StampaPeriodica ,
I
nostri
critici
di
tutte
le
risme
,
e
che
vanno
dai
fascisti
ai
trotskisti
,
trovano
una
contraddizione
tra
il
nostro
programma
socialista
e
il
nostro
piano
d
'
azione
contadina
.
Molti
fra
di
essi
(
e
il
signor
Modigliani
lo
ha
ripetuto
recentemente
)
osano
affermare
che
noi
non
siamo
così
«
ferocemente
(
?
)
marxisti
»
o
socializzatori
nella
campagna
,
come
si
crede
;
altri
pensano
che
noi
ordiamo
un
trucco
per
i
contadini
allo
scopo
di
averli
dalla
nostra
parte
nella
lotta
per
la
dittatura
;
ma
che
poi
,
a
vittoria
ottenuta
e
consolidata
,
mostreremo
loro
la
nostra
«
ferocia
(
?
)
socializzatrice
»
.
Saragat
nel
suo
pietoso
opuscolo
sul
Piano
quinquennale
,
ha
detto
della
politica
di
zig
-
zag
seguita
da
Lenin
e
dal
Partito
comunista
dell
'
unione
dei
soviet
dopo
Ottobre
,
Salvemini
ha
affermato
alla
«
Amendola
»
che
i
comunisti
russi
,
nella
questione
della
politica
agraria
,
«
vanno
a
tentoni
»
.
I
critici
nostri
più
sereni
non
capiscono
niente
,
o
molto
poco
,
della
nostra
politica
agraria
e
contadina
.
In
realtà
i
nostri
critici
o
sono
confessatamente
antimarxisti
,
o
abusano
vergognosamente
del
nome
di
marxisti
,
fino
al
punto
di
fare
di
un
Marx
un
portatore
di
verità
rivelate
.
Marx
e
Engels
hanno
già
luminosamente
dimostrato
come
una
delle
condizioni
di
sviluppo
del
capitalismo
è
la
ineguaglianza
di
sviluppo
tra
la
città
(
industria
)
e
la
campagna
(
agricoltura
)
.
Questa
legge
è
valida
in
ogni
caso
:
ma
essa
riceve
una
conferma
schiacciante
laddove
esistono
residui
di
forme
economiche
precapitalistiche
,
dove
la
rivoluzione
democratica
borghese
,
non
è
giunta
alle
sue
estreme
conseguenze
,
mentre
si
è
formato
e
si
è
sviluppato
il
capitalismo
finanziario
.
Un
fenomeno
della
stessa
natura
lo
si
ha
,
su
scala
più
vasta
,
su
scala
internazionale
,
tra
le
metropoli
capitalistiche
e
la
periferia
coloniale
o
semicoloniale
.
Quale
ne
è
la
conseguenza
dal
punto
di
vinta
dello
sviluppo
rivoluzionario
?
I
non
marxisti
,
incapaci
di
vedere
i
fenomeni
che
avvengono
nella
campagna
prodotti
dallo
sviluppo
del
capitalismo
,
brancolano
davvero
nel
buio
e
allestiscono
numerosi
progetti
per
difendere
la
piccola
proprietà
,
per
allargarla
,
ecc
...
;
cantando
le
lodi
della
vita
agreste
,
facendo
l
'
apologia
dell
'
«
idiotismo
campagnolo
»
e
disputando
sul
valore
della
grande
e
della
piccola
azienda
.
I
cosiddetti
aggiornatori
di
Marx
pretenderebbero
che
il
processo
di
proletarizzazione
nella
campagna
avvenisse
al
cento
per
cento
,
per
avere
la
prova
della
giustezza
della
profezia
(
?
)
marxista
.
Siccome
ciò
non
è
avvenuto
(
e
non
avverrà
)
,
quindi
Marx
si
è
sbagliato
,
e
quindi
non
bisogna
violentare
le
leggi
naturali
:
è
verso
la
piccola
proprietà
agricola
che
bisogna
orientarsi
,
armonizzandola
con
un
po
'
di
socialismo
industriale
.
I
marxisti
del
tipo
massimalista
(
perdonate
la
contraddizione
!
)
e
che
sono
né
più
né
meno
che
dei
marxisti
volgari
,
si
preoccupano
meno
di
ciò
che
è
la
realtà
che
di
inseguire
le
loro
fantasie
,
e
pensano
che
il
socialismo
in
agricoltura
sarà
opera
di
poco
conto
,
quando
il
proletariato
avrà
nelle
mani
il
potere
(
ma
il
potere
bisognerà
pur
prenderlo
,
egregi
amici
,
e
questo
non
è
cosa
da
poco
conto
...
