StampaPeriodica ,
Ogni
volta
che
colle
nostre
donne
noi
contadini
intonammo
il
coro
a
vespero
accompagnati
dalla
voce
solenne
dell
'
organo
,
abbiamo
pensato
che
Iddio
,
di
lassù
,
a
ogni
fine
di
giornata
,
prendeva
nota
di
quel
che
avevamo
sofferto
:
e
sperammo
sempre
che
sarebbe
giunto
il
momento
in
cui
egli
avrebbe
detto
:
basta
!
Non
abbiamo
con
ciò
preteso
mai
,
né
pretendiamo
che
si
dica
basta
al
lavoro
;
perché
sappiamo
che
la
terra
non
produce
il
grano
se
non
è
fecondata
di
sudore
.
Noi
anzi
la
amiamo
la
lotta
quotidiana
colla
terra
:
ma
crediamo
e
vogliamo
debba
cessare
la
legge
iniqua
per
cui
la
terra
oggi
produce
,
insieme
al
grano
,
la
tracotanza
dei
padroni
e
l
'
avvilimento
nostro
.
Noi
abbiamo
sempre
sperato
che
il
giorno
della
risurrezione
nostra
sarebbe
venuto
;
il
giorno
in
cui
,
cessando
di
essere
trattati
come
bestie
o
come
schiavi
,
avremmo
gustato
la
gioia
balda
e
soave
di
lavorare
come
in
una
grande
famiglia
di
fratelli
,
pari
tutti
nei
diritti
e
nei
doveri
,
nei
godimenti
e
nei
dolori
.
Questo
giorno
noi
lo
festeggiamo
in
anticipazione
il
primo
di
maggio
:
lo
festeggiamo
e
lo
affrettiamo
,
stringendoci
tutti
insieme
,
quanti
siamo
poveri
e
sfruttati
,
nel
proposito
di
lavorare
al
nostro
riscatto
che
è
voluto
da
Dio
.
Ma
il
prevosto
ci
dice
nelle
sue
prediche
:
«
Non
è
questa
la
volontà
di
Dio
:
non
è
conforme
a
religione
che
i
poveretti
si
uniscano
così
contro
i
signori
.
Perché
dice
il
prevosto
Dio
comanda
la
rassegnazione
e
l
'
umiltà
.
Comanda
di
lasciare
a
Cesare
quel
che
è
di
Cesare
.
Comanda
di
non
occuparsi
della
vita
terrena
,
pensando
che
le
ingiustizie
sofferte
quaggiù
saranno
ripagate
con
altrettanta
beatitudine
nel
regno
dei
cieli
.
Comanda
di
curar
l
'
anima
e
non
il
corpo
.
Comanda
di
cercare
soltanto
i
conforti
della
carità
:
di
quella
carità
che
stringe
in
un
amplesso
fraterno
il
povero
ed
il
ricco
»
.
Ma
il
curato
(
che
è
povero
quasi
come
noi
,
mentre
invece
il
prevosto
ha
una
grassa
prebenda
,
ed
ha
inoltre
,
di
suo
,
molta
roba
al
sole
che
fa
coltivare
da
noi
altri
contadini
)
ci
ha
detto
in
confidenza
:
«
Queste
questioni
qui
di
pane
e
di
giustizia
non
sono
articoli
di
fede
che
non
ci
si
possa
ragionare
su
col
proprio
criterio
.
Il
papa
,
i
vescovi
,
i
preti
dicono
la
loro
opinione
come
tutti
gli
altri
senza
che
ci
sia
vincolo
di
dogma
.
M
'
è
lecito
dunque
dirvi
il
mio
parere
senza
mancare
di
rispetto
al
superiore
.
Soltanto
,
vi
prego
di
non
riferirne
al
prevosto
,
perché
potrebbe
usarmi
il
trattamento
che
il
padrone
usa
con
voi
quando
comincia
a
pigliarvi
in
sospetto
...
siamo
intesi
!
Vediamo
dunque
un
po
'
,
se
a
formare
un
partito
contro
le
ingiustizie
dei
signori
,
voi
altri
andate
o
no
contro
la
religione
.
