StampaPeriodica ,
Il
movimento
operaio
più
vecchio
e
potente
del
mondo
sta
attraversando
una
crisi
che
solo
parzialmente
è
da
porsi
in
relazione
colla
depressione
economica
che
colpisce
l
'
Inghilterra
.
Da
quattro
anni
un
quinto
della
classe
lavoratrice
è
disoccupata
o
occupata
con
orari
ridotti
;
i
quadri
delle
Unioni
sono
discesi
da
più
di
otto
a
poco
più
di
cinque
milioni
;
le
casse
sono
esauste
dopo
i
troppo
prolungati
sussidi
.
Si
aggiunga
la
lotta
che
ancora
permane
tra
il
vecchio
unionismo
corporativista
specie
degli
operai
specializzati
e
il
nuovo
unionismo
dei
non
specializzati
;
gli
attriti
e
le
dispute
continue
per
la
«
demarcazione
»
,
particolarmente
gravi
in
un
periodo
di
trasformazione
delle
organizzazioni
di
«
mestiere
»
in
organizzazioni
di
«
industria
»
;
le
difficoltà
per
la
fusione
(
amalgamation
)
di
Trade
-
Unions
similari
che
si
impone
anche
per
fronteggiare
l
'
analogo
processo
che
si
svolge
nel
campo
padronale
.
Questi
però
sono
tutti
fattori
transeunti
.
Fate
che
la
pressione
della
crisi
si
allenti
e
la
molla
scatterà
col
vigore
antico
.
Invece
la
più
intima
crisi
che
rode
il
colosso
sindacale
britannico
,
e
che
dai
più
non
è
avvertita
,
è
la
crisi
d
'
una
enorme
forza
in
potenza
cui
mancano
gli
strumenti
di
realizzazione
,
l
'
innesto
per
una
azione
durevole
ed
efficace
specie
sul
terreno
economico
.
Sta
nei
limiti
ferrei
che
il
movimento
di
resistenza
incontra
in
regime
capitalistico
.
Superati
i
quali
,
sia
pur
poco
,
intervengono
quasi
automaticamente
forze
naturali
(
evasione
di
capitali
,
emigrazione
d
'
industrie
,
introduzione
di
macchine
,
disoccupazione
,
concorrenza
...
)
e
artificiali
(
cioè
non
propriamente
economiche
il
fascismo
in
parte
ne
costituisce
un
esempio
)
a
ristabilire
il
turbato
equilibrio
.
La
possibilità
di
miglioramento
nelle
condizioni
materiali
della
classe
salariata
organizzata
,
che
in
un
primo
periodo
si
dimostrano
veramente
imponenti
dietro
lo
stimolo
della
lega
,
vanno
gradatamente
riducendosi
col
perfezionarsi
del
meccanismo
unionistico
.
La
lega
conserva
,
sì
,
la
importantissima
funzione
di
perpetuamente
adeguare
i
salari
agli
aumentati
profitti
e
costo
della
vita
e
soprattutto
all
'
aumentato
dividendo
nazionale
;
ma
appare
invece
quasi
del
tutto
impotente
a
mutare
stabilmente
la
quota
relativa
a
remunerazione
del
lavoro
nei
confronti
della
quota
relativa
a
remunerazione
dei
possessori
di
capitale
.
In
una
parola
:
il
movimento
sindacale
difficilmente
può
incidere
in
maniera
permanente
il
profitto
capitalistico
.
La
lega
appare
più
uno
strumento
negativo
che
colle
sue
stesse
mani
pone
il
problema
del
suo
superamento
;
è
una
forza
sempre
più
immane
cui
sembra
mancare
,
rebus
sic
stantibus
,
l
'
alimento
per
una
vita
rigogliosa
.
È
una
sorta
di
circolo
chiuso
quello
nel
quale
va
cacciandosi
in
tutti
i
paesi
il
moto
sindacale
,
anche
perché
,
coll
'
estendersi
del
movimento
di
organizzazione
,
i
miglioramenti
ottenuti
vengono
talora
in
buona
parte
sopportati
dalla
stessa
classe
salariata
per
il
noto
fenomeno
della
traslazione
.