)
.
Serrati
pensava
che
l
'
Armata
rossa
avrebbe
imposto
il
socialismo
in
agricoltura
.
Non
si
era
egli
neppur
domandato
chi
avrebbe
formato
l
'
Armata
rossa
!
Noi
abbiamo
già
mostrato
(
coi
dati
a
nostra
disposizione
)
la
tendenza
del
processo
di
differenziazione
di
classe
nella
campagna
per
quanto
riguarda
l
'
Italia
,
tendenza
che
lo
sviluppo
del
capitale
finanziario
eccitato
dal
fascismo
accelera
,
e
che
è
accelerata
altresì
dalla
spinta
della
crisi
generale
economica
,
e
dalla
crisi
agraria
che
ne
è
un
aspetto
particolare
,
e
particolarmente
grave
.
La
stessa
tendenza
si
osserva
in
tutti
i
paesi
.
Noi
abbiamo
parlato
,
per
l
'
Italia
,
di
centralizzazione
della
proprietà
(
diminuzione
del
numero
dei
proprietari
in
generale
,
aumento
della
quantità
di
terra
posseduta
da
una
piccola
parte
di
essi
)
.
Siamo
stati
assai
prudenti
nel
giungere
a
delle
conclusioni
sulla
concentrazione
della
proprietà
(
raggruppamento
fisico
delle
diverse
proprietà
dello
stesso
proprietario
)
,
la
quale
,
del
resto
,
non
si
accompagna
sempre
alla
centralizzazione
;
e
gli
studiosi
di
questioni
agrarie
sanno
che
quello
della
concentrazione
della
proprietà
è
problema
di
difficilissima
soluzione
.
Soprattutto
abbiamo
dimostrato
che
nell
'
epoca
del
capitale
finanziario
il
processo
di
concentrazione
della
proprietà
agraria
non
avviene
principalmente
per
la
via
della
centralizzazione
della
terra
;
ma
per
numerose
altre
vie
le
quali
danno
più
spesso
l
'
illusione
della
piccola
e
media
proprietà
;
ma
fanno
in
realtà
dei
piccoli
e
medi
coltivatori
una
dipendenza
del
grande
capitalismo
.
Noi
studiamo
le
tendenze
dei
fenomeni
:
essi
si
accompagnano
a
delle
trasformazioni
dei
rapporti
sociali
,
esse
danno
la
linea
del
movimento
di
tali
rapporti
e
sono
la
vera
indicazione
scientifica
alla
quale
è
possibile
far
corrispondere
una
politica
.
La
deduzione
che
occorre
tirare
da
questi
fatti
è
che
le
economie
piccole
e
medie
vanno
in
rovina
(
non
parliamo
solo
dei
piccoli
e
medi
proprietari
,
ma
di
tutte
le
categorie
dei
piccoli
e
medi
coltivatori
)
.
Molte
economie
forti
(
contadini
ricchi
)
sono
gravemente
scosse
.
Il
numero
dei
salariati
e
dei
braccianti
(
e
quindi
dei
salariati
senza
lavoro
)
aumenta
paurosamente
.
Il
fenomeno
è
senza
dubbio
aggravato
dalla
crisi
attuale
;
ma
esso
è
un
prodotto
della
crisi
generale
del
capitalismo
,
essenzialmente
.
Dato
il
carattere
della
crisi
generale
del
capitalismo
,
la
crisi
agraria
è
sempre
più
chiaramente
una
crisi
contadina
,
la
cui
soluzione
è
impossibile
fuori
della
via
rivoluzionaria
.
Gli
obiettivi
della
rivoluzione
contadina
sono
quelli
della
liberazione
della
terra
dal
giogo
del
grande
capitalismo
,
del
capitale
finanziario
.
I
contadini
,
anche
quelli
che
sanno
leggere
e
scrivere
,
non
sanno
qual
è
,
in
fondo
,
il
loro
nemico
:
essi
lo
vedono
nel
proprietario
che
dà
a
colonia
o
a
mezzadria
la
terra
,
lo
vedono
nelle
banche
,
nelle
società
che
forniscono
loro
concimi
e
macchine
,
nelle
società
di
assicurazioni
,
nell
'
esattore
,
ecc
...
