StampaPeriodica ,
L
'
Antologia
della
Voce
,
che
ha
fatto
seguito
a
quella
del
Leonardo
,
dell
'
Hermes
e
del
Regno
(
entrambe
edite
da
Einaudi
)
e
a
quella
della
Critica
sociale
(
edita
da
Feltrinelli
)
,
le
annunciate
antologie
de
Il
Rinnovamento
,
Nova
et
vetera
,
L
'
Anima
,
Lacerba
,
eccetera
,
che
dovrebbero
presto
venire
alla
luce
,
testimoniano
l
'
interesse
sempre
più
acuto
delle
nuove
generazioni
a
ripercorrere
il
cammino
della
cultura
e
dello
spirito
pubblico
del
Novecento
,
per
rintracciarvi
le
origini
dei
problemi
che
ancora
ci
assillano
.
Ed
è
naturale
che
,
in
questo
ritorno
alle
origini
,
il
decennio
giolittiano
-
con
i
suoi
fermenti
e
il
suo
vivace
dibattito
ideale
-
divenga
il
polo
principale
di
attrazione
.
È
troppo
presto
,
forse
,
per
tirare
le
somme
e
giudicare
nel
loro
complesso
codeste
iniziative
editoriali
:
per
ora
si
può
solo
rilevare
che
le
due
antologie
einaudiane
sono
molto
ben
fatte
e
sono
introdotte
con
notevole
intelligenza
da
Delia
Frigessi
e
Angelo
Romanò
:
che
invece
qualche
incertezza
presenta
l
'
antologia
della
Critica
sociale
nella
parte
politica
ed
economica
,
ma
non
nella
parte
culturale
che
qui
più
direttamente
c
'
interessa
.
Tuttavia
,
anche
se
non
è
possibile
un
quadro
d
'
insieme
,
si
può
fin
d
'
ora
notare
che
le
recenti
ricerche
hanno
completamente
capovolto
i
canoni
d
'
interpretazione
di
quel
periodo
che
avevano
dominato
la
cultura
italiana
fino
all
'
ultimo
dopoguerra
.
Vediamo
.
La
reazione
antipositivistica
era
stata
sempre
considerata
una
caratteristica
rinnovatrice
del
movimento
culturale
del
primo
decennio
del
secolo
.
Ora
si
è
portati
a
capovolgere
il
giudizio
.
Non
già
perché
si
voglia
difendere
il
positivismo
negli
aspetti
grossolani
che
facilmente
prestarono
il
fianco
alla
polemica
(
e
anche
alla
irrisione
)
idealistica
:
la
metafisica
che
tradiva
il
significato
più
profondo
della
grande
esperienza
delle
scienze
;
il
determinismo
che
non
lasciava
posto
«
per
l
'
uomo
,
né
per
la
storia
dell
'
uomo
»
;
il
facile
ottimismo
o
la
superficialità
con
cui
si
parlava
di
progresso
e
si
orecchiavano
le
conquiste
scientifiche
.
Si
tende
,
invece
,
a
lasciare
da
parte
-
come
poco
importante
-
la
parte
sistematica
del
positivismo
e
a
richiamare
l
'
attenzione
su
altri
dati
più
interessanti
:
che
il
positivismo
sorge
come
una
sorta
di
nuovo
illuminismo
sulla
base
dell
'
espansione
della
civiltà
borghese
dell
'
Ottocento
;
che
esso
,
pur
cedendo
a
sua
volta
alle
tentazioni
metafisiche
,
rappresenta
il
movimento
di
pensiero
che
fa
della
lotta
contro
la
metafisica
il
punto
cardine
del
suo
programma
;
che
con
esso
si
rilancia
la
fiducia
nella
ragione
umana
,
soffocata
dal
movimento
romantico
;
che
esso
agisce
sull
'
orientamento
ideale
e
sul
costume
di
larghissimi
strati
d
'
intellettuali
,
creando
una
mentalità
laica
,
illuminata
,
aperta
alle
idee
di
progresso
,
chiusa
alle
superstizioni
religiose
,
sicura
delle
possibilità
dell
'
uomo
,
amante
della
scienza
e
dei
risultati
della
sua
applicazione
nei
vari
campi
della
vita
civile
;
che
esso
-
proprio
per
le
caratteristiche
fin
qui
indicate
-
ha
una
funzione
particolarmente
progressiva
nel
nostro
paese
arretrato
,
tagliato
fuori
da
alcuni
secoli
dalle
grandi
correnti
di
pensiero
europee
,
insidiato
dalla
presenza
del
Vaticano
.