Se
il
moto
sindacale
non
trova
un
via
d
'
uscita
,
non
elimina
o
non
supera
l
'
ostacolo
che
si
erge
sul
suo
cammino
,
finirà
per
farsi
assorbire
e
sopraffare
da
quello
stesso
ordinamento
capitalistico
contro
il
quale
scese
in
lotta
aperta
.
A
questo
punto
sorge
manifestamente
il
problema
politico
.
Il
movimento
di
resistenza
si
allea
così
coi
partiti
e
crea
esso
stesso
(
in
Inghilterra
col
Labour
Party
)
il
suo
organo
politico
mentre
nel
campo
economico
cerca
di
sfociare
verso
lidi
vasti
,
sia
attraverso
statizzazioni
e
municipalizzazioni
,
sia
particolarmente
attraverso
la
cooperazione
nelle
sue
varie
forme
.
In
Inghilterra
assistiamo
attualmente
al
tentativo
di
innestare
il
moto
sindacale
sul
cooperativo
.
In
Inghilterra
la
cooperazione
di
consumo
si
è
andata
sviluppando
in
modo
prodigioso
,
accompagnata
da
una
tale
somma
di
esperienze
in
ogni
campo
giuridico
compreso
da
meritare
ampissimo
studio
.
Notevolissimo
quello
dei
coniugi
Webb
,
la
notissima
coppia
intellettuale
che
metodicamente
venne
illustrando
in
più
che
trent
'
anni
di
lavoro
la
storia
,
i
postulati
,
le
tendenze
del
mondo
del
lavoro
britannico
.
I
Webb
,
socialisti
fabiani
,
evoluzionisti
spenceriani
,
ferreamente
legati
alla
realtà
passata
ed
attuale
e
quindi
ribelli
ad
ogni
schema
avveniristico
che
di
questa
realtà
e
delle
sue
lezioni
non
tenga
tutto
il
conto
dovuto
,
ritengono
che
il
socialismo
si
avrà
solo
e
necessariamente
coll
'
estendersi
al
massimo
della
cooperazione
di
consumo
,
in
uno
collo
svilupparsi
dell
'
azione
dello
Stato
e
delle
municipalità
.
Il
ragionamento
dei
Webb
è
presto
riassunto
.
L
'
unica
,
la
vera
,
l
'
autentica
democrazia
è
la
democrazia
dei
consumatori
.
Col
movimento
cooperativo
di
consumo
si
provvede
un
metodo
per
il
quale
la
produzione
,
a
differenza
che
in
regime
capitalistico
,
non
si
svolge
coll
'
incentivo
del
profitto
.
La
eliminazione
del
profitto
o
la
sua
redistribuzione
avviene
secondo
un
criterio
schiettamente
democratico
perché
si
proporziona
non
alla
quota
di
capitale
posseduto
,
ma
all
'
ammontare
delle
compere
.
La
cooperativa
di
consumo
non
ha
quindi
interesse
ad
aumentare
i
profitti
al
di
là
dello
stretto
necessario
per
fronteggiare
le
contingenze
del
mercato
;
per
ragioni
fisiologiche
ha
da
essere
aperta
a
tutti
,
tendere
anzi
perpetuamente
ad
espandersi
lottando
contro
i
trust
capitalistici
;
è
interessata
grandemente
a
che
i
metodi
di
produzione
,
i
processi
tecnici
si
perfezionino
continuamente
.
Quel
che
veramente
caratterizza
la
democrazia
dei
consumatori
è
la
sua
forma
volontaria
.
Il
socialismo
dei
Webb
vuol
essere
di
marca
liberista
.
Le
cooperative
entrano
in
concorrenza
colle
imprese
private
,
colle
municipalità
,
talora
anche
tra
di
loro
.
E
in
genere
nella
lotta
vincono
e
ancor
più
vinceranno
perché
non
avendo
alcuna
inferiorità
in
sede
economica
sono
immensamente
superiori
in
sede
politica
e
morale
.
Ciascuna
cooperativa
o
gruppo
di
cooperative
organizzerà
anche
le
sue
fonti
di
rifornimento
,
avrà
i
suoi
centri
di
produzione
attraverso
un
fenomeno
di
integrazione
non
sconosciuto
in
economia
.
Si
partirebbe
dal
consumo
,
tesi
cara
al
Gide
,
per
giungere
alla
produzione
capovolgendo
l
'
attuale
processo
economico
.
