StampaPeriodica ,
La
pubblicazione
delle
Opere
inedite
del
Guicciardini
fu
uno
di
quei
fatti
che
avrebbe
dovuto
dare
grande
impulso
a
'
nostri
studi
storici
.
Sono
di
tali
scoperte
che
basterebbero
da
sé
a
creare
un
intero
ciclo
di
critica
storica
:
tanta
copia
vi
si
trova
di
notizie
,
con
quelle
riflessioni
e
impressioni
che
le
rendono
vive
e
irraggiano
di
nuova
luce
tutto
un
secolo
.
E
si
tratta
di
un
secolo
intorno
al
quale
si
è
più
scritto
e
meno
compreso
;
di
un
secolo
chiamato
del
risorgimento
,
e
che
fu
pur
quello
della
nostra
decadenza
.
Il
problema
storico
di
quell
'
epoca
non
mi
pare
sia
stato
ancora
posto
e
discusso
e
svolto
con
grande
esattezza
.
Il
problema
è
questo
:
L
'
Italia
a
quel
tempo
era
salita
al
più
alto
grado
di
potenza
,
di
ricchezza
e
di
gloria
,
e
nelle
arti
e
nelle
lettere
e
nelle
scienze
toccava
già
quel
segno
a
cui
poche
nazioni
e
privilegiate
sogliono
giungere
,
e
da
cui
erano
allora
lontanissime
le
altre
nazioni
ch
'
ella
chiamava
con
romana
superbia
i
barbari
.
Eppure
,
al
primo
urto
di
questi
barbari
,
l
Italia
,
come
per
improvvisa
rovina
,
crollò
,
e
fu
cancellata
dal
numero
delle
nazioni
.
E
i
barbari
gittarono
di
nuovo
il
grido
selvaggio
:
Guai
a
'
vinti
!
E
non
solo
li
calcarono
,
ma
li
dileggiarono
,
trattandoli
come
non
fossero
uomini
e
riempiendo
il
mondo
di
querele
e
di
rimproveri
della
perfidia
e
della
viltà
italiana
.
E
sin
d
'
allora
si
restò
intesi
che
i
perfidi
e
i
codardi
fummo
noi
,
che
il
torto
fu
tutto
nostro
,
che
fummo
ripagati
della
nostra
moneta
,
che
ben
ci
stette
e
che
i
barbari
ci
fecero
un
segnalato
favore
a
metterci
un
po
'
di
nuovo
sangue
nelle
vene
.
A
questi
giudizi
degli
storici
oltramontani
si
aggiungono
i
lamenti
de
'
nostri
,
i
quali
attribuiscono
l
inaudita
catastrofe
alle
nostre
discordie
,
che
ci
tolsero
ogni
virtù
di
resistenza
.
Il
buon
Sismondi
,
che
parla
con
tanta
simpatia
delle
cose
nostre
,
trasformando
il
rimprovero
in
elogio
,
assicura
che
il
sentimento
nazionale
mancò
agl
'
Italiani
perché
erano
mossi
da
un
sentimento
più
alto
,
si
sentivano
cosmopoliti
e
furono
benefattori
dell
'
umanità
con
l
'
olocausto
di
se
stessi
.
Né
la
catastrofe
giunse
improvvisa
,
anzi
ce
n
'
era
un
inquieto
presentimento
,
e
non
mancarono
le
solite
profezie
.
Tutti
rammentano
con
che
eloquenza
il
Savonarola
annunziava
dal
pergamo
la
venuta
de
'
Barbari
,
e
quale
impressione
fece
allora
la
profezia
di
un
Francescano
,
che
fra
l
altro
annunziava
il
sacco
di
Roma
.
Sinistri
segni
sono
mentovati
dagli
storici
.
La
folgore
cade
a
Firenze
sul
tempio
di
Santa
Reparata
;
in
una
notte
oscura
fuochi
sanguigni
illuminano
la
villa
Careggi
.
Gli
spettri
degli
antichi
Re
di
Aragona
annunziano
al
loro
successore
la
caduta
del
regno
di
Napoli
.
Le
statue
sudano
sangue
;
i
popoli
spaventati
credono
vedere
nel
cielo
eserciti
che
combattono
.
Una
secreta
inquietudine
incalzava
i
cittadini
fra
le
delizie
e
le
voluttà
di
una
vita
scioperata
.
Ci
era
dunque
la
coscienza
oscura
di
una
dissoluzione
sociale
e
di
una
catastrofe
prossima
.
E
più
che
i
giudizi
degli
stranieri
e
de
'
posteri
è
utile
investigare
le
impressioni
e
i
giudizi
de
'
contemporanei
.
I
frati
e
i
preti
,
e
anche
parecchi
storici
,
pongono
la
fonte
del
male
nella
rilassatezza
de
'
sentimenti
religiosi
e
de
'
costumi
.
Non
si
crede
più
a
Cristo
,
dice
Benivieni
.
Anzi
si
crede
che
tutto
procede
dal
caso
,
massime
le
cose
umane
.
Alcuni
stimano
che
sieno
regolate
da
influssi
celesti
.
Si
nega
la
vita
futura
,
si
schernisce
la
religione
.
Alcuni
la
reputano
un
trovato
di
uomini
.
Tutti
,
uomini
e
donne
,
tornano
agli
usi
pagani
,
e
si
dilettano
dello
studio
de
'
poeti
,
degli
astrologi
e
di
ogni
superstizione
.
Ci
è
in
queste
poche
righe
tutto
Savonarola
.
Altri
stimano
al
contrario
che
il
male
è
principalmente
nella
Corte
di
Roma
e
nelle
pratiche
e
nelle
consuetudini
religiose
,
che
hanno
sfibrato
gli
animi
e
resili
più
disposti
a
perdonare
le
offese
che
a
vendicarle
.
E
non
vedono
altra
via
a
rinvigorire
le
istituzioni
e
gli
uomini
,
che
seguire
gli
esempi
lasciatici
dall
'
antichità
.
Di
questo
erano
tutti
persuasi
,
che
il
paese
era
corrotto
,
salvoché
alcuni
derivavano
la
corruzione
dall
'
indebolito
sentimento
religioso
,
e
gli
altri
ponevano
appunto
la
sua
sede
nella
religione
così
com
'
era
interpretata
e
praticata
dalla
Corte
di
Roma
.
Quelli
vedevano
il
rimedio
nel
ritirare
la
società
a
'
suoi
principii
,
con
una
riforma
religiosa
e
morale
che
valesse
a
restaurare
le
credenze
religiose
ed
emendare
i
costumi
;
la
qual
riforma
,
incalzati
i
preti
da
frate
Savonarola
e
più
tardi
da
frate
Lutero
,
attuarono
a
modo
loro
nel
Concilio
di
Trento
.
Gli
altri
al
contrario
vedevano
il
rimedio
nell
'
emancipazione
della
coscienza
da
ogni
autorità
religiosa
,
ciò
che
traeva
seco
l
abolizione
del
Papato
,
che
essi
giudicavano
il
principale
nemico
della
libertà
e
dell
'
unità
nazionale
.
Erano
due
scuole
che
con
diversi
nomi
si
continuano
anche
oggi
,
e
che
oltrepassavano
ne
'
loro
fini
e
ne
'
loro
mezzi
l
Italia
,
ed
abbracciavano
l
Europa
cattolica
.
Si
può
dire
che
la
loro
storia
è
tutta
la
storia
moderna
,
non
finita
ancora
.
Nella
quale
storia
l
'
Italia
rappresentava
una
parte
molto
secondaria
.
Certo
i
primi
concetti
e
i
primi
tentativi
vennero
da
lei
,
ma
rimasero
concetti
e
tentativi
isolati
e
scarsi
di
effetto
,
e
quando
l
incendio
si
dilatò
e
le
contrarie
opinioni
accesero
in
tutta
Europa
ostinatissime
contese
e
divisioni
e
guerre
di
popoli
,
tra
noi
non
mancarono
cittadini
di
molta
virtù
che
con
la
penna
o
con
le
forti
opere
o
co
'
martirii
mantennero
la
loro
fede
,
ma
fu
moto
di
pochi
e
divisi
,
che
s
'
impresse
appena
alla
superficie
;
sotto
alla
quale
rimasero
in
calma
sonnolenta
e
stupida
le
popolazioni
.
Anche
oggi
sono
di
quelli
che
credono
il
Cattolicismo
e
il
Papato
salute
o
perdizione
d
'
Italia
,
ma
sono
opinioni
oziose
,
che
non
lasciano
traccia
durabile
sulle
moltitudini
;
il
Concilio
ecumenico
che
pure
in
altre
parti
di
Europa
solleva
così
vivi
odii
e
speranze
,
presso
di
noi
non
suscita
né
energiche
opposizioni
,
né
gagliardi
consensi
.
