
:
sta
bene
che
non
si
può
pretendere
che
le
costituzioni
siano
eternamente
aut
sunt
,
ma
qui
abbiamo
una
costituzione
,
la
quale
non
prescrive
nulla
intorno
al
modo
di
riformarsi
;
posto
dunque
pure
che
lo
si
possa
in
principio
,
bisognerebbe
almeno
determinare
previamente
il
modo
come
esercitare
questo
diritto
di
riforma
,
in
quali
limiti
,
con
quali
procedimenti
e
guarentigie
.
È
vero
:
noi
abbiamo
sotto
questo
aspetto
due
tipi
di
costituzioni
.
Alcune
si
sono
considerate
come
di
ordine
diverso
dalle
altre
leggi
e
superiori
,
in
guisa
da
richiedere
modi
diversi
e
più
difficili
per
emendarsi
.
Tali
sono
,
ad
esempio
,
quella
degli
Stati
Uniti
di
America
,
che
richiede
l
'
approvazione
,
non
solo
dei
due
terzi
delle
Camere
,
ma
anche
la
ratifica
dei
tre
quarti
degli
Stati
o
delle
loro
convenzioni
;
la
belga
,
la
quale
esige
che
il
bisogno
della
revisione
del
patto
fondamentale
sia
dichiarato
dal
potere
legislativo
,
quindi
prescrive
lo
scioglimento
di
diritto
delle
due
Camere
,
lo
stabilimento
,
da
parte
delle
nuove
,
di
concerto
col
Re
,
dei
punti
della
revisione
,
e
la
loro
approvazione
da
ogni
ramo
del
Parlamento
nel
numero
dei
due
terzi
dei
suoi
membri
,
e
dei
due
terzi
dei
votanti
.
Più
semplicemente
,
in
questo
stesso
ordine
di
idee
,
le
odierne
costituzioni
della
Prussia
,
dell
'
Impero
germanico
e
dell
'
Austria
,
salvo
naturalmente
la
sanzione
del
sovrano
,
si
accontentano
della
approvazione
delle
due
Camere
a
due
terzi
dei
voti
.
E
a
questa
semplice
guisa
le
abbiamo
viste
difatti
modificarsi
nel
1873
,
ora
in
Prussia
per
ciò
che
concerne
le
condizioni
delle
chiese
,
ora
nell
'
Impero
germanico
sulla
competenza
di
esso
,
ora
in
Austria
per
abolire
la
elezione
dei
deputati
da
parte
delle
diete
dei
vari
regni
o
paesi
,
e
per
sostituirvi
le
elezioni
dirette
.
Altri
invece
non
hanno
fatto
differenza
,
e
hanno
detto
che
quando
lo
Stato
ha
stabilito
gli
organi
della
sua
vita
politica
,
e
questi
organi
hanno
nei
modi
ordinari
riconosciuto
la
necessità
o
la
convenienza
di
una
riforma
,
questa
è
pienamente
legittima
.
Tipo
di
questi
ultimi
la
vecchia
Roma
e
la
moderna
Inghilterra
,
che
nei
modi
ordinari
hanno
per
secoli
sviluppato
le
loro
costituzioni
,
le
più
ricche
e
gloriose
del
mondo
antico
e
del
moderno
.
A
quale
di
questi
tipi
deve
appartenere
l
'
Italia
?
Per
verità
si
potrebbe
disputare
se
,
anche
in
Italia
,
non
ostante
la
mancanza
dei
potenti
freni
conservatori
della
società
politica
romana
antica
e
della
inglese
moderna
,
non
valga
meglio
il
sistema
di
emendare
i
nostri
articoli
costituzionali
,
sia
adattandone
la
interpretazione
ai
nuovi
bisogni
,
sia
correggendoli
espressamente
nella
forma
ordinaria
;
anziché
suscitando
,
non
diciamo
con
apposite
costituenti
,
ma
con
procedure
ed
elezioni
particolari
come
nel
Belgio
,
tutte
le
correnti
rivoluzionarie
.
A
ogni
modo
io
non
disconosco
potersi
preferire
idealmente
,
come
fa
il
Bonghi
,
il
sistema
prudente
e
più
generale
oggidì
,
di
determinare
,
innanzi
di
avventurarsi
a
riformare
gli
statuti
,
il
modo
e
le
condizioni
particolari
come
emendarli
;
richiedendo
,
per
esempio
,
la
presenza
dei
due
terzi
dei
membri
in
ogni
Camera
,
e
l
'
approvazione
dei
due
terzi
dei
votanti
.
Ma
occorre
non
esagerare
.
Dove
questo
esercizio
di
un
diritto
fondamentale
non
sia
determinato
in
un
modo
particolare
,
vuol
dire
forse
che
questo
diritto
non
ci
sia
?
Ogni
Stato
ha
tra
i
suoi
precipui
diritti
quello
di
conservarsi
e
di
perfezionarsi
come
tutti
gli
organismi
viventi
;
ed
ove
sia
dimostrato
abbisognare
alla
sua
conservazione
ed
al
suo
perfezionamento
una
certa
riforma
,
nulla
importa
che
non
esista
una
legge
particolare
come
effettuarla
o
conseguirla
;
il
diritto
e
l
'
organismo
per
provvedervi
esiste
sempre
nel
potere
sovrano
e
quindi
nei
poteri
legislativi
dello
Stato
,
in
Italia
,
nella
Camera
dei
deputati
,
nel
Senato
e
nel
Re
,
che
sono
appunto
istituiti
per
provvedere
secondo
il
bisogno
agli
ordini
occorrenti
allo
Stato
.
In
Italia
insomma
il
tacersi
nello
Statuto
del
modo
come
riformarlo
non
vuol
dire
che
questo
diritto
immanente
in
ogni
Stato
,
sia
scritto
o
no
,
non
vi
sia
,
ma
che
il
così
detto
potere
costituente
è
compenetrato
nel
legislativo
;
per
usare
un
'
espressione
del
Guizot
,
vuol
dire
che
il
potere
dei
dì
di
festa
vi
è
identico
a
quello
dei
dì
di
lavoro
.
D
'
altra
parte
è
poi
vero
che
lo
Statuto
in
Italia
sia
rimasto
affatto
inalterato
,
né
soltanto
per
la
diversa
azione
relativa
ed
effettiva
dei
vari
organi
da
esso
costituiti
?
Già
prima
ancora
che
si
adunasse
il
primo
Parlamento
,
l
'
art
.
77
che
dichiarava
la
coccarda
azzurra
come
la
sola
bandiera
nazionale
fu
abrogato
espressamente
dallo
stesso
Re
Carlo
Alberto
.
Ma
è
forse
scritto
nello
Statuto
,
ed
è
abbisognato
,
non
diciamo
una
costituente
ma
una
previa
legge
particolare
sulle
emendazioni
di
esso
,
per
istituire
le
guarentigie
della
Santa
Sede
;
ossia
per
riconoscere
al
Sommo
Pontefice
i
privilegi
personali
di
sovrano
,
che
secondo
lo
Statuto
non
possono
appartenere
che
al
solo
capo
della
dinastia
nazionale
,
esercitante
le
prerogative
della
Corona
sotto
la
responsabilità
dei
suoi
consiglieri
e
ministri
davanti
al
Parlamento
?
Sicuramente
in
Italia
quando
,
per
certi
provvedimenti
richiesti
dal
progresso
e
dai
bisogni
dello
Stato
,
ci
siamo
trovati
a
fronte
di
certi
articoli
dello
Statuto
,
la
cui
lettera
poteva
parere
di
fare
ostacolo
,
i
poteri
competenti
han
preferito
di
interpretarli
largamente
e
liberamente
,
in
guisa
da
fare
a
meno
della
loro
esplicita
abolizione
.
Così
segnatamente
,
cito
un
solo
esempio
,
si
è
fatto
ripetute
volte
rispetto
all
'
art
.
1
che
dichiara
il
cattolicismo
la
religione
dello
Stato
,
e
gli
altri
culti
ora
esistenti
semplicemente
tollerati
;
che
per
poterlo
mantenere
nello
Statuto
,
davanti
allo
sviluppo
della
nostra
coscienza
giuridica
,
è
bisognato
intenderlo
in
modo
da
conciliarlo
colla
piena
sovranità
dello
Stato
e
coll
'
eguaglianza
dei
cittadini
davanti
la
legge
.
Similmente
,
ove
fosse
dimostrata
la
convenienza
di
emendare
lo
Statuto
in
ciò
che
concerne
la
nomina
dei
senatori
,
da
rendere
elettivi
,
si
potrebbe
benissimo
continuare
a
farli
nominare
dal
Re
,
però
in
seguito
alla
designazione
o
presentazione
dei
corpi
o
collegi
investiti
di
codesto
potere
.
La
vera
questione
dunque
non
è
nella
mancanza
del
diritto
di
emendare
lo
Statuto
,
diritto
in
sé
incontestabile
,
e
che
potrebbe
in
questo
caso
del
Senato
continuarsi
ad
esercitare
per
via
di
adattamento
senza
abrogarne
esplicitamente
gli
articoli
;
non
istà
nemmeno
nella
mancanza
di
un
'
apposita
legge
costituzionale
che
determini
le
condizioni
e
i
modi
delle
emendazioni
esplicite
dello
Statuto
;
legge
che
si
potrebbe
facilmente
introdurre
,
esigendo
previamente
per
esse
emendazioni
,
oltre
la
sanzione
del
sovrano
,
l
'
approvazione
dei
due
terzi
della
Camera
e
del
Senato
;
ma
consiste
nella
ragione
intrinseca
di
mutare
o
pur
no
l
'
odierno
modo
di
nominare
i
nostri
senatori
.