E
già
oggi
non
poche
cooperative
posseggono
aziende
agrarie
,
latterie
,
manifatture
,
e
quelle
all
'
ingrosso
esercitano
molti
rami
di
produzione
e
lo
stesso
commercio
internazionale
.
Non
vi
è
nulla
di
utopistico
,
secondo
i
Webb
,
nel
prevedere
il
graduale
cooperativizzarsi
del
mondo
,
almeno
britannico
.
In
nessun
ramo
si
è
palesata
una
reale
inferiorità
.
Questione
di
tempo
e
di
uomini
.
Il
salariato
però
non
scomparirebbe
in
un
regime
a
cooperazione
universalizzata
.
Così
il
problema
grave
delle
relazioni
tra
consumatori
e
produttori
.
Esso
si
risolverebbe
,
dicono
i
Webb
,
non
risolvendosi
.
Tutti
gli
appartenenti
alla
classe
salariata
(
dal
direttore
all
'
ultimo
avventizio
)
sono
o
dovrebbero
essere
simultaneamente
membri
delle
società
cooperative
come
consumatori
e
delle
loro
Trade
-
Unions
come
produttori
.
I
contrasti
certo
non
si
eliminerebbero
;
già
oggi
tra
le
organizzazioni
degli
impiegati
in
aziende
cooperative
e
i
dirigenti
si
hanno
lotte
clamorose
,
scioperi
replicati
;
le
relazioni
tra
unionisti
e
cooperatori
,
malgrado
gli
organi
cuscinetto
,
non
sono
delle
più
facili
.
Ma
,
osservano
i
Webb
,
è
anche
vero
che
le
cooperative
fanno
ai
loro
impiegati
(200.000)
le
migliori
condizioni
di
impiego
del
mercato
garantendo
in
molti
casi
un
minimum
di
salario
.
Col
miglioramento
delle
condizioni
generali
molte
questioni
spinose
si
risolveranno
automaticamente
.
Per
quasi
un
secolo
,
incalzano
i
nostri
autori
rivolgendosi
ai
loro
asprissimi
critici
,
i
gildisti
,
il
nostro
movimento
è
stato
combattuto
,
sabotato
,
quando
non
del
tutto
ignorato
,
perché
violerebbe
i
principi
fondamentali
in
una
organizzazione
socialista
e
cioè
controllo
operaio
e
in
genere
autogoverno
nell
'
industria
.
Ma
,
per
quanto
magnifici
siano
cotesti
postulati
,
novanta
anni
di
esperienze
e
letteralmente
migliaia
di
tentativi
in
una
mezza
dozzina
di
paesi
,
in
quasi
tutte
le
industrie
,
hanno
dimostrato
in
modo
inequivocabile
,
qualunque
sia
la
ragione
,
che
la
conduzione
di
una
impresa
da
parte
dei
produttori
,
comunque
organizzati
,
è
una
forma
impraticabile
di
organizzazione
industriale
,
voi
chiedete
che
siano
gli
stessi
dipendenti
ad
eleggere
i
loro
superiori
,
parlate
nelle
unioni
e
nelle
cooperative
,
questo
sistema
ha
fatto
buona
prova
.
È
una
questione
di
psicologia
.
Non
si
sceglie
colui
al
quale
si
dovrà
obbedire
.
Nella
cooperativa
di
produzione
si
lavora
per
il
profitto
,
per
il
massimo
profitto
;
è
un
egoismo
a
basi
più
larghe
dell
'
attuale
che
si
organizza
.
La
cooperativa
di
produzione
è
misoneistica
,
avversa
ai
mutamenti
,
ai
perfezionamenti
tecnici
.
In
essa
si
riaffermano
lo
sfruttamento
e
la
oppressione
dei
deboli
da
parte
dei
lavoratori
più
abili
e
specializzati
.
Tende
a
chiudersi
,
ad
assumere
salariati
,
a
peggiorare
le
condizioni
di
lavoro
,
a
non
rispettare
il
minimum
di
esistenza
.
L
'
esperienza
ha
dimostrato
il
fiasco
della
cooperazione
di
produzione
come
mezzo
di
realizzazione
di
un
massimo
di
utilità
e
di
giustizia
sociale
.