Ma
noi
,
che
sappiamo
leggere
e
scrivere
,
conosciamo
il
congegno
di
questa
formidabile
macchina
.
I
contadini
cacciati
dalla
terra
vogliono
ritornarvi
.
Molti
braccianti
vogliono
la
terra
.
In
conclusione
i
contadini
non
sono
spinti
verso
il
socialismo
,
ma
verso
il
possesso
individuale
della
terra
,
dalla
quale
il
capitalismo
li
caccia
.
Essi
vogliono
essere
liberi
sulla
terra
che
lavorano
.
Il
movimento
dei
contadini
è
dunque
in
una
direzione
democratico
-
borghese
;
ma
è
contro
il
grande
capitalismo
.
Questa
contraddizione
è
il
risultato
della
differenza
di
sviluppo
fra
città
e
campagna
.
Ma
solo
gli
utopisti
piccolo
-
borghesi
di
Giustizia
e
Libertà
possono
credere
di
dare
una
risposta
alla
esigenza
dei
lavoratori
della
terra
salvando
capra
e
cavoli
.
O
si
viene
incontro
alla
spinta
rivoluzionaria
dei
contadini
,
e
allora
bisogna
abbattere
il
dominio
economico
e
politico
del
capitalismo
;
o
si
vuole
salvare
il
regime
capitalistico
e
allora
è
solo
con
l
'
inganno
e
con
la
frode
che
occorrerà
trattare
i
contadini
,
dando
loro
a
credere
che
una
ridistribuzione
,
dietro
acquisto
,
della
proprietà
terriera
possa
risolvere
i
loro
problemi
.
Perciò
noi
diciamo
che
la
salvezza
dei
contadini
lavoratori
,
in
Italia
,
è
in
una
via
di
sviluppo
non
capitalistica
della
economia
agraria
.
Questa
via
suppone
l
'
abbattimento
del
potere
politico
del
capitalismo
,
la
rivoluzione
proletaria
,
la
dittatura
del
proletariato
,
la
socializzazione
della
grande
industria
,
delle
miniere
,
delle
banche
,
dei
trasporti
,
del
commercio
estero
e
del
commercio
interno
all
'
ingrosso
,
l
'
espropriazione
dei
grandi
proprietari
senza
nessunissima
indennità
ecc
...
La
rivoluzione
proletaria
dà
la
terra
ai
contadini
nello
stesso
momento
in
cui
distrugge
i
centri
essenziali
del
capitalismo
.
Dà
la
terra
ai
contadini
mentre
inizia
lo
sviluppo
dell
'
industria
socialista
.
Difende
il
contadino
contro
il
riprodursi
dei
fenomeni
di
differenziazione
di
classe
sopprimendo
la
compravendita
della
terra
.
Nello
stesso
tempo
in
cui
compie
la
rivoluzione
democratico
-
borghese
,
la
rivoluzione
proletaria
pone
le
condizioni
che
ne
limitano
,
ne
ostacolano
lo
sviluppo
naturale
,
il
quale
sviluppo
naturale
sarebbe
quello
capitalistico
borghese
.
La
via
di
sviluppo
non
capitalistica
della
economia
contadina
comprende
le
forme
e
le
condizioni
del
passaggio
verso
il
socialismo
in
agricoltura
.
Questa
via
può
essere
più
o
meno
lunga
,
più
o
meno
accidentata
.
Essa
continua
la
lotta
di
classe
,
in
altre
forme
.
Ma
nelle
condizioni
del
potere
assicurato
alla
classe
operaia
,
in
stretta
unione
con
i
contadini
poveri
,
garantendosi
l
'
alleanza
degli
operai
e
dei
contadini
poveri
coi
contadini
medi
,
sviluppandosi
l
'
industria
socialista
,
la
cooperazione
di
scambio
tra
città
e
campagna
,
e
le
aziende
agricole
socialiste
modello
,
e
la
cultura
tra
le
masse
,
il
passaggio
potrà
essere
più
rapido
.
Non
vi
è
dunque
una
contraddizione
tra
il
nostro
programma
agrario
e
le
rivendicazioni
transitorie
della
rivoluzione
proletaria
,
corrispondenti
alla
soluzione
dei
problemi
non
risolti
dalla
rivoluzione
democratico
-
borghese
.
