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IL SUO ULTIMO SABATO SERA ( Campanile Achille , 1960 )
StampaPeriodica ,
Fra le morti di persone note attraverso la loro attività , uomini pubblici , o illustri , o popolari , ce ne sono che commuovono , o colpiscono , o perfino sbigottiscono . Ma di solito toccano la mente più che il cuore . Si pensa : " Era il tale ... Ha fatto questo , quest 'altro..." La morte di Mario Riva , indipendentemente da tutto , è un sincero dolore per tutti . Con lui , prima ancora che l ' uomo popolare , il personaggio caratteristico del video , o quello che sia , abbiamo perduto una persona cara . Questa morte è per tutti un po ' un lutto di famiglia . E poi c ' è il modo crudele e stupido di essa : non una malattia , né un incidente mentre correva a duecento all ' ora in automobile , ma una banale caduta durante il suo lavoro . Lavoro che solitamente non comporta rischi , come un ' improvvisa caduta da cinque metri d ' altezza . Lavoro in un certo senso pacifico , lieto , fra musiche e canti , davanti a una folla immensa , festante , affettuosa . Lui deve fare un ' allegra entrata correndo , con una finta fiaccola olimpica in pugno . Ma mette il piede su un ' inavvertita insidia e precipita in un baratro , in fondo al quale l ' aspetta la morte . Chi poteva immaginare una cosa simile ? In una serata simile ? E per un uomo come lui , vivente allegra negazione dei drammi , delle tragedie ? Ecco quello che fa più crudele la sua morte e ci riempie di dolore e di pena : il banale incidente , che si poteva benissimo evitare e che lo uccide quando , dopo molti anni di sfortunate fatiche , aveva appena raggiunto il successo , che per lui si concretava soprattutto in un ' immensa straordinaria popolarità e nel fatto che tutti gli volevano bene . Anche i bambini di tre , quattro anni , lo conoscevano , lo chiamavano a nome per la strada , gli sorridevano affettuosi , come a un caro zio bonario e divertente . Quando , il sabato , il suo faccione allegro , simpatico , s ' affacciava alla finestrella del video , come se egli si protendesse da un immaginario balcone per darci la buonasera , era un amico che ci entrava in casa e che voleva portare a tutti un ' ora di serenità quasi fanciullesca . La trasmissione che gli ha dato ... No . Sbaglio . Stavo per dire : che gli ha dato la popolarità . Invece , una volta tanto , bisogna invertire i termini : la trasmissione a cui egli ha dato la popolarità . Pare impossibile , trattandosi di quella formidabile macchina per fabbricare la popolarità che è la TV . Ma se l ' apparire sul video ha reso popolare il sorriso di Mario Riva , Mario Riva ha reso non soltanto accettabile , ma addirittura popolarissima e gradita al pubblico la trasmissione che presentava e che , senza di lui , sarebbe stata di una non sopportabile insipidezza . Non aveva pretese trascendentali . Si contentava di essere quello che si dice un bonaccione , un simpaticone , non voleva far male a nessuno , e sono certo che non ha mai fatto male a nessuno . Era il tipo del romano " tutto core " , " col core grande come ' na casa " , il romano del " volemose bene " . Questo tipo sembra un luogo comune , ma a Roma esiste realmente , se pure raro , e Riva era uno di essi . Pieno di vita esuberante e di vivacità . Lo si vide accanto ad altri presentatori e con sorpresa ci si accorse che questi , anche se bravi , vicino alla sua prepotente vitalità , diventavano labili . Da lui si accettava tutto . Sul palcoscenico del Musichiere montò a cavallo , inforcò il triciclo , ballava il charleston , faceva le piroette , era il primo a ridere e a sorridere delle situazioni ridicole o buffe , non drammatizzava mai . Rispettoso di tutti , cercava di far figurare tutti il meglio possibile , ed era bravo anche in questo . La trasmissione era modesta : indovinare il titolo di canzonette accennate . Che di più puerile e , anche , monotono ? E , poi , complicato da un cerimoniale non meno puerile : le sedie , la corsa , le scarpe di pezza , la campana , il pallottoliere , la cassaforte . In mano di chiunque altro , tutto questo sarebbe risultato d ' un grottesco fastidioso . Mario Riva , invece , riusciva a farlo accettare . Sorridendone lui per primo , riusciva , una sera alla settimana , a far tornare tutti un po ' bambini . In quell ' ora e mezzo , dalle Alpi alla Sicilia , tutta l ' Italia partecipava sorridente , per merito suo , al puerile giuoco di società . Perché c ' era lui con le sue battute , coi suoi ammiccamenti divertiti e mai irriguardosi per qualcuno . Il Musichiere era lui . Scomparso lui , non potrà più vivere una trasmissione di quel genere . Nessuno emanerà mai il calore umano , la simpatia , la cordialità che emanava lui dal video , facendo perdonare