Anche
qui
molti
argomentano
contro
la
riforma
dalla
prova
del
Senato
medesimo
,
che
dicono
buonissima
.
È
vero
.
Colla
nomina
regia
,
ben
più
facilmente
di
quello
che
avrebbe
potuto
farsi
dalla
volubile
marea
popolare
,
si
è
raccolto
sempre
in
esso
il
meglio
della
nazione
per
altezza
intellettuale
e
servigi
resi
al
Re
e
alla
patria
,
come
per
censo
;
il
modo
più
atto
,
aggiungono
,
per
comporre
un
senato
autorevole
,
per
la
qualità
personale
dei
suoi
membri
,
a
fronte
di
una
Camera
di
deputati
fondata
sulla
quantità
degli
elettori
.
Esso
talvolta
ha
potuto
opporsi
a
certe
risoluzioni
della
maggioranza
della
Camera
,
ma
sempre
quando
erano
poco
mature
,
e
incontravano
soverchia
resistenza
nella
nazione
o
in
certe
sue
parti
;
ma
non
è
stato
mai
ostinato
.
Ha
rigettato
i
progetti
sul
matrimonio
civile
e
sul
pareggiamento
dei
chierici
nei
doveri
militari
,
ma
li
ha
accolti
quando
la
riforma
si
era
chiarita
matura
;
così
lo
abbiam
visto
recentemente
procedere
nella
abolizione
del
macinato
.
Nessun
progresso
è
stato
realmente
da
esso
impedito
,
mentre
l
'
essere
stato
composto
dalla
nomina
regia
ha
giovato
al
prestigio
così
prezioso
della
Corona
,
di
cui
non
è
lecito
e
non
giova
sfrondare
le
prerogative
,
oggi
particolarmente
che
il
demos
si
eleva
tanto
nella
vita
pubblica
.
D
'
altro
lato
un
Senato
elettivo
,
in
qualunque
modo
ciò
si
faccia
,
non
solo
isola
il
Re
nello
organismo
della
nazione
,
e
dà
una
troppa
ampia
ed
esclusiva
parte
alla
elezione
popolare
negli
organi
legislativi
dello
Stato
,
ma
finirà
col
riuscire
una
seconda
edizione
dell
'
altra
Camera
.
È
un
illusione
il
credere
che
i
senati
,
in
qualsiasi
modo
composti
,
possano
mai
riuscire
atti
a
fronteggiare
realmente
le
Camere
dei
deputati
,
organi
rappresentativi
diretti
della
nazione
;
e
se
mai
riuscissero
così
forti
,
si
creerebbe
un
vero
dualismo
nello
Stato
,
il
quale
renderebbe
impossibile
quella
elasticità
fra
i
poteri
che
occorre
nella
vita
pubblica
.
Si
crea
non
un
organo
di
giusta
moderazione
della
Camera
dei
deputati
,
ma
una
doppia
rappresentanza
,
che
nei
contrasti
rende
impossibile
o
più
difficile
la
loro
composizione
.
Valga
all
'
uopo
l
'
esempio
di
quelle
colonie
inglesi
nelle
quali
,
essendo
il
Senato
fatto
elettivo
,
esso
ha
preteso
,
anche
nelle
materie
finanziarie
,
agli
stessi
poteri
dei
deputati
,
come
una
seconda
Camera
popolare
;
e
si
son
resi
così
lunghi
ed
aspri
i
conflitti
da
far
proporre
autorevolmente
in
quella
di
Vittoria
l
'
abolizione
della
elezione
popolare
,
e
la
sostituzione
della
nomina
regia
.
Mantenendo
insomma
il
Senato
presente
in
Italia
,
non
solo
si
continua
il
beneficio
inestimabile
di
mantenere
inviolate
le
basi
dello
Stato
,
lo
Statuto
e
le
prerogative
della
Corona
,
ma
si
mantiene
un
corpo
,
che
colla
sua
origine
indipendente
dalle
correnti
della
piazza
e
colla
qualità
vitalizia
dei
suoi
autorevoli
membri
,
offre
un
eccellente
organo
di
conservazione
dell
'
ordinamento
costituzionale
,
e
altresì
un
organo
d
'
inapprezzabile
saggezza
politica
.
Se
non
che
sta
d
'
altra
parte
che
il
Senato
del
tutto
regio
,
come
da
noi
,
è
stato
provato
in
più
di
una
nazione
,
eppure
non
solo
cadde
in
Francia
nel
1848
,
e
ristabilito
nel
1852
ricadde
malamente
nel
1870
e
più
non
risorse
;
ma
è
stato
abolito
anche
negli
altri
Stati
che
lo
avevano
adottato
,
come
in
Olanda
e
in
Spagna
.
Oggi
,
tranne
che
in
Italia
,
e
se
si
vuole
alcune
colonie
parlamentari
inglesi
come
il
Canadà
,
tutte
le
costituzioni
delle
varie
monarchie
di
Europa
e
di
America
,
come
vedremo
or
ora
,
o
hanno
rigettato
del
tutto
i
senati
regi
,
e
han
fatto
eleggere
i
senati
in
vario
modo
dalla
nazione
,
o
li
han
fatti
misti
di
elementi
diversi
,
regi
ed
ereditari
,
di
ufficio
ed
elettivi
.
Egli
è
vero
essersi
opposto
che
,
se
il
Senato
regio
è
caduto
o
è
stato
rigettato
altrove
,
vorrà
dire
che
non
si
adattava
alle
loro
condizioni
,
ma
non
vorrà
dire
che
non
si
debba
adattare
alle
nostre
.
Però
ciò
non
distrugge
l
'
importanza
del
fatto
che
è
troppo
generale
per
essere
accidentale
o
arbitrario
;
e
inoltre
è
pienamente
giustificato
con
ragioni
che
si
applicano
a
tutti
i
paesi
nel
periodo
di
civiltà
o
di
sviluppo
politico
odierno
.
Codeste
ragioni
,
quando
si
trattava
di
rivedere
lo
Statuto
di
Re
Carlo
Alberto
,
vennero
esposte
con
grande
acume
e
giustezza
da
un
uomo
politico
di
mente
sovrana
,
quale
si
chiari
poi
il
conte
di
Cavour
;
e
le
sue
parole
meritano
di
essere
ricordata
ancor
oggi
.
Per
ottenere
,
egli
osservava
,
non
l
'
equilibrio
dei
poteri
che
è
una
vana
metafora
dei
vecchi
pubblicisti
,
ma
lo
svolgimento
ordinato
e
progressivo
degli
Stati
liberi
:
«
è
indispensabile
dividere
il
potere
legislativo
fra
due
assemblee
,
nell
'
una
delle
quali
l
'
elemento
popolare
,
la
forza
motrice
predomini
,
mentre
nell
'
altra
l
'
elemento
conservatore
,
coordinatore
,
eserciti
una
larga
influenza
.
Respingendo
l
'
idea
dello
equilibrio
,
vogliamo
costituire
la
gran
macchina
politica
in
modo
che
lo
impulso
acceleratore
sia
combinato
colla
forza
moderatrice
;
vogliamo
accanto
alla
molla
che
spinge
,
il
pendolo
che
regola
e
rende
il
moto
uniforme
.
Ma
per
ciò
ottenere
non
basta
scrivere
nello
Statuto
che
vi
saranno
due
Camere
;
bisogna
far
sì
che
quella
il
cui
ufficio
è
di
temperare
l
'
ardore
dell
'
altra
,
possegga
una
forza
intrinseca
tale
da
opporre
un
'
efficace
resistenza
alle
passioni
violente
degl
'
impeti
popolari
disordinati
,
alle
fazioni
incomposte
e
sovvertrici
dell
'
ordine
.
»
Detto
quindi
essere
impossibile
conseguire
questo
scopo
in
Italia
con
una
Camera
ereditaria
come
in
Inghilterra
,
rigettava
del
pari
un
Senato
di
nomina
del
Re
.
«
Una
Camera
,
osservava
,
scelta
dal
potere
esecutivo
,
fra
certe
categorie
dalla
legge
stabilite
,
sarà
probabilmente
un
corpo
politico
rispettato
per
i
suoi
lumi
,
per
la
sua
integrità
,
ma
non
eserciterà
mai
un
'
influenza
tale
da
potere
contrabilanciare
l
'
azione
della
Camera
popolare
.
L
'
opinione
pubblica
,
questa
vera
regina
della
società
moderna
,
considererà
i
membri
chiamati
a
comporla
come
i
deputati
del
governo
,
quindi
le
loro
deliberazioni
non
saranno
mai
reputate
pienamente
indipendenti
e
non
avrà
mai
grande
autorità
...
Quindi
essa
sarà
ridotta
ad
esercitare
le
funzioni
di
Consiglio
di
Stato
perfezionato
,
cioè
a
migliorare
la
redazione
delle
leggi
che
escono
imperfette
dalla
Camera
popolare
,
ed
a
preparare
gli
argomenti
che
versano
sui
punti
più
difficili
della
legislazione
.
La
Camera
dei
Pari
francesi
,
dopo
la
rivoluzione
di
luglio
,
quantunque
racchiudesse
,
oltre
le
antiche
illustrazioni
dell
'
Impero
,
molti
uomini
distinti
per
meriti
letterarii
,
scientifici
e
per
glorie
militari
,
non
che
varii
dei
primi
magistrati
e
dei
più
abili
amministratori
del
Regno
,
non
fu
mai
un
vero
potere
politico
,
piegò
avanti
a
tutti
i
ministeri
,
né
contrastò
mai
colle
mutabili
maggiorità
della
Camera
dei
deputati
.