La
corruttela
de
'
costumi
era
l
'
apparenza
più
grossolana
del
male
che
travagliava
l
'
Italia
e
rendeva
inevitabile
la
catastrofe
.
Quell
'
apparenza
fu
presa
per
il
male
esso
medesimo
,
e
gli
uni
ne
davano
colpa
al
paganesimo
e
agli
studi
classici
,
gli
altri
alla
Corte
di
Roma
,
pietra
di
scandalo
,
e
non
pensavano
che
quella
corruttela
del
Papato
e
quel
paganeggiare
delle
classi
intelligenti
e
degli
stessi
Papi
erano
anche
parte
del
problema
;
fenomeni
ed
effetti
che
non
spiegavano
nulla
,
e
volevano
essere
spiegati
loro
.
Ma
gli
uomini
politici
vedevano
la
quistione
sotto
un
aspetto
più
determinato
.
Poca
speranza
avevano
ne
'
tardi
frutti
che
potessero
venire
da
una
riforma
religiosa
e
morale
;
e
non
credevano
a
Papa
né
a
Cristo
,
e
schernivano
i
profeti
disarmati
.
A
loro
era
chiaro
che
l
Italia
divisa
e
debole
d
'
armi
mal
poteva
resistere
a
'
barbari
:
qui
era
il
pericolo
,
e
qui
ci
voleva
il
rimedio
.
Molto
li
preoccupavano
le
discordie
intestine
fra
cittadini
,
fra
le
città
,
fra
gli
Stati
,
e
cercavano
un
sistema
di
equilibrio
,
che
desse
satisfazione
a
tutte
le
classi
,
mantenendo
ordine
e
concordia
al
di
dentro
,
e
legasse
i
grandi
Stati
italiani
con
reciproca
malleveria
contro
gli
assalti
che
venissero
dal
di
fuori
.
Fa
stupire
quanti
sottili
trovati
pullulassero
in
quei
cervelli
acuti
per
ordinare
in
modo
lo
Stato
che
si
ottenesse
il
desiderato
equilibrio
,
quando
già
lo
straniero
era
a
casa
e
lasciava
per
sua
misericordia
disputare
se
i
partiti
si
avessero
a
vincere
per
le
più
fave
o
alla
metà
delle
fave
.
Né
erano
meno
sottili
i
giudizi
sulle
condizioni
e
sulle
forze
degli
Stati
,
sulle
inclinazioni
,
le
passioni
e
gl
'
interessi
de
'
principi
,
e
sulle
varie
combinazioni
delle
alleanze
,
con
una
finezza
di
osservazione
e
di
analisi
che
desidero
in
molti
documenti
della
diplomazia
moderna
.
Strazia
veder
tanta
sapienza
con
tanta
impotenza
.
Vedevano
le
nazioni
vicine
salite
a
grande
potenza
per
i
buoni
ordini
e
le
buone
armi
,
e
soprattutto
per
avere
raccolte
tutte
le
membra
dello
Stato
sotto
un
solo
indirizzo
.
E
tentarono
qualcosa
di
simile
in
Italia
.
Indi
la
serenissima
lega
di
Lorenzo
,
e
le
leghe
e
controleghe
di
Giulio
,
e
fallito
il
tentativo
di
stringere
in
una
forza
sola
gli
Stati
italiani
,
e
avendo
già
lo
straniero
dentro
,
per
cacciar
via
uno
,
chiamare
gli
altri
.
Indi
le
proposte
di
milizie
nazionali
,
per
uscir
di
mano
a
'
condottieri
,
e
certi
ordini
di
governo
misto
che
tenessero
in
qualche
equilibrio
gli
ottimati
e
il
popolo
.
Ciò
che
presso
le
altre
nazioni
era
il
naturale
portato
della
storia
,
in
Italia
erano
combinazioni
artificiali
d
'
ingegni
sottili
.
E
nulla
riuscì
.
Leghe
italiane
poco
stabili
,
perché
leghe
di
principi
,
e
sulla
base
mobile
degl
'
interessi
.
Leghe
con
forestieri
fecero
dell
'
Italia
il
campo
chiuso
di
tutte
le
cupidigie
e
di
tutte
le
insolenze
,
ed
ebbero
quella
fine
che
dice
il
Guicciardini
,
al
quale
pare
ragionevole
,
che
in
qualcuno
sia
per
rimanere
potenza
grande
,
il
quale
cercherà
di
battere
i
minori
e
forse
ridurre
Italia
sotto
una
Monarchia
.
A
milizie
nazionali
si
pensò
troppo
tardi
,
quando
i
condottieri
erano
già
i
padroni
,
e
il
paese
era
corso
da
fanti
svizzeri
e
spagnuoli
e
da
lanzichenecchi
e
stradioti
e
gente
d
'
arme
.
Né
i
buoni
ordini
poterono
ottenere
tanta
concordia
de
'
cittadini
,
che
le
fazioni
smettessero
di
chiamar
gli
stranieri
,
sì
che
,
miserabile
spettacolo
,
tutti
li
odiavano
,
e
tutti
li
chiamavano
.
Perciò
nessuna
propria
e
nazionale
resistenza
fu
possibile
,
e
l
Italia
,
come
si
disse
,
fu
conquistata
col
gesso
.
Il
problema
dunque
ti
ritorna
innanzi
lo
stesso
.
Mai
non
si
vide
tanta
sapienza
e
così
alta
intelligenza
quanta
trovi
allora
nei
grandi
uomini
che
avevano
in
mano
le
sorti
del
paese
,
politici
,
filosofi
,
letterati
,
artisti
,
le
cui
opera
riempiono
anche
oggi
il
mondo
di
ammirazione
.
L
'
Italia
,
scrive
il
Guicciardini
nel
principio
della
sua
storia
,
ridotta
tutta
in
somma
pace
e
tranquillità
,
coltivata
non
meno
ne
'
luoghi
più
montuosi
e
più
sterili
,
che
nelle
pianure
e
regioni
sue
più
fertili
,
né
sottoposta
ad
altro
imperio
che
de
'
suoi
medesimi
,
non
solo
era
abbondantissima
d
'
abitatori
,
di
mercatanzie
e
di
ricchezze
,
ma
illustrata
sommamente
dalla
magnificenza
di
molti
principi
,
dallo
splendore
di
molte
nobilissime
e
bellissime
città
,
dalla
sedia
e
maestà
della
religione
,
fioriva
di
uomini
prestantissimi
nell
'
amministrazione
delle
cose
pubbliche
,
e
d
'
ingegni
molto
nobili
in
tutte
le
dottrine
e
in
qualunque
arte
preclara
e
industriosa
,
né
priva
,
secondo
l
'
uso
di
quella
età
,
di
gloria
militare
;
e
ornatissima
di
tante
doti
,
meritamente
appresso
a
tutte
le
nazioni
nome
e
fama
chiarissima
riteneva
.
Le
parole
del
Guicciardini
si
riferiscono
proprio
al
momento
della
crisi
,
quando
Lorenzo
de
'
Medici
,
Ferdinando
d
'
Aragona
e
Innocenzo
VIII
scomparivano
dall
'
orizzonte
ed
entravano
in
iscena
i
Borgia
,
Alfonso
d
'
Aragona
e
Ludovico
il
Moro
,
e
Carlo
VIII
calava
dalle
Alpi
,
iniziando
un
moto
che
dovea
finire
con
la
soggezione
d
'
Italia
a
signoria
straniera
.
E
dapprima
non
mancarono
le
illusioni
.
A
Venezia
si
diceva
che
Carlo
veniva
a
vedere
l
'
Italia
.
I
nostri
scaltrissimi
uomini
di
Stato
confidavano
di
potere
con
l
ingegno
e
con
l
'
astuzia
vincere
quella
forza
barbara
,
e
alla
peggio
,
opporre
stranieri
a
stranieri
,
e
rintuzzare
gli
uni
con
gli
altri
.
Tutti
vedevano
il
pericolo
,
tutti
proponevano
i
rimedii
,
e
non
si
venne
a
capo
di
nulla
.
Non
marcarono
le
idee
,
mancò
la
volontà
e
la
forza
di
attuarle
.
Arguti
i
discorsi
,
stupendi
gli
scritti
,
fiacche
le
opere
:
tutto
si
ridusse
in
tentativi
infelici
e
isolati
,
senza
eco
,
senza
espansione
.
Atti
eroici
non
infrequenti
,
ma
di
singoli
individui
e
di
singole
città
:
nulla
,
che
rivelasse
vita
collettiva
e
nazionale
.
E
così
non
ci
fu
riforma
,
e
non
lega
italica
e
non
milizie
nazionali
,
e
non
buoni
ordini
,
e
non
buone
armi
,
e
tutto
restò
nelle
parole
e
negli
scritti
.
