StampaPeriodica ,
Leopardi
tornato
di
Bologna
in
Recanati
gli
undici
di
novembre
del
1826
vi
dimorò
sino
al
23
aprile
del
1827
.
Cosa
fece
in
questo
tempo
?
Curò
la
stampa
del
suo
Petrarca
,
lavorò
intorno
alla
Crestomazia
,
oltre
cose
di
minor
momento
.
Appena
fu
in
Recanati
,
già
desiderava
Bologna
.
Il
17
dicembre
scriveva
al
Brighenti
:
«
sento
qui
un
poco
men
freddo
che
a
Bologna
,
di
corpo
;
ma
d
'
animo
ho
un
freddo
,
che
mi
ammazza
,
e
ogni
ora
mi
par
mille
di
fuggir
via
.
»
Quel
freddo
dell
'
animo
era
la
tristezza
di
una
«
solitudine
continua
e
assoluta
,
»
come
scrive
il
9
febbraio
.
E
s
'
aiuta
,
scrivendo
lettere
,
o
qualche
articolo
per
il
Nuovo
Ricoglitore
,
cercando
spesso
notizie
letterarie
,
ricordando
con
desiderio
gli
amici
e
le
amiche
di
Bologna
,
sopratutto
il
Brighenti
e
il
buon
Pepoli
e
l
'
amorosa
Antonietta
Tommasini
.
S
'
affaticò
tanto
intorno
alla
Crestomazia
,
che
a
'
primi
di
marzo
aveva
già
fatto
lo
spoglio
di
oltre
settanta
autori
.
Aggiungi
le
correzioni
di
stampa
delle
Operette
morali
che
il
fido
Stella
pubblicava
in
Milano
.
E
se
si
pon
mente
che
qualche
dolcezza
gli
dovea
pur
venire
dall
'
usanza
domestica
,
volendo
egli
un
gran
bene
alla
Paolina
e
a
Carlo
,
e
che
di
salute
non
era
male
,
cessatogli
anche
quel
mal
d
'
intestini
che
lo
travagliava
a
Bologna
;
si
vede
che
quel
suo
freddo
d
'
animo
e
quella
sua
tristezza
di
solitudine
non
si
deve
poi
prendere
alla
lettera
.
Potea
ben
sentirsi
tristo
in
certi
momenti
;
ma
la
tristezza
non
era
il
suo
stato
normale
in
quel
soggiorno
di
Recanati
.
E
si
vede
anche
dallo
stile
sciolto
e
ricordevole
,
se
non
affettuoso
,
ch
'
è
nelle
sue
lettere
.
Di
una
qualche
importanza
sono
le
due
ultime
lettere
che
tutta
quella
compagnia
di
letterati
ch
'
erano
intorno
al
Vieusseux
,
e
di
cui
dice
:
sono
tutti
molto
sociali
,
e
generalmente
pensano
e
valgono
assai
più
de
'
bolognesi
.
Tra
quelli
era
Giordani
e
Piccolini
e
Frullani
e
Capponi
e
Lambruschini
e
Montani
.
Più
tardi
conobbe
il
signor
Manzoni
,
col
quale
si
trattenne
a
lungo
:
«
Uomo
pieno
di
amabilità
e
degno
della
sua
fama
.
»
Impressioni
molto
vive
non
pare
che
riceva
dalle
amichevoli
e
interessanti
conversazioni
,
di
cui
non
è
cenno
nemmeno
ai
più
famigliari
.
Dice
a
Brighenti
:
«
Io
vivo
molto
malinconico
,
non
ostante
le
molte
gentilezze
usatemi
da
questi
letterati
:
tra
'
quali
tutti
i
primarii
,
compreso
Niccolini
.
Scrive
al
papà
che
ha
fatto
conoscenza
e
amicizia
col
famoso
Manzoni
di
Milano
,
della
cui
ultima
opera
tutta
l
'
Italia
parla
.
Esposizione
secca
del
fatto
,
quasi
egli
fosse
marmo
,
quantunque
indovini
la
sua
soddisfazione
della
visita
del
Niccolini
,
e
della
conoscenza
col
Manzoni
.
Questo
stato
marmoreo
è
detto
dall
'
autore
stoico
de
'
Dialoghi
indifferenza
filosofica
,
ed
è
quel
medesimo
che
giovane
,
quando
sentiva
più
,
chiamava
con
disperata
energia
ferreo
sopore
.