E
la
spiegazione
è
ancora
una
volta
semplice
e
d
'
indole
psicologica
:
nessuno
è
buon
giudice
nel
suo
caso
particolare
.
Il
piccolo
gruppo
produttore
finisce
inevitabilmente
per
vedere
l
'
interesse
generale
attraverso
il
suo
proprio
e
particolare
.
Si
accusa
il
movimento
della
cooperazione
di
consumo
di
non
realizzare
i
postulati
democratici
.
Ma
che
cosa
è
più
rispondente
al
principio
democratico
?
Che
a
guidarlo
siano
,
in
concreto
,
i
quattro
milioni
e
più
di
cooperatori
o
i
duecentomila
impiegati
?
Non
esaltiamo
poi
troppo
,
dicono
i
Webb
,
la
figura
e
l
'
opera
del
«
produttore
»
.
La
produzione
dei
beni
e
dei
servigi
,
ben
lungi
dal
costituire
la
base
fondamentale
della
vita
sociale
,
viene
e
verrà
assumendo
una
importanza
ognora
decrescente
.
La
democrazia
nel
campo
della
produzione
è
mezzo
,
non
fine
.
Si
lavora
per
vivere
,
non
si
vive
per
lavorare
.
Si
deve
tendere
ad
assicurare
ad
ogni
cittadino
non
tanto
la
libertà
nella
produzione
,
quanto
la
più
larga
libertà
e
possibilità
nella
sua
vita
che
per
tre
quarti
si
svolge
fuori
della
fabbrica
.
Abbiamo
troppo
disprezzato
la
funzione
sociale
del
consumo
.
Anch
'
essa
ha
un
aspetto
creativo
e
positivo
.
Tutta
la
organizzazione
della
comunità
dovrebbe
essere
indirizzata
non
tanto
a
produrre
i
beni
quanto
a
goderli
e
a
farli
godere
nel
modo
migliore
e
più
giusto
.
Con
questo
roseo
epicureismo
il
sogno
cooperativo
è
compiuto
.
Lo
sforzo
di
emancipazione
operaia
è
spacciato
.
La
servitù
nel
mondo
economico
non
scompare
,
ma
si
trasforma
;
servi
dell
'
umanità
,
non
più
del
privato
sfruttatore
.
E
la
questione
sociale
è
risolta
,
la
pace
assicurata
,
il
socialismo
realizzato
...
Il
dissidio
tra
cooperatori
di
consumo
e
di
produzione
,
che
sembrava
oramai
risolto
col
fallimento
del
cooperativismo
di
produzione
,
si
è
riacceso
in
questi
ultimi
anni
fortissimo
in
sede
pratica
e
teorica
per
opera
di
un
gruppo
di
giovani
,
specie
intellettuali
(
Penty
,
Orage
,
Hobson
,
Cole
,
ecc
.
)
.
La
scuola
gildista
,
sorta
per
opera
del
Penty
nel
1907
e
contrassegnata
da
tendenze
socialiste
utopistiche
e
piccoli
borghesi
,
s
'
è
venuta
profondamente
modificando
specie
per
l
'
influsso
del
socialismo
continentale
e
del
mondo
operaio
.
Concorrono
in
essa
svariate
e
contraddittorie
influenze
dall
'
Owen
al
Ruskin
e
al
Morris
,
dal
Marx
al
Sorel
,
diversamente
combinate
nei
singoli
scrittori
.
Ad
un
estremo
ad
esempio
:
il
Penty
,
col
suo
disprezzo
pel
macchinismo
,
per
la
divisione
del
lavoro
,
per
l
'
odierna
economia
a
prezzi
fluttuanti
e
a
produzione
su
grande
scala
,
e
in
sintesi
per
l
'
attuale
civiltà
quantitativa
.
Vecchi
motivi
utopistici
,
vecchi
spunti
ruskiniani
che
si
volatilizzano
al
contatto
colla
realtà
.
In
altri
scrittori
prevalgono
invece
motivi
morali
e
religiosi
.
Cervello
realista
,
spirito
freddo
,
equilibrato
,
dalla
educazione
marxistica
veramente
eccezionale
in
terra
inglese
,
è
G
.
D
.
H
.
