StampaPeriodica ,
Carissimi
,
dovevo
proprio
raccontarvi
una
volta
o
l
'
altra
,
quel
che
ho
visto
e
quel
che
ho
capito
,
in
questi
primi
sei
mesi
milanesi
,
soprattutto
sentivo
e
sento
il
bisogno
di
esporvi
,
di
questo
bilancio
,
la
parte
negativa
,
la
più
grossa
,
di
dirvi
insomma
quel
che
non
ho
capito
,
o
addirittura
non
visto
.
Voi
sapete
bene
che
cosa
ero
e
che
cosa
facevo
,
prima
di
venire
quassù
.
Sono
nato
e
sono
vissuto
in
provincia
,
per
trent
'
anni
,
e
proprio
nel
momento
in
cui
un
uomo
sui
trent
'
anni
si
trova
di
fronte
alla
solita
inevitabile
crisi
(
di
crescenza
,
speriamo
)
ho
fatto
il
salto
,
sono
venuto
a
lavorare
quassù
.
Posso
dire
di
conoscere
e
di
aver
capito
la
mia
provincia
,
la
Maremma
.
Si
è
già
detto
che
la
provincia
,
come
campo
d
'
indagine
,
offre
notevoli
vantaggi
rispetto
alla
città
:
è
un
campo
d
'
osservazione
assai
più
semplice
e
ristretto
.
Le
sue
linee
strutturali
sono
in
genere
nette
e
schematiche
,
mentre
nella
città
esse
sono
,
innanzi
tutto
,
più
numerose
,
e
poi
intrecciate
,
accavallate
,
coincidenti
a
volte
.
Anche
per
un
uomo
sostanzialmente
comune
,
quale
io
sono
,
non
è
stato
difficile
,
nella
provincia
in
cui
sono
nato
e
cresciuto
,
capire
abbastanza
chiaramente
,
pur
senza
la
scelta
d
'
un
partito
politico
,
come
stanno
le
cose
,
in
Italia
,
chi
ha
ragione
e
chi
ha
torto
.
Nel
caso
mio
hanno
ragione
i
badilanti
,
e
hanno
ragione
i
minatori
,
hanno
torto
i
latifondisti
,
e
ha
torto
la
Montecatini
.
Basta
muoversi
appena
un
poco
,
vedere
come
questa
gente
vive
(
e
muore
)
e
la
scelta
viene
da
sé
.
Sui
libri
si
troverà
,
semmai
,
la
conferma
di
quel
che
si
è
visto
e
di
quel
che
si
è
deciso
,
e
si
stabilirà
,
da
allora
in
avanti
,
di
servirsi
dei
libri
per
aiutare
chi
ha
ragione
ad
averla
nei
fatti
,
oltre
che
nei
diritti
.
Non
c
'
è
dubbio
.
Perciò
,
quando
mi
proposero
di
venire
quassù
,
io
mi
chiesi
se
era
giusto
lasciare
i
badilanti
e
i
minatori
,
della
cui
vicinanza
sentivo
molto
il
bisogno
e
il
significato
.
Non
solo
,
pensai
anche
che
la
lotta
,
quassù
,
si
poteva
condurre
con
mezzi
migliori
,
più
affinati
,
e
a
contatto
diretto
con
il
nemico
.
Mi
pareva
anzi
che
quassù
il
nemico
dovesse
presentarsi
più
scoperto
e
visibile
.
A
Niccioleta
la
Montecatini
non
ha
altra
faccia
se
non
quella
delle
guardie
giurate
,
povera
gente
che
cerca
di
campare
,
o
quella
del
direttore
,
un
ragazzo
della
mia
età
,
che
potrebbe
aver
fatto
con
me
il
liceo
,
o
giocato
a
pallone
.
A
Milano
invece
la
Montecatini
è
una
realtà
tangibile
,
ovvia
,
cioè
si
incontra
per
strada
,
la
Montecatini
è
quei
due
palazzoni
di
marmo
,
vetro
e
alluminio
,
dieci
,
dodici
piani
,
all
'
angolo
fra
via
Turati
e
via
della
Moscova
.
A
Milano
la
Montecatini
ha
il
cervello
,
quindi
dobbiamo
anche
noi
spostare
il
nostro
cervello
quassù
,
e
cercare
di
migliorarlo
,
di
farlo
funzionare
nella
maniera
e
nella
direzione
giusta
.