Io
credo
che
non
solo
non
andate
contro
la
religione
,
ma
ritengo
fermamente
che
vada
contro
alla
religione
quel
povero
che
non
si
unisce
al
partito
dei
lavoratori
.
Dio
comanda
la
rassegnazione
,
dice
il
prevosto
.
Ed
è
vero
.
Ma
in
quali
casi
?
Quando
si
tratta
di
disgrazie
che
manda
egli
stesso
e
che
non
si
possono
evitare
.
Se
vi
muore
un
bambino
,
se
la
gragnuola
viene
a
devastare
il
frumento
,
ognun
vede
che
bisogna
rassegnarsi
.
Ma
se
invece
si
tratta
di
mali
e
di
ingiustizie
che
ci
vengono
da
parte
degli
uomini
,
allora
è
dovere
di
buon
cristiano
ribellarvisi
.
Non
vedete
infatti
che
papa
,
cardinali
,
vescovi
,
si
adoperano
per
combattere
la
schiavitù
in
Africa
?
Non
vedete
che
per
combatterla
invocano
anche
l
'
uso
della
forza
?
Or
dunque
:
quel
che
è
giusto
per
l
'
Africa
non
lo
sarebbe
per
l
'
Europa
?
Come
mai
dovrebbe
essere
giusto
e
conforme
a
religione
combattere
contro
la
schiavitù
dei
negri
e
non
dev
'
essere
ugualmente
giusto
e
conforme
a
religione
combattere
contro
la
schiavitù
dei
bianchi
che
è
la
vostra
?
Se
è
legittimo
e
santo
ogni
tentativo
che
gli
schiavi
facciano
per
liberarsi
da
sé
,
non
sarà
altrettanto
giusto
ogni
tentativo
che
facciate
voi
altri
per
la
vostra
emancipazione
?
Dio
comanda
l
'
umiltà
,
dice
il
prevosto
.
Verissimo
anche
questo
.
E
perché
dunque
Iddio
dovrebbe
permettere
la
superbia
dei
padroni
?
Dio
comanda
«
date
a
Cesare
quel
ch
'
è
di
Cesare
»
.
D
'
accordo
.
Ma
la
questione
sta
nel
vedere
ciò
che
è
di
Cesare
.
Sono
forse
di
Cesare
,
ossia
dei
padroni
,
i
campi
che
Iddio
,
non
Cesare
,
ha
creato
?
Sono
forse
di
Cesare
le
messi
che
il
vostro
lavoro
,
e
non
già
il
padrone
,
ha
tratto
dalla
terra
?
Appartengono
forse
a
Cesare
,
ossia
al
padrone
,
le
vostre
persone
,
per
le
quali
non
vi
ha
né
dignità
né
libertà
finché
spetti
al
padrone
di
darvi
o
non
darvi
il
lavoro
e
il
pane
quotidiano
?
Dio
comanda
di
non
occuparsi
troppo
delle
cose
della
vita
terrena
.
Sta
bene
.
Ma
finché
si
vive
quaggiù
è
pur
necessario
occuparsi
della
vita
di
quaggiù
.
Si
può
pensare
alla
vita
di
là
e
insieme
alla
vita
di
qua
.
D
'
altronde
non
è
forse
doveroso
occuparsi
delle
cose
della
famiglia
?
E
perché
quel
che
è
doveroso
per
la
vostra
piccola
famiglia
,
dovrebbe
diventare
peccaminoso
per
la
famiglia
di
tutti
i
vostri
compagni
di
lavoro
e
di
miserie
?
Dio
comanda
di
non
curarsi
del
corpo
,
ma
dell
'
anima
.
Sia
pure
.
Ma
forseché
quanto
voi
,
uniti
in
Leghe
di
resistenza
,
volete
migliorare
i
patti
colonici
,
imponendovi
ai
padroni
colla
forza
del
numero
e
della
solidarietà
,
forse
che
provvedete
soltanto
al
corpo
o
non
anche
all
'
anima
?