Cole
,
di
gran
lunga
il
più
originale
fra
i
gildisti
.
La
sua
critica
contro
il
collettivismo
accentratore
e
la
rosea
ed
anonima
democrazia
dei
consumatori
è
spietata
.
Egli
ha
sentito
come
pochi
altri
,
potentemente
influenzato
dal
sindacalismo
rivoluzionario
,
che
il
succo
della
rivoluzione
socialista
non
sta
tanto
in
un
mutamento
delle
condizioni
e
dei
metodi
di
distribuzione
,
quanto
nel
mutamento
dei
metodi
di
produzione
e
conduzione
delle
imprese
.
Attraverso
una
propaganda
decennale
è
riuscito
ad
imporre
al
movimento
sindacale
,
dando
una
forma
concreta
alle
vaghe
per
quanto
sempre
più
incalzanti
esigenze
e
aspirazioni
delle
masse
,
i
due
motivi
fondamentali
di
lotta
:
controllo
operaio
e
autogoverno
nell
'
industria
.
L
'
operaio
cosa
,
numero
,
materia
grigia
estranea
alla
vita
della
fabbrica
moderna
deve
riacquistare
in
seno
alla
fabbrica
,
e
non
fuori
come
vogliono
i
Webb
,
tutta
la
personalità
.
Il
problema
operaio
è
problema
di
coscienza
,
di
dignità
,
di
libertà
.
Gli
operai
stessi
non
si
accontentano
più
del
semplice
«
miglioramento
»
economico
;
il
fine
che
intendono
raggiungere
colla
Trade
-
Union
si
allarga
,
si
sposta
;
vogliono
divenire
attivi
compartecipi
della
vita
della
azienda
.
La
simpatia
per
le
gilde
medievali
non
vuol
significare
il
desiderio
di
copiare
la
struttura
del
mondo
corporativo
.
Ma
lo
spirito
animatore
delle
gilde
medievali
dove
l
'
ente
e
i
lavoratori
associati
in
uno
coll
'
opera
da
compiere
erano
una
cosa
sola
viva
e
vibrante
,
dove
il
principio
dell
'
autogoverno
era
normalmente
praticato
,
dove
non
si
disprezzavano
le
esigenze
artistiche
e
qualitative
,
ecco
ciò
che
il
mondo
moderno
può
,
deve
imparare
volgendo
lo
sguardo
al
passato
.
La
democrazia
dei
consumatori
è
un
bubbola
,
una
truffa
volgare
.
Nessuna
vera
democrazia
può
basarsi
su
un
elemento
indifferenziato
e
negativo
quale
è
il
consumo
.
Si
potrebbero
ripetere
le
caustiche
parole
del
Pareto
:
Se
un
legame
solidale
può
instaurarsi
tra
gli
uomini
perché
consumano
,
allora
un
eguale
legame
solidale
può
instaurarsi
tra
gli
uomini
perché
portano
vesti
,
camminano
,
respirano
...
La
solidarietà
,
questo
mistero
psicologico
,
che
di
fatto
necessita
per
affermarsi
d
'
essere
diretta
contro
qualcuno
o
qualche
cosa
,
è
tanto
più
forte
quanto
più
ristretto
,
anche
numericamente
,
è
l
'
ambito
nel
quale
si
palesa
e
più
vivaci
,
possenti
,
positivi
sono
gli
interessi
dai
quali
scaturisce
.
Non
sappiamo
che
farcene
,
dicono
i
gildisti
riprendendo
e
realizzando
il
concetto
soreliano
di
produttore
,
di
una
pseudo
democrazia
basata
sulla
massa
grigia
ed
assenteista
dei
consumatori
dove
,
per
il
solo
fatto
del
consumo
,
l
'
imperatore
di
tutte
le
Indie
può
teoricamente
esser
socio
nella
medesima
cooperativa
coll
'
ultimo
disgraziato
di
East
End
.
Non
sappiamo
che
farcene
di
un
mutamento
sociale
che
elimini
il
padrone
singolo
,
l
'
imprenditore
privato
,
per
regalarci
il
padrone
collettivo
,
sia
esso
Stato
,
comune
,
cooperativa
.
La
guerra
colla
onnipotenza
della
burocrazia
statale
ce
lo
ha
dimostrato
a
sufficienza
.
