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RAZZA E AUTARCHIA ( - , 1940 )
StampaPeriodica ,
Abbiamo scartato nell ' articolo introduttivo alla prima tappa di questo viaggio razziale il cosiddetto razzismo spirituale o spiritualistico , come quello che , sotto lo specioso pretesto di tener lontano il concetto di razza e di difesa della razza da ogni contaminazione zoologica , ne annebbia in realtà il significato fino al punto di sottometterlo alla volontà del singolo e di fame un valore soggettivo . La zoologia è lontana dal razzismo tanto quanto le bestie sono lontane dall ' uomo ; e chi teme una confusione fra razzismo e zoologia o uno sconfinamento del primo nella seconda , non è evidentemente troppo convinto delle proprie prerogative di uomo . Altri , più accorti , non cadono nell ' equivoco zoologico : ma affermano che la spiritualizzazione del razzismo è necessaria a preservarci da un altro pericolo : quello di cadere in un razzismo puramente politico . Diciamo subito che il pericolo non ci spaventa ; anzi , ci attrae . Il razzismo in Italia è nato politico ; è politico ; rimarrà fondamentalmente politico . Come il Fascismo , di cui la politica razziale è un aspetto . Il fatto che esista una dottrina del Fascismo non deve trarre in inganno nessuno . La dottrina esiste per la necessità che ha l ' uomo di trasformare in regole le proprie esperienze di vita , di risalire al permanente attraverso il contingente ; ma in realtà i fenomeni che si muovono , vitali , nel perenne fluire della Storia , non sono suscettibili di razionali legami e sfuggono ad ogni definizione precisa . La dottrina del Fascismo non va intesa come anticipata canonizzazione di tutto il Fascismo , ma come guida a meglio comprendere le scaturigini ideali e i profondi significati del movimento mussoliniano . Così la dottrina del razzismo fascista , che noi non vogliamo diminuire né svalutare , da qualunque punto di vista essa si sforzi di approfondire il concetto di razza ; ma che non deve indurci , d ' altronde , a considerare il nostro razzismo come fenomeno ormai consegnato al tempo e tranquillamente definibile e codificabile . Il nostro razzismo è in atto . Non soltanto non ha esaurito il suo compito come troppi vorrebbero , ma non ha neppure cominciato ad espletarlo in pieno . Siamo ancora nella prima fase ; si costruiscono le fondamenta . Una coscienza razziale sta faticosamente nascendo in Italia ; e l ' avverbio non è eccessivo , perché se da un lato la nostra razza è tra le più antiche e gloriose e pure e compatte , dall ' altro l ' equivoco dell ' universalismo pesa terribilmente sulla nostra cultura e fa parer sospetto tutto ciò che tende ad individuarci rigorosamente e a darci una gelosa coscienza nazionale . È una lotta assai simile a quella che in un altro campo il Fascismo ha sostenuto per rendere popolare il concetto di Autarchia ; ma più difficile , perché i vantaggi materiali della Autarchia e i pericoli della soggezione economica all ' estero specie dopo l ' esperimento sanzionista sono assai più chiaramente e immediatamente percepibili dei vantaggi di una netta individualità razziale e dei pericoli di una , sia pur parziale e dissimulata , dipendenza da altre razze . Eppure , il problema è unico . La difesa della razza è una forma di autarchia , anzi , è l ' autarchia delle autarchie ; e l ' autarchia si risolve in un potenziamento di tutti i mezzi atti a difendere la razza . Non si può seriamente dire ad un popolo : " Basta a te stesso " se non gli si è detto : " Sii te stesso ! " ; non si può conquistare in pieno la propria personalità fisica , morale e spirituale , che è quanto dire la propria razza , se non si posseggono i mezzi per difendere tale personalità da ogni assalto esteriore . Chi insiste nel sostenere che il razzismo italiano è una merce d ' importazione , dovrebbe riflettere a questa complementarietà fra difesa razziale e potenziamento autarchico