Queste
rivendicazioni
noi
non
possiamo
eluderle
;
ma
non
eludendole
noi
restiamo
pur
sempre
sulla
linea
dello
sviluppo
conseguente
della
rivoluzione
socialista
;
anzi
,
restiamo
sulla
via
giusta
,
senza
saltare
al
di
sopra
delle
masse
e
senza
fermarci
a
mezza
via
il
che
equivarrebbe
ad
una
sconfitta
della
rivoluzione
proletaria
.
I
nostri
critici
volgari
modulano
numerose
variazioni
sul
tema
della
«
terra
ai
contadini
»
.
Il
Salvemini
(
ci
occupiamo
di
lui
perché
è
fra
i
tecnici
più
accreditati
di
Giustizia
e
Libertà
ed
è
il
padre
del
progetto
di
riforma
agraria
di
questa
organizzazione
)
,
il
Salvemini
ha
fatto
molto
spirito
nel
suo
recente
rapporto
alla
«
Amendola
»
di
Parigi
intorno
al
motivo
della
divisione
della
terra
.
Egli
ha
sottolineata
la
stupidità
di
una
nostra
frase
«
sui
quattro
milioni
di
salariati
da
lanciare
contro
la
grande
proprietà
»
.
Perché
tanto
spirito
?
Perché
il
Salvemini
e
tutti
i
nostri
critici
volgari
ritengono
che
l
'
essenziale
della
nostra
formula
«
la
terra
ai
contadini
»
sia
la
divisione
della
terra
ai
contadini
che
non
ne
hanno
.
Avendo
ridotta
ad
una
banalità
questa
nostra
formula
strategica
e
cadendo
nel
tecnicismo
piccolo
-
borghese
,
è
facile
fare
dello
scherzo
.
È
necessario
,
perciò
,
ripetere
che
«
la
terra
ai
contadini
»
vuol
dire
,
per
noi
,
prima
di
tutto
ed
essenzialmente
,
la
lotta
dei
salariati
agricoli
e
dei
contadini
lavoratori
contro
la
grande
proprietà
fondiaria
e
contro
il
grande
capitalismo
agrario
,
per
il
loro
abbattimento
.
In
tal
senso
,
l
'
immagine
figurata
dei
quattro
milioni
di
salariati
da
scagliare
contro
la
grande
proprietà
è
del
tutto
esatta
.
Ed
è
esatta
anche
come
numero
,
perché
per
noi
le
donne
dei
salariati
e
i
figli
(
non
quelli
di
un
anno
,
purtroppo
!
)
sono
da
scagliare
nella
lotta
.
Potrà
la
rivoluzione
dare
a
tutti
i
braccianti
che
la
vogliono
,
la
terra
?
Posto
così
il
problema
,
esso
sembra
imbarazzante
,
ma
solo
a
quelli
che
usano
confettare
gli
stronzoli
della
saggezza
.
La
rivoluzione
dovrà
dare
la
terra
a
tutti
i
salariati
che
la
vogliono
,
e
dovrà
fare
il
possibile
di
darne
ancora
un
supplemento
a
quelli
che
ne
hanno
poca
.
E
dove
si
andrà
a
prendere
questa
terra
?
Il
fatto
che
in
Italia
non
c
'
è
tanta
terra
da
darne
a
tutti
i
senza
terra
,
anche
dopo
che
fosse
stata
spezzata
l
'
azienda
agricola
industrializzata
,
significa
che
in
Italia
si
porrà
in
modo
più
urgente
il
problema
del
socialismo
in
agricoltura
.
Noi
abbiamo
in
Italia
condizioni
più
favorevoli
assai
di
quanto
non
esistessero
in
Russia
nel
1917
,
per
marciare
verso
il
socialismo
nella
campagna
.
Noi
abbiamo
aziende
capitalistiche
moderne
,
attrezzate
;
noi
abbiamo
un
'
educazione
tecnica
che
mancava
assolutamente
ai
contadini
russi
ed
una
condizione
politica
ed
associativa
tra
i
salariati
agricoli
,
ed
una
esperienza
di
lotta
di
classe
che
non
ci
sembra
trovino
riscontro
in
nessun
altro
paese
del
mondo
.
Questi
elementi
sono
a
favore
di
un
processo
accelerato
verso
la
economia
socialista
.
Ciò
che
occorre
è
che
i
salariati
agricoli
si
convincano
che
l
'
economia
socialista
è
per
essi
vantaggiosa
.
Se
essi
,
specie
nelle
zone
fondamentali
di
bracciantato
,
si
convinceranno
(
e
noi
non
abbiamo
dubbi
)
,
le
attuali
aziende
agrarie
capitalistiche
saranno
facilmente
trasformate
in
aziende
agricole
di
Stato
.