Così
ragionavo
,
e
per
questo
mi
decisi
.
Mi
avevano
detto
che
avrei
trovato
una
città
dura
,
chiusa
,
serrata
.
Milano
è
forse
l
'
unica
città
d
'
Italia
in
cui
i
portoni
sulle
strade
si
chiudono
contemporaneamente
e
inderogabilmente
alle
dieci
di
sera
.
E
si
chiudono
sul
serio
,
di
dentro
e
di
fuori
,
sì
che
senza
chiave
non
solo
non
si
entra
,
ma
nemmeno
si
esce
di
casa
.
Milano
è
la
città
d
'
Italia
in
cui
forse
è
più
difficile
che
sorgano
rapporti
umani
costanti
e
profondi
:
provate
a
viverci
qualche
tempo
(
diciamo
come
me
,
sei
mesi
)
e
vedrete
quante
poche
volte
una
famiglia
di
conoscenti
vi
inviterà
a
cena
,
o
a
prendere
il
caffè
.
Anche
visivamente
:
Milano
è
una
sorta
di
labirinto
di
griglie
scure
,
fra
le
quali
scorrono
lunghe
,
eguali
,
monotone
le
strade
.
Le
strade
che
quassù
,
a
differenza
di
tutte
quelle
d
'
Italia
,
non
sono
luoghi
,
ma
strumenti
,
rotaie
su
cui
si
viaggia
a
velocità
notevole
,
è
vero
,
ma
uniforme
.
Ed
è
questa
la
ragione
per
cui
il
traffico
,
molto
più
denso
rispetto
a
quello
romano
,
finisce
col
non
avvertirsi
,
e
col
dare
la
sensazione
della
solitudine
e
del
silenzio
.
Ma
questo
è
colore
.
Altre
cose
,
e
più
importanti
,
si
vedono
assai
presto
.
L
'
assenza
,
palese
,
degli
operai
.
Gli
operai
non
ci
sono
,
almeno
in
quella
Milano
che
è
compresa
nel
raggio
del
movimento
mio
e
dei
miei
colleghi
,
non
entrano
mai
nel
nostro
rapporto
di
lavoro
.
Gli
ultimi
operai
che
ho
visto
,
nel
giugno
scorso
,
erano
quelli
di
Sesto
.
E
inatti
sono
a
Sesto
,
a
Monza
,
alla
Bovisa
,
a
Niguarda
,
non
qui
.
Qui
ci
sono
i
ragionieri
.
Guardate
bene
,
non
è
il
solito
termine
folcloristico
di
comodo
.
Voglio
dire
proprio
i
ragionieri
,
quelli
col
diploma
:
come
si
spiegherebbe
,
altrimenti
,
proprio
a
Milano
,
una
istituzione
come
l
'
Università
Bocconi
?
Provatevi
a
pensarla
a
Roma
:
a
Roma
,
semmai
,
sarebbe
pensabile
un
'
ipotetica
università
per
soli
funzionari
ministeriali
.
E
sono
questi
,
i
ragionieri
,
che
fanno
il
tono
umano
della
città
,
quelli
che
incontrate
in
tram
,
per
strada
,
la
mattina
alle
nove
,
che
camminano
allineati
e
coperti
,
con
la
loro
divisa
,
il
completo
grigio
,
la
camicia
bianca
,
la
cravatta
azzurra
.
Sono
quelli
che
,
borsa
di
pelle
sotto
il
braccio
,
la
mattina
,
accanto
a
voi
nel
bar
,
si
«
tirano
su
»
col
bicchierino
di
grappa
,
la
faccia
scavata
sotto
le
occhiaie
da
un
solco
diritto
che
raggiunge
gli
angoli
della
bocca
(
è
la
«
faccia
milanese
»
,
dicono
)
.
Ma
nessuno
di
loro
,
fra
l
'
altro
,
è
milanese
.
Anche
nel
parlare
voi
lo
avvertite
,
in
quell
'
anonimo
birignao
assai
diverso
dall
'
asciutto
e
saporito
dialetto
che
raramente
,
e
con
gioia
,
accade
di
sentire
.
Non
sono
milanesi
.