Il
positivismo
,
cioè
,
si
presenta
oggi
allo
storico
moderno
come
l
'
aspetto
più
clamoroso
di
un
profondo
rinnovamento
che
si
operò
,
dopo
il
1860
e
la
"
aggiunta
unità
,
fra
gl
'
intellettuali
e
nella
cultura
italiana
.
Rinnovamento
benefico
-
nonostante
i
pericoli
e
le
esagerazioni
-
se
esso
veniva
a
consolidare
e
a
confermare
sulla
base
degli
orientamenti
della
scienza
e
del
pensiero
europei
il
carattere
prevalentemente
laico
della
cultura
italiana
(
derivato
dal
modo
stesso
con
cui
si
era
formato
lo
Stato
nazionale
in
opposizione
alla
Chiesa
)
;
se
contro
l
'
interiorità
e
il
mito
dei
romantici
(
l
'
ideale
staccato
dal
reale
di
cui
parlava
De
Sanctis
)
poneva
il
sapere
scientifico
come
«
l
'
obiettiva
coscienza
del
reale
»
;
se
postulava
una
natura
universale
dell
'
uomo
a
cui
faceva
corrispondere
«
un
'
etica
naturale
,
fondata
su
leggi
psicologiche
e
sociali
»
e
alla
cui
conquista
sembrava
impegnata
la
stessa
storia
che
si
presentava
così
conte
indefinito
progresso
;
se
sotto
l
'
Italia
ideale
sognata
nelle
battaglie
del
Risorgimento
sapeva
scoprire
un
'
Italia
reale
-
fatta
di
bisogni
concreti
,
di
arretratezza
,
di
miseria
-
e
,
quindi
,
faceva
affiorare
anche
da
noi
la
cosiddetta
«
questione
sociale
»
;
se
non
si
accontentava
dell
'
unità
politica
realizzata
nm
si
rendeva
conto
dell
'
esistenza
di
un
problema
del
Mezzogiorno
;
se
aveva
coscienza
di
quanta
Arcadia
fosse
rimasta
nel
nostro
romanticismo
,
di
quanto
fossimo
rimasti
indietro
rispetto
alle
altre
nazioni
e
operava
il
collegamento
con
un
grande
movimento
di
cultura
europeo
,
aprendo
le
finestre
,
rinnovando
l
'
aria
e
liberandoci
da
pregiudizi
,
limiti
provinciali
e
residui
accademici
.
1Int
uguale
capovolgimento
di
giudizio
può
notarsi
,
anche
nei
confronti
della
reazione
antinaturalistica
,
nonostante
che
,
in
questo
campo
,
sia
stato
proprio
un
critico
marxista
,
il
Lukács
,
a
introdurre
uno
schema
d
'
interpretazione
negativo
:
considerando
il
naturalismo
come
una
corruzione
in
senso
fotografico
e
descrittivo
del
grande
realismo
ottocentesco
.
Oggi
si
tende
a
considerare
il
naturalismo
come
un
rinnovamento
importante
e
benefico
della
nostra
letteratura
,
come
il
più
avanzato
tentativo
dl
arte
realistica
compiuto
nella
nostra
storia
letteraria
.
Gli
elementi
di
fondo
di
tale
rinnovamento
sono
gli
stessi
già
indicati
per
il
positivismo
e
sono
alla
base
della
rivolta
un
po
'
velleitaria
degli
Scapigliati
(
e
anche
a
guardar
bene
dell
'
atteggiamento
ribelle
del
primo
Carducci
)
e
,
soprattutto
,
della
grande
arte
di
Verga
e
della
critica
di
Capuana
.
Giustamente
è
stato
osservato
come
non
sia
stato
per
caso
che
la
crisi
letteraria
si
manifestasse
a
Milano
prima
e
piuttosto
che
altrove
.
Perché
«
i
primi
effetti
e
i
più
appariscenti
della
trasformazione
economica
e
sociale
che
era
in
atto
,
coi
suoi
urti
,
coi
suoi
contrasti
interni
e
con
i
rivolgimenti
di
fortune
e
di
opinioni
che
ne
derivavano
,
si
fecero
sentire
appunto
in
quella
città
che
allora
si
avviava
a
essere
,
come
poi
si
disse
,
la
capitale
morale
d
'
Italia
,
e
cioè
la
capitale
dei
traffici
e
degli
affari
,
uno
dei
centri
più
operosi
e
vitali
della
nuova
borghesia
e
della
nuova
cultura
»
.