Laddove
i
salariati
non
si
convinceranno
subito
noi
spezzeremo
anche
l
'
azienda
industrializzata
,
noi
compiremo
un
tal
misfatto
contro
la
produzione
,
giacché
l
'
interesse
primo
della
rivoluzione
è
di
assicurarsi
una
vittoria
durevole
(
Lenin
)
.
Ma
queste
misure
antieconomiche
non
saranno
generali
,
e
saranno
di
non
lunga
durata
.
Giacché
lo
sviluppo
del
socialismo
in
agricoltura
,
nello
Stato
proletario
che
ne
è
la
condizione
,
sarà
l
'
unica
via
per
risolvere
la
«
questione
demografica
»
,
la
quale
è
una
«
questione
»
solo
in
regime
capitalistico
e
di
sfruttamento
dell
'
uomo
sull
'
uomo
;
ma
non
esisterà
più
in
regime
socialista
.
Tutti
i
piccoli
borghesi
riformatori
italiani
,
in
polemica
con
noi
trovano
irreale
il
nostro
programma
perché
l
'
Italia
non
ha
materie
prime
ed
ha
una
popolazione
numerosa
.
Ogni
operaio
che
abbia
fatto
le
nostre
scuole
di
partito
sa
che
oltre
al
resto
,
sono
proprio
queste
ragioni
che
pongono
dinanzi
al
proletariato
italiano
ed
ai
contadini
lavoratori
la
inevitabilità
del
socialismo
.
I
piccoli
borghesi
riformatori
non
comprendono
che
il
problema
delle
materie
prime
non
si
pone
,
come
problema
della
produzione
,
che
dopo
la
vittoria
del
proletariato
;
e
che
allora
esso
acquista
un
carattere
diverso
da
quello
che
ha
oggi
.
In
via
astratta
è
facile
dimostrare
che
un
paese
che
non
sia
la
Russia
,
che
non
possegga
cioè
tutto
ciò
che
possiede
la
Russia
in
ricchezze
naturali
,
può
iniziare
egualmente
la
costruzione
di
una
economia
socialista
,
forzando
gli
inesauribili
campi
della
scienza
e
della
tecnica
.
Ma
perché
fare
delle
dimostrazioni
in
astratto
,
quando
vi
è
una
Russia
socialista
in
sviluppo
,
e
quando
facilmente
è
comprensibile
che
una
rivoluzione
proletaria
vittoriosa
in
Italia
sconvolgerebbe
gli
attuali
rapporti
europei
?
Credete
voi
che
la
Russia
abbia
utilizzato
meno
le
contraddizioni
interimperialistiche
e
l
'
appoggio
del
proletariato
mondiale
che
le
sue
ricchezze
naturali
,
per
vincere
e
per
svilupparsi
?
I
capitalisti
si
sono
appropriati
delle
fonti
di
materie
prime
con
le
guerre
coloniali
;
il
proletariato
le
troverà
nella
rivoluzione
stessa
:
queste
sono
le
due
vie
per
risolvere
il
problema
delle
materie
prime
.
Infatti
Giustizia
e
Libertà
sceglie
la
prima
via
,
poiché
non
può
scegliere
la
seconda
:
ma
non
ne
trova
una
terza
.
La
teoria
dell
'
espansione
democratica
italiana
sostenuta
dal
Salvemini
è
,
in
fondo
,
la
teoria
nazional
-
sindacalista
della
«
nazione
proletaria
»
con
il
correttivo
della
limitazione
delle
nascite
.
La
questione
demografica
,
per
Salvemini
,
si
risolve
così
:
dare
la
terra
ai
contadini
e
far
emigrare
i
braccianti
.
Dove
emigreranno
i
braccianti
?
Si
porrà
subito
un
problema
della
emigrazione
,
e
quindi
della
difesa
dell
'
emigrazione
,
e
quindi
espansione
.
Tutti
i
motivi
della
«
nazione
proletaria
»
coi
quali
Corradini
e
Labriola
,
Orano
ed
altri
sostennero
la
impresa
libica
e
le
altre
imprese
di
guerra
;
tutti
i
motivi
sui
quali
poggia
la
propaganda
imperialistica
attuale
(
«
espanderci
o
esplodere
»
,
ecc
...