Talora
se
ne
stanca
,
e
presente
e
chiama
la
morte
.
«
Sono
stanco
della
vita
,
scrive
al
Puccinotti
,
stanco
della
indifferenza
filosofica
,
che
è
il
solo
rimedio
de
'
mali
e
della
noia
,
ma
che
infine
annoia
essa
medesima
.
Non
ho
altri
disegni
,
altre
speranze
che
di
morire
.
»
Il
ferreo
sopore
era
pur
poetico
,
perché
congiunto
con
la
fresca
rimembranza
di
un
altro
stato
,
e
col
sentimento
e
il
dolore
della
privazione
.
L
'
indifferenza
filosofica
è
affatto
prosaica
,
divenuta
un
'
abitudine
contro
la
noia
,
ed
essa
medesima
noiosa
.
In
qualche
momento
d
'
umor
nero
Leopardi
si
ribella
contro
l
abitudine
,
sente
il
peso
dell
'
indifferenza
,
e
può
dire
:
«
certo
è
che
un
morto
passa
la
sua
giornata
meglio
di
me
.
Quel
passar
la
giornata
con
le
braccia
in
croce
,
quell
'
ozio
più
tristo
assai
della
morte
,
a
cui
lo
costringe
il
mal
d
'
occhi
,
è
talora
più
forte
della
sua
indifferenza
filosofica
,
e
gli
abbuia
la
vita
,
non
sì
che
gli
dia
virtù
di
farne
una
rappresentazione
poetica
,
come
fece
già
del
ferreo
sopore
.
Ma
in
generale
la
sua
vita
è
tollerabile
,
messe
le
distrazioni
che
gli
venivano
dalle
molte
conoscenze
e
da
'
buoni
amici
,
e
più
in
là
dalla
vista
di
Firenze
,
quando
lo
stato
degli
occhi
gli
consentiva
uscire
di
giorno
.
Nelle
sue
lettere
troviamo
un
umore
uguale
e
prosaico
,
simile
allo
stato
ordinario
della
più
parte
degli
uomini
,
ciò
ch
'
egli
chiama
indifferenza
;
il
quale
gli
vieta
o
gl
'
inaridisce
le
impressioni
,
così
tardo
il
sentire
,
come
è
tardo
il
suo
respiro
e
la
sua
digestione
.
Scrivendo
al
carissimo
signor
Padre
il
4
ottobre
,
sappiamo
che
gli
occhi
sono
migliorati
e
che
comincia
a
uscire
di
giorno
.
Ma
s
'
affanna
pe
'
quartieri
d
'
inverno
,
perché
il
clima
di
Firenze
non
è
molto
freddo
,
ma
è
infestato
continuamente
da
venti
e
da
nebbie
,
come
a
Recanati
,
e
il
vento
è
suo
capitale
nemico
.
Cerca
un
clima
caldo
.
Stella
offre
Como
.
Ma
è
troppo
lontano
.
Pensa
a
Roma
.
Ma
il
lungo
viaggio
e
la
lontananza
dal
mondo
civilizzato
ne
lo
distoglie
.
Si
risolve
per
Massa
di
Carrara
,
clima
ottimo
,
simile
a
quel
di
Nizza
;
non
vi
nevica
mai
,
si
esce
e
si
passeggia
senza
ferraiuolo
,
in
mezzo
alla
piazza
pubblica
crescono
degli
aranci
piantati
in
terra
.
Ma
in
sul
più
bello
muta
pensiero
,
ed
eccolo
a
Pisa
,
spintovi
da
Giordani
,
ch
'
era
tornato
di
colà
contentissimo
.
Partì
da
Firenze
la
mattina
del
9
novembre
,
e
fu
a
Pisa
la
sera
,
viaggio
di
cinquanta
miglia
.
Scrive
alla
Paolina
:
«
Sono
rimasto
incantato
di
Pisa
per
il
clima
:
se
dura
così
,
sarà
una
beatitudine
.
Qui
ho
trovato
tanto
caldo
che
ho
dovuto
gettare
il
ferraiuolo
e
alleggerirmi
di
panni
....