»
Finiva
col
propugnare
il
Senato
elettivo
,
sebbene
per
verità
non
approfondisse
la
questione
del
modo
di
elezione
più
degno
di
preferenza
,
e
lasciasse
perciò
molto
a
dir
in
proposito
.
Il
difetto
grave
ed
invincibile
dei
senati
regi
,
come
il
nostro
,
non
ostante
l
'
alto
merito
dei
suoi
membri
,
è
difatti
la
mancanza
del
primo
fondamento
di
un
vero
potere
politico
,
l
'
indipendenza
e
il
prestigio
.
Si
può
comporlo
come
si
voglia
di
persone
indipendenti
per
condizione
sociale
,
per
carattere
,
per
ufficii
,
e
a
vita
;
ma
avendo
lo
Statuto
sancito
che
il
loro
numero
è
illimitato
,
cioè
data
al
governo
la
così
detta
libertà
dell
'
infornata
,
e
potendosi
così
sempre
spostare
la
maggioranza
del
senato
,
non
si
ha
un
vero
corpo
politico
libero
e
indipendente
.
E
in
verità
ammesso
il
sistema
non
si
può
fare
a
meno
di
ciò
,
perocché
altrimenti
si
darebbe
a
un
solo
organo
un
potere
di
sconoscere
le
esigenze
dello
Stato
;
diritto
che
non
hanno
né
la
Camera
dei
Deputati
che
è
dissolubile
,
né
in
certo
modo
lo
stesso
Re
,
le
cui
prerogative
nel
loro
esercizio
sono
soggette
a
molteplici
guarentigie
costituzionali
.
Soprattutto
l
'
esperienza
ha
messo
fuori
di
ogni
ragionevole
contestazione
che
le
nomine
regie
non
valgono
oggidì
a
conferire
quel
prestigio
che
occorre
a
costituire
i
corpi
politici
,
e
a
moderare
le
intemperanze
delle
maggioranze
dominanti
nella
Camera
dei
deputati
.
Qualunque
siano
gli
eletti
,
essi
hanno
sempre
un
peccato
di
origine
,
di
essere
non
un
potere
proprio
,
ma
una
seconda
edizione
di
un
altro
potere
.
L
'
ultimo
dei
deputati
ha
una
autorità
effettiva
e
un
potere
politico
incomparabile
,
perché
dietro
a
lui
ci
stanno
i
50
,
i
100,000
,
il
cui
collegio
gli
ha
dato
l
ufficio
di
rappresentarli
;
i
più
illustri
senatori
non
paiono
che
individui
.
Non
sono
quindi
atti
né
a
sostenere
efficacemente
la
Corona
,
né
a
moderare
l
'
altra
Camera
,
più
di
quello
che
questa
medesima
voglia
concedere
.
L
'
arco
che
non
è
capace
di
resistere
non
è
capace
nemmeno
di
appoggiare
,
e
non
può
dare
nessun
appoggio
efficace
una
assemblea
da
cui
non
può
aspettarsi
alcuna
efficace
resistenza
.
In
Italia
abbiamo
già
accennato
che
la
nomina
regia
ha
potuto
valere
a
comporre
un
Senato
composto
di
elementi
degnissimi
,
e
personalmente
superiori
alla
più
gran
parte
dei
deputati
,
per
capacità
intellettuale
e
pratica
,
e
per
condizione
sociale
,
ma
essi
sono
senza
comparazione
alcuna
scarsi
di
forza
politica
.
Il
Senato
diviene
così
un
più
alto
Consiglio
di
Stato
,
chiamato
ad
approvare
le
proposte
del
Governo
e
della
Camera
,
raddrizzandole
nelle
parti
secondarie
.
Le
sue
dotte
discussioni
son
poco
considerate
,
gli
stessi
ministri
,
nemmeno
nella
distribuzione
del
lavoro
legislativo
,
e
nelle
presentazioni
delle
leggi
,
fatte
in
guisa
che
non
sempre
può
studiarle
ad
agio
e
correggerle
,
non
gli
hanno
avuto
e
non
gli
hanno
quel
riguardo
che
gli
dovrebbero
,
perché
non
hanno
a
temerne
;
e
continuerà
sempre
più
ad
esser
ridotto
a
votare
le
leggi
più
importanti
poco
più
che
pro
forma
,
perché
sanno
che
pieno
di
alti
ufficiali
pubblici
ed
uomini
di
senno
,
i
quali
debbono
sentire
la
necessità
e
le
convenienze
della
vita
pubblica
,
non
assumono
la
responsabilità
,
non
votando
certe
leggi
o
modificandole
,
di
porre
ostacoli
alla
volontà
della
Camera
dei
deputati
.
Essi
non
han
forza
davanti
al
governo
che
può
spostarne
la
maggioranza
,
né
davanti
al
popolo
che
è
stato
estraneo
alla
composizione
del
Senato
.
I
senatori
stessi
,
nei
casi
gravi
,
quando
si
trattasse
di
correggere
un
'
intemperanza
della
Camera
dei
deputati
,
per
lo
meno
esitano
,
perché
sanno
di
esser
deboli
a
fronte
di
essa
,
quasi
quasi
si
direbbe
che
si
sentano
paralizzati
dalla
accusa
di
non
essere
legislatori
che
per
decreti
del
potere
esecutivo
.
E
,
ripetiamolo
,
questi
mali
lungi
di
poter
andar
scemando
non
potranno
che
crescere
collo
allargamento
della
base
popolare
della
Camera
dei
deputati
.
Il
demos
,
se
ne
persuadano
bene
gli
oppositori
,
continuandosi
come
adesso
,
sarà
sempre
più
esigente
verso
un
tal
Senato
,
e
quindi
senza
freni
costituzionali
.
Di
nome
noi
avremo
le
due
Camere
,
di
fatto
la
Camera
unica
e
oltrepotente
;
tanto
più
oltrepotente
in
quanto
gli
elementi
moderatori
dello
Stato
,
per
il
modo
col
quale
vengono
chiamati
a
comporre
il
Senato
,
sono
fatti
impotenti
.
Finalmente
è
ad
osservare
a
quei
che
temono
per
la
Corona
e
quindi
per
le
forze
conservative
da
una
riforma
del
Senato
,
che
esso
in
Italia
non
è
regio
che
in
apparenza
.
Tutti
sanno
che
le
nomine
oramai
son
fatte
in
realtà
dai
ministri
.
Senza
dubbio
appartiene
al
Re
la
prerogativa
di
comporre
il
Senato
,
ma
sappiamo
ancora
come
questo
diritto
è
astratto
e
potenziale
;
di
fatto
,
in
una
monarchia
parlamentare
come
la
nostra
,
non
è
possibile
che
il
Senato
non
riesca
una
emanazione
del
ministero
,
cioè
della
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
;
senza
che
ciò
per
altro
riesca
a
conferire
al
Senato
quel
prestigio
,
di
cui
avrebbe
bisogno
per
il
migliore
adempimento
delle
sue
funzioni
.
Il
diritto
del
Re
praticamente
non
può
essere
che
l
'
esercizio
di
una
influenza
,
e
di
una
persuasione
sui
ministri
.
La
ragione
è
chiara
.
Oltre
ai
motivi
che
renderebbero
impossibile
a
un
ministero
di
sfuggire
ogni
responsabilità
davanti
al
Parlamento
nelle
nomine
dei
senatori
,
motivi
che
non
crediamo
qui
necessario
di
ricordare
,
basterebbe
questa
considerazione
.
Ove
il
Re
volesse
delle
nomine
sgradite
al
ministero
,
o
ne
rifiutasse
le
proposte
senza
riuscire
a
farlo
rinunciare
alle
medesime
,
il
che
vuol
dire
alla
loro
politica
;
non
avrebbe
altra
via
che
accettare
la
loro
dimissione
,
chiamare
altri
ministri
e
sciogliere
la
Camera
.
Ma
ciò
evidentemente
non
sarebbe
possibile
se
non
in
certe
condizioni
politiche
del
paese
;
bisogna
ci
sia
in
esso
una
tale
ragionevole
presunzione
di
appoggio
,
da
potere
avere
una
tal
politica
di
resistenza
l
'
approvazione
della
maggioranza
;
il
che
vuol
dire
essere
questo
un
rimedio
estremo
cui
appigliarsi
in
casi
straordinari
ed
eccezionalmente
gravi
,
non
già
nell
'
esercizio
ordinario
della
regia
prerogativa
.
La
questione
dunque
si
è
,
non
tra
il
sistema
di
nomina
regia
,
e
la
elettiva
della
nazione
,
ma
tra
la
nomina
ministeriale
cioè
indiretta
della
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
,
e
quell
'
altra
qualsiasi
del
paese
,
in
tutto
o
in
parte
,
che
si
voglia
sostituire
.
Quando
si
propugna
oggidì
la
nomina
,
in
tutto
o
in
parte
,
dei
senatori
dalla
nazione
,
in
realtà
non
si
sfronda
la
prerogativa
della
Corona
,
non
si
diminuisce
il
potere
effettivo
del
Re
,
ma
si
limita
il
prepotere
della
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
,
e
del
ministero
che
ne
è
la
risultante
.