E
non
fu
un
caso
che
essa
trovasse
i
suoi
maggiori
interpreti
in
Verga
e
Capuana
perché
era
necessario
«
un
passionale
deflusso
dal
centro
alla
periferia
,
dal
Nord
al
Sud
,
dal
vertice
alla
base
,
dal
mondo
della
scioperatezza
e
degli
sperperi
al
mondo
della
diffidenza
e
della
parsimonia
,
dalla
vita
di
lusso
a
quella
dei
bisogni
elementari
e
primordiali
»
per
individuare
il
contenuto
più
nuovo
e
tipico
:
«
la
vita
del
meridione
,
che
nella
struttura
del
nuovo
stato
unitario
non
era
più
un
modo
dl
vita
circoscritto
e
locale
,
ma
assurgeva
già
al
significato
e
all
'
importanza
di
uno
fra
i
più
tormentosi
e
urgenti
problemi
nazionali
»
.
Appunto
sulla
base
di
questo
nuovo
contenuto
sorge
l
'
arte
di
Verga
,
nutrita
essenzialmente
dall
'
analisi
del
molteplice
giuoco
di
forze
economiche
e
sociali
che
determinano
i
comportamenti
,
i
sentimenti
e
il
destino
degli
uomini
.
Ed
è
proprio
il
canone
dell
'
impersonalità
,
quello
studiare
le
forme
e
le
strutture
sociali
come
lo
scienziato
studia
il
prodursi
dei
fenomeni
naturali
,
proprio
quel
suo
«
ritrovare
nella
società
umana
non
già
i
grandi
problemi
morali
ma
-
come
lo
scienziato
nella
natura
-
solo
le
leggi
del
suo
funzionamento
»
,
proprio
tutto
questo
che
gli
è
stato
rimproverato
come
un
limite
e
un
errore
,
consente
invece
al
Verga
di
cogliere
-
al
di
là
delle
contingenze
storiche
e
della
euforia
borghese
-
la
legge
fondamentale
della
società
moderna
,
implacabile
come
il
fato
degli
antichi
greci
,
a
cui
si
assoggettano
i
suoi
personaggi
esponendo
la
nuda
e
dolente
verità
della
loro
condizione
umana
.
Del
resto
,
indipendentemente
dal
Verga
,
per
il
quale
è
stato
riconosciuto
da
tutti
che
l
'
incontro
con
il
verismo
ebbe
una
funzione
liberatrice
,
i
canoni
del
naturalismo
,
che
sono
stati
poi
ferocemente
criticati
e
derisi
,
l
'
impersonalità
e
quindi
il
ritrarre
direttamente
dal
vero
,
quasi
in
modo
fotografico
;
la
scientificità
,
intesa
come
riduzione
degli
elementi
umani
soprattutto
a
quelli
fisici
e
fisiologici
,
in
particolare
a
quelli
della
ereditarietà
e
dell
'
ambiente
;
il
dialetto
o
il
gergo
che
dovevano
rappresentare
il
modo
reale
di
parlare
dei
personaggi
,
se
valutati
nel
momento
storico
cui
furono
postulati
e
in
rapporto
con
i
nuovi
contenuti
che
volevano
esprimere
,
risultano
,
sul
piano
della
poetica
,
non
solo
giustificati
ma
necessari
.
Da
questi
due
giudizi
radicalmente
capovolti
si
possono
ricavare
molte
conseguenze
.
Ci
limiteremo
ad
accennarne
una
:
l
'
infondatezza
della
cosiddetta
sprovincializzazione
che
-
secondo
i
canoni
più
diffusi
d
'
interpretazione
del
Novecento
-
sarebbe
il
merito
fondamentale
dei
movimenti
culturali
del
decennio
giolittiano
.
In
realtà
sia
il
positivismo
che
il
naturalismo
erano
movimenti
europei
:
il
loro
diffondersi
in
Italia
aveva
già
rappresentato
una
rottura
del
nostro
isolamento
culturale
.
Ma
il
positivismo
e
il
naturalismo
ricevettero
in
Italia
una
elaborazione
nazionale
,
mentre
il
famoso
processo
di
europeizzazione
dei
Papini
e
dei
Prezzolini
avvenne
attraverso
forme
di
importazione
a
cui
non
corrispose
un
adeguato
sforzo
di
elaborazione
.
Avvenne
,
cioè
,
in
modo
provinciale
.
Come
si
vede
,
la
problematica
sollevata
da
questi
studi
è
di
estremo
interesse
e
modifica
gli
orizzonti
tradizionali
della
nostra
cultura
.
È
inutile
dire
che
tale
sforzo
ci
appare
benefico
e
che
le
prospettive
verso
le
quali
si
muove
ci
trovano
perfettamente
consenzienti
.