Discutendo
,
scrivendo
,
l
Italia
finì
facile
preda
dello
straniero
.
Questa
singolare
impotenza
italica
in
mezzo
a
tutte
le
apparenze
della
grandezza
e
della
potenza
certifica
un
male
più
profondo
che
non
pareva
a
'
contemporanei
,
e
non
è
parso
poi
.
Biasimiamo
pure
il
tradimento
di
Ludovico
,
o
la
perfidia
de
'
Borgia
o
la
spensieratezza
di
Leone
X
:
il
biasimo
non
spiega
nulla
;
il
male
era
sì
grave
che
bontà
o
perversità
d
'
individui
ci
potea
poco
.
Diciamo
pure
che
il
senso
morale
era
oscurato
;
che
i
costumi
erano
corrottissimi
,
soprattutto
del
Clero
;
che
le
armi
erano
mercenarie
;
che
gli
odii
tra
classe
e
classe
,
tra
città
e
città
erano
irreconciliabili
;
che
i
principi
e
i
partiti
chiamavano
essi
lo
straniero
.
Con
questa
lugubre
descrizione
dei
fenomeni
di
una
malattia
che
il
Macchiavelli
chiamava
la
corruttela
italiana
,
il
problema
non
si
scioglie
,
ma
si
allarga
,
rimanendo
sempre
a
sapersi
per
quali
cause
l
'
Italia
sotto
le
forme
della
più
rigogliosa
sanità
,
era
pure
in
tale
dissoluzione
o
corruttela
che
al
primo
cozzo
coi
barbari
perdé
tutto
,
anche
l
onore
,
e
per
più
secoli
scomparve
dalla
storia
con
sì
profonda
caduta
,
che
anche
oggi
è
dubbio
se
la
sia
risorta
davvero
.
L
'
analisi
di
questa
corruttela
italiana
,
de
'
suoi
elementi
,
della
sua
universalità
,
della
sua
intensità
,
delle
sue
cagioni
,
del
suo
sviluppo
,
de
'
suoi
effetti
,
il
carattere
e
la
fisonomia
che
diede
alla
nazione
,
e
i
suoi
vestigi
visibili
anche
oggi
e
che
ci
vietano
l
andare
innanzi
,
è
materia
non
ancora
bene
considerata
e
degnissima
di
studio
.
Attendiamo
il
Macchiavelli
o
il
Montesquieu
che
ne
scriva
acconciamente
,
netto
delle
passioni
contemporanee
.
Né
a
questo
basta
sagacia
e
diligenza
di
storico
;
si
richiede
occhio
metafisico
,
che
sappia
cogliere
tra
la
varietà
degli
accidenti
i
tratti
essenziali
.
Chi
guarda
con
quest
'
occhio
in
quei
tempi
,
vedrà
subito
la
differenza
capitale
tra
l
'
Italia
e
le
nazioni
che
dovevano
sceglierla
a
campo
delle
loro
lotte
,
la
Francia
,
la
Germania
,
la
Spagna
,
la
Svizzera
.
Queste
,
dopo
lunga
elaborazione
,
giungevano
pure
allora
ad
uno
stabile
assetto
politico
,
uscendo
dalle
lotte
interne
unificate
,
ordinate
e
più
forti
:
dove
l
'
Italia
si
era
già
costituita
parecchi
secoli
indietro
,
ed
avea
avuta
tutta
una
civiltà
,
frutto
di
quella
precoce
costituzione
.
Fin
d
'
allora
che
i
Comuni
si
vendicarono
a
libertà
,
trovò
essa
il
suo
assetto
,
che
in
tanta
diversità
di
casi
si
mantenne
inalterato
ne
'
suoi
lineamenti
sostanziali
,
e
produsse
quei
miracoli
di
prosperità
,
di
grandezza
e
di
coltura
che
furono
senza
riscontro
in
tutte
le
altre
parti
di
Europa
.
Nel
Regno
,
dov
'
era
prevalsa
la
forma
monarchico
-
feudale
,
il
movimento
fu
superficiale
e
solo
in
alto
,
mentre
le
basse
classi
rimanevano
in
una
condizione
stagnante
d
'
ignoranza
e
di
bestialità
:
pure
la
coltura
italiana
non
era
senza
eco
e
senza
corrispondenza
in
quelle
parti
.
Ma
nel
rimanente
d
'
Italia
la
libertà
aveva
messo
in
moto
tutte
le
forze
,
tutti
gl
'
interessi
,
tutte
le
passioni
,
e
in
parecchi
Comuni
avea
fatta
sentir
la
sua
azione
ne
'
più
bassi
strati
della
società
.
Questo
cumulo
e
concentrazione
di
forze
messe
in
moto
da
stimoli
così
gagliardi
accelerava
e
insieme
consumava
la
vita
italiana
,
logorandovisi
tutte
le
classi
,
sì
che
in
breve
giro
di
tempo
si
compie
la
sua
storia
,
maravigliosa
per
l
'
instancabile
attività
,
per
lo
straordinario
concitamento
delle
passioni
politiche
,
per
l
'
ardore
e
la
ferocia
delle
lotte
,
per
la
larga
partecipazione
di
tutte
le
classi
alla
vita
pubblica
,
per
l
'
infinita
produzione
nelle
industrie
,
ne
'
commerci
,
nell
'
agricoltura
,
negli
studi
,
nelle
opere
di
erudizione
e
d
'
ingegno
.
Fu
la
vita
di
Achille
,
gloriosa
,
ma
breve
.
Il
medio
evo
fu
per
le
altre
nazioni
lunga
e
faticosa
elaborazione
;
per
l
'
Italia
fu
civiltà
,
tutta
quella
civiltà
che
esso
potea
portare
.
Al
tempo
di
cui
parla
il
Guicciardini
,
questa
civiltà
toccava
già
quell
'
ultima
perfezione
che
si
manifesta
nel
lusso
e
nell
'
eleganza
,
con
quella
idolatria
delle
belle
forme
,
con
quel
senso
e
gusto
dell
'
arte
,
con
quella
grandiosità
e
sontuosità
delle
feste
,
con
quella
voluttà
de
'
godimenti
,
con
quella
delicatezza
e
leggiadria
nello
scrivere
e
nel
conversare
,
ne
'
modi
,
e
ne
'
costumi
,
che
sono
segni
non
dubbii
di
prosperità
,
di
agiatezza
e
di
coltura
.
Quella
ricca
e
allegra
e
fiorita
produzione
in
tanta
varietà
di
forme
della
vita
materiale
,
intellettuale
e
artistica
era
non
il
principio
,
ma
il
resultato
,
la
splendida
conclusione
,
quasi
la
corona
di
una
grande
civiltà
,
che
nel
suo
rapido
corso
consumava
rapidamente
se
stessa
:
era
il
frutto
di
un
capitale
accumulato
da
un
'
attività
anteriore
,
il
cui
stimolo
era
mancato
.
Questa
bella
vita
,
in
così
ricca
apparenza
di
sanità
e
di
forza
,
aveva
già
secche
le
sue
radici
,
venute
meno
nella
coscienza
tutte
le
idee
religiose
,
morali
e
politiche
,
che
l
'
avevano
condotta
a
quella
prosperità
,
l
'
impero
,
il
papato
,
la
libertà
comunale
,
la
grandezza
feudale
;
sicché
,
mentre
mandava
così
vivi
splendori
,
la
società
politicamente
e
moralmente
era
sciolta
.
Così
fu
a
'
tempi
di
Pericle
,
e
nel
secolo
di
Augusto
e
in
quello
di
Luigi
XIV
.
Mancati
all
'
Italia
tutti
gli
stimoli
spirituali
di
cui
era
pur
conseguenza
quel
suo
ultimo
fiore
di
civiltà
,
in
breve
appassì
anche
questo
,
rimasti
sole
forze
motrici
degli
uomini
gl
'
interessi
materiali
.
Mancarono
al
Papato
,
al
Comune
,
al
Principe
tutti
gli
alti
fini
,
per
i
quali
si
appassionano
e
vengon
grandi
i
popoli
:
la
tempra
nazionale
s
'
infiacchì
e
si
abbassò
il
carattere
.
E
così
mancarono
insieme
tutte
le
virtù
della
forza
,
l
'
iniziativa
,
la
generosità
,
il
sacrificio
,
il
patriottismo
,
la
tenacità
,
la
disciplina
,
e
vennero
su
le
qualità
proprie
della
fiacchezza
morale
accompagnata
con
la
maggior
coltura
e
svegliatezza
dello
spirito
,
la
dissimulazione
,
la
malizia
,
la
doppiezza
,
quello
stare
in
sull
'
ambiguo
e
tenersi
nel
mezzo
e
lasciarsi
dietro
l
uscita
,
la
prudenza
e
la
pazienza
.