)
sono
fatti
propri
dal
Salvemini
e
dalla
compagnia
di
Giustizia
e
Libertà
.
Sono
i
motivi
dell
'
imperialismo
aggressivo
italiano
,
del
fascismo
,
della
prossima
guerra
fascista
.
Invece
per
noi
la
questione
delle
materie
prime
e
quella
della
sovrapopolazione
si
risolvono
nel
socialismo
.
Nel
socialismo
ogni
donna
può
fare
o
no
dei
figli
,
può
interrompere
quante
volte
vuole
la
gravidanza
;
è
questa
una
libertà
individuale
che
essa
si
sarà
conquistata
con
la
rivoluzione
;
ma
non
è
una
direttiva
sociale
,
ché
,
in
tal
caso
,
significherebbe
il
fallimento
del
socialismo
.
Lo
sviluppo
senza
limiti
della
tecnica
,
che
solo
il
socialismo
può
promuovere
,
non
si
risolve
nella
inutilizzazione
di
una
massa
crescente
di
forza
di
lavoro
,
bensì
in
una
diminuzione
dello
sforzo
sociale
per
produrre
i
beni
necessari
all
'
esistenza
.
Lo
sviluppo
della
tecnica
,
in
regime
capitalista
,
ha
come
conseguenza
la
formazione
di
un
esercito
di
disoccupati
,
il
regime
socialista
ha
bisogno
di
tutti
,
i
quali
invece
di
8
ore
,
lavoreranno
7
ore
,
e
poi
6
,
e
poi
5
dando
il
resto
del
tempo
allo
sviluppo
culturale
,
fino
a
distruggere
la
differenza
esistente
fra
lavoro
fisico
e
lavoro
intellettuale
.
Noi
comunisti
,
ed
il
proletariato
rivoluzionario
,
non
vediamo
come
una
disgrazia
l
'
accrescimento
della
popolazione
,
della
natalità
:
la
dottrina
della
limitazione
delle
nascite
,
come
dottrina
sociale
,
è
una
dottrina
borghese
;
e
il
fatto
che
il
fascismo
le
abbia
mosso
contro
una
tanto
accanita
guerra
si
spiega
con
la
debolezza
dell
'
imperialismo
italiano
che
,
in
mancanza
di
popolazioni
di
colore
da
sfruttare
,
in
mancanza
di
un
apparato
tecnico
sviluppato
,
ha
bisogno
di
una
massa
di
schiavi
italiani
e
proletari
che
gli
assicurino
il
profitto
.
Salvemini
proclama
che
il
dogma
della
socializzazione
della
terra
deve
essere
abbandonato
.
I
riformisti
italiani
,
che
avevano
scritto
nello
statuto
della
Federterra
che
non
poteva
essere
membro
della
organizzazione
chi
non
volesse
lottare
per
il
fine
della
socializzazione
della
terra
,
hanno
fatto
proprio
l
'
invito
salveminiano
.
Si
sono
essi
pentiti
degli
errori
commessi
?
A
noi
sembra
che
oggi
come
ieri
essi
vogliano
impedire
la
rivoluzione
contadina
,
e
ritornare
quatti
quatti
alla
comoda
politica
delle
cooperative
che
faceva
imbestiare
,
a
suo
tempo
,
il
professor
Salvemini
.
I
capi
di
Giustizia
e
Libertà
,
che
non
possono
fare
a
meno
di
occuparsi
di
noi
(
e
ciò
fa
loro
onore
,
perché
mostra
che
sono
presenti
nella
situazione
)
hanno
però
la
disgrazia
di
non
studiarci
,
per
lo
meno
con
altrettanta
cura
di
quanto
non
ne
mettiamo
noi
nell
'
occuparci
delle
loro
cose
.
E
perciò
è
nata
in
essi
una
sorta
di
convinzione
che
noi
siamo
,
noi
comunisti
italiani
,
molto
transigenti
in
fatto
di
socializzazione
dell
'
agricoltura
.
«
In
Italia
»
,
essi
dicono
,
«
i
comunisti
sono
assai
transigenti
,
ecc
.
»
I
nostri
critici
apprenderanno
con
piacere
(
?
)
che
i
comunisti
francesi
sono
più
transigenti
di
quelli
italiani
,
mentre
i
comunisti
cubani
sono
meno
transigenti
dei
comunisti
russi
.
Che
cosa
è
questa
storia
della
transigenza
di
cui
parlano
i
capi
di
Giustizia
e
Libertà
?