Il
problema
delle
ineguaglianze
nella
distribuzione
è
certo
importantissimo
;
ma
se
per
risolvere
quello
occorre
riaffermare
in
eterno
la
schiavitù
del
produttore
,
è
preferibile
,
almeno
in
un
primo
tempo
,
un
sistema
per
cui
la
direzione
e
il
controllo
dell
'
industria
vengano
esercitate
cumulativamente
da
operai
e
imprenditori
.
Potere
e
responsabilità
nel
campo
della
produzione
hanno
da
essere
dei
produttori
.
La
forma
attuale
di
democrazia
poggiata
sul
suffragio
universale
,
pur
avendo
una
indubbia
funzione
,
non
provvede
agli
affari
della
comunità
in
base
al
positivo
volere
dei
suoi
membri
.
Il
suffragio
universale
,
come
diceva
tra
noi
il
Salvemini
,
è
più
una
forza
negativa
.
Il
potere
economico
precede
il
politico
.
Finché
nella
organizzazione
economica
domina
l
'
autocrazia
,
la
casta
,
la
divisione
in
classi
,
non
si
può
parlare
di
vera
democrazia
.
Lo
Stato
(
altro
motivo
sindacalista
-
marxista
)
va
distrutto
o
grandemente
mutilato
.
Esso
è
oggi
il
comitato
di
affari
della
classe
dominante
.
Col
cadere
del
privilegio
economico
e
col
libero
riorganizzarsi
della
produzione
per
opera
di
gruppi
autonomi
federali
di
produttori
,
avremo
non
più
uno
,
ma
due
,
ma
più
Stati
.
Ogni
associazione
sostanzialmente
è
Stato
.
La
trasformazione
dovrà
poggiare
sul
sindacato
.
Oggi
il
moto
sindacale
è
estraneo
alla
conduzione
delle
industrie
,
può
imporre
solo
proibizioni
.
Dovrebbe
interessarsi
del
lato
positivo
,
reclamare
il
diritto
di
regolare
l
'
assunzione
e
il
licenziamento
della
manodopera
,
partecipare
almeno
in
parte
alla
direzione
e
al
controllo
delle
imprese
,
imporre
il
diritto
di
elezione
o
comunque
di
scelta
dei
sorveglianti
da
parte
degli
interessati
.
Per
ogni
funzione
che
richiede
una
cooperazione
di
volontà
come
tipicamente
segue
nel
mondo
industriale
moderno
,
occorre
che
il
dirigente
immediato
sia
imposto
dal
basso
.
Certo
l
'
evoluzione
in
questo
campo
sarà
lentissima
,
perché
gli
operai
furono
purtroppo
abituati
a
considerare
coloro
che
detengono
l
'
autorità
nella
industria
capitalistica
come
i
loro
naturali
nemici
,
e
non
possono
,
di
un
tratto
,
mutare
i
loro
costumi
...
I
gildisti
si
rendono
perfettamente
conto
della
lentezza
del
processo
di
realizzazione
specie
per
quanto
ha
riguardo
al
lato
morale
.
Mentre
il
socialismo
di
Stato
,
come
ben
dice
il
Bauer
,
è
sempre
possibile
a
qualunque
grado
di
sviluppo
sia
arrivata
la
massa
dei
lavoratori
,
un
socialismo
invece
che
debba
avere
per
base
il
«
self
governing
workshop
»
,
cioè
l
'
autodirezione
delle
aziende
,
è
possibile
solo
quando
la
classe
lavoratrice
,
con
la
progressiva
estensione
dei
suoi
controlli
sull
'
industria
,
abbia
già
acquistata
la
capacità
intellettuale
e
morale
,
che
è
premessa
necessaria
alla
direzione
industriale
indipendente
.
Sarebbe
quindi
erroneo
voler
affrettatamente
concludere
sulla
base
delle
recenti
esperienze
,
per
ora
non
troppo
felici
.
L
'
unità
economica
elementare
è
la
gilda
.
È
sì
una
cooperativa
di
produzione
,
ma
a
base
nazionale
federata
con
tutte
le
altre
gilde
ed
emanazione
della
rispettiva
organizzazione
sindacale
.