Le
teorie
,
i
principii
,
le
istituzioni
erano
pur
sempre
quelle
,
accettate
nella
parte
esteriore
,
meccanica
e
letterale
,
magnificate
ne
'
discorsi
pubblici
,
divenute
un
linguaggio
di
convenzione
in
casa
ed
in
piazza
,
e
negate
e
contraddette
nella
pratica
;
ipocrisia
abituale
anche
ne
'
più
noti
per
la
libertà
del
pensiero
.
Mancava
la
forza
e
di
accettare
con
sincerità
e
di
negare
con
audacia
;
divenuta
la
vita
una
bassa
commedia
,
tutti
consapevoli
.
Come
contrapposto
o
protesta
di
una
società
non
rassegnata
ancora
a
morire
,
appunto
in
questi
tempi
d
'
infiacchimento
abbondarono
i
grandi
individui
,
patrioti
fortissimi
,
pensatori
arditi
,
riformatori
saldi
sino
al
martirio
,
città
eroiche
,
fatti
ammirati
e
non
imitati
,
rimasti
solitarii
e
di
poca
o
nessuna
efficacia
nella
moltitudine
.
Né
bastò
la
presenza
dello
straniero
nel
paese
,
e
le
offese
alle
sostanze
,
alla
vita
,
all
'
onore
,
che
pur
rendono
arditi
i
più
vili
,
a
destare
in
que
'
popoli
una
favilla
di
risentimento
e
di
vergogna
;
anzi
li
svigorì
affatto
quello
spettacolo
inusitato
di
selvaggia
energia
.
Come
si
fa
ne
'
grandi
mali
e
nelle
improvvise
catastrofi
,
tutti
si
abbandonarono
dell
'
animo
,
ogni
vincolo
si
sciolse
,
ciascuno
provvide
a
se
stesso
,
non
pensando
a
'
vicini
,
anzi
pensando
a
trarre
frutto
dalla
rovina
di
quelli
,
insino
a
che
furono
rovinati
tutti
.
E
non
mancava
la
chiaroveggenza
e
non
l
'
opporntunità
de
'
rimedii
,
e
mai
l
'
ingegno
italiano
non
si
mostrò
così
fecondo
in
ogni
maniera
d
'
industrie
e
di
sottili
accorgimenti
e
di
espedienti
e
di
progetti
ingegnosi
:
non
mancava
l
ingegno
,
mancava
la
tempra
.
L
'
Italia
era
simile
a
quell
'
uomo
che
nella
maturità
dell
'
ingegno
si
sente
già
vecchio
per
avere
abusate
le
forze
.
E
non
è
l
'
ingegno
,
ma
è
il
carattere
o
la
tempra
che
salva
le
nazioni
.
E
la
tempra
si
fiacca
quando
la
coscienza
è
vuota
,
e
non
muove
l
'
uomo
più
altro
che
l
'
interesse
propria
.
Queste
cose
pensando
e
mulinando
da
gran
tempo
,
mi
vennero
alle
mani
le
opere
inedite
del
Guicciardini
,
e
trovai
nella
storia
fiorentina
e
nelle
proposte
,
e
ne
'
carteggi
,
e
ne
'
discorsi
,
e
ne
'
ricordi
tale
un
tesoro
di
notizie
ed
osservazioni
,
che
mi
maraviglio
non
sia
l
edizione
già
tutta
spacciata
,
per
il
gran
numero
de
'
nostri
professori
e
cultori
della
storia
.
E
mi
fecero
molta
impressione
soprattutto
i
ricordi
da
compararsi
a
quanto
di
meglio
è
stato
fatto
in
questo
genere
.
Ciò
che
la
naturale
prudenza
e
la
lunga
pratica
delle
cose
del
mondo
e
la
dottrina
e
la
solitaria
meditazione
e
il
salutare
raccoglimento
ne
'
tristi
e
buoni
accidenti
della
vita
potea
suggerire
ad
un
sagacissimo
osservatore
,
tutto
trovi
qui
condensato
e
scolpito
con
rara
energia
di
pensiero
e
di
parola
.
E
mai
non
ho
capito
così
bene
,
perché
l
'
Italia
fosse
allora
sì
grande
e
sì
debole
,
che
in
questa
lettura
,
dove
lo
storico
con
perfetto
abbandono
dipinge
se
stesso
e
sotto
forma
di
consigli
ci
scopre
i
suoi
pensieri
e
sentimenti
più
intimi
,
o
,
per
dirla
con
parola
moderna
,
il
suo
ideale
politico
e
civile
dell
'
uomo
.
L
'
uomo
del
Guicciardini
,
quale
egli
crede
dovrebbe
essere
l
'
uomo
savio
,
com
'
egli
lo
chiama
,
è
un
tipo
possibile
solo
in
una
civiltà
molto
avanzata
e
segna
quel
momento
che
lo
spirito
già
adulto
e
progredito
caccia
via
l
'
immaginazione
e
l
'
affetto
e
la
fede
,
ed
acquista
assoluta
e
facile
padronanza
di
sé
.
In
questo
regno
dello
spirito
il
nostro
uomo
savio
spiega
tutte
le
sue
forze
.
Molto
ha
imparato
ne
'
libri
,
maraviglioso
di
erudizione
e
di
dottrina
;
ma
non
gli
basta
.
Sa
quanto
è
diversa
la
pratica
dalla
teorica
,
quanti
sono
che
intendono
le
cose
bene
,
che
o
non
si
ricordano
o
non
sanno
metterle
in
atto
,
e
come
non
dee
confidare
alcuno
tanto
nella
prudenza
naturale
,
che
si
persuada
quella
più
bastare
senza
l
accidentale
della
esperienza
.
Perciò
la
naturale
prudenza
e
la
dottrina
accompagna
con
l
'
esperienza
,
ovvero
osservazione
delle
cose
.
E
non
gli
basta
ancora
.
Sa
pure
che
la
dottrina
accompagnata
co
'
cervelli
deboli
o
non
gli
megliora
o
gli
guasta
;
e
però
anche
il
naturale
dee
essere
buono
,
tale
cioè
che
non
sia
offuscato
lo
spirito
dalle
apparenze
,
dalle
impressioni
,
dalle
vane
immaginazioni
e
dalle
passioni
.
E
quando
hanno
queste
buone
parti
,
la
prudenza
naturale
,
e
l
'
esperienza
,
e
la
dottrina
,
e
il
cervello
non
debole
,
gli
uomini
sono
perfetti
e
quasi
divini
.
Nel
nostro
savio
e
nel
nostro
uomo
perfetto
si
riscontra
dunque
l
accidentale
col
naturale
buono
,
la
dottrina
e
l
'
esperienza
col
cervello
positivo
e
prudente
.
Ma
egli
ha
una
qualità
ancora
più
preziosa
senza
la
quale
tutte
le
altre
sono
di
poco
frutto
,
ed
è
la
discrezione
o
il
discernere
.
Su
'
libri
trova
le
regole
;
ma
è
grande
errore
parlare
delle
cose
del
mondo
indistintamente
e
assolutamente
,
e
per
dire
così
per
regola
;
perché
quasi
tutte
hanno
distinzione
ed
eccezione
,
e
queste
distinzioni
e
eccezioni
non
si
trovano
scritte
in
su
'
libri
,
ma
bisogna
lo
insegni
la
discrezione
.
Senza
la
discrezione
adunque
non
giova
la
dottrina
e
non
l
'
esperienza
.
La
dottrina
ti
dà
le
regole
,
l
'
esperienza
ti
dà
gli
esempli
;
ma
è
fallacissimo
il
giudicare
per
gli
esempli
:
con
ciò
sia
che
ogni
minima
varietà
nel
caso
può
essere
causa
di
grandissima
variazione
nello
effetto
;
e
il
discernere
queste
varietà
,
quando
sono
piccole
,
vuole
buono
e
perspicace
occhio
.
E
perciò
,
quanto
s
'
ingannano
coloro
che
a
ogni
parola
allegano
i
Romani
!
Bisognerebbe
avere
una
città
condizionata
come
era
la
loro
,
e
poi
governarsi
secondo
quello
esempio
;
il
quale
a
chi
ha
le
qualità
disproporzionate
è
tanto
disproporzionato
,
quanto
sarebbe
volere
che
uno
asino
facesse
il
corso
di
uno
cavallo
.
Ma
il
nostro
uomo
non
capita
a
prendere
un
asino
per
cavallo
;
perché
ha
da
natura
buono
e
perspicace
occhio
,
e
legge
spesso
in
un
libro
suo
,
che
il
Guicciardini
chiama
libro
della
discrezione
.
Questo
è
l
'
uomo
perfetto
del
Guicciardini
,
tutto
spirito
,
e
armato
di
così
forti
armi
,
naturali
e
accidentali
.