E
oggi
che
la
Camera
dei
deputati
acquista
un
prestigio
incomparabile
mediante
la
sua
elezione
dai
milioni
della
moltitudine
,
e
che
i
nostri
futuri
ministri
come
capi
di
questa
maggioranza
saranno
per
necessità
più
alti
e
più
forti
nello
organismo
dello
Stato
;
non
si
toglie
nulla
al
Re
facendogli
rinunciare
alla
firma
della
nomina
dei
senatori
,
specialmente
se
in
parte
,
ma
si
tempera
alquanto
la
oltrepotenza
ministeriale
;
si
rende
migliore
la
rappresentanza
complessiva
ed
organica
della
nazione
,
dando
anche
al
Senato
una
parte
di
quel
prestigio
che
forma
la
grandezza
dei
deputati
.
IV
.
Però
se
non
è
malagevole
il
dimostrare
che
si
ha
diritto
,
convenienza
e
opportunità
a
riformare
il
nostro
Senato
,
il
difficile
si
è
di
riformarlo
bene
;
tale
da
farlo
riuscire
un
eminente
ed
autorevole
organo
di
saggezza
legislativa
e
di
conservazione
degli
ordini
liberi
dello
Stato
,
senza
riuscire
,
si
noti
ciò
bene
,
antipatico
od
ostile
al
demos
;
tale
da
essere
popolare
eppure
non
riuscire
ad
una
seconda
edizione
della
Camera
dei
deputati
;
atto
a
moderarla
senza
porsele
sistematicamente
a
fronte
.
Senza
fare
una
completa
rassegna
,
che
sarebbe
troppo
lunga
soverchia
,
di
ciò
che
è
stato
fatto
in
proposito
dagli
altri
legislatori
,
mi
basta
ricordare
i
tipi
principali
.
I
Belgi
hanno
ricorso
al
sistema
più
semplice
,
quello
di
fare
eleggere
i
senatori
dagli
stessi
elettori
che
eleggono
la
Camera
dei
deputati
;
ristringendo
solo
,
quanto
all
'
età
e
al
censo
,
le
condizioni
della
eleggibilità
,
prolungando
la
durata
della
funzione
e
il
periodo
di
rinnovazione
parziale
;
il
che
dà
al
Senato
un
'
eguale
base
popolare
,
e
riesce
,
senza
porlo
in
opposizione
alla
Camera
dei
deputati
,
a
comporlo
di
elementi
più
temperati
,
a
modificarlo
più
lentamente
,
e
quindi
a
mantenere
in
esso
più
facilmente
una
tradizione
politica
,
e
a
renderlo
meno
accessibile
agli
sbalzi
e
ai
capricci
momentanei
della
marea
democratica
.
E
parrà
forse
il
sistema
più
accettevole
,
ma
ha
il
difetto
di
essere
composto
degli
stessi
elementi
dell
'
altra
Camera
,
di
avere
gli
stessi
influssi
,
epperciò
di
poter
riuscire
difficilmente
un
corpo
che
valga
a
supplire
alle
deficienze
di
una
Camera
popolare
rappresentante
solo
l
'
elemento
numerico
della
moltitudine
.
Si
aggiunga
che
nel
Belgio
,
ove
l
elettorato
è
fondato
puramente
sul
censo
,
questo
difetto
è
solo
latente
;
ma
il
problema
è
tutt
'
altro
quando
i
deputati
siano
nominati
a
suffragio
universale
o
quasi
universale
.
Può
allora
appagare
un
tal
sistema
che
fa
nominare
deputati
e
senatori
dalla
sola
moltitudine
,
che
per
propria
natura
annega
nella
sua
maggioranza
di
mero
numero
i
vari
elementi
dello
Stato
,
e
quelli
che
più
specialmente
possono
ben
moderarlo
?
Si
capisce
quindi
come
in
Danimarca
,
in
cui
il
Senato
o
Landsthing
è
ancora
eletto
dagli
stessi
elettori
,
abbiano
cercato
di
contemperare
ciò
con
alcuni
senatori
nominati
dal
Re
;
e
forse
più
ancora
facendo
nominare
gli
stessi
senatori
elettivi
col
sistema
proporzionale
del
quoziente
,
la
cui
discussione
mi
condurrebbe
troppo
lungi
e
che
non
sarebbe
ora
opportuno
ripigliare
.
Il
sistema
che
abbia
provato
meglio
di
tutti
è
senza
dubbio
quello
degli
Stati
Uniti
di
America
,
di
far
nominare
il
Senato
non
dagli
stessi
elettori
,
ma
dalle
legislature
locali
degli
Stati
che
compongono
la
Federazione
;
ed
è
riuscito
,
senza
eccettuarne
nemmeno
la
Camera
dei
Lordi
e
quella
dei
Magnati
di
Ungheria
,
comunque
fondate
su
forze
storiche
sociali
e
politiche
eccezionali
,
il
solo
Senato
degli
Stati
moderni
più
autorevole
e
più
forte
della
stessa
Camera
dei
deputati
.
Ma
è
un
sistema
che
nella
sua
precisa
forma
è
troppo
legato
al
complesso
della
Costituzione
americana
federale
per
potere
essere
adottato
altrove
.
Nelle
monarchie
unitarie
non
potrebbe
essere
applicato
che
al
modo
dell
'
Olanda
nel
1848
,
quando
abolirono
il
Senato
regio
,
e
della
Svezia
nel
1865
,
quando
abolirono
le
vecchie
Camere
medioevali
dei
quattro
Stati
,
e
vi
sostituirono
una
Camera
dei
deputati
,
e
un
Senato
eletto
dai
Consigli
provinciali
.
È
parso
che
essendo
questi
eletti
dal
corpo
elettorale
comune
,
e
componendosi
perciò
degli
elementi
più
autorevoli
delle
provincie
,
dovessero
mandare
al
Senato
i
migliori
uomini
dello
Stato
;
e
questi
avessero
ampia
e
salda
base
nel
suffragio
pubblico
senza
riuscire
organi
immediati
della
moltitudine
.
Io
ho
proposto
altra
volta
l
'
imitazione
di
questo
sistema
come
relativamente
il
migliore
;
ma
mi
si
è
opposto
principalmente
che
con
ciò
si
cacciava
la
politica
nei
consigli
provinciali
,
da
cui
converrebbe
tenerli
lontani
.
E
debbo
lealmente
aggiungere
che
,
riflettendoci
sempre
più
,
non
solo
questa
ragione
mi
è
parsa
più
grave
di
quello
che
prima
non
mi
sembrasse
;
ma
ho
osservato
che
al
modo
come
riescono
eletti
od
operano
in
molte
provincie
d
'
Italia
i
Consigli
provinciali
,
il
sistema
non
potrebbe
affidare
.
Da
una
parte
essi
sono
i
rappresentanti
del
demos
,
e
il
Senato
eletto
da
loro
non
potrebbe
rappresentare
che
lo
stesso
elemento
;
dall
'
altra
si
vede
che
uno
dei
gravi
difetti
della
nostra
vita
pubblica
si
è
la
soverchia
prevalenza
in
certe
provincie
delle
deputazioni
provinciali
,
e
il
cumulo
nelle
stesse
persone
di
consiglieri
o
deputati
provinciali
,
presidenti
o
consiglieri
delle
opere
pie
e
delle
altre
amministrazioni
pubbliche
locali
,
senatori
e
deputati
al
Parlamento
;
epperciò
così
oltrepotenti
sui
Prefetti
e
sul
Governo
da
far
considerare
come
precipuo
fra
i
nostri
problemi
odierni
,
l
'
indipendenza
della
giustizia
e
delle
varie
amministrazioni
dai
deputati
e
dalle
ingerenze
politiche
.
Il
dare
anche
la
nomina
dei
senatori
ai
soli
consigli
provinciali
,
rischierebbe
di
accrescere
nelle
provincie
l
'
oligarchia
delle
loro
deputazioni
e
peggiorare
la
pubblica
amministrazione
.
Per
parte
mia
,
lo
dichiaro
schiettamente
,
queste
ragioni
mi
han
fatto
rinunciare
alle
proposte
fatte
precedentemente
in
proposito
.
Io
non
ho
paura
di
essere
accusato
di
aver
mutato
alquanto
in
questa
parte
di
opinione
.
A
che
servirebbe
il
procedere
negli
anni
,
negli
studi
e
nelle
riflessioni
,
a
che
gioverebbe
la
pubblica
discussione
,
se
non
dovesse
trarsene
lume
?
I
più
hanno
istituito
dei
senati
misti
svariatissimi
.
Il
Brasile
ha
timidamente
fatta
proporre
i
senatori
dalle
provincie
interne
,
e
ne
ha
dato
la
scelta
fra
esse
alla
Corona
;
ma
è
un
sistema
bastardo
su
cui
non
giova
insistere
,
parendo
manifesto
cumulare
malamente
i
difetti
della
nomina
dei
Consigli
provinciali
e
della
regia
.
In
Austria
la
Camera
dei
Signori
si
è
composta
,
oltre
degli
elementi
di
diritto
,
quali
i
principi
della
casa
regnante
,
di
membri
ereditari
e
di
membri
a
vita
nominati
dal
sovrano
.
Nel
regno
di
Rumania
il
Senato
è
composto
di
membri
di
diritto
,
e
di
altri
eletti
dai
proprietari
fondiari
di
un
certo
censo
.
La
Prussia
ha
composto
il
suo
Senato
di
304;
di
cui
66
ereditari
,
85
a
vita
,
4
per
ragione
di
ufficio
,
100
rappresentanti
della
gran
proprietà
,
11
di
Università
e
fondazioni
,
38
nominati
dalle
principali
città
.