Quando
non
si
mangia
che
polenta
fatta
di
grano
-
turco
cattivo
e
si
va
così
incontro
a
malattie
mentali
come
la
pellagra
e
alla
perdita
di
ogni
energia
morale
,
si
fanno
forse
gli
interessi
dell
'
anima
?
Quando
si
ha
un
orario
di
lavoro
che
non
lascia
tempo
né
lena
di
pensare
,
di
discorrere
,
di
goder
la
famiglia
,
di
leggere
qualcosa
,
si
può
dire
che
i
doveri
verso
l
'
anima
sieno
adempiuti
?
Oggi
voi
siete
come
bestie
,
che
lavorano
,
mangiano
e
dormono
.
Per
essere
diversi
dalle
bestie
,
per
essere
creature
ragionevoli
,
bisogna
saperla
adoperare
questa
benedetta
ragione
:
ma
finché
vivrete
come
oggi
i
padroni
vi
fanno
vivere
,
sarete
sempre
peggio
dei
bruti
.
Dio
non
vuole
dice
il
prevosto
che
ripariate
da
voi
alle
ingiustizie
,
se
ingiustizie
ci
sono
:
ma
vuole
invece
che
ne
attendiate
la
riparazione
dalla
carità
degli
altri
.
Degli
altri
?
dei
padroni
forse
?
Lasciamo
stare
che
,
quanto
a
carità
,
i
padroni
mostrano
di
averne
ben
poca
.
La
migliore
carità
infatti
,
che
sarebbe
quella
di
concedervi
i
miglioramenti
che
domandate
,
essi
non
ve
la
vogliono
fare
.
Perché
?
perché
dicono
che
non
vogliono
rovinarsi
per
voi
.
Che
è
quanto
dire
che
la
carità
che
son
disposti
a
farvi
sarà
sempre
così
limitata
che
non
riuscirà
neppure
a
lenire
i
vostri
mali
.
E
la
ingiustizia
sarà
conservata
.
La
miseria
resterà
.
Chi
ci
avrebbe
guadagnato
sarebbero
i
padroni
che
con
pochi
quattrini
,
presi
anche
questi
sul
lavoro
vostro
,
si
sarebbero
fatti
perdonare
l
'
usura
esercitata
su
di
voi
,
e
avrebbero
guadagnato
il
paradiso
.
Così
Dio
stesso
sarebbe
ingannato
.
Il
frutto
del
peccato
avrebbe
servito
alla
assoluzione
e
alla
beatitudine
del
peccatore
.
C
'
è
bensì
una
carità
santa
e
feconda
:
ed
è
il
soccorso
tra
pari
,
tra
fratelli
,
tra
uguali
.
La
carità
che
vi
potete
fare
fra
voi
altri
contadini
,
questa
sì
che
è
veramente
la
rugiada
della
vita
:
perché
non
umilia
chi
la
riceve
,
perché
non
ha
veleni
nascosti
.
Anzi
è
quel
che
si
può
immaginare
di
più
puro
,
di
più
sublime
,
di
più
divino
.
Or
bene
:
quale
è
la
carità
maggiore
che
vi
potete
fare
tra
voi
altri
?
E
lo
stare
uniti
tra
voi
;
il
formare
un
cuor
solo
e
una
volontà
sola
tra
voi
tutti
lavoratori
contro
il
comune
nemico
:
è
il
far
lega
,
in
modo
da
non
permettere
che
il
padrone
approfitti
della
vostra
offerta
per
appiccare
i
vostri
compagni
:
è
l
'
essere
insomma
uno
per
tutti
e
tutti
per
uno
,
in
un
fascio
solo
contro
l
'
avarizia
e
la
prepotenza
dei
padroni
»
.
Queste
cose
,
press
'
a
poco
,
ci
disse
il
curato
.
E
soggiunse
,
con
un
certo
sorriso
,
che
se
il
prevosto
parla
diverso
,
gli
è
ch
'
egli
appartiene
alla
classe
dei
padroni
,
ed
è
quindi
un
padrone
come
gli
altri
,
né
migliore
né
peggiore
degli
altri
.