Né
è
colpa
sua
che
abbia
coscienza
della
sua
superiorità
,
e
disprezzi
i
vulgari
,
e
come
italiano
,
stimi
barbari
tutti
gli
altri
popoli
,
e
quantunque
fortissimi
e
valorosissimi
,
confidi
di
poterli
vincere
e
farli
suoi
istrumenti
con
la
forza
dell
'
ingegno
e
della
coltura
.
Chi
studii
con
qualche
attenzione
in
questo
tipo
intellettuale
,
così
com
'
è
uscito
dalla
mente
del
Guicciardini
,
e
che
risponde
generalmente
allo
stato
reale
dello
spirito
italiano
a
quel
tempo
,
vedrà
perché
i
nostri
uomini
di
Stato
giocavano
quasi
con
gli
stranieri
,
a
cui
si
sentivano
tanto
soprastare
per
intelligenza
e
per
coltura
,
e
non
che
averne
paura
,
confidavano
di
poterli
usare
a
'
loro
fini
e
a
'
loro
interessi
particolari
.
Voi
v
'
intendete
di
armi
,
ma
non
v
'
intendete
di
Stato
,
dicea
con
orgoglio
Nicolò
Macchiavelli
a
un
potente
straniero
.
Il
nostro
uomo
,
dotato
di
tante
forze
intellettive
,
e
così
disciplinate
,
con
quel
suo
occhio
buono
e
perspicace
vede
il
mondo
altro
da
quello
che
i
volgari
sogliono
.
Non
crede
agli
astrologi
e
ai
teologi
e
ai
filosofi
e
a
tutti
gli
altri
che
scrivono
le
cose
sopra
natura
o
che
non
si
veggono
,
e
dicono
mille
pazzie
:
perché
in
effetto
gli
uomini
sono
al
bujo
delle
cose
e
questa
indaga
ione
ha
servilo
e
serve
più
a
esercitare
gl
'
ingegni
che
a
trovare
la
verità
.
Parla
con
ironia
di
Santa
Maria
Impruneta
,
che
fa
piova
e
bel
tempo
,
e
delle
devozioni
e
de
'
miracoli
,
e
de
'
digiuni
e
orazioni
e
simili
opere
pie
,
ordinate
dalla
Chiesa
o
ricordate
da
'
Frati
,
e
dell
'
aiuto
che
Dio
dà
a
'
buoni
,
e
del
buon
successo
delle
cause
giuste
.
Stima
che
la
troppa
religione
guasta
il
mondo
,
perché
effemina
gli
animi
,
avviluppa
gli
uomini
in
mille
errori
e
divertisceli
da
molle
imprese
generose
e
virili
.
Crede
che
,
dalle
repubbliche
in
fuora
,
nella
loro
patria
,
e
non
più
oltre
,
tutti
gli
Stati
,
chi
bene
considera
la
loro
origine
,
sono
violenti
,
né
v
'
è
potestà
che
sia
legittima
:
né
anche
quella
dell
'
imperatore
,
che
è
fondata
in
sull
'
autorità
de
'
Romani
,
che
fu
maggiore
usurpazione
che
nessun
'
altra
;
e
non
quella
de
'
preti
,
la
violenza
de
'
quali
è
doppia
,
perché
a
tenerci
sotto
usano
le
armi
temporali
e
le
spirituali
.
Innanzi
a
quest
'
occhio
perspicace
tutto
l
'
antico
edificio
crolla
,
e
del
medio
evo
non
rimane
nulla
.
Il
regno
celeste
rovina
e
si
trae
appresso
nella
caduta
Papa
e
Imperatore
.
Lo
spirito
,
adulto
e
per
virtù
propria
emancipato
,
si
ribella
contro
il
passato
dal
quale
è
uscito
e
che
lo
ha
cresciuto
ed
educato
,
caccia
via
da
sé
tutte
le
credenze
e
i
principii
,
fattori
di
quella
civiltà
della
quale
egli
è
la
corona
e
l
orgoglio
,
e
si
chiude
nella
terra
,
o
nella
vita
reale
,
nel
mondo
naturale
,
così
com
'
è
e
non
come
è
immaginato
,
e
pone
la
sua
gloria
nell
'
interpretarlo
,
nel
comprenderlo
e
nel
valersene
a
'
suoi
fini
.
Se
il
nostro
savio
ammette
con
le
persone
spirituali
che
la
fede
conduce
cose
grandi
,
gli
è
non
per
alcuna
assistenza
soprannaturale
o
provvidenziale
,
ma
perché
la
fede
fa
ostinazione
,
e
chi
dura
,
la
vince
.
Quanto
a
lui
,
non
gli
è
bisogno
la
fede
,
perché
a
vincere
bastano
le
sue
armi
proprie
,
la
naturale
prudenza
,
e
la
dottrina
e
l
'
esperienza
e
quel
suo
terribile
occhio
buono
e
perspicace
.
E
non
ci
è
latebra
del
cuore
umano
che
stia
nascosta
a
quell
'
occhio
,
e
non
apparenza
o
nebbia
così
fitta
che
gli
chiuda
la
via
,
e
non
vanità
d
'
immaginazione
o
impeto
di
passione
.
Quelli
che
si
lasciano
signoreggiare
da
vane
immaginazioni
,
sono
cervelli
deboli
.
Quelli
che
si
gittano
nelle
imprese
senza
considerare
le
difficoltà
,
sono
uomini
bestiali
.
E
chi
governa
a
caso
,
si
ritrova
alla
fine
a
caso
.
E
sono
matti
quelli
che
operano
secondo
passione
,
ancorché
nobile
e
generosa
.
E
sono
sciocchi
quelli
che
seguono
il
comune
ragionare
degli
uomini
e
le
vane
opinioni
del
popolo
.
Chi
disse
uno
popolo
,
disse
veramente
uno
pazzo
:
perché
è
un
mostro
pieno
di
confusione
e
di
errori
,
e
le
sue
vane
opinioni
sono
tanto
lontane
dalle
verità
,
quanto
è
,
secondo
Tolomeo
,
la
Spagna
dalla
India
.
Né
è
bene
stare
al
giudicio
di
quelli
che
scrivono
,
e
in
ogni
cosa
volere
vedere
ognuno
che
scrive
:
e
così
quello
tempo
che
s
'
arebbe
a
mettere
in
speculare
,
si
consuma
in
leggere
libri
con
stracchezza
d
'
animo
e
di
corpo
,
in
modo
che
l
'
ha
quasi
più
similitudine
a
una
fatica
di
facchini
,
che
di
dotti
.
Il
nostro
uomo
savio
e
perfetto
non
ha
fede
che
nel
suo
giudicio
proprio
,
nel
suo
speculare
,
e
nella
evidenza
del
fatto
,
che
scopre
ogni
fallacia
di
apparenza
;
quanti
dicono
bene
che
non
sanno
fare
:
quanti
in
sulle
panche
e
in
sulle
piazze
paiono
uomini
eccellenti
che
adoperali
riescono
ombre
!
Egli
crede
che
i
fatti
umani
sieno
determinati
dalle
inclinazioni
e
passioni
e
opinioni
degli
uomini
,
e
che
ci
sia
perciò
un
'
arte
della
vita
pubblica
e
privata
,
fondata
sullo
studio
e
la
cognizione
del
cuore
umano
,
scienza
affatto
sperimentale
.
E
qual
maestro
in
quest
'
arte
!
Nessuno
è
più
addentro
di
lui
ne
'
motivi
più
occulti
e
con
più
cura
dissimulati
delle
nostre
azioni
;
né
più
sicuro
in
determinare
gli
effetti
più
lontani
,
o
quella
lenta
successione
di
cause
poco
sensibili
e
poco
osservate
,
le
quali
spiegano
quei
moti
delle
cose
,
che
al
volgo
pajono
rovine
subitanee
.
Fra
tanta
varietà
di
accidenti
e
di
opinioni
e
di
passioni
nessuna
cosa
lo
sorprende
o
lo
sgomenta
o
lo
turba
,
perché
considera
ogni
cosa
etiam
minima
,
e
di
tutto
sa
trovare
il
bandolo
,
e
ne
'
più
diversi
casi
della
vita
prevede
e
provvede
,
da
'
più
alti
negozi
dello
Stato
alle
più
umili
faccende
della
famiglia
.
Il
suo
sguardo
ne
'
casi
più
improvvisi
freddo
e
tranquillo
è
quello
di
un
Iddio
,
alto
e
sereno
sulle
tempeste
,
ma
di
un
Iddio
leggermente
ironico
,
inclinato
a
pigliarsi
spasso
degli
uomini
e
voltarli
a
modo
suo
.