Tutti
questi
concetti
,
nella
elaborazione
dell
'
odierna
costituzione
francese
del
1875
,
furono
vagliati
e
rigettati
in
Francia
,
e
si
riuscì
a
comporre
il
presente
Senato
di
300
;
per
un
quarto
,
cioè
di
75
,
eletti
a
vita
,
dapprima
dall
'
Assemblea
nazionale
,
i
quali
membri
vengono
poi
di
mano
in
mano
sostituiti
dal
Senato
stesso
,
vale
a
dire
per
cooptazione
;
gli
altri
tre
quarti
sono
nominati
a
tempo
da
speciali
collegi
elettorali
dipartimentali
,
composti
degli
eletti
dal
suffragio
universale
a
più
gradi
:
cioè
dei
deputati
al
Corpo
legislativo
,
dei
consiglieri
provinciali
e
circondariali
,
e
di
un
delegato
di
ogni
comune
.
Ora
essendo
i
comuni
in
Francia
sminuzzatissimi
,
il
più
miserabile
comunello
rurale
si
è
così
pareggiato
alle
grandi
città
in
cui
si
agglomera
il
demos
operaio
,
quali
Parigi
,
Lione
,
Marsiglia
,
che
sono
perciò
rimaste
annullate
nella
elezione
dei
Senatori
.
In
tal
guisa
codesto
Senato
,
senza
riuscire
ostile
alla
repubblica
,
è
riuscito
moderatore
,
e
così
forte
da
poter
frenare
la
Camera
dei
deputati
;
tanto
che
il
demos
vorrebbe
,
se
non
abolirlo
,
modo
radicale
di
superare
certe
difficoltà
troppo
caro
ai
Francesi
,
almeno
trasformarlo
,
non
sappiamo
ancora
in
qual
forma
precisa
.
Finalmente
il
Senato
più
recentemente
formato
in
Europa
,
quello
della
monarchia
spagnuola
,
secondo
la
vigente
costituzione
del
1876
,
si
è
composto
di
360
membri
;
dei
quali
30
di
diritto
(
Principi
reali
,
Grandi
di
Spagna
,
Capitani
generali
,
Arcivescovi
e
Presidenti
dei
tribunali
supremi
)
e
150
nominati
dalla
Corona
,
a
vita
,
tra
certe
alte
categorie
simili
a
quelle
del
nostro
Statuto
;
in
tutto
indipendenti
dalla
nomina
pubblica
180;
gli
altri
180
,
di
30
eletti
da
certe
corporazioni
eminenti
dello
Stato
,
quali
le
nove
provincie
ecclesiastiche
,
le
sei
accademie
,
le
dieci
università
e
le
cinque
società
economiche
;
e
gli
altri
150
eletti
dai
collegi
speciali
delle
provincie
,
composti
delle
deputazioni
provinciali
,
dei
delegati
e
dei
maggiori
imposti
di
ogni
comune
.
Il
mondo
civile
contemporaneo
ci
offre
dunque
in
proposito
tutti
i
tipi
e
tutte
le
mescolanze
possibili
,
fra
cui
scegliere
ciò
che
meglio
si
adatterebbe
alla
nostra
Italia
.
V
.
Scrivendo
in
Italia
sulla
riforma
del
Senato
,
fortunatamente
si
può
fare
a
meno
di
insistere
sul
principio
che
di
solito
occorre
previamente
stabilire
in
argomento
,
cioè
l
'
utilità
e
la
necessità
di
una
seconda
Camera
in
uno
Stato
che
voglia
mantenersi
libero
e
bene
ordinato
.
In
Francia
potrà
ancora
disputarsene
contro
i
democratici
superlativi
;
da
noi
,
che
io
sappia
o
ricordi
,
non
vi
è
forse
uomo
o
giornale
di
qualche
conto
che
non
l
ammetta
.
Vero
è
che
poi
,
in
pratica
,
da
certuni
si
vorrebbe
umilissimo
servitore
o
registratore
dei
voleri
della
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
.
È
ammesso
da
tutti
che
il
dare
un
solo
organo
alla
formazione
ed
espressione
della
volontà
nazionale
,
si
è
render
codesta
formazione
ed
espressione
troppo
subitanea
,
precipitosa
,
inconsiderata
.
L
'
esperienza
giornaliera
insegna
ai
più
sordi
e
ciechi
che
le
leggi
,
quali
vengono
dalla
Camera
dei
deputati
,
riescono
troppo
bisognose
di
correzioni
per
non
reputare
indispensabile
un
altro
organo
di
riconsiderazione
.
E
sebbene
non
sia
così
chiaro
alla
coscienza
di
tutti
,
è
abbastanza
sentito
che
una
sola
Camera
popolare
vorrebbe
dire
praticamente
il
dispotismo
di
una
maggioranza
,
il
maggior
pericolo
di
una
democrazia
;
la
quale
appunto
,
se
non
vuole
corrompersi
come
tante
altre
che
ci
ricorda
la
storia
,
ha
d
'
uopo
,
come
insegnava
lo
stesso
eminente
filosofo
del
radicalismo
inglese
,
lo
Stuart
Mill
,
che
ordini
un
centro
di
resistenza
verso
il
suo
prepotere
.
Se
non
che
non
tutti
convengono
in
ciò
per
gli
stessi
motivi
,
e
occorre
ben
determinarli
,
perché
secondo
che
prevalgono
gli
uni
o
gli
altri
,
la
composizione
del
Senato
avrà
a
riuscire
di
uno
o
di
un
altro
modo
.
Io
non
intendo
qui
di
rifare
una
disputa
puramente
scientifica
,
ma
è
evidente
che
,
se
si
volesse
un
Senato
,
come
al
tempo
del
dominio
della
scuola
dei
tre
poteri
,
il
Re
,
i
Grandi
ed
il
Popolo
,
il
Senato
dovrebbe
costituirsi
dei
capi
dell
'
aristocrazia
.
La
scienza
odierna
ha
rigettato
una
tal
teoria
,
e
non
è
necessario
combatterla
qui
.
Noto
soltanto
che
nemmeno
il
nostro
presente
Senato
è
una
rappresentanza
dell
'
aristocrazia
a
fronte
del
Re
e
del
popolo
;
tutti
sanno
che
da
noi
esso
è
un
'
accolta
di
notabili
,
per
ufficî
:
e
per
censo
,
scelti
anzi
a
preferenza
fra
i
più
alti
ufficiali
pubblici
.
Nello
stato
odierno
delle
società
politiche
,
almeno
della
italiana
,
l
'
aristocrazia
come
classe
sociale
,
intitolata
giuridicamente
ad
una
privilegiata
costituzione
,
rappresentanza
ed
azione
politica
non
esiste
.
Inutile
disputare
se
sarebbe
o
pur
no
bene
che
vi
sia
certo
non
vi
è
,
e
non
saprebbe
esserci
.
Può
concepirsi
in
Inghilterra
,
in
Ungheria
,
e
fino
a
un
certo
punto
in
Germania
,
in
Austria
in
Russia
,
ove
non
è
passato
il
livello
della
rivoluzione
francese
e
del
codice
Napoleone
,
e
ove
non
sono
prevalenti
i
concetti
della
più
democratica
civiltà
latina
;
ma
la
società
vi
è
ancora
costituita
gerarchicamente
,
e
i
nobili
hanno
grande
potenza
sociale
prima
di
averla
politica
.
In
Italia
nessuno
può
quindi
pensare
a
riformare
il
Senato
nel
senso
di
farne
una
rappresentanza
dell
'
aristocrazia
,
o
della
maggior
ricchezza
fondiaria
per
contrapporlo
alla
Camera
della
moltitudine
dei
nulla
o
dei
meno
abbienti
.
Altri
concepiscono
il
Senato
come
un
potere
a
perfetto
equilibrio
della
Camera
dei
deputati
e
della
Corona
.
Nemmeno
questo
concetto
è
esatto
,
e
lo
abbiamo
già
visto
colle
parole
di
Cavour
.
Questo
equilibrio
non
ha
esistito
mai
,
nemmeno
nei
popoli
meglio
equilibrati
del
mondo
antico
o
moderno
;
non
nella
vecchia
Roma
,
ove
nei
migliori
tempi
della
repubblica
,
per
esempio
al
tempo
di
Annibale
,
prevaleva
il
Senato
,
il
quale
appunto
per
ciò
poté
opporre
la
sua
virtù
di
resistenza
al
formidabile
cartaginese
;
non
nella
Inghilterra
,
ove
secondo
i
tempi
prevalsero
il
Re
,
i
Lordi
,
e
oggi
i
Comuni
.
Il
Senato
,
nello
stato
attuale
delle
nazioni
europee
,
in
qualunque
modo
si
costituisca
,
non
equilibrerà
mai
effettivamente
la
Camera
dei
deputati
,
e
nemmeno
la
potenza
morale
di
una
dinastia
popolare
o
storica
.
E
non
è
necessario
un
tale
equilibrio
,
che
è
una
creazione
di
vecchi
ideologi
politici
.
L
ufficio
,
la
ragion
di
essere
del
Senato
non
solo
non
è
quello
di
contrapporre
alla
rappresentanza
del
demos
quella
dei
nobili
o
ricchi
,
e
nemmeno
di
equilibrare
perfettamente
i
poteri
,
ma
quello
di
dare
alla
nazione
e
alla
società
una
rappresentanza
dei
diversi
elementi
sociali
più
notevoli
per
qualità
;
che
giova
avere
nello
Stato
libero
,
e
che
non
è
possibile
si
abbiano
in
una
Camera
popolare
;
e
questa
rappresentanza
non
è
fatta
a
fine
di
contrapporsele
,
ma
di
completarla
e
migliorarla
;
di
costituire
un
altro
organo
della
ragione
razionale
,
che
possa
supplire
alla
deficienza
inevitabile
di
quello
della
moltitudine
semplicemente
numerica
;
atto
non
già
ad
annullare
il
volere
maturamente
considerato
ed
espresso
del
popolo
ma
a
meglio
elaborarlo
e
formarlo
,
dando
in
esso
corpo
,
voce
ed
azione
moderatrice
a
vari
elementi
degni
di
conto
nella
formazione
della
volontà
della
nazione
.