Direi
che
almeno
due
terzi
di
questo
milione
e
mezzo
di
milanesi
non
sono
nati
qua
,
sono
venuti
dalla
provincia
,
vicina
e
lontana
(
i
«
napoletani
a
Milano
»
sono
ormai
un
luogo
comune
)
e
sono
venuti
perché
a
Milano
«
gh
'
è
el
pan
,
gh
'
è
la
grana
»
,
i
soldi
,
l
'
industria
.
Loro
l
'
industria
non
la
vedranno
mai
,
faranno
parte
della
Milano
interna
(
ripeto
,
l
'
unica
che
io
e
i
miei
amici
possiamo
toccare
con
mano
,
ogni
giorno
)
,
della
Milano
che
non
produce
nulla
,
ma
vende
e
baratta
.
Questi
milanesi
di
accatto
,
che
sono
la
maggioranza
,
sono
venuti
a
costituire
la
burocrazia
del
commercio
,
una
burocrazia
assai
poco
nota
e
visibile
,
ma
molto
peggiore
di
quella
ministeriale
,
romana
,
perché
più
di
questa
superciliosa
e
arrogante
:
non
solo
,
ma
anche
superba
del
suo
mito
.
Quando
a
Roma
la
gente
,
di
tipi
simili
,
dice
«
fanatico
»
,
inavvertitamente
mette
in
chiaro
il
fondo
mentale
monologico
,
religioso
,
che
sostiene
il
loro
costume
.
Come
non
ho
visto
gli
operai
(
e
i
preti
.
Questo
anche
,
già
detto
fra
parentesi
,
vorrei
che
gli
amici
milanesi
mi
chiarissero
:
perché
a
Milano
non
si
vede
mai
un
prete
in
giro
?
Che
il
rito
ambrosiano
sia
qualcosa
di
più
di
una
particolare
liturgia
?
)
,
come
,
dicevo
,
non
ho
visto
gli
operai
,
così
non
ho
ancora
visto
gli
intellettuali
.
Li
ho
visti
,
s
'
intende
,
e
li
vedo
ogni
mattina
,
come
singoli
,
ma
mai
come
gruppo
.
Non
riescono
a
formarlo
,
e
ad
influire
come
tale
sulla
vita
cittadina
.
L
'
unico
gruppo
in
qualche
modo
compatto
è
quello
che
forma
la
desolata
«
scapigliatura
»
di
via
Brera
.
Gli
altri
fanno
i
funzionari
d
'
industria
,
chiaramente
.
Basta
vedere
come
funziona
una
casa
editrice
:
c
'
è
una
redazione
di
funzionari
,
che
organizza
:
alla
produzione
lavorano
gli
altri
,
quelli
di
via
Brera
,
che
leggono
,
recensiscono
,
traducono
,
reclutati
volta
a
volta
,
come
braccianti
per
le
«
faccende
»
stagionali
.
Vi
ho
detto
che
persino
quel
che
mi
pareva
chiaro
,
la
posizione
del
nemico
nei
palazzoni
di
dieci
piani
,
fra
via
Turati
e
via
della
Moscova
,
a
Milano
non
mi
è
parso
più
tanto
chiaro
.
Perché
qui
le
acque
si
mischiano
e
si
confondono
.
L
'
intellettuale
diventa
un
pezzo
dell
'
apparato
burocratico
commerciale
,
diventa
un
ragioniere
.
Fate
il
conto
di
quanti
scrittori
,
giornalisti
,
pittori
,
fotografi
,
lavorano
per
la
pubblicità
di
qualcosa
.
Quella
pubblicità
,
guardate
bene
,
che
insegna
che
si
ha
successo
nella
vita
,
e
negli
affari
,
usando
quel
lucido
da
scarpe
e
quel
rasoio
elettrico
,
comparendo
bene
,
presentandosi
bene
.
Appunto
perché
questa
non
è
la
Milano
che
produce
,
ma
quella
che
vende
e
baratta
,
e
in
questa
società
si
vende
e
si
baratta
proprio
presentandosi
col
volto
ben
rasato
,
le
scarpe
lucide
ecc.
Per
questo
una
delle
preoccupazioni
maggiori
degli
intellettuali
,
di
questi
intellettuali
,
è
proprio
quella
di
ben
comparire
,
di
non
fare
brutte
figure
.