Questo
tipo
del
Guicciardini
è
la
pianta
uomo
,
come
s
'
era
più
o
meno
sviluppata
in
Italia
;
è
la
fisonomia
rimasa
storica
e
tradizionale
dell
'
uomo
italiano
com
'
era
a
quel
tempo
;
è
quella
superiorità
e
padronanza
dello
spirito
,
alla
quale
i
popoli
non
giungono
se
non
dopo
molti
secoli
d
'
iniziazione
e
di
civiltà
,
e
dove
l
'
Italia
giunse
con
tanta
celerità
di
cammino
,
che
vi
lasciò
per
via
gran
parte
delle
sue
forze
.
Onde
avvenne
,
che
in
così
visibile
progresso
dello
spirito
,
in
così
varia
e
ricca
coltura
,
in
tanta
prosperità
,
fra
tanti
capilavori
,
quando
coglieva
il
più
bel
fiore
di
una
vita
breve
e
affaticata
,
e
aveva
in
vista
nuovi
orizzonti
,
si
trovò
esausta
,
e
i
giorni
più
allegri
e
più
belli
della
sua
esistenza
furono
i
giorni
della
sua
morte
.
L
'
Italia
era
molto
simile
a
quest
'
uomo
del
Guicciardini
,
che
ha
fatto
piano
di
tutto
il
passato
,
e
rimasto
solo
col
suo
spirito
,
si
gitta
nella
vita
pieno
di
confidenza
nel
suo
ingegno
,
nella
sua
dottrina
,
nella
sua
esperienza
,
nel
suo
occhio
perspicace
,
e
tratta
l
uomo
,
come
la
natura
,
quasi
suo
servo
,
e
suo
istrumento
e
nato
a
utile
suo
,
e
guarda
con
uno
sguardo
fra
l
ironico
e
il
compassionevole
;
e
in
verità
il
più
degno
di
compassione
è
lui
.
Perché
infine
qual
'
è
l
'
uso
che
di
tante
forze
intellettive
farà
quest
'
uomo
?
qual
è
per
lui
il
problema
della
vita
?
Vivere
è
voltare
tutte
le
cose
divine
e
umane
,
spirituali
e
temporali
,
animate
ed
inanimate
,
a
beneficio
proprio
.
Ecco
l
'
ultimo
motto
di
questa
scienza
e
arte
della
vita
.
Seguiamo
la
storia
di
quest
'
uomo
secondo
il
tipo
del
Guicciardini
,
disegnato
con
tanta
maestria
in
questi
implacabili
ricordi
.
Egli
ha
sciolto
tutti
i
vincoli
col
passato
,
è
uscito
dalla
barbarie
del
medio
evo
,
ed
è
già
l
'
uomo
nuovo
o
l
'
uomo
moderno
,
che
si
beffa
del
soprannaturale
,
e
di
tutti
gli
occulti
e
le
vane
cogitazioni
dell
'
astrologia
e
della
magia
,
de
'
teologi
e
de
'
filosofi
,
e
non
ha
fede
che
nella
scienza
,
e
vi
pone
a
fondamento
l
'
esperienza
e
il
giudizio
proprio
,
lo
speculare
:
tipo
intellettuale
italiano
,
divenuto
dopo
grandi
lotte
il
tipo
,
la
fisonomia
di
tutta
l
'
Europa
civile
.
Questa
potenza
ed
energia
intellettuale
produsse
lavori
che
fruttificarono
in
altre
terre
,
aiutarono
al
progresso
umano
,
e
rimasero
sterili
,
dove
nacquero
.
Galilei
,
Colombo
,
Vico
,
e
molti
altri
potenti
intelletti
,
che
tanta
parte
ebbero
nella
civiltà
europea
,
non
ebbero
quasi
virtù
o
efficacia
nella
civiltà
del
loro
paese
,
dove
non
era
più
materia
atta
a
ricevere
e
generare
.
Il
Guicciardini
dice
che
le
città
non
sono
mortali
,
come
gl
'
individui
,
perché
la
materia
si
rinnova
,
e
se
periscono
,
è
per
gli
errori
di
quelli
che
governano
.
Superbia
di
statista
:
perché
non
ci
è
scienza
di
statista
,
la
quale
possa
fare
che
viva
una
città
,
a
cui
tutte
le
forze
spirituali
sono
mancate
,
e
dove
la
materia
che
si
rinnova
,
è
fiacca
e
corrotta
e
senza
succo
generativo
.
Né
alla
vita
basta
la
sparsa
cultura
e
l
'
intelligenza
sviluppata
:
perché
sapere
non
è
potere
,
come
vedremo
,
continuando
la
storia
del
nostro
uomo
.
Il
quale
,
così
potente
d
'
intelletto
e
di
dottrina
e
di
esperienza
e
di
discrezione
,
è
altresì
un
patriota
ed
un
liberale
,
con
tali
opinioni
che
lo
certificano
lontanissimo
già
dal
medio
evo
e
personaggio
affatto
moderno
.
Imperatore
e
Papa
,
guelfi
e
ghibellini
,
dritto
feudale
e
dritto
di
conquista
,
lotte
di
ottimati
e
di
popolani
,
tutto
questo
è
già
roba
vieta
,
è
cancellato
dalla
sua
coscienza
.
Italiano
,
cittadino
di
Firenze
e
laico
,
le
sue
opinioni
si
riassumono
in
queste
memorabili
parole
:
Tre
cose
desidero
vedere
innanzi
alla
mia
morte
,
ma
dubito
,
ancora
che
io
vivessi
molto
,
non
ne
vedere
alcuna
:
uno
vivere
di
repubblica
bene
ordinato
nella
città
nostra
;
Italia
liberata
da
tutti
i
barbari
,
e
liberato
il
mondo
dalla
tirannide
di
questi
scellerati
preti
.
Bellissime
sentenze
che
,
come
egli
presentiva
,
furono
un
testamento
,
divenuto
oggi
bandiera
di
tutta
la
parte
liberale
e
civile
europea
:
una
libertà
bene
ordinata
,
l
'
indipendenza
e
l
autonomia
delle
Nazioni
,
e
l
'
affrancamento
del
laicato
.
Questo
desiderava
allora
il
nostro
uomo
,
e
con
lui
tutta
la
parte
colta
del
popolo
Italiano
,
così
a
lui
simile
.
Ma
altro
è
desiderare
,
altro
è
fare
.
Il
nostro
uomo
farebbe
,
se
potesse
far
solo
,
ma
lo
sgomenta
la
compagnia
de
'
pazzi
e
de
'
maligni
.
Molti
,
è
vero
,
gridano
libertà
,
ma
in
quasi
tutti
prepondera
il
rispetto
dell
'
interesse
suo
.
Essendo
il
mondo
fatto
così
,
e
dovendo
l
uomo
savio
pigliare
il
mondo
com
'
è
e
non
come
dovrebbe
essere
,
la
scienza
e
l
arte
della
vita
è
posta
in
saper
condursi
di
guisa
che
non
te
ne
venga
danno
,
anzi
la
maggiore
comodità
possibile
.
Conoscere
non
è
mettere
in
atto
.
Pensa
come
vuoi
,
ma
fai
come
ti
torna
.
Perciò
la
principal
mira
del
nostro
savio
è
di
procurarsi
e
mantenersi
riputazione
,
perché
allora
tutti
li
corrono
dietro
;
e
quando
non
si
stima
l
'
onore
,
quando
manca
questo
stimolo
ardente
,
sono
morte
e
vane
le
azioni
degli
uomini
.
E
non
c
'
è
cosa
,
benché
minima
,
che
non
si
debba
fare
,
chi
vuole
acquistarsi
riputazione
.
Quantunque
sapere
sonare
,
ballare
,
cantare
e
simili
leggiadrie
,
scrivere
bene
,
sapere
cavalcare
,
sapere
vestire
accomodato
pare
che
diano
agli
uomini
più
presto
ornamento
,
che
sostanza
;
pure
è
bene
averne
cura
,
perché
questi
ornamenti
danno
degnità
e
riputazione
agli
uomini
etiam
bene
qualificati
e
aprono
la
via
al
favore
de
'
principi
,
e
sono
talvolta
principio
e
cagione
di
grande
profitto
e
esaltazione
.
Il
nostro
savio
non
è
uno
stoico
,
né
un
cinico
;
anzi
è
piuttosto
un
amabile
epicureo
.
Si
guarda
d
'
ingiuriare
e
di
offendere
,
e
quando
vi
sia
sforzato
,
fa
quello
solo
che
necessità
o
utilità
vuole
.
Fa
volentieri
il
bene
,
non
perché
ne
attenda
cambio
,
essendo
gli
uomini
facilissimi
a
dimenticare
i
benefizi
,
ma
perché
gli
cresce
riputazione
.