tutto , anzi mettendo un po ' di sale sulle pietanze più scipite . E non è a dire che questo andasse a scapito , diciamo così , della serietà del giuoco . Era un fermo custode delle regole , per quanto puerili . Quante volte diceva : " Be ' , tornate alle sedie , " perché una partenza era stata intempestiva ; o : " Da capo ! " , o : " Maestro , un ' altra canzone ! " , perché qualcosa non era stata regolare ? E nessuno se ne adontava , tanta era la sorridente indulgenza con cui interveniva . E come sapeva mettere tutti a proprio agio e smussare sempre il lato ridicolo di certe situazioni , con l ' ammiccare lui per primo , senza cattiveria ! Se per tanto tempo la TV ha potuto andare avanti , facendone un successo popolare , con una trasmissione così puerile , lo deve unicamente al suo incomparabile presentatore . Non vogliamo adesso gonfiare le parole perché è morto . Era un presentatore . Ma un presentatore sui generis , come non ce n ' è stato e forse non ce ne sarà più altro . Nel genere , un piccolo creatore . Le sue origini teatrali ne facevano qualcosa di più che un semplice presentatore : era il presentatore - attore - cantante - ballerino - comicobuffo . Il suo temperamento esuberante , le sue qualità d ' improvvisatore , facevano il resto . Ho detto della crudeltà di questa morte , proprio la meno adatta a un uomo simile . Specie se ci si aggiungono la lunga alternativa di speranze e di aggravamenti , e le sofferenze fisiche . Ma , a dare ancora un tocco di drammaticità alla sua fine , c ' è stata quella specie di conferenza - stampa tenuta dal sacerdote che lo ha confessato e benedetto in articulo mortis . Dai giornali : " Esiste però una particolare situazione nella sua vita ; e , di fronte a questa situazione , un sacerdote non può indulgere . Questa era la domanda . Ha risposto don Carlo : ' Tutti e due hanno promesso che non vivranno più insieme ' " . Ora , noi non entriamo nel merito della questione . Giustissimo che la Chiesa consideri in peccato mortale le coppie che vivono assieme senza essere sposate davanti a Dio , e che neghi loro l ' assoluzione . Ma era proprio il caso che , mentre quel disgraziato stava morendo , il sacerdote rendesse pubblica la sua promessa di sciogliere quel simulacro di famiglia che s ' era costruita , dopo il fallimento della prima ? Tra l ' altro , si trattava forse di confessione e perciò era materia da tener segreta , da parte del sacerdote . Da quando in qua un sacerdote tiene una specie di conferenza - stampa sul contenuto d ' una confessione ? Avrebbe potuto benissimo rispondere ai giornalisti trincerandosi dietro il segreto confessionale e lasciando che essi traessero le conseguenze dal fatto ch ' egli aveva dato l ' assoluzione , e perfino invitandoli a trarre queste intuibili conclusioni . Non soltanto avrebbe potuto , ma avrebbe addirittura dovuto . Ricordo , quand ' ero bambino , in villeggiatura , un vecchio prete che usava confessare tenendo , per star più comodo , un braccio appoggiato sul bordo del finestrino del confessionale , in modo che la mano sporgeva all ' esterno , fra le cortine ; inconsapevolmente il brav ' uomo sottolineava coi gesti della mano la gravità dei peccati delle penitenti ; sicché , dall ' esterno , tutti , vedendo la mano più o meno agitarsi , potevano arguire il contenuto della confessione ; quando la mano s ' agitava in segno di minaccia , inferno in vista : peccato mortale . Ma il poverino lo faceva senza intenzione . Voleva soltanto stare un po ' più comodo . Aveva caldo . Ma che cosa obbligava il confessore di Mario Riva a riferire esplicitamente alla stampa certi particolari ? La promessa di non vivere più assieme c ' era stata , e dunque Riva era a posto . Era una cosa che passava tra lui e il Cielo , tramite il sacerdote . Non era affatto necessario metterne esplicitamente a parte i terzi , che , ripetiamo , potevano benissimo dedurre l ' accaduto dai fatti stessi . Credo che la Chiesa non chieda a nessuno , e tanto meno a un suo ministro , d ' essere inumano . Accanto al moribondo c ' era la sua povera e affezionata compagna , sia pure , fino a un momento prima , come lui in peccato mortale ; c ' era il bambino innocente . Direte : ma la Chiesa non può indulgere a certe situazioni . Nessuno chiede che s ' indulga . Si parla di discrezione , di umanità . Di quello che la Chiesa chiama : carità . Per questo la Chiesa stessa protegge certe dichiarazioni col segreto della confessione . D ' altronde , in casi di questo genere credo che la Chiesa si riferisca non a un sentimento , ma a uno stato di fatto . Il sacerdote , trincerandosi dietro il segreto confessionale e affidandosi , o rimandando i curiosi , all ' eloquenza dei fatti , avrebbe potuto benissimo lasciar capire l ' avvenuta