Lung
'
Arno
è
uno
spettacolo
così
bello
,
così
ampio
,
così
magnifico
,
così
gaio
,
così
ridente
,
che
innamora
....
vi
si
passeggia
poi
nell
'
inverno
con
gran
piacere
,
perché
v
'
è
quasi
sempre
un
'
aria
di
primavera
;
vi
brilla
un
sole
bellissimo
tra
le
dorature
de
'
caffé
,
delle
botteghe
piene
di
galanterie
e
nelle
invetriate
de
'
palazzi
e
delle
case
,
tutte
di
bella
architettura
....
un
misto
di
città
grande
e
di
città
piccola
,
di
cittadino
e
di
villereccio
,
un
misto
così
romantico
che
non
ho
mai
veduto
altrettanto
.
A
tutte
le
altre
bellezze
si
aggiunge
la
bella
lingua
.
E
poi
vi
si
aggiunge
che
io
,
grazie
a
Dio
,
sto
bene
,
che
mangio
con
appetito
,
che
ho
una
camera
a
ponente
che
guarda
sopra
un
orto
,
con
una
grande
apertura
tanto
che
si
arriva
a
vedere
l
'
orizzonte
.
»
Queste
impressioni
ripete
,
ora
l
'
una
,
ora
l
'
altra
,
e
quasi
con
le
stesse
parole
,
agli
amici
.
Pisa
è
un
paradiso
,
il
clima
è
divino
.
Il
padre
lo
esortava
a
tornare
in
Recanati
.
Egli
negava
,
descrivendo
la
sua
vita
in
Pisa
«
Qui
non
v
'
è
mai
vento
,
mai
nebbia
:
v
'
è
sempre
ombra
,
e
se
s
'
hanno
giornate
piovose
,
è
ben
difficile
che
non
trovi
un
intervallo
di
tempo
da
poter
passeggiare
.
Infatti
,
dacché
sono
in
Pisa
non
è
passato
giorno
che
io
non
abbia
passeggiato
per
due
in
tre
ore
:
cosa
per
me
necessarissima
,
e
la
cui
mancanza
è
la
mia
morte
;
perché
il
continuo
esercizio
de
'
nervi
e
muscoli
del
capo
,
senza
il
corrispondente
esercizio
di
quelli
delle
altre
parti
del
corpo
,
produce
quello
squilibrio
totale
nella
macchina
,
che
è
la
rovina
infallibile
degli
studiosi
,
come
io
ho
veduto
in
me
per
così
lunga
esperienza
.
Qui
per
tutto
decembre
abbiamo
avuto
ed
abbiamo
una
temperatura
tale
,
che
io
mi
debbo
difendere
dal
caldo
più
che
dal
freddo
.
Oltre
la
passeggiata
del
giorno
,
esco
anche
la
sera
spesso
senza
ferraiuolo
;
leggo
e
scrivo
a
finestre
aperte
.
»
A
Paolina
scrive
:
«
Ho
qui
parecchi
amici
,
e
più
ne
avrei
se
volessi
far
visite
,
perché
da
per
tutto
m
'
è
usata
assai
buona
accoglienza
.
»
In
casa
Cioni
conobbe
il
Colletta
,
e
conobbe
anche
il
Carmignani
,
e
dice
al
padre
:
«
qui
tutti
mi
vogliono
bene
,
e
quelli
che
parrebbe
dovessero
guardarmi
con
più
gelosia
,
sono
i
miei
panegiristi
ed
introduttori
,
e
mi
stanno
sempre
attorno
.
»
Questo
non
vuol
dire
che
a
volta
non
si
lagni
del
mal
di
nervi
,
e
dello
stomaco
e
degli
intestini
,
e
che
trema
da
mattina
a
sera
,
e
che
non
può
studiare
.
All
'
Antonietta
dice
:
«
Questi
miei
nervi
non
mi
lasciano
più
speranza
;
né
il
mangiar
poco
,
né
il
mangiar
molto
,
né
il
vino
,
né
l
'
acqua
,
né
il
passeggiare
le
mezze
giornate
,
né
lo
star
sempre
in
riposo
,
in
somma
,
nessuna
dieta
e
nessun
metodo
mi
giova
.
Non
posso
fissare
la
mente
in
un
pensiero
serio
per
un
solo
minuto
,
senza
sentirmi
muovere
una
convulsione
interna
.