È
largo
di
cerimonie
e
di
lusinghe
e
di
promesse
generali
,
perché
ne
acquista
grazia
presso
gli
uomini
,
quando
pure
le
buone
parole
non
sieno
seguite
da
'
buoni
tatti
.
Si
studia
di
tenersi
bene
co
'
fratelli
,
co
'
parenti
,
co
'
principi
,
di
procacciarsi
amici
,
di
non
farsi
nemici
,
che
gli
uomini
si
riscontrano
,
e
te
ne
può
venir
male
.
Procura
di
trovarsi
sempre
con
chi
vince
:
perché
glie
ne
viene
parte
di
lode
e
di
premio
.
Ha
appetito
della
roba
,
non
per
godere
di
quella
,
che
sarebbe
cosa
bassa
,
ma
perché
gli
dà
riputazione
e
la
povertà
è
spregiata
.
È
persona
libera
e
reale
,
o
come
si
dice
in
Firenze
,
schietta
,
perché
piace
agli
uomini
e
perché
,
quando
sia
il
caso
di
simulare
,
più
facilmente
acquisti
fede
.
E
nega
arditamente
,
quando
anche
quello
abbia
fatto
o
tentato
sia
quasi
scoperto
e
pubblico
;
perché
la
negazione
efficace
,
quando
bene
non
persuada
a
chi
ha
indizi
o
creda
il
contrario
,
gli
mette
almanco
il
cervello
a
partito
.
È
stretto
nello
spendere
ancoraché
la
prodigalità
piaccia
:
perché
più
onore
ti
fa
uno
ducato
che
la
hai
in
borsa
,
che
dieci
che
tu
ne
hai
spesi
.
Fa
ogni
cosa
per
parere
buono
:
perché
il
buon
nome
vale
più
che
molte
ricchezze
.
Cerca
non
meritarsi
nome
di
essere
sospettoso
;
ma
perché
più
sono
i
cattivi
che
i
buoni
,
massime
dove
è
interesse
di
roba
o
di
stato
,
e
l
'
uomo
tanto
cupido
dello
interesse
suo
,
tanto
poco
respettivo
a
quello
di
altri
,
crede
poco
e
si
fida
poco
.
Sarei
infinito
se
volessi
continuare
in
queste
citazioni
.
E
forse
mi
sono
steso
troppo
.
Ma
dice
così
bene
,
così
preciso
,
in
un
linguaggio
e
in
uno
stile
così
oggi
dimenticato
,
che
nessuno
me
ne
vorrà
male
.
E
sarò
contento
,
se
avrò
potuto
invogliare
molti
a
leggere
questo
codice
della
vita
scritto
in
stile
lapidario
e
monumentale
e
pieno
di
alti
insegnamenti
per
i
cultori
delle
scienze
storiche
e
morali
.
Quest
'
uomo
savio
,
secondo
l
immagine
che
ce
ne
porge
il
Guicciardini
,
è
quello
che
oggi
direbbesi
un
gentiluomo
,
un
amabile
gentiluomo
,
nel
vestire
,
nelle
maniere
e
ne
'
tratti
.
Il
ritratto
è
così
fresco
e
vivo
,
così
conforme
alle
consuetudini
moderne
che
ad
ogni
ora
ti
par
d
'
incontrarlo
per
via
,
con
quel
suo
risetto
di
una
benevolenza
equivoca
,
con
quella
perfetta
misura
ne
'
modi
e
nelle
parole
,
con
quella
padronanza
di
sé
,
con
quella
confidenza
nel
suo
saper
fare
e
saper
vivere
.
Tutti
gli
fanno
largo
;
multi
gli
sono
attorno
;
e
se
ne
dice
un
gran
bene
.
Quelli
che
sono
da
più
di
lui
,
non
ne
hanno
ombra
,
perché
si
guarda
di
entrare
in
concorrenza
,
ed
anche
di
far
lega
co
'
potenti
,
memore
del
proverbio
castigliano
:
il
filo
si
rompe
dal
capo
più
debole
.
I
principi
lo
hanno
in
grazia
e
lo
colmano
di
onori
e
di
ricchezze
,
perché
mostra
di
avere
loro
rispetto
e
reverenza
,
e
in
questo
è
più
presto
abbondante
che
scarso
.
Ha
il
favore
del
popolo
,
fugge
il
nome
di
ambizioso
,
e
tutte
le
dimostrazioni
di
volere
parere
,
etiam
nelle
cose
minime
e
nel
vivere
quotidiano
,
maggiore
o
più
pomposo
o
delicato
che
gli
altri
.
Nessuno
gli
ha
gelosia
o
sospetto
,
perché
fugge
la
troppa
cupidità
,
per
la
quale
l
'
uomo
è
il
peggior
nemico
di
se
stesso
.
Qual
è
la
miglior
cosa
del
mondo
?
E
il
nostro
savio
risponde
:
è
misura
.
Aborre
dal
troppo
e
dal
vano
;
e
non
sforza
la
natura
,
e
si
rassegna
al
fato
,
a
quello
che
essere
,
citando
l
'
aureo
detto
:
Ducunt
volentes
fata
,
nolentes
trahunt
.
Se
non
può
colorire
tutti
i
suoi
disegni
,
non
se
ne
sdegna
e
sa
attendere
:
perché
i
savi
sono
pazienti
.
È
buono
cittadino
,
perché
si
mostra
zelante
del
bene
della
patria
e
alieno
da
quelle
cose
che
pregiudicano
a
un
terzo
;
ma
riprendere
i
disprezzatori
della
religione
e
de
buoni
costumi
è
bontà
superflua
di
quelli
di
San
Marco
la
quale
o
è
spesso
ipocrisia
,
o
quando
pure
non
sia
simulata
non
è
già
troppa
a
un
cristiano
,
ma
non
giova
niente
al
buono
essere
della
città
.
Vuol
provvedere
alla
sua
grandezza
,
ma
non
se
la
propone
per
idolo
come
fanno
comunemente
i
principi
,
i
quali
per
conseguire
ciò
che
gli
conduce
a
quella
fanno
uno
piano
della
coscienza
dell
onore
,
della
umanità
e
di
ogni
altra
cosa
.
Tutto
è
previsto
misurato
:
a
tutto
ci
è
un
ma
,
che
toglie
ogni
esagerazione
e
tien
fermo
il
nostro
savio
nella
via
del
mezzo
.
Aurea
mediocritas
.
Il
soperchio
rompe
il
coperchio
,
e
la
miglior
cosa
del
mondo
è
misura
.
Gl
'
intelletti
elevati
trascendono
il
grado
umano
e
si
accostano
alle
nature
celesti
,
ma
senza
dubbio
ha
migliore
tempo
nel
mondo
,
più
lunga
vita
e
è
in
uno
certo
modo
più
felice
chi
è
d
'
ingegno
più
positivo
.
E
questo
è
esser
savio
e
saper
vivere
.
senza
dubbio
il
nostro
savio
ama
la
gloria
,
e
desidera
di
fare
cose
grandi
ed
eccelse
,
ma
ingegno
positivo
,
com
'
egli
è
,
a
patto
che
non
sia
con
suo
danno
o
incomodità
.
Gli
cascano
di
bocca
parole
d
oro
.
Parla
volentieri
di
patria
,
di
libertà
,
di
onore
,
di
gloria
,
di
umanità
,
;
ma
vediamolo
a
'
fatti
.
Ama
la
patria
e
se
perisce
gliene
duole
non
per
lei
,
perciò
così
ha
a
essere
,
ma
per
sé
,
nato
in
tempi
di
tanta
infelicità
.
È
zelante
del
ben
pubblico
,
ma
non
s
ingolfa
tanto
nello
Stato
,
da
mettere
in
quello
tutta
la
sua
fortuna
.
Vuole
la
libertà
,
ma
quando
la
sia
perduta
non
è
bene
fare
mutazioni
,
perché
spesso
mutano
i
visi
delle
persone
non
le
cose
,
e
come
non
puoi
mutare
tu
solo
,
ti
riesce
altro
da
quello
che
avevi
in
mente
,
e
non
puoi
fare
fondamento
sul
populo
così
instabile
,
e
quando
la
vada
male
,
ti
tocca
la
vita
spregiata
del
fuoruscita
.
Se
tu
fossi
di
qualità
a
essere
capo
di
Stato
,
passi
;
ma
non
così
non
essendo
,
è
miglior
consiglio
portarsi
in
modo
che
quelli
che
governano
non
ti
abbiano
in
sospetto
,
e
neppure
ti
pongano
tra
i
malcontenti
.
Quelli
che
altrimenti
fanno
,
sono
nomini
leggieri
.
Nel
mondo
sono
i
savii
e
i
pazzi
.
E
pazzi
chiama
quei
fiorentini
,
che
vollero
contro
ogni
ragione
opporsi
,
quando
i
savii
di
Firenze
arebbono
ceduto
alla
tempesta
.