Non
deve
tendere
al
conseguimento
dei
profitti
,
ma
produrre
sulla
base
del
costo
avendo
speciale
riguardo
alla
qualità
dei
prodotti
:
realizzando
la
più
stretta
intimità
fra
lavoratori
manuali
e
tecnici
ed
organizzandosi
nel
modo
più
democratico
.
Il
salario
ha
da
essere
commisurato
ai
bisogni
dell
'
esistenza
,
s
'
intende
entro
certi
limiti
,
e
soprattutto
avere
carattere
di
continuità
.
La
gilda
deve
garantire
sempre
,
in
ogni
eventualità
(
malattia
,
disoccupazione
)
i
mezzi
di
sussistenza
.
Nell
'
amministrazione
interna
la
gilda
sarebbe
libera
dalla
ingerenza
di
altri
organi
,
Stato
compreso
.
Ma
allorquando
entra
in
rapporti
con
altri
enti
,
allorquando
si
tratta
di
indirizzare
la
produzione
e
di
stabilire
i
prezzi
delle
merci
,
la
decisione
spetterebbe
ad
un
comitato
misto
dove
,
oltre
ai
rappresentanti
della
gilda
,
siederebbero
i
rappresentanti
degli
interessi
generali
(
Stato
,
municipalità
,
cooperativa
di
consumo
)
.
Lo
Stato
,
in
un
regime
gildista
,
sarebbe
solo
nominalmente
il
proprietario
di
tutti
i
beni
delle
gilde
.
Grandi
differenze
quindi
dalle
nostre
cooperative
di
produzione
non
appaiono
,
salvo
per
quanto
ha
riguardo
alla
maggiore
vastità
dell
'
organismo
concepito
,
e
come
vedremo
,
alla
struttura
interna
della
gilda
.
Le
prime
esperienze
che
si
sono
avute
in
Inghilterra
tra
il
'21
e
il
'23
non
furono
sempre
fortunate
,
e
seguirono
in
uno
degli
ambienti
più
conservatori
dell
'
unionismo
inglese
ed
economicamente
arretrato
,
cioè
nella
industria
edilizia
dove
le
necessità
di
capitale
sono
minori
e
più
facile
era
ottenere
lavoro
specie
dagli
enti
pubblici
e
cooperativi
per
la
crisi
degli
alloggi
.
Ciascuna
gilda
è
retta
da
un
comitato
di
gilda
composto
dai
rappresentanti
delle
organizzazioni
degli
operai
e
tecnici
della
industria
edile
della
regione
.
È
una
sorta
di
consiglio
di
amministrazione
cui
spettano
la
nomina
dei
dirigenti
e
la
direzione
dell
'
impresa
.
Può
suddividersi
in
sottocomitati
per
le
varie
questioni
ed
in
questi
una
metà
dei
posti
è
riservata
ai
delegati
dei
lavoratori
impiegati
nella
gilda
.
Abbiamo
inoltre
il
comitato
di
fabbrica
o
consiglio
di
azienda
eletto
dagli
operai
di
ogni
gilda
con
funzioni
tecnico
-
disciplinari
e
al
quale
spetta
la
nomina
dei
sorveglianti
.
In
pratica
nei
primi
tempi
questo
dualismo
nella
direzione
fu
assai
dannoso
e
si
palesò
fonte
di
discussioni
e
di
crisi
.
Si
volle
assurdamente
rinunciare
dapprima
ad
ogni
capitale
di
esercizio
ritenendo
che
fosse
sufficiente
ottenere
anticipi
settimanali
dai
clienti
.
Col
risultato
di
far
sorgere
le
gilde
come
funghi
,
senza
conveniente
preparazione
.
Solo
più
tardi
,
nel
'22
,
fu
sottoscritto
dal
sindacato
degli
edili
un
prestito
di
150.000
sterline
.
Nel
frattempo
si
costituirono
organismi
federali
.
La
«
National
Building
Guild
»
cui
facevano
capo
circa
140
gilde
edilizie
e
un
«
Consiglio
nazionale
»
.
La
depressione
economica
fu
la
causa
più
che
altro
occasionale
della
crisi
che
nel
dicembre
1922
condusse
al
fallimento
molte
gilde
,
compresa
la
National
Building
Guild
.