Non
è
altro
che
il
modo
nel
quale
noi
rispondiamo
alla
questione
agraria
nelle
diverse
situazioni
.
Polemizzando
con
Bakunin
,
Marx
disse
già
:
«
...
dove
il
contadino
esiste
in
grandi
masse
come
proprietario
privato
di
terra
,
dove
esso
costituisce
persino
una
maggioranza
più
o
meno
considerevole
,
come
in
tutti
gli
Stati
dell
'
Europa
occidentale
,
dove
non
è
scomparso
e
sostituito
dal
bracciante
,
come
in
Inghilterra
,
avviene
quanto
segue
:
o
il
contadino
ostacola
,
fa
fallire
qualsiasi
rivoluzione
operaia
,
come
ha
fatto
sinora
in
Francia
,
oppure
il
proletariato
(
poiché
il
contadino
proprietario
non
appartiene
al
proletariato
e
anche
quando
,
per
la
sua
situazione
,
vi
appartiene
,
non
crede
di
appartenervi
)
deve
,
come
governo
,
prendere
delle
misure
in
seguito
alle
quali
il
contadino
migliora
immediatamente
la
sua
situazione
ed
è
così
conquistato
alla
rivoluzione
;
misure
che
,
tuttavia
,
in
embrione
,
facilitano
il
passaggio
dalla
proprietà
privata
della
terra
alla
proprietà
collettiva
;
in
modo
che
il
contadino
vi
pervenga
economicamente
da
sé
...
»
.
Questa
direttiva
del
modo
di
portare
il
contadino
al
socialismo
è
giusta
sempre
,
ma
varia
,
dunque
,
a
seconda
che
la
tradizione
della
proprietà
privata
della
terra
sia
più
o
meno
forte
,
più
o
meno
diffusa
(
rapporti
tra
i
proprietari
e
le
altre
categorie
contadine
,
e
il
proletariato
agricolo
)
,
sia
sparita
(
come
nelle
piantagioni
dell
'
America
centrale
e
meridionale
)
.
In
altri
termini
,
è
più
facile
nazionalizzare
e
socializzare
le
piantagioni
di
caucciú
o
di
caffè
del
Brasile
che
la
terra
del
contadino
francese
.
Noi
siamo
,
quindi
,
«
transigenti
»
,
perché
sappiamo
partire
dallo
stadio
attuale
di
sviluppo
della
economia
agricola
italiana
e
dall
'
orientamento
delle
spinte
che
mettono
in
movimento
i
contadini
,
per
facilitare
la
vittoria
del
proletariato
e
per
porre
le
condizioni
dell
'
avviamento
al
socialismo
.
In
altre
parole
,
noi
siamo
i
soli
veri
socialisti
,
i
socialisti
che
socializzeranno
tutta
l
'
economia
.
È
questa
la
via
seguita
dai
comunisti
russi
,
la
via
scientifica
.
Non
ve
ne
è
un
'
altra
.
Dunque
,
noi
non
abbiamo
abbandonato
«
il
dogma
»
della
socializzazione
:
chi
lo
ha
abbandonato
sono
coloro
che
non
erano
socialisti
quando
lo
sbandieravano
a
destra
e
a
manca
,
allontanando
dal
proletariato
industriale
i
contadini
,
e
sabotando
la
rivoluzione
.
La
nostra
«
transigenza
»
significa
la
consapevolezza
della
realtà
,
il
rigetto
di
ogni
utopismo
o
menzogna
,
la
utilizzazione
delle
forze
reali
delle
masse
povere
o
impoverite
della
campagna
italiana
(
italiana
)
e
dell
'
obiettivo
verso
cui
esse
si
muovono
o
si
muoveranno
.
I
nostri
avversari
piccolo
-
borghesi
capiscono
certo
istintivamente
il
senso
di
questa
strategia
,
tanto
che
nessuno
di
essi
è
sul
nostro
fronte
contadino
:
la
nostra
«
transigenza
»
li
impaurisce
.
E
allora
ci
confutano
su
terreno
tecnico
.
Oibò
!
Vogliono
dimostrarci
che
l
'
industria
agraria
è
diversa
dalle
altre
industrie
(
bontà
loro
)
,
che
i
mutamenti
di
clima
e
di
altitudine
richiedono
metodi
di
coltura
differenti
(
quanta
scienza
sprecata
,
egregio
Lussu
:
non
ti
pare
?