A
quest
'
uopo
,
per
me
,
non
reputando
accettevole
né
il
citato
sistema
belga
di
fare
eleggere
il
Senato
dagli
stessi
elettori
della
Camera
dei
deputati
,
né
lo
americano
o
meglio
olandese
e
svedese
di
farlo
eleggere
dai
Consigli
provinciali
;
tutto
considerato
,
nelle
nostre
condizioni
,
il
meglio
mi
parrebbe
di
costituirlo
misto
di
vari
elementi
,
la
cui
contemperanza
meglio
valga
a
fargli
conseguire
il
suo
fine
.
Oltre
i
principi
della
Casa
reale
,
che
in
una
monarchia
non
possono
non
essere
Senatori
di
diritto
,
prima
di
tutto
a
me
parrebbe
che
non
sia
il
caso
di
abolire
del
tutto
la
nomina
regia
nella
composizione
del
nostro
Senato
.
So
bene
che
il
Re
non
può
avere
,
in
una
monarchia
parlamentare
come
la
nostra
,
un
potere
affatto
personale
in
proposito
,
e
che
di
fatto
sarebbe
esercitata
la
nomina
dal
Ministero
.
Ma
è
sempre
bene
non
escludere
del
tutto
il
Sovrano
,
che
per
propria
natura
,
per
il
pubblico
bene
,
partecipa
a
tutti
i
poteri
dello
Stato
,
dalla
composizione
del
Senato
.
Il
suo
intervento
può
aver
sempre
una
certa
influenza
moderatrice
e
complementare
rispetto
alla
azione
degli
altri
elementi
,
una
forza
morale
preziosissima
che
giova
tenere
in
riserva
.
Si
avrebbe
con
ciò
anche
il
vantaggio
non
dispregevole
di
annodare
meglio
il
diritto
esistente
col
nuovo
,
e
di
non
andare
colla
scure
nella
costituzione
degli
organi
politici
.
Il
costruire
ab
imis
fundamentis
potrà
valere
nei
terreni
vergini
di
umane
costruzioni
,
non
già
sui
campi
politici
nei
quali
è
per
lo
meno
un
'
illusione
di
cervelli
fantastici
quello
di
potere
bene
fabbricare
a
nuovo
,
e
senza
radici
nelle
istituzioni
esistenti
.
La
stessa
azione
del
Ministero
nelle
nomine
della
Corona
,
in
certi
limiti
,
giova
allo
scopo
,
fornendo
il
modo
di
introdurvi
dei
cittadini
più
meritevoli
,
specie
fra
i
più
eminenti
ufficiali
pubblici
,
più
ricchi
di
capacità
legislativa
,
politica
e
pratica
,
riconosciuti
da
tutti
come
elemento
preziosissimo
di
ogni
Senato
,
e
che
possono
tuttavia
essere
trascurati
dal
corpo
elettorale
qualsiasi
che
dovrebbe
eleggere
i
Senatori
.
Un
'
altra
parte
si
potrebbe
dare
alla
elezione
del
Senato
stesso
.
La
cooptazione
,
se
come
modo
esclusivo
di
comporre
un
Senato
non
può
essere
sostenuto
,
perché
creerebbe
un
Senato
affatto
indipendente
dalla
nazione
e
dalle
correnti
di
esso
,
in
certi
limiti
si
giustifica
pienamente
.
Il
Senato
è
meglio
di
ogni
altro
interessato
a
chiamare
nel
suo
seno
gli
uomini
più
eminenti
della
nazione
,
che
fossero
trascurati
dalle
intolleranze
popolari
e
ministeriali
;
e
si
può
metter
pegno
,
che
come
in
tutti
gli
organismi
,
non
fosse
altro
l
'
istinto
della
propria
conservazione
,
in
vita
e
in
potenza
,
gli
farà
scegliere
le
persone
più
adatte
a
dargli
la
maggiore
autorità
morale
,
sociale
e
politica
;
le
migliori
nomine
in
complesso
saranno
le
sue
.
Per
il
resto
bisogna
sempre
affidarsi
alla
elezione
nazionale
.
Qui
sorge
la
questione
più
grave
,
quella
degli
elettori
speciali
del
Senato
.
Il
miglior
concetto
,
astrattamente
,
parrebbe
forse
essere
quello
prevalente
in
Germania
di
fare
eleggere
il
Senato
moderatore
dagli
organismi
,
dalle
corporazioni
sociali
,
che
possano
essere
considerati
come
i
naturali
elementi
moderatori
della
società
;
l
'
alta
aristocrazia
,
la
Chiesa
,
la
gran
proprietà
,
e
potrebbe
aggiungersi
la
scienza
,
la
magistratura
,
l
'
alta
industria
e
l
'
alto
commercio
.
Ma
in
Italia
evidentemente
,
finché
almeno
il
papato
non
avrà
rinunciato
a
ogni
pretesa
di
ristabilimento
del
potere
temporale
,
la
Chiesa
è
ostile
al
Regno
d
'
Italia
,
ed
è
assurdo
il
chiamarla
a
conservarlo
e
a
svilupparlo
;
l
'
aristocrazia
come
classe
politica
non
esiste
,
e
i
privilegi
che
si
conferissero
ai
nobili
di
sangue
parrebbero
per
lo
meno
un
anacronismo
.
Resterebbero
per
verità
altre
istituzioni
,
altri
elementi
sociali
più
o
meno
organizzati
o
capaci
di
organizzazione
e
non
ostili
al
demos
,
anzi
la
parte
più
eletta
del
popolo
,
epperciò
degni
di
considerazione
in
proposito
.
Ma
quanti
e
quali
sono
essi
,
e
come
proporzionare
i
Senatori
fra
loro
?
Quanti
bisognerebbe
darne
,
per
esempio
,
alla
Magistratura
,
alle
Università
,
alle
Camere
di
Commercio
,
e
così
via
seguendo
?
Il
sistema
potrà
essere
seducente
a
primo
aspetto
,
ma
,
in
questa
forma
,
mi
pare
aperto
a
troppe
obbiezioni
ed
inapplicabile
.
Io
credo
il
miglior
sistema
sarebbe
in
Italia
di
far
nominare
codesti
Senatori
elettivi
da
collegi
speciali
;
i
cui
elettori
,
come
principio
generale
,
si
comporrebbero
degli
appartenenti
alle
categorie
fra
le
quali
il
Senato
odierno
è
scelto
.
Carattere
precipuo
di
questi
elettori
senatoriali
sarebbe
perciò
di
essere
degli
elementi
più
elevati
del
popolo
,
non
già
per
privilegio
di
nascita
,
ma
per
uffici
popolari
o
pubblici
,
per
altezza
di
scienza
e
per
condizione
economica
o
sociale
.
In
complesso
,
salvo
alcune
aggiunte
o
modificazioni
indispensabili
nelle
nostre
condizioni
odierne
,
i
presenti
nominabili
al
Senato
si
trasformerebbero
in
elettori
senatoriali
.
Io
non
intendo
di
formulare
un
progetto
di
legge
elettorale
del
Senato
,
ma
noto
che
potrebbero
essere
elettori
dei
nuovi
Senatori
elettivi
:
I
deputati
al
Parlamento
,
e
quelli
che
hanno
fatto
parte
delle
precedenti
legislature
.
I
consiglieri
provinciali
attuali
,
e
quelli
che
vennero
eletti
precedentemente
a
rappresentare
le
provincie
.
Quelli
che
sono
stati
ministri
di
Stato
,
ambasciatori
e
inviati
straordinari
.
I
presidenti
e
i
consiglieri
in
attività
di
servizio
o
in
riposo
delle
Corti
di
Cassazione
e
di
Appello
,
del
Consiglio
di
Stato
,
della
Corte
dei
Conti
e
del
Tribunale
supremo
di
guerra
,
e
i
membri
delle
loro
procure
generali
.
I
membri
delle
regie
Accademie
,
i
professori
delle
Università
governative
.
I
generali
,
e
forse
anche
gli
ufficiali
superiori
della
armata
di
terra
e
di
mare
che
sono
eleggibili
a
deputati
.
I
membri
dei
Consigli
superiori
dei
ministeri
,
del
pari
eleggibili
a
deputati
,
costituiti
per
legge
,
come
quello
di
pubblica
istruzione
,
di
sanità
,
dei
lavori
pubblici
e
delle
miniere
.
I
maggiori
imposti
delle
provincie
.
I
membri
delle
Camere
di
Commercio
.
I
Sindaci
delle
principali
città
;
per
esempio
,
dei
capoluoghi
di
provincia
o
sedi
di
Corti
di
Appello
.
A
questa
guisa
i
collegi
degli
elettori
senatoriali
si
comporrebbero
del
complesso
dei
cittadini
più
notevoli
per
fiducia
pubblica
attestata
dalle
elezioni
,
per
uffici
pubblici
,
per
elevate
professioni
sociali
,
per
scienza
,
per
censo
,
industria
o
commercio
;
i
migliori
elementi
per
comporre
un
Senato
autorevole
,
fornito
di
prestigio
e
quindi
di
forza
propria
sociale
e
morale
,
atto
a
moderare
la
Camera
dei
deputati
,
senza
porsele
di
fronte
,
si
noti
bene
,
come
rappresentante
di
una
classe
speciale
contro
la
maggioranza
numerica
del
paese
,
prevalente
nella
Camera
dei
deputati
.