»
Il
cinque
maggio
del
1828
scrive
a
Giordani
:
«
La
mia
vita
è
noia
e
pena
:
pochissimo
posso
studiare
,
e
quel
pochissimo
è
noia
medesimamente
....
la
mia
salute
è
sempre
tale
da
,
farmi
impossibile
ogni
godimento
:
ogni
menomo
piacere
mi
ammazzerebbe
:
se
non
voglio
morire
,
bisogna
ch
'
io
non
viva
.
»
In
questo
modo
di
scrivere
c
'
è
del
nuovo
:
non
sono
le
solite
lamentanze
,
a
cui
l
'
indifferenza
filosofica
toglieva
ogni
colore
;
c
'
è
qui
dentro
il
sospiro
e
la
lacrima
,
c
'
è
la
partecipazione
dell
'
anima
.
Il
perfetto
scrittore
italiano
,
come
Giordani
lo
aveva
preconizzato
,
continua
così
:
«
questo
anno
passato
(
in
Firenze
)
tu
mi
hai
potuto
conoscere
meglio
che
per
l
addietro
:
hai
potuto
vedere
ch
'
io
non
sono
nulla
;
questo
io
ti
aveva
già
predicato
più
volte
;
questo
è
quello
ch
'
io
predico
a
tutti
quelli
che
desiderano
di
aver
notizia
dell
'
esser
mio
.
Ma
tu
non
devi
perciò
scemarmi
la
tua
benevolenza
,
la
quale
è
fondata
sulle
qualità
del
mio
cuore
,
e
su
quell
'
amore
antico
e
tenero
ch
'
io
ti
giurai
nel
primo
fiore
de
'
miei
poveri
anni
,
e
che
ti
ho
serbato
e
ti
serberò
fino
alla
morte
.
E
sappi
,
o
ricordati
,
che
fuori
della
mia
famiglia
,
tu
sei
il
solo
uomo
,
il
cui
amore
mi
sia
paruto
tale
da
servirmene
come
di
un
'
ara
di
rifugiò
,
una
colonna
dove
la
stanca
mia
vita
s
'
appoggia
.
»
Nel
1819
diceva
:
«
io
sono
già
vissuto
,
»
e
scriveva
gl
'
idillii
;
nel
1828
dice
:
«
io
non
sono
nulla
,
»
e
indovini
dalla
forma
insolitamente
colorita
che
già
risorge
,
già
ha
sacrificato
alla
Musa
.
Ci
è
il
sentimento
della
sua
infelicità
,
non
sonnolento
nella
sua
indifferenza
filosofica
,
ma
vivo
e
poetico
,
e
lo
vedi
in
quell
'
amore
tenero
giurato
nel
primo
fiore
de
'
poveri
anni
,
in
quell
'
ara
di
rifugio
,
in
quella
colonna
a
cui
s
'
appoggia
la
stanca
vita
.
Giordani
non
ne
capì
nulla
;
non
capì
che
il
fuoco
dalla
cenere
divampava
,
e
gli
risponde
i
soliti
conforti
.
La
dimora
in
Firenze
,
le
nuove
amicizie
,
le
illustri
conoscenze
,
le
interessanti
conversazioni
,
il
vivo
di
una
lingua
divina
,
non
gli
furono
inutili
,
e
fiorirono
insieme
con
la
salute
sotto
il
dolce
calore
del
clima
pisano
.
Acquista
un
'
alacrità
insolita
.
Messa
da
banda
col
consenso
dello
Stella
l
Enciclopedia
,
non
senza
avere
accumulato
materiali
per
nuovi
lavori
che
gli
giravano
in
mente
,
e
posta
mano
alla
Crestomazia
poetica
,
l
'
ebbe
condotta
a
termine
in
poco
tempo
.
E
insieme
l
'
immaginazione
gli
si
è
svegliata
,
la
facoltà
del
sogno
ritorna
,
il
passato
gli
si
ripresenta
vivo
,
quel
lungo
torpore
ch
'
egli
chiamava
indifferenza
è
cessato
.
I
nervi
lo
molestano
,
ma
il
sangue
circola
più
libero
,
più
vivace
,
tra
quell
'
aria
pura
,
e
gli
rimette
in
moto
tutte
le
sue
facoltà
.
Le
sue
passeggiate
diventano
poetiche
;
la
via
deliziosa
per
la
quale
suole
andare
è
battezzata
dalla
sua
immaginazione
,
è
chiamata
la
via
delle
rimembranze
.