Soltanto
,
trovandosi
ad
essere
sacerdote
,
egli
adopera
la
sua
autorità
sacerdotale
a
sostegno
de
'
suoi
interessi
.
Il
che
,
osserva
il
curato
,
non
fa
che
recare
danno
alla
stessa
religione
,
perché
quando
i
poveretti
sentono
che
in
nome
della
religione
si
vuoi
condannare
la
loro
causa
,
essi
abbandonano
la
religione
.
Il
buon
curato
poi
concludeva
col
dire
che
il
precetto
evangelico
da
seguirsi
in
queste
cose
è
quel
che
dice
:
se
Dio
comanda
una
cosa
e
gli
uomini
un
'
altra
,
bisogna
ubbidire
a
Dio
e
disubbidire
agli
uomini
.
Ora
se
Dio
,
come
non
v
'
ha
dubbio
,
vuole
che
la
giustizia
trionfi
,
bisogna
fare
ogni
opera
perché
trionfi
,
anche
ribellandoci
a
quel
che
comandano
i
padroni
.
Ci
sono
,
lo
sappiamo
,
molti
nostri
compagni
che
non
credono
in
Dio
,
perché
dicono
che
basta
essere
giusti
e
buoni
senza
andare
in
chiesa
.
Ma
a
noi
non
importa
,
perché
ci
basta
che
in
fatto
ei
siano
buoni
e
giusti
.
Vuol
dire
che
essi
,
invece
di
adorare
Dio
,
adorano
la
bontà
e
la
giustizia
.
Non
è
poi
lo
stesso
?
Quel
che
importa
è
che
si
sia
uniti
tutti
quanti
nel
pensiero
di
attuarla
questa
giustizia
.
In
tal
pensiero
salutiamo
tutti
il
primo
di
maggio
che
ci
richiama
al
nostro
primo
dovere
:
e
promettiamo
in
questo
giorno
solenne
di
consacrare
,
senza
paure
e
senza
esitazioni
,
tutte
le
nostre
forze
alla
emancipazione
della
nostra
classe
.
Iddio
Io
vuole
!
Alcuni
contadini
Chi
non
è
socialista
?
Oggi
,
in
Italia
,
tutti
vogliono
essere
un
po
'
socialisti
.
È
una
droga
,
il
socialismo
,
che
tutti
i
partiti
e
tutti
gli
uomini
borghesi
amano
mettere
senza
tema
di
avvelenamento
come
salsa
piccante
nei
loro
manicaretti
.
Segno
,
compagni
miei
,
che
siamo
ancora
deboli
.
Fossimo
forti
come
sono
i
nostri
compagni
di
altri
paesi
,
e
i
nostri
nemici
non
avrebbero
modo
né
voglia
di
permettersi
simili
gusti
.
Segno
che
ci
sono
ancora
troppi
socialisti
che
fanno
delle
sentimentalità
invece
di
fare
dei
ragionamenti
:
o
che
per
posare
ad
uomini
pratici
danno
esca
e
materia
a
questo
equivoco
colossale
che
,
con
tacito
accordo
,
viene
alimentato
e
coltivato
da
tutti
quanti
i
partiti
della
borghesia
.
L
'
equivoco
cioè
che
si
possa
essere
più
o
meno
socialisti
anche
senza
ammettere
la
lotta
di
classe
e
senza
vedere
,
come
risultato
della
stessa
,
la
socializzazione
degli
strumenti
di
lavoro
.
Codesti
volponi
,
aiutando
la
ingenuità
di
molti
nostri
compagni
,
dicono
:
«
Che
cosa
è
il
socialismo
se
non
il
desiderio
di
migliorare
la
condizione
della
povera
gente
?
or
dunque
:
non
siamo
noi
qui
a
riconoscere
che
la
miseria
esiste
e
che
bisogna
portarvi
un
rimedio
?
che
necessità
c
'
è
di
parlare
di
lotta
di
classe
dal
momento
che
noi
borghesi
,
come
vedete
,
siamo
i
primi
a
riconoscere
i
bisogni
del
lavoratore
?
Non
è
questo
anzi
un
pegno
d
'
amore
e
di
solidarietà
fra
le
classi
?