Senonché
qui
si
presentano
altre
questioni
:
I
senatori
devono
essere
in
numero
illimitato
o
pur
no
,
e
in
qual
numero
?
E
debbono
esserlo
a
vita
,
o
a
tempo
?
E
il
Senato
dev
'
essere
soggetto
a
dissoluzione
da
parte
della
Corona
?
Alla
prima
questione
non
è
difficile
una
soddisfacente
risposta
.
Che
i
senatori
per
nomina
regia
siano
in
numero
illimitato
,
si
capisce
e
giustifica
,
per
la
ragione
detta
di
tenere
aperta
la
via
all
'
armonia
tra
gli
organi
legislativi
della
nazione
.
Ma
posto
che
il
Senato
sia
anche
in
parte
elettivo
,
senza
dubbio
deve
prevalere
il
principio
del
numero
fisso
.
In
Italia
,
nazione
calcolata
oggi
di
28
milioni
e
mezzo
di
abitanti
,
in
cui
la
Camera
dei
deputati
è
di
508
,
un
Senato
di
300
,
salvo
s
'
intende
i
Principi
reali
,
mi
pare
non
poter
suscitare
obbiezioni
.
Col
sistema
misto
qui
proposto
,
a
me
pare
che
la
parte
giusta
da
dare
ad
ognuno
sarebbe
questa
:
150
sarebbero
di
elezione
pubblica
,
75
di
nomina
della
Corona
,
75
di
nomina
del
Senato
stesso
.
Si
ricordi
bene
che
i
75
di
nomina
della
Corona
realmente
sarebbero
fatti
su
proposta
o
accettazione
del
Ministero
che
emana
dalla
maggioranza
della
Camera
;
perciò
il
Senato
,
o
direttamente
o
indirettamente
,
sarebbe
sempre
rappresentativo
della
nazione
.
Meno
agevole
parrà
a
qualcuno
la
risposta
al
quesito
se
abbiano
ad
essere
a
vita
o
a
tempo
.
Ma
che
quelli
nominati
dalla
Corona
o
dal
Senato
stesso
,
come
in
Francia
,
abbiano
a
esserlo
a
vita
,
s
'
intende
facilmente
da
sé
per
renderli
affatto
indipendenti
dal
potere
e
dalla
maggioranza
,
e
per
costituire
un
saldo
centro
di
fermezza
rispetto
alle
mobili
correnti
del
giorno
;
ma
si
potrebbe
dubitare
quanto
agli
elettivi
dai
collegi
nazionali
disegnati
.
Gioverebbe
da
una
parte
che
tutti
i
senatori
,
corpo
conservatore
dello
Stato
,
nel
miglior
senso
,
lo
siano
a
vita
,
quindi
indipendenti
affatto
dalle
mobili
correnti
della
piazza
;
sta
d
'
altro
lato
ch
'
è
carattere
fondamentale
degli
ufficii
elettivi
che
lo
siano
a
tempo
;
sia
per
applicare
il
principio
della
responsabilità
degli
eletti
davanti
alla
nazione
,
sia
per
aprire
il
Senato
alle
correnti
vive
di
essa
,
e
rendere
più
facile
l
'
armonia
col
paese
e
coll
'
altra
Camera
.
Tutto
considerato
mi
parrebbe
preferibile
fare
i
senatori
elettivi
,
a
tempo
,
però
al
doppio
della
Camera
dei
deputati
,
cioè
per
10
anni
,
rinnovabili
per
metà
ogni
cinque
.
Si
sa
che
in
generale
se
le
Camere
dei
deputati
si
rinnovano
integralmente
,
i
senatori
adempiono
meglio
alle
loro
funzioni
rinnovandosi
a
periodi
parziali
.
Cotesta
parte
elettiva
del
Senato
potrebbe
esser
dichiarata
suscettiva
,
di
scioglimento
da
parte
della
Corona
;
e
ciò
per
le
stesse
ragioni
che
han
conferito
al
sovrano
codesta
preziosa
prerogativa
rispetto
alla
Camera
dei
deputati
,
cioè
per
interrogare
in
certi
casi
la
nazione
,
illuminarsi
sui
suoi
veri
sentimenti
,
e
per
aver
modo
di
ristabilire
coi
verdetti
di
essa
la
turbata
armonia
fra
gli
organi
legislativi
ed
esecutivi
dello
Stato
.
L
'
eleggibilità
dovrebbe
essere
retta
dallo
Statuto
,
cioè
sarebbe
ristretta
fra
i
cittadini
di
almeno
40
anni
,
e
fra
le
categorie
attuali
,
cui
si
potrebbe
aggiungerne
una
dimenticata
,
e
pure
degna
di
novero
,
e
di
fatti
annoverata
nella
categoria
degli
eleggibili
al
presente
Senato
spagnuolo
;
quella
dei
professori
ordinarii
di
università
,
dopo
un
certo
numero
di
anni
,
per
esempio
sette
,
come
pei
membri
del
Consiglio
superiore
di
istruzione
e
delle
regie
Accademie
,
coi
quali
hanno
maggiore
analogia
.
VI
.
Difficoltà
più
grave
è
quella
della
ripartizione
dei
senatori
fra
le
varie
parti
dello
Stato
,
e
la
costituzione
dei
singoli
Collegi
senatoriali
.
L
'
idea
prima
più
semplice
che
si
presenta
a
questo
riguardo
si
è
la
elezione
per
provincia
,
ma
non
mi
pare
applicabile
per
una
gran
ragione
,
cioè
per
la
troppo
disuguale
costituzione
delle
nostre
provincie
.
L
'
Italia
essendo
oggi
calcolata
di
circa
28
milioni
e
mezzo
di
abitanti
,
e
i
nostri
senatori
elettivi
dovendo
essere
150
,
in
ragione
di
popolazione
,
che
è
sempre
il
criterio
più
equo
,
ne
toccherebbe
uno
ad
ogni
circa
190,000
anime
.
E
siccome
le
elezioni
,
salvo
caso
straordinario
di
dissoluzione
e
quindi
di
elezione
generale
,
dovrebbero
essere
ogni
cinque
anni
per
metà
,
ne
toccherebbe
uno
ogni
circa
380,000
abitanti
.
Ora
le
nostre
provincie
sono
69
,
e
alcune
di
esse
come
Sondrio
,
Livorno
,
Porto
Maurizio
,
hanno
poco
più
di
100,000
abitanti
,
e
altre
come
Milano
,
Torino
,
Napoli
,
Roma
ne
hanno
incirca
a
un
milione
;
è
evidente
che
non
si
potrebbero
pareggiare
fra
loro
nel
numero
dei
senatori
,
come
altrettanti
Stati
federati
,
eguali
nel
numero
dei
rappresentanti
,
non
ostante
ogni
disparità
loro
per
altri
rispetti
.
A
me
parrebbe
la
difficoltà
si
possa
agevolmente
superare
,
ripartendo
i
senatori
da
eleggere
,
non
fra
le
provincie
,
né
egualmente
,
né
disugualmente
secondo
la
popolazione
,
e
nemmeno
per
regioni
storiche
,
il
che
susciterebbe
le
aspre
questioni
inerenti
alla
risurrezione
delle
nostre
vecchie
regioni
politiche
,
ma
per
gruppi
di
provincie
omogenee
,
di
una
giusta
grandezza
e
proporzione
.
Essi
gruppi
o
collegi
senatoriali
,
nel
disegno
da
me
studiato
potrebbero
essere
i
seguenti
:
Il
Piemonte
occidentale
(
provincie
di
Torino
e
di
Cuneo
)
che
avrebbe
in
tutto
9
senatori
;
Il
Piemonte
orientale
(
provincie
di
Alessandria
e
di
Novara
)
che
ne
avrebbe
7;
La
Liguria
(
Genova
e
Porto
Maurizio
)
che
ne
avrebbe
5;
La
Lombardia
occidentale
(
Milano
,
Como
,
Sondrio
,
Pavia
)
senatori
11
;
La
Lombardia
orientale
(
Brescia
,
Bergamo
,
Cremona
,
Mantova
)
senatori
8
;
Il
Veneto
occidentale
(
Verona
,
Vicenza
,
Padova
,
Rovigo
)
senatori
7;
Il
Veneto
orientale
(
Venezia
,
Treviso
,
Belluno
,
Udine
)
senatori
8
;
L
'
Emilia
occidentale
(
Parma
,
Piacenza
,
Reggio
d
'
Emilia
,
Modena
)
senatori
6;
L
'
Emilia
orientale
(
Bologna
,
Ferrara
,
Ravenna
,
Forlì
)
senatori
6;
La
Toscana
settentrionale
(
Firenze
,
Arezzo
,
Lucca
,
Massa
)
senatori
8;
La
Toscana
meridionale
(
Livorno
,
Pisa
,
Siena
,
Grosseto
)
senatori
4;
Le
Marche
(
Ancona
,
Pesaro
,
Macerata
,
Ascoli
)
senatori
5;
Il
Lazio
e
l
Umbria
(
Roma
e
Perugia
)
senatori
8;
Gli
Abruzzi
e
Molise
(
Aquila
,
Chieti
,
Teramo
,
Campobasso
)
senatori
7
;
La
Campania
(
Napoli
,
Caserta
,
Benevento
)
senatori
10
;
La
Lucania
(
Salerno
,
Avellino
,
Potenza
)
senatori
8;
Le
Puglie
(
Bari
,
Foggia
,
Lecce
)
senatori
8
;
La
Calabria
(
Catanzaro
,
Cosenza
,
Reggio
)
senatori
7
;
La
Sicilia
orientale
(
Catania
,
Messina
,
Siracusa
,
Caltanisetta
)
senatori
8;
La
Sicilia
occidentale
(
Palermo
,
Trapani
,
Girgenti
)
senatori
6;
La
Sardegna
(
Cagliari
e
Sassari
)
senatori
4
.