della Nazione : il razzismo non può essere che originale , anzi è per definizione l ' originalità stessa , e si risolve in un progressivo irrobustirsi delle radici dell ' individuo e della Nazione e nell ' inesorabile lotta contro ogni specie di parassiti . Si pensi al parassitismo ebraico : il primo nemico della battaglia razziale come di quella autarchica ; il nemico più pericoloso perché internazionalmente organizzato e fornito delle armi meglio dissimulate . Ci si ricordi che la più vasta congiura ordita per strangolare la razza italiana la congiura sanzionista nacque proprio sul terreno economico , ebbe gli ebrei per principali artefici e suscitò la meravigliosa reazione autarchica . C ' è , come si diceva , il pregiudizio universalistico . L ' universalismo , a parere di molti , sarebbe la nostra grandezza ; buttandolo alle ortiche , noi rinnegheremmo la parte migliore delle nostre tradizioni . Quali tradizioni ? Se veramente gloriose , esse si possono ricondurre sostanzialmente ad una : la tradizione di Roma . Roma fu ed è universale ; ma lo fu e lo è in modo attivo , riempiendo di sé , dei suoi soldati o della sua fede o del suo diritto o della sua dottrina politica e sociale , l ' universo intero . Ciò non contrasta affatto con la coscienza di razza , anzi , è la sublimazione di tale coscienza , che tanto si potenzia da attrarre a sé e a sé sottoporre , senza menomare la propria individualità , le espressioni civili delle altre razze . Così come l ' autarchia non è in contrasto con l ' esportazione , anzi , tende in ultima analisi ad accrescerla . Ma i signori universalisti non sognano purtroppo l ' Italia integra e quadrata delle legioni o dei Santi , ma una Italia - bordello , in cui sia possibile albergare cortesemente i più noti cialtroni dell ' antifascismo internazionale , proteggendoli sotto l ' usbergo di una cultura che si sottrae ad ogni determinazione nazionale e razziale ; gli universalisti sognano le conversazioni da salotto della marchesa X o della baronessa Y , come alcune signore sognano il cappellino di Parigi o il tessuto di Londra . Del resto , questa piaga è ben nota . Nel '700 , come nell'800 , come nel '900 , in arte come in letteratura come in politica , coloro che si son voluti spacciare per moderni si sono beati di universalismo o di cosmopolitismo , come si preferiva dire una volta . Bisognerebbe riesumare le frustate del Baretti , ma sarebbe troppo onore , poiché egli combatteva almeno contro gente fornita di vasta e solida cultura ; mentre gli universalisti del giorno d ' oggi non hanno di universale che l ' ignoranza . Essere razzisti significa essere Italiani ; e non v ' è modo migliore di esserlo di quello che lavorare per l ' Italia . I migliori razzisti sono i contadini , gli operai , coloro che quotidianamente hanno il privilegio di misurare , nella fatica delle proprie braccia , la faticosa ascesa del lavoro italiano . I migliori razzisti sono soprattutto i coloni e gli operai delle città volute e fondate da Mussolini , delle città autarchiche per eccellenza . Studiammo , la volta scorsa , la nuova razza che , sotto l ' auspicio mussoliniano , sta sorgendo nell ' Agro Pontino ; ci accingiamo adesso a studiare la nuova razza di Arsia , la città del carbone . Studiare è mal detto ; si tratta di contemplare e di sentire . È un mondo nuovo che sorge attorno a noi ; nuovo e antico , come l ' Italia . È il trionfo del lavoro ed è al tempo stesso il sovvertimento del concetto di lavoro lasciatoci , in triste e malsano retaggio , dall ' Ottocento . Il problema sociale , la lotta di classe , i sacri diritti : vocaboli vuoti di senso . Qui c ' è soltanto una razza che ha ritrovato se stessa , che vuol bastare a se stessa , che lavora per la propria vita e la propria grandezza . Nel solco tracciato dall ' aratro come nelle anfrattuosità che la perforatrice va duramente esplorando , è il seme : il lavoro . E questa è la vera Italia .