E
a
che
,
poi
,
smarrirci
nella
nebulosa
dell
'
avvenire
,
speculando
sulla
proprietà
collettiva
,
mentre
quel
che
importa
e
che
urge
è
provvedere
ai
mali
presenti
?
»
E
con
questo
parlare
,
molti
di
voi
,
operai
e
contadini
,
sono
presi
all
'
amo
.
Con
questa
arte
vi
si
persuade
di
lasciare
ai
borghesi
la
cura
del
vostro
«
miglioramento
»
nella
fiducia
che
,
illuminato
da
queste
belle
ispirazioni
,
il
loro
cuore
varrà
a
risolvere
la
questione
sociale
.
Ed
è
qui
appunto
dove
la
borghesia
vi
voleva
.
A
deporre
ogni
idea
di
conquista
:
ogni
proposito
di
lotta
contr
'
essa
.
Disarmarvi
,
addormentarvi
,
asservirvi
di
nuovo
.
Ma
guardate
un
po
'
com
'
è
fatto
il
laccio
in
cui
vi
si
vuol
prendere
.
Il
socialismo
,
essi
dicono
,
consiste
nel
desiderio
di
migliorare
la
condizione
della
povera
gente
.
Ebbene
,
no
:
in
ben
altro
consiste
il
socialismo
.
Consiste
nella
volontà
di
togliere
la
causa
della
povertà
.
La
filantropia
,
il
buon
cuore
danno
il
soldo
al
poveretto
:
il
socialismo
pone
la
domanda
:
perché
quest
'
uomo
ha
bisogno
del
soldo
filantropico
?
Ai
volponi
che
sorridendo
vi
dicono
che
sono
socialisti
anch
'
essi
,
rivolgete
questa
domanda
che
riassume
tutto
il
socialismo
:
«
di
dove
viene
la
miseria
del
lavoratore
moderno
?
»
E
state
a
sentire
che
cosa
risponderanno
.
Un
mondo
di
chiacchiere
e
di
contraddizioni
probabilmente
.
Ma
non
ci
sarà
caso
che
essi
dicano
:
la
miseria
del
lavoratore
moderno
deriva
da
ciò
,
che
la
ricchezza
della
borghesia
è
lavoro
dei
proletari
non
pagato
.
Se
non
rispondono
questo
,
il
loro
socialismo
è
menzogna
,
è
artificio
,
è
insidia
.
Le
loro
promesse
di
miglioramento
,
o
sono
le
promesse
insulse
della
carità
:
o
sono
le
panie
della
demagogia
.
Le
loro
dichiarazioni
di
amore
per
il
proletariato
esprimono
semplicemente
la
paura
della
guerra
di
conquista
che
,
per
ottenere
veri
ed
effettivi
miglioramenti
,
il
proletariato
deve
iniziare
contro
di
loro
.
Il
loro
disprezzo
per
la
affermazione
della
proprietà
collettiva
,
non
è
altro
che
una
manovra
per
sviare
il
proletariato
dall
'
unica
via
che
lo
può
condurre
alla
sua
emancipazione
.
Quando
dunque
li
sentite
dire
:
«
E
chi
non
è
socialista
?
»
replicate
subito
:
Voi
.
Voi
che
,
mentre
parlate
di
migliorare
le
condizioni
della
classe
operaia
,
volete
conservare
il
fatto
del
parassitismo
borghese
.
L
'
unico
miglioramento
che
possa
conseguire
il
lavoratore
consiste
nell
'
essere
meno
derubato
dei
frutti
del
suo
lavoro
.
Voi
volete
che
prosegua
il
furto
e
la
rapina
,
se
intendete
sia
mantenuta
in
vita
la
classe
borghese
,
la
quale
trae
la
sua
esistenza
specifica
e
caratteristica
per
l
'
appunto
dallo
sfruttamento
e
dal
monopolio
.
Ah
,
ben
intendiamo
dunque
come
sia
necessario
combattervi
precisamente
colla
bandiera
di
classe
,
affinché
si
dissipino
gli
equivoci
e
cadano
le
maschere
.