Con
questo
disegno
tutta
l
'
Italia
sarebbe
divisa
in
21
collegi
senatoriali
,
ognuno
composto
delle
provincie
più
omogenee
per
condizioni
geografiche
,
demografiche
,
economiche
,
storiche
e
morali
;
non
troppo
grandi
né
troppo
piccoli
,
né
troppo
disuguali
fra
loro
,
almeno
rispetto
alla
composizione
delle
provincie
attuali
,
ed
anche
rispetto
alla
natura
delle
nostre
regioni
geografiche
e
storiche
.
Checché
si
faccia
è
evidente
,
per
esempio
,
che
la
popolazione
della
Sardegna
non
potrà
pareggiarsi
alla
Sicilia
,
né
la
Liguria
al
Piemonte
o
alla
Lombardia
.
Tutti
i
collegi
avrebbero
ripartiti
per
modo
i
150
senatori
loro
spettanti
,
da
eleggerne
regolarmente
nel
primo
quinquennio
la
prima
metà
,
e
nel
secondo
gli
altri
75
.
Io
sarei
tentato
qui
a
riprodurre
le
ragioni
di
giustizia
,
di
equità
e
di
sana
politica
,
che
dovrebbero
far
nominare
ai
detti
singoli
collegi
senatoriali
,
i
loro
2
,
3
,
4
,
5
o
più
senatori
,
non
già
a
puro
e
semplice
scrutinio
di
lista
,
ma
con
qualche
metodo
di
rappresentanza
proporzionale
;
segnatamente
con
quello
,
se
si
vuole
,
più
empirico
ed
imperfetto
,
ma
più
semplice
e
chiaro
,
cioè
col
sistema
del
così
detto
voto
limitato
.
Basterebbe
prescrivere
che
ogni
votante
,
a
seconda
che
nel
suo
collegio
si
debbano
eleggere
,
poniamo
l
'
esempio
più
comune
,
due
,
tre
,
quattro
o
cinque
senatori
,
abbia
a
scrivere
soltanto
nella
sua
scheda
,
rispettivamente
,
uno
,
due
,
o
tre
candidati
.
Ma
se
,
per
i
noti
pregiudizii
contro
un
tale
vero
progresso
negli
ordini
rappresentativi
,
non
si
volesse
complicare
con
siffatta
questione
la
riforma
del
Senato
,
questa
potrebbe
anche
effettuarsi
indipendentemente
:
vero
è
che
riuscirebbe
meno
soddisfacente
.
D
'
altra
parte
è
chiaro
che
uno
dei
grandi
argomenti
contro
lo
scrutinio
di
lista
comune
,
l
'
impossibilità
dell
'
elettore
di
votare
con
cognizione
di
causa
e
con
propria
coscienza
,
qui
non
saprebbe
applicarsi
,
essendo
gli
elettori
un
corpo
dei
migliori
cittadini
dello
Stato
per
coltura
,
per
censo
ed
uffici
pubblici
,
e
che
per
votare
si
raccoglierebbero
,
se
non
nel
capoluogo
di
tutto
il
collegio
,
in
quello
della
loro
sezione
provinciale
.
La
difficoltà
pratica
più
grave
parrebbe
a
prima
vista
la
coordinazione
del
nuovo
sistema
col
vecchio
;
imperocché
nessuno
,
io
spero
,
potendo
mettere
in
dubbio
il
rispetto
del
diritto
di
senatori
a
vita
dei
senatori
presenti
,
l
'
aggiunta
di
troppi
nuovi
farebbe
di
soverchio
crescere
il
numero
del
Senato
.
Pure
pensandoci
un
po
'
la
difficoltà
non
è
così
grave
.
Oggi
si
sa
che
ogni
anno
la
pallida
mors
,
che
aequo
pede
pulsat
anche
nelle
magioni
e
nelle
case
dei
senatori
,
falcia
ogni
anno
la
vita
di
trenta
circa
fra
essi
;
perciò
facendo
nominare
per
il
primo
quinquennio
i
75
elettivi
dai
collegi
elettorali
delle
provincie
non
si
altererebbe
di
troppo
il
numero
del
Senato
,
e
a
ogni
modo
l
'
alterazione
scomparirebbe
fra
non
molto
.
Non
così
sarebbe
se
si
facessero
nominare
d
'
un
tratto
anche
gli
altri
75
spettanti
al
Re
e
i
75
dal
Senato
stesso
.
Fintantoché
i
senatori
a
vita
non
siano
naturalmente
ridotti
al
numero
di
150
,
loro
spettante
normalmente
,
a
me
parrebbe
che
la
difficoltà
sarebbe
ben
superata
,
stabilendo
che
ogni
4
mancanze
che
avvengano
fra
gli
attuali
senatori
ne
vengano
loro
sostituiti
2
,
1
nominato
dalla
Corona
.
,
l
'
altro
dal
Senato
.
Quando
in
tal
guisa
tutti
i
senatori
vitalizii
fossero
ridotti
a
meno
di
150
,
la
Corona
ed
il
Senato
rispettivamente
ne
nominerebbero
tanti
,
quanti
servirebbero
a
completare
il
numero
normale
di
membri
loro
attribuito
dalla
legge
,
cioè
di
5
.
In
tal
guisa
il
Senato
sarebbe
apertissimo
alla
giusta
influenza
delle
elezioni
nazionali
,
senza
procedere
a
modo
rivoluzionario
,
senza
sconoscere
la
inapprezzabile
continuità
del
diritto
,
e
annodando
perfettamente
il
vecchio
col
nuovo
.
Io
non
presumo
di
aver
risolto
perfettamente
il
problema
,
e
in
tutti
i
suoi
particolari
.
Ho
inteso
soltanto
di
chiarire
che
una
riforma
del
Senato
in
Italia
non
è
un
concetto
rivoluzionario
,
antimonarchico
o
anticostituzionale
;
ma
invece
bisognerebbe
affrontarla
nell
'
interesse
della
conservazione
dello
Stato
e
della
sua
costituzione
.
Oggi
in
realtà
non
abbiamo
che
una
sola
Camera
,
dotata
di
un
vero
potere
politico
,
e
quindi
la
sua
oltrepotenza
;
la
nomina
dei
senatori
non
è
regia
ma
dei
ministri
,
e
per
lo
meno
il
restringerla
non
è
scemare
le
prerogative
effettive
del
Re
,
ma
un
limitare
l
oltrepotenza
,
corrompitrice
di
sé
medesima
,
della
maggioranza
pro
tempore
della
Camera
dei
deputati
.
Di
modo
che
,
se
non
fosse
la
solita
così
detta
logica
democratica
,
la
quale
combatte
certe
istituzioni
perché
non
conformi
al
suo
ideale
astratto
,
quelli
che
più
potrebbero
sostenere
il
Senato
regio
sarebbero
appunto
certi
democratici
;
i
quali
,
non
potendo
abbatterlo
,
potrebbero
amar
meglio
un
Senato
impotente
,
che
pone
lo
Stato
in
piena
balìa
della
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
e
dei
ministri
che
li
rappresentano
nei
Consigli
della
Corona
.
D
'
altra
parte
bisogna
ancora
richiamarsi
in
mente
che
certe
riforme
,
come
già
l
'
emancipazione
dei
cattolici
,
l
'
abolizione
delle
leggi
dei
cereali
e
la
riforma
elettorale
inglese
,
quando
per
qualsiasi
ragione
sono
divenute
inevitabili
,
l
arte
e
il
merito
degli
uomini
di
Stato
,
particolarmente
dei
conservatori
,
si
è
,
come
è
avvenuto
in
Inghilterra
nei
casi
citati
,
di
farle
essi
;
perché
a
ogni
modo
bisognando
farle
,
sarebbero
altrimenti
fatte
meno
bene
dagli
avversari
.
Questo
abbiam
potuto
veder
anche
in
Italia
colla
riforma
elettorale
.
Essa
non
è
stata
o
voluta
o
potuta
o
saputa
fare
dai
moderati
,
e
invano
poi
opponendosi
essi
,
e
ben
poco
giovando
il
senno
moderatore
del
Senato
,
è
stata
fatta
dagli
avversarii
come
tutti
sappiamo
.
Per
me
son
certo
che
la
riforma
del
nostro
Senato
è
inevitabile
,
sia
perché
come
in
tutti
gli
altri
Stati
a
noi
somiglianti
,
la
sua
composizione
odierna
ripugna
allo
spirito
democratico
che
ha
tanta
prevalenza
nella
nostra
civiltà
;
sia
,
e
questo
è
più
grave
,
perché
realmente
,
come
è
oggi
costituito
,
nelle
nostre
condizioni
presenti
e
più
ancora
nelle
prossime
future
,
non
può
ben
adempiere
al
suo
ufficio
.
La
questione
dunque
si
è
sul
modo
come
farla
.
Se
fatta
a
tempo
e
da
uomini
savii
potrà
riuscir
meglio
,
se
fatta
sotto
la
pressione
democratica
riuscirà
peggio
.
Ecco
tutto
.