E
così
camminando
sogna
a
occhi
aperti
,
s
'
abbandona
all
'
onda
delle
sue
immaginazioni
,
gli
pare
d
'
esser
tornato
al
suo
buon
tempo
antico
,
come
il
25
febbraio
scrive
alla
Paolina
.
E
il
due
maggio
le
fa
questa
confidenza
:
«
io
ho
finita
oramai
la
Crestomazia
poetica
,
e
dopo
due
anni
ho
fatto
de
'
versi
quest
'
aprile
,
ma
versi
all
'
antica
,
e
con
quel
mio
cuore
d
'
una
volta
.
»
Ciò
che
non
gl
'
impedisce
di
scrivere
tre
giorni
dopo
al
Giordani
quella
trista
lettera
:
«
io
non
sono
nulla
!
»
Leopardi
è
risorto
e
canta
il
suo
risorgimento
.
E
che
è
questo
risorgimento
di
Leopardi
?
Forse
è
divenuto
felice
?
No
.
Anzi
è
più
vivace
la
coscienza
della
sua
infelicità
.
Mancano
,
il
sento
,
all
'
anima
,
Alta
,
gentile
e
pura
La
sorte
,
e
la
natura
Il
mondo
e
la
beltà
.
Forse
gli
volse
un
riso
la
speranza
?
No
.
Anzi
la
sua
trafittura
è
d
'
averla
perduta
per
sempre
Ahi
della
speme
il
viso
Io
non
vedrò
mai
più
.
Sono
mutate
le
sue
idee
sul
mondo
?
L
'
immagine
,
l
errore
sono
non
più
errore
,
ma
cosa
salda
;
sono
la
verità
?
No
.
Dalle
mie
vaghe
immagini
So
ben
ch
'
ella
discorda
,
So
che
natura
è
sorda
,
Che
miserar
non
sa
.
Che
non
del
ben
.
Sollecita
Fu
,
ma
dell
'
esser
solo
.
La
morte
della
speranza
,
l
impura
vista
della
infausta
verità
.
il
sentimento
della
sua
infelicità
non
è
qui
affievolito
,
anzi
vi
è
ribadito
e
illuminato
.
Perché
dunque
si
sente
risorto
?
Cosa
è
risorto
in
lui
?
La
facoltà
di
sentire
,
di
cui
parlava
a
Iacopsenn
,
o
come
ora
dice
,
il
cuore
.
E
perché
la
vita
non
è
a
suo
avviso
altro
che
facoltà
di
sentire
,
d
'
immaginare
,
d
'
amare
,
è
in
lui
risorta
la
vita
;
si
sentiva
morto
,
ora
torna
a
vivere
.
E
canta
la
risurrezione
della
sua
immaginazione
,
del
suo
sentire
.
Risorgono
i
dolci
affanni
,
i
teneri
moti
della
prima
età
;
rivede
la
bella
natura
,
così
come
la
vedeva
allora
,
inesperto
delle
cose
;
e
ora
,
malgrado
l
esperienza
della
vita
e
la
vista
della
verità
,
sente
con
maraviglia
in
sé
rivivere
gl
'
inganni
aperti
e
noti
.
Questa
rappresentazione
del
suo
nuovo
stato
acquista
rilievo
da
quello
stato
di
sopore
,
ove
le
stesse
cose
gli
comparivano
innanzi
morte
.
Ed
hai
una
rappresentazione
,
in
antitesi
,
della
natura
,
così
come
compariva
a
lui
in
quel
doppio
stato
,
morta
e
viva
.
Queste
cose
non
le
dice
già
con
quel
disordine
,
con
quella
veemenza
,
con
quell
'
improvviso
,
ch
'
è
la
parola
dell
'
entusiasmo
giovanile
.
Ha
racquistato
i
moti
e
i
sensi
della
gioventù
,
ma
non
l
'
ingenuità
di
quella
;
ora
sa
troppo
,
e
parla
con
ironia
della
sorda
Natura
,
che
pure
allora
benediva
:
Pur
che
ci
lasci
al
duolo
Or
d
'
altro
a
lei
non
cal
.
Il
suo
piacere
non
è
puro
e
non
è
intero
.