A
nessuno
dispiace
più
che
a
lui
l
ambizione
,
l
'
avarizia
e
la
mollizie
de
'
preti
,
e
il
dominio
temporale
ecclesiastico
;
ama
.
Martino
Lutero
,
per
vedere
ridurre
questa
caterva
di
scelerati
a
'
termini
debiti
,
cioè
a
restare
o
senza
vizi
,
o
senza
autorità
;
ma
per
il
suo
particulare
è
necessitato
amare
la
grandezza
de
'
pontefici
,
e
operare
a
sostegno
de
'
preti
e
del
dominio
temporale
.
Vuole
emendata
la
religione
in
molte
parti
;
ma
quanto
a
lui
,
non
combatte
con
la
religione
,
né
con
le
cose
che
pare
che
dependono
da
Dio
;
perchè
questo
obbietto
ha
troppa
forza
nella
mente
delli
sciocchi
.
Così
il
nostro
savio
si
nutre
di
amori
platonici
e
di
desiderii
impotenti
.
E
la
stia
impotenza
è
in
questo
,
che
a
lui
manca
la
forza
di
sacrificare
il
suo
particulare
a
quello
ch
'
egli
e
vuole
:
perché
quelle
cose
che
dice
di
amare
e
di
desiderare
,
la
verità
,
la
giustizia
,
la
virtù
,
la
libertà
,
la
patria
,
l
'
Italia
liberata
da
'
barbari
,
e
il
mondo
liberato
da
'
preti
,
non
sono
in
lui
sentimenti
vivi
e
operosi
,
ma
opinioni
e
idee
astratte
,
e
quello
solo
che
sente
,
quello
solo
che
lo
muove
,
è
il
suo
particolare
.
La
lotta
era
accesa
in
Germania
per
la
riforma
religiosa
e
si
stendeva
nelle
nazioni
vicine
,
e
non
mancavano
pazzi
tra
noi
che
per
quella
combattevano
e
morivano
;
in
Italia
si
combattevano
le
ultime
battaglie
della
libertà
e
dell
'
indipendenza
nazionale
;
il
paese
si
dibatteva
tra
Svizzeri
,
Spagnuoli
,
Tedeschi
e
Francesi
;
e
il
nostro
savio
non
pare
abbia
anima
d
'
uomo
,
e
non
dà
segno
quasi
di
accorgersene
e
non
se
ne
commove
,
e
libra
,
e
pesa
,
e
misura
quello
che
gli
noccia
o
gli
giovi
.
La
vita
è
per
lui
un
calcolo
aritmetico
.
L
Italia
perì
perchè
i
pazzi
furono
pochissimi
,
e
i
più
erano
i
savii
.
Città
,
principi
,
popolo
,
rispondevano
all
'
esemplare
stupendamente
delineato
in
questi
Ricordi
.
L
'
ideale
non
era
più
Farinata
,
erano
i
Medici
;
e
lo
scrittore
di
questi
tempi
non
era
Dante
,
era
Francesco
Guicciardini
.
La
società
s
'
era
ita
trasformando
,
pulita
,
elegante
,
colta
,
erudita
,
spensierata
,
amante
del
quieto
vivere
,
vaga
de
'
piaceri
dello
spirito
e
della
immaginazione
,
quale
tu
la
senti
ne
'
versi
di
Angiolo
Poliziano
.
Ogni
serietà
e
dignità
di
scopo
era
mancata
a
quella
insipida
realtà
.
Patria
,
religione
,
libertà
,
onore
,
gloria
,
tutto
quello
che
stimola
gli
uomini
ad
atti
magnanimi
e
fa
le
nazioni
grandi
,
ammesso
in
teoria
.
,
non
aveva
più
senso
nella
vita
pratica
,
non
era
più
il
motivo
della
vita
sociale
.
E
perché
mancarono
questi
stimoli
,
i
quali
soli
hanno
virtù
di
mantener
vivo
il
carattere
e
la
tempra
delle
nazioni
,
mancò
appresso
anche
ogni
energia
intellettuale
ed
ogni
attività
negli
usi
e
ne
'
bisogni
della
vita
,
e
il
paese
finì
in
quella
sonnolenza
,
che
i
nostri
vincitori
con
immortale
scherno
trasportarono
ne
'
loro
vocabolarii
e
chiamarono
il
dolce
far
niente
.
Un
individuo
simile
al
nostro
savio
può
forse
vivere
;
una
società
non
può
.
Perché
a
tenere
insieme
uniti
gli
uomini
è
necessità
che
essi
abbiano
la
forza
di
sacrificare
,
quando
occorra
,
anche
le
sostanze
,
anche
la
vita
;
e
dove
manchi
questa
virtù
o
sia
ridotta
in
pochi
,
la
società
è
disfatta
,
ancoraché
paja
viva
.
Questa
forza
mancò
agl
'
Italiani
,
simili
in
gran
parte
a
quel
romano
ricchissimo
,
che
non
volle
spendere
cento
ducati
per
la
comune
difesa
,
e
nel
sacco
di
Roma
perdette
l
onore
delle
figliuole
e
gran
parte
della
sua
fortuna
.
Questa
forza
mancò
,
perché
le
idee
che
mossero
i
loro
maggiori
erano
esauste
,
succeduta
la
stanchezza
e
l
indifferenza
,
e
in
tanta
cultura
e
prosperità
la
tempra
,
la
stoffa
dell
'
uomo
era
logora
,
mancata
quella
fede
e
caldezza
di
cuore
che
conduce
le
cose
grandi
,
che
può
comandare
ai
monti
,
come
dice
l
'
Evangelo
,
o
se
vi
piace
meglio
,
può
rendere
facili
e
dolci
i
più
duri
sacrifici
.
Che
cosa
rimaneva
?
La
saviezza
del
Guicciardini
.
Mancata
era
la
forza
:
supplì
l
'
intrigo
,
l
'
astuzia
,
la
simulazione
,
la
doppiezza
.
E
pensando
ciascuno
al
suo
particolare
,
nella
tempesta
,
comune
naufragarono
tutti
.
Come
erano
rimpiccoliti
gl
'
Italiani
e
in
quanta
fiacchezza
morale
erano
caduti
,
quali
erano
i
disegni
,
i
desiderii
fra
tanta
tempesta
,
può
far
fede
la
descrizione
che
fa
il
Guicciardini
dell
'
animo
dei
suoi
concittadini
,
ne
'
quali
era
pur
rimasta
tanta
virtù
che
valse
a
farli
cadere
con
lode
.
La
consuetudine
nostra
,
fa
dire
a
loro
lo
storico
,
non
comportava
che
s
'
implicassi
nella
guerra
tra
questi
principi
grandi
,
ma
attendessi
a
schermirsi
e
ricomperarsi
da
chi
vinceva
secondo
le
occasioni
e
le
necessità
.
Non
era
uficio
nostro
volere
dare
legge
a
Italia
,
volerci
fare
maestri
e
censori
di
chi
aveva
a
uscirne
:
non
mescolarci
nelle
quistioni
de
'
maggiori
re
de
'
cristiani
:
abbiamo
bisogno
noi
d
'
intrattenerci
con
ognuno
,
di
fare
che
i
mercatanti
nostri
,
che
sono
la
vita
nostra
,
possino
andare
sicuri
per
tutto
:
di
non
fare
mai
offesa
a
alcuno
principe
grande
se
non
constretti
e
in
modo
che
la
scusa
accompagni
l
ingiuria
,
né
si
vegga
,
prima
l
'
offesa
che
la
necessità
.
Non
abbiamo
bisogno
di
spendere
i
nostri
danari
per
nutrire
le
guerre
di
altri
,
ma
serbargli
per
difenderci
dalle
vittorie
;
non
per
travagliare
e
mettere
in
pericolo
la
vita
e
la
città
,
ma
per
riposarci
e
salvarci
.
Questo
linguaggio
di
servitori
e
di
mercanti
mostra
qual
era
allora
la
saviezza
de
'
popoli
italiani
,
e
che
cosa
è
l
'
uomo
savio
del
Guicciardini
.
Non
c
'
è
spettacolo
più
miserevole
di
tanta
impotenza
e
fiacchezza
in
tanta
saviezza
.
La
razza
italiana
non
è
ancora
sanata
da
questa
fiacchezza
morale
,
e
non
è
ancora
scomparso
dalla
sua
fronte
quel
marchio
che
ci
ha
impresso
la
storia
di
doppiezza
e
di
simulazione
.
L
'
uomo
del
Guicciardini
vivit
,
imo
in
Senatum
venit
,
e
lo
incontri
ad
ogni
passo
.
E
quest
'
uomo
fatale
c
'
impedisce
la
via
se
non
abbiamo
la
forza
di
ucciderlo
nella
nostra
coscienza
.