Per
questo
non
si
sbilanciano
,
non
danno
giudizi
definitivi
,
non
si
aprono
,
non
dicono
sciocchezze
(
come
tutti
amiamo
fare
,
perché
è
la
maniera
,
o
almeno
una
maniera
,
per
dire
anche
qualche
cosa
seria
)
.
Per
questo
,
qui
fra
noi
,
è
così
frequente
la
figura
dell
'
autorevole
.
E
ci
sono
anche
altre
cose
,
peggiori
e
più
tristi
,
di
cui
ora
non
voglio
parlare
,
e
di
queste
cose
tristi
c
'
è
persino
la
teorizzazione
.
La
lotta
per
la
vita
,
dicono
,
il
rapporto
delle
forze
,
resistenza
come
una
grande
scacchiera
su
cui
tutti
ci
muoviamo
,
e
su
cui
è
necessario
«
mangiare
il
pezzo
»
che
sta
sulla
casella
che
piace
a
noi
.
Non
li
credo
in
malafede
,
tutt
'
altro
.
E
nemmeno
li
credo
fatui
e
privi
di
problemi
.
Anzi
!
In
questi
sei
mesi
la
parola
problema
è
quella
che
più
di
tutte
ho
sentita
dire
.
Mi
è
capitato
,
dopo
ore
di
discussione
collettiva
,
di
sentire
un
collega
intervenire
osservando
:
«
lo
penso
che
il
problema
sia
un
altro
»
.
Esiste
insomma
persino
il
problema
del
problema
.
Cioè
esiste
,
soprattutto
,
una
notevole
confusione
.
E
questo
è
male
,
perché
,
al
l
'
opposto
,
chi
dirige
la
burocrazia
commerciale
milanese
,
chi
dirige
ragionieri
e
funzionari
(
anche
gli
intellettuali
,
perciò
)
sa
invece
assai
bene
quello
che
vuole
;
non
solo
,
ma
va
a
nozze
quando
vede
la
confusione
che
c
'
è
dall
'
altra
parte
.
...
E
questo
è
male
.
È
male
perché
,
se
le
cose
continuano
così
,
là
dalle
mie
parti
i
badilanti
continueranno
a
vivere
di
pane
e
cipolla
,
i
minatori
a
morire
di
silicosi
odi
grisou
.
Ora
,
mi
pare
chiaro
che
non
può
continuare
a
essere
questa
la
nostra
funzione
.
In
termini
politici
(
e
scusate
se
li
adopero
male
,
ma
questo
non
è
il
mio
linguaggio
)
si
direbbe
:
il
capitale
milanese
agisce
in
senso
riformistico
e
provoca
il
distacco
,
non
di
rado
l
'
ostilità
aperta
fra
la
piccola
borghesia
e
la
classe
operaia
.
Compito
degli
intellettuali
moderni
,
e
veri
,
dovrebbe
essere
quello
di
tentare
la
composizione
di
queste
forze
ingiustamente
divise
.
Insomma
i
ragionieri
non
dovrebbero
più
pensare
che
i
tranvieri
o
gli
operai
di
Sesto
hanno
torto
,
quando
scioperano
.
Non
dovrebbero
più
rispondere
«
mica
male
»
quando
chiedete
loro
come
va
la
vita
.
E
toccherebbe
a
noi
far
capire
a
questa
gente
che
ha
torto
,
e
che
han
ragione
gli
altri
e
che
la
vita
va
proprio
male
.
Ma
se
noi
continuiamo
a
vivere
nel
centro
,
se
continuiamo
a
vivere
accanto
ai
ragionieri
,
come
i
ragionieri
,
mentre
gli
operai
sono
alla
Bovisa
,
o
a
Niguarda
,
come
potremo
fare
il
nostro
lavoro
?
lo
vorrei
proprio
che
voi
,
amici
romani
,
mi
spiegaste
,
più
semplicemente
che
potete
,
come
si
deve
fare
.
Vorrei
che
me
lo
spiegassero
gli
amici
milanesi
,
soprattutto
.
E
che
non
mi
rispondessero
,
per
carità
,
cominciando
a
dire
che
«
il
problema
è
un
altro
»
.
No
,
il
problema
è
proprio
questo
.
Ogni
volta
che
torno
a
Niccioleta
mi
convinco
che
è
proprio
così
.