Qui
non
c
'
è
l
'
inno
E
non
c
'
è
l
'
ode
.
Il
piacere
è
contenuto
dal
sapere
,
dalla
presenza
del
vero
,
che
vi
apparisce
come
fosca
nuvola
in
cielo
sereno
,
con
questo
che
la
nuvola
qui
è
l
'
immutabile
verità
e
il
cielo
è
la
mutabile
apparenza
.
Che
importa
?
Se
l
'
apparenza
dura
,
non
chiamerà
spietato
l
'
autore
della
vita
.
Non
è
una
riconciliazione
,
è
una
concessione
.
Consente
solo
di
non
chiamarlo
spietato
,
e
sub
conditione
,
se
.
La
situazione
poetica
non
è
nel
primo
momento
dell
'
entusiasmo
,
quando
egli
si
sente
rivivere
,
ma
in
un
momento
posteriore
o
di
riflessione
,
interrogando
sé
stesso
,
riandando
la
sua
vita
,
e
descrivendo
e
spiegando
il
nuovo
uomo
che
s
'
è
formato
in
lui
.
Perciò
la
poesia
prende
una
forma
storica
e
riflessiva
.
Non
si
dipinge
egli
nel
punto
che
piange
e
ammira
e
il
cuore
gli
batte
.
Ha
pianto
,
ha
mirato
,
ha
palpitato
.
Ora
ci
riflette
sopra
.
La
mente
rimane
sovrana
,
e
distribuisce
con
ordine
e
con
chiarezza
tutte
le
parti
,
con
orditura
semplice
,
con
moto
diritto
e
soave
,
senza
indugio
e
senza
fretta
.
Non
c
'
è
immagine
e
non
impressione
così
viva
che
lo
svii
e
gli
rompa
il
filo
del
pensiero
.
Le
rimembranze
non
s
'
affollano
,
e
non
s
'
incalzano
,
ma
si
svolgono
l
'
una
dall
'
altra
,
come
onde
di
mare
.
Diresti
che
riviva
la
sua
vita
nella
sua
naturale
successione
.
I
dolci
affanni
della
prima
età
,
e
quando
mancarono
,
il
dolore
della
mancanza
,
e
quando
mancò
il
dolore
,
una
tristezza
ch
'
era
ancora
dolore
,
e
infine
il
sopore
,
abbandonata
ogni
resistenza
:
Quasi
perduto
e
morto
Il
cor
s
'
abbandonò
;
questi
vari
stati
della
vita
gli
tornano
innanzi
l
'
uno
appresso
all
'
altro
,
l
'
uno
uscito
dall
'
altro
.
Si
può
credere
ci
sia
un
po
'
di
sottigliezza
in
quel
dolore
che
manca
,
e
nel
pianto
del
dolore
mancato
,
che
è
una
tristezza
,
la
quale
è
ancora
dolore
.
Ma
chi
ha
studiato
bene
tutte
le
diverse
stazioni
del
suo
martirio
,
vedrà
che
Leopardi
è
qui
non
meno
acuto
che
vero
esploratore
del
suo
passato
.
La
finezza
e
profondità
dell
'
osservazione
ti
costringe
a
pensare
per
coglier
bene
così
delicate
gradazioni
tra
dolore
,
tristezza
e
sopore
;
e
pensando
,
gusti
il
piacere
intellettuale
di
scoprirle
vere
.
Tu
senti
,
e
acquisti
insieme
un
abito
riflessivo
che
ti
dispone
a
spiegare
quello
che
senti
.
E
tale
appunto
è
il
carattere
di
questa
poesia
.
Or
che
gli
sta
tutto
il
passato
innanzi
,
l
'
uomo
nuovo
ricorda
quale
gli
appariva
il
mondo
allora
,
e
lo
rifà
co
'
più
brillanti
colori
di
una
fantasia
ridesta
.
Quella
natura
che
non
valse
a
trarlo
dal
duro
sopore
,
era
pure
così
bella
,
il
canto
della
rondine
,
la
squilla
vespertina
,
il
fuggitivo
sole
,
una
candida
ignuda
mano
,
e
ora
la
rivede
con
sentimento
nuovo
,
e
l
'
accompagna
co
'
più
cari
vezzi
dell
'
immaginazione
.
