StampaPeriodica ,
In
classe
su
venti
ragazzi
cinque
o
sei
figli
di
"
borghesi
,
"
il
resto
diretta
derivazione
"proletaria."
Battaglie
squadriste
,
marcia
su
Roma
,
Mussolini
al
potere
.
Noi
ragazzi
risentivamo
dei
discorsi
dei
padri
e
i
"
borghesi
"
facevan
gruppo
contro
i
"
proletari
"
;
i
primi
si
proclamavano
"
fascisti
,
"
i
secondi
"rossi."
Fogli
di
quaderno
strappati
e
ritagliati
con
su
un
rosso
disegno
di
un
fascio
littorio
o
le
linee
malferme
di
una
falce
e
di
un
martello
,
sotto
il
nome
,
ecco
le
tessere
.
Poi
le
nostre
battaglie
:
bastava
un
nonnulla
,
per
esempio
la
lezione
di
storia
,
a
volte
anche
meno
,
uno
sguardo
,
un
sorriso
male
interpretato
,
ed
essi
cominciavano
:
"
signori
,
borghesi
,
strozzini
,
affamatori
"
da
un
lato
,
e
dall
'
altro
noi
di
rimando
:
"
pezzenti
,
straccioni
,
traditori
.
"
Noi
si
intonava
l
'
inno
di
Mameli
,
Giovinezza
,
i
canti
degli
arditi
,
loro
l
'
Internazionale
e
qualcuno
più
evoluto
anche
la
Marsigliese
.
Inevitabile
seguiva
il
lancio
di
libri
quaderni
calamai
,
pezzi
di
gesso
e
lotte
furiose
si
svolgevano
intorno
al
"
casino
"
di
stoffa
grigioverde
che
serviva
per
pulire
la
lavagna
;
chi
se
ne
impadroniva
infatti
aveva
la
soddisfazione
di
inondare
di
polvere
di
gesso
l
'
avversario
colpito
dal
lancio
preciso
...
Suonava
la
campanella
e
si
sciamava
"fuori."
Passando
per
i
corridoi
eran
bisbigli
,
frasi
masticate
e
sputate
fuori
di
nascosto
tra
spintoni
e
pizzicotti
:
"
ora
vedrete
,
ora
vi
arrangiamo
noi
.
"
A
me
"
fascista
"
le
gambe
tremavano
un
poco
e
il
cuore
picchiava
più
forte
;
architettavo
piani
di
battaglie
e
mi
vedevo
con
la
cinghia
dei
calzoni
roteante
in
mano
porre
in
fuga
tutti
i
"
rossi
,
"
ci
pensavo
per
darmi
sicurezza
;
non
volevo
che
vedessero
della
mia
paura
,
questa
idea
mi
atterriva
più
delle
botte
,
e
volevo
anche
,
enorme
speranza
,
sognare
di
sconfiggerli
;
pensavo
a
Giovanni
Berta
e
mi
esaltavo
;
pensavo
all
'
eccidio
del
Diana
e
mi
indignavo
;
così
trovavo
la
forza
di
affrontare
il
cilicio
.
Perché
eran
botte
e
ne
buscavo
molte
più
che
non
ne
dessi
.
Sul
portone
avveniva
la
classica
metamorfosi
:
dal
finire
delle
scale
studiavo
i
volti
dei
"
borghesi
"
fascisti
,
quelli
che
avrebbero
dovuto
essere
i
miei
"
camerati
"
nella
lotta
imminente
e
li
vedevo
ansiosi
,
intenti
a
scorgere
le
sagome
massicce
delle
rispettive
cameriere
verso
le
cui
braccia
adulte
volavano
per
farsi
accompagnare
a
casa
sotto
scorta
di
sicurezza
.
Erano
i
soliti
;
venivano
a
scuola
sempre
accompagnati
,
tutti
agghindati
e
pulitini
,
col
fazzolettino
di
batista
bene
in
mostra
nel
taschino
,
lisci
e
profumati
,
tondi
e
ben
pasciuti
.