)
:
e
ci
dicono
che
per
certe
colture
la
piccola
azienda
non
è
sostituibile
con
la
grande
,
ed
altre
cose
eccellenti
.
Qui
ci
piacerebbe
fare
una
scorribanda
sulle
possibilità
tecniche
nell
'
agricoltura
in
regime
socialista
,
e
far
raccapricciare
i
«
tecnici
»
di
Giustizia
e
Libertà
.
L
'
applicazione
della
chimica
e
della
elettricità
all
'
agricoltura
e
la
regolamentazione
dei
venti
e
delle
precipitazioni
che
oggi
sono
ancora
nello
stadio
infantile
,
e
che
con
il
socialismo
avranno
un
impulso
gigantesco
,
scardineranno
tutte
le
meschine
e
limitate
opinioni
dei
nostri
tecnici
.
La
Russia
comincia
a
darne
esempi
(
sono
i
primi
esempi
)
che
aprono
orizzonti
nuovi
e
non
intravvisti
prima
.
Ma
anche
restando
al
livello
attuale
della
tecnica
,
chi
ha
mai
detto
che
la
piccola
azienda
debba
essere
per
forza
legata
alla
proprietà
privata
?
I1
Salvemini
ha
imparato
alla
scuola
elementare
che
il
piccolo
contadino
pianta
l
'
albero
perché
è
sicuro
che
suo
figlio
ne
godrà
i
frutti
.
Roba
da
mettersi
a
piangere
di
commozione
.
(
E
dire
che
nessuno
si
commuove
quando
il
contadino
che
ha
piantato
l
albero
deve
vendere
tutto
e
piantare
baracca
e
burattini
!
)
Ma
,
il
socialismo
,
oltreché
cambiare
la
natura
cambia
l
'
uomo
?
Salvemini
non
potrà
crederci
.
Se
ne
accerti
.
Il
socialismo
cambia
l
'
uomo
e
i
suoi
sentimenti
.
Perché
il
senso
della
proprietà
privata
è
così
forte
e
radicato
?
Nel
mondo
la
proprietà
privata
non
è
sempre
esistita
,
non
è
una
legge
di
natura
.
Il
modo
di
produzione
è
la
base
d
'
ogni
civiltà
e
d
'
ogni
cultura
.
Perciò
noi
ridiamo
delle
obiezioni
«
tecniche
»
al
socialismo
in
agricoltura
.
Il
proletariato
è
portatore
di
uno
sviluppo
tecnico
infinite
volte
superiore
all
'
attuale
,
illimitato
.
Abbiamo
il
diritto
di
domandarci
:
sono
davvero
dei
«
tecnici
»
i
nostri
contraddittori
?
O
non
sono
solo
dei
furbi
propagandisti
dell
'
avversario
?
Giacché
il
tecnico
che
abbia
il
possesso
delle
immense
possibilità
scientifiche
non
può
aver
paura
della
rivoluzione
proletaria
.
Direi
quasi
che
esso
dovrebbe
desiderarla
per
poter
espandere
le
sue
facoltà
e
contribuire
con
tutte
le
forze
intellettuali
all
'
elevamento
prodigioso
dell
'
umanità
.
È
ciò
che
dicono
i
tecnici
d
'
America
,
di
Germania
e
di
altri
paesi
che
lavorano
nella
Russia
del
piano
.
Sono
dei
tecnici
i
nostri
contraddittori
?
Sono
soprattutto
dei
funzionari
del
capitalismo
,
senza
dignità
scientifica
,
senza
ambizione
di
ricerca
.
La
loro
confutazione
tecnica
non
scalfisce
il
nostro
programma
socialista
,
né
il
nostro
programma
di
azione
contadina
.
L
'
uno
e
l
'
altro
sono
sulla
stessa
linea
di
sviluppo
,
che
è
quella
della
rivoluzione
proletaria
.
Per
fortuna
nostra
e
della
rivoluzione
nel
mondo
oggi
abbiamo
una
grande
esperienza
che
sino
a
quindici
anni
fa
ci
mancava
.
Essa
è
tale
da
distruggere
una
ad
una
tutte
le
critiche
avversarie
.
Questa
esperienza
deve
essere
conosciuta
dalle
larghe
masse
dei
contadini
italiani
.
I
quali
faranno
come
in
Russia
,
costringendo
gli
attuali
sedicenti
benefattori
di
Giustizia
e
Libertà
e
della
«
concentrazione
»
a
morire
di
disperazione
.