Mancò
in
molti
casi
una
sufficiente
preparazione
morale
,
difettarono
per
errore
teorico
i
capitali
,
ci
si
volle
tenere
troppo
aderenti
allo
schema
ideale
.
Talora
anche
dal
lato
disciplinare
e
direzione
tecnica
i
risultati
non
furono
brillanti
.
Il
dualismo
tra
il
comitato
di
gilda
ed
il
comitato
di
fabbrica
fu
assai
dannoso
;
il
secondo
voleva
intervenire
in
ogni
questione
anche
tecnica
.
Salvo
casi
rarissimi
sul
mercato
libero
fu
impossibile
sostenere
la
concorrenza
.
Non
è
detto
davvero
che
il
semifiasco
sia
definitivo
.
Molti
errori
si
eviteranno
per
l
'
avvenire
.
Le
gilde
ancora
in
piedi
hanno
mutato
i
sistemi
di
conduzione
.
Intanto
i
postulati
gildisti
e
soprattutto
lo
spirito
con
cui
i
gildisti
guardano
al
problema
operaio
hanno
profondamente
permeato
il
mondo
unionistico
britannico
.
Ad
esempio
la
federazione
minatori
che
prima
della
guerra
chiedeva
la
nazionalizzazione
e
l
'
amministrazione
statale
,
dopo
le
esperienze
belliche
,
presentò
nel
'19
alla
Coal
Industry
Commission
uno
schema
di
nazionalizzazione
schiettamente
gildista
.
L
'
idea
del
controllo
e
della
condirezione
nella
industria
che
specie
nel
periodo
bellico
si
diffuse
grandemente
indubbiamente
tornerà
sulle
scene
appena
superata
la
crisi
attuale
.
Altra
proposta
gildista
che
ha
avuto
sinora
parziali
applicazioni
è
la
stipulazione
di
contratti
collettivi
tra
Trade
-
Unions
e
imprenditore
per
la
fornitura
della
manodopera
necessaria
già
inquadrata
,
sorveglianti
compresi
;
così
che
l
'
imprenditore
remunererebbe
non
più
il
singolo
operaio
ma
il
sindacato
che
penserebbe
poi
alla
redistribuzione
.
Queste
due
opposte
concezioni
del
divenire
socialistico
che
si
sono
venute
drammaticamente
scontrando
in
Inghilterra
meritano
più
ampio
studio
e
col
presente
ho
inteso
quasi
esclusivamente
limitarmi
alla
parte
informativa
.
L
'
esperienza
inglese
non
ha
favorito
per
ora
i
primi
accenni
ad
un
movimento
di
cooperazione
nel
campo
della
produzione
che
,
partendo
dal
sindacato
professionale
,
evitasse
gli
errori
e
gli
egoismi
di
molte
cooperative
di
produzione
.
In
Germania
i
risultati
delle
gilde
edili
sono
assai
più
confortanti
.
Sta
poi
di
fatto
che
il
movimento
cooperativo
di
consumo
,
anche
universalizzandosi
come
predicono
i
Webb
,
non
può
risolvere
quello
che
si
avvia
ad
essere
nei
paesi
più
evoluti
il
problema
fondamentale
,
il
problema
della
emancipazione
operaia
.
La
cooperazione
di
consumo
non
elimina
il
salariato
,
né
gli
scioperi
,
né
gli
urti
di
categoria
.
In
questo
contrasto
tra
una
aspirazione
di
libertà
e
di
autogoverno
rispondente
alle
esigenze
di
masse
sempre
più
vaste
di
lavoratori
e
una
realtà
che
non
ne
permette
almeno
per
ora
in
Inghilterra
una
rapida
concretazione
,
sta
la
vera
crisi
del
mondo
del
lavoro
britannico
e
la
sorgente
delle
lotte
future
.
Il
circolo
vizioso
non
si
spezza
colla
cooperazione
di
consumo
,
né
sembra
per
ora
superabile
coi
metodi
gildisti
.
Né
si
supera
con
una
spallata
rivoluzionaria
che
non
può
mutare
l
'
ambiente
economico
.
Solo
l
'
esperienza
,
liberamente
attuata
,
coi
suoi
risultati
magari
dapprima
dolorosi
e
negativi
,
potrà
indicarci
la
via
nuova
negli
anni
a
venire
.