Questa
rappresentazione
vivace
dà
rilievo
a
quello
stato
d
'
insensibilità
ch
'
egli
caratterizza
in
pochi
indimenticabili
tratti
,
con
una
chiarezza
uguale
alla
finezza
.
Certi
contrasti
e
certi
epiteti
,
come
l
'
età
decrepita
e
l
'
aprile
degli
anni
,
i
giorni
fugaci
e
brevi
,
imprimono
in
questa
rappresentazione
il
moto
del
sentimento
.
Con
quel
grido
di
maraviglia
e
di
tenera
commozione
che
il
cieco
senza
speranza
rivede
improvviso
il
sole
,
con
quel
sentimento
prorompe
qui
il
grido
del
redivivo
.
Non
ci
è
gradazione
,
non
c
'
è
a
poco
a
poco
;
il
passaggio
è
brusco
,
violento
,
.
come
innanzi
un
miracolo
.
Non
è
una
evoluzione
,
come
si
dice
oggi
;
è
una
rivoluzione
:
Chi
dalla
grave
,
immemore
Quiete
or
mi
ridesta
?
Che
virtù
nova
è
questa
,
Questa
ch
'
io
sento
in
me
?
Quasi
non
crede
agli
occhi
suoi
;
non
crede
quasi
a
'
proprii
moti
.
Dunque
è
vero
?
Dunque
il
cuore
è
risorto
?
Oh
sì
.
E
raccoglie
e
accumula
le
nuove
bellezze
e
le
nuove
impressioni
con
così
precipitevole
impeto
ritmico
,
che
pare
voglia
tutto
in
un
sorso
assaporare
il
suo
godimento
.
Qui
è
il
tuono
più
alto
del
sentimento
,
che
va
lentamente
digradando
.
Comparisce
il
crudo
fato
,
il
tristo
secolo
,
l
'
ignuda
gloria
,
la
bellezza
vuota
.
In
lui
non
ci
è
altro
di
risorto
che
il
cuore
,
se
pure
....
E
in
questo
se
vanisce
il
canto
,
quasi
in
un
sospiro
malinconico
di
una
mezza
soddisfazione
.
Qui
tutto
è
vero
,
tutto
è
a
posto
.
Forse
ci
è
di
troppo
l
'
insistenza
sulla
vacuità
della
donna
,
dove
sospetti
qualche
ricordo
personale
,
che
intorbida
le
proporzioni
dell
'
armonia
,
chi
sa
!
un
momento
di
cattivo
umore
contro
le
fiorentine
,
al
quale
dà
sfogo
in
una
lettera
,
o
il
disprezzo
di
quella
strega
bolognese
,
di
cui
scrive
a
Papadopoli
.
È
un
reliquato
,
come
dicono
i
medici
,
nella
vita
nuova
.
E
ci
trovi
insieme
un
presentimento
dell
'
Aspasia
.
In
questo
Risorgimento
non
solo
l
'
asprezza
,
il
latinismo
,
la
solennità
è
liquefatta
,
ma
anche
il
metro
e
il
ritmo
.
Hai
settenarii
metastasiani
,
de
'
quali
il
primo
versetto
sdrucciola
nel
secondo
,
richiamato
dalla
rima
nel
terzo
,
che
va
a
declinare
subitamente
nel
quarto
,
formando
periodetti
liquidi
,
veloci
,
e
talora
con
ripigliate
,
di
una
movenza
melodiosa
.
Le
immagini
sono
vaghe
,
e
le
diresti
note
musicali
,
se
nella
loro
generalità
non
fossero
precise
.
E
sono
tutte
attirate
in
un
movimento
ritmico
,
che
accompagnato
dal
gioco
vario
degli
accenti
esprime
le
gradazioni
del
sentimento
.
Chi
ha
studiato
bene
il
meccanismo
de
'
nostri
versi
,
e
soprattutto
del
nostro
potentissimo
settenario
,
in
cui
la
posizione
dell
'
accento
quasi
senza
limite
ti
dà
le
più
varie
intonazioni
,
ammirerà
gli
effetti
musicali
che
ha
saputo
cavarne
il
poeta
,
come
nota
della
intensità
e
della
velocità
delle
impressioni
.
Perciò
questa
si
può
chiamare
la
poesia
del
sentimento
o
del
cuore
.
Essa
è
il
preludio
musicale
alle
nuove
poesie
,
alla
sua
terza
maniera
.