soluzione di quello che si riferiva allo stato di fatto ( la convivenza ) , senza , col crudo , esplicito annunzio , dare a questa soluzione , a questo proposito non certo scevro di drammaticità , la patetica e anche più drammatica eco d ' un rinnegamento , in punto di morte , di duraturi affetti , d ' una ferita a persone care . Rinnegamento crudele per chi se ne va , non meno che per chi resta . O , volendo proprio parlare , bisognava almeno , su questa distinzione fra stati di fatto e sentimenti , spendere una parola magari non necessaria da un punto di vista canonico , ma dettata da spirito di carità , da un sentimento di misericordia per chi , in quel momento , era già tanto provato dal dolore e dalla sventura . E con questo passiamo a un ultimo particolare , forse il più penoso di tutti . Mario Riva aveva un bambino , Antonello , a cui non è riuscito a dare un nome . Ironia della sorte : al figlio di sua moglie , che non è suo figlio , aveva generosamente dato il proprio nome e l ' aveva sempre , pare , trattato come un vero figlio . Ma il figlio proprio non gli è stato concesso di riconoscerlo . L ' abbiamo tutti visto piangere per questo , in una foto pubblicata da un giornale . E così è morto disperato . Come un ' infinità di altri che si trovano in questa situazione . La gente non immagina quanti padri ci siano disperati , è la parola , per non poter dare il nome a un proprio figlio illegittimo . Situazioni della vita . È umano ? Questi bambini poi diventati uomini e , senza loro colpa , figurano senza il nome del padre . Sì , adesso si dice che nei documenti non occorra più la paternità . Si evita l ' inumano " di N.N. " , tacendo del tutto . Ma il figlio lo sa . Lo saprà . Ci sono madri che si macerano di ingiusto dolore e di non meritata vergogna di fronte al figlio chenon ha il nome del padre e nel cui sguardo , per quanto affettuoso , pare sempre ad esse di scorgere un ' ombra di rimprovero , di riprovazione , che magari non c ' è . È umano questo ? A parte casi che possono avere qualche parvenza di giustificazione per la presenza d ' altri figli legittimi , il più delle volte la cosa dipende dalla malignità implacabile d ' una moglie , magari da anni separata , che pure non disarma . La legge le dà il mezzo di esercitare una vendetta , di sfogare un astio implacabile in questo dispetto inutile e crudele . So di disgraziati che sono morti supplicando invano un consenso , che la legge riserva a una nemica . Oppure , la cosa si presta a dei ricatti . Ci vogliono molti quattrini perché un padre che ha avuto guai nella vita possa dare il proprio nome al proprio figlio illegittimo , perché un bimbo innocente possa avere quello a cui tutti i bimbi hanno diritto : il nome del proprio padre . Il consenso viene mercanteggiato . Ma se il padre non ha i quattrini , niente da fare . E la legge rende possibile questo ricatto , sul più sacro degli affetti . Oppure , quando il padre ha quattrini sufficienti , non avendo altre strade , ricorre agli stratagemmi legali , copre d ' oro legioni di avvocati , si fa cittadino di paesi esteri , impasticcia un matrimonio più o meno fittizio . E allora , in certi casi , la legge accetta la commedia . È umano tutto questo ? Quando verrà una legge che permetterà a chi , per disgrazia , s ' è trovato in certe situazioni , di dare , senza far danno ad altri , il proprio nome a un figlio illegittimo , senza esserne impedito da altri per malignità o per ricatto ? Si parla di nome soltanto , anche se la legge non vorrà dare altri diritti , per questo , a questi innocenti . Adesso voglio fare una di quelle cose che faceva il povero Riva quando veniva verso la telecamera col suo passo dondolante , la mano tesa e il sorriso bonario sul volto , e si rivolgeva a un invisibile , lontano personaggio per chiedergli qualcosa per conto di terzi : un ponte , un impiego , una licenza . E voglio farla proprio per lui . Con lo stesso calore , la stessa convinzione di chiedere una cosa giusta , la stessa mano tesa . " Signor Presidente della Repubblica , Eccellenza Gronchi , Lei è il solo che può farlo . La legge Le dà questa facoltà . Basta un Suo decreto , una Sua firma : faccia dare il nome del padre al bambino di Mario Riva . Sono certo che in questa richiesta si associano tutti gl ' italiani ; è il modo migliore per dare una prova d ' affetto al loro allegro e simpatico amico del sabato sera , che se n ' è andato per sempre . Sono certo che , da un più vasto , invisibile video , si associa anche lui , lassù , una volta tanto chiedendo una cosa per sé , facendosi avanti col suo passo dondolante , col sorriso cordiale e la mano tesa . Eccellenza , come la legge italiana Le dà l ' alta facoltà , dia al figlio bambino di Mario Riva il nome di suo padre . "