Ce
n
'
era
uno
,
figlio
di
un
ex
deputato
radico
-
socialista
avvocato
professore
di
diritto
amministrativo
all
'
Università
,
veniva
addirittura
in
camicia
nera
(
quella
camicia
nera
era
la
mia
grande
invidia
)
;
poi
,
nel
'24
,
il
caro
ragazzo
un
giorno
se
ne
venne
in
classe
con
un
mucchio
di
schede
elettorali
(
era
tempo
di
elezione
antiquo
more
)
e
dopo
aver
fatto
il
fascista
per
anni
(
anche
quel
giorno
aveva
la
invidiata
camicia
nera
)
ci
propose
di
"
votare
"
per
suo
padre
che
era
quel
che
ho
detto
più
sopra
.
E
con
lui
un
altro
,
figlio
di
un
funzionario
di
Banca
o
qualcosa
del
genere
non
ricordo
bene
sempre
il
primo
a
cantare
Giovinezza
in
classe
sotto
la
indiretta
protezione
del
maestro
;
e
poi
un
terzo
,
biondo
e
femmineo
,
che
diventava
rosso
per
gridare
"
Viva
Mussolini
,
"
ma
che
era
altrettanto
rosso
quando
scappava
verso
le
gonne
della
serva
,
era
figlio
di
un
ingegnere
.
Come
al
solito
si
restava
soli
il
buon
Esposito
ed
io
:
eravamo
entrambi
vestiti
alla
buona
col
cranio
rasato
ad
"
alzo
abbattuto
"
;
se
ci
avessero
preso
a
braccetto
i
"
proletari
"
non
sarebbe
stato
possibile
distinguerci
da
loro
.
Noi
s
'
andava
soli
in
giro
senza
la
serva
dietro
.
Il
caro
Esposito
piccolo
mingherlino
,
dal
visuccio
smunto
e
sempre
pallido
(
solo
di
sangue
ho
visto
rosso
quel
viso
)
,
aveva
due
occhi
luminosi
mistici
,
era
figlio
di
un
modesto
impiegato
;
io
massiccio
tanto
da
sembrare
maggiore
degli
anni
miei
,
facile
alla
esaltazione
fino
alle
lagrime
,
nipote
di
un
garibaldino
,
figlio
di
un
professore
proletario
...
I
piccoli
"
rossi
"
di
vent
'
anni
fa
li
ho
ritrovati
:
sono
in
grigioverde
,
li
ho
visti
aggrappati
al
cannone
sparare
e
sparare
con
ardore
pari
a
quello
della
canna
rovente
,
li
ho
sentiti
salutare
il
nemico
colpito
con
un
urlo
:
"
viva
l
'Italia."
Hanno
saputo
morire
anche
quando
morire
significava
solo
l
'
onore
della
bandiera
,
della
tradizione
dell
'
Arma
:
morire
sul
pezzo
...
Oggi
i
molto
ex
"
compagni
"
e
i
loro
figli
sono
in
linea
con
entusiastica
fede
nel
Capo
laddove
la
sorte
li
ha
assegnati
:
nelle
officine
,
nei
campi
,
al
fuoco
.
Ci
domandiamo
:
quei
cari
ragazzetti
lindi
e
lucidi
che
correvano
così
volentieri
,
dopo
aver
cantato
Giovinezza
,
a
rifugiare
il
tapino
nell
'
abbondante
seno
delle
balie
,
dove
sono
oggi
?
Sono
forse
scomparsi
,
si
sono
evoluti
,
hanno
rafforzato
il
carattere
sino
al
sacrificio
per
l
'
Idea
?
No
:
non
si
può
esitare
ad
affermarlo
,
essi
vivono
,
esistono
con
tutte
le
loro
magagne
...
Diffuso
è
il
soggetto
"
borghese
"
in
Italia
,
esso
permea
tutti
gli
strati
sociali
e
quindi
la
sua
opera
vile
di
tradimento
può
essere
ed
è
capillare
.
Se
è
vero
ciò
che
ci
promette
Critica
Fascista
in
un
suo
recente
articolo
,
e
cioè
che
anche
noi
giovani
dopo
questa
guerra
avremo
il
nostro
"
quarto
d
'
ora
"
rivoluzionario
,
è
nostro
sacro
impegno
di
fede
verso
i
vivi
e
i
morti
della
Rivoluzione
,
verso
il
Capo
e
la
dottrina
che
da
lui
promana
,
il
far
convergere
tutte
le
nostre
forze
per
un
unico
scopo
:
neutralizzare
,
poiché
distruggere
non
è
possibile
,
la
"